Chelsea Smile

di POISONBLOODkaly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Chelsea Smile
Not good enough-01


“I’ve got a secret, is on the trip of my tongue Is on the back of my lung, And I’m gonna keep it..”

Le note di Chelsea Smile, risuonavano per la stanza di Nora con fare insistente.
“I know something you don’t know It sits in silence, eats away at me. It feeds like cancer”
La ragazza si pigiò il cuscino sulle orecchie mugugnando frasi senza senso, mentre, un altro rumore, ruppe il silenzio che c’era stato fino a pochi attimi prima che la sveglia suonasse; Amber, la sorella maggiore di Nora era irrotta con furia nella stanza, sbattendo la porta contro il muro. Amber era una bella ragazza ventiquattrenne in piena notorietà; il suo bel visino e il fisico slanciato, le avevano procurato un sacco di ingaggi come fotomodella e modella delle marche più importanti e conosciute del mondo della moda; la sua spigliatezza e la sua naturalezza, le avevano permesso di apparire in televisione come conduttrice di un talk show, ed era veramente apprezzata dai telespettatori.
Per questo motivo, si poteva permettersi contemporaneamente: un appartamento nella Upper East Side di New York e mantenere una ragazza e una bambina senza alcun minimo problema, e ovviamente sostenere tutte le spese annesse all’appartamento e lo shopping domenicale sfrenato. Anche a Nora non erano mancate le proposte, ma lei aveva declinato senza esitazioni, non era il tipo di ragazza che si interessava a certe cose, anche se quelle cose le permettevano di vivere senza buttare fuori una lira, non che avesse soldi. Solo una volta non aveva rifiutato, infatti per quasi due mesi ci furono i cartelloni pubblicitari, con la sua figura in versione gigante, con indosso semplicemente l’intimo, per tutta New York. Si era ripromessa che non avrebbe mai più posato così, anzi che non avrebbe mai più posato.
“Che è questo casino eh?” sberciò la maggiore andando a spegnere la sveglia “io devo, e sottolineo devo, dormire fino ad una certa ora, se non lo faccio rischio di avere occhiaie e quando mi vengono non si coprono nemmeno con un …”
“Amber, non me ne frega un emerito cazzo delle tue occhiaie!” ringhiò Nora, uscendo dal suo caldo lettuccio e dirigendosi verso il bagno della sua camera.
“Guarda, carina, che è con questa” Amber gesticolò indicandosi il viso “che tu e la piccola potete vivere qui e mangiare a sbafo, nemmeno un ringraziamento” disse infine, fingendo una faccia offesa.
“Sempre a ricalcare su questa storia! Sei logorroica sorella” rispose Nora, sbadigliando
“Tesoro se tu volessi, potresti guadagnare 5 volte più di me. Devi cominciare ad accettare tutte le richieste di lavoro che ti vengono offerte” sbuffò infine Amber appoggiandosi al lavandino
“Amber” vociò Nora, non la sopportava quando incominciava a fare questi discorsi “Lo sai che non posso, devo pensare prima di tutto alla scuola, questo è il mio ultimo anno e poi non mi interessa” proferì incominciando a lavarsi il viso
“Nora, cazzo, tu puoi fare carriera e non ti interessa! Sei una pazza! Cosa ti costa accettare un ingaggio eh?” le chiese la sorella in tono supplichevole “Malcolm ne sarebbe felicissimo!” Malcolm era il manager di Amber, che riceveva anche ingaggi indirizzati a Nora, ma questa non accettava mai nulla.
“Ti prego non cominciare con questa storia, t-i-p-r-e-g-o! Stai zitta non ti sopporto più” sbuffò esasperata
“Ehi rossa, io sono la maggiore e quindi devi portare rispetto e devi ascoltarmi” disse Amber impettendosi
“Se accetto solo un lavoro mi mollerai, e mi lascerai vivere in pace?” brontolò Nora spostandola e avviandosi verso la porta, la fame mattutina stava incominciando a farsi sentire.
“Oddiooo!” urlò la sorella presa completamente in contro piede e correndo fuori dalla camera per raggiungerla “ti prego dimmi che non stai scherzando!?”
“Sono serissima, Amber” ribatté Nora scendendo le scale e arrivando al piano sottostante, dirigendosi direttamente in cucina.
“Non sai quanto mi rendi felice!”
