Riscatto - Una nuova vita

di Caillean
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le ombre della sera ***
Capitolo 2: *** Solo Grianne ***
Capitolo 3: *** La posta in gioco ***
Capitolo 4: *** Il Distruttore dei sogni ***
Capitolo 5: *** Qualcosa di impossibile ***
Capitolo 6: *** Richiesta d'aiuto ***
Capitolo 7: *** Tenace bocciolo ***



Capitolo 1
*** Le ombre della sera ***


Vive speranze

Riscatto

 

Una nuova vita

 

  Ecco qui il mio esperimento su un terreno nuovo: le Quattro Terre di Terry Brooks.

  Tra la miriade di bellissimi personaggi ho scelto Ahren Elessedil, l’elfo introdotto a partire dalla trilogia del “Viaggio della Jerle Shannara

Però questa ff racconta i vent’anni di tempo tra “L’Ultima Magia” – libro finale di questa trilogia – e “Jarka Ruus”, con il quale è iniziata la trilogia ancora in corso.

Lo tenga presente chi intende leggere la Saga e non vuole perdersi la bellezza della sorpresa! SPOILER!!!

 

Capitolo 1

 

Le ombre della sera

 

 

Hai paura, Principe degli elfi?

Le mura di Paranor si stagliano davanti a te,

nel cielo blu cobalto di questa fredda serata autunnale.

Hai ingannato tuo fratello,

hai mentito con incredibile audacia.

Ora guidi il piccolo gruppo di elfi

che lui ha concesso alla futura Ard-Rhys,

credendo che il Terzo Consiglio sia già in

piedi, riconosciuto e pronto a inseguire il suo destino.

Ma quale destino vedi per te?

Qual è il futuro che credi ti attenda?

 

Ahren? ”

Il principe distolse lo sguardo dalle torri di Paranor, per posarlo sul compagno di viaggio che lo aveva richiamato. “ Vi sta aspettando. ”

“ Come lo sai? ” gli chiese Tress, visibilmente agitato.

Sorrise. “ Lo sento. Andiamo. ”

Ahren Elessedil riprese la marcia verso l’immenso portone della Fortezza.

La foresta era incredibilmente silenziosa. Sembrava che gli animali notturni intuissero l’importanza di quello che stava accadendo dentro quelle mura.

Dentro quelle mura li aspettava la donna che era stata loro nemica.

Li attendeva Grianne Ohmsford, colei che era stata la Strega di Ilse.

Colei che aveva ucciso, distrutto persone, intere famiglie, con il proprio potere e la propria intelligenza. Complotti, omicidi, progetti di potere…Fino al viaggio compiuto nei cieli delle Quattro Terre, all’inseguimento della Magia più potente.

Le cose non erano andate come la Strega si era immaginata.

Lo stesso si poteva dire per la compagnia che si era eretta attorno alla figura di Walker Boh, l’Ultimo Druido.

Druidi

Persone che irretivano le menti altrui, stravolgendo le vite altrui, nel nome di perché che di rado si abbassavano a rivelare.

E lui stava guidando tra quelle mura dieci elfi suoi amici, dieci persone disposte a diventare Druidi, desiderose di diventarlo.

E lui? Cosa cercava lui, per se stesso?

Cosa c’era nel futuro di Ahren Elessedil?

Riscatto, si disse.

Riscatto dalla paura che lo aveva attanagliato durante quel viaggio.

Riscatto dalla codardia, che sentiva di non aver ancora sconfitto.

Riscatto dall’insignificante futuro che suo fratello aveva predisposto per lui.

Il suo caro fratello Kylen, l’attuale sovrano di Arborlorn. Il grande re degli elfi, che lo aveva mandato cinque anni prima alla ricerca delle Pietre Magiche degli elfi…sperando che Ahren non facesse mai ritorno.

E invece Ahren era tornato, portandogli il sacchetto delle Pietre. Quelle Pietre che lo avevano irrimediabilmente cambiato.

Molte persone cercavano di cambiare la propria vita, in quei giorni.

A centinaia di leghe di distanza dalla Fortezza di Paranor, il giovane Bek Ohmsford cercava un futuro tranquillo, così diverso da quello della sorella Grianne.

Una donna incredibilmente bella, bella e innamorata, cercava un equilibrio tra il proprio senso di indipendenza e il sentimento che la legava a Bek.

Per mare, il Capitano Redden Alt Mer, la cui fama di pirata era ormai storica, cercava di confermare la propria altrettanto famosa fortuna.

Tra quelle mura, invece, li attendeva la persona che – più di tutti – sembrava certa del proprio futuro: Grianne, appunto, la donna che lo spaventava e lo attirava al tempo stesso. La donna che doveva farsi perdonare molte, troppe cose, e che credeva di doverlo fare come erede del Druido Walker Boh.

Ma era davvero così?

Era davvero possibile inseguire quel futuro di studio e di reclusione senza sentirsi frenare già dai primi ripensamenti?

Si era ripetuto di volersi addestrare tra quelle mura. Si era ripetuto di volersi cono-

scere più a fondo. Era questo il suo modo di cercare il riscatto dal passato.

   Continuando a riflettere, passo dopo passo, Ahren si accorse di essere arrivato ai piedi del portone, massiccio di fronte alle intemperie, eterno.

   “ Non c’è nessuno dentro quelle mura. Non ancora ” li colse una voce alle loro spalle.

   Una voce che lo fece rabbrividire.

   Una voce di potere, una voce che sapeva creare e distruggere.

   La voce della Strega di Ilse, futuro Druido Supremo di Paranor.

 

   Continua…

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

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Capitolo 2
*** Solo Grianne ***


Capitolo 2

Capitolo  2

 

Solo Grianne

 

 

“ Come reagirà tuo fratello, quando capirà che non intendi tornare? ” gli chiese Grianne Ohmsford la mattina seguente, nel mezzo della colazione.

Tress e gli altri giovani elfi lo guardarono, interrompendo tra loro ogni forma di conversazione, in attesa della risposta.

Una risposta che lui non aveva. Forse perché, a priori, gli mancava addirittura la certezza di quello che lui avrebbe fatto. “ Come sai che ho pensato…? ”

“ Di non tornare ad Arborlorn? Accompagnando qui i tuoi amici, hai cominciato ad opporti a lui in modo già abbastanza deciso. E lo hai fatto con un imbroglio, gli hai fatto credere che Walker Boh fosse ancora vivo.

Gli elfi che ancora non lo sapevano – tutti, ad eccezione di Tress – lo guardavano ora completamente sconvolti. Prima che fossero loro a travolgerlo di domande, Ahren prese la parola. “ Su di voi non ricadrà alcun tipo di responsabilità, per la mia decisione. Me la assumerò pienamente; conoscendo mio fratello meglio di voi, ho pensato che fosse l’unico modo per… ”

“ Non devi giustificarti con noi, Ahren. ” lo interruppe Oseen, un elfo di appena sedici anni. Aveva spontaneamente esultato, quando Ahren gli aveva proposto quel viaggio, dopo aver notato la sua attitudine alle lingue. La sua capacità di memorizzare gli idiomi delle altre razze lo aveva portato ad apprendere quasi per scherzo molti vocaboli della lingua antica dei Troll, ma anche di quella degli Gnomi.

Della sua passione per lo studio dei dialetti, Oseen non smetteva più di parlare con la freschezza dei suoi anni. Era un ragazzo diametralmente opposto a quello che era stato Ahren alla sua età, e questa per lui avrebbe potuto essere solo una fortuna. “ Anche noi conosciamo bene Kylen ” gli stava dicendo adesso Oseen, sorridendogli con la luminosità dei suoi occhi.

“ Grazie per il tuo sostegno, Oseen. ”

La loro ospite cominciò a porre al ragazzo alcune domande, accettando di buon grado di farsi coinvolgere dalla sua espansività. Ahren avrebbe voluto ringraziare Oseen anche per questo, benché sospettasse che Grianne Ohmsford non si sarebbe lasciata distrarre del tutto dal discorso. Infatti, al termine della colazione, tornò a rivolgersi direttamente a lui.        

“ Non hai risposto alla mia domanda, Ahren. Non ti importa rischiare di perdere la stima degli elfi di Arborlorn, per esserti messo dalla mia parte, anche solo portandomi con l’inganno i futuri Druidi? ”

Già la sera precedente Ahren si era aspettato quella domanda ma, dopo averli condotti dentro le mura di Paranor, la donna non aveva quasi aperto bocca. Avvolta da un manto di riservatezza e di scontrosità che Ahren riconosceva perfettamente, li aveva guidati in una breve visita alle due sole ali della Fortezza ancora abitabili.

Era stata educata, ma aveva detto solo lo stretto necessario. Ci sarebbe stato tempo per ambientarsi, e su questo i futuri Druidi si erano detti concordi. Si erano guardati intorno spaesati, nel rendersi conto di essere davvero i primi arrivati.

