Frantumi

di SummerRestlessness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Goodbye ***
Capitolo 2: *** 2. Eyes ***
Capitolo 3: *** 3. Bars ***



Capitolo 1
*** 1. Goodbye ***



Questa storia si è classificata al PRIMO POSTO nel contest "Spicchi di sole - Concorso per racconti brevi (Jacob Bella)" indetto da Kukiness e Saorio sul forum di EFP.





Titolo della raccolta: Frantumi
Titoli delle Shots: Goodbye, Eyes, Bars
Raiting: Verde
Genere: Romantico
Personaggi: Bella, Jacob, Edward
Avvertimenti: What if?, Raccolta di OneShots, OOC
Sentimento e canzone scelti:
    1. Goodbye
James Blunt, Goodbye My Lover
Malinconia e rimpianto
    2. Eyes
Keane, Your Eyes Open
Egoismo
    3. Bars
Dire Straits, Romeo & Juliet
Gelosia




1.    GOODBYE

(James Blunt, Goodbye My Lover)
Did I disappoint you or let you down?
Should I be feeling guilty or let the judges frown?
[…]
Yes I saw you were blinded and I knew I had won
So I took what's mine by eternal right
Took your soul out into the night
[…]
I've kissed your lips and held your hand
Shared your dreams and shared your bed
I know you well, I know your smell

So che forse questo non è il modo migliore per farlo.
Presentarmi dal nulla davanti a casa sua dopo mesi che non ci vedevamo, dopo che l’ho lasciata per proteggerla da qualcosa che è più grande anche di me, dopo che le ho mentito unicamente pensando di fare il suo bene. Sono davanti alla porta di casa di Bella e aspetto che lei esca da un momento all’altro, perché l’ho sentita trafficare dietro la porta ed ho riconosciuto ogni suo piccolo rumore: i passi leggeri giù per le scale, lo strofinio sulla sua pelle della felpa che sta mettendo per ripararsi da uno dei freschi pomeriggi di Forks, lei che cerca le chiavi nella borsa e ci mette un po’ troppo a trovarle, sbuffando.
È sempre lei, Bella. La mia Bella. Bella che ancora non lo sa, ma tra poco sarò di nuovo suo. Non appena aprirà questa porta.
Sospiro piano, per non farmi sentire da lei ed è proprio allora che lo percepisco: un odore caldo e pungente che mi penetra nelle narici e mi costringe a fare una smorfia di disgusto, quasi a digrignare i denti di riflesso.
Puzza di cane.

Non ho bisogno di voltarmi per sapere che si tratta di Jacob, l’amico lupo della mia Bella.
Non voglio voltarmi e dargli così la soddisfazione di pensare che mi interessi qualcosa di lui. Non ho intenzione di parlargli o di permettergli di rovinare questo momento.
Un giorno, se mai dovesse passarmi un po’ questa voglia che ho sempre di ucciderlo, potrei addirittura ringraziarlo per quello che ha fatto per Bella. Perché, in effetti, l’ha salvata… e non parlo solo di questa volta, né solo di scogli e mari in burrasca.
Il solo pensiero mi fa digrignare ancora di più i denti, tanto che non so più se riuscirò a trattenermi.
Maledetto licantropo.
Deve esserla venuta a prendere; in parte nascosti dal suo odore fastidioso, sento anche quelli meno irritanti di benzina, pelle, gomma calda e metallo. Deve essere venuto con quel patetico rottame che si è costruito da solo. Già, conosco anche questo simpatico dettaglio; d’altra parte ho dovuto sorvegliare Bella almeno un po’ attraverso Alice, quando ero via.

Quasi mi fa pena, il lupo.
Sa che lei è mia e che lo sarà sempre, eppure le è stato vicino in tutto questo tempo, sperando che lei potesse mai ritenerlo qualcosa di più di un amico.
Comportandosi non solo da amico, ma da vero e proprio… cane. Poverino.
Io ho le mie colpe, è vero, ma lei mi perdonerà. Perché è così che deve essere. Giusto?