“Non urlare, ti prego, mi sono appena svegliata” sospirò la ragazza, aprendo la credenza e prendendo una tazza, mentre la sorella prese il latte e lo poggiò sul tavolo, imbandito di tutti i cereali possibili ed immaginabili.
“Amber?” chiese Nora, voltandosi verso la sorella
“Mmh?” mugugnò la ragazza, mentre si versava il caffè in una tazza formato gigante
“Mi vuoi spiegare per quale motivo, sprechi tutti questi soldi solo per dei cereali?” disse incominciando a rigirarsi una delle tante scatole tra le mani.
“Sorellina, sorellina, non parlare e godi di questo ben di dio!” esclamò, accompagnando le parole con un largo gesto delle mani
“Perché devi essere sempre così esagerata nelle tue manifestazioni?” sbuffò Nora
“E bla bla bla.. e perché tu devi essere sempre così pallosa?” La minore trucidò con lo sguardo la maggiore; ad un tratto il loro battibeccò fu interrotto dall’arrivo di un terremoto in miniatura dai capelli rossi, che si tuffò tra le braccia di Nora
“Mammaa!” urlò la bambina incominciando a strusciare il viso sul petto della ragazza
“Amore mio” sussurrò la ragazza baciandole quella matassa setosa di capelli, che si ritrovava sulla testa “Ehi mostriciattolo!” disse Amber portandosi davanti Nora e alla bambina “Non saluti la zia?” borbottò infine la ragazza
“Zia io non sono un mostriciattolo” brontolò la piccola spalancando gli occhioni azzurri
“Amore lo sai che scherzo,dai vieni dalla Zia” disse aprendo le braccia come in segno di abbraccio, la bimba scese dalle gambe della madre e corse verso la ragazza bionda.
“Brava tesoro, lascia mangiare la mamma” disse la minore incominciando a mangiare la tazza di cereali che si era preparata precedentemente
“Chelsea, devi sapere che la tua mammina oggi avrà il suo primo giorno di scuola” sentenziò Amber lasciando sedere la bambina sul tavolo.
“Ah, è vero!” urlò la piccola, che aveva cominciato ad accarezzare i capelli alla madre
“Tu vai all’asilo con la zia oggi”
“No! Io voglio te!” brontolò la piccola tirandole i capelli
“Ehi signorina!” strillò Nora sgridandola “Non farlo più, capito, non devi fare i capricci. Tu vai con la zia, punto e basta. Ora vai a lavarti, avanti marche” la prese e la fece scendere dal tavolo.
“Sei cattiva mamma” sbuffò infine la piccola, che corse velocemente in camera.
“I bambini d’oggi” esalò la ragazza riprendendo la colazione
“Lo sai che ti vuole bene e che sei il suo unico porto sicuro ..” sospirò Amber tristemente
“Hai notizie di Kevin?” chiese infine la bionda.
Nora si bloccò di colpo, il cucchiaio le scivolò dalle mani cadendo direttamente nella tazza, facendo spargere un misto di cereali e latte per tutto il tavolo e il pavimento. Si risvegliò in fretta, incominciando a pulire freneticamente il disastro che aveva combinato. Amber lo sapeva. L’argomento Kevin era direttamente proporzionale alla parola tabù, e lei insisteva sempre con il nominarlo. Sembrava che ci godesse nel vedere la sorella in difficoltà.
“Non osare mai più a ripetere quel nome!!” urlò istericamente
“Scus…” cercò inutilmente venia Amber
“Scusa un cazzo!”
Quando veniva tirato fuori il nome Kevin, le cicatrici impresse a fuoco nel suo cuore si riaprivano, facendola soffrire come se stesse rivivendo quel periodo disgraziato della sua vita. La sua unica ragione di vita era Chelsea adesso.
Senza rivolgere la parola alla sorella, Nora si diresse velocemente in camera sua, dove dopo essersi lavata aprì la sua immensa cabina armadio. Cercò qualcosa da indossare, ma la scelta era ardua. Alla fine optò per un paio di shorts con stivali, una maglia vintage con una stampa in bianco e nero, un mini gilet e per contornare il tutto un paio di wayfarer neri della ray ban. Poteva dirsi soddisfatta dell’aspetto finale. Forse era troppo informale per una scuola di fighetti, ma non le importava più di tanto. Riscese al piano inferiore, dove la sorella stava mangiando ancora la sua colazione.
“Ehi, mi sono dimenticata di dirti che avrai anche francese nell’orario” l’informò Amber
“Dovrò prendere qualcuno che mi faccia un ripasso completo allora.. che palle” sospirò infine Nora
“Ok, ci vediamo questo pomeriggio..”
“Salutami Chelsea, e dalle un bacio da parte mia” detto questo si incamminò verso la porta.


