It's only a dream!

di Suomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Spazio Autrice:

Allora inanzitutto vi dico che non posso promettere che questa fan fiction avrà una fine (purtroppo per quanto mi impegni capita che perda l'ispirazione), ma prometto di impegnarmi per finirla!

Comunque sarà una fan fiction breve, penso sui tre capitolo (quattro/cinque massimo), anche se ancora non so come si evolverà la storia, infatti quello che sto pubblicando è tutto ciò che ho scritto.

Ditemi pure se provare a continuarla o meno. ;)

It’s only a dream!

Capitolo 1.

Damon entrò dentro di lei con una sola mossa fluida, che fece gemere entrambi di piacere. Elena socchiuse gli occhi e reclinò il capo all’indietro per godersi appieno quel momento. I loro corpi  si muovevano all’unisono in una danza passionale e frenetica. Il vampiro iniziò a lasciare una scia di baci sul collo della ragazza, che sospirò mentre la labbra perfette del suo amante infuocavano la sua pelle al loro passaggio, il ragazzo arrivò fino al lobo dell’orecchio e iniziò a stuzzicarlo con la lingua. Lei si aggrappò alla sua schiena muscolosa, come per attirarlo ancora di più a sé.

“Damon” sussurrò Elena, in preda all’eccitazione.

Un rumore fastidioso coprì i loro gemiti – forse un cellulare – ma nulla le importava in quel momento, se non di loro due.

Damon spostò il capo e la ragazza poté ammirare gli occhi di ghiaccio del vampiro incastonati nei suoi castani, prima che le loro labbra si unissero in un bacio sensuale. Le mani di Elena si spostarono sulla nuca del ragazzo e si intrecciarono nei suoi capelli corvini.

Il suono si fece ancora più forte, sembrava essere una sveglia…

Una sveglia…

La sua sveglia!

 

Spalancò gli occhi.

Era stato solo un sogno, si disse con una nota di delusione.

Era stato solo un sogno, grazie al cielo! Si corresse subito dopo, scacciando il suo primo pensiero.

Come diavolo aveva fatto a fare quel sogno? Lei non aveva mai fatto sogni così spinti, con la sola eccezione di quella volta in cui il protagonista era Johnny Depp, ma si era addormentata mentre guardava Chocolat, nessuno poteva biasimarla.

Ma la cosa che la turbava non era il sogno in sé, ma che Damon Salvatore – quel vampiro fastidioso, quanto affascinante – fosse l’uomo che l’aveva fatta gemere di piacere, anche se si trattava solo di un frutto della sua mente. Neanche su Stefan aveva mai avuto fantasie simili…

Ma perché poi si dava tanta pena? Era un sogno – anzi un incubo – privo di alcun significato e non si rimuginava tanto sulle cose prive di significato. Era dovuto solo al fatto che in quel periodo era un fascio di nervi e che da quando Katherine era tornata in città, la presenza di Damon era diventata una costante. D’altronde era l’unico che poteva offrirle protezione, dal momento che preferiva evitare di trovarsi sola con Stefan, dopo il ‘periodo di pausa’ – così era stato definito dal ragazzo – che si erano presi, a causa della crisi di lui dopo il ritorno della sua ex fiamma. “E’ solo che non voglio farti soffrire” le aveva detto come se volesse giustificarsi – se era davvero quello il suo intento non c’era riuscito per nulla – “Ho solo bisogno di tempo, ti prego di capirmi, Elena” aveva poi aggiunto con sguardo implorante, lei aveva annuito, cercando – senza risultati – di trattenere le lacrime – ma in realtà non capiva. Non capiva come la sola presenza in città della donna che Stefan aveva sempre descritto come un mostro – e lo era senz’altro dato quello aveva fatto a John e quello che avrebbe senz’altro provato a fare anche a lei, dopo essersi divertita tenendola in una sorta di oblio – lo avesse mandato in tale confusione. Dubitava dei sentimenti che provava per lei? O non era sicuro di aver dimenticato del tutto Katherine? Non poteva saperlo, anzi forse non voleva saperlo. Sapeva solo che non era pronta ad affrontarlo in questo momento, non con la sua copia malvagia che si aggirava in città uccidendo innocenti, con la morte di suo zio – nonché ritrovato padre – John, con i problemi di Jeremy e la paura per l’incolumità dei suoi cari e della sua stessa vita.

