CHELSEA MORNING

di Esther Sparks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CHELSEA MORNING ***
Capitolo 2: *** JUNE AFTERNOON ***
Capitolo 3: *** THE OTHER BIRTHDAY PRESENT ***



Capitolo 1
*** CHELSEA MORNING ***


CHELSEA MORNING OS

Mia cara, carissima White… Ti avevo detto di avere in mente una OS… Ed eccola qua… E’ tutta per te. Con affetto!!! Lyo

 

CHELSEA MORNING

 

Il mio Amore dorme tranquillo accanto a me.
Il suo profilo si staglia morbido e dolce contro le lenzuola candide. Un profilo le cui linee potrei tracciare ad occhi chiusi tanto l'ho osservato attentamente per giorni e mesi che senza me ne accorgessi si sono trasformati in anni. Ed ora lui e' nella parte sinistra del mio letto oltre che nel lato sinistro del mio petto. E ancora non me ne capacito.
Le ciglia chiare sono lunghe e soffici. Le sfioro piano con un dito come fossero delicati cristalli.
Scendo piano sulla guancia con un ombra di barba che solletica piano il polpastrello. Lui non si cura di avere la barba lunga. Dovrei forse curarmene io? Che quando si appoggia col mento sulla mia spalla nuda brividi mi corrono per tutta la schiena e mi devo aggrappare a lui per non cadere.
Quando il mio dito si avvicina alle sue labbra sento il tepore del suo respiro regolare. Dio vorrei berlo il suo respiro, ubriacarmene fino a scordarmi che esiste un mondo al di fuori di lui. E non che questo sia difficile anzi e' maledettamente facile. Perché il mio mondo perfetto contempla lui e lui soltanto. E questo mi terrorizza. Se lui sparisce io sparisco con lui. Una lacrima rotola piano sulla mia guancia e cade sulle lenzuola.
Il dito fermo sulle sue morbide labbra socchiuse. Stanotte ha anche russato un po' e a me scappava da ridere ma in modo tenero. I suoi difetti mi legano a lui al pari dei suoi pregi.
La pelle del suo collo e' tenera e adoro la linea della sua spalla quando si congiunge con il braccio. Lui non ha braccia troppo muscolose ma nemmeno gracili. Adoro tormentare l'interno morbido del suo braccio, pizzicarlo, mordicchiarlo, strizzarlo fino a che mi supplica esasperato di smetterla che gli sto dando fastidio. E io allora mi sento colpevole come una bambina e metto su un broncio di permalosia che lui sa togliermi subito prendendo il mio naso fra le dita tirandolo piano ridendo di me mentre poggia un bacio sulla fronte. Adoro sentire la sua bocca che si apre in un sorriso sulla mia pelle. E' come se me lo tatuasse addosso...
E' ampia la sua schiena e io adoro addormentarmici appoggiando la testa che si alza e s'abbassa lievemente al ritmo del suo respiro mentre l'eco dei battiti del suo cuore mi risuona nelle orecchie.
Un raggio di sole filtra dalla tenda alla finestra e io lascio il mio Amore al suo placido sonno. La mattina comincia e Chelsea si anima mentre la serranda del piccolo caffè sotto casa si alza.
Sono combattuta tra la voglia di svegliarlo e quella di lasciarlo dormire vegliando su di lui e i suoi sogni. E' arrivato cosi tardi la scorsa notte. L'aereo da Los Angeles quasi in ritardo di 4 ore... Sono crollata sul divano aspettandolo e lui mi ha portata nel letto. Un "welcome home my love" impastato dal sonno che si mescolava al sogno. Il sogno più bello perché reale.
Andrò a preparare la colazione: blueberry muffins, succo d'arancia, cereali, yogurt, un buon caffè di moka all'italiana. Mangia talmente tante schifezze tutto il tempo che sta fuori... Gli poggio un bacio sulla fronte e passo in cucina. E’ piccolo il nostro appartamento ma coccoloso, come amo definirlo. Una camera da letto, un salotto con una grande bow-window che guarda sui Chelsea Physical Gardens, un bagno e una cucina piuttosto grande. E’ stato amore a prima vista quella volta. E’ tutto lì. Tutto raccolto, tutto intimo, tutto… nostro. Pur essendo una zona molto bella è tranquilla e i vicini sono tutti carini e discreti.

