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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Tokio Hotel no! ***
Capitolo 2: *** I Tokio Hotel sì! ***
Capitolo 3: *** I crucchi dal vivo ***
Capitolo 4: *** La fine? ***
Capitolo 5: *** Skate, graffitti e .... FAN PARTY?! ***
Capitolo 6: *** Oh mein Gott! ***
Capitolo 7: *** Facendo conoscenza... ***
Capitolo 8: *** La ragazza delle pagine gialle corrotta dagli occhi cucciolosi! ***
Capitolo 9: *** Ale la furia ***
Capitolo 10: *** Oliva, tappati quella bocca! ***
Capitolo 11: *** Ricordi, telefonate e compleanni ***
Capitolo 12: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 13: *** Strane sensazioni ***
Capitolo 14: *** Evadere ***
Capitolo 15: *** Guai in arrivo ***
Capitolo 16: *** Iniziare con il piede sbagliato e finire... ***
Capitolo 17: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 18: *** AA ***
Capitolo 19: *** Tutto è male quel che finisce male! ***
Capitolo 20: *** Essere stupidi è all'ordine del giorno! ***
Capitolo 21: *** Una serata movimentata ***
Capitolo 22: *** FidaCHE?! ***
Capitolo 23: *** Il piano diabolico ***
Capitolo 24: *** Troppe cose! ***
Capitolo 25: *** I guai arrivano sempre due a due ***
Capitolo 26: *** Ciò che c'è nell'aria ***
Capitolo 27: *** Tregua ***
Capitolo 28: *** Gentili proposte ***
Capitolo 29: *** Stupido Kaulitz! ***
Capitolo 30: *** Crollare ***
Capitolo 31: *** La fine?... forse no. ***
Capitolo 32: *** Clandestini in missione ***
Capitolo 33: *** Equivocando... ***
Capitolo 34: *** Non è come pensate! ***
Capitolo 35: *** Compleanno da favola ***
Capitolo 36: *** Felicità sì, felicità no ***
Capitolo 37: *** New entry! ***
Capitolo 38: *** Impulsività ***
Capitolo 39: *** Il Natale migliore ***
Capitolo 40: *** Famiglia ***
Capitolo 41: *** Qualcosa di strano ***
Capitolo 42: *** Tutto ha un inizio... e una fine ***
Capitolo 43: *** Niente dura per sempre ***
Capitolo 44: *** Vuota ***
Capitolo 45: *** Dimenticare. Cancellare. Rinascere. ***
Capitolo 46: *** C'è che vi amiamo ***
Capitolo 47: *** Una nuova vita? ***
Capitolo 48: *** Quando non ci sei... ***
Capitolo 49: *** Voglio vederla di nuovo felice ***
Capitolo 50: *** A volte ritornano ***
Capitolo 51: *** Di nuovo in due... più uno. ***
Capitolo 52: *** My heart is yours - Epilogo ***
Capitolo 1 *** I Tokio Hotel no! ***
Buuuooongiono
a tutti!
Eccoci qui con un’altra fan fiction. So di non aver ancora
concluso
“Scommettiamo?”, non me ne vogliate u.u
Questa storia è un po’ particolare, è
una round e la scriviamo io e Aria, ossia
_Pulse_. La mia scrittrice sempina a cui voglio taaanto bene *___*
I capitoli ovviamente saranno alternati. Il primo capitolo è
scritto da me
secondo il mio punto di vista (Ale), il secondo è scritto da
lei secondo il suo
punto di vista (Ary).
Speriamo davvero vi piaccia, perché in questa storia ci
siamo impegnate
tantissimo e ci teniamo veramente tanto.. Buona lettura gente!
Un bacio enorme.. Ale&Ary *__*
PRIMO
CAPITOLO. ( I Tokio Hotel no! )
Ho un nome che, detto
per intero, mi irrita profondamente. Solo diciassette anni, me li tengo
e
grazie al cazzo. Vivo ad Amburgo, fottuta città. Non mi
piace, davvero, qui ci
sto male : voglio andarmene, raggiungere Chicago e vivere pure sotto i
ponti se
necessario. La Germania è un porcile.
Mi
hanno sparata fuori
con un carattere di merda, nel senso che abbondo di difetti quanto un
bounty
abbonda di cocco. Dicono che io sia egocentrica, volgare e fredda. Beh,
hanno
ragione : sono così.
Detesto
sentirmi ripetere le cose
all’infinito. No, non smetto di fumare. No, non smetto di
bere. No, non smetto
di fare cazzate. No, non smetto di dire parolacce.
A
sentire certa gente, sarei moto abile a traviare le persone. Grande
minchiata.
Non dico di fare cose che effettivamente non faccio. Niente bravate che
includano la prigione, niente sbronze tutte le sere. Fumo, una canna se
mi va
davvero di lusso, per il resto via di sigarette. Studio quanto basta,
ora mi
godo l’estate.
Mi fanno ridere quelli che si
fingono trasgressivi, dei veri fighi, poi
magari nemmeno sanno dirti il presente indicativo di mangiare. In
compenso
usano il loro cazzo per sfondare ragazze conciate in modi
improponibili, sui
muri delle discoteche. Accidenti, gratificante!
Sono
costantemente immersa in periodi “grigi”,
né bianchi né neri. Non so cosa
voglio, non so cosa fare, quindi sono un peso un po’ per
tutti. Per me fare
progetti è troppo presto e , al momento, non ho intenzione
di alzare il culo
per fare ordine nella mia vita. Mi capita di farmi trascinare dagli
eventi, lo
ammetto. Non ho molti interessi. Leggo manga, soldi permettendo. Vado
sullo
skateboard e faccio graffiti, non mi hanno mai beccato fino ad ora. Se
dovesse
succedere sarebbe una bella rogna.
Ho
un aspetto trasandato e
non mi piace curarmi più di tanto. Ho gli occhi scuri e i
capelli sempre
disordinati di un colore indefinito : un rossiccio misto a castano e
viola.
Beh, le tinte non sono proprio il mio forte.
Mi
vesto peggio dei barboni, con le mie camice scozzesi di tutti i colori,
i
pantaloni da hippie e le scarpe da skater. Ma mi piaccio
così, non devo rendere
conto a nessuno.
Non ho amici, o meglio : non
ne voglio avere. L’unica persona che posso
considerare tale si chiama Arianna, il resto sono solo conoscenze. Ci
siamo
conosciute sui banchi di scuola, le uniche due italiane in una scuola
di
tedeschi, beh, mezze italiane. E’ stata la mia ancora di
salvezza in tutti
questi anni! Dopo la morte di mio padre, mamma ha deciso di trasferirsi
da sua
madre : mia nonna. Ho entrambi i nonni materni tedeschi. Ary invece
abita in
Germania con suo padre e suo fratello Davide. Dopo il divorzio dei suoi
genitori Fabio ha accettato un offerta di lavoro ad Amburgo.
Trasferendosi
anche loro dai nonni (tedeschi).
Ha diciannove anni e si
può dire che è il mio opposto. E’ alta
qualche
centimetro in più, i capelli lunghi e sempre curati, con dei
ricci favolosi.
Sembrano i boccoli di una bambola. Gli occhi castani e un paio di
occhiali che,
a mio parere, le donano moltissimo. Si veste come una ragazza normale,
a volte
penso di sfigurare stando di fianco a lei, ma è il pensiero
di un istante, devo
essere fiera di essere come sono. Amo quella ragazza, probabilmente
senza di
lei non avrei combinato niente in questa esistenza che mi ostino a
chiamare
vita. Non sono una bella persona, questo lo so. Ma quando sono in sua
compagnia
mi trasformo, divento un’altra. Nessuno mi ha mai vista
veramente, eccetto
Ary.
Erano
le tre del
pomeriggio e cavolo! Stavo ritardando al mio primo giorno di lavoro!
Raccattai
la mia borsa a tracolla che, non si sa come, era finita sotto al mio
letto; mi
fiondai al piano di sotto dove c’era mia madre che giocava
con mio fratello più
piccolo. Si chiamava Edoardo, e aveva quattro anni. Lui era la mia
gioia più
grande. Lo salutai schioccandogli un bacio sulla guancia.
“Tesoro
per che ora torni?” Mi chiese mamma cercando di
tenere ferme le manine di Edo che la tiravano per la manica del
maglione.
“Boh,
penso per cena.” Risposi indifferente accendendo il
mio cellulare.
“Alessandra,
perché non ti vesti in maniera più
presentabile? Almeno il tuo primo giorno di lavoro!”
“Mamma
non mi scocciare, e ti prego finiscila di chiamarmi
Alessandra. Sai che lo detesto!” Così dicendo
uscii di casa. Caspita, Ary mi
aveva chiamato sette volte. Chissà cos’era
successo. Composi il suo numero
sulla tastiera, che ormai sapevo a memoria, e salendo sulla bicicletta
aspettai
che rispondesse.
“ALEEEEEE!!” Fui
costretta ad allontanare il cellulare dal mio orecchio, o i suoi urli
disumani
mi avrebbero sfondato il timpano! Pazientemente aspettai che si
calmasse,
quando mi sembrò più tranquilla mi riavvicinai
l’apparecchio all’orecchio
destro.
“Ary
ma che hai?!” Sbottai divertita
“Tu
non sai! Oddio Ale non puoi sapere!!”
“Certo
che non lo so, se non me lo dici!” Roteai per aria
gli occhi sbuffando.
“I Tokio
hotel! I
Tokio hotel!!” Ma
cos’era? Un messaggio in codice?!
“Ary
mi stai facendo innervosire.”
“Ok
ok allora. I Tokio hotel tra una settimana faranno una
data qui ad Amburgo! Non è meraviglioso?!” Quasi
potevo immaginarmela, nella
sua camera tappezzata di poster di quei quattro, con gli occhi lucidi
per
l’emozione. Puah.
“Sinceramente
Ary, non vedo come io possa trovare
meravigliosi quei quattro crucchi!” Non mi sono mai piaciuti,
davvero.
Soprattutto il chitarrista, quel mezzo rapper. Che schifo. Ary invece
ne andava
matta, poi se si parlava del suo “Bassista sessoso”
Come lo chiamava sempre. Ribadisco,
che schifo.
“Ehi
siamo crucche anche noi!”
“Per
metà!”
“Oh
fa lo stesso! Allora.. Vero che ci vieni insieme a me?”
No, no. Categoricamente no! Non se ne parlava proprio. Non era nemmeno
da
prendere in considerazione. Io, al concerto di quattro deficienti, non
ci sarei
mai andata.
“Stai
scherzando vero Ary?”
“
Eddai Ale ti prego!! Ti
pregotipregotipregotipregoti…”
“Piantala
per carità! Senti, ci penserò..”
“Evvaiiiiiiiiiiiii!!!!”
La sentii esultare dall’altro capo
del telefono e non riuscii a reprimere un sorriso.
“Non
ho mica detto si scema”Ridacchiai
“Ma
tanto alla fine ci verrai! Anche perché ho già
comprato
i biglietti.”
“TU
COSA?!”
“Beh..
non potevo mica rischiare di non trovarne più..”
“Sono
arrivata al lavoro. Passi a prendermi alle sette?
Dobbiamo fare una lunga chiacchierata io e te.” Conclusi
lapidaria.
“Certo
tesoro mio bello! Sarò li puntuale! Ti voglio bene
saiii?”
“Pfff
ruffiana..” Sorrisi e chiusi la chiamata. Quanto
adoravo quella ragazza.
Entrai
nel piccolo bar di un simpatico ometto basso e con
gli occhiali : Il signor Bruno. Era stato gentilissimo con me il giorno
del
colloquio, e sembrava non disturbarlo il mio look un po’..
Appariscente.
“Oh
Ale cara.. Vieni.” Mi avvicinai a lui a lo salutai
stringendogli la mano.
“Allora,
te la senti di stare dietro il bancone a prendere
le ordinazioni? O preferisci stare in cucina?” Mi chiese con
un sorriso
stampato in faccia.
“Penso
di potermela cavare a servire i clienti!” Ricambiai
il sorriso gentile.
“Meraviglioso,
allora ti lascio al tuo lavoro, io torno in
cucina.” Si avvicinò di più al mio
orecchio. “ Prima che mia moglie combini
qualche pasticcio.” Sussurrò divertito.
Ridacchiai.
Avevo conosciuto anche la signora Ada, una
signora cicciottella e gentilissima.
Mi
misi al lavoro vedendo qualche persona avvicinarsi a me e
cominciare a ordinare. Non mi piaceva particolarmente quel lavoro,
avrei
preferito fare qualcosa per cui ero davvero portata. Mi ronzarono in
testa le
parole di mia madre “Se non hai il lavoro che vuoi, comincia
a volere il lavoro
che hai!”. Che gentile.
Volevo bene a mia
mamma certo, ma era sempre stata una gran rompiscatole!
Il
pomeriggio passò tranquillo, ero davvero brava a
socializzare con i clienti, mi divertivo un sacco poi
a preparare i caffè! In un battito di
ciglia arrivarono le sette, così mi tolsi il grembiule e lo
appoggiai nel
ripiano sotto alla cassa.
“Sei
stata bravissima oggi Ale, complimenti. Ci vediamo
domani alla solita ora!”
“Certamente
signor Bruno. E’ stato un piacere, a domani!”
Salutai con la mano e uscii dal negozio, vedendo parcheggiata la mini
di Ary
dall’altra parte della strada. La raggiunsi e salii dalla
parte del passeggero.
Stava ascoltando un cd che aveva messo nella radiolina, e canticchiava
allegra
una canzone dei suoi adorati Tokio hotel. Si girò verso di
me e mi fece un
sorriso a trentadue denti.
“Ti
prego, blocca questa lagna, o mi verrà il
diabete!”
Sibilai tappandomi le orecchie e sprofondando nel sedile allacciandomi
la
cintura di sicurezza.
“Ehi
non si usa più salutare? E comunque “Rette
mich” NON è
una lagna!” Sbottò tamburellando le dita sul
volante.
“Si
si come no. Allora, ciao Ary! Com’è andata la
giornata?”
Sorrisi divertita vedendola tutta imbronciata. Mai e dico MAI offendere
i Tokio
hotel o le loro canzoni in sua presenza.
“Uhm..
Benino, mi sono annoiata un po’. Adesso tu lavori,
non so più che fare.”
“Perché
non vieni a lavorare anche tu con me?” Le chiesi con
gli occhi brillanti,
averla li con me
sarebbe stato magnifico!
“Dici
che potrei?” Si girò di scatto guardandomi
sorridente
“Eccome!
Basta chiedere al signor Bruno. Ma non penso sia un
problema. A lavorare li ci siamo solo io, lui e sua moglie!”
“Oh
sarebbe meraviglioso!” Unì le mani al petto.
“Domani
vieni con me al bar e glielo chiediamo, d’accordo?”
“D’accordissimo!”
Ary
mise in moto e partì, io mi girai a guardare fuori dal
finestrino. Era giugno, le vacanze erano cominciate da poco e
così la scuola
era finita. Finalmente, non ne potevo più. Arianna aveva
finito l’ultimo anno,
io invece lo avrei frequentato l’anno successivo. Avevo un
po’ di paura,
soprattutto per la maturità..Andavo molto bene a scuola, i
miei voti erano più
che sufficienti. Ma avevo paura di non essere pronta ad affrontarla.
“Pizza?”
Sentii la voce di Ary in lontananza destarmi dai
miei pensieri, mi girai verso di lei.
“Andata!”
Una sana pizza era proprio ciò che serviva!
“Signorina!
Lo vedi che ore sono?!” Urlò mia madre non
appena misi piede
in casa.
“Si
mamma, sono le dieci e mezza. Cos’è, ho il
coprifuoco
adesso?” Chiesi andando vicino a mio fratello prendendolo in
braccio e
sedendomi sul divano.
“Mi
avevi detto che saresti tornata per cena! Perché non mi
hai avvisato che mangiavi fuori?!”
“Perché
me ne sono dimenticata! Caspita, come la fai lunga.”
“Come
la faccio lunga? Come la faccio lunga?! Questa casa
non è un albergo, ci sono delle regole e tu devi
rispettarle! Ora fila in
camera tua!” Strillava..strillava.. Vidi Edoardo portarsi
entrambe le manine a
coprirsi le orecchie, chiudendo gli occhi.
“Vieni
piccolo, andiamo di sopra..” Mormorai teneramente.
Senza aggiungere una parola mi caricai mio fratello in spalla e lo
portai nella
mia stanza, adagiandolo sul letto.
“Mamma
è arrabbiata” Mi disse Edo mettendosi un dito sul
mento.
“Lo
so Edo, è arrabbiata con me!” Sorrisi nella sua
direzione.
“E
pecchè?”
“Perché
hai una sorella pestifera!” Ridacchiai avvicinandomi
a lui e facendogli il solletico.
“Basta,
basta” Rideva a crepapelle, soprattutto quando gli
presi i piedini e lo alzai a testa in giù. Il mio tenero
fratellino.
Lo
rimisi sul mio letto e andai davanti allo specchio,
cominciando a pettinarmi i capelli arruffati, come sempre. Andai nel
piccolo
bagno comunicante con la mia stanza e mi lavai i denti, sciacquandomi
poi il
viso e le mani. Quando ritornai nella mia camera vidi che Edoardo si
era
addormentato nel mio letto. Allora mi avvicinai a lui e con leggerezza
gli
levai le scarpe, alzando la coperta e infilandocelo dentro. Mi coricai
al suo
fianco e spensi la luce, andandogli a baciare la guancia, coperta da
qualche
ciocca di capelli biondi. Mi addormentai presto, abbracciata al mio
piccolo
uomo.
Fine
primo capitolo! Speriamo vi sia piaciuto.. *.*
Il prossimo sarà quello scritto da Ary, vi ricordo xD.. Un
saluto a tutti,
anche a quello che leggeranno senza commentare, sappiamo che ci siete
anche
voi! ^__________^
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Capitolo 2 *** I Tokio Hotel sì! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/424602.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 3 *** I crucchi dal vivo ***
Eccoci
al terzo ragazzi! Fin’ora i primi due capitoli sono
stati di presentazione diciamo. In questo il grande giorno è
arrivato: si va al
concerto!!
Ale non mi sembra molto entusiasta eh? U.u Però per Ary si
farebbe di tuttoooo
*-*
Speriamo vi piaccia anche questo, vi ricordo che l’ho scritto
io (Ale). Ma
direi che si capisce dal testo xD
Un bacio! Buona lettura!
TERZO
CAPITOLO ( ALE )
I crucchi dal vivo
Passarono
diversi giorni dalla sera in cui mia sorella
rientrò prepotentemente nella mia vita. La situazione con
lei era in stallo :
Non peggiorava, ma non migliorava nemmeno. Apprezzavo i suoi sforzi di
riallacciare i rapporti con me. Anzi no, non è vero. Mi
innervosivano e basta.
Per me non si poteva aggiustare niente. Era andata così, non
la volevo più
nella mia vita, non la consideravo una sorella. Non può
essere definita così
una che nel momento del bisogno ti volta le spalle! Avevamo un bel
rapporto,
prima che papà se ne andasse.. Non potevo fare a meno di
lei. Ma lei ha potuto
fare a meno di me quando più avevo bisogno del suo sostegno.
Ora era inutile,
la mia fiducia in lei era evaporata.
Era
venerdì sera e sarei dovuta andare da Ary a dormire
quella notte, il giorno dopo ci sarebbe stato il suo tanto agognato
concerto.
Mi veniva la nausea solo a pensarci, ma per lei lo facevo volentieri.
Mi
preparai il biglietto, i soldi, la tenuta da notte, e tutto il
necessario nella
mia fedele borsa a tracolla. Ah, tappi compresi ovviamente. Me la
caricai in
spalla e scesi trotterellando le scale. Ero di buon umore quel giorno :
La
mattina era passata piuttosto tranquilla, e il pomeriggio ero andata al
parco
con il mio fedele skateboard, perché Ary era a trovare una
vecchia zia. Avevo
cercato più volte di insegnarle ad andare sullo skate, ma
niente. Era una causa
persa! Cadeva sempre!
Alla
fine dei gradini mi si piazzò davanti mia sorella.
Addio buonumore, sospirai rassegnata. Senza fare una piega la
sorpassai, non
degnandola di uno sguardo. Ma lei mi fermò per un braccio e
mi guardò fissa
negli occhi. Oddio che voleva?
“Ale,
dobbiamo parlare.” Per un momento stentai a credere
che lo avesse detto veramente. Voleva parlare? Dopo tre anni, voleva
parlare?! Mi
dispiace sorella, hai perso il treno.
“Io
non devo parlare proprio con nessuno” Sussurrai
liberandomi con uno scatto dalla sua presa.
“Ale
non puoi continuare ad evitarmi così, io voglio che
ritorniamo come prima.” Disse a mezza voce, con gli occhi
lucidi. Ti
prego! Le sceneggiate non sono mai state
il tuo forte.
“Tu
vuoi che ritorniamo come prima?! Non farcirmi la testa
con le tua cazzate. Ti ho cancellata.” E così
dicendo la lasciai sul
pianerottolo delle scale con il braccio a mezz’aria e
l’aria vagamente
sconvolta.
Vidi
mia mamma in cucina, davanti ai fornelli, così la
raggiunsi.
“Mamma
vado a dormire da Ary, sai domani c’è il suo
benedetto concerto.” Guardai per aria sbuffando.
“Ah
si vero. Quindi ti aspetto domani sera?”
“Beh
si. Edo dov’è?” Chiesi guardandomi in
giro. Dove si era
ficcato quel nanerottolo?
“Penso
sia in salotto davanti alla televisione” Rispose
distratta. Ma che avevano tutti in quella casa?
Proprio
così. Mio fratello era sul divano a guardare la TV,
come sempre si stava succhiando il pollice, lo lasciai fare. Non avevo
voglia
di rompere quel giorno. Notai che sulla poltrona era seduta mia
sorella, e stava
leggendo una rivista, la ignorai e le passai affianco, avvicinandomi a
Edoardo.
“Ehi
piccolo, non la saluti la tua sorellona?” Gli
accarezzai i capelli arruffati. Lui si girò con gli occhioni
tristi e mi guardò
con il labbro inferiore tremulo.
“Dove
vai Ale?” Tenero
il mio fratellino. Vuoi stare sempre con me, vero piccola peste?
Però non
potrai per sempre, arriverà il momento in cui dovrai farcela
da solo, camminare
con le tue gambe e non contare solo su di me. Ma non pensiamo al futuro
ora,
sei ancora piccolo. E a me va bene così.
“Vado
da Ary a dormire, ma torno presto, non ti
preoccupare!” Mi abbracciò e sentii le sue manine
sulla mia schiena. Ti
voglio un bene immenso, piccolo mio. E tu
ancora non te ne rendi conto.
Gli diedi un soffice bacio sulla guancia e mi
allontanai. Andando verso la porta scontrai il mio sguardo con quello
di
Francesca, la mia occhiata era penetrante e tagliente, la sua
dispiaciuta e
afflitta. Non
mi fai pena, non ti
perdonerò mai.
“Mamma
vado! A domani!” Urlai rivolta alla cucina.
“Ciao
tesoro!”Sentii la risposta e mi chiusi la porta alle
spalle.
Misi
le mani nelle tasche dei miei pantaloni enormi di tela
colorata. Chissà domani. Non ci volevo pensare, Ary
sarà stata schizzata solo
all’idea, ne ero sicura.
Camminavo
per le strade di un Amburgo ancora chiara,
nonostante fossero le nove di sera. Le luci dei lampioni si erano
accese da
poco, ma non servivano poi molto. C’era ancora tanta luce,
sembrava quasi
giorno. Un brivido mi percorse tutta la schiena facendomi venire la
pelle d’oca
quando mi soffermai a guardare il tramonto, era uno spettacolo. Quanti
colori.
Sono sempre stati più belli i tramonti in Italia, almeno per
quello che
ricordavo. Abitavo in campagna, in mezzo al verde.. E i colori che
riuscivo a
vedere dal balcone della mia camera mi facevano tremare il cuore. Ho
sempre
adorato la natura.
Mi
accesi una sigaretta, se Ary mi avesse visto
probabilmente mi avrebbe ammazzata. Lei odiava il fumo, e
odiava che io fumassi. Diceva che i miei
polmoni sarebbero andati a farsi fottere molto presto se continuavo di
questo
passo. Così nell’ultimo periodo avevo smesso,
diciamo, giusto per non sorbirmi
ore e ore dei suoi musi lunghi e delle sue lamentele. Sapeva essere
incredibilmente testarda, a volte.
In
poco tempo fui a casa di Ary, mi avvicinai alla villetta
giallo pallido e suonai il citofono.
“Chi
è?”
“Ciao
Fabio, sono Ale!” Sorrisi, era un po’ che non lo
vedevo. Mi aprì il cancello e mi aspettò sulla
porta d’entrata.
“Ale,
quanto tempo!” Aspettò che io mi avvicinassi di
più e
mi abbracciò calorosamente, assomigliava tantissimo ad
Arianna. Aveva gli
occhiali e i capelli castano chiaro, simili ai suoi. Era un uomo solare
e
disponibilissimo, era sempre stato molto gentile con me.
“Hai
ragione, non passavo da un po’. Come stai?”
Richiuse la
porta dietro di me e mi fece entrare in casa
“Oh
tutto a posto, come sempre. Tu piuttosto?”
“Io?
Io sempre normale, tutto ok!” Alzai il pollice verso di
lui e gli feci l’occhiolino, facendogli scappare una risatina.
“Aleeeee!!” Senza
rendermene conto venni travolta dall’uragano Davide, che mi
fece barcollare e
rimanere in piedi per miracolo.
“Davide!”Davide,
un ragazzino di quattordici anni
intelligente e brillante. Aveva i capelli come la sorella e gli occhi
azzurri,
molto abbronzato e l’aria matura per la sua età.
Dolcissimo e dal cuore d’oro.
“Vieni
a giocare con me alla play?” Dimenticavo, grande
appassionato di playstation e videogiochi vari. Ai tornei che
organizzavamo io
e lui mi stracciava sempre miseramente.
“Mi
spiace piccolo, ora devo parlare con tua sorella, magari
un’altra volta!” Annuì contento e
tornò davanti alla sua console.
“Ary!
Vieni c’è Ale!” Sentii Fabio chiamare a
gran voce
Arianna, e subito dopo vidi la mia amica scendere goffamente le scale
facendomi
segno di raggiungerla. Andammo in camera sua e mi sedetti mollemente
sul suo
letto, con la solita inquietante sensazione di sentirmi osservata.
C’erano
davvero troppi poster.
“Mi
spieghi perché dobbiamo accamparci alle sei di mattina
per fare la fila, quando il concerto comincia alle dieci di
sera?” Chiesi
portando le braccia conserte al petto.
“Ma
perché così ci becchiamo la prima fila,
ovvio!” Mi
sorrise come se fosse la cosa più scontata del mondo. E quel
suo rimarcare
quell’assurda ovvietà mi fece saltare i nervi. A
me sarebbe bastato anche un
posticino remoto sugli spalti più lontani.
“Oh
perfetto, così i tappi non resisteranno nemmeno!”
Borbottai guardandomi intorno. Ne aveva aggiunti altri per caso?
“Non
te li sarai portata per davvero!” Mi guardò con la
bocca spalancata. Io sorrisi colpevole annuendo piano con la testa.
Lei mi
guardò basita “Ale!” Mi
strillò divertita sgranando
gli occhi.
“Che
c’è?! Dai ti prometto che non li uso!”
Sbuffai annoiata
guardando per aria. Alla fine non li avrei usati sicuramente, non ero
così
stronza.
La
vidi aprire e chiudere la bocca un paio di volte. Segno
che doveva chiedermi qualcosa ma non ne aveva il coraggio. Lo faceva
spesso e
ormai io sapevo perfettamente com’era fatta. Non
c’erano segreti fra noi. Come sei prevedibile amica mia. Ancora non
lo sai che ti conosco come le mie tasche?
“Devi
dirmi qualcosa Ary?” Le domandai sfogliando un
giornale che trovai sotto il suo cuscino. Ma lo abbandonai quasi subito
quando
mi resi conto che era uno stupido giornalino di quei quattro.
Però, dovevo
ammettere che il tizio con le treccine non era poi
così male. Oddio
non posso credere di averlo pensato sul serio!
“Beh..
Ecco.. Mi chiedevo. Con tua sorella come
va?”Deglutì,
io mi irrigidii appena.
“Diciamo
che non va..” Sospirai. Non che la cosa mi ferisse,
ma era parecchio frustrante avere una presenza indesiderata che
gironzolava per
casa mia, destabilizzando il mio equilibrio di tutti i giorni.
Ary
annuì e non toccò più
l’argomento, aveva capito che non
mi andava di parlare di lei. Sei
fantastica.
“Allora,
domani a quest’ora starai saltando nell’arena di
Amburgo! Non sei contenta?” Dissi per spezzare quel silenzio
che era calato tra
di noi.
“Non
immagini che regalo mi stai facendo Ale, senza di te
non ci sarei andata” Mi guardò e io le faccio
cenno di raggiungermi sul letto.
Si distese di fianco a me e io appoggiai la testa sulla sua spalla.
“Dai
Ary, Lo sai ormai che per te farei di tutto. Anche
venire a un concerto che non mi piace!” Sorrisi guardandola,
lei si girò e ridacchiò
arruffandomi i capelli.
Ci
addormentammo poco dopo, senza nemmeno cambiarci o
toglierci le scarpe.
“Ale!
Ale svegliati!” Sentii delle scosse che mi percossero il
corpo. Dio, ma era l’alba! Chi diavolo rompeva?!
“Ale
ti vuoi muovere? Siamo in ritardo!” Ma.. In ritardo per
cosa? Per carità
ti prego lasciami
dormire! Non feci in tempo a
girarmi sul fianco dando le spalle allo
scocciatore sconosciuto, che mi sentii buttare giù di peso
dal letto. Mi massaggiai
la chiappa colpita e la testa dolorante, mi girai con gli occhi ancora
chiusi e
piano tentai di sbattere le ciglia aprendo le palpebre. Una Ary furente
di
rabbia, in jeans e reggiseno, con i capelli tutti per aria, mi si
presentava
davanti. Pessimo modo di svegliarmi.
“Alla
buon ora! Dobbiamo andare al concerto, è tardi!”
Guardai
la sveglia che c’era appoggiata sul suo comodino : segnava le
cinque e mezza.
Però, era tardissimo!
“Ma
dai Ary, è l’alba” Feci per ricacciarmi
sotto le coperte
ma lo sguardo che mi lanciò mi fece desistere dal farlo.
Sarebbe stato meglio
ascoltarla e vestirmi. Andai al bagno e mi sciacquai la faccia, ancora
mezza
addormentata. Mi lavai i denti e presi dalla mia borsa il cambio che mi
ero
portata da casa: una maglietta che mi arriva alle ginocchia stretta e
gialla,
abbinata ad un paio di pantaloni di cotone nero, larghi con
l’elastico sulle
caviglie e le mie solite, consumate scarpe da skater. Mi guardai allo
specchio,
avevo il viso pallido e le occhiaie marcate, colpa
dell’alzataccia. Ma non mi volevo
truccare, non l’avevo mai fatto, tranne che per gli eventi
importanti. Così ritornai
in camera, dove trovai una Ary vestita di tutto punto, truccata
perfetta e
leggera come solo lei sapeva fare. I riccioli le ricadevano leggeri
sulle
spalle. Aveva una maglia viola con delle scritte in verde, gli short
neri e le
sue fedeli all star sempre viola a collo basso. Non aveva
più gli occhiali, doveva
aver messo le lenti a contatto. Ci credo! Se le arrivava una gomitata
da quelle
fan invasate ci perdeva la vista!
Perfetta,
era
perfetta. Si girò e mi guardò inclinando la testa
di lato.
“Stai
bene vestita così” Mi sorrise ritornando a
sistemare
le sue cose nella borsa.
“Anche
tu!” Ricambiai il sorriso e mi avvicinai di più a
lei, sbirciando dentro allo zaino.
“Soldi,
li ho. Macchinetta fotografica, anche. Cd per
l’autografo? Vediamo.. Si! C’è anche
quello. Acqua, panini..” Faceva il conto
sulle mani con espressione concentrata.
“Ary
non stiamo partendo per la guerra!” Risi dandole una
spinta sulla spalla.
“Scusa
Ale ma voglio essere preparata ad ogni evenienza!”
Roteò
gli occhi all’insù e le tirai il braccio
portandola con me verso le scale.
“C’è
bisogno di una sana e abbondante colazione!”
Eravamo
nell’arena già da un po’, forse
mezz’ora. Eravamo
riuscite a conquistare, se non la prima, la terza fila. Il palco si
vedeva
perfettamente, e per l’immensa gioia di Ary eravamo proprio
davanti al
bassista, sul lato destro. Ancora non sapevo come avessi fatto a
lasciarmi
convincere, fatto sta che ora mi ritrovavo immersa in una folla che
andava dalle
diecimila alle quindicimila persone. Per lo più ragazzine
sui quattordici anni,
che non facevano che emettere fastidiosi gridolini con quelle belle
boccucce
che si ritrovavano.
Il
sole mi stava cuocendo la testa, faceva un caldo bestiale
e io continuavo a bere come un cammello nel Sahara!
Ma
vedere il sorriso stampato sulla faccia della mia migliore
amica, quel sorriso che io amavo e che non vedevo da un po’
sul suo viso… Mi
riempì il cuore, e non potei fare a meno di pensare che per
lei lo avrei fatto
mille altre volte.
La
mattina e il pomeriggio passarono tranquilli, per quanto
tranquille si possano considerare più di quattordici ore
sotto il sole
cuocente, in piedi, in mezzo ad un mucchio di gente sudata e
puzzolente, e con
poche risorse alimentari e idriche. Ma non importava, c’erano
cose ben peggiori
al mondo.
Stavo
per addentare l’ennesimo panino, quando le luci si spensero
immediatamente. E cavolo! Avete
aspettato
ore ed ore, non potete aspettare altri dieci minuti? Ho fame! Partirono
i
primi accordi di chitarra. Le fan cominciarono a strillare, quella di
fianco a
me per poco non mi sfondò un timpano con un acuto da
Guinness dei primati.
Diamine, non è mica sceso il Dio in terra!
Mi
voltai verso Ary e la vidi bloccata con la bocca
semichiusa, gli occhi le brillavano mentre guadava il palco. Lei non
era come
le altre fan, era calma. Si godeva il momento e l’unico modo
per poterlo fare
fino in fondo era starsene li, immobile, tranquilla, canticchiando le
loro
canzoni. Senza urlare, saltare, dimenarsi, piangere, ridere come una
gallina.
No, solo ferma a cantare a mezza voce, con lo sguardo luminoso e il
sorriso
sempre presente a farle splendere il viso. Sembrava una statua, ma era
talmente
bella che le avrei scattato una foto.
Mi
girai verso quei quattro tedeschi strampalati e sorrisi. Sorrisi
perché se era questo l’effetto che facevano alla
mia migliore amica, potevo
anche cominciare a sopportarli.
Eccoci
alla fine! Ringraziamo :
layla the
punkprincess : Ebbene si, Ale ha
ceduto! Prevedibile quella ragazza u.u
Della situazione fra le due sorella se ne parlerà molto, e
verrà risolta.. O
nel bene o nel male, non si sa! xD
Grazie della recensione! Un bacio ^___^
Tiky
: Grazie
mille del commento! *___* A chi non scende la bavetta quando ci sono di
mezzo
quei quattro? *Q*
Anja11xD
:
Scoprirai tuuuutto solo continuando a seguirci! xD Non ci abbandonare
mi
raccomando! Un bacio e grazie! **
Un
bacio enorme anche a chi legge soltanto, senza
recensire.. Le nostre “Lettrici in punta di piedi”!
Ciao a tutti, Ale&Ary
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Capitolo 4 *** La fine? ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/426720.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 5 *** Skate, graffitti e .... FAN PARTY?! ***
Ringrazio
enormemente Ary per l’introduzione fatta nello scorso
capitolo. Seriamente,
trovo adorabile il tuo modo di addossarmi sempre le colpe, lavandotene
le mani
*____*
Ad ogni modo, siamo al quinto, di già! O_O
Ci scusiamo se è corto e se non succede nulla di
particolare, ma è un capitolo
di transizione. (Colpa mia, vabbè xDD )
Dal prossimo le cose cominceranno a farsi DECISAMENTE più
interessanti!
Muahahah XD
QUINTO
CAPITOLO
( ALE ) Skate, graffiti
e… FAN
PARTY?!
Era
stata una giornata devastante. Mai più, mi ripromisi. Mai
più. Avevo le gambe
doloranti e l’emicrania che mi attanagliava la testa. Come se
non bastasse mi
ero ritrovata mia sorella fuori casa. Ary mi aveva appena
riaccompagnata, e chi
mi si piazzava davanti? Francesca. Sorrisi alla mia migliore amica, ci
scambiammo uno sguardo d’intesa e poi lei ripartì.
Sentii quasi subito la sua
mancanza.
Salutai
distratta mia sorella e, pazientemente, aspettati che lei trovasse le
chiavi
nella sua borsa per aprire la porta. Le trovò e le
girò nella serratura,
facendoci entrare in casa. Nessuna delle due aveva emesso un fiato, e
quella
tensione a me non piaceva proprio per niente.
“Mamma
e
Edo sono già a letto” Fu lei a spezzare il
silenzio. Accidenti! Io non volevo
mica starci da sola con lei! Calma
Ale
dai, sono ancora solo due giorni. Solo due giorni poi se ne va.
“Ok.”
Non la guardai nemmeno in faccia. Come sempre del resto. Andai sul
divano e mi
sedetti accendendo la televisione sintonizzandomi su MTV. Sentii una
presenza,
mi voltai e trovai mia sorella seduta vicino a me. Non feci una piega e
riportai il mio sguardo al televisore.
“Ale,
com’è andato il concerto?” Mi chiese
sorridendo. Stava passando un video dei
Good Charlotte in tv, non mi piacevano molto ma la canzone era
ascoltabile.
Senza distogliere lo sguardo biascicai un “Bene.”
Totalmente disinteressata.
“Ti
sei
divertita?” Mamma mia com’era insistente!
“Si
Francesca! Mi sono divertita!” Strillai nervosa, sapeva bene
che non mi andava
di parlare con lei, perché continuava ad insistere?!
Abbassò
lo sguardo mortificata e se ne sparì in cucina. Sentii un
guizzo nello stomaco.
Dispiacere?
No! Non era dispiacere,
io non la volevo più nella mia vita! Basta, basta!
Spensi
irritata la TV e mi rifugiai nella mia stanzetta. Era meno incasinata
del solito
: mamma doveva essere passata a riordinare. Dovevo ricordarmi di
ringraziarla
non appena l’avessi vista. Ma adesso era tardi, avevo sonno e
gli occhi mi si
chiudevano da soli.
Spensi
la luce e mi addormentai nel giro di qualche minuto.
Il
giorno dopo mi svegliai alla buon ora, circa mezzogiorno e mezzo.
Ringraziai
mentalmente mia madre che aveva deciso di lasciarmi dormire a oltranza,
ne
avevo proprio bisogno! Con una lentezza infinita mi alzai e andai in
bagno
sciacquandomi il viso e lavandomi i denti, mi pettinai i capelli
arruffati e
ritornai in camera mia cercando disperatamente nell’armadio
una vecchia tuta da
ginnastica. Ne trovai una dell’Adidas, me la infilai e scesi
al piano
inferiore. Probabilmente il pranzo era pronto.
“Finalmente!
Buongiorno!” Mi salutò mia madre venendomi
incontro con un sorriso
“Ciao
mamma..” Risposi cercando Edo con lo sguardo, avevo voglia di
abbracciarlo
forte!
“Aleee!” Come
non detto, me lo ritrovai tra le
braccia. Lo strinsi forte ridacchiando.
“Come
stai amore?” Gli schioccai un bacio sulla guancia e lo
guardai nei suoi occhi
così azzurri da mandarmi fuori di testa. Li adoravo.
“Bene,
bene. Ieri mamma mi ha portato da nonna!” Esultò
con le braccia alzate al cielo
La
nonna, erano già due settimane che non la vedevo. Sarei
dovuta passare a
trovare lei e il nonno uno di quei giorni. Risi alla sua
felicità e raggiunsi
mia mamma in cucina, dove trovai anche mia sorella seduta al tavolo
già
apparecchiato. Come al solito, feci un debole cenno del capo nella sua
direzione.
“Che
hai
fatto di buono mamma?” Sbirciai nel forno e annusai il buon
profumino che ne
veniva fuori.
“Arrosto
con patate tesoro”
“Buono!
Brava mami!” La baciai su una guancia e sedetti al mio posto.
A capotavola,
dalla parte opposta a Francesca. Lei continuava a fissarmi e la cosa
non mi
faceva tanto piacere, ma la ignorai, o mia mamma non ne sarebbe stata
felice.
Premeva perché noi due chiarissimo le nostre divergenze, ma
io non ne volevo
sapere.. Erano tanti tre anni da riparare.
Edo
arrivò come un fulmine sedendosi alla mia sinistra.
“Via
quel dito dalla bocca!” Lo ammonii guardandolo di traverso, e
lui sbuffando si
allontanò il pollice che si stava succhiando. Vidi Francesca
guardarlo e
sorridere. In quel momento la odiai. Lei non ci era mai stata durante
l’infanzia
di Edo, se n’era andata ancora prima che nascesse, non lo
aveva visto nascere,
ne crescere! Non lo aveva accompagnato a scuola il suo primo giorno
d’asilo,
non era a lei che aveva fatto vedere il suo primo dentino da latte
caduto!
Guardai in basso stringendo i pugni, tutta la rabbia che avevo
trattenuto in quegli
anni mi stava montando in quel preciso momento. Ma non era il caso,
così serrai
la mascella digrignando i denti e cercando di rilassarmi facendo un
respiro
profondo.
Mamma
ci
servì il pranzo e in silenzio iniziammo a mangiare. Era
tutto squisito, mi
complimentai con mia madre che mi rispose con una sorriso a trentadue
denti :
adorava quando le si facevano complimenti per le sue doti culinarie.
Finii
in
fretta e corsi a recuperare il mio cellulare, che avevo dimenticato
sopra il
comodino in camera mia. Lo arraffai velocemente e scrissi un breve
messaggio ad
Ary :
Ci
vediamo al parco tra mezz’ora, ho bisogno di
aria! Porto le bombolette! XD A dopo, ti voglio bene!
Aprii
le
ante dell’armadio, in fondo a destra c’era uno
zainetto beige. Conteneva tre o
quattro bombolette colorate, più un paio di marker. Se mia
mamma me li avesse
scoperti probabilmente avrebbe scatenato il finimondo! Mi inginocchiai
per
terra e presi anche il mio skateboard, che stava sotto
all’armadio.
Scesi
le
scale saltellando con la tavola sottobraccio, strillai un saluto a mia
mamma e
uscii di casa. Faceva un caldo infernale! Saltai sopra lo skate e
cominciai a
darmi le spinte con il piede sinistro.
Sfrecciavo
sotto il sole, sentendo un lieve venticello infrangersi tra i miei
capelli,
scompigliandoli.
Adoravo
andare sullo skate. Era una delle cose che amavo di più
fare. Non sapevo
spiegare la gioia che mi pervadeva il corpo quando correvo su quella
tavola.
Certo le cadute non erano mai mancate, ma amavo anche quelle!
E
dico grazie a te, tu che
veramente sei l’amore della mia vita. Tu che non sei un
oggetto, ma qualcosa di
molto di più, tu che possiedi un’anima…
Tu che mi hai regalato le più grandi
gioie, e che allo stesso tempo sei una delle mie principali cause di
dolore. Tu
che hai una tavola di legno, quattro rotelle, due truck e
un’anima.
Il
primo
skateboard me lo aveva regalato mio padre, quando avevo dieci anni. Ero
stata
talmente felice che avevo passato tutto il pomeriggio a provare ad
andarci, ma
niente. Alla sera ero tornata a casa con tutte e due le ginocchia
sbucciate e
un gomito graffiato. Ma sono sempre stata testarda, e infatti provando
e
riprovando dopo qualche settimana ero diventata bravissima.
Dopo
la
morte di papà non ci ero più salita per mesi. Ho
ricominciato da quando ho
conosciuto Ary, è stata lei a spronarmi.
Arrivai
all’entrata del parco e scesi dalla tavola prendendomela
sotto braccio,
tenendola per le rotelle. Camminai un po’ seguendo il
sentiero finché, tra gli
alberi, intravidi la figura di Ary seduta ad una panchina. La raggiunsi
e le
stampai a sorpresa un bacio sulla guancia.
“Buongiorno
principessa!” Esclamai allargando le braccia, molto
teatralmente.
“Finalmente
Ale. Ormai ti davo per dispersa!” Sbottò ridendo.
Io con un sorriso furbetto le
feci segno di seguirmi.
“Dove
stiamo andando?” Mi domandò confusa.
“Su
in
cima, dove nessuno ci può vedere! Ho voglia di fare un
graffito!” Ridacchiai
divertita.
Arrivammo
su una collinetta dove c’era anche un muro, dove potevo
benissimo rivedere le
mie vecchie tags! Ah, bei tempi quelli.
Aprii
il
mio zaino e tirai fuori la bomboletta viola e quella verde
fosforescente. Ne
porsi una ad Ary.
“Vuoi
cominciare tu?” Ci divertivamo un sacco a fare i nostri pezzi
ovunque. Per noi
fare graffiti era sinonimo di libertà.
La
afferrò sorridendo e cominciò a spruzzare sul
muro, iniziando a disegnare delle
curve. Chissà che veniva fuori.
Presi
la
mia bomboletta, quella verde, e la guardai adorante.
Soffocata
dalla voglia di fare il
mio pezzo ovunque, accecata dai colori. Sento il rumore di una
bomboletta e mi
si stringe lo stomaco. Penso a quello che potrei fare e a cosa me lo
proibisce.
Nel naso l’odore di vernice mi fa ricordare la prima volta
che ho preso in mano
una bomboletta, ricordo come la guardavo, con quegli occhi curiosi e le
mani
ansiose di schiacciare quel cap e dare colore ad un muro. La sbatto
velocemente, guardo la parete davanti a me altre due volte, pensando a
quali
saranno le conseguenze, poi allungo un braccio e inizio a vivere.
Muovevo
la mano, in basso in alto, a destra a sinistra. Il muro prendeva colore
velocemente, e i nostri due pezzi si fusero in un tutt’uno.
Diventarono una
cosa sola ed era meraviglioso.
Diedimo
gli ultimi piccoli ritocchi e poi ci allontanammo di qualche passo per
osservare la nostra opera d’arte. Una delle più
belle che avevamo fatto fino ad
ora, si. Decisamente.
Ci
battemmo il cinque scoppiando a ridere simultaneamente, mentre io
riponevo le
nostre armi da guerra nello zainetto.
“Ale,
ti
dovrei dire una cosa” Si grattò
l’orecchio incerta.
Brutto segno quando lo
faceva. Ma il mio
umore era talmente buono che niente avrebbe potuto distruggerlo.
“Certo,
dimmi” Sorrisi
“Papà..Ecco.
Mio papà, ieri sera.. Mi ha regalato dei pass.. Per..Per un
fan party..” Un
momento. Che
fan party?!
“Un..Fan
party?” Alzai un sopracciglio scettica
“Si
dei..dei.. Tokio hotel, ecco.” Resetto. Il mio umore era
talmente buono che
niente, tranne quei quattro, avrebbe potuto distruggerlo.
“E..Quindi?”
Deglutii aspettando quell’inevitabile risposta, che mi
rimbombava già nella
testa.
“Dai
non
fare finta di non capire.. Ci.. Vieni con me?” Ecco. Come
immaginavo.. Sbuffai
calciando un sasso li vicino. Che palle, non bastava il concerto. Non
bastavano
i pass per il backstage. Ora ci si metteva pure con i biglietti per il
fan
party! Mi dovevo ancora sorbire quei quattro!
Poi
all’imporovviso mi scattò nella mente un flash del
concerto. Ary che sorrideva
felice, con gli occhi lucidi e lo sguardo perso.
“Va
bene.” Sospiro rassegnata. Lo facevo per lei, per rivedere
quel sorriso
meraviglioso.
“Cosa?”
Sgranò gli occhi incredula.
“Ci
vengo Ary!” Rido divertita dandole una leggera spintarella
sul braccio.
L’uragano
Ary mi travolse in uno dei suoi abbracci soffocanti strillando come una
bambina
il giorno del suo compleanno.”Graziegraziegrazie”
Mi urlò nel timpano.
La
allontanai massaggiandomi l’orecchio e guardandola storta.
Aveva le mani unite
al petto e gli occhi che luccicavano. Dio, per quattro tedeschi tutte
queste
scene? Mah..
“Spero
solo che sia fra un bel po’ di tempo, mi devo preparare
psicologicamente, e poi
mi devo ancora riprendere da ieri!” Sospirai portandomi una
mano sulla fronte.
“Ehm..
E’ domani” Ridacchiò imbarazzata
“COSA?!”
Strabuzzai gli occhi incredula. Il giorno dopo? Ma stiamo dando i
numeri?
Era
ufficiale, mi aveva incastrata.
Bene,
bene, bene U_U
Ringraziamo
:
Anja11xD
: La tua migliore amica ha una bella fantasia,
“Anja” Ci piace moltissimo! *-*
Grazie per la recensione!
_TataTokietta_
: Ebbene si, faccio le facce strane quando Ary sbava xDD Comunque siii,
il papà
di Ary è il migliore, tutte lo adoranooo! *__* Grazie!
Layla
the punkprincess : Il papà di Ary è un grande,
sisi XD comunque, beh.. Come hai
potuto notare non sono stata molto entusiasta all’idea del
fan party, ma per
Ary si fa tutto! XD Grazie per il commento!
Ovviamente
grazie anche a voi, “Lettrici in punta di piedi”
Che, anche se non vi fate
sentire, sappiamo che ci siete! Un bacio a tutti!
Ale&Ary
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Capitolo 6 *** Oh mein Gott! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/429801.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 7 *** Facendo conoscenza... ***
Ragazzuole
nostre, già il settimo capitolo! Non siete contente? *Q*
Questa storia sarà molto lunga e molto complicata,
già vi avverto xD Però io e
Ary ne siamo orgogliosissime! Giusto da poco abbiamo scritto il
capitolo
finale, l’ultimissimo in assoluto. Ci credete che mi sono
messa a piangere? Ci
sono troppo affezionata a questa fan fiction. Io e Aria ci lavoriamo da
due
mesi! Speriamo che riesca a coinvolgere anche voi, come è
successo con noi.
I ringraziamenti a fondo pagina, buona lettura!
SETTIMO
CAPITOLO ( ALE )
Facendo conoscenza…
Io,
Ary
e il suo mega brufolo arrivammo al pub nel quale si sarebbe tenuto il
“mitico”
fan party dei “mitici” Tokio hotel. Ancora non
potevo credere di essermi fatta
abbindolare così facilmente, ma era questo il potere che Ary
aveva su di me.
Sapeva essere maledettamente persuasiva a volte.
La
fila
che trovammo fuori dal locale era spaventosa! Sentii il mondo crollarmi
sulle
spalle e Ary sussurrarmi
un “Forza e
coraggio” all’orecchio. Scendemmo
dall’auto e prese dallo sconforto più totale
ci immettemmo in quella fila chilometrica. Fortunatamente potevo
appoggiarmi
alla transenna o sarebbe stata la fine per i miei poveri piedi!
Passò
forse un’ora quando un coro di urla disumane si
levò in aria facendomi sentire
rintronata per qualche secondo. Mi guardai intorno, cercando di capire
il
perché di quell’improvvisa euforia omicida; e vidi
un furgone grigio
metallizzato parcheggiare non troppo lontano da noi. Uscirono tutti i
Tokio
hotel al completo. Non potevano ammalarsi, dico io?
Ary
cacciò un gridolino, niente a che vedere con le urla di
quelle bestie
assatanate, e fece un saltello di felicità. Avrei voluto
schiaffarmi una mano
sulla faccia, ma non lo feci. La capivo, dopotutto.
Quello
con le treccine nere, Tim forse, si fermò e
salutò nella nostra direzione.
Lascio immaginare la reazione di Ary quando lui la indicò e
le sorrise. Roba da
pazzi!
Vidi
chiaramente il ragazzo-treccine avvicinarsi ad uno dei suoi energumeni
e
sussurrargli qualcosa all’orecchio indicandoci.
L’armadio con le braccia annuì
e si avvicinò a noi.
“Voi
due, venite con me” Esclamò con voce cavernosa,
facendomi sobbalzare. Non
riuscii a ribattere in nessun modo che mi sentii subito sollevare da
terra
appoggiandomi dall’altra parte delle sbarre, seguita
immediatamente da Ary, che
aveva lo guardo un po’ perso.
Ma
con tutta la gente che c’è
qui, PROPRIO NOI DUE DOVEVI SCEGLIERE?!
All’interno
il locale era molto grazioso, le luci erano spettacolari e anche
l’impianto con
la musica. L’angolo bar era carino e ben fornito. A
proposito, avevo giusto
sete!
Non
feci
in tempo ad avvicinarmi al bar che ci venne incontro il tizio con le
trecce.
Non salutai, ne niente, lo vidi solo chiacchierare un po’ con
Ary. Gli aveva
appena detto che era bellissimo quella sera e lui, molto modesto, aveva
risposto che era bello sempre. Se, ti piacerebbe. Vorrei vederti la
mattina
appena sveglio!
“Credo
che un giorno verrà sopraffatto dal suo ego, sempre che non
sia troppo tardi”
Sussurrai ad Ary, che scoppiò a ridere in faccia al tipo,
che chiese
spiegazioni infastidito. Ma Ary sviò abilmente il discorso,
indicandogli due
ochette alle nostre spalle. Davvero ridicole.
“Comunque,
nemmeno un grazie?
Vi ho fatto
saltare tutta la fila!” Esclamò pomposo
“Nessuno
te l’ha chiesto” Borbottai irritata, sentendo
subito un macigno cadere sul mio
piede. Non ci credevo, Ary me lo aveva pestato!
Chiuse
la
conversazione col chitarrista (mi pareva fosse il chitarrista), e
subito
arrivarono gli altri componenti della band. Oddio
ma sono una persecuzione.
Vidi
chiaramente Ary fare la civettuola con i quattro, (soprattutto col bel
bassista
piastrato, ancora un po’ e l’avrei dovuta
raccogliere con il cucchiaino!)
Rispondendo alla loro domanda, che andava tutto a meraviglia. E certo!
“Vorrei
poter
dire lo stesso di te” Sibilai al suo orecchio, mi
guardò con una faccia che
peggio non si può facendomi scoppiare a ridere.
La
serata passava tranquilla, i Tokio hotel si erano schiodati da noi,
andando in
giro a salutare il resto delle fan, mentre noi rimanemmo tranquille
sedute al
bancone del bar.
“Sai
cosa Ale?” Esclamò Ary ad un certo punto,
sbattendo il bicchiere sul ripiano di
legno.
“Cosa?”
Chiesi un po’ titubante. E ora cosa si era messa in testa?
“Ho
voglia di ballare”
“Ah
no
non ci pensare nemmeno. Se vuoi ballare vai, io resto qui
buona.”Portai le
braccia davanti al petto agitandole. Ballare non era decisamente il mio
forte.
“Ma
dai,
perché no?”
“Non
voglio ballare, dai!”
“Ok,
come vuoi cocciuta. Fai la brava mi raccomando!”, Mi
baciò la guancia
sorridendo “Grazie!” Esclamò poi.
“E
di
che” Risposi seguendola con lo sguardo e vedendola arrivare
in centro alla
pista, scatenandosi.
Mi
guardai intorno, portando poi il mio sguardo sul bicchiere di gin tonic
che
avevo davanti. Presi la cannuccia rosa ( io odiavo il rosa ) tra le
mani e la
portai alla bocca, prendendo qualche sorso. Era davvero buono!
“Una
vodka alla pesca!” Sentii una voce vagamente familiare
ordinare da bere al mio
fianco. Voltai il viso senza farmi notare, il tipo con le trecce era di
fianco
a me. Accidenti! Magari se mi facevo piccola piccola non mi notava.
“Ehi,
ciao!” Come non detto. Mi girai con un mezzo sorriso sulla
faccia e biascicai
un “Ciao” Poco convinto.
“Ary,
giusto?”
“No,
Ary
è quella che si scatena in pista” Spiegai
indicando con un dito, dietro di me“Io
sono Ale” Continuai annoiata, rigirando la cannuccia nel
bicchiere.
“Vedo
che ha fatto colpo su Georg” Ridacchiò, io mi
girai di scatto con gli occhi
fuori dalle orbite. La vidi li, appiccicata al bassista, che avevo
appena
scoperto chiamarsi Georg. E brava la mia amica! Non volevo nemmeno
immaginarmi
come poteva sentirsi in quel momento. La lasciavo da sola un minuto e
tu guarda
quello che mi combinava.
Mi
ricordai della presenza poco desiderata di fianco a me, mi voltai e
feci un
sorriso tirato. Molto, molto tirato.
“Io
sono
Tom comunque. Allora, ti stai divertendo?” Mi
domandò squadrandomi da capo a
piedi. Che, mi
stai facendo la
radiografia? Mi
urtava i nervi il
suo modo insistente di guardare il mio corpo. Ma chi si credeva di
essere?!
“Da
morire” Borbottai ironica prendendo un lungo sorso di gin.
“Perché
sei venuta al nostro concerto, e al nostro fan party? Non mi pare tu
sia molto
una nostra fan”
“Correggiti:
non sono PER NIENTE una vostra fan. La vostra musica mi lascia
indifferente
come potrebbe fare una formica nel mio giardino. E se continuiamo ad
incontrarci, è per la mia migliore amica. Che vi adora, e
continua a
trascinarmi ovunque andiate” Risposi tranquilla senza nemmeno
guardarlo.
Sembrò
riflettere sulle mie parole, poi il suo sguardo si accese.
“Stai
dicendo che non facciamo buona musica?” Si era un pochetto
alterato il bel
chitarrista! Stai
calmino tesoro.
“No,
non
ho detto questo. Se non mi hai ascoltato, ho semplicemente detto che a
me la
vostra musica lascia indifferente. Tutto qui.” Ribadii il
concetto e questa
volta, dal suo sguardo, sembrò averlo afferrato. Finalmente.
“Quanti
anni hai, Ale?” Il suo sguardo su di me mi faceva
innervosire, odiavo essere
fissata. Soprattutto se veniva squadrata.
E lui mi stava squadrando.
“Diciassette”
Risposi guardando altrove. Volevo andarmene a casa, ma non potevo mica
interrompere il ballo di Ary con il suo bel principe, mi sarei sentita
un
mostro!
“Oh
allora sei piccolina” Che
fai, sfotti? Il
suo sorrisetto beffardo fu la cosa che più mi
mandò in bestia!
“Io
ne
ho venti!” Si indico, cioè.. Si vantava
perché aveva tre anni in più di me?
Roba da pazzi.
“E
chi
se ne frega!” Sbottai infastidita.
“Calmina,
che fai? Ti scaldi?” Fece una risatina cominciando a
giocherellare con il suo
piercing al labbro.
“Senti
bello! Avrò anche tre anni in meno di te, però
almeno un po’ di cervello in
zucca ce l’ho!” Gli ringhiai contro. Mi alzai dallo
sgabello e feci per
andarmene, ma venni trattenuta da una mano che mi bloccava per il
braccio.
“Dai,
non ti arrabbiare. Non volevo offenderti.” Sbuffai e mi
voltai dall’altra
parte. Perché era così idiota?
“Rimani?”
Mi domandò poco dopo. Dio,
che ho fatto
di male?
“Si,
si
rimango!” Sventolai una mano per aria con nonchalance e mi
risedetti sullo
sgabello appoggiandomi al bancone con il braccio. Lui continuava a
guardarmi
con quel suo sorrisetto che mi faceva urtare sempre di più i
nervi.
“Dai,
parlami un po’ di te. Che scuola fai?”
Perché gli interessava parlare di me? Si
avvicinò ancora di più a me, ed io istintivamente
mi ritrassi di un pochino.
“Frequento
il liceo artistico. L’anno prossimo sarà
l’ultimo per me.” Sorrisi all’idea che
mancava molto poco alla libertà.
“Oh
bello! E ti piace?”
“Secondo
te? Se lo faccio vuol dire che mi piace!” Dio ma era proprio
cretino!
“Ok
scusa, scusa” Rise ancora. Ma mi stava prendendo per il culo?
Cercai Ary tra la
folla, era ancora incollata a Georg. No, non la potevo disturbare.
Piuttosto mi
sarei sorbita ancora mister-trecce-Tom.
“Tuo
fratello è carino” Osservai guardando nella
direzione del suo gemello, stando a
quello che diceva Ary. Aveva un’alta cresta nera, che non mi
faceva impazzire
addosso a lui, ma aveva un viso perfetto. Era davvero bellissimo.
“Si,
ma
sono io la bella copia” Sfoderò un sorriso
strafottente. Sperai per lui che non
fosse il migliore nel suo repertorio, altrimenti era messo maluccio.
“Certo..”
Feci un’espressione vagamente disgustata che lo fece scendere
dalla sua
nuvoletta. Mio
caro, non sei Dio.
Ricordatelo.
Passarono
diversi minuti di silenzio, io non parlavo, lui non parlava, non capivo
perché
si ostinava a rimanere ancora li con me. Sbuffai alzandomi per la
seconda volta
dallo sgabello e avviandomi all’uscita.
“Dove
vai?” Mi sentii chiedere. Cazzi tuoi no,
eh?
“A
fumarmi una sigaretta” Sbuffai. Sperando che Ary non lo
venisse a scoprire.
Odiava quando fumavo, lei era convinta che avessi smesso, si sarebbe
arrabbiata
da morire se mi avesse vista. Ma una ogni tanto non guastava, certo.
“Ti
accompagno”
Trattenni a stento un
grugnito di disapprovazione. Cazzo, era una STAR, perché
doveva stare attaccato
proprio al mio culo?!
“Fai
un
po’ come ti pare.” Raggiunsi l’uscita e
sfilai una sigaretta dal pacchetto. Ne
offrii una anche a.. Tom. Più per cortesia che per altro. Ne
prese una a sua
volta e si tastò le tasche in cerca
dell’accendino, che poi passò a me.
Feci
un
lungo tiro e trattenni il fumo per qualche secondo nei miei polmoni,
poi lo
sbuffai fuori vedendolo disperdersi nell’aria.
Lui
mi
guardava, sempre più insistentemente, col suo odiabile
sorriso che cominciavo a
detestare con tutta me stessa. Era palese ormai : non lo sopportavo!
“Che
hai
da guardarmi così?” Sbottai
“Niente,
sei carina.” Rispose tranquillamente, come se fosse la cosa
più normale del
mondo. Beh detto da lui, non lo presi proprio come un complimento.
“Grazie”
dissi del tutto disinteressata.
“Non
mi
dici anche
tu?”
“Perché
dovrei?” Alzai un sopracciglio guardandolo scettica. Lo
lasciai senza parole,
perché aprì e richiuse la bocca senza sapere cosa
ribattere. Sembrava un pesce
fuor d’acqua!
“Tanto
non mi interessa il tuo parere, comunque” Esclamò
infine. Ti ho
colpito nel vivo eh?
“Meglio
così” Sorrisi tirando ancora con la sigaretta.
Senza
motivo ricominciò a guardarmi con quel suo fottuttissimo
sorriso. E cazzo, se
non la smetteva di torturarsi quel ferretto al labbro glielo avrei
staccato a
morsi!
“Vorrei
tanto toglierti quel sorrisetto strafottente che hai stampato in
faccia”
Farfugliai senza nemmeno pensarci. Lo vidi avvicinarsi pericolosamente
a me,
fermandosi solo quando si trovò ad un soffio dal mio viso.
Ma io non crollavo
davanti a nessuno, sostenni il suo sguardo guardandolo dritto negli
occhi,
senza alcuna difficoltà.
“E
come
pensi di farlo? Magari con un bel bacio?” Ma per chi mi aveva
presa questo? IO
baciare LUI? Nemmeno se fosse stato l’ultimo ragazzo sulla
faccia della terra!
“Te
lo
puoi scordare!” Feci per allontanarlo ma lui non si mosse di
un centimetro
“Sei
solo una stupida mocciosa egocentrica” Rise più
forte. Questo era troppo. Con
un gesto fulmineo feci partire la mia mano sul suo viso, lasciandogli
lo stampo
delle mie cinque dita. Beh, almeno in faccia non c’era
più l’ombra di un
sorriso!
Mi
guardò con lo sguardo acceso dalla rabbia. Oddio adesso mi ammazza e seppellisce il corpo!
Ma in
quel momento vidi Ary uscire dal locale insieme a Georg. Erano la mia
salvezza
in quel momento!
Cazzo!
La sigaretta!
Bene,
bene, bene. Tom le ha prese eh? Povera stellina *-*
Un grazie a :
layla
the punkprincess : Beh, come hai visto Ale e Tom non vanno proprio
d’amore e d’accordo,
per ora u.u xD Vedremo cosa combineranno più avanti! Grazie
^__^
Gemi_Black
: Un dibattito perché quando ho letto la tua recensione ho
subito scritto ad
Ary. Quando anche lei l’ha letta siamo andate avanti a dirci
quanto ti adoriamo
*_____*
Gentilissima, davvero! Un bacio.
XxxX_Ice
Angel_XxxX : Siamo felici che la storia ti piaccia, davvero! Continua a
seguirci, un bacio!
Anja11xD
: Già, come fa Ale a schivare Tom? Me lo chiedo anche io XD
Grazie del commento!
Un
grazie anche a tutte le nostre lettrici in punta di piedi. E siete
tante xD
Adoriamo anche voi *___*
Un
bacio, le vostre Ale&Ary
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Capitolo 8 *** La ragazza delle pagine gialle corrotta dagli occhi cucciolosi! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/431183.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 9 *** Ale la furia ***
CAPITOLO
NOVE (ALE)
Ale la furia
“ARYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY!!!!!!!!!!!!”
Oddio oddio
oddio! Aveva dato il mio numero a quel cafone maleducato! No, non
poteva avermi
fatto questo!!
“Dai
Ale, non essere arrabbiata con me, ti prego!” Mi
lanciò
uno sguardo di sfuggita, riportando subito gli occhi sulla strada. Non
risposi.
Non potevo sopportare l’idea che quel tizio aveva il numero
del mio cellulare!
Oddio, che disastro!
“Ale,
mi ha fatto gli occhi cucciolosi, capisci?”
“Oh
ma per piacere.” Almeno che non montasse quella patetica
scusa!
“Daidaidaidai!
Torna a volermi bene!” Mi girai di scatto
guardandola divertita.
“Ma
io ti voglio bene! Solo che.. Uffa!” Sbuffai incrociando
le braccia al petto.
“Dai
Ale, non è mica la fine del mondo su! Male che vada non
gli rispondi!” Guardai fuori dal finestrino, Amburgo era
buia, c’erano solo le
flebili luci dei lampioni ad illuminarla.
Mi piaceva la notte, era tranquilla e non c’era quel via vai
continuo di
macchine. Mi infastidiva il rumore del traffico, mi rendeva.. Inquieta.
Preferivo la calma e la pace. Decisamente.
“Sei
arrabbiata?” Mi chiese poco dopo.
“No..”
Sospirai. In fondo non ero arrabbiata con lei, se
Georg mi avesse chiesto il suo numero glielo avrei dato. Certo, era una
cosa
ben diversa, visto che lei sbavava per quel tipo. Invece io e Tom,
beh.. Lui
era finito con la mia mano sulla sua faccia, in mezz’ora che
avevamo passato
insieme! Da record.
“Sul
serio?”
“Si
Ary, tranquilla.” Mi girai e le sorrisi sinceramente per
poi tornare a guardare, serena, la strada che sfrecciava sotto di noi.
Sentii una vibrazione nella mia tasca, imprecai tirando fuori il
telefonino
pregando ardentemente che non fosse Tom. Aprii il messaggio : numero
sconosciuto. Cazzo! Era palese chi fosse il mittente.
Lanciai
uno sguardo infuocato ad Ary e lei, vedendomi con in
mano il cellulare intuì e mi fece un sorriso colpevole. Accidenti a te. Se non ti volessi
così bene!
Ciao
bambina!
Mi
schiaffai una mano sulla fronte, ma quanto poteva essere
irritante quello?! Feci leggere il messaggio alla mia migliore amica,
che
ridacchiò divertita. Forse era pure felice di avergli
lasciato il mio numero!
Fottiti.
Semplice.
