Mio fratello.

di Michelle11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo. ***
Capitolo 2: *** Secondo. ***
Capitolo 3: *** Terzo. ***
Capitolo 4: *** Quarto. ***
Capitolo 5: *** Quinto. ***



Capitolo 1
*** Primo. ***


1.
Mio fratello
1.

Letizia


Ero stata chiusa tutto il giorno nella mia stanza, combattendo con degli esercizi di algebra che non volevano assolutamente collaborare. Ero stanca morta e mi sentivo sul punto di esplodere. Diedi un'occhiata veloce all'orologio e mi accorsi che era già volato metà pomeriggio e perciò decisi di uscire. Mi sistemai in un attimo e raggiante corsi giù per le scale. "Ehi Lizzy!" mi voltai sapendo bene a chi apparteneva quella voce "Mich!" mi avvicinai per salutare mio fratello. Era di tre anni più grande di me e non propriamente mio fratello. Mia mamma infatti dopo la morte di mio padre, avvenuta quando lei era incinta di me, si risposò quando avevo appena 7 anni con il papà di Michele. Lui è un uomo dolcissimo e mia madre dicendomi sempre quant'è simile a mio padre, mi ha convinto a chiamarlo "papà". Io e Michele siamo molto diversi. Lui è moro e riccio; e lascia sempre che i suoi capelli in piccoli ricci morbidi gli scendano sul collo. Io invece, di statura molto più bassa di lui, ho i capelli castani con simpatici riflessi rossi che scendono lisci sulle spalle. Il colore degli occhi invece sembra accumunarci. Li abbiamo entrambi di un castano molto chiaro che, se colpito dalla luce, viene decorato da tanti sottili raggi dorati. "Dove vai?" mi chiese gentile "Ehm.." uscivo con Daniele, un suo amico che mi stava dietro da un pò. Non era decisamente il mio tipo, ma mi piaceva uscire con lui. Michele non voleva che noi ci vedessimo, lo conosceva e sapeva che non era un ragazzo affatto serio. Spesso avevamo litigato per questo, diceva di volermi solo proteggere, ma non sopportavo mi dicesse cosa fare. "Niente di che.. Faccio un giro.."  rimasi sul vago, odiavo litigare con lui "Lizzy, mi stai nascondendo qualcosa?" sospirai "Esco con Daniele" mi rivolse uno sguardo di rimprovero "Mich, ti prego, non iniziare.." i suoi occhi erano fissi nei miei "Letizia ne abbiamo già parlato! Non voglio che esci con quel ragazzo, non mi fare arrabbiare" quasi ringhiava "Io faccio quello che voglio! Non mi interessa ciò che dici! E' la mia vita, Mich! MIA!" "Ti voglio solo proteggere! Quel ragazzo ti farà soffrire, ti devi fidare di me!" "Se dovrò soffrire lo farò, ma per una mia scelta!" si addolcì, sospirò e si avvicinò a me. Mi alzò il viso e mi accarezzò la guancia "Leti, tesoro, guardami.." alzai lo sguardo "mi preoccupo per te, è normale! Sono tuo fratello!" lo riabbassai "Tu non sei mio fratello" mi pentii subito di quelle parole appena le pronunciai, ma era troppo tardi. Si impietrì all'istante e mi lasciò andare. Cercai di chiamarlo "Mich.." "Vattene" fu un sussurro, freddo, triste. Me ne andai, in quel momento era la cosa migliore, ma chiamai Daniele dicendogli che non sarei uscita con lui. Passeggiai per un pò, sedendomi su una panchina di un parco vicino casa. Qualche lacrima mi rigò la guancia, per come avevo ferito mio fratello.
Dopo qualche ora tornai a casa quasi correndo. Salutai di sfuggita i miei e spalancai la porta della stanza di Mich. Era a letto sdraiato con le cuffie alle orecchie, sicuramente non mi aveva sentito entrare. Mi sedetti accanto a lui che tolse le cuffie e si voltò verso di me. "Leti mi hai ucciso con quelle parole oggi, non puoi capire che pomeriggio di inferno ho passato.." di nuovo quelle lacrime sgorgarono dai miei occhi "Mi dispiace" singhiozzai. Mi abbracciò e appoggiai la testa sul suo petto, come facevo ogni volta che combinavo qualcosa di sbagliato. Lui mi accarezzava i capelli "Lo so che non lo pensi davvero, non ti preoccupare, è passato!" mi sorrise e quella luce nei suoi occhi mi rincuorò un pò. "Ti voglio bene fratellone" "Anch'io scema" e mi baciò la fronte. Non riusciva ad essere arrabbiato con me per più di qualche minuto, il nostro legame era così forte che nemmeno dei veri fratelli credo possano avere.


Michele

Guardavo la mia sorellina crescere, diventare sempre più grande e bella. Iniziava ad uscire con altri ragazzi e la cosa mi dava terribilmente fastidio. Non doveva toccarla nessuno, è mia sorella! Fu quando compì 16 anni l'anno passato che capii che quella gelosia non era legata solamente al fatto che fosse mia sorella, che iniziai a non uscire più con nessuna, che capii che non erano casuali i miei sogni perpetui su di lei. No, non era un caso. Mi stavo innamorando di quel piccolo adorabile mostriciattolo. Ma non riuscivo, non riuscivo ad ammetterlo neanche a me stesso allora. Mi ritrovavo spesso a osservare sognante le curve nascoste dai suoi vestiti, vedevo negli anni le sue forme farsi sempre più belle, la vedevo trasformarsi in una donna, una donna stupenda. E intanto in me cresceva la voglia di farla mia. Mi vergognavo di me stesso, mi sentivo un mostro, innamorarmi e soprattutto fare dei pensieri del genere su di lei! No, non potevo permettere una cosa del genere. Qualche mese dopo il suo compleanno decisi di partire, ma le sue lacrime, le sue suppliche mi imposero di rimanere. Di fronte a lei perdevo la forza di ribattere, di persistere nelle mie idee se lei non era d'accordo. Mi scioglievo completamente, volendo avrebbe potuto fare di me qualsiasi cosa. Ovviamente di ciò lei non sapeva niente, ormai andava avanti da un anno, e non avrebbe mai saputo nulla. Che cosa sarebbe della sua vita se capisse di non potersi fidare neanche di suo fratello? Mi bastava quello in fondo, essere importante per lei, poterla proteggere.. mi bastava, no? Ebbene no. Non riuscivo più a trattenermi dall'attrazione fisica che mi legava a quella piccola donna. E avevo paura di questa voglia tremenda, avevo paura di poter da un momento all'altro saltarle addosso senza accorgermene. Quando sedeva accanto a me, mi abbracciava, accarezzava la pelle del mio braccio come si divertiva a fare, dentro di me si risvegliava prepotentemente quella voglia e nelle parti basse qualcuno si alzava cercando di farsi notare dall'autrice di quei brividi meravigliosi che iniziavano a percorrermi la schiena... No, cavolo di nuovo! Dovevo smetterla di pensare a lei. Basta!




