Perché è così difficile amarti?
Alzai lo sguardo su di lui. Dopo tutto quel tempo, dopo
otto anni di servizio come suo ufficiale in seconda, aveva ancora delle riserve
sulle mie capacità? Non ero stata dichiarata idonea al comando?
« L’SG-3, signore? » chiesi.
« Sì. »
« Jack, » disse Daniel. « è solo
una ricognizione. »
« Era una base nemica. Che male vi fa avere con voi l’SG-3? »
« Ma, signore… »
« Niente “ma”, Carter. Ti ricordi cosa è
successo l’ultima volta? »
Sì, me lo ricordavo. Eravamo scomparsi e avevano pensato
che Baal ci avesse catturato.
Si alzò considerando chiusa la questione e si diresse
verso il suo ufficio. Guardai Daniel. Lui scosse la testa e se ne andò, seguito da Teal’c.
Mi abbandonai contro lo schienale della poltroncina. O’Neill aveva davvero così poca
fiducia in me? Sospirai. Ero felice della promozione e del fatto che ora l’SG-1 mi
fosse stata affidata. Ma vista la sua scarsa fede in
me, avrei preferito rimanere “maggiore” e che O’Neill
fosse ancora “colonnello”. Ora che era stato promosso ed era costretto a
rimanere alla base era diventato insofferente. Non poteva più andarsene in giro
per lo spazio a esplorare mondi lontani e sconosciuti.
Ora la sua missione esplorativa giornaliera erano gli incartamenti e la lotta
più grande far sopravvivere l’SGC a tutte le
catastrofi provocate dalle squadre. Soprattutto da noi.
« È interessante? »
Sussultai. Quando mi accorsi che era lui il mio
interlocutore mi rilassai.
« Come, signore? »
« Il soffitto. È interessante? »
Non risposi. Mi ero ricordata che ero ancora seccata con
lui. Mi alzai e raccolsi la cartellina che avevo davanti a me sul tavolo.
« Meglio che vada a prepararmi » mormorai senza guardarlo.
Mi avviai alla porta.
« Carter. »
Respirai a fondo. E ora cosa
voleva?
« Sei arrabbiata? »
« Dovrei esserlo? »
Lui rimase interdetto alle mie parole. Mi pentii subito di
avergli risposto così sgarbatamente.
« Scusi, signore. È che… »
Mi interruppi. Non potevo parlargli
in quel modo.
« Che? »
Mi sorpresi di quanto difficile mi risultasse
guardarlo negli occhi.
« Si fida di me? » chiesi in un sussurro.
Mi guardò stupito.
« Fidarmi…? Carter, certo che mi fido di te! »
« E allora perché ci ha affiancato l’SG-3
per una semplice ricognizione? »
« Ah, ecco dove volevi arrivare. »
Sentii nuovamente montare la rabbia.
« Dove volevo arrivare?! »
esclamai. « Sì, è qui che volevo arrivare! Se non si fida di me, se non mi
ritiene in grado di comandare una squadra, perché diavolo mi ha affidato l’SG-1?! Perché mi ha promossa?! »
Sentivo i battiti del mio cuore contro le tempie. Andavano
veloci.
« È di questo che si tratta? » mi chiese. « Pensi che non
ti ritenga capace di guidare l’SG-1? Che mi sia pentito di averti promosso? »
Non ci fu bisogno di rispondergli. La risposta era
riflessa nei miei occhi.
Mi spinse nel suo ufficio e chiuse la porta.
« Sam, » disse. « io mi fido ciecamente di te. Come mi
fido ciecamente di Daniel e Teal’c. Ma se per
dimostrartelo devo mettere in pericolo la squadra…beh, scordatelo! »
« È una ricognizione. Dove sta il pericolo?! »
Non mi rispose.
« Non c’è » dissi.
Mi diressi alla porta.
« È che mi preoccupo per voi. »
« E per le altre squadre, non si
preoccupa? »
« Certo che sì! Ma con voi è
diverso. Ho paura che vi accada qualcosa. »
Non gli badai. Abbassai la maniglia.
« Che ti accada qualcosa. »
Mi voltai stupita per quello che avevo sentito.
« Non guardarmi a quel modo,
Sam. Sai benissimo cosa provo per te. »
Eccome
se lo sapevo. O meglio ne avevo una
vaga idea. Ma volevo una conferma.
« Mi illumini.