Non siamo nemmeno troppo lontani da casa dei tuoi. Ti piace l’idea che ci sia qualcuno vicino a me quando tu non puoi e i tuoi genitori sono delle persone adorabili. Tuo padre mi fa sbellicare dalle risate con i suoi racconti delle tue disavventure amorose mentre tua madre è lì che lo rimprovera che ti fa fare brutta figura.

“Donna, anche se mi beo della luce in cui hanno messo nostro figlio è bene che qualcuno si ricordi che è un comune mortale che fa cacca e pipì come tutti. E in questo non c’è niente di sbagliato. Senza contare che questa ragazza ne è talmente presa che…”

“Ok, ok Uomo delle Caverne… Ora tu questa ragazza la lasci un po’ in pace. Su cara, vieni a prendere una tazza di te mentre Richard riprende possesso del suo corpo se stasera vuole andare a bere la solita birra con Andy e i ragazzi…”

I loro battibecchi sono uno più spassoso dell’altro e io puntualmente muoio dall’imbarazzo ma non rinuncerei ad uno solo dei momenti con loro che attenuano il dolore della lontananza. Stare con la tua famiglia nei luoghi che ti hanno visto crescere a volte soffrire e spesso gioire di tutte quelle scoperte che la vita regala. Più di una volta abbiamo parlato di prendere casa a Barnes ma… sono io che tergiverso. Io che ancora aspetto perché ho tantissima paura che ti stanchi di me. Io che sono un’insegnante e che amo il mio lavoro quanto tu ami il tuo e che per questo riesco a seguirti così poco. Io che quando ho scelto Londra come casa ancora non sapevo che in realtà l’unico posto che chiamo casa è il tuo cuore, Amore mio.

Piango a volte. Ma giusto un po’ e mi sento meschina per questo. Perché tu mi dai talmente tanto Amore che non dovrei lamentarmi. Ma è così piccolo l’animo umano che quando riceve qualcosa di così buono vorrebbe solo averne ancora e ancora…

Oh cacchio… I muffins… A forza di stare a riflettere sempre sulle stesse cose qua mando a vacche la colazione e io inizio ad avere fame… Il profumo è delizioso, il vassoio è pronto ma… Ghgghhg!!! Sei sempre il solito! Ogni volta vuoi farmi spaventare e ogni volta ti fai beccare. Quanto è tontolo il mio Amore! Ok appena si avvicina mi volto e vedrai chi si prende un accidente Pattinson. Uno… due…

“Buh!... Oh…Ma… Robert! Accidenti a te! Vestiti, metti la vestaglia, almeno i pantaloni… Copriti insomma!!!”

Lui è completamente nudo di fronte a me che ride come un matto mentre io divento di tutti i colori! Cosa posso farci se fuori dal letto io mi imbarazzo della nudità? Voglio dire… Non è che solo mi imbarazzo ma la mia testa già parte per terre straniere quando lui è con me se poi lui è con me e pure nudo… Potrei diventare una pervertita… E potrebbe non uscire mai più da casa.

“Tesoro dici sempre che sono prevedibile… Non sei contenta della variazione al programma?!?!?”

Eh no… Insomma… Ma se me lo dice in questo modo. Appoggiato allo stipite della porta con un ghigno malefico stampato in faccia… Beh adesso gli do io un valido esempio di variazione del programma. La colazione può attendere. Ora l’unica fame che voglio saziare è la fame di lui.  

 

La sua mano mi accarezza la testa. Il suo petto è l’unico cuscino su cui riesco a riposare bene. Le sue braccia la coperta più calda. Il suo odore è la mia camomilla preferita. Mi rilassa e mi fa sentire come in paradiso.

“Mi sei mancata”

“Anche tu mi sei mancato”

Silenzio. Nell’aria il tintinnio dei miei campanelli alla finestra scossi da un soffio di vento.

