Seven Steps of Summer di Dira_ (/viewuser.php?uid=35716)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** From Monday to Thursday ***
Capitolo 2: *** From Monday to Wednesday ***
Capitolo 1 *** From Monday to Thursday ***
La
storia è collegata alla mia precedente fan-fic
Doppelgaenger che trovate nel mio profilo o al link.
Alcuni personaggi menzionati quindi appartengono a quella storia. Si
può leggere tranquillamente anche senza averla letta,
comunque. Solo per completezza, ecco. ^^
So, brown eyes,
I'll hold you near
Because you're the only song I want to hear
A melody softly soaring through my atmosphere
(Soul Meets Body, Death Cab For Cutie)¹
In sette giorni ti
può
scoppiare il mondo in faccia. Letteralmente.
E non è detto che
sia sempre
una cosa orribile, catastrofica, spaventosa.
Ma di certo ti scombussola
un
po’.
E il bello è che
c’erano
state, sì, delle avvisaglie.
Del tipo, la domenica
mattina
ti svegli, trascinandoti con tutte le tue forze fuori dal dormiveglia.
Però poi ti
ricordi che è
estate, sei un professore e sei in
vacanza.
Ed ecco che un attimo prima
di
sprofondare nel coma estivo ti viene in mente una frase, spuntata fuori
dal
nulla sonnolento delle tue sinapsi…
Niente
e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare.
… E sai che non è assolutamente
vero, che negli ultimi dieci mesi – quasi un anno!
–
hai fatto tutto il contrario.
Hai evitato di fermarti a
pensare.
Certo, ci sono stati ottimi
motivi, ma…
Se ti fossi fermato a ragionare,
avresti potuto capire che non era
importante farlo.
Sei sempre stato un
po’ lento
in certe cose, ma…
… cominciamo dal
principio,
eh?
****
Lunedì
È mattina. Stai
dormendo della
grossa, ancora.
Nessuno ha mai
sospettato– a
parte l’ineffabile nonna Dromeda – che in
realtà, se fosse per te, dormiresti
quindici ore al giorno tonde, rotolandoti nell’inedia
più totale.
Adori l’odore
delle lenzuola,
fresco e pungente la sera e caldo e complice di prima mattina.
Adori strofinare il viso
– non
ti cresce la barba, perché sei un metamorfomago –
contro la federa del cuscino
e stirarti i muscoli contratti.
Quando dividevi il talamo
con
Vic era diverso: lei si alzava prestissimo, scivolando accanto a te con
quella
sua grazia liquida e profumata per un bacio, delle coccole. Sesso.
Non che ti dispiacesse, sei pur sempre un bipede maschio con dei
bisogni
mattutini, ma poi pretendeva la colazione a letto e, intontito dal
post-orgasmo,
dovevi trascinarti in cucina a prepararle la colazione, con il rischio
di
incontrare il ghigno di Bill o i sorrisi maliziosi di Fleur.
Le prime volte eri
così
imbarazzato che strisciavi fino all’uscita e andavi a
comprargliela fuori.
Ora quelle incursioni
solitarie alla boulangerie
più vicina
sono finite, come tostare il pane solo
fino alla doratura. Vi siete lasciati quasi un anno fa, e non hai
più notizie
di lei dallo stesso lasso di tempo.
Sono successe tante cose in
dieci
mesi, non propriamente belle e i problemi personali di tutti, a lungo,
sono
passati in secondo piano.
Ora però, ti
chiedi cosa
faccia. Se stia bene. Se ci sia qualcuno che le prepari la colazione la
mattina.
In quel caso speri che
sappia
dorare i toast. Davvero.
Poi senti un rumore. E lo
riconosci.
Infili la testa sotto il
cuscino, mentre la porta di camera tua viene spalancata e passi pesanti
annunciano l’arrivo del tuo terremoto personale.
Dentro di te lo chiami
così,
ma non gliel’ha mai detto. Anche se forse apprezzerebbe,
conoscendolo.
“Teddy! Sveglia,
ghiro della
brughiera! In Cornovaglia c’è uno splendido sole e
sono quasi le undici del
mattino!”
Il che vuol dire che sono a malapena le dieci.
Ti chiedi se James si alzi
tutte le mattine alle sette, come proclama di fare, oppure bluffi
magistralmente solo per venire, tre ore dopo, a darti il tormento.
Certo è che dovrebbe,
visto che a
settembre si terranno le selezioni per l’Accademia Auror e
lui ha tutta
l’intenzione – e il diritto secondo lui –
di entrarci.
Senti il rumore di due scarpe che vengono calciate via, probabilmente
agli
angoli opposti della stanza, e poi…
Beh, ovvio. È James.
… e poi arriva il dolce peso del tuo ragazzino sulla
schiena, in volata.
Più
o meno è come essere placcato da un centauro
incazzato.
Dovresti fargli notare,
prima
o poi, che non ha più dodici anni e non sei in grado di
sopravvivere al peso
dei suoi muscoli da ex-cacciatore di Quidditch.
“Jamie! Mi stai
schiacciando i
polmoni!”
“Se parli respiri, quindi non è vero!”
Cantilena, infilando le mani ovunque e
cercando strapparti via il lenzuolo. Ti tira una testata distratta
contro la
spalla destra. “Svegliati!” Ti ulula
all’orecchio.
Devi
svegliarti. Almeno prima che ti faccia saltare un timpano.
Ti volti di scatto e sfruttando l’effetto sorpresa
– o i tuoi geni da lupastro,
sostiene lui da anni – lo ribalti sotto di te con un colpo di
reni.
Indossa la vecchia t-shirt
della sua prima vittoria a Quidditch. Ormai sta diventando rosa per i
troppi
lavaggi, ma nessuno ha il coraggio di farglielo notare.
I jeans invece ti piacciono:
li ha comprati in un negozio babbano e li sfoggia da giorni come se
dovesse
mostrare a tutti che bel fondoschiena ha.
Forse lo fa sul serio,
rifletti, mentre ride cercando di divincolarsi.
“Non
così, Candidato Potter. È
la presa 27, dal Manuale Auror. Come descriveresti la sua
dinamica?” Chiedi,
sentendoti didattico.
Gli occhi nocciola di James
ridono, mentre intrappola la lingua trai denti, e poi risponde.
“Tu nudo sopra
di me?”
Stronzetto.
“Veramente ho i
boxer. Non è
questo il punto… Merlino, Jamie, ma stai
studiando?” Sospiri, lasciandolo
andare. James ti tira un colpo sul fianco.
“Sicuro che
sì!” Brontola
tirandosi a sedere sul letto. “Sono stato al corso
stamattina.”
Poi si sporge e ti bacia.
Tra te e James è successo. A settembre stavi
cercando
di capire cosa fare della tua nuova vita dove eri un insegnante di
Difesa
Contro le Arti Oscure ad Hogwarts…
… e a novembre te sei ritrovato nel letto mentre scoprivi di
essere interessato
agli uomini.
No, menti. Andando a ritroso
nel tempo ti accorgi come le donne, a parte Vic – un quarto veela – non ti siano mai
interessate un
granché.
E non hai mai raccontato a
nessuno quanto ammiravi il Capitano della squadra di Quidditch della
tua casa,
Malcolm Whitby. Soprattutto ammiravi
i suoi muscoli tonici e la sua mascella squadrata.
Vieni risvegliato dai
ricordi
da una botta sul braccio.
James ha sempre questo modo tenero
di
attirare la tua attenzione. Non ricordi neanche più quanti
lividi hai.
“A che pensi?” Chiede, corrugando le sopracciglia.
“Pensi troppo.” Aggiunge.
“Pensavo a Malcolm Whitby.” Confessi, dandogli
retta e non pensando.
“Chi diavolo è?”
“Era il capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso, al
mio terzo anno.”
“E
perché lo stavi pensando?”
“Così…”
Poi ti ricordi che James
è un
diciottenne, ex-Grifondoro modello.
Quindi ti placca sul letto
prima che tu possa dire ‘Api frizzole’. Senti le
sue labbra incastrarsi con
irruenza con le tue e le sue dita attorcigliarsi attorno ai tuoi
capelli.
Baciare James non è come baciare Victoire. A volte usa i
denti, la lingua, le
labbra.
Ti lascia stordito, come se
un
uragano ti fosse passato addosso.
Ed è bello.
Non avresti mai pensato che un assalto
sarebbe stato un modo piacevole di vivere la sessualità, e
soprattutto un modo
che si confaceva a te.
Ma senti che ti si addice.
James aggancia con le dita i
tuoi boxer babbani e li lancia oltre le sue spalle. Probabilmente
finiranno
sulla libreria e dopo dovrai riprenderli con chili di polvere sopra.
Tu fai fare la stessa fine alla sua maglietta e quando se ne accorge
ride
contro la tua clavicola, prima di morderti la spalla facendoti gemere.
James fa sesso come vive. In
modo irruento e sfrontato.
Ti guarda con irriverenti
occhi nocciola mentre mappi la perfezione delle sue scapole e dei
bicipiti, e
ride con gli occhi mentre ti chiede se apprezzi lo spettacolo.
“Domanda
retorica…” Sussurri,
mentre gli tappi la bocca con un bacio, prima che si corrucci da brava
capretta
del Devonshire
chiedendoti cosa voglia dire.
Non sai precisamente cosa
sta
succedendo tra di voi e non sai mappare con precisione la geografia dei
tuoi sentimenti
per lui.
Vorresti chiedere a qualcuno
se ha una risposta, un consiglio, ma non
puoi.
James è James Sirius Potter, e tu sei Ted Remus Lupin.
E sono i vostri nomi a
rendere
tutto speciale. Inimitabile. Incomprensibile se non li aggiungi alla
spiegazione.
E poi…
C’è un’intera famiglia, il clan
Potter-Weasley, che ti blocca e purtroppo la
tua prima e unica confidente è anche la tua ex.
Che forse ti odia.
Hai venticinque anni e
sorvoli
le lande rigogliose del tuo casino mentale.
…
e niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal
ragionare…
La frase ti rimbalza tra le
sinapsi di nuovo. Ma poi James si china sulla tua erezione, mentre si
umetta le
labbra facendola sparire in quella boccaccia irriverente, e
l’unica cosa che ti
viene in mente e…
Il nulla.
… mentre gli
accarezzi la
nuca, dove i riccioli rasati ti solleticano i polpastrelli, respirando
forte,
mentre il suo nome ti scivola sulla lingua.
E lasci perdere, ancora una
volta, come ogni volta.
Dopo
James
recupera il vestiario e, prima di infilarsi la maglietta, si china a
pretendere
il suo ‘bacio del buongiorno’
“Jamie, te ne avrò dati
un’ottantina.”
“Sì, ma questo
è quello.”
Sogghigna, e tu lo baci, lasciando che lo trasformi in una
mezza molestia al tuo fondoschiena. Poi si raddrizza. “Ero
venuto a svegliarti!
Per zia Dromeda saremo morti ormai.”
“Credo ormai si sia abituata al fatto che ci metti sempre
tanto.” Sorridi,
prendendo la bacchetta e recitando un accio
per riavere boxer, camicia e un paio di pantaloni.
“Le camice anche d’estate?” Protesta
James. “Come sei vecchio.”
“Mi stanno bene.” Protesti sentendo –
sì, perché lo senti
– che i capelli ti virano verso un curioso rosa cipria.
“E
poi è cotone egiziano. Traspira.”
“Sarà… il mio è cotone
inglese e ci sto come Merlino comanda.” Si infila gli
anfibi distrattamente, allacciandoli tutti storti.
James è scombinato. Dalla punta dei capelli arruffata fino
alle scarpe
slacciate.
Gli baci la testa e con la coda dell’occhio lo vedi
sorridere.
“Va’ a fare colazione. E per favore, potresti non
rubarmi i muffin al
cioccolato?” Gli chiedi.
James ti guarda come se
fossi
scemo. “No. Ci vediamo in cucina!” Annuncia, prima
di smaterializzarsi: lo fa
anche per fare dieci metri, da quando è fuori da Hogwarts.
Ridacchi tra te e te, mentre apri la finestra per far circolare
l’aria. È una
luminosa mattina di giugno e selve di cicale superano la barriera del
suono con
il loro frinire.
E tu sei felice.
Aspiri l’aria, che
sa di erba
tagliata e salsedine. A volte ad Hogwarts ti scopri a sentire la
mancanza del cottage
della tua infanzia.
Il rumore, esile ma presente
della risacca ti solletica le orecchie: sei vicino a Villa Conchiglia,
ormai
abitazione estiva della famiglia Weasley-Delacour. Dalla tua finestra
puoi vederla
in lontananza, un puntino sulla spiaggia sabbiosa dietro al bosco.
Poi vedi anche un’altra cosa.
Guardi stralunato il gufo
rosa
– grazie alla magia – che si chiama Cocò
ed è di Victoire atterrarti sulla
finestra, come un deja-vu. Ha un
biglietto legato alla zampa.
Lo prendi e lo apri.
Teddy,
Sono tornata per qualche giorno a Villa Conchiglia.
Ti va di vederci per un the?
È
ridicolo ignorarci, non ti pare?
Vic
|
Rimani con il biglietto
– rosa antico –
in mano per dieci minuti
buoni.
Prima che tua nonna bussi alla porta e, preoccupata e ruvida come
sempre, ti
informi che la colazione sta sparendo tra le fauci di James.
E l’unica cosa che riesci a pensare, anche se non fa onore al
piccolo
gentiluomo che Andromeda Black ha cresciuto è…
Merda.
****
Martedì
Sei in giardino, in maniche
di
camicia perché sei stupido,
sotto la
canicola estiva a disinfestare quasi cento metri quadrati da gnomi
malefici che
non hai il coraggio di far fuori.
Devi prima stanarli dal
complesso sistema di cunicoli e poi non puoi far altro che schiantarli
e
trascinarli nel bosco. Sospetti che tua nonna sappia della tua mancanza
totale
di crudeltà, ma che in fondo ti voglia bene anche per
questo.
Si affaccia alla finestra,
osservandoti mentre lavori.
A volte la sorprendi a
fissarti con quell’espressione.
Quella in cui ti
chiedi chi stia davvero
guardando, se te o sua figlia.
Da piccolo per farle piacere, o almeno così credevi, hai
provato a trasformarti
in tua madre. Sfortunatamente il tuo corpo da novenne non poteva
sopportare la
trasformazione in un’adulta per troppo tempo e ti sei
ritrovato con un febbrone
da cavallo per una settimana e i capelli rosa cicca per un mese.
Tua nonna ti
sgridò tanto,
quella volta. E poi scoppiò a piangere, e ti chiese di non
farlo mai più.
Probabilmente è
da allora che
hai smesso di cambiarti i connotati per divertimento.
Le sorridi, mentre ti leghi
i
capelli con un elastico. Dovresti tagliarli, ma qualche impertinente
ragazzino bela che li preferisce così da sempre.
“Sai che Victoire Weasley è tornata?” Ti
chiede sbrigativa. Sembra sempre volertene
dire quattro, Andromeda Tonks: in realtà ci sono state poche
volte in cui ti ha
davvero imperiosamente bistrattato.
Sorridi nervosamente,
annuendo. “Sì. Mi ha mandato un gufo ieri
mattina…”
“E non le hai ancora risposto.” È un
affermazione. Gli occhi di tua nonna ti
trafiggono da parte a parte, e tu ti scopri a farti piccolo piccolo
contro la
vanga.
