Immobile

di marghepepe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Venticinque Luglio Duemilanove ***
Capitolo 3: *** L'inizio Della Fine ***
Capitolo 4: *** Stanza Numero Nove ***
Capitolo 5: *** Operazione:Divisione ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Titolo: Immobile

Autore: Marghepepe

Tipologia: Long-fict

Genere: Romantico, Drammatico

Avvertimenti: Alternative Universe, OOC

Raiting: Arancione

Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith, Akito Hayama/Heric Akito

Pov: Sana

Note: -parlato-

Pensato

Attenzione: Questa FF è pubblicata esclusivamente su EFP, se pubblicata in qualsiasi altro forum o sito è un plagio. Lottiamo contro questi ‘falsi autori’ che si spacciano per noi aiutandoci a vicenda. Per favore, se trovate questa storia su un altro forum o sito ecc... segnalatemelo alla mia e-mail: Marghepepe@hotmail.it

Piccolo spoiler del prossimo capitolo in fondo alla pagina

 

 

 

 

 

 

 

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-Immobile-

25/07/2009.

Venticinque Luglio Duemilanove.

Faceva caldo il venticinque luglio duemilanove.

Era una serata, precisamente le 11.30 di sera, bellissima.

La luna era chiara, il cielo scoperto.

Una di quelle serate in cui i ragazzi vanno a divertirsi.

In periferia c’è un locale: Hitaki.

Ristorante. Pizzeria. Discoteca. Pub.

No, non avevo bevuto quella sera.

Io dovevo guidare.

No, non avevo sonno e mi è sfuggito il volante.

No, il volante non l’avevo neanche toccato.

Io stavo solo attraversando, sulle strisce per giunta, e ora sono immobile.

Una parola. Quattro sillabe. Otto lettere.

Quanto può essere ingiusta la vita?

Due occhi gialli mi guardavano nel buio, quella notte.

Ma troppo tardi mi accorsi che, quelli, non erano gli occhi di un gatto nero...

Immobile... dalla vita in giù...

 

 

 

-Spazio Autrice-

Ciao a tutte! Sono tornata a rompervi le balle (yeah!) e per di più con una nuova fict... Vi premetto che è una storia prevalentemente triste e malinconica... ma l’amore fa magie! Insomma tutte avrete capito le condizioni di Sana (povera lei...). È una piccola introduzione ma ho già scritto 2 capitoli e mezzo... Vi avverto: siccome sono andata in vacanza non ho scritto molto... Tranne metà capitolo di Cohabit ma devo scriverne due perché avevo fatto un aggiornamento speciale, quindi dovrete pazientare un pochino...  che dire... Buona lettura e a presto... Kiss...

-Spiegazione dell’immagine a inizio capitolo:

Ho deciso di mettere all’inizio di ogni capitolo un immagine, ma siccome devo usare anche oggetti come macchine, furgoni ecc, non posso fare metà immagine disegnata e metà reale, né cercare un disegno di un’auto specifica. Quindi ho deciso di umanizzare Sana nel corpo di Kristen Stweart... (Sono fissata, lo so - -‘...Pace Amen).

Avete già capito chi umanizzerà Akito... E Rei? Io ho già un idea!!! Ihih...

-Spoiler prossimo capitolo(Titolo: Venticinque Luglio Duemilanove):

Un’auto.

Una Jaguar nera.**

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Allora come adesso.

Ed è un attimo che ti cambia la vita.

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Capitolo 2
*** Venticinque Luglio Duemilanove ***



Titolo: Immobile

Autore: Marghepepe

Tipologia: Long-fict

Genere: Romantico, Drammatico

Avvertimenti: Alternative Universe, OOC

Raiting: Arancione

Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith, Akito Hayama/Heric Akito

Pov: Sana

Note: -parlato-

Pensato

Attenzione: Questa FF è pubblicata esclusivamente su EFP, se pubblicata in qualsiasi altro forum o sito è un plagio. Lottiamo contro questi ‘falsi autori’ che si spacciano per noi aiutandoci a vicenda. Per favore, se trovate questa storia su un altro forum o sito ecc... segnalatemelo alla mia e-mail: Marghepepe@hotmail.it

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-Venticinque Luglio-

-Duemilanove-

Era una serata apparentemente normale, il venticinque luglio duemilanove.

Io, Naozumi, Aya, Tsuyoshy, Hisae, Fuka, Gomi e Yunchii eravamo andati da Hidaki. Una giornata ordinaria. Lì avevo il posto d’onore, dopo tutte le pubblicità che avevo girato per loro: me lo dovevano.

Perché Sana Kurata, cioè io, era un’attrice -e adesso cosa sono?- famosissima in Giappone e negli USA. Perché Sana Kurata era bella, ricca, innamorata ma soprattutto felice. Perché Sana Kurata aveva il sorriso più bello del Giappone.

Cosa è rimasto di quel sorriso?

O meglio, cosa è rimasto di Sana Kurata?

Bhè, volete la verità: un bel niente.

Il venticinque luglio duemilanove: me lo ricordo alla perfezione.

Dio. Quanto tempo è passato da quando la mia vita è ferma? Da quando le mie gambe sono ferme?

Immobilizzata dalla vita in giù con scarse possibilità di riprendere l’uso delle gambe: questo è il mio ultimo verdetto.

Questa, la mia condanna.

Se Dio ci da tanto, prima o poi il prezzo da pagare arriva.*

È inevitabile.

Tornando a quel giorno. Quell’incubo.

Io non stavo facendo altro che attraversare sulle strisce pedonali, mentre i miei amici, ancora indietro, mi venivano incontro.

Un passo. Due passi. Tre passi.

Ora posso distinguere le urla di Tsuyoshi e il pianto disperato di Aya.

Mentre la vista viene accecata da due enormi fari gialli.

Un’auto.

Una Jaguar nera.**

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Allora come adesso.

Ed è un attimo che ti cambia la vita.

La macchina mi travolge.

Riconosco chi è alla giuda e un attimo dopo...

Io sono a terra.

Stramazzo qualcosa, probabilmente il nome del mio assassino.

Rossa di sangue.

Ruggine e sale.

Sangue e pioggia.

Ma il cielo non era limpido?

Poi il buio.

-

Mi svegliai...

Cinque giorni dopo, mi disse Aya che aveva il turno per vegliare su di me quella notte.

Ma non ce la fa: non riesce a darmi la cattiva notizia.