»
Capii dal suo sguardo che sapeva
benissimo che lo stavo mettendo alla prova.
« Sam » mormorò come
supplicandomi.
Non risposi e uscii. Era questo
il problema fra noi. Nessuno dei due voleva ammettere cosa sentiva per l’altro.
Avevo creduto di poter fuggire a questa situazione con Pete.
Avevo accettato di sposarlo. Lo amavo. Ma non quanto amavo
Jack. Era come se qualcosa più grande di me, ogni volta che mi lasciavo
andare con qualcun altro, mi mettesse davanti all’evidenza: non avrei mai amato
qualcuno più di Jack.
Mi si strinse il cuore sapendo
che erano stati gli ultimi otto anni, che era stato il
lavoro che tanto amavo a portarmi a questa situazione. Perché
era così difficile amarlo?
« Sto bene. »
Ero in infermeria. Mentre
tornavamo allo Stargate del pianeta dopo la
ricognizione dei Jaffa ci
avevano teso un’imboscata e nel conflitto a fuoco ero rimasta ferita ad un
braccio, a prova del fatto che O’Neill aveva ragione.
E questo mi bruciava più della ferita.
« Ne ho viste di peggio » dissi
a Daniel.
Ma lui
continuava a guardarmi preoccupato.
« Sto bene » scandii.
Lui sospirò.
« Ok.
Per qualsiasi cosa… »
« …so dove trovarti. »
Sorrisi. Lui se ne andò risentito dal fatto che l’avessi cacciato.
« Bene, colonnello. Le analisi
sono buone » disse il dottore uscendo dal suo ufficio; quello
stesso ufficio che fino a qualche tempo prima apparteneva a Janet.
« Posso andare, allora? »
« Sì, certo. Non vedo perché
debba rimanere qui. Però anche se la ferita non è grave non
si affatichi. »
Annuii. Mi aiutò ad infilarmi
la giacca e tornò alle sue faccende. Stavo uscendo quando
O’Neill comparve in fondo al corridoio. Vedendomi
sulla porta lo percorse velocemente.
« Generale » mormorai
mentre per la terza volta nella giornata il senso di irritazione si
faceva sentire.
Quando
eravamo tornati non ci aspettava nella sala d’imbarco, come faceva sempre anche
nelle situazioni di pericolo. L’avevo visto attraverso il vetro guardarci
inespressivo, dire qualcosa a Walter e andarsene. Cosa
voleva ora da me?
« Stai bene? » chiese.
Certo che stavo bene! Cosa si
aspettava, di trovarmi moribonda per un graffietto al braccio?!
In fin dei conti, mi avevano preso di striscio.
« Sì » mormorai distogliendo lo
sguardo.
Lo sentii sospirare.
« Bene. »
Rimanemmo in silenzio. Mi
sentivo un’idiota a stare zitta e ferma davanti alla porta
dell’infermeria.
« A quando il rapporto,
signore? »
« Oh…fra un paio d’ore. »
Mi stupii.
« Come mai? »
« Beh…eri ferita e… »
La rabbia mi fece quasi
esplodere.
« È solo un graffio » dissi a
denti stretti.
« Lo so, ma…le analisi…non
sapevo quanto tempo… »
Lo superai e mi diressi verso
l’ascensore.
« Carter » chiamò.
Feci scorrere il tesserino nel
lettore e le porte si aprirono. Lo passai nuovamente all’interno e schiacciai a
caso un bottone. Non mi interessava dove sarei finita.
Volevo stare sola, lontana da tutti. Lontana da lui.
Mentre le
porte si chiudevano sentii qualcuno avvicinarsi velocemente. Poi la sua mano le
bloccò. Si aprirono di nuovo e lui entrò. Rimase a fissarmi
mentre l’ascensore muoveva i primi metri. Poi si sporse e schiacciò il
pulsante d’arresto. Le luci si spensero e la cabina venne
illuminata dal fioco bagliore di quelle d’emergenza.
« Mi vuoi spiegare perché ce l’hai tanto con me? » sbottò arrabbiato.
Distolsi lo sguardo.
« Carter, a parte il fatto che
è buona educazione rispondere ad una domanda, sono un tuo superiore. »
« Appunto » dissi in silenzio.
Lui mi guardò stupito.
« Non capisco. »
Non risposi. Mi stavo comportando
come una bambina. Perchè?!
« Sam? »
Mi vennero i brividi. Dio, lo amavo quando mi chiamava così. Avevo un nodo alla gola.