Diretta. Chissà che si ficcasse in quella
testolina bacata che non volevo nessun tipo di rapporto con lui!
Sospirai
sconfitta. Bambina. Mi aveva chiamata bambina!! Oh carino, non sai con chi hai a che fare!
Su,
non essere così acida, volevo fare pace!
Pace?
E chi aveva litigato? Semplicemente non lo potevo
soffrire.
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA
XD
Oddio,
così suonava troppo presa per il culo. Vabbè,
poco
male, chissà che si arrendesse.
Vidi
con la coda dell’occhio la mia amica farsi una
risatina. Traditrice e pure sfottitrice?
“Che
ridi tu?” Le domandai, infatti.
“Oh
niente, penso solo che tu e Tom siete più simili di
quello che credete!” E ridacchiò di nuovo.
“Io,
simile a quello? No. No. Eee NO.” Ribadii scuotendo
violentemente la testa. E questa sciocchezza da dove la tirava fuori?
Vabbè,
vedo che sei ancora
un po’ arrabbiata.
Ci sentiamo domani bambina! Buonanotte!
Riposi
il cellulare nella mia tasca. Non avevo più voglia di
rispondergli, e no. Non esisteva un “Ci sentiamo
domani” Se lo poteva pure
scordare!
“Eccoci
arrivate!” Esclamò Ary parcheggiando davanti a
casa
mia e mettendo le quattro frecce. Scesi dall’auto fermandomi
a guardarla con lo
sportello aperto.
“Buonanotte
Ary, e anche se sei una traditrice, ti voglio
bene!” Sorrisi fissandola negli occhi.
“Mi
dispiace, ma ti ripeto: mi ha incastrata. E ti voglio
bene anche io!” Chiuse gli occhi e mi fece un sorriso a
trentadue denti.
“Scema..
Buonanotte! Esclamai chiudendo la porta della
macchina.
“Buonanotte!”
La sentii strillare da dentro.
Sorrisi
ed entrai in casa, trovandola deserta e avvolta in
un silenzio tombale. Senza fare rumore mi precipitai in punta di piedi
nella
mia camera, trovando nel letto Edoardo, addormentato.
E
tu?
Che ci fai qui?
Sorrisi
nel guardarlo, era tenerissimo mentre dormiva! Lo feci
più in la e mi coricai al suo fianco, accarezzandogli la
testolina bionda.
Sentirlo li, tra le mie braccia, era la sensazione più bella
del mondo.. Lo
amavo, lo amavo come non amavo nessuno! Lui ed Ary erano i miei punti
di
riferimento, le mie guide. Le persone a cui mi appigliavo nei momenti
difficili. Mi bastava pensarli per sentirmi subito sollevata e felice..
Era un
qualcosa di inspiegabile a parole, ma una cosa la sapevo. Non avrei mai
potuto
permettermi di perderli.
“Me
lo devi Ary!”
Il
giorno dopo mi svegliai alla buon ora e passai il mio
tempo nella noia più infinita e straziante. Così
il pomeriggio avevo pensato di
passarlo con la mia migliore amica, visto che quel giorno non dovevamo
andare
al lavoro : volevo andare al nuovo bar che aveva aperto la settimana
prima. Lo
avevano descritto come una figata assurda! Volevo passare un pomeriggio
diverso
dagli altri, dimenticandomi per un attimo di Tom, che mi aveva
tormentata di
messaggi tutto il santo giorno. Ovviamente non avevo risposto : non
avevo
voglia di scocciature!
“Ma,
Ale..” Tentò di protestare.
“Niente
ma Ary! Ti ho accompagnata al concerto dei Tokio
hotel, poi nel backstage, e perfino al loro fan party! Me lo
merito!”
“Uff
e va bene!” Sbuffò irritata. Era pure irritata la
signorina! Ma non ci diedi peso, le saltai addosso prendendola per il
collo e
baciandole una guancia.
“Siii!
Ti voglio bene!!” Mi rispose con un sorriso e,
insieme, andammo giù nel suo garage montando sulla mini.
Che
bello! Avrei passato un pomeriggio un po’ diverso,
fortunatamente non a base di Tokio Hotel. Il tempo che avevo passato
con loro
sarebbe bastato per un anno intero!
Non
vedevo l’ora di arrivare al bar, doveva essere davvero
un posto da sballo totale! Fortunatamente non distava molto da casa
mia, giusto
una quindicina di minuti, forse meno. Così, in un battito di
ciglia, eravamo
già davanti al locale. Si chiamava
“Melody”, o almeno così avevo letto
sull’insegna luminosa proprio li davanti.
“Beh,
non sembra male!” Esclamò con un sorriso Ary,
spegnendo
la macchina e aprendo lo sportello.
Uscimmo
dall’auto e ci dirigemmo all’entrata, dove stava un
signore alto e grosso. Sembrava più un armadio a muro con le
braccia che un
uomo. Mi terrorizzava, una spintarella da parte sua e sarei finita
spiaccicata
sulla parete. Gente così era meglio non farla alterare.
Mi
ricordò moltissimo una delle guardie del corpo di quei
quattro crucchi, ma non ci diedi peso. Erano tutti uguali quei bestioni!
“Ale,
Ale, ci mettiamo nel tavolino ad angolo? Voglio stare
seduta sulla panca di velluto!” Strillò quasi Ary,
certe volte sembrava quasi
una bambina, e la adoravo per questo!
La
accontentai sedendomi al tavolo che mi aveva indicato.
Lei si posizionò di fronte a me e prese in mano il menu. Lo
scorsi velocemente
anche io e decisi di prendere il mio solito gin tonic, mentre lei
optò per un
bacardi alla pesca. Prendevamo sempre quei due cocktail, da anni ormai
era una
tradizione che nessuna delle due aveva mai infranto.
“Sai,
sono felice di essere venuta qui. Mi piace questo bar!”
Ridacchiò nel momento in cui arrivarono le nostre
ordinazioni. Io le sorrisi
tuffandomi sulla cannuccia e prendendo due lunghe sorsate di gin, lo
facevano
buonissimo li!
Mi
guardai intorno, c’erano luci soffuse blu elettrico, che
rendevano l’atmosfera magnifica. I tavolini avevano delle
forme strane e le
sedie erano molto alte e comode, con i poggioli per le braccia. Era
tutto
fantastico.
“Ehi
ragazze!!” No.. No. No. No. Ti prego fa che io abbia sentito male!
Non poteva essere vero, no.
Anche li, diamine! Mi girai verso Ary e le vidi dipinto in faccia uno
sguardo
adorante. E li capii. Capii che le mie paure erano fondate. Capii che
pregare
non sarebbe servito a niente, loro erano li.
Seguii
la traiettoria del suo sguardo e a pochi passi da me
ritrovai tutti i componenti dei Tokio Hotel, nessuno escluso.
“Ciao
ragazzi!!” Cinguettò estasiata la mia migliore
amica.
“Ciao.”
Borbottai rigirandomi subito verso il mio gin tonic.
“Vi
spiace se ci uniamo a voi?” Domandò Tom felice. Si. Ci dispiace eccome razza di idiota!
“Ma,
certo che no! Sedete pure!” Rise Ary facendogli segno
di accomodarsi.
“Ufff”
Sbuffai facendomi più in la per fare spazio a Bill.
“Siamo
di cattivo umore, piccola?” Sentii qualcuno
sussurrare al mio orecchio. Tom.
“Mai
stata meglio.” Risposi a denti stretti riducendo gli
occhi a due fessure.
“Perché
non hai risposto ai miei messaggi?”
“Perché
non ne avevo voglia”
Mi
guardò male per qualche secondo poi si girò
dall’altra
parte. Che seccatore!
Io
dico. Con tutti i bar che esistono ad Amburgo, in
Germania, in Europa. Nell’intero mondo! PROPRIO IN QUESTO
CAZZO DI MELODY
DOVEVATE VENIRE?!
“Scusatemi
ragazzi, io devo andare a comprare un paio di
cose da vestire, non me ne vogliate!” Esclamai con un
falsissimo sorriso
stampato in faccia.
“Ma
come Ale, avevi dett..” La colpii con un calcio sotto
tavolo e la vidi reprimere un urlo di dolore, facendo un sorriso
sofferente.
“Si
Ary, avevo detto che dovevo andare a fare shopping,
proprio così!” Sibilai serrando la mascella.
“Shopping?”
Si accese Bill guardandomi adorante.
“Ehm..si.”
“Posso
venire con te?” Unì le mani davanti al viso e
sorrise. Che sorriso magnifico. Quasi più bello di quello di
Ary. Quasi.
Riflettei,
portami appresso il cantante non sarebbe stata
una gran scocciatura. In fin dei conti sembrava simpatico, era il
gemello il
problema.
“D’accordo!”
Gli sorrisi sentendomi uno strano sguardo
addosso. Quello di Tom. Mi fissava con occhi omicidi, e non capii il
perché..
Che voleva? Venire anche lui a fare shopping? Ma nemmeno per idea! Lo
ignorai
bellamente e mi girai verso gli altri.
“Scusate
davvero!” Sorrisi dispiaciuta.
“Oh
non ti preoccupare, mi basta che ci lasci Ary!” Disse
Georg guardando la mia amica, che divenne rosso porpora e ridacchio
imbarazzatissima. Oddio che dolce!
“Stai
tranquilla, a me dispiace per te” Gustav mi si fece
più vicino “ Presto ti pentirai di esserti portata
dietro Bill a fare shopping”
Mi sussurrò ridendo.
“Ehi!!”
Strillò il cantante “ Ti ho sentito!”
Io
risi di gusto. Forse li avevo giudicati male, dopotutto.
Sembravano simpatici, fatte eccezione per Mister trecce, che continuava
a
guardarmi storto. Mi dava fastidio il suo sguardo indagatore addosso.
Salutai
tutti e mi diressi verso l’uscita, seguita da Bill.
“Cosa
devi comprare?” Mi domandò curioso mentre
camminavamo
nelle strade del centro.
“Non
devo comprare nulla, ma non sopporto tuo fratello.
Scusa.” Sospirai mortificata. Voleva fare shopping e io stavo
demolendo i suoi
sogni; che persona cattiva.
“Sai,
lo avevo capito. E’ per questo che sono venuto con te,
ti volevo parlare.” Mi girai di scatto dubbiosa, di che
doveva parlarmi quella
specie di spilungone allampanato?
“E..
Che dovresti dirmi?”
Mi
guardò dolce e per un momento quella sua espressione da
cucciolo fu in grado di sciogliermi il cuore, era tenerissimo! Ma
ritornai
subito in me aspettando che rispondesse alla mia domanda.
“Sai,
Tomi non è così stronzo come vuole far credere.
Però
non nego che sia ancora un ragazzino un po’ sciocco.. Sa
essere molto stupido
certe volte, ma devi saperlo prendere. Te lo dice uno che ci vive
insieme
ventiquattro ore su ventiquattro da ben vent’anni!”
“Che
coraggio!” Farfugliai
“A
parte gli scherzi, non è un bastardo. Oddio, anche lui ha
voglia di divertirsi, come tutti i ragazzi della nostra età.
Ma ti ripeto, lo
devi prendere per il verso giusto!” Mi fece
l’occhiolino ridacchiando.
Nel
frattempo ci eravamo seduti su una panchina in un parco
poco distante dal Melody. L’aria era fresca anche se il sole
batteva forte.
“Sinceramente,
non ho voglia di prenderlo per nessun verso!”
Sbottai sventolando per aria una mano
Bill
rise. La sua risata era cristallina e molto contagiosa,
così tanto che riuscì a trasportare anche me. Mi
piaceva sentirlo ridere, lo
trovavo bellissimo e mi metteva una strana felicità addosso.
Mi ritrovai a rivalutarlo, sentendomi una stupida per averlo giudicato
a
priori. Era davvero simpatico e molto.. Molto dolce. Mi trovavo bene in
sua compagnia,
mi sentivo a mio agio, come se lo conoscessi da una vita.
“Comunque,
è la quarta volta che ci incontriamo e non mi
sono ancora presentata come si deve. Io sono Alessandra ma chiamami Ale
ti
prego. Piacere!” Esclamai porgendogli la mano. Lui
ridacchiò e me la strinse
forte.
“Piacere
mio Ale, io sono Bill. Come già sai.” Sorrisi
sinceramente e mi incantai a guardarlo per qualche minuto. Aveva
lasciato i
capelli lisci sulle spalle quel pomeriggio, abbandonando quella cresta
da punk
che non si addiceva per niente al suo carattere.
“Sai,
mi dispiace se vi ho trattati un po’ malino in questi
giorni. La mia era solo un sensazione a pelle, proprio non riuscivo a
digerirvi. Però ora che ho potuto parlare un po’
con te.. Beh, mi stai
simpatico!”
“Davvero?
Beh ti ringrazio. Anche tu mi sei simpatica” E
rise di nuovo incantandomi. “Un giorno, però, ci
andiamo per davvero a fare
shopping insieme” Disse poi col sorriso.
“Ci
sto! Andata!” Gli feci l’ok con la mano.
“Ora
forse è meglio tornare al bar, o ci daranno per
dispersi!”
“Si,
forse hai ragione!” E mi alzai seguendolo.
Ritornammo
dentro il bar riprendendo i nostri posti e
salutando tutti. Stavano chiacchierando e, non appena ci videro tornare
verso
di loro, ci accolsero con un sorriso. Eccetto Tom, che seguitava ad
incenerire
con lo sguardo prima me e poi il fratello.
“Che
avete fatto?” Mi domandò subito, mentre gli altri
quattro riprendevano a chiacchierare tranquillamente tra loro.
“
Ma che t’importa! Niente!” Quel ragazzo riusciva a
levarmi
il buonumore con poche semplici parole.
“Non
ci credo, siete stati via tutto questo tempo!”
“Senti,
ma te li fai gli affari tuoi?” Non potevo mica
dirgli che avevamo parlato di lui!
“E’
mio fratello! Sono affari miei!”
“E
allora vallo a chiedere a lui!” Strillai sempre
più
arrabbiata. Mio
dio, sento che
ne uscirò pazza. Questo mi manda fuori di testa!
“Ehi
calmina! Abbiamo mangiato pane e veleno a colazione?!”
Mi disse con il suo solito sorriso strafottente in faccia. Odioso.
Odioso,
odioso e.. Odioso.
“Adesso
basta!” Mi alzai appoggiando i palmi delle mani al
tavolino, ormai gli altri si erano girati verso di noi. Dato che i toni
delle
nostre voci si erano lievemente
alzati. “Scusami Ary, scusate ragazzi. Ma me ne torno a casa.
Io questo
non lo sopporto più!” Dissi
indicando Tom di fianco a me, che mi guardò con una faccia
fra l’incredulo e
l’arrabbiato.
Io
cominciai ad avviarmi all’uscita, ma una voce ormai
odiabilmente familiare mi obbligò a fermarmi.
“Ecco
brava! Continua a schifarmi. Tornatene a casa a
piangere dal papà. Bambina.”
Mi
bloccai, ghiacciata sul posto, sentendo chiaramente il
mio cuore farsi sempre più pesante. Ero girata di spalle,
boccheggiai più e più
volte, ma nessuno potè vedermi.
Mi girai lentamente, dovevano essere passati diversi secondi, in cui il
mio
cervello aveva smesso di funzionare. Quando fui di nuovo faccia a
faccia con
loro potei notare che Ary aveva gli occhi sgranati, e una mano le
andava a
coprire la bocca semichiusa. Solo
tu hai
capito amica mia.
La tensione era palpabile nell’aria, la si poteva tagliare a
fette. Erano tutti
confusi, compreso Tom, non riuscivano a capire quello che stava
accadendo.
“Che
cosa hai detto?” Sibilai trucidandolo con lo sguardo.
Lui aggrottò le sopracciglia, senza capire. Non riusciva a
dare un perché alla
mia reazione, a suo parere, forse troppo esagerata.
“Tu
non sai un cazzo della mia vita. NON SAI UN CAZZO! Non
parlare di mio padre! NON OSARE PARLARE DI LUI, MERDA!” Feci
una pausa,
prendendo fiato. Ero paonazza e non riuscivo più a
controllare la mia voce. “
Tu ti trovi la pappa pronta tutti i giorni! Io invece me la devo
preparare da
sola! Non parlare mai più delle cose che non sai e che non
puoi sapere. O te lo
giuro, quant’è vero il mondo, che ti spacco la
faccia.”
Girai
i tacchi e me ne andai, lasciando li Ary e chiedendole
scusa con il pensiero.
Avevo le lacrime che mi pungevano gli occhi e il naso che mi pizzicava.
Segno
del fatto che tutto il dolore
che per troppo tempo avevo tentato di scacciare, stava per riversarmisi
addosso.. Senza alcuna pietà.
Tom
è un’idiota >.<
Non se la cuce mai quella bella boccuccia perfetta *-*
Passiamo ai ringraziamenti che è meglio xDD :
layla
the punkprincess
: Ci speravo che qualcuno sentisse l’urlo di
Ale XD E, non preoccuparti, presto anche lei si riterrà
fortunata ad avere il
numero di Tom u.u Grazie! xD
HeyJoe
: Una
nuova lettriceeee *____*
Ary sarà molto
contenta del tuo commento, ne sono sicura ^___^
Grazie mille!
Tiky
:
Grazie mille!^^
Gemi_Black
: Una
statua tutta per noi! *-* Sarebbe una
bellissima cosa XD Grazie per la tua recensione, che è
sempre più che
graditissima *Q*
Infine
volevo ringraziare quelli che leggono senza
commentare e dirvi ( A tutti ) che se mi fate sapere cosa ne pensate di
“Ci
sarà” Non mi offendo XD (Utopy)
Un
bacio a tutti quanti.. Ale&Ary
|
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Capitolo 10 *** Oliva, tappati quella bocca! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
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Capitolo 11 *** Ricordi, telefonate e compleanni ***
UNDICESIMO
CAPITOLO (ALE) Ricordi,
telefonate e compleanni
Ero
appena uscita da quel bar che tanto volevo vedere, ma che alla fine
aveva solo fatto in modo che in me si risvegliassero brutti pensieri.
Ricordi che col passare del tempo avevo cercato di seppellire per non
stare più male come un cane. Era bastata una stupida frase
detta a caso, per far si che tutto il mio duro lavoro andasse a puttane.
Ripensai
alla faccia che aveva fatto Tom. “Te
lo giuro, quant’è vero il mondo, che ti spacco la
faccia” Gli avevo
soffiato in faccia poco fa. Avevo visto chiaramente il suo viso
prendere una piega confusa e sbigottita, lui certo non poteva capire il
pesante tasto che aveva toccato senza volerlo. Per un momento provai
quasi compassione per lui, in fondo non poteva sapere tutto quello che
nascondevo. Non se lo poteva nemmeno immaginare.. E io lo avevo
attaccato in quel modo solo per qualcosa che aveva toccato solo me.
Certo che però, quella boccaccia non se la riusciva proprio
a chiudere!
Il
mio pensiero si soffermò per qualche istante su mio padre.
Rividi i suoi capelli scuri, Il suo sorriso meraviglioso, che mi
regalava ogni giorno, quando tornava a casa stanco dopo una giornata di
lavoro. E mi chiedeva “Com’è andata a
scuola patata?” Patata. Imbarazzante,
lo so. Ma lui mi chiamava
sempre così.. Sempre. Non mi era mai piaciuto, ma ora
pagherei oro per risentire la sua voce chiamarmi in quel modo un
po’ ridicolo.
Avrei
voluto riaverlo con me, tredici anni sono pochi per perdere un padre..
E io avevo bisogno di lui nella mia vita, volevo che mi aiutasse ad
affrontare i problemi dell’adolescenza.. I problemi che avrei
incontrato nel mio futuro. Certo, avevo mamma.. Ma il mio rapporto con
papà era diverso, più profondo..Più
complice. Quasi come se a volte ci leggessimo nel pensiero. Sapeva
sempre come mi sentivo e cosa fare per farmi stare meglio. Mi
manchi tanto papà..
Rividi
i suoi occhi verdi, magnifici. Quegli stessi occhi di mia sorella,
così dolorosi da stare a guardare. E forse è
anche un po’ per questo che continuavo ad allontanarla. Gli
somigli troppo Fra..
Sentii
un formicolio all’altezza dello stomaco. Ancora quella
sensazione di.. Dispiacere?
Forse avrei dovuto rivalutare
mia sorella. Ora che era troppo tardi: quando sarei tornata a casa non
l’avrei più trovata, partiva un’ora
prima. Forse però era meglio così, non ero ancora
abbastanza forte da lasciarmi tutto alle spalle. Avevo sofferto troppo
per lei, quell’anno non avevo perso solo un padre. Anche lei
mi aveva abbandonata.
Mi
ritrovai seduta sulla nostra
panchina, nel nostro
parco. Ary.. Probabilmente sarebbe arrivata a momenti. La mia dolce
Ary. Se non ci fosse stata lei non so cosa ne sarebbe stato di me.
Lei
sapeva tutto di me. Tutto. Sapeva di mio padre, di mia sorella.. Delle
piccole cose e delle cose importanti. Tra me e lei non esistevano
segreti.. La amavo. Lei era la mia stella polare, l’unica che
riuscivo a vedere quando intorno a me c’era solo buio,
l’unica guida che volevo seguire nei momenti difficili. La
mia stella polare, si.
Avvicinai
le gambe stringendole al petto e appoggiando il mento sulle braccia,
leggendo con gli occhi ormai lucidi tutte le scritte che comparivano su
quella panchina vecchia e consumata.
C’era
anche quella mia e di Ary, di due anni prima : “A+A Per
sempre” Sorrisi al ricordo. Era passato tantissimo tempo, ma
tra me e lei non era cambiato assolutamente nulla. Il nostro rapporto
era sempre lo stesso, anzi.. Forse si era ancora più
solidificato.
In
quel momento la vidi oltrepassare l’immenso cancello del
parco e venirmi incontro con lo sguardo basso e triste, si sedette
vicino a me. In silenzio. Aspettava che fossi io a parlare, a darle un
segnale che le facesse capire che era tutto ok.
Appoggiai
la testa alla sua spalla e respirai profondamente.
“Ho
come la sensazione che questo sia solo l’inizio”
mormorai stancamente.
“Ed
è una cosa buona o cattiva?”
“Non
lo so. Ma Tim rischia seriamente la vita, ti avverto.”
La
vidi sorridere e poi ridacchiare sottovoce. E
ora che ho detto?
“Perché
ridi?” Corrugai la fronte non capendo, mentre lei mi metteva
a posto un ciuffo di capelli scivolato sulla mia guancia.
“Si
chiama Tom, con la O di..”
“Di
Oliva?” Ridacchiai
“Esatto,
la O di oliva” Mi rispose sorridendomi.
“Beh..
sì, in effetti le dimensioni del suo cervello
dovrebbero essere quelle..”
Ci guardammo dritte negli occhi, resistemmo poco perché
scoppiammo contemporaneamente in una lunga e fragorosa risata, per me
anche un po’ liberatoria.
Guardai
il tramonto e pensai che niente sarebbe stato impossibile se avevo Ary
al mio fianco.
“A
che pensi?” Mi domandò lei vedendomi assorta a
guardare il sole calare basso nel cielo.
“Uhm,
niente. Pensavo solo che sono proprio fortunata ad averti con
me” La guardai di sottecchi sorridendo, e vidi le sue guancie
prendere lievemente colore, mentre le labbra le si curvarono
all’insù in un sorrisino compiaciuto.
“Sai
che per me è la stessa cosa Ale. Senza di te non sarei
quella che sono”
La
abbracciai d’impulso. Uno di quegli abbracci che cominci per
caso, senza pensarci.. E poi vorresti non finissero mai, vorresti
fonderti con l’altra persona, diventare parte di lei.. Ma
ormai sapevo che, in un modo o nell’altro, sarei sempre stata
parte di lei.
Rimanemmo
strette l’una all’altra per un lasso di tempo che
non saprei definire, ma tanto.. Era stato tanto.
Si
staccò e mi guardò dubbiosa negli occhi. Doveva
dirmi qualcosa, già lo sapevo. Alzai un sopracciglio e la
invitai a parlare.
“Non
è nulla di importante.. Te lo dico solo per correttezza nei
confronti dei ragazzi. Ma se non vuoi andarci ti capisco.. Non
c’è problema.” Fece una pausa scrutando
la mia espressione, tranquilla e serena “Georg mi ha chiesto
se andiamo sul set del loro prossimo video.. Non so ancora quando, mi
deve chiamare”
Riflettei
su quanto mi era appena stato detto. Perché
no? Mi ritrovai a pensare. Bill
lo avevo già preso in simpatia.. Era molto dolce e
comprensivo. Gustav e Georg li trovavo simpatici e gentili.
L’unico punto non ancora ben definito rimaneva Tom, dopo il
casino di quel pomeriggio poi.. Forse avrei dovuto per lo meno chiedere
scusa per la mia reazione improvvisa, dopotutto lui non poteva sapere..
“Ary,
io ci voglio venire!” Decisi subito.. Era ora di mettere da
parte i vecchi pregiudizi e cercare di lasciarmi un po’
andare.. In fin dei conti quei poveri ragazzi non mi avevano fatto
niente di male, non era giusto trattarli così. Fatta
eccezione per Oliva.
“Tranquilla
dai, non è un probl… COSA?
Hai detto di si?!”
Cominciò a strillare giustamente incredula.
Feci
una risata divertita “Si Ary! E’ così
incredibile?” Dissi poi.
“Beh,
si.. Considerando il fatto che ho dovuto pregarti per trascinarti con
me le altre volte!”
“Beh,
ma quelle erano le altre volte.. Ora ho cambiato idea!” Coerente
come al solito, eh Ale?
Tipico
di me, dicevo una cosa e cinque secondi dopo pensavo l’esatto
contrario. Ma che ci volete
fare.. Sono una contraddizione vivente io!
“Quindi..
E’ ok?” Mi chiese incerta, forse per paura che
potessi cambiare idea improvvisamente.
“Perfetto!”
Alzai i pollici e le sorrisi. Lei si slanciò verso di me e
mi abbracciò di impeto baciandomi ripetutamente sulla
guancia sinistra. A momenti mi soffocava!
“Oddiooo
non vedo l’ora Ale! Vedrò i Tokio Hotel
all’opera!” Batté le mani ridendo forte
“Pensa che Tom mi ha minacciata! Mi ha detto che se tu non
fossi venuta, di non presentarmi nemmeno! Che faccia tosta!”
Incrociò le braccia al petto in un espressione imbronciata e
seria, che per poco non mi fece scoppiare a ridere, ma mi trattenni a
stento.
“Bah,
non lo capirò mai quel ragazzo!” Sbuffai agitando
una mano con nonchalance.
Però
non sapevo spiegarmi perché continuavo a ripensare al suo
sguardo.. Quello strano sguardo che mi aveva lanciato quando ero
rientrata nel bar ridendo e scherzando con Bill. Mi metteva una
sensazione strana addosso ogni volta che ci ripensavo.
Non
ci feci caso e scrollai la testa, continuando a guardare la mia
migliore amica, persa nella sua felicità..
Stavo
schiacciando beatamente il mio sonnellino pre-cena, quel giorno avevamo
finito presto di lavorare : Alle sei eravamo già a casa!
Quando
qualcosa, o meglio qualcuno.. Entrò come una furia nella mia
camera facendomi venire un mezzo infarto e cadere giù dal
mio morbido lettuccio.
Ary.
Pensai,
vagamente irritata per il pessimo modo in cui ero stata destata dai
miei sogni.
“Ary
dai.. Ma ti sembra il modo?” Farfugliai con la bocca ancora
impastata dal sonno.
“Scusami
Ale! Ma ti devo dire una cosa importantissima!”
Mi
sedetti, ancora rintronata, sul mio letto.. facendole segno di
accomodarsi di fianco a me.
“Poco
fa mi ha chiamata Georg, e mi ha dato la data in cui gireranno il
video” Sospiro..
“E..?”
La spronai a continuare.
“E’
il diciotto! Dopodomani! Il diciotto giugno!”
Strillò tanto da farmi perdere l’udito
all’orecchio destro.
Il
diciotto giugno.. Cosa succedeva quel giorno? Sapevo che
c’era qualcosa di importante ma non riuscivo a ricollegare il
giorno al fatto. Ero ancora un po’ rincoglionita.
“Davide
compie gli anni quel giorno!” Esclamò allargando
le braccia vedendomi parecchio confusa.
Mi
schiaffai una mano in fronte. Ma certo! Davide!
“E
dove sta il problema Ary?”
“Come
dove sta il problema? Ale! Io e lui i nostri compleanni
li abbiamo sempre passati
insieme!”
“Portiamolo
con noi, non penso ci siano problemi!” Risposi tranquilla,
insomma.. Se ci volevano davvero la con loro per vederli girare il
nuovo video, avrebbero accettato anche Davide. E poi non avrebbe dato
sicuramente fastidio, era un ragazzino talmente adorabile!
“Dici?”
Chiese incerta
“Certo,
e scommetto che lui sarebbe felice di accompagnarci!” Le
schiacciai l’occhiolino dandole una leggera gomitata
“Ah
su quello ci scommetto!” Sorrise. Davide aveva sempre
apprezzato la musica dei Tokio Hotel, certo.. I suoi idoli rimanevano i
Nevada Tan, sempre e comunque.
“Dove
sarà sta roba?” Quanto ero grezza!
“A
Berlino, se non mi sbaglio”
“Però,
mica dietro l’angolo!” Insomma, Amburgo e Berlino
non erano proprio attaccati, diciamo.
“Ma
si, tanto ci vengono a prendere loro!” Batté le
mani felice, chissà.. per lei doveva essere un sogno! Per me
invece era passare un bel pomeriggio un po’ diverso dagli
altri.
“Ah
davvero? Bene!”
“Ora
devo scappare! Vado a dare la notizia a Davide!” Mi
saltò quasi in braccio e mi baciò la guancia per
poi catapultarsi fuori dalla porta e mandarmi un ultimo saluto agitando
la mano.
Risi
scuotendo la testa. La mia Ary non sarebbe mai cambiata. E
meno male..
Mia
sorella era partita il giorno prima, non ero riuscita a salutarla.. Ero
arrivata a casa troppo tardi e lei se n’era già
andata, per tornare chissà quando. Non che mi dispiacesse
eh.. Oh, eccome se ti dispiace!
Stai zitta tu, coscienza!
Che
nervi! Perché questi dubbi mi dovevano venire proprio adesso
che lei era già andata via? Forse l’avrei rivista
presto.. Forse no. Non ne avevo idea!
Però
forse.. Forse avrei dovuto mettere le cose a posto, e ingoiare il mio
stupido orgoglio per una volta..
Sentii
la vibrazione del mio cellulare che avevo lasciato sopra al comodino,
mi avvicinai e lo afferrai rispondendo distrattamente, senza nemmeno
controllare il nome sul display per sapere chi mi cercava.
“Pronto?”
“Ehi”
Mi irrigidii appena. Tom?!
“Ah,
ciao.” Risposi dopo un primo momento di smarrimento, che
voleva adesso.
“Ciao,
senti.. Io vorrei parlarti”
“Se
vuoi parlare di ieri pomeriggio, scusa, ma non ne ho voglia io. Volevo
solo dirti che mi dispiace per la reazione brusca che ho avuto con te,
non volevo.. Davvero. Tu non potevi sapere che.. Che..”
“Tranquilla,
lascia stare. Anche
io ti ho chiamato per chiederti scusa, tutto qui.” Capii che
lui sapeva, che Ary aveva vuotato il sacco.. E andava benissimo
così, mi aveva solo tolta da un impiccio in più.
La ringraziai mentalmente sorridendo tra me e me.
“Scuse
accettate.” Feci un sorrisino, levandomelo subito dalla
faccia. Quasi potesse vedermi sorridere per lui.
“Allora,
dopodomani ci sarai anche tu, vero?”
“Si
verrò. Ah, ci sarà anche il fratello minore di
Ary, Davide. Compie gli anni e loro i compleanni li passano assieme,
è tradizione! E’ un problema?” Chiesi
incerta. Se mi avesse detto di si lo avrei mandato a fanculo!
“No,
certo che no! Sarà sicuramente più simpatico di
voi!” Ridacchiò. Ma era una risata diversa dalle
altre. Una risata strana, non strafottente o sfottitrice. Era una
risata puramente divertita, giocosa.
“Ti
ringrazio per il bel complimento!”
“Beh,
è vero. Sei acida a volte!”
“Non
è vero!”
“Oh
si che è vero! Acida!” Che
insistente infantile e petulante.
“
Evitiamo di piantar grane. Non voglio sentirmi dare della acida o della
stronza per reazioni mie
che hai scatenato tu”
“Stai
dicendo che sei acida per colpa mia?” Bravo Kaulitz!
“E’
quello che ho detto” Ridacchiai. In fondo non era poi
così male, sciolto il ghiaccio.
“E
va bene, lo ammetto. So essere irritante a volte.. Però
vorrei davvero ricominciare con te.” Disse abbassando sempre
di più la voce, tanto che quasi stentai a sentirlo.
“Beh,
ora devo andare. Ma mi ha fatto davvero piacere parlare con te
Tom” Sorrisi imbarazzata
“Anche
a me Ale, allora ci vediamo dopodomani?”
“Si,
ciao Oliva!”
“Cosa?!”
Cazzo. Che idiota!
“Non
niente, ciao Tom!” E chiusi velocemente la chiamata
scoppiando a ridere subito dopo.
Non
ci credo, l’ho chiamato Oliva!
“Stai
calma Ary!” Urlò Davide a sua sorella. Il grande
giorno era arrivato e Arianna rischiava seriamente di andare in
iperventilazione!
“Dave
ma come faccio a stare calma?!”
“Fai
un bel respiro profondo!” Le prese entrambe le mani e
inspirò un paio di volte facendosi imitare. Io guardavo la
scena divertita mentre finivo di infilarmi una scarpa.
Avevo
un paio di Jeans scuri piuttosto larghi e una felpa verde smeraldo,
semplice.
“Saranno
qui a momenti!” La voce le usciva stridula in quel momento,
mi passai una mano sulla fronte lasciandomi scappare una risatina
“Su
Ary, ci siamo noi con te” Dissi prendendo Davide per il collo
e baciandogli la testa, lui sorrise e annuì alla sorella.
“Aaahh
grazie ragazzi! Se non ci foste voi!” sussurrò
sedendosi mollemente sul divano di casa mia.
Il
giorno prima aveva chiamato Georg e gli aveva spiegato per filo e per
segno come arrivare a casa mia partendo dal Melody. Unico nostro punto
di riferimento. Erano in leggero ritardo, forse dieci minuti, e avevo
paura per la salute di Ary, per poco non mi andava in tachicardia!
In
quel momento il campanello suonò e io andai sorridendo
trotterellante verso la porta, aprendola.
Un
Bill Kaulitz in splendida forma e bellissimo mi si stagliava di fronte,
cavolo quanto era alto!
“Ciao
Bill!” Trillai facendogli un sorrisone.
“Ciao
Ale, come stai?” Lo feci entrare e salutò sia Ary
che Davide
“Tutto
bene, gli altri?”
“Oh
ci aspettano sul tour bus, andiamo con quello.. E’
più comodo se siamo in tanti!” Aveva di nuovo la
cresta, accidenti.
“Sai
Bill, secondo me dovresti tenere sempre i capelli bassi. Sei molto
più bello!” Lo vidi arrossire e nascondere un
sorriso imbarazzato
“Ha
ragione, anche secondo me!” Esclamò Ary alzandosi
dal divano seguita dal fratello.
“Seguirò
il vostro consiglio. Tu devi essere Davide, giusto?” Sorrise
nella sua direzione porgendogli la mano.
“Si!
Sono io, piacere!” Allargò ancora di
più la bocca con gli angoli curvati
all’insù. Si vedeva lontano un chilometro che era
felicissimo!
“Dai,
sbrighiamoci o gli altri ci ammazzano”
Uscimmo
di casa e ci dirigemmo verso l’immenso bus firmato Tokio
Hotel, ci salimmo sopra e all’interno trovammo tutta la band
al completo.
Dopo
i saluti generali Ary e Georg attaccarono con le loro solite
chiacchiere, mentre notai che Gustav e Bill avevano cominciato una
partita all’ultimo sangue con Davide, alla playstation. Li
avrebbe stracciati tutti e due, ne ero sicura!
Si,
ma io dovevo rimanere sola con Tom?
“Ciao
Ale!” Mi salutò infatti muovendo la mano con un
sorriso.
“Ciao
Tom..” Sospirai e andai a sedermi di fronte a lui su uno dei
due tavolini, sull’altro c’erano Ary e Georg.
“Come
stai?”
“Non
c’è male.. Tu?”
“Molto
bene grazie!” Ci fu un momento di silenzio imbarazzato fra
noi, ma subito Oliva ripartì all’attacco!
“Spero
che, sia tutto sistemato tra noi” Il suo sguardo
così serio mi fece rabbrividire, lo vidi sotto un altro
aspetto. Un aspetto più maturo e adulto.
“Si,
non ti preoccupare” Sorrisi dolcemente facendo un rapido
gesto con la mano
Il
viaggio passò tranquillo, durò quasi un paio
d’ore ma non mi stancai nemmeno per cinque minuti. Tra le
urla di Bill quando Gustav lo batté alla play, tra la
vittoria di Davide e il broncio di Gustav. La mia Ary imbarazzata e
rossa come un peperone quando Georg si avvicinava un pelo in
più. E poi Tom.. Tom che quel giorno mi sembrava diverso, mi
sembrava un’altra persona, non saprei come descrivere la mia
sensazione. Ma ero riuscita a sopportarlo e, anzi, riuscii a parlarci
tranquillamente per quasi tutto il tragitto.
Che
cosa strana..
Scendemmo
dal tour bus e un uomo sulla trentina ci venne incontro, accogliendoci
con un sorriso e un saluto, cominciando a parlare fitto fitto con i
ragazzi. Bill ci fece gesto di seguirli..
Arrivammo
sul set del video, era pieno di attrezzature strane e apparecchi
moderni. Tantissimi fili e quattro o cinque monitor.
Il
loro manager, il signor Jost, ci fece accomodare dietro si lui, su tre
sedie molto comode.
“Via
con le riprese, ragazzi mettetecela tutta mi raccomando!”
Prevedevo
una giornata molto lunga..
Bene,
bene, bene. Come abbiamo visto, Ale comincia a rivalutare il nostro
Tomi, almeno un po’ XD Chissà come
andrà a finire u.u
Ringraziamo
:
Gemi_Black
: Eccola la nostra prediletta *__* Siamo contente che il capitolo ti
sia piaciuto, come al solito. E’ bello sapere che apprezzi i
nostri sforzi! *Q* Grazie mille, alla prossima!
Layla
the punkprincess
: Oliva deve imparare a starsi zitto, su questo non ci piove u.u Grazie
della recensione che non manca mai! Un bacio ^___^
HeyJoe
: Eccoti il capitolo, anche se un po’ in ritardo. Ma ci sono
dei GRAVISSIMI problemi tecnici per quanto riguarda me (Ale) sono un
po’ sfigata -.- Grazie comunque del tuo sostegno *-*
XxxX_Ice
Angel_XxxX
: Grazie mille! Non ti preoccupare, anche noi siamo spesso in ritardo
(colpa mia u.u). Grazie ancora del commento *______* Continua a
seguirci, un bacio!
AlexaHumanoide
:
Waaaaa che bel commento! *______* Siamo felicissime di averti tra le
lettrici, sul serio, la tua recensione ci ha fatto un piacere immenso.
( Ary mi ha scritto in msn : Vai a vedere l’ultima recensione
*Q*) Graaaaazieeee!! ^___^
Un
bacio anche a tutti gli altri! Le vostre.. Ale&Ary**
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Capitolo 12 *** La quiete prima della tempesta ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
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Capitolo 13 *** Strane sensazioni ***
Ragazzi
siamo al tredicesimo! Qua le cose cominciano a farsi più
interessanti u.u
Non vi anticipo nulla, ci vediamo a fondo pagina XD
TREDICESIMO
CAPITOLO ( ALE ) Strane sensazioni
Avevano
iniziato le riprese già da qualche minuto, ero seduta di
fianco a Davide, che
stava vicino ad Ary. Mi guardavo intorno curiosa. Insomma, non capitava
certo
tutti i giorni di essere invitate a partecipare alle riprese del nuovo
video di
una band famosa, che poi la loro musica mi lasciasse totalmente
indifferente
era un altro paio di maniche.
Questa
canzone però era orecchiabile, non lo avrei mai detto a voce
alta, ovviamente.
Stupido orgoglio.
Eravamo
in una vecchia ferrovia, con un treno fermo da tempo. C’era
una parte in cui i
ragazzi stavano dentro a quel treno mentre Bill cantava, e una parte in
cui
erano fuori ognuno a suonare con il proprio strumento.
Fu
proprio in quel frammento di riprese che mi incantai a guardare Tom.
Abbracciava dolcemente la sua chitarra, una Gibson Custum, e pizzicava
le corde
con forza ma sempre delicato. Aveva un’espressione intensa,
concentrata.. Non
gliel’avevo mai vista in viso, non potevo fare a meno di
pensare che era
davvero bellissimo. Lo vidi sotto una nuova luce e mi fece uno strano
effetto,
avvertii uno sfarfallio nello stomaco, ma non ci badai più
di tanto. Scossi la
testa guardando anche gli altri, visto che Ary avevo cominciato a
fissarmi.
Cercai di nascondere i miei pensieri, lei era in grado di capire ogni
cosa
accidenti!
Tom..Tom..
un nome, un dilemma. Possibile che mi provocasse quella sensazione? No,
no non
era affatto possibile. Impensabile! Dovevo tornare in me. Torna
in te Ale,
diamine!
Le
riprese finirono presto e i ragazzi ci portarono nella zona relax, dove
c’era
un piccolo rinfresco con tanta roba da mangiare e da bere.. Mi fiondai
subito
sul cibo, non avevo pranzato! Seguita sempre da Tom, che mi stava
troppo
appiccicato, ma stranamente.. Quella volta non mi diede così
fastidio.
Tutto
successe velocemente poi.. Una frase innocente detta a caso da Bill
diede il
via ad una lite più o meno furiosa tra Davide e Ary. Mai
toccare a Davide la
sua mamma. Mai.
Povero
Bill, per poco non si metteva a piangere dai sensi di colpa!
Davide
ancora non era riuscito ad accettare la sua nuova vita li ad Amburgo.
Per lui
“Italia” rimaneva sinonimo di
“casa”, e della Germania ancora non se
n’era
fatto una ragione ed io cominciavo seriamente a dubitare che se la
sarebbe mai
fatta.
Stavo
per accompagnare Ary a cercare Davide, che era corso via come un
fulmine,
quando la sua testolina bionda sbucò fuori da dietro un
autobus fermo.
Meno
male, cominciavo a preoccuparmi. Berlino non è proprio
piccola e lui non ci era
mai stato.
Feci
qualche passo indietro e li vidi abbracciarsi teneramente, le loro liti
non
duravano mai più di qualche ora! Sorrisi felice, sapevo bene
quanto faceva
stare male alla mia migliore amica litigare con sua fratello.. Lo
sapevo eccome!
Mi
girai di scatto e mi ritrovai Tom ad un palmo dal mio viso, tanto
vicino che
potevo sentire il suo respiro caldo solleticarmi la faccia. Boccheggiai
in
preda al panico, non sapevo più che fare.. Troppo, troppo
vicino! E troppo,
troppo bello. Ale ma che
pensi? Dai!
“Bene,
possiamo tornare a casa? Ad Amburgo intendo!” Esclamai
salvandomi e girandomi
di scatto ridacchiando nervosa.
Tutti
acconsentirono, mi rigirai trovando Tom sempre al mio fianco, gli
sorrisi
timidamente, ma subito mi sentii tirare per il braccio. Mi voltai : Ary
mi
stava trascinando sul tour bus. E
adesso che si è messa in testa?
Ero
seduta in uno dei tavolini con Arianna davanti a me.
Sull’altro a poca distanza
da noi, c’erano Gustav e Bill. Mentre davanti alla play
station Georg e Tom
stavano sfidando ad una battaglia di calcio il mitico Davide.
Non avevano
proprio paura di perdere quei ragazzi!
“Allora
Ale, ti sei divertita oggi?” Ary mi mostrò un
sorrisino inquietante, oh mio
dio..
“Ahm..
si! Molto..” Mi passai una mano sul collo imbarazzata, dove
voleva arrivare?
“Ho
visto che hai socializzato con Tom” Alzò un
sopracciglio volendo farmi
intendere qualcosa.
“Beh
oddio, diciamo che ho iniziato a sopportarlo” Risi
nervosamente, ma la mia
risata uscì stranamente stridula.
“Certo,
e come mai questo cambiamento improvviso? Sbaglio o fino a ieri non
potevi
nemmeno sentirlo nominare?” Domandò scettica e
apparentemente tranquilla. Ma
cos’è, un interrogatorio? Io ODIO gli
interrogatori!
“Insomma,
si può sapere perché mi fai il terzo
grado?!” Sbottai infastidita da quelle
continue domande “ Te l’ho già detto, ho
solo iniziato a sopportarlo!”
Gesticolai nervosamente con le mani.
“Sono
la tua migliore amica, certe cose me le devi dire!”
Ribatté lei
“Ma
non ho niente da dirti!”
“E
io non ti credo!”
“Perfetto,
fai pure a meno!” Sbuffai irritata, perché mi
faceva tutte quelle domande? Dove
voleva arrivare?
“Bene!”
Incrociò le braccia al petto assumendo
un’espressione offesa. Ecco, perfetto.
“Aaah,
lasciamo perdere!” Borbottai alzandomi e andando a sedermi di
fianco a Bill.
Vidi
Ary appoggiarsi con la testa al finestrino, guardando fuori. Ma ben
presto
venne raggiunta da Georg, che si sedette di fianco a lei cominciando a
parlottare.
“Ehi,
che hai?” Mi girai e trovai i due grandi occhioni di Bill
guardarmi curiosi.
“Hai una faccia!” Aggiunse Gustav sorridendo.
“Niente
ragazzi, tutto ok non vi preoccupate” Risposi distratta.
“Tanto
vinco io! Ormai non hai più
possibilità!” Sentii la voce di Tom che stava
giocando con Davide, e subito mi ricordai.
“Ehi
Dave!” Cercai di attirare l’attenzione. Infatti lui
mise in pausa il gioco e si
girò sorridente verso di me
“Dimmi
Ale”
“Non
crederai davvero che mi sono dimenticata di te!” Sorrisi
andando a ripescare
dentro alla mia borsa a tracolla un pacchetto regalo, tutto sotto lo
sguardo
curioso e perplesso di Davide, che mi guardava con un sopracciglio
alzato.
Andai
vicino a lui porgendogli il pacchetto di carta rossa con un fiocco
d’oro, mi
chinai su di lui e gli sussurrai “Buon compleanno,
campione..” Baciandolo
teneramente sulla guancia destra.
Sorrise
di gioia iniziando a strappare la carta al suo regalo, tirandone fuori
un gioco
per la playstation “Fifa 2010”.
Il suo sorriso si allargò di almeno dieci centimetri, si
alzò da terra e mi
abbracciò di slancio, facendomi quasi perdere
l’equilibrio.
“Oddio
Ale! Fifa 2010! E’ ancora in produzione! Non
uscirà in commercio prima di
gennaio, come hai fatto?!”
“Ho
i miei agganci..” Gli strizzai l’occhio, vedendolo
così felice. Ringraziai
mentalmente mio cugino, che aveva sempre le anteprime dei giochi nuovi,
merito
del suo lavoro in un’azienda che produceva videogiochi di
ogni tipo.
“Vuoi
provarlo?” Domandò Tom guardando Davide, che
fissava ancora adorante la
copertina del suo nuovo gioco.
“E
me lo chiedi?!” Rise avvicinandosi alla playstation e
scambiando i due dischi.
“Siediti
anche tu qui con noi, se vuoi” Sorrisi a Tom e mi accomodai
vicino a lui. Aveva
un profumo diverso dal solito, più buono.. Mi faceva girare
la testa. Stargli
così vicina mi provocava una serie di scosse elettriche, e
non ne capivo il
motivo. Se fino al giorno prima non volevo nemmeno sentir pronunciare
il suo
nome, in quel momento stavo benissimo li dov’ero, di fianco a
lui. Non sapere
cosa mi stava succedendo, cosa stava cambiando dentro di me, mi mandava
in
bestia!
Insomma,
era da escludere che mi fossi presa una cotta per
quell’uomo-trecce! O
forse
no..
Ero
confusa, non sapevo a dove aggrapparmi, a che cosa credere, avevo avuto
pure
una mezza discussione con Ary per questo motivo. Perché,
come al solito, lei
aveva capito tutto.. Mentre io non avevo capito proprio niente. Forse
una
chiacchierata con lei era proprio quello che mi ci voleva, per
schiarirmi le
idee.. Ma il mio orgoglio in quel momento proprio non me lo permetteva.
“Ehi..
Terra chiama Ale!” Scossi la testa e mi ritrovai Tom davanti
che mi sventolava
una mano davanti agli occhi, lo guardai incerta.
“Finalmente
sei tornata tra noi!” Rise Davide guardando Tom.
“Scusate,
stavo pensando..” Abbassai lo sguardo imbarazzata
“A
me?” Sorrise malizioso Tom.
Si.
“No.”
Mentii spudoratamente. Che egocentrico quel ragazzo, mai e poi mai gli
avrei
detto che in realtà stavo pensando proprio a lui e alla
possibilità che forse,
(FORSE) mi ero presa una stupidissima, banalissima, innocentissima,
cotticina
per lui.
Mi
guardò intensamente negli occhi, quasi volesse leggermi
dentro, sostenni il suo
sguardo ma poi lo portai alla console. Cambiando argomento.
“Allora
chi vince?”
“Io
ovviamente!” Alzò il pugno Davide in segno
vittorioso
“Solo
perché te lo sto lasciando fare” Si difese
prontamente Tom.
“Certo,
come no!”
“Ragazzi,
siamo arrivati a casa di Ary e Davide!” Annunciò i
bassista.
“E
io?” Domandai ingenuamente. Mica avevano intenzione di
tenermi la chiusa in
ostaggio!
“Tranquilla,
ti riportiamo a casa subito” Mi sorrise Bill
“Bene,
è stato un piacere stracciarti Tom. Alla prossima!
” Gli batté il cinque e
scese dal bus, lanciando un saluto anche a me.
Incrociai
lo sguardo di Ary e sorridendo la salutai “Ciao
Ary!” Le si fermò un secondo,
biascicò un “Ciao” E scese velocemente
dopo aver salutato tutti gli altri.
Perché
aveva fatto così? Era stata così grave la nostra
pseudo litigata? A me non
sembrava.. Ma forse per lei aveva avuto un peso diverso.. Non ne avevo
idea.
Abbassai
lo sguardo, triste. Qualcuno mi prese il mento fra le dita e mi
costrinse ad
alzare il viso. Incrociai gli occhi nocciola di Tom, il mio steso
colore.. Solo
che i miei non li avevo mai adorati particolarmente. Guardando i sui
però..
Rischiai di sciogliermi sul posto.
“C’è
qualcosa che non va, Ale?” Mi domandò con una
strana nota ansiosa nella voce.
“No,
non ti preoccupare. Ho solo discusso con Ary, ma chiariremo presto,
tranquillo:” Gli sorrisi mentre il tour bus ripartiva.
“
Ehi Ale allora, ti sei divertita oggi?” Mi domandò
Gustav raggiungendo me e
Tom, seguito dagli altri due.
“Si,
devo ammetterlo. Non siete poi così negati come credevo.
Siete stati bravi, mi
siete piaciuti!”
“Oh
che bello! Hai sentito Tomi? Le siamo piaciuti!” Bill
batté le mani come un
bimbo, e in quel momento mi fece una tenerezza assurda.
“Si
che ho sentito Bill, non sono sordo!”
“Ehi,
non trattarlo male!” Gli pizzicai il braccio, mentre Bill mi
guardava
soddisfatto.
Tom
mi guardò in modo strano, ma li per li non capii proprio
quella luce strana che
aveva acceso i suoi occhi.
“Sai
Ale, Ary mi piace,tanto.” Decretò il bassista
guardandomi leggermente rosso
sulle guance.
“Oh
non lo avevo capito sai? Mi sa che qua se ne sono accorti tutti tranne
lei!”
Risi.. “Si accorge di tutto quello che le succede attorno, ma
quando si tratta
di lei casca dalle nuvole” Sospirai.
Perché
probabilmente lei aveva capito molto di più della faccenda
di Tom, di quanto ne
avessi capito io.
Georg
mi sorrise “E mi chiedevo.. Non è che potresti
parlare..?”
“In..In
che senso?” Strabuzzai gli occhi, incredula. Di che cosa le
dovevo parlare?
“Di
me, insomma. Mettici una buona parola.” Ah solo questo, meno
male.
“Ah
certo, non ti preoccupare, lo farò!” Alzai i
pollici sorridendo. Il bus si
fermò improvvisamente e guardando fuori riconobbi la
facciata della mia casetta.
“Sono
arrivata ragazzi, è stato davvero un piacere passare il
pomeriggio con voi. Mi
sono trovata molto bene, grazie!” Feci per scendere quando
sentii una presenza
accanto a me.
“Ti
accompagno” Sussurrò Tom passandomi affianco e
scendendo per primo.
Mandai
un ultimo saluto a tutti gli altri con un rapido gesto della mano e
uscii fuori
trovando Tom pronto ad aspettarmi.
Attraversammo
la strada in silenzio e ci fermammo sul vialetto che portava
all’entrata di
casa mia.
“Sai,
sono rimasto sorpreso quando mi hai detto che oggi saresti venuta,
piacevolmente sorpreso.” Sorrise avvicinandosi.
“Mi
piace sorprendere le persone” Sorrisi scherzosamente
vedendolo avvicinarsi
sempre di più..
Arrivò
ad un soffio dal mio viso, io ero immobile, incapace di fare qualsiasi
cosa,
incapace di muovermi, di parlare.. Era tanto se mi ricordavo ancora di
respirare.
Ormai
la lontananza tra di noi era pressoché inesistente.
“Anche
a me” Soffiò, prima di annullare quella minima
distanza che ancora ci separava.
Posò delicato le sue labbra sulle mie, in un bacio dolce e
innocente. Non
approfondì il contatto, ne lo feci io. Fu solo un incontro
di labbra che non
scorderò mai, sentii una scarica elettrica che mi percorse
tutta la spina
dorsale, le farfalle nello stomaco svolazzavano battendo forte le ali
provocandomi un solletico tutt’altro che fastidioso.
Le sue labbra erano morbide, calde e perfette. Si incastravano alla
perfezione
con le mie.
Mai nessuno mi aveva fatto provare tutte quelle emozioni con
un solo
bacio. Non era sicuramente il migliore che avevo dato in vita mia.. Ma
era il
più perfetto nella sua imperfezione. Il più
romantico, forse.
Si
staccò lentamente accarezzandomi lo zigomo con la sua mano
leggera, aprii li
occhi e lo vidi sorridere passandosi la lingua sul labbro inferiore.
Mi
resi conto di quello che era appena successo e mi sentii terribilmente
in
imbarazzo, ma sostenni il suo sguardo senza abbassarlo.. Tirando fuori
un
piccolo sorriso, curvando gli angoli della bocca
all’insù.
“Ciao
piccola” Mi salutò dandomi un ultimo bacio sulla
guancia e poi sparì di nuovo
dentro il tour bus. Sicuramente gli altri avevano visto tutta la scena,
e mi
venne voglia di coprirmi il viso con le mani. Che vergogna!
“Ciao..”
Mormorai, che se ormai non poteva più sentirmi. Rimasi li,
davanti al vialetto
di casa mia, con le braccia ciondolanti lungo i fianchi a guardare il
bus
sparire dopo una curva.. Incapace di capire il turbinio che si stava
scatenando
dentro di me. Non capendo quello stupido rossore sulle guance, non
capendo i
brividi che avevo sulla schiena, non capendo le mie gambe diventate
improvvisamente così molli.
Non
capendo niente di niente! Sentendo solo una gran confusione in testa, e
il
cuore un po’ più leggero del solito.
Entrai
in casa titubante, non trovandovi nessuno. Andai in cucina e vidi che
sul
frigorifero una calamita teneva appeso un foglietto bianco, lo lessi a
voce
alta “Ciao tesoro,
io e Edo
siamo andati dalla nonna a trovarla. Ti ho lasciato la cena nel forno,
scaldala! Un bacio, ti voglio bene. Mamma”
Guardai un po’ più in
basso e notai che c’era anche la firma di Edo, fatta da lui.
L’unica cosa che
sapeva già scrivere. Il mio unico amore!
Aprii
il forno e dentro ci trovai la pizza fatta in casa da mia madre, era
buonissima
di sicuro. Ma avevo lo stomaco chiuso e non molto appetito,
così presi il
telefono e mi fiondai in camera mia.
Dovevo
assolutamente chiamare Ary e chiarire quella stupida discussione.
Muahahaha
XD
Avete visto cosa ci ha combinato la nostra Ale? xD
Anche quella pazzerella e capitombolata al fascino irresistibile di Tom
Kaulitz
u.u Dopotutto.. Chi non lo farebbe? O.o
Con
la speranza che vi sia piaciuto, ringraziamo :
layla the punkprincess : Bill e Tom, machine
da gaffe.. AHAHAHAH
XD C’hai ragione! Ary e Dave siii *-* Sono dolcissimi!
XxxX_Ice
Angel_XxxX : Anche io vorrei
averlo un fratello così, e invece Ary ha tutte
le fortune -.-“
Comunque hai visto? Ale alla fine non ha di che lamentarsi XD
Michael.. Michael.. Oddio non lo nominiamo che mi viene da piangere..
Il mio
uomo :’(
Grazie per la recensione!
AlexaHumanoide:
Ahahahah, grazie mille! XD Ary si.. In effetti lei fa molto ridere,
dovresti
leggere le nostre conversazioni in msn.. Anzi no, potresti pensare di
rinchiuderci in manicomio xDD
HeyJoe
: Grazie mille! *______*
Piera
: Basta, io ti amo XD Grazie, grazie, grazie! *Q*
Grazie
anche a tutti gli altri: a chi legge soltanto, a chi ha messo questa
fanfiction
tra le preferite e le seguite. Vi amiamo tutti allo stesso modo *-*
Ale&Ary
^___^
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Capitolo 14 *** Evadere ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/440532.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 15 *** Guai in arrivo ***
QUINDICESIMO
CAPITOLO (ALE)
Guai in arrivo
Ary
aveva appena letto la lettera che sua mamma aveva
spedito a suo padre, nemmeno io me l’aspettavo una cosa del
genere, ad essere
sincera. Diceva che l’avevano buttata fuori dal motel in cui
aveva vissuto da
dopo il divorzio, perché causava troppi problemi. Ora era in
mezzo alla strada,
senza un soldo, e come se non bastasse dipendente da cocaina e alcool.
Ary mi
parlava ogni tanto de lei, ma ogni volta la rabbia era molta e io lo
capivo,
quindi preferivo non entrare nei particolari.
Sapevo
bene quanto Arianna avesse cercato di aiutare la
madre, di tirarla fuori da quel brutto giro in cui era
“accidentalmente”
cascata. Ma quella donna no, poteva fare tutto benissimo da sola, non
aveva
bisogno di nessuno lei.. E quella lettera ne era la prova no?
Pensai
che forse il padre di Ary avrebbe accolto Alessandra
( si chiamava come me ) a casa loro per un certo periodo, ma scacciai
subito
questa assurda ipotesi dalla mia testa. Non volevo nemmeno immaginarmi
la
reazione di Ary se quest’idea avesse dovuto trasformarsi in
realtà. Non ci
volevo neanche pensare.
Sentimmo
il mio cellulare suonare sul comodino, senza
muovermi allungai un braccio e lo afferrai, mi era arrivato un nuovo
messaggio.
Lo lessi e cercai di mordermi un sorriso, date le circostanze.
“Chi
è?” Mi domandò Ary tentando di
sbirciare la schermata del
telefono.
“Ragazzo
treccina!” Ridacchiai
“Ma
quanti cavolo di soprannomi ha?” Rise contagiandomi, la
sua risata aveva uno strano effetto su di me, mi tranquillizzava sempre
“Olive,
uomo-trecce, ragazzo treccina,.. Ah, poi lo chiamavi anche
Tim!” Rise illuminandosi
“Oh
si, tutti sinonimi di Tom!” Sorrisi guardando ancora la
breve frase che mi aveva scritto
“Poverino,
beh allora che dice?”
“Quando ci rivediamo?”
Lessi ad alta voce il contenuto del messaggio.
“Presto
amore mioooooo!” Strillò alzando le braccia in
alto,
con una strana storpiatura della mia voce.
“Non
ti permettere sai? Tu pensa a Georg!” A quel nome la
vidi cambiare colore di botto, da rosa carne a rosso porpora, aahh la
mia Ary
non sarebbe mai cambiata!
“Davvero,
voglio rivederli presto” Sospirò “Ho
bisogno di
distrarmi, di evadere.”
Inarcai
un sopracciglio “E loro sono il tuo passaporto?”
Domandai.
“Nostro,
cara.
Ormai ci sei dentro anche tu!” La vidi sogghignare e mi
schiaffai una mano in
faccia
“Mi
avete incastrata accidenti!” La additai con lo sguardo
acceso da una rabbia giocosa, che non durò molto, infatti
scoppiai quasi subito
a ridere, seguita a ruota da Ary, che si teneva pure la pancia!
Avevo
tanta voglia di rivederli anche io, se era per questo.
Ero sempre felice e di buon umore in loro compagnia!
“Quando vorresti
rivederci?” Lessi il
messaggio di risposta, così che anche Ary lo sentisse,
poi lo inviai.
Vidi
la mia migliore amica guardare l’ora e alzarsi di
scatto in piedi
“E’
tardi, papà mi ammazza! Dopo chiamami così mi
racconti
come va tra te e Oliva!”
“Va
bene va bene! A più tardi Ary!” Le schioccai un
bacio
sulla guancia e lei sparì al piano di sotto. La sentii
salutare mia mamma e mio
fratello, e poi chiudere la porta di casa.
Mi
vibrò la mano e aprii il messaggio appena arrivato.
Presto.
Il più presto possibile.
Mi
si squagliarono le gambe, quasi. Ci mancava davvero poco!
Presi fiato e scrissi una breve risposta
Non
siamo noi le superstar. Noi siamo sempre libere!
Deglutii
e mi sentii davvero stupida. Pateticamente stupida.
Insomma, non mi era mai successo.. Non ero mai stata così
per un ragazzo. Le
mie “storie” passate, se così si
potevano definire, era tutte cosette da
niente..
Non
sono mai stata una ragazza per le storie serie, quando
vedevo che la situazione era più impegnativa del previsto
tagliavo i ponti e
non mi facevo più viva. Bastarda, lo so.. Ma non ci potevo
fare niente, ero
fatta così. Ho sempre avuto troppa paura. Colpa delle brutte
esperienze.
Vi
va
di venire domani pomeriggio in sala di registrazione? Ne avremo per
un’oretta e
mezza, poi vi portiamo fuori a bere qualcosa. Che dici?
Sorrisi
a quel messaggio e il mio cuore fece una capriola.
Si si si!!! Ok Ale, un po’ di contegno!
Si,
direi che si può fare!
Mi
rigettai all’indietro, stendendomi nuovamente sul letto e
sospirando. Chissà se Tom era realmente interessato a me,
chissà se io
ero realmente interessata a lui! Non
ci capivo più niente. Ogni volta che mi fermavo a riflettere
su questa storia
contorta e intricata la mia testa andava a fumo, tutti questi
ragionamenti mi
avrebbero fuso il cervello, accidenti!
Perfetto,
ti passo a prendere alle due! Poi mi fai vedere la strada e andiamo da
Ary.
Ciao Piccola!
Quindi,
sarei rimasta in macchina con lui per dieci minuti
pieni? Oddio, non sapevo se era un bene o un male. Mi scoppiava il
cranio.
Va
bene, ciao Tom!
Inviai
il messaggio e subito dopo composi il numero di Ary
sulla tastiera, accostandomi il cellulare all’orecchio e
aspettando che
rispondesse. Ci metteva sempre un sacco, chissà dove lo
imbucava il suo povero
telefono.
Stavo
quasi per arrendermi e buttare giù quando una voce un
po’ assonnata biascicò un
“Pronto?”
“Ary
sono io, stavi dormendo?” Chiesi reprimendo un
sorrisino.
“Si
che stavo dormendo, è quasi mezzanotte e mezza!”
“Ehi,
tu mi hai detto di chiamarti e di raccontarti la mia
chiacchierata con Tom!” Mi difesi sempre col sorriso sulle
labbra.
“Ah
già è vero! Allora? Alloraaa?”
“Allora
ti va di andare in sala di registrazione con i Tokio
Hotel domani?”
“Andare
dove?!” Gioia. Gioia allo stato puro. Traspariva
dalla sua voce così felice ed intrisa di entusiasmo.
“In
sala di registrazione!” Ridacchiai
“Oddio
e me lo chiedi?! Certo che ci vengo!”
“Perfetto!
Allora tieniti preparata per circa le due e
mezzo! Sarò li con Tom” Arrossii nel pronunciare
il suo nome, e mi coprii il
viso con le mani, quasi Ary potesse vedermi!
“Uh,
quindi starete soli soletti per un po’!”
“Oh
eddai, non me lo ricordare. Non so se disperarmi o
esserne felice!”
“Assolutamente,
indiscutibilmente felice!” Già, facile a
dirlo. Quel ragazzo era così strano e imprevedibile! A volte
era
insopportabile, mi veniva voglia di strangolarlo! Ma altre volte era
così
simpatico e dolce.. Che mi veniva voglia di.. CENSURA.
Insomma,
tutti i suoi sbalzi d’umore mi facevano venire il
mal di mare! Troppo, troppo lunatico.
“Beh,
insomma si vedrà. Ora ti lascio andare a dormire. Non
sia mai che domani ti ritrovi delle occhiaie mostruose e poi Georg non
ti vuole
più!” Ridacchiai e dall’altra parte
sentii un attimo di incertezza silenziosa.
“Oddio
Ale hai ragione!” Strillò alzando la voce.
“Ahahaha
certo! A domani Ary, buonanotte!”
“Buonanotte
Ale!!” E chiuse la chiamata. Guardai il
cellulare ancora nella mia mano per qualche secondo e poi scoppiai a
ridere
senza un apparente motivo. Ero felice, niente di più.
Spensi
la luce e mi infilai sotto il lenzuolo. Faceva
particolarmente caldo quella sera, mi se braccia incrociate sotto la
testa e
rimasi ferma qualche minuto
fissare il
soffitto.
La
mia vita stava cambiando, me lo sentivo.. C’era quella
strana sensazione che mi accompagnava da ormai qualche giorno, mi
sentivo
strana, più felice. Sicuramente c’entravano
qualcosa quei quattro musicisti
strampalati.. A cui piano piano, sentivo di affezionarmi. Facevo bene?
D’altronde loro erano superstar, la loro vita era
imprevedibile. Decisi di non
pensarci, non avevo voglia di farmi le trippe mentali in quel momento.
Stavo
bene, ero serena e senza pensieri brutti.. Perché rovinarmi
il buon’umore?
Senza
nemmeno accorgermene scivolai fra le braccia di Morfeo
e dormii come un angioletto tutta la notte senza mai svegliarmi.
“Ale..
Ale” Mugugnai qualcosa di incomprensibile, e ancora
stesa dal sonno cercai di aprire le palpebre, comprendoni gli occhi con
una mano,
visto che avevo dimenticato la finestra aperta e la luce filtrava
luminosa e
prepotente.
Quando
riuscii ad abituarmi alla luce del giorno aprii gli
occhi e mi ritrovai gli occhi enormi di Edoardo scrutarmi curiosi, mi
stava
dando piccole spinte sul braccio.
“Ciao
piccolo..” Farfugliai con la bocca ancora impastata.
“Ale,
vieni a vedere i puffi?” Sorrisi davanti alla sua
espressione buffa e speranzosa che comparì sul suo visetto
pallido. Gli
arruffai i capelli e mi tirai a sedere.
“Certo,
tu intanto vai e aspettami sul divano. Mi cambio e
poi arrivo!”
Lo
sentii ridacchiare e correre al piano di sotto
sgambettando giù per le scale. Mi alzai e andai in bagno.
Quando
uscii, lavata e pettinata, mi svestii mettendomi su
una vecchia tuta consumata ma comodissima. Scesi le scale e come
prevedevo mio
fratello era seduto davanti alla televisione ad aspettarmi. Mi
avvicinai
sedendomi al suo fianco, lui
mi guardò
sorridente e cambio canale, sintonizzandosi sui puffi.