Cercai di alzarmi: non ci riuscii.

-Aya mi hanno dato dei sedativi? No, sai non riesco a muovere le gambe- biascicai io. Mi sento le ossa rotte.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Lei sorrise tra le lacrime.

-Si, Sana. Ora riposati, dormi. Io chiamo il dottore-

Ed uscì.

La cosa più pazzesca è che io ho visto il ‘mio assassino’ ma non ne ricordo il volto, a volte mi viene da pensare: se l’ho riconosciuto, vuol dire che lo conosco, qualcuno a cui voglio bene vuole uccidermi... Ed ho paura...

Provai ancora a muovere le gambe, ma niente...

Entrò il dottore.

-Signorina Kurata- salutò lui.

-Buongiorno dottore- sorrisi gentile.

Quello fu il mio ultimo sorriso.

-Riguardo alla sua situazione, non possiamo dire nulla di preciso. Ha fatto un brutto incidente e le abbiamo somministrato molti medicinali. Dovrà restare in ospedale per una diagnosi più approfondita-

Annuii.

Stava per uscire.

-Dottore? Ma perché non riesco a muovere le gambe?-

-Perché la sua amica non glie l’ha detto?- lo guardo spaesata –Lei è paralizzata dalla vita in giù-

È uno schiaffo all’anima.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Qualcosa in me si rompe. Il mio cuore?

No, la mia speranza...

Annaspo faticosamente, sento il dottore che urla –un attacco d’ansia nella camera venticinquemilasettecentootto - ma niente: io affondo nel buio.

Non mi interessa: non voglio una fine patita e dolorosa. Non voglio vivere così.

Questa è la mia storia.

L’avrete già letta su qualche giornale.

O in qualche libro.

Ma non saprete di certo cosa si prova.

Non come star con la carriera distrutta... ma come essere umano.

Ho visto tante persone andarsene da me: tanti amici, conoscenti, fan... il mio ragazzo.

Anche lui se n’era andato...

Perché non potevo più fare l’amore con lui.

Perché non potevo muovermi.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Questa la mia condanna.

Ma anche la mia vita.

E io sto per raccontarvela...

-Spazio Autrice-

Ciao a tutte! Scusatemi per il mio lunghissimo ritardo.

Questa FF mi è venuta in mente attraversando le strisce fuori da un ristorante, vi giuro... mi sono presa un colpo! Ho immaginato di essere io lì, su quelle strisce, ho immaginato i fari, il sangue e tutto quanto nel giro di pochi secondi... Queste cose accadono solo nei film, forse avete ragione ma a me è successo e mi sono anche spaventata un botto: ho pianto per mezz’ora! XDXDXDXD...

Volevo inoltre spiegare una cosa che non è molto chiara: Allora in questa FF non ci saranno vampiri e nemmeno il cast di Twilight, ma non posso ad esempio nelle immagini inserire un oggetto in versione ‘foto’ e un personaggio in versione manga, allora ho deciso di mettere qualche personaggio famoso e si sa... sono fissata con Twilight(avverto non saranno tutti di Twilight)... Volevo comunque dire che questa FF ha uno stile diverso, molto più simile a quello di Lui&Lei che a quello di Cohabit, spero solo di non perdere Fan... Ma in questo periodo sono un po’ triste, quindi vi dovete accontentare... Mi piace moltissimo la frase: “Ma non saprete di certo cosa si prova. Non come star con la carriera distrutta... ma come essere umano.”

Adoro questa frase, non so neanche come mi sia uscita! ^^’’’’’’’

Che stronzo Nao!!!

Vabbhè lasciate perdere questa povera pazza... Vivibiii... Alla prossima.

-Piccoli chiarimenti:

*Anche se Sana in realtà è Shintoista quindi politeista, cade in una crisi religiosa e pensa che esista solo un Dio, ma non ne ha una buona immagine, infatti pensa che se nella vita prima hai una grande fortuna poi hai una grande sfiga, ed è vero...

**La macchina che investe Sana si chiama così e quando nel prologo parla di un gatto nero, indica la macchina che in effetti ha un po’ la forma di pantera nera... Dettagli...

-Spiegazione dell’immagine a inizio capitolo:

La Stweart sempre nei panni di Sana, la macchina è la Jaguar nera che investe Sana e il paesaggio è il paesaggio che si vede quando si guida troppo veloce.

-Ringraziamenti alle vostre recensioni:

Aki96: Grazieeeeeeeee Teso... Si questa storia è un po’ triste all’inizio ma poi sarà di una purezza e spensieratezza Fantastica *okayokay me esagera* Continua a perseguitarmi... TVTTTTTB!

Soniuccia: XD è vero, il mondo fa schifo... Si ha paura anche ad uscire di casa... questa FF è stata un colpo di genio mentre attraversavo le strisce XD... Insomma vissuta un po’ in prima persona, minchia che colpo... cosa non fa l’immaginazione? Grazie... TVTTB! Beso...

Free_Sky_77: Spero che tu abbia capito dalla mia spiegazione nello *spazio pazza* ehm no autrice, comunque io ti ringrazio cioè non è vero che proprio tutte le mie FF siano bellissime, comunque si, Sana è un po’ sfigatella... Non preoccuparti che il tuo lupacchiotto lo lascio nel suo bosco... Ora avrai capito di che parla? Grazie ancora! XD TVTTTTB!

BlueGin: Grazie mille... spero continuerai a seguirmi! Baci...

Bontina: Grazie mille, per l’identità di Rei dovrete aspettare il prossimo capitolo... Spero ti piaccia anche questo capitolo XD... Beso...

Trixina: Grazie Trix, a dire la verità io non conosco neanche una canzone di Alessandra Amoroso ^^’’’’’’’’’’’’ ehm... Comunque ancora grazie teso... TVTTTTB!

Ryanforever: Grazie mille comunque hai ragione Jake non lo tocchiamo, inzomma! E poi secondo me Nao è ancora peggio di Rei! XD Grazie ancora... Kissoli! TVTB!

TakeMeAway: Ciao Kim. XD Grazie mille... Che ne pensi di questo primo capitolo?TVTTTB!!!

-Ringraziamento a chi ha aggiunto la FF nelle seguite...

-Spoiler prossimo capitolo(Titolo: L’inizio della fine):

Ci avevo pensato sapete?

Il suicidio.

Non suonava così male, a quei tempi.