Improvvisamente, anche se questa non è proprio la parola giusta da usare, visto che grazie ai miei sensi di vampiro i secondi mi sembrano secoli, la porta si apre e lei compare davanti a me.
È bella, anche se è persino più pallida del solito, anche se sembra più stanca e stropicciata del solito. Resisto alla fortissima tentazione di passare delicatamente un dito su quegli aloni scuri sotto i suoi occhi, per cercare di mandarli via; mi concentro invece su quello che dovrò dire tra poco.
Lei mi guarda, attonita ma composta ed io sono quasi più stupito di lei nel constatare il suo autocontrollo. Mi aspettavo che urlasse, che piangesse forse, magari che inciampasse per la sorpresa nei suoi stessi piedi, che cercasse di picchiarmi, che mi abbracciasse…
Mi aspettavo di vederla cadere in frantumi tra le mie braccia.
Invece, niente di tutto ciò. La guardo ed il mio cervello si svuota, come non mi era mai successo. Lei, in un modo o nell’altro, è l’unico essere umano e non, vivente e non, che sappia sorprendermi, sempre.
Non appena però il mio cervello smette di contemplarla, i pensieri si fanno spazio nella mia testa vuota come un fiume in piena ed allora so che devo farli in qualche modo uscire, finalmente, per non essere sommerso.
- Ciao, Bella. Sono tornato.
Faccio una breve pausa, durante la quale lei lancia un’occhiata alle mie spalle, forse preoccupata.
Inspiro inutilmente e continuo:
- Ti capisco, non te l’aspettavi e non sai cosa dire. Ma lascia che ti spieghi. Tutto quello che è successo, il fatto che me ne sia andato, dicendo di non amarti più… l’ho fatto solo per il tuo bene. Per proteggerti da me, dalla mia natura, da quello che sono e dal male che potrei farti. Mi dispiace che tu ci sia stata male, non sai quanto… Ma, credimi, sono stato malissimo anch’io. La verità è che non ho mai smesso di amarti, ti ho mentito solo per far sì che riuscissi ad allontanarti da me e a dimenticarti di me. Poi però Alice mi ha detto che ti eri buttata da uno scoglio e nonostante avesse aspettato di avere la certezza che stavi bene prima di dirmelo, mi sono sentito morire, un’altra volta.
Se ora sono qui è perché mi sono reso conto che non posso vivere senza di te. Non posso farlo e non voglio farlo. Non posso nemmeno sopportare il pensiero che tu non faccia più parte del mio mondo. Se sarai disposta a perdonarmi, voglio stare con te per il resto… per tutto il tempo che vorrai. Non ti lascerò più, Bella. Mai più. Io… ti amo.
Mentre le rovescio addosso la verità, fisso il terreno sotto i miei piedi, vorrei sparire, vorrei non essere lì fisicamente davanti a lei; vorrei essere vento, per sussurrarle queste parole di scuse infinite all’orecchio. Vorrei chiederle perdono come si conviene per il male che le ho causato. Vorrei quasi mettermi in ginocchio, se solo riuscissi a muovermi. In ogni caso, so di non essere ancora degno di guardarla. Non mi ha ancora perdonato e non so ancora se lo farà.
Ma so anche che lei è mia e che è così che deve andare, è giusto così.
Siamo legati per l’eternità e questo anche lei deve pur saperlo. O, almeno, sentirlo.


It may be over but it won't stop there,
I am here for you if you'd only care.
[…]
And as you move on, remember me,
Remember us and all we used to be
I've seen you cry, I've seen you smile
I've watched you sleeping for a while
[…]
And I love you, I swear that's true
I cannot live without you.

Eppure, quando rialzo gli occhi sui suoi, nel suo sguardo si accende una luce.
Quasi indietreggio, per la sorpresa, come colpito da un pugno.
Non l’ho mai vista così e questo mi fa paura. Non ho mai visto i suoi occhi così limpidi e solo ora mi rendo conto che sono diversi perché non sono più pieni di luce.
Ora SONO luce; emanano luce.
Mi dicono che lei forse mi ha già perdonato, ma che non è più questa la cosa importante. Non c’è rabbia, nel suo sguardo e non c’è più nemmeno dolore. Mi aspettavo di trovarla a pezzi e di dover raccogliere i suoi ulteriori minuscoli frammenti da terra dopo che mi avesse rivisto. Invece, non solo mentre parlavo non ha detto una parola; non solo è stata dritta in piedi davanti a me per tutto il tempo, come per affrontarmi. Adesso, le sue labbra si stanno schiudendo in un sorriso strano, che mi spiazza e mi confonde ancora di più.
Profondamente stranito, come non sono abituato ad essere da secoli, faccio una breve pausa e riprendo il fiato di cui non ho bisogno. Poi, dico a voce bassa, incerto:
- Bella. Ti sto offrendo tutto il mio cuore, stavolta.
Bella mi guarda con quel suo sorriso nuovo che mi spaventa tanto. Poi, dice solo:
- Scusami, ma non ho più bisogno di un cuore intero.
Apro la bocca per chiederle cosa sta dicendo, cosa significa quella frase, se vuol dire che non mi vuole più, se non mi ama più, se non mi vuole, se è una ripicca, se mi ha perdonato, se lo farà mai, se sa che il nostro è un legame eterno, se si rende conto di quello che è successo e… perché.
Cerco di capire se mi stia lasciando e sto ancora cercando di capacitarmi di come questo possa essere vero, quando lei si muove.
Senza dire altro, mi supera, sfiorando la mia spalla senza toccarla e va veloce verso quel cancello che quando me ne sono andato mesi fa non c’era ancora, il cancello che ora circonda casa sua e che adesso sento chiudersi alle mie spalle. Ancora immobile, non riesco ad impedire ai miei sensi sovrasviluppati di sentire la portiera della macchina del cane aprirsi e poi sbattere poco dopo, quando si richiude alle spalle di lei.
Non l’ho guardata andare via da me, ma l’ho sentita: tutto quello che mi ha lasciato è la scia del suo profumo, che sta già velocemente svanendo.
E, mentre la sento scivolare via dalle mie dita per la seconda volta in pochi giorni, sapendo però che stavolta è per davvero, affonda in me la convinzione eterna e lancinante che lei sia l’unica per me.

