LA VERA STORIA DI EDWARD E BELLA di puffolettaHP (/viewuser.php?uid=71086)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INTRODUZIONE ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 1 *** INTRODUZIONE ***
Ciao,
mi chiamo Edward Cullen.
Sono
nato a Chicago nel 1901 e sono stato trasformato in vampiro nel 1918,
quando
stavo morendo di spagnola e la febbre mi aveva già fritto
quasi tutti i neuroni
che avevo (e che già in partenza si potevano contare sulle
dita di una mano… e
avanzavano anche delle dita).
Dopo
essere diventato un vampiro, forte, veloce ed irrimediabilmente
stupido, ho
scoperto di avere una capacità formidabile: posso leggere
nel pensiero alla
gente.
Ogni
ragazza che vedo pensa che io sia Ron Weasley in versione figo (come
intelligenza il paragone è azzeccato però), ma
questo non mi vieta di sentirmi
BRUTTO. Già, sono convinto di essere brutto. O almeno, gli
altri mi trovano
attraente, ma chi se ne frega. Perché ovviamente sono scemo
e mi sono andato ad
innamorare dell’unica persona al mondo a cui non riesco a
leggere nella mente,
così sono nate tutte le mie pare sul fatto di essere brutto.
Perché non so se
sono abbastanza bello per Bella… e se non le piaccio? E se
pensa che sono un
cesso sfigato? E se lei… e se io… ma se fossi
più bello magari…
aaaaaaaarghhhhhhhhhhhhhhhh!!!!
… CRISI DI NERVI…
PS:
ah, dimenticavo, qualunque cosa succeda sono sempre convinto che sia
colpa mia.
per cui, per favore, non votate di nuovo Berlusconi, perché
l’ultima volta mi
avete fatto venire dei sensi di colpa da non dormirci la
notte… a parte che io
la notte non dormo comunque…
Ciao,
sono Bella Swan.
Sono
nata nel… no, non posso dirvelo… alle donne di
una certa età non si dovrebbero
chiedere certe cose, vi pare? Uhhhh… sono vecchia, vecchia,
vecchia!!! Cado a
pezzi, sono piena di rughe, pensateci, ho già diciassette
anni, quasi diciotto!
In pratica sono già con un piede nella fossa!!!
Sono
una persona irrimediabilmente masochista con istinti suicidi, come se
tutto
questo non bastasse, ho la mania di salvare il mondo sacrificandomi. Il
che,
detto in parole povere, vuol dire che cerco in tutti i modi di farmi
ammazzare
per niente, perché poi viene sempre fuori che la terra non
sta per essere
invasa dagli alieni e che era tutta una presa per il culo.
…
COMUNQUE BELLA, SE MORISSI FARESTI VERAMENTE UN PIACERE AL MONDO,
SCUSATE, SONO
UNA NARRATRICE CON MANIE DI PROTAGONISMO XD…
MA
TORNANDO ALLA NOSTRA BELLA SWAN
Sono
una ragazza acqua e sapone, principalmente perché non ho
ancora capito come si
svita il tappo del mascara, e sono il tipo di persona che SE LE VA A
CERCARE.
Sì, perché avere una vita normale come tutti i
cristiani era troppo poco
eccitante per una come me. Così ho deciso di buttarmi a terra ogni tre
passi,
anche in mezzo alla strada (metti caso che sia il mio giorno fortunato
e che
passi un’automobile…). Infatti la mia terribile
goffaggine è tutta una scusa
per coprire i miei tentativi di suicidio. D’altronde non mi
limito solo a
questo, ma me la faccio anche con tutti i mostri che mi capitano a
tiro, e loro
che ci stanno anche… però, non si sa come, sono
ancora viva… dovrò trovare dei
metodi di suicidio più efficaci…
In
pratica noi due (Bella e Edward) abbiamo deciso di raccontare di
persona la
nostra storia, perché la versione sdolcinata e romanzata
della Meyer
(prettamente commerciale) lascia molto a desiderare. Insomma, nei libri
di
quella pazza debosciata sembrerebbe proprio che siamo intelligenti e
che la
nostra storia d’amore sia tutta rose e fiori… bhe,
fidatevi che non è così…
BHE,
VOLETE SAPERE COME è ANDATA VERAMENTE? ALLORA RECENSITE ED
ASPETTATE IL
PROSSIMO CAPITOLO!!! INTANTO SPERIAMO CHE BELLA NON TROVI UN MODO DI
SIUCIDARSI
PRIMA DI AVERMI SPIEGATO BENE COME SONO ANDATE LE COSE… E
DITE A EDWARD CHE NON
è UN CESSO, PER FAVORE, CHE MAGARI GLI PASSA LA SINDOME DA
“SONO IL PIù BRUTTO
DEL MONDO”
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 1 ***
Un abbraccio grande grande
a tutti quelli che mi hanno recensito, e cioè BellaCullen88,
cullengirl,
RockAngelz, Piccola Stella Senza Cielo e pao87!!! Non so
perché mai vi siete
presi la briga di recensire le scempiaggini che scrivo ma vi ringrazio
tantissimo!!!
Sono stata veloce ad aggiornare eh?? Comunque spero di non deludere le
vostre
aspettative con questo capitolo… se vi aspettavate tante
cazzate credo proprio
che non vi deluderò! Ma adesso vi lascio alla storia di
quella masochista
schizofrenica di Bella Swan.
CAPITOLO 1
BELLA
Io e mia madre viaggiavamo
verso l’aeroporto con i
finestrini dell’auto abbassati. A Phoenix c’erano
25 gradi, il cielo era blu,
terso e perfetto. Indossavo la mia camicia preferita, senza maniche, di
sangallo bianco (ma che sarà mai sto sangallo?);
la indossavo come gesto
d’addio. Il mio bagaglio a mano era una giacca a vento,
il resto lo avevo
dimenticato a casa ma non avevo avuto il coraggio di dire a mamma di
tornare
indietro a prenderlo… addio telefonino…
Adesso
vi risparmierei volentieri tutta la pappardella su dove si trova Forks,
perché
non sono mai stata una cima in geografia. Diciamo che dovrebbe trovarsi
da
qualche parte negli Stati Uniti, ma quello che c’interessa e
che ci stia quel
debosciato di Edward, giusto? Per cui bando alle chiacchiere ed andiamo
avanti
con la nostra storia.
Bene,
come stavo dicendo, da qualche parte sul nostro bel pianetuccio
inquinato c’è
una cittadina che si chiama Forks e che ha più o meno 17
abitanti, 7 vampiri,
una decina di licantropi e qualche pecora (che non si sa bene cosa ci
faccia a
Forks ma m’ispirava scriverlo). I grizzly e i puma della zona
sono ormai tutti
estinti (e chissà perché). Suppongo che tutti
sappiate del fantastico clima di
Forks, che si sposa a meraviglia con i capelli crespi (come i miei),
perciò non
mi dilungo.
Quando
ero più piccola, d’estate, mamma mi cacciava
sempre a Forks per un mesetto o
due, così poteva finalmente scoparsi quell’altro
scemo di Phil in santa pace.
Ma quando avevo cominciato a diventare un po’ più
grandicella ero riuscita a
convincerla a farmi restare, promettendo solennemente che non avrei
sbirciato
dal buco della serratura mentre “facevano le loro
cosuccie” (che scema, e mi
aveva anche creduto… bhe, mica sono io l’unica
scema della storia).
- Bella
– mi disse mia madre – non sei obbligata.
Certo
che non lo ero. Ma poche notti prima avevo fatto un incubo (avevo
sognato di
mettermi con uno con i capelli rossi, che disgusto) ed ero andata in
camera di
mamma per farmi consolare, ma vi avevo trovato lei e Phil che
ripassavano il
Kamasutra. Così avevo finalmente preso la mia decisione:
sarei andata a Forks.
Un po’ era colpa di quei due piccioncini, ma per lo
più era colpa di uno dei
miei famosi raptus di masochismo selvaggio.
- Ci
voglio andare.
Che
bugia spudorata. Ma tanto mia mamma era fessa, figurarsi se se ne
accorgeva.
- Salutami
Charlie.
- Certo.
“Gli
racconterò quello che combinate tu e il tuo amichetto, e poi
voglio ben
vedere!”
- Ci
vediamo presto.
“Mi
auguro proprio di no, mamma”
- Puoi
tornare quando vuoi. Se hai bisogno di me vengo a prenderti.
Continuò
mia madre, tirando su col naso. Presto, un fazzoletto, prima che si
mettesse a
piangere sulla mia canottiera fatta di un pregiato e famosissimo
tessuto di
nome sangallo, che io sinceramente non ho ancora capito cosa cavolo
è.
- Non
preoccuparti per me. Andrà benone. Ti voglio bene mamma.
Dissi,
cercando di liberarmi di lei più in fretta possibile. Dopo
un soffocante
abbraccio lungo come la quaresima, sotto gli sguardi divertiti dei
passanti,
riuscii a liberarmi dalle grinfie di mammina e finalmente potei salire
sull’aereo.
Il
viaggio durò più o meno cinque ore e dovetti pure
cambiare aereo, una bella
scocciatura perché rischiai seriamente di perdere la
coincidenza (che mi sa che
si dice solo per i treni ma insomma, abbiate pietà, sono le
undici di sera…) e
di mandare a monte tutta la mia fantastica storia d’amore con
un vampiro
convinto di essere brutto.
E
invece alla fine arrivai a Forks sana e salva, dove trovai Charlie ad
attendermi. Mio padre era sembrato contento del fatto che volessi
andare a
vivere da lui (non gli era mai andato giù il fatto che
preferissi la mamma) ma
io non potevo dirmi altrettanto contenta. Soprattutto perché
il caro papino
continuava ad andare in giro con l’auto della
polizia… urgh… per fortuna papà
aveva promesso di aiutarmi a trovare una macchina tutta per me (che poi
non so
bene con quali soldi avrei pagato, ma vabbè).
Papà
cercò di abbracciarmi, dicendo:
- è
un piacere rivederti, Bells.
Mi
buttai a terra: ero particolarmente depressa, avevo bisogno di
ammaccarmi un
po’ sull’asfalto per tirarmi su di morale, ma
Charlie mi afferrò al volo.
Accidenti, aveva sempre avuto dei riflessi schifosi, perché
doveva migliorarli
proprio adesso? Comunque lasciai che mi abbracciasse. Ah,
un’altra cosa: ma
perché Bells, diamine??? Ho capito Bella, vada per Isabella,
anche Bell se
proprio dovete, ma perché proprio Bells???
- Ho
trovato una buona macchina per te, un affarone.
Disse
Charlie mentre metteva nel baule dell’auto l’unica
valigia che non avevo
dimenticato a casa.
- Che
genere di macchina?
Chiesi,
sospettosa. No, perché se non era almeno una
Ferrari… mi serviva qualcosa di
veloce ed aerodinamico, per potermi schiantare meglio in caso di
bisogno.
- Bhe,
in realtà è un pick-up, un Chevy.
Ahhhh,
beeeeneeeee!!!
- Dove
l’hai trovato?
- Ti
ricordi Billy Black, quello che sta a LaPush?
“Uno:
cosa ti fa pensare che io sappia cos’è LaPush.
Due: no, non mi ricordo di
nessun Billy Black.”
- No.
Risposi,
secca, e al diavolo il tatto, la sensibilità e tutto quel
genere di cose.
- Veniva
da noi quando andavamo a pescare d’estate.
“Ok,
basta, non voglio ricordare!”
- è
finito sulla sedia a rotelle. – continuò Charlie.
“Oh,
poverino, sapessi quanto mi dispiace” pensai, sarcastica.
- E
non può più guidare, perciò mi ha
offerto il pick-up a un prezzo davvero basso.
“Non
sarà che il prezzo è basso perché il
pick-up fa schifo, magari?” non è che
volessi fare la guastafeste, però avevo un’idea
del genere di macchina che
Charlie mi avrebbe comprato.
- Di
che anno è?
Chiesi.
Silenzio imbarazzato di Charlie. “aha, ti ho
beccato!” pensai, trionfante.
- Bhe…
Billy gli ha sistemato il motore per bene… ha giusto qualche
annetto, ecco.
Ceeerto.
E si aspettava anche che gli credessi? Ecco un altro personaggio scemo
di
questa storia, ragazzi.
- Quando
l’ha comprato?
- Nel
1984.
- Nuovo?
- Bhe…
no, penso che fosse nuovo nei primi anni sessanta o nei tardi anni
cinquanta.
“Haha,
ma che bella battuta. Sto morendo dal ridere
papy…” primi anni sessanta? Tardi
anni cinquanta? Ma che, gli aveva dato di volta il cervello?
- Char…
papà, io di auto non so niente… se si rompesse
qualcosa non saprei dove mettere
le mani e non potrei permettermi un meccanico…
Tutte
scuse perché riprendesse quel pezzo di antiquariato e lo
riportasse da dove
veniva.
- Sul
serio, Bella, quell’aggeggio va alla grande. Mezzi
così robusti non li
fabbricano più.
Cercò
di giustificarsi Charlie. Si, si, che dicesse pure quello che voleva,
l’allocco. Gliel’avrei mostrato io quanto era
robusta una spranga di metallo in
testa se non avesse provveduto immediatamente a far sparire il pick-up.
- Per
prezzo basso cosa intendi?
Gli
chiesi poi, domandandomi se avrei dovuto rapinare una banca o se
sarebbe
bastato svaligiare un negozio di giocattoli per pagare il pick-up.
- Bhe
cara, più o meno te l’ho già comprato,
come regalo di benvenuto.
Mi
disse Charlie. E si aspettava anche che fossi contenta? Mi aveva
comprato una
macchina schifosa e mi aveva pure privato del divertimento di una bella
rapina
a mano armata. Ah, questi genitori… non capiscono una banana
della vita.
- Non
ce n’era bisogno papà, mi sarei comprata una
macchina con i miei soldi.
Chissà,
magari ero ancora in tempo per fargli riportare il pick-up a quel Billy
Black.
E invece no, avevo sopravvalutato la monocellula di mio padre.
- Non
m’importa. Voglio che tu qui sia felice.
“Oh,
ma che romantico, trovatemi un fazzoletto per piangerci
dentro”. Lo ringraziai
e poi misi il muso. Durante il viaggio in macchina papà fece
qualche
osservazione sul tempo ed io gli risposi, ma l’unico
argomento di conversazione
riguardo le condizioni atmosferiche, a Forks, era la pioggia, per cui
non c’era
un gran che da dire. A parte”che schifezza”
s’intende. Ma neanche io arrivai a
tanta perfidia.
Quando
arrivammo a casa potei finalmente vedere il mio fantastico regalo.
Bhe,
una cosa in comune con le Ferrari ce l’aveva: era rosso.
- Ehi,
papà, è fantastico, grazie!!!
Esclamai,
fingendomi contenta: ormai avevo capito che non c’era modo di
disfarmi di quel
carro armato fabbricato nella prima metà del novecento o
giù di lì.
- Sono
contento che ti piaccia…
Balbettò
Charlie. Poi portammo la mia unica valigia di sopra, nella mia vecchia
cameretta (Charlie si perse dei ricordi della mia prima infanzia, si
vedeva
dalla sua faccia, ma almeno ebbe il giudizio di non fare commenti ad
alta
voce). Prima di defilarsi (aveva una paura matta che gli chiedessi di
aiutarmi
a disfare le valige, lo scansafatiche) Charlie ci tenne a ricordarmi
che
avevamo un solo bagno. Evviva. Che gioia. Bhe, voleva dire che mio
padre
avrebbe dovuto costruirsi un wc in giardino. Cominciai a mettere via i
tre
vestiti che c’erano nella valigia, pensando a cose orribili.
Un esempio? La
scuola. Bhe, mi sembra che la scuola sia abbastanza orribile come
argomento,
no?
Infatti
quel tesoro di Charlie aveva pensato bene d’iscrivermi alla
scuola locale, così
il giorno seguente avrei dovuto rinchiudermi in una classe. Ma dio, non
poteva
aspettare un po’? Dov’era andato a finire il caro,
vecchio periodo di
ambientazione??? Bho…
E
tra
parentesi, la scuola superiore di Forks aveva circa otto
studenti, più
cinque vampiri, più io, che non rientro in nessuna categoria.
Insomma, le
possibilità di trovare un ragazzo figo erano un
po’ scarsette, non vi pare?
Adesso non mi metterò a calcolarvi la percentuale esatta,
abbiate pietà di me,
che in matematica ho sei solo perché sono brava a copiare!
Dopo
aver fatto quelle inquietanti riflessioni sul livello medio di bellezza
dei
ragazzi di Forks, decisi di andare in bagno a commiserarmi un
po’ davanti allo
specchio. Allora: ero pallida come una mozzarella (tutta colpa di mamma
che non
mi voleva far fare le lampade) poi avevo gli occhi marroni (diciamo
color del
cioccolato, va’, che sennò mi veniva in mente un
altro paragone non altrettanto
educato) e i capelli castani, cioè sempre marroni. E che
maroni!!! Io volevo i
capelli rossi (come Edward) e gli occhi blu (come una ragazza con gli
occhi
blu, scusate la mancanza di fantasia). Uffa che depressione!!!
Scendendo le
scale per tornare in camera ne approfittai per inciampare, procurandomi
una
botta sufficientemente dolorosa. Bene, ora potevo anche andare a
dormire.
Il
giorno dopo, a scuola, avrei incontrato un
debosciato di nome Edward, ma per quello dovrete mangiarvi le unghie
fino a che
io non mi degnerò di scrivere il prossimo
capitolo… Muhahaha! (risata crudele)
|
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 2 ***
UN
GRAZIE ENORME AGLI OTTO
FUORI DI TESTA CHE MI HANNO AGGIUNTA AI PREFERITI ED UN ABBRACCIO
SPECIALE A
ERINSAMA, KAGOME19, PAO87, PICCOLA STELLA SENZA CIELO, ROCKANGELZ,
CULLENGIRL,
BELLACULLEN88, KARIMA, ALEXANDRAXXX81, ELISATERRA, HPK00
CAPITOLO 2
Fu una notte orribile.
Terrificante. Atroce. Rimasi
sveglia fino a notte fonda,
tormentata
dai sensi di colpa: cercate di capirmi, quel giorno non avevo rischiato
la vita
per qualcosa di stupido ed inutile neanche una volta. Quando finalmente
riuscii
a prendere sonno, poi, feci un incubo terribile. Ebbene sì,
sognai di nuovo di
mettermi con un tizio dai capelli rossi. Fu l’incubo
più tremendo della mia
vita: io sono ragazzoconicapellirossifobica, e poi lo sanno tutti che i
capelli
rossi portano male.
Mi
svegliai prestissimo, in preda ai dubbi: cosa voleva dire quel sogno?
Sentivo
che era un presagio, ma non capivo di cosa. Balzai in piedi e tirai
fuori dalla
valigia la mia collezione di tarocchi trovata nelle uova di Pasqua
Kinder e
Ferrero: dovevo consultare le mie fidate carte per vederci chiaro in
quella
situazione. Chiusi gli occhi e mescolai le carte, poi ne pescai tre.
- Fante
di quadri…
Un
ragazzo con i capelli rossi… lo sapevo!!! Lo sapevo che il
mio sogno
significava qualcosa!
- Asso
di cuori…
Un
grande amore… bho… sarà..
- Nove
di picche…
Vampiro.
Ehi, ma non aveva senso! Cosa poteva mai voler dire tutto quello???
Amore,
ragazzo con i capelli rossi, vampiro. Ehi, forse voleva dire che mi
sarei
innamorata di qualcuno e che un ragazzo con i capelli rossi sarebbe
stato
ucciso da un vampiro… ma non esistevano i
vampiri… cosa diamine voleva dire???
Ovviamente
non mi passò nemmeno per l’anticamera del cervello
l’idea che forse, ma
dico forse, mi sarei potuta innamorare di un vampiro con i capelli
rossi. Nah,
era una spiegazione troppo banale per il mio cervello
“altamente evoluto”.
Guardai
l’orologio e decisi che era ora di andare a bivaccare in
bagno, perché Charlie
non si sognasse di usarlo. Passando per il corridoio non seppi
resistere alla
tentazione di dare una bella zuccata sullo spigolo della finestra
aperta.
Buttarmi di sotto mi sembrava eccessivo: erano solo due piani,
dopotutto, non
mi sarei fatta troppo male e poi per quel giorno avevo già
programmato di
schiantarmi da qualche parte con il pick-up. Quell’idea era
stata
un’illuminazione: mi sarei disfata del pick-up ed avrei anche
rischiato la vita
in un colpo solo, non era assolutamente perfetto?
Dopo
una mezz’oretta uscii dal bagno, premurandomi di chiudere la
porta a chiave e
di portarmi via la chiave, giusto perché Charlie non cadesse
nella tentazione
di usare il mio bagno. Poi andai in cucina, dove
trovai mio padre che
stava già mangiando. Che simpatico, non mi aveva neanche
preparato la
colazione. Papà, appena mi vide, si affrettò a
finire il suo caffè e a
svignarsela, prima che potessi rivolgergli la parola. Tanto meglio
– pensai,
con un’alzata di spalle. Quando ebbi finito di fare colazione
m’infilai
l’impermeabile nuovo (comprato con i soldi del fidanzatino di
mamma) ed uscii
di casa, approfittando dei gradini
scivolosi
dell’ingresso per finire stesa a
pelle di leone sull’asfalto del vialetto. Poi chiusi la porta
a chiave e rimisi
le chiavi sotto lo zerbino.
…
Davvero, che
nascondiglio originale, non
verrebbe mai in mente a nessun ladro di cercare le chiavi sotto lo
zerbino,
certo che no….
MA TORNIAMO ALLA
NOSTRA INTELLIGENTISSIMA BELLA, CHE STAVA CERCANDO DI METTERE IN MOTO
IL
PICK-UP…
Girai
la chiave e premetti il piede su un pedale a caso, tanto il mio
obbiettivo, se
ricordate, era schiantarmi. Non successe niente, naturalmente.
Riprovai, ma
niente (Jacob non era poi ‘sto gran meccanico). Accidenti a
Charlie!
Probabilmente mi aveva lasciata a piedi apposta, e sapeva benissimo che
quel
vecchio relitto non sarebbe partito. Girai la chiave con ferocia,
premendo
tutti e tre i pedali con i piedi. Sorprendentemente il pick-up si mise
in moto,
facendo un rumore dell’accidente. Perfetto, ora potevo
mettere in atto il mio
piano, pensai, soddisfatta. Così partii alla massima
velocità consentitami del
pick-up (e cioè 80 km/h) e cominciai a guadare i lati della
strada, alla
ricerca di un albero bello grosso. Non mi ci volle molto per trovare
quello che
cercavo: era una grossa quercia al lato della strada, con un tronco dal
diametro di alcuni metri. Perfetta per schiantarcisi contro. Sterzai
all’improvviso e puntai dritto sull’albero: era
cento volte meglio degli
autoscontri. Solo pochi metri e poi sarei…
SBAM!
Rimbalzai
contro il parabrezza, ma la cintura (la cintura??? La cintura??? Ma
che, mi aveva
dato di volta il cervello? Perché diamine me l’ero
messa???) mi trattenne.
Neanche un graffio, accidenti, neanche un po’ di
sangue… e che divertimento
c’era così??? Mi slacciai la cintura e scesi
dall’auto, per controllare i danni
che aveva subito il pick-up (come mi dispiaceva che si fosse
distrutto…) ma…
non era possibile!!! L’albero era stato completamente
sradicato dall’impatto,
ma quel dannato pick-up non si era fatto neanche un graffio. Non ci
potevo
credere.
Fumante
di rabbia risalii in macchina, maledicendo l’inventore dei
Chevy. Ma com’era
possibile che non si fosse fatto nemmeno una misera ammaccatura sul
paraurti???
Una qualsiasi automobile si sarebbe spiaccicata come un budino, ma quel
dannato
pick-up la vendeva cara la pelle!
- Vuoi
la guerra? – esclamai, rimettendo in moto il
vecchio catafalco – ebbene,
guerra sia! Vedrai dove ti farò schiantare la prossima
volta, vecchio relitto
che non sei altro!
E
mi allontanai sgommando, ripromettendomi di trovare un bel
burrone dove buttarmi
con il pick-up.
MA
INTANTO VORRETE TUTTI SAPERE CHE FINE HA FATTO L’ALTRO
SCHIZZATO DELLA STORIA,
GIUSTO? EBBENE, MENTRE BELLA SI ALLONTANAVA SGOMMANDO ED ARCHITETTANDO
IL SUO
PROSSIMO TENTATIVO DI SUICIDIO, EDWARD ERA PIù VICINO DI
QUANTO PENSIATE…
Riemersi
da sotto il tronco dell’albero, imprecando. Ero a caccia e
stavo per saltare
addosso ad un puma quando… mi era caduto un albero in testa.
Una pazza a bordo
di un pick-up rosso e vecchio come… bhe come me
più o meno (altro che la mia
Volvo super figa) si era schiantata contro l’albero,
sradicandolo
completamente. Sollevai la quercia e la scagliai lontano,
ripromettendomi di
trovare quella schizofrenica del pick-up e di farle sperimentare cosa
si prova
a beccarsi un albero in testa.
Sbuffai
e mi misi a correre verso casa mia, per andare a piangere da mio padre,
Carlisle. Irruppi in casa aprendo la porta con tanta forza che mi
restò la
maniglia in mano.
- Oh,
Edward! – esclamò Esme – è la
quindicesima volta che lo fai in una settimana!
Feci
finta di non averla sentita e lanciai via la maniglia (spaccando il
vetro di
una finestra), poi corsi su per le scale cercando mio padre.
“Ma
che minchia vuole a sta ora? Non dovrebbe essere a scuola quello
sfaticato?” pensò
Carlisle, nascondendo la rivista porno che stava leggendo (e che mi
avrebbe
anche dovuto prestare, se non voleva che Esme scoprisse
“casualmente” il genere
di cose che leggeva).
- Papà,
papà!!! – esclamai, piombandogli davanti
– papà è successa una cosa terribile!
“Sai
quanto me ne frega…”
- Dimmi
cuore mio, qualcuno ti ha dato fastidio? I tuoi fratelli ti hanno preso
ancora
in giro per quella storia di Ron Weasley?
Mi
chiese mio padre, pensando alla biondina della rivista.
- No,
papy. Ero a caccia e… è successa una cosa
terribile…
- Cosa?
- Bhe…
un… un licantropo mi ha buttato un albero in testa!
Mentii
spudoratamente: avevo anche una reputazione, io! Cos’avrebbe
pensato se gli
avessi detto che mi ero lasciato fregare da un umana?
- Un
licantropo, sei sicuro? Ma uno di quelli che diventano lupi con la luna
piena?
NEL
CASO NON ABBIATE LETTO BREAKING DAWN, ESISTONO ANCHE I LICANTROPI CHE
SI
TRASFORMANO CON LA LUNA. JACOB E COMPAGNIA NON SONO PROPRIAMENTE DEI
LICANTROPI.
Mi
chiese mio padre, finalmente lasciando perdere la modella della rivista
e
concentrandosi su quello che gli stavo dicendo.
- Si,
si, quello!
- Ma…
non c’è la luna piena, ed è
giorno…
Mi
disse, confuso.
- Vallo
a spiegare al Licantropo, che non c’è la luna
piena.
Borbottai.
Carlisle si grattò il mento, preoccupato.
“Accidenti…
questo è un problema… dovremo
occuparcene”
- Oh,
no, non ti preoccupare, papy – mi affrettai a dire
– lo
sistemerò io. Ho solo bisogno di un consiglio si come
vendicarmi…
- Vendicarti???
Esclamò
Carlisle, fissandomi come se gli avessi appena bestemmiato in faccia.
“Vendicarsi?con
la FORZA intende? Ma si è completamente fumato il
cervello???”
- Edward,
non usare mai la violenza!
Mi
disse.
- Ma
papino, sono stato umiliato pubblicamente!
Bhe,
pubblicamente, diciamo che alcuni uccelli, il puma e due topini avevano
assistito. Ma non faceva differenza, io dovevo vendicarmi!
- Ricorda
figliolo: Peace, Love, Freedom and
Happiness.
Mi
disse mio padre. Giusto, mi ero dimenticato di dirvelo: mio padre
è un Hippy
convinto. No violence e tutta quella serie de cagate varie.
- Ma
papà! Come te ne vuoi occupare allora? Non possiamo lasciare
un licantropo in
libertà!
Esclamai,
cercando di controllarmi. Mi ero ficcato in quel pasticcio da solo, ed
avrei
anche dovuto tirarmene fuori senza distruggere il mio orgoglio.
- è
per questo che gli parlerò io, con diplomazia.
Ahi.
Si metteva male, la cosa. “E adesso?” pensai,
spremendo i due neuroni
sopravvissuti alla spagnola per trovare una soluzione.
“Poverino,
si vede proprio che è sconvolto. Dovrò convincere
quel licantropo ad andarsene
da Forks…”
- No,
no papy, davvero! Faccio io, faccio io! Sarò diplomatico e
Hippy quanto vuoi, però faccio io!
Esclamai,
maledicendo mio padre tra me e me. Ed ovviamente, anche se mio padre si
era
guardato bene da consolarmi, ero ancora umiliato e furioso con quella
schizofrenica,
la pazza del pick-up. E mi sarei vendicato.
“Mmm…
se lo lascio fare va a finire che mi combina casini, come
sempre… però
effettivamente non ho tutta sta voglia di rompermi le scatole a cercare
sto
licantropo…”
- E
va bene, Ed, ma datti una calmata, ok?
Disse
alla fine Carlisle, poi si frugò in una tasca dei pantaloni
e ne estrasse un
foglietto arrotolato.
- To’,
fumati questo, aiuta a calmare i nervi.
Mi
disse poi. Io annuii e mi misi la canna in tasca: scemo sarò
anche, ma drogato
no. quelle manie da Hippy di mio padre stavano cominciando a darmi
veramente
fastidio.
“Il
mondo fa schifo?” “beviamoci su” era
quella la risposta di mio padre: beviamoci
su. Ma non intendeva di certo la birra. Però neanche gli
umani, quelli non
potevamo toccarli. “Non si mangiano gli umani, per nessun
motivo al mondo,
chiaro? Ma lo sapete quante calorie hanno? E poi il sangue umano fa
venire il
colesterolo alto..” era stata quella la spiegazione che aveva
dato Carlisle a
ognuno di noi, dopo averci trasformati. Bella fregatura eh? Altro che
vampiri
vegetariani, io li umani non li mangio perché se no
ingrasso!
- Vabbè
papy, vado a scuola. Poi andrò a cercare il licantropo, ok?
Dissi,
correndo via e buttando la canna in un vaso di fiori di mia
sorella… bhe,
sempre erba era, no?
Non
avevo ottenuto da mio padre nessun consiglio su come vendicarmi, ma con
la
storia del licantropo avrei potuto finalmente convincere Emmett di non
essere
un buono a nulla e per la vendetta… bhe, ci avrei pensato a
tempo debito… la
pazza del pick-up l’avrebbe pagata cara!!!
- Ah,
Edward! – gridò mio padre quando ero ormai lontano
– non ti sognare di mangiare
qualche umano o ti tolgo la playstation per un mese!!!
Il
solito ricattatore. Uffa. La play no! Aprii il garage, ma scoprii
che quei deficienti dei miei fratelli si erano fregati la mia
Volvo… sarei
dovuto andare a piedi, ma quei quattro mi avrebbero sentito,
altroché.
Mentre
attraversavo il bosco, zaino in spalla, a circa trecento
all’ora o giù di lì,
pensavo a come vendicarmi sulla pazza del pick-up nel modo
più crudele e
doloroso possibile.
BHE,
ROMANTICO IL PRIMO INCONTRO DI ED E BELLA, VERO? COSA
SUCCEDERà QUANDO
S’INCONTRERANNO A BIOLOGIA? EHHH… I
MISTERI DELLA VITA!!! LEGGETE,
RECENSITE ED
ASPETTATE!!! COMUNQUE NON VI PREOCCUPATE, SONO VELOCE A FARMI VENIRE IN
MENTE
LE CAZZATE PERCIò, COMPITI PERMETTENDO, NON CI
METTERò MOLTO A SCRIVERE IL
NUOVO CAPITOLO! UN BACIONE A TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO!E TRA PARENTSI... RECENSITE KE CI METTETE 5 MINUTI, SE NO M'INCAVOLO E NON SCRIVO PIù! XDXDXD SKERZO... Xò SE RECENSITE NN è CHE MI OFFENDO!
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 3 ***
ECCO
IL PROSSIMO CAPITOLO… QUESTA VOLTA VI HO FATTO ASPETTARE UN
PO’… CHIEDO
UMILMENTE PERDONO, MA AI MIEI PROFESSORI NON GLIENE FREGA NIENTE DEL
FATTO CHE
DEVO SCRIVERE UNA FF DEMENZIALE SU TWILIGHT, PERCUI OVVIAMENTE MI HANNO
RIEMPITA DI COMPITI!
CAPITOLO
3
- Tu
sei Isabella Swan, vero?
Mi chiese un secchioncello
brufoloso, che probabilmente aveva già imparato a memoria
tutta la mia
biografia (dato che la Meyer si è data la pena di
scriverla).