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Capitolo 3
*** L'inizio Della Fine ***


Titolo: Immobile

Autore: Marghepepe

Tipologia: Long-fict

Genere: Romantico, Drammatico

Avvertimenti: Alternative Universe, OOC

Raiting: Arancione

Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith, Akito Hayama/Heric Akito

Pov: Sana

Note: -parlato-

Pensato

Attenzione: Questa FF è pubblicata esclusivamente su EFP, se pubblicata in qualsiasi altro forum o sito è un plagio. Lottiamo contro questi ‘falsi autori’ che si spacciano per noi aiutandoci a vicenda. Per favore, se trovate questa storia su un altro forum o sito ecc... segnalatemelo alla mia e-mail: Marghepepe@hotmail.it

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-L’Inizio della Fine-

 

 

Quello strano aggeggio mi stava torturando.

-Mama posso tornare a casa?-

-Ci stiamo arrivando- sussurrò lei.

Mentre sentivo il rumore dell’asfalto sotto il nuovo furgoncino di Rei.

Sarà così per tutta la vita.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Per sempre...

-Siamo arrivati- sussurrò Mama, mentre facevo leva sulle braccia per spingere le ruote di quel dannato aggeggio.

-Ti aiuto io- disse Rei.

Rei era un amico fidato, ma la persona cui temevo più di perdere. La mia carriera d’attrice era terminata: finita per sempre. E Rei se ne sarebbe andato. All’inizio del mio ricovero non era venuto a trovarmi, ed ebbi paura: Rei aveva già trovato una nuova attrice cui fare da manager?

Ma poi dopo qualche giorno, dopo il grave colpo che aveva interrotto la sua carriera oltre che la mia, venne a trovarmi dicendomi che mia madre l’aveva assunto come mio tutore.

Rei che veniva a parlare con me della mia nuova, assurda situazione.

Rei che mi aiutava a salire le scale, ben presto sostituite da una rampa.

Rei che mi spingeva la sedia a rotelle.

Rei...

-

All’inizio, i miei amici vennero spesso a trovarmi, ma non riuscii a capire come e quando le visite iniziarono a diminuire... Solo Aya e Tsuyoshi rimasero sempre al mio fianco. Loro si che mi volevano bene.

Mama aveva deciso di mettermi in una clinica di riabilitazione, vista la mia situazione: il veder allontanarsi da me le persone care mi faceva male, troppo. Più del dovuto.

Anche Nao se n’era andato.

Aveva detto che doveva andare in giro per il mondo per continuare la sua carriera e una ragazza in sedia a rotelle di certo non l’aiutava. Gli avevo detto di non andarsene, di aiutarmi. Ma lui niente, mi aveva guardato, gelido, e si era congedato con un -Tanto ora non sei più neanche una donna-

Così iniziò la fase più buia e sola della mia vita. Gli amici diminuivano...

-Come si fa ad andare in discoteca con una sedia a rotelle? Semplice: non si va proprio!- Fuka fu molto onesta, ma a volte la verità fa male.

A questo punto iniziai a pensare che era meglio farmi degli amici come me e Mama non era del tutto contraria, mentre Rei si opponeva con ogni mezzo a questa soluzione.

Mama lo licenziò.

Fu terribile.

Vidi Rei guardarmi con occhi pieni di disgusto.

Naozumi.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

E andarsene fuori... dalla mia vita.

-

In quel periodo avevo fatto molta riabilitazione, anche in America, con la vana speranza di rivedere Nao. Ma come ho già detto fu vana...

Il dottor Barns (il mio medico in America) rimaneva sempre in contatto con mia madre, ma i progressi non erano soddisfacenti: le mie gambe non accennavano a muoversi.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Anche i dottori iniziarono a pensare che non ci fosse niente da fare e neanche gli stimolanti e droghe varie avevano effetti su di me. Di notte mi muovevo convulsamente, piegandomi e cercando di rimanere supina, ma era tutto inutile: riuscivo a malapena a tirarmi su le gambe con le braccia.

Il dottor Barns diceva che di notte il mio subconscio continuava a ripropormi quella scena: l’incidente. Ed ecco svelato il mistero dei movimenti convulsi.

Di giorno stavo spesso al computer o guardavo la televisione o leggevo.

Ma il più delle volte quando arrivava la sera avevo paura, paura che l’indomani i miei occhi non si sarebbero più aperti.

Ma poi valutai che ciò che facevo io non era vivere, ma solo sopravvivere.

Alla paura, alla tristezza, alla solitudine...

Ci avevo pensato sapete?

Il suicidio.

Non suonava così male, a quei tempi.

Ma di certo non avrei potuto dire.

-Rei che bella Luna che c’è! Mi porti sul tetto?!?- no, di certo.

E poi Rei non c’era più...

-Mama quanto manca?-

-Cinque minuti e siamo alla clinica- rispose lei, con una vaga speranza negli occhi e nel cuore.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Speranza che non mi apparteneva.

 

 

 

 

-Spazio Autrice-

Dopo il mio lunghissimo ritardo, comprendente una lunga (ma veramente lunga) crisi mistica non ancora terminata, posso dire di aver veramente toccato il fondo. Non so quanto tempo avrò d’ora in poi e non prometto niente. Spero solo non mi mandiate gentilmente a quel paese per l’assenza che verrà inevitabilmente ripetuta. E dopo questo discorsetto-scusa passiamo alle mie stupide considerazioni sul capitolo, che trovo davvero noioso, anche se la parte di Rei era fondamentale per esprimere quanto Sana tenesse a lui etc... Ehm, si dai ve lo prometto nel prossimo comparirà Akito... Promesso! Per ora non uccidetemi ancora... please! Questo è sicuramente un capitolo di passaggio... Avete visto chi fa Rei? No, non fa parte di Twilight... Ma non è altro che l’ex della Stweart... Che idea idiota vero? Vabbhè ora vi saluto e tantissimi auguri per quest’anno che è già iniziato male ^^’’’’’’’’’’ Beso...

-Spiegazione dell’immagine a inizio capitolo:

Furgone, scala e sedia a rotelle. I cambiamenti nella vita di Sana, la scala perennemente in salita e Rei che la porta su in spalla, ma Rei alla fine se ne va... Come farà ora Sana? In pratica Kristen Stweart e il suo ex fidanzato paparazzati da qualche parte... Questa foto mi sembrava carina da mettere qui...

-Ringraziamenti alle vostre recensioni:

92Titti92: Grazie, spero anch’io di riuscire a continuarla XD. Beso.

