Mio fratello. di Michelle11 (/viewuser.php?uid=97626)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo. ***
Capitolo 2: *** Secondo. ***
Capitolo 3: *** Terzo. ***
Capitolo 4: *** Quarto. ***
Capitolo 5: *** Quinto. ***
Capitolo 1 *** Primo. ***
1.
Mio fratello
1.
Letizia
Ero
stata chiusa tutto il giorno nella mia stanza, combattendo con degli
esercizi di algebra che non volevano assolutamente collaborare. Ero
stanca morta e mi sentivo sul punto di esplodere. Diedi un'occhiata
veloce all'orologio e mi accorsi che era già volato metà
pomeriggio e perciò decisi di uscire. Mi sistemai in un attimo e
raggiante corsi giù per le scale. "Ehi Lizzy!" mi voltai sapendo
bene a chi apparteneva quella voce "Mich!" mi avvicinai per salutare
mio fratello. Era di tre anni più grande di me e non
propriamente mio fratello.
Mia mamma infatti dopo la morte di mio padre, avvenuta quando lei era
incinta di me, si risposò quando avevo appena 7 anni con il
papà di Michele. Lui è un uomo dolcissimo e mia madre
dicendomi sempre quant'è simile a mio padre, mi ha convinto a
chiamarlo "papà". Io e Michele siamo molto diversi. Lui è
moro e riccio; e lascia sempre che i suoi capelli in piccoli ricci
morbidi gli scendano sul collo. Io invece, di statura molto più
bassa di lui, ho i capelli castani con simpatici riflessi rossi che
scendono lisci sulle spalle. Il colore degli occhi invece sembra
accumunarci. Li abbiamo entrambi di un castano molto chiaro che, se
colpito dalla luce, viene decorato da tanti sottili raggi dorati. "Dove
vai?" mi chiese gentile "Ehm.." uscivo con Daniele, un suo amico che mi
stava dietro da un pò. Non era decisamente il mio tipo, ma mi
piaceva uscire con lui. Michele non voleva che noi ci vedessimo, lo
conosceva e sapeva che non era un ragazzo affatto serio. Spesso avevamo
litigato per questo, diceva di volermi solo proteggere, ma non
sopportavo mi dicesse cosa fare. "Niente di che.. Faccio un giro.."
rimasi sul vago, odiavo litigare con lui "Lizzy, mi stai
nascondendo qualcosa?" sospirai "Esco con Daniele" mi rivolse uno
sguardo di rimprovero "Mich, ti prego, non iniziare.." i suoi occhi
erano fissi nei miei "Letizia ne abbiamo già parlato! Non voglio
che esci con quel ragazzo, non mi fare arrabbiare" quasi ringhiava "Io
faccio quello che voglio! Non mi interessa ciò che dici! E' la
mia vita, Mich! MIA!" "Ti voglio solo proteggere! Quel ragazzo ti
farà soffrire, ti devi fidare di me!" "Se dovrò soffrire
lo farò, ma per una mia scelta!" si addolcì,
sospirò e si avvicinò a me. Mi alzò il viso e mi
accarezzò la guancia "Leti, tesoro, guardami.." alzai lo sguardo
"mi preoccupo per te, è normale! Sono tuo fratello!" lo
riabbassai "Tu non sei mio fratello" mi pentii subito di quelle parole
appena le pronunciai, ma era troppo tardi. Si impietrì
all'istante e mi lasciò andare. Cercai di chiamarlo "Mich.."
"Vattene" fu un sussurro, freddo, triste. Me ne andai, in quel momento
era la cosa migliore, ma chiamai Daniele dicendogli che non sarei
uscita con lui. Passeggiai per un pò, sedendomi su una panchina
di un parco vicino casa. Qualche lacrima mi rigò la guancia, per
come avevo ferito mio fratello.
Dopo qualche ora tornai a casa quasi correndo. Salutai di sfuggita i
miei e spalancai la porta della stanza di Mich. Era a letto sdraiato
con le cuffie alle orecchie, sicuramente non mi aveva sentito entrare.
Mi sedetti accanto a lui che tolse le cuffie e si voltò verso di
me. "Leti mi hai ucciso con quelle parole oggi, non puoi capire che
pomeriggio di inferno ho passato.." di nuovo quelle lacrime sgorgarono
dai miei occhi "Mi dispiace" singhiozzai. Mi abbracciò e
appoggiai la testa sul suo petto, come facevo ogni volta che combinavo
qualcosa di sbagliato. Lui mi accarezzava i capelli "Lo so che non lo
pensi davvero, non ti preoccupare, è passato!" mi sorrise e
quella luce nei suoi occhi mi rincuorò un pò. "Ti voglio
bene fratellone" "Anch'io scema" e mi baciò la fronte. Non
riusciva ad essere arrabbiato con me per più di qualche minuto,
il nostro legame era così forte che nemmeno dei veri fratelli
credo possano avere.
Michele
Guardavo la mia sorellina crescere, diventare sempre più
grande e bella. Iniziava ad uscire con altri ragazzi e la cosa mi dava
terribilmente fastidio. Non doveva toccarla nessuno, è mia
sorella! Fu quando compì 16 anni l'anno passato che capii
che quella gelosia non era legata solamente al fatto che fosse mia
sorella, che iniziai a non uscire più con nessuna, che capii che
non erano casuali i miei sogni perpetui su di lei. No, non era un caso.
Mi stavo innamorando di quel piccolo adorabile mostriciattolo. Ma non
riuscivo, non riuscivo ad ammetterlo neanche a me stesso allora. Mi
ritrovavo spesso a osservare sognante le curve nascoste dai suoi
vestiti, vedevo negli anni le sue forme farsi sempre più belle,
la vedevo trasformarsi in una donna, una donna stupenda. E intanto in
me cresceva la voglia di farla mia. Mi vergognavo di me stesso, mi
sentivo un mostro, innamorarmi e soprattutto fare dei pensieri del
genere su di lei! No, non potevo permettere una cosa del genere.
