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Sin da quando ero una bimba piccola,i miei genitori
Sin da quando ero una bimba
piccola,i miei genitori
mi raccontavano che se un giorno io fossi stata presa dall’orco cattivo,
di sicuro il principe sarebbe giunto a salvarmi…
Una
goccia.
Una goccia
di un liquido scarlatto cadde sulla moquette del pavimento.
Una
goccia,poi un’altra.
Un’altra
e un’altra ancora.
Marito e
moglie giacevano senza vita al suolo,dilaniati.
Le
coperte della cameretta erano tutte inzuppate di sangue. Impronte
di
mani insanguinate sui muri,sui mobili.
Due
fratelli.
Si erano
addormentati qualche ora prima con la certezza di rivedere
i
loro amati genitori. Ora dormivano placidamente con i loro cadaveri accanto,tra
le
coperte piene di sangue.
Qualcuno
era entrato silenziosamente in casa,e i due coniugi
avevano disperatamente cercato di salvaguardare i piccoli. Erano stati uccisi.
Il
carnefice stava insensibile accanto al letto.
I capelli
lunghi e bianchi,uno sguardo freddo e triste.
Il corpo
era maggior parte metallico,con visibili saldature e
pezzi di diverso colore.
Un
microfono sull’orecchio destro.
Dall’apparecchio
uscì una voce.
“Bravo,Roku…hai proprio fatto un bel
lavoro con quei due…ora prendili.”
L’androide non cambiò espressione,e
si avvicinò ai fratelli prendendoli entrambi
tra
le braccia. Dormivano ancora.
Lentamente
fece per incamminarsi fuori dalla casa,ma una volta
uscito trovò
una
decina di volanti della polizia ad attenderlo. Avevano di certo sentito tutto.
“Mani in
alto…sei in arresto per duplice omicidio colposo” intimò un poliziotto
puntandogli contro la pistola.
L’androide non disse nulla. Dal microfono un'altra frase.
“Uccidili!”
Subito questi stese un braccio in avanti,e lo fece mutare in una mitragliatrice.
Senza la minima
esitazione crivellò di colpi quei poveri uomini.
Passò
veloce tra i cadaveri,alzandosi in volo.
“Abbiamo
fatto un bel regalo alle loro famiglie,vero?” chiese
la voce ridendo.
L’androide non rispose.
Stava
arrivando alla meta.
Atterrò
su uno spiazzo dentro una montagna,e si diresse verso
la porta che
aveva
innanzi. Un laboratorio apparve dinnanzi a lui,una
volta che essa
si
spalancò. Un uomo giovane tutto vestito di nero si alzò dalla postazione pc,
e
sorrise giungendoli appresso. “Hai fatto in fretta,numero
6…forse meriti un premio!”Roku,il cui nome
significava appunto 6,posò su una branda i due fratelli.
“Ma che
cosa abbiamo qui?Ti avevo detto di trovarmene due dello stesso sesso,
idiota!!!”
urlò l’uomo vedendoli.
I due
gemelli stavano per svegliarsi. Uno aveva i capelli neri,mentre
la sua
sorellina
era bionda. Lei aprì gli occhi e vide quelle due persone che non
conosceva.
“Chi siete?” chiese spaventata per poi svegliare suo
fratello.
Il
bambino si svegliò e come la sorella si impaurì,indietreggiando.
“Cari
bambini…papà e mamma ci hanno chiamato per portarvi qui.
Dovevano
partire per un lungo lungo viaggio,quindi
ci occuperemo noi di voi due..”disse l’uomo con tono rassicurante. Mentiva chiaramente.
Allora i
due fratelli si calmarono un poco,mettendosi a sedere.
“Quando
tornerà la mamma?…voglio stare con lei…” mormorò la bambina
a suo
fratello,stringendosi a lui. Roku non disse nulla.
Non
poteva dire a loro che proprio lui aveva ucciso i genitori,e
che non sarebbero
mai
più tornati. Poi iniziò a discutere con l’uomo.
“Dottor
Gero…perché non li dice la verità…loro non potranno
mai più vederli…”.
Il
dottore lo gelò con lo sguardo “Numero 6…una sola parola in più e ti distruggo…hai capito bene,ammasso di ferraglia?”.
L’androide non ribatté. Squadrò quei piccoli sventurati e si
allontanò con
aria
triste.
Fratello
e sorella erano spaventati,sul punto di piangere.
Sentivano già la mancanza di mamma e papà,ignari della
loro fine.
“Allora,piccoli miei…io sono il dottor Gero. Voi
come vi chiamate?”
I bambini
fecero per presentarsi,ma le loro bocche vennero
tappate da un dito
posato
sopra. “Non importa…” disse l’uomo con noncuranza.
“Oggi in
avanti vi darò io dei nuovi nomi,siete d’accordo?”
chiese questi carezzando la testa della bimba.
C’erano una volta due fratelli. La
loro vita proseguiva felice,
ma un brutto giorno un servo di un orco cattivo li rapì…
Il dottor
Gero li fissava. Accennò un sorriso e si mise in ginocchio
all’altezza
dei gemelli. “Signore…quando arriverà la mamma?” chiese intristito
il
bambino,ora battezzato come numero 17.
“La tua mammina mi ha detto che tornerà…a patto che voi facciate
quello che dico. Mi sono spiegato?” rispose Gero
carezzandogli una guancia.
La bimba,18, era in lacrime,spaventata dal posto umido e da quelle
persone
da
poco conosciute. “Quanti anni avete,piccoli?” chiese
numero 6 a qualche
metro
di distanza. “Sei…” mormorarono all’unisono i due.
