Ordinary moments

di name
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1#Bado ***
Capitolo 2: *** 2# Mihai ***
Capitolo 3: *** 3# Haine ***
Capitolo 4: *** 4# Naoto ***
Capitolo 5: *** 5# Mimi ***
Capitolo 6: *** 6# Kiri ***



Capitolo 1
*** 1#Bado ***


1# Bado


-Cazzo, Haine! Si può sapere quando mi ridarai quello stramaledetto pacchetto di siga?!-


Bado stava fumando, ma non come avrebbe tanto voluto.

No: stava fumando di rabbia.


-Compratele. Non ho intenzione di portartele.- gracchiò una voce dall'altro capo del telefono.


E la causa era sempre la stessa: quello stronzo di Haine e i suoi modi.

Non solo lo aveva coinvolto in uno di quei lavori sporchi che la vecchia Liza gli passava.

No.

Non solo aveva lasciato che gli riempissero il culo di bossoli e il resto di tagli, lividi e quant'altro.

No.

Lo stronzo gli aveva fottuto le siga e ora non aveva nessuna intenzione di ridargliele!

Che grandissimo figlio di puttana.


-Avanti, Haine. Non puoi farmi questo, non dopo tutto quello che ho passato! Cazzo, me lo devi!-


Ora il suo tono stava ondeggiando tra il lamentoso e l'incazzato.

Mordicchiò leggermente il filtro della siga -l'ultima- che aveva tra le labbra.

Si frugò distrattamente nelle tasche in cerca di grana, sapendo che l'altro l'avrebbe tranquillamente lasciato nella merda della sua astinenza da nicotina.


-Non ti devo un bel niente. Devi imparare a difenderti da solo e controllarti.-


Appunto.


Clik.


Fottutissimo bastardo! Come si permetteva di sbattergli il telefono in faccia?

Ma soprattutto: come si permetteva di fargli la predica sul controllo?!

Da che pulpito, tsk!


Bado sbatté violentemente la cornetta del telefono pubblico.

Si guardò intorno.

Figurarsi se in una giornata del genere ci sarebbe stata una tabaccheria aperta.


A questo punto le opzioni erano tre.

Numero 1: sprofondare nelle viscere della città sotterranea per farsi dare un lavoro e comprarsi le siga.

Numero 2: provare ad impietosire qualcuno (Mimi, Kiri, Mihai, chiunque) per farsele comprare.

Numero 3: andare a sfondare la porta e il culo ad Haine per farsele ridare.


Mentre il cervellino di Bado elaborava questi pensieri anche l'ultima sigaretta era finita e il mozzicone cadde, abbandonato, a terra.


Bado gli lanciò un'occhiata nostalgica e velatamente irata: l'astinenza già cominciava a farsi sentire.

Quindi nessuno stupore se scelse la terza opzione.

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Capitolo 2
*** 2# Mihai ***


Bene, ecco la seconda (corta, purtroppo) parte.

Spero vi sia piaciuta la prima e ringrazio tutti coloro che l'hanno letta! (inchino)

A presto!



2# Mihai


Si era perso. Come al solito.


Mihai sospirò. Perché era costretto a questa routine quotidiana?

Ma, soprattutto, perchè non riusciva mai ad opporsi?

Dopotutto le cose andavano sempre nello stesso modo, seguendo un ordine strategico.


1. Kiri gli ordinava di andare a fare la spesa.

2. Lui cercava di protestare, ma lei lo inceneriva.

3. Quindi, sconsolato, si dirigeva verso il mercato.

4. Comprava diligentemente tutto quello che c'era segnato sul biglietto (sperando -pregando- che fosse tutto giusto).

5. Poi tornava indietro.

O, almeno, tentava. E ci metteva tutta la sua buona volontà, davvero.

Ma, chissà come mai, non ci riusciva mai al primo colpo.

Be', se era per quello neanche al secondo e al terzo.

Diciamo che dopo un po' smetteva di contare i tentativi e cominciava a vagare a caso.

