Innocence

di GT 18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Orfani ***
Capitolo 3: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 4: *** Scelte ***
Capitolo 5: *** Stupidi sogni ***
Capitolo 6: *** Il vero valore di una persona? ***
Capitolo 7: *** Ribellarsi... ***
Capitolo 8: *** Principe ***
Capitolo 9: *** Decieve (1) ***
Capitolo 10: *** Decieve (2) ***
Capitolo 11: *** Back to hell ***
Capitolo 12: *** Pendulum ***
Capitolo 13: *** Moonlight Shadow ***
Capitolo 14: *** Simple,complex emotion ***
Capitolo 15: *** Lies ***
Capitolo 16: *** Nightmare begins ***
Capitolo 17: *** Melanchonical dawn ***
Capitolo 18: *** Falling (1) ***
Capitolo 19: *** Falling (2) ***
Capitolo 20: *** A new, true world of malice ***
Capitolo 21: *** The gravity of love ***
Capitolo 22: *** Blind Madness ***
Capitolo 23: *** Requiem ***
Capitolo 24: *** A torniquet for my emotions ***
Capitolo 25: *** Revival ***
Capitolo 26: *** Back to life -1- ***
Capitolo 27: *** Back to life -2- ***
Capitolo 28: *** 26 ***
Capitolo 29: *** Come back ***
Capitolo 30: *** Confusion ***
Capitolo 31: *** Somebody to love (1) ***
Capitolo 32: *** Somebody to love (2) ***
Capitolo 33: *** Somebody to love (3) ***
Capitolo 34: *** Sadness ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori

Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori

mi raccontavano che se un giorno io fossi stata presa dall’orco cattivo,

di sicuro il principe sarebbe giunto a salvarmi…

 

Una goccia.

Una goccia di un liquido scarlatto cadde sulla moquette del pavimento.

Una goccia,poi un’altra.

Un’altra e un’altra ancora.

Marito e moglie giacevano senza vita al suolo,dilaniati.

Le coperte della cameretta erano tutte inzuppate di sangue. Impronte

di mani insanguinate sui muri,sui mobili.

Due fratelli.

Si erano addormentati qualche ora prima con la certezza di rivedere

i loro amati genitori. Ora dormivano placidamente con i loro cadaveri accanto,tra

le coperte piene di sangue.

Qualcuno era entrato silenziosamente in casa,e i due coniugi avevano disperatamente cercato di salvaguardare i piccoli. Erano stati uccisi.

Il carnefice stava insensibile accanto al letto.

I capelli lunghi e bianchi,uno sguardo freddo e triste.

Il corpo era maggior parte metallico,con visibili saldature e pezzi di diverso colore.

Un microfono sull’orecchio destro.

Dall’apparecchio uscì una voce.

“Bravo,Roku…hai proprio fatto un bel lavoro con quei due…ora prendili.”

L’androide non cambiò espressione,e si avvicinò ai fratelli prendendoli entrambi

tra le braccia. Dormivano ancora.

Lentamente fece per incamminarsi fuori dalla casa,ma una volta uscito trovò

una decina di volanti della polizia ad attenderlo. Avevano di certo sentito tutto.

“Mani in alto…sei in arresto per duplice omicidio colposo” intimò un poliziotto puntandogli contro la pistola.

L’androide non disse nulla. Dal microfono un'altra frase.

“Uccidili!”

Subito questi stese un braccio in avanti,e lo fece mutare in una mitragliatrice.

Senza la minima esitazione crivellò di colpi quei poveri uomini.

Passò veloce tra i cadaveri,alzandosi in volo.

“Abbiamo fatto un bel regalo alle loro famiglie,vero?” chiese la voce ridendo.

L’androide non rispose.

Stava arrivando alla meta.

Atterrò su uno spiazzo dentro una montagna,e si diresse verso la porta che

aveva innanzi. Un laboratorio apparve dinnanzi a lui,una volta che essa

si spalancò. Un uomo giovane tutto vestito di nero si alzò dalla postazione pc,

e sorrise giungendoli appresso. “Hai fatto in fretta,numero 6…forse meriti un premio!”Roku,il cui nome significava appunto 6,posò su una branda i due fratelli.

“Ma che cosa abbiamo qui?Ti avevo detto di trovarmene due dello stesso sesso,

idiota!!!” urlò l’uomo vedendoli.

I due gemelli stavano per svegliarsi. Uno aveva i capelli neri,mentre la sua

sorellina era bionda. Lei aprì gli occhi e vide quelle due persone che non

conosceva. “Chi siete?” chiese spaventata per poi svegliare suo fratello.

Il bambino si svegliò e come la sorella si impaurì,indietreggiando.

“Cari bambini…papà e mamma ci hanno chiamato per portarvi qui.

Dovevano partire per un lungo lungo viaggio,quindi ci occuperemo noi di voi due..”  disse l’uomo con tono rassicurante. Mentiva chiaramente.

Allora i due fratelli si calmarono un poco,mettendosi a sedere.

“Quando tornerà la mamma?…voglio stare con lei…” mormorò la bambina

a suo fratello,stringendosi a lui. Roku non disse nulla.

Non poteva dire a loro che proprio lui aveva ucciso i genitori,e che non sarebbero

mai più tornati. Poi iniziò a discutere con l’uomo.

“Dottor Gero…perché non li dice la verità…loro non potranno mai più vederli…”.

Il dottore lo gelò con lo sguardo “Numero 6…una sola parola in più e ti distruggo…hai capito bene,ammasso di ferraglia?”.

L’androide non ribatté. Squadrò quei piccoli sventurati e si allontanò con

aria triste.

Fratello e sorella erano spaventati,sul punto di piangere. Sentivano già la mancanza di mamma e papà,ignari della loro fine.

“Allora,piccoli miei…io sono il dottor Gero. Voi come vi chiamate?”

I bambini fecero per presentarsi,ma le loro bocche vennero tappate da un dito

posato sopra. “Non importa…” disse l’uomo con noncuranza.

“Oggi in avanti vi darò io dei nuovi nomi,siete d’accordo?” chiese questi carezzando la testa della bimba.

“Io vi do il benvenuto…numero 17…e numero 18…”

 

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Capitolo 2
*** Orfani ***


C’erano una volta due fratelli

 

C’erano una volta due fratelli. La loro vita proseguiva felice,

ma un brutto giorno un servo di un orco cattivo li rapì…

 

Il dottor Gero li fissava. Accennò un sorriso e si mise in ginocchio

all’altezza dei gemelli. “Signore…quando arriverà la mamma?” chiese intristito

il bambino,ora battezzato come numero 17.

“La tua mammina mi ha detto che tornerà…a patto che voi facciate quello che dico. Mi sono spiegato?” rispose Gero carezzandogli una guancia.

La bimba,18, era in lacrime,spaventata dal posto umido e da quelle persone

da poco conosciute. “Quanti anni avete,piccoli?” chiese numero 6 a qualche

metro di distanza. “Sei…” mormorarono all’unisono i due.

“Siete ancora un po’ giovani…inizierò a praticare quando sarete più grandi…”

borbottò tra se e se l’uomo.  I bimbi furono accompagnati alle loro camere.

Come ogni bimbo della loro età,si aspettavano una stanza piena di balocchi,di

tende colorate. “Ecco qui.” fece Gero spingendoli dentro.

I loro visi,al veder i loro lettini,persero ogni piccolo bagliore di felicità:

due piccole brande,sporche e malridotte,stavano nel mezzo di una stanza di circa

tre metri per quattro di diametro. Tutto intorno vi erano tubi,fili della corrente che servivano per il laboratorio adiacente.

Come una prigione.

Non vi erano finestre,ne,quanto minimo,una piccola porta sul mondo esterno.

“Credo sia ancora molto tardi per voi,piccoli…vi conviene dormire ancora. Il bagno se vi serve è alla prima porta a sinistra. Buonanotte…” sghignazzò Gero

apprestandosi a chiudere la porta di ferro. Ma prima di poterlo fare,venne bloccato

dalla manina gelida di 18.

Embè…cosa hai,ora?” domandò stizzito.

La bimba assunse un’espressione imbronciata.

“Signore…questo posto non mi piace,e il nome che mi hai dato,lo trovo brutto…”

non ebbe nemmeno tempo di finir la frase,che fu colpita al volto da uno schiaffo,

cadendo all’indietro e battendo la testa sulla parete.

“Sorellina!!!” urlò 17 correndole incontro. 18 era grondante di lacrime,e si teneva la guancia arrossata.

“Perché mi hai picchiato,signore?” pianse tra un singulto e l’altro.

“Che vi piaccia oppure no,questa è la vostra casa,ora!Non vi permettete di lamentarvi,altrimenti non mi faccio problemi a picchiarvi. Anzi,posso anche

farvi di peggio.” così dicendo si tolse la cinghia e la fece schioccare tra le mani.

17 e 18 trattennero il fiato e le lacrime,terrorizzati.

Gero si mise poi alla porta e la chiuse sonoramente “Scordatevi che io vi vizi come

i vostri genitori,marmocchi…ora filate a dormire!!!” urlò,e i gemelli obbedirono

istantaneamente.

Il fratello si sdraiò accanto alla sorellina,ancora dolorante.

“Fratellino mio…perché è stato cattivo con me?” domandò singhiozzando.

“Non lo so…voglio la mamma…” mormorò coprendosi con una lercia coperta.

“Spero che torni presto…” concluse la bimba imitando il fratello.

I gemelli chiusero poi gli occhi e si addormentarono.

Nello stesso momento,numero 6 stava seduto su una sedia,osservando la scena.

“Che cazzo guardi,tu?” chiese il dottore avvicinandosi.

Lei è troppo cattivo,dottor Gero…” mormorò a testa bassa.

L’uomo lo fissò irritato,ma poi si mise a ridere.

“Cattivo,dici?No…io sono davvero una persona per bene…”così dicendo si rimise

la cintura. Proseguì poi a parlare “I genitori di quei due li stavano rovinando…

se vizi i mocciosi così,da grandi non ti danno altro che grattacapi…”.

6 lo osservò insensibile,sempre con la solita espressione,mentre gli carezzava i capelli bianchi.

“…6…sai che tu sei come un figlio per me…ti ho salvato dai tuoi genitori,ricordi,vero?”.

L’androide assunse un viso sorpreso. “Certo che ti ricordi…non ti ho resettato tutta la memoria,quindi so per certo che puoi…”.

Gero non finì la frase e iniziò ad allontanarsi lentamente.

Ma 6 lo fermò prendendolo per un braccio.

Che c’è figliolo?” domandò con un ghigno.

“La prego…non voglio più che mi faccia fare come prima…non voglio più

uccidere…” supplicò l’androide con tono remissivo.

“…Ci penserò su…” abbozzò noncurante l’uomo,per poi dirigersi verso la sua

camera. La porta quindi si chiuse e venne chiusa a chiave dall’interno.

Solo numero 6 rimase in piedi nel laboratorio.

Da quando il Red Ribbon era stato distrutto,Gero aveva costruito in una cavità

di un monte a nord il suo laboratorio. Lui era stato il primo androide a funzionare,

tra quelli che aveva costruito.

Il primo con anima umana…

Questa peculiarità era stata la sua condanna. Il suo corpo era per il 70% meccanico,e quindi poteva venir controllato dal suo creatore,tramite computer.

Ma la mente restava.

Volente o nolente,ogni volta che Gero decideva di uccidere

qualcuno,a lui toccava tenersi il rimorso.

Uscì fuori dalla base,sedendosi lentamente sul bordo del passaggio.

La luna brillava intensamente,ma a lui pareva rossa.

Rossa del sangue di chi aveva ucciso.

Tutto era accaduto così in fretta…

Non poteva immaginare che i genitori si svegliassero. Un cyborg non fa rumore.

Forse per istinto i due genitori si erano alzati dal letto.

Perché lo avevano fatto?Se se ne fossero stati la,non sarebbero dovuti morire.

La madre l’aveva uccisa con un colpo alla nuca,scoperchiandogli in parte la

calotta cranica,e spargendo materia cerebrale ovunque.

Il padre venne poi colpito dallo stesso tipo di proiettile,ma ebbe tempo di correre fino alla camera,con mezzo intestino di fuori.

Lo vide negli occhi,prima di ucciderlo con un colpo al volto.

Occhi blu,profondi…tanto profondi che parevano scrutarti nell’anima.

Occhi disperati,velati dal pianto e dal sangue.

Uno sparo silenzioso.

Quelle due persone erano morte. Tutte le cose belle che potevano aver fatto,

tutti i loro ricordi,la felicità,cancellati da un paio di proiettili calibro 46.

“Se solo se ne fossero stati a letto,non sarebbero…” mormorò l’androide

chinando il capo con un groppo alla gola.

“Morti…”.

Una lacrima.

Un liquido salato che iniziava lentamente a scendere dall’occhio destro,l’unico

dei due ancora organico.

“Perché piango…perché…” concluse 6 guardando la luna e pensando ai due

gemelli.

 

“Piccole anime innocenti,abbiate pietà di me…”

 

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Capitolo 3
*** Sensi di colpa ***


L’orco cattivo viveva in una grotta su una montagna del nord,

 

L’orco cattivo viveva in una grotta su una montagna del nord,

da dove i due non potevano scappare…

 

L’androide numero 6 contemplava la luna senza dire una parola.

Gero dormiva nella sua camera,e così i bambini.

I piani del suo capo erano palesi. Voleva far qualcosa ai gemelli,qualcosa di cui

lui stesso conosceva la sofferenza.

Si alzò lentamente dal bordo e camminò dentro nel laboratorio.

Un semi-automa come lui non poteva fare altro che muoversi. Non poteva

dormire,o mangiare. Era stato costruito solo per “Far pulizia”…così diceva Gero

quando intendeva uccidere qualcuno.

Che ne sa un automa,di emozioni?

6 poteva provarle,a causa di un ancestrale dejavu,ma non riusciva a spiegarle.

Anch’io avevo dei genitori?” si chiese triste mentre si sedeva piano

su di una sedia.

Ad un certo punto la porta si aprì e la bimba camminò tastoni,con i suoi

piedini scalzi,verso il bagno.

L’androide stava al buio,e la guardava. I suoi sensori fissarono la guancia

gonfia,e videro delle lacrime che ancora scendevano.

Cosa ci fai qui?” domandò cogliendola di sorpresa.

18 fece un piccolo balzo,ma poi vedendo quella persona si rasserenò.

6 non le dava l’impressione di una persona cattiva,sebbene fosse imponente…

“V…vorrei usare il bagno…mi scappa la pipì…”rispose con un filo di vergogna.

Lui le si avvicinò e le porse una mano.

“Vieni,ti ci accompagno…” mormorò prendendola per manina.

Il metallo del suo braccio fece incuriosire la bimba,che iniziò a tastarlo.

“Sei così freddo…sono queste le tue braccia?” domandò.

L’androide non rispose e la portò nel luogo stabilito.

Quando ebbe finito,fece per portarla in camera.

“Ti conviene dormire…è molto tardi…” mormorò alla bimba dandole

una leggera pacca sul sederino,per mandarla avanti.

18 si girò e lo guardò negli occhi.

“Tu sei buono con me…perché servi quel signore cattivo che ci fa male?”

chiese toccandogli i lunghi capelli.

6 la guardò e tirò un sospiro.

“Lui mi ha salvato…salvato dalla morte. Mi disse che i miei genitori mi avevano

abbandonato…gli devo la vita…”.

La bimba lo strattonò per un lembo dei suoi pantaloni.

“Mi racconti cosa ti è successo?”.

Allora i due si sederono,e 6 si mise a raccontare.

“Prima di diventare così,ero un bambino della tua età. Vivevo felice,ma un

giorno ebbi un incidente. Delle macchine…un’ambulanza…poi il vuoto.

Credevo di esser morto,o magari lo ero…un giorno mi svegliai e trovai

il dottore vicino a me. Mi disse che ero andato in coma,e che ero stato giudicato

morto. I miei genitori stavano per mandarmi all’inceneritore,ma lui ha preso il

mio corpo e lo ha tramutato in ciò che sono ora,salvandomi dalla morte.”

così dicendo si mise una mano sopra l’altra,e il braccio prese la forma di

una mitragliatrice.

Metà del mio corpo è umano,e per questo posso crescere,ma l’altra metà è

un’arma assassina. La mia memoria è stata cancellata quasi del tutto,non ricordo

altro…” concluse facendo tornare alla normalità l’arto.

18 lo guardava attonita.

“Tu uccidi la gente?” chiese con un filo di voce.

6 non rispose.

 

---I tuoi genitori sono morti,non torneranno. Gero ti ha mentito per farti stare buona---

Come avrebbe potuto dirle ciò?

---Sono stato io a ucciderli---

Le parole non gli uscivano,non poteva assolutamente dirle la verità.

---Mi spiace---

Decise quindi di tacere e di assecondarla.

“Dici che la mamma tornerà?” chiese la bimba in tono preoccupato.

“Aspetta ancora,piccolina” rispose “perché sono certo che un giorno tutto si risolverà…la ritroverai…”.

Il suo volto si illuminò di gioia.

Eppure dietro tale ipocrisia le si stava nascondendo il peggiore dei dolori…

“Tu mi piaci,signore” disse con un sorriso “Non sei una brutta persona.Sei tanto tanto buono!”.

6 la guardò sorpreso. Una bimba poteva provare sentimenti per una cosa

abominevole come lui?

18 lo salutò e tornò a letto,dopo avergli dato un bacino sulla guancia.

L’androide abbassò lo sguardo e si mise le mani nei capelli.

“Mi ha anche detto che le piaccio…”

 

Che crudeltà.

Tutto è così crudele…

Io ho ucciso i suoi genitori e lei mi viene a dire che sono una brava persona…

Perché questo…

Perché questo…

Perché questo…

 

La notte passò. Le stelle rimasero a brillare,simili a tante piccole lacrime…

 

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Capitolo 4
*** Scelte ***


Il suo fratellino poteva sentire ciò che provava la sorella…

Il suo fratellino poteva sentire ciò che provava la sorella…

perché erano come una sola cosa…e una cosa sola…

 

“Mamma,come va a finire la storia?” chiese la bimba a sua madre,la sera stessa

in cui fu uccisa “La principessa si salva dal mostro cattivo?”.

La madre della piccola sorrise e annuì.

“Un giorno,figlia mia,potrebbe capitare che tu venga presa dall’orco cattivo…”

“Dici sul serio?Ho paura…” mormorò 18 mettendosi con il viso sotto le coperte.

“Ascoltami bene…dovesse venir quel giorno,in cui tu verrai presa dall’orco,prega,

perché un giorno il principe verrà a salvarti.”

Gli occhi della bambina si illuminarono.

“Un principe?Come sarà?Bello?” chiese incuriosita scoprendo il visino da sotto le coperte. La donna si mise a ridere.

“Devi sapere che quando arriverà,non sarà molto importante l’aspetto. La sua vera bellezza,quella del tuo principe,risiederà nella sua anima.”

E questo principe arriverà presto?” domandò incantata.

“A suo tempo,bambina mia…a suo tempo…” si alzò e le diede il bacio della buonanotte.

“Ti voglio tanto bene,mamma…” le disse prima di coricarsi.

Anche io te ne voglio…” rispose la donna.

 

Poche ore dopo,la sua mamma venne uccisa,e così suo papà.

Non lo sapeva,ma non li avrebbe più potuti rivedere…

 

“Allora,17 e 18…è ora di alzarsi!!!” urlò Gero spalancando la porta       della

camera,facendo entrare un mare di luce.

17 si tenne gli occhi abbagliati,cominciando lentamente ad alzarsi.

La piccola 18 si svegliò di colpo,con espressione stordita.

“Signore,ti prego,facci dormire ancora un po’…” chiese a bassa voce 17.

“Scherzi?Non siete mica in vacanza…in piedi,lavativo!” gli intimò facendo schioccare la cinghia. Entrambi obbedirono spauriti,nel timore di venir picchiati.

“Oggi è venuta a trovarmi una persona…comportatevi bene!”.

Così dicendo gli condusse in laboratorio. E davanti a loro c’era l’ospite.

Aveva dei capelli bianchi e la pelle molto chiara,sebbene la sua età fosse ad occhio

e croce molto giovane,circa 16 anni. Degli occhi rossi spiccavano su tutto.

“Caro amico mio…questi sono i bimbi…17 e 18…” spiegò spingendoglieli vicino.

“Buongiorno…” mormorarono i gemelli timidamente.

“Così sono loro i due…” appurò il tizio “…hanno ancora molto da imparare,ma spero che i miei appunti le siano utili.”così dicendo passò al dottore un rotolo di progetti.

“Grazie,Ghiller…la tua genialità sarà utilissima…”.

Il ragazzo albino sorrise. “Ma le pare,dottor Gero…!”

 Poi,se ne andò molto lentamente.

“Finalmente posso iniziare…” ridacchiò Gero guardando i bambini con occhi

malvagi. Così si avviò nel suo studio e si chiuse al suo interno.

“Non mi piace quel uomo…” abbozzò 17 carezzando la testa di sua sorella.

“Lui è molto cattivo…” mormorò la bimba abbracciando il gemello.

“Non devi aver paura. Presto papà ci porterà via…” la rassicurò.

“Noi due siamo una sola cosa…se tu stai male,sto male anche io…”.

18 allora accennò un sorriso,e lo prese per manina.

“Andiamo a mangiare,fratellino…”

I gemelli allora andarono da 6,che stava seduto su di una sedia.

“Ciao amico!” lo salutò 18,ormai sicura della sua bontà.

“Ah…c…ciao…” balbettò l’androide non abituato a venir salutato così allegramente.

17 lo guardò perplesso. “Sorella…anche lui è un cattivo…” le sussurrò nell’orecchio “…e lo saluti come se fosse un amico?”.

La sorellina lo corresse. “No,in fondo in fondo è una brava persona…non è cattivo!” disse voltandosi verso di lui.

“Gero non ha mai amato i bambini…io invece li trovo assai importanti,perché tutti noi adulti lo siamo stati,al nostro tempo.” rispose Roku, posando sul tavolo

un piatto con del cibo. “Mangiate,è ancora caldo.”

I fratelli iniziarono a mangiare,senza troppi complimenti.

Che ti dicevo?” gli domandò 18. 17 si ricredette un attimo “Allora è solo il dottore l’orco cattivo…spero ce ne andremo presto…” concluse.

Bambini. Così ingenui per comprendere la verità.

6 li guardava da lontano,con un nodo alla gola.

---Non potrete mai più uscire da qui--- pensò.

---E le vostre sofferenze non sono ne’ancora iniziate---

Fare qualcosa.

Aiutare i bambini.

Portarli al sicuro.

Roku non poteva fare nulla. Lui era stato costruito per obbedire al dottor Gero.

Il suo corpo non poteva far nulla,e solo la mente poteva ribellarsi.

Anche se avesse voluto salvarli,non avrebbe potuto muovere un muscolo.

Così Gero aveva comandato.

“Spero solo siano forti…” concluse per poi dirigersi verso il laboratorio.

Lì Gero stava scribacchiando su dei grandi fogli. Aveva un’aria concentrata.

“Vieni pure avanti,6…c’è qualcosa che devi dirmi?” domandò lo scienziato

non staccando gli occhi dal lavoro che stava facendo.

L’androide gli si avvicinò con discrezione.

“Vorrei proporle una cosa,dottore…”

“Dimmi pure…”

6 abbassò lo sguardo,timoroso della reazione che avrebbe avuto.

“Vorrei proporle una cosa…faccia uscire ogni tanto questi poveri bambini,la prego. Non solo perché stare qui peggiorerebbe la loro salute,ma anche perché

così lei potrebbe lavorare meglio…”

Gero smise di scrivere.

Rivolse gli occhi glaciali verso la sua creatura e sorrise.

“Caro 6…mi pare che ieri tu mi abbia chiesto di non farti più uccidere nessuno.

Oggi mi chiedi di far uscire ogni tanto 17 e 18

Mi pare che tu mi chieda troppe cose. Non posso esaudirle entrambe…”

L’androide allora ci pensò su un attimo.

“Se vuole continuerò a uccidere…ma la prego…esaudisca questa richiesta…”

Il tono di voce era estremamente sottomesso,e gli occhi non si staccavano un attimo dal pavimento.

Gero si alzò e gli diede una pacca sul petto.

“Va bene…accordato!”  disse semplicemente.

Il cuore di 6 ebbe una strana sensazione di calore.

Felicità.

“Porta pure fuori i bambini,ma in cambio dovrei continuare a fare pulizie…”

così dicendo,il dottore si rimise al lavoro.

“La ringrazio infinite,dottore…” concluse,allontanandosi.

I bambini stavano finendo la colazione,e vennero chiamati dall’androide.

“Allora,bambini…vi va di fare un giro in città?” domandò con un raro sorriso.

17 e 18 si alzarono. I loro visi brillavano di gioia.

“Certo!Quando si parte,zietto?” chiese 18 affettuosamente.

“Per voi,anche subito…”

I bambini sorrisero. Potevano stare lontani da quel luogo schifoso.

Era un ottima notizia.

 

Una volta che si furono preparati,i bimbi aspettarono 6.

Questi si era messo una giacca per coprire il corpo metallico,per non destare sospetti. Così si misero fuori dalla grotta,e salirono in spalla all’androide.

“Si parte!!!” urlarono i gemelli all’unisono.

Quando 6 si alzò in volo,gridarono divertiti,più che spaventati.

“Ma sai volare!!!Allora sei un angelo?” domandò 18 stupita.

 

Roku non rispose.

Iniziò a pensare.

Aveva avuto il consenso per portare fuori i bimbi,tuttavia,a caro prezzo:

le sue mani si sarebbero ancora sporcate di sangue.

Avrebbe ancora ucciso. E lui non voleva farlo ancora…

La vita di due bimbi innocenti valeva più di quelle che avrebbe ancora stroncato?

Ogni essere vivente è importante.

Ma non poteva sottrarsi al suo destino. Doveva farlo,se non voleva venir distrutto.

Così doveva essere.

E così sarebbe stato,fino alla fine dei suoi giorni…

Un ultimo pensiero balenò la sua mente.


Verrà il giorno in cui noi saremo giudicati?

 

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Capitolo 5
*** Stupidi sogni ***


Il servo dell’orco cattivo,che non era affatto malvagio,portò

Il servo dell’orco cattivo,che non era affatto malvagio,portò

i fratelli in un villaggio. Era in corso una fiera…

 

“Stiamo arrivando.” fece notare Roku mentre all’orizzonte appariva la

città.

I gemelli guardavano il luogo felici.

Se ne erano andati,anche se per poco.

Via da quel brutto posto.

Via dall’orco cattivo…

Non si può comparare con nulla al mondo la felicità di andarsene dalla propria prigione.

Anche l’androide pareva più sereno. Il laboratorio del suo creatore era come avvolto in un’atmosfera soffocante e grave. Una sorta di camera a gas,se si volesse

comparare a qualche arnese di supplizio.

Come ci si poteva vivere?

“Meno male che mi ha permesso di fargli uscire. Non so quanto avrebbero potuto

resistere senza prendere una boccata d’aria.” pensò apprestandosi ad atterrare.

17 fu il primo a scendere,ed era esterrefatto.

“Ma non è un trucco!Sei un mago,per caso?”

Se così lo vuoi chiamare…” rispose 6 non troppo seriamente.

Erano atterrati in una strada sterrata,ad un centinaio di metri dalla città.

Sin da lì si udivano musica e risate.

“Oh…qui deve esserci una festa!!!” esultò la bambina.

Così prese per mano il suo amico e iniziò a camminare verso la musica.

Anche il fratello imitò 18,e la prese per manina.

 

Da quanto tempo non sentiva una musica,6.

Si ricordava,che,prima di andare in coma,sua madre gli aveva regalato un carillon.

Gli piaceva un sacco ascoltare la dolce melodia che produceva.

Anche ora poteva ricordarsela.

La città del nord era in festa. Forse era un festival per chissà quale evento storico,

o magari un festeggiamento ideato per i bimbi piccoli.

L’unica cosa certa era l’atmosfera che si respirava.

Ovunque si percepiva felicità,voglia di vivere.

L’esatto contrario di ciò che si provava a stare nella base di Gero.

“Che…Che bello!!!” urlò la bambina vedendo stelle filanti ovunque.

“Guarda la!!!” disse il fratello,indicando un gruppo di artisti di strada.

I due fratelli iniziarono a ridere,a metà strada tra lo stupore e il divertimento.

6 si mise ad osservare l’ambiente.

Si sentiva strano in mezzo a tutta questa allegria.

Lui non riusciva davvero a sorridere,in ogni modo.

Ma poi dovranno tornare la…” pensò.

Non voleva tornassero dal dottor Gero. Non voleva tornarci nemmeno lui.

“Sarebbe così facile fuggire…ma non posso…dio,come mi maledico per questo…”

A lui non importava di fuggire o meno.

Ma avrebbe voluto far scappare i due.

Se solo loro fossero riusciti a fuggire…

 

“Ehi,6!!!Vieni a vedere!” lo chiamò 18 strattonandolo per una manica della giacca.

Vi era una sfilata per le strade. Donne e uomini sfilavano in sfarzosi e vaporosi abiti 800eschi. Tutt’intorno vi era pioggia di coriandoli e di stelle filanti,che colorava il paesaggio dei mille colori dell’arcobaleno.

L’androide si mise a fissare tutto ciò incantato.

Tutto era così bello.

Avrebbe voluto che il tempo non passasse mai.

Che si fermasse.

Ovunque vi erano giocolieri e uomini sui trampoli,che rallegravano con numeri

acrobatici il pubblico. Uno spettacolo per gli occhi.

E anche per la mente.

“Sono delle principesse!” commentò entusiasta 18,mentre seguiva la sfilata con

gli occhi spalancati.

 

La festa terminò dopo alcune ore,e i tre camminarono per le strade.

La gente stava tutta tornando a casa,sulle strade vi erano residui di coriandoli che

davano un vistoso colorito.

“Vi siete divertiti?” domandò 6 ai fratelli.

“Moltissimo!!!” risposero all’unisono i due,sorridendo.

Era la prima volta che vedevano uno spettacolo simile. Ne erano rimasti incantati.

“Sai,6…tu non sei così cattivo come sembra…” ammise 17 grattandosi la guancia.

L’androide fece un cenno positivo “Tu sei la seconda persona che me lo dice…”

Si misero in cammino verso l’uscita della città,prendendo la strada dei campi.

“Dobbiamo proprio andare?” domandò 18 rattristata

“Si sta facendo tardi…” rispose 6,anche lui un po’ triste.

Passarono per un immenso campo fiorito.

I fiori erano tutti blu,e parevano un mare da quanto erano numerosi.

La bimba si fermò assieme al fratellino ad osservarli,con la bocca aperta.

Senza aggiungere altro si buttarono a terra e rotolarono giù per la collina,finendo

in mezzo ai fiori.

L’androide corse subito dai due,e li trovò sorridenti in mezzo al campo.

“Ma che combinate?” chiese,più curioso che spazientito.

“Prova anche tu,6!!!Ti diverti tanto tanto!!!” suggerirono i gemelli.

Poco dopo 6 rotolò giù per la collina come loro due,e finì tra i fiori con la pancia all’insù. Provava una sensazione così piacevole che gli sfuggì un sorriso.

“Bello,vero?” domandò il bimbo rotolandogli vicino.

“Avete ragione!” ammise questi dopo essersi tolto un paio di petali dalla bocca.

“Ti prego!Non torniamo in quel brutto posto!Restiamo qui un altro po’!!!

scongiurò 18.

Non voleva in nessun modo tornare la. Era così felice fuori…

6 ci pensò su. Poi voltò la testa verso la bambina e annuì. “Certo!”

 

“C’erano tanti bambini come noi la alla festa…” fece notare 18,mentre con suo fratello e 6 guardava le nuvole,sdraiata nel campo.

“Sì…erano moltissimi…” accordò questi.

La bimba fece un profondo sospiro,e mormorò in tono triste

“Loro erano con mamma e papà. Come li invidio…vorrei che la mamma fosse qui.

L’androide venne gelato da quelle parole. Ogni volta che saltava fuori questo discorso,gli si gelava il sangue nelle vene.

Quei bambini nutrivano una speranza vana,eppure ne erano così convinti…

Era così triste. Così dannatamente crudele.

“Vedrai che papà ci verrà a prendere e darà una bella lezione a quel cattivo!”

la rassicurò 17,stringendo i pugni con determinazione.

 

Innocenza.

Così innocenti da credere i loro genitori ancora vivi.

Tanto innocenti da venir quasi presi per stupidi.

Quando sarebbe giunto il momento di dire la verità,che reazione avrebbero avuto?

Per ora lui non ne aveva il coraggio. Non ora che erano così felici.

Non ora.

Ma allora quando…?

Forse mai.

 

Venne l’imbrunire. Le nubi si addensarono assumendo un colore rosso.

6 odiava quel colore.

Ovunque lo vedesse,gli veniva a mente il sangue.

“Meglio se torniamo…non vorrei che il dottore si incavoli.” consigliò questi

alzandosi molto lentamente.

I gemelli lo imitarono,con in volto tutta la tristezza che potevano esprimere.

Tornavano dall’orco.

Alla loro “Casa”…

Alla loro prigione.

Il loro amico li prese in braccio e si involò verso la base.

“Dio mio…come vorrei che tutto sparisse…” pensò ricordando ogni brutta cosa.

Che bello sarebbe stato se Gero non ci fosse mai stato.

Anche a costo di restare solo loro tre…tutto sarebbe stato perfetto.

 

Ma anche se i sogni sono belli,sono sempre e solo sogni.

Ribellarsi al suo creatore…una cosa che desiderava ardentemente,ma che non poteva fare. E ogni giorno si dannava per questo.

Ogni singolo giorno.

Quando arrivarono a “Casa”,trovarono ad accoglierli l’orco.

Teneva la cinghia di cuoio nella mano sinistra,e la destra era stretta a pugno.

Il suo volto era una maschera di rabbia.

I bambini si misero dietro la gamba di 6,impauriti.

“Caro figliolo…mi deludi…” enunciò velenoso.

“Ti ho permesso di farli uscire ogni tanto,e tu che fai? Li tieni fino a tardi!

E se fossero scappati?Immagini cosa comporterebbe ciò??!”.

Il suo tono di voce si fece aggressivo,e in meno di un secondo afferrò per un braccio 18.

“Lasciami!!!Mi fai male!!!” urlò la bimba mentre l’orco la tirava per i capelli.

Non ebbe nemmeno il tempo di difendersi che venne colpita alla schiena da

una cinghiata.

Un urlo disumano uscì dalla sua bocca,mentre la sua piccola schiena si tingeva di rosso…

“SORELLINA!!!!”

17 cercò di andarle incontro,ma Gero si frappose,con un ghigno insano.

“Ne ho anche per te,bimbo mio!!!”

senza aggiungere altro lo colpi al braccio,ferendolo tanto da farlo sanguinare.

Mentre 18 piangeva disperata cercando di lenire il dolore,17 chinò la testa,

tenendosela tra le mani. “Basta!!!Non ci faccia più male!!!”.

Gero a quel punto cambiò espressione.

Si rimise con naturalezza la cintura e sorrise.

“Certo che non voglio farvi male…voi siete così preziosi per me…non posso permettermi di danneggiarvi…”.

Poi rivolse lo sguardo a 6.

Aveva osservato impotente a quello spettacolo irreale.

Il suo occhio organico stava facendo scendere una lacrima.

“Spero voi abbiate capito la lezione…se volete uscire,cercate di tornare prima del tramonto…altrimenti dovrò ricorrere alla cinghia!”.

I gemelli obbedirono singhiozzando,e non si mossero di un millimetro.

“Beh…vuoi dirmi qualcosa,Roku?” domandò poi avvicinandosi.

L’androide cercava come poteva di mascherare i suoi sentimenti.

Per un attimo gli balenò nella mente un chiaro pensiero.

 

Lo ammazzo.

 

Ma questo non era possibile. Per quanto desiderava farlo,il suo corpo non

rispondeva a simili stimoli. Così era stato programmato:

Non torcere un capello al proprio creatore.

Gero sapeva bene cosa provasse in quel momento,e gli diede un buffetto sulla

guancia. Un gesto tanto arrogante da fargli ribollire il sangue.

“Avanti,6…porta i bimbi a letto…domani si comincia…”.

Così dicendo Gero se ne andò nella sua camera.

Rimasero solo i bambini e l’androide.

18 si tolse la maglietta. Sul suo dorso vi era un taglio abbastanza fondo,circa mezzo

centimetro,tutto sanguinante.

Perché ci fa questo?Siamo bambini cattivi?” domandò piangendo a dirotto.

“6…perché non hai detto qualcosa?” chiese 17 sconvolto.

L’androide emise un gemito secco.

Il suo volto era contorto dal dolore. Stringeva il labbro tra i denti e dall’occhio

uscivano delle lacrime copiose.

Si poté udire un singulto,simile a quello di un bambino.

Le sue gambe crollarono e si ritrovò in ginocchio.

 

“Mi dispiace!!!Mi dispiace così tanto!!!” urlò sbattendo i pugni a terra.

“Se vi è successo questo è solo per colpa mia!!!Mi dispiace così tanto!!!”.

Il suo pianto fu bloccato da un paio di manine che si posarono sui suoi occhi.

Erano i due fratelli,che gli erano andati incontro.

“Non importa…” iniziò 17 tirando su il naso.

“Non è colpa tua…oggi è stata una giornata bellissima,grazie a te…non devi incolparti…è quel uomo cattivo il colpevole di tutto…” concluse 18 con le

lacrime agli occhi.

Le parole dei due bimbi lo toccarono al cuore.

Di istinto li abbracciò,continuando a singhiozzare.

 

Vi prometto che vi farò uscire da qui,un giorno o l’altro…

pensò 6 mentre sentiva i cuoricini dei bimbi vicino al suo.

 

Quella notte 17 e 18 dormirono accanto a lui. Così l’orco non poteva picchiarli.

 

Il bambino che era in lui non se ne era mai andato.

Ogni volta che certe cose accadevano,poteva sentirlo piangere.

Non aveva mai voluto obbedire a Gero.

Se avesse potuto,sarebbe fuggito subito da quel Limbo.

Ma non poteva. Mai avrebbe potuto.

 

Sognare è così dannatamente crudele,a volte…

 

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Capitolo 6
*** Il vero valore di una persona? ***


…Ma l’orco aveva appena cominciato con le cattiverie…sebbene non lo sapevano

…Ma l’orco aveva appena cominciato con le cattiverie…sebbene non lo sapevano

…loro avrebbero sofferto ancora e ancora…quasi per  mille anni…

 

Vorrei che la mamma fosse qui.

Vorrei tanto che ci svegliasse con il suo bellissimo canto.

Che ci preparasse la colazione,come solo lei sapeva preparare.

Che mi dicesse che mi vuole bene…

 

Mi manca…

 

Vorrei che papà fosse qui.

Vorrei che giocasse ancora con me a calcio,nel nostro bel giardino.

Che mi insegni a vincere a braccio di ferro.

Che mi dicesse che mi vuole bene…

 

Mi manca…

 

I gemelli sognavano. Rispettivamente,sognavano quello che li mancava.

Il calore di mamma e papà.

Il petto di 6 era caldo,sì,ma nulla poteva sostituire l’abbraccio della mamma,

che ogni volta le scioglieva il cuore.

Nulla poteva sostituire il divertimento che si provava a tastare la barbetta ruvida

di papà,ogni mattina,prima che se la rasasse.

L’androide non dormiva.

I suoi occhi fissavano il soffitto,vuoti come il deserto.

Dietro quelle pupille di vetro,si poteva ancora scorgere il bambino che era in lui.

Soffriva.

Non era più umano.

Molte emozioni gli mancavano,ma poteva ancora soffrire.

Nella sua mente sentiva le urla di dolore che il suo subconscio emanava.

Un urlo di un bambino,che era diventato un mostro.

 

Non voglio che diventino come me.  Pensò guardandoli dormire.

 

Non voleva diventassero mostri come lui. Esseri abominevoli.

Non voleva.

Non potevano.

Quei bambini potevano ancora fare in tempo a tenersi la loro umanità.

Prima che fosse troppo tardi,potevano salvarsi.

Ma come?

Mentre questi pensieri gli imprigionavano la mente,Gero uscì dalla sua stanza

e si mise a due metri da lui.

“Ciao,numero 6. I bambini hanno fatto un buon sonno accanto a te?”

domandò questi con tono ironico.

“Suppongo di si,dottore…”. rispose 6,alzandosi.

“Svegliali.” ordinò lo scienziato dandogli le spalle.

L’androide obbedì.

Con un gentile gesto scrollò i bambini,e si svegliarono lentamente.

Una volta che videro l’orco,si misero subito in piedi,nel timore di venir picchiati.

“Buongiorno dottor Gero…” mormorarono all’unisono.

“Ciao,bambini…” sorrise questi.

“…Oggi vi porterò in un bel posto,non ne siete contenti?”.

Il suo tono di voce era quanto di più maligno potessero immaginare le loro giovani menti. Ma annuirono.

Dovettero farlo.

“Molto bene…allora preparatevi!”.

17 e 18 si vestirono,e 6 si mise la sua giacca.

“Dove vuole portarci?” domandò 18 mentre si infilava la maglia.

L’androide non seppe rispondere.

“Voglio stare vicino a te,6!!!” supplicò 17 seguito poi dalla sorella.

Il loro unico amico annuì.

“Vi seguirò anche io…non abbiate paura…”.

Le sue parole davano un leggero sollievo ai due,ma erano ancora tesi.

E per un buon motivo.

 

“Siete pronti,voi tre?” domandò Gero,indossando una giacca nero pece.

Su di essa era presente un vistosissimo marchio simile ad un ficco rosso,con una

doppia erre bianca.

Un emblema assai insolito.

Sia 6 che i gemelli annuirono rispettosamente.

“Bene,allora andiamo!”.

 

L’androide portò in spalla i bambini,seguito a ruota dal dottore,che volava con

un moto-jet. Atterrarono in uno spiazzo di verde,apparentemente deserto.

“Qui ci ho allenato 6,miei cari bambini. Oggi dovrete ascoltarmi molto attentamente,senza storie,ok?”.

“Va bene…” mormorò 18,con il fratello a farle da eco.

 

“Dovete sapere che io provengo da un grandioso esercito,il Red Ribbon.

Mi occupavo della stessa cosa di cui mi occupo oggi,ossia la cibernetica.

Purtroppo,circa quattro anni fa,qualcuno ha distrutto l’esercito.

Il nome di costui è Son Goku. Vedete di non dimenticarvelo.

Così dicendo prese una foto dalla tasca e la mostrò ai bambini.

Nella foto c’era un bambino,non molto più grande di loro.

Sul suo volto era impressa un’espressione ingenua e dolce.

Ma è lui questo Son Goku?” chiese 18 dubbiosa.

“Sì. Ha solo qualche anno in più di voi,ne ha 13,ma questo moccioso ha una forza

inimmaginabile. Da solo ha distrutto il Red Ribbon,non dovete sottovalutarlo.”

Ci fu un silenzio inquietante dopo la frase di Gero.

La vocina di 17 lo ruppe.

Ma…cosa dovremmo fare noi…?”.

Il volto dell’orco sfigurò in un ghigno insano.

“Addestrerò voi due alla guerra,e poi,quando sarete grandi…

VI MANDERò DA LUI PER UCCIDERLO!!!

 

I gemelli sussultarono.

“P…perché noi?Come possiamo uccidere qualcuno che non conosciamo nemmeno? E poi che ti ha fatto di male?” domandò sconvolta la bimba.

“Questa mia vendetta la dovrete compiere voi! Che cazzo ve ne frega se

non lo conoscete o no? Dovrete ucciderlo e basta!!!CHIARO??!”.

La voce del dottore tuonò nella pianura,e fece abbassare lo sguardo ai due.

“V…va bene,dottor Gero…” mormorarono flebilmente.

Questi sorrise compiaciuto e carezzò la testa bionda di 18.

“Bravi,bambini miei…dovete obbedire,così.”

 

6 lo guardava impietrito.

Aveva chiesto ai bambini e non a lui di uccidere?

Cosa aveva nel cuore?

Perché non lo aveva chiesto a lui? Perché?

 

“Ora,piccoli,venite qui vicino a me. Vi darò un bel regalo…” ghignò

incitando con un gesto della mano i fratelli.

Una volta che furono abbastanza vicini, si mise a frugare nella tasca,e ne tirò fuori

un fazzolettino,che racchiudeva qualcosa.

“18…ti piacciono i gioielli,vero? Sei una femminuccia,quindi suppongo di sì…”.

così dicendo tirò fuori un paio di orecchini d’oro,ad anello.

Sebbene fossero davvero belli,la bimba percepiva qualcosa di maligno in quegli

oggetti. Maligno,e inspiegabile.

“Sono belli…” commentò timidamente.

Allora Gero prese un arnese simile ad una pistola,con un chiodo acuminato sulla

punta. Una pistola simile a quella che si usa per fare i buchi alle orecchie,ma molto più inquietante.

“Allora porgimi l’orecchio,te li metto…” ridacchiò questi,in modo inquietante.

La bambina si fece lentamente avanti,con aria spaventata,e fece come ordinatogli.

Allora Gero prese il lobo destro e pigiò il grilletto.

Il chiodo scattò quindi in avanti,e bucò da parte a parte il lobo.

18 urlò di dolore,e si tenne la parte,che iniziò a sanguinare.

“Ora l’altro orecchio,piccola!” ordinò l’orco,con aria compiaciuta.

“Dottore!!!Fa così male…non voglio!!!” supplicò la bimba mentre sentiva il lobo

bruciare come se andasse a fuoco.

“OBBEDISCI!!!”

L’intimazione zittì 18 all’istante. Quindi gli porse l’orecchio sinistro.

Anche quello venne bucato dal chiodo,e iniziò a sanguinare.

Lei tratteneva stento le lacrime,e si teneva le orecchie tra le mani,cercando di

lenire il dolore.

17 osservò allibito la scena,così 6.

Gero si chinò verso la bimba e le porse gli orecchini.

“Mettiteli. Così l’emorragia si fermerà.”

18 li prese,e con grande fatica,riuscì ad infilarseli. Iniziò effettivamente a sentirsi meglio…

Poi l’orco si voltò verso 6,sempre con la pistola in mano.

“17! Vieni subito qui!!!Li metto anche a te!!!” urlò con aria minacciosa.

Il bambino non poté fare altro che sottomettersi,e, come sua sorella,venne

bucato da quel arnese infernale.

 

Ora entrambi indossavano quei bei gioielli,ma le loro orecchie erano gonfie,ed

arrossate,quindi la loro bellezza risultava vana.

Perché li ha messo quei gioielli?” domandò 6 senza riuscire a muoversi.

Il suo creatore mise via la pistola,e gli appoggiò la mano sul petto.

“Non sono semplici orecchini. Quei gioielli contengono un minuscolo macchinario. Esso permette di rilevare la posizione di chi li indossa per un

raggio di oltre 300 km. Inoltre,se sollecitati,possono attaccarsi saldamente al

lobo,impedendone la rimozione. Graziosi,no?”.

Si voltò poi verso i bambini,per spiegare loro la medesima cosa.

“Ora che indossate gli orecchini,dovunque andiate,io potrò tenervi d’occhio.

Come una sorta di cimice. Se solo pensaste di fuggire,io vi troverei comunque,chiaro? Ah,e un’altra cosa…se inoltre cercaste di levarli,loro

si attaccherebbero ancora di più,e toglierli sarebbe impossibile.

L’unico modo di rimuoverli è un codice speciale,che vi darò solo se ve lo

potrete guadagnare…mi sono spiegato?”

 

I gemelli rimasero sconvolti dalla crudeltà di quel uomo.

Li aveva etichettati con quegli orecchini.

Come dei bovini.

Come carne da macello.

Se solo li fosse venuta l’idea di fuggire,non sarebbe servita.

Erano prigionieri.

 

“Benissimo” abbozzò poi guardando il posto.

“Ora che vi ho sistemati,inizierò a darvi delle lezioni. Innanzitutto,dovrete fortificare il corpo,poi vi darò lezioni di teoria. Sono molto premuroso con

i miei giocattoli…”

 

Giocattoli?

Li aveva chiamati giocattoli?

 

6 rimase molto più sorpreso del solito. Quasi sconvolto,direi.

Pochi minuti fa li chiamava bambini…e ora…giocattoli?

Per quel uomo quei bellissimi bimbi,bravi e buoni, valevano quanto un burattino?

L’androide vide negli occhi la sofferenza dei due gemelli.

Ci si specchiava perfettamente.

Perché ora Gero li considerava uguali.

Per il dottore,lui non era altro che una bambola assassina. E ora i gemelli…giocattoli.

 

Ma 17 e 18 non capivano tutto ciò.

Forse credevano che quel termine fosse un soprannome, che di solito si da ai

bambini piccoli. Si sbagliavano amaramente.

Per lui ora loro non erano altro che oggetti.

 

Oggetti. Oggetti,come quelli che, quando ci si stanca,li si butta via…

 

Gero si allontanò e tornò dai fratelli. Sorridendo,li carezzò sulla testa,e disse

“Allora…cominciamo?”.

 

 

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Capitolo 7
*** Ribellarsi... ***


[…]…e sebbene le sofferenze fossero grandi,la piccola e graziosa bambina era fiduciosa…ogni giorno pregava ,come la mamma le a

[…]…e sebbene le sofferenze fossero grandi,la piccola e graziosa bambina era fiduciosa…ogni giorno pregava ,come la mamma le aveva detto,implorando:

“Mio principe…verrai mai a prendermi?”

 

La pianura era silenziosa,e soffiava un vento gelido,che faceva rabbrividire

i gemelli,vestiti semplicemente di maglietta e pantaloncini di stoffa.

Gero invece se ne stava avvolto nella sua pesante giacca,e li guardava

sorridente. 6 invece stava dietro di lui,e osservava impotente la scena.

“Bene,piccoli…possiamo iniziare allora…”

17 e 18 annuirono, e si alzarono in piedi.

Le loro orecchie erano paonazze,e così le loro guance.

Avevano freddo,ma il dolore che provavano superava questo.

E di gran lunga,anche…

Nelle loro menti si stava lentamente insinuando un orribile pensiero:

“Davvero papà ci ha lasciati in mano ad un orco come lui?Non ci avranno mica abbandonati?!”

La verità in effetti non era molto differente…

“Fate un pochino di corsa…riuscite,vero?”

I bambini annuirono ancora,e senza domande si misero a correre più che potevano.

 

L’androide era sempre li.

Il sorriso cinico del suo creatore gli dava il voltastomaco.

Sarebbe stato così facile cancellarlo dal suo insopportabile volto…

Così semplice torturarlo,e farlo pentire di tutte le cattiverie…

Ma il corpo non rispondeva.

La parte meccanica obbediva a Gero.

“Non sono graziosi,numero 6?” domandò intanto l’orco,avvicinandosi.

“Penso che diventeranno come te…”

 

Nella mente,6 urlò.

“NO!!!”

La sua mano iniziò a scricchiolare,producendo un rumore metallico.

Il macchinario che ora era il suo corpo era in conflitto con la sua anima,che

cercava disperatamente di vincere il contrasto.

 

Frattanto,i bambini correvano ancora.

Se solo correndo avessero potuto fuggire dall’orco…

Se solo fossero fuggiti…

17 stringeva i denti. La fatica iniziava a farsi sentire.

“Non posso arrendermi così…papà si vergognerebbe di me!!!”

Suo padre gli aveva insegnato una cosa:

un uomo non si arrende mai,nemmeno quando è vicino alla morte.

 

Ma 17 non era un uomo.

Era solo un bambino. Di soli sei anni,per giunta.

Per quanto matura poteva esser la sua mente,alcune cose non poteva ancora capirle.

Come la morte dei loro genitori. Non lo sapeva,e nemmeno se l’immaginava…

 

18 pareva invece più serena.

Nonostante la fatica,il freddo,il dolore,dai suoi occhi non scendeva più nulla.

“Diventerò forte,mamma.”

Chiuse gli occhi,e nella sua mente iniziò a scandire una preghiera.

Poi fece ciò che la mamma le aveva insegnato:pregare affinché venisse il principe.

E così lei fece.

 

Principe,aspetto con ansia il giorno in cui tu verrai e ci

tirerai fuori di qui.

Principe,ti prego,tiraci fuori di qui,e sconfiggi l’orco cattivo…

 

“Com’è graziosa 18,eh?” chiese intanto Gero,fianco a fianco a 6.

“Diventerà una donna splendida…”

Il volto del dottore divenne inquietante.

“Che intende fare con lei?” domandò Roku,cercando di frenare il suo tremore.

 

Subito il dottore non rispose.

Ma poi…

Una sua mano si posò in mezzo alle gambe di 6,toccandone l’intimità.

6 rimase impietrito.

 

“Lo sai che farò?” chiese con tono cinico.

 

 

“Farò a lei la stessa cosa che feci a te…ma che non ricordi…”

 

L’espressione dell’androide si fece shockata.

Non poteva ricordare nulla,ma il solo gesto che gli aveva fatto,

lasciava intendere tutto.

Tutto.

 

“Non temere…sarò dolce con lei…d’altro canto,è una femmina…”

 

Fu in quel momento che la mano di 6 reagì.

Si sentì un rumore sordo,poi un suono simile allo scontrarsi di lamiere,

uno stridio insopportabile.

Senza lasciare tempo all’orco di accorgersene,la mano gli si strinse al collo,

cogliendolo di sorpresa.

Ora l’androide lo aveva afferrato.

Sarebbe bastato poco,e lo avrebbe strangolato.

Gli avrebbe spezzato il collo,a quel sfottuto bastardo…

 

“S…Sei…come…” mugugnò il dottore,con gli occhi sbarrati e la voce strozzata in

gola “…tu…il tuo corpo mi obbedisce…non…”.

L’androide per la prima volta fece vedere nel suo volto tutta la collera

che aveva dentro,sorprendendo per un attimo l’orco.

 

Ma l’espressione di Gero tornò calma,nonostante avesse una mano

che lo stava strozzando.

“Figliolo…uccideresti tuo padre…il tuo salvatore?”

 

---Taci---

Questa semplice parola correva nella mente di 6,ma non riusciva a dirla.

---Chiudi il becco---

---Stai zitto---

 

Che piacere sarebbe stato urlarglielo in faccia…

Che godimento…

Ma l’androide per qualche motivo non riusciva a dirlo.

Così come non riusciva a proseguire il suo atto.

Non riusciva a stringere di più.



Nel frattempo i bambini si erano fermati,osservando spaventati la scena.

Gero voltò gli occhi verso di loro,e sorrise

“Non preoccupatevi,piccoli,tra poco sono da voi…”

Così dicendo,tornò a fissare la sua creazione negli occhi.

“Se fossi in te ci penserei due volte ad uccidermi…”.

Detto ciò,tirò fuori un piccolo telecomando.

Il volto di 6 sbiancò alla vista di tale oggetto.

“Un solo gesto,e io ti mando all’inferno con me,Roku. Così i bambini rimarranno da soli. E tu non vuoi che accada,vero?Perciò ti conviene lasciarmi,pezzo

di ferraglia…”.

 

L’intimazione ebbe un effetto immediato verso l’androide,che,tra tanti

risentimenti,mollò la presa,lasciando libero quel mostro.

Questi,come se nulla fosse,rimise in tasca il telecomando,e si spolverò la giacca.

“Non trovi sia una bella giornata,6?” chiese,tornando a sorridere.

 

 

Mancava così poco.

Un solo gesto,e quel mostro sarebbe finalmente crepato.

Come lui desiderava,da oltre dieci anni.

Ma se Gero avesse premuto il pulsante,lui sarebbe esploso.

E i suoi adorati bambini sarebbero rimasti soli.

E sarebbero morti,indifesi com’erano…

 

Per la prima volta,l’arto meccanico aveva disubbidito al creatore.

Aveva reagito secondo la volontà di 6.

Poteva farlo secco prima che tirasse fuori quell’arnese.

Ma non aveva fatto in tempo.

 

Roku iniziò a maledire se stesso,per quei pochi secondi in cui poteva ucciderlo,

e il suo braccio non aveva reagito.

Il suddetto arto,ora,iniziava a sanguinare:

il gesto improvviso ed imprevisto aveva rotto uno dei cavi,e non riusciva più a muoversi.

Si era rotto un braccio.

 

Ma per quel braccio,avrebbe volentieri fatto fuori quel uomo.

Molto volentieri.

 

Frattanto il mostro era ancora vivo. Libero di far soffrire quei due bimbi…

 

Ancora vivo…

 

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Capitolo 8
*** Principe ***


[…] …e quel giorno la bimba ebbe un lampo di chiarezza…

 

[…] …e quel giorno la bimba ebbe un lampo di chiarezza…

…era lui il principe…?

 

 

Era passata circa un’ora da quando i gemelli avevano iniziato a correre.

Un’ora per un adulto potrebbe esser nulla,ma per due gracili bimbi di soli

sei anni,sessanta minuti parevano un inferno.

18 ansimava,accusando un dolore fitto alla milza.

Così 17,che cercava in ogni modo di asciugarsi il sudore.

Il freddo aumentava proprio a causa del sudore,che amplificava l’effetto.

“Basta così…” ordinò l’orco,sentendosi soddisfatto.

I gemelli si fermarono lentamente,e si diressero verso di lui,non smettendo di ansimare.

“Avete ancora molta strada da fare,piccoli. Dovrete imparare a correre per oltre un’ora senza stancarvi. Poi,superato questo,il resto si può dire in discesa…”.

il tono di voce di Gero stavolta era quasi sincero.

Una magra consolazione,vista la crudeltà che possedeva al sua anima.

“Allora,possiamo tornare a casa?” domandarono i fratelli,all’unisono.

L’orco fece un cenno positivo,e ciò sembrò rianimarli.

6 da lontano,parve di udire un “evviva”.

Ma di certo poteva aver sentito male…

In pochi attimi,i fratelli corsero verso di lui,pronti a partire.

18 notò il sangue dal suo arto,e si allarmò.

“Ma…il tuo braccio…stai male?”

L’androide cercò alla bene e meglio di mentire,più per rassicurarli che per

ingannarli. “Niente di grave…mi capita ogni tanto…”

Così,in breve tempo,i bambini tornarono alla loro prigione.

Si poteva dire che erano “felici” di tornare…per lo meno,riposavano un po’…

Una volta arrivati,verso il centro del laboratorio,trovarono un'altra persona:

quel ragazzo albino,Ghiller.

Si era seduto su una sedia e teneva le braccia incrociate,con un sorriso stampato sul volto.

L’orco gli andò incontro e lo salutò.

“Non aspettavo una tua visita,amico. Ma sono contento lo stesso.”

“Ah…vedo che lei ha iniziato ad allenare i bambini…come si comportano?”

chiese il ragazzo,lanciando un’occhiataccia ai gemelli e all’androide.

Gero sospirò e poi iniziò a camminare verso la sua stanza.

“Bene,direi…ce ne vuole di tempo,prima che siano pronti,ma comunque…

non mi lamento,tuttavia c’è una cosa che ti devo dire…”.

“Dica pure,l’ascolto…”

Davanti ai fratelli e a 6,ora ferito al braccio,l’orco si mise a parlare nell’orecchio del ragazzo,in un tono basso,in modo da non farsi sentire.

Finito il discorso,Ghiller scosse la testa.

“Capisco…allora lasci fare a me,dottor Gero…è in buone mani…”.

Gero si avvicinò ai bambini,e indicò la porta della loro stanzetta.

“Filate in camera vostra,senza storie!Il mio amico ha da fare…”

Senza esitare un attimo,17 e 18 obbedirono,e fecero per andare,quando la bimba si voltò verso 6,preoccupata.

“6…ti prego,non ci abbandonare…”

In quel momento,l’androide la guardò e i suoi occhi si incrociarono con quelli della bimba.

Le sue labbra si mossero istintivamente,come a voler pronunciare una frase.

18 riuscì a leggere il labiale:

 

 

“Non ti preoccupare,io vi porterò fuori da qui…”

 

 

Questa frase ebbe un effetto immediato sulla bambina,che fece un cenno

d’assenso e seguì il fratello nella sua stanza.

Una volta lì,si mise seduta sulla branda,e guardò il fratello con uno sguardo

indefinibile.

“Sorellina…cosa c’è?”

Il volto di 18 all’improvviso si illuminò di un sorriso radioso

 

“…è lui…”

 

Nello stesso momento,oltre la porta di ferro,Gero e il ragazzo stavano vicino a 6,

osservandolo con aria seria. Poi il secondo si fece avanti.

“Ah. Vedo che il tuo braccio si è rotto. Allora,se permetti,lascia che te lo ripari…”

L’androide annuì,e si mise a sedere.

Ghiller si mise seduto di fronte a lui,e tirò fuori dal taschino un paio di arnesi.

Gero intanto si diresse verso la sua camera,e senza dire una parola,si chiuse al suo interno. Come era suo solito fare.

Allora Ghiller,posato il braccio sul tavolo,iniziò a ripararlo,con facilità.

Mentre lavorava,chiacchierava un po’ con l’automa.

Poi però iniziò a fare delle domande scomode…

“Allora,6,come hai rotto questo arto?”

“…”

Senza aver il tempo di rispondere,il ragazzo replicò,lasciandolo interdetto.

“Capisco… hai tentato di uccidere Gero,non è così?

Ammutolito,6 decise alla fine di annuire.

Anche se non sapeva quanto fosse conveniente:

Quel ragazzo era pur sempre un amico dell’orco…

 

Si udì una risata leggera provenire da Ghiller.

Incredibilmente,lui sorrise e gli diede una pacca sulla spalla.
”Bravo…c’eri quasi riuscito,peccato che il braccio ti si sia rotto…comunque…vuoi che ti dia una mano?”

“R…riguardo cosa?” domandò 6,stupito dalla domanda.

La risposta del ragazzo lo shockò.

“Semplice…se vuoi,posso insegnarti come controllare il tuo corpo…

e quindi…a uccidere Gero!”.

 

Aveva sentito bene?

Quel ragazzo,amico del suo creatore,voleva aiutarlo ad ucciderlo?

Come poteva essere?

“Potrei anche aiutarti ad ottenere la password per liberare i bimbi dagli orecchini.

In fondo,sono buono,vero?”

“Ma come mai vuoi aiutarmi?Non ti importa di lui?”

La risposta non tardò ad arrivare…

“No. Lo trovo una persona orribile. Ma tu forse non mi credi,vero?”

finendo la frase,fissò anche l’ultimo legamento,risistemandogli il braccio.

6  iniziò a muovere l’arto,per riabituarsi.

Poi rispose al ragazzo con sincerità.

“No che non ti credo…però,se davvero puoi aiutarmi,allora fallo!”

Ghiller annuì,e tirò fuori da una tasca un microchip.

“Bene. Questo programma contiene un virus. Se tu lo usi nel computer di Gero,ti darà la password per gli orecchini. Ti basta per ora?”.

Prendendo in mano il chip,Roku iniziò a fidarsi di quel tipo.

Se lo mise poi in tasca,e fece un cenno di ringraziamento.

“Ma figurati…quando uno vuol esser utile…”.

Poi l’androide si guardò l’arto,e fece una seconda richiesta.

“Come posso allenare il braccio,in modo da controllarlo secondo la mia volontà?”

 

La domanda parve divertire il ragazzo,che sorrise ironicamente.

“Eh,no . Ti ho dato il chip. Ora tocca a te arrangiarti…tu lo vuoi uccidere,giusto?