“A volte vorrei chiederti di mollare tutto e seguirmi…”

“Robert… l’abbiamo già affrontato questo discorso…”

“Aspetta, fammi finire.”

Taccio sollevandomi su un gomito per guardarlo negli occhi.

“Vorrei chiederti di seguirmi perché detesto non condividere ogni momento importante con te, perché sono geloso di tutti quelli che possono starti accanto, perché mi spavento se penso che tu potresti stufarti di aspettare e scegliere qualcuno che invece può stare sempre con te…”

C’è davvero sofferenza nella sua voce che si incrina, i suoi occhi sono lucidi.

“Amor mio… Rob, quello che provi tu lo provo anche io lo sai. E tra me e te sei decisamente tu quello che ha più possibilità di trovare qualcuno che meglio riesca a seguirti nella vita che fai…”

“E’ solo lavoro, sono solo colleghe…”

“Si ma sono bellissime…”

“Tu sei bellissima. Tanto fuori quanto dentro. E sei talmente più vera e reale tu che dieci di loro messe insieme…”

Lo bacio. E cerco di fargli capire che lui è il mio per sempre. Che non può esserci qualcun altro al di fuori di lui nella mia vita. E lui mi accoglie.

“Sono più forte di quanto pensi. Posso aspettare ancora, posso aspettare per sempre”

“Sono io che non riesco più ad aspettare…”

Il cuore mi si ferma.

“Perciò…”

Si mette a sedere e mi trascina con se. Mi prende la mano

“Perciò… Nonostante io sappia che non è una garanzia di successo, nonostante io non sia una garanzia di successo. Nonostante ci saranno un sacco di difficoltà. Nonostante a volte mi maledirai per la vita che faremo. Nonostante tutto questo e perché ti amo. Ti amo e sono egoista a tal punto da volerti solo mia di fronte al mondo e a tutte le divinità esistenti. Ti amo davvero. Perciò… Evelyn… Vuoi sposarmi?”

Il mio cuore è diventato polvere di stelle e il suo battito il suono del vento durante un uragano… Robert aspetta la mia risposta e con una voce che arriva da non so dove riesco a dirgli un

“Sì, che voglio”

La verità esplode la consapevolezza si fa strada e la felicità ci avvolge e io inizio a piangere e ridere e mi aggrappo al suo collo trascinandolo di nuovo giù…

“Sì che voglio… Si, si… Mille volte sì…”

E ci sono mille baci per noi e mille momenti che ci aspettano e mille sorrisi, mille favole, mille scoperte e la mia favola comincia di nuovo quando pensavo di aver già avuto il mio happy ending…

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Capitolo 2
*** JUNE AFTERNOON ***


JUNE AFTERNOON

YAKETY-YAK

Era nata come un’unica OS la precedente. Ma a Evelyn e Robert mi ci sono affezionata così tanto che ho pensato sarebbe carino dar loro un po’ più di spazio. E così ho deciso che saranno tutte scene prive di una vera e propria sequenza temporale. Ma scene che faranno scoprire poco a poco come Evelyn e Robert sono arrivati alla proposta di matrimonio… Ecco, spero vi piaccia e a te Mia Dolce.. spero non dispiaccia se “uso” ancora Evelyn…  Oh, dimenticavo.. stavolta la parola a Robert. Questo è un suo ricordo. Lyo

 

JUNE AFTERNOON

 

Evelyn… Ti guardo mentre serena prepari la cena con quel grembiule a cui devi fare il doppio giro per allacciarlo senza perderlo. E ogni tanto vedo la tua espressione illanguidirsi mentre accarezzi quell’anello che sta sull’anulare della tua mano sinistra. Quell’anello che ho posto solo ieri. Quell’anello che stamani hai mostrato ai miei e ai tuoi genitori con la stessa gioia con cui mostrasti a me il tuo segreto segretissimo la prima volta che ti ho incontrata. Te lo ricordi tu quel pomeriggio di giugno?  