Qualche mese dopo il suo compleanno decisi di partire, ma le sue
lacrime, le sue suppliche mi imposero di rimanere. Di fronte a lei
perdevo la forza di ribattere, di persistere nelle mie idee se lei non
era d'accordo. Mi scioglievo completamente, volendo avrebbe potuto fare
di me qualsiasi cosa. Ovviamente di ciò lei non sapeva niente,
ormai andava avanti da un anno, e non avrebbe mai saputo nulla. Che
cosa sarebbe della sua vita se capisse di non potersi fidare neanche di
suo fratello? Mi bastava quello in fondo, essere importante per lei,
poterla proteggere.. mi bastava, no? Ebbene no. Non riuscivo più
a trattenermi dall'attrazione fisica che mi legava a quella piccola
donna. E avevo paura di questa voglia tremenda, avevo paura di poter da
un momento all'altro saltarle addosso senza accorgermene. Quando sedeva
accanto a me, mi abbracciava, accarezzava la pelle del mio braccio come
si divertiva a fare, dentro di me si risvegliava prepotentemente quella
voglia e nelle parti basse qualcuno si alzava cercando di farsi notare
dall'autrice di quei brividi meravigliosi che iniziavano a percorrermi
la schiena... No, cavolo di nuovo! Dovevo smetterla di pensare a lei.
Basta!
Vi incuriosisce questa storia? E' un'idea che mi è nata
da un sogno. Ditemi se secondo voi vale la pena che continui. Ci tengo!
Un bacio.
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Capitolo 2 *** Secondo. ***
1.
Mio fratello
2.
Letizia
Ebbene si, aveva ragione Mich.
Quel sabato sera uscii nuovamente con Daniele. Mangiammo in un
piccolissimo ma elegante ristorante e fu una bellissima serata. Lui era
molto galante e dolce con me e nello stesso tempo riusciva sempre a
farmi ridere. Stavo bene con lui, ma niente di più. Quella
stessa sera con la stupida scusa di dover prendere urgentemente una
cosa a casa mi porto da lui e guarda caso la casa era completamente
vuota. Mi spaventai. Non era pronta ad avere un rapporto sessuale,
specialmente con lui. Ero ancora vergine e sarei voluta rimanerlo
ancora per un bel pò. Rimasi vicinissima alla porta, pronta
a fuggire se ce ne fosse stato bisogno. Ok, forse stavo un pò
esagerando, ma Michele mi aveva spiegato bene come lui "usava" le
ragazze e non volevo essere una delle tante. "Siediti Leti" mi disse
indicandomi con un sorriso gentile il divano. Sospirai e mi sedetti.
Senza accorgermene strofinavo le mani sulle gambe avanti e indietro
cercando di calmare la tensione, allungando inavvertitamente l'orlo
della gonna che indossavo. Dopo poco mi chiamò "Vieni
Leti!" tentennai, ma lui arrivò tirandomi per un braccio
nella sua stanza. "Senti Daniele io.." mi zittì baciandomi.
Inizialmente ricambiai, ma quando le sue mani incominciarono ad
accarezzare la mia pelle sotto i vestiti mi alzai di scatto
allontanandolo da me. "Sei impazzito? Non stiamo nemmeno insieme! Non
ti permettere mai più a toccarmi!" cercai di mostrarmi sicura di
me, ma lui rise amaro e mi venne incontro sfidandomi mentre io
indietreggiavo ad ogni suo passo. "Daniele smettila, mi fai paura!"
"Dai, tesoro, lasciati andare... anche perché non hai altra
scelta!" mi spinse contro il muro appoggiandoci le mani. Ero circondata
e non potevo muovermi. Mi sentivo tremare terrorizzata e non avevo la
più pallida idea di come uscire da quella situazione, ma l'unica
cosa che riuscivo a immaginare era l'espressione di mio fratello quando
sarebbe venuto a sapere dell'accaduto. Quando iniziò a
sbottonarmi la camicietta e appoggiò le sue labbra bavose sul
mio collo riuscii a reagire. Gli tirai, infatti, una ginocchiata
proprio lì che lo fece
subito cadere in terra sbraitando. Approfittai della situazioni per
abbandonare subito il palazzo. Mi nascosi, ancora scossa, dietro il
primo angolo che trovai e chiamai Michele scongiurandolo di venirmi a
prendere. Arrivò quasi subito. Con espressione preoccupata scese
dal motorino guardandosi attorno. Corsi verso di lui e senza avere il
coraggio di guardarlo negli occhi mi strinsi al suo petto. "Ora andiamo
a casa" la sua voce era di ghiaccio e non riuscivo a capire
perché.
Michele
Ero stato in ansia tutta la sera. Sapevo quali specie di fantasie
giravano nella testa di Daniele su mia sorella e non potevo
assolutamente accettare il fatto che uscisse con lei. Ma purtroppo
aveva ragione lei, non glielo potevo impedire. I miei erano andati a
cena fuori sicuri che anch'io sarei uscito essendo sabato sera, ma ero
troppo agitato. Passai tutto il tempo a casa camminando avanti e
indietro per i corridoi, stringendo i pugni e osservando ogni istante
l'orologio. Quando mi squillò il cellulare e lessi il suo nome
andai fuori di me, sapendo con certezza che quel maiale le aveva fatto
qualcosa. "Che è successo?" la sua voce era rotta, terrorizzata,
non ci vedevo più dalla rabbia "Vieni ti prego.. Sono sotto casa
sua" riattaccai senza neanche rispondere e mi precipitai da lei. Scesi
e lei mi corse incontro abbracciandomi. "Ora andiamo a casa". Ero
furioso. Abbracciandomi aveva stretto tra le sue piccole mani la mia
maglietta e non riuscii a guardarmi negli occhi. Si sentiva in colpa e
questo significava solo una cosa. Si era donata a lui. Quel piccolo
fiore aveva perso la sua verginità con un maiale che voleva solo
divertirsi perché le seghe che continuamente si faceva nel suo
bagno non bastavano a soddisfare il suo malato bisogno di sesso. Cazzo. Io lo uccido! "Michele
ti prego rallenta!" dalla rabbia che mi scorreva nel corpo graffiandomi
la pelle non mi accorsi di quanto andassi veloce e, per non
spaventarla, cercai di fare come mi aveva detto. Arrivati casa, non
riuscii ad affrontarla. Ero troppo arrabbiato e non volevo mi vedesse
così. Entrai in camera mia sbattendo la porta. Anche in quel
momento incominciai a muovermi avanti e indietro per casa cercando di
cancellare quelle immagini di loro due insieme che si affacciavano
crudeli nella mia mente. Mi fermai davanti a un piccolo disegno che mi
fece da piccola sul quale c'era disegnato un mio ritratto con scritto
"Il mio principe". Come ogni volta sorrisi guardandolo, ma ricordando
tutti gli avvenimenti da poco accaduti una corda strettissima mi
stritolò il cuore togliendomi il respiro. "Mich posso entrare?"
la sua era quasi una supplica, aveva bisogno di un fratello ora, non
dovevo tirarmi indietro. Gli aprii la porta e si gettò sopra di
me abbracciandomi. "Vieni lizzy" la portai sul letto e lei mi
abbracciò nascondendo il viso sulla mia spalla. I suoi sospiri
caldi mi accarezzavano la pelle del collo, sarei potuto impazzire. "Ora
dimmi, che è successo?" i suoi respiri si fecero sempre
più irregolari e sentii il suo petto muoversi su e giù
come se cercasse di trattenere il pianto. "Dai, piccola sfogati..." e
scoppiò a piangere. Quel mostro! Le aveva fatto male? Si era
già pentita? Si sentiva in colpa verso di me? Non lo so, ma
vederla piangere in quel modo mi distruggeva l'anima. Era fra le mie
braccia disperata e io? Io non potevo fare nulla se non accarezzarle
quella bellissima chioma rossa che nascondeva il suo bellissimo viso.