Allora pensaci tu. A me non importa affatto. Arrangiati.”

Questa risposta urtò i nervi di 6,che però si accontentò di quel microchip.

Con quello almeno poteva liberare i bambini.

Liberarli da quegli arnesi di tortura.

Allora si alzarono entrambi,ognuno prendendo una diversa direzione.

Ghiller fece per andarsene,ma arrivato alla porta d’ingresso,si fermò,e fece una domanda.

 

“Perché aiuti quei bambini,6?Perché vuoi bene a loro?”

“Suppongo di sì…” mormorò questi,un poco confuso dalla domanda.

 

“Io invece credo di no . Tu non li difendi. Difendi quella cicatrice che hai nel cuore,quel tuo ‘Io’ bambino che rivedi in quei due. Non è forse così?”.

L’androide parve sentir il petto pungere.

 

Quello che aveva detto quel ragazzo era in parte vero.

In quei bambini,6 ci si ritrovava.

Era così simile a loro…

Anche lui aveva perso i genitori…anche loro erano stati uccisi.

Almeno,così gli aveva detto Gero.

E la sua e la loro situazione erano pressoché identiche.

Se non fosse che quei due gemelli avevano ancora la possibilità di salvarsi…

 

Lui voleva bene ai due bambini.

Le due uniche persone che lo trattavano da amico.

Le due uniche persone che gli volevano bene.

Anche se su di lui gravava la colpa di aver ucciso i loro genitori…

 

Solo dopo un po’ Roku decise di rispondere alla domanda.

 

“Io non sono una persona per bene. Ho ucciso. Ho ucciso i genitori di quei bambini,rovinando il loro futuro. Ma se per espiare potessi salvarli da questa pazzia,allora lo voglio fare. Io voglio bene a quei bambini.

E voglio che vivano come gli altri. Non come me. Almeno loro,che hanno ancora tempo…che possono ancora fare in tempo…”

 

La risposta parve soddisfare Ghiller,che sorrise con piacere.

“Bene. Ottima risposta…”

così dicendo,se ne andò,lasciando da solo l’androide.

 

Strinse il microchip nella mano appena riparata.

Poteva aiutare i bimbi.

Poteva imparare a controllarsi. A uccidere quel mostro.

Sul suo volto apparve un vago sorriso di speranza.

Potevano farcela…

 

Allo stesso momento,18 e 17 si erano sdraiati nei lettini polverosi.

Il fratello era un poco sorpreso.

Sua sorella era felice,chissà per quale motivo.

Così decise di chiedere.

“Perché sei così felice?Cosa hai visto,o scoperto?”.

La biondina lo guardò.

Poi iniziò a spiegare il motivo di tanta felicità.

“Fratellino,la mamma mi diceva che sei io fossi stata presa dall’orco,prima o poi il principe sarebbe arrivato per portarmi via,e salvarmi…”

17 non seguiva bene il discorso.

Era roba da femminucce,non se ne intendeva molto.

 

“Insomma…credo che 6…sia lui il mio principe…”

 

Il principe.

Colui che avrebbe portato via la bambina.

Era davvero lui?

18 credeva di sì. Ci credeva davvero…

Lui era così gentile e premuroso,come poteva non esserlo?

Ciò la rendeva felice,sapendo che la loro salvezza era vicina.

 

Ma una cosa certo non la sapeva.

Il suo presunto…“Principe”,era anche colui che aveva ucciso i suoi genitori.

 

Non era ironica la cosa?

Non era crudele?

 

Il principe cui accennava la madre doveva esser ben diverso.

 

 

Davvero 6 sarebbe stato il principe?

 

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Capitolo 9
*** Decieve (1) ***


…la bambina,convinta che fosse proprio lui il principe,quel giorno,

…la bambina,convinta che fosse proprio lui il principe,quel giorno,

ricevette la sua risposta…e…

 

 

Il sole cominciava ad illuminare i monti,quella mattina.

Nessuna nube,nemmeno un po’ di nebbia era presente nel paesaggio.

Una giornata bella…se così si può definire.

Come ogni mattina,e ormai lo sapevano,la porta si spalancò,e l’orco fece capolino

nella stanza. Sempre con quell’espressione ironica e crudele.

 

I gemelli,quasi per istinto,si alzarono e lo salutarono con educazione.

 

Un'altra bella giornata…del cavolo.

 

Nella stanza aleggiava la tensione: una sola parola di Gero,e i bambini erano costretti ad obbedire.  Qualsiasi fosse.

La paura di un ordine pericoloso c’era sempre.

L’orco quindi si avvicinò ai due,e carezzò le teste graziose con il suo solito fare.

Un fare velenoso e per nulla dolce.

Una presa in giro.

 

“Allora bimbi…è mattino.” iniziò con tono tranquillo,non smettendo di carezzare la testa bionda di 18.

“D…dobbiamo andare ad allenarci…?” chiese la bambina.

Ormai era un’abitudine.

Era risaputo che quando l’orco ti si avvicinava con un sorriso,voleva qualcosa.

In questo caso,pareva dirti “Vai a correre,moccioso!”

17 e 18 se l’aspettavano,quindi senza dire altro,fecero per cambiarsi.

 

Sorprendentemente,stavolta,l’orco cattivo li fermò.

“Ehi,calma. Oggi non correrete.”.

I due non poterono non restare sorpresi.

Gero allora gli accompagnò fuori dalla camera,e fuori vi era l’androide 6 ad attenderli.

 

Sempre con calma,Gero continuò a parlare.

“Io ho un paio di cose da fare,oggi. Devo uscire per delle commissioni. Quindi vi lascio qui con 6 fino al mio ritorno.Siamo intesi?” domandò,mentre si infilava il giaccone.Un guizzo di felicità apparve negli occhi dei bimbi.

 

L’orco se ne andava?

Anche se per poco,se ne andava?

 

Così,in pochi attimi,il dottore salì in sella alla motojet,e partì.

In breve la sua figura sparì all’orizzonte.

E nel laboratorio rimasero solo 17,18,e 6.

 

“6!Non è bellissimo?Quel uomo cattivo è andato via!!!”

urlò contenta la bimba,strattonandolo per i pantaloni.

 

Erano soli con il suo principe.

Con il principe tanto atteso.

Era una cosa stupenda!

Forse ora li avrebbe portati via…!

 

6 di tutta risposta sorrise,e carezzò sulla testa la bimba,e diede un buffetto al fratellino. Il suo volto stavolta pareva davvero contento.

“Sì. Ora siamo da soli,bambini. Siete con me. E lo sapete che ho in mente?”

domandò,con l’aria di uno che fa una domanda importante.

 

I bambini capirono solo in parte,quindi negarono.

“No. Che vuoi fare,zietto?” domandò 17,curioso.

 

L’occhio dell’androide prese a luccicare.

Una luce che rimase nella mente di 18.

Una luce che si sarebbe ricordata…per sempre.

Così,l’androide si chinò verso i bambini,e pronunciò lentamente

 

 

“Oggi…noi potremo approfittare del momento…per fuggire!!!”.

 

 

La parola “Fuggire” rimbombò nel cervello dei due.

Forte come un tuono,ma non per questo maligna.

Anzi,l’effetto della parola fu quello di farli piangere di gioia.

“D…davvero,6? Non ci prendi in giro?Scappiamo?!” domandò la bimba,con voce tremante per l’emozione.

Lo sguardo magnetico e sincero di 6 si posò su di lei.

“Certo. Non te l’ho promesso? Fuggiamo oggi stesso!!!

 

Così dicendo,l’androide si alzò,lasciando ancora di stucco i bimbi.

Assumendo uno sguardo serio e determinato ,poi,volse lo sguardo verso una porta

di acciaio,che stava davanti a lui.

 

La camera dell’orco.

 

 

“Finalmente è giunta l’ora…” pensò tra se e se,mentre lentamente si apprestava a

giungere verso di essa.

Gero aveva l’abitudine di chiudere a chiave la stanza.

Aveva paura che qualcuno entrasse. Ma perché?

“Che mi frega…ora devo solo pensare a fuggire!” mormorò 6 mentre posava

una mano sul chiavistello.

In pochi attimi la sua mano prese la forma di una mitragliatrice. La stessa arma che aveva ucciso tante vite.

 

17 e 18 stavano a guardarlo sorpresi. 18 un po’ meno,a dire la verità.

Poi,6 rivolse lo sguardo a loro,e sorrise.

“State lontani,piccoli. E rimanete li,intesi?”.

 

Bastò un cenno da parte dei gemelli,e la mitragliatrice iniziò a scaricare colpi

a raffica sulla porta,forandola in più punti.

Mentre i bambini si tenevano le orecchie tra le mani,6 finì il caricatore.


Dalla canna dell’arma usciva un fumo,e bossoli vuoti giacevano un po’ ovunque al

suolo. La porta blindata ora si era sbloccata del tutto.

“Bene,entriamo…” pensò 6,e con un calcio sfondò la porta,che cadde a terra con un tonfo sordo.

 

L’interno della stanza era quasi normale.

Oltre a un letto piuttosto comodo al vedersi,vi era una postazione per il computer,

una stampante e uno scanner.

Sulle mensole vi erano strani marchingegni,riproduzioni di macchine da guerra,

fogli pieni di formule chimiche e quanto altro.

Sull’armadio,perfettamente lucido e integro,vi era una foto ritraente Gero con il suo amico,il ragazzo dai capelli bianchi.

Questi era sorridente,e indossava una casacca del Red Ribbon.

 

Una stanza così…perché chiuderla a chiave?

6 si avvicinò al computer.

Lo screensaver,raffigurante lo stemma del RR,dominava al centro di uno sfondo nero.

Fu allora che 6 pensò al microchip donatogli da Ghiller.

E se lo avesse usato nel computer?

 

Senza troppi preamboli,l’androide lo tirò fuori.

La forma di questo chip era compatibile con il lettore floppy,quindi non avrebbe dovuto aver problemi ad usarlo.

 

E pensare che Gero gli aveva insegnato anche a piratare i computer.

Che ironia…in quel momento 6 parve ringraziare sarcasticamente il dottore.

 

Ma non c’era tempo da perdere.

Sedutosi sulla sedia del creatore,inizializzò il computer,e inserì il fatidico chip.

 

“Bene,Ghiller,vediamo cosa mi hai preparato…”.

 

Finito il caricamento,apparve una schermata di pirateria.

Oltre a dei file protetti da password,vi era anche un video disponibile.

Allora 6 decise di vederlo.

 

Nel video apparve di nuovo Ghiller,stavolta con la casacca del RR,e con un paio di occhiali addosso. Il video pareva esser stato girato in quella stanza…

 

“Salve,numero 6.” disse la registrazione,lasciandolo di stucco.

“Se guardi questo video,significa che finalmente ti sei deciso di fuggire.

Devo dire che ce ne hai messo di tempo…”

“Tsz…ma parla per te…” borbottò 6,stizzito.

La registrazione continuò.

“So quanto ci tieni a quei due bimbi. All’inizio non sapevo se aiutarti o meno,ma visto la vita che fanno,ho deciso di darti una possibilità.

Tuttavia,sai che io sono del Red Ribbon,e che quindi di me non ci si deve fidar molto,giusto? Allora devo farti una domanda…

Per quei due faresti davvero di tutto,sì o no?”.

 

6 riteneva sciocco rispondere ad un video,comunque lo fece.

“Certo che lo farei!”

“Sapevo che avresti risposto così…” rispose la registrazione.

“Allora non ti dispiacerà se per liberare i piccoli dagli orecchini,dovrai veder un altro video,vero? No? Allora clicca sulla cartella soprastante.

L’androide obbedì,e tramite i suoi metodi,raggirò la password.

Il momento prima che il secondo video iniziasse,il video di Ghiller terminò con la frase ironica:

 

“Buona visione…”

 

Il video iniziò. In esso era presente l’inquadratura di un corridoio d’ospedale.

Qualcuno camminava con la telecamera in mano.

6 all’inizio non capiva,ma poi quando sentì quella voce,gli uscì istintivamente un

 

“Oh dio…”

La voce era di Gero.

Non si capiva bene cosa stesse dicendo,ma il fatto che l’ospedale fosse buio,

questo era inquietante.

Ad un certo punto,il video si postò in un reparto: “Terapia intensiva”.

 

Il video inquadrò una persona su un lettino,e altre due vicino.

Sul letto vi era un bambino,tutto collegato a dei tubi,e pieno di ingessature.

 

L’occhio di 6 si chiuse istintivamente.

“Quello…sono io?!!” mormorò,iniziando a tremare.

 

Sul lettino,addormentati,giacevano due adulti. La donna aveva gli occhi arrossati,

come se avesse pianto da poco. L’uomo era posato con la testa tra le coperte.

La voce di Gero iniziò a parlare,con tono inquietante.

“Questo bambino mi sarà utile…a voi non servirà più…”.

 

 

E in quel momento,dal nulla,in mezzo all’inquadratura,apparve una pistola con silenziatore.

 

6,alla vista di quell’arma,sentì il cuore mancargli.

Voleva togliere lo sguardo da quel video.

Ma gli occhi,sia quello elettronico che quello organico,non volevano distogliersi

da quell’orrenda visione.

 

In pochissimi istanti,la pistola sparò un paio di colpi secchi,appena udibili.

La donna venne colpita alla fronte,e sul muro si sparse una scia di sangue.

L’uomo venne centrato alla tempia,sporcando le coperte bianche di rosso.

Ma entrambi parevano ancora dormienti,sebbene con un buco in testa…

 

6 lanciò un urlo disumano,alla vista di tutto ciò.

“NOOOOOOO!!!!!”

 

L’urlo fece accorrere i bambini verso di lui. Entrati nella stanza,lo trovarono seduto sulla sedia con la testa tra le mani.

 

“6,che succede?Che hai visto” domandò la bimba spaventata.

 

6 non rispose. I suoi occhi erano sconvolti.

 

---Mamma!Papà!!!Gli ha uccisi lui!!!---

---Mi aveva sempre detto che erano morti per un incidente---

 

Un altro urlo scosse i timpani dei due.

“MALEDETTOOOO!!!!!!!!!!!!”.

6 si morse il labbro,fino a farlo sanguinare,trattenendo a stento le lacrime.

 

Il video in quel momento finì,rivelando un messaggio in bianco sullo sfondo nero:

 

“AiHWxNc01718”

 

In un attimo 6 capì. Era quella la password!!!

Per ottenerla,era necessario visionare il video…

 

Senza perdere tempo,digitò la password.

Alle sue spalle si udì un “Bip”.

Gli orecchini dei bimbi si allentarono,cadendo a terra in un rumore sordo.

 

ERA FATTA!!!

 

17 e 18 si palparono le orecchie un poco doloranti,increduli.

6 si alzò lentamente dalla sedia.

La sua mente era sconvolta da quella verità.

 

Gero…aveva ucciso i suoi genitori.

E gli aveva mentito.

Così come aveva mentito ai gemelli,dicendo che i loro genitori sarebbero tornati.

Quel sfottuto bastardo…

 

In un incredibile rialzo di rabbia,il pugno metallico di 6 si abbatté sullo schermo del pc,frantumandolo in mille pezzi.

I gemelli sussultarono spaventati,ma poi 18 gli si avvicinò,carezzandogli la mano

“Grazie mille 6!!!Ci hai liberati!!!”

 

L’espressione felice di 18 lo fece per un attimo tranquillizzare.

Ora era libera.

E senza orecchini,Gero non poteva più trovarli.

Potevano fuggire tutti assieme!!!

 

Un triste sorriso apparve sul suo volto.

“Non devi ringraziarmi,bimba…io…”

 

Prima che potesse dir altro,18 pronunciò una frase che sarebbe rimasta per sempre nella sua mente…

 

 

“Tu sei il mio Principe!!!Non so come ringraziarti!!!”.

 

6 venne sconvolto da questa frase.

Il suo volto assunse un espressione confusa.

 

“C…Cosa?Che Principe?”

 

La bimba smise di ridere,e iniziò a spiegare preoccupata.

 

“Ma…come?Tu sei il principe,quello che ci tirerà fuori da qui!!!Il Principe!!!”

 

A 6 si strinse il cuore.

Aveva capito. 18 lo considerava il “Principe azzurro” o qualcosa del genere.

Una stupida favoletta per bambini.

E il bello era che ci credeva forte!!!

 

Lui,che aveva ucciso i suoi genitori…il principe?

NO!!!

Non voleva nemmeno pensarci.

 

Così,senza riflettere,lanciò un urlo verso 18,pur di scappare da quella falsa idea.

 

 

“NO!!!!IO NON SONO IL TUO PRINCIPE!!!!!”

 

 

Ci fu un silenzio di tomba.

Questa frase fece sussultare 18,che iniziò a lacrimare,singhiozzando disperatamente.

Questa frase,così brusca e reale,l’aveva sconvolta nel profondo.

Iniziò a piangere disperatamente,alternando gemiti a singhiozzi.

Sia 17 che 6 ne erano rimasti sconvolti.

 

“Oh,dio…cosa ho fatto!” urlò 6 nella mente.

Voleva dirglielo con gentilezza,invece gli era uscito tutto violentemente.

E ora lei piangeva.

 

Lui non avrebbe mai voluto farla piangere. Mai e poi mai.

Ma con una sola frase ci era riuscito meglio dell’orco.

 

Che sensazione schifosa…

Il suo cuore stava male.

Avrebbe dato qualsiasi cosa,pur di farla smettere.

Così,piegatosi sulle ginocchia,posò una mano sulla sua guancia.

Come meglio poteva cercò di consolarla.

 

“No,18. Io non sono il tuo principe…ma…io…

mi prenderò lo stesso cura di voi…e vi farò uscire da qui…”

 

Questa frase funzionò.

Sugli occhi della bimba sparirono le lacrime,e apparve un sorriso stentato.

 

“D…davvero,6…?”             

“Davvero…”.

 

Il volto di 18 piano piano si rasserenò,e il suo sorriso riapparve.

17 sorrise di riflesso.

“Allora ci porterai fuori di qui,vero?”

 

L’androide,di tutta risposta, prese per mani i fratelli e si diresse verso l’uscita del

laboratorio.

 

“Forza,andiamocene!”.

 

 

 

 

Non era 6 il principe.

Eppure lui,come il principe,li avrebbe portati via.

Allora,chi intendeva la mamma,per il Principe?

Chi,oltre a 6,sarebbe potuto esserlo?

 

18 credeva sempre in lui.

Avrebbe sempre atteso il suo arrivo.

 

L’arrivo del Principe puro di cuore,che l’avrebbe portata via

e le avrebbe fatto scoprire le meraviglie del mondo…

 

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Capitolo 10
*** Decieve (2) ***


[…]…e così i fratelli fuggirono,aiutati dal servo dell’orco…

[…]…e così i fratelli fuggirono,aiutati dal servo dell’orco…

ma…[…]

 

 

“…di tutto sappiamo innamorarci/e di tutto abbiamo timore…[…]

…ma siamo fatti solo di attimi/quando muore un attimo/moriamo un po’ anche noi…

…ci addormentiamo ridendo forte/nell’ombra delle lacrime…”

 

 

Se ne stavano andando.

 

6 li aveva presi in spalla,e stavano correndo via.

 

Un’emozione unica.

Per la prima volta si stava per abbracciare la vera libertà.

 

Libertà.

 

Solo un uomo prigioniero può conoscere,capire,gustare il suo vero significato.

Solo chi provava sofferenza voleva conoscere la libertà.

 

Il laboratorio,quel buco scavato nel monte,si allontanava sempre di più.

La visione di questo faceva sorridere i bambini.

 

“Torniamo a casa!!!” esultò 17,mentre abbracciava la sorellina.

18 sorrideva,mentre carezzava i morbidi capelli di 6.



”Potrò rivedere la mamma…” mormorò a voce bassa.

 

 

Ma il volume di questa frase era alto abbastanza da venir udito

dall’androide numero 6.

 

Ogni singola parola gli bruciava come degli spilloni nella carne.

Gero aveva ucciso i suoi genitori.

Gli aveva anche mentito,rovinato la vita,trasformandolo in un automa.

 

E ora anche questi bimbi avevano innanzi un futuro difficile.

A soli 6 anni non avevano più la mamma e papà.

Lui stesso li aveva uccisi.

 

Ma la cosa più dura era proprio il fatto che loro non lo sapevano.

Per tutto quel tempo desideravano riveder i genitori.

Ignari della loro morte.

 

E 6 non aveva mai trovato il coraggio di dirlo.

E se ora glielo avessero chiesto?

Dove erano i loro genitori?

 

Non ci voleva nemmeno pensare.

 

Eppure sarebbe presto giunto il momento.

Il momento di rivelare tutto.

Perché sarebbe stato peggio farli scoprire tutto da soli.

Molto peggio…

 

 

Ormai,come 6,loro non avevano nessuno al mondo.

A parte lui.

 

“Che farò?” si domandava l’androide,mentre correva tra i boschi.

“Come potrò prendermi cura di loro,io che sono un mostro?”

 

La tristezza ormai la conosceva bene.

Ogni giorno.

 

 

E lui tra una settimana avrebbe compiuto 16 anni…

 

…Un ennesimo compleanno senza regali,feste…genitori…parenti…

 

Ora solo i piccoli gemelli stavano vicino a lui.

Ma questo era una consolazione dopotutto.

Perché non c’è cuore più triste di un cuore solo…

 

 

L’androide si fermò di colpo.

Erano giunti in uno spiazzo in mezzo al bosco:

Davanti a loro scorreva un ruscello dall’acqua limpida,che luccicava

come fosse di cristallo. Il verde dei pini e delle querce li circondava.

Ovunque odore d’aria fresca.

Quell’odore che ti entra nei polmoni,e che ti purifica…

Odore di libertà…

 

I gemelli ne approfittarono per abbeverarsi,mentre 6

si guardava attorno.

18 lo guardò perplessa.

“Che ti prende,6?Qualcosa non va?”

 

6 era fermo a pensare.

“Sai,18…” iniziò poi,con tono triste.

“Un altro passo…e io sarò più lontano dall’orco,di quanto non lo sia mai stato in tutta la mia vita…”

 

Ma non pensava solo a questo.

Nella sua mente stava lentamente apparendo l’immagine dei suoi genitori.

Di lui,bambino,legato a tubi e macchine.


E anche l’immagine dei genitori dei bambini…

 

 

 

---….se solo io non fossi mai esistito…sia i miei che i loro genitori…sarebbero felici…se io non fossi mai nato…mamma e papà non sarebbero morti…---

 

 

 

Senza accorgersene,le lacrime iniziarono a scendere.

Scosse la testa per togliersele di dosso.

Piangere è da deboli?

Non sapeva…ma di certo non gli faceva un bell’effetto…

 

“Avanti,bambini…dobbiamo proseguire…”.

 

17 e 18 obbedirono ciecamente,e montarono di nuovo

sulle sue spalle.

 

Di nuovo a correre.

Andare ancora più lontano…

 

                            * * * * * * * * *

 

 

Nello stesso momento,l’orco cattivo faceva capolino

nel laboratorio. Lo trovò ovviamente deserto…

“Bambini?6?Dove siete andati?”

La sua domanda non ebbe risposta.

Notò poi la porta sfondata,crivellata dai colpi di proiettile.

Sul volto di Gero apparve una maschera di rabbia.

Corse veloce dentro la stanza,e vide il suo pc distrutto.

Stizzito,afferrò la tastiera e distrusse definitivamente il monitor,che iniziò a far

scintille.  Solo un grido pieno di rabbia uscì dalla sua bocca…

“FOTTUTO BASTARDO!!!!”

 

Lo avevano fregato.

6 lo aveva tradito,era fuggito con i gemelli.

I suoi preziosi gemelli…

I suoi giocattoli…

Tirò fuori il telecomando dalla sua tasca,e lo premette.

Senza alcun risultato.

 

“…’Fanculo!!!Il raggio d’azione è troppo corto!!!Non posso far saltare in aria

quel figlio di puttana…merda!!!”

 

Lo aveva fregato un'altra volta.

 

 

Il suo sfogo di rabbia venne all’improvviso interrotto dalla presenza

di Ghiller: si era seduto con comodo sul letto,mentre Gero,preso dalla rabbia,

non si accorgeva di lui…

 

“E così sono scappati,vero,dottore?”

 

La voce del ragazzo fece prendere un colpo a Gero,che sussultò per lo

spavento.

“Ghiller…quando sei arrivato qua??!”

Il ragazzo albino non rispose. Sul suo volto vi era ancora il suo classico

sorrisino sornione. Un sorriso sfacciato e provocatorio.

 

“Così…sono scappati…” continuò poi,alzandosi dal letto.

“Bene…vedo che 6 ha usato il mio chip…non è poi così vigliacco…”

 

La parte “Il mio chip” ebbe un effetto immediato su Gero,che senza

esitare,sfoderò una pistola dalla tasca e la puntò alla fronte del ragazzo.

 

“Brutto bastardo!Mi stai dicendo che li hai aiutati a fuggire??!”

 

Ghiller,nonostante avesse la pistola puntata,non sembrava preoccupato per nulla.

 

“Sa,Dottor Gero…prima di sparare,dovrebbe togliere la sicura!”

L’orco cattivo ,constatando la verità del suo consiglio,e gelato da quella freddezza

micidiale,abbassò l’arma,per poi buttarla a terra.

 

Ma continuò il suo dialogo rabbioso.

“Tu…amico mio…come hai potuto tradire me?Ora come potrò andare avanti?”

 

All’inizio,il ragazzo non accennò nulla,ma poi,sul suo volto,apparve un

sorriso maligno.

 

 

 

“Chi le ha detto che l’ho tradita,dottore?Anche se li ho fatti fuggire…

non significa che li lascerò andare via da qui…lo sa,vero??!”

 

                            * * * * * * * * *

 

Prati verdi. Fiori. Alberi.

 

Tutto così vivo…

6 stava vedendo una cosa che poche volte vedeva: la natura.

Prima del giorno della fiera,lui aveva guardato i fiori come

fossero inutili. Insignificanti.

Ma poi…quando era rotolato giù per quella collina…

 

Forse per il sorriso puro di 18…forse per la bellezza dei fiori…

 

 

Il suo cuore si era come scaldato…

 

La stessa sensazione che provava quando guardava lei…

 

18.

 

Certo…era una bambina,non poteva essersi preso una cotta

per una bimba…ma…

 

Grazie a lei…per la prima volta…

aveva capito cosa significa “Voler bene a qualcuno”.

 

 

Scendeva la sera.

I tre si erano avvicinati ad una grande città.

Da lontano si scorgevano tantissime luci sfuocate.

Ancora poco,e si sarebbero potuti mischiare alla folla.

Ancora poco,e l’orco, qualsiasi mezzo avesse provato,non avrebbe potuto

trovarli…mai più.

 

 

Ci stava pensando,lui,al loro futuro.

Alla loro nuova vita,lontano da Gero:

Lui avrebbe iniziato a lavorare…-non sarebbe stato difficile,poiché il suo aspetto era almeno 10 anni più vecchio della sua età-

Avrebbe mandato i bambini a scuola,con gli altri bambini.

Insieme avrebbero superato il trauma della morte dei genitori di entrambi.

Perché,ovviamente,una volta salvi,lo avrebbe detto ai due.

Bastava solo trovare il momento giusto…

 

“6…sono stanca…”mormorò 18,sull’orlo della stanchezza.

17 pareva già dormire-o se no,era sul punto di farlo…-

“Perché non ci riposiamo?Vorrei tanto dormire.”

 

I lamenti della piccola ebbero un effetto immediato su 6,che senza fare storie

la posò a terra.

Si fermarono su una radura,ad un paio di chilometri dalla città.

Le piante e l’erba si fermavano di colpo,non crescevano più in quel posto.

C’era solo terra asciutta e un tronco abbattuto nel mezzo.

Un posto discreto per accamparsi.

 

Allora,tenendo per mano 18,e in un braccio 17,intirizzito,

si mise a sedere sul tronco.

Togliendo la sua giacca,la posò sul fratellino,a mo’ di coperta.

Tanto,un automa non sente il freddo,più di tanto…

 

Ma 18 non voleva saperne di dormire.

Era li,seduta al suo fianco,leggermente avvolta nella giacca.

I suoi occhi lucenti lo scrutavano a fondo.

6 si accorse dello sguardo insistente della piccola,e  incrociò il suo sguardo.

 

“Cosa c’è,18?Non riesci a dormire?”

 

La piccola scosse la testa.

“No…è solo che volevo chiederti una cosa,6…”

L’androide pensò il peggio,temendo la fatidica domanda.

Ma fortunatamente,non era quella…

 

“Tu hai dei genitori?”

 

“No.” la risposta dell’androide fu secca e triste.

Sapeva da tempo di non averne…ma era da poco venuto a sapere della loro morte.

18 si rattristò in volto.

Poi,però,sul suo viso apparve un dolcissimo sorriso.

 

Fu allora che il cuore di 6 venne pugnalato come mai prima d’ora…

 

 

“Allora,vorrei che tu stessi con noi,e vivessi con i nostri genitori…

Lo so…non è molto grande la casa,ma papà e mamma capiranno…sono così buoni!

Che ne dici,6?Ci andremo domattina!!!”

 

Il tono convinto,ingenuo della bimba fece soffrire l’androide.

Pareva che qualcuno di immensamente forte gli prendesse il cuore e lo stritolasse

tra le mani .Un dolore acuto e penetrante.

 

Era il momento?

Doveva dirglielo adesso,ciò che era vero?

 

6 cercava in ogni modo di raccogliere il coraggio per dirlo.

Poteva farcela.

Anche se dopo lei avrebbe pianto,glielo avrebbe detto…

 

---NO!!!---

---NON POSSO!!!---

 

Non ce la faceva. Non riusciva a tradire quella bambina.

Il suo sole. La prima persona cui aveva provato…amore…

Le parole erano bloccate nella gola.

Le parole vere,non passavano.

 

“C…certo…18…domani vi porterò a casa dai vostri genitori…”

 

Un'altra bugia.

Solo le parole false e ipocrite erano passate.

 

E come sempre,18 sorrise.

 

 

Ma fu quello che lei fece dopo,a far morir dentro 6.

Con i suoi piedini delicati,si alzò sulle punte.

Le sue sottili braccia si cinsero attorno al suo collo,e strinsero delicatamente.

Le labbra calde e candide lo baciarono sull’occhio,chiusosi istintivamente.

E poi,sempre da quelle labbra…quelle parole…

 

 

“Ti voglio bene…6…”

 

 

Ti voglio bene.

 

Le parole della bimba lo fecero piangere.

 

Mi vuole bene?Ho sentito bene?

Ad…un mostro…come me?

 

Le lacrime non si fermavano.

6 iniziò a singhiozzare,nascondendo la faccia tra le mani.

Non riusciva a guardare negli occhi quella bimba…

 

Quell’angelo biondo…

Quell’essenza della purezza…

Quell’anima innocente…

 

18 lo guardò perplessa,e carezzò i suoi capelli con la manina.

 

“6?Che ti succede?Ho detto qualcosa che non va?”

 

L’androide alzò la faccia ,e con le lacrime che cadevano,

accennò un tristissimo sorriso alla piccola.

 

“No…non è niente…”

 

 

 

 

Quasi istantaneamente,quella calma e felicità nei cuori dei due,

venne squarciata,con la stessa facilità con cui si straccia un foglio di carta.

 

Un rumore venne dall’alto.

 

Parve la tromba dell’inferno.

 

Ma invece,erano le pale di un elicottero.

 

Un velivolo era sopra di loro,e li stava accecando con il riflettore.

 

 

E…subito dopo…dopo che 17 si svegliò di colpo…quella voce.

 

 

“17…18…che birichini…volevate svignarvela?”.

 

 

Sangue gelido.

Un brivido lungo la schiena,mentre l’elicottero atterrava e spegneva i motori…

E da quel “Mostro di ferro”…uscì un empio demonio.

 

 

L’orco cattivo.

 

17 e 18 si paralizzarono dal terrore alla sua vista.

 

Gero stava davanti a loro.

 

Li aveva trovati.

 

Non erano riusciti a scappare!!!

 

“Temevo di avervi perso…mi avete fatto preoccupare,sapete?”

 

Queste parole non avevano la minima gentilezza.

Sembravano un’insipida gettata di veleno.

 

6 guardò il creatore negli occhi.

 

Tutta la cattiveria di quegli occhi lo gelò.

 

Mentre i tre erano paralizzati,dall’elicottero,su cui ora si poteva notare

il marchio “Red Ribbon”sulla fiancata,

uscì una seconda persona.

 

 

Un altro demonio. Ghiller.

 

Gli occhi rossi del ragazzo non poterono non scontrarsi con quello di 6.

 

“Tu…”

 

Il mormorio sommesso dell’androide non riuscì a proseguire.

 

Ghiller si avvicinò a lui,e sorrise.

 

 

 

“Sai…io ti ho aiutato…ma ti avevo detto di non fidarti troppo,vero?”

 

Una pugnalata alla schiena.

 

Ghiller li aveva ingannati.

Non gli aveva dato quel chip perché voleva la loro libertà.

 

Ma perché voleva farli fuggire…per poi acchiapparli di nuovo.

 

Come un bimbo che gioca con un topo impaurito,ma senza liberarlo.

 

 

---TRADITORE!!!---

 

Senza aver il tempo di dir nulla,Ghiller anticipò l’androide.

 

“Immagino la tua rabbia,numero 6…”

 

 

“Tuttavia,dovresti ringraziarmi…anche se per poco,vi ho fatto respirare la libertà…magari avreste anche potuto sfiorarla…ma…”

 

la frase che seguì…fece cader l’ultima goccia del vaso,per 6.

 

“Se avreste toccato la libertà,voi non sareste mica dei topi!”

 

 

Un tonfo sordo.

 

Era il cuore di Roku.

 

Tachicardia.

 

Aumento smisurato del battito.

 

6 stava chino,iniziando ad ansimare. Il suo cuore aveva iniziato a

battere furiosamente,come se volesse schizzar fuori.

Il suo labbro,morso dai suoi denti,perdeva sangue.

Piano piano,iniziò a scandire ,come un canone, una parola.

 

“Bastardo…

Bastardo…

Bastardo…

Bastardo…

Bastardo…

Bastardo…

BASTARDO!!!!”

 

Tutto accadde in pochi attimi.

Ghiller era ignaro di ciò che stava per succedergli.

6 si alzò in piedi di scatto.

Posò il suo braccio all’altezza del suo fegato.

 

Gero urlò “Fermo!!!”.

 

Ma era troppo tardi.

 

Una veloce trasformazione del braccio.

In una pistola.

 

Uno sparo ovattato.

 

Davanti agli occhi terrorizzati dei bambini,Roku

infilò uno dei suoi proiettili nello stomaco del traditore.

Questi vomitò sangue,e iniziò a barcollare.

Il suo fianco aveva un foro.

Il proiettile era entrato ed uscito.

Sangue.

 

Sangue ovunque.

 

 

“D…dottor Gero!!!!

 

Il lamento sofferente di Ghiller seguì un tonfo,causato dal

suo crollo a terra.

 

L’orco cattivo aveva osservato inerte la scena.

 

6 aveva ancora il braccio a forma di pistola.

 

E…

Lo stava puntando contro di lui!!!!!!

 

Aveva preso il controllo di se!!!

Poteva far ciò che voleva!!!

 

Lo avrebbe ucciso…

 

 

Gli occhi di 6,ora in fiamme,fissarono l’orco,furenti.

Delle semplici parole uscirono dalla sua bocca.

 

“Ora ti ammazzo…figlio di puttana!!!”

 

Tutti trattennero il fiato.

 

Pochi attimi potevano bastare.

 

Infilare un proiettile nel cranio di un uomo era così facile…

 

 

Ma…

anche stavolta…

6 non riuscì…

 

Poco prima che sparasse,Gero frugò celermente la tasca,

e tirò fuori un telecomando.

 

Un nuovo tipo di telecomando.

 

Una volta premuto il pulsante,il braccio di 6 ebbe una scossa.

E subito dopo,il suo intero corpo si immobilizzò.

“Il…il mio corpo…?”

 

Una risata.

Proveniva dall’orco.

 

“Questo telecomando me l’ha costruito prima Ghiller…un solo tocco,e il tuo corpo si immobilizza…grazioso,vero?”

 

Ghiller era ancora vivo.

Con il fegato bucato,ma vivo.

Tremava a terra,cercando di alzarsi.

Gero lo guardò e fece un cenno di ringraziamento.

 

6,immobile,tratteneva a stento la rabbia.

 

---Maledetto sadico bastardo!!!!Stai lontano dai bambini!!!---

---TI AMMAZZO!!!!TI AMMAZZOOOOOOO!!!!!!!!!!!!---

 

17 e 18 erano stretti tra loro,terrorizzati.

L’orco si stava avvicinando a loro.

Avevano una paura tremenda.

17 aveva persino bagnato i pantaloni…

 

Questo fece ridere Gero.

“Ma guarda…sei un maschietto,e ti fai la pipì addosso?!”

 

Quanto voleva muoversi,6.

Voleva saltare addosso a quel bastardo.

Tagliargli la gola.

Sparare al suo volto di merda.

Strangolarlo…

 

Ucciderlo in qualche modo!!!!

Ma il suo corpo non si muoveva.

Per quella volta che poteva ucciderlo senza problemi,non poteva…

NON POTEVA!!!!

 

L’orco,frattanto,si era avvicinato ai bambini.

Con le sue luride mani aveva carezzato la guancia della piccola,in lacrime.

 

 

E fu allora,davanti a 6,con tutta la crudeltà possibile,che pensò lui ,al posto suo,a dire la verità ai bambini…

 

 

 

“Vi devo dare una cattiva notizia,bambini…

i vostri genitori…

sono morti…”

 

 

La mente del numero 6,in quegli attimi,parve strillare con tutta la sua forza.

---No!!!---

---Non puoi averlo detto,brutto bastardo!!!---

 

Non riusciva a credere che l’avesse detto.

 

Eppure era tutto vero…

 

 

Era finita?

Tutto quel tempo a far l’ipocrita,e l’orco in meno di nulla…

aveva rovinato la loro vita?

 

I gemelli stettero in silenzio di tomba.

Ma poi la bambina avanzò qualche parola incerta.

 

“C…Come sarebbe a dire?La mamma…?”

 

Non riusciva a capire,la bimba.

 

“Eppure,6 mi ha detto che domani l’avremmo trovata!!!C…come sarebbe a dire…”

 

Non capiva.

Mamma e papà sono cosa…?

Non poteva essere vero…

 

17 stette in assoluto silenzio.

Poi,come la sorella,i suoi occhi si velarono di lacrime.

Dei singhiozzi sommessi,e la testa bassa.

 

 

“Papà e mamma…sono morti…?”

 

 

L’orco li guardava con aria quasi pietosa.

Ora aveva detto la verità.

Secca e cruda,come doveva essere.

 

Restava solo dire loro che il loro amico,il loro amato numero 6…

…era stato lui a uccidere mamma e papà.

 

Una sola frase da parte sua,e probabilmente,

nel cuore dei piccoli sarebbe nato l’odio nei suoi confronti.

Nei confronti della persona verso cui nutrivano più affetto.

 

Ma non lo fece.

Voleva,forse a causa del suo sadismo,farli soffrire ancora…

 

 

“I vostri genitori,mentre stavano per venirvi a prendere…

hanno avuto un incidente,e sono morti sul colpo. Mi dispiace davvero molto,

piccoli…ma non potete rivederli mai più…”

 

 

Alle parole “mi dispiace”,il dottore si voltò verso 6.

Il suo volto lasciava trasparire un sorriso maligno.

Chiaro come il sole che non gliene fregasse nulla,del loro stato d’animo…

 

Frattanto,i due piccoli erano ancora in silenzio.

Di sicuro,stavolta,le parole gentili del loro amico non sarebbero certo bastate.

 

18 aveva lo sguardo fisso a terra.

 

Per quanto possa esser stata ingenua,le parole

“morti”,e “mai più” tuonavano nella sua mente di bambina.

 

La mamma è morta?

Anche papà?

Non…non potremo mai più vederli…?

 

Di colpo,la piccola cacciò un urlo.

L’urlo nero che accompagna sempre le notizie tragiche.

Quell’urlo che una volta sentito,non si scorda facilmente facilmente.

L’urlo che ti penetra le orecchie,e che mette le radici nel cuore,

fino a sgretolarlo…

 

Era in ginocchio,lei.

La notizia le aveva fatto crollare le gambe.

Anche il fratello stava in piedi a malapena…

 

“La prego,dottore!!!Mi dica che è solo uno scherzo!!!

Voglio la mia mamma!!!!Voglio la mamma!!!!!!!!!”

 

Il lamento disperato della piccola fece l’effetto dell’acqua pura

all’orco. Questi la guardò a malapena,e si limitò a dire

 

“Ora non avrete più pretesti per fuggire!”

 

 

Con questa frase,liquidò i fratelli,

traumatizzati da quella notizia tanto tragica.

 

Quel che era peggio,ora stavano per tornare ancora prigionieri.

 

Ancora…

 

6 era immobile.

In lui ogni pensiero girava vorticosamente.

Voleva uccider quel essere immondo.


Voleva fare tante altre cose…

 

 

Ma ancora…di nuovo non poteva…

 

 

Ghiller si era piano piano alzato,reggendosi al braccio del

dottore. Il colore della pelle era uguale ai capelli,ormai.

 

“Non ti preoccupare,amico mio…ora ti porto a curare…”

lo rassicurò Gero,caricandolo sull’elicottero.

 

 

 

La bambina aveva posato il volto tra la polvere.

Aveva gli occhi sommersi dalle lacrime,non riusciva ad aprirli.

Troppa,troppa paura alzare lo sguardo.

Non avrebbe più rivisto i suoi genitori.

 

Ed ora che era un passo dalla libertà,l’orco l’aveva in pugno.

Sia lei,sia 17,sia 6…

 

 

Il principe non si era nemmeno fatto vedere.

Non lo aveva fatto.

Eppure era l’ultima cosa che le aveva raccontato sua mamma…

 

Era l’ultima cosa che aveva sentito da lei.

 

 

 

E ora,l’orco era davanti a loro.

 

Li avrebbe ancora fatti prigionieri.

 

Ancora…sarebbero tornati ancora in quella prigione…

 

 

 

E le luci di quella città brillavano…

quasi a sbeffeggiarli…

 

 

Mancavano pochi attimi alla libertà…

 

Ma l’attimo era morto poco prima…

 

 

 

Si stava per ritornare all’inferno…

 

Stavolta…molto probabilmente…un inferno senza ritorno…

 

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Capitolo 11
*** Back to hell ***


[…]la principessa pianse per tanto,tanto tempo…

 

[…]la principessa pianse per tanto,tanto tempo…

maledicendo la sua debolezza,recitando una litania…

“dove sei,mio principe?Perché non vieni?

Ho tanta paura…tanta paura…e ora…io sono sola…

mamma…papà………aiuto…”[…]

 

 

 

L’elicottero aveva iniziato a far girare le sue pale,

creando un forte vento,in quello spiazzo.

18 stava immobile,muta.

I suoi occhi grondavano lacrime,e le sue palpebre rimanevano ferme,

senza sbattere. Lo sguardo era fisso nel vuoto.

Ora sì,che pareva una bambola.

Le lacrime continuavano a scendere,da sole,senza il minimo sforzo da parte sua.

 

Suo fratello le era vicino.

Singhiozzava,e come lei,non riusciva a fermare il pianto.

Appena strofinava il lembo della maglia sugli occhi,questi riprendevano

a lacrimare,come se nessuno potesse fermarli.

 

Essere forte.

 

La cosa che gli aveva insegnato papà…

 

Ma ora che ne papà ne mamma c’erano più…

come poteva esser forte?

 

L’orco li guardava, a un metro di distanza circa.

Aveva caricato Ghiller sull’elicottero,e aveva acceso i motori.

Ora,restava solo recuperare i gemelli e 6.

 

“Forza,piccoli. Salite immediatamente sull’elicottero,torniamo a casa.”

 

I bambini rimasero impassibili all’ordine.

Erano traumatizzati,sotto shock.

La notizia che Gero aveva dato loro,li aveva sconvolti in tutto il loro essere.

 

 

E 6 era li.

 

Inerte,senza la possibilità di muovere un muscolo.

Immensamente furioso.

 

Non era ancora riuscito ad ucciderlo.

Ma aveva capito come controllarsi.

 

Di certo,avrebbe tentato ancora di ammazzarlo.

 

Bastava che tornasse attivo,e lo avrebbe attaccato senza remora.

 

Il suo creatore gli si avvicinò.

Stavolta,invece di carezzarlo,come suo solito fare,lo prese con forza per

i capelli,sollevandolo in piedi.

 

“Sapevo di non potermi fidare di te,Roku…tu sei stato il mio più grande

fallimento,parlando di disciplina…un vero peccato,lo sai?”

 

“Fottiti.”mormorò l’androide,non potendo muoversi.

 

“Volevi portarmi via quei preziosi bambini,eh?

Allora,suppongo di doverti dare una lavata di capo sonora,figliolo…”

così dicendo,lo trascinò tirandolo per i capelli,verso l’elicottero.

 

Lo posò poi sullo sportello,lasciandolo in piedi,vicino a Ghiller.

 

Il ragazzo giaceva senza sensi,riverso in una pozza di sangue.

Respirava a malapena.

 

6 desiderava che morisse.

Visto che non era riuscito a uccidere Gero,uccidere il suo amico poteva

almeno dargli una magra soddisfazione.

 

In fondo,entrambi erano marci fino al midollo…

 

Gero intanto si era accostato a 18.

Si era piegato sulle ginocchia,cercando di incrociare lo sguardo con il suo,

ma senza successo.

Allora,prese il suo mento,e lo sollevò,costringendola a guardarlo.

 

“Su,su…non piangere,18.

Ti farò io da genitore d’ora in poi…non ne sei contenta?”

 

Di tutta risposta,la piccola assunse un espressione

disperata,e, con le sue deboli manine,graffiò la mano dell’orco.

 

Questi indietreggiò,tenendosi la mano con l’altra.

Si era procurato un graffio abbastanza profondo,sanguinante.

 

“Piccola strega!!!”

 

Senza aver il tempo di reagire,18 venne presa  per

i capelli,e strattonata a forza verso l’elicottero.

Li, Gero la buttò violentemente all’interno del veicolo,

facendola sbattere contro il sedile.

 

“Allora te le cerchi proprio le botte,eh?!!

Poco importa!!!Tornerai da me,con le buone o con le cattive!!!”

 

Detto ciò,prese allo stesso modo 17,

e lo buttò addosso alla piccola.

Il bambino percosse la testa contro quella di sua sorella,che iniziò a perder

del sangue.

Ora,i gemelli erano nel veicolo ,e singhiozzavano impauriti.

 

E ancora,non smettevano di piangere.

6 era accanto a loro,impotente.


Riuscì a piegare la testa verso di loro.

 

I suoi occhi incontrarono quelli appannati e lacrimanti di 18.

 

 

Istintivamente,anche lui si mise a piangere,conscio della

sua incapacità e del suo peccato.

 

Non era mai riuscito a dirlo.

Che era stato lui.

Aveva permesso a Gero di dirlo,al posto suo.

 

Ipocrita…

Vigliacco…

Bugiardo…

 

18 lo guardò,tirando su con il naso.

Quello che disse,lo fece star ancora peggio.

 

“6…mi dispiace…avrei tanto voluto presentarti i miei…

e farti vivere con noi…mi dispiace…”

 

Il tono sofferente della bimba,per lui,pareva un’accusa.

 

---Hai ucciso…e hai mentito a questi due bambini innocenti…---

---Ora è colpa tua se 18 soffre!!!---

 

L’androide la guardò profondamente,senza mai staccare lo sguardo dal suo viso.

 

 

“No,piccola…sei tu quella che dovrebbe esser perdonata,non io…

Mi dispiace,18…mi dispiace così tanto…”

 

 

Prima di poter dire altro,una mano afferrò i capelli di 6,lanciandolo lontano,

e facendogli perdere di vista la bambina.

 

La mano di Gero.

Egli stava proprio in mezzo a 18 e 6,copriva la visuale di entrambi.

 

“Se credi di passarla liscia,caro il mio Roku…ti sbagli…

è ora di pagare per la tua indisciplina…”

 

Senza aggiungere altro,prese l’androide da dietro,sollevandone le braccia,

e lentamente si incamminò verso la coda dell’elicottero…

 

Verso le pale dell’elicottero!!!

 

 

“Che…che intendi fare,bastardo??!” urlò 6,mentre si avvicinava piano piano

alla pala in movimento.

 

Gero all’inizio non disse nulla.

Ma poi,accennando una risata,confessò la sua diabolica trovata.

 

 

“Ho fatto male a costruirti questo tipo di braccia…molto meglio TOGLIERLE!!!”

così dicendo,si fermò.

 

6 aveva di fronte la pala.

A meno di 10 centimetri dal volto.

L’aria gli faceva appiattire le guance,e chiudere l’occhio per la troppa forza.

 

In tutti i modi,cercò di dimenarsi. Invano.

“NO…NO…NOOO!!!!”

Era tardi.
Gero afferrò la spalla di 6,e la spinse verso la pala.

 

Si udì un rumore metallico,uno stridio secco e acuto.

E poi, un urlo di dolore.

 

“AAAAAAHHH!!!!!”

 

Il braccio sinistro di 6 era stato portato via dall’elica dell’elicottero.

Dal gomito in su,ora,si intravedeva il moncone d’osso,e un groviglio indistinto

di cavi,grondanti sangue.

 

Tutto ciò davanti agli occhi terrorizzati dei gemelli.

 

18 cercò di allungare una mano verso l’amico,ma

era troppo distante per toccarlo.

 

“Oh,no…6!!!!!!!!!!!!!”.

 

 

Gero rise,mentre toglieva la mano dalla spalla.

 

“Non è finita…manca l’altro braccio!!!!”.

 

Così dicendo,porse l’altro arto sulla pala.

La velocità dell’elica lo fece saltare via.

Sangue ovunque.

 

L’androide urlava di dolore.

Gero gli aveva lasciato i sensori ricettivi del dolore…

 

Certamente per farlo soffrire…

 

Ora lui aveva perso entrambe le braccia.

Gli arti erano a circa 10 metri di distanza,tranciati di netto.

 

Gero lo girò,e lo carezzò sulla guancia.

 

“Non preoccuparti,numero 6…non lascerò monco il mio primo capolavoro…

una volta guarito,chiederò a Ghiller di costruirti nuove braccia…

e stavolta…

farò in modo che queste mi obbediscano ciecamente,e che non mi attacchino mai!!!”

 

6 venne poi caricato sull’elicottero,accanto ai suoi amati bambini.

In poco tempo,il veicolo si alzò in volo.

 

Diretto verso la loro prigione.

 

“6!!!!Le tue braccia!!!!”mormorò 18,in lacrime,mentre con la sua maglietta cercava

di frenare l’emorragia.

“Come farai senza??!”

L’androide non rispose.

Lanciò un’occhiataccia all’orco,che stava guidando.

A sua volta,Gero lo osservò in uno specchietto retrovisore,costruito apposta da lui.

 

“Allora,piccoli…non siete contenti di tornare a casa,dolce casa?

Chissà come vi sentivate soli,la fuori…

Beh…ora io vi terrò compagnia per tanto tanto tempo!!!”

 

I gemelli non risposero.

Si limitarono ad asciugarsi le lacrime,in attesa del ritorno all’inferno.

 

 

E così  fu…

 

 

Ancora una volta,i tre vennero portati i quel

buco.

Ancora una volta in quella prigione…

 

Gero si era caricato in spalla Ghiller.

Lanciò un occhiataccia,poi un sorriso ai bimbi.

 

“Ora vado a portare il mio amico in ospedale,piccoli.

Quanto a te,6…ho posto un codice alla porta d’ingresso…

quindi,anche se voleste…non potete uscire fino al mio ritorno.

E dato che ti mancano le braccia,dubito tu possa sfondarla.”

 

così dicendo,si postò sulla porta,e prima di chiuderla,disse,ironico

 

“Buona permanenza qui,piccoli…credo vi piacerà!”

 

Un rumore sordo accompagnò la chiusura della porta.

 

 

Erano di nuovo li.

 

Tutta la fatica per tentar la fuga…

e questo era il risultato.

 

 

Inutile…

Era stato tutto inutile…

 

Si era tornati al punto di partenza.

Anzi,peggio…

 

Si era tornati al punto di partenza,E i piccoli avevano saputo la morte dei genitori.

E quel che era peggio,Gero aveva mentito ancora una volta…

 

“Maledizione…” borbottò 6,sedendosi a terra.

Le lacrime di sconforto avevano ripreso a scendere.

 

“Mi dispiace,bambini…non ce l’ho fatta…”

 

17 e 18 erano in piedi,in silenzio.

18 piangeva ancora,mentre 17 faticava a non farlo.

6 li guardò tristemente.

Poi si rivolse al bambino

“17…so che è inutile,ma…se devi piangere,non sforzarti a non farlo…

piangi,finché puoi…piangi più che puoi…sfogati…”

 

Il bambino però fece cenno negativo con la testa.

 

“P…papà…mi aveva sempre detto di esser forte…

così…lo deluderei…non posso…”.

 

Ma,poco dopo,il bambino contorse il volto,

e scoppiò in un pianto dirotto.

 

 

6 sorrise malinconicamente.

“Bravo,così…la vera forza di un uomo sta proprio nel mostrare le sue emozioni…”

 

 

Poi,rivolse lo sguardo verso 18.

Era semi-nuda,si era tolta la maglietta per tamponare le sue ferite.

Ora aveva solo i pantaloni e le calze.

Il suo petto di bambina era scoperto.

6 vide il taglio sulla schiena.

La cinghiata di Gero…

Si stava cicatrizzando,grazie a Dio…

 

---Questa bambina è forte…è molto forte…la invidio…---

 

Lei continuava a piangere.

6 cercò in qualche modo di scusarsi.

“Mi dispiace…non sono riuscito a portarvi via di qui…e non

sono sicuro di poterlo fare ancora…mi spiace…”

Gli occhi azzurri di lei erano spenti,velati dal pianto.

Ma rispose al suo miglior amico in modo sorprendente.

 

“Non importa…mia mamma e mio papà non hanno sofferto,quando

sono morti,vero? Allora…va bene…l’importante è che non abbiano sofferto.”

 

L’immensa resistenza psichica della piccola sorprese 6.

Chiunque,di sicuro,sarebbe crollato.

Ma lei no.

 

“No,18…non hanno sofferto.” rispose 6.

 

Avrebbe voluto abbracciarla.
Stringerla a se,con 17.

Ma non aveva più le braccia.

Non poteva…

 

Quel bastardo gli aveva strappato le braccia anche per questo.

 

Ma di certo,gliel’avrebbe fatta pagare.

 

---Non importa che tipo di braccia mi installerai,o se mi taglierai anche le gambe…Io mi rialzerò sempre in piedi,oppure imparerò sempre ad usarle

per conto mio…batterò la tua stupida tecnologia,stanne certo…---

 

Nei suoi pensieri,firmò il contratto.

 

Morte all’orco.

 

 

17 si alzò,nel frattempo.

Aveva asciugato le lacrime,ma gli occhi ancora erano lucidi.

 

“6…”

 

“Dimmi,17…”

 

Quella frase che pronunciò,sarebbe rimasta nella mente di 6 per

sempre.

 

 

“Giuro che quando sarò grande…ucciderò quell’uomo cattivo…

lo giuro…”

 

 

 

L’androide ebbe un sussulto.

 

Un bambino di 6 anni,provava davvero ciò?

Si sarebbe trasformato in un assassino?

 

Non riuscì a ribattere.

 

---Ma che dici?Non puoi,17…---

---Non devi!Non devi sporcarti le mani!!!---

 

Gli occhi di 17 luccicavano di una luce oscura.

La luce che splende negli occhi di chi è sicuro di se.

Era davvero determinato a farlo.

Lo avrebbe fatto!

 

6 rimase impietrito,così come la sorella.

 

 

Allora,Gero stava riuscendo in parte nel suo intento?

 

 

Trasformare i fratelli in spietati assassini?

 

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Capitolo 12
*** Pendulum ***


…la ruota del tempo gira,inesorabilmente…

…la ruota del tempo gira,inesorabilmente…

se tu desideri che giri più in fretta,allora per te lo farà…

non si sfugge dallo scorrere inesorabile del tempo…

non si sfugge dal ticchettio infinito del pendolo della vita…

a meno che tu non lo voglia fermare…

 

 

 

 

Caro diario… (lo so…è banale come inizio…)

 

scrivo dentro di te per raccontare…

raccontare la nostra vita,con l’orco.

 

Ah…sapessi quanto tempo è passato…

 

Quasi 10 anni,da quando io,6 e mio fratello

avevamo tentato la fuga,invano…

 

10 anni…

 

…e solo ora voglio raccontare la mia,la nostra storia.

 

Ora io ho 16 anni. Sono solo una ragazzina.

 

Ma ricordo nettamente tutto.

 

 

Tu mi fosti regalato proprio da Gero,l’orco.

Mi aveva detto…

 

“Questo diario è per te…almeno li puoi scrivere tutto ciò che ti passa per la mente…”

 

Io ti avevo preso,ma ti avevo subito buttato via.

 

Ma ora,dopo anni,sto scrivendo tra le tue candide e immacolate pagine.

 

Il tempo è passato davvero in fretta,non credi?

 

Dopo quel giorno…

Dopo la morte dei miei,dei nostri genitori…

 

Ho continuato a desiderare che il tempo scivolasse via…

come sabbia tra le mie mani.

 

E in effetti…

 

In un certo senso…è passato eccome….

 

 

 

Soprattutto nei giorni in cui “lui” era vicino a noi.

 

Roku.

 

Lui è il nostro unico amico,sai?

 

All’inizio avevo un po’ di paura,a vederlo,ma col tempo…

 

Lui è diventato il più grande amico che potessi avere…

 

 

Grazie,6…

 

Ma torniamo a noi…

 

 

Quel giorno,l’orco aveva portato il suo amico,coi capelli bianchi,

all’ospedale,e lasciato noi tre rinchiusi nel suo covo.

 

Li,mio fratello aveva avuto un’idea…

 

Lo voleva uccidere.

 

Da grande,in un tempo non definito,lo avrebbe ucciso.

 

Non so perché,diario…

 

Ma in quel momento volevo dargli ragione…

 

E avevo provato una stranissima sensazione…

 

Non so….

 

 

6 lo aveva guardato in modo strano…quasi preoccupato…

 

Mah…non saprei cosa dire…

 

Comunque,scrivo sopra di te per un altro motivo.

 

Non so bene se è per sfogarmi,o per parlar con qualcuno…

 

Ma scrivo lo stesso.

 

 

Per tutto questo tempo io e 17 abbiamo continuato ad allenarci.

Come tanto tempo fa,insomma.

 

Siamo molto in forma,ci ha detto Gero.

In effetti,la nostra resistenza è eccezionale.

Possiamo fare centinaia di chilometri,senza tanta fatica.

 

Ma non è proprio questo a preoccuparmi.

 

Un giorno,ho provato a sentire cosa succedeva dentro la stanza dell’orco,

posandoci sopra un orecchio.

 

Sentivo strani rumori…trapanate,colpi di martello,di saldatrice…

 

Roba da far venire i brividi…

 

Cosa vorrà mai fare quel uomo?

 

Ho paura.

 

Vorrei tanto fuggire,come stavamo per fare anni fa.

 

 

Ma fuggire…dove?

 

Dove potrei mai andare,ora che i miei genitori non ci sono più?

Cosa potrei mai fare,da sola?

 

Mi sento persa…

Sebbene io abbia con me “lui” e mio fratello,mi sento sola.

 

 

 

Io continuo ad aspettarlo,sai,caro diario?

 

Il principe.

La mamma me lo aveva detto,quindi io aspetto.

 

 

Un giorno lo troverò.

 

Mi salverà,e mi porterà fuori di qui.

 

Spero sia solo questione di tempo.

 

Ci credo…

 

 

 

Il mio corpo,frattanto,si è abituato ai maltrattamenti.

 

Le cinghiate che prendo quando disobbedisco,non fanno più male.

Altre ferite stanno sparendo…

 

 

Ma ultimamente,nell’orco,c’è qualcosa di diverso.

 

Le sue cinghiate sono più leggere.

 

Anche il suo sguardo,rivolto a me,è cambiato.

 

Ha un qualcosa di languido…ambiguo…negli occhi.

 

Una cosa davvero strana,credimi.

 

 

Mi ha perfino fatto i complimenti. Ma la cosa non mi ha fatto per nulla piacere…

 

 

 

Immagino che se qualcuno leggerà queste righe,si metterà a ridere.

 

Pensare “che stupida” magari…

 

Ma io scrivo ancora.

 

Aspetto che il tempo passi.

 

Nella speranza di andarmene…

 

 

 

 

“Ehi?Sei sveglia?”

 

Domandò una voce oltre la porta di ferro.

Una voce familiare.

Era la voce di 17.

Ora che era cresciuto,la sua voce iniziava a diventare più profonda e rauca.

Il suo tono era diventato inconfondibile.

 

“Sì. Ora vengo…”

 

Rispose la persona dentro la camera.

La sua voce era anch’essa cambiata.

Rimaneva sempre dolce e delicata,ma con un tono più deciso.

 

 

Che strano,crescere…

 

Stava cambiando tutto,in loro.

Il corpo.

La voce.

Il modo di pensare.

 

Stavano lentamente crescendo…per divenire adulti.

 

“Allora ti aspetto,18.” concluse lui,allontanandosi.

 

 

Da dentro la stanza,18 si alzò dal tavolo.

 

Posò su di esso un diario sporco,ma con le pagine ancora candide,

e la penna che scriveva a malapena.

 


Non era più una bambina.

Il suo corpo era divenuto snello e abbastanza alto,a differenza di come era da bimba.

I fianchi erano perfetti,e le mani avevano le dita lunghe,senza la minima

imperfezione.

I seni erano cresciuti,raggiungendo una misura discreta,ma senza stonare minimamente su quel corpo grazioso.

I capelli erano lunghi e setosi, pettinati con cura e con la riga su un lato.

Tra le ciocche lucenti,si vedeva quello splendido viso.

 

Non più il viso di una bimba.

Non ancora il viso di una donna.

Ma un viso  che era a metà strada tra le due vie.

Era splendido,dai lineamenti delicati e dagli occhi grandi e azzurri.

 

 

18 era divenuta una bellissima fanciulla.

 

Alzatasi in piedi,uscì dalla sua camera,per raggiungere il fratello.

Il laboratorio di Gero era aumentato di dimensioni.

Vi erano almeno quattro stanze in più.

 

Vide 17,seduto sul tavolo.

 

Anche lui era cambiato.

Era alto come lei,e aveva capelli corvini lunghi come la sorella.

Il fisico era medio,ne magro ne robusto,e non aveva nulla di imperfetto.

Il suo viso era davvero bello.

I suoi occhi splendevano di un azzurro chiaro,quasi glaciale.

I lineamenti erano delicati,ma non effeminati.

 

Sarebbe divenuto un bellissimo uomo,una volta adulto…

 

“Ciao.” la salutò lui,alzandosi in piedi. “Fai colazione?”

 

Lei si limitò a annuire,per poi sedersi a tavola.

Era così tutte le mattine.

Prima i gemelli si svegliavano con calma,poi,dopo aver fatto colazione,

l’orco entrava nella stanza e li mandava a correre.