Candy_star: Grazie mille. Baci...

Soniuccia: Grazie mille per i tuoi commenti mi tirano sempre su di morale! Comunque chissà chi ha investito Sana ihih... IO LO SO! Ahahaha... Lo so sono cattiva... Ma perché deve per forza essere stato Akito? Grazie ancora Beso! TVTTTB!

Ryanforever: Grazie a te... Comunque si i dottori a volte sono poco sensibili, anche io non li sopporto... Sono troppo freddi, ma credo sia dovuto appunto al loro lavoro... Baci...

Aki96: Quando rileggo i tuoi commenti mi ritorna la carica di una volta, sei una vera amica! Ti giuro sto rispondendo con le lacrime agli occhi per i nostri scleri! Ahahaha... Comunque ora non ricordo la tua supposizione... Speriamo sia esatta... Grazie mille tesoro! A presto! Baci! TVTTTTB!!!

Kula: Grazie... Sorpresa da chi è Rei? Baci!

Trixina: Ehehehe... Speriamo veramente che non sia Akito, però da come si capisce dallo spoiler comparirà solo nel prossimo capitolo. È vero i primi sono monotoni, ma già dal prossimo ci sarà un cambio repentino, certo un po’ faticoso... Ma vedrai che sarà diversissimo! Beso! TVTB!

Princerella: Grazie mille. Bacioni!

Fatina93: Grazie mille... Però cohabit è in stand-by, mi dispiace! Baci!

-Ringraziamento a chi ha aggiunto la FF nelle seguite e nei preferiti...

-Spoiler prossimo capitolo(Titolo:Stanza Numero Nove):

Il ragazzo che mi dava le spalle si girò.

 Che figo.

I ragazzi così si incontrano i discoteca, non in cliniche mediche.

E grazie anche a te...

...che leggi soltanto...

 

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Capitolo 4
*** Stanza Numero Nove ***


Titolo: Immbile

Autore: Marghepepe

Tipologia: Long-fict

Genere: Romantico, Drammatico

Avvertimenti: Alternative Universe, OOC

Raiting: Arancione

Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith, Akito Hayama/Heric Akito

Pov: Sana

Note: -parlato-

Pensato o flash-back

Attenzione: Questa FF è pubblicata esclusivamente su EFP, se pubblicata in qualsiasi altro forum o sito è un plagio. Lottiamo contro questi ‘falsi autori’ che si spacciano per noi aiutandoci a vicenda. Per favore, se trovate questa storia su un altro forum o sito ecc... segnalatemelo alla mia e-mail: Marghepepe@hotmail.it

Piccolo spoiler del prossimo capitolo in fondo alla pagina

 

 

-Stanza Numero Nove-

La mia stanza era al primo piano: stanza numero nove.

Guardai fuori dalla finestra le nuvole grigie di Tokio.

La clinica aveva un bel giardino.

Non era come l’ospedale. Che fortuna.

Si poteva andare in giro per la clinica, anzi si doveva, ma io ero nuova e potevo starmene in camera, troppo stufa dei cambiamenti per abituarmene ancora.

Doveva essere un modo per avere nuovi amici, ma mi accorsi che non li volevo.

Forse era meglio se fossi morta quel giorno.

Aspettavo solo che qualcuno mi dicesse signorina Kurata oltre che l’immobilità delle gambe ha danneggiato una parte del suo cervello, le restano tre mesi, ci dispiace.

Tzè. Vi dispiace, a me no...

Odiavo i medici, così freddi, poco umani... li odiavo con tutta me stessa. Li odiavo quando ti guardavano (finti)compassionevoli, quando ti parlavano con quella freddezza fingendo di essere veramente dispiaciuti, quando ti iniettavano quel sonnifero che ti faceva dormire...

Li odiavo punto e basta.

Loro che sanno, loro che predicano...

Ma in cosa credono?

Questa stanza è vuota.

Sola.

Come sempre.

Sola.

E immobile.

Le parole di Mama erano solo un eco lontano.

-Sei fortunata Sana! Avrai un compagno di stanza che ha la tua età-

Me ne frego.

-Ah si... e come si chiama-

-Akito Hayama-

-

Avevo fatto un ‘giro’, costretta dalla mia infermiera. Kaede? Kae?

E appena rientrata in stanza avevo notato una figura maschile alla finestra e del fumo venire da lì.

-Ehy... tu... lo sai che in ospedale non si fuma e questa è camera mia! Ti prego di uscire subito-

Gli buttai la sigaretta giù dalla finestra.

In quell’istante desiderai ardentemente di essere quella sigaretta.

Il ragazzo che mi dava le spalle si girò.

 Che figo.

I ragazzi così si incontrano i discoteca, non in cliniche mediche.

-Salve- salutò lui atono con un cenno della mano.

-Tu... tu... tu...-

-Occupato?- disse ghignando.

E fu in quel momento che lo riconobbi.

-Ma certo- battei un pugno sulla mano –Io so chi sei, Akito Hayama, il bulletto che mi dava filo da torcere alle medie jimbo!-

-Ah... Invece io non so proprio chi tu sia...- per un momento mi parve di cadere dalla sedia a rotelle, se potessi muovere le gambe sarei già caduta.

-Kurata, l’attrice?-

-Ah la gallina- mi scaldai.

-Cosa?!? Gallina a chi?!?-

-A te... comunque c’è da dire che questa è anche la mia stanza per cui io fumo quanto mi pare- disse tirando fuori dal pacchetto un’altra sigaretta e accendendola.

Si avvicinò al mio viso e ci mandò contro un’alitata di fumo allo stato puro, tossicchiai, mentre lui mi superò.

-Smettila... Per favore-

-Se prendi la sigaretta la smetto- era ovvio che io seduta sulla mia nuova ‘poltrona d’onore’ non potessi prendere la sigaretta ben pinzata tra le sue labbra.

Poi mi prese i polsi, fermandomeli ambi e due con la mancina, e buttò fuori altro fumo dalla bocca che teneva bene ancora la sigaretta.

E fu in quel momento che mi venne “l’idea del secolo”.

Lo baciai.

La sigaretta cadde sulle mie ginocchia, macchiandomi il vestito, mentre lui ancora stupito mi guardava, immobile.

Che bello usare questo aggettivo per qualcun altro.

-Mha. Non ero io il demonio dei baci?- chiese con un pizzico di malizia.

