LA VERA STORIA DI EDWARD E BELLA

di puffolettaHP
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 ***



Capitolo 1
*** INTRODUZIONE ***


Ciao, mi chiamo Edward Cullen.

Sono nato a Chicago nel 1901 e sono stato trasformato in vampiro nel 1918, quando stavo morendo di spagnola e la febbre mi aveva già fritto quasi tutti i neuroni che avevo (e che già in partenza si potevano contare sulle dita di una mano… e avanzavano anche delle dita).

Dopo essere diventato un vampiro, forte, veloce ed irrimediabilmente stupido, ho scoperto di avere una capacità formidabile: posso leggere nel pensiero alla gente.

Ogni ragazza che vedo pensa che io sia Ron Weasley in versione figo (come intelligenza il paragone è azzeccato però), ma questo non mi vieta di sentirmi BRUTTO. Già, sono convinto di essere brutto. O almeno, gli altri mi trovano attraente, ma chi se ne frega. Perché ovviamente sono scemo e mi sono andato ad innamorare dell’unica persona al mondo a cui non riesco a leggere nella mente, così sono nate tutte le mie pare sul fatto di essere brutto. Perché non so se sono abbastanza bello per Bella… e se non le piaccio? E se pensa che sono un cesso sfigato? E se lei… e se io… ma se fossi più bello magari… aaaaaaaarghhhhhhhhhhhhhhhh!!!!

  CRISI DI NERVI…

PS: ah, dimenticavo, qualunque cosa succeda sono sempre convinto che sia colpa mia. per cui, per favore, non votate di nuovo Berlusconi, perché l’ultima volta mi avete fatto venire dei sensi di colpa da non dormirci la notte… a parte che io la notte non dormo comunque…

 

Ciao, sono Bella Swan.

Sono nata nel… no, non posso dirvelo… alle donne di una certa età non si dovrebbero chiedere certe cose, vi pare? Uhhhh… sono vecchia, vecchia, vecchia!!! Cado a pezzi, sono piena di rughe, pensateci, ho già diciassette anni, quasi diciotto! In pratica sono già con un piede nella fossa!!!

Sono una persona irrimediabilmente masochista con istinti suicidi, come se tutto questo non bastasse, ho la mania di salvare il mondo sacrificandomi. Il che, detto in parole povere, vuol dire che cerco in tutti i modi di farmi ammazzare per niente, perché poi viene sempre fuori che la terra non sta per essere invasa dagli alieni e che era tutta una presa per il culo.

… COMUNQUE BELLA, SE MORISSI FARESTI VERAMENTE UN PIACERE AL MONDO, SCUSATE, SONO UNA NARRATRICE CON MANIE DI PROTAGONISMO XD…

MA TORNANDO ALLA NOSTRA BELLA SWAN

Sono una ragazza acqua e sapone, principalmente perché non ho ancora capito come si svita il tappo del mascara, e sono il tipo di persona che SE LE VA A CERCARE. Sì, perché avere una vita normale come tutti i cristiani era troppo poco eccitante per una come me. Così ho deciso di buttarmi a terra ogni tre passi, anche in mezzo alla strada (metti caso che sia il mio giorno fortunato e che passi un’automobile…). Infatti la mia terribile goffaggine è tutta una scusa per coprire i miei tentativi di suicidio. D’altronde non mi limito solo a questo, ma me la faccio anche con tutti i mostri che mi capitano a tiro, e loro che ci stanno anche… però, non si sa come, sono ancora viva… dovrò trovare dei metodi di suicidio più efficaci…

 

In pratica noi due (Bella e Edward) abbiamo deciso di raccontare di persona la nostra storia, perché la versione sdolcinata e romanzata della Meyer (prettamente commerciale) lascia molto a desiderare. Insomma, nei libri di quella pazza debosciata sembrerebbe proprio che siamo intelligenti e che la nostra storia d’amore sia tutta rose e fiori… bhe, fidatevi che non è così…

 

BHE, VOLETE SAPERE COME è ANDATA VERAMENTE? ALLORA RECENSITE ED ASPETTATE IL PROSSIMO CAPITOLO!!! INTANTO SPERIAMO CHE BELLA NON TROVI UN MODO DI SIUCIDARSI PRIMA DI AVERMI SPIEGATO BENE COME SONO ANDATE LE COSE… E DITE A EDWARD CHE NON è UN CESSO, PER FAVORE, CHE MAGARI GLI PASSA LA SINDOME DA “SONO IL PIù BRUTTO DEL MONDO”

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


Un abbraccio grande grande a tutti quelli che mi hanno recensito, e cioè BellaCullen88, cullengirl, RockAngelz, Piccola Stella Senza Cielo e pao87!!! Non so perché mai vi siete presi la briga di recensire le scempiaggini che scrivo ma vi ringrazio tantissimo!!! Sono stata veloce ad aggiornare eh?? Comunque spero di non deludere le vostre aspettative con questo capitolo… se vi aspettavate tante cazzate credo proprio che non vi deluderò! Ma adesso vi lascio alla storia di quella masochista schizofrenica di Bella Swan.

 

 

CAPITOLO 1

 

BELLA

 

Io e mia madre viaggiavamo verso l’aeroporto con i finestrini dell’auto abbassati. A Phoenix c’erano 25 gradi, il cielo era blu, terso e perfetto. Indossavo la mia camicia preferita, senza maniche, di sangallo bianco (ma che sarà mai sto sangallo?); la indossavo come gesto d’addio. Il mio bagaglio a mano era una giacca a vento, il resto lo avevo dimenticato a casa ma non avevo avuto il coraggio di dire a mamma di tornare indietro a prenderlo… addio telefonino…

Adesso vi risparmierei volentieri tutta la pappardella su dove si trova Forks, perché non sono mai stata una cima in geografia. Diciamo che dovrebbe trovarsi da qualche parte negli Stati Uniti, ma quello che c’interessa e che ci stia quel debosciato di Edward, giusto? Per cui bando alle chiacchiere ed andiamo avanti con la nostra storia.

Bene, come stavo dicendo, da qualche parte sul nostro bel pianetuccio inquinato c’è una cittadina che si chiama Forks e che ha più o meno 17 abitanti, 7 vampiri, una decina di licantropi e qualche pecora (che non si sa bene cosa ci faccia a Forks ma m’ispirava scriverlo). I grizzly e i puma della zona sono ormai tutti estinti (e chissà perché). Suppongo che tutti sappiate del fantastico clima di Forks, che si sposa a meraviglia con i capelli crespi (come i miei), perciò non mi dilungo.

Quando ero più piccola, d’estate, mamma mi cacciava sempre a Forks per un mesetto o due, così poteva finalmente scoparsi quell’altro scemo di Phil in santa pace. Ma quando avevo cominciato a diventare un po’ più grandicella ero riuscita a convincerla a farmi restare, promettendo solennemente che non avrei sbirciato dal buco della serratura mentre “facevano le loro cosuccie” (che scema, e mi aveva anche creduto… bhe, mica sono io l’unica scema della storia).

-         Bella – mi disse mia madre – non sei obbligata.

Certo che non lo ero. Ma poche notti prima avevo fatto un incubo (avevo sognato di mettermi con uno con i capelli rossi, che disgusto) ed ero andata in camera di mamma per farmi consolare, ma vi avevo trovato lei e Phil che ripassavano il Kamasutra. Così avevo finalmente preso la mia decisione: sarei andata a Forks. Un po’ era colpa di quei due piccioncini, ma per lo più era colpa di uno dei miei famosi raptus di masochismo selvaggio.

-         Ci voglio andare.

Che bugia spudorata. Ma tanto mia mamma era fessa, figurarsi se se ne accorgeva.

-         Salutami Charlie.

-         Certo.

“Gli racconterò quello che combinate tu e il tuo amichetto, e poi voglio ben vedere!”

-         Ci vediamo presto.

“Mi auguro proprio di no, mamma”

-         Puoi tornare quando vuoi. Se hai bisogno di me vengo a prenderti.

Continuò mia madre, tirando su col naso. Presto, un fazzoletto, prima che si mettesse a piangere sulla mia canottiera fatta di un pregiato e famosissimo tessuto di nome sangallo, che io sinceramente non ho ancora capito cosa cavolo è.

-         Non preoccuparti per me. Andrà benone. Ti voglio bene mamma.

Dissi, cercando di liberarmi di lei più in fretta possibile. Dopo un soffocante abbraccio lungo come la quaresima, sotto gli sguardi divertiti dei passanti, riuscii a liberarmi dalle grinfie di mammina e finalmente potei salire sull’aereo.

Il viaggio durò più o meno cinque ore e dovetti pure cambiare aereo, una bella scocciatura perché rischiai seriamente di perdere la coincidenza (che mi sa che si dice solo per i treni ma insomma, abbiate pietà, sono le undici di sera…) e di mandare a monte tutta la mia fantastica storia d’amore con un vampiro convinto di essere brutto.

E invece alla fine arrivai a Forks sana e salva, dove trovai Charlie ad attendermi. Mio padre era sembrato contento del fatto che volessi andare a vivere da lui (non gli era mai andato giù il fatto che preferissi la mamma) ma io non potevo dirmi altrettanto contenta. Soprattutto perché il caro papino continuava ad andare in giro con l’auto della polizia… urgh… per fortuna papà aveva promesso di aiutarmi a trovare una macchina tutta per me (che poi non so bene con quali soldi avrei pagato, ma vabbè).

Papà cercò di abbracciarmi, dicendo:

-         è un piacere rivederti, Bells.

Mi buttai a terra: ero particolarmente depressa, avevo bisogno di ammaccarmi un po’ sull’asfalto per tirarmi su di morale, ma Charlie mi afferrò al volo. Accidenti, aveva sempre avuto dei riflessi schifosi, perché doveva migliorarli proprio adesso? Comunque lasciai che mi abbracciasse. Ah, un’altra cosa: ma perché Bells, diamine??? Ho capito Bella, vada per Isabella, anche Bell se proprio dovete, ma perché proprio Bells???

-         Ho trovato una buona macchina per te, un affarone.

Disse Charlie mentre metteva nel baule dell’auto l’unica valigia che non avevo dimenticato a casa.

-         Che genere di macchina?

Chiesi, sospettosa. No, perché se non era almeno una Ferrari… mi serviva qualcosa di veloce ed aerodinamico, per potermi schiantare meglio in caso di bisogno.

-         Bhe, in realtà è un pick-up, un Chevy.

Ahhhh, beeeeneeeee!!!

-         Dove l’hai trovato?

-         Ti ricordi Billy Black, quello che sta a LaPush?

“Uno: cosa ti fa pensare che io sappia cos’è LaPush. Due: no, non mi ricordo di nessun Billy Black.”

-         No.

Risposi, secca, e al diavolo il tatto, la sensibilità e tutto quel genere di cose.

-         Veniva da noi quando andavamo a pescare d’estate.

“Ok, basta, non voglio ricordare!”

-         è finito sulla sedia a rotelle. – continuò Charlie.

“Oh, poverino, sapessi quanto mi dispiace” pensai, sarcastica.

-         E non può più guidare, perciò mi ha offerto il pick-up a un prezzo davvero basso.

“Non sarà che il prezzo è basso perché il pick-up fa schifo, magari?” non è che volessi fare la guastafeste, però avevo un’idea del genere di macchina che Charlie mi avrebbe comprato.

-         Di che anno è?

Chiesi. Silenzio imbarazzato di Charlie. “aha, ti ho beccato!” pensai, trionfante.

-         Bhe… Billy gli ha sistemato il motore per bene… ha giusto qualche annetto, ecco.

Ceeerto. E si aspettava anche che gli credessi? Ecco un altro personaggio scemo di questa storia, ragazzi.

-         Quando l’ha comprato?

-         Nel 1984.

-         Nuovo?

-         Bhe… no, penso che fosse nuovo nei primi anni sessanta o nei tardi anni cinquanta.

“Haha, ma che bella battuta. Sto morendo dal ridere papy…” primi anni sessanta? Tardi anni cinquanta? Ma che, gli aveva dato di volta il cervello?

-         Char… papà, io di auto non so niente… se si rompesse qualcosa non saprei dove mettere le mani e non potrei permettermi un meccanico…

Tutte scuse perché riprendesse quel pezzo di antiquariato e lo riportasse da dove veniva.

-         Sul serio, Bella, quell’aggeggio va alla grande. Mezzi così robusti non li fabbricano più.

Cercò di giustificarsi Charlie. Si, si, che dicesse pure quello che voleva, l’allocco. Gliel’avrei mostrato io quanto era robusta una spranga di metallo in testa se non avesse provveduto immediatamente a far sparire il pick-up.

-         Per prezzo basso cosa intendi?

Gli chiesi poi, domandandomi se avrei dovuto rapinare una banca o se sarebbe bastato svaligiare un negozio di giocattoli per pagare il pick-up.

-         Bhe cara, più o meno te l’ho già comprato, come regalo di benvenuto.

Mi disse Charlie. E si aspettava anche che fossi contenta? Mi aveva comprato una macchina schifosa e mi aveva pure privato del divertimento di una bella rapina a mano armata. Ah, questi genitori… non capiscono una banana della vita.

-         Non ce n’era bisogno papà, mi sarei comprata una macchina con i miei soldi.

Chissà, magari ero ancora in tempo per fargli riportare il pick-up a quel Billy Black. E invece no, avevo sopravvalutato la monocellula di mio padre.

-         Non m’importa. Voglio che tu qui sia felice.

“Oh, ma che romantico, trovatemi un fazzoletto per piangerci dentro”. Lo ringraziai e poi misi il muso. Durante il viaggio in macchina papà fece qualche osservazione sul tempo ed io gli risposi, ma l’unico argomento di conversazione riguardo le condizioni atmosferiche, a Forks, era la pioggia, per cui non c’era un gran che da dire. A parte”che schifezza” s’intende. Ma neanche io arrivai a tanta perfidia.

Quando arrivammo a casa potei finalmente vedere il mio fantastico regalo. Bhe, una cosa in comune con le Ferrari ce l’aveva: era rosso.

-         Ehi, papà, è fantastico, grazie!!!

Esclamai, fingendomi contenta: ormai avevo capito che non c’era modo di disfarmi di quel carro armato fabbricato nella prima metà del novecento o giù di lì.

-         Sono contento che ti piaccia…

Balbettò Charlie. Poi portammo la mia unica valigia di sopra, nella mia vecchia cameretta (Charlie si perse dei ricordi della mia prima infanzia, si vedeva dalla sua faccia, ma almeno ebbe il giudizio di non fare commenti ad alta voce). Prima di defilarsi (aveva una paura matta che gli chiedessi di aiutarmi a disfare le valige, lo scansafatiche) Charlie ci tenne a ricordarmi che avevamo un solo bagno. Evviva. Che gioia. Bhe, voleva dire che mio padre avrebbe dovuto costruirsi un wc in giardino. Cominciai a mettere via i tre vestiti che c’erano nella valigia, pensando a cose orribili. Un esempio? La scuola. Bhe, mi sembra che la scuola sia abbastanza orribile come argomento, no?

Infatti quel tesoro di Charlie aveva pensato bene d’iscrivermi alla scuola locale, così il giorno seguente avrei dovuto rinchiudermi in una classe. Ma dio, non poteva aspettare un po’? Dov’era andato a finire il caro, vecchio periodo di ambientazione??? Bho…

E tra parentesi, la scuola superiore di Forks aveva circa otto studenti, più cinque vampiri, più io, che non rientro in nessuna categoria. Insomma, le possibilità di trovare un ragazzo figo erano un po’ scarsette, non vi pare? Adesso non mi metterò a calcolarvi la percentuale esatta, abbiate pietà di me, che in matematica ho sei solo perché sono brava a copiare!

Dopo aver fatto quelle inquietanti riflessioni sul livello medio di bellezza dei ragazzi di Forks, decisi di andare in bagno a commiserarmi un po’ davanti allo specchio. Allora: ero pallida come una mozzarella (tutta colpa di mamma che non mi voleva far fare le lampade) poi avevo gli occhi marroni (diciamo color del cioccolato, va’, che sennò mi veniva in mente un altro paragone non altrettanto educato) e i capelli castani, cioè sempre marroni. E che maroni!!! Io volevo i capelli rossi (come Edward) e gli occhi blu (come una ragazza con gli occhi blu, scusate la mancanza di fantasia). Uffa che depressione!!! Scendendo le scale per tornare in camera ne approfittai per inciampare, procurandomi una botta sufficientemente dolorosa. Bene, ora potevo anche andare a dormire.

 

Il giorno dopo, a scuola, avrei incontrato un debosciato di nome Edward, ma per quello dovrete mangiarvi le unghie fino a che io non mi degnerò di scrivere il prossimo capitolo… Muhahaha! (risata crudele)

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


UN GRAZIE ENORME AGLI OTTO FUORI DI TESTA CHE MI HANNO AGGIUNTA AI PREFERITI ED UN ABBRACCIO SPECIALE A ERINSAMA, KAGOME19, PAO87, PICCOLA STELLA SENZA CIELO, ROCKANGELZ, CULLENGIRL, BELLACULLEN88, KARIMA, ALEXANDRAXXX81, ELISATERRA, HPK00

 

CAPITOLO 2

 

Fu una notte orribile. Terrificante. Atroce. Rimasi sveglia fino a notte fonda,   tormentata dai sensi di colpa: cercate di capirmi, quel giorno non avevo rischiato la vita per qualcosa di stupido ed inutile neanche una volta. Quando finalmente riuscii a prendere sonno, poi, feci un incubo terribile. Ebbene sì, sognai di nuovo di mettermi con un tizio dai capelli rossi. Fu l’incubo più tremendo della mia vita: io sono ragazzoconicapellirossifobica, e poi lo sanno tutti che i capelli rossi portano male.

Mi svegliai prestissimo, in preda ai dubbi: cosa voleva dire quel sogno? Sentivo che era un presagio, ma non capivo di cosa. Balzai in piedi e tirai fuori dalla valigia la mia collezione di tarocchi trovata nelle uova di Pasqua Kinder e Ferrero: dovevo consultare le mie fidate carte per vederci chiaro in quella situazione. Chiusi gli occhi e mescolai le carte, poi ne pescai tre.

-         Fante di quadri…

Un ragazzo con i capelli rossi… lo sapevo!!! Lo sapevo che il mio sogno significava qualcosa!

-         Asso di cuori…

Un grande amore… bho… sarà..

-         Nove di picche…

Vampiro. Ehi, ma non aveva senso! Cosa poteva mai voler dire tutto quello??? Amore, ragazzo con i capelli rossi, vampiro. Ehi, forse voleva dire che mi sarei innamorata di qualcuno e che un ragazzo con i capelli rossi sarebbe stato ucciso da un vampiro… ma non esistevano i vampiri… cosa diamine voleva dire???

Ovviamente non mi passò nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea che forse, ma dico forse, mi sarei potuta innamorare di un vampiro con i capelli rossi. Nah, era una spiegazione troppo banale per il mio cervello “altamente evoluto”.

Guardai l’orologio e decisi che era ora di andare a bivaccare in bagno, perché Charlie non si sognasse di usarlo. Passando per il corridoio non seppi resistere alla tentazione di dare una bella zuccata sullo spigolo della finestra aperta. Buttarmi di sotto mi sembrava eccessivo: erano solo due piani, dopotutto, non mi sarei fatta troppo male e poi per quel giorno avevo già programmato di schiantarmi da qualche parte con il pick-up. Quell’idea era stata un’illuminazione: mi sarei disfata del pick-up ed avrei anche rischiato la vita in un colpo solo, non era assolutamente perfetto?

Dopo una mezz’oretta uscii dal bagno, premurandomi di chiudere la porta a chiave e di portarmi via la chiave, giusto perché Charlie non cadesse nella tentazione di usare il mio bagno. Poi andai in cucina, dove trovai mio padre che stava già mangiando. Che simpatico, non mi aveva neanche preparato la colazione. Papà, appena mi vide, si affrettò a finire il suo caffè e a svignarsela, prima che potessi rivolgergli la parola. Tanto meglio – pensai, con un’alzata di spalle. Quando ebbi finito di fare colazione m’infilai l’impermeabile nuovo (comprato con i soldi del fidanzatino di mamma) ed uscii di casa, approfittando dei gradini

 scivolosi dell’ingresso per finire stesa a pelle di leone sull’asfalto del vialetto. Poi chiusi la porta a chiave e rimisi le chiavi sotto lo zerbino.

Davvero, che nascondiglio originale, non verrebbe mai in mente a nessun ladro di cercare le chiavi sotto lo zerbino, certo che no….  MA TORNIAMO ALLA NOSTRA INTELLIGENTISSIMA BELLA, CHE STAVA CERCANDO DI METTERE IN MOTO IL PICK-UP…

 

Girai la chiave e premetti il piede su un pedale a caso, tanto il mio obbiettivo, se ricordate, era schiantarmi. Non successe niente, naturalmente. Riprovai, ma niente (Jacob non era poi ‘sto gran meccanico). Accidenti a Charlie! Probabilmente mi aveva lasciata a piedi apposta, e sapeva benissimo che quel vecchio relitto non sarebbe partito. Girai la chiave con ferocia, premendo tutti e tre i pedali con i piedi. Sorprendentemente il pick-up si mise in moto, facendo un rumore dell’accidente. Perfetto, ora potevo mettere in atto il mio piano, pensai, soddisfatta. Così partii alla massima velocità consentitami del pick-up (e cioè 80 km/h) e cominciai a guadare i lati della strada, alla ricerca di un albero bello grosso. Non mi ci volle molto per trovare quello che cercavo: era una grossa quercia al lato della strada, con un tronco dal diametro di alcuni metri. Perfetta per schiantarcisi contro. Sterzai all’improvviso e puntai dritto sull’albero: era cento volte meglio degli autoscontri. Solo pochi metri e poi sarei…

SBAM!

Rimbalzai contro il parabrezza, ma la cintura (la cintura??? La cintura??? Ma che, mi aveva dato di volta il cervello? Perché diamine me l’ero messa???) mi trattenne. Neanche un graffio, accidenti, neanche un po’ di sangue… e che divertimento c’era così??? Mi slacciai la cintura e scesi dall’auto, per controllare i danni che aveva subito il pick-up (come mi dispiaceva che si fosse distrutto…) ma… non era possibile!!! L’albero era stato completamente sradicato dall’impatto, ma quel dannato pick-up non si era fatto neanche un graffio. Non ci potevo credere.

Fumante di rabbia risalii in macchina, maledicendo l’inventore dei Chevy. Ma com’era possibile che non si fosse fatto nemmeno una misera ammaccatura sul paraurti??? Una qualsiasi automobile si sarebbe spiaccicata come un budino, ma quel dannato pick-up la vendeva cara la pelle!

-         Vuoi la guerra? – esclamai, rimettendo in moto il vecchio catafalco – ebbene, guerra sia! Vedrai dove ti farò schiantare la prossima volta, vecchio relitto che non sei altro!

E mi allontanai sgommando, ripromettendomi di trovare un bel burrone dove buttarmi con il pick-up.

 

MA INTANTO VORRETE TUTTI SAPERE CHE FINE HA FATTO L’ALTRO SCHIZZATO DELLA STORIA, GIUSTO? EBBENE, MENTRE BELLA SI ALLONTANAVA SGOMMANDO ED ARCHITETTANDO IL SUO PROSSIMO TENTATIVO DI SUICIDIO, EDWARD ERA PIù VICINO DI QUANTO PENSIATE…

 

Riemersi da sotto il tronco dell’albero, imprecando. Ero a caccia e stavo per saltare addosso ad un puma quando… mi era caduto un albero in testa. Una pazza a bordo di un pick-up rosso e vecchio come… bhe come me più o meno (altro che la mia Volvo super figa) si era schiantata contro l’albero, sradicandolo completamente. Sollevai la quercia e la scagliai lontano, ripromettendomi di trovare quella schizofrenica del pick-up e di farle sperimentare cosa si prova a beccarsi un albero in testa.

Sbuffai e mi misi a correre verso casa mia, per andare a piangere da mio padre, Carlisle. Irruppi in casa aprendo la porta con tanta forza che mi restò la maniglia in mano.

-         Oh, Edward! – esclamò Esme – è la quindicesima volta che lo fai in una settimana!

Feci finta di non averla sentita e lanciai via la maniglia (spaccando il vetro di una finestra), poi corsi su per le scale cercando mio padre.

Ma che minchia vuole a sta ora? Non dovrebbe essere a scuola quello sfaticato?” pensò Carlisle, nascondendo la rivista porno che stava leggendo (e che mi avrebbe anche dovuto prestare, se non voleva che Esme scoprisse “casualmente” il genere di cose che leggeva).

-         Papà, papà!!! – esclamai, piombandogli davanti – papà è successa una cosa terribile!

Sai quanto me ne frega…”

-         Dimmi cuore mio, qualcuno ti ha dato fastidio? I tuoi fratelli ti hanno preso ancora in giro per quella storia di Ron Weasley?

Mi chiese mio padre, pensando alla biondina della rivista.

-         No, papy. Ero a caccia e… è successa una cosa terribile…

-         Cosa?

-         Bhe… un… un licantropo mi ha buttato un albero in testa!

Mentii spudoratamente: avevo anche una reputazione, io! Cos’avrebbe pensato se gli avessi detto che mi ero lasciato fregare da un umana?

-         Un licantropo, sei sicuro? Ma uno di quelli che diventano lupi con la luna piena?

NEL CASO NON ABBIATE LETTO BREAKING DAWN, ESISTONO ANCHE I LICANTROPI CHE SI TRASFORMANO CON LA LUNA. JACOB E COMPAGNIA NON SONO PROPRIAMENTE DEI LICANTROPI.

Mi chiese mio padre, finalmente lasciando perdere la modella della rivista e concentrandosi su quello che gli stavo dicendo.

-         Si, si, quello!

-         Ma… non c’è la luna piena, ed è giorno…

Mi disse, confuso.

-         Vallo a spiegare al Licantropo, che non c’è la luna piena.

Borbottai. Carlisle si grattò il mento, preoccupato.

Accidenti… questo è un problema… dovremo occuparcene”

-         Oh, no, non ti preoccupare, papy – mi affrettai a dire – lo sistemerò io. Ho solo bisogno di un consiglio si come vendicarmi…

-         Vendicarti???

Esclamò Carlisle, fissandomi come se gli avessi appena bestemmiato in faccia.

Vendicarsi?con la FORZA intende? Ma si è completamente fumato il cervello???”

-         Edward, non usare mai la violenza!

Mi disse.

-         Ma papino, sono stato umiliato pubblicamente!

Bhe, pubblicamente, diciamo che alcuni uccelli, il puma e due topini avevano assistito. Ma non faceva differenza, io dovevo vendicarmi!

-         Ricorda figliolo: Peace, Love, Freedom and Happiness.

Mi disse mio padre. Giusto, mi ero dimenticato di dirvelo: mio padre è un Hippy convinto. No violence e tutta quella serie de cagate varie.

-         Ma papà! Come te ne vuoi occupare allora? Non possiamo lasciare un licantropo in libertà!

Esclamai, cercando di controllarmi. Mi ero ficcato in quel pasticcio da solo, ed avrei anche dovuto tirarmene fuori senza distruggere il mio orgoglio.

-         è per questo che gli parlerò io, con diplomazia.

Ahi. Si metteva male, la cosa. “E adesso?” pensai, spremendo i due neuroni sopravvissuti alla spagnola per trovare una soluzione. 

Poverino, si vede proprio che è sconvolto. Dovrò convincere quel licantropo ad andarsene da Forks…”

-         No, no papy, davvero! Faccio io, faccio io! Sarò diplomatico e Hippy quanto vuoi, però faccio io!

Esclamai, maledicendo mio padre tra me e me. Ed ovviamente, anche se mio padre si era guardato bene da consolarmi, ero ancora umiliato e furioso con quella schizofrenica, la pazza del pick-up. E mi sarei vendicato.

Mmm… se lo lascio fare va a finire che mi combina casini, come sempre… però effettivamente non ho tutta sta voglia di rompermi le scatole a cercare sto licantropo…”

-         E va bene, Ed, ma datti una calmata, ok?

Disse alla fine Carlisle, poi si frugò in una tasca dei pantaloni e ne estrasse un foglietto arrotolato.

-         To’, fumati questo, aiuta a calmare i nervi.

Mi disse poi. Io annuii e mi misi la canna in tasca: scemo sarò anche, ma drogato no. quelle manie da Hippy di mio padre stavano cominciando a darmi veramente fastidio.

“Il mondo fa schifo?” “beviamoci su” era quella la risposta di mio padre: beviamoci su. Ma non intendeva di certo la birra. Però neanche gli umani, quelli non potevamo toccarli. “Non si mangiano gli umani, per nessun motivo al mondo, chiaro? Ma lo sapete quante calorie hanno? E poi il sangue umano fa venire il colesterolo alto..” era stata quella la spiegazione che aveva dato Carlisle a ognuno di noi, dopo averci trasformati. Bella fregatura eh? Altro che vampiri vegetariani, io li umani non li mangio perché se no ingrasso!

-         Vabbè papy, vado a scuola. Poi andrò a cercare il licantropo, ok?

Dissi, correndo via e buttando la canna in un vaso di fiori di mia sorella… bhe, sempre erba era, no?

Non avevo ottenuto da mio padre nessun consiglio su come vendicarmi, ma con la storia del licantropo avrei potuto finalmente convincere Emmett di non essere un buono a nulla e per la vendetta… bhe, ci avrei pensato a tempo debito… la pazza del pick-up l’avrebbe pagata cara!!!

-         Ah, Edward! – gridò mio padre quando ero ormai lontano – non ti sognare di mangiare qualche umano o ti tolgo la playstation per un mese!!!

Il solito ricattatore. Uffa. La play no! Aprii il garage, ma scoprii che quei deficienti dei miei fratelli si erano fregati la mia Volvo… sarei dovuto andare a piedi, ma quei quattro mi avrebbero sentito, altroché.

Mentre attraversavo il bosco, zaino in spalla, a circa trecento all’ora o giù di lì, pensavo a come vendicarmi sulla pazza del pick-up nel modo più crudele e doloroso possibile.

 

BHE, ROMANTICO IL PRIMO INCONTRO DI ED E BELLA, VERO? COSA SUCCEDERà QUANDO S’INCONTRERANNO A BIOLOGIA? EHHH… I MISTERI DELLA VITA!!! LEGGETE, RECENSITE ED ASPETTATE!!! COMUNQUE NON VI PREOCCUPATE, SONO VELOCE A FARMI VENIRE IN MENTE LE CAZZATE PERCIò, COMPITI PERMETTENDO, NON CI METTERò MOLTO A SCRIVERE IL NUOVO CAPITOLO! UN BACIONE A TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO!E TRA PARENTSI... RECENSITE KE CI METTETE 5 MINUTI, SE NO M'INCAVOLO E NON SCRIVO PIù! XDXDXD SKERZO... Xò SE RECENSITE NN è CHE MI OFFENDO!

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


ECCO IL PROSSIMO CAPITOLO… QUESTA VOLTA VI HO FATTO ASPETTARE UN PO’… CHIEDO UMILMENTE PERDONO, MA AI MIEI PROFESSORI NON GLIENE FREGA NIENTE DEL FATTO CHE DEVO SCRIVERE UNA FF DEMENZIALE SU TWILIGHT, PERCUI OVVIAMENTE MI HANNO RIEMPITA DI COMPITI!

 

 

CAPITOLO 3

 

 

-         Tu sei Isabella Swan, vero?

Mi chiese un secchioncello brufoloso, che probabilmente aveva già imparato a memoria tutta la mia biografia (dato che la Meyer si è data la pena di scriverla).

-         Bella.

Precisai subito: Isabella era troppo lungo e quando ero alle elementari non riuscivo a scriverlo per intero, così avevo dovuto abbreviare un po’ il mio nome.

