Una Lunga Giornata

di winnie343
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


I

I

 

 

 

Una breve storia in 5 capitoli in cui si racconteranno le sensazioni di Milo durante la scalata dei Bronze, per il tipo di narrazione ho preso ispirazione dal modo in cui Marco Paolini racconta le sue storie, ovviamente lui è decisamente molto più bravo. Considerate questa storia un umile omaggio ad uno dei momenti più belli di Saint Seiya. Buona lettura

 

***

 

 

Un corpo. Il suo corpo. Riverso sul pavimento giace il suo amico, disteso sul pavimento ghiacciato. Il suo corpo è ghiacciato. Il suo volto, sereno, rilassato, non è mai stato così bello. Sul suo viso un sorriso. Cazzo amico mio. Non ricorda Milo di aver mai visto sorridere Camus. E ora? In morte sorride? Ma cosa c'e' da ridere Camus?Questa è la domanda che martella la testa di Milo. Il suo amico è morto sorridendo e lui non riesce a darsi pace. Camus non sorride mai! Ma ora si. Perchè? Perchè?Milo cerca di capire, si guarda intorno, ma non riesce a voltarsi. Non sa, non comprende cosa mai possa essere successo. Chi ha ucciso il cavaliere di Aquarius. Chi? Un uomo morto non sorride. E allora? Allora Milo non sa, non trova spiegazioni, non sa darsi pace. Lo scuote, tenta inutilmente di rianimarlo. Come se, con il suo semplice respiro potesse introdurre un alito di vita nel corpo ormai freddo del suo amico. Impossibile!Cazzo Camus, ma perchè sei morto?

 

***

 

L'aria. Manca l'aria e Milo si alza di scatto, ritrovandosi madido di sudore, seduto sul suo letto. Un sogno, solo un sogno. Possibile? Eppure sembrava così reale. Un suono lo ridesta dai suoi pensieri. Cazzo. La sveglia si è inceppata nuovamente. Tenta di spegnerla Milo. Inutilmente. Più e più volte spinge il bottone, nulla da fare. E allora? Non ci vuole un genio per capire che si può semplicemente staccare la spina. Si, d'accordo. Ma alzarsi dal letto per staccare un cavo non è da cavalieri. Eppure lo fa Milo. Ancora assonnato si alza e mestamente stacca la spina. Ora però non sa neanche più che ore sono. Che orribile risveglio. Qualcosa sa che ha disturbato il suo sonno, ma cosa? Un sogno? Un presentimento? Il vuoto. Possibile che al mondo esistano uomini che non riescano mai a ricordarsi ciò che sognano? Possibile. La colazione lo salverà. Non sa che ore sono Milo, ma sa che ha fame e ha voglia di mangiare. Ma questo non è un giorno qualunque. E' sicuro osservando il colore del cielo che qualcosa accadrà. Ne è certo. Dopo tanto tempo di nuovo al Santuario. Non solo lui. Tutti, o quasi. Chissà se mai la terra di Grecia rivedrà i cavalieri di Libra e Aries? Che importa? A chi importa? Di certo non a lui. Mu è simpatico? Forse. Ma che senso ha essere simpatici per uno che vive isolato dal resto del mondo? E Doko? E' talmente vecchio che tra poco sparirà per quanto si è ritirato. E come si fa a parlare con un uomo ristretto? Milo divaga e si perde nei suoi pensieri perchè non ha voglia di ragionare su quanto accadrà nel giorno che è appena cominciato. Ha fame, ma non mangerà da solo. Non oggi. Si alza e comincia a salire le scale. Le scale, le aveva dimenticate e ora, avanzando si domanda come ci sia riuscito. Infinite. Immense. Gli avversari, i nemici si sfiancano a percorrerle. Non solo loro. Passa per la nona casa senza curarsi di soffermarsi ad osservare. Vuota. Deserta da una vita. Aioros? Fondamentalmente un uomo buono che ha perso la ragione. Suo fratello? Un idiota completo. Simpatico però dopotutto. Sorridendo Milo entra nella Decima casa. E' talmente pulita che ci si potrebbe specchiare nei suoi pavimenti immacolati. Ma dove è Shura? Folle, sadico caprone. Milo lo sente, percepisce il cosmo dell'uomo. Lo sta osservando dall'alto. Del resto è quello che fa di solito Shura. Osserva. Se ne frega Scorpio. Passa oltre senza curarsi di chiedere permesso o di salutare. Ha fame e nulla lo fermerà. Finalmente arriva. L'undicesima casa è la sua meta. I croissant di Camus il suo vero obiettivo. Entra, non chiede, non saluta, non ne ha bisogno. Si siede di fronte a Camus e prendendo un cornetto dal tavolo comincia a mangiare. Finalmente. L'amico più caro si alza; non fa domande perchè già sa. Conosce i motivi che hanno spinto Milo a raggiungerlo. La ricerca della normalità è una meta ambita da tutti in questo momento. Camus non chiede, non ne ha bisogno. Versa del caffè nero in una tazza e la porge a Milo. Beve il cavaliere di Scorpio. Nero, senza zucchero. Così gli piace il caffè. Forte, vigoroso sena fronzoli.  Il silenzio impera. Per minuti, ore quasi. Non hanno bisogno di parlare i due uomini per comprendersi, eppure Milo oggi ne sente il bisogno. La necessità. Parlare con Camus. Dirsi qualcosa. Ma cosa? Qualunque cosa. Non ha importanza cosa. Qualunque va bene.

 

-        E così oggi conoscerò il tuo allievo – sorride Milo. Involontariamente. Non per gioia, non per scherno. Per nervosismo. Forse.

-        Forse – quanto è complicato Camus. Mai una parola di troppo, ma sempre qualcuna in meno.

-        Non pensi che verrà?

-        Verrà – cazzo Camus, di qualcosa in più di una parola

-        E allora? - Milo diventa nervoso. Infastidito.

-        Non è ovvio?

-        Ovvio? - nulla è ovvio quando si parla con Camus. Ma tutto diventa semplice quando lui si degna di parlare.

-        Non è detto che riesca ad arrivare fino all'ottava casa – gli occhi di Camus sono freddi, incuranti, lontani.

-        Possibile che dopo tutti gli anni che hai dedicato a quel moccioso il tono della tua voce sia così atono? - a volte la freddezza di Camus spaventa Milo

-        Ognuno ha il proprio destino da seguire – lo sguardo di Camus è lontano. Distante. Assente.

-        Stronzate – la volgarità delle parole ha sempre irritato il cavaliere di Aquarius e Milo quando vuole sa essere volgare

-        Interessante!

-        Cosa? - incomprensibile Camus quando dice una sola parola

-        Il tuo modo di parlare, cosa ti disturba? - lo sguardo di Camus torna ad osservare Milo. Vigile. Presente.