Poi c’era Damon. Si sarebbe aspettata qualsiasi tipo di reazione dal vampiro alla notizia del ritorno di quello che aveva considerato per più di cent’anni il grande amore della sua vita – rabbia, violenza, frustrazione, depressione o chissà cos’altro. Invece sembrava che la cosa non lo avesse turbato così profondamente. Nella sua solita maschera di ironia, sembrava solo – anche se probabilmente non lo avrebbe confessato – voler proteggere lei, Mystic Fall e – anche se si sarebbe infilato un paletto nel cuore con le sue stesse mani pur di non ammetterlo – suo fratello.

 

Elena Gilbert diede un ultimo sguardo distratto allo specchio, ancora immersa nei suoi pensieri, prima di uscire di casa, mentre a qualche metro di distanza un corvo svolazzava vegliando sulla ragazza come faceva – a sua insaputa – ogni notte e ogni mattina.

 



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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Spazio Autrice:

dreamer_: Grazie per i complimenti, sono contenta che ti piaccia e grazie anche per l'incoraggiamento a continuarla. Volevo scrivere una ff un po' diversa (a tratti magari sarà un po'... stupida xD) ma mi piaceva l'idea iniziale.

Kaicchan: Grazie mille anche a te! Per quanto riguarda Stefan ti posso dire che, salvo cambiamenti repentini (e non si sa mai, visto che ancora non so perfettamente che piega prenderà la ff) non dovrebbe apparire, spero che la cosa ti faccia piacere. xD

Ringrazio anche chi ha messo la ff tra le seguite. :)

Eccovi il secondo capitolo, spero vi piacerà, ma ovviamente e ben accetta qualsiasi critica!

 

Capitolo 2.

Elena bussò leggermente alla porta della pensione Salvatore. Pregò che Stefan non ci fosse, anche se per fortuna dopo la loro rottura, non si era più fatto vedere, come lei gli aveva pregato di fare.

Bussò ancora, neanche Damon pareva essere in casa e inaspettatamente tirò un sospiro di sollievo. Doveva vedere il vampiro dagli occhi di ghiaccio, ma si sentiva terribilmente a disagio e si sentì anche tremendamente stupida quando ne capì la causa. Era ancora per quello stramaledetto sogno. Dannazione a lei! Era vero che Damon era particolarmente perspicace, soprattutto quando si trattava di lei, ma era anche vero che – grazie al cielo – non aveva il potere di leggerle la mente, non avrebbe mai saputo di quel sogno e non l’avrebbe derisa fino alla fine dei suoi giorni per quello e per il suo imbarazzo. Sospirò, andava tutto bene si convinse infine. Provò a spingere la porta che trovò – come capitava di sovente – aperta, così entrò.

“Damon?!” chiamò, trovando il salotto della pensione Salvatore completamente deserto.

Nessuno risposta, probabilmente era andato a fare riserva di qualche sacca di sangue umano, si disse arricciando leggermente il naso a quel pensiero, ormai doveva riconoscere che i vampiri facessero parte del suo mondo, ma certe abitudini gli erano ancora difficili da accettare, ma in fondo doveva apprezzare lo sforzo di Damon di non dissanguare direttamente le persone per nutrirsi.

Buttò distrattamente la borsa sul pavimento e si abbandonò sul divano. I suoi occhi si posarono sulle innumerevoli bottiglie di alcolici nel tavolino non lontano, spostò immediatamente lo sguardo su un punto imprecisato del soffitto. Ci mancava solo l’alcolismo da aggiungere alla mole sempre maggiore di problemi che sembravano perseguitarla. Ma in fondo, anche se non era sua abitudine bere, un bicchierino non l’avrebbe uccisa di certo e alleggerire la tensione – in un modo qualsiasi – non sarebbe stato che positivo. In un momento fu in piedi, prese una bottiglia di… qualcosa – era whisky,  forse bourbon? – e ne versò un po’ in un bicchiere, poi tornò al divano. Giocherellò, roteando l’oggetto che stringeva tra le mani, osservando il liquido ambrato che si muoveva al suo interno e infine si decise a berlo in un unico sorso. Il liquido le bruciò immediatamente la gola, strinse gli occhi a quella sensazione. Elena sorrise, forse l’alcool non avrebbe risolto alcun problemi, ma in quel momento decisamente aiutava.

 

Sospirò, avvicinandosi al pensionato, sapeva l’avrebbe trovato deserto. Non vedeva Stefan da quando? Cinque, sei giorni. Era chissà dove ad affrontare chissà quale crisi per chissà quale motivo. Dio, se esisteva uno psicanalista per vampiri avrebbe fatto la sua fortuna con quel ragazzo. Non che gli mancasse ovviamente, ma non c’era nessuno che era così divertente da stuzzicare nei dintorni.