“ I Nani partiti da Culhaven sono ancora in viaggio ” li aveva informati Grianne, aprendo infine la porta di una piccola e accogliente sala. “ Consumeremo qui i pasti, fino a che non saranno arrivati. Per ora siamo appena una ventina. ” La tavola era stata apparecchiata, le pietanze erano piacevolmente calde. Grianne li aveva invitati a sedersi, staccandosi un istante per entrare nelle cucine attigue.

Nel giro di pochi minuti, si erano ritrovati tutti a tavola, compresi i responsabili di quel delizioso pasto.

Venti persone.

Da quel numero, un pugno di mosche nell’immensità di Paranor, tutto sarebbe ricominciato.

 

Era davvero piccolo il bagaglio che Ahren aveva potuto appoggiare sull’unica sedia, ai piedi del letto che la donna gli aveva mostrato.

“ Buona notte, Principe. ”

“ Non tengo a questo titolo…” Si era fermato, indeciso su come rivolgersi a lei.

Di fronte a lui, stava pur sempre la persona che – nel servire il Morgawr - aveva reso la vita un inferno a ciascuno dei membri dell’equipaggio della Jerle Shannara. Aveva inseguito la loro nave mirando a impossessarsi della Magia che era anche il loro obiettivo, così come delle Pietre Magiche che infine Ahren era stato capace di usare.

Ma quanto valore era andato perso, durante quel viaggio! Nel pensarlo, Ahren non si riferiva certo alle ricchezze impegnate nell’acquisto della nave volante.

Dell’equipaggio, erano tornati veramente in pochi. Delle persone che avevano fatto parte della sua infanzia, nessuno. Aveva perso Ard Patrinell, il suo tutore e addestratore. Aveva perso Kreshen, una delle migliori guerriere dell’esercito elfo, che forse non era mai stata una sua confidente, ma che aveva tutt’ora la sua stima.

Aveva rischiato di perdere Bek, uno dei pochi amici sinceri che avesse conosciuto, il ragazzo che aveva scoperto di essere il fratello di Grianne.

Ahren e Bek avevano perso la propria infanzia, mentre le Quattro terre avevano perso Walker, una delle poche persone che avessero mai veramente tenuto al loro bene.

Aveva perso la prima donna che si fosse accorto di amare, prima ancora di potersi immaginare un futuro con lei. La veggente salita sulla Jerle Shannara per tradire il Druido, su comando proprio di Grianne Ohmsford, allora Strega di Ilse. La giovane che aveva il compito di consegnarle loro, l’intero equipaggio della nave, e che invece si era confessata a Walker e gli aveva salvato la vita nei sotterranei di Castle Rock. Aveva permesso così al Druido di compiere i suoi ultimi sforzi e di distruggere Antrax.

In quei sotterranei, nella camera dove Ahren era riuscito a strappare al metallo di Antrax le Pietre Magiche della Ricerca, Walker aveva parlato loro per l’ultima volta. Aveva raccomandato l’una all’altro, dicendo loro di proteggersi, infondendo ad Ahren quel seme di fiducia che Ryer aveva poi tenacemente innaffiato.

Risaliti insieme in superficie, all’uscita di Castle Rock avevano trovato i Mwellret. Dopo avergli restituito le Pietre Magiche che era riuscita a nascondere per lui, dopo aver finto di esser tornata al servizio del Morgawr, la giovane veggente era morta sotto le torture sue e dei suoi Mwellret.

Era morta per dare ad Ahren il tempo di fuggire dalla Black Moclips, la loro nave. Ryer Ord Star era morta sacrificandosi per lui.

Lo aveva fatto per cercare il perdono di Walker, o almeno per meritarlo di fronte alla propria coscienza, e per dare al Principe degli elfi un’altra possibilità. Per la sua vita, Ahren lo sapeva, quella ragazza aveva fatto ancora di più, ma questo non avrebbe mai potuto dirglielo.

Tutte queste perdite, insieme alle poche ma importanti conquiste, avevano avuto origine da una scelta del Druido che suo fratello, Kylen Elessedil, aveva definito un suicidio: arrivare alla Magia della Parola prima che vi arrivasse la Strega di Ilse, che era riuscita a intercettare brandelli della mappa nei ricordi del morente Kael Elessedil, fratello maggiore di Kylen e Ahren.

Tutto era partito da lì, la vita di molte persone era stata travolta a cominciare da quel momento.

E davanti a lui, Grianne Ohmsford, colei che forse era cambiata più di tutti. Ma lo era veramente?

“ Chiamami Grianne, Ahren…solo Grianne. ”

Il velo di amarezza non era sfuggito ad Ahren, che lo ricordò in quella mattinata, mentre cercava dentro se stesso la risposta al quesito secco e severo: Gli importava inimicarsi la propria famiglia?

 

Continua…

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Capitolo 3
*** La posta in gioco ***


Capitolo 3

Capitolo  3

 

La posta in gioco

 

 

 

Il tempo si era irrimediabilmente rotto.

Ripetuti lampi squarciavano un cielo grigio e opprimente, ovunque si dirigesse il proprio sguardo. Tuttavia, pur di sfuggire al clima di lugubre attesa che regnava tra le mura della fortezza, molti avevano deciso di sfidare il temporale e restare all’aperto.

Ahren era uno di questi.

Fermo sotto ad una tettoia delle mura di vedetta, lanciava occhiate colme di allarme là dove nella mattina era stata avvistata quella nave.

Erano trascorsi otto mesi dal suo arrivo a Paranor, e qualche ora dal loro ritorno da un lungo viaggio nelle terre del sud, sulle rive del Lago Arcobaleno. Era stato il primo vero viaggio, dopo mesi di clausura tra le mura della Fortezza. Solo qualche gruppetto di studenti era stato inviato per precisi motivi oltre i confini delle Terre Centrali, e fino a qual momento Grianne Ohmsford aveva visto il sentiero che conduceva fuori dalla foresta solo dall’ombra della Rocca di Paranor.

Rispondendo ad una inaspettata richiesta di Grianne, Ahren l’aveva accompagnata in quel viaggio. La meta era stata una sorpresa fino a due terzi della cavalcata; all’arrivo, si era trovato dinnanzi a Bek Ohmsford e sua moglie, Rue Meridian. La coppia aveva avviato una piccola compagnia di viaggi e trasporti proprio su navi volanti, e nei giorni della loro visita era stata varata la loro seconda nave, la Swift Sure.

Erano stati giorni molto belli, anche se non di solo divertimento. Lo avevano spinto a chiedersi se volesse veramente ritirarsi tra le mura di Paranor, dedicare la propria vita allo studio della magia della terra. Grianne doveva certamente avergli letto quegli interrogativi nello sguardo, perché lo aveva lasciato spesso solo, per riflettervi…finché non era stato lui a cercarla, una sera, dopo cena, per comunicarle la sua intenzione di riprendere l’addestramento.

Grianne lo aveva fissato per diversi minuti, i suoi occhi azzurri l’avevano penetrato. Aveva semplicemente annuito, ma Ahren era certo di aver scorto un breve accenno di sorriso sulle sue labbra. Forse era quella la manifestazione più grande di confidenza che avrebbe mai potuto aspettarsi da lei. Così, l’addestramento di Ahren si era intensificato, e Grianne Ohmsford aveva assunto un ruolo nuovamente diverso nella vita del principe esiliato: da nemica, a misteriosa alleata, a insegnante.

Erano ripartiti da Patch Run solo dopo due mesi, chiedendosi entrambi in quali condizioni avrebbero trovato Paranor.

Quella permanenza a casa del fratello, immersa nel suo mondo così diverso da quello che lei aveva scelto per se stessa, aveva fatto maturare nella mente di Grianne diverse idee, tra le quali quella di farsi costruire all’est una nave volante, della quale avrebbe potuto beneficiare tutto l’Ordine dei Druidi.

Su quel progetto, durante il ritorno, la donna aveva voluto consultarsi con lui, ed Ahren non era riuscito a nascondere la propria sorpresa.

“ Non ci siamo parlati molto, nel viaggio di ritorno da Parkasia, ma una cosa avresti dovuto capirla, di me ” le aveva detto, a metà tra il divertito e il diffidente, “ Non me ne intendo abbastanza di navi volanti per darti la mia opinione. ”

Grianne aveva fatto fermare il cavallo. “ Ahren, non ti ho chiesto di accompagnarmi in questo viaggio per un’opinione. Volevo la tua presenza come amico. Credevo fosse abbastanza chiaro. ”

“ Non…proprio. ”

“ Come? ”

“ La tua freddezza a volte allontana anche le persone più ben-disposte. ”

“ E’ un mio limite, lo so, lo è sempre stato, da quando il modo con cui trattavo la gente ha cominciato ad aver importanza per me. ”

In silenzio, tra sé. Ahren aveva pensato che certe forme di difesa erano utili, quando si era alle prese con politicanti come lo stava diventando suo fratello Kylen. Da quando aveva scoperto il suo inganno, Kylen aveva reso la vita dell’Ard-Rhys un inferno, tentando di metterle contro tutte le razze. Con gli uomini della Federazione era stato facile, per lui. Ma Nani e Troll restavano fedeli al sogno di Grianne, e se anche tra i Druidi alcuni erano perplessi, molti la sostenevano.

