End of all Hope

di Angel666
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La città era buia e silenziosa a quell’ora di notte.
Il rumore dei tacchi sull’asfalto riecheggiava nei vicoli deserti. Una figura solitaria si muoveva come un’ombra furtiva tra i palazzi, fermandosi ogni tanto, per controllare di non essere seguita. D’un tratto il rumore di passi cessò. La figura tirò fuori un biglietto di carta sgualcito dalla tasca e controllò l’indirizzo: corrispondeva.
Fu scossa da un brivido improvviso, che non era di certo dato dal freddo, in quella calda notte di fine Maggio.
L’ombra fece un lungo sospiro e si incamminò a passo incerto nel vialetto che conduceva all’ingresso di un’antica chiesa gotica. Il pesante portone di legno intarsiato era semi-aperto, la maniglia rotta: lui era già qui.
Sempre più confusa la figura spinse il portone ed entrò in chiesa. Subito un intenso odore d’incenso le colpì le narici; la chiesa era immersa nella penombra, la luce di qualche candela rifletteva ombre allungate sui muri.
Lui era lì, sotto l’altare, non era inginocchiato o in atto pregare: stava solo aspettando. Quando i suoi passi si fermarono a pochi metri dall’ abside lui si voltò: le macchie nere si muovevano lentamente sulla sua faccia, che la penombra rendeva ancora più grottesca.
“Che cosa significa tutto questo?” chiese la figura incappucciata.
“E’ il tuo funerale.” Rispose lui, con voce graffiante.
Fece per muoversi verso di lei, ma quella si voltò con uno scatto e prese a correre tra i banchi di legno della chiesa. Lui era più veloce; si muoveva come un ragno nell’ombra, pochi metri lo separavano dalla sua preda.
Con un balzo l’afferrò per un braccio e la scaraventò su una panca, che si ruppe in 1000 schegge sotto il suo peso.
Il cappuccio le era scivolato dal volto e una massa di riccioli dorati le erano ricaduti sulle spalle; le sue labbra carnose erano sporche di sangue, e le pupille erano dilatate per la paura.
Lui afferrò la donna per la gola e la sbatté su una colonna di marmo lì vicino.
“Rorschach… ti prego.” Disse in un soffio.
Lui allentò leggermente la presa “Sapevo che eri capace di tutto, ma non pensavo che ti saresti spinta a tanto.”
“Posso spiegare!” urlò lei nel panico.
“No.” Disse lui secco, serrando di nuova la mano sul suo collo candido. “Tradire uno di noi è come tradirci tutti.”
La donna prese a muoversi convulsamente, le sue gambe scalciavano invano nell’aria, nel tentativo di liberarsi. Guardava quel viso inumano davanti a se, e sapeva che dietro quella maschera due occhi senza pietà la stavano guardando morire.
Si maledisse per non essere stata più attenta; ma oramai era troppo tardi.
Dopo pochi istanti il corpo cessò di muoversi: la faccia era rossa per il sangue bloccato e gli occhi erano spalancati, leggermente sporgenti. Aveva dei grossi lividi sul collo e la bocca, ancora sporca di sangue era aperta, in cerca di un filo d’aria che non era arrivato.
Rorschach prese in braccio quel corpo senza vita, ancora caldo , e lo depositò nel confessionale. Le rivolse un ultimo sguardo, pensando a quanto fosse stata bella in vita, mentre ora era solo un pezzo di carne destinato a decomporsi.
In fondo tutto è temporaneo: l’uomo non era nulla in realtà, aveva avuto in dono la vita ma non era stato in grado di meritarlo davvero.
Tirò le tende di scatto e si incamminò verso l’uscita: quella notte aveva ancora molto lavoro da fare.