"Mich, mi dispiace! Avevi ragione tu... Lui... lui ha cercato di..
insomma, hai capito!" si spostò meglio e alzò il viso
verso di me "Mi ha spinto contro il muro, ma l'ho colpito e sono
riuscita a scappare.." quindi non avevano fatto sesso! "Ho avuto tanta
paura, avrei voluto averti ascoltato..." Non avevano fatto sesso! La
strinsi più forte, egoisticamente gioioso di quella notizia, ma
ricollegato il cervello capii che quel verme stava per molestare mia
sorella! "IO LO UCCIDO!" urlai sollevandomi "Stai tranquilla piccola..
In fondo non potevi sapere, ma ora gliela faccio vedere io!" mi alzai
dirigendomi sicuro verso la porta quando mi chiamò. "Ti prego
Mich no, lascia perdere! Io ho bisogno di te, ti prego, devo stare con
te!" mi sciolsi a quelle parole e sentii una grande pena, piena
d'amore, avvolgermi il cuore. Come aveva potuto far sparire quel suo
stupendo sorriso? In quel momento giurai a me stesso che al più
presto sarei riuscito a rifarla ridere spensierata. Ritornai da lei
riaccogliendola fra le mie braccia e passammo la notte così
abbracciati con lei che si sfogava ed io che la ammiravo sognante
cercando di rassicurarla. "Ci sarò sempre per te Lizzy, sempre".
Grazie mille a tutti! Sono
così contenta che vi abbia incuriosito! :) Spero vi piaccia
anche questo capitolo.. Fatemi sapere!
Un bacio a tutti!
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Capitolo 3 *** Terzo. ***
1.
Mio fratello
3.
Michele
Aprii
lentamente gli occhi e subito quel suo soavissimo profumo mi invase il
corpo. Mi sentii lievitare, sospeso in quell'aria che lei aveva
intossicato rendendomi ubriaco. Dormiva ancora appoggiata al mio corpo.
Le sue mani sul mio ventre, il suo viso sul mio corpo che osservavo
muoversi su e giù seguendo il ritmo del mio respiro. Quant'era
bella. Cercai di limitare al minino ogni movimento per poterla
osservare in quel modo per ancora un bel pò. Lentamente, quando
non riuscii più a trattenermi, posai una mano sul suo viso
sfiorandolo appena e il mio cuore sussultò di gioia quando, dopo
il mio tocco, si disegnò un bellissimo sorriso sul quel piccolo
angelo. Quando il sole illuminò il suo viso notai un piccolo, ma
stupendo particolare. Le sue ciglia all'attaccatura erano rosse come i
riflessi dei suoi mervigliosi capelli e sfumavano verso l'esterno in un
colore sempre più scuro fino a raggiungere un nero intenso.
Notai inoltre un piccolo neo dietro l'orecchio destro che sembrava
avesse la forma di un minuscolo cuore. Era così bello ammirarla.
Mi sentivo vicino a lei come non mai e dimenticavo quasi
totalmente di
essere solo suo fratello. Decisamente il buongiorno più bello
della mia vita.
Aprì gli occhi e si guardò attorno. Li richiuse e si
accocolò meglio su di me. Sorrisi. "Buon giorno dormigliona.."
mugulò piano ma non fece segno di volersi alzare. "Dai è
tardi Lizzy!" sbuffò e ad un tratto sobbalzò spalancando
gli occhi. "Oddio! Che ore sono?" "Le 11..." si alzò di scatto
ripetendo come un isterica "..è tardi, è tardi, è
tardi!" e si rifugiò nel bagno. Rimasi impalato senza capire
cosa fosse successo e con un enorme vuoto all'altezza del petto dove
lei prima
dormiva tranquilla. Uscii già vestita bella come sempre e si
diresse verso la porta; poi come se si fosse ricordata di qualcosa di
importante venne verso di me che la fissavo ancora immobile sul letto.
Saltò su di esso e mi abbracciò. Sentivo il suo corpo
modellarsi sul mio, sentivo i suoi seni spinti contro il mio petto e...
stavo per impazzire totalmente. Cercai di pensare ad altro, ma quel
profumo... Ero fuori di me, maledettamente eccitato e in quel momento
come un fulmine mi passò in testa un idea folle: saltarle
addosso. "Ti voglio bene fratellone, grazie" con quelle parole tutti i
miei sensi si annullarono e mi sciolsi, ricordando chi ero realmente.
Merda. Suo fratello. Le accarezzai la testa. "Vai Lizzy. A dopo" mi
accorsi da me del tono triste della mia voce e il suo sguardo mi
confessò che anche lei l'aveva notato. Succedeva sempre cosi.
Quando entravo in contatto con il suo corpo i miei pensieri correvano
su un onda che mi ero imposto di ignorare, ma era impossibile. Il suo
corpo è così eccitante e il desiderio proibito che ho di
lei aumenta ancora di più il suo maledetto effetto. Sospirai e
sedendomi sul bordo del letto mi passai le mani fra i capelli cercando
di rilassarmi. Mi si avvicinò "Cosa c'è Mich? Che hai?"
scossi la testa e mi sforzai di sorridere "Va tutto bene, tranquilla!"
mi alzai e andai in bagno. Guardai il mio riflesso, il riflesso di un
mostro, di un pervertito che perde la testa per sua sorella. Stavo male
ed ero destinato ad esserlo per sempre, è la giusta punizione
per gli animali come me.
*L'amore è un animale selvaggio,
cadi sempre nella sua trappola,
ti fissa dritto negli occhi,
del suo sguardo resti ammaliato.