- Bella.
Precisai subito: Isabella
era troppo lungo e quando ero alle elementari non riuscivo a scriverlo
per
intero, così avevo dovuto abbreviare un po’ il mio
nome.
- Dov’è
la tua prossima lezione?
Mi chiese ancora, con la sua
odiosa voce da Bifloman. Ecco, lo avrei chiamato così:
Bifloman.
Presi la mappa del tesoro
che mi avevano dato in segreteria e controllai:
- Educazione
civica, con Jefferson, edificio 6.
Risposi, pregando Buddha,
Allah e il santo Graal perché Bifloman non fosse in classe
con me. Per fortuna
fui esaudita, ma Bifloman si offrì ugualmente di
accompagnarmi. E che due p***e
di lui!
- Mi
chiamo Eric.
Disse poi. “guarda,
me ne
sbatto di come ti chiami, devi solo girare alla larga, secchione!”
pensai,
irritata. Avevo bisogno di farmi un bel po’ di male per
tirarmi su il morale,
ma non volevo correre il rischio di inciampare e di venir
“eroicamente salvata”
da Bifloman, finendo dritta tra le sue braccia. Avrei sbattuto la testa
sul
muro a casa, quel pomeriggio.
Bifloman, inutile dirlo, mi
ruppe le scatole per tutta la strada fino all’edificio 6,
anche se io, più che
edificio, l’avrei chiamato baracca per sfollati o qualcosa
del genere. Era
minuscolo, squallido e deprimente.
Durante la lezione di
trigonometria e quella di spagnolo, in assenza di Bifloman, ci fu
un’altra sua
degna compare che continuò a chiacchierare allegramente per
tutto il tempo,
raccontandomi dettagliatamente i cavoli suoi e di tutti gli altri tre
abitanti
di Forks.
- Lo
vedi quello biondo? – mi chiese Jessica, si chiamava
così la rompiscatole – è
Mike, Mike Newton. Non è un figo pazzesco? Pensa, se
l’è fatta con tutte le
ragazze di questa scuola, e cioè io, Angela, quella con la
quinta e la bidella.
Forse anche con un paio di prof, per fasi promuovere, non
saprei…
- Si,
e io chi sono? – chiesi, incavolata nera – sono una
ragazza anche io, no?
Oppure io non conto?
- Oh,
si certo… - disse Jessica – bhe, la prendi la
pillola, vero? Perché Mike è
allergico al lattice, sai, poi gli vengono tutti i brufoli
sul…
Presi un vaso di piante che
si trovava per caso sulla nostra strada verso la mensa e glielo spaccai
in
testa, poi ne presi un altro e ripetei l’operazione sulla mia
capoccia.
Quando Jessica si fu ripresa
dal colpo (io ormai ci avevo fatto l’abitudine) andammo in
mensa, dove mi
sedetti al tavolo con lei. Jessica, rimasta in piedi perché
le avevo fregato la
sedia, fece subito le presentazioni.
- Quello
secchione e brufoloso, il cesso per intenderci, si chiama Eric.
Urlò, in modo che tutta
Forks la sentisse (il diretto interessato alzò il coltello
con cui stava
tagliando la pizza con la chiara intenzione di sperimentarne gli usi
alternativi).
- L’hai
già conosciuto – continuò Jessica,
imperterrita – per cui non c’è bisogno
che
ti dica quanto è stupido. Quella là invece
– mi disse poi, indicando una
ragazza castana con la faccia da ameba – quella autistica che
se ne sta in un
angolino a farsi il suo cavolo di cubo di Rubrik che tanto non riesce a
finire,
è Angela. Meglio che non le parli, tanto anche se lo fai non
ti risponde.
Non che io avessi intenzione
di parlarle, comunque.
- Quella
con la quinta si chiama Lauren, ma non ha davvero la quinta,
è solo che si
mette i calzini di suo padre nel reggiseno.
Continuò Jessica,
indicando
una biondina che, cedendo di non essere vista da nessuno, si stava
ficcando
nella scollatura le salviette dei suoi amici.
- E
quello – bisbigliò Jessica con voce roca
– quello è…(rullo di tamburi) Mike
Newton!!!
- Aha…
siii, figo…
Dissi, sarcastica. Se Mike
era figo eravamo proprio messi bene. Era un biondino con la faccia
tonda ed i
capelli impiastricciati di gel, così sembrava che avesse un
porcospino giallo
in testa. E poi aveva un’aria da stupratore professionista
che non mi piaceva
per niente.
- Ah,
dimenticavo – strillò Jessica, strattonandomi la
manica della felpa per
attirare la mia attenzione - quello nero…
Cominciò, ma fu
interrotta
dal ragazzo che stava indicando con il dito (Jessica era
un’esperta di
galateo). Quello le lanciò in faccia le sue patate,
utilizzando il vecchio ma
efficace metodo del cucchiaio-catapulta, ed esclamò:
- Ehi!
Non mettiamoci a fare i razzisti adesso! E poi non è vero
che sono nero, sono
solo un po’ abbronzato.
Come no. Sembrava che fosse
caduto in un secchio di catrame tant’era nero.
- Bhe,
quello abbronzato si chiama Tyler. Viene a scuola
con un furgoncino che
ha rubato chissà dove, ma in verità non ha
neanche la patente, perché
l’esaminatore ce l’aveva con i neri. Prima o poi
tirerà sotto qualcuno, lo dico
sempre.
NOTARE L’INTUITO
INCREDIBILE
DI JESSICA, CHE TRA L’ALTRO AVEVA GIA’ LETTO
TWILIGHT, NEW MOON, ECLIPSE E
BREAKING DAWN. ALICE CULLEN MANDO’ UN’OCCHIATACCIA
A JESSICA, CHE RISCHIAVA DI
RUBARLE IL POSTO DI VEGGENTE, MA FU NOTATA DALLA NOSTRA CARA BELLA.
- Ehi,
chi è quella?
Chiesi, girandomi verso la
ragazza che aveva mandato un’occhiataccia a Jessica. Era
seduta ad un tavolo
dall’altra parte della mensa assieme ad altri tre ragazzi ed
una ragazza. Ma in
quel momento notai che uno dei tre ragazzi… orrore!!! Aveva
i capelli rossi!
- Argh!
Chi è quello!
Esclamai di nuovo,
nascondendomi dietro all’unico tovagliolino che Lauren non si
era ancora
ficcata nelle tette.
- Quelli
sono i Cullen – rispose Jessica.
- I
culi?
- Ma
no! I Cullen! C-U-L-L-E-N.
- Sarà
la declinazione latina.
Dissi, con aria saputa, ed
alzai le spalle. In verità io non avevo mai saputo cosa ci
fosse dopo rosa, rosae,
rosae e sinceramente non volevo saperlo.
Rimasi a guardare i cinque
ragazzi seduti attorno al tavolo (perché erano
già seduti quando li vidi, anche
se nel film Alice e Jasper entrano ballando il Valzer, Rosalie ed
Emmett si
tengono per manina tipo Hansel e Gretel ed Edward entra per ultimo,
dopo che
gli hanno steso davanti il tappeto rosso).
Erano tutti pallidi come
delle cose molto bianche che adesso non mi vengono in mente e che non
sono le
mozzarelle Vallelata, ed erano tutti molto belli. A parte il ragazzo
con i
capelli rossi, che per quanto potesse essere bello aveva i capelli
rossi.
- Sono
tutti fratelli, - mi spiegò Jessica - ma credo che siano
solo fratelli
adottivi, perché a casa loro fanno un bordello…
- Un
bordello?
- Sì,
lo vedi quello grosso che sembra un gorilla figo? Quello è
Emmett, e sta con la
bionda stronza, Rosalie.
- Perché
stronza?
- Tesoro,
ma l’hai letto Twilight?
“Si, si, brava
Jessica”
un’altra oca che si beveva tutte le scempiaggini che spara la
Meyer. Povera
Rosalie.
- Poi
lo vedi quello biondo e figo? (non come Jackson Rathbone, che sembra il
bello
addormentato nel bosco) lui sta con Alice, quella con i capelli neri
che fuori
scuola ha il banchetto della Chiromante.
- Aha…
e quello?
Chiesi, indicando il tizio
con quei capelli osceni. Rossi, ma dico, non poteva tingerseli?
- Quello…
quel patagnocco assurdo… quel figo da….
sbav…
- Jessica!
Vergognati, come puoi dire una cosa del genere di uno con i capelli
rossi! Ma
dico, hai visto di che colore ha i capelli?
- Embè?
Disse Jessica, ma in quel
momento Edward (Jessica si era dimenticata di dirmi il suo nome, ma in
verità
avevo letto Twilight anch’io) si girò verso di me
e mi mandò uno sguardo di
puro odio. Ma cosa voleva da me? Comunque anch’io gli mandai
un’occhiata che se
fossi stata Clark Kent lo avrei incenerito, ma quando mi accorsi di non
essere
Superman distolsi lo sguardo in fretta: a guardare per troppo tempo i
capelli
rossi si rovina la retina.
Intanto Jessica stava ancora
sbavando (non so se per Edward, o per Mike, o per tutti e due, o
perché era
handicappata) e Mike mi stava fissando con una faccia da maniaco che
non mi
piaceva per niente. Ma a cosa diavolo pensava quel pervertito?
VOLETE SAPERE A COSA PENSAVA
MIKE? BHE, MA CHIEDIAMOLO AL NOSTRO EDDUCCIO, NO?
Me ne stavo seduto in mensa
con i mie fratelli, e come sempre stavamo giocando ad Harry Potter.
- Ma
dai, non è giusto, che palle! Perché devo sempre
essere io Ron!
Esclamai, imbronciato.
- Perché
hai i capelli rossi, mi sembra ovvio.
Disse Emmett. Gli era andata
bene a lui, che aveva i capelli neri: era Harry Potter.
- E
poi dovrei essere io Harry – dissi – io da umano
avevo gli occhi verdi,
dovrei…
- E
ora ce li hai gialli, taci.
Mi interruppe Emmett, che
non aveva nessuna intenzione di cedere il ruolo di Harry. Rosalie,
essendo
bionda, era Fleur Delacour. Anche a lei era andata di culo, ovviamente.
- Ehi,
aspettate, e io che sono biondo chi sono?
Chiese Jasper. Ci voltammo
tutti e quattro verso di lui con una faccia da “secondo
te?”.
- Ma
no! Draco Malfoy no! – piagnucolò lui –
perché devo sempre essere il cattivo?
- Potevi
nascere con i capelli di un altro colore. – disse Alice, che
nel caso non
l’abbiate capito non era molto dolce come fidanzata
– a proposito, io chi sono?
- Cho,
l’amichetta di Harry – rispose Jasper, per ripicca.
- Ah,
no! Io con Emmett non ci voglio stare!
Esclamò lei. In quel
momento
alcuni studenti entrarono nella stanza, chiacchierando allegramente dei
cavolacci loro. Alzai lo sguardo e…
- Argh!
Mi nascosi dietro a mio
fratello Emmett. Non ci potevo credere: la stronza del pick-up.
Sbirciai oltre
alla spalla di Emmett, che mi stava guardando come se fossi scemo.
Si, era proprio lei: faccia
da pazzoide, capelli castani, stessi vestiti.
- Edward,
ma che fai? Va bene, dai, ti faccio fare Harry Potter per sta volta.
Disse, prendendomi di peso e
scaraventandomi sulla mia sedia.
- C’è…
c’è… c’è la pazza
del pick-up!!!
Esclamai, cominciando a
costruire una barricata di vassoi, cibo e borse che mi nascondesse
dalla vista
quell’orribile creatura.
- Chi???
Chiesero i miei fratelli.
- Quella
che mi ha… cioè, nessuno, nessuno.
“è
matto, poverino”
pensò Alice.
“ma col cavolo
che gli
faccio fare Harry Potter!” stava pensando invece
Emmett.
Non potevo dir loro niente,
o mi sarei fregato da solo: ufficialmente ero stato aggredito da un
licantropo,
non da una pazza schizofrenica alla guida di una scatola di latta
incastrata su
quattro ruote.
Cercai i pensieri della
pazza, per scoprire dove abitasse, così avrei potuto
aggredirla nel suo letto,
di notte.
“Mike…Mike…
Mike ti amo…
dio, quanto sei figo!” no, quella era Jessica.
“Ma ci
sarà qualche altro
fazzoletto, Cristo Santo?” Lauren, non
c’erano dubbi.
“Allora…
se il giallo sta
qua… no, ma aspetta, questo non dovrebbe stare qua, ecco
perché non mi veniva…
aspetta, ma il blu… mmm… se giro così
e poi… accidenti, ho incasinato tutto!”
Angela Weber. Sbuffai: erano tre anni che cercava di fare quello
stupido cubo,
che io, grazie ai miei due neuroni altamente sviluppati, avrei saputo
fare in
quindici secondi.
“Mi si sta
afflosciando
il ciuffo, accidenti…” quello era Mike.
“Quant’è
gnocca… quant’è
gnocca Bella!” Eric… che gusti del
cavolo.
Ma per quanto ascoltassi e
mi sforzassi, non riuscivo a sentire i suoi pensieri. In quel momento i
nostri
sguardi s’incrociarono. Le mandai uno sguardo di odio puro
che lei ricambiò,
poi si voltò verso Mike Newton che la fissava con una faccia
da pervertito e
stava pensando “Mmm… questa Bella Swan
è proprio bruttina… però è
l’unica
ragazza della scuola che non mi sono fatto e io voglio mantenere il mio
record…”
(FINALMENTE, ALLA FINE DEL
CAPITOLO, IL CARO EDDY SI E’ DEGNATO DI DIRCI COSA PENSAVA
MIKE NEWTON MENTRE
GUARDAVA BELLA CON LA SUA FACCIA DA MANIACO)
“Ma che
schifo!” Pensai.
Quella Bella mi dava davvero fastidio: non solo si permetteva di farmi
cadere
gli alberi in testa, ma non riuscivo nemmeno a sentire i suoi pensieri.
“Bhe”, mi dissi
alla fine,
“sarà troppo stupida per pensare, ecco tutto. Se
pensasse qualcosa io lo
sentirei, ma probabilmente non ha neanche un cervello.”
- Ehi,
Ed, sei vivo?
Mi chiese Emmett, tirandomi
una gomitata in pancia.
- Si…
Grugnii, immusonito.
- Chi
guadavi?
Mi chiese Jasper,
sospettoso. Farsi i cavoli loro mai, vero?
- Nessuno.
Risposi io. “Si
nessuno,
come no… secondo me stava guardando Mike Newton…
ma i vampiri possono essere
gay?” pensò Rosalie, che ce
l’aveva con me perché non avevo voluto provare
con lei le mosse del Kamasutra da riproporre ad Emmett.
- Ah,
tra parentesi, come va con il licantropo?
Mi chiese Alice, e vidi
quello che aveva visto: io che andavo a zonzo per un po’,
ammazzavo Bella Swan
e poi tornavo a casa dicendo di aver convinto il licantropo ad
andarsene.
Accidenti, perché Alice doveva sempre rovinare tutto???
- Ehm…
Alice… ti dispiacerebbe se parlassimo un
po’… in privato?
ECCO A VOI UN PERFETTO
ESEMPIO DI COME METTERSI NEI CASINI CON LE PROPRIE MANI.
BENE, IL CAPITOLO FINISCE
QUI, PERCHE’ HO SCRITTO VERAMENTE TANTE MINCHIATE E SE AVESSI
PARLATO ANCHE
DELLA LEZIONE DI BIOLOGIA SAREBBE DIVENTATO TROPPO LUNGO. MA IL
PROSSIMO
CAPITOLO E’ QUASI PRONTO!!!
TRA PARENTESI, A QUANTO PARE
NON CI SARA’ UN SEQUEL DI BREAKING DAWN PECHE’
OLTRE AL CREPUSCOLO, ALLA LUNA
NUOVA, ALL’ECLISSI E ALL’ALBA LA MEYER NON SA
PROPRIO CHE ALTRO INVENTARSI. IO
SUGGERIREI ROTAZIONE E RIVOLUZIONE… NON E’
PARTICOLARMENTE ARTISTICO, PERO’
C’ENTRA!!!
COME AL SOLITO UN GRAZIE
ENORME A TUTTI QUELLI CHE HANNO FATTO LE RECENSIONI E ANCHE A TUTTI
QUELLI CHE
HANNO LETTO. E VISTO CHE AVETE LETTO IL CAPITOLO E CHE IO SONO UNA
ROMPIBALLE,
PERCHE’ NON MI FATE UNA RECENSIONE PICCOLA PICCOLA? SI
ACCETTANO ANCHE CRITICHE
E CONSIGLI NATURALMENTE!
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 4 ***
ECCOMI
QUA CON UN NUOVO CAPITOLO, SEMPRE E ASSOLUTAMENTE DEMENZIALE.
CAPITOLO
4
- Allora, si
può
sapere cosa cacchio è sta storia?
Mi chiese Alice,
guardandomi malissimo.
- Senti, Alice, posso
spiegarti…
Dissi, contando i
sassolini che c’erano per
terra (notare che eravamo su un sentierino di ghiaia). Dopo il duecento
milionesimo mi ruppi le palle di quel passatempo idiota e mi decisi a
spiegare
la situazione a quella pazza visionaria della mia sorellina.
- Bhe…
vedi… mi sono
inventato tutto… in verità è stata
quella Bella Swan a farmi cadere l’albero in
testa…
Borbottai, umiliato.
Alice, sensibile come
sempre, mi rise in faccia.
- Ahah! L’ho
sempre
detto io che eri un pirla!
Presi un camion dei
rifiuti che era
parcheggiato là accanto e glielo fracassai in testa.
- Smettila di
sfottermi! È una cosa seria, ne va del mio onore!
- Certo, come se
avessi ancora un onore, tu, dopo oltre cent’anni che non fai
altro che
infangarlo!
Mi rispose lei, poi
fermò una Lamborghini
che passava, lanciò via il suo proprietario e me la
tirò addosso.
- Alice! E
l’anonimato? – strillai.
- Ma smettila di fare
l’Hippy come tuo padre! – mi rimproverò
lei – e poi quello sfigato della
Lamborghini sarà morto, spiaccicato da qualche parte.
IN VERITA’
LO SFIGATO ERA UN TALE JACOB
BLACK A BORDO DELLA LAMBORGHINI CHE AVEVA APPENA FINITO DI MONTARE, E
CHE ALICE
GLI AVEVA APPENA DISTRUTTO. E OVVIAMENTE JACOB BLACK NON PUO’
MORIRE. IN
EFFETTI IL POVERINO VERRA’ SALVATO DA UNA LUPA CHE LO
ADOTTERA’, MA QUESTA E’
UN’ALTRA STORIA, CASOMAI VE LA RACCONTO UN’ALTRA
VOLTA… QUINDI TORNIAMO A
EDWARD E ALICE.
- Bhe, hai ragione, se
papy ti toglie la play station sono cazzi tuoi…
Dissi, con un bel
sorriso da fratello
ricattatore.
- Edward, ma possibile
che tu debba sempre fare il cocchino di paparino? –
urlò Alice, rimettendo
insieme la Lamborghini per potermela ri-fracassare in testa –
Cazzo, ma lo sai,
vero, che se non ci fosse Carlisle io ed i tuoi fratelli ti avremmo
già fatto
fuori?
Vero. Bhe, ma che ci
volevano fare, io ero
il primo figlio di Carlisle, per cui ero il suo preferito. Va bene, a
dire il
vero Carlisle dava sempre ragione a me perché gli potevo
leggere nel pensiero e
lui non voleva che spiattellassi tutto ad Esme, ma i motivi non sono
importanti
ai fini della storia.
- Ti propongo un patto
– mi disse allora Alice – io non dico agli altri
del licantropo inesistente, e
tu non dici a papà che ho ammazzato un umano per picchiarti
con la sua
macchina, ok?
Ci pensai un
po’ su, poi le porsi il
contratto, che lei lesse ad alta voce.
- “Io,
Alice
Cullen, dichiaro che Edward Cullen è il più figo
della terra, che convincerò
Emmett a fargli fare sempre Harry Potter e che non dirò
niente a nessuno
dell’incidente dell’albero. Firma”
Lei alzò le
sopracciglia e mi mandò
un’occhiataccia, pensando “Sì,
e dove lo vedi scritto quello che dovrai fare
tu in cambio? Guarda che non ci casco, scemo! E poi non mi risulta
affatto che
tu sia il più figo della terra” mi girai
dall’altra parte e misi il muso:
ero sensibile io! Lo sapevo di essere un cesso, però non era
affatto carino
pensarmelo così in faccia. Alice arrotolò il
foglietto del contratto e lo
lanciò in testa a Mike Newton che stava andando a biologia.
Questo mi ricordava
che sarei dovuto andarci anch’io.
- Ok, Alice, non
dirò
niente a papà, giuro, e tu tieni quella boccaccia chiusa,
chiaro?
- Si, si, non sono io
quella che non mantiene le promesse.
Rispose lei, facendomi
una linguaccia.
Sbuffai e me ne andai con il naso all’insù. Va
bene, ogni tanto giuravo e
spergiuravo sui miei genitori, che tanto erano già morti, ma
questo non
significava che non fossi in grado di mantenere una promessa, se pagato
profumatamente.
Arrivai
nell’aula di biologia un po’ in
anticipo e mi sedetti al mio banco, che nonostante fosse un banco per
due era
solo ed esclusivamente mio, perché papà aveva
pagato il prof perché mi
trattasse meglio degli altri studenti. Da qui la mia media perfetta,
perché da
solo, con i miei miseri due neuroni morti di fame, non ce
l’avrei mai fatta.
Sparsi i miei libri
sul banco, facendo una
barricata di diari, astucci e barbie (che non si sa bene cosa ci
facessero
nell’aula di biologia di un liceo… magari Eric se
l’era dimenticate in giro)
perché il prof non vedesse che mentre lui parlava io leggevo
il giornalino
delle Winx. Mi immersi nella lettura delle affascinanti avventure delle
fatine
cretine, che non riuscivano a capire chi avesse ucciso i loro puffi con
le ali
denominati Pixie, nonostante le Trix avessero lasciato un graffito
grande così
sul luogo dell’omicidio. Il professor Banner continuava a
blaterare, ma io non
lo ascoltavo: ero troppo impegnato a sentirmi figo perché, a
differenza delle
fatine, io avevo già capito chi erano le assassine. Non che
ci fossero molte
opzioni, comunque: o erano state le Trix o erano stati i fidanzatini
delle
Winx, stufi del fatto che le loro belle giocassero ancora con i
peluche.
- …
presentarvi la
nuova studente – stava intanto dicendo il professore
– Isabella Swan.
Oh, la stronza. Mi
scrocchiai le dita e
cominciai il riscaldamento da pugile, ma ad un certo punto mi venne in
mente
che l’unico posto libero era quello vicino a me.
“Oh,
Gesù, Giuseppe e Maria! No, non vicino
a me!!! Cazzo, ma per cosa ha pagato mio padre?” pensai,
orripilato, mentre
Bella Swan (Bella… ma perché Bella poi che era
una specie di rospa!) inciampava
su un libro. Le mandai un’occhiata di odio profondo, ma
lasciai che si
accomodasse accanto a me (la storia della ventola è tutta
una balla… e poi
Bella si era messa tre chili di Chanel n°5 per cui non si
capiva che odore
avesse). Quando mi fu accanto ero già pronto a saltarle
addosso e a scannarla
viva, nel bel mezzo della lezione. Bhe, era pur sempre un
bell’esempio di
sezionamento, no? Ma poi mi ricordai della playstation e dovetti
lasciar
perdere, almeno per il momento. Strinsi i pugni e continuai a guardarla
malissimo per tutto il tempo: che razza di stronza… ma
avrebbe visto, appena
fossimo usciti dalla scuola! L’avrei scannata, dissanguata,
smembrata e poi
avrei infilzato i suoi occhi con due stuzzicadenti e li avrei usati
come
cipolline per un cocktail. In quel momento, però mi venne in
mente un’altra
cosa: la bilancia. L’ultima volta che mi ero pesato era stata
un bel trauma, ed
avevo giurato solennemente di non bere mai più sangue umano,
per nessun motivo.
Certo, ogni regola ha un’eccezione ed ogni eccezione ha una
regola, per cui
teoricamente, magari avrei potuto anche…
“No!” mi dissi, con fermezza “Hai
giurato di non farlo! Sei a dieta, ricordi? Non puoi, Ed, non puoi.
Ricordati
della bilancia… vuoi diventare obeso come quel cretino di
tuo fratello Emmett?
Che poi dice che sono muscoli, ma figurarsi! Tutta ciccia e
steroidi!”.
Più tempo
passava, più sentivo di odiare
Bella Swan: si può sapere chi era lei per rovinarmi la
dieta? Chi era lei per
farmi cadere gli alberi in testa? Chi era lei per farmi sequestrare la
playstation per un mese? Chi era lei per permettersi di pensare alle
mie
spalle? Non valeva che nascondesse i suoi pensieri, accidenti! Mi
ripetei che
non sentivo i suoi pensieri perché non aveva un cervello, e
mi calmai quel
tantino che mi bastò per raggiungere
l’autocontrollo necessario a non
ammazzarla subito.
MA VISTO CHE LA NOSTRA
BELLA UN CERVELLO CE
L’HA, ANCHE SE QUESTO NON FA DI LEI UNA PERSONA INTELLIGENTE,
DIREI DI ANDARE A
VEDERE COSA PENSAVA LEI…
Tenevo gli occhi
puntati sul libro di
biologia, facendo finta di capire, anche se in verità non
capivo una banana.
Avevo una paura matta. Di cosa? Bhe, ovvio, avevo paura che il tizio
con i
capelli rossi mi passasse il malocchio. Che c’è?
Cedete che sia superstiziosa?
Cribbio, ci si passano le malattie, i compiti in classe, le canne!
Perché non
la sfiga? Era una possibilità da non trascurare.
Inoltre Edward Culo o
come caspiterina si
chiamava mi stava guardando come se mi volesse ammazzare
dall’inizio della
lezione. Scommettevo il braccio destro di mio papà (tanto
era il suo) che mi
stesse mandando il malocchio.
Fortunatamente era
seduto più lontano
possibile da me, ma non per questo i suoi capelli erano meno orribili.
Sembrava
proprio avercela con me e non sapevo perché, ma sapete
quanto me ne fregava…
zero assoluto. Sotto zero.
Quando finalmente
suonò la campanella
Edward Culo si alzò e filò fuori dalla classe.
Alleluia! La tortura era finita!
- Ciao, Bella.
No, scherzavo, non era
finita. Il tizio con
il porcospino giallo in testa aveva deciso di rovinarmi la vita.
- Ciao…
Risposi, raccogliendo
le mie cose
lentamente, nella speranza che si stufasse di aspettarmi e che se ne
andasse.
Come no, e io ancora che ci sparavo.
In breve si
scoprì che io e Mike avremmo
dovuto andare assieme alla lezione di ginnastica. A questo punto
dovrebbero
esserci delle grida di gioia in sottofondo, a cui io poi potrei
rispondere con
un bel “ma andate a…”. Vabbè,
niente effetti speciali, ho capito, vado avanti a
raccontarvi la storia.
- Ma che hai fatto a
Edward Cullen? – mi chiese ad un certo punto –
sembrava che lo avessi
accoltellato con la matita.
- Bhe, veramente
no… -
risposi – però… ehi, grazie, che bel
suggerimento!
Durante tutta la
strada Mike ci provò
spudoratamente, dimostrandomi di essere un maniaco sessuale come la sua
faccia
suggeriva. Stava anche per seguirmi negli spogliatoi delle ragazze, ma
gli
sbattei la porta in faccia dandogli un bel tiro sul naso.
Jessica, che quando
avevo aperto la porta
aveva improvvisato una lap-dance con spogliarello, sperando di
catturare
l’attenzione di Mike, mi mandò
un’occhiataccia.
- Potevi farlo
entrare, no?
Non mi degnai neanche
di risponderle: Mike,
oltre ad essere un maniaco, sembrava anche un cocainomane, ma di quelli
che si
tirano delle righe lunghe come piste da sci, che ci puoi andare
giù con lo
snowboard!
Per quel giorno non
dovetti fare ginnastica
(mah… vuoi vedere cha Dio esiste?) ed ebbi il
“privilegio” di assistere a
quattro partite di pallavolo in contemporanea. Dovete sapere che,
quando faccio
sport, oltre a farmi male da sola mi diverto a far male anche agli
altri, per
rendere la farsa più credibile. Per cui quando mi
arrivò addosso una pallonata
(non era molto forte però, uffa) rilanciai la palla in testa
a Jessica, che
stava sculettando appiccicata al palo della rete da pallavolo,
sbattendo le
ciglia in direzione di Mike.
Alla fine anche quello
schifo di lezione
finì, e Jessica si premurò di lasciare la porta
dello spogliatoio femminile
spalancata. Ad un certo punto lanciò la sua maglietta nel
corridoio, davanti
alla porta dello spogliatoio dei maschi (anch’essa aperta
perché erano tutti
abituati alle comparse di Jessica) e la andò a riprendere
saltellando
allegramente e gridando:
- Bella, ma dai! Che
infantile che sei! Non lanciare le mie cose!
Mi appostai dietro
alla porta con una
spranga, pronta a spaccargliela in testa quando sarebbe rientrata nello
spogliatoio.
Sdeng!
Poi mi nascosi la spranga dietro
alla schiena e sorrisi
con aria innocente al prof di ginnastica (anche lui sbirciava nello
spogliatoio
delle femmine).
Nascosta
l’arma del delitto in uno
sgabuzzino, scappai verso la segreteria per restituire il modulo
firmato dai
prof, prima che Mike Newton potesse vedermi e/o stuprarmi.
Quando entrai nella
stanzetta vidi subito
Edward Culo, che stava corrompendo la bidella per fasi cambiare di
classe.
- No, davvero, le do
cinquemila dollari se mi cambia di classe!
Stava dicendo, tirando
fuori dalla tasca il
libretto degli assegni.
- Bhe… ma non
saprei…
insomma… io non dovrei…
Disse quella,
girandosi i pollici con
evidente indecisione.
- Ma dai, ci pensi!
Non le piacerebbe rifarsi le tette?
Esclamò
Edward, passandosi una mano tra i
capelli rossi (probabilmente per accarezzare i suoi amici pidocchi).
- Oh, si, mi
piacerebbe moltissimo!
Esclamò la
bidella, con un gridolino
eccitatissimo. Edward cominciò a scrivere qualcosa sul
libretto degli assegni,
ma in quel momento io tossii con la chiara intenzione di segnalare la
mia
presenza al corruttore e alla sua complice.
- Oh… porca
zoccola!
Gridò
Edward Culo, vedendomi. Poi si
nascose il libretto degli assegni in tasca e disse con aria
melodrammatica:
- Mi stupisco di lei,
signora bidella! Davvero, ma come può essersi lasciata
corrompere così? Io
scherzavo, ovviamente, era tutto per metterla alla prova! Guardi, al
posto suo
mi vergognerei!
E così
dicendo uscì dalla stanza,
sbattendosi la porta alle spalle. Sì, certo, era tutto uno
scherzo, come no,
pensai, mentre la bidella lo inseguiva fuori gridando:
- Ehi, aspetta, e le
mie tette?!?
E QUI FINISCE ANCHE
QUESTO CAPITOLO, MA
PRIMA DI LASCIARVI VORREI RICORDARVI DI LASCIARE UNA RECENSIONE (LO SO,
SONO
UNA ROMPIPALLE LOL) E VORREI RINGRAZIARE TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO,
I 21
PAZZI CHE MI HANNO AGGIUNTA AI PREFEITI E TUTTI QUELLI CHE MI HANNO
LASCIATO
DELLE RECENSIONI:
LAVI_LINALEE: Grazie per i
complimenti, spero che
continuerai a seguire la mia ff e a recensire! E cmq nn l’ho
capita quella
sulle battute divine… ma se le cazzate ke sparo ti fanno
idere sn happy!
EIKA: grazie anke a te x aver
recensito! Cmq nn
credo di essere un genio… cm neuroni devo essere sui livelli
di Edduccio (che
ne ha solo due, nn dimentikiamolo)!
DAN: indovina un po’? si,
esatto, ringrazio tanto
anke te… x rispondere alla tua domanda nn so cm mi vengono
in mente tutte ste cavolate,
e non me le sogno di notte (ce, nn è ke mi ric quello ke
sogno). Mi vengono e
basta, sono geneticamente predisposta alle cazzate.
CULLENGIRL: … sai, non
ho ancora pensato a come li
farò innamorare, per ora mi limito a complicargli la vita,
poi nn è mica detto
che sappia risolvere i casini che gli ho creato!!! Grazissimo anke a te
x aver
recensito!!!
KARIMA, RU88, ILAILA95, YARA995:
grazie anke a voi x
aver recensito, spero ke la storia continuerà a piacervi!
NESSIE93: grazie anke a te! Secondo
me i miei titoli
erano orribili (e poi nn è ke io sappia cs sono la rotazione
e la rivoluzione),
molto meglio il tuo! Quella dei cullen culo mi è venuta
prima di cominciare a
leggere Twilight, perché ho letto il cognome e volevo
prendere in giro una mia
amica, e quella di bifloman… bho! Vai tu a sapere cs mi
passa x la testa!