Il cielo era celeste. Non azzurro. Era un’unica pennellata di celeste intenso, vivo, forte. Quel cielo celeste talmente perfetto da irritarti perché con un salto non riuscirai mai a toccarlo con un dito. E veniva voglia di sporcarlo quasi. Un po’ di giallo qui, un po’ di rosso lì e poi bianco e via e via fino a farlo diventare tanto simile ad uno di quei quadri impressionisti che tanto amiamo. Tanto simile a quel cielo che hai voluto dipingessimo sul soffitto della nostra camera da letto qualche mese addietro. Un soffitto che ha i colori del tramonto e la luce brillante di quel pomeriggio di giugno che io non sapevo ma aspettavo da tutta la vita.

St. James Park era… pieno di gente e pieno è un eufemismo. Come mi dicesti tu tempo dopo era “come le spiagge romagnole in pieno agosto” Un casino insomma. Solo quando poi ci sono venuto davvero su quelle spiagge mi sono reso conto di quanto avessi ragione.
Stavo cercando un posto a sedere per godermi il concerto nel gazebo quando un tintinnio tenue ma costante ha attirato la mia attenzione. Ed è stato allora che t’ho vista. Avevi una gonna lunga vermiglia e una camicetta bianca, i capelli scompigliati e i piedi scalzi. Sbuffavi mentre tentavi di far smuovere un grosso cane tirandolo per il guinzaglio. Le tue guance erano rosse per lo sforzo e la rabbia.
“Andiamo stupido pulciosissimo ammasso di pelo!!! “
E lui niente immobile quasi annoiato. Allora tentasti un approccio più dolce.
“Andiamo Draco… Su bello fai il bravo… Draco… Gli scoiattoli non sono pappa e non possono nemmeno essere tuoi amici…”
Niente.
“Sei solo un… un ciccione che non capisce niente!!! Se ti ci siedi sopra li ammazzi li scoiattoli ecco perché come ti vedono scappano!!!”
Eri uno spettacolo. Tu fuscellino contro il gigante che se ne fregava altamente di quello che gli dicevi. Ci mettevi una convinzione come se la logica di quelle spiegazioni fosse sufficiente a smuoverlo. Ovviamente me ne uscii con una sonora risata. La scena era esilarante.  Non mi ero accorto che ti stessi avvicinando almeno fino a che un tintinnio forte e chiaro non arrivò in fronte a me.  Quando ti guardai  avevi le mani sui fianchi e mi fissavi con gli occhi ridotti a fessure. Ora so che quello sguardo significa guai grossi.
“Sono davvero felice che tu trovi la cosa divertente” Ma ciò che la mia mente registrò per prima non fu il significato delle tue parole ma il primo piano della tua bocca. La tua bocca era soffice, era rossa, umida, tremolante. Sembrava un cuore pulsante sul tuo viso da bambolina. La tua bocca era la bocca perfetta per essere baciata, mordicchiata. Ero lì imbambolato talmente tanto che quello che dicevi non lo capivo nemmeno.
“Scusa che hai detto?”
“Ma tu scemo ci sei o ci fai?!?! E sei pure maleducato! Ma dico, tutti io?!?!?” e detto questo ti voltasti per tornare dal tuo cane. Ancora il rumore di campanellini. Chissà da dove…? Caz… Robert… , mi dissi, invece di pensare ai tintinnii che ti immagini perché non vai a scusarti?!?! E fu così che mi ritrovai a inseguirti praticamente per tutto il parco. Draco che finalmente si era deciso a smuoversi. Tempismo perfetto ‘sto cane. Già mi stava sulle palle. Per colpa sua avevo fatto una figura di m… colossale e adesso rischiavo di passare pure per un maleducato.
Ti chiamai.
“Ehi… Ehi tu! Mi senti?!? Ti vuoi fermare?!”
“Non conosco nessun “ehi tu”!
Santissimi tutti i santi. Permalosa e testarda. Ancora quel tintinnio… Dannati campanelli mi confondevano le idee…
“Per favore ragazza di cui non so il nome…”
“Ti hanno dato la patente per le scemenze!?” Accidenti a te, pensai. Accidenti. Poi mi venne un’illuminazione.
“Draco!” ordinai e quello si fermò rigido come una statua di marmo facendoti quasi cadere.  
“Draco, vieni qui bello!” dalla tasca estrassi un biscotto per cani. Mi era rimasto quando la mattina avevo portato a spasso la cagnolina di mia madre. E Draco più docile di un cucciolo mi raggiunse trascinandoti con se, qualunque fosse il tuo nome.
