Inaspettato

di baby80
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore e Follia ***
Capitolo 2: *** Desiderio e Morte ***
Capitolo 3: *** Amore ***



Capitolo 1
*** Amore e Follia ***


“André lasciami andare o chiamo aiuto!”
La sento alzare la voce, sento le sue parole schiaffeggiarmi l'orecchio e giungere, come un colpo di pistola, alla testa.
Sento il suo corpo agitarsi sotto di me, ma il mio essere non ha la benché minima intenzione di abbandonare ciò che, follemente, ha iniziato.
Non la lascio andare, le mie mani non smettono di stringerle i polsi, eppure non odo la sua voce invocare aiuto.
Perché non stai urlando?
Perché non cerchi aiuto tra il nome di tuo padre e quello di mia nonna?
Perché?
Volgo il viso di lato e incontro un'ondata di riccioli biondi, da cui mi lascio carezzare.
Odoro la loro essenza.
Non ti lascio andare Oscar, allora perché non stai gridando?
Zittisco il mio cuore impazzito, faccio tacere i miei sensi in tumulto, e percepisco un suono, lieve, quasi soffocato.
Stai piangendo.
Piangi Oscar? Piangi e non chiedi aiuto? Ti ho spaventata a tal punto?
La sento piangere e mi pare di tornare indietro nel tempo, in quel passato in cui eravamo bambini.
La sento piangere come allora, quando correva da me sconvolta dai singulti, dopo una delle consuete punizioni, corporali, del Generale.
Il disprezzo mi colpisce come un pugno allo stomaco.
Sono un miserabile, un vigliacco, un disgraziato.
Provo vergogna per me stesso, provo ribrezzo per la mia carne, così dannatamente debole in questo giorno infausto.
Provo vergogna ma non vi è modo di disgiungere il mio corpo dal suo, non posso.
Non voglio.
Piange, Oscar, e sento nascere in me un sentimento che m'accompagna da una vita intera.
Protezione.
Debbo proteggerla, come ho sempre fatto.
Devo proteggerla, questa volta, da me stesso.
Dovrei proteggerla dalla lussuria della mia carne, dalla rabbia della mia anima, dell'amore del mio cuore, così violenti, questa sera.
Dovrei ma non voglio staccarmi dal suo corpo, non posso interrompere questa folle unione che mi fa sentire bene, e male, nel medesimo istante.
Io non posso perderla, non posso permettere che lei m'allontani, dalla sua esistenza, più di quanto io non lo sia già.
Non posso permettere che lei getti anche quei piccoli frammenti di femminilità che il suo cuore ha portato a galla, in questi anni.
Non posso permettere che lei diventi un uomo.
Sei una donna Oscar!
Sei una donna anche se vesti come un uomo.
Sei una donna anche se porti il nome di un uomo.
Sei una donna, Oscar, nonostante tu non abbia l'amore di Fersen.
Sei una donna, Oscar, e qualsiasi cosa tu faccia non potrà mai cambiare questa condizione, ci sarà sempre qualcosa che te lo rammenterà.
Sei una donna, Oscar, ed io questa sera voglio dimostrartelo, con la disperazione del mio amore.
Con la pazzia del mio cuore.
Con la stanchezza della mia mente.
Voglio che tu senta la reale forza di un uomo.
Voglio che tu percepisca, sulla tua pelle, la passione.
Voglio che tu senta il desiderio di un uomo.
Il desiderio di un uomo che desidera te, una donna.
Dovrei proteggerti ma... ma non posso.
Non posso proteggere neppure me stesso, questa sera.
Lascio che ogni cosa si palesi dinnanzi a te, ogni sentimento.
Amore. Rabbia. Disperazione. Follia. Desiderio.
Acconsento, al mio cuore, di sbagliare.
Voglio sbagliare.
Voglio compiere quello che potrebbe essere il più grande errore della mia vita.
Erro, Oscar, posando le mie labbra accanto al tuo orecchio.
Erro, Oscar, confessandoti l'inaspettato.

“Perdonami Oscar, non volevo, e non voglio farti del male, ma non posso lasciarti. Io... io ti amo Oscar. Credo di averti sempre amato.”

Il tuo respiro diventa più veloce, il tuo pianto più violento.
Ho sbagliato, ho rovinato tutto.
Ti ho ferita e non sono stato in grado di proteggerti da quel dolore che sento, chiaro, nei tuoi singulti.
Non ho voluto proteggerti da me.
Piangi e sono consapevole di dover abbandonare il tuo corpo, cos'altro debbono udire, le mie orecchie, cos'altro deve sentire il mio cuore, per indurmi a staccarmi da te?
Non posso, non voglio!
Sono un pazzo!
Il tuo corpo diviene immobile al di sotto del mio e le dita allentano la presa attorno ai tuoi polsi.
Indugio ancora su di te.
Innalzo il mio corpo sui gomiti, esito, per un istante, nel posare il mio sguardo sul tuo viso.
Ti guardo e scorgo la paura nei tuoi bellissimi occhi azzurri.
Ti guardo e scorgo il terrore nelle lacrime che lambiscono le tue gote.
Piangi, Oscar, lanciando il tuo sguardo lontano da me.
Piangi ed io non posso impedirmi di baciare la tua pelle candida, sporcata, ora, da un lieve rossore.
Poso le labbra sul tuo viso, un piccolo bacio, un folle bacio a lenire il dolore che io stesso ti sto infliggendo.
Mille altre baci, appena accennati, accanto alla tua bocca.
Assaporo la tua sofferenza, catturo le tue lacrime, tra le mie labbra.
Baci e parole.
Follia e amore.
Amore e disperazione.