MINNIE06: accipikkia ke recensione
lunga!!! Sn
davvero contenta ke la storia ti piaccia e spero ke continuerai a
seguirla! Un
bacio enorme anke a te!
|
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 5 ***
SCUSATE TUTTI PER IL
RITADO, MA HO AVUTO UN SACCO DI
COMPITI MI DISP! SPERO DI FARMI PERDONARE CON QUESTO CAPITOLO!
CAPITOLO 5
Carlisle
entrò in
salotto, spegnendo la canna nel vaso di rose di Alice, e mi
guardò storto.
- Ed, non dovevi
andare a cercare quel licantropo?
“Ma
che razza
di scansafatiche di figlio! Scommetto che non si è nemmeno
pulito la stanza,
come gli avevo detto di fare! Un giorno o l’altro
dovrò spiegargli che Swiffer
Dust sarà anche una gran figata, ma che non si mette a
pulire in giro da solo! ”
Sbuffai ed alzai
il volume della televisione, facendogli segno di aspettare la
pubblicità per
venire a rompermi le palle con quella storia del licantropo (che poi
non
esisteva, quindi avrebbe anche potuto aspettare che finisse il
programma).
- Ed, se hai cambiato
idea posso andare io, lo sai… dovevo giusto andare a Seattle
per procurarmi un
po’ d’erba da degli amici…
- Papà!
– esclamai,
tirandogli il telecomando in testa (la cosa figa dei vampiri
è che puoi
tirargli addosso quel che ti pare quando sei incazzato, tanto non gli
fai
niente) – cazzo, certo che voglio andare alla ricerca di quel
licantropo! Però
non puoi aspettare che finisca Smallville, razza di drogato hippy?
È l’ultimo
episodio, cazzo!
Mio padre
sussultò
e fu subito al mio fianco, incollato al televisore da circa cinque
miliardi di
pollici (perché noi siamo ricchi, al contrario di voi plebei
muhahaha!).
- Porca Maria
(l’erba…), l’ultima puntata dici?
Accidenti, ma Lana sta ancora con Lex???
Sbuffai ed alzai
gli occhi al cielo: possibile che mio padre fosse così poco
informato? Non mi
degnai neanche di rispondergli, ovviamente.
Quando la puntata
si fu conclusa (con la morte di Clark che, essendo perfino
più imbecille di
Emmett e Jasper messi assieme, era riuscito non so come a farsi
freddare da
quel finocchio pelato di Lex) io e mio padre ci abbracciammo e cercammo
di
confortarci a vicenda per la terribile perdita che il mondo aveva
subito, ma
Carlisle tornò in sé nel giro di pochi secondi e,
tutto allegro, esclamò:
- Bhe, non è
così male…
adesso Lana è libera!
“Cosa
ha detto
quello stronzo? Cosa ha detto? Ma chi cavolo è questa Lana???”
pensò Esme,
infuriata, ed io filai via senza dire niente a papà. Meglio
non rovinargli la
sorpresa – pensai, ridacchiando sotto i baffi (che non avevo,
perché noi
vampiri siamo degli sbarbatelli anche senza depilarci, quello invece lo
fanno i
Licantropi finocchi tipo Jacob, ma io Jacob ancora non lo conoscevo,
dovrei
smetterla di spoilerare, per quello c’è
già mia sorella Alice…). Entrai nel
garage che stavo ancora pensando ad Alice ed a quella volta che mi
aveva
rovinato il finale di una bellissima storia d’amore
intitolata “e alla fine si
misero assieme”, dicendomi che alla fine i due si sarebbero
messi assieme. Ci
ero rimasto malissimo, io non avrei mai pensato che andasse a finire
così.
Presi la mia
bellissima Volvo a cui quegli stronzi dei mie fratelli (probabilmente
Emmett)
avevano strisciato tutta la fiancata (probabilmente apposta). Prima di
partire,
però, bucai le gomme delle loro auto, ridendo tra me e me
per la mia
bastardaggine. Adoravo lasciarli a piedi, non a caso il rivenditore di
gomme
più vicino, da quando ci eravamo trasferiti a Forks, aveva
potuto comprarsi una
casa alle Hawaii.
“ Ha! Ha!
Voglio
vedervi adesso, stronzi! Andrete a scuola strisciando!”.
Troppo tardi, e vale a
dire quando ebbi bucato tutte le gomme, mi accorsi che anche i mie
fratelli
avevano avuto la stessa brillante idea ed avevano bucato le gomme della
mia auto,
così mi ero lasciato a piedi da solo.
Mi ero
letteralmente fregato da solo,
come si suol dire. Così, ancora più incavolato di
quanto già non fossi, corsi
dal rivenditore di gomme che mi stava proprio aspettando
perché aveva da pagare
alcune bollette.
Si prospettava una
giornataccia, altro che. Però almeno l’indomani
avrei saltato scuola con la
scusa del licantropo (prendete nota, se un giorno avrete qualche
compito in
classe particolarmente difficile) e non avrei rivisto la stronza,
pazza,
psicopatica del pick-up. Detestavo ammetterlo, ma quella un
po’ mi faceva
paura. Aveva quell’aria da maniaca depravata che mi faceva
letteralmente venire
i brividi, accidenti a lei. Ecco perché Mike voleva farsela
a tutti i costi:
tra maniaci si va d’accordo.
Tonai a casa
architettando la mia vendetta contro Bella Swan, che stavo continuando
ad
architettare da quella mattina, senza arrivare a nessun’idea
che non fosse
“Distruggere-Isabella-Swan”. Dopotutto, con quella
sua aria da pazza con
tendenze Kaulitziane, io non mi sarei stupito se si fosse suicidata. Io
al
posto suo l’avrei fatto: meglio morto che come lei.
Cambiai le gomme
alla mia auto in pochi secondi, ma poi dovetti smontarle e rimontarle
con più
calma, perché noi vampiri saremo anche velocissimi, ma i
nostri poveri neuroni
mezzi affogati non riescono a starci dietro. Quando finalmente ebbi
messo le ruote
giuste al posto giusto mi fermai un
po’ (non faccio i calcoli su quanti sessantaquattresimi di
secondo ci metto per
fare le cose, io, quelli li fa la Mayer perché le piace la
matematica) ed
ammirai la mia opera, tralasciando ostinatamente sul nastro adesivo che
non
avrebbe dovuto essere appiccicato tra il cerchione e la gomma per
tenerli
assieme. Quindi, finalmente, salii sulla mia adorata Volvo
e… no! Ditemi che
non l’hanno fatto! Di nuovo! Stupido
Emmett con le sue manie
melodrammatiche da protagonista di film d’azione!
Sì,
perché dovete
sapere che quando io e quei dementi dei miei fratelli giochiamo ad
Harry
Potter, il caro Emmett si cala così bene nel personaggio (e
per forza, mica
deve fare Ron lui!) che quando ci sono scene violente tira fuori un bel
barattolo di Ketcup e comincia a spalmarselo addosso, neanche fosse una
crema
solare idratante. E poi si spiaccica da qualche parte facendo il
moribondo e
sporca tutto quello che tocca. E come al solito, avevano deciso di
usare la mia
macchina come set delle loro scene di Harry Potter. Tanto
scemi alla fine
non erano: le loro macchine non se le sporcavano mica, solo la mia.
È difficile
la mi
posizione in famiglia: sono il più piccolo perché
sono stato trasformato a
diciassette anni, mentre Alice ne aveva diciotto e mezzo, solo che
è tappa e
sembra più giovane. Tutti gli altri sono stati trasformati
attorno ai
vent’anni. Però io sono quello che come vampiro
è più vecchio, e da ciò,
secondo una delle balorde equazioni che fa Jasper per risolvere i
misteri della
vita, dipende la mia posizione sfigata. Perché, in quanto
vampiro maggiore,
qualunque cosa succeda è sempre colpa mia. E, in quanto
fratello minore, i mie
fratelli mi sfottono, pendono le mie cose senza chiedermi il permesso e
poi me
le restituiscono rotte o sporche. Stronzi.
Dovevo
assolutamente cambiarmi e pulire la Volvo – capii alla fine,
dopo cinque minuti
buoni che me ne stavo comodamente seduto lì a insozzarmi di
Ketcup. Ma in quel
momento sentii i pensieri dei miei fratelli che stavano tonando a casa
mezzi
ubriachi (ti credo, si scolavano cinque grizzly e otto cervi alla
volta!).
“L’uccellino
fa
cip, cip! Il maialino fa… e boo? Il coccodrillo non
c’è nessuno che lo sa… ma
tanto arrivo io e me li bevo tutti! Muhahaha!” Emmett,
apparentemente il
più sbronzo di tutti.
“Ma
io volevo
bere ancora! Non è vero che non mi reggo in pied…
ouch, ma cosa ci fanno tutti
sti alberi in mezzo al bosco, dico? Non potrebbero andarsene da
un’altra
parte?” Jasper, che quando alzava un po’
troppo il gomito diventava la
principale causa del disboscamento nel mondo, dopo la pazza del
pick-up,
ovviamente.
“Io
sono la più
figa che c’è!!! Io sono la più figa
che… Ma dico, ma che bel culo che ha
Emmett! Perché è così bello solo
quando sono sbronza?” Rosalie, la meno
ubriaca di tutti, perché stava sempre attenta a non
ingrassare.
“Vedo
le stelle! Vedo i fuochi d’artificio! Vedo… vedo
Edward che se ne va? Hic! Ma
quanto sono fatta! Avrò le allucinazioni!” Alice,
ed aveva anche visto che
me ne stavo per andare. Non avevo tempo per lavarmi: Jazz ed Em
diventavano
piuttosto violenti quando erano ubriachi fradici e soprattutto quando
trovavano
le gomme delle loro auto bucate. A parte che Jasper non ne aveva ancora
una
sua, ma mi avrebbe picchiato per solidarietà nei confronti
di Emmett.
Misi
in moto e schizzai via, verso l’autostrada. Altro che
licantropo. Sapevo io
dove andare per quella settimana di libertà. E poi al
ritorno avrei raccontato
di qualche rocambolesca avventura con combattimenti
all’ultimo sangue contro
licantropi incazzati, e al diavolo mio padre e le sue manie da hippy
pacifista.
SCOMMETTO
CHE SAPETE GIA’ DOVE HA DECISO DI ANDARE IL NOSTRO EDDUCCIO,
MA SE NON LO
SAPETE VE LO DICO. E SE LO SAPETE VE LO DICO COMUNQUE. INSOMMA, CHE
CAZZO, IO
VE LO DICO. POI VEDETE UN PO’ VOI.
ALCUNE
ORE DOPO… (CHE SAREBBERO STATE MOLTE DI PIU’ SE
EDWARD GUIDASSE COME UNA PESONA
NORMALE)
- Edducciooooooooooooo!
Tanya
mi saltò addosso con un urlo selvaggio che più
che altro sembrava un grido di
guerra alla Tarzan.
- Ehm… ciao,
Tanya…
come va?
Dissi,
imbarazzato.
- Io vado, tu vai,
egli va. Verbo andare. Andare a letto?
Disse
subito lei, che capiva solo quello che voleva capire, e del resto non
capiva un
tubo.
- Ehm… Tanya,
veramente sono venuto a trovarti come AMICO.
Risposi,
cercando di allontanarmi dalle sue grinfie, dato che lei stava
già cercando di
togliermi i vestiti di dosso.
- Ma sì,
sì, dai,
amico, amante, fidanzato, marito, cosa cambia? Adesso togliti quella
camicia,
forza!
Replicò
lei, continuando a cercare di stuprarmi senza nemmeno farmi entrare in
casa.
- Tanya, io…
Cominciai,
lanciando un’occhiata disperata a Carmen ed
Eleazar… non l’avessi mai fatto!
stavano limonando allegramente e fraintesero alla grande la mia
occhiata, credendo
che volessi unirmi all’orgia con Tanya.
- Ma si, Ed! Facciamo
una cosa a quattro, dai! Vuoi che ti chiamo anche Kate?
Mi
gridò Eleazar, facendo capolino da dietro il divano per
essere poi
riacchiappato da Carmen che lo tirò nuovamente sul
pavimento.
- Oh, si, dai, Eddino
cucciolotto! Per favore!
Mi
supplicò Tanya, facendomi gli occhi dolci e sbattendo le
ciglia. Avevo un
piccolo problema tecnico: numero uno, non avevo mai fatto sesso,
perché nessuna
ragazza sana di mente lo farebbe con uno brutto come me (Tanya
ovviamente è
esclusa dalla categoria delle ragazze sane di mente) e numero due, non
lo
volevo assolutamente fare con Tanya.
- Ehm… -
cominciai –
Tanya, io sono… vergine…
- Oh, ma ci pensi? Sei
di settembre anche tu? Che bello, siamo nati nello stesso periodo
dell’anno!
Siamo fatti l’uno per l’altra!
Esclamò
lei, stufandosi d’intestardirsi con i bottoni della mia
camicia e
strappandomela via direttamente.
- No, Tanya, non in
quel senso… intendevo che non ho mai fatto…
Cominciai,
me lei m’interruppe di nuovo, passando alla cerniera dei miei
pantaloni con
entusiasmo.
- Oh, Edduccio,
zuccherino mio! Neanche io l’ho mai fatto con un altro
Vergine, cioè… io non
chiedo alla gente di che segno zodiacale è prima di
scoparmela… bhe, in
trecento anni non possono essere stati più di qualche
milione, ecco tutto…
comunque, tesoruccio, ho letto l’oroscopo, sai? Oggi
è il giorno fortunato dei
Vergine!
- No, Tanya,
ascolta…
Dissi,
cercando di farla ragionare, mentre mi richiudevo la cerniera dei jeans
e lei
la riapriva senza scomporsi minimamente.
- Oh, ma piccolo mio,
sei tutto sporco di ketcup! Devi assolutamente toglierti questi vestiti
prima
di prenderti una polmonite!
Certo,
perché lo sanno tutti che i Vampiri si prendono la
polmonite, come no. Cercai
invano di sottrarmi alle grinfie della vampira arrapata, cominciando a
presagire che quella sarebbe stata una vera settimana
d’inferno…
E
COSI’ IL NOSTRO CAPITOLO FINISCE QUA, CON IL POVERO EDDUCCIO
CHE RISCHIA DI
VENIR STUPRATO DA TANYA! BHE, COME AL SOLITO UN GRAZIE ENORME A TUTTI
QUELLI
CHE LEGGONO E SOPRATTUTTO A CHI RECENSISCE, MI RACCOMANDO, CONTINUATE A
RECENSIRE PLEASE!
INTANTO,
COME MI AVEVA CHIESTO NESSIE93, HO SCRITTO UNA ONE-SHOT CHE RACCONTA
COSA
SUCCESSE A JACOB BLACK QUANDO ALICE LO LANCIO’ FUORI DALLA
LAMBORGHINI (VEDI
CAP PRECEDENTE). SE V’INTERESSA SI CHIAMA “QUELLO
CHE NESSUNO HA MAI SAPUTO DI
JACOB BLACK E DEL SUO LATO ROSA BARBIE” E L’HO
DEDICATA A TUTTI I LETTORI DI
“LA VERA STORIA DI EDWARD E BELLA”, CIOE’
A VOI.
UN
GRAZIE PATICOLAE A:
I
37 MATTI CHE HANNO MESSO QUESTA FF TRA LE PREFERITE ED I 26 CHE LA
SEGUONO.
UN
BACIONE ED UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A:
MoonLilith
grazie x la
recensione, spero ke continuerai a leggere e a recensire!
Karima: certo che li
faccio innamorare, ma non so ancora come ihih…
digghi nn lo so da
dove mi vengono, diciamo che sono cazzatogenica (?) cmq di al tuo capo
che se
ti licenzia gli sguinzagliio dietro bella ed il suo pick-up, il che
è
praticamente una minaccia di morte! XD
ilaila95
grazie anke a
te x la recensione! Spero che continuerai a leggere e recensire, e cmq
anke i
vampiri devono stare attenti alla linea! XD
eika, non so
neanke io perché ti sia piaciuta tanto la sprangata, ma
anche io rido delle
sfighe altrui… sarà una particolare forma di
bastardaggine?
HpK00, grazie anke
a te x aver recensito, spero che continuerai a leggere e recensire
Hermione
93, se tua madre
ti ha presa x pazza solo xk ridi, figurati quanto sono matta io ke
queste cose
le scrivo XDXDXD grazie anke a te per la recensione!
Joy94, grazie x la
recensione, spero ke continuerai a leggere e recensire!
cullengirl, Ed che
corrompe la bidella era un must, dopotutto saranno rikki sfondati x
qualcosa
quei vampirastri, no?
violacciocca, e si, mi hai
beccata bella mia, sto progettando e sperimentando nuove armi di
distruzione di
massa XD ma nn mi denunci, vero? Lol
martyswancullen94, cara marty,
un bacione anke a te… il porcospino era dedicata a tutti i
ragazzi rompipalle
che si credono fighi perché si mettono il gel!
SIRYA95, eccomi qua a
rimepire di cazzate cinque minuti della tua vita! XD un bacioooo
patu4ever,
un’altra
mente malata come me! Piacere, ma tanto il primato di matta nn me lo
rubi mica
coccola! XD
FairyFlora
grazie per la
recensione flora! Anche io nn ne posso
più di tuailait, anche se non mi
sono affatto dispiaciuti i libri! X la tua goffaggine sappi che non sei
l’unica,
ma consolati pensando che sarai anche goffa, ma nn cretina cm bella!
PetaloDiCiliegio, hai il raga
cn i capelli arancio? Bhe, se è carino buon x te! XD
continua a recensire, mi
racc, un bacio
Nessie93,
hai visto? Ho deciso di deliziarvi con la storia di Jacob!!! Spero che
ti piacerà!
|
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 6 ***
In ritardo
colossale, come sempre, ma ora che finirà la scuola spero di
riuscire a postare
più presto! Vi lascio al capitolo, sperando che vi
piaccia…
CAPITOLO
6
(Dove
Bella perfeziona i suoi metodi di suicidio e scrive scempiaggini sul
banco di
Edward, il quale incontra un vampiro molto particolare ad una festa e
comincia
a porsi dubbi esistenziali degni di Aristotele, mettendo in evidenza la
sua
tendenza sconcertante a farsi pare mentali ogni due per tre)
Quel
giorno a scuola andò decisamente bene: durante la lezione di
ginnastica
giocammo a pallavolo e rischiai la morte un centinaio di volte,
riuscendo anche
a beccare in testa una mia compagna di classe con la palla. Inoltre non
seppi
rispondere ad una domanda di trigonometria, il che mi diede un buon
pretesto
per sbattere la testa sul muro della mensa durante tutta la pausa
pranzo. Cosa
che, poi, mi evitò anche un’orrenda conversazione
con Mike, che aveva
cominciato ad accompagnarmi a tutte le lezioni cercando di tirarmi
giù i
pantaloni quando ero distratta. Ma il meglio di tutto fu che Edward
Culo non si
fece vedere! I suoi quattro fratelli erano a scuola, ma lui no. Forse
voleva
lippare la verifica di lettere. O forse, a voler essere ottimisti, era
caduto
in un burrone ed era morto. Oppure si era beccato una malattia mortale
e
sarebbe morto. Oppure gli era caduto un albero in testa ed era morto.
BELLA,
NON HAI IDEA DI QUANTO SIA AZZECCATA L’ULTIMA
SUPPOSIZIONE… HIHI…
A
biologia, visto che Culo non c’era, mi misi comoda e
sparpagliai tutti i libri
sul banco, approfittando delle distrazioni del professore per fare
graffiti con
l’indelebile sulla parte di banco di Culo. Scrissi cose come
“Edward Culo è un
cesso sfigato” e “sono Edward Culo, quello gay con
i capelli rossi, per una
serata hot tra ragazzi contattate i miei genitori, se gli sembrerete
sufficientemente omosessuali vi daranno loro il mio numero di
cell”. Sperai
ardentemente che ci fossero dei gay nella nostra scuola.
Quando
le lezioni finirono, andai a fare la spesa perché Charlie
non sapeva cucinare
ed era così povero che non poteva neanche permettersi uno
chef francese. Così,
ovviamente, dovevo fare tutto io. Che sfaticato quell’uomo!
Al supermercato
riempii il carrello e poi corsi dritta contro uno scaffale pieno di
lattine,
schiantandomi. Fui completamente sommersa dalle lattine e ne beccai una
in
testa, svenendo. Ci vollero parecchi minuti prima che mi riprendessi e
la
commessa stava anche per chiamare l’ambulanza! Decisamente,
quella era una
delle giornate più belle della mia vita! Probabilmente
dipendeva dal fatto che
Culo non si era presentato a scuola… lo dicevo io che mi
portava sfiga, quello
là!
Arrivai
a casa canticchiando, con un enorme cerotto sulla tempia, e, dopo aver
disinfestato il figo dai ragni (ma cosa mangiava Charlie, i ragni? O
semplicemente non sapeva usare il frigo?) vi misi dentro quello che
avevo
appena comprato al supermercato. Dopo aver spiaccicato
l’ultimo ragno, che si
era nascosto sotto al divano, salii in camera mia ed accesi il
computer, decisa
a vedermi dei film porno pirata su Internet. Invece dovetti cambiare
programma,
perché mia mamma mi aveva mandato più o meno
cinquecento e-mail. Alcune le
cestinai senza neanche leggerle, ma alla fine lessi l’ultima,
preparandomi al
solito papiro egiziano. Non mi sbagliavo, infatti.
Isabella!
Accidenti,
com’è possibile che non rispondi alle mie e-mail?
Cavolo, te le ho mandate alle
tre di notte, e a quell’ora di sicuro eri in casa…
o no? Oddio, non dirmi che
quel pazzo di tuo padre ti ha lasciato andare ad un night club o a una
discoteca o in uno di quei postacci dove girano sigarette e droghe!
Isabella,
come puoi farmi questo??? Dove diavolo eri questa notte?
Perché non hai
risposto alle mie mail? E sta mattina alle otto e tre quarti? Non
dovevi essere
a scuola? E non dirmi che a scuola non ci sono dei computer collegati a
internet, bella mia! Accidenti, ma dov’è che sei
tutto il tempo? Oppure Charlie
ti tiene prigioniera e ti costringe a fare la prostituta per
mantenerlo? Oddio,
lo sapevo! Lo sapevo che non dovevo mandarti da quel buono a nulla!
Oddio, ti
stupra, vero? Ti costringe a fare la prostituta e poi ti stupra! E ti
picchia,
ci scommetto! Oh, Bella, mi dispiace così tanto! Non avrei
mai dovuto lasciarti
andare in quel postaccio schifoso! Oh, povera piccola! Ma non ti
preoccupare,
adesso chiamerò la polizia e… o, no, è
vero… è Charlie il capo della polizia!
Allora manderò l’esercito e l’FBI! Non
ti preoccupare, non ti lascerò a Forks
da sola con quel mostro! Giuro che se non rispondi entro le cinque di
questo
pomeriggio chiamo l’esercito! E anche la CIA!
Finii di leggere la mail
di mia madre ridacchiando: l’idea
dell’esercito che irrompeva in casa mia arrestando Charlie
era allettante… ma
non potevo, a Forks dopotutto c’erano molti posti pericolosi
dove rischiare di
morire e poi avevo come l’idea che una certa Stephenie Meyer
mi avrebbe
ammazzata se me ne fossi andata da Forks rovinando il suo
libro… quella
psicopatica mi minacciava da mesi, continuando a ripetermi di andare a
Forks e
di non lippare nessuna lezione di biologia… ma cosa voleva
da me quella? Bho…
risposi in fretta a mia madre, scrivendo:
NO mamma,
papà non mi stupra, smettila con le tue pare.
Sto bene, non sono incinta, non vado ai night club e di notte dormo,
mentre a
scuola di solito sono in classe. Perciò SMETTILA, chiaro?
Qua non va così male,
ma andrebbe sicuramente meglio se tu la smettessi di rompere e di
intasarmi il
pc con le tue mail. Ciao, salutami Phil
Inviata la mail mi misi
a leggere un libro sul sesso orale
con la copertina di Cime Tempestose, in modo che i miei credessero che
leggessi
roba da secchioni. Era un libro molto interessante che dava molti
consigli
istruttivi e quella sera, quando Charlie tornò a casa, stavo
ancora
leggendo.
- Ehi,
Bells, che si mangia?
Chiese, sospettoso.
Forse pensava che volessi avvelenarlo…
bhe, non era una cattiva idea, dopotutto. Mi fiondai giù
dalle scale
(inciampando e procurandomi un bel livido sulla chiappa sinistra) e gli
sbarrai
la porta della cucina, chiudendogliela sul naso. Non avevo preparato un
bel
niente, così improvvisai.
- Bistecca
e patate! Vado a tirarle fuori dal forno!
E così
dicendo lo spedii in soggiorno a vedere una partita
di baseball in televisione, chiudendomi in cucina. Afferrai il telefono
e
chiamai il ristorante più vicino (che si trovava a Port
Angeles) ordinando due
bistecche con le patate. Quindi uscii dalla cucina, chiudendola a
chiave, e mi
misi a fare la ronda davanti alla porta. Ogni volta che Charlie cercava
di
uscire dal soggiorno lo ricacciavo sul divano a calci nel sedere,
sorridendogli
e spiegandogli che le patate dovevano cuocere ancora cinque minuti.
Quando
finalmente arrivò il ragazzo con la nostra cena, andai ad
aprire io la porta,
ordinando a Charlie di non alzarsi. Il ragazzo del ristorante era una
tipetto
brufoloso con il motorino, che mi sorrise con un filo di bava che gli
colava
lungo il mento. Gli misi in mano i soldi e gli chiusi la porta in
faccia.
Mentre sgattaiolavo in cucina, sentii la voce di Charlie che mi
chiedeva.
- Chi
era?
- Oh,
nessuno… erano quelli di Media Shopping che avevano
sbagliato indirizzo.
Risposi, mettendo
bistecche e patate in due piatti ed
assicurandomi che tutte le patate più bruciate fossero nel
piatto di Charlie.
Finalmente apparecchiai
la tavola e chiamai Charlie, che
spense la tv e venne immediatamente, con l’aria di un bambino
nigeriano morto
di fame.
- Mmm…
che buono, Bells, sembra proprio il cibo di un
ristorante! Sei una cuoca nata!
Esclamò mio
padre, dopo il primo boccone. Io annuii con un
ghigno e risposi.
- Modestamente…
Ma Charlie mi
rovinò la bella giornata, tirando fuori
l’argomento “come va con la scuola”.
- Beeeeneee
– dissi, con un gran sorriso falso.
Charlie annuì
e nascose nel tovagliolo una patata
particolarmente bruciata, poi tonò alla carica.
- Allora,
ti sei fatta dei nuovi amici?
- Oh,
si, certo. – mentii – ho conosciuto Jessica, una
ragazza simpatica quasi quanto Edward Cullen.
- Oh,
davvero? Edward è il figlio del dottor Cullen, sai,
una bravissima persona, lavora al nostro ospedale.
Ok, ricordatemi
che la prossima volta che cercherò di
suicidarmi dovrò dire ai miei soccorritori di non portarmi
all’ospedale di
Forks.
- Oh,
ma che bello! Non mi dire! – esclamai,
sorridendogli mentre serravo la mano attorno al coltello – ma
che bella
famigliola felice, il papà come Dottor House, il figlio come
Rosso Malpelo…
- Chi
sono Dottor House e Rosso Malpelo?
Mi chiese Charlie,
perplesso. Scossi la testa e borbottai:
- Nessuno…
Lui fece spallucce e
disse.
- In
verità Edward e i suoi fratelli non sono figli del
Dottor Cullen… sai, li hanno adottati.
E credo bene, i
genitori di Edward Culo, se avevano un
minimo di sale in zucca, l’avranno abbandonato in un
cassonetto della
spazzatura!
***
Attorno
a me era tutto buio. C’erano della polvere, un reggiseno di
pizzo abbandonato
ed alcune scatole da scarpe. Domanda ovvia che tutti vi starete
ponendo: dove
cavolo ero? La risposta? Nascosto sotto il letto. Non occorre che
commentiate,
grazie, so anche da solo che avevo appena migliorato il record di
stupidità
mondiale (da me precedentemente stabilito). Non chiedetemi
perché fossi lì,
tanto non ve lo dico. Neanche morto. Ma poi, io sono morto?
Mi chiesi, e
cominciai ad arrovellarmi su quella questione esistenziale. Dopo
neanche tre
secondi di meditazione profonda, quando mi resi conto che rischiavo di
bruciarmi gli unici neuroni superstiti, decisi di piantarla con quelle
pare da
filosofo e tornai alle mie solite e ben più stupide pare sul
mio aspetto
fisico. In quel momento la porta della stanza si spalancò e
due scarpe con dei
tacchi a spillo vertiginosi entrarono nella stanza. Ti prego,
fa che non sia
Tanya! Ti prego… supplicai, trattenendo il fiato.
E va bene, mi stavo
nascondendo da Tanya, contenti adesso? Provai a respirare lentamente,
ma
riuscii a riconoscere solo il profumo di cinquecento boccette di Coco
Chanel
svuotate sui vestiti. Poteva essere Tanya, ma non ne ero sicuro, dal
momento
che quella sera la casa dell’arrapata vampira Alaskese (che
ci volete fare, ho
solo tre neuroni, il mio vocabolario è limitato…)
brulicava di vampire assetate
di sesso con tendenze sadomaso. Ti prego, fa che non sia lei!
Una a caso, ma
non lei! pensai, terrorizzato. D’improvviso il
letto fu sollevato da terra
e scaraventato contro una parete.
- Edduccio! –
strillò
Tanya, saltandomi addosso – ma che simpatico, ti nascondevi!
Oh, che divertente
giocare a nascondino, sì sì! Ma io ho in mente un
giochino ancora più
divertente!
Soggiunse,
con l’aria di chi sta par stuprare una ragazzina indifesa. O
un vampiro
centenario e pirla, nel mio caso.
- Tanya, senti, io non
credo che… - cominciai, cercando di sottrarmi alle sue
grinfie.
- Oh, ma dai,
cucciolotto! Sai, mi piacciono gli uomini che fanno i
misteriosi…
- Perché, io
sto
facendo il misterioso?
Chiesi,
stupito. Credevo che cercare di non venir stuprato non fosse
esattamente “fare
il misterioso”. Tanya ci pensò un attimo su, poi
alzò le spalle e mi risaltò
addosso, dicendo.
- E che ne so! Io so
altre cose…
Possibile
che dovesse esserci un doppio senso sconcio in ogni sua frase? Ma non
volevo
venir stuprato, uffa!
In
quel momento, con un ronzio, la mia monocellula si mise in funzione,
suggerendomi di lanciare Tanya fuori dalla finestra e di scappare.
- Eureka!
Esclamai,
sentendomi illuminato dalla lampadina dell’intelligenza, poi,
senza esitare,
scaraventai la bionda fuori dalla finestra e me la diedi a gambe. Una
volta
uscito dalla stanza, mi ritrovai in un corridoio dove almeno tre coppie
(di cui
una formata da tre persone) stavano ripassando il Kamasutra, con molta
disinvoltura considerato che erano perfettamente visibili a chiunque
passasse
di là. Corsi a destra ed aprii una porta a caso, pregando
che fosse uno
sgabuzzino o una camera blindata con le pareti di acciaio anti vampiro.
Ovviamente era il soggiorno, dove c’erano una cinquantina di
vampiri scatenati
che ballavano, cantavano, limonavano, bevevano e si drogavano
contemporaneamente. Richiusi la porta di scatto, orripilato: sapevo che
Tanya e
le sue amiche erano delle festaiole fuori di testa, ma non credevo che
fossero così
tanto fuori. Insomma, anche Alice ha delle manie da
megalomane quando si
tratta di feste, ma lei non è che mette letti matrimoniali
in ogni stanza o
ciotoline piene di preservativi in giro per la casa. E poi, i
preservativi
erano a puro scopo decorativo perché risaputamente noi
vampiri degli
anticoncezionali non ce ne facciamo un bel niente.
ASPETTA
E VEDREI EDDY, CHE BELLO SCHERZETTO CHE TI FARA’ LA TUA
BELLA… MUHAHAHA!
COMUNQUE, DICEVO…
Aprii
un’altra porta, alla mia destra, ma la richiusi subito con
uno strilletto:
dentro c’erano due vampire (femmine tutt’e due) che
facevano… che facevano… non
ce la faccio, non ce la faccio a descriverlo! Adesso mi si
blocca la
crescita! Pensai, anche se in effetti noi vampiri non
cresciamo. Comunque,
non è questo il punto: è la metafora che
conta… a proposito, cos’è una
metafora? Come ho fatto a non chiedermelo prima! La mia vita
è così vuota, solo
scoprire il significato di questa parola potrà dare un senso
alla mia
esistenza. Ma poi esistere e vivere sono la stessa cosa?