*******

Allora allora, cosa ne dite di questa storia? spero di avervi incuriositi almeno un po'. potreaste avere dei dubbi con questo inizio, ma mano a mano che la storia va' avanti verranno risolti. se ci sono errori mi scuso, appena posso rileggo e correggo (: baci, Fede

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Obscene-02

Il suo futuro era ormai scritto. Fin da piccolo i genitori si erano premurati di organizzargli la vita, forse anche da prima che nascesse. Quando aveva compiuto l’età di sei anni suo padre aveva deciso che avrebbe frequentato la Dalton High School, e cosa avrebbe fatto quando si sarebbe diplomato; dato che il signor Edwards era uno degli studenti storici della Brown come anche suo nonno e il suo bis nonno, anche il figlio lo sarebbe stato, non poteva certo bloccare una tradizione che durava anni e anni nella famiglia Edwards. Certo, proprio per questo motivo, Logan Edwards, il ragazzo dal futuro tessuto anziché dalle parche, da suo padre, era diventato uno sbandato e menefreghista. Usciva tutte le sere, non stava in casa (e che casa nel centro di Manhattan, forse casa è riduttivo, meglio palazzo) il meno tempo possibile. Cercava di evitare il più possibile il contatto con i genitori, più che altro con Ruben. La madre era succube del padre, di certo non avrebbe mosso un dito sulle decisioni del capofamiglia, altamente fissato con l’immagine della famiglia perfetta, ma di perfetto non avevano nulla. Logan aveva anche una sorella, Angela, era un angelo nel vero senso della parola: sia nell’aspetto che nel carattere. Era l’unica persona con cui aveva un rapporto, le voleva veramente bene. Era l’unica donna per cui avrebbe fatto pazzie, che avrebbe protetto da tutto e da tutti senza ripensamenti vari.

Gli piaceva fumare canne e sballarsi quanto poteva, ma questo tipo di trasgressione la preservava solamente per il sabato sera: non voleva diventare uno di quei fattoni che non si ricordano nemmeno il proprio nome!

Con tutto questo cercava di godersi i suoi ultimi anni di semi libertà, per finire definitivamente come un carcerato condannato con l’ergastolo. Di certo, dopo questo suo ultimo anno, non sarebbe più stato libero di continuare a fare quello che aveva sempre fatto a NY; alla Brown di certo non si poteva permettere di comportarsi in quella maniera, anche se pensava che sarebbe stato davvero difficile poter cambiare quella sua indole ribella ormai radicata profondamente in lui.