Entrò e inaspettatamente qualcuno era lì.

Lei.

Un sorrisetto gli si dipinse in volto.

 Elena Gilbert.

Seduta comodamente nel suo divano. Una volta le aveva detto di comportarsi come se fosse casa sua, bhè a quanto pare era stato preso alla lettera.

In un attimo fu seduto al fianco alla ragazza, che sussultò per la sorpresa.

“Damon! Quante volte ti devo dire di non apparire così all’improvviso?!” esclamò.

Circa un centinaio di volte, pensò il vampiro. Ma adorava vedere quell’espressione a metà tra l’offeso e l’arrabbiato che gli riservava ogni volta.

Tutto d’un tratto, la sua espressione beffarda si trasformò in una faccia sorpresa. Aggrottò le sopracciglia.

“Puzzi” uscì fuori dalle sua labbra.

La ragazza si imbronciò, incrociando le braccia al petto “Grazie tante!”

Damon roteò gli occhi, sospirando. “Puzzi d’alcool” precisò, indicando il bicchiere sporco poggiato sul tavolino con di fianco una bottiglia che il ragazzo ricordava piena, invece era a metà.

Elena rise “Emh, ho solo preso qualcosa da bere, spero non ti dispiaccia”

Non sembrava esattamente lucida. “Affrontare i problemi bevendo, non è un comportamento da… Elena Gilbert” constatò il vampiro, con un sorriso compiaciuto.

“Ma da… Damon Salvatore?” concluse la ragazza.

“Touchè” rispose Damon sogghignando.

 

Poco dopo stavano entrambi bevendo bourbon.

Elena gliene aveva chiesto un altro bicchiere, per tutta risposta lui avrebbe dovuta toglierle la bottiglia e cercare di farle passare la sbronza che se non aveva già preso, sicuramente avrebbe avuto da lì a poco. Ma lui era Damon Salvatore – non Stefan faccio-sempre-la-cosa-giusta Salvatore – chi era lui per giudicare? O per dire cosa non fare? E soprattutto aveva anche lui una gran voglia di ingurgitare quanto più alcool poteva. Era stata una giornata snervante, in cui non era riuscito a concludere nulla, non sapeva cosa diavolo volesse Katherine, non sapeva cosa poteva dire al Consiglio o meno e se sarebbero stati di un qualche aiuto e in più c’erano state altri strani casi di persone aggredite di un animale, ma questa volta non erano animali con due canini particolarmente affilati e occhi neri come le tenebre circondati da venature, sembrava fossero stati colpiti da qualcosa che alla sua mente riportava un unico parola: licantropi. E non aveva tempo, né voglia di occuparsi anche di loro.

“Hai visto Stefan ultimamente?” chiese Elena d’un tratto, fissando il suo bicchiere.

A quanto pare, l’alcool era riuscito nell’impresa di farla andare direttamente all’argomento tabù, si disse Damon, ricordando come la ragazza cercasse sempre di evitare di parlare del vampiro dagli occhi verdi.

“Se con ultimamente intendi l’ultima settimana… no” rispose Damon, bevendo dell’altro bourbon.

“Ah” sussurrò semplicemente Elena con gli occhi lucidi.

Damon sospirò, odiava la sensazione che sentiva alla bocca dello stomaco ogni volta che la vedeva così. Indifesa e assolutamente umana, così diversa da Katherine, anche se era la sua copia esatta. Che fosse maledetto Stefan, per aver fatto sì che Elena dovesse sentirsi in questo modo e che fosse maledetto anche lui stesso per sentire quei dannati e deleteri sentimenti!

“Lei è davvero così speciale?” sospirò la ragazza, se non avesse avuto un vampiro accanto, sicuramente le sue parole si sarebbero perse nel vuoto, da quando piano erano state dette. Damon non sapeva se doveva rispondere e cosa, se glielo avessero chiesto solo sei mesi prima, avrebbe potuto stilare una lista di cose che rendevano Katherine la donna più meravigliosa e unica che avesse mai messo piede sulla Terra, ma adesso cosa poteva dire di lei? E’ una dannata menefreghista a cui aveva dedicato 145 anni – praticamente la sua intera esistenza – e da cui aveva ricevuto un pugno di mosche e il cuore in mille pezzi? Katherine non gli era di certo indifferente, l’aveva prima amata e poi odiata con tutto sé stesso, ma adesso non avrebbe saputo dire con certezza cosa provava per lei. Sapeva solo che avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per proteggere Elena Gilbert da chiunque e la cosa lo terrorizzava.