Vi incuriosisce questa storia? E' un'idea che mi è nata da un sogno. Ditemi se secondo voi vale la pena che continui. Ci tengo!

Un bacio.

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Capitolo 2
*** Secondo. ***


1.
Mio fratello
2.

Letizia


Ebbene si, aveva ragione Mich.
 Quel sabato sera uscii nuovamente con Daniele. Mangiammo in un piccolissimo ma elegante ristorante e fu una bellissima serata. Lui era molto galante e dolce con me e nello stesso tempo riusciva sempre a farmi ridere. Stavo bene con lui, ma niente di più. Quella stessa sera con la stupida scusa di dover prendere urgentemente una cosa a casa mi porto da lui e guarda caso la casa era completamente vuota. Mi spaventai. Non era pronta ad avere un rapporto sessuale, specialmente con lui. Ero ancora vergine e sarei voluta rimanerlo ancora per un bel pò. Rimasi vicinissima alla porta, pronta a fuggire se ce ne fosse stato bisogno. Ok, forse stavo un pò esagerando, ma Michele mi aveva spiegato bene come lui "usava" le ragazze e non volevo essere una delle tante. "Siediti Leti" mi disse indicandomi con un sorriso gentile il divano. Sospirai e mi sedetti. Senza accorgermene strofinavo le mani sulle gambe avanti e indietro cercando di calmare la tensione, allungando inavvertitamente l'orlo della gonna che indossavo. Dopo poco mi chiamò "Vieni Leti!"  tentennai, ma lui arrivò tirandomi per un braccio nella sua stanza. "Senti Daniele io.." mi zittì baciandomi. Inizialmente ricambiai, ma quando le sue mani incominciarono ad accarezzare la mia pelle sotto i vestiti mi alzai di scatto allontanandolo da me. "Sei impazzito? Non stiamo nemmeno insieme! Non ti permettere mai più a toccarmi!" cercai di mostrarmi sicura di me, ma lui rise amaro e mi venne incontro sfidandomi mentre io indietreggiavo ad ogni suo passo. "Daniele smettila, mi fai paura!" "Dai, tesoro, lasciati andare... anche perché non hai altra scelta!" mi spinse contro il muro appoggiandoci le mani. Ero circondata e non potevo muovermi. Mi sentivo tremare terrorizzata e non avevo la più pallida idea di come uscire da quella situazione, ma l'unica cosa che riuscivo a immaginare era l'espressione di mio fratello quando sarebbe venuto a sapere dell'accaduto. Quando iniziò a sbottonarmi la camicietta e appoggiò le sue labbra bavose sul mio collo riuscii a reagire. Gli tirai, infatti, una ginocchiata proprio che lo fece subito cadere in terra sbraitando. Approfittai della situazioni per abbandonare subito il palazzo. Mi nascosi, ancora scossa, dietro il primo angolo che trovai e chiamai Michele scongiurandolo di venirmi a prendere. Arrivò quasi subito. Con espressione preoccupata scese dal motorino guardandosi attorno. Corsi verso di lui e senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi mi strinsi al suo petto. "Ora andiamo a casa" la sua voce era di ghiaccio e non riuscivo a capire perché.



Michele


Ero stato in ansia tutta la sera. Sapevo quali specie di fantasie giravano nella testa di Daniele su mia sorella e non potevo assolutamente accettare il fatto che uscisse con lei. Ma purtroppo aveva ragione lei, non glielo potevo impedire. I miei erano andati a cena fuori sicuri che anch'io sarei uscito essendo sabato sera, ma ero troppo agitato. Passai tutto il tempo a casa camminando avanti e indietro per i corridoi, stringendo i pugni e osservando ogni istante l'orologio. Quando mi squillò il cellulare e lessi il suo nome andai fuori di me, sapendo con certezza che quel maiale le aveva fatto qualcosa. "Che è successo?" la sua voce era rotta, terrorizzata, non ci vedevo più dalla rabbia "Vieni ti prego.. Sono sotto casa sua" riattaccai senza neanche rispondere e mi precipitai da lei. Scesi e lei mi corse incontro abbracciandomi. "Ora andiamo a casa". Ero furioso. Abbracciandomi aveva stretto tra le sue piccole mani la mia maglietta e non riuscii a guardarmi negli occhi. Si sentiva in colpa e questo significava solo una cosa. Si era donata a lui. Quel piccolo fiore aveva perso la sua verginità con un maiale che voleva solo divertirsi perché le seghe che continuamente si faceva nel suo bagno non bastavano a soddisfare il suo malato bisogno di sesso. Cazzo. Io lo uccido! "Michele ti prego rallenta!" dalla rabbia che mi scorreva nel corpo graffiandomi la pelle non mi accorsi di quanto andassi veloce e, per non spaventarla, cercai di fare come mi aveva detto. Arrivati casa, non riuscii ad affrontarla. Ero troppo arrabbiato e non volevo mi vedesse così. Entrai in camera mia sbattendo la porta. Anche in quel momento incominciai a muovermi avanti e indietro per casa cercando di cancellare quelle immagini di loro due insieme che si affacciavano crudeli nella mia mente. Mi fermai davanti a un piccolo disegno che mi fece da piccola sul quale c'era disegnato un mio ritratto con scritto "Il mio principe". Come ogni volta sorrisi guardandolo, ma ricordando tutti gli avvenimenti da poco accaduti una corda strettissima mi stritolò il cuore togliendomi il respiro. "Mich posso entrare?" la sua era quasi una supplica, aveva bisogno di un fratello ora, non dovevo tirarmi indietro. Gli aprii la porta e si gettò sopra di me abbracciandomi. "Vieni lizzy" la portai sul letto e lei mi abbracciò nascondendo il viso sulla mia spalla. I suoi sospiri caldi mi accarezzavano la pelle del collo, sarei potuto impazzire. "Ora dimmi, che è successo?" i suoi respiri si fecero sempre più irregolari e sentii il suo petto muoversi su e giù come se cercasse di trattenere il pianto. "Dai, piccola sfogati..." e scoppiò a piangere. Quel mostro! Le aveva fatto male? Si era già pentita? Si sentiva in colpa verso di me? Non lo so, ma vederla piangere in quel modo mi distruggeva l'anima. Era fra le mie braccia disperata e io? Io non potevo fare nulla se non accarezzarle quella bellissima chioma rossa che nascondeva il suo bellissimo viso. "Mich, mi dispiace! Avevi ragione tu... Lui... lui ha cercato di.. insomma, hai capito!" si spostò meglio e alzò il viso verso di me "Mi ha spinto contro il muro, ma l'ho colpito e sono riuscita a scappare.." quindi non avevano fatto sesso! "Ho avuto tanta paura, avrei voluto averti ascoltato..." Non avevano fatto sesso! La strinsi più forte, egoisticamente gioioso di quella notizia, ma ricollegato il cervello capii che quel verme stava per molestare mia sorella! "IO LO UCCIDO!" urlai sollevandomi "Stai tranquilla piccola.. In fondo non potevi sapere, ma ora gliela faccio vedere io!" mi alzai dirigendomi sicuro verso la porta quando mi chiamò. "Ti prego Mich no, lascia perdere! Io ho bisogno di te, ti prego, devo stare con te!" mi sciolsi a quelle parole e sentii una grande pena, piena d'amore, avvolgermi il cuore. Come aveva potuto far sparire quel suo stupendo sorriso? In quel momento giurai a me stesso che al più presto sarei riuscito a rifarla ridere spensierata. Ritornai da lei riaccogliendola fra le mie braccia e passammo la notte così abbracciati con lei che si sfogava ed io che la ammiravo sognante cercando di rassicurarla. "Ci sarò sempre per te Lizzy, sempre".