-         Dov’è la tua prossima lezione?

Mi chiese ancora, con la sua odiosa voce da Bifloman. Ecco, lo avrei chiamato così: Bifloman.

Presi la mappa del tesoro che mi avevano dato in segreteria e controllai:

-         Educazione civica, con Jefferson, edificio 6.

Risposi, pregando Buddha, Allah e il santo Graal perché Bifloman non fosse in classe con me. Per fortuna fui esaudita, ma Bifloman si offrì ugualmente di accompagnarmi. E che due p***e di lui!

-         Mi chiamo Eric.

Disse poi. “guarda, me ne sbatto di come ti chiami, devi solo girare alla larga, secchione!” pensai, irritata. Avevo bisogno di farmi un bel po’ di male per tirarmi su il morale, ma non volevo correre il rischio di inciampare e di venir “eroicamente salvata” da Bifloman, finendo dritta tra le sue braccia. Avrei sbattuto la testa sul muro a casa, quel pomeriggio.

Bifloman, inutile dirlo, mi ruppe le scatole per tutta la strada fino all’edificio 6, anche se io, più che edificio, l’avrei chiamato baracca per sfollati o qualcosa del genere. Era minuscolo, squallido e deprimente.

Durante la lezione di trigonometria e quella di spagnolo, in assenza di Bifloman, ci fu un’altra sua degna compare che continuò a chiacchierare allegramente per tutto il tempo, raccontandomi dettagliatamente i cavoli suoi e di tutti gli altri tre abitanti di Forks.

-         Lo vedi quello biondo? – mi chiese Jessica, si chiamava così la rompiscatole – è Mike, Mike Newton. Non è un figo pazzesco? Pensa, se l’è fatta con tutte le ragazze di questa scuola, e cioè io, Angela, quella con la quinta e la bidella. Forse anche con un paio di prof, per fasi promuovere, non saprei…

-         Si, e io chi sono? – chiesi, incavolata nera – sono una ragazza anche io, no? Oppure io non conto?

-         Oh, si certo… - disse Jessica – bhe, la prendi la pillola, vero? Perché Mike è allergico al lattice, sai, poi gli vengono tutti i brufoli sul…

Presi un vaso di piante che si trovava per caso sulla nostra strada verso la mensa e glielo spaccai in testa, poi ne presi un altro e ripetei l’operazione sulla mia capoccia.

Quando Jessica si fu ripresa dal colpo (io ormai ci avevo fatto l’abitudine) andammo in mensa, dove mi sedetti al tavolo con lei. Jessica, rimasta in piedi perché le avevo fregato la sedia, fece subito le presentazioni.

-         Quello secchione e brufoloso, il cesso per intenderci, si chiama Eric.

Urlò, in modo che tutta Forks la sentisse (il diretto interessato alzò il coltello con cui stava tagliando la pizza con la chiara intenzione di sperimentarne gli usi alternativi).

-         L’hai già conosciuto – continuò Jessica, imperterrita – per cui non c’è bisogno che ti dica quanto è stupido. Quella là invece – mi disse poi, indicando una ragazza castana con la faccia da ameba – quella autistica che se ne sta in un angolino a farsi il suo cavolo di cubo di Rubrik che tanto non riesce a finire, è Angela. Meglio che non le parli, tanto anche se lo fai non ti risponde.

Non che io avessi intenzione di parlarle, comunque.

-         Quella con la quinta si chiama Lauren, ma non ha davvero la quinta, è solo che si mette i calzini di suo padre nel reggiseno.

Continuò Jessica, indicando una biondina che, cedendo di non essere vista da nessuno, si stava ficcando nella scollatura le salviette dei suoi amici.

-         E quello – bisbigliò Jessica con voce roca – quello è…(rullo di tamburi) Mike Newton!!!

-         Aha… siii, figo…

Dissi, sarcastica. Se Mike era figo eravamo proprio messi bene. Era un biondino con la faccia tonda ed i capelli impiastricciati di gel, così sembrava che avesse un porcospino giallo in testa. E poi aveva un’aria da stupratore professionista che non mi piaceva per niente.

-         Ah, dimenticavo – strillò Jessica, strattonandomi la manica della felpa per attirare la mia attenzione - quello nero…

Cominciò, ma fu interrotta dal ragazzo che stava indicando con il dito (Jessica era un’esperta di galateo). Quello le lanciò in faccia le sue patate, utilizzando il vecchio ma efficace metodo del cucchiaio-catapulta, ed esclamò:

-         Ehi! Non mettiamoci a fare i razzisti adesso! E poi non è vero che sono nero, sono solo un po’ abbronzato.

Come no. Sembrava che fosse caduto in un secchio di catrame tant’era nero.

-         Bhe, quello abbronzato si chiama Tyler. Viene a scuola con un furgoncino che ha rubato chissà dove, ma in verità non ha neanche la patente, perché l’esaminatore ce l’aveva con i neri. Prima o poi tirerà sotto qualcuno, lo dico sempre.

 

NOTARE L’INTUITO INCREDIBILE DI JESSICA, CHE TRA L’ALTRO AVEVA GIA’ LETTO TWILIGHT, NEW MOON, ECLIPSE E BREAKING DAWN. ALICE CULLEN MANDO’ UN’OCCHIATACCIA A JESSICA, CHE RISCHIAVA DI RUBARLE IL POSTO DI VEGGENTE, MA FU NOTATA DALLA NOSTRA CARA BELLA.

 

-         Ehi, chi è quella?

Chiesi, girandomi verso la ragazza che aveva mandato un’occhiataccia a Jessica. Era seduta ad un tavolo dall’altra parte della mensa assieme ad altri tre ragazzi ed una ragazza. Ma in quel momento notai che uno dei tre ragazzi… orrore!!! Aveva i capelli rossi!

-         Argh! Chi è quello!

Esclamai di nuovo, nascondendomi dietro all’unico tovagliolino che Lauren non si era ancora ficcata nelle tette.

-         Quelli sono i Cullen – rispose Jessica.

-         I culi?

-         Ma no! I Cullen! C-U-L-L-E-N.

-         Sarà la declinazione latina.

Dissi, con aria saputa, ed alzai le spalle. In verità io non avevo mai saputo cosa ci fosse dopo rosa, rosae, rosae e sinceramente non volevo saperlo.

Rimasi a guardare i cinque ragazzi seduti attorno al tavolo (perché erano già seduti quando li vidi, anche se nel film Alice e Jasper entrano ballando il Valzer, Rosalie ed Emmett si tengono per manina tipo Hansel e Gretel ed Edward entra per ultimo, dopo che gli hanno steso davanti il tappeto rosso).

Erano tutti pallidi come delle cose molto bianche che adesso non mi vengono in mente e che non sono le mozzarelle Vallelata, ed erano tutti molto belli. A parte il ragazzo con i capelli rossi, che per quanto potesse essere bello aveva i capelli rossi.

-         Sono tutti fratelli, - mi spiegò Jessica - ma credo che siano solo fratelli adottivi, perché a casa loro fanno un bordello…

-         Un bordello?

-         Sì, lo vedi quello grosso che sembra un gorilla figo? Quello è Emmett, e sta con la bionda stronza, Rosalie.

-         Perché stronza?

-         Tesoro, ma l’hai letto Twilight?

Si, si, brava Jessica” un’altra oca che si beveva tutte le scempiaggini che spara la Meyer. Povera Rosalie.

-         Poi lo vedi quello biondo e figo? (non come Jackson Rathbone, che sembra il bello addormentato nel bosco) lui sta con Alice, quella con i capelli neri che fuori scuola ha il banchetto della Chiromante.

-         Aha… e quello?

Chiesi, indicando il tizio con quei capelli osceni. Rossi, ma dico, non poteva tingerseli?

-         Quello… quel patagnocco assurdo… quel figo da…. sbav…

-         Jessica! Vergognati, come puoi dire una cosa del genere di uno con i capelli rossi! Ma dico, hai visto di che colore ha i capelli?

-         Embè?

Disse Jessica, ma in quel momento Edward (Jessica si era dimenticata di dirmi il suo nome, ma in verità avevo letto Twilight anch’io) si girò verso di me e mi mandò uno sguardo di puro odio. Ma cosa voleva da me? Comunque anch’io gli mandai un’occhiata che se fossi stata Clark Kent lo avrei incenerito, ma quando mi accorsi di non essere Superman distolsi lo sguardo in fretta: a guardare per troppo tempo i capelli rossi si rovina la retina.

Intanto Jessica stava ancora sbavando (non so se per Edward, o per Mike, o per tutti e due, o perché era handicappata) e Mike mi stava fissando con una faccia da maniaco che non mi piaceva per niente. Ma a cosa diavolo pensava quel pervertito? 

 

VOLETE SAPERE A COSA PENSAVA MIKE? BHE, MA CHIEDIAMOLO AL NOSTRO EDDUCCIO, NO?

 

Me ne stavo seduto in mensa con i mie fratelli, e come sempre stavamo giocando ad Harry Potter.

-         Ma dai, non è giusto, che palle! Perché devo sempre essere io Ron!

Esclamai, imbronciato.

-         Perché hai i capelli rossi, mi sembra ovvio.

Disse Emmett. Gli era andata bene a lui, che aveva i capelli neri: era Harry Potter.

-         E poi dovrei essere io Harry – dissi – io da umano avevo gli occhi verdi, dovrei… 

-         E ora ce li hai gialli, taci.

Mi interruppe Emmett, che non aveva nessuna intenzione di cedere il ruolo di Harry. Rosalie, essendo bionda, era Fleur Delacour. Anche a lei era andata di culo, ovviamente.

-         Ehi, aspettate, e io che sono biondo chi sono?

Chiese Jasper. Ci voltammo tutti e quattro verso di lui con una faccia da “secondo te?”.

-         Ma no! Draco Malfoy no! – piagnucolò lui – perché devo sempre essere il cattivo?

-         Potevi nascere con i capelli di un altro colore. – disse Alice, che nel caso non l’abbiate capito non era molto dolce come fidanzata – a proposito, io chi sono?

-         Cho, l’amichetta di Harry – rispose Jasper, per ripicca.

-         Ah, no! Io con Emmett non ci voglio stare!

Esclamò lei. In quel momento alcuni studenti entrarono nella stanza, chiacchierando allegramente dei cavolacci loro. Alzai lo sguardo e…

-         Argh!

Mi nascosi dietro a mio fratello Emmett. Non ci potevo credere: la stronza del pick-up. Sbirciai oltre alla spalla di Emmett, che mi stava guardando come se fossi scemo.

Si, era proprio lei: faccia da pazzoide, capelli castani, stessi vestiti.

-         Edward, ma che fai? Va bene, dai, ti faccio fare Harry Potter per sta volta.

Disse, prendendomi di peso e scaraventandomi sulla mia sedia.

-         C’è… c’è… c’è la pazza del pick-up!!!

Esclamai, cominciando a costruire una barricata di vassoi, cibo e borse che mi nascondesse dalla vista quell’orribile creatura.

-         Chi???

Chiesero i miei fratelli.

-         Quella che mi ha… cioè, nessuno, nessuno.

è matto, poverino” pensò Alice.

ma col cavolo che gli faccio fare Harry Potter!” stava pensando invece Emmett.

Non potevo dir loro niente, o mi sarei fregato da solo: ufficialmente ero stato aggredito da un licantropo, non da una pazza schizofrenica alla guida di una scatola di latta incastrata su quattro ruote.

Cercai i pensieri della pazza, per scoprire dove abitasse, così avrei potuto aggredirla nel suo letto, di notte.

Mike…Mike… Mike ti amo… dio, quanto sei figo!” no, quella era Jessica.

Ma ci sarà qualche altro fazzoletto, Cristo Santo?” Lauren, non c’erano dubbi.

Allora… se il giallo sta qua… no, ma aspetta, questo non dovrebbe stare qua, ecco perché non mi veniva… aspetta, ma il blu… mmm… se giro così e poi… accidenti, ho incasinato tutto!” Angela Weber. Sbuffai: erano tre anni che cercava di fare quello stupido cubo, che io, grazie ai miei due neuroni altamente sviluppati, avrei saputo fare in quindici secondi.

Mi si sta afflosciando il ciuffo, accidenti…” quello era Mike.

Quant’è gnocca… quant’è gnocca Bella!” Eric… che gusti del cavolo.

Ma per quanto ascoltassi e mi sforzassi, non riuscivo a sentire i suoi pensieri. In quel momento i nostri sguardi s’incrociarono. Le mandai uno sguardo di odio puro che lei ricambiò, poi si voltò verso Mike Newton che la fissava con una faccia da pervertito e stava pensando “Mmm… questa Bella Swan è proprio bruttina… però è l’unica ragazza della scuola che non mi sono fatto e io voglio mantenere il mio record…

 

(FINALMENTE, ALLA FINE DEL CAPITOLO, IL CARO EDDY SI E’ DEGNATO DI DIRCI COSA PENSAVA MIKE NEWTON MENTRE GUARDAVA BELLA CON LA SUA FACCIA DA MANIACO)

 

“Ma che schifo!” Pensai. Quella Bella mi dava davvero fastidio: non solo si permetteva di farmi cadere gli alberi in testa, ma non riuscivo nemmeno a sentire i suoi pensieri.

“Bhe”, mi dissi alla fine, “sarà troppo stupida per pensare, ecco tutto. Se pensasse qualcosa io lo sentirei, ma probabilmente non ha neanche un cervello.”

-         Ehi, Ed, sei vivo?

Mi chiese Emmett, tirandomi una gomitata in pancia.

-         Si…

Grugnii, immusonito.

-         Chi guadavi?

Mi chiese Jasper, sospettoso. Farsi i cavoli loro mai, vero?

-         Nessuno.

Risposi io. “Si nessuno, come no… secondo me stava guardando Mike Newton… ma i vampiri possono essere gay?” pensò Rosalie, che ce l’aveva con me perché non avevo voluto provare con lei le mosse del Kamasutra da riproporre ad Emmett.

-         Ah, tra parentesi, come va con il licantropo?

Mi chiese Alice, e vidi quello che aveva visto: io che andavo a zonzo per un po’, ammazzavo Bella Swan e poi tornavo a casa dicendo di aver convinto il licantropo ad andarsene. Accidenti, perché Alice doveva sempre rovinare tutto???

-         Ehm… Alice… ti dispiacerebbe se parlassimo un po’… in privato?

 

ECCO A VOI UN PERFETTO ESEMPIO DI COME METTERSI NEI CASINI CON LE PROPRIE MANI.

BENE, IL CAPITOLO FINISCE QUI, PERCHE’ HO SCRITTO VERAMENTE TANTE MINCHIATE E SE AVESSI PARLATO ANCHE DELLA LEZIONE DI BIOLOGIA SAREBBE DIVENTATO TROPPO LUNGO. MA IL PROSSIMO CAPITOLO E’ QUASI PRONTO!!!                   

TRA PARENTESI, A QUANTO PARE NON CI SARA’ UN SEQUEL DI BREAKING DAWN PECHE’ OLTRE AL CREPUSCOLO, ALLA LUNA NUOVA, ALL’ECLISSI E ALL’ALBA LA MEYER NON SA PROPRIO CHE ALTRO INVENTARSI. IO SUGGERIREI ROTAZIONE E RIVOLUZIONE… NON E’ PARTICOLARMENTE ARTISTICO, PERO’ C’ENTRA!!!

COME AL SOLITO UN GRAZIE ENORME A TUTTI QUELLI CHE HANNO FATTO LE RECENSIONI E ANCHE A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO. E VISTO CHE AVETE LETTO IL CAPITOLO E CHE IO SONO UNA ROMPIBALLE, PERCHE’ NON MI FATE UNA RECENSIONE PICCOLA PICCOLA? SI ACCETTANO ANCHE CRITICHE E CONSIGLI NATURALMENTE!

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


ECCOMI QUA CON UN NUOVO CAPITOLO, SEMPRE E ASSOLUTAMENTE DEMENZIALE.

 

CAPITOLO 4

 

-         Allora, si può sapere cosa cacchio è sta storia?

Mi chiese Alice, guardandomi malissimo.

-         Senti, Alice, posso spiegarti…

Dissi, contando i sassolini che c’erano per terra (notare che eravamo su un sentierino di ghiaia). Dopo il duecento milionesimo mi ruppi le palle di quel passatempo idiota e mi decisi a spiegare la situazione a quella pazza visionaria della mia sorellina.

-         Bhe… vedi… mi sono inventato tutto… in verità è stata quella Bella Swan a farmi cadere l’albero in testa…

Borbottai, umiliato. Alice, sensibile come sempre, mi rise in faccia.

-         Ahah! L’ho sempre detto io che eri un pirla!

Presi un camion dei rifiuti che era parcheggiato là accanto e glielo fracassai in testa.

-         Smettila di sfottermi! È una cosa seria, ne va del mio onore!

-         Certo, come se avessi ancora un onore, tu, dopo oltre cent’anni che non fai altro che infangarlo!

Mi rispose lei, poi fermò una Lamborghini che passava, lanciò via il suo proprietario e me la tirò addosso.

-         Alice! E l’anonimato? – strillai.

-         Ma smettila di fare l’Hippy come tuo padre! – mi rimproverò lei – e poi quello sfigato della Lamborghini sarà morto, spiaccicato da qualche parte.

 

IN VERITA’ LO SFIGATO ERA UN TALE JACOB BLACK A BORDO DELLA LAMBORGHINI CHE AVEVA APPENA FINITO DI MONTARE, E CHE ALICE GLI AVEVA APPENA DISTRUTTO. E OVVIAMENTE JACOB BLACK NON PUO’ MORIRE. IN EFFETTI IL POVERINO VERRA’ SALVATO DA UNA LUPA CHE LO ADOTTERA’, MA QUESTA E’ UN’ALTRA STORIA, CASOMAI VE LA RACCONTO UN’ALTRA VOLTA… QUINDI TORNIAMO A EDWARD E ALICE.

 

-         Bhe, hai ragione, se papy ti toglie la play station sono cazzi tuoi…

Dissi, con un bel sorriso da fratello ricattatore.

-         Edward, ma possibile che tu debba sempre fare il cocchino di paparino? – urlò Alice, rimettendo insieme la Lamborghini per potermela ri-fracassare in testa – Cazzo, ma lo sai, vero, che se non ci fosse Carlisle io ed i tuoi fratelli ti avremmo già fatto fuori?

Vero. Bhe, ma che ci volevano fare, io ero il primo figlio di Carlisle, per cui ero il suo preferito. Va bene, a dire il vero Carlisle dava sempre ragione a me perché gli potevo leggere nel pensiero e lui non voleva che spiattellassi tutto ad Esme, ma i motivi non sono importanti ai fini della storia.

-         Ti propongo un patto – mi disse allora Alice – io non dico agli altri del licantropo inesistente, e tu non dici a papà che ho ammazzato un umano per picchiarti con la sua macchina, ok?

Ci pensai un po’ su, poi le porsi il contratto, che lei lesse ad alta voce.

-         Io, Alice Cullen, dichiaro che Edward Cullen è il più figo della terra, che convincerò Emmett a fargli fare sempre Harry Potter e che non dirò niente a nessuno dell’incidente dell’albero. Firma”

Lei alzò le sopracciglia e mi mandò un’occhiataccia, pensando “Sì, e dove lo vedi scritto quello che dovrai fare tu in cambio? Guarda che non ci casco, scemo! E poi non mi risulta affatto che tu sia il più figo della terra” mi girai dall’altra parte e misi il muso: ero sensibile io! Lo sapevo di essere un cesso, però non era affatto carino pensarmelo così in faccia. Alice arrotolò il foglietto del contratto e lo lanciò in testa a Mike Newton che stava andando a biologia. Questo mi ricordava che sarei dovuto andarci anch’io.

-         Ok, Alice, non dirò niente a papà, giuro, e tu tieni quella boccaccia chiusa, chiaro?

-         Si, si, non sono io quella che non mantiene le promesse.

Rispose lei, facendomi una linguaccia. Sbuffai e me ne andai con il naso all’insù. Va bene, ogni tanto giuravo e spergiuravo sui miei genitori, che tanto erano già morti, ma questo non significava che non fossi in grado di mantenere una promessa, se pagato profumatamente.

Arrivai nell’aula di biologia un po’ in anticipo e mi sedetti al mio banco, che nonostante fosse un banco per due era solo ed esclusivamente mio, perché papà aveva pagato il prof perché mi trattasse meglio degli altri studenti. Da qui la mia media perfetta, perché da solo, con i miei miseri due neuroni morti di fame, non ce l’avrei mai fatta.

Sparsi i miei libri sul banco, facendo una barricata di diari, astucci e barbie (che non si sa bene cosa ci facessero nell’aula di biologia di un liceo… magari Eric se l’era dimenticate in giro) perché il prof non vedesse che mentre lui parlava io leggevo il giornalino delle Winx. Mi immersi nella lettura delle affascinanti avventure delle fatine cretine, che non riuscivano a capire chi avesse ucciso i loro puffi con le ali denominati Pixie, nonostante le Trix avessero lasciato un graffito grande così sul luogo dell’omicidio. Il professor Banner continuava a blaterare, ma io non lo ascoltavo: ero troppo impegnato a sentirmi figo perché, a differenza delle fatine, io avevo già capito chi erano le assassine. Non che ci fossero molte opzioni, comunque: o erano state le Trix o erano stati i fidanzatini delle Winx, stufi del fatto che le loro belle giocassero ancora con i peluche.

-         … presentarvi la nuova studente – stava intanto dicendo il professore – Isabella Swan.

Oh, la stronza. Mi scrocchiai le dita e cominciai il riscaldamento da pugile, ma ad un certo punto mi venne in mente che l’unico posto libero era quello vicino a me.

“Oh, Gesù, Giuseppe e Maria! No, non vicino a me!!! Cazzo, ma per cosa ha pagato mio padre?” pensai, orripilato, mentre Bella Swan (Bella… ma perché Bella poi che era una specie di rospa!) inciampava su un libro. Le mandai un’occhiata di odio profondo, ma lasciai che si accomodasse accanto a me (la storia della ventola è tutta una balla… e poi Bella si era messa tre chili di Chanel n°5 per cui non si capiva che odore avesse). Quando mi fu accanto ero già pronto a saltarle addosso e a scannarla viva, nel bel mezzo della lezione. Bhe, era pur sempre un bell’esempio di sezionamento, no? Ma poi mi ricordai della playstation e dovetti lasciar perdere, almeno per il momento. Strinsi i pugni e continuai a guardarla malissimo per tutto il tempo: che razza di stronza… ma avrebbe visto, appena fossimo usciti dalla scuola! L’avrei scannata, dissanguata, smembrata e poi avrei infilzato i suoi occhi con due stuzzicadenti e li avrei usati come cipolline per un cocktail. In quel momento, però mi venne in mente un’altra cosa: la bilancia. L’ultima volta che mi ero pesato era stata un bel trauma, ed avevo giurato solennemente di non bere mai più sangue umano, per nessun motivo. Certo, ogni regola ha un’eccezione ed ogni eccezione ha una regola, per cui teoricamente, magari avrei potuto anche… “No!” mi dissi, con fermezza “Hai giurato di non farlo! Sei a dieta, ricordi? Non puoi, Ed, non puoi. Ricordati della bilancia… vuoi diventare obeso come quel cretino di tuo fratello Emmett? Che poi dice che sono muscoli, ma figurarsi! Tutta ciccia e steroidi!”.

Più tempo passava, più sentivo di odiare Bella Swan: si può sapere chi era lei per rovinarmi la dieta? Chi era lei per farmi cadere gli alberi in testa? Chi era lei per farmi sequestrare la playstation per un mese? Chi era lei per permettersi di pensare alle mie spalle? Non valeva che nascondesse i suoi pensieri, accidenti! Mi ripetei che non sentivo i suoi pensieri perché non aveva un cervello, e mi calmai quel tantino che mi bastò per raggiungere l’autocontrollo necessario a non ammazzarla subito.

 

MA VISTO CHE LA NOSTRA BELLA UN CERVELLO CE L’HA, ANCHE SE QUESTO NON FA DI LEI UNA PERSONA INTELLIGENTE, DIREI DI ANDARE A VEDERE COSA PENSAVA LEI…

 

Tenevo gli occhi puntati sul libro di biologia, facendo finta di capire, anche se in verità non capivo una banana. Avevo una paura matta. Di cosa? Bhe, ovvio, avevo paura che il tizio con i capelli rossi mi passasse il malocchio. Che c’è? Cedete che sia superstiziosa? Cribbio, ci si passano le malattie, i compiti in classe, le canne! Perché non la sfiga? Era una possibilità da non trascurare.

Inoltre Edward Culo o come caspiterina si chiamava mi stava guardando come se mi volesse ammazzare dall’inizio della lezione. Scommettevo il braccio destro di mio papà (tanto era il suo) che mi stesse mandando il malocchio.

Fortunatamente era seduto più lontano possibile da me, ma non per questo i suoi capelli erano meno orribili. Sembrava proprio avercela con me e non sapevo perché, ma sapete quanto me ne fregava… zero assoluto. Sotto zero.

Quando finalmente suonò la campanella Edward Culo si alzò e filò fuori dalla classe. Alleluia! La tortura era finita!

-         Ciao, Bella.

No, scherzavo, non era finita. Il tizio con il porcospino giallo in testa aveva deciso di rovinarmi la vita.

-         Ciao…

Risposi, raccogliendo le mie cose lentamente, nella speranza che si stufasse di aspettarmi e che se ne andasse. Come no, e io ancora che ci sparavo.

In breve si scoprì che io e Mike avremmo dovuto andare assieme alla lezione di ginnastica. A questo punto dovrebbero esserci delle grida di gioia in sottofondo, a cui io poi potrei rispondere con un bel “ma andate a…”. Vabbè, niente effetti speciali, ho capito, vado avanti a raccontarvi la storia.

-         Ma che hai fatto a Edward Cullen? – mi chiese ad un certo punto – sembrava che lo avessi accoltellato con la matita.

-         Bhe, veramente no… - risposi – però… ehi, grazie, che bel suggerimento!

Durante tutta la strada Mike ci provò spudoratamente, dimostrandomi di essere un maniaco sessuale come la sua faccia suggeriva. Stava anche per seguirmi negli spogliatoi delle ragazze, ma gli sbattei la porta in faccia dandogli un bel tiro sul naso.

Jessica, che quando avevo aperto la porta aveva improvvisato una lap-dance con spogliarello, sperando di catturare l’attenzione di Mike, mi mandò un’occhiataccia.

-         Potevi farlo entrare, no?

Non mi degnai neanche di risponderle: Mike, oltre ad essere un maniaco, sembrava anche un cocainomane, ma di quelli che si tirano delle righe lunghe come piste da sci, che ci puoi andare giù con lo snowboard!

Per quel giorno non dovetti fare ginnastica (mah… vuoi vedere cha Dio esiste?) ed ebbi il “privilegio” di assistere a quattro partite di pallavolo in contemporanea. Dovete sapere che, quando faccio sport, oltre a farmi male da sola mi diverto a far male anche agli altri, per rendere la farsa più credibile. Per cui quando mi arrivò addosso una pallonata (non era molto forte però, uffa) rilanciai la palla in testa a Jessica, che stava sculettando appiccicata al palo della rete da pallavolo, sbattendo le ciglia in direzione di Mike.

Alla fine anche quello schifo di lezione finì, e Jessica si premurò di lasciare la porta dello spogliatoio femminile spalancata. Ad un certo punto lanciò la sua maglietta nel corridoio, davanti alla porta dello spogliatoio dei maschi (anch’essa aperta perché erano tutti abituati alle comparse di Jessica) e la andò a riprendere saltellando allegramente e gridando:

-         Bella, ma dai! Che infantile che sei! Non lanciare le mie cose!

Mi appostai dietro alla porta con una spranga, pronta a spaccargliela in testa quando sarebbe rientrata nello spogliatoio.

Sdeng!

Poi mi nascosi la spranga dietro alla schiena e sorrisi con aria innocente al prof di ginnastica (anche lui sbirciava nello spogliatoio delle femmine).

Nascosta l’arma del delitto in uno sgabuzzino, scappai verso la segreteria per restituire il modulo firmato dai prof, prima che Mike Newton potesse vedermi e/o stuprarmi.

Quando entrai nella stanzetta vidi subito Edward Culo, che stava corrompendo la bidella per fasi cambiare di classe.

-         No, davvero, le do cinquemila dollari se mi cambia di classe!

Stava dicendo, tirando fuori dalla tasca il libretto degli assegni.

-         Bhe… ma non saprei… insomma… io non dovrei…

Disse quella, girandosi i pollici con evidente indecisione.

-         Ma dai, ci pensi! Non le piacerebbe rifarsi le tette?

Esclamò Edward, passandosi una mano tra i capelli rossi (probabilmente per accarezzare i suoi amici pidocchi).

-         Oh, si, mi piacerebbe moltissimo!

Esclamò la bidella, con un gridolino eccitatissimo. Edward cominciò a scrivere qualcosa sul libretto degli assegni, ma in quel momento io tossii con la chiara intenzione di segnalare la mia presenza al corruttore e alla sua complice.

-         Oh… porca zoccola!

Gridò Edward Culo, vedendomi. Poi si nascose il libretto degli assegni in tasca e disse con aria melodrammatica:

-         Mi stupisco di lei, signora bidella! Davvero, ma come può essersi lasciata corrompere così? Io scherzavo, ovviamente, era tutto per metterla alla prova! Guardi, al posto suo mi vergognerei!

E così dicendo uscì dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle. Sì, certo, era tutto uno scherzo, come no, pensai, mentre la bidella lo inseguiva fuori gridando:

-         Ehi, aspetta, e le mie tette?!?

 

E QUI FINISCE ANCHE QUESTO CAPITOLO, MA PRIMA DI LASCIARVI VORREI RICORDARVI DI LASCIARE UNA RECENSIONE (LO SO, SONO UNA ROMPIPALLE LOL) E VORREI RINGRAZIARE TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, I 21 PAZZI CHE MI HANNO AGGIUNTA AI PREFEITI E TUTTI QUELLI CHE MI HANNO LASCIATO DELLE RECENSIONI:

LAVI_LINALEE: Grazie per i complimenti, spero che continuerai a seguire la mia ff e a recensire! E cmq nn l’ho capita quella sulle battute divine… ma se le cazzate ke sparo ti fanno idere sn happy!

EIKA: grazie anke a te x aver recensito! Cmq nn credo di essere un genio… cm neuroni devo essere sui livelli di Edduccio (che ne ha solo due, nn dimentikiamolo)!

DAN: indovina un po’? si, esatto, ringrazio tanto anke te… x rispondere alla tua domanda nn so cm mi vengono in mente tutte ste cavolate, e non me le sogno di notte (ce, nn è ke mi ric quello ke sogno). Mi vengono e basta, sono geneticamente predisposta alle cazzate.

CULLENGIRL: … sai, non ho ancora pensato a come li farò innamorare, per ora mi limito a complicargli la vita, poi nn è mica detto che sappia risolvere i casini che gli ho creato!!! Grazissimo anke a te x aver recensito!!!

KARIMA, RU88, ILAILA95, YARA995: grazie anke a voi x aver recensito, spero ke la storia continuerà a piacervi!

NESSIE93: grazie anke a te! Secondo me i miei titoli erano orribili (e poi nn è ke io sappia cs sono la rotazione e la rivoluzione), molto meglio il tuo! Quella dei cullen culo mi è venuta prima di cominciare a leggere Twilight, perché ho letto il cognome e volevo prendere in giro una mia amica, e quella di bifloman… bho! Vai tu a sapere cs mi passa x la testa!

MINNIE06: accipikkia ke recensione lunga!!! Sn davvero contenta ke la storia ti piaccia e spero ke continuerai a seguirla! Un bacio enorme anke a te!