Goodbye my lover,
You have been the one for me.
 




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Capitolo 2
*** 2. Eyes ***


2. EYES

(Keane, Your Eyes Open)
It's a long time since your heart was frozen
Morning comes and you don't want to know me anymore
For a moment your eyes open and you know
All the things I ever wanted you to know

Non c'è niente da fare.
Stavolta no.

Ho davanti a me Edward. Sbatto gli occhi più volte, per abituarmi al fatto di essermelo trovato lì, davanti alla mia porta, senza preavviso.
Proprio così: Edward, il mio ex-ragazzo nonché vampiro che mi aveva lasciata mesi fa per non mettermi più in pericolo. In realtà, mi aveva detto che non mi amava più e forse anche questo era vero. Ma, da quello che era appena successo con Jasper il giorno del mio compleanno, ho sempre sospettato che ci fosse stato dell’altro.
Comunque, lui è qui di fronte a me, ora; e al mio stupore nel rivederlo se ne aggiunge un altro più intenso, perché finalmente, non appena apre bocca, inizia a dirmi una per una tutte le cose che avrei sempre voluto sentirmi dire da lui.
Dice che è tornato; e già questo dovrebbe bastare per farmi sciogliere sul pavimento, per perdonarlo. Una volta, almeno, sarebbe bastato. E invece, tutto ciò che sento adesso è un leggero brivido di freddo.
Distolgo gli occhi per un attimo e vedo una Golf parcheggiata fuori dal cancello di casa mia; per un secondo incrocio lo sguardo preoccupato di Jake, che mi sta aspettando. Avevamo programmato di fare un giro, io e lui. Gli faccio un cenno appena percettibile con la testa per rincuorarlo e per chiedergli di rimanere lì dov’è e lui sembra capire.
Rivolgo allora la mia attenzione ad Edward, che mi sta spiegando come Alice abbia visto il mio tuffo dallo scoglio, ma inizialmente non gli abbia detto niente, volendo prima sincerarsi che io stessi bene. Per fare questo, il giorno dopo, quando Jake mi ha lasciato sola, si è sforzata di dare un’occhiata ad alcune decisioni di Charlie che mi riguardavano. Solo allora, convinta che non ci fosse niente di cui preoccuparsi e spossata da tutte quelle ore in cui credeva nella possibilità di avermi persa, ne ha parlato con Edward.

Che adesso mi sta dicendo che ha capito di non poter vivere senza me. Che in quei pochissimi secondi, mentre Alice gli spiegava con cautela cos'era successo, aveva pensato che potevo essere ferita o peggio, si era sentito perso. Anzi, peggio.
Era come morto un'altra volta. Mi dice esattamente, parola per parola, tutto quello che avrei voluto sentirgli dire in tutti questi mesi in cui non c’era.
Solo che io, quelle stesse parole, non voglio più sentirle, ormai.
Continua a vomitare un fiume di pensieri ordinati, sentiti, ma lo fa senza osare toccarmi; mi guarda solo con un'intensità che in realtà mi fa sentire come se mi stesse abbracciando. Troppo stretta.

Rimango zitta, concedendogli il tempo per spiegarsi. Concedendogli il tempo di chiedermi scusa, ad occhi bassi. Concedendogli il tempo di confessarmi che mi ama ancora. Quello che gli sto nascondendo dietro a questo mio silenzio istintivo è che è troppo tardi e se solo guardasse davvero la mia espressione, forse lo capirebbe.
Ad un tratto però si ferma, smette per un istante di parlare, lasciandomi il tempo forse per rispondergli.
Quello che non gli dico, prima di scappare via da lui con un sorriso deciso e luminoso che sono sicura non abbia mai visto prima sul mio viso, essendo abituato alla espressione ebete che esibivo ogni volta che mi si avvicinava, è che non ho più bisogno che mi dica quelle cose.
E' che sono diversa, sono cambiata.
E che sono, finalmente, pronta.
Non so come sia potuto succedere, ma proprio nel momento in cui l'ho rivisto, dopo tanto dolore e tanto struggimento, proprio quando sarei dovuta cadere ai suoi piedi ed essere al settimo cielo contemporaneamente, ho capito tutto.
Nell'esatto istante in cui i suoi occhi hanno trovato i miei, alzandosi dal pavimento che avevano fissato fino ad allora mentre parlava, ho visto.