Si, fa male, maledettamente male. Non penso ad altro,
è diventata un'ossessione, l'unica mia ragione di vita. Non mi
apparterrà, mai. Cosa fare? Avrei mai potuto dimenticarla? Tutti
i giorni sotto il mio sguardo, tra le mie braccia.. No, sarebbe
impossibile smettere di amare quel piccolo angelo. Cosa dovevo fare? Il
mio corpo si rifiutava di fare ciò che era giusto, il desiderio
era troppo.. Ma la vita troppo breve per trascorrerla tormentato dal
dolore di una voglia irrealizzabile.
Andai nella sua camera, sentii il forte odore di donna tra i suoi
vestiti, accarezzai le lenzuola che ogni notte sfioravano il suo corpo,
sorrisi al suo dolce visino ritratto dalle fote che tappezzavano le
pareti. Perché doveva essere tutto così difficile?
Uscii di casa senza neanch'io sapere bene dove stessi andando. Correvo
come un pazzo, con un'energia che non sapevo di avere. Non so come feci
ma la raggiunsi. Era davanti a me, camminava lentamente al suo solito
con l'mp3 alle orecchie. Non pensavo a niente, il mio corpo agì
da solo. La accolsi tra le mie braccia stringendola da dietro. Come
è normale che sia, si spaventò e si girò di
scatto. "Michele!" sospirò con un misto tra rimprovero e
sollievo. Non risposi stringendola ancora più forte e
nascondendo la testa tra i suoi capelli. "Che è successo?"
Sapevo di averla turbata, non mi aveva mai visto così fragile.
"Niente, abbracciami". Lo fece, stringendomi anche lei, il mio cuore
batteva all'impazzata, le mie mani tremavano dalla voglia di muoversi e
accarezzare ogni minima parte del suo corpo, le mie labbra pulsavano
dalla voglia di baciare il suo collo vicinissimo a me. Ero sicuro di
non riuscire a resistere e non lo volevo fare. L'avrei baciata, fatta
mia per pochi istanti e poi sarei andato via dalla sua vita. Ero stanco
di soffrire. La tirai allontandola da me quanto basta per appoggiare la
fronte sulla sua. La fissai negli occhi, sembrava un pò
stranita, ma tranquilla nelle braccia del fratello. I suoi occhi mi
immobilizzarono. Avrei davvero tradito la sua fiducia? Poi successe
l'inimmaginabile.
Mi baciò. Lei baciò me! In un movimento quasi
impercettibile mi trovai le sue labbra premute sulle mie, calde e
sensuali. La strinsi ferocemente senza chiedermi il perché di
quel gesto e la baciai dolcemente assoparando quel momento con tutto me
stesso. Quando si staccò, mi sorrise raggiante. Ero confuso ed
estremamente nervoso. "Che..?" "Scusa Mich, ma hai visto che
faccia ha fatto?!" Mi voltai e alle mie spalle c'era Antonio, ex
di Letizia che l'aveva tradita dopo appena un paio di settimane che
stavano insieme. Voleva farlo ingelosire. Me lo dovevo aspettare da una
ragazza.
La guardai, ero furioso e triste. Triste come non mai. "Sei solo una
bambina". Non aspettai neanche una risposta; non sentivo più il
mio cuore battere dalla delusione. Mi diressi a casa di Sara. Con quel
suo fisico divino avrebbe saputo bene come consolarmi e farmi
dimenticare per un momento tanta rabbia e frustazione.
Perdonatemi.
* La traduzione della parte finale di Amour dei Rammstein.
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Capitolo 4 *** Quarto. ***
4.
Mio fratello
4.
Michele
"Michele,
che sorpresa pensavo di non rivederti più!" Sara davanti la
porta di casa sua mi sorrideva sprezzante. "Sei sola?" "Si, come sempre
del resto.." "Bene". Evitando il suo sguardo la spinsi con forza dentro
chiudendo la porta alle mie spalle, lei capì al volo e mi porto
nella sua stanza. Sfogando tutta la mia rabbia la gettai nel letto e
incominciai a spogliarla ferocemente. "Mi fai impazzire Mich.."
sussurrò infastidendomi "Stai zitta per piacere". Stava per
rispondere quando la penetrai violentemente con due dita e si mise a
urlare. Continuai i miei movimenti mentre lei cercava di spogliarmi. Mi
staccai spogliandomi da solo. Lei cercò di ribaltare le
posizioni e mettersi sopra di me, ma non glielo permisi "No, oggi
comando io". Sentivo il suo odore così forte e quasi fastidioso
e immaginavo come dovesse essere quello delicato e dolce di Letizia..
Entrai dentro di lei con forza, sempre più velocemente, sempre
con più rabbia dimenticando quei pensieri così dolorosi
che mi tormentavano continuamente. Sarà anche acida e
appiccicosa ma questa ragazza è una dea nel fare sesso. Riuscii a
non pensare a niente e venni dopo non molto sul suo seno meraviglioso
che non avevo completamente calcolato fino ad allora. Mi sentii meglio,
anche se per poco. Mi sdraiai e lei si accocolò accanto a me,
non la degnai di uno sguardo sentendomi anche un pò in colpa nei
suoi confronti. Cercò di avvicinarsi alle mie labbra per
baciarmi, ma non glielo permisi. Le sussurai un flebile "scusa" e
vestendomi velocemente uscii da casa sua. Quel sollievo che avevo
provato fino a poco prima si era dissolto nel nulla quando, vedendo il
suo viso avvicinarsi per baciarmi, la tolsi per mantenere sulle mia
labbra il ricordo del dolcissimo sapore di Letizia. Che stupido.
Ma poi cos'è l'amore? Siamo degli animali, bestie che reagiscono
a istinti, solo poco più sviluppate. Ma l'amore.. E' una
sensazione tremendamente forte, indescrivibile, ci differenzia
dagli altri essere viventi. Nasce dentro di noi, cresce e si traduce
all'esterno in un gesto, un sorriso, uno sguardo.. Ma se non è
possibile esprimerlo, rimanendo all'interno, incomincia a bruciare le
pareti ed è lì la fine. Il nostro corpo non ci appartiene
più, diventa cenere con il ricordo di un amore. Ma allora se fa
così male, perché i nostri anticorpi non lo scacciano
come una qualsiasi malattia? E soprattutto perché l'uomo non
riesce a farne a meno? Se fa così male perché non riesco
a smettere d'amarla? Sono stanco. Tremendamente stanco.