Detesti non soddisfare le
aspettative delle persone. Sarà un trauma infantile, ma
è così.
“Non ne avevo voglia, nonna…”
“Senti tu! Non ne aveva voglia il signorino! Vic è
stata la tua fidanzatina
immaginaria per anni. Quante volte ti ho visto sbirciarla da dietro le
dune di
sabbia mentre si faceva il bagno, eh?”
Avvampi come un gladiolo – hai un buon termine di paragone,
ce li hai davanti
in nutrita e panciuta schiera – e
non
hai il coraggio di dirgli che in realtà sbirciavi i suoi
cugini francesi,
sognando di diventare biondo e muscoloso come loro.
A posteriori, ti rendi conto
che c’erano dei punti di contatto con la tua
sessualità sin dall’età di sette
anni.
Inquietante.
“Già, e
lo è stata veramente
per sei anni. Mi sento a disagio, nonna.”
“Vic è una tua amica di infanzia e anche se vi
siete lasciati è tuo dovere
rispondere ad un dannato invito!”
“… Come sai che è un invito?”
“Gliel’ho suggerito io.” Proclama
placida, e supponi compiaciuta. Hai sempre
sospettato che tua nonna supportasse la vostra unione eterna.
Lei, come tutti.
Sembravate perfetti assieme.
Era
proprio questo a non funzionare.
“Nonna!”
Protesti. O almeno ci provi. “Non avevi il diritto di fare
una cosa del genere, maledizione!”
“Falla finita, ragazzino.” Ribatte, battendo una
mano sul davanzale. Sembra un
giudice del Wizengamot di fronte all’imputato reo confesso.
“Prima o poi dovrai
affrontarla. Ti sei nascosto abbastanza, direi. Ho forse cresciuto un
coniglio?”
Sospiri. Non ha tutti i
torti,
naturalmente. Vic è in Inghilterra, a solo un sentiero in
mezzo alla brughiera
salmastra da te. Non puoi semplicemente ignorarla.
“Va bene,
risponderò al gufo
stasera.”
Tua nonna guarda oltre le tue spalle, e tu hai un’orribile
sensazione. Sesto
senso da lupo, forse?
“Credo che non ce ne sia bisogno. Sta venendo qui.”
E prima che tu ti possa voltare è già rientrata
dentro casa, lasciandoti in
balia del tuo destino.
Vic sta arrivando dal bosco.
È
incredibile come riesca a imporsi sulla scena, che sia una sala da
ballo
affollata o un bosco solitario.
Ha un semplice vestito che
svolazza alla brezza estiva, ed è bianco. I capelli sono
sciolti sulle spalle,
e piovono come una cascata dorata sulle braccia color del latte.
Vic non si abbronza, Vic non
ha lentiggini.
Vic è perfetta, e
tu ti
aggrappi alla vanga con la forza di un naufrago.
Capisci perché ne
sei stato
innamorato per anni e perché, in fondo, la ami ancora.
Cammina fino alla
staccionata
che recinta il giardino, e ci si appoggia con le mani. Noti che non ha
più
l’anello che le hai regalato al vostro terzo anniversario.
Devi avvicinarti anche tu.
“Teddy.”
Dice, e senti
l’ultima sillaba rotolare sulla lingua e venir rafforzata.
È il suo accento e
senti una stretta al cuore nello scoprire che ti era mancato.
“Ciao.” Conclude
semplicemente.
“Ciao.”
Rispondi acutamente,
mentre senti il sapore del sangue sulle labbra. Ottimo, ti stai
martoriando un
labbro.
“Non hai ricevuto
il mio
Gufo?” Chiede inarcando un sopracciglio. Vedi da come stringe
le dita sulla
staccionata che è nervosa anche lei.
Non passi più di
vent’anni
della tua vita vicino ad una persona senza ricordarsi tutti i suoi
piccoli
gesti.
“A dire il vero sì…” Ammetti.
“È solo che non sapevo come risponderti.”
“Con un sì o un no?” Suggerisce
corrucciandosi. È facile al cambio di umore
Vic, indice di quanto sia in fondo un po’ viziata. Ma il suo
broncio è così
adorabile che nessuno ci fa caso. “Pensavo di meritarmi
almeno una risposta,
Ted.”
“Sì, è vero.” Ammetti di
nuovo. “Ma mi hai colto di sorpresa, non pensavo
saresti tornata quest’estate.”
“I miei genitori sono a Lion
con
Louis per un seminario sulla danza e Dom è in Romania con
zio Charlie. Ero sola
ed ho pensato che almeno sarei potuta tornare in
famiglia…” Ti lancia
un’occhiata che sembra scavarti dentro. Forse in fondo
è sempre stato così.
“Sei cambiato.” Afferma. “Una volta
saresti corso da me.”
Senti un pungolo fastidioso allo sterno, quando una volta avresti
trovato carina quella sua sicurezza
sull’affetto
che vi lega. “Una volta… hai ragione.”
Dici, sentendo la tua voce fin troppo
secca.
Vic è la prima ad
aver capito
il tuo patologico bisogno di rendere felici tutti e di farti amare da
tutti.
L’ha capito, ed a volte, te ne rendi conto solo ora,
l’ha sfruttato.
Con quella sua malizia innocente, senza reale cattiveria… e
tu eri felice di
renderla felice.
Ma non poteva funzionare,
per
nessuno di voi due.
Vic esita, poi fa un sorriso
di scuse. Lo riconosci, perché per un attimo la sua aura di
intoccabile
perfezione che fa voltare ogni singolo essere vivente che la incrocia
si
affievolisce.
“Hai ragione, come
sempre.
Scusami… Sono venuta qui per offrirti la mia amicizia. Nulla
di più.” Ti guarda
e ti prende la mano. È tiepida e morbida come ricordavi.
“Mi sei mancato,
Lupin. Non possiamo ignorarci per tutta la vita dopo che ne abbiamo
trascorsa
una assieme, non ti pare?”
Ti stringe la mano tra le
sue,
senza preoccuparsi del fatto che la tua è sporca di terra e
sudata.
Ti ricorda di quando
giocavate
sulla spiaggia da bambini, e vi riempivate i capelli di sabbia.
E tu ogni volta ti stupivi
di
come una bambina così bella e apparentemente intoccabile
potesse essere anche
il perfetto compagno di giochi.
Le sorridi.
“Dai, entra. Ti faccio un the.”
****
Mercoledì
È il giorno
ufficiale della
cena a casa Potter.
Da quando hai memoria ogni mercoledì sei seduto alla tavola
di Harry e Ginny,
prima, quando avevi ancora bisogno di cuscini per raggiungerla e
adesso, che
aiuti tua zia ad apparecchiare mentre Harry e Jamie sono fuori per una
partita
di Quidditch a due.
Ginny è preoccupata. Lo vedi dalla ruga leggera che gli
segna la fronte
altrimenti dolce.
Quest’anno
è stato duro per
tutti: la scomparsa di Thomas ha segnato il vostro clan, come zia Herm
ama
definirlo, ed ha segnato la famiglia Potter più di chiunque
altro.
Thomas Dursley, figlio adottivo del cugino di Harry,
è… o era, hai paura a
pronunciarlo, come un figlio e un fratello per loro.
E la sua scomparsa, dopo quell’orribile storia di ricatti e
morte che proveniva
dalla famiglia originaria di Tom…
Ginny ti sorride e ti chiedi dove sia Albus, il figlio di mezzo, il
piccolo
genio di famiglia.
Il migliore amico di Tom e,
secondo quella linguaccia di Jamie, anche qualcosa di più.
“Al?”
Ginny scrolla le spalle con
un’espressione esasperata. “In soffitta con le sue
pozioni. Fortunatamente
abbiamo canalizzato il camino. Il primo anno che era tornato te lo
ricordi che
odore terribile spargeva per casa con i suoi intrugli?”
Ridacchi con lei, perché le vuoi bene. E vorresti trovare il
modo per parlare
con Al.
Ma come ti ha detto una
volta
James, non puoi salvare tutti.
“Se non esce di
lì entro fine
Giugno, giuro che do fuoco alla soffitta…” Mormora
distratta Lily,
controllandosi la perfetta riuscita della stesura dello smalto.
“Non
cominciare.” La ammonisce
Ginny, ma senza convinzione. “Albie, lo sai, per via di
Thomas…”
“Lo sappiamo tutti. Non
penso che ci
sia un essere umano, animale, minerale o vegetale che non
sappia.” Replica
imbronciandosi. “Ma se continuerà a stare
ingobbito sulle sue pozioni diventerà
orribile. Ed io ne rimarrò ferita, perché devo
avere dei fratelli meravigliosi.
Ne va della mia immagine. Meravigliosi… come
Teddy.” Aggiunge, facendoti ridere
mentre sbatte le ciglia.
Si respira sempre
un’atmosfera
difficile ormai. Lily e James sono gli unici che risollevano il morale
delle
truppe, come scherza Ginny.
James poi irrompe nel
salotto
del piccolo Cottage: è sudato, spettinato e con una
canottiera che ha visto
tempi migliori.
“Teddy!”
Ti saluta come al solito, urlando assolutamente senza
motivo.
Vedi Ginny lanciare un’occhiata di disapprovazione verso il
tatuaggio che gli
campeggia sul braccio mentre gli intima di andare a farsi una doccia.
Distogli lo sguardo,
perché
ricordi come l’ultima volta che ci hai posato lo sguardo ci
hai posato anche le labbra.
James ti passa accanto e sai
che sa. Perché
sogghigna. “Hai fatto
il bravo bambino e hai aiutato mia ma’, Teddy?”
“Diversamente da te, ragazzino, Ted è il risultato
di un educazione di
successo.” Rimbecca Ginny. “E ora fila a toglierti
quella puzza di spogliatoio
maschile.”
“Si chiama sudore, mamma. E qualcuno lo trova eccitante.”
Lo vorresti strozzare mentre tieni a bada la gorgone
che abita nei tuoi capelli e li costringe ad imbarazzanti virate di
colore.
Ovviamente Harry e famiglia
non sanno niente di voi.
Impossibile
anche solo pensare ad una reazione del clan Potter-Weasley. E poco
importa che
per anni sei stato il modello di ispirazione per tutta la seconda
generazione
della famiglia.
Inoltre sei piuttosto sicuro
che a zio Ron verrebbe un infarto.
Ginny ti dà un
colpetto con il
braccio. Sorride, ed ha una sfumatura inquietante in quel sorriso. Ti
ricorda
Lily quando tenta di darti a bere che non sta cercando di eludere la
sorveglianza ad Hogwarts per infilarsi nelle gite notturne degli
studenti del
Settimo ad Hogsmeade.
“Ho saputo che Vic
è tornata.”
I suoi occhi hanno un luccichio pericoloso. Se lo ricorda, vero, pensi
con
terrore, che vi siete lasciati senza possibilità di appello?
“Ehm.”
Reciti acutamente. A
volte avresti voluto che zio Harry fosse stato un esempio paterno
più loquace.
“Sì.” Aggiungi.
“Sta a Villa
Conchiglia,
vero?”
“Ehm.” Continui, e l’arrivo di Harry con
gli occhiali rotti in mano ti salva da
un interrogatorio degno di Torquemada.
Gli stringi la mano
brevemente, con il vostro solito affetto discreto.
“Ciao Teddy.” Ti sorride. Sembra stanco, ma
rilassato. È troppo tempo, quasi
dieci mesi, che gli vedi ombre annidarsi nello sguardo. La scomparsa di
Thomas,
tutta quella storia, l’ha lasciato pieno di sensi di colpa,
nonché problemi al
lavoro e con suo cugino Dudley, il padre di Tom. Sai però
che l’amore per lo
sport condiviso con il primogenito lo aiuta.
James fa quest’effetto alle persone, pensi affettuosamente
mentre ragguagli Harry
sull’andamento delle tue ferie.
Le fa sentire felici.
Quando scende Al cominciate
a
mangiare e l’atmosfera si fa più calda e
rilassata, dopo che James tormenta un
po’ Lily, facendosi rispondere per le rime.
Lanci un’occhiata
ad Albus. Noti
che i capelli gli sono cresciuti in una frangia disordinata che gli
copre gli
occhi. Mangia composto e ride alle battute salaci di Lily.
Non sembra triste, ma sembra
distaccato. Fa impressione sapere
che ha
soli diciassette anni.
“Come vanno le pozioni?” Riesci a dirgli, al
momento del dolce.
Scrolla le spalle. “Metifiche e rivoltanti, secondo la mia
famiglia. Ma forse
sto scoprendo la cura per la Lectovaiolosi.”
“Oh.”
Ride appena. “Magari.” Appoggia una mano sulla
guancia. “Così Vic è
tornata.”
È diventato
l’argomento totem
di quella cena?
Senti un orribile rumore di forchetta contro il piatto ed hai la
certezza che
James abbia smesso di ingozzarsi di torta di mele.
“Sì,
starà qui per le vacanze.”
Ignori uno sguardo ficcato sulla nuca. “Siete già
andati a trovarla?”
Al scrolla le spalle.
“Non io.
La trovo antipatica.”
“Albus!” Lo riprende Ginny. “È
tua cugina!”
“Se voglio sentir parlare qualcuno di sé per ore
chiedo a Jamie.” Replica, e fa
un sorrisetto che gli arriccia l’angolo della labbra.
“Se non altro mi diverte.
E non scintilla.”
Al è sempre stato
uno
stronzetto, rifletti. È un serpeverde dopotutto.
Harry sorride,
dall’alto della
sua ingenuità di pater familias
che
tutto vede e niente coglie.
“Allora, sei già andato a trovarla?”
A quel punto c’è un gran fracasso dalle parti di
James. Ti volti e lo vedi che
già sparisce fuori dalla sala, borbottando qualcosa che
c’entra con
‘passeggiata’ e ‘non ho più
fame’.
Lily sorride soave,
piluccando
la sua fetta di torta. “Jam odia Vitro.
Comprensibilissimo peraltro. Io odio i suoi capelli e sì,
come ha detto Al, il
fatto che scintilli. Mi fa sentire normale e questo non è
semplicemente tollerabile.”
“Tesoro, non
scintilla.” Le fa
notare Harry ragionevole. “E’ solo un quarto
veela.”
“Sono i suoi maledetti capelli lino
a
farlo per lei.” Soffia Lily assottigliando lo sguardo.
“Maledetta.”
Ginny stavolta non la riprende. L’argomento poi si sposta sugli ultimi
risultati dei Chudleys:
nessuno ha commentato l’uscita di James.
Effettivamente, rifletti, ha
sempre dato di matto al nome di Vic.
Solo che ora capisci
perché.
Non ci metti molto a
trovarlo:
se ne sta steso sulla vecchia amaca appesa trai due alberi di melo in
giardino.
Fuma la sigaretta tra indice e pollice; ogni volta fa evanescere i
mozziconi
per non farsi scoprire dai genitori.
“Non hai paura che
qualcuno ti
scopra?”
“Mamma lo sa già.” Replica con lo
sguardo ostinatamente puntato sulla manciata
di luci che forma Ottery St. Catchpole. È proprio sulla
collina. Oltre c’è la
Tana.
La geografia dei tuoi
ricordi.
“Perché
sei uscito?”
“Non mi andava di sentir parlare di quella vacca.”
Butta fuori salace,
continuando ad ignorarti. Afferri con una mano la corda
dell’amaca, chinandoti.
James a quel punto
è costretto
a lanciarti un’occhiata di sottecchi.