Perché io non sono
vivo, ma allora non esisto? Ma se non esisto sono un fantasma? O un
miraggio? O
magari sono convinto di esistere ma in verità non esisto e
nessuno sa di me… e
i miei fratelli? Loro esistono? E se fosse tutta una gigantesca
allucinazione?
E se in verità nessuno di noi esistesse?
Il mio neurone, stufo
marcio di dover fare sempre tutto il
lavoro da solo, scrisse “torno subito” su un
cartello e se ne andò in vacanza,
interrompendo le mie riflessioni. Allora mi ricordai che dovevo
nascondermi ed
aprii un’altra porta, dicendomi tutto convinto: sarà
la volta buona, non
possono esserci due pervertiti scopaioli per ogni stanza! In
un certo senso
avevo ragione, perché in quella stanza, di pervertiti
scopaioli, ce n’erano
cinque che facevano un’orgia tutti assieme appassionatamente.
Mi tappai gli
occhi e corsi via, sbattendo contro un muro perché ancora
non volevo guardare.
La stanza dopo, un bagno, sembrava vuota e vi scivolai dentro, con un
sospiro
di sollievo. Quando mi accorsi che in verità
c’erano due tizi nudi nella
doccia, che m’invitarono anche ad unirsi a loro dicendo
“tanto sei magrolino,
ci entri!”, scappai a gambe levate, cominciando quasi
(e calco sul
quasi) a rimpiangere Bella Swan.
Adesso non sto qua ad
elencarvi tutte le porte che aprii e
tutte le coppie che trovai dentro, ma vi assicuro che furono troppe.
Alla fine
mi trovai davanti all’ultima porta del corridoio e la aprii
di qualche
centimetro, speranzoso. Era tutto buio, e la stanza sembrava vuota. Si
sentiva
solo un forte odore di profumo, probabilmente Tanya si era truccata e
preparata
là. Mi chiusi la porta alle spalle, con un sospiro di
sollievo, e girai la
chiave nella toppa. Salvo, finalmente. O almeno, momentaneamente.
Quanto ci
avrebbe messo Tanya a trovarmi? Scacciai quei pensieri inquietanti ed
andai a
sedermi sull’enorme letto matrimoniale rosa che occupava gran
parte della
stanza. Sulla parete destra della stanza c’era la porticina
chiusa di un bagno,
notai, cominciando a chiedermi perché i vampiri hanno i
bagni se poi non gli
servono a niente. In quel momento, però, la porta del bagno
si aprì con un
cigolio sinistro e ne uscì un vampiro avvolto in un
accappatoio rosa e peloso,
con due ciabatte in tinta ai piedi. Si fermò un attimo,
stupito, quando mi
vide. Poi mi sorrise e sussurrò con voce roca:
- Ehi,
ciao…
- S-sa…
salve!
Balbettai,
allontanandomi il più possibile da lui.
- Mi
chiamo James, e tu? – disse, sbattendo le ciglia
(pesantemente truccate).
- Edward…
Lui mi si
avvicinò ancheggiando e cominciò ad allentare il
nodo del cordoncino dell’accappatoio, sussurrando.
- Piacere,
Edward, ti va se ci divertiamo un po’?
- Ehm…
- risposi, cercando disperatamente la chiave della
stanza che avevo messo in tasca – veramente io…
ecco… dovrei andare, sai
com’è…
mi aspettano e non vorrei proprio che…
James lasciò
cadere l’accappatoio a terra e salì sul
letto.
- Oh,
no, dai, resta!
Disse, e notai con
orrore che indossava un perizoma di
pizzo rosa fucsia.*
*Che probabilmente aveva trovato in
un fiume, alla deriva
assieme ad un push up… se avete letto QUELLO CHE NESSUNO HA
MAI SAPUTO DI JACOB
BLACK E DEL SUO LATO "ROSA BARBIE" saprete di cosa sto parlando XD
Eccomi qua, finalmente, con un nuovo
capitolo. Lo so che
sono più lenta del neurone di Ed a postare, ma avevo una
verifica al giorno in
queste settimane! Cmq, eccomi qua! Il capitolo l’ho spezzato
a metà perché,
essendo oltre che pazza anche decisamente bastarda, voglio farvi
aspettare col
fiato sospeso! Hahaha! No, vabbè, ho dovuto farlo xk molte
di voi si erano
chieste dove fosse finita bella, e dovevo parlare anche un
po’ di lei, no? così
ho dovuto tagliare a metà la parte di ed!
Comunque, ora che cominceranno le
vacanze, credo che
trasformerò la one shot su jake in una raccolta di episodi
demenziali sui
personaggi del libro, come mi ha chiesto SIRYA95. a questo proposito
vorrei
sapere su che personaggio volete che sia il prossimo episodio.
Inoltre, giuro
solennemente che
dai prossimi capitoli coinvolgerò di più tutti
gli altri membri della famiglia
Cullen (o Culo, che dir si voglia), come mi hanno chiesto Eddyrossen95
e
ilaila95. dopotutto anche Ed, Jazz, Rose, Alice, Carlisle ed Esme si
meritano
il loro spazio in questa storia, no? ora sono un po’
impegnata nelle
disavventure di Ed a Denali, ma più avanti
parlerò sicuramente dei Cullen.
Presto vedrete cosa combinerà la cara Alice… e
anche i graffiti di Bella sul
banco di Ed avranno delle conseguenze esilaranti… hehe,
dovrete leggere i
prossimi capitoli per sapere cosa succederà!
Passiamo
ai ringraziamenti:
un
grazie enorme ai 45 preferiti e ai 25 che seguono questa ff, un
abbraccio a chi legge e un bacione a chi recensisce:
Karima:
grazie x la
recensione, sono contenta che la ficcy ti piaccia! Eh, povero jake, hai
ragione, ma che ci vuoi fare? Mi serve etero per fregare la fidanzata a
eddy!
XD
martyswancullen94: nn ti preoccupare, Tanya non avrà
eddy…
forse ora dovresti preoccupati di James… XDXD eh, che ci
possiamo fare?
Dopotutto Ed è l’unico a pensare di essere brutto!
Un bacio, alla prossima!
PetaloDiCiliegio:
la pazza
con il pick up è tornata!
Certo, ora
non sai cosa succederà con James, ma bella non potevamo
lasciarla da sola a
Forks ad annoiarsi, ti pare? Grazie per la recensione e per i
complimenti
FairyFlora:
sisi, la parte
dei Cullen ubriachi è stata divertentissima da scrivere,
sono contenta che ti
sia piaciuta xk sono davvero orgogliosa di quella parte! (che modestia
raga XD)
un bacio!
SIRYA95: don’t worry! Bella,
nonostante i
numerosi tentativi di suicidio è ancora viva!
L’idea della raccolta di episodi
sui personaggi mi piace molto e la metterò in pratica
senz’altro! Sto solo
aspettando che mi diciate su chi volete che scriva! Grazie per il
suggerimento,
bacioni!
Nessie93:
eccomi qua, ho
finalmente aggiornato! Sono contenta che la ff continui a piacerti e
sei stata
una di quelle che mi ha seguito fin dall’inizio, per questo
ti ringrazio! Ti
adorooooo
HpK00:
un grazie enorme
anke a te x tutti i tuoi complimenti e xk segui anke la mia altra ff su
HP… che
dire? Ti adoro e spero che anke questo cap ti sia piaciuto!
Patu4ever:
XDXD grazie per
avermi ceduto il primato XDXDXD e grazie x le recensioni…
che ne pensi di
questo chappy? Un bacio
Ilaila95:
grazie mille x la
recensione! Prometto ke d’ora in avanti jazz e em avranno
più spazio nella
storia e anche nella raccolta di episodi demenziali che ho intenzione
di
pubblicare… su chi vuoi che scriva x primo?
Lavi_Linalee:
ecco qua, per
te che adori le parti su Bella, la nostra debosciata preferita e
tornata sul
palcoscenico! Allora, che te ne pare? Questo cap è degno
delle tue aspettative?
Ru88:
un bacione anke a te,
grazie x le recensioni! Spero ke continuerai a leggere e recensire!
Erinsama:
sai, hai proprio
ragione riguardi al linguaggio un po’ troppo gergale! Trovo
che il cap
precedente sarebbe stato più bello senza tutte quelle
parolacce, ma l’ho
scritto in un momento no perciò spero di essermi fatta
perdonare con questo
cap, che mi sembra vada molto meglio anche se ogni tanto qualche
parolaccia è
d’obbligo XD grazie davvero x la tua critica costruttiva!
Eddyrossen95:
grazie x i
complimenti! Sono davvero felice che questa fic ti faccia ridere! X
quanto
riguarda Alice, avrà più spazio nei prossimi
capitoli e con lei anke tutti gli
altri cullen! Un bacio e grazie per il consiglio, anzi, se hai episodi
particolari da suggerire x alice (anke per la raccolta di one shot)
sono
tutt’orekki… bacio
Morgana91:
grazie x i
complimenti, spero ke continuerai a leggere e recensire!
|
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 7 ***
CAPITOLO 7
(Dove
Emmett e Jasper scommettono su tutto e su tutti,
Alice si mette a polemizzare ed i graffiti di Bella hanno delle
conseguenze
eclatanti)
- Ahhh…
- disse Emmett, stiracchiandosi – che bene che si
sta senza di Edward!
- Già…
adoro il suo divano, è il più comodo di tutti!
Concordò
Rosalie, distendendosi sul divano del nostro
amatissimo (si fa per dire) fratello pel di carota e premurandosi di
appoggiare
le suole infangate delle sue scarpe sui cuscini. Jasper
annuì con aria molto
vaga, fissando i pezzettini bianchi e neri di plastica che aveva in
mano. Si
era divertito a sezionare il pianoforte a coda di Ed, il genio, ed ora
non
sapeva come rimetterlo a posto.
- Ma
poi, dove si è andato a cacciare quel cretino?
Si chiese Emmett ad alta
voce. Tutti e tre ci girammo
verso di lui ed alzammo le sopracciglia, come per dire “e a
te che cavolo te ne
frega di dove è andata quella testa di legno? Sta contento
che non è a casa e
che possiamo giocare con le sue cose!”.
Io, in
verità, dov’era andato lo sapevo benissimo. Era a
Denali, da Tanya. E sapevo anche quello che gli sarebbe successo nel
giro di un
paio d’ore: Tanya aveva appena deciso di organizzare una
festa in onore di
Edward, invitando tutti i suoi amichetti ninfomani, e, sempre stando
alle
intenzioni di Tanya, avrebbe stuprato mio fratello. Povera donna, non
aveva
idea di cosa l’aspettava. Sarebbe rimasta traumatizzata per
il resto dei suoi
giorni se l’avesse fatto davvero. E per quanto riguardava
Ed… lui, bhe, lui l’avrebbe
superato. Si sa che gli idioti hanno la memoria corta.
- Però
è vero… - borbottò in quel momento
Rosalie – sarà
anche scemo, ma non può stare due giorni per ammazzare uno
stra maledetto puma!
Emmett e Jasper presero
davvero in considerazione l’idea
che Edward, non si sa bene come, si fosse fatto ammazzare dal puma che
aveva
intenzione di mangiare e cominciarono subito a decidere come spartirsi
le cose
del nostro fratellino rosso. In quel momento mi balenò
davanti agli occhi
l’immagine della stanza di Ed trasformata in una sala giochi.
Non male come
idea… però io avrei preferito un camerino
gigante, la mia cabina armadio a tre
piani, di venti metri quadrati ciascuno, stava cominciando ad essere un
po’
troppo piccola per tutti i miei vestiti.
- Scommetto
cento euro che è morto!
Esclamò
Jasper, finalmente lasciando perdere i resti del
pianoforte che tanto non sapeva rimontare. Emmett ghignò e
disse:
- Duecento
che è vivo ma che il puma lo ha messo ko,
perciò si vergogna troppo e non ha il coraggio di tornare a
casa e di guardarci
in faccia!
Oh, no, eccoli che
cominciavano. Emmett e Jasper
scommettevano su tutto, ma proprio su tutto. A partire da chi tra me e
Rose era
più preparata sul Kamasutra, fino ad arrivare a stronzate
capitali come, per
esempio, il numero di cacche di piccione che c’erano sul
tetto della casa.
- Cinquecento
euro che si è perso!
Continuò
Jasper, alzando la posta in gioco (noi che siamo
belli, ricchi e stupidi, come le star di Hollywood, possiamo
permettercelo).
- Mille
che il puma l’ha stuprato!
Fece Emmett, convinto.
- Tremila
che lui ha stuprato il puma perché nessuna
vampira ci sta con lui.
- Dimentichi
Tanya, fratello! Diecimila che il licantropo
l’ha fatto fuori.
- Ventimila
che ho ragione io.
- E
su cosa? – chiese Emmett, grattandosi la testa con
aria perplessa.
- E
che cazzo, non lo so… - sbottò Jasper, che si
irrita
sempre quando qualcuno gli fa delle domande, soprattutto se quel
qualcuno è un
prof – su tutto! E anche sulle mestruazioni!
- Guarda
che quella scommessa l’ho vinta io, ti ricordo –
lo interruppe Emmett – l’ho sempre detto io che il
sangue esce dal naso e non
dalle orecchie! E a proposito, mi devi ancora pagare!
- Tze,
certo, come no. Vero che il sangue esce dalle
orecchie, Alice?
Esclamò
Jasper, polemico, ignorando la mano aperta di
Emmett che pretendeva il pagamento del debito. Io alzai le spalle e
risposi,
spazientita.
- E
io che ne so? Ma cosa cavolo mi andate a chiedere!
- Scusa,
ma non sei una ragazza, tu?
Mi chiese Emmett, con
l’aria di un gran pensatore
illuminista. Lui che l’illuminismo pensava ancora che fosse
il giorno in cui si
erano inventati la lampadina elettrica.
- Sì,
e allora? Ti devo ricordare che noi vampire non
abbiamo le mestruazioni?
Sbottai, mentre vedevo
me stessa che bruciavo una pira di
brandelli di vampiro. Più precisamente, di Emmett.
A volte adoravo ciò
che il futuro poteva riservarmi.
- Comunque
ho ragione io – s’intromise Jasper –
centomila
euro.
- Un
milione che invece no. – ribatté subito Emmett.
- Cinque
milioni che invece sì.
- Una
scopata con Rosalie che no.
- Ehi!
– esclamò la bionda, saltando su dal divano.
Prima che qualcuno dei
due accaniti scommettitori potesse
venir squartato da Rosalie, il campanello suonò. Scendemmo
tutti e quattro le
scale per andare a vedere chi fosse (avevo visto un’immagine
un po’ strana del
futuro e di chi ci fosse fuori dalla porta, perciò mi
convinsi di aver visto
cazzate, come dopotutto succedeva abbastanza spesso). Mentre
scendevamo, Jasper
ed Emmett continuarono a scommettere cose non loro.
- Il
pianoforte di Edward che è Aro dei Volturi.
- Ma
non è tuo il pianoforte di Edward! E poi l’hai
appena distrutto, cretino!
- La
Casa Bianca che tanto Edward non torna più a casa.
- Si,
perché la Casa Bianca invece è tua, Jazz. La
moglie
di Obama che Ed torna e s’incazza.
- La
Torre Eiffel che se s’incazza, s’incazza con te ce
gli hai sporcato l’auto!
- Il
guardaroba di Alice che…
Cominciò
Emmett, ma lo interruppi, furente.
- Un
miliardo che il primo di voi due che si azzarda a
toccare il mio guardaroba finisce molto, ma molto male!
Aprii la porta, ancora
fumante di rabbia, e rimasi
impalata lì, con la bocca spalancata in stile pesce lesso ed
Emmett che mi
spingeva da dietro per sbirciare.
- Ehm…
- dissi, dubbiosa – ciao, ti sei perso?
Il ragazzo (se
così poteva essere definito) scosse la
testa e chiese:
- Il
Dottor Cullen è in casa?
Oddio. Sapevo che
Carlisle faceva le corna a Esme, di
tanto in tanto, circa una o due volte all’anno (e aveva
trecentocinquant’anni…
fate un po’ il conto XD), ma credevo che si limitasse a farlo
con le donne.
Cioè, non è che ce l’ho con gli
omosessuali, però…
Rimasi a fissare il
ragazzo, impietrita, senza riuscire a
sillabare una risposta coerente. Era molto alto e muscoloso, con i
capelli
biondi e lunghi fino alle spalle e gli occhi scuri pesantemente
truccati. Aveva
parecchi piercing sparsi un po’ dappertutto in giro per la
faccia, ed un
foulard viola drappeggiato attorno al collo. Per non parlare della
minigonna e
delle autoreggenti, completate da un corpetto rosa pallido. Noi vampiri
non
vomitiamo, ma giuro che sentii il sangue di cervo tornarmi su a quella
vista.
Avrebbero dovuto censurarlo, che ne so, mettere un cartello con su
scritto
“visione vietata ai non omosessuali”, o dirmi che
la mia visione non era stata
un’allucinazione dovuta al troppo sangue bevuto…
Emmett, accanto a me,
strabuzzò gli occhi ed emise un
lungo fischio, prima di scoppiare a ridere dando di gomito a Jazz, poi
tutti e
due si allontanarono scommettendo il Lussemburgo, la Gioconda e le
mutande di
Rihanna sui gusti sessuali del nuovo arrivato e sul motivo della sua
presenza.
Quando mi fui ripresa
abbastanza da farlo entrare,
Carlisle scese dalle scale con la snervante lentezza che ostentavamo
davanti
agli umani, fissandoci senza capire.
- Alice…
- disse, spalancando la bocca e lasciando cadere
la canna sulla moquette – tu e lui…
- No,
Carlisle. Tu e lui, casomai – lo
accusai,
puntandogli il dito contro – dice che vuole vedere te.
Carlisle
sussultò e si avvicinò, squadrando il ragazzo con
diffidenza e soffermandosi sulle autoreggenti con una faccia
indescrivibile.
- È
lei il Dottor Cullen?
Chiese il ragazzo,
girandosi subito dopo per ripassarsi il gloss sulle
labbra, credendo
forse che non ce ne accorgessimo. Carlisle annuì, poi
chiese:
- Ehm… tu
saresti?
- Adam,
signore, ma i miei amici più stretti mi conoscono
come “bomba69”… non so se mi
spiego…
E fece una faccia molto
allusiva e molto poco casta.
Carlisle si accese una canna e cominciò ad inspirare ed
espirare fumo come una
locomotiva, con la faccia di un vampiro che, se potesse, sarebbe
già svenuto.
Ma i vampiri non svengono, anche se a Jazz piacerebbe (CAPIRETE
PERCHE’ NELLA
PROSSIMA ONE SHOT…). Vedendo
che
Carlisle era ancora troppo shoccato per emettere un qualsiasi suono,
Adam
continuò a parlare.
- Sono
venuto qui, signore – e si appoggiò allo stipite
della porta inarcando la schiena, forse credendo di essere sexy
– perché ho
trovato un annuncio di suo figlio Edward riguardo ad una serata hot tra
ragazzi…
- C-c-co-cosa???
Strillò
Carlisle. Oddio… Edward era gay? Ok, era strano
forte. Ok, era un rompipalle. Ok, gli piaceva la musica
classica… però… oddio,
ecco perché non ci stava con Tanya… ecco
perché voleva sempre giocare con me e
Rose invece che con Jazz ed Em!
- Ma
sì, dai – disse in quel momento Adam, vedendo che
Carlisle non capiva – quell’annuncio dove Ed diceva
che chiunque fosse
interessato ad una serata per soli ragazzi doveva rivolgersi ai suoi
genitori,
che se l’avessero considerato idoneo gli avrebbero dato il
numero di Edward,
no?
- C-come?
Che… che ha detto ad Ed? Santa Maria – possa
sempre essere fumata!*
- Oh,
sì, anche a me piace molto l’erba. Ma
allora… sono
abbastanza gay per suo figlio?
Chiese Adam, speranzoso.
Carlisle cominciò a spingerlo
fuori di casa, dicendo.
- Oh,
si, sei anche troppo gay, ed ora vattene che io ed
Edward dobbiamo farci una bella chiacchierata!
Adam protestò
ancora, dicendo di non aver ancora fatto il
balletto sexy che era il suo pezzo forte. A
quell’affermazione, Carlisle lo
prese di peso e lo buttò dentro alla sua macchina,
spingendola giù per la
strada con un calcio al paraurti. Poi si voltò, furente, e
sbraitò.
- Alice,
dov’è quel disgraziato?
Ecco, sapevo che sarebbe
successo. Solo che io avevo
promesso ad Edward di non dire a nessuno dov’era.
Ufficialmente lui era a
caccia del licantropo. Intendiamoci, non è che volessi
coprire le spalle al mio
“adorato” fratellino per evitargli una punizione.
Anzi, se fosse stato punito
sarei stata più che felice di avere la play tutta per me (Em
e Jazz stavano
ancora scontando una punizione cominciata qualche anno prima, mentre
Rose
preferiva il game boy). Il problema era che io avevo fatto fuori un
umano,
lanciandolo fuori da una Lamborghini rosa barbie. E se avessi
spiattellato
tutto a Carlisle, Ed non si sarebbe di certo tenuto per sé
il mio piccolo omicidio.
E allora addio play station.
- Alice!
– urlò Carlisle, visto che non gli avevo ancora
risposto – dov’è quel disgraziato?
- Chi?
Chiesi stupidamente,
cercando di prendere tempo. Carlisle
si accese la quindicesima canna nel giro di cinque minuti e
gridò:
- Quanti
disgraziati conosci, scusa?
- Tanti,
papy, fidati.
Risposi, pensando a Jazz
ed Em. Ah, e ai Queilute
ovviamente. Carlisle diede un lungo tiro al suo spinello, cercando con
scarsi
risultati di calmarsi, poi disse.
- Alice,
dov'è Edward?
- E
io che ne so?
Mentii, incrociando le
braccia con una smorfia.
- Ma
se sai con un mese d'anticipo nome, cognome ed
indirizzo di tutte quelle con cui faccio le corna ad Esme!
Esclamò lui,
arrabbiato. L’ho già detto, no, che non
è
proprio un maritino fedele? Sbuffai e borbottai.
- Non
è la stessa cosa.
- Ci
ero arrivato... ma non puoi leggere il futuro di
Edward?
- Mmm...
no, a dire il vero no.
Risposi, guardando il
soffitto, il pavimento, le nuvole,
il sedere di Jazz, insomma, tutto pur di non guardarlo negli occhi.
Carlisle,
esterrefatto, esclamò:
- Come
no?
- L'Occhio
Interiore non agisce a comando...
Spiegai, colta da
un’improvvisa ispirazione.
- Questa
l'hai presa da Harry Potter...
Commentò
Carlisle, freddo. Accidenti, se n’era accorto…
- Sì,
e allora?
- …
Carlisle
sospirò, poi mi posò la mano con cui non teneva
la canna sulla spalle e mi guardò dritta negli occhi.
Accidenti, ma guarda in
che casini dovevo ficcarmi per colpa di Edward. Se non si faceva
ammazzare da
qualche vampira pervertita, l’avrei fatto io, e con molto
piacere.
- Alice,
- disse il credente Marijuano* - devi leggere
nel futuro di Edward! Devo assolutamente scoprire dove si è
cacciato! Potrebbe
essere stato assalito da una banda di cocainomani!
- E
allora? – chiesi, inarcando un sopracciglio.
- E
poi, comunque, devo incazzarmi con lui…
Aggiunse Carlisle, dopo
una breve pausa. Ecco, infatti,
come se gliene fregasse qualcosa del fatto che Ed venisse fatto fuori
da dei
cocainomani. Finché non si metteva a sniffare la coca era
tutto a posto*.
- Ah,
ecco… - brontolai – e comunque mi dispiace, non
posso aiutarti.
Carlisle, spazientito,
buttò il mozzicone di canna a terra
e si mise le mani nei capelli, gridando:
- Alice,
per favore, perché non collabori? Vuoi dirmi
cosa vedi?
- D'accordo.
Vedo Edward nella sua stanza, ok?
Risposi, spazientita.
- Come
nella sua stanza?
Esclamò
Carlisle, a metà fra l’arrabbiato ed il confuso.
Poveretto, gli stava venendo una crisi di nervi. Scossi la testa ed
alzai gli
occhi al cielo poi, con una voce da maestrina dell’asilo
spazientita, dissi:
- Fra
una settimana Edward sarà nella sua stanza, volevi
il futuro, no? Eccolo qua.
- Alice,
io voglio sapere dove si trova Edward ADESSO.
- E
cosa ne so io? – esclamai - Io leggo il futuro, non
il presente.
- E
non puoi vedere un futuro un po' più prossimo?
Mi chiese Carlisle,
speranzoso.
- Non
esiste il futuro prossimo, c'è il PASSATO prossimo,
e poi ci sono il futuro semplice ed il futuro anteriore.
Spiegai, con aria da
saputella. Carlisle inclinò la testa
e mi guardò, con l’aria di chi non ha capito un
tubo.
- Eh?
– disse.
- Bho,
non lo so, - risposi, scrollando le spalle - lo
aveva scritto una mia compagna di classe nella verifica di
grammatica...
Carlisle rimase un
po’ in silenzio, poi, una volta deciso
che del futuro anteriore non gliene importava una mazza, disse:
- Bene,
qualunque cosa sia questo futuro posteriore,
vorresti per favore dirmi il futuro di Edward?
- Quale
futuro? – chiesi, facendo la finta tonta (cioè
fingendomi ancora più scema di quanto già non
fossi) - Te l'ho già detto che ci
sono due tipi di futuri!
- Il...
che ne so, il futuro semplice, ok?
Sbottò
Carlisle, pericolosamente vicino ad una crisi
epilettica.
- Edward
il prossimo venerdì sarà nella sua stanza.
–
cantilenai, annoiata.
- E
questo che cazz...?
- Semplice
e conciso, lo volevi tu il futuro SEMPLICE,
no?
Dissi, guardandolo
storto. Lui ammutolì, poi mi chiese:
- E
il futuro posteriore?
Sorrisi, poi, con una
faccina innocente, proferii:
- Anche
sabato Edward starà a casa.
- E
questo cosa sarebbe? – esplose Carlisle, sempre
più
vicino alla crisi totale.
- Il
futuro posteriore, - spiegai, tranquilla - cioè cha
sta dopo. E dopo il venerdì c'è il sabato.
- Alice,
ma mi stai prendendo per il culo? – tuonò
Carlisle.
- No,
ti sto prendendo per il POSTERIORE.
Crisi epilettica. Ok,
meglio defilarsi, non credevo che in
quel caso gli ideali no violence di Carlisle gli avrebbero impedito di
ammazzarmi.
* per chi si fosse
chiesto cosa sia un credente Marijuano
o perché Carlisle ce l’abbia a morte con i
cocainomani, suggerisco di dare
un’occhiata al secondo capitolo della mia raccolta “TUTTO
QUELLO CHE LA MEYER NON DISSE... E
CHE ADESSO DICO IO!!! XD” che sarebbe la one shot su
Jacob trasformata in raccolta… il
titolo fa un po’ pena… suggerimenti? Comunque, vi
dicevo, se v’interessa
scoprire il passato di Carlisle (quello vero, non quello romanzato
della Meyer
XD) date un occhiata al secondo capitolo (I
MARIA’S FRIENDS OVVERO COME CARLISLE CULLEN
DIVENTO' UN VAMPIRO)
della raccolta, e magari lasciatemi anke una recensione, no? :D a chi
fosse
interessato, il prossimo a finire sotto i riflettori sarà
jazz.
questo chappy
è un po’ particolare, perché, come
avrete
notato, nn si parla né di Bella ne di Ed, ma è
tutto raccontato da Alice. l’ho
fatto principalmente xk in molti mi avevano chiesto di coinvolgere
più i
Cullen, soprattutto di mettere dei dialoghi tra ed, em e jazz e di
includere
anke il punto di vista di Alice. spero che il cap vi sia piaciuto e che
non ve
la siate presa troppo perché non vi ho ancora detto cosa
succede tra ed e
James… volevo farlo, giuro, ma poi mi sono lasciata prendere
la mano con i
Cullen ed è venuto un chappy lunghissimo! Nel prossimo cap
però scoprirete cosa
succede cn Ed e poi, finalmente, lui e bella si parleranno a
biologia… ma non
so se riesco a mettere questa parte nel prossimo capitolo…
vedremo…
ma ora passiamo ai
ringraziamenti:
Grazissimo ai 52
preferiti!!!
Grazie a ki legge, e ai
26 che seguono questa ff
Un grazie enorme a ki
recensisce:
SIRYA95 grazie x i
complimenti, spero ke la raccolta ti
piaccia, il prossimo è jazz! XD
Hale1843 il prossimo cap
della raccolta, per la tua gioia,
sarà su jazz! Cmq la casa della festa era la casa di tanya,
tranqui! XD bella è
pazza, lo so, ma almeno nn è csì scema cm nel
libro, o no? certo, le tendenze
masochiste (leggeeeereeee XD) restano
Hermione 93 ecco qua,
hai visto le conseguenze dei
graffiti? X ed e James c’è ancora
tempo… XDXDXD lo scoprirai presto cosa
succederà! Grazie mille x la recensione!
RiceGrain andato bn
l’esame? Spero di sì! Mi disp ke nn ti
ho fatto stu… kiedo umilmente xdono! XD
HpK00 ciaoooo! Finita la
scuola, finalmente, eh? E io ke
pensavo di essermi liberata di Cesare, almeno x quest’estate,
e invece no!
ovviamente dobbiamo leggere un libro su di lui pe le vacanze -.- spero
ke a te
sia andata meglio e grazie x le recensioni! Baci!
FairyFlora mamma mia, io
detesto media shopping! Diciamo
ke i problemi che ho a postare sn poprio problemi ke devo stu e nn ho
tempo,
come vedi, se voglio, riesco a scrivere un cap in pochi giorni! Grazie
x la
recensione!
Nessie93 eheh, nel
prossimo cap capirai xk James ce l’ha
con ed e vuole ammazzare bella! XDXD sisi, l’idea ke
s’incontrino prima mi
piaceva proprio XD
Patu4ever la parte di
James col perizoma di jake? Mah… x
ora nn mi viene in mente nnt di buffo, ma il mio cervelletto bacato
probabilmente si farà venire qualche idea… XD
Wonwow eh, si, anche
bella, alla fine, nn è così scema cm
sembra, mentre eddy… che disastro, poveretto! Grz x la
recensione!
Cullengirl gz x la
recensione! E, si, edduccio x ora ha il
neurone decisamente anestetizzato, mentre bella, sfottuta
csì tanto dalla meyer
ke la fa passare x la persona più ingenua della terra (sesso
senza
preservativi, mostri ke le saltano addosso ogni due passi…),
si prende la sua
rivincita
Rima_Brandon grz x la
recensione! E, questo ed è mlt
particolare! Ti assicuro ke butto nn è, anzi, è
bellissimo (a parte i capelli –
by Bella XD) ma lui si fa tante pare… è fatto
csì poveraccio!
Karima l’idea
su jazz me la sn fatta venire, su rose
ancora no, ma la ragazza si presta bene ad una ff demenziale! XD mi
farò venire
in mente qualcosa
Ru88 ora nn sn
più così in ritardo, no? spero ke questo
cap ti piaccia, grz mille!
Lavi_Linalee ehhh,si,
proprio quel James, cara mia! XD nn vorrei
spoilerare, ma quando jake scoprirà ke James gli ha rubato
il perizoma ed il
reggiseno (e, si, ogni tanto gli istinti gay tornano) credi davvero ke
in new
moon salverà bella da Laurent xk crede ke il mondo senza di
lei sarebbe
peggiore? Io no hihi…
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 8 ***
CAPITOLO
8
(Dove Ed si
fidanza, Bella
si dedica alla pirateria ed Alice è troppo impegnata a
mettersi lo smalto per
cagare Edward, che non demorde nel sano proposito
d’incazzarsi con lei)
James mi si
avvicinò pericolosamente, sbattendo le ciglia
in quello che doveva ritenere un atteggiamento provocante. Mi
allontanai,
tirandomi addosso le coperte per proteggermi dal suo tentativo di
stupro.
Sfortunatamente, lui interpretò il mio gesto in
tutt’altro modo e mi sorrise:
- Hai ragione, anche
io credo che farlo sotto alle coperte sia più romantico.
- C-c-cosa?
Balbettai,
cercando inutilmente di scappare. James s’infilò
sotto alle lenzuola rosa e mi
afferrò per il colletto della camicia, tirandomi verso di
sé. Mi divincolai, ma
James era forte (constatazione idiota: ceto che era forte, era un
vampiro!) e
la camicia che indossavo si strappò, lasciandomi a torso
nudo.
- Ehi… ma che
bei
pettorali che hai!
Disse
James, posandomi una mano sul petto ed avvicinandosi ancora di
più.