 

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


SCUSATE TUTTI PER IL RITADO, MA HO AVUTO UN SACCO DI COMPITI MI DISP! SPERO DI FARMI PERDONARE CON QUESTO CAPITOLO!

 

CAPITOLO 5

 

Carlisle entrò in salotto, spegnendo la canna nel vaso di rose di Alice, e mi guardò storto.

-         Ed, non dovevi andare a cercare quel licantropo?

Ma che razza di scansafatiche di figlio! Scommetto che non si è nemmeno pulito la stanza, come gli avevo detto di fare! Un giorno o l’altro dovrò spiegargli che Swiffer Dust sarà anche una gran figata, ma che non si mette a pulire in giro da solo!

Sbuffai ed alzai il volume della televisione, facendogli segno di aspettare la pubblicità per venire a rompermi le palle con quella storia del licantropo (che poi non esisteva, quindi avrebbe anche potuto aspettare che finisse il programma).

-         Ed, se hai cambiato idea posso andare io, lo sai… dovevo giusto andare a Seattle per procurarmi un po’ d’erba da degli amici…

-         Papà! – esclamai, tirandogli il telecomando in testa (la cosa figa dei vampiri è che puoi tirargli addosso quel che ti pare quando sei incazzato, tanto non gli fai niente) – cazzo, certo che voglio andare alla ricerca di quel licantropo! Però non puoi aspettare che finisca Smallville, razza di drogato hippy? È l’ultimo episodio, cazzo!

Mio padre sussultò e fu subito al mio fianco, incollato al televisore da circa cinque miliardi di pollici (perché noi siamo ricchi, al contrario di voi plebei muhahaha!).

-         Porca Maria (l’erba…), l’ultima puntata dici? Accidenti, ma Lana sta ancora con Lex???

Sbuffai ed alzai gli occhi al cielo: possibile che mio padre fosse così poco informato? Non mi degnai neanche di rispondergli, ovviamente.

 

Quando la puntata si fu conclusa (con la morte di Clark che, essendo perfino più imbecille di Emmett e Jasper messi assieme, era riuscito non so come a farsi freddare da quel finocchio pelato di Lex) io e mio padre ci abbracciammo e cercammo di confortarci a vicenda per la terribile perdita che il mondo aveva subito, ma Carlisle tornò in sé nel giro di pochi secondi e, tutto allegro, esclamò:

-         Bhe, non è così male… adesso Lana è libera!

Cosa ha detto quello stronzo? Cosa ha detto? Ma chi cavolo è questa Lana???” pensò Esme, infuriata, ed io filai via senza dire niente a papà. Meglio non rovinargli la sorpresa – pensai, ridacchiando sotto i baffi (che non avevo, perché noi vampiri siamo degli sbarbatelli anche senza depilarci, quello invece lo fanno i Licantropi finocchi tipo Jacob, ma io Jacob ancora non lo conoscevo, dovrei smetterla di spoilerare, per quello c’è già mia sorella Alice…). Entrai nel garage che stavo ancora pensando ad Alice ed a quella volta che mi aveva rovinato il finale di una bellissima storia d’amore intitolata “e alla fine si misero assieme”, dicendomi che alla fine i due si sarebbero messi assieme. Ci ero rimasto malissimo, io non avrei mai pensato che andasse a finire così.

Presi la mia bellissima Volvo a cui quegli stronzi dei mie fratelli (probabilmente Emmett) avevano strisciato tutta la fiancata (probabilmente apposta). Prima di partire, però, bucai le gomme delle loro auto, ridendo tra me e me per la mia bastardaggine. Adoravo lasciarli a piedi, non a caso il rivenditore di gomme più vicino, da quando ci eravamo trasferiti a Forks, aveva potuto comprarsi una casa alle Hawaii.

“ Ha! Ha! Voglio vedervi adesso, stronzi! Andrete a scuola strisciando!”. Troppo tardi, e vale a dire quando ebbi bucato tutte le gomme, mi accorsi che anche i mie fratelli avevano avuto la stessa brillante idea ed avevano bucato le gomme della mia auto, così mi ero lasciato a piedi da solo.

Mi ero letteralmente fregato da solo, come si suol dire. Così, ancora più incavolato di quanto già non fossi, corsi dal rivenditore di gomme che mi stava proprio aspettando perché aveva da pagare alcune bollette.

Si prospettava una giornataccia, altro che. Però almeno l’indomani avrei saltato scuola con la scusa del licantropo (prendete nota, se un giorno avrete qualche compito in classe particolarmente difficile) e non avrei rivisto la stronza, pazza, psicopatica del pick-up. Detestavo ammetterlo, ma quella un po’ mi faceva paura. Aveva quell’aria da maniaca depravata che mi faceva letteralmente venire i brividi, accidenti a lei. Ecco perché Mike voleva farsela a tutti i costi: tra maniaci si va d’accordo.

Tonai a casa architettando la mia vendetta contro Bella Swan, che stavo continuando ad architettare da quella mattina, senza arrivare a nessun’idea che non fosse “Distruggere-Isabella-Swan”. Dopotutto, con quella sua aria da pazza con tendenze Kaulitziane, io non mi sarei stupito se si fosse suicidata. Io al posto suo l’avrei fatto: meglio morto che come lei.

Cambiai le gomme alla mia auto in pochi secondi, ma poi dovetti smontarle e rimontarle con più calma, perché noi vampiri saremo anche velocissimi, ma i nostri poveri neuroni mezzi affogati non riescono a starci dietro. Quando finalmente ebbi messo  le ruote giuste al posto giusto mi fermai un po’ (non faccio i calcoli su quanti sessantaquattresimi di secondo ci metto per fare le cose, io, quelli li fa la Mayer perché le piace la matematica) ed ammirai la mia opera, tralasciando ostinatamente sul nastro adesivo che non avrebbe dovuto essere appiccicato tra il cerchione e la gomma per tenerli assieme. Quindi, finalmente, salii sulla mia adorata Volvo e… no! Ditemi che non l’hanno fatto! Di nuovo! Stupido Emmett con le sue manie melodrammatiche da protagonista di film d’azione!

Sì, perché dovete sapere che quando io e quei dementi dei miei fratelli giochiamo ad Harry Potter, il caro Emmett si cala così bene nel personaggio (e per forza, mica deve fare Ron lui!) che quando ci sono scene violente tira fuori un bel barattolo di Ketcup e comincia a spalmarselo addosso, neanche fosse una crema solare idratante. E poi si spiaccica da qualche parte facendo il moribondo e sporca tutto quello che tocca. E come al solito, avevano deciso di usare la mia macchina come set delle loro scene di Harry Potter. Tanto scemi alla fine non erano: le loro macchine non se le sporcavano mica, solo la mia.

È difficile la mi posizione in famiglia: sono il più piccolo perché sono stato trasformato a diciassette anni, mentre Alice ne aveva diciotto e mezzo, solo che è tappa e sembra più giovane. Tutti gli altri sono stati trasformati attorno ai vent’anni. Però io sono quello che come vampiro è più vecchio, e da ciò, secondo una delle balorde equazioni che fa Jasper per risolvere i misteri della vita, dipende la mia posizione sfigata. Perché, in quanto vampiro maggiore, qualunque cosa succeda è sempre colpa mia. E, in quanto fratello minore, i mie fratelli mi sfottono, pendono le mie cose senza chiedermi il permesso e poi me le restituiscono rotte o sporche. Stronzi.

Dovevo assolutamente cambiarmi e pulire la Volvo – capii alla fine, dopo cinque minuti buoni che me ne stavo comodamente seduto lì a insozzarmi di Ketcup. Ma in quel momento sentii i pensieri dei miei fratelli che stavano tonando a casa mezzi ubriachi (ti credo, si scolavano cinque grizzly e otto cervi alla volta!).

L’uccellino fa cip, cip! Il maialino fa… e boo? Il coccodrillo non c’è nessuno che lo sa… ma tanto arrivo io e me li bevo tutti! Muhahaha!” Emmett, apparentemente il più sbronzo di tutti.

Ma io volevo bere ancora! Non è vero che non mi reggo in pied… ouch, ma cosa ci fanno tutti sti alberi in mezzo al bosco, dico? Non potrebbero andarsene da un’altra parte?” Jasper, che quando alzava un po’ troppo il gomito diventava la principale causa del disboscamento nel mondo, dopo la pazza del pick-up, ovviamente.

Io sono la più figa che c’è!!! Io sono la più figa che… Ma dico, ma che bel culo che ha Emmett! Perché è così bello solo quando sono sbronza?” Rosalie, la meno ubriaca di tutti, perché stava sempre attenta a non ingrassare.

Vedo le stelle! Vedo i fuochi d’artificio! Vedo… vedo Edward che se ne va? Hic! Ma quanto sono fatta! Avrò le allucinazioni!” Alice, ed aveva anche visto che me ne stavo per andare. Non avevo tempo per lavarmi: Jazz ed Em diventavano piuttosto violenti quando erano ubriachi fradici e soprattutto quando trovavano le gomme delle loro auto bucate. A parte che Jasper non ne aveva ancora una sua, ma mi avrebbe picchiato per solidarietà nei confronti di Emmett.

Misi in moto e schizzai via, verso l’autostrada. Altro che licantropo. Sapevo io dove andare per quella settimana di libertà. E poi al ritorno avrei raccontato di qualche rocambolesca avventura con combattimenti all’ultimo sangue contro licantropi incazzati, e al diavolo mio padre e le sue manie da hippy pacifista.

 

SCOMMETTO CHE SAPETE GIA’ DOVE HA DECISO DI ANDARE IL NOSTRO EDDUCCIO, MA SE NON LO SAPETE VE LO DICO. E SE LO SAPETE VE LO DICO COMUNQUE. INSOMMA, CHE CAZZO, IO VE LO DICO. POI VEDETE UN PO’ VOI.

 

ALCUNE ORE DOPO… (CHE SAREBBERO STATE MOLTE DI PIU’ SE EDWARD GUIDASSE COME UNA PESONA NORMALE)

 

-         Edducciooooooooooooo!

Tanya mi saltò addosso con un urlo selvaggio che più che altro sembrava un grido di guerra alla Tarzan.

-         Ehm… ciao, Tanya… come va?

Dissi, imbarazzato.

-         Io vado, tu vai, egli va. Verbo andare. Andare a letto?

Disse subito lei, che capiva solo quello che voleva capire, e del resto non capiva un tubo.

-         Ehm… Tanya, veramente sono venuto a trovarti come AMICO.

Risposi, cercando di allontanarmi dalle sue grinfie, dato che lei stava già cercando di togliermi i vestiti di dosso.

-         Ma sì, sì, dai, amico, amante, fidanzato, marito, cosa cambia? Adesso togliti quella camicia, forza!

Replicò lei, continuando a cercare di stuprarmi senza nemmeno farmi entrare in casa.

-         Tanya, io…

Cominciai, lanciando un’occhiata disperata a Carmen ed Eleazar… non l’avessi mai fatto! stavano limonando allegramente e fraintesero alla grande la mia occhiata, credendo che volessi unirmi all’orgia con Tanya.

-         Ma si, Ed! Facciamo una cosa a quattro, dai! Vuoi che ti chiamo anche Kate?

Mi gridò Eleazar, facendo capolino da dietro il divano per essere poi riacchiappato da Carmen che lo tirò nuovamente sul pavimento.

-         Oh, si, dai, Eddino cucciolotto! Per favore!

Mi supplicò Tanya, facendomi gli occhi dolci e sbattendo le ciglia. Avevo un piccolo problema tecnico: numero uno, non avevo mai fatto sesso, perché nessuna ragazza sana di mente lo farebbe con uno brutto come me (Tanya ovviamente è esclusa dalla categoria delle ragazze sane di mente) e numero due, non lo volevo assolutamente fare con Tanya.

-        Ehm… - cominciai – Tanya, io sono… vergine…

-         Oh, ma ci pensi? Sei di settembre anche tu? Che bello, siamo nati nello stesso periodo dell’anno! Siamo fatti l’uno per l’altra!

Esclamò lei, stufandosi d’intestardirsi con i bottoni della mia camicia e strappandomela via direttamente.

-         No, Tanya, non in quel senso… intendevo che non ho mai fatto…

Cominciai, me lei m’interruppe di nuovo, passando alla cerniera dei miei pantaloni con entusiasmo.

-         Oh, Edduccio, zuccherino mio! Neanche io l’ho mai fatto con un altro Vergine, cioè… io non chiedo alla gente di che segno zodiacale è prima di scoparmela… bhe, in trecento anni non possono essere stati più di qualche milione, ecco tutto… comunque, tesoruccio, ho letto l’oroscopo, sai? Oggi è il giorno fortunato dei Vergine!

-         No, Tanya, ascolta…

Dissi, cercando di farla ragionare, mentre mi richiudevo la cerniera dei jeans e lei la riapriva senza scomporsi minimamente.

-         Oh, ma piccolo mio, sei tutto sporco di ketcup! Devi assolutamente toglierti questi vestiti prima di prenderti una polmonite!

Certo, perché lo sanno tutti che i Vampiri si prendono la polmonite, come no. Cercai invano di sottrarmi alle grinfie della vampira arrapata, cominciando a presagire che quella sarebbe stata una vera settimana d’inferno…

 

E COSI’ IL NOSTRO CAPITOLO FINISCE QUA, CON IL POVERO EDDUCCIO CHE RISCHIA DI VENIR STUPRATO DA TANYA! BHE, COME AL SOLITO UN GRAZIE ENORME A TUTTI QUELLI CHE LEGGONO E SOPRATTUTTO A CHI RECENSISCE, MI RACCOMANDO, CONTINUATE A RECENSIRE PLEASE!

INTANTO, COME MI AVEVA CHIESTO NESSIE93, HO SCRITTO UNA ONE-SHOT CHE RACCONTA COSA SUCCESSE A JACOB BLACK QUANDO ALICE LO LANCIO’ FUORI DALLA LAMBORGHINI (VEDI CAP PRECEDENTE). SE V’INTERESSA SI CHIAMA “QUELLO CHE NESSUNO HA MAI SAPUTO DI JACOB BLACK E DEL SUO LATO ROSA BARBIE” E L’HO DEDICATA A TUTTI I LETTORI DI “LA VERA STORIA DI EDWARD E BELLA”, CIOE’ A VOI.

UN GRAZIE PATICOLAE A:

I 37 MATTI CHE HANNO MESSO QUESTA FF TRA LE PREFERITE ED I 26 CHE LA SEGUONO.

UN BACIONE ED UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A:

MoonLilith grazie x la recensione, spero ke continuerai a leggere e a recensire!

Karima: certo che li faccio innamorare, ma non so ancora come ihih…

digghi nn lo so da dove mi vengono, diciamo che sono cazzatogenica (?) cmq di al tuo capo che se ti licenzia gli sguinzagliio dietro bella ed il suo pick-up, il che è praticamente una minaccia di morte! XD

ilaila95 grazie anke a te x la recensione! Spero che continuerai a leggere e recensire, e cmq anke i vampiri devono stare attenti alla linea! XD

eika, non so neanke io perché ti sia piaciuta tanto la sprangata, ma anche io rido delle sfighe altrui… sarà una particolare forma di bastardaggine?

HpK00, grazie anke a te x aver recensito, spero che continuerai a leggere e recensire

Hermione 93, se tua madre ti ha presa x pazza solo xk ridi, figurati quanto sono matta io ke queste cose le scrivo XDXDXD grazie anke a te per la recensione!

Joy94, grazie x la recensione, spero ke continuerai a leggere e recensire!

cullengirl, Ed che corrompe la bidella era un must, dopotutto saranno rikki sfondati x qualcosa quei vampirastri, no?

violacciocca, e si, mi hai beccata bella mia, sto progettando e sperimentando nuove armi di distruzione di massa XD ma nn mi denunci, vero? Lol

martyswancullen94, cara marty, un bacione anke a te… il porcospino era dedicata a tutti i ragazzi rompipalle che si credono fighi perché si mettono il gel!

SIRYA95, eccomi qua a rimepire di cazzate cinque minuti della tua vita! XD un bacioooo

patu4ever, un’altra mente malata come me! Piacere, ma tanto il primato di matta nn me lo rubi mica coccola! XD

FairyFlora grazie per la recensione flora! Anche io nn ne posso più di tuailait, anche se non mi sono affatto dispiaciuti i libri! X la tua goffaggine sappi che non sei l’unica, ma consolati pensando che sarai anche goffa, ma nn cretina cm bella!

PetaloDiCiliegio, hai il raga cn i capelli arancio? Bhe, se è carino buon x te! XD continua a recensire, mi racc, un bacio

Nessie93, hai visto? Ho deciso di deliziarvi con la storia di Jacob!!! Spero che ti piacerà!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


In ritardo colossale, come sempre, ma ora che finirà la scuola spero di riuscire a postare più presto! Vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia…

CAPITOLO 6

(Dove Bella perfeziona i suoi metodi di suicidio e scrive scempiaggini sul banco di Edward, il quale incontra un vampiro molto particolare ad una festa e comincia a porsi dubbi esistenziali degni di Aristotele, mettendo in evidenza la sua tendenza sconcertante a farsi pare mentali ogni due per tre)

 

Quel giorno a scuola andò decisamente bene: durante la lezione di ginnastica giocammo a pallavolo e rischiai la morte un centinaio di volte, riuscendo anche a beccare in testa una mia compagna di classe con la palla. Inoltre non seppi rispondere ad una domanda di trigonometria, il che mi diede un buon pretesto per sbattere la testa sul muro della mensa durante tutta la pausa pranzo. Cosa che, poi, mi evitò anche un’orrenda conversazione con Mike, che aveva cominciato ad accompagnarmi a tutte le lezioni cercando di tirarmi giù i pantaloni quando ero distratta. Ma il meglio di tutto fu che Edward Culo non si fece vedere! I suoi quattro fratelli erano a scuola, ma lui no. Forse voleva lippare la verifica di lettere. O forse, a voler essere ottimisti, era caduto in un burrone ed era morto. Oppure si era beccato una malattia mortale e sarebbe morto. Oppure gli era caduto un albero in testa ed era morto.

 

BELLA, NON HAI IDEA DI QUANTO SIA AZZECCATA L’ULTIMA SUPPOSIZIONE… HIHI…

 

A biologia, visto che Culo non c’era, mi misi comoda e sparpagliai tutti i libri sul banco, approfittando delle distrazioni del professore per fare graffiti con l’indelebile sulla parte di banco di Culo. Scrissi cose come “Edward Culo è un cesso sfigato” e “sono Edward Culo, quello gay con i capelli rossi, per una serata hot tra ragazzi contattate i miei genitori, se gli sembrerete sufficientemente omosessuali vi daranno loro il mio numero di cell”. Sperai ardentemente che ci fossero dei gay nella nostra scuola.

Quando le lezioni finirono, andai a fare la spesa perché Charlie non sapeva cucinare ed era così povero che non poteva neanche permettersi uno chef francese. Così, ovviamente, dovevo fare tutto io. Che sfaticato quell’uomo! Al supermercato riempii il carrello e poi corsi dritta contro uno scaffale pieno di lattine, schiantandomi. Fui completamente sommersa dalle lattine e ne beccai una in testa, svenendo. Ci vollero parecchi minuti prima che mi riprendessi e la commessa stava anche per chiamare l’ambulanza! Decisamente, quella era una delle giornate più belle della mia vita! Probabilmente dipendeva dal fatto che Culo non si era presentato a scuola… lo dicevo io che mi portava sfiga, quello là!

Arrivai a casa canticchiando, con un enorme cerotto sulla tempia, e, dopo aver disinfestato il figo dai ragni (ma cosa mangiava Charlie, i ragni? O semplicemente non sapeva usare il frigo?) vi misi dentro quello che avevo appena comprato al supermercato. Dopo aver spiaccicato l’ultimo ragno, che si era nascosto sotto al divano, salii in camera mia ed accesi il computer, decisa a vedermi dei film porno pirata su Internet. Invece dovetti cambiare programma, perché mia mamma mi aveva mandato più o meno cinquecento e-mail. Alcune le cestinai senza neanche leggerle, ma alla fine lessi l’ultima, preparandomi al solito papiro egiziano. Non mi sbagliavo, infatti.

 

Isabella!

Accidenti, com’è possibile che non rispondi alle mie e-mail? Cavolo, te le ho mandate alle tre di notte, e a quell’ora di sicuro eri in casa… o no? Oddio, non dirmi che quel pazzo di tuo padre ti ha lasciato andare ad un night club o a una discoteca o in uno di quei postacci dove girano sigarette e droghe! Isabella, come puoi farmi questo??? Dove diavolo eri questa notte? Perché non hai risposto alle mie mail? E sta mattina alle otto e tre quarti? Non dovevi essere a scuola? E non dirmi che a scuola non ci sono dei computer collegati a internet, bella mia! Accidenti, ma dov’è che sei tutto il tempo? Oppure Charlie ti tiene prigioniera e ti costringe a fare la prostituta per mantenerlo? Oddio, lo sapevo! Lo sapevo che non dovevo mandarti da quel buono a nulla! Oddio, ti stupra, vero? Ti costringe a fare la prostituta e poi ti stupra! E ti picchia, ci scommetto! Oh, Bella, mi dispiace così tanto! Non avrei mai dovuto lasciarti andare in quel postaccio schifoso! Oh, povera piccola! Ma non ti preoccupare, adesso chiamerò la polizia e… o, no, è vero… è Charlie il capo della polizia! Allora manderò l’esercito e l’FBI! Non ti preoccupare, non ti lascerò a Forks da sola con quel mostro! Giuro che se non rispondi entro le cinque di questo pomeriggio chiamo l’esercito! E anche la CIA!

 

Finii di leggere la mail di mia madre ridacchiando: l’idea dell’esercito che irrompeva in casa mia arrestando Charlie era allettante… ma non potevo, a Forks dopotutto c’erano molti posti pericolosi dove rischiare di morire e poi avevo come l’idea che una certa Stephenie Meyer mi avrebbe ammazzata se me ne fossi andata da Forks rovinando il suo libro… quella psicopatica mi minacciava da mesi, continuando a ripetermi di andare a Forks e di non lippare nessuna lezione di biologia… ma cosa voleva da me quella? Bho… risposi in fretta a mia madre, scrivendo:

 

NO mamma, papà non mi stupra, smettila con le tue pare. Sto bene, non sono incinta, non vado ai night club e di notte dormo, mentre a scuola di solito sono in classe. Perciò SMETTILA, chiaro? Qua non va così male, ma andrebbe sicuramente meglio se tu la smettessi di rompere e di intasarmi il pc con le tue mail. Ciao, salutami Phil

 

Inviata la mail mi misi a leggere un libro sul sesso orale con la copertina di Cime Tempestose, in modo che i miei credessero che leggessi roba da secchioni. Era un libro molto interessante che dava molti consigli istruttivi e quella sera, quando Charlie tornò a casa, stavo ancora leggendo. 

-         Ehi, Bells, che si mangia?

Chiese, sospettoso. Forse pensava che volessi avvelenarlo… bhe, non era una cattiva idea, dopotutto. Mi fiondai giù dalle scale (inciampando e procurandomi un bel livido sulla chiappa sinistra) e gli sbarrai la porta della cucina, chiudendogliela sul naso. Non avevo preparato un bel niente, così improvvisai.

-         Bistecca e patate! Vado a tirarle fuori dal forno!

E così dicendo lo spedii in soggiorno a vedere una partita di baseball in televisione, chiudendomi in cucina. Afferrai il telefono e chiamai il ristorante più vicino (che si trovava a Port Angeles) ordinando due bistecche con le patate. Quindi uscii dalla cucina, chiudendola a chiave, e mi misi a fare la ronda davanti alla porta. Ogni volta che Charlie cercava di uscire dal soggiorno lo ricacciavo sul divano a calci nel sedere, sorridendogli e spiegandogli che le patate dovevano cuocere ancora cinque minuti. Quando finalmente arrivò il ragazzo con la nostra cena, andai ad aprire io la porta, ordinando a Charlie di non alzarsi. Il ragazzo del ristorante era una tipetto brufoloso con il motorino, che mi sorrise con un filo di bava che gli colava lungo il mento. Gli misi in mano i soldi e gli chiusi la porta in faccia. Mentre sgattaiolavo in cucina, sentii la voce di Charlie che mi chiedeva.

-         Chi era?

-         Oh, nessuno… erano quelli di Media Shopping che avevano sbagliato indirizzo.

Risposi, mettendo bistecche e patate in due piatti ed assicurandomi che tutte le patate più bruciate fossero nel piatto di Charlie.

Finalmente apparecchiai la tavola e chiamai Charlie, che spense la tv e venne immediatamente, con l’aria di un bambino nigeriano morto di fame.

-         Mmm… che buono, Bells, sembra proprio il cibo di un ristorante! Sei una cuoca nata!

Esclamò mio padre, dopo il primo boccone. Io annuii con un ghigno e risposi.

-         Modestamente…

Ma Charlie mi rovinò la bella giornata, tirando fuori l’argomento “come va con la scuola”.

-         Beeeeneee – dissi, con un gran sorriso falso.

Charlie annuì e nascose nel tovagliolo una patata particolarmente bruciata, poi tonò alla carica.

-         Allora, ti sei fatta dei nuovi amici?

-         Oh, si, certo. – mentii – ho conosciuto Jessica, una ragazza simpatica quasi quanto Edward Cullen.

-         Oh, davvero? Edward è il figlio del dottor Cullen, sai, una bravissima persona, lavora al nostro ospedale.

Ok, ricordatemi che la prossima volta che cercherò di suicidarmi dovrò dire ai miei soccorritori di non portarmi all’ospedale di Forks.

-         Oh, ma che bello! Non mi dire! – esclamai, sorridendogli mentre serravo la mano attorno al coltello – ma che bella famigliola felice, il papà come Dottor House, il figlio come Rosso Malpelo…

-         Chi sono Dottor House e Rosso Malpelo?

Mi chiese Charlie, perplesso. Scossi la testa e borbottai:

-         Nessuno…

Lui fece spallucce e disse.

-         In verità Edward e i suoi fratelli non sono figli del Dottor Cullen… sai, li hanno adottati.

E credo bene, i genitori di Edward Culo, se avevano un minimo di sale in zucca, l’avranno abbandonato in un cassonetto della spazzatura!

 

***

 

Attorno a me era tutto buio. C’erano della polvere, un reggiseno di pizzo abbandonato ed alcune scatole da scarpe. Domanda ovvia che tutti vi starete ponendo: dove cavolo ero? La risposta? Nascosto sotto il letto. Non occorre che commentiate, grazie, so anche da solo che avevo appena migliorato il record di stupidità mondiale (da me precedentemente stabilito). Non chiedetemi perché fossi lì, tanto non ve lo dico. Neanche morto. Ma poi, io sono morto? Mi chiesi, e cominciai ad arrovellarmi su quella questione esistenziale. Dopo neanche tre secondi di meditazione profonda, quando mi resi conto che rischiavo di bruciarmi gli unici neuroni superstiti, decisi di piantarla con quelle pare da filosofo e tornai alle mie solite e ben più stupide pare sul mio aspetto fisico. In quel momento la porta della stanza si spalancò e due scarpe con dei tacchi a spillo vertiginosi entrarono nella stanza. Ti prego, fa che non sia Tanya! Ti prego… supplicai, trattenendo il fiato. E va bene, mi stavo nascondendo da Tanya, contenti adesso? Provai a respirare lentamente, ma riuscii a riconoscere solo il profumo di cinquecento boccette di Coco Chanel svuotate sui vestiti. Poteva essere Tanya, ma non ne ero sicuro, dal momento che quella sera la casa dell’arrapata vampira Alaskese (che ci volete fare, ho solo tre neuroni, il mio vocabolario è limitato…) brulicava di vampire assetate di sesso con tendenze sadomaso. Ti prego, fa che non sia lei! Una a caso, ma non lei! pensai, terrorizzato. D’improvviso il letto fu sollevato da terra e scaraventato contro una parete.

-         Edduccio! – strillò Tanya, saltandomi addosso – ma che simpatico, ti nascondevi! Oh, che divertente giocare a nascondino, sì sì! Ma io ho in mente un giochino ancora più divertente!

Soggiunse, con l’aria di chi sta par stuprare una ragazzina indifesa. O un vampiro centenario e pirla, nel mio caso.

-         Tanya, senti, io non credo che… - cominciai, cercando di sottrarmi alle sue grinfie.

-         Oh, ma dai, cucciolotto! Sai, mi piacciono gli uomini che fanno i misteriosi…

-         Perché, io sto facendo il misterioso?

Chiesi, stupito. Credevo che cercare di non venir stuprato non fosse esattamente “fare il misterioso”. Tanya ci pensò un attimo su, poi alzò le spalle e mi risaltò addosso, dicendo.

-         E che ne so! Io so altre cose…

Possibile che dovesse esserci un doppio senso sconcio in ogni sua frase? Ma non volevo venir stuprato, uffa!

In quel momento, con un ronzio, la mia monocellula si mise in funzione, suggerendomi di lanciare Tanya fuori dalla finestra e di scappare.

-         Eureka!

Esclamai, sentendomi illuminato dalla lampadina dell’intelligenza, poi, senza esitare, scaraventai la bionda fuori dalla finestra e me la diedi a gambe. Una volta uscito dalla stanza, mi ritrovai in un corridoio dove almeno tre coppie (di cui una formata da tre persone) stavano ripassando il Kamasutra, con molta disinvoltura considerato che erano perfettamente visibili a chiunque passasse di là. Corsi a destra ed aprii una porta a caso, pregando che fosse uno sgabuzzino o una camera blindata con le pareti di acciaio anti vampiro. Ovviamente era il soggiorno, dove c’erano una cinquantina di vampiri scatenati che ballavano, cantavano, limonavano, bevevano e si drogavano contemporaneamente. Richiusi la porta di scatto, orripilato: sapevo che Tanya e le sue amiche erano delle festaiole fuori di testa, ma non credevo che fossero così tanto fuori. Insomma, anche Alice ha delle manie da megalomane quando si tratta di feste, ma lei non è che mette letti matrimoniali in ogni stanza o ciotoline piene di preservativi in giro per la casa. E poi, i preservativi erano a puro scopo decorativo perché risaputamente noi vampiri degli anticoncezionali non ce ne facciamo un bel niente.

 

ASPETTA E VEDREI EDDY, CHE BELLO SCHERZETTO CHE TI FARA’ LA TUA BELLA… MUHAHAHA! COMUNQUE, DICEVO…

 

Aprii un’altra porta, alla mia destra, ma la richiusi subito con uno strilletto: dentro c’erano due vampire (femmine tutt’e due) che facevano… che facevano… non ce la faccio, non ce la faccio a descriverlo! Adesso mi si blocca la crescita! Pensai, anche se in effetti noi vampiri non cresciamo. Comunque, non è questo il punto: è la metafora che conta… a proposito, cos’è una metafora? Come ho fatto a non chiedermelo prima! La mia vita è così vuota, solo scoprire il significato di questa parola potrà dare un senso alla mia esistenza. Ma poi esistere e vivere sono la stessa cosa? Perché io non sono vivo, ma allora non esisto? Ma se non esisto sono un fantasma? O un miraggio? O magari sono convinto di esistere ma in verità non esisto e nessuno sa di me… e i miei fratelli? Loro esistono? E se fosse tutta una gigantesca allucinazione? E se in verità nessuno di noi esistesse? 