Sentii
Edo canticchiare la sigla e mi venne da sorridere.
Lui aveva imparato presto il tedesco, essendo nato in Germania,
l’italiano lo
masticava piuttosto bene, visto che in casa sentiva parlare
praticamente solo
quello.
Tra
me ed Ary c’era una cosa strana, a volte parlavamo in
tedesco, altre volte in italiano, dipendeva dalle giornate!
Finì
la canzoncina e Edoardo batté le mani entusiasta. Mi
faceva sciogliere il cuore ogni volta che lo guardavo. Lui ed Ary erano
le cose
più importanti per me.. Le persone per cui avrei dato la
vita!
Non
guardai nemmeno un secondo del cartone animato preferito
di mio fratello, troppo presa dai miei pensieri, che quel giorno
affollavano la
mia mente più del solito.
All’ora
di pranzo mangiai al volo un toast, poi mi rifugiai
in camera mia : dovevo decidere che cosa mettermi.
Mi
vergognai da sola per quel pensiero, ero una che non si
faceva mai problemi per come appariva.. Non impiegavo mai troppo a
vestirmi,
prendevo quello che capitava e a me andava bene così.
Quella
volta però, non so perché, era diverso. Voleva
essere
bella
per una volta. Volevo
sentirmi bella.
Presi
un paio di pantaloni neri con i bordi bianchi e le
tasche borchiate. Poi optai per la miglior maglia che avevo : Bianca
con delle
scritte verdi qua e la, decisamente un paio di taglie in più
rispetto alla
mia.
Ricordavo
bene il giorno in cui avevo preso quella
maglietta. Ero con Ary in un negozio del centro, noi avevamo sempre
odiato fare
shopping, quel giorno però ci siamo innamorate di quella
maglia, passando
davanti alla vetrina. Ne avevamo prese due uguali, lei però
ce l’aveva verde a
scritte bianche. Bellissima.
Andai
davanti allo specchio che c’era nel bagno comunicante
alla mia stanza e sorrisi alla mia immagine riflessa.. Mi guardai il
viso, così
bianco e scavato. Presi la matita nera, un oggetto che non avevo quasi
mai
usato in vita mia. La guardai indecisa: Metterla o non metterla?.
Scossi la
testa e l’avvicinai agli occhi, passandoci una leggera linea
al di sotto.
Chiusi
il tappo e sorrisi soddisfatta.
Il
campanello al piano di sotto mi fece sussultare, afferrai
velocemente la mia tracolla e mi catapultai giù per le
scale, arrivando in
tempo alla porta. Prima che mia madre potesse precedermi.
“Mamma
io esco con Ary! Ci vediamo stasera!”
“Va
bene tesoro! A dopo!”
Aprii
la porta, vidi Tom e lo spinsi fuori dal cancello.
“Ehi
calma, cos’è tutta sta fretta?” Alzai lo
sguardo e
incrociai i miei occhi con i suoi. Era davvero bellissimo.
“Niente,
ho detto a mia mamma che esco con Ary.” Scossi la
testa tentando di riprendere almeno un minimo del mio autocontrollo.
“Ah
già che sei piccolina!” Ridacchiò
avviandosi verso la
macchina.
“Non
cominciare, d’accordo?” sbuffai salendo su quella
specie di carro armato.
“D’accordo,
d’accordo!” Rise alzando le mani davanti al
petto.
“Però,
ti tratti bene!” Esclamai guardandomi intorno. Era
un’auto stupenda, una cadillac se non mi sbagliavo.
“Diciamo
che mi piace essere comodo” Mi guardo malizioso
lanciando un’occhiata piuttosto eloquente ai sedili
posteriori. Guardai dietro
e mi rigirai subito, sentendo una sgradevole sensazione alla bocca
dello
stomaco. Stronzo.
“Allora
perché non girare su un letto con le ruote?”
Inarcai
un sopracciglio mascherando alla perfezione il mio stato
d’animo in quel
momento. Avrei voluto prendere a pugni quella faccia di bronzo che si
ritrovava! Che nervi!
Mi
girai a guardare fuori dal finestrino, era una bella
giornata: soleggiata e senza l’ombra di una nuvola. Era
dentro di me che si
stava scatenando una tempesta!
“Perché
ti sei truccata? Stai meglio senza, sei più bella.
Semplice e naturale” Accidenti
lo sapevo!
“Amen.”
“Ehi,
come mai sei tornata acida?” Perché tu sei uno stronzo
arrapato!
“Siamo
arrivati.” Borbottai evitando di rispondere. Lui
sbuffò e parcheggiò davanti alla villetta di Ary.
“Scendo
io, tu aspetta in macchina.”
Percorsi
il vialetto e arrivai davanti alla porta, suonai il
campanello aspettando che qualcuno venisse ad aprire.
La
porta si aprì e mi si presentò davanti una Ary
con la
faccia accesa di rabbia, mi fece un debole sorriso, segno che era
felice di
vedermi. Ma ritornò subito nera. Ci mancava solo la
nuvoletta di pioggia con i
fulmini sopra alla sua testa ed eravamo a posto!
E
ora
che è successo?
Mah..
Cosa sarà successo?
Lo scoprirete nella prossima puntata XD ( Aria sei la mia cavigliera
*-* )
Per ora ringraziamo calorosamente:
HeyJoe
:
Immensamente felici che ti sia piaciuto *-* Grazie!
Piera:
L’ho
già detto che ti adoro? Beh, ti adoro XD Avere tra le
lettrici una come te è
assai gratificante u.u Continua a seguirci. Baciii ^___^
Layla
the punkprincess
: Povera Ale, deve trattare con uno come Tom,
mica niente XD Per la mamma di Ary, beh.. Lo scoprirete presto u.u Alla
prossima, grazieee!
Gemi_Black
:
Eccola, la nostra prediletta xD L’hai capito? Menomale! XD
Sei un genietto mica
male eh XD.
Grazie per le tue recensioni
che non mancano mai e che ci fanno sempre sorridere. Sei una lettrice
unica,
ossì u.u
XxxX_Ice
Angel_XxxX
: Ebbene Georg è un playboy nato, si mia cara u.u Tom
vabbè, è un caso a parte XD
Ti informo che siamo molto offese del fatto che non ti ricordi
più il sospetto,
molto.. Molto offese u.u RICORDATELOOOO XD La curiosità ci
divora -.-“
Per il resto grazie davvero della tua costante presenza, baci alla
prossima *-*
Un
grazie immensamente grande anche a tutti gli altri, siete
speciali anche voi *___*
E
poi vorrei dire ad Aria che le voglio un bene dell’anima e
che se ne dubita la strozzo con le mie stesse mani u.u Sei la
cavigliera più
preziosa che io possa possedere, questo te lo devi ricordare XD E no,
non mi
stai sotto i piedi, mavvààà!
Diciamo che tu e Wiggi siete a pari merito, per ora u.u (Ovviamente
scherzo -.-
)
LUV YA *-*
|
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Capitolo 16 *** Iniziare con il piede sbagliato e finire... ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/445362.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
|
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Capitolo 17 *** Sensi di colpa ***
Ciao
a tuttiiii *____*
Insomma, buon anno ragazzi! Siamo passati di categoria, siamo nel 2010,
emozionante no? XD
Per inaugurare il nuovo anno, sperando che sia migliore del precedente,
un novo
capitolo di questa storia che vi piace tanto *Egocentricaaaaaa* XD
Speriamo vi piaccia, si entra un po’ di più nel
vivo. Ussì ^__^
Ci sentiamo a fondo pagina!
DIACIASSETTESIMO
CAPITOLO (ALE) Sensi di colpa
Eravamo
alla Universal da qualche minuto e i ragazzi avevano già
cominciato a
registrare.
Ary
mi aveva appena raccontato di sua madre, che suo papà era
andato a prenderla
all’aeroporto e l’aveva portata a casa loro. Non ci
potevo credere. Dopo tutti
i casini che aveva combinato aveva ancora il coraggio di aiutarla?
Quell’uomo
doveva essere proprio innamorato.
Immaginavo
bene come poteva sentirsi Ary in quel momento.. E solo il fatto che
avesse
accettato la situazione senza fare troppe scenate le rendeva onore. Io,
al suo
posto, avrei tirato giù tutti i santi del cielo e avrei
distrutto la casa. Non
ce l’avrei mai fatta a mandar giù senza fiatare,
ma si sapeva.. Lei era sempre
stata forte, non la abbatteva niente. Niente.
Ero
da sola davanti alla vetrata dalla quale potevo vedere i Tokio Hotel
suonare,
mentre Ary era uscita fuori a prendere una boccata d’aria,
avrei davvero voluto
aiutarla in qualche modo. Ma non potevo proprio fare nulla, solo starle
vicina,
come avevo sempre fatto. Di certo non sarei potuta piombare a casa sua
e
obbligare Fabio a cacciare la sua ex moglie di casa! Anche se
l’idea era alquanto
allettante.
Ero
talmente persa nei miei pensieri che non mi accorsi di tre figure
intorno a me
che mi scrutavano curiosi, con la testa inclinata di lato.
“Ehi,
ma stai bene?” Sentii domandarmi da Bill.
“Eh?
Ah si, si tutto a posto!” Gli sorrisi poi guardai alle sue
spalle, dove c’erano
Gustav e Tom.
“Ma,
dov’è Georg?” Domandai aggrottando le
sopracciglia
“E’
andato a cercare Ary!” Rispose Gustav. “Ma sono
già una decina di minuti..
Magari ci conviene andarli a ripescare.”
Mi
alzai dalla sedia su cui ero comodamente svaccate e uscii dalla piccola
stanza,
trovandomi nel corridoio e cominciando a camminare.
“Stai
andando dalla parte sbagliata” Mi sussurrò una
voce calda e suadente
all’orecchio, rabbrividii e mi voltai lentamente, trovando
Tom che mi guardava
dal suo metro e ottanta.
“Ehm..”
Balbettai qualcosa ma sotto il suo sguardo mi era difficile anche
ragionare!
“Cosa
faresti senza di me, piccola!” Ridacchiò dandomi
una spinta sulla schiena e
facendomi prendere la strada giusta.
Per
arrivare nel cortile dovevamo attraversare tutto l’edificio e
scendere pure le
scale! Mi domandai come cavolo aveva fatto Ary a non perdersi in quel
labirinto!
Camminavo
fianco a fianco con Tom, Gustav e Bill poco più avanti di
noi. Inevitabilmente
mi ritrovai a ripensare a quel bacio, il bacio che mi aveva dato
davanti a casa
mia. Quel bacio che non aspettato, ma eppure così voluto.
Ricordavo bene le
emozioni che avevo provato sotto il suo tocco..le sue lievi carezze
sulla mia
guancia. E le sue labbra, così calde e morbide.. Mi facevano
salire il sangue
al cervello.
Forse
spettava a me intavolare questo argomento, insomma.. Non volevo andasse
dimenticato, e lui sembrava non fare proprio nulla per ricordarlo. Il
primo
passo toccava a me.
“Senti..”
Cominciai, lui subito si girò verso di me sorridendomi
“Insomma.. L’altro
giorno, davanti casa mia.. Ecco..” Mi torturavo le mani e in
quel momento mi
sentii così pateticamente stupida, da vergognarmi per me
stessa.
“Si?”
Inarcò un sopracciglio. Maledetto! Lui aveva capito quello
che volevo dirgli,
ma evidentemente gli piaceva vedermi in difficoltà!
“Il..il
bacio” Mi schiarii la voce diventando improvvisamente
paonazza, che vergogna
mio dio!
“Oh
quello..” Disse senza troppo interesse. Mi lasciò
perplessa, dopotutto era
stato lui a baciare me!
“Si
beh ecco.. Che voleva dire?”
“In
che senso?”
“Cosa
stava a significare.. Quel bacio?” Ripetei la domanda,
possibile che non
capisse? Non ci voleva mica tanto!
“Niente,
mi andava” Mi bloccai all’inizio della rampa di
scale, lui andò qualche passo
più avanti, poi si accorse della mia assenza e si
fermò girandosi verso di me.
“Ma,
che risposta è?!” Strillai in preda ad una crisi
isterica. Insomma, prima mi
baciava e poi mi diceva che lo aveva fatto così,
perché gli andava? Stupido!
“Beh..”
Si passò una mano dietro al collo sorridendo imbarazzato
“Ecco.. Volevo
baciarti, insomma. Già quella sera al fan party lo avrei
fatto. Ma non è andata
come speravo” Fece una faccetta buffa e a me venne da
sorridere, ricordavo bene
la pizza in faccia che gli avevo tirato!
“Ma,
insomma..” Tentai di replicare ma lui non me lo permise,
avvicinandosi.
“Senti
Ale, quel bacio io mi sentivo di dartelo e te l’ho
dato..”
Sentii
le mie gambe cedere sotto il mio peso, e mi ci volle una buona dose di
controllo per rimettermi in equilibrio.
“Non,
non capisco Tom.”
“Tu
mi piaci tanto, d’accordo?”
“Ah
si?” Oddio, avevo sentito bene? Io gli piacevo sul serio?
“Ehm..Si.”
Si avevo sentito bene!
“E
io dovrei crederti? Cos’ho di speciale, ma mi hai vista
bene?” Mi guardai da capo
a piedi e lui mi prese il viso con una mano sfiorandomi il mento.
“Che
cos’hai che non va, scusa?”
“Insomma,
sono un maschiaccio. Ho i capelli di un colore indefinito, sempre
disordinati,
mi vesto come capita.. Non sono proprio una che fa interessare i
ragazzi”
Sospirai alzando il mio sguardo su di lui, perdendomi nel colore dei
suoi
occhi, così dolci e caldi..
“Sei
bellissima invece, e dico sul serio. Non so come mai, ma mi piaci
davvero Ale,
solo che..”
“Solo
che?” Aggrottai le sopracciglia non capendo dove voleva
arrivare.
“Solo
che io non sono tipo per le cose troppo serie e impegnative, te ne
sarai
accorta..”
“Si,
direi di si.” Abbassai lo sguardo. Lo sapevo che era
completamente inutile
farsi i viaggi mentali dopo quello stupidissimo bacio. Mi ero illusa e
basta.
Ma
d’altronde, nemmeno io sarei stata capace di sostenere una
relazione seria.
“Quindi,
a te sta bene così?”
“Così
come?” Perché era così criptico? Non
riuscivo mai a capire quello che voleva
dirmi!
“Insomma,
non essere proprio ragazzo e ragazza. Ma un ragazzo e una ragazza che
si..
Frequentano?”
Ci
riflettei su un attimo, insomma.. Forse era la soluzione migliore, una
storiella estiva non aveva mai fatto male a nessuno.
“Beh..
Può darsi” Annuii ancora poco convinta. Lui
sorrise e mi passò un braccio
intorno alla vita cominciando a correre. Affrettai il passo seguendolo
e
raggiungendo così Bill e Gustav che ormai erano davanti alla
porta del giardino.
“Ehi,
eccovi qua! David..Ops” Bill sorrise portandosi una mano
davanti alla bocca.
Guardai davanti a me e vidi Georg e Ary vicinissimi. Mi girai e notai
due
espressioni strane sulle facce di Gustav e Tom, mi ero persa qualcosa?
“David
cosa?” Domandò Georg allontanandosi da Ary
“Ha
detto di tornare dentro”
“Ok.”
Si
alzò e si allontanò rientrando seguito dagli
altri.
“Piccola
ci aspettate qui? Finiamo in un attimo e poi andiamo a bere
qualcosa” Gli
sorrisi annuendo e baciandomi una guancia scappò dentro
all’edificio.
Mi
catapultai da Ary con un sorriso smagliante chiedendole cosa fosse
successo.
“Dimmelo,
dimmelo, dimmelo!” Saltellai come una bambina prendendole
entrambe le mani
“Ci
siamo baciati.” Si! Era proprio questo quello che voleva
sentire!
“Io
e Georg ci siamo baciati!” Ripeté alzando la voce
di qualche ottava, come se
avesse realizzato quello che era successo solo dicendolo a voce alta.
Sentii
il mio corpo venire invaso da una gioia smisurata per la mia migliore
amica.
Era stata una brutta giornata fino ad ora, ma questo non poteva che
renderla
meravigliosa!
Le
mancavano solo gli occhi a cuoricino ed era a posto!
“Tu
e Tom invece?” Mi domandò quando si fu calmata un
po’. Io mi fermai sedendomi
di fianco a lei.
“Beh,
il succo del discorso e che siamo ‘frequentanti’
adesso” Alzai il viso al cielo
sorridendo appena.
“E
a te sta bene così? Insomma, non state insieme
giusto?”
“No,
ma a me sta bene così. Davvero” Mi voltai a
guardarla accennando un sorriso.
“Allora
sono contenta per te, ma stai attenta Ale. Non vorrei mai che tu
soffrissi a
causa sua.”
“Lo
farò stai tranquilla!” Ridacchiai abbracciandola
di lato.
“Piuttosto,
hai fatto caso alle facce di Gustav e Tom quando mi hanno vista con
Georg?” Si
rabbuiò facendomi notare quel particolare. Allora non ero
stata l’unica a
notarle!
“Si,
in effetti.”
“Secondo
te cosa stanno a significare?”
“Non
lo so Ary, magari non se l’aspettavano e basta”
Non
fece in tempo a replicare che i ragazzi uscirono dalla Universal
sorridendoci,
feci segno ad Ary che ne avremmo parlato dopo e lei mi fece
l’occhiolino
annuendo.
“Ehi,
ti sono mancato?” Tom mi abbracciò allacciandomi
le mani sulla schiena e
guardandomi con quel suo sorriso sbilenco. Roteai gli occhi al cielo
sbuffando
divertita.
“Ragazzi,
andiamo al Melody?” Domandò Gustav attirando
l’attenzione di tutti. Noi
acconsentimmo subito, dopotutto non me l’ero goduto a fondo
quel bar, mi
sarebbe piaciuto ritornarci!
Per
arrivare al locale fummo costretti a prendere due macchine, quella di
Tom e
quella di Georg. Io e Bill salimmo sulla cadillac, Ary e Gustav invece
montarono con il bassista.
“Allacciati
la cintura Bill” Disse Tom al gemello
“No
Tomi, mi stringe la pancia, poi mi fa male!”
“La
multa però la prendo io. Allacciati la cintura!”
“No!”
“Bill
non fare il bambino ti prego!”
Ridacchiai
sinceramente divertita, poi mi avvicinai ai sedili anteriori, dove
erano seduti
i due gemello e mi accostai di fianco a Bill.
“Ehi,
pensa se Tom va a sbattere contro qualcosa. Vuoi rischiare di rovinare
il tuo
bel viso?”
“Sai,
credo che potrei sopportare un po’ di mal di
pancia!” Esclamò allungando la
cintura e allacciandola.
“Perché
non ascolti me ma lei si?” Esclamò Tom guardandomi
esterrefatto.
Ridacchiai
guardando fuori dal finestrino. Era strana tutta quella situazione con
Tom, non
potevo fare a meno di pensarci.. Cosa mi sarei dovuta aspettare? Non
volevo
ragionarci troppo su, come avrebbe detto Ary in quel momento
:”Vivi il secondo!”
E
lo avrei fatto.
Arrivammo
al Melody nel giro di una ventina di minuti, era bello come me lo
ricordavo!
Mi
sedetti in mezzo a Bill e Tom con davanti gli altri tre, ovviamente
ordinai il
mio solito gin tonic e Ary il suo bacardi alla pesca, che arrivarono in
pochissimo tempo, e sembrarono più buoni
dell’ultima volta!
“Allora,
vi siamo piaciuti oggi?” Domandò Bill battendo le
mani entusiasta, sentivo di
affezionarmi sempre di più a lui, era tenerissimo a volte.
“Si
Bill, siete stati spettacolari.. Come sempre!”
Cinguettò Ary guardandolo, ma
rigirandosi subito verso Georg sorridendogli.
“Che
sonno..” Sbadigliai stropicciandomi gli occhi.. Oh
no!
“Cazzo!
La matita, me n’ero dimenticata!” Strillai
guardandomi le mani sporche di nero.
Tom
mi guardò in faccia e poi scoppiò a ridere
“Sembri un panda!” Tentò di dire fra
una risata e l’altra. Mi imbronciai incrociando le braccia al
petto.
“No
piccola, non fare l’offesa. Sei bella anche in versione
panda!” Mi girai
trovandolo vicinissimo, mi avvicinai di più a mia volte e
gli schioccai un
bacio a fior di labbra sotto lo sguardo sorpreso di tutti i presenti,
eccetto
Ary, che sorrise felice.
L’espressione
buffa di Tom mi fece scappare un risolino divertito. Era sorpreso, ma
era anche
contento e mi passò una mano tra i capelli.
“Oh
ma che dolce che sei Tom!” Disse Gustav storpiando la voce,
beccandosi un
tovagliolo in faccia.
“Eh
piantala!” Si difese Tom a braccia conserte.
“Ale,
se vuoi io ho lo struccante per occhi super delicato!”
Esultò Bill sorridendomi.
“Davvero?
Mi daresti una mano? Sai non sono molto pratica..”
“No,
non lo è per niente!” Ridacchiò Ary,
beccandosi una linguaccia da parte mia.
“Certo,
vieni andiamo in bagno!”
Lo
seguii scendendo le scale che portavano alla toilette.
“Bill
tranquillo, entro io in quello dei maschi!”
Entrammo
nel bagno e lui appoggio il suo astuccio dei trucchi sul lavandino, mi
guardai
allo specchio e mi spaventai da sola! Ero orribile, sembravo davvero un
panda!
Però i panda erano così carini..
“Allora
tu e Tomi..” Mi lanciò uno sguardo eloquente
lasciandomi intendere il resto
della frase.
“Beh
no, ci frequentiamo ecco tutto. Niente di serio.” Sorrisi
guardandolo versare
un po’ di crema bianca su un batuffolo di cotone.
Lui
annuì rimanendo in silenzio. Ripensai alle reazione di suo
fratello e Gustav
alla vista di Georg e Ary così vicini, forse dovevo saperne
di più..
“Bill
senti, tu hai idea del perché Tom e Gustav abbiano fatto
quelle facce strane
quando abbiamo sorpreso Ary e Georg fuori dalla Universal?”
Lo
sentii deglutire mentre mi passava lo struccante sotto gli occhi,
sfiorandomi
con le sue mani delicate e leggere. Quasi non le sentivo, doveva
esserci
proprio abituato.
“Beh
ecco.. E’ complicato” Mormorò
concentrato, stringendo di più gli occhi,
evitando il mio sguardo.
“Vuoi
spiegarmelo?” Gli sorrisi incoraggiante mentre lui
buttò il cotone nel cestino,
richiuse il suo beauty case e si fermò a fissarmi.
“Georg
ha la ragazza.” Sentii il mondo crollarmi sulle spalle, non
potevo credere alle
mie orecchie, eppure avevo sentito perfettamente!
“Come..Come
dici scusa? Ma ha baciato Ary prima!” Ero esterrefatta! Ma
allora era proprio
uno stronzo! Poi si lamentavano di Tom! In quel momento avrei solo
voluto
tornare di sopra e prenderlo a calci nel fondoschiena!
Ma
ripensai ad Ary, così euforica per quello che era successo..
E mi sentii una
merda, io sapevo tutto e lei invece non sapeva proprio niente. Cosa
dovevo
fare? Lasciarla felice ad annegare nella sua ignoranza, o dirle tutto e
vederla
soffrire?
“Per
questo io sono felice! Jasmin non mi è mai stata simpatica,
per niente. Ary
invece si! Tom e Gustav invece sono sempre andati d’accordo
con quella li. Per
me è odiosa!”
Non
sapevo che rispondere, quel piastrato di sopra avrebbe finito col far
soffrire
la mia migliore amica, la persona più importante della mia
vita.. E io che
potevo evitarlo, non avevo la minima idea di che cosa fare!
“Bill,
cosa devo fare io adesso?” Domandai con gli occhi lucidi.
Lui
scosse la testa “Non piangere” Mi
sussurrò prima di abbracciarmi forte. “Fai
quello che ritieni più giusto. So che prenderai la decisione
più sensata, ora
torniamo di sopra o si preoccupano” Ridacchiò, ma
io non avevo la minima voglia
di sorridere. Non so come avrei fatto a guardare in faccia Ary. Mi
sentivo una
traditrice, mi sentivo sporca.
Arrivammo
al nostro tavolino e Ary strillò ridacchiando
“Però, ce ne avete messo di
tempo!” Io la guardai di sfuggita annuendo, facendo un
debole.. Debolissimo
sorriso. Infatti la vidi un po’ perplessa. Scusa
Ary.
“Come
mai ci avete impiegato così tanto?” Mi
chiese Tom una volta che gli altri
tornarono a chiacchierare tra loro.
“Bill..Bill
mi ha detto di Jasmin” Mormorai con lo sguardo basso e gli
occhi tristi.
“Oh
Ale, mi dispiace.. So che per te ora deve essere difficile”
Mi abbracciò e io
affondai il viso nell’incavatura della sua spalla, sospirando
e annusando il
suo profumo così dolce.
Non
dissi niente, rimasi il silenzio per il resto del pomeriggio, quando
arrivammo
alle macchine le disposizioni erano come quelle iniziale.
“Ale,
vieni da me dopo cena?” Mi chiese Ary con un sorriso.
No,
non era il caso. Preferivo evitarla, almeno per quella sera..Non avrei
retto il
suo sguardo.
“No
Ary, non sto tanto bene, preferisco rimanere a casa. Ti chiamo
io.” Sorrisi di
sfuggita e mi rintanai in macchina, sotto lo sguardo triste della mia
migliore
amica, che entro nell’auto di Georg senza fiatare e con gli
occhi bassi.
In
macchina regnò il silenzio, per tutto il tragitto. Nessuno
parlava.
Io
dal canto mio rimasi a guardare fuori dal finestrino, lasciandomi
scappare una
lacrima amara che bruciò più di tutte quelle
versate in vita mia. Ero di fronte
ad un bivio e non sapevo che strada intraprendere, non sapevo quale era
quella
giusta e quale quella sbagliata.
La
macchina frenò di colpo, mi guardai intorno disorientata e
notai che eravamo
già arrivati a casa mia.
“Aspetta
che scendo.” Mi disse Tom.
“Ciao
Ale, ci vediamo presto!” Mi salutò Bill.
“Ciao
Bill..” Sussurrai dandogli un bacio sulla guancia e
scendendo, raggiungendo Tom.
“Stai
tranquilla piccola, si aggiusterà tutto.” Mi
soffiò in un orecchio.
“Lo
spero” Risposi con la voce strozzata. Si avvicinò
a me e mi baciò, stavolta fu
un bacio vero. Un bacio stupendo, meraviglioso. Che mi fece sentire
tremendamente in colpa.. Perché io ero felice, Ary lo
sarebbe stata ancora per
poco.
Si
staccò e mi fece un buffetto sulla guancia, risalendo in
macchina.
Entrai
in casa, salutando distrattamente mia mamma e vedendo che Edoardo
dormiva
pacifico sul divano, con la televisione ancora accesa. Salii
svogliatamente le
scale ed entrai nella mia stanza chiudendomi la porta alle spalle, con
un
rumore sordo.
Mi
lasciai cadere a peso morto sul letto e sospirai, portandomi le mani
alle
tempie. Cosa dovevo fare? Cosa?! Mi vibrò una tasca..
qualcuno mi stava
chiamando, sfilai il cellulare dai pantaloni e guardai lo schermo.
Ary.
Perdonami
amica mia..
***
Povera
Ale ç__ç Che situazione bruttina, eh?
Testa di cavolo di un bassista .__. Speriamo che le cose si aggiustino!
Si
aggiusteranno? Mah.. u.u xD
Piccola Ary *.* Lei si sta innamorandoooo XD
E quei due casi persi di Ale e Tom? Sono
“Frequentanti” adesso xDD, vedremo
come andrà a finire anche con loro.. Mah, chi lo sa u__u
Per
ora un grosso ringraziamento a :
layla
the punkprincess : Non deve
essere facile no -.- Però a fine capitolo ha
ricevuto la sua ricompensa e la cosa, credimi, è piaciuta
molto pure a lei XD
Grazie mille! *__*
SuperEle46
: Oooohhh una nuova lettrice *__* Benvenuta! Siamo onorate che questa
storia ti
piaccia e, soprattutto u.u, che ti piaccia il personaggio di Ale
(Muahauaha XD)
Ary è affascinante, ooohh si! Con questo capitolo abbiamo
saziato la tua
curiosità a proposito delle facce scettiche di Tom e Gustav
e della gioia da
parte di Bill xD Ce lo vedo a saltellare e fare scenette isteriche
parlando di
matrimoni XD Graaaaazie di aver sprecato un po’ del tuo tempo
per noi! Un bacio
*.*
Funny_lady_
: Waaaa che bella recensioncinaaa *__* Graaaazie tantissimo! Baciiii!
^__^
Piera
: Uaaa grazie mille mollissime XD
Listing
: Eccola la prediletta *__* Nooo, chi ti odia?! Noi NO, categoricamente
NO u.u
Anche a te piacciono Ary e Georg? Waaa, anche io li adoro *.*. Ma Georg
è un
gentiluomo, non avrebbe mai osato dippiù u.u Grazie anche a
te Geminoid xDD E
tanti tantissimi auguriiii!
XxxX_Ice
Angel_XxxX : Anche io purtroppo
ho la testiera malandata, e ogni volta mi
tocca ricontrollare cento volte quello che scrivo perché
spesso alcune lettere
non compaiono u.u Ad ogni modo XD Anche ad Ale piace prendere a pugni
Tom,
fidati xD
Povero il papà di Ary, lui è solo innamorato alla
follia della sua ex moglie,
riaccoglierla in casa è stata una cosa quasi scontata per
lui.. E Davide,
povera stellina.. Si vedrà u.u
Riguardo al rapporto tra me e la vera Ary, beh.. La faccenda si
complica XD Non
so se tu sai, ma io e lei abitiamo distanti -.- Io a Treviso, lei a
Milano.. Ma
per la mia enorme fortuna io sono una milanese purosangue, e tutti i
parenti li
ho li, quindi ci vado spesso u.u La settimana scorsa, dopo mesi e mesi
di
chiacchierate in msn, io e Ary ci siamo viste *__* E tu non sai come mi
sono
sentitaaa *Q*
Comunque, che ti posso dire.. Quello che scrivo su di lei nella fic lo
penso
sul serio, la nostra unica sfortuna è abitare
così lontane e non poterci vedere
come la Ale e la Ary della storia. Ma il bene che le voglio va oltre i
300 km
che ci dividono, ci puoi scommettere le mutande XD
Grazie della recensione! *-*
Ringraziamento
anche tutti quelli che non recensiscono ma seguono regolarmente questa
storia!
Un bacio a tutti, Ale&Ary *-*
|
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Capitolo 18 *** AA ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/450881.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
|
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Capitolo 19 *** Tutto è male quel che finisce male! ***
DICIANNOVESIMO
CAPITOLO (ALE)
Tutto è male quel
che
finisce male!
Ary
aveva appena finito di fare il suo tatuaggio, mi aveva
tenuto la mano tutto il tempo, lamentandosi di tanto in tanto. Le
bruciava un
po’ ma mi disse che non era insopportabile il dolore.
Mi
alzai dalla sedia su cui ero seduta e mi accomodai sulla
poltrona su cui invece bisognava sedersi per farsi tatuare. Chiamai
tutti
intorno a me, volevo compagnia!
Presi
il braccio di Ary stringendolo appena, vedendola
sorridermi incoraggiante. Mi rilassai e vidi il tatuatore avvicinarsi
con un
mega siringone in mano.
“E..
Quello? Me lo devi conficcare nel collo?” Deglutii
allargandomi il colletto della maglia.
“Come
pensi di farlo se no il tatuaggio?” Sorrise beffardo
Tom pizzicandomi un fianco. Mi coprii il viso con le mani e poi
sospirai, dando
il via libera al tatuatore.
Fu
atroce, mi avvinghiai al braccio di Ary, che mi guardava
inerme, mentre io urlavo e ridevo tra le lacrime, cercando di stare il
più
ferma possibile. Avevo dietro di me Tom che mi teneva ferme le spalle,
e Gustav
che mi stringeva le gambe, altrimenti sarebbe arrivato un calcio a
qualcuno.
“Sei
proprio una bambina!” Mi prese in giro Tom
ridacchiando. Anche se avrei tanto voluto tirargli un pugno o per lo
meno
ribattere, non ne fui capace. Quell’ago conficcato nella
pelle me lo impediva,
accidenti che dolore!
“Ahia
Ale, me lo stai massacrando questo povero braccio! Non
passa più sangue! Prendi quello di Tom!”
Urlò Ary ad un certo punto. Povera, la
stavo stritolando davvero!
“No,
ci tengo al mio braccio! Come faccio a suonare poi?!”
Oh di quello si preoccupava lui?! Io stavo soffrendo con un ago nella
carne e
quelli pensavano alle loro povere braccia!
“Oh,
ma grazie ragazzi!” Tentai di dire scoppiando a ridere,
afferrando la prima mano che trovai nel mio campo visivo : quella di
Bill, che
mi sorrise incoraggiante senza lamentarsi, seppure gliela stessi
torturando.
Ci
misi il doppio del tempo per finire il tatuaggio,
rispetto ad Ary. Chissà perché!
Pagammo
e uscimmo dal negozio cominciando a guardarci,
orgogliose di noi.
“E’
per sempre Ary, eh!” Dissi a mezza voce e con gli occhi
terribilmente lucidi
“Lo
so!” Mi rispose abbracciandomi. La strinsi forte
più
felice che mai, sentendo un lieve bruciore sotto l’orecchio.
“Beh,
ha fatto tanto male, ma almeno ne è valsa la
pena!”
Esclamai tutta felice cominciando a saltellare come una bambina!
“Sono
davvero belli ragazze!” Esclamò Georg andando a
cingere i fianchi di Ary con un braccio. Lo fulminai con lo sguardo
desiderando
di prenderlo per quei suoi capelli super piastrati e trascinarlo a
spasso
sull’asfalto. Guardai il viso radioso della mia migliore
amica e una fitta mi
colpì dritta sul petto.
Sentii
la mano calda di qualcuno posarsi sulla mia spalla,
mi girai e trovai un Gustav serio a fissarmi. Lui sapeva che io sapevo
e voleva
essere certo che andasse tutto bene. Gli sorrisi debolmente annuendo,
facendogli capire che era tutto ok, almeno per ora.
Avrei
tanto voluto mettermi ad urlare in quel momento,
saltare e strapparmi i capelli come una pazza, dicendo tutto ad Ary. Ma
lei era
così felice, poi ora che avevamo fatto il nostro
tatuaggio. Come potevo distruggere tutto così?
“Piccola
è tutto a posto?” Mi sussurrò la voce
calda di Tom
all’orecchio. Riguardai Ary e Georg parlare sottovoce
sorridendosi e mi venne
da piangere.
“No,
non è tutto a posto.” Mormorai voltandomi e
dirigendomi
verso la cadillac. Lui rimase li, con la mia migliore amica e quel
piastrato
che cominciavo a detestare, tentando forse di spiegare la mia reazione
e quella
“fuga” improvvisa.
Salii
sui sedili posteriori della macchina e incrociai le
braccia al petto, guardando fuori dal finestrino il tramonto, riusciva
sempre a
rasserenarmi. Non si sa perché.
“Ale,
stai bene?” Bill. Il dolce e tenero Bill che sentivo
di adorare giorno dopo giorno. Si sedette di fianco a me e mi cinse le
spalle
facendomi appoggiare a lui.
“No..”
Sussurrai con la voce strozzata. Iniziai a piangere
silenziosamente, così che la Ale dura e forte se ne andasse
a puttane,
lasciando lo spazio alla vera me. Quella fragile e sensibile.
Chissà per quale
assurdo motivo con lui mi venne naturale, mi aprii a Bill senza
vergogna, senza
timore. Senza paura di venire giudicata. Avevo solo bisogno di piangere
e lo
stavo facendo, con uno spettatore comprensivo e silenzioso..
Ciò di cui avevo
bisogno.
Qualche
secondo dopo sentii lo sportello aprirsi e
richiudersi, segno che Tom era arrivato. Mi asciugai velocemente le
lacrime
dagli occhi tirando su col naso, guardando Bill che mi sorrideva. Dio
come
amavo il suo sorriso.
“Mangiate
da noi questa sera, poi andiamo in un pub.” Disse
Tom allacciandosi la cintura di sicurezza. “Non dovevi
scappare così, Ary ci è
rimasta male.” Continuò poi.
“E
non credi che anche io stia male?!” Sbottai arrabbiata.
Ero la sua migliore amica e stavo contribuendo in parte a farla
soffrire. Come
potevo sentirmi io?!
“Tom,
basta. Guida e stai zitto.” La voce ferma di Bill
bloccò la risposta che stava per uscire dalle labbra di Tom.
Li vidi scambiarsi
un lungo ed intenso sguardo dallo specchietto retrovisore, poi Tom
sbuffò
concentrandosi sulla strada.
Arrivammo
all’appartamento dei Tokio Hotel in poco
tempo,anche se a me sembrò infinito, era proprio sopra lo
studio di
registrazione. Tanto per essere comodi.
Scesi
dalla macchina e presi il braccio di Bill,
trascinandolo davanti al portone del condominio, senza aspettare
nessuno.
“Ale,
non devi fare così.. Rischi di peggiorare la
situazione.” Mi disse quando fummo abbastanza lontani da non
essere sentiti.
“Tu
cosa faresti al posto mio?” Domandai retoricamente con
un filo di voce. Sospirò e tirò fuori le chiavi
dalla tasca dei suoi pantaloni,
aprì e mi fece entrare prima di lui, lasciando la porta
aperta anche per gli
altri.
Una
bella giornata stava finendo miseramente. La situazione
con Ary era pessima, e il bello era che lei neppure lo sapeva! Ero
arrabbiata
con Tom, perché come al solito non riusciva a cucirsi quella
boccaccia,
sparando sentenze senza sapere le cose. Georg, bah. Era tanto se lo
salutavo ancora!
“Allora,
ti piace?” Bill spalancò le braccia mostrandomi
l’interno del loro appartamento, non mi ero accorta nemmeno
di esserci arrivata
la dentro! Era carino, molto spazioso!
C’era
un grande divano bianco in pelle con davanti un
televisore al plasma, circa quarantadue pollici.. A occhio. Comunicante
con il
salotto c’era una cucina immensa con un tavolo rettangolare
per otto persone.
“Si,
è molto bello!” Mi girai a sorridergli
“Bill.. Io
vorrei ringraziarti, mi stai vicino ora che ho bisogno di aiuto..
Davvero,
grazie.” Sorrisi impacciata e con un pizzico di vergogna.
“Oh
Ale” Unì le braccia al petto e fece qualche passo
verso
di me avvolgendomi con le sue braccia esili ed ossute ma comunque forti
e
protettive.
In
quel momento dalla porta entrò Tom, seguito da Gustav e
da Georg che abbracciava una Ary un po’ triste e con gli
occhi lucidi. Non
sai quanto mi dispiace Ary..
Mi
scostai da Bill abbassando lo sguardo. “Ale possiamo
parlare?” Sentii la voce nasale della mia migliore amica
rivolgersi a me. Aveva
pianto! Aveva pianto e la colpa era mia! Stupida,
stupida, stupida!
La
vidi andare a sedersi sul divano gigante e aspettarmi,
mossi qualche passo verso di lei ma un braccio mi bloccò.
“Scusa per prima,
avevi ragione..” Si scusò Tom, gli sorrisi
baciandolo delicata sulle labbra,
per poi sedermi accanto ad Ary.
“Perché
ti stai comportando così?” Aveva gli occhi bassi,
non mi guardava in faccia.. E questo era successo pochissime altre
volte nella
storia della nostra amicizia.
“Così..Come?”
Domandai abbassando a mia volta lo sguardo.
“Ale..
Così!” Allargò le braccia sottolineando
l’evidenza,
cosa che mi fece ancora più male.
“Scusa
Ary è che.. Sono un po’ nervosa.”
Patetica scusa.
“Sento
che non mi stai dicendo la verità” Per la prima
volta
alzò gli occhi fissandoli nei miei, mi fece congelare sul
posto. Il suo sguardo
era spento, segno del fatto che lei aveva capito che le stavo
nascondendo
qualcosa. Lo aveva capito e per questo stava male, ma io non riuscivo a
dirle
una cosa così importante e così orribile, non ce
l’avrei mai fatta a vederla
distruggersi davanti ai miei occhi.
“Credimi
Ary, è così..” Le sorrisi
abbracciandola, tentando
di essere il più convincente possibile. Ricambiò
la stretta incerta e tirò un
sospiro.
“Mi
sa che tocca a noi cucinare stasera!” Ridacchiò
tirando
su col naso
“Lo
penso anche io!” Risi stringendola di più a me.
“Bene
ragazze! Ora che avete fatto la pace, al lavoro!”
Esclamò Gustav lanciandoci due grembiulini da cucina.
“Ahahah,
sembri il signor Bruno!” Lo presi in giro legandomi
il fiocco del grembiule dietro alla schiena, subito imitata da Ary.
Mentre
andavo in cucina venni fermata da Bill, che mi fece una carezza sul
viso
mimando con le labbra un “Andrà tutto
bene”, sotto lo sguardo un po’ scocciato
di Tom che sbuffò subito.
“E
a me? Niente coccole?” Berciò guardandomi storto.
“Arrivo
Tomi!” Gridò Bill andandogli incontro.
“Non
parlo con te!” Lo bloccò a metà strada,
alzando una
mano davanti al suo petto
in segno di
“Stop”.
“Ahahah gelosone!”
Lo
presi in giro avvicinandomi a lui e abbracciandolo, dandogli un bacio
sulla
guancia. Mi strinse più forte appoggiando la sua fronte alla
mia.
“Non
è colpa mia se mio fratello cerca di sedurre la mia
Ale!”
“Ehi
non è vero!” Strillò Bill stringendo i
pugni e battendo
un piede a terra come un bambino piccolo, sparendo dietro una porta..
Lasciandomi sola con Tom. Lo aveva fatto apposta, ne ero certa.
“La
tua
Ale?”
Domandai a voce bassa, quasi impercettibile.
“Si,
mia.”
Mi
sfiorò il naso con il suo e mi baciò a stampo
una, due.. Tre volte.
“ALE
TI MUOVI?!” Ary. La solita che deve interrompere i
momenti più belli!
“SI
ARRIVO!” Gridai scocciata, tornando a guardare negli
occhi Tom. Gli sorrisi prendendolo per la nuca e avvicinandolo
regalandogli un
ultimo bacio, per poi raggiungere Ary in cucina, dove la trovai a
trafficare
con pentole, pentolini e padelle.
“Direi
che se facciamo una pasta al sugo è più che
sufficiente!” Esclamò giù stufa della
cucina. Ridacchiai e annuii, prendendo il
concentrato di pomodoro e cominciando a darmi da fare.
“Ah,
che bella mangiata! Complimenti ragazze!” Esclamò
Gustav massaggiandosi la pancia, seguito a ruota dagli altri tre.
“Mi
fa piacere che vi sia piaciuta!” Trillò Ary al
settimo
cielo. Georg le sorrise accarezzandole il braccio. Mi venne il
voltastomaco, era
una persona davvero pessima. Aveva la ragazza per Dio!
Perché doveva illuderne
un’altra?! A maggior ragione se l’altra era la mia
migliore amica! Mi irrigidii
serrando la mascella e stringendo i pugni tanto da far diventare le
nocche
bianche. Sentii una mano, da sotto il tavolo, cercare e stringere la
mia, mi
girai e trovai Tom al mio fianco che mi guardava dispiaciuto, tentando
di
infondermi forza e coraggio.
“State
pure tranquilli, sparecchio io!” Esclamai tirando
fuori il miglior sorriso falso del mio repertorio.
“Ti
do una mano” Disse Tom prendendo i piatti che rimanevano
e portandoli sul ripiano della cucina, insieme a quelli che avevo preso
io.
“Come
stai?” Mi chiese cominciando ad infilare i piatti
nella lavastoviglie.
“Bene.”
Risposi imitandolo.
“Mi
dispiace per questa situazione, spero che Georg tiri
fuori presto le palle e le racconti tutta la
verità” Sospirò
“Lo
spero anche io” Dissi infilando l’ultimo piatto per
poi
sedermi vicino al davanzale della finestra e perdermi a guardare il
tramonto che
ormai stava finendo.
Non ce
la meritavamo proprio un po’ di tranquillità?
Doveva
sempre succedere qualcosa di spiacevole per portarci via il buonumore e
complicarci le cose. Avevamo superato troppe cose nella nostra vita, ma
evidentemente ancora non era abbastanza.
“Dai
piccola, non fare così..” Si chinò
sedendosi di fianco
a me stringendomi tra le braccia e baciandomi i capelli. Affondai il
viso nel
suo petto e sospirai facendomi invadere dal suo profumo dolce e
rassicurante.
Mi allontanai quel poco che mi concesse di baciarlo sulle labbra, lo
sentii
socchiudere le sue tanto da lasciarmi accentuare quel bacio che mi
trasportò,
facendomi dimenticare per un solo attimo di tutte le mie
preoccupazione, dei
miei cattivi pensieri.
“Ragazz..
Oh, ho interrotto qualcosa?” Gustav irruppe nella
cucina, facendoci allontanare istintivamente e girarci a guardarlo.
“Tranquillo
Gustav, avevi bisogno?” Domandai in un sorriso
“Beh,
noi pensavamo di andare al pub adesso, voi che ne
dite?”
“Perfetto!”
Esclamò Tom anche per me, alzandosi. Lo seguii
tornando in salotto dove tutti erano in piedi pronti per uscire.
“Io
direi di andare al Basic, per voi va bene?” Ci chiese
Bill stiracchiandosi, eravamo tutti d’accordo,
così uscimmo e Tom chiuse a
chiave l’appartamento.
Mentre
scendevamo le scale per raggiungere la macchina, Tom
mi prese la mano intrecciando le mie dita con le sue. A quel piccolo e
innocente contatto sobbalzai, sentendo mille farfalle prendere il volo
nel mio
stomaco, cominciando a muoversi di qua e di la.
Salii
in macchina, come sempre nei sedili posteriori, e
aspettai che Tom mettesse in moto. Girò la chiave e fece
retromarcia, uscendo
in strada seguito dalla Mini di Ary, dietro di noi.
“Com’è
questo Basic?” Domandai pimpante ai due gemelli
davanti a me.
“E’
una figata, c’è tantissima bella musica, e tre
piani bar
dove puoi bere roba buonissima! Per non parlare dell’impianto
luci! Una favola,
vero Tomi?”
“Si,
è bellissimo, sono sicuro che ti
piacerà!” Mi lanciò
uno sguardo penetrante dallo specchietto, al quale arrossii
vistosamente, per
fortuna che nessuno lo notò.
Passai
il resto del tragitto in silenzio, sentendo in
lontananza i soliti battibecchi tra Bill e Tom per una cosa o per
un’altra. Per
il finestrino troppo abbassato, per la musica troppo alta.. Per
cavolate,
fondamentalmente. Ma cavolate che mi facevano sentire nel posto giusto
al
momento giusto. Che mi facevano sentire a casa.
Mi girai perdendo lo sguardo fuori dal finestrino, dove il tramonto
ormai stava
morendo, lasciando spazio alla notte.
Pensai
alla mia vita adesso, con Tom.. Con Bill.. Gustav.. e
Georg, quel
nome mi faceva montare
una rabbia assurda, e il brutto è che dovevo tenermela tutta
dentro, quella
rabbia. Non potevo esternarla, non potevo parlarne con lei, Ary,
l’unica con
cui riuscissi veramente a confidarmi, a sfogarmi e a liberarmi dai
brutti
pensieri. Ero nel pallone, non sapevo più dove cavolo
sbattere la testa.
“Ehi
Ale, sveglia! Siamo arrivati!” Mi destai dai miei
pensieri e mi guardai intorno spaesata. Eravamo in un grande
parcheggio..Più in
la c’era un edificio tutto illuminato dal quale usciva della
musica a tutto
volume. Bel posto, dovevo ammetterlo.
Mi
voltai guardando davanti a me e c’erano Bill e Tom che mi
guardavano entrambi con un sopracciglio alzato. Solo in quel momento
presi
coscienza della strabiliante somiglianza che c’era fra i due.
“Sapete
che siete proprio uguali?”
“Ma
va? Hai scoperto l’acqua calda!”
Ridacchiò Bill
prendendomi in giro, aprendo lo sportello e uscendo
all’aperto.
“Ferma
li!” Mi bloccò Tom, prima ancora che potessi
avvicinare la mano alla maniglia della portiera. Lo ascoltai alzando le
braccia
davanti al petto.
Lo
vidi scendere dalla macchina e aprirmi la porta, con un
espressione fiera e cavalleresca in viso. Scesi accettando la mano che
mi aveva
porto e, appena fuori, lanciai uno sguardo a Bill. Arrivati al limite
scoppiammo a ridere piegandoci in due e tenendoci la pancia. Sotto lo
sguardo
di un Tom offeso e scioccato.
“Io..Io
volevo fare il carino!” Esclamò puntandomi un dito
contro.
“Oddio
Tomi! Ahahha.. Sei.. ahahah. Tomi sei stato
esilarante! Ahahaha!” Tentò di dire Bill fra le
risate, mentre io mi asciugai
le lacrime scese dal troppo ridere.
“Zitto
mostriciattolo!” Berciò Tom riducendo gli occhi a
due
fessure contro il gemello, per poi rivolgersi a me e additandomi con
fare
minaccioso. “E tu.. Tu sei.. Una strega!”
Incrociò le braccia al petto e si
girò dall’altra parte, facendo l’offeso.
“Oh
Tom, ma io lo apprezzo, anche se eri un po’ ridicolo. Lo
apprezzo sul serio!” Gli sorrisi andandogli vicino e
solleticandogli il collo.
Appoggiai la mia testa sulla sua spalla e lo abbracciai di lato. Dopo
qualche
secondo in cui fece ancora il sostenuto, lo sentii sciogliersi e
ricambiare la
stretta, lasciandomi teneri baci tra i capelli.
“Ok
ho capito, io vado dagli altri!” Ridacchiò Bill
schizzando da Gustav, Georg ed Ary, che erano appena scesi dalla
macchina.
Io e
Tom rimanemmo ancora qualche secondo abbracciati,
ascoltando l’uno il silenzio dell’altra, mentre lui
ondeggiava cullandomi tra
le sue braccia. Mi sentivo in paradiso, ogni volta mi sentivo
così con lui.. E
il perché ancora non ero riuscita a spiegarmelo.
“Sai,
mi piace baciarti e sentire il tuo piercing.”
Mormorò
a bassa voce spostandomi due ciocche di capelli rosso/viola che mi
erano cadute
sul viso.
“Ah
si?” Non gli lasciai il tempo di rispondere che lo presi
per la nuca e lo attirai a me, baciandolo come non avevo mai fatto fino
ad ora.
Cercandolo, trovandolo, catturandolo. Assaporai quelle labbra
magnifiche e
pensai che non mi sarei mai stufata di farlo, perché ogni
volta c’era qualcosa
di nuovo, un sentimento in più, un emozione da aggiungere
alle altre. Se
qualcuno lassù mi sente, che mi regali
una vita sempre così. Con lui.
“Muovetevi
voi due!” Sentii la voce di Georg in lontananza
chiamarci, facendoci segno di raggiungerli. Repressi un ringhio di
disapprovazione e mi allontanai leggermente da Tom. Lo presi per mano e
insieme
a lui mi avvicinai all’entrata del locale.
Fortunatamente
non ci fu bisogno di fare la fila, bastò
mostrare un documento ai buttafuori e i Tokio Hotel con le loro
“accompagnatrici” ebbero il libero accesso alla
saletta vip.
La
sala delle celebrità era piccola, appartata e molto,
molto graziosa. Con tre o quattro divanetti bianchi in pelle e i
rispettivi
tavolini di vetro.
“Ragazzi,
vado a ordinare, cosa volete?” Domandai a tutti.
“Io
una birra!” Esclamò Georg. Te la tiro in testa la birra.
“Anche
io!” Si unì Gustav.
“Idem!”
Un’altra per Bill!
“Perfetto,
allora tre birre e un bacardi alla pesca!”
Incontrai lo sguardo di Ary e la vidi sorridere, ricambiai perdendomi
in quel
sorriso che tanto amavo.
“Io
vengo con te!” Mi si avvicinò Tom, io annuii e mi
avviai
seguita da lui.
Stavamo
per arrivare ad uno dei tre lunghi banconi del pub
quando..
“Tom!”
Sentii una voce odiosamente stridula chiamarlo, mi
voltai e vidi una ragazza, più o meno
dell’età di Ary, forse un paio d’anni in
più, avvicinarsi a noi.
“Ciao..
Jasmin!” Deglutì Tom. Al suono di quel nome mi si
bloccò il respiro. Mi girai di scatto verso Tom e lo guardai
terrorizzata, pietrificata
sul posto.
“Ale,
vai dagli altri.. In qualche modo fai che Georg lo
sappia. Sbrigati! O qui è la fine!” Mi
sussurrò non facendosi sentire
dall’arpia che si stava piano, piano avvicinando sempre di
più.
Come
una scheggia schizzai verso la sala vip. Mi ci fiondai
dentro con il fiatone.
Cazzo, questa non ci
voleva.
Ahi,
ahi, ahi.. Sembra che la serata non stia andando troppo
bene per i nostri amici, chissà che cosa si inventeranno
adesso! Vi che dite?
xD
Per ora ringraziamo di cuore:
babakaulitz
:
Ohhh ma noi ti ringraziamo dal più profondo della nostra
anima per i tuoi
complimenti così teneri *__*.. Speriamo davvero che Tom non
faccia soffrire
Ale, ma è un po’ idiota a volte, quindi non
aspettiamoci grandi cose.. Chi lo
sa XD Parlando di Georg, anche io credo che Ale debba confessare tutto
ad Ary,
o si prevedono litigi burrascosi.. Mah, staremo a vedere cosa hanno
intenzione
di combinare i nostri protagonisti! (: Grazie mille per la tua
recensione! Un
bacio!
I dream you
:
Grazie mille! ^_____^
Layla the
punkprincess :
Chissà quando Georg si deciderà a confessare,
sempre che lo
farà..Mah u.u Grazie mille!
Funny_lady_
:
Oddio che recensione chilometricaaaa XD Grazieeeee! Davvero grazie
mille, i
tuoi commenti ci lasciano sempre un sorriso. Continua a seguirci, un
bacione!
SuperEle46
: Già,
Ale che trema prima di fare il tatuaggio. Ero esattamente
così quando sono
andata a fare il piercing XD”Ma fa tanto male?”
“Quanto dura?” “Ma poi si
gonfia?”
Il tizio del negozio non mi
sopportava più, non vedeva l’ora di sbattermi
fuori a calci XD Santo Andrea u.u
Parlando del capitolo, che è meglio XD Tu pensi che Ary
perdonerà la mamma?
Uhm.. Non lo so. Boh, staremo a vedere XD Un bacio e grazie, grazie
mille!
XxxX_Ice_Angel_XxxX
: E’ bellissimo si picchiare Tom, secondo me *____* Grazie
di cuore per il tuo tempo sprecato a
scriverci una recensioncina, lo apprezziamo assai XD Baci!
Per
concludere ringraziamo, ovviamente, anche tutti quelli
che hanno messo questa fanfiction tra i preferiti e le seguite, e tutti
voi che
leggete senza commentare, noi lo sappiamo che in fondo la vostra
è solo e
soltanto timidezza u.u
Bene,
basta XD
Alla
prossima! Un abbraccio a tutti, Ale&Ary ^__^
PS:
Dimenticavamo una cosa xD Questa, è la foto simbolo di
questa ff, creata da noi apposta per voi *-* Speriamo vivamente che vi
piaccia!!
=>
Incastrate
Fateci
sapere che cosa ne pensate, mi raccomando! *-*
|
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Capitolo 20 *** Essere stupidi è all'ordine del giorno! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/456282.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
|
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Capitolo 21 *** Una serata movimentata ***
Scusateci
infinitamente per il ritardo! Ma se dovete lapidare qualcuno lapidate
me (Ale),
Ary non c’entra niente! Uccidetemi pure -.-
Ci sono stati parecchi casini, sapete? Tanto per dirvene uno, EFP mi ha
bloccato l’account XD Non sto qui a spiegare i
perché e i per come,
sappiate solamente che sono innocente -.- Ma per mia enorme sfortuna
non ho
prove che lo evidenzino. Che ci volete fare, così
è la vita. Eccoci comunque di
nuovo qui, con un capitolo pronto per voi. Speriamo vi piaccia, fatevi
sentire!
Buona lettura, Ale&Ary
VENTUNESIMO
CAPITOLO (ALE) Una serata movimentata
Entrai
nella saletta vip come una scheggia, ansimando con il fiatone per la
corsa a
perdifiato che avevo fatto su per le scale. Mi trovai gli sguardi
allibiti di tutti
puntati addosso, dovevo sembrare una che aveva appena visto un fantasma.
Non
un fantasma, molto peggio.
“Ehm..
Ahm..” Balbettai cercando di trovare le parole giuste,
torturandomi le mani in
preda al nervosismo.
“Tutto
bene?” Mi chiese Gustav corrugando la fronte preoccupato.
“Ehm..
Sno!” Ma quanto sei
cretina.
“Che
vuol dire sno,
scusa?” Mi chiese Bill accigliandosi.
“Georg!”
La mia voce uscì terribilmente stridula, me la schiarii
tentando di ritornare
se non normale quasi, poi continuai. “Vieni con me un attimo!
Tom ti deve dire
una cosa!” Inventai la scusa più stupida che mi
venne in mente in quel momento.
“Eh?”
“Muoviti!”
Lo fulminai con gli occhi, infatti lui si alzò e
mi seguì fuori dalla
saletta, sotto lo sguardo di una Ary confusa e scocciata. Lo presi per
il
braccio e lo trascinai giù al piano bar.
Prima
di avvicinarci a Tom e a Jasmin mi fermai, guardandolo dritto negli
occhi con
uno sguardo penetrante.
“Stammi
a sentire! Tu non sai che io so. Beh, io so! E ora lei
è qui e Ary non
lo sa, e non lo deve sapere, perché se lo sa.. Oddio non
voglio nemmeno sapere
cosa potrebbe succedere se lei sapesse..” Mi portai una mano
sul viso, quando
lo guardai vidi che aveva entrambe le sopracciglia inarcate e mi stava
fissando
confuso, probabilmente non aveva capito un cavolo di quello che gli
avevo detto.
“Jasmin
è qui!” Riassunsi il tutto scandendo bene le
parole. Georg cambiò
improvvisamente espressione, diventò pallido come un
lenzuolo. Ti sta bene
razza di idiota!
“Oh
cazzo! Che faccio adesso?!” Strillò più
a se stesso che a me.
“Vedi
di liquidarla in qualche modo! Ora andiamo, Tom è li con
lei.. Al bancone del
bar!”
Ci
dirigemmo camminando frettolosamente, e quando arrivammo Tom mi
guardò
sollevato tirando un sospiro di sollievo, Jasmin invece si
illuminò appena vide
Georg al mio fianco. Si fiondò addosso a lui e gli
schioccò un sonoro bacio
sulle labbra, al quale lui rispose meno convinto e con molto meno
entusiasmo.
“Non
hai risposto alle mie chiamate Goghi” Cinguettò
lei sbattendo le ciglia più
volte civettuosamente. Come
diavolo lo ha chiamato?! Puah!
Mi
avvicinai a Tom e lui mi abbracciò accarezzandomi un fianco.
Questa mi stava
già sulle palle!
“E’
una serata con i ragazzi Jasmin” borbottò Georg.
“E
quella?” Gli chiese facendo un cenno del capo indicando me.
“Ale,
grazie.” Le sibilai con gli occhi che ormai erano chiusi a
fessura.
“Oh,
è uguale” Sventolò per aria una mano
smaltata di rosa, che schifo! “Perchè lei
è qui con voi, allora?” Continuò con la
sua vocetta stridula che ormai
detestavo.
“Lei
è un caso a parte è.. Lei è.. mia
cugina!” Sua che..?!
“Tua
cugina?” Alzò un sopracciglio guardandomi
scettica. Io sorrisi annuendo, mentre
in realtà avrei solo voluto nascondermi dietro
all’enorme maglia di Tom.
“Si!
Di secondo grado, è venuta in vacanza dalla capitale,
sai..” Stava sudando
freddo, povero Georg, quasi mi faceva pena. Quasi.
“Certo..
Beh, ora sono qui, non sei contento?” Gli preso un braccio
stritolandolo,
mentre Georg mi lanciò uno sguardo implorante. Che voleva da
me? Che lo
aiutassi pure?
“Veramente..
Jasmin. Oggi sarebbe il mio
compleanno, e tu non sei invitata. Mi dispiace”
Lei si bloccò a fissarmi negli occhi, gelida.
“Io
voglio stare con il mio ragazzo, non sarai di certo tu a impedirmelo,
ragazzina.”Mi
si avvicinò pericolosamente, sentii Tom al mio fianco
irrigidirsi e stringermi
di più a lui, guardandola male. Lei gli lanciò
un’occhiata fugace e si
allontanò leggermente.
“Non
fare l’antipatica Jasmin, Ale ha ragione, è il suo
compleanno e io devo stare
con lei e i ragazzi.” Deglutì guardandola, lei
ricambio lo sguardo oltraggiata
e con una punta di stizza, dopo di che si girò nuovamente
verso me e Tom, per
poi girare i tacchi e dirigersi all’uscita sculettando e
atteggiandosi.
Tirammo
tre sospiri di sollievo guardandoci a turno negli occhi.
“Tu!”
Puntai un dito contro Georg fissandolo truce. “Fai soffrire
la mia migliore
amica e io ti taglio il bagaglio di famiglia,
quant’è vero che mi chiamo
Alessandra Simeoni!” Strillai lanciando uno sguardo eloquente
ai ‘piani bassi’
“Vedi di vuotare il sacco presto con lei, sono stata
chiara?!” Continuai
alzando sempre di più la voce.
“Ehm..
si” Annuì passandosi una mano dietro al collo,
mentre sentii di fianco a me Tom
ridacchiare divertito.
“Dai
andiamo..” Sospirai girandomi a prendere le ordinazioni in un
vassoio, che nel
frattempo ci avevano portato.
“Sei
stata geniale prima” Mi sussurrò Tom ad un
orecchio baciandomi delicato sul
collo. Sentii una scarica elettrica percorrermi la colonna vertebrale,
mentre
piccoli brividi mi pervasero la schiena, non era possibile, non poteva
essere
possibile che lui avesse quell’effetto su di me!
“Grazie..”
Riuscii a dire solo questo, prima di baciarlo a stampo sulle labbra.
Entrammo
nella saletta trovando i ragazzi ancora seduti, Ary aveva uno strano
sguardo in
viso.
“Tornati!”
Esclamò Tom mostrando le birre e posandole sul tavolino di
vetro davanti a noi.
“Però,
ci avete messo tanto!” Ci guardò Ary mentre Georg
andava a risedersi vicino a
lei.
“Si,
c’era un po’ di coda!” Ridacchiai nervosa
porgendole il suo bacardi alla pesca.
La vidi prendere subito un lungo sorso.
“Uhm…
Chi era la ragazza che hai salutato?”Chiese poi girandosi
verso Georg.
Per
poco il poveretto non si strozzò con la birra, rischiando di
sputarla di fuori,
io mi scambia uno sguardo preoccupato con Tom al mio fianco, Bill fece
un
sorrisetto compiaciuto e divertito, mentre Gustav sembrò non
rimanere scalfito,
mantenendo la sua maschera indifferente e disinteressata.
“Chi?”
Chiese Georg nel panico più totale, sgranando gli occhi.
“La
ragazza che hai salutato al bar. Sai, sono andata in bagno e
l’ho vista.”
Rispose Ary prendendo un altro lungo sorso di bacardi, con gli occhi
sempre
fissi in quelli di Georg.
“Oh,
ehm… una mia… vecchia amica.”
Balbettò grattandosi i
capelli sulla nuca.
“Capisco..”
Disse Ary sorridendo, un sorriso strano però.
Diverso dagli altri, me ne accorsi subito. Corrugai la fronte, ero
sicurissima
che non si fosse bevuta quella stupidissima scusa di Georg.
Sentii una vibrazione
nella mia tasca, sobbalzai sfilando i
cellulare dai pantaloni e controllando chi fosse a chiamarmi guardando
lo
schermo illuminato.
“Ary..
Perché tuo padre mi chiama?” Chiesi confusa.
La vidi sospirare e
portarsi una mano sulla fronte. “Non
gli rispondere” Mi disse.
“Come? Non
posso non rispondergli, dai!”
“Non farlo, te
lo dico io!”
“Ma cosa.. Mi
spieghi?”
“Si, a te devo
spiegarti il mondo quando tu non mi spieghi
mai un cazzo. Io me ne vado. Ciao.” Si alzò e si
diresse verso le scale,
fermandosi con una mano appoggiata al corrimano e girando appena la
testa,
senza guardarmi. Aveva gli occhi tremendamente lucidi.
“Scusami.”
Sussurrò prima di cominciare a correre verso
l’uscita.
Rimasi paralizzata sul
posto, scioccata soprattutto da
quell’ ultima parola, non era lei a doversi scusare, ero io..
E lei non ne
sapeva nemmeno il motivo. Mi sentivo malissimo, non le avevo mai
mentito così
tanto e per così a lungo!
Improvvisamente mi
ricordai di avere ancora il telefono
vibrante tra le mani, lo portai all’orecchio attivando la
comunicazione,
incerta.
“Pronto,
Fabio?”
“Ciao Ale, no
sono Davide!”
“Ciao Dave,
come mai questa chiamata? E’ successo
qualcosa?” Chiesi preoccupata.
“No
tranquilla, non è successo niente.” Fece una breve
pausa. “ Solo che prima papà ha chiamato Ary e
hanno discusso così lei gli ha
sbattuto il telefono in faccia.. Ora sta fuori di se, è
meglio se avvisi mia
sorella di tornare immediatamente a casa o nostro padre
sbrocca!” Disse
tutto d’un fiato, tanto che faticai a capire tutto quello che
mi disse.
“Abbiamo
litigato, credo. Comunque adesso la vado a cercare
e l’avviso, tranquillo.”
“Avete
litigato? Perché? E lei dov’è
adesso?”
“Troppo
complicato Dave, lei è scappata fuori dal locale..
Ora vado a cercarla poi torniamo a casa, va bene?”
“Va bene, mi
raccomando fate pace!”
“Certo, ciao
Dave!”
“Ciao
pazza!” Pazza.
Mi chiamava sempre così,
affettuosamente, certo. Chiusi la chiamata e rimasi qualche secondo a
fissare
il cellulare.
“Ale, tutto
bene?” Bill mi appoggiò una mano sulla spalla,
sorridendo.
“Si, credo..
Devo.. Devo andare a cercarla” Sussurrai
rimettendomi il cellulare in tasca.
“Vengo con
te!” Georg si alzò dal divanetto bianco muovendo
qualche passo verso di me.
“Fermo.”
Portai una mano avanti al petto, bloccandolo a
metà strada. “Tu non vai proprio da nessuna parte!
Tutto questo è successo per
colpa tua! Se ora io continuo a litigare con Ary è colpa
tua! Se lei soffrirà
sarà colpa tua! IO vado a cercarla! TU te ne stai li seduto
buono e zitto!”
Si risedette borbottando
qualcosa e incrociando le braccia
al petto, mentre Gustav mi guardava mordicchiandosi un sorriso che
stava per
nascere sulle sue labbra. Senza farsi notare mi alzò i
pollici e mi fece
l’occhiolino, per poi tornare a bere la sua birra rilassato.
“Piccola..”
Mi chiamò Tom prendendomi un fianco. Lo guardai
nei suoi occhi, perdendomi per qualche istante, ma tornando subito in
me.
Dovevo pensare solo ad Ary in quel momento.
“Tom, io vado
a cercarla.. Poi puoi riaccompagnarmi a
casa?” Gli chiesi con gli occhi lucidi.
“Certo, sicura
che non vuoi che venga con te?”
“Meglio di no,
è una cosa che dobbiamo risolvere noi due”
Sussurrai avvicinandomi a baciandolo a fior di labbra. Lui sorrise
annuendo e
mi accarezzò uno zigomo con il dorso della mano.