- S-senti
James… -
balbettai, terrorizzato, mentre cercavo inutilmente di allontanarmi da
lui –
io… io credo che prima di fare certe cose…
bisognerebbe… bisognerebbe pensarci
un po’, no? Voglio dire… credo che… che
due persone dovrebbero prima conoscesi
un po’ meglio…
Lui
esitò e si allontanò un po’ da me,
squadrandomi con una strana scintilla di
curiosità negli occhi rossi. Rimase in silenzio per alcuni
secondi, assorto
nelle sue riflessioni da omosessuale depravato. Mmm…
ha ragione… dovremmo
conoscerci meglio… che ragazzo romantico, però,
è così dolce… magari è un
po’
all’antica, ma vabbè… potremmo fare il
gioco di verità o penitenza, così ci
conosceremmo meglio… o magari voleva solo farsi un
po’ desiderare… mmm, sì,
com’è intrigante questo Edward… mi
piace proprio… magari potremmo parlarci delle
nostre vite mentre lo facciamo… dopo tutto anche quello
è un modo per
“conoscersi meglio”… e poi che fortuna,
un così bel ragazzo, così dolce e
romantico, che condivide i miei gusti in materia di sesso! Che colpo di
fortuna!
Ehi,
aspetta un secondo! Io condividevo cosa? Ma che idee si era fatto?
- Hai ragione,
zuccherino – pigolò alla fine il vampiro
omosessuale, carezzandomi la guancia –
dobbiamo prenderci più tempo, dopotutto abbiamo tutta
l’eternità davanti…
perché affrettare le cose?
- S-si, si, infatti!
Ecco, andiamoci piano!
Esclamai,
tirando uno schiaffo alla sua mano che stava cercando
d’infilasi dentro ai mie
pantaloni. Lui la ritrasse, contrariato, e sospirò.
- Dolcezza, ma sei uno
di quelli che vogliono arrivare vergine al matrimonio?
Annuii
con vigore, senza neanche sapere cosa cavolo stavo dicendo.
- Bhe… -
disse James,
un po’ deluso – allora vorrà dire che
aspetterò…
“Sì,
sì aspetta e spera” pensai…
ma lo stronzo mi ficcò un anello al dito a
tradimento.
- Ecco qua, adesso
siamo ufficialmente fidanzati! – esclamò, con un
gridolino di gioia – dio,
essere fidanzati è così eccitante, vero? Bhe,
dai, non c’è tempo da perdere,
dobbiamo organizzare il nostro matrimonio, zuccherino!
- C-c-co-cosa?
Gridai,
saltando giù dal letto e tentando di abbattere la porta
(fatta di diamante,
perché Tanya stuprava spesso dei vampiri e doveva
assicurarsi che non
scappassero).
- No, senti, James,
credo che ci siamo capiti male… io… insomma,
non… non credo di essere pronto
per fare un… un passo così importante,
ecco…
- E dai, zuccherino
zuccheroso orsacchiotto! Non fare così! – disse
James, ributtandomi sul letto –
anche io sono eccitato, sai? Però non bisogna mica farsi
prendere dal
nervosismo!
Non
trovando la chiave e non riuscendo a sfondare la porta, optai per
sfondare il
vetro antimissile della finestra e saltare giù, ma James mi
seguì, continuando
a chiedermi cose cretine come il colore dei tovaglioli per il
ricevimento dopo
il matrimonio.
- Sì, sai, a
me
piacerebbe ocra, ma anche color sabbia non è
male…
Annuii
e cercai disperatamente una via di fuga, ah, tra parentesi, ma
l’ocra ed il
color sabbia non sono la stessa cosa?
- Però
nemmeno il
lilla e il rosa pallido mi dispiacciono, e quel color pesca poi, lo
trovo
assolutamente delizioso… - James continuava a blaterare
– allora, Edward, che
ne dici?
Fui
salvato dalla squillo del cellulare (possa essere benedetto!) e rivolsi
a James
un sorrisino di scuse, prima di rispondere senza nemmeno leggere il
numero sul
display.
- Edwaaaaaaaaaaaaaard!!!!
Feci
un balzo e per poco non mollai il cellulare. Oddio, era
Carlisle… non solo, era
Carlisle incazzato nero. Adesso magari voi riderete, ma dovete sapere
che:
punto primo, Carlisle non si arrabbia quasi mai, punto secondo, quando
si
arrabbia tutti i suoi ideali non violence vanno a farsi benedire e,
punto
terzo, ha la memoria lunga, come dimostrano le sue punizioni lunghe un
paio di
decenni.
- Ehm… ciao,
papy,
come va?
Decisi
di provare a fare il figlioletto santarellino, ma dubitavo che mi
avrebbe
creduto, dopo ottant’anni che lo minacciavo di raccontare ad
Esme delle sue
fantasie su altre donne.
- Come va? Come va???
Secondo te come deve andare, con mio figlio che mette annunci gay in
giro per
la scuola e poi va in Alaska a fare festini con dei cocainomani???
- Ehi, calma,
pa’! –
esclamai, contento che tra Forks e Denali ci fossero migliaia di
kilometri – ma
di che annunci gay stai parlando, scusa? Io non ne so proprio
niente… prova a
chiedere a Jasper!
- Prova a chiedere a
Jasper un bel tubo! Me lo spieghi come mai è venuto a casa
nostra un ragazzo
super arrapato, vestito da donna, a chiedermi il tuo numero di
cellulare???
- E… che ti
devo dire…
la bellezza ha un prezzo…
Feci
io, con aria da gran puttaniere. Ok, io non sono bello… ve
l’ho mai detto che
sono convinto di essere un cesso?
NOI
TUTTE IN CORO “GIUSTO UN MIGLIAIO DI VOLTE, ED!”
Ah,
ok. Comunque, dicevo. I vampiri non possono farsi interventi di
chirurgia
plastica, purtroppo, perciò sono condannato a restare
brutto… per l’eternità. È
così deprimente… ma ci pensò Carlisle
a deprimermi ancora di più. “Caaaro
paparino… aspetta solo che torno e poi vedrai cosa ti metto
nello spinello al
posto dell’erba…”
- Smettila di dire
stronzate, Edward! E comunque, sei nei guai fino al collo, signorino!
Alice mi
ha detto tutto sai?
- Cosa? Quella
str.. cioè, cosa ti ha detto, scusa? Io non so niente! Ho
seguito il licantropo
fino in Alaska e…
Cominciai,
inventandomi bugie con una certa scioltezza. Cent’anni di
pratica si sentono,
in queste occasioni. Ma Carlisle non è poi così
fesso. Fatto sì, considerato
che con tutta l’erba che fuma riuscirebbe ad ammazzare
persino un cavallo. Ma
fesso proprio no. Mai sottovalutare i credenti Marijuani, fidatevi.
- Edward Cullen, porta
subito quelle tue bianche chiappe da vampiro gay a casa, sono stato chiaro? –
sbottò Carlisle.
- Ok, ok, papy,
non è il caso di scaldarsi, e comunque non sono gay!
– protestai, ignorando
James che stava mimando cose molto sconce facendomi cenni verso la
camera da
letto - E non ho fatto niente di male!
- Questo lo
decido io, - disse lui, con una voce che non sapeva molto da pacifista
- e ora
muoviti, non posso aspettarti per tutta
l’eternità!
- Bhe,
tecnicamente potresti…
- Edward, a
casa, o la tua Play Station farà una brutta fine!
Eh
no, cazzo! La Play no, non me la toccate o giuro che divento violento!
Porca
miseria, ma dico! Occorre abbassarsi a fare questi schifosissimi
ricatti solo
per convincermi a tornare a casa, quando è da un secolo che
continua a dire che
non vede l’ora di liberarsi di me?
Chiusi
il telefono e mi fiondai in macchina, promettendo a James che sarei
tornato e
dicendogli di organizzare il matrimonio. Lui mi salutò con
un fazzolettino alla
mano e si richiuse la zip dei pantaloni, un po’ deluso.
MA
MENTRE IL NOSTRO AMATO ED SFRECCIA PER LE STRADE ALASKESI SULLA SUA
VOLVO
METALLIZZATA, PIANIFICANDO LA RISCHIOSA OPERA DI SALVATAGGIO DELLA PLAY
STATION, VOLETE SAPERE COSA COMBINA LA NOSTRA BELLA? PERCHE’
E’ DA UN BEL PO’
CHE NON LA CAGHIAMO MINIMAMENTE, E NON MI SEMBRA AFFATTO GIUSTO NEI
SUOI
CONFRONTI.
Sbadigliai
e misi in moto il Pick-Up, pensando distrattamente a cosa avrei potuto
fare
quel giorno per rischiare la vita. Avevo appurato che il Pick-Up andava
benissimo come carro armato, ma non era adatto a schiantarsi da qualche
parte.
O forse, tutto sommato, era l’albero che era troppo morbido.
Comunque,
schiantarsi di nuovo non sarebbe stato originale. Ed io, al contrario
di una
certa Stephenie Meyer, un minimo di fantasia ce l’ho. Per cui
non è che ogni
volta che cerco guai incontro casualmente i Volturi, o un Licantropo, o
dei
Vampiri. Tutti rigorosamente assetati del mio sangue, in senso
metaforico e
non. Ma io all’epoca non sapevo neanche che tutti questi
scervellati
esistessero, per ciò basta spoilerare allegramente e
torniamo a me, in quel
piovoso giorno di quella piovosa cittadina di quella piovosa regione
del
piovoso stato del Washington. Ho già detto che era piovoso?
Effettivamente
Forks segue la regola dei tre “oso”: piovoso,
palloso e merdoso.
Ma
quello, a dire il vero, era un bel giorno, perché Edward
Culo non faceva vedere
i suoi brutti capelli in giro da più di quattro giorni.
Conseguenza diretta di
tutto ciò, io ero contenta. Conseguenza diretta del fatto
che ero contenta,
avevo voglia di farmi male per essere ancora più contenta.
Conseguenza diretta
di quello che ho appena detto, tamponai una macchina con dentro quattro
butti
ceffi. Conseguenza diretta, mi riempirono di botte. Conseguenza
diretta, ero
ancora più contenta di prima. Conseguenza diretta, avevo
voglia di farmi ancora
più male. Conseguenza diretta, questa volta disintegrai una
Ferrari.
Conseguenza diretta, mi beccai tante di quelle legnate, ma tante, che
sto
ancora piangendo dalla gioia.
Vedete,
la vita è tutto un susseguirsi di Causa-Effetto. Di azioni e
di conseguenze.
Altro che teoria della relatività di Einstein. Tutta presa
dal mio circolo
vizioso di Causa-Effetto (felicità, tamponamento, legnate,
felicità,
tamponamento ecc…), dopo la Ferrari puntai a una Limousine
con piscina che non
si sa bene cosa cavolo ci facesse in un buco come Forks, forse stavano
qui per
riempire la piscina. Comunque, distrutta la Lamborghini (che prima era una Limousine ma, causa la mia colossale ignoranza in materia di macchine, si è misteriosamente trasformata in una Lamborghini), mi picchiarono
così
tanto che svenni (gioia infinita, indescrivibile, incommensurabile) e quando mi risvegliai
scoprii che avevano
chiamato la polizia denunciandomi come pirata della strada.
L’ispettore
capo Swan (nonché mio adorato padre) arrivò
sgommando a bordo della sua
modernissima macchina della polizia, donatagli in eredità da
suo nonno, e, dopo
aver frenato con un meraviglioso testacoda, saltò
giù tutto rosso e si mise a
gridare.
- Chi è quel
coglione,
figlio di puttana, brutto bastardo che va in giro a tamponare gente,
eh? Si può
sapere chi è quel disgraziato? Brutto idiota di un pirata
della strada, ma quel
coglione di tuo padre non ti ha insegnato a…
Poi
mi vide, e smise di dire quello che “quel coglione di mio
padre” avrebbe dovuto
insegnarmi. Povero, doveva essere uno shock, per lui, scoprire che sua
figlia
passava il tempo a fare la pirata della strada.
Così
Charlie, tutto incazzato, mi riportò a casa dove potei solo
dedicarmi alla
pirateria su Internet, piratando film Horror da cui prendere spunto per
i
prossimi tentativi di suicidio.
E
MENTRE BELLA SI GUARDA BEATAMENTE FILM DI VAMPIRI, IL NOSTRO VAMPIRO
PREFERITO
E’ ARRIVATO A CASA VIVO E VEGETO, E NE E’ USCITO
DECISAMENTE MENO VIVO, DOPO LA
SFURIATA DI CARLISLE. CHIARITO TUTTO, E CIOE’ CHE LA PLAY
STATION PUO’ ANCHE
SOGNARSELA, ED DECIDE DI INCAZZARSI CON ALICE (CON CUI SI ERA
PRECEDENTEMENTE
INCAZZATO CARLISLE) PER SFOGARE LA SUA FRUSTRAZIONE.
- Alice!
Esclamai,
reclamando l’attenzione di mia sorella che si stava
tranquillamente limando le
unghie.
- Che vuoi piattola?
La
gioia di avere dei fratelli che ti amano.
- ai spiattellato
tutto a papà!
- Cosa? – mi
chiese lei, ingenuamente.
- Mi hai
sputtanato con Carlisle! – esclamai, gesticolando con furia e
beccandola in
testa con una manata (per sbaglio, davvero, ma non mi dispiace di
averlo
fatto).
- Oh, bhe, solo
un pochino. – rispose lei, continuando a mettersi lo smalto
rosso con estrema
nonchalance – ma a cosa ti riferisci precisamente?
- Hai detto a
papà che sono andato da Tanya invece di andare dal
licantropo che non esiste!
Esclamai,
sempre più incazzato.
- Ah, si.
Mi
disse lei, tranquilla come se stessimo parlando delle previsioni del
tempo. E
poi che cazzate sparo, noi non le guardiamo mai le previsioni del
tempo, ce le
fa sempre lei. anche se poi sbaglia e ci fa quelle del Messico invece
di quelle
di Forks. Non che ci voglia molto per fare le previsioni del tempo di
Forks,
comunque; guardate, so farlo anch’io: domani, pioggia.
Dopodomani, pioggia. Fra
tre giorni, pioggia.
Comunque,
di colpo mi ricordai di essere incazzato con Alice, quindi abbandonai
la mia
faccia da idiota (che è la faccia che ho di solito) e
strillai.
- Allora è
vero,
gliel’hai detto?
- Sì, e
allora?
- Come sarebbe
e allora? Avevi promesso di non dirglielo.
Alice
si mise a canticchiare, continuando allegramente a spennellarsi le
unghie di
smalto rosso, in stile Crudelia Demon.
- Alice, mi caghi?
- Mmm… si,
scusa, che dicevamo?
- Come che
dicevamo! Alice!
- Eh? – disse
lei, esasperata.
- Avevi
promesso di non dirglielo!
Esclamai,
furibondo. Brutta schifosissima schifosa!
- Oh, ma sentilo!
–
sbottò lei – e comunque non volevo dirglielo! Ma
poi è venuta una tizia strana…
aveva un nome da sclerata totale, tipo l’Ape Maya…
- Che c’entra
l’Ape Maya! – esclamai, risentito – e poi
non offenderla, è una grande! A
proposito, cosa è successo nelle ultime puntate, che me le
sono perse?
Alice,
dimostrando come sempre di cagarmi tantissimo, continuò a
parlarmi della tizia
con il nome da sclerata.
- Ah, adesso mi
ricordo, era Meyer! – disse, con l’aria di
Mosè che ha appena ricevuto le
tavole della legge dall’Arcangelo Gabriele in persona (Dio
era alla toilette) –
comunque, questa matta è venuta a casa nostra un paio di
giorni fa e mi ha
detto che dovevo dire a papà che il licantropo era una balla
e che volevi
uccidere Bella Swan, così ti avrebbe messo in punizione e tu
non l’avresti
uccisa.
- Eh?
Aspetta,
mi sono perso un pezzo. Tutti questi causa-effetto non fanno per me, li
lascio
volentieri alle masochiste sclerate di cui sopra.
- E che cappero!
–
esclamò Alice – ti pare che io abbia capito qualcosa? era un
ragionamento
complicato, non ci ho capito una banana. Comunque, il succo della
faccenda è
che la Swan gli serve viva.
- E perché?
Chi
potrebbe mai avere interesse nella vita di quell’irritante
esseruncolo con
istinti masochisti e suicidi?
- Ma non lo so
– disse
Alice, seccata, e cominciò a sventolare le mani per far
prender aria allo
smalto – non l’ascoltavo bene, mi stavo facendo la
pedicure. Stava blaterando
cose senza senso su una certa Kristen Stewart e su Robbie, o Richard, o
forse
era Reynold Pattinson… diceva che Kristen non vuole
sporcarsi la maglietta di
ketcup, indi per cui il regista non può far morire Bella,
anche se dice che gli
piacerebbe tanto…
- …?
Ma
sono io stupido o questa storia non ha proprio senso? No
perché non ci sto
capendo una minchia. Alice, vedendo la mia faccia confusa, perse la
pazienza
(anche se non credo che si possa perdere qualcosa che non si ha mai
avuto, ma
metaforicamente parlando… dio, che cazzo ho detto? non lo
so, sto parlando
metaforicamente? Non so nemmeno che vuol dire, ma ci stava bene).
- Aria, sciò,
devo
farmi asciugare lo smalto!
- Ma che vuol
dire sta roba! – urlai, pestando i piedi a terra –
scusami tanto, sai, ma passa
la prima imbecille che trovi e tu fai quello che ti dice?
- Si, perché?
Mi
disse lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo,
soffiandosi sulle
unghie.
- Ma i vampiri non
erano intelligenti?
Alice
tirò fuori il ventaglio e cominciò a
sventolarselo sulle unghie.
- Edward, sei un
vampiro da 90 anni e ancora non hai realizzato appieno di essere
stupido come
l’ultimo neurone che ti rimane?
- Sono due, per
la cronaca – risposi, offeso – e si chiamano Fido e
Rex. E comunque io sono un
caso a parte, voi altri dovreste avere un minimo di
cervello…
Alice
prese il ventilatore e lo accese, sventolandovi davanti le unghie. Poi
disse.
- Avanti, ma se nella
nostra famiglia non c’è nessuno che sa contare
fino a 100!
- Jasper si.
- Solo
perché
crede che il 100 venga subito dopo il 4!
ECCOMI.
MI SCUSO PER L’ENORME RITARDO. MA ERO IN VACANZA, E POI NON
AVEVO TEMPO BARRA
VOGLIA DI FARE UN CAVOLO DI NIENTE, ERO SEMPRE IN GIRO. COMUNQUE,
FINALMENTE,
ECCOMI QUI. NON HO IL TEMPO DI RINGRAZIARVI SINGOLARMENTE, MA OGNI
SINGOLA
RECENSIONE MI HA FATTO TANTISSIMO PIACERE PERCUI, ANCHE SE SONO LENTA
COME LA
QUARESIMA AD AGGIORNARE, CONTINUATE A RECENSIRE, PLEASE. LA ONE SHOT SU
JAZZ E’
IN FASE DI SCRITTURA, SPERIAMO DI POSTARLA PRESTO.
BACI
MARGHE
|
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 9 ***
Mi scuso per la
lunghissima assenza, causa scuola e allenamenti di judo, e per farmi
perdonare ecco qua un capitolo dove c'è un tete à
tete (nn ho voglia di scoprire dove cavolo sta la e con l'accento
circonflesso) tra Bella ed Edward! Finalmente insieme, che romantici!
CAPITOLO 9
Il lunedì mattina, i ragazzi che incontravo nel parcheggio
della scuola mi salutavano. Io non avevo idea di chi fossero,
perciò mi limitavo a fare ciao ciao con la manina
chiamandoli con i primi nomi che mi venivano in mente.
- Ehi, Bella!
Mi salutò qualcuno, scendendo da una panda risalente alla
prima metà del XIX secolo, anche se allora le macchine non
esistevano, ma son tutti dettagli. Non lo guardai neanche, ma sorrisi
ed esclamai.
- Ciao Mary!
- Ehm… veramente io mi chiamerei Jack… e sarei
anche un maschio.
Ma io ero già andata avanti a salutare con calore qualche
altro perfetto sconosciuto.
- Ciao Adelaide carissima!
La ragazza che stavo abbracciando mi guardò male e se la
diede a gambe, così andai a salutare qualcun altro.
- Ciao, Bella!
- Ehilà, Swan!
- Ciao Boby!
- Buongiorno Puzzy!
- ???
Il ragazzo che avevo appena chiamato Puzzy mi guardò come se
credesse che fossi scema. Tze, scema io! E cosa sono quelle facce, eh,
si può sapere? In confronto alla media
dell’intelligenza dei personaggi di questa fanfiction sono un
genio, io. Comunque, bando alle ciance, proseguiamo con la storia.
Dopo aver abbracciato uno spazzino che non c’entrava niente
ma passava di là, un tizio che si rivelò essere
il preside e minacciò di espellermi (- Oh, sì, la
prego, mi espella! Così papà mi
ammazzerà! – dissi, tutta contenta) e un canguro
che era fuggito a nuoto dall’Australia (forse dovrei
smetterla con gli LSD…), arrivai da un tizio grosso come un
armadio che, presa dall’entusiasmo, salutai:
- Ciao Barbie!
- Vuoi botte, eh? Vuoi botte?!?!? – sbraitò lui.
- Oh, sììì, ti prego!!!
Esclamai io, battendo le mani con entusiasmo. Un po’
perplesso, lui si girò e se ne andò, mentre io
gli urlavo dietro “E le mie botte? Che fine hanno
fatto?”. Così, una volta appurato che salutare la
gente con nomi a casaccio li faceva irritare, ma non abbastanza
perché mi picchiassero, decisi di cambiare tattica. Stavo
giusto pensando a quale nuova tattica adottare, che Mike Newton mi si
avvicinò con il suo solito sorriso da pedofilo (anche se io
avevo un mese più di lui… dettagli) e mi chiesi
se, facendogli notare che sembrava che avesse un porcospino in testa,
sarei riuscita a farmi picchiare. Decisi di farlo all’ora
dopo, perché durante la lezione d’inglese mi
serviva tenermelo amico, per copiare il questionario su Cime
Tempestose. Del suddetto libro, infatti, sapevo solo il colore della
copertina, poiché la usavo per camuffare il mio adorato
libro sul sesso orale.
Quando uscimmo dall’aula, dopo che io avevo diligentemente
copiato tutte le risposte, Mike esclamò.
- Cazzo, ho sparato tutto il questionario a caso, non l’avevo
neanche aperto, il libro!
Allora venne a me voglia di picchiare lui. Accidenti, mi sembrava di
ricordare, avendolo letto sulla copertina, che l’autrice non
si chiamava Elisabetta Canalis…
In quel momento qualcosa di umido mi cadde sul naso; alzando lo sguardo
mi accorsi che una strana polverina bianca cadeva dal cielo. Non avendo
mai visto la neve in vita mia, e non avendo idea di cosa fosse,
esclamai.
- Evvai, distribuiscono Coca gratis!
Un urlo inarticolato di rabbia provenne dall’ospedale di
Forks. Lo ignorai, poi presi una di quelle cosettine bianche su un dito
e provai a sniffarla, ma non sapeva di niente. Allora ritentai.
- Il cielo ha la forfora? Dovresti usare la linea Pantene anti-forfora,
io ho cominciato ad usarla da quando ho scoperto che il mio shampoo
alla fragola puzza, anche se l’unico a pensarla
così è Edward Culo!
- Bella, questa è neve.
Mi spiegò Mike. Quella, neve? Ma vogliamo scherzare!
- Ma io pensavo che i fiocchi di neve fossero a forma di stelline, come
nei cartoni animati!
Protestai, delusa. Mike rise e si mise a sfottermi perché
non avevo mai visto la neve. Indignata, esclamai.
- Ah, mi sfotti eh? Bene, io non avrò mai visto la neve, ma
tu non hai mai visto il caldo, grande sole di Phoenix che io vedevo
ogni giorno.
- E allora perché sei bianca come una mozzarella?
Stavo per abbatterlo, ma la fatica mi fu risparmiata da
un’enorme palla di neve che gli si spiaccicò in
testa e gli colò nel colletto. Mike imprecò al
contatto della sua pelle con la neve gelida. Mmm… doveva far
male, se faceva quella faccia da “sono appena stato inculato
da una sequoia gigante”… non persi tempo e mi
ficcai un grosso cumulo di neve dentro alla maglietta. Mike, intanto,
aveva deciso di vendicarsi per la palla di neve ricevuta in testa e,
non sapendo bene chi fosse il colpevole (nonostante Bifloman fosse
ancora in posizione di “lancio di palla di neve contro
Newton”), se l’era presa un po’ con tutti
e stava lanciando palle di neve a chiunque passasse di lì.
Ben presto si scatenò una furiosa battaglia di palle di neve
ed io, entusiasta di aver trovato un passatempo violento e doloroso in
cui cimentarmi, stavo per piazzarmi al centro del piazzale, pronta a
beccarmi in faccia tutte le palle di neve che potevo, quando mi accorsi
che ridevano tutti. E se ridevano non doveva essere poi così
doloroso.
Delusa ed incazzata staccai un ghiacciolo dal tetto e lo usai per
fracassare il vetro di una finestra ed entrare in classe da
lì, perché non avevo voglia di fare il giro
dell’edificio ed entrare dalla porta.
Durante la lezione di Spagnolo, per la prima volta nella storia,
Jessica parlò di qualcosa che non fosse i cazzi suoi, e
cioè la neve. Tutti parlavano della neve, che palle. Dopo un
po’ feci notare a Jessica che di quella schifezza bianca me
ne fregava meno di zero e lei allora cambiò
argomento… e indovinate di cosa si mise a parlare? Di
Newton, ovvio. Allora esclamai.
- Prof, guardi fuori dalla finestra, c’è una
marziana bionda in topless!
Approfittando della distrazione del prof, che si era girato con le bave
alla bocca gridando “Dove? Dove?” lanciai il
dizionario di Spagnolo in testa a Jessica, riuscendo finalmente a farla
tacere.
Finita anche quella pallosissima lezione di quella pallosissima lingua
che mi sarebbe stata del tutto inutile nella vita, dal momento che
Edward è poliglotto e quindi avrei sempre lasciato a lui la
fatica di esprimersi in una lingua straniera, io e Jessica (ancora un
po’ rincoglionita per la storia del dizionario) ci dirigemmo
verso la mensa. Passando per il cortile, approfittai del suo momentaneo
rincretinimento per usarla come scudo contro le palle di neve,
facendole beccare tutte a lei (da quando avevo scoperto che non
facevano alcun male avevo sviluppato una certa repulsione per quelle
palle bianche ed umidicce, meglio farsi sciogliere della neve nei
calzini).
Arrivate in mensa, Jessica attaccò bottone con Mike
raccontandogli dell’epica battaglia a palle di neve a cui
aveva preso parte venendo in mensa (evitai di rendere nota la vera
versione) e lui, entusiasta almeno quanto lei, si lanciò nel
progetto di una battaglia per quel pomeriggio. Forse avrei potuto
partecipare anch’io alla battaglia, con il fucile di mio
padre…
Mentre gli allegri idioti continuavano a parlare delle loro cazzate, mi
guardai in giro, alla ricerca di qualcosa che potesse fungere da arma
del delitto per uccidere loro e poi suicidarmi. Ma… argh!
Edward Culo era lì, seduto al tavolo con i suoi quattro
fratelli, tutti inzaccherati di robaccia bianca come se si fossero
appena rotolati nella farina. Scusate se smonto i romantici paragoni
della Meyer, ma il paragone con dei tizi di una pubblicità
di un gel non sussiste proprio, visto che uno con i capelli rossi non
ha il diritto di mettersi il gel nei capelli. È scritto
nella costituzione americana, controllate pure se volete.
Noooo, ma perché era tornato? Si stava così bene
senza di lui!
Troppo imbronciata per mangiare, mi sedetti al fianco dei miei
pseudo-amici e mi divertii a trucidare Cullen con lo sguardo. Lui, dal
canto suo, sembrava incazzato nero.
Subito dopo pranzo avrei dovuto avere la famosa lezione di Biologia con
lui… inutile dire che non avevo la minima intenzione di
andarci. Marinare la scuola, una volta ogni tanto, non è poi
un gran crimine…
Così, quando suonò la campanella, mi diressi
verso il mio Pick-up in punta di piedi, ma una strana tizia con i
capelli rossicci (ma che, è una moda questa dei capelli
rossi?) mi saltò addosso, mi afferrò per un
orecchio e mi trascinò in classe, sibilando:
- Non ti azzardare a saltare le ore di Biologia, chiaro? Non ti
permetterò di rovinarmi il libro con i tuoi capricci da
adolescente in crisi!
Così fui rispedita in classe e, alquanto riluttante, mi
sedetti al banco ancora vuoto. Il professore intanto aveva cominciato a
distribuire microscopi e vetrini, ma io ero troppo intenta a
scarabocchiare la caricatura di Culo per accorgermene. Quando lui
stesso si sedette accanto a me, non mi preoccupai di chiudere il
quaderno e continuai tranquillamente a disegnare la sua caricatura.
Tanto non mi avrebbe cagata, come il lunedì prima. Ma quando
mai ci ho azzeccato con le mie previsioni? Mai. Infatti lui mi disse:
- Ciao… bel disegno…
Alzai lo sguardo su di lui, confusa. Cosa voleva da me quello? Non
risposi e gli rifilai un’occhiataccia. Lui tuttavia non si
lasciò intimorire e, sebbene con la faccia di uno che va ad
un funerale, continuò.
- Mi chiamo Edward Cullen. La settimana scorsa non ho avuto occasione
di presentarmi. Tu devi essere la pazz… ehm…
Bella Swan.
- Come fai a sapere che mi chiamo Bella?
Gli chiesi, sospettosa.
- Ce l’hai scritto sulla maglietta.
- Oh, giusto.
Borbottai, chinandomi comunque per controllare che ci fosse davvero
scritto il mio nome sulla maglietta. Era così: avevo scritto
quelle quattro lettere (che io sappia, Bella ha una sola L)
perché Charlie si ricordasse di non chiamarmi Bells. Quel
nomignolo mi ricordava troppo il Natale e tutte quelle stupide
canzoncine come Jingle Bells… e io odiavo il Natale: vedere
tutti felici e contenti mi dava la nausea.
Irritata dall'atteggamento da So-Tutto-Io di Cullen, ripresi la matita
e mi accanii con ferocia sulla caricatura di quest'ultimo,
aggiungendovi un patetico paio di baffoni a manubrio, in stile
Francesco Giuseppe d'Asburgo, e una quantità spropositata di
lentiggini che si sposavano alla perfezione con i suoi orribili capelli
rossi. Lui tossicchiò ma non disse niente.
Intanto il professor Banner aveva cominciato la lezione, cosa che,
distratta com'ero dalla realizzazione della mia opera d'arte, scoprii
solo quando un microscopio e dei vetrini mi furono sbattuti davanti al
naso. Stavo per chiedere al prof cosa cavolo si aspettava che ci
facessi con un microscopio, ma mi bloccai con la mano alzata a
metà quando Banner disse:
- Iniziate pure, ragazzi!
Mi guardai attorno, aspettandomi un segno divino o qualsiasi cosa che
potesse aiutarmi a capire cosa cavolo dovevo fare. Non so, magari il
gesso poteva mettersi a scrivere da solo le risposte sulla lavagna, o
roba del genere. Cullen, sorridendo come un'idiota, spinse il
microscopio verso di me e disse.
- Prima le donne, collega?
Oh, ma che cavaliere, scommetto che neanche lui aveva capito cosa
bisognava fare, altrimenti non sarebbe stato così galante,
lo stronzetto. Gli rivolsi un gran sorriso, ed esclamai.
- Ma no, figurati, puoi cominciare tu, ti lascio l'onore molto
volentieri!
E spinsi il microscopio verso di lui, ma lui lo spinse con forza verso
di me, insistendo.
- No, assolutamente, le regole della cortesia m'impongono di lasciare
che le donne...
- Ma non ti preoccupare, guarda che non mi offendo mica se... -
esclamai, cercando di pararmi il culo facendo cominciare lui,
perchè non avevo la ppiù pallida idea di cosa
bisognasse fare.
Lui spinse nuovamente l'aggeggio verso di me, tendendomi anche un
vetrino, e dichiarò.
- No, no, sono un gentiluomo, io, cosa credi?
- Figurati, - ribattei, con un gandissimo e falsissimo sorriso - non
è un problema, comincia prima tu!
- Insisto che...
- Sono io ad insistere! - sbottai. Ok, stavano cominciando a girarmi le
palle.
- No! Ma se ti dico che non...
- Forza, comincia! - esclamai, spazientita, infilzandogli il
microscopio nell'occhio.
Lui non diede il minimo segno di dolore e mi porse il microscopio.
Cercai di spingerlo verso di lui, ma era molto più forte di
quanto mi fossi aspettata, perciò non ci riuscii.
- Insisto perchè cominci tu!
Sentenziò, con un tono che non ammetteva repliche. Sbuffai,
incavolata nera, e tirai il microscopio verso di me con assai poca
delicatezza. Così avrei dovuto fare io la figura
dell'idiota, perfetto.
Dunque... calma Bella... cosa devi fare adesso? Mi guardai attorno e
decisi che prima di tutto avrei dovuto far finta di guardare dentro al
microscopio. Così avvicinai l'occhio alla lente, con aria
più professionale possibile, e cominciai a trafficare con le
rotelle del marchingegno, girandole a casaccio finchè non si
udì un sonoro clac! proveniente dall'interno del
microscopio. Allora decisi di lasciar perdere le rotelle - ci mancava
solo che mi facessero pagare il microscopio - e sbirciai in giro per
vedere coosa stavano combinando gli altri.