Il mio neurone, stufo marcio di dover fare sempre tutto il lavoro da solo, scrisse “torno subito” su un cartello e se ne andò in vacanza, interrompendo le mie riflessioni. Allora mi ricordai che dovevo nascondermi ed aprii un’altra porta, dicendomi tutto convinto: sarà la volta buona, non possono esserci due pervertiti scopaioli per ogni stanza! In un certo senso avevo ragione, perché in quella stanza, di pervertiti scopaioli, ce n’erano cinque che facevano un’orgia tutti assieme appassionatamente. Mi tappai gli occhi e corsi via, sbattendo contro un muro perché ancora non volevo guardare. La stanza dopo, un bagno, sembrava vuota e vi scivolai dentro, con un sospiro di sollievo. Quando mi accorsi che in verità c’erano due tizi nudi nella doccia, che m’invitarono anche ad unirsi a loro dicendo “tanto sei magrolino, ci entri!”, scappai a gambe levate, cominciando quasi (e calco sul quasi) a rimpiangere Bella Swan.

Adesso non sto qua ad elencarvi tutte le porte che aprii e tutte le coppie che trovai dentro, ma vi assicuro che furono troppe. Alla fine mi trovai davanti all’ultima porta del corridoio e la aprii di qualche centimetro, speranzoso. Era tutto buio, e la stanza sembrava vuota. Si sentiva solo un forte odore di profumo, probabilmente Tanya si era truccata e preparata là. Mi chiusi la porta alle spalle, con un sospiro di sollievo, e girai la chiave nella toppa. Salvo, finalmente. O almeno, momentaneamente. Quanto ci avrebbe messo Tanya a trovarmi? Scacciai quei pensieri inquietanti ed andai a sedermi sull’enorme letto matrimoniale rosa che occupava gran parte della stanza. Sulla parete destra della stanza c’era la porticina chiusa di un bagno, notai, cominciando a chiedermi perché i vampiri hanno i bagni se poi non gli servono a niente. In quel momento, però, la porta del bagno si aprì con un cigolio sinistro e ne uscì un vampiro avvolto in un accappatoio rosa e peloso, con due ciabatte in tinta ai piedi. Si fermò un attimo, stupito, quando mi vide. Poi mi sorrise e sussurrò con voce roca:

-         Ehi, ciao…

-         S-sa… salve!

Balbettai, allontanandomi il più possibile da lui.

-         Mi chiamo James, e tu? – disse, sbattendo le ciglia (pesantemente truccate).

-         Edward…

Lui mi si avvicinò ancheggiando e cominciò ad allentare il nodo del cordoncino dell’accappatoio, sussurrando.

-         Piacere, Edward, ti va se ci divertiamo un po’?

-         Ehm… - risposi, cercando disperatamente la chiave della stanza che avevo messo in tasca – veramente io… ecco… dovrei andare, sai com’è… mi aspettano e non vorrei proprio che…

James lasciò cadere l’accappatoio a terra e salì sul letto.

-         Oh, no, dai, resta!

Disse, e notai con orrore che indossava un perizoma di pizzo rosa fucsia.*

 

 

 

 

*Che probabilmente aveva trovato in un fiume, alla deriva assieme ad un push up… se avete letto QUELLO CHE NESSUNO HA MAI SAPUTO DI JACOB BLACK E DEL SUO LATO "ROSA BARBIE" saprete di cosa sto parlando XD

 

 

 

 

 

 

Eccomi qua, finalmente, con un nuovo capitolo. Lo so che sono più lenta del neurone di Ed a postare, ma avevo una verifica al giorno in queste settimane! Cmq, eccomi qua! Il capitolo l’ho spezzato a metà perché, essendo oltre che pazza anche decisamente bastarda, voglio farvi aspettare col fiato sospeso! Hahaha! No, vabbè, ho dovuto farlo xk molte di voi si erano chieste dove fosse finita bella, e dovevo parlare anche un po’ di lei, no? così ho dovuto tagliare a metà la parte di ed!

Comunque, ora che cominceranno le vacanze, credo che trasformerò la one shot su jake in una raccolta di episodi demenziali sui personaggi del libro, come mi ha chiesto SIRYA95. a questo proposito vorrei sapere su che personaggio volete che sia il prossimo episodio.

Inoltre, giuro solennemente che dai prossimi capitoli coinvolgerò di più tutti gli altri membri della famiglia Cullen (o Culo, che dir si voglia), come mi hanno chiesto Eddyrossen95 e ilaila95. dopotutto anche Ed, Jazz, Rose, Alice, Carlisle ed Esme si meritano il loro spazio in questa storia, no? ora sono un po’ impegnata nelle disavventure di Ed a Denali, ma più avanti parlerò sicuramente dei Cullen. Presto vedrete cosa combinerà la cara Alice… e anche i graffiti di Bella sul banco di Ed avranno delle conseguenze esilaranti… hehe, dovrete leggere i prossimi capitoli per sapere cosa succederà!

 

Passiamo ai ringraziamenti:

un grazie enorme ai 45 preferiti e ai 25 che seguono questa ff, un abbraccio a chi legge e un bacione a chi recensisce:

Karima: grazie x la recensione, sono contenta che la ficcy ti piaccia! Eh, povero jake, hai ragione, ma che ci vuoi fare? Mi serve etero per fregare la fidanzata a eddy! XD

martyswancullen94: nn ti preoccupare, Tanya non avrà eddy… forse ora dovresti preoccupati di James… XDXD eh, che ci possiamo fare? Dopotutto Ed è l’unico a pensare di essere brutto! Un bacio, alla prossima!

PetaloDiCiliegio: la pazza con il pick up è tornata!  Certo, ora non sai cosa succederà con James, ma bella non potevamo lasciarla da sola a Forks ad annoiarsi, ti pare? Grazie per la recensione e per i complimenti

FairyFlora: sisi, la parte dei Cullen ubriachi è stata divertentissima da scrivere, sono contenta che ti sia piaciuta xk sono davvero orgogliosa di quella parte! (che modestia raga XD) un bacio!

SIRYA95: don’t worry! Bella, nonostante i numerosi tentativi di suicidio è ancora viva! L’idea della raccolta di episodi sui personaggi mi piace molto e la metterò in pratica senz’altro! Sto solo aspettando che mi diciate su chi volete che scriva! Grazie per il suggerimento, bacioni!

Nessie93: eccomi qua, ho finalmente aggiornato! Sono contenta che la ff continui a piacerti e sei stata una di quelle che mi ha seguito fin dall’inizio, per questo ti ringrazio! Ti adorooooo

HpK00: un grazie enorme anke a te x tutti i tuoi complimenti e xk segui anke la mia altra ff su HP… che dire? Ti adoro e spero che anke questo cap ti sia piaciuto!

Patu4ever: XDXD grazie per avermi ceduto il primato XDXDXD e grazie x le recensioni… che ne pensi di questo chappy? Un bacio

Ilaila95: grazie mille x la recensione! Prometto ke d’ora in avanti jazz e em avranno più spazio nella storia e anche nella raccolta di episodi demenziali che ho intenzione di pubblicare… su chi vuoi che scriva x primo?

Lavi_Linalee: ecco qua, per te che adori le parti su Bella, la nostra debosciata preferita e tornata sul palcoscenico! Allora, che te ne pare? Questo cap è degno delle tue aspettative?

Ru88: un bacione anke a te, grazie x le recensioni! Spero ke continuerai a leggere e recensire!

Erinsama: sai, hai proprio ragione riguardi al linguaggio un po’ troppo gergale! Trovo che il cap precedente sarebbe stato più bello senza tutte quelle parolacce, ma l’ho scritto in un momento no perciò spero di essermi fatta perdonare con questo cap, che mi sembra vada molto meglio anche se ogni tanto qualche parolaccia è d’obbligo XD grazie davvero x la tua critica costruttiva!

Eddyrossen95: grazie x i complimenti! Sono davvero felice che questa fic ti faccia ridere! X quanto riguarda Alice, avrà più spazio nei prossimi capitoli e con lei anke tutti gli altri cullen! Un bacio e grazie per il consiglio, anzi, se hai episodi particolari da suggerire x alice (anke per la raccolta di one shot) sono tutt’orekki… bacio

Morgana91: grazie x i complimenti, spero ke continuerai a leggere e recensire!

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7

(Dove Emmett e Jasper scommettono su tutto e su tutti, Alice si mette a polemizzare ed i graffiti di Bella hanno delle conseguenze eclatanti)

 

-         Ahhh… - disse Emmett, stiracchiandosi – che bene che si sta senza di Edward!

-         Già… adoro il suo divano, è il più comodo di tutti!

Concordò Rosalie, distendendosi sul divano del nostro amatissimo (si fa per dire) fratello pel di carota e premurandosi di appoggiare le suole infangate delle sue scarpe sui cuscini. Jasper annuì con aria molto vaga, fissando i pezzettini bianchi e neri di plastica che aveva in mano. Si era divertito a sezionare il pianoforte a coda di Ed, il genio, ed ora non sapeva come rimetterlo a posto.

-         Ma poi, dove si è andato a cacciare quel cretino?

Si chiese Emmett ad alta voce. Tutti e tre ci girammo verso di lui ed alzammo le sopracciglia, come per dire “e a te che cavolo te ne frega di dove è andata quella testa di legno? Sta contento che non è a casa e che possiamo giocare con le sue cose!”.

Io, in verità, dov’era andato lo sapevo benissimo. Era a Denali, da Tanya. E sapevo anche quello che gli sarebbe successo nel giro di un paio d’ore: Tanya aveva appena deciso di organizzare una festa in onore di Edward, invitando tutti i suoi amichetti ninfomani, e, sempre stando alle intenzioni di Tanya, avrebbe stuprato mio fratello. Povera donna, non aveva idea di cosa l’aspettava. Sarebbe rimasta traumatizzata per il resto dei suoi giorni se l’avesse fatto davvero. E per quanto riguardava Ed… lui, bhe, lui l’avrebbe superato. Si sa che gli idioti hanno la memoria corta.

-         Però è vero… - borbottò in quel momento Rosalie – sarà anche scemo, ma non può stare due giorni per ammazzare uno stra maledetto puma!

Emmett e Jasper presero davvero in considerazione l’idea che Edward, non si sa bene come, si fosse fatto ammazzare dal puma che aveva intenzione di mangiare e cominciarono subito a decidere come spartirsi le cose del nostro fratellino rosso. In quel momento mi balenò davanti agli occhi l’immagine della stanza di Ed trasformata in una sala giochi. Non male come idea… però io avrei preferito un camerino gigante, la mia cabina armadio a tre piani, di venti metri quadrati ciascuno, stava cominciando ad essere un po’ troppo piccola per tutti i miei vestiti.

-         Scommetto cento euro che è morto!

Esclamò Jasper, finalmente lasciando perdere i resti del pianoforte che tanto non sapeva rimontare. Emmett ghignò e disse:

-         Duecento che è vivo ma che il puma lo ha messo ko, perciò si vergogna troppo e non ha il coraggio di tornare a casa e di guardarci in faccia!

Oh, no, eccoli che cominciavano. Emmett e Jasper scommettevano su tutto, ma proprio su tutto. A partire da chi tra me e Rose era più preparata sul Kamasutra, fino ad arrivare a stronzate capitali come, per esempio, il numero di cacche di piccione che c’erano sul tetto della casa.

-         Cinquecento euro che si è perso!

Continuò Jasper, alzando la posta in gioco (noi che siamo belli, ricchi e stupidi, come le star di Hollywood, possiamo permettercelo).

-         Mille che il puma l’ha stuprato!

Fece Emmett, convinto.

-         Tremila che lui ha stuprato il puma perché nessuna vampira ci sta con lui.

-         Dimentichi Tanya, fratello! Diecimila che il licantropo l’ha fatto fuori.

-         Ventimila che ho ragione io.

-         E su cosa? – chiese Emmett, grattandosi la testa con aria perplessa.

-         E che cazzo, non lo so… - sbottò Jasper, che si irrita sempre quando qualcuno gli fa delle domande, soprattutto se quel qualcuno è un prof – su tutto! E anche sulle mestruazioni!

-         Guarda che quella scommessa l’ho vinta io, ti ricordo – lo interruppe Emmett – l’ho sempre detto io che il sangue esce dal naso e non dalle orecchie! E a proposito, mi devi ancora pagare!

-         Tze, certo, come no. Vero che il sangue esce dalle orecchie, Alice?

Esclamò Jasper, polemico, ignorando la mano aperta di Emmett che pretendeva il pagamento del debito. Io alzai le spalle e risposi, spazientita. 

-         E io che ne so? Ma cosa cavolo mi andate a chiedere!

-         Scusa, ma non sei una ragazza, tu?

Mi chiese Emmett, con l’aria di un gran pensatore illuminista. Lui che l’illuminismo pensava ancora che fosse il giorno in cui si erano inventati la lampadina elettrica.

-         Sì, e allora? Ti devo ricordare che noi vampire non abbiamo le mestruazioni?

Sbottai, mentre vedevo me stessa che bruciavo una pira di brandelli di vampiro. Più precisamente, di Emmett. A volte adoravo ciò che il futuro poteva riservarmi.

-         Comunque ho ragione io – s’intromise Jasper – centomila euro.

-         Un milione che invece no. – ribatté subito Emmett.

-         Cinque milioni che invece sì.

-         Una scopata con Rosalie che no.

-         Ehi! – esclamò la bionda, saltando su dal divano.

Prima che qualcuno dei due accaniti scommettitori potesse venir squartato da Rosalie, il campanello suonò. Scendemmo tutti e quattro le scale per andare a vedere chi fosse (avevo visto un’immagine un po’ strana del futuro e di chi ci fosse fuori dalla porta, perciò mi convinsi di aver visto cazzate, come dopotutto succedeva abbastanza spesso). Mentre scendevamo, Jasper ed Emmett continuarono a scommettere cose non loro.

-         Il pianoforte di Edward che è Aro dei Volturi.

-         Ma non è tuo il pianoforte di Edward! E poi l’hai appena distrutto, cretino!

-         La Casa Bianca che tanto Edward non torna più a casa.

-         Si, perché la Casa Bianca invece è tua, Jazz. La moglie di Obama che Ed torna e s’incazza.

-         La Torre Eiffel che se s’incazza, s’incazza con te ce gli hai sporcato l’auto!

-         Il guardaroba di Alice che…

Cominciò Emmett, ma lo interruppi, furente.

-         Un miliardo che il primo di voi due che si azzarda a toccare il mio guardaroba finisce molto, ma molto male!

Aprii la porta, ancora fumante di rabbia, e rimasi impalata lì, con la bocca spalancata in stile pesce lesso ed Emmett che mi spingeva da dietro per sbirciare.

-         Ehm… - dissi, dubbiosa – ciao, ti sei perso?

Il ragazzo (se così poteva essere definito) scosse la testa e chiese:

-         Il Dottor Cullen è in casa?

Oddio. Sapevo che Carlisle faceva le corna a Esme, di tanto in tanto, circa una o due volte all’anno (e aveva trecentocinquant’anni… fate un po’ il conto XD), ma credevo che si limitasse a farlo con le donne. Cioè, non è che ce l’ho con gli omosessuali, però…

Rimasi a fissare il ragazzo, impietrita, senza riuscire a sillabare una risposta coerente. Era molto alto e muscoloso, con i capelli biondi e lunghi fino alle spalle e gli occhi scuri pesantemente truccati. Aveva parecchi piercing sparsi un po’ dappertutto in giro per la faccia, ed un foulard viola drappeggiato attorno al collo. Per non parlare della minigonna e delle autoreggenti, completate da un corpetto rosa pallido. Noi vampiri non vomitiamo, ma giuro che sentii il sangue di cervo tornarmi su a quella vista. Avrebbero dovuto censurarlo, che ne so, mettere un cartello con su scritto “visione vietata ai non omosessuali”, o dirmi che la mia visione non era stata un’allucinazione dovuta al troppo sangue bevuto…

Emmett, accanto a me, strabuzzò gli occhi ed emise un lungo fischio, prima di scoppiare a ridere dando di gomito a Jazz, poi tutti e due si allontanarono scommettendo il Lussemburgo, la Gioconda e le mutande di Rihanna sui gusti sessuali del nuovo arrivato e sul motivo della sua presenza.

Quando mi fui ripresa abbastanza da farlo entrare, Carlisle scese dalle scale con la snervante lentezza che ostentavamo davanti agli umani, fissandoci senza capire.

-         Alice… - disse, spalancando la bocca e lasciando cadere la canna sulla moquette – tu e lui…

-         No, Carlisle. Tu e lui, casomai – lo accusai, puntandogli il dito contro – dice che vuole vedere te.

Carlisle sussultò e si avvicinò, squadrando il ragazzo con diffidenza e soffermandosi sulle autoreggenti con una faccia indescrivibile.

-         È lei il Dottor Cullen?

Chiese il ragazzo,  girandosi subito dopo per ripassarsi il gloss sulle labbra, credendo forse che non ce ne accorgessimo. Carlisle annuì, poi chiese:

-         Ehm… tu saresti?

-         Adam, signore, ma i miei amici più stretti mi conoscono come “bomba69”… non so se mi spiego…

E fece una faccia molto allusiva e molto poco casta. Carlisle si accese una canna e cominciò ad inspirare ed espirare fumo come una locomotiva, con la faccia di un vampiro che, se potesse, sarebbe già svenuto. Ma i vampiri non svengono, anche se a Jazz piacerebbe (CAPIRETE PERCHE’ NELLA PROSSIMA ONE SHOT…).  Vedendo che Carlisle era ancora troppo shoccato per emettere un qualsiasi suono, Adam continuò a parlare.

-         Sono venuto qui, signore – e si appoggiò allo stipite della porta inarcando la schiena, forse credendo di essere sexy – perché ho trovato un annuncio di suo figlio Edward riguardo ad una serata hot tra ragazzi…

-         C-c-co-cosa???

Strillò Carlisle. Oddio… Edward era gay? Ok, era strano forte. Ok, era un rompipalle. Ok, gli piaceva la musica classica… però… oddio, ecco perché non ci stava con Tanya… ecco perché voleva sempre giocare con me e Rose invece che con Jazz ed Em!

-         Ma sì, dai – disse in quel momento Adam, vedendo che Carlisle non capiva – quell’annuncio dove Ed diceva che chiunque fosse interessato ad una serata per soli ragazzi doveva rivolgersi ai suoi genitori, che se l’avessero considerato idoneo gli avrebbero dato il numero di Edward, no?

-         C-come? Che… che ha detto ad Ed? Santa Maria – possa sempre essere fumata!*

-         Oh, sì, anche a me piace molto l’erba. Ma allora… sono abbastanza gay per suo figlio?

Chiese Adam, speranzoso. Carlisle cominciò a spingerlo fuori di casa, dicendo.

-         Oh, si, sei anche troppo gay, ed ora vattene che io ed Edward dobbiamo farci una bella chiacchierata!

Adam protestò ancora, dicendo di non aver ancora fatto il balletto sexy che era il suo pezzo forte. A quell’affermazione, Carlisle lo prese di peso e lo buttò dentro alla sua macchina, spingendola giù per la strada con un calcio al paraurti. Poi si voltò, furente, e sbraitò.

-         Alice, dov’è quel disgraziato?

Ecco, sapevo che sarebbe successo. Solo che io avevo promesso ad Edward di non dire a nessuno dov’era. Ufficialmente lui era a caccia del licantropo. Intendiamoci, non è che volessi coprire le spalle al mio “adorato” fratellino per evitargli una punizione. Anzi, se fosse stato punito sarei stata più che felice di avere la play tutta per me (Em e Jazz stavano ancora scontando una punizione cominciata qualche anno prima, mentre Rose preferiva il game boy). Il problema era che io avevo fatto fuori un umano, lanciandolo fuori da una Lamborghini rosa barbie. E se avessi spiattellato tutto a Carlisle, Ed non si sarebbe di certo tenuto per sé il mio piccolo omicidio. E allora addio play station.

-         Alice! – urlò Carlisle, visto che non gli avevo ancora risposto – dov’è quel disgraziato?

-         Chi?

Chiesi stupidamente, cercando di prendere tempo. Carlisle si accese la quindicesima canna nel giro di cinque minuti e gridò:

-         Quanti disgraziati conosci, scusa?

-         Tanti, papy, fidati.

Risposi, pensando a Jazz ed Em. Ah, e ai Queilute ovviamente. Carlisle diede un lungo tiro al suo spinello, cercando con scarsi risultati di calmarsi, poi disse.

-         Alice, dov'è Edward?

-         E io che ne so?

Mentii, incrociando le braccia con una smorfia.

-         Ma se sai con un mese d'anticipo nome, cognome ed indirizzo di tutte quelle con cui faccio le corna ad Esme!

Esclamò lui, arrabbiato. L’ho già detto, no, che non è proprio un maritino fedele? Sbuffai e borbottai.

-         Non è la stessa cosa.

-         Ci ero arrivato... ma non puoi leggere il futuro di Edward?

-         Mmm... no, a dire il vero no.

Risposi, guardando il soffitto, il pavimento, le nuvole, il sedere di Jazz, insomma, tutto pur di non guardarlo negli occhi. Carlisle, esterrefatto, esclamò:

-         Come no?

-         L'Occhio Interiore non agisce a comando...

Spiegai, colta da un’improvvisa ispirazione.

-         Questa l'hai presa da Harry Potter...

Commentò Carlisle, freddo. Accidenti, se n’era accorto…

-         Sì, e allora?

-         

Carlisle sospirò, poi mi posò la mano con cui non teneva la canna sulla spalle e mi guardò dritta negli occhi. Accidenti, ma guarda in che casini dovevo ficcarmi per colpa di Edward. Se non si faceva ammazzare da qualche vampira pervertita, l’avrei fatto io, e con molto piacere.

-         Alice, - disse il credente Marijuano* - devi leggere nel futuro di Edward! Devo assolutamente scoprire dove si è cacciato! Potrebbe essere stato assalito da una banda di cocainomani!

-         E allora? – chiesi, inarcando un sopracciglio.

-         E poi, comunque, devo incazzarmi con lui…

Aggiunse Carlisle, dopo una breve pausa. Ecco, infatti, come se gliene fregasse qualcosa del fatto che Ed venisse fatto fuori da dei cocainomani. Finché non si metteva a sniffare la coca era tutto a posto*.

-         Ah, ecco… - brontolai – e comunque mi dispiace, non posso aiutarti.

Carlisle, spazientito, buttò il mozzicone di canna a terra e si mise le mani nei capelli, gridando:

-         Alice, per favore, perché non collabori? Vuoi dirmi cosa vedi?

-         D'accordo. Vedo Edward nella sua stanza, ok?

Risposi, spazientita.

-         Come nella sua stanza?

Esclamò Carlisle, a metà fra l’arrabbiato ed il confuso. Poveretto, gli stava venendo una crisi di nervi. Scossi la testa ed alzai gli occhi al cielo poi, con una voce da maestrina dell’asilo spazientita, dissi:

-         Fra una settimana Edward sarà nella sua stanza, volevi il futuro, no? Eccolo qua.

-         Alice, io voglio sapere dove si trova Edward ADESSO.

-         E cosa ne so io? – esclamai - Io leggo il futuro, non il presente.

-         E non puoi vedere un futuro un po' più prossimo?

Mi chiese Carlisle, speranzoso.

-         Non esiste il futuro prossimo, c'è il PASSATO prossimo, e poi ci sono il futuro semplice ed il futuro anteriore.

Spiegai, con aria da saputella. Carlisle inclinò la testa e mi guardò, con l’aria di chi non ha capito un tubo.

-         Eh? – disse.

-         Bho, non lo so, - risposi, scrollando le spalle - lo aveva scritto una mia compagna di classe nella verifica di grammatica...

Carlisle rimase un po’ in silenzio, poi, una volta deciso che del futuro anteriore non gliene importava una mazza, disse:

-         Bene, qualunque cosa sia questo futuro posteriore, vorresti per favore dirmi il futuro di Edward?

-         Quale futuro? – chiesi, facendo la finta tonta (cioè fingendomi ancora più scema di quanto già non fossi) - Te l'ho già detto che ci sono due tipi di futuri!

-         Il... che ne so, il futuro semplice, ok?

Sbottò Carlisle, pericolosamente vicino ad una crisi epilettica.

-         Edward il prossimo venerdì sarà nella sua stanza. – cantilenai, annoiata.

-         E questo che cazz...?

-         Semplice e conciso, lo volevi tu il futuro SEMPLICE, no?

Dissi, guardandolo storto. Lui ammutolì, poi mi chiese:

-         E il futuro posteriore?

Sorrisi, poi, con una faccina innocente, proferii:

-         Anche sabato Edward starà a casa.

-         E questo cosa sarebbe? – esplose Carlisle, sempre più vicino alla crisi totale.

-         Il futuro posteriore, - spiegai, tranquilla - cioè cha sta dopo. E dopo il venerdì c'è il sabato.

-         Alice, ma mi stai prendendo per il culo? – tuonò Carlisle.

-         No, ti sto prendendo per il POSTERIORE.

Crisi epilettica. Ok, meglio defilarsi, non credevo che in quel caso gli ideali no violence di Carlisle gli avrebbero impedito di ammazzarmi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

* per chi si fosse chiesto cosa sia un credente Marijuano o perché Carlisle ce l’abbia a morte con i cocainomani, suggerisco di dare un’occhiata al secondo capitolo della mia raccolta “TUTTO QUELLO CHE LA MEYER NON DISSE... E CHE ADESSO DICO IO!!! XD” che sarebbe la one shot su Jacob trasformata in raccolta… il titolo fa un po’ pena… suggerimenti? Comunque, vi dicevo, se v’interessa scoprire il passato di Carlisle (quello vero, non quello romanzato della Meyer XD) date un occhiata al secondo capitolo (I MARIA’S FRIENDS OVVERO COME CARLISLE CULLEN DIVENTO' UN VAMPIRO) della raccolta, e magari lasciatemi anke una recensione, no? :D a chi fosse interessato, il prossimo a finire sotto i riflettori sarà jazz.

 

questo chappy è un po’ particolare, perché, come avrete notato, nn si parla né di Bella ne di Ed, ma è tutto raccontato da Alice. l’ho fatto principalmente xk in molti mi avevano chiesto di coinvolgere più i Cullen, soprattutto di mettere dei dialoghi tra ed, em e jazz e di includere anke il punto di vista di Alice. spero che il cap vi sia piaciuto e che non ve la siate presa troppo perché non vi ho ancora detto cosa succede tra ed e James… volevo farlo, giuro, ma poi mi sono lasciata prendere la mano con i Cullen ed è venuto un chappy lunghissimo! Nel prossimo cap però scoprirete cosa succede cn Ed e poi, finalmente, lui e bella si parleranno a biologia… ma non so se riesco a mettere questa parte nel prossimo capitolo… vedremo…

ma ora passiamo ai ringraziamenti:

Grazissimo ai 52 preferiti!!!

Grazie a ki legge, e ai 26 che seguono questa ff

Un grazie enorme a ki recensisce:

SIRYA95 grazie x i complimenti, spero ke la raccolta ti piaccia, il prossimo è jazz! XD

Hale1843 il prossimo cap della raccolta, per la tua gioia, sarà su jazz! Cmq la casa della festa era la casa di tanya, tranqui! XD bella è pazza, lo so, ma almeno nn è csì scema cm nel libro, o no? certo, le tendenze masochiste (leggeeeereeee XD) restano

Hermione 93 ecco qua, hai visto le conseguenze dei graffiti? X ed e James c’è ancora tempo… XDXDXD lo scoprirai presto cosa succederà! Grazie mille x la recensione!

RiceGrain andato bn l’esame? Spero di sì! Mi disp ke nn ti ho fatto stu… kiedo umilmente xdono! XD

HpK00 ciaoooo! Finita la scuola, finalmente, eh? E io ke pensavo di essermi liberata di Cesare, almeno x quest’estate, e invece no! ovviamente dobbiamo leggere un libro su di lui pe le vacanze -.- spero ke a te sia andata meglio e grazie x le recensioni! Baci!

FairyFlora mamma mia, io detesto media shopping! Diciamo ke i problemi che ho a postare sn poprio problemi ke devo stu e nn ho tempo, come vedi, se voglio, riesco a scrivere un cap in pochi giorni! Grazie x la recensione!

Nessie93 eheh, nel prossimo cap capirai xk James ce l’ha con ed e vuole ammazzare bella! XDXD sisi, l’idea ke s’incontrino prima mi piaceva proprio XD

Patu4ever la parte di James col perizoma di jake? Mah… x ora nn mi viene in mente nnt di buffo, ma il mio cervelletto bacato probabilmente si farà venire qualche idea… XD

Wonwow eh, si, anche bella, alla fine, nn è così scema cm sembra, mentre eddy… che disastro, poveretto! Grz x la recensione!

Cullengirl gz x la recensione! E, si, edduccio x ora ha il neurone decisamente anestetizzato, mentre bella, sfottuta csì tanto dalla meyer ke la fa passare x la persona più ingenua della terra (sesso senza preservativi, mostri ke le saltano addosso ogni due passi…), si prende la sua rivincita

Rima_Brandon grz x la recensione! E, questo ed è mlt particolare! Ti assicuro ke butto nn è, anzi, è bellissimo (a parte i capelli – by Bella XD) ma lui si fa tante pare… è fatto csì poveraccio!

Karima l’idea su jazz me la sn fatta venire, su rose ancora no, ma la ragazza si presta bene ad una ff demenziale! XD mi farò venire in mente qualcosa

Ru88 ora nn sn più così in ritardo, no? spero ke questo cap ti piaccia, grz mille!

Lavi_Linalee ehhh,si, proprio quel James, cara mia! XD nn vorrei spoilerare, ma quando jake scoprirà ke James gli ha rubato il perizoma ed il reggiseno (e, si, ogni tanto gli istinti gay tornano) credi davvero ke in new moon salverà bella da Laurent xk crede ke il mondo senza di lei sarebbe peggiore? Io no hihi…

 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


CAPITOLO 8

(Dove Ed si fidanza, Bella si dedica alla pirateria ed Alice è troppo impegnata a mettersi lo smalto per cagare Edward, che non demorde nel sano proposito d’incazzarsi con lei)

James mi si avvicinò pericolosamente, sbattendo le ciglia in quello che doveva ritenere un atteggiamento provocante. Mi allontanai, tirandomi addosso le coperte per proteggermi dal suo tentativo di stupro. Sfortunatamente, lui interpretò il mio gesto in tutt’altro modo e mi sorrise:

-         Hai ragione, anche io credo che farlo sotto alle coperte sia più romantico.

-         C-c-cosa?

Balbettai, cercando inutilmente di scappare. James s’infilò sotto alle lenzuola rosa e mi afferrò per il colletto della camicia, tirandomi verso di sé. Mi divincolai, ma James era forte (constatazione idiota: ceto che era forte, era un vampiro!) e la camicia che indossavo si strappò, lasciandomi a torso nudo.

-         Ehi… ma che bei pettorali che hai!

Disse James, posandomi una mano sul petto ed avvicinandosi ancora di più.

-         S-senti James… - balbettai, terrorizzato, mentre cercavo inutilmente di allontanarmi da lui – io… io credo che prima di fare certe cose… bisognerebbe… bisognerebbe pensarci un po’, no? Voglio dire… credo che… che due persone dovrebbero prima conoscesi un po’ meglio…

Lui esitò e si allontanò un po’ da me, squadrandomi con una strana scintilla di curiosità negli occhi rossi. Rimase in silenzio per alcuni secondi, assorto nelle sue riflessioni da omosessuale depravato. Mmm… ha ragione… dovremmo conoscerci meglio… che ragazzo romantico, però, è così dolce… magari è un po’ all’antica, ma vabbè… potremmo fare il gioco di verità o penitenza, così ci conosceremmo meglio… o magari voleva solo farsi un po’ desiderare… mmm, sì, com’è intrigante questo Edward… mi piace proprio… magari potremmo parlarci delle nostre vite mentre lo facciamo… dopo tutto anche quello è un modo per “conoscersi meglio”… e poi che fortuna, un così bel ragazzo, così dolce e romantico, che condivide i miei gusti in materia di sesso! Che colpo di fortuna!

Ehi, aspetta un secondo! Io condividevo cosa? Ma che idee si era fatto?