Sarebbe accaduto anche oggi.

La porta della stanza dell’orco si spalancò e colui che era al suo interno uscì

con calma e molto lentamente.

 

Il suo aspetto era cambiato,ma era sempre lui:

I suoi lunghi capelli ora andavano schiarendo,segno inconfondibile del tempo che passa;

Il suo volto,la sua espressione,era solcata anch’essa dal tempo,e sulle pieghe del viso ora vi erano alcune rughe.

Si era fatto crescere un paio di baffi,che carezzava quando qualcosa gli piaceva.

Ma gli occhi rimanevano tali e quali.

Lo specchio della sua anima era rimasto inalterato:

quegli occhi cerulei,quasi di vetro,non avevano mai perso un attimo la loro crudeltà.

Come suo solito fare,si avvicinò ai due,sorridendo.

Poi,posò la mano sulla spalla di 17.

 

“Allora,ragazzi…andate a correre.”

I fratelli non persero un minuto di tempo,e fecero per uscire.

18 afferrò una fetta di pane,che aveva un sapore simile alla muffa,

e seguì il gemello,dopo averla messa tra i denti.

I due uscirono dal rifugio,e iniziarono la loro corsa giornaliera.

Facendo attenzione a non cadere dai massi,saltellarono da una sporgenza all’altra,

ormai abili e agili come caprioli.

Si erano rimessi gli orecchini,costretti con la forza dall’orco.

Così non potevano più tentare la fuga.

Il tempo aveva trasformato quegli arnesi,e ora sia 17 che 18 li indossavano con perfetta disinvoltura,come fossero comuni gioielli.

 

Il perché Gero li facesse correre non era chiaro,ma a loro non interessava:

il fatto di stargli lontano bastava e avanzava.

 

 

18 si fermò dopo un poco,e assieme a lei il fratello.

“Beh,18…cosa c’è?” domandò 17,avvicinandosi.

La ragazza all’inizio stette zitta ,ma poi accennò un sorriso.

“Senti,17…mi puoi coprire?”

Il fratello non capì subito ma poi annuì.

“Vado a trovare 6. Se Gero ti domanda,digli che ho dimenticato una cosa per strada…intesi?”

17 non aggiunse altro,e,dando una pacca sulla spalla alla sorella,

si rimise a correre.

In breve,la sua figura sparì all’orizzonte.

18 si era fermata su uno spiazzo nella montagna,e ora stava guardando in alto,

verso chissà dove.

Con un salto,si aggrappò ad una parete di fronte a se,e con movimenti

molto lenti,prese a scalarla.


Era abituata a questo.

Quasi ogni giorno percorreva quella strada,e quasi ogni giorno aveva quella

splendida emozione…

 

Rivederlo…

 

Posando un piede presso la cima della vetta,la ragazza si tirò su e piano piano

si alzò in piedi.

Davanti a lei vi era un altro buco,scavato nella roccia.

Sotto di lei,circa una ventina di metri più in basso,il rifugio dell’orco.

Il buco era sigillato da una porta di ferro,come riparo dal freddo notturno.

Era il posto dove lui stava…

 

18 posò una mano sulla porta,e spinse con delicatezza.

I cardini striderono un attimo,mentre piano la luce entrava nella stanza

all’interno della grotta:

Era una piccola stanza,di circa dieci metri per dieci.

Non aveva altro se non una branda al suo centro,e questa era vecchia e sporca.

 

C’era proprio lui su quel letto:

Il tempo non aveva per niente mutato quel suo sguardo,ne il suo bel viso.

I capelli,ora più lunghi,luccicavano di riflessi argentati,mentre lentamente

il sole faceva capolino verso di lui.

Teneva le braccia posate sul grembo,a mani unite,quasi pregasse…

Ma questa volta le sue braccia non erano fredde,e di color metallico:

al posto del ferro,ora vi era una sorta di gomma,che rendeva gli arti

perfettamente identici a delle vere braccia.

Non aveva nemmeno più dei pezzi di metallo saldati sul corpo;

Tutto era stato sostituito da quella pelle.

 


Sembrava davvero un umano ora

Alzò il volto.

La fibra ottica del suo occhio meccanico si contrasse,mentre il sole

quasi lo accecava. Quell’occhio azzurro la guardò negli occhi,mentre entrava.

 

“Ciao,6…come stai?” domandò 18,mentre sul suo volto appariva un sorriso.

 

L’androide sorrise a sua volta.

Sei venuta anche oggi…piccola testarda…”.

Così dicendo,allungò un braccio e la carezzò sulla testa.

“Mi vieni a trovare nonostante Gero ce lo abbia impedito,vero?”

 

Da quando erano fuggiti,l’orco aveva segregato 6 in quel buco,

senza dargli più la possibilità di vedere i gemelli.

Inoltre,con l’aiuto di Ghiller,che era rimasto vivo,aveva ricostruito le sue braccia.

Ma stavolta,le sue braccia erano prive di armi;

Altro non erano,se non delle protesi meccaniche,che riproducevano gli arti umani.

Sia nella pelle,che nella loro debolezza,le sue mani ora erano quasi umane.

6 non aveva più potuto attaccare Gero:era disarmato…

 

“Lo so che sono testarda…” replicò 18 ridacchiando

Ma che ci vuoi fare…sono fatta così!”

 

L’androide fece un sorriso malinconico,e si alzò in piedi.

“17?”

“Gli ho chiesto di coprirmi,quindi non lo verrà a sapere l’orco,non ti preoccupare…”

 

18 si sedette per terra,a gambe incrociate,e tirò fuori il pezzo di pane avanzato.

Fece per mangiarlo,ma poi lo porse a lui.

“Vuoi,6?”

 

L’androide stette un attimo ad osservare quella cibaria,ma poi scrollò la testa.

“18…dovresti sapere che io non mangio…”

 

La ragazza divenne rossa per l’imbarazzo,e tirò indietro il braccio,

abbassando la testa per la vergogna.

“Scusami,6!!!Non ci avevo pensato!!!Scusa!!!”

La sua mente in quel momento parve rimproverarla

---Scema,come puoi dimenticarti di una cosa del genere??!---

 

Ma la reazione di 6 fu diversa, da come se l’immaginava.

Si mise a ridere,mollandole un buffetto sulla guancia.

“Non preoccuparti,18…apprezzo in ogni caso la tua gentilezza.

Comunque non importa,mangialo tu!”

 

Senza fiatare,la ragazza cominciò a dar piccoli morsi al pane,

e al contempo,stava assorta ad osservare il suo amico:

Si era di nuovo seduto,e aveva posato lo sguardo a terra.


Aveva sempre lo stesso sguardo triste…

 

La ragazza provava una strana sensazione a guardarlo:

non era lo stupore e l’ammirazione che provava da piccola…

qualcosa di inspiegabile…

 


…Perché arrossiva quando lui la guardava?...

 

 

6 la riportò a terra incrociando il suo sguardo.

“Che c’è 18?Qualcosa non va?” domandò,con tono sorpreso.

La ragazza staccò immediatamente gli occhi da lui,e guardò da un'altra parte.

“Niente…è che sembri triste,ecco tutto!”

 

L’androide rimase in perfetto silenzio.

Poi,iniziò a parlare in tono remissivo.

 

“Stavo pensando a come poter fuggire…ci penso di continuo,18!”

 

La ragazza smise di masticare,e posò a terra il cibo.

“Ancora ci stai pensando…?”

Lui la guardò con un sorriso. Non si capiva bene se malinconico o no…

“Certo…anche se sono passati 10 anni,io non mi arrendo. Non lo pensi anche tu,18?Vuoi andartene di qui,vero?”

Lei annuì senza esitare. Lo voleva da sempre,per quanto impossibile.

“Resisti,18…ci siamo fatti una promessa noi tre,vero?

Vi avrei portato fuori di qui…lo farò!”

 

Certo che lei si ricordava la promessa.

Quel giorno,per consolidarla,6 aveva dato ai due un nastro color rosso.

Rosso sangue.

Quando lei si coglieva i capelli,il colore di quel nastro le ricordava tutto.

E anche ora teneva legato al polso quell’oggetto.

 

Un silenzio scese sui due.

6 aveva lo stesso sguardo triste. 18 non sapeva che dire…

Stringeva con l’altra mano il prezioso nastro.

 

All’improvviso,un rumore.

La porta si aprì di più,e una figura entrò di corsa nella stanza.

“Ciao,17…” disse con tranquillità 6,mentre 18 lo guardava sorpreso.

“Ma che succede?Si deve già tornare??” domandò lei,al fratello trafelato.

 

“Sta arrivando Ghiller!Dobbiamo andar subito a casa!!!

 

18,senza esitare,si alzò in piedi,con un leggero rimorso.

Era una vera rottura di scatole…


Il fratello era già corso via,senza nemmeno salutare 6.

Aveva troppa fretta,se ne era dimenticato.

 

Mentre anche 18 stava per andarsene,la voce di 6 la fermò.

“Aspetta un attimo,18…”

Lei si girò,sorpresa.

L’androide tirò fuori da una tasca un piccolo pezzo di carta,e glielo porse.

Senza tradire la minima emozione,le disse:

“Leggilo quando sei da sola,mi raccomando…”

 

La ragazza lo prese e se lo infilò sotto il nastro legato al polso.

Non ci aveva ancora riflettuto,su quello che le aveva detto…

aveva troppa fretta di tornare.

 

Però,quando sfiorò la mano del suo amico,ebbe come un fremito…

 

“Che strano…” pensò,mentre lentamente si voltava e andava via.

 

La caverna dove Roku abitava stava divenendo sempre più piccola,man mano

che i gemelli si allontanavano,scendendo nel loro rifugio.

“Sbrighiamoci” mormorò 17 alla sorella,arrivandole di fianco.

Lei si limitò ad annuire,e ,con un salto azzardato,atterrò sul piccolo spazio che

era l’entrata della grotta,seguita dal fratello.

La porta era aperta. Voleva dire che lui era già arrivato.

 

17 deglutì.

Afferrando per la mano la sorella,camminò lentamente verso l’interno

della base,con una strizza nascosta a stento.

Una voce familiare li salutò.

E quella voce,così orgogliosa e insolente,era quella di Ghiller.

 

“Salve,ragazzini…vedo che vi allenate,eh?”

 

Anche quella persona che avevano davanti,era stata cambiata dal tempo:

Non più un ragazzo,ma bensì un uomo.

I capelli erano sempre di quel bianco candido,come la pelle,ma erano lunghi

fino alla fine della schiena,e pettinati con cura maniacale.

Quei famigerati occhi rossi erano celati dietro ad un paio d’occhiali da vista,

che rendeva la sua espressione molto intellettuale.

La sua giacca era lunga fino alle ginocchia,e portava il classico stemma “RR” sul petto.

Come era solito fare,indossava un paio di guanti chiari,anche se il motivo per cui li metteva non era mai stato chiaro,ai due.

 

Con quella sua aria seria ed intelligente,Ghiller pareva davvero un bel ragazzo.

Anzi,era davvero un bel ragazzo…

 

Se non fosse che 17 e 18 avevano sempre avuto paura di lui…quasi quanto l’orco.

 

Non si capiva mai cosa pensava,mentre con il suo sguardo ti scrutava per bene.

Delle volte,quegli occhi di quel curioso colore,assumevano un espressione tutt’altro che rassicurante…

Avevano sempre timore di lui.

Eppure non li aveva mai toccati con un dito.

 

“Certo,avete una bella voglia…sapete quanto freddo fa fuori?

Dovreste coprirvi meglio,non siamo in piena estate…

Non vorrete mica ammalarvi,vero?”proseguì lui,avvicinandosi.

 

Il suo andamento era leggermente zoppicante,e ondeggiava,seppur quasi in modo impercettibile,verso un fianco.

 

Era per via della ferita al fegato che 6 gli aveva fatto.

 

“Stiamo benissimo” rispose 18,cercando di evitare il suo sguardo.

Gero,che stava alle spalle del ragazzo,parve sorridere.

“Molto bene…allora,visto che sta benissimo,mi permetti di prendere in custodia tuo fratello…vero,18?”chiese Ghiller,posando una mano sulla spalla del ragazzo.

17 rimase immobile.

18 non poté rifiutare,quindi mollò la presa,e lo lasciò andare.

Era normale,ultimamente:Ghiller veniva da loro,prendeva in custodia 17,e lo portava,assieme a Gero,nel laboratorio.

Faceva delle strane visite,le aveva raccontato lui.

 

“Non ti preoccupare” sembrò dire il volto di lei,guardando il fratello allontanarsi.

A sua volta,ci fu un altro sguardo tranquillizzante da parte di lui.

 

Ormai,i fratelli potevano capirsi solo con lo sguardo…

 

“Allora,grazie,cara.” disse Ghiller,voltandole le spalle.

“Non gli farai del male,vero?” domandò 18,quasi istintivamente.

“Non mi permetterei mai…” rispose questi,con un tono abbastanza serio.

 

E così fu.

Come spesso accadeva,17 spariva dietro la porta del laboratorio.

Andava a farsi visitare da quei due scienziati.

E 18 rimaneva sola nella stanza,in attesa di risposte…

 

 

In quel momento,dal polso di 18 cadde qualcosa.

Raccogliendola,18 ricordò il biglietto scritto da Roku.

Se l’era messo dentro il nastro,senza nemmeno pensarci troppo,e se ne era quasi dimenticata. Si ricordava le parole del suo caro amico:

 

“Leggilo quando sei sola…”

 

Cosa poteva esserci scritto,per fargli dire questo?

La curiosità iniziava a farsi sentire.

Era da sola.

Poteva leggere…

La mano che teneva stretto il biglietto iniziava a tremolare.

Ogni tanto le capitava questo,e non solo con 6.

Anche quando l’orco la picchiava,o Ghiller le parlava,si sentiva tremolare.

Ma stavolta,questo fremito era tutt’altro che spiacevole:

Era semplicemente curiosa,ansiosa di sapere che c’era scritto.

 

Strinse ancora di più la mano,e con calma si avviò verso

la porta della loro camera.

Mentre le sue dita sottili aprivano con lentezza quel piccolo pezzo di carta,

si era accorta che il palmo della mano era tutto sudato.

 

Mentre si apprestava a leggere,si fermò a pensare solo un attimo.

 

---Ma come mai questo mi succede solo con 6?---

 

Frattanto,il foglietto recava questa semplice frase:

 

Vediamoci domani. Se vuoi,puoi portare 17,

ma sarebbe meglio se venissi da sola…

 

 

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Eliechan87:Hesooo!!!!Sono come sempre entusiasta che ti piaccia la fiction!Vedrai,sono stata una notte sveglia con mia cugina

                   (anche lei spasimante per questa ff)^_^ e abbiamo tracciato in due tutta la storia. Vedrai,non ne rimarrai delusa!

                So quanto vuoi bene a Gero e L’albino scemo,anche questo mi fa piacere °__°. Vedrò come posso “dimostrargli il tuo affetto!”

                    Ho quasi finito il nuovo cap dell’af (blocco dello scrittore ç_ç) e di AFK. Ne vedrai delle belle,mon capitain!!!

                    HESOOOOO!!!!!^0^

MalkContent:Grazie infinite di avermi messo tra i tuoi preferiti!!!!^0^ Vedo che anche a te piace Gero @______@#

                           Io lo trovo adorabile [Me assieme ad eliechan prende una mazza chiodata e lo pesta] ^=^######

                           Spero tu segua ancora la fiction,ne sarei molto felice ed onorata!!!

                           Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Moonlight Shadow ***


[…]…dopo tutti quei secoli,il servo dell’orco era deciso

[…]…dopo tutti quei secoli,il servo dell’orco era deciso

a rivelare ciò che portava dentro…e la principessa…[…]

 

 

 

“Vediamoci domani…sarebbe meglio se venissi da sola…”

 

18 rimase interdetta da questa frase.

Si era seduta sul letto,senza aspettarsi una simile cosa.

Le sue guance avevano iniziato a scaldarsi –ma la cosa era abbastanza normale,dato che era una ragazza parecchio timida-

“Ma che significa…?” si chiese lei,cercando di non pensare male.

Quello che aveva  tra le mani pareva una sorta di appuntamento segreto…

“Appuntamento segreto???Che sia davvero un appuntamento…?” iniziò a mormorare,non riuscendo a togliersi di testa questa idea.

 

Era strano quel concetto.

Ogni volta che pensava alla parola “Appuntamento”,le andava in pappa il cervello.

Certo,non che 6 fosse un brutto tizio…

anzi,era davvero un bel ragazzo,però…

arrivare ad immaginare “Appuntamento”…

“No…”fece lei,ficcando la testa in un cuscino e prendendosi poi a schiaffi

“ Deve esser qualcos’altro…dice di portare 17,se voglio…quindi no.

Era così…stupido,tutto ciò.

Come poteva pensare a certe sciocchezze,nella sua situazione?

Era tutto così stupido.

Le sarebbe venuto voglia di prendersi a pugni da sola.

 

La piccolezza di certi sentimenti,delle volte,pare così stupida…

 

Tutto era confuso.

Stava iniziando a perdere l’idea chiara delle sue emozioni,

non sapeva bene cosa provava in certe situazioni,o,perlomeno,a spiegare.

Qualsiasi cosa avesse mai provato per qualcuno,

 

stava crescendo…

Crescendo in un crescendo di emozioni e confusione…

Come tutti…

 

Eppure non capiva.

E il perché era ovvio…

 

Ancora credeva nel principe…

 

“Vorrà dirmi qualcosa di importante…” pensò poi,alla fine.

Era una soluzione logica. L’unica cosa plausibile…

“Ma…cosa?” si domandò poi,guardando il soffitto.

6 le aveva sempre detto tutto.

Non poteva avere segreti.

Cosa mai avrebbe voluto dirle?

Cercò di ragionare,ma senza successo.

“Potrei provare ad andare…ma…”

I suoi pensieri furono interrotti dall’improvviso ingresso di 17,che la distolse del tutto da ciò che stava facendo.

“Fratello!Come stai??!” disse lei,andandogli incontro.

“Io sto bene…niente di che…” mormorò 17,massaggiandosi una spalla.

“Che t’hanno fatto?Racconta,ti prego!!!”

17 si sedette sul letto,e tirò un sospiro.

“Mi hanno fatto correre su un tapis-roulant,ed ero attaccato a degli elettrodi…

quei due mi stavano a controllare,non ho capito bene cosa dicevano…”mormorò,un poco confuso.

“Ti hanno fatto male?”

“No,non mi hanno nemmeno toccato…Ghiller è stato di parola…”

Questa frase fece tirare un sospiro di sollievo alla ragazza,che diede una pacca sulla

spalla al fratello,mentre si sedeva anch’egli.

“Tu,piuttosto…che stavi facendo?”domandò,guardando il foglio nella mano di 18.

18 ebbe un sussulto,e accartocciò il foglio nel palmo della mano.

Non voleva assolutamente dirlo a nessuno.

Avrebbe come… tradito 6.

“Nulla,davvero. Si tratta solo di carta straccia…”

17 fece un cenno di assenso.

Poi tornò a guardare il volto di sua sorella.

“Come stava 6?Mi è dispiaciuto,ma nella fretta non l’ho nemmeno salutato…”

Il nome “6” ebbe un effetto immediato su di lei,che si alzò in piedi.

“Benissimo!Mi è sembrato più calmo del solito,e…”

la ragazzina non riuscì a finire la frase.

Qualcosa la bloccava.

“E…?” chiese 17,alzando un sopracciglio interrogativo.

 

Gli occhi di 18 cambiarono espressione.

Divennero più seri,e il suo sguardo cadde al suolo.

“Senti,17…mi faresti un favore?” cominciò poi,non togliendo lo sguardo dai suoi piedi “Io stanotte voglio andare a trovare 6…ti chiedo solo se mi puoi coprire di nuovo…”

La richiesta fece assumere a 17 uno sguardo confuso,ma accettò.

“Quando mai ti ho detto di no,18?”

18,alla risposta,alzò lo sguardo,e con un balzo finì in braccio al fratello,che perse l’equilibrio e cadde sul letto.

“Ah…prego…” mormorò poi,trattenendo a stento le risate.

“Sei il migliore fratello che abbia mai avuto!!!!Grazie!!!”

rise lei,mentre con calma si rialzava.

 

17 però,le fece cenno di accostare l’orecchio alla sua bocca.

Dopo che lo ebbe fatto,iniziò a bisbigliare.
”Ma dimmi  un po’…che vuoi fare da 6,eh?”

 

Li 18 non riuscì a trovare risposta.

Non lo sapeva nemmeno lei…

“Non ne ho la minima idea…solo che lui pareva così bisognoso di parlare…”

“Ah…”fece 17.

Comunque sia,qualunque cosa succeda,me la racconterai,vero sorellina??!”

18 arrossì in volto,cogliendo l’allusione,e mollò uno scappellotto al ragazzo.

“Brutto scemo!!!!

Ci fu uno scoppio di risate,seguito poi da un silenzio innaturale.

18 si sedette con calma

“Aspetterò stanotte,e poi tu mi accompagnerai fuori…intesi?”

“Intesi…”

 

E così fu.

18 aveva accordato tutto…

Quella notte,6 avrebbe dovuto dirle qualcosa di importante…

Qualcosa di davvero importante…

Non stava più nella pelle per la curiosità.

Ignara di tutto ciò che poteva volerle dire,si mise a scrivere nel suo diario,con un sorriso spontaneo e ingenuo.

 

Fino a quando non sarebbe scesa la sera…

 

                                      *   *  *

 

E lui stava ancora li,nel frattempo…

 

Sdraiato nel suo letto,ma senza aver mai dormito in esso.

 

Erano passati tanti anni…

E l’androide numero 6 non aveva mai conosciuto il mondo onirico.

 

Se ne stava steso a fissare il soffitto.

Ogni notte.

Ogni singola notte,come un condannato.

I muri di dura e fredda pietra delle volte gocciolavano acqua,e lui veniva bagnato

al volto da quella rugiada .

 

Malediva il fatto di non potere impazzire,in mezzo a quella apatia.

Almeno la follia sarebbe stata una variante,un qualcosa capace di spezzare la monotonia di quel oblio…

Ma non gli era concesso nemmeno questo.

 

In quei momenti desiderava davvero lasciarsi andare…

 

Morire…

 

Un uomo steso…

O dorme…

O muore…

 

Ma lui non era nessuna delle 2 cose.

Stava sdraiato,senza mai dire una parola-anche perché non aveva quasi mai nessuno con cui parlare- e si immergeva nei suoi pensieri.

Alla vista pareva una statua.

Una di quelle che di solito si mettevano sopra le lapidi.

 

Pensava.

Pensava a quello che aveva scritto a 18.

E più ci pensava,più un ricordo antico e recente gli risaliva dal gozzo…

 

Li avevo uccisi io…

 

Per 10 anni aveva vissuto nella falsità,nascondendosi dietro una facciata di ipocrisia che si era creato.

 

---Il gentile 6.

Il buono,altruista,gentile 6.

Che non farebbe mai male ad una mosca.---

 

Ma che aveva anche ucciso i genitori di quei bambini,

e a cui aveva mentito spudoratamente,senza mai trovare il coraggio di rivelare tutto.

 

6…il Codardo.

 

6 che si nascondeva nel buio,cercando di fuggire dalla realtà.

 

E quella era la realtà.

 

 

 

I pensieri tristi e frustrati che giravano nella sua mente,di colpo,si bloccarono.

6 si alzò con calma,e una volta messosi seduto,iniziò a guardare la porta.

 

Finalmente era arrivato il giorno.

 

Finalmente si sarebbe tolto la maschera.

 

Finalmente avrebbe detto tutta la verità ai gemelli.

 

 

Che era stato lui ad uccidere i loro genitori…

 

Il biglietto serviva a questo.

Quella sera,davanti a 18,avrebbe trovato la forza di dirlo.

Finalmente.

 

Questa cosa gli dava un sollievo incredibile.

Ma…allo stesso tempo,dentro di lui,dallo stomaco,partiva uno sforzo amaro come il fiele.

 

Come avrebbe reagito,18?

Come avrebbe potuto prenderla,a sapere che il suo amico,con cui aveva vissuto ben 10 anni,aveva ucciso i suoi genitori?

Lo avrebbe odiato?

Lo avrebbe voluto uccidere?


Le labbra  di 6 pronunciarono una frase,facendo uscire tutto il fiele che aveva dentro.

 

“Poco male…”

 

Poco male.

Non gli importava se lo avesse voluto uccidere.

Perché lui desiderava da tempo la morte.

A dire il vero…la desiderava tutt’ora.

Desiderava la morte,molto prima che la morte lo portasse via con se…

 

Egoismo?

Non proprio.

Voleva morire,ma allo stesso tempo il pensiero gli dava un rimorso incredibile.

Non voleva lasciarla.

 

Non voleva lasciare per nulla al mondo quel angelo dai capelli biondi…

L’unica persona per cui provava un legame così indissolubile.

 

Un sorriso apparve sul suo volto.

Assieme al sorriso,delle lacrime.

E così l’avrebbe finalmente detto…

 

Quella notte,davanti alle stelle,lontano dal re sole,avrebbe detto le fatidiche parole…

*   *  *

 

 

E la notte aveva iniziato a scendere.

Le ombre avevano iniziato prima ad allungarsi,poi a mescolarsi con il buio appena giunto,diventando un tutt’uno con l’oscurità.

Le stelle facevano capolino nella volta celeste,ed assieme alla luna piena,illuminavano come piccole lucine l’intero paesaggio.

Un’ immensa pineta dominava tutto sino l’orizzonte,e la luce della luna illuminava i rami e le fronde,creando delle sfumature argentee di luce.

 

6 era lassù.

Quasi in cima al monte,stava in piedi e braccia conserte sul bordo del precipizio.

Osservava le stelle,e guardava lontano.

Guardava lontano,fin dove l’occhio poteva arrivare.

Avrebbe voluto arrivare fin la;

Come una stella cometa,cadere dal cielo ed atterrare nella nuda terra.

Come una cometa,infuocarsi e spegnersi piano piano fino alla morte…

Morte…

Per lui questa parola non aveva molto senso.

Poteva crescere,certo,ma non invecchiare.

Era molto simile ad una bambola,il cui tempo di vita è indeterminato.

Possedeva il tempo delle bambole.

 

Nel mezzo dei suoi pensieri,ecco che intravide una figura di fronte a se.

Stava davanti alla luna,creando un’ombra che si proiettava contro di lui.

Un ombra alla luce della luna.

 

La figura in controluce iniziò a parlare,con una voce inconfondibile:

“Ciao,6…sono qui…”

18 camminò vicino a lui,e gli sorrise.

“Ho letto il biglietto,ed eccomi qui…ti ho fatto aspettare?”

 

Roku,6,fece un cenno negativo con la testa.

“Certo che no…18…” così dicendo,fece cenno di sedersi vicino a lui.

A 18 palpitò il cuore.

Ignara come sempre,credeva di sentirsi dire chissà quale romanticheria.

Con un sorriso splendente,assecondò l’androide.

 

Vestita di una semplice maglia,la ragazza si mise vicino a 6,

che era avvolto nella sua giacca.

Ed egli,con gesto gentile e delicato,se la sfilò,e con cura gliela posò sulle candide spalle,come riparo dal freddo.

“Grazie…”mormorò riconoscente lei,stringendosi per trattenere il calore.

“Dimmi,6…per cosa mi hai chiamato…?”

 

La lente dell’occhio meccanico di Roku rifletteva una piccola luna piena.

Lui stava ancora a fissarla,attendendo il momento giusto per dire quello che doveva dire.

Iniziò tentennante,ma senza rivelare il suo vero stato d’animo.

 

“18…ti mancano i tuoi genitori?”

 

La domanda lasciò un attimo interdetta la ragazza,che non si aspettava una domanda simile. Ci pensò poi un attimo,e rispose.

 

“Certo…sempre…però…”

 

“…però…?”fece 6,confuso.

 

“Però io so che loro mi assistono,da qualche parte,lassù…”

così dicendo indicò con l’indice il cielo stellato.

 

L’androide lo guardò con aria sorpresa.

Mai aveva pensato a cose del genere. Non aveva mai avuto un ideale di paradiso o inferno…

Per lui,oltre la morte,non esisteva altro che il nulla…

 

“Forse potrà sembrarti un discorso stupido,6,ma…” continuò lei,dondolando sulla

schiena e tenendosi le gambe con le braccia

“…se penso che mi stanno a guardare,non ho più paura di niente…”.

 

6 rimase zitto un attimo.

Poi,imperterrito,cercò di continuare il suo discorso.

 

Se tu un giorno tu scoprissi chi è stato a far morire i tuoi genitori…

cosa proveresti?...lo odieresti?...vorresti che morisse…?”

 

Alla domanda,il viso di 18 assunse un espressione confusa.

Ma poi,quel viso venne rischiarato da un sorriso.

 

“Forse lo odierei…ma poi,di certo lo perdonerei…”

 

“Cosa…?” fece 6,assumendo un viso sconvolto.

 

“Certo” fece 18.

 

“I miei genitori sono morti di incidente,quindi non è colpa proprio di qualcuno…

diciamo che forse era il loro destino…

non è colpa di quella persona se è stato un incidente,giusto…?”

 

Questa frase folgorò 6.

Si sentì tremare le gambe e le mani,e un groppo nella gola non riusciva a sciogliersi. A stento tratteneva le lacrime,che scaldavano i suoi occhi.

Dopo una frase simile,sentì traballare la sua sicurezza.

 

Ma doveva dirlo lo stesso.

 

Anche se la cosa avesse sciolto il bel sorriso di 18…

 

Anche se tutto sarebbe andato a monte

 

Anche se dopo sarebbe morto…

 

Non avrebbe potuto togliersi il rimorso senza dirglielo!!!!!!!!

 

Le labbra tremanti pronunciarono a stento le prime parole

 

“S…senti,18…i…io…io…ecco…”

 

La ragazza lo guardava fisso negli occhi.

Sempre con quel sorriso stampato sulla faccia.

“Dimmi,6…”

 

“Io…devo dirti…devo dirti che…io…tu…”

 

Le parole gli uscivano a stento.

Non avrebbe resistito nel vedere quegli occhi sciogliersi in pianto…

Sarebbe stato peggio di mentirle per tutta la vita!!!!

 

E allora,ancora una volta,nonostante la sua anima gli urlasse di non farlo…

6 non riuscì a dire la verità…

 

Tuttavia,questa volta,una frase vera venne pronunciata…

 

“18…tu…per me…sei molto cara…”

 

Ci fu un silenzio di tomba tra i due.

6 tremava,cercava di non far vedere i suoi occhi velati dalle lacrime.

18 lo guardava con un espressione indecifrabile in volto.

 

Dopo un po’ fu 6 a proseguire:

“18…tu per me sei molto cara…non permetterò mai a nessuno di farti del male…

dovessi anche morire…io ti prometto che ti porterò via con 17…”

 

Nel silenzio che seguì le lacrime copiose di 6,18 sorrise.

Poi…una semplice parola.

“Grazie.”

 

L’androide 6 assunse un espressione stupita,mentre volgeva lo sguardo alla ragazza.

Non si era nemmeno accorto che le sue lacrime stavano bagnando la fibbra ottica dell’occhio destro.

 

“Ti ringrazio,6…tu sei sempre così gentile con me…e io non faccio mai nulla in cambio…”

Così dicendo,si alzò in piedi,e volse lo sguardo alla luna.

6,che stava alle sue spalle,venne di nuovo oscurato da quell’ombra.

E in quell’ombra,senza farsi vedere,si morse il polso,disperato.

 

18 si voltò poi verso di lui,e si tolse la giacca.

Posandogliela sul grembo,carezzò la sua guancia,e pronunciò un ultima frase.

“Io credo in te…ci credo. Ora…devo andare.”

detto questo,fece per scender giù dalla discesa.

 

6 si asciugò il viso,e corse d’un tratto verso di lei,che già stava per scendere.

Riuscì solo ad urlargli questo:


”Domani,quando il sole inizia a tramontare,al Fairy park!!!!”

 

18 si fermò un attimo,e con il volto nascosto nel buio,annuì.

Aveva capito.

 

Alcuni attimi di silenzio,e 6 rimase solo.

18 era già andata via.

Con calma entrò nella grotta,e chiuse ermeticamente l’entrata.

 

E poi...

continuando a singhiozzare,lanciò un grido saturo di rabbia.

Rabbia per l’aver mentito.

 

Il Fairy park era un parco di divertimenti non distante da loro.

Gli era venuto in mente,perché da lassù a volte si scorgevano le luci

e si udivano i suoni di quel posto.

 

Li,forse,avrebbe trovato il coraggio di dire la verità.

 

Ma lui continuava a maledirsi,mordendosi a sangue il labbro inferiore.

 

Avrebbe trovato il coraggio?

 

Per quanto ancora avrebbe rimandato?

 

Per quanto ancora avrebbe portato sulle spalle quel fardello?

 

Frattanto,la luce della luna filtrava attraverso le fessure dei muri,infilzando come piccole spade il corpo immobile di Roku:

Colui che in quel momento non desiderava altro che l’oscurità e il nulla

pur di sparire dalla vista,dall’udito e dal cuore…

                              *   *    *

18 rientrò piano piano nel laboratorio.

Leggiadra e furtiva,senza il minimo rumore,entrò nella camera,dove giaceva 17,ormai già addormentato.

Sdraiatasi sul letto,si mise le mani al volto,sentendo un insolito calore.

Ripensando alle parole del suo amico,chiuse gli occhi,e si assopì.

E intanto,la luna continuava a vegliare su tutti,come una madre veglia sui figli

ormai addormentati…

 

 

  

 

                       *   *   *

 

 

Eliechan87: Ma Hesooo!!!Mia cara!!!Mi sei mancata molto!!!A proposito,auguri!!!!

                            Che bello,sono contenta che finalmente la gente abbia iniziato a commentare!!!!

                            Ora che ho aggiornato corro subito a finire le altre fiction!!!!

 

Bluemary: Non sai che piacere mi fa una tua recensione!!!!Grazie mille!!!

                Non ho ancora recensito “Rosso come il tramonto”,ma lo farò presto!!!

                HESOOOO!!!!

 

Lyla: Grazie anche a te,che oltre aver recensito questa,hai letto e commentato A fading KI (che sto scrivendo ora)

        Continua a seguirmi,mi raccomando,è il miglior regalo che potresti farmi!!!!

 

 

 

Approfitto intanto per augurare a tutti un Buon Natale e un felice Anno nuovo!!!!

                

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Capitolo 14
*** Simple,complex emotion ***


[…]…Da raccontare non c’è poco,

[…]…Da raccontare non c’è poco,

ma vi dirò ben l’avvenuto.

Quel giorno egli volle portare la fanciulla

e rivelare il tutto

in quel posto,in mezzo al nulla.

 

Non avea altro da dire,

non sapendo cos’ella provasse,

nel suo petto solo e triste

senza affetto,ne carezze.

 

E se ora l’avventura

v’è rimasta nelle vene,

continuate la lettura

che da piangere sovviene…[…]

 

 

 

Era la prima volta che lei provava qualcosa di simile…

Tutto il viso era avvolto da una vampata di calore,

ed aveva preso un colorito roseo.

Attraverso lo specchio sporco e semi-opaco del bagno,

18 si stava osservando.

Non riusciva per nulla a dormire;

Sapendo che quella sera lei e 6 sarebbero andati al Fairy-park da soli,

ogni sonnolenza spariva,sostituita dall’agitazione.

 

Ma perché solo con 6 questo?
Perché quando abbracciava e baciava sulla guancia suo fratello,

non arrossiva,ne si sentiva imbarazzata?

Perché?

 

“Avanti…devi dormire,o stasera non ti reggerai in piedi…”

mormorò a se stessa,sciacquandosi il viso.

Inizialmente non ci aveva molto fatto caso…

 

Ma ora si rendeva conto di aver qualcosa di strano…

 

“Ma cos’ho?” si domandava,posando la testa sul vetro.

Erano le due di notte passate.

Ed erano passate ben quattro ore dal loro incontro segreto.

Non riusciva a pensare altro che a quella frase:

“Tu per me sei molto cara…”

 

Era la prima volta che 6 le rivolgeva una frase con affetto.

Le faceva molto piacere,ma non poteva non provare un immenso imbarazzo…

 

E pensare che,quando ancora non aveva iniziato a divenire donna,non avrebbe mai preso sul serio questi sentimenti…

 

“Da quando,qualche anno fa,mi sono venute le mestruazioni…mi sento così strana e diversa…” pensò lei,sentendosi a disagio come non mai.

“I miei pensieri…i modi di muoversi…l’aspetto…i sentimenti…tutto è così diverso…non capisco più nulla!!!”

 

I pensieri turbati e confusi della ragazza vennero interrotti dalla voce del fratello,oltre la porta.

“Sorella?Stai bene?”

18 aprì la porta,e vide suo fratello davanti a lei.

“Va tutto bene,17…solo non riesco a dormire…”mormorò la ragazza,a testa bassa.

“Posso sapere come mai?” chiese il fratello,preoccupato.

18 non rispose,aveva la testa da un’altra parte.

“Con me puoi parlare,sorellina…ti puoi fidare…”

La ragazza poi annuì,e seguì il fratello in camera.

 

Spiegata la situazione,17 si mise a braccia conserte,a pensare.

“Beh,18…io non so come spiegare…però…”

“Però…?” chiese 18,curiosa.

“Però…anche io mi sento un poco strano…insomma…mi imbarazza un poco dirlo…anche se sei mia sorella…”

La ragazza posò una mano sulla sua spalla al ragazzo,in segno di comprensione.

“Puoi anche non dirmelo,se non vuoi…”

17 fece cenno negativo.

“Senti…ultimamente…io…non so perché…sogno delle donne,e a volte…ecco…mi sveglio che…i pantaloni…ehm…” il volto del ragazzo era pieno di vergogna. Non riusciva a spiegarsi bene

18 non capiva bene.

Era troppo confusa di per se,per capire la situazione del fratello.

“Sorellina…quello che intendo dire è questo…io sono un maschio,quindi non so se posso capirti bene…però anche io sto cambiando,e mi sento strano,e non capisco più niente…”

“Penso sia una cosa naturale…” aggiunse poi, sorridendo alla sorella.

18 ribatté confusa.

“Ma allora perché mi sento così in imbarazzo???!”

17 non seppe come rispondere.

La sorella allora lo guardò serenamente.

“Non importa…l’importante è che tu abbia tentato di spiegarmi…grazie…”

Così dicendo,si sdraiò sul letto,serrando gli occhi nel vano tentativo di addormentarsi.

Altrettanto fece 17,che dopo aver dato un buffetto sulla guancia alla sorella,chiuse gli occhi e si addormentò subito.

 

 

Una cosa naturale…aveva detto lui.

18 cercava in tutti i modi di spiegare questa cosa,ma non riusciva.

Mentre suo fratello,come la maggior parte dei maschi,iniziava ad avere le sue fantasie erotiche,lei provava un'altra cosa.

Un sentimento inspiegabile,imbarazzante,piacevole,doloroso.

A differenza di suo fratello,lei stava sviluppando un sentimento oltre la fisicità.

Un legame affettivo.

 

 

Amore.

 

 

Non se ne rendeva però conto.

Non riusciva a capire che stava innamorandosi.

Non lo sapeva,e nemmeno lo voleva accettare.

Era troppo in imbarazzo.

 

 

“Vorrei che questo mio corpo smettesse subito di crescere…” mormorò a se stessa,mentre finalmente iniziava a prendere sonno.

Poi,tra incomprensione e felicità e tristezza,la ragazza chiuse gli occhi e si addormentò.

 

                                *    *    *   *   *   *   *   *   *   *

 

L’orologio scandiva le 19 in punto.

Il sole aveva iniziato a calare,creando sfumature rosee meravigliose.

6 si era seduto su una panchina,presso un giardinetto della città.

Il luogo d’incontro.

Di nascosto era sceso dalla montagna,dopo aver indossato la giacca,ed aver nascosto l’occhio meccanico tra le ciocche argentee dei capelli.

E ora era li seduto,aspettando lei.

 

L’avrebbe rivelato,finalmente?

 

La sua sicurezza era traballante,ma doveva pur provarci.

Mentre,però,il sole calava all’orizzonte,un dubbio affiorò nella sua mente:

 

“Devo proprio dirla questa stramaledetta verità?”

 

I suoi pensieri furono interrotti dai passi familiari di 18.

Si era vestita bene,con una gonna lunga e una maglietta semplice,ma di buon gusto.

Aveva legato i suoi capelli a coda di cavallo,usando il prezioso nastro rosso di 6.

L’androide si alzò in piedi,e sorrise alla ragazza.

 

“Ciao…temevo di non vederti più…”

 

18 accennò una risatina,poi si avvicinò all’amico.

“Vogliamo andare?” chiese lui,affiancandosi a lei.

18 arrossì come un pomodoro,e annuì.

Mentre 6 stava già per partire,però,sentì un qualcosa…

 

 

18 lo aveva preso per mano.

 

 

L’androide,al sentire il palmo della mano della ragazza stretto al suo,provò una strana sensazione.

Imbarazzo.

Era strano davvero:non aveva mai provato una cosa simile.

 

18 sorrise,cercando di far passare i bollori.

“Beh?Non dicevi che dovevamo andare?”

6 si riprese,e rispose traballante.

“Ah,eh….ah,sì…andiamo…”

 

Così i due,mano nella mano,camminarono verso il luogo dell’appuntamento.

 

Mentre erano per strada,6 cercò di guardare gli occhi di 18.

Lei guardava a terra,con gli occhi persi in chissà che pensieri.

“Va tutto bene,18?” chiese lui,impensierito.

18 ebbe come un sussulto,ma poi alzò la testa per guardarlo.

“Ah,no…stavo…stavo pensando…”

“Vuoi che torniamo indietro?”

“Assolutamente no!!!Andiamo!!” rispose lei,sicura di se.

 

Per un istante,le guance di 6 si riempirono di calore,e presero un colorito roseo.

“Bene…allora andiamo…”

 

Così,i due arrivarono al Fairy-park:

Era un parco di divertimenti a sfondo fiabesco,e ovunque vi erano statue rappresentanti fate,maghi,dragoni,eroi…

18 si fermò davanti a una di esse.

Rappresentava un principe in armatura luccicante.

Il volto,tranne che la bocca, era coperto da una maschera dalle sembianze animali,più precisamente un gatto.

“Lui è…” mormorò 18 rimanendo incantata.

“Chi è,18?” chiese 6,incuriosito.

“…Il principe di cui ti parlavo tempo fa…che buffo…me lo immaginavo proprio così…”rispose lei,incantata.

 

---Arriverai mai da me?---

 

Si chiese tra se lei,stringendo inconsapevolmente più forte la mano di 6.

L’androide restò a fissare la ragazza in silenzio,sempre con un certo imbarazzo.

Poi 18 si voltò,gli sorrise,e con allegria lo strattonò per un braccio.

“Andiamo,voglio vedere questo posto!!!”

 

 

In mezzo a quella allegria,6 iniziò però a sentirsi in colpa…

 

---Ho portato questa ragazza in un posto così bello…se riuscissi a dirlo…

sarebbe orribile---

Così,inconsapevolmente,nella sua mente apparve una prima idea.

“Non devo per forza dirglielo,no?Ora è così felice…”

 

La forza con cui la ragazza lo strattonava improvvisamente sparì.

Si era fermata davanti ad una bancarella.

Davanti a lei vi erano dei semplici ma stupendi anelli fatti con delle perline colorate.

6 rimase a fissare ancora gli occhi della ragazza,e per la prima volta,ne notò la bellezza.

18 era stupenda,bellissima quando sorrideva.

Non aveva mai visto una cosa tanto bella,nei suoi 26 anni di vita…

Con calma si abbassò al livello della guancia di 18,e chiese con tranquillità:

“Vuoi che te ne compri uno,18?”

Gli occhi della ragazza incontrarono i suoi,e avevano iniziato a luccicare.

“Davvero lo faresti?Ma costano…”

“Non importa…te lo compro lo stesso” rispose lui,mentre già lo stava pagando.

Poi glielo porse,sotto i suoi occhi splendenti di felicità.

“Oddio…è bellissimo,grazie…” disse lei,stringendo ancora di più la sua mano.

6 rimase senza fiato.

Al sentir più forte la sua presa,iniziava a sentir una felicità incredibile.

Era la prima volta che si sentiva così felice…

 

Così distolto dal suo dolore…

 

18 lo strattonò di nuovo,e assieme corsero da un'altra parte.

“Vieni,dai!!!Ho visto delle cose bellissime laggiù!”

 

E così,per la prima volta,6 seguì la sua amica così cara,senza che il suo cuore avesse fitte,o rimorso,o dolore…

 

                                     *    *    *    *

 

Le stelle avevano da tempo fatto capolino nella volta celeste.

6 e 18 avevano per tutto il tempo girato il parco,ridendo ai numeri di qualche giocoliere,o rimanendo incantati ai giochi di prestigio di qualche mago,che tirava fuori delle colombe dal suo cilindro.

Avevano anche urlato come pazzi sulle montagne russe,senza bene saper perché.

Ora,però,il parco aveva iniziato a chiudere.

Tutti i bambini e le coppie e gli anziani stavano andandosene,e piano piano tutte le giostre stavano spegnendo le luci.

Roku,senza farsi notare,era salito con la ragazza in cima alla cabina più alta della ruota panoramica,ora spenta e immobile.

Insieme,da lassù,erano rimasti a guardare il panorama.

 

Ancora mano nella mano,senza accorgersene.

 

Roku…oggi è stato un giorno bellissimo…”mormorò 18,mentre ammirava il suo anello,infilato nel mignolo.

“Sono contento ti sia divertita,18…” ammise lui,guardando le stelle.

 

6,invece,da una parte era felice,e dall’altra era amareggiato.

Proprio non se la sentiva,non voleva,non poteva dire la verità in un momento simile.

Aveva deciso di lasciar perdere,per il momento.

 

Ora era troppo felice,troppo allegro,troppo sereno.

Non aveva mai provato tanta allegria e felicità e tranquillità.

Avrebbe voluto che il tempo si fermasse.

 

“Povero 17…” fece ad un certo punto lei.

“Perché,dici?” chiese lui,tornando sulla terra.

“Noi ci siamo divertiti come scemi,e lui era la da solo…mi dispiace un sacco…”

“Beh,allora la prossima volta vorrà dire che ci porterò anche lui!Vedrai,18,ci divertiremo un sacco!!!”

 

La risposta di 18 tardò ad arrivare.

“18…?”

6 cercò di girare il suo viso,per vederla negli occhi.

Ma quando lo fece,lei stava piangendo.

Le sue guance erano rosso acceso,e delle lacrime iniziavano a scendere.

“Che succede,18?” chiese lui,turbato.

18 iniziò a balbettare,segno di evidente imbarazzo.

 

“Lo so…sembro una bambina piccola,a divertirmi così tanto in un posto così infantile…ma…mi sono divertita un sacco…

MI SONO DIVERTITA MOLTISSIMO CON TE!!!!

Per cui,ti prego…non voglio tu pensa che io sia una scema…”

 

6 rimase in silenzio,con gli occhi spalancati.

Asciugò le lacrime della ragazza con la sua mano,e poi,parlò.

 

“Beh,18…allora di scemi siamo in due…

Anche io non mi sono mai divertito tanto in vita mia…

…e non parlo per il posto infantile…

ma perché ero con te…”

 

18 arrossì ancora di più in volto,e di colpo,le lacrime cessarono.

 

L’androide rimase a guardarla negli occhi,in assoluto silenzio.

 

Senza nemmeno pensarci,i due si avvicinarono.

 

Poi,sotto l’intero firmamento,che pareva osservarli,

per la prima volta,

senza sapere chi fu a fare la prima mossa,

i due si scambiarono un bacio,più splendente della luna stessa.

 

 

 

 

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Eliechan87:Hesooo! Come vedi,6 non è riuscito a dire la verità maledetta…

                 In compenso,è successa una cosa molto bella (e forse non te l’aspettavi,eh)!

                 Sono perfino più curiosa di te su cosa accadrà nel prox capitolo,quindi vedrò di aggiornare a velocità max!

                 Grazie mille per il commento e HESOOO!!!

Bluemary:Ma HESOOO!!!!Grazie mille per i complimenti,mi sento lusingata!^///^

               Questo cap l’ho scritto in meno di 2 ore,ma spero piaccia.

               Anche perché si capisce qualcosa di più dei sentimenti di 18,quelli che lei non sa spiegare…

               Spero che tu continui a seguire la fic,mi farebbe un piacere incommensurabile…

               HESOOOO!!!!^0^

Lyla: Grazie per il commento!Anche a me piace un sacco Roku. Non solo per il suo dilemma e carattere,ma

        anche per il modo enigmatico in cui mostra i suoi sentimenti.

        Chissà se anche lui prova qualcosa per 18?Lo scopriremo presto…

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Capitolo 15
*** Lies ***


…Luna,donna solitaria,così silenziosa e vana

 

…Luna,donna solitaria,così silenziosa e vana.

 Guarda come  ruggisce il cuore della bestia umana…

 

Non vedi che oramai è pazzo?

Non li senti i tormenti,il pianto?

Luna,sei sopra un mondo strano,

che lancia le sue voci in cielo…

 

… Luna,tu che tra le stelle non sei sola,

vola,sopra i tetti vola.

Guarda con che pena si muore d’amore…

 

 

La volta celeste illuminava il parco,ormai privo di ogni luce.

Due figure,dall’alto della ruota panoramica,erano vicine.

Si erano unite in un candido bacio.

 

E quel bacio aveva  un sapore dolce e amaro…

 

La stessa sensazione di dolcezza della cioccolata…

Ma al contempo,per 6,il sapore dolce e aspro del sangue.

 

6 si allontanò lentamente da lei.

Non aveva ancora preso coscienza di ciò che aveva fatto.

18 rimase a fissare i suoi occhi,senza dire nulla.

Nel suo volto era presente sia la felicità,che il dubbio e l’incertezza.

 

“Oddio…” mormorò lui,in incredibile imbarazzo.

“18…scusa…io…che ho fatto?”

La ragazza si grattò la guancia,confusa.

Perché mi chiedi scusa?”

L’androide non capiva più nulla.

Quel bacio era venuto istintivamente.

Vedendo piangere 18,aveva sentito l’immenso desiderio di stringerla forte…

il desiderio di averla vicina.

 

Ma più ci pensava,e più si sentiva in colpa.

 

“Mi spiace,18…io non volevo…”

 

La ragazzina scosse la testa,e carezzò la sua guancia.

Va tutto bene…non c’è nulla di grave…”

Il suo volto avvampava di calore,e le guance sfogavano di vergogna.

Anche lei si sentiva in imbarazzo per quello che era successo.

 

Ma era anche molto felice.

Il suo primo bacio,l’aveva donato ad una persona meritevole…

 

6 girò il volto da un’altra parte,per non esser visto in faccia.

 

Si vergognava da morire.

 

Senza saperlo,sciolse la stretta della mano di 18,e si mise la mano in tasca.

 

Si vergognava.

 

Vergognava del fatto di aver dimostrato affetto alla figlia delle sue vittime.

 

Di aver dimostrato affetto,lui che era un mostro e che aveva un terribile fardello sulle spalle.

 

Attraverso quel bacio,poteva ancora sentire il sapore del sangue di chi aveva ucciso.

Non erano di certo le labbra di 18 ad avere quel sapore…

 

Bensì,era lui stesso,nei suoi sensi di colpa,a rielaborarne il gusto.

 


Ed era un peccato,perché quel semplice ma intenso bacio lo aveva riempito di calore…

 

 

18 lo guardò a lungo,in silenzio.

Non sapeva interpretare i pensieri dell’androide.

Sin da piccola,quando lui si ritirava in se stesso,non riusciva a decifrare il suo stato d’animo. E mai ci era riuscita.

 

Era felice?Imbarazzato?Arrabbiato?

 

Non ne aveva idea.

Attraverso un viso freddo e inespressivo,lui nascondeva ogni emozione come fosse un maestro.

 

 Era così misterioso…

 

La mano di 18 strattonò leggermente la manica di 6.

Lui stavolta si girò per guardarla.

 

18 teneva il volto basso.

Forse quella più in imbarazzo era proprio lei…

 

Roku…”

“Dimmi…” rispose lui,impensierito.

“Io…mi devo scusare con te per quello che ho fatto…è così imbarazzante…”

6 si girò completamente,assumendo un espressione rattristata.

“No,non dire così…ne tu ne io abbiamo fatto nulla di male…solo che…”

“Solo che?” fece eco 18,alzando lo sguardo.

 

Roku si guardò attorno un attimo,e poi fece cenno ti tenersi a lui.

“Scendiamo,intanto…inizia a farsi tardi…”

 

Obbedendo,la ragazza strinse forte il collo dell’androide.

Poi,con calma,lui scese piano piano a terra,e posò delicatamente la ragazza.

Con facilità scavalcò il portone d’ingresso,e altrettanto facilmente lo oltrepassò lei.

Oltre il fairy-park,vi era una strada asfaltata che dava su un fiume.

 

Senza dire nulla,6 prese di nuove per mano 18,e si incamminò per la via di casa.

 

“Che stavi per dire prima,6?”accennò la ragazza,cercando di incrociare lo sguardo di lui,invano.

Roku mollò un profondo sospiro,poi rispose.

 

“Solitamente quando due stanno così…sono assieme,vero?”

 

18 osservò le loro mani,e poi rispose

 

“Non saprei…ma credo di sì….”

 

Un rumore simile ad un lamento sommesso uscì dalla bocca di 6.

Arrestò di colpo il passo,e si voltò verso di lei.

 

“Senti,18…io devo dirti una cosa molto importante…ascolta bene…”

 

La ragazza annuì senza esitare,e lo guardò negli occhi.

 

Lui iniziò,volgendo lo sguardo a terra.

 

Se ti dico questo non è perché io non provi affetto per te…

anzi…io ti voglio bene,provo molto affetto per te…

ma…cerca di capire…”

 

Il viso di 18 iniziò a spegnersi,quasi si aspettasse la frase seguente…

 

 

“…noi due,par quanto possiamo volerci bene…

non potremo mai stare assieme…”

 

 

 Un silenzio innaturale accompagnò la frase.

18 parve naufragare nella confusione e nell’incertezza.

Riuscì solo a dire una semplice parola.

 

Perché?”

 

Quella parola riportò alla mente di 6 l’immagine dei genitori di 18.

 

Era per questo,che non potevano stare assieme.

 

Per questo.

 

Aveva ucciso i suoi genitori,e lei ne era ignara.

 

Non avrebbe mai potuto amarlo,se avesse saputo la verità.

Non sarebbe mai potuto stare con lei,anche se avesse continuato a mentire.

 

Il suo senso di colpa non poteva permetterglielo

 

Non sarebbe mai potuto stare con lei,con le sue mani insanguinate…

 

Lei prese fiato.

L’espressione della ragazza era indecifrabile.

Pareva addolorata,confusa, e triste allo stesso tempo.

 

Non era intenzione di 6 offenderla,quindi cercò in qualche modo di rimediare.

 

“Questo non significa che i miei sentimenti cambino,18…

io ti vorrò sempre bene comunque…”

 

“Capisco.”fece 18,sorridendo inaspettatamente.

“Se penso a questo,mi sento più tranquilla…”

 

A 6,in quel momento,parve di sentire un singhiozzo.

 

“Beh…allora andiamo?” chiese 18,iniziando a camminare.

 

6 la seguì in silenzio.

 

 

L’aveva ferita.

Chiaro come il sole.

Non voleva farlo,ma ci era riuscito.

 

Eppure era solo per quella maledetta colpa.

Solo per il fatto di aver ucciso lui quegli innocenti.

E averli uccisi sotto il controllo dell’orco,non di sua volontà…

 

A lui sarebbe piaciuto stare assieme a 18.

 

Pur non amandola.

 

Le voleva molto bene…molto più di un fratello e di un padre…

eppure qualcosa lo bloccava…

 

Non riusciva ad innamorarsene.

 

Quel bacio era stato un gesto inaspettato proprio per questo.

 

Voleva tanto essere amato da qualcuno…

e poter amare qualcuno…

 

Solo quel bacio,per un momento,sembrava averlo liberato da ciò che lo bloccava…

 

Ma le catene invisibili che lo inchiodavano,finito il contatto,

erano tornate a stringerlo nel cuore,nel corpo e nell’anima.

 

                                   *    *     *

 

I due camminarono silenziosamente fino ai piedi della montagna.

Si fermarono,prima di iniziare a salire…

 

“18…” iniziò lui,titubante.

“…io volevo dirti scusa,se ti ho ferita…non era mia intenzione…”

 

La ragazza lo fissò un attimo,e poi gli sorrise sinceramente.

“Non fa nulla,davvero…

quello che importa è il fatto di esser stata vicino a te…

e di essermi divertita un mondo…”

così dicendo,iniziò a scalare la salita.

Voltandosi di nuovo verso di lui,18 lanciò un ultimo sorriso,prima di andarsene.

 

6 rimase immobile,a ricambiare con un altrettanto splendido sorriso.

 

Ma più sorrideva,più stava male.

 

Provava molto per lei,ma più la vedeva felice,e ignara,più la colpa di cui sarebbe rimasto  macchiato tutta la vita gli piombava addosso…

 

“Sei felice con me e mi vuoi bene solo perché ti racconto delle menzogne…”

 

Senza dire altro,si alzò lentamente in volo,presso la cima della montagna.

Il suo rifugio era li ad attenderlo.

Camminando verso il letto,si lasciò abbandonare,cadendo tra le lenzuola umide e fredde.

Rimanendo immobile,cercò di trattenere quanto più a lungo possibile quella sensazione di calore che aveva ricevuto dal bacio.


Non voleva dimenticare.

 

                            *      *     *

 

 

La porta della stanza dei gemelli si aprì,e 18 entrò silenziosamente dentro la stanza.

Si cambiò in fretta,nel timore di venire scoperta da qualcuno,e si infilò tra le coperte.

 

Un sorriso di felicità era stampato nel suo viso.

 

Ma al contempo,senza sapere il motivo,nel suo petto vi era una voglia immensa di piangere.

Si tastò le labbra,ripensando al bacio e alle parole di 6.

 

Poi,senza rendersene nemmeno conto,una lacrima scese dalla sua guancia,bagnandole la bocca.

 

Tra quel sapore salato di pianto,e il ricordo dolce di quel bacio,prima che si addormentasse,quella bocca scandì una sola amara parola…

 

Perché?

 

 

 

 

 

Eliechan87:  Credo che ora tu spacchi l’altra metà dell’Enterprise per la rabbia.

                          Come vedi,6 non riesce ad amare 18.

                          E il motivo può anche essere valido.

                          Riusciranno i due ad amarsi? Lo sapremo quanto più presto possibile!

                          HESOOO!!!

 

Bluemary: Il capitolo prima era pieno di felicità…

                     Ma ora si sta tornando al dolore,a cominciare dalle parole di 6.

                    Credo che lo si comprenda:ha ucciso i genitori di 17 e 18,si sentirebbe in colpa stando con lei.

                    Eppure abbiamo scoperto che prova molto affetto per lei.

                    Si evolverà questo sentimento?

                   Grazie per i commenti,sono al settimo cielo!

                   Continua a seguirmi,ti prego!HESOOO!!!

 

Lyla: Era ora che 17 e 18 si baciassero,lo penso anche io.

            Non bisogna però trascurare il fatto che 6 soffre,nonostante tutto…

           Anzi,direi che più il legame tra i due si fa forte,più i suoi sensi di colpa aumentano…

           Spero che la situazione si risolva per il povero Roku.

          Grazie infinite e al prossimo capitolo!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Nightmare begins ***


Pare questa storiellina quasi giunta a compimento

Pare questa storiellina quasi giunta a compimento

 ora che la nostra eroina ancor nel cuore ha il suo tormento.

 

Lo racconto per inciso

e la cosa assai mi duole,

dai due potenti fu deciso:ella non può andare dove vuole!

 

Ma torniamo ai due amici senza perderci più in ciance.

Se ne stavano infelici colle lacrime alle guance.

 

Beh,la fine della storia

questa ancora non c’è data…

Tosta torna la memoria,ora dove s’era fermata…

 

 

 

I primi raggi del sole iniziarono a fendere la linea dell’orizzonte.

Lontano,quella sfera infuocata iniziava lentamente a sollevarsi,scacciando via le stelle e schiarendo la volta celeste.

Con la sua lentezza,pareva salutare dall’alto chi quel giorno sarebbe nato,morto,oppure scomparso dal pianeta…

 

Un’altra mattinata sorse.

17 si era alzato prima,sorprendentemente.

Non riusciva a dormire.

Aveva una brutta sensazione.

Sua sorella,invece,dormiva ancora.

Aveva stretto tra loro le mani,per scaldarsi.

Lui non notò che nella destra brillava fiocamente un anello…

 

La sua brutta sensazione non accennava a calmarsi.

Era come…

se lui,molto presto…

non avesse più rivisto la sorella.

Un’orrenda sensazione.

 

Istintivamente,senza quasi rendersene conto,posò il petto sulla schiena della ragazza,e con le braccia le sfiorò i capelli e il collo.

Mai prima d’ora temeva di perdere la persona dormiente che stava stringendo.

 

Un ultimo abbraccio…

D’un tratto,la porta si spalancò,e la luce rischiarò la stanza in meno di nulla.

Sulla porta vi erano i due,Gero e Ghiller.

Il primo con le mani in tasca,il secondo con in mano degli strani strumenti.

Questo’ultimo fece un passo avanti verso 17,e fece una domanda.

 

“Allora,17…andiamo a fare un ultimo controllo,prima di farlo?”

 

Il ragazzo titubò.

“Fare cosa?” chiese al dottore,mentre questi si carezzava i baffi.

Lui fece un “Oh” secco,come volesse richiamare l’attenzione,e poi rispose

“Una cosa che di certo ti piacerà un sacco…”

 

Il silenzio accompagnò quella visita,e sulla camera tornò il buio.

Il fratello,afferrato sottobraccio dai due scienziati,varcò la soglia fatale…

tirando un ultima occhiata alla porta della sua stanza,entrò.

 

Ma il silenzio scese su tutto il laboratorio.

 

18 ancora stava dormendo.

Aveva percepito una sensazione di calore,che era l’abbraccio del fratello.

Ma non ci aveva ancora fatto caso.

Il suo inconscio stava plasmando delle immagini…

 

Stava sognando qualcosa…

 

Inizialmente,il groviglio quasi gelatinoso di colori,non distingueva nulla.

Ma poi,molto lentamente,tutto iniziò a prendere forma.

I muri umidi e freddi erano fin troppo reali.

Anche il rumore dell’acqua che perdeva dai tubi iniziò a sentirsi.

18 era al centro della stanza.

Dietro di se vi era la latrina,in pessimo stato.

Davanti,iniziò a definirsi lo specchio appannato dal vapore.

Il suo riflesso era confuso,appannato.

Era nel bagno.

Un sogno molto strano…

La ragazza posò la mano sullo specchio,con l’intento di togliere l’offuscamento.

 

Ma per quanto lei continuasse a strofinare,la superficie rimaneva uguale.

 

All’improvviso,però,qualcosa di tremendo accadde…

 

Come se qualcuno lo avesse colpito con un pugno,il vetro si spaccò in mille pezzi.

 

Ogni singola scheggia di vetrò fini addosso a 18,e due enormi pezzi le si conficcarono negli occhi.

 

 

Lanciando un urlo,la ragazza si alzò di scatto portandosi le mani al volto.