“Siete
ancora un po’ giovani…inizierò a praticare quando sarete più grandi…”
borbottò
tra se e se l’uomo.I bimbi furono
accompagnati alle loro camere.
Come ogni
bimbo della loro età,si aspettavano una stanza piena
di balocchi,di
tende
colorate. “Ecco qui.” fece Gero spingendoli dentro.
I loro
visi,al veder i loro lettini,persero ogni piccolo
bagliore di felicità:
due
piccole brande,sporche e malridotte,stavano nel mezzo di una stanza di circa
tre
metri per quattro di diametro. Tutto intorno vi erano tubi,fili
della corrente che servivano per il laboratorio adiacente.
Come una
prigione.
Non vi
erano finestre,ne,quanto minimo,una piccola porta sul
mondo esterno.
“Credo
sia ancora molto tardi per voi,piccoli…vi conviene
dormire ancora. Il bagno se vi serve è alla prima porta a sinistra.
Buonanotte…” sghignazzò Gero
apprestandosi a chiudere la porta di ferro. Ma prima di poterlo fare,venne bloccato
dalla
manina gelida di 18.
“Embè…cosa hai,ora?” domandò
stizzito.
La bimba
assunse un’espressione imbronciata.
“Signore…questo
posto non mi piace,e il nome che mi hai dato,lo trovo
brutto…”
non
ebbe nemmeno tempo di finir la frase,che fu colpita al volto da uno schiaffo,
cadendo
all’indietro e battendo la testa sulla parete.
“Sorellina!!!” urlò 17 correndole incontro. 18 era grondante di
lacrime,e si teneva la guancia arrossata.
“Perché
mi hai picchiato,signore?” pianse tra un singulto e
l’altro.
“Che vi piaccia oppure no,questa è la vostra casa,ora!Non vi
permettete di lamentarvi,altrimenti non mi faccio problemi a picchiarvi. Anzi,posso anche
farvi
di peggio.” così dicendo si tolse la cinghia e la fece
schioccare tra le mani.
17 e 18
trattennero il fiato e le lacrime,terrorizzati.
Gero si
mise poi alla porta e la chiuse sonoramente “Scordatevi che io vi vizi come
i
vostri genitori,marmocchi…ora filate a dormire!!!” urlò,e i gemelli obbedirono
istantaneamente.
Il
fratello si sdraiò accanto alla sorellina,ancora
dolorante.
“Fratellino
mio…perché è stato cattivo con me?” domandò singhiozzando.
“Non lo
so…voglio la mamma…” mormorò coprendosi con una lercia coperta.
“Spero
che torni presto…” concluse la bimba imitando il fratello.
I gemelli
chiusero poi gli occhi e si addormentarono.
Nello
stesso momento,numero 6 stava seduto su una
sedia,osservando la scena.
“Che cazzo guardi,tu?” chiese il
dottore avvicinandosi.
“Lei è troppo cattivo,dottor Gero…” mormorò a testa bassa.
L’uomo lo
fissò irritato,ma poi si mise a ridere.
“Cattivo,dici?No…io sono davvero una persona per bene…”così dicendo
si rimise
la
cintura. Proseguì poi a parlare “I genitori di quei due li
stavano rovinando…
se
vizi i mocciosi così,da grandi non ti danno altro che grattacapi…”.
6 lo osservò insensibile,sempre con la solita espressione,mentre
gli carezzava i capelli bianchi.
“…6…sai
che tu sei come un figlio per me…ti ho salvato dai
tuoi genitori,ricordi,vero?”.
L’androide assunse un viso sorpreso. “Certo che ti
ricordi…non ti ho resettato tutta la memoria,quindi so per certo che puoi…”.
Gero non
finì la frase e iniziò ad allontanarsi lentamente.
Ma 6
lo fermò prendendolo per un braccio.
“Che c’è figliolo?” domandò con un ghigno.
“La
prego…non voglio più che mi faccia fare come prima…non voglio più
uccidere…”
supplicò l’androide con tono remissivo.
“…Ci
penserò su…” abbozzò noncurante l’uomo,per poi
dirigersi verso la sua
camera.
La porta quindi si chiuse e venne chiusa a chiave
dall’interno.
Solo numero 6 rimase in piedi nel laboratorio.
Da quando
il RedRibbon era stato
distrutto,Gero aveva costruito in una cavità
di un
monte a nord il suo laboratorio. Lui era stato il primo androide
a funzionare,
tra quelli
che aveva costruito.
Il primo
con anima umana…
Questa
peculiarità era stata la sua condanna. Il suo corpo era per il 70% meccanico,e quindi poteva venir controllato dal suo creatore,tramite
computer.
Ma la
mente restava.
Volente o
nolente,ogni volta che Gero decideva di uccidere
qualcuno,a
lui toccava tenersi il rimorso.
Uscì fuori dalla base,sedendosi lentamente sul bordo del
passaggio.
La luna
brillava intensamente,ma a lui pareva rossa.
Rossa del
sangue di chi aveva ucciso.
Tutto era
accaduto così in fretta…
Non
poteva immaginare che i genitori si svegliassero. Un cyborg non fa rumore.
Forse per
istinto i due genitori si erano alzati dal letto.
Perché lo
avevano fatto?Se se ne fossero stati la,non sarebbero
dovuti morire.
La madre
l’aveva uccisa con un colpo alla nuca,scoperchiandogli
in parte la
Il suo fratellino poteva sentire ciò che provava la sorella…
Il suo fratellino
poteva sentire ciò che provava la sorella…
perché erano come una sola cosa…e una
cosa sola…
“Mamma,come va a finire la
storia?” chiese la bimba a sua madre,la sera stessa
in cui fu uccisa “La principessa si
salva dal mostro cattivo?”.