“Non chiamarla
così, non ti ha
fatto niente.”
“A parte farsi te?”
In un attimo è in
piedi e ti ha scostato con una manata sul petto.
“’Fanculo Teddy!”
“Non capisco perché adesso ti sei
arrabbiato.” E davvero, non lo capisci.
Tu e Vic vi siete lasciati.
È
tutto lì.
Cos’altro
c’è?
“Mi sono
arrabbiato perché non
me l’hai… oh, fottiti!” Ringhia.
“Perché
non te l’ho detto? Ho
ricevuto il Gufo ieri e stavo cercando di capire come
comportarmi.”
“Ignorarla?”
“Non posso
ignorarla! È una
mia amica di infanzia e oltretutto è la mia vicina di
casa.”
Non riesci bene a vedere il
viso di James a causa della penombra del giardino. Il sole è
tramontato oltre la
collina, incendiando tutto e rendendo i contorni più
sfuocati.
“Stai con
un’altra persona
adesso!” Sbotta e lo senti respirare rabbia. James
è sempre diretto. Non sente
mai il bisogno di trattenersi, la qual cosa è ammirevole, ma
ha il potere, per
difesa, di renderti un
professorino
didattico.
“Lo so. Ma non
posso toglierle
il saluto per questo. Cerca di ragionare…” Ti
avvicini, inspirando odore di
tabacco e bagnoschiuma. A volte lo desideri così tanto,
James, che te ne
spaventi.
È come aprire una
voragine e
caderci dentro. Non sai quando smetterai di cadere e questo ti spaventa
più
dell’eventuale botto stesso.
Senti le mani ruvide di
James
attorno al viso e poi le sue labbra scontrarsi con le tue. Sembra
morderti, più
che baciarti e devi afferrargli i polsi per non farti sbilanciare e
finire poco
dignitosamente culo a terra.
Ti stacchi subito, mentre
qualcosa dentro di te urla oltraggiato.
“Jamie, potrebbero vederci dalle
finestre…” Lo ammonisci.
Lo senti irrigidirsi e poi si strattona via
dalla tua presa.
“Già. Quanto sei ragionevole. Teddy,
l’uomo razionale!” Sputa furioso. Non
capisci tutta quella rabbia e ne sei innervosito.
Per una volta non hai fatto
niente di male, e sentirti aggredito come il più infimo
degli assassini ti
sembra ingiusto e incomprensibile.
“Non capisco cosa
vuoi, James.
Sai come stanno le cose tra di noi, sai cosa…”
“No che non lo so!” Sbotta.
Poi cala il silenzio.
Dieci mesi, e
c’è stato troppo
a cui pensare, e… devi ammetterlo, quando sei con James ti
godi il momento e,
davvero, ti basta alla grande.
È stato lui a
chiederti di farlo
e tu l’hai assecondato.
Si morde le labbra. Lo
indovini, più che altro, con il crepuscolo imperante.
“Lo so che ci tieni a me…” Inizia, a
voce bassa. “… e so che non ti fai film,
tipo, ritornare con lei. Ma… non è facile capire
che pensi. Sei sempre così…
ragionevole.”
E
niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal
ragionare.
È tutto il
contrario. Se sei
qui con lui, è perché non ragioni.
Sorridi appena e gli afferri
la nuca tirandotelo contro.
“Tra me e Vic
è finita. Non poteva
funzionare, quindi non essere geloso.”
Lo senti brontolare e subito dopo ecco che arriva il pugno sulla
spalla.
Incassi senza fiatare.
“Non sono geloso!
Sono favoloso
e ti faccio un sesso da urlo. Perché dovresti mollarmi per
quella sciacquetta
francese? Con una come quella usi il letto solo per dormire.”
“Mmmh… In compenso con te raramente
uso
il letto per dormire.” Lo fai ridere, e ti rassereni.
Per ora va bene
così.
Non ti chiede parole che non
hai mai imparato a pronunciare. Non ti chiede di definire.
Non ti chiede di ragionare.
E va bene così.
Forse.
****
Giovedì
Ora ricordi
perché detestavi
alcuni aspetti della vita di coppia con una ragazza.
Lo shopping è tra
questi.
Non sai neanche come ci sei
finito a fare di nuovo da portapacchi a Victoire, per le strade
pietrose di
Tinworth², l’unico villaggio nel giro di miglia.
Vic incede con il suo vestitino bianco per la strada principale,
suscitando
sospiri, sorrisi e sei certo che quel gruppo di ragazzini vi stia
seguendo da
quando siete arrivati.
Tu sei pieno di cinque o sei buste ma tutto sommato non puoi
lamentarti: quando
stavate assieme erano molte di più.
È solo che non
riesci a dirle
di no. Sei andato a portarle la crostata di more di tua nonna, e in men
che non
si dica ti ha coinvolto nel suo shopping per una cena di
riconciliazione.
E diciamocelo, con James al
corso estivo del Ministero e niente da fare ti annoi a morte. Hai
riletto tutti
i libri della biblioteca, hai letteralmente arato il tuo giardinetto e
per un
paio di giorni hai persino esposto anche la tua pallida pelle inglese
al mare.
Vic ti sorride da sopra una
spalla “Vuoi una mano con quelle buste?” ti chiede
allegra. I capelli color del
lino catturano i raggi di un pallido sole mattutino facendoli sembrare
un’aureola.
Sorridi di rimando.
“Penso
ancora di saper reggere il peso di un po’ di viveri e qualche
vestito.”
Vic ti si affianca e ti prende a braccetto. È un gesto
naturale, così naturale
che non lo percepisci come estraneo. Ha passato davvero una vita
aggrappata al
tuo braccio.
“Ti devo
ringraziare. Credo di
essere geneticamente incapace di portare dei pesi.” Scherza.
“O forse nessuno
ti ha mai
abituata.” Replichi facendola ridere, mentre ti mostra la
lingua.
“Vero…
ma che ci vuoi fare. È
la fortuna di essere bellissima!”
Vic sa di essere bella, con la stessa naturalezza con cui qualcun altro
affermerebbe di saper respirare. Non
è
una qualità, è il suo modo di essere.
“Fermiamoci a
questo bar! Mon Dieu, te lo
ricordi? Ci andavamo
sempre da bambina a compare quel buon gelato babbano! Non è
cambiato affatto!”
Esclama. “Sembra di essere rimasti a dieci anni
fa!”
“Vero, questo
posto sembra
un’istantanea perenne.” Ironizzi, scostandole la
sedia per farla sedere su uno
dei tavolini posizionati fuori.
Tinworth è piena dei vostri ricordi. E ti senti a disagio,
perché in sua
presenza vengono tutti prepotentemente riesumati.
Pensavi sarebbe stato
più
semplice.
Ma passeggiando con lei,
ascoltando le sue battute e rispondendo ai suoi sorrisi ti rendi conto
di
quanto poco tempo sia passato da quando vi baciavate e facevate
l’amore.
E la cosa ti fa stupidamente
sentire in colpa.
Perché lo devi
ammettere, con
Vic era facile. Facile essere il
fidanzato perfetto, facile stringertela al petto la notte o assecondare
i suoi
capricci.
Vic era, ed è,
una strada
liscia senza asperità.
Quello che stai vivendo
adesso
con James è una fottuta salita con tronchi divelti a
sbarrarti la strada.
Non c’è
di mezzo solo lui, ma
la tua sessualità, il modo in cui la stai cominciando a
vivere dopo anni di
negazioni…
E non ci sarà
mai, per te, un
matrimonio benedetto da tutti, né bambini che potranno
perpetrare la stirpe
Lupin.
Sei stato abituato a pensare
che un giorno anche tu avresti avuto una famiglia, finalmente. E invece
no.
Trovarti di fronte a Vic ti
fa
pensare a come potrebbe essere stata la tua vita, se fosse continuata
tra di
voi.
Ti schiocca le dita davanti
al
viso. Persino con un movimento così spigliato riesce a
sembrare incredibilmente
ammaliante. “Ehi, Teddy? Ci sei?”
“Sì, scusa… stavo solo
pensando.”
“Ted Lupin, il grande pensatore.” Appoggia una mano
sulla guancia. “Mi sono
sempre chiesta se ci sia qualche attimo, nella tua pensierosa vita, in
cui il
tuo incredibile cervello smette di funzionare a pieno
regime…”
Abbozzi un sorriso, afferrando il menù reso rigido dalla
salsedine e non
rispondi.
Certo
che sì. Quando sono con James. E sai Vic? È una
sensazione magnifica.
Vorresti dirglielo. Realizzi
che vorresti dirgli di James, ma è ridicolo. Non puoi,
è la tua ex e oltretutto
sua cugina.
Bella fregatura, esserti
impalmato la tua unica amica al mondo, eh?
“Cosa hai fatto in
quest’anno?” Chiedi distratto, realizzando che non
sai nulla degli ultimi dieci
mesi della sua vita.
“Niente di
interessante, se
paragonato a quello che è successo qui. Povero zio
Harry…” Sospira appena. “… e
povero Thomas. È sempre stato un ragazzo inquietante,
comunque.”
Non ribatti,
perché è
maledettamente vero. “Quindi?” Chiedi
però e poi ordini distrattamente al
cameriere un caffè forte con panna.
Vic ordina qualcosa di sicuramente dietetico e sfugge il tuo sguardo.
“Vic?”
“Non è stato un gran periodo neanche per
me.” Ammette a bassa voce. “Mi sono resa
conto di non avere nulla tra le mani. Né un lavoro che mi
piacesse… né un…”
Indugia, ma ti guarda.
Sei tu stavolta a
distogliere
lo sguardo.
“Sei piena di
talento Vic…”
“Sono bella.” Ritorce pacatamente. “Il
talento è un'altra cosa. Tu
hai talento. Hai venticinque anni e
sei titolare di una cattedra nella scuola magica più
rinomata del mondo. Lo ha
Dom con quei suoi rivoltanti serpentoni giganti… Ma non
io.” Si sposta una
ciocca di capelli dal viso. “Quando ci siamo lasciati ho
capito che non avevo
più nulla in mano.”
Rimani in silenzio, contrito e colpevole. Perché non ti senti colpevole.
“Ho provato a
frequentare
degli uomini, ma non era lì il problema. Ho capito che
dovevo realizzarmi come
persona, come donna, per poter essere felice.” Fa un mezzo
sorriso. “Credo di
starci riuscendo.”
Rimani ancora il silenzio, restando in attesa. Vic è sempre
stata un po’
teatrale in certe cose.
“Sì?”
Tenti.
“Ho fatto richiesta per un posto di assistente alla
professoressa Boutboule, a
Beaux-Batons. Insegna incantesimi. Sono sempre stata piuttosto brava,
ti
ricordi?”
Sorridi, e davvero, sei stupito. “Sì,
ma… oh, è fantastico Vic!”
Sei sinceramente contento per lei. Essere bella, per Vic, è
stata
collateralmente una condanna. La sua bellezza gli ha aperto molte
porte, sia in
Inghilterra che, soprattutto in Francia, facendole credere che bastasse
quella
per poter vivere serena: il fatto che abbia capito che non
può dipendere da
quella è … in qualche modo rassicurante.
Tu in anni che la conosci
non
sei mai riuscito a farglielo capire.
“Non voglio
cantare vittoria
troppo presto, devo ancora avere una risposta. Mi arriverà a
giorni… Devo
ammettere che sto diventando pazza. Odio le attese.” Dice, e
da qualche parte
vedi Vic undicenne, che voleva mettere su un allevamento di puffole
pigmee con
te.
Era buffo, ma ti sentivi
più a
tuo agio con quella bambina che con quella di cui poi, paradossalmente,
ti sei innamorato.
“Sono davvero
felice per te.”
Le prendi una mano e gliela stringi. “Sono certo che ti
prenderanno.”
Vic copre la tua mano con la
sua. “Così saremo colleghi…”
Scherza, prima di farsi seria. Il cameriere ha
portato il suo frullato, ma lo ignora. “Sai, non riuscivo a
rimanere il
Provenza da sola, ad aspettare la risposta. Così mi sono
detta… tornare qui è
la cosa migliore. Ci sei tu.”
Inspiri appena: per un momento ti chiedi se non sia il caso di lasciare
la sua
mano e spiegargli che ti vedi con qualcuno.
Ma metti che hai
frainteso…
Anche perché
sorride subito
dopo. “Sei la persona più rasserenante del pianeta
terra, Ted Lupin. E
… possiamo essere di nuovo amici, n’est
pas? Ho davvero bisogno del mio
caro, vecchio Teddy adesso.”
Appunto, avevi frainteso. No?
“Certo Vic. Sono qui.”
“Allora stasera a
cena da me?”
Ti chiede mentre l’accompagni all’entrata del
villaggio, da dove prenderete
strade diverse.
“Come ai vecchi
tempi?” Tenti.
Ricordi le orrende pietanze carbonizzate di Fleur.
“Con la differenza
che io non
brucio la cena come maman.”
Indovina
il tuo pensiero. “Come ai vecchi tempi, Teddy.”
Sorridi e annuisci. Ti sembra qualcosa di così bello e
semplice, finalmente, che
non ti fai domande.
Ah, giusto.
Perché ti viene
in mente che
James non sa nulla di tutto questo?
****
La cena a casa di Vic
è stata
perfetta.
Ti eri scordato che capace
di
cucinare e quanto apprezzassi la cucina francese.
Avete aperto del vino e
finalmente avete parlato. Tanto.
Ti era mancato quel suo
umorismo sottile e un po’ snob, il modo che ha di arricciare
il naso quando
esprime un giudizio tagliante su qualcuno, o quando ride di una tua
battuta.
Ti era mancata la tua
migliore
amica.
E non sai come dirgli che ti
vedi con un ragazzo. Che stai con Jamie.
Adesso siete seduti sulla
sabbia, a pochi metri dall’ingresso. È fredda
contro i vostri piedi nudi e ti
ricorda le intere notti passate a dividere una coperta scrutando le
stelle.
Vic ti ha rubato il maglione
che
la copre fino alla punta delle dita.
“Sai, non ho mai capito come fai ad avere un fisico del
genere quando non fai sport…”
Interloquisce, bevendo un sorso di acquaviola.
“Beh, veramente ne
ho fatto. Quando
ero all’Accademia. Te lo ricordi? Mi allenavo un
sacco.”
“Moltissimo, è vero… ma quanti anni
sono passati?”
“I miei geni da lupo.” Sorridi, ricordando la
faccia offesa di James quando ha
realizzato che persino con tutti i suoi muscoli non riesce a ribaltarti
a
terra, se non vuoi. “Sono il primo figlio di un mannaro e di
un umana, quindi non
saprei dirti…” Sorridi divertito. “Ma
credo c’entri qualcosa. E poi continuo a
correre, specialmente adesso che ho tempo.”
Vic inarca le sopracciglia. “Beh, che bei tipi che siamo, eh?
Io con la mia
bellezza perenne e tu con i tuoi muscoli a lunga
conservazione.”
Ridete assieme ed è bello.
Poi Vic ti appoggia la testa
sulla spalla.
“Mi era mancato
tutto questo,
Lupin.” Sospira e profuma di acquaviola “Parlare
intendo… Solo con te riesco a
rilassarmi veramente. Sai, smettere la mia faccia di gelida stronza
francese
per un attimo.”
“Tu non sei una stronza, Vic.”
“Oh, se lo sono.
È che tu sei
troppo buono per accorgertene. È sempre stato
così.”