A\N: E’ solo un prologo, gli altri capitoli saranno più lunghi.
Questa storia è parecchio vecchia, l’ho scritta quando ancora non c’erano fandom su Watchmen in italiano, non so perché ho deciso di ripubblicarla, ma l’altro giorno rivedendo il film mi sono detta…perché no? Questa GN mi ha davvero conquistata quando era piccola, sono quei colpi di fulmine che anche col tempo non ti passano mai. Fatemi sapere che ne pensate please, mi piacerebbe davvero scambiare idee, commenti e pareri in italiano su questo fantastico fandom! Alla prosssima:)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


La leggera pioggia di prima, stava diventando sempre più forte, ed il suo rumore sui vetri era assordante.
Dentro la conceria abbandonata i vecchi banchi erano ricoperti di polvere, e le vasche vuote emettevano ancora un odore sgradevole. Tutto era immerso nel buio: non c’erano luci provenienti da fuori, segno che quel luogo abbandonato era lontano da ogni forma di civiltà.
Rorschach si voltò di scatto, sentendo un rumore improvviso: un topo spaventato corse sotto un telo di plastica, squittendo.
Prese a salire le scale lentamente, ogni gradino che conduceva allo studio dell’ ex dirigente, scricchiolava sotto ai suoi piedi. In cima la porta era aperta. Rorschach rimase sulla soglia.
All’ interno c’era un uomo seduto sulla grande poltrona dietro la scrivania, con le gambe poggiate sul tavolo. Anche se l’ambiente era buio, Rorschach lo riconobbe immediatamente dalla stazza. Non appena l’uomo si portò il fiammifero alla bocca, per accendere il sigaro , non ebbe più dubbi.
“Dov’è lei?” chiese il Comico.
“Non verrà.” Entrò nella stanza e si piantò di fronte alla scrivania.
Il Comico fece un’aspra risata “Come facevi a saperlo?”
“La tenevo d’occhio da un po’.”
“Sinceramente la credevo più furba; ma è giusto che abbia pagato per i suoi errori.”
“Perché?” chiese l’uomo con la maschera.
“Oh Rorschach, andiamo! La puttana era solo una piccola pedina di un gioco molto più grosso.” L’altro rimase in silenzio.
“Qui non c’entra Underboss o qualunque altro criminale tu abbia in mente.” Continuò il Comico. “Qui sono i buoni quelli a cui stai dando la caccia.”
Rorschach inclinò la testa di lato: le sue macchie si muovevano lentamente, in modo ipnotizzante.
Il Comico sbottò a ridere “C’è il Governo degli Stati Uniti d’America dietro tutto questo.”
“Impossibile.” Disse lui.
“Davvero? Io non credo. So bene di cosa parlo Rorschach, io lavoro per loro.”
“Manhattan?”
“Hahahha. Quel finocchio blu se ne sta tutto il giorno rinchiuso nel suo bel mondo di particelle radioattive del cazzo. Non ne sa nulla lui, passa tutto il tempo nei laboratori Rockfeller con Adrian, a perfezionare qualche dannatissima arma nucleare da usare contro i Rossi!” fece una lunga boccata di fumo. “ Sono io che faccio il lavoro sporco.” Si alzò in piedi ed andò verso la finestra. “Dopo un po’ di tempo nemmeno ci fai più caso; quelli come me l’anima se la sono giocata da un pezzo.” Si voltò “Lascia che ti dica una cosa, ragazzo. Esci dal tuo bel mondo dove tutto è fottutamente facile, perché quello reale è tutta un’altra cosa.”
“Mai pensato che il mondo fosse facile.” Rispose lui atono.
“E invece si! O bianco o nero, o buoni o cattivi, o giusto o sbagliato…” sospirò stancamente “ Non è così Rorschach; l’ essere umano è un fragile equilibrio di queste forze. C’è più grigio di quanto immagini la fuori. La giustizia la fanno i più forti, non i più buoni.”
Rorschach non voleva più ascoltare; ovviamente non credeva alle parole del comico, eppure quelle si erano attaccate come una patina appiccicosa in una parte remota del suo cervello, creandogli un certo fastidio.
“Dimmi solo dove posso trovare quello che cerco.”
“Molo 13, zona sud-est del porto. Tra 1 ora.” Senza ulteriore indugio Rorschach si voltò e uscì. La pioggia non accennava a diminuire, e si era alzato un forte vento. Affrettò il passo verso il porto: si stava facendo tardi.



A/N: allora che ne pensate del Comico? Lo so che per ora non è molto chiara la situazione…ma presto i nodi verranno al pettine! Il capitolo doveva essere un po’ più lungo, ma a causa di problemi che ho avuto col pc la seconda parte la pubblicherò la prossima settimana…mi fate sapere che ne pensate?
Alla prossima!

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