-        Nulla. La giornata. Il Santuario. Il fatto che si debba combattere con dei mocciosi. Mi domando più che altro come sia possibile che questi ragazzini siano ancora vivi. Mi disturba. A te non disturba? - quando Milo è nervoso straparla. Diventa logorroico.

-        Affatto – i monosillabi di Camus innervosiscono Milo. Decisamente.

-        E perchè non ti disturba? – la voce diventa irritata. Nervosa e arrogante.

-        Perchè conosco il valore di Hyoga e non dubito che si sia meritato di giungere fin qui. - stranamente loquace Camus quando parla del suo allievo. Geloso?  Milo non è il suo amante perchè dovrebbe essere geloso?

-        Capisco. Di la verità. Quasi ti dispiace di vederli morire qui.

-        Forse – le parole non dette di Camus innervosiscono Milo.

-        Secondo te non sono dei nemici del Santuario. - forse, dopotutto, anche con le singole parole Camus si fa comprendere

-        Forse no. - Lo sguardo di Camus si perde nuovamente. Lontano. Nel vuoto

-        Gli ordini del Grande Sacerdote non si discutono. Fine della storia.

-        Fine della storia

Milo sente che il significato di “fine della storia” di Camus non è il suo significato. Dovrebbe approfondire. Chiarire. Ma non lo fa perchè è stanco, le conversazioni con il cavaliere di Aquarius lo sfiancano e lui ha bisogno di riposarsi. Un cenno del capo, un sorriso e Milo se ne va. O almeno quella è l'intenzione. Ma la percezione di un cosmo lo blocca. Osserva Camus, attentamente. Anche lui sa, conosce quel cosmo. Ma sul volto del cavaliere di Aquarius tutto ciò che trova è indifferenza. Possibile che neanche il ritorno di Mu susciti in lui una qualche reazione? Cosa ti passa per la mente amico mio?. Vorrebbe chiedere. Ma non lo fa. D'accordo, anche il cavaliere di Aries è al Santuario. E allora? Meglio, meno lavoro per loro. Sta per andarsene Milo. E' deciso. Convinto. Sicuro. Ma il suo intento si blocca di fronte al passaggio di Aioria. Senza salutare, il cavaliere di Leo supera i due uomini. Non un cenno del capo. Non un saluto. Solo vacuità dello sguardo e indifferenza. Milo osserva Camus. Possibile? Possibile. Questa volta nel bel volto del giovane francese Milo scorge un turbamento. Un attimo, un istante ed è già passato. E lui? Cosa ha provato? Che strano. Non può essere. Aioria è stato dal Grande Sacerdote. Milo non si domanda altro. E' un cavaliere e i suoi ordini li conosce. Niente domande. Saluta per l'ennesima volta Camus. Finalmente se ne va. Solo. Solitario. La giornata è appena iniziata eppure lui si sente stanco come se ne avesse vissute cento di queste giornate. Un immagine. Camus che sorride. Un evocazione. Impossibile. Una cosa impossibile. Camus non sorride mai!

 

 

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Capitolo 2
*** II ***


II




Osserva Milo con la mente la battaglia che imperversa nelle case più in basso. In lontananza. Cerca di capire, di comprendere come mai ha fatto prima d'ora. E' un guerriero Milo, un soldato, e i soldati non fanno domande, eseguono gli ordini. E' un cavaliere d'oro. Usa il cervello. I soldati devono eseguire gli ordini, giusti o sbagliati che siano. Il Grande Sacerdote è nel giusto. Agisce in nome di Athena. Sono mocciosi, ragazzini, bambini. Sono cavalieri e come tali vanno trattati. La battaglia infuria. Lontano. Ancora lontano. Per il momento lontano. Ma sempre più vicino? Impossibile. Ragiona Milo. Cerca di capire, di scoprire. Chi ha tradito? Il cavaliere di Ariete? Sicuro. Mai soggiornato al Santuario per più di un giorno quell'anarchico eremita aggiustatore di ferraglia. Ma Milo non comprende. Non del tutto. Se non voleva combattere che rimanesse fra i suoi monti, invece di scomodarsi e venire qui. Ma certo. Pensando Milo capisce, intuisce, comprende. Le armature. Ha aggiustato le loro armature. Sogghigna Milo. Anarchico. Fino in fondo. Grande Mu, uomo che segue i suoi credo fino in fondo. Apprezzabile. Cavaliere anche lui, perchè cavaliere è colui che segue il suo credo. E Aries lo segue nonostante tutto. E dunque? Irrilevante ai fini della battaglia. Giusto avere delle armature perfettamente funzionanti, ma irrilevante con i cavalieri d'oro, non è certo l'armatura che fa il cavaliere. Passiamo oltre. Toro. Aldebaran. Passati anche lì. Percepisce Milo che lo scontro c'e' stato, ma blando, una passeggiata. Che abbia tradito anche il nobile Al? Li ha lasciati passare. Sicuro? No, ma quasi. Perchè? Domanda da un milione di lingotti d'oro. Eppure Toro è un uomo di giudizio e di fede. Vorrebbe scendere Milo e chiedere di persona. Vuole capire il cavaliere di Scorpio, come mai prima d'ora, ma le postazioni non si abbandonano. Mai. E ora? La casa di Gemini. Vuota. Per anni. Ma un cosmo ora è presente, un cosmo potente e vigoroso seppur lontano. E allora? L'importante è fermare quei folli. Tutti. Sicuro, Milo è sicuro che tutti e quattro i mocciosi siano bloccati da Gemini. Quale è il nome del cavaliere dei Gemelli? Milo fa fatica a ricordare, sono anni che non lo sente più pronunciare quel nome. Dal giorno del tradimento del fratello dell'idiota. Aiolos era il nome del prode cavaliere del Sagittario, dimostrazione evidente che anche i migliori possono cadere in tentazione. Ma l'altro? Come si chiamava l'altro? Saga? Si certo. Saga. Mai visto. Ma che importa? L'importante è fermarli. Si annoia il cavaliere di Scorpio. I suoi polpastrelli fremono. Vuole combattere. Vuole sconfiggere quegli insolenti. Ma deve aspettare e sperare. Sperare che i suoi compagni falliscano. Possibile? Impossibile. Decisamente. Si volta di scatto Milo. Durante le battaglie non si abbandona mai la propria postazione. E allora? Che ci fa lui qui? Domanda da un milione di lingotti d'oro. L'osserva. Con l'armatura fa veramente la sua bella figura. Tutto un altro effetto rispetto a lui. Smettila! A volte sembra che tu ne sia innamorato. Ridicolo! Vuole capire Milo. E allora domanda.