“Ti amo Oscar...”
Perdonami se puoi, non voglio farti del male, non credere che voglia approfittare di te.
No Oscar, questo mai.
Voglio solo starti vicino, come quando eravamo bambini e tu trovavi pace, tra le mie braccia.
Voglio soltanto sentire il tuo corpo, contro il mio, solo un  istante, solo questa sera.
Voglio solo sentirti mia, almeno una volta, in questa vita.
Sei un pazzo André!
Sono un pazzo, eppure non voglio lasciarla.
Che io sia dannato.
Mi è impossibile seguitare a guardare il tuo volto.
Fugge il mio unico occhio, lontano da te.
Lontano, inseguito dalla vergogna, dal rimorso, dalla colpa.
Il mio occhio non scorge ma le mie orecchio odono, ancora, il tuo pianto.
Che io sia dannato, non voglio lasciarti.
Che venga un qualsiasi Dio ad allontanarmi da te.
Che giunga un Dio a punirmi, perché  ho peccato.
Che io sia dannato, perché non vi è null'altro che io desideri se non il mio corpo, sopra il tuo.
Socchiudo gli occhi, ricercando un briciolo di ragione.
Socchiudo gli occhi tentando d'allontanare la rabbia e la follia.
Socchiudo gli occhi per non vederti.
Ti sento, mio Dio, ti sento così chiaramente al di sotto della mia pelle.
Sento la tua figura esile, il tuo seno, privo delle fasce questa sera.
Sento il tuo cuore, pulsare, in prossimità dal mio.
Dio, Oscar, come puoi non comprendere il tuo essere donna in ogni dove.
Donna sulle labbra, così piene e morbide.
Donna in questi occhi, color del mare, incorniciati da lunghissime ciglia.
Donna in ogni lembo di pelle vellutato.
Donna in questa tua figura celata da abiti maschili, eppure prepotentemente femminile nei modi aggraziati ed eleganti.
Donna nei tuoi magnifici riccioli biondi.
Donna in questo tuo corpo che provoca, eccita, senza che tu ne abbia il controllo.
Donna in queste mani, delicate e morbide che...
Che mi stanno cingendo il viso?
Che io stia sognando?
Mi hai preso il viso tra le mani.
Perché Oscar? Perché?
I miei occhi sono ancora chiusi.
Non posso dischiuderli, ho paura di vedere, in te, il disprezzo.
Le tue mani, ancora sul mio volto, bruciano le guance.
Abbasso il volto nel momento in cui i miei occhi si aprono, non posso guardarti.
Non posso.
Sono un miserabile, come ho potuto farti questo? Come ho potuto farti del male?
Non toccarmi Oscar, distogli le mani dal mio volto, allontanati dal mostro che sono divenuto.
Un mostro che ama, disperatamente, il suo peccato.
Ti muovi sotto di me, sento le tue gambe agitarsi al di sotto del mio corpo.
Scappa Oscar, fuggi via da me perché io non sono in grado di sottrarmi.
Non vuoi andartene.
Non fuggi.
Le tue mani posate, ancora, sul mio viso.
Non scappi via da me.
Le tue gambe si dischiudono.
Le tue gambe, piegate, attorno al mio corpo.
Cosa stai facendo Oscar?
Richiamo in me il coraggio.
Accetto, in me, la colpa, donandoti il mio sguardo.
Un colpo al cuore.
Il tuo viso sconvolto dal pianto, i tuoi occhi colmi di paura.
Hai paura di me.
Io che avrei dovuto proteggerti da tutto e tutti.
Oh mio Dio Oscar, cosa ti ho fatto?
Ti ho ferita.
Allora perché le tue mani non smettono di tenermi il volto?
Allora perché le tue gambe si stringono attorno al mio corpo?

“Perdonami Oscar, io... io non volevo farti del male. Io non voglio che tu abbia paura di me, quella paura che vedo, ora, nei tuoi occhi.”
Le sussurro con le lacrime che bagnano le mie guance, e le sue dita, ancora sul mio volto.
Mi guarda col medesimo pianto.