Lui e Grianne non erano tornati a parlare del tipo di rapporto che li legava, l’attenzione dell’Ard-Rhys era stata totalmente assorbita dalle esigenze del quotidiano: nuovi giovani in arrivo, nuove visite che potevano drammaticamente – nel corso di un solo colloquio – trasformarsi in tentativi di salvare precarie alleanze, prima fra tutte quella con il sovrano di Arborlorn.

Ahren non aveva sentito più alcuna notizia dalla voce diretta del fratello. Sapeva che sua nipote, Khyber, cresceva, manifestando interessi e atteggiamenti che la ponevano in continuo contrasto con il padre Kylen e il fratello Kellen.

Khyber…quando era partito aveva appena sette anni, gli mancava molto.

Ormai a Paranor viveva una comunità piccola, ma ben organizzata. Gli sforzi di Grianne, nel richiamare persone volenterose e intenzionate ad addestrarsi, a diventare druidi e membri del Terzo Consiglio, avevano cominciato a dare buoni frutti, ma solo ufficiosamente.

Di fatto, diverse decine erano stati i giovani che avevano fatto domanda per incontrare la donna, anche conoscendo il suo passato come Strega di Ilse. Alcuni si erano allontanati quasi subito, quando era stata prospettata loro una vita quasi claustrofobica, divisa tra lo studio nelle stanze della Fortezza e le esercitazioni nella foresta che la circondava. 

I più tenaci si stavano rivelando essere gli elfi, nonostante la diffidenza del loro re, ma c’era anche qualche nano, come quello che ora si avvicinava ad Ahren, rifugiandosi sotto la tettoia di tegole, la faccia barbuta sollevata verso l’alto cielo grigio e impietoso.

Quella mattina, prima che le nuvole lo imbrigliassero, il tiepido sole aveva accarezzato con i suoi raggi le forme di una nave volante.

Quella mattina, proprio Tagwen era con lui nella Biblioteca personale dell’Ard-Rhys.  “ La Federazione ” aveva commentato gelidamente. “ La detesto ancora più di quanto detesti le navi volanti in generale. ”

“ Il che è tutto dire, eh, Tagwen? ” aveva scherzato Ahren, per tentare di dissolvere la sua stessa ansia.

“ Riconosci quella nave in particolare, Tagwen? ” A parlare era stata Grianne, nell’entrare dalla porta proprio in quegli istanti.

“ Viaggia da sola, posso presumere che non ci sia a bordo nessuno di importante, o avrebbe preteso qualche nave di scorta. ” Il nano aveva quasi ringhiato il proprio disappunto per quella presenza. “ Dannati politicanti. ”

“ Potresti anche sbagliarti, sai? Sen Dunsidan è proprio il tipo da rinunciare ad una scorta di rappresentanza, per motivi che non prometterebbero nulla di buono. ”

“ Voi non l’avete mai vista, Signora? ”

Lei aveva sorriso appena, rinunciando a replicare che non le piaceva la si chiamasse Signora, o che la si trattasse con quella riverenza. Ma farlo capire a Tagwen si stava rivelando molto difficile. In qualche modo, il nano si era proclamato suo segretario e sua guardia personale. Portava avanti il suo compito con una devozione quasi imbarazzante, e nessuno ormai si sarebbe sognato di mettere in discussione la sua competenza.

Tagwen affiancava Grianne nelle sue ricerche, seguitando nelle ore libere ad allenarsi insieme agli altri nani nelle arti di difesa, eccellendo in quelle a mani nude.

Non sarebbe stato un bene, per un nemico, lasciarsi ingannare dal suo sguardo, apparentemente giocondo e rassicurante. No, non sarebbe stato affatto un bene, perché la determinazione di Tagwen era in grado di compensare qualunque lacuna si potesse trovare nelle sue capacità o nella sua cultura.

Forse non sarebbe mai diventato un druido, ma per Paranor Tagwen sarebbe stato sempre indispensabile. 

“ No, quella nave mai. ”

Grianne Ohmsford si era concentrata nello studio del mezzo volante, delle sue imponenti dimensioni. Aveva incrociato per un attimo il suo sguardo, e Ahren aveva scorto una breve esitazione, subito scacciata da una fredda determinazione. “ Continueremo la nostra vita, fino a che i passeggeri di quella nave non ci interromperanno, intesi? ”

Ahren aveva annuito. Con quelle parole, Grianne gli aveva confermato di volerlo entro l’ora del pranzo nella foresta attorno alle mura, per proseguire l’addestramento.

Il peggiorare del temporale aveva cambiato i programmi per la giornata, ma immaginava che l’esercitazione fosse stata soltanto rimandata alla sera. Nel frattempo, ignorando dove si trovasse l’Ard-Rhys, Ahren si era esercitato individualmente, e quella era la prima pausa dopo almeno tre ore di costanti tentativi, alle prese con la sperimentazione dei limiti della propria magia.

Conoscere l’equilibrio tra le forze della terra, alla base degli studi di tutto l’Ordine, imparare a capire quando fosse opportuno e necessario influire nel delicato succedersi di eventi infinitesimali, e quando invece occorreva restarne fuori.

Aspettare, osservare, e solo eventualmente agire.

Aspettare, osservare e…

“ Principe, Ahren…”

Si volse di scatto, pronto a rimproverare Tagwen per l’uso di quel titolo che non sentiva più suo, quando lo vide fissare agghiacciato l’inizio della foresta. Una figura insanguinata correva scomposta verso di loro, le gambe ferite che affondavano nel prato ormai divenuto un’immensa pozzanghera.

Tress! ” gridò Ahren, raggiungendolo insieme a Tagwen.

Il corpo dell’elfo suo amico gli piombò addosso, fradicio e lacerato dagli artigli di un mostro. Memore del racconto di Bek, Ahren pensò di trovarsi di fronte all’opera di un caullo. “ Aiutami a portarlo dentro, Tagwen. ”

Ma l’elfo scuoteva già la testa. “ Ahren, ascolta…Tuo fra…”

“ Mi dirai tutto quando starai meglio. ”

“ No, Ahren. Devi ascoltar…E’ stato ucciso. ”

“ Ucciso? ”

Kylen è stato ucciso. Nel Prekkendor. ”

Tagwen imprecò a mezza voce, cercando di tamponare la ferita che lacerava il petto dell’elfo. “ Così, infine ci siamo. ”

 

Continua…

 

 

Un GRAZIE SHANNARIANO di tutto cuore a chi sta seguendo e recensendo questa ff. Spero continui a soddisfarvi. Prossimo chap: “ Distruttore di sogni. ”

 

    

  

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Capitolo 4
*** Il Distruttore dei sogni ***


Capitolo 4

 

Capitolo  4

 

 

Il Distruttore dei sogni

 

 

    

      “ Atterriamo sulla radura ” gridò una delle figure, per superare l’ostacolo rappresentato dalle correnti di aria gelida.

“ Sì, ” rispose il suo compagno di viaggio, “ è meglio. ”

Le due averle descrissero ampi cerchi nell’aria temporalesca, scendendo sempre più di quota. Imposero ai loro passeggeri una serie di scossoni, quando con le zampe cominciarono a saggiare le asperità del terreno.

Grianne Ohmsford era tornata a casa.

Non si era allontanata che per pochi giorni, in realtà.

Appena dopo il suo arrivo a Paranor insieme ad Ahren Elessedil, era ripartita alla volta della costa con Kermadec.

Prendere gli accordi per la costruzione della nave volante era stato relativamente facile. Meno semplice si sarebbe rivelato il progetto di tenerla nascosta alla Federazione. Era stato necessario affidarsi ai costruttori di March Brume, percorrere le vie scelte da Walker, quando era ancora sua nemica.

Grianne aveva cercato il migliore tra i genieri più discreti di tutte le Quattro Terre…ma non si illudeva che Sen Dunsidan potesse rimanerne all’oscuro ancora per molto. Aveva informatori ovunque. Era solo questione di tempo, e avrebbe saputo. E visto che Grianne non aveva pensato alla Galaphile come ad un gigante di legno, vele e cristalli di Parse da commissionare per poi tenere in un forziere, le loro navi si sarebbero presto divise i cieli. Non era un pensiero piacevole, quando si aveva a che fare con una viscida serpe come Dunsidan.

Durante le ore della contrattazione, Kermadec era rimasto in disparte, apparentemente indifferente ai discorsi tra Grianne e i nani costruttori. Lei lo aveva tenuto costantemente informato degli accordi che prendevano corpo. E non lo aveva fatto solo perché il troll potesse gestire il progetto, nel caso in cui lei fosse morta. Certo, aveva pensato anche a questa possibilità: la Federazione ti spingeva a calcolare ogni eventualità, ma nella sua mente questi calcoli non avevano più il sopravvento…

A volte le sembrava di sentirsi schernire dalla voce del suo antico maestro e padrone, il Morgawr. Proprio la notte scorsa - ricordò ora, mentre atterravano su un’erba fresca e soffice – le aveva parlato con lo stesso disprezzo sputato nelle rovine di Castle Rock.