  • Cosa ci fai qui?

  • Devo passare – sempre di poche parole Camus. Sempre

  • Per andare dove? - anche Milo sa dire poco

  • Nella settima casa

  • E' vuota – sorride Milo. Giochiamo al gioco dei mimi.

  • Lo so – odioso Camus quando dice poco o nulla

  • E allora che diavolo ci vai a fare? E proprio nel mezzo di una battaglia? – quando Milo perde le staffe diventa insolente

  • Se i miei calcoli sono giusti tra poco incontrerò qualcuno – Enigmatico Camus. Come al solito

  • Calcoli? Qualcuno? Ma di cosa parli? - Sempre più nervoso Milo.

  • Non sono affari tuoi – Camus passa Milo. Senza aggiungere altro. Nessuno supera Milo.

  • Si che lo sono amico mio. Soprattutto quando pretendi di passare dalla mia casa senza la minima spiegazione – Milo strattona Camus. Molla subito la presa. Lo sguardo del francese non consente repliche. Odioso Camus quando fa così.

Se ne va il francese. Senza aggiungere altro. Milo è stanco. L'amicizia a volte è esasperante. Incomprensibile. Un atto di fede. Ad un tratto Milo percepisce cosa ha portato il suo amico nella casa sottostante. Hyoga. Ecco il qualcuno. Precipitato nella casa di Libra da un'altra dimensione. Perchè Camus? Non comprende, però, il cavaliere di Scorpio cosa diavolo possa volere il suo amico dall'allievo. Attende. Si concentra. Al massimo. Gli altri ragazzini? Non sa, non gli interessa. E' concentrato Milo su due soli cosmi. Camus e Hyoga. Il Cigno e l'Aquario. Non c'e' battaglia. Non c'e' confronto. Eppure sente il cosmo del ragazzino affievolirsi sempre più, mentre quello di Camus è lo stesso, sempre lo stesso. Possibile? Impossibile. Il ragazzino non può essere così scarso. Impossibile. E allora? Milo non sa rispondere. Non è un pensatore. Non lo è mai stato. Odia riflettere. Lui agisce. Sempre. Comunque. All'improvviso accadono due cose. Simultaneamente. Sente il cosmo di Hyoga sparire. Vede le lacrime di Camus. Camus non piange mai! Sicuro. Camus non piange e non ride mai. Non sa, non comprende, non riesce a pensare, perchè la sua mente non è abituata. Eccolo Camus, nuovamente di fronte a lui. Solita espressione. Solita compostezza. Solita freddezza. Eppure ha pianto.

  • E così il tuo allievo è morto. Questo vuol dire che non riuscirò a vederlo. Peccato

  • Non è morto – odioso Camus quando parla a monosillabi

  • Ma io non percepisco più il suo cosmo.

  • E' debole. Ma c'e' – una parola è poco Camus. Ma Milo ha compreso. Finalmente

  • Lo hai rinchiuso in una teca di ghiaccio. Non vuoi che combatta. Vero?

  • Non è questo – Milo a volte si domanda se il francese si diverta a parlare come gli oracoli

  • E allora cosa cazzo è? - Sa Milo che le parolaccia disturbano Camus.

  • Non era pronto. Non è pronto – è lo sguardo di Camus. I suoi occhi malinconici. Ecco cosa ferisce Milo.

  • Capisco, magari un giorno lo sarà – Si dispiace Milo per il suo amico deluso.

  • Magari. Addio amico mio – è malinconico Camus

  • Addio? - Milo pensa che le parole che usa Camus a volte siano inappropriate

  • Si, addio. - enigmatico Camus. Ancora

  • Cos'è, hai intenzione di suicidarti una volta giunto all'undicesima perchè il tuo allievo ha fallito? - Ride Milo. A volte Camus è assurdo, ridicolo. Eppure.

  • Può essere un'idea – non ride mai Camus.

  • Non essere ridicolo. Non sarei capace di vivere senza di te. - fa l'occhiolino Milo. Si diverte a stuzzicare il francese. Sempre

  • Lo farai. Lo farai.

Se ne va Camus. Non aggiunge altro, lasciando Milo esterrefatto. A volte il cavaliere di Scorpio fa veramente fatica a comprendere il francese. Saranno i libri che il suo amico legge e di cui lui ignora perfino l'esistenza. Non si può vivere pensando troppo. Si vive e basta. Ecco la filosofia di Milo. Vivere. Un'idea assurda attraversa la sua mente. Lui ama la vita. E Camus? La morte. Impossibile! Assurdo! Ridicolo. Mai parlato di questo. Non c'e' bisogno. Ai cavalieri non serve parlare. I cavalieri agiscono. Sono le azioni che parlano per loro. E le azioni del cavaliere di Aquarius sono sempre state un inno alla vita. Sorride Milo. Malinconico. Irriverente. Sorride al pensiero di Camus. Il francese non ride e non piange mai. Eppure Milo è sicuro che per Hyoga ha pianto. Geloso? Assolutamente no. Anche Camus ha dei sentimenti. Lo sapeva Milo, ma saperlo è un conto. Vederlo. Tutt'altra cosa. Camus non ha mai pianto per me. Ma lui non è morto, e non ha mai rischiato di esserlo, per cui. Il francese non piange mai, solo per i morti evidentemente lo fa. Sorride Milo al pensiero che forse un giorno lo vedrà anche ridere. Magari. Si concentra nuovamente sui ragazzini. Meno uno. E gli altri?. Interessante. Il cocco di Libra è impantanato nella casa del Cancro. Non può fare a meno di pensare Milo che quel povero ragazzo starà vivendo le pene dell'inferno. Non ama Death Mask Milo. Tutt'altro. Arrogante, spocchioso, opportunista, bastardo. Basta pensare ad una cosa brutta, malvagia, e quel pensiero va dritto verso Cancer. A chi importa? A Milo no di certo. Siamo in battaglia, non ad una festa. Certo sono solo ragazzini. E allora? Un cavaliere deve sempre affrontare il proprio destino. Destino. E quale è il mio destino? Non è dato saperlo fino a che non è compiuto. Milo non vuole divagare, non oggi. Oggi deve rimanere concentrato. Molto concentrato. Uno è fuori. Un altro è all'inferno. E gli altri due? Dispersi. In corsa verso la casa di Leo. No. Uno solo va verso la casa del Leone. E allora? Il quarto dove è? Alla casa di Gemini. Disperso. Milo comincia a pensare che nella giornata che sta vivendo non vedrà neanche l'ombra di un combattimento. E se andassi a dormire? Non si può dormire. Non in battaglia. E allora torna a pensare. A quella giornata strana. Alla sensazione che qualcosa di brutto accadrà. Eppure se si concentra riesce a vedersi nel prossimo giorno, e ancora nel prossimo. E allora? Non comprende Milo. Non capisce perchè continua a pensare a Camus e al suo impossibile sorriso. Se non la smette immediatamente comincerà a convincersi di essere veramente innamorato del francese. Impossibile. Assurdo. Ridicolo. E allora?