La madre della piccola sorrise e
annuì.
“Un giorno,figlia mia,potrebbe
capitare che tu venga presa dall’orco cattivo…”
“Dici sul serio?Ho paura…” mormorò 18 mettendosi con il
viso sotto le coperte.
“Ascoltami bene…dovesse venir
quel giorno,in cui tu verrai presa dall’orco,prega,
perché un giorno il principe verrà a
salvarti.”
Gli occhi della bambina si illuminarono.
“Un principe?Come sarà?Bello?” chiese incuriosita
scoprendo il visino da sotto le coperte. La donna si mise a ridere.
“Devi sapere che quando arriverà,non
sarà molto importante l’aspetto. La sua vera bellezza,quella
del tuo principe,risiederà nella sua anima.”
“E questo principe arriverà
presto?” domandò incantata.
“A suo tempo,bambina mia…a suo
tempo…” si alzò e le diede il bacio della buonanotte.
“Ti voglio tanto bene,mamma…” le
disse prima di coricarsi.
“Anche io te ne voglio…” rispose
la donna.
Poche ore dopo,la sua mamma venne
uccisa,e così suo papà.
Non lo sapeva,ma non li avrebbe
più potuti rivedere…
“Allora,17 e 18…è ora di
alzarsi!!!” urlò Gero spalancando la portadella
camera,facendo entrare un mare di luce.
17 si tenne gli occhi
abbagliati,cominciando lentamente ad alzarsi.
La piccola 18 si svegliò di colpo,con
espressione stordita.
“Signore,ti prego,facci dormire
ancora un po’…” chiese a bassa voce 17.
“Scherzi?Non siete mica in vacanza…in piedi,lavativo!” gli intimò facendo schioccare la cinghia.
Entrambi obbedirono spauriti,nel timore di venir
picchiati.
“Oggi è venuta a trovarmi una
persona…comportatevi bene!”.
Così dicendo gli condusse in laboratorio. E davanti a loro c’era l’ospite.
Aveva dei capelli bianchi e la pelle molto chiara,sebbene la sua età fosse ad occhio
e croce molto giovane,circa 16
anni. Degli occhi rossi spiccavano su tutto.
“Caro amico mio…questi sono i bimbi…17 e 18…” spiegò spingendoglieli
vicino.
“Buongiorno…” mormorarono i gemelli timidamente.
“Così sono loro i due…” appurò il tizio “…hanno ancora
molto da imparare,ma spero che i miei appunti le siano
utili.”così dicendo passò al dottore un rotolo di progetti.
“Grazie,Ghiller…la
tua genialità sarà utilissima…”.
Il ragazzo albino sorrise. “Ma le pare,dottor
Gero…!”
Poi,se ne andò molto lentamente.
“Finalmente posso iniziare…” ridacchiò Gero guardando i
bambini con occhi
malvagi. Così si avviò nel suo studio e si chiuse al suo
interno.
“Non mi piace quel uomo…” abbozzò
17 carezzando la testa di sua sorella.
“Lui è molto cattivo…” mormorò la bimba abbracciando il
gemello.
“Non devi aver paura. Presto papà ci
porterà via…” la rassicurò.
“Noi due siamo una sola cosa…se tu stai male,sto male anche io…”.
18 allora accennò un sorriso,e lo
prese per manina.
“Andiamo a mangiare,fratellino…”
I gemelli allora andarono da 6,che
stava seduto su di una sedia.
“Ciao amico!” lo salutò 18,ormai
sicura della sua bontà.
“Ah…c…ciao…” balbettò l’androide
non abituato a venir salutato così allegramente.
17 lo guardò perplesso.
“Sorella…anche lui è un cattivo…” le sussurrò nell’orecchio “…e lo saluti come se fosse un amico?”.
La sorellina lo corresse. “No,in fondo in fondo è una brava persona…non è cattivo!” disse
voltandosi verso di lui.
“Gero non ha mai amato i bambini…io invece li trovo assai
importanti,perché tutti noi adulti lo siamo stati,al
nostro tempo.” risposeRoku,
posando sul tavolo
un piatto con del cibo. “Mangiate,è ancora caldo.”
I fratelli iniziarono a mangiare,senza
troppi complimenti.
“Che ti dicevo?” gli domandò 18.
17 si ricredette un attimo “Allora è solo il dottore
l’orco cattivo…spero ce ne andremo presto…” concluse.
Bambini. Così ingenui per comprendere la verità.
6 li guardava da lontano,con un
nodo alla gola.
---Non potrete mai più uscire da qui---
pensò.
---E le vostre sofferenze non sono
ne’ancora iniziate---
Fare qualcosa.
Aiutare i bambini.
Portarli al sicuro.
Roku non poteva fare nulla. Lui era
stato costruito per obbedire al dottor Gero.
Il suo corpo non poteva far nulla,e
solo la mente poteva ribellarsi.
Anche se avesse voluto salvarli,non
avrebbe potuto muovere un muscolo.
Così Gero aveva comandato.
“Spero solo siano forti…” concluse per poi dirigersi verso
il laboratorio.
Lì Gero stava scribacchiando su dei grandi fogli. Aveva
un’aria concentrata.
“Vieni pure avanti,6…c’è qualcosa
che devi dirmi?” domandò lo scienziato
non staccando gli occhi dal lavoro
che stava facendo.
L’androide gli si avvicinò con
discrezione.
“Vorrei proporle una cosa,dottore…”
“Dimmi pure…”
6 abbassò lo sguardo,timoroso
della reazione che avrebbe avuto.