6. A questo punto (qualcuno lassù doveva aver avuto pietà di lui) riusciva a tornare a casa.

Per prendersi una sonora lavata di capo da parte di Kiri.


In quel momento si trovava nel lunghissimo punto 5 e cominciava seriamente a perdere la speranza.

Svoltò nell'ennesimo vicolo e per poco non venne investito da...qualcosa.


Qualcosa di vagamente rosso, scarmigliato, incazzato e...incredibilmente puzzolente di nicotina.

Bado!


Era salvo!

Lui aveva un discreto dell'orientamento e poteva almeno dirgli dove si trovava!


Fece per chiamarlo, ma si fermò all'ultimo minuto.

Osservò il guercio.


Falcata ampia e decisa, pugni chiusi, mormorio inconsulto, tic all'occhio, sguardo assassino.

E niente sigaretta.


Forse non era una grande idea chiedergli informazioni in questo momento...


Ebbe appena il tempo di formulare questi pensieri che Bado lo aveva già sorpassato senza neanche accorgersi di lui.


Mihai sospirò.


Fantastico: l'unico modo per tornare a casa era affidarsi al suo senso dell'orientamento.


Chissà come il pensiero non lo rincuorava minimamente...

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Capitolo 3
*** 3# Haine ***


Terza parte: spero vi piacerà.

Ringrazio tutti coloro che l'hanno letta. (inchino)


Un ringraziamento speciale, però, va a Luckystar487: se alla prima recensione avevo un sorriso a 32 denti, alla seconda ho rischiato la slogatura della mascella! (battuta idiota, lo so...) Comunque, mi ha fatto veramente piacere che la mia piccola raccolta ti sia piaciuta e sono entusiasta che tu mi recensisca ogni capitolo, ti prego però di farlo nel bene e nel male, intesi? Grazie ancora! (profondissimo inchino)


Bene, buona lettura e a presto!




3# Haine


Odiava il sole, dal profondo. Lo odiava quasi quanto odiava il suo passato; il che è tutto dire...

E quella era una giornata dannatamente e schifosamente bella.

Che palle.


Era cosciente del fatto che, se voleva estraniarsi dall'assolato pomeriggio, aveva solamente due modi per farlo.

O rintanarsi nella città sotterranea e vagabondare per le strade come un randagio (questo pensiero lo fece sorridere...) finché la notte non si fosse abbattuta al piano di sopra.

O sprangare le finestre e fingere che fosse già notte.


Ponderò accuratamente le due opzioni.

La prima lo avrebbe sicuramente fatto incazzare, dato che di starsene fuori dai guai là sotto non se ne parlava neanche; però avrebbe potuto vedere Nill e quel prete pervertito...

la seconda gli avrebbe causato una leggera claustrofobia, ma gli avrebbe risparmiato un bel po' di fatica...


Si sentiva particolarmente pigro quel giorno, quindi, chissà perché, scelse la seconda.

Infondo sarebbe sceso presto per farsi dare un lavoro dalla vecchia Liza per lui e Bado e avrebbe rivisto prestissimo i due abitanti della chiesa.

Inoltre, c'era un'altra cosa che lo tratteneva in superficie...

Un sorriso affilato si delineò sul volto dell'albino.


Bado aveva chiamato poco prima, reclamando le sigarette dalla loro ultima missione e, soprattutto, svegliandolo.

Lo aveva svegliato da quelle poche ore di sonno senza sogni dato dalla stanchezza che poteva concedersi solamente dopo una massacrante missione con il rosso.


Quindi, come al solito, la sua risposta alla -effettivamente giustificata, data la natura del rosso- richiesta era stata un crescendo di stronzaggine, al cui culmine aveva deciso di attaccare il telefono in faccia al suo partner.


Bella mossa.

Già, proprio una bella mossa, ora che la vedeva con gli occhi di uno psicopatico potenzialmente omicida che ha appena realizzato il piano per l'assassinio perfetto.


Bado era senza sigarette a causa sua.

Bado gli aveva chiesto le sigarette -anche piuttosto gentilmente per i suoi standard, doveva ammetterlo-.

Lui lo aveva fanculizzato.