-         Hai ragione, zuccherino – pigolò alla fine il vampiro omosessuale, carezzandomi la guancia – dobbiamo prenderci più tempo, dopotutto abbiamo tutta l’eternità davanti… perché affrettare le cose?

-         S-si, si, infatti! Ecco, andiamoci piano!

Esclamai, tirando uno schiaffo alla sua mano che stava cercando d’infilasi dentro ai mie pantaloni. Lui la ritrasse, contrariato, e sospirò.

-         Dolcezza, ma sei uno di quelli che vogliono arrivare vergine al matrimonio?

Annuii con vigore, senza neanche sapere cosa cavolo stavo dicendo.

-         Bhe… - disse James, un po’ deluso – allora vorrà dire che aspetterò…

Sì, sì aspetta e spera” pensai… ma lo stronzo mi ficcò un anello al dito a tradimento.

-         Ecco qua, adesso siamo ufficialmente fidanzati! – esclamò, con un gridolino di gioia – dio, essere fidanzati è così eccitante, vero? Bhe, dai, non c’è tempo da perdere, dobbiamo organizzare il nostro matrimonio, zuccherino!

-         C-c-co-cosa?

Gridai, saltando giù dal letto e tentando di abbattere la porta (fatta di diamante, perché Tanya stuprava spesso dei vampiri e doveva assicurarsi che non scappassero).

-         No, senti, James, credo che ci siamo capiti male… io… insomma, non… non credo di essere pronto per fare un… un passo così importante, ecco…

-         E dai, zuccherino zuccheroso orsacchiotto! Non fare così! – disse James, ributtandomi sul letto – anche io sono eccitato, sai? Però non bisogna mica farsi prendere dal nervosismo!

Non trovando la chiave e non riuscendo a sfondare la porta, optai per sfondare il vetro antimissile della finestra e saltare giù, ma James mi seguì, continuando a chiedermi cose cretine come il colore dei tovaglioli per il ricevimento dopo il matrimonio.

-         Sì, sai, a me piacerebbe ocra, ma anche color sabbia non è male…

Annuii e cercai disperatamente una via di fuga, ah, tra parentesi, ma l’ocra ed il color sabbia non sono la stessa cosa?

-         Però nemmeno il lilla e il rosa pallido mi dispiacciono, e quel color pesca poi, lo trovo assolutamente delizioso… - James continuava a blaterare – allora, Edward, che ne dici?

Fui salvato dalla squillo del cellulare (possa essere benedetto!) e rivolsi a James un sorrisino di scuse, prima di rispondere senza nemmeno leggere il numero sul display.

-         Edwaaaaaaaaaaaaaard!!!!

Feci un balzo e per poco non mollai il cellulare. Oddio, era Carlisle… non solo, era Carlisle incazzato nero. Adesso magari voi riderete, ma dovete sapere che: punto primo, Carlisle non si arrabbia quasi mai, punto secondo, quando si arrabbia tutti i suoi ideali non violence vanno a farsi benedire e, punto terzo, ha la memoria lunga, come dimostrano le sue punizioni lunghe un paio di decenni.

-         Ehm… ciao, papy, come va?

Decisi di provare a fare il figlioletto santarellino, ma dubitavo che mi avrebbe creduto, dopo ottant’anni che lo minacciavo di raccontare ad Esme delle sue fantasie su altre donne.

-         Come va? Come va??? Secondo te come deve andare, con mio figlio che mette annunci gay in giro per la scuola e poi va in Alaska a fare festini con dei cocainomani???

-         Ehi, calma, pa’! – esclamai, contento che tra Forks e Denali ci fossero migliaia di kilometri – ma di che annunci gay stai parlando, scusa? Io non ne so proprio niente… prova a chiedere a Jasper!

-         Prova a chiedere a Jasper un bel tubo! Me lo spieghi come mai è venuto a casa nostra un ragazzo super arrapato, vestito da donna, a chiedermi il tuo numero di cellulare???

-         E… che ti devo dire… la bellezza ha un prezzo…

Feci io, con aria da gran puttaniere. Ok, io non sono bello… ve l’ho mai detto che sono convinto di essere un cesso?

NOI TUTTE IN CORO “GIUSTO UN MIGLIAIO DI VOLTE, ED!”

Ah, ok. Comunque, dicevo. I vampiri non possono farsi interventi di chirurgia plastica, purtroppo, perciò sono condannato a restare brutto… per l’eternità. È così deprimente… ma ci pensò Carlisle a deprimermi ancora di più. “Caaaro paparino… aspetta solo che torno e poi vedrai cosa ti metto nello spinello al posto dell’erba…”

-         Smettila di dire stronzate, Edward! E comunque, sei nei guai fino al collo, signorino! Alice mi ha detto tutto sai?

-         Cosa? Quella str.. cioè, cosa ti ha detto, scusa? Io non so niente! Ho seguito il licantropo fino in Alaska e…

Cominciai, inventandomi bugie con una certa scioltezza. Cent’anni di pratica si sentono, in queste occasioni. Ma Carlisle non è poi così fesso. Fatto sì, considerato che con tutta l’erba che fuma riuscirebbe ad ammazzare persino un cavallo. Ma fesso proprio no. Mai sottovalutare i credenti Marijuani, fidatevi.

-         Edward Cullen, porta subito quelle tue bianche chiappe da vampiro gay a casa, sono  stato chiaro? – sbottò Carlisle.

-         Ok, ok, papy, non è il caso di scaldarsi, e comunque non sono gay! – protestai, ignorando James che stava mimando cose molto sconce facendomi cenni verso la camera da letto - E non ho fatto niente di male!

-         Questo lo decido io, - disse lui, con una voce che non sapeva molto da pacifista - e ora muoviti, non posso aspettarti per tutta l’eternità!

-         Bhe, tecnicamente potresti…

-         Edward, a casa, o la tua Play Station farà una brutta fine!

Eh no, cazzo! La Play no, non me la toccate o giuro che divento violento! Porca miseria, ma dico! Occorre abbassarsi a fare questi schifosissimi ricatti solo per convincermi a tornare a casa, quando è da un secolo che continua a dire che non vede l’ora di liberarsi di me?

Chiusi il telefono e mi fiondai in macchina, promettendo a James che sarei tornato e dicendogli di organizzare il matrimonio. Lui mi salutò con un fazzolettino alla mano e si richiuse la zip dei pantaloni, un po’ deluso.

 

 

MA MENTRE IL NOSTRO AMATO ED SFRECCIA PER LE STRADE ALASKESI SULLA SUA VOLVO METALLIZZATA, PIANIFICANDO LA RISCHIOSA OPERA DI SALVATAGGIO DELLA PLAY STATION, VOLETE SAPERE COSA COMBINA LA NOSTRA BELLA? PERCHE’ E’ DA UN BEL PO’ CHE NON LA CAGHIAMO MINIMAMENTE, E NON MI SEMBRA AFFATTO GIUSTO NEI SUOI CONFRONTI.

 

 

Sbadigliai e misi in moto il Pick-Up, pensando distrattamente a cosa avrei potuto fare quel giorno per rischiare la vita. Avevo appurato che il Pick-Up andava benissimo come carro armato, ma non era adatto a schiantarsi da qualche parte. O forse, tutto sommato, era l’albero che era troppo morbido.

Comunque, schiantarsi di nuovo non sarebbe stato originale. Ed io, al contrario di una certa Stephenie Meyer, un minimo di fantasia ce l’ho. Per cui non è che ogni volta che cerco guai incontro casualmente i Volturi, o un Licantropo, o dei Vampiri. Tutti rigorosamente assetati del mio sangue, in senso metaforico e non. Ma io all’epoca non sapevo neanche che tutti questi scervellati esistessero, per ciò basta spoilerare allegramente e torniamo a me, in quel piovoso giorno di quella piovosa cittadina di quella piovosa regione del piovoso stato del Washington. Ho già detto che era piovoso?

Effettivamente Forks segue la regola dei tre “oso”: piovoso, palloso e merdoso.

Ma quello, a dire il vero, era un bel giorno, perché Edward Culo non faceva vedere i suoi brutti capelli in giro da più di quattro giorni. Conseguenza diretta di tutto ciò, io ero contenta. Conseguenza diretta del fatto che ero contenta, avevo voglia di farmi male per essere ancora più contenta. Conseguenza diretta di quello che ho appena detto, tamponai una macchina con dentro quattro butti ceffi. Conseguenza diretta, mi riempirono di botte. Conseguenza diretta, ero ancora più contenta di prima. Conseguenza diretta, avevo voglia di farmi ancora più male. Conseguenza diretta, questa volta disintegrai una Ferrari. Conseguenza diretta, mi beccai tante di quelle legnate, ma tante, che sto ancora piangendo dalla gioia.

Vedete, la vita è tutto un susseguirsi di Causa-Effetto. Di azioni e di conseguenze. Altro che teoria della relatività di Einstein. Tutta presa dal mio circolo vizioso di Causa-Effetto (felicità, tamponamento, legnate, felicità, tamponamento ecc…), dopo la Ferrari puntai a una Limousine con piscina che non si sa bene cosa cavolo ci facesse in un buco come Forks, forse stavano qui per riempire la piscina. Comunque, distrutta la Lamborghini (che prima era una Limousine ma, causa la mia colossale ignoranza in materia di macchine, si è misteriosamente trasformata in una Lamborghini), mi picchiarono così tanto che svenni (gioia infinita, indescrivibile, incommensurabile)  e quando mi risvegliai scoprii che avevano chiamato la polizia denunciandomi come pirata della strada.

L’ispettore capo Swan (nonché mio adorato padre) arrivò sgommando a bordo della sua modernissima macchina della polizia, donatagli in eredità da suo nonno, e, dopo aver frenato con un meraviglioso testacoda, saltò giù tutto rosso e si mise a gridare.

-         Chi è quel coglione, figlio di puttana, brutto bastardo che va in giro a tamponare gente, eh? Si può sapere chi è quel disgraziato? Brutto idiota di un pirata della strada, ma quel coglione di tuo padre non ti ha insegnato a…

Poi mi vide, e smise di dire quello che “quel coglione di mio padre” avrebbe dovuto insegnarmi. Povero, doveva essere uno shock, per lui, scoprire che sua figlia passava il tempo a fare la pirata della strada.

Così Charlie, tutto incazzato, mi riportò a casa dove potei solo dedicarmi alla pirateria su Internet, piratando film Horror da cui prendere spunto per i prossimi tentativi di suicidio.

E MENTRE BELLA SI GUARDA BEATAMENTE FILM DI VAMPIRI, IL NOSTRO VAMPIRO PREFERITO E’ ARRIVATO A CASA VIVO E VEGETO, E NE E’ USCITO DECISAMENTE MENO VIVO, DOPO LA SFURIATA DI CARLISLE. CHIARITO TUTTO, E CIOE’ CHE LA PLAY STATION PUO’ ANCHE SOGNARSELA, ED DECIDE DI INCAZZARSI CON ALICE (CON CUI SI ERA PRECEDENTEMENTE INCAZZATO CARLISLE) PER SFOGARE LA SUA FRUSTRAZIONE.

-         Alice!

Esclamai, reclamando l’attenzione di mia sorella che si stava tranquillamente limando le unghie.

-         Che vuoi piattola?

La gioia di avere dei fratelli che ti amano.

-         ai spiattellato tutto a papà!

-         Cosa? – mi chiese lei, ingenuamente.

-         Mi hai sputtanato con Carlisle! – esclamai, gesticolando con furia e beccandola in testa con una manata (per sbaglio, davvero, ma non mi dispiace di averlo fatto).

-         Oh, bhe, solo un pochino. – rispose lei, continuando a mettersi lo smalto rosso con estrema nonchalance – ma a cosa ti riferisci precisamente?

-         Hai detto a papà che sono andato da Tanya invece di andare dal licantropo che non esiste!

Esclamai, sempre più incazzato.

-         Ah, si.

Mi disse lei, tranquilla come se stessimo parlando delle previsioni del tempo. E poi che cazzate sparo, noi non le guardiamo mai le previsioni del tempo, ce le fa sempre lei. anche se poi sbaglia e ci fa quelle del Messico invece di quelle di Forks. Non che ci voglia molto per fare le previsioni del tempo di Forks, comunque; guardate, so farlo anch’io: domani, pioggia. Dopodomani, pioggia. Fra tre giorni, pioggia.

Comunque, di colpo mi ricordai di essere incazzato con Alice, quindi abbandonai la mia faccia da idiota (che è la faccia che ho di solito) e strillai.

-         Allora è vero, gliel’hai detto?

-         Sì, e allora?

-         Come sarebbe e allora? Avevi promesso di non dirglielo.

Alice si mise a canticchiare, continuando allegramente a spennellarsi le unghie di smalto rosso, in stile Crudelia Demon.

-         Alice, mi caghi?

-         Mmm… si, scusa, che dicevamo?

-         Come che dicevamo! Alice!

-         Eh? – disse lei, esasperata.

-         Avevi promesso di non dirglielo!

Esclamai, furibondo. Brutta schifosissima schifosa!

-         Oh, ma sentilo! – sbottò lei – e comunque non volevo dirglielo! Ma poi è venuta una tizia strana… aveva un nome da sclerata totale, tipo l’Ape Maya…

-         Che c’entra l’Ape Maya! – esclamai, risentito – e poi non offenderla, è una grande! A proposito, cosa è successo nelle ultime puntate, che me le sono perse?

Alice, dimostrando come sempre di cagarmi tantissimo, continuò a parlarmi della tizia con il nome da sclerata.

-         Ah, adesso mi ricordo, era Meyer! – disse, con l’aria di Mosè che ha appena ricevuto le tavole della legge dall’Arcangelo Gabriele in persona (Dio era alla toilette) – comunque, questa matta è venuta a casa nostra un paio di giorni fa e mi ha detto che dovevo dire a papà che il licantropo era una balla e che volevi uccidere Bella Swan, così ti avrebbe messo in punizione e tu non l’avresti uccisa.

-         Eh?

Aspetta, mi sono perso un pezzo. Tutti questi causa-effetto non fanno per me, li lascio volentieri alle masochiste sclerate di cui sopra.

-         E che cappero! – esclamò Alice – ti pare che io abbia capito qualcosa? era un ragionamento complicato, non ci ho capito una banana. Comunque, il succo della faccenda è che la Swan gli serve viva.

-         E perché?

Chi potrebbe mai avere interesse nella vita di quell’irritante esseruncolo con istinti masochisti e suicidi?

-         Ma non lo so – disse Alice, seccata, e cominciò a sventolare le mani per far prender aria allo smalto – non l’ascoltavo bene, mi stavo facendo la pedicure. Stava blaterando cose senza senso su una certa Kristen Stewart e su Robbie, o Richard, o forse era Reynold Pattinson… diceva che Kristen non vuole sporcarsi la maglietta di ketcup, indi per cui il regista non può far morire Bella, anche se dice che gli piacerebbe tanto…

-         …?

Ma sono io stupido o questa storia non ha proprio senso? No perché non ci sto capendo una minchia. Alice, vedendo la mia faccia confusa, perse la pazienza (anche se non credo che si possa perdere qualcosa che non si ha mai avuto, ma metaforicamente parlando… dio, che cazzo ho detto? non lo so, sto parlando metaforicamente? Non so nemmeno che vuol dire, ma ci stava bene).

-         Aria, sciò, devo farmi asciugare lo smalto!

-         Ma che vuol dire sta roba! – urlai, pestando i piedi a terra – scusami tanto, sai, ma passa la prima imbecille che trovi e tu fai quello che ti dice?

-         Si, perché?

Mi disse lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo, soffiandosi sulle unghie.

-         Ma i vampiri non erano intelligenti?

Alice tirò fuori il ventaglio e cominciò a sventolarselo sulle unghie.

-         Edward, sei un vampiro da 90 anni e ancora non hai realizzato appieno di essere stupido come l’ultimo neurone che ti rimane?

-         Sono due, per la cronaca – risposi, offeso – e si chiamano Fido e Rex. E comunque io sono un caso a parte, voi altri dovreste avere un minimo di cervello…

Alice prese il ventilatore e lo accese, sventolandovi davanti le unghie. Poi disse.

-         Avanti, ma se nella nostra famiglia non c’è nessuno che sa contare fino a 100!

-         Jasper si.

-         Solo perché crede che il 100 venga subito dopo il 4!

 

ECCOMI. MI SCUSO PER L’ENORME RITARDO. MA ERO IN VACANZA, E POI NON AVEVO TEMPO BARRA VOGLIA DI FARE UN CAVOLO DI NIENTE, ERO SEMPRE IN GIRO. COMUNQUE, FINALMENTE, ECCOMI QUI. NON HO IL TEMPO DI RINGRAZIARVI SINGOLARMENTE, MA OGNI SINGOLA RECENSIONE MI HA FATTO TANTISSIMO PIACERE PERCUI, ANCHE SE SONO LENTA COME LA QUARESIMA AD AGGIORNARE, CONTINUATE A RECENSIRE, PLEASE. LA ONE SHOT SU JAZZ E’ IN FASE DI SCRITTURA, SPERIAMO DI POSTARLA PRESTO.

 

BACI MARGHE

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Mi scuso per la lunghissima assenza, causa scuola e allenamenti di judo, e per farmi perdonare ecco qua un capitolo dove c'è un tete à tete (nn ho voglia di scoprire dove cavolo sta la e con l'accento circonflesso) tra Bella ed Edward! Finalmente insieme, che romantici!

CAPITOLO 9

Il lunedì mattina, i ragazzi che incontravo nel parcheggio della scuola mi salutavano. Io non avevo idea di chi fossero, perciò mi limitavo a fare ciao ciao con la manina chiamandoli con i primi nomi che mi venivano in mente.
- Ehi, Bella!
Mi salutò qualcuno, scendendo da una panda risalente alla prima metà del XIX secolo, anche se allora le macchine non esistevano, ma son tutti dettagli. Non lo guardai neanche, ma sorrisi ed esclamai.
- Ciao Mary!
- Ehm… veramente io mi chiamerei Jack… e sarei anche un maschio.
Ma io ero già andata avanti a salutare con calore qualche altro perfetto sconosciuto.
- Ciao Adelaide carissima!
La ragazza che stavo abbracciando mi guardò male e se la diede a gambe, così andai a salutare qualcun altro.
- Ciao, Bella!
- Ehilà, Swan!
- Ciao Boby!
- Buongiorno Puzzy!
- ???
Il ragazzo che avevo appena chiamato Puzzy mi guardò come se credesse che fossi scema. Tze, scema io! E cosa sono quelle facce, eh, si può sapere? In confronto alla media dell’intelligenza dei personaggi di questa fanfiction sono un genio, io. Comunque, bando alle ciance, proseguiamo con la storia.
Dopo aver abbracciato uno spazzino che non c’entrava niente ma passava di là, un tizio che si rivelò essere il preside e minacciò di espellermi (- Oh, sì, la prego, mi espella! Così papà mi ammazzerà! – dissi, tutta contenta) e un canguro che era fuggito a nuoto dall’Australia (forse dovrei smetterla con gli LSD…), arrivai da un tizio grosso come un armadio che, presa dall’entusiasmo, salutai:
- Ciao Barbie!
- Vuoi botte, eh? Vuoi botte?!?!? – sbraitò lui.
- Oh, sììì, ti prego!!!
Esclamai io, battendo le mani con entusiasmo. Un po’ perplesso, lui si girò e se ne andò, mentre io gli urlavo dietro “E le mie botte? Che fine hanno fatto?”. Così, una volta appurato che salutare la gente con nomi a casaccio li faceva irritare, ma non abbastanza perché mi picchiassero, decisi di cambiare tattica. Stavo giusto pensando a quale nuova tattica adottare, che Mike Newton mi si avvicinò con il suo solito sorriso da pedofilo (anche se io avevo un mese più di lui… dettagli) e mi chiesi se, facendogli notare che sembrava che avesse un porcospino in testa, sarei riuscita a farmi picchiare. Decisi di farlo all’ora dopo, perché durante la lezione d’inglese mi serviva tenermelo amico, per copiare il questionario su Cime Tempestose. Del suddetto libro, infatti, sapevo solo il colore della copertina, poiché la usavo per camuffare il mio adorato libro sul sesso orale.
Quando uscimmo dall’aula, dopo che io avevo diligentemente copiato tutte le risposte, Mike esclamò.
- Cazzo, ho sparato tutto il questionario a caso, non l’avevo neanche aperto, il libro!
Allora venne a me voglia di picchiare lui. Accidenti, mi sembrava di ricordare, avendolo letto sulla copertina, che l’autrice non si chiamava Elisabetta Canalis…
In quel momento qualcosa di umido mi cadde sul naso; alzando lo sguardo mi accorsi che una strana polverina bianca cadeva dal cielo. Non avendo mai visto la neve in vita mia, e non avendo idea di cosa fosse, esclamai.
- Evvai, distribuiscono Coca gratis!
Un urlo inarticolato di rabbia provenne dall’ospedale di Forks. Lo ignorai, poi presi una di quelle cosettine bianche su un dito e provai a sniffarla, ma non sapeva di niente. Allora ritentai.
- Il cielo ha la forfora? Dovresti usare la linea Pantene anti-forfora, io ho cominciato ad usarla da quando ho scoperto che il mio shampoo alla fragola puzza, anche se l’unico a pensarla così è Edward Culo!
- Bella, questa è neve.
Mi spiegò Mike. Quella, neve? Ma vogliamo scherzare!
- Ma io pensavo che i fiocchi di neve fossero a forma di stelline, come nei cartoni animati!
Protestai, delusa. Mike rise e si mise a sfottermi perché non avevo mai visto la neve. Indignata, esclamai.
- Ah, mi sfotti eh? Bene, io non avrò mai visto la neve, ma tu non hai mai visto il caldo, grande sole di Phoenix che io vedevo ogni giorno.
- E allora perché sei bianca come una mozzarella?
Stavo per abbatterlo, ma la fatica mi fu risparmiata da un’enorme palla di neve che gli si spiaccicò in testa e gli colò nel colletto. Mike imprecò al contatto della sua pelle con la neve gelida. Mmm… doveva far male, se faceva quella faccia da “sono appena stato inculato da una sequoia gigante”… non persi tempo e mi ficcai un grosso cumulo di neve dentro alla maglietta. Mike, intanto, aveva deciso di vendicarsi per la palla di neve ricevuta in testa e, non sapendo bene chi fosse il colpevole (nonostante Bifloman fosse ancora in posizione di “lancio di palla di neve contro Newton”), se l’era presa un po’ con tutti e stava lanciando palle di neve a chiunque passasse di lì.
Ben presto si scatenò una furiosa battaglia di palle di neve ed io, entusiasta di aver trovato un passatempo violento e doloroso in cui cimentarmi, stavo per piazzarmi al centro del piazzale, pronta a beccarmi in faccia tutte le palle di neve che potevo, quando mi accorsi che ridevano tutti. E se ridevano non doveva essere poi così doloroso.
Delusa ed incazzata staccai un ghiacciolo dal tetto e lo usai per fracassare il vetro di una finestra ed entrare in classe da lì, perché non avevo voglia di fare il giro dell’edificio ed entrare dalla porta.
Durante la lezione di Spagnolo, per la prima volta nella storia, Jessica parlò di qualcosa che non fosse i cazzi suoi, e cioè la neve. Tutti parlavano della neve, che palle. Dopo un po’ feci notare a Jessica che di quella schifezza bianca me ne fregava meno di zero e lei allora cambiò argomento… e indovinate di cosa si mise a parlare? Di Newton, ovvio. Allora esclamai.
- Prof, guardi fuori dalla finestra, c’è una marziana bionda in topless!
Approfittando della distrazione del prof, che si era girato con le bave alla bocca gridando “Dove? Dove?” lanciai il dizionario di Spagnolo in testa a Jessica, riuscendo finalmente a farla tacere.
Finita anche quella pallosissima lezione di quella pallosissima lingua che mi sarebbe stata del tutto inutile nella vita, dal momento che Edward è poliglotto e quindi avrei sempre lasciato a lui la fatica di esprimersi in una lingua straniera, io e Jessica (ancora un po’ rincoglionita per la storia del dizionario) ci dirigemmo verso la mensa. Passando per il cortile, approfittai del suo momentaneo rincretinimento per usarla come scudo contro le palle di neve, facendole beccare tutte a lei (da quando avevo scoperto che non facevano alcun male avevo sviluppato una certa repulsione per quelle palle bianche ed umidicce, meglio farsi sciogliere della neve nei calzini).
Arrivate in mensa, Jessica attaccò bottone con Mike raccontandogli dell’epica battaglia a palle di neve a cui aveva preso parte venendo in mensa (evitai di rendere nota la vera versione) e lui, entusiasta almeno quanto lei, si lanciò nel progetto di una battaglia per quel pomeriggio. Forse avrei potuto partecipare anch’io alla battaglia, con il fucile di mio padre…
Mentre gli allegri idioti continuavano a parlare delle loro cazzate, mi guardai in giro, alla ricerca di qualcosa che potesse fungere da arma del delitto per uccidere loro e poi suicidarmi. Ma… argh! Edward Culo era lì, seduto al tavolo con i suoi quattro fratelli, tutti inzaccherati di robaccia bianca come se si fossero appena rotolati nella farina. Scusate se smonto i romantici paragoni della Meyer, ma il paragone con dei tizi di una pubblicità di un gel non sussiste proprio, visto che uno con i capelli rossi non ha il diritto di mettersi il gel nei capelli. È scritto nella costituzione americana, controllate pure se volete.
Noooo, ma perché era tornato? Si stava così bene senza di lui!
Troppo imbronciata per mangiare, mi sedetti al fianco dei miei pseudo-amici e mi divertii a trucidare Cullen con lo sguardo. Lui, dal canto suo, sembrava incazzato nero.
Subito dopo pranzo avrei dovuto avere la famosa lezione di Biologia con lui… inutile dire che non avevo la minima intenzione di andarci. Marinare la scuola, una volta ogni tanto, non è poi un gran crimine…
Così, quando suonò la campanella, mi diressi verso il mio Pick-up in punta di piedi, ma una strana tizia con i capelli rossicci (ma che, è una moda questa dei capelli rossi?) mi saltò addosso, mi afferrò per un orecchio e mi trascinò in classe, sibilando:
- Non ti azzardare a saltare le ore di Biologia, chiaro? Non ti permetterò di rovinarmi il libro con i tuoi capricci da adolescente in crisi!
Così fui rispedita in classe e, alquanto riluttante, mi sedetti al banco ancora vuoto. Il professore intanto aveva cominciato a distribuire microscopi e vetrini, ma io ero troppo intenta a scarabocchiare la caricatura di Culo per accorgermene. Quando lui stesso si sedette accanto a me, non mi preoccupai di chiudere il quaderno e continuai tranquillamente a disegnare la sua caricatura. Tanto non mi avrebbe cagata, come il lunedì prima. Ma quando mai ci ho azzeccato con le mie previsioni? Mai. Infatti lui mi disse:
- Ciao… bel disegno…
Alzai lo sguardo su di lui, confusa. Cosa voleva da me quello? Non risposi e gli rifilai un’occhiataccia. Lui tuttavia non si lasciò intimorire e, sebbene con la faccia di uno che va ad un funerale, continuò.
- Mi chiamo Edward Cullen. La settimana scorsa non ho avuto occasione di presentarmi. Tu devi essere la pazz… ehm… Bella Swan.
- Come fai a sapere che mi chiamo Bella?
Gli chiesi, sospettosa.
- Ce l’hai scritto sulla maglietta.
- Oh, giusto.
Borbottai, chinandomi comunque per controllare che ci fosse davvero scritto il mio nome sulla maglietta. Era così: avevo scritto quelle quattro lettere (che io sappia, Bella ha una sola L) perché Charlie si ricordasse di non chiamarmi Bells. Quel nomignolo mi ricordava troppo il Natale e tutte quelle stupide canzoncine come Jingle Bells… e io odiavo il Natale: vedere tutti felici e contenti mi dava la nausea.
Irritata dall'atteggamento da So-Tutto-Io di Cullen, ripresi la matita e mi accanii con ferocia sulla caricatura di quest'ultimo, aggiungendovi un patetico paio di baffoni a manubrio, in stile Francesco Giuseppe d'Asburgo, e una quantità spropositata di lentiggini che si sposavano alla perfezione con i suoi orribili capelli rossi. Lui tossicchiò ma non disse niente.
Intanto il professor Banner aveva cominciato la lezione, cosa che, distratta com'ero dalla realizzazione della mia opera d'arte, scoprii solo quando un microscopio e dei vetrini mi furono sbattuti davanti al naso. Stavo per chiedere al prof cosa cavolo si aspettava che ci facessi con un microscopio, ma mi bloccai con la mano alzata a metà quando Banner disse:
- Iniziate pure, ragazzi!
Mi guardai attorno, aspettandomi un segno divino o qualsiasi cosa che potesse aiutarmi a capire cosa cavolo dovevo fare. Non so, magari il gesso poteva mettersi a scrivere da solo le risposte sulla lavagna, o roba del genere. Cullen, sorridendo come un'idiota, spinse il microscopio verso di me e disse.
- Prima le donne, collega?
Oh, ma che cavaliere, scommetto che neanche lui aveva capito cosa bisognava fare, altrimenti non sarebbe stato così galante, lo stronzetto. Gli rivolsi un gran sorriso, ed esclamai.
- Ma no, figurati, puoi cominciare tu, ti lascio l'onore molto volentieri!
E spinsi il microscopio verso di lui, ma lui lo spinse con forza verso di me, insistendo.
- No, assolutamente, le regole della cortesia m'impongono di lasciare che le donne...
- Ma non ti preoccupare, guarda che non mi offendo mica se... - esclamai, cercando di pararmi il culo facendo cominciare lui, perchè non avevo la ppiù pallida idea di cosa bisognasse fare.
Lui spinse nuovamente l'aggeggio verso di me, tendendomi anche un vetrino, e dichiarò.
- No, no, sono un gentiluomo, io, cosa credi?
- Figurati, - ribattei, con un gandissimo e falsissimo sorriso - non è un problema, comincia prima tu!
- Insisto che...
- Sono io ad insistere! - sbottai. Ok, stavano cominciando a girarmi le palle.
- No! Ma se ti dico che non...
- Forza, comincia! - esclamai, spazientita, infilzandogli il microscopio nell'occhio.
Lui non diede il minimo segno di dolore e mi porse il microscopio. Cercai di spingerlo verso di lui, ma era molto più forte di quanto mi fossi aspettata, perciò non ci riuscii.
- Insisto perchè cominci tu!
Sentenziò, con un tono che non ammetteva repliche. Sbuffai, incavolata nera, e tirai il microscopio verso di me con assai poca delicatezza. Così avrei dovuto fare io la figura dell'idiota, perfetto.
Dunque... calma Bella... cosa devi fare adesso? Mi guardai attorno e decisi che prima di tutto avrei dovuto far finta di guardare dentro al microscopio. Così avvicinai l'occhio alla lente, con aria più professionale possibile, e cominciai a trafficare con le rotelle del marchingegno, girandole a casaccio finchè non si udì un sonoro clac! proveniente dall'interno del microscopio. Allora decisi di lasciar perdere le rotelle - ci mancava solo che mi facessero pagare il microscopio - e sbirciai in giro per vedere coosa stavano combinando gli altri.
Mike Newton, che a quanto pareva aveva avuto meno fortuna di me con le rotelle, si stava affannando per riattaccarne una al microscopio con il nasto adesivo, cercando di non farsi beccare dal prof. Jessica, snobbando altamente il suo compagno di banco, si era sporta verso il banco di Mike e stava dicendo:
- Quanto mi piacciono gli uomini che sanno aggiustare tutto da soli!
Sì, magari se Newton non avesse rotto il microscopio non ci sarebbe stato bisogno di aggiustarlo - pensai, ridacchiando tra me e me per l'idiozia di Jessica. In quel momento mi accorsi che un ragazzo, al banco accanto, teneva aperto il libro sulle ginocchia e stava disperatamente cercando delle risposte tra le pagine che, era ovvio, non aveva neanche mai sfogliato. Mentre girava una pagina lessi una parola scritta in neretto: profase. Non avevo idea di cosa fosse ma, forte della prova schiacciante che quella parola stava scritta sul libro, mi allontanai dal microscopio e, con aria sicura, decretai:
- Profase.
Pensavo che a Cullen sarebbe come minimo cascata la bocca ma lui non si dimostrò per nulla colpito dalla mia ostentata sapienza e, al contrario, mi fece segno di passargli il microscopio perchè potesse controllare. Se lo avvicinò all'occhio e cominciò a girare le rotelle finchè, quando risuonò un sinistro clac, sobbalzò e decise di lasciar perdere. Ok, di microscopi, epiteli di cipolla e profasi ne sapeva quanto me, se non meno. Dopo qualche secondo si allontanò dal microscopio e, con aria solenne, profferì.
- è profase.
- Facie così, l'avevo detto prima io... - borbottai, seccata. Lui alzò le spalle e disse.
- Ti dispiace se prendo una penna? Questa è scarica...
E mi sventolò davanti la matita con cui  fino a poco prima avevo disegnato la sua caricatura. Non mi risultava che le matite potessero scaricarsi, soprattutto perchè quella in questione aveva funzionato fino a pochi secondi prima, ma decisi che Cullen era troppo stupido perchè valesse la pena di perdere tempo tentando di spiegargli come funziona il mondo. Così lasciai che tirasse fuori una penna (guarda caso il libro di biologia gli cadde fuori dallo zaino e si aprì proprio alla pagina dove si parlava dell'esperimento che stavamo facendo...).
Dopo un attento studio del vetrino seguente, Cullen, tutto convinto, mi spiegò che si trattava di anafase. Controllai, tanto per non essere da meno, e, non conoscendo i nomi delle altre fasi di mitosi degli epiteli di cipolla, non potei contestare ciò che aveva appena detto.
- Mmm... si, è afanase...
- Anafase - mi corresse lui.
- Quella roba lì, sì - convenni, fecendo un gesto noncurante con la mano. Cristo santo, che pignolo!
In una ventina di minuti finimmo il nosto lavoro, catalogando i vetrini a casaccio e scrivendo con sicurezza i nostri referti sul foglio che ci era stato consegnato. Dopo una breve impovvisata del prof, che volle sapere perchè stavamo cazzeggiando invece di lavorare, ottenemmo la libertà di ridere alle spalle dei nostri compagni che non avevano ancora finito. Fortunatamente il prof non aveva voluto controllare se i risultati dell'esperimento erano giusti o no, altrimenti avevo come l'impressione che sarebbero stati cazzi per tutti e due...
- Peccato per la neve, eh?
Disse Culo, poprio quando stavo cominciando a sperare che mi avebbe lasciata disegnare in pace per il resto della lezione. Sbuffai, infastidita, e risposi.
- Non direi.
- Il freddo non ti piace.
Bravo genio, ci voleva Einstein per arrivarci.
- Neanche l'umido - puntualizzai.
Rimanemmo in silenzio per alcuni secondi. Forse mi avrebbe lasciata in pace adesso.
- Per te dev'essere difficile vivere a Forks...
Risposta errata, col cavolo che mi avrebbe lasciata in pace. E poi come mai voleva parlarmi a tutti i costi?
- Che ne sai tu? - risposi, stizzita - non sei mica il mio psicologo.
- Ovvio che no, altrimenti sarei già andato fuori di test... - mormorò, ma poi tossicchiò e si affrettò a dire - ma allora... perchè sei venuta qui a rompere le pall... cioè, a vivere da tuo padre?
- è una storia complicata.
Tagliai corto. Non avevo proprio voglia di parlare di mia madre e di Phil, tantomeno con Cullen.
- Penso di poterla capire - insistette lui.
Alzai un sopracciglio, guardandolo con tutto lo scetticismo di cui fossi capace.
- Uffa, perchè pensate tutti che io sia stupido solo perchè sembro Ron Weasley?
Gridò allora lui, battendo i pugni sul banco. Tutta la classe si girò verso di noi ed io, con un sorrisetto di scuse sul volto, indicai Cullen, come a dire che io non c'entravo niente. Il che, per una volta, era vero.
Quando i nostri compagni di classe tornarono a concentrarsi sul loro lavoro, Cullen si prese la testa tra le mani e cominciò a piagnucolare.
- Uffa ma perché tutto il mondo ce l'ha con me? Prima mi tirano gli alberi in testa, poi non posso neanche vendicarmi, papà mi toglie la Play Station e dice che se la rivoglio devo socilaizzare con la pazza... ma io non voglio parlare con la pazza! E poi lei non mi vuole rispondere, e allora come faccio a riavere la mia Play? Sob, quanto è ingiusto il mondo!
Poveraccio, era proprio fuso. Non avevo capito un'acca del suo sclero, ma decisi che era il caso di rispondere alle sue domande. Bisogna sempre assecondare i pazzi, no?
- Sono venuta qua perchè mamma si è risposata e invece di cagarmi scopava con Phil.
Borbottai, tenendo lo sguardo fisso davanti a me.
- Ah... - mormorò lui - bhe sai quanto cazzo me ne frega... cioè, si, me ne frega moltissimo, sono così addolorato! - si voltò verso di me con la sua migliore aria da psicologo e disse - so che stai attraversando un momento difficile, e soffri tanto. Credimi, ti capisco, ma non è proprio il caso di sfogare la rabbia sugli altri, come per esempio sui poveri alberi innocenti, abbattendoli - fece una smorfia.
- Oh, ti sbagli, io non sfogo la mia rabbia sugli altri - dissi - la sfogo su me stessa.
Adesso che ci pensavo era da un po' che non tentavo di suicidarmi... cavoli, l'aria umidiccia di Forks mi stava infiacchendo!
Rialzando lo sguardo mi accorsi che Culo mi stava guardando con aria assai perplessa, la fronte corucciata e gli occhi ridotti a due fessure. Mi sembrò anche di sentirlo mormorare qualcosa come "ma chi me l'ha fatto fare". Perplessa dal suo comportamento, gli chiesi.
- Scusa, ma porti le lenti a contatto?
- No, perchè? - chiese lui, con aria da perfetto idiota.
- Dovresti - risposi, tranquilla - strizzi sempre gli occhi, ti si rovina la vista dopo.
La faccia che fece Cullen a questo punto non ha rivali nella storia delle facce idiote di questo mondo. Bofonchiò qualcosa che non capii e stava per ribattere, ma fortunatamente la campanella suonò. Mi alzai in fretta, dimenticandomi addirittura d'inciampare sullo zaino, e schizzai fuori dalla classe, continuando a chiedermi cosa cavolo volesse quell'essere da me e perchè, di punto in bianco, avesse cominciato a parlarmi, quando la settimana prima non mi aveva nemmeno rivolto la parola. E, devo dirlo, il cambiamento avvenuto era stato in peggio: stavo tanto meglio prima che cominciasse a rompermi le palle!