Grazie mille a tutti! Sono così contenta che vi abbia incuriosito! :) Spero vi piaccia anche questo capitolo.. Fatemi sapere!

Un bacio a tutti!

 

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Capitolo 3
*** Terzo. ***


1.
Mio fratello
3.

Michele


Aprii lentamente gli occhi e subito quel suo soavissimo profumo mi invase il corpo. Mi sentii lievitare, sospeso in quell'aria che lei aveva intossicato rendendomi ubriaco. Dormiva ancora appoggiata al mio corpo. Le sue mani sul mio ventre, il suo viso sul mio corpo che osservavo muoversi su e giù seguendo il ritmo del mio respiro. Quant'era bella. Cercai di limitare al minino ogni movimento per poterla osservare in quel modo per ancora un bel pò. Lentamente, quando non riuscii più a trattenermi, posai una mano sul suo viso sfiorandolo appena e il mio cuore sussultò di gioia quando, dopo il mio tocco, si disegnò un bellissimo sorriso sul quel piccolo angelo. Quando il sole illuminò il suo viso notai un piccolo, ma stupendo particolare. Le sue ciglia all'attaccatura erano rosse come i riflessi dei suoi mervigliosi capelli e sfumavano verso l'esterno in un colore sempre più scuro fino a raggiungere un nero intenso. Notai inoltre un piccolo neo dietro l'orecchio destro che sembrava avesse la forma di un minuscolo cuore. Era così bello ammirarla. Mi sentivo vicino a lei come non mai e dimenticavo  quasi totalmente di essere solo suo fratello. Decisamente il buongiorno più bello della mia vita.
Aprì gli occhi e si guardò attorno. Li richiuse e si accocolò meglio su di me. Sorrisi. "Buon giorno dormigliona.." mugulò piano ma non fece segno di volersi alzare. "Dai è tardi Lizzy!" sbuffò e ad un tratto sobbalzò spalancando gli occhi. "Oddio! Che ore sono?" "Le 11..." si alzò di scatto ripetendo come un isterica "..è tardi, è tardi, è tardi!" e si rifugiò nel bagno. Rimasi impalato senza capire cosa fosse successo e con un enorme vuoto all'altezza del petto dove lei prima dormiva tranquilla. Uscii già vestita bella come sempre e si diresse verso la porta; poi come se si fosse ricordata di qualcosa di importante venne verso di me che la fissavo ancora immobile sul letto. Saltò su di esso e mi abbracciò. Sentivo il suo corpo modellarsi sul mio, sentivo i suoi seni spinti contro il mio petto e... stavo per impazzire totalmente. Cercai di pensare ad altro, ma quel profumo... Ero fuori di me, maledettamente eccitato e in quel momento come un fulmine mi passò in testa un idea folle: saltarle addosso. "Ti voglio bene fratellone, grazie" con quelle parole tutti i miei sensi si annullarono e mi sciolsi, ricordando chi ero realmente. Merda. Suo fratello. Le accarezzai la testa. "Vai Lizzy. A dopo" mi accorsi da me del tono triste della mia voce e il suo sguardo mi confessò che anche lei l'aveva notato. Succedeva sempre cosi. Quando entravo in contatto con il suo corpo i miei pensieri correvano su un onda che mi ero imposto di ignorare, ma era impossibile. Il suo corpo è così eccitante e il desiderio proibito che ho di lei aumenta ancora di più il suo maledetto effetto. Sospirai e sedendomi sul bordo del letto mi passai le mani fra i capelli cercando di rilassarmi. Mi si avvicinò "Cosa c'è Mich? Che hai?" scossi la testa e mi sforzai di sorridere "Va tutto bene, tranquilla!" mi alzai e andai in bagno. Guardai il mio riflesso, il riflesso di un mostro, di un pervertito che perde la testa per sua sorella. Stavo male ed ero destinato ad esserlo per sempre, è la giusta punizione per gli animali come me.

*L'amore è un animale selvaggio,
  cadi sempre nella sua trappola,
  ti fissa dritto negli occhi,
  del suo sguardo resti ammaliato.