“Cosa credevi di fare? Cosa volevi provare?”
Mi sussurri tra i singulti.
“Oscar io... io...”
La tua voce, flebile, interrompe il mio balbettio.
“Mi hai spaventata, tu...”
Sento le tue dita premere sulla pelle del mio volto, quasi a volermi procurare dolore.
“André io non ho più paura di te, non come prima almeno, perché so che non mi faresti mai del male... André io... io ho paura di me.”
Il tuo pianto diviene più forte.
“Oscar ma...”
Non mi dai il tempo di concludere.
“Ho paura di ciò che sento, ora. Tu mi fai sentire... io... io non...”
Piangi più intensamente e l'istinto mi  porta ad avvicinarmi a te, a muovere il mio corpo sopra il tuo, un gesto innocente che provoca però, involontariamente, il risveglio dei sensi.
Non posso ignorare d'essere sul suo corpo, tra le sue gambe, così inaspettatamente dischiuse al mio cospetto.
Mi avvicino per rassicurarti, come ho sempre fatto, e la mia carne preme sulla tua, questa carne protetta al di sotto degli abiti, questa carne che, nonostante questo, brucia come fuoco.
Vedo i tuoi occhi chiudersi e le tue labbra lasciarsi sfuggire un alito di respiro.
Un soffio di fiato.
Un sussulto?
Scorgo il peccato e la lussuria sull'innocenza.
Che io sia dannato per questi pensieri impuri.
Come posso pensare che lei...
Basta André, torna in te.

“Scusami Oscar, non farò mai più una cosa simile, te lo giuro.”
Le dico poco prima di far forza sulle mie braccia per alzarmi, e dividermi, finalmente, da lei.
Il mio volto diviene orfano delle sue mani e i suoi occhi ritrovano la luce, aprendosi dinnanzi a me.
Cerco di alzarmi ma qualcosa mi impedisce di farlo.
Le sue braccia.
Le tue braccia mi stanno cingendo le spalle.
Implori un abbraccio senza parole.
Dio Oscar, cosa sta accadendo?
Cedo alla tua richiesta, giaccio, nuovamente sul tuo corpo, questa volta col tuo pieno consenso.
Ancora il tuo profumo, ancora la tua pelle, ancora tu ed io mi perdo, un altra volta nella mia follia, nell'amore, nel desiderio.
Mi stringi forte tra le braccia, con la medesima intensità con cui serri le gambe attorno ai miei fianchi.

“Cosa mi hai fatto André? Io sento... io...”
Percepisco il tuo respiro, bollente, vicino al mio orecchio.
Alzo lievemente il mio corpo, forzando il tuo abbraccio, ti guardo e scorgo quelle odiose lacrime che sembrano non volerti abbandonare.
Scorgo una paura nuova in te.
Ti guardo e mi perdo in quell'amore smisurato che mi nutre e m'uccide ogni giorno.
Ti guardo e siamo così vicini, talmente vicini da respirare l'aroma del tuo alito.
Ti guardo e debbo espiare la mia colpa, confessandoti, di nuovo, il mio amore, questo amore che è come una condanna, una dolce morte, per il mio cuore.

“Oscar io... io ti amo. Perdonami se puoi.”
Ti sussurro poco prima di posare le mie labbra sulle tue.
Poco prima di morire sentendoti rispondere, con l'inaspettato, a questo mio bacio.

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Capitolo 2
*** Desiderio e Morte ***


Mi stai baciando ed il tempo sembra svanire.
Dimentico ogni cosa.
Dimentico chi sono.
Scordo il tuo essere nobile, ed il mio essere servo.
Ignoro il tuo amore per Fersen, e il tuo voler essere un uomo.
Nulla in te mi ricorda un uomo, in questo istante.
Non c'è uomo, nella tue labbra a ridosso delle mie.
Non vi è l'ombra di mascolinità, nei piccoli gemiti che accompagnano la frenesia delle nostre bocche.
Ci sei solo tu, Oscar, una donna che si è arresa alla propria natura, una bellissima donna che ha il potere di uccidermi, con un bacio.
Mi stai baciando.
Oscar, tu stai baciando me!
Ancora non mi par vero.
Sei impazzita come sono impazzito io stesso?
Cosa succede? Perché non hai serrato le labbra come qualche attimo fa?
Perché, io stesso, non ho la forza di impedirmi di...
baciare la tua bocca, così arrendevole da farmi perdere quel briciolo di ragione che ancora mi è rimasta.
Perché non sono in grado di impedirmi di...
saggiare la tua bocca che è come un frutto succoso, sulla mia lingua.
Ti sento sulle mie labbra, ti sento, maliziosamente, in ogni lembo del mio corpo.
Davvero, anche tu, desideri tutto questo?
Vuoi anche tu ciò che voglio io?
Non ti sento muovere. Non odo le tue grida.
Tu desideri, come desidero io.
No, Oscar, no!
È tutto maledettamente sbagliato.
Io. Te. Noi. La sera che ha portato, con questa luna maliarda, la follia.
Oscar, ritorna in te!
Impedisci questo mio profanarti.
Te ne prego, allontanami! Allontanami da te prima che...
Prima che sia troppo tardi, prima ch'io smarrisca quel soffio di lucidità che sento, di già, abbandonarmi.
Esilio la mia bocca dalla sua, eludendo il suo sguardo, senza un soffio di respiro, senza una sola parola.
Sei salva, ed io con te, sopravvissuti all'irreparabile.
Che Dio mi perdoni.
Un sospiro scivola lungo le mie labbra, ancora umide di lei.
Non ho il tempo, ancora una volta, di lasciare questo letto.
Le tue mani dietro la mia testa, le tue dita, tra i miei capelli, mi attraggono a te.
Sulla tua bocca, di nuovo.