Senza rendersi ancora conto di aver sognato,aprì gli occhi.

Aveva davanti a se una stanza vuota,17 non c’era.

 

“Ho solo sognato…”mormorò,un poco scossa.

 

Non era normale.

Lei non sognava certo cose così sconvolgenti.

Era la prima volta che le accadeva.

 

“17?” chiamò la ragazza,senza ricevere risposte.

 

“Forse è andato a correre…”pensò,cercando di giustificare la sua assenza.

Ma perché senza di me?”

 

Alzandosi in piedi,18 lanciò un’occhiata al diario nell’angolo.

 

Afferrando la penna,scrisse un bigliettino,che posò sul letto del fratello.

 

Visto che non ti ho trovato,sono uscita.Se torni e non mi trovi,resta qui.

Ti voglio bene.”

 

Non era molto spaventata dalla mancanza del fratello.

Non se l’aspettava minimamente quello che sarebbe successo…

 

Camminando scalza,uscì lentamente dalla sua camera.

 

Pareva davvero deserto.

Non si udiva nulla. Tutto il rifugio era silenzioso,e questo era inquietante.

Solo il rumore di un neon rotto echeggiava nella stanza centrale.

18 si sedette con calma su una sedia,guardando attentamente ovunque.

Il silenzio non le piaceva.

Le dava un senso di devastazione…

 

Tutto pareva morto,se non vi era il minimo rumore di anime umane…

 

D’un tratto,l’attenzione della ragazza fu attratta dalla porta dell’orco.

Aveva ancora i segni delle pallottole di 6,ed era stata fustellata.

Poco tempo prima aveva sentito degli strani rumori al suo interno.

Era inquietante. Decisamente inquietante.

Alzandosi in piedi,18 venne colta dall’impulso di posare l’orecchio su di essa.

 

Una volta che lo ebbe fatto,sentì un rumore.

Una cosa simile ad un sussurro…forse frutto della sua immaginazione…

 

“SORELLA!!!”

 

Il cuore di 18 ebbe come un tonfo,a sentire il richiamo.

Pareva la voce del fratello.

Che ci faceva li dentro?

Che diavolo stava succedendo?

 

“17?S…sei tu??!” domandò lei,tremando.

 

Non ci fu risposta.

 

L’istinto portò la mano della ragazza sulla serratura.

Lo sapeva,era una cosa folle.

Non avrebbe mai osato farlo.

Ma il suo corpo non reagiva.

 

Si sentì un rumore metallico sui cardini della porta.

18 riuscì a spostare in avanti la porta,senza difficoltà.

Era rimasta aperta.

 

E la stanza dell’orco era proprio davanti a lei.

 

Era come quando l’aveva vista da piccola.

I mobili,il computer nuovo,il letto…non era cambiato nulla.

 

Se non fosse per una botola spalancata davanti a lei.

 

La ragazza si paralizzò per un attimo.

Da quel buco usciva uno strano odore.

Un odore simile al ferro fuso,o alla ruggine.

 

Non osava immaginare cosa ci poteva essere là dentro.

Ma aveva l’impulso di scendere a vedere…

 

C’era una piccola rampa di scale,dentro la botola.

Circa due metri più in basso,si vedevano delle piastrelle in marmo,di colore bluastro.

Allora,cogliendo tutto il coraggio possibile,la ragazza decise di fare un salto.

Atterrando sulle ginocchia,18 si rialzò subito per guardarsi attorno.

 

I muri erano pieni di progetti,disegni,calcoli su carta.

Pareva perfino la carta da parati del luogo.

Vi era un lungo corridoio,semi-illuminato,che conduceva chissà dove.

 

Anche se non avrebbe voluto,18 ebbe la cattiva idea di percorrerlo.

 

I calcoli e la carta sui muri vennero sostituiti da resti di macchinari.

Un enorme elicottero era sventrato,e ne era rimasta integra solo l’elica.

Per terra vi erano repliche di organi umani,come occhi o altro.

Una stanza circolare apparve al centro…

 

La cosa faceva venire i brividi…

 

Ma quello che 18 vide poi,sarebbe rimasto nel suo cervello per sempre.

 

La visione di ciò che aveva di fronte la paralizzò,facendole sgranare gli occhi.

 

Una lampada scialitica illuminava una sorta di letto operatorio.

Su un carrello vi erano arnesi come tenaglie,saldatori,trapani,seghe,e bisturi.

Un paravento copriva il seguito della stanza circolare.

Per terra e sui carrelli vi erano metri e metri di fili elettrici,e sul pavimento vi era dell’olio.

 

Ma sul lettino operatorio,la cosa più sconvolgente…

Una figura umana…

 

Numero 17,suo fratello,giaceva completamente nudo sul lettino.

E teneva gli occhi spalancati e fissi verso la luce.

 

Ci furono alcuni secondi di silenzio,e poi 18 lanciò un urlo di terrore.

Correndo verso il fratello,cercò di coprirlo con la stoffa del lettino,invano.

Prese poi il suo viso tra le mani,e iniziò a scuoterlo.

 

“17!!!17!!!!Che hai??!Rispondimi!!!Ti prego,parlami!!!Mi senti????!!!” iniziò a urlare lei,guardando il suo sguardo fisso con aria sconvolta.

17 non reagiva,il corpo era floscio,e gli occhi erano sbarrati.

 

Pareva un inquietante manichino.

 

“Fratellino…” mormorò 18,posandolo sul letto.

Le lacrime avevano iniziato a scorrere sul  suo viso.

 

 

Era un incubo. Voleva assolutamente svegliarsi.

 

 

Mentre un silenzio di tomba iniziava a spandersi,una voce da dietro spezzò tutto.

 

“Non devi toccarlo,numero 18.”

 

La ragazza riconobbe il timbro come quello dell’orco,e si girò di scatto.

 

La luce della lampada illuminò gli occhi gelidi di Gero,mentre si avvicinava alla luce con passo lento.

Teneva tra le mani una siringa vuota,il cui ago luccicava al buio.

Ghiller gli era alle spalle,e aveva indossato un camice.

 

“CHE HAI FATTO A 17???!” domandò 18,terrorizzata.

 

L’orco le sorrise,per poi dare un bacio al vetro della siringa.

 

“Vedi,tesoro…non ho ancora fatto nulla a tuo fratello.

Tuttavia,gli ho iniettato una sostanza da me creata.

L’ho chiamata “Diamond ring”.”

 

Mentre parlava,Ghiller da dietro gli passò una fialetta con dentro del liquido trasparente. Gero quindi riempì di nuovo la siringa,mentre18 stava inerme a guardare.

 

“…si tratta di una sostanza che addormenta le cellule cerebrali.

Crea insomma uno stato di coma artificiale.

Tuo fratello per ora è caduto in coma,per questo non devi toccarlo…”

 

La ragazza non capiva.

Perché fare questo a 17?

Perché?

 

“Ti chiederai perché abbiamo fatto questo” disse Ghiller,avvicinandosi.

“Dottor Gero,prego…se vuole spiegare…”

 

Gero lanciò un occhiataccia alla ragazza,e poi iniziò a spiegare il suo diabolico piano.

 

“Io ho intenzione di operare tuo fratello…e anche te…

perché secondo voi vi alleno da quando eravate piccoli?

Perché quelle corse,la fatica,tutto?

Molto semplice…”

 

Le orecchie di 18 vennero percorse da una scossa alla frase seguente.

 

“…vi stavo preparando per divenire androidi

DIVENTERETE COME 6!!!!

 

Androidi??!”ripetè sconvolta 18,pensando a Roku.

Androidi come Roku???!Perchè??!”

 

Ghiller le rispose.

“Il Red Ribbon da sempre cerca di creare l’arma definitiva…

un uomo macchina che sia fortissimo,che non dorma mai…che non abbia mai fame…e che soprattutto…

non dica mai di no!!!”

 

“Per questo abbiamo pensato di costruire due armi gemelle.

Sarebbe stato stupendo se voi due foste stati due maschi…beh,peccato.

Voi due siete destinati a diventare androidi perfetti!!!!”continuò Gero.

 

18 si mise le mani sulle orecchie.

Non voleva sentire simili pazzie.

 

“NO!!!NON VOGLIO!!!!”

 

Ghiller l’afferrò improvvisamente per il mento,portandosela a tre centimetri dalla faccia.

 

“Decidiamo noi cosa è giusto per te e cosa non lo è,signorina!!!”

 

La stretta del ragazzo era forte,terribile,e 18 si mise a lacrimare per la paura.

 

L’albino di tutta risposta sorrise,e la posò a terra,mettendosi poi a frugare in giro.

Gero continuò il suo discorso.

 

“…Roku doveva essere l’arma definitiva…

purtroppo,conoscendo voi,ha perso ogni disciplina,ed è divenuto un bidone.”

 

Ghiller si frappose tra i due,e posò a terra due contenitori che odoravano di formaldeide.

 

Con orrore,18 notò che dentro uno dei due,vi era un occhio umano.

E nell’altro,vi era un polmone.

 

Uno sforzo di vomito le venne dallo stomaco,ma cercò di trattenersi.

 

“Purtroppo,6 non sarebbe stato comunque perfetto…

guarda,questi sono solo un paio dei suoi pezzi…era davvero ridotto male…

ricostruirlo è stato un vero lavoro da genio…” concluse Gero,carezzandosi i baffi.

 

“VOI SIETE PAZZI!!!!LASCIATECI IN PACE!!!!” urlò all’improvviso 18,al limite della sopportazione.

 

Entrambi gli scienziati risero tra loro,e di tutta risposta,18 ricevette un pugno in faccia da Gero.

 

Cadendo a terra,la ragazza chiuse gli occhi,sperando di svegliarsi nel suo letto.

 

Non fu così.

 

Gero le si avvicinò.

E le disse qualcosa di altamente preoccupante.

 

“Inizierò a lavorare su voi due quando avrò preso i pezzi necessari…

ma per ora…mi conviene farti andare in coma…”

 

Quando 18 aprì gli occhi,vide l’ago della siringa a pochi centimetri.

Sentì poi un acuto dolore al collo,seguito dal fluire di un liquido dentro di se.

 

La voce di Gero bisbigliava al suo orecchio.

 

“Ci vorrà un altro poco prima che io ti abbia iniettato tutto il Diamond ring…

sta’ ferma,così finisco prima…”

 

18 si era rassegnata.

L’orco le stava iniettando il liquido letale…

 

Sarebbe divenuta come il fratello…un manichino.

 

E al suo risveglio non sarebbe stata più lei.

 

No…

Non voleva…

 

Iniziò a pensare a 6.

 

Voleva gridargli aiuto,ma già sentiva le forze mancarle…

 

Non voleva finire così…

 

 

Poi,però,tutto d’un tratto,l’istinto di sopravvivenza si scatenò.

 

NON DOVEVA FINIRE COSì!!!!

 

Un urlo fortissimo uscì dalle sue tonsille

“NON VOGLIO!!!!!!!!!

E poi,raccogliendo tutte le forze rimaste,si mise a scalciare.

 

Sentì l’ago della siringa uscire dal collo.

Un calcio colpì alla pancia l’orco,e lo vide cadere addosso al carrello degli attrezzi.

Con la forza della disperazione,raccolse le forze per alzarsi in piedi.

 

Spintonò via Ghiller,che la guardò sorpreso senza far nulla.

Senza aspettare un secondo di più,in lacrime,scattò verso il corridoio correndo

come una pazza.

Doveva fuggire via!!!

 

Senza voltarsi,salì le scalette come un razzo,e uscendo dalla botola,travolse un modellino di macchina nella stanza dell’orco.

Singhiozzando,e non fermandosi un attimo,uscì da quella stanza,

e poi aprì in tutta fretta la porta per l’uscita.

 

In meno di due secondi,uscì fuori all’aperto.

Il sole la colpì agli occhi,ma senza indugiare iniziò a scalare la montagna.

 

Iniziando a vederci doppio,e piangendo ad ogni passo,18 era già fuggita…

 

Mentre il cuore batteva all’impazzata,la sua mente ripeteva di continuo:

Aiutatemi…

Aiuto,6…

Questo è un incubo…

Svegliatemi…

 

                                  *    *    *    *

 

Nel laboratorio sotterraneo,intanto,Gero stava sistemando sul carrello gli arnesi.

“’Fanculo…quella puttanella è davvero ostinata…”mormorò,massaggiandosi

lo stomaco.

“Perché cazzo non l’hai bloccata,tu??!” domandò poi a Ghiller,mentre sistemava i contenitori al loro posto.

L’albino fece un cenno negativo.

“Dottore…perché non si calma?Ha tutto il tempo per prenderla…”

Gero si lamentò ancora a bassa voce.

“Lo sapevo che non sarebbe stato facile come con 17…mi sa che dovremo cambiare strategia…”

 

Il ragazzo era ancora sul tavolo,con gli occhi spalancati.

Il segno della siringa era rimasto sul collo.

 

“…Potrebbe non essere necessario…le ha già iniettato abbastanza Diamond ring

per farla cadere in coma,no?” domandò poi Ghiller.

“Può darsi…ma sarà meglio fare buon viso a cattivo gioco,d’ora in poi…

voglio che sia lei a venire da me…”

L’albino rimase stupito ad osservare il volto dell’orco.

Un grande sorriso era stampato sul suo volto,gli occhi erano persi nel vuoto.

Gero disse un ultima frase,prima di portare via 17.

 

 

“Io…la voglio…la desidero…voglio il suo corpo stupendo…”

 

                             *   *   *   *   *   *  *  *

 

La cima della montagna si avvicinava.

18 iniziava a non sentirsi bene:la vista era doppia,e le gambe non la reggevano.

Ma doveva arrivare.

Da lui.

 

Solo 6 era la sua ultima speranza…

 

Finalmente le sue mani si posarono sulla porta.

Non ce la faceva davvero più.

Un ultima frase uscì dalla sua bocca.

 

“Aiutami,6…!”

 

Quasi a rispondere,la porta si mosse,e piano piano ne uscì 6.

Guardò un attimo 18,stupito per l’inattesa visita e nel vedere il viso di 18 così strano.

Accennò solo un paio di parole,spiazzato:

 

Numero 18…va tutto bene?”

 

Improvvisamente,l’androide sentì le braccia della ragazza cingergli l’addome.

18 lo strinse più forte che potè,e poi si mise a piangere disperatamente.

 

6 rimase allibito e immobile.

La ragazza singhiozzava e urlava a scatti,affondando il volto umido nel suo petto.

 

L’unica frase che capì,tra i lamenti della ragazza e i singhiozzi,fu

 

“Ha preso mio fratello.”

 

Senza saper cosa fare,Roku posò una mano sulla testa della ragazza,e la carezzò.

 

“Entriamo dentro.” le disse,guardandola negli occhi

“Mi devi raccontare che è successo…”

 

Così,con il pianto disperato di 18 come sottofondo,i due entrarono nella grotta.

 

Li,18,seppure sul punto di crollare,raccontò quello che le era successo.

 

6 rimase senza parole.

Non ci credeva.

Quello che temeva si stava avverando…

 

“Dannazione…tu,18,come stai?” domandò poi,carezzandole una guancia.

18 non rispose.

Aveva abbassato la testa,subito dopo aver finito di parlare.

“Numero 18?”

 

6 alzò il volto della ragazza,e notò sul suo collo il buco della siringa.

Li,l’androide sbiancò,riconoscendo la sostanza.

Agitò forte la ragazza,che iniziava già a non dare segni di coscienza.

 

“No!!!Non farmi questo 18!!!Stai sveglia!!!!Non mi lasciare!!!”

 

18 lo guardò un attimo negli occhi,per poi capovolgerli.

 

L’androide continuò a scuoterla,e l’abbracciò.

“NO,18!!!NON PUOI LASCIARMI!!!!!!”

 

Mentre la ragazza pareva già non esserci più,6 ebbe un idea.

Arrossendo leggermente in volto,scoprì il collo della ragazza.

 

Non c’era altro modo.

 

Così,6 posò le labbra sul collo della ragazza,ed iniziò ad aspirare.

In breve tempo,il liquido trasparente iniziava a scorrere fuori dal collo di 18.

 

La ragazza iniziò a dare segni di ripresa.

I suoi occhi poi si aprirono,e incontrarono quelli di 6.

L’androide tolse le labbra dal collo,che ora aveva un segno violaceo,e posò una mano sulla sua guancia.

“Va tutto bene,18?”domandò,con tono gentile.

 

18 arrossì leggermente,poi fece un cenno positivo.

Lentamente,iniziò anche a piangere.

 

Fu allora,che accadde qualcosa di inatteso…

 

18 sentì delle braccia familiari attorno al suo collo.

Prima che se ne rendesse conto,il suo volto andò a posarsi contro il petto di 6.

 

 

L’aveva abbracciata…

La stava stringendo forte.

Non era da lui…

 

“6…?” mormorò lei,confusa.

L’androide rimase in silenzio per un po’.

Poi iniziò a parlare,con un tono triste e tremolante.

A malapena tratteneva le lacrime.

Guardandola poi negli occhi,Roku pronunciò una frase carica di tristezza:

 

“Temevo di averti persa per sempre…”

 

Senza finire la frase,di nuovo la strinse a se,mentre lei non capiva nulla.

 

“…Non mi fare più scherzi del genere…io ho bisogno di te…”

 

18 sentì come un improvviso calore nel petto.

Non era da 6 esser così emotivo…

In altre situazioni,avrebbe girato la testa,divenendo impassibile.

Ma ora,la sua testa era sul suo petto.

E sentiva un rumore simile al battito di un cuore.

 

Era davvero lui,in quel momento?

Cosa lo aveva fatto reagire in quel modo?

 

Quasi a rispondere a questi pensieri,l’androide iniziò a spiegare.

 

“Era da tanto che non provavo una simile paura…

avevo il terrore di perderti,18…”

 

Il silenzio avvolse i due come un velo.

Ognuno era immerso nei suoi pensieri.

 

18 era stravolta.

 

Era una mattina come le altre,quella…

solitamente,il fratello le sorrideva,uscivano fuori,e correvano assieme fino al pomeriggio.

Ma quella mattina…non aveva nemmeno avuto un cattivo presagio,non trovandolo nel letto.

Perché?

Eppure erano gemelli…

Una cosa sola…

Perché lei non aveva sentito il pericolo sin dal principio?

 

L’immagine di suo fratello,simile ad una marionetta senza fili,echeggiava in lei.

 

Era un orrendo incubo.

Era arrivato senza alcun preavviso…come un fulmine…

 

Voleva svegliarsi…

Riaprire gli occhi e trovarsi davanti 17.

 

In quei momenti,18 iniziò a sentire la vera mancanza del fratello.

 

…Proprio quando i propri cari non ci sono più,si può capire la loro importanza…

 

 

La giovane affondò la faccia nel petto di 6.

Voleva cancellare ogni ricordo.

Non voleva più vedere nulla.

E tremava al solo pensiero di ritornare dall’orco,ora che sapeva i suoi scopi…

 

 

6 cercava di fare chiarezza dentro di se.

Sapendo l’accaduto,l’antica paura che covava dentro di se era riemersa…

 

17 non sarebbe più stato “normale”.

Lo avrebbero fatto divenire un mostro.

Mostro,come lui.

 

 

Non avrebbe mai permesso che questo accadesse. Lo aveva giurato…

Ma  le sue parole,di fronte alla cruda realtà,crollavano come un castello di carte.

Aspettava da tempo un simile evento.

Lo aspettava tenendo il coraggio tra le mani,pronto a dimenarsi pur di evitarlo.

Pur di morire,pur di evitare che accadesse a 18…

 

E ora che era accaduto,lo aveva preso alla sprovvista…

 

Che dire?

Cosa fare,ora?

Domande beffarde sorgevano nella sua mente.

Teneva stretta la sua amata 18,senza saper che fare…

divorato dentro dall’inattesa e raccapricciante notizia.

Ombre nere si mescolavano tra di loro dentro il suo cervello…

 

Il ricordo del luna park…

Quel giorno felice…forse l’unico giorno davvero felice…

Spariva,mescolandosi a nere ombre.

 

Sapeva che un giorno uno dei due fratelli avrebbe fatto capolino alla sua porta.

Era questione di tempo.

 

Un senso di apatia iniziò a impadronirsi di lui.

Come molto spesso accadeva,iniziava a manifestarsi in lui il desiderio di sparire.

 

Ma questo vortice nero venne come spazzato via da una voce cristallina.

“6…”

18 lo aveva chiamato,e lui la guardo all’istante.

 

Fu allora,che una domanda affiorò.

Ed era la domanda che 6 temeva.

 

“…Ora…cosa possiamo fare?Cosa facciamo?”

 

Che fare?

Di certo lui l’avrebbe difesa.

Era logico.Istintivo.

 

Ma…fino a quando?

Fino a quanto avrebbe potuto proteggerla,ora che le sue braccia erano prive di armi?

 

Gero aveva dalla sua una Magnum 44. Una pistola potente,che non usava mai.

Ghiller,per quanto poco lo conoscesse,indossava un coltello sotto il cappotto.

 

E lui,aveva solo delle semplici braccia.

 

Per quanto avrebbe potuto giocare a fare l’eroe?

Per quanto,ancora?

 

 Cercò comunque di rassicurare la ragazza.

 

“Non preoccuparti,18…io ti proteggerò,lo giuro.

Domani,andremo assieme da Gero…penso di riuscire ad ottenere un compromesso…se mi stai vicino,sarai al sicuro…”

 

L’androide posò le mani sulle spalle di lei,e la staccò un attimo dal suo petto.

Lo sguardo di 18 lasciava ad intendere il fatto di aver capito.

Un ultima lacrima precedette il sì.

 

6 allora si alzò in piedi,allontanandosi un po’.

Voltando lo sguardo,parlò a bassa voce.

 

“Dormi pure nel mio letto. Io starò qui seduto a farti da guardia.

 

18,ancora scossa,e senza sapere se avrebbe preso sonno,annuì senza fiatare.

Posandosi sul cuscino,iniziò a fissare il soffitto.

Ancora torturata dall’immagine di 17,cercò di distrarsi parlando di qualcosa di diverso.

“Tu dormi qui,Roku?”domandò,notando le gocce sul soffitto e il cuscino umido.

“Io non dormo,18. Da più di dieci anni…”rispose secco lui.

Questa risposta sembrò sorprendere la ragazza,che si strofinò gli occhi.

“Ora la cosa di cui ho il maggior timore è proprio dormire…”sospirò,stringendo il lenzuolo tra le mani.

6 rimase in silenzio.

 

“Ho paura di non svegliarmi più…”concluse lei,iniziando a singhiozzare.

Allora l’androide si avvicinò,sedendosi a fianco del letto.

Anche io ho molta paura…da sempre…ma tu non temere…soffrirò io per te…”

mormorò lui,toccandole un braccio con la mano.

 

Il volto della ragazza iniziò a tranquillizzarsi.

Il piccolissimo rimasuglio del Diamond ring,che ancora circolava nel suo corpo,

le stava procurando un torpore chimico.

Non sarebbe entrata in coma,ma si sarebbe semplicemente addormentata.

 

E già le sue palpebre si chiusero,mentre 6 le stava a parlare.

Il respiro rallentò,e le lacrime smisero di scendere.

In pochi attimi,18 cadde in un sonno profondo,seppur con il timore di non svegliarsi.

 

6 rimase a vegliarla.

Teneva la schiena sopra di lei,facendo perno con le braccia.

Le gocce che cadevano dal soffitto finirono per infrangersi sul suo dorso.

Le stava facendo da scudo.

Mentre era immobile,osservò il volto della ragazza.

Era davvero stravolto,irriconoscibile…

 

In quel momento iniziò a desiderare ogni suo bene.

La voleva veder felice.

 

“Ti prego,18…sorridimi…” mormorò flebile lui,quasi impercettibile

“Sei così bella quando sorridi…per favore…regalami un altro raggio di sole…”

 

6 si avvicinò al volto della dormiente.

 

Posò le labbra sulle sue,cercando ancora,con un bacio,quel calore.

 

Non trovò che il sale delle lacrime e il freddo.

 

Lui rimase unito alle sue labbra per diversi attimi,quasi sperando in un calore improvviso.

Ma 18 continuava a dormire,con un volto triste.

 

6 si mise a piangere,ben vedendo dal non bagnarla.

Tra la paura di non svegliarsi,e l’impotenza che provava Roku in quel momento,un’ultima frase fu detta,senza che i timpani della ragazza sentissero.

 

 

“…Perché un così buono sentimento mi fa soffrire così tanto…?”

 

 

 

 

 

Eliechan87:Questo capitolo è davvero imprevisto e sconvolgente,a mio parere. Ora,cosa ne sarà di 18?

                    Come hai detto tu,tutto andrà per la catastrofe?Questo,lo sapremo presto…  HESOOO!!!

Bluemary:La reazione dolcissima di 18 nasconde una grande sofferenza interiore. Lei è davvero forte,sono d’accordo con te.

                      Piuttosto Roku,saprà mai togliersi il peso,senza per questo causare l’odio in 18?HESOOO!!!!

Lyla:Mi hai sorpreso,leggendo la mia fanfiction “A fading ki” e “AF”. Mi fa un piacere incommensurabile!

        Sapendo che anche tu leggi le mie storie,assieme ad Eliechan,farò il possibile per aggiornarle tutte.

        Soprattutto la prima,che è da molto che non continuo.Spero di piacerti ancora!

Blackstar:Grazie mille per seguire la mia storia!Ti sto facendo commuovere,addirittura?Non so come ringraziarti,mi dai,assieme agli altri lettori,

                 un’energia davvero eccezionale. Spero tu segua la storia,mi farebbe piacere.

 

 

 

Siamo arrivati al giro di boa della storia.Una buona metà è gia stata superata,e molti altri capitoli attendono 18 e il suo amato Numero 6.

Ne approfitto per ringraziare chi mi ha recensito,e anche chi legge,ma non recensisce.

Non sono una scrittrice eccezionale,ma il giudizio di tanta brava gente, che come me, scrive fanfiction,mi rallegra.

Grazie ancora!!!

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Capitolo 17
*** Melanchonical dawn ***


…”Perché soffro

…”Perché soffro?” egli si chiedeva

quando di fronte a lui il sole tramontava

ella della sua luce quasi più non risplendeva

quando nel cielo la luna s’alzava.

 

Di dire il vero lui non riusciva,

per il fremito che il suo cuore scaldava…

eppur di sofferenza quasi ci moriva,

“Non voglio che lei mi odi” a ripetersi continuava.

 

L’ingenua fanciulla,frattanto soffriva:

“Perdono, fratello” ella piangeva.

Il rimorso ingiusto nel petto teneva,

al posto di chi la colpa ignorava.

 

Cosa si dirà?

Che accadrà?

Lascio a voi scoprirlo,senza indugio

Affinché la mia anima da narratore possa trovare il riposo…

 

Il torpore del sonno aveva portato via con se il tempo, facendolo scorrere

a velocità incredibile.

Una delle due figure vide il sanguigno tramonto apparire alle sue spalle.

 

E poi…

 

La notte aveva steso il suo velo…

Le stelle.

Quelle piccole luci, guardiane inseparabili del cielo,brillavano meno,oggi.

Forse per frutto dell’immaginazione…o magari no, chi può dirlo…

 

Il paesaggio era triste e solo.

Le pinete apparivano scure e desolate al chiaro di luna,e il vento correva tra i rami

provocando un rumore simile ad un pianto.

Persino le stelle parevano volersi staccare,per unirsi a quel pianto silenzioso.

 

Era davvero tremendo.

Era tremendo il fatto che il tempo era passato,e che lui non era mai invecchiato.

 

18 non sarebbe divenuta immortale come lui…

Non lo avrebbero mai sopportato, ne lui ne lei.

 

Sarebbe invecchiata,come tutti,e come ogni umano,piano piano,avrebbe iniziato a spegnersi,fino alla morte.

 

Doveva vivere la sua vita. Essere libera di vivere,e di morire.

 

Più pensava a questo,più Numero 6 si faceva triste.

Le voleva bene,ma vi era un altro motivo,per cui non poteva amarla…

 

Lei un giorno sarebbe morta…e la sua condanna sarebbe stato lo stare sulla sua tomba,senza poterla seguire nell’altro mondo.

 

6 non poteva amare una persona,sapendo che quando sarebbe morta,lui sarebbe rimasto ancora vivo…fino alla fine dei tempi.

E ancora,lui avrebbe perso tutte le persone a cui si sarebbe affezionato,e si sarebbe maledetto fino alla fine del mondo.

 

Era la sua condanna…

La condanna per aver conosciuto quei gemelli.

 

E ora 17 rischiava la sua stessa condanna.

Il vedere sua sorella cedere ai segni del tempo, e lui invece rimanere inalterato.

 

 

Piuttosto che questo,6 preferiva venir distrutto.

 

 

Il sonno non poteva intaccare le sue membra,ma la sua mente tormentata cominciò a farsi pesante. Strofinandosi l’occhio con una mano, l’androide fissò il soffitto, cercando di sgombrare la testa.

Chiudendo la palpebra, l’altro occhio meccanico vedeva perennemente  il mondo esterno,seppure con le sue restrizioni tecnologiche.

 

A dire la verità,non aveva mai provato a dormire.

La visione perenne del suo occhio cibernetico lo distoglieva del tutto.

 

Avrebbe così voluto addormentarsi…

Erano più di dieci anni che i pensieri di ogni tipo devastavano la sua mente.

 

Seduto sulla sedia,lo sguardo perso,6 stava pensando ancora.

I pensieri belli e brutti, quelli tristi e rabbiosi, erano tanto dilatati da fargli scoppiare la testa.

 

“BASTA!!!” urlò nella sua mente, mentre con entrambe le mani si copriva il viso.

“NON CE LA FACCIO PIù!!!!

 

Il buio avvolse tutto. Solo coprendosi il volto poteva togliersi da quel mondo così cattivo e crudele.

Era una cosa che faceva spesso: si metteva seduto,la faccia raccolta tra le mani, cercando di smettere di pensare.

 

 

Ma quella volta,l’oscurità non perdurò…

Il nero sbiadì a poco a poco,e divenne ben presto bianco.

6 rimase quasi sorpreso, ma non tolse le mani dagli occhi : era curioso.

Iniziava forse ad avere le allucinazioni?!

 

In quella distesa bianca,poi,riuscì a scorgere una figura di spalle.


Indossava un lungo mantello rosso,che copriva il corpo fino ai polpacci, non lasciando molto all’immaginazione.

Sul suo capo vi erano dei capelli cortissimi, di appena qualche centimetro,ed erano abbastanza scuri.

 

“Chi sei?” pensò tra se e se L’androide.

 

Come se avesse sentito,la visione si voltò.

Le mani di 6 ebbero come un fremito.

Quella persona teneva tra le braccia era 18.

La ragazza era addormentata,ed era appoggiata al suo petto.

6 cercò di guardarlo in volto,ma il suo viso era coperto da una maschera.

Ed era la stessa maschera che aveva la statua del Luna park.

Lo strano individuo, poi,si rivolse a lui.

 

“Non temere,numero 6…riposati…terrò io 18…”

 

In quel preciso istante,ci fu come un lampo.

Poi un blackout. Tutto tornò nero,e 6 non vide più nulla.

Lentamente,tolse le mani dagli occhi,e rivide la sua stanza.

 

“Un’allucinazione?” si domandò poi,guardandosi attorno.

 

Certo,senza dubbio era stato frutto dell’immaginazione…

18 era davanti a lui,e dormiva ancora. E nulla era cambiato nella stanza.

 

L’androide si alzò per avvicinarsi alla ragazza.

Sedutosi vicino a lei,rimase a farle da guardia.

 

E di nuovo,passò la notte,e l’orologio del destino scandiva ogni secondo con

rumori ovattati.

 

Lentamente,il corpo immobile della ragazza cominciò di nuovo a muoversi.

E l’androide sorrise quasi istintivamente.

Poi,rimase ad osservare le sue palpebre aprirsi lentamente.

E subito quegli occhi azzurri arrivarono a scontrarsi con il suo sguardo.

 

“Ciao,numero 6…” mormorò lei,ancora insonnolita. Un vago sorriso,che sembrava come dire “Grazie al cielo sono viva,e sei al mio fianco” apparve sul suo volto.

 

Ciao,piccola…” rispose Roku,spostandole una ciocca di capelli dal viso.

 

“…Quanto ho dormito?” domandò,mettendosi lentamente a sedere.

“Parecchio…saranno circa 16 ore filate…”disse 6,alzandosi in piedi.

 

La ragazza scosse la testa,e poi tornò a fissare il terreno,con aria abbattuta.

 

“…tutto questo tempo,e chissà come starà 17…”

 

6 si voltò di colpo.

Rimase a contemplare quegli occhi così tristi per degli attimi interminabili.

E poi si avvicinò alla ragazza.

 

Le braccia dell’androide l’afferrarono una per la schiena,e l’altra per le gambe,sollevandola con estrema facilità.

18 assunse un’espressione confusa: 6 la stava tenendo in braccio?

Allora lui iniziò a parlarle,dirigendosi verso l’uscita.

 

“Ho un piano,18. Te la senti di tornare laggiù?”

18 annuì,seppur molto preoccupata.

“Bene. Allora,promettimi che qualunque cosa succeda,non lascerai mai la mia mano…prometti?”

La ragazza annuì di nuovo,senza fiatare.

“Ora torneremo assieme da Gero. Se ho pensato giusto,posso scendere ad un compromesso,ed evitare che 17 subisca qualcosa…”

Stavolta un piccolo barlume di luce schiarì il volto di 18.

“Davvero?!” domandò,portando le braccia al collo del suo amico.

 

“Te lo prometto…” rispose 6,aprendo con una mano la porta.

 

La notte era fredda,all’esterno.

18 si strinse alla giacca di Roku,unico riparo dal freddo pungente.

Fluttuando con assoluta dolcezza,6 iniziò a scendere dal dirupo,fino al laboratorio di Gero. Sempre tenendo una forte stretta sulla sua cara amica.

 

I piedi dell’androide toccarono terra molto delicatamente,e poi anche quelli scalzi di 18 scesero.

Entrambi si trovarono davanti alla porta blindata del laboratorio.

 

18 deglutì nervosamente,e cercò a tastoni la mano di 6.

L’androide gliela porse,e lei la strinse con tutta la forza che poteva.

Attraverso quella stretta, lui avvertiva i tremori della ragazza.

Cercò quindi di tranquillizzarla, carezzandola su una guancia.

 

Cerca di non tremare, ti prego. Altrimenti loro potrebbero capire che non siamo sicuri…”

 

18 allora smise di tremare,ma il suo volto lasciava intendere la sua immensa paura.

 

E l’espressione si calcò ancor di più,quando un pugno di 6 bussò violentemente sulla porta.

 

Dopo qualche secondo, Ghiller aprì la porta,e guardò i due con aria sorpresa.

Che ci fate voi qui?” domandò a voce bassa.

 

Numero 6 e 18 gli passarono davanti senza rivolgergli uno sguardo.

“Dobbiamo parlare con Gero,chiamacelo…” ordinò 6 cercando di essere più spaventoso possibile.

 

Ghiller guardò confuso i due, e notando che si tenevano per mano,scosse la testa.

“ Va bene…”

Così dicendo, entrò nella stanza dell’orco, e sparì dietro la porta.

 

18 aveva iniziato a sudare freddo.

6 strinse ancora più forte la sua mano, nella speranza di darle sicurezza.

 

Ma quando Gero apparve davanti a loro, spalancando la porta, 18 ebbe un violento spasmo.

 

L’orco guardò con attenzione i due,e poi sorrise, iniziando a parlare in tono confidenziale:

 

“Oh,numero 6! Da quanto tempo non ci si vede!!! Mi hai portato la mia preziosa 18?! Gentile da parte tua!”

 

6 lo zittì con un’occhiataccia.

“Non pensarci nemmeno!!!Sono qui per parlare!”

Gero fece un’espressione strana, ma poi sorrise.

“…Che hai in mente, ammasso di ferraglia?”

 

6 iniziò a parlare, con un tono che non lasciava ad intendere nessuno stato d’animo.

 

“…Voglio scendere ad un patto con te, Gero…18 è venuta da me, e finchè non lascerai libero 17, lei rimarrà con me!!!E non permetterò a nessuno di toccarla!”

 

 

Cosa ti fa pensare che io libererò 17, figliolo?!” sbottò, lanciando un’occhiata a Ghiller, dietro di lui.

 

6 sorrise ironicamente.

 

“…18 è troppo importante per te, non è così? E se non hai uno dei gemelli, non potrai mai iniziare il tuo progetto,giusto?”

 

Gero emise un suono gutturale, e il suo viso si riempì di stizza.

 

“… Ti sto chiedendo di lasciare stare i gemelli. Avanti, che rispondi?”

 

L’orco rimase in silenzio. Poi si voltò verso Ghiller, che gli passò qualcosa.

Voltandosi poi verso Roku, mostrò il controller per l’autodistruzione.

 

“Ricordi a cosa serve questo? Se tu continui a farneticare, io ti faccio saltare in aria

senza ripensarci due volte. Forza, quindi…consegnami 18!!!

 

6 guardò negli occhi la ragazza, e poi fissò il suo creatore, già con il dito sul pulsante.

Inaspettatamente, prese con dolcezza la ragazza, e se la portò vicino al petto,abbracciandola. La ragazza rimase a fissarlo, con occhi spalancati.

 

Con tono di sfida, lanciò poi un’occhiataccia a Gero e Ghiller, sorpresi.

 

 

“…Avanti, fallo… e 18 verrà via con me…”

 

 

Il dito di Gero iniziò a tremare sul pulsante.

Non poteva assolutamente farlo.

“…Brutto sfrontato…” mugugnò sotto i baffi, buttando a terra il telecomando.

 

Ghiller si fece avanti.

Sei molto furbo, androide numero 6.” disse, sorridendo.

Ma non hai pensato ad una cosa…noi abbiamo 17. E anche se ci minacci,non abbiamo intenzione di lasciarlo andare.”

 

Gero proseguì la frase.

“Giusto,Ghiller. Potrai anche tenerti 18, ma prima o poi, cederai, e lei tornerà da noi!!!! Non devi sfidare delle intelligenze superiori come noi!”

 

“Non cederò!” si limitò a dire lui, sicuro di se.

 

Così dicendo, prese tra le braccia 18, e fece per andarsene.

 

Ghiller disse un ultima frase.

 

Quindi questa è una prova. Chi cederà per primo perderà…interessante…

Ma sei davvero sicuro che la ragazza resisterà quanto te alla mancanza del fratello?”

 

Questa frase, fece sussultare 6.

Era una cosa a cui non aveva pensato.

 

Comunque, lui non si scompose, e si limitò a dire “Bene.”

 

Gero si mise a ridere, e salutò i due con la mano.

 

“Allora, a presto,numero 18…!”

 

La porta del laboratorio si chiuse con fragore, e i due scienziati rimasero in silenzio.

Poi Ghiller lanciò un occhiata al dottore.

 

 

Sarà un interessante giochino…”

 

 

                                           *   *   *   *

 

Numero 6 stava fluttuando in aria, sospeso sopra un alto precipizio.

18 era evidentemente scossa. L’incontro le aveva fatto male.

 

“Come stai,18?” domandò 6, premurosamente.

“…Bene…sto bene…” mormorò 18, stringendosi a lui per scaldarsi.

“Non preoccuparti…ce la faremo. Loro cederanno,e 17 tornerà da noi.”

la tranquillizzò lui, che aveva intuito la sua paura.

18 annuì speranzosa. Poi si guardò attorno.

 

La notte stava lentamente deteriorandosi. Il cielo stava perdendo le stelle,

e si stava tingendo dei colori dell’iride, partendo dal blu scuro del cielo,al rosso

intenso dell’orizzonte. Il sole stava per fare capolino, e tingeva con un alone d’oro

gli altri colori.

“…è bellissimo…” mormorò poi, rimanendo a fissare quell’alba appena nata.

6 la fissò a sua volta, lasciandosi scappare un sorriso.

 

 

“Ce la faremo, vero, 6?” domandò la ragazza, mentre fissava quello spettacolo.

 

“Certo…ce la faremo…assieme…” disse lui,per poi guardarla intensamente.

 

La ragazza strinse una mano a 6, intento a sorreggerla.

Annuendo, lasciò intravedere un leggero velo di lacrime nei suoi occhi.

 

Roku le asciugò con estrema delicatezza gli occhi.

 

Poi, sorridendo malinconicamente, indicò l’orizzonte.

E poi, stringendola saldamente a se,le diede come un invito.

 

“Vuoi venire con me,18? C’è una cosa che desidero mostrarti…”

 

 

 

 

 

 

 

 

Eliechan87: Hesooo!!!!Ho aggiornato più in fretta possibile,spero ti piaccia. Però,non esser pessimista!!!

                      Forse la tua visione catastrofica del futuro di 6 e 18 potrebbe anche non esser vera. Ma solo leggendo si saprà!!!

 

Lyla: In questi due capitoli 6 è diventato molto emotivo e dolce. Che sia davvero innamorato di 18?

        Hai fatto davvero un bel ragionamento, ma non posso dirtelo con certezza. Ma la verità si saprà molto presto,non temere!

 

Bluemary: HESOOOO!!!!Cara la mia spadaccina, sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo precedente.

                   Quando l’ho scritto,non stavo molto bene, ma a quanto pare l’angoscia sono riuscita a renderla piuttosto bene.

                   Nei prossimi capitoli,cercherò di far entrare il lettore nella storia,o perlomeno, di suggestionarlo come ora!

 

Blackstar: Grazie mille per seguirmi! Davvero seguirai la storia fino alla fine? Sono felice,quindi vedrò di strapparti più lacrime possibili!!!!

                  

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Capitolo 18
*** Falling (1) ***


Non temete,voi che leggete,torno dunque a narrare come un libro

 

 

 Non temete,voi che leggete,torno dunque a narrare come un libro

di quelle favole sempre a lieto fine

affinché voi possiate aprire gli occhi da soli sulla realtà delle cose…

Poiché la verità ci viene spesso nascosta,

c’è sempre un tempo per capire la vera verità.

E poiché l’amore vince ogni cosa,

allo stesso tempo devasta ogni cosa sola…

 

 

L’androide e la ragazza stavano sorvolando il cielo crepuscolare.

La notte si era persa, cacciata via dal sole superbo, e si era portata via con se tutte le stelle. Ora metà di quella sfera infuocata imperava all’orizzonte,quasi stesse seduta su un trono ad osservare l’effimera esistenza degli esseri umani, ridendo con un filo di cinismo.

 

“Portami via…” sembravano dire gli occhi di 18,che ormai sembravano spenti.

Non sapeva dove l’avrebbe portata Roku,ma era tranquilla.

Di sicuro,un posto migliore del laboratorio ci sarebbe stato…

 

6 osservava attentamente ogni cosa, quasi cercasse un luogo per atterrare.

Stava pescando dalla memoria l’unico posto dove lui e i gemelli erano felici.

 

“Ecco,siamo arrivati…” mormorò rivolto a lei.

Dove siamo?” domandò 18 incuriosita.

“Ora vedrai…” rispose l’androide, iniziando lentamente a scendere.

 

L’intenzione di 6 era palese: sperava di tranquillizzare 18, ora molto stressata,

portandola in un posto che conosceva.

 

Avrebbe davvero fatto di tutto, pur di udire una sua risata…

Sarebbe bastato anche un solo sorriso…

 

Atterrarono piano piano in mezzo ad una strada.

Prima che 18 potesse guardarsi attorno, le mani dell’androide coprirono i suoi occhi.

 

Sorpresa, ma non spaventata, 18 stette al gioco.

Dove l’avrebbe condotta?

6 controllò che non vedesse, e poi iniziò a condurla con dolcezza in avanti.

 

“Allora,18…guarda solo quanto ti dico di aprire gli occhi,va bene?”

domandò lui, senza fermarsi.

La ragazza annuì, e mise le mani avanti quando sentì ai suoi piedi qualcosa di molto morbido.

Continuando a palpare l’aria, sentì poi le mani di 6 allontanarsi dal suo viso.

 

La voce di 6 si fece sentire dopo qualche attimo di silenzio.

Il suo tono non era molto allegro, tuttavia non metteva nemmeno tristezza,o alcun tipo di soggezione.

 

“Puoi aprire gli occhi, 18…”

 

Non appena gli occhi di 18 scorsero ciò che avevano davanti,

istintivamente, la ragazza spalancò la bocca: Un’immensa distesa di fiori blu ondeggiava al vento, e il sole appena sorto faceva luccicare ogni petalo di ogni fiore,

bagnato dalle gocce della rugiada.

Tutto quel mare luccicava, come dei piccoli diamanti.

 

18 ricordò quel posto.

Era il campo fiorito dove lei, 17 e 6 si erano sdraiati, quando ancora lei era piccola.

La nostalgia si fece sentire, per un momento.

 

“Pensavo che tu fossi felice di rivedere questo posto, 18…” disse 6 a bassa voce,

giungendo al suo fianco.

18 non disse nulla.

Dai suoi occhi si potevano scorgere delle lacrime, che illuminate dal sole

luccicavano come pietre preziose.

 

“Grazie,6…” mormorò lei a bassa voce, tenendolo per mano.

“…Questo posto…è splendido come me lo ricordavo…”.

 

6 si inginocchiò improvvisamente,arrivando all’altezza dei suoi occhi.

Al vedere il volto di 6, le lacrime di 18 sparirono come per incanto.

 

“…Non mi devi ringraziare…io…posso fare davvero ben poco per te…

ma lo voglio fare il meglio possibile. Non posso permettermi di farti soffrire…

è una promessa che devo mantenere…”

 

A quelle parole, le dita di 18 rivelarono l’anello che le era stato regalato.

Quel semplice gioiello splendeva di luce rossa, filtrata dal sole.

 

18 scosse la testa.

“…Invece è tanto…senza di te ,non so dove sarei, ora…”.

 

La sua sottile mano prese quella di 6, che si alzò in piedi come a comando.

I due si guardarono, e poi, contemporaneamente, volsero lo sguardo al campo.

 

“…Vieni, 18…” mormorò con calma 6, per poi portarla in mezzo ai fiori.

 

I fiori di campo erano tanto numerosi da far sprofondare lei e l’androide fino al ginocchio, ma la cosa era piacevole.

In poco tempo, i due si misero seduti al centro di quella distesa,sprofondando quasi fino alla vita.

 

 

“…Mi sento un po’ meglio, 6…ricordarmi di questo posto,mi ha tirato su…”

disse 18, raccogliendo attorno a se dei fiori e facendone un mazzetto.

 

6 si limitò a mugugnare come assenso.

Continuava a fissare la ragazza, con sguardo attento.

 

Pareva dire la verità: un  vago sorriso spuntò dal mucchio di fiori,che lei stessa si era messa davanti al viso per annusarli.

 

Meno male…

 

Invece 6 era ancora oppresso dal peso di tutti i ricordi e pensieri.

Nemmeno in mezzo a quel campo,davanti a 18,riusciva a distrarsi.

Pensava a molte cose allo stesso tempo. Pensava da troppo tempo.

Gli sarebbe stata utile una dormita.

 

Ma ora si limitava a celare il tutto dentro,e il suo volto non rivelava nulla,come una maschera senza espressione.

 

“Va tutto bene,Roku?” domando poi lei,avvicinandosi a carponi.

Solitamente quando l’androide non parlava,voleva dire che c’era un qualcosa che lo preoccupava. Ormai lei lo conosceva molto bene.

 

“Tutto a posto…sono solo un po’ stanco…” mormorò lui,pescando da chissà dove un sorrisino a labbra chiuse.

 

La ragazza posò sui suoi fianchi il mazzetto di fiori,e si avvicinò ancora di più.

Il suo volto divenne piano piano sempre più preoccupato.

 

“…Non me la racconti giusta,6…ti conosco troppo bene!!!” mugugnò cercando di guardarlo negli occhi.

 

6 non voleva mentire di più,quindi iniziò a spiegare lentamente.

 

“Hai ragione,18…io sono stanco.”

 

La ragazza parve non capire.

“Se sei stanco dovresti riposarti un po’,no?!”

 

L’androide fece un sorriso malinconico,e scosse la testa.

 

“Non in quel senso,18. Intendo…stanco psicologicamente.”

A questa frase,il suo volto si fece ancora più triste.

 

18 rimase senza parole,a fissare i suoi occhi afflitti.

 

“…La mia mente,il mio corpo,e tutta la mia anima…

sono stanche…e non so per quanto potrò andare avanti,18. Sono sincero.”

 

La ragazza si rattristò di colpo.

 

“Sono…sono io che ti faccio stancare,per caso?” domandò,con un tono quasi dispiaciuto.

 

6 la carezzò sulla guancia con estrema dolcezza.

“No,no. Anzi,18…mia cara 18…tu sei davvero l’unico raggio di sole in questo

mio mondo…”

 

“Perché sei stanco,6?” domandò allora lei,con tono serio.

 

L’androide guardò il paesaggio,poi le sue mani,e tirò un triste sospiro.

 

 

“…Sono stanco del male,18.

Sono stanco del male che la gente fa all’altra gente.

Ogni cosa maligna che succede,mi fa come morire dentro…

Sembra come se ti  ficcassero dei pezzi di vetro negli occhi!

E dopo ogni ingiustizia, io devo trovare le forze per alzarmi.

…non so quante forze mi rimangano 18…

come non so per quanto potrò resistere a questi soprusi.”

 

Un silenzio quasi inquietante scese sui due.

Poi 18 fece un sorriso.

 

“…ma finchè ci sarà qualcuno accanto a te,tu non cederai,vero?”

 

6 annuì debolmente.

 

“L’unica forza che ancora mi regge…siete voi due,gemelli.

Non sopporterei più nulla,se perdessi te!!!!”

 

Questa rivelazione fece sentire lusingata la ragazza.

Quasi vergognandosi,abbracciò amichevolmente 6.

 

“...Il fatto che io sia così importante per te…mi fa quasi sentire ingrata…

non potrò mai ringraziarti abbastanza…”

 

6, malgrado consolato, fece una leggera risatina.

 

“…Figurati,18. Se tu vuoi qualcosa,chiamami…io sarò qui,accanto a te…”

 

18 non lasciò finire la frase,ed espresse un desiderio inatteso.

 

“…Allora vorrei essere forte come te,6! Vorrei riuscire a non piangere,essere forte in qualsiasi situazione!!!”

 

 

La mente di 6 parve in quel momento sbeffeggiare il suo padrone:

 

---Lei vuole esser forte,e io in realtà mento come un qualsiasi debole…ironico,no?---

---In realtà mi accorgo solo ora…che sembro un verme.---

 

“Tu sei fortissima,18!” rispose 6,preso da un ennesimo senso di colpa “Perché vorresti diventare come me?”

 

La ragazza non rispose.

Frugandosi in tasca,tirò fuori il nastro rosso,segno della promessa di Roku.

Guardandolo un attimo,glielo posò poi sugli occhi.

 

Confuso,6 cercò di togliersi dagli occhi il nastro,ma la mano di 18 lo bloccò.

 

“Ti do questo nastro,6 . Ma non toglierlo subito,va bene?

Vorrei che tu mi rendessi il nastro solo quando sarò abbastanza forte da affrontare tutto a testa alta!!!” disse 18,sicura di se.

 

Con gli occhi bendati,Roku si sentì diverso.

Era la prima volta che tutto era buio,ma senza che le sue mani gli coprissero il viso.

Si sentiva rilassato.

 

Sfiorò poi la mano di 18,e si rese conto che gliela aveva porta.

 

“…Me lo prometti?”

 

6 strinse la sua mano come segno di intesa,e si sollevò un lembo per vedere.

 

Vide subito il sorriso sul volto della ragazza.

 

“Benissimo!!!” continuò lei “Farò di tutto per non deluderti!!!”

 

 

                                    *    *    *      *   *   *

 

Passarono diverse ore,prima che i due si alzassero da quel campo fiorito.

Il sole aveva iniziato a scendere,e il cielo prima azzurro,cominciava a tingersi

di rosso e di arancione.

Per tutto il tempo,6 era rimasto con la benda sugli occhi.

Non sapeva perché,ma il fatto di aver gli occhi coperti,gli dava come un senso di tranquillità, e si sentiva rilassato come non mai.

 

18, scherzando, gli aveva fatto una coroncina di fiori, e gliela aveva messa sul capo.

Tutto sommato, non era noioso stare li.

Questo perché se passato con una persona cara, il tempo scivola dalle mani come

la sabbia trascinata dal vento.

 

18 si era messa a braccetto con lui,e stava camminando con calma.

 

 

“ Davvero vuoi tornare,18? Non preferisci stare qui ancora un po’?”domandò 6,

alzandosi un lembo delle fascia.

 

“Devo tornare. Ma finché sono con te,sono certa che non mi accadrà nulla!” disse lei,

con un tono di voce davvero allegro.

 

Era certa che, se anche lei si fosse allontanata,lei sarebbe stata al sicuro,sapendo che 6 sarebbe stato a vegliarla.

 

Ma da una parte, iniziava a farsi sentire la mancanza del suo fratello.

 

Quindi,la ragazza iniziò a pensare:

 

Se fosse andata a trovare suo fratello?

Tanto, con la protezione di 6, non rischiava nulla, giusto?!

 

 

Non sapeva che questa idea poteva essere rischiosa…

 

Prendendola in braccio, l’androide si alzò in volo, e in breve tempo tornò

nel suo rifugio.

 

“ Non temere, 18…” mormorò, dopo essersi seduto sul letto

“ Tu non corri alcun rischio,con me…si tratta solo di aspettare che i due mollino la presa,e potrai riavere tuo fratello!”

 

18 lo guardò confusa.

Le venne la voglia di fare una domanda.


”Ma perché Gero non può iniziare il lavoro,senza di me?”

 

A questa domanda, l’androide ebbe un sussulto.

La risposta fu secca, ma non appagante.

 

“…non farti ingannare da quell’uomo, 18. Non sei solo tu quella indispensabile per

cominciare il lavoro…”

 

“…Se non sono solo io, chi allora…?” bofonchiò lei, dubbiosa.

 

L’androide non rispose, e si limitò a sospirare.

 

“Devi essere molto stanco,vero?” chiese lei, con aria premurosa.

 

“…Sempre,18. Sempre…” sospirò lui, stropicciandosi l’occhio.

 

Come risposta, 18 gli legò stretta la benda agli occhi.

6 non disse nulla, completamente confuso.

Poi 18 fece una risatina.

 

“ Non preoccuparti,6. Ora cerca di dormire. Tu mi hai vegliato,quindi ti devo un favore. Dormi, intanto io ti faccio da guardia…”

 

L’androide  si toccò la fascia, dubbioso.

Provò quindi a stendersi sul letto.

 

“Non vedo come io riesca ad addormentarmi, 18…”

 

Senza finire la frase, 6 notò che l’oscurità che lo avvolgeva era davvero rilassante.

Non aveva mai provato una simile sensazione.

Lentamente, quella oscurità iniziava ad insinuarsi dolcemente nel suo corpo,

dandogli un languore e una fiacca davvero piacevole.

Ora che il suo occhio meccanico non vedeva, il torpore stava finalmente avendo effetto.

La sua mente iniziava a farsi leggera, ed era una sensazione indescrivibile.

 

“…Che…strano…” mormorò, leggermente intontito

“…Io…ho tanto sonno…”

 

18 lo carezzò sulla fronte, e si mise seduta sulla sedia.

“ Va tutto bene, 6. Puoi dormire…”

 

L’androide rivolse la testa verso di lei, seppur non vedendola,

e fece un sorriso sereno.

Era come se qualcuno lo avesse sollevato completamente da tutti i pensieri pesanti.

 

Pochi attimi dopo, Roku divenne immobile,e non parlò più.

Il suo addome si alzava e sollevava lentamente, segno del sonno finalmente giunto. Il suo sorriso era ancora rimasto sul suo volto.

E pareva per la prima volta, davvero felice.

 

18 se ne rallegrò, e si alzò in piedi.

 

Rivolgendo lo sguardo alla porta,  iniziò a pensare ad una cosa davvero pericolosa

e incosciente…

 

---E se, approfittando del sonno di 6, andassi a vedere come sta 17?---

 

Non si rendeva conto del pericolo.

 

---Tanto--- si diceva, tranquilla --- anche se vado da sola, ho la protezione di 6…---

 

Senza nemmeno rifletterci su, allora, aprì con cautela la porta, e con altrettanta cautela la chiuse.

 

Iniziò a scendere a piccoli passi il dirupo, con il preciso intento di entrare nel laboratorio.

Il rosso sole, ormai in procinto di sparire tra i monti, illuminava la sua figura, e ne proiettava la sua ombra lungo la parete rocciosa.

 

In pochi minuti, i suoi piedi toccarono il suolo.

 

E davanti a lei, la porta del laboratorio di Gero, ermeticamente chiusa.

 

Nonostante sentisse come una voce che le diceva

“Non andare”

non le prestò il minimo ascolto.

 

“Io devo essere forte, l’ho promesso a 6. Non mi tirerò certo indietro!!!

 

Così, con l’incoscienza incognita, la sua mano diede un paio di pugni alla porta

blindata.

 

Aspettando la risposta, i pugni di 18 si strinsero.

 

Ora sarebbe di certo stata attenta…

 

 

 

 

 

Eliechan87: Ahi ahi ahi…18 ha fatto una mossa a prima vista davvero stupida.

                    Scommetto che non te l’aspettavi,eh? Ti voglio lasciare davvero sulle spine…ora che succederà?!

Lyla: Eccoci di nuovo qui. Eri contenta per il fatto che 18 fosse con 6, ma quest’ultima è stata un ingenua…

         Fossi in lei, me ne andrei subito…che dici, ascolterà il mio consiglio?

         (Vuoi un parere su chi per me è più antipatico, tra Ghiller e Gero? Io dico Ghiller, mi fa venire i nervi.

         Inoltre, il suo carattere narcisista, sfrontato e freddo, lo rendono insopportabile. Gero invece, me lo aspettavo così spregevole, quindi lo lascio così.

         Ricordare anche il fatto che Ghiller sembrava aiutare 6, ma poi si è scoperto che era un mero imbroglio…davvero spregevole!!!)

         PS: grazie per il commento su a fading ki. Caspita,sapevo che ti sarebbe piaciuto,ma definire quel capitolo “Perfetto” mi ha proprio sorpreso…

         sei davvero troppo gentile,e per ringraziarti,cercherò di fare presto,stavolta!

 

Blackstar: Ed ecco qui. Questo capitolo, salvo il finale, può considerarsi molto tranquillo, quindi per ora, niente fazzoletti…

                Ma vedrai…manca ancora un bel po’ alla fine, quindi ci saranno molte occasioni!!!

                Grazie per seguirmi, vedrò come sempre (ormai ‘sta frase è un po’ vecchia…) di non deluderti!!!

 

 

PS: visto che mi hanno insegnato come mettere dei disegni nel testo della fiction,forse metterò qualche ritratto di qualche scena.

      Così, potrete vedere il vero aspetto dei personaggi, che di solito ognuno si immagina come vuole nella sua mente…

      Sto valutando questa cosa, magari ditemi che ne pensate…GT18

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Capitolo 19
*** Falling (2) ***


[…]…assai facile è cadere nella rete delle persone maligne,mia principessa…

[…]…assai facile è cadere nella rete delle persone maligne,mia principessa…

ma la verità è che non c’è uomo più cattivo,

di una persona buona divenuta cattiva… […]

 

 

La ragazza aveva bussato con forza alla porta,ma ancora,nessuno veniva ad aprire.

 

Fece per bussare un’ ulteriore volta, ma la porta si aprì leggermente.

 

Sussultando,18 divenne poi immobile.

 

Un occhio rossastro era accostato alla leggera apertura della porta.

E dei capelli biancastri si potevano scorgere con attenzione.

 

Ghiller aprì con lentezza la porta,e al veder 18, fece un leggero sorriso.

Guardandola attraverso la lente degli occhiali,iniziò a parlare, con tono pungente.

 

“Oh…guarda chi abbiamo qui,18. Che succede, ti sei già arresa?”

 

La risposta di 18 fu istantanea, e lasciò il ragazzo sorpreso.

 

“Ti piacerebbe, vero? Sono venuta qui per vedere come sta mio fratello!!!”

 

Ghiller la squadrò da testa a piedi, e alzò un sopracciglio interrogativo.

 

“ Allora dov’è numero 6?”

 

“Non è con me, ma sta continuando a tenermi d’occhio. Non ti conviene toccarmi,sai?Ho la sua protezione!!!”

 

A questa minaccia, il ragazzo scosse la testa.

“Capisco…allora,come desideri.”

Il tono della sua prima frase, stranamente,era cambiato del tutto: ora pareva tranquillo, arrendevole. Normale.

Il ragazzo dai capelli bianchi aprì ancora di più la porta, e senza muovere un dito,

lasciò entrare tranquillamente la ragazza.

 

18 iniziò a guardarsi attorno, e notando ciò, Ghiller attaccò bottone.

“…Tuo fratello sta bene, non temere. Sai che non possiamo cominciare senza certe parti… “

“Lo so…” si limitò a dire lei.

 

Sebbene dentro di se avesse un forte timore, stava cercando di rimanere più ferma e

distaccata possibile.  Doveva essere forte.

 

La ragazza rimase in piedi al centro della stanza, aspettando le prossime parole

del ragazzo.

Ma lui, con estrema naturalezza, si sedette e con un panno si pulì gli occhiali.

Non le rivolgeva il minimo sguardo.

 

Dov’è Gero?” disse poi 18, spazientita.

 

Ghiller alzò la testa, e posò su un tavolo i suoi occhiali.

 

“ Al momento non è qui…è andato a lavorare in un altro posto. mormorò lui, guardandola bene negli occhi.

 

18 fece un sospiro di sollievo. Stare solo con uno dei due, era senza dubbio meglio.

E, cosa davvero curiosa, non percepiva alcuna minaccia in lui.

 

“ Poche chiacchiere, comunque. Portami da mio fratello!” ordinò lei, cercando di sembrare più minacciosa possibile.

Ghiller rimase in silenzio a fissarla per un po’, prima di fare una risatina.

 

Se fosse per me, lo farei, 18. Ma è Gero che ha le chiavi del posto dove tiene tuo fratello. Dovresti aspettarlo qui con me…ti va?”

 

18 deglutì. Davvero non se la sentiva di attendere l’orco.

“Non scherziamo…io me ne vado.”

Detto ciò, camminò velocemente verso la porta.

 

Si aspettava che lui la fermasse, ma stranamente, Ghiller non si mosse dalla sedia.

 

“Un momento…” fece lei,con aria confusa “Io sto scappando, e tu non mi fermi?”

 

“…Sei stata tu a dirmi di non toccarti…quindi non lo faccio.

 

Lo strano comportamento di Ghiller incuriosì la ragazza, che decise di stare li ancora un po’.

 

Il ragazzo, vedendola arretrare, indicò il suo collo con un dito.

 

“Ehi…non è un succhiotto, quello che hai sul collo?!” disse, con tono allegro.

 

18 si coprì imbarazzata il segno, arrossendo leggermente.

“Non sono affari tuoi!!!” sbottò, cercando di non guardarlo negli occhi.

 

“Capisco…” si limitò a dire lui, per poi alzarsi dalla sedia, ridacchiando.

“…potrebbe anche darsi che io abbia visto male…non sentirti in imbarazzo!”

 

18 non capiva.

Era davvero lui, la persona che aveva davanti?