Le poggiò una mano sulla spalla, sperando che quel contatto potesse darle un minimo di sollievo, anche se sapeva bene che sarebbe stato  qualcun altro che avrebbe voluto accanto.

Elena sollevò lo sguardo alla mano del vampiro, sembrò quasi sorpresa, poi fissò Damon negli occhi e gli sorrise.

“Se lo stai facendo per lui” iniziò il ragazzo poco dopo, versandosi dell’altro bourbon, indicando con un cenno del capo bottiglie e bicchieri “non dovresti, perché sai…” si avvicinò al suo orecchio e le rivelò con tono cospiratore “Stefan è un idiota”. E lo pensava davvero, lasciare Elena, farla soffrire solo perché Katherine era a Mystic Fall, era da idioti. Completi idioti.

Elena sentì le sue parole, in passato si sarebbe indignata - o almeno avrebbe finto di esserlo - ma in quel momento con l’alcool in circolo e Damon che tentava di consolarla, non si trattenne dal ridere e il vampiro non poté non sorridere di rimando.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


dreamer_: A volte mi dispiace maltrattare Stefan così, ma è più forte di me. xD Thank you!!!

lolaventimiglia: Grazie per i complimenti!^^Sono contenta che questa fan fiction ti incuriosisca.

Eccovi il seguito:


Capitolo 3.

“Elena, non ha alcuna intenzione di farlo” disse determinato il vampiro.

“Andiamo, ne abbiamo bisogno entrambi” rispose la ragazza, speranzosa.

“In realtà non ne ha bisogno nessuno dei due, fidati” affermò Damon.

“Si può sapere di cosa hai paura?” chiese Elena con uno strano luccichio negli occhi.

“Paura?” domandò con finta incredulità Damon, come se quella parola fosse un oltraggio.

Elena annuì “Ti prometto che resterò tutto tra noi, nessuno saprà mai da me che in fondo in fondo non sei poi quel bastardo, menefreghista, odioso, stronzo vampiro che ti vanti tanto di essere”

Damon rise leggermente, l’alcool le aveva decisamente dato alla testa. Ma parlare di Katherine, Stefan, suo padre e chissà che altro – parlare dei suoi sentimenti – era assolutamente fuori luogo. Non lo aveva fatto per più di un secolo e non lo avrebbe fatto neanche adesso. Sarebbe stato solo imbarazzante e lui amava l’imbarazzo altrui, tanto quanto odiava il proprio.

“Non ti vergognerai mica?” chiese ancora Elena, guardandolo divertita.

Farsi deridere da una diciannovenne ubriaca non rientrava di certo nei piani della giornata, eppure eccolo là. Così decise di fare qualcosa che gli riusciva a meraviglia…

“Sai che sono timido, Elena Gilbert” sospirò ironico “Inizia tu. Qualcosa di te… di imbarazzante – di veramente imbarazzante – e poi parleremo di un argomento a tuo piacere”

…ribaltare la situazione a suo favore.

Il sorriso di Elena si spense, sembrò pensarci un attimo su.

“Non ho nulla di imbarazzante da dire” affermò infine.

“Per favore, per quanto casta e pura tu sia, tutti hanno qualcosa di imbarazzante che non vorrebbero mai dire” continuò sicuro Damon.

“Bhè, non io” rispose prontamente Elena e non sapeva davvero che dire.

“Hai avuto la tua occasione, Elena” le sussurrò Damon vittorioso, con rifermento alla chance di ‘confidarsi a cuore aperto’ che le aveva concesso.

Elena sbuffò, frustata appoggiandosi allo schienale del divano con le braccia conserte.

Qualche attimo dopo la ragazza si schiarì la gola e guardando fisso di fronte a lei disse “Ho fatto un sogno”

 

“Un sogno?” chiese il vampiro “E pensare che ne ho sentite di tutti i colori in un secolo e mezzo, ma questa le batte tutte. Turberesti la mia innocenza, se me ne fosse rimasta un briciolo” affermò sarcastico.

Elena gli lanciò un’occhiata omicida, affrontare un vampiro centenario a mani nude non era nei suoi piani, tuttavia poteva ripensarci.

Qualche attimo di silenzio. “Ho fatto un sogno… insomma strano, c’eri tu… bhè anch’io in realtà” Quanto diavolo aveva bevuto e soprattutto cosa stava facendo? Sembrava che il cervello avesse perso il controllo della bocca. In fondo c’era tanti modi di torturarsi, infilarsi un coltello in pancia, prendere a testate un muro o ancora lanciarsi in una piscina senz’acqua, ma quello era senso dubbio il peggiore “eri venuto in camera mia…” biascicò. Basta aveva detto troppo. Era ancora in tempo per salvare il grammo di dignità e amor proprio rimastole a scappare a gambe levate, fino a quando non le fosse passata quella maledetta sbronza perlomeno.