Il rumore della risacca
copre le
vostre parole. In cielo, sgombro dalle nuvole, si staglia una luna
color
avorio.
“Lo sono stata,
vero? Ho preteso
troppo da te.”
“Vic…”
“No, dico sul serio. Ho voluto che tu fossi perfetto. Una
specie di principe
azzurro da strattonare in giro… Dom può essere
rude a volte, Merlino, a volte
mi chiedo se abbia un briciolo di sangue Delacour nelle vene, ma ha il
pregio
di essere diretta. Ha detto che ti ho sempre trattato come un trofeo.
Ed aveva
ragione.”
“Vic.” Ti volti per guardarla negli occhi. Sono
puliti come il cristallo e
tristi.
E tu odi vedere le persone
tristi. Ne hai viste così tante, da quando sei nato, che
giuri a te stesso di
eliminare la tristezza dal tuo mondo, un giorno o l’altro.
“Vic, non
è così… Io
ti ho fatto credere che la nostra
storia non avesse mai un problema, che andasse tutto bene. Come potevi
capirlo?”
“I tuoi
capelli?” Ironizza, ma
c’è dolore dietro le sue parole. “Non
sei il grande attore che credi di essere,
Teddy. Quando mi hai lasciato io in realtà …
già me lo aspettavo. Ma sono stata
codarda, non ho fatto niente. E tu ti sentivi in trappola.”
Preme la guancia
contro la tua spalla ed è morbida. “Sei sempre
stato troppo dolce con me.”
“Te lo meritavi.” Le baci la fronte. “Sei
la mia migliore amica Vic. Ti meritavi
tutta la felicità e l’amore che riuscivo a
darti.”
“Il dolce Teddy Lupin…” Ripete a bassa
voce, con un sorriso vago. “E adesso?”
“Adesso cosa?”
“Ti vedi con qualcuna?”
Ti senti gelare il sangue nelle vene, e probabilmente Vic se ne accorge
da come
ti sei irrigidito come un cadavere congelato.
Ride però.
“È un sì, eh?”
“Non proprio… sto… ho una specie
di… Ehm.” Concludi, come tuo solito.
“È
complicato.” Concludi.
Vic ti lancia uno sguardo di
sottecchi. “Spero che non sia più stronza di me,
Teddy. Perché sarebbe
masochismo.”
Ridacchi nervosamente. “No, no. Non è una stronza.
È solo… irruenta.”
Irruento.
“Molto
vitale… e rumorosa,
direi.”
Rumoroso.
“Impegnativa.”
Impegnativo.
“… in
sostanza, mi dà da fare
ma non è una stronza.” Concludi mordicchiandoti un
labbro.
Vic finisce la sua acquaviola, appoggiandoti il mento sulla spalla e
squadrandoti. “Si direbbe interessante. Dove l’hai
conosciuta?”
Fai una risatina nervosa. “La conosco da un
po’.”
La presa sul tuo braccio si
fa
più forte. Non riesci a vedere il suo viso,
perché è coperto dai capelli.
“Ma dai…” Dice, con tono quieto.
“E la ami?”
Ti sale un sincero panico. Che domanda è?
Una domanda, naturalmente.
Ma a
cui non hai risposta.
Ami James? Certo, da sempre.
Ma ora si sono aggiunte altre cose
e
il concetto di amore che intende Vic non è quello per un
fratellino adottivo.
“Non lo
so…” Ammetti sincero, perché
a Vic non riesci a mentire, e pensi nebulosamente che comunque non
sarebbe una
buona idea.
“È
più bella di me?”
Batti le palpebre. Sei sicuro per un attimo di aver capito male, ma poi
ti
ricordi che hai davanti Victoire Weasley.
Sbuffi.
“Non posso paragonarvi. Siete su piani completamente
differenti.”
Siete di generi completamente differenti.
“Lo
immaginavo.” Si volta
verso di te. “Teddy, mi devi promettere una cosa.”
È mortalmente seria, e senza
accorgertene annuisci. “Devi prometterti che ti proteggerai
il cuore.”
La guardi confuso e lei ti prende il viso tra le mani. “Sei
il ragazzo più
tenero del mondo. Sei buono, dolce, altruista. Non faresti male a
nessuno,
neppure se lo volessi. Ti fai in quattro per gli altri. Non voglio che
tu
soffra, lo capisci?”
“Vic, ti posso
assicurare che
non succederà.”
Ma hai una paura tremenda, fottuta, imperante che James un giorno ti
laceri il
cuore.
Come ha fatto Vic, quando ha
deluso le tue aspettative. In fondo, molto in fondo, ma l’ha
fatto.
Come tua nonna quando cerca
in
te i vostri morti.
Come Harry quando cerca un riscatto dalle sue colpe.
È come avere
corde legate
attorno al cuore: è un immagine che hai letto in un libro da
bambino e ti è
rimasta stampata in mente.
Forse è un discorso vittimistico, in buona parte lo
è, ma hai il terrore che un
giorno anche James finirà per tirare la corda che vi lega. E
la sua adesso è stretta
al cuore
Hai sempre saputo che Vic
poteva farti del male. Eri preparato. Ha sanguinato solo un
po’.
Ma Jamie? Nella tua testa,
stupidamente, sei certo che non te ne farà.
Ed è
lì che rimani fregato.
Vic intanto si è
chinata su di
te. I suoi capelli brillano persino alla luce della luna.
Dev’essere il suo
sangue veela.
E poi posa le labbra sulle
tue.
E poco più che
uno sfiorarsi,
e ti ricordi di come Vic è espansiva nei baci. È
una cosa francese.
La guardi stupito, e lei ti
sorride, scostandosi una ciocca di capelli.
Cerchi di farle notare che
è
sbagliato, mentre le tue orecchie percepiscono una distorsione nel
monotono sciaguattare
della risacca. Un pop.
Lei si china e ti preme di
nuovo le labbra sulle tue. Stavolta davvero, la devi respingere.
Ma si scosta lei, corrugando
le sopracciglia in quel broncio che significa profonda irritazione. Si
volta, e
quando le sue labbra si schiudono per pronunciare la prima sillaba di
un nome,
capisci qual è.
“James!
Cos’è, una mania interrompere le
persone?”
Ti volti e con orrore ti
rendi
conto che Vic ci vede benissimo.
C’è
James ed ha in faccia la
stessa espressione frastornata di sei anni fa, quando vi ha infastidito
alla
banchina di King’s Cross.
Solo ora ti rendi conto che
era anche maledettamente ferita. Che è
maledettamente ferita.
“Jamie!”
Ti alzi in piedi,
ignorando il fatto che hai praticamente spinto via Vic, che si premura
comunque
di sottolineartelo con un mezzo grido oltraggiato.
James ha l’aria
indecisa tra
lo spaccarti la faccia e lo scoppiare a piangere.
È tremenda.
“Ero venuto a
vedere dove
cazzo stavi.” Sussurra. “Ma già lo vedo
dove stai.”
“James, no, aspetta… non…” Te
ne freghi dello sguardo di Vic piantato nella
nuca. Te ne freghi se la scena sembra strana. “Non
stavamo…!”
“Vaffanculo.” Sibila ed estrae la bacchetta. Senti
Vic gridare, e nessuno di
voi due si è portato dietro la bacchetta. Il passo seguente
è tu che sei a due
metri da dove eri prima, crollato a terra e pieno di sabbia.
Quando ti rialzi vedi Vic
correre nella tua direzione. E James è già
scomparso.
È migliorato
moltissimo con
gli incantesimi non verbali.
Purtroppo.
****
Note:
1 )
Qui la canzone.
2 )Nella cosmogonia della
Row
è il villaggio vicino a Villa Conchiglia.
C’è una comunità di maghi al suo
interno. Per maggiori informazioni
qui
|
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Capitolo 2 *** From Monday to Wednesday ***
Grazie mille per le
recensioni! Siete adorabili ad avermi seguito anche in questa piccola
bagatella.
@Trixina:
Essì, grazie mille per aver apprezzato questa diversione. Mi
piace non scrivere
soltanto d’azione, e su Vic hai ragione. Sei anni e una vita
passata assieme
non è che li potessi cancellare con un colpo di spugna. Le
foto le trovo su
DeviantArt e le manipolo con Photoshop. Niente di eccezionale, basta
saper
giocherellarci un po’. :P Lily è… lo
scoprirete nella seconda parte. XD però
grazie per averla notata, come aver notato il nostro Albie. xD
@Agathe: Ma
grazie! Questo è solo un inciso, ma grazie mille per essere
passata! L’estate
di Rose e Sy… beh, mi ci hai fatto pensare. Forse mi
inventerò qualcosa,
mmh. Vedremo. Sy
è il mio preferito in
effetti, anche perchè è il più
semplice da muovere. Anche qui avrà un piccolo
cameo, solo per voi, a gran richiesta! XD
@Nicky_Iron: Ciao!
Sì, è voluta
che fosse Teddy-side. Ho
pensato che è un
personaggio che spesso viene frainteso, e quindi, cosa
c’è di meglio di una
sfida lanciatemi da un’amica, per parlare di lui?! XD
@Ombra:
Esami di maturità? Esami? Fammi
indovinare, tanto è una delle due xD Vero, tolte le vesti di
prof, Teddy di
base è un venticinquenne, niente di più. XD A
Teddy arriverà di più di un pugno
sul naso a ‘sto giro. XD
@Andriw9214: Grazie
mille! È bello vedere che questa storia può
essere apprezzata anche da un
ragazzo! Sì, decisamente James gliela farà pagare
a Teddy, se lo merita… e Vic
è un po’ un adescatrice, ma ehi…
è una Veela. XD
@SimoMart: io
ti adoro! Mi hai addirittura recensito DP! *_* No, sul serio, grazie,
grazie,
grazie. Il tuo lavoro recensitorio è encomiabile.
Sì, la riflessione su Vic te
la sposo appieno, del resto io odio quando le ex di ragazzi si
trasformano in
delle arpie. Jamie la odia, ma del resto lui è di parte. A
me Vic non dispiace,
e del resto odio le dicotomie. Grazie mille ancora, e a presto con la
seconda
parte (giuro)!
****
You're cinematic, razor sharp /a
welcome
arrow through the
heart
Under your skin feels like home/ electric
shocks on aching bones
It's
so clear now that you are all that I have
(You’re
all I have, Snow
Patrol)
19
Giugno 2023
Lunedì
(della settimana dopo)
Tre giorni da incubo.
Senza vittimismi, lo sono
stati sul serio.
Vic si rifiuta di parlarti
per
essere quasi stata mandata a quel paese quando ha cercato di chiederti
cosa
fosse successo e cosa diavolo ci facesse suo cugino lì.
James… non ti
vuole vedere,
molto semplicemente.
Hai fatto una lunga via crucis a casa Potter: due volte al
giorno, e ogni volta un diverso membro della famiglia ti rispondeva
imbarazzato
che James non c’era, con l’aria di chi sapeva
benissimo che invece era nei
paraggi.
L’ultimo
è stato Albus. Ed è
stato il più illuminante, considerando che ti ha squadrato
con la stessa
freddezza con cui dissezionerebbe un vermicolo.
“È qui,
anche se tutti cercano
goffamente di mentirti. Ma non vuole vederti.” Ha fatto una
pausa orrenda, in
cui ti sei ricordato che alla fine della scuola, parlando della nomina
dei
Capocasa per il prossimo anno, sia uscito anche
il suo nome. “Stupido coglione.” Ha aggiunto poi.
“… Sai
qualcosa?” Gli hai
chiesto, ignorando l’insulto. È da un bel
po’ di mesi che Al ha smesso di
essere il timido ragazzino che conoscevi. Si è affilato: comprensibile dopo quello che
ha passato.
“Certo che so di
voi due. O
almeno, l’ho intuito.” Ha replicato disinvolto.
“Pensi che sia stupido? O pensi
che sia etero?” Ha aggiunto in completa e invidiabile calma.
“Tu
sei…gay?”
Ha preso un’aria attenta, assottigliando lo sguardo.
“Fino a prova contraria…”
Poi ha continuato. “Jam lo sa, quindi lo sai anche tu.
È da una vita che sei il
suo deputato diario segreto.” Ha fatto un’altra
pausa, in cui hai notato come
la sua freddezza in realtà fosse proprio rabbia.
“Sta così per colpa tua. Non mi ha voluto dire
niente, ma io lo so. E so che
c’entra Vic, perché James non starebbe
così male altrimenti. Ha spaccato il suo
manico di scopa. Il suo manico di scopa.”
Ha ripetuto, con aria grave e luttuosa. La sacralità di quel
pezzo di legno
volante per ogni Potter è insindacabile.
“Mi
dispiace…”
Ha avuto una lieve esitazione, poi si è scurito di nuovo.
“Chissenefrega.”
“Se me lo lasciassi vedere…”
“Ti prenderebbe a pugni. Non è una ragazza da
rassicurare. È furioso.” Ti ha
squadrato, prima di afferrare il bordo della porta. “Che hai
fatto con Vic?”
“… Mi ha baciato.” Ti sei sentito uno
stupido ragazzino di fronte allo sguardo
giudice di Al: ironico, considerando che sei ancora un suo docente.
“E
stai con lui però.”
Hai esitato, esitato ed esitato, poi alla fine l’hai detto.
“Sì, ma è
complicato.”
“…
Ringrazia che non ho con me
la bacchetta.”
E poi ti ha sbattuto la porta in faccia. Da allora non hai
più visto manco lui.
Sei stato boicottato da due
Potter su cinque, se conti anche Ginny come acquisita.
E se gli altri
sapessero…
Ma è colpa tua.
Decisamente
colpa tua. Per quanto tu non abbia
baciato Vic … ti sei reso conto che non dire nulla a James e
soprattutto a lei, abbia portato a
questa situazione orrenda, dove James ti odia e Victoire non ha capito
perché
l’hai rifiutata.
E non sai come rimediare.
Geniale.
Quindi te ne stai sotto le
coperte, anche se è già mezzogiorno.
Senti aprirsi la porta, e
una
parte di te spera stupidamente che sia James venuto per crollarti
addosso. Ma è
tua nonna, a giudicare dal rumore dei passi.
La seconda cosa che senti
è il
letto che ti viene tirato via da sotto la schiena. Crolli a terra in un
delirio
di coperte e cuscini.
Riemergi con
l’osso sacro che
urla oltraggiato.
“Nonna!”
La suddetta torreggia sopra di te, con la bacchetta in mano.
“Oh, scusa.
Pensavo che non ci
fossero essere senzienti lì in mezzo.” Proclama,
con un sogghigno che una donna
quasi settant’anni non
dovrebbe avere.
“Merlino, ragazzo. Hai un aspetto orribile.”
Ti passi una mano sulla barba che ti sei dimenticato di far scomparire
–poteri
da metamorfomago – e sei certo che i tuoi capelli siano una
matassa
inestricabile con quante volte ci hai passato le dita.
“Lo so.”
Ammetti con aria
miserevole.
Ti lancia
un’occhiataccia,
stemperata in qualche modo dal tuo essere remissivo. Funziona sempre.
“Vatti a fare una
doccia,
mentre ti preparo qualcosa da mangiare. Dobbiamo parlare.”
Dice sbrigativa. “E
no, non è una richiesta. È un ordine.”
“Nonna ho venticinque…”
“Venticinque anni e vivi ancora con me. Ho tutto il diritto
di trattarti come
un poppante. Fila.”
Sai bene che dietro quel
rude sergente
purosangue si nasconde la nonna che ti ama e ti ha cresciuto.