“A tra poco
ragazzi!” Salutai tutti sventolando una mano
nella loro direzione e mi fiondai giù per le scale. Mi
guardai intorno, al
bancone del bar, nella pista da ballo.. Magari era rimasta dentro al
pub, ma di
lei non c’era nemmeno l’ombra : Era davvero uscita.
Uscii fuori, nel
parcheggio, sentendo l’aria fresca della
sera solleticarmi la faccia.. Corsi fino al punto in cui avevo visto
Ary
parcheggiare, ma il posto era vuoto.. Quindi i casi erano due : Uno,
Ary se
n’era andata a casa. Due, aveva spostato la macchina da
qualche altra parte.
La seconda era la
più plausibile, dato che con la sua auto
doveva accompagnare a casa Georg e Gustav. Non li avrebbe mai piantati
li da
soli, soprattutto il suo bel bassista piastrato e traditore!
Mi incamminai,
perlustrando tutto il perimetro del
parcheggio, stringendomi tra le braccia. Accidenti, dove si era
cacciata!
Doveva proprio imbucarsi eh? Camminai forse per un quarto
d’ora, quando sentii
della musica in lontananza, e non era quella proveniente da dentro il
Basic.
Cominciai a correre seguendo le note di quella canzone che doveva
essere una
dei Paramore, una delle preferite da Ary, fra l’altro. Ero
sempre più sicura di
averla trovata.
Mi fermai solo quando
vidi la piccola Mini di Ary ferma in
un angolino nascosto dai cespugli, si era nascosta bene. Mi avvicinai
tentennando,
e notai Ary appoggiata al sedile, con gli occhi chiusi e una lacrima
che le
rigava il viso. Non sopportavo proprio di vederla in quello stato,
soprattutto
se la causa ero io!
Arrivai davanti alla
macchina e mi fermai, indecisa su cosa
fare, poi aprii lo sportello ed entrai dalla parte del passeggero. Ary
mi aveva
sentita sicuramente, ma non aveva aperto gli occhi ed era rimasta ferma
immobile senza fiatare o muovere un muscolo.
Conoscevo bene quella
canzone, cominciai a cantare, a mezza
voce.
How can I decide
what’s
right
When you’re clouding up my
mind?
I can’t
win
You’re losing
sight
All the
time
Not gonna ever own
what’s
mine
When you’re always taking
sides
But you won’t take away my
pride
No, not this
time
Not this
time
How did we get
here?
I used to know you so
well
How did we get
here?
Mi
bloccai, sentendo un’altra voce oltre alla mia, aprii gli
occhi e vidi che
anche Ary aveva riaperto i suoi, sorrisi sentendola cantare al posto
mio.
The truth is hiding in
your
eyes
And it’s hanging on your
tongue
Just boiling in my
blood
But you think that I can’t
see
What kind of man that you
are
If you’re a man at
all
Well, I will figure this one
out
On my
own
(I’m screaming, “I love you
so”)
On my
own
(My thoughts you can’t
decode)
How did we get
here?
I used to know you so well,
yeah
How did we get
here?
Well, I think I
know
Ridendo
mi unii alla sua voce e cominciammo a cantare insieme la fine di quella
canzone
che sembrava adatta al momento che stavamo passando. Cantammo forte, a
squarciagola, e non ci importava che qualcuno potesse sentirci, stonate
come
due campane rotte!
Do you see what
we’ve
done?
We’ve gone and made such
fools
Of
ourselves
We’ve gone and made such
fools
Of ourselves
How did we get
here?
I used to know you so well,
yeah
How did we get
here?
Well, I used to know you so
well
I think I
know
I think I
know
There is something I see
in
you
It might kill
me
I want it to be
true
La
canzone finì e le ultime note vibrarono nell’aria
disperdendosi. Ary sorrise e
spense la radio, allungando un braccio verso l’apparecchio,
poi tornò a
guardarmi fissa negli occhi. La guardai intensamente anche io, quasi
con la
paura che quel semplice contatto visivo potesse finire. Rimasi a
guardarla non
sapendo cosa dire, con che parole giustificare il mio comportamento
sempre più
pessimo. Rimasi in silenzio e basta, conscia del fatto che non
esistevano
spiegazioni per quello che le stavo facendo.
Rimanemmo
zitte, nessuna delle due in grado di sciogliere
quell’abbraccio che si era
creato così d’impulso tra di noi, semplicemente
stavamo bene li dov’eravamo
l’una tra le braccia dell’altra.
“Mi
dispiace Ary..” Spezzai il silenzio con la voce rotta, non
volevo piangere. Non
davanti a lei, o ero sicura che si sarebbe sentita in colpa.
“Io
voglio solo la verità Ale..” Sussurrò
ancora stretta nel mio abbraccio. Mi
scostai di pochissimo, quel tanto che mi permetteva di guardarla negli
occhi.
“Allora,
è vero Ary, c’è qualcosa di strano che
io so ma che tu non sai” Feci un respiro
profondo “Però non è molto importante e
presto lo saprai anche tu, me lo
auguro. Quindi devi star tranquilla e calma nel tuo non sapere. Mentre
io mi
arrovello il cervello nel mio sapere. Ma non ti preoccupare, presto
sapremo
tutti! E così saremo felici e contenti.
D’accordo?”
Il
silenzio che piombò nell’abitacolo fu quasi
impressionante, mancavano i grilli
di sottofondo come nei cartoni animati ed era perfetto!
Lo
sguardo di Ary era scioccato e confuso. Come avevo così
tanta difficoltà nel
farmi capire quella sera?!
Mi
schiaffai una mano in faccia senza un’apparente motivo e
tirai un respiro
profondo “Mi dispiace Ary, è tutto quello che ti
posso dire per ora, devi solo
fidarti di me. Ti fidi di me?” Le chiesi sorridendo appena.
“Si
Ale, lo sai che di te mi fido ciecamente.. So che non faresti mai
niente per
ferirmi” Mi presi a pugni mentalmente, allora ci si metteva
d’impegno per farmi
venire i sensi di colpa! Tentai di sorridere sinceramente, anche se il
mio
sorriso somigliò tremendamente ad una smorfia.
“Ah,
prima ho risposto a tuo padre, ma era tuo fratello a
chiamarmi!”
“E
che ha detto?”
“In
poche parole tranquilla, ci vengo al tuo funerale!”
Ridacchiai guadagnandomi
una spinta da parte sua.
“Ah.
Ah. Ah. Non è divertente. E’ così tanto
arrabbiato?” Mi domandò mordendosi il
labbro inferiore.
“Da
quello che ho capito si. E ti conviene tornare a casa
immediatamente!”
“Allora
andiamo a recuperare i ragazzi va!” Sospirò e
scendemmo dalla macchina,
rientrando nel locale.
***
Eravamo
in macchina diretti verso casa mia, avevo già salutato Ary,
che aveva fatto una
strada diversa per accompagnare Georg e Gustav. Io ero in macchina con
Tom e
Bill.
Avevamo
chiacchierato un po’, avevo raccontato loro di quello che era
successo con Ary
poco prima.. Bill era al settimo cielo solo all’idea che lei
avrebbe potuto
prendere il posto di Jasmin, sinceramente anche io lo ero. Ma non ero
molto
sicura che Ary avrebbe accettato allegramente di cominciare una storia
con
Georg.. Dopo il male che lui le avrebbe inevitabilmente inflitto.
Conoscevo
abbastanza Ary per dire che, se ipoteticamente, lo avesse
perdonato.. Non
gliel’avrebbe fatta passare liscia e per lui sarebbe stato
molto difficile
farsi perdonare. Ary sapeva essere molto vendicativa e rancorosa a
volte.
“Arrivati..”
Annunciò Tom slacciandosi la cintura. Slacciai anche la mia
e mi sporsi sui
sedili davanti, lasciando un bacio sulla guancia a Bill, che mi sorrise
facendomi un buffetto sulla testa. Ridacchiai e scesi dalla macchina,
dove
trovai già Tom di fronte a me con le braccia aperte nella
mia direzione. Gli
andai vicino e lo abbracciai, appoggiando il mento sul suo petto e
alzando il
capo guardandolo negli occhi. Cavolo se era alto!
“Allora
piccola, divertita stasera? Nonostante tutto...”
“Si,
sono stata bene, nonostante tutto!” Ridacchiai baciandolo a
stampo, ma lui si
impadronì della mia bocca e mi baciò con
più passione, con più desiderio. Mi
lasciai cullare da quel bacio improvviso e quasi mi parve di
galleggiare a
mezz’aria, mi mancava la terra sotto i piedi ed era una
sensazione favolosa.
Le
sue mani grandi e forti si intrecciarono tra i miei capelli mentre le
mie erano
una sul suo petto e l’altra dietro al suo collo che lo teneva
ancorato a me,
sempre più vicino.
Si
scostò baciandomi la guancia, il naso, la fronte. Per poi
tornare sulle mie
labbra e baciarle piano una serie di volte.
Presi
a giocherellare con una delle sue treccine nere e lo guardai sorridendo
mentre
lui mi abbracciava stretto baciandomi i capelli.
“Ci
sentiamo domani, magari usciamo un po’.”
“Va
bene Tom, a domani!” Lo baciai un ultima volta poi gridai un
“CIAO BILL!” e
sparii all’interno della mia casa.
Che
serata movimentata.
***
Tadàààààn xD
Allora, non ci dilunghiamo troppo in discorsi inutili. La canzone
inserita nel
capitolo è “Decode” dei Paramore *-*
Ringraziamo
infinitissimamente :
I
dream you : Questi schizzi da
serial killer? xD La birra con tutto il
bicchiere! Oddio ahahah XD Poi si vede la forma del boccale di birra
nello
stomaco del povero Georg, come nei cartoni animati XDD
E Tom e Ale sono dolci, si *-* Grazie per la recensione, un
bacio!
Layla
the punkprincess : Mi hanno
ridato l’account, hai visto? Sono così felice!
*-* Ebbene, Georg è così
bugiardo, purtroppo -.- Speriamo
che vuoti
presto il sacco, sto mascalzone u.u Grazie per il commento Layla! Un
bacio,
alla prossima!
SuperEle46
: Grazie carissima per il commento *-* Eccoti un nuovo capitolo,
speriamo ti
sia piaciuto come gli altri! Un abbraccio!
Gemi_Black
: Ovviamente non poteva mancare la nostra Geminoid *Q* Tu si che ci dai
soddisfazione ogni volta u.u Grazie mille per il tuo perenne sostegno!
Ti
amiamo assai XD Baci!
Funny_lady_
: Il tuo poema poemoso non poteva non esserci. Graaazie cara per le tue
recensioni dantesche, ti abbiamo già detto che ci rendono
orgogliose? *-*
Seguici sempre, mi raccomando. Un bacio gigante!
XxxX_Ice
Angel_XxxX : Meglio tardi che
mai *-* Grazie per il commento, ci fa sempre
un enorme piacere. Comunque no, mi spiace deluderti ma Georg e Jasmin
non si
sono ancora lasciati purtroppo -.- Chissà SE lo faranno in
seguito. Mmmh, mah
u.u Continua a leggere per scoprirlo XD Un bacio!
|
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Capitolo 22 *** FidaCHE?! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/463272.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
|
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Capitolo 23 *** Il piano diabolico ***
Buonasera
ragazzuole belle *Q*
Siamo al ventitreesimo capitolo, siete contente? Questo è
uno dei preferiti
miei e di Ary, quindi speriamo possa piacere anche a voi tanto quanto
piace a
noi u.u
Non
vi
rubiamo altro tempo, leggeteeee ^_________^
Tanto ci si vede a fondo pagina xD
VENTITREESIMO
CAPITOLO (ALE) Il
piano diabolico
La
discussione con Ary in msn era stata pesante, avevo trattenuto a stento
le
lacrime. Mi ero sentita dare della falsa, quando per tutto il tempo
avevo
cercato di proteggerla e di farla soffrire il meno possibile,
inutilmente,
perché ora ci stava peggio. Forse però era quello
che sembravo, una falsa,
stando zitta e non dicendole nulla, sapendo una cosa così
brutta.
L’importante
era che avessimo fatto pace, chiarendo tutto. Si era fiondata in camera
mia come
un tornado travolgendomi in quello che doveva essere un abbraccio,
quasi non mi
soffocava!
“Allora,
lo vuoi sentire il mio piano?” Mi domandò con un
sorrisetto stampato in faccia,
mentre si sedeva mollemente sul mio letto.. Spostando i fogli sparsi
che
c’erano sopra.
“Ahm..
Che piano?” Domandai inarcando un sopracciglio, vagamente
preoccupata.
“Quello
che ho in mente per farla pagare a Georg!”
Schioccò la lingua chiudendo gli
occhi.
Ridacchiai
piano, dovevo aspettarmelo da lei e dalla sua testolina malvagia!
“Sentiamo.”
Dissi poi.
“Adesso
noi andiamo a pranzare con loro al ristorante italiano, no?”
Annuii spronandola
a continuare “Bene. Io devo convincere Bill o Gustav e
reggermi il gioco. Ci
proverò spudoratamente con uno di loro due, sotto gli occhi
del povero ed
indifeso Georg!” Unì le mani al petto con gli
occhi lucidi, scoppiando quasi
immediatamente in una risata diabolica, seguita a ruota da me. Non
potevo
credere alle mie orecchie!
“Mi
sembra geniale!” Esclamai battendole il cinque.
“Lo
so,
lo so. Modestamente!” Disse atteggiandosi e facendo un
inchino.
“Ary,
mi
dispiace davvero che tu abbia sofferto per colpa mia..”
Sussurrai poi,
sedendomi accanto a lei sul letto.
“Non
è
stata colpa tua Ale, certo.. Tu avresti potuto dirmelo. Ma ti capisco,
forse al
tuo posto avrei reagito anche io come te. La colpa va tutta a quel
piastrato
d’un bassista!” Si batté un pugno sul
palmo aperto della mano, poi mi guardò e
sorrise, stringendomi in un abbraccio.
“Non
ti
preoccupare, davvero.” Sussurrò al mio orecchio,
mi girai e le baciai una
guancia. Sentii il mio cellulare vibrare sul comodino, mi allungai
arraffandolo
con una mano.
“E’
Tom.” Dissi ad Ary aprendo il messaggio “Dice che
loro sono già li, di muovere
le chiappe!” Risi leggendo l’ultima parte, quel
ragazzo mi faceva morire!
“Si
aprano le danze!” Sibilò Ary
“Così
però mi fai paura” Mormorai sbarrando gli occhi.
Ridacchiò e con una spinta mi
fece uscire dalla mia stanza.
***
“Bene,
eccoci qui.” Disse Ary girandosi a guardarmi. Eravamo ancora
ferme in macchina,
parcheggiata di fronte al nuovo ristorante italiano dove ci eravamo
dati
appuntamento con i ragazzi.
“Sei
sicura che funzionerà?”Le chiesi titubante
guardandola a mia volta.
“Ma
si,
vedrai!” Sogghignò, sistemandosi i capelli dietro
alle spalle. La vidi
slacciare i primi due bottoncini della camicia, evidenziando la
scollatura. Non
era certo Pamela Anderson, ma anche lei aveva le sue risorse!
“Ary,
ma
che stai..?” Balbettai sgranando gli occhi. Non aveva mai
messo qualcosa di troppo
scollato.
“E’
troppo?” Chiese innocentemente. “Gliela devo far
pagare a tutti i costi. Solo
che tu non mi hai dato il permesso di usare Tom, lui mi avrebbe retto
il gioco
senza problemi!”
“Te
lo
scordi! Non farai finta di provarci con Tom! No, no, e ancora
no!” Era da
escludere, già non sapevo come sarebbe finita tra me
è quel ragazzo-treccine,
ci mancava solo che facesse finta di starci con Ary!
“Giusto,
l’amore della tua vita non si tocca!”
Ridacchiò portandosi una mano alla bocca
e guardandomi di traverso.
“Ancora
con sto amore della mia vita?! Ary sei insopportabile quando fai la
vendicativa! Vedrai, o Bill o Gustav ti aiuteranno di certo. Lascia
stare Tom.
E allacciati li!” Le strillai indicando i bottoncini della
camicetta.
“Ok..”
Sospirò allacciando il secondo bottone, lasciando il primo
slacciato e
facendomi una linguaccia. Scossi la testa mostrando la mia
disapprovazione.
Feci
per
uscire dalla macchina. “Aspetta Ale!” Mi
ritirò a sedere sul sedile.
“E
adesso che c’è? Non dirmi che ti vuoi tirare
indietro proprio ora!” Sbuffai
allargando le braccia.
“Ehm..
Ho paura! Cioè.. non sono io questa, se ne accorgerebbe pure
un cieco! Io non
indosso mai le gonne e non sono vanesia con i ragazzi..”
Inarcai
un sopraciglio. “E che ne sanno loro?” Le domandai.
In fondo non ci conoscevano
così profondamente, non potevano sapere ogni minima cosa di
noi!
“Beh,
un
po’ mi conoscono ormai, no?”
“Potrebbero
anche non conoscere questo lato di te.. Ary ti stai facendo le tue
solite seghe
mentali, ammettilo fifona che non sei altro! Non devi farla pagare a
Georg?!”
“Si,
ma…”
“Niente
ma! Attua il tuo piano diabolico! Ora!” La presi per un polso
e la trascinai
fuori dalla macchina, attraversando la strada.
“No,
no,
aspetta!” Mi fermò appena fuori
dall’entrata del locale. “Come faccio?”
Mi
chiese poi.
“A
fare
cosa?” Aggrottai la fronte non capendo di che cosa si
preoccupava, ancora.
“Bill
e
Gustav non sanno del piano, devo dirglielo, se no mi fanno fare una
figura di
merda!”
“Ok
ehm.. Io adesso entro, distraggo Georg e ti mando fuori Bill e Gustav,
ok?
Decidete cosa fare e.. e poi ti voglio vedere in azione!”
Trattenni a stento le
risate, ma me ne sarei fatte tante in quel momento!
“Ah,
ah,
divertente!” Incrociò le braccia al petto e mi
guardò con un sopracciglio
alzato.
“A
che
nome hai prenotato a proposito?” Le domandai con la mano
sulla maniglia.
“Il
mio
e il tuo cognome : Wienecke – Simeoni”
“Perfetto!”
Le alzai un pollice e entrai nel ristorante, andando al bancone e dando
il
nominativo, il direttore del locale mi scortò ad un tavolo
per sei, dove trovai
già tutti i ragazzi seduti ad aspettarci.
“Piccola!”
Esclamò Tom venendomi incontro. Lo baciai sulla labbra
sorridendogli. “Ciao
Tom” Gli sussurrai.
Mi
staccai andando a salutare gli altri, baciando sulla guancia Bill
perché se no
si offendeva. Arrivata a Georg lui mi guardò negli occhi
titubante. “Ary?”
Chiese.
“Ary
arriva subito, sta cercando parcheggio!” Dissi sogghignando.
A proposito, Ary
stava aspettano da sola fuori!
“Ehm..
Bill? Gustav?” I due interpellati si girarono di scatto a
guardarmi. “Andate
fuori un attimo.” Continuai avvampando, non la trovavo una
scusa plausibile in
quel momento!
“Perché?”
Aggrottò la fronte Gustav
“Perché
ve lo dico io!” Strillai mettendomi le mani sui fianchi e
incenerendoli con lo
sguardo. Fortunatamente ci avevano lasciato la stanza per le
celebrità, il
nostro era l’unico tavolo. Così potevo permettermi
qualche strilletto di tanto
in tanto!
I due
si
alzarono preoccupati cominciando ad andare di fuori.
Mi
sedetti nervosa di fianco a Tom cominciando a sgranocchiare un
grissino.
“Ehi,
quello è mio!” Mi sgridò Georg.
“Zitto
tu!” Lo fulminai riducendo gli occhi a due fessure e
puntandogli contro il
grissino in questione. Ero impaziente di sapere cosa stava succedendo
fuori. Mi
alzai, fissando Tom, che mi guardava incuriosito.
“Vado
a
lavarmi le mani, torno subito!”
Schizzai
dietro a Bill e Gustav, che non erano ancora usciti, e mi nascosi
dietro un
muretto appena fuori dal ristorante.
Li
vidi
uscire e trovarsi di fronte Ary, le fecero una radiografia completa
dalla testa
ai piedi, e viceversa.
“Non
mi
guardate così, dai!” Gridò sotto voce,
tirando su il viso ad entrambi.
“E’
che
siamo sorpresi…” Disse Gustav.
“Piacevolmente
sorpresi!” Aggiunse Bill con gli occhi brillanti, mentre
notai le guance di Ary
che prendevano fuoco.
“E
questa battuta è degna di tuo fratello!” Ehi! “Dai,
dovete aiutarmi!” Continuò lei, con le
mani giunte a mo’ di preghiera.
“Come?”
Aggrottò le
sopracciglia Gustav.
“Ho
scoperto della ragazza di Georg” Sospirò.
“Quell’arpia!
Si devono assolutamente lasciare! Tu devi stare con Georg!”
Disse Bill battendo
il pugno nella mano “Ovviamente.. Mi dispiace..”
“Non
fa
niente Bill, mi piace il tuo atteggiamento!” Sorrise
“Ho bisogno di uno di voi
due però, per il funzionamento del mio piano.”
Continuò guardandoli fissi. Non
vedevo l’ora di vedere le loro facce appena glielo avesse
detto!
“E
quale
sarebbe il tuo piano?” Chiese Gustav.
“Farlo
ingelosire alla follia!” Sogghignò sfregandosi le
mani. Maligna, decisamente
maligna la mia amica, in quel momento.
“Mi
fai
paura, ma l’idea mi piace!” Sorrise Bill,
più maligno di lei.
“Io
me
ne tiro fuori, ho già capito” Concluse preoccupato
Gustav, guardandoli entrambi
e tirando le mani davanti al petto.
“Non
vi
farò niente ragazzi! Dovrete solo fingere di starci con me,
perché io ci
proverò con voi..:”
“Appunto,
io me ne tiro fuori. Immagino già il casino che ne
uscirà. Scusa Ary..” Decretò
Gustav con lo sguardo dispiaciuto ma solenne.
“Non
fa
niente Gustav..” Abbassò lo sguardo, per poi
rialzarlo su Bill “Mia ultima
speranza, vero che mi aiuterai?” Chiese con gli occhi dolci.
Io non resistevo
mai quando mi mostrava quegli occhietti li! Era terribilmente scorretta!
“Beh
io..ecco..”
“Per
favore! Tipregotipregotipregotiprego!” Si aggrappò
alle sue spalle tirando in
fuori il labbro inferiore. Altro colpo basso a cui io non sapevo mai
dire di
no! Era proprio disperata poverina..
“Ok,
va
bene.. Ma cosa devo fare, precisamente?”
“Niente,
fai solo credere a Georg che ti piacciano le mie attenzioni.”
“Sembra
semplice! Va bene Ary, ti aiuterò.” Sorrise Bill
alzando un pollice. Vidi
chiaramente il sorrisetto diabolico impadronirsi nuovamente del suo
viso, mi
faceva paura quando le prendevano gli schizzi!
Vedendoli
ritornare verso il locale mi rifiondai al tavolo, sedendomi al mio
posto come
se non fosse successo niente, sotto gli sguardi allibiti di Georg e
Tom. Feci
loro un sorrisetto tirato e nervoso e presi a mangiucchiare i grissini
del
bassista, incurante dei suoi lamenti.
Gustav
fu il primo ad entrare nella sala, con lo sguardo di chi sa
già cosa si sta per
scatenare, seguito da Ary e Bill che camminavano dietro di lui
tenendosi a
braccetto, lanciandosi sguardi d’intesa e parlandosi
nell’orecchio
ridacchiando.
Potei
chiaramente notare la mascella di Georg toccare il piano del tavolo nel
momento
in cui si accorse dell’abbigliamento della mia migliore
amica, sembrava un
cartone animato in quel momento! Ovviamente anche Tom non si astenne
dallo
sgranare gli occhi e aprire la bocca, gliela richiusi accuratamente
lanciandogli
un’occhiata inceneritrice.
“Vestiti
anche tu così la prossima volta!” Mi
sussurrò a bassa voce, così che fui
l’unica a sentirlo.
“Te
lo
scordi! Mi devi accettare così come sono!”
Cinguettai girandomi dall’altra
parte portando il naso all’insù e chiudendo gli
occhi.
“Penso
di potercela fare” Sorrise abbracciandomi e schioccandomi un
bacio sulla
guancia.
“Ary!”
Urlò Georg con un sorriso a trentadue denti, facendole segno
di sedersi di
fianco a lui.
“Ciao
Tom!” Sventolò la mano per aria “No
tesoro.” Disse poi portando una mano
davanti a lei rivolgendosi a Georg. “Preferisco sedermi di
fianco a Bill” Disse
guardando adorante il cantante, con gli occhi luccicanti, mentre io
repressi
una risatina vedendola accomodarsi di fianco al moro e vedendo la
faccia del povero
bassista farsi sempre più offesa ed oltraggiata.
“Mi
sono
perso qualcosa..” Sentii Tom farfugliare di fianco a me.
Improvvisamente mi
ricordai che lui non sapeva niente e che io dovevo spiegare anche a lui
il
piano!
“Io
e te
dobbiamo parlare!” Gli sibilai a denti stretti senza farmi
sentire da Georg,
davanti a noi.
“Di
che
cosa?” Mi domandò curioso.
“Ary
ha
scoperto di Georg e Jasmin..” Sussurrai. Tom si
portò una mano alla faccia
sgranando gli occhi.
“E
come
l’ha presa?” Mi domandò incerto.
“Si è arrabbiata molto?”
“Beh,
non direi che l’ha presa tanto bene, visto che questo
è il suo piano!” Mormorai indicando con il pollice
Ary e
Bill, alla mia destra.
“Vuoi
dire che lo sta facendo ingelosire?” Domandò
scettico.
“Proprio
così!” Asserii io, mentre lui cominciò
a ridere.
“Quella
ragazza è uno spasso!” Disse, forse troppo ad alta
voce.
“Chi
è
uno spasso?” Domandò Georg, continuando a lanciare
occhiatine poco amichevoli
verso Bill, che nei panni in cui si trovava in quel momento, si stava
divertendo da matti.
“Nessuno,
una mia amica!” Mi salvai tirando una gomitata nelle costole
di Tom, che
continuò a ridere prendendomi il braccio e accarezzandolo.
“E
noi
due?” Mi disse poi, quando mi fui abbandonata alle sue
carezza ed ai sui baci
delicati fra i capelli e sul collo.
“Noi
due
cosa?” Domandai rapita dai suoi occhi, così caldi
e languidi.
“Pensi
che potresti.. Che ne so, essere gelosa? Di me..”
Mi chiese prendendo leggermente colorito. In quel momento mi fece una
tenerezza
assurda, avrei solo avuto voglia di prenderlo e spupazzarmelo tutto!
“Potrebbe
darsi..e.. tu?” Continuai sulla sua scia.
“Credo..
Credo di si” Rispose aggrottando subito la fronte, forse
stupendosi da solo di
quella risposta.
Una
risatina troppo accentuata interruppe i nostri discorsi, meglio così,
pensai. Mi girai e vidi Ary portarsi una mano alla
bocca e mettere una mano sulla spalla di Bill, ridendo ad una battuta
del
cantante che io non avevo sentito.
“Bill,
sei un amore, lo sai?” Chiese retoricamente, con la vocetta
mielosa. Quella che
faceva a me, quando voleva farsi perdonare qualcosa.
Bill
sorrise, il suo sorriso spettacolare, e le passò un braccio
attorno alle
spalle, baciandole una guancia. Georg, davanti a me, strinse i pugni
digrignando i denti e borbottando qualcosa tra sé e
sé. Ti
brucia eh?
Dovevo
ammetterlo, Ary era magnifica nella parte della civetta, se la cavava
alla
grande.
Continuava
a sussurrare nelle orecchie di Bill, mentre lui ridacchiava subito
dopo, e
viceversa. Erano tutti un sorriso unico, frasette dolci, bacetti qua e
la.
Georg stava per scoppiare, me lo sentivo! Continuava a sbuffare,
serrando la
mascella e tentando di riprendere il controllo facendo lunghi e
profondi
respiri.
Di
fianco a me Tom, tratteneva a stento le risate, girandosi e
abbracciandomi
soffocando le risatine sulla mia spalla.. Facendomi il solletico.
Gustav
invece, guardava la nuova “Coppietta felice” e
scuoteva la testa disapprovando,
senza farsi vedere dal bassista imbufalito.
Il
pranzo passò così.. Mangiammo delle lasagne
favolose, nemmeno mia mamma le
faceva così buone! Per secondo ci portarono una grigliata
mista, buonissima
anche quella. I gemelli, ovviamente, mangiarono
un’insalatona, visto il loro
improvviso cambio d’alimentazione.
Ogni
tanto guardavo Bill ed Ary, erano degli attori magnifici! Lui che
continuava a
sorriderle e a sussurrale frasi all’orecchio, lei che
ricambiava coronando il
tutto con dei lenti e sonori baci sulla guancia. Povero Georg,
tratteneva a
stento le imprecazioni, ma d’altronde se l’era
cercata! Si era fottuto con le
sue stesse mani!
Finito
di mangiare la carne ordinammo il dolce, una mega torta con panna e
fragole.
Accidenti, ingrassavo solo a pensarci! Una bomba calorica che avrei
digerito
forse all’epifania dell’anno prossimo!
“Ho
sentito dire che è fantastica quella torta!”
Batté le mani Ary guardando Bill.
“Più
fantastica di te?” Le chiese a voce abbastanza alta
così che anche Georg
potesse sentire. Il bassista non spostò gli occhi dal suo
piatto, ma aveva
sentito.. Oh se aveva sentito! Quasi mi immaginavo i lampi e le saette
spuntare
fuori dalla sua testa.
“Ecco
il
dolce, signori!” Entrò una cameriera nella sala e
posò sul tavolo un enorme
concentrato di grassi e zuccheri. Una nuvola gigante di panna
contornata da
piccole fragole e canditi colorati.
Ognuno
prese la sua fetta e io cominciai a mangiare la mia, era deliziosa! Mi
voltai
guardando Ary, immaginando la sua prossima mossa. Ero sicura di quello
che
avrebbe fatto! E infatti…
Loro
due
presero una sola fetta insieme, e mentre Bill le portava alla bocca
piccoli
pezzettini di torta con il cucchiaino, lei lo imboccava di fragole,
prendendole
con le dita e portandogliele direttamente alla bocca, mentre lui le
mangiava
dalle sue mani, baciandole piano, e gustandosi i piccoli frutti rossi.
Ary
sorrise amabilmente, prendendo con un dito la panna dal piatto che
teneva Bill
tra le mani, e sporcandogli il naso in un gesto molto poco casuale.
“Ops”
Sussurrò portandosi un dito alla bocca con gli occhi che le
sorridevano. Si
avvicinò lentamente e con un bacio portò via la
panna dal naso del ragazzo, che
mostrò uno dei suoi sorrisi più belli sfiorandole
la guancia col dorso della
mano.
Forse
fu
proprio quell’ultimo scambio di effusioni a far scattare il
nostro bel
marpione.
Georg
in
un gesto fulmineo fece cadere la sua forchetta sul tavolo, con un suono
fastidioso e amplificato.
“Adesso
basta!” Urlò indicando Bill ed Ary.
Piombò il silenzio nella sala, mentre Ary e
Bill lo guardavano con occhi innocenti, eppure consapevolmente
colpevoli, ma
contenti di aver ottenuto la reazione tanto attesa e voluta. Gustav
scosse la
testa, stavolta non preoccupandosi di essere visto, probabilmente
già avendo
previsto quella scena. Mentre io e Tom non volevamo far altro che
ridere a
crepapelle, trattenendoci a stento dal cadere per terra e cominciare a
piangere
dalle risate.
“Che
cosa c’è caro?” Domandò
facendo finta di non capire Ary.
“Non
fare finta di niente sai?! Io e te dobbiamo parlare.” Disse
avvicinandosi
pericolosamente a lei. “Fuori!” Tuonò
prendendola per un braccio e
trascinandola all’esterno del ristorante.
Ci
assicurammo che fossero davvero usciti dal locale e poi ci guardammo
tutti e
quattro negli occhi a turno.
Io,
Bill
e Tom scoppiammo in una fragorosa risata, tanto che mi scesero le
lacrime!
Mentre Gustav continuava imperterrito ad esprimere il suo disaccordo,
scuotendo
la testa e portandosi le mani sul viso.
Ary
stavolta aveva superato sé stessa! La mia
Ary!
***
Ed
eccoci qui. Finito! xD
Allora? Vi è piaciuto vero? Si che vi è piaciuto!
XD
Con
rammarico abbiamo notato che le recensioni sono calate mostruosamente.
Ehi che
vi prende? Dove siete finite tutte quante! :’(
Ci mancate davvero ragazze! Tornate, mi raccomando. Siete il nostro
orgoglio (:
Per
ora
ringraziamo le tre anime sante che hanno commentato lo scorso capitolo,
ovvero
:
XxxX_Ice
Angel_XxxX : Ma
buonasera! Non ti
preoccupare per lo scorso capitolo, ti assolviamo da tutti i tuoi
peccati u.u
Georg e Jasmin, purtroppo, non si sono ancora lasciati.
Chissà se la povera Ary
ce la farà mai a stare con il suo bel bassista traditore u.u
Mah.. Leggere per
scoprire XD Grazie, un bacio!
I
dream you :
Hai visto la piccola Ary
malefica cos’ha combinato al ristorante? Muahauah XD Quella
mente diabolica!
Grazie per la recensione, alla prossima! ^__^
Gemi_Black :
Manzo XD Si, ovviamente quelle
due non possono rimanere arrabbiate per troppo tempo *Q* Mazzate al
ristorante
xDD alla faccia delle mazzate! Un abbraccio piccola lettrice
prediletta. Tu non
manchi mai *-*
|
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Capitolo 24 *** Troppe cose! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/468791.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
|
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Capitolo 25 *** I guai arrivano sempre due a due ***
VENTICINQUESIMO
CAPITOLO (ALE) I guai arrivano sempre due a due
Eravamo
al centro commerciale già da un pezzo, avevo già
trovato quello che mi serviva
: un costume nuovo. Ma ovviamente Bill si era messo a correre di qua e
di la
seguito dalla sua povera guardia del corpo, mentre mi strattonava per
un
braccio portandomi davanti alle vetrine. Si metteva con il naso
spiaccicato
contro il vetro. Sembrava un bambino in un negozio di dolci!
Ary
cercava di evitare Georg il più possibile, e quando per
sbaglio si scontravano
diventava tutta rossa e si allontanava abbassando lo sguardo.
Chiacchierava per
lo più con Gustav, di cosa lo sapevano solo loro.
Tom
cercava di stare dietro a me e a suo fratello finché, stufo,
mi prese un
braccio e mi tirò dentro ad un camerino, approfittando di un
momento di
distrazione da parte di Bill. Subito il moro, accorgendosi di essere
rimasto
solo, cominciò a guardarsi intorno, chiamandoci. Mentre noi
ce la ridevamo da
dietro la tendina.
Mi
voltai a guardare Tom, che mi fissava dal suo metro e ottanta, era
circa di
venti centimetri più alto di me. Ero una nana, purtroppo.
“Ah,
che depravati” Sentimmo la voce di Ary urlare nella nostra
direzione.
Ridacchiai portandomi una mano alla bocca, subito seguita da Tom. Ma si
fece
serio all’improvviso, ricominciando a guardarmi con sguardo
penetrante, quasi
volesse leggermi dentro. Alzò una mano sul mio viso e mi
accarezzò lo zigomo,
delicatamente. Mi persi abbandonandomi al suo tocco, sentendo il cuore
accelerare i battiti sempre di più. Sembrava impazzito.
Con
una lentezza infinita mi avvicinai al suo viso, intrappolandogli le
labbra con
le mie, in un casto bacio sulla bocca.. Che via via diventò
più profondo e
passionale. Le nostre lingue si incontrarono e io giocai con la pallina
del mio
piercing, sapevo che impazziva quando lo facevo! E infatti lo percepii
sorridere
sulle mie labbra lasciandosi andare ad uno sbuffo divertito.
Mi
prese i fianchi e me li accarezzò, mentre io gli allacciavo
le braccia intorno
al collo, accarezzandogli piano la nuca e giocando con quelle treccine
che
avevo imparato ad adorare. Erano morbide, anche se alla vista poteva
non
sembrare, mi piacevano un sacco!
Lo
avvicinai ancora di più a me baciandogli la mandibola, il
mento, l’angolo della
bocca e poi riportando la mia attenzione su quelle labbra perfette e
morbide.
Così calde che mi facevano girare la testa.
Mi
alzò lievemente la maglia, prendendo a sfiorarmi la pelle
nuda con le sue mani
grandi ed esperte, avvampai continuando quel bacio lievemente
più incerta,
sentendo le sue dita fresche solleticarmi i fianchi.
Mi
staccai leggermente da lui per riprendere fiato, e nello stesso preciso
istante
sentii un urlo strozzato provenire da fuori. Il mio pensiero fu uno
solo : Ary.
Scostai
la tenda, lasciandolo perplesso. Lui forse non aveva sentito.
Facendo
vagare lo sguardo mi soffermai su una scena che non avrei voluto vedere
:
Jasmin stava tirando Ary per i capelli, e le stava facendo male!
Senza
pensarci due volte mi fiondai verso le due, lasciando Tom da solo con
la faccia
confusa di chi non sa bene cosa stia accadendo intorno a sé.
Arrivai
a pochi passi e con uno slancio piombai addosso alla bionda facendola
ruzzolare
a terra, con me sopra di lei. Le tirai i capelli facendole tenere ferma
la
testa. “ Come ti sei permessa, troietta che non sei
altro!” Le urlai nelle
orecchie tirandole un sonoro ceffone sulla faccia. “Non ti
azzardare mai più a
toccare la mia amica!” E le schiaffeggiai anche
l’altra guancia.
Jasmin
continuava ad urlare come una gallina a cui stanno per tirare il collo,
mentre
Ary tentava invano di portarmi via da lei, ma le sue continue prese sul
mio
braccio non mi scalfivano nemmeno. Se la doveva vedere con me quella
puttana!
“Che
cazzo state facendo?!” Sentii Tom urlare. Stavo quasi per
tirarle un’altra
manata su quella faccia da sberle che si ritrovava, quando due braccia
forti e
muscolose mi presero per i fianci tirandomi su e sollevarmi a
mezz’aria,
trascinandomi via.
“Non
ho ancora finito con quella stronza!” Mi dimenai fra le
braccia di Tom che mi
sussurrava all’orecchio di stare tranquilla. Ma ormai io non
ci vedevo più
dalla rabbia.
“Sei
un guastafeste Tom!” Urlai imbronciandomi non appena mi
rimise a terra. Ci
allontanammo di poco dal gruppo, mentre io facevo dei lunghi respiri
profondi
per calmarmi. Potevo chiaramente notare Georg sbraitare contro alla
bionda che era
finita. Meno male, pensai, se non altro il mio incontro improvvisato di
wrestling era servito a qualcosa!
Cominciai
ad imprecare ad alta voce, urlando improperi ed insulti verso Jasmin
che mi
squadrava con odio profondo. Mi sentii girare e subito le mie labbra si
incastrarono con quelle di Tom. Beh, bel modo di farmi stare zitta.
Dovevo
parlare più spesso se mi faceva tacere così!
Sorrisi
sospirando e lo abbracciai, appoggiandogli la testa sul cuore.
“Ti
batte forte” Mormorai chiudendo gli occhi a quel tum-tum
rilassante e
lasciandomi cullare dalle sue braccia.
“Potrebbe
essere colpa tua” Disse con un filo di voce vicino al mio
orecchio, per poi
baciarmi una tempia. “Guarda, Jasmin se ne sta
andando” Ridacchiò poi,
facendomi girare.
Mi
voltai, ascoltandolo, e vidi la bionda sculettare via offesa, mentre
Georg
abbracciava dolcemente Ary. Dovevo dedurre che si era formata una nuova
coppia!
“Tom!
Non sono carini?” Gli domandai unendo le braccia al petto,
ormai dimentica
dell’azzuffata successa poco prima. Lui sorrise e mi
abbracciò, io mi aggrappai
alla sua schiena chiudendo le mani a pugno. Stavo così bene
stretta tra le sue
braccia.. Mi sentivo nel posto giusto al momento giusto, non avrei
voluto
essere da nessun’altra parte in quel momento.
***
Salii
nella cadillac di Tom appena dopo aver salutato Ary, Georg e Gustav. Mi
sistemai sui sedili posteriori sospirando di felicità, per
l’esito di quella
lunga e stressante giornata.
“Non
credevo fossi così brava nella lotta libera!” Mi
batté un pugno sulla spalla
Bill.
“E
non hai visto niente! Solo che tuo fratello ha dovuto rovinarmi la
festa!”
Incrociai le braccia al petto indignata.
“Scusa
se non volevo che ci scappasse il morto!” Ridacchiammo
entrambi e lui, mettendo
in moto, partì diretto a casa mia.
“Nemmeno
io credevo fossi così bravo a recitare, comunque.”
Precisai guardando Bill.
“E’
una delle mie tante doti nascoste!” Esclamò con
nonchalance atteggiandosi da
diva. Gli arruffai i capelli avvicinandomi e baciandogli una guancia,
per poi
fargli una pernacchia sulla pelle. Rise divertito e si
strofinò il punto
colpito da un po’ di saliva, con espressione schifata.
“Voi
due siete troppo.. Amici”
Sibilò Tom stringendo di più il volante tra le
mani. Io e Bill in simultanea ci girammo verso di lui guardandolo con
tanto
d’occhi, inarcando un sopracciglio.
Lui
si voltò arrossendo di poco. “Oddio,
l’ho detto a voce alta!”
“Ehm..
si!” Ridacchiai avvicinandomi a lui. “Sei un
gelosone!” Gli pizzicai una
guancia e lui spinse via la mia mano con un colpo di testa. Sghignazzai
baciandogli una guancia di sfuggita, mentre lui mi sorrideva dallo
specchietto
retrovisore.
“Arrivati
piccola!” Annunciò slacciandosi la cintura di
sicurezza, come ormai richiedeva
la nostra tradizione.
“Ciao
Billie..” Gli soffiai vicino all’orecchio.
“Mi
dai uno dei tuoi baci che fanno rumore?” Chiese con gli occhi
luccicanti.
“Uno
dei miei baci che fanno rumore?” Gli domandai aggrottando le
sopracciglia
divertita.
“Si!
Si! Quelli che schioccano!”
“Oh
quelli!” Ridacchiai e ci diedi un sonoro bacio sulla guancia
sinistra.
“Ciao
Ale!” Mi gridò prima che chiudessi lo sportello
della macchina. Trovai Tom
fuori ad aspettarmi con le braccia incrociate al petto.
“Che
c’è?” Gli chiesi innocentemente
stringendomi a lui. Dopo un attimo di
incertezza mi circondò la vita guardandomi strano.
“Ma…
Ecco.. Tu mi vuoi bene?” Mi domandò ad un soffio
dal mio viso. Quella domanda
mi spiazzò non poco, e mi ritrovai a boccheggiare tentando
di rispondere.
“Si
che te ne voglio.. Ovvio..” Balbettai.
“Mi
sono affezionato a te Ale, forse più di quanto avrei dovuto
e voluto”
“E
con questo dove vorresti arrivare?” Gli chiesi incerta.
“Niente”
Fece spallucce “Volevo solo che tu lo sapessi”
Sorrise strofinandosi il naso
sul mio, lo baciai a stampo più volte, finché lui
non affondò le mani tra i
miei capelli dalle mille sfumature e mi baciò
d’impeto.
Si
staccò qualche secondo dopo, anche se a me parvero ore, e mi
sorrise
dolcemente. Un sorriso strano, diverso da tutti quelli che mi aveva
regalato
sino ad ora. Più dolce, più amorevole.. Mi fece
sciogliere il cuore nel petto e
mancare un battito.
“Ti
chiamo domani. Ciao piccola!” mi disse donandomi un altro
bacetto a stampo.
Mi
rifugiai in casa, vedendo Edoardo venirmi incontro e saltarmi in
braccio. Lo
sollevai da terra e cominciai a tempestarlo di baci sulla guancia,
quanto mi
era mancato quel demonietto!
“Amore!”
Chiocciai arruffandogli i capelli biondo chiaro sulla testa.
“Ale!
Viene Fra domani!” Urlò battendo le manine con un
sorriso che gli prendeva
tutto il visetto gioioso.
Fra.
Francesca. Mia sorella. Sarebbe tornata a trovarci e io non potevo
impedirlo..
Non capivo perché aveva iniziato a venire più
frequentemente, forse voleva
davvero riallacciare i rapporti con me. E anche
tu lo vuoi, infondo. Disse
una vocetta impettita nella mia testa. Mi maledii da sola per
quel
pensiero, ma non mi sorpresi più di tanto. Un fondo di
verità c’era di sicuro.
“Bene.
Sei contento?” Gli domandai sforzando un sorriso e
poggiandolo per terra.
“Si,
si! E tu?” Ridacchiò saltellando.
Tentennai
un po’, trattenendo il fiato per qualche secondo.
“Si,
anche io piccolo.” Sussurrai poco dopo.
“Ehi
Ale, ciao!” Mi salutò mia mamma facendo capolino
dalla cucina, con solo la
testa. Sentivo profumo di patatine fritte, mi sfregai le mani. Perfetto!
“Ciao
mamma!”
“Dai
vieni, è pronto da mangiare!” Pancia
mia fatti capanna!
***
Ero
pienissima, avevo mangiato come un maialino! Sentivo che non mi sarebbe
entrata
nemmeno più una patatina fritta, avrei vomitato! Andando
avanti di questo passo
sarei diventata presto un barilotto! Dovevo riprendere la mia linea.
Mi
avviai, strascicando le gambe, fino in camera mia, dove trovai ancora
sul letto
i fogli pieni di schizzi dei disegni che avevo fatto il giorno prima.
Amavo
disegnare. I pezzi che poi dipingevo sui muri, erano tutti stati fatti
prima su
carta bianca, solo alcuni li avevo improvvisati.
Uno
skate, una bomboletta di vernice e la mia Ary. Questo era tutto
ciò che
chiedevo. E Tom. Puntualizzò
la mia mente. Sbuffai
affondando la
faccia nel cuscino, quella storia era così complicata!
Mi
misi a sedere tirando fuori il cellulare dalla mia borsa a tracolla.
Due
chiamate perse, di Ary. Lentamente composi il suo numero sulla tastiera
e
lasciai squillare aspettando che rispondesse.
“Ale!”
Mi sfondò quasi un timpano, ma la sua voce era.. Preoccupata.
“Ehi
Ary, è successo qualcosa?”
“Ale..
Davide ha scoperto tutto.” Ed era successo, perché
doveva succedere. Ary lo
sapeva, anche se continuava a fare finta di niente e ad allontanare il
giorno
in cui, inevitabilmente, anche Davide sarebbe venuto a conoscenza del
“Problema” della sua mamma. Non avevo bisogno di
chiedere chiarimenti, sapevo
che si trattava di loro madre.
“Come
l’ha presa?” Domandai stancamente portandomi una
mano sugli occhi, massaggiandolo
piano.
“Non
bene, direi. L’ho trovato da solo in camera mia
piangendo.” La sua voce calava
sempre più di un tono. Era fioca e spenta.
“Bisogna
fare qualcosa Ary, non può continuare questa storia. So che
è difficile, ma
forse.. Forse dovresti fare un passo verso tua mamma.” La mia
voce si abbassò
lentamente. Sospirai appoggiando la testa al cuscino.
“Non
lo so. Ora voglio solo che Davide non soffra.” Disse, e dal
suo tono capii che
la discussione su quell’argomento era chiusa, che non ne
voleva più parlare.
“Domani
viene mia sorella a trovarci.” La informai, cambiando
discorso.
“Ah
davvero? Come mai così presto?”
“Non
ne ho idea, forse vuole ricucire il nostro rapporto.”
Ipotizzai.
“Può
darsi, e tu cos’hai intenzione di fare?”
“Non
ne ho idea” Ripetei, sbuffando.
“Quante
cose non sappiamo oggi, Ale!” Ridacchiò strappando
una risata anche a me.
Tipico di lei, sdrammatizzare in ogni occasione.
“Domani
passo da te, va bene?”
“Ovviamente!
Quando vuoi passa, io sono a casa!”
“Ok.
A domani Ary, ti voglio bene!”
“A
domani, ti voglio bene anche io!”
Chiusi
la conversazione e appoggiai il telefono sul comodino di fianco a me,
non avevo
voglia di poltrire a letto. Non era nemmeno tardi! Mi alzai e zampettai
al
piano di sotto nel salotto, dove c’era Edo che guardava
tranquillo la
televisione : un film per bambini.
Mi
accomodai al suo fianco e lui subito mi venne più vicino,
appoggiando le testa
sulle mie gambe. Il ciuccio sempre in bocca, come al solito. Non
riusciva a
separarsene, se provavi a toglierglielo cominciava ad urlare e a
strepitare
battendo i piedini a terra e piangendo come un disperato. Crescerà..
Diceva sempre mia mamma.
Gli
accarezzai distrattamente i capelli seguendo il film con poco
interesse. Stavo
pensando e ripensando ad Ary, a tutto quello che aveva dovuto subire
nella sua
adolescenza.
Abitava
a Milano, in Italia. La sua famiglia era sempre stata unita, in tutto e
per
tutto, lei e sue fratello sempre inseparabili. Con due genitori che li
amavano
e che avrebbero fatto di tutto per loro.
Poi
però, qualcosa si ruppe tra loro, i litigi erano tanti e
sempre più frequenti.
Più burrascosi. Davide si rifugiava nella camera della
sorella, all’ora appena
quindicenne.
Quando
me ne parlava Ary non era mai tranquilla, gli era difficile tornare con
la
testa a quei momenti. A quando lei, solo lei, sorprese sua madre
drogarsi.
Come
avrebbe mai potuti reagire una ragazzina di fronte a tale spettacolo? A
vedere
la proprio mamma china su una striscia bianca, con una cannuccia vicina
al naso.
Aveva
tentato più e più volte di aiutarla, di cercare
di farla uscire da quel circolo
vizioso. Ma Alessandra no, lei poteva benissimo farcela da sola, non
aveva
bisogno di nessuno. Non aveva
bisogno di lei.
Ary,
per quanto le costò, trovò come unica soluzione
raccontare ogni cosa a suo
padre, e Fabio, anche se era innamorato di sua moglie, pensò
esclusivamente al
bene dei suoi figli.. E senza dare spiegazioni al più
piccolo, li prese con sé
e li portò in Germania dai suoi genitori, chiedendo il
divorzio.
Sapevo
tutto di quella storia, forse ero l’unica.
C’è stato un periodo in cui Ary non
si dava pace, non pensava ad altro. Era preoccupata per sua madre ma al
tempo
stesso si detestava per esserlo. Non l’avrebbe mai potuta
perdonare per quello
che aveva fatto, ma io credevo che, almeno una parte di lei, pensasse
il
contrario.
Il
telefono mi strappò ai miei pensieri, facendomi sussultare.
Ero così assorta
nel mio mondo che non me n’ero accorte. Chissà da
quanto suonava.
Abbassai
lo sguardo e vidi che nel frattempo Edoardo si era addormentato. Lo
sollevai il
più piano possibile cercando di non svegliarlo, e lo adagiai
su divano,
mettendogli un cuscino sotto la testa.
Ciabattai
fino al mobiletto su cui era appoggiato il telefono, che continuava a
trillare
insistente, e alzai la cornetta.
“Pronto?”
“Ale?”
“Fra..”
Mormorai quasi incredula. Ci mancava lei.. Non sapevo cosa dire. Ero
felice?
Non ero felice?
“Si..
Come stai?” Mi chiese incerta. Tranquilla,
non ti risponderò male questa
volta..
“Bene..
Bene, te?”
“Molto
bene, grazie. Tu..Io domani vengo ad Amburgo, te l’hanno
detto?”
“Si
si. Mi fa piacere. A che ora arrivi?” Mia sorella stette in
silenzio per
qualche secondo, forse sorpresa dal mio improvviso cambiamento, al
diverso modo
di pormi nei suoi confronti.
“Verso..
Verso le tre, credo.”
“Penso
di essere a casa, si.” In effetti non sapevo ancora se sarei
uscita con Tom e i
ragazzi, il giorno seguente. Dovevo ancora sentirli.
“Bene..
Senti, c’è la mamma?”
“Oh
si, te la chiamo aspetta.” Accostai la cornetta al piano di
legno e andai in
cucina, dove ero sicura di trovare mia madre.
La
avvisai che Francesca stava aspettando al telefono e poi tornai in
salotto,
spensi la televisione e presi mio fratello in braccio. Però,
pesava mica male!
Salii
le scale ed entrai nella sua piccola stanzetta dipinta di blu, con
disegnato un
arcobaleno su una delle quattro pareti. Opera della sottoscritta,
glielo avevo
fatto appena due anni prima, per inaugurare la sua nuova camera. Visto
che
prima stava con la mamma.
Lo
infilai sotto le coperte del suo lettino e spensi la luce, mi guardai
intorno
vedendo le stelle fosforescenti che gli avevo appiccicato sui muri per
fargli
compagnia.
Chiusi
la porta e, quando rientrai in camera mia, mi lasciai cadere a peso
morto sul
letto. Ero stanca morta! Sentii un vibro di fianco a me e aprendo gli
occhi,
vidi il cellulare illuminato sul comodino.
Buonanotte
piccola!
Diceva
il messaggio di Tom. Due parole, semplici e dirette.. Che
però ebbero il potere
di farmi addormentare con il sorriso sulle labbra.
***
Ciao a tutte ragazzuole ^___^
Di già il venticinque, mamma mie che bella cosa *-* Non
siete emozionate? Ok,
no XD Io si, però u.u E anche Aria (Vero?)
Dunque, dunque. In questo capitolo vi è stata spiegata un
po’ la storia di Ary,
ci voleva, si u.u Eppoi, eppoi, eppoiii Francesca ritorna in gioco,
avete
visto? XD Chissà cosa combineranno lei e Ale u.u
Passando
ai ringraziamenti :
I
dream you : Oh, grazie mille
della tua recensione ricca di particolari *-*
Ci fa davvero piacere che ti piaccia! Bill, detto tra noi, lo amo in
questa
storia (Beh, non solo nella storia u.u) “Adoro fare
shopping” XD Caro lui,
piccino bello *Q* Grazie ancora, un abbraccio!
Layla
the punkprincess : Finalmente
si, Jasmin è fuori dai giochi .__. Per Davide
una soluzione si troverà u.u Grazie del commento, alla
prossima!
SuperEle46
: Grazieeee, nemmeno tu manchi mai *___*
Listing
: Anche io AMO Davide, quel piccolino *__* Grazie della tua preziosa
recensione, che non manca (Quasi) Mai XD un bacino
_Lalla_
: Una new entry! Oh cara, non sai il piacere che ci fa averti a bordo
*-* Ci fa
un piacere immenso la tua recensione. Speriamo di non deluderti. Alla
prossima!
Baci!
Un
bacio anche a quelle timidone delle nostre lettrici in punta di piedi
*-*
Vogliamo un bene immenso anche a voi *____*
Baci,
Ale&Ary
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Capitolo 26 *** Ciò che c'è nell'aria ***
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Capitolo 27 *** Tregua ***
VENTISETTESIMO
CAPITOLO (ALE) - Tregua
Mi
ero svegliata presto quella mattina, per la verità era stata
mia mamma a buttarmi letteralmente giù dal letto! Erano
circa le nove del mattino e mia sorella aveva chiamato per avvisare che
sarebbe arrivata prima, verso le dieci e mezza, così mia
mamma mi aveva obbligata ad accompagnarla. Non aveva dovuto insistere
tanto, infondo ci andavo.. Volentieri. Più o meno.
Zampettai
giù per le scale, saltandole a due a due, e facendo capolino
in salotto, dove ero sicura di trovare Edoardo a guardare la sua dose
mattutina di cartoni animati. Mi avvicinai accarezzandogli la testa.
“Buongiorno
peste! Me lo dai un bacino?” Mi puntai l’indice
sulla guancia, avvicinando il viso al suo. Ridacchiando, Edo mi prese
le guance con le due manine e mi schioccò un bacio su quella
destra.
“Bravo
il mio ometto!” Gli feci un buffetto e infilandomi le
ciabatte, arrivai in cucina dove c’era mia madre ad
aspettarmi.
“Ciao
mamma!” Presi una tazza di caffè latte e mi
sedetti di fronte a lei.
“Cia
tesoro..” Mi rispose distrattamente, mentre sorseggiava il
suo caffè leggendo una rivista.
“A
che ora andiamo?”
“Subito!”
Sorridendo chiuse il giornale e si alzò dalla sedia, andando
a recuperare Edo in salotto. Conoscendolo ci avrebbe impiegato delle
ore a staccarlo dalla tv!
Mi alzai avvicinandomi al lavandino, appoggiando la mia tazza ormai
vuota e lasciando scorrere un po’ l’acqua.
Dal salotto sentii provenire
i lamenti del mio fratellino, perché il suo cartone
preferito non era ancora finito. Sorrisi dolcemente e chiusi il
rubinetto.
“Mamma,
mamma siamo arrivati?”
“Non
ancora.. Manca poco!”
Eravamo
in macchina, diretti all’aeroporto, mia sorella sarebbe
arrivata entro dieci minuti e noi eravamo terribilmente in ritardo!
Ero seduta sul sedile anteriore, di fianco a mia mamma, mentre Edo
stava in quelli posteriori, legato per bene e seduto comodamente sul
suo seggiolino verde. Gli piaceva stare seduto su quel
“piccolo trono”, diceva sempre di essere un
principe. Non un re, perché i re sono vecchi. Un principe
giovane e bello.
Batteva
le mani continuando a chiedere quanto mancava ad arrivare, impaziente.
Ero felice che fosse così entusiasta all’idea di
rivedere nostra sorella, ma un po’ di gelosia
c’era.. Forse perché.. Volevo che fosse tutto per
me.
Ma prima o poi sarebbe dovuto crescere.. E io lo avrei dovuto
accettare, anche se non sarebbe più stato il bimbetto
rompiscatole e dolcissimo che era in quel momento. Anche se comunque..
Sarebbe sempre stato il mio bimbo.
Senza
nemmeno rendermene conto mi ritrovai nel parcheggio
dell’aeroporto, con mio fratello che esultava lanciando
urletti e saltellando, mamma lo aveva già liberato dalle
cinture di sicurezza. Slacciai la mia e aprii lo sportello, sentendo la
brezza fresca del mattino arruffarmi i capelli. Era già
luglio, l’estate stava passando velocemente e il momento di
ritornare tra i banchi si faceva sempre più vicino.
Maledettamente più vicino. A settembre sarei stata in quinta
al liceo artistico, però.. Come passava il tempo. Ary era
già fuori invece, beata lei.
Arrivammo
nella sala d’aspetto e in lontananza scorsi la testa corvina
di mia sorella china su un giornale, mentre ci aspettava, con tutte le
valigie intorno a sé. Come mai erano così tante?
Non ci pensai e le andai incontro, chiamandola da lontano.
Lei
alzò di scatto la testa e quando incontrò il mio
sguardo sorrise, alzandosi per venirmi incontro e trascinando i sui
bagagli con non poca fatica.
Quando fummo faccia a faccia le sorrisi anche io. Per la prima volta
dopo tanti anni un sorriso sincero e notai la sorpresa sul suo viso.
L’avevo presa alla sprovvista sicuramente!
“Come
stai?” Le chiesi mantenendo comunque le distanze. Un passo
alla volta, mi dissi.
“Bene!
Tu piuttosto?”
“Tutto
a posto..”
“Fra!”
Sentii il trillo della vocetta di mio fratello e girandomi lo vidi
scendere dalle braccia di mia mamma e correre incontro a Francesca,
saltandole letteralmente al collo. Lei lo alzò da terra,
facendo un giro su se stessa. Una punta di gelosia mi colpì
dritta allo stomaco, non potevo negare che mi irritasse parecchio
vedere Edo così attaccato a qualcuna che non fossimo io o la
mamma.
“Ciao
Tesoro..” Arrivò anche nostra madre,
abbracciò mia sorella che intanto stava riposando a terra un
Edoardo al settimo cielo.
“Ciao
mamma!” Disse lei dandole due baci su entrambe le guancie.
Tornammo
tutti e quattro alla macchina, mi sedetti dietro vicino ad Edoardo
questa volta, mente Francesca si sistemò di fianco alla
mamma.
Il tragitto passò tranquillo, tra le chiacchiera generali.
Fra mi aveva detto che nostra nonna avrebbe tanto voluto vedermi,
dopotutto era dalla morte di papà che non mi facevo vedere.
Non avevo un gran bel rapporto con i nonni paterni, troppo benestanti e
troppo snob per i miei gusti.
Nonostante questo le assicurai che una volta o l’altra avrei
fatto una gita in Italia, magari con Ary, visto che le era proprio di
Milano!
Mi tastai Le tasche dei pantaloni. Accidenti! Avevo dimenticato il
telefono a casa! Se mi avesse chiamato Tom proprio in quel momento?
Parcheggiata
la macchina sul vialetto davanti a casa mia, schizzai fuori
precipitandomi al piano di sopra, in camera mia, recuperando il
cellulare che avevo lasciato sul comodino: tre chiamate perse. Tutte e
tre di Tom. Composi il suo numero e lo richiamai.
“Pronto?”
Un tuffo al cuore. Anche solo sentire la sua voce dall’altro
capo di un telefono mi faceva esplodere il petto.
“Tom?
Sono Ale..”
“Ciao
piccola, come mai non hai risposto prima?”
“Avevo
lasciato il telefono a casa.. Ero in aeroporto, a prendere mia
sorella.”
“Volevo
solo dirti che ci vediamo al Melody oggi pomeriggio, ci sarai
vero?” Sentii chiaramente la speranza nel suo tono di voce, e
mi sciolsi in un sorriso. Quanto adoravo quel ragazzo..
“Certo
che vengo! Chiamo Ary e mi metto d’accordo!”
“Perfetto,
ora vado o David mi stacca la testa! Un bacio piccola, a
dopo!”
“Ciao
Tom, a dopo!” Chiusi la chiamata lascia domi cadere sul
letto, stingendo il cellulare sul petto e sospirando sognante. Non
riuscivo a capacitarmi del fatto che un ragazzo potesse avere
quell’effetto su di me! Non era mai successo ed io mi sentivo
strana. Ogni volta che lo vedevo, che ci parlavo.. Mi scoppiava una
tempesta dentro, come se mi si attorcigliasse tutto, era strano.. Ma
piacevole.
Scossi
energicamente la testa riprendendo controllo di me e digitai il numero
di Ary, chiamando anche lei per mettermi d’accordo.
“Ale!”
Che bello sentire la sua voce così allegra, era la cosa
migliore per me.
“Ciao
Ary, come stai?”
“Oh
un po’ meglio.. Ho dato un’altra
possibilità a mamma, sai? Tu come stai?”
“Hai
fatto bene secondo me, comunque anche io tutto bene. Per oggi
pomeriggio?”
“Beh,
ti passo a prendere alle tre! Ehi Ale, avrei da proporti una
cosa..” La sentii più titubante.
“Cioè?”
“Visto
che oggi è arrivata tua sorella, perché non..
Insomma, perché non porti pure lei?” Portare mia
sorella fuori con i ragazzi?
“Non..
Non so se è una buona idea” Mormorai non del tutto
convinta.
“Eddai,
non c’è niente di male!” Riflettei su
questa ipotesi, infondo era vero.. Non c’era assolutamente
nulla di male, volevo o no tentare di recuperare il rapporto con mia
sorella? Questa era l’occasione adatta per fare il primo
passo!
“Beh..
Si può fare dai..” Sospirai, annuendo, come per
convincere me stessa che era una buona idea.
“Benissimo!
Vengo a prendervi alle tre! Puntuale eh? Ciao Ale!”
“Ciao
Ary!” Ridacchiai per poi chiudere la chiamata anche con lei.
C’era qualcun altro con cui dovevo fare una chiacchierata, e
questo qualcuno stava nella stanza di fronte alla mia.
Aprii
la porta facendo sbucare fuori solo la testa, e vidi che la porta della
camera di mia sorella era aperta.
“Fra!”
La chiamai a mezza voce. Vidi il suo viso fare capolino dalla stanza e
sorridermi mestamente.
“Dimmi.”
“Verresti
un attimo? Ti devo parlare..” Esclamai perdendo via via la
voce.
La
vidi corrugare la fronte, piegare una maglietta e riporla sul suo
letto, poi si diresse verso di me, rientrai nella camera lasciando
aperta la porta e mi sedetti sul mio letto aspettandola.
Pochi secondi dopo entrò anche lei, si guardò
intorno, fermando lo sguardo sul murales che avevo dipinto.
C’era scritto “Ale” con una fantasia
strana, tutta colorata e piena di ghirigori.
“L’hai
fatto tu?” Mi chiese poco dopo.
“Si,
ti piace?”
“Moltissimo,
non sapevo sapessi disegnare così bene” Non
sai molto di me sorellina, ti sei persa troppe cose.. Non
risposi, tirando fuori solamente un sorrisetto nervoso, facendole segno
di sedersi di fianco a me. Mi ascoltò e cominciò
a guardarmi con aria interrogativa.
“Volevo
dirti che mi dispiace, se ti ho trattato male l’ultima volta
che sei venuta a trovarci, solo che la rabbia era tanta e io non
riuscivo a fare un passo verso di te.”
“Tranquilla,
lo capisco.” Abbassò lo sguardo guardandosi le
mani, che stava torturando nervosamente.
“Però..
Però credo che per ora potremmo fare.. Una tregua? Si, una
tregua.. Ci vorrà del tempo perché tutto torni
come prima, però.. Ci voglio provare.” Guardai
altrove, contorcendomi le dita e mordendomi in continuazione il labbro
inferiore.
Quando mi rivoltai verso di lei, notai che aveva gli occhi lucidi e un
sorriso commosso sulle labbra. Non si era mossa di un centimetro, forse
anche lei capiva che ci voleva un po’..
“Grazie,
Ale” Le sorrisi annuendo, poi mi ricordai della telefonata
con Ary.
“Oggi
ti va di uscire? Io ed Ary andiamo al Melody, ci incontriamo con dei
ragazzi.”
“Dei
ragazzi?”
“Beh
si, non ci crederai mai ma sono.. I Tokio Hotel” Scoppiai in
una risata seguita a ruota da lei, in fatto di gusti musicali eravamo
identiche!
“E
com’è che li avete conosciuti?”
“Storia
lunga!” Sventolai per aria una mano. “Comunque lei
sta con il bassista adesso, tecnicamente. E Tom, beh.. io e lui siamo,
non so precisamente cosa siamo. Frequentanti? Beh, più o
meno.”
“Direi
che uscirei molto volentieri oggi!” Mi mostrò uno
dei suoi migliori sorrisi che mi abbagliò, era sempre
splendida mia sorella, nonostante fossero passati quattro anni.
Eravamo
arrivate al Melody e i ragazzi erano già li ad aspettarci.
Ary era corsa da Georg, lanciandosi qualche frecciatina con Tom. Era
inevitabile che una punta di gelosia mi pungesse nel vivo! Mia sorella
parlava fitto fitto con Gustav, da quando eravamo con loro non faceva
altro che chiacchierare con lui. Il povero Bill invece era solo soletto
con le mani in tasca, in fondo alla fila. Ary lo aveva raggiunto,
probabilmente per consolarlo.. Povero Billie..
Io me ne stavo comodamente seduta sulla sedia, rannicchiata tra le
braccia di Tom che mi stringevano per la vita. Davanti avevo il mio
classico bicchiere di gin tonic, e Ary il suo bacardi alla pesca.
Ci eravamo seduti tutti quanti in cerchio.
“Allora,
tu sei arrivata dall’Italia, giusto?” Chiese Georg
a mia sorella, che in quel momento stava ancora parlottando con Gustav,
sentendosi chiamata in causa alzò la testa e
incontrò gli occhi verdi del bassista.
“Si, da Milano!” Annuì vigorosamente
sorridendo, non potei fare a meno di avvertire una fitta di dolore,
guardando quegli occhi smeraldini e quel sorriso accecante. Papà…
“Quanti
anni hai?” Attaccò Bill con la sua raffica di
domande da bambino piccolo e curioso.
“Ne
farò venticinque a novembre, l’otto!”
Gustav quasi non si strozzò con la sua birra.
“Ve..Venticinque?!”
Domandò strabuzzando gli occhi, mentre io Ary e Tom
cominciammo a sogghignare.
“Ehm..
si, perché?”