-Sai. Akito. A volte l’alunna supera il maestro- dissi saccente, calcando il suo nome.

1-0 per Sana Kurata.

-

Mi stavo rilassando: la musica era la medicina migliore in questo momento.

Chiusi gli occhi ma ben presto fui costretta a riaprirli per colpa di quel cretino di Hayama, che rientrando aveva sbattuto la porta.

-Che cazzo fai!?!- gli urlai contro, mentre lui, indifferente come sempre, si sdraiò sul suo lettino e tirò bellamente la tendina che ci separava.

Io, dal canto mio adirata più che mai, feci retrofronte e mi spinsi fino a lui appoggiando la testa sul suo letto.

-Come mai?-

-Cosa?-

-Come mai sei qui?- mormorai chiudendo gli occhi ancora.

-È anche la mia stanza questa, sai- ribatté atono lui.

-Intendo che ci fai in clinica? Mi sembri apposto...-

Non è che è un maniaco? Oddio Sana! Ma a che pensi...

Lui si alzò tirando su la manica della maglietta e in quel momento capii perché si trovasse lì accanto a me... Anche lui aveva perso qualcosa... La mano destra.

-

-Cos’è quell’attrezzo?- gli chiesi ignorando bellamente le sue richieste di silenzio.

-Questo- disse indicando, quel pezzo di plastica che gli teneva su il polso.

-È per sorreggere la mano- fece una piccola pausa come se fosse assorto in chissà quale pensiero -L’ho persa in una rissa, per difendere un ragazzo più grande, non che m’interessasse, ma non volevo che finissimo arrestati tutti. La mano...Non posso più usarla, come tu con le tue gambe. Ammetto che ci sia stato anche per me un periodo difficile, ma ora l’ho accettato. Che la mano ritorni o no, ho sempre la testa, no? Anche se non sembra... Sono uno che si impegna nella riabilitazione, cosa che i dottori non pensano di te- affermò deciso.

-Uffa! Sapete solo parlarmi di questo voi!- sbuffai incrociando le braccia al petto.

-Spiegami... Perché non ti vuoi curare?-

-Le ferite non sempre rimarginano, Hayama-

-Tu non hai mai provato ad essere ferita veramente, Kurata-

Risi isterica. Le mie gambe immobili non erano state ferite da quell’auto?

-E allora dimmi, dove tu saresti stato ferito veramete, Hayama?- lo sfidai.

-Tu... Kurata... Non hai mai provato ad uccidere?- chiese nascondendo le iridi ambrate sotto la frangetta bionda.

-No... certo che no!- sbottai -non vorrai dirmi che...?!?-

-Si... Io ho ucciso... mia madre-

Sbarrai gli occhi.

Chi è Akito Hayama?

Mi voltai e ritirai la tendina separatoria: non gli avrei permesso di invadere i miei pensieri e di convincermi a ritornare a vivere, a curarmi...

La vita è difficile, la morte è molto più semplice.*

-

Ci fa così paura il buio.

Non solo i piccoli ne hanno paura.

Anche noi ne abbiamo, anche se non ci possono definire propriamente grandi.

Facciamo le cose che fanno gli adulti solo perché vogliamo decidere noi, senza sapere che decidere, soprattutto per gli altri, non è una bella cosa.

Quella notte ebbi un attacco.

A volte, capita.

Quando sogno l’incidente soprattutto, e di recente questo accade spesso.

Sarei potuta morire, cosa che un po’ mi faceva paura, un po’ mi attraeva (com’è la morte? C’è un’altra vita? Esistono i Kami? Allora perché non mi hanno protetto?), se non fosse stato per Akito.

Ha avuto sangue freddo...

Mi ha portato direttamente in braccio al reparto d’urgenza, dove mi diedero un po’ di quella droga per non sentire male, per calmarmi...

Per non pensare.

Credo di esserne intossicata ormai. 

Forse ho paura del buio perché sono sola?

Non trovo più la mia luce.

Non splendo più.

Ho consumato la mia aurea prima del dovuto e ora ne sto pagando le conseguenze.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Ormai è un eco lontano, come la voce di Akito...

Chiusi gli occhi.

Non m’importa più niente.

Dopotutto il buio non fa così paura...

-

 

Quando mi svegliai, Kaede mi avvertì che erano passati ben tre giorni dal mio ultimo attacco; indolenzita mi alzai sui gomiti,cercando di mettermi seduta, anche perché quel giorno mi toccava un po’ di terapia intensiva. Scocciata, come al solito, dalla mia routine fuori dall’ordinario, rimasi totalmente sconvolta quando di fianco al mio lettino per la fisioterapia trovai Hayama che fissava un punto imprecisato della stanza.

-Che ci fa qui lui?- chiesi sottovoce alla mia infermiera.

-Il medico ha detto che potreste fare progressi insieme, adatta spesso questa tecnica a compagni di stanza. Sai, serve per conoscervi meglio-

-Al diavolo. Se solo potessi alzarmi, quel dottore sarebbe già morto-

-Se, Sana... Se-

-Ciao- sussurrai al demonio-Hayama.

-Mhm- rispose semplicemente lui.

-Molto loquaci anche oggi, Akito?- chiese Kaede, sorridendo, ma lui non rispose.

Kaede mi fece accomodare sul lettino e mi tolse con facilità i pantaloni della tuta, in quel momento mi sentii non poco in imbarazzo.

Subito dopo entrò il medico.

Il dottor Hatashi era uno dei medici più rispettati di tutto l’ospedale; peccato che il mio caso fosse davvero assurdo e la mia cocciuta stupidità e il mio poco impegno seriamente compromettevano la mia ripresa, ma a quell’epoca non importava. Non sarei rinata dalle mie tenebre personali, tanto non sarebbe servito a nulla combattere se alla fine non ci sarebbe stato nessuno con cui condividere le proprie vittorie.

Il dottore iniziò a farci svolgere i soliti esercizi di routine, nei quali naturalmente io non mi impegnavo per niente, ma poi, circa dopo mezz’ora, mi chiese una cosa totalmente stupida e insensata: -Signorina Kurata pizzichi Hayama sul braccio-

-Eh?!?- urlai sorpresa, ma poi felice di quella che si prospettava una piccola vendetta diedi un pizzicotto ad Hayama, ma lui sembrava impassibile.

Quando mi adoperai a cercare di fargli del male in tutti i modi (anche mordendolo), il dottore e Kaede scoppiarono in una risata liberatoria.