“Ehi… ma questo non vale!!! Questo…” e di nuovo scordai le parole. E la prima cosa che registrai furono i tuoi occhi. Grandi immensi laghi del colore del metallo fuso. Grigi. Ma di un grigio brillante e bollente. Quello stesso metallo con cui ero sicuro e lo sono ancora, gli Elfi forgiavano le loro spade. Quel metallo fatto di stelle. E i tuoi occhi questo erano, due stelle contornati da ciglia nere e fitte.
“Ma allora è un vizio… Ok ci rinuncio…” Cosa..?
“Cosa? Scusa non ti stavo ascoltando…”  Sicuramente quello non avrei dovuto dirlo. No davvero. Non avrei dovuto proprio. Fantastico. Complimenti. Saresti esplosa e mi avresti demolito. Il tuo petto si gonfiò sotto la stoffa leggera. Chiusi gli occhi pronto agli strepiti. Che non arrivarono. Strano… Ti guardai con un occhio solo. Ti eri seduta con la fronte appoggiata alle ginocchia. Mi preoccupai.
“Ehi… Tutto bene… Stai bene… ehm….”
“Evelyn, il mio nome è Evelyn…”
“Uhm… Grazie. Beh stai male Evelyn?”
“Ti pare che se stessi male avrei la forza di decifrare i tuoi soliloqui sconnessi?” Mi sentivo un emerito cretino.
“Hai… hai ragione. Ecco, io volevo solo scusarmi per prima!”
“E per adesso no?”
“Beh… beh ovvio che si…”
Non mi ero mai sentito più ridicolo e idiota in vita mia. Tu, inaspettatamente scoppiasti a ridere.
“Vah che sei proprio un bel soggetto te!” E la tua risata rischiava di combinare un altro macello. Aperta, vera che ti scuoteva tutta e ti faceva… trillare. No, sicuramente avevo bisogno di una visita. Una ragazza non poteva scampanellare così… Non avevi bracciali, niente collane… Eppure…
“Senti, ma mi spieghi come fai a tintinnare?” la mia bocca fu più svelta della mia mente. Tu spalancasti gli occhi. Era chiaro che mi reputavi uno psicopatico… O forse no?
“Sarebbe cortese che prima di chiedermi una cosa tanto personale quantomeno mi dicessi il tuo di nome. Mr. questa mattina le buone maniere le ho lasciate sotto il materasso. Non che ce ne sia bisogno, intendiamoci, ma è buona educazione no?”
Di certo la lingua non ti mancava. Tesi la mano e risposi.
“In effetti hai ragione. Piacere, Robert.”
“Sono lieta di fare la tua conoscenza Robert”
Draco cominciò a leccare le nostre mani unite e tu lanciasti un occhio all’orologio.
“Dio, è tardissimo, devo andare! Sempre che questo bestione mi dia retta! Non è che avresti un altro di quei biscotti?”
“No spiacente ne avevo presi solo tre e quello era l’ultimo…”
Tu mi fissasti con la testa reclinata e mi chiedesti seria.
“Che ti mangi i biscotti per cani?”
“Eh?!!? No, no… ehi che hai capito?!? Li avevo per la mia cagnolina. Stamattina ne ha avanzato uno che mi sono scordato in tasca…”
“Ahn… ok. Allora… Ciao Robert e buon pomeriggio!” Una folata di vento ci investì e il profumo di cocco che veniva dai tuoi lunghi capelli castani mi fece venir voglia di prenderne una ciocca tra le dita solo per annusarla meglio. Biascicai un ciao mentre tu mi voltavi nuovamente le spalle con il solito scampanellio in sottofondo…
“Ehi… Evelyn, Evelyn aspetta…”
Ti fermasti ridacchiando e capendo a cosa mi stessi riferendo
“Resta lì” mi dicesti e iniziasti a sollevare la gonna. Stava per venirmi un accidenti… Cosa diavolo stava capitando? Pensieri non proprio casti mi si stavano affacciando alla mente… Quanto caldo può fare un pomeriggio di giugno?
“Ora ascolta” La tua voce mi distolse dalle immagini di me e te avvinghiati in vari modi in diversi posti del parco. Scuotesti la caviglia con grazia. Ed eccolo finalmente il mistero svelato. Alcune piccole cavigliere con un sacco di sonaglini colorati…
Sorridevi come una bambina davanti al suo segreto segretissimo. Sorridevi tranquilla ed ingenua. Sorridevi in quel pomeriggio di giugno mentre ti toglievi una cavigliera e me la lanciavi.
“Tienila per ricordo!”
“E se non mi bastasse il ricordo?”
Forse per la prima volta eri rimasta senza parole… Sorridesti di nuovo. Un sorriso diverso. Un sorriso che è ancora solo mio.
“Beh… il sabato pomeriggio vengo sempre qui…”
“E come ti trovo?”
“Segui il rumore dei campanelli…”
E così feci. In tutti i sabati pomeriggio di quel giugno e poi luglio e poi e poi… E poi è tutta un’altra storia. La nostra.