Quel ragazzo che stava ridendo, in un modo non diverso da lei o qualsiasi altro?

 

“ Sai, Ghiller…” iniziò lei, dandogli quasi confidenza.

Se non ti conoscessi, direi che sei quasi gentile…”

 

L’albino sorrise leggermente, e si rimise gli occhiali.

Ne approfittò per fare alcuni passi verso di lei.

 

“…Dici davvero?”

 

18 notò che si stava avvicinando troppo, quindi iniziò ad indietreggiare.

 

“ …così mi lusinghi, ragazza.” continuò lui, non fermando il suo cammino.

La frase che disse dopo, riempì i suoi occhi di una freddezza inumana.

 

“…Ma di certo, io non sarò mai gentile come numero 6, vero??!”

 

18 sussultò.

Continuava ad indietreggiare, e lui a passo lento la stava seguendo.

 

“ Ho notato la vostra intesa, 18. Vi ho osservato molto attentamente,

cosa che Gero non ha fatto. State molto bene insieme.”

Il tono di voce, stavolta, aveva un filo di rabbia.

 

18 indietreggiò di ancora tre passi, finche non sentì qualcosa di solido.

Era arrivata al muro.

 

E Ghiller non voleva fermarsi!

 

Iniziò a salirle il panico.

 

“ N…Non ti avvicinare!!!” lo minacciò, nascondendo a malapena la paura

“Se solo mi tocchi, mi metto ad urlare!!!!!”

 

Ghiller come risposta, sorrise.

Con uno scatto, le corse incontro.

18 chiuse gli occhi.

Poi, non sentendo nulla, li riaprì.

 

La mano destra del ragazzo era posata al muro, a poca distanza dalla sua spalla.

E il volto di Ghiller era appena ad una trentina di centimetri da lei.

 

Nonostante la vicinanza, lui non l’aveva neppure sfiorata.

 

L’espressione del ragazzo cambiò, diventando quasi afflitta.

E non emanava più nessuna minaccia.

 

Era molto simile all’espressione che aveva 6.

 

18 rimase senza parole.

 

Gli occhi rossi del ragazzo incontrarono i suoi, ma stavolta lei non sentì la paura.

 

 

“…Quanto sei bella,18…questi occhi…e i capelli…sono stupendi…e che viso dolce e aggraziato…” mormorò lui, quasi sussurrando.

 

“…Non mi meraviglio che tu abbia fatto breccia anche nel cuore freddo di 6…”

 

Queste parole lasciarono allibita la ragazza.

 

Ghiller la guardò ancora, poi abbassò lo sguardo.

 

“…Ti devo rivelare una cosa, che riguarda 6.

 

“C…cosa?” balbettò 18, ancora confusa.

 

Le parole seguenti, pronunciate da Ghiller, la sconvolsero.

 

 

“ Sai perché noi non possiamo toccare te e tuo fratello 17?

Perché i pezzi che ci mancano…stanno all’interno del corpo di numero 6!”

 

 

COSA??!”

18 spalancò gli occhi, incredula.

 

“Hai capito bene.” continuò Ghiller.

“Finche 6 è vivo, tu e 17 siete al sicuro…solo lui e la sua vita ci impediscono di torcervi il minimo capello.”

 

 

18 si mise una mano davanti alla bocca, sconvolta.

 

Ma Ghiller incalzò con le domande.

 

Perché provi affetto per una macchina? Per un ammasso di metallo che presto verrà smantellato??!”

 

La ragazza ebbe una reazione a queste parole.


” Lui non è una macchina!!! Soffre e prova sentimenti come tutti!!!

SEI TU quello che non ne ha!!!!

 

Il volto di Ghiller si riempì di collera.

Fulminò con il solo sguardo la ragazza, che si mise a tacere all’istante.

 

Si avvicinò ancora di più, e continuò a sussurrare con tono rabbioso.

 

 

“…Provi dei sentimenti per 6, che è un androide

E non provi nulla per me…??!”

 

18 rimase in silenzio, non smettendo mai di fissarlo.

Poi, però, azzardò una risposta.

 

“Esatto. E nessuno mi farà mai cambiare idea…”

 

Ghiller la guardò, sorpreso.
Poi, si allontanò molto lentamente, dandole le spalle.

 

“…è così, allora…” mormorò, con voce quasi tremolante.

 

“…Non importa…dovevo aspettarmelo, da te.

 

Un silenzio di tomba calò sui due.

Lui rimase immobile, senza mai voltarsi.

18 era rimasta posata al muro, temendo una sua reazione improvvisa.

 

Il silenzio venne poi spazzato via dall’aprirsi della porta principale.

 

La ragazza divenne bianca come uno straccio, al vedere quella persona entrare.

 

Gero.

 

Teneva in mano dei progetti, legati saldamente da un elastico.

Al vedere 18, i suoi baffi si sollevarono, segno che stava sorridendo.

 

Lanciò un occhiata a Ghiller, e poi guardò 18 negli occhi.

 

“Ah, la mia piccola numero 18…” mormorò, carezzandosi i baffi con la mano libera.

Roku ha mollato la presa, non è così? Saggia scelta…”

 

18 lo guardò con disprezzo, e gli rispose, tenendo la testa bassa.

 

“Affatto. Lui vi tiene sotto controllo. Non potete farmi nulla, perché so che lui mi protegge…”

 

La risposta fece alzare un sopracciglio interrogativo al dottore.

Questi rimase in silenzio per un po’ di tempo, e poi fece una risata.

 

“…Capisco. Allora non importa.”

 

Avvicinandosi al tavolo, posò i rotoli di carta.

Si mise poi verso l’angolo, usato come cucina, e iniziò a frugare nei cassetti.

Sotto lo sguardo perplesso di 18, Gero tirò fuori delle bustine ed una teiera.

Riempiendo d’acqua il recipiente, accese il fuoco del lurido fornello.

 

Poi sempre con calma, si sedette con assoluta calma.

 

Chiamò poi sia Ghiller che lei, e sorrise.

 

Ghiller si sedette su un'altra sedia, sempre tenendo la testa bassa.

 

18 era sempre accostata al muro, e sudava freddo: il comportamento così naturale di Gero le dava i brividi.

 

Poi l’orco si rivolse a lei, con tono allegro.

 

“Sto preparando il tè…puoi unirti a noi, se ti va…”

 

                                                      *    *    *    *   

 

                                                     *    *    *    *                                                 

 

Rinchiuso in una semi-oscurità, bendato agli occhi da una fascia rosso sangue,

giaceva addormentato l’androide numero 6.

 

Dormiva un sonno profondo, ignaro di tutto.

18 aveva fatto una cosa stupida.

Era andata dall’orco, sperando di poter vedere numero 17.

 

Il sollievo che provava nel subconscio era enorme.

Incosciente, pareva esser stato esorcizzato.

 

Ma poteva mai immaginare

che la sua cara 18

stava venti metri sotto di lui, rabbrividendo e iniziando a pensare

“Voglio tornare indietro”?!

 

                                                  *    *    *    *                                                  

 

Il fischio fastidioso della teiera risuonò nella struttura metallica del laboratorio.

 

L’orco la prese, e versò in un paio di bicchieri l’acqua bollente.

 

Poi, iniziò a inzuppare la sua bustina, e in breve tempo cominciò a

bere piccoli sorsi.

 

Ghiller rimaneva a fissare la sua tazza piena di te, senza spiccicare una parola.

 

“Sicura di non volerne, 18? Non sai quanto è buono…perché non ti avvicini?”

Disse Gero, guardandola con un sorriso inquietante.

 

La ragazza iniziava a tremare.

 

Perché faceva così?

 

Per provocarla?

O era un invito sincero?

Si doveva fidare?

 

Sia la sua mente, che il suo corpo, dicevanono.

 

Gero trangugiò un altro sorso di tè, e continuò a parlare con lei, come stesse chiacchierando del più e del meno.

 

 

“Puoi andartene se vuoi,18…visto che 6 ti protegge, potremo fare un'altra volta…”

 

La ragazza assunse un espressione dubbiosa.

L’orco la rassicurò.

 

Ghiller non ti ha toccata, giusto? Beh, nemmeno io lo farò…”

 

Per la prima volta, il suo tono di voce pareva sincero.

18 iniziò a fare i primi passi incerti verso la porta.

E nessuno dei due si muovevano.

 

Arrivò quindi alla porta.

Provò una strana sensazione di sollievo.

 

Ma, prima che la sua mano potesse raggiungere il chiavistello, la voce di Gero

la fece come ripiombare nel terrore.

 

 

Ma prima, cara…mi diresti cos’è quel segno che hai sul collo? Sai, sono curioso…”

 

18 si voltò lentamente verso l’orco, cercando di coprire il segno.

Sussultò quando vide ciò che aveva davanti.

 

 

Gero si era alzato, e teneva la tazza da tè in mano.

Il suo volto era una maschera di follia.

Stava a solo un metro di distanza da lei, e sorrideva.

 

 

“ Quel punto” iniziò molto lentamente “…è dove ti ho iniettato il Diamond ring!!!

 

18 non rispose.

L’espressione con cui l’orco la stava osservando metteva i brividi.

 

“Ma certo…è stato quello là a fartelo????!!!!”

 

La ragazza osò annuire con la testa.

 

L’orco allora si mise a ridere.

 

“…Ti sei innamorata di numero 6,non è vero???!”

 

La ragazza iniziò a balbettare.

“E…e allora?!Cosa centra??”

 

L’espressione di Gero si fece cupa.

 

Improvvisamente, le lanciò addosso il contenuto della sua tazza, colpendola agli occhi.

Un urlo di dolore uscì dalla bocca della ragazza, che si portò le mani al volto.

 

Ghiller si alzò di scatto, guardando la scena stupito.

 

Mentre 18 ancora si contorceva per il dolore, l’orco la prese con violenza per i capelli e la sollevò fino all’altezza degli occhi.

 

“…Sei una bimba cattiva…lo sai che lui non è il tipo per te…”

le sussurrò nell’orecchio.

“Tu sei mia…e di nessun altro …capito? ”

 

Senza lasciarle tempo di riprendersi, la scagliò a terra con forza.

Riprendendo la vista, la ragazza guardò verso il suo aggressore.

 

“ Lasciami andare maledetto!!! Perché mi fai questo???!”

urlò, con tutta la forza che aveva.

 

Gero si fermò un momento.

Poi sorrise.

 

“Piccola stupida…credi davvero che avere la protezione di 6 mi impedisca di toccarti? Non posso lavorare, ma posso ancora farti quello che voglio!!!!

 

Così dicendo, afferrò per il collo della maglia la ragazza, e iniziò a trascinarla

verso la sua camera.

 

Ghiller urlò il nome di Gero, ma l’orco non gli diede nemmeno retta.

 

18 cercava disperatamente di fermarsi, graffiando il pavimento e cercando di afferrare un qualsiasi sostegno.

 

“ B-BASTA!!!!CHE VUOI FARMI???” sbraitò, iniziando a piangere.

 

Arrivato sull’entrata della camera, Gero l’afferrò per i polsi, e la osservò.

 

La frase che pronunciò raggelò il sangue della giovane.

 

 

“…Sì…così…quando piangi sei deliziosa. Come vorrei mangiarti…”

 

 

18 cercò di dimenarsi, ma l’orco la spintonò, facendola finire sul letto.

Rimbalzando al contatto del materasso, la ragazza venne poi bloccata

dalla presa ferrea di Gero.

 

Terrorizzata, ancora ignara delle sue intenzioni, 18 cercò Ghiller

con lo sguardo.

 

E lo trovò sulla porta.

 

La stava a sua volta guardando.

Con uno sguardo che lo faceva sembrare un'altra persona : afflitto e di una tristezza

immane.

 

“GHILLER!!!!AIUTAMI!!!!” implorò lei, dimenandosi con tutte le forze.

 

Il ragazzo abbassò lo sguardo, stringendo i denti.

 

Era come…se fosse davvero in pensiero per lei.

 

Il corpo della ragazza si irrigidì, sentendo l’alito dell’orco vicino al suo volto.

 

Con sguardo folle, Gero le carezzò una guancia.

 

 

“…Piccolina…non sai quanto io desideri questo tuo magnifico corpo…

prima che tu divenga un androide, voglio farti mia…”

 

 

Il tremore del corpo di 18 non accennava a placarsi.

 

La figura di 6 apparve nella sua mente.

E nella sua testa il terrore si mescolava ai pensieri disperati.

 

---Aiutatemi!!!6!!!Ghiller!!!Qualcuno…---

---Che mi vuole fare??!---

---Non voglio!!!Non voglio!!!!!!!---

 

L’orco la fissò a lungo dall’alto, quasi godendo della sua paura.

Avvicinandosi, le sussurrò una frase che la fece raggelare ancora di più.

 

“Oggi è il giorno in cui tu scoprirai la verità…

è tempo che tu smetta di credere a quelle assurde favole…

ora lasciati abbandonare…”

 

 

 

ELiechan87: ODDIOOOOO!!!!!>< adesso che succederà???

                        Le tue previsioni stanno avverandosi? Perché 6 non si sveglia e va a salvarla???A presto!!!HESOOO!!!

                        PS: ho letto Jd!!!non vedo l’ora che inizi il torneo!!!

 

Lyla: Va bene ! D’ora in poi, metterò un disegno per ogni capitolo, così da avere un idea precisa sui personaggi!

          Ghiller invece assomiglia un po’ a 6, ma devo dire che l’androide è molto più bello…

          Grazie per il commento e il tuo parere personale…vediamo come proseguirà la storia!

 

Bluemary: Grazie per la mega-recensione! La tua descrizione di 18 e 6 è perfetta, hai capito appieno il loro carattere, e mi complimento!

                      Anche io capisco 18. In pena per il fratello, è finita in guai seri! E credo che se ne pentirà molto amaramente…

                      comunque, ti dico che forse si salverà! (anche perché non sarebbe bello, se finisse così). A presto!!!!

                     

Il_Pazzo: Sei perdonato!!!^-^ Anzi, ti devo ringraziare io, sperando che tu segua con piacere gli sviluppi della fiction. Ciao!

 

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Capitolo 20
*** A new, true world of malice ***


[…] Credete nel principe azzurro

 

 

[…] Credete nel principe azzurro?Sciocchi…

In realtà, questa favola serve a mascherare gli orrori che ci sono dietro…

la vera natura dell’uomo…

la vera natura mostruosa di chi abbiamo di fronte, ogni giorno…[…]

 

 

Nella stanza vi erano delle ombre oscure, simili a tanti spettri.


Le lacrime di terrore solcavano il viso di 18.

 

Era la prima volta che provava una tale paura.

Voleva fuggire…

 

Un brivido gelido le percorreva la schiena, mentre il sudore freddo le colava

dalle tempie.

 

Gero era sopra di lei.

La bloccava, tenendola stretta ai polsi.

Era sopra di lei, e la stava osservando, divertito.

 

Una sensazione di ribrezzo si impossessò di lei.

 

“…Non…non mi toccare!!!!” furono le parole scandite dalla sua bocca.

 

Gero rise all’ordine, e allungò una mano verso di lei.

La ragazza chiuse gli occhi.

 

Voleva assolutamente svegliarsi da questo incubo!!!

 

La mano dell’orco le sfiorò il seno, e questo la fece sussultare un'altra volta.

 

 

“La ragazza è sensibile…” mormorò Gero, con aria eccitata.

Così dicendo, si avvicinò alla sua bocca, sussurrando dolcemente.

 

“...perché non mi dai un bacio?Scommetto che se me lo dai, ti sciogli, così sarà tutto più semplice!!!”

 

 

Il ribrezzo divenne ben presto una sensazione di ripugnanza.

 

Scalciando con forza, la ragazza riuscì ad allontanarlo momentaneamente.

 

“MAI!!!!” urlò, cercando di scendere dal letto.

 

Di nuovo, l’orco l’afferrò per un braccio, scagliandola addosso alla spalliera del letto.

 

“…Non importa…volevo non farti male, ma penso che mi divertirò lo stesso,

anche senza il tuo consenso!!!”

 

18 non poté prevedere il violento schiaffo, che la prese in pieno viso, e che la fece

cadere un'altra volta.

 

Era mostruosa la violenza con cui la stava seviziando.

5, forse anche 10 volte più del solito…

 

 

“ Non puoi restare una bimba per sempre, 18…” sibilò Gero, portandosi ancora davanti a lei.

“Davvero credi ancora nel principe azzurro? Che piccola ignorante…”

 

L’espressione di 18 si fece distrutta, all’udire le frasi seguenti.

 

 

“ Non esiste il principe azzurro.

Si tratta di una semplice favola, per coprirti gli occhi a questo.

Ogni uomo, nessuno escluso… desidera il corpo della donna.

Tutti sono disposti a prenderlo con la forza!!!

Arrenditi a questa verità, mocciosa!!!!!!!!

E preparati per divenire adulta, grazie a me!!!!

 

 

Finite queste parole, la mano dell’orco afferrò la sua maglia, e con violenza,

la strappò via, lasciandola a torso scoperto.

 

18 cercava di coprirsi il seno con le braccia, ma Gero faceva forza a sua volta,

con l’intento di scoprirla.

 

“ NO!!!!SMETTILA!!!VATTENE!!!!!” urlò 18, in preda al panico.

 

Era un disonore, mostrare il suo corpo ad un uomo.

 

Si sentiva già macchiata dentro.

Ma il suo seviziatore non aveva che iniziato…

 

“ Me la prenderò con calma, 18…” disse lui, contemplandola con occhi maniaci.

“ Più aspetto, e più mi sento eccitato…è fantastico!”

 

La mano di Gero fece per strappare via i pantaloni, ma 18 reagì un ennesima volta,

graffiandolo al braccio.

 

L’orco si arrabbiò, e le diede un pugno allo stomaco.

Mentre 18 si teneva il punto dolorante, ancora lui incalzò, riempiendola di botte.

 

Un colpo particolarmente forte le fece sputare del sangue sul lenzuolo.

E lei sentiva tutta la bocca piena di sangue.

 

“ Non mi far incazzare, 18. Non voglio rovinare il mio lavoro!!!” urlò Gero, premendola forte sul letto.

 

Stavolta lei non reagì, ancora intontita dai colpi.

 

Allora, l’orco le strappò via anche i pantaloni, lasciando il suo esile corpo solo con le mutandine.

 

Le lacrime di 18 avevano ormai  inzuppato il letto.

E la risata di Gero era alternata ad un respiro affannoso ed eccitato.

 

---Perché nessuno viene a salvarmi??!

perché sono stata così stupida?

Morirò?---

 

Distratta da tali pensieri, non si rese quasi conto che le mani dell’orco la stavano toccando ovunque.

 

Provava comunque una sensazione di schifo.

Più le mani passavano su di lei, più la sua anima pareva perdere il suo candore.

 

Il terrore e il panico erano talmente grandi che non riusciva a  parlare.

 

Gero le carezzò le labbra.

“ Ora sei diventata docile…hai perso tutta la verve?”

 

Non ricevendo risposta, l’orco iniziò a slacciarsi i pantaloni.

 

Vedrai, ti piacerà…mi supplicherai di continuare, piccolina…”

 

18 chiuse gli occhi.

Non voleva assolutamente vedere, ne sentire nulla.

 

Ormai, piena di lividi e di percosse, aveva perso la forza di ribellarsi.

 

Fu quando sentì una mano di Gero toccarla in un punto intimo, per poi iniziare a sfilarle le mutandine, che la sua mente creò dei pensieri quasi innaturali.

 

 

---Cosa si prova?---

---Mi farà male?Oppure proverò piacere?!---

 

Lei quasi rimase incredula. Come poteva pensare cose simili?

Si faceva schifo. Era davvero lei quella che pensava queste cose??!

 

Cercando di non badare a nulla, la ragazza non si mosse più.

 

Poteva solo aspettare che facesse quello che doveva fare…

 

Gero allora la prese per il mento, costringendola ad aprire gli occhi.

 

“ Sei pronta? Adesso ti farò diventare adulta...allarga le gambe, da brava…”

 

18 raccolse le forze per opporre un estrema resistenza, invano.

 

“Ho detto ‘ allarga le gambe ’ !!!! 

 

Con un gesto violento, Gero le aprì le gambe a forza.

 

Oramai era questione di attimi.

18 si rassegnò, e chiuse gli occhi in una smorfia innaturale.

 

 

Ma poi, poco prima che l’orco potesse raggiungere il suo obbiettivo,

un rumore sordo risuonò nella stanza.

 

 

18 aprì gli occhi, e notò che l’orco si era fermato, con un espressione confusa.

 

Lentamente, una macchia rossa apparve sulla sua fronte, e in breve un rivolo

di sangue scese lungo il viso.

 

Questi si toccò la ferita, e la sua mano si tinse di rosso.


Poi, ribaltando gli occhi, l’orco cadde svenuto addosso alla ragazza.

 

 

Senza capire bene cosa fosse successo, 18 si tolse di dosso lo schifoso,

e guardò bene intorno.

 

Davanti a lei c’era Ghiller, che brandiva un tubo metallico, sporco di sangue

all’estremità.

 

18 spalancò la bocca, stupita.

 

 

Ghiller…tu…mi hai salvata?” domandò, coprendosi con le mani.

 

Il ragazzo non disse nulla, e porse a 18 le sue mutandine.

La ragazza arrossì, e le indossò velocemente.

Lanciando un’occhiata a Gero, svenuto sul letto, tirò un sospiro di sollievo.

 

Il cuore le batteva all’impazzata, e ancora tutto il suo corpo, ferito e tumido,

tremava come una foglia.

 

“P…perché?” mormorò all’ albino, sempre considerato un malvagio alla pari di Gero.

 

“…Non potevo proprio far finire così una ragazza così bella…

è  una cosa che mi ha fatto andare il sangue alla testa…

per quanto io sia cattivo, questo va contro la mia etica morale e fisica…”

 

Ricordando le parole che le aveva detto, 18 scosse la testa.

Piangeva ancora come una disperata, e stava iniziando a singhiozzare.

 

Voleva quasi ringraziarlo.

 

Un sorriso apparve sul volto del ragazzo.

 

“Non farlo…anche se ti ho salvato, rimango sempre una persona malvagia…

non dimenticarlo mai…la prossima volta, non ti andrà così bene…”

 

La ragazza rimase immobile.

Non riusciva a fare nemmeno un passo.

 

“ Ora vattene…potrebbe svegliarsi a momenti. E io potrei anche cambiare idea.” intimò Ghiller, buttando il tubo a terra.

 

18 si schiodò dalla sua posizione, e iniziò a correre più veloce che poteva.

 

Raggiungendo la porta, l’aprì dandole una spallata.

 

Il gelido vento passò all’istante sulla sua pelle nuda.

 

Singhiozzando e piangendo, guardò in alto, verso la casa di 6.

 

Sebbene tutto il corpo fosse dolorante e ferito, iniziò lentamente a scalare la roccia.

 

E ogni volta che la sua mano raggiungeva un appiglio, un gemito di dolore e

di frustrazione usciva dalla sua bocca.

 

Molto lentamente, e continuando a piangere, fino a quasi perdere il fiato, salì, fino a

scorgere , a qualche metro da lei , il rifugio.

 

“ Perdono, 6!!!!Non lo farò mai più!!!” disse, soffocando le parole nel pianto.

 

 

                                                    *   *   *   *

 

 

L’androide 6 si svegliò di soprassalto dal suo sonno.

Un qualcosa lo aveva svegliato.

Aveva avuto un orrendo presentimento.

 

Togliendosi la fascia, vide subito che 18 non c’era.

E li, il suo viso divenne bianco come un cadavere.

 

Con uno scatto saltò fuori dal letto, diretto verso la porta.

 

Spingendo la porta per aprirla, sentì dall’altra parte un’altra persona che spingeva.

 

Allora, indietreggiando, lasciò che la porta si aprisse.

 

E, sotto la sua espressione stupita, 18 crollò in avanti, cadendo a terra.

 

“18!!!!!!!!!!”

 

6 fu subito accanto a lei, sostenendola con le braccia.

 

“18!!!Che ti hanno fatto??!” urlò, iniziando a piangere “Tutte queste botte…”

 

La ragazza guardò l’androide, e subito gli mise le mani al collo, urlando.

 

“ Scusami, 6!!!!Scusami, non dovevo!!!Sono stata una stupida!!!!”

 

Guardando il suo corpo, 6 capì subito.

Stringendola forte, si mise a piangere, ritenendosi responsabile.

 

“Perché mi sono addormentato??!Dovevo difenderti!!!

 

18 scosse la testa, ancora terrorizzata.

 

“ No…è solo colpa mia!!!Mi dispiace, non ti lascerò mai più!!!Lo giuro!!!!”

 

L’androide cercò di tranquillizzarla, tenendola tra le braccia.

Sentiva il suo cuore battere all’impazzata, e si capacitò del suo panico.

 

“ Come stai??!” le domandò, guardandola.

 

La ragazza cercò di farsi forza, e tirò su con il naso.

Un finto sorriso, pieno di dolore mal celato, apparve sul suo viso.

 

“ Abbastanza bene…non è riuscito ad avermi,6. Sono riuscita a sfuggirgli per un pelo…e lui non è riuscito a prendermi…”

 

Lui la guardò, e non lasciò mai la presa.

Le era capitato un qualcosa di orribile…

E ora, aveva bisogno di sostegno e di cure.

 

Staremo sempre insieme, 18!” mormorò l’androide con voce tremante, cercando di sopprimere  il pianto.

“Non ti lascerò mai più…mai più!!!!

 

Così dicendo, 6 posò delicatamente la testa della giovane sul suo petto, tenendola

 stretta con una delicata forza.

 

La ragazza rimase con lo sguardo fisso nel vuoto, ma riuscì ad annuire.

 

Un espressione sconvolta, con gli occhi fissi sul vuoto, e sbarrati, facevano sembrare la ragazza davvero un’ altra persona.

 

Quando si sarebbe ripresa?

Si sarebbe ripresa?

 

Di sicuro non sarebbe rimasta ingenua come un tempo: le sue mani tremanti lo dicevano chiaramente.

 

Aveva iniziato a capire l’orrore di un mondo fin troppo reale, ben lontano dallo stereotipo dolce e gentile che aveva portato sempre con lei.

Ma lui l’avrebbe salvata, ad ogni costo.


L’avrebbe nascosta a questa verità, ad ogni costo.

 

Così, senza dire nulla, 6 prese 18 tra le braccia,  e la posò sul letto.

 

“…Hai bisogno di cure…” mormorò tristemente, posando una mano sulla sua schiena.

 

La ragazza sussultò dolorosamente al suo tocco.

L’androide la carezzò sulla guancia, con il vano desiderio di farla riprendere.

 

 

Come un bambino solitario ed introverso, si era legato stretto la sua bambola,

che tanto amava.

E come un bambino, l’avrebbe pettinata e curata con cura, cercando di non perderla mai di vista…

 

Non voleva perderla…

 

 

 

 

 

Eliechan87:   Lo sapevo che non ti saresti immaginata Ghiller così afflitto… di certo prova qualcosa per la ragazza, questo è sicuro.

                      Ma ovviamente non ti posso rivelare se sarà ancora infame come prima… di certo, sulla Enterprise ci sarà un nuovo inquilino

                           nella sala delle torture di Killkenny!!! Il prossimo capitolo ti piacerà, ne sono certa!!! HESOOO!!!!!^0^

Lyla: Ma non stai esagerando? Due recensioni? Non posso dire se non…che sono due volte felice!!!*0* Sono contenta che ti sia piaciuto il disegno, e Ghiller.

        In effetti è molto più umano di quanto sembri…e ha salvato 18. Diciamo che per ora si salva dalla sala delle torture…

          Vedrò di aggiornare prestissimo!!!Ciao!

          PS: Mi chiedi se ho già in mente la storia? Certo, io so come finisce, ma mentre scrivo, se mi va, vedo di aggiungere dettagli,eventi e particolari!

 

Blackstar: Grazie per l’aver apprezzato il mio disegno! (Anche io penso che Ghiller non sia poi brutto!!!^_^) Ma in questo capitolo puoi vedere anche 6.

                    (Forse forse Ghiller sarà salvabile, visto che l’unico marcio marcio è Gero…) La storia sembra prendere una brutta piega, vero? Spero tu mi segua ancora!!!!Ciao!!!!^_^

             

 

Bluemary:  Salve, mia spadaccina!!!! Come puoi vedere, avremo un nuovo aspirante alla sala torture!!!!*___* Meno male che 18 è salva, bravo Ghiller, merita un biscottino!!!( ma è un cane??!)

                       Di certo avresti voluto che lo avesse ucciso con la spranga, ma vedremo poi che accadrà. E ora, 18…riuscirà il caro 6 a farla riprendere??!

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Capitolo 21
*** The gravity of love ***


Uno scontro tra l’egoismo di due persone, che finisce così per annullarsi,

 

Uno scontro tra l’egoismo di due persone, che finisce così per annullarsi,

si chiama Amore…

Nessuno può esistere senza una metà… nessuno.

[…] Cercando la tua mano, anche nell’oscurità più profonda, mia principessa,

io ti troverò, prima o poi…

 

 

18 si era messa a sedere sul letto, con la testa rivolta al suolo.

Tutta la sua vitalità pareva esser stata ingoiata in un solo boccone dall’orco.

Aveva gli occhi vuoti, riempiti solo di lacrime … e di terrore.

Il terrore di chi scopre tutto in un momento di non esser più un bambino innocente.

 

Il suo splendido viso era pieno di lividi violacei, e gonfio.

E così anche la schiena, le braccia e le spalle, e l’interno delle cosce.

 

Il fremito della ragazza segnalava il suo dolore.

 

6 aveva preso un contenitore pieno di acqua fresca, raccolta dalla pioggia recente,

e si era messo vicino a lei.

 

Prendendo il pezzo di stoffa rosso di 18, lo immerse nell’acqua.

Sospirando, lo posò poi con delicatezza sulla sua schiena, con l’intento di lenirle il dolore.

La giovane sussultò ancora una volta, e lasciò scappare un lamento a bassa voce.

 

L’androide, con quanta più delicatezza possibile, cercò di tamponarle ogni singola ferita, pulendo alcuni grumi di sangue.

Solo ora lui riusciva a rendersi conto della sua fragilità … ora che ad ogni suo tocco, tremava e si lamentava.

 

“ Non mi fare questo, 18…” pensò, cercando di non piangere.

“ Sei una ragazza così forte… non lasciarti abbandonare!!! Io ho bisogno di te…”

 

Quasi a rispondere ai suoi pensieri,

18 iniziò a mormorare qualcosa, con un filo di voce.

 

“6…” disse, con voce tremante.

 

“ Dimmi…”

 

“…Io…io…sono una cattiva ragazza, ora? …ora che mi è successo questo?”

 

“No, 18. Tu sei sempre una ragazza splendida, non ci pensare nemmeno…”

rispose 6, posandole una mano sulla spalla.

 

Lei rimase un attimo in silenzio.

Poi si voltò leggermente verso di lui, quel poco che bastava per incrociare i suoi occhi.

 

“Lui…l’orco…mi ha detto che gli uomini desiderano il corpo della donna…

e che tutti lo prendono con la violenza, se lo vogliono…

è vero questo? Tutti gli uomini sono così??!”

 

A questa domanda disperata, Roku non volle mentire.

Voleva risponderle sinceramente, anche se la cosa l’avrebbe fatta soffrire.

 

“Sì.  Molti di loro, 18…molti.”

 

Lo sguardo della ragazza si fece cupo. Iniziarono a scorrere le lacrime.

 

“ Allora, io dovrò concedermi, come tutte le altre? Lasciare che l’uomo mi prenda

con la forza?!!” mormorò, coprendosi il volto con le mani.

 

Era disperata.

---Davvero l’uomo è un essere così orribile?---

---Davvero la donna è da sempre destinata a venir posseduta, e niente altro??---

 

Queste domande senza risposta continuavano a formularsi all’infinito nella sua mente.

Ma la domanda peggiore, quella che la stava facendo piangere, era questa…

 

---Anche 6 è uguale agli altri uomini??!---

 

Sebbene lei non avesse mai dubitato del suo caro amico, ora aveva paura:

e se all’ improvviso anche lui l’avesse picchiata, spogliata, e alla fine,

presa con tanta mostruosa violenza??!

 

Non ci voleva credere.

Lui era troppo gentile, e caro, e adorabile.

Non avrebbe mai sopportato questo.

 

Singhiozzando, la ragazza scoprì gli occhi, e si voltò verso 6.

Lo guardò un attimo, e poi gli fece la domanda, piangendo tra una parola e l’altra.

 

“ Dimmi la verità, 6. Anche tu sei come loro? Anche tu vorresti il mio corpo??
Ti prego…rispondimi con sincerità!!!!

 

L’androide rimase in silenzio, con uno sguardo indefinibile.

 

Poi, senza preavviso, chiuse le sue braccia attorno al collo della ragazza, con una leggerezza e una delicatezza quasi eterea.

Il viso stravolto di 18 trovò appoggio sulla sua spalla.

La ragazza rimase immobile, senza nemmeno respirare.

Tenendola stretta tra le sue braccia,lui sussurrò la risposta al suo orecchio.

 

  “Mai. Questo mai… sei l’unica persona per cui io abbia mai provato affetto,18.

Temo anche il solo toccarti più forte del dovuto, e quindi farti male… come potrei volere questo??!”

 

La ragazza rimase in silenzio.

Poi, allungò lentamente le sue braccia ferite, fino a raggiungere la schiena dell’androide.

 

Con una stretta flebile, ricambiò il suo abbraccio.

 

E subito dopo, un rantolo straziante, accompagnato ad intermittenza da dei singhiozzi, uscì dalla sua bocca.

Stava cercando di scaricare tutta quella frustrazione, urlando il suo dolore.

 

La presa di 6 non accennò ad allentarsi: entrambi stavano stretti, e sentivano il cuore di ciascuno battere allo stesso tempo…

Nel disperato tentativo di sciogliere il groviglio doloroso nelle loro gole, chiusero gli occhi, divenendo immobili,

simili ad una statua di ghiaccio, raffigurante una coppia di amanti afflitti.

 

                                          *     *     *     *

 

Ghiller era seduto su una sedia, con lo sguardo privo di vita.

Stringeva ancora tra le mani il tubo sanguinante che aveva usato per aiutare 18.

I suoi occhi rossi si muovevano frenetici lungo la stanza, non sostando un secondo.

Una sensazione fastidiosa lo faceva ansimare.

 

E Gero era a pochi metri da lui. Sveglio.

 

Si era ripreso da pochi minuti, ma il ragazzo non gli aveva nemmeno rivolto la parola.

Il rivolo di sangue che usciva dalla ferita gli aveva bagnato l’occhio destro,ora chiuso.

Ed una sensazione di rabbia, mista al rimbambimento causato dal colpo, lo possedevano.

 

Seduto su una sedia, di fronte ad uno specchio, aveva iniziato a medicarsi la ferita.

Mentre stava passando con l’ago un filo di sutura, cercò di parlare al suo amico.

 

 

Sei stato tu a farmi questo, non è vero?”

 

Ghiller si voltò lentamente, volgendogli gli occhi.

Gero lo teneva d’occhio tramite lo specchio.

 

Perché l’hai fatto, Ghiller?” continuò con tono rabbioso, mentre cuciva la ferita.

 

Il ragazzo guardò il tubo di metallo che aveva in mano,

per poi farlo cadere a terra.

Aveva ancora in mente l’immagine di 18.

 

Pareva così indifesa…ed era così bella…che senza rendersene conto, aveva provato odio nei confronti di Gero…

 

“Rispondimi, bastardo !!!!” urlò l’orco, lasciando la presa dallo strumento chirurgico,

e voltandosi di scatto verso di lui.

 

Ghiller iniziò a mormorare.

 

“ Io…l’ho fatto perché…”

 

Gero gli si avvicinò, dopo aver tagliato il filo con una forbice.

Indicando con un sorriso insano la sutura, gli arrivò quasi addosso.

 

“ Ho capito…tu mi hai fatto questo, e hai salvato 18…

perché sei innamorato!!!!!!”

 

Ci furono degli attimi di silenzio inquietante, spezzati da un rumore improvviso di un qualcosa sfoderato da sotto il cappotto.

 

Gero aveva puntato addosso a Ghiller la sua Magnum 44, senza sicura.

Allo stesso momento, il ragazzo aveva sfoderato un coltello a serramanico,

e lo aveva incastrato con precisione nella canna della pistola.

Erano in una situazione di stasi.

 

“ Mi meraviglio di te, mio caro Deak…” cominciò a mormorare l’orco, con tono

fin troppo dolce.

 

“No…non mi chiamare così!!!!” balbettò il ragazzo, mettendosi una mano sulla tempia.

 

Perché ti sei innamorato di 18?” domandò, rinfoderando la sua pistola.

 

L’albino non rispose.

Gero, improvvisamente, lo prese per il collo, e lo mise al muro.

 

è solo una donna!!!! Capisci, Deak??! Una donna!!!! E le donne non sono capaci di vero amore!!!Per lo più, lei diventerà un androide! Vuoi amare una macchina??!”

urlò l’orco, con gli occhi di un pazzo.

 

Ghiller lo respinse con un calcio.

 

“ Che ti importa cosa amo o cosa non amo, Gero??! Io me ne sono innamorato, ne sono sicuro!!!!!!!

 

Queste parole zittirono il vecchio.
Il suo assistente, che conosceva da anni, era cambiato in pochissimo tempo…

 

Un sorriso apparve sotto i suoi baffi.

 

“ Allora siamo in tre a volerla, amico mio… Io, tu, e 6.

 

Il ragazzo, al sentir il numero 6, assunse un’ espressione arrabbiata.

 

“ 6 ce l’ha tutta per se…” mormorò, abbassando gli occhi.

“Non è giusto. Lei doveva essere mia…tutta mia…”

 

Gero gli posò quindi una mano sulla spalla.

 

“ …….L’avrà solo chi se l’aggiudicherà, Ghiller. Avanti…se la vuoi, dovrai lottare contro noi due…e contro 6…”

 

 

                                                     *     *     *     *

 

 

Le mani delicate di 6 finirono di legare un ultima garza sul braccio di 18.

Utilizzando pezzi di coperta, e alcuni pezzi di stoffa rubati a Gero tempo prima,

l’androide aveva amorevolmente bendato le ferite della ragazza.

 

“ Grazie…” mormorò 18, già leggermente tranquillizzata.

6 la baciò sulla fronte, e si mise in ginocchio.

18 era seduta sul letto, e la testa di 6 era posata dolcemente sul suo ventre, mentre con le  braccia  cingeva la sua esile vita.

 

“…C’è qualcos’altro che io possa fare, per farti stare meglio?” chiese lui, con tono premuroso.

 

18 ci pensò un po’.

“ Vorrei…” iniziò, con un filo di voce

“Vorrei tanto tornare al posto dove ci siamo dati appuntamento, 6…”

 

Alla richiesta, 6 la prese in braccio, avvolgendola nella giacca.

Uscendo molto lentamente, si alzò in volo, che la luna ormai era già alta.

 

Ricordi belli e brutti affiorarono, mentre le pinete e le pianure lentamente svanivano, rivelando il luogo dell’incontro:

Il Fairy park era chiuso, solo una luce era visibile tra quei coloratissimi esoscheletri.

 

“ Andiamo lì…” mormorò 18, incuriosita.

 

Senza fiatare, e ancora preoccupato per la salute della ragazza, 6 obbedì.

 

Con passi lenti, giunse nel punto dove si trovava la luce:

Era un semplice riflettore, che illuminava una statua.

Ed era la statua di un principe, con il volto coperto da una maschera di gatto.

 

L’androide riconobbe quella figura come quella visione che aveva avuto.

 

Sorpreso, si mise quindi a sedere sul suo piedistallo.

La ragazza venne posata a terra con delicatezza, ed iniziò quindi a guardarsi attorno.

 

“ Riesci a reggerti in piedi,18?” domandò lui, notandone il passo malfermo.

“ Ce la faccio…” mormorò lei, cercando di sorridere.

 

6 gli fece segno di sedersi accanto a lui, e subito la ragazza gli fu accanto.

Tenendolo sottobraccio, 18 chiuse gli occhi, sospirando.

 

Roku, osservando la sua mano, vide l’anello: le sue perline si erano tutte crepate,

e molte erano cadute, probabilmente nella sua resistenza contro l’orco.

 

Fece per parlarle, ma 18 lo anticipò.

 

“ Non basterebbe nemmeno la mia vita per ringraziarti, 6.

Tu…tu hai fatto ogni cosa per me…io…io…”

 

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.

Nella mente di 6, per un attimo, ritornò l’immagine dei suoi genitori.

 

“ Ti ho detto che non devi, 18. Io nemmeno merito i tuoi rin…”

 

Prima che potesse finire la frase, 18 si strinse al suo braccio, pronunciando

una frase che avrebbe segnato per sempre la sua vita.

 

 

 

“ Io  ti amo…”

 

 

 

Ci fu un silenzio quasi innaturale, dopo quelle semplici parole.

6 fissò per un po’ il terreno, intontito ed incredulo su ciò che aveva sentito.

Diresse quindi lentamente i suoi occhi su di lei.

 

18 aveva anch’ essa lo sguardo perso nel vuoto, ma il suo viso era rosso,

e delle lacrime iniziavano già a scendere dai suoi occhi.

 

Il cuore dell’androide ebbe una sensazione simile ad uno scoppio.

Un immenso calore iniziò a spargersi su tutto il suo corpo, accompagnato da un devastante dolore, ed un’altrettanta inspiegabile sensazione.

 

Afferrando per le spalle la ragazza, sempre con dolcezza, incrociò i suoi occhi.

Le sue lacrime non sembravano di dolore…

 

Non riusciva a parlare. Tutta la gola era come atrofizzata, quasi sconvolta dalla notizia improvvisa.

 

Quello che riuscì a fare fu abbracciarla con forza, ben vedendo da non farle male,

e iniziare a piangere sulla sua spalla.

 

18 lo afferrò da sotto il mento, sollevandogli il volto.

Con uno sguardo sereno, ancora bagnato dal pianto, si unì a lui in un candido bacio.

 

In quel silenzio innaturale, e ancora unito alle sue labbra, la mente di 6 si liberò

finalmente da quelle catene nere che lo bloccavano,

recitando nel pensiero le fatidiche e sofferte parole:

 

 

 

--- 18…anch’ io ti amo da impazzire…---

 

 

 

                                        *     *     *     *

 

Dei passi lenti risuonavano lungo un sentiero di montagna.

 

Stretti mano nella mano, la ragazza e l’androide si stavano lentamente

recando al loro rifugio.

Nessuno dei due aveva fiatato. Non vi era nulla da dire.

Per degli attimi infiniti, avevano finalmente esternato il loro affetto.

 

6 non era riuscito a dirle “Ti amo.”.

Tuttavia, i fatti stavolta valevano più delle parole.

 

Non l’avrebbe più lasciata.

Ora ne era sicuro.

 

Quella sensazione che aveva iniziato a provare per lei era proprio amore.

Non un errore di programma… bensì amore autentico.

 

E forse, con il suo amore, avrebbe potuto perdonarlo…

 

“ Ci siamo…” mormorò 18, iniziando a salire, seguita da 6, lungo la parete del monte.

 

Roku l’aiutò gentilmente a salire, fino a giungere entrambi all’entrata della grotta.

 

18 si mise a sedere lentamente sul letto.

L’androide le si mise accanto, posandole una mano sulla spalla.

 

“ Sai…” iniziò lei, ormai quasi del tutto serena.

“ Credo che l’orco mi abbia mentito…riguardo a quello che pensano gli uomini.”

 

“Davvero?” mormorò lui, rimboccandole la giacca.

 

“…Quello che provo io per te…non può essere solo un illusione.

Anche se sono stata ferita…io… credo ancora che la gente sia buona.

 

“ Forse hai ragione…” disse lui, baciandola sulla fronte.

 

“…Inoltre…credo che questa emozione…sia il vero volto del motivo che spinge due persone ad unirsi, non credi?”

 

6 annuì, non mollandole la mano.

18 lo chiamò.

 

“6…”

“Sì?”

 

“ Anche se fosse solo un illusione…vorresti assieme a me… provarci?” domandò lei,

arrossendo vistosamente.

 

Era sincera. Vi era una luce brillante nei suoi occhi.

 

6 allora la baciò, per poi posare la sua testa sul collo.

 

“ L’unica persona con cui voglio consolidare la mia unione…sei tu…” mormorò lei

cingendogli le mani attorno al collo.

 

L’androide cominciò a baciarla, sentendo lentamente il calore che portava in se

aumentare.

 

La ragazza, leggermente tesa, prima di tacere totalmente, mormorò al suo orecchio.

 

“…Se anche fosse un illusione…io voglio stare assieme a te…perché ti amo…”

 

 

Il silenzio della pineta era leggermente scosso dal lieve rumore di respiri affannosi.

In quegli attimi tutto, compresa la mente, perdeva lucidità, non sapeva più dove si trovava. Una sensazione di solitudine, che viene subito cancellata dal sapere di avere una persona amata vicino…

E quel dolore leggero ma non maligno lasciava posto a sensazioni

inspiegabili, ma al contempo sature di gioia e di piacere.

In quel breve attimo, quando due corpi tornano ad essere uno solo,

la sensazione di cambiamento prese il sopravvento.

E quando ognuno iniziò a tornare nel proprio singolo corpo, ecco che come per miracolo che l’unione si stava facendo più solida e forte.

 

Ed era davvero un miracolo…

 

Il miracolo della vita e dell’amore.

 

 

 

 

Eliechan87: Hesoo!!!! Ti è piaciuto questo capitolo? Finalmente, un lieto, lietissimo evento che accade.

                      Non potrebbe andare meglio di così!!!*___* Parlando di Gero, lo voglio nella sala delle torture, eh?!

                      Vedo di non farti aspettare troppo per il seguito!!!!

Lyla: Qui Ghiller inizia davvero a sembrare irriconoscibile,no? L’amore tra 6 e 18 ha trionfato, ma ora lui come la prenderà?

          Mi spiace se non ho messo il disegno, lo farò nel prossimo capitolo. Non volevo distogliere l’attenzione dall’atmosfera!Ciao a presto!

 

Blackstar: Ti capisco! Come si fa a non innamorarsi di 6,è così caro e carino!!!!18 sta perfettamente con lui!

                    Gli eventi di questo capitolo ti hanno soddisfatta? Almeno sul campo di 18 sì…finalmente un po’ di felicità!!!!A presto!

 

Il_Pazzo: Mi chiedi di mettere anche 16 nella storia? Un po’ difficile, credo, essendo incentrata su 18. Ho in mente però una storia prima della fiction,

                dove magari potrò inserire l’androide! Scusa se non soddisfo la richiesta, vedo che posso fare. Ciao e a presto!

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Capitolo 22
*** Blind Madness ***


“Non ci lasceremo mai

 

 

“Non ci lasceremo mai.” Quante volte io, colei che narra, ho sentito questa frase.

Quante volte mi è quasi venuto da piangere, confermando

la stupidità e l’effimera durata di questi sentimenti giovanili.

[…] L’amore glorioso aveva davvero vinto ogni cosa? L’orco cattivo era stato battuto? La principessa avrebbe finalmente potuto sorridere con gioia?...

Aveva finalmente trovato il principe dalla maschera di gatto?...[…]

 

Dei capelli argentati luccicavano nella semi-oscurità.

Una luce misteriosa delineava con estrema dolcezza ogni muscolo del suo corpo,

facendolo quasi sembrare un angelo.

La ragazza continuava a stringerlo a se, quasi volesse diventare una sola cosa con lui.

Posò il volto sul suo petto, chiudendo gli occhi un attimo per una lieve fitta.

Lui, sospirando lentamente, iniziò a sussurrarle qualcosa.

 

“…Stai bene?Non ti ho fatto male, vero?”

 

18 lo guardò negli occhi, lacrimando leggermente.

“ Va tutto bene…non è nulla…”

Così dicendo, cinse la sua vita con un braccio, ancora fasciato.

“…Ti amo…” mormorò,mentre ascoltava il suo respiro con un orecchio.

L’androide la guardò, e poi posò una mano sulla sua spalla.

 

Entrambi si erano sdraiati, e ora stavano fissando il soffitto,

senza saper bene cosa dire.

Vicini uno e l’altro, così per trattenere il tepore dei loro corpi.

“ 6?” mormorò lei, alzando la testa, per raggiungere il suo sguardo.

“…ti ascolto…” rispose lui,a sua volta avvicinandosi.

 

“ Stavo pensando…alla nostra vita, fuori da qui.”

 

La frase fece alzare lievemente l’androide, che fece perno con i gomiti sul letto.

18 si mise in ginocchio, coprendosi con parte della coperta.

“…A cosa pensavi?” domandò lui, posandole una mano sulla guancia.

La ragazza sorrise leggermente, e poi si sdraiò di nuovo all’altezza del suo viso,

così da poterlo osservare senza problemi.

 

“ Quando 17 sarà libero…io voglio vivere assieme a te. Per sempre…”disse, arrossendo leggermente.

6 rimase sorpreso un attimo, e poi rispose.

“ Questa è la stessa cosa che desidero anch’io…”

La ragazza allora si buttò al suo collo, abbracciandolo con tutto il vigore che aveva.

“ Ti immagini?” domandò, premendo scherzosamente un indice sul suo naso.

 

“…La nostra futura casa…avrà un ampio giardino.

E pianteremo i nostri fiori blu, 6. Ricordi il campo, vero?”domandò lei, sognante.

Lui annuì, ascoltandola attentamente.

“ 17 vivrà con noi. Saremo felici, assieme. E nessuno ci disturberà più.”

“ Certo.” annuì lui con serietà.

“…E poi…i nostri bambini…” mormorò 18, arrossendo leggermente

“ B…bambini?” fece 6, quasi sorpreso.

La ragazza sorrise. “ Avremo dei bambini, assieme…lo vorresti?”

L’androide rimase un attimo in silenzio, e poi sorrise anche lui.

“ I nostri bambini giocheranno nel giardino…non faremo mancare loro nulla…

e non conosceranno persone cattive, come invece abbiamo fatto noi…”

continuò 18, con gli occhi persi.

Vagava in quel sogno che stava plasmando con le sue mani, perdendo quasi il contatto con la realtà.

 

6 sorrise ancora per un po’…poi il suo sorriso piano piano si sbiadì.

Distolse gli occhi dalla ragazza, per poi fissare il soffitto.

 

Quei sogni…

erano così belli, che più fantasticava, più a lui sembrava impossibile il realizzarsi di una simile cosa.

 

Erano…così stupidi.

 

Ma come diavolo avrebbero fatto a costruire una casa del genere?

Piantare dei fiori uguali a quelli del campo, e tutte le altre cose…??!

 

La verità era ben diversa.

Era solo un sogno da mocciosi…

Così come la storiella del principe azzurro, del cavolo, o di Babbo Natale.

L’androide non si rendeva quasi conto che quello

che stava descrivendo 18 era solo un sogno puerile ed inesaudibile.

Il sorriso di 18 quasi rattristava.

Lei ci credeva veramente! I suoi occhi brillavano di una tristissima sicurezza.

 

L’androide all’improvviso, ebbe come un flash.

 

L’immagine fulminea dei genitori dei gemelli apparve davanti ai suoi occhi.

 

Lo stavano scrutando con aria corrucciata, senza mai distogliergli lo sguardo.

 

6 spalancò gli occhi, cercando di togliersi di dosso quell’immagine inquietante.

 

E quando 18 lo toccò con una mano, in effetti, quelle figure sparirono

in meno di un secondo.

 

“…Va tutto bene?” domandò lei, con un sorriso che celava leggermente la

sua preoccupazione.

“…S…sì…non è nulla…”mormorò lui, mettendosi a sedere.

“…è solo un capogiro…”

 

18 sorrise, e lo abbracciò allegramente.

 

“…Allora dovresti riposarti, 6…dico sul serio…”

L’androide annuì, e fece per sdraiarsi.

Ma la ragazza non lo lasciò, e continuò a parlargli, con aria sognante.

“…Pensi che sia possibile? Vivremo in una casa così, vero?”

 

6 rimase a contemplare i suoi occhi in silenzio.

Cercava in ogni modo di reprimere la tristezza che provava.

La prese quindi tra le braccia, e posò la sua testa sulla spalla, nascondendosi il viso.

 

“18…”

“…Sì?”

 

“ Quello di cui mi hai parlato è bellissimo…ma è irrealizzabile.

Anche se riuscissimo a fuggire, e andassimo a vivere assieme, non è detto che la nostra vita sia così felice e semplice” mormorò, ricordando dopo parecchio tempo quello che voleva dire: che ad uccidere i suoi genitori, era stato lui.

 

Ci furono alcuni secondi di silenzio.

L’androide non poté vedere il viso di 18, ma lei rispose comunque, abbracciandolo.

 

“Non importa. Mi basta stare con te…”

Il tono di voce era tranquillo, quasi le andasse bene tutto.

6 si alzò per guardarla negli occhi.

Lei si sfregò gli occhi assonnati, ed accennò un sorriso.

 

Non c’era altro da dire. Si amavano.

Si sarebbero sostenuti a vicenda.

Nonostante le difficoltà. Nonostante ad alcune bugie ben celate.

Nonostante tutto.

 

Sarebbero stati assieme…per sempre…

 

“ Ora ti conviene dormire, 18. Le tue ferite guariranno prima, col riposo…”

mormorò lui, baciandola dolcemente.

La ragazza, abbastanza sollevata, fece come chiesto, e si coprì con il lenzuolo.

In breve, cadde nel mondo onirico, con un sorriso così spontaneo da essere quasi struggente.

 

6 era lì. Seduto sul bordo del letto, completamente spoglio,

con le mani raccolte come in preghiera.

 

Stava pensando a tutto quello che era successo in quel giorno.

Stava pensando ai genitori di loro due.

 

Forse, se lui l’avesse amata con tutto se stesso, superando persino il valore della

sua stessa vita…l’anima dei due umani avrebbe potuto aver pace?

 

Avrebbe potuto farsi perdonare, se avesse preso in custodia la loro figlia, per tutta la vita?

 

Anche i discorsi infantili, ma piacevoli di 18, gli passarono accanto.

Chi non avrebbe mai voluto vivere in un posto simile?

Chi non avrebbe mai voluto non aver bambini?

 

 

Una goccia.

Una goccia di liquido salato cadde sul suolo di dura roccia.

Una goccia,poi un’altra.

Un’altra, e un’altra ancora.

Gli occhi dell’androide avevano formato due rivoli argentati.

Dal suo mento cadeva una pioggia di lacrime lucenti.

 

Cercando di non farsi sentire, si mise le mani sul volto, sospirando.

 

Mentire.

Amare.

Soffrire. Morire.

 

Queste parole continuavano a pungerlo da dentro, e ora, l’innocenza della ragazza

amplificava tutto.

 

“C’è solo un modo per garantire loro la libertà…

ma io non voglio. Non deve assolutamente accadere…

 

Non voglio morire…non li voglio lasciare…

Senza di me…

 

Loro devono rimanere come sono…devono fuggire con me…

rimanendo umani…

 

Non lo permetterò mai…”

 

Quel pensiero espresso da 18, fece scuotere di dolore l’androide.

 

“…E poi…io non posso aver bambini…”

 

 

                                                  *    *    *   *

 

Sometimes my tears won't dry at all
Sometimes your heart is like a wall
I'm fighting to break through
I'm trying to reach you
If you let me teach you what love can do?

Where do I go when you are gone?
What do I do when right is wrong?
And who will I turn to?
And how will I learn to?
How will I get over missing you?

If love is red I'm colour blind
If love is crazy I'm out of my mind
Wherever you go I'm right behind until the end

Forever yours, forever mine
Love will guide us until the end of time
Our dreams are young, if we are strong
We can have it all

 

 

                         

                                           

                                                *    *    *   *

 

 

Un neon si spense dopo aver continuato a fare un fastidioso rumore.

Degli occhi rossi lo osservarono, per poi venir distratti dallo sguardo severo di Gero.

 

Ghiller era seduto sulla sedia, al centro del laboratorio.

E Gero lo stava fissando da un paio d’ore.

 

“…Deak, hai capito cosa ti ho detto?” domandò lui, afferrandolo per le spalle.

“ Non mi chiamo così!!!!Il mio nome è…” accennò lui, infastidito.

 

“…è Ghiller…lo so…” bofonchiò Gero, girandolo verso uno specchio.

 

“Guardati. I tuoi capelli sono bianchi, la tua pelle lo stesso…e le tue vene si vedono ad occhio nudo, e il tuo sangue si può veder scorrere nei tuoi occhi, poiché la tua retina è  sottile… sei una persona rara, Deak.”

 

“Smettila!!!” continuò lui, guardandosi nello specchio.

 

“ ‘ Ghiller’ significa ‘corallo’*. Proprio un nome d’arte adatto a te, che sei albino.

Ti sei così affezionato al tuo nome, che provi fastidio quando ti chiamo con il nome che ti hanno dato i tuoi genitori, prima di lasciarti al Red ribbon…”

 

“ Questo che c’entra?” domandò lui, senza girarsi.

 

“…Caro amico mio…nonostante tu abbia un elevatissimo quoziente di intelligenza,

ora ti chiedi perché 18 preferisce 6, una stupida macchina, a te, vero?”

 

“ Sì…” rispose lui avvicinandosi allo specchio.

Gero fece una risata sotto i baffi.

 

“ Non ci arrivi?

6, nonostante sia una macchina, è perfetto.

Ogni sua parte del corpo è perfetta, il suo aspetto è davvero bello.

Lui è il mio più grande capolavoro…

E tu, invece, che sei umano… guardati…” mormorò Gero, spingendolo contro lo specchio.

“…Per quanto aggraziato possa tu essere, sembri un cadavere.

Spaventi la gente, e la gente quasi non ti guarda…”

 

Ghiller ascoltò in silenzio queste parole, con la fronte appoggiata sul vetro.

Poi, iniziò a parlare con voce strozzata dalla rabbia.

 

“…Io non sono…perfetto?”

 

In pochi attimi, il viso del giovane sfigurò in un folle sorriso, e una risata continua ed inquietante uscì dalla sua bocca.

Una risata da malato di mente.

 

Improvvisamente, Ghiller batté la testa contro lo specchio.

Poi, dopo qualche attimo di pausa, lo rifece.

Continuò a battere la testa contro la superficie, dapprima piano, poi sempre più forte, finché lo specchio cominciò a creparsi.

Con un ultima testata, ruppe in molti pezzi lo specchio.

 

Un silenzio inquietante venne rotto da un ultima risata.

 

Ghiller afferrò un pezzo acuminato di vetro, e lo staccò dalla base, tenendoselo tra le mani come se fosse un giocattolo.

Si voltò verso l’orco, con la fronte leggermente tagliata, si rimise gli occhiali,e sorrise follemente.

 

“…Lei…è…mia…”

 

Il dottore si allontanò un poco, seppure non avendone timore.

Con un sorriso, mormorò al suo amico

 

“…Hai ragione…forza, allora, non vuoi farti valere?”

 

 

                                               *    *    *    *

 

 

Il vetro trasparente di una vetrina rivelava degli splendidi abiti.

Vi erano diversi tipi di vestiti, tra cui uno splendido abito da sposa ornato da una lunghissima collana di perle.

La gente dietro di loro passava, senza nemmeno notarli.

Erano molto simili a loro…

 

Gli occhi azzurri della ragazza si scontrarono con quelli di quel bel ragazzo.

 

“…6…davvero puoi permetterti questo?”

domandò 18, osservando il negozio.

 

L’androide  le mise un braccio attorno alla spalla, e sorrise.

“Beh…non puoi indossare per sempre abiti miei, no? Sarebbe troppo

vistoso ed inusuale…”

 

Erano circa le quattro.

Avevano deciso di fare un giro in città, e di comprare qualcosa.

Davvero, era una delle poche volte che si erano mischiati alla folla…

 

“…Ma con quali soldi…?” domandò lei, con aria pensierosa.

L’androide si frugò nelle tasche dei pantaloni, e tirò fuori alcune banconote di grosso taglio, sotto lo sguardo stupito di lei.

 

“…Devi sapere che Gero, quando ancora ero il suo spazzino, mi dava una ricompensa cospicua. Potevo comprarmi vestiti, accessori…insomma, qualsiasi vezzo

desiderassi…e siccome io non necessito di cibo o altro, ho tenuto da parte questi soldi…per voi.” spiegò lui, osservando il suo riflesso sulla vetrina.

 

La ragazza abbassò la testa, in segno di riconoscenza.

6 la accompagnò all’interno del negozio, a passo lento.

 

“ Buongiorno,signori. Desiderate?” domandò la commessa, voltandosi verso

i due.

“…Siamo qui per lei” disse l’androide, posando le mani sulle spalle di 18

“Potrebbe trovarmi un abito adatto?”

18 arrossì appena, non era abituata a parlare con la gente.

 

La commessa allora sorrise, e prese la giovane sottobraccio.

“Non si preoccupi, signorina…sono certa che le troveremo un abito adatto…”

Così dicendo, la portò in un’altra ala del negozio.

 

Roku le seguì silenziosamente, e si mise a sedere vicino ad uno specchio.

 

“ Che taglia porta, lei?” domandò la donna “…Una 42,se non sbaglio…?”

18 scosse la testa.

“Non so…lei dice che possa entrarci, in una taglia così piccola?” domandò, alzandosi

davanti agli occhi l’abito.

 

“Non si preoccupi. Lei è bellissima.” ammise, arrossendo.

“Quello è per caso il suo ragazzo?” domandò poi, indicando 6.

18 sorrise, ed annuì, mentre la donna l’aiutava a indossare il vestito.

“…Complimenti, signorina…voi due siete una bella copia…”

La ragazza non seppe che dire, e si limitò a fare una risatina.

 

6,intanto, stava osservandosi nella specchio, con aria indefinibile.

Proprio non si poteva definire quello a cui stava pensando.

 

Una voce fin troppo familiare, poi,interruppe il suo pensare.

Voltandosi, il suo volto si schiarì di colpo,al vederla:

La ragazza aveva indossato un abito stupendo, bianco come la neve;

le maniche arrivavano fino al gomito, ed erano di raso ricamato.

La lunga gonna lasciava scoperti i polpacci, ed anch’essa era tutta piena di ricami e

cucita con alcune pietruzze.

 

Era come un angelo, vestita a quel modo…

 

“Come mi sta?” domandò lei, vergognandosi leggermente.

 

Sia 6 che la commessa risposero allo stesso momento,fissandola intensamente.

“Sei assolutamente magnifica…”

18 si guardò allo specchio, e si intrecciò un dito tra i capelli.

6 le giunse alle spalle e l’abbracciò.

“Assolutamente splendida…sei bellissima…” le sussurrò all’orecchio.

6 si voltò verso la negoziante, e sorrise,tirando fuori i soldi.

“Lo prendiamo…”

 

La donna  sorrise, e indicò un altro vestito.

“La signorina ha provato un altro completo. Devo vendervi anche quello?”

6 si mise ad osservare il completo:

Era una semplice maglia bianca,messa dentro un gilet nero.

Vi erano poi dei jeans verde scuro, che arrivavano a mezzo polpaccio.

Posati sopra ai pantaloni, c’erano dei guanti neri.

C’erano inoltre delle scarpe nere,molto particolari, con delle calze arancio incluse.

 

18 strattonò il braccio di 6, agitata.

“Ah, quello no!!!Lo avevo provato solo per sfizio!!!

Non voglio comprare altro,non voglio svuotarti il portafogli!!!”