Ecco il secondo capitolo di questa breve storia. Una precisazione, ho sempre pensato che Milo durante la battaglia seguendo ciò che stava accadendo subisce un'evoluzione nei suoi pensieri e che il dubbio comincia a manifestarsi in maniera latente anche prima del combattimento con Hyoga. Volevo ringraziare le persone che si sono fermate anche solo per un momento a leggere questa storia :-).


X sagitta72: eccoti anche qui, la cosa mi fa molto piacere :-). Spero che anche questo secondo capitolo ti piaccia, visto la tua adorazione per Camus (che è anche la mia) dimmi se in qualche modo ho reso giustizia al suo personaggio.


X Diana924: grazie per i complimenti, fanno sempre piacere. I pensieri di Milo sono molto contorti e a volte il suo giudizio sui suoi compagni (vedi Doko) non sono carini, ma non siamo ancora nel periodo Hades. Per quanto riguarda Camus, come tutti i bravi Aquari una parola è poca e due sono troppe :-).

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Capitolo 3
*** III ***


III



Ciao a tutti, in questo capitolo Milo seguirà le sorti dei combattimenti alla V casa del Leone e alla VI, con il pensiero rivolto ad un brutto presentimento che non lo abbandona.




Si domanda Milo cosa diavolo possa essere successo al cavaliere del Leone. Erano anni che non sentiva un cosmo così impetuoso albergare nella V casa. Anni. Sembra quasi che il leone si sia svegliato prepotentemente dal lungo letargo in cui era caduto. Peccato che i leoni non vadano mai in letargo. E allora? Soggiogato. Ridicolo, un cavaliere d'oro non può essere soggiogato - neanche dal Grande Sacerdote. E allora? Non ha importanza, l'importante è fermare i mocciosi che cominciano veramente a stargli sulle scatole.

Prima colonna distrutta.

Povero Cavaliere di Pegasus.

Seconda colonna distrutta.

Povero povero Cavaliere di Pegasus.

Terza, quarta, quinta.

Uffa, se continuano così gli crollerà il Tempio in testa. Però. Non è poi una così brutta idea. Via il cavaliere di Pegasus e via il cavaliere di Leo. Impossibile. Aioria ha la testa talmente dura che neanche se gli crollasse il Monte Olimpo sulla capoccia morirebbe. Non riesce Milo a rimanere concentrato più di tanto. Sa già che la corsa dei mocciosi si infrangerà nella V casa, e se non sarà quella, sarà la prossima. Figuriamoci. Nessuno ha mai sconfitto il cavaliere di Virgo. Neanche lontanamente. Comincia a pentirsi Milo di non essere nato nel mese di marzo. Se fosse capitato nella casa dell'Ariete come custode si sarebbe divertito di più. Non è un gioco. Lo sa Milo che non è un gioco, ma una certa inquietudine non lo abbandona mai, e allora per divagare pensa e dice idiozie. Il sorriso di Camus lo perseguita. Perchè? Io non sono innamorato del francese. Non ha mai visto sorridere Camus e allora perchè continua a pensare al suo sorriso? Milo non sa, torna a concentrarsi sulla battaglia. Ormai sente che il cosmo del cavaliere di Pegasus è allo stremo. Ma dove sono finiti gli altri? Incredibile. Assurdo. L'allievo del nano da giardino ha sconfitto Death Mask. Ha ucciso il cavaliere di Cancer. Cerca di ragionare Milo su come ciò sia potuto accadere. E' ovvio che Death Mask è sempre stato un idiota arrogante. La sua arroganza deve essere stata la sua fine. In fin dei conti il cavaliere del Dragone è un allievo del cavaliere di Libra. Certo, a Milo viene da pensare che come maestro Doko al momento faccia più bella figura di Camus. Mentre l'allievo del primo ha sconfitto un cavaliere d'oro, l'altro dorme beatamente dentro una bara di ghiaccio. Deve ricordarsi Milo di canzonare il francese anche per questa cosa.

Torna alla battaglia.

Non distrarti.

Le cose si fanno complicate.

Se un cavaliere di bronzo ha ucciso un cavaliere d'oro, seppur idiota, significa che qualcosa non va.

Ma cosa?

Milo non sa ragionare, pensare, vorrebbe tanto andare da Camus e chiedere a lui, ma una postazione di battaglia non si abbandona mai.

E ora?

Dove sono i mocciosi?

Pegasus fermo alla V

Dragone in corsa verso la V

Andromeda anche.

Interessante

Onore al merito a questi ragazzini.

Deve ricordarsi Milo, semmai qualcuno di loro arriverà dalle sue parti di complimentarsi per l'ottimo exploit. La sua attenzione viene catturata nuovamente da un evento imprevisto, improvviso. La presenza di qualcuno che non è un cavaliere nella V casa. Concentrati. A chi appartiene il cosmo che sente? A colui che doveva essere cavaliere di Pegasus e non è stato. Incredibile. Si è fatto uccidere da Aioria. Divertente. L'idiota ora non riesce neanche a riconoscere quale sia il suo avversario. Cosa c'entrava Cassios in tutto questo? Soggiogato. Torna serio Milo perchè comincia a pensare che la sua intuizione in fondo non può essere del tutto sbagliata. Idiota si, ma non fino a questo punto. Unica spiegazione possibile è che Aioria sia stato soggiogato dal Grande Sacerdote, ma perchè? Potrebbe scendere e chiedere. Non si abbandona la postazione in battaglia. Mai.

E allora Milo torna ad osservare. Con attenzione. La VI casa sarà la loro tomba. In 3 entrano e non ne rimane nessuno. I loro cosmi, spariti, andati. Possibile che sia avvenuto tutto così rapidamente? Possibile quando si tratta di Shaka. Invidioso? A volte. La potenza del cavaliere di Virgo non si discute. Letale. Questa unica parola basta a definirlo. Letale. Ma le sue doti combattive non c'entrano nulla con l'invidia che Milo prova per il biondo indiano. Gli invidia la conoscenza. Il sapere, quella sua sicurezza che deriva dalla conoscenza di tutto. Shaka tutto sa e tutto comprende, mentre lui rimarrà un ignorante a vita. E allora? Onestamente rimarrebbe delle ore ad ascoltare i discorsi incomprensibili per lui che a volte sente fare a Shaka e Camus. Ecco di cosa è invidioso. Del loro sapere. Potrebbe leggere, studiare, ma Milo è un uomo d'azione, a leggere dopo poco gli viene il mal di testa. E allora? Tutto ciò che può fare è invidiare chi riesce a leggere per più di 5 minuti. Non divagare. Non distrarti.