O meglio, non ho visto.

I don't know you, and I don't want to
‘Till the moment your eyes open and you know

Nei suoi bellissimi, magnifici, profondi, liquidi occhi ambrati e brillanti... non ho visto me stessa.
Ho visto l'amore che Edward di certo prova per il mio sguardo, quando è rivolto a lui. Ho capito che Edward è innamorato dell'effetto che mi fa, è compiaciuto del suo potere di ridurmi in brandelli ogni volta che, magnanimo, posa su di me il suo sguardo. E' innamorato del fatto di riuscire a rendermi incapace di agire e di volere ed in fondo, quindi, è innamorato solo di se stesso.
Quando, finalmente, mi sono specchiata nel riflesso dei suoi occhi suadenti e sinceramente pentiti, non vi ho trovato me stessa. Ho visto altri due occhi, color cioccolato proprio come i miei, con la stessa forma dei miei, che però non erano i miei. Erano due occhi invasi di luce, eppure forse per questo spenti, troppo uniformi, coperti da quel velo di luce; due occhi senza espressività, persi in qualcosa di troppo lontano per essere raggiunto.
E quando ho realizzato che quelle erano davvero le mie iridi, specchiate nelle sue, mi sono spaventata. E poi, mi sono svegliata. L'incantesimo si è sciolto.
- Bella, ti sto offrendo tutto il mio cuore, stavolta. – mi dice.
Senza pensarci, sorridendogli luminosa, gli rispondo:
- Scusami, ma non ho più bisogno di un cuore intero.

Perché c’è stata una persona che mi è sempre stata vicina quando avevo bisogno, l'unico che sia riuscito a tenere insieme i miei pezzi, quando Edward se n’era andato. Ed evidentemente, mentre cercava di farlo, è stato il cuore di questa persona a rimetterci. È stato il suo cuore ad andare in frantumi, esattamente come il mio era in frantumi per colpa di Edward.
E l’unica cosa che posso fare ora, l’unica cosa che voglio, è provare a far incastrare i miei pezzi con i suoi, per vedere se combacino. E per farlo ho bisogno di un altro cuore spezzato come il mio, perché di uno intero non saprei cosa farmene.

Guardo di nuovo Edward e gli sorrido sicura, senza aver bisogno di una conferma. Poi, mi metto a correre verso il cancello, verso la Golf e non mi volto più. Corro verso Jake.
Mentre lo faccio, mi rendo conto di aver detto solo una frase, da quando ho aperto la porta e ho visto Edward. Non gli ho nemmeno spiegato cosa volessero dire quelle poche parole.
Ma non mi sento in colpa.
Non ho bisogno di voltarmi per sapere che lui sta ancora fissando la porta di casa mia, con uno sguardo stupito e confuso come mai l’ha avuto in vita sua.
Ormai, non ho più bisogno di voltarmi indietro.
Esco veloce da quel cancello che Charlie ha voluto costruire a tutti i costi qualche mese fa e salgo in fretta sulla macchina di Jacob, senza riuscire a smettere di sorridere. Come per un tacito accordo, lui accende il motore e parte.

Mentre Jake guida senza parlare, ho il tempo di riflettere un po’ e razionalizzare quello che è successo. Quello che ho finalmente realizzato è che gli occhi di Edward non hanno mai voluto conoscermi, si sono sempre fermati alla superficie, a quello che lui voleva vedere di me. Quando poi si sono aperti (ma solo letteralmente) per guardarmi, hanno permesso ai miei di aprirsi, stavolta metaforicamente.

E la cosa strana è che non sento alcun senso di colpa.
In fondo, sono forse egoista se metto me stessa davanti all'amore, al suo amore? Sto pensando solo a “Bella” se me ne vado e lo lascio così, senza una spiegazione?
Sì; ma forse è ora che io lo faccia. Forse è ora che diventi egoista.
Mi sono sempre rimproverata di esserlo, di volere tutto per me, di volere sia Edward che Jacob, anche sapendo che sarebbe stato impossibile, anche sapendo che tutti ne avrebbero sofferto. Ma non ero affatto egoista, ero solo accecata.
Se l'amore che pensavo di provare non è che finzione, non è che amore di Edward per se stesso, è un così grande peccato lasciarselo scivolare tra le dita? E' così un peccato decidere di volere qualcosa di più concreto, di più vero?
Non è colpa di Edward se il suo cuore è stato congelato tanto tempo fa. Non è nemmeno colpa sua se è in grado di leggere nella mente di tutti, tranne che nella mia.
Ma di sicuro è colpa sua se l'unico momento in cui cerca di conoscermi è nel buio della notte, quando sono incosciente, cercando di strappare la verità alle mie mezze frasi dette nel sonno.
Invece di chiedere il mio parere. Invece di interessarsi a me, non solo come se fossi una bambolina fragile, ma come una ragazza, sì sbadata, sì incredibilmente attira-guai, ma anche molto più profonda di così. Con tanti altri strati e complicatezze varie che non riguardano solo "Edward" o, al limite, “Edward e Bella”.