 

L’androide rimase in silenzio per un po’,e poi

sorrise alla ragazza.

“Perché no?Scommetto che staresti bene!!!”

così dicendo, lo prese, e lo portò alla cassa.

18 rimase confusa, ma non obbiettò.

 

La donna ringraziò i due clienti, mentre uscivano dal negozio.

I due ricambiarono.

Pur non sapendo che non ci sarebbero più tornati…

 

                                                *   *    *    *

 

La gonna bianca di 18 si muoveva dolcemente al vento,

mentre camminava con 6 lungo la strada.

Aveva tenuto quel vestito addosso, e l’altro lo teneva in una borsetta di plastica.

La gente che passava si girava per vederla, tanto era bella.

Donne e uomini, nessuno escluso, quasi avessero di fronte un bellissimo angelo.

“Tu piaci moltissimo a tutti…” mormorò 6, notando le “conquiste” che faceva la sua donna.

“D…davvero?” bofonchiò lei, quasi nascondendosi dietro al suo braccio.

L’androide fece una risata, e continuò a camminare.

 

“Sono contento che quei soldi siano stati spesi bene…”disse.

“…qualsiasi cosa io faccia per te, mi rende felice,18.”

 

18 non capì, ma sorrise lo stesso.

Non si era resa conto che il suo tono di voce stava divenendo triste.

 

Mentre i due continuavano a camminare, le strade iniziarono a farsi sempre più vuote, sempre meno affollate.

Da lontano, si poteva scorgere già la campagna.

6 era diretto in quel verso.

Volenti o no, avrebbero dovuto prima o poi tornare nel loro rifugio.

 

18,riluttante,aveva pestato i piedi a terra come una bambina.

“Dobbiamo già andare?” si lamentò, cercando di trattenerlo.

6 a malincuore rispose.
”…Già. Spiace anche a me, ma dobbiamo tornarci. Ricordati di 17…”

 

La ragazza smise di fare i capricci,e si calmò.

Un sorriso solcò poi il suo volto.

“Torniamoci presto qui,però…ok?”

Roku allora annuì con assoluta certezza.

 

E di nuovo, riprese a camminare.

 

Il crepuscolo iniziava a manifestarsi in cielo.

Le nuvole si tinsero di rosa,e il cielo di rosso.

Il Re Sole stava per andare a coricarsi tra i monti, dando un ultimo saluto

agli esseri umani,ma solo per quel breve tempo che durava la vita della Regina Notte.

Quando sarebbe tornato, di certo tutti lo avrebbero riaccolto con piacere,gioendone

del calore e della luce…

 

Era una strada sterrata quella in cui 18 e 6 stavano camminando.

Solo pochi edifici impedivano agli alberi di dominare il paesaggio.

 

18 si fermò un attimo a guardare il tramonto.

L’androide fece altrettanto.

 

“Così bello…” bofonchiò poco chiaramente lei, sedendosi su una roccia.

6 non disse nulla, e la imitò.

 

“Rimaniamo qui. Anche solo un altro po’, ti prego!” pregò lei,guardando 6 negli occhi.

Come risposta, lui afferrò la sua mano,e la baciò.

“D’accordo. Stiamo qui,allora…”

 

18 sorrise, e tornò a guardare il tramonto.

 

“…Finisce un altro giorno…” iniziò con tono contemplativo.

 

E poi pronunciò una frase piena di tristezza.

 

“…Non ci lasceremo mai,vero?”

 

6 si voltò subito, con sguardo sorpreso.

“Perché me lo chiedi,18?”

 

La ragazza scosse la testa,facendo una risatina.

“Niente di serio…è solo che mi sento di farti questa domanda, tutto qui!”

 

6 allora rise anche lui.

Chiudendo gli occhi,rispose non troppo seriamente.

 

“Ma certo. Tempo ce n’è abbastanza per tutti e due, quindi direi di sì.”

 

18 gli diede una pacca amichevole sullo stomaco, mettendosi a ridere.

“Scemo!!!E lo dici così poco seriamente??!”

Così dicendo, iniziò a solleticare l’androide, che come risposta iniziò a ridere.

 

 

 

La situazione allegra continuò ancora per un po’.

Ancora per un po’…prima che qualcosa la trasformasse in un incubo.

 

 

Una figura iniziò a scorgersi nel sentiero ad alcune decine di metri da loro.

Era in controluce, quindi non si vedeva bene,ma aveva qualcosa che luccicava in mano.

 

I due rimasero in silenzio ad osservarla avvicinarsi,senza ben sapere che pensare.

Poteva essere un passante…

 

Ma l’espressione di Roku si fece sconvolta,appena vide un'altra figura in controluce.

Strinse la mano di 18 ancora più forte, cominciando a sudare freddo.

 

“Presto,18. Andiamo via da qui. Subito!” mormorò, divenendo bianco come il latte.

Prima che la ragazza potesse reagire, una voce famigliare gelò il sangue di

entrambi,paralizzandoli.

 

 

“Bel tramonto romantico,non è vero, numero 6?”

 

La figura giunse a pochi metri da loro.

Il sole si fece meno luminoso, rendendolo visibile.


Era Ghiller.

E dietro di lui c’era Gero.

 

I due ragazzi rimasero sconvolti e paralizzati.

 

Gero teneva le braccia conserte, e un gran sorriso stampato in faccia.

Ma era Ghiller quello per cui i due tremavano di terrore.

 

I suoi occhi erano dello stesso colore del cielo,e sembravano un tutt’uno con esso.

I capelli erano per la prima volta sciolti, e brillavano come vetro alla luce solare.

Un sorriso sornione era stampato sul suo volto.

Dalla fronte vi era un leggero rivolo di sangue secco, che arrivava fino al labbro.

Del sangue colava vistosamente dalla mano, che stringeva con forza un inquietante pezzo di specchio appuntito.

Mentre osservava i due, alzava ed abbassava le spalle ininterrottamente,tenendo la testa piegata da un lato.

 

“Stasera c’è proprio un bel tramonto, non è così?” mormorò.

“…Non è forse una serata magnifica per fare una romantica passeggiata?”

 

18 era sbiancata, mentre stava osservando il pezzo di specchio

che il ragazzo teneva nella mano sanguinante.

6 si era frapposto tra i due, alzando un braccio a difesa della giovane.

 

Ghiller rimase in silenzio per un po’, dopo di che assunse un espressione furiosa.

 

“…Vedo che non molli, pezzo di latta!!!” ringhiò sottovoce.

Poi volse lo sguardo a 18.

“…E maledetta pure tu, ragazzina…

tu che sei così bella preferisci rovinarti stando con un ammasso di circuiti come lui!”

 

“Cosa volete?” domandò 6, mettendosi in guardia.

 

Gero rispose,alzando i baffi come in un sorriso.

“Facevamo una passeggiata, e guarda caso, ci siamo imbattuti in voi due.

Se questo non è destino…”

 

“Taci!!!” urlò Ghiller all’improvviso. “Non è tempo di pagliacciate!!!”

L’orco rimase in silenzio, squadrando i due malcapitati con aria insolente.

 

L’albino iniziò a parlare a 18, con voce sommessa.

“18…perché non ti piaccio?Cosa ho che non va?”

La ragazza non rispose, occupata dal non perdere di vista il pericoloso oggetto che stringeva.

 

Ghiller sbuffò.

“Non è giusto…Gero non dovrebbe permetterti di stare assieme a  quello lì…

e sai invece perché te lo permette….EH??!”urlò,sciabolando l’aria con il vetro,e facendo sobbalzare sia 6 che 18.

 

“Perché tu sei una preziosa, preziosa principessa!!!”

 

Alla fine della frase, il ragazzo scoppiò a ridere,buttando indietro la testa.

I due ragazzi iniziarono a fare qualche passo indietro,ma la voce di Gero li bloccò.

 

“Siamo stanchi di aspettare per i tuoi capricci, 6…”

 

“Esatto!!!” riprese Ghiller, che aveva portato in avanti la testa.

“…Credo sia il momento di appropriarmi di 18!!!

Ed è il momento che tu ci doni il tuo cuore,stupido cervello di latta!!!”

 

Un'altra sciabolata passò vicino all’androide,che rimase immobile, paralizzato.

 

Gero fece una risatina,e poi scambiò un occhiata con Ghiller.

 

E poi, pronunciò una frase inquietante:

 

 

“Facci quello che vuoi,Ghiller. Ma portami 18 viva!!!”

 

 

Il ragazzo fece una risata sguaiata e sbarrò gli occhi, mentre afferrava con entrambe le mani il pezzo di vetro.

E piano piano iniziò ad avvicinarsi a 6.

 

L’androide strinse forte la mano della ragazza, e urlò all’improvviso, girandosi verso di lei:

 

“SCAPPA!!!!!!!!!!!!!!!”

 

Senza attendere un attimo, 6 si mise a correre più veloce che poteva in mezzo alla boscaglia, strattonando con forza 18, che correva con tutta la sua forza.

“CORRI!!!!NON TI VOLTARE,18…CORRIIII!!!!!!!!!!!!!”

 

La ragazza, col cuore in gola, e ansimando dal panico, cercò di accelerare ancora,

ignorando il dolore alle recenti ferite.

 

Ghiller rimase fermo un attimo, poi fece uno scatto e iniziò ad inseguire i due

nella boscaglia.

 

Sciabolando i rami e il fogliame circostante, continuava a farsi strada a gran velocità

lungo la macchia verde.

 

Con un espressione folle, lanciò un ultimo grido, seguito da una serie di risate inquietanti.

 

 

“ANDROIDE NUMERO 6,TI UCCIDERòòòòòòò!!!!!!!!!!!!!”

 

Nota: * Ghiller: Non si tratta di traduzione letterale. Il nome deriva da un certo Greg Hiller, allevatore di coralli. In questo caso,il nome G.hiller si collega al colore degli occhi del personaggio. Quindi,ecco qui il nome "Ghiller---Corallo"

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Capitolo 23
*** Requiem ***


Terrore

 

 

Terrore.

Il battito di un cuore che pareva voler schizzare fuori.

Il rumore provocato dal pestare veloce di piedi sul suolo terroso.

 

“Presto,presto!!!”urlò 6,strattonando ancora una volta la ragazza.

18 spalancò gli occhi,terrorizzata dalla situazione. Non riusciva a frenare

il suo respiro, le pareva di esser sul punto di svenire.

 

“MI FANNO MALE LE GAMBE!!!” urlò in modo lamentoso, mentre le bende che fasciavano le sue ferite cominciavano ad allentarsi.

“NON CE LA FACCIO!!!!”

 

L’androide insistette, e la strattonò con forza.

Sentiva da lontano le risate folli di Ghiller,e l’agitazione salire.

 

Davanti a lui vi era un frenetico susseguirsi di fogliame e rami.

Non sapeva nemmeno lui dove stavano andando.

 

La ragazza fece uscire un altro lamento,e poi di colpo inciampò a terra,

mollando la presa di 6.

 

Lui si voltò in fretta,e la vide a terra immobile,con i gomiti e le ginocchia sporche

di terra. Continuava ad ansimare pesantemente,e tremava come una foglia.

Da lontano, Ghiller continuava ad urlare e ridere a squarciagola

 

Lo so che siete qui…forza,uscite fuori!!!”

 

L’androide sollevò in fretta 18 prendendola per le ascelle.

Poi la prese di nuovo per l’altra mano,e riprese a correre.

 

Lei seguiva a fatica la velocità di 6,ma il terrore la faceva stare ancora in piedi.

 

“D…dove stiamo andando???!Quello ci ammazza!!!” ansimò lei.

 

6 non rispose,e la strattonò un ennesima volta.

Sentì un leggero rumore di qualcosa che andava a pezzi.

Voltò leggermente la testa per vedere.

 

Le perline del loro anello si erano rotte,e 6 le vide lentamente volare nell’aria.

In quel momento,mentre le perle cadevano lente a terra,

un torrente di ricordi cominciò a passagli davanti.

E questo gli fece ancora più paura.

 

Rimase paralizzato ad osservare la giovane…

senza saper bene che dire.

 

I ricordi belli…i ricordi tristi,quelli da dimenticare…

tutti quanti stavano correndo via,come animali spaventati davanti ad una calamità.

 

In quel momento 6 pensò per la prima volta:
”Non voglio morire.”

 

Poi ci fu un rumore metallico,simile ad uno stridio.

Con orrore l’androide vide  pochi metri dietro Ghiller.

 

Era rimasto intrappolato in un groviglio di alberi,ma stava lentamente tagliandoli

uno ad uno con l’arma.

 

“TI PREGO,18!!!SCAPPA!!!!” implorò 6 alla ragazza,spingendola in avanti.

 

Le lacrime di 18 si sollevarono in aria,non appena lei si mise a correre.

E lo scalpiccio dei piedi di 6 si fece ancora più rapido.

 

“…Non ci lasceremo mai,vero?”

“…Temevo di averti persa per sempre…”

“…io ho bisogno di te…”

 

Queste frasi rimbombavano senza tregua nella mente di 6,

assieme al veloce susseguirsi di immagini,rami,e fogliame.

La sagoma di 18,e il suo vestito bianco stavano allontanandosi

tra il fogliame,si stava allontanando sempre più.

 

Metà del suo corpo provava sollievo,ma l’altra metà era terrorizzata,

e voleva raggiungerla subito.

In quel momento,il bambino che era in lui,lanciò un grido

carico di infantile paura

 

“18!!!ASPETTAMI!!!!NON LASCIARMI INDIETRO!!!”

 

18 si voltò,e 6 vide dietro di lei una luce soffusa.

Raggiungendola,sfondò con una spallata gli arbusti che bloccavano la circolazione,

ed entrò in quella strana luce.

 

In mezzo a quella foresta,vi era una specie di spiazzo circolare.

La luce filtrava ben chiara dalle fronde,e illuminava i fiori blu che ornavano il suolo.

I fiori del “loro” campo.

 

Per un attimo 6 e 18 si fermarono.

Dall’occhio di 6 scese una lacrima.

Tutto,davanti a lui,rallentò,quasi fino a fermarsi…

 

18…

Iniziò a pensare nel suo subconscio

Mi dispiace...

ho continuato a mentirti…non ho mai avuto il coraggio di dirlo.

E…questo …

perché  temevo di perdere il tuo amore…

sono un verme,non ho mai meritato il tuo amore…

Io…

non voglio perderti!!!

 

 

Tutto intorno a 6 riprese a scorrere veloce,quando 18,urlò il suo nome.

Ma l’androide non si accorse quasi di nulla,finchè la voce di Ghiller

sibilò alle sue spalle.

 

“Cucù…”

 

6 udì un suono ovattato,e vide lo sguardo di 18 sfigurare in un urlo sordo.

E poi…il dolore!

Come una scossa elettrica,la spalla di 6 si scosse,ora trafitta dal pezzo di specchio.

 

“NOOOO!!!!!!” strillò 18,portandosi le mani al petto.

 

6 rimase immobile ad osservare la sua spalla trafitta: il sangue colava lentamente dalla ferita,e lo specchio rifletteva in suo volto sconvolto.

 

Ghiller alle sue spalle rideva a denti stretti.

 

“E così ti ho preso,numero 6. La corsa non è stata poi così lunga…”

così dicendo,sfilò con violenza la lama dalla spalla.

 

6,urlando di dolore,cadde a terra,tenendosi la spalla sanguinante,e dimenando le gambe senza motivo.

18 corse subito da lui,e lo strinse tra le braccia.

 

Ghiller si mise a girare in cerchio attorno a loro,a passo lento,come un cane rabbioso. Il suo sguardo era fisso sui due.

 

“Non ho colpito un punto vitale…che peccato.” bofonchiò con una leggera risata.

 

Numero 6 e 18 rimasero immobili…

La situazione era davvero disperata…era la fine?

Un groppo gelido pulsava nei petti di entrambi.

 

“P…perché fai questo?” domandò 18,piagnucolando.

 

“Perché fai questo?” scimmiottò l’albino con tono provocatorio,per poi riprendere

a parlare con calma.

“…Non ti merita,6. Lo capisci pure tu,vero?Mentire ad una così splendida fanciulla…non si fa.” ridacchio,rivolto a 6.

 

18 guardò l’androide con un espressione indefinibile: non capiva…

6 mentirle???

Impossibile…su cosa poteva mentire?

 

6 rimase in silenzio,continuando a piangere.

 

“Ma che vigliacco…” mormorò Ghiller,avvicinandosi.

“Non intendi rivelarglielo,nemmeno ora che sei ad un passo dalla fine?”

 

“Poco importa…”

 

Così dicendo,alzò fin sopra la testa la lama.

“Levati,18. Quel verme deve morire,ora…su,levati” ordinò,sorridendo.

 

18 rimase in silenzio per un po’,ma poi urlò “MAI!!!”

stringendo ancora più forte il suo amato.

 

Questo fece infuriare il ragazzo.

 

Si apprestò quindi a colpire comunque l’androide.

Entrambi videro la lama avvicinarsi come al rallentatore.

 

E fu lì che 18 scoppio in lacrime,urlando con tutta la sua forza.

“NOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!”

 

Ghiller,vedendo il volto di 18,si bloccò di colpo.

La lama si era fermata a poca distanza dai due,e tremolava.

L’albino fece un espressione indecifrabile.

 

“I…io…” mormorò,guardandosi attorno spaesato.

Dopo di che,si mise a strillare senza un motivo

 

 

“NON è GIUSTOOO!!!!!LEI è MIAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!”

 

 

così dicendo,barcollò all’indietro,lasciando cadere a terra il vetro,

che si frantumò in mille pezzi.

Sbattendo la schiena contro un tronco d’albero,abbassò poi lo sguardo.

“PERò…PERò…NON CE LA FACCIO!!!!” continuò a testa bassa.

 

Sotto lo sguardo impietrito di 18 e numero 6, Ghiller si rannicchiò con le ginocchia al petto, facendosi simile ad un piccolo fagotto.

 

Continuava ad osservarli con i suoi occhi sanguigni,ma con lo sguardo perso, simile a quello di un bambino. E inaspettatamente,si mise a piangere.

 

I due nel frattempo si rialzarono lentamente,quasi impietositi dalla scena.

 

Il ragazzo si rialzò improvvisamente in lacrime,facendo sobbalzare entrambi.

Poi iniziò a girare barcollando,come se fosse completamente spaesato.

E mentre girava,fece un esplosione inattesa di rabbia.

 

“ ANDROIDI…IL RED RIBBON…SON GOKU…GERO…L’ARMA FINALE…

… … …BASTAAAAAAA!!!!!!!!ANDATE AL DIAVOLO TUTTI!!!!
NON VI SOPPORTO PIù!!!!!!!!!!!!!!!!
ANDATE AL DIAVOLOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

L’urlo del ragazzo rimbombò per buona parte della foresta.

Dopodiché,sempre davanti a loro,Ghiller mormorò un ultima cosa,stavolta quasi

sottovoce.

 

“Basta…io me ne vado…lascio tutto qui,che vadano ‘affanculo tutti quanti!!!

Elaborerò il mio futuro da me…non ho più bisogno di voi!!!!”

 

Così dicendo,voltò le spalle ai due,e iniziò a camminare a passo lento verso la

boscaglia.

Ma si voltò un ultima volta,lanciando un occhiataccia ad entrambi,e sibilò

 

“…Non temere,18…io ritornerò un giorno…”

 

Dopo questa frase,senza dire altro,Ghiller sparì nel nulla della vegetazione.

E non si udì più nulla.

 

Per alcuni attimi i due rimasero intontiti,poi il gocciolare del sangue

fece tornare alla realtà entrambi.

 

“6!!!La ferita…dobbiamo curarla!!!O morirai!!!!” mormorò in preda al panico la ragazza.

 

L’androide stavolta rispose in ritardo,con lo sguardo perso nel vuoto.

Non aveva smesso un attimo di piangere.

 

“Non è mortale,18…ora vai via ti prego…”

 

Quel “Vai via” sconvolse la ragazza,che si mise a strillare,battendo i pugni sul

petto di 6.

 

“NO!!!!NON  VOGLIO!!!VOGLIO RESTARE CON TE,6!!!!!!!!!!!!!”

 

 

 

Prima che l’androide potesse rispondere,il silenzio fu interrotto

da un boato chiaro e nitido:

 

 

Uno sparo.

 

 

18 non se ne rese conto all’inizio,ma nel petto di 6 cominciò ad allargarsi una macchia scarlatta.

Con un leggero lamento,6 cadde a terra con un tonfo sordo.

 

18 non ebbe la forza di parlare, ma accorse subito ai suoi piedi.

Il volto di 6 era stupefatto,stava osservando il sangue colare dal foro della ferita.

Guardò poi l’amata,con un espressione confusa,quasi spaesata.

 

La gola di 18 allora trovò la voce,liberando un altro urlo straziante

“NUMERO 6!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

Come a rispondere all’urlo,la figura di Gero apparve dalla foresta.

Nella sua mano stringeva con soddisfazione la sua magnum 44.

E con occhi gelidi si era messo ad osservare la scena.

 

“18…” mormorò 6,carezzando con una mano i capelli della ragazza.

La giovane cominciò a piangere copiosamente d’istinto,mordendosi il labbro.

“No…No…6!!!!!!!!!” mormorò,stringendogli la mano.

 

L’androide guardò il vuoto,con gli occhi appannati.

I ricordi non l’avevano lasciato un attimo,e ora sembravano tempestarlo nella mente.

 

“ 18…mi…dispiace…” mormorò ancora,guardandola.

“Non dire così!!!Resisti!!!” strillò lei,tenendogli la schiena sulle ginocchia.

 

Il sangue impregnò il vestito bianco di 18,mescolandosi a quello delle bende.

 

Per un breve istante,una specie di sorriso malinconico solcò il volto di sei,

per poi sbiadire in una smorfia di dolore.

 

“Perdonami…18…io…non ero degno del tuo amore…

è come ha detto Ghiller…ti ho mentito…

ma…

… ti amavo troppo…non volevo che tu mi lasciassi…mi perdonerai mai?”

 

mormorò 6 molto lentamente,con la voce quasi strozzata dalla sofferenza.

Il dolore fisico era nulla,comparato alla smorfia di amarezza che aveva.

 

“Di…di che parli???Certo!!!Certo che ti perdono,qualunque cosa sia…”

 

Una risatina uscì dai denti impregnati di sangue di 6.

 

“…Sei così pura,18…sei così dolce,e sensibile…

forse è anche per questo che io mi sono innamorato di te…

dalla prima volta che ti ho conosciuto…

…è per questo che…

non volevo perderti…”

 

18 ascoltò in silenzio le tristi parole dell’androide.

Non si rendeva conto della situazione,ma provava un dolore atroce.

 

“Perdonami…ho osato infangare con le mie mani…

una persona come te...e ho mentito ad entrambi…

però…

io ho passato dei bei momenti con te,18…

tu…mi hai sempre accettato,sebbene fossi un mostro…

mi pento di ciò che sono…

forse…forse…se non fossi mai esistito,tu saresti felice ora…

sarei dovuto morire tanto tempo fa…”

 

“Ma che dici…?” mormorò con un filo di voce 18.

 

“…scusami…io…non sono stato in grado di mantenere

la nostra promessa…

sono solo un povero idiota…

…non volevo diventassi come me…

non lo avrei sopportato…

…anche perché eravamo simili…molto simili.

Avrei dovuto dirlo subito…

così,anche se mi avessi odiato…almeno…almeno non ti

avrei illusa…”

 

La mano di 6 cominciò a scivolare dai capelli di 18.

Con un dito sfiorò le guance bagnate della ragazza,

e poi scivolò sulla sua mano.

 

“…ti ho rovinato la vita,18…

merito la mia sorte…

ma…

ti ringrazio…

perché tu…mi hai fatto sentire un umano…

…ti ringrazio…”

 

“..ti…rin…grazio…”

 

La mano di 6 perse ogni forza,e crollò a terra.

Un rumore metallico,seguito da un leggero suono elettronico,

rimbombarono nel petto di 6.

L’occhio meccanico si spense.

Il suo occhio azzurro riuscì a dare solo un’occhiata alla sua amata 18,

prima di appannarsi,e fissarsi su un punto indefinito.

 

6 non si mosse più.

 

18 rimase in silenzio,con gli occhi sgranati,a fissare il suo amato.

Poi posò una mano sul suo petto,all’altezza del cuore.

Non si sentiva più nulla.

 

“6…ti prego…svegliati…non è divertente…” mormorò,singhiozzando disperatamente,e cercando di scuoterlo.

 

Il corpo dell’androide non diede nessuna risposta.

 

“Parlami…parlami!!!!” continuò 18,cercando di svegliarlo.

 

Tutto fu inutile. 6 non uscì da quel sonno eterno.

 

Nella mente di 18,tutti i ricordi passarono.

E il suo sogno…

la sua casa…i suoi bambini…il suo amore più grande…

…caddero a pezzi come se fossero di ceramica.

 

 

 “NNOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

L’urlo straziante di 18,perfino peggiore di quello

che lanciò quando scoprì della morte dei genitori,

risuonò ovunque.

Le sue lacrime caddero sul volto immobile di 6.

Dei lamenti strazianti cominciarono ad uscire dal suo petto,per confondersi all’eco

di quel urlo.

 

Gero rimase in silenzio ad osservare la giovane piangere con il volto

nascosto sul petto dell’androide.

Poi si avvicinò lentamente,mentre 18 quasi perdeva il fiato tra i singhiozzi.

 

“…Così era destino,18.” mormorò sibilando.

“…Quanto avrebbe potuto vivere,tenendo la sua bugia nel cuore?

Ammettilo,per lui è stata una liberazione,la morte.”

 

18 alzò di scatto la testa,e cercò di colpire Gero

con un pezzo di vetro,ma lo mancò.

Iniziò ad urlare come un’isterica, facendo cadere lacrime ovunque.

 

“FIGLIO DI PUTTANA!!!!!!COME PUOI PARLARE IN QUESTO MODO DI LUI???
CHE NE SAI????!!!!”

 

Gero ridacchiò sotto i baffi alle offese.

 

“Che ne so,dici?!

Beh,allora vorrà dire che ti rivelerò la verità sul tuo “amore…”

 

Prendendo fiato,l’orco si apprestò a rivelare

quel segreto custodito con tanta cura e sofferenza da 6…per tutti quegli anni.

 

 

“Lo sai perché 6 soffriva tanto se gli parlavi dei tuoi genitori?
Molto semplice...non sono morti in un incidente,piccola stupida…

è stato 6 ad ucciderli!!!

Sotto il mio controllo,li ha uccisi,e vi ha portato da me!!!”

 

L’espressione della ragazza si disintegrò a quella rivelazione.

Con le lacrime ancora tremolanti negli occhi,guardò 6.

Il suo amore,ora morto.

E si ricordò di ogni suo gesto o modo di fare.

E lì,per il troppo dolore,ebbe uno spasmo simile ad un sorriso.

 

“E…ecco perché…” mormorò con un filo di voce,tenendo la testa di 6 in grembo

“…tu stavi sempre in disparte…quando ti parlavo dei miei…

o voltavi il volto quando ti parlavo dei …miei sogni…

e …piangevi spesso…quando ti raccontavo del Principe azzurro…”

“Ecco perché…

…non volevi che io soffrissi…hai sempre cercato di non dirmelo,

perché sapevi che ti amavo troppo,e sapevi…che non avrei sopportato la verità…

nu…numero 6…”

 

Gero arrivò a pochi passi da 18.

 

“6 era un ipocrita. Aveva paura che tu lo odiassi…povero idiota.

Non si rendeva conto che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla…

e che tu non lo avresti perdonato comunque…”

 

“LO AVREI PERDONATO COMUNQUE!!!!”

urlò all’improvviso 18,prima di scoppiare di nuovo in pianto.

 

“Lui…ha sempre cercato di farmi sorridere…

essere felice…

cercava di espiare la sua colpa…se solo me lo avesse detto…

LO AVREI PERDONATO!!!!!!!!!!!!!”

 

il tono disperato di 18 si mutò in un tono carico di collera.

 

tu,maledetto…è tutta colpa tua se roku ha ucciso

i miei genitori,rovinandosi la vita!!!!!!

io…io ti ammazzerò,maledetto schifoso!!!!”

 

 

Questa frase fece sussultare Gero,che per un attimo

assunse un espressione spaventata.

 

Ma poi,puntando la pistola alla fronte di 18,iniziò a parlare con calma.

 

“Io non ne sarei così sicuro…è ora che tu diventa un androide.

Obbedirai ai miei ordini,proprio come fece 6…

Ora che non hai nessuno,18,non puoi fare più nulla…

sei mia…”

 

18 non disse più nulla.

Assunse un espressione gelida,con gli occhi ancora velati dal pianto.

Crollò a terra,nascondendo il viso nel petto di 6.

Il suo abito angelico ora era coperto di sangue,

era distrutta.

Sola.

Con un ultimo respiro,perse i sensi per lo stress,e non si mosse più.

 

Gero si carezzo i baffi,riponendo la magnum 44 nel fodero.

Prima di avvicinarsi ancora ai due amanti distrutti,bofonchiò

 

“Torniamo a casa,6 e 18…”

 

 

E in quel posto,dove giaceva morto 6 e la sua amata,

il vento cominciò a soffiare,risuonando come un pianto,

assieme alle fronde degli alberi,e ai gambi dei fiori blu,

che cingevano i due come tante piccole lacrime.

L’ultima lacrima dell’androide cadde al suolo,

e fu coperta dalle perle sanguigne,trasportate dalla brezza gemente.

 

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Capitolo 24
*** A torniquet for my emotions ***


Terra,seppelliscimi nel tuo ventre,affinché io non possa più vedere il sole

 

Terra,seppelliscimi nel tuo ventre,affinché io non possa più vedere il sole.

Vento,spargi la polvere sopra la mia tomba,porta lontano il

mio ricordo dolente. Sole,almeno per stanotte non calare…

così che il tuo crepuscolo dia inizio alla cerimonia.

 

Diamo inizio al mio Requiem.

 

…”Il principe azzurro sconfisse l’orco cattivo,che teneva prigioniera la

principessa. Giunto da lei,la prese in braccio,e chiese la sua mano in sposa.

Si sposarono,ed ebbero molti figli.

E vissero per sempre felici e contenti.”

 

 

Solo una luce era accesa nel laboratorio: era la luce del tavolo operatorio.

 

18 aprì lentamente gli occhi.

La sua visione,dapprima appannata,divenne chiara.

 

Davanti a lei,sul lettino,giaceva come addormentato 6,ormai privo di vita.

Le parole le si strozzarono in gola,e le lacrime puntualmente ripresero a scendere.

Guardò un attimo il vestito bianco regalatole da lui: ormai era impregnato di sangue,

e molte perline si erano staccate.

 

“6…” gemette,cercando di allungare una mano verso l’androide.

“6…rispondimi…” singhiozzò.

 

Il corpo dell’androide non rispose. Nella stanza vi era solo un duro e freddo silenzio.

Lo stesso silenzio,rotto solo dai singhiozzi,di una camera ardente.

 

Di nuovo i pensieri tornarono a tormentarla.

I ricordi non volevano cessare di scorrere.

E il suo cuore,e la bocca dello stomaco,erano strette come da un filo spinato.

 

La voce di Gero dissolse il silenzio funebre.

 

“Ben svegliata 18.Proprio in tempo per la mia operazione…”

mormorò l’uomo da lontano,apparendo in un camice bianco.

La ragazza non riuscì a proferire parola,nella gola qualcosa le grattava continuamente,e le lacrime continuavano a scorrere copiosamente.

 

“6 era l’unico semi-androide che funzionò all’epoca.

Mi è dispiaciuto un sacco doverlo eliminare,sai…” disse,prendendo in mano un

bisturi e un divaricatore.

Sotto lo sguardo distrutto di 18,incise il petto di 6,e usò un divaricatore per tener

aperta la cassa toracica.

 

“N…No…Nooo…” mormorò lei,tenendosi gli occhi tra le mani.

 

Un rumore metallico si udì appena un minuto dopo.

La ragazza cercò di vedere cosa fosse la fonte,e ciò che vide le fece spalancare gli occhi.

 

Gero stringeva in mano un cuore di metallo,ormai spento.

Stava staccando i vari fili che lo collegavano al petto,sorridendo compiaciuto.

“Il cuore di 6 era un cuore speciale…dentro di esso,ogni ricordo veniva registrato.

Ed era una componente unica del suo sistema.” disse,per poi posizionarlo in una scatola metallica.

 

“Finchè era in vita,non potevo prenderlo. Erano i componenti del cuore quelli

che mi mancavano per farvi diventare androidi.

E ora finalmente li rivedo,dopo molti anni!”

 

“Lascia stare…6…” borbottò 18,inchiodata a terra.

“Prego? Non riesco a sentirti” disse Gero,in modo sarcastico.

 

“…Incredibile. Per una operazione così semplice mi ha davvero fatto attendere

molto…pensa un po’ te…” mormorò l’orco,per poi avvicinarsi a 18.

 

La ragazza non riusciva a muoversi…era paralizzata dalla vita in giù.

“Dimmi,18 cara…”

“Non toccare 6…con quelle luride mani…non toccarlo!!!” disse lei,cercando di intimorirlo.

 

“Non temere,18…ormai non lo toccherò più. Non mi serve più…è da rottamare!”

 

La parola “rottamare” fece scattare una scintilla a 18,

che afferrò con forza il colletto di Gero.

“Non osar farlo,bastardo!!!” ringhiò minacciosamente la ragazza.

 

L’orco rimase in silenzio un attimo,poi fece una risatina sotto i baffi.

“Come sei agitata,piccola…ecco,ora ti aiuto a calmarti!”

Così dicendo,improvvisamente, conficcò nel collo della ragazza una siringa a pressione,che iniettò un sedativo in meno di un secondo.

 

18 lasciò la presa,e si posò contro il muro.

“Tra poco dormirai …è quello che ti serve,visto che dopo 17 toccherà a te…”

“No…No!!!” urlò 18,sentendo già le forze mancarle.

Allungò ancora la mano verso 6.

Con un ultimo scatto,riuscì a raggiungere il lettino dove stava l’amato,

e si lasciò cadere sul suo braccio.

“Io…non ti lascio 6!!!Non ti lascio!!” mormorò in lacrime.

Stringendo la sua mano,18 gli diede un ultimo bacio.

 

Sperava che come nelle favole,con un bacio,avrebbe fatto rivivere il suo principe.

 

Ma gli occhi di 6 non si aprirono.

Le sue labbra erano fredde,spente,morte.

Altre lacrime bagnarono il suo volto,nel vano tentativo di svegliarlo.

18 rimase alcuni secondi a fissarlo,poi sentì delle mani stringerle la vita.

 

Gero la prese,e la spinse via dal lettino.

Subito dopo,iniziò a spingerlo verso un grande contenitore di ferro.

18 non si accorse subito di cosa fosse.

 

Ma quando l’orco accese la fornace,realizzò che era un forno crematorio.

 

VOLEVA BRUCIARE 6!!!!

 

Il suo cuore smise di battere per un secondo,ma con le sue ultime forze,

cercò di correre verso Gero,per impedirglielo.

 

“NOOOOOOOO!!!!!!!!!”

 

Gero in quel momento scaricò il corpo di 6 tra le fiamme.

Un altro urlo da parte di 18 rimbombò nella sala.

 

“NO!!!!NOOO!!!SPEGNI IL FUOCO!!!!SPEGNI IL FUOCO!!!!!” urlò 18,aggredendo alle spalle il dottore,cogliendolo di sorpresa.

 

“Inutile,18. Preferisci che marcisca? Lo vuoi vedere mangiato dai vermi?”

No,vero??Allora è meglio cremarlo!!!!!!!!!!!!!” disse Gero,dimenandosi

mentre 18 stringeva i suoi polsi.

 

18 vide uno spettacolo disumano nella fornace.

Il viso di 6 si scorgeva,avvinghiato dalle fiamme. I suoi capelli argentei stavano

carbonizzandosi,emettendo un odore orribile. E il suo viso lentamente

stava appassendo,come un fiore. Il suo occhio meccanico stava sciogliendosi,

e il vetro fuso colava sui pezzi di carbone ardente.

 

18,urlando,fece per gettarsi nella fornace, ma Gero la prese per un braccio con

forza,e le diede uno schiaffo.

 

“IDIOTA!!!Vuoi morire???Non te lo permetterò!!!”urlò Gero,infuriato.

 

“LASCIAMI!!!!!SEI!!!!SEEEEIIIIIII!!!!!” strillò 18,ormai disperata.

 

Allungando ancora una volta la mano verso il suo amato,

la ragazza vide la sua vista appannarsi. I suoi occhi iniziarono a chiudersi

distinguendo ancora la luce del fuoco.

Il suo cuore si strinse in una morsa,e così il suo stomaco,la sua milza.

 

Non lo avrebbe più rivisto.

 

Improvvisamente,il mondo si oscurò,e la ragazza cadde nell’oblio,

ormai vittima del sedativo.

 

L’ultima frase che udì fu

 

“Odiami pure,18. Odia chiunque ti faccia soffrire…

odia l’uomo….”

 

 

 

                                                   *   *    *    *   *

 

Il buio.

Tremendo e spaventoso come non mai.

18 stava riprendendo conoscenza,e la luce iniziò a schiarire quel nero abissale.

 

In quel breve lasso di tempo che precedette il suo risveglio,

vide per un ultima volta il volto sorridente di 6,come in un flash.

 

Aprì gli occhi di scatto,e si risvegliò nel pavimento del laboratorio superiore.

 

“6…” mormorò la ragazza.

 

I suoi occhi bruciavano.

La sua gola era secca.

Il suo cuore ad ogni battito era come se venisse trafitto da mille aghi.

Il dolore era troppo.

 

Ricordava 6 nella fornace,in mezzo a quel inferno.

Ricordava di aver voluto seguirlo,nel suo viaggio nell’aldilà.

 

La ragazza si alzò,andando in cucina.

Ad ogni passo,assieme ai ricordi,il mondo pareva cadere a pezzi di fronte a lei.

 

Con lo sguardo fisso,la mente vuota,si avvicinò ad un cassetto.

 

E tirò fuori il primo coltello da cucina che trovò.

 

“…Numero 6…” pensò,osservando il suo riflesso nella lama

“…io…ora che ti ho perso…come posso vivere senza di te…?”

 

 

“Portami via con te,6…”

 

 

Così dicendo,puntò la punta della lama verso il suo addome,

e fece per colpirsi.

 

Ma prima che la lama potesse infilzarla, sentì un forte dolore alla testa,preceduto da una botta secca.

Il coltello cadde rumorosamente sul pavimento, e 18 vide alcune gocce di sangue

cadere vicino ad esso.

 

Gero aveva aperto di poco la porta del suo laboratorio,tenendola chiusa con una

catenella. E la sua mano era protesa verso di lei.

 

Le aveva tirato un sasso.

 

“Brutta stupida…non posso lasciarti un attimo sola,che tenti di suicidarti…

poco male…vorrà dire che eliminerò ogni possibile arma dal laboratorio.”

Così dicendo,aprì la porta,camminò verso 18 e prese con se il coltello da cucina.

 

La ragazza stava immobile,con lo sguardo fisso.

Nessuna lacrima scendeva più.

Ormai anche le lacrime erano finite.

 

“Fila in bagno a sciacquarti,18.” ordinò Gero,con sguardo gelido.

 

18 rimase in silenzio,non degnandolo di uno sguardo.

 

Gero tirò fuori la pistola,e la puntò alla sua fronte,urlando

“MUOVI IL CULO!!!!”

 

Stavolta 18 obbedì,e a passo lento,entrò nel bagno.

Chiuse poi la porta sbattendola.

 

La luce era spenta,ma 18 poteva distinguere lo specchio del lavandino.

Non riusciva a vedersi in volto.

Allora accese la flebile lampadina,con le poche forze rimaste.

Il vetro era appannato,e lei passò una mano,pulendolo.

Il riflesso che vide era irriconoscibile: i suoi occhi erano gonfi,dal naso colava del muco,come con un bambino,e le labbra erano strette in una smorfia di dolore.

Era davvero lei?

 

All’improvviso,18 ebbe un dejavù.

Il sogno che aveva fatto,prima di scoprire che 17 era stato preso,corrispondeva.

Il bagno,il vetro,lo specchio appannato.

Senza volerlo,sorrise cinicamente.

 

Tutti i ricordi di 6 iniziarono a sbiadire,come se non fossero mai esistiti.

Con un ultimo singhiozzo,18 cacciò ogni sentimento umano in fondo al suo cuore,

e si ricordò le parole di Gero

 

“Odiami pure,18. Odia chiunque ti faccia soffrire…

odia l’uomo….”

 

L’espressione di 18 nello specchio sfigurò in un espressione fredda,

simile a quella di una bambola.

Nessuna emozione trapelava dai suoi occhi.

 

Improvvisamente,la ragazza diede una testata allo specchio,spaccandolo in innumerevoli pezzi.

Dopo alcuni secondi,riaprì gli occhi, e si guardò di nuovo,

stavolta riflessa in tanti frammenti di specchio.

Buttando giù un ultimo sentimento, si tastò il sangue che iniziava a scendere

dalla fronte.

Sembrò non provare il minimo dolore.

 

Le sue labbra,pronunciarono senza alcuna emozione un ultima frase,prima che

la luce della lampadina si fulminasse,lasciandola al buio.

 

“Io…odierò tutti gli uomini…non proverò mai più nessun sentimento…”

 

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Capitolo 25
*** Revival ***


Nel buio angosciante del piccolo bagno del laboratorio,

 

Nel buio angosciante del piccolo bagno del laboratorio,

18 si era messa seduta in un angolo,rannicchiata in modo pietoso.

Con il volto per metà nascosto dalle ginocchia unite, fissava il vuoto,

pensando al tempo passato,senza coinvolgere le sue emozioni.

 

 

Che cosa era la sua vita?

Che senso aveva?

 

 

I ricordi che le passavano davanti,sia nitidi che offuscati,

erano quasi tutti di 6 e di suo fratello.

Non aveva più nessuno.

Né suo fratello,ne 6.

“Perché mi hai mentito,6…” mormorò a bassa voce.

“Avevi promesso…che mi saresti sempre stato vicino…e tu non ci sei più…”

“Traditore…traditore….”

L’immagine di un fiore blu le balenò in mente.

Pensò al suo campo…al loro campo.

“Eri così gentile con me…perché mi hai lasciato da sola…”

Gli occhi cominciarono ad abituarsi al buio.

18 si guardò il vestito bianco,ultimo regalo di numero 6.

Dapprima candido e immacolato,si era mutato in un orribile straccio sporco di sangue e di terriccio. Vide scintillare una lucina.

Era l’unica perlina rossa rimasta sulla montatura dell’anello.

Tutti quei regali,altro non erano che palliativi?

Delle tangenti per pagare la sua negligenza?

Poteva anche darsi che non l’avesse mai amata.

Una cocente delusione pulsava nel petto di 18.

Ora che era sola,si sentiva vuota ed inutile.

La sua vita non aveva più alcun senso.

A questo punto,le sarebbe andato bene tutto.

 

Ormai,mamma e papà non avevano più un volto.

Non si ricordava più di loro.

E la storia del principe azzurro,ormai,era come bruciata nella fornace,

assieme a numero 6.

 

Tutte menzogne.

La morte dei genitori. La vera natura dell’uomo,e l’unico scopo della donna.

Tutti le avevano nascosto la verità.

 

A nessuno importava di lei.

 

A nessuno era importato mai nulla di lei.

17,6…mamma e papà…nessuno.

Era sola. Non avrebbe mai avuto più nessuno.

 

Non le importava più nulla.

Si sfilò l’anello,lo gettò nella tazza del gabinetto,e senza cambiare espressione,

tirò lo sciacquone.

Non le importava più nulla.

 

Lentamente,aprì la porta,e ritornò al laboratorio.

 

Lì trovo Gero ad accoglierla.

“Ti sei data una rinfrescata,18?” domandò con una velenosa gentilezza.

La ragazza fece un cenno,ma rimase a fissare il vuoto.

“Molto bene…” abbozzò l’orco,per poi darle una borsa di plastica.

 

“Penso che questo ti sia caduto prima…”mormorò dandole le spalle.

 

18 aprì la borsa,e ci trovò il completo che aveva comprato con 6.

Per una frazione di secondo il suo volto si rattristò,

ma subito dopo,deglutendo,18 spinse quel sentimento nello stomaco.

 

“Mettiti il vestito,18…quello che indossi è ridotto ad uno straccio.”

ordinò lo scienziato,rimanendo immobile.

 

La ragazza non obbiettò,e si cambiò come da ordinato.

Quando ebbe finito di infilarsi  i guanti,Gero si voltò,e sorrise.

“Sei bellissima” mormorò,prendendo con se l’altro abito.

La ragazza non disse nulla.

 

Gero rimase in silenzio ad osservarla,poi aprì la porta della sua stanza.

“18…dicevi di voler vedere tuo fratello,vero?Allora seguimi.”

 

Stavolta un qualcosa la fece risollevare un attimo.

Annuendo debolmente,seguì l’orco cattivo presso il laboratorio nascosto.

 

 

17 era proprio lì.

Svestito,e simile ad un manichino,steso sul letto operatorio.

La scatola con dentro il cuore di numero 6 era di fianco a lui.

In gola aveva moltissimi tubi,collegati a dei respiratori.

18 rimase a guardarlo,senza dire nulla.

 

Nella stanza vi erano quattro strani contenitori,dall’uso ignoto,ai suoi occhi.

Nei primi due erano impressi i numeri 17 e 18.

Il terzo e il quarto,non avevano nulla.

 

“Tra poco…tuo fratello si sveglierà. Quando lo avrò mutato in un cyborg,

inizierò con te. Ma prima,dovrai attendere,18” disse Gero,avvicinandosi.

Con gentilezza,la prese sotto braccio,e l’avvicinò al contenitore 18.

 

18 guardò un poco perplessa la cosa,e indietreggiò quando Gero

aprì la capsula premendo un bottone.

Un timore immenso iniziò a possederla.

 

“Questo è il tuo nuovo letto,18. Entra.” disse pacato Gero.

18 non disse nulla,ed entrò.

Lentamente,la capsula si richiuse,lasciando un piccolo oblò come finestra per il mondo esterno.

La ragazza cominciò a sentire freddo. Guardando in basso,notò che i suoi piedi

stavano congelandosi.

 

“Non temere,18. Sarà come fare un lungo sonno!”

 

Così dicendo,l’orco premette un pulsante.

Il rumore di una turbina coprì il resto.

18 rimase a fissare il vuoto…

e piano piano il suo mondo…il suo crudele mondo,

divenne nero.

Ma lei non disse più nulla.

Se solo in quel modo si fosse avvicinata alla morte,seppure temporanea,

le andava bene.

Ormai non aveva nulla che la bloccava.

Chiuse gli occhi in un ultimo respiro,prima che tutto diventasse nulla.

 

E cadde nel sonno profondo,come le principesse fiabesche.

 

 

                                                    *    *     *    *

 

Quanto tempo era passato,dal suo sonno?

Cosa era successo al mondo,in sua assenza?

Solo il buio dell’incoscienza accompagnò 18 nel suo sonno.

Una cosa simile alla morte la ingoiò viva.

Ma prima di addormentarsi,si era messa il cuore in pace.

Per lo meno,non avrebbe più dovuto fare nulla…

In un certo senso,la sua pace l’aveva raggiunta,in quel inferno congelato.

 

 

Poi,una piccola lucina.

Gli occhi di 18 si aprirono lentamente,vedendo ancora buio.

Chi osava svegliarla…?

 

“Bentornata tra noi,18…” disse la voce ormai famigliare di Gero.

18 mise a fuoco lentamente.

Davanti a sé vi era Gero,con dei baffi e dei capelli ancora più lunghi,

e con un maggior numero di rughe.

Il laboratorio era rimasto uguale.

Quanto tempo era passato?

 

“Hai dormito bene?Sono passati ben tre anni,18…hai fatto un sonno lunghissimo.”

 

3 anni.

Erano passati come un nanosecondo.

La ragazza uscì dalla capsula,riscaldandosi piano piano alla luce del neon.

Nel lettino dove prima giaceva il fratello,

ora vi era un grande telo che copriva un qualcosa di ignoto.

 

“Ah,lo stai guardando,18?” domandò Gero,giungendole alle spalle.

 

“Che cos’è…?” domandò 18,parlando per la prima volta dopo tanto tempo.

“Ma come,18…non lo riconosci?Si tratta di tuo fratello.”

 

Questa frase lasciò interdetta la ragazza.

Anche suo fratello,ormai…non era più umano.

Ma non gliene importava.

 

Gero afferrò un lembo del telo,e tirò,scoprendo 17.

Il ragazzo giaceva come prima,con gli occhi spalancati.

Ma i suoi occhi umani,ora erano stati rimpiazzati da dei gelidi vetri azzurri.

Ogni imperfezione della pelle era tolta.

Pareva una bambola di porcellana.

Perfetta. Inquietante.

 

“Non trovi che io abbia fatto un buon lavoro,18?” domandò orgoglioso di se Gero.

“Non c’è molta differenza tra il suo vecchio aspetto e questo.

L’unica differenza,è che ora la sua forza è inimmaginabile,e la sua vita eterna!”

 

18 si mise una mano davanti alla bocca.

Vedere suo fratello in quello stato,la fece intristire.

Non riusciva più a piangere,ma ricordava le parole di 6: “Non volevo che diventaste mostri come me…”

 

Ora 17 avrebbe sofferto come numero 6?

 

“17...”mormorò 18,inginocchiandosi.

“Non temere fratellino…io…diventerò come te…non ti lascerò da solo…”

 

Gero intanto,raccolse un telecomando,e si avvicinò.

“Che facciamo,18?Lo attiviamo,il tuo bel fratellino?” domandò.

18 non proferì parola,ma lo scienziato lo fece comunque.

 

Premendo un pulsante,le pupille di 17 si illuminarono.

Gli occhi iniziarono a muoversi,e così il resto del corpo.

Il primo respiro dopo anni di nulla entrò nei suoi polmoni,

emettendo un gemito secco. 17 guardò la sorella con occhi sorpresi.

Si mise a sedere sul lettino,scrutando entrambi confuso.

“S…so…Sorellina?” mormorò “D…dove mi trovo?”

 

“17…” mormorò lei,abbracciandolo alla vita “Sei tornato...!!!”

 

Il neo-androide la guardò confuso,per poi mormorare

“Ma perché mi abbracci,18?Spostati.”

La frase gelò la sorella,che però obbedì.

 

Gero si avvicinò alla sua creazione.

“Bentornato,17. Ora sei rinato come androide…” disse semplicemente,scoprendo

uno specchio.

Il ragazzo si alzò lentamente dal lettino,barcollando leggermente.

Posò una mano sullo specchio,e osservò il suo riflesso.

 

“Questo…sono io??!” domandò alla sorella.

18 non disse nulla.

“Io…come ero prima??Non ricordo…” si domandò dubbioso.

 

“Splendido.” commentò Gero,carezzandosi i baffi.

“Sono riuscito a resettargli la memoria!!!

 

Le emozioni di 18 riaffiorarono per un momento.

Una lacrima le scese dagli occhi.

17…Numero 6 è morto. Lo hanno ucciso!!!

 

Numero 17 osservò la sorella in modo indefinibile,poi disse con tutta naturalezza

 

“…Chi è questo numero 6??!”

 

La frase di 17 sconvolse 18.

Non si ricordava di Roku?

L’unico loro amico,nonché l’unica persona ad averli amati??!

 

“Inutile,18.” ridacchiò Gero “17 ricorda solo di te e me. Per il resto,ho deciso di fare

pulizia nella sua mente.”

 

18 iniziò a singhiozzare.

 

“CHE NE HAI FATTO DI MIO FRATELLO??!” domandò,rivolta all’orco

“RIDAMMI INDIETRO 17!!!!!!!!

 

Gero scosse la testa. “Impossibile. Ormai è diventato un androide…”

 

A queste parole, 18 scoppiò in un pianto dirotto,

nonostante la sua promessa di non provare più emozioni.

Era disperata.

17 non era più lui.

Voleva indietro suo fratello!!!!

 

17 guardò la sorella sorpreso,poi si voltò verso Gero.

“Tu…hai fatto piangere la mia sorellina?”

E così dicendo,si avvicinò.

 

“Beh,e con questo?Non dovrebbe importartene,17!Ormai sei un androide,no?”

 

17 arrivò a circa ad un metro dal creatore,poi fissò un punto vuoto.

“Io non sono più umano.” disse senza emozioni.

Una nocca schioccò,senza preavviso.

 

Gero assunse un espressione sorpresa.

 

E in meno di un secondo,17 lo colpì al volto con un calcio.

 

L’orco cattivo andò a sbattere violentemente contro un macchinario,per poi rialzarsi.

“CHE CAZZO TI PRENDE,17???TU NON PUOI RIBELLARTI!!!”

urlò,tenendosi la faccia con una mano.

 

17 rimase a fissarlo,poi,sotto gli occhi esterrefatti di 18,sradicò con estrema naturalezza una tubatura, e si avvicinò all’orco.

 

“Qui qualcosa non va!!!” iniziò a borbottare Gero,in panico.

17 non disse nulla,e lo colpì di nuovo con il palo,facendolo sputare sangue.

 

18,alla vista del sangue dell’orco,sorrise istintivamente,

emettendo una folle risatina.

 

Stava provando piacere…

“Non so perché,ma se qualcuno fa piangere 18,mi viene voglia di massacrarlo”

mormorò insensibile 17.

 

Così dicendo, tentò di colpire Gero,che schivò all’ultimo momento la potentissima sprangata ,che fece piegare in due un apparecchio elettronico.

 

“FIGLIO DI PUTTANA,SEI DIFETTOSO!!!” urlò l’orco,sfoderando la sua magnum 44 e puntandogliela contro.

 

L’androide parve non dare peso all’arma,e cominciò a colpire il laboratorio

a casaccio,distruggendo molti macchinari complicati.

Stronzo,fermati!!!Il mio laboratorio!!!” urlò Gero pieno di rabbia,facendo fuoco.

 

I proiettili sorprendentemente colpirono 17,ma caddero accartocciati a terra,

come piccoli sassolini.

Gero e 18 rimasero stupefatti.

 

Di colpo,18 si riprese,e urlò a 17,piena di rabbia

“17!!!MASSACRA QUEL BASTARDO!!!!!”

 

L’androide obbedì,e si scaglio con grande velocità verso Gero.

Con un colpo,lo prese ad un braccio.

Il suono di un osso che si rompe rimbombò nella stanza,seguito dall’urlo disumano di Gero.

18 sorrise,e continuò “ORA LE GAMBE!!!”

 

Il fratello fece per colpire ancora l’orco,ma questi prese di nuovo il telecomando,

e schiacciò il bottone,urlando.


”FERMO,MALEDETTO!!!”

 

qualche istante dopo,17 lasciò cadere la tubatura,e si accasciò a terra come morto,

lasciando gli occhi sbarrati.

 

18 iniziò a boccheggiare,mentre Gero si stava rialzando lentamente.

 

Sto’ stronzo…” ringhiò,dando un calcio al ragazzo,inerte.

“Non potevo immaginare che fosse difettoso,ho dovuto arrestarlo…dovrò lavorarci ancora,a quanto pare…”

Così dicendo,caricò il fratello sul tavolo,e si fasciò il braccio fratturato con un pezzo di stoffa.

 

“Allora mi sa che inizierò con te 18…” disse,tirando fuori una siringa piena di Diamond Ring.

 

18 prima iniziò ad indietreggiare,ma poi,rammentando la sua promessa,non si mosse più.

Che sarebbe cambiato? Ormai cosa le importava,di diventare come 6?

Anzi…se come 17 avesse dimenticato l’androide

tanto meglio.

 

Gero,quasi a leggerle nella mente,ridacchio.

 

“Per punizione,18,io ti lascerò alcuni ricordi…tra cui quelli di 6.

Non voglio che tu diventi come tuo fratello,che si è ribellato.

Sarai docile docile…eh eh!!!”.

 

18 fece un ultima smorfia di dispiacere.

Convinta che non ne avrebbe più fatte,e che non avrebbe più provato emozioni,

lasciò cadere un ultima lacrima.

 

Ci fu una leggera puntura al collo.

Poi più nulla.

 

Al risveglio-pensò,prima di cadere in coma- cosa avrebbe provato?

 

 

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Capitolo 26
*** Back to life -1- ***


Quando le foglie cadranno,e i cieli si tingeranno di grigio,

 

Quando le foglie cadranno,e i cieli si tingeranno di grigio,

la notte si avvicinerà celere ad un nuovo giorno.

Un usignolo canterà la sua canzone d’addio,mentre

tu farai meglio a nasconderti dal suo congelato inferno..
Su ali fredde si avvicina,sbrigati,o preparati a cadere.

Quando lei ti abbraccia, tramuta il tuo cuore in pietra.

Lei viene di notte,quando tu sei solo; e quando sussurra il tuo

sangue inizierà a scorrere freddo.

Farai bene a nasconderti,prima che ti trovi.

Quando lei si infuria, tutta la vita porta via,

non hai visto le rovine del nostro mondo?

Ma il sole sorgerà,sciogliendola, e il mondo

scoprirà la gloria di un nuovo giorno.

 

Whitin Temptation –Ice queen-

 

                                               ***************************

 

Credevo che avrei dormito per tutta l’eternità.

Nel mio inferno di ghiaccio,tutti i miei dolori e tutti i miei pensieri erano come

spariti. Era stato come fare un lungo sonno.

Non ricordavo nulla, fino a quando non vidi una luce,che mi svegliò.

 

Già una volta ero stata riattivata,ma non ho molti ricordi al riguardo.

Ricordo solo di aver visto i miei nuovi occhi allo specchio,che mi osservavano gelidi,

privi di ogni sentimento. E poi il nulla.

 

Anche stavolta mi stavano risvegliando.

Chi osava?

Chi osava destarmi dal mio sonno eterno? Chi aveva così tanto fegato da svegliare la

“principessa nel ghiaccio”,chiamata così perché fino all’ultimo aveva creduto all’arrivo del suo principe,senza successo?

 

Aprii gli occhi, sentendomi chiamare.

“Ben svegliata,numero 18”.

Quella voce. L’incudine e il martello vibrarono,riconoscendo il tono dell’orco.

Con lentezza,mi alzai dalla capsula d’ibernazione, per poi accorgermi che numero 17 era al mio fianco.

E mi stava fissando,simile ad un manichino.

Girando lo sguardo,vidi l’orco.

Invecchiato in modo quasi innaturale, faceva notare in modo vistoso il suo cervello immerso in un liquido misterioso, protetto solo da una cupola di materiale simile al vetro.

 

Anche lui era un androide.

17 mi fece cenno di guardare la sua mano.

Il bastardo aveva in mano un controller per l’arresto di emergenza…

L’empatia che univa me e 17,mi fece capire cosa aveva in mente.

Per cui,sorrisi, e salutai il mio “padre”.

 

“Buongiorno, dottor Gero…anche lei è diventato un androide?”

dissi,osservando l’altro braccio,privo di mano.

“Volevo ottenere anch’io la vita eterna…” rispose lui,sorridendo.

“A dire il vero” continuò “ mi sento sollevato…quando vi ho costruito,ho studiato troppo i reattori energetici eterni e la potenza,quindi non potevo controllarvi perfettamente. Infatti non eseguivate i miei ordini…”

Noi due rimanemmo zitti,da bravi androidi,come avremmo dovuto fare.

Pochi attimi dopo,il nostro creatore si voltò e iniziò già a darci degli ordini.

“Potete iniziare il lavoro…fra poco arriveranno qui i compagni di Goku! Fate fuori tutti, non lasciate fuggire nessuno!”

 

Si può dire che conoscevo i “compagni di Son Goku”.

Nel mio cervello erano impressi i loro dati, ma a questo non sapevo dare spiegazione.

Io e 17 decidemmo comunque di obbedire.

Improvvisamente, si udirono delle forti spallate alla porta principale.

Gero si voltò gridando “Eccoli!”.

Potevo udire alcune frasi spezzate,dietro la porta.

Qualcuno stava parlando,ma non riuscivo a collegare la voce con gli elementi.

 

Fu allora che 17 decise di disobbedire al nostro “padre”.

Mentre Gero era assorto,lui ne approfittò per fregargli di mano il controller per l’arresto.

 

“Numero 17???Cosa hai in mente???!” balbettò lui,lasciando trasparire dello stupore.

 

Io sorrisi.

Era arrivato il momento che io e 17 aspettavamo da tempo!

“ Questo è un controller per fermarci in caso di emergenza?” domandò 17

“Hai paura di noi,non è così?”

Senza dare tempo al Gero di rispondere, 17 distrusse con una mano il controller, lasciandolo cadere accartocciato al suolo.

 

L’espressione di Gero si caricò di panico.

“E-EHI!!!Cosa stai cercando di fare???! Non è il momento di scherzare!!!” sbraitò agitando inutilmente un palmo della mano.

17 fece un sorriso ironico.

 

“ Non vogliamo più rimanere inattivi…vecchio caprone!!!

“17!!!Invece di scherzare,vai a uccidere quelli là fuori!!!”balbettò l’altro.

 

Mentre Gero blaterava con mio fratello, la porta venne fatta saltare da un colpo energetico da quelli là dietro.

Io e 17 rimanemmo in silenzio,ad osservare i così detti “amici di Son Goku”:

“ Sono loro?” mormorò l’individuo che riconobbi come Vegeta.

Un piccoletto balbettò, nascosto per metà dall’amico più alto.

“ Quei…quei due sono 17 e 18?”

Un ragazzo dai capelli viola, che stranamente non riconobbi, rispose

“Esatto!Non lasciatevi ingannare dall’aspetto…sono terribili!!!

 

Gero, in panico, ci ordinò di nuovo di ucciderli seduta stante.

17, di tutta risposta,si rifiutava.

 

 

Io rimasi in silenzio ad osservare la scena.

Poi voltai lo sguardo su una capsula simile alla nostra,ma con impresso il numero “16”.

“ Numero 16?Chi è…un androide ad energia eterna come noi?” domandai.

Gero mi sbraitò contro

“NON TOCCARLO,18!!!O ci scaveremo la fossa da soli!!!”

“E perché lo hai conservato,se non si può toccarlo?” domandai.

17 mi intimò di azionarlo, e contemporaneamente Gerò continuò a ordinarmi di non toccarlo.

Sorridendo, feci per premere il pulsante,ma rimasi alcuni secondi con il dito immobile,

osservando l’orco esasperato dalla situazione.

 

Dopo un ultimo urlo,vidi la mano di 17 trapassargli il petto.

Gero barcollò in avanti,per poi voltarsi verso mio fratello.

Sorrisi cinicamente, vedendo la scena come al rallentatore: 17 fece un salto, e con un calcio, decapitò il vecchio, facendo finire la testa vicino ad uno dei compagni di Son Goku.

 

Subito dopo, mentre Gero balbettava le sue ultime parole, mio fratello schiacciò con un piede la testa dell’orco,eliminandolo definitivamente.

 

Era stato strano…

Avrei scommesso che al momento della morte del mio creatore, avrei provato un immenso piacere, nel vedere il suo cervello spappolarsi, i suoi occhi schizzare via da quel brutto muso…

E invece…in quel momento, non avevo provato proprio nulla.

Era stato un qualcosa di insipido…dal sapore simile a quello dell’acqua.

Per un attimo brevissimo mi sentii sul punto di dire “che delusione”.