Incredibile.

Mai sentito prima.

E ora questo chi è?

Un nuovo cosmo, nella casa di Virgo.

Potente, molto potente

Indomabile.

Interessante.

Il combattimento si fa serrato. Tre mocciosi dormono beatamente, mentre un cavaliere sta cercando di battersi con Shaka alla pari. Arduo. Impossibile. Nessuno può sconfiggere il cavaliere di Virgo. Eppure Milo sente che il nuovo venuto non molla. Coraggioso e incosciente. Cosa può spingere un ragazzino a lottare così strenuamente? Un dubbio assale la mente di Milo. Neanche Camus è mai stato convinto della bontà del Grande Sacerdote. Camus non ha mai detto questo. Il francese non ha bisogno di dire. Ma perchè penso sempre a lui? Comincia a pensare Milo di esserne veramente innamorato, altrimenti non riuscirebbe a spiegarsi tutto questo attaccamento al francese.

Non distrarti cavaliere.

L'impossibile è accaduto.

Preparati alla battaglia.

Imminente.

La prossima è la tua.

Milo realizza che il cavaliere di Virgo è andato. Letteralmente. Il coraggioso ragazzino è riuscito nell'impresa impossibile di neutralizzare Shaka. Non sconfiggere. E' impossibile sconfiggere il cavaliere di Virgo, ma neutralizzare. In modo che gli altri mocciosi possano proseguire la loro folle corsa. Forse siamo noi i folli. Non e' l'ora per i dubbi. La battaglia si sta avvicinando e Milo deve concentrarsi. Ancora una casa, vuota, e poi sarà scontro.

Divertente.

Anche l'armatura di Libra è di nuovo al Santuario.

Perchè?

Ma certo.

Per disfare ciò che il cavaliere di Aquarius ha creato.

Solo le armi di Libra possono osare tanto.

Distruggere un capolavoro. Che oltraggio.

E così anche il cavaliere del Cigno è stato riportato in vita. Forse. Forse è troppo tardi.

Un brutto presentimento assale il cuore di Milo. Non è il momento per nulla se non la battaglia che sta per cominciare. Ma il senso di inquietudine non vuole abbandonare il cavaliere di Scorpio. E allora? Pazienza. Conviverò anche con esso. Sono pronto. Venite mocciosi.




Nel prossimo capitolo ci sarà lo scontro con Hyoga. Colgo l'occasione per ringraziare sagitta72 che come per ogni mia storia mi segue con affetto. Inoltre ringrazio quelli che hanno l'hanno messa nelle preferite e nelle seguite. Un saluto

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Capitolo 4
*** IV ***


IV


Sta spettando Milo. L'arrivo dei marmocchi. I muscoli tesi, le dita formicolanti, il suo cuore palpitante. Non ha paura, non l'ha mai avuta. Il suo corpo è pieno di adrenalina, non di paura. La sua testa però è altrove, gli sta giocando un brutto scherzo. Rimani concentrato. Ecco entrare due di loro nella casa dello scorpione celeste. Il cavaliere di Pegasus e quello del Dragone. I loro nomi non li conosce, ma non ha importanza. Non è necessario conoscere i nomi delle persone che si stanno per uccidere. Li vede voltarsi per tornare indietro.

Inconcepibile.

<< E ora dove diavolo avete intenzione di andare? >>.

E' uno sgarbo che non possono fargli. Li chiama, li schernisce. Il suo intento è farli arrabbiare. Attaccate giovincelli sprovveduti. Milo non ha paura, non ne ha mai avuta, neanche quando bambino si allenava per diventare Saint. La morte lo accompagna fin da allora. Ecco cosa è la sua convivenza. Come Antonius Block, anche lui sta giocando la sua partita a scacchi. Solo che la sua dura da una vita. E oggi non è il giorno dello scacco matto. Non per lui almeno. Sono così giovani. L'allievo di Libra lancia il suo attacco.

Andato a vuoto.

<< Per me che sono un santo d'oro, evitare colpi di gente come voi è sicuramente una vergogna >>. Milo non è un vigliacco, non lo è mai stato.

<< D'accordo, questa volta subirò il tuo colpo senza evitarlo, così vedrai >>.

La potenza di un vero saint di Athena.

Nel vedere cadere il giovane Dragone così ingenuamente sotto il suo colpo un po' di pietà Milo la prova. Non devi. Sei un cavaliere. Ora è il cavaliere di Pegasus a volerlo affrontare. Seiya, così si chiama. E l'altro, quello che è caduto per primo, Shiryu. Sembrano amici. Molto amici. Come me e Camus. No. Non c'è confronto. Nessun paragone. L'amicizia con il cavaliere di Aquarius è sacra. La loro … banale. Incredibile. Un rigolo si sangue. Sul suo bellissimo volto. Non è vanitoso Milo. Mai stato. E' indubbio però che il suo fascino è conosciuto.

Sangue.

Rosso.

Come il colore dei capelli di Camus.

Perchè pensa continuamente a lui? Non è normale. E' la distrazione che non permette a Milo di annientare i due ragazzini in un battito di ciglia. E ora? Un altro ragazzino entra nella sua dimora. Quel ragazzino. L'allievo di Camus. Quello con cui ha dovuto dividere il cuore del francese. Ancora vivo. In salute. Niente più teca. Niente. Avanza con in braccio il suo salvatore. E' lui che vuole restare a combattere. Nessuno passerà. Nessuno. E' immobilizzato Milo, da anelli di ghiaccio. << Non puoi bloccare i miei movimenti con un gelo di questo livello >>.

In fondo il cavaliere di Scorpio è incuriosito dal biondino che ha di fronte. L'allievo dell'amico più caro. Colui che l'ha tenuto lontano dal Santuario per 7 anni. O magari il motivo era un altro? Camus è sempre stato un rebus. Deve combattere Milo, non pensare, non parlare, combattere perchè questo è quello che fanno i cavalieri. Senza domandare, senza pensare. Peccato però. Dopo tutto il ragazzo lo trova simpatico. Mentre la polvere di diamanti è una brezza mattutina, il suo colpo è puro veleno. << Quella è la ferita del mio ago cremisi >>.

Come il colore dei capelli di Camus.

<< Capitolazione o morte? Durante i lancinanti dolori di 15 colpi da il tempo all'avversario di riflettere su questo >>.

Rifletti ragazzo.