“ Quanto tempo credi che passerà, prima che il tuo passato cominci a distruggere i tuoi sogni? ”

 Grianne mise piede a terra, il corpo percorso da quei lunghi brividi che la voce del Morgawr le aveva sempre portato, anche se lei aveva imparato a nasconderli. Come Strega di Ilse, aveva imparato a nascondere gran parte di se stessa. Era un processo divenuto ormai così automatico, che non faticava a capire quanto dovesse apparire ermetica e gelida agli occhi di Ahren Elessedil, o di elfi ancora più giovani e trasparenti di lui.

Cosa vedevano in lei gli studenti, i futuri Druidi? Cosa pensavano veramente di lei Kermadec e Tagwen?  

Tentò di dissipare il potere di quegli interrogativi, assolutamente inutili, o forse addirittura pericolosi.

Per molte delle sue scelte ‘discutibili’, Grianne sapeva che avrebbe perso gran parte delle sue fragili alleanze. In poche parole, le sue scelte facevano il gioco dei suoi nemici.

Ma non era mai stata così certa di una propria decisione, come per quella di chiedere ai Troll delle Rocce di assumersi il ruolo di Corpo di Guardia del suo ordine. I troll avevano combattuto per secoli le altre razze, e da esse avevano vissuto isolati, spesso come nemici di tutti.

In questo, la storia doveva cambiare.

I troll meritavano la sua stima, e Kermadec in particolare era molto più di un’abile ed esperta guardia, alla quale affidare la sicurezza propria e degli altri Druidi, anche di quelli che mal ne tolleravano la presenza a Paranor. Kermadec stava soprattutto diventando uno dei pochi amici che le restavano: amici il cui numero si contava sulla punta delle dita.

Scesa definitivamente dal dorso di Cacciatore, Grianne alzò lo sguardo al cielo plumbeo.

Pioveva da giorni, ormai. Le guglie della Fortezza, che potevano ancora vedersi solo in lontananza, fendevano un grigio soffitto di nubi. Non le piaceva l’idea di fare atterrare Cacciatore proprio sotto le mura, sia perché detestava fare entrate trionfali, sia perché l’averla aveva il diritto di riposare in un luogo ben più tranquillo, lontano da occhi che l’avrebbero sempre guardata con paura e sospetto.

“ Sembra quasi che siamo stati noi a portare questi temporali ” mormorò, mentre liberava Cacciatore dal peso del suo bagaglio. 

Kermadec sorrise. “ Sicuramente ci sarà qualcuno che lo dirà, quando rientrerai a Paranor. ”

 

Compresero già dai primi passi, che li portarono nel grande cortile interno alle mura, che quel qualcuno aveva fatto molto di più, che ironizzare sul maltempo e sulla loro capacità di esserselo portato dietro dalla costa.

I due studenti che incontrarono per primi salutarono Grianne e il capitano con cordialità, ma da lontano l’Ard Rhys vide avvicinarsi Traunt Rowan, uno degli ultimi arrivati, e la sua espressione non era affatto amichevole.

Facendo mente locale, Grianne ricordò di aver cancellato – con la partenza di due giorni prima –una sua esercitazione che avrebbe dovuto seguire personalmente. La stessa sorte era toccata ad una prova di Ahren, con la differenza che quest’ultimo avrebbe certamente capito…o almeno così sperava Grianne. Non se lo aspettava, invece, da una personalità rigida come quella di Traunt, che non aveva mai fatto mistero di tollerarla a fatica, più che rispettarla.

“ Ti chiedo scusa per la mia partenza improvvisata, ” gli disse Grianne, quando furono a portata di voce, “ ma è stata necessaria. ”

     “ Non mi metterò certo a contestare una tua decisione, Ard-Rhys ” insinuò gelidamente Rowan. “ Sono venuto qui per informarti che un drappello di uomini della Federazione ti attende nello studio. ”

     E chi ha dato loro questo permesso, se posso chiedertelo? ”

     Quando se ne saranno andati, potrai riunirci tutti quanti nella mensa per interrogarci. Nel frattempo, ti suggerisco di ascoltare quello che hanno da dirti. Sono piuttosto…impazienti. ”

     Grianne annuì e si avviò affiancata da Kermadec.

     “ Tutto questo non mi piace, Ard-Rhys ” le sibilò, quando Rowan fu abbastanza lontano.

     “ Nemmeno a me, amico mio. Nemmeno a me. ”

     Dieci minuti dopo, si trovava nel proprio studio, a fissare gli uomini della guardia personale di Sen Dunsidan che si aggiravano senza ritegno tra gli scaffali e il suo tavolo da lavoro. Si prese un attimo di tempo, prima di annunciarsi con qualsiasi rumore.

     “ Signori…” disse infine.

     Un uomo sulla cinquantina appoggiò l’elmo sulla una delle poltrone, senza troppi complimenti.

     Quello era l’incontro che Grianne si era aspettata di dover affrontare quando aveva visto quella nave della Federazione solcare il cielo sopra a Paranor. Ma quel giorno nessuno era sceso, e la nave era ripartita dopo qualche ora di immobilità, lasciandosi alle spalle le torri della Fortezza.

     “ Conosco maniere più educate con le quali annunciarsi, Signor…? ” osservò, richiudendosi la porta alle spalle.

     L’uomo non mostrò di aver colto il rimprovero. “ Grendale, Signora, e non le farò perdere più tempo del necessario. Vede che è di ritorno da un viaggio, immagino vorrà riposare. ”

     “ Non finché avrò degli ospiti inattesi e maleducati nelle mie stanze. Avete permesso almeno a Tagwen di accogliervi in vece mia, o siete entrati stando ben attenti a non farvi vedere neanche da lui? ”

     “ Oh, il vostro servitore nano? ”

     “ Non servitore, collega. Ma prego…” calcò il tono ironico, mentre gli altri tre uomini si accomodavano, “ sedetevi pure. ”

     “ Dove vi ha portato il vostro recente viaggio, Signora? ”

     “ Ritengo siano affari miei, se non vi dispiace. ”

     “ Non più solo affari vostri, temo. Siete a conoscenza della morte di Khylen Elessedil? ”

     Grianne sperò che il soldato che la fronteggiava non cogliesse in pieno la sua sorpresa. “ Mi trovavo all’est, ma sulla costa. Arborlorn non rientrava tra le mie tappe. ”

     “ Certo…Allora tocca a me informarla di tutto. E’ accaduto due giorni fa, Signora, nel Prekkendor. Sono morte cinque guardie della sua milizia personale. In seguito, è toccato a due elfi codardi che lo stavano accompagnando provvisoriamente e che hanno cercato di sfuggire. Dovrebbe conoscerli molto bene, durante l’anno studiavano qui a Paranor…”

     La gola di Grianne si inaridì all’improvviso.

     “…Tress Patrinell e Oseen Elericoncluse il capitano.

     Tress e Oseen

      “ Come si permette di dar loro dei codardi? ”

      Che male può fare loro una parola, ormai? ”

      “ Se ne vada. ” Grianne era furiosa.

      “ Non prima di aver terminato il mio rapporto, Ard-Rhys. Non è interessata a sapere chi si è preso la vita del sovrano degli elfi? ”

      Grianne si alzò e aprì nuovamente l’uscio, sperando che il drappello di soldati cogliesse al volo il significato di quel gesto.

      Si alzarono tutti, ma il capitano Grendale non perse quel suo odioso sorriso. “ E’ stato un branco di caulli, Signora, molto ben addestrati, come quelli dei quali amava servirsi la Strega di Ilse

      “ Il mio superiore, Sen Dunsidan, vorrà vederla al più presto. Temo le sarà davvero difficile provare la sua estraneità a questi fatti. ”

      “ Andatevene. ”

      “ Con vero piacere. Nei prossimi mesi non saranno molte le persone che vorranno trovarsi tra queste mura. Potremo dire di esser stati tra gli ultimi a uscirne illesi. ”

      Grianne Ohmsford li guardò uscire nel corridoio, percorrerlo senza voltarsi indietro, e poi scendere dopo una decina di minuti nel cortile, diretti alle stalle dove erano stati abbeverati i loro cavalli.

      Attese qualche attimo, prima di recarsi nella biblioteca, dove sapeva di poter incontrare a quell’ora Tagwen e Ahren. Loro le avrebbero detto la verità, di loro si poteva fidare.  

    

      Continua…

 

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     Ringrazio con tutto il cuore Shian Tieus per il sostegno a questa storia.

     Un bacio virtuale anche a tutti gli altri lettori e recensori. Sono costretta a rallentare un po’ il ritmo di aggiornamento, ma l’impegno e la passione non sono calati! Ci mancherebbe, questo è il mio mondo fantasy preferito!

    Caillie vi strizza tutti tutti in un abbraccio!

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Capitolo 5
*** Qualcosa di impossibile ***


Capitolo 7

 

Capitolo  5

 

 

Qualcosa di impossibile

 

 

 

 

Non era stata lei, Tagwen ne era convinto.

Per quanto il figlio Kellen e tutta la famiglia reale elfica riuscisse a presentare prove della colpevolezza dell’Ard-Rhys, Tagwen era convinto che non fosse stata lei a muovere quei caulli contro Khylen Elessedil.