 

“Che…che disgraziati!!!” balbettò sconvolto il piccoletto

“Hanno ucciso il loro creatore!”

Vegeta ghignò. “Non c’è nulla di strano…uccidono chiunque li intralci…siete voi umani quelli strani.

 

17 tornò da me, con un sorriso sornione.

“Spingi il bottone.” si limitò a dire.

Feci per premere il pulsante, ma il ragazzo a me sconosciuto sbraitò di non voler vedere altri androidi, e ci colpì con un colpo energetico.

 

“Assolutamente inutile” pensai,in mezzo alla polvere.

Il colpo di quel ragazzo non solo non ci aveva che impolverato,ma anzi, ci aveva aiutato, poiché aveva strappato via i tubi dalla capsula del numero 16.

 

Così…attivai numero 16.

Quando quell’omone uscì dalla sua capsula, con il suo sguardo freddo e perso nel vuoto,

ebbi come un flash di numero 6.

Non mi preoccupai molto della cosa.

Oramai avevo solo un unico scopo nella mia vita…uccidere Son Goku.

Non mi importava di nulla altro al mondo.

Nemmeno di me stessa.

 

Io,17 e il nuovo arrivato ci alzammo in volo, diretti verso la casa di Son Goku.

 

Perché…perché quella volta non pensai…

“ Ma dopo questo…che scopo avrà la mia esistenza?”

 

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Capitolo 27
*** Back to life -2- ***


“Perché è successo questo

“Perché è successo questo??!” pensai,in panico.

Davanti a me, due luci si stavano scontrando…e io ero immobile a fissarle, con numero 16 mezzo distrutto al mio fianco.

Come era potuto succedere?Fino a poche ore fa,17 era ancora al mio fianco…e ora…

 

Numero 18…devi andare…”

mormorò un'altra volta numero 16, con una voce distorta per via del danno subito ai circuiti.

E dire che fino a poco fa,le cose non erano così disperate…

 

Mentre stavamo dirigendoci presso l’abitazione del nostro obbiettivo,

camminando lungo una lunga strada asfaltata tra le montagne del nord,

Vegeta ci raggiunse.

Ci avrebbe ucciso, aveva affermato, perché era lui il più potente di tutto l’universo.

 

Che idiota. E lui sarebbe il principe di questi così detti “saiyan”? Povero idiota.

Le persone come lui,che si aggrappano al loro stupido orgoglio, nonostante le evidenze,

mi fanno schifo.

Illudersi è una cosa inutile…

 

Era troppo evidente che non poteva nulla contro di noi.

Quindi, provai quasi piacere a massacrarlo di botte…

In fondo,il nostro obbiettivo era Son Goku, ma non ci era proibito eliminare chi ci ostacolava. Eravamo liberi ora.

 

Lo stupido urlò quando gli ruppi un braccio con un calcio ben piazzato.

La cosa mi fece sorridere…

“Sicché tu saresti un grande uomo,eh?” mi sentivo di dirgli.

E come immaginai, mi ritrovai tutti i guerrieri che erano con lui contro di me, così 17 decise di intervenire.

Inutile dire che questo intervento dei suoi compagni fu inutile.

 

“Andiamocene via” disse 17, tornando sulla strada dove eravamo prima.

Davanti a noi,paralizzato dal terrore, c’era quello stupido piccoletto.

Era stato di sicuro il più intelligente, non attaccandoci.

Per lo meno si rendeva conto di non poter nulla contro di noi.

 

“Non preoccuparti,i tuoi amichetti sono vivi,” gli disse 17, a braccia conserte.

“Vai da loro e falli riprendere con i senzu,su…”.

Detto questo,si voltò verso di me.

“Non chiedi dove si trova Son Goku?” domandai seccata.

“ Beh,è più divertente cercarlo da soli,non trovi? Ma forse sarà così stupido da cercarci lui stesso,non appena saprà di noi…”

Non dissi nulla,e feci per andarmene,quando il piccoletto ci inseguì urlando

“Aspettatemi!!”

 

Lo squadrai ben bene, sebbene fossi più interessata al desiderio di comprarmi un abito nuovo, che all’ascoltarlo.

“Che vuoi?” sbottò 17 senza voltarsi nemmeno

 

“Sentite…” iniziò lui, tenendo una posa di guardia e sudando freddo

“Qual è il vostro obbiettivo? Uccidere Goku? Oppure volete mettere il mondo in crisi??!”

 

La domanda mi fece riflettere.

A dire il vero non ci avevo mai pensato a questo…ma lasciai che fosse 17 a rispondere,

poiché la pensava esattamente come me.

“ Innanzitutto, uccidere il tuo amico è il nostro obbiettivo primario…poi decideremo sul da farsi…”

 

Perché dovete ucciderlo? Ora che avete ucciso Gero…quello che lo odiava…”

“ Gero non c’entra…per noi è un gioco…” rispose 17,voltandosi verso di lui.

“U…Un gioco??! Lo uccidereste solo per questo??! Quindi è inutile che io vi dica di lasciarlo perdere,vero??!”

 

16 decise di rispondere a quel insolente.

“Sì,è inutile…noi siamo stati creati per ucciderlo…”

“ Capito?” concluse 17,con una risatina.

 

“ Non è vero…” pensai, guardando per terra.

“16 è stato creato dal nulla…questo sì…ma noi che una volta eravamo umani…avevamo ben altro in mente…”

 

Mi soffermai ad osservare quello che avevo di fronte:

Quel piccoletto aveva uno sguardo tenero, degli occhi decisamente dolci.

Un tipo come lui…un guerriero?!

Un qualcosa in lui mi urtò i nervi. Ma decisi di stare al gioco…

così,lentamente, mi avvicinai a lui, e salutandolo con un illusorio “A presto”

lo baciai sulla guancia.

 

Il piccoletto fece una faccia ridicola,e poi si strofinò la guancia,come se fosse disgustato,

ma non smise di fissarmi.

 

--- Davvero credi che questo sia un bacio?--- pensai.

Qual “bacio” non era un gesto tenero.

Era solo una beffa tutta per te.

--- …Perché tu sei come tutti gli altri…sei mio nemico!---

 

Così dicendo, e ridendo sotto i denti, io,17 e 16 ci alzammo in volo,

dritti per la nostra meta.

 

Il nostro viaggio durò un lasso di tempo relativamente breve:

Raggiunta la casa di Son Goku, scoprimmo che era stato trasferito.

Quindi, raggiungemmo la casa dell’eremita della tartaruga per chiedere dove fosse.

 

Il namecciano di nome Piccolo ebbe la sfrontatezza di sfidarci tutti quanti.

Così mi ritrovai ad osservare il numero 17 e quel alieno scontrarsi ad armi pari in cielo.

 

E fu poco dopo, che l’ombra dell’orco tornò a tormentarmi…

Cell.

Sentii questo nome da Piccolo, quando vidi questa creatura simile ad una gigantesca cicala umanoide.

Era un altro androide del dottor Gero.

 

“Maledetto bastardo!” pensai, mentre vidi questo sconosciuto mandare al tappeto 17 e l’avversario.

Quel maledetto continua a tormentarci anche da morto??!”

 

Numero 16 cercò di fermarlo.

Ma 17, in un impulso di orgoglio, si fece prendere.

Cretino.

Mentre vidi il corpo di mio fratello che veniva ingoiato intero da quel mostro, una fitta al petto mi colpì.

17 mi aveva deluso. Il mio caro fratello finire in quel modo???!

 

Non mi ero resa conto che stavo provando di nuovo sentimenti…la situazione era surreale… ero decisamente più impegnata a dare dell’idiota a 17,che a pensare in modo razzionale.

 

Un colpo del nuovo Cell distrusse metà testa dell’androide numero 16.

In un primo momento sarei corsa via senza voltarmi, ma quando uno dei guerrieri centrò Cell con uno dei suoi colpi, decisi di scappare assieme a 16.

 

Il perché lo avevo fatto, non mi era chiaro.

In fondo era una macchina…senza emozioni…senza vita reale…senza futuro…

eppure un qualcosa in lui mi ricordava qualcuno…

 


” 18…DEVI SCAPPARE!!!” ripeté di nuovo 16, poggiato su una roccia.

 

Cell e Vegeta si stavano affrontando.

Non capivo nulla della situazione.

Un qualcosa nel petto pulsava veloce, e le mie mani involontariamente stavano tremando.

 

---Io…io non dovrei esser così…sono un androide—pensai, confusa.

 

Improvvisamente ci fu un rumore che mi fece voltare lo sguardo.

Un oggetto era caduto a terra.

Girai la testa per vedere cosa fosse, e mi stupii:

Il piccoletto di prima stava a una decina di metri da me, fissandomi a testa bassa.

 

“T…Tu…” mormorai,prima di vedere l’oggetto a terra.

 

Sentii il sangue gelare, vedendo un telecomando di disattivazione ai suoi piedi.

 

“Un telecomando per l’arresto di emergenza???!Perché ce l’ha lui???” pensai in panico.

 

Non so bene il perché…ma una parte di me non aveva paura.

Anzi, sembrava felice di vedere quel telecomando.

Il piccoletto borbottò qualcosa, di cui capii solo

“Scusami Bulma…so che hai fatto fatica a costruirlo…ma…”

 

Non ebbi il tempo di pensare a cosa si riferisse,che lui distrusse con un calcio il telecomando.

 

PERCHé??

 

“Perché l’hai fatto???! Non era la tua possibilità di disattivarmi???Perché l’hai rotto??!”

domandai trafelata al piccoletto.

 

Lui di tutta risposta mi fissò, mordendosi il labbro, come se fosse sul punto di piangere.

 

“Io…l’ho fatto perché…”

 

Prima che quel tizio potesse rispondermi, sentii un urlo.

 

“EHI,VOI!!!!! CELL VI HA SCOPERTO!!!!

 

Mi voltai di scatto verso la fonte dell’urlo, e vidi la figura di Cell lanciarsi a velocità folle verso di me.

 

Non ebbi nemmeno il tempo di capire la situazione pericolosa in cui mi trovavo,

che udii un altro urlo, stavolta dal mostro…

 

“TAIYOKEN!!!!!!!!!!!!!!”

 

Un immenso bagliore trapassò i miei occhi.

Lanciai un urlo disperato, non appena mi accorsi che tutto il mondo intorno a me era diventato nero.

 

E poi…

più nulla.

 

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Capitolo 28
*** 26 ***


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Una goccia.

Una goccia di liquido insipido cadde sul suolo erboso.

Una goccia,poi un’altra.

Un’altra, e un’altra ancora.

 

Nei pressi di una strada montana, vicino ad un viadotto, rannicchiata sull’erba bagnata,

stava la figura di una ragazza, immobile come una statua.

La pioggia aveva iniziato a scendere, e lei se ne stava immobile, noncurante,con il volto nascosto tra le ginocchia.

 

“ Perché esisto?” pensò.

“ Sarebbe stato meglio se io non fossi mai stata risvegliata”

 

La ragazza si frugò in una tasca in cerca di qualcosa, e ne tirò fuori un pezzetto di carta ingiallito.

 

Ecco cosa ne rimaneva,del suo amato diario.

L’unica pagina era rimasta a sua insaputa nella sua tasca.

Rimase a fissare la pagina,senza dire nulla.

Una goccia di pioggia bagnò il centro del foglio, creando una macchia nera che andava allargandosi.

 

“Perché quella volta Gero non ha premuto il pulsante?” si domandò, mentre l’acqua iniziava a bagnarle i capelli.

 

 

Dopo quell’urlo da parte del mostro, non ricordava più nulla.

I suoi unici ricordi erano da quando riaprì gli occhi.

 

Aveva sentito un urlo.

“Dende,allontanati da lei,o ti ucciderà!!!”

“ Ehi,non esagerare!” ribatté un’altra voce.

 

18 aprì gli occhi e si alzò: tutti i compagni di Son Goku erano lì,e la stavano guardando.

Il piccoletto davanti a lei cominciò a parlare:

“Siamo al santuario di Dio…non preoccuparti…Gohan ha sconfitto Cell…”

 

Una grande confusione entrò nella sua testa.

Mentre uno degli idioti che stavano lontano da lei blaterava sul fatto che non potesse più attaccarli, il namecciano chiamato Piccolo le rivolse la parola.

 

“ Dovresti ringraziarlo” disse,indicando con un cenno della testa il piccoletto

“Ti ha sempre difeso da quando Cell ti ha rigettato.”

 

Lei posò i suoi occhi su di lui. Al solito, sulla sua insopportabile faccia era impresso

un sorriso idiota. Le faceva venire il nervoso.

“N…non potevo lasciarti morire…” mormorò lui.

 

Fu allora che il bambino saiyan noto come Gohan si intromise dicendo a voce alta

“ Ho capito!!!Si è innamorato di 18!!!”

Il piccoletto andò in panico, e mise a tacere il moccioso con un pugno sulla testa.

 

18 rimase gelida, a fissare lui e gli altri.

 

Innamorato?

E cosa vorrebbe dire?

Provava “amore” per lei?

Senza nemmeno conoscerla?

Evidentemente uno come lui era tanto idiota da non rendersi conto di quello che stava pensando…

Di certo,se l’avesse conosciuta- pensò- avrebbe fatto come un qualsiasi maschio…

 

“ E allora?” fece lei, gelida.

“ Credi che per questo io ricambi? Sei solo un povero idiota…non intendo minimamente ricambiare un piccoletto come te!”così dicendo,si voltò e volò via.

 

Non aveva dato peso alla cosa.

Di idiozie ormai ne aveva sentite e provate tante…

oramai che cos’erano i sentimenti?

Per un androide come lei, non valeva la pena provarli, ne tantomeno riceverli.

 

Improvvisamente l’androide venne fermato dall’apparizione del drago.

“Che cos’è?” mormorò, per poi ritornare sul santuario,nascondendosi dietro una colonna.

 

Non aveva ascoltato tutti i discorsi, ma si mise all’ascolto quando il piccoletto fece una richiesta a quel drago enorme.

“Shenron, non puoi far tornare umani 17 e 18??!”

 

18 rimase sorpresa, per non dire sconvolta.

PERCHé richiedere una cosa simile???!

Al di là del fatto che lui provava qualcosa, perché preoccuparsi tanto di una persona che nemmeno l’aveva degnato di un “grazie”?

 

“Non ne sono in grado.” rispose il drago

“Poiché superano la mia capacità, non posso modificare simili esseri, a me superiori…”

L’espressione del piccoletto sbiadì, e abbassò la testa.

“…Peccato…” mormorò.

 

18 rimase in silenzio ad ascoltare, senza sapere che pensare, finché il ragazzo formulò un'altra richiesta.

 

“ Allora,non puoi almeno rimuoverne i dispositivi esplosivi?”

 

18 sussultò.

Si era ricordata solo ora della bomba che aveva in corpo…

la sua unica possibilità di farla finita…

 

“Questo posso farlo, dato che non riguarda le capacità dell’essere…” disse il drago.

Una luce rossa illuminò gli occhi della creatura, e poi uno scintillio di proporzioni immense lo fece sparire nel nulla.

Anche il cielo ritornò azzurro.

 

18 si guardò le mani.

Le era stato rimosso il dispositivo esplosivo?

Quel idiota aveva rimosso la sua unica speranza di morire??!

E anche quella del suo fratello?

Una rabbia iniziò a salirle in corpo.

 

“Certo…è stato molto gentile da parte sua…però...” mormorò dentro di se,cercando di seguire i discorsi.

 

“L’ho fatto perché…beh,18 mi piace… e mi dispiaceva avesse una bomba in corpo”

disse il piccoletto,rispondendo ad una domanda di un suo amico

“ …però l’ho chiesto anche per 17 perché…penso che lui sia più adatto a lei,no?”

 

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

18 fece uno scatto e uscì allo scoperto,richiamando l’attenzione generale.

 

“Pezzo di cretino!!!17 e io siamo fratelli gemelli!!” urlò, stizzita dal suo comportamento.

“N…numero 18??” balbettò lui,sorpreso.

Un idiota dietro di lui mormorò

“Hai sentito? Sono gemelli! Quindi non possono sposarsi!”

18 fece finta di non sentire quella frase idiota,e incalzò.

“ E comunque non ci sperare…non me ne importava nulla dell’esplosivo che avevo in corpo!!!Idiota!!!”

 

Il piccoletto abbassò lo sguardo,rattristato.

18 si voltò.

 

Benissimo…ora non poteva più nemmeno farla finita.

A dire il vero, le importava dell’esplosivo…era uno dei suoi pensieri ricorrenti:

--- Quando deciderò di finirla, dove mi farò saltare?---

---Io e mio fratello potremmo farci saltare assieme…così staremo insieme per sempre---

Quello certo non era stato un favore,da parte sua…anzi.

Era una cosa che l’aveva fatta arrabbiare.

 

Ma…tuttavia…non era colpa sua.

Lui non ne sapeva nulla,ovviamente. Anzi…si può dire che era stata una cosa molto gentile.

 

Senza riflettere bene su quello che stava pensando, 18 si voltò verso di lui, e mormorò

 

“ Ci vediamo…”

 

dopodiché, si alzò in volo e sparì nel nulla.

 

 

Erano passati già 3 mesi da quando pronunciò quelle parole.

Ancora una volta, quella frase non era che un palliativo.

L’aveva pronunciata, sebbene fosse certa che non lo avrebbe più rivisto…

 

“ Che mi importa…” mormorò lei, ormai fradicia.

“Anche se faccio illudere la gente, loro di certo non potranno mai soffrire quanto me…per giunta,ora non so che fare della mia vita…”

 

Son Goku era morto.

Il suo obbiettivo era sfumato,non le restava niente da fare.

Ora non poteva nemmeno suicidarsi.

17 era sparito nel nulla, sperduto chissà dove nel mondo.

E lei si sentiva sola.

Di nuovo.

 

“Sono destinata a restare sola…” ridacchiò lei,tristemente.

 

Quanto avrebbe sperato che la pioggia in qualche modo la arrugginisse.

Avrebbe fatto di tutto pur di ritornare nell’oblio.

Era la cosa che più la faceva stare in pace.

 

Nel foglio che teneva in mano,ormai sbiadito dall’acqua piovana, vi era un disegno, con rappresentato il suo tanto sognato “principe”.

Un'altra delle sue illusioni…

“Ormai che me ne faccio di questo pezzo di carta straccia…” pensò.

Così dicendo,accartocciò il foglio di carta,e lo lanciò lontano,verso la strada asfaltata,

per poi ritornare nella sua posizione raggomitolata.

 

Avrebbe voluto che il mondo finisse.

Che i rumori smettessero.

Che solo lei e l’eternità del vuoto e del buio rimanessero.

 

Ma fu ancora una volta una voce a turbare quel pensiero sul nulla eterno.

 

“Ehi,bella…che ci fai qui,tutta sola?”

 

18 esitò un attimo, ma poi alzò lo sguardo.

Vide un ragazzo con un ombrello, che aveva parcheggiato la sua macchina davanti a lei.

Non se ne intendeva,ma quel tizio dava l’aria di esser il classico “figlio di papà”:

una di quelle persone che non hanno mai conosciuto il dolore,e che sono cresciute viziatissime.

Il ragazzo le si avvicinò imprudentemente, chinandosi un po’.

 

“…Uao…ma lo sai che sei proprio bella?” bofonchiò

“ …una così carina, che ci fa qui a prendere la pioggia? Sei fradicia!”

 

18 non rispose.

Un profondo odio le pulsava dentro.

Le ferite che teneva nel suo corpo parevano riaprirsi,ogni volta che un maschio le parlava.

E quel dolore era insopportabile.

 

“Sei timida,eh?” fece lui, afferrandole una mano.

“Proprio come piacciono a me. Su, vieni …ti do un passaggio in macchina!”

 

“No.” disse lei, in modo cupo.

Il ragazzo parve non capire, e continuò a stuzzicarla.

 

“Eddai…non ti mangio mica! Ti porto dove vuoi…e poi si vedrà!”

così dicendo, cercò di strattonarla verso la macchina.

E fu lì che 18 esplose.

 

“NON ROMPERE!!!” urlò, facendogli sciogliere la presa con la sola forza spirituale.

Il ragazzo si voltò sorpreso, e sussultò:

18 lo fissava,gelida e inquietante, e il suo corpo emanava delle scintille bluastre.

Ho detto di no. Vuoi fare una brutta fine, tu???!” ringhiò velenosa.

In quel momento tutti i pensieri malvagi riaffiorarono nella sua mente.

 

--- Io…odierò tutti gli uomini…non proverò mai più nessun sentimento---

--- Ogni uomo, nessuno escluso… desidera il corpo della donna.

Tutti sono disposti a prenderlo con la forza!!!---

--- Ancora credi nel principe azzurro? Povera sciocca…---

 

“VATTENE!!!” urlò lei con ferocia, colpendo di striscio la mano di lui con una scarica elettrica.

Il ragazzo si spaventò e ritirò la mano,per poi correre via nella macchina e partire a gran velocità.

 

18 rimase così di nuovo sola,sotto la pioggia.

Lentamente la sua rabbia si placò,e le scintille sparirono.

Ormai zuppa da capo a piedi, l’androide sospirò.

Chiudendo gli occhi,iniziò a camminare.

Per lo meno, era meglio che stare ferma ad aspettare la fine del mondo…

 

                                                   *******************

Un passo, poi un altro.

Un altro ,e un altro, e un altro, e un altro ancora.

Quanto aveva camminato?

Per quanto aveva camminato?

Quanto ancora avrebbe camminato?

Dove la stavano portando, i suoi passi?

Le domande erano prive di risposta.

18 iniziò a camminare senza meta, con la mente che vagava nei suoi ricordi, in cerca di un qualcosa che la confortasse, o che per lo meno, la distraesse dall’apatia.

Continuava a piovere.

Più l’acqua scorreva sul suo corpo, più, stranamente, lei si sentiva la testa pesante e calda.

 

Che le stava succedendo?

18 parve non curarsene: sarebbe cambiato qualcosa, se le fosse successo qualcosa, positivo o negativo che fosse?

 

Si era anche alzata in volo.

Per lunghi tratti nemmeno guardava dove stava andando…

come se si stesse lasciando guidare dal suo istinto verso una meta ignota.

 

Le andava bene.

Qualunque posto fosse, di certo era meglio che star ferma, a ricordare e a tormentarsi.

 

Il volo venne di nuovo sostituito dai passi.

18 sentì qualcosa di morbido ai suoi piedi.

Abbassò lo sguardo per vedere, ma i suoi occhi erano appannati.

Con le mani cercò di strofinarsi gli occhi,ma il risultato non cambiava.

Ultimamente si sentiva strana…barcollava, sentiva caldo e iniziava a sentire una puntura all’altezza delle tempie.

 

“Sto dunque morendo?” bisbigliò, sorridendo cinicamente.

Si guardò intorno,per il poco che potesse distinguere:

Si udiva lo scroscio dell’acqua, e si sentiva un odore di sale piacevole.

Il terreno era morbido,e umido.

Il tutto creava un atmosfera dolce,nonostante la pioggia.

 

Dove si trovava?

Eppure, aveva come l’impressione di esserci già stata in quel luogo,una volta…

 

“…Non mi posso lamentare…questo sembra un bel posto dove morire.”

 

Una voce interruppe il cammino di 18.

Una voce famigliare. Ma allo stesso tempo…diversa:

 

“N..Numero 18?! Tu qui…?”

 

18 si guardò intorno,fino a che non distinse una figura a pochi metri da lei.

“C…ciao” mormorò lei…chiunque egli fosse…

“Chi…sei?” pensò,rimanendo immobile.

 

La figura non disse nulla.

“Odio quando qualcuno non mi risponde…” pensò lei, cercando di avvicinarsi.

Improvvisamente, quando fece un passo, sentì la testa schiacciata da un peso invisibile,

come se fosse stretta da una morsa.

Un lamento secco le uscì dalla bocca, e crollò in avanti.

 

L’impatto con il suolo fu morbido, ma lei non capì comunque cosa stava accadendo.

La vista era sempre più appannata,e le forze andavano mancando.

 

“E…ehi!!Numero 18??!S-Stai bene??!Dannazione!” balbettò la voce.

 

La ragazza sentì delle braccia forti sollevarla.

Cercò di guardare in faccia la persona che la teneva in braccio,ma vide bianco.

 

Prima che perdesse i sensi, però, ebbe un flash improvviso e istantaneo:

Vide un lembo di un mantello rosso scarlatto ondeggiare dolcemente al suo fianco.

Dove lo aveva già visto?

 

Non riuscì a capire, e improvvisamente cadde in un sonno improvviso.

 

Per una volta, un sonno dolce.

 

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Capitolo 29
*** Come back ***


Forse io…non sono così perfetta,come mi definiva Gero…

 

Forse io…non sono così perfetta,come mi definiva Gero…

pensò inconsciamente 18, prima di cadere in un sonno profondo.

 

Ad un androide come lei poteva accadere questo?

Era davvero strana,la cosa.

Forse non era così perfetta?

Se un androide nato con il solo scopo di uccidere perde i sensi, che androide è?

 

Forse non era perfetta…oppure era l’esatto contrario?

 

18 non aveva idea di dove si trovasse.

I suoi passi, guidati forse dall’istinto, o meglio, dai dati che erano immagazzinati nel suo cervello, l’avevano condotta in un luogo sconosciuto.

Il primo luogo che le era venuto in mente.

Ma che le importava? Ormai non era umana…era…un mostro.

 

Una frase balenò nel suo subconscio.

 

“Non voglio che diventiate mostri come me…”

 

Chi l’aveva detto?  A chi si rivolgeva questa voce priva di suono?

Un androide non può avere ricordi … cosa se ne farebbe, più che altro?

Vivere secondo i propri ricordi era- almeno, secondo quanto contestava l’orco –

segno di debolezza, poiché nella vita reale esiste solo il presente ed il futuro.

Appellarsi o aggrapparsi ad una bandiera del passato è segno di debolezza.

 

Allora perché nella sua mente fluivano vecchie frasi?

Era solo uno stupido difetto di fabbricazione?

 

“Non ti cancellerò tutta la memoria,18…” mormorò una voce, che il cervello riconobbe come quella del suo creatore.

“…io ti lascerò alcuni ricordi…tra cui quelli di 6…”

 

Numero 6.

18 iniziò a ricordare.

 

Aveva trascorso la maggior parte della sua vita aggrappata al mito del principe azzurro…

ed era stata illusa, nel provare per la prima e unica volta amore nei confronti di quel androide.

Quella “persona” non esisteva più.

Come i suoi genitori, il suo nome e quello del fratello, il suo “creatore”. Erano spariti.

Mai e poi mai sarebbero ritornati.

Nonostante le lacrime. Nonostante la disperazione.

 

Tutti loro ormai erano solo ricordi.

 

Anche Son Goku, la persona che doveva uccidere con 17, era divenuto un ricordo.

 

E ora…quale era il suo scopo?

Sarebbe divenuta anche lei un ricordo?

 

“Impossibile…” mormorò 18, ad occhi chiusi, non sapendo ancora se trovarsi in sogno o nella realtà.

“ Non posso diventare un ricordo…non ho nessuno che possa ricordarmi!”

 

Fu allora che lei aprì gli occhi.

Trovò un immenso spazio bianco, esteso fino a perdita d’occhio.

 

“ Già…” sussurrò, a testa bassa.

“Io sarò per l’eternità solo una macchina imperfetta…una macchina…”

 

18 rimase in piedi, a fissare il suolo, anch’esso bianco.

 

Improvvisamente, una folata di vento portò a sbattere qualcosa

sui suoi capelli.

Che cosa…?” borbottò lei, acchiappando in un pugno l’oggetto.

 

Quando capì cosa fosse, la sua stretta violenta si sciolse completamente:

Era un fiore blu.

 

Ma…cosa ci fa questo qui??” mormorò ancora lei, ricordandosi fin troppo bene quel colore.

 

Prima che potesse riflettere sullo strano evento, qualcosa rotolò ai suoi piedi.

18 abbassò lo sguardo per vedere.

Vide una perla rosso sangue.

 

Che diavolo…” fece lei, guardandosi intorno.

Con stupore,poi, notò che il fiore nel suo palmo era svanito, e ora al suo posto, infilato nell’anulare, vi era un anello, privo di perline.

 

Nel tempo che durò un battito delle sue ciglia, l’anello tornò a riempirsi di perline rosso sangue.

Cosa stava succedendo?

 

La ragazza fece un passo. Non appena il suo

piede toccò il suolo, dei fiori blu spuntarono a velocità incredibile, espandendosi come in un campo a perdita d’occhio, come un onda.

 

Fiori. Fiori ovunque.

Luccicavano di luce misteriosa, e ce n’erano tanti, fino all’orizzonte.

18 rimase sbigottita, e iniziò a guardarsi intorno.

 

Una voce, simile ad un sospiro, risuonò poi alle sue spalle.

“Numero 18…”

 

La ragazza rimase pietrificata per un istante. Poi si voltò.

E spalancò la bocca, non appena riconobbe chi aveva davanti:

 

Davanti a lei, a circa una quindicina di metri, c’era Lui.

Numero 6.

 

18 cercò di dire qualcosa, ma la sua bocca si aprì e si chiuse convulsamente,

tanta era la sorpresa e lo stupore.

 

Roku era diverso.

Non aveva più il suo occhio meccanico, bensì un occhio umano.

Nell’apertura della camicia di seta bianca che indossava, non si intravedevano nemmeno

i punti di sutura che cucivano il suo petto, né la piastra con inciso il numero 6 che portava saldata nel collo e all’altezza del cuore.

I suoi occhi gelidi ora splendevano di vita, e così il suo leggero sorriso a fior di labbra.

 

Non aveva più quel taglio sulle spalle, e il petto scorticato!

Era lui!!! E non l’aveva mai visto così in salute!!!

 

Sembrava proprio umano.

 

“N…NUMERO 6!!!!strepitò 18, allungando le braccia.

 

“Ciao, 18…” sussurrò lui, sempre sorridendole.

 

Un calore iniziò ad espandersi negli occhi di 18.

E così la gola, che iniziò a dolerle.

 

“SEI…SEI VIVO!!! urlò, cominciando a camminare lentamente verso di lui.

Erano ormai a dieci metri di distanza.

 

Inaspettatamente, l’androide  le fece cenno di fermarsi.

 

“No, 18. Non sono vivo…” disse a voce bassa.

 

18 si bloccò.

 

“Come…come, Non sei vivo’ ? Sei qui, davanti a me!!!E stai bene!!!” balbettò lei,

sentendo inaspettatamente la voglia di piangere.

 

“Io sono morto,18… questa non è la realtà” cominciò lui.

 

“ Quando sei diventata androide, Gero mise dentro di te una parte del mio cuore…

non so spiegare bene il motivo, ma…probabilmente una parte della mia anima è rimasta in questi componenti…incredibilmente, non pensavo di avere un anima…”

 

“ C…come sarebbe a dire, scusa??!” mormorò 18, fremendo dalla voglia di abbracciarlo, ma al contempo, cercando di non piangere.

 

“ Volevo vederti” continuò lui

“ Ma questa ‘ magia’, se la posso chiamare così, che mi ha permesso di ‘sopravvivere’ in quelle parti meccaniche, e di entrare nella tua anima, non è eterna.

 

sospirando, abbassò la testa, per poi proseguire

 

“ Se mai ti avessi incontrata, nel tuo subconscio, sarebbe stata l’ultima volta, e poi…sarei svanito. Ed è quello che sto facendo, adesso…

 

Mi spiace, 18…ma temo che questo sia un addio…”

 

La parola “ Addio” risuonò nei timpani di lei.

 

“N…Non è vero!!! sbraitò.

“Tu sei qui!!!Ti posso vedere!!!Potrai rimanere con me per sempre!!!”

 

6 la guardò con aria triste, poi rispose.

 

“Mi dispiace 18…io non sono reale…sono solo un ricordo del tuo cuore, che mi ha permesso di interagire con te…non potrò tornare da te…mai più.

 

18 non seppe che dire.

L’unico per cui aveva provato amore era lì, davanti a lei, ma era al contempo irraggiungibile.

Come se improvvisamente un muro di rovi invisibile si fosse messo tra lei e lui.

 

“ Mi strazia il cuore vederti triste, 18

ma ci tenevo tanto a dirti una cosa…” mormorò 6, fissandola negli occhi.

 

“C…cosa?” domandò lei.

 

“ Tu sei la persona più bella che io abbia mai conosciuto…

e il fatto che ora tu non sia più del tutto umana, non toglie che tu sia perfetta…

Sei perfetta, 18! Hai un dono che a me non è stato mai concesso…che a nessuno di noi androidi è mai stato concesso…

e per questo volevo dirti di persona che…

devi vivere la tua vita! Proseguire con la tua vita, e non abbatterti!!!

Per quanto triste tu possa essere, io non posso tornare,

e per quanto tu possa disperarti, e piangere, e urlare, non potrai vedermi mai più…

però…”

 

“P..però…?” fece lei, stringendo i polsi.

 

“…però …io sono un ricordo 18…potrò sempre vivere dentro di te…e mi potrai ricordare ogni volta che vorrai.

Questo mi basta. Però…

devi promettermi una cosa…”

 

Cosa?” domandò 18, facendo un passo avanti.

 

“…promettimi di andare avanti con la tua vita, 18. Di trovare qualcun altro per cui vivere… per essere felice…per esistere.

Sono sicuro che ce la farai…quella volta, mentre tu dormivi…

vidi qualcuno, che mi disse che si sarebbe preso cura di te…e penso proprio che fosse una visione.

Sono sicuro che lo troverai! Ma ti prego…

smetti di vivere come un numero, o come una macchina!!Smetti di esser infelice!!!

Perché tu meriti molto, molto di più, che il mio destino!!!Promettimelo!!!!”

 

“LO PROMETTO!!!” urlò 18, strizzando gli occhi.

 

In quel momento, una lacrima cadde dai suoi occhi.

 

Numero 6 rimase in silenzio un attimo, e sorrise dolcemente.

Il suo corpo iniziò a perdere opacità, diventando sempre più trasparente.

I fiori del campo cominciarono a sparire, finchè ne rimase solo un piccolo spiazzo ai piedi di lui.

 

“ …Brava…” sussurrò, prima di voltarsi.

“ Ti auguro ogni bene, 18…questo è un addio…”

 

18 cadde in ginocchio, cercando di avvicinarsi.

“ Non andare!!!Non andare!!!” iniziò a gemere, trattenendo a stento le lacrime.

 

Prima che la figura di 6, l’anello di perle, e i fiori scomparissero,

18 udì un ultimo sussurro:

“ …Lo troverai…”.

E poi, più nulla.

Solo il bianco.

 

La ragazza allora si piegò sul suolo, nascondendo la faccia tra le braccia, e iniziò a singhiozzare.

 

                                                  * * * * * * * * * * *

 

Con la lentezza di una che si fosse svegliata dopo un sonno di mille anni,

18 aprì lentamente gli occhi.

 

Era stato un sogno?

Eppure le sensazioni che aveva provato erano …reali.

Dopo tanto tempo, il suo petto aveva iniziato a riempirsi del calore di alcune emozioni.

Emozioni come lo sconforto che stava provando in quel momento.

 

Cosa voleva dire 6 con quelle parole?

 

Il soffitto che stava fissando era bianco.

 

Sentiva un piacevole tepore, e la morbidezza delle coperte che coprivano quasi tutto il suo corpo, eccezione fatta per le spalle e la sua testa.

 

Per la prima volta si sentiva fiacca.

Le sembrava quasi di esser tornata umana.

 

Con lentezza cercò di sollevarsi,facendo perno sui gomiti.

I suoi occhi di ghiaccio vagarono per qualche attimo nella stanza, per poi riconoscere

una figura che stava seduta davanti al letto, ad occhi chiusi:

 

Stava seduto su una sedia, e teneva la testa bassa e gli occhi chiusi, con le braccia conserte.

Aveva i capelli neri, cortissimi, di appena pochi centimetri.

 

Non capì subito di chi si trattava, finché lui non si svegliò di soprassalto.

In quel momento lo riconobbe, non appena gli occhi gelidi di lei incontrarono quei due occhi oscuri come la notte.

 

“ Numero 18?” mormorò lui avvicinandosi.

La osservò un attimo, e poi sorrise.

“Ti sei svegliata!!!Meno male…credevo che non ti svegliassi più!”

 

18 rimase in silenzio un attimo, poi rispose.

 

“Io ti conosco…sei il piccoletto…l’amico di Goku,giusto?!” borbottò a bassa voce

 

“ In persona!” rispose lui, mettendosi una mano sulla nuca, e passandosela tra i capelli.

“ Ti trovi alla Kame house. Ti ho trovata fuori di casa sotto la pioggia, poi sei crollata e ti ho portato qui in camera. spiegò velocemente lui.

 

Prima che 18 potesse dire altro, sentì la testa pesante, e si mise una mano sulla tempia.

 

“ Uhm…credo tu abbia la febbre” accennò lui, per poi posarle uno straccio bagnato sulla fronte. “Prego, sdraiati.

 

18 non fiatò, ed obbedì.

“ Come mai ho la febbre?” domandò, non capacitandosi del suo stato.

“Non ne ho idea…a dire il vero…è strano per te che sei un androide,non ti pare?” mormorò lui, sedendosi a bordo del letto.

Comunque...mi stupirei se qualcuno non si ammalasse, con questo acquazzone!” disse, indicando la finestra.

18 diede un’occhiata, e vide di sfuggita il mare ingrigito e una pioggia intensa cadere da delle nubi oscure.

 

Ripensò senza motivo a quella volta dove gli disse “Ci vediamo.

Ironia della sorte, i suoi passi l’avevano condotto da lui…

 

“Ehi, piccoletto…” borbottò lei a bassa voce.

“ Non ti sei preoccupato nemmeno un poco nel raccogliere una come me?...In fondo, avrei potuto ucciderti…”

 

Il ragazzo rimase in silenzio a guardarla per un po’, con uno sguardo indecifrabile.

 

“Beh…se posso dire la verità…non penso tu abbia la forza di attaccarmi,no?

E poi…non so se ne avresti il motivo. Ma se sbaglio, correggimi!” disse, per poi fare una risatina.

 

18 sbuffò, senza rispondere.

 

“ A dire il vero…avevo paura perché…” mormorò con tono enigmatico lui, chinando la testa e girando lo sguardo

 

“ …Temevo di averti persa per sempre…”

 

Questa frase fece voltare di scatto 18.

Un flash improvviso di 6 si sovrappose alla figura seduta di lui.

Per un attimo fu come sentire la frase venir pronunciata da entrambi allo stesso momento.

 

Lui si voltò e notò lo sguardo confuso di 18.

 

“ Scherzo, scherzo!!!” disse, per poi fare un'altra risata.

Comunque…forse è meglio se ti lascio riposare…”  mormorò, come per cambiare discorso.

 

18 si riprese e assunse un espressione decisa.

“ Sì. Lasciami sola. Voglio dormire un po’. disse con tono seccato.

 

Il ragazzo annuì, e si alzò, diretto verso la porta.

“ Va bene. Ti lascio dormire…ma se hai bisogno chiama…ok?”  domandò, lanciandone un occhiata dubbiosa.

 

18 emise un “Uhm” di assenso, e poi si voltò, coprendosi meglio.

 

La porta venne chiusa, e lei rimase sola nella stanza.

 

Forse per quella strana febbre, forse per altro, non sapeva bene cosa pensare.

Ripensava a quel “sogno” con Roku.

E a quello che aveva detto prima di andarsene.

 

Con un sospiro, mormorò:

“ Non riesco a capire…dove cerco questa persona di cui mi parlavi tanto…?”

 

Così dicendo, chiuse gli occhi, e in breve tempo, si riaddormentò.

 

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Capitolo 30
*** Confusion ***


La pioggia continuava a cadere da più di due giorni

La pioggia continuava a cadere da più di due giorni.

Un’ innumerevole susseguirsi di gocce, che cadevano con tale frequenza e velocità da

formare un effetto ottico simile alle sbarre di una prigione.

Due occhi di vetro osservavano il paesaggio, attraverso la finestra.

18 aveva posato la fronte sul vetro, reggendosi a malapena in piedi, e stava osservando la pioggia cadere.

 

Non le piaceva stare tutto il giorno a dormire.

La sensazioni di debolezza e fiacchezza, invece, non le dispiacevano.

Per lo meno, ora come non mai, si sentiva debole come un umano.

 

I dati nel suo cervello spiegarono questo fatto curioso: l’acqua era penetrata nei suoi componenti interni, rovinandoli.

Per questo aveva questa specie di “febbre”.

 

“ Ci vorrà circa una settimana, prima che il mio sistema di auto-riparazione facci il suo lavoro…” pensò 18, sospirando sul vetro, rendendolo opaco.

Però non voglio star qui a fare nulla…non lo sopporto!”

 

Riposando aveva ragionato su quello che era successo.

La visione di 6 le diceva di cercare la persona che l’avrebbe resa felice…

ma di quanto si sarebbe potuta fidare, considerando che a dirlo era stato solo un ricordo dotato di coscienza, ora svanito nel nulla?

E poi…davvero tra tutti gli uomini che aveva promesso di odiare per sempre,

sarebbe mai esistito uno così?

 

In quel momento la porta della stanza si aprì, e il piccoletto entrò lentamente.

“Numero 18!” esclamò, avvicinandosi.

“ Non sei nelle condizioni giuste per stare in piedi…”

 

18 si voltò a guardarlo.

Si ricordava benissimo di quando il figlio di Son Goku aveva ingenuamente detto ad alta voce di aver scoperto i sentimenti del ragazzo.

E si ricordava altrettanto bene la sua reazione da perfetto idiota.

 

Era gentile con lei, e innamorato…l’idiota.

Ne era consapevole, lei, ma si capiva benissimo comunque.

 

Tuttavia”- pensò lei – “tu non sei molto diverso dagli altri uomini…

chi mi dice che questa gentilezza non abbia un secondo fine?”

O forse sei così ingenuo da non capire che quel bacio che ti diedi era solo una beffa?”

La ragazza tornò a fissare la finestra.

Non aveva voglia di discutere. In fondo, le premure che riceveva non le dispiacevano…

Era un ottima idea, approfittarsene.

 

Il ragazzo rimase in silenzio un attimo, poi coprì le spalle di 18 con una coperta.

18 si voltò e lo guardò corrucciata.

Il piccoletto sussultò.

“Non dovresti prendere freddo…” mormorò.

 

“Non ho bisogno di con…” iniziò 18, per poi venir bloccata da un forte colpo di tosse.

La tosse degenerò in un tossire cronico, che le stava quasi levando il fiato.

Il ragazzo la coprì per bene, nonostante il suo rifiuto iniziale, e le batté una mano sulla schiena, cercando di farla riprendere.

 

18 riprese fiato, e lo guardò di nuovo.

In quella situazione, la sua debolezza momentanea non le faceva affatto piacere.

Non era molto diversa da una comune umana, e la cosa era molto seccante, essendo abituata alla sua immensa forza.

 

E va bene…” borbottò a voce bassa.

Lui sorrise e la aiutò a coricarsi. Poi le chiese se avesse fame.

18 non seppe che rispondere: non aveva mai mangiato da quando era diventata un androide, aveva mai sentito la fame.

Però provava un curioso desiderio di assaggiare una qualsiasi fonte di nutrimento, a prescindere dal fatto che non ne avesse bisogno.

 

“Sì…un po’… ” rispose con aria vaga.

“Perfetto! Torno in un secondo!!!” rispose lui, correndo fuori dalla stanza, e tornando con del cibo fumante.

Tenendo il piatto sopra un panno che copriva l’avambraccio, le porse il cucchiaio.

18 raccolse una cucchiaiata del cibo, ma prima che lo avesse portato alla bocca, la forza delle dita mancò, facendo cadere la posata.

“Uhm…” mugugnò lui “ va bene...se non ti dispiace, ti imbocco io, ok?”

18 assunse un espressione indefinibile.

“M…ma sei matto??! Non serve!!!

“Apri la boccuccia….aaaaaaaaahmm!!!!” ridacchiò lui, imboccandola come una bambina piccola.

La ragazza rimase per un poco corrucciata,ma poi mormorò qualcosa come

“…ha un buon sapore, tutto sommato…”

“Ti ringrazio.” gongolò lui con un sorriso a trentadue denti.

 

Ancora non capisco il perché di questa gentilezza – pensò 18.

Sapeva che provava qualcosa per lei, seppur non avendone la certezza matematica.

Poi rivolse il suo pensiero a cosa avrebbe fatto poi, una volta guarita.

La prima cosa a cui pensò fu quella di partire per una meta ignota.

 

-Per ora- pensò non troppo seriamente – meglio godersi questo servizio…se non altro lo trovo molto carino come gesto.

 

                                                        * * * * * * * * * * *

 

Era già passata circa una settimana da quando 18 era stata “ricoverata” in quella casa.

Come previsto, si era ripresa molto velocemente.

Ora si sentiva piena di energia, ma allo stesso tempo ancora più vuota…

ora che avrebbe fatto?

 

La pioggia aveva smesso da un po’.

Ora le gocce di pioggia cadevano dalle palme, luccicando alla luce di un sole per metà nascosto dalle ultime nuvole grigiastre.

 

18 era scesa nel soggiorno, e ci aveva trovato il piccoletto e il suo anziano maestro.

 

“ Me ne vado…” aveva detto in fretta.

 

La frase aveva avuto un effetto inspiegabile sul ragazzo, che assunse un espressione indecifrabile, avvicinandosi.

 

Perché?” domandò a testa bassa.

 

18 non aveva voglia di paroloni, quindi si avviò verso la porta molto lentamente.

 

“ Grazie mille per l’ospitalità…addio.” borbottò.

 

Ma dove andrai??!” domandò il vecchio, con aria sorpresa.

 

Già…dove andrò?- pensò, fissando il vuoto.

 

Una parte di lei desiderava nel modo più assoluto andarsene, pur non sapendo dove, e nemmeno il perché.

Mentre una parte di lei, si sentiva strana…quasi dispiaciuta.

 

 

“Non è affar tuo…” sbottò lei, seccata dal dover ragionare.

Fece quindi per varcare la soglia, quando una voce la fermò:

 

“Vieni a vivere qui con noi!!!!

 

18 si voltò, e vide il ragazzo che la fissava con un volto inespressivo.

Le venne quasi un brivido lungo la schiena, ormai abituata com’era a vederlo sempre sorridente.

 

“Come?” domandò, fingendo di non aver capito.

 

“Non…non hai nessun posto dove andare, no?” iniziò lui.

“…Puoi vivere qui…nessuno ti disturberà!!!E… io mi prenderò cura di te!!!”

 

L’androide rimase in silenzio, a fissarlo.

Rifletté sulla proposta che le era stata fatta, e non ci trovò nulla di negativo.

Quindi si avvicinò al piccoletto, per poi passargli davanti senza degnarlo di uno sguardo.

 

E va bene…” rispose, senza voltarsi.

“ La tua proposta mi sembra gentile…però ti dico chiaro e conciso che non ho bisogno di te…”

Così dicendo,se ne andò dalla stanza chiudendo la porta rumorosamente.

 

“ Ha accettato…” mormorò la voce del vecchio, dietro la porta.

La voce del ragazzo parve fioca. “Sì…” mormorò non molto vivacemente.

18 fissò la porta per un attimo, poi sbuffò, tornando di sopra.

 

La sua vita non era cambiata, grossomodo.

Anche se se ne fosse andata, di certo non avrebbe avuto un posto in cui stare, ne dove andare.

Era lo stesso per lei.

Anzi, forse la proposta del ragazzo era un pochino meglio…per lo meno, non sarebbe stata più sola, a parlare con se stessa soltanto…

 

                                                       *  *   *   *  *  *  *

 

Il sole sorse. Ancora.

18 lo rimase a fissare dalla finestra, con la mente vuota.

Uno scenario simile, ormai, l’aveva visto molte e molte volte.

Quanto tempo era passato da allora?

6 mesi?

7 mesi?

Non importava molto. I giorni le parevano tutti uguali.

 

Quella ormai era la sua casa.

Viveva da tempo con quelle due persone, così ospitali da averla accolta come una figlia.

La camera dove passava la notte era divenuta sua soltanto: il piccoletto gliela aveva ceduta, sempre sorridendo, affermando di avere una stanza per se.

Non di rado 18 durante la notte passava ore e ore a girarsi e rigirarsi tra le coperte…

 

Vuota. Si sentiva completamente vuota. Ancora.

 

Un dolore al petto la tormentava ogni tanto.

Le mancava 17, ormai disperso in chissà quale parte del mondo.

Ogni giorno, più o meno, lo viveva uguale: lei e il piccoletto si scambiavano qualche amichevole saluto, ma nulla di più. Ogni tanto parlavano, certo, ma lei finiva per rimanere in silenzio la maggior parte delle volte.

Aveva come l’impressione di piacere anche al maestro di lui: non di rado sentiva dei commenti ben poco signorili fatti a bassa voce, provenienti dal vecchio.

 

Davvero lei era così desiderata?

Qualsiasi persona che aveva incontrato fin’ora, era rimasta colpita, o invaghita da lei.

Perché?

 

Lui invece, non commentava mai, a differenza del vecchio. Spesse volte la fissava,

osservava bene i suoi movimenti, come se cercasse di carpire qualcosa.

 

E questa era la cosa che forse le dava più fastidio di tutte.

La gentilezza che le riservava era piacevole, sì, ma anche estremamente irritante:

ogni suo sguardo, ogni suo gesto, o parola, lasciava trasparire anche troppo chiaramente

quello che provava.

 

Ma mai, mai, si era dichiarato di persona.

Eppure era già un anno che lo conosceva.

 

--- Anche se di lui non m’importa niente--- pensò schiettamente

--- mi chiedo sempre che secondo fine abbia, la sua stomachevole gentilezza---

 

Era pur sempre un maschio.

Un esponente della razza che odiava. Di certo queste premure nascondevano un desiderio nascosto. Ne era sicura.

 

Scendendo per le scale, si mise in ascolto presso la porta che conduceva al soggiorno.

Come spesso aveva sentito, Lui e il vecchio stavano parlando.

 

“ Ormai è un anno che la conosci, vero?” chiese il maestro.

Il ragazzo sospirò e rispose di sì.

“ Penso che abbia capito quello che provi…” continuò l’anziano

Perché non glielo dici?”

Ci fu un breve periodo di silenzio.

18 rimase impassibile dietro la porta, ascoltando attentamente.

 

Perché ascoltava, se non gliene importava nulla?

 

“ Io… non lo so!” mormorò Lui, con un tono che pareva imbarazzato.

Che vigliacco che sei!” ribatté il vecchio, non troppo seriamente.

 

In quel momento, 18 decise di aprire la porta.

I due si voltarono con aria indecifrabile.

“C…ciao 18!!!” mormorò il piccoletto, accennando ad un sorriso.

Lei li salutò entrambi, e passò senza degnarli di uno sguardo.

Quindi uscì all’aperto, sempre tendendo per bene l’orecchio.

 

“ Certo che è bellissima…” commentò l’anziano, chiaramente alludendo a lei.

“ …mi meraviglio di te…come fai a resistere?Eppure ci vivi assieme!!!

Il ragazzo non rispose. Ci fu ancora silenzio.

Ad un certo punto, il vecchio batté il bastone sul pavimento, e bofonchiò.

 

“E va bene…stai a sentire. Io parto per alcuni giorni, diciamo che mi prendo una vacanza…

così starete voi due soli soletti!!!” disse, per poi ridacchiare.

 

“C…che cosa???!” balbettò lui.

 

In quel momento, il vecchio uscì di casa, e si voltò verso 18.

L’androide rimase in silenzio, rivolgendo lo sguardo altrove.

 

“ Ti saluto 18…ho deciso di andare in vacanza. Mi raccomando, fate i bravi…”

bofonchiò con un filo di malizia.

 

18 si morse il labbro senza farsi vedere.

L’odio che covava in petto stava lentamente riprendendo forza.

 

Il vecchio non aggiunse altro, e chiamò la sua tartaruga, per poi salirle sul dorso

e partire verso il largo.

In breve sparì all’orizzonte.

 

Maledetti.

Maledetti uomini – pensò 18.

Cosa avevano in mente?

 

L’androide tornò in casa a passo rapido.

 

“Levati!!!” ordinò 18, spintonando il piccoletto, stizzita.

“18?” fece lui, confuso.

La donna non rispose, e sbatté la porta con forza.

“C…che le è preso???!” si domandò il ragazzo.

 

18 si gettò a peso morto sul letto, atterrando a faccia in giù.

Cominciò a pensare a quello che aveva sentito, rabbiosa.

Se l’aspettava,che prima o poi sarebbe successo.

Quel vecchio non le era mai piaciuto, e ora aveva in mente qualcosa.

 

Maledetti…qualsiasi cosa vogliate da me, non l’avrete mai!!” urlò, soffocando la voce in uno dei cuscini posti sul bordo del letto.

 

La ragazza rimase con il volto sprofondato nel cuscino per un po’, poi si mise una mano  sulla tempia, sbollendo la rabbia.

 

Ma di che mi preoccupo?” sì domandò.

“Da quando sono qui, mi preoccupo sempre per cose idiote…che problemi che mi faccio…” bofonchiò.

 

Così dicendo, si mise a sedere, posò sul suo grembo il cuscino, e prese un libro per leggere.

 

Era da un po’ che aveva iniziato a leggere.

Non che la cosa avesse per lei molta importanza, ma… era interessante leggere tra le righe certi concetti a volte ridicoli degli umani, compatirli, o riflettere su essi.

 

Ad esempio, le veniva da ridere, ricordando una cosa che aveva letto  tempo

prima: era un articolo di una rivista di gossip, dove una lettrice domandava ad una certa dottoressa se il suo uomo l’amasse veramente.

Che assurdità” mormorò lei.

“L’amore non esiste…poveretta, mi fa quasi pena” pensò in cuor suo.

 

Le passarono in mente i pochi ricordi che aveva, tra cui alcuni con numero 6.

Ora che ci pensava…aveva mai provato amore per lui?

L’amore che trovava descritto nei libri e recitato in certi film alla tv pareva un sentimento incredibile, che riempiva di gioia, al punto di far piangere sia l’attore che lo spettatore.

Lei, invece, quando stava con numero 6, aveva spesso dell’amaro in bocca…

Inoltre, quando guardava certe cose, non riceveva alcuna emozione.

 

I ragionamenti contorti di 18 vennero interrotti dal rumore di un pugno battuto sulla sua porta.

La voce del piccoletto iniziò a parlare in tono preoccupato dietro la soglia

18…sicura di star bene?”

La reazione di 18 fu stizzosa, poiché odiava essere interrotta.

“Che vuoi!!!” urlò contro la porta, lanciando il libro per terra.

“Mi…mi sembravi strana…” rispose lui, balbettando

“Volevo accertarmi che tu stessi bene!”

 

---Se sto bene?--- si domandò 18.

La sua mente in quel momento pensò al piccoletto, senza motivo alcuno.

Una inspiegabile sensazione di nausea la avvolse.

 

“Certo che sto bene!!!Non ho bisogno del tuo aiuto!” rispose lei con aria seccata.

Da dietro la porta non si udì la risposta, fino a circa un minuto dopo.

“C…capisco…” mormorò flebilmente lui.

18 udì dei passi allontanarsi, e capì da questo che il rompiscatole se ne era andato.

La nausea sparì dopo un poco, e 18 sbuffò di nuovo.

 

E ora che diavolo mi prende…?”

                                                  * * * * * * * * * * * *

 

Erano passate alcune ore da quando 18 era tornata in camera.

La luce del sole se ne era andata già da un pezzo, e ora le stelle brillavano in cielo.

18 decise di scendere di sotto, si stava annoiando.

 

Era confusa…

ogni tanto le veniva da pensare al piccoletto. Più che altro, ai suoi modi di fare, al modo in cui la osservava o le parlava, e le espressioni che faceva in base a ciò che gli si diceva.

E più ci pensava, più provava una sensazione di fastidio.

Se non gli importava nulla di lui, allora perché questo…?

 

Sorprendentemente, trovò la porta che dava in soggiorno semi-aperta.

Era tutto buio, salvo per una piccola luce che illuminava qualcosa.

18 si avvicinò silenziosamente.

 

Il piccoletto era seduto su una sedia, e teneva la testa nascosta tra le braccia conserte sul tavolo. Solo i capelli rimanevano ben visibili, ed erano tutti arruffati.

Non distante da lui vi erano in un piatto i resti di una cena frugale,poggiati vicino ad una piccola lampada da tavolo.

Dava un’aria triste, ma al contempo, aveva qualcosa di grazioso.

 

Che tipo…addormentarsi qui…” pensò 18, arrivandogli appresso.

Sorprendentemente, non appena 18 fece per toccargli una spalla, il ragazzo girò la testa, osservandola con l’occhio che non era coperto dagli avambracci.

“Ah, 18…sei qui…” mormorò a voce bassa, per poi sciogliere la sua posa e sistemarsi i capelli come meglio poteva.

La ragazza non disse nulla, e continuò ad osservarlo.

Anche se non lo pensava seriamente, le venne quasi da mormorare “che carino”.

 

Lui intanto si sfregò gli occhi, stranamente arrossati.

“Scusami, ho cenato senza di te…” mormorò con tono insolitamente fiacco

“Non avevo fame.” rispose semplicemente lei.

“Inoltre…non so se lo sai, ma io non ho necessariamente bisogno di cibo.

 

“Ah.” fece lui, abbassando lo sguardo.

Quella sera, c’era un qualcosa di strano in lui, o forse era solo un impressione di 18…

Solitamente era abituata a vederlo sorridente, dalla risata facile, e aveva degli occhi splendenti.

Invece, quella che aveva davanti, pareva quasi un'altra persona: non vi era il minimo sorriso sulla sua bocca, il suo tono di voce era oppresso,stanco.

“Sarà perché si è appena svegliato…” pensò lei, non troppo seriamente.

 

 

“Scusami,18…non sono di buon umore…” mormorò, guardando da tutta altra parte.

 

“Ah, uno come te può esser di cattivo umore?” disse lei cinicamente, non pensando che l’avrebbe ferito.

Ai suoi occhi, di solito, pareva quasi un buffone, una persona mai capace di esser seria.

Ed era strano vedere un “buffone” triste,no?

 

Lui non rispose, però la guardò di striscio atterrito.

 

In quel momento, in lei tornò di nuovo quella sensazione sgradevole, che le fece fare una smorfia indefinibile.

Odiava in assoluto sentirsi così, specie perché non sapeva il motivo per cui succedeva.

 

Il ragazzo si alzò in piedi.

18 rimase a fissarlo per un poco, poi si sedette al suo posto.

 

“ Certo che senza il vecchietto, la casa sembra vuota…” bofonchiò fissando il vuoto.

 

Il ragazzo mugugnò come per dire sì.

18 pensò quindi di parlare con lui.

 

“ Ho sentito quello che vi siete detti…” mormorò.

 

Questa frase ebbe l’effetto sperato: Lui spalancò gli occhi, e si voltò di scatto, sorpreso.

“C…ci hai sentito??!” balbettò, imbarazzato.

 

“Non sono tipa da non prestare ascolto a certe cose…” rispose lei, gelida.

Voleva a tutti i costi scoprire cosa frullava nella mente a quel tizio.

 

“…devi scusarlo…” cominciò lui.

“Il…il maestro delle volte dice cosa senza pensarci, e…”

 

“Stai zitto!” ribatté improvvisamente 18, facendolo sussultare.

 

“Non me ne frega nulla di te e il tuo maestro…” mormorò, alzandosi improvvisamente.

Il piccoletto fissò 18 con aria indecifrabile, indietreggiando.

18 inaspettatamente si avvicinò.

 

“Devi spiegarmi una cosa…”

“C…che cosa???!” domandò lui.

 

“Ancora non capisco il motivo per cui ogni volta che vedo o penso a te, mi sento da schifo…spiegamelo un po’ tu, dai!!!” 

C-come?!” fece lui, confuso.

 

Un silenzio innaturale scese sulla stanza.

La ragazza non gli staccò gli occhi di dosso.

Era stanca.

Stufa di venir coccolata senza apparente motivo.

Voleva sentirselo dire in faccia, cosa gli passava per la mente…

a prescindere dal fatto che fosse stato con le buone, o con le cattive maniere.

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Capitolo 31
*** Somebody to love (1) ***


***Questa è la prima parte del capitolo 31, che ho diviso in due parti per comodità*** Il buio della stanza era illuminato solo dalla lampada posata sul tavolo

 

Il buio della stanza era illuminato solo dalla lampada posata sul tavolo.

18 dava le spalle alla luce, quindi il suo viso era visibile solo in parte.

Il ragazzo invece era visibilissimo pure alla luce fioca.

Era confuso,sorpreso, e qualsiasi altra similitudine poteva addirsi al suo viso, in quel momento.

 

“Avanti…spiegami perché quando penso a te mi sento male!” ripeté 18, avvicinandosi ancora un poco.

Il ragazzo la fissò in maniera indecifrabile, poi mormorò qualcosa.

“Che hai detto??!” chiese lei ad alta voce, non avendo capito bene.

Lui ripeté abbassando la testa:

“Io…non ne ho idea…”

 

18 sbuffò.

“Idiota…sei tu quello che mi fa star male, e non sai nemmeno il motivo??!” ringhiò.

Lui non alzò nemmeno di un po’ lo sguardo, pareva proprio timoroso.

 

“M…mi dispiace…non è mia intenzione farti star male…”

 

L’androide rimase in silenzio per un paio di secondi.

“Non mi servono le tue scuse…non so che farmene, tra l’altro! E guardami quando ti parlo!!!” disse, sbraitando l’ultima frase. Lui alzò di scatto la testa, volgendo i suoi occhi intontiti a quelli gelidi e impassibili di lei.

 

“Ma che hai in mente, piccoletto…?” domandò 18.

“Eh??!” rispose lui, dando l’aria di non capire.

“Non fare il finto tonto…” cominciò 18, voltandogli le spalle.

 

“Per tutto questo tempo mi hai riempito di attenzioni, senza apparente motivo…ora, è palese che tu abbia un qualche secondo fine…”

“Ma che stai dicendo…?” domandò Lui.

 

18 lo guardò di striscio, sgranando gli occhi, e facendolo sussultare.

Che sto dicendo??!non fare il finto tonto, lo sai benissimo!!!”

urlò lei, indicandolo con un dito.

“Mi tratti da “principessa”, ma so benissimo che in realtà vuoi qualcosa da me…!!!

Voglio sentirmelo dire da te, ora!!!SUBITO!!!!”

 

“D…diciotto…” mormorò il ragazzo, indietreggiando ancora.

“Non è difficile, sai…” sibilò lei, voltandosi lentamente.

 

In quel momento ripensò a tutte quelle frasi intrise di veleno che agitavano il suo petto.

---“Ogni uomo, nessuno escluso, desidera il corpo della donna! E gli uomini sono disposti a tutto pur di ottenerlo!!”---

E quello che aveva davanti, era proprio uno di loro!

 

18 fissò il vuoto, e sorrise cinicamente.

Cominciò quindi ad avvicinarsi al ragazzo.

“Perché non lo ammetti?...” domandò.

 Lui indietreggiò ancora ma toccò il muro. La sua espressione cambiò.

Ora pareva perfino…terrorizzato.

 

E 18 iniziò a provocarlo.

“…Secondo te ho un bel corpo,vero…?!” domandò, facendo scorrere una mano sul suo petto, carezzandosi il seno in modo incredibilmente provocatorio.