Mike Newton, che a quanto pareva aveva avuto meno fortuna di me con le
rotelle, si stava affannando per riattaccarne una al microscopio con il
nasto adesivo, cercando di non farsi beccare dal prof. Jessica,
snobbando altamente il suo compagno di banco, si era sporta verso il
banco di Mike e stava dicendo:
- Quanto mi piacciono gli uomini che sanno aggiustare tutto da soli!
Sì, magari se Newton non avesse rotto il microscopio non ci
sarebbe stato bisogno di aggiustarlo - pensai, ridacchiando tra me e me
per l'idiozia di Jessica. In quel momento mi accorsi che un ragazzo, al
banco accanto, teneva aperto il libro sulle ginocchia e stava
disperatamente cercando delle risposte tra le pagine che, era ovvio,
non aveva neanche mai sfogliato. Mentre girava una pagina lessi una
parola scritta in neretto: profase. Non avevo idea di cosa fosse ma,
forte della prova schiacciante che quella parola stava scritta sul
libro, mi allontanai dal microscopio e, con aria sicura, decretai:
- Profase.
Pensavo che a Cullen sarebbe come minimo cascata la bocca ma lui non si
dimostrò per nulla colpito dalla mia ostentata sapienza e,
al contrario, mi fece segno di passargli il microscopio
perchè potesse controllare. Se lo avvicinò
all'occhio e cominciò a girare le rotelle finchè,
quando risuonò un sinistro clac, sobbalzò e
decise di lasciar perdere. Ok, di microscopi, epiteli di cipolla e
profasi ne sapeva quanto me, se non meno. Dopo qualche secondo si
allontanò dal microscopio e, con aria solenne,
profferì.
- è profase.
- Facie così, l'avevo detto prima io... - borbottai,
seccata. Lui alzò le spalle e disse.
- Ti dispiace se prendo una penna? Questa è scarica...
E mi sventolò davanti la matita con cui fino a
poco prima avevo disegnato la sua caricatura. Non mi risultava che le
matite potessero scaricarsi, soprattutto perchè quella in
questione aveva funzionato fino a pochi secondi prima, ma decisi che
Cullen era troppo stupido perchè valesse la pena di perdere
tempo tentando di spiegargli come funziona il mondo. Così
lasciai che tirasse fuori una penna (guarda caso il libro di biologia
gli cadde fuori dallo zaino e si aprì proprio alla pagina
dove si parlava dell'esperimento che stavamo facendo...).
Dopo un attento studio del vetrino seguente, Cullen, tutto convinto, mi
spiegò che si trattava di anafase. Controllai, tanto per non
essere da meno, e, non conoscendo i nomi delle altre fasi di mitosi
degli epiteli di cipolla, non potei contestare ciò che aveva
appena detto.
- Mmm... si, è afanase...
- Anafase - mi corresse lui.
- Quella roba lì, sì - convenni, fecendo un gesto
noncurante con la mano. Cristo santo, che pignolo!
In una ventina di minuti finimmo il nosto lavoro, catalogando i vetrini
a casaccio e scrivendo con sicurezza i nostri referti sul foglio che ci
era stato consegnato. Dopo una breve impovvisata del prof, che volle
sapere perchè stavamo cazzeggiando invece di lavorare,
ottenemmo la libertà di ridere alle spalle dei nostri
compagni che non avevano ancora finito. Fortunatamente il prof non
aveva voluto controllare se i risultati dell'esperimento erano giusti o
no, altrimenti avevo come l'impressione che sarebbero stati cazzi per
tutti e due...
- Peccato per la neve, eh?
Disse Culo, poprio quando stavo cominciando a sperare che mi avebbe
lasciata disegnare in pace per il resto della lezione. Sbuffai,
infastidita, e risposi.
- Non direi.
- Il freddo non ti piace.
Bravo genio, ci voleva Einstein per arrivarci.
- Neanche l'umido - puntualizzai.
Rimanemmo in silenzio per alcuni secondi. Forse mi avrebbe lasciata in
pace adesso.
- Per te dev'essere difficile vivere a Forks...
Risposta errata, col cavolo che mi avrebbe lasciata in pace. E poi come
mai voleva parlarmi a tutti i costi?
- Che ne sai tu? - risposi, stizzita - non sei mica il mio psicologo.
- Ovvio che no, altrimenti sarei già andato fuori di test...
- mormorò, ma poi tossicchiò e si
affrettò a dire - ma allora... perchè sei venuta
qui a rompere le pall... cioè, a vivere da tuo padre?
- è una storia complicata.
Tagliai corto. Non avevo proprio voglia di parlare di mia madre e di
Phil, tantomeno con Cullen.
- Penso di poterla capire - insistette lui.
Alzai un sopracciglio, guardandolo con tutto lo scetticismo di cui
fossi capace.
- Uffa, perchè pensate tutti che io sia stupido solo
perchè sembro Ron Weasley?
Gridò allora lui, battendo i pugni sul banco. Tutta la
classe si girò verso di noi ed io, con un sorrisetto di
scuse sul volto, indicai Cullen, come a dire che io non c'entravo
niente. Il che, per una volta, era vero.
Quando i nostri compagni di classe tornarono a concentrarsi sul loro
lavoro, Cullen si prese la testa tra le mani e cominciò a
piagnucolare.
- Uffa ma perché tutto il mondo ce l'ha con me? Prima mi
tirano gli alberi in testa, poi non posso neanche vendicarmi,
papà mi toglie la Play Station e dice che se la rivoglio
devo socilaizzare con la pazza... ma io non voglio parlare con la
pazza! E poi lei non mi vuole rispondere, e allora come faccio a
riavere la mia Play? Sob, quanto è ingiusto il mondo!
Poveraccio, era proprio fuso. Non avevo capito un'acca del suo sclero,
ma decisi che era il caso di rispondere alle sue domande. Bisogna
sempre assecondare i pazzi, no?
- Sono venuta qua perchè mamma si è risposata e
invece di cagarmi scopava con Phil.
Borbottai, tenendo lo sguardo fisso davanti a me.
- Ah... - mormorò lui - bhe sai quanto cazzo me ne frega...
cioè, si, me ne frega moltissimo, sono così
addolorato! - si voltò verso di me con la sua migliore aria
da psicologo e disse - so che stai attraversando un momento difficile,
e soffri tanto. Credimi, ti capisco, ma non è proprio il
caso di sfogare la rabbia sugli altri, come per esempio sui poveri
alberi innocenti, abbattendoli - fece una smorfia.
- Oh, ti sbagli, io non sfogo la mia rabbia sugli altri - dissi - la
sfogo su me stessa.
Adesso che ci pensavo era da un po' che non tentavo di suicidarmi...
cavoli, l'aria umidiccia di Forks mi stava infiacchendo!
Rialzando lo sguardo mi accorsi che Culo mi stava guardando con aria
assai perplessa, la fronte corucciata e gli occhi ridotti a due
fessure. Mi sembrò anche di sentirlo mormorare qualcosa come
"ma chi me l'ha fatto fare". Perplessa dal suo comportamento, gli
chiesi.
- Scusa, ma porti le lenti a contatto?
- No, perchè? - chiese lui, con aria da perfetto idiota.
- Dovresti - risposi, tranquilla - strizzi sempre gli occhi, ti si
rovina la vista dopo.
La faccia che fece Cullen a questo punto non ha rivali nella storia
delle facce idiote di questo mondo. Bofonchiò qualcosa che
non capii e stava per ribattere, ma fortunatamente la campanella
suonò. Mi alzai in fretta, dimenticandomi addirittura
d'inciampare sullo zaino, e schizzai fuori dalla classe, continuando a
chiedermi cosa cavolo volesse quell'essere da me e perchè,
di punto in bianco, avesse cominciato a parlarmi, quando la settimana
prima non mi aveva nemmeno rivolto la parola. E, devo dirlo, il
cambiamento avvenuto era stato in peggio: stavo tanto meglio prima che
cominciasse a rompermi le palle!
*SPAZIO AUTRICE*
Ecco qua un bel
capitoletto dal POV di Bella... vi state chiedendo come mai Ed ha
cominciato di punto in bianco a parlarle? Mmm... secondo me ci potreste
arrivare... e se no aspetterete il prossimo capitolo, che dovrebbe
essere dal POV di Ed, per saperlo...
Mi scuso ancora per
il ritardo con cui aggiorno, ma non ho veramente avuto un solo istante
di tempo e non ho nemmeno il tempo per rispondere alle recensioni, ma
sappiate che vi ringrazio tutte quante, in particolare Chiara (HpK00)
che con la sua e-mail mi ha dato una svegliata e mi ha fatto notare che
era ora che aggiornassi... Sai, Chiara, nn mi ricordo neanche se ho
risposto alla tua mail... Dio mio che frana che sono... se nn sono
riuscita a rispondere mi scuso, spero di essermi fatta perdonare.
un'ultima cosa; per chi non lo sapesse, ho pubblicato una storiella su
jasper nella mia raccolta, intitolata TUTTO QUELLO CHE LA MEYER NON
DISSE... E CHE ADESSO DICO IO!!! XD se volete potete andare a darci
un'occhiata... le recensioni sono gradite!
Ok, baci a tutti,
spero di riuscire ad aggiornare presto
|
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 10 ***
CAPITOLO 10
(dove
i piani di suicidio di Bella vengono intralciati da Edward e lei,
com'era prevedibile, s'incazza di brutto)
Quella mattina, alle sette e cinquanta, scesi in salotto con lo zaino
di scuola in spalla, lanciando un'occhiata depressa alla Play Station
che giaceva sola soletta accanto al televisore. Poveretta,
chissà come doveva sentirsi sola... chissà come
soffriva senza di me... e tutto per colpa di quella suonata del Pick
Up! Non preoccuparti mia piccola Play pensai, con affetto presto
potremo di nuovo giocare assieme e finiremo quel cazzo di ultimo
livello di Winny The Phoo! (non sono particolarmente sicuro di dove
vada messa l'H... ).
La vista mi tremò leggermente e, come in sogno, vidi me
stesso correre verso il JoyStick della Play, mentre sullo schermo del
televisore al plasma (perché noi siamo ricchi ha-ha)
campeggiava la scritta "Winny the Phoo, decimo livello". Un coro
d'angeli cantava una splendida canzone che mi accompagnò
fino a quando le mie dita sfiorarono la plastica fredda del JoyStick,
scorrendo sulle familiari protuberanze dei tasti. Osservai lo schermo
per alcuni lunghissimi istanti, carichi di affetto e commozione,
ammirando Winny The Phoo, Tigro e Pimpi in tutta la loro bellezza...
finalmente avrei potuto completare l'ultimo livello! Finalmente, dopo
una lunghissima e straziante attesa, avrei potuto nuovamente immergermi
nel magico mondo della Foresta Dei Cento Acri, dove avrei vissuto
entusiasmanti avventure come la ricerca della coda smarrita
dell'asinello (che è un maschio con una voce peggio di Maria
DeFilippi ma, non si sa bene perchè, tiene un fiocco rosa
sulla coda). Con le lacrime agli occhi, mi accinsi a premere il tasto
"start"...
- Edward, la pianti di stare imbambolato davanti alla Play Station?
La voce di Carlisle mi riportò bruscamente alla
realtà, e la scena celestiale che stavo sognando ad occhi
aperti scomparve in una nuvoletta di fumo bianco. Seccato mi voltai
verso il mio padre adottivo, che mi lanciò lo zaino in
faccia dicendo.
- Avanti, smettila di stare piantato in soggiorno a fissare
quell'aggeggio come un bambino Senegalese morto di fame che guarda un
pezzo di pane chiuso dietro a delle sbarre. E vedi di arrivare in tempo
a scuola, scioperato di un vampiro, perchè non ho la minima
intenzione di sprecare un foglio di carta per firmarti la
giustificazione.
- Da quando ti sono prese queste manie da ambientalista, papy? -
chiesi, piuttosto perplesso.
- Da quando si piantano sempre più alberi per fare la carta,
riducendo il numero e l'estensione dei campi di Marijuana - possa
sempre essere fumata. - ribattè lui, stringendo i pugni per
la rabbia, e per enfatizzare il tutto pese ad arrotolare uno spinello.
Fregandomene altamente della riduzione dei campi di Marijuana nel mondo
- non per fare il menefreghista, ma credo che ci siano cose
più importanti, tipo la Play - esclamai, con tono lamentoso.
- Quando portò riavere la mia Play?
- Quando mi avrai dimostrato di essere pentito delle tue azioni e sarai
diventato amico di Isabella Swan.
Bene, addio Play Station allora. Ma non mi sarei arreso così
facilmente, non se c'era in ballo il decimo livello del videogioco di
Winny the Phoo. Sforzandomi di apparire più pentito,
depresso ed abbattuto possibile, mi misi a piagnucolare.
- Dai, papino papucc...
- Guarda che non mi fai assolutamente pena, Edward, e poi non occorre
che ti cavi gli occhi per cercare di farli lacrimare, sai benissimo che
i vampiri non piangono. - disse lui, severo - e ora fila a scuola,
altrimenti, per non sprecare carta, potrei decidere di scriverti la
giustificazione sulle chiappe.
E, tirando un poderso calcio alla parte del mio corpo appena mezionata,
mi spedì fuori di casa. Borbottando insulti in tutte le
lingue che conoscevo (e anche in quelle che non conoscevo), mi diressi
verso il garage, maledicendo il giorno in cui Isabella Mary Swan aveva
messo piede a Forks.
Ero così incavolato (con Isabella Swan, con Carlisle, con il
mondo... ) che non badai neanche al sottile strato di ghiaccio e neve
che ricopriva il giardino, rendendo scivolosi i gradini ed imbiancando
gli alberi circostanti come forfora sulla testa di un umano
pidocchioso... e dopo questa uscita direi che mi merito come minimo il
premio Nobel per la frase più poetica dell'anno. Accanto
all'ingresso del garage sorgeva un pupazzo di neve che dovevano aver
fatto i miei fratelli mentre mi aspettavano: l'omuncolo bianco
indossava un reggiseno di pizzo che puzzava terribilmente di licantropo
(ma dove l'avranno pescato, poi?) ed un cappello di Emmett; al posto
della bocca aveva una canna incastrata nella neve (quella doveva essere
opera del mio augusto genitore...). Ancora imbestialito per la storia
della Play, distrussi il mucchietto di neve con un calcio rotante alla
Chuck Norris e, non ancora soddisfatto, saltai sopra ai resti del
malcapitato pupazzo, distruggendo con cura canna, reggiseno e cappello.
Stavo anche prendendo in considerazione l'idea di dare fuoco ai resti
del povero pupazzo (sì, lo so che non si può dar
fuoco alla neve, ma mi limito a riportare l'idiozia di Edward, non ho
colpe io! nda) quando la voce irritata di Alice, proveniente dal
garage, mi fece sobbalzare.
- Allora, Edward, dobbiamo aspettare la prossima Era Glaciale
perchè tu ti muova?
- Arrivo, arrivo... - borbottai, lanciando un ultimo calcio alla neve e
dirigendomi a grandi passi verso il portellone aperto del nostro mega
box.
- A proposito di Ere Glaciali... - saltò su Emmett - non
trovate che ci sia una certa somiglianza tra Edward e il bradipo?
Si però il bradipo era più intelligente!
Pensò Rosalie, spennellandosi allegramente le unghie con uno
smalto rosso sangue che aveva probabilmente rubato dal Beauty Case di
Crudelia Demon.
Ignorai i pensieri dolci e simpatici di Barbie-Vampira e mi sedetti al
posto di guida della mia Volvo metallizzata, dentro alla quale erano
già seduti i miei fratelli. Sbuffai, infastidito: possibile
che dovessero sempre usare la mia auto come se fosse il loro taxi
personale?
Oh, ecco il tassista! Pensò Alice in quel momento,
voltandosi verso di me con un gran sorriso. Ecco, appunto. Il
tassista...
Emmett, con la sua consueta sensibilità e attenzione a non
urtare i sentimenti altrui, ci tenne ad informarmi che ero in ritardo e
che non aveva la minima intenzione di arrivare in ritardo a lezione per
colpa di "quel pirla Play Station dipendente di suo fratello",
testuale.
Misi in moto e partii sgommando, fregandomene altamente delle urla
indignate di Rosalie che mi intimava di rallentare, perchè
così non riusciva a mettersi bene lo smalto. Imboccai la
stradina che attraversava il bosco e presi la curva con cui s'immetteva
nell'autostrada a tutta velocità. Rosalie
ringhiò, esasperata.
- Edward, dio santo, guidi come un vecchio ubriaco! Mi sono sporcata
tutta la mano di smalto!
Feci spallucce.
- Capita...
- Già, e capita anche che un vampiro stacchi la testa ad un
altro vapiro, lo sai?
Per tutta risposta premetti il piede sull'acceleratore e cominciai a
zigzagare tra le macchine, passando da una carreggiata all'altra senza
preoccuparmi minimamente del codice stradale, mentre i clacson delle
auto a cui rifacevo la fiancata con gli specchietti retrovisori
strepitavano, inferociti. Ma mai quanto Rosalie, che mi stava
minacciando di morte in tutte le lingue che conosceva.
- Dici che si schianta?
Chiese Jazz, con molta calma.
- Non saprei - rispose Emmett, guardando fuori dal finestino - si
potrebbe scommett...
Un'occhiata particolarmente significativa di Alice bastò a
fargli cambiare idea. Emmett alzò le mani in segno di resa,
dicendo.
- Ok, ok, era solo un'idea...
- Bhe, vedi di non farti venire mai più idee del genere,
allora. - replicò Alice, gelida - potrei diventare violenta.
Da quando i miei due fratelli avevano tentato di scommettere sul
guardaroba di Alice, la vampira era diventata piuttosto suscettibile
sull'argomento.
"Nervosetta oggi, eh?" pensò Emmett, studiando Alice "Se non
sapessi che è una vampira direi che ha la sindrome
premestruale..."
I pensieri di Jasper non si discostavano troppo dall'argomento: "Forse
è così isterica perchè le sono venute
le mestruazioni... che bello, stasera non si scopa! Era da mezzo secolo
che aspettavo che le venissero per poter passare una notte in santa
pace!"
Tirai su col naso. Che avete da ridere? I grandi amori mi commuovono...
Finalmente parcheggiai la Volvo nello spiazzo davanti alla scuola,
seguito dalle maledizioni silenziose di Rosalie (che io sentivo
perchè, tu guarda, leggo nel pensiero). Scesi dall'auto
sbattendo la portiera e, zaino in spalla, mi avviai verso la scuola,
spintonando la gente per farmi spazio. La pazza del PIck-up scese dal
suo catorcio in quel momento, dall'altra parte del parcheggio, ed
appena mise piede sul suolo ghiacciato finì col culo per
terra. Si rialzò tastandosi il fondoschiena dolorante, ma
nonostante tutto aveva un'espressione raggiante sul volto, invece della
smorfia di dolore che mi sarei aspettato di trovarvi... bho, valla te a
capire, questa gentaglia...
La Swan alzò lo sguardo ed il suo sorriso idiota se ne
andò all'istante, quando i nostri occhi s'incrociarono: mi
rivolse un'occhiataccia sprezzante e poi si diresse verso Newton, che
le stava facendo i segnali di fumo dall'altra parte del parcheggio.
Dopo neanche due passi, però, la ragazza (che fa rima con
pazza... eh, sì, lo so, sono un poeta nato...) si
bloccò e cominciò a fissare le ruote del suo
catorcio con aria perplessa. Cosa ci fosse di strano nelle catene da
neve, non lo sapevo. Ma considerato che è della pazza del
Pick up che stiamo parlando, non mi preoccupai tanto di indagare sulle
ragioni del suo comportamento idiota: non mi è mai
interessato il lavoro dello psicologo. E poi ho già sei
fantastici esempi di vampiri matti da legare a casa mia, quindi se
voglio dei casi di malati mentali senza possibilità di
riabilitazione - diciamocelo - non è che ho bisogno di
andarmeli a cercare.
La Swan era ancora impalata accanto al fanale posteriore del suo
catafalcio (che prorbabilmente era stato il mezzo di trasporto dei
primi uomini di Neandertal), e fissava le catene da neve con aria
decisamente contrariata, come se, evitando alla sua macchina (anche se
il Pick-up non meritava quell'appellativo) di slittare sul ghiaccio e
di schiantarsi da qualche parte, le avessero fatto un gran torto. Da
parte mia, dopo l'episodio dell'albero, ritenevo che con quella
pazzoide alla guida del suo carro armato la prudenza non fosse mai
troppa... un paio di semplici catene da neve non sarebbero bastate ad
evitare che si schiantasse da qualche parte, visto come guidava. Ed io
e la povera quarcia lo sapevamo bene...
Mi ritrovai a sperare che quel pomeriggio, tornando a casa, la Swan
perdesse il controllo del catorcio e finisse in fondo ad un crepaccio
ghiacciato. Le mie fantasie sul funerale della pazza, durante il quale
io avrei riso come un cretino tutto il tempo, furono interrotte da uno
stridio sinistro. Alzando lo sguardo vidi il furgoncino blu scuro di
Tyler che girava come una trottola impazzita nel parcheggio, slittando
sul ghiaccio, ed avvicinandosi inesorabilmente al retro del Pick up
della pazza, davanti al quale - gioia delle gioie - c'era proprio la
pazza.
Non potevo credere di aver avuto una tale botta di culo: il furgoncino
avrebbe senza dubbio spiaccicato la pazza peggio di una sottiletta
sopra a cui si fosse seduto un rinoceronte obeso! Decisamente, quella
era la mia giornata fortunata. Avevo un unico rimpianto: non sarei
stato io a ucciderla. Ma nella vita bisogna anche saper accontantarsi,
mica si può sempre volere un Lucano! E poi avrei sempre
potuto violare la sua tomba ed infierire sul suo cadavere...
Ero già con la mano a mezza strada verso la tasca dove
tenevo il cellulare, pronto a filmare l'evento del secolo per poi
metterlo su Youtube (e anche per provare a Carlisle che non ero stato
io ad ucciderla), quando il pensiero di mio padre mi fece tornare in
mente la punizione... e di conseguenza anche il decimo livello del
gioco di Winny the Pooh. Livello che non avrei mai potuto completare,
se non fossi diventato amico della pazza, come voleva Carlisle. E se
lei fosse morta sarebbe stato un po' complicato farmela amica... Ma col
cavolo che era la mia giornata fortunata!
In quel momento la tragicità della situazione mi
colpì più forte di quanto mi avesse colpito
l'albero in testa quella volta: se Isabella Swan fosse morta, io non
avrei mai potuto riavere la mia Play Station, e non avrei mai potuto
completare il decimo livello del mio amato gioco di Winny the Pooh.
Penso che se il mio cuore non avesse smesso di battere già
un centinaio di anni prima, mi sarebbe come minimo venuto un infarto.
No, non potevo permettere che Isabella Swan morisse. Nonostante vedere
il suo corpo spiaccicato fra due furgoncini rientrasse sicuramente
nella top ten delle mie massime aspirazioni, non potevo permetterlo.
L'avrei salvata, nonostante l'idea mi facesse schifo anche solo a
pensarla. L'avrei salvata per la mia Play Station. E per Winny the
Pooh.
Senza fermarmi a riflettere oltre sull'immane cazzata che stavo per
fare, e con la mente occupata soltanto dall'immagine della mia Play
Station, mi slanciai attraverso il parcheggio, correndo talmente veloce
da essere invisibile a tutti tranne che ai miei fratelli (che
pensarono, tutti e quattro all'unisono, "idiota!"). In meno di un
quindicesimo di secondo raggiunsi la Swan, che fissava l'avvicinarsi
inesorabile del furgoncino con un'aria da esaltata, e la spinsi via
senza preoccuparmi di essere delicato (anzi, feci in modo che battesse
la testa sull'asfalto coperto di ghiaccio). Poi fermai il furgoncino
tendendo avanti le braccia, ma quello ruotò nuovamente e la
sua ruota posteriore rischiò di spiaccicare la gamba della
pazza. Fui tentato di lasciarlo fare: avrei potuto socializzare con lei
anche se fosse stata mutilata, e poi una gamba in più, una
in meno... l'importante era che restasse viva, poi nessuno aveva mai
parlato del fatto che dovesse necessariamente essere tutta intera.
Però - considerai - se l'avessi salvata mi sarebbe stata
riconoscente e sarebbe stata più che disposta ad essere mia
amica. Illuminandomi, spostai la sua gamba e fermai definitivamente il
fugoncino.
"Edward Masen Cullen, sei un genio." mi complimentai con me stesso,
mentre tutto attorno a noi scoppiavano le grida dei presenti,
apparentemente molto preoccupati per il guidatore del furgoncino. Ormai
era fatta: avevo salvato la vita alla Swan, sicuramente lei mi avrebbe
visto come un eroe, ed avrebbe fatto di tutto per diventare mia amica.
Non poteva certamente avercela con me, dopo quello che avevo appena
fatto! Anzi, probabilmente da quel momento sarei stato il suo idolo e
avrebbe fatto tutto quello che le avrei chiesto... magari anche sparire
dalla faccia della Terra e non farsi vedere mai più...
Pensai con gioia alla Play Station che mi aspettava a casa e, deciso a
farla finita più velocemente possibile, mi stampai in faccia
un'espressione preoccupata e, voltandomi verso la pazza che mi guadava
con gli occhi sbarrati, chiesi.
- Bella, tutto a posto?
Lei aprì e richiuse la bocca un paio di volte, troppo
sconvolta per riuscire a collegare la bocca al cervello (sempre che ce
l'avesse, il cervello).
- I-io... tu... t-t-tu...
Balbettò, fuori di sé. Poveretta, doveva essere
rimasta scossa. Non che la cosa potesse peggiorare i suoi problemi
mentali: dubitavo che si potesse diventare più pazzi di
così... Lei si guardò attorno, smarrita, ed il
suo sguardo si spostò dal Pick-up, al furgoncino, a me ed
infine al suo corpo illeso. Aprì la bocca, la richiuse.
Sbattè gli occhi, mi guardò, si
stropicciò le palpebre e riaprì gli occhi,
incredula. Si diede un energico pizzicotto sulla guancia,
sbattè nuovamente le palpebre e, accertatasi di essere
sveglia, balbettò.
- T-t-tu...
Le parole le morirono in bocca. Indicò sé stessa,
poi me, poi il furgoncino.
- T-t-t-tu... tu...
Ritentò.
- Io... t-tu mi hai...
- Ti ho salvata sì. - la interruppi, passandomi una mano tra
i capelli e sfoggiando la mia migliore espressione da Clark Kent - Mi
devi la vita, effettivamente se non ti avessi salvata con il mio
coraggio ed il mio eroismo a quest'ora saresti bell'e spiaccicata sotto
a quel furgoncino... ma non c'è bisogno che mi ringrazi...
Intanto alcuni professori, aiutati dal bidello e da due infermieri,
erano riusciti a spostare il furgoncino quel tanto che bastava a farci
passare. Il professore di ginnastica tese la mano verso la Swan, per
aiutarla a rialzarsi, ma lei lo ignorò completamente e
continuò a fissarmi con gli occhi sbarrati.
- Tu... tu mi hai salvata! - esclamò, come se se ne fosse
resa conto solo in quel momento.
Le sorrisi e, scimmiottando le frasi idiote che dicono i supereroi in
tv dopo aver salvato qualcuno, spiegai.
- Sì, ti ho salvata. Ma non devi sentirti in debito con
me... sai com'è, salvare le persone è il mio
mestiere... - poi, frugandomi in tasca, aggiunsi - aspetta che mi metto
i Ray Ban, fanno molto "vip", non so se mi spiego... e poi noi
supereroi dobbiamo mantenere segreta la nostra identità, sai
com'è...
Inforcai gli occhiali a specchio e schiccai la lingua, facendole il
gesto della pistola con le mani, come a dire "sono un figo". Poi balzai
in piedi e con la mano salutai studenti e professori, facendo un
leggero inchino e gridando.
- Lei sta bene! - a quella notizia un boato scontento si diffuse tra
gli studenti - L'ho salvata io! - continuai, indicandomi e piegando il
braccio destro per mostrare il muscolo, in stile Braccio di Ferro.
"Esibizionista..." pensò Rosalie, irritata. Alice mi
scoccò un'occhiataccia, rimproverandomi mentalmente "Se
tutti i vampiri fossero bravi come te a tenere segreta la nostra
esistenza, oggi la gente dormirebbe ancora con l'aglio sotto al
cuscino...". Jazz ed Emmett, invece, erano troppo impegnati a
scommettere sulle conseguenze dell'incidente per perdere tempo a
pensare che ero un colossale idiota, o robe del genere.
Mi inchinai nuovamente, alzando le braccia ed incitando la folla a fare
la ola. Molti studenti mi guardarono, perplessi, ma non si mossero.
Potevo quasi vedere la gocciolina di sudore dietro alle loro nuche,
come nei cartoni animati. Il professore di matematica, seccato, mi
tirò per un braccio, esclamando.
- Falla finita, Cullen, e dici alla tua amica Swan che ora
può anche alzarsi da là. Non vi farò
saltare la verifica solo perchè stavate per morire, se
è questo che sperate.
- Hai sentito, Swan? - dissi, acido - muoviti.
Lei, pallida come un cencio, si appoggiò al fianco del
Pick-up e mormorò.
- Stavo per morire...
Sospirai e mi inginocchiai accanto a lei, posandole una mano sulla
spalla (ma guarda un po': l'avevo salvata, contro la mia
volontà, ed ora mi toccava pure consolarla!).
- Sì, è vero, stavi per morire... - decisi di
sfoggiare tutte le mie doti di consolatore - a quest'ora, se non ci
fossi stato io, saresti un cadavere schifosissimo e molliccio, tutto
insanguinato, con le ossa rotte e la testa spiaccicata e spaccata a
metà... pensa che schifo, avresti tutto il cervello che ti
cola per terra, mezzo spiaccicato sui vestiti e sul cofano del tuo
cator... ehm, del Pick-up... e magari ci sarebbe un occhio staccato che
rotola in giro per il parcheggio... ma t'immagini che schifo?
Lei squittì, facendosi ancora più pallida e
scandalizzata. Le diedi una pacca sulla spalla e, con un sorriso che
voleva essere rassicurante, terminai il mio discorso.
- Ma non è andata così, quindi su col morale! Non
c'è motivo di preoccuparsi, sei viva, no?
Lei emise un verso a metà fra il grido di guerra di Tarzan
ed il ruggito di un orso bruno incazzato nero e si alzò in
piedi di scatto, guardandomi con gli occhi fiammeggianti d'ira.
Indietreggiai di alcuni passi, intimorito.
- Ehm... ti ho salvata, ricordi? - dissi, incerto, vedendo che aveva
preso in mano il paraurti staccato del furgoncino e me lo stava
brandendo contro con ferocia.
- Tu mia hai salvata! - gridò lei, come se mi stesse
accusando di aver dato fuoco alla sua casa.
Perplesso, indietreggiai ancora e balbettai.
- Ehm... infatti, ti ho salvata... dovresti essermi riconoscente...
quindi perchè non cominci a mettere giù quel
paraurti?
SDENG! Con uno schianto sonoro il paraurti si abbattè sulla
mia testa. E daghe! Prima gli alberi, poi i paraurti... qualcos'altro
da lanciarmi in testa? No, per sapere...
- Ehi, calmina! Ma che ti prende? - esclamai, facendo un salto indietro
per evitare un nuovo fendente del paraurti.
Lei mi si avventò contro, menando fendenti a destra e a
manca con il pezzo di metallo, e sbraitò.
- Come hai osato? Come diamine hai osato salvarmi?
- Io veramente... - balbettai, confuso.
Lei, ancora più furiosa, continuò a gridare, come
una pazza isterica, inseguendomi per tutto il parcheggio della scuola
mentre io, visto che ci stavano fissando tutti, non potevo usare i miei
poteri vampireschi per sottrarmi alla furia della pazza e del paraurti.
- Coma diavolo ti è venuto in mente di fare una cosa del
genere?
SDENG!
- Ma ti ho salvata!
SDENG!
- Qualcuno ti aveva chiesto di farlo? - SDENG - No!
- Dovresti essermi riconoscente!
SDENG!
- Riconoscente? - SDENG - Hai appena rovinato la mia più
grande possibilità di morire e vuoi anche che ti dica
grazie?
- Bhe, sarebbe il minim...
SDENG!
- Ti rendi conto che a quest'ora potrei essere mortalmente ferita,
magari mutilata, o ancora meglio morta? - SDENG - se non fosse stato
per te - SDENG - brutto schifoso guastafeste - SDENG - a quest'ora
sarei...
- Ma ti ho salvata!
- Appunto!
SDENG!
*
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Ed eccomi qua, dopo un'assenza di qualcosa come tre settimane (no
comment, grazie, ci arrivo anche da sola che è tanto xD).
Bine, che dire? Mi sono divertita un mondo a scrivere questo capitolo,
anche se non è stato facile (come testimonia la mia lunga
assenza), ma finalmente eccomi qua! Spero davvero che il capitolo vi
sia piaciuto.