*SPAZIO AUTRICE*
Ecco qua un bel capitoletto dal POV di Bella... vi state chiedendo come mai Ed ha cominciato di punto in bianco a parlarle? Mmm... secondo me ci potreste arrivare... e se no aspetterete il prossimo capitolo, che dovrebbe essere dal POV di Ed, per saperlo...
Mi scuso ancora per il ritardo con cui aggiorno, ma non ho veramente avuto un solo istante di tempo e non ho nemmeno il tempo per rispondere alle recensioni, ma sappiate che vi ringrazio tutte quante, in particolare Chiara (HpK00) che con la sua e-mail mi ha dato una svegliata e mi ha fatto notare che era ora che aggiornassi... Sai, Chiara, nn mi ricordo neanche se ho risposto alla tua mail... Dio mio che frana che sono... se nn sono riuscita a rispondere mi scuso, spero di essermi fatta perdonare. un'ultima cosa; per chi non lo sapesse, ho pubblicato una storiella su jasper nella mia raccolta, intitolata TUTTO QUELLO CHE LA MEYER NON DISSE... E CHE ADESSO DICO IO!!! XD se volete potete andare a darci un'occhiata... le recensioni sono gradite!
Ok, baci a tutti, spero di riuscire ad aggiornare presto

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


CAPITOLO 10
(dove i piani di suicidio di Bella vengono intralciati da Edward e lei, com'era prevedibile, s'incazza di brutto)


Quella mattina, alle sette e cinquanta, scesi in salotto con lo zaino di scuola in spalla, lanciando un'occhiata depressa alla Play Station che giaceva sola soletta accanto al televisore. Poveretta, chissà come doveva sentirsi sola... chissà come soffriva senza di me... e tutto per colpa di quella suonata del Pick Up! Non preoccuparti mia piccola Play pensai, con affetto presto potremo di nuovo giocare assieme e finiremo quel cazzo di ultimo livello di Winny The Phoo! (non sono particolarmente sicuro di dove vada messa l'H... ).
La vista mi tremò leggermente e, come in sogno, vidi me stesso correre verso il JoyStick della Play, mentre sullo schermo del televisore al plasma (perché noi siamo ricchi ha-ha) campeggiava la scritta "Winny the Phoo, decimo livello". Un coro d'angeli cantava una splendida canzone che mi accompagnò fino a quando le mie dita sfiorarono la plastica fredda del JoyStick, scorrendo sulle familiari protuberanze dei tasti. Osservai lo schermo per alcuni lunghissimi istanti, carichi di affetto e commozione, ammirando Winny The Phoo, Tigro e Pimpi in tutta la loro bellezza... finalmente avrei potuto completare l'ultimo livello! Finalmente, dopo una lunghissima e straziante attesa, avrei potuto nuovamente immergermi nel magico mondo della Foresta Dei Cento Acri, dove avrei vissuto entusiasmanti avventure come la ricerca della coda smarrita dell'asinello (che è un maschio con una voce peggio di Maria DeFilippi ma, non si sa bene perchè, tiene un fiocco rosa sulla coda). Con le lacrime agli occhi, mi accinsi a premere il tasto "start"...
- Edward, la pianti di stare imbambolato davanti alla Play Station?
La voce di Carlisle mi riportò bruscamente alla realtà, e la scena celestiale che stavo sognando ad occhi aperti scomparve in una nuvoletta di fumo bianco. Seccato mi voltai verso il mio padre adottivo, che mi lanciò lo zaino in faccia dicendo.
- Avanti, smettila di stare piantato in soggiorno a fissare quell'aggeggio come un bambino Senegalese morto di fame che guarda un pezzo di pane chiuso dietro a delle sbarre. E vedi di arrivare in tempo a scuola, scioperato di un vampiro, perchè non ho la minima intenzione di sprecare un foglio di carta per firmarti la giustificazione.
- Da quando ti sono prese queste manie da ambientalista, papy? - chiesi, piuttosto perplesso.
- Da quando si piantano sempre più alberi per fare la carta, riducendo il numero e l'estensione dei campi di Marijuana - possa sempre essere fumata. - ribattè lui, stringendo i pugni per la rabbia, e per enfatizzare il tutto pese ad arrotolare uno spinello.
Fregandomene altamente della riduzione dei campi di Marijuana nel mondo - non per fare il menefreghista, ma credo che ci siano cose più importanti, tipo la Play - esclamai, con tono lamentoso.
- Quando portò riavere la mia Play?
- Quando mi avrai dimostrato di essere pentito delle tue azioni e sarai diventato amico di Isabella Swan.
Bene, addio Play Station allora. Ma non mi sarei arreso così facilmente, non se c'era in ballo il decimo livello del videogioco di Winny the Phoo. Sforzandomi di apparire più pentito, depresso ed abbattuto possibile, mi misi a piagnucolare.
- Dai, papino papucc...
- Guarda che non mi fai assolutamente pena, Edward, e poi non occorre che ti cavi gli occhi per cercare di farli lacrimare, sai benissimo che i vampiri non piangono. - disse lui, severo - e ora fila a scuola, altrimenti, per non sprecare carta, potrei decidere di scriverti la giustificazione sulle chiappe.
E, tirando un poderso calcio alla parte del mio corpo appena mezionata, mi spedì fuori di casa. Borbottando insulti in tutte le lingue che conoscevo (e anche in quelle che non conoscevo), mi diressi verso il garage, maledicendo il giorno in cui Isabella Mary Swan aveva messo piede a Forks.
Ero così incavolato (con Isabella Swan, con Carlisle, con il mondo... ) che non badai neanche al sottile strato di ghiaccio e neve che ricopriva il giardino, rendendo scivolosi i gradini ed imbiancando gli alberi circostanti come forfora sulla testa di un umano pidocchioso... e dopo questa uscita direi che mi merito come minimo il premio Nobel per la frase più poetica dell'anno. Accanto all'ingresso del garage sorgeva un pupazzo di neve che dovevano aver fatto i miei fratelli mentre mi aspettavano: l'omuncolo bianco indossava un reggiseno di pizzo che puzzava terribilmente di licantropo (ma dove l'avranno pescato, poi?) ed un cappello di Emmett; al posto della bocca aveva una canna incastrata nella neve (quella doveva essere opera del mio augusto genitore...). Ancora imbestialito per la storia della Play, distrussi il mucchietto di neve con un calcio rotante alla Chuck Norris e, non ancora soddisfatto, saltai sopra ai resti del malcapitato pupazzo, distruggendo con cura canna, reggiseno e cappello.
Stavo anche prendendo in considerazione l'idea di dare fuoco ai resti del povero pupazzo (sì, lo so che non si può dar fuoco alla neve, ma mi limito a riportare l'idiozia di Edward, non ho colpe io! nda) quando la voce irritata di Alice, proveniente dal garage, mi fece sobbalzare.
- Allora, Edward, dobbiamo aspettare la prossima Era Glaciale perchè tu ti muova?
- Arrivo, arrivo... - borbottai, lanciando un ultimo calcio alla neve e dirigendomi a grandi passi verso il portellone aperto del nostro mega box.
- A proposito di Ere Glaciali... - saltò su Emmett - non trovate che ci sia una certa somiglianza tra Edward e il bradipo?
Si però il bradipo era più intelligente! Pensò Rosalie, spennellandosi allegramente le unghie con uno smalto rosso sangue che aveva probabilmente rubato dal Beauty Case di Crudelia Demon.
Ignorai i pensieri dolci e simpatici di Barbie-Vampira e mi sedetti al posto di guida della mia Volvo metallizzata, dentro alla quale erano già seduti i miei fratelli. Sbuffai, infastidito: possibile che dovessero sempre usare la mia auto come se fosse il loro taxi personale?
Oh, ecco il tassista! Pensò Alice in quel momento, voltandosi verso di me con un gran sorriso. Ecco, appunto. Il tassista...
Emmett, con la sua consueta sensibilità e attenzione a non urtare i sentimenti altrui, ci tenne ad informarmi che ero in ritardo e che non aveva la minima intenzione di arrivare in ritardo a lezione per colpa di "quel pirla Play Station dipendente di suo fratello", testuale.
Misi in moto e partii sgommando, fregandomene altamente delle urla indignate di Rosalie che mi intimava di rallentare, perchè così non riusciva a mettersi bene lo smalto. Imboccai la stradina che attraversava il bosco e presi la curva con cui s'immetteva nell'autostrada a tutta velocità. Rosalie ringhiò, esasperata.
- Edward, dio santo, guidi come un vecchio ubriaco! Mi sono sporcata tutta la mano di smalto!
Feci spallucce.
- Capita...
- Già, e capita anche che un vampiro stacchi la testa ad un altro vapiro, lo sai?
Per tutta risposta premetti il piede sull'acceleratore e cominciai a zigzagare tra le macchine, passando da una carreggiata all'altra senza preoccuparmi minimamente del codice stradale, mentre i clacson delle auto a cui rifacevo la fiancata con gli specchietti retrovisori strepitavano, inferociti. Ma mai quanto Rosalie, che mi stava minacciando di morte in tutte le lingue che conosceva.
- Dici che si schianta?
Chiese Jazz, con molta calma.
- Non saprei - rispose Emmett, guardando fuori dal finestino - si potrebbe scommett...
Un'occhiata particolarmente significativa di Alice bastò a fargli cambiare idea. Emmett alzò le mani in segno di resa, dicendo.
- Ok, ok, era solo un'idea...
- Bhe, vedi di non farti venire mai più idee del genere, allora. - replicò Alice, gelida - potrei diventare violenta.
Da quando i miei due fratelli avevano tentato di scommettere sul guardaroba di Alice, la vampira era diventata piuttosto suscettibile sull'argomento.
"Nervosetta oggi, eh?" pensò Emmett, studiando Alice "Se non sapessi che è una vampira direi che ha la sindrome premestruale..."
I pensieri di Jasper non si discostavano troppo dall'argomento: "Forse è così isterica perchè le sono venute le mestruazioni... che bello, stasera non si scopa! Era da mezzo secolo che aspettavo che le venissero per poter passare una notte in santa pace!"
Tirai su col naso. Che avete da ridere? I grandi amori mi commuovono...
Finalmente parcheggiai la Volvo nello spiazzo davanti alla scuola, seguito dalle maledizioni silenziose di Rosalie (che io sentivo perchè, tu guarda, leggo nel pensiero). Scesi dall'auto sbattendo la portiera e, zaino in spalla, mi avviai verso la scuola, spintonando la gente per farmi spazio. La pazza del PIck-up scese dal suo catorcio in quel momento, dall'altra parte del parcheggio, ed appena mise piede sul suolo ghiacciato finì col culo per terra. Si rialzò tastandosi il fondoschiena dolorante, ma nonostante tutto aveva un'espressione raggiante sul volto, invece della smorfia di dolore che mi sarei aspettato di trovarvi... bho, valla te a capire, questa gentaglia...
La Swan alzò lo sguardo ed il suo sorriso idiota se ne andò all'istante, quando i nostri occhi s'incrociarono: mi rivolse un'occhiataccia sprezzante e poi si diresse verso Newton, che le stava facendo i segnali di fumo dall'altra parte del parcheggio. Dopo neanche due passi, però, la ragazza (che fa rima con pazza... eh, sì, lo so, sono un poeta nato...) si bloccò e cominciò a fissare le ruote del suo catorcio con aria perplessa. Cosa ci fosse di strano nelle catene da neve, non lo sapevo. Ma considerato che è della pazza del Pick up che stiamo parlando, non mi preoccupai tanto di indagare sulle ragioni del suo comportamento idiota: non mi è mai interessato il lavoro dello psicologo. E poi ho già sei fantastici esempi di vampiri matti da legare a casa mia, quindi se voglio dei casi di malati mentali senza possibilità di riabilitazione - diciamocelo - non è che ho bisogno di andarmeli a cercare.
La Swan era ancora impalata accanto al fanale posteriore del suo catafalcio (che prorbabilmente era stato il mezzo di trasporto dei primi uomini di Neandertal), e fissava le catene da neve con aria decisamente contrariata, come se, evitando alla sua macchina (anche se il Pick-up non meritava quell'appellativo) di slittare sul ghiaccio e di schiantarsi da qualche parte, le avessero fatto un gran torto. Da parte mia, dopo l'episodio dell'albero, ritenevo che con quella pazzoide alla guida del suo carro armato la prudenza non fosse mai troppa... un paio di semplici catene da neve non sarebbero bastate ad evitare che si schiantasse da qualche parte, visto come guidava. Ed io e la povera quarcia lo sapevamo bene...
Mi ritrovai a sperare che quel pomeriggio, tornando a casa, la Swan perdesse il controllo del catorcio e finisse in fondo ad un crepaccio ghiacciato. Le mie fantasie sul funerale della pazza, durante il quale io avrei riso come un cretino tutto il tempo, furono interrotte da uno stridio sinistro. Alzando lo sguardo vidi il furgoncino blu scuro di Tyler che girava come una trottola impazzita nel parcheggio, slittando sul ghiaccio, ed avvicinandosi inesorabilmente al retro del Pick up della pazza, davanti al quale - gioia delle gioie - c'era proprio la pazza.
Non potevo credere di aver avuto una tale botta di culo: il furgoncino avrebbe senza dubbio spiaccicato la pazza peggio di una sottiletta sopra a cui si fosse seduto un rinoceronte obeso! Decisamente, quella era la mia giornata fortunata. Avevo un unico rimpianto: non sarei stato io a ucciderla. Ma nella vita bisogna anche saper accontantarsi, mica si può sempre volere un Lucano! E poi avrei sempre potuto violare la sua tomba ed infierire sul suo cadavere...
Ero già con la mano a mezza strada verso la tasca dove tenevo il cellulare, pronto a filmare l'evento del secolo per poi metterlo su Youtube (e anche per provare a Carlisle che non ero stato io ad ucciderla), quando il pensiero di mio padre mi fece tornare in mente la punizione... e di conseguenza anche il decimo livello del gioco di Winny the Pooh. Livello che non avrei mai potuto completare, se non fossi diventato amico della pazza, come voleva Carlisle. E se lei fosse morta sarebbe stato un po' complicato farmela amica... Ma col cavolo che era la mia giornata fortunata!
In quel momento la tragicità della situazione mi colpì più forte di quanto mi avesse colpito l'albero in testa quella volta: se Isabella Swan fosse morta, io non avrei mai potuto riavere la mia Play Station, e non avrei mai potuto completare il decimo livello del mio amato gioco di Winny the Pooh. Penso che se il mio cuore non avesse smesso di battere già un centinaio di anni prima, mi sarebbe come minimo venuto un infarto.
No, non potevo permettere che Isabella Swan morisse. Nonostante vedere il suo corpo spiaccicato fra due furgoncini rientrasse sicuramente nella top ten delle mie massime aspirazioni, non potevo permetterlo. L'avrei salvata, nonostante l'idea mi facesse schifo anche solo a pensarla. L'avrei salvata per la mia Play Station. E per Winny the Pooh.
Senza fermarmi a riflettere oltre sull'immane cazzata che stavo per fare, e con la mente occupata soltanto dall'immagine della mia Play Station, mi slanciai attraverso il parcheggio, correndo talmente veloce da essere invisibile a tutti tranne che ai miei fratelli (che pensarono, tutti e quattro all'unisono, "idiota!"). In meno di un quindicesimo di secondo raggiunsi la Swan, che fissava l'avvicinarsi inesorabile del furgoncino con un'aria da esaltata, e la spinsi via senza preoccuparmi di essere delicato (anzi, feci in modo che battesse la testa sull'asfalto coperto di ghiaccio). Poi fermai il furgoncino tendendo avanti le braccia, ma quello ruotò nuovamente e la sua ruota posteriore rischiò di spiaccicare la gamba della pazza. Fui tentato di lasciarlo fare: avrei potuto socializzare con lei anche se fosse stata mutilata, e poi una gamba in più, una in meno... l'importante era che restasse viva, poi nessuno aveva mai parlato del fatto che dovesse necessariamente essere tutta intera.
Però - considerai - se l'avessi salvata mi sarebbe stata riconoscente e sarebbe stata più che disposta ad essere mia amica. Illuminandomi, spostai la sua gamba e fermai definitivamente il fugoncino.
"Edward Masen Cullen, sei un genio." mi complimentai con me stesso, mentre tutto attorno a noi scoppiavano le grida dei presenti, apparentemente molto preoccupati per il guidatore del furgoncino. Ormai era fatta: avevo salvato la vita alla Swan, sicuramente lei mi avrebbe visto come un eroe, ed avrebbe fatto di tutto per diventare mia amica. Non poteva certamente avercela con me, dopo quello che avevo appena fatto! Anzi, probabilmente da quel momento sarei stato il suo idolo e avrebbe fatto tutto quello che le avrei chiesto... magari anche sparire dalla faccia della Terra e non farsi vedere mai più...
Pensai con gioia alla Play Station che mi aspettava a casa e, deciso a farla finita più velocemente possibile, mi stampai in faccia un'espressione preoccupata e, voltandomi verso la pazza che mi guadava con gli occhi sbarrati, chiesi.
- Bella, tutto a posto?
Lei aprì e richiuse la bocca un paio di volte, troppo sconvolta per riuscire a collegare la bocca al cervello (sempre che ce l'avesse, il cervello).
- I-io... tu... t-t-tu...
Balbettò, fuori di sé. Poveretta, doveva essere rimasta scossa. Non che la cosa potesse peggiorare i suoi problemi mentali: dubitavo che si potesse diventare più pazzi di così... Lei si guardò attorno, smarrita, ed il suo sguardo si spostò dal Pick-up, al furgoncino, a me ed infine al suo corpo illeso. Aprì la bocca, la richiuse. Sbattè gli occhi, mi guardò, si stropicciò le palpebre e riaprì gli occhi, incredula. Si diede un energico pizzicotto sulla guancia, sbattè nuovamente le palpebre e, accertatasi di essere sveglia, balbettò.
- T-t-tu...
Le parole le morirono in bocca. Indicò sé stessa, poi me, poi il furgoncino.
- T-t-t-tu... tu...
Ritentò.
- Io... t-tu mi hai...
- Ti ho salvata sì. - la interruppi, passandomi una mano tra i capelli e sfoggiando la mia migliore espressione da Clark Kent - Mi devi la vita, effettivamente se non ti avessi salvata con il mio coraggio ed il mio eroismo a quest'ora saresti bell'e spiaccicata sotto a quel furgoncino... ma non c'è bisogno che mi ringrazi...
Intanto alcuni professori, aiutati dal bidello e da due infermieri, erano riusciti a spostare il furgoncino quel tanto che bastava a farci passare. Il professore di ginnastica tese la mano verso la Swan, per aiutarla a rialzarsi, ma lei lo ignorò completamente e continuò a fissarmi con gli occhi sbarrati.
- Tu... tu mi hai salvata! - esclamò, come se se ne fosse resa conto solo in quel momento.
Le sorrisi e, scimmiottando le frasi idiote che dicono i supereroi in tv dopo aver salvato qualcuno, spiegai.
- Sì, ti ho salvata. Ma non devi sentirti in debito con me... sai com'è, salvare le persone è il mio mestiere... - poi, frugandomi in tasca, aggiunsi - aspetta che mi metto i Ray Ban, fanno molto "vip", non so se mi spiego... e poi noi supereroi dobbiamo mantenere segreta la nostra identità, sai com'è...
Inforcai gli occhiali a specchio e schiccai la lingua, facendole il gesto della pistola con le mani, come a dire "sono un figo". Poi balzai in piedi e con la mano salutai studenti e professori, facendo un leggero inchino e gridando.
- Lei sta bene! - a quella notizia un boato scontento si diffuse tra gli studenti - L'ho salvata io! - continuai, indicandomi e piegando il braccio destro per mostrare il muscolo, in stile Braccio di Ferro.
"Esibizionista..." pensò Rosalie, irritata. Alice mi scoccò un'occhiataccia, rimproverandomi mentalmente "Se tutti i vampiri fossero bravi come te a tenere segreta la nostra esistenza, oggi la gente dormirebbe ancora con l'aglio sotto al cuscino...". Jazz ed Emmett, invece, erano troppo impegnati a scommettere sulle conseguenze dell'incidente per perdere tempo a pensare che ero un colossale idiota, o robe del genere.
Mi inchinai nuovamente, alzando le braccia ed incitando la folla a fare la ola. Molti studenti mi guardarono, perplessi, ma non si mossero. Potevo quasi vedere la gocciolina di sudore dietro alle loro nuche, come nei cartoni animati. Il professore di matematica, seccato, mi tirò per un braccio, esclamando.
- Falla finita, Cullen, e dici alla tua amica Swan che ora può anche alzarsi da là. Non vi farò saltare la verifica solo perchè stavate per morire, se è questo che sperate.
- Hai sentito, Swan? - dissi, acido - muoviti.
Lei, pallida come un cencio, si appoggiò al fianco del Pick-up e mormorò.
- Stavo per morire...
Sospirai e mi inginocchiai accanto a lei, posandole una mano sulla spalla (ma guarda un po': l'avevo salvata, contro la mia volontà, ed ora mi toccava pure consolarla!).
- Sì, è vero, stavi per morire... - decisi di sfoggiare tutte le mie doti di consolatore - a quest'ora, se non ci fossi stato io, saresti un cadavere schifosissimo e molliccio, tutto insanguinato, con le ossa rotte e la testa spiaccicata e spaccata a metà... pensa che schifo, avresti tutto il cervello che ti cola per terra, mezzo spiaccicato sui vestiti e sul cofano del tuo cator... ehm, del Pick-up... e magari ci sarebbe un occhio staccato che rotola in giro per il parcheggio... ma t'immagini che schifo?
Lei squittì, facendosi ancora più pallida e scandalizzata. Le diedi una pacca sulla spalla e, con un sorriso che voleva essere rassicurante, terminai il mio discorso.
- Ma non è andata così, quindi su col morale! Non c'è motivo di preoccuparsi, sei viva, no?
Lei emise un verso a metà fra il grido di guerra di Tarzan ed il ruggito di un orso bruno incazzato nero e si alzò in piedi di scatto, guardandomi con gli occhi fiammeggianti d'ira. Indietreggiai di alcuni passi, intimorito.
- Ehm... ti ho salvata, ricordi? - dissi, incerto, vedendo che aveva preso in mano il paraurti staccato del furgoncino e me lo stava brandendo contro con ferocia.
- Tu mia hai salvata! - gridò lei, come se mi stesse accusando di aver dato fuoco alla sua casa.
Perplesso, indietreggiai ancora e balbettai.
- Ehm... infatti, ti ho salvata... dovresti essermi riconoscente... quindi perchè non cominci a mettere giù quel paraurti?
SDENG! Con uno schianto sonoro il paraurti si abbattè sulla mia testa. E daghe! Prima gli alberi, poi i paraurti... qualcos'altro da lanciarmi in testa? No, per sapere...
- Ehi, calmina! Ma che ti prende? - esclamai, facendo un salto indietro per evitare un nuovo fendente del paraurti.
Lei mi si avventò contro, menando fendenti a destra e a manca con il pezzo di metallo, e sbraitò.
- Come hai osato? Come diamine hai osato salvarmi?
- Io veramente... - balbettai, confuso.
Lei, ancora più furiosa, continuò a gridare, come una pazza isterica, inseguendomi per tutto il parcheggio della scuola mentre io, visto che ci stavano fissando tutti, non potevo usare i miei poteri vampireschi per sottrarmi alla furia della pazza e del paraurti.
- Coma diavolo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?
SDENG!
- Ma ti ho salvata!
SDENG!
- Qualcuno ti aveva chiesto di farlo? - SDENG - No!
- Dovresti essermi riconoscente!
SDENG!
- Riconoscente? - SDENG - Hai appena rovinato la mia più grande possibilità di morire e vuoi anche che ti dica grazie?
- Bhe, sarebbe il minim...
SDENG!
- Ti rendi conto che a quest'ora potrei essere mortalmente ferita, magari mutilata, o ancora meglio morta? - SDENG - se non fosse stato per te - SDENG - brutto schifoso guastafeste - SDENG - a quest'ora sarei...
- Ma ti ho salvata!
- Appunto!
SDENG!
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Ed eccomi qua, dopo un'assenza di qualcosa come tre settimane (no comment, grazie, ci arrivo anche da sola che è tanto xD). Bine, che dire? Mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo, anche se non è stato facile (come testimonia la mia lunga assenza), ma finalmente eccomi qua! Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ora passiamo ai ringraziamenti vari. Prima di tutto grazie a chi legge, come sempre, ma un ringraziamento speciale va a quelle anime pie che, dopo aver letto le mie menate, hanno anche la bontà di recensire! Vi adoro tutte, ragazze!
Nessie93 ciao! Mi dispiace che tu ti sia quasi soffocata con la celmentina xD *me si sente in colpa* ihih... grazie per la recensione!!!!!!
patu4ever grazie anche a te per avermi lasciato un commento... l'altra ficcy aspetta che mi venga una qualche sorta d'ispirazione... poverò con lo yoga, vediamo se funziona xD
Kumiko_Chan grazie per tutti i complimenti (che nn ti meriti ndEdward) (e tu taci, se no al prossimo capitolo ti sputtano nda). ehhh, sì, bella è furba... che dire? Edward invece ha ancora un bel po' di strada da fare, mi sa... ihih... un bacio a presto!
hale1843 attenzione, non ingerire nessun tipo di cibo o bevanda durante la lettura del capitolo perchè, in caso il suddetto capitolo vi piacca, potreste soffocarvi dal ridere, e in caso non vi piaccia potreste vomitare tto quello che avete mangiato. Andava bene? xD grazie per tutti i complimenti e x la recensione fantastica! ah, quasi mi dimenticavo di dirtelo, Jazz nn ha ancora imparato a contare fino a cento... ma sto cercando di insegnargli... prima o poi sono convinta che ce la farò! XD
HpK00 grazie Chiara! Grazie per la bellissima recensione e x tutti i complimenti - meritati e non. Ci ho messo un po' ad aggiornare, ma spero che il capitolo ripaghi l'attesa! ^^ un bacione enorme
_Sofia_ ciao! Sono davvero felice che la mia ff riesca a trasmettere un po' di allegria a chi la legge... infondo la risata è la migliore medicina, e se le mie cavolate riescono a tirare su il morale a qualcuno sono davvero felicissima! Grazie x la recensione, tesoro ^^
FairyFlora grazie per la recensione, sono contenta che il cap ti sia piaciuto! baci baci
Violet Girl grazie tante anke a te x la recensione... i complimenti sul mio stile (che non so se sono proprio meritati) mi hanno fatto davvero piacere!
Sei_Nel_Anima 2oo9 grazie anke a te x la tua recensione! Non ho aggiornato esattamente prestissimo, ma spero comunque di essermi fatta perdonare con questo capitolo! Cmq la Meyer che interviene ogni tanto x aggiustarsi la storia era un must... mica poteva andare tutto come voleva lei x conto suo! xD
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a presto
Marghe

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 ***


OK, meglio che non dica niente, visto che non aggiorno da novembre. Chiedo ufficialmente scusa, ma non ce l'ho prorprio fatta ad aggiorrnare e poi... bhe, poi credo di avere diritto ad avere una vita al di fuori di questo sito. Comunque vi lascio al capitolo, che è dedicato a Mammasaura. Grazie per aver segnalato la mia fiction per le storie scelte!!! Spero che nonostante il ritardo imperdonabile recensirete in tante come sempre.