Lui aveva fatto andare in astinenza Bado senza che ci fosse nessuno da uccidere.

Ergo, Bado sarebbe andato dall'unica persona che sentiva di voler uccidere pur di ottenere il bene supremo -le siga-: lui.


Già, pensò stendendosi sul divano e preparandosi all'attesa del guercio, era stata proprio una bella mossa...



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Capitolo 4
*** 4# Naoto ***


Mi scuso immensamente per il ritardo nell'aggiornamento, ma questo capitolo si è rivelato essere più difficile del previsto. Naoto è un personaggio molto più sfuggente rispetto ad altri, nonostante tutti presentino ombre e profondità.


Come sempre, ringrazio immensamente tutti i lettori. (inchino)


Ancora grazie a Luckystar487 per la recensione: il capitolo su Haine è stato bello da scrivere, proprio perché mi sono sempre chiesta che cosa facesse e che cosa pensasse quando non era un serial killer psicopatico. Però ero un po' preoccupata di scrivere qualcosa OOC... invece mi sono dovuta ricrede! (sorriso sollevato)

Aspetto impaziente la recensione per questo capitolo, dato che ho penato un po' per sfornare qualcosa di decente, almeno per me.


A presto e buona lettura!



4# Naoto


Naoto stirò le labbra in uno dei suoi sorrisi fragili e sfuggenti.

Quella giornata era veramente deliziosa: calda, assolata e...contenta.

Già: contenta.


Nell'aria sembrava aleggiare quella strana atmosfera di soddisfazione e spensieratezza che si percepiva solamente in giornate come quella.

Era incredibile: riusciva ad influenzare anche lei, con il suo carattere chiuso e introverso.


Passeggiava per le strade della città, godendosi la tiepida arietta e la bella visuale offerta dalla folla.

Ebbene, sì. L'unica cosa che guastava leggermente quella magnifica atmosfera era proprio la quantità di persone presenti in strada.


Ma, stranamente, questo non le pesava molto.

Per le strade c'erano esemplari di qualsiasi tipo: famiglia con bambini vocianti e genitori urlanti, coppie per mano, gruppi di amici e comitive di anziani.


Si era appena fermata ad un incrocio quando sentì un rumore di vetri infranti e sentì una presenza avvicinarsi dall'alto.

Grazie ai suoi formidabili riflessi era riuscita a schivare quel proiettile gigante -che si era rivelato essere un divano rosso e sgangherato- e ad assicurarsi che nessuno nei paraggi si fosse fatto male.


Ma chi aveva potuto scagliare con tanta forza un divano dalla finestra?

Guardò in alto -per individuare la finestra- e le bastò un'occhiata al palazzo per capire.

Sapeva che in quello stabile di cemento ci viveva l'albino e dalle urla che ora riecheggiavano fino alla strada c'era da scommettere che il guercio gli aveva appena fatto visita.


Naoto sospirò, rassegnata: ormai ci aveva fatto il callo alla stupidità e alla violenza di quei due.

Alzando gli occhi al cielo, tirò dritto, abbandonando divano, curiosi e psicopatici.


Ma poco più in là si fermò di nuovo. Scrutò la folla e si ritrovò a sorridere, divertita, ma anche intenerita.

Davanti a lei, a qualche decina di metri, c'era Mihai con una miriade di sacchetti in braccio e l'aria sperduta.

Fu solo dopo che si era divertita a vederlo guardarsi intorno per un po' con aria sempre più disperata che decise di aiutarlo: sapeva quanto Kiri poteva essere spaventosa, da arrabbiata.



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Capitolo 5
*** 5# Mimi ***


Ecco il capitolo 5: cominciamo a trattare personaggi secondari...


Grazie agli anonimi lettori. (inchino)


Grazie a Luckystar487: felice di aver permesso la rivalutazione di Naoto. Personalmente la trova strana, ma è uno dei personaggi che, insieme a Bado, mi hanno colpito di più. Certo mi è sembrato proprio difficile non farla sembrare un'emo, data la spiccata tendenza al misticismo e al silenzio di questo personaggio...bah, magari è solo una mia impressione...comunque, ancora grazie e a presto! (inchino)


Buona lettura!