Ora passiamo ai ringraziamenti vari. Prima di tutto grazie a chi legge,
come sempre, ma un ringraziamento speciale va a quelle anime pie che,
dopo aver letto le mie menate, hanno anche la bontà di
recensire! Vi adoro tutte, ragazze!
Nessie93
ciao! Mi dispiace che tu ti sia quasi soffocata con la celmentina xD
*me si sente in colpa* ihih... grazie per la recensione!!!!!!
patu4ever
grazie anche a te per avermi lasciato un commento... l'altra ficcy
aspetta che mi venga una qualche sorta d'ispirazione...
poverò con lo yoga, vediamo se funziona xD
Kumiko_Chan
grazie per tutti i complimenti (che nn ti meriti ndEdward) (e tu taci,
se no al prossimo capitolo ti sputtano nda). ehhh, sì, bella
è furba... che dire? Edward invece ha ancora un bel po' di
strada da fare, mi sa... ihih... un bacio a presto!
hale1843
attenzione, non ingerire nessun tipo di cibo o bevanda durante la
lettura del capitolo perchè, in caso il suddetto capitolo vi
piacca, potreste soffocarvi dal ridere, e in caso non vi piaccia
potreste vomitare tto quello che avete mangiato. Andava bene? xD grazie
per tutti i complimenti e x la recensione fantastica! ah, quasi mi
dimenticavo di dirtelo, Jazz nn ha ancora imparato a contare fino a
cento... ma sto cercando di insegnargli... prima o poi sono convinta
che ce la farò! XD
HpK00 grazie
Chiara! Grazie per la bellissima recensione e x tutti i complimenti -
meritati e non. Ci ho messo un po' ad aggiornare, ma spero che il
capitolo ripaghi l'attesa! ^^ un bacione enorme
_Sofia_ ciao!
Sono davvero felice che la mia ff riesca a trasmettere un po' di
allegria a chi la legge... infondo la risata è la migliore
medicina, e se le mie cavolate riescono a tirare su il morale a
qualcuno sono davvero felicissima! Grazie x la recensione, tesoro ^^
FairyFlora
grazie per la recensione, sono contenta che il cap ti sia piaciuto!
baci baci
Violet Girl grazie
tante anke a te x la recensione... i complimenti sul mio stile (che non
so se sono proprio meritati) mi hanno fatto davvero piacere!
Sei_Nel_Anima 2oo9
grazie anke a te x la tua recensione! Non ho aggiornato esattamente
prestissimo, ma spero comunque di essermi fatta perdonare con questo
capitolo! Cmq la Meyer che interviene ogni tanto x aggiustarsi la
storia era un must... mica poteva andare tutto come voleva lei x conto
suo! xD
*
*
*
a presto
Marghe
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Capitolo 12 *** CAPITOLO 11 ***
OK,
meglio che non dica niente, visto che non aggiorno da novembre. Chiedo
ufficialmente scusa, ma non ce l'ho prorprio fatta ad aggiorrnare e
poi... bhe, poi credo di avere diritto ad avere una vita al di fuori di
questo sito. Comunque vi lascio al capitolo, che è dedicato
a Mammasaura. Grazie per aver segnalato la mia fiction per le storie
scelte!!! Spero che nonostante il ritardo imperdonabile recensirete in
tante come sempre.
CAPITOLO 11
(Dove
Bella scopre il grande amore della sua vita ed Edward si vede
tramutato, suo malgrado, in un’agenzia matrimoniale)
Se dall'incidente d'auto di quella mattina venne fuori una cosa buona,
fu che arrivarono a prendermi con l'ambulanza e mi portarono
all'ospedale per farmi una radiografia al cranio, così persi
un'intera mattinata di scuola. Se dall'incidente venne fuori una cosa
cattiva, invece, fu che Cullen venne portato all'ospedale con me e
dovetti sopportarlo per tutta la mattina. A posteriori, credo che avrei
preferito la verifica del professor Varner.
- Si mamma... no, mamma... sto bene,
mamma, davvero... no, tranquilla, torno a casa per pranzo...
Me ne stavo seduta sul mio lettino d'ospedale, con le braccia
incrociate e la faccia incazzata, ad osservare torva Cullen che
gironzolava per la stanza, parlando al cellulare con sua mamma. A lui
avevano dato il permesso di andare dove gli pareva (solo
perché era il figlio del dottore... raccomandato!) mentre io
ero stata legata al lettino come se fossi una psicopatica…
non so se mi ci avessero legata perché pensavano che avessi
riportato dei gravi danni cerebrali o perché se fossi stata
a piede libero avrei tentato di ammazzare Cullen. Forse la seconda.
- Mamma calmati ti ho detto che sto bene!
- esclamò Cullen, spazientito - e poi mi spieghi come cavolo
avrei potuto morire? Per la miseria, sono un va... ehm... - mi
lanciò un'occhiata colpevole - un... ehm... un va... un
va... un vaso di terracotta costretto a viaggiare tra tanti vasi di
ferro!
Ma sì, mettiamoci pure a citare Manzoni! Dio, che
squallore... Sbuffai e puntai gli occhi sul soffitto, la cosa
più interessante che ci fosse nella stanza, studiando con
interesse una crepa che partiva da un angolo per arrivare fino a sopra
la mia testa. Mi ritrovai a pensare - o meglio a sperare - che forse il
soffitto stava per crollare, e che magari mi sarebbe caduto in testa,
uccidendomi, alla faccia di quell'antipatico di Cullen che faceva
sempre di tutto per mandare a monte i miei tentativi di suicidio.
In quel momento due infermiere scazzate entrarono nella stanza
spingendo una barella e scaricarono Tyler Crowley sul letto accanto al
mio. Notai con soddisfazione che anche lui fu legato al lettino. E
notai anche lo sguardo interessato che Cullen rivolse
all’infermiera più giovane, una biondina con
più curve di una pista da slalom. Tyler, appena mi vide,
reclamò insistentemente la mia attenzione.
- Ehi Bella, Bella, senti, mi dispiace!
Io non volevo…
Ero lusingata dal fatto che qualcuno si preoccupasse per me.
- Non ti preoccupare, Tyler, io
sto…
- Non devo pagarti i danni al Pick-Up,
vero? – m’interruppe lui – sai,
è da un po’ che risparmio per comprarmi un nuovo
computer, e non sono sicuro che l’assicurazione copra questo
genere di incidenti…
Sbuffai. Ormai conoscevo troppo bene il vecchio Chevy per sperare che
si fosse fatto anche solo mezzo graffio. Non mi sarei mai liberata di
quel maledetto Pick-Up, di quel passo.
- Non ti preoccupare, Tyler, non serve
che mi paghi. – lo rassicurai.
Il ragazzo sospirò di sollievo.
- Grazie, Bella, davvero, non so come
ringraziarti. Chiedimi tutto quello che vuoi.
- D’accordo – non mi
lasciai sfuggire l’occasione – in tal caso credo
che potresti farmi i compiti di trigonometria di tutto il trimestre.
Gli rivolsi un sorrisetto sadico, e dalla sua espressione afflitta
indovinai che avrebbe preferito mille volte pagarmi i danni.
Soddisfatta dell’accordo appena concluso, mi sistemai il
collarino (chiedendomi se stringendolo troppo sarei riuscita a
soffocarmi) e lasciai che Tyler si disperasse in silenzio.
Le due infermiere finirono di trafficare con le flebo e si avviarono
verso la porta. Cullen abbandonò immediatamente la sua
posizione annoiata, in piedi accanto alla finestra, e si
gettò a terra con un’espressione di sofferenza
molto convincente.
- Ohhh… ohhh…
dolore! – ululò, rotolandosi sul pavimento
– Aiuto! Presto, chiamate un dottore! Ahhh… muoio!
Due tizi che stavano attraversando il parcheggio sbirciarono dentro
alla finestra, ed uno dei due, perplesso, domandò.
- Ma operano senza anestesia?
- Forse è la sala
parto… - propose l’altro, lanciando
un’occhiata dubbiosa a Tyler.
L’infermiera bionda intanto si era inginocchiata accanto a
Culo e, posandogli una mano sulla fronte, gli chiese.
- Cosa succede?
- C-c-crampoooooo! - Gridò
lui, simulando delle convulsioni.
- Dove? –
s’informò lei, premurosa.
- Q-q-qua!
E tra un ululato e l’altro Cullen
s’indicò la cerniera lampo dei pantaloni.
L’infermiera alzò un sopracciglio, perplessa.
- Là?
- Si qua!
Strillò Cullen, continuando a rotolarsi per terra.
L’infermiera si girò verso di me, come a volermi
chiedere il permesso. Ero combattuta: avrei potuto interpretare la
parte della fidanzata gelosa e mandare a monte i piani di Cullen,
oppure difendere il mio onore precisando che non stavamo assieme, e che
poteva fargli quel cavolo che le pareva. Possibilmente non davanti a
me, però. Alla fine optai per una via di mezzo.
- Gli si sarà alzato troppo
– commentai, scrollando le spalle in direzione di Tyler
– evidentemente i neri lo eccitano…
Cullen, dimenticandosi per un istante di recitare la parte del
moribondo, si mise a sedere ed esclamò.
- Ehi, io non sono gay! – poi,
voltandosi verso l’infermiera con uno sguardo languido,
continuò – Non dovresti farmi un massaggio per
farmi passare il crampo?
- Bhe, no… - rispose lei
– Solo i dottori possono farlo.
- E tu vedi dottori in giro? –
frignò Culo, con la sua migliore aria da vittima –
cioè, vuoi lasciarmi qua a soffrire solo perché
non hai una laurea in medicina?
Poi, notando lo sguardo molto poco convinto della bionda,
ricominciò a contorcersi ed ululare. Per non scoppiare a
ridere dovetti mordermi la lingua a sangue… bhe,
probabilmente me la sarei morsa lo stesso, come consolazione per esser
sfuggita alla morte.
Proprio sul più bello della scenetta, la porta si
spalancò, ed un dottore fighissimo fece capolino nella
stanza. “Accidenti, vale davvero la pena di frequentare
quest’ospedale!” mi dissi, ripromettendomi di
rompermi qualche osso il prima possibile.
- Cosa succede? – chiese il
dottore, e notai che aveva in mano una bomboletta di spray al
peperoncino.
L’infermiera, sollevata, rispose.
- Questo ragazzo si sente
male… dice di avere un crampo al…
Culo saltò in piedi con un sorriso imbarazzatissimo stampato
in faccia, e tappò la bocca dell’infermiera con
una mano.
- Cavoli, la medicina negli ultimi anni
ha fatto davvero passi da gigante! Sto già molto
meglio… anzi, direi che mi è proprio
passato… - poi si rivolse direttamente al dottore figo, con
un sorriso ancora più grande e ancora più falso
– Ciao papy, come va?
- Ciao, Edward.
Rispose quello, guardandolo malissimo. “Accidenti!”
imprecai mentalmente “Mi sembrava troppo bello per essere
vero… E così è questo il padre di
Cullen? Peccato che il figlio non gli assomigli un po’ di
più…”. Il dottor Cullen
congedò l’infermiera, che aveva l’aria
di Tom Welling a cui è stato appena spiegato che non
è Superman, e si avvicinò al mio letto. Cullen
cominciò a scivolare lungo la parete, cercando di
raggiungere la porta senza esser visto da suo padre.
- Allora – esordì il
dottor Cullen, sfogliando le mie radiografie – sei Isabella
Swan?
Gli indicai il cartellino appeso al letto, sui cui era scritto il mio
nome, con aria ovvia. Anche perché non credevo di essere in
grado di profferir parola, davanti a tanta bellezza. Non avevo mai
visto niente di più bello in vita mia...
- Io sono Carlisle Cullen, il padre di
Edward. – mi tese la mano, con un sorriso – Il
quale farebbe meglio a non uscire da questa stanza, se ci tiene alla
pelle. – aggiunse poi, minaccioso.
Cullen, che stava abbassando la maniglia della porta, andò a
sedersi su una sedia vicino alla finestra, con l’aria di un
bambino a cui è stato appena sottratto il vasetto della
Nutella. Spostai lo sguardo da lui a suo padre, ricordandomi
all’improvviso che non erano davvero padre e figlio. La qual
cosa mi rincuorò parecchio.
- Dunque… - esordì
Carlisle – sembrerebbe che la tua testa sia a
posto…
Edward ebbe un attacco di tosse molto poco credibile. Lo fulminai con
un’occhiataccia e tornai a rivolgere la mia attenzione a suo
padre, chiedendomi se fosse sposato.
- Ti fa male la testa?
Feci segno di no, continuando a sbattere le ciglia in direzione di
Carlisle. Lui mi rivolse un sorriso da pubblicità della
Mentadent ed estrasse una penna blu dalla tasca del camice.
- Perfetto, allora, se dovessi avere
giramenti di testa o disturbi della vista torna qua. E se hai mal di
testa prendi un’aspirina. Ora devo firmare alcune carte e poi
potrai tornare a casa… Canna? – soggiunse poi,
estraendo un rotolino di carta dalla tasca dei pantaloni e
porgendomelo.
Annuii stupidamente e presi il rotolino. Il dottore finì di
firmare i fogli, mi slegò e andò ad occuparsi di
Tyler, che nel frattempo era caduto dal letto, senza che nessuno si
preoccupasse di lui. Mi alzai dal letto e cominciai a camminare molto
lentamente verso la porta, barcollando un po’. Quando fui
sull’uscio mi voltai e, con una vocina sognante, sussurrai.
- Edward, puoi venire un secondo? Dovrei
parlarti…
LA FACCIA DI EDWARD, A QUESTO PUNTO, E’ DAVVERO IMPAGABILE.
MA LASCIAMO CHE SIA LUI A RACCONTARI COME VA AVANTI, INVECE DI STARE
QUA A SFOTTERLO (Sante parole… è da tutta la
fiction che non fate altro che sfottermi! NdEdward)
- Edward, puoi venire un secondo? Dovrei
parlarti…
Se non avesse detto il mio nome avrei pensato che stesse parlando con
il sedere di Carlisle. Almeno, se è vero che quando si parla
con qualcuno lo si guarda… Anche se il verbo guardare, per
quello che stava facendo la Swan, è decisamente riduttivo:
gli stava praticamente strappando le mutande con gli occhi. E non
dubitavo che presto lo avrebbe fatto anche con le mani.
- Di cosa dovresti parlarmi?
Le chiesi, temendo di poter fare la stessa fine del sedere di mio
padre. Lei fece una risatina assolutamente idiota e lanciò
l’ennesima occhiatina arrapata a Carlisle. Scossi la testa e
decisi di seguirla, prima che potesse fare qualcosa di incredibilmente
stupido, come cercare di stuprare mio padre. Ci fermammo in una sala
operatoria vuota e Bella, dopo aver lanciato un’occhiata
interessata ad un grosso bisturi, si voltò verso di me,
sbattendo le ciglia con un’aria ancora più stupida
del solito.
- Mi devi assolutamente far conoscere tuo
padre!
Esclamò, con gli occhi che sembravano due grandi cuoricini
rosa pieni di brillantini. In confronto a lei, i personaggi dei cartoni
giapponesi sembravano quasi normali.
- Lo hai appena conosciuto. –
le feci notare, freddamente.
Lei scosse la testa, e riacquistò in parte la sua solita
acidità.
- Intendo che potrei venire a casa tua
per studiare biologia assieme, così potrei conoscerlo meglio.
Calcò sul “conoscerlo meglio” in un modo
che mi piacque anche meno dell’idea di dover studiare
biologia con lei.
- Ma io non voglio invitarti a casa mia.
– obiettai.
Lei ridacchiò, con gli occhi nuovamente a forma di
cuoricino, e specificò.
- Non c’è bisogno
che tu lo faccia, posso anche autoinvitarmi.
E il brutto era che non aveva neanche ancora fumato la canna che le
aveva offerto papà. Scossi la testa, sconsolato, chiedendomi
se la Swan era al cesso mentre Dio stava distribuendo
l’intelligenza.
- Mi spiego meglio – dissi
– io non ti voglio a casa mia.
- Ma io voglio venirci.
Protestò lei, mettendo il broncio. Alzai gli occhi al cielo,
poi li posai anch’io sul bisturi che la Swan stava fissando
da quando eravamo entrati nella stanza. Avevo una mezza idea di
usarlo… Prima che potessi decidere se squartarle
direttamente la pancia o cominciare dai piedi, però, Bella
si mise a frignare.
- Per favore, Edward, devi aiutarmi a
conquistare Carlisle! Accidenti, siamo compagni di banco, dovremmo
aiutarci a vicenda!
- Se vuoi posso farti copiare le
verifiche di biologia… - proposi, con scarsa convinzione.
Lei scosse la testa e si esibì nella sua migliore faccina
supplicante.
- Ti prego, devi aiutarmi! Io…
io sono innamorata di tuo padre! Credo… - si
fermò un istante per pensare a cosa credesse o meno e poi,
annuendo con convinzione, decretò – credo di non
poter vivere senza di lui.
Il che non era esattamente una delle argomentazioni migliori per
convincermi ad aiutarla. Alzai gli occhi al cielo.
- Swan, mio padre è sposato.
- È proprio per questo che
devi aiutarmi! – strillò lei, con una nota
d’isteria nella voce – Senza di te non
riuscirò mai a conquistarlo!
Non vedevo come avrei potuto aiutarla, né tantomeno come lei
avrebbe potuto conquistare Carlisle, ma preferii non fare commenti che
potessero turbare ulteriormente il suo equilibrio mentale. Ritenni
opportuno, invece, farle notare che mio padre era un tantino troppo
vecchio per lei.
- Swan, fidati, è meglio se
lasci perdere. Non sei nemmeno maggiorenne, non credo che un rapporto
di questo genere sia legale.
In risposta ottenni un urlo nevrotico.
- Non posso lasciar perdere! Io lo amo!
LO AMO, capisci?
No, non capivo. L’unica cosa che avevo capito era che aveva
battuto la testa parecchio forte. Sbuffai, appellando tutto il mio
autocontrollo per non commettere un omicidio.
- Lo conosci da cinque minuti, non puoi
amarlo!
- E invece posso.
Brontolò lei, mettendo il muso. Dopo alcuni secondi di
silenzio, tornò alla carica.
- Allora, mi aiuterai?
- Bella, non so davvero come potrei
aiutarti – tentai di farla ragionare – e poi,
ripeto, non ti voglio in giro per casa mia.
- Ti prego! Ti supplico! –
piagnucolò lei – guarda, mi metto in ginocchio e
se vuoi ti bacio pure i pied…
Feci un salto di mezzo metro, temendo che potesse sbavarmi le scarpe.
Quella era pazza completa. Strisciai verso la porta, attento a non fare
movimenti bruschi che potessero costarmi la vita.
- Swan, ma cosa vuoi da me? –
chiesi, tremando.
- Da te niente. – rispose lei
– Ma da tuo padre...
Non concluse la frase, ma la sua faccia fu abbastanza
eloquente…
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Capitolo 13 *** CAPITOLO 12 ***
Tadan! Eccomi qua! Un po'
in ritardo forse, ma ho già quasi finito il prossimo
capitolo, quindi potrò aggiornare presto, questa volta sul
serio =P Ora vi lascio alla storia.
*
*
*
CAPITOLO
12
(dove Bella
diventa un’assidua frequentatrice dell’ospedale di
Forks e le manie di persecuzione di Edward si concretizzano)
In quei giorni capii
come dovevano sentirsi gli ebrei durante le persecuzioni Naziste. E
dopo la prima settimana cominciai anche ad invidiarli: i campi di
concentramento non potevano essere peggio della Swan. Si appostava
dietro alla porta dei bagni maschili, fuori dalle aule, vicino alla mia
Volvo, per tendermi delle imboscate mentre passavo; e quando tornavo a
casa cercava di pedinarmi per scoprire dove abitassi. Alla centesima
volta che mi ero rifiutato di farle da agenzia matrimoniale, mi aveva
minacciato con un paio di forbici dalla punta arrotondata rubate a
Tonio Cartonio. Di quel passo, il WWF avrebbe dovuto inserirmi nella
lista delle specie a rischio di estinzione. Per non parlare delle ore
di Biologia… nel senso letterale della frase: è
proprio meglio che stia zitto, perché mi sono sempre
considerato una persona educata.
Dopo la prima,
straziante settimana, tornai in segreteria per chiedere di cambiare il
corso di Biologia con una qualsiasi altra materia, anche un corso di
ricamo, ma la segretaria era ancora offesa per la storia delle tette e
mi cacciò via brandendo un fermacarte dall’aria
letale. Il genere di cose che sarebbero piaciute alla Swan.
Il giorno peggiore
in assoluto fu un grigio lunedì di fine marzo. Tanto per
cominciare, pioveva. (Colpo
di scena che darà sicuramente una svolta epocale alla
storia… NdA). Come stavo dicendo prima che
qualcuno mi interrompesse, pioveva. (Si, si era capito. NdA)
Sei egocentrica, lo sai? Dovresti stare zitta e scrivere, invece di
metterti sempre in mezzo per attirare l’attenzione dei
lettori. Dunque… cosa stavo dicendo? Ah, vero…
pioveva. Il che non è una gran novità, a Forks,
ma fornisce un ottimo pretesto per essere pessimisti. E in quel periodo
il pessimismo mi stava più appiccicato della Swan. Avevo
appena finito l’ultima ora di lezione, così mi
diressi verso la Volvo, facendo lo slalom tra le pozzanghere.
L’avevo appena fatta riparare: Emmett continuava a sostenere
che il garage fosse troppo piccolo e per darne una prova concreta aveva
parcheggiato la sua Jeep sopra alla mia Volvo. Vedere la mia dolce
macchinuccia di nuovo perfetta, unito al fatto che quella mattina avevo
marinato Biologia ed ero riuscito a sfuggire a tutti gli agguati della
Swan, mi mise di buon umore. Perciò mi sentii autorizzato a
canticchiare la sigla delle Winx mentre cercavo le chiavi, aprivo la
portiera e mi sedevo al posto del guidatore.
- Notte
magica, s’illumina il cielo, tra le stelle la sfida per me
inizierà. Su una nuvola, io volo nel tempo, con gioco e
fantasia, coloro la mia vita. Le mie ali nel…
Mi bloccai con la
cintura in mano, posando la sguardo per la prima volta sul sedile
accanto al mio. Bella Swan era seduta con i piedi sul cruscotto, e mi
fissava in silenzio, con un’espressione impenetrabile. Le
rivolsi un sorrisetto imbarazzato, sperando che non avesse sentito
quello che stavo cantando.
- Ehilà,
Swan… - accompagnai il mio saluto tutt’altro che
entusiasta con un debole cenno del capo.
- Guardi
le Winx? – s’informò lei, discretamente
disgustata.
- Ehm…
- decisi di cambiare argomento, prima che la situazione diventasse
troppo imbarazzante – Come hai fatto a entrare nella mia
auto?
Bella mi
sventolò sotto il naso un piede di porco e fece un cenno in
direzione della portiera destra, che – lo notai solo in quel
momento – pendeva dal fianco dell’auto tutta
ammaccata. Rimasi impalato ad osservare quella funesta visione, mentre
il mio cervello inviava impulsi sconnessi ed intermittenti.
“Auto appena riparata… Isabella Swan…
piede di porco… portiera rotta… uccidere Isabella
Swan”. Quando finalmente riacquistai l’uso della
parola, balbettai.
- Tu…
tu… hai distrutto la mia auto!
Se non fossi stato
un gentleman degli inizi del ‘900, ero certo che mi sarebbe
venuto un raptus di pazzia selvaggia durante il quale avrei
accidentalmente ucciso la Swan. Lei alzò le spalle e si mise
a giocherellare con il piede di porco.
- Era
chiusa a chiave.
Infondo i tempi
erano cambiati: continuare a fare il gentleman sarebbe stato davvero
antiquato. Indi per cui…
Saltai
giù dalla Volvo e mi misi a saltare dentro ad una
pozzanghera, strappandomi i capelli.
- Cazz…
tu… tu sei… dio… ma come?…
la Volvo… pazza!… ti odio!
Bella
aprì un pacchetto di pop corn e si sistemò meglio
sul sedile per godersi il mio sclero. Continuai a sfogarmi per una
decina di minuti, e conclusi la scenata scagliando un bidone della
spazzatura a cento metri di distanza.
- Ti
odio!
Urlai dietro al
bidone, che atterrò con uno schianto nella foresta dietro la
scuola. Ignorai la bestemmia soffocata e lo sparo che seguirono il
lancio del bidone e mi voltai verso la Swan, ansimando e tremando di
rabbia.
- Finito?
– chiese lei, perfettamente a suo agio. Sospirai ed annuii
mestamente.
- Sì.
Bella mi rivolse un
gran sorriso e mi battè una pacca sulla spalla.
- Bene,
possiamo andare.
- Andare?
– ripetei, confuso – dove?
- A
casa tua, ovvio.
Spiegò
lei, con l’aria di pensare davvero che fosse ovvio.
- Io
adesso devo andare dal meccanico a far riparare la portiera, Swan.
– le feci notare.
Lei
lanciò una rapida occhiata alla portiera che aveva appena
distrutto, come per valutarne i danni, ed infine fece spallucce.
- Il
mio pick-up è messo peggio, e va ancora.
- Il
tuo pick-up fa cagare. – la corressi – Sembra il
fossile di un carro attrezzi preistorico.
E di certo non
volevo che la mia Volvo assomigliasse al suo Catorcio.
- Fattostà
che il mio pick-up non perde portiere per strada.
Replicò
lei, offesa, colpendosi una tempia con il piede di porco (non so se per
imbranataggine o per puro e semplice masochismo).
- Neanche
la mia Volvo perderebbe portiere, se tu non le staccassi. –
obiettai.
- Dettagli.
Bella fece un gesto
noncurante con la mano, solo che, trattandosi della mano con cui teneva
il piede di porco, riuscì a rompermi lo specchietto
retrovisore e a colpirsi il naso in un colpo solo. Gemetti (per lo
specchietto, non credo che ci sia bisogno di dirlo): chiunque le avesse
dato quell’attrezzo doveva essere pazzo completo. Persino una
matita con la punta diventava potenzialmente pericolosa in mano a Bella
(per gli altri e soprattutto per lei), figurarsi una cosa come un piede
di porco. Era come regalare un raggio laser distruttore a un bambino
patito di Guerre Stellari.
Nei pochi istanti
che mi ci vollero per disperarmi silenziosamente per
l’ingiusta sorte dello specchietto, la Swan riuscì
a rompere anche il gancio della cintura.
- Potresti.
Smetterla. Di. Distruggere. La. Mia. Auto. Per. Favore?
Ringhiai, studiando
un modo per toglierle di mano il piede di porco prima che si accorgesse
delle mie intenzioni e lo usasse per procurarsi un trauma cranico. Lei
sbuffò e mi guardò male.
- Voi
uomini siete tutti fissati con le macchine. Cosa vuoi che sia, per due
graffi, tanto finché l’auto va avanti…
- Se
ti stacco un braccio cammini comunque – replicai, immaginando
con sommo piacere di farlo davvero.
La reazione di Bella
mi lasciò senza parole: gli occhi le si riempirono di
pagliuzze brillanti e fece una faccia che mi sarei aspettato di vedere
soltanto in un cartone animato giapponese.
- Oh,
Edward! Davvero faresti questo per me?
Forse avrei dovuto
aspettarmelo, ma non credevo che il suo masochismo potesse arrivare a
tanto.
- Oh,
ehm… bhe, se ti fa piacere no.
Ammisi.
- E
se ti dicessi che non mi fa piacere, lo faresti sul serio? –
s’informò lei, sinceramente interessata.
Oddio, ma in che
razza di fiction sono finto? Mi chiesi, considerando l’idea
di lasciare la Volvo incustodita in balia della psicopatica e darmela a
gambe. Meglio la Volvo che io, infondo. Ma sono un vampiro coraggioso (“…”
NdA), perciò decisi di restare.
- Ma
ormai so che lo diresti solo per convincermi a fare una cosa che vuoi
che faccia facendomi credere che non vuoi che la faccia. –
ragionai, certo di essermi meritato come minimo un premio Nobel per
quella perla di saggezza.
- E
se invece io avessi saputo che tu non avresti mai fatto una cosa che mi
fa piacere e ti avessi fatto credere che una cosa che non mi faceva
piacere mi facesse piacere, in modo da indurti a non fare una cosa che
non mi faceva piacere?
Insinuò
Bella, inarcando le sopracciglia con aria misteriosa. Misteriosa come
il senso della frase che aveva appena detto. (Ehi, non vale! Solo io
posso dire queste frasi incasinate! NdJack Sparrow).
Scoppiai a ridere.
- Avanti,
non vorrai farmi credere che sai cosa significa la frase che hai appena
detto.
Decisamente, il suo
cervello non era così evoluto.
- In
effetti no – ammise Bella – volevo solo confonderti
un po’ le idee.
- Bhe,
ci sei riuscita – sbuffai.
- Non
che ci voglia molto – borbottò lei e, prima che
potessi offendermi per l’insulto neanche tanto velato che mi
aveva appena rivolto, aggiunse - Comunque, parlando di cose
serie…
- No,
aspetta – la interruppi – se le cose serie
sarebbero Carlisle, preferisco continuare ad ascoltare le tue menate.
- Sì
ma, nel caso non ci fossi ancora arrivato, a me non interessa quello
che vuoi tu. – mi zittì, dandosi un colpo in testa
con il piede di porco.
Almeno questa volta
non aveva danneggiato la Volvo – mi dissi, ma quel pensiero
non mi confortò molto.
- Lo
so, a te interessa solo il pene di un trentenne biondo, sposato, che
tra le altre cose è anche mio padre.
- Adottivo
– precisò lei – se fosse il tuo padre
genetico dovreste essere o tu molto più figo, o lui molto
più scemo.
- Grazie,
sono commosso dall’alta opinione che hai di me. –
mugugnai, mettendo il muso – E comunque non capisco cosa ci
trovi in Carlisle: è solo uno stronzo sequestratore di Play
Station.
- Adoro
gli stronzi…
Sospirò
la Swan, ed estrasse dalla tasca dell’impermeabile una
scatolina di legno che, sotto al mio sguardo allibito, si mise a
sbaciucchiare. Aspettai un paio di minuti per vedere se la smetteva, ma
ad un certo punto cominciai a temere che, se non l’avessi
fermata, si sarebbe anche potuta scopare la scatolina davanti ai miei
occhi, nella mia macchina. Il colpo che si era data con il piede di
porco doveva essere stato più forte di quanto pensassi.
- Ehm,
Bella? – balbettai – forse ti sembrerà
una domanda stupida ma… cosa diamine stai facendo?
Lei
staccò la bocca dalla scatolina solo il tempo necessario per
rispondermi.
- Bacio
Carlisle – spiegò – Idealmente
– aggiunse poi, vedendo la mia faccia da “adesso ti
porto in un bel posto con dei simpatici tizi vestiti di
bianco”.
- Idealmente?
– chiesi, dubbioso – A me sembra soltanto che tu
stia insalivando un’innocua scatolina di legno.
- Ma
tu non sai cosa c’è dentro alla scatolina
– soggiunse Bella, con un sorrisetto che non prometteva nulla
di buono.
Il tuo cervello,
forse, se ne hai mai avuto uno.
- Me
lo stai dicendo perché vuoi che ti chieda cosa
c’è? – chiesi.
- Perspicace.
Comunque no.
- Ok.
Alzai le spalle: non
ero del tutto sicuro di voler sapere cosa c’era in quella
scatolina. Anzi, conoscendo il genere di cose che la Swan avrebbe
potuto metterci, ero certo di non volerlo sapere.
- Avanti,
chiedimelo.
Roteai gli occhi:
forse avrei dovuto davvero portarla nel “posto con i
simpatici tizi vestiti di bianco”…
- Facciamo
che apro la scatolina e lo scopro da solo – sbuffai
– non possiamo restare qui in eterno.
Almeno, io si, ma tu
prima o poi morirai. E quel giorno non hai idea di quanto
godrò…
Allungai la mano per
prendere la scatolina, ma Bella mi sbatté il piede di porco
in testa.
- Non
toccare la mia scatolina! È sacra! –
esclamò, accanendosi sulla mia testa con il piede di porco e
concludendo con un sonoro colpo sulla sua.
- Perché,
ci ha cagato dentro Dio? – m’informai, scettico.
Bella si
premurò di allontanare la scatolina dalla mia portata e
scosse il capo.
- Mi
dispiace deluderti, ma no. Niente cacca.
Dunque non ci aveva
messo dentro il suo cervello, a quanto pareva.
- Dentro
c’è… - fece una pausa alquanto
teatrale, spalancando gli occhi finché le rimasero dentro
alle orbite solo perché la scrittrice non ha gusti
così macabri –
c’è… la canna.
Erba: ora si
spiegavano molte cose… Forse mio padre l’aveva
convertita al culto della Maria.
- La
canna che ti ha dato Carlisle? – domandai, incredulo
– Pensavo che te la fossi fumata. Ma in effetti,
l’effetto dell’erba non dura così
tanto…
Bella
spalancò occhi e bocca, scandalizzata.