Anche quella sera, la sera prima del ritorno a scuola, era uscito per un festino al BLACK PANTER assieme ai suoi amici: John che si era portato dietro la sua nuova ragazza, Allison; Michelle, un ragazzo strambo ma dal fascino inequivocabile, conosciuto come Mich; Chace, un fighetto di prima categoria: ed infine Bryan, il suo migliore amico in assoluto, si conoscevano fin dalle elementari. Non c’era ragazza della Dalton High School che non conoscesse il duetto Bryan-Logan. Erano proprio agli antipodi: il primo biondo, occhi castani con pagliuzze d’orate, era davvero dolce, gentile e sempre disposto ad aiutare chi aveva bisogno; il secondo era bruno, occhi blu zaffiro, era estremamente bastardo e ironico fino alla morte, insopportabile, stronzo di prima categoria, ma amato da tutti. A questo però si aggiungeva che erano tutti e due dei donnaioli, libertini incalliti, provocatori di ogni tipo di reazione da parte del sesso opposto ed erano tutti e due dannatamente belli.

Come aveva previsto metà istituto aveva accettato il suo invito al party. Era felice a sapere di essere così apprezzato dalle persone, anche se sapeva che erano tutti ipocriti che cercavano di entrare nelle sue grazie, per ricevere chissà che cosa da lui, lo stronzo per eccellenza.

Bryan gli picchiettò sulla spalla, indicandogli con lo sguardo verso uno dei tavoli occupati dalle ragazze del consiglio di istituto. Tra tutte spiccava la chioma color miele di Marie, che lo fissa con quei suoi occhi freddi, sembrava quasi volesse incenerirlo. Lei era la sua ex storica, quella con cui stava, solo perché il padre gli aveva ordinato di farlo. Non era interessato minimamente a quella gallina, che come gadget aveva solo la bellezza.

“Cazzo, doveva venire pure qui” sbuffò distogliendo lo sguardo e puntandolo verso Claire Watson, che dimenava il suo bel fondoschiena su uno dei tavoli, assieme a Ruby Anderson.

“se tu la inviti è ovvio che lei venga Logan” urlò cercando di sovrastare il baccando della musica e delle persone che cantavano a squarciagola.

“Lo sai che lo faccio solo per dovere” vomitò acidamente all’orecchio dell’amico “Comunque penso proprio di andare dalla Watson e dalla Anderson, sperando che vedendo la scena che voglio mettere su la faccia andare via” mormorò maliziosamente a Bryan, che lo guardò con un sopracciglio alzato.

“Sono proprio curioso di vedere cosa combinerai” sogghignò incrociando le braccia.

Logan con il suo solito incedere da divo di Hollywood fece con la folla come Mosè con le acque del mar Rosso. Nessuno mancava a guardarlo.

“Scusate signorine posso unirmi a voi?” urlò per farsi sentire dalle due ragazze, che in pronta risposta alzarono le mani all’aria urlando. Logan non se lo fece ripetere due volte e salì sul tavole mettendosi tra le due e cominciando a ballare maliziosamente appoggiandosi completamente alla Watson che sembrava volerlo provocare con i suoi movimenti. Le prese la testa con forza e fece scontrare le loro bocche con impeto. Saggiò le labbra con la lingua obbligandola a lasciargli l’accesso, e questa non si fece aspettare.

“Cazzo Logan non te la devi mangiare!” sentì urlare Bryan, molto probabilmente stava ridendo, ma di questo non poteva occuparsene, perché era troppo impegnato a fissare Marie che lo guardava con uno sguardo tra lo sconcertato e lo schifato.

* * *

Quella mattina Logan si era alzato di buon ora, anche se il giorno prima aveva fatto le ore piccole, doveva tenere il discorso di apertura dell’anno scolastico, come rappresentante di istituto era un suo dovere.

Cercò di sistemarsi quel disastro che aveva in testa (cercava sempre di farlo ma sempre con scarsi risultati), ma come al solito questi avevano deciso di non collaborare e rimanevano imperterritamente disordinati.