“Vorrei proporle una cosa…faccia uscire ogni
tanto questi poveri bambini,la prego. Non solo perché stare qui
peggiorerebbe la loro salute,ma anche perché
così lei potrebbe lavorare meglio…”
Gero smise di scrivere.
Rivolse gli occhi glaciali verso la sua creatura e
sorrise.
“Caro 6…mi pare che ieri tu mi abbia chiesto di non farti
più uccidere nessuno.
Oggi mi chiedi di far uscire ogni tanto
17 e 18…
Mi pare che tu mi chieda troppe cose. Non posso esaudirle
entrambe…”
L’androide allora ci pensò su un
attimo.
“Se vuole continuerò a
uccidere…ma la prego…esaudisca questa richiesta…”
Il tono di voce era estremamente
sottomesso,e gli occhi non si staccavano un attimo dal pavimento.
Gero si alzò e gli diede una pacca sul petto.
“Va bene…accordato!”disse semplicemente.
Il cuore di 6 ebbe una strana sensazione di calore.
Felicità.
“Porta pure fuori i bambini,ma in
cambio dovrei continuare a fare pulizie…”
I bambini stavano finendo la colazione,e
vennero chiamati dall’androide.
“Allora,bambini…vi va di fare un
giro in città?” domandò con un raro sorriso.
17 e 18 si alzarono. I loro visi brillavano di gioia.
“Certo!Quando si parte,zietto?”
chiese 18 affettuosamente.
“Per voi,anche subito…”
I bambini sorrisero. Potevano stare lontani da quel luogo
schifoso.
Era un ottima notizia.
Una volta che si furono preparati,i
bimbi aspettarono 6.
Questi si era messo una giacca
per coprire il corpo metallico,per non destare sospetti. Così si misero fuori dalla grotta,e salirono in spalla all’androide.
“Si parte!!!” urlarono i gemelli
all’unisono.
Quando 6 si alzò in volo,gridarono
divertiti,più che spaventati.
“Ma sai volare!!!Allora sei un
angelo?” domandò 18 stupita.
Roku non rispose.
Iniziò a pensare.
Aveva avuto il consenso per portare fuori i bimbi,tuttavia,a caro prezzo:
le sue mani si sarebbero ancora
sporcate di sangue.
Avrebbe ancora ucciso. E lui non
voleva farlo ancora…
La vita di due bimbi innocenti valeva più di quelle che avrebbe
ancora stroncato?
Ogni essere vivente è importante.
Ma non poteva sottrarsi al suo
destino. Doveva farlo,se non voleva venir distrutto.
Così doveva essere.
E così sarebbe stato,fino alla
fine dei suoi giorni…
Il servo dell’orco cattivo,che non era affatto malvagio,portò
Il servo dell’orco
cattivo,che non era affatto malvagio,portò
i fratelli in un villaggio. Era in
corso una fiera…
“Stiamo arrivando.” fece notare Roku mentre all’orizzonte appariva la
città.
I gemelli guardavano il luogo felici.
Se ne erano andati,anche se per
poco.
Via da quel brutto posto.
Via dall’orco cattivo…
Non si può comparare con nulla al mondo la felicità di
andarsene dalla propria prigione.
Anche l’androide
pareva più sereno. Il laboratorio del suo creatore era come avvolto in
un’atmosfera soffocante e grave. Una sorta di camera a gas,se
si volesse
comparare a qualche arnese di supplizio.
Come ci si poteva vivere?
“Meno male che mi ha permesso di fargli uscire. Non so
quanto avrebbero potuto
resistere senza prendere una boccata
d’aria.” pensò apprestandosi ad atterrare.
17 fu il primo a scendere,ed era
esterrefatto.
“Ma non è un trucco!Sei un mago,per
caso?”
“Se così lo vuoi chiamare…”
rispose 6 non troppo seriamente.
Erano atterrati in una strada sterrata,ad
un centinaio di metri dalla città.
Sin da lì si udivano musica e risate.
“Oh…qui deve esserci una festa!!!”
esultò la bambina.
Così prese per mano il suo amico e iniziò a camminare
verso la musica.
Anche il fratello imitò 18,e la
prese per manina.
Da quanto tempo non sentiva una musica,6.
Si ricordava,che,prima di andare
in coma,sua madre gli aveva regalato un carillon.
Gli piaceva un sacco ascoltare la dolce melodia che
produceva.
Anche ora poteva ricordarsela.
La città del nord era in festa. Forse era un festival per
chissà quale evento storico,
o magari un festeggiamento ideato
per i bimbi piccoli.
L’unica cosa certa era l’atmosfera che si respirava.
Ovunque si percepiva felicità,voglia
di vivere.
L’esatto contrario di ciò che si provava a stare nella
base di Gero.
“Che…Che bello!!!” urlò la
bambina vedendo stelle filanti ovunque.
“Guarda la!!!” disse il
fratello,indicando un gruppo di artisti di strada.
I due fratelli iniziarono a ridere,a
metà strada tra lo stupore e il divertimento.
6 si mise ad osservare l’ambiente.
Si sentiva strano in mezzo a tutta questa
allegria.
Lui non riusciva davvero a sorridere,in
ogni modo.
“Ma poi dovranno tornare la…”
pensò.
Non voleva tornassero dal dottor Gero. Non voleva tornarci
nemmeno lui.
“Sarebbe così facile fuggire…ma non posso…dio,come mi maledico per questo…”
A lui non importava di fuggire o meno.
Ma avrebbe voluto far scappare i
due.
Se solo loro fossero riusciti a
fuggire…
“Ehi,6!!!Vieni a vedere!” lo
chiamò 18 strattonandolo per una manica della giacca.