Arrivai a casa senza salutare i miei che mi aspettavano con visi
gioviali, correndo nella mia stanza per non incontrarla. Che risposta
avrei mai potuto dare alle sue domande? Sentii la sua voce che salutava
i miei e nervosissimo seguii il rumore dei suoi passi che si
avvicinavano. Bussò alla porta. Merda. "Entra" dissi senza far
trasparire emozioni, o almeno provandoci. "Sei arrabbiato?" mi chiese
piegando il viso per scorgere l'espressione del mio nascosto tra le
mani. Mi sollevai con un sorriso forzato. "E' tutto a posto, ora esci
che mi devo cambiare" Sembrò un po' titubante, ma alla fine uscì
annuendo. Sapevo bene che non le sarebbe bastato, sarebbe tornata e
avrei dovuto affrontarla. Intanto mi cambiai facendo finta di niente e
presi l'elettrica per rilassarmi suonando.
Eccola. "Posso entrare?" "Si, certo Letizia" si sedette accanto a me
che, fingendo indifferenza, continuavo a suonare."Senti non so cosa sia
successo stamattina, il perché te ne sia andato in quel modo, ma
se ti ha dato fastidio quel gesto ti chiedo scusa.." mi guardò,
ma vedendo che non avevo intenzione di rispondere continuò "..
non mi dare spiegazioni se non ti va, ma ti prego, non essere
arrabbiato con me.." La fissai, sbalordito
nel sentire quelle parole. Strano. "Vieni qui
piccola" L'abbracciai e la sentii tranquilizzare. Mi sarei dovuto
sentire meglio in quel momento ma non fu così, un grande blocco
all'altezza dello stomaco non me lo permetteva. "Senti..." mi
irrigidii, sapevo che non era possibile avesse frenato la sua
curiosità. "..Che hai in questo periodo? Sembri molto triste,
anche mamma e papà se ne sono accorti..." Sospirai
con un misto di sollievo e dispiacere. Stavo facendo stare male tutti.
"Niente, dovete stare tranquilli, è solo un periodo un pò
no!" abbozzai un sorriso. Lei abbassò lo sguardo. "Mi fa male
vederti così, rivoglio il mio Mich..." Mi si sciolse il cuore.
"Fidati, non vorresti sapere il perché." mi lasciai sfuggire
con tono duro, ma lei non ne sembrò turbata "Io... Credo di aver
capito
Michele.." rimasi immobile, stando ben attento a controllare le mie
reazioni "Ti sei innamorato vero? Di quella... Sara" storse la bocca
pronunciando quel nome, a quanto pare non le piaceva. Mi uscì
una risata isterica "Per l'amor di Dio no!" poi incrociando il suo
sguardo aggiunsi "Non di lei." Stavo sbagliando, sentivo quanto fosse
facile in quel momento leggermi negli occhi ciò che cercavo di
nascondere da tanto tempo, ma non ebbi il coraggio di distogliere lo
sguardo e, stranamente, neanche lei lo fece. Poi scosse la testa, come
per riappropiarsi delle proprie facoltà e mi afferrò una
mano, stringendola forte tra le sue esili dita. "Vorrei me ne parlassi"
disse improvvisamente con determinazione "Non è il caso, non
insistere" feci scivolare la mia mano dalla sua stretta e tornai alla
chitarra. Sentivo il suo sguardo addosso mentre mi alzavo e la posavo
nella sua custodia lentamente. Mi voltai deciso a mandarla
via, ma mi bloccai guardandola. Aveva impresso in viso un sorriso
malizioso e tremendamente sexy e lo sguardo che lo accompagnava era
ancora peggio. Che stava facendo? Deglutii quando si avvicinò a
me lasciando scivolare le dita sui contorni dei mobili. Stavo immobile
e non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso. Sembravo un uccello
incantato dal suo predatore e terrorizzato da ciò che sarebbe
successo dopo. Anche se a quel punto sarebbe diventata lei la preda.
"Che cosa.." Rise soavemente e posò un dito sulle mie labbra per
farmi tacere. "Credi davvero non mi sia accorta del modo in cui mi
guardi? Di cosa succede lì sotto.." indicò i miei
pantaloni "..ogni volta che mi avvicino.. troppo" concluse alzandosi
sulle punte per sfiorare con le labbra il mio orecchio. Resistetti
dall'istinto di tirarla verso di me e baciarla sentendo la voce di mio
padre che ci avvertiva che lui e la mamma stavano uscendo. Eravamo
soli. La guardai, i suoi occhi erano accesi da una strana luce. Non
capivo. Dov'era finita la Letizia dolce e innocua? Rabbrividii quando
iniziai a rimettere tutti i pezzi al loro posto. Le occhiate
incuriosite che ultimamente mi indirizzava, quel bacio che non era
assolutamente finto, il suo strusciarsi, a questo punto non casuale,
quando ci abbracciavamo. Rise della mia espressione sconvolta. "Da
quando lo sai?" mi sembrava inutile e sciocco mentire. "Quando abbiamo
dormito insieme, tu.. pronunciavi il mio nome nel sonno.. E' stato
piacevole" per, un attimo tornò la mia Letizia "Mi piaceva
provocarti, ma.." il suo sorriso si spense e sospirò "Non
sopporto vederti soffrire Mich, non ci riesco proprio" Si
avvicinò a me appoggiando la testa sul mio petto, rimasi
immobile per seguire il discorso "Sapere che la causa del tuo dolore
sono io è ancora peggio e ti chiedo scusa per il mio
comportamento imperdonabile" La strinsi, arrabbiato per come mi aveva
preso in giro, ma incapace di trattarla male. "E ora? Ora cosa potrebbe
cambiare? Perché tutto questo? Ti sembra possa farmi stare
meglio? No, non è così" Il mio intento era quello di
sembrare arrabbiato ma le mie parole furono solamente un lungo lamento
appena udibile. Si staccò da me, quanto bastava per fissarmi
negli occhi. "Può cambiare tutto Mich" E mi baciò. Rimasi
fermo sapendo che non mi sarei trattenuto a lungo. Poi risposi al
bacio, più ardentemente di quanto avrei dovuto. La presi dai
fianchi e la strinsi a me, sentii il suo corpo, protagonista dei miei
sogni, combaciare perfettamente col mio. Staccammo le labbra per
riprendere fiato, i suoi occhi erano ancora chiusi e un piccole gemito
uscì dalla sue labbra. Mi avvicinai al suo collo e lasciai una
piccola scia di baci umidi fino a raggiungere l'orecchio che torturai
mordendolo "Sei bellissima" le sussurrai. Fu più o meno in
quell'istante che la situazione precipitò. Le sue mani
scivolarono sotto la mia maglietta e in uno scatto impercettibile mi
trovai a petto nudo, baciandomi indietreggiava tirandomi verso il
letto. Le mie mani erano dappertutto sul suo corpo, sapevo di
dovermi fermare ma nessuna cellula del mio corpo voleva obbedire.