“No... Oscar...”
Le mie parole sulla tua lingua.
Il suo bacio, adirato, a succhiare, alle porte delle mie labbra, parole che non vuole udire.
Io non devo! Io non posso seguitare a...
a morire nella tua bocca.
Non posso, ma non arresto i miei gesti, perché sono un miserabile, un debole, uno spregevole vigliacco.
Dio, getta su di me la tua ira.
Puniscimi, perché anelo il peccato, lo desidero, per il resto della mia vita.
Quanta delizia vi è in questo sbaglio? La senti anche tu Oscar?
È come una carezza, lieve e bruciante, sulla pelle.
Uno sbaglio che marchierà a fuoco la mia carne.
Uno sbaglio che segnerà, per sempre, lei.
Lei.
No, no, no!
André sei un pazzo!
Cosa sto facendo? Cosa pensavo di fare?

“Oscar, no! È un errore...”
Tento di dirle, obbligando il mio cuore.
Mi guarda con i suoi occhioni azzurri, ancora intrisi di lacrime, e mi sembra di leggervi una supplica, tra le ciglia.
Forzo la presa delle sue dita tra i miei capelli, cercando, con tutto me stesso, una via di fuga.
Devo lasciarti Oscar.
Devo.
Non posso permettere che la lussuria uccida questo ultimo alito di intelletto, devo scappare prima di perdermi definitivamente nell'oblio.
Un oblio da cui non potrei più far ritorno, e non posso immaginare, il resto della mia esistenza, senza di te.
Non vi sarebbe vita.
Devo andare.
Serro le mani attorno ai suoi polsi, con la medesima brutalità impressa sulla sua pelle, al principio di questa assurdità.
Sei arresa, Oscar, dinnanzi alla mia forza, non opponi resistenza.
Provo una fitta di delusione nel sentirti inerte.
Sei deluso André? Pensavi davvero che lei potesse desiderarti? Credevi davvero che lei potesse...
Sono un mostro, un mostro che ha cercato, con la disperazione nel cuore, di rubare ciò che spetta ad un altro uomo.
Oh signore, perdona questo mio gesto dettato dall'amore.
Un amore malato, forse, ma pur sempre amore.
Sono libero.
Tu sei libera.
Siedo sul letto, con le mani a sorreggermi il capo, chinato pesantemente su di esse.
Non posso guardarti Oscar. Non posso ascoltarti.
Dio, rendimi cieco e sordo, solamente questa notte.

“Oscar io... io... mio Dio, perdonami. Ho vissuto accanto a te per 20 anni e... ho provato dell'affetto per te, solo per te... io ti... Devo andare. Scusami.”
L'amore grava pesantemente su questa stanza, troppe volte è stato udito, questa sera.
Il silenzio guarirà le ferite.
Alzati André!
Cosa diavolo stai aspettando? Vattene!
Non posso! Non voglio lasciarla.
Dio, Oscar, quale potere hai su di me?
Respiro profondamente, poggio le mani sul materasso, pronto a lasciare questa camera.
Fuggi André, il più lontano possibile, fuggi dall'azzurro del suo sguardo, dalla pienezza delle sue labbra, dal profumo della sua  pelle, dalla delicatezza delle sue mani...
Le tue mani Oscar, piccole e delicate.
Le tue mani, incerte, attorno al mio petto...
Le tue mani attorno al mio petto?
Non farlo Oscar!
Sento il tuo viso poggiarsi alla mia schiena, percepisco la tua guancia ed il tuo respiro, così bollente da oltrepassare il candido cotone della camicia.
Non voglio udirti, e tu non proferisci parola.
Non voglio sentirti, e tu rimani immobile, unita al mio corpo.
Come è possibile che tu mi voglia qui, dopo ch'io ti ho ferito?
Come puoi sopportare la mia vicinanza, dopo il male che ti ho procurato?
Cosa ti accade Oscar?
Dov'è Fersen?
Dov'è l'amore?
Non posso ignorarla.
Non posso fingere di non sentire le tue lacrime, bagnare la mia camicia.
Sono perduto, ancora una volta.
Ti stringo le braccia, intraprendendo una lotta con quella dolce forza che hai impresso, attorno al mio corpo.
Vinco, nuovamente, questa sera.
Sapendo di errare, consapevole che, da questo momento in poi, non mi sarà più  possibile tornare indietro, mi volto... volgo il mio essere al tuo cospetto e tu, Oscar, mi sei addosso, come un istante fa.
Mi si stringe contro, con prepotenza, col viso poggiato sul mio petto, quel viso che non posso scorgere, offuscato da una cascata di riccioli biondi.
Mi stringi così forte, Oscar, da togliermi il respiro.
Vorrei toccarti, ma ho paura di farlo, ho paura che, se ora ti stringessi non sarei più in grado di dividermi da te.
Piangi.