                                                             

Si, fa male, maledettamente male. Non penso ad altro, è diventata un'ossessione, l'unica mia ragione di vita. Non mi apparterrà, mai. Cosa fare? Avrei mai potuto dimenticarla? Tutti i giorni sotto il mio sguardo, tra le mie braccia.. No, sarebbe impossibile smettere di amare quel piccolo angelo. Cosa dovevo fare? Il mio corpo si rifiutava di fare ciò che era giusto, il desiderio era troppo.. Ma la vita troppo breve per trascorrerla tormentato dal dolore di una voglia irrealizzabile.
Andai nella sua camera, sentii il forte odore di donna tra i suoi vestiti, accarezzai le lenzuola che ogni notte sfioravano il suo corpo, sorrisi al suo dolce visino ritratto dalle fote che tappezzavano le pareti. Perché doveva essere tutto così difficile?
Uscii di casa senza neanch'io sapere bene dove stessi andando. Correvo come un pazzo, con un'energia che non sapevo di avere. Non so come feci ma la raggiunsi. Era davanti a me, camminava lentamente al suo solito con l'mp3 alle orecchie. Non pensavo a niente, il mio corpo agì da solo. La accolsi tra le mie braccia stringendola da dietro. Come è normale che sia, si spaventò e si girò di scatto. "Michele!" sospirò con un misto tra rimprovero e sollievo. Non risposi stringendola ancora più forte e nascondendo la testa tra i suoi capelli. "Che è successo?" Sapevo di averla turbata, non mi aveva mai visto così fragile. "Niente, abbracciami". Lo fece, stringendomi anche lei, il mio cuore batteva all'impazzata, le mie mani tremavano dalla voglia di muoversi e accarezzare ogni minima parte del suo corpo, le mie labbra pulsavano dalla voglia di baciare il suo collo vicinissimo a me. Ero sicuro di non riuscire a resistere e non lo volevo fare. L'avrei baciata, fatta mia per pochi istanti e poi sarei andato via dalla sua vita. Ero stanco di soffrire. La tirai allontandola da me quanto basta per appoggiare la fronte sulla sua. La fissai negli occhi, sembrava un pò stranita, ma tranquilla nelle braccia del fratello. I suoi occhi mi immobilizzarono. Avrei davvero tradito la sua fiducia? Poi successe l'inimmaginabile.
Mi baciò. Lei baciò me! In un movimento quasi impercettibile mi trovai le sue labbra premute sulle mie, calde e sensuali. La strinsi ferocemente senza chiedermi il perché di quel gesto e la baciai dolcemente assoparando quel momento con tutto me stesso. Quando si staccò, mi sorrise raggiante. Ero confuso ed estremamente nervoso. "Che..?" "Scusa Mich, ma hai visto che faccia ha fatto?!" Mi voltai e alle mie spalle c'era Antonio, ex di Letizia che l'aveva tradita dopo appena un paio di settimane che stavano insieme. Voleva farlo ingelosire. Me lo dovevo aspettare da una ragazza.
La guardai, ero furioso e triste. Triste come non mai. "Sei solo una bambina". Non aspettai neanche una risposta; non sentivo più il mio cuore battere dalla delusione. Mi diressi a casa di Sara. Con quel suo fisico divino avrebbe saputo bene come consolarmi e farmi dimenticare per un momento tanta rabbia e frustazione.
 
        


Perdonatemi.

* La traduzione della parte finale di Amour dei Rammstein.
 