Il problema per lui non era mai stato fidarsi di Grianne Ohmsford.

Il problema era superare ogni volta la barriera che quella donna riusciva a erigere così bene attorno a sé, rendendo difficile a chiunque aiutarla e persino farle sentire il proprio sostegno. Un problema con il quale stava iniziando a fare i conti anche Ahren Elessedil, ora accanto a lui nella biblioteca.

“ Se ne sono andati? ” le domandò il nano, quando la donna si fu chiusa la porta alle spalle.

Lei annuì. E rimase in silenzio di fronte a loro, gli occhi chiari che chiedevano di parlare, di esprimere la loro opinione. Non c’era molto da dire, però.

“ Dovrò tornare ad Arborlorn, almeno per qualche giorno ” disse Ahren.

Grianne annuì di nuovo. Il suo volto pareva di pietra.

Dì qualcosa – pensava Tagwen – qualsiasi cosa.

“ Non ci sono prove della mia innocenza ” esordì infine l’Ard-Rhys. “ O meglio, qualsiasi prova la Strega di Ilse potrebbe essersela costruita senza troppa difficoltà. ”

Quanto dispiaceva a Tagwen ammettere che aveva ragione.

“ Non si sono nemmeno prove della tua colpevolezza ” commentò pacatamente il Principe degli elfi, togliendogli le parole di bocca. “ Caulli ce ne sono sempre stati. E tu non sei più la Strega di Ilse.

Grianne Ohmsford si sedette con un breve sospiro sulla rigida panca ai piedi di una libreria. “ Lo sarò sempre, Ahren, sempre. Il mio potere non è mutato. Questo rende praticamente impossibile scagionarmi, almeno nella mente di ognuno degli abitanti di Arborlorn. ”

Lui stava per ribattere, quando Tagwen udì prima di tutti un vociare sommesso provenire dal corridoio.

Fece il suo ingresso nella stanza una delle due persone che per ultime avevano fatto domanda di entrare nell’Ordine dei Druidi.

Shadea a’Ru assomigliava ad un guerriero, più che ad una donna di scienze, un possibile Druido. Dava l’impressione di aver fatto affidamento per anni al proprio fisico, più che al proprio potere. Anche se le prove cui si era sottoposta non avevano lasciato dubbi sul fatto che ne possedesse, di potere…eccome.

La donna si rivolse direttamente a Grianne, con un tono di umiltà che non convinse affatto Tagwen: “ Volevo chiederle se ci sono stati cambiamenti di programma al mio addestramento. ”

“ No, continueremo come avevamo accordato ” rispose l’Ard Rhys. “ Questo mio viaggio è stato necessario, ma per molto tempo sarà stato l’ultimo. ”

“ Certo, se volete scusarmi ora andrei in refettorio. ”

Grianne annuì, e Shadea a’Ru fece un cenno a lui ed Ahren.

Stava per uscire, quando tornò sui suoi passi e puntò nuovamente lo sguardo sull’elfo: “ Domani porteranno il corpo di Tress ad Arborlorn. La sorella di Oseen lo scorterà. Andrai anche tu? ”

 

Ahren si ritrovò spiazzato.

Tra lui e Shadea a’Ru c’erano stati assai pochi dialoghi, sino ad ora. Lo metteva in imbarazzo dover rispondere a quello che gli risultava come un interrogatorio. Tanto più che non aveva ancora pensato alla propria partenza, non in termini pratici. Era ancora tutto tracciato in termini vaghi, persino nella sua mente.

Guardò per un istante Grainne Ohmsford, che si era barricata nuovamente nel silenzio.  

Dannazione al tuo mutismo…e alla freddezza dei tuoi occhi.

“ Credo di sì ” disse infine.

La risposta parve aver soddisfatto Shadea a’Ru: i suoi ancor più gelidi occhi lo scrutarono, lucenti come pietre preziose sulla cinta di cuoio che era la sua pelle dorata, messi in risalto dai capelli corti e ancora più chiari.

Si sciolse così quella riunione piena di tensione, e nello stesso istante in cui – passando accanto a Shadea nel percorrere il corridoio - sfiorava involontariamente la sua spalla, ad Ahren parve di percepirne il lavorio della mente, quasi come esso avesse un vero e proprio suono, persino un odore.

Quando dopo il pasto serale si ritrovò nella camera dei due elfi uccisi, si scoprì a pensare che anche il silenzio di quella stanza pareva avere un suo odore. Odore di sospetto, di una serenità e una collaborazione forse irrimediabilmente perdute.

Ahren Elessedil coprì il con un lenzuolo il cadavere di Tress, mentre la sorella di Oseen, l’altro giovane elfo dilaniato nel Prekkendor, quello che nemmeno era riuscito a compiere il viaggio verso Paranor, raccoglieva le sue cose con gesti lenti, drammaticamente lenti. I due apprendisti avevano condiviso lì alla Fortezza la stanza…e la maggior parte del loro tempo.

Oseen aspettava con ansia il momento in cui anche la sorella Iridia si sarebbe trasferita tra le mura, cosa che sarebbe dovuta avvenire proprio dopo la visita ad Arborlorn. Giunti al palazzo della famiglia reale elfica, i due giovani avevano inviato quasi subito un messaggio ad Ahren, dicendogli che Khylen aveva richiesto la loro presenza per una missione della quale non potevano dire nulla.

Iridia era perciò arrivata da sola alla fortezza, minuscola quanto determinata a dimostrare di meritare l’opportunità dell’addestramento. Era stato Ahren ad accompagnarla nella sua prima escursione di Paranor, lungo i corridoi e in quelle stanze dove ora la ragazza cercava di fare incetta di tracce…le tracce del passaggio di suo fratello.

L’attenzione dell’elfa si scostò per un attimo dalla sacca che stava chiudendo, per posarsi sul cielo notturno, oltre la finestra. Ahren seguì quello sguardo umido di pianto…bellissimo, perfetto, gelido. Così diverso dalle espressioni aperte e gioviali che aveva visto disegnarsi sul viso di Oseen.

Iridia…” la chiamò.

La ragazza si voltò. Le sue mani tremavano, nel reggere la casacca ancora pregna dell’odore personale del fratello.

“ Cerca di dormire. Fatti preparare qualcosa da Tagwen, sarà felice di aiutarti con una delle sue tisane. Non puoi affrontare il viaggio di domani in queste condizioni. ”

Lei annuì debolmente, riprendendo subito dopo a stringere i nodi di cuoio della sacca. “ Quando potrò tornare? ”

Ahren le si avvicinò, confuso da quella domanda, da quella sua voce insolitamente emozionata. “ Non capisco…Lo sai, sarai tu a decidere quando tornare. Nessuno, qui, vuole che tu te ne vada per sempre. ”

Silenzio.

Ahren credette di aver capito la natura del problema. “ Iridia…non starai pensando di dovertene andare e rinunciare all’addestramento, ora che Oseen non c’è più. ”

Ancora silenzio.

Era proprio quello, che la ragazza pensava.

Ahren provò una gran pena per lei, non più solo per la morte di Oseen. Aveva sempre pensato, nel vederlo stare con Iridia, o anche solo nel sentirlo parlare di lei, che l’apprendista fosse il miglior esempio di fratello maggiore…ben diverso da quello che Khylen era stato per lui. Ma questa era un’altra storia. In quegli istanti di silenzio, ad Ahren sembrò di toccare la difficoltà con cui Iridia affrontava le proprie emozioni, per arrivare ad ammetterle prima di tutto a se stessa, dopo aver perso in un colpo solo un amico e il fratello più caro.

Il dolore per la mancanza di Oseen veniva affiancato dalla paura di esser stata per Paranor solo ‘la sorella dell’apprendista’ , non una ragazza davvero meritevole di diventare a sua volta druido.

Iridia, se Grianne ti ha richiamata, dopo la prova della scorsa estate, è stato perché il tuo potere merita di essere addestrato, non perché eri la sorella di Oseen. ”

Le labbra di Iridia si strinsero in una linea sottile sul volto pallido.

Ahren le prese delicatamente il braccio, spingendola a guardarlo negli occhi. “ E non sentirti egoista per questo tuo timore, anche accanto al suo cadavere. ” Voleva dire altro, sentiva di doverlo fare, ma venne interrotto da un bussare alla porta discreto, quasi sussurrato.

Era un momento delicato, e non toccava a lui permettere o meno l’ingresso di chi attendeva nel freddo corridoio. Tornarono a bussare, e Iridia non si era ancora decisa a rispondere.

Alla fine, fu lui ad aprire la porta dopo aver salutato Iridia, dopo averle augurato con un bacio sulla fronte quantomeno una notte priva di incubi. Shadea a’Ru gli scoccò un’occhiata abbastanza ermetica. Quando Ahren si fu chiuso la porta alle spalle, si ritrovò a desiderare che la sorella di Oseen venisse presto lasciata in pace, e non solo dagli incubi.

 

Due giorni dopo, più o meno allo stesso orario, Ahren si trovava in quelle che erano state le sue stanze, nel palazzo della famiglia reale, ad Arborlorn.