“André, rimani con me, ti prego...”
“Oscar ma... io... no...”
“Ti supplico André...”
Il suo pianto diventa inarrestabile ed accontentarla è divenuta la mia sola ragione.
Cingo il suo corpo con le braccia e precipitiamo, ancora, sulla follia.
Il mio corpo sul tuo. Le tue lunghissime gambe attorno ai miei fianchi. I tuoi occhi, perduti nel verde del mio sguardo.
Cosa vuoi fare Oscar?
Cosa sei divenuta?
Chi sei?
I nostri respiri si fondono contro le nostre bocche, così vicine, così spudoratamente dischiuse.
Provo per me il disprezzo più profondo, eppure non posso fare a  meno di perpetuare il mio peccato.
Sfido Dio, sfido il Diavolo.
Punitemi, strappatemi l'anima, crocifiggete quest'uomo soggiogato dalla lussuria.
Amo la mia tentazione, amo il mio peccato.
Amo questa creatura innocente che eccita la mia carne e strugge il mio cuore.

“Oscar io... che Dio mi perdoni... Ti amo.”
Amo questo amore che mi ha avvinto a te, e alla morte.
Vorrei possedere entrambe, così che io possa gioire e morire, nel medesimo istante.

“Lo so...”
Mi sussurri sfiorandomi l'orecchio, prima, e il collo, dopo.
Me lo sussurri un istante prima di legare il mio corpo al tuo, poco prima d'essere rapito dalla lussuria, dall'eccitazione, dal desiderio che ferisce la carne.
Spingo il mio corpo sul tuo, cosicché tu possa sentirmi, sulla pelle... nell'anima.
Muovo il mio essere sulla tua figura di donna, così chiara come mai prima d'ora.
Istigo la tua follia, incitando il mio vigore, contro quell'assenso dischiuso tra le tue gambe.
Ti sento gemere e vorrei morire sulle tue labbra.
Ti sento rispondere ai miei assalti e vorrei perdermi in te.
Ti sento Oscar.
Sei viva al di sotto della mia carne. Tu vivi ed io muoio.
Muoio sapendo di farti del male, muoio con la consapevolezza d'essere complice, della tua pazzia.
Piange ancora, Oscar.
Che anche le lacrime siano innamorate di lei?
Piange, mentre con la fermezza delle sue piccole dita, cattura il mio volto.
Guardami Oscar, uccidimi! Bramo la morte con la stessa intensità con cui bramo il tuo amore.
Piangi posando il tuo sguardo sul mio viso, ed io vorrei asciugare le tue lacrime e consolare il tuo cuore, spezzato da un amore respinto e dal dolore che non posso smettere di donarti.
Ti guardo e vorrei poterti sussurrare il mio amore all'infinito.
Riesci a vedere quando amore c'è, nel verde dei miei occhi?
Mi sorridi, Oscar, con le lacrime a bagnarti le labbra.
Mi sorridi colpendomi ancora una volta, in questa folle notte, con l'inaspettato delle tue parole.

“Amami...”
Sussurri tra l'umido piacere di un bacio.
Ed io gioisco, e muoio, nel medesimo istante.