Damon aggrottò le sopracciglia per un secondo, prima che un sorriso compiaciuto e  strafottente si dipinse nelle sue labbra perfettamente disegnate. Guardava Elena, ma lei fissava ancora insistentemente la parete di fronte a lei.

“Un sogno erotico” affermò infine Damon, più divertito che mai.

Il sangue le si gelò nelle vene. No, non era più in tempo per salvarsi all’umiliazione peggiore della vita. Voleva solo afferrare un cucchiaino e iniziare a scavare, quanto tempo ci voleva per sbucare in Cina? Qualcuno le aveva detto che Shanghai era bellissima.

Le sue guance si colorarono presto di un rosso accesso, pregò perché Damon non se ne accorgesse, ma era un vampiro – dannazione – e lo avrebbe notato anche un orbo.

“Emh.. cosa? No” farfugliò con un filo di voce “Non… intendevo, cioè…”. Voleva davvero risultare credibile, balbettando in quel modo?

Una sonora risata interruppe il suo – poco convincente – tentativo di difesa.

“Non preoccuparti, se tutte le donne che hanno fatto questi generi di sogni con me come protagonista si sentissero come te, il mondo sarebbe pieno di donne perennemente a disagio” esclamò – modesto come al solito – Damon e Elena che in quel momento aveva fatto l’errore di fissare i suoi occhi azzurri, non ne dubitò. Si ridestò da quel pensiero, ancora più scioccata e imbarazzata. Afferrò il bicchiere davanti a lei e bevve in un sorso il contenuto, mentre Damon continuava a sghignazzare “Solo che non pensavo davvero che anche la santarellina Elena Gilbert avesse ceduto al mio fascino” le sussurrò con voce sensuale troppo vicino al suo orecchio, tanto che poteva sentire il respiro del vampiro sul collo. Si voltò il viso del ragazzo era vicinissimo, le sue loro labbra a pochi centimetri di distanza, si perse a fissarle, non ne aveva mai viste di così perfette. Le labbra della ragazza erano socchiuse e i loro visi si avvicinarono ulteriormente.

Elena si riprese, come se fino ad un attimo prima fosse in uno stato di trance e ritornò a guardare davanti a sé.

“Bene, hai vinto. Hai saputo la cosa più imbarazzante che potessi dirti. Ma i patti sono patti” esclamò. E aveva ragione si erano fatti una promessa reciproca una cosa imbarazzante, in cambio di una bella – e inutile, quanto stupida – chiacchierata sui sentimenti che spesso e volentieri il vampiro avrebbe solo voluto spegnere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Spazio autrice:

lolaventimiglia: Grazie mille. Sono contenta che ti piaccia il "mio" Damon (temo sempre i personaggi siano troppo OOC) e torturare Stefan è un piacere. xD

Kaicchan: Grazie per i complimenti! Gentilissima. *o*

Penso che il prossimo capitolo (il quinto) sarà l'ultimo, ma devo ancora scriverlo (e non so esattamente come sarà la fine nemmeno io xD, quindi nulla è certo)

Comunque, ecco un altro capitolo, spero sia di vostro gradimento. ;)


Capitolo 4.

Si svegliò.

Un dolore martellante alla testa.

Non era in camera sua.

Non ricordava cosa era accaduto la sera prima.

Sapeva che questi non erano di certo dei segnali incoraggianti.

Cercò ancora di aprire gli occhi, nonostante le palpebre pesanti e la luce che le feriva le pupille. Si guardò intorno, era nel salotto del pensionato Salvatore, tirò un sospiro di sollievo, perlomeno era in un posto familiare. Il suo sguardo si spostò sul tavolino di fronte, bicchieri e bottiglie aperte lo capeggiavano.

Ebbe un flash.

Lei.

Alcool.

Damon.

Sapeva che sicuramente non ne sarebbe uscito un gran bel quadro.

Si alzò, barcollando leggermente e si portò le mani alle tempie come per attutire il dolore alla testa – cosa ovviamente di nessun effetto. Sentì un rumore provenire dalla cucina, così si spostò nella stanza da cui proveniva qualche segno di vita.

“Ben svegliata, Elena!” affermò Damon, senza neanche prendersi la briga di voltarsi per guardarla entrare.