Le noti dolenti del primo confronto con Kellen echeggiavano ancora tra le quattro pareti. Il suo caro nipote mirava a seguire la scia di freddezza e inospitalità del padre. Solamente durante il rito di sepoltura di Re Khylen e degli elfi morti insieme a lui si era posto un certo controllo. Aveva ripreso a incolparlo di tradimento e di ogni altro crimine avesse per la testa.

In una diversa circostanza, molto diversa, Ahren avrebbe potuto sorriderne…per quanto amaramente. Durante la cena era invece rimasto totalmente disgustato dal trattamento che Kellen aveva riservato alla sorella minore. Una serata che doveva esser stata tra le peggiori, per la piccola Khyber.

Stordito dalle parole formali e animose che erano state sprecate fino a poco tempo prima, nel ricordo ancora peggiore del momento in cui – al ritorno dal viaggio sulla Jerle Shannara – aveva sperimentato un vero e proprio odio provenire dal suo stesso sangue, Ahren spense le candele poste sullo scrittoio e si coricò.

Trascorse la mattinata successiva a compilare noiosi rapporti sull’addestramento che Oseen e Tress avevano seguito a Paranor, cosa che almeno gli fece sentire meno la lontananza da quello che ormai era diventato il suo mondo, che piacesse o meno alla famiglia reale. Non sapeva ancora dire se sarebbe rimasto per sempre alla Fortezza, ma era chiaro nelle sue intenzioni che non sarebbe tornato a vivere a Palazzo.

“ Zio? ”

Ahren sollevò lo sguardo dalla pergamena che stava leggendo, e si trovò davanti un viso terribilmente concentrato sotto una massa di capelli corvini. “ Khyber… ”

“ Vieni a cavallo con me? ”

In mezzo ad uno dei periodi più difficili della sua vita, minato dal senso di isolamento e dalla tensione che era calata come una pesante rete sopra Arborlorn e soprattutto sopra Paranor, fu sua nipote a donargli una giornata indimenticabile.

Forse la serenità, per quanto temporanea, non era una méta del tutto impossibile.

 

Continua…

 

 

 

 

28/12

 

Wow!

Finalmente le feste natalizie mi danno un po’ di tempo per aggiornare le mie incursioni nei mondi di carta.

Chiedo scusa per il ritardo, ma non era affatto voluto.

Nel prossimo chap, “Richiesta d’aiuto”, arriverà un po’ di azione, finalmente.

Nel complesso, però, questa è una ff abbastanza riflessiva, su fatti che a grandi linee si conoscono già attraverso il capitolo introduttivo di Jarka Ruus. Anche nello svilupparsi della trama ho intenzione di mantenere una prospettiva abbastanza “interiore”, il punto di vista di Ahren ( love love! ) e Grianne in diversi momenti della Saga…fermandomi a quello che Terry ha già scritto.

 

Quattro Terre di ringraziamenti al mitico Shian Tieus, a Fattifurba, Derfel Cadarn, Bloody Mary, Lalla e Joanne.

Grazie perché continuate a leggere la mia ff…spero continui a valerne la pena.

Buone feste a tutti dalla vostra Caillie!!!

  

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Richiesta d'aiuto ***


Capitolo 8

   Eccomi con il sesto chap, che posto con una Valle di abbracci e ringraziamenti a voi che leggete e recensite: Shian Tieus, fattifurba, Derfel Cadarn, Alexis Potter, lalla, Bloody Mary e Joanne.

    Buona lettura…vi aspetta una piccola sorpresa.

 

 

Capitolo  6

 

 

Richiesta d’aiuto

 

 

Ahren sapeva benissimo che così facendo avrebbe complicato ancora di più la vita di Khyber, eppure…nei primi cinque giorni che trascorse ad Arborlorn, dopo la morte del fratello, sentì il bisogno forte di sapere che almeno la stava rendendo felice per un po’.

 La madre di Khyber – che lui non conosceva abbastanza bene per poterla “identificare” – sapeva benissimo dei loro pomeriggi insieme, ore nelle quali non accadeva in realtà nulla di lontanamente sconveniente, ed Ahren aveva ragione di credere che non ne avesse fatto parola con il figlio maggiore Kellen, destinato a diventare Re degli elfi.

Dopo la morte di suo fratello, Ahren non aveva mai preso sul serio – nemmeno per un secondo – l’eventualità di succedergli sul trono. Semplicemente era un futuro che non lo riguardava, e questo lo aveva sempre saputo, anche prima di imbarcarsi sulla Jerle Shannara. Per quanto riguardava ciò che potevano pensare tutti gli elfi dell’ovest, la situazione si era delineata con la morte del sovrano. Nessuno lo dichiarava apertamente, ma Ahren era di fatto un potenziale traditore della sua stessa famiglia, per il semplice fatto di essersi schierato al fianco di Grianne, e questo era tutto: una sentenza netta e immodificabile.

Nelle loro cavalcate Khyber avrebbe voluto spingersi all’est, ma Ahren glielo negò categoricamente. Il desiderio di avventure della nipote lo metteva a dura prova per una ragione semplice da ammettere: lo faceva sentire vivo. Ahren sentiva che l’entusiasmo di cui Khyber era travolta in quei momenti faceva un bene immenso anche a lui…ma come adulto aveva il dovere soprattutto di proteggerla, a costo di smorzarla diventando per lei l’ennesimo barboso.

Barboso, pensò tra sé sorridendo una mattina all’alba, durante una delle passeggiate solitarie che aveva preso l’abitudine di fare. Ebbe davanti a sé l’immagine di Tagwen, e si chiese se Khyber ne avesse in mente una simile ogni volta che dava a qualcuno del ‘barboso’.

Sfortunatamente, il giorno prima la loro passeggiata era stata interrotta in modo piuttosto brusco da uno dei falconieri di palazzo, che li avevano inseguiti e fermati dopo appena una mezz’ora di galoppo.

Inebriata dal vento, Khyber aveva continuato a correre su Aine – la sua puledrina – per poi accorgersi che lui, lo zio, non la stava seguendo. Il fratello maggiore non era stato affatto contento di non aver trovato Khyber nella sua stanza, quel giorno…e vedere che era stata in compagnia di Ahren lo fece letteralmente infuriare.

Il principe comprese di non poter tirare la corda.

Per questo tentò in ogni modo di fare capire alla nipote che per un po’ avrebbero dovuto andarci molto cauti. Comprese subito che convincerla si sarebbe rivelato tragicamente difficile. Il cipiglio della piccola gli parve indurirsi ancora di più di quando fosse in presenza dei familiari.

“ Non possono impedirmi di stare con te! ”

Sì, decisamente Khyber si stava dimostrando un osso duro.

“ Io vorrei non dover arrivare al punto di vedercelo impedire, Khyber. ”

Sto bene solo con te, zio, solo tu mi prendi sul serio. O mi sono sbagliata…Anche per te sono solo una bambina?

No, questo non avrebbe mai potuto dirlo…ma non poteva nemmeno darle troppa corda, non voleva mettere Khyber contro la sua famiglia. Di rinnegati uno bastava…ed era anche troppo. “ Ascolta, Khyber. Lascia che passi un po’ di tempo. Fra qualche mese tornerò, e poi…quando sarai grande potrai essere tu a venire da me. ”

“ A Paranor? ”

Gli occhi della nipote si sgranarono di meraviglia.

“ Non so se il mio destino è quello di rimanere a Paranor, Khyber. Forse userò altrove quello che sto imparando alla Fortezza…Voglio metterlo a servizio della gente. ”

Khyber si incupì, distogliendo lo sguardo. “ Ma non qui ad Arborlorn, vero? ”

Cadde il silenzio, mentre Ahren cercava le parole per non deluderla e ferirla al tempo stesso. La foresta che divideva Arborlorn dai piccoli villaggi limitrofi risuonò del fischio del vento tra le cime e dei richiami degli uccelli.

Poi Khyber tornò a guardarlo, l’entusiasmo che di nuovo dissipava il suo malumore. “ Aspettami a Paranor. Verrò a farmi esaminare dall’Ard-Rhys appena avrà l’età giusta, dovessi scappa…”

Khyber, ascolta. Non sparirò dalla tua vita. Quando sarò tornato a Paranor aspetta che Kellen sbollisca…prima di cercarmi, lo dico per te. No, guardami…è una promessa: io mi farò risentire, ti manderò dei messaggi che solo tu potrai capire, e mi verrai a trovare. ”

Il fatto che Khyber si fosse arresa non lo rassicurò quanto avrebbe voluto.

Mentre affrontava il suo secondo giorno del viaggio di ritorno a Paranor, attraverso la Valle di Rhenn, Ahren cercò di convincersi che la nipote se ne sarebbe stata davvero buona ad Arborlorn, ma arrivò a dirsi di essere poco più di un illuso.   

Viaggiare da solo non aveva perso attrattiva per lui così - nonostante ci fossero pericoli che anche i soldati dell’esercito elfo preferivano evitare – non ultimi i caulliAhren aveva rifiutato la piccola scorta che Kellen gli aveva offerto. Si concesse piccole pause, ansioso di trovarsi al più presto tra le mura di Paranor, di rivedere Tagwen e Kermadec…di rivedere Grianne.