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Capitolo 3
*** Amore ***


Mi chiedi d'amarti, ed io t'amo.
Amarti è ciò che faccio da tutta una vita.
Ti ho amato con gli occhi, fin quasi a farmi male per il troppo fissarti, per imprimere, nel verde delle mie iridi, anche il più piccolo particolare di te.
I tuoi occhi, custodi di innumerevoli mondi, di centinaia di espressioni.
Un mare d'azzurro, calmo e rassicurante, alle volte, un oscuro mare che preannuncia la tempesta, altre.
Ti ho amato con il silenzio.
Quel silenzio che ti ha cullato e rassicurato, posandosi sulla tua pelle, come un velo di tessuto.
Ti ho amato e ti amo, col cuore.
Ti sto amando, in questo istante, come ho potuta fare solamente nei miei più inconfessabili sogni.
T'amo con questo mio corpo carico di vigore, come forse non lo è mai stato.
“Amami”
Risuona come un tormento, e un dono, al tempo stesso.
“Amami”
Ed io rapisco le tue labbra, con le mie.
Nascondo il tuo bellissimo corpo, coprendolo col mio.
Il mio bacio diviene più intenso, la mia passione muta in forma, posando, la mia lingua, alle porte della tua bocca.
La tua passione, muta in forma, Oscar, attraverso il tocco deciso delle tue mani.
Le sento, le tue piccole dita, comprimere i muscoli delle mie spalle, e scivolare, poi, lungo la schiena, e ancora, oltre l'orlo della camicia.
Percepisco il tremore delle sue dita mentre tentano di farsi strada al di sotto del cereo tessuto.
Oh Signore, perché mi fai questo? Perché? Vuoi mettermi alla prova?
Ebbene, sono un debole!
Debole dinnanzi a queste sue mani che non smettono di elargire innumerevoli carezze, lungo la mia schiena.
Pelle contro pelle.
Il calore dei tuoi palmi a vincere il mio desiderio, ad accendere la mia follia.
Debole, folle, pazzo!
Pazzo di te, alimento l'antica impazienza che mi è covata dentro, da che ne ho memoria.
Nutro l'errore di questa sera consumando le tue labbra, dissetandomi del sapore della tua bocca.
Non vi è più modo di tornare indietro... dovrei ma non voglio.
Mi baci, Oscar, e mi illudo che sia io la causa di questa tua inaspettata passione.
Abbandono le sue labbra per deliziarmi dei muscoli, tesi, del suo lunghissimo collo.
La sua pelle è così dolce da ubriacarmi.
Cosa fai Oscar? Perché volgi il viso su di un lato? Perché sussulti ad ogni colpo della mia lingua?
È piacere quello che odo lambirti le labbra?
Perdo la ragione e le mie dita catturano il tessuto della sua camicia, penetrando tra gli intrecci di stoffa che custodiscono ciò che fa di lei una donna.
Un respiro, uno sguardo ai tuoi occhi chiusi e mi avvento sui lacci dell'indumento.
Slego il primo.
Slaccio il secondo, ed il tuo petto si alza, e s'abbassa, freneticamente.
Slego il terzo e mi compaiono, dinnanzi, le prime curve di quella che, con certezza, sarà un'immagine paradisiaca.
Sei un fuoco, ogni lembo di pelle scoperto brucia al di sotto dei miei baci, ad ogni tocco delle mie carezze.
Fuoco contro fuoco, io stesso ardo di un desiderio che potrebbe uccidere entrambi.
Voglio morire, se la morte è il prezzo che debbo pagare per sentirti mia un solo istante, che così sia! Che giunga la fine con la sua falce assassina.
Che Dio mi punisca per il mio peccato.
L'amo!
Mio Dio, Oscar, anche se ti dicessi mille volte “ti amo” non renderebbe la grandezza di questo amore.
Nulla potrebbe.
Forse dovrei amarti senza sosta, amarti di notte e di giorno, con tutta la mia anima e il mio corpo.
No, neppure in questo modo capiresti l'immensità del mio sentimento.
Ma credimi quando lo sussurro al tuo orecchio, perché ti amo, anche in questo istante, anche ora che sto commettendo il più orribile degli sbagli.
Non posso! Devo smettere!
Al diavolo il mio cuore!
Tu non vuoi me, Oscar.
Tu non desideri me.
Vuoi Lui. È lui che pensi di punire concedendoti a me? O forse vuoi semplicemente punire te stessa?
Oscar, credi davvero di poter dimenticare Fersen, tra le mie braccia?
No! Non ti permetterò di farti questo!
Non permetterò a me stesso d'essere complice della tua distruzione.
Poso le mie mani attorno al tuo viso, le tue labbra sfiorano le mie con tocco leggero, ed io esito, per un secondo che pare interminabile, esito.
Ti guardo, Oscar, dischiudere gli occhi e regalarmi l'azzurro delle tue iridi, un azzurro così limpido che non posso che paragonare alla purezza più estrema.
Esito.
Dio, Oscar, solo un pazzo ti lascerebbe, solo un pazzo!
Eppure debbo farlo.
Pazzo.
Stringo il suo viso tra le mani, carezzandolo con lo sguardo, vorrei sorriderle ma il dolore del cuore me lo impedisce.