"Letizia.." cercai di richiamarla, ma lei capovolse le posizioni e mi
spinse sul letto. "Michele?" sussurò in tono ironico e
tremendamente sexy. "Cosa.." "Zitto, voglio fare l'amore con te, non
c'è niente da spiegare" Tremai a quelle parole. E ritornai sopra
di lei, la spogliai fissando il suo corpo meraviglioso che per quella
notte sarebbe stato mio. Baciai ogni minima parte della sua pelle,
inebriandomi del suo profumo, adorando il suo sapore, compiacendomi di
ogni suo gemito di piacere sapendo, purtroppo, che presto mi sarei
svegliato da quell'incredibile sogno.
Niente è impossibile.
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Capitolo 5 *** Quinto. ***
4.
Mio fratello
5.
Michele
Qualcuno
bussò alla porta. "Michele, posso entrare?" Ero ancora
a letto completamente nudo, con accanto quel piccolo angelo che quella
notte mi fece impazzire. Non avevo mai passato dei momenti pieni di
emozioni tanto intense; credo di aver capito l'enorme
differenza tra amore e sesso. Dopo aver fatto sesso ci si sente bene,
rilassati, liberi dalla tensione accumulata durante il giorno, ma
è una cosa leggera che passa. Dopo aver fatto l'amore ci si
sente elettrizzati, fuori di sè. Personalmente l'ho trovato
stupendo, non ho mai
provato niente del genere e non saprei descriverlo, ma mi ha riempito i
polmoni, mi ha donato un senso di beatezza totale, non potrei
più fare a meno di questa felicità che non provavo da
così tanto.. Sono dell'idea che non si possa paragonare al
sesso,
assolutamente!
Mi guardavo allo specchio, aggiustando con una mano i
capelli arruffati dalla notte parecchio movimentata e osservando quel
sorriso sincero che da molto non si trovava sul volto di quel
ragazzo nudo di fronte a me. Mi sentii sfiorare la schiena dalle sue esili
dita, rabbrividii e i ricordi di quella notte mi invasero la
mente. Lei
sopra di me che sospirava il mio nome, trattenendo a stento le grida di
piacere.. I suoi morsi, i graffi che mi aveva lasciato sulla pelle, il
suo odore e sapore, così dolce e sensuale.. E il suo corpo. Dio,
il suo corpo! Già da vestito riesce a far voltare tutti i
ragazzi che la circondano, ma nudo... Mmm, non potevo pensarci.
Ricordai nettamente
ogni istante di quella notte densa di passione, nella quale divenni una
cosa sola con la mia amata e mi sentii invadere nuovamente da tutte
quelle sensazioni vivissime. Mi girai di scatto "Buongiorno" mormorai,
non sapendo come comportarmi. Era pur sempre mia sorella! Mi diede un
piccolo bacio sulla guancia e disse: "Mettiti qualcosa addosso e apri a
mamma!" Mi sorrise e si rifugiò in bagno. Le obbedii.
"Buongiorno Mà" le sorrisi e sembrò scossa da tutto quel
buon umore. Cercai di ricordarmi com'ero fino a una notte fa, ma non ci
riuscii. Sembrava quasi che i miei ricordi non volessero tornare
indietro. "Ehi,
tutto bene?" era attenta alle sue parole come se temesse che
dicendo qualcosa di sbagliato mi avrebbe rovinato l'umore. "Sisi, che
c'è?" Le sorrisi nuovamente e stavolta ricambiò. "Niente,
volevo vedere come stavi.. Ma a quanto pare va tutto bene." "Si, mamma
è così." E fui sincero per la prima volta dopo molto
tempo. Chiusi la
porta e bussai a quella del bagno.
"Lizzy?" Sentii un rumore di acqua che scorreva. "Entra!" quasi
urlò, temendo che l'acqua coprisse la sua voce. Nuovamente feci
come lei mi diceva. Mi dava le spalle ancora nuda, mentre entrava nella
doccia. Mi incantai a guardare il suo fondoschiena e sospirai di
sollievo ricordandomi che ero vestito e che la mia erezione non sarebbe
stata tanto evidente. Si voltò verso di me "Oh, scusa.. Non ti
avevo sentito entrare" Non saprei dire se non si rendesse sul serio
conto dell'effetto che produceva su di me il suo corpo, o se solamente
era molto brava a fingere quella naturalezza così.. eccitante.
Si avvicinava quando notai quel suo strano rossore sulle guance. Capii
che erano i miei sguardi che si soffermavano affamati sulle sue curve a
provocarlo e, con fatica, li distolsi per guardare il suo viso e
sorriderle. Lei ricambiò e mi tolse il fiato come sempre. E'
impossibile amare così tanto qualcuno. Mi abbracciò e
strinsi la sua pelle appena bagnata sotto le mie mani. "Lo sai che
è stata la mia prima volta?" Sussurrò forse un pò
imbarazzata. Si, lo sapevo. Eccome! Quanto l'avevo spiata per
accettarmi che fosse ancora vergine prima che la gelosia mi divorasse?
E ora.. aveva fatto l'amore con me, aveva scelto me per primo. Gioii
sentendo questa consapevolezza farsi strada dentro me, ero
così dannatamente felice che stentavo a credere che fosse tutto
reale. Temevo di svegliarmi nel mio letto solo quella mattina, ad
abbracciare il vuoto nel quale avrei solo voluto ci fosse lei. Invece
lei c'era. Era tutto così strano, la situazione si era ribaltata
in un attimo. Poche ore prima ero triste, depresso oserei dire, e
subito dopo in paradiso. Quanto è imprevedibile la vita.