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Capitolo 3
*** THE OTHER BIRTHDAY PRESENT ***


THE OTHER BIRTHDAY PRESENT

YAKETY YAK

Ecco… oggi è stata una giornata di ispirazione. Questa scena è un regalo vero e proprio. Insomma, almeno lo spero. Con un giorno di ritardo ma forse c’è un fuso orario per cui sono ancora in tempo ed è ancora il 27 di giugno. Devo controllare. Beh. Tu lo sai che è per TE. Un abbraccio.
 

THE OTHER BIRTHDAY PRESENT
 

Si srotola pigro e indolente questo pomeriggio estivo. Cammino svogliata per le vie di Chelsea attenta ad afferrare anche il più lieve dei soffi d’aria. Potrei sciogliermi. Mi mancano le mie spiagge. Quelle in cui ero solita andare nei pomeriggi come questo. Un bagno nell’acqua fresca e salata per poi sdraiarmi oziosa e abbandonarmi al suono delle onde e alla brezza marina. Ai sogni roventi e alla coca-cola ghiacciata. Al profumo di cocco della crema solare. Mi mancano le mie spiagge insieme a te. Quando ci sei venuto per la prima volta terrorizzato che la gente impazzisse e ti prendesse di mira. Che ragazzine urlanti ti si attaccassero alle calcagna e non solo lì e che tutto si trasformasse in un incubo. E invece no. Te l’avevo detto io. Ma eri di un paranoico fuor da ogni misura. Non che fosse incomprensibile. Ma Italia non significa America. Se la pazzia è largamente proporzionale alla superficie quadrata occupata dal paese beh hai dovuto convenire anche tu che, in effetti, in Italia i pazzi non sono poi così tanti. E poi ero la tua ombra e così mio fratello. E mio fratello è grosso. Io magari faccio ridere piuttosto che incutere terrore. Ma lui. Poco da fare. Se ti da una manata di mette KO. Eri in una botte di ferro.

Guardo l’anello al mio anulare che luccica. Sei partito ieri per andare a rigirare delle scene del tuo ultimo film… Che pacco Rob! Uffi. Pretendo che quei brutti rompi dei tuoi produttori ti lascino a me nel giorno del mio compleanno. Che poi, proprio il giorno prima ti fanno partire. E lo so che è il tuo lavoro, che non dipende da te. Che ci sono tempi da rispettare, scalette da seguire e bla bla bla… E mi va bene. Solo che oggi non lo so. Sarà il caldo, sarà che sono nostalgica. Sarà che mi hai appena chiesto di sposarti. Sarà che so che c’è Paris-ma-quanto-sono-stupida-Hilton che ti fa il filo e che è sempre all’erta e anche con tutta la buona volontà e con tutta la fiducia in te l’idea di quella specie di donna chiwawa che ti squittisce intorno mi fa venire i fumi.