“Beh,
ne dimostri di meno.” Deglutì riprendendo a
sorseggiare la sua bevanda, mentre mia sorella sorrise felice del
complimento appena ricevuto.
“Tu
che dici di loro due?” Mi sussurrò
all’orecchio Tom indicando Gustav e Francesca, facendosi
sentire solo da me.
Mentre Bill continuava con la
sua tempesta di domande.
“Non
saprei, sono carini insieme però..”
“Però?”
Alzò un sopracciglio guardandomi strano.
“Però
lei è mia sorella..”
“E
allora?” Ridacchiò non capendo che volessi dire.
“Niente
lascia stare, te ne parlerò un’altra
volta..” Chiusi il discorso incupendomi un po’.
Senza aggiungere altro Tom mi prese per il collo, baciandomi una
tempia, tenendomi stretta nel suo abbraccio impedendomi di muovermi.
Lanciai un occhio alla tavolata: Mia sorella e Gustav si stavano
parlando, con i rispettivi cellulari in mano. Probabilmente si stavano
scambiando i numeri di telefono.
Ary e Georg erano appiccicati, si stavano baciando mentre lui le
accarezzava la schiena dolcemente. Finalmente anche per loro era
arrivata la normalità.
Mi girai e, al mio fianco, vidi un Bill mogio e cupo guardarsi le
unghie, cercando di mascherare il suo dispiacere ed il suo disagio
facendo finta di essere solo annoiato. Gli presi una mano e la strinsi
nella mia, lui alzò lo sguardo sorpreso e quando
incontrò i miei occhi nocciola sorridenti, si
lasciò andare ad un sorriso.
Mimai un “Tutto ok?” Con la bocca, e lui mi
tirò su il pollice annuendo, anche se poco convinto. Gli
accarezzai una guancia e tenni la sua mano sempre stretta, nonostante i
lamenti di Tom che “mi voleva tutta per
sé” .
“Ragazze
avete da fare stasera?” Ci chiese Gustav, guardando me, Ary..
E pure mia sorella. Insomma con “ragazze” Aveva
compreso tutte tre.
Scambiai
uno sguardo con entrambe. “Non mi pare” Dissi poi,
scuotendo la testa.
“Venite
a cena da noi? Poi rimaniamo in appartamento magari..”
Continuò Georg sulla scia dell’amico.
“Per
me non c’è problema, si! Si può
fare!” Esclamai stringendomi di più a Tom, che mi
baciò la testa.
“Idem!”
Fece Ary baciando la guancia di Georg.
Vidi
mia sorella sorridere tristemente e abbassare lo sguardo, mi si strinse
il cuore.
“Veniamo
direttamente tutte e tre usciti dal bar?” Mia sorella
alzò di scatto la testa, guardandomi con un sorriso sorpreso
stampato in viso, annuii ricambiando lo sguardo, dolcemente.
“Certo,
per me possiamo andare anche subito!” Si alzò
Bill, forse stufo di fare il settimo incomodo. Ridendo ci alzammo tutti
da tavola, diretti alle macchine.
Avevo
come l’impressione che qualcuno
stesse tentando di incastrare anche mia sorella.
_______________
Buona
sera a tutte donzelle! ^___^
Vi
è piaciuto vero questo capitolo? *-* Anche
perché.. Dove siete finiteee? :’( State
scarseggiando come l’acqua nel deserto! -.-
Vi ordino di tornare xD
Comunque,
comunque, comunque u.u Ale e Fra finalmente hanno stabilito una tregua,
chissà che con il tempo torni tutto come prima. La
più grande e Gustav sembrano avere un’ottima
sintonia, voi che dite? xD Mah..
Ary..
Ary finalmente si può sbaciucchiare il suo Dio palestrato
quando ne ha voglia e senza problemi *Q* Non la invidiate un
po’? XDD IO
SI!
Bill
poverino è rimasto solo.. Qualcuna si offre per fargli
compagnia? *Si avvicina un’orda di ragazzine fameliche* xDD
Magari riuscirà a trovarsi anche lui una ragazza. Bah..
Rimanete con noi per scoprirlo? *___*
Un
grazie immenso e speciale alle tre sante che hanno recensito il
capitolo precedente, ovvero :
_Lalla_
: Grazie mille, siamo orgogliose che questa storia ti piaccia! *__*
Baciooo
Gemi_Black
: Beh, lei signorina non manca mai! xD Grazie, grazie, grazieeee! Hai
sempre un minuto da spendere per noi, ne siamo onorate *-* Un abbraccio
enorme!
I
dream you
: Grazie anche a te! Ary e Tom sono impossibili.. Vedrai più
avanti xD Un bacio grande grandissimo! Resta con noi! ^__^
Grazie
anche a tutti quelli che leggono senza recensire e a chi tiene questa
fanfiction tra le preferite e le seguite. GRAZIE!
Ale&Ary
^__^
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Capitolo 28 *** Gentili proposte ***
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Capitolo 29 *** Stupido Kaulitz! ***
VENTINOVESIMO
CAPITOLO (ALE) -
Stupido Kaulitz!
Che
bella serata ragazzi! Tom e Ary avevano preparato la cena per tutti, e
devo dire che non era stata affatto immangiabile, tutt’altro!
Io avevo chiacchierato con Bill nel frattempo.. Mi aveva raccontato di
quanto gli mancavano Kasimir, il suo gatto, Scotty e gli altri
cagnolini di cui avevo dimenticato il nome, poi di quanto voleva
riabbracciare la sua mamma e Gordon, che avevo scoperto essere il
compagno di sua madre. A quanto pareva nemmeno i gemelli avevano avuto
un’infanzia rosa e fiori. Benvenuti nel club, mi dissi.
La
cena passò tranquilla, tra il chiacchiericcio generale. Ary
e Georg erano talmente dolci da rischiare di farmi venire il diabete,
erano tutti un bacetto di qua un abbraccio di la. Ero felicissima per
lei, questo di sicuro!
Gustav e mia sorella sembravano in un pianeta tutto loro, era da ore
che parlottavano solo fra di loro estraniandosi dal mondo esterno.
Io e Tom, beh.. Tra un dispetto, un pizzicotto,
un bacio rubato.. Ci stavamo
divertendo tantissimo, tenendo compagnia anche al povero Bill che
sembrava soffrire di solitudine.
Avevo
salutato tutti ed ora io Gustav, Francesca e Tom eravamo in macchina,
diretti a casa mia. Era stata una bella lotta andarmene da
quell’ appartamento: Bill continuava a tirarmi impedendomi di
andarmene. Fortuna che era rimata la un po’ Ary a fargli
compagnia insieme a Georg!
“Divertite
ragazze?” Domandò ad un tratto Tom, distogliendo
lo sguardo dalla strada. Mia sorella era sui sedili posteriori, seduta
di fianco al batterista. Io invece mi ero accomodata davanti, vicino a
Tom che guidava.
“Molto,
siete davvero simpatici!” Esclamò mia sorella,
sorridendo in direzione di Gustav, che abbassò lo guardo
arrossendo.
“E
tu?” Si girò verso di me, mentre gli altri due
tornavano a parlare tra di loro.
“Guarda
la strada.” Ridacchiai. “Comunque mi diverto sempre
con voi, lo sai.” Soffiai perdendomi a guardare il suo
profilo perfetto. Aveva lo sguardo sereno e concentrato sulla sua
guida, che devo dirlo, era impeccabile. Era molto giudizioso e
responsabile quando si ritrovava in macchina.
“Con
me, vorrai dire!” sghignazzò pizzicandomi un
fianco. Roteai gli occhi al cielo sbuffando divertita.
“Si,
era quello che volevo dire, che stupida!” Risi, per poi
girarmi verso l’asfalto che sfrecciava sotto di noi, era buio
ormai, ma i fanali mi permettevano di vedere almeno un po’.
“Hai
un bel sorriso, sai?” Sussurrò, forse per non
farsi sentire dagli altri, troppo orgoglioso il mio Kaulitz.
Mi girai a guardarlo stupita, seppure fosse un’affermazione
banale di per sé.. Nessuno me lo aveva mai detto, nessun
ragazzo prima d’ora mi aveva mai detto che gli piaceva il mio
sorriso.
“Grazie..”
Mormorai arrossendo appena “Anche il tuo mi piace!”
Allargai un sorriso gigante a cui lui rispose subito, mi prese la mano
intrappolandola nella sua, mentre con l’altra reggeva il
volante.
Il resto del viaggio proseguì in silenzio, almeno per me e
Tom, Gustav e mia sorella andavano avanti a parlare sotto voce e a
ridacchiare ogni tanto.
“Arrivati!”
Esclamò Tom accostando la macchina davanti a casa mia, e
mettendo le quattro frecce.
Vidi Francesca scendere dalla macchina, accompagnata da Gustav.
“E
tu perché scendi?” Inarcai un sopracciglio
guardando curiosa il biondino.
“Gli
faccio vedere la collezione di cd dei metallica, torniamo
subito!” Mi sorrise mia sorella, sparendo nel giardino
insieme a Gustav.
“Finalmente
un po’ da soli..” Sussurrò Tom
slacciandosi la cintura e slacciando anche la mia, che era rimasta
ancora agganciata.
Sorridendo, allungò un braccio verso di me, prendendomi per
il collo e facendomi avvicinare di più a lui. Lo guardai dal
basso, e mi soffiai via una ciocca di capelli che mi era finita davanti
agli occhi.
“Hai
i riflessi viola, sotto la luce del lampione”
Constatò prendendo quella stessa ciocca tra le mani e
guardandola.
“Si
lo so, le tinte non sono per niente il mio forte.” Ridacchiai
imbarazzata. Avevo combinato un sacco di disastri a quei poveri
capelli. Il mio colore naturale dovrebbe essere il castano chiaro, ma
avevo fatto sopra una tinta cioccolato, poi ci avevo messo il nero e
avevo pure fatto qualche ciocca blu elettrico. Alla fine, stufa della
mia aria tetra e cupa, li avevo decolorati. Avevo comprato una tinta
viola, ma quando mi ero sciacquata i capelli era venuto fuori un rosso
mogano con dei riflessi violetti. Era un colore indescrivibile.
“Si
nota, però ti stanno bene così!” Senza
lasciarmi il tempo di rispondere mi intrappolò in un bacio,
inaspettato ma al contempo assolutamente desiderato. Mi aggrappai alla
sua schiena, mentre sentivo le sue mani incastrarsi tra i miei capelli.
Gli mordicchiai il labbro inferiore, giochicchiando con il suo piercing
e facendolo impazzire con il mio, sapevo che gli piaceva. Scese a
baciarmi il collo, poi sotto l’orecchio, sul tatuaggio.. La
mandibola, poi tornò di nuovo sulle labbra, sfiorandomi il
labbro superiore con la punta della lingua, mi stava facendo morire!
Gli sfiorai lo zigomo con il dorso delle dita, poggiando
l’altra mano dietro alla sua nuca, attirandolo a me.
Avvertii il tocco delle sue mani leggermente
fresche vagare sotto la mia
maglia, accarezzandomi la schiena, passando poi ai fianchi, alla
pancia. Cominciai incerta a ricambiare quel bacio, che stava diventando
più passionale e più trasportato del previsto.
Fino a quando sentii le sue lunghe dita affusolate andare a slacciarmi
il primo bottone dei jeans, intrufolandosi all’interno.
Appoggiai entrambe le mani sul suo petto e lo allontanai da me,
guardandolo affannata e con le guance leggermente arrossate.
“Direi
che può bastare per questa sera, Tom.” Dissi
abbassando lo sguardo, sentendo il viso andarmi in fiamme. Immaginavo
che non dovesse essere carino venire rifiutati, ma davvero.. Era troppo
presto.
“Che
c’è? Pensavo lo volessi anche tu!” Mi
guardò confuso, aggrottando le sopracciglia.
“E’
troppo presto Tom..” Sussurrai abbassando lo sguardo.
“Va
bene.” Il suo tono era duro e severo, portò i suoi
occhi dritti davanti a sé a guardare una serie di villette a
schiera colorate, senza degnarmi più di uno sguardo.
“Ti
chiedo solo di aspettare un po’, insomma.. E’
presto ancora.” In fondo io e Tom eravamo una pseudo coppia
da poco, per quello c’era tempo. Avevo fatto il mio sbaglio
una volta, con un ragazzo che aveva ben pensato di usarmi e poi non
farsi più sentire. Non volevo rischiare ancora..
“Io
e te non stiamo insieme. Non ti devo proprio niente.” Mi
sentii quasi soffocare. Improvvisamente la macchina di Tom era
diventata troppo piccola e priva di ossigeno per tutti e due, annaspavo
senza che l’aria mi arrivasse ai polmoni.
Boccheggiai, sgranando gli occhi che si erano riempiti di lacrime. In
un momento serrai la mascella, allontanandomi ancora di più
da lui, che continuava imperterrito a guardare la strada davanti a
sé. Con un gesto fulmino mi asciugai le lacrime dagli occhi,
che non erano ancora scese fortunatamente. Tirai su col naso e strinsi
i pugni.
Avrei voluto dire un sacco di cose in quel momento, ma la mia bocca era
scollegata dal mio cervello
non riuscivo a emettere alcun
suono.
“Stronzo..”
Soffiai a voce quasi impercettibile, ma ero sicura che mi avesse
sentito, visto che lo vidi stringere i pugni sul volante.
Aprii lo sportello e senza guardarmi indietro schizzai fuori dalla
cadillac, percorrendo velocemente il vialetto che mi collegava alla
porta, quando ci arrivai davanti mi ritrovai a due passi da Gustav, che
probabilmente stava tornando in macchina, da Tom.
“Ale..” Mormorò quando notò
le lacrime che stavano silenziosamente rigando il mio volto.
Senza nemmeno pensarci un secondo lo abbracciai di slancio, lo sentii
ricambiare la stretta, dapprima incerto poi più
vigorosamente.
“Che è successo?” Mi domandò
una volta che mi fui allontanata di qualche centimetro. Lo guardai,
lanciandogli un’occhiata più che eloquente e lui
sembrò afferrare il concetto, ne ero sicura.
“Tom..” si ritrovò, infatti, a
sussurrare poco dopo, fissando la cadillac ancora parcheggiata fuori
dal mio giardino.
“Scusa Gus..” Mi lasciai scappare un singhiozzo
“Ci vediamo” Scappai dentro casa chiudendomi la
porta alle spalle. Presi il cellulare dalla tasca e scrissi un breve
messaggio ad Ary.
Ti
devo parlare.
Mi
trascinai in camera mia, con le lacrime che non accennavano a smettere
di scendere. Mi sdraiai mollemente sul letto e portai entrambe le mani
sugli occhi, stropicciandoli. Non volevo piangere, non ne valeva la
pena. Avevo capito che era uno stronzo con un solo pensiero fisso in
testa, non potevo non
dovevo stare male per uno così.
Avrei voluto che finisse diversamente quella serata. Era stata
così piacevole e serena, invece proprio il finale si era
rivelato un completo disastro. Tutto per colpa sua!
Allungai una mano per prendere il cellulare, non ce la facevo ad
aspettare. Dovevo parlare con Ary.
“Pronto?
Ale?” La sua voce mi portò un ondata di sollievo,
all’istante. Sorrisi fra le lacrime.
“Ary..”
Sussurrai. La mia voce uscì terribilmente roca e nasale,
accidenti!
“Ale!
Che è successo?”
“Tom..”
Riuscii solo a dire questo, prima che un singhiozzo sfuggisse ancora
dalla mia bocca. Non volevo ricominciare, almeno non davanti a lei, ci
sarebbe stata male, la conoscevo.
“Quel..
Che ha fatto?!” Si fermò dall’insultarlo
appena in tempo.
“Io..
Lui.. Eravamo in macchina da soli. Lui ci ha provato e io.. Io
l’ho respinto chiedendogli di aspettare un po’.
Lui.. Mio ha risposto che non stiamo insieme e che quindi non mi deve
niente!” La tristezza aveva ceduto il posto alla rabbia, se
lo avessi avuto per le mani lo avrei distrutto!
“Brutto..”
Fece un respiro profondo, facendomi sorridere. Non si smentiva mai la
mia Ary. “Ale, mi dispiace. Giuro che se mi passa tra le mani
gli faccio passare un brutto quarto d’ora!” Era
arrabbiata, lo sentivo benissimo.
“Sapevo
che non dovevo fidarmi di lui!” Ringhiai lanciando la prima
cosa che mi capitò a tiro dall’altra parte della
stanza, contro il muro: il mio povero cuscino!
“Non
dire così, vedrai che sistemerete!”
Cercò di tirarmi su il morale, ma al momento mi sembrava
un’impresa impossibile. Mi sentivo usata e svalutata come
persona, non era una bella sensazione.
“Stronzo..”
Mormorai sentendomi pizzicare il naso, segno che se non avessi fatto
qualcosa sarei scoppiata di nuovo in lacrime. Mi premetti due dita
sugli occhi, deglutendo.. Cercando di mandare giù quel
groppo che mi chiudeva la gola.
“Ale,
ci sei ancora?” La voce di Ary mi arrivò alle
orecchie come un eco lontano, risvegliandomi.
“S..si,
io devo.. Vado Ary. Scusa. Ti voglio bene!” Chiusi la
chiamata affondando la testa nel materasso, visto che il mio cuscino
giaceva in un angolo della camera.
Non so per quanto tempo rimasi ferma immobile in quella posizione,
forse passarono solo pochi minuti, so solo che mi addormentai con la
faccia ancora premuta contro il materasso. Quella frase che ancora mi
rimbombava prepotente nella testa.
Io
e te non stiamo insieme. Non ti devo proprio niente.
Non
ti devo proprio niente.
Proprio
niente..
Proprio
niente..
La
vibrazione del mio cellulare mi fece svegliare di soprassalto, con un
sussulto. Mi tirai a sedere con il cuore in gola e il respiro affannato.
Avevo i capelli scompigliati e le guance ancora leggermente umide. Gli
occhi vagamente rossi e gonfi.
Afferrai il cellulare che illuminava la stanza e lessi il messaggio.
Era di Tom.
Vieni
giù. Sono qua fuori.
Cioè,
lui era li fuori? A casa mia?
Senza pensarci due volte scesi dal letto facendo il minimo rumore
possibile, presi dall’armadio la prima felpa che mi
capitò fra le mani e la infilai.
Mi precipitai giù per le scale arrivando alla porta di casa
con la mano sulla maniglia, scossi la testa e l’aprii uscendo
fuori in giardino.
Faceva fresco quella notte, mi strinsi tra le braccia percorrendo il
vialetto con passo lento e strascicato, finché non vidi tra
le siepi la cadillac di Tom.
Presi un respiro profondo e aprii il cancelletto, trovandomelo subito
davanti, bello come sempre. Con un cappellino nero a cuffia calcato
sulla fronte, che lasciava uscire da dietro le sue treccine nere ed
ispide.
“Ciao..”
Sussurrò appena mi vide.
Incrociai
le braccia al petto, in segno di chiusura. “Ciao.”
Sbottai poi, secca e distaccata.
“Senti..
Se sono venuto fin qui, è perché..
Insomma..”
“Se
sei venuto qui per chiedermi scusa risparmiami!” Ringhiai
riducendo gli occhi a due fessure. “D’altronde io e
te non stiamo insieme, quindi non mi devi niente..” Finii col
mormorare a voce strozzata queste ultime parole, che ancora mi
bruciavano nel petto e non se ne volevano andare..
“Ok,
d’accordo.. Me lo merito” Disse portando le mani
davanti al petto, in segno di resa. “Però sono
venuto da te perché mi dispiace, non pensavo davvero quello
che ti ho detto. Ero solo arrabbiato!” Cercò di
giustificarsi, testardo. Ma quello che non sapeva era che io ero
diecimila volte più testarda di lui!
“Arrabbiato?
E perché?! Perché non te l’ho data
subito?” Sgranai gli occhi inarcando un sopracciglio,
vedendolo passarsi una mano sul collo, nervoso.
“Non,
non è quello.. Cioè si. Non proprio, ecco
io..”
“Risparmiati
ti prego.” Lasciai cadere le braccia mollemente lungo i
fianchi, non
ero in grado di tenere una conversazione di quel genere alle due di
notte.
“Ale.”
Richiamò la mia attenzione con una serietà che
non gli apparteneva, che non gli avevo mai visto in volto e questo mi
turbò non poco. Si avvicinò di un passo,
arrivando abbastanza vicino a me da prendermi le mani tra le sue,
costringendomi ad alzare il viso e guardarlo negli occhi.
“Mi
sono affezionato a te, lo sai. Il problema è che non sapevo,
di potermi affezionare così
tanto. Non è un problema in verità.. E’
solo qualcosa di non programmato, che però mi rende felice.
Se stasera ho sbagliato ti chiedo perdono, non ti posso promettere la
perfezione. Ci vuole pazienza con me lo so, ma so anche che tu ce la
farai..Io, non ti farei mai soffrire, Ale.. Davvero.”
“Tom..”
Tentai di parlare, ma la voce mi morì in gola prima che
potessi dire tutto quello che pensavo.
“Non
voglio più questa situazione Ale. Voglio saperti mia. Voglio
essere sicuro che tra me e te non debba finire da un momento
all’altro. Ale.. Vuoi. Insomma.. Vorresti una cosa seria..
Con me?” Si grattò un orecchio visibilmente
imbarazzato, e quel suo gesto così infantile e dolce mi fece
esplodere il cervello.
Mi portai le mani alla bocca, facendo gli ultimi passi che ormai ci
dividevano e rifugiandomi tra le sue braccia che mi accolsero dolci e
tenere stringendomi forte. Appoggiò le labbra tra i mie
capelli, baciandomi piano la testa.
“Perdonami
piccola, scusa.”
“Non
fa niente Tom, non parliamone più..” Mi scostai di
pochissimo e lo baciai sulle labbra che, seppur fossero passate solo
poche ore, mi erano mancate da morire.
“Non
posso dirti che sarò il migliore ,
ti chiedo di perdonare già da adesso ogni mio errore,
e
lo so tu non ti fidi degli altri,
ti chiedo un po' di fiducia io non voglio ingannarti”
“Tom
senti, non pensare male ma.. Resteresti con me stanotte?”
Abbassai lo sguardo diventando improvvisamente rosso porpora. Non ero
mai arrossita così tanto come in quel periodo, accidenti!
“Certo..”
Sorrise accarezzandomi le guance infuocate ridacchiando divertito. Lo
presi per mano e, facendo più silenzio possibile, lo portai
in camera mia.
“Mamma
esce presto domani, con Edoardo. Se ti vede mia sorella non
sarà un dilemma!”
“Chi
è Edoardo?” Chiese confuso. In effetti non glielo
avevo mai detto.
“E’
mio fratello, ha quattro anni. Anzi, ad agosto ne fa cinque!”
Sorrisi guardandolo. Mi sdraiai sul letto e gli feci segno di
raggiungermi, si distese di fianco a me passandomi un braccio dietro le
spalle. Stavamo abbastanza comodi, visto che il mio letto era ad una
piazza e mezza.
Mi accoccolai meglio tra le sue braccia, appoggiando il mento sulla sua
spalla sospirando.
“Sei
felice?” Mi chiese Tom voltandosi verso di me.
“Si..”
Risposi semplicemente, sorridendo.
“Anche
io” Fece una faccetta buffa che mi fece scoppiare in una
risata silenziosa, nel buio soffuso della stanza.
“Di
la verità. Chi ti ha convinto a venire nel pieno della notte
a chiedermi scusa?” Alzai un sopracciglio ma sempre con il
sorriso, che non abbandonava mai la mia espressione.
“Nessuno!”
Esclamò indignato, come se lo avessi offeso
nell’orgoglio.
Inarcai
un sopracciglio guardandolo eloquente, imponendogli con lo sguardo di
dirmi la verità.
“Uff.
Ary!” Disse poi sbuffando.
“Ah
lo sapevo! La mia Ary! Sapevo che lei centrava di sicuro
qualcosa!” Sorrisi unendo le mani davanti al viso e
sorridendo felice, mentre lui ridacchiava stringendomi un po’
di più.
Poco
dopo lo vidi girarsi verso di me, abbracciandomi per la vita, sentendo
il suo respiro pesante e regolare: si era addormentato.
Mi avvicinai a lui, incastrando perfettamente i nostri corpi,
intrecciando le mie gambe con le sue, mi addormentai anche io, mentre
lo guardavo e pensavo che ero stata davvero fortunata ad averlo con me.
***
Era
mattina, lo percepivo anche ad occhi chiusi, sentendo il caldo dei
raggi del sole scaldarmi il viso. Sbattei le palpebre tentando di
focalizzare le immagini davanti a me.
“Sei
tenera mentre dormi” Per poco non mi venne un colpo. Tom! In
un secondo nella mia mente scorsero tutte le immagini della sera
precedente. La litigata, il suo messaggio, la sua pseudo dichiarazione,
le coccole, lui che rimaneva a dormire da me. Mi si allargò
un sorriso in faccia e mi fiondai tra le sue braccia stringendolo
forte, fortissimo.
“Da
quanto sei sveglio?”
“Da
un po’” Disse giocando con una ciocca dei miei
capelli, arrotolandola con le dita.
“E
perché non hai svegliato anche me?!” Lo spinsi per
una spalla facendolo ridacchiare vedendo il mio viso imbronciato.
“Volevo
rimanere ancora un po’ a guardarti”
Soffiò prima di darmi il bacio del buongiorno.
Lo abbracciai rimanendo per un po’ tra le sue braccia,
rischiando di riaddormentarmi.
“Che
facciamo oggi?” Trillai guardandolo pimpante.
***
“Piantala!”
“Ma
è vero!”
Eravamo
in macchina da qualche minuto. Dirette verso il
“Plavis”, avevamo appuntamento con gli altri per
pranzare tutti insieme. Io avevo chiamato Ary, mentre Tom aveva
avvisato il resto della truppa.
Anche Francesca era venuta con noi, infatti adesso si stava godendo il
nostro battibecco dai sedili posteriori. Non aveva detto nulla quando
scesi in cucina mano nella mano con Tom, si era limitata a lanciarmi un
sorrisino facendomi ridacchiare imbarazzata.
“Non
ti sopporto Tom!” Incrociai le braccia al petto corrucciata,
mentre il mio ragazzo se la rideva con mia sorella. Ancora mi faceva
effetto dire il mio ragazzo..
Era una frase così piacevole da sentire, che
l’avrei ripetuta milioni di volte!
“Fra,
diglielo anche te che sembra una melanzana con quei capelli!”
Mi girai di scatto verso di lei.
“Non
ti azzardare ad allearti con lui!” Le puntai un dito contro
guardandola truce, lei scosse la testa ridendo e portando le mani
davanti al petto alquanto divertita.
“La
mia piccola melanzana!” Tom rise ancora più forte
rimanendo però, sempre concentrato sulla strada.
“Ti
detesto.” Sibilai, quando accostò davanti al
ristorante in cui dovevamo mangiare.
“Nah.
Lo so che mi adori!” Ridacchiò baciandomi una
guancia.
Scendemmo
tutti e tre dalla macchina entrando nel locale. Tom andò
alla cassa chiedendo il tavolo prenotato sotto il nome
“Kaulitz” e , come al ristorante italiano, ci
scortarono in una stanza tutta per noi.
I ragazzi c’erano già tutti e, appena Ary mi vide
mi venne incontro abbracciandomi, abbracciando anche Tom e salutando
mia sorella con il sorriso. Magari sarebbero diventate amiche, lo
speravo.
“Come
stai Ale?” Mi chiese subito Ary.
“Benissimo,
tu?”
“Una
favola!” Ci guardammo e scoppiammo a ridere simultaneamente
abbracciandoci di nuovo e saltellando. Un apparente motivo non
c’era, eravamo solo felici.. Sembrava finalmente che tutto
stesse andando per il verso giusto quella volta!
“Ciao
ragazzi!” Salutai sventolando la mano
“Ciao
Ale!” Mi risposero Bill, Georg e Gustav.
Incontrai subito lo sguardo del batterista, che con
un’occhiata eloquente cercò di capire se la
situazione della sera prima si era sistemata. Annuii sorridendo e mi
sedetti.
Ero in mezzo ai due gemelli, Ary di fianco a Tom e a Georg, Georg
vicino a Gustav che sedeva accanto a Fra, che dall’altra
parte aveva Bill. Eravamo tutti in cerchio.
“Cavolo!”
Esclamò poco dopo Ary.
“Che
hai?” Le chiesi alzando un sopracciglio.
“Ho
dimenticato in macchina la borsa con dentro il cellulare!”
“Vabbè,
vado a prendertela io, dammi le chiavi!” Sorrisi alzandomi e
andandole vicino, lei mi porse le chiavi con un sorriso.
“Grazie
Ale!”
“Vengo
anche io, sto morendo di caldo..” Bill si alzò e
mi seguì.
“Come
stai Ale? Con mio fratello?” Mi chiese mentre attraversavamo
il salone del ristorante.
“Va
tutto straordinariamente bene!” Saltellai come una bambina,
attirando su di me gli sguardi poco amichevoli degli altri clienti, e
dei camerieri.
“Questo
vuol dire che..”
“Si!
Siamo una coppia!” Battei le mani e gli saltai al collo,
stritolandolo in uno dei miei abbracci soffocanti. Lui rideva felice
ricambiando la stretta, e mi baciò una tempia.
“Sono
felice per te.. Ale. Anche per lui si.” Aggiunse poi
facendomi ridacchiare.
Arrivammo
davanti alla Mini di Ary e l’aprii con le chiavi, facendole
fare quel Click che a me piaceva da impazzire!
Scorsi la borsa sul sedile anteriore, vicino a quello del guidatore. La
metteva sempre li quando guidava da sola.
Mi chinai a raccoglierla ma, non accorgendomi che era aperta, tutto il
contenuto si rovesciò sull’asfalto.
“E
quella cos’è?!” Sentii Bill strillare
indicando inorridito una bustina bianca che giaceva sulla strada. Io
avevo capito tutto, ovviamente. Ary aveva ricominciato a nascondere la
droga a sua madre, per impedirle di farsi.. Ero fiera di lei. Aveva
messo da parte l’orgoglio facendo un passo verso sua mamma.
Lo faceva anche per Fabio e Davide, ne ero sicura.
Il
problema al momento era Bill. Lui certo non poteva sapere tutta la
storia che Ary nascondeva così bene a tutti. Non poteva
immaginare il peso che si portava sulle spalle, senza darlo nemmeno a
vedere.
Senza
che quasi me ne accorgessi lo vidi arraffare la busta di coca da terra
e schizzare dentro al locale. Senza pensarci due volte chiusi la borsa
e mi lanciai al suo inseguimento.
“BILL!
BILL!!” Tentai di chiamarlo, ma invano, lui aveva
già varcato la soglia della nostra saletta e sventolava
davanti al viso la busta, paonazzo in volto.
“ARY!
CHE CAZZO E’ QUESTA?!” Lo sentii strillare. Quando
entrai anche io nella stanza, con il fiatone, vidi Ary alzarsi con il
terrore negli occhi e avvicinarsi a Bill lentamente, finché
non gli fu davanti.
Affiancai
il cantante e, agitata, cominciai a strillare.
“Ary!
Diglielo! Digli che quella non è roba tua! Digli che
è roba di tua m…” Non finii che una
mano mi tappò la bocca senza che me ne rendessi conto.
Guardai
la sala. C’era il gelo nella stanza. Tutti gli
occhi erano puntati su noi
tre, increduli e anche un po’ spaventati. Nessuno osava
fiatare, non c’era nessun rumore che spezzasse il silenzio
assordante che era calato improvvisamente nella stanza.
Ancora
con la mano di Ary premuta sulle labbra, la guardai sbarrando gli
occhi. Cosa aveva in mente di fare adesso?
***
Buonasera
a tutte! ^___^
Lo sappiamo, lo sappiamo siamo in ritardo! Mea culpa -.- Sono stata in
gita a Roma ragazze *__* Sono stati cinque giorni fantastici, Roma
è uno splendore. Soprattutto la sera, il Tevere è
magico! Mi sono divertita un sacco, eccetto l’ultima notte
._. Ary mi capirà xD
Ora comunque siamo qui con un nuovo capitolo pronto per voi, solo per
voi! Avete visto che idiota Tom? Povera Ale :’(
Eppoi Bill che parte subito per la tangente appena vede le bustine
nella borsa di Ary! Speriamo si sistemi tutto accidenti!
Vi avvisiamo che siamo, più o meno, a poco più di
metà della storia. Quindi ce ne saranno moltissimi altri di
capitoli, moltissime altre avventure e.. Chissà, magari
qualche nuovo personaggio! xD
Qualcuno vuole sapere in totale quanti capitoli ci saranno? Altrimenti
non ve lo diciamo XD
Passiamo ora ai ringraziamenti individuali, prima che si faccia notte.
Ringraziamo :
I
dream you
: Rispondendo al tuo quesito, Ary non è vergine.. Ma si
vergognava lo stesso xD Per il resto grazie millissime dei complimenti
*_* Rimani con noi, un bacio!
Layla the punkprincess : Din din din! Abbiamo
il vincitore! XD Brava avevi ragione, Tom ci ha provato xD
Però almeno si è sistemato tutto tra lui ed
Ale! Grazie della recensione,
un abbraccio!
Tokietta86
: Ovviamente Tom non ha resistito più di tanto,
però l’importante è che poi ha
sistemato tutto! Georg.. Furbo lui, però è andato
in bianco il poveretto xD
Riguardo l’amicizia tra Ary e Tom.. Vedrai, sarà
ancora più forte nei prossimi capitoli e creerà
non pochi problemi xD Grazie mille, alla prossima!
Gemi_Black
: Grazie prediletta! Tu non manchi mai e poi mai ^___^ Un abbraccio e
alla prossima!
_Lalla_:
Eccoti il capitolo cara *__* Adesso sai cos’ha combinato quel
pasticcione di Tom xD Un bacio e grazie mille per il commento!
XxxX_Ice
Angel_XxxX
: Buonasera cara ^_^ Come avrai letto Tom ha combinato il guaio
però lo ha anche sistemato, quindi è stato
bravino xD E la sua amicizia con Ary continuerà e si
fortificherà pure! Quanto a Bill.. Mah, chissà se
troverà la sua anima gemella u.u
Grazie mille anche a te! Alla prossima!
Grazie
anche a tutti quelli che rimangono nell’ombra XD
Alla
prossima, Ale&Ary ^___^
|
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Capitolo 30 *** Crollare ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/485959.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
|
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Capitolo 31 *** La fine?... forse no. ***
TRENTUNESIMO
CAPITOLO (ALE) - La fine?... forse no.
Stava
precipitando tutto troppo rapidamente. In
cinque minuti il lavoro e gli sforzi di Ary erano risultati vani,
sbriciolandosi davanti a lei.. Come un castello di sabbia distrutto dal
vento
potente e freddo.
Non avrebbe certamente voluto che i ragazzi venissero a sapere una cosa
così
delicata, in un modo tanto brusco e veloce, ma si sa.. Io e lei,
insieme,
avevamo imparato che nulla va mai come si desidera. Ci sarà
sempre qualcosa o
qualcuno a metterti i bastoni tra le ruote, a renderti la vita
impossibile. A
farti inciampare e sbucciare le ginocchia, lasciandoti a terra. Noi
avevamo
avuto la fortuna di averci a vicenda, di avere sempre la mano tesa
dell’altra
ad aiutarci a risalire, più forti di prima.
Non so che avrei fatto, senza la sua mano.
Senza di lei non sarei quello che sono.
Quando arrivai in Germania, lei era già in quella scuola ad
Amburgo da qualche
mese. Nessuno mi voleva, tutti mi evitavano.. Perché io ero
quella nuova, e
ormai dovunque, “Nuovo” è sinonimo di
“Diverso”. Ed io ero diversa..
Lingua diversa, mentalità diversa, vestiti diversi.. Tutto
diverso. E questo
non piaceva, a nessuno.
Poi avevo incontrato lei, mentre mi aggiravo tra i corridoi in cerca
della mia
classe, che non trovavo. Era bastato un sorriso, una risposta gentile e
un
saluto.. Per farmi capire che lei sarebbe stata importante per me. Non
mi
sbagliavo..
“Ehi
scusa!” Strillai ad una ragazza che era appena uscita dal
bagno delle femmine.
Chissà, magari avrebbe potuto aiutarmi.
La
vidi voltarsi verso di me con un sorriso, e venirmi incontro muovendo
qualche
passo.
“Hai
bisogno d’aiuto?” Mi domandò, mantenendo
le sue labbra piegate all’insù. “Ehi
aspetta, ma tu sei quella nuova.” Sbuffò una
risata, facendosi più vicina.
“Già,
così pare.” Borbottai, chinando il capo.
“Ti
serve qualcosa?” Mi domandò poco dopo. Un
momento, non mi
deridi? Non mi prendi per il culo come tutti gli altri?
“S-si.
Per caso hai idea di dove possa essere la 1^F?” Mormorai
incerta. Ero in ritardassimo
e, come se non bastasse, quelli erano i primi giorni di scuola.
“Ho paura di
essermi persa, di nuovo.” Sbuffai. Ancora non avevo imparato
ad orientarmi bene
“Non
ti preoccupare. Sei vicinissima alla mia classe, ti ci accompagno
io.” Alzò un
pollice, allargando il sorriso sulla sua faccia.
Ok,
forse non sono tutti un ammasso di cafoni
maleducati in questa scuola.
Ero
con i ragazzi in sala d’aspetto. Fabio si era
allontanato per prendersi un caffè, mentre Ary e Davide
erano ancora nella
stanza con la madre.
Bill non si dava pace, si sentiva tremendamente in colpa per aver avuto
quella
reazione senza sapere nulla.. Andava avanti e indietro per il corridoio
torturandosi le mani.
Georg aveva il viso storpiato da una smorfia di preoccupazione, non
aveva
ancora detto una parola ed io immaginavo che fosse in pensiero per Ary.
Dal canto suo Gustav stava a braccia conserte di fianco a Georg e a mia
sorella, che ci capiva poco e niente, con il volto concentrato, tirando
un
sospiro di tanto in tanto.
Io ero seduta vicino a Tom, che mi teneva abbracciata per la vita
baciandomi la
nuca e accarezzandomi una guancia. Non ero dell’umore per
parlare, volevo solo
stare in silenzio a rimuginare su ciò che stava accadendo.
Ma quei ragazzi
meritavano una spiegazione e ormai lo avevo capito..
Quell’arduo compito
spettava a me.
“Ragazzi..”
Li chiamai, tirandomi a sedere dritta
sulla sedia. I loro sguardi si posarono curiosi su di me, eccetto Bill
che
continuava a camminare, come se non mi avesse sentito.
“Bill..”
Chiamai anche lui, ma invano. Non mi
ascoltava.
“E’
colpa mia, non dovevo fare così.. E’ colpa
m..”
“Bill.
Se la smettessi di fare la vittima della
situazione io ti spiegherei come stanno davvero le cose. Ma tu piantala
di
darti la colpa di tutto perché non c’entri nulla.
Se c’è una sola vittima in
tutta questa storia quella è Ary. Ora chiudi il becco e
siediti qui.” Il mio
tono era severo, e non ammetteva repliche, lui si bloccò a
guardarmi con occhi
sgranati mentre si accingeva a sedersi sulla sedia che gli stavo
indicando. Di
fianco a me, Tom, sorrideva sotto i baffi, stringendomi di
più la mano che era
intrecciata alla sua.
“La
mamma di Ary non sta bene, questo credo lo
abbiate capito.” Cominciai, tenendo lo sguardo fisso sul
pavimento bianco
candido. Avevo sempre odiato gli ospedali..Tutti lindi e pinti, con
assolutamente nulla fuori posto. Mi mettevano ansia.
“Lei..
Beh si droga. Mi pare abbiate capito anche
questo.” Sospirai, portandomi la mano libera sulla tempia,
quel discorso si
presentava più difficile del previsto. “I genitori
di Ary hanno divorziato
quando lei aveva quindici anni, e Davide undici. E’ stato un
duro colpo per il
più piccolo venire in Germania.. E’ sempre stato
un mammone da quel che ne so
io.
Ary mi ha parlato più volte di quel brutto periodo, ma per
lei non è facile
farlo.
Abitava a Milano e la sua vita è sempre stata più
che accettabile. Ottimi voti,
una famiglia unita, tanti amici. Poi qualcosa è andato
storto e lei ha scoperto
tutto, trovando sua mamma china su una striscia. Ha tentato di
aiutarla, in
tutti i modi, con tutte le sue forse. Tuttavia la madre era convinta di
potercela fare da sola, senza il bisogno di nessuno.” Feci
una pausa, prendendo
fiato. Lanciai un’occhiata ai presenti, avevano gli occhi
bassi, increduli, e
stavano aspettando che io ricominciassi a parlare. Facile per loro,
dovevano
solo starmi a sentire! Feci un respiro profondo e ripresi, stringendo
forte la
mano di Tom nella mia “Era esasperata, Ary, l’unica
soluzione possibile le
sembrava raccontare la verità a suo padre, e così
fece. Fabio, scoperta la
verità, prese i figli e si trasferì qui dai suoi
genitori, chiedendo il
divorzio. Se io adesso vi ho raccontato tutto questo è per
evitare altri
fraintendimenti” Lanciai un’occhiata
d’intesa a Bill, che abbassò lo sguardo
mortificato “E poi.. Mi sembrava giusto che voi lo sapeste,
ormai.” Sospirai
affranta, affondando ancora di più sulla sedia su cui ero
seduta. Non era stato
affatto facile.
“Non
dite niente?” Chiesi retoricamente, vedendo
tutti stare in silenzio a testa china. Nessuno mi rispose, si
limitarono a
guardarmi tristi.
“Poteva
dirmelo.” Sentii Tom, a tono duro, parlare
di fianco a me.
“Come?”
Chiesi incredula, socchiudendo leggermente
la bocca.
“Doveva
dirmelo, insomma siamo amici! Gli amici se
le dicono certe cose!” Strinse i pugni sulle ginocchia, con
lo sguardo
arrabbiato.
“Mi
stupisce la tua presunzione Tom.” Gli dissi,
severa. “L’unica a cui ha raccontato questa storia
sono io, e la conosco da
anni ormai! Non hai il diritto di arrivare, e in un mese pretendere di
conoscere a memoria tutta la sua vita, non è così
che funziona. Georg avrebbe
avuto più diritti di te a fare questo discorso.”
Contrassi la faccia in una
smorfia arrabbiata, sibilando l’ultima frase. Georg sorrise,
borbottando
qualcosa. Lui aveva capito che per Ary non doveva essere facile
convivere con
quel macigno nel cuore, lo aveva capito e aveva accettato il suo
silenzio. Ma
Tom no, doveva fare il rancoroso e l’offeso.
Incrociò
le braccia al petto, chiudendo la
conversazione. Mi scambiai uno sguardo con Gustav, che scosse la testa
sorridendo, facendomi capire che Tom era Tom. Testardo e permaloso.
“Ale,
posso chiedere scusa ad Ary quando torna?” Mi
girai verso Bill, aveva gli occhi lucidi che minacciavano di lacrimare
da un
momento all’altro. Mi sembrò un bambino che aveva
appena combinato un
pasticcio, in quel momento.
“Certo
Bill, ma vedrai.. Non è arrabbiata.” Sorrisi
bonariamente, facendogli una carezza sul viso.
“Basta
che non ti fai più venire certe crisi
isteriche, mi sembravi un pazzo!” Georg ridacchiò,
smorzando l’atmosfera che si
era fatta troppo pesante, alleggerendola un po’. Gli sorrisi,
forse dovevo
mettere da parte il rancore che provavo nei suoi confronti.. Non
riuscivo a
mandar giù il fatto di Jasmin, ma in fin dei conti sapevo
che teneva molto ad
Ary. Prima o poi avrei parlato anche con lui.
“Povero
Bill, era solo spaventato!” Esclamò mia
sorella, che ormai si era inserita nel gruppo senza
difficoltà, era a suo agio
e parlava tranquillamente con tutti, mi faceva piacere.
“Ragazzi..
Non è che potreste..” Lanciai uno sguardo
a Gustav, ero sicura che lui sarebbe stato l’unico a capire
cosa intendevo.
Infatti fu così, con una scusa allontanò tutti,
lasciandomi da sola con Tom.
Aveva
a ancora le braccia incrociate sul petto, e si
girò dall’altra parte. Mi sembrava di avere a che
fare con un bambino! Il mio
bambino..
Con
infinita dolcezza gli presi il mento con due
dita e lo voltai verso di me, guardandolo con un sorriso tenero. Fece
un
sospiro, addolcendo il suo sguardo, e si sforzò di mettere
da parte la sua
cocciutaggine.
“Tom,
non fare così..” Gli dissi, cercando di farlo
ragionare. “Ary te ne avrebbe parlato, ne sono sicura, ma per
queste cose ci
vuole tempo. Non basta un mese per entrare così tanto nel
cuore di una persona.
Adesso state cercando di costruire un’amicizia, cominciate
con una base solida,
è da quello che si parte per le cose importanti.”
Gli sorrisi, accarezzandogli
una guancia e avvicinandomi di più a lui.
“Il
fatto è che, io volevo che lei si confidasse con
me..”
“E
lo avrebbe fatto! Solo ci vuole più tempo..
Sarete ottimi amici, ne sono certa. Però dovete imparare a
rispettare a vicenda
i vostri tempi.”
Sospirò
e, prendendomi per il collo mi abbracciò,
facendomi affondare il viso nel suo petto, che si alzava e si abbassava
regolarmente. Persino il suo respiro calmo riusciva a tranquillizzarmi
e a
farmi stare bene.
Alzai il viso e gli posai un delicato bacio sulle labbra, feci per
allontanarmi
ma mi sentii prendere per la nuca e riavvicinarmi violentemente al suo
viso.
Mi baciò più impetuosamente, accarezzandomi i
capelli sulla testa e tenendo
l’altra mano sulla guancia. Giocherellai con una delle sue
treccine, mentre
l’altra mano era ancorata sul suo collo caldo e profumato.
Mi staccai, prendendo aria, e appoggiai la testa su una sua spalla.
“Lo
sai quanto ci tengo a te?” Dissi, socchiudendo
gli occhi e sospirando di felicità.
“Forse
una minima parte di quanto ci tengo io..” Lo
sentii rispondere, mentre mi accarezzava un fianco lasciato scoperto
dalla
maglia, provocandomi piccoli brividi che si espandevano in tutto il
corpo.
Chiusi le palpebre e respirai il suo profumo, che ogni volta mi mandava
fuori
di testa, inebriandomi l’anima.
“Ragazzi..
Scusate..” La voce roca di Ary fece eco
nel corridoio vuoto dell’ospedale, facendoci immediatamente
voltare verso di
lei.
Mi alzai subito e le andai incontro, abbracciandola forte, sentendola
ricambiare la stretta avvolgendomi per le spalle.
“Ary..” Sussurrai tra i suoi
capelli.
“Mamma
ha deciso di farsi curare, andrà in una
clinica per disintossicarsi..” Mi mostrò un debole
sorriso, era felice di
questa notizia. Finalmente Alessandra aveva preso la decisione giusta,
pensando
anche al bene dei suoi figli e del suo ex marito.
“E’
una bella notizia..” Le feci una carezza sul viso,
portandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli. Tom si
alzò dalla sedia e
mi affiancò. Sorrise timidamente e poi abbracciò
Ary. Mi feci da parte,
indietreggiando di qualche passo.
“Scusa..”
Mormorò Tom tra i suoi capelli, con una
punta di tristezza nella voce.
“Per
cosa dovresti scusarti?”
“Per
essermi arrabbiato con te..”
“Ti
sei arrabbiato con me?” Mi lasciai scappare una
risatina, portando istintivamente una mano alla bocca e voltando il
viso
dall’altra parte.
“Lascia
stare” Ridacchiò Tom per abbracciarla di
nuovo.
“Ary!”
Guardai all’inizio del corridoio e vidi che
Bill, Gustav, Georg e Francesca stavano ritornando verso di noi.
Quest’ultima
teneva la mano del batterista e sorrideva felice, ci avrei parlato
più tardi
con lei.
“Bill..”
Ary sorrise, e li capii che non ce l’aveva
per niente con lui. Il moro si avvicinò cautamente, fino ad
arrivare ad un
passo da lei.
“Sei
arrabbiata?” Le chiese grattandosi l’orecchio
destro e guardando in basso, imbarazzato.
“No
Bill! Come ti viene in mente?” Gli prese una
mano e sorridendo, gli allacciò le braccia intorno al collo
per dargli un bacio
sulla guancia, e accarezzargli i capelli.
“Eh-Ehm!”
Georg si schiarì la voce, facendoci
ridacchiare. Ary. Sbuffando divertita, si staccò dal
cantante e raggiunse
Georg, baciandolo sulle labbra e tenendosi stretta a lui.
“Il
mio gelosone!” Esclamò pizzicandogli una
guancia.
Sentii
una mano afferrare la mia e intrecciarla alla
sua, voltai il capo e mi ritrovai il sorriso di Tom ad un soffio dal
mio, lo
baciai per poi tornare a guardare i miei amici.
Gustav teneva la mano di Francesca e ogni tanto le sussurrava qualcosa
all’orecchio, facendola ridere e arrossire.
Georg e Ary erano in un mondo a parte, esistevano solo loro due in quel
momento..
Mentre Bill ci guardava e sorrideva felice, forse rendendosi conto che
prima o
poi avrebbe incontrato anche lui la sua dolce metà. Arriverà presto Bill, quando meno
te lo aspetti..
Tom e Gustav avevano appena riaccompagnato a casa me e mia sorella,
mentre
Georg ne aveva approfittato per rimanere un po’ da solo con
Ary.. Avevano
parecchie cose da raccontarsi quei due. Il giorno dopo mi sarei fatta
dire
tutto quanto, ovviamente.
Ma ora avevo una chiacchierata da fare, una chiacchierata che rimandavo
da
ormai troppo tempo.
“Fra,
vieni in camera mia, per piacere?” La chiamai.
Lei era in cucina a preparare la cena, visto che mamma e Edo erano
dalla nonna
e dal nonno
“Si
un attimo, scaldo la pasta e arrivo!”
Sorrisi
e mi sdraiai sul letto, aspettandola. Cercai
di ordinare le parole da dire, che si confondevano nella mia testa,
tentando di
formulare un discorso adeguato. Ma probabilmente avrei solo dovuto dire
quello
che mi sentivo, senza prepararmi nulla. Non erano cose da programmare
quelle.
Sentii i passi pesanti di mia sorella salire le scale, così
mi tirai a sedere
e, appena la vidi fare capolino nella mia stanza, le feci segno di
raggiungermi. Si sedette di fianco a me e mi guardò con un
sorriso
interrogativo sul viso.
Tutto
il discorso che avevo in mente di farle svanì
nell’istante in cui le mie braccia avvolsero il suo corpo
esile e rigido, non
se l’aspettava questo era scontato. Dopo un primo momento di
incredulità la
sentii ricambiare la stretta e stringermi le spalle.
“Oh Ale..” Mormorò e ci giurai, aveva le
lacrime agli occhi.
“Shhh,
non dire niente.”
Rimanemmo
così, in silenzio, strette l’una fra le
braccia dell’altra, per un tempo che mi sembrò
interminabile. Che volevo
non terminasse mai.
“Non
voglio più essere arrabbiata Fra. Non voglio
rovinarmi la vita per il mio stupido orgoglio, perché
è solo di orgoglio che
stiamo parlando.. Basta, voglio che torniamo ad essere quello che
eravamo
quattro anni fa.”
“Ti
voglio bene, sorellina.”
“Anche
io, tanto!”
Ci
guardammo negli occhi per qualche infinito
secondo e po’, simultaneamente, scoppiammo a ridere,
ripensando a tutto il
tempo prezioso che avevamo perso e che dovevamo recuperare al
più presto.
“E
allora, tu e Gustav?” Le domandai poco dopo, ero
curiosissima di sapere tra loro come andava.
“Beh..
C’è stato un bacio prima”
Diventò tutta rossa
e si coprì il viso con le mani.
“Oddio
siiii! Che bello Fra! Non sei contenta?”
“Io?”
Si indicò con un dito. “Ovviamente, ma ho
venticinque anni e mi sembra di essere una ragazzina alla prima
cotta!”
Ridacchiò imbarazzata, pensando che in fondo, il tempo per
lei non cambiava
mai.
“E’
una bella cosa, e lui?”
“Lui
è dolcissimo. Abbiamo deciso di andarci con i
piedi di piombo, non siamo ancora insieme, per ora siamo in una fase di
stallo,
diciamo.”
“Vedrai,
prima o poi si dichiarerà.” Le battei un
lieve pugno sulla schiena, incoraggiandola.
“Dai,
andiamo a mangiare adesso, la pasta è pronta
da mezz’ora!”
“Vai
tu intanto, io arrivo subito”
Uscì
dalla stanza ed io sospirai felice, guardandomi
intorno.
La mia vita era cambiata radicalmente, da un mese a quella parte, e una
vocina
dentro di me non faceva che ripetermi che quello era solo
l’inizio. Che le
sorprese erano dietro l’angolo, pronte a farmi esultare, a
farmi piangere, a
farmi ridere.
Un nuovo capitolo stava iniziando, con Tom, con Georg, con Gustav, con
Bill,
con mia sorella.. E poi con Ary ovviamente.. Lei che era tutta la mia
vita.
Quello,
non era altro che l’inizio.
***
Buonasera
fanciulle! Siamo un po’ in ritardo, lo
sappiamo. Colpa mia u.u Ary non c’entra xD
Dunque, vi comunico che siamo ad una specie di fineprimaparte,
dal prossimo capitolo entreremo nella seconda
parte. Ci sarà un piccolo salto temporale, cominceranno ad
entrare in azione i
nuovi personaggi, i nuovi intrecci e bla bla bla XD Che dire, speriamo
possa
continuare a piacervi *__*
Passando ai ringraziamenti, scusate ma non ho tantissimo tempo. Mia
mamma
minaccia di tagliarmi i fili e non è una bella cosa XD
Ringrazio : Tokietta86,
Jiada95, Layla, AlexaHumanoide,
XxxX_Ice Angel_XxxX
Grazie di cuore ragazze e
scusate la fretta, nel prossimo capitolo Ary vi
ringrazierà quattro volte u.u (Vero Sonne? XD).
Un
bacio a tutti, ma proprio tutti! Ale&Ary ^___^
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Capitolo 32 *** Clandestini in missione ***
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L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 33 *** Equivocando... ***
TRENTATREESIMO
CAPITOLO (ALE) - Equivocando..
Era
metà novembre. Precisamente il diciassette: Il
compleanno della mia Ary. Avrebbe compiuto diciannove anni, mentre tre
giorni
dopo, io avrei compiuto i miei diciotto.
Insieme ai ragazzi avevamo organizzato una festa magnifica, programmata
per il
venticinque, non vedevo l’ora.
A settembre avevo iniziato la scuola, l’ultimo anno per
fortuna.. La quinta era
difficile, ragazzi! Ma non mi dispiaceva poi così tanto
andarci, avevo
socializzato con il nuovo compagno di classe: Ivan.
Era un tipo a posto, un bravo ragazzo.. Piuttosto simpatico e gentile.
Eravamo
compagni di banco e mi ci trovavo molto bene insieme, infatti lo avevo
invitato
a venire alla festa mia e di Ary e lui aveva accettato felice.
Il
trillo della campanella mi fece tirare un sospiro
di sollievo, non ne potevo più di stare ad ascoltare la
lezione di matematica!
Quel professore mi odiava, e non perdeva occasione per rendermi la vita
impossibile. Mi alzai dal mio banco e notai che Ivan mi stava
aspettando alla
porta con il casco sotto braccio.
Era molto magro e alto, aveva i capelli abbastanza lunghi e mossi che
gli
andavano a coprire il viso, di un castano scuro bellissimo. La pelle
molto
abbronzata. Presto era diventato il mio unico confidente in quella
gabbia di
matti.
“Alex,
perché mi fissi?” Alex. Lui mi chiamava
sempre così, non mi aveva mai chiamata in nessun altro modo,
dal primo giorno
di scuola per lui ero stata subito “Alex”. Scossi
la testa rendendomi conto che
dovevo sembrare una perfetta deficiente, ferma al centro della stanza a
guardarlo.
“Niente
scusa, pensavo.”
“Ti
fa male pensare troppo!” Mi tirò un pungo
amichevole sulla spalla, facendo un sorriso di scherno.
“Ah.
Ah. Ah.” Guardai al cielo dandogli una spinta.
“Oggi è tornato Tom!” Battei le mani
come una bambina. Lui sapeva tutto di Tom
e dei Tokio Hotel, era l’unico. Dopo le prese per il culo
iniziali (Nemmeno lui
era un amante della loro musica) aveva cominciato ad ascoltarmi e a
consigliarmi nei momenti difficili. Amicizia strana la nostra.
“Finalmente,
non le sopportavo più le tue crisi!”
Ridacchiò, coinvolgendo anche me, e insieme uscimmo nel
cortile della scuola.
“Non
vedo l’ora di rivederlo.. E’ passata una
settimana.” Sospirai felice.
“Chiamalo,
no?”
“Non
mi risponde!” In effetti avevo provato a
chiamarlo un paio di volte dopo il messaggio in cui mi aveva detto che
era
arrivato in appartamento e che non vedeva l’ora di vedermi,
però non mi aveva
risposto. Non sapevo come mai.
“Ahi,
ahi, ahi. Puzza di guai!” Disse Ivan, prendendomi
in giro.
“Dai,
non fare il cretino!” Gli diedi un buffetto
sul braccio sbuffando e roteando gli occhi.
“Mai
toccarti Tom, eh?” Alzò le sopracciglia e si
fece una risatina. Io non risposi, non ce n’era bisogno, lui
lo sapeva già.
“Ivan,
hai da fare adesso?” Cambiai abilmente
discorso, ricordandomi di Ary.
“Uhm..
No, perché?”
“Devo
andare al centro commerciale a prendere il
regalo per Ary, mi accompagni?” Gli chiesi unendo le braccia
al petto e facendo
gli occhietti teneri, a cui sapevo lui non avrebbe resistito.
“E
va bene, salta su!” Mi passò il casco di riserva
che teneva nel sedile della sua moto e sorrise sbarazzino, feci un
saltello e
gli baciai una guancia, montando poi sul sedile dietro di lui.
“Vai
piano, mi raccomando!” Gli strinsi la giacca,
sempre un po’ intimorita quando viaggiavo su quel bestione,
seppure non fosse la
prima volta.
“Oh,
ha paura lei!”
“Sfotti,
sfotti. Voglio vedere come ridi se ci
spiaccichiamo addosso a un platano!”
Sentii
l’eco della sua risata poi con un rombo la
moto si accese, una sgommata e via.. Per le vie di Amburgo.
Nonostante la sua guida spericolata, mi piaceva andare in moto con
Ivan.
Capitava che spesso mi riaccompagnasse a casa o mi venisse a prendere e
mi
portasse a scuola. Non abitavamo tanto distanti, giusto un paio di
isolati.
Mi divertiva un sacco sentire il vento entrare nel casco, solo che ora
era
inverno e l’aria era freddissima, così dovetti
abbassare la visiera.
In dieci minuti arrivammo davanti al centro commerciale, questo
lasciava
immaginare la sua guida veloce, e parcheggiammo proprio davanti alle
porte.
Sul lato destro notai una cadillac identica a quella di Tom, mi bloccai
prima
di entrare.
“Che
hai?” Mi chiese Ivan, guardandomi strano.
“Quella
è la macchina di Tom” Dissi. Lui seguì
la
traiettoria del mio dito, che stava indicando l’auto, e
scosse la testa.
“Come
fai ad esserne certa?”
“Perché
vedi l’adesivo che c’è appiccicato sul
finestrino dietro? Quello gliel’ho regalato io.”
Gli mostrai l’adesivo a forma
di scorpione, che gli avevo appiccicato io stessa prima che partisse
per la
Francia. Si era lamentato un po’, all’inizio, ma
poi mi aveva confessato che
gli piaceva. Era il mio segno zodiacale, doveva farselo piacere per
forza!
“Ah.”
Rispose soltanto, sbattendo le palpebre
scettico. Io mi fermai a riflettere. Perché diamine era
venuto al centro
commerciale senza avvisarmi? E, soprattutto, perché non
rispondeva alle mie
chiamate? Avevo così tanta voglia di rivederlo.. Per lui non
doveva essere la
stessa cosa, evidentemente.
Scossi la testa delusa e spinsi Ivan dentro all’edificio.
Faceva molto caldo li
dentro, così tolsi il giubbino e lo portai in mano, subito
imitata dal mio
amico, che si sventolò una mano davanti al viso.
“Allora,
che ci devi fare qua dentro?” Mi domandò,
iniziando a camminare fianco a fianco.
“Devo
comprare il regalo per Ary, oggi è il suo
compleanno.. Hai fame?”
“No
grazie, da dove cominciamo?” Mi chiese
guardandosi intorno. Pure lui era allergico allo shopping, come me.
Entrambi
eravamo dell’idea “Prima finiamo meglio
è!”.
“Ma,
quello..”Si fermò, impalato, a fissare
l’interno di un negozio di vestiti. Seguii il suo sguardo e
notai subito un
ragazzo incappucciato seduto davanti ad un camerino, in cui era appena
entrata
una ragazza, ma non riuscii a riconoscerla subito, perché ci
era schizzata
dentro in un baleno.
“Tom..”
Mormorai con la voce strozzata, sentendo il
magone salirmi alla gola rendendomi difficile respirare correttamente.
Dovetti
fare un paio di respiri profondi prima di riprendere il controllo del
mio
apparato respiratorio.
“Alex,
stai.. Stai bene?” Sentii il tocco di Ivan
posarsi sulla mia spalla, mi voltai e notai i suoi occhi neri guardarmi
seri e
preoccupati. Feci segno di si con la testa e, prendendolo per un
braccio, lo
trascinai dietro ad un muretto dal quale si riusciva a vedere benissimo
Tom.
Con la presenza silenziosa e incoraggiante di Ivan di fianco a me,
cominciai a
spiare il mio ragazzo.
La sua accompagnatrice era appena uscita dal camerino con un vestito
addosso. No,
non può essere lei..
Fece un giro su sé
stessa ridendo e alzando le mani, mentre il mio cuore
cessò di battere per pochi, infiniti istanti, per poi
riprendere a pompare
sangue alla velocità della luce.
Strinsi gli occhi e li riaprii più e più volte,
come a volermi convincere che
quello fosse un sogno e volessi che quell’immagine
scomparisse alla mia vista.
Ma ogni volta che li riaprivo loro due erano sempre davanti ai miei
occhi, non
se ne andavano.
Il
mio ragazzo e la mia migliore amica,
da soli, in un centro commerciale. Lui era tornato solo da qualche ora
e
chiamava lei? C’era qualcosa di sbagliato in tutto questo..
“Vuoi
andare via?” Mi chiese Ivan premuroso. Anche
lui aveva riconosciuto Ary, gliel’avevo presentata poco dopo
l’inizio della
scuola.
“No,
voglio vedere fino a che punto arrivano” Dissi,
reprimendo le lacrime e stupendomi per esserci riuscita.
Mi voltai di nuovo e vidi Ary saltargli al collo, lui le prese i polsi
e si
avvicinarono, troppo vicini, mentre lei si alzava dalle sue gambe,
visto che ci
era finita sopra.
Alla cassa Tom pagò il vestito che aveva indosso Ary poco
prima e che aveva
cambiato. Ma
che carino, le compri il
regalo di compleanno?
Si misero a gironzolare ancora perlustrando il negozio, quando lui le
alzò un
altro vestito, mostrandoglielo. Che?
Un
altro regalo?
Poco dopo lo rimise a posto e lei lo prese per un fianco. Te le taglio quelle mani!
Ridendo uscirono dal negozio e io mi appiccicai al muro, per non farmi
vedere,
sotto lo sguardo vigile di Ivan.
“Stai
bene?” Trovavo adorabile il fatto che si preoccupasse
tanto per me. Lui aveva la stessa età di Ary, quindi un anno
in più di me, e mi
vedeva come una sorella minore da proteggere.
Fratelli. Non potevamo essere più di questo io e lui.
“No..”
Sospirai passandomi una mano sulla faccia, e
lasciandomi scappare una lacrima ribelle.
Ivan me l’asciugò con il pollice, per poi tirarmi
a sé e stringermi in un
abbraccio, massaggiandomi la schiena.
“Su stella, non piangere”, mi baciò la
testa e mi fece un buffetto sulla
guancia, ridacchiando.
“Andiamo
al McDonald, stanno andando li!”
“Ma
vuoi proprio farti del male..”
“Io
devo sapere fin dove si spingono Ivan” Gli dissi
con gli occhi lucidi, e le lacrime nascoste dietro l’angolo,
pronte ad uscire
allo scoperto in qualsiasi momento.
Ci avvicinammo al fast food e ci accomodammo su una panchina situata
proprio
davanti a loro, ma poco visibile.
Ci sedemmo tranquilli, fingendo di leggere una rivista. Mi sembrava di
essere
un agente segreto in quel momento, peccato che non mi divertissi per
niente.
Ma che tenero! Le aveva portato l’happy meal!
Te lo spacco in testa quel cazzo
di “Pasto felice”.
Mangiarono tranquilli il loro pranzo, ridendo e scherzando alle mie
spalle.
Poco dopo si alzarono e buttarono la spazzatura nel cestino, avviandosi
ancora
per negozi. Ary lo prese sottobraccio e si avvicinò
pericolosamente a lui, che
le cinse le spalle.
Una coltellata mi colpì in pieno petto, tanto forte e
inaspettata che sembrò fare
il doppio del male. Avevo tutte le prove davanti ai miei occhi.
Tuttavia mi
ostinavo ancora a credere che non fosse come pensavo, che fossi io
quella che
si stava sbagliando. Non
possono avermi
fatto questo, non possono.
Mi alzai dalla panchina,
trascinandomi dietro Ivan, che si lamentò perché
stava leggendo un articolo interessante.
“Non
c’è tempo, muoviti!”
Cominciai
a correre perché li stavo perdendo di
vista, quando ad un certo punto mi bloccai con il respiro mozzato. Ivan
mi venne
a sbattere contro la schiena, perché non si era accorto del
mio improvviso
“Stop”.
Erano entrambi al centro della sala, lei in punta di piedi con le
braccia
allacciate dietro al suo collo, e lui la teneva stretta per la schiena.
Erano
vicinissimi finché lui, inclinando la testa, si
chinò a baciarla.
Erano messi in diagonale rispetto a me, non li vedevo alla perfezione,
ma ero
sicura che lui la stesse baciando sulle labbra.
Il mondo si fermò in quell’istante, il chiasso che
c’era all’interno del centro
commerciale diventò solamente un brusio lontano e confuso.
Le lacrime
cominciarono a scendere traditrici e amare sul mio viso, segnandolo nel
profondo, marchiando anche il mio cuore, che ormai galoppava impazzito.
Mi venne il fiatone, cominciai a respirare velocemente e a strizzare
gli
occhi.. Con l’immagine di loro due che si guardavano in giro
per poi
allontanarsi abbracciati davanti ai miei occhi.
“Vieni,
andiamo via.” Mi sussurrò Ivan, prendendomi
per il braccio e portandomi di peso fuori dal palazzo.
Montammo sulla sua moto e sfrecciammo diretti a casa mia.
Non sapevo se essere più triste.. O delusa.. O arrabbiata.
Forse tutte e tre.
Ero talmente tante cose insieme che non capivo più niente,
avevo solo loro due
che si baciavano nella mia mente. La mia migliore amica e il mio
ragazzo. Loro
due, le persone più importanti della mia vita mi avevano
tradito.. Facendolo
pure con il sorriso sulle labbra.
Non volevo nemmeno nominarli, nemmeno sentirli nominare.
Arrivammo
davanti a casa mia in un batter d’occhio,
o forse ero io a non avere più la concezione del tempo.
Ivan scese e senza dire una parola mi abbracciò forte,
sussurrandomi frasi
d’incoraggiamento all’orecchio e accarezzandomi i
capelli. Ricambiai la
stretta, ringraziandolo mentalmente.
“Ci
vediamo domani a scuola Alex, se hai bisogno
chiamami. Io ci sono.” Annuii con la testa e lo salutai con
la mano, entrando
nel mio giardino e arrivando fino alla porta, con passo strascicato
Mi aprì mia sorella, che ormai viveva stabilmente con noi,
accogliendomi con un
sorriso. Ma quando incontrò la mia espressione il sorriso
sparì dal suo volto.
“Ale,
che è successo?” Senza dire niente mi fiondai
tra le sue braccia, scoppiando finalmente a piangere. Le avevo
trattenute per
troppo tempo quelle lacrime, ormai non avrei resistito oltre.