C'è qualcuno che dal primo sguardo ha capito tutto questo. C'è qualcuno che mi ha illuminato, con i suoi occhi, senza accecarmi. C'è qualcun altro oltre ad Edward che mi permette di specchiarmi nei suoi occhi.
E quando lo faccio, neanche lì vedo me stessa.
Vedo una Bella migliore, cresciuta, combattiva, vedo tutto quello che vorrei, dovrei, ma soprattutto potrei essere. E che lui mi fa sperare di poter diventare.
Mi volto verso di lui e quando anche Jacob si gira verso di me, ritrovo tutto questo. La sua espressione felice, la sua pelle dorata, i suoi denti bianchissimi schiusi in un sorriso tutto mio contrastano con il paesaggio che si intravede dal finestrino, come a fare da sfondo al suo viso.
Il cielo, coperto da uno strano cumulo di nuvole violacee, basse e minacciose, sembra promettere una pioggia rinfrescante, ma per ora assicura solo un'afa opprimente. Del sole, nemmeno l’ombra, ma, d’altra parte, ho l’impressione di avere già vicino a me tutto ciò che mi serve per riscaldare la mia vita.

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Capitolo 3
*** 3. Bars ***


3.    BARS

(Dire Straits, Romeo & Juliet)

Juliet says, "Hey, it's Romeo,
You nearly gave me a heart attack!"
He's underneath the window,
She's singing, "Hey la, my boyfriend's back.”

Arrivo davanti a casa sua e spengo il motore.
E lì, davanti alla porta, c’è lui. Il vampiro. Il suo vampiro.
Cerco di nascondere la delusione e lo stupore (e l’istinto di tirarlo sotto con la macchina o di scendere e dargli un buon motivo per andarsene di nuovo) e parcheggio a distanza di sicurezza, ma so che lui sente la mia presenza. Anche se non si gira, vedo le sue spalle irrigidirsi e le mani stringersi in pugni. Sto già pregustando il momento in cui mi scaglierò contro quei pugni, magari trasformandomi coreograficamente in volo e… lo manderò in frantumi. So che il suo corpo è duro come il marmo, so che non ho molte possibilità da solo, ma non mi arrenderei per niente al mondo e proprio per questo, alla fine, avrei la meglio. Sento già la puzza della sua pelle e il suo sapore marcio sotto ai miei denti e la cosa mi fa iniziare a tremare. Sto quasi per scendere, quando la porta si apre ed esce lei.
Bella.
Non si aspettava di trovarselo davanti, chiaramente è sorpresa. Bella mossa, succhiasangue.
Poi, lei gira per un attimo lo sguardo verso di me e non riesco a decifrare la sua espressione. Faccio uno sforzo immane per contenermi, per non scendere e portarla via di lì, subito. Mi sembra però che lei mi faccia lievemente cenno di no con la testa e quindi cerco di stare calmo. Bella torna a guardare lui.

Giuro che se la sfiora lo ammazzo.
Giuro che se la tocca lo riduco in poltiglia di vampiro.
Giuro che se si avvicina lo polverizzo e poi mangio il suo micro cervello, a costo di rompermi tutti i denti.
Giuro che se la bacia scendo da questa maledetta macchina e poi… muoio.
Perché se lei ricambia il suo bacio, è l’unica cosa che posso fare; l’unica che ho sempre fatto tutte le volte che lui l’ha baciata. Tutte le volte che l’ha toccata. Tutte le volte che l’ha guardata. Tutte le volte che li ho visti insieme e tutte le volte che ho pensato a loro due insieme.
Sono morto parecchie volte, a pensarci bene. Ma non migliora mai, anzi, ogni volta è sempre peggio.
Sono queste le cose che infrangono il mio cuore, che lo spaccano in mille pezzi, ogni volta. E come ho sentito dire una volta, quando rompi un pezzo di vetro, puoi ripararlo, ma vedrai sempre le crepe attraverso di esso.

Per ora però, il vampiro non la sta toccando: le parla solamente e sembra addolorato, da quanto vedo. Le sue spalle si piegano in avanti, le mani sono tese con i palmi all’insù, come in una preghiera.
Prega, Cullen. Prega di non farle più del male, o ti faccio vedere io.
Damerino dei miei stivali. Romeo da strapazzo.
Che poi in quella canzone che ho sentito sei solo uno sfigato. Giulietta non ti ama più, mio bel Romeo. Ama qualcun altro, ora.