Però davvero, a
volte fai fatica a ritrovarla.
Sorridi però,
quando scendi in
cucina e trovi the fumigante, caffè profumato e uova e
pancetta in quantità
industriali.
“Siediti…”
Ti dice, prima di
riempirti il piatto. “E dimmi che succede.”
“Ho fatto un casino, nonna…” Mormori, e
davvero, hai bisogno di parlarne con
qualcuno. Queste cinquantadue ore sono state un assaggio di inferno
piuttosto
consistente.
“Un casino. E con
chi? Con
Victoire?”
“Sì. Ma… non solo. Anche con
Jamie.”
“Sì, giovedì è venuto a
cercarti. Quando gli ho detto che eri a Villa
Conchiglia sembrava volermene dire quattro.” Si siede davanti
a te, pensierosa.
“Ted, ultimamente non sto capendo granché di quel
che sta succedendo nella tua
vita.”
“Beh, non è che ci sia molto da dire. Faccio il
professore, non la spia.”
“Sentimentale, sciocco.” Sbuffa quasi divertita.
“Prima ti lasci con Vic,
quando sembravate dovervi sposare da un momento all’altro.
Fleur già cominciava
a rompermi le scatole con la lista degli invitati.” Rotea gli
occhi al cielo.
“Ma va bene, in fondo quella smorfiosetta francese non mi
è mai andata a
genio.”
“Ma se le hai
chiesto tu di
mandarmi quel biglietto!”
“Beh, perché credevo di farti cosa
gradita.” Ti squadra. “Pare che non sia
stato così. Vuoi dirmi qual è il
problema?”
“Sono gay.”
Ecco, l’hai detto.
È folle,
realizzi, ma ti senti
investire da una curiosa ondata di panico ed ebbrezza. Probabilmente
è così che
si sentono i giocatori di Quidditch quando scendono in picchiata.
Rischi di schiantarti, ma
ehi.
Non è poi così male.
Ci hai messo un
po’ per
ammetterlo a te stesso, ma ormai non puoi fingere che consideri le
donne come
eteree creature, tranne Vic, perché sei romantico.
Le consideri così
perché non ti interessano.
E come dimenticare la
partita
dei Puddlemere United contro le Pride of Portree a cui James ti ha
trascinato
questo inverno: ricordi con precisione clinica i fisici di ogni singolo
Puddlemere, ma morissi se ti ricordi la faccia di una di quelle
talentuose
ragazze.
Tua nonna, mentre sei perso
nei
ricordi di aitanti giocatori, ti fissa immobile. Per un attimo sei
certo che si
sia auto-pietrificata.
Poi si passa una mano sul
viso
e scuote la testa.
“Me lo dovevo
immaginare che
non esserti abbonato a playwitch come tutti i ragazzi Weasley non
significava
che eri un ragazzino straordinariamente ben educato.”
“Nonna!”
Avvampi speranzoso. Il fatto che non ti abbia maledetto e
non sia esplosa in uno dei suoi orrendi attacchi alla Black ti fa ben
sperare.
Non sembra felice, ma
neppure
particolarmente … lo realizzi adesso… sorpresa.
“Teddy, io ti
voglio bene.”
Mormora, ma il tono è saldo, come sono salde le mani che
afferrano le tue. “Te
ne vorrei anche se tuo padre ti avesse regalato la sua stessa terribile
maledizione. Perché sei la mia famiglia. E in
fondo… credo di averlo sempre
saputo, Vic o meno.”
“… Non
sei arrabbiata?” Ti
arrischi a chiedere, e anche se sai che è infantile non ti
importa. Hai bisogno
di saperlo.
Tua nonna esita sorpresa,
poi
ti accarezza una guancia. È un gesto così raro
per lei, questo, che non sai
come reagire. Ti limiti a guardarla con una faccia da idiota,
probabilmente.
“Non dire
sciocchezze, Teddy.
Di cosa dovrei arrabbiarmi? Tu sei un nipote stupendo. Sono fiera di te
dal
giorno in cui sei venuto al mondo… E non smetterò
solo perché non diventerò
bisnonna.”
Ridacchi appena, mentre senti quel
nodo allo stomaco sciogliersi come neve al sole. Ti rendi conto che ti
viene da
piangere, e vorresti evitare, perché tua nonna odia le
lacrime e le odi anche
tu.
Ma sei stato accettato.
Anche se non l’hai resa
felice. Va bene lo stesso, realizzi, ed è una sensazione
meravigliosa.
Ti strofini una guancia,
sperando che non lo noti, ma è tua nonna. Sbuffa e ti passa
un fazzoletto.
“Anche tua nonno era di lacrima facile.” Commenta
con tono disinvolto, ma senti
un acuta nostalgia nelle sue parole.
“Quindi
James…” Riflette poi,
e prende un’aria rassegnata. “Ma certo. Ti
trotterella dietro da quando ha
imparato a stare in piedi. Merlino, Teddy… Ma cosa ti salta
in testa? È un
ragazzino.”
“Lo so.” Stringi il fazzoletto tra le dita.
“Lo so che ti sembra sbagliato…”
“Puoi ben dirlo! Ha finito Hogwarts l’anno
scorso!”
“Ed io ho capito solo l’anno scorso chi sono e cosa
voglio. E non ho ancora
finito, temo.” Rimbecchi. “Jamie potrà
non sapere chi è il Ministro della Nuova
Zelanda, ma… in molte cose da lui devo imparare, e non
viceversa. Non è più un
bambino.”
Anche se appena lo dici
realizzi
che lo hai sempre considerato tale.
Per questo non gli hai detto
di Vic. Per questo lo hai rabbonito e non gli hai fatto capire quanto
ti
sentivi scombussolato dalla presenza della tua ex.
Ha ragione Al, altro quasi
minorenne. Sei uno stupido coglione.
Tua nonna intanto si
è versata
una generosa dose di caffè. Si scorda anche di zuccherarlo.
Capisci come si sente. E le
sei grato per non esternartelo come vorrebbe davvero.
“Siete…
una coppia?”
“Non… non lo so, adesso…”
Senti una fitta allo stomaco al ricordo dell’espressione
di James. “Vic quella sera mi ha baciato, e lui ha
visto… beh, ha visto tutto.”
“Che tempismo perfetto.” Commenta, e le sei di
nuovo grato per non commentare
ulteriormente. “Quindi ora stai con Vic?”
“Merlino, no! Tra me e lei è tutto
finito.” Protesti, confuso. Perché tua nonna
sembra confusa quanto te?
“Non capisco Ted.
Perché vi siete
baciati allora?”
“Mi ha baciato lei!”
“Ragazzo.” Tuona
e ti verrebbe da
metterti sull’attenti. “A meno che non ti abbia
pietrificato, non mi spiego
come tu possa ritenerti una vittima.”
“Non mi ritengo…”
“E tutto questo piagnucolare allora? Buon Dio!”
Alza gli occhi al cielo. Sei
certo che il suo interloquire sia dovuto a tuo nonno, che era un
nato-babbano.
Non si spiegano altrimenti tutte quelle imprecazioni alle
santità babbane.
Poi ti guarda dritto negli
occhi. “Sia chiaro, tutto questo mi sembra una follia. Ma del
resto anche alla
mia famiglia sembrava una follia che io sposassi tuo nonno.”
Sorridi appena,
nonostante tutto. “Accantoniamo tutto. Tu, cosa diavolo
vuoi?”
“Io…”
Vuoi James. Vuoi
scusarti con James. Vuoi che Vic torni ad essere la buona amica di un
tempo.
Vuoi poter dire a tutti
ciò senti
di essere, mandando al diavolo molti degli aspetti che ti hanno
adagiato
addosso, e possibilmente senza ferire nessuno.
Beh, complicato.
“Renditene conto
in fretta.”
Rimbecca tua nonna, bevendosi un lungo sorso di caffè, con
un coraggio
ammirevole visto che è completamente amaro: ma Andromeda
Black non batte ciglio
anche se lo ama zuccherato. “Renditene conto in fretta, prima
che qualcuno si
faccia male. Te compreso.”
E sai che ha ragione.
****
Vic la trovi che prende il
sole sulla spiaggia davanti a casa sua. È una grossa lingua
di sabbia che
lambisce l’oceano e non è particolarmente
invitante se non hai sei anni e non è
Agosto.
Ma Vic riesce comunque a beneficiare del pallido sole che scalda
giugno, in un
micro-costume.
Ti avvicini, infossandoti
fino
alle caviglie nella sabbia molle. Prende il sole sempre a ridosso del
bagnasciuga purtroppo.
“Vic.”
Si toglie gli occhiali da sole quando sente la tua voce. Ti guarda
corrucciata.
“Teddy…”
“Credo di doverti delle spiegazioni.” Si
è alzato il vento e la camicia ti
frusta lo stomaco violentemente. Ti schermi il viso dalle ciocche di
capelli
impazziti. “Potremo entrare in casa?”
“Mi piace il vento. Sarà la mia eredità
Veela.” Ribatte impietosa. “Avanti,
siediti.”
Ti togli i chili di sabbia dagli occhi e fai per obbedire.
No. Dalle piccole cose.
“Grazie, sto
meglio in piedi.”
Ribatti.
Vic ti squadra perplessa,
poi
fa spallucce. “Alors… Mi spieghi che ti
è preso?”
“Mi hai baciato, Vic.” Ribatti per un attimo
incredulo. “Insomma, io e te non
stiamo più assieme.”
Vic si morde l’angolo di un labbro, con quella sua grazia
innata. “E quindi?
Pensavo…”
E sai che sta per fare: è una tecnica che ha usato per anni.
Ti fa sentire in
colpa per averla illusa, quando in realtà è tutto
un suo piano.
“Io e te ci siamo
lasciati
Vic. Ti voglio bene, e te ne vorrò sempre… Ma non
voglio rimetterti con te.”
Appena lo dici realizzi che è vero in ogni sua singola
parola. Riesci a trarne
forza, e la guardi senza distogliere lo sguardo come un tempo, quasi a
volerti
scusare.
Vic per un attimo sembra
realmente ferita – e ti fa male, ma non ritratti –
poi sospira.
“Sì…
lo so Teddy. Pensavo solo
che se fossi diventata… non so, più interessante,
più… simile a te.” Fa una
mezza risatina, triste. “Ma è stupido, n’est
pas?”
“Un po’. Ma è… anche
dolce.” Ammetti accovacciandoti davanti a lei. “Ma
non ha
funzionato, Vic. Ci abbiamo provato, Merlino solo sa come
l’abbiamo fatto.”
“Siamo andati bene…” Tenta mentre le
vedi le lacrime tremare sulle ciglia.
Vorresti fermarle, raccoglierle, ma sai che non puoi. Non è
più tuo compito
adesso. “Eravamo felici.”
“Volevamo disperatamente esserlo, e a volte è la
cosa più simile alla felicità
che si ha.”
Tu sei felice con James.
Di questo ne sei certo. Sei
felice a vederlo spuntare dalla porta ogni mattina, sei felice quando
resta a
dormire, persino se ti ruba la coperta e ti dà un paio di
calci nel sonno. Quando
ti bacia e ti abbraccia la notte, incastrando il naso contro il tuo
collo, e
facendoti un terribile solletico con il suo respiro. Quando fate
l’amore,
perché dannazione, quello è
fare
l’amore… e guardi i suoi occhi sciogliersi nei
tuoi, e sembra che ti entri
dentro, come un balsamo caldo, che ti fa sentire a casa.
E la sola idea che questo
possa finire, ora che è iniziato, ti annienta.
“…
ma non volevi parlarmi di questo…”
Intuisce. “Perché James ha reagito in quel modo?
È stato orribile. Ti ha
scaraventato a terra!”
“Vic…” Questa è la parte
più difficile. Vic non è nonna Dromeda. Non ha il
dovere
di scusarti e amarti lo stesso. “Aveva ragione a
farlo.”
“Come? Si è comportato come il solito ragazzino
insopportabile. È tanto che non
lo vedo… ma zio Harry dovrebbe scambiarci qualche parola.
Non è normale che sia
ancora così geloso di te! È…
morboso!”
“Vic, io sono gay.” E due. Dirlo, te ne accorgi,
è ancora più facile stavolta.
Forse arriverà un giorno in cui tenderai la mano e dirai
‘salve, mi chiamo Ted Lupin
e sono gay’.
Vic ti guarda con gli occhi
sgranati. Per un lungo momento lo sciabordare del mare e i richiami dei
gabbiani sono l’unica cosa che senti.
“… Non
è vero…” Mormora. Te lo
aspettavi, in realtà. “Non puoi esserlo,
tu… tu stavi con me!”
“Non credo che esserlo faccia di me un impotente alle grazie
femminili, o
almeno… non alle tue.”
“… Perché sono una veela?” La
sua voce è poco più di un bisbiglio, e sai che
tra poco si infurierà. Conosci la mappa delle incazzature di
Victoire Weasley.
“Non ne ho
idea.” Ammetti
sinceramente. “Ma quello che provo per te non
c’entra niente con questo, e lo
sai. Il volerti bene e l’essere attratto da te sono due cose
diverse.”
“Tu non sei
gay!” Sbotta e
sembra che voglia schiaffeggiarti. “Come
puoi…”
“Non lo decido io.”
“Certo, e chi l’ha deciso allora? Chi ti
ha…”
“Vic. Mi piacciono gli uomini. I ragazzi. I maschi. Mi piace
guardarli e mi
piace fare sesso con uno di loro. Merlino! Come puoi essere
così egoista?!” Non
sai perché ti sei trovato con i capelli color fiamma a quasi
gridarle addosso,
ma la smetti subito quando ti rendi conto che è ammutolita.
Hai esagerato, lo sai, ma
non
ti importa.
A volte non paga essere
adorabile.
“…
vorrei che mi lasciassi
sola adesso…” Sussurra pianissimo.
Annuisci e ti chini a baciarle la fronte. “Scusa se ti ho
gridato addosso.”
“Non l’avevi mai fatto.” Conviene fredda.
“Dovevo farlo, stavi esagerando. Buona
giornata…” Ti rialzi e ti incammini
verso casa.
Non è come aver
sistemato le
cose, ma ti senti comunque più leggero.
****
Alla fine sei riuscito a
trovare James.
È stata Lily a cedere. Ti ha visto di nuovo alla porta ed
è scesa ad aprirti.
“Com’è
che avete litigato tanto?”
Ti ha chiesto. Aveva una sorta
di sorriso maligno dipinto in volto, quasi tutta quella storia la
stesse in
realtà divertendo. Ma magari era solo una tua impressione.
Magari.
“È una storia lunga, Lils. Potrei sapere
dov’è?”
“Dietro la rimessa a picchiare la legna.”
“… picchiare?”
“Come la chiami tagliarla senza magia?” Si
è picchiettata l’indice sulla
tempia, gravemente, prima di scuotere la testa. “Non dirgli
che te l’ho detto
però.” Ha alzato gli occhi al cielo, prima di
lasciarti libero.
Adesso sei dietro la rimessa indeciso su cosa dirgli.
Non ti ha notato mentre, davvero, sembra picchiare la legna. Ha una di
quelle scuri
babbane – credi sia un capriccio di nonno Arthur qualche anno
fa, prima che gli
si bloccasse la schiena per tre giorni – e la abbatte
violentemente sui ciocchi
ancora superstiti in un ritmo regolare.