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Capitolo 4
*** Quarto. ***


4. Mio fratello
4.

Michele


"Michele, che sorpresa pensavo di non rivederti più!" Sara davanti la porta di casa sua mi sorrideva sprezzante. "Sei sola?" "Si, come sempre del resto.." "Bene". Evitando il suo sguardo la spinsi con forza dentro chiudendo la porta alle mie spalle, lei capì al volo e mi porto nella sua stanza. Sfogando tutta la mia rabbia la gettai nel letto e incominciai a spogliarla ferocemente. "Mi fai impazzire Mich.." sussurrò infastidendomi "Stai zitta per piacere". Stava per rispondere quando la penetrai violentemente con due dita e si mise a urlare. Continuai i miei movimenti mentre lei cercava di spogliarmi. Mi staccai spogliandomi da solo. Lei cercò di ribaltare le posizioni e mettersi sopra di me, ma non glielo permisi "No, oggi comando io". Sentivo il suo odore così forte e quasi fastidioso e immaginavo come dovesse essere quello delicato e dolce di Letizia..
Entrai dentro di lei con forza, sempre più velocemente, sempre con più rabbia dimenticando quei pensieri così dolorosi che mi tormentavano continuamente. Sarà anche acida e appiccicosa ma questa ragazza è una dea nel fare sesso. Riuscii a non pensare a niente e venni dopo non molto sul suo seno meraviglioso che non avevo completamente calcolato fino ad allora. Mi sentii meglio, anche se per poco. Mi sdraiai e lei si accocolò accanto a me, non la degnai di uno sguardo sentendomi anche un pò in colpa nei suoi confronti. Cercò di avvicinarsi alle mie labbra per baciarmi, ma non glielo permisi. Le sussurai un flebile "scusa" e vestendomi velocemente uscii da casa sua. Quel sollievo che avevo provato fino a poco prima si era dissolto nel nulla quando, vedendo il suo viso avvicinarsi per baciarmi, la tolsi per mantenere sulle mia labbra il ricordo del dolcissimo sapore di Letizia. Che stupido.
Ma poi cos'è l'amore? Siamo degli animali, bestie che reagiscono a istinti, solo poco più sviluppate. Ma l'amore.. E' una sensazione tremendamente forte, indescrivibile, ci differenzia dagli altri essere viventi. Nasce dentro di noi, cresce e si traduce all'esterno in un gesto, un sorriso, uno sguardo.. Ma se non è possibile esprimerlo, rimanendo all'interno, incomincia a bruciare le pareti ed è lì la fine. Il nostro corpo non ci appartiene più, diventa cenere con il ricordo di un amore. Ma allora se fa così male, perché i nostri anticorpi non lo scacciano come una qualsiasi malattia? E soprattutto perché l'uomo non riesce a farne a meno? Se fa così male perché non riesco a smettere d'amarla? Sono stanco. Tremendamente stanco.
Arrivai a casa senza salutare i miei che mi aspettavano con visi gioviali, correndo nella mia stanza per non incontrarla. Che risposta avrei mai potuto dare alle sue domande? Sentii la sua voce che salutava i miei e nervosissimo seguii il rumore dei suoi passi che si avvicinavano. Bussò alla porta. Merda. "Entra" dissi senza far trasparire emozioni, o almeno provandoci. "Sei arrabbiato?" mi chiese piegando il viso per scorgere l'espressione del mio nascosto tra le mani. Mi sollevai con un sorriso forzato. "E' tutto a posto, ora esci che mi devo cambiare" Sembrò un po' titubante, ma alla fine uscì annuendo. Sapevo bene che non le sarebbe bastato, sarebbe tornata e avrei dovuto affrontarla. Intanto mi cambiai facendo finta di niente e presi l'elettrica per rilassarmi suonando.
Eccola. "Posso entrare?" "Si, certo Letizia" si sedette accanto a me che, fingendo indifferenza, continuavo a suonare."Senti non so cosa sia successo stamattina, il perché te ne sia andato in quel modo, ma se ti ha dato fastidio quel gesto ti chiedo scusa.." mi guardò, ma vedendo che non avevo intenzione di rispondere continuò ".. non mi dare spiegazioni se non ti va, ma ti prego, non essere arrabbiato con me.." La fissai, sbalordito nel sentire quelle parole. Strano. "Vieni qui piccola" L'abbracciai e la sentii tranquilizzare. Mi sarei dovuto sentire meglio in quel momento ma non fu così, un grande blocco all'altezza dello stomaco non me lo permetteva. "Senti..." mi irrigidii, sapevo che non era possibile avesse frenato la sua curiosità. "..Che hai in questo periodo? Sembri molto triste, anche mamma e papà se ne sono accorti..."
Sospirai con un misto di sollievo e dispiacere. Stavo facendo stare male tutti. "Niente, dovete stare tranquilli, è solo un periodo un pò no!" abbozzai un sorriso. Lei abbassò lo sguardo. "Mi fa male vederti così, rivoglio il mio Mich..." Mi si sciolse il cuore. "Fidati, non vorresti sapere il perché." mi lasciai sfuggire con tono duro, ma lei non ne sembrò turbata "Io... Credo di aver capito Michele.." rimasi immobile, stando ben attento a controllare le mie reazioni "Ti sei innamorato vero? Di quella... Sara" storse la bocca pronunciando quel nome, a quanto pare non le piaceva. Mi uscì una risata isterica "Per l'amor di Dio no!" poi incrociando il suo sguardo aggiunsi "Non di lei." Stavo sbagliando, sentivo quanto fosse facile in quel momento leggermi negli occhi ciò che cercavo di nascondere da tanto tempo, ma non ebbi il coraggio di distogliere lo sguardo e, stranamente, neanche lei lo fece. Poi scosse la testa, come per riappropiarsi delle proprie facoltà e mi afferrò una mano, stringendola forte tra le sue esili dita. "Vorrei me ne parlassi" disse improvvisamente con determinazione "Non è il caso, non insistere" feci scivolare la mia mano dalla sua stretta e tornai alla chitarra. Sentivo il suo sguardo addosso mentre mi alzavo e la posavo nella sua custodia lentamente. Mi voltai deciso a mandarla via, ma mi bloccai guardandola. Aveva impresso in viso un sorriso malizioso e tremendamente sexy e lo sguardo che lo accompagnava era ancora peggio. Che stava facendo? Deglutii quando si avvicinò a me lasciando scivolare le dita sui contorni dei mobili. Stavo immobile e non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Sembravo un uccello incantato dal suo predatore e terrorizzato da ciò che sarebbe successo dopo. Anche se a quel punto sarebbe diventata lei la preda. "Che cosa.." Rise soavemente e posò un dito sulle mie labbra per farmi tacere. "Credi davvero non mi sia accorta del modo in cui mi guardi? Di cosa succede lì sotto.." indicò i miei pantaloni "..ogni volta che mi avvicino.. troppo" concluse alzandosi sulle punte per sfiorare con le labbra il mio orecchio. Resistetti dall'istinto di tirarla verso di me e baciarla sentendo la voce di mio padre che ci avvertiva che lui e la mamma stavano uscendo. Eravamo soli. La guardai, i suoi occhi erano accesi da una strana luce. Non capivo. Dov'era finita la Letizia dolce e innocua? Rabbrividii quando iniziai a rimettere tutti i pezzi al loro posto. Le occhiate incuriosite che ultimamente mi indirizzava, quel bacio che non era assolutamente finto, il suo strusciarsi, a questo punto non casuale, quando ci abbracciavamo. Rise della mia espressione sconvolta. "Da quando lo sai?" mi sembrava inutile e sciocco mentire. "Quando abbiamo dormito insieme, tu.. pronunciavi il mio nome nel sonno.. E' stato piacevole" per, un attimo tornò la mia Letizia "Mi piaceva provocarti, ma.." il suo sorriso si spense e sospirò "Non sopporto vederti soffrire Mich, non ci riesco proprio" Si avvicinò a me appoggiando la testa sul mio petto, rimasi immobile per seguire il discorso "Sapere che la causa del tuo dolore sono io è ancora peggio e ti chiedo scusa per il mio comportamento imperdonabile" La strinsi, arrabbiato per come mi aveva preso in giro, ma incapace di trattarla male. "E ora? Ora cosa potrebbe cambiare? Perché tutto questo? Ti sembra possa farmi stare meglio? No, non è così" Il mio intento era quello di sembrare arrabbiato ma le mie parole furono solamente un lungo lamento appena udibile. Si staccò da me, quanto bastava per fissarmi negli occhi. "Può cambiare tutto Mich" E mi baciò. Rimasi fermo sapendo che non mi sarei trattenuto a lungo. Poi risposi al bacio, più ardentemente di quanto avrei dovuto. La presi dai fianchi e la strinsi a me, sentii il suo corpo, protagonista dei miei sogni, combaciare perfettamente col mio. Staccammo le labbra per riprendere fiato, i suoi occhi erano ancora chiusi e un piccole gemito uscì dalla sue labbra. Mi avvicinai al suo collo e lasciai una piccola scia di baci umidi fino a raggiungere l'orecchio che torturai mordendolo "Sei bellissima" le sussurrai. Fu più o meno in quell'istante che la situazione precipitò. Le sue mani scivolarono sotto la mia maglietta e in uno scatto impercettibile mi trovai a petto nudo, baciandomi indietreggiava tirandomi verso il letto.  Le mie mani erano dappertutto sul suo corpo, sapevo di dovermi fermare ma nessuna cellula del mio corpo voleva obbedire. "Letizia.." cercai di richiamarla, ma lei capovolse le posizioni e mi spinse sul letto. "Michele?" sussurò in tono ironico e tremendamente sexy. "Cosa.." "Zitto, voglio fare l'amore con te, non c'è niente da spiegare" Tremai a quelle parole. E ritornai sopra di lei, la spogliai fissando il suo corpo meraviglioso che per quella notte sarebbe stato mio. Baciai ogni minima parte della sua pelle, inebriandomi del suo profumo, adorando il suo sapore, compiacendomi di ogni suo gemito di piacere sapendo, purtroppo, che presto mi sarei svegliato da quell'incredibile sogno.
 