Infondo Milo spera che il biondino abbandoni il campo di battaglia. Non vuole essere lui l'assassino dell'allievo prediletto. Non ora. Non oggi. Non lui, non vuole avere anche il ragazzino russo sulla coscienza. Le spalle dei cavalieri sono ampie. Per portare il peso della morte devono esserlo. Ma quel ragazzo non lo vuole sulle sue spalle. Ma non ha scelta Milo. Gli ordini non si discutono. E questo moccioso non sembra avere voglia di andarsene. Perchè? Ormai siamo a 14. Resta solo un colpo. Antares. E poi nel ragazzino non rimarrà più un alito di vita. Sicuro di voler continuare Hyoga? Pensa il ragazzino di aver sconfitto Milo con il suo Aurora Thunder Attack. Illuso. Il cavaliere di Scorpio non è facile preda. Lui la sua pelle la vende cara. Però Milo comincia a provare tenerezza per quel giovane. Testardo, Volenteroso. Coraggioso. Stupido forse, ma degno di affetto. Ha deciso di aiutarlo a comprendere. Per non odiare, per non continuare a soffrire inutilmente. E così appoggiandogli una mano fraterna sulla spalla domanda Milo.

<< Non ti rendi conto di quale era la vera intenzione di Camus? >>

E parla Milo.

Come mai prima d'ora.

Racconta al ragazzino di come il suo maestro volesse saggiare in lui le doti di cavaliere. La fermezza di intenti. La freddezza. Il distacco. Così fondamentale per colui che governa le energie fredde. Gli racconta di come il saint dell'aquario volesse fargli dono del settimo senso. Per lottare ad armi pari. Per sopravvivere. E con rammarico gli racconta di come lui ha fallito, annientando lo spirito di Camus. Spingendolo a quel gesto. Imprigionare il suo allievo in una bara per evitare di essere fatto a pezzi. Morire per vivere. Anche se tra mille anni. Gli racconta Milo dell'affetto del suo maestro, dell'amarezza nel vederlo sconfitto, del dolore nel doverlo rinchiudere. Delle lacrime che ha versato.

Camus non piange mai.

Non aveva pianto mai.

<< Camus ti ha allontanato dalla battaglia, con il cuore colmo di questi sentimenti >>.

Prova pena Milo. Pena per quel ragazzo.

Lo risparmierà.

Questa è la decisione da prendere.

<< Hyoga ti risparmio la vita per rispetto a Camus >>.

Ha sempre rispettato Milo il suo amico. Lo ha sempre ammirato e rispettato. Lui è migliore di me. E' il minimo che può fare per lui. Permettere al suo giovane allievo di vivere. Proseguire ciò che lui ha iniziato. Ma il giovane cigno sdegnosamente rifiuta la sua offerta. Folle. Parla di orgoglio, amicizia. Della volontà di vivere in questa epoca per onorare i sacrifici dei suoi amici. Pazzo. Morirai. Degno di rispetto. Di considerazione.

<< Hai sentito Camus? La benevola idea di allontanarlo dalla lotta è diventata al contrario come un oltraggio per lui. Io, piuttosto vorrei battermi lealmente contro di lui. Proprio privare Hyoga della vita sarà come ritenerlo un uomo e trattarlo come un saint. Adesso gli darò il colpo di grazia con tutte le mie forze e questo perchè ritengo Hyoga un saint e un uomo. Sei d'accordo Camus? >>

Milo sa che il suo amico non lo biasimerà per questo. E' quello che vuole. Vedere il suo allievo battersi come un uomo. Finalmente. Si è affezionato Milo. Ma se un saint dimostra di essere uomo che la battaglia si svolga fino alla fine. E' il destino di ogni cavaliere. Arrivare fino alla fine. Lo scontro finale avviene e Antares fa il suo dovere. Non aveva dubbi Milo. Tranne che. Un attimo. Un solo attimo e le sue stelle guida sono diventate gelo nel suo corpo. Un attimo. Un alito di vento e il Cigno nella sua danza di morte lo ha colpito.

<< Se quella che indosso non fosse stata una vestige d'oro sarei stato il primo a spirare. Nella battaglia per la vita o la morte ho vinto io, ma in questo scontro sono stato sconfitto >>

Non può che rispettare il suo avversario. E' stupito. Non comprende. Perchè Hyoga, con le sue ultime energie tenta comunque di avanzare. Non sa che è già morto? A che serve dunque? Perchè? Ma comincia a comprendere Milo. Ad avere dei dubbi. E se quella ragazza fosse? Basta un attimo, un soffio e il destino di tre persone cambia repentinamente. Un attimo. Per decidere. E Milo decide di salvare Hyoga. Tanto coraggio e voglia di vivere per raggiungere uno scopo va premiata. E' curioso Milo. Vuole sapere. Essere sicuro. E per farlo scommetterà. Ridona la vita al Cigno ormai morto. Hyoga gli domanda il perchè.

Non so il perchè ragazzo.

<< Mi è venuta voglia di vedere fino a dove riuscirete ad arrivare e come finirà questa battaglia >>

Sorride Milo, ma il suo cuore ha un sussulto. E' sicuro che le strade di due uomini stanno per incrociarsi nuovamente.

<< Io non ti ho salvato. Ti ho dato delle prove ancora più dure. Presto capirai perchè, credo. >>

Vorrebbe sbagliarsi Milo. Con tutto il cuore. Perdonami Camus. Era inevitabile. Era scritto nel suo destino. Di questo ormai ne era certo. Lui era stato l'ago della bilancia nella lotta tra l'allievo e il maestro. Se solo avesse immaginato il futuro Milo. Forse. Perdonami Camus.



Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Nella mia personale visione della storia ho voluto evidenziare un’ipotetica conflittualità che vive Milo nel seguire gli avvenimenti. Tra quello che la gente fa e pensa a volte la differenza è sostanziale. Un'altra precisazione: Antonius Block, citato all'inizio, è il protagonista del film di Bergman Il Settimo Sigillo, la cui trama è incentrata sulla partita a scacchi che la Morte accetta di Giocare con Block alla fine della quale quest'ultimo se vince avrà salva la vita, altrimenti morirà.Ringrazio tutti quelli che continuano a leggere questa breve storia. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo.