-Sentito qualcosa signorino Hayama?-

-Lieve bruciore- rispose lui, sorridendo sghembo.

-Bene, facciamo progressi- borbottò il medico, scarabocchiando sulla sua cartella medica.

Io, invece, presa dall’imbarazzo più totale, sprofondai sotto il lenzuolo leggero del lettino che venne però subito tolto dal dottore: -E ora Hayama accarezzi le gambe della signorina Kurata- i miei occhi finirono fuori dalle orbite, mentre Hayama continuava a sghignazzare divertito.

Akito allungò la sua mano sinistra verso la mia gamba destra, accarezzandola lentamente dalla caviglia fino al ginocchio.

-L’interno coscia è più sensibile, potrebbe dare qualche impulso, provi lì-

-Va bene- biascicò lui, proseguendo al disopra del ginocchio e lasciandomi totalmente spiazzata.

Eh, no! Così non va!

Lui prese a far dei piccoli cerchi leggeri sulla mia pelle, fermandosi un attimo, le sue mani ebbero un fremito quando si incamminò più in alto e io trattenni il respiro, mentre la mia mente era divisa tra due pensieri: ‘Ma che cazzo di fisioterapia è questa!?!’ e ‘Adesso lo assalgo’.

-Signorina Kurata!- sbraitò felice la mia infermiera -Ha... lei ha...- articolò quasi con le lacrime agli occhi-Le sue gambe hanno tremato-

Io spalancai gli occhi, sbalordita, mentre Hayama si sistemava sulla sedia con una faccia letteralmente soddisfatta.

-

Per quanto quella giornata fosse tediosa e grigia, buia come le nuvole che aleggiavano per il cielo che minacciava pioggia, io ero felice.

Ero felice.

Uno sprazzo di allegra confusione in mezzo a tutta quella lucidità, che faceva male.

Sapevo che era difficile per me: sentire tutto questo era come se fosse tornato indietro il tempo, come se avesse smesso di correre avanti ad solo, lasciandomi indietro.

Come se si fosse preso una lunga pausa, nella quale io mi immergevo; e mi beavo di quegli strani istanti di felicità.

Qualcosa di così totalizzante, come solo il tempo poteva esserlo.

E per quanto mi sembrasse che fossero passati secoli, era come se mancasse solo un istante alla perdita di tutto ciò, come se fosse tanto labile da svanire da un istante all’altro.

La mia felicità lo era.

Era momentanea, piena, stancante, qualcosa che lascia un vuoto dentro, perché i ricordi riaffiorano sempre, così come le nuvole che non spariscono all’orizzonte, ma diventano ancora più scure.

Pioverà; non potrò evitare l’acquazzone.

E noi siamo qui, sperando solo che dopo ritorni il sole.

Chissà dov’è finito il mio sole?

Ed è un attimo: la pioggia ha preso a scrosciare sul vetro e dietro ai miei occhi.

Piango, non ne posso fare a meno.

E sono felice.

 

 

-Spazio Autrice-

 

Ciao a tutte, come al solito, perdonate il ritardo. Sono veramente stanca in questo periodo e non posso ringraziarvi tutte, in tutte le ff. Già voglio dire che concluderò le mie ff su Kodocha (eccetto per ‘Memories’ e per ‘Copione’, quelle credo le sospenderò); per questo questa fan fiction la sto “usando” per migliorare il mio stile, ehm... e su questo c’è tutto da ridire, inoltre secondo me va troppo veloce, salta periodi interi ecc... Però ho un urgente bisogno di finire almeno questa e Cohabit e siccome Cohabit è il mio “capolavoro” personale ho deciso di non rovinarla.

Devo dire che mi sono messa d’impegno è ho scritto anche il prossimo capitolo e un pezzo di quello dopo: lo so è noiosa, ma ehy! Non tutte le ciambelle vengono col buco XD. Comunque vi sono ancora grata per i vostri commenti *siete voi che mi spronate a scrivere* continuiamo così! XD Senza scherzi, ora parto con le spiegazioni su alcune cose del capitolo...

Allora, l’inizio è stato scritto tempo fa, da metà capitolo l’ho scritto recentemente; la terapia di Sana con Akito è inverosimile, ma siamo sempre in Kodocha, no? Mi piace moltissimo l’ultima parte, mi rispecchia molto, come Sana anche io a volte mi sento “spacciata” eppure ci sono degli attimi in cui la lucidità si affievolisce, la realtà scompare, e sto bene, alcuni di questi sono quando scrivo; inoltre mi è piaciuto molto farla piangere, per una volta, di felicità; credo che le lacrime di gioia siano le più belle che esistano.

Altra cosa in questo testo ci saranno delle ellissi, cioè interi periodi di tempo non narrati, infatti nel prossimo capitolo Akito e Sana si conosceranno già da un po’ e sarà tutto diverso. Credo che questo renda il ritmo narrativo molto veloce, forse meno noioso ma anche meno emozionante; a volte mi autocritico ed è un bene.

Si nota bene il cambio di Sana da inizio capitolo a fine capitolo, io l’ho sentita molto, però non so se sono riuscita a passarvela, non mi sembra.

*questa frase -mi pare- appartenga al film di Twilight, alla fine della battaglia quando Bella si sveglia in ospedale, non è mia e non ne posseggo i diritti.

Ora passando ai ringraziamenti; grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la fan fiction nelle seguite, nei preferiti ecc...

Ma soprattutto grazie a chi ha commentato, cioè: 92titti92, Trixina, Kula e

Ryanforever. Vi voglio bene ragazze.

Ora vado di fretta, però vi lascio lo spoiler del prossimo capitolo, baci.

 

-Spoiler prossimo capitolo(Titolo:Operazione: divisione):

Là, oltre lo stipite della porta bianca, tra il corridoio luminoso e l’interno della stanza, lo vidi.

Era bello, più di quanto ricordassi.

Lo vidi, il mio primo amore:.......

Il nome lo saprete quando posterò il prossimo chap! XD *che cattivona che sono!*

E grazie anche a te...

...che leggi soltanto...