CAPITOLO 11
(Dove Bella scopre il grande amore della sua vita ed Edward si vede tramutato, suo malgrado, in un’agenzia matrimoniale)


Se dall'incidente d'auto di quella mattina venne fuori una cosa buona, fu che arrivarono a prendermi con l'ambulanza e mi portarono all'ospedale per farmi una radiografia al cranio, così persi un'intera mattinata di scuola. Se dall'incidente venne fuori una cosa cattiva, invece, fu che Cullen venne portato all'ospedale con me e dovetti sopportarlo per tutta la mattina. A posteriori, credo che avrei preferito la verifica del professor Varner.
-    Si mamma... no, mamma... sto bene, mamma, davvero... no, tranquilla, torno a casa per pranzo...
Me ne stavo seduta sul mio lettino d'ospedale, con le braccia incrociate e la faccia incazzata, ad osservare torva Cullen che gironzolava per la stanza, parlando al cellulare con sua mamma. A lui avevano dato il permesso di andare dove gli pareva (solo perché era il figlio del dottore... raccomandato!) mentre io ero stata legata al lettino come se fossi una psicopatica… non so se mi ci avessero legata perché pensavano che avessi riportato dei gravi danni cerebrali o perché se fossi stata a piede libero avrei tentato di ammazzare Cullen. Forse la seconda.
-    Mamma calmati ti ho detto che sto bene! - esclamò Cullen, spazientito - e poi mi spieghi come cavolo avrei potuto morire? Per la miseria, sono un va... ehm... - mi lanciò un'occhiata colpevole - un... ehm... un va... un va... un vaso di terracotta costretto a viaggiare tra tanti vasi di ferro!
Ma sì, mettiamoci pure a citare Manzoni! Dio, che squallore... Sbuffai e puntai gli occhi sul soffitto, la cosa più interessante che ci fosse nella stanza, studiando con interesse una crepa che partiva da un angolo per arrivare fino a sopra la mia testa. Mi ritrovai a pensare - o meglio a sperare - che forse il soffitto stava per crollare, e che magari mi sarebbe caduto in testa, uccidendomi, alla faccia di quell'antipatico di Cullen che faceva sempre di tutto per mandare a monte i miei tentativi di suicidio.
In quel momento due infermiere scazzate entrarono nella stanza spingendo una barella e scaricarono Tyler Crowley sul letto accanto al mio. Notai con soddisfazione che anche lui fu legato al lettino. E notai anche lo sguardo interessato che Cullen rivolse all’infermiera più giovane, una biondina con più curve di una pista da slalom. Tyler, appena mi vide, reclamò insistentemente la mia attenzione.
-    Ehi Bella, Bella, senti, mi dispiace! Io non volevo…
Ero lusingata dal fatto che qualcuno si preoccupasse per me.
-    Non ti preoccupare, Tyler, io sto…
-    Non devo pagarti i danni al Pick-Up, vero? – m’interruppe lui – sai, è da un po’ che risparmio per comprarmi un nuovo computer, e non sono sicuro che l’assicurazione copra questo genere di incidenti…
Sbuffai. Ormai conoscevo troppo bene il vecchio Chevy per sperare che si fosse fatto anche solo mezzo graffio. Non mi sarei mai liberata di quel maledetto Pick-Up, di quel passo.
-    Non ti preoccupare, Tyler, non serve che mi paghi. – lo rassicurai.
Il ragazzo sospirò di sollievo.
-    Grazie, Bella, davvero, non so come ringraziarti. Chiedimi tutto quello che vuoi.
-    D’accordo – non mi lasciai sfuggire l’occasione – in tal caso credo che potresti farmi i compiti di trigonometria di tutto il trimestre.
Gli rivolsi un sorrisetto sadico, e dalla sua espressione afflitta indovinai che avrebbe preferito mille volte pagarmi i danni. Soddisfatta dell’accordo appena concluso, mi sistemai il collarino (chiedendomi se stringendolo troppo sarei riuscita a soffocarmi) e lasciai che Tyler si disperasse in silenzio.
Le due infermiere finirono di trafficare con le flebo e si avviarono verso la porta. Cullen abbandonò immediatamente la sua posizione annoiata, in piedi accanto alla finestra, e si gettò a terra con un’espressione di sofferenza molto convincente.
-    Ohhh… ohhh… dolore! – ululò, rotolandosi sul pavimento – Aiuto! Presto, chiamate un dottore! Ahhh… muoio!
Due tizi che stavano attraversando il parcheggio sbirciarono dentro alla finestra, ed uno dei due, perplesso, domandò.
-    Ma operano senza anestesia?
-    Forse è la sala parto… - propose l’altro, lanciando un’occhiata dubbiosa a Tyler.
L’infermiera bionda intanto si era inginocchiata accanto a Culo e, posandogli una mano sulla fronte, gli chiese.  
-    Cosa succede?
-    C-c-crampoooooo! - Gridò lui, simulando delle convulsioni.
-    Dove? – s’informò lei, premurosa.
-    Q-q-qua!
E tra un ululato e l’altro Cullen s’indicò la cerniera lampo dei pantaloni. L’infermiera alzò un sopracciglio, perplessa.
-    Là?
-    Si qua!
Strillò Cullen, continuando a rotolarsi per terra. L’infermiera si girò verso di me, come a volermi chiedere il permesso. Ero combattuta: avrei potuto interpretare la parte della fidanzata gelosa e mandare a monte i piani di Cullen, oppure difendere il mio onore precisando che non stavamo assieme, e che poteva fargli quel cavolo che le pareva. Possibilmente non davanti a me, però. Alla fine optai per una via di mezzo.
-    Gli si sarà alzato troppo – commentai, scrollando le spalle in direzione di Tyler – evidentemente i neri lo eccitano…
Cullen, dimenticandosi per un istante di recitare la parte del moribondo, si mise a sedere ed esclamò.
-    Ehi, io non sono gay! – poi, voltandosi verso l’infermiera con uno sguardo languido, continuò – Non dovresti farmi un massaggio per farmi passare il crampo?
-    Bhe, no… - rispose lei – Solo i dottori possono farlo.
-    E tu vedi dottori in giro? – frignò Culo, con la sua migliore aria da vittima – cioè, vuoi lasciarmi qua a soffrire solo perché non hai una laurea in medicina?
Poi, notando lo sguardo molto poco convinto della bionda, ricominciò a contorcersi ed ululare. Per non scoppiare a ridere dovetti mordermi la lingua a sangue… bhe, probabilmente me la sarei morsa lo stesso, come consolazione per esser sfuggita alla morte.
Proprio sul più bello della scenetta, la porta si spalancò, ed un dottore fighissimo fece capolino nella stanza. “Accidenti, vale davvero la pena di frequentare quest’ospedale!” mi dissi, ripromettendomi di rompermi qualche osso il prima possibile.
-    Cosa succede? – chiese il dottore, e notai che aveva in mano una bomboletta di spray al peperoncino.
L’infermiera, sollevata, rispose.
-    Questo ragazzo si sente male… dice di avere un crampo al…
Culo saltò in piedi con un sorriso imbarazzatissimo stampato in faccia, e tappò la bocca dell’infermiera con una mano.
-    Cavoli, la medicina negli ultimi anni ha fatto davvero passi da gigante! Sto già molto meglio… anzi, direi che mi è proprio passato… - poi si rivolse direttamente al dottore figo, con un sorriso ancora più grande e ancora più falso – Ciao papy, come va?
-    Ciao, Edward.
Rispose quello, guardandolo malissimo. “Accidenti!” imprecai mentalmente “Mi sembrava troppo bello per essere vero… E così è questo il padre di Cullen? Peccato che il figlio non gli assomigli un po’ di più…”. Il dottor Cullen congedò l’infermiera, che aveva l’aria di Tom Welling a cui è stato appena spiegato che non è Superman, e si avvicinò al mio letto. Cullen cominciò a scivolare lungo la parete, cercando di raggiungere la porta senza esser visto da suo padre.
-    Allora – esordì il dottor Cullen, sfogliando le mie radiografie – sei Isabella Swan?
Gli indicai il cartellino appeso al letto, sui cui era scritto il mio nome, con aria ovvia. Anche perché non credevo di essere in grado di profferir parola, davanti a tanta bellezza. Non avevo mai visto niente di più bello in vita mia...
-    Io sono Carlisle Cullen, il padre di Edward. – mi tese la mano, con un sorriso – Il quale farebbe meglio a non uscire da questa stanza, se ci tiene alla pelle. – aggiunse poi, minaccioso.
Cullen, che stava abbassando la maniglia della porta, andò a sedersi su una sedia vicino alla finestra, con l’aria di un bambino a cui è stato appena sottratto il vasetto della Nutella. Spostai lo sguardo da lui a suo padre, ricordandomi all’improvviso che non erano davvero padre e figlio. La qual cosa mi rincuorò parecchio.
-    Dunque… - esordì Carlisle – sembrerebbe che la tua testa sia a posto…
Edward ebbe un attacco di tosse molto poco credibile. Lo fulminai con un’occhiataccia e tornai a rivolgere la mia attenzione a suo padre, chiedendomi se fosse sposato.
-    Ti fa male la testa?
Feci segno di no, continuando a sbattere le ciglia in direzione di Carlisle. Lui mi rivolse un sorriso da pubblicità della Mentadent ed estrasse una penna blu dalla tasca del camice.
-    Perfetto, allora, se dovessi avere giramenti di testa o disturbi della vista torna qua. E se hai mal di testa prendi un’aspirina. Ora devo firmare alcune carte e poi potrai tornare a casa… Canna? – soggiunse poi, estraendo un rotolino di carta dalla tasca dei pantaloni e porgendomelo.
Annuii stupidamente e presi il rotolino. Il dottore finì di firmare i fogli, mi slegò e andò ad occuparsi di Tyler, che nel frattempo era caduto dal letto, senza che nessuno si preoccupasse di lui. Mi alzai dal letto e cominciai a camminare molto lentamente verso la porta, barcollando un po’. Quando fui sull’uscio mi voltai e, con una vocina sognante, sussurrai.
-    Edward, puoi venire un secondo? Dovrei parlarti…

LA FACCIA DI EDWARD, A QUESTO PUNTO, E’ DAVVERO IMPAGABILE. MA LASCIAMO CHE SIA LUI A RACCONTARI COME VA AVANTI, INVECE DI STARE QUA A SFOTTERLO (Sante parole… è da tutta la fiction che non fate altro che sfottermi! NdEdward)

-    Edward, puoi venire un secondo? Dovrei parlarti…
Se non avesse detto il mio nome avrei pensato che stesse parlando con il sedere di Carlisle. Almeno, se è vero che quando si parla con qualcuno lo si guarda… Anche se il verbo guardare, per quello che stava facendo la Swan, è decisamente riduttivo: gli stava praticamente strappando le mutande con gli occhi. E non dubitavo che presto lo avrebbe fatto anche con le mani.
-    Di cosa dovresti parlarmi?
Le chiesi, temendo di poter fare la stessa fine del sedere di mio padre. Lei fece una risatina assolutamente idiota e lanciò l’ennesima occhiatina arrapata a Carlisle. Scossi la testa e decisi di seguirla, prima che potesse fare qualcosa di incredibilmente stupido, come cercare di stuprare mio padre. Ci fermammo in una sala operatoria vuota e Bella, dopo aver lanciato un’occhiata interessata ad un grosso bisturi, si voltò verso di me, sbattendo le ciglia con un’aria ancora più stupida del solito.
-    Mi devi assolutamente far conoscere tuo padre!
Esclamò, con gli occhi che sembravano due grandi cuoricini rosa pieni di brillantini. In confronto a lei, i personaggi dei cartoni giapponesi sembravano quasi normali.
-    Lo hai appena conosciuto. – le feci notare, freddamente.
Lei scosse la testa, e riacquistò in parte la sua solita acidità.
-    Intendo che potrei venire a casa tua per studiare biologia assieme, così potrei conoscerlo meglio.
Calcò sul “conoscerlo meglio” in un modo che mi piacque anche meno dell’idea di dover studiare biologia con lei.
-    Ma io non voglio invitarti a casa mia. – obiettai.
Lei ridacchiò, con gli occhi nuovamente a forma di cuoricino, e specificò.
-    Non c’è bisogno che tu lo faccia, posso anche autoinvitarmi.
E il brutto era che non aveva neanche ancora fumato la canna che le aveva offerto papà. Scossi la testa, sconsolato, chiedendomi se la Swan era al cesso mentre Dio stava distribuendo l’intelligenza.
-    Mi spiego meglio – dissi – io non ti voglio a casa mia.
-    Ma io voglio venirci.
Protestò lei, mettendo il broncio. Alzai gli occhi al cielo, poi li posai anch’io sul bisturi che la Swan stava fissando da quando eravamo entrati nella stanza. Avevo una mezza idea di usarlo… Prima che potessi decidere se squartarle direttamente la pancia o cominciare dai piedi, però, Bella si mise a frignare.
-    Per favore, Edward, devi aiutarmi a conquistare Carlisle! Accidenti, siamo compagni di banco, dovremmo aiutarci a vicenda!
-    Se vuoi posso farti copiare le verifiche di biologia… - proposi, con scarsa convinzione.
Lei scosse la testa e si esibì nella sua migliore faccina supplicante.
-    Ti prego, devi aiutarmi! Io… io sono innamorata di tuo padre! Credo… - si fermò un istante per pensare a cosa credesse o meno e poi, annuendo con convinzione, decretò – credo di non poter vivere senza di lui.
Il che non era esattamente una delle argomentazioni migliori per convincermi ad aiutarla. Alzai gli occhi al cielo.
-    Swan, mio padre è sposato.
-    È proprio per questo che devi aiutarmi! – strillò lei, con una nota d’isteria nella voce – Senza di te non riuscirò mai a conquistarlo!
Non vedevo come avrei potuto aiutarla, né tantomeno come lei avrebbe potuto conquistare Carlisle, ma preferii non fare commenti che potessero turbare ulteriormente il suo equilibrio mentale. Ritenni opportuno, invece, farle notare che mio padre era un tantino troppo vecchio per lei.
-    Swan, fidati, è meglio se lasci perdere. Non sei nemmeno maggiorenne, non credo che un rapporto di questo genere sia legale.
In risposta ottenni un urlo nevrotico.
-    Non posso lasciar perdere! Io lo amo! LO AMO, capisci?
No, non capivo. L’unica cosa che avevo capito era che aveva battuto la testa parecchio forte. Sbuffai, appellando tutto il mio autocontrollo per non commettere un omicidio.
-    Lo conosci da cinque minuti, non puoi amarlo!
-    E invece posso.
Brontolò lei, mettendo il muso. Dopo alcuni secondi di silenzio, tornò alla carica.
-    Allora, mi aiuterai?
-    Bella, non so davvero come potrei aiutarti – tentai di farla ragionare – e poi, ripeto, non ti voglio in giro per casa mia.
-    Ti prego! Ti supplico! – piagnucolò lei – guarda, mi metto in ginocchio e se vuoi ti bacio pure i pied…
Feci un salto di mezzo metro, temendo che potesse sbavarmi le scarpe. Quella era pazza completa. Strisciai verso la porta, attento a non fare movimenti bruschi che potessero costarmi la vita.
-    Swan, ma cosa vuoi da me? – chiesi, tremando.
-    Da te niente. – rispose lei – Ma da tuo padre...
Non concluse la frase, ma la sua faccia fu abbastanza eloquente… 

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 ***


Tadan! Eccomi qua! Un po' in ritardo forse, ma ho già quasi finito il prossimo capitolo, quindi potrò aggiornare presto, questa volta sul serio =P Ora vi lascio alla storia. 

*
*
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CAPITOLO 12

(dove Bella diventa un’assidua frequentatrice dell’ospedale di Forks e le manie di persecuzione di Edward si concretizzano)



In quei giorni capii come dovevano sentirsi gli ebrei durante le persecuzioni Naziste. E dopo la prima settimana cominciai anche ad invidiarli: i campi di concentramento non potevano essere peggio della Swan. Si appostava dietro alla porta dei bagni maschili, fuori dalle aule, vicino alla mia Volvo, per tendermi delle imboscate mentre passavo; e quando tornavo a casa cercava di pedinarmi per scoprire dove abitassi. Alla centesima volta che mi ero rifiutato di farle da agenzia matrimoniale, mi aveva minacciato con un paio di forbici dalla punta arrotondata rubate a Tonio Cartonio. Di quel passo, il WWF avrebbe dovuto inserirmi nella lista delle specie a rischio di estinzione. Per non parlare delle ore di Biologia… nel senso letterale della frase: è proprio meglio che stia zitto, perché mi sono sempre considerato una persona educata.

Dopo la prima, straziante settimana, tornai in segreteria per chiedere di cambiare il corso di Biologia con una qualsiasi altra materia, anche un corso di ricamo, ma la segretaria era ancora offesa per la storia delle tette e mi cacciò via brandendo un fermacarte dall’aria letale. Il genere di cose che sarebbero piaciute alla Swan.

Il giorno peggiore in assoluto fu un grigio lunedì di fine marzo. Tanto per cominciare, pioveva. (Colpo di scena che darà sicuramente una svolta epocale alla storia… NdA). Come stavo dicendo prima che qualcuno mi interrompesse, pioveva. (Si, si era capito. NdA) Sei egocentrica, lo sai? Dovresti stare zitta e scrivere, invece di metterti sempre in mezzo per attirare l’attenzione dei lettori. Dunque… cosa stavo dicendo? Ah, vero… pioveva. Il che non è una gran novità, a Forks, ma fornisce un ottimo pretesto per essere pessimisti. E in quel periodo il pessimismo mi stava più appiccicato della Swan. Avevo appena finito l’ultima ora di lezione, così mi diressi verso la Volvo, facendo lo slalom tra le pozzanghere. L’avevo appena fatta riparare: Emmett continuava a sostenere che il garage fosse troppo piccolo e per darne una prova concreta aveva parcheggiato la sua Jeep sopra alla mia Volvo. Vedere la mia dolce macchinuccia di nuovo perfetta, unito al fatto che quella mattina avevo marinato Biologia ed ero riuscito a sfuggire a tutti gli agguati della Swan, mi mise di buon umore. Perciò mi sentii autorizzato a canticchiare la sigla delle Winx mentre cercavo le chiavi, aprivo la portiera e mi sedevo al posto del guidatore.

-         Notte magica, s’illumina il cielo, tra le stelle la sfida per me inizierà. Su una nuvola, io volo nel tempo, con gioco e fantasia, coloro la mia vita. Le mie ali nel…

Mi bloccai con la cintura in mano, posando la sguardo per la prima volta sul sedile accanto al mio. Bella Swan era seduta con i piedi sul cruscotto, e mi fissava in silenzio, con un’espressione impenetrabile. Le rivolsi un sorrisetto imbarazzato, sperando che non avesse sentito quello che stavo cantando.

-         Ehilà, Swan… - accompagnai il mio saluto tutt’altro che entusiasta con un debole cenno del capo.

-         Guardi le Winx? – s’informò lei, discretamente disgustata.

-         Ehm… - decisi di cambiare argomento, prima che la situazione diventasse troppo imbarazzante – Come hai fatto a entrare nella mia auto?

Bella mi sventolò sotto il naso un piede di porco e fece un cenno in direzione della portiera destra, che – lo notai solo in quel momento – pendeva dal fianco dell’auto tutta ammaccata. Rimasi impalato ad osservare quella funesta visione, mentre il mio cervello inviava impulsi sconnessi ed intermittenti. “Auto appena riparata… Isabella Swan… piede di porco… portiera rotta… uccidere Isabella Swan”. Quando finalmente riacquistai l’uso della parola, balbettai.

-         Tu… tu… hai distrutto la mia auto!

Se non fossi stato un gentleman degli inizi del ‘900, ero certo che mi sarebbe venuto un raptus di pazzia selvaggia durante il quale avrei accidentalmente ucciso la Swan. Lei alzò le spalle e si mise a giocherellare con il piede di porco.

-         Era chiusa a chiave.

Infondo i tempi erano cambiati: continuare a fare il gentleman sarebbe stato davvero antiquato. Indi per cui…

Saltai giù dalla Volvo e mi misi a saltare dentro ad una pozzanghera, strappandomi i capelli.

-         Cazz… tu… tu sei… dio… ma come?… la Volvo… pazza!… ti odio!

Bella aprì un pacchetto di pop corn e si sistemò meglio sul sedile per godersi il mio sclero. Continuai a sfogarmi per una decina di minuti, e conclusi la scenata scagliando un bidone della spazzatura a cento metri di distanza.

-         Ti odio!

Urlai dietro al bidone, che atterrò con uno schianto nella foresta dietro la scuola. Ignorai la bestemmia soffocata e lo sparo che seguirono il lancio del bidone e mi voltai verso la Swan, ansimando e tremando di rabbia.

-         Finito? – chiese lei, perfettamente a suo agio. Sospirai ed annuii mestamente.

-         Sì.

Bella mi rivolse un gran sorriso e mi battè una pacca sulla spalla.

-         Bene, possiamo andare.

-         Andare? – ripetei, confuso – dove?

-         A casa tua, ovvio.

Spiegò lei, con l’aria di pensare davvero che fosse ovvio.

-         Io adesso devo andare dal meccanico a far riparare la portiera, Swan. – le feci notare.

Lei lanciò una rapida occhiata alla portiera che aveva appena distrutto, come per valutarne i danni, ed infine fece spallucce.

-         Il mio pick-up è messo peggio, e va ancora.

-         Il tuo pick-up fa cagare. – la corressi – Sembra il fossile di un carro attrezzi preistorico.

E di certo non volevo che la mia Volvo assomigliasse al suo Catorcio.

-         Fattostà che il mio pick-up non perde portiere per strada.

Replicò lei, offesa, colpendosi una tempia con il piede di porco (non so se per imbranataggine o per puro e semplice masochismo).

-         Neanche la mia Volvo perderebbe portiere, se tu non le staccassi. – obiettai.

-         Dettagli.

Bella fece un gesto noncurante con la mano, solo che, trattandosi della mano con cui teneva il piede di porco, riuscì a rompermi lo specchietto retrovisore e a colpirsi il naso in un colpo solo. Gemetti (per lo specchietto, non credo che ci sia bisogno di dirlo): chiunque le avesse dato quell’attrezzo doveva essere pazzo completo. Persino una matita con la punta diventava potenzialmente pericolosa in mano a Bella (per gli altri e soprattutto per lei), figurarsi una cosa come un piede di porco. Era come regalare un raggio laser distruttore a un bambino patito di Guerre Stellari.

Nei pochi istanti che mi ci vollero per disperarmi silenziosamente per l’ingiusta sorte dello specchietto, la Swan riuscì a rompere anche il gancio della cintura.

-         Potresti. Smetterla. Di. Distruggere. La. Mia. Auto. Per. Favore?

Ringhiai, studiando un modo per toglierle di mano il piede di porco prima che si accorgesse delle mie intenzioni e lo usasse per procurarsi un trauma cranico. Lei sbuffò e mi guardò male.

-         Voi uomini siete tutti fissati con le macchine. Cosa vuoi che sia, per due graffi, tanto finché l’auto va avanti…

-         Se ti stacco un braccio cammini comunque – replicai, immaginando con sommo piacere di farlo davvero.

La reazione di Bella mi lasciò senza parole: gli occhi le si riempirono di pagliuzze brillanti e fece una faccia che mi sarei aspettato di vedere soltanto in un cartone animato giapponese.

-         Oh, Edward! Davvero faresti questo per me?

Forse avrei dovuto aspettarmelo, ma non credevo che il suo masochismo potesse arrivare a tanto.

-         Oh, ehm… bhe, se ti fa piacere no.

Ammisi.

-         E se ti dicessi che non mi fa piacere, lo faresti sul serio? – s’informò lei, sinceramente interessata.

Oddio, ma in che razza di fiction sono finto? Mi chiesi, considerando l’idea di lasciare la Volvo incustodita in balia della psicopatica e darmela a gambe. Meglio la Volvo che io, infondo. Ma sono un vampiro coraggioso (“…” NdA), perciò decisi di restare.

-         Ma ormai so che lo diresti solo per convincermi a fare una cosa che vuoi che faccia facendomi credere che non vuoi che la faccia. – ragionai, certo di essermi meritato come minimo un premio Nobel per quella perla di saggezza.

-         E se invece io avessi saputo che tu non avresti mai fatto una cosa che mi fa piacere e ti avessi fatto credere che una cosa che non mi faceva piacere mi facesse piacere, in modo da indurti a non fare una cosa che non mi faceva piacere?

Insinuò Bella, inarcando le sopracciglia con aria misteriosa. Misteriosa come il senso della frase che aveva appena detto. (Ehi, non vale! Solo io posso dire queste frasi incasinate! NdJack Sparrow). Scoppiai a ridere.

-         Avanti, non vorrai farmi credere che sai cosa significa la frase che hai appena detto.

Decisamente, il suo cervello non era così evoluto.

-         In effetti no – ammise Bella – volevo solo confonderti un po’ le idee.

-         Bhe, ci sei riuscita – sbuffai.

-         Non che ci voglia molto – borbottò lei e, prima che potessi offendermi per l’insulto neanche tanto velato che mi aveva appena rivolto, aggiunse  - Comunque, parlando di cose serie…

-         No, aspetta – la interruppi – se le cose serie sarebbero Carlisle, preferisco continuare ad ascoltare le tue menate.

-         Sì ma, nel caso non ci fossi ancora arrivato, a me non interessa quello che vuoi tu. – mi zittì, dandosi un colpo in testa con il piede di porco.

Almeno questa volta non aveva danneggiato la Volvo – mi dissi, ma quel pensiero non mi confortò molto.

-         Lo so, a te interessa solo il pene di un trentenne biondo, sposato, che tra le altre cose è anche mio padre.

-         Adottivo – precisò lei – se fosse il tuo padre genetico dovreste essere o tu molto più figo, o lui molto più scemo.

-         Grazie, sono commosso dall’alta opinione che hai di me. – mugugnai, mettendo il muso – E comunque non capisco cosa ci trovi in Carlisle: è solo uno stronzo sequestratore di Play Station.

-         Adoro gli stronzi…

Sospirò la Swan, ed estrasse dalla tasca dell’impermeabile una scatolina di legno che, sotto al mio sguardo allibito, si mise a sbaciucchiare. Aspettai un paio di minuti per vedere se la smetteva, ma ad un certo punto cominciai a temere che, se non l’avessi fermata, si sarebbe anche potuta scopare la scatolina davanti ai miei occhi, nella mia macchina. Il colpo che si era data con il piede di porco doveva essere stato più forte di quanto pensassi.

-         Ehm, Bella? – balbettai – forse ti sembrerà una domanda stupida ma… cosa diamine stai facendo?

Lei staccò la bocca dalla scatolina solo il tempo necessario per rispondermi.

-         Bacio Carlisle – spiegò – Idealmente – aggiunse poi, vedendo la mia faccia da “adesso ti porto in un bel posto con dei simpatici tizi vestiti di bianco”.

-         Idealmente? – chiesi, dubbioso – A me sembra soltanto che tu stia insalivando un’innocua scatolina di legno.

-         Ma tu non sai cosa c’è dentro alla scatolina – soggiunse Bella, con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.

Il tuo cervello, forse, se ne hai mai avuto uno.

-         Me lo stai dicendo perché vuoi che ti chieda cosa c’è? – chiesi.

-         Perspicace. Comunque no.

-         Ok.

Alzai le spalle: non ero del tutto sicuro di voler sapere cosa c’era in quella scatolina. Anzi, conoscendo il genere di cose che la Swan avrebbe potuto metterci, ero certo di non volerlo sapere.

-         Avanti, chiedimelo.

Roteai gli occhi: forse avrei dovuto davvero portarla nel “posto con i simpatici tizi vestiti di bianco”…

-         Facciamo che apro la scatolina e lo scopro da solo – sbuffai – non possiamo restare qui in eterno.

Almeno, io si, ma tu prima o poi morirai. E quel giorno non hai idea di quanto godrò…

Allungai la mano per prendere la scatolina, ma Bella mi sbatté il piede di porco in testa.

-         Non toccare la mia scatolina! È sacra! – esclamò, accanendosi sulla mia testa con il piede di porco e concludendo con un sonoro colpo sulla sua.

-         Perché, ci ha cagato dentro Dio? – m’informai, scettico.

Bella si premurò di allontanare la scatolina dalla mia portata e scosse il capo.

-         Mi dispiace deluderti, ma no. Niente cacca.

Dunque non ci aveva messo dentro il suo cervello, a quanto pareva.

-         Dentro c’è… - fece una pausa alquanto teatrale, spalancando gli occhi finché le rimasero dentro alle orbite solo perché la scrittrice non ha gusti così macabri – c’è… la canna.

Erba: ora si spiegavano molte cose… Forse mio padre l’aveva convertita al culto della Maria.

-         La canna che ti ha dato Carlisle? – domandai, incredulo – Pensavo che te la fossi fumata. Ma in effetti, l’effetto dell’erba non dura così tanto…

Bella spalancò occhi e bocca, scandalizzata.

-         Fumarla? Ma sei fuori? È il primo regalo che mi ha fatto Carlisle, lo conserverò per sempre! – preferii non commentare – Sai, le ho anche fatto un tempietto sotto alla scrivania. – soggiunse poi.