La portai in camera mia e li le raccontai tutto, non tralasciando
niente.
“Devi
parlare con loro.”
“Non
se ne parla”
“Ale,
devi farlo!” Mi porse il telefono e si alzò
dal letto, guardandomi.
“Piccola,
vedrai che aggiusterete tutto. Ora io
dovrei uscire con Gustav, preferisci che rimanga a casa con
te?” Mi disse
accarezzandomi i capelli.
“No,
figurati. Vai pure, è una settimana che non vi
vedete. Io sto bene.” Mentii spudoratamente ma, se non altro,
lei non se ne
accorse.
“Sei
sicura?” Insisté ancora, ma dai suoi occhi
capivo che non vedeva l’ora di riabbracciare il suo ragazzo.
“Vai,
tranquilla.” Le sorrisi incoraggiante e lei,
ricambiando, uscì dalla stanza.
Non
fece in tempo a chiudere la porta che le lacrime
ripresero possesso del mio viso, mentre Berny veniva a strusciarsi
contro le
mie gambe.
Berny era un gattino, lo avevo portato a casa per il quinto compleanno
di mio
fratello Edoardo, lui ne era stato subito entusiasta.
Gli feci un paio di carezze sotto il mento, il suo punto debole, poi lo
vidi
accoccolarsi ai miei piedi facendo le fusa e addormentandosi.
Il
mio cellulare vibrò nella mia tasca, facendomi
sobbalzare, lo sfilai non sicura di voler leggere il messaggio appena
arrivato.
Tom.
Piccola,
scusa se non ti ho risposto prima, ma ero
ad una riunione con David e i ragazzi. Ci vediamo questa sera?
STRONZO!
Stronzo, traditore e bugiardo! Con che faccia
tosta veniva a scrivermi la cazzata della riunione? Un po’ di
dignità personale
non ce l’aveva?!
Feci un paio di respiri profondi, tentando di calmarmi e di asciugare
la
lacrime che continuavano a scendere. Non volevo rispondergli, non ce la
facevo.
Stavo per lanciare il cellulare in fondo al letto, quando questo mi
vibrò di
nuovo tra le mani.
Ary.
Ale!
Stasera usciamo con i ragazzi, ti vengo a
prendere alle otto! Ti voglio bene!
STRONZA!
Stronza, traditrice e bugiarda pure lei! Ti
voglio bene?! Ma che razza di facce toste avevano quei due?!
Scaraventai il telefono sulla poltroncina che c’era di fianco
al letto, e mi
coprii il viso con le mani. Non riuscivo a smettere di piangere. Le mie
ragioni
di vita mi stavano facendo soffrire come mai avevo sofferto in vita
mia.
Eccetto la morte di papà, ma quello era un altro discorso e
non ci volevo
pensare, o rischiavo di stare peggio.
Afferrai
il cellulare e composi il numero di cui
avevo bisogno, era libero. Per fortuna.
“Pronto?”
“Georg!”
Sentire la sua voce fu un sollievo enorme.
Avevamo chiarito le nostre divergenze, dopo una lunga chiacchierata in
una sera
di pioggia, ed ora avevamo legato molto. Sapevo che potevamo parlare di
tutto,
e che potevo contare sempre su di lui.
Lui doveva sapere.
“Che
hai? Hai una voce strana..”
“Lascia
stare, devo parlarti.”
“Dimmi,
è successo qualcosa?”
“Ary
e Tom hanno una storia, alle nostre spalle.”
Sganciai la bomba, diretta e schietta. Stupendomi di esserci riuscita
così
velocemente. Seguì un lungo minuto di silenzio, nemmeno un
fiato da parte sua.
“Scusa?”
Boccheggiò poco dopo.
“Oggi
sono andata al centro commerciale con Ivan, e
loro erano li e.. E si sono.. Baciati” Dissi con la voce
tremante e gli occhi
gonfi di lacrime.
“Non..
Non ci posso credere. Ne sei sicura? Non può
essere..”
“Georg,
li ho visti con i miei occhi! C’era anche
Ivan!” Piansi ancora, odiandomi per non riuscire a smettere,
ma sapendo che era
impossibile.
“Due
minuti e sono da te.” Interruppe la
comunicazione ed io mi sentii sollevata, se non altro avrei potuto
parlare con
lui faccia a faccia e non rimanere da sola.
Nel
frattempo chiamai Ary. A Tom non avrei risposto,
lui non lo volevo vedere nemmeno più. Ma Ary.. Lei, la mia
migliore amica, mi
aveva delusa troppo. A lei dovevo far sapere il male che mi aveva fatto.
“Ale
finalmente! Allora alle otto va bene?” Rispose
al cellulare.
“No.
Io non vengo.”
“Ehi
che ti prende?” Faceva pure la finta tonta la
signorina. Falsa, bugiarda.
“Che
mi prende? Tu chiedi a me che cosa mi prende?!”
“Ale..
Non capisco..Cosa c’è?”
“C’E’
CHE SEI UNA STRONZA!” Urlai nel ricevitore per
poi cliccare sul bottone rosso e chiudere definitivamente la
telefonata.
Scoppiai in lacrime. Non mi era mai successo di dire certe cose ad Ary
e mi
sentivo in colpa, anche se non avrei dovuto. Non avrei proprio dovuto.
Il mio cellulare continuava a vibrare imperterrito, probabilmente era
Ary, ma
con lei non volevo parlare.
Il
campanello suonò ed io mi fiondai alla porta,
trovandomi di fronte un Georg sudato e con il fiatone.
“Ho
fatto il prima possibile” Tentò di dire con
l’affanno. Lo feci entrare e ci sedemmo vicini sul divano del
mio salotto. Per
fortuna non c’era nessuno in casa.
“Allora
è vero?”
“Si”
Sussurrai col fiato smorzato. Mi rifugiai tra
le sue braccia muscolose e lui mi accolse stringendomi forte, avevo
bisogno
della sua forza e della sua calma per stare un po’ meglio.
“Non
ci posso credere.. Io..”Tentò di dire
sospirando. “Traditori..” La parola gli
uscì strozzata. Brutto colpo anche per
lui, sicuramente.
Il
cellulare riprese a vibrarmi nella tasca, questa
volta era Tom. Passai il telefono a Georg con il viso terrorizzato. Lui
mi
guardò e annuì, prendendomi il cellulare dalle
mani.
“Pronto? .. No, non vuole parlarti, e sinceramente nemmeno
io… Non sono fatti
tuoi cosa ci faccio io qua.. Cosa c’è?
C’è che sei uno stronzo traditore. Ecco
cosa c’è… Non fare il finto tonto
Tom!..”
Mi stavo innervosendo.. Gli strappai via il telefono e me lo portai
all’orecchio.
“Non
farti più sentire. Non farti più
vedere.”
Chiusi la chiamata, per l’ennesima volta, e spensi
definitivamente il
cellulare, per evitare altri inconvenienti.
Sospirai,
lasciandomi scappare un’altra lacrima.
Sperai l’ultima, ma mi sbagliavo e di grosso.
“Georg..
Che facciamo?” Lo guardai implorante, con
gli occhi rossi e pieni di lacrime.
“Non
lo so Ale. Non lo so..” Mi abbracciò di nuovo e
, per il momento, mi bastava l’abbraccio di un vero amico
per farmi stare calma.
Mi aggrappai a lui con tutte le mie forze e piansi sulla sua spalla,
sfogando
il mio dolore con qualcuno che, al momento, era l’unico che
poteva capirmi.
***
Ahi, ahi, ahi.. le cose non si mettono affatto bene, eh?
La nostra Ale ha fatto un po’ di casino a quanto pare,
chissà se i due “clandestini
in missione” riusciranno a sistemare le cose e a farsi
ascoltare u.u
Lo scoprirete nella prossima
puntata XD
Questo è uno dei capitoli che preferiamo insieme a quello
prima *___*
Un
bacio
alle persone che hanno commentato lo scorso capitolo, ovvero :
Gemi_Black :
Ahahah xD Bentornataaa *__* L’importante
è che tu rimanga sempre presente con il pensiero u.u
speriamo che ti siano
piaciuti i capitolo che avevi tralasciato e che hai letto. Il penultimo
capitolo è più corto si, ma per il semplice fatto
che era la conclusione della
prima parte della storia e non c’erano molte cose da scrivere
u.u Un abbraccio
e grazie per la recensione! ^__^
Ardesia
Nera :
Oddio una new entry, che cosa
fantastica! *__*
Ti ringraziamo
profondamente per i tuoi complimenti! Per Bill non preoccupatevi
troppo, può
darsi che anche lui trovi qualcuno.. mah u.u
XD Un bacio e grazie ancora!
_Lalla_ :
Grazie davvero *.*
I
dream you :
E’ stato un concerto unico! Nemmeno
a Modena è stato così emozionante *__* Ci siamo
divertite tantissimo e Ary ha
pure pianto XD la frigna xDD Un grazie enorme per la recensione, a
presto!
Tokietta86 :
Devo dire che le tue
recensioni sono quelle che amo di più *__* Ad ogni modo, la
amicizia tra i due
clandestini è splendida e, come vedi, con Ale i casini non
mancano. Questo
legame un po’ di polverone lo ha alzato XD Per sapere del
regalo dovrai
aspettare ancora un paio di capitoli, se non mi sbaglio ^__^
Non vi preoccupate per Bill, il cucciolino è forte,
può farcela anche da solo
lui u.u
Un bacio graaande e un grazie altrettanto enorme! *_____*
|
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Capitolo 34 *** Non è come pensate! ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/495248.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 35 *** Compleanno da favola ***
Salve
a tutti gente! Siamo qua puntualissime oggi! Devo
dire, io (Ale) sono molto riposata perché non sono andata a
scuola, mentre
invece Ary si, ha sgobbato povera stella (Naaah xD).
Che dire? Questo capitolo è proprio pieno pienissimo, eh, lo
potete notare
anche dalla lunghezza inaudita. Speriamo vi piaccia tutta questa
pienezza XD Ci
ritroviamo a fondo pagina con i ringraziamenti!
TRENTACINQUESIMO
CAPITOLO (ALE)
Compleanno da favola
Avevamo
appena scartato i regali dei ragazzi, tutti
meravigliosi, soprattutto quello di Tom e quello di Ivan: Uno skate
nuovo di
zecca con i miei colori preferiti, e un braccialetto in argento con
incisa la
mia iniziale.
Il regalo di Bill invece era stato.. insolito: un set completo di
trucchi. Si
sarebbe divertito sicuramente a conciarmi come una bambola, ne ero
certa!
Ary era appena uscita fuori con Georg, a scartare l’ultimo e
il più importante
regalo della serata. Sapevo cos’era, il bassista me lo aveva
detto in
confidenza il giorno prima, sotterrandomi di domande. “Ma le piacerà?”
“Ne sei sicura?” “Credi che sia
abbastanza?” Solite
paranoie. Ary ci sarebbe rimasta secca!
Gustav,
mia sorella e Bill erano in pista a scatenarsi con
Andreas e Jordin. Era stupendo vederli insieme a dimenarsi tra la
folla..
sicuramente loro si distinguevano dalla massa!
Stavo
chiacchierando con Ivan, mi aveva allacciato il
braccialetto ridacchiando che non aveva mai fatto un regalo del genere
a nessuno.
“Ma
io sono la tua sorellina!” Pigolai amorevole, con gli
occhioni grandi.
“Ovviamente!”
Mi sorrise, facendomi un buffetto sulla
guancia.
“Spero
tu ti stia divertendo..”
“Scherzi?
Sti Tokio Hotel sono uno spasso!” Ridacchiò,
prendendo un sorso di birra dal suo bicchiere.
“Te
lo avevo detto io, ma tu non mi ascolti mai!” Lo accusai
divertita, spingendogli un braccio. Sentii, alle nostre spalle,
qualcuno che si
schiariva rumorosamente la voce, mi voltai e mi ritrovai Tom ad un
passo da
noi. La faccia visibilmente scocciata.
“Scusa,
non è posso rubarti un attimo la mia ragazza?”
Chiese beffardo squadrando
Ivan da capo a piedi, cosa che mi irritò un pochetto.
“No,
no. Fai pure!” Gli concesse Ivan, sventolando la mano
per aria e guardandomi di sbieco “Ciao Alex!” Mi
salutò.
“Alex?
Ma come diavolo ti chiama quello?” Mi chiese Tom non
appena fummo abbastanza lontani da non farci sentire. Mi
portò su un divanetto
di pelle bianca e mi fece accomodare sulle sue gambe, tenendomi stretto
per la
vita.
“Intanto
si chiama Ivan, e non quello.”
Lo ammonii guardandolo di
traverso “E secondo, mi chiama
Alex. Dal primo giorno di scuola mi chiama così!”
Ridacchiai pensando al
quattordici di settembre, quando entrando in classe, mi accorsi di una
faccia
nuova seduta da sola ad un banco.
Mi ero accomodata di fianco a lui e mi ero presentata. C’era
stata subito una
sintonia particolare tra noi due, ci eravamo andati a genio
all’istante.
“Si
beh, ti sta troppo addosso comunque.” Incrociò le
braccia al petto guardandomi con gli occhi da cucciolo.
“Ma
che dici” Gli sussurrai all’orecchio, dolcemente
“Non è
vero” Gli baciai il collo, sentendolo sospirare e chiudere
gli occhi, sapevo
che quello era il suo punto debole. Infatti qualche secondo dopo mi
prese la
nuca e mi baciò sulle labbra. Ma quello fu un bacio diverso
dal solito, era più
dolce, più delicato.. in quel bacio ci leggevo tanto, tanto
amore.
Mi staccai guardandolo intensamente negli occhi, non avrei mai voluto
staccarmi
da lui. Ogni volta che stavo in sua compagnia mi sembrava di
scollegarmi dal
resto del mondo, avevo la sensazione di volare ad almeno due metri da
terra.
“Sei
così bella..” Mi disse, sfiorandomi uno zigomo con
le
dita, e facendomi arrossire terribilmente. “Anche quando
arrossisci..” Aggiunse
ridacchiando per poi chinarsi sulle mie labbra e lasciarmi un altro
interminabile bacio.
“Mi
abbracci?” Gli chiesi timidamente e diventando, se
possibile, ancora più rossa. “Voglio solo stare
abbracciata a te..” Mormorai.
Lui aprì le braccia, pronto ad accogliermi ed io mi rifugiai
come una bimba tra
le sue braccia magre, ma comunque forti e protettive.
“Sono
quasi sei mesi...” Sospirai, con la testa premuta sul
suo petto
“Già..
Mi sembra ieri la sera in cui mi hai preso a
schiaffi.” Sorrisi al ricordo, in effetti quella volta se
l’era proprio cercata
il signorino. Quante ne avevamo passate insieme.. “O quando
mi hai minacciato
di spaccarmi la faccia” Continuò ridacchiando..
In quei mesi gli avevo parlato di mio padre spesso, e ogni volta avevo
pianto,
ricordando quei momenti che non sarebbero più tornati. Ma
bastavano gli
abbracci e i baci di Tom, per farmi tornare il buonumore.
“Sono
felice che sia andata così fra noi..” Mormorai,
guardandolo
negli occhi. Lui sorrise, baciandomi la fronte e annuendo.
“Ragazzi,
mi dispiace disturbarvi.” Arrivò Ivan a chiamarci.
“Ma sta arrivando la torta per le due bellissime
festeggiate.” Mi strizzò
l’occhio e capii che lo stava facendo apposta a lanciare
quelle frecciatine a
Tom. Evidentemente si divertiva.
“Guardare,
sbavare, ma non toccare” Gli disse Tom tentando
invano di essere minaccioso. Ivan alzò le mani davanti al
petto scuotendo la
testa divertito, e poi tornò dentro alla saletta.
“Tu
guarda questo..” Borbottò Tom, rivolto a
chissà chi.
“Sei
adorabile quando fai il geloso” Gli dissi tirandomi in
piedi e trascinandolo con me, cingendogli il collo con le braccia e
baciandolo
a fiordilabbra. “Non ti sei accorto che lo fa apposta per
farti innervosire?”
Ridacchiai portandomi una mano alla bocca.
“E
ci sta riuscendo!” Sibilò, guardandolo da lontano
con
cattiveria.
“Dai
Tom, io e lui siamo come fratelli! E’ come se tu fossi
geloso di Edo!”
“Ma
è una cosa diver…” Non lo lasciai
finire di parlare, che
lo sorpresi in un bacio tutt’altro che casto e delicato,
incastrando le dita
fra le sue treccine nere e stringendolo avidamente a me.
“Oh..”
Spalancò gli occhi, quando lo liberai. “Tappami la
bacca più spesso!” Esclamò mostrandomi
il suo sorriso obliquo che io amavo con
tutta me stessa.
“Scemo!
Dai, c’è la torta!”
“Così
ti viene la cellulite se mangi troppi dolci!”
“Io
non ho la cellulite!”
“Ma
ti verrà!”
Sbuffai guardando per aria e
gli presi la mano, trascinandolo con me al
centro della saletta. Mi sedetti di fianco a lui su un lungo divano
nero, dove
c’erano già tutti gli altri, in attesa della
grande torta che stava per portare
Davide.
Lanciai uno sguardo ad Ary e a Georg e notai che lei aveva in dosso la
collanina che lui le aveva regalato.. Scambiai uno sguardo con il
bassista e
gli sorrisi smagliante, alzando entrambi i pollici, facendolo
ridacchiare
imbarazzato.
“Com’è
la torta?” Chiesi curiosa a Gustav, che stava
abbracciando mia sorella.
“La
vostra preferita! Panna e fragole!” Esclamò lei
bruciandolo
sul tempo. Sorrisi, quella banda di pazzi doveva conoscerci proprio
bene ormai.
Ero contenta della mia nuova vita, con Ary, con Tom, con tutti gli
altri.. ero
finalmente felice e loro riuscivano a tappare quel buco nero che a
volte
prendeva possesso del mio corpo e della mia mente.
“Ragazze!
La torta!” Esclamò Ivan, indicando Davide, che
stava reggendo una torta gigante coperta di panna e di fragole piccole,
con
sopra le candeline ( Due che raffiguravano i numeri diciotto e
diciannove).
Ridacchiando,
Dave cominciò a cantare.. avanzando
lentamente.
“Tanti
auguri a voi.. tanti auguri a voi.. tanti auguri Ale
ed Ary.. tanti aug….AAAAAAAAH” BOOOOM.
In
una frazione di secondo vidi Davide scivolare su una
borsa lasciata a terra, e cadere sul pavimento rovesciandosi la torta
sulla
testa.
Tutti i presenti si azzittirono, guardando il quindicenne culo a terra,
con gli
occhi sgranati e la bocca spalancata. Nemmeno il tempo di dire una
parola che
tutta la sala scoppiò in una risata incontrollata, alcuni
arrivando persino
alle lacrime!
Mi avvicinai a Dave, ancora sconvolto e ricoperto di panna dalla testa
ai
piedi, mi chinai su di lui e con un dito gli levai un po’ di
panna dalla
guancia, portandomela alla bocca e assaggiandola.
“Sei
buono Dave!” Esclamai per poi aiutarlo a tirarsi in
piedi, mentre gli altri ancora ridevano, compresa Ary che aveva dovuto
sedersi
sul divano e tenersi la pancia.
“Ale
mi dispiace per la torta!” Piagnucolò tentando di
pulirsi come meglio poteva. I capelli erano completamente
appiccicaticci,
sarebbero tornati normali dopo un paio di lavaggi come minimo!
“Non
ti preoccupare dai! E’ stata una scenetta
divertente!”
Lo presi in giro lasciandomi scappare una risatina, portando una mano
sulla
bocca per nasconderla.
Ary, che con non poca difficoltà si era alzata dal divano,
si stava avvicinando
a noi con un sorrisino sulle labbra.
“Dai
pasticcione, vieni che ti do una mano a pulirti!”
Ridacchiò prendendolo per le spalle e portandolo con
sé in bagno.
Li guardai allontanarsi, seguendoli con lo sguardo, sospirando.
Eh si, ero proprio contenta della mia nuova vita.
Lanciai
uno sguardo alla sala, guardando i miei amici.
Andreas e Jordin erano in un angolino appartato, che si stavano
baciando
incuranti, come se nella stanza non esistesse nessuno eccetto loro due.
Gustav e mia sorella erano abbracciati a parlottare,
quest’ultima mi dava
l’idea di essere un po’ brilla, scossi la testa
ridacchiando nella mia mente.
Ivan stava chiacchierando animatamente con Georg, mentre Tom era seduto
poco
distante da loro con il broncio e le braccia conserte. Squadrava Ivan
con
sguardo decisamente poco amichevole, manco lo avesse voluto uccidere!
E poi Bill.. Bill, da solo, seduto su un divanetto a parte e con lo
sguardo
perso nel vuoto. Mi fece una tenerezza assurda.
Mi
avvicinai incerta, arrivandogli vicino e sedendomi al suo
fianco, passandogli un braccio sulle spalle, stringendogliele appena.
“Come
mai solo Bill?” Gli chiesi parlandogli sotto voce
nell’orecchio,
evitando così di sbraitare, visto il volume spacca timpani.
“Avete
tutti una ragazza o un ragazzo! Io no, non è
giusto!”
“Oh
Billie.. ancora con questa storia? Devi solo aspettare e
vere pazienza..” Gli accarezzai una guancia, incontrando il
suo sguardo da
cucciolo che ogni volta mi riempiva il cuore. Provavo un affetto
smisurato nei
confronti di quel bimbo un po’ troppo cresciuto. Il mio bimbo.
“Il
fatto è che mi sento solo. Vorrei qualcuno a cui donare
tutto l’amore che ho dentro..” Sospirò
abbassando il capo, con gli occhi
tristi. Lo abbracciai forte, stringendogli il collo e baciandogli
ripetutamente
la guancia.
“Mi
stai strozzando!” Urlò con la voce smorzata.
Allentai la
presa,tenendolo sempre tra le mie braccia, cullandolo un po’.
“Vedrai
Billie, presto arriverà la tua lei..” Al tempo non
mi rendevo conto dell’effettiva realtà di quella
frase detta un po’ a casaccio.
Il
mio cellulare prese a vibrare impazzito nella tasca dei
miei jeans, lo sfilai velocemente e guardai la schermata: numero
sconosciuto.
Rispondere o no?
Un po’ titubante cliccai il pulsante verde e mi portai
l’apparecchio
all’orecchio.
“Pronto?”
“Ale!
Che bello sentirti!” Quella voce. Mille ricordi mi si
affollarono nella mente alla velocità della luce, lasciando
perplesso il povero
Bill che abbandonai sul divano, facendo segno a Tom di andare a fargli
compagnia e non lasciarlo solo.
“Guarda
che fa male” Ridacchiò Tiah, prima di entrare
nello studio di piercing in
cui ci saremmo fatte bucare la lingua.
“Tanto male.”
“Non
mi
importa, è un segno d’amicizia” Sorrisi,
prendendole un braccio e spingendola
dentro al negozio.
“Io
non
ho paura. Non con te.” Scosse la testa, sedendosi in sala
d’aspetto.
“Nemmeno
io.”
“Tiah
ti devo parlare.” Bisbigliai, fuori scuola, prendendole una
mano e stringendola
forte. Papà era morto da poco e mamma aveva preso una
decisione che mi avrebbe
definitivamente cambiato la vita.
“E’
successo qualcosa?” Mi chiese preoccupata. “Ale che
hai?”
“Mamma
non vuole più stare a casa. Dice che le ricorda troppo
papà, che sta male.”
Singhiozzai, sedendomi per terra. “Ci trasferiamo da nonna ad
Amburgo.”
Il
suo
silenzio e la sua faccia sconvolta furono le cose che mi ferirono di
più. Se ci
penso ancora adesso riesco a commuovermi.
“Amiche
per sempre?” Mormorai con le lacrime agli occhi, guardando
mamma già pronta in
macchina con il suo pancione enorme. Macchina che mi avrebbe
definitivamente
allontanata dalla mia Italia e da Tiah, la mia amica storica.
“Amiche
per sempre.” Sussurrò, lasciandosi scappare un
singhiozzo ed intrecciando il
suo mignolo al mio.
“Tiah..”
Mormorai con la voce strozzata, mentre schizzavo
fuori dal locale come un razzo. I pensieri si accavallano confusi nella
mia
testa.
Due bambine a giocare con le bambole all’asilo, poi al parco
giochi con i loro
papà.. Due bambine ormai diventate ragazzine alle prese con
il primo giorno di
scuole medie e la prima cotta per i maschietti della 1b.
Poi due piccole donne, che si dicevano arrivederci, con in bocca
l’amaro sapore
dell’addio. Poi un abbraccio, le lacrime.. e una macchina che
sfreccia via,
verso la Germania.
“Proprio
io, come stai?” La sua voce, quanto mi era mancata
quella voce dolce e vellutata, che riusciva a farmi stare bene.
“Io..
io bene, che.. perché mi chiami?” Che domanda
stupida.
Solo che al momento non riuscivo a connettere il cervello con la bocca,
e le
parole uscivano senza che io le potessi controllare.
“Tua
mamma e tu fratello sono qui a Milano per il week end.
Finalmente ho avuto l’onore di conoscere il piccolo Edoardo!
Stavo andando a
fare la spesa e ho riconosciuto tua madre. All’inizio non ci
volevo credere..
però mi ha dato il tuo nuovo numero e
così..”
“Hai
fatto benissimo a chiamarmi!” Strillai al settimo
cielo. Dopo il trasferimento in Germania avevo continuato a sentirla,
per un
certo periodo di tempo. Per telefono, per msn.. Poi le chiamate si
erano
diradate, fino a scomparire del tutto. Sentirla adesso per me era un
sogno.
“Mi
sei mancata tanto, non vedo l’ora di rivederti.”
Sospirò
nel ricevitore. Feci un sorriso, appoggiandomi alla transenna che
c’era appena
fuori dall’Andros.
“Mi
sei mancata molto anche tu. Verrò a trovarti,
promesso!”
Sarebbe stata una promessa difficile da mantenere, ma mi sarei
impegnata.
“Nn
ce n’è bisogno.”
“Che
intendi dire?”
“Intendo
dire che mi trasferisco da mio zio, a Lubecca!”
Feci mente locale: Tiah si stava per trasferire in Germani, a Lubecca.
Lubecca
era ad un passo da Amburgo, nemmeno mezz’ora di macchina.
Quando l’informazione
venne assimilata dal mio cervello, lanciai un urlo mondiale, quasi mi
stupii
che Tom non fosse accorso a vedere se ero ancora viva.
“Direi
che l’hai presa bene!” Ridacchiò lei,
divertita.
“Sono
troppo felice! Quando arrivi?!”
“Lunedì
mattina, in aeroporto a Lubecca, alle nove!”
“Vengo
io a prenderti, con Tom e degli amici!”
“Chi
è Tom?”
“E’
il mio ragazzo, storia lunga, ti racconterò!”
“Ci
siamo perse tante cose l’una dell’altra,
eh..”
“Le
recupereremo!” Sorrisi incoraggiante, risentirla dopo
tutto quel tempo mi portò una ventata d’aria
fresca. Lei era stata la mia compagna
d’infanzia..
“Ora
vado, devo preparare tutto per il trasloco, ci sentiamo
preso Ale..”
“Ciao
Marty..” La chiamati così, sapendo che lo odiava,
infanti la sentii sbuffare e poi chiudere la conversazione.
Lei si chiamava Martina, ma io l’avevo sempre chiamata Tiah.
Era più bello e
più originale.. E poi a me piaceva da morire quel soprannome!
Ritornai
dentro come una scheggia, travolgendo quasi Ary che
si stava per baciare con Georg.
“Ary!
Ary! Tiah si trasferisce qui, a Lubecca!” Cominciai a
strillare battendo le mani e saltellando su posto, sembrava
un’invasata!
“Chi
è che si trasferisce dove?”
“Martina!
La mia amica di Milano! Si trasferisce qui a
Lubecca!” Le avevo parlato spesso di lei, nel primo anno di
trasferimento. Mi
diceva sempre che a pelle le stava antipatica, io ridevo ogni volta,
dicendo
che si sbagliava.
“Ah
lei. Bene, sei felice?” Sforzò un sorriso. Notai
subito
che si era impegnata per dipingerselo sulle labbra, ma non ci feci
caso,
contenta com’ero!
“Da
impazzire! Lunedì andiamo a prenderla?”
“Si,
si può fare. Ne parliamo domani, ora scateniamoci!”
Risi,
vedendola arrampicarsi sopra il tavolino, trascinando
Georg insieme a lei, e dimenarsi ballando selvaggiamente, usando il
povero
bassista come palo da lap dance!
Io,
in punta di piedi, mi avvicinai a Tom, abbracciandolo da
dietro appoggiando la guancia sulla sua schiena, e sentendolo
sussultare al mio
tocco.
Si girò tra le mie braccia, e mi avvolse il corpo,
cullandomi al ritmo della
musica.
“Piccola, dove sei stata? Mi sei mancata sai..”
“Ho
ricevuto una telefonata molto speciale.. ma ne parliamo
un’altra volta, ora baciami..” Mormorai vicino al
suo orecchio. Lui mi prese il
viso con le mani, sorridendo dolcemente, e se lo avvicinò al
suo, baciandomi
delicatamente come se avesse paura di rompermi.
Affondò le mani tra i miei capelli, accarezzandomi le
guancie calde.
Appoggiai la fronte alla sua, staccandomi quel poco che bastava per
guardarlo
negli occhi e affogarci dentro.
“Balli
con me?”
Senza
una parola ridacchiò, porgendomi la mano e accompagnandomi
al centro della pista.
Quello sicuramente è stato il compleanno migliore della mia
vita.
“Ciao
ragazzi, grazie di tutto. Mi sono divertita da
morire!” Eravamo nel parcheggio dell’Andros: Io,
Gustav, mia sorella, Bill,
Georg e Ary. Andreas e Jordin erano andati a casa una mezzoretta prima
perché
quest’ultima si era sentita poco bene.
Io e Ary ci guardammo, e dal nostro sguardo capimmo subito i pensieri
dell’altra. Era quella,
la sera
giusta.
Mi avvicinai a lei, non guardata dagli altri, e mi sporsi verso il suo
orecchio.
“Pronta?”
“Credo
di si, e tu?”
“Pronta!”
Annuii convinta, prima di sentirmi afferrare per i
fianchi e trascinare via da Tom.
“Ciao
Ary!” La salutò.
“Ciao
Tomi!” Ridacchiò lei, raggiungendo il suo Georg.
Domani mi avrebbe raccontato tutto, assolutamente!
“Ciao
Billie! Ciao ragazzi!” Salutai gli altri, prima di
salire sulla cadillac.
“Ciao
Ale!” Sentii rispondere, poi chiusi lo sportello con
un colpo sordo e Tom mise in moto, partendo.
Saranno state le tre di notte, per fortuna che mamma e Edo erano fuori
per il
week end!
Mia sorella sarebbe rimasta fuori per la notte, con Gustav.. ma ormai
loro due
“il grande passo” lo avevano già passato
da un po’.
Era buio fuori, non vedevo niente, ma le fusa che faceva quel carro
armato mi
rilassava facendomi sprofondare nel sedile.
Mi girai a guardare il profilo di Tom, che guidava con un sorriso
sereno sul
viso.. mi lanciava un’ occhiata di tanto in tanto,
guardandomi amorevole, come
ad assicurarsi che fossi ancora li con lui.
Sospirai di felicità, tornando a guardare il finestrino,
sentendo il cuore
scoppiare dalla gioia.. avevo tutto quello che potevo desiderare: un
ragazzo
dolce e premuroso, una migliore amica unica ed insostituibile, una
banda di
amici che mai nella mia vita avrei voluto perdere.. una vecchia amica,
molto
importante per me, che stava per tornare a far parte della mia vita,
questa
volta per restarci.
Era tutto perfetto, tutto come doveva essere.. da adesso e per sempre,
non
avrei potuto chiedere di meglio dalla vita, avevo tutto. Tutto.
“A che pensi?” Mi risvegliai dalle mie riflessioni,
accorgendomi che Tom mi
guardava curioso, stando sempre attento alla strada.
“A
quanto sono felice con te, con voi..” Sospirai con un
sorriso, guardandolo adorante.
“Piccola..
lo sai che sono felice anche io con te, vero?”
“Si
lo so.. però a volte, boh è strano.. è
come se..”
“Come
se..?” Mi chiese, guardandomi accigliato per una
frazione di secondo e poi tornare concentrato sulla guida. Accidenti, perché non mi sto mai
zitta?
“Come
se.. a volte avessi paura di dubitarne. Come se io non
fossi quello che realmente tu vuoi” Abbassai lo sguardo,
guardandomi le unghie
rosicchiate delle mani. Motivo di continue discussioni con Bill, che
insisteva
per farmi una manicure completa. Giammai!
“Ma..perchè?”
Aggrottò le sopracciglia, confuso.
“Perché,
non lo so.. è una sensazione. Tu mi vuoi davvero
con te, Tom?” Gli domandai a bruciapelo, fissandolo mentre,
concentrato,
guidava per le vie di Amburgo. Ormai casa mia era sempre più
vicina.
“Tu
mi hai cambiato la vita Ale. Ne sei entrata a far parte
sconvolgendo tutto il mio equilibrio e le mie abitudini. Ora non sono
più
quello che ero sei mesi fa, certo.. magari qualche battutina la faccio
ancora.
Ma credimi quando dico che mi basti tu, per essere davvero
felice. Tu e nessun’altra. Non ho bisogno di altre ragazze,
non ho bisogno di nessuna.” Parcheggiò davanti
alla mia villetta a schiera,
spegnendo la macchina, e si girò a guardarmi, con un sorriso
dolcissimo sulla
faccia. “Solo te piccola, solo te.” Concluse, per
poi avvicinarsi e baciarmi
con trasporto sulle labbra.
Mi lasciai andare a quel bacio, lasciandomi scappare una lacrima di
gioia per
quel discorso che nessuno, in vita mia, mi aveva mai fatto.
Lui me l’asciugò con un dito, facendo un risolino
e baciandomi sulla fronte.
“Tom,
vuoi.. vuoi stare con me, stanotte?” Lo guardai
languida negli occhi, facendogli capire esplicitamente che quella sera,
sarebbe
stata la nostra
sera.
“Tutto
quello che vuoi” Sussurrò per poi aprire lo
sportello
e scendere. Scesi anche io e lui mi seguì lungo il vialetto,
fino alla porta.
Frugai nella borsa che avevo a tracolla, trovando le chiavi. Aprii ed
entrai in
casa, seguita da Tom, che curiosò in giro.
Era già venuto a casa mia, più di una volta,
però gli piaceva sempre guardarsi
intorno, non sapevo come mai.
“Hai
sete?” Gli domandai, mentre appendevo le nostre giacche
all’appendiabiti in soggiorno.
“No
grazie” Mi sorrise, avvicinandosi a me. “Ti sta
proprio
bene questo corpetto” Disse, cominciando ad accarezzarmi i
fianchi. Feci una
smorfia e gli allacciai le braccia dietro al collo, accarezzandogli le
treccine
che gli uscivano dal cappellino nero di lana. Lo attirai a me e presi a
baciarlo, dapprima delicatamente, poi con più passione, con
più desiderio.
Mi sospinse delicatamente, forse senza rendersene conto, in avanti.
Indietreggiando mi ritrovai appiccicata al muro, con le sue braccia ai
lati
della mia testa, mentre continuavo a baciarlo indisturbata.
Non so per quanto continuai ad accarezzarlo, a baciarlo.. forse per
pochissimi
minuti.
Finché ad un certo punto, affannata, mi staccai guardandolo
negli occhi, occhi
in cui in quel momento si poteva leggere tutto il desiderio che per
mesi avevo
represso, aspettando il momento adatto.
“Andiamo
di sopra, ti va?” Sorridendo mi prese i fianchi, e
ricominciò a baciarmi, guidandomi su per le scale (farle
all’indietro non è
stato il massimo) e spalancando la porta di camera mia mi fece entrare,
senza
staccarsi da me di un millimetro.
Con una dolcezza immensa gli sfilai il cappello dalla testa, liberando
quelle
treccine che a me piacevano così tanto.
Indietreggiando ancora, arrivai a toccare il letto. Le mie gambe
cedettero e ci
finii seduta sopra, sbuffando divertita. Feci per rialzarmi ma Tom mi
bloccò e
mi fece distendere.
“No,
è perfetto così!” Ridacchiò,
accarezzandomi la testa e
sdraiandosi sopra di me. Percorsi il suo corpo perfetto con le mani,
studiandolo, analizzandolo, amandolo.. Gli levai la maglia e veloce lui
mi
sganciò il corpetto, gettandolo in chissà quale
angolo di quella stanza già di
per sé disordinata.
Gli baciai il petto con una dolcezza che non credevo di possedere,
sfiorando la
costellazione di piccoli nei che gli tempestavano la pelle.
Ero nuda, davanti ad un ragazzo che mi aveva denudata già da
tempo, seppur non
fisicamente. Per lui mi ero tolta ogni tipo di maschera, di
travestimento. Lui
era stata l’unica persona insieme ad Ary e ai ragazzi a
vedermi veramente. Solo
loro, in tutta la mia vita.
“Sei sicura?” Mi guardò amorevole,
spostandomi i capelli che erano andati a
coprirmi la fronte leggermente sudata.
“Si..” Sfiatai.
“Ma
tu.. tu sei..?”
“Vergine?
Ahm, non esattamente..” Sussurrai, cercando di
guardare altrove, anche se mi era impossibile: Era sopra di me ed il
suo viso
era ad un centimetro dal mio. Il suo respiro caldo mi solleticava la
punta del
naso, facendomi arrossire leggermente.
“Oh..”
Era deluso, glielo leggevo negli occhi. Nemmeno io
ero la prima per lui, perché ci era rimasto male allora?
“Tom,
se non sei stato il primo fisicamente non devi rimanerci
male.. tu sarai il primo in tutti gli altri sensi
esistenti..” Mormorai,
sorridendogli incoraggiante.
Mi guardò negli occhi, quegli occhi che amavo e che volevo
mi guardassero
sempre con quell’espressione dolce e.. innamorata? Non
avrei saputo dirlo con esattezza.
Tra noi non era mai stato detto nulla di esplicito, tra noi
c’erano troppe cose
che forse ognuno dei due riteneva ovvie e scontate.
Ma non era quello il momento per pensarci.. decisamente.
Lo vidi sciogliersi in un sorriso, che mi passò tramite un
bacio, che aveva un
gusto diverso dal solito.
Il tempo di un battito di ciglia, ed eravamo già una cosa
sola.. un corpo
unico.
spinte.. baci.. carezze.. sospiri smorzati.. gemiti soffocati dal
piacere..
Il mio cervello in quel momento si spense. Non pensai più a
niente, se non al mio
Tom che mi sovrastava.. Con gli
occhi chiusi, un sorriso sul volto mentre continuava a baciarmi le
labbra, il
collo, la pancia, il seno, la mandibola e poi di nuovo le labbra..
senza
stancarsi mai, senza averne mai abbastanza.
Un leggero strato di sudore gli copriva la fronte, mentre continuava a
muoversi
dentro di me, che mi aggrappavo alle sue spalle, graffiandogli la
schiena,
baciandolo dappertutto.. sussurrandogli che lui era l’unico
per me.
Incrociai le gambe intorno al suo bacino, afferrando con dolcezza la
sua nuca e
attirandolo a me.
Appoggiò il viso nell’incavo del collo, baciandomi
la spalla e mordendo piano.
Sentivo il suo respiro affannato all’orecchio, cosa che mi
mandò in estasi..
facendomi desiderare con tutto il cuore che non finisse mai.
Non
saprei dire con esattezza dopo quanto tempo Tom, si
lasciò cadere sfinito sul materasso, al mio fianco,
prendendomi tra le sue
braccia. Forse era passata mezz’ora, forse un’ora..
un’ora e mezza. Non avevo
più la concezione del tempo. Come nei sogni, quando non sai
calcolare secondi,
minuti, ore.
Mi
rannicchiai contro il suo petto, mentre lui mi avvolse
stringendomi fortissimo a lui.
“E’
stato bellissimo piccola..” Sussurrò tra i miei
capelli,
depositandomi continui baci sulla nuca.
“Sei
fantastico Tom.” Mormorai, alzando di poco il volto,
giusto per guardarlo negli occhi “Io.. io ti..ti..”
Tentai di balbettare..
Lui mi guardò curioso, spronandomi a continuare con un gesto
del capo.
“Io
ti.. ti volevo dire che” Ti amo..
“Non ho tanto sonno” Abbassai lo sguardo delusa da
me
stessa. La folle paura del rifiuto mi impediva di esprimergli quello
che
realmente provavo per lui, e questo mi torturava il cervello giorno e
notte.
“Oh
questo lo avevo notato!” Ridacchiò, pizzicandomi
un
fianco, prendendomi in giro.
“Scemo!”
La
mattina mi svegliai, sentendomi terribilmente osservata.
Aprii gli occhi, sbattendo velocemente le palpebre e mi ritrovai il
viso
gigante di Tom davanti alla faccia.
In un secondo tutto quello che era successo la notte appena trascorsa,
in quel
letto, mi si ripresentò davanti agli occhi, facendomi
arrossire e nascondere la
testa sotto alle coperte.
“Buongiorno
piccola!” Cinguettò Tom, levandomi la trapunta
dal volto.
“Buongiorno..”
Mugugnai con la voce ancora impastata di
sonno, dandogli il bacio del risveglio.
“Davvero
un bel buongiorno..” Lo sentii sussurrare sulle mie
labbra, sorridendomi smagliante.
“Tom,
posso farti una domanda?” Domandai, rigirandomi una
sua treccina tra le dita.
“Subito
con le domande di prima mattina?” Si lamentò,
guardandomi implorante. Alzai un sopracciglio, guardandolo accigliata.
“Ok,
ok va bene, fammi questa domanda!” Sbuffò
divertito,
alzando gli occhi al cielo.
“Per
te, quello che è successo tra noi..” Dissi,
abbassando
il tono della voce e diventando color porpora e sentendolo ridacchiare.
“E’
stato importante?”
Fece
una risata, che mi lasciò perplessa, che avevo detto di
così tanto divertente? Io non ci trovavo proprio nulla da
ridere.
“Non
finirai mai di stupirmi con la tua dolcezza infinita!”
Disse dopo essersi calmato. “Non è stato
importante, è stato fondamentale..
incisivo, si..” Concluse, abbracciandomi per la vita e
baciandomi soffice sulle
labbra.
Aprii la bocca e poi la richiusi. Ancora quel maledettissimo blocco. Riuscirò mai
a dirti che ti
amo Tom?
“Che
dici? Andiamo a fare colazione con i ragazzi?” Mi
chiese, percorrendo il mio profilo con l’indice, fino ad
arrivare al mento.
“Andata!”
Risi, alzandomi dal letto ed andandomi a
preparare.
***
Alloraaaa?
Avete visto quante cosa nuove? E presto
subentrerà un nuovo personaggio, Tiah.. che
creerà non pochi problemi tra i
nostri protagonisti xD e poi.. Ale e Tom.. hanno fatto i birichini XDD
Chissà
se anche e Ary e Georg hanno impegnato il loro tempo in questo tipo di
attività
u.u Mah xDD
Ringraziamo
:
Principessa
Kaulitz
: Ciao! Grazie mille per la tua recensione. Per Bill non ti
preoccupare, anche lui presto troverà qualcuno.. forse u.u
XD Per non farti
rimanere troppo in ansia nell’attesa, ti avviso che noi
aggiorniamo ogni
quattro giorni XD Un baciooo!
Ardesia
Nera
: Ahahah, anche io ero in agitazione quando l’ho letto la
prima volta! Ary ha
creato la suspance XD Hai ragione, la parte tra Ary e Georg alla fine
è
bellissima *Q*
Un bacio e grazie per la recensione! ^__^
Babakaulitz
: Waaa
grazie *___* Sei felice, che bello! xD Speriamo ti sia piaciuto anche
questo,
un abbraccio!
I dream you : Ahahahah XD Graaaaaaaaaaazieeeeeee
*___*
Tokietta86
: Ary
è ingegnosa assai, si u.u ^__^ E lei e Tom hanno fatto
morire dal ridere anche
me, sono troppo divertenti con i loro litigi stupidi XD Da schiattare!
XD
Grazie per la tua recensione che non manca mai, un bacio!
XxxX_Ice
Angel_XxxX
: Oooohh anche noi
siamo andate al concerto, ma quello di Milano *__* E’ stato
spettacolare, ma meglio
che non ci penso altrimenti rischio di scoppiare a piangere
:’(
Sei perdonata, si xD Anche a me sta simpatico Ivan, lo adoro! Pensare
che poi
esiste davvero e che è realmente un mio compagno di classe
ahahah XD! Grazie, a
presto!
|
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Capitolo 36 *** Felicità sì, felicità no ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/498654.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 37 *** New entry! ***
TRENTASETTESIMO
CAPITOLO (ALE) – New entry!
Lunedì
pomeriggio era arrivato, finalmente! Eravamo tutti
all’aeroporto: Io, Tom, Bill, Ary, Georg, Gustav e Francesca.
Avevo chiesto anche a Ivan di raggiungerci, volevo presentargli Tiah,
ma a quanto pareva doveva fare da babysitter al fratellino
più piccolo che, tra l’altro, aveva
l’età di Edoardo.. infatti andavano
all’asilo insieme!
Eravamo nella sala d’aspetto, proprio davanti al
“tunnel” dal quale sarebbero passati a breve i
passeggeri del volo Milano-Lubecca. Ero così emozionata..
tanti anni erano passati, ma io ero sicura di riconoscerla
all’istante, ne ero certa. Il suo viso dolce e candido, gli
occhietti verde scuro, quasi marroni, la bocca rossa che sembrava
dipinta.
Il giorno prima l’avevo sentita al telefono, per mettermi
d’accordo: saremmo andati a prenderla noi, e poi
l’avremmo accompagnata da suo zio. Non vedevo l’ora
di presentargliela.
Durante la telefonata mi aveva anche raccontato che si trasferiva in
Germania perché il suddetto zio le aveva proposto di pagarle
gli studi in una prestigiosa università, a numero chiuso.
Ero contenta per lei, sapevo quanto teneva a seguire i corsi.
Proprio
in quel momento, Tom si avvicinò a me, abbracciandomi di
lato e baciandomi leggero una guancia.. Mentre io continuavo a guardare
il fondo del lungo e buio tunnel, in cerca della mia amica.
Mi rigirai tra le sue braccia e gli posai le mani sulle spalle,
guardandolo raggiante.
“Mi
sembra un sogno, è passato così tanto
tempo..” Sussurrai, appoggiando la testa al suo petto. Lui mi
accarezzò con dolcezza i capelli, baciandomi sulla testa e
cullandomi avanti e indietro.
“Non
dimenticarti del tuo presente, però..”
Mormorò al mio orecchio.
“Che
intendi dire?” Gli domandai, aggrottando le sopracciglia, non
capendo il messaggio segreto che stava nascosto dietro a quella frase.
Che cosa voleva dirmi?
“Quello
che ho detto, Ale. Non perdere di vista il presente..”
Ripeté ancora una volta, passandomi un dito lungo la guancia.
Non
feci in tempo a rispondere, che in lontananza vidi una figura
tremendamente familiare che avanzava verso di noi.
Aveva i capelli neri, con il ciuffo dipinto di verde.. portava una
felpa nera sotto ad un giubbotto slacciato davanti, dei jeans blu scuri
e un cappello di lana grigiastro.
Aveva un piercing al setto nasale, e uno sopra il labbro.. sapevo
però che ne aveva uno sulla lingua, come me. Lo avevamo
fatto l’anno dalla mia partenza, appena due mesi prima che me
ne andassi.
Era cambiata moltissimo, ma era lei. ERA LEI!
Con
uno scatto fulmineo scivolai via dalle braccia di Tom, cominciando a
correre nella sua direzione.. Saltellando con le braccia spalancate.
Appena mi vide lasciò cadere a terra la sua mega valigia,
con un tonfo sordo, e mi venne incontro.
La avvolsi con le mie braccia, rischiando seriamente di capitolare a
terra, lasciandomi scappare una lacrima di gioia.
“Tiah..”
Sussurrai, per poi scostarmi e guardarla negli occhi verdi.
“Ale..”
Mormorò, prendendomi le mani, facendo comparire un sorriso
sorpreso sul viso.
“Sei
cambiata tantissimo.. I capelli, i piercing.. Sei bellissima!”
“Anche
tu, mica scherzi! Cosa sono sti capelli rosso-viola?”
Ridacchiò, prendendone una ciocca fra le dita.
“Non ti piacciono?” Feci la finta imbronciata, con
gli occhi sempre luccicanti alla sua vista.
“Sei
stupenda!” Mi abbracciò di nuovo, per poi
guardarmi con sguardo furbetto, lasciandomi intendere ciò
che voleva dire.
Insieme, tirammo fuori la lingua, facendo toccare i nostri piercing di
metallo.. Come facevamo sempre quando ancora stavo in Italia.
Scoppiammo subito a ridere, riabbracciandoci ancora.
Era di nuovo li con me, non ne avrei mai avuto abbastanza dei suoi
abbracci, mi erano mancati troppo.
Sentii
Ary strillare, non capivo cosa diceva, ma quando io e Tiah ci voltammo
la vidi sbraitare animatamente contro Tom.
La guardai confusa, passando lo sguardo da lei al mio ragazzo, non
capendo quello che stava succedendo. Tiah invece sembrava tranquilla,
sorrideva felice, tenendomi la mano.
Me la trascinai dietro, portandola davanti a Bill, che la guardava come
se fosse sceso un angelo dal cielo.
“Billie,
lei è Martina.. Tiah per gli amici. Tiah, lui è
Bill, uno dei miei migliori amici.” Lei gli tese la mano,
fissandolo negli occhi intensamente, con un sorrisino mongolo stampano
in sulle labbra.
“Piacere”
Sussurrò..
“Piacere
mio..” Rispose Bill con un’ espressione da ebete in
faccia.
Ridacchiai, trascinandola verso Georg, Gustav e mia sorella, mentre lei
continuava a guardare Bill, assorta.
“Ma..
E’ bellissimo” Mi parlò a bassissima
voce nell’orecchio. Ridacchiai, facendole segno che ne
avremmo parlato dopo.
“Ragazzi!
Le è Tiah!” Urlai, attirando la loro attenzione
“Tiah, loro sono. Gustav, Georg e vabbè.. Mia
sorella la conosci già molto bene!” Lei
salutò tutti con un gesto della mano.
“Ciao
Marty!” Strillò Francesca, ridacchiando. Tiah
represse un grugnito di disapprovazione, guardandola divertita.. Per
poi soffermarsi a guardare la sua mano stretta a quella del batterista.
“Ma..”
Indicò le due mani intrecciate.
“Eeehh,
il mio nuovo amore!” Cinguettò pizzicando la
guancia a Gustav, che la guardò male. Ma durò
poco, infatti i due subito si persero a baciarsi appassionatamente.
“Ora,
le persone più importanti!” Le sussurrai,
avvicinandomi ad Ary e a Tom, che parlottavano animatamente tra loro.
“Ehi!”
Attirai la loro attenzione facendoli voltare verso di noi. Lui con un
sorriso dolce, lei con una faccia che più scazzata non si
poteva. La guardai accigliata, che le prendeva adesso?
“Tom,
ti presento Tiah! Tiah, lui è Tom, il mio
ragazzo..” Li indicai rispettivamente, guardandoli stringersi
la mano sorridenti.
Mi faceva davvero piacere, se sarebbero andati d’accordo.. Ci
tenevo che tutti i ragazzi accettassero Martina nel gruppo.. Era
importante per me.
“Ary,
lei Tiah.. La mia compagnia di avventure.” Dissi,
scambiandomi un sorriso con Marty. “Quella di cui ti ho tanto
parlato. Tiah, lei è Ary, la mia migliore amica!”
“Piacere!”
Cinguettò Tiah, allungando una mano verso di lei, con un
sorriso a trentadue denti in faccia.
“Piacere
mio.” Disse secco Ary, guardando la mano tesa davanti a lei
con un misto tra il disprezzo e il disgusto, senza stringerla..
Lasciando Tiah come un’imbecille con il braccio penzoloni. Lo
ritrasse poco dopo, con un’espressione confusa e dispiaciuta.
Probabilmente si stava chiedendo se avesse detto o fatto qualche cosa
di male.
Fulminai
Ary con lo sguardo, che sostenne il mio senza difficoltà.
Aveva una bella faccia tosta!
“Georg!”
Gridò poi, con la voce stridula e potente.
“Andiamo dai, ho fame!” Continuò poi
raggiungendolo e trascinandolo fuori dall’aeroporto, mentre
il poveretto ci guardava allibito, senza capire cosa stesse prendendo
alla sua ragazza.
“Ho
fatto qualcosa che non va?” Mi domandò Tiah,
guardandomi con gli occhi tristi. Stavo per aprire bocca e risponderle,
ma una voce si intromise impedendomelo.
“No,
non hai fatto niente, tranquilla. Ma quando vuole fare la bambina
capricciosa, Ary ce la fa benissimo” Disse Tom, guardandomi
serio in volto, per poi regalare un sorriso dolce alla mia amica, in
piedi di fianco a me.
Ero
in macchina con Bill, Tom e Tiah. Il cantante aveva fatto i salti
mortali per convincermi a sedermi davanti, di fianco a Tom.
Sentivo profumo d’amour!
I
due, nei sedili posteriori , avevano cominciato a parlare tra di loro,
a conoscersi, ridacchiando e sorridendo. Facevano una tenerezza assurda
vederli così impacciati, soprattutto Bill che continuava ad
arrossire ogni volta che per sbaglio si sfioravano.
Era Ary quella che arrossiva sempre!
Ary..
Mi tornò in mente come si era comportata poco prima, ci ero
rimasta male perché ero convinta che anche lei fosse felice
per me. Invece non aveva minimamente calcolato Martina ed anzi, se
n’era scappata via con Georg, ficcandosi subito in macchina
aspettando Gustav e mia sorella. Avevano fatto molto amicizia lei e
Francesca. La cosa mi rallegrava non poco, ma non potevo fare a meno di
chiedermi : “Perché lei si e Tiah no?”
“Tom?”
“Dimmi?” Si girò a guardarmi con un
sorriso, prendendomi la mano che avevo appoggiata sopra alla gamba.
“Sapresti
dirmi perché Ary era così strana prima?”
“Ne
parliamo dopo, adesso non è il caso..”
Sospirò, lanciando una fugace occhiata alla mia amica e a
Bill dallo specchietto retrovisore, senza farsi notare da Tiah che,
comunque, era troppo impegnata a scambiarsi sorrisi assorti con Bill
per accorgersi che stavamo parlando di lei, seppure indirettamente.
“O..ok”
Farfugliai, sentendo la sua presa ferrea farsi più forte
sulla mia mano. Alzai lo sguardo su di lui e lo vidi guardarmi con aria
incoraggiante.. Sorrisi rincuorata e tornai a guardare fuori dal
finestrino.
Avrei
dovuto chiamare Ivan, volevo uscisse con noi quel pomeriggio. Mi
sarebbe piaciuto davvero presentargli Tiah, ci tenevo.
Il telefonino di Tom vibrò sopra il cruscotto della
macchina, rischiando di cadere.
“Piccola
mi leggi tu il messaggio?” Pesi il cellulare e aprii il nuovo
messaggio ricevuto.
Tom,
noi andiamo diretti in appartamento, Ary non si sente bene. Ci vediamo
dopo, ok?
Lessi
a voce alta, interrompendo così le chiacchiere di Bill e
Tiah.
“Perfetto.”
Dissi sarcastica. Ci mancava solo questa.
“Ma,
è colpa mia?”Chiese Martina, forse sentendosi
chiamata in causa.
“No,
tranquilla. Solo è Ary che a volte ha di queste manie di
persecuzione.” Sbuffò Tom, confondendomi
ulteriormente. Manie di persecuzione? Ma che voleva dire?
Guardai Tom confusa, esprimendogli tutto il mio disappunto, ma in
cambio ottenni solo un’occhiata che mi faceva intendere
“dopo”.
Sbuffai, spazientita, incrociando le braccia al petto imbronciata.
Vibrò
un altro cellulare, ma questa volta era il mio, lo sfilai dalle tasche
dei jeans e guardai il nome della persona che mi stava chiamando sulla
schermata: Ivan.
“Ivan!”
Trillai, rispondendo alla telefonata.
“Ehi
Alex, come stai?”
“Tutto
bene, tu?”
“Non
c’è male. La tua amica?”
“E’
arrivata da poco ora la portiamo da suo zio. A proposito, vieni con
noi? Daidaidaidaidaidaidaiii” Pigolai nel ricevitore, sapendo
bene che quando cominciavo a fare la civetta insistente, si
spazientiva, dicendomi sempre di si.
“E
va bene, basta che stai zitta. Che palle che sei!”
Sbuffò, ma dal suo tono di voce riuscivo benissimo a
immaginare il suo solito sorriso sulle labbra.
“Ti
passiamo a prendere a casa, fatti trovare pronto! Un bacio!”
Schioccai un bacio sul cellulare e interruppi la chiamata con il
sorriso.
Quando mi voltai, Tom si era irrigidito e stringeva convulsamente il
volante con le mani.
“Che
hai Tom?” Gli chiesi preoccupata.
“Uno:
Non mi hai nemmeno chiesto se mi andava bene che
quello, venisse con noi. Due: Io
non lo voglio! Tre: -un bacio- proprio per un cazzo!”
Ringhiò, attirando gli sguardi di Tiah e di Bill sul suo
viso verde di gelosia.
“Tom,
rilassati..” Gli dissi strabuzzando gli occhi, non me
l’aspettavo quella sfuriata.
“Io
mi rilasso ma quello non voglio che venga con noi..”
Piagnucolò, seguendo le indicazioni che gli davo per
arrivare a casa di Ivan, ormai mancavano un paio di minuti.
“Ma
che ti ha fatto Tom!” Esclamai divertita.. In fondo in fondo
mi faceva sentire importante la sua gelosia.
“Ti
guarda troppo..” Borbottò sottovoce, ma io lo
sentii ugualmente.
“Anche
io la guardo, che c’entra!” La testa di Bill fece
capolino tra il sedile mio e quello di Tom.
“Lascia
stare Bill, è una testa dura tuo fratello..”
Mormorai, facendogli una carezza sulle treccine, mentre lui fermava la
macchina mettendo le quattro frecce.
Vidi la figura alta e snella di Ivan venirci incontro, aprì
lo sportello della macchina e salì sui sedili posteriori,
vicino a Bill e Tiah.
“Ciao
Alex!” Si sporse in avanti dandomi un bacio sulla testa, di
fianco a me Tom ribolliva di rabbia. Sentii Ivan ridacchiare
divertito.. A quanto pareva gli piaceva sfidare i nervi saldi del mio
ragazzo. “Ehi Bill!” Gli tirò un pugno
amichevole sulla spalla, evidentemente almeno loro due avevano fatto
amicizia alla mia festa di compleanno! “Ciao Tom.”
Salutò infine il chitarrista, che di rimando
farfugliò qualcosa che doveva essere un
“Ciao.”
“E
tu devi essere..”
“Tiah!”
Finì Martina per lui, stringendogli una mano. Io sorrisi,
eravamo davvero un bel gruppo, tutti quanti assieme.
“Cazzo!”
Strillò Tiah, continuando a citofonare a casa dello zio.
“Chiamalo
al cellulare mi sa che ti conviene.” Le consigliai io. Lei
sbuffando si tirò fuori il telefonino dalla tasca,
componendo velocemente e vagamente irritata, un numero sulla tastiera.
“Zio!..Si
si, tutto a posto. Ma tu dove sei?... Cosa?! Ma io sono davanti a casa
tua!... No, era oggi!..D’accordo, CIAO!” Incazzata
gettò il cellulare nella borsa, chiudendola con stizza. Si
girò verso di noi, che la guardavamo ad occhi sbarrati.
“Mio
zio è fuori città!” Pigolò.
“Mamma gli ha detto che sarei arrivata domani, ha
sbagliato!” Continuò a piagnucolare, arricciando
il naso. Sembrava una bambina, la bambina di quindici anni che avevo
lasciato quattro anni prima a Milano.
“Tutto
qui? Puoi stare da me questa notte!” Ridacchiai, dandole una
lieve spinta.
“Dici
davvero?”
“Certo!”
“Grazie!
Graziegraziegrazie!” Urlò, saltellando verso di
me, e travolgendomi in un abbraccio.
Per
mamma non sarebbe stato un problema, era stata così contenta
di rivederla! Edoardo poi si divertiva a tirarle il piercing al setto
nasale, chiamandola toro.
“Bene
ragazze, allora che ne dite di andare in appartamento? Passiamo la
serata insieme e poi vi riportiamo a casa, insieme ad Ary.”
Propose Bill guardando Tiah come se fosse una dea. Mi fece una
tenerezza smisurata.
“Per
noi va bene!” Risposi, anche per Martina, che era troppo
impegnata a ricambiare lo sguardo da pesce lesso di Bill.
“Ti
unisci a noi, Ivan?” Chiese poi, sempre il cantante, con un
sorriso girandosi verso il mio amico.
“Andata!”
Gli batté il cinque ridacchiando.
Tom
fulminò Bill, probabilmente augurandogli ogni tipo di
disgrazia e maledicendolo in tutte le lingue del mondo. Lo guardai a
mia volta, spazientita, per poi avvicinarmi a lui mentre gli altri se
ne tornavano in macchina.
“Tom,
non fare così lo scorbutico, rischi di apparire
antipatico.” Dissi, abbracciandolo per il collo.
“Eh
che proprio non lo sopporto.. Ho paura che..che..”
“Di
cosa hai paura, Tom?” Gli chiesi, accarezzandogli una guancia
con le nocche.
“Che
ti porti via da me..” Sussurrò, abbassando lo
sguardo su di me, triste.
“Chi?
Ivan?” Scoppiai a ridere, mentre Bill continuava a suonarci
il clacson per farci muovere. “Io e lui non siamo per niente
compatibili! Non dureremmo un giorno! Ivan è.. è
Ivan, è come un fratello maggiore. Niente di
più.” Mi fermai un attimo, guardandolo languida
negli occhi. “Puoi stare tranquillo, dovrai sopportarmi
ancora!” Conclusi, facendogli un buffetto sul mento.
“Penso
di poterci riuscire” Sussurrò con fare pensieroso,
per poi incastrare le sue labbra con le mie, prima di venire interrotti
dall’ennesimo richiamo di Bill con quel maledetto clacson.
“Quindi
tu vorresti dirmi che Ary è gelosa di Tiah? E per questo
stupidissimo motivo la tratta come una pezza da piedi?” Ero
con Tom nel cortile del loro appartamento. I ragazzi erano tutti di
sopra, mentre io mi ero fermata fuori per farmi finalmente spiegare da
Tom come stavano le cose. Ero allibita, non avrei mai pensato che Ary
potesse avere di questi dubbi sulla nostra amicizia. Lei era tutto per
me, era la persona più importante della mia vita..
Perché dubitarne?
“Lei
ha paura che Tiah possa allontanarti da lei..”
“Roba
da pazzi..” Calciai un sassolino che stava per terra,
sull’asfalto.. Vedendolo rotolare dall’altra parte
della strada, per quanto lo avevo calciato forte.
“Non
essere troppo dura con lei, Ti vuole bene.. Si comporta così
perché a te ci tiene davvero..” Mi
abbracciò, tenendomi stretta e facendomi ondeggiare a destra
e a sinistra.
“Non
dovrebbe dubitare della nostra amicizia.. Io voglio solo che tutti
andiate d’accordo.. Con Ivan, con Tiah. Sono persone
importanti per me, perché non lo capite?” Abbassai
lo sguardo, appoggiandomi al suo petto e sospirando.
“Piccola..”
Sussurrò, prendendomi il mento con due dita e alzandolo
quanto bastava per guardarmi dritto negli occhi “Ti prometto
che cercherò di andare d’accordo con
Ivan..” Sorrisi, baciandolo sulle labbra a stampo.
“Dai, andiamo di sopra.. Tiah è da sola in mezzo a
gente che conosce da appena due ore, si sentirà a
disagio!”
“Con
Bill non credo! Hai notato come si guardano?” Malizioso come
sempre il mio Tom.
Non
risposi, limitandomi a guardarlo con un sorriso. Salimmo le scale e,
una volta davanti alla porta, Tom tirò fuori le chiavi dalla
tasca per aprirla.
Quando
entrammo in casa la situazione non era delle migliori: Gustav e mia
sorella erano in cucina a preparare da mangiare, Bill stava
chiacchierando amorevolmente con Tiah e Ivan, mentre Georg tentava
inutilmente di rendere Ary partecipe della serata. Ma lei niente, se ne
stava seduta sul divano, dall’altra parte rispetto a Martina,
a guardarla con una punta d’odio negli occhi che mi fece
saltare i nervi.
“Ehi!”
Salutai Georg e Ary muovendo la mano nella loro direzione.
“Ciao
Ale!” Mi guardo Georg con un espressione un po’
dispiaciuta in viso.
“Ciao..”
Mormorò Ary. Adesso magari era pure arrabbiata con me!
Mi voltai, dirigendomi in cucina per dare una mano a Gustav e
Francesca, cucinando per distrarmi da quella situazione.
Non ci volevo pensare troppo, non volevo rovinarmi la serata.
Era
già l’ora di andare a casa. Io, Tiah, Bill,( che
aveva insistito per accompagnarci ), Ivan,
Georg
Tom e Ary eravamo in cortile.
Mia sorella avrebbe passato la notte da Gustav, la mattina seguente
sarebbero partiti per andare dalla famiglia di lui. Era arrivato il
momento di conoscere mamma e papà Schafer!
Ary
si stava infilando nella macchina di Georg, seppure lui stesse cercando
di farla ragionare e di salutare per lo meno.
“Ciao
Ary.” La salutai io, prima di raggiungere Tom, che era
già al volante, insieme agli altri tre.
“Oh,
ti sei ricordata di me.” Perché si comportava
così? Per tutta la sera avevo tentato di non farla sentire
esclusa, di farle capire che non aveva niente di cui preoccuparsi.. E
lei mi trattava così?
Mi
avvicinai di più, in modo di parlare senza che nessun altro
sentisse. Era un discorso tra me e lei.
“Posso
sapere che problema hai?”
“Ti
aspettano” Indicò la macchina, ma io sapevo che si
riferiva ad un’unica persona all’interno di
quell’auto.
“Smettila
Ary! Sai quanto ti voglio bene e quanto tengo a te. Mi stupisce che tu
non creda nella nostra amicizia a tal punto da pensare che io ti possa
sostituire!” Cercai di usare un tono basso di voce, ma era
praticamente impossibile. “Ho fatto tanti sbagli con te, lo
so. Ho sbagliato più di una volta.. Ma ora mi deludi. Se
davvero hai di questi dubbi, vuol dire che non credi in noi. Sei la
persona più importante per me Ary, lo sai.. Ma non puoi
comportarti così.” Abbassai lo sguardo.
“Dormici su.” Conclusi, voltandole le spalle e
salendo in macchina. Una lacrima ribelle che mi rigava il viso.
***
Buon
pomeriggio signorine! *__*
Come state? Passato una buona festa dei lavoratori? xD
Eccoci qui con il trentasettesimo capitolo! Però, siamo
avanti eh.. non è meraviglioso? ^__^
Vi avverto, ci saranno ancora quindici capitoli. Dai, sono abbastanza,
no? (:
Dunque,
dunque. In questo capitolo abbiamo conosciuto un po’ meglio
Tiah, e abbiamo visto che con Bill è stata una simpatia a
prima vista. Voi che ne dite?
Poi.. beh, Ale e Ary hanno litigato .__. Anche se, si sa, quelle due
non riescono ad ignorarsi per troppo tempo XD Un po’ come
nella realtà u.u (I love you Sun *.* )
Cooomunque,
passiamo ai ringraziamenti!
Svampy1996
: Ti ringrazio, siamo felici che ti sia piaciuto. Beh.. Ary con Tom.
Uhm u.u In questa storia DECISAMENTE NO. Il sogno è tutta
un’altra musica XD Non confonderle, mi raccomando u.u Grazie
ancora, alla prossima!
Principessa
Kaulitz
: Non temere, intrighi e casini non mancheranno, manca ancora un bel
po’ alla fine xD succederanno ancora un sacco di cose! Un
bacio e grazie!
Ardesia
Nera
: Sei perdonata (di nuovo) non ti preoccupare xD Il due maggio
è oggi, finalmente. Ora sai com’è
andata a finire.. quelle due hanno litigato ._. Grazie per la
recensione, alla prossima!