X Hoel: ammetto che la tua recensione ha fatto gongolare soavemente il mio ego per almeno cinque minuti. Ricevere i tuoi complimenti è lusingante visto quanto mi piace il tuo modo di scrivere . Sul senso di inquietudine ed oppressione che accompagna la storia sono pienamente d’accordo. Da questo punto di vista Kurumada non si sofferma molto, giustamente, sulle sensazioni dei cavalieri rispetto a ciò che sta accadendo, però non si può non immaginare lo strazio interiore di Milo. Per lo yaoi no non mi sono ricreduta, però ho sempre pensato che l’amicizia può diventare a volte un sentimento più totalizzante rispetto all’amore perché ha dalla sua parte una cosa che manca a quest’ultimo: la certezza. Milo è certo dell’affetto che prova per Camus e viceversa e questo rende il loro rapporto secondo me ancora più vincolante


X sagitta72: beh, vista la grande sicurezza che i Gold Saints hanno nelle loro capacità, la sorpresa di vedere avanzare i ragazzini è tanta, tant’e’ che ognuno di loro dice sempre la stessa cosa e cioè che gli altri Gold evidentemente hanno tradito. Sul pezzo delle colonne nella V casa … ma voglio dire … Aioria praticamente frantuma tutto il Tempio utilizzando Seiya come suo personale giocattolo … peccato che è durato poco ;-).


X Ricklee: Le tue recensioni mi hanno fatto veramente piacere. Lo so che la storia ti piace, se no non l’avresti recensita ;-) e fai bene a puntualizzare su Milo. Mi trovo pienamente d’accordo con te. Ho sempre pensato che alla fine Milo, a parte Mu, sia il cavaliere più maturo, proprio in virtù del suo atteggiamento come dire equo, impulsivo e al tempo stesso riflessivo. Nei primi capitoli però ho immaginato un Milo più sicuro, più strafottente e quindi anche un po’ arrogante e superficiale. E’ in questo, dove si scontra con Hyoga, che spero di averlo descritto al meglio nel suo vero carattere, dove dimostra quel misto di curiosità e voglia di conoscere, ma al tempo stesso dove vuole far comprendere a Hyoga le ragioni dell’amico, nel massimo rispetto dell’avversarioo. Nel prossimo ti anticipo un Milo più rabbioso del solito .


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Capitolo 5
*** V ***


V

V

 

 

 

 

 

 

Si domanda Milo se ha fatto bene. Ha salvato la vita dell'allievo di Camus. Andava fatto? Al momento non può esserne certo. Ma se magari la ragazzina che è venuta dal Giappone fosse veramente Athena? Possibile? Assurdamente possibile! Milo non può fare altro che aspettare. Aspettare le sorti della battaglia. Aspettare di vedere se e dove l'avanzata dei ragazzi si fermerà. Quel  presentimento lo sta uccidendo. Vede chiaramente il suo futuro. Sa che vivrà. E allora? Cosa lo preoccupa? Sa. Sente che i ragazzini hanno superato la casa del Capricorno. Non tutti. Ma quasi. Hyoga l'ha superata. I suoi presentimenti si stanno avverando. L'allievo sfiderà il maestro? E allora? Camus è un uomo di giustizia. Più di chiunque al Santuario. Solo ora Milo comprende i tentennamenti dell'amico, le parole non dette sul Grande Sacerdote, il suo esilio volontario durato 7 anni. Niente a che fare con l'addestramento del marmocchio. O almeno non  solo per quello. Camus sapeva. Aveva intuito, di questo Milo ne è ormai sicuro. E allora? Camus è un uomo di giustizia. E la giustizia non può essere sconfitta. Non deve essere sconfitta.

Lo immaginava Milo.

Ne era quasi sicuro.

Li ha lasciati passare.

Sorride Milo.

Sicuro che tutto andrà a posto. Almeno crede.

Eppure non tutti sono passati.

Uno è rimasto nella casa di Camus.

Lui

Hyoga.

Un dolore lancinante  colpisce Milo al petto.

Una sensazione di dejavù attanaglia il suo cuore.

Non lo lascia respirare.

Camus completamente congelato.

Riverso a terra.

Sorridente

Camus non sorride mai.

L'istinto suggerisce a Milo di darsi una mossa. Non può. Un cavaliere non abbandona mai la postazione durante la battaglia. Gli ordini non si discutono. E se il Grande Sacerdote fosse un impostore? E' un impostore! I sentimenti dei due contendenti assorbono completamente la sua attenzione. E' troppo agitato per comprendere chiaramente cosa stia succedendo nell'undicesima casa. Sente il conflitto imperversare nella casa e dentro il cuore di Camus. Da una parte il cavaliere che vuole vincere, dall'altra il maestro che non riesce a non insegnare all'allievo. In ogni caso è necessario portare a termine il compito assegnato fino in fondo. Una volta intrapresa una strada non la si abbandona. Mai. Neanche se i motivi per cui ci si batte sono sbagliati? E' questo che si domanda ora Milo. Perchè? Camus sa, ne è sicuro Milo, da quale parte si trova la giustizia. Eppure si ostina a combattere. Perchè? Il conflitto si fa serrato. Le gambe di Milo cominciano a muoversi senza che la sua testa riesca a fermarle. Prima lentamente, poi sempre più velocemente.

Corre Milo.

Prima lentamente, poi sempre più velocemente.

Corre Milo. Corre.

Impaziente. Agitato. Furioso.

Sente che non arriverà in tempo. Lo sa.

Ne ha la certezza.

Non fa nulla.

Deve provarci, tentare, lo deve al suo amico, al suo compagno d'armi. Sale le scale delle case che lo dividono da quella di Camus sempre più freneticamente. Se potesse si teletrasporterebbe. Ma forse neanche così riuscirebbe ad arrivare in tempo. Tempo.

 E' il tempo che manca.

Per evitare che si compia il destino è il tempo che manca. Se si potesse fermarlo. Non per tanto. Solo per un istante. Allora si che sarebbe l'ideale. Ma il Tempo scorre e la clessidra, ingenerosa alle sue suppliche, fa scorrere la sabbia dall'alto in basso, puntualmente, inesorabilmente verso la fine di tutto.

In colpa.

Mi sento in colpa? Forse si. E' possibile. Plausibile. E' lui che ha permesso all'allievo del suo amico di proseguire. Ma non è solo per quello. La sensazione di stare per perdere qualcosa di prezioso lo attanaglia. Il dolore si fa sempre più pressante. Non importa. L'importante ora è correre. A per di fiato, senza tregua. Superata la nona casa, deserta da una vita, arriva alla decima. La casa del cavaliere di Capricorn è così pulita che ci si potrebbe specchiare sui pavimenti. E la sua? Completamente distrutta. Possibile? Possibile. Magari Shura ha fatto passare quei marmocchi. Magari sapeva cose che lui ignorava. Del resto anche Camus glielo aveva detto. No! Camus non dice, sottintende, suggerisce, ti fa credere. Ma no! Camus non dice mai. A mala pena parla. Uscito dalla casa immacolata eccolo di fronte a  lui. Lo spettacolo dell'Apocalisse. E' passato un tornando. Ma dove è il cavaliere di Capricorn? I marmocchi sono passati, ne è sicuro. Sicuro, sente  i loro cosmi nelle case più avanti. Ma dove è Shura? Non ha importanza, non è lui il suo amico, non è lui la persona che deve tentare di salvare. Andando avanti vede il corpo esanime di uno dei ragazzi con cui ha combattuto. Il cavaliere del Dragone, l'allievo di Libra. Ha indosso l'armatura di Capricorn. Perchè? Non ha importanza. Non ora. Riprende la sua corsa Milo. Senza sosta, ormai la meta è vicina. Sfinito, sfiancato, non dalla corsa, ma dalla morsa che toglie vita al suo cuore.