 

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Capitolo 5
*** Operazione:Divisione ***


Titolo: Immobile

Autore: Marghepepe

Tipologia: Long-fict

Genere: Romantico, Drammatico, Angst

Avvertimenti: Alternative Universe, OOC

Raiting: Arancione

Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith, Akito Hayama/Heric Akito

Pov: Sana

Note: -parlato-

Pensato

Attenzione: Questa FF è pubblicata esclusivamente su EFP, se pubblicata in qualsiasi altro forum o sito è un plagio. Lottiamo contro questi ‘falsi autori’ che si spacciano per noi aiutandoci a vicenda. Per favore, se trovate questa storia su un altro forum o sito ecc... segnalatemelo alla mia e-mail:

Piccolo spoiler del prossimo capitolo in fondo alla pagina

 

 

 

-Operazione: divisione-

 

Erano passati sette mesi da quando ero entrata in clinica, ancora non potevo camminare, ma pian piano avevo imparato a conviverci, anche con il mio coinquilino-demonio.

Erano sette mesi che ci conoscevamo, erano sette mesi che eravamo diventati uno l’ancora dell’altro, per paura di essere lasciati di nuovo soli.

Akito mi aveva raccontato la sua storia, mi aveva detto che non ero l’unica senza niente e nessuno una volta usciti da lì; aveva detto che lui aveva ucciso sua madre e non c’erano scuse, nessun valido motivo per cui lui avrebbe dovuto ancora respirare quell’aria ovattata di alcool e sigaretta, di piccole bugie che ormai erano diventate la nostra realtà quotidiana.

Trapianto di midollo.  L’unica soluzione, l’unica via d’uscita.

Tanta terapia e una vita d’inferno da aspettarlo là fuori; eccoli, i nostri futuri.

Perché nonostante ce lo ripetessimo cento, mille volte di non aver colpe, sapevamo che inevitabilmente avevamo scritto il nostro destino, ed era fatto di rimpianti, di promesse cadute.

-Quando potrò ritornare a camminare, Mama-

-Presto-

Mai.Mai.Mai.

Immobile.

Immobile.

Immobile.

Akito aveva appena subito un’altra -l’ennesima- operazione al braccio e tra poco sarebbe toccato a me. Più cercavo di illudermi dell’idea che no, non ce la stavo mettendo tutta per andare all’inferno -là fuori- mi sentivo sempre più stanca e depressa, quando Akito non c’era.

Per le operazioni necessitavamo di riabilitazioni, esercizi particolari e molto riposo,

quindi finivamo per vederci solo alla sera quando, stanchi, tornavamo nei nostri letti bianchi e chiudevamo gli occhi dicendoci buona notte e sperando di non avere gli incubi ancora, di non svegliarci il giorno dopo tremanti e sudati, l’uno accanto all’altra nel mio letto troppo piccolo per entrambi. E quel letto sembrava la metafora della nostra vita, che ci stava così stretta, ma che era l’unica cosa, l’ultima cosa, su cui contare, l’unica cosa che poteva ancora riunirci e non allontanarci.

Eppure sembrava che quelle operazioni non facessero altro che dividerci.

1:1=2

-No, Sana fa uno! Possibile che siamo ad ottobre e tu non lo sappia ancora?-

Sbagliato. Nonostante io non fossi mai stata brava in matematica, lo so: uno diviso uno deve risultare due. "Uno" è solitudine. E la solitudine è insopportabile, per me."*

-Sana, scusa- soffiasti tu, quando ti vidi per l’ennesima volta sotto le mie coperte.

-Niente- sospirai voltandomi verso di te e guardando il tuo letto vuoto alle tue spalle -hai sognato ancora tua sorella-

-No, mio padre-

-Non preoccuparti, baka!*- stramazzai.

-Le mie povere orecchie, di prima mattina...- mormorò lui, “ironico”, stropicciandosi gli occhi ancora lucidi dal sonno.

-Uffa-

-Cosa c’è?- disse, guardandomi con sguardo duro

-Non mi piacciono le operazioni...- a quell’affermazione il suo viso si illuminò.

-E devi vedere poi quando il dottor Hatashi tira fuori quella sua siringa con l’ago diciotto e ghigna nel buio della sala operatoria, mentre tu sei inerme a causa dell’antidolorifico e dell’anestesia. Chissà cosa succede lì dentro- feci una smorfia -L’infermiera Kaede poi è sempre così sospetta...-  ecco la mia smorfia era letteralmente diventata un espressione di reale paura e disgusto.

-Smettila!- urlai coprendomi le orecchie -ti odio! Sei insopportabile! Ah, brutto Akito Hayama! Io...io...io...- okay, forse brutto non è proprio l’aggettivo adatto, anche perché non è possibile che i suoi occhi ti ghiaccino e ti mandino a fuoco in un solo minuscolo istante.

No, vero?

-

Quel giorno vennero molte persone a visitarmi, prima della mia operazione.

Fuka, mi portò un disco con delle canzoni incise da lei, Aya e Tsuyoshi; però io non avevo veramente il coraggio di sentirlo, conoscendo la bellissima voce del mio caro vecchio amico Tsu.

Lui ed Aya non si erano risparmiati le loro romanticherie, rischiando di farmi morire pure di diabete e Fuka da brava mamma apprensiva dei due li aveva colpiti con un ventaglio comprato qualche mese fa a Shibuya, nello stesso negozio dove Mama comprava le sue cianfrusaglie.

Quando arrivò Mama andammo a firmare il modulo per affermare che conoscevamo le possibili conseguenze dell’intervento: allergia, incompatibilità rara, rottura completa del midollo spinale, emorragia interna, morte.

Quando misi la firma su quel pezzo di carta era come se fossi già morta.

Sorrisi, magari uno Shinigami sarebbe venuto proprio a prendermi e avrei potuto fargli tante domande sulla vita, forse.

Eppure avevo una dannata paura di quell’odiosa operazione che non sarebbe mai servita a nulla.

Quando tornai in camera i ragazzi della mia scuola erano ancora lì e in mezzo a loro spiccava una certa testa bionda.

Urlai il suo nome.

Si girò e mi abbracciò forte.

Hisae, quanto mi è mancata?

-Sana... Scusaci- disse sull’orlo delle lacrime, continuando ad abbracciarmi.

Quella muta supplica di perdono, quella straziante assenza dei miei migliori amici, ma loro sono ritornati...

Orgoglio, li puoi perdonare? Paura, li puoi accettare? Rabbia, puoi svanire?

Li posso perdonare?

Là, oltre lo stipite della porta bianca, tra il corridoio luminoso e l’interno della stanza, lo vidi.

Era bello, più di quanto ricordassi.