Vi era una sfilata per le strade. Donne e uomini sfilavano
in sfarzosi e vaporosi abiti 800eschi. Tutt’intorno
vi era pioggia di coriandoli e di stelle filanti,che
colorava il paesaggio dei mille colori dell’arcobaleno.
L’androide si mise a fissare
tutto ciò incantato.
Tutto era così bello.
Avrebbe voluto che il tempo non passasse mai.
Che si fermasse.
Ovunque vi erano giocolieri e uomini sui trampoli,che rallegravano con numeri
acrobatici il pubblico. Uno spettacolo per
gli occhi.
E anche per la mente.
“Sono delle principesse!” commentò entusiasta 18,mentre seguiva la sfilata con
gli occhi spalancati.
La festa terminò dopo alcune ore,e
i tre camminarono per le strade.
La gente stava tutta tornando a casa,sulle
strade vi erano residui di coriandoli che
davano un vistoso colorito.
“Vi siete divertiti?” domandò 6 ai fratelli.
“Moltissimo!!!” risposero
all’unisono i due,sorridendo.
Era la prima volta che vedevano uno spettacolo simile. Ne erano rimasti incantati.
“Sai,6…tu non sei così cattivo
come sembra…” ammise 17 grattandosi la guancia.
L’androide fece un cenno positivo “Tu sei la seconda persona che me lo dice…”
Si misero in cammino verso l’uscita della città,prendendo la strada dei campi.
“Dobbiamo proprio andare?” domandò 18 rattristata
“Si sta facendo tardi…” rispose 6,anche
lui un po’ triste.
Passarono per un immenso campo fiorito.
I fiori erano tutti blu,e
parevano un mare da quanto erano numerosi.
La bimba si fermò assieme al fratellino ad osservarli,con la bocca aperta.
Senza aggiungere altro si buttarono
a terra e rotolarono giù per la collina,finendo
in mezzo ai fiori.
L’androide corse subito dai due,e li trovò sorridenti in mezzo al campo.
“Ma che combinate?” chiese,più
curioso che spazientito.
“Prova anche tu,6!!!Ti diverti
tanto tanto!!!” suggerirono i gemelli.
Poco dopo 6 rotolò giù per la collina come loro due,e finì tra i fiori con la pancia all’insù. Provava una
sensazione così piacevole che gli sfuggì un sorriso.
“Bello,vero?” domandò il bimbo
rotolandogli vicino.
“Avete ragione!” ammise questi dopo essersi tolto un paio
di petali dalla bocca.
“Ti prego!Non torniamo in quel brutto posto!Restiamo qui
un altro po’!!!”
scongiurò 18.
Non voleva in nessun modo tornare la. Era così felice fuori…
6 ci pensò su. Poi voltò la testa
verso la bambina e annuì. “Certo!”
“C’erano tanti bambini come noi la alla festa…” fece
notare 18,mentre con suo fratello e 6 guardava le
nuvole,sdraiata nel campo.
“Sì…erano moltissimi…” accordò questi.
La bimba fece un profondo sospiro,e
mormorò in tono triste
“Loro erano con mamma e papà. Come li invidio…vorrei che
la mamma fosse qui.”
L’androidevenne
gelato da quelle parole. Ogni volta che saltava fuori questo discorso,gli si gelava il sangue nelle vene.
Quei bambini nutrivano una speranza vana,eppure
ne erano così convinti…
Era così triste. Così dannatamente crudele.
“Vedrai che papà ci verrà a prendere e darà una bella
lezione a quel cattivo!”
la rassicurò 17,stringendo i pugni
con determinazione.
Innocenza.
Così innocenti da credere i loro genitori ancora vivi.
Tanto innocenti da venir quasi presi per stupidi.
Quando sarebbe giunto il momento di dire la verità,che reazione avrebbero avuto?
Per ora lui non ne aveva il
coraggio. Non ora che erano così felici.
Non ora.
Ma allora quando…?
Forse mai.
Venne l’imbrunire. Le nubi si addensarono assumendo un
colore rosso.
6 odiava quel colore.
Ovunque lo vedesse,gli veniva a
mente il sangue.
“Meglio se torniamo…non vorrei
che il dottore si incavoli.” consigliò questi
alzandosi molto lentamente.
I gemelli lo imitarono,con in
volto tutta la tristezza che potevano esprimere.
Tornavano dall’orco.
Alla loro “Casa”…
Alla loro prigione.
Il loro amico li prese in braccio e si involò
verso la base.
“Dio mio…come vorrei che tutto sparisse…” pensò ricordando
ogni brutta cosa.
Che bello sarebbe stato se Gero non
ci fosse mai stato.
Anche a costo di restare solo loro
tre…tutto sarebbe stato perfetto.
Ma anche se i sogni sono belli,sono
sempre e solo sogni.
Ribellarsi al suo creatore…una cosa che desiderava
ardentemente,ma che non poteva fare. E ogni giorno si dannava per questo.
Ogni singolo giorno.
Quando arrivarono a “Casa”,trovarono
ad accoglierli l’orco.
Teneva la cinghia di cuoio nella mano sinistra,e la destra era stretta a pugno.
Il suo volto era una maschera di rabbia.
I bambini si misero dietro la gamba di 6,impauriti.
“Caro figliolo…mi deludi…” enunciò velenoso.
“Ti ho permesso di farli uscire ogni tanto,e tu che fai? Li tieni fino a tardi!
E se fossero scappati?Immagini
cosa comporterebbe ciò??!”.
Il suo tono di voce si fece aggressivo,e
in meno di un secondo afferrò per un braccio 18.
“Lasciami!!!Mi fai male!!!” urlò
la bimba mentre l’orco la tirava per i capelli.
Non ebbe nemmeno il tempo di difendersi che venne colpita alla schiena da
una cinghiata.