Di solito lo prenderesti in
giro per questa inutile dimostrazione di virilità,
considerando che la magia
assicura zero fatica e piena riuscita. Ma ha la mascella serrata, e i
tendini
del collo così tesi che sembrano rischiare di spezzarsi da
un momento
all’altro.
Sta sudando, e fa una fatica
immensa… e a quanto pare, è decisamente la
soluzione adatta se non vuole rischiare
di spaccare altre scope da corsa.
Capisci che quello che hai
fatto è stata la stronzata più colossale di tutta
la tua vita.
Sai quanto Jamie dentro di
sé
sia insicuro. Non su se stesso – è in perenne
delirio di onnipotenza del resto
– ma sul vostro rapporto.
E questa è tutta
colpa tua:
perché non gli hai mai chiarito un accidente, e
l’hai sempre rabbuffato come un
cagnetto festoso.
“James.”
Lo chiami.
Per poco non fa un salto.
Per
un attimo ti guarda sbigottito, e l’istinto gli dice di
sorriderti, lo vedi da
come gli tremano le labbra. Poi però si ricorda, si adombra
e stringe più forte
la scure.
Inquietante, devi ammetterlo.
“Che cazzo
vuoi?”
“Parlarti,
credo.”
“No.” Si volta verso al catasta e prende un nuovo
ciocco.
“Jamie, so di aver
sbagliato…”
Inizi. Per tutta risposta due secondi dopo devi schivare il lancio di
un ciocco.
Non è che l’abbia tirata con
l’intenzione di ucciderti, ma di stenderti
sicuramente.
“James!”
“Sparisci!”
Sbotta. “Non voglio
parlarti, non me ne frega un cazzo di ascoltare i tuoi ragionamenti e
non
voglio più vederti!”
“Non l’ho baciata io!” Tenti, sentendo
che la situazione ti sta scivolando di
mano. La rabbia di James è genuina, ferita. Non
c’è spazio perché tu entri e
spieghi le tue ragioni.
E
niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal
ragionare…
James ti scocca
un’occhiata
sarcastica. “Non l’hai baciata tu? E che vuoi che
differenza faccia per me? La
sua faccia era incollata alla tua e questo mi basta!”
“James, ti assicuro che io non…”
“Tu, tu, tu! Cazzo Teddy, sei più egocentrico di
me!” Ti raggiunge in due
falcate, ma poi ti supera e recupera quello stupido ciocco.
“È sempre colpa di
qualcun altro, vero?”
“Non… non ho detto questo!” Ti ritrovi a
balbettare come un ragazzino, ed è
profondamente imbarazzante. Ma non hai mai saputo condurre un litigio.
Farti
valere in un litigio.
Chissà
perché li eviti da
sempre, eh?
James ti scocca
un’occhiata.
“In tutti i miei ricordi di poppante ci sei sempre stato tu.
E lo so che sei un
cacasotto. Che hai paura a dire di no alla gente, perché, oh
Merlino Benedetto,
potrebbero odiarti…”
Il tono è
ferocemente sarcastico e ti fa male: ma, scopri con sgomento, lui
è l’unico che
ti ha sempre inquadrato per quello che sei, non per quello che vuoi
apparire.
E sarebbe favoloso, se non
fosse
che così conosce anche le tue debolezze.
“Questo
non…”
“Non è
vero? Stronzate. Lo è, e
lo sai anche tu. Non
riesci a dire di no a tua nonna, per questo sei diventato il perfetto
nipotino
obbediente. Non riesci a dire di no ai miei, per questo ci hai fatto
per anni
da babysitter. Non riesci a dire di no a Vitro, per questo ti ci sei
messo
assieme quando te l’ha chiesto e per questo non
l’hai mandata affanculo quando
ti ha baciato. E …” Fa una pausa, mordendosi un
labbro. Vorrebbe fermarsi, non
vorrebbe dirlo, lo vedi. Ma è limpido, istintivo e non ci
riesce. “E per questo
mi hai fatto credere che volevi stare con me…
Perché non sei riuscito a dirmi
di no.”
“No!” Sbotti, sentendoti un sapore acido in bocca.
Non è vero, vorresti
urlargli.
Con
te mi sento felice. Mi sento così orribilmente
felice che non penso neanche a quanto sia sbagliato. Ma a quanto dovrebbe
essere
giusto. E sarebbe stato facile dirti di no, solo ragionando. Non
l’ho fatto
perché non volevo far felici tutti, ma solo tu ed io.
E ovviamente non dici una
parola. Ti rimangono incastrate in gola, bruciando, ma non escono.
“No,
Jamie… non è così. Io con
te… sto bene.”
“Ma hai paura
della reazione
della mia famiglia.” Replica. Sembra improvvisamente stanco,
perché si siede
sul ceppo, passandosi un lembo della maglietta sul viso per asciugarsi
dal
sudore. Ti abbeveri di ogni suo gesto, come un cretino,
perché, realizzi,
potresti rischiare di non vederli mai più.
“… Hai paura che ti giudichino. Che
la tua bella immagine di ragazzo perfetto venga mandata
affanculo.”
A questo non puoi ribattere. Parolacce o meno, è esattamente
così che ti senti.
“Io non ho paura.
E sai
perché?” Si alza in piedi.
“Perché io sono così, e non me ne fotte
un cazzo se
non piaccio a qualcuno. Neanche troppi mesi fa sono successe cose
pazzesche. Al
è quasi stato ammazzato e Tom è scomparso.
Potrebbe succedere anche a me
in ogni momento, e non voglio avere
rimpianti.”
Lo guardi senza capire.
“Voglio dire, stronzo, che io lo direi al mondo che
amo un uomo e che quell’uomo sei tu. Ma sono stato zitto
perché sì, in fondo mi
conveniva, e poi era quello che volevi. Ma non funziona.” Fa
una pausa, e si
risiede sul ceppo, come svuotato. “Il bacio di Vic in
sé non è niente. Persino
un cretino come me lo capisce.”
Merlino, vorresti
supplicarlo
di guardarti, ma ti limiti a startene fermo come uno stoccafisso.
Perché con Vic e
tua nonna
parlare è stato facile… e con lui no?
… ma lo sai.
In fondo è
semplice.
Dell’amore di tua nonna sei sicuro. Di quello di Vic in fondo
puoi fare anche a
meno.
Ma quello di James non
è
scontato… e non ne puoi fare a meno.
E la cosa ti spaventa a
morte.
“Jamie,
io… Dimmi cosa devo
fare.” Ti senti la gola secca come un deserto. Il tuo regno
per un bicchier
d’acqua!
Il regno di un coglione…
James fa una smorfia.
“Troppo
facile. Ti dicono tutti cosa devi fare, e tu da bravo bambino obbedisci
per
farti dare una carezza. Col cazzo. Per quanto mi riguarda hai chiuso
con me.”
Storce la bocca in un sogghigno. “Ma tranquillo, alle feste
alla Tana fingerò
di essere ancora il tuo caro fratellino adottivo. Anche se ti sei
scopato il
mio culo per quasi un anno.”
“Jamie, no…” Lo vorresti supplicare, ma
anche la tua dignità ha un limite. E
poi, non faresti altro che farlo infuriare.
“James.”
Ti corregge, mentre lo vedi, cerca con tutte le sue forze
di trattenere le lacrime. Vorresti abbracciarlo, ma non vuole essere
rassicurato. Non è un bambino. “Non sto con una
persona che si vergogna di me,
e che si fa baciare dalla sua ex, donna, perché si vergogna
anche di se stesso.”
Si passa una mano trai capelli, ma non c’è niente
di scanzonato in quel gesto.
È solo stanco. “… anche se sei tu,
Teddy.”
Detto questo si volta di
nuovo
verso la catasta di legna. Sai che la conversazione è
conclusa. Che qualsiasi
cosa dirai non servirà a niente, adesso.
Sì. Ti ha
scaricato.
****
Martedì
Se fossi una ragazzina
sedici
anni ti
comporteresti con più dignità.
Ti chiuderesti nella tua stanza, con la WWN a tutto volume, rotolandoti
nel
dolore e nella disperazione. Magari abbracciando un cuscino.
Invece sei seduto sul
portico
di casa tua con aria patibolare e non ti cambi da tre giorni.
Quando tu e Vic vi siete
lasciati hai semplicemente fatto le valige e versato qualche lacrima.
Adesso buttarti dalla
scogliera ti sembra una soluzione assolutamente ragionevole…
È che hai
rovinato tutto.
James ha ragione, ti sei
comportato con lui come hai fatto con Victoire.
L’hai blandito,
assecondato,
coccolato… e non gli hai fatto vedere nulla di quel che hai
dentro.
Perché
è… era…
il tuo ragazzino.
James sta diventando un
uomo,
e non vuole che tu gli arruffi i capelli, metaforicamente o meno.
Quanto poteva durare?
Hai perso l’unica
cosa
irruenta e vera della tua vita.
Senti un fruscio, di stoffa,
una gonna dietro di te. Poi tua nonna ti si siede accanto.
“Sei davvero in
condizioni
miserabili, ragazzo.” Dice seria, dandoti una pacca sul
ginocchio.
“Mi sento
un miserabile, nonna.”
Sbuffa, alzando gli occhi al cielo. Probabilmente chiede a vostri morti
come
puoi essere così coglione.
Te lo chiedi anche tu.
“Tutto tuo
padre…” Considera,
e la cosa ti lascia sbigottito, perché sono rare le volte in
cui vi paragona.
Di solito tende a toglierlo dall’equazione, senza fartelo
notare. Ma tu lo noti
sempre. “Anche lui era straordinariamente portato al
melodramma. Certo, con la
sua condizione era quasi scusabile… ma alla lunga diventava
noioso. E tu,
Teddy? Sei noioso?”
“Probabile, tra le varie.”
“No, ragazzo mio, ti piangi addosso. Il che è
ancora peggio.” Scuote la testa.
È stata una bella donna tua nonna. Le rughe le danno
un’aria stanca, ma puoi
ancora vedere quella ragazzina ribelle. Un’antica bellezza
patrizia stemperata
dalla dolcezza dei suoi occhi.
Lei non ha mai avuto paura a
lottare per ciò che voleva. E neanche tua madre.
“L’ho
perso, nonna. L’ho perso
perché ho paura di farmi odiare da tutti se lo reclamassi
per me…” Ammetti e al
diavolo, non ti vergogni di seppellire la testa tra le ginocchia.
“… e Merlino,
mi sento così male.”
“Benvenuto nell’amore. Ci hai messo un
po’, ma meglio tardi che mai.”
“Ma
veramente…”
“Se mi tiri in ballo Vic ti schianto.” Proclama
burbera. “Cielo, tu non hai mai
amato Victoire. Sono certa che le vuoi bene e che cadi fulminato dal
suo
aspetto come ogni maschio sulla faccia della terra, ma non è
amare questo.
Amare qualcuno è anche soffrire. Soffrire così
tanto che ti sembra che ti
strappino il cuore a morsi all’idea di non averlo
più con te.” Guarda davanti a
sé, e sai che ricorda.
“Mi sento
così…” Ammetti
piano, mentre senti un nodo alla gola. “… tu ti
sentivi così con nonno Ted?”
“Tutti i santi giorni da quando avevo capito di amarlo, dopo
che mi aveva
rovesciato del succo di zucca addosso.” Proclama, con un
sorriso che ti stringe
il cuore. “Morgana, se avevo paura. Per lui, per
noi… ero costantemente
terrorizzata. Ma bastava un solo momento felice per farci andare
avanti.”
“Non era una cosa
ragionevole…”
“Perdio, Teddy! Da quando l’amore lo
è?”
Non rispondi. Perché ha dannatamente ragione.
“Un nato babbano
per una
purosangue, un mannaro per un umana… e un ragazzo per te.
Ecco la
ragionevolezza della nostra famiglia.” Fa una smorfia
ironica. “Beh, in fin dei
conti forse tu sei il più equilibrato di noi.”
“Non voglio
più essere
ragionevole.”
“Mi sembra ragionevole.”
“Ma adesso…” Inspiri un refolo
d’aria, ingoiando le lacrime perché davvero,
non puoi piangere. “… è troppo
tardi. L’ho ferito. In otto mesi non sono riuscito a capire
che quello che
voleva era potermi amare alla luce del sole.”
“Tutti lo vorrebbero, ma pensi che ve l’avrebbero
lasciato fare?” Scuote la testa,
con un sospiro. “Siamo seri, ragazzo. Eri il suo professore,
hai quanto? Otto,
nove anni più di lui. Ma lasciamo
perdere…” Si massaggia la sella del naso, e
sai che non l’ha ancora accettato, ma cerca di capirti.
È tua nonna. È tua
madre. “Quello che dovevi fare era amarlo come si deve
lontano dagli occhi
indiscreti. Avete tutta la vita, e soprattutto un po’
più di maturità da parte
sua per uscire fuori dall’armadio.”
“… Cosa
devo fare adesso?”
Ti guarda valutativa, poi si rialza, spazzolandosi con un gesto
energico la
gonna. “Adesso vieni con me da mia sorella. Mi ha invitato
per un the, e tu mi
accompagnerai.”
La guardi stupito dalla proposta. È tanto che non vedi la
sorella di tua nonna,
e sinceramente non è nella rosa dei tuoi parenti
sopravvissuti preferita.
“Adesso?”
“Per il the delle cinque. Non preoccuparti, non credo che ci
sarà quell’odioso
ragazzetto di Draco.” Scrolla le spalle, glissando sul fatto
che ‘quell’odioso
ragazzetto’ è attualmente un influente membro del
Wizengamot.
“Non è
questo, è solo che è
molto che non…”
Quasi otto anni. L’ultima volta facevi l’ultimo
anno ad Hogwarts. Ricordi
ancora la faccia disgustata del tuo amabile biscugino e della madre
quando hai
detto a che Casa appartenevi. Sua moglie, bella donna, è
stata l’unica a
chiederti se ti trovavi bene senza farlo sembrare un insulto.
“Pensi davvero che
ti lasci
qui a crogiolarti nel tuo dolore? Troppo facile.” Ti
dà un colpetto sulla
schiena con il tacco della scarpa, facendoti sobbalzare.
“Victoire è troppo
occupata a fare la principessa offesa, quindi non credo andrai da
lei.” Inarca
un sopracciglio. “O non vuoi accompagnare la tua vecchia e
stanca nonna?”
Sorridi appena. “Tu non sei vecchia…”
“Lo sono, ed ho bisogno di un energico giovanotto che mi
faccia da cavaliere.
Vatti a rendere presentabile. Odio quando Narcissa trova il modo per
farmi
sentire inadeguata. Stronzetta…” Borbotta a bassa
voce, prima di rientrare
dentro.
Sospiri, ma poi ti alzi.
È il
momento di fare qualcosa. Qualunque cosa.
Comprese visite non gradite.
****
Il Malfoy Manor ti ha sempre
messo una certa ansia addosso.
Non perché sia
cupo. Anzi.
Probabilmente è una delle magioni più belle e
luminose di tutto il Wiltshire,
fatta di mattoni in cotto e dagli elaborati tetti di ardesia.
È grande come dieci
dei tuoi cottage, tutti messi in fila. Il parco, poi, è
sterminato. È molto più
simile ad un feudo, in dei conti, e tu ne sei sempre stato intimidito e
segretamente affascinato.
Il fatto è che
sai chi ci ha
soggiornato qui. Mangiamorte e Voldemort stesso.