La ragazza si sedette su una sedia, lanciando un’occhiata al vampiro che armeggiava tra i fornelli.

“Colazione?” le chiese poco dopo.

Elena face una faccia disgustata, il solo pensiero di ingerire del cibo le dava la nausea al momento.

Damon sorrise e le mise davanti un bicchiere “Bevilo” ordinò.

La ragazza alzò un sopracciglio, guardando lo strano intruglio che aveva davanti, non sembrava molto invitante.

Il vampiro continuò la sua conversazione a senso unico e le disse “Ti sentirai meglio dopo. Ti assicuro che nella mia vita, cioè… non-vita ho avuto molto spesso bisogno di rimedi post-sbornia”.

Elena gli lanciò un’altra occhiata scettica, poi decise di bere quella… cosa, sicuramente avrebbe fatto schifo, meglio liberarsene in fretta. E infatti avvertì immediatamente un sapore disgustoso invaderle il palato, appena si decise a ingurgitare il liquido. Quello era – oltre al gran male alla testa – la giusta punizione, si disse la ragazza.

“Non berrò mai più” promise con un filo di voce.

“Ti assicuro che non manterrai l’impegno” affermò Damon dall’alto della sua esperienza.

“Non ricordo nulla” disse ancora Elena.

Damon sogghignò. Una sensazione di preoccupazione avvolse la ragazza. Non era lucida – si disse – qualsiasi cosa avesse fatto o detto non era in sé. Ma lei non aveva fatto o detto nulla di male, no? L’espressione del vampiro non diceva niente di buono.

Strascichi della conversazione che aveva avuto con Damon le ritornarono alla mente. 

Ricordava che lui si era aperto con lei, ricordava che gli aveva chiesto di Katherine, voleva sapere perché Stefan ne sembrava ancora così attratto quando giurava di amare solo lei e Damon non sembrava così turbato quando aveva fatto di tutto per riaverla accanto a sé. “Sai Elena, Stefan non ha mai voluto affrontare la realtà. E’ un vampiro e i vampiri bevono sangue umano. Punto. Ma lui no… ha iniziato con questa farsa del vampiro vegetariano neanche fosse Edward Cullen e quando si è ritrovato a dover bere per forza sangue – il tuo sangue – è uscito fuori di testa, non sapeva gestire la cosa. E con Katherine è lo stesso” le parole pronunciate da Damon la sera prima riaffiorarono “Io l’ho cercata, non ho accettato che finisse così. Ho sofferto – Dio, se ho sofferto – ma ho potuto metabolizzare la cosa… più o meno. Stefan ha preteso di chiuderla fuori dalla sua vita quando non era pronto, da un giorno all’altro – ma come il sangue – quando è tornata è andato in crisi, non sapendo come gestire la cosa”. Elena ricordava di aver ascoltato come rapita le parole del vampiro, che sentiva essere sincero – e non sapeva se doveva arrabbiarsi o capire Stefan – alla fine aveva semplicemente accettato il tutto. Ricordava anche che Damon aveva dovuto bere ancora parecchio, prima di decidere di far fede alla sua promessa.

La promessa.

Infine ricordò anche quella. Gli aveva raccontato di quel maledetto sogno! La sua espressione da concentrata per ricordare, divenne confusa e dopo decisamente turbata.

“Quindi” si schiarì la voce Damon accigliato “anche nei tuoi sogni sono fenomenale come dicono tutte le donne che sono state con me?” concluse beffardo.

Elena arrossì violentemente, forse doveva ripensarci a quella cosa della lettura del pensiero, quel dannato vampiro sembrava poter entrare nella sua testa quando gli pareva.

Afferrò la prima cosa che si ritrovò vicino – che purtroppo non era un oggetto contundente, ma un semplice straccio – e lo lanciò contro il vampiro.

“Uno solo!” precisò “E’ definibile incubo, non sogno! Ed è stato orribile” affermò offesa, nonostante dovette trattenere un sorriso per la situazione.

“Immagino…” rispose seducente lui. Elena sollevò gli occhi al cielo, prima di alzarsi e andare a recuperare la sua borsa.

“Non te ne andrai di già?” domandò Damon alle sue spalle. Elena sussultò. Maledetta supervelocità, pensò.

“Ho usufruito fin troppo della tua compagnia” rispose, non desiderando altro che una doccia e il suo caro e confortevole letto. Fortuna che Alaric aveva convinto Jenna ad allontanarsi dalla città con lui e Jeremy aveva deciso – forse era stato anche un po’ spinto – di raggiungere una loro cugina a Los Angeles, in questo modo oltre a non doversi preoccupare eccessivamente per i suoi cari, non avrebbe dovuto dare alcuna spiegazione a nessuno per il suo mancato rientro la sera precedente.