Cullen ha smesso di parlare e le sue mani ora penzolano lungo i suoi fianchi, come se fosse sfinito da quella conversazione che ha sostenuto da solo. Già, perché Bella non ha aperto bocca. L’ha ascoltato, ma non ha mosso un muscolo. A poco a poco, però, sul suo viso è comparsa un’espressione strana. Consapevole, direi.
Un mezzo sorriso di… perdono forse, misto però a felicità.
Mi aspetto da un momento all’altro che gli salti al collo, al collo di quel mostro schifoso, mi aspetto solo che lo abbracci, che lo perdoni una volta per tutte, che torni da lui.
E stavolta morirò e non intendo solo dentro. Perché non ho intenzione di fargliela passare liscia.
Se dovrò vederli ancora insieme, preferisco combattere con lui e magari morire, ma almeno lasciargli qualche graffio che gli ricordi di non farle più del male.
Poi, invece, Bella dice qualche parola sorridendo e lo lascia, ed è proprio il caso di dirlo, di sasso: corre via… corre verso di me.
Lei corre verso di me e mi sorride. Ed io penso che probabilmente sono già morto senza accorgermene.





***



Juliet, the dice was loaded from the start
And I bet and you exploded in my heart
[…]
I can't do a love song, like the way it's meant to be.
I can't do everything, but I'll do anything for you.
I can't do anything, 'cept be in love with you

- E se i dadi fossero stati truccati sin dall'inizio?
Jake inizia a parlare dopo un po’ che guida lungo la strada costeggiata da alberi profumati che da Forks porta verso il mare. Da quando sono salita sulla sua macchina, lasciando Edward davanti alla porta di casa mia senza dire una parola, nessuno dei due ha ancora parlato. E lui esordisce proprio così, con una frase che più insensata non si poteva.
- Cosa, Jacob?!? Hai battuto la testa? L'ho sempre detto che in questa macchina ormai non ci stai più! Tra poco dovremo fare un buco nel tettuccio e dovrai guidare con la testa di fuori...
Ride e poi fa una smorfia: - Ma no… parlavo di questa canzone. - indica l'autoradio della sua Golf
- L’ho trovata in questo cd ed è tutto il giorno che la ascolto, cercando di trovarle un senso. E dice: "The dice were loaded from the start". Lui ha barato, i dadi erano truccati.
- Cosa vuoi dire? - gli chiedo, sinceramente interessata come sempre alla particolare visione del mondo “alla Jacob”. D’altra parte, mi sono accorta solo adesso del sottofondo sonoro che ci ha accompagnato finora.
- Il tuo succhiasangue ha barato. E' ovvio che tu ti senta attratta da lui: la sua natura di mostro lo porta ad attrarre le sue potenziali vittime. E tu, beh… tu sei la sua vittima potenziale numero uno. Sei la sua vittima preferenziale, oserei dire.
- Jake... ti rendi conto delle fesserie che dici?
- Ok, lascia stare la storia della vittima potenziale. Sei comunque abbastanza intelligente da capire che quello che ho detto prima è vero.
Ed il problema con Jacob è che spesso, quando si tratta di me, ci azzecca in pieno. E non solo: approfondisce anche.
- Invece tu sei attratta da me solo per me, non perché sono un lupo... Sei attratta da Jacob, punto.
Mi fa uno dei suoi sorrisi sornioni e questa versione di Jake cancella in un attimo quella insolitamente concentrata di poco prima.
- È complicato, Jake. E poi non ho mai detto di essere attratta da te.
Mi sorride di sbieco, malizioso, con un sopracciglio alzato. Ed è davvero irritante e presuntuoso… ma ha ragione anche su questo. Non posso ammetterlo, però, non ancora.
- Sai, a volte penso che dietro tutta questa tua spavalderia ci sia solo una grande insicurezza. E tanta invidia, perché… “lui” è bellissimo e immortale. – dico, ostentando una sicurezza che non ho per nascondere la verità.
- Non si chiama invidia, Bella: si chiama gelosia. Ma se essere un succhiasangue è ciò che ci vuole per avere te, è vero, allora sono invidioso di Cullen.
Arrossisco un po’ per questa dichiarazione contorta ma esplicita e giro il viso verso il finestrino, per evitare di guardarlo negli occhi. Lui non replica ed io finalmente riesco a prestare attenzione alla canzone di cui parlava prima.