Erano giunte delle voci di una nuova studentessa, che avrebbe frequentato l’ultimo anno, quindi da bravo rappresentante e da simbolo della scuola avrebbe dovuto accoglierla nel migliore dei modi; anche se quello era più che altro nelle competenze di Marie, la sua ex ragazza. Marie era l’altra rappresentante d’istituto, era la studentessa più popolare della scuola, quella con i migliori voti e per non parlare della sua bellezza. La solita ragazza popolare, bionda, occhi azzurro cielo e un fisico da far invidia a qualunque ragazza in circolazione.

Si incamminò in cucina dove trovò sua madre intenta ad armeggiare sui fornelli, cosa davvero strana, dato che non andava molto d’accordo con la cucina. Solitamente c’erano i camerieri a fare queste cose, lei non si sarebbe mai sporcata le mani, se non per avere qualcosa in cambio.

Ariel, era così che si chiamava, era una donna buona e gentile dall’aspetto angelico. Capelli castano chiari, tendenti al biondo; due occhi castani da cerbiatta e delle lunghe ciglia che rendevano lo sguardo ancora più dolce. Logan aveva sempre adorato sua madre, anche se certe volte preferiva che non fosse così ossessivamente convinta che Marie, era la donna della sua vita. sembrava quasi che avesse già in mente il loro matrimonio, compresi vestiti e decorazioni. Non si era ancora arresa al fatto che per Logan, Marie, era una semplice amica, anzi, amica era anche dire troppo.

Si sedette e la madre gli porse un piatto pieno di uova e pancetta

“Ehm.. mamma a cosa devo tutto questo?” chiese accompagnando la domanda con un ampio gesto della mano.

“Tesoro! Perché mi fai questa domanda? Non può essere semplicemente voglia di fare qualcosa per il mio unico e preziosissimo figlio maschio?” domandò sbattendo le ciglia

“Mamma” iniziò cautamente, Logan “ Non ho intenzione di riallacciare i rapporti con Marie!” sibilò dunque, mentre la madre si imbronciava, sembrava una bambina

“Lo sai che è importante! Perché ti ostini su questa linea!” sberciò Ariel, sua madre.

“Mamma, ti prego ne abbiamo parlato fino allo sfinimento, non mi interessa più.. lei è troppo diversa da me e non me la sento di portare avanti alcun rapporto con lei.. è troppo immatura..” detto questo si alzò e uscì dalla cucina. Marie poteva essere intelligente e tutto il resto, ma era attaccata troppo ai beni materiali, alla estetica. Non la sopportava più, era troppo costruita ed immatura. Erano stati fidanzai fino all’estate passata, ma il loro rapporto non fruttava nulla di buono, almeno dalla parte di Logan, che infatti decise di troncare decisamente i rapporti. La madre del ragazzo era davvero scontento della scelta del figlio, pensava che Marie fosse la donna giusta, la donna da portare sull’altare. Ariel era fissata che lui dovesse sposarla, ma non aveva ancora capito che aveva solo diciotto anni e che aveva una vita davanti. Non si sarebbe mai accasato così in fretta. Anzi pensava proprio che il matrimonio fosse una cosa stupida, senza senso.

“Logan!” urlò la madre “Vieni a mangiare”

“Non mi va” salì le scale per andarsi a vestire. Possibile che sua madre facesse qualcosa di carino, solo per ricevere qualcosa in cambio? Non la capiva davvero.

Note della poison leggette v,v:

Allora come potrete vedere, cambiamo sfondo. In questo capitolo presento l'altro personaggio principale di questa fanfic. Spero che vi intrippi il personaggio di Logan c,c io a immaginarmelo sbato di già ò.ò il mio ragazzo idealeee. ok ho finito (: se ci sono errori di scrittura o qualche verbo minchiuto mi scuso v,v mi sa che cambierò il rating devo vedere, penso di metterlo a rosso xD

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