- Fumarla?
Ma sei fuori? È il primo regalo che mi ha fatto Carlisle, lo
conserverò per sempre! – preferii non commentare
– Sai, le ho anche fatto un tempietto sotto alla scrivania.
– soggiunse poi.
Ok, chiamo i
simpatici tizi vestiti di bianco.
- D’accordo,
Bella – cominciai, scegliendo attentamente le parole
– che ne dici se adesso sali sul tuo Pick-up e vai a casa?
Tuo papà ti starà aspettando per pranzo.
- Non
credo – replicò lei – l’altra
settimana gli ho insegnato a usare il telefono, e ora è
capace di ordinarsi una pizza da solo.
Sottolineò
la frase sbattendosi il piede di porco sulla fronte.
- Tu
vai comunque, potrebbe essere in pensiero – suggerii - E
dammi quel piede di porco – aggiunsi, strappandole di mano
l’oggetto prima che potesse sbatterselo di nuovo sulla testa
– se vuoi ucciderti hai tutto il mio supporto, ma evita di
farlo nella mia auto.
Ma spostiamoci
ordunque (?) nel grazioso ospedale di Forks, dove un paio di giorni
dopo un simpatico tizio vestito di bianco stava fumando uno spinello
sopra una rivista porno.
- Dottor
Cullen! – un’infermiera spalancò la
porta di scatto, facendo irruzione nel mio ufficio.
Nascosi la rivista
sotto alla cartella di un certo Thomas Butler, che si era tranciato un
dito con il tosaerba, e rivolsi alla donna un sorriso molto
professionale. Il genere di sorriso che fanno i dottori quando quelli
delle Iene vengono a fare domande moleste sul funzionamento
dell’ospedale.
- Dottor
Cullen, deve venire subito al pronto soccorso! È appena
arrivata una ragazza con una grave emorragia, se non la fermiamo subito
potrebbe morire.
Spensi la canna sul
foglio di dimissione di Thomas Butler e seguii l’infermiera
lungo il corridoio che portava al pronto soccorso. Certo che quei
cretini sceglievano sempre i momenti peggiori per ammazzarsi: mai che
riuscissi a finire una canna in santa pace, mentre ero in servizio.
Quando entrammo
nella stanzetta del pronto soccorso, fui abbastanza stupito di trovarmi
davanti Isabella Swan con un sorriso da “quando non puoi
lavarti i denti, c’è Daygum Protex” ed
un coltello da cucina conficcato nell’interno del gomito.
- Dottor
Cullen! – esclamò – Bella giornata, vero?
Non mi capacitavo di
come potesse trovare bella la giornata in cui si era quasi segata il
braccio con un coltello da cucina, ma decisi di non contraddirla: forse
le avevano dato un antidolorifico a base di sostanze oppiacee.
- Ehm…
ciao, Isabella.
- Chiamami
Bella – ammiccò lei.
- Ehm…
d’accordo, Bella. Ora distenditi sul lettino e resta ferma,
dobbiamo fermare l’emorragia prima possibile.
Lei mi rivolse un
sorriso da gattamorta ed eseguì.
- Devo
togliermi i vestiti, dottor Cullen?
Rimasi interdetto
per un secondo.
- Ehm…
no, non ce ne sarà bisogno, puoi restare così.
- Oh…
d’accordo.
Pareva alquanto
delusa dalla mia risposta. La ignorai e mi misi al lavoro: in un paio
di minuti riuscimmo ad estrarre il coltello dall’arteria e
fermare l’emorragia. Non appena finimmo di fasciarle il
braccio, mandai le due infermiere ad aspettarmi in corridoio: volevo
chiarire la faccenda del coltello. Non mi fidavo del tutto di Edward e
delle sue promesse…
- Allora,
Isabella…
Esordii, sedendomi
sul lettino accanto alla sua gamba. Lei si mise a sedere, avvicinando
il suo viso al mio.
- Siamo
rimasti soli… - sussurrò, guardandomi
ardentemente il cavallo dei pantaloni.
Deglutii a vuoto un
paio di volte.
- Sì,
ehm… volevo farti un paio di domande.
- Mi
chieda tutto quello che vuole… - sussurrò lei,
solleticandomi il braccio con la punta delle dita - posso chiamarla
Carlisle?
- Ehm…
a dire il vero preferirei dottor Cullen. È più
professionale, in un rapporto dottore-paziente.
Risposi, a disagio.
Bella intanto continuava ad accarezzarmi il braccio come se niente
fosse. Sbatté le ciglia un paio di volte e
sussurrò, con voce melliflua.
- Come
vuole lei, dottor Cullen. Le piace giocare al malato e
all’infermiera? Potremmo invertire i ruoli…
- Io
sono qui per lavorare. – obiettai, allontanando il braccio
dalla sua mano.
- Giusto
– annuì Bella – doveva farmi delle
domande?
- Si.
Dunque – esitai – come ti sei procurata quella
ferita?
Bella fece un gesto
noncurante e si spostò una ciocca di capelli dal viso,
rivolgendomi uno sguardo provocante.
- Sono
caduta con il coltello in mano.
- Sei
caduta? – ripetei, scettico.
- Sì.
- Con
il coltello in mano?
- Esatto.
– approvò lei.
Avrei
creduto di più a Jasper che mi raccontava di non aver mai
mangiato un umano in vita sua. Forse Edward aveva tentato di ucciderla,
ma era troppo spaventata per dirmelo. Se l’avessi convinta
che era al sicuro, magari avrebbe sputato il rospo.
- Isabella,
sei sicura di essertelo fatta da sola? Se qualcuno ti ha fatto del
male, voglio sapere chi è. Ti giuro che non gli
permetterò mai più di avvicinarsi a te.
E
alla sua Play Station. Bella sospirò, con un sorriso ebete
stampato in faccia, e si avvicinò pericolosamente al mio
viso.
- È
così gentile da parte sua, dottor Cullen… Ma non
deve preoccuparsi, è successo tutto per colpa mia: a volte
sono davvero sbadata.
Le
sue labbra erano quasi sulle mie…
- D’accordo
– dissi, alzandomi dal letto con uno scatto repentino ed
allontanandomi dai suoi inquietanti occhioni languidi – io
adesso devo andare: il dovere mi chiama.
La
Maria mi chiamava. Dopo quell’esperienza traumatizzante,
urgeva una canna, ma di quelle strong.
- Arrivederci,
dottor Cullen. Spero di rivederla presto.
Mi
salutò Bella.
- Io
no – mi lasciai sfuggire –
cioè… non al pronto soccorso – tentai
di rimediare, in extremis.
Al
massimo all’obitorio. Me la svignai più in fretta
possibile, meditando di restituire a Edward la Play Station. Forse,
infondo, aveva ragione: la Swan era solo una pazza masochista.
*
*
*
*
*
RiceGrain >
Bhe, ho aggiornato. E prima di 6 mesi... è un
traguardo, no? xD
mammasaura >
Un chap ogni tre giorni? hahaha... no, dico, potrò avere
anche una mia vita fuori da qui? Non so ogni quanto
aggiornerò: dopo un giorno o forse dopo un anno, se non sono
ispirata non mi metto a scrivere oscenità solo x rispettare
una scadenza. Grazie per tutti i complimenti, comunque, mi hanno fatto
molto piacere. =) spero che non ti arabbierai se sono stata un po'
troppo franca, ma sono fatta così
Nessie93 >
Non so come mi è saltato in mente di Bella e Carlisle, ma
sinceramente trovo più stupido innamorarsi di Edward che di
Carlisle. E poi mi serviva x lo sviluppo della storia... capirai xD
HpK00 >
Grazie di tutto, chiaretta (posso chiamarti così? mi
è venuto xD)... la tua recensione mi ha davvero commossa,
non scherzo. Sapere che anche se i miei impegni mi tengono lontana dal
pc, tu sarai sempre disposta a leggere le mie fiction, mi da davvero un
enorme gioia =P tra paentesi, sto scrivendo una fiction a 4 mani con
RoseScorpius, se vuoi darci un'occhiata la stiamo pubblicando sul suo
account...
FairyFlora >
Grazie di tutto =) sono felice che tu abbia colto la presa in giro alle
bimbeminkia ke credono di amare qualcuno DOPO 5 MINUTI CHE LO CONOSCONO
solo perché è "figo" XD
hale1843 >
Lieta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto così tanto. nel
prossimo dovrebbero fare la loro molesta comparsa anke jazz ed emm, ma
dovrai aspettare perché bella riesca ad installarsi a casa
loro, perché sto comunque seguendo la trama del libro (molto
più o meno xD) alla prossima, ciau
Queen Miriam X Cullen
> grazie di tutti i complimenti
anche a te *me salta in giro urlando "yeeee uuna nuova lettricee"* xD
RoseScorpius >
Lara <3 lo sai ke ti amo, vero? Xò smettila di
stracciare i maroni =P
|
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Capitolo 14 *** CAPITOLO 13 ***
CAPITOLO 13
(Dove Bella designa il suo
cavaliere per il ballo di primavera e rifiuta inviti a destra e a
manca, mentre Edward si trasforma inspiegabilmente in una persona
ragionevole)
Un (non ci
crederete, ebbene sì) piovoso giovedì di inizio
marzo entrai nell’aula di biologia guardandomi attorno con
circospezione: l’ultima volta la Swan si era nascosta dietro
alla porta e mi aveva teso una specie di imboscata. Quel giorno invece
– notai con immenso sollievo – era seduta al nostro
banco e sembrava relativamente sana di mente, per i suoi standard.
Relativamente.
Quando mi
sedetti accanto a lei, mi rivolse un sorriso a 28 denti (supponevo che
i quattro del giudizio le mancassero).
-
Ciao, Edward.
-
Ciao, Bella…
Risposi,
diffidente: non era mai un buon segno che fosse troppo allegra. O forse
le era solo venuta una paralisi facciale – mi dissi, visto
che continuava a guardarmi e sorridere con un’espressione da
Teletubbie drogato. Distolsi lo sguardo e cominciai ad erigere la
solita barricata di quaderni ed astucci, facendo del mio meglio per
ignorarla. Quando mi girai, mi accorsi che mi stava ancora fissando con
quel sorriso idiota. “Uhm… mi rimangio quello che
ho detto sulla sua sanità mentale di
oggi…”.
-
Ehm… Bella? Ti senti bene?
Lei
annuì, senza abbandonare il suo sorriso inquietante. A ben
pensarci, più che un Teletubbie drogato, sembrava un
cucciolo di barracuda che ha appena sbranato il pesciolino domestico
della mamma, e le rivolge un sorriso sornione della serie
“ciao mamma, bella giornata vero?”. Spostai la
sedia un po’ più lontano dalla mia compagna di
banco, cominciando a preoccuparmi seriamente.
-
Sai che fai paura, quando ti comporti così?
Per tutta
risposta lei sospirò, e riuscì a farlo senza
smettere di sorridere... L’accoppiata sorriso da barracuda ed
occhi a cuoricino era tremendamente inquietante.
-
Ho deciso di invitare il Dottor Cullen al ballo di
primavera… - sussurrò, sporgendosi verso di me
con il libro di Biologia stretto tra le braccia.
Sbiancai,
nonostante i vampiri, nelle fiction intelligenti, non sbianchino. Bhe,
ma di che mi preoccupo, questa non è una fiction
intelligente…
-
Tu… stai scherzando, vero? – bisbigliai, entrando
in modalità “autoconvinciamoci che Bella sta
scherzando” – Haha, invitare papà al
ballo… Non ti facevo così spiritosa, Swan.
Lei
guardò prima me (molto male), poi la scatolina della canna
(con la faccia di un Musulmano a La Mecca) ed infine il libro di
biologia (con l’aria di chi sta valutando di usarlo come
oggetto contundente, non so se su di me e o su se stessa). Alla fine
parve scegliere la via del dialogo.
-
Sai, Cullen – esordì, a denti stretti –
stavo pensando di sbatterti il libro di biologia in testa e vedere se
succede qualcosa… chissà, magari diventi
intelligente. Ma poi mi è venuto in mente che il libro
è in comodato, e non mi va di sgualcirlo. Sai, non credo che
la gioia di picchiarti valga il riscatto del libro…
Inclinai la
testa e sbattei le palpebre, perplesso.
-
Questa non l’ho capita…
-
Tranquillo – mi rassicurò Bella, battendomi una
pacca sulla spalla – ormai nessuno si aspetta più
che tu capisca le cose, in questa storia.
Cioè,
lei stava dando a ME del cretino? Isabella Swan, la pazza del Pick-up,
la ragazza che non era in grado di salire una scala senza cedere alla
tentazione di buttarsi giù, stava dando a ME del cretino?
-
Dimmi che mi stai dando del cretino perché mi hai detto che
volevi invitare mio padre al ballo e ci sono cascato.
Sussurrai,
scivolando sulla sedia fino a trovarmi con il naso
all’altezza del banco. Bella mi rivolse uno sguardo
compassionevole e tentò di rassicurarmi con dei leggeri
colpetti sulla spalla.
-
Vedrai che qualcuno inviterà anche te. E se no puoi sempre
andarci con Eric, anche lui è rimasto solo.
-
Q-quindi tu hai davvero intenzione di invitare Carlisle al ballo?
– balbettai.
-
Si, ovvio.
Rispose lei,
con nonchalance. Caddi a terra, stroncato da un infarto. Poi
l’autrice si ricordò che i vampiri non hanno
infarti, e mi fece rialzare dal pavimento lercio dell’aula di
biologia. Intanto, però, Mike Newton si era seduto al mio
posto e stava chiedendo a Bella cosa ne pensasse del suo nuovo
hairstyle, mentre intanto pensava a come invitarla al ballo.
-
Ehm… - fece Bella, dubbiosa – a me sembra sempre
che tu abbia un porcospino giallo in testa.
-
Ma no, dai, guarda! – esclamò Newton, indicandosi
le punte impiastricciate di gel – non vedi che ho le punte
più lunghe e più sottili?
-
Ok – lo accontentò Bella – diciamo che
ora più che un porcospino sembra un istrice.
-
Credevo che non ci fosse differenza tra un istrice e un
porcospino… - borbottò il biondo, con aria
stupida.
-
Anche io credevo che non ci fosse differenza tra i tuoi capelli ieri e
oggi.
Gli fece notare
Bella, al che mi sorse il dubbio che nemmeno lei sapesse la differenza
tra un istrice e un porcospino. (Perché, tu la
sai? NdA)
Ok –
pensò Newton – ora la convincerò a
venire al ballo. Appena scoprirà che Jessica mi ha invitato
schiatterà d’invidia.
-
Bhe, senti – cominciò – Jessica mi ha
chiesto se mi andava di farle da cavaliere al ballo.
-
Dovrebbe interessarmi? – chiese Bella, sfogliando
distrattamente il libro di biologia.
-
Non sei gelosa? – replicò il biondo, deluso.
-
Sarei più gelosa del mio gatto.
-
Hai un gatto? – domandò Newton.
-
No.
È verde
d’invidia, ma fa l’indifferente.
Certo, Newton,
l’importante nella vita è essere convinti.
-
Bhe, io non ho ancora accettato – disse, cercando invano di
catturare l’attenzione della Swan.
Bella
finalmente alzò gli occhi dal libro, e gli rivolse
un’occhiata annoiata.
-
E cos’è che vuoi da me, di preciso?
-
Mi chiedevo se ti andava di venire al ballo con me.
Nonostante
Newton fosse più idiota di Emmett e Jasper messi assieme,
sperai che Bella avrebbe accettato: così, almeno, si sarebbe
tolta dalla testa Carlisle. Ovviamente Bella, anche se inconsciamente,
faceva sempre di tutto per remarmi contro.
-
No, mi dispiace. Ci vado già con l’uomo
più biondo, bello e fascinoso dell’universo.
– lo liquidò, tornando ad ammirare le mie
caricature che si erano accumulate sulle pagine del suo libro, nel
corso del tempo.
Bella sembra molto sicura
di sé e del fatto che Carlisle accetterà il suo
invito, ed infatti neanche due ore dopo…
-
Ciao, Bella.
Mi
salutò Bifloman, sistemandosi gli occhiali sul naso con la
sua tipica aria da sfigato. Gli rivolsi a malapena un cenno, mentre
frugavo nella borsa alla ricerca delle chiavi del Pick-up. Quando
finalmente le trovai e feci per aprire la portiera del Catorcio, mi
accorsi che Bifloman era ancora là.
-
Posso fare qualcosa per te?
Chiesi,
intendendo chiaramente che doveva togliersi dalle scatole.
-
Bhe – cominciò Bifloman, imbarazzato –
mi chiedevo se avessi intenzione di invitarmi al ballo.
-
No, non avevo la minima intenzione di farlo. – E tanti saluti
alla diplomazia.
Bifloman parve
decisamente deluso.
-
Perché no?
-
Per ovvi motivi – come gli occhiali, i brufoli e la sua
apparente fobia per i pantaloni a vita bassa – E poi sono
già impegnata: andrò al ballo con
l’uomo più biondo, bello e fascinoso
dell’universo.
-
Draco Malfoy? – chiese Bifloman, indispettito.
-
Tu hai letto troppi libri, Eric.
Borbottai,
salendo sul Pick-up. Misi in moto e, con una complicata manovra durante
la quale rischiai di distruggere la cinquecento parcheggiata accanto al
Catorcio, uscii dal parcheggio. Stavo per uscire dallo spiazzo davanti
alla scuola quando Tyler Crowley si mise a bussare al finestrino. Lo
ignorai, ma lui si mise a bussare più forte. Se non fossi
stata certa che l’omicidio è punibile per legge,
lo avrei turato sotto volentieri.
Alla fine
decisi di abbassare il finestrino, prima che lo sfondasse.
-
Ciao, Bella.
Esclamò,
con un sorriso da paralisi facciale stampato sulle labbra. Tesi la
mano, con il palmo all’insù, fuori dal
finestrino.
-
Compiti?
Tyler
annuì mestamente ed estrasse dallo zaino una busta di
plastica. La afferrai senza tanti complimenti, controllai che ci
fossero tutti gli esercizi e poi, soddisfatta, misi in moto il Pick Up.
-
Aspetta!
Strillò
Tyler, battendo sulla portiera. Avrei potuto benissimo fingere di non
averlo sentito, visto il casino che faceva il motore del Catorcio, ma
l’idea di intasare il parcheggio della scuola mi allettava
parecchio.
-
Che vuoi, Tyler?
-
Mmm… ecco io… - si perse nella contemplazione
delle sue scarpe, imbarazzato – io mi chiedevo se…
se ti andava di venire al ballo con me.
Ero troppo
sconcertata anche per prenderlo per il culo. Arricciai il labbro
superiore nelle mia migliore faccia schifata ed alzai entrambe le
sopracciglia.
-
Con te?
Tyler
annuì, speranzoso, guardandomi come se fossi San
Nicolò e stessi per dirgli se gli avevo portato un
giocattolo o del carbone.
-
Si, bhe, così non dovrai andarci da sola e la gente non ti
darà della sfigata.
Il mio
sopracciglio destro si alzò ulteriormente.
-
Insomma… - proseguì – pensavo che
magari, se ti accompagnavo al ballo, potevamo ritrattare sui compiti di
trigonometria…
-
Non ti preoccupare, per i compiti di trigonometria mi va benissimo
così. – gli assicurai, con un sorriso crudele
– E poi – aggiunsi, perdendomi nelle mie seghe
mentali su Carlisle – io al ballo ci andrò con
l’uomo più bello, biondo e fascinoso
dell’universo…
-
Ci vai con Newton?! – esclamò lui, con la faccia
di un bambino di tre anni che ha appena beccato i suoi genitori a fare
uno strano giochino senza vestiti.
Sulle prime non
riuscii a connettere: avevo ancora davanti agli occhi una bellissima
immagine mentale del dottor Cullen che mi strappava i vestiti a morsi.
-
Io ci vado con Newton? – ripetei, altrettanto sconcertata,
prima di rendermi conto che la sua era una domanda –
Cioè, no. Certo che no. Newton ti sembra forse
l’uomo più bello, biondo e fascinoso
dell’universo?
-
Bhe no… - ammise Tyler, leggermente sollevato –
però è biondo.
Paragonare Mr
HoUnPorcospino(o un istrice, che dir si voglia)GialloInTesta al dottor
Cullen era una bestemmia bella e buona. Sbuffai, indignata, ed
accarezzai la scatolina della canna per rassicurarla.
-
Nessuno pensa che tu sembri quello sfigato di Mike Newton, non ti
preoccupare…
Sussurrai,
lanciando un’occhiata ammonitrice a Tyler, della serie
“offendi di nuovo la mia piccola, dolce canna e te la vedrai
con i miei muscoli”. Tyler inclinò la testa,
perplesso.
-
E chi sarebbe quest’uomo più bello, biondo e
fascinoso dell’universo?
Gli rivolsi un
sorrisetto sognante e sospirai, portandomi al petto la scatolina.
-
Lo scoprirai al ballo…
Poi partii,
cullata dai sobbalzi del Pick Up, ed immaginando quanto avrebbe
sobbalzato quel vecchio Catorcio quando io e il dottor Cullen ci
avremmo passato dentro una notte di follie d’amore.
Vi
risparmio il pomeriggio di Bella, passato a farsi seghe mentali su
Carlisle, e quello di Edward, passato ad ascoltare le seghe mentali di
una strana tipa di nome Stephenie, che sosteneva di non poter scrivere
il suo Best Seller se Bella si fosse innamorata di Carlisle. E
così arriviamo direttamente alla mattina dopo…
Avevo
riflettuto molto, quella notte, ed avevo deciso che dovevo impedire a
tutti i costi che Bella invitasse mio padre al ballo: si sarebbe
solamente resa ridicola davanti a tutti, e lui avrebbe rifiutato
l’invito. Perciò, quella mattina, quando scese dal
suo Catorcio preistorico, le dissi.
-
Bella, dobbiamo parlare.
Lei
sbuffò e si buttò a piedi pari in una
pozzanghera, schizzando i miei vestiti firmati.
-
La risposta è no.
-
Perché non vuoi parlare con me?
-
Non è che non voglio parlare con te, anche se farlo non
è esattamente la mia massima aspirazione – rispose
Bella, con la sua solita sincerità offensiva – Ma
quando mi chiederai di venire al ballo con te, sappi che la risposta
è no. Era solo per evitare discorsi inutili.
-
Ma io non voglio invitarti al ballo! – protestai –
Piuttosto ci vado con Emmett.
Bella
alzò gli occhi al cielo e cominciò a marciare
verso l’aula di Inglese, schizzando fango a destra e a manca
ogni volta che affondava i suoi trombini in una pozzanghera.
-
Dici così per salvarti la faccia dopo il mio rifiuto. Ma non
devi sentirti tanto umiliato, sei già il quarto a cui dico
no.
-
Forse non dovresti dire di no a tutta questa gente –
osservai, saggiamente – cosa farai se Carlisle
rifiuterà il tuo invito?
-
Non lo rifiuterà – mi assicurò lei
– mi ama anche lui.
-
A si? – sollevai un sopracciglio.
-
Sì. – rispose lei, sicura – Ha detto che
non permetterà che nessuno mi faccia del male. Non lo trovi
romantico?
Sinceramente lo
trovavo solo molto improbabile, nonostante il proverbiale pacifismo di
mio padre.
-
Bella, senti, te lo dico da amico. – esordii, ma lei mi
interruppe.
-
Nonostante tu non sia mio amico.
-
Nonostante io non sia tuo amico. – concordai – Ma
facciamo finta per un secondo che lo sia. Dovresti lasciar perdere
Carlisle.
-
Mi sembri un tantino troppo geloso per essere mio amico.
-
Infatti non sono tuo amico – le ricordai.
-
Giusto, sei solo geloso.
Convenne Bella,
saltando in una pozzanghera delle dimensioni del Lago di Como. Sbuffai,
guardando con compassione quelli che una volta erano stati dei
pantaloni beige di Armani.
-
Credo che tu abbia frainteso, Bella: non mi interessa se vai al ballo
con mio padre, con Newton o con Mastro Lindo. – dissi
– Sto solo cercando di evitarti la peggiore figura di merda
della tua vita. Perché credimi, a mio padre interessano solo
Esme e le modelle svedesi.
-
Sei solo geloso. – mi accusò lei, rifilandomi
un’occhiataccia sprezzante – Perché
avresti voluto che t’invitassi al ballo, e ti rode che io
preferisca tuo padre a te.
-
A dire il vero mi dispiace solo per Carlisle.
Borbottai,
spingendola di lato per evitare che si buttasse a panciata
nell’ennesima pozzanghera.
-
Senti, Bella, capisco che ragionare sia una novità per te,
ma dovresti provare a farlo. – sbottai – Mio padre
è un uomo sposato, non puoi presentarti a casa mia ed
invitarlo al ballo come se niente fosse, magari anche davanti a mia
madre!
-
Hai una concezione molto ristretta delle cose che si possono fare.
– osservò lei, acida.
Alzai gli occhi
al cielo, chiedendomi cosa avessi fatto di male per meritarmi di finire
in una situazione del genere. Visto che la stupidità di
Bella le impediva di rendersi conto della colossale figura di merda a
cui stava allegramente saltellando incontro, decisi di passare al piano
B, sebbene quel piano, come tutti i piani B, presentasse molti
inconvenienti. Primo tra tutti il fatto che avrei dovuto sopportare
Bella per una giornata intera.
-
Ok, Bella, ti faccio una proposta. Che ne dici se il giorno del ballo
ti porto a fare un giro a Seattle?
Bella mi
guardò come se fossi pazzo, e probabilmente lo ero davvero,
se ero arrivato a proporle di passare una giornata con me per evitare
che facesse una figuraccia.
-
Fammi capire, tu vorresti che rinunciassi ad andare al ballo con
l’uomo della mia vita e andassi in una città che
non saprei nemmeno trovare su una cartina geografica con te?
-
Io vorrei che tu evitassi di fare una figura di merda davanti
all’uomo della tua vita e venissi in una città che
nessuno di noi due saprebbe trovare su una carta geografica con me.
– precisai.
Bella
scoppiò a ridere.
-
Ma stai scherzando?
-
Per niente – dissi – a Seattle ci sono un sacco di
grattacieli da cui cadere, e di sicuro ci sono molte più
probabilità di morire che qua. Sicura di non volerci venire?
Bella
sembrò tentata dalla mia proposta per un secondo, ma poi
afferrò saldamente la scatolina della canna, si
buttò a piedi parri in una pozzanghera e declamò.
-
Io andrò a quel ballo con l’uomo più
biondo, bello e fascinoso dell’universo e tu non puoi farci
niente, Edward, quindi rassegnati.
L’ANGOLINO
DELLA CRITICA AL CAPITOLO
Autrice –
In uno dei miei (ormai celebri) momenti di pazzia, ho ritenuto
necessario inventarmi questo demenziale angolino della critica al
capitolo. Dal momento che auto-commentare le mie “opere
letterarie” mi pareva un po’ eccessivamente
megalomane ed egocentrico come atteggiamento, ho deciso di affidare
l’angolino della critica al capitolo a due eminenti esperti
di critica letteraria.
Jazz (si guarda
attorno con aria perplessa, cercando i due critici letterari di cui
sopra) – Dici che parla di noi?
Em – Non
so, ma questo posto mi piace.
Si mette a
saltellare su una delle poltrone dello studio giornalistico.
I lettori intanto
osservano i due vampiri, aspettandosi la critica del capitolo.
Jazz (imbarazzato)
– Em, quei tizi che ci guardano mi mettono in soggezione.
Secondo me si aspettano qualcosa da noi…
Em (smette di
saltare e guarda le facce dei lettori) – Effettivamente sono
un po’ inquietanti. Non crederanno di essere sul set di un
porno gay?
Jazz –
Cinquanta dollari che no. Secondo me vogliono la critica del capitolo.
Em (alza un
sopracciglio) – Jazz, dovresti smetterla di scommettere su
tutto, è un brutto vizio. E poi ti ricordo che mi devi
ancora la Statua della Libertà.
Autrice –
Ve la do per la testa la Statua della Libertà, se non vi
muovete a fare la critica del capitolo!
Jazz – Em,
mi devi cinquanta dollari.
L’autrice
comincia a fare stretching per prepararsi al lancio della Statua della
Libertà.
Em – Ok,
ok. La critica al capitolo. Dunque… ehm, il capitolo era
molto… molto… diglielo tu, Jazz.
Jazz –
Ehm… sì, cioè, lo stile di scrittura
era molto… liquido.
Em –
Liquido?
Jazz –
Stavo cercando un sinonimo di fluente: non vorrei ricadere nella
banalità.
Autrice –
…
Em – Hai
ragione, dobbiamo tenere viva l’attenzione dei lettori.
Lettori –
Zzzzzzzz…
Em (con aria saputa)
– Comunque il capitolo non era poi così liquido:
ogni tanto la narrazione si arena su delle inutili boiate senza senso.
Più che altro lo definirei… viscoso, ecco. E in
certi punti un po’ appiccicoso.
Jazz –
Mieloso?
L’autrice
usa la Statua della Libertà per darsi dei forti colpi in
testa.
Em –
Inoltre la descrizione dei personaggi non è per niente
realistica. Insomma, da quando in qua Edward è ragionevole?
Jazz –
Appunto, me lo stavo chiedendo anch’io. E poi sembra per
tutto il capitolo che Bella voglia andare al ballo con me. Insomma,
sono sicuramente molto più biondo, più bello e
più fascinoso di Carlisle.
Em – Avrei
i miei dubbi… Ehi, si potrebbe fare un sondaggio tra i
lettori: è una cosa molto professionale, sa da critici
letterari esperti.
Jazz –
Tzè, tanto direbbero che sono più bello io.
Em –
Scommettiamo?
Prima che i due
possano ricominciare a scommettere, l’autrice decide di
chiudere l’angolino della critica al capitolo.
Salve gente!
Su, non fate quelle faccette, se l’angolino della critica vi
ha tanto scandalizzate basta dirlo. Prendetelo come un esperimento: se
mi dite che vi piace continuerò a scriverlo a fondo di ogni
capitolo, se no giuro che non appesterò più il
sito con cotanta stupidità.
L’idea
mi è venuta principalmente perché qualcuno mi
aveva chiesto dove fossero finiti Em e Jazz, e avevo promesso che i due
vampirastri sarebbero ricomparsi in questo capitolo, ma ho dovuto
tagliare quella scena. Perciò mi sono inventata questa
boiata per farmi perdonare =P
Detto
questo, non aggiornerò per un mese, credo. Ma questa non
è una novità, no? xD andrò in Sardegna
per tre settimane, e non escludo che scriverò qualcosa con
carta e penna, ma comunque non avrò l’accesso ad
internet. Ergo, quando sarò tornata mi impegnerò
per aggiornare prima possibile, intanto vi lascio questo capitolo
augurandovi buone vacanze. ma ormai questo capitolo l’avete
già letto, quindi… buone vacanze e basta. Non so
se vi mancherò durante questo periodo, ma voi e le vostre
splendide recensioni mi mancherete di sicuro. Vado a cercarmi un
fazzoletto per piangerci dentro, ciao ragazze.
Ps. Se avete creduto alla storia del fazzoletto
siete brillanti come Bella dopo due canne =P
RoseScorpius
nn sono una cicciottolona -.-''' xD e
credi che abbia paura di venir picchiata da una 52 kili coon un braccio
in sciopero? haha sogna, e vedi di guarire, che a settembre ti voglio
in palestra
FairyFlora
grazie per tutti i
complimenti! in effetti non mi piacciono i personaggi troppo molli, non
hanno senso a meno che non si trovino in mezzo a tanti personaggi
cattivi che li prendono in giro. Come protagonisti direi che non sono
il massimo =P Edward comunque in questo capitolo ha manifestato la sua
tendenza a voler fare il salvatore del mondo, come al solito
HpK00 ciao
chiaretta xD sono contenta che tu continui a seguirmi. sai, mi sono
fatta un'auto-psicoanalisi, ma non sono riuscita a capire da dove
vengano le boiate che dico... mah... grazie della recensioneee
Nessie93 si bhe, Carlisle è
il figo della situazione. ci vuole qualcuno di un po' meno
psicolabile in una storia, se no poi gli idioti sembrano meno idioti e
non ha più gusto, non ti pare?
patu4ever grazie per la recensione! sono
lieta che la storia ti piaccia. bella non si è procurata
fratture craniche perché ha la testa troppo dura anche per
un oiede di porco, e nonostante il suo cervello la spinga ad atti di
masochismo, il suo corpo ha pur sempre degli istinti i sopravvivenza, e
per autoconservazione ha imparato ad attutire i colpi xD
Queen Miriam X Cullen grazie per la recensione, e
ringrazia anke la tua amica da parte mia, x aver sopportato un intero
capitolo di questo demenziale ammasso di parole senza senso =P sei la
prima che mi fa i complimenti non solo per le boiate ke scrivo, ma anke
x coome le scrivo, e te ne sono infinitamente grata =P
SALVADOR84 grazie per la recensione.
riguardo al fatto di riscrivere anche gli altri libri... non saprei,
intanto mi concentro per finire di scrivere il primo, poi ci
penserò =P
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