Lo vidi, il mio primo amore: Naozumi Kamura.

-Ciao, Sana- disse lui.

-Ciao, Nao-

In quella stanza sembrava che il tempo si fosse fermato, come se ci fosse una specie di dimensione bloccata, che mi riproponeva cento volte le stesse immagini; le immagini di chi mi aveva abbandonato, delle mie lacrime, del volto di Mama solcato da profonde occhiaie, delle parole del dottore.

Un attimo e tutta quella magia avversa sarebbe scomparsa, bastava un alito di vento, una parola sbagliata... Un’infermiera m’informò che mi sarei dovuta sottoporre all’operazione in meno di dieci minuti.

Mi diressi come un automa, spingendo le ruote della sedia a rotelle; uscii nel corridoio affollato.

-Hai paura?- mi chiese Kaede.

-No, non ho paura di morire-

Ho paura di vivere; aiuto, aiuto, aiuto.

Quello che mi aspettava in sala operatoria era insignificante rispetto a ciò che era nella stanza numero nove; il mio passato e il mio... futuro. Se mai ne avessi uno.

Ma non importava.

Non importava se la siringa bruciava dentro la pelle e c’era quell’odore di alcool nell’aria, che non avevo mai sopportato. Le ferite erano semplicemente troppo reali per rimarginare come dovevano, le gambe non si muovevano e neanche quell’operazione mi avrebbe fatto cambiare idea. Non c’era niente, aghi, punture, flebo, ferri, cuciture, niente che mi spaventasse più della vita stessa. Ma nel medesimo momento sapevo di essere troppo giovane per morire, avevo ancora davanti una vita da vivere e, alla fine me ne convinsi che no, non l’avrei vissuta per sempre così; ci voleva solo un po’ d’impegno.

Ma c’era quel nero irrazionale.

Quel buio troppo vuoto, quasi asettico.

Non era il buio delle strade di Tokio, mentre torni a casa dopo una sera con gli amici.

Era un buio diverso.

Quel buio in cui vuoi solo sprofondare dentro, quel buio che non ti fa vedere il fondo delle cose.

Non c’erano le luci violette e gialle del quartiere di Shibuya, né i negozi dalle vetrine colorate di dolci e vestiti.

Solo buio, squarciato da quella lampada bianca, insistente.

Dov’è la verità in fondo a questo buio stanco e malinconico?

Quelli furono i miei ultimi pensieri prima che la morfina fece il suo effetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

*Capitolo interamente betato da Kim/Yesterday.

-Spazio Autrice-

Ciao, scusate l’ennesimo ritardo dovuto allo shock di “hai l’esame in Greco, evviva!”... =_= Naturalmente scherzo. Sinceramente non ricordo niente di quando ho scritto questo capitolo, siccome ho quasi terminato il prossimo... Però c’è una scena “difficile” tra Sana ed Akito che non riesco a scrivere. Pace.  Ho dovuto effettuare un enorme salto temporale, per mancanza di ispirazione e per concludere la storia in un tot di capitoli che non ho ancora capito quanti siano. Evvebbhé. L’immagine di loro due sudati nel letto, ce l’ho in mente da tanto, ma non ha alcuno scopo di accendere il vostro lato pervertito, anche se mi sa che con alcuni casi ormai... Né Mari?

La mia frase preferita...

-Hai paura?- mi chiese Kaede.

-No, non ho paura di morire-

Ho paura di vivere; aiuto, aiuto, aiuto.

Odio il buio, il nero; però mi piace vestirmici. Scusate il giro di parole!

*frase inserita sotto consiglio della mia beta Kim.

Baka=scemo, in tono scherzoso, corrisponde all’inglese ‘silly’.

-Ringraziamenti alle vostre recensioni:

Midao: grazie mille, sono felice che ti piaccia sia il tema che il mio modo di gestire la situazione di Sana. Bacioni!

Aki96:’moreeeeeeee! XD Mi sei mancata, sono felice che ti sia piaciuto il capitolo, ma come stai leggendo la storia non sarà più toccatine alle cosce, ma bensì prenderà una via molto più angst. Grazie mille per i complimenti, che mi fanno sempre piacere. Mi mancate tutte, tanto. Mi manca efp e mi manca la mia passione per Kodocha, ma sento che questo fandom non ha più bisogno di me... e forse io di lui. Nonostante questo porterò a termine Immobile, Cohabit e Lui e Lei, le altre saranno cancellate. Sarei felice se dessi un occhio anche alla mia one-shot su Digimon adventure... Comunque ti ringrazio ancora! Bacioni! TVTTTTB!

_DaNgErOuS_ChIlD: mi dispiace per il ritardo non sono molto veloce, comunque grazie mille. Baci!

92titti92:Grazie mille, le foto ho deciso di non metterle più; sia perché mi si erano cancellate, sia perché non adoro più così tanto Twilight (dopo quello schifo che hanno fatto nel film di New Moon) e per mancanza di tempo. Baci!

Ryanforever: Grazie; comunque hai ragione che Sana e Akito sono la forza l’uno dell’altro, li invidio un po’... XD Penso che il tuo commento mi abbia fatto riflettere: non voglio buttare via le mie storie, né piantarle in asso, nonostante ci voglia tanto tempo per completarle quindi Grazie ancora! Baci!

Trixina: Grazie mille, comunque non so se te ne sei accorta o se qualcuno l’ha fatto, sto prendendo in esame la parte di Sana che nel manga si chiama “malattia della bambola”, ognuno ha i suoi momenti di depressione ed ero stufa di vederla sempre felice e contenta in ogni ff! Sono un po’ sadica lo so... bwawawawawawawa! Ehm... Comunque si, Sana era veramente innamorata di Naozumi; secondo me, anche se per poco,nell’anime, lo era stata veramente... Giusto quella parte noiosissima in cui andavano a New York, nonostante questo il suo amore per Akito supera ogni cosa. Capita di non amare la persona giusta nel momento giusto, capita a tutti. Scusa, mi sto perdendo via su fatti più che altro personali e non di Kodocha! AHAH TVTTTB! Baci!

-Ringraziamento a chi ha aggiunto la FF nelle seguite e nei preferiti...

-Spoiler prossimo capitolo:

-Ci sono certe parole che non si cancellano, certi fatti che non cambiano. Sappilo: non ti amo più. Questo è il punto di non ritorno e non c’è niente che mi possa far cambiare idea...-

E grazie a te...

che leggi soltanto

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