Il ragazzo, stranamente, non ebbe la reazione dovuta: invece di sembrare eccitato, assunse un espressione ancora più terrorizzata.

 

“18…che…che…che diavolo stai facendo??!” domandò, scuotendo la testa.

“Che cosa sto facendo?! Ma come?” chiese lei, in un tono velenosamente dolce,

arrivando a meno di mezzo metro da lui.

Dopo di che, sbatté improvvisamente la mano che prima accarezzava le sue stesse forme

sul muro, facendo sussultare per l’ennesima volta il ragazzo.

 

“…invece di fare l’ipocrita trattandomi da regina, e dicendo fesserie come ‘ Temevo di averti persa per sempre ’,perché non me lo dici chiaro e tondo quello che vuoi da me??!”

“perché non fai prima a dirmi che vuoi portarmi a letto???!”

 

La frase lasciò di stucco il ragazzo, che sbarrò gli occhi.

“P…portare…a …letto??!”  ripeté lentamente, balbettando.

 

“Esatto...credi che io non me ne sia accorta??! Tu sei e rimani un uomo!!! E io lo so bene cosa desiderano quelli come te! Ma la cosa che più mi fa incazzare…”

 

18 sbatté violentemente il pugno sul muro, deformandolo leggermente.

“La cosa che più mi fa incazzare è che tu non solo non vuoi dirmelo di persona, MA SEI GENTILE CON ME PER NASCONDERMI QUESTO!!!”

 

Gli occhi del ragazzo non smisero di fissare un attimo quelli di lei.

C’era una strana luce dentro i suoi.

Una luce piena di terrore.

“ Portare a letto…” ripeté, stavolta senza balbettare.

Improvvisamente, afferrò il braccio di 18, e se lo portò lontano, scuotendo la testa.

 

“Portarti a letto??! MA CHE STAI DICENDO????!!!!!!!!!!!”

 

18 rimase un attimo interdetta dalla sua reazione, ma incalzò, afferrandolo per il colletto, scuotendolo e urlandogli in faccia.

 

“non fare il finto tonto!!!lo so che è questo che vuoi!!!lo so!!!!!!!

devi solo dirmelo in faccia!!!!!!dillo che è questo che vuoi!!!!

dillooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

Inaspettatamente, il ragazzo strizzò gli occhi in una smorfia indefinibile, e urlò perfino più forte di lei

“…NON è QUESTO CHE VOGLIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

 

Dopo il suo urlo, tutto tornò silenzioso.

Lui aprì gli occhi solo dopo alcuni istanti, e si mise ad osservare 18 confuso, e con sguardo atterrito.

18 si allontanò, con un espressione fattasi improvvisamente confusa.

 

“C..come sarebbe a dire?!” mormorò lei, balbettando.

“Se non è questo…cos’è che vuoi…?!” domandò, in tono estremamente confuso e turbato.

 

Il ragazzo rimase in silenzio, ancora posato sul muro.

Aveva abbassato lo sguardo, premendosi una mano sulla tempia.

E aveva assunto un’ espressione affranta, che quasi faceva spezzare il cuore.

Strinse ancora gli occhi, parlando a voce bassa.

“I…io…” cominciò con un filo di voce.

 

18 era impaziente di sentire la risposta.

Lui aprì gli occhi di scatto, la osservò un attimo, per poi far ricadere lo sguardo a terra.

 

“…lasciamo perdere…!Anche se te lo dicessi, non potresti mai capire…”

 

18 rimase in silenzio. Era rimasta interdetta da questa risposta.

Non riusciva più a parlare.

E la nausea si era fatta ancora più forte.

 

Senza pensarci, si voltò di scatto, e corse via, facendo sbattere la porta.

Corse velocemente su per le scale, e arrivata in camera, si lasciò cadere sul letto.

Un silenzio innaturale era sceso su tutta la casa. Non si sentiva più nulla.

Nemmeno il rumore dello sciabordare d’onde. Niente.

 

18 fissò il soffitto con un espressione indefinibile.

Istintivamente, le sue mani si portarono davanti agli occhi, coprendole il volto.

 

“…Perché…?!” mormorò.

 

Quella brutta sensazione si era fatta molto più intensa e stomachevole.

Alla fine, non aveva che peggiorato la situazione.

E per lo più…ora era ancora più confusa.

Aveva assalito il ragazzo con lo scopo di ottenere chiarezza, e invece ora si ritrovava più confusa, e stomacata.

 

Non era quello,che voleva? Il suo corpo?

Ma come era possibile? Lui era un maschio, come tutti gli altri.

Credeva che come tutti mentisse per nascondere il desiderio di prendere il suo corpo,

ma non era così. Non sembrava assolutamente così, per lo meno.

Allora perché questo?

Era la prima volta che un uomo la faceva stare così male.

Eppure Lui non l’aveva mai trattata male. Perché allora più veniva trattata bene, peggio stava?

 

Ripensandoci, anche con gli altri stava spesso male.

Ma era un “male”diverso.

Quando era infastidita dal vecchio maestro, provava una forte rabbia, un gran fastidio, ma sbolliva dopo poco tempo.

Invece quella sofferenza era del tutto nuova.

Ed era molto, molto più fastidiosa.

 

“…Perché è…diverso?”

 

Molti pensieri affollavano la mente di 18.

Ma ce ne fu uno che la lasciò attonita, stupita dai suoi stessi pensieri:

 

Più pensava al piccoletto, e più quel sentore si presentava.

Tuttavia, si ricordava solo ora di una cosa…

quando stava vicino a lui, si sentiva benissimo, perfino meglio di prima.
Mentre la stava curando, quando era “malata”, non aveva quasi mai pensato a queste cose.

Si sentiva bene, rilassata.

E ora, che si era comportata male con lui, si sentiva malissimo.

 

In quel momento, formulò un pensiero a lei nuovo:

--- Se stare vicino a lui mi fa star bene, allora preferirei stargli vicino sempre,piuttosto che stare qui da sola a soffrire delle mie stesse azioni…---

 

18 improvvisamente sbarrò gli occhi,e alzò lentamente le mani.

 

“N…no…” balbettò, come se avesse avuto una rivelazione

 

La ragazza si guardo i palmi delle mani.

Che cos’è che aveva appena pensato??!

 

“N…non mi dire che…” mormorò, con un espressione indecifrabile.

 

Sin dal primo momento in cui aveva visto quegli occhi, anche quando il suo scopo era uccidere,

si era sentita bene, e quasi le stava scappando un sorriso.

Un sorriso.

A lei, che fino a prima si considerava null’altro che una macchina priva di sentimenti.

Sin dal primo momento…

 

                                                     *  *  *  *  *  *

 

Un sasso rimbalzò sull’acqua, coprendo una lunga distanza.

Con un grugnito, il ragazzo ne tirò un altro, quasi con rabbia.

Mentre osservava il sasso che rimbalzava,nella flebile luce della mezza luna,

si portò alla bocca un'altra bottiglia.

Mentre scolava tutto d’un sorso l’alcool che vi era al suo interno, fissò il cielo con lo sguardo perso.

 

è…è sempre la stessa storia…” mormorò flebilmente, sedendosi sulla sabbia fredda.

 

Pensò a 18, sospirando.

“…Ma perché questo…?” si domandò.

“Ho frainteso qualcosa?Sarà per l’aspetto? O forse la mia voce?” bofonchiò, osservando il suo riflesso.

“Ah…in effetti sono proprio la prova vivente che l’aspetto è tutto…” disse, ridacchiando tristemente.

 

Nascose la faccia tra le mani, massaggiandosi al contempo gli occhi stanchi.

 

“…Perché insisto…io non merito nessuno…” concluse, tirandosi con rabbia una guancia, osservando la sua immagine contorcersi tra le onde.

“Per uno come me, non c’è posto per nulla, se non la pietà…”

Alzandosi, prese un altro sorso, sentendosi sempre più stordito.

“Ah ah, sì…faccio pietà!Bevo come un idiota…!!!Sono proprio uno sfigato che non ha nemmeno provato a salvare il suo amico!!” mormorò, barcollando.

 

Ripensò quindi a quello che 18 aveva detto.

E a come lui aveva reagito.

 

“Non potrà mai capirmi…nessuno potrà mai…” pensò.

“In fondo…so benissimo che per tutti sono un buffone. E quindi, è naturale che nessuno mi prenderà mai sul serio…”

 

Il piccoletto fissò quindi l’orizzonte, ormai invisibile per la troppa oscurità.

Quindi si voltò, e iniziò a camminare verso la casa, barcollante.

 

“Non capisce…per me…è un immensa gioia il solo fatto di averla qui…”

 

*  *  *  *  *

 

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Capitolo 32
*** Somebody to love (2) ***


La luce della luna si rifletteva tremolante nell’acqua

 

La luce della luna si rifletteva tremolante nell’acqua.

Faceva freddo.

Quasi paradossalmente, mentre di giorno la temperatura era dolce e piacevole, di notte la temperatura si abbassava a tal punto, che già si poteva vedere il fiato condensare.

La sabbia era gelida, e una brezza ghiacciata soffiava controvento.

 

Due occhi tanto gelidi fissavano il soffitto.

Nel caldo confortevole delle sue coperte, 18 era rimasta immobile, con lo sguardo perso.

Aveva sentito mormorare qualcosa, fuori dalla finestra,

ma non aveva capito bene cosa.

Forse non aveva semplicemente ascoltato bene, o forse il rumore del mare era troppo forte, nemmeno lei sapeva dirlo con certezza.

Non riusciva a dormire.

 

Ancora, e ancora, e ancora, e ancora, si tormentava con tanti pensieri,

stando bene attenta a non esprimerli tramite i muscoli facciali e gli occhi.

 

Detestava manifestare le sue emozioni, ma non si ricordava quasi più il motivo.

Forse si vergognava di mostrare agli altri il proprio parere,

o forse aveva semplicemente paura di ricevere un qualsiasi commento, positivo o negativo che fosse.

 

“ Se io ho paura…non sono degna di esser una macchina…” mormorò, mettendosi a sedere con lentezza.

“ Forse…sono ancora umana, in fondo?” si domandò, stringendo debolmente le coperte.

 

Improvvisamente, scese dal letto.

“In fondo non ci perdo niente, ad andare a parlargli…non riesco a dormire, tra l’altro…” pensò, infilandosi delle pantofole.

Non aveva capito bene la situazione, né quello che aveva in mente il ragazzo, e ancora non aveva capito il motivo per cui si sentiva particolarmente confusa.

Ma stavolta era determinata a scoprirlo, anche se non sapeva bene cosa avrebbe potuto dire.

“Andiamo dall’idiota…” bofonchiò, scendendo le scale.

 

Nonostante l’ora tarda, nel salotto era accesa una piccola luce,

segno palese della presenza di qualcuno.

18 quindi entrò nella stanza, sfruttando la sua peculiarità di androide, ossia la capacità di muoversi senza produrre il minimo rumore.

 

Il ragazzo era raggomitolato in una semplice coperta, rannicchiato in un angolo del divano e illuminato solo dalla luce di una lampada da tavolo.

Dai suoi occhi chiusi, dava l’apparenza di essersi addormentato.

“ Certo che questo tizio…non dorme mai in un letto come si deve…” pensò non troppo seriamente lei, avvicinandosi.

Le scocciava svegliarlo, quindi si sedette nello spazio libero del divano, e si mise ad osservarlo per bene.

L’orologio segnalava al buio, tramite una flebile luce rossa, le ore tre.

“ Chi me lo fa fare, di aspettare che si svegli…” bofonchiò a voce bassa, dandogli un leggero colpo sul polpaccio.

Dopo alcuni istanti, Lui sussultò leggermente, mettendosi a sedere, ma non aprendo ancora gli occhi.

 

“ Ahia…la mia povera testa…” si lamentò flebilmente stringendosi con una mano le tempie, e coprendosi gli occhi.

La voce di 18 lo fece sussultare un'altra volta, come un sibilo di un serpente nell’oscurità.

“ Ehi, Bel addormentato…”

Lui si voltò di scatto verso di lei, e si stupì parecchio nel vederla seduta vicino a lui.

“ Che…che ci fai qui??!” mormorò.

 

“ In tutto questo tempo non ti ho mai visto dormire nella tua camera da letto…eppure hai detto di averne una, no?...” rispose lei, vagamente.

 

Il piccoletto iniziò a squadrarla come solito, e voltò lo sguardo.

“…mentivo.” rispose semplicemente, sorprendendo 18.

 

Voleva dire che ogni notte dormiva in quel modo?

Ciò significava un'altra premura nei confronti di lei…e un altro fastidio.

 

“…Pur di farti star bene, ho rinunciato alla mia camera…ma non mi lamento…” mormorò.

18 rimase in silenzio per un po’, a riflettere.

Quella sera Lui era parecchio strano, qualcosa in lui le era nuovo.

 

“…certo…non sono uno scemo, a far così?” domandò il piccoletto, con una risatina amara.

 

“Sì. Sei proprio un idiota.” rispose inaspettatamente 18, con un tono crudele.

Il ragazzo la osservò di striscio, e poi abbassò lo sguardo, come sorpreso e deluso al contempo dalla risposta.

 

“…Ecco come si finisce, se ci si preoccupa troppo per il prossimo, e non di se stessi…”

commentò 18, stavolta in una tonalità ne premurosa ne distaccata.

“Hai ragione…” mormorò Lui, atterrito.

 

“Ti domanderai perché sono venuta qui…” cominciò lei, avendo come risposta un flebile “sì”.

“…Non era mia intenzione dire quello che ho detto fino adesso, quello che devo dirti inizia da qui in poi…” lo avvertì, e Lui come risposta si voltò lentamente verso di lei, con sguardo insicuro.

 

“…Non capisco perché tutte queste premure verso il mio conto…

eppure tu hai affermato di non …volere il mio corpo, non è così?”

 

Il piccoletto rimase in silenzio per un po’, poi rispose, sorprendendola.

“…Esatto…non sono un perfetto sfigato?”

“ E cosa c’entra…” ribatté lei non troppo seriamente “…non è questo il nocciolo…”

 

“…Beh…” cominciò Lui

“…semplicemente mi rende felice aiutare gli altri, renderli felici…se non altro, è l’unica cosa che riesco a fare, se non esser un rifiu…”

 

18 sbarrò gli occhi minacciosa, e troncò la frase con un “ PIANTALA!” che lo zittì all’istante.

“ …I vittimismi non funzionano su di me, spiacente!”

 

Lui rimase in silenzio a fissarla, e poi si alzò in piedi, dandole le spalle.

“ Per me il bene più grande è vederti felice, 18… al punto che ‘me stesso’ non è più divenuto importante…”

 

18 ebbe un flash del viso sorridente di numero 6, in quella immensa distesa bianca.

Chiuse gli occhi in silenzio, inspirando profondamente.

Quel ragazzo parlava proprio come lui.

E non sapeva se questo le dispiaceva o meno.

La cosa strana, inoltre, era che in quel momento si sentiva tranquilla, e la nausea non aveva lasciato alcuna traccia, dentro di lei.

 

Ma comunque, per quanto avesse voluto bene a 6, quel ragazzo parlava proprio come lui; quello che l’aveva ingannata, che le aveva nascosto una triste verità, che viveva solamente per lei, non dando la minima importanza a se stesso, più o meno come stava facendo Lui in questo momento.

Ciò significava che probabilmente c’era qualcosa che non le stava dicendo.

 

18 sorrise amaramente, ripensando alla misteriosa e confusa conclusione che

aveva tratto qualche ora prima.

 

“Il bene più grande, eh?” ribatté lei.

“ Ma non ti rendi conto che così fai soffrire perfino chi stai coccolando con tutte quelle premure??!”

 

Lui non capì subito il significato della frase, e si limitò a dire un “Eh?” poco convinto.

Poi guardò 18 negli occhi, come se avesse capito.

“ 18…stai bene? Non è da te…dire certe cose…” mormorò.

La donna non rispose, e si limitò a continuare.

 

“…Hai capito, insomma. Vederti in questo modo mi fa soffrire…”

 

Il ragazzo rimase pietrificato,confuso.

Poi sull’angolo del suo occhio sinistro, apparve una piccola luce.

 

“ Mi dispiace, 18. Non è mia intenzione farti soffrire, assolutamente…però…”

 

La luce iniziò a scendere lungo la guancia, per poi cadere sul tessuto del divano, spezzandosi in mille frammenti liquidi.

Il ragazzo si girò sorridendo, ma al contempo, in lacrime.

18 rimase in silenzio ad osservarlo.

 

“…però…” continuò Lui

“…non capisco il perché, ma…sono così testardo da sperare che tu un giorno possa ricambiare…capire come la penso…credere che in fondo al tuo cuore ci sia rimasto ancora un lato umano…è da idioti, lo so…però non riesco a smettere.

E ora che so che il mio comportamento ti fa star male…mi dispiace ancora di più…

non è…mia intenzione…”

 

Ci furono alcuni attimi di silenzio, e poi Lui proseguì.

 

“…Io non ti merito, 18. Un tipo come me, che pur di far felice la gente, è disposto a ridicolizzare se stesso, non è degno di stare con una persona come te…

anzi…non è degno di avere niente altro, se non pietà…”

 

18 rimase zitta, a fissare il vuoto.

 

“ Però, ti devo ringraziare…so che ti faccio soffrire con i miei comportamenti idioti, e so che non valgo nulla come persona, e come combattente…però mi hai comunque reso felice, con la tua presenza qui…”

 

Ci fu di nuovo silenzio.

Il ragazzo rimase zitto, a fissare l’androide, come in cerca di una qualsiasi risposta.

 

18 non gli rivolse lo sguardo.

L’immagine di 6 che la salutava nella distesa bianca, l’aveva ipnotizzata.

Un sorriso apparve sul suo volto.

 

Aveva capito.

 

“ Sì…forse è così.” rispose infine al ragazzo, senza farsi vedere.

 

“…Però vedi…anche io ho fatto un errore.”

 

“ Eh? Di cosa parli?” mormorò Lui, confuso.

 

“Io” cominciò lentamente  “ Non sono tipo da fare due volte lo stesso errore…però, stavolta, ci sono cascata di nuovo…ora ne sono certa…che stupida che sono…”

 

Il ragazzo rimase fermo davanti a lei, senza capire.

18 quindi si alzò inaspettatamente.

 

“…Tempo fa, mi ero promessa che non avrei mai fatto una seconda volta lo stesso errore…

ma, a quanto pare…la promessa è infranta…

ci sono caduta un'altra volta…”

così dicendo, si avvicinò a Lui.

 

“ Vuoi sapere di cosa sto parlando…?” domandò, giuntagli ad appena mezzo metro di distanza.

“…C’entro io, per caso?” chiese ingenuo Lui.

18 si voltò verso di lui, svelando il suo sorriso.

 

“ Sei tu, il mio errore…l’errore che però non rimpiango…”

 

Prima che Lui potesse chiedere qualsiasi cosa, l’androide si avvicinò ancora di più,

e accostò le sue labbra sulle sue.

Nel buio che seguì, causato dall’aver chiuso gli occhi, lei cercò di avvicinare il suo petto contro il suo. Quando ci riuscì, iniziò a sentire il battito del cuore del ragazzo accelerare lentamente.

Si allontanò un attimo, aprendo gli occhi.

Lui la stava fissando, con gli occhi spalancati. La sua espressione era un misto di stupore, incomprensione, confusione, e timore.

Cercava di balbettare qualcosa, invano, ed era arrossito leggermente.

 

“M…ma…” mormorò, senza staccarle gli occhi di dosso.

L’androide provò quasi tenerezza, nel vederlo. Cercò di avvicinarsi di nuovo, ma

stavolta il piccoletto fece un passo indietro, timoroso.

“ Ehi…” lo richiamò a voce bassa lei “ …hai per caso paura di me…?” domandò.

Il ragazzo esitò un attimo, poi rispose flebilmente “ …sì…”.

18 per un attimo sentì un filo di amarezza in bocca.

Davvero era così temibile, anche quando non aveva alcuna intenzione ostile?

 

“Non devi.” fu la prima frase che mormorò a bassa voce.

Aprì le braccia e si avvicinò, cercando di non dare alcuna impressione ostile, nell’intento di acchiappare qualcosa nella sua stretta.

Lui si lasciò abbracciare senza storie.

Le parve strano… abbracciare quella persona, le stava dando una sensazione totalmente diversa da quella che aveva memoria di aver provato tempo prima.

Aspettò che facesse qualcosa.

Ma ancora confuso e timoroso, il ragazzo non fece nulla.

 

Fu allora che 18 cominciò a comprendere…

atteggiarsi da persona fredda e insensibile era inutile.

Fino a quando lei avrebbe proseguito nel comportarsi in tal mondo fuori e dentro di lei…

…non sarebbe stata diversa da qualunque persona sola.

 

Anche se stava stretta al ragazzo, sentì il gelo della sua solitudine divenire quasi palpabile, e fu come se improvvisamente le si rivoltasse contro.

“Se nemmeno lui si fida di me…allora non ho speranze? Sono destinata a rimanere sola??!”

Quel pensiero le stritolò il petto, come una lunga corda irta di spine.

Tutta la sua sicurezza era stata spazzata via con un soffio, ora non si sentiva meno debole di un comune umano…lei, che ormai possedeva il mostruoso potere di una macchina assassina.

 

---Più cerchi di sfuggire alla solitudine, cancellando i tuoi sentimenti, più questi ti affliggono, supplicandoti di recuperarli ad ogni costo…---

 

Sentì improvvisamente il desiderio di venir stretta forte.

La ragazza posò la testa sulla spalla di Lui, tenendo gli occhi chiusi.

“ Ti prego…abbracciami…” pensò.

 

18 tenne chiusi gli occhi, ormai sfiduciata. Ma poi, il suo cuore ebbe come un’iniezione improvvisa di calore, sentendo le braccia di Lui cingerle lentamente la schiena, e le sue mani posarsi delicatamente sulle spalle.

Si sentì meglio…molto meglio.

Sprofondando il viso nell’incavo del collo del ragazzo, cercò di godersi quel flebile abbraccio. Era tantissimo tempo che nessuno la stringeva. Le parevano passati almeno mille anni, dall’ultima volta.

Ad un certo punto sentì le mani di lui allontanarsi con lentezza.

“NO!!!” esclamò con decisione, paralizzandolo.

“Resta qui…così…” mormorò dunque, facendo sfumare nel nulla la voce.

 

Rimanendo in silenzio, Lui sfiorò con la sua mano la guancia di 18.

La ragazza l’afferrò al volo con entrambe le mani, e se la portò sul viso.

Era davvero calda e morbida.

Quindi, il ragazzo si fece forza e mormorò qualcosa.

“18…le tue mani…” sussurrò, con un espressione ancora confusa, ma già meno timorosa.

“Cos’hanno le mie mani…?” domandò semplicemente lei.

“…ah, ho capito…sono fredde?...non è colpa mia se sono così, vedi, io…”

 

“…Sono così tiepide…” rispose Lui, senza lasciarla finire.

18 rimase ferma un attimo, giusto per capire la risposta, poi provò a mettersi una mano sul viso. Un calore sconosciuto le scaldò la guancia.

Era strano…lei aveva sempre avuto le mani gelide.

Nelle buie notti, mentre si rotolava ancora e ancora tra le coperte, teneva le mani strette l’una all’altra, ma non c’era proprio nulla in grado di riscaldarle.

“…Forse era solo una mia impressione…” mormorò con un filo di voce lei.

“Eh?” fece Lui, non comprendendo la sua frase.

“Accarezzami di nuovo…” rispose lei semplicemente, sorprendendo il piccoletto, che iniziò a guardarsi attorno imbarazzato, senza però fare domande.

 

Mentre Lui le passava il dorso della mano sul viso, con una dolcezza e una lentezza incredibili, 18 osservò il viso di Lui, che era diventato completamente rosso.

La pelle che stava accarezzando era morbida, perfetta.

Fin troppo perfetta. 18 lo trovò ironico.

La pelle che il ragazzo stava gentilmente carezzando con una mano, probabilmente non era proprio quella che possedeva un tempo.

Carezzava un icona, un qualcosa di fittizio, che dà piacere solo ad esser contemplato e toccato.

Ad un certo punto, l’androide udì una risatina provenir dal ragazzo.

“Eh, eh…” mormorò Lui a bassa voce, probabilmente rivolto a se stesso.

“…Ce l’hai tra le braccia solo, deficiente…smettila…”

“Che c’è?” si intromise 18,perplessa.

 

Come risposta, il ragazzo scostò la mano dal suo viso, allontanandola abbastanza da potergliela mostrare per intero. 18 si accorse che era in preda a dei fremiti prima violenti, poi lievi.

“…Cavolo…s-sono così teso…che…le mani…” ridacchiò amaramente.

 

Mentre lei stava ancora a fissare la mano tremante, poté udire un sussurro dal piccoletto:

“Mi piaci da morire.”

 

In quel breve istante, quando la frase venne finalmente analizzata e capita dal suo cervello,18 sorrise.

Sentire una frase simile la faceva sentire strana: lo sapeva.

Ne era al corrente da tempo, eppure ora si sentiva estremamente sollevata,anche se al contempo aveva un filo di rammarico, per quel amore che ora non c’era più. Ma non ci pensò più di tanto.

 

Prese quindi la mano del ragazzo, che in breve tempo smise di tremare, e si lasciò baciare, poiché stavolta Lui era stato impavido abbastanza da avvicinarsi.

 

Prima di approfondire il bacio, al ragazzo parve di udire una flebile ma ferma risposta dalla ragazza:

“Anche tu”

 

                                                             ***********************************************

 

Era stato tutto molto più semplice di quanto si fosse aspettata:

Quel bacio, in breve, si era moltiplicato in altri baci, molto più decisi ed espansivi.

Quindi lei, venendo presa in braccio, si era ricordata delle forti braccia che l’avevano raccolta da terra: riconobbe in Lui quella stretta salda e rassicurante che l’aveva fatta cadere nel sonno con un sorriso, come se in quel momento ogni suo pensiero maligno fosse stato scacciato via.

Le pareva proprio strano comparare quella presa, quella stretta, con un ragazzo a prima vista così debole ed insicuro.

Mentre Lui la stava portando di sopra, salendo lentamente le scale ben vedendo da non farla cadere, 18 provò a guardarlo in faccia, ma il buio le precluse la vista.

Tuttavia,sentiva lo stesso una certa tensione attraverso le sue mani.

Era davvero tenero: le faceva una tenerezza immensa, vederlo così agitato, imbarazzato, per causa sua.

L’aveva posata sul letto con molta delicatezza baciandola un ultima volta.

 

“Non è proprio necessario che finisca in questo modo…” mormorò, alludendo ad un argomento che 18 capì all’istante.

“…in fondo, a me basta anche solamente averti vicino…” sorrise, sedendosi a bordo del letto. 18 rimase in silenzio, osservando la sua schiena in controluce.

Finalmente aveva capito cosa non andava in lei: soffriva nel veder soffrire quella persona, che ora a lei era così cara.

E la vista della sua schiena già la stava rendendo ansiosa: non voleva rimanere sola!

Quello che voleva, l’unica cosa che voleva al momento, era averlo vicino, solo quella era la via per non farla soffrire. Solo insieme a Lui poteva esser felice!

 

18 si avvicinò di spalle al ragazzo, prendendolo delicatamente per le braccia.

La voce che le uscì dalla bocca parve quasi irriconoscibile, un rantolo doloroso di una bambina la cui innocenza già era sparita da un pezzo, ghermita dall’orco cattivo:

 

“…Non mi lasciare sola…resta con me!”

 

Lui si voltò lentamente,rispondendo a quella così palese richiesta di affetto con un altro bacio.

“Non mi permetto…” sussurrò, stringendola ancora abbastanza cautamente.

“Non mi permetto…”

 

 

La prima luce del giorno illuminò la stanza: i due avevano dormito assieme, e ora stavano riposando abbracciati. La ragazza rimase per molto tempo con gli occhi chiusi, posata sul petto di Lui, contando ogni lento respiro:

Non avrebbe mai più voluto perderlo.

 

 

 

                                                      **********************************************************

 

 

Il sonno di 18 venne bruscamente interrotto da qualcosa: un qualcosa di morbido e tiepido si era posato sulla sua guancia, risvegliandola.

Lei aprì lentamente gli occhi, e tutto quello che vide dinnanzi a lei fu bianco.

Il soffitto non c’era più.

“Che diavolo…?” mormorò, confusa, ma restando sdraiata.

 

Guardò quello che stringeva nella mano: era un petalo blu.

Un ricordo indelebile le tornò ancora in mente, legato a quel colore.

Dove era finita?

Sotto di lei sentiva un tappeto di morbidi e freschi“qualcosa”, che la

facevano sentire proprio a suo agio.

Voltò leggermente lo sguardo verso terra, e vide che questo tappeto era fatto di fiori.

Non fece tempo a domandarsi nulla, che vide quello che doveva esser una coperta, ma che in realtà non lo era:

Il suo corpo nudo era coperto da un lungo mantello rosso, morbidissimo al tatto.

“Un mantello” mormorò lei, prima di seguire con gli occhi il percorso della stoffa.

Fu allora che vide un'altra persona, sdraiata al suo fianco.

 

Una maschera di gatto celava l’identità di colui che aveva davanti.

Era lui.

Il principe delle favole.

Immobile come una statua, stava ad una ventina di centimetri da lei, coprendola quasi del tutto con il suo caldo mantello.

Il viso mascherato era rivolto verso di lei, ma attraverso i due fori a forma di mandorla della maschera, si potevano vedere le palpebre chiuse : pareva addormentato.

 

“Sei tu…” pensò 18, stupefatta.

“E così, dopo tanto tempo…ti vedo dal vero…incredibile, credevo non esistessi!”

 

Il “gatto” rispose inaspettatamente a suo modo, sorridendo leggermente.

 

“Ma chi sei…?” domandò 18, voltandosi completamente.

“…arrivi un po’ tardi per salvarmi, sai…l’orco è già morto da parecchio…” concluse,con un filo di tristezza nella voce.

 

Il principe non disse nulla, e le porse una mano: tra il pollice e l’indice teneva un anello dalle perle rosse, lo stesso che 18 indossava tempo fa.

 

“Il mio anello…ma come…” mormorò lei, allungando la mano per prenderlo.

 

Il principe si decise finalmente a parlare.

“L’ho recuperato per lei, principessa…” mormorò con un alito di voce lui.

“ L’ho vista la notte, mentre dormiva triste, e poco, e sola…spero che questo le faccia almeno tornare un po’ di sorriso…”

 

18 non ribattè,continuò a fissare quella maschera.

“…Ora che ti ho incontrato…posso vedere chi sei?”

Il “gatto” rimase in silenzio un attimo, per poi rispondere:

 

“ Se lei desidera, principessa…se lei desidera.”

 

Mentre ancora il “gatto” parlava, 18 afferrò i bordi della maschera, pronta a sollevarla.

Moriva dalla curiosità.

Prima che 18 iniziasse a sollevare, il principe mormorò un’ultima cosa, sorridendo.

 

“…Però deve farmi un favore…si svegli, ora!”

 

La maschera a forma di gatto cadde a terra, come al rallentatore.

In un secondo, si spezzò, e si sparpagliò ovunque.

 

 

18 aprì gli occhi di scatto, mettendosi subito a sedere sul letto .

Era…un sogno?

La ragazza fissò la porta della camera, chiusa, e sospirò, confusa.

Poi si voltò, e lo vide.

Lui.

Era sdraiato vicinissimo a lei, le stava stringendo una mano, dormendo tranquillamente.

18 rimase a fissarlo, senza parole, sdraiandosi di nuovo di fronte a lui.

 

Il suo respiro era lento e dolce, il suo addome si alzava ed abbassava lentamente,

segno del suo sonno tranquillo.

18 rimase muta a contemplarlo, per poi posare di nuovo la testa sul suo cuore.

 

La persona di cui si era innamorata era lì, accanto a lei. Ancora.

 

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Capitolo 33
*** Somebody to love (3) ***


Dopo un lunghissimo periodo di tempo, durante il quale Innocence sembrava quasi finito nel dimenticatoio per me, ecco

che ritrovo l'ispirazione e la voglia di ultimare dopo due anni la fanfiction! Non poteva finire così, non poteva!!!

Ringrazio tutti quelli che hanno seguito tempo fa la storia, e chi eventualmente inizierà a seguirla da adesso,nonchè tutte le vecchie

conoscenze che hanno aspettato un sacco di tempo nella speranza di leggere un nuovo capitolo. Ebbene, eccolo qui, spero vi piaccia.

Il capitolo che seguirà questo sarà l'ultimo e verrà aggiunto entro un mese, non perdetelo!

Detto questo, auguro una buona lettura a tutti voi! GT18






La luce del sole filtrava dolcemente tra le fessure delle finestre,

illuminando in modo tenue la stanza e parte delle coperte.

Due grandi occhi dello stesso colore degli zaffiri se ne stavano spalancati

a fissare ciò che avevano di fronte: un ragazzo che dormiva placidamente,

con il volto e gli occhi che seppur chiusi erano comunque rivolti verso di lei.


Era passato un po' di tempo da quando 18 si era svegliata, cominciando ad osservare con

assiduità i lineamenti di quella persona.

Erano lineamenti molto semplici, privi di qualsiasi spigolosità, e rendevano il suo viso

tenero e dolce, specie durante il sonno.

Forse per questo non riusciva a distogliere lo sguardo- pensò per un secondo lei.

La sua mente in ogni caso non poteva fare a meno di ritornare indietro alla nottata appena trascorsa, causandole una

strana sensazione, miscuglio di lieve imbarazzo e al contempo di una strana e piacevole soddisfazione.

"Guarda come dorme beato..." pensò 18, sorridendo lievemente.


Con una mano afferrò un lembo della coperta che copriva entrambi e senza motivo lo sollevò leggermente,

guardando quello che c'era sotto con una insolita curiosità.

Subito dopo abbassò la stoffa, sentendosi avvampare in volto.

"Ma che combino?...Questo non è da me!!!" riflettè 18 scuotendo la testa le cui guance erano improvvisamente arrossite.


In effetti, questo suo comportamento non era usuale.

Una simile curiosità non le sembrava affatto naturale, anzi pareva perfino un po' "perversa".

Ma la verità era che semplicemente non riusciva ancora a credere

a quello che era successo, le sembrava ancora tutto così irreale...


"Cosa ho combinato ieri con te..." sussurrò 18 sorniona rivolta al giovane, guardandosi bene dal svegliarlo.


Le sue aspettative si erano rivelate corrette: ora che si trovava così vicino a lui, si sentiva

benissimo. Oramai era estremamente convinta di tutto quello che aveva pensato la stessa sera.

Anzi, con sua grande sorpresa sembrò quasi che la notte avesse portato il suo stesso carattere

a rivelare sfaccettature inedite, del tutto inaspettate.

Forse - pensò- erano state le carezze ricevute a compiere questo "prodigio"? O forse lo stretto contatto tra i loro corpi?

Magari erano stati quei sospiri che le erano sembrati stranissimi, non solo perchè erano usciti dalla sua bocca?...


Mentre la ragazza era intenta nelle sue congetture, Lui aprì lentamente un occhio.

Lo rivolse quindi alla donna che aveva di fronte, e inaspettatamente spalancò gli occhi sussultando e, sollevandosi

sui gomiti, si lasciò scappare un "AH!" di sorpresa.

18 rimase confusa per un attimo a fissarlo, poi lui dopo un paio di secondi rilassò l'espressione a tornò

ad afflosciarsi sul letto, sospirando di sollievo come se si fosse reso conto dell'assenza di chissà quale pericolo.


"C-Ciao..." mormorò, con aria molto imbarazzata.

18 intenerita ricambiò il saluto, aspettando poi una risposta.

"...Eheh...devi scusarmi" bofonchiò il ragazzo "...non sono solito svegliarmi trovandomi delle belle donne

nel letto...mi hai spaventato..."

"Sei proprio scemo." rispose 18, con un finto tono di rimprovero.


Finalmente capiva una delle cose che trovava piacevoli in lui. Il suo modo di fare

sia goffo che tenero le piaceva davvero. Forse risvegliava un chissà quale istinto materno insito in lei.

E in una situazione del genere, per giunta...!


Ci fu qualche attimo di perfetto silenzio, dopo di che fu lui a decidere di romperlo in qualche modo.

"Beh...come stai?I-insomma, come va...tutto bene?" chiese lui. Quello che stava intendendo in realtà andava ben oltre un classico "come stai" formale,

era una richiesta che velatamente riportava 18 ancora una volta agli eventi della scorsa notte. Era quasi come se fosse preoccupato per lei.

Come se pensasse di aver fatto qualcosa di male...al suo corpo.

"Tranquillo, benissimo..." rispose in maniera concisa lei, con l'obiettivo di metterlo a suo agio.

"Oh...è...è una buona notizia...è un sollievo per me..." ribattè il piccoletto sfoggiando un bel sorriso.


La verità era che Lui non aveva nemmeno mai sfiorato una donna. Non in quel senso, per lo meno.

Glielo aveva rivelato con estremo imbarazzo, mentre i suoi occhi scuri non potevano fare a meno di osservare il suo corpo,

perfetto e immobile nella penombra e in paziente attesa della sua prossima mossa.

Lei non fu particolarmente sorpresa nel sentire una simile biascicata confessione, poichè molti indizi trapelavano dal modo di comportarsi

sempre timido e riservato del piccoletto, che certo non sarebbe stato comunque mai scambiato per un Casanova di professione.

Ma la cosa le fece provare una sensazione piacevole. In cuor suo doveva ammettere che il fatto di poter esser la prima a

condividere un legame così intimo per lui le faceva un estremo piacere.


D'un tratto 18, osservando quegli occhioni supplicanti da cucciolo, potè intuire cosa stava per domandarle.

Era pur sempre un maschio, dopotutto...decise quindi di bruciarlo sul tempo rispondendogli in maniera fulminea.

"...Prima che tu me lo chieda, no, non sei stato affatto penoso...ehm...anzi...ad esser sinceri non mi è affatto dispiaciuto..."

mormorò lei cercando di esser sincera, ma al contempo mantenendo un certo atteggiamento.

Lei si era fatta conoscere proprio per il suo atteggiamento distaccato e freddo, dunque era opportuno evitare di scadere in

comportamenti troppo diversi dal suo "personaggio".

" PER CUI... -disse alzando il tono di voce -...non cominciare a dire cose come " spero di non esser stato penoso",

perchè potrei sganciarti uno scapellotto! Baka!!!"

La risposta di 18 ebbe l'effetto sperato, e il ragazzo rimase basito per qualche secondo, poi però ne capì il tono

non troppo serio e sfoderò un sorriso a trentadue denti.

La frase doveva avergli fatto un gran piacere, perchè inaspettatamente le saltò letteralmente addosso abbracciandola forte.


18 non seppe che dire in un primo momento, ma era sì e no sorpresa da quel gesto: dopotutto, il ragazzo si era dimostrato sì timido e impacciato

come pochi, però aveva avuto il modo di osservare che quando egli stesso era preso dalla passione, poteva esser capace di tutto.

"Oh, Juu-chan, non sai quanto io sia felice in questo momento!!!" gongolò mentre sprofondava il suo viso nell'incavo del collo di lei.

"...Juu-chan?" ripetè 18 all'udire questo nuovo nomignolo

Il piccoletto si diede temporaneamente un po' di ritegno, e mormorò "...Beh, sì...p-posso chiamarti Juu-chan? 18...se devo esser sincero

mi è sempre sembrato troppo freddo, e così..."

La donna ci pensò un attimo, ancora stordita dall'ennesima dimostrazione di affetto, e poi sorrise lievemente.


"Heh"- pensò- "perchè no? In fondo... il numero 18 si legge Juuhachigou..."


Aveva ricevuto come una rivelazione divina capendo di essersi innamorata, poi aveva fatto l'amore per tutta

la notte con un piccoletto che apparentemente appariva innocuo ma che in realtà poteva rivelarsi decisamente famelico,

e il tutto era successo sì e no da una solo nottata.

Farsi chiamare Juu-chan? Che problema c'era!


"Va bene, piccoletto...se ci tieni, chiamami pure così. Ma vedi di non esagerare troppo, intesi?" annuì lei.

Lui continuò a guardarla sorridendo, poi però assunse una espressione indecifrabile.

"...Ehm...allora... tu ed io adesso...insomma...possiamo definirci..." bofonchiò in maniera poco comprensibile senza terminare la frase.

18 capì cosa voleva chiederle:


- Insomma...tu ed io adesso possiamo definirci...una coppia?


Era vero, ormai tra loro due c'era un legame forse oltre a quello di tipo fisico, e lei aveva capito bene di essersi innamorata di lui e non c'era

alcun dubbio che il nanerottolo l'adorasse, però ad essere sinceri non riusciva ancora a pensare, o perlomeno rendersi conto di una cosa simile.

Cercò di pensarci su, ma il silenzio che era sceso nella stanza venne interrotto da un brontolio improvviso.


"Oh..." fece il piccoletto mettendosi poi una mano dietro la nuca "...è il mio stomaco che brontola...accidenti che imbarazzo!!!"

18 venne distratta e al vedere una scena così buffa in un momento così le fece scappare pure una risatina argentea.

"Accidenti...non è il momento adatto però io ho davvero fame!!!"


- Grazie mille, stomaco del piccoletto, ci hai fatto cambiare argomento e mi sa che è meglio così


"Beh...conviene che io vada a preparare la colazione" disse il piccoletto mettendosi a sedere

" Juu-chan, ti va se preparo qualcosa anche per te? Se ti va si intende..."

Stando a quanto 18 aveva potuto intuire, anche lui si sentiva un po' spaesato da quella domanda,

quindi notò che anche per lui il fatto che il brontolio dello stomaco avesse interrotto il discorso non era stata una cosa negativa.

Dunque annuì tranquillamente, ma poi notò che il ragazzo rimaneva fermo dove era e non si muoveva se non per guardarsi intorno.

"...Accidenti...dove sono finiti i miei vestiti..." mormorò lui confuso.

18 soffocò a stento una risatina e si sentì in obbligo di rispondere.

"...Sai, credo che siano finiti fuori dalla finestra...in ogni caso ti dovresti alzare per vedere dove sono..."

L'espressione del piccoletto divenne simile a quella di un cartone animato. Evidentemente trovava alquanto imbarazzante la situazione.

"Oh, via..." iniziò 18 che cominciava a provare un certo gusto nel prenderlo in giro "...hai forse paura che io ti veda il culetto, per caso?

In tal caso vai tranquillo, giunti a questo punto non è nulla che io non abbia già visto!" disse assumendo un'espressione maliziosa.

Il colore del volto di lui divenne scarlatto, e la frase ebbe l'effetto di farlo nascondere sotto le coperte.


Tenero e buffo. Era sempre molto divertente e assolutamente tenerissimo. Lei non poteva non ammettere che gli piaceva sempre di più questa sua particolarità. Prenderlo in giro non faceva altro che alleggerirle l'anima, la divertiva nel profondo del cuore. E in fondo poteva essere anche questa una forma di espressione d'affetto, benchè fosse noto come nel suo carattere non vi fosse propensione alcuna per l'esternamento dei sentimenti in genere.


"Va bene...non devi per forza andare subito" mormorò lei andandolo a trovare sotto il suo nascondiglio di stoffa e trovandolo lievemente ranicchiato.

" Anzi...mi farebbe piacere se restassi qui con me ancora un po'..." aggiunse assumendo un tono piuttosto suadente.

"Eh?...Come?..." fece lui con un'aria da finto tonto.

18 era stata improvvisamente presa dal desiderio di averlo ancora vicino a lei, quindi il suo sguardo lasciava bene intendere cosa volesse.

Ma per scrupolo si sdraiò dolcemente sopra di lui stringendolo a se. In fondo il piccoletto delle volte risultava lievemente..."tardo".

"Oh...Juu...ma tu...sei sicura?..." balbettò lui non dando comunque l'impressione di sgradire quel gesto.

"...Lo sai, si dice che la ripetizione giova..." si limitò a dire lei sorprendendolo con un bacio a fior di labbra.


Mentre il piccoletto cominciava a carezzarle i capelli biondi - gesto intimo che lei stessa appurò esser quasi di rito per lui nella sua sconfinata

dolcezza- lei chiuse gli occhi ed ebbe il modo di pensare un altro po' prima di venir distratta totalmente.


In fondo - riflettè- posso rimanere basita e confusa dalla questione, ma non posso negare il fatto che mi piaccia davvero tanto

stare assieme a lui...



*********************************************



Il bastone del vecchio Muten, cadde improvvisamente al

suolo con un tonfo secco.

Il maialino Oolong, rimasto con la bocca spalancata sopra al suo piatto, stava iniziando a far cadere del brodo.

Ma in generale, sia Oolong, che Muten, che Pual e Yamcha, presenti nella stanza, erano rimasti a

bocca aperta per quello che avevano appena sentito.

18 e il piccoletto erano uno di fianco all'altra, in ginocchio davanti al tavolo come tutti gli altri.

La prima stava osservando il suo piatto di zuppa, mentre il secondo teneva le mani sulle cosce fissando i suoi amici.


Muten ruppe quello scenario plastico di stupore rivolgendosi al ragazzo.

"...C...Ci stai dicendo che tu e 18...siete diventati compagni...?" disse ancora stupefatto.

Effettivamente era rimasto folgorato dalla notizia: quando era tornato dalla sua ipotetica vacanza di un paio di settimane gli era

sembrato che nulla fosse cambiato. Beh, certo, ora il suo allievo aveva cominciato a dormire di nuovo nella sua vecchia stanza,

e 18 era con lui, ma visto che i due non davano alcuna impressione credeva lei lo facesse per mancanza di spazio.

Il piccoletto si mise una mano dietro la nuca e annuì imbarazzato.

"Sì...in un certo senso...diciamo che abbiamo iniziato a frequentarci...ehm..."

"...Una specie..." si limitò a dire 18 per evitare che si toccassero argomenti troppo espliciti.


Il silenzio quindi durò ancora un minuto buono, per poi venir rotto da qualche commento sommesso da parte di tutti.

"Wow...congratulazioni amico...che sorpresa!" fece Yamcha con un sorriso ebete.

"Davvero! Congratulazioni!" sorrise Pual svolazzando da una parte all'altra della stanza

Oolong ancora incredulo chiuse la bocca e si limitò a grugnire un " Bastardo fortunato!" infilando poi il viso nel piatto.

Muten quindi si avvicinò al ragazzo con una luce che brillava tramite le lenti dei suoi occhiali da sole.

18 non potè sentire completamente il discorso, ma riuscì a sentire qualche irritante spezzone


"...R...ragazzo mio...speravo che voi due, beh hai capito...diventaste intimi...ma così in fretta??! Dannazione mi hai

proprio spiazzato! Certo che... non mi sono mica accorto che voi due... eh eh!!"


La donna si domandò cosa la trattenesse dal sfracellare la faccia del vecchio su di un muro, ma alla fine pensò che

era un comportamento tipico dell'anziano maestro e quindi cercò di fare finta di niente.

Contrariamente a lei, il nanerottolo continuava a grattarsi la nuca, rosso come un peperone.

Non provava un particolare feeling per i suoi amici, ma gli bastava guardarlo per accettare qualsiasi cosa.

Anche le battutine scomode di un vecchio pervertito.


" Felicitazioni mio caro allievo!!" disse quindi Muten con un tono più serio. " Spero che tutto vada bene per voi...e a questo punto

ovviamente dovremo dirlo a tutti, è una notizia che non si ha tutti i giorni!" concluse ridendo in modo sguaiato.


Mentre il suo piccoletto continuava a fare piccoli inchini pieno di imbarazzo, 18 cominciò a riflettere sulle felicitazioni del vecchietto.

Nemmeno loro due sapevano come sarebbe andata a finire, ma una cosa era certa: ogni augurio non sarebbe stato poi così sgradito.

Ne avrebbero avuto bisogno.


Così dicendo, la donna tornò a sorseggiare silenziosamente la sua zuppa ad occhi chiusi.

Lo schiamazzo che si stava sviluppando in quella stanza proprio a causa della novella le sembrava già più accettabile.


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Capitolo 34
*** Sadness ***


Sympathy, tenderness, warm as the summer/
offer me their embrace
Friendliness, gentleness, strangers to my life,
they are there, in his face/
Goodness and sweetness and kindness upon in his place/
I am in love of things that I see in his face/
Some memories, I know, will never leave me.




Silenzio. In quella stanza vi era un silenzio quasi irreale, interrotto solo dal flebile suono di un respiro umano.
L'alba cominciava a sorgere, lo si poteva notare dal meraviglioso gioco di luci e ombre proiettato dentro quella stanza tramite le tapparelle.
Il loro letto era parzialmente immerso nella penombra, ma la ragazza poteva vedere molto chiaramente tutto ciò che la circondava.
E come sempre poteva vedere Lui.
Sempre così vicino , al punto da poter condividere un unico cuscino con lei.
Sempre così misteriosamente affascinante da osservare.

Da quella notte fatidica erano passati alcuni mesi,  ma 18 non si era ancora abituata ad una presenza così costante al suo fianco.
Le sembrava fosse ieri, quando era portata a rinnegare qualsiasi emozione fino quasi a rischiare di rendere il suo cuore uno sterile pezzo di ghiaccio. 
Anzi, a pensarci bene, forse ci era anche riuscita.
Poteva immaginarselo: freddo, privo di vita e spesso come se fosse immerso nel più profondo dei ghiacciai...
Eppure a quanto pare il suo cuore non era andato perduto...si era risvegliato.
Era riuscita a trovare qualcuno in grado di penetrare attraverso lo strato protettivo che lei stessa aveva cercato di costruire
...E lo aveva fatto con una forza tale da farlo sembrare fragile come carta velina.

Lui se ne stava lì a sonnecchiare, e lei lo osservava.
Aveva avuto molto tempo per riflettere con calma su quello che le passava per la mente.
Era tuttora incredibile...
Uno come lui era riuscito a raggiungerla.
Era tuttora incredibile...
Lui, fisicamente così tanto più debole rispetto a lei.
Se solo 18 l'avesse voluto avrebbe potuto spezzare il suo nemico come con un tenero ramoscello,
ma ora eccolo lì davanti a lei: quel piccoletto che un tempo avrebbe potuto sopprimere con una facilità estrema
poteva adesso stringerla a se come una qualsiasi normalissima donna.

Nonostante tutta la sua potenza si era sentita sola, debole, abbandonata.
Allora lui aveva provveduto ad infondere un profondo calore dentro di lei. Prima che potesse rendersene conto, lei era rimasta asuefatta,
lui con chissà quale stregoneria l'aveva portata a desiderare di nuovo quella sensazione.
Ogni volta che succedeva si sentiva al sicuro, proprio come una debole donna qualunque.
Probabilmente questo desiderio di sentirsi protetta tra le braccia di un uomo era una parte ineluttabile del suo istinto femminile,
e per quanto faticasse ancora ad accettarlo, desiderava sperimentarlo ancora, e ancora, e ancora.

Insomma, da allora non era più riuscita a lasciarlo, e nemmeno lo desiderava fare.
Benchè non riuscisse a spiegarsi il motivo per cui delle volte lo adorasse e delle volte lo
detestasse seppur non nel vero senso del termine, a lei andava bene anche così.

Restava solo una incognita: cosa avrebbe riservato per loro il futuro?



******************************************


Durante quell'arco di tempo, 18 aveva avuto l'occasione di conoscere un po' meglio tutti gli amici del piccoletto.
Sebbene lei non provasse una grande empatia, e avesse inoltre già qualche dato di tutti loro immagazzinato nel cervello,
le sembrò doveroso sforzarsi di divenire un elemento omogeneo: dopotutto, ora era costantemente al fianco di Lui, quindi si
può dire che ogni sforzo che stava compiendo era atto a compiacerlo.
"Tutto pur di non far frignare quell'adorabile piccolo tonto", pensò.

Certamente mantenne il suo profilo di donna fredda e di poche parole, scambiando raramente qualche chiacchiera con alcuni di loro.
Yamcha, Oolong, Puar e Muten già li conosceva, ahimè, fin troppo bene, e li considerava individui insignificanti per conto suo.

Vegeta, l'orgoglioso principe che tempo addietro aveva affrontato e a cui aveva inferto una dolorosa lezione,
si comportava in maniera identica alla sua: 18 si limitava a dargli un'occhiata a braccia conserte nelle rare volte che lo si poteva scorgere
passare per i corridoi, e lui faceva altrettanto.
Probabilmente il suo sconfinato orgoglio reduce da quello smacco non si era ancora riparato del tutto,
dunque il saiyan si limitava ad ignorare la sua presenza e
quella del piccoletto, che non suscitava particolarmente le sue simpatie.

Bulma, fra tutti, sembrava l'individuo più equilibrato della cricca ( esattamente l'opposto di Chichi,
moglie di Son Goku dal carattere appena sopportabile, come potè riscontrare da sè e dal fatto che non permetteva a suo figlio Gohan di avvicinarsi a lei).
Inizialmente le era apparsa come una scienziatuccola piena di se e un po' frivola, ma dopo qualche visita alla Capsule Corporation,
ebbe modo di ricredersi: quella donna era determinata, smaliziata, certo un po' presuntuosa ma dotata di creatività e spirito di osservazione.
Si può dire che 18 si sentisse più vicina al suo modo di pensare piuttosto terra-terra,
sebbene Bulma si esprimesse in un modo molto più irriverente e meno sarcastico del suo.
Inoltre fra tutti loro, fu proprio Bulma ad avere la reazione più "normale" alla notizia della loro relazione sbocciata da poco: se gli altri avevano
sgranato gli occhi e tenuto la bocca spalancata nell'incredulità, lei aveva dato una occhiata a Lui,
e si era limitata a dire "Beh, in un certo qual modo c'era da aspettarselo da uno come te."
Venne dunque a sapere che era stata lei a ricostruire il controller di disattivazione, che il piccoletto aveva distrutto con le sue stesse mani.
E sempre lei con l'aiuto del padre aveva riparato l'Androide Numero 16.
18 ritenne quindi che la sua intelligenza e il suo talento per i macchinari dovessero quasi eguagliare quelli dell'odiato Gero.

In poco tempo, quindi, 18 era venuta a conoscenza di molteplici personalità, e non avrebbe mai immaginato quanto gli stessi individui fossero,
ciascuno a modo suo, legati a Lui.
Nel mezzo dei suoi lunghi racconti sulla sua vita, infatti, il piccoletto continuava a menzionare ciascuno di loro con affetto e serietà.

Però...solo un individuo mancava all'appello: Son Goku.

18 trovò ironica la cosa: Son Goku era il suo obiettivo primario, lo scopo per cui aveva passato una vita di dolore, il miglior amico di Lui...e
ora che era morto, lei aveva conosciuto tutti i suoi conoscenti, ma della persona in se sapeva ben poco al di fuori dei dati bellici nel suo cervello.

Eppure Son Goku doveva avere avuto un profondo impatto emotivo sul suo amato.

Questo pensiero alterò la serenità delle sue notti, finchè una mattina non accadde un evento singolare.

18 si svegliò nelle prime ore dell'alba, più presto del solito, e notò che il letto era vuoto: Lui non c'era.
Quindi decise di indagare ,e una volta rivestitasi e scesa dal letto lo cercò per la casa.
Lo ritrovò quindi all'esterno, seduto sulla sabbia raccolto con le ginocchia al mento, mentre con aria malinconica guardava il sole che stava sorgendo.

"...Beh?"  domandò con tono di voce deciso ed attirando la sua attenzione
"...adesso che ti prende? Non riesci a dormire?"
Lui la guardò e sorrise malinconicamente, e tornando a fissare l'alba rispose "...Stavo riflettendo."

18 non disse niente e si mise a sedere poco distante da lui.
"...Non so quanto bene tu riesca a riflettere, visto che la sabbia è gelida e in tutta onestà sta congelando il sedere pure a ME" disse lei, ironizzando sulla cosa.
Sul serio, pensò, doveva proprio fare il melodrammatico per riflettere? Non poteva accontentarsi di riflettere sotto la doccia? O prima di dormire?
"Sentiamo...a cosa stai pensando, scemo?" continuò con lo scopo di ottenere una buona risposta a tono.

"...Oggi è esattamente un anno, da quando Goku è scomparso." rispose lui, con tono neutro.
18 a quella risposta abbassò lo sguardo, in lieve imbarazzo, e si limitò a biascicare un "Oh...",
quasi a rendersi conto dell'inopportunità della sua precedente uscita.
Cercò quindi di tirargli su il morale, facendogli delle domande.

"...Deve mancarti davvero molto Son Goku, eh? ...Sembra che voi foste molto uniti..."
"Oh, tu non hai idea di quanto lo fossimo" replicò Lui guardandola. "...E sì, mi manca Goku...però è da un bel po' che ho imparato a convivere con questa
mancanza. In un certo senso ci sto facendo il callo! Tuttavia, Juu-chan..." si soffermò sul suo nome, fissandola intensamente, per poi concludere
"...l'Anniversario di questo evento mi ha fatto riflettere, e...sono triste."
18 cominciò ad avvicinarsi di più. Non le faceva piacere vedere Lui così giu di corda, ma voleva anche sapere cosa lo tormentava.
"Perchè sei triste, piccolo scemo?" domandò, mentre con una mano carezzava il retro della sua testa, piena di morbidi capelli neri.

"...Riflettevo sul tempo, Juu-chan. Sul tempo che passa."

Inizialmente 18 non prese seriamente questa risposta. Il tempo? Tutto qui?
Le sembrava un discorso da vecchietto e dovette trattenersi dal fare un sorrisino.
Lui la stava guardando e c'era come un'ombra grigia che oscurava i suoi occhi scuri solitamente scintillanti.
La vista di quell'ombra la fece divenire seria di colpo.
Quindi, lui ricominciò a parlare

"...Sono morto più di una volta, come ben sai, Juu, e di sicuro la cosa ti sembrerà strana...però pensavo al tempo che passa, e mi sono spaventato.
Molto spaventato."
"Pensi forse alla morte?" chiese lei immediatamente.
"...Non tanto alla morte in se, visto che già l'ho vissuta, quanto alla Perdita. Il tempo passa inesorabilmente Juu, ed oggi, di fronte a questa alba,
io sono preoccupato, e spaventato."
18 domandò senza riflettere "...Perdita? Perdita di cosa?"

A questa domanda, il piccoletto si guardò i piedi nudi, come se cercasse in essi le parole da dire, quindi risollevò lo sguardo.
"...Come, di cosa?...Juu-chan...io temo di perdere te!"
18 assunse un'espressione sorpresa, poichè l'espressione di assoluta serietà di Lui l'aveva agghiacciata.
Tentò comunque di far scivolare il discorso, dai toni decisamente tristi, verso una direzione più ironica.
"Non pensavo tu fossi così profondo...però stai parlando come un vecchietto, lo sai? Perchè dovresti perdermi? Il tempo non ti manca, lo sai bene!
Cos'è tutta questa paura del tempo, eh?"

Lui rimase qualche attimo pensieroso a fissare le iridi di ghiaccio di lei, comprendendo come la sua frase cercasse di nascondere una certa
preoccupazione nei suoi riguardi. Quindi scosse la testa, e si decise a vuotare il sacco.

"No, non capisci Juu. Non è del mio tempo che mi preoccupo...ma del tuo!"
"I-Il mio tempo?" trasalì 18. "...Che intendi dire?!"

Il piccoletto sembrò estremamente imbarazzato, ma dal suo tono di voce si poteva anche capire come ciò che stava
per dire costituisse un grosso peso di cui doveva liberarsi.
Quindi si fece forza, e chiari la questione a 18.

"...Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo, Juu-chan. Credo, e spero che tu lo sappia ormai.
Però c'è una cosa di te che mi preoccupa come non mai...ed è il tuo generatore di energia infinita.
Ora, io non sono uno scienziato, però ho il timore che questo componente nel tuo corpo possa garantirti una vita eterna...e sarò egoista, ma non voglio!
Non voglio pensare di esser costretto a morire e perderti, mentre tu saresti costretta a vivere ancora in eterno!!!"

Le sue parole sconvolsero 18, profondamente.
Non aveva mai pensato ad una cosa simile, mai. E ciò che Lui aveva detto in quel momento aveva innescato in lei un turbinio di pensieri confusi

---Vita eterna?
---Io?
---Morirà...lui?
---Io...rimarrò sola?
---Generatore di energia infinita?


"I...io non ci avevo mai pensato..." mormorò lei, guardandolo con occhi sgranati.

In lei quindi cominciò ad instaurarsi un terribile dubbio...e se davvero lei fosse vissuta in eterno?
Non poteva, non voleva pensare di doversi separare da Lui per via dell'ordine naturale delle cose, ed esser così condannata ad una eternità in solitudine.
Non ora che aveva trovato la persona per cui valeva la pena esistere!!!
Sicuramente a Lui rimanevano ancora molti anni di vita, però una volta terminati...che fare?!
La vita eterna era un concetto che non poteva accettare, perchè nessun essere umano definito tale può vivere così a lungo.
Solo le macchine possono nutrire una speranza del genere...ed ora che in lei stava crescendo la convinzione di esser
più umana di quanto pensasse...non poteva ritornare a punto a capo! Era inaccettabile!!!

"P...perchè mi fai pensare cose simili??!"
18 inveì improvvisamente contro il piccoletto "Perchè pensi che vivrò in eterno, eh??! Come se io volessi questo!!!"
"...No, aspetta, Juu...io non intendevo dire questo..." cercò di scusarsi lui
"...è solo che non posso sopportare di perderti! Io non voglio perderti, perchè sei la cosa più importante che ci sia!
...Ma al contempo, non voglio che tu rimanga sola!!!"
"Perchè temi che io possa rimpiazzarti???!" rispose lei ancora alterata, lasciandolo senza parole.

"Sei proprio uno stupido!!!" disse poi lei, alzandosi di scatto e dirigendosi verso la Kame House a grandi falcate.
Lui rimase in ginocchio sulla sabbia, allibito.
Benchè volesse correrle dietro per fermarla, la conosceva abbastanza bene da capire che era meglio lasciarla sola a sbollire la rabbia.
Un eccesso di rabbia sarebbe stato pericoloso per entrambi.

18 si morse a fondo il labbro, tormentata da questo nuovo dubbio, e di conseguenza capendo quanto tenesse a Lui.
Non aveva mai pensato all'eventualità di una vita eterna senza di lui.
Non conosceva così bene il suo corpo modificato per poter dire se questa ipotesi fosse veritiera o meno, però la sola
possibilità le dava una sensazione di oblio e di disperazione senza eguali.
Girò avanti e indietro nel salotto della Kame House per molto tempo, mentre il tarlo del dubbio si faceva strada dentro di lei, quando, improvvisamente,
il suo corpo reagì .
Una sensazione di nausea terribile prese il sopravvento, e 18 sentì le gambe tremare.
Dopo un primo conato sentì l'impulso di recarsi di corsa al bagno, e una volta giunta lì, rigettò un paio di volte.

Sconvolta sia dall'inusualità dell'evento, sia dal discorso di Lui che tanto l'aveva scossa, 18 passò i polsi e la fronte sotto l'acqua fredda del lavandino.
Mentre il suo corpo continuava a sentirsi insolitamente male, scosse la testa ripensando al discorso del piccoletto.

"Così proprio non va..." mormorò decidendo poi di salire le scale e coricarsi in camera sua,
mentre il sole ormai iniziava a tracciare una lunga ombra alle spalle di Lui, che ancora se ne stava immobile
a fissare i suoi piedi nudi nell'acqua.

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