- Sai una cosa? – riprende dopo qualche minuto, con un tono vagamente polemico che mi fa sorridere.
- Tutti conosciamo la storia di Romeo e Giulietta. Tutti la amiamo... – continua - Ma cos'è in fondo, se non un rapporto disfunzionale, che porta solo tragedie su tragedie?
Spalanco gli occhi: - Io amo quella storia, Jake. Tutti la amano perché è il massimo del romanticismo e della passione e del dovere di lottare per quello in cui crediamo, per quello che amiamo...
- Sai quanti anni avevano Romeo e Giulietta?
- ...
- Non erano nemmeno adolescenti. E sai quanta di quella passione hanno vissuto REALMENTE? Lo zero percento. Quella storia che tutti tanto amano, dal mio punto di vista, è solo la storia di due persone che si trascinano giù a vicenda. E' la storia di due ragazzini che muoiono, Bella, MUOIONO perché non sanno affrontare quella situazione. Perché non c’è via di scampo.
- Non è questo. Stai travisando completamente la…
- Quella storia potrebbe essere andata diversamente. Giulietta potrebbe aver avuto un'altra opportunità, un'altra possibilità di essere felice.
- Senza Romeo?
- Certo. E sai benissimo con chi. – dichiara risoluto fissando la strada.
- Stiamo ancora parlando di Romeo e Giulietta? – gli chiedo dopo un po’, alzando un sopracciglio.
- Beh, io intendevo Paride. Comunque, abbiamo mai davvero parlato di loro? – mi risponde lui con un’occhiata furba.
Abbasso gli occhi: - Io sì. Parlavo di loro. Ma d'altra parte, per me come per loro, la storia è già scritta da qualche parte. E che si tratti di carta e inchiostro o di stelle e destino... non credo che cambierò la mia idea su questa storia.
- Il suo veleno potrà anche non essere fatale come quello di Romeo, ma se lo berrai... anzi, se lui berrà il tuo sangue ed il suo veleno entrerà in te... finirà comunque male.
- Jake. Io capisco perché dici così. Davvero, lo capisco. Sei invid… geloso.
- Sono solo preoccupato.
- E l'accenno di prima a “Paride”? Non era per caso un suggerimento?
Per tutta risposta Jake alza un sopracciglio e mi guarda con un sorrisino sicuro e spavaldo, senza aggiungere niente.

Now you just say, "Oh Romeo?
 Yeah, you know, I used to have a scene with him".

Dopo qualche secondo di silenzio, mi ritrovo ad esclamare, con una nota di rimprovero nella voce:
- Paride non c’è però, nella canzone!
- Nessuno scrive canzoni sulle storie che finiscono bene. [1]
- Le scrivono sui grandi amori, infatti. – insisto.
- Ma è ovvio che Giulietta sia andata avanti. È ovvio che adesso stia con qualcun altro. Romeo è ormai solo qualcuno con cui ha condiviso una parte della sua vita.
- Ma Romeo la amerà per sempre.
- Forse. Giulietta invece no. Lei ha chiaramente trovato un altro… forse quel Paride. Ed è così che la storia sarebbe dovuta andare. Lei avrebbe potuto essere felice. Solo, non con Romeo.
Sto in silenzio, perché Jake, con la “sua” canzone e le sue teorie strampalate mi ha davvero fatto pensare, nonostante ne abbia travisato il senso… Non credo che Giulietta non amasse Romeo, credo solo che la storia avrebbe potuto essere diversa… Migliore, forse: non per la letteratura ovviamente, ma almeno per quei due. O almeno per lei. Quell’egoista di Giulietta.

Mi rendo conto che la macchina si è fermata e siamo di nuovo davanti a casa mia.
Guardo Jake che mi fa un sorriso comprensivo ed alza le spalle:
- Pensavo che avessi bisogno di un po’ di tranquillità.
Forse è vero, ne ho bisogno. Stiamo rasentando il ridicolo, adesso Jacob sa di cosa ho bisogno persino prima che lo sappia io.
Gli sorrido: - Grazie.
Scendo dalla macchina e riparandomi con la mia misera felpa dal vento gelido che si è alzato, cerco di aprire con le chiavi il cancello che Charlie ha fatto erigere qualche mese fa intorno a casa nostra, per sicurezza, dice lui. Dopo tutto quello che si sente in giro ultimamente, ha insistito per premunirsi almeno in questo modo. Non sa che una qualsiasi delle creature sovrannaturali da cui sono minacciata le piegherebbe con un dito, quelle spesse sbarre di metallo.
Ho ormai la mano sulla maniglia della porta quando mi sento chiamare.