"Perché con me?" le chiesi palesemente esaltato dalla sua
rivelazione. "Non lo so, non ho ragionato molto stanotte!" rise di
gusto, ma non mi unii a lei turbato dalle sue parole. Lo notò e
mi guardò curiosa. "Lizzy te ne sei pentita?" sgranò gli
occhi "Ho bisogno di saperlo" aggiunsi. Mi accarezzò le labbra
con un dito. "E' stata la scelta più bella della mia vita"
mormorò. Un sorriso mi scappò sotto le sue dita, le
afferrai la mano, la strinsi al petto e tirandola verso di me la
baciai. Ricambiò e le sue mani finirono meccanicamente sotto la
maglietta e quest'ultima a terra come la sera prima. Mi spinse contro
il muro e mi baciò il collo "E' tardi, tardi, tardi.."
cantilenò sulla mia pelle. Mi lasciò ancora qualche bacio
umido, poi si staccò e mi sorrise. Mi passò una mano fra
i capelli. "Ci metto poco, promesso!" esclamò visibilmente
allegra, mi guardò maliziosa e aggiunse "Puoi guardare se vuoi!"
risi "Non è il caso, faccio colazione! Vuoi qualcosa?" "Fai tu,
mi fido!". Mi diressi in cucina e preparai delle fette biscottate con
nutella e due enormi tazze di latte caldo. Ovviamente i miei non erano
a casa, perennamente a lavoro anche d'estate. Lavoravano insieme, si
amavano così tanto da aver fatto di tutto per trovare
un posto dove poter fare anche il proprio dovere insieme, non
sopportavano di doversi separare. Anche se ad età già
abbastanza avanzata e con tante esperienze alle spalle, insieme
sembravano ancora una coppietta giovanissima alle prime armi, senza
riuscire a staccare le mani di uno da quelle dell'altro, e con gli
occhi sempre illuminati da quell'amore così profondo ed intenso
da essere invidiato da chiunque. Sorrisi ricordando gli sguardi che si
scambiavano continuamente, il loro modo di punzecchiersi.. Poche
persone continuano ad amarsi così dopo aver trascorso molto
tempo insieme. "A che pensi?" Intravidi il suo bellissimo viso che
spuntava sulla mia spalla, mentre le sue braccia mi stringevano la
vita. "A mamma e papà" risposi girandomi verso di lei e mi si
spalancò la bocca guardandola. Aveva ancora i capelli umidi e
indossava una mia camicia bianca dalla quale traspariva tutto dato la
sua pelle ancora leggermente bagnata. Posava sulle mutandine di pizzo
nero, che sottili e invitanti spuntavano al di sotto. Era bellissima.
"Oh.. Ti dispiace?" sorrise passando le mani sulla camicia "Era per
fare più velocemente" si scusò. "Certo che no, ti sta
divinamente" Storse la bocca "Insomma.." Scossì la testa,
alzando teatralmente gli occhi "Le donne!" Sospirai suscitando le sue
risate. "Sei bellissima!" aggiunsi, guardandola serio e rispose con un
sorriso di compiacimento. Tutto l'imbarazzo che ero sicuro ci avrebbe
travolto sembrava solo una lontana e labile minaccia, eravamo noi
stessi con parecchia intimità in più, ma sempre noi. Non
sapevo se considerarla del tutto una cosa positiva, ma non volevo
pensarci. Non in quel momento. Ci sedemmo e mangiammo, parlando poco
ognuno perso nei propri pensieri. "Che fai stamattina?" le chiesi
curioso. "Esco con un amico" Il suo tono era tranquillo e continuava a
mangiare indisturbata la sua fetta piena di nutella. Cercai di
mantenere un
tono neutro. "Lo conosco?" "Non lo so, si chiama Andrea, va in classe
con Simona" Passai in rassegna velocemente tutti i volti associati a
quel nome, ma nessuno andava in classe con Simona, ne ero certo. "No,
non
credo di conoscerlo" Abbozzai un sorriso, rinchiudendo la gelosia in un
angolo, ma non sono certo che la sformia che mi uscì si poteva
definire tale. "Stai tranquillo Mich, faccio solo un giro così
smette di lagnarsi" Mi sorrise a trentadue denti e volò a
cambiarsi. Dovevo distrarmi. Chiamai Tony,
sicuramente avrebbe avuto un pò di tempo libero per me. Infatti
credevo bene, mi disse che aspettava da un pò una mia chiamata,
era preoccupato anche lui. Lo passai a prendere poco dopo, aspettando
di veder uscire Lizzy, graziosa come sempre. Lo vidi sul pianerottolo
già pronto, con un' espressione piena di gioia. Mi venne
incontro, sorridendomi esageratamente. "Finalmente, sei tornato
fratello!" risi "Non ero partito!" Non gli avevo mai raccontato nulla
di ciò che provavo e di quanto mi tormentasse, ma ero sicuro
l'avesse capito. Mi conosceva come nessun altro al mondo, sapeva
leggere ogni mia espressione e capiva al volo quando qualcosa non
andava. Non mi chiese mai niente, neanche una conferma, e lo
ringraziavo dentro di me sempre per quanto mi rispettasse. Sapevo che
aspettava solo che fossi pronto a parlarne con qualcuno. Lui non mi
avrebbe giudicato. Ero pronto. Era di fronte a me che mi scrutava
serio, finchè i suoi occhi non si illuminarono di nuovo di
quella gioia irrazionale. "Si, abbiamo fatto l'amore.." confessai
quando non
sopportai più quella sua espressione da "ho già capito tutto".
Sembrava un bambino, traspariva da ogni minima cellula del suo corpo
quanto era felice. "Oh, bene" disse solo. "Ho fatto l'amore con Lizzy"
la sua espressione non cambiò, perciò avevo ragione:
aveva già capito tutto. "E, se posso permettermi, com'è
stato?" Stavamo passeggiando, le nostre gambe si mossero quasi
involontariamente, eravamo sincronizzati, il suo piede non toccava
terra se prima non lo faceva il mio, mi incantai a guardare quello strano
incastro di passi. "E' stato magnifico" "Lo sapevo!" e per la prima
volta dal suo tono trasparì la sua allegria. Scossì la
testa, davvero contento di passare del tempo con lui, l'avevo
trascurato tanto, ma era ancora lì accanto a me, felice per
ciò che mi era successo, senza nessun risentimento per le
infinite volte che l'avevo lasciato solo. Eppure sapevo che non c'era
bisogno di ringraziarlo, l'avrebbe sicuramente letto nei miei occhi e
tra le mie parole. "Non ci credo, è stato un così brutto
periodo, non può essere finito.. Eppure" Ci sedemmo su uno
scalino di un negozio chiuso; non è bello parlare di cose di un
certo peso camminando, si ha bisogno di guardare l'altro negli occhi,
leggere le sue espressioni. "Eppure..." ripresi "..non riesco ad avere
paura. Quello che ho provato stanotte, quello che anche lei mi
trasmetteva è stato troppo forte, ma... Tony, è mia
sorella!" Mi sentivo già meglio a parlarne con qualcuno, il peso
si allievò. "Mich, è una ragazza.. Mi fa male dirtelo, ma
io credo tu debba stare attento. Non voglio che.." chiuse gli occhi per
dare il giusto peso alle sue parole e continuò "Non la prendere
a male ti prego, ma io temo se ne possa approfittare.." mi
guardò per un istante per carpire una mia reazione, ma non vide
nulla. Non c'era nulla. "So che è una brava ragazza, ma.. Devi
stare attento, non ti illudere, non voglio perdere di nuovo mio
fratello" Sospirai. Sinceramente non capivo cosa intendesse con "approfittarsi",
ma era sempre un bene prendere in considerazione i suoi consigli.. e poi
aveva ragione. Non dovevo illudermi. Annuì, sorriddendogli per
fargli capire che non ero arrabbiato. Sul suo volto tornò la
gioia. "Allora? Che si fa?"