Comunque, tralasciando
questo,
la villa è semplicemente stupenda e mentre tua nonna prende
il the con Narcissa
tu passeggi per l’enorme giardino, schivando feroci pavoni e
ammirando la
fioritura estiva delle rose. Bianche, naturalmente. Tutti i fiori qui
sono
bianchi o di tenui colori pastello.
Credi sia
l’influenza delle
due donne di casa, Lady Narcissa e Lady Astoria.
Oppure
il bisogno di avere qualcosa di puro e
immacolato a nascondere il passato…
Passi le dita sul petalo di
una rosa particolarmente bella.
Ti senti a disagio, ma
paradossalmente sei in famiglia.
Anzi,
Narcissa e le sue progenie sono gli unici parenti che ti sono rimasti.
Ma il cognome Black ti si
adagia scomodo sulle spalle. Ti sei sempre sentito un Lupin.
In ogni, dannatissimo, senso.
“Professore.”
Ti volti e alle tue spalle
è
arrivato, silenzioso come un gatto, Scorpius. A volte dimentichi che
siete
biscugini. O qualcosa del genere.
Fai un sorriso, mentre senti
una morsa artigliarti lo stomaco. Scorpius Hyperion Malfoy è
il miglior amico
di Jamie. E vedere lui è come pensare a James.
“Ciao
Scorpius… chiamami pure
Ted. Non siamo a scuola adesso.” Reciti gentile, e davvero,
fingere a volte è
la cosa che ti riesce meglio.
Scorpius fa spallucce.
“Come
vuoi.” Ti stupisce vederlo in abiti babbani. Indossa una
maglietta nera, e un
paio di pantaloni di cotone. Sembra esserci nato dentro, e ti chiedi
nebulosamente come faccia ad essere così elegante, quando tu
hai ancora
problemi ad abbinare le cravatte.
Deve essere saltato qualche
gene
nella tua famiglia, decisamente.
“Sei venuto a
trovare mia
nonna?” Fa un sorrisetto irriverente, guardandosi oltre le
spalle. “O ti ci ha
trascinato zia Andromeda?”
Ridacchi. “La seconda. Cosa dice tua nonna dei vestiti
babbani?”
Scorpius si apre in
un’espressione allegra. “Se
n’è fatta una ragione. È che mi
piacciono e
d’estate è un salasso mettersi quegli orrendi
tuniconi tradizionali, no?”
Sorridi, con aria di chi ha
capito, quando di solito non indossi tuniche da mago. Sono cose che
lasci ai purosangue
o ai vecchi professori.
“Passerai
l’estate al Manor?”
Ti informi, quando ormai è chiaro che Scorpius ha voglia di
rimanerti trai
piedi. Speri che non sappia.
È stato
già abbastanza
imbarazzante con Albus.
“Come tutte le
estati.” Hai la
sensazione che ti stia studiando però.
Strano ragazzo, Scorpius:
educato
e diligente a scuola, quanto assolutamente pericoloso in contesti
informali.
Sorride sempre, e dietro quel sorriso sei certo che ci sia tutto un
mondo
interiore.
James una volta ha
ironizzato
dicendoti che è una versione aggiornata
di un Malfoy.
Nel senso che è più
sudbola, certamente.
“… Hai
visto James in questo
periodo?” E ti esce. Non puoi farci niente. Non ha detto o
fatto nulla, ma ti
ha teso una trappola e tu ci sei cascato con tutte le scarpe. Ci sei voluto cadere.
“Mio padre non
è
particolarmente entusiasta del fatto che frequenti i Potter fuori dalla
scuola.
Mi ha caldamente invitato a non vederlo…” Sorride
allegro. “Ma ovviamente l’ho
visto!” Soggiunge poi.
Ti viene tuo malgrado da
sorridere. Se c’è un po’ di sangue Black
nelle nuove generazioni, non è certo
passato a te, ma a lui.
“Hai
visto… qualcun altro?”
Tenti di stornare, ma tanto sai benissimo che lui sa.
È il migliore
amico di James,
e James ha un concetto totalmente grifondoro dell’amicizia.
Quando te la
concede, è leale fino alla morte. E totalmente trasparente.
“Avrei voluto
vedere Rosie.”
Dice intanto. Per un attimo smette di sorridere e ti diverte vederlo
rabbuiarsi. “Ma i suoi genitori l’hanno rapita e
portata in Romania. È un
comportamento assolutamente riprovevole.”
“A quanto mi risulta non credo che Ron
sappia…”
…
quello che hanno intuito tutti, ma fingono di non
sapere.
Ovvero che Scorpius,
l’erede
Malfoy, è il ragazzo di Rose Weasley.
È
l’effetto elefante rosa
nella stanza, ti sussurra la voce di James all’orecchio, come
se fosse qui:
tutti lo sanno, ma nessuno ne parla.
“… di
noi due? Secondo me
finge.” Taglia corto, infilandosi le mani in tasca. Sospira,
ma poi riprende a
sorridere. “Comunque ci scriviamo. Credo che
l’ultima volta il suo gufo abbia
quasi avuto un infarto. Non reggerà a lungo la nostra
corrispondenza di amorosi
sensi, temo.”
Ridacchi, perché ammiri il modo in cui sta gestendo una
situazione spinosa.
James ti ha detto che nessuno dei due ha mai ammesso nulla alle
rispettive
famiglie, ma davanti agli amici non si nascondono. Il fatto che ora
Scorpius
faccia parte del circolo dei giovani Potter-Weasley rende ancora tutto
più
fumoso.
Supponi che anche se i loro
genitori sappiano preferiscano chiudere gli occhi, sperando che questa romance tra adolescenti non
avrà futuro.
Scorpius coglie una rosa, la
stessa che prima ammiravi. Se la rigira tra le dita. “Ehi,
professore… Hai mai
notato il fatto che il fiore dell’amore per eccellenza
è decisamente banale?”
Lo guardi perplesso. “Eh?” Ti esce acutamente.
Scorpius fa un sorrisetto di
incomprensibile superiorità. “Credo che la rosa
sia uno dei fiori più banali al
mondo. Andiamo, ci sono fiori molto più belli ed elaborati.
I gigli, i
tulipani, le azalee…” Al tuo sguardo perplesso,
sbuffa. “Purosangue. Il
linguaggio dei fiori è qualcosa che ti trapanano in
testa rischiando di farti diventare gay dall’età
di tre anni.”
“Sì,
beh…” Replichi confuso.
“È sempre stato così.”
“Pateticamente prevedibile.” Dice, e non sai se si
riferisca a te o al fiore.
“Gli amori da mazzi di rose rosse, il principe azzurro e la
principessa
perfetta…” Decisamente non lo segui. O forse
sì. “… se dovessi mai regalare dei
fiori alla mia Rosie, non le regalerei delle rose. Le regalerei un
cactus.”
“… un cactus?”
Probabilmente tutti quegli
incroci tra purosangue hanno delle conseguenze, allora.
“Fanno dei fiori
stupendi.”
Replica con un vago sorriso, ignorando o forse indovinando i tuoi
pensieri da
come ti guarda divertito. “Raramente, certo, e ci vuole cura,
ma anche da una
pianta apparentemente arida esce qualcosa di meraviglioso.”
Poi ci arrivi. A questo
punto
fai un sorriso, perché è un ragazzo
maledettamente contorto, ma sincero.
E probabilmente alla vostra
Rosie vuol bene davvero.
“Capisco. Prima
però spiegalo
a Rose, con un biglietto, se non vuoi vedertelo tirare
dietro.”
“Mi darebbe dell’idiota, ma capirebbe.”
Replica con sicurezza. “Sono il suo
cactus.”
Scoppi a ridere, stavolta.
Capisci perché James nel giro di metà anno
scolastico l’abbia proclamato sua
anima gemella. Sono maledettamente simili.
Scorpius ti dà
una pacca sulla
spalla, tendendoti la rosa. “Festa del Solstizio.”
Pronuncia sibillino. “A
Ottery St. Catchpole.” Lo guardi, senza capire.
“Certo che Poo ha ragione. Sei davvero
lento fuori da un’aula di
lezione.” Esclama
esasperato e ti senti sinceramente ritardato quando finalmente
ci arrivi.
“James
sarà lì?”
“Ovvio.” Alza gli occhi al cielo. “Dove
potrebbe essere nel giorno più lungo
dell’anno? Dove c’è da bere.
È perfetto per il suo dolore formato famiglia.”
Scrolla le spalle, mentre prendi la rosa. “Posso dirti una
cosa in confidenza.
Da uomo a uomo, professore?”
“Certo.” Annuisci. Non è che hai scelta:
fuori dalle mura di Hogwarts sei un
venticinquenne in balia degli eventi. E non c’è
nessuna cattedra dietro la
quale ti puoi riparare.
Annuisce, poi perde il
sorriso. “Vedi di non farmene pentire. Mi piace quel cretino
di Potter. Se fai
altre cazzate ti faccio mangiare dai pavoni.” Ti fissa.
“Nessuno ne
saprà nulla.”
“… i pavoni non sono
carnivori…” Tenti.
“Questi sì.” Replica, prima di
riprendere a sorridere – inquietante, davvero –
e allontanarsi.
Guardi la rosa che ti ha
dato.
Hai regalato dozzine di rose
come queste a Vic, credendo di fare la
cosa giusta.
La getti su una siepe, mentre senti tua nonna chiamarti
perché è ora di tornare
a casa.
Scorpius ha ragione. Le rose
sono banali.
Ora sai cosa fare per
riprenderti James.
****
Mercoledì
Ti eri dimenticato
completamente della festa del Solstizio – o del Litha se si vuol dar retta alla mitologia
celtica - di Ottery St.
Catchpole.
A tua discolpa
c’è da dire che
hai mancato gli ultimi sette anni di festeggiamenti, trovandoti oltre
la
Manica.
Ti eri scordato dei
giganteschi falò che illuminano buona parte della
città dove autoctoni, sia
babbani sia maghi, si confondono e si godono una tiepida e calda serata
estiva,
sorseggiando birra e ingurgitando dosi massicce di patate fritte.
Ti soffermi a guardare
l’alimentazione di un falò da parte di un gruppo
di ragazzini del posto.
Sorridi divertito quando noti che la maggioranza ha i capelli rossi.
Forse è
vero che gli Weasley vivono qui da generazioni.
Sospiri e riprendi a farti
trascinare dal flusso di persone.
Non hai avuto bisogno di
dire
nulla tua nonna. Semplicemente ti ha fatto indossare qualcosa che non
fosse una
camicia e ti ha spedito fuori.
Ti sei chiesto per un
momento
se non avesse parlato del tuo look con Scorpius.
Comunque…
Non hai idea di dove possa
essersi cacciato James.
C’è
più gente del solito, noti
con un certo sconforto. La festa del Solstizio è molto
sentita da queste parti
e pare che venga gente anche dai paesi vicini.
Ti viene da sbattere la
testa
contro un muro quando realizzi che sono già venti minuti che
sgomiti tra fiumi
di gente con pinte di birra scura in mano.
Così non lo
troverai mai.
Per un attimo sei tentato di
estrarre la bacchetta dalla tasca dei jeans – sì,
tua nonna ha definitivamente
parlato di moda con Scorpius – e lanciare un incantesimo
localizzante.
Poi ti ricordi che
probabilmente molti babbani sono turisti, e mentre quelli di St.
Catchpole
ormai hanno sviluppato una sorta di paraocchi a scintille e stranezze
di sorta…
probabilmente una famigliola di Londra o del Galles non sarebbe
particolarmente
abituata a dimostrazioni di magia.
Sospiri profondamente.
Questo
prima che Vic entri nella tua visuale, come apparsa dal nulla.
È attorniata da
una decina di
ragazzi del posto e da qualche turista, mentre dispensa sorrisi e
cortesie a
destra e a manca.
Sorridi appena, quando ti
rendi conto che non sei più geloso e la raggiungi.
Non è James, ma
magari sa
dov’è. E comunque, le devi parlare.
“Vic!”
Sgomiti trai suoi
spasimanti e ignori le occhiate di fuoco di un paio di loro.
“Ehm, ciao.”
Vic inarca le sopracciglia, poi sbuffa. “Tranquilli ragazzi.
È gay.”
Sorridi nervosamente, mentre senti esplodere un paio di risatine.
In qualche modo è
sintomo che
sta accettando la cosa? Lo speri.
“Ciao…”
Borbotti. “Ehm. Bella
festa, eh?”
“Oh, per favore!” Ti afferra per un braccio e ti
porta via dalla calca
testosteronica. Vi infilate tra due chioschetti, rispettivamente di
gelati e,
inutile dirlo, birra. “Adesso mi ricordo del motivo per cui
sono fuggita in
Francia…” Mormora con una smorfia di mirabile
insofferenza. “Che volgarità dilagante.”
Sorridi appena.
“Troppa gente.
Troppa birra.”
“Morgana, sì. Questa
maglietta…” Ti lancia uno sguardo di sottecchi.
“È la
prima volta che ti vedo indossare una
maglietta. Ti dona.”
“Me l’ha regalata Lily al mio
compleanno.” Ci pensi. “Sì, beh,
è la prima volta
che la metto.”
“Ha persino uno scollo a V.” Sembra impressionata,
ma vedi che cerca di evitare
quel discorso.
Poi vi guardate, e spunta in
mezzo come un grosso elefante. Rosa.
“Avrei dovuto
sapere che eri
troppo perfetto per essere etero.” Dice con un sorrisetto
nervoso. È fredda, e
sai che lo fa perché cerca di non perdere il controllo.
Gliene sei grato. “Dio,
Teddy… È stato come prendere un bolide in faccia,
se mi perdoni l’espressione.”
Fai per scusarti. Poi ci pensi e decidi che non è il caso.
Fare
dei piccoli passi…
“Avrei dovuto
dirtelo meglio,
invece che urlarti addosso.” Ammetti comunque. “Ma
ti voglio sempre bene, Vic.”
“Non me ne faccio un granchè… ma grazie
lo stesso.” Sorride debolmente e poi,
finalmente, ti lascia il braccio. “Adesso è meglio
che vada. Sono qui con degli
amici e non vorrei che pensassero che me ne sono andata
…”
“Vic…”
“Mi ci vorrà un po’ per digerirla
Teddy.” Dice, e si morde un labbro. Però poi
riesce persino a sorriderti. Perché in fondo Vic
è buona, e lo sai. “Dammi
tempo.” Ti bacia leggermente la guancia e senti il suo
profumo, tenero e
struggente. Ti mancherà. Ma non troppo. “Adesso
va’ a cercare James…”
Beh.
Vic è sempre stata sveglia, era per questo che era finita a
Corvonero, no?
Ti senti arrossire, capelli
e
viso tutto compreso. Vic alza gli occhi al cielo, ma grazie a Dio non
sembra
particolarmente disgustata. Forse è stato peggio sapere che
il suo fidanzato
era universalmente gay.
“È
così palese?” Chiedi però,
piano.
Vic fa una smorfia.
“Non tu. È
James… era fuori di sé quando ci ha visti. E non
era la gelosia morbosa di un
fratellino quella. Era quella di un amante tradito.” Fa un
sorrisetto
valutativo. “È cresciuto decisamente bene. Era in
qualche strano modo… sexy.”
“Vic!”
Questo ti
rende geloso.
Lei ride, ma poi si fa seria. “Spero che tu sappia cosa stai
facendo…”
“Mai saputo meglio.” Ed è vero.
“L’hai visto?”