Niente è impossibile.
 

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Capitolo 5
*** Quinto. ***


4. Mio fratello
5.

Michele


Qualcuno bussò alla porta. "Michele, posso entrare?" Ero ancora a letto completamente nudo, con accanto quel piccolo angelo che quella notte mi fece impazzire. Non avevo mai passato dei momenti pieni di emozioni tanto intense; credo di aver capito l'enorme differenza tra amore e sesso. Dopo aver fatto sesso ci si sente bene, rilassati, liberi dalla tensione accumulata durante il giorno, ma è una cosa leggera che passa. Dopo aver fatto l'amore ci si sente elettrizzati, fuori di sè. Personalmente l'ho trovato stupendo, non ho mai provato niente del genere e non saprei descriverlo, ma mi ha riempito i polmoni, mi ha donato un senso di beatezza totale, non potrei più fare a meno di questa felicità che non provavo da così tanto.. Sono dell'idea che non si possa paragonare al sesso, assolutamente!
 Mi guardavo allo specchio, aggiustando con una mano i capelli arruffati dalla notte parecchio movimentata e osservando quel sorriso sincero che da molto non si trovava sul volto di quel ragazzo nudo di fronte a me. Mi sentii sfiorare la schiena dalle sue esili dita, rabbrividii e i ricordi di quella notte mi invasero la mente. Lei sopra di me che sospirava il mio nome, trattenendo a stento le grida di piacere.. I suoi morsi, i graffi che mi aveva lasciato sulla pelle, il suo odore e sapore, così dolce e sensuale.. E il suo corpo. Dio, il suo corpo! Già da vestito riesce a far voltare tutti i ragazzi che la circondano, ma nudo... Mmm, non potevo pensarci. Ricordai nettamente ogni istante di quella notte densa di passione, nella quale divenni una cosa sola con la mia amata e mi sentii invadere nuovamente da tutte quelle sensazioni vivissime. Mi girai di scatto "Buongiorno" mormorai, non sapendo come comportarmi. Era pur sempre mia sorella! Mi diede un piccolo bacio sulla guancia e disse: "Mettiti qualcosa addosso e apri a mamma!" Mi sorrise e si rifugiò in bagno. Le obbedii. "Buongiorno Mà" le sorrisi e sembrò scossa da tutto quel buon umore. Cercai di ricordarmi com'ero fino a una notte fa, ma non ci riuscii. Sembrava quasi che i miei ricordi non volessero tornare indietro. "Ehi, tutto bene?" era attenta alle sue parole come se temesse che dicendo qualcosa di sbagliato mi avrebbe rovinato l'umore. "Sisi, che c'è?" Le sorrisi nuovamente e stavolta ricambiò. "Niente, volevo vedere come stavi.. Ma a quanto pare va tutto bene." "Si, mamma è così." E fui sincero per la prima volta dopo molto tempo. Chiusi la porta e bussai a quella del bagno. "Lizzy?" Sentii un rumore di acqua che scorreva. "Entra!" quasi urlò, temendo che l'acqua coprisse la sua voce. Nuovamente feci come lei mi diceva. Mi dava le spalle ancora nuda, mentre entrava nella doccia. Mi incantai a guardare il suo fondoschiena e sospirai di sollievo ricordandomi che ero vestito e che la mia erezione non sarebbe stata tanto evidente. Si voltò verso di me "Oh, scusa.. Non ti avevo sentito entrare" Non saprei dire se non si rendesse sul serio conto dell'effetto che produceva su di me il suo corpo, o se solamente era molto brava a fingere quella naturalezza così.. eccitante. Si avvicinava quando notai quel suo strano rossore sulle guance. Capii che erano i miei sguardi che si soffermavano affamati sulle sue curve a provocarlo e, con fatica, li distolsi per guardare il suo viso e sorriderle. Lei ricambiò e mi tolse il fiato come sempre. E' impossibile amare così tanto qualcuno. Mi abbracciò e strinsi la sua pelle appena bagnata sotto le mie mani. "Lo sai che è stata la mia prima volta?" Sussurrò forse un pò imbarazzata. Si, lo sapevo. Eccome! Quanto l'avevo spiata per accettarmi che fosse ancora vergine prima che la gelosia mi divorasse? E ora.. aveva fatto l'amore con me, aveva scelto me per primo. Gioii sentendo questa consapevolezza farsi strada dentro me, ero così dannatamente felice che stentavo a credere che fosse tutto reale. Temevo di svegliarmi nel mio letto solo quella mattina, ad abbracciare il vuoto nel quale avrei solo voluto ci fosse lei. Invece lei c'era. Era tutto così strano, la situazione si era ribaltata in un attimo. Poche ore prima ero triste, depresso oserei dire, e subito dopo in paradiso. Quanto è imprevedibile la vita. "Perché con me?" le chiesi palesemente esaltato dalla sua rivelazione. "Non lo so, non ho ragionato molto stanotte!" rise di gusto, ma non mi unii a lei turbato dalle sue parole. Lo notò e mi guardò curiosa. "Lizzy te ne sei pentita?" sgranò gli occhi "Ho bisogno di saperlo" aggiunsi. Mi accarezzò le labbra con un dito. "E' stata la scelta più bella della mia vita" mormorò. Un sorriso mi scappò sotto le sue dita, le afferrai la mano, la strinsi al petto e tirandola verso di me la baciai. Ricambiò e le sue mani finirono meccanicamente sotto la maglietta e quest'ultima a terra come la sera prima. Mi spinse contro il muro e mi baciò il collo "E' tardi, tardi, tardi.." cantilenò sulla mia pelle. Mi lasciò ancora qualche bacio umido, poi si staccò e mi sorrise. Mi passò una mano fra i capelli. "Ci metto poco, promesso!" esclamò visibilmente allegra, mi guardò maliziosa e aggiunse "Puoi guardare se vuoi!" risi "Non è il caso, faccio colazione! Vuoi qualcosa?" "Fai tu, mi fido!". Mi diressi in