Siamo cavalieri cazzo.

Cavalieri!

E allora?

Non è che abbiamo firmato un contratto con la morte.

Sicuro? Sicuro.

Arrivato.

Finalmente! Il gelo gli entra nelle ossa, lo smuove, lo scuote, lo sconvolge.

Mai sentito così freddo!

Neanche nelle lunghe notti passate in Siberia ad ammirare le stelle. Freddo e ghiaccio. Ovunque. Entra, timoroso dello spettacolo che sta per osservare. Due corpi. Distesi. Congelati. L'uno di fronte all'altro. Scavalca il primo pensieroso, vorrebbe fermarsi, controllare, ma non può, ha urgenza di raggiungere l'altro. Dei due l'uno. E per lui è più importante il suo amico. Ignobile? Forse? Orribile? Sicuramente. Ma questa è la vita gente. Camus è disteso sul pavimento. Il suo corpo è blu. Il suo volto, così sereno e rilassato non è mai stato così bello. Sul suo viso un sorriso. Cazzo amico mio. Non ricorda Milo di aver mai visto sorridere il suo amico. E ora? In morte sorride? Ma cosa c'e' da ridere Camus? Questa è la domanda che martella la testa di Milo. Il suo amico è morto sorridendo e lui non riesce a darsi pace. Lui che ha permesso al suo carnefice di passare. Lui che doveva ascoltare il cuore oltre ogni ragione.

Non è quello che ho fatto?

La ragione, in effetti, avrebbe voluto che lui quei ragazzi li facesse fuori. E allora? Avrebbe dovuto permettere alla ragione di scavalcare il suo cuore? Non ha senso. Ma del resto nulla in quell'assurda giornata ha avuto un senso. Fin dal momento in cui si è svegliato gli è sembrato tutto così assurdo. Surreale. Irrazionale. Patetico. Non era quello il destino che sarebbe dovuto appartenere al cavaliere di Aquarius. Semmai era lui che doveva morire. Ne era ben più degno di Camus.  Tutto è relativo. Ma allora, dunque, se tutto non ha senso, perchè dare un senso al nostro destino? Basta! E' arrabbiato Milo. E la rabbia acceca, avvelena. Non può farne a meno.

E' arrabbiato.

Con se.

Con Hyoga.

Con il francese.

E' tutta colpa sua se Camus è morto. Lui che ha lasciato passare il biondino. Il suo assassino. Stupido. Idiota. Non usi mai il cervello.

E' tutta colpa di Hyoga se Camus è morto. L'allievo che supera il maestro. Inaccettabile. Impensabile. Ingrato.

E' colpa di Camus. E' tutta colpa sua. Solo sua. Fino a che punto si può spingere un uomo?

Camus era un uomo di giustizia. Avrebbe dovuto farli passare. E invece. L'ultimo insegnamento era proprio necessario? Mettere in gioco la propria vita per creare un uomo migliore? E a lui non ha pensato? Al dolore, ai sensi di colpa. Bastardo Camus. Egoista.

A me non hai pensato?

Non è innamorato di Camus Milo.

Lo sa

ne è certo.

Della loro amicizia è innamorato.

Di quel sentimento che unisce forse più dell'amore. Nella gioia e nel dolore. Nelle difficoltà la solidarietà è un sentimento che solo l'amicizia può dare. Una sensazione prende possesso del corpo di Milo per un attimo. Solo per un istante realizza che i marmocchi hanno compiuto l'impresa. Saori Kido è Athena. Onore e gloria a lei. E' sconsolante scoprire per Milo che ha servito un folle senza mai rendersene conto. E la giustizia? Ha servito la giustizia? Non mi importa nulla. Camus è morto. Lui è vivo. Hyoga è vivo. Osserva attentamente il francese. Il suo sorriso. Si inginocchia stremato il cavaliere di Scorpio. Accanto al suo amico, spossato, sfiancato da quella lunga giornata. Le lacrime non si addicono ad un cavaliere. Lui è un cavaliere. Non piange Milo. Vorrebbe, ma non riesce. La mano si muove autonomamente, scollegata dal suo cervello. Accarezza i capelli rossi dell'amico. Una sensazione di pace pervade il corpo di Milo. Una serenità mai provata lo avvolge. Forse ha capito Milo. Forse. Hai sempre pensato che Hyoga sarebbe stato migliore di te. Ecco la verità. Nuda e cruda. Felice di aver creato un uomo migliore di te. Sereno per aver adempiuto al tuo dovere. Sorride Milo. Sei uno stronzo Camus. Un ultimo sguardo. Una sola singola lacrima scende sulle sue guance.

Le lacrime non sono adatte ad un cavaliere.

Anche Camus ha pianto una volta.

Non per me.

Si volta Milo ad osservare l'altro corpo.

 Ancora vivo.

Questo mondo è per i vivi.

Prende sulle sue braccia il corpo spento di Hyoga. Non si volta più indietro. Esce dalla casa di ghiaccio. E' necessario guardare oltre. Non ha dubbi Milo. Il suo amico sarà sempre con lui. Con loro.

La sua memoria vivrà in Hyoga e lui farà in modo che Hyoga sopravviva a tutto.

Semplice.

Lineare.

 

 

 

Questo è l'ultimo capitolo di questa storia breve. Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che si sono soffermati un momento a leggere e spero che vi sia piaciuta.

 

X Hoel: Il Settimo Sigillo, come avrai intuito, è anche uno dei miei film preferiti e mi sembrava pertinente il fatto che anche i Saint infondo giocano costantemente la loro partita con la Morte.

Concordo in pieno anche sul fatto che Milo è il cavaliere dell'opzione B: per me è sempre stato l'unico infondo ad essere più complesso e completo. E' l'uomo della riflessione e dell'azione, sa essere giusto e crudele. Anche nella morte di Camus secondo me, l'iniziale rabbia che può aver provato, alla fine lascia il posto ad un senso di ineluttabilità. Spero comunque di non essere stata troppo drammatica :-)

 

x sagitta72: eccoti servito l'ultimo capitolo. Spero di non averti fatto usare troppi fazzoletti, quando c'e' Camus in mezzo non si sa mai con te. :-DDD

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