Un urlo disumano uscì dalla sua bocca,mentre
la sua piccola schiena si tingeva di rosso…
“SORELLINA!!!!”
17 cercò di andarle incontro,ma
Gero si frappose,con un ghigno insano.
“Ne ho anche per te,bimbo mio!!!”
senza aggiungere altro lo colpi al
braccio,ferendolo tanto da farlo sanguinare.
Mentre 18 piangeva disperata cercando di lenire il dolore,17 chinò la testa,
tenendosela tra le mani. “Basta!!!Non ci faccia più male!!!”.
Gero a quel punto cambiò espressione.
Si rimise con naturalezza la cintura e sorrise.
“Certo che non voglio farvi male…voi siete così preziosi
per me…non posso permettermi di danneggiarvi…”.
Poi rivolse lo sguardo a 6.
Aveva osservato impotente a quello spettacolo irreale.
Il suo occhio organico stava facendo scendere una lacrima.
“Spero voi abbiate capito la lezione…se volete uscire,cercate di tornare prima del tramonto…altrimenti dovrò
ricorrere alla cinghia!”.
I gemelli obbedirono singhiozzando,e
non si mossero di un millimetro.
“Beh…vuoi dirmi qualcosa,Roku?” domandò poi avvicinandosi.
L’androide cercava come poteva
di mascherare i suoi sentimenti.
Per un attimo gli balenò nella mente un chiaro pensiero.
Lo ammazzo.
Ma questo non era possibile. Per
quanto desiderava farlo,il suo corpo non
rispondeva a simili stimoli. Così era stato
programmato:
Non torcere un capello al proprio creatore.
Gero sapeva bene cosa provasse in
quel momento,e gli diede un buffetto sulla
guancia. Un gesto tanto arrogante da fargli ribollire il
sangue.
“Avanti,6…porta i bimbi a
letto…domani si comincia…”.
Così dicendo Gero se ne andò
nella sua camera.
Rimasero solo i bambini e l’androide.
18 si tolse la maglietta. Sul suo
dorso vi era un taglio abbastanza fondo,circa mezzo
centimetro,tutto sanguinante.
“Perché ci fa questo?Siamo
bambini cattivi?” domandò piangendo a dirotto.
“6…perché non hai detto qualcosa?” chiese 17 sconvolto.
L’androide emise un gemito
secco.
Il suo volto era contorto dal dolore. Stringeva il labbro
tra i denti e dall’occhio
uscivano delle lacrime copiose.
Si poté udire un singulto,simile
a quello di un bambino.
Le sue gambe crollarono e si ritrovò in ginocchio.
“Mi dispiace!!!Mi dispiace così
tanto!!!” urlò sbattendo i pugni a terra.
“Se vi è successo questo è solo per colpa mia!!!Mi dispiace così tanto!!!”.
Il suo pianto fu bloccato da un paio di manine che si
posarono sui suoi occhi.
Erano i due fratelli,che gli
erano andati incontro.
“Non importa…” iniziò 17 tirando su il naso.
“Non è colpa tua…oggi è stata una giornata bellissima,grazie a te…non devi incolparti…è quel uomo cattivo il colpevole
di tutto…” concluse 18 con le
lacrime agli occhi.
Le parole dei due bimbi lo toccarono al cuore.
Di istinto li abbracciò,continuando a
singhiozzare.
Vi prometto che vi
farò uscire da qui,un giorno o l’altro…
pensò 6 mentre sentiva i cuoricini dei
bimbi vicino al suo.
Quella notte 17 e 18 dormirono accanto a lui. Così
l’orco non poteva picchiarli.
Il bambino che era in lui non se
ne era mai andato.
Ogni volta che certe cose accadevano,poteva
sentirlo piangere.
Non aveva mai voluto obbedire a Gero.
Se avesse potuto,sarebbe fuggito
subito da quel Limbo.
“Dottore!!!Fa così male…non
voglio!!!” supplicò la bimba mentre sentiva il lobo
bruciare come se andasse a fuoco.
“OBBEDISCI!!!”
L’intimazione zittì 18 all’istante. Quindi
gli porse l’orecchio sinistro.
Anche quello venne bucato dal
chiodo,e iniziò a sanguinare.
Lei tratteneva stento le lacrime,e
si teneva le orecchie tra le mani,cercando di
lenire il dolore.
17 osservò allibito la scena,così
6.
Gero si chinò verso la bimba e le porse gli orecchini.
“Mettiteli. Così l’emorragia si fermerà.”
18 li prese,e con grande
fatica,riuscì ad infilarseli. Iniziò effettivamente a sentirsi meglio…
Poi l’orco si voltò verso 6,sempre
con la pistola in mano.
“17! Vieni subito qui!!!Li metto
anche a te!!!” urlò con aria minacciosa.
Il bambino non poté fare altro che sottomettersi,e, come sua sorella,venne
bucato da quel arnese infernale.
Ora entrambi indossavano quei bei
gioielli,ma le loro orecchie erano gonfie,ed
arrossate,quindi la loro bellezza risultava
vana.
“Perché li ha messo quei
gioielli?” domandò 6 senza riuscire a muoversi.
Il suo creatore mise via la pistola,e
gli appoggiò la mano sul petto.
“Non sono semplici orecchini. Quei gioielli contengono un
minuscolo macchinario. Esso permette di rilevare la posizione di chi li indossa
per un
raggio di oltre 300 km. Inoltre,se sollecitati,possono attaccarsi saldamente al
lobo,impedendone la rimozione.
Graziosi,no?”.
Si voltò poi verso i bambini,per
spiegare loro la medesima cosa.