Pianificò di sfruttare al meglio quei giorni di viaggio, potendosi esercitare senza alcuna fonte di disturbo almeno nei tratti più tranquilli, o durante le pause per lasciar riposare il cavallo. Fu proprio in uno di quei momenti, quando la concentrazione amplificava alle sue orecchie anche il suono più lontano, che Ahren udì il pianto, senza alcun dubbio un pianto umano.

Si avvicinò immediatamente al muso del cavallo. “ Ti devo chiedere un altro sforzo, bello…Puoi, te la senti? ”

La bestia si lasciò montare docilmente e partì nella direzione scelta da Ahren. Il pianto si fece sempre più vicino, tanto che giunse a superare persino gli sbuffi dell’animale e l’impatto dei suoi zoccoli sul terreno.

Ciò che Ahren vide fermò più battiti del suo cuore.

Senza pensarci troppo su, il principe degli elfi attinse al potere della natura che lo circondava – così come Grianne gli aveva insegnato a fare – e indirizzò verso la mole che gli dava le spalle tutta quell’energia. Scaturì dal palmo della sua mano con un getto di luce bianca, andando a colpire la schiena, facendolo sussultare e allontanare dalla figura piangente.

Ahren ebbe appena il tempo di riconoscere Iridia, la sorella di Oseen Eleri, prima che l’energumeno che aveva distratto si lanciasse verso di lui, brandendo un’ascia in una mano e uno spadone nell’altra.

Ahren richiamò in fretta un’altra gittata di magia degli elementi, ma nell’indietreggiare per schivare l’ascia si ritrovò ansante, la schiena contro un tronco. Stremato dallo sforzo magico che aveva richiesto al proprio corpo, non poté fare nulla per contrastare il successivo attacco.

 

* * *

 

Il Perno dell’Ade si stendeva immobile sotto una coltre di grigie nuvole.

Le gocce picchiettarono una dopo l’altra la superficie del lago, bagnando un terreno arido e ostile persino per la pioggia.

L’Ard-Rhys fissava con inquietudine le acque immobili, ripetendo mentalmente le parole necessarie ad evocare gli spiriti dei precedenti Druidi. Quella voce che le parlava da sempre – fin da quando aveva sperimentato la magia della canzone, ancora prima di essere rapita e ingannata dal Morgawr – suggerì che quello era l’ultimo momento utile per andarsene, per lasciare le rive del lago.

Ma l’aiuto di Walker era l’ultima sua possibilità. Si sentiva fragile, troppo fragile per andare avanti, per sopravvivere ai complotti intessuti intorno a lei, alle malignità che lentamente stavano appestando la Fortezza…facendo crollare il suo sogno.

Forse Walker non era stato il genere di persona capace di ispirare confidenze e comprensione, ma certamente avrebbe saputo darle i consigli giusti.

Grianne Ohmsford osservò il cielo plumbeo ancora per qualche istante, poi alzò le braccia tese verso le nuvole.

Le sue parole vennero sovrastate da una successione di lampi. Tornò il silenzio.

L’Ard-Rhys attese ad occhi chiusi, imponendosi una respirazione lenta e ritmica, incamerando nei polmoni la maggior quantità possibile di aria. E il vortice di acqua si disegnò nella superficie delle acque, un risucchio concentrico che subito dopo esplose e si innalzò verso il cielo.

Adesso non poteva davvero più tirarsi indietro.

Lentamente, le figure eteree degli antichi druidi cominciavano a penetrare quella barriera d’acqua, e uscendo da essa la fissavano quasi con disprezzo.

“ Chi ha pronunciato le parole di evocazione? Chi ha voluto chiamarci? ”

Grianne Ohmsford, ” rispose la donna, fissando lo spirito avvolto nel mantello nero, privo di un volto, e le cui braccia e mani non erano nulla di più che fili di luce argentea, “ Druido dell’attuale Paranor. ”

“ Pronuncia il mio nome, se sono io colui che hai voluto chiamare. ”

Grianne esitò. Era veramente lui, era Walker? Non poteva permettersi nessun errore, non a quel punto.

Ritorna quando sarai più sicura di…”

“ Sei il Druido chiamato Walker Boh. ”

“ Non basta, nella tua mente e nel tuo passato quel druido ha ancora un ruolo più preciso. Non puoi evocarlo con successo, se lo neghi a te stessa. ”

Grianne strinse le mani a pugno così forte da conficcare le unghie nei palmi. “ Sei colui che era il mio nemico. ”

Silenzio.

Un lampo.

Di nuovo silenzio.

La nera figura non se ne andò. “ Cosa ti spinge fino a qui, Grianne? ”  

“ Ho bisogno di aiuto. ”

“ Cerchi l’aiuto di uno spettro, relegato nelle profondità di questo lago, quando persone viventi non hanno mai smesso di offrirtelo. Le cose sono cambiate, dal nostro primo incontro qui? ”

Paranor è rinata…”

“ Lo so…eppure pensi di aver fallito. ”

“ E’ la verità. ”

“ La forza per rimediare è dentro di te; puoi trovarla in diversi modi. Prova la strada dell’aiuto, sostieni gli altri per scoprire la tua vera forza. Qui stai solo perdendo il tuo tempo. ”

Grianne cominciò a pensare che lo spirito di Walzer avesse imparato fin troppo bene a comportarsi come tutte le altre anime defunte dei druidi. Si stava prendendo gioco di lei e delle sue ansie.

      Cosa significa? ”

      “ Ti preme di più conservare la stima di chi ti invidia e vuole distruggerti per questo,  o quella di chi crede in te per come sei? Rispondi a questa domanda, e saprai come agire. ”

      “ Non mi sono mai preoccupata dell’opinione di chi…”

      “ Il tempo è poco, Grianne. Non sprecarlo in parole. ” 

 

      Continua…

 

 

 

     

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Capitolo 7
*** Tenace bocciolo ***


Capitolo 7

Capitolo 7

 

 

Tenace bocciolo

 

 

Ahren aprì e subito richiuse le palpebre, sentendosi come seppellito da una montagna di roccia.

Un senso di soffocamento lo spingeva ad aprire la bocca per respirare meglio, ma l’istinto acuito in lui dallo studio degli elementi gli suggerì che era tutto frutto del dolore. Era solo una sensazione, non c’era nulla sopra di lui.

Saggiò lentamente le possibilità di movimento.

Prima le dita, poi le mani…Poi sollevò un ginocchio. Il suo corpo era tutto un dolore, ma era libero di muoversi. 

Come avesse fatto a sopravvivere al colpo di grazia di quella creatura, un Troll, ancora doveva spiegarselo.

Il ricordo della persona che aveva cercato di aiutare lo raggiunse come un fulmine. Iridia, dov’era Iridia? Si era ridotto in quelle condizioni senza nemmeno riuscire a salvarla?

Pur con un gemito, riuscì a sollevarsi quel tanto che bastava per guardarsi intorno, nella penombra. Si trovava in una prigione, la grata attraverso la quale lo raggiunse una debole luce non lasciava dubbi.

Dunque, quella creatura non aveva avuto l’intenzione di ucciderlo? Allora forse non era stata uccisa neppure Iridia, se anche non era riuscita a fuggire? La speranza tornò ad illuminargli lo sguardo di determinazione.

Esaminò più a fondo i ricordi che aveva degli ultimi affondi e delle ultime difese, prima della perdita di coscienza. La mole della creatura non gli aveva più permesso di seguire i movimenti della ragazza, quindi non aveva la certezza che Iridia avesse avuto realmente campo libero per scappare, durante lo scontro.

Ahren si alzò in piedi e prese a tastare le pareti della cella.

Recuperò le informazioni che aveva dei Troll. Informazioni abbastanza veritiere, considerando che era stato Kermadec e dargliele. Non c’erano dubbi che la sua tribù fosse una delle poche a non aver ceduto alle attenzioni del Signore degli Inganni prima e della Federazione poi.

Ma il Troll che lo aveva catturato…quello certamente non era un amico di Kermadec, non poteva essere della sua stessa tribù…no?

Dove lo aveva portato, a quale famiglia apparteneva?

Mentre continuava a porsi queste domande, in attesa delle risposte, Ahren non udì nessun rumore esterno, toccando le pareti non incontrò nessuna irregolarità che potesse far pensare ad un passaggio verso l’esterno.

Si stava staccando dalla parete, quando una serie di passi annunciò l’arrivo di visitatori.

Identificò subito due persone, dal modo di camminare assai differente. I passi si fermarono proprio davanti alla sua cella, e la porta venne aperta verso l’interno.

Iridia venne spinta con violenza addosso a lui, da un uomo – un uomo? Allora quel Troll che aveva aggredito Iridia ubbidiva ad un ordine! - che subito dopo pose una rozza candela sull’unico piano d’appoggio presente, una panchetta che ancora Ahren non aveva notato.

Subito dopo si richiuse alle spalle la porta.

La giovane si appoggiò stancamente ad Ahren.