Tokietta86
: Eh beh, dopo Tom e Ale non potevano mancare anche Georg e Ary! ;) Ary
è molto triste per la storia di Tiah, si.. tanto che alla
fine lei e Ale litigano pure. Tom è un po’ il
paciere tra le due, ma alla fine sta dalla parte di Ale. Ovvio,
quell’altra zuccona non capisce XD Infatti Ale non si
allontanerebbe mai da lei!
P.s. Tiah “l’albero di Natale” esiste
davvero, ed è proprio così XD completa di ciuffo
verde e serie di piercing xDD
Grazie mille per la recensione, un abbraccio!
XxxX_Ice
Angel_ XxxX
: Ma non ti preoccupare, noi ti perdoniamo (:
Speriamo che Tiah, nonostante abbia creato un po’ di
subbuglio, ti piaccia come personaggio.
Comunque, tu non sai che felici ci hai fatte *__* Io, personalmente,
era una vita che mi domandavo “Chissà che cavolo
di presentimento aveva su Bill u.u” Ora lo sooo! Si che
è elettrizzante XD Anche se non corrisponde a
realtà u.u (E meno male ò.ò Sarebbe
stato un disastro altrimenti!).
Rispondendo al tuo “PPS”: Ary non ne ha nessuno, io
ce l’ho sotto il labbro a sinistra, ho le due palline
metallizzate, come quelle che portava Tom l’anno scorso!
Un bacio, grazie millissime!
Un
grazie anche a tutte le nostre lettrici
in punta di piedi e a tutte le
persone che hanno inserito Incastrate
tra le fanfiction seguite e/o preferite!
Un
bacio a tutte voi! Le vostre,
Ale&Ary ^__^
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Capitolo 38 *** Impulsività ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/501562.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 39 *** Il Natale migliore ***
TRENTANOVESIMO
CAPITOLO (ALE) - Il Natale migliore
Sentii
la mia testa vibrare, svegliandomi dal torpore in cui ero caduta la
sera prima. Avevo dimenticato il cellulare sotto al cuscino, accidenti!
Mi girai verso Tiah, dormiva ancora di fianco a me,
nell’altra parte di letto. Aveva i capelli arruffati che le
coprivano parte del viso, e l’espressione serena di chi sta
sognando.
Infilai
la mano sotto al mio cuscino a guardai la schermata del cellulare:
Georg.
Oddio, che cos’era successo?
Uscii fuori da sotto le coperte e, senza fare rumore, mi chiusi in
bagno per non disturbare Martina.
“Pronto?”
Risposi titubante.
“Ciao
Ale! Ti ho svegliato?”
“Beh,
vedi te sono le..” Guardai l’ora nel cellulare
“OTTO DEL MATTINO?! Georg ma sei pazzo?”
“Ehi
ho dei motivi seri io!”
“Sentiamoli,
questi motivi seri..” Sbuffai, non riuscendo a trattenere un
sorrisino.
“Si
tratta di Ary..” Mormorò..
Quel nome risvegliò dentro me tristi ricordi. Ricordi di lei
che trattava male Tiah, ricordi di me che le soffiavo in faccia parole
orribili, ricordi di Tom che mi aveva promesso che ci avrebbe parlato..
Mi rividi, ferma davanti all’appartamento dei ragazzi con lei
di fronte a me, mi rividi scaricarle addosso cose che non avrei mai
pensato in vita mia di dirle.
Mai avrei immaginato che lei avrebbe avuto determinati dubbi su di me,
sulla nostra amicizia.. Su di noi..
Ma avevo dovuto ricredermi.. Lei non era sicura della nostra amicizia?
Non sapevo rispondermi.. La testa mi diceva una cosa ma il cuore mi
ripeteva l’esatto contrario.
Io e lei eravamo indivisibili.. Impossibile distruggerci. Questa la
consapevolezza più grande.
“Ale,
ci sei ancora?”
“Si..si
scusa Georg, stavo pensando..”
“A
ieri sera?” Mi chiese triste.. Doveva aver sentito la nostra
conversazione, evidentemente. Oppure Ary gliela aveva raccontata.
“Si,
ma lascia stare.. Hai bisogno di me?”
“Beh
ecco... Ieri quando l’ho riaccompagnata a casa è
successa una cosa..” Faticava a parlare, era.. Imbarazzato?
“E..?”
Lo spronai, sperando che si decidesse a spiegarmi.
“Ale,
mi ha detto che mi ama!” Bum. Mi sparò fuori
questa notizia a bomba. All’inizio rimasi un po’
sconcertata, insomma.. Non me lo aspettavo! E brava la mia Ary.. In un
secondo tutti i nostri disaccordi sparirono dalla mia testa, avevo solo
voglia di stringerla forte a me e di dirle che ero fiera di lei.
“E
quindi?” Ridacchiai, non capendo dove volesse arrivare.
“Ale,
forse tu non hai capito. Ary mi ha detto che mi ama!”
Strillò, come se realmente non avessi capito quello che mi
aveva appena detto. Mi aveva presa per scema? Dico io.
“Ti
ho sentito Georg! Solo mi chiedo.. Cosa c’è che
non va?”
“Io..
io, non lo so cosa c’è che non va..”
Mormorò affranto. Ora davvero non capivo.. Che problema
c’era? Ti amo è forse la miglior cosa che ti puoi
sentir dire da qualcuno!
“Tu
la ami, Georg?”
“Se
ti dicessi di no o che non lo so ti direi una cavolata.” Fece
una pausa, facendo un respiro profondo. “La amo anche io Ale,
molto. Ma, non ce la faccio a dirglielo.. Ogni volta che sono
lì lì per farlo mi muoiono le parole in
gola.” Tenero il mio Georg.
So
perfettamente come ti senti amico mio..
“Devi
levartela questa paura Ge.. Lanciati, non pensarci..”
“Lo
so, lo so Ale che mi devo buttare.. Voglio davvero che lei sappia
quello che provo per lei..” Sbuffò, frustrato per
quella situazione che gli metteva un senso di inquietudine addosso.
“E tu e Tom invece?” Mi chiese poco dopo.
“Io
e Tom? Io e Tom cosa?” Chiesi, senza capire.
“Come
va, tra voi? Insomma avete..”
“Si,
si, abbiamo..” Ridacchiai.. “Però mi sa
che sono nella tua stessa situazione adesso.” Confessai,
abbassando lo sguardo, fermandomi a fissare l’orribile
tappetino rosa ai piedi del lavandino, che mia madre adorava come una
reliquia.
“Anche
tu problemi con le dichiarazioni?” Scherzò.
Adoravo il suo modo di smorzare l’atmosfera, in questo
assomigliava particolarmente ad Ary.. Quei due erano fatti
l’uno per l’altra.
“Diciamo
che ho più problemi con i rifiuti.” Sussurrai.
“In
che senso?”
“Insomma,
Tom non è proprio il tipo da dichiarazioni. Se dovessi
spaventarlo? Se lui decidesse che la cosa è troppo seria per
lui, e mi lasciasse?” Tutte le paure che continuavo ad
ignorare, in quel momento stavano quasi per annegarmi, rendendomi
agitata e spaventata. Non volevo che Tom mi lasciasse!
“Ale,
Tom non ti lascerebbe mai.. Di questo puoi starne certa. E sono sicuro,
che anche se non lo ammetterà con facilità, anche
lui prova qualcosa di molto, molto forte per te.”
“Come
fai ad esserne sicuro?” Mi imbronciai.
“E’
uno dei miei migliori amici, ci parlo con lui!”
Strillò divertito.
“Ale!”
Tiah, dall’altra parte della porta, mi stava chiamando.
Evidentemente si era svegliata.
“Ge,
devo andare, ci vediamo nel pomeriggio?”
“Ovviamente,
dopo chiamo Ary! Un bacio, ciao!”
“Ciao!”
Aprii
la porta del bagno, ritrovandomi Martina ad un palmo dal naso.
“Buongiorno bella addormentata!” Ridacchiai
baciandole una guancia.
“Buongiorno!”
Rise lei, abbracciandomi.
Il
rumore del campanello risuonò in tutta la casa. Mi
precipitai al piano di sotto, per evitare che risuonassero svegliando
Edoardo che, visto che io ero rimasta a casa da scuola con Tiah, mamma
non aveva portato dalla nonna come al solito mentre lei lavorava.
Arrivai
alla porta mentre Martina si sedeva sul divano. La aprii ritrovandomi
davanti un Tom smagliante ed una Ary imbarazzata e, lo leggevo nei suoi
occhi, dispiaciuta. Le sorrisi dolcemente, infondo non ce la facevo
proprio a tenerle il muso.
“Piccola
mia!” Strillò Tom travolgendomi con un bacio a
fior di labbra che mi mozzò il fiato.
“Ciao
Tom..” Sussurrai sulla sua bocca, per poi girarmi verso la
mia migliore amica. “Ciao Ary!” Le sorrisi,
vedendola ricambiare rincuorata.
“Ciao
Tiah!” Salutò Tom con la mano.
“Ehi
Tom..” Sorrise lei di rimando.
Vidi
Ary sbuffare alzando gli occhi al cielo e Tom tirarle una gomitata fra
le costole.
“Ahi
stupido!”
“Ti
avevo avvertito! Donna avvisata, mezza salvata!” Disse
risoluto, incrociando le braccia al petto.
Richiusi la porta di casa, che avevo dimenticato aperta, e mi sedetti
sul di fianco seguita da Tom che mi abbracciò per un fianco,
baciandomi il collo.
Ary se ne restò ferma sulla soglia qualche secondo poi,
scuotendo la testa, si accomodò sulla poltrona di fronte a
noi.
“Bene.”
Cominciò. “Direi che devo scusarmi con qualcuno
qui” Mi
sorprese quella sua frase, apprezzavo molto lo sforzo che stava
facendo, anche se dal suo tono di voce potevo intuire che le costasse
non poco.
“Tiah..
“ Richiamò la sua attenzione. Martina
alzò subito lo sguardo su di lei, con occhi curiosi e
sorpresi. “Devo delle scuse a te in primis. So di non essermi
comportata bene con te, e.. Mi dispiace. Solo ti vedevo come una
minaccia.. Ti chiedo scusa, spero si possa ricominciare da
capo.” Abbassò lo sguardo, le ci doveva essere
voluta un immensa fatica ammettere i suoi errori e chiedere scusa. La
conoscevo fin troppo bene.
“Arianna,
io non sono una minaccia per nessuno. Non sono venuta qui con
l’intenzione di portarti via Ale, sono venuta qui con la
speranza di ritrovare una vecchia amica. Niente di più.. Le
tue scuse le accetto molto volentieri, per me non
c’è nessun altro problema da risolvere.”
Sorrise dolcemente. Quel suo sorriso che era in grado di sciogliere
persino un iceberg.
“E
questa è andata!” Esultò Tom, di fianco
a me. Ary lo fulminò con lo sguardo, facendolo ridacchiare
contro la mia spalla. “Prego Ary, continua..”
Continuò poi a prenderla in giro.
“Ale..”
Questo era il mio turno. “Sai che io non dubiterei della
nostra amicizia nemmeno per un secondo. Sei la persona più
importante per me.. La mia era solo paura, folle ed insensata forse, ma
la paura ha prevalso sul buon senso. Mi dispiace se non mi sono
comportata bene, se ti ho fatto del male in qualche modo..”
Nemmeno la lasciai finire di parlare che ero già stretta nel
suo abbraccio.
“Scema
che non sei altro.. Ti voglio un bene dell’anima..”
Sussurrai tra i suoi capelli profumati di cocco.
“Anche
io Ale, anche io..”
“Tutto
è bene quel che finisce bene!”
Batté le mani Tom,
facendoci scoppiare tutti a ridere.
******
“We
wish you a merry Christmas! We wish you a merry Christmas!”
“Ale
piantala!” Strillò Ary portandosi le mani sulle
orecchie, sbarrando gli occhi.
Era
passato un mese dall’arrivo di Martina, e anche Natale era
arrivato. Era la vigilia ed io, mia sorella, Ary, Tiah e Ivan eravamo
nell’appartamento dei Tokio hotel per passare la notte con
loro e festeggiare il venticinque di dicembre insieme.
Ary e
Tiah avevano definitivamente chiarito le loro incomprensioni, e ora
andavano molto d’accordo. Ary aveva abbandonato la folle idea
di venire sostituita. Era anche l’ora! Quella pazza..
Bill si era dichiarato da poco con Martina, forse due settimane e lei
pareva non disdegnare proprio per niente. Erano una bella coppietta
insieme, forse la più mielosa del gruppo.. Tutto un bacio,
un abbraccio, una coccola. Diabetica, ecco.
Mia sorella e Gustav erano sempre più in sintonia,
più profondi. La loro era una storia tenace ed ormai ero
completamente certa che presto il saggio batterista sarebbe diventato
mio cognato a tutti gli effetti.
Ary e Georg erano sempre gli stessi.. La coppietta felice, dolce ma non
troppo, perfetti l’uno per l’altra. Io
l’avevo sempre detto. Alla fine anche Georg era riuscito a
dire quelle due benedette paroline alla nostra Ary.
Ora che avevano preso il via,
arrivavano a ripetersele centinaia di volte al giorno.
Tom si era deciso a chiarire le divergenze con Ivan, ficcandosi in
quella testolina bacata che lui per me era solo un grande amico. Ora
andavano più che d’accordo e la cosa non poteva
farmi che piacere.
Io e Tom.. Ormai eravamo un’unica persona. Sette mesi insieme
e sembrava fosse passata una settimana.. Non mi stancavo mai di lui,
dei suoi baci, delle sue carezze.. Era lui il ragazzo che volevo sempre
al mio fianco.. Tuttavia, il coraggio di esprimermi a fondo ancora non
lo avevo trovato. Sapevo di amarlo, ne ero più che convinta.
Ma avevo una maledetta paura del suo rifiuto..
“Mi
piace questa canzone, e poi è la vigilia, dai!”
Ridacchiai, stringendomi a Tom che era seduto di fianco a me sul
divano, appoggiato alla testiera
con un braccio dietro alla
testa e l’altro intorno alla mia vita.
“Lasciatela
cantare per carità! L’altro giorno a scuola mi ha
tenuto il muso tutta l’ora perché le ho detto di
piantarla!” Mi prese in giro Ivan, seduto di fianco a Bill e
Tiah.
“Non
hai detto proprio così.” Ribattei offesa, portando
il nasino all’insù. “Mi hai detto : Piattola
che non sei altro cuciti quella bocca o ti sgozzo a mani nude!”
Ripetei le sue esatte parole. “Così hai
detto!”
“E
che è? Un macellaio?” Esclamò Gustav,
abbracciato a mia sorella che gli sedeva sulle gambe, facendoci
scoppiare tutti a ridere. Francesca però rimase seria,
accennando solo un sorrisetto nervoso.
“Ragazzi,
io e Gustav vi dovremmo parlare..”
Si agitò in
braccio a Gustav, inquieta.
“Amore
non adesso, dai..” Le sussurrò
all’orecchio lui, cercando di non farsi sentire da noi, ma il
mio udito era ottimo!
“Abbiamo
aspettato fin troppo Gus!” Sibilò lei, sotto gli
sguardi accigliati di tutti i presenti, che non capivano quello scambio
di battute dette sottovoce.
“Allora?”
Alzai un sopracciglio, facendogli capire che noi stavamo aspettando.
“Beh
ecco.. Io e Gustav..” Si alzò in piedi, portandosi
una mano sulla pancia.
“Oh.Mio.Dio.”
Sillabai guardandoli ad occhi sbarrati.
“Siamo
incinti” Ridacchiò Gustav, abbracciandola da
dietro stringendole la mano sul ventre ancora più o meno
piatto e appoggiando il mento sulla sua spalla.
Nella
sala calò il silenzio.
Io e Tom li guardavamo come se avessero le antenne sulla testa e la
pelle verde, non ci potevo credere: sarei diventata zia!
Georg e Ary avevano la mascella che a momenti toccava terra.. Anche Ary
infondo, si sarebbe sentita un po’ zia.
Bill si era fermato con il braccio a mezz’aria e Tiah non
sapeva cosa fare, se dire qualcosa o restare in silenzio.
Ivan sembrava l’unico tranquillo, seduto di fianco alla
poltrona di Gustav, sorrideva rilassato.
“Dite
qualcosa dai!” Sbuffò Francesca roteando gli occhi
al cielo.
“Sono..
FELICISSIMA! ODDIO, ODDIO, ODDIO!!” Scattai in piedi
andandoli a stringere in un unico abbraccio, seguita a ruota da tutti
gli altri che lentamente si alzarono per andarsi a congratulare.
Seguirono baci, abbracci, lacrime, risate.. Tutte per un fagiolino che
riposava ancora nella pancia di mia sorella.
Ancora non ci potevo credere! Zia, sarei diventata zia!
“Sei
felice?” Mi chiese Tom abbracciandomi, una volta in camera da
letto.
Le ragazze quella notte avrebbero dormito tutte con i rispettivi
ragazzi, mentre Ivan era dovuto tornare a casa per un imprevisto con la
madre.
“E me lo chiedi? Mi sembra un sogno.. Sarò una zia
giovane!” Saltellai sul posto per poi abbracciarlo di slancio.
Eravamo entrambi in intimo, ma ormai la vergogna e
l’imbarazzo iniziali erano passati, adesso io e Tom eravamo
più intimi e meno riservati.
Mi infilai sotto il piumino caldo, facendogli segno di raggiungermi.
“Aspetta,
devo prendere una cosa.” Lo vidi trafficare nel cassetto
della sua scrivania, per poi venire verso di me con una scatolina in
mano su cui era incollato un fiocco rosso.
“Preferisco
che il mio regalo di Natale tu lo apra ora, che ci siamo solo io e
te”
Sorrisi felice, prendendo la scatola dalle sue mani e aprendola
delicatamente, quasi avessi paura che si potesse rompere ad una stretta
appena più forte.
Quando vidi il contenuto, istintivamente mi portai una mano alla bocca.
Lo guardai con gli occhi lucidi per l’emozione: mai mi sarei
aspettata un gesto così bello da lui, mai.
Dentro alla scatolina c’era un semplice anellino in argento,
con incisa la nostra
data: il 20 giugno 2009.
“Tom..”
La mia voce era strozzata, ma davvero.. Troppe emozioni in poco tempo!
“Così
quando la gente ti guarda. Quando i ragazzi
ti guardano” Precisò facendo una smorfia. “Sapranno
che sei mia.” Lo disse con una serietà quasi
paurosa, guardandomi dritto negli occhi intensamente. Poi prese
l’anello dalla scatola che avevo ancora in mano e me lo
infilò all’anulare destro.
Solo poco dopo, notai che c’era un secondo anello, identico
al primo. Quello era il suo.
Glielo feci indossare, guardandolo assorta.
Gli
allacciai le braccia intorno al collo baciandolo con trasporto,
lasciando cadere la scatolina per terra, e trascinandolo con me sotto
le coperte, al caldo.
Sovrastandomi, si mise sopra di me, guardandomi fisso negli occhi.
“Sei
bellissima..” Sussurrò con lo sguardo perso,
nemmeno fossi chissà chi!
“E
io ti..ti..” Deglutii, prendendo coraggio.. “Ti
ringrazio, anche tu sei bellissimo.” Sospirai, un altro
tentativo andato in fumo.
Aveva capito, aveva sicuramente capito che c’era qualcosa che
non andava, ma fece finta di niente sorridendomi e baciandomi in
fronte, passando poi alla bocca, mentre con le mani mi slacciava
l’attaccatura del reggiseno.
Un’altra
notte passata a fare l’amore con lui, a stringergli la
schiena mentre il suo corpo aderiva perfettamente al mio, diventando un
pezzo unico.
Le sue mani mi percorrevano ogni millimetro di pelle, ormai credevo
conoscesse a memoria ogni particolare di me.
Mi baciò la clavicola, accarezzandomi il viso leggermente
sudato e arrossato, affondando una mano nei miei capelli leggermente
mossi.
Finché assieme arrivammo all’apice e allora lui,
soddisfatto, appoggiò il viso sul mio seno stringendomi i
fianchi.
“Ti
ho già detto quanto ti amo?” Mi bloccai
immediatamente congelata sul posto, smisi di accarezzare i capelli di
Tom, rimanendo con la mano a mezz’aria e un nodo alla gola.
Avevo sentito bene? Certo che avevo sentito! Mi aveva detto che mi
amava, me lo aveva detto!
Non potevo credere alle mie orecchie.. Eppure era realmente
così.
Troppo,
tutto in una sera..
“No..”
Riuscii solo a mormorare.
“Beh..”
Alzò il viso per guardarmi negli occhi, che si erano colmati
di lacrime “Ti amo..” Sussurrò.
Non
riuscii a trattenermi oltre, lasciai che e lacrime mi scivolassero via,
graffiandomi le guancie ancora leggermente rosse.
“Ehi
non piangere.. Guarda che ritiro tutto!” Scherzò,
tirandosi a sedere, per guardarmi faccia a faccia e asciugandomi le
lacrime con i pollici.
“Tom..
Oddio.. E’ così tanto tempo che io cerco di
dirtelo! Ma avevo paura che tu ti spaventassi e mi lasciassi!”
“Che,
non l’avevo capito? Ogni volta ti bloccavi con i tuoi
– io ti..ti..ti..- sembravi un disco rotto!”
Ridacchiò, lasciandomi a bocca aperta. “E
comunque, scema, come ti è passato per la testa che io ti
potessi lasciare?”
“Non
lo so Tom, solo che io..ti..”
“Non
ricominciare ti prego..” Sbuffò divertito.
“Ti
amo” Tirai su col naso, tanto per rendere più
romantica la scena, e mi asciugai gli occhi con un angolo di coperta.
“Piccola
mia..” Mi sorrise abbracciandomi e riportandomi con lui sotto
alla trapunta.
Mi accoccolai contro il suo corpo nudo e caldo e gli avvolsi le braccia
intorno alla vita, mentre lui mi accarezzava la schiena e i fianchi.
Gli baciai la punta del naso, augurandogli la buonanotte, e mi
addormentai poco dopo, con un grande sorriso sulle labbra e un peso in
meno nel cuore.
***
Ta-dàààn!
Vi è piaciuto? *____*
Succedono un sacco di cose in questo capitolo, è proprio
pieno pienissimo! Speriamo di non avervi confuse troppo XD
Dunque, non abbiamo potuto fare a meno di notare che molte di voi sono
sparite. ): PUF, nel nulla. Ma dove sieeete , che ci mancate un sacco!
Per ora ringraziamo le tre ragazze che
hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero :
Jiada95
: Povera Tiah, hai ragione. Fortunatamente però si
è sistemato tutto :] E anche con Bill è andato
tutto benissimo, ora stanno insieme! *_* Un baio e grazie!
Tokietta86
: Tiah era molto triste, sì.. ma basta parlare per risolvere
le cose, alla fine lo ha capito anche quella scema di Ary! XD Eh si,
lei e Georg alla fine sono riusciti a dichiararsi il loro eterno e
smisurato amore u.u xD
E,
come vedi, Ale e Tom non sono stati da meno!
Ti ringraziamo di cuore per
il tuo commento. Un abbraccio e alla prossima!
Ardesia
Nera : Grazie mille per la tua
doppia recensione xD Vuol dire che il capitolo ti è piaciuto
di più XD Alla prossima!
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Capitolo 40 *** Famiglia ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/504665.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 41 *** Qualcosa di strano ***
QUARANTUNESIMO
CAPITOLO (ALE) -
Qualcosa di strano
Marzo.
Erano passati tre mesi dal giorno di Natale, anche se mi sembrava
fossero trascorsi solo pochi giorni.
I rapporti tra me e i ragazzi
erano sempre gli stessi, non erano cambiate molte cose. Solo il
pancione da cinque mesi e mezzo di mia sorella e l’euforia di
Gustav. In più una new entry, Helen, ragazza di Ivan da
più di due mesi. Adoravo quella ragazza! Era di una dolcezza
smisurata.
Bill e Tiah erano sempre più innamorati l’uno
dell’altra, facendomi rischiarmi le carie per le loro
sdolcinerie!
Ary e Georg sembravano ormai marito e moglie, il loro era un rapporto
intimo e profondo.. Li adoravo!
Io e
Tom invece.. Dio quanto lo amavo. E la cosa più spettacolare
e magnifica era la consapevolezza di essere ricambiata
incondizionatamente! Sentirsi amata da qualcuno era forse la cosa
migliore che potesse capitarmi.
Anche se, negli ultimi giorni, avevo notato un cambiamento nel suo
comportamento. Era sempre nervoso e agitato, spesso scattava per un
nonnulla.. Ma non ci davo molto peso, dopo poco ritornava tutto normale.
La cosa che mi faceva più riflettere, era che anche Ary
aveva riscontrato questo cambiamento radicale in Georg. Che fosse
solamente una coincidenza?
“Alex,
basta. Smettila!” Sussurrò Ivan al mio fianco. Era
l’ora di disegno tecnico, io e Ivan eravamo compagni di
banco, ovviamente. Il nostro rapporto nel corso del tempo si era sempre
più solidificato.. Era il mio migliore amico e anche Tom era
riuscito ad accettarlo finalmente. Già da un po’
di tempo tra loro non c’erano più battibecchi
stupidi e, soprattutto, Ivan aveva smesso di fare le solite battutine
solo per irritarlo.
“Di
fare cosa?” Gli chiesi sotto voce girandomi appena verso di
lui, per evitare che il signor Koch ci riprendesse.
“Ma
che ne so! E’ tutta l’ora che sei girata verso la
finestra a guardare fuori, con quell’aria malinconica negli
occhi. Mi sembri Anna Frank!” Sbottò, incrociando
le braccia al petto e sbuffando.
“Signor
Wolf e signorina Simeoni, avete qualcosa da dire?”
L’ometto basso e tarchiato, con i capelli bianchi e un filo
di barba del medesimo colore, si era materializzato davanti al nostro
banco. Ma come faceva?
“Nossignore!”Esclamai
portandomi la mano sulla fronte a mo’ di marinaio.
“Faccia
poco la spiritosa Simeoni, la salvano solo i suoi ottimi
voti.” Sibilò lapidario, per poi tornare davanti
alla lavagna.
“E
comunque non sono malinconica. Pensavo e basta!” Sussurrai
poi a Ivan, quando fui sicura che il signor Koch non avesse
più potuto vederci né sentirci.
“Si,
certo. Vuoi sapere la verità? Mi deprimi. Ecco si, tu mi
deprimi.” Sbuffò alzando gli occhi al cielo, ma io
non potei trattenere un sorrisino. Era adorabile quando faceva
così!
“E
va bene, senti qua! Oggi pomeriggio Dave ha una partita di campionato
ci venite tu ed Helen?”
“Si,
Georg mi aveva già accennato qualcosa. Ci saremo!”
“Perfetto!”
Gli sorrisi smagliante, guardandolo con affetto.
“Ecco,
è così che ti voglio!”
Sussurrò divertito, pizzicandomi il fianco.
“Adesso
basta! Wolf, Simeoni, DAL PRESIDE!”
“Per
fortuna che quell’uomo è un pezzo di
pane!” Sussurrai appena uscita dalla presidenza.
“Non
ci ha nemmeno messo la nota di demerito!” Continuò
Ivan ridacchiando.
Ci
stavamo dirigendo sul retro, dove lui aveva parcheggiato la sua moto
quella mattina. Avevamo appuntamento con i ragazzi al loro
appartamento, per pranzare tutti insieme, poi saremmo andati al campo
di calcio. Helen era già con loro.
“Oggi
tornano Gustav e mia sorella!” Esclamai battendo le mani,
mentre lui montava sulla moto passandomi il casco che io presi al volo.
I due erano andati una settimana a Las Vegas, in vacanza. Magari quella
poteva essere una “pre” luna di miele?
“Finalmente,
giusto in tempo per la partita. Verranno anche loro, vero?”
“Ovviamente!”
Esclamai salendo sul sellino e stringendomi appena a lui.
La moto partì con un rombo e, il tempo di sbattere le
ciglia, eravamo già arrivati.
“Quel
tuo coso è troppo veloce!” Decretai,
una volta arrivati davanti al
portone del condominio.
“Ah
poche storie, intanto ti scorrazzo dappertutto!” Ridacchiai,
era vero, non potevo replicare.
“Tra
poco avrò la patente, non ti preoccupare!” A breve
avrei dovuto sostenere l’esame pratico per la patente. La
teoria l’avevo già superata fortunatamente!
Suonai al citofono, aspettando che qualcuno si degnasse di venire a
rispondere. Non arrivava nessuno, stavo per prendere il cellulare e
chiamare Ary ma..
“Parola
d’ordine!” La voce gracchiante di Tom mi fece
rimettere il telefono in tasca.
“Dai
Tom..” Sbuffai.
“Parola
d’ordine.” Ripeté lui, come una
macchinetta. Una fastidiosa macchinetta, oserei aggiungere.
“E
digli sta parola d’ordine Alex, ti prego! Ho fame!”
Strillò Ivan
“Tom è il più figo
dell’universo” Sbuffai nuovamente, roteando gli
occhi al cielo. Perché proprio io dovevo trovarmi il ragazzo
idiota?
“E..”
“E
tutte lo vogliono” Finii “Ma solo io lo
ho!” Aggiunsi facendogli una linguaccia attraverso la
telecamera.
“L’ultima
parte mi è piaciuta, me la devo scrivere, sarà la
parte finale della parola d’ordine!”
“Si
perfetto, ora ci fai entrare?” Sentii l’eco della
sua risata nel citofono, seguito da un clock, e il portone si
aprì. Schizzai su per le scale, seguita a ruota da Ivan che
non vedeva l’ora di riabbracciare la sua Helen.
Arrivata in cima, notai che la porta d’entrata era socchiusa,
la aprii facendo la mia entrata trionfante con lo sguardo fiero.
“Tom!”
Urlai, vedendolo fare capolino dal salotto.
“Ciao piccola!” Mi salutò con la mano,
preparandosi a prendermi al volo, infatti poco dopo gli saltai in
braccio e lui mi sollevo da terra girando su se stesso. Sembravamo due
bambini.
Non appena toccai di nuovo il pavimento gli presi il viso tra le mani,
attirandolo a me in un bacio profondo. Ma quel giorno c’era
qualcosa che non andava, era più rigido, e non capivo il
motivo.
“Scusate,
non vorrei interrompervi ma.. Helen?” Ci chiese Ivan,
facendoci sorridere.
“Ah,
amico.” Tom si scostò di poco da me, per poterlo
guardare in faccia. Era di una serietà spaventosa, tanto che
cominciai a preoccuparmi. “Lei.. c’è un
problema.” Deglutì.
“Tom,
cosa è successo?” Ivan aveva sbarrato gli occhi,
cominciando a tremare impercettibilmente.
Seguì
un silenzio assordante, rotto solo dai nostri respiri. Io guardavo Tom
e Ivan a rotazione, non sapevo quello che stava succedendo.
“Ha
il ciclo, mi spiace per stanotte!” Scoppiò a
ridere Tom, mentre il viso pietrificato di Ivan si rilassava.
“Fanculo!”
Cominciò a ridere anche lui, prendendo amichevolmente a
pugni il mio ragazzo, mentre Ary Helen e Tiah facevano il loro ingresso
in salotto.
“Ragazze!”
Esclamai, mentre gli altri due si picchiavano, andando loro incontro e
stringendole in un unico abbraccio. Helen, insieme a me, era la
più piccola. Aveva diciotto anni anche lei, eravamo le
bambine della casa.
“Come
stai?” Mi chiese Ary
“Molto
bene, a parte il fatto che io e Ivan siamo finiti dal
preside.” Sbuffai facendo ridere Tiah.
“Ivan
sei finito dal preside?” Strillò Helen con un
sorriso.
“Ciao
amore!” La salutò lui andandole incontro e
abbracciandola.
Questa
era la mia seconda, piccola famiglia.
***
“Insomma
e’ stato fantastico!” Esclamò Francesca
seduta sul divano di fianco a Gustav, che le accarezzava dolcemente il
pancione di sei mesi, quasi.
Erano arrivati da poco più di un’ora e dopo i
saluti e i vari regali avevamo pranzato tutti insieme.
Ora ci eravamo accomodati in salotto: eravamo la metà di
mille ormai! Io, Tom, Ary, Georg, Tiah, Bill, Helen, Ivan e per finire
Francesca e Gustav.
“E
la mia nipotina come sta?” Le posai le mani sulla pancia
ridacchiando. Mamma quando aveva saputo che mia sorella era incinta si
era quasi strozzata con quello che stava mangiando. Dopo lo shock
iniziale aveva cominciato a strillare che sarebbe diventata nonna, era
al settimo cielo!
Io e Tom avevamo assistito alla scena divertiti, tranne quando lei si
era girata verso di lui con sguardo omicida e gli aveva detto
“Voi aspettate come minimo dieci anni!” Per poi
lasciarsi andare ad una risata. Le stava molto simpatico Tom, adorava
tutti i ragazzi. Ormai glieli avevo presentati da un po’.
“La
tua nipotina, sarà un nipotino Ale..”
Sussurrò Gustav, lasciandomi a bocca aperta.
“Sapete..
avete saputo il sesso?” Domandò Bill con un
sorriso che andava da una parte all’altra e Tiah di fianco a
lui.
“Si,
prima di partire, ma volevamo dirvelo al ritorno.”
Ridacchiò mia sorella, girandosi a guardare Gustav
innamorata, trovando il suo sguardo ricambiato.
“Come
lo chiamerete?” Chiese Ary.. Io ero ancora senza parole.
“Jacob..
Pensiamo Jacob” Sorrise lui.
“Jacob,
il mio nipotino si chiamerà.. Jacob” Avevo le
lacrime agli occhi, quella era un’emozione troppo grande.
Sentii la mano di Tom sfiorarmi il braccio sorridendomi e posandomi un
bacio sulla testa.
***
“Siete
tutti pronti?” Domandò Georg aprendo la porta di
casa.
Eravamo tutti pronti per andare al campo di calcio, dove ci aspettavano
i genitori di Ary, per vedere la prima partita di campionato di Davide.
“Con
me vengono Ary, Gustav e Fra!” Alzò la mano.
“Con
me Ale, Bill e Tiah.” Alzò la mano Tom,
stringendomi con l’altra vicino a lui.
“Io
e Helen vi seguiamo in moto” Esclamò Ivan
abbracciando la sua ragazza.
Una
volta in macchina ero emozionatissima, non riuscivo a stare ferma sul
sedile. Era tanto tempo che non vedevo Dave giocare e mi divertivo
sempre come una matta, poi lui era sempre stato il più bravo
della sua squadra!
“Stai
calma Ale, guarda.. Siamo arrivati” Ridacchiò
Tiah, vedendomi così su di giri.
“Parcheggia
vicino Tom, non ho voglia di camminare” Esclamò
Bill, facendo capolino tra i due sedili anteriori.
“Sei
peggio di una femmina Bill!” Ridacchiò il mio
ragazzo, mentre il fratello si imbronciava come un bambino.
“Non
prendertela Billie.. Sai com’è fatto !”
Gli sussurrai strizzandogli l’occhio.
Una
volta scesi dalla macchina il gruppetto si riunì e marciammo
verso gli spalti, dove cominciai ad intravedere il signor e la signora
Winnecke. Avevo scoperto, con immenso piacere, che i due dopo
l’uscita di Alessandra dalla clinica avevano deciso di
rimettersi insieme.
“Ale..
Ti dovrei parlare” Si avvicinò a me Ary
prendendomi a braccetto, approfittando del fatto che i nostri
rispettivi ragazzi stavano parlottando tra di loro.
“Riguardo
a?” Le sorrisi.
“Georg.”
Sospirò, corrucciando il labbro inferiore.
“Anche
io avrei qualcosa da dirti riguardo a Tom, ma forse è meglio
aspettare di essere a casa mia. Non vorrei che ci sentissero, sai poi
loro due come sono fatti.” Sospirai alzando gli occhi al
cielo.
“Certo,
va bene!” Il suo viso tornò solare e le posai uno
schioccante bacio sulla guancia.
“Ora
godiamoci la partita!” Esclamai portando le braccia al cielo.
Sulle
gradinate salutai i genitori di Ary e mi sedetti vicino ad Ary e vicino
a Tom, mentre il resto della banda si accomodò sulla
gradinata appena sotto la nostra.
Stavamo
aspettando già da una ventina di minuti, eravamo vicinissimi
al campo, si poteva vedere benissimo, quando ad un certo punto vedemmo
la squadra fare il suo ingresso.
Dave era l’ultimo della fila. Per
forza, il più forte è sempre l’ultimo a
uscire.. Ridacchiai nella mia
testa.
“Vai
Davide!” Urlai, portando le mani ai lati della bocca per far
si che il suono si espandesse.
“Quello
è mio fratello! Il numero nove è il mio
fratellino!” Strillò Ary alzandosi in piedi.
Davide si girò verso di lei rosso di vergogna e la
fulminò con uno sguardo alla.. “Ma ti
pare?!” Al che Ary si risedette al mio fianco ridacchiando e
stringendosi di più a Georg.
Vidi il bassista però scambiare uno strano sguardo con Tom,
a cui ero abbracciata.
Non capii quello scambio d’occhiate, non lo capii proprio..
Ma non ebbi nemmeno
il tempo di pensarci che sentii un boato e tutta la folla alzarsi in
piedi esultante.
Dave aveva fatto il suo primo goal a dieci minuti dall’inizio!
“Davide!
Davide! Davide!” Cominciammo in coro ad acclamarlo.
Lo vidi indicare una ragazza poco più in basso di noi e
urlarle che il goal era per lei. Seguii
la traiettoria del suo
sguardo e notai, non lontanta, una ragazzetta bassa e magrolina con una
lunga chioma biondo platino. Sembrava Jasmin.
Subito la odiai, aveva risvegliato in me fastidiosi ricordi. Anche Ary
la stava guardando con una smorfia di disprezzo in faccia.
***
Al
secondo tempo della partita Tom e Georg avevano fatto scambio di posto
con me ed Ary, dovevano parlare di qualcosa, avevano detto.
Io e la mia migliore amica stavamo seguendo interessate la partita.
Avevo la testa di Bill appoggiata alle mie gambe e Tiah con la testa
sulla sua spalla. A loro non piaceva particolarmente il calcio mentre
io e Ary lo adoravamo.
Gustav e mia sorella erano tornati in appartamento, scusandosi con
tutti, perché Francesca non si sentiva bene e il bambino
scalciava parecchio.
Ivan ed Helen, invece, erano seduti di fianco a Bill ma stavano facendo
tutto, tranne seguire la partita di calcio.
“Ma
che avranno di così importante da dirsi? E’
mezz’ora che non fanno altro che discutere a bassa
voce!” Sussurrò al mio orecchio Ary. Mi voltai
verso i ragazzi e notai che, in effetti, parlavano fitto fitto
ininterrottamente.
“Non
lo so, ma non mi piace questa storia.”
“Ma
che avete da raccontarvi voi due?!” Sbottò Ary,
guardandoli truce.
“Niente!!”
Esclamarono all’unisono alzando le mano davanti al petto.
Sembravano due bambini colti in flagrante dalla mamma a combinare un
malanno.
“E
allora smettetela di parlottare come due ladri!” Borbottai
irritata, incrociando le braccia al petto.
Erano parecchi giorni che riscontravo un diverso atteggiamento di Tom,
ma ogni volta mi lasciavo convincere che fosse solo nervoso per i fatti
suoi.. Poi ogni volta che il mio sguardo si posava sulle fedine, tutto
tornava regolare e tranquillo.
Mi
sentii avvolgere le spalle e quando mi girai mi ritrovai il viso
di Tom vicino al mio, aveva
un sorriso nervoso in faccia.
“Non
ti sforzare” Farfugliai.
“Cosa?”
“Niente,
niente..” Agitai per aria la mano, con nonchalance.
C’era
qualcosa che non sapevo, qualcosa che mi teneva nascosto.. E questo mi
faceva andare fuori di testa.
***
Buongiorno
a tutti! ^__^
E’ domenica pomeriggio
e ho appena finito di mangiare. Sono piena come un uovo, davvero u.u
Cooomunque! Abbiamo fatto un bel salto temporale,
no? Siamo passati da dicembre
a marzo, ma ci voleva! Avete assistito ad una partita di Dave, non
siete felici? *Q*
Come avete potuto leggere, Georg e Tom stanno tramando qualcosa.
Notizie buone o notizie cattive? Voi che dite? Lo scoprirete nella
prossima puntata! XD
Ora
passiamo ai ringraziamenti individuali. Ve lo devo confessare,
è parecchio deprimente ringraziare solo due persone .__. Ma
dove siete finite tutte quante? :’(
Tokietta86 :
Buongiornooo ^___^
Siamo felici che ti sia piaciuto il capitolo precedente, è
stato un modo per delineare bene il concetto di
“famiglia” che si è creato tra i nostri
personaggi :]
Ary e Georg stanno diventando una coppia smielosa e Ale e Tom, bah..
chi lo avrebbe mai detto? xD
In questo capitolo però c’è qualcosa di
strano, secondo te buone o cattive notizie? U.u Alla prossima! Un
abbraccio!
Ardesia
Nera :
Bill rimarrà sempre il piccolo, infantile, dolcioso Bill xD
E’ abbastanza da lui alzarsi nel cuore della notte per
sbirciare i regali, no? XDD Le coppie Georg/Ary e Tom/Ale le adoriamo
*Q* E siamo felici se piacciono anche a voi!
Speriamo che ti sia piaciuto anche il capitolo che hai appena letto,
che è una specie di “introduzione” ai
prossimi capitoli. ^__^ Un bacio, alla prossima!
Un
bacio anche a tutte le persone che leggono senza recensire e a tutte le
lettrici/recensitrici che abbiamo perso per strada. Ma dove sieteee?
ç___ç
Ale&Ary
|
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Capitolo 42 *** Tutto ha un inizio... e una fine ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/507429.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
|
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Capitolo 43 *** Niente dura per sempre ***
QUARANTATREESIMO
CAPITOLO (
ALE ) Niente dura per sempre
Strano.
Molto, molto strano. Georg aveva telefonato ad Ary chiedendo di vedersi
nel bar del centro. Tom invece mi aveva appena mandato un messaggio,
voleva passare da me perché doveva parlarmi di una cosa. Una
cosa. Aveva detto proprio cosi : “Una cosa”. Non lo
sopportavo quando era così criptico.
Diedi
un occhiata all’ora, guardando l’orologio che
c’era appeso sulla parete della cucina: Le quattro e un
quarto. Ary sicuramente aveva già parlato con Georg. Forse
era meglio che le mandassi un messaggio: mi sembrava troppo una
coincidenza questa.
Ciao
Ary, anche Tom mi ha detto che deve parlarmi. Dovrebbe arrivare qui a
momenti. Secondo te è una coincidenza? Comunque,
com’è andata con Georg?
Mi
infilai il cellulare in tasca e appoggiai le braccia conserte sul
tavolo, la mia testa sopra. Ero agitatissima. Odiavo non sapere le
cose, e Tom lo sapeva benissimo. Perché mi teneva
così sulle spine? Forse perché doveva parlarmi di
qualcosa di serio, di grave.. Oddio non ne avevo idea! Mi stavo
arrovellando il cervello da più di mezz’ora, da
quando mi aveva avvisato che passava da me. Non volevo piangere, non ne
avevo il motivo.. Ma quell’ansia mi schiacciava e avevo paura
di quello che mi stava aspettando. Tirai su col naso e mi strofinai gli
occhi con la manica della mia enorme felpa. Non mi piaceva stare sotto
pressione!
Il
campanello suonò e la porta d’entrata mi
sembrò più lontana del solito. Con passi lenti e
strascicati mi avvicinai, tirando giù la maniglia e
trovandomi Tom davanti al naso. Era stranamente più bello
del solito con quel cappellino di lana nero in testa. Ma il suo viso
era rigido, quasi freddo. E la cosa non fece altro che mandarmi, se
possibile, ancora più in agitazione.
Mi
feci da parte e lo invitai ad entrare facendolo accomodare sul divano
del mio salotto, che ormai conosceva a memoria. Non mi aveva dato il
solito bacio a fiordilabbra. Pessimo segno.
Con
un rapido gesto della mano mi invitò a sedermi di fianco a
lui, lo ascoltai senza fiatare. Non si decideva a parlare e la cosa mi
irritò parecchio. Se era venuto fino a li per dirmi
qualcosa, perché se ne stava zitto?
“Tom,
è successo qualcosa?” Spezzai quel silenzio
imbarazzante con la prima domanda che mi venne in mente.
“Come
stai, Ale?” Ma, perché sviava
l’argomento? Era il motivo per cui lui ora era li davanti a
me, perché evitarlo?
“Io..
Io sto bene, e tu?” Mi sentii così sciocca.
“Bene.”
Non reggevo più, quella conversazione stava prendendo una
piega assurda! Si grattò la nuca con la mano sinistra, il
suo sguardo restava impassibile. Non un sorriso, neppure appena
accennato. Niente di niente. Cominciai a preoccuparmi davvero.
C’era
qualcosa, qualcosa che non mi voleva dire, forse per paura. Non lo so.
Ma doveva vuotare il sacco, o mi sarei molto alterata.
Non
facevo altro che torturarmi le dita delle mani, contorcendole tra di
loro. Stavo sudando freddo, e la mia gola cominciava a diventare secca.
“
Ale,devo parlarti di una cosa” Finalmente, sentivo che sarei
scoppiata di li a pochi minuti se non si fosse deciso a cominciare il
suo discorso.
“Questo
lo avevo capito, me lo hai detto anche prima.”
“Si
beh, ecco.. Non è facile.” Abbassò lo
sguardo a terra, gli stavano sudando le mani e cercava di non darmi a
vedere l’agitazione che, ne ero sicura, devastava anche lui.
“Prova..”
Cercai il suo sguardo ma niente. Fuggiva dal mio e non sapere il motivo
mi faceva impazzire.
“Sono
sempre stato diretto. Lo sarò anche questa volta.”
Fece una piccola pausa prendendo un respiro profondo. “ Tra
una settimana partiamo”
Fu
peggio di una secchiata d’acqua gelida. Avevo sempre ammirato
la sua schiettezza, ma quella volta no. Quella volta la odiai. Avrei
preferito che mi preparasse prima di darmi quella dolorosa notizia.
Mi
feci forza, quella poca che mi rimaneva in corpo.
“Quanto..
quanto durerà il vostro tour?” Chiesi con voce
tremula. Anche respirare mi era difficile ormai. Sapevo che quel
momento sarebbe inevitabilmente arrivato, prima o poi. Infondo erano
delle rockstar! Solo.. Non credevo sarebbe arrivato così
presto e, soprattutto, non immaginavo avrebbe fatto tanto male.
“Non
lo abbiamo ancora stabilito precisamente. Ma non staremo via meno di
quattro mesi.” Un colpo, dritto nello stomaco. Quattro mesi?
Era troppo.. troppo tempo. Non avrei resistito così tanto
lontana da lui.
“Stai
scherzando?” Cretina.
E’ ovvio che non sta scherzando.
“Mi
piacerebbe che fosse così. Ma no, non è uno
scherzo.” Stava per dire qualcos’altro, me ne
accorsi. Ma si bloccò. Perché?
“C’è
dell’altro, vero?” Sospirai chiudendo gli occhi,
non sicura di voler sentire altre parole uscire dalla sua bocca
perfetta.
“Si
Ale, c’è dell’altro” Aprii
lentamente le palpebre e percorsi il suo viso stupendo. Gli occhi, quei
meravigliosi occhi nocciola, in cui mi perdevo sempre più
spesso, il suo naso che sembrava scolpito e le labbra.. Quelle
magnifiche labbra carnose che non mi sarei mai stancata di baciare.
Lo
guardai fissa e lo spronai ad andare avanti.
“Quattro
mesi sono troppo tempo Ale. Io non sono in grado di mantenere una
relazione a distanza, non sono il tipo capisci?” No,
non capisco. “Non sono
sicuro di prometterti la mia fedeltà. Non voglio prometterti
niente se non ho la certezza che poi queste promesse verranno
mantenute. Cerca di capire, ti prego. Tu non sei una delle tante, non
voglio che tu soffra inutilmente.” Finì il suo
monologo.
“Tu
butti nel cesso nove mesi insieme?” Sibilai, guardandolo con
occhi iniettati di disprezzo.
Ero
inerme,
davanti a lui, con lo sguardo fisso sulle mie scarpe e il fiato corto.
Non potevo credere che stesse succedendo veramente, non ci volevo
nemmeno pensare. Nove mesi all’aria. Non erano contati niente
per lui? Non era contato niente tutto quello che avevamo passato
insieme?
Il
silenzio nella stanza era assordante, quasi fastidioso. Rimbombava
nelle pareti e non faceva altro che risottolineare quello che stava
accadendo, quello che inevitabilmente si stava distruggendo tra di noi.
“Mi
dispiace Ale, mi dispiace davvero.” Ale..
Non più piccola. Mai più piccola.
“ E’ stata una decisione difficile, sia per me che
per Georg. Ma è giusto così. Non possiamo
rischiare di far soffrire te ed Ary, non ce lo perdoneremmo
mai.”
Ary.
Il mio pensiero volò dritto a lei. Avevo ascoltato
attentamente le parole di Tom, aveva detto “Sia per me che
per Georg”.
Ciò voleva dire
soltanto una cosa : che questo discorso era stato fatto a me, come era
stato fatto ad Ary poco prima. Anche lei era stata scaricata. Non ci
volevo credere, le nostre vite perfette ci si stavano ritorcendo
contro. Niente dura per
sempre, ora colgo alla perfezione il significato di questa frase.
“Mi
dispiace” Mi ripeté abbassando il viso a guardarsi
le scarpe che, evidentemente, trovava molto più interessanti
di me. “Non è colpa tua Ale, non pensare per
nemmeno un istante che sia tu la causa di tutto questo.
Perché tu mi ha dato tanto, anche se non lo meritavo. Io ti
amo! Ma è il tuo amore che non merito, scusami..”
“E
non dico che hai sbagliato in qualche cosa
perchè tu mi hai dato tutto quel che hai
e già so che piangerai e che piangerò
ma che poi ti cercherò dovunque andrai”
“Vorrei
crederti..” Fu un sussurro quasi strozzato il mio, mentre
tentavo di trattenere quelle lacrime che minacciavano di sgorgare dai
miei occhi nel giro di qualche secondo.
“Tu
devi
credermi Ale!” Suonò quasi come una supplica, ma
non mi importava. Non avevo più voglia di sentire niente in
quel momento. Non lo volevo più stare ad ascoltare,
desideravo solo che sparisse. Avevo bisogno della mia migliore amica,
di nessun’altro.
“Ti
prego vattene..” Mormorai accompagnandolo alla porta. Non
aveva diritto di replica, lui aveva lasciato me, non poteva permettersi
di protestare. Infatti lo vidi abbassare per l’ennesima volta
il capo e avvicinarsi all’uscio.
“Mi
mancherai Ale, mi mancherai tantissimo. Non volevo farti soffrire, te
lo giuro. Spero tu
possa trovare qualcuno che ti
meriti più di quanto ti merito io. Sono uno coglione, lo so.
Uno stronzo. E non meritavo nemmeno un po’
dell’amore che mi hai dato ma..”
“Esci.”
Lo spinsi quasi fuori dalla porta con le lacrime agli occhi, non volevo
mi vedesse mentre piangevo, non volevo che mi vedesse debole e fragile.
Lui
mi ascoltò e si richiuse la porta alle spalle. Mentre io
cercai di chiudere il mio cuore.
“Sparirò
contaci
non saprai più dove sono
capirai che con me
non potevi andar lontano
e saprai dar di più
trova un uomo che sia buono
e che ti ami più di me
anche se io credo sia impossibile...”
Mi
accasciai a terra, con la schiena rivolta alla porta e scoppiai. Non ce
la feci a trattenermi oltre, lasciai che quelle lacrime amare
scivolassero veloci segnandomi il viso. Pianto è sintomo di
debole. E forse, è
quello che sono. In fondo.
I
singhiozzi mi scuotevano prepotentemente, e io non potevo fare proprio
nulla per fermarli, le mani non facevano che tremare, persino
asciugarmi gli occhi mi riusciva complicato. Volevo solo che Ary fosse
li con me. Lei sarebbe riuscita a calmarmi con pochi gesti e semplici
parole.
Qualcuno
doveva esserci lassù, perché il mio desiderio
sembrò essere esaudito.
Sentii
la voce della mia migliore amica chiamarmi a gran voce e bussare
insistentemente alla porta. Con uno scatto mi tirai in piedi a aprii la
porta. Non le lasciai nemmeno il tempo di dire niente che ero
già tra le sue braccia rassicuranti, sfogando il mio dolore
e lasciandomi andare, sapendo che lei non mi avrebbe mai giudicata. Lei
non piangeva, era distrutta. Lo vedevo e lo avvertivo. Ma non piangeva.
Ero orgogliosa di lei, era forte anche se non sembrava. Era
più forte di me.
“Ale..”
Sussurrò tra i miei capelli tentando di tranquillizzarmi.
“Ary..
Ary oddio. Non può essere. Voglio svegliarmi!”
Pronunciavo frasi sconnesse,
ma in quel momento il mio cervello era scollegato dalla mia bocca, non
sapevo quello che dicevo.
Lentamente
Ary mi prese per mano e mi portò in camera mia, facendomi
distendere sul mio letto e sdraiandosi di fianco a me. Mi rannicchiai
contro di lei continuando a consumare il mio pianto silenzioso, che
faceva male. Male da morire.
Lei
stava zitta, e la ringraziai mentalmente per questo. Sapeva quando
c’era bisogno di parlare, e quando invece tacere era la
soluzione migliore. Mi capisci
al volo amica mia. E ti ringrazio. Ti ringrazio perché sei
nella mia stessa situazione.. Ma preferisci ascoltare in silenzio il
mio dolore, accantonando il tuo. Ricambierò, stanne certa.
Ti starò vicina come tu stai facendo con me. Ma in questo
momento ho solo bisogno di piangere fino ad addormentarmi.
Tutto
piano piano si consuma. E l’unica cosa che vorresti fare,
è consumarti con il tuo tutto.
***
Buonasera
a tutte!
Diversamente da come vi aspettavate, quei due non tramavano
assolutamente nulla di buono. Le hanno mollate! Riuscite a crederci?
Chissà cosa faranno Bill e Gustav, anche loro seguiranno il
pessimo esempio dei due amici?
Boh! -_-“
La
canzone inserita nel capitolo è
Sparirò
di Luca Dirisio,
perché mi sembrava la più azzeccata per la
situazione. E anche perché mi piaciucchia, dai XD
Scusate
la lunghezza ridotta del capitolo ma, oltre alla chiacchierata tra Tom
e Ale e alla reazione di lei, non sapevamo che altro scrivere u.u
Anche
questa volta abbiamo da ringraziare solo tre persone. Le altre sembrano
sparite nel nulla ò.ò Volete che smettiamo di
postare? U.u
Basterebbe dirlo u.u XD Naaah.
Tokietta86
: Penso tu abbia ragione, l’amore vero può
combattere anche la distanza. Peccato che i nostri Giorgio e Tommaso
siano un po’ cretini e non ci siano arrivati. Pfff. Sono
proprio degli idioti, sì xD Ti ringraziamo tantissimo per la
tua recensione! Un abbraccio grande e alla prossima! ^__^
Principessa
Kaulitz
: Come hai letto, Tom non è per niente più
intelligente di Georg! Bill e Gustav? Bah.. Speriamo che almeno loro
siano un tantino meno scemi, ma non si sa. Booh! .__.
Un bacio e grazie mille!
Ardesia
Nera
: D’altronde chi se l’aspettava. Sembravano tutti
così innamorati e blablabla che è stata un colpo
decisamente basso! Come hai letto si è sfaldata anche la
coppia Ale/Tom, per quando riguarda gli altri due, Guglielmo e
Gustavo.. Beh, aspettiamo e vediamo cosa combinano loro due
-.-“. Ti
ringraziamo un sacco! Ci si risente mercoledì! ^__^
|
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Capitolo 44 *** Vuota ***
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Capitolo 45 *** Dimenticare. Cancellare. Rinascere. ***
QUARANTACINQUESIMO
CAPITOLO ( ALE ) - Dimenticare.
Cancellare. Rinascere.
Mi
svegliai di soprassalto, l’ora di cena era già
passata da
un pezzo. Ma io non avevo fame, probabilmente mia madre era salita a
vedere se
ero viva o morta, e aveva deciso di lasciarmi riposare.
Il
ricordo del pomeriggio appena trascorso mi trafisse il
petto da parte a parte, senza pietà. Per un momento, un solo
momento.. Ero
stata cullata dalla sensazione che fosse stato solo un brutto sogno, ma
era
tutta realtà. Tutta realtà.
Un
momento? Ary era di fianco a me prima che mi
addormentassi, perché non la vedevo più? Mi
guardai intorno e il mio sguardo
cadde su un pezzo di carta lasciato sul mio comodino. Lo presi
delicatamente
tra le mani e lo lessi. Era di Ary, serata a casa sua a quanto pareva.
Non
poteva farmi altro che bene.
Scesi
al piano di sotto e trovai mia madre e mio fratello seduti
sul divano, Edoardo mi vide scendere dalle scale e mi corse incontro.
“Ale,
Ale!” Strillò e batté le manine,
ridendo felice.
“No
Edo, non ora piccolo.” Lo spostai dolcemente facendogli
un debole sorriso, non ero in vena in quel momento. Ci rimase male,
infatti lo
vidi mettere il broncio e correre in camera sua.
Mi
avvicinai a mia madre senza guardarla negli occhi, i miei
erano ancora rossi e lucidi.
“Mamma,
dormo da Ary questa notte. D’accordo?”
“Ale,
è successo qualcosa?” Capii dal suo tono di voce
che
era preoccupata, ma non ci diedi peso. L’ultima cosa di cui
avevo bisogno era
di dare giustificazioni inutili.
“No,
stai tranquilla. Allora, posso?” Insistetti guardandola
in viso.
“Certo,
vai pure.” Mi rispose poco convinta, ma con un
sorriso. “Ah è passato Georg poco fa, gli ho detto
che dormivi. Forse è ancora
qui fuori, non lo so.” Continuò indicandomi il
nostro giardino.
Mi
bloccai nel mezzo del salotto. Georg?
“Che
voleva?” Chiesi deglutendo, in trepidante attesa.
“Non
me l’ha detto, voleva solo parlare con te di una
cosa.”
Sorrise “Avete litigato?” Mi domandò
poi. Io annuii impercettibilmente, questa
proprio non ci voleva.
“Come
mai?” Continuava a tartassarmi di domande, a cui non
mi sentivo di rispondere. Basta mamma.
“E’
uno stronzo.” Risposi gelida arraffando la mia tracolla
e uscendo di casa.
Tentai
di tirare dritto e di non guardarmi troppo attorno,
non avrei mai voluto avere brutte sorprese. Ma ecco che senza
accorgermene, una
mano mi bloccò per il braccio, costringendomi a girarmi.
Mi
ritrovai davanti Georg. L’ultima persona sulla faccia
della Terra, oltre Tom, che avrei voluto trovarmi davanti in quel
momento.
“Ale..”
Sussurrò.
“Perché
sei qui?” Dura. Fredda. Seria. Non volevo farmi
vedere fragile davanti a nessuno, solo con Ary. Non volevo perdermi in
belle
paroline con la causa del male che stava passando la mia migliore
amica. Dovevo
solo pensare a precipitarmi da lei il prima possibile e ricambiare
almeno in
parte quello che aveva fatto per me. Non avevo tempo da perdere con lui
che,
Dio solo sapeva quanto gli volevo bene, ma evidentemente.. non era
destino.
“Tom
ci ha quasi rimesso un piede, parlare con Ary a volte è
inutile” Fece un sorriso di circostanza, poi riprese
“Sono qui per dirti che ci
dispiace. E’ stata una nostra decisione, certo. Ma non
potevamo fare
altrimenti.. Non credere che per noi sia stato semplice. Non ci siamo
divertiti.” Lo guardai fissa negli occhi e sentii la rabbia
montarmi al
cervello come mai era successo prima. Desiderai solo prenderlo a pugni
fino a
fargli sputare sangue. LORO venivano a dire a NOI che non era semplice
e gli
dispiaceva?!
“Risparmiami
Listing” Ringhiai questa breve frase,
trattenendomi dal ricoprirlo di insulti. Non ce ne sarebbe stato
bisogno.
“Dove
stai andando Ale?” Mi incamminai e sentii i passi di
Georg appena dietro di me. Hagen,
non
capisci che adesso vogliamo solo essere lasciate in pace?
“Dalla
mia migliore amica!” Non mi voltai neppure, continuai
per la mia strada senza badarlo.
“Dille
che.. che mi dispiace e che.. mi mancherà..”
Sussurrò
quasi imbarazzato. Mi girai di scatto con uno sguardo furente. Quello
era
tropo. Decisamente troppo.
“
Stammi bene a sentire! Io non le dirò propri un accidente!
Ary non è cretina e queste cose le sa già per
conto suo! Trovo così ipocrita il
tuo comportamento Georg! Prima la scarichi e poi le dici che ti
mancherà e che
ti dispiace? Ma a che gioco stai giocando, me lo spieghi? Basta. Basta.
E’
stato un errore madornale credere in voi, credere che foste davvero
quelli
giusti. Ora ne pagheremo le conseguenze, ma voi dovete sparire dalle
nostre
vite. Per sempre.” Conclusi lapidaria quel piccolo sfogo e,
voltandomi in
direzione della casa di Ary, iniziai a correre senza fermarmi.
Impedendo alle
lacrime di uscire di nuovo, non avrei dovuto versarne più
nemmeno una per chi
non meritava nemmeno un mio sguardo. E loro non meritavano proprio
niente.
Proprio niente.
Quella
piccola discussione con Georg mi aveva spossata, ma
non potei trattenere un sospiro di sollievo : al suo posto poteva
esserci Tom,
e lui no, non sarei riuscita ad affrontarlo. Lui non lo volevo nemmeno
più
vedere in fotografia. Avrei tanto voluto odiarlo, ma per quanto mi
impegnassi..
Non ci riuscivo. Io lo amavo ancora, lo amavo profondamente.
Arrivai
a casa di Ary ancora prima di accorgermene. Mi
avvicinai alla porta e vidi la ragazza bionda prosperosa e anche
piuttosto
bruttina, della partita di calcio ,uscire accompagnata dal fratello di
Arianna.
Me la ritrovai davanti e la ignorai elegantemente rivolgendomi a Davide
“ Ciao
Dave, tua sorella è in casa?” Lui mi
guardò sorridendo con una strana scintilla
negli occhi. Preoccupazione?
“Ciao
Ale, sì è di sopra. Per caso sai che le prende?
Ho
sentito un po’ di movimento in camera sua, non deve stare
molto bene.” Presa
dallo sconforto mi diressi verso le scale.
“Tranquillo,
è tutto a posto!” Gli urlai dai gradini
raggiungendo Ary. Bussai piano alla porta e una voce nasale
biascicò un:
“Vieni..” Aveva pianto. Ne ero sicura. Anche con
una porta a dividerci ero in
grado di capire che aveva pianto e che non lo avrebbe ammesso mai.
Troppo
orgogliosa la mia Ary.
Spinsi
la maniglia verso il basso ed entrai nella stanza.
Quello che vidi mi spezzò il cuore, facendomi portare una
mano a coprire la
bocca reprimendo un urlo strozzato. Le pareti della camera erano
completamente
vuote, non c’era appeso più nemmeno un poster.
Niente, erano bianco latte, con
qualche rimasuglio di scotch ancora appiccicato ai muri, segno che
erano stati
strappati via di forza.
“E’
più bella così, vero?” La voce di Ary
mi arrivò ovattata
alle orecchie, ma non potei trattenere un sorrisino. Era tipico di lei
sdrammatizzare in queste situazioni, e io adoravo quando lo faceva.
“Decisamente.”
Sospirai e la raggiunsi sul suo letto,
sedendomi sul bordo e guardandola. Aveva gli occhi leggermente
sciupati, le
occhiaie più marcate del solito e il naso rosso. Ora ne ero
più sicura di prima
: aveva pianto, e non poco. Decisi di non farle domande, di non
chiedere
niente. Non le era mai piaciuto farsi vedere come una debole, e
rimarcare la
sua fragilità non era una buona idea. Lei probabilmente
capì che avevo capito,
e questo mi fece sorridere. Tranquilla
amica mia, io non ho visto niente.
“Allora,
questo gelato?” Cercai di fare il mio migliore
sorriso, ma le circostanze non erano proprio adatte, ne venne fuori
solo una
brutta copia.
Lei
fece una risatina sommessa e sparì al piano di sotto,
ricomparendo pochi secondi dopo con un enorme vaschetta di gelato.
“Fiordilatte
per te e cioccolato fondente per me” Mi disse
porgendomi un cucchiaio. Come
mi conosci
Ary.
Ci
stravaccammo di nuovo sul suo letto e accendemmo la
piccola televisione, che Ary teneva su un mobiletto in fondo alla sala.
Ironia
della sorte, passava un video dei Tokio hotel su MTV.
Senza fiatare o commentare in qualche modo, la vidi cambiare canale.
Impassibile. Si fermò su un canale che trasmetteva uno
stupido gioco a premi,
meglio di niente lo era di sicuro.
“Come
sarà la nostra vita, adesso?” Sussurrai prendendo
una
grossa cucchiaiata di gelato e portandomela alla bocca, era delizioso!
“Sarà
come è sempre stata. Come era fino a nove mesi fa,
prima di conoscere loro. Come doveva essere fin dall’inizio,
abbiamo solo avuto
un piccolo incidente di percorso. Niente di grave,
rimedieremo.” Quella nota
falsa nella sua voce mi risuonò prepotente nella testa.
Voleva dirle quelle
parole, ma non le pensava veramente. Forse però aveva
ragione, forse la cosa
giusta da fare era voltare pagina e cancellarli dalle nostre vite.
Anche se
faceva male. Male da piangere.
Biascicai
un : “Sì, hai ragione” E continuai
silenziosa ad
affogarmi nel gelato.
La
nostre vite stavano per cambiare radicalmente, di questo
ne ero consapevole. Dopo mesi spensierati insieme a loro, mesi in cui i
brutti
pensieri non ci sfioravano nemmeno, ci trovavamo a ricominciare tutto
da capo.
Dimenticare. Cancellare. Rinascere. Queste le uniche parole che mi
venivano in
mente. Con le nostre sole forze dovevamo rimetterci in piedi e imparare
a
camminare da sole, ma comunque insieme. Io e lei lo saremo sempre
state. Insieme.
Mi
girai e vidi che una lacrima stava segnando il viso
stravolto di Ary, non dissi nulla, non feci commenti. La presi tra le
mie
braccia e lasciai che lei sfogasse tutta la sua sofferenza, come aveva
fatto
con me. Piangi
Ary, lo sai che ti farà
bene, io non ti giudicherò. Amica mia, con me non devi
fingere. Sai che ti
conosco come conosco me stessa, e lo so.. che non sei forte come vuoi
far
credere.
“Li
odio Ale, li odio!” Chiusi gli occhi. Avrei voluto
spaccare tutto, lei non meritava un simile trattamento. Ed
evidentemente, Hagen
non meritava lei. Vederla così mi faceva venire una rabbia
assurda. Pochissime
volte nella mia vita l’avevo vista piangere, ma ogni volta
ero li con lei. A
odiarmi perché non riuscivo a fare niente per farla
smettere, solo abbracciarla
e consolarla. Ma forse era proprio quella la cosa giusta da fare.
Ormai
il danno era
fatto, inutile rimpiangere il passato, era destino che succedesse tutto
questo.
Adesso non ci rimaneva altro da fare che rimettere in sesto le nostre
vite. Ma
sapevo che potevamo contare l’una sull’altra.
Abbandonammo
il gelato ai piedi del letto, e ci lasciammo
andare ad un sonno senza sogni, cosa che non succedeva da un sacco di
tempo.
***
Buongiorno
a tutte! ^___^
Siamo al quarantacinquesimo! Ormai non manca molto alla fine di questa
fanfiction, sono solo sette capitoli ç__ç
Caspiterina, a noi
mancherà un sacco! Non potete immaginare!
Scusate,
ancora, il capitolo corto!
Dal
prossimo, mi pare, dovrebbero tornare della lunghezza normale *__*
Ehi! Siete tornate quasi tutte!
Ringraziamo :
Fashion_Girl
: Oh!