Scivolai contro la parete e mi sedetti a terra nascondendo il volto contro le braccia
appoggiate alle ginocchia. Mi venne vicino e prese
posto accanto a me.
« È per Pete?
» chiese.
Scossi la testa.
« Allora cosa? »
La sua voce si era fatta dolce.
« È per noi » mormorai.
Lo sentii irrigidirsi al mio
fianco.
« Senti, Sam… » cominciò. «
Entrambi amiamo il nostro lavoro ed entrambi non vogliamo rinunciarvi… »
« Credi che non lo sappia? »
Lui sospirò.
« Non ti amerei se non fossi
così. »
La mia voce, così bassa, era
appena udibile. Erano passati quasi quattro anni da quando
mi ero resa conto di amarlo. E anche se altre storie
erano cominciate e finite, lui era sempre stato al primo posto. Era lui a
possedere la maggior parte del mio cuore. Mi ritrovai a chiedermi se sarebbe
sempre stato così. Avevo paura a desiderare entrambe le risposte.
« Sam. »
Sentii la sua mano sulla
schiena. Non mi mossi.
« Sam » mi chiamò di nuovo.
Con l’altra mano strinse la
mia. Intrecciai le dita alle sue. Alzai lentamente la testa
mentre le lacrime cominciavano a rigarmi il viso. I nostri sguardi si incontrarono.
« Ti amo » sussurrai.
La sua mano sinistra si spostò
dalla schiena al collo. Si avvicinò piano. Quando le sue labbra furono a un centimetro dalle mie si fermò.
« Ti amo anch’io, Sam. »
Annullai la distanza che ci
separava. Lo baciai ripensando a tutti quegli anni che avevo passato accanto a
lui, eppure lontana. Lo baciai ripensando ai momenti più belli
passati insieme. Alle missioni più pericolose. A tutte le volte che mi aveva consolato. A tutte le volte
che avevo percepito quanto mi amasse.
Improvvisamente l’ascensore si
rimise in funzione. Ci separammo all’istante. Lui si alzò e mi aiutò a fare
altrettanto. Finii tra le sue braccia. Mi baciò dolcemente.
Quando le porte
si aprirono eravamo in piedi l’uno accanto all’altra, come se niente fosse
successo.
« Generale, colonnello, tutto
bene? » chiese Siler preoccupato.
« Sì. Ma dà
un’occhiata agli ascensori, ok? Non vorrei che
la gente ci rimanesse bloccata di nuovo. »
« Sì, signore. Lo…lo faccio
subito. »
Jack si
allontanò per il corridoio. Lo seguii. Quando raggiunsi
l’angolo oltre il quale era sparito mi attirò a sé.
« Sei perfido. »
« Come, scusa? »
« Hai capito benissimo. »
Posai le labbra sulle sue.
Sentii le sue dita scivolarmi sotto la giacca e la maglietta e accarezzarmi la
schiena. La pelle divenne bollente. Mi resi conto che non mi importava
più di soffrire. Ora avevo Jack anche nella mia vita
sentimentale. Beh, ormai era diventata la “nostra”.
Lo guardai negli occhi quando il bacio finì.
« Ti amo. »
« Lo so, Sam. Lo so da sempre »
disse. « Sapevo che saresti stata solo tu. »
Nessuno mi aveva mai detto una
cosa del genere prima. Mi resi conto che ci credeva davvero. E
mi stupii nel constatare che anche io ero della sua stessa opinione.
Solo allora compresi che tutto
l’amore che provavo in quel momento era nato quando
avevo varcato per la prima volta la soglia della sala riunioni. Quando per la prima volta avevo incontrato i suoi occhi.
Appoggiai la testa contro la
sua spalla.
« Andiamo? » mi chiese.
Annuii e mi separai da lui per
avviarmi.
« Sam? »
Mi voltai. La sua mano scivolò
sul mio viso. Mi baciò. Poi intrecciò le dita alle mie e percorremmo il
corridoio. Giunti alla fine ci fermammo. Un altro
passo e saremmo tornati nel mondo dove non c’era permesso amarci. La sua
stretta si fece più salda. Da quel momento in poi l’avremmo affrontato insieme.
Commento
dell’autrice
Ecco il nuovo capitolo. Allora, che ve ne pare?