Elena si avvicinò a grandi passi verso l’uscita e aprì la porta. “Katherine era tutto per me, avrei fatto tutto quello che potevo e anche di più per lei, ma non ero abbastanza neanche per avvertirmi che cercarla per un secolo e mezzo è stato inutile. Non le è mai importato nulla…”. Ancora qualche frammento della conversazione con Damon. Si bloccò sulla soglia e si girò, Damon era ancora nel salotto.

“Comunque” disse richiamando la sua attenzione “anche Katherine è un’idiota”. E lo pensava davvero. Dopodiché si chiuse la porta alle spalle.

Damon – senza proferire parola – osservò la ragazza lasciare il pensionato, quello che aveva detto l’aveva decisamente stupito.

Un sincero sorriso si dipinse sulle sua labbra.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Grazie a dreamer_ e lolaventimiglia per le recensioni!! Sono felice vi sia piaciuta quella frase perché al finale di quel capitolo ci tenevo particolarmente. *__*

Spero vi piaccia anche l’ultimo capitolo.

Mentre tutti gli altri capitoli gli ho scritti con molta più semplicità, per quest’ultimo è stata davvero dura. Sarà che volevo cercare di dare un finale abbastanza convincente, spero quindi il capitolo non sia pessimo. Comunque non volevo ‘affrettare’ troppo le cose tra Damon ed Elena, ma volevo si intuisse il loro profondo legame.

Sono comunque soddisfatta di essere riuscita finalmente a completare una ff che abbia più di un capitolo! :D

Ringrazio quelli che l’hanno letta e soprattutto chi ha lasciato un suo commento (o chi lo farà) avete fatto sì che scrivere fosse ancora più un piacere e spero mi darete – positivo o negativo che sia – anche il vostro  parere su quest’ultimo capitolo. ^^

 

Capitolo 5.

“Film?” chiese Damon seduto sul divano del salotto per il ‘turno di guardia’ – così era stata definita dal ragazzo, con un sorriso sardonico, la sua presenza in casa Gilbert.

“Cosa?” esclamò Elena, che fino a un attimo prima era completamente immersa nei suoi pensieri. Un flash della sera precedente – infatti – continuava a tornarle alla mente come a volerla tormentare. “Devo chiederti un’altra cosa. Quello… quello che ha detto Isobel la notte in cui le ho dato il congegno di Jonathan… è vero?” Alla fine glielo aveva domandato assonnata e con un filo di voce. Era qualcosa che inconsapevolmente la perseguitava – da quando sua madre biologica che le aveva fatto questa confidenza – senza saperne il motivo, in fondo se Damon avesse provato qualcosa per lei sarebbe stato senz’altro meglio non saperlo per evitare di creare imbarazzi tra loro e ulteriore tensione tra i fratelli Salvatore. Lei non era Katherine e non sarebbe stata come lei, aveva continuato a ripetersi. Ma ricordava lo sguardo di Damon che immediatamente aveva cercato quella sera – mentre era tra le braccia di Stefan – era colpa, quella che poteva leggere nei suoi occhi? Ammissione? Disagio? O nulla di tutto questo?

“Hai già scelto l’argomento di stasera perché io facessi fede alla mia promessa” Era stata la risposta alla sua domanda – dopo un attimo di esitazione –  prima che Elena cadesse in un sonno profondo, senza neanche sapere che risposta avrebbe voluto avere.

“Qualcosa non va?” domandò Damon aggrottando le sopracciglia. Era così evidente il suo stato d’animo o era semplicemente il vampiro a riuscire leggerla come un libro aperto?

“No” mentì “Considerando che i vampiri assetati di sangue che probabilmente presto mi daranno la caccia sono la routine” continuò con un filo di ironia.

“Questo era… umorismo, Miss Gilbert?” chiese Damon fingendosi stupito, ricevendo un’occhiataccia da Elena e un piccolo colpo sulla spalla.

“Ho imparato dal migliore” sospirò la ragazza e non seppe spiegare come e su iniziativa di chi, ma si accorse che Damon era vicino  lei – troppo vicino. Negli ultimi giorni sembrava che i loro visi fossero attratti come due calamite. Ma non poteva cedere, non sarebbe stato giusto, avrebbe solo complicato le cose e creato maggiore confusione. Fissò le labbra del vampiro, non aveva la forza di allontanarsi. Ad un tratto il telefono squillò, Elena sussultò prima di scostarsi.