“Ora basta Oscar, è uno sbaglio.”
Trovo il coraggio di arrestare la follia.
Innalzo il mio corpo, che pare moribondo, e sono finalmente seduto, disgiunto da lei, pronto a lasciare questo letto, ormai sporcato dal peccato.
Non posso guardarti.
Non ti guarderò questa volta.
Sigillerò le mie orecchie, soffocherò il mio cuore, ma tu non parlare, tu non dir nulla, Oscar.
Nessun suono, nessun rumore.
Dio ti ringrazio.
Un brivido m'attraversa il braccio e giunge poi, come uno scoppio, al centro del cuore.
Leggera come una brezza hai posato le tue dita sulla mia mano, che giaceva, come morta, sul materasso.
L'istinto mi induce a voltarmi nella tua direzione, ed io vengo meno alla mia promessa.
Ti guardo.
Ti vedo seduta.
Il viso macchiato da stupide lacrime e la bocca, piena e rossa, ancora umida di me, di noi.
Mi scruti con questi occhioni azzurri, che hai certamente rubato ad una Oscar bambina.
Sei così innocente e pura in questo istante da provare dolore all'anima.
Mi guardi, e prima ch'io abbia il tempo di pronunziare la mia supplica, colpisci la mia persona, nuovamente, con l'inaspettato.
Serra gli occhi André!
Fuggi!
Troppo tardi.
Oscar è dinnanzi a me, seduta sul letto, i suoi bellissimi riccioli biondi le ricadono sulle spalle disordinatamente, e lei mi osserva, rapendo ogni mio senso.
Sollevi le braccia al di sopra della testa, lo fai con una lentezza, ed una sensualità tali da bloccarmi il respiro.
Mi guardi, Oscar, con le braccia sollevate, ed una muta richiesta, sulle labbra lucide.
Una stilettata al ventre, il dolore si scioglie in piacere.
Il vuoto nella mia mente.
Amore e desiderio in tutto il resto del mio essere.
Sollevo le mie braccia e poso i palmi delle miei mani, sui tuoi, in un singolare bacio.
Solletico le tue dita, scivolando su di esse, catturo i tuoi piccoli polsi ancora arrossati dalla passata violenza, ruotandovi attorno.
Si può morire per un semplice tocco?
Se questa è la morte voglio possederla ancora, e ancora, e ancora.
Slaccio, con lentezza, i legacci che serrano le maniche.
Percorro le sue braccia, carezzando lembi di pelle e di tessuto.
Oh signore, perdonami.
Incontro i tuoi occhi, lungo il cammino, e mi meraviglio nel trovarli aperti, fissi, su di me.
Le sue braccia ancora alzate sopra la testa, e le mie mani ai lati del suo corpo.
Disegno con le dita i contorni della sua figura e, oltre l'incavo delle braccia, il cuore perde un battito, nel percepire le chiare rotondità del suo essere donna.
Giungo, con indolenza, alla fine del mio viaggio, stringo tra le dita l'orlo della camicia e...
...faccio in modo che l'indumento scorra sul tuo corpo lasciando la tua pelle nuda, al suo passaggio.
Il mio sguardo, dritto, di fronte ai tuoi occhi.
L'azzurro come paesaggio.
L'azzurro, il solo piacere delle mie iridi.
La bianca camicia carezza le tue braccia, così come le mie dita, di tanto in tanto, in questo viaggio a ritroso, verso i palmi delle tue mani.
L'indumento pare ora senza forma, privato del tuo magnifico corpo, quel corpo che ancora non oso guardare, guardo invece i tuoi capelli poggiarsi lungo la tua schiena.
Dio, ti prego, uccidimi ora, in questo istante.
Impediscimi di sporcare questa innocente creatura.
Uccidimi! Toglimi la vita, perché null'altro potrà impedirmi d'amarla.

“Oscar...”
è tutto ciò che ottengo dalla mia bocca, privata del respiro.
È tutto ciò che sono in grado di dire,  poco prima di stringerti tra le braccia.
Ti abbraccio con una tale forza che, io stesso, provo un lieve dolore.
L'abbraccio con prepotenza, come se da un momento all'altro lei potesse sfuggirmi.
Voglio amarti ma non posso perderti.
Non voglio perderti Oscar!
Vorrei amarti, vorrei perdermi in te, amore mio.
Vorrei ma non posso!
Non posso amarti Oscar, perché t'amo.
Rido, con l'amaro in bocca, di questa folle contraddizione.
Dio perché mi hai donato questo tormento?
Dio, come potrei vivere senza questo dolore?
Non potrei, semplicemente.

“André...”
La tua voce venata, di nuovo, da malvagie lacrime.
Il tuo abbraccio, così simile al mio.
Sento il suo respiro bollente accanto al mio orecchio, sento le sue labbra solleticarmi con parole sussurrate.
Ascolto, come un devoto ascolterebbe la voce di Dio.

“André io... io non... io...”
La confusione ti attanaglia i pensieri, così come il pianto devasta il tuo respiro.
Carezzo la tua schiena, nuda, cercando di ignorare la lussuria che spinge al di sotto del mio ventre.
Le carezzo la pelle incoraggiando le sue parole.
Percepisco il suo lungo respiro, lo sento, contro il mio petto.

“André io... io non ho paura... non ho paura di questo, davvero.”
Hai idea di quanto io ti ami in questo istante?
Eccola la mia Oscar! Sei di nuovo qui, come quando eravamo bambini.
Eccola qui, la donna che eri, che sei, che sei sempre stata, senza che tu te ne rendessi conto.
Vorrei domandarti, vorrei baciarti, vorrei amarti, ma il tuo alito caldo accanto al mio orecchio mi annuncia il giungere di altre parole.

“Io... io ho paura di... di perderti! Credo che morirei sapendoti lontano da me. Dio, André, perché sento questo? Cosa mi sta accadendo? Neppure quando lui è partito ho provato questo... questo... dolore! Cosa mi succede? Rispondimi!”
Cosa dovrei risponderti Oscar?
Che spero, con tutto me stesso, che sia reale desiderio nei miei riguardi, quello che ho sentito in te questa sera?
Che supplico un qualsiasi Dio che stia nascendo, in te, l'amore?
Che tu ti stia innamorando di me, o che forse tu lo sia sempre stata?
Follia!
Non posso rispondere alle tue domande, non posso esserti d'aiuto questa volta, forse per la prima volta in tutta la mia vita.
Non mi capacito di questo tuo improvviso cambiamento, e non oso illudermi con pensieri con i quali potrei ferirmi, mortalmente, io stesso.

“Non lo so Oscar, non lo so...”
Le sussurro col viso poggiato al suo collo.
La sento gemere e tremare, nel medesimo modo in cui ci si contrae quando un alito di freddo fa nascere, nel corpo, un brivido.
Le mie labbra.
La mia bocca, involontariamente, le ha sfiorato la pelle.
Cosa ti accade Oscar? Un mio semplice tocco ha il potere di...