Ho così tante cose da dire che
non so da dove cominciare! Vediamo un po’…
Diciamo che nasce da tutta una serie di
riflessioni fatte e di sensazioni provate il pomeriggio e la sera del 26 maggio
2008. Avevo visto alcuni episodi della settima serie (“Diritto di nascita” e le
due parti di “Evoluzione”) che mi hanno fatto
ricordare quanto complesso e fantastico sia il rapporto tra Sam e Jack. È
incredibile quanta fiducia ci sia tra loro, quanto
rispetto. E quanto amore.
Mala, una delle Jaffa guerriere
introdotte in “Birthright”, dice a Sam che anche lei
vorrebbe avere un rapporto come quello del maggiore con O’Neill.
E la nostra cara Carter cosa va a pensare? Che l’altra stia parlando d’amore. Ma
l’esperienza non le ha insegnato niente? Non ha ancora capito che i Jaffa nella scala dei valori non
hanno assegnato all’amore il primo scalino? Allora, ditemi, a cosa cavolo serve
Teal’c nelle questioni come questa?
A parte gli scherzi, due puntate dopo Sam si ritrova a
veder partire Jack per una missione pericolosa – recuperare Daniel che si è
fatto rapire insieme al dottor Lee (allora è rimasto
ancora un po’ l’imbranato, ingenuo e sprovveduto
Daniel delle prime serie!). E Jack si ritrova nella stessa situazione: dover
andarsene a recuperare Daniel lasciando Sam sola al comando di ciò che resta dell’SG-1 – alias Teal’c – più Bra’tac
e Jacob, pronta a partire per una missione
strapericolosa. Perché introdursi in una base di Anubis con lui lì non è come fare un picnic la domenica…
Comunque, la preoccupazione per il
ritrovarsi divisi, e – forse – anche il dolore, rendono come sempre i momenti
tra i due davvero unici. Quando Sam torna, Jack le fa
i complimenti per il comando. Lei dice che se la sono
cavata, che sono sopravvissuti, e lui le risponde che è appunto questo quello
di cui stava parlando. In effetti, oltre a portare a termine le missioni, un
comandante deve anche riportare a casa i suoi uomini.
Lasciando perdere queste mie assurde constatazioni,
passiamo alla mia scelta temporale: l’ottava serie. Perché?
Perché Jack si ritrova a capo dell’SGC e a passare il
testimone del comando dell’SG-1
a Sam. Ossia O’Neill non ha più sottocontrollo ciò che succede sul
campo. Quindi si preoccupa molto di più.
Vi ricordate “Zero hour”? Sam,
Daniel e Teal’c che rimangono intrappolati in una base abbandonata di Anubis, Baal
che finge di averli catturati, l’SG-3 che conferma la sparizione. E Jack alle prese con la pianta aliena del dottor Lee, le trattative tra due rappresentanti di un altro
mondo, i preparativi per la cerimonia e l’arrivo del Presidente e tutti gli
incontri con Baal ologramma e Camulus.
Insomma, ci credo che per un episodio intero non ha fatto
altro che scrivere la lettera di dimissioni!
Insomma, volevo che la tensione li facesse impazzire,
volevo che fossero amareggiati, volevo che
litigassero. In fin dei conti non lo fanno mai.
Passando nuovamente ad altro. Rileggendo le recensioni mi
sono accorta che quando ho postato il primo capitolo mi si richiedeva di
“aggiornare presto una storia dove loro finiscono insieme”. Credo che sarai
soddisfatta, Claudia.
Ah, già! Altro piccolo appunto. La domanda cui si
riferisce Sam nelle ultime battute della fanfiction è
quella sul per quanto tempo il suo cuore sarà ancora di Jack. In realtà ho
lasciato quel passaggio volutamente poco chiaro, perché così può anche
riferirsi a “perché è così difficile amarti?”.
Spero di non avervi annoiato con questo commento.
Colgo l’occasione per ringraziare quanti mi hanno letto
finora. Vi sono debitrice per il vostro sostegno. Nutre l’anima dello
scrittore.
Grazie a tutti,
Chiara.
26 maggio – 27 luglio 2008
PS: stavo nuovamente revisionando
la storia. Mi vengono le lacrime agli occhi al solo pensare a quanto si amino. Deve essere meraviglioso amare ed essere amati a quel
modo.
Mi sono resa conto che li invidio da morire. Chissà dove
diavolo sarà il mio Jack…anche se in realtà lo
preferirei anche con abbondante Daniel, un po’ di Jonas e un pizzico di Martouf. Chiedo troppo?