Mi sa che vado a trovare i tuoi. Ora vado a comprare del gelato e poi vado a farmi una risata con Richard e Claire. Stasera Lizzie mi porta fuori per festeggiare visto che è a Londra. Chissà che ha in mente. Lei e Victoria non mi vogliono dire nulla! Lo sai che le tue sorelle coalizzate mi terrorizzano vero? Soprattutto ora che si sono messe in testa di organizzare il mio addio al nubilato e soprattutto vogliono darci una mano col matrimonio. Amore mio… In caso io ti rapisco e ci sposiamo in segreto.  L’idea di un qualcosa che anche solo vagamente assomigli a quelle orribili bomboniere tutte fiocchi e fiocchetti e pizzi trini e nastri faccia parte di un giorno tanto speciale per noi mi manda in panico. Quanto sono scema?!?! Tu mi avevi detto di raggiungerti la prossima settimana visto che la scuola finisce questo venerdì. Uffi. Ma perché sono così scema!??! Io devo farti vedere che sono forte a tutti i costi, che ce la posso fare ad aspettarti. E invece no. Perché sono una futura sposa già preda di 10500 paturnie e paranoie e tremori e vampate e non so cos’altro sentano le future spose. E non voglio una wedding planner che poi finisce come nel film della Lopez e mi molli all’altare per andare da lei. Ben vengano pizzi e merletti piuttosto!

Il gelato è fresco e rinfresca quantomeno la gola. Beato chi ha inventato l’aria condizionata. Lizzie sta ciarlando di qualcosa che non so da almeno mezz’ora. Ho smesso di ascoltarla dopo che ha pronunciato la parola streap…. Non c’è verso di farmi andare in uno di quei locali di Soho a vedere uomini che si spogliano.
“Mi basta tuo fratello che si spoglia per me!”
“Ti prego, Evelyn, potrei avere gli incubi questa notte!”
Tuo padre gongola e tua madre ridacchia. Sono indubbiamente soddisfatti del figlio. Di tutti i loro figli. E come dargli torto? Artisti, avvocati… Uno più pazzo dell’altro. Che bella famiglia.
I tuoi mi hanno fatto un regalo bellissimo. Un paio di orecchini d’oro bianco. Sottili e tintinnanti come piacciono a me. Tu li apprezzeresti. Li apprezzerai sicuramente. Uff… Non riesco a trattenere un sospiro.
“Che c’è Evelyn? Qualcosa non va?”
“Oh, no… No davvero Claire. Sono solo… E’ solo che rimpiango di non aver dato retta a Robert per raggiungerlo…” rivelo infine. Non riesco a mentire a loro.
“Buon Dio, ragazza. In due anni che stai con mio figlio è la prima volta che mi sembri un essere umano!” guardo Richard non capendo.
“Quello che il Mr. Tatto di mio marito vuole dire è che ci sei sempre sembrata talmente brava, paziente. Non ti abbiamo mai sentita lamentarti di nulla tanto da chiederci se fossi un miraggio. In senso positivo ovviamente. E beh, è quasi confortante sentirti dire che è difficile anche per te”
Sembrava il ritratto della perfetta idiota che sta in eterno buona e aspetta.
“Oh, non potevate essere più lontani dalla verità. Perché io sono spesso spaventata e insicura e sento la sua mancanza ma… ci credo. Credo in quello che c’è tra me e Robert e mi sento talmente fortunata che le piccole o grandi noie in cui possiamo incorrere nemmeno mi sembrano degne di essere prese in considerazione. Solo che il passo che stiamo per fare non è uno scherzo. Anche se viviamo insieme. Sposarsi… Boh, lo vedo come una cosa grandissima. Sono sicura solo che sarebbe più facile se Robert fosse con me. O io fossi con lui. Ecco.”
“Allora, forse noi ti possiamo aiutare.”
“Aiutare…? Non vedo come. Nel senso, fate già anche troppo…”
“Shhh, cara. Shhh. Tieni questo è per te.”
Claire mi porge una busta bianca con sopra scritto il mio nome. Riconosco immediatamente la grafia incasinata di Robert. Totalmente senza parole la apro. Ci sono due fogli piegati separatamente. Quando vedo il primo quasi collasso. Vedo i sorrisetti compiaciuti di chi mi sta di fronte. Di chi già sapeva evidentemente.
Passo al secondo foglio. 