“Ora che indossate gli orecchini,dovunque
andiate,io potrò tenervi d’occhio.
Come una sorta di cimice. Se solo pensaste di fuggire,io vi troverei comunque,chiaro? Ah,e
un’altra cosa…se inoltre cercaste di levarli,loro
si attaccherebbero ancora di più,e
toglierli sarebbe impossibile.
L’unico modo di rimuoverli è un codice speciale,che vi darò solo se ve lo
potrete guadagnare…mi sono spiegato?”
I gemelli rimasero sconvolti dalla crudeltà di quel uomo.
Li aveva etichettati con quegli orecchini.
Come dei bovini.
Come carne da macello.
Se solo li fosse venuta l’idea di fuggire,non sarebbe servita.
Erano prigionieri.
“Benissimo” abbozzò poi guardando il posto.
“Ora che vi ho sistemati,inizierò
a darvi delle lezioni. Innanzitutto,dovrete
fortificare il corpo,poi vi darò lezioni di teoria. Sono molto premuroso con
i miei giocattoli…”
Giocattoli?
Li aveva chiamati giocattoli?
6 rimase molto più sorpreso del solito. Quasi sconvolto,direi.
Pochi minuti fa li chiamava bambini…e ora…giocattoli?
Per quel uomo quei bellissimi
bimbi,bravi e buoni, valevano quanto un burattino?
L’androide vide negli occhi la
sofferenza dei due gemelli.
Ci si specchiava perfettamente.
Perché ora Gero li considerava uguali.
Per il dottore,lui non era altro
che una bambola assassina. E ora i gemelli…giocattoli.
Ma 17 e 18 non capivano tutto ciò.
Forse credevano che quel termine fosse un soprannome, che
di solito si da ai
bambini piccoli. Si sbagliavano
amaramente.
Per lui ora loro non erano altro che oggetti.
Oggetti. Oggetti,come quelli che,
quando ci si stanca,li si butta via…
Gero si allontanò e tornò dai fratelli. Sorridendo,li carezzò sulla testa,e disse
[…]…e sebbene le sofferenze fossero grandi,la piccola e graziosa bambina
era fiduciosa…ogni giorno pregava ,come la mamma le a
[…]…e sebbene le
sofferenze fossero grandi,la piccola e graziosa bambina era fiduciosa…ogni
giorno pregava ,come la mamma le aveva detto,implorando:
“Mio principe…verrai
mai a prendermi?”
La pianura era silenziosa,e soffiava un vento gelido,che
faceva rabbrividire
i gemelli,vestiti semplicemente di maglietta e
pantaloncini di stoffa.
Gero invece se ne stava avvolto nella sua pesante giacca,e
li guardava
sorridente. 6 invece stava dietro di lui,e osservava
impotente la scena.
“Bene,piccoli…possiamo iniziare allora…”
17 e 18 annuirono, e si alzarono in piedi.
Le loro orecchie erano paonazze,e così le loro guance.
Avevano freddo,ma il dolore che provavano superava questo.
E di gran lunga,anche…
Nelle loro menti si stava lentamente insinuando un
orribile pensiero:
“Davvero papà ci ha lasciati in mano ad un orco come
lui?Non ci avranno mica abbandonati?!”
La verità in effetti non era molto differente…
“Fate un pochino di corsa…riuscite,vero?”
I bambini annuirono ancora,e senza domande si misero a
correre più che potevano.
L’androide era sempre li.
Il sorriso cinico del suo creatore gli dava il
voltastomaco.
Sarebbe stato così facile cancellarlo dal suo
insopportabile volto…
Così semplice torturarlo,e farlo pentire di tutte le
cattiverie…
Ma il corpo non rispondeva.
La parte meccanica obbediva a Gero.
“Non sono graziosi,numero 6?” domandò intanto
l’orco,avvicinandosi.
“Penso che diventeranno come te…”
Nella mente,6 urlò.
“NO!!!”
La sua mano iniziò a scricchiolare,producendo un rumore
metallico.
Il macchinario che ora era il suo corpo era in conflitto
con la sua anima,che
cercava disperatamente di vincere il contrasto.
Frattanto,i bambini correvano ancora.
Se solo correndo avessero potuto fuggire dall’orco…
Se solo fossero fuggiti…
17 stringeva i denti. La fatica iniziava a farsi sentire.
“Non posso arrendermi così…papà si vergognerebbe di me!!!”
Suo padre gli aveva insegnato una cosa:
un uomo non si arrende mai,nemmeno quando è vicino alla
morte.
Ma 17 non era un uomo.
Era solo un bambino. Di soli sei anni,per giunta.
Per quanto matura poteva esser la sua mente,alcune cose
non poteva ancora capirle.
Come la morte dei loro genitori. Non lo sapeva,e nemmeno
se l’immaginava…
18 pareva invece più serena.
Nonostante la fatica,il freddo,il dolore,dai suoi occhi non
scendeva più nulla.
“Diventerò forte,mamma.”
Chiuse gli occhi,e nella sua mente iniziò a scandire una
preghiera.
Poi fece ciò che la mamma le aveva insegnato:pregare
affinché venisse il principe.
E così lei fece.
Principe,aspetto con
ansia il giorno in cui tu verrai e ci
tirerai fuori di
qui.
Principe,ti
prego,tiraci fuori di qui,e sconfiggi l’orco cattivo…
“Com’è graziosa 18,eh?” chiese intanto Gero,fianco a
fianco a 6.
“Diventerà una donna splendida…”
Il volto del dottore divenne inquietante.
“Che intende fare con lei?” domandò Roku,cercando di
frenare il suo tremore.
Subito il dottore non rispose.