- Bella?
Jake è sceso dalla macchina e da fuori si è appoggiato con le mani proprio a quelle sbarre. Ha uno sguardo furbo dei suoi, ma sembra concentrato, come se mi dovesse dire qualcosa di importante.
- Sì, Jake?
Scuote la testa, sorridendo: - Niente. Solo, non volevo ancora vederti andare via.
Mio malgrado, gli sorrido di rimando. Poi, istintivamente, mandando al diavolo il buon senso e la cautela, mi volto completamente e vado verso di lui. Inizio a pensare di non voler affatto andare via.
Scuoto la testa: - Non è così che si fa, Jacob.
Sono vicina ora, tanto vicina da poterlo toccare, ma non lo faccio. Ho paura di quello che potrebbe farmi. Ho paura che potrebbe mandarmi in frantumi, strapparmi in mille pezzi anche senza i suoi artigli da lupo, anche senza bisogno di trasformarsi.
Solo con uno sguardo, una parola.
- Non so se… posso. – dico poi, senza che lui mi abbia fatto una domanda.
Non posso fare a meno di guardare il suo sguardo contrarsi a questa mia frase. Non posso fare a meno di contare i secondi che passano prima che riprenda a respirare. Non posso fare a meno di sentirmi gli occhi pungere, per avergli fatto del male, ancora, ancora e ancora.
- Lo so. - dice quasi boccheggiando.
Lui pensa che io stia parlando di Edward e invece sto parlando di me. E di lui.
Sospira, non so se per riprendere aria o per un riflesso incondizionato a quello che gli sento dire poco dopo:
- Ma non deve essere per forza giusto così.
La sua gelosia si affievolisce lentamente in questa sorta di preghiera infantile, in questo suo richiamo ad una giustizia forse celeste, forse legata al destino, sicuramente sbagliata, secondo lui.
Non mi guarda dall'ultima volta che ho parlato; fissa semplicemente il terreno, le mani nelle tasche dei jeans. Si stringe in se stesso, come se avesse freddo, come se io non sapessi che non può averne.
Si stringe come per non lasciar sfuggire neanche uno dei pezzi in cui è ridotto. In cui IO l'ho ridotto. È da una manciata di secondi che non mi guarda. E mi sembra passata una vita; e mi manca già il calore dei suoi occhi.
Mi manca come mi guarda. Mi manca sapere cosa vede in me. Mi manca sapere di poter essere migliore.
Voglio che mi guardi.
- No, non deve essere per forza giusto così. – ammetto.
Alza uno sguardo stupito e brillante su di me. Missione compiuta.
- Lo... lo pensi davvero? - la sua titubanza non nasconde l'entusiasmo per questa mia concessione in cui non sperava più.
- Sì.
Non posso fare a meno di dirgli la verità. Anche se ometto che ho pensato molto a lui, ad Edward e ancora a lui, ultimamente. Anche se ometto che la conclusione a cui sono arrivata non è proprio definita nella mia mente, perché l’ho maturata completamente solo quando ho rivisto Edward. Ma quel “Sì” dice tutto quello che la mia bocca si rifiuta di dire. Dice tutto quello di cui lui ha bisogno.

Now all I do is kiss you through the bars of a rhyme
[…]
You and me, babe
How about it?

- C’è una cosa che devo fare, allora. Sono obbligato.
- Che cosa, Jake…? – gli rispondo divertita e fintamente spazientita.
- È colpa della canzone: dice "All I do is kiss you through the bars"! – dichiara fiero indicando con una mano le sbarre del cancello che ancora ci separano.
- Dice "Through the bars of a rhyme". – lo correggo, non senza un sorriso di tenerezza.
- È lo stesso. - ripete risoluto, sorridendomi a sua volta, facendo un gesto vago con la mano.
Poi, con quella stessa mano, prende la mia e mi tira con delicatezza verso di sé. Il suo sguardo è deciso, fisso nel mio; eppure per la prima volta, invece della solita spavalderia, intravedo un lampo di dolcezza.
Prima che possa dire o fare qualcosa, mi accorgo che siamo ormai così vicini che lui si può portare la mia mano al petto, così da avvicinarmi ancora di più.
Secondi, minuti, ore dopo le nostre labbra si incontrano, attraverso le sbarre del cancello.
E forse non ha tutti i torti, Jake. Perché, con quel bacio, la rima si chiude; e con quello scintillio di luce colorata e calda che sento esplodere dentro di me, ora posso dire che è proprio così:
I'd do the stars with you, anytime.





[1]
Citazione molto libera, da Veronica Mars, di una frase che dice Logan Echolls, ovvero “No one writes songs about the ones [relationships] that come easy.”

 

N.D.Summer

Ebbene sì, mi sono cimentata un'altra volta con una Jake/Bella, anche se non è la coppia che più preferisco al mondo... Ma a quanto pare sono recidiva, perchè non è la prima volta che ci casco :P

In più questa volta l'ho scritta per partecipare ad un concorso davvero carino e ringrazio le due ragazze che l'hanno indetto (Kukiness e Saorio) per averlo creato e aver dato a Frantumi dei giudizi così accurati e generosi!!! Grazie mille! *-*

Grazie anche a tutti coloro che leggeranno e che vorranno lasciare un commentino...!


Oltre a questa ff, per lo stesso concorso ho scritto anche una SongFic bonus, che si intitola "Per lei.". Se volete la trovate QUI. ;)
Nonostante i temi delle due storie non c'entrino praticamente niente, io ho concepito Per lei come uno squarcio del futuro che vediamo aprirsi per Bella e Jake (e in qualche modo anche per Edward) qui in Frantumi.


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