‘Mia Evelyn,

dormi serena di fianco a me e chissà in che luoghi incantati ti trovi ora. Domani parto. Tra due giorni è il tuo compleanno e detesto l’idea di doverlo passare separati. Ma questo sono io, questo è il mio lavoro e tu mia piccola donna coraggiosa non mi fermi mai. Accetti tutto. Ma io lo so quanto ti dispiace e quanto vorresti avermi di fianco. Soprattutto ora in una fase così nuova e importante della nostra vita. Non posso certo obbligarti a seguirmi. Ma posso sperare che la voglia di stare insieme ti faccia cambiare idea. Non devi più dimostrare di essere in grado di aspettare Mia Donna del Deserto. Il mio cuore è stato tuo da subito. E lo so che il mondo che mi sta intorno non è dei migliori. Ma ti prometto che ti proteggerò. Sempre Evelyn. Io ti proteggerò sempre.

La tua pelle è dolce sotto le mie dita e i tuoi capelli seta scura che profuma di vaniglia. I tuoi scacciapensieri scampanellano  nell’aria fresca della sera.

Ti ho chiesto di diventare mia moglie. E hai detto sì. E non so se sono stato abbastanza bravo da farti capire a che punto del cielo io sia arrivato per la felicità. Ti chiedo una seconda cosa meno importante ma più fastidiosa. Ti chiedo di lasciare che il mio mondo ti conosca. Ti chiedo di lasciarmi rivelare la donna che ho scelto come compagna di vita. Tutti hanno saputo che c’eri da subito ma pochi hanno avuto il piacere di condividere questa mia immensa fortuna d’averti e d’avere il tuo amore, soprattutto.

Sono fiero di te, sono orgoglioso di te e prima di tutto t’amo talmente tanto che voglio vantarmene fino a diventare gonfio come un pavone.

Perché te lo meriti, Amor Mio e ci meritiamo di stare sereni di fronte a chiunque. Perché tu sei Evelyn e io sono Robert e nient’altro conta.

Perché nei momenti importanti della mia carriera ti voglio a fianco e perché un giorno mi piacerebbe vederti fronteggiare la Donna Chiwawa di Beverly Hills… Che non ci vuole credere che ci sei e si ostina a inseguirmi come un asino la carota… Non è bello sentirsi una carota Tesoro, credimi.

Accetterò qualunque tua decisione. Però lasciami sperare, da egoista quale sono che asseconderai questa mia futile richiesta. Il biglietto è per lunedì della prossima settimana. La scuola sarà finita e tu non perderai un solo giorno del tuo lavoro. Trovo che sia fantastica la comprensione che c’è tra noi in questo sebbene i nostri lavori siano molto diversi. Ma la passione e l’impegno che ci mettiamo nel farlo ci accomunano.

Da qualche parte nel mondo, in cui il tempo è 24 ore avanti, è già il tuo compleanno. Perciò, ti auguro già ora buon compleanno Amor Mio. Se ci pensi è come se i miei auguri avessero fatto un viaggio nel tempo.

Ti amo.

Tuo Robert.

P.S. Non sperare che sia questo il tuo regalo di compleanno. Perché se accetti, questo è un regalo che fai a me!’  
 

E queste stupide lacrime non smettono di scendere mentre continuo a sorridere. Afferro il cellulare e digito una sola parola.
Evelyn: Arrivo.
E come se tu fossi in attesa la tua risposta arriva immediata.

Robert: Ti aspetto.

 

 

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