“ Stai bene? ” le sussurrò lui, scrutando diffidente l’uomo.

Lei annuì e gli parve sincera: era più debilitata, che spaventata.

“ Come può vedere, Principe, non le è stato fatto niente. E se userà il buon senso, nemmeno lei rischierà.

“ Chi siete? Perché far attaccare così una persona che viaggiava da sola? ”

Che irruenza, Principe…L’abbiamo trattenuta perché sapevamo che voi avreste cercato di aiutarla, mi pare ovvio…E così è stato…Siete voi, quello che volevamo. ”

“ Bene, adesso avete me. Lasciatela andare! ”

“ Temo che le cose debbano andare diversamente dal vostro desiderio. Al mio padrone non piace il modo con cui i Druidi di Paranor cercano di pilotare la politica, ultimamente…”

Ahren osservò a lungo l’uomo, prima di rispondere. “ E siete nemici anche del popolo elfico, o solo degli elfi che si sono uniti al nuovo Ard Rhys? ” Chi era quell’uomo, e chi era il suo padrone?

 “ Noi non siamo nemici dell’Ard Rhys, Principe...Noi vogliamo solo avvertirla dei pericoli ai quali sta correndo incontro. ”

 Ad Ahren non riuscì di trattenere una secca risata. “ E io dovrei suggerirle di abbandonare i suoi propositi, dunque? E’ una minaccia, la vostra…”

 “ Mi piace più vederlo come un consiglio, Principe Ahren. ”

 L’elfo strinse più forte a sé la ragazza, che ora l’uomo guardava con troppa intensità. “ Non ho voce in capitolo sulle decisioni che prende l’Ard Rhys ” volle chiarire, fissandolo con disprezzo.

 “ Io penso che mentiate ” rispose tranquillamente l’altro. “ E’ cresciuta molto la vostra nipotina…” disse dopo un po’.

 “ Non è mia nipote. ”

 “ Lo so, non è lei la figlia di vostro fratello. Ma tenete comunque anche a lei, ho ragione? Avete la possibilità di proteggere l’una e l’altra. Dipenderà tutto da voi. ”

 “ Io non so cosa vogliate veramente…vi ho già detto che l’Ard Rhys prende da sola le proprie decisioni. Se pensate di poterla ricattare con le nostre vite…”

 “ Principe, Principe…Non portatemi a pronunciare ordini che non vorrei mai dare. ” Si avvicinò ai due, poi compì un gesto che Ahren seguì con attenzione. Si sfiorò un anello che portava all’anulare destro, e a questo movimento si annunciarono nuovi passi lungo il corridoio fuori dalla prigione.

 La mole del Troll si piegò per passare la porta.

 Alle spalle di Ahren, Iridia indietreggiò.

 “ Dobbiamo assicurarci che valutiate con attenzione la nostra proposta, Principe. Non illudetevi che non abbia gli strumenti per farmi ascoltare, anche se conservo i miei modi pacati. ” Fece un cenno al troll, che avanzò ancora, diretto a Iridia.

 Nessuno dei due, Troll e padrone, era pronto all’attacco di Ahren.

 Lo indirizzò principalmente sull’uomo, ed esso tentennò – aggredito mentalmente dalla magia di Ahren. Il Troll si bloccò, spiazzato. Fu allora l’uomo ad agguantare Iridia e a separarla da Ahren.

 “ NO! ”

 Il Troll torse il braccio di Ahren dietro la schiena.

 “ Rifletterete da solo sulla cosa giusta da fare, Principe…In una cella che possa tenere a bada i vostri poteri. ” Fece un cenno al Troll, che aumentò la stretta sul braccio di Ahren, spingendolo fuori dalla porta.

Con orrore, il Principe degli elfi comprese che l’uomo intendeva restare in quella cella insieme a Iridia.

Cercò di divincolarsi, e questo fece infuriare il Troll, che decise sbrigativamente di metterlo fuori combattimento stordendolo con un paio di poderosi schiaffi sulle orecchie.

Risucchiato dalle tenebre dell’incoscienza, Ahren venne trasferito in un’altra cella.

 

Quando rinvenne, si ritrovò in una stanza ben più spaziosa, illuminata da una mezza dozzina di torce appese alle pareti.

Aveva davanti a sé l’uomo che era entrato nella sua cella insieme a Iridia. Quanto tempo era passato? Per quanto tempo era

rimasto privo di conoscenza? Cosa poteva essere successo nel frattempo alla ragazza? Aveva paura di scoprirlo…

      L’uomo non lo stava guardando, non lo degnava della minima attenzione. Gli voltava le spalle, intento a leggere una pergamena che aveva tra le mani. Ahren ne approfittò per esaminare la propria situazione. Aveva le braccia intorpidite, quella era stata la sensazione avvertita al risveglio di pochi istanti prima, e ora ne comprese il motivo. I bracciali di ferro che gli assicuravano i polsi alla parete costringevano gli arti superiori in una posizione atroce.

      “ Pensate che tenermi qui serva a farmi tradire l’Ard Rhys? ” sibilò, con rabbia.

      L’uomo si voltò, interrotto nella sua lettura. “ Forse non sarà sufficiente, ma ho altri metodi. Perché continuate ad essere così ostinato, Principe? ”

      “ Chi…siete, voi? ”  

      “ Potevo essere un alleato, per i druidi…Ma le scelte dell’Ard-Rhys hanno separato le nostre strade…”

      Dunsidan…” mormorò Ahren, respirando a fatica per un peso che si sentiva nel petto, e che aumentava ogni minuto che passava. Avrebbe dovuto capirlo prima, per riuscire a mettere in guardia Grianne.

      “ Sì…Ora, la vostra permanenza qui potrebbe avere presto fine, se vi decideste ad ascoltare le mie ragioni…senza pregiudizi…e a cooperare. ”

      “ La mia risposta non cambia…anche perché l’Ard Rhys non ha mai ascoltato me più degli altri membri del Consiglio. ”

      “ Permettetemi di dubitare…Non mi rivolgerei a voi, se non pensassi che con la Strega di Ilse avete un certo legame. ”

      “ Lei non è la strega di Ilse! ”

      “ Perché vi scaldate tanto, se tra di voi non c’è quello che vedo io? ”

      Ahren sostenne furente il suo sguardo. “ Possono esserci diversi tipi di collaborazione. E dovreste capire che io non la tradirò mai. ”

      “ Oh. Lo farete…Capirete presto quale scelta vi convenga di più fare. Sono disposto a lasciarvi liberi…voi e la ragazza elfa…Perché mi fido del vostro buonsenso. Al momento giusto prenderete la decisione più matura, o le persone a voi care la pagheranno duramente. Avete capito a chi sto pensando. ”

 

    * * *

 

    Sebbene avesse già bussato e ricevuto il permesso di entrare, Tagwen sospirò, prima di aprire la porta della stanza dell’Ard Rhys. Da quando era tornata dal Perno dell’Ade, non aveva voluto allontanarsi dal suo scrittoio. Non era piacevole per lui vederla improvvisamente così sfiduciata. Non arrendevole, è vero…ma sfiduciata.

    Cos’era successo, veramente, nella Valle d’Argilla?

    Cosa le avevano detto gli spiriti dei druidi ormai morti da secoli?

    “ Notizie di Ahren? ” gli chiese, mentre lui appoggiava il vassoio con l’infuso bollente che ormai le preparava anche senza alcuna richiesta da parte sua.

   Il nano scosse la testa.

   Grianne Ohmsford tornò a leggere il volume della Storia dei Druidi che aveva davanti.

   Tagwen stava per salutarla e tornare fuori dalla camera, quando…

   “ Non tornerà a Paranor, vero? ”

   Il nano la guardò un attimo, prima di rispondere. “ Non sono nella sua mente, Ard Rhys, non posso saperlo. ”

   Ma ti sei fatto un’opinione. Siediti qui con me…”

   Tagwen sospirò e tornò accanto allo scrittoio, acconsentendo a occupare la poltroncina rigida che stava alle spalle della donna, la quale si voltò. “ Dimmi quello che pensi ” lo esortò.

   “ Non mi piace questa sua assenza, Ard Rhys. Ho un brutto presentimento…”

   Anche tu…”

   Annuì, chinando un attimo la testa barbuta. “ …ma non so a cosa sia dovuta. ”

   “ Ha detto più volte che non era propenso a restare tra le mura di Paranor…” rifletté a bassa voce Grianne, “ e sapevo cosa aspettarmi. Speravo solo che…che non fosse così presto. ”

   Tagwen avvertì una stretta al petto, comprendendo che quello sfogo era per l’Ard Rhys un’autentica confidenza…che non si sarebbe mai lasciata scoprire così a fondo come da lui, Ahren e Kermadec.

   “ Tornerà ” disse, per spezzare la tensione del momento. “ Non è il tipo da andarsene senza spiegazioni. ”

   L’Ard Rhys non aggiunse altro.

   Anche quella conversazione era conclusa, così come una giornata di attesa troppo uguale alle altre che l’avevano preceduta.

 

  Continua…

  

   

   

    

 

    

 

 

 

        

 

 

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