cucina e preparai delle fette biscottate con nutella e due enormi tazze di latte caldo. Ovviamente i miei non erano a casa, perennamente a lavoro anche d'estate. Lavoravano insieme, si amavano così tanto da aver fatto di tutto per trovare un posto dove poter fare anche il proprio dovere insieme, non sopportavano di doversi separare. Anche se ad età già abbastanza avanzata e con tante esperienze alle spalle, insieme sembravano ancora una coppietta giovanissima alle prime armi, senza riuscire a staccare le mani di uno da quelle dell'altro, e con gli occhi sempre illuminati da quell'amore così profondo ed intenso da essere invidiato da chiunque. Sorrisi ricordando gli sguardi che si scambiavano continuamente, il loro modo di punzecchiersi.. Poche persone continuano ad amarsi così dopo aver trascorso molto tempo insieme. "A che pensi?" Intravidi il suo bellissimo viso che spuntava sulla mia spalla, mentre le sue braccia mi stringevano la vita. "A mamma e papà" risposi girandomi verso di lei e mi si spalancò la bocca guardandola. Aveva ancora i capelli umidi e indossava una mia camicia bianca dalla quale traspariva tutto dato la sua pelle ancora leggermente bagnata. Posava sulle mutandine di pizzo nero, che sottili e invitanti spuntavano al di sotto. Era bellissima. "Oh.. Ti dispiace?" sorrise passando le mani sulla camicia "Era per fare più velocemente" si scusò. "Certo che no, ti sta divinamente" Storse la bocca "Insomma.." Scossì la testa, alzando teatralmente gli occhi "Le donne!" Sospirai suscitando le sue risate. "Sei bellissima!" aggiunsi, guardandola serio e rispose con un sorriso di compiacimento. Tutto l'imbarazzo che ero sicuro ci avrebbe travolto sembrava solo una lontana e labile minaccia, eravamo noi stessi con parecchia intimità in più, ma sempre noi. Non sapevo se considerarla del tutto una cosa positiva, ma non volevo pensarci. Non in quel momento. Ci sedemmo e mangiammo, parlando poco ognuno perso nei propri pensieri. "Che fai stamattina?" le chiesi curioso. "Esco con un amico" Il suo tono era tranquillo e continuava a mangiare indisturbata la sua fetta piena di nutella. Cercai di mantenere un tono neutro. "Lo conosco?" "Non lo so, si chiama Andrea, va in classe con Simona" Passai in rassegna velocemente tutti i volti associati a quel nome, ma nessuno andava in classe con Simona, ne ero certo. "No, non credo di conoscerlo" Abbozzai un sorriso, rinchiudendo la gelosia in un angolo, ma non sono certo che la sformia che mi uscì si poteva definire tale. "Stai tranquillo Mich, faccio solo un giro così smette di lagnarsi" Mi sorrise a trentadue denti e volò a cambiarsi. Dovevo distrarmi. Chiamai Tony, sicuramente avrebbe avuto un pò di tempo libero per me. Infatti credevo bene, mi disse che aspettava da un pò una mia chiamata, era preoccupato anche lui. Lo passai a prendere poco dopo, aspettando di veder uscire Lizzy, graziosa come sempre. Lo vidi sul pianerottolo già pronto, con un' espressione piena di gioia. Mi venne incontro, sorridendomi esageratamente. "Finalmente, sei tornato fratello!" risi "Non ero partito!" Non gli avevo mai raccontato nulla di ciò che provavo e di quanto mi tormentasse, ma ero sicuro l'avesse capito. Mi conosceva come nessun altro al mondo, sapeva leggere ogni mia espressione e capiva al volo quando qualcosa non andava. Non mi chiese mai niente, neanche una conferma, e lo ringraziavo dentro di me sempre per quanto mi rispettasse. Sapevo che aspettava solo che fossi pronto a parlarne con qualcuno. Lui non mi avrebbe giudicato. Ero pronto. Era di fronte a me che mi scrutava serio, finchè i suoi occhi non si illuminarono di nuovo di quella gioia irrazionale. "Si, abbiamo fatto l'amore.." confessai quando non sopportai più quella sua espressione da "ho già capito tutto". Sembrava un bambino, traspariva da ogni minima cellula del suo corpo quanto era felice. "Oh, bene" disse solo. "Ho fatto l'amore con Lizzy" la sua espressione non cambiò, perciò avevo ragione: aveva già capito tutto. "E, se posso permettermi, com'è stato?" Stavamo passeggiando, le nostre gambe si mossero quasi involontariamente, eravamo sincronizzati, il suo piede non toccava terra se prima non lo faceva il mio, mi incantai a guardare quello strano incastro di passi. "E' stato magnifico" "Lo sapevo!" e per la prima volta dal suo tono trasparì la sua allegria. Scossì la testa, davvero contento di passare del tempo con lui, l'avevo trascurato tanto, ma era ancora lì accanto a me, felice per ciò che mi era successo, senza nessun risentimento per le infinite volte che l'avevo lasciato solo. Eppure sapevo che non c'era bisogno di ringraziarlo, l'avrebbe sicuramente letto nei miei occhi e tra le mie parole. "Non ci credo, è stato un così brutto periodo, non può essere finito.. Eppure" Ci sedemmo su uno scalino di un negozio chiuso; non è bello parlare di cose di un certo peso camminando, si ha bisogno di guardare l'altro negli occhi, leggere le sue espressioni. "Eppure..." ripresi "..non riesco ad avere paura. Quello che ho provato stanotte, quello che anche lei mi trasmetteva è stato troppo forte, ma... Tony, è mia sorella!" Mi sentivo già meglio a parlarne con qualcuno, il peso si allievò. "Mich, è una ragazza.. Mi fa male dirtelo, ma io credo tu debba stare attento. Non voglio che.." chiuse gli occhi per dare il giusto peso alle sue parole e continuò "Non la prendere a male ti prego, ma io temo se ne possa approfittare.." mi guardò per un istante per carpire una mia reazione, ma non vide nulla. Non c'era nulla. "So che è una brava ragazza, ma.. Devi stare attento, non ti illudere, non voglio perdere di nuovo mio fratello" Sospirai.