5# Mimi


Alzò, per un attimo, lo sguardo al cielo, cercando di contare le nuvole nel cielo terso.

Uno, due, tre, quatt...


-DOVE SONO, ALBINO DEL CAZZO?!-


L'ennesimo strepitio di Bado la distrasse, facendole riportare lo sguardo sulla finestra davanti a lei.


In un appartamento decisamente modesto e spoglio due uomini litigavano.

O meglio, uno urlava e scalpitava -quello rosso-, l'altro assumeva un'aria apatica e indifferente, ignorandolo -quello bianco-.

E ci riusciva anche piuttosto bene.


Mimi guardò ammirata come Haine facesse il finto tonto, pretendendo che Bado non fosse nella stanza e schivando i suoi attacchi come se avesse spontaneamente deciso di fare l'acrobata nel suo salotto di punto in bianco.


Si sedette meglio sul tetto per godersi lo spettacolo, tanto più di quello non poteva fare.

E già: era su un tetto dirimpetto all'appartamento di Haine e non poteva scendere.

Che cretina.


Quella mattina si era alzata con tutta l'intenzione di restituire un vecchio favore a Bado, ritrovandogli quel dannato gatto ciccione che gli sfuggiva sempre.

La giornata era limpida e serena, perfetta per una caccia serrata al felide: non aveva ombre in cui accucciarsi.

Aveva vagato un po' come una vagabonda, ma alla fine lo aveva visto su un tetto ed era salita.

Pessima mossa: presto si era resa conto che la sua agilità non eguagliava quella del collega guercio e che di buttarsi nell'immondizia sottostante pur di salvarsi non le andava proprio.


Poi, era avvenuto il miracolo.

Aveva sentito l'inconfondibile tono incazzuso di Bado e, alzando lo sguardo...ta-dan!

Era salva! Bado l'avrebbe sicuramente fatta scendere -pena il ricatto-, anche se brontolando e bestemmiando.


Poi aveva notato anche l'altro uomo e la violenta lite in corso.

All'inizio si era spaventata data la violenza dei colpi (soprattutto dopo il volo che Bado aveva fatto fare al divano di Haine -non che gli facessero un gran torto: era proprio brutto e vecchio quel coso- dalla finestra), poi aveva cominciato ad osservarli, sempre più divertita.


I due partner non si erano minimamente resi conto del resto del mondo, troppo presi l'uno dall'altro.

Il rosso cercava in tutti i modi di colpire l'albino e l'albino cercava in tutti i modi di ignorare elegantemente il rosso.

Ne risultava un quadretto quasi comico: Bado rincorreva Haine per tutto l'appartamento, gridando come un ossesso e cercando di colpire Haine con qualsiasi oggetto contundente gli capitasse sotto mano -evidentemente aveva lasciato a casa le pistole-; Haine saltava da un punto all'altro dell'appartamento, senza mai guardare direttamente il suo persecutore e fingendo di fare altro -ad un certo punto aveva anche aperto il giornale, mentre correva e saltava-.


Aveva cercato di immortalarli con la sua inseparabile macchina fotografica, ma i due erano talmente veloci e violenti ce aveva presto desistito dal suo intento.


-SI PUÒ SAPERE DOVE HAI FICCATO LE MIE AMATE SIGA, FOTTUTISSIMO BASTARDO?!-


Naturalmente la ragione della lite era la mancata restituzione delle siga da parte dell'albino.

Mimi sospettava che Haine lo facesse apposta e diventava quasi certezza quando riusciva a scorgere il viso di Haine e il suo sorriso affilato.


Ma, infondo, lo capiva: Bado era un bambino a cui hanno rubato le caramelle quando lo si privava della sua amata nicotina, certo: un bambino molto violento, ma pur sempre un bambino.

Per questo lo capiva e seguiva attenta e divertita la lite: lei si sarebbe comportata esattamente come l'albino.