Una new entry è sempre benaccetta, altroché! Alla
faccia, l’hai letta tutta in
un giorno complimenti! Grazie mille, siamo felici che ti sia piaciuta
^__^
Che Tom e Georg sono due idioti, beh, su questo non ci piove! E
comunque sì!
Hai ragione! Tom ha la voce stile
‘vucumprà’ XD Un bacio e grazie mille!
Alla
prossima!
Principessa
Kaulitz
: Faremo in modo di saziare la tua curiosità xD Un bacio!
Layla
:
Chissà che se ne renderanno conto davvero.. Da due cretini
del genere io mi
aspetterei di tutto xD Alla prossima!
Tokietta86
: Sì
beh, lo sappiamo tutti che Tom è un idiota fatto e finito xD
Dopo la sua ultima
bravata con il viagra poi, guarda, non so più che cosa
aspettarmi davvero!
Ale e Ary non stanno reagendo per niente bene alla situazione e
sicuramente i
discorsi campati per aria di Tom e Georg non aiutano. Almeno le due
amiche si
aiutano a vicenda, solo così possono rimanere in piedi! Un
abbraccio e grazie,
grazie mille per esserci sempre!
Listing
:
Chissà se ci sarà questo benedetto
rappacificamento. Tutto dipende da Mister
Oliva e Mister Giorgio. Il destino è tutto nelle loro mani
XD Grazie per la
recensione, alla prossima!
XxxX_Ice
Angel_XxxX
: Per ora non sappiamo Gustav e Bill cos’hanno combinato
con Fra e Tiah, lo sapremo prestissimo! Bill è di tutti!
Questo è sacrosanto,
quel piccolo cucciolino indifeso *__*
Grazie infinite per il commento, alla prossima!
Jiada95
: Mah,
chissà.. xD Grazie mille! Un abbraccio!
Ardesia
Nera
: Ci voleva un colpo di scena, dopotutto. Stava andando tutto troppo
bene,
c’era qualcosa sotto, sì u.u Manca ancora poco,
sette capitoli e poi tutto
finirà ç__ç
Anche tu hai un fratellino rompiballe che chiede sempre il computer? XD
Un
bacio!
Grazie
anche a tutti quelli che leggono senza recensire e a
tutte le persone che hanno inserito “Incastrate”
tra le preferite e le seguite!
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Capitolo 46 *** C'è che vi amiamo ***
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Capitolo 47 *** Una nuova vita? ***
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Capitolo 48 *** Quando non ci sei... ***
QUARANTOTTESIMO
CAPITOLO (ALE) - Quando non ci sei…
La
notizia della gravidanza di Ary era arrivata come un fulmine a ciel
sereno. Non ci potevo credere, sarei diventata per la seconda volta
“zia”.
Ma io sapevo che quel bambino, oltre alla gioia smisurata, avrebbe
portato con sé anche tanto dolore e tanta sofferenza.. Lo
leggevo negli occhi di Ary quando distrattamente si accarezzava la
pancia, ancora piatta.
Se avessi avuto davanti Listing, non so che gli avrei fatto.. Ero
addirittura più arrabbiata con lui che con Tom.
Perché Tom aveva fatto soffrire me… Ma Georg?
Georg aveva fatto soffrire la mia migliore amica, la persona
più importante della
mia vita.
Ero
sdraiata sul mio letto, a pancia in su, guardavo il soffitto e non
potevo impedirmi di pensare alla mia vita prima e alla mia vita adesso.
Completamente diverse.
Continuavo
a lanciare fugaci occhiate al cassetto davanti a me, attirata da quella
voglia ormai famigliare. Mi chiamava, lo sentivo.. Mi invogliava ad
aprirlo e io sapevo che, se lo avessi fatto, sarei caduta per
l’ennesima volta in tentazione. E forse era proprio quello
che volevo, in fondo.
Mi
alzai lentamente, con in faccia ormai la solita espressione colpevole..
Mi avvicinai alla scrivania aprendo il cassetto e guardandone il
contenuto.
C’era una busta di plastica, con dentro un accendino, delle
cartine, dei filtri e una buona dose di marijuana.
Sospirai, sedendomi sulla sedia girevole a cominciando a rollare la
prima canna.
Dio
solo sapeva perché avevo cominciato a fare quelle cose.
La
consapevolezza più dolorosa, era che sapevo benissimo che
Ary mi aveva scoperto.. Ma non aveva detto niente, si era limitata a
incassare il colpo e piangere in silenzio.
Avrei voluto picchiarmi in quel momento, perché stavo
partecipando al dolore della mia migliore amica..
Invece
ero di nuovo lì, con una “sigaretta
magica” in mano e l’accendino nell’altra.
L’accesi con mano tremante, sentendo i miei occhi inumidirsi
e quel senso di oppressione che mi avvolgeva ogni volta che pensavo a
quello che stavo facendo.
I
primi tiri e già la testa cominciava a farsi più
leggera.. ancora uno e mi sembrava di galleggiare.. poi altri due,
tre.. Un’altra canna e altri tiri.. non mi ricordavo nemmeno
più dov’ero.
Due erano troppe, lo sapevo bene.. ma avevo fatto di testa mia senza
ascoltare il mio cervello.
“Ale!”
Sentii qualcuno scuotermi per la spalla, non capii subito chi fosse,
ero ancora rintronata. Aprii di scatto gli occhi, mettendo a fuoco la
figura davanti a me: Ary.
“Ary..”
Mormorai, la bocca impastata, come al solito quando finivo di fumare.
“L’hai
fatto di nuovo, vero?” Nel suo tono non c’era
rabbia, né rimprovero.. Solo dolore, solo e unicamente
dolore.
Annuii
impercettibilmente, sentendo i miei occhi che cominciavano a lacrimare..
“Vieni
qui..” Sussurrò. Mi rifugiai tra le sue braccia e
cominciai a piangere. Piangere come una bambina con la sua mamma..
“Shhh,
smettila ti prego” Mormorò con voce tremula. Mi
staccai, asciugandomi gli occhi con la manica della felpa e tirando su
col naso.
“Mi
dispiace Ary.. Mi dispiace tanto!” Strillai istericamente,
tentando di calmare i singhiozzi.
“Ale,
sei stravolta. Adesso buttiamo via quella robaccia e andiamo di sotto a
guardare un po’ di televisione.. Tua mamma è via
con Edo mentre tua sorella.. Beh, lei sai
dov’è” Sussurrò guardando in
basso.
Certo
che sapevo dov’era Francesca. Lei aveva raggiunto Gustav in
America, o dove cavolo erano finiti quei quattro! Avevano la giornata
libera e allora lei e Tiah erano andata a trovare i ragazzi!
Anche i rapporti con Martina si erano allentati, si sentiva sempre a
disagio in nostra presenza e io non capivo il perché. O
almeno, lo capivo ma mi ostinavo a fare finta di niente.
Ivan,
invece, non mi faceva mai mancare il suo appoggio.. A scuola non faceva
altro che tirarmi su di morale, a volte riuscendoci. Il pomeriggio
passava sempre a casa mia, a volte con Helen, a volte da solo. Anzi,
sarebbe dovuto arrivare entro un’ora.
“Ok..”
Sussurrai, afferrando la mano che Ary mi aveva teso, e seguendola
giù per le scale.
Ci
sedemmo sul divano, in silenzio.. Sicuramente la televisione sarebbe
stata solo una scusa per soffocare tutto il mucchio di frasi non dette,
di pensieri silenziosi.
Avremmo avuto tante di quelle cose da dire.. Ma sarebbero solo state
parole gettate al vento, nient’altro.
“
Cari amici, e dopo la sezione musica passiamo al gossip! Abbiamo delle
focose foto per voi!”
Diceva la bionda platinata di quell’insulso programma. Beh,
meglio di niente. Continuai a seguire con poco interesse.
“Pare che non più di un mese fa i Tokio Hotel
siano partiti per il nuovo tour! Beh, il nostro Tom Kaulitz non ha
perso tempo, come potete vedere dalle foto! Possiamo notare il bel
chitarrista in atteggiamenti molto intimi con la splendida Chantelle
Paige, cantante solista dei Flypside! Sarà un ritorno di
fiamma dopo l’ultimo tour in cui abbiamo visto la stessa
coppia in parecchie foto? Lo scapolo Tom avrà deciso di
mettere la testa a posto questa volta? La bellissima Chantelle potrebbe
diventare un impegno fisso, voi che ne dite?
Da qui è tutto cari amici, diamo la linea
al…”
La
televisione divenne nera di colpo.
Non sapevo chi l’avesse spenta, ma non poteva essere che Ary.
Non
sentivo più niente, il flusso del mio sangue mi si era
bloccato nelle vene. Quelle immagini.
Tom che le sorrideva felice. Sorriso che una volta apparteneva a me.
Lei che lo stringeva gelosamente a sé mentre lo baciava
sulla bocca.
Tom che con le labbra le sfiorava il collo nella sua macchina. Quella
macchina su cui ero salita un milione di volte, quella stessa macchina
che era stata spettatrice di miliardi di chiacchierate tra me e lui.
Centinaia e centinaia di baci, di carezze..
Mi girai con una lentezza infinita verso Ary, gli occhi sbarrati e il
respiro mozzato.
La vidi pietrificata, con lo sguardo fisso sulla televisione spenta e i
pugni tanto stretti da far diventare le nocche candide.
Cominciai
a scuotere ostentatamente la testa, quello che avevo visto non poteva
essere vero.. Avevo visto male, avevano sbagliato qualcosa. Quello non
era Tom. NON ERA TOM!
Cominciai ad agitarmi sul divano, non riuscivo a stare ferma.. Le
immagini che ero appena stata costretta a vedere si susseguivano nella
mia mente con una velocità tale da farmi venire il
voltastomaco.
“Ale..
stai calma, Ale..” Farfugliò Ary, prendendomi per
le braccia e tentando di calmarmi.
“Hai
visto?! Hai visto Ary quello che mi ha fatto?!” Gridai,
più a me stessa che a lei.
Mi
bloccai, sentendo la testa girarmi e la vista annebbiarsi sempre di
più, la marijuana che avevo in corpo stava facendo il suo
effetto..
Vedevo la bocca di Ary muoversi e il suo viso storpiarsi in una smorfia
di preoccupazione, ma dalle sue labbra non uscì nessun
suono. Nemmeno un fiato.
***
Sbattei
le palpebre velocemente, sentendole incollate e appiccicose. Ero
crollata piangendo, questo me lo ricordavo.
Un momento, Ary? Mi guardai intorno, una volta che riuscii ad aprire
completamente gli occhi.
Dall’altra parte del materasso del mio letto c’era
un biglietto scribacchiato velocemente.
Ale
sono dovuta ritornare a casa, ti chiamo questa sera. Mi dispiace, mi
dispiace per tutto. Ti voglio tanto bene! Ary
Sorrisi
mestamente, ritenendomi assolutamente fortunata ad averla sempre
accanto a me.
Poi il mio cuore fece un crack, ricordando le immagini che avevo visto
prima di collassare tra le braccia di Ary.
Tom, il mio Tom.. che baciava un’altra.
Il mio cervello continuava a ripetermi che lui ormai era libero, aveva
tutti i diritti di baciare chi voleva ed io non ero nessuno per
impedirglielo o per arrabbiarmi.
Ma il mio cuore, non faceva altro che urlare che noi due ci
appartenevamo ancora, in un modo o nell’altro.. Ci saremmo
sempre appartenuti a vicenda, nel bene o nel male.
Chantelle.
Si chiamava così quella stronza.
Era
indubbiamente bella, con quei capelli lunghi e biondi era splendida. Ma
se a Tom piaceva lei, allora non capivo come potessi piacergli anche
io. Eravamo due ragazze completamente diverse, gli opposti!
L’idea che per nove mesi mi avesse solo mentito faceva
capolino tra i miei pensieri, distruggendomi il cranio e impedendomi di
ragionare correttamente.
Cos’aveva
quella lì che io non avevo? Era più bella? Era
più ricca? Era più brava a letto?
L’immagine di loro due, soli, in una stanza
d’albergo mi chiudeva la gola facendomi sentire le lacrime
pronte a sgusciare fuori dagli occhi ormai stanchi e spenti.
Avrei
voluto sapere perché! Perché doveva farmi tutto
quel male, perché patire tutta quella sofferenza?
Eravamo perfetti insieme, stavamo benissimo o almeno così
credevo.. Da parte mia c’era solo amore. Amore puro ed
incondizionato. Da parte sua? Cosa c’era da parte sua?
Che
cosa ha lei che io non ho
che cosa ha più di me
sto cercando una ragione, anche se alle volte sai non
c’è
ero qui, eri qui
ma poi non è andata sai proprio così
e una vita sola non può bastare
per dimenticare una storia che vale
Ho
conosciuto te e ho capito che la felicità poteva essere una
persona, un momento, un bacio.. Come ti ho visto davanti a casa mia,
quella notte dopo la litigata, ho capito che non avevo aspettato altro.
Ho respirato e nell’ossigeno c’eri tu, a farmi
capire che ogni cosa era fatta per noi due.
Ricordi
di noi, spensierati e felici.. Ricordi dei giorni belli.. in cui niente
era importante quanto la sua mano stretta alla mia, quanto un bacio
rubato o una notte d’amore.
Poi qualcosa si ruppe inevitabilmente e mi ritrovai a passare giorni e
giorni interi senza Tom, senza lui che era diventato ormai parte del
mio essere, parte del mio cuore. Lui era
il mio cuore. Lo è
ancora..
Non avrei immaginato di poter amare tanto una persona, di poterla
desiderare al mio fianco per l’eternità, senza
indugi. Senza paure.
Non avrei mai dimenticato tutto l’amore che gli avevo dato..
E che sarei stata disposta a dargli ancora, ancora e ancora..
Pensare a lui mi apriva una voragine nell’anima, un vuoto che
non sarebbe stato colmato da nessuno.
Lo rivolevo, lo rivolevo con me e non c’era
nient’altro da fare..
E
ora mi stringo. Ed è un po’ come sentire le tue
braccia, intorno a me. Quelle braccia che mi proteggevano e, in un modo
o nell’altro, tenevano unita quell’anima distrutta
dentro me.
nei
tuoi occhi che mi stanno a guardare, non dimenticare
è
difficile per me imparare a vivere,
senza
abbandonarmi al mio presente
inaspettatamente
senza te
ero
qui, eri qui
parlarne
adesso non ha più senso o forse si
perchè
una vita sola non può bastare
per
dimenticare quanto si può amare
al
tuo nome e alla tua voce pensare
senza
farmi male
e
una vita sola non può bastare
per
dimenticare una storia che vale
E
alla fine ti rendi conto che nulla era reale, che erano parole senza
senso, senza fine.. Ti risvegli e ti senti vuota, sapendo benissimo che
sei un’illusa, che hai sbagliato tutto e che niente
sarà mai come nella tua stupida testa..
Mi
strinsi di più al cuscino, cominciando a singhiozzare con loro
due davanti agli occhi. Ancora
rifiutavo quell’idea, ma sapevo che era un rifiuto stupido e
inutile.
“Ale..”
Sentire quella voce mi fece tirare un lungo sospiro di sollievo,
sorrisi fra le lacrime girandomi verso la porta della mia camera. La
figura alta e slanciata di Ivan si stagliava nel mezzo della stanza e
mi guardava con una nota ansiosa negli occhi.
“Vieni
qui..” Pigolai aprendo le braccia. Si stese di fianco a me,
prendendomi e stringendomi nel suo abbraccio, cominciando ad
accarezzarmi i capelli e tentando di calmarmi, sebbene ancora non
sapesse quello che era successo.
“Perché stai così? Me lo vuoi
dire?” Sussurrò, dandomi un bacio in fronte.
Con voce tremante gli raccontati tutto. Tutto.
Dalla marijuana alle foto che
avevo visto di Tom e Chantelle. Gli raccontai tutto, svuotandomi di
quel peso che ormai mi schiacciava e tentava di soffocarmi.
Ivan ascoltò in silenzio, non smettendo mai di accarezzarmi
la nuca e annuendo ogni tanto, facendomi segno che aveva capito.
“A
parte la marijuana, che se ti becco ancora una volta ti trancio le
mani.” Scherzò, facendomi un sorriso e sfiorandomi
la guancia asciugandola dalle lacrime. “Io gli spacco la
faccia.” Divenne improvvisamente serio.
Più volte, nell’ultimo mese, mi aveva ripetuto che
se gli fosse capitato per le mani lo avrebbe gonfiato di pugni..
Evidentemente quel pomeriggio aveva oltrepassato il limite di
sopportazione.
“Ivan,
io.. lo amo” Piagnucolai, stringendomi maggiormente al mio
migliore amico.
“Lo
so piccola.. Purtroppo lo so.” Sussurrò,
avvolgendomi con le sue braccia forti e snelle.
Affondai il viso nel suo petto, sospirando. Lui, Ary e mia sorella
erano stati le mie ancore di salvezza in quel lungo e interminabile
mese. Senza di loro non saprei proprio come avrei fatto.
***
Stavo
guidando verso casa di Ary. Avevo preso la patente anche io finalmente,
da poco più di tre settimane.
Avevo voglia di vedere la mia migliore amica, di parlare un
po’ con lei.. A distanza di pochi giorni avrebbe dovuto fare
la prima ecografia, ed io l’avrei accompagnata. Non vedevo
l’ora.
Parcheggiai
davanti al vialetto e scesi dall’auto camminando velocemente,
arrivando davanti alla porta e suonando il campanello.
Mi aprì Alessandra, con il suo solito sorriso dolce in
faccia.
“Ciao
Ale, come va?” Mi chiese, facendosi da parte per farmi
entrare.
“Abbastanza
bene signora, lei?”
“Tutto
a posto. Vai pure da Ary, è di sopra!”
Ridacchiò, facendomi cenno di salire le scale
tranquillamente.
Le sorrisi di rimando, salendo i gradini e arrivando in camera di Ary.
La trovai sdraiata sul letto a guardare la televisione, con le mani
sulla pancia e lo sguardo assorto.
“Ciao
Ary..” Mormorai, sorridendo. Non appena si accorse di me si
girò col sorriso e spense il televisore.
“Ale!
Che ci fai da queste parti?”
“Nulla,
volevo solo stare un po’ con te.” Sussurrai
abbassando lo sguardo e sedendomi accanto a lei, sul letto.
“Hai
fatto bene. In effetti volevo parlarti” Guardò
altrove, mentre si torturava le mani, contorcendosele.
Alzai
un sopracciglio e aggrottai la fronte. Cosa poteva dirmi di tanto
importante da renderla così nervosa? Mi distesi
più comodamente al suo fianco e le presi la mano,
cominciando a disegnare cerchi immaginari con la punta
dell’indice sul palmo. Lo facevo sempre, mi rilassava.
“Che
mi devi dire?” Le chiesi curiosa.
“Beh,
ecco.. L’altra sera, quando sei rimasta qua a dormire..
E’, successa una cosa..” Balbettò, cosa
che mi mise addosso una certa ansia. Balbettava in rarissime occasioni.
Se era imbarazzata oppure quando era seriamente preoccupata.. Dedussi
fosse la seconda.
“Dai
Ary, sputa il rospo, così mi agito.”
“Ho
chiamato Tom.”
In
quel preciso istante tutto si fermò intorno a me. Le
lancette dell’orologio a muro in camera di Ary, la mie dita
sulla sua mano, le fronde degli alberi fuori dalla finestra. I
battiti del mio cuore…
Sentii
solo un guizzo all’altezza del petto, una scossa elettrica
per niente piacevole. Differente da quelle che provavo insieme a Tom,
diversa da tutto. Era di paura, di rabbia, di incredulità.
Non
poteva avermi fatto questo, non lei..Mi stava prendendo in giro.
“Che
cosa hai fatto?” Sibilai, girandomi verso di lei con sguardo
spiritato.
“Ho..
chiamato Tom” Ripeté con meno sicurezza nella voce.
Quella
sua ultima conferma mi sbriciolò il cuore, o almeno quello
che ne rimaneva. Mi sentii tradita.
Tradita dalla persona più importante per me.
“Non
puoi averlo fatto per davvero. Mi stai prendendo in giro.”
Scossi la testa, rinnegando quell’ennesima verità.
Tutto il mio equilibrio si stava distruggendo. Non potevo sopportare
oltre.
“Mi
dispiace..” Mormorò, abbassando lo sguardo.
“Ti
dispiace? TI DISPIACE?! Ary perché lo hai fatto!”
Strillai con gli occhi lucidi.
“E’
ancora il mio migliore amico, lui doveva sapere Ale..”
Tentò di spiegarmi, ma inutilmente.. Non volevo sentire
ragioni. Nemmeno una.
“Lui
non doveva sapere proprio niente! Lui non fa più parte delle
nostre vite! Perché lo hai fatto! Perché?! Lui..
lui lo sai il male che mi fatto! Non dovevi, non dovevi..”
“Lo
so, forse ho sbagliato! Ma non sapevo più che cosa fare
Ale.. Io avevo bisogno di parlare con qualcuno..”
“Cos’è?
Non ti basto più io adesso? Dovevi chiamare proprio lui?
Quello schifoso traditore?!”
“Non
intendevo dire questo..”
“Oh
sì! Tu intendevi dire proprio questo!” La
fulminai.. Sentendo tutto il rancore di quelle ultime settimane
montarmi al cervello e spararlo fuori, senza che potessi fare qualcosa
per fermarmi.
Peccato che quel rancore, non fosse proprio indirizzato a lei..
“Ale..”
“Basta,
ho bisogno di stare sola. Ciao Arianna.”
Uscii dalla camera non riuscendo a trattenermi oltre o sarei scoppiata.
Sapevo di averla ferita a morte chiamandola con il suo nome per intero,
sapevo di averle fatto male.. Mi sarei presa a calci in quel momento.
Ma non era stata la vera Ale a parlare! Era stata quella cattiva,
quella diventata rabbiosa e rancorosa dopo la partenza dei ragazzi..
Uscii
da quella casa salutando distrattamente Fabio, Alessandra e Dave.
Mi
misi alla guida e corsi come una pazza verso casa mia, dove sapevo..
avrei infranto una delle tante promesse fatte a me stessa. Ma in quel
momento non mi importava di niente, assolutamente di niente.
Volevo semplicemente arrivare nella mia camera e dimenticare.
Sapevo che quello che avrei utilizzato non sarebbe stato il metodo
migliore, ma era l’unico che mi rimaneva.
Parcheggiai
storta e mi precipitai dentro casa, non guardando in faccia nessuno.
Rispondendo persino male al mio piccolo fratellino che voleva solamente
abbracciarmi e raccontarmi della bella giornata che aveva passato con i
nonni.
Mi sentii un mostro, non avevo mai rifiutato mio fratello, ma quella
non ero io. Non ero io!
Schizzai
in camera come un fulmine e aprii violentemente il cassetto, rischiando
di rovesciarne tutto il contenuto. Afferrai la busta di plastica e
ripetei i soliti, meccanici gesti di sempre.
Schifo.
Mi facevo schifo.
E
ora che ti senti una merda, stai meglio?
***
Buon
pomeriggio! Sono assai felice oggi, la scuola sta per finire e forse
(forse) non mi bocciano! Non è una notizia fantastica? *___*
E poi sono felice anche perché Ary viene da me per una
settimana tra pocoooo *Q* Io e la mia Marisa xD
Ok, bando alle ciance! Che ne dite di questo capitolo? Ale è
caduta un po’ in depressione, no? Ha pure scoperto che Ary ha
chiamato Tom e non ne è stata per niente felice
:’( Speriamo che risolvano presto! La storia ormai
è agli sgoccioli, mancano pochi capitoli .__.
Per ora un grosso ringraziamento a Fashion_Girl,
Layla,
Jiada95,
Tokietta86,
Dan,
Ardesia
Nera, Principessa Kaulitz,
grazie davvero! Un bacio enorme
a tutte quante! *___*
Grazie anche a chi legge senza recensire e a chi ha inserito questa
fanfiction tra le preferite e le seguite. Vi amiamo indistintamente
XD
_Ale&Ary_
|
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Capitolo 49 *** Voglio vederla di nuovo felice ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/517355.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
|
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Capitolo 50 *** A volte ritornano ***
AVVISO:
Purtroppo
per una settimana non ci saremo.
Diciamo.. fino a lunedì prossimo, ecco u.u
Domani Ary viene da meee
*____* E starà qua per un po’, quindi.. quindi
niente, non ci saremo xD Speriamo possiate resistere. Beh dai,
pensatela così:
in questo modo la storia non finisce subito! Anche perché..
questo è il
terzultimo capitolo. Ce ne saranno ancora due
ç___ç
Che tristezza infinita.
Uff,
speriamo almeno che questo vi piaccia! Ci rivediamo a
fondo pagina per i ringraziamenti.
CINQUANTESIMO
CAPITOLO
(ALE) – A
volte ritornano
Ci
sono
giorni, nella vita, in cui la voglia di fare ti abbandona
completamente..
Lasciando il posto a quel senso di insoddisfazione e insofferenza che
non ti
lascia tregua. Ti verrebbe da mandare tutto e tutti a
fanculo,pretendendo di
rimanere da sola con il tuo dolore, nel tuo piccolo mondo di cui lui
ora non fa
più parte. Ti viene da pensare.. Perché
è successo? Forse me lo meritavo? E
allora posso sapere cos’ho
fatto per
meritarmi tanto?
Troppi singhiozzi, troppo groppi alla gola che strozzano, troppi colpi
allo
stomaco che soffocano.
Ti trovi a pensare alla tua vita, a ripercorrere ogni singolo giorno,
ogni
momento, ogni secondo passato insieme a lui. Con il suo sorriso
sghembo, il suo
fare da duro che in realtà non è per niente. La
sua dolcezza smisurata, i suoi
occhi dolci e marroni. Le sue mani callose da chitarrista, la sua
camminata
ondeggiante. Tutti i particolari di lui che prima non ti eri mai
fermata a
contemplare, forse perché ritenevi superflui.
Pensi a tutto e a niente nello stesso momento.. Come se avessi la testa
piena e
strapiena di ricordi, ma non riuscissi a isolarne nemmeno uno.
Ripensi ad ogni minima cazzata combinata insieme perché ora,
farla da sola, non
è poi così bella..
Pensi e ripensi perché ormai non c’è
null’altro da fare.. Solo tentare di
tenerti i ricordi stretti al petto, per evitare chi volino via, che se
ne
vadano come ha fatto lui. Poi però, quando tutti quei
ricordi dolorosi
riaffiorano nella tua mente, ti maledici per aver pensato
così tanto a lui,
piegata su te stessa, con le gambe stretta al petto e la schiena
appoggiata al
muro del bagno della tua scuola, con le lacrime che ti feriscono il
viso,
lasciando dei solchi profondi e incolmabili sulla tue guancie.
Ti ritrovi a mentire con tutti, con mamma, con tua sorella.. Con la tua
migliore amica. Pregando che loro non se ne accorgano, che non
capiscano il
male che ti distrugge il cuore.
Quello stesso cuore che a volte, in piena notte, ti sveglia, iniziando
a
battere come non aveva mai fatto prima. Tanto che se provi ad
avvicinare una
mano, sembra che voglia spingerla via, lontano.
E allora ti incazzi ancora di più,così tanto che
vorresti odiarlo con tutte le
tue forze, perché lui non può essere al tuo posto
per capire l’esplosione che
hai dentro .
Vorresti gridargli nelle orecchie che lo ami con tutta te stessa,
vorresti che
lui tornasse da te, vorresti baciarlo come non avevi mai fatto in vita
tua.
Il pensiero di quelle immagini, di quelle fotografie, il pensiero di lei, stretta a lui, ti perseguita. Ti
perseguita il pensiero che niente potrà tornare indietro,
mai più.. Che è tutto
maledettamente finito. Finito.
E qui il male ritorna, il male atroce e che non si può
curare. Il male che ti
stende.
Le
tue dita tremano e non riesci a
fermarle, sai che la sua mano le farebbe tornare tranquille.. Una
stretta così
forte da non poterti lasciare più.
Ero
sul divano del mio salotto a guardare fuori dalla
finestra, l’espressione tetra e le braccia incrociate sul
petto.
Ary aveva fatto la sua prima ecografia e solo a ripensarci mi saliva
l’euforia.. Avevo visto il mio “nipotino”
e, seppur fosse ancora solo un
fagiolino alieno, era meravigliosamente bello.
Sospirai
stropicciandomi gli occhi, pensando che molto
probabilmente quel bambino sarebbe cresciuto senza un padre, senza la
figura
maschile che sapevo fosse fondamentale nella crescita. Lo sapevo bene,
perché
anche a me era venuta a mancare quella presenza così
indispensabile.
Mi ripromisi che sarei stata io stessa a fargli da papà!
Sarei stata una zia e
un papà perfetti!
Sperando,
con il cuore, che non fosse necessario.. Che
quella figura paterna ritornasse a prendersi le sue
responsabilità.
Mi
alzai dal divano, percorrendo la casa silenziosa e vuota.
Mamma e Edo erano usciti per il week end, mia sorella invece non mi
aveva detto
dove andava. Era sparita e basta.
Arrivai
in camera mia e accesi la luce vedendo, sulla
scrivania, la busta di plastica ancora aperta. Mi ci sedetti davanti,
cominciando a fissarla..
Avevo promesso: “Basta con quella robaccia”.. E
avevo intenzione di mantenere
quella promessa.
Avvicinai la mano al pezzettino ormai piccolo di marijuana cominciando
a
giocherellarci. Stavo per buttarlo nel cestino lì di fianco
quando sentii la
porta di casa mia aprirsi e richiudersi.
“FRA?”
Gridai, con l’intento di farmi sentire al piano di
sotto. Nessuna risposta.
Non mi spaventai più di tanto, le uniche persone che avevano
le chiavi eravamo
io, mia mamma, Francesca e Ary. Al massimo era lei che aveva
dimenticato di
dirmi qualcosa, pensai. Era sicuramente Ary.
Un
bussare secco e incerto mi fece girare accigliata verso
la porta: da quando in qua bussava per entrare in camera mia.
“Ary
sai che hai il via libera” Ridacchiai stancamente,
guardando il muro davanti a me e sentendo la porta aprirsi e pochi
passi avvicinarsi
a me.
Ary,
o almeno credevo, si schiarì la voce e li capii.. Capii
che tutti i miei sforzi erano stati vani, che avrei potuto continuare a
scappare all’infinito ma sarebbe stato inutile. Il passato
era tornato e io non
potevo fare proprio niente, se non stare a guardare impotente.
Il
passato non si dimentica. Il passato ritorna. C’è
che il passato resta, dentro.
Il
mio respiro cominciò a farsi irregolare mentre ero
pietrificata e con gli occhi sbarrati. Rigidamente mi girai con una
lentezza
inesorabile e lui era lì..
Era lì! Bello come il sole, bello come sempre. Era
lì e mi guardava con un
misto di triste consapevolezza e di timore.. mentre io lo fissavo come
si fissa
un fantasma.
“Tu..”
Ansimai, sentendo gli occhi inumidirsi.
“Piccola..”
Chiusi gli occhi, stringendoli, al suono di
quella parola.
In un momento capii lo strano comportamento di Ary, quando mi aveva
detto di
sentirsi poco bene e che sarebbe tornata a casa. Capii la sparizione
improvvisa
di mia sorella.
Ma non riuscii a capire se ero più adirata o più
riconoscente ad entrambe.
“Cosa..
perché sei qui?” Balbettai, mentre la prima
lacrima
solcava il mio viso. Lui fece un passo verso di me ed io istintivamente
ne feci
uno indietro, andando a sbattere contro il ripiano della scrivania.
“Cos’è?
Ti faccio paura adesso?” Mi domandò, sorridendo
amaramente.
“Perché
sei qui?” Ripetei acquisendo più sicurezza.
“Io..
Georg e Ary.. tu. Volevo rivederti”
“Georg
sa di Ary?” Domandai, con il fiato mozzato.
“Sì..”
“Oh
cazzo.” Georg era venuto a sapere di Ary, questo voleva
dire che sarebbe andato da lei.
“Non
pensiamo a loro adesso, pensiamo a noi..” Sospirò.
“Cosa
ci sarebbe da dire Tom? Mi hai lasciata e te ne sai
andato in tour.. Ah vedo che ti sei consolato in fretta, a
proposito!” Sibilai
sentendo il cuore appesantirsi ripensando a quelle foto.
“Cosa?
Chantelle.. lei non conta niente Ale!”
“Oh
certo!” Strillai istericamente.
“Davvero.
Piccola io.. io voglio solo te. Solo te.” Si
avvicinò, tentando di abbracciarmi mentre
io indietreggiai urtando nuovamente la scrivania. Questa
oscillò appena facendo
cadere il motivo della mia vergogna più grande.
Tom seguì la traiettoria del quadratino marroncino,
strabuzzando gli occhi per
poi guardare alternativamente me e lui.
“Quello
cos’è?” Boccheggiò,
fissandomi incredulo.
“Non
lo vedi?” Biascicai, lo sguardo spento e colpevole.
“Ti
droghi?!” Non risposi, abbassando la testa a guardarmi
la punta dei piedi scalzi. Trovando particolarmente interessanti le mie
calze
verde fosforescente a righe gialle.
Un rumoroso e fastidioso silenzio avvolse la stanza, mentre Tom fissava
me con
sguardo spiritato e io mi ostinavo a tenere gli occhi incollati al
pavimento.
Lo
sentii boccheggiare qualche secondo, aprendo e
richiudendo la bocca come un pesce fuor d’acqua.
“Dove
cazzo sono finiti i tuoi principi?! Le tue promesse, le tue idee?!” Strillò
poi, prendendomi per le braccia e scuotendomi. Ancora domande a vuote a
cui io
non risposi, mi limitavo ad incassare i colpi, consapevole che mancava
ancora
poco prima che esplodessi.
“Li
hai buttati nel cesso, ecco cos’hai fatto! E ora?
Finirà
nel cesso anche la tua vita?!” In un gesto fulmineo e, quasi,
involontario.. la
mia mano colpì la guancia di Tom, lasciandolo stupefatto con
le dita premute
sul punto colpito. Io lo fissavo ansante e piena di rancore.
Scappai in bagno, chiudendo la porta a chiave e sentendo i suoi passi
veloci
venire verso di me e cominciare a prendere a pugni la porta.
“Ale,
apri! Apri!”
Seduta
per terra con questo corpo che odio, con questa pelle calda che non
vorrei
fosse mia. Con queste idee, che girano per la testa più
veloci di quanto
credessi. Quelle parole, quegli insulti, che tornano alle orecchie. E
queste
lacrime, a volte calde, a volte troppo fredde.
Quest’ossessione che rimbalza tra
una parete e l’altra, e mi trapassa lentamente.
C’è silenzio nella mia testa.
Sono sola, lo sono di nuovo.
“Apri
o sfondo la porta!” Sentii urlare di nuovo. Mi alzai
dal pavimento, con ormai il viso segnato e risegnato dalle lacrime che
scivolavano via veloci.
“Sei
uno stronzo! Stronzo, stronzo, stronzo!” Cominciai ad
urlare, dopo aver aperto la porta, e iniziando a tempestare di pugni il
suo
petto. Quello stesso petto su cui mi ero addormentata infinite volte.
Lui
non fiatò, lasciandosi colpire finché non mi
calmai e
cominciai a parlare con un tono di voce più basso.
“Sei
stato per mesi una delle uniche fonti della mia
felicità. Non ho mai avuto di che lamentarmi, sei quasi
sempre stato perfetto
con me, fino a quando non hai deciso di lasciarmi senza una valida
motivazione.
Ho passato giorni d’inferno Tom. Niente mi sembrava
più vivibile, niente
importante. Ho sbagliato, lo so.” Dissi riferendomi
all’erba. “Puoi forse
biasimarmi per questo? Se ho cominciato a fumare quella merda.. la
colpa è solo
ed esclusivamente tua. Tua e del tuo egoismo!” Mi
scappò un singhiozzo e, senza
rendermene conto ero già tra le braccia di Tom, non avendo
il coraggio di
sciogliere quell’improvviso contatto che Dio solo sapeva
quanto mi era mancato.
“Ti
amo. Ti amo, ti amo, ti amo.” Sussurrò
ripetutamente al
mio orecchio, mentre ormai non mi impegnavo più a trattenere
lacrime e
singhiozzi.
Il
rancore amareggia e basta. E poi.. avrei mai avuto il
coraggio di allontanarlo nuovamente da me? No, no e ancora no.
Dopo
due interminabili mesi potevo riabbracciarlo, potevo
risentire quel calore rassicurante pervadermi il corpo ad ogni suo
tocco, ad
ogni sua carezza.
Mi
staccai, con il viso bagnato e sciupato, e mi avvicinai a
lui ricongiungendo le nostre labbra che da troppo tempo erano state
lontane.
Fu
come ricevere una scarica di adrenalina in tutto il
corpo, fu come percepire tutti i pianeti della mia anima allinearsi
ritrovando
il giusto equilibrio.
Fu semplicemente magnifico.
“Mi
sei mancata da morire…” Eravamo sdraiati sul mio
letto, io
con la testa appoggiata sul suo torace e la sua mano che continuava ad
accarezzarmi teneramente i capelli.
Avevo pianto tanto quel pomeriggio, tra le lacrime gli avevo detto un
mucchio
di cose. Che c’erano stati giorni in cui avrei voluto
odiarlo, in cui non avrei
mai voluto conoscerlo.. Che però lo amavo, lo amavo
più della mia stessa vita.
Anche se più volte avevo desiderato passargli sopra con uno
schiaccia sassi. A
quest’affermazione si morse un sorrisetto, ma non indagai sul
perché lo avesse
fatto.
“Anche
tu Tom..” Mormorai, accarezzando il suo braccio sul
mio seno. “Me lo giuri che Chantelle non conta niente per
te?”
“Piccola
te lo giuro! Quella non è niente in paragone a te.
D’accordo, ammetto di aver flirtato con lei di nuovo, ma..
Ale.. Lei vale meno
di zero.” Sussurrò, rigirandosi una ciocca dei
miei capelli sulle dita.
“Sì
ma, non..”
“Non
siamo stati a letto insieme.” Ridacchiò
stringendomi di
più a sé.
“Davvero?”
Gli allacciai le braccia intorno al collo con lo
sguardo luminoso.
Lo
potevo di nuovo toccare, accarezzare, respirare.. Potevo
avvertire la sua presenza al mio fianco ed era la cosa più
bella del mondo. Il
suo tocco su di me mi faceva sentire rinata..
Un
vibro sotto di noi ci interruppe. Cominciai a guardarmi
intorno in cerca del mio cellulare.
“Disordinata
come al solito” Sbuffò divertito, tirando fuori
il mio telefono da sotto alla sua schiena.
Ridacchiai
imbarazzata guardando il nome sul display: Ary.
“E’
Ary..” Mormorai meditabonda.
“Rispondi,
no?” Mi spronò lui. Schiacciai il tasto verde
sulla tastiera e mi portai il telefonino all’orecchio.
“Ary!..
Sì è qui con me.. Non ti preoccupare tutto a
posto..
Come? Georg è lì?.. Certo, certo arriviamo
subito!” Chiusi la chiamata
alzandomi dal letto e cominciando a svestirmi, rimanendo in intimo
sotto lo
sguardo di Tom. Quando mi girai lo trovai steso sul letto con le
braccia dietro
alla testa, guardandomi malizioso.
“Dai
scemo, dobbiamo correre da Ary!” Strillai infilandomi
una felpa e un paio di jeans.
“Che
è successo?”
“Georg
è da lei. Serve il nostro aiuto!”
A
casa di Ary la situazione non era delle migliori. Dave era
venuto ad aprirci, dato che i suoi genitori erano fuori casa, con
sguardo
preoccupato e ci aveva spiegato che Georg era arrivato lì e
lui lo aveva fatto
entrare. Solo che adesso il bassista si ritrovava fuori dalla porta
chiusa
della camera di Ary, che non gli rispondeva e non lo faceva entrare.
“Oh
cacchio” Sussurrai, guardando preoccupata Tom che
ricambiò lo sguardo altrettanto allarmato.
“Andate
pure di sopra” Ci disse
Davide, indicando la rampa
di scale. Salimmo i gradini
tenendoci per mano. Formidabile come solo quel semplice contatto
riuscisse ad
infondermi tanta forza.
“Ragazzi!”
La voce di Georg mi sfondò quasi un timpano,
alzai lo sguardo e lui era lì, davanti alla stanza di Ary
che ci guardava
implorante.
“Ciao
amico..” Salutò Tom, battendogli sulla spalla.
“Ciao.” Sibilai io. Per quanto mi sforzassi non
riuscivo a non mostrarmi
antipatica.
“Wow,
anche tu sei arrabbiata con me!” Ironizzò,
spalancando
le braccia in un gesto di esasperazione.
“Credevi
forse di tornare e trovarla ad aspettarti a braccia
aperte?” Soffiai riducendo gli occhi a due sottili fessure.
“L’hai abbandonata
Georg.. Hai idea di come si sia potuta sentire quando ha scoperto di
essere
incinta?” A quella domanda retorica non rispose,
abbassò lo sguardo mortificato
ma lo rialzò subito dopo guardandomi supplichevole.
“Mi
dispiace Ale, mi dispiace davvero..” Balbettò.
“Lo so
che ho sbagliato, sono qui per rimediare.. Aiutami ti prego.”
Concluse poi.
Non
so se fu un improvviso scatto di bontà nella mia anima
oppure se fu lo sguardo dolce di Tom che mi convinceva a fare un passo
verso
Georg.
Sta di fatto che lo avvolsi titubante in un abbraccio, appoggiandogli
la testa
su una spalla.
“Ti
voglio bene Ge.. Non ti saranno più perdonati sbagli
così grossi, sappilo.” Gli baciai una guancia
vedendolo sorridermi
affettuosamente e farmi un buffetto sullo zigomo.
“Ti
voglio bene anche io..” Mi scostai dal suo corpo,
andando più vicina alla camera di Ary. Bussai un paio di
volte senza ricevere
risposta.
“Ary,
sono io..”
“Ale?”
“Sì..
Perché non esci, così parliamo un po’
tutti e
quattro?”
“No,
non lo voglio vedere.. Non ancora.”
“Non
abbiamo tutto il tempo del mondo. Dai non fare la
scema, apri.”
“Ary
muovi quelle chiappe!” Si intromise Tom., sbuffando e
incrociando le braccia al petto.
“Alt!
Non hai diritto di parola!” Gli intimai fulminandolo
con lo sguardo. Appoggiai la fronte al piano di legno davanti a me,
sospirando.
“Ary..
Se ce l’ho fatta io a perdonare Tom, soprattutto dopo
quelle immagini che abbiamo visto insieme, anche tu ce la puoi fare con
Georg.
Ary pensa a come saresti felice se adesso ti lasciassi tutto alle
spalle e
ricominciassi a vivere. Non è il momento per fare le
egoiste! Devi pensare
anche al tuo bambino, al vostro
bambino!”
Sentii
un clock e, scansandomi da davanti alla porta, vidi
la figura di Ary stagliarsi davanti a noi. I capelli arruffati sulla
testa e
gli occhi rossi e gonfi.
“Tu!”
Strillò indicando Georg, dietro di me. “Tu, sei..
sei..” Tentò di dire senza risultati. Con due sole
falcate il bassista mi aveva
superata e ora stringeva la neo mamma tra le sue braccia forti e
muscolose.
Sapevo bene che Ary non sarebbe mai riuscita a ribellarsi a quella
potente
stretta, nemmeno se l’avesse voluto con ogni fibra del suo
corpo.
Indietreggiai,
fiancheggiando Tom e stringendolo a me,
guardando la coppia che avevo magistralmente fatto riconciliare.
“L’ho
sempre detto che sei una nanetta dalle mille risorse!”
Ridacchiò stringendomi per il collo.
“Ehi!
Io non sono nana!” Battei un piede a terra incrociando
le braccia al petto, imbronciandomi e somigliando sempre più
a una bambina.
“Oh,
sì che lo sei!” Rise, appoggiandosi con il gomito
alla
mia testa, rimarcando la differenza di altezza che ci separava.
“Però
sono la tua nanetta preferita..” Mi rigirai tra le sue
braccia appoggiando il mento al suo petto, lanciando un occhiata fugace
agli
altri due. Erano stretti ancora in quell’abbraccio iniziale,
non parlavano. Ary
aveva gli occhi chiusi e si lasciava cullare dalle braccia di Georg che
la
facevano ondeggiare a destra e a sinistra.
“Su
questo non ci
piove.”
Sussurrò Tom, baciandomi le labbra e facendo prendere alla
mia
bocca la forma del suo sorriso furbetto.
“Tutto
è bene quel che finisce bene!” Strillai entrando
in
casa mia.
Tom
avrebbe passato la notte da me visto che avevamo casa
libera. Eravamo rimasti a cena a casa di Ary, poi avevamo deciso di
lascarli un
po’ soli a chiarire le ultime cose. Dopotutto erano i futuri
genitori!
“Mi
farai diventare sordo!” Ridacchiò seguendomi in
camera
mia.
Se
ci pensavo mi pareva ancora un sogno riaverlo li, con me.
Era tutto così surreale, così meravigliosamente
surreale che mi sembrava fosse
un mondo parallelo in cui era
accidentalmente scivolata.
Sorrisi tra i pensieri e notai che era già in boxer, sotto
le coperte. Mi
svestii velocemente, accoccolandomi tra le sue braccia rassicuranti,
sotto il
piacevole tepore del piumino.
Mi
girai verso di lui, sorprendendolo a fissarmi.. Non dissi
niente, non avevo bisogno di parole. Mi avvicinai a lui facendo
combaciare le
nostre labbra in quel puzzle che era sempre stato perfetto, in un modo
o
nell’altro.
Sentire
di nuovo il suo petto nudo sfregarsi contro il mio
seno era una sensazione così conosciuta eppure nuova.
Sentire il suo respiro
caldo e affannato al mio orecchio mi ridiede la vita, facendomi sentire
la
ragazza più fortunata dell’intero universo.
Gli graffiai dolcemente la schiena ad una spinta leggermente
più forte delle
altre, mi aggrappai a lui con tutte le mie forze, con la paura forse
che lui
potesse ancora abbandonarmi.
Gli presi il viso tra le mani, contratto in una smorfia di piacere, gli
baciai
gli occhi, il naso, la bocca.. Sentendo un’ondata di gioia
pervadermi il corpo.
Si
lasciò cadere sfinito e col fiatone al mio fianco,
tenendomi però sempre stretta tra le sue braccia calde.
Il profumo della sua pelle mi diede alla testa.. Dio come mi era
mancato.
Mi sussurrò la buonanotte all’orecchio,
cominciando ad accarezzarmi dolcemente
i capelli.. Sapendo che quel gesto era capace di rilassarmi e di
conciliarmi il
sonno.
Io
e lui, di nuovo una cosa sola. Di nuovo un corpo unico.
Di nuovo insieme, e questa volta per sempre.
***
Bene,
bene, bene. Avete visto? Si sono riappacificati tutti
quanti! Certo, con qualche difficoltà. Ma
l’importante è che tutto si sia
risolto per il meglio.
Quella scema di Ary all’inizio non volva nemmeno uscire dalla
sua camera!
Fortunatamente Ale è una nanetta dalle
mille risorse e l’ha
convinta xD
Dunque,
ringraziamo:
Jiada95
: Sei
la prima, sì! Hai vinto 500.000 euro u.u Ti arriveranno
entro la fine del mese
xD Contaci!
La scena dell’ecografia è piaciuta un sacco anche
a me, Ale è tenerissima hai
ragione! Ed è tenerissima anche la parte in cui Ary e Tom si
ritrovano, è
commovente!
Hai vinto la scommessa, Ale e Tomi hanno fatto pace XD Un
bacio e alla prossima!
I
dream
you
: Ti perdoniamo, su u.u Ti abbiamo sconvolta? O.o Perdonaci tu allora!
XD
Grazie mille per la recensione, un bacio grande!
Tokietta86
: Ehhh
sì, Tom a volte sorprende anche me. E’
imprevedibile quel ragazzo (:
L’importante però è che abbia capito
finalmente di amare davvero Ale e lo ha
dimostrato anche non portandosi a letto Chantelle, perché di
occasioni ne
avrebbe avuto, quel testone! Nonostante sia pure un pettegolo Georg e
Ary hanno
fatto pace e adesso potranno crescere il loro bambino insieme.
Grazie mille
per esserci sempre! Un
abbraccio enorme e alla prossima ^__^
Jessire
:
Aggiornato! Sei contenta? xD
Grazie mille!
Principessa
Kaulitz
: Sì, Tom combina sempre un sacco di guai, chissà
se è
ugualmente bravo a risolverli! Grazie mille, alla prossima!
Vostre,
Ale&Ary
|
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Capitolo 51 *** Di nuovo in due... più uno. ***
Hai trovato un baco su EFP, per questa non vedi il testo della storia.
Segnala il problema cliccando qui. Si tratta di un form per violazioni del regolamento, ma copiate pure quanto scritto in grassetto nella casella. La storia con indirizzo 'stories/Ut/Utopy/523527.txt' non e' visibile.
L'amministrazione provvedera' a fare il possibile per sistemare. Grazie in anticipo per la preziosa collaborazione.
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Capitolo 52 *** My heart is yours - Epilogo ***
ATTENZIONE
:
Questo
è ufficialmente l'ultimo capitolo ragazze. Scusate se
abbiamo
postato così presto ma, detto sinceramente, non stavamo
più nella
pelle!
Abbiamo un annuncio da fare, anche se Ary lo aveva già
accennato nel penultimo capitolo: non temete, questa fanfiction
è
finita ma presto, molto presto, ne posteremo un'altra. Anche per
quella non ci saranno grossi problemi, tempisticamente parlando,
è
già finita quindi dovremmo essere piuttosto regolari, salvo
intoppi
dell'ultimo minuto xD Vi anticipiamo il titolo: “Mistake
of twins”
e,
tecnicamente, cominceremo ad aggiornare nei prossimi giorni.
Prestissimo, come vi ho già detto *__*. Sarà
anche quella una round
mia e di Ary xD
Ora vi lascio leggere in pace, ci sentiamo a fondo
pagine con gli ultimi saluti e ringraziamenti.
CINQUANTADUESIMO
CAPITOLO (ALE) My heart is yours – Epilogo.
“Ary..
Sposami” Silenzio nella sala. La mia forchetta mi cadde dalle
mani
mentre la mascella di tutti i presenti cascava sul tavolo, compresa
quella della mia migliore amica.
Georg si era inginocchiato di
fronte a lei, con un cofanetto in velluto nero aperto davanti al
naso, gli occhi lucidi e le guance arrossate.
“Potrei
mai dirti di no?” Una domanda che non aveva bisogno di
risposta, un
bacio affettuoso e una promessa che sarebbe valsa per la vita.
Abbracci,
baci, risate. Amore.
*
“Ragazze,
c’è una cosa che vorrei dirvi” Francesca
ci guardò
affettuosamente, con il piccolo Jacob di ormai tre anni addormentato
tra le braccia.
Non c’era nessuno in casa, solo io, Ary, Tiah e
Kate. I ragazzi erano a fare un concerto non distante da noi.. Ormai
niente ci poteva più dividere, nemmeno i mille impegni dei
Tokio
Hotel.
“Spara!”
Biascicai, riempiendomi la bocca di patatine.
“Qua
dentro.” Disse, indicandosi la pancia.
“C’è la sorellina o il
fratellino di Jacob” Inutile dire che le patatine mi caddero
dalla
bocca lasciandomi allibita.
Urla,
risa, felicità. Amore.
*
“Se
tu venissi a vivere con me sarebbe tutto più
semplice” Bill portò
il nasetto all’insù guardando Tiah di sottecchi.
Avevano appena
finito di discutere per l’ennesima volta sul fatto che era
una
faticaccia farsi Lubecca- Amburgo tutti i giorni.
“E
io ci vengo a vivere con te!” Un abbraccio pieno
d’amore e un
bacio che avrebbe tolto il respiro a chiunque.
“Così finalmente
abbandono mio zio!” Una risata che riempì la
stanza e due sguardi
incatenati, potenti.
Spensieratezza,
novità, futuro. Amore.
*
“La
odio! La odio!” Ivan mi abbracciò, nascondendo il
viso nel mio
collo. La scuola era finita da qualche mese, ma tra me e lui nulla
era cambiato.
“Non
dire così..” Lo strinsi a me, più forte
che potevo.
“Mi
ha tradito Alex, mi ha tradito!” Helen lo aveva lasciato per
un
altro, e io non sapevo come fare per consolare il mio migliore amico.
Per cercare di alleviare almeno un po’ il male che lo stava
distruggendo.
“Ci
sono io qui con te. Ci sarò sempre, per te.” Un
sorriso tra le
lacrime, un bacio sulla guancia e una promessa: sempre insieme.
Dolore,
amicizia, sorrisi. Amore.
*
“Tom..”
Lo guardai, un po’ intimorita, sentendo il peso del mio cuore
farsi
lentamente un macigno.
“Sì
piccola?” Chino sulla scrivania del nostro appartamento, la
chitarra fra le mani e un foglio con appuntate delle note davanti al
viso.
“Io,
beh ecco.. Ho un ritardo” Sussurrai, abbassando gli occhi. Ne
sarebbe stato felice?
“Dove
dovevi andare?” Si girò verso di me, guardandomi
col suo sorriso
sbilenco che, negli anni, non era cambiato di una virgola, seppur lui
ora ne avesse ventiquattro appena compiuti.
“Ma
no cretino! Ho un ritardo.. Nell’altro senso!” Gli
spiegai,
impaziente, sperando che non fosse così tonto come voleva
farmi
credere.
“Oh..”
“ Non
hai capito vero?” Scosse la testa, ridacchiando, tornando a
scarabocchiare sul suo foglio, lasciandomi in mezzo alla stanza a
contorcermi le mani.
“Tom.
Sono incinta.” Mormorai. Il rumore di una matita che cadde a
terra.
Chiusi gli occhi.
Quando li riaprii lui era davanti a me, con le
mani sulla mia pancia ancora piattissima.
“Qui
c’è.. c’è.. mio
figlio?”
“No,
il figlio del vicino” Scherzai. “Certo che
c’è tuo figlio!”
“Amore..”
Una lacrima gli percorse il viso. Ed io in quel momento vivevo per
quella lacrima che mi donava una gioia immessa e crescente. Un
abbraccio, un bacio lungo una vita e poi un letto, il nostro letto.
“Dici
che si può fare ugualmente?” Chiese allarmato. Una
risata
cristallina e una notte tutta per noi.
Gioia,
euforia, vita. Amore.
*
“Amore,
guarda papà!” Ary prese le piccole manine di
Marion, indicando
Georg di fianco a lei. Da quando era nata la mia piccola nipotina
vivevano insieme, in una casetta poco lontana dal centro di Amburgo.
“Pa-pààà”
Allungò le sue gracili braccia verso il padre, che la prese
in
braccio tirandola fuori dal seggiolone, con un sorriso incantato.
“La
sua prima parola, è per me..” Sussurrò,
guardando la sua
principessa con occhi lucidi. Cinse la vita di Ary con un braccio, la
sua regina.
“Quale
re potrebbe desiderare un regno migliore di questo?”
Sussurrò,
guardando le donne della sua vita e stringendole in un unico
abbraccio.
Tenerezza,
ingenuità, sorrisi. Amore.
*
“Tom,
smettila di toccarmi il culo!” Gli intimai a bassa voce,
dandogli
uno schiaffetto sulla mano.
“Ieri
sera non eri della stessa opinione e, comunque, sei la mia fidanzata
accidentaccio!” Incrociò le braccia al petto,
fintamente offeso.
“Ma..
Amore siamo ad un corso pre parto!” Ridacchiai, tentando di
respirare come ci stava insegnando l’istruttrice. Ci avevo
trascinato Tom con la forza, quando ormai ero al quarto mese di
gravidanza e la pancia cominciava a gonfiarsi sempre di più.
“Ah,
a proposito.. Sei bellissima con quel pancione” Mi
sussurrò
all’orecchio abbracciandomi e baciandomi la tempia.
“Ma..
Tom! Sono cicciona!” Piagnucolai, inspirando ed espirando.
“Sei
stupenda invece, anche se un po’.. In carne.” Mi
prese in giro
accarezzando il bimbo che avevo dentro. Oh! Avevamo scoperto che era
un maschietto.. Il nostro Noah.
“Signori
Kaulitz, attenti alla lezione!” Ci riprese
l’istruttrice,
ammonendoci.
Infantilismo,
baci rubati, dolcezza. Amore.
“Mamma,
mamma guarda! C’è papà!”
Marion indicò Georg, ormai
ventisettenne, che stava suonando sul palco l’ultimo concerto
di
quel tour mondiale. Eravamo dietro le quinte a goderci lo spettacolo,
era magnifico.
“Lo
vedo amore.” Sorrise Ary.
Marion
aveva tre anni compiuti, adesso, la stessa età del piccolo
Jacob che
stava facendo impazzire mia sorella, correndo di qua e di la
all’interno del backstage.
Tiah era seduta su un divanetto di
pelle bianca che chiacchierava con Ivan e Kate.
Kate era la
fidanzata ufficiale di Ivan, stavano insieme da più di due
anni e
lui era riuscito a superare il dolore provocato da Helen, grazie a
lei.. Di lei non avevamo più avuto notizie. Meglio
così, mi
ritrovai a pensare. Aveva fatto soffrire il mio migliore amico come
un cane.
Mi accarezzai il pancione con un amore infinito. Ero
al nono mese ormai, mancava pochissimo.. Presto avrei conosciuto il
mio piccolo Noah e non stavo più nella pelle.
“Ary
dammi una mano” Le chiesi, tentando di alzarmi dalla sedia su
cui
ero seduta, per arrivare al rinfresco e bere un bicchiere
d’acqua.
“Certo!
Marion vieni con la mamma” Prese per mano la bambina mentre
con
l’altra mi tirava su per un braccio, mettendomi in piedi. La
ringraziai, versando un goccio d’acqua in un bicchiere e
bevendo
lentamente.
“Ciao
mamma!” Ridacchiò Ivan, abbracciandomi da dietro e
appoggiando il
mento su una spalla, mentre con una mano mi toccava la pancia.
“Ivan,
sono grassa, vero?” Pigolai, guardandomi in uno specchio li
vicino.
Ero enorme, una balena!
“Ma
se sei bellissima! La gravidanza ti dona.” Mi disse,
portandomi una
ciocca di capelli dietro all’orecchio. Li avevo tinti di un
colore
unico, finalmente. Li avevo fatti neri.
“Ragazzi
è stato un concerto magnifico!” Bill fece la sua
comparsa nella
zona relax, andando a baciare Tiah che gli sorrise amorevole,
accarezzandogli una guancia.
Gustav accorse in aiuto di Francesca,
e calmò il piccolo Jacob prendendolo tra le sue forti
braccia e
facendogli fare l’aeroplano, mentre mia sorella andava a
recuperare
il passeggino su cui era addormentata la dolcissima Holly, che ormai
aveva quasi un anno.
Georg invece si avvicinò a baciare la sua
bellissima moglie e poi prese la sua principessina Marion e la fece
volteggiare in aria, girando su se stesso, come piaceva a lei.
“Amore
mio!” Sentii Tom strillare, chiamandomi, e venendomi incontro
tutto
sudato.
Mi arrivò vicino e mi baciò le labbra, per poi
abbassarsi e posare un grosso bacio sul mio pancione ormai enorme.
“State bene?” Mi chiese, senza togliere le mani dal
mio ventre.
“Ora
meglio” Sorrisi, prendendogli il viso tra le mani e
baciandolo
ancora. Lo sentii sorridere sulle mie labbra e accarezzarmi i capelli
in un gesto pieno d’affetto.
Mi
girai verso il rinfresco e mormorai un “Ho fame”
portandomi un
dito sul mento e guardando sul tavolo cosa poteva esserci di mio
gradimento.
“Piccola,
per te solo jogurt e cose leggere” Sentenziò il
mio ragazzo,
abbracciandomi da dietro.
“E
perché mai?”
“Sei
incinta!”
“Appunto!
Sono incinta, mica è una malattia!” Ridacchiai,
scatenando le
risate generali.
“E
lasciale mangiare quello che vuole!” Esclamò
Gustav, con Jacob che
si agitava nel suo abbraccio.
“Ma
se poi sta male?”
“Io
quando era incinta mangiavo come una porcellina. Sono mai stata
male?” Scherzò Ary, guardando la piccola Marion
con uno sguardo
acceso d’amore, tra le braccia del suo papà.
“Vabbè!
Ingozzati!”
“Ora
s’è offeso..” Rise Ivan, prendendolo in
giro e beccandosi una
linguaccia da Tom.
“Ragazzi..”
Mormorai.. Ma nessuno mi ascoltò, tutti troppo impegnati a
chiacchierare tra loro, a ridere e a scherzare.
“Ragazzi.”
Ripetei, cercando questa volta di alzare il tono della voce, ma senza
risultati.. Nessuno dava cenno di avermi sentita.
“RAGAZZI!!”
Urlai, sentendo le guance diventare rosse. Tutti si girarono verso di
me, guardandomi con tanto d’occhi, soprattutto Tom.
“Io,
ecco.. Mi si sono rotte le acque!” Strillai, sentendo le
lacrime
salirmi agli occhi. C’eravamo, c’eravamo quasi!
“Oh.Mio.Dio.”
Scandì Tom, guardandomi allarmato, non sapendo
più che cosa fare.
Eppure glielo avevano insegnato al corso pre parto! Zucca vuota!
“Bill
prepara il minivan, ci andiamo con quello in ospedale, tanto ormai
siamo un esercito! Ragazze su sbrigatevi.. Ale, stai tranquilla, fai
respiri profondi e non farti prendere dal panico.”Accidenti,
Georg
era preparato per questo genere di cose! “Tom! Non stare li
impalato!”
“AAAAAA!”
L’ennesima contrazione mi fece piegare in due. Ary mi
stringeva la
mano da una parte, Tom dall’altra. Quest’ultimo non
aveva
spiccicato parola durante tutto il tragitto e nemmeno quando, in sala
parto, gli avevano fatto indossare il camicie verde e lungo. Mi
stringeva convulsamente la mano, forse più sconvolto di me,
bianco
cadaverico in volto e con gli occhi sbarrati.
Entrò
un dottore, ormai ci eravamo.. Era arrivato il momento.
“Vai
piccola, tra poco mi fai zia!” Ridacchiò Ary al
mio fianco. Io non
risposi, feci solo un sorriso sofferente, ero troppo impegnata a
respirare e a ricordarmi come farlo correttamente.
“Lei
è il padre?” Chiese il dottore a Tom.
“N..no,
sono il fidanzato.” Rispose sotto shock.
Il
signore fece una risatina comprensiva. “Intendevo dire se lei
è il
padre del bambino che sta per nascere.”
“Oh
sì, sì!” Ridacchiò Tom
imbarazzato, ritornando un po’ in sé.
“Amore
ci sono io qui con te. Su forza, respira!”
Sussurrò al mio
orecchio.
“Signorina
incominci a spingere! Il bambino è in posizione
corretta!”
Cominciai
a spingere, più forte che potevo, sentendo un dolore
lancinante e
atroce, ma autoconvincendomi del fatto che ne sarebbe valsa la pena,
eccome.
“Quanto..
quanto sangue.” Mormorò Tom, per poi cadere a
terra. Svenuto.
“TOOOOOOM!!”
Urlai, ma ormai quello era partito. Ary ridacchiò al mio
fianco, ma
senza allontanarsi da me che ormai ero madida di sudore e anche
piuttosto affaticata.
Un infermiera si avvicinò a Tom, tentando
di rianimarlo. Il mio fidanzato si alzò in piedi di scatto,
tornando
a stringermi la mano più forte di prima.
Durò
tutto un eternità, un tempo infinito che non saprei
descrivere.. Ma
quando sentii il mio bambino strillare e piangere, tutto i
fermò.
“E’
stata bravissima, signorina.” Mi sorrise
un’infermiera,
mettendomi in braccio un fagottino avvolto in un asciugamano blu. Il
mio bambino, il bambino mio e di Tom.
“E’..
bellissimo..” Sussurrò Ary, al mio fianco.
“Tutto
suo padre!” Ridacchiò Tom, che invece era dietro
di me. “Ciao
piccolo, sono il tuo papà!” Esclamò
prendendogli la manina
minuscola con il suo dito lungo e affusolato.
“Noah..”
Fui solo in grado di mormorare, le lacrime ormai scendevano
imperterrite. Avevo davanti il bambino mio e di Tom, il frutto del
nostro amore.
Quella piccola e tenerissima creaturina era nostro
figlio. Nostro
figlio.
Eravamo
tutti quanti davanti al vetro dietro al quale c’erano tanti
bimbi
appena nati, compreso il mio Noah. Ero in camicia da notte, sfinita,
abbracciata al mio uomo.. Con intorno tutti i miei amici : Ary,
Georg, la piccola Marion, Ivan, Kate, Gustav, Francesca, Jacob e
Holly, Bill, Tiah. Mia mamma e mio fratello Edo, ormai di otto anni,
sarebbero arrivati nel pomeriggio a vedere il loro nipotino.
“Ti
rendi conto che quello scricciolo è tutto nostro?”
Mi sussurrò
Tom abbracciandomi da dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla.
“Ancora
non mi sembra vero.. Ero così abituata ad averlo nella
pancia”
Mormorai, portandomi le mani sul ventre in quel gesto diventato ormai
d’abitudine, trovandolo piatto come lo avevo lascito nove
mesi
prima.
Tom
lanciò un’occhiata a Georg ed Ary, posando il suo
sguardo sulle
fedi che avevano alle dita.
“Che
dici? Diventeresti mia moglie?” Ridacchiò
imbarazzato, nascondendo
il viso nel mio collo, tra i capelli profumati.
“E’
come se già lo fossi Tom.” Sorrisi, guardandolo
estasiata.
Mi
strinse di più a sé, tornando a guardare il
nostro piccolo
futuro.
Diedi un’occhiata generale intorno a me..
Bill
stuzzicava Tiah, facendole il solletico sui fianchi e baciandola sul
collo.
Ivan e Kate stavano guardando tutti i bambini dietro al
vetro, chissà.. Forse si stavano immaginando un loro
possibile
futuro con un bimbo sgambettante per casa.
Gustav stava cullando
un Jacob addormentato insieme alla sua futura sposa, che stava
giocando con la sua bambina... Eh si, molto presto si sarebbero
sposati.
Georg e Ary, sposati da poco, stavano cercando di
spiegare alla piccola Marion che Noà sarebbe stato il suo
cuginetto.. Il compagno di giochi suo e di Jacob.
Mi
girai, catturata in un dolce bacio di Tom.
“Hai
una vaga idea di quanto ti amo?” Sussurrai sulle sue labbra.
“Forse
una minima parte di quanto ti amo io” Rispose, sorridendo
felice.
Quella
era la piccola bolla di sapone in cui, accidentalmente, ero rimasta
incastrata quattro anni prima.. Non avrei mai voluto che questa bolla
si rompesse.. Era casa mia, il luogo in cui volevo vivere e crescere,
insieme alle persone che amavo. Insieme al mio bambino.
Così,
ora e tra cinquant’anni. Sì, sì.. Mille
volte sì!
“This heart,
it beats, beats for only you
My
heart is
yours”
[Questo
cuore
che batte, batte solo per te
Il mio cuore è tuo]
Ora
possiamo dire, con enorme dispiacere.. che è finita.
Definitivamente
ç___ç Dopo quasi otto mesi, è finita.
Fa più male a noi che a
voi, fidatevi. E' stata la nostra prima round e, anche se “Mistake
of twins” la riteniamo migliore..
“Incastrate” rimane
una fanfiction speciale e sarà sempre nel nostro cuoricino
T.T Mamma
che tristezzaaaa.
Vorremmo fare dei ringraziamenti generali,
quindi tutte voi che avete recensito lo scorso capitolo. Vale a dire
Jiada95, Layla e Tokietta86. Grazie
di
cuore ragazze.
Poi, ovviamente, tutte quelle che hanno inserito
questa storia tra le seguite e tra le preferite. Infine anche chi ha
solo letto, senza recensire. Grazie anche a voi “lettrici in
punta
di piedi”.
Ah,
vorremmo dire GRAZIE a BigAngel_Dark
e a
Tokietta86 per aver
votato “Incastrate”
al concorso dei migliori personaggi. Non abbiamo vinto (prevedibile)
ma ci ha fatto un piacere enorme!
Ora
è proprio arrivato il momento di lasciarci. Speriamo di
ritrovarvi
tutte quante nell'altra fanfiction, ne saremmo davvero contentissime!
Vi
amiamo, lo sapete.
Le
vostre, Ale&Ary
|
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