Sinceramente non capivo cosa intendesse con "approfittarsi", ma era sempre un bene prendere in considerazione i suoi consigli.. e poi aveva ragione. Non dovevo illudermi. Annuì, sorriddendogli per fargli capire che non ero arrabbiato. Sul suo volto tornò la gioia. "Allora? Che si fa?"
Stavamo ancora camminando senza meta, godendo il sole che scaldava lievemente senza soffocare, ma scivolando sulla pelle lasciando un piacevole calore, anche lui mi augurava il "bentornato". Per le strade le urla dei bambini che correvano divertiti facendo impazzire i genitori che cercavano disperati di fermarli, le ragazze che entravano di negozio in negozio comprando, comprando e comprando. I più anziani che godevano la bella giornata su una panchina leggendo il proprio giornale, ragazzi che li infastidivano dispettosi. Una comune giornata estiva, calda e piena di gioia. Ci sedemmo su una delle panchine del parco, sovrastata da un enorme albero. Alzai gli occhi al cielo e mi sentii invadere nuovamente dal senso di colpa del pomeriggio precedente quando vidi venirci incontro, con il suo solito sorriso sforzato, Sara. Tony soffocò una risata vedendo la mia espressione "Andiamo via!" sussurai "Ormai ci ha visto, non è bello!" Si stava proprio divertendo. "Ehi ragazzi!" cinguettò sedendosi sulle mie gambe e avvinghiandomi cercò di baciare le mie labbra. "No, Sara" mi lasciò un pò infastidita, rimanendo dov'era. Dopo poco iniziò a parlare ininterrottamente al suo solito e come sempre non l'ascoltai. Da lontano scorsi la chioma rossa e stupenda di Lizzy, scossi la testa temendo fosse un allucinazione, ma era lei e veniva verso di noi. Un sorriso smagliante si disegnò sulle mie labbra. Tony seguì il mio sguardo e la vide. "Ciao Lety!" Era praticamente di fronte a noi, con accanto un ragazzo troppo alto con un sorriso da ebete stampato sul volto, ma palesemente felice. La salutai sorridendole, felice di vederla. Non ricambiò, anzi mi fulminò con uno sguardo d'odio e mi accorsi che la sua aria sprezzante era soprattutto nei confronti di Sara ancora sulle mie gambe. Capii e sorrisi di compiacimento: era gelosa. Rispose cordiale a Tony e gli parlò ignorandomi completamente. Mi spostai un pò per guardarla meglio e notai che le sue dita erano intrecciate con quelle dell'ebete. Non ci vidi più. "Che cazz.." si volsero tutti verso di me che puntavo ancora lo sguardo sulle loro mani. Tony, temendo la mia reazione, mi richiamò "Michele.." il suo tono sembrava disinvolto, ma si percepiva l'urgenza di fondo. Chiusi gli occhi e sospirai profondamente. Un'idea si impresse nella mia mente e un sorriso crudele si fece spazio tra le mie labbra. Strinsi la vita di Sara sopra di me che reagì come speravo. Si voltò verso di me, avvinghiandosi come prima. Cercai di vedere Letizia, tra i capelli di Sara che mi coprivano il volto. Ci stava fissando, mentre Tony parlava col ragazzo affinchè non si sentisse in imbarazzo. "Vabbè, andiamo Marco.." Sussurrò la sua amabile voce. Mi sentii improvvisamente in colpa e lasciai andare Sara. Che stupido.  "Lizzy.." la chiamai "Noi ci vediamo a casa" mi disse gelidamente e andò via. "Vabbè ragazzi vado a casa anch'io.. Tony vieni con me?" Annuì. Salutammo Sara e ci diressimo verso casa. "Sono stato uno stupido!" "Si, concordo." mi rimproverò "Ma lei gli teneva la mano!" "Michele, tutto io ti devo dire? Gliel'ha presa perché si è ingelosita a vedere te e Sara così.. intimi" Rimasi a fissarlo per un istante. "Davvero?" "Si, ho visto tutta la scena.." Cazzo. Avevo rovinato tutto. "Corri a casa e vedi di farti perdonare!" Quando arrivai lei era già lì. Sentivo la musica provenire dalla sua stanza. Bussai. "Lizzy!" la chiamai quasi gridando. La musica si spense, aprii la porta e la ritrovai di spalle. Si stava ancora cambiando e in quel momento aveva appena tolto la maglietta, indossava solo reggiseno e mutande. "Non mi sembra ti abbia invitato ad entrare" mi disse sprezzante "Scusa Lizzy, ho visto che gli tenevi la mano e sono andato fuori di me.." mormorai imbarazzato "Non hai niente di cui scusarti, sono solo tua sorella" si girò per guardarmi negli occhi, rimasi impietrito digerendo a stento le sue parole. Alla fine sospirò abbassando lo sguardo e mormorò "Gli ho preso la mano perché ho visto quella sopra di te.." Non riuscivo a reagire "Mich?" Scossì la testa "Scusa, stavo pensando.." Le sue parole continuavano a rimbombarmi nella testa come se cercassero di farmi capire dell'altro e alla fine compresi. "No, tu non sei solo mia sorella" mi sfuggì quasi inconsapevolmente "Cosa?" mormorò confusa. Mi avvicinai tanto da sentire i suoi respiri sul mio viso. "Non te l'ho ancora detto, da non crederci.." sussurrai quasi tra me e me e alla fine aggiunsi "Tu non sei solo mia sorella. Lizzy per me sei tutto. Ogni mio bel ricordo è legato a te" Sgranò gli occhi e mi preparai alla frase che a quel punto era inevitabile. Presi fiato. "Ti amo".



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