“Devo… devo rispondere” sussurrò, prima di alzarsi. Non sapeva se maledire o benedire il trillo dell’apparecchio, che aveva evitato di farle scoprire fin dove si sarebbe spinta.

“Scappa pure, Elena Gilbert” sentì mormorare al vampiro.

La ragazza fece un profondo respiro e afferrò il telefono “Pronto. Ciao zia Jenna!”

Jenna la informò che stava bene e si stava divertendo, anche se le mancavano i suoi nipoti. La chiamava ogni giorno per assicurarsi che tutto andasse bene.

Felice di aver sentito la voce di sua zia, Elena rientrò in cucina e osservò Damon davanti al televisore. Fu come un lampo, come se solo in quel momento avesse capito un insieme di cose che non aveva voluto accettare in passato. Una volta gli aveva detto che fra loro c’era qualcosa, l’aveva definito un’intesa, ed era vero. Avevano una strana connessione, si capivano come nessun altro ed era stato qualcosa che si era sviluppato in maniera del tutto inaspettata, come se fosse naturale che dovesse essere così. C’era una fiducia reciproca che anche se era stata tradita in passato, era tornata forte più di prima.

E lui era lì. Avrebbe potuto andarsene appena saputo che Katherine era a Mystic Falls, invece era rimasto per proteggere la città – per proteggere lei – rischiando tutto, mettendo in gioco la sua vita e un cuore probabilmente non ancora del tutto guarito. Stefan in passato le aveva detto che suo fratello era un mostro, che non c’erano più speranza per lui, ma lei poteva vedere nitidamente, come nessun altro, il suo lato umano – quello che lui cercava spesso di nascondere.

“Mi consumerò presto se continui a mangiarmi con gli occhi” affermò Damon sarcasticamente senza staccare gli occhi dallo schermo del televisore. Elena si riprese dai suoi pensieri e senza rispondere, andò a sedersi sul divano, accanto al vampiro. Si sentiva stranamente inquieta, come se qualcosa fosse cambiato e non sapeva come affrontarlo. Cercò di concentrarsi sul film che stavano guardando, ma era tutto inutile.

“Forse è meglio che vada, se mi vedessero uscire troppo tardi i vicini si farebbero un’idea sbagliata” affermò ironico Damon poco dopo, come se avesse percepito il disagio della ragazza. Elena annuì appena, mentre il vampiro si alzava e si avvicinava all’uscita.

“Damon” lo richiamò, appena lui fu fuori dalla casa, il ragazzo si voltò, osservandola. Elena camminò lentamente fino a posizionarsi di fronte a lui, dopo di ché avvicinò il suo viso a quello del vampiro finché le loro labbra si sfiorarono appena in un tocco soffice e delicato.  Si separarono e si fissarono intensamente, le loro fronti a contatto. Poi un bacio pieno di passione, sentimento, parole non dette. Elena si aggrappò al giubbotto di Damon, come se rischiasse di cadere altrimenti, mentre le mani del vampiro si spostarono sul viso della ragazza per poi infilarsi tra i suoi capelli. Si staccarono dopo qualche minuto – che sembrò un’eternità – con il fiato corto.

“Grazie” sussurrò Elena. Solo una semplice parola per dirgli grazie di proteggerla, di farla ridire, di consolarla, di amarla starle accanto. Dopo di ché si allontanò per rientrare in casa, ma prima di chiudere la porta, si voltò per concedergli un sorriso.

Damon fissò ancora il punto in cui un attimo prima c’era la ragazza, poi si girò e si sfiorò le labbra – che si stavano inconsapevolmente curvando in un sorriso – con le dita, conscio che questa volta erano venute in contatto con la persona giusta.

Elena si poggiò con la schiena alla porta di casa. Non sapeva se adesso tutto sarebbe cambiato fra loro e non sapeva se sarebbe stato in meglio o in peggio. Aveva agito d’istinto – senza pensare alle conseguenze – cosa che in genere evitava di fare, l’ultima volta che l’aveva fatto era stato quando si era decisa a seguire Damon ad Atlanta, prendendosi cinque minuti di pausa dalla sua vita. Sorrise, scuotendo leggermente il capo – si era concessa altri cinque minuti. Salì in camera e si infilò nel letto. Per la prima volta – da quando Katherine era tornata a Mystic Falls, John era morto, Stefan l’aveva lasciata e Jeremy aveva tentato il suicidio – dormì serena, mentre un corvo appollaiato sul davanzale della sua camera vegliava su di lei.

 

The end.

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