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Capitolo 6
*** 6# Kiri ***


Bene, si continua con i personaggi secondari, fin dove si arriverà?

Me lo chiedo anch'io...-.-


Comunque, grazie a tutti i lettori per la loro pazienza e partecipazione! (inchino)


Come sempre, grazie a Luckystar487: contenta di averti divertita! Comunque, ho notato che con il fatto di trattare personaggi secondari stia leggermente cambiando di stile...mah! Ed è vero: non mi sono concentrata molto sul personaggio, ma su altri visti attraverso i suoi occhi; non me ne sono accorta, ma penso di averlo fatto per abitudine: alla fine, la storia gira sempre intorno alle stesse persone...be', fammi sapere che ne pensi!




6# Kiri


Era quasi ora di pranzo, dannazione!

Dove si era cacciato quel buono a nulla?!


Lo straccio sfregò violentemente contro il bancone, inducendo l'unico cliente a battere in veloce ritirata su uno dei tavolini circostanti.


Erano ore, ormai, che Kiri puliva quella parte di bancone, quella davanti alla porta.

Pronta ad accogliere chi aveva osato rovinare la sua splendida giornata: Mihai.


A volte si chiedeva perché.

Perché era così ottusa?

Perché continuava ad affidare mansioni a Mihai?

Mansioni impossibili per lui, evidentemente. Eppure fare la spesa non le era sembrata un'azione che comportasse un eccessivo sforzo fisico e psicologico; ma, evidentemente, si sbagliava.


Era quasi mezzogiorno e la sua cucina era quasi vuota.

Certo, Kiri e il suo team sarebbero stati perfettamente in grado di fronteggiare anche l'ora di punta (il concetto “cucina vuota”, si sa, è completamente relativo), ma non avrebbero potuto sicuramente affrontare l'ora di cena, di questo passo.


Ora, obiettivamente, Kiri aveva ragione.

Se ci fosse stata la ressa a pranzo l'avrebbero fronteggiata egregiamente.

Se ci fosse stata la ressa a pranzo era certo che non sarebbe rimasto più nulla per cena.

Tuttavia, bisogna considerare che, per quanto conosciuto fosse il “Buon Viaggio”, non è che il locale fosse sempre, costantemente, pieno e attivo.

Ma questa considerazione, ovviamente, non aveva neanche lontanamente sfiorato la mente dell'avvenente proprietaria.


Nonostante tutte queste osservazioni, un fatto rimaneva immutato: Mihai era in ritardo e Kiri sembrava sempre più prossima all'esplosione ogni secondo che passava.


Quando la bionda sentì un'unghia, meticolosamente laccata, stridere contro il bancone, decise che forse era meglio spostarsi ed occuparsi di altro, mantenendo la mente occupata fino a che la sua preda non sarebbe tornata.


Era appena arrivata in cucina, dopo essersi riparata la ferita -un'unghia spezzata non andava mai sottovalutata-, quando sentì il fatidico dling-dling della porta d'ingresso del locale.


Si precipitò come una furia all'entrata ed era pronta ad aprire la bocca dell'inferno per farci sprofondare quel nullafacente, quando fu bruscamente bloccata: Mihai era accompagnato da Naoto.

Come poteva strigliare quel..quel...coso (aveva finito gli aggettivi appropriati e, prima di passare alle parolacce, aveva deciso di mantenersi sul vago) davanti alla sua affezionatissima e carissima Naoto? Non poteva.


Perciò fece ciò che avrebbe fatto qualsiasi donna di gran classe: accolse l'ospite con tutti gli onori, la fece accomodare e mentre tornava in cucina accompagnata da un Mihai carico come un mulo, gli rifilò una scuzzetta.

Il messaggio era chiaro: la ramanzina era stata solamente rimandata, che non gli passasse per l'anticamera del cervello che aveva deciso di fargliela passare liscia, solo perché Naoto aveva retto la sua patetica scusa di sempre.


Ma l'ex-sicario sembrava di un'altra opinione, dato che continuava con la stessa solfa.


-Insomma, io mi sono davvero perso!-


Magicamente, le scuzzette erano diventate due.

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