“Sono certa che sia qua in giro, ho visto Lily e Al. Prova
verso il sentiero,
sul fiume.” E detto questo, si rituffa tra la folla con
quella sua leggerezza
che ti ha incantato per anni.
Ma non è tempo
per la
nostalgia, e fai lo stesso anche tu.
Il sentiero sul fiume
è largo
e c’è spazio per mettere tavoli e chioschi di cibo
e inspiegabilmente di zucchero
filato. Un falò brilla da qualche parte, dando riverberi
arancioni al tramonto
rosato.
Il vento fresco ti scompiglia i capelli mentre cerchi James.
Alla fine lo trovi, ad un tavolo con i fratelli… e il resto
della famiglia. Il nucleo
ristretto, almeno.
Grandioso.
Harry ti sorride,
intercettandoti con sguardo da falco – notevole per un miope.
“Teddy!” Esclama, facendoti un cenno. Ginny ti
sorride e lo fa anche Lily. Al
invece non apre bocca. Si limita a lanciare uno sguardo a James
che…
… non alza neppure lo sguardo dal suo piatto e ti senti
sprofondare dal senso
di colpa. Lo vedi, da come lo tiene incollato, che vorrebbe alzarlo.
Ti avvicini, sentendoti le
mani sudate e la bocca secca. Ma non puoi lasciar perdere.
Semplicemente non puoi.
“Ciao
Harry… avrei bisogno di
parlare con James.” Sorridi, o credi di farlo
perché Harry ti scocca
un’occhiata preoccupata.
“Certo…
Va tutto bene?”
“No.” Ti anticipa James, alzandosi di scatto.
“Non dovresti essere qui. Che
diavolo ci fai qui?”
“Jam!” Lo riprende Harry confuso. “Non
è questo…”
“No Harry, va tutto bene.” Lo interrompi
avvicinandoti a James: è completamente
in tensione e sembra che voglia picchiarti o estrarre la bacchetta da
un
momento all’altro.
La cosa invece di
spaventarti,
ti rasserena. Non è indifferenza quella che vedi agitarglisi
negli occhi. È
sofferenza, e ti fa male. Ma ti fa sperare.
“Jamie…
Ho fatto una
stronzata. Lo so.” Ignori lo sguardo del tuo padrino e di
Ginny, confusi dal
tuo eloquio solitamente forbitissimo. “Ti prego, permettimi
di rimediare.”
“Non c’è niente da rimediare!”
Sbotta, lanciandoti un’occhiata di traverso che
ti attorciglia le viscere. Scorpius ha ragione. È dolore
quello che vedi, e ti
senti decisamente una carogna codarda, peggio persino di Peter Minus.
“Non puoi
rimediare, è tutto fi…”
“Non voglio più essere ragionevole.” Lo
fermi. “Anche se questo dovesse costarmi
tutto.”
Alza finalmente lo sguardo e ti guarda, dubbioso. Non fa nulla, non
muove
nessun passo verso di te.
Lo sai che devi muoverti tu
adesso. Che non è vero che ti ha semplicemente aspettato. Ti
è venuto incontro.
Stavolta è il tuo turno.
Si passa la lingua sulle
labbra. “… Non hai il
coraggio…” Sussurra, ed è una sfida
piena di ferocia e
speranza. “Non ce l’hai il coraggio.”
“Non scommettere. Perderesti.” Dici e poi gli passi
una mano dietro la nuca e
te lo tiri contro.
Lo baci. Essì. Di fronte a tutti, o almeno alla parte della
tua famiglia a cui
speravi di non far mai vedere quello che ti agita dentro. La tua paura
di non
essere abbastanza per essere accettato, la tua paura di essere diverso
da
quello che si aspettano da te.
Le labbra di James si aprono
in una protesta sorpresa e senti un esclamazione soffocata provenire da
Ginny o
forse da Harry. Sei così terrorizzato che neanche li
distingui.
Poi James ti afferra la stoffa della maglietta sui fianchi, si aggrappa e ti risponde. Merlino, risponde
con una tale irruenza che quasi ti fa indietreggiare, e non sei certo
una
ragazzina.
Ti morde, più che
baciarti e
siete maghi; senti la sua magia esploderti addosso ed avvolgerti tutto.
È la sensazione
più
fottutamente grandiosa della tua vita.
Quando vi staccate
– non è un
film, non ci sono baci da venti minuti filati – ti guarda con
gli occhi che
brillano. James non è un tipo da lacrime ma brillano come
tizzoni scuri.
“Sei pazzo…” Sussurra pieno di
meraviglia. E ti sorride.
“Sì, lo penso anch’io.”
Mormori di rimando, non osando neanche guardare in
direzione di Harry e Ginny. Il fatto che tu non sia morto fulminato da
qualche
maledizione non è una prova sufficiente che resterai vivo
abbastanza a lungo da
vedere il domani.
Si sente un lieve schiarirsi
di voce. Ti devi voltare, e focalizzi Lily che sembra trattenere una
risata.
Sa anche lei?
Vedi con la coda
dell’occhio
la bocca di Harry spalancata in una specie di muto grido
d’orrore – o qualcosa
del genere – e Ginny, che invece la bocca l’ha
coperta da una mano ma ha
un’espressione gemella di totale sbigottimento.
Sai che tra tre nanosecondi
circa qualcuno dirà qualcosa.
Albus non si è
alzato, ma ha
un vago sorriso sorpreso e un po’ imbarazzato, mentre vi
guarda appoggiato alla
sedia. Non che cerchi l’approvazione di un diciassettenne, ma
sembra comunque approvarti.
“È
meglio se sparite…” Dice.
“Qui ci pensiamo noi.”
James ti afferra per un
braccio. “Schiodiamo.” Dice e ti trascina, o forse
sei tu che te la dai
velocemente a gambe prima di realizzare che effettivamente l’hai baciato di fronte ai suoi genitori,
palesando il vostro
reciproco interessamento di cui nessuno, almeno tra gli adulti, era a
conoscenza.
Dovresti essere preoccupato, invece ti viene solo da ridere.
Adolescenza a scoppio
ritardato, indubbiamente.
Vi fermate solo quando siete
già in città, dalle parti
dell’imponente abbazia gotica. Avete corso e te ne
rendi conto da come avete entrambi il fiato corto.
O forse era per il bacio?
“Merlino…”
Sussurra James,
buttandosi su una panchina. “Merlino, Teddy.”
Concordi.
Ti siedi accanto a lui. Sai
che quello è stato il gesto scenico. Ora ci sono altre cose
da dire.
“Ti rendi conto
che mi hai
baciato davanti ai miei? Sei pazzo.” Ripete e non riesce a
trattenere una
risatina. “Papà aveva una faccia
…”
Sorridi tra te e te: James
non
cambierà mai. La sua voglia di fare scherzi lo
seguirà fino alla tomba. Eri
certo che avrebbe apprezzato una cosa del genere.
“Penso che mi
disconoscerà
come figlioccio, probabilmente.” Mormori passandoti una mano
trai capelli. “Ma
ne è valsa la pena.”
James ti guarda stralunato. “Dov’è
finito Teddy Lupin? Te lo sei mangiato ed
hai preso le sue sembianze?”
Ridacchi e scuoti la testa. Poi lo guardi: alla luce del tramonto
estivo non ti
è mai sembrato tanto bello. Sbagliato, fuori luogo, non ti
importa.
“Teddy,
Teddy…” Sussurra passandoti
una mano sulla gamba. “Il mite e ragionevole Teddy Lupin.
Ecco a cosa si va
incontro, quando si reprime tutto da una vita… Ci si
approfitta degli amici di
famiglia minorenni.”
“Oh, va’ al diavolo…” Sorridi,
fermandogli la mano sopra la tua. È bollente e
tiepida e ti era mancata da impazzire. “Te l’ho
detto. Niente più
ragionevolezza.”
“No?” Ti chiede. “Diventerai un selvaggio
erede dei Malandrini?”
Scuoti la testa, passandogli le dita lungo la linea della mascella.
Punge
leggermente. “Pensavo più ad essere semplicemente
felice.”
James accetta il gesto, ma è ancora un po’ rigido.
“E fottertene di tutto il
resto?”
“Sì. All’incirca.” Ti mordi un
labbro, esiti, e ti sembra di essere in alto
mare. Tua nonna non ti ha mai detto che si soffre di un tremendo
maldimare
quando si è innamorati. “… Se tu me lo
lascerai fare.” Deglutisci sentendoti
ancora quel maledetto peso in fondo allo stomaco. “Dio,
Jamie… mi sei mancato.
Guardami. Ho persino una maglietta
addosso.”
James ridacchia, esita, poi sorride appena. “Mi hai fatto
stare di merda,
Teddy. E suppongo di non poter avere la certezza che tirerai tanto
spesso la
testa fuori dal sedere…”
Icastico come al solito, ma ha centrato il punto.
Ti chiedi con terrore cosa hai da offrirgli alla fine. Sei talmente
complessato
che a volte ti stupisci da solo. Sei terrorizzato dall’idea
di deludere
chiunque e finisci per farlo con le persone a cui tieni.
“…
Però hai anche avuto le
palle a baciarmi in pubblico. Davanti ai miei.” Aggiunge e si
vede che la cosa
lo sta tutt’ora esaltando. Gliela vorresti baciare via dalle
labbra,
quest’espressione.
“L’ho
fatto perché andava
fatto.”
“Far venire un
infarto a mio
padre?” Interloquisce con vago divertimento.
“No. Mettere le
cose, i miei
sentimenti per te, alla luce del sole.”
“Mmh.” Dice, e ti guarda di sottecchi, anche se sai
che quel colpo ha affondato.
“Manca ancora qualcosa. Sai, tipo la dichiarazione
d’amore.”
“James…” Ti sudano le mani e senti un
brivido di terrore lungo la schiena. “Non
so se ne sono capace.”
“Cacasotto”
Rimarca con
cipiglio scuro. È buffo come siate seduti su una panchina,
passi della gente,
forse Harry ti sta cercando per ucciderti, e non te ne importi nulla.
C’è solo
la panchina di legno su cui siete seduti e le ombre che illuminano il
viso di
James.
“Cosa vuoi
sentirmi…”
“No. Tu.” Ti
spinge il dito sul
petto. “Voglio sentire cosa hai tu da dire. Non
cosa voglio sentirmi dire.”
Lo guardi e in effetti
c’è
solo una cosa che puoi dire. Di una banalità estrema, ma in
certi casi c’è solo
una risposta per una domanda.
“Ti amo, Jamie.
Prometto di
non essere ragionevole. Mai più.” Dici e poi la
conseguenza e che James ti
placca, facendo quasi scontrare i vostri nasi nella foga di baciarti.
Poi James si stacca.
“Ehi prof…”
Sussurra. “Materializzazione congiunta. Da qualche parte, io
e te.” Il suo
sorriso ha quella sfumatura, da letto, e capisci al volo.
Ti afferra un braccio e poi sentite entrambi il familiare strappo
all’ombelico.
Vi ritrovate in camera tua, che è straordinariamente
incasinata e depressa.
Quasi una settimana di
solitudine senza James ed ecco gli effetti.
Si guarda intorno.
“Cacchio
Teddy, come ti riduci senza di me!” Esclama pestifero.
Per tutta risposta lo afferri e lo sbatti sul letto, facendolo ridere
di
sorpresa, prima che le risate gli muoiano sulle labbra per trasformarsi
in
ansiti quando gli baci il collo. Profuma di sole e zucchero candito.
Sapevi che avrebbe mangiato
quella schifezza dolciastra e babbana.
Ti passa le mani sulle
braccia
e poi un dito sullo scollo – secondo te imbarazzante
– della maglietta.
“Non pensavo
l’avresti mai
messa…”
“Tutte le mie camicie sono sporche.” Menti.
“Non fare il
cretino, ti sta
bene.” Alza la testa dal cuscino e ti preme i denti,
leggermente, sul collo. Ti
fa rabbrividire ed è una cosa che gli piace da morire.
Ragazzino…
I vestiti, pensi, con la magia sono facili da eliminare. E ve
ne liberate
con urgenza, e stavolta sei certo che i tuoi boxer siano addirittura
finiti
dietro l’armadio.
C’è
qualcosa nel corpo di
James … È la linea dei muscoli della sua schiena,
il tatuaggio o forse l’insieme
di bellezza tra l’acerbo e il maturo che ti manda
letteralmente il sangue alla
testa.
Mappi il suo corpo con la
bocca, le mani, il respiro. Senti i suoi mormorii e le sue parole
spezzate. Ti
piace guardarlo mentre affondi in lui, perché non chiude mai
completamente gli
occhi, non ci riesce o forse non vuole. Ti guarda tutto il tempo.
E non ti sei mai sentito in
imbarazzo a ricambiarlo. In questi momenti il ruminare incessante dei
tuoi
pensieri si spegne e ti abbeveri di ogni sua espressione come un
assetato ad
una fonte e te la marchi a fondo nel cuore.
James poi ti si spalma
addosso
e ti stupisci ogni volta come i vostri corpi si incastrino
meravigliosamente,
anche se tanto simili. Stende le labbra in un sorrisetto che, a
sorpresa,
scopri timido. “Mi guardi ogni volta…”
Esita, poi lo rende strafottente, perché
è il suo modo di dissimulare la timidezza.
“… mi guardi ogni volta come se
fossi una fottuta fetta di torta di zucca.”
“La torta di zucca non mi piace
particolarmente…” Gli fai notare, puntiglioso
fino alla morte. “Ma tu sì. Ti mangerei
volentieri.” Aggiungi e lo vedi
avvampare, spettacolo più unico che raro. Probabilmente,
rifletti, perché certe
cose non gliele hai mai dette, sepolte sotto strati di seghe mentali.
“Vecchio
maniaco…”
“Ho venticinque
anni, giovane
depravato.” Puntualizzi, mentre ridete. Poi ti fai serio e
gli prendi il viso
tra le mani.
Siete nudi e non solo
letteralmente. Hai deciso di scoprirti adesso, e lo fai con la
sicurezza che
non arriverà nessun maledetto colpo basso.
“Jamie…”
Ti blocca le mani, con un sorrisetto. Ha gli occhi caldissimi, del
colore della
tua cioccolata preferita. O forse è la tua cioccolata
preferita ad avere i suoi
colori.
“Lo so, Teddy. Mi fido.” Poi sogghigna.
“Lo vedi che è grandioso essere degli
idioti impulsivi?”
Ridi. “Solo ogni tanto però. Non
riuscirò mai a farci l’abitudine, temo.”
“E non devi! Il cretino impulsivo sono io
della…” Esita, e ti guarda.
“…
coppia.” Finisci per lui. “Noi
siamo una coppia.”
Avrete tempo per far uscire
tutte le parole. E James avrà tempo per insegnartele.
E
niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal
ragionare…
James
sì. Ci riesce, per fortuna.
E ti sta
benissimo.
Lovers, keep on the road
you’re on
Runners, until the race is run
Sometimes even right is wrong…
****
Note:
Finita! Spero sinceramente che vi sia piaciuto questo piccolo scorcio
d’estate
e di approfondimento nei pensieri di Teddy ‘Ragione e
Sentimento’ Lupin (come qualcuno
l’ha ribattezzato).
Mi è servito come
raccordo
alla seconda parte, lo so, sono una bieca profittatrice.
Ma avevo bisogno di spiegare
questi due. E in fondo voglio bene al povero mezzo-lupacchiotto.
Le canzoni che hanno
ispirato
il capitolo sono qui
e
qui.
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