Ok, chiamo i simpatici tizi vestiti di bianco.

-         D’accordo, Bella – cominciai, scegliendo attentamente le parole – che ne dici se adesso sali sul tuo Pick-up e vai a casa? Tuo papà ti starà aspettando per pranzo.

-         Non credo – replicò lei – l’altra settimana gli ho insegnato a usare il telefono, e ora è capace di ordinarsi una pizza da solo.

Sottolineò la frase sbattendosi il piede di porco sulla fronte.

-         Tu vai comunque, potrebbe essere in pensiero – suggerii - E dammi quel piede di porco – aggiunsi, strappandole di mano l’oggetto prima che potesse sbatterselo di nuovo sulla testa – se vuoi ucciderti hai tutto il mio supporto, ma evita di farlo nella mia auto.


Ma spostiamoci ordunque (?) nel grazioso ospedale di Forks, dove un paio di giorni dopo un simpatico tizio vestito di bianco stava fumando uno spinello sopra una rivista porno.


-         Dottor Cullen! – un’infermiera spalancò la porta di scatto, facendo irruzione nel mio ufficio.

Nascosi la rivista sotto alla cartella di un certo Thomas Butler, che si era tranciato un dito con il tosaerba, e rivolsi alla donna un sorriso molto professionale. Il genere di sorriso che fanno i dottori quando quelli delle Iene vengono a fare domande moleste sul funzionamento dell’ospedale.

-         Dottor Cullen, deve venire subito al pronto soccorso! È appena arrivata una ragazza con una grave emorragia, se non la fermiamo subito potrebbe morire.

Spensi la canna sul foglio di dimissione di Thomas Butler e seguii l’infermiera lungo il corridoio che portava al pronto soccorso. Certo che quei cretini sceglievano sempre i momenti peggiori per ammazzarsi: mai che riuscissi a finire una canna in santa pace, mentre ero in servizio.

Quando entrammo nella stanzetta del pronto soccorso, fui abbastanza stupito di trovarmi davanti Isabella Swan con un sorriso da “quando non puoi lavarti i denti, c’è Daygum Protex” ed un coltello da cucina conficcato nell’interno del gomito.

-         Dottor Cullen! – esclamò – Bella giornata, vero?

Non mi capacitavo di come potesse trovare bella la giornata in cui si era quasi segata il braccio con un coltello da cucina, ma decisi di non contraddirla: forse le avevano dato un antidolorifico a base di sostanze oppiacee.

-         Ehm… ciao, Isabella.

-         Chiamami Bella – ammiccò lei.

-         Ehm… d’accordo, Bella. Ora distenditi sul lettino e resta ferma, dobbiamo fermare l’emorragia prima possibile.

Lei mi rivolse un sorriso da gattamorta ed eseguì.

-         Devo togliermi i vestiti, dottor Cullen?

Rimasi interdetto per un secondo.

-         Ehm… no, non ce ne sarà bisogno, puoi restare così.

-         Oh… d’accordo.

Pareva alquanto delusa dalla mia risposta. La ignorai e mi misi al lavoro: in un paio di minuti riuscimmo ad estrarre il coltello dall’arteria e fermare l’emorragia. Non appena finimmo di fasciarle il braccio, mandai le due infermiere ad aspettarmi in corridoio: volevo chiarire la faccenda del coltello. Non mi fidavo del tutto di Edward e delle sue promesse…

-         Allora, Isabella…

Esordii, sedendomi sul lettino accanto alla sua gamba. Lei si mise a sedere, avvicinando il suo viso al mio.

-         Siamo rimasti soli… - sussurrò, guardandomi ardentemente il cavallo dei pantaloni.

Deglutii a vuoto un paio di volte.

-         Sì, ehm… volevo farti un paio di domande.

-         Mi chieda tutto quello che vuole… - sussurrò lei, solleticandomi il braccio con la punta delle dita - posso chiamarla Carlisle?

-         Ehm… a dire il vero preferirei dottor Cullen. È più professionale, in un rapporto dottore-paziente.

Risposi, a disagio. Bella intanto continuava ad accarezzarmi il braccio come se niente fosse. Sbatté le ciglia un paio di volte e sussurrò, con voce melliflua.

-         Come vuole lei, dottor Cullen. Le piace giocare al malato e all’infermiera? Potremmo invertire i ruoli…

-         Io sono qui per lavorare. – obiettai, allontanando il braccio dalla sua mano.

-         Giusto – annuì Bella – doveva farmi delle domande?

-         Si. Dunque – esitai – come ti sei procurata quella ferita?

Bella fece un gesto noncurante e si spostò una ciocca di capelli dal viso, rivolgendomi uno sguardo provocante.

-         Sono caduta con il coltello in mano.

-         Sei caduta? – ripetei, scettico.

-         Sì.

-         Con il coltello in mano?

-         Esatto. – approvò lei.

Avrei creduto di più a Jasper che mi raccontava di non aver mai mangiato un umano in vita sua. Forse Edward aveva tentato di ucciderla, ma era troppo spaventata per dirmelo. Se l’avessi convinta che era al sicuro, magari avrebbe sputato il rospo.

-         Isabella, sei sicura di essertelo fatta da sola? Se qualcuno ti ha fatto del male, voglio sapere chi è. Ti giuro che non gli permetterò mai più di avvicinarsi a te.

E alla sua Play Station. Bella sospirò, con un sorriso ebete stampato in faccia, e si avvicinò pericolosamente al mio viso.

-         È così gentile da parte sua, dottor Cullen… Ma non deve preoccuparsi, è successo tutto per colpa mia: a volte sono davvero sbadata.

Le sue labbra erano quasi sulle mie…

-         D’accordo – dissi, alzandomi dal letto con uno scatto repentino ed allontanandomi dai suoi inquietanti occhioni languidi – io adesso devo andare: il dovere mi chiama.

La Maria mi chiamava. Dopo quell’esperienza traumatizzante, urgeva una canna, ma di quelle strong.

-         Arrivederci, dottor Cullen. Spero di rivederla presto.

Mi salutò Bella.

-         Io no – mi lasciai sfuggire – cioè… non al pronto soccorso – tentai di rimediare, in extremis.

Al massimo all’obitorio. Me la svignai più in fretta possibile, meditando di restituire a Edward la Play Station. Forse, infondo, aveva ragione: la Swan era solo una pazza masochista.

*
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RiceGrain >  Bhe, ho aggiornato. E prima di 6 mesi... è un traguardo, no? xD

mammasaura > Un chap ogni tre giorni? hahaha... no, dico, potrò avere anche una mia vita fuori da qui? Non so ogni quanto aggiornerò: dopo un giorno o forse dopo un anno, se non sono ispirata non mi metto a scrivere oscenità solo x rispettare una scadenza. Grazie per tutti i complimenti, comunque, mi hanno fatto molto piacere. =) spero che non ti arabbierai se sono stata un po' troppo franca, ma sono fatta così

Nessie93 > Non so come mi è saltato in mente di Bella e Carlisle, ma sinceramente trovo più stupido innamorarsi di Edward che di Carlisle. E poi mi serviva x lo sviluppo della storia... capirai xD

HpK00 > Grazie di tutto, chiaretta (posso chiamarti così? mi è venuto xD)... la tua recensione mi ha davvero commossa, non scherzo. Sapere che anche se i miei impegni mi tengono lontana dal pc, tu sarai sempre disposta a leggere le mie fiction, mi da davvero un enorme gioia =P tra paentesi, sto scrivendo una fiction a 4 mani con RoseScorpius, se vuoi darci un'occhiata la stiamo pubblicando sul suo account... 

FairyFlora > Grazie di tutto =) sono felice che tu abbia colto la presa in giro alle bimbeminkia ke credono di amare qualcuno DOPO 5 MINUTI CHE LO CONOSCONO solo perché è "figo"  XD

hale1843 > Lieta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto. nel prossimo dovrebbero fare la loro molesta comparsa anke jazz ed emm, ma dovrai aspettare perché bella riesca ad installarsi a casa loro, perché sto comunque seguendo la trama del libro (molto più o meno xD) alla prossima, ciau

Queen Miriam X Cullen >  grazie di tutti i complimenti anche a te *me salta in giro urlando "yeeee uuna nuova lettricee"* xD

RoseScorpius > Lara <3 lo sai ke ti amo, vero? Xò smettila di stracciare i maroni =P

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13 ***


CAPITOLO 13

(Dove Bella designa il suo cavaliere per il ballo di primavera e rifiuta inviti a destra e a manca, mentre Edward si trasforma inspiegabilmente in una persona ragionevole)


Un (non ci crederete, ebbene sì) piovoso giovedì di inizio marzo entrai nell’aula di biologia guardandomi attorno con circospezione: l’ultima volta la Swan si era nascosta dietro alla porta e mi aveva teso una specie di imboscata. Quel giorno invece – notai con immenso sollievo – era seduta al nostro banco e sembrava relativamente sana di mente, per i suoi standard. Relativamente.

Quando mi sedetti accanto a lei, mi rivolse un sorriso a 28 denti (supponevo che i quattro del giudizio le mancassero).

-         Ciao, Edward.

-         Ciao, Bella…

Risposi, diffidente: non era mai un buon segno che fosse troppo allegra. O forse le era solo venuta una paralisi facciale – mi dissi, visto che continuava a guardarmi e sorridere con un’espressione da Teletubbie drogato. Distolsi lo sguardo e cominciai ad erigere la solita barricata di quaderni ed astucci, facendo del mio meglio per ignorarla. Quando mi girai, mi accorsi che mi stava ancora fissando con quel sorriso idiota. “Uhm… mi rimangio quello che ho detto sulla sua sanità mentale di oggi…”.

-         Ehm… Bella? Ti senti bene?

Lei annuì, senza abbandonare il suo sorriso inquietante. A ben pensarci, più che un Teletubbie drogato, sembrava un cucciolo di barracuda che ha appena sbranato il pesciolino domestico della mamma, e le rivolge un sorriso sornione della serie “ciao mamma, bella giornata vero?”. Spostai la sedia un po’ più lontano dalla mia compagna di banco, cominciando a preoccuparmi seriamente.

-         Sai che fai paura, quando ti comporti così?

Per tutta risposta lei sospirò, e riuscì a farlo senza smettere di sorridere... L’accoppiata sorriso da barracuda ed occhi a cuoricino era tremendamente inquietante.

-         Ho deciso di invitare il Dottor Cullen al ballo di primavera… - sussurrò, sporgendosi verso di me con il libro di Biologia stretto tra le braccia.

Sbiancai, nonostante i vampiri, nelle fiction intelligenti, non sbianchino. Bhe, ma di che mi preoccupo, questa non è una fiction intelligente…

-         Tu… stai scherzando, vero? – bisbigliai, entrando in modalità “autoconvinciamoci che Bella sta scherzando” – Haha, invitare papà al ballo… Non ti facevo così spiritosa, Swan.

Lei guardò prima me (molto male), poi la scatolina della canna (con la faccia di un Musulmano a La Mecca) ed infine il libro di biologia (con l’aria di chi sta valutando di usarlo come oggetto contundente, non so se su di me e o su se stessa). Alla fine parve scegliere la via del dialogo.

-         Sai, Cullen – esordì, a denti stretti – stavo pensando di sbatterti il libro di biologia in testa e vedere se succede qualcosa… chissà, magari diventi intelligente. Ma poi mi è venuto in mente che il libro è in comodato, e non mi va di sgualcirlo. Sai, non credo che la gioia di picchiarti valga il riscatto del libro…

Inclinai la testa e sbattei le palpebre, perplesso.

-         Questa non l’ho capita…

-         Tranquillo – mi rassicurò Bella, battendomi una pacca sulla spalla – ormai nessuno si aspetta più che tu capisca le cose, in questa storia.

Cioè, lei stava dando a ME del cretino? Isabella Swan, la pazza del Pick-up, la ragazza che non era in grado di salire una scala senza cedere alla tentazione di buttarsi giù, stava dando a ME del cretino?

-         Dimmi che mi stai dando del cretino perché mi hai detto che volevi invitare mio padre al ballo e ci sono cascato.

Sussurrai, scivolando sulla sedia fino a trovarmi con il naso all’altezza del banco. Bella mi rivolse uno sguardo compassionevole e tentò di rassicurarmi con dei leggeri colpetti sulla spalla.

-         Vedrai che qualcuno inviterà anche te. E se no puoi sempre andarci con Eric, anche lui è rimasto solo.

-         Q-quindi tu hai davvero intenzione di invitare Carlisle al ballo? – balbettai.

-         Si, ovvio.

Rispose lei, con nonchalance. Caddi a terra, stroncato da un infarto. Poi l’autrice si ricordò che i vampiri non hanno infarti, e mi fece rialzare dal pavimento lercio dell’aula di biologia. Intanto, però, Mike Newton si era seduto al mio posto e stava chiedendo a Bella cosa ne pensasse del suo nuovo hairstyle, mentre intanto pensava a come invitarla al ballo.

-         Ehm… - fece Bella, dubbiosa – a me sembra sempre che tu abbia un porcospino giallo in testa.

-         Ma no, dai, guarda! – esclamò Newton, indicandosi le punte impiastricciate di gel – non vedi che ho le punte più lunghe e più sottili?

-         Ok – lo accontentò Bella – diciamo che ora più che un porcospino sembra un istrice.

-         Credevo che non ci fosse differenza tra un istrice e un porcospino… - borbottò il biondo, con aria stupida.

-         Anche io credevo che non ci fosse differenza tra i tuoi capelli ieri e oggi.

Gli fece notare Bella, al che mi sorse il dubbio che nemmeno lei sapesse la differenza tra un istrice e un porcospino. (Perché, tu la sai? NdA)

Ok – pensò Newton – ora la convincerò a venire al ballo. Appena scoprirà che Jessica mi ha invitato schiatterà d’invidia.

-         Bhe, senti – cominciò – Jessica mi ha chiesto se mi andava di farle da cavaliere al ballo.

-         Dovrebbe interessarmi? – chiese Bella, sfogliando distrattamente il libro di biologia.

-         Non sei gelosa? – replicò il biondo, deluso.

-         Sarei più gelosa del mio gatto.

-         Hai un gatto? – domandò Newton.

-         No.

È verde d’invidia, ma fa l’indifferente.

Certo, Newton, l’importante nella vita è essere convinti.

-         Bhe, io non ho ancora accettato – disse, cercando invano di catturare l’attenzione della Swan.

Bella finalmente alzò gli occhi dal libro, e gli rivolse un’occhiata annoiata.

-         E cos’è che vuoi da me, di preciso?

-         Mi chiedevo se ti andava di venire al ballo con me.

Nonostante Newton fosse più idiota di Emmett e Jasper messi assieme, sperai che Bella avrebbe accettato: così, almeno, si sarebbe tolta dalla testa Carlisle. Ovviamente Bella, anche se inconsciamente, faceva sempre di tutto per remarmi contro.

-         No, mi dispiace. Ci vado già con l’uomo più biondo, bello e fascinoso dell’universo. – lo liquidò, tornando ad ammirare le mie caricature che si erano accumulate sulle pagine del suo libro, nel corso del tempo.


Bella sembra molto sicura di sé e del fatto che Carlisle accetterà il suo invito, ed infatti neanche due ore dopo…


-         Ciao, Bella.

Mi salutò Bifloman, sistemandosi gli occhiali sul naso con la sua tipica aria da sfigato. Gli rivolsi a malapena un cenno, mentre frugavo nella borsa alla ricerca delle chiavi del Pick-up. Quando finalmente le trovai e feci per aprire la portiera del Catorcio, mi accorsi che Bifloman era ancora là.

-         Posso fare qualcosa per te?

Chiesi, intendendo chiaramente che doveva togliersi dalle scatole.

-         Bhe – cominciò Bifloman, imbarazzato – mi chiedevo se avessi intenzione di invitarmi al ballo.

-         No, non avevo la minima intenzione di farlo. – E tanti saluti alla diplomazia.

Bifloman parve decisamente deluso.

-         Perché no?

-         Per ovvi motivi – come gli occhiali, i brufoli e la sua apparente fobia per i pantaloni a vita bassa – E poi sono già impegnata: andrò al ballo con l’uomo più biondo, bello e fascinoso dell’universo.

-         Draco Malfoy? – chiese Bifloman, indispettito.

-         Tu hai letto troppi libri, Eric.

Borbottai, salendo sul Pick-up. Misi in moto e, con una complicata manovra durante la quale rischiai di distruggere la cinquecento parcheggiata accanto al Catorcio, uscii dal parcheggio. Stavo per uscire dallo spiazzo davanti alla scuola quando Tyler Crowley si mise a bussare al finestrino. Lo ignorai, ma lui si mise a bussare più forte. Se non fossi stata certa che l’omicidio è punibile per legge, lo avrei turato sotto volentieri.

Alla fine decisi di abbassare il finestrino, prima che lo sfondasse.

-         Ciao, Bella.

Esclamò, con un sorriso da paralisi facciale stampato sulle labbra. Tesi la mano, con il palmo all’insù, fuori dal finestrino. 

-         Compiti?

Tyler annuì mestamente ed estrasse dallo zaino una busta di plastica. La afferrai senza tanti complimenti, controllai che ci fossero tutti gli esercizi e poi, soddisfatta, misi in moto il Pick Up.

-         Aspetta!

Strillò Tyler, battendo sulla portiera. Avrei potuto benissimo fingere di non averlo sentito, visto il casino che faceva il motore del Catorcio, ma l’idea di intasare il parcheggio della scuola mi allettava parecchio.

-         Che vuoi, Tyler?

-         Mmm… ecco io… - si perse nella contemplazione delle sue scarpe, imbarazzato – io mi chiedevo se… se ti andava di venire al ballo con me.

Ero troppo sconcertata anche per prenderlo per il culo. Arricciai il labbro superiore nelle mia migliore faccia schifata ed alzai entrambe le sopracciglia.

-         Con te?

Tyler annuì, speranzoso, guardandomi come se fossi San Nicolò e stessi per dirgli se gli avevo portato un giocattolo o del carbone.

-         Si, bhe, così non dovrai andarci da sola e la gente non ti darà della sfigata.

Il mio sopracciglio destro si alzò ulteriormente.

-         Insomma… - proseguì – pensavo che magari, se ti accompagnavo al ballo, potevamo ritrattare sui compiti di trigonometria…

-         Non ti preoccupare, per i compiti di trigonometria mi va benissimo così. – gli assicurai, con un sorriso crudele – E poi – aggiunsi, perdendomi nelle mie seghe mentali su Carlisle – io al ballo ci andrò con l’uomo più bello, biondo e fascinoso dell’universo…

-         Ci vai con Newton?! – esclamò lui, con la faccia di un bambino di tre anni che ha appena beccato i suoi genitori a fare uno strano giochino senza vestiti.

Sulle prime non riuscii a connettere: avevo ancora davanti agli occhi una bellissima immagine mentale del dottor Cullen che mi strappava i vestiti a morsi.

-         Io ci vado con Newton? – ripetei, altrettanto sconcertata, prima di rendermi conto che la sua era una domanda – Cioè, no. Certo che no. Newton ti sembra forse l’uomo più bello, biondo e fascinoso dell’universo?

-         Bhe no… - ammise Tyler, leggermente sollevato – però è biondo.

Paragonare Mr HoUnPorcospino(o un istrice, che dir si voglia)GialloInTesta al dottor Cullen era una bestemmia bella e buona. Sbuffai, indignata, ed accarezzai la scatolina della canna per rassicurarla.

-         Nessuno pensa che tu sembri quello sfigato di Mike Newton, non ti preoccupare…

Sussurrai, lanciando un’occhiata ammonitrice a Tyler, della serie “offendi di nuovo la mia piccola, dolce canna e te la vedrai con i miei muscoli”. Tyler inclinò la testa, perplesso.

-         E chi sarebbe quest’uomo più bello, biondo e fascinoso dell’universo?

Gli rivolsi un sorrisetto sognante e sospirai, portandomi al petto la scatolina.

-         Lo scoprirai al ballo…

Poi partii, cullata dai sobbalzi del Pick Up, ed immaginando quanto avrebbe sobbalzato quel vecchio Catorcio quando io e il dottor Cullen ci avremmo passato dentro una notte di follie d’amore.


Vi risparmio il pomeriggio di Bella, passato a farsi seghe mentali su Carlisle, e quello di Edward, passato ad ascoltare le seghe mentali di una strana tipa di nome Stephenie, che sosteneva di non poter scrivere il suo Best Seller se Bella si fosse innamorata di Carlisle. E così arriviamo direttamente alla mattina dopo…


Avevo riflettuto molto, quella notte, ed avevo deciso che dovevo impedire a tutti i costi che Bella invitasse mio padre al ballo: si sarebbe solamente resa ridicola davanti a tutti, e lui avrebbe rifiutato l’invito. Perciò, quella mattina, quando scese dal suo Catorcio preistorico, le dissi.

-         Bella, dobbiamo parlare.

Lei sbuffò e si buttò a piedi pari in una pozzanghera, schizzando i miei vestiti firmati.

-         La risposta è no.

-         Perché non vuoi parlare con me?

-         Non è che non voglio parlare con te, anche se farlo non è esattamente la mia massima aspirazione – rispose Bella, con la sua solita sincerità offensiva – Ma quando mi chiederai di venire al ballo con te, sappi che la risposta è no. Era solo per evitare discorsi inutili.

-         Ma io non voglio invitarti al ballo! – protestai – Piuttosto ci vado con Emmett.

Bella alzò gli occhi al cielo e cominciò a marciare verso l’aula di Inglese, schizzando fango a destra e a manca ogni volta che affondava i suoi trombini in una pozzanghera.

-         Dici così per salvarti la faccia dopo il mio rifiuto. Ma non devi sentirti tanto umiliato, sei già il quarto a cui dico no.

-         Forse non dovresti dire di no a tutta questa gente – osservai, saggiamente – cosa farai se Carlisle rifiuterà il tuo invito?

-         Non lo rifiuterà – mi assicurò lei – mi ama anche lui.

-         A si? – sollevai un sopracciglio.

-         Sì. – rispose lei, sicura – Ha detto che non permetterà che nessuno mi faccia del male. Non lo trovi romantico?

Sinceramente lo trovavo solo molto improbabile, nonostante il proverbiale pacifismo di mio padre.

-         Bella, senti, te lo dico da amico. – esordii, ma lei mi interruppe.

-         Nonostante tu non sia mio amico.

-         Nonostante io non sia tuo amico. – concordai – Ma facciamo finta per un secondo che lo sia. Dovresti lasciar perdere Carlisle.

-         Mi sembri un tantino troppo geloso per essere mio amico.

-         Infatti non sono tuo amico – le ricordai.

-         Giusto, sei solo geloso.

Convenne Bella, saltando in una pozzanghera delle dimensioni del Lago di Como. Sbuffai, guardando con compassione quelli che una volta erano stati dei pantaloni beige di Armani.

-         Credo che tu abbia frainteso, Bella: non mi interessa se vai al ballo con mio padre, con Newton o con Mastro Lindo. – dissi – Sto solo cercando di evitarti la peggiore figura di merda della tua vita. Perché credimi, a mio padre interessano solo Esme e le modelle svedesi.

-         Sei solo geloso. – mi accusò lei, rifilandomi un’occhiataccia sprezzante – Perché avresti voluto che t’invitassi al ballo, e ti rode che io preferisca tuo padre a te.

-         A dire il vero mi dispiace solo per Carlisle.

Borbottai, spingendola di lato per evitare che si buttasse a panciata nell’ennesima pozzanghera.

-         Senti, Bella, capisco che ragionare sia una novità per te, ma dovresti provare a farlo. – sbottai – Mio padre è un uomo sposato, non puoi presentarti a casa mia ed invitarlo al ballo come se niente fosse, magari anche davanti a mia madre!

-         Hai una concezione molto ristretta delle cose che si possono fare. – osservò lei, acida.

Alzai gli occhi al cielo, chiedendomi cosa avessi fatto di male per meritarmi di finire in una situazione del genere. Visto che la stupidità di Bella le impediva di rendersi conto della colossale figura di merda a cui stava allegramente saltellando incontro, decisi di passare al piano B, sebbene quel piano, come tutti i piani B, presentasse molti inconvenienti. Primo tra tutti il fatto che avrei dovuto sopportare Bella per una giornata intera.

-         Ok, Bella, ti faccio una proposta. Che ne dici se il giorno del ballo ti porto a fare un giro a Seattle?

Bella mi guardò come se fossi pazzo, e probabilmente lo ero davvero, se ero arrivato a proporle di passare una giornata con me per evitare che facesse una figuraccia.

-         Fammi capire, tu vorresti che rinunciassi ad andare al ballo con l’uomo della mia vita e andassi in una città che non saprei nemmeno trovare su una cartina geografica con te?

-         Io vorrei che tu evitassi di fare una figura di merda davanti all’uomo della tua vita e venissi in una città che nessuno di noi due saprebbe trovare su una carta geografica con me. – precisai.

Bella scoppiò a ridere.

-         Ma stai scherzando?

-         Per niente – dissi – a Seattle ci sono un sacco di grattacieli da cui cadere, e di sicuro ci sono molte più probabilità di morire che qua. Sicura di non volerci venire?

Bella sembrò tentata dalla mia proposta per un secondo, ma poi afferrò saldamente la scatolina della canna, si buttò a piedi parri in una pozzanghera e declamò.

-         Io andrò a quel ballo con l’uomo più biondo, bello e fascinoso dell’universo e tu non puoi farci niente, Edward, quindi rassegnati.





L’ANGOLINO DELLA CRITICA AL CAPITOLO


Autrice – In uno dei miei (ormai celebri) momenti di pazzia, ho ritenuto necessario inventarmi questo demenziale angolino della critica al capitolo. Dal momento che auto-commentare le mie “opere letterarie” mi pareva un po’ eccessivamente megalomane ed egocentrico come atteggiamento, ho deciso di affidare l’angolino della critica al capitolo a due eminenti esperti di critica letteraria.

Jazz (si guarda attorno con aria perplessa, cercando i due critici letterari di cui sopra) – Dici che parla di noi?

Em – Non so, ma questo posto mi piace.

Si mette a saltellare su una delle poltrone dello studio giornalistico.

I lettori intanto osservano i due vampiri, aspettandosi la critica del capitolo.

Jazz (imbarazzato) – Em, quei tizi che ci guardano mi mettono in soggezione. Secondo me si aspettano qualcosa da noi…

Em (smette di saltare e guarda le facce dei lettori) – Effettivamente sono un po’ inquietanti. Non crederanno di essere sul set di un porno gay?

Jazz – Cinquanta dollari che no. Secondo me vogliono la critica del capitolo.

Em (alza un sopracciglio) – Jazz, dovresti smetterla di scommettere su tutto, è un brutto vizio. E poi ti ricordo che mi devi ancora la Statua della Libertà.

Autrice – Ve la do per la testa la Statua della Libertà, se non vi muovete a fare la critica del capitolo!

Jazz – Em, mi devi cinquanta dollari.

L’autrice comincia a fare stretching per prepararsi al lancio della Statua della Libertà.

Em – Ok, ok. La critica al capitolo. Dunque… ehm, il capitolo era molto… molto… diglielo tu, Jazz.

Jazz – Ehm… sì, cioè, lo stile di scrittura era molto… liquido.

Em – Liquido?

Jazz – Stavo cercando un sinonimo di fluente: non vorrei ricadere nella banalità.

Autrice – …

Em – Hai ragione, dobbiamo tenere viva l’attenzione dei lettori.

Lettori – Zzzzzzzz…

Em (con aria saputa) – Comunque il capitolo non era poi così liquido: ogni tanto la narrazione si arena su delle inutili boiate senza senso. Più che altro lo definirei… viscoso, ecco. E in certi punti un po’ appiccicoso.

Jazz – Mieloso?

L’autrice usa la Statua della Libertà per darsi dei forti colpi in testa.

Em – Inoltre la descrizione dei personaggi non è per niente realistica. Insomma, da quando in qua Edward è ragionevole?

Jazz – Appunto, me lo stavo chiedendo anch’io. E poi sembra per tutto il capitolo che Bella voglia andare al ballo con me. Insomma, sono sicuramente molto più biondo, più bello e più fascinoso di Carlisle.

Em – Avrei i miei dubbi… Ehi, si potrebbe fare un sondaggio tra i lettori: è una cosa molto professionale, sa da critici letterari esperti.

Jazz – Tzè, tanto direbbero che sono più bello io.

Em – Scommettiamo?

Prima che i due possano ricominciare a scommettere, l’autrice decide di chiudere l’angolino della critica al capitolo.



Salve gente! Su, non fate quelle faccette, se l’angolino della critica vi ha tanto scandalizzate basta dirlo. Prendetelo come un esperimento: se mi dite che vi piace continuerò a scriverlo a fondo di ogni capitolo, se no giuro che non appesterò più il sito con cotanta stupidità.

L’idea mi è venuta principalmente perché qualcuno mi aveva chiesto dove fossero finiti Em e Jazz, e avevo promesso che i due vampirastri sarebbero ricomparsi in questo capitolo, ma ho dovuto tagliare quella scena. Perciò mi sono inventata questa boiata per farmi perdonare =P

Detto questo, non aggiornerò per un mese, credo. Ma questa non è una novità, no? xD andrò in Sardegna per tre settimane, e non escludo che scriverò qualcosa con carta e penna, ma comunque non avrò l’accesso ad internet. Ergo, quando sarò tornata mi impegnerò per aggiornare prima possibile, intanto vi lascio questo capitolo augurandovi buone vacanze. ma ormai questo capitolo l’avete già letto, quindi… buone vacanze e basta. Non so se vi mancherò durante questo periodo, ma voi e le vostre splendide recensioni mi mancherete di sicuro. Vado a cercarmi un fazzoletto per piangerci dentro, ciao ragazze.


Ps. Se avete creduto alla storia del fazzoletto siete brillanti come Bella dopo due canne =P

RoseScorpius nn sono una cicciottolona -.-''' xD e credi che abbia paura di venir picchiata da una 52 kili coon un braccio in sciopero? haha sogna, e vedi di guarire, che a settembre ti voglio in palestra
FairyFlora grazie per tutti i complimenti! in effetti non mi piacciono i personaggi troppo molli, non hanno senso a meno che non si trovino in mezzo a tanti personaggi cattivi che li prendono in giro. Come protagonisti direi che non sono il massimo =P Edward comunque in questo capitolo ha manifestato la sua tendenza a voler fare il salvatore del mondo, come al solito
HpK00 ciao chiaretta xD sono contenta che tu continui a seguirmi. sai, mi sono fatta un'auto-psicoanalisi, ma non sono riuscita a capire da dove vengano le boiate che dico... mah... grazie della recensioneee
Nessie93 si bhe, Carlisle è il figo della situazione. ci vuole qualcuno di un po' meno psicolabile in una storia, se no poi gli idioti sembrano meno idioti e non ha più gusto, non ti pare?
patu4ever grazie per la recensione! sono lieta che la storia ti piaccia. bella non si è procurata fratture craniche perché ha la testa troppo dura anche per un oiede di porco, e nonostante il suo cervello la spinga ad atti di masochismo, il suo corpo ha pur sempre degli istinti i sopravvivenza, e per autoconservazione ha imparato ad attutire i colpi xD
Queen Miriam X Cullen grazie per la recensione, e ringrazia anke la tua amica da parte mia, x aver sopportato un intero capitolo di questo demenziale ammasso di parole senza senso =P sei la prima che mi fa i complimenti non solo per le boiate ke scrivo, ma anke x coome le scrivo, e te ne sono infinitamente grata =P
SALVADOR84 grazie per la recensione. riguardo al fatto di riscrivere anche gli altri libri... non saprei, intanto mi concentro per finire di scrivere il primo, poi ci penserò =P

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