Stavamo ancora camminando senza meta, godendo il sole che scaldava
lievemente senza soffocare, ma scivolando sulla pelle lasciando un
piacevole calore, anche lui mi augurava il "bentornato". Per le strade
le urla dei bambini che correvano divertiti facendo impazzire i
genitori che cercavano disperati di fermarli, le ragazze che entravano
di negozio in negozio comprando, comprando e comprando. I più
anziani che godevano la bella giornata su una panchina leggendo il
proprio giornale, ragazzi che li infastidivano dispettosi. Una comune
giornata estiva, calda e piena di gioia. Ci sedemmo su una delle
panchine del parco, sovrastata da un enorme albero. Alzai gli occhi al
cielo e mi sentii invadere nuovamente dal senso di colpa del pomeriggio
precedente quando vidi venirci incontro, con il suo solito sorriso
sforzato, Sara. Tony soffocò una risata vedendo la mia
espressione "Andiamo via!" sussurai "Ormai ci ha visto, non è
bello!" Si stava proprio divertendo. "Ehi ragazzi!" cinguettò
sedendosi sulle mie gambe e avvinghiandomi cercò di baciare le
mie labbra. "No, Sara" mi lasciò un pò infastidita,
rimanendo dov'era. Dopo poco iniziò a parlare ininterrottamente
al suo solito e come sempre non l'ascoltai. Da lontano scorsi la chioma
rossa e stupenda di Lizzy, scossi la testa temendo fosse un
allucinazione, ma era lei e veniva verso di noi. Un sorriso smagliante
si disegnò sulle mie labbra. Tony seguì il mio sguardo e
la vide. "Ciao Lety!" Era praticamente di
fronte a noi, con accanto un ragazzo troppo alto con un sorriso da
ebete
stampato sul volto, ma palesemente felice. La salutai sorridendole,
felice di vederla. Non ricambiò, anzi mi fulminò con uno
sguardo d'odio e mi accorsi che la sua aria sprezzante era soprattutto
nei confronti di Sara ancora sulle mie gambe.
Capii e sorrisi di compiacimento: era gelosa. Rispose cordiale a Tony e
gli parlò ignorandomi completamente. Mi spostai un pò per
guardarla meglio e notai che le sue dita erano intrecciate con quelle
dell'ebete. Non ci vidi più. "Che cazz.." si volsero tutti verso
di me che puntavo ancora lo sguardo sulle loro mani. Tony, temendo la
mia reazione, mi richiamò "Michele.." il suo tono sembrava
disinvolto, ma si percepiva l'urgenza di fondo. Chiusi gli occhi e
sospirai profondamente. Un'idea si impresse nella mia mente e un
sorriso crudele si fece spazio tra le mie labbra. Strinsi la vita di
Sara sopra di me che reagì come speravo. Si voltò verso
di me, avvinghiandosi come prima. Cercai di vedere Letizia, tra i
capelli di Sara che mi coprivano il volto. Ci stava fissando, mentre
Tony parlava col ragazzo affinchè non si sentisse in imbarazzo.
"Vabbè, andiamo Marco.." Sussurrò la sua amabile voce. Mi
sentii improvvisamente in colpa e lasciai andare Sara. Che stupido.
"Lizzy.." la chiamai "Noi ci vediamo a casa" mi disse gelidamente
e andò via. "Vabbè ragazzi vado a casa anch'io.. Tony
vieni con me?" Annuì. Salutammo Sara e ci diressimo verso casa.
"Sono stato uno stupido!" "Si, concordo." mi rimproverò "Ma lei
gli teneva la mano!" "Michele, tutto io ti devo dire? Gliel'ha presa
perché si è ingelosita a vedere te e Sara così..
intimi" Rimasi a fissarlo per un istante. "Davvero?" "Si, ho visto
tutta la scena.." Cazzo. Avevo rovinato tutto. "Corri a casa e vedi di
farti perdonare!" Quando arrivai lei era già lì. Sentivo
la musica provenire dalla sua stanza. Bussai. "Lizzy!" la chiamai quasi
gridando. La musica si spense, aprii la porta e la ritrovai di spalle.
Si stava ancora cambiando e in quel momento aveva appena tolto la
maglietta, indossava solo reggiseno e mutande. "Non mi sembra ti abbia
invitato ad entrare" mi disse sprezzante "Scusa Lizzy, ho visto che gli
tenevi la mano e sono andato fuori di me.." mormorai imbarazzato "Non
hai niente di cui scusarti, sono solo tua sorella" si girò per
guardarmi negli occhi, rimasi impietrito digerendo a stento le sue
parole. Alla fine sospirò abbassando lo sguardo e mormorò
"Gli ho preso la mano perché ho visto quella sopra
di te.." Non riuscivo a reagire "Mich?" Scossì la testa "Scusa,
stavo pensando.." Le sue parole continuavano a rimbombarmi nella testa
come se cercassero di farmi capire dell'altro e alla fine compresi.
"No, tu non sei solo mia sorella" mi sfuggì quasi
inconsapevolmente "Cosa?" mormorò confusa. Mi avvicinai tanto da
sentire i suoi respiri sul mio viso. "Non te l'ho ancora detto, da non
crederci.." sussurrai quasi tra me e me e alla fine aggiunsi "Tu non
sei solo mia sorella. Lizzy per me sei tutto. Ogni mio bel ricordo
è legato a te" Sgranò gli occhi e mi preparai alla frase
che a quel punto era inevitabile. Presi fiato. "Ti amo".
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