“Non farlo più, ti prego! Se non mi vuoi, André, non toccarmi, perché se tu mi sfiori io... io sento... io non... Oh signore, cosa sta succedendo?”
Piange, Oscar, abbandonando il mio abbraccio e cingendo, con le mani, il mio volto.
Dio Oscar, non guardarmi, non mostrarti ai miei occhi immorali!
Occhi no! Non posatevi sul suo bellissimo corpo, non scivolate su queste meravigliose sinuosità di donna, non desiderate, non peccate!
No!
Perduto, nuovamente.
Sei nella mia bocca, ed io sono nella tua, fusi in un bacio che somiglia ad un amplesso che ha il sapore di ricordi lontani, per me, e di qualcosa di sconosciuto, per te.
Non immagino cosa succederà da questo istante in poi e, ad essere sincero, non m'importa.
Non mi importa perché ora comprendo.
Comprendo il tuo turbamento, quel sentimento che è sbocciato tra la violenza del mio vigore d'uomo innamorato.
Sei sbocciata Oscar, forse per merito mio, come mai avrei sperato.
Ora tu stessa senti, in te, l'essenza dell'essere donna, percepisci, nel corpo, la passione, il desiderio, la lussuria.
Percepisci, in ogni fibra, il significato della parola Donna.
Non so cosa succederà da qui in poi.
Non so cosa accadrà dopo questo ma...
Non desidero null'altro Oscar, non bramo d'avere più di quel che mi stai donando.
Potrei perpetuare questo bacio all'infinito senza mai stancarmene.
Potrei morire sulle tue labbra e ringrazia Dio per questo.
Oh signore, in ginocchio dinnanzi a te urlo il mio peccato!
Amo questa donna!
Amo il suo bellissimo corpo!
E si, la desidero con tutto me stesso, con tutta la passione di cui è capace il mio essere!
Puniscimi, Dio, perché ho peccato, ed intendo peccare ancora, e ancora, e ancora!
Puniscimi, Dio, ed accetterò ogni tortura col riso sulle labbra!
Gioisco del mio errore perché lei è Mia, anche solo questa notte.
Allontano la mia bocca dalla tua ed odo un lamento scivolare oltre le tue labbra.
Uno dinnanzi all'altra ci guardiamo, fissiamo i nostri sguardi e ci nutriamo dei nostri respiri, caldi.
Le nostre labbra così vicine, le nostre mani a carezzare i nostri capelli, le nostre mani a marcare questo folle possesso.
Io sono tuo. Tu sei mia.
Dov'è la verità?
Cosa sta accadendo?
Non ha importanza.
Che parlino i nostri corpi, che siano i nostri cuori a raccontare.
Che così sia.
Sussurriamo, come fossero baci, alle nostre labbra umide di piacere.

“Ti amo Oscar...”
“Non posso vivere senza di te, André...”
E non vi è bisogno d'altro.
Ed è tutto ciò che conta in questa folle notte.


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Ed eccomi giunta ad una nuova fine.
La fine di una delle mie “creature”, a cui ho voluto molto bene e che mi ha fatto faticare meno rispetto alle altre ehehe.
Questa storia è nata, almeno il primo capitolo, molto velocemente, le parole sono arrivate come un fiume in piena, dalla mia testa alle mie dita... in un attimo.
Questa storia mi ha regalato sorrisi, qualche sapore amaro sulla lingua e tanta, tanta, tanta passione!
Ho cercato di immaginare e di descrivere il desiderio di André e di Oscar, pensando ai personaggi dell'anime, ma ho sentito io stessa, sulla pelle, quelle sensazioni... ho attinto, per questo scritto, come per i precedenti, alle mie esperienze.
Ho cercato di ricordare cosa si prova quando si hanno dei sentimenti contrastanti per una persona, quando si è consapevoli, razionalmente, che determinate cose non di dovrebbero fare, perché è sbagliato, perché si causerebbe dolore, perché ne abbiamo già sofferto, ma irrazionalmente si pecca!
Si sbaglia e si ha piacere nell'errare.
Ho voluto raccontare di quanto può essere forte il corpo, sulla mente, quanto anche l'attrazione fisica abbia potere su di noi.
E poi, insomma, diciamocelo che tutte noi avremmo voluto un epilogo differente per la puntata della camicia strappata!
Tutte noi almeno una volta abbiamo pensato, o detto, o addirittura urlato, durante la visione di quella puntata “Ah se ci fossi io al posto di Oscar, col cavolo che mi sarei messa a piangere...” con conseguenti commenti di genere hot! Eheheheh
Ringrazio tutte per i commenti, siete sempre così carine e gentili, ringrazio sopratutto per le annotazioni, i suggerimenti, che qualvolta mi aveva lasciato, non mi sono mai e dico MAI offesa, anzi, mi sono serviti! E vi invito a continuare a farlo!
Un ringraziamento speciale, e doveroso, ad Arte, grazie per le tue parole e il tuo sostegno.
Ringrazio anche Audreyny, grazie per i suggerimenti.
Un doveroso inchino, come sempre, a tutte voi.

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