Ma poi…
Una sua mano si posò in mezzo alle gambe di 6,toccandone
l’intimità.
6 rimase impietrito.
“Lo sai che farò?” chiese con tono cinico.
“Farò a lei la stessa cosa che feci a te…ma che non
ricordi…”
L’espressione dell’androide si fece shockata.
Non poteva ricordare nulla,ma il solo gesto che gli aveva
fatto,
lasciava intendere tutto.
Tutto.
“Non temere…sarò dolce con lei…d’altro canto,è una femmina…”
Fu in quel momento che la mano di 6 reagì.
Si sentì un rumore sordo,poi un suono simile allo
scontrarsi di lamiere,
uno stridio insopportabile.
Senza lasciare tempo all’orco di accorgersene,la mano gli
si strinse al collo,
cogliendolo di sorpresa.
Ora l’androide lo aveva afferrato.
Sarebbe bastato poco,e lo avrebbe strangolato.
Gli avrebbe spezzato il collo,a quel sfottuto bastardo…
“S…Sei…come…” mugugnò il dottore,con gli occhi sbarrati e
la voce strozzata in
gola “…tu…il tuo corpo mi obbedisce…non…”.
L’androide per la prima volta fece vedere nel suo volto
tutta la collera
che aveva dentro,sorprendendo per un attimo l’orco.
Ma l’espressione di Gero tornò calma,nonostante avesse una
mano
che lo stava strozzando.
“Figliolo…uccideresti tuo padre…il tuo salvatore?”
---Taci---
Questa semplice parola correva nella mente di 6,ma non
riusciva a dirla.
---Chiudi il becco---
---Stai zitto---
Che piacere sarebbe stato urlarglielo in faccia…
Che godimento…
Ma l’androide per qualche motivo non riusciva a dirlo.
Così come non riusciva a proseguire il suo atto.
Non riusciva a stringere di più.
Nel frattempo i bambini si erano fermati,osservando spaventati la scena.
Gero voltò gli occhi verso di loro,e sorrise
“Non preoccupatevi,piccoli,tra poco sono da voi…”
Così dicendo,tornò a fissare la sua creazione negli occhi.
“Se fossi in te ci penserei due volte ad uccidermi…”.
Detto ciò,tirò fuori un piccolo telecomando.
Il volto di 6 sbiancò alla vista di tale oggetto.
“Un solo gesto,e io ti mando all’inferno con me,Roku. Così
i bambini rimarranno da soli. E tu non vuoi che accada,vero?Perciò ti conviene
lasciarmi,pezzo
di ferraglia…”.
L’intimazione ebbe un effetto immediato verso l’androide,che,tra
tanti
risentimenti,mollò la presa,lasciando libero quel mostro.
Questi,come se nulla fosse,rimise in tasca il telecomando,e
si spolverò la giacca.
“Non trovi sia una bella giornata,6?” chiese,tornando a
sorridere.
Mancava così poco.
Un solo gesto,e quel mostro sarebbe finalmente crepato.
Come lui desiderava,da oltre dieci anni.
Ma se Gero avesse premuto il pulsante,lui sarebbe esploso.
E i suoi adorati bambini sarebbero rimasti soli.
E sarebbero morti,indifesi com’erano…
Per la prima volta,l’arto meccanico aveva disubbidito al
creatore.
Aveva reagito secondo la volontà di 6.
Poteva farlo secco prima che tirasse fuori quell’arnese.
Ma non aveva fatto in tempo.
Roku iniziò a maledire se stesso,per quei pochi secondi in
cui poteva ucciderlo,
e il suo braccio non aveva reagito.
Il suddetto arto,ora,iniziava a sanguinare:
il gesto improvviso ed imprevisto aveva rotto uno dei
cavi,e non riusciva più a muoversi.
Si era rotto un braccio.
Ma per quel braccio,avrebbe volentieri fatto fuori quel uomo.
Molto volentieri.
Frattanto il mostro era ancora vivo. Libero di far
soffrire quei due bimbi…
I gemelli si fermarono lentamente,e si diressero verso di
lui,non smettendo di ansimare.
“Avete ancora molta strada da fare,piccoli. Dovrete
imparare a correre per oltre un’ora senza stancarvi. Poi,superato questo,il
resto si può dire in discesa…”.
il tono di voce di Gero stavolta era quasi sincero.
Una magra consolazione,vista la crudeltà che possedeva al
sua anima.
“Allora,possiamo tornare a casa?” domandarono i
fratelli,all’unisono.
L’orco fece un cenno positivo,e ciò sembrò rianimarli.
6 da lontano,parve di udire un “evviva”.
Ma di certo poteva aver sentito male…
In pochi attimi,i fratelli corsero verso di lui,pronti a
partire.
18 notò il sangue dal suo arto,e si allarmò.
“Ma…il tuo braccio…stai male?”
L’androide cercò alla bene e meglio di mentire,più per
rassicurarli che per
ingannarli. “Niente di grave…mi capita ogni tanto…”
Così,in breve tempo,i bambini tornarono alla loro
prigione.
Si poteva dire che erano “felici” di tornare…per lo
meno,riposavano un po’…
Una volta arrivati,verso il centro del
laboratorio,trovarono un'altra persona:
quel ragazzo albino,Ghiller.
Si era seduto su una sedia e teneva le braccia
incrociate,con un sorriso stampato sul volto.
L’orco gli andò incontro e lo salutò.
“Non aspettavo una tua visita,amico. Ma sono contento lo
stesso.”
“Ah…vedo che lei ha iniziato ad allenare i bambini…come si
comportano?”
chiese il ragazzo,lanciando un’occhiataccia ai gemelli e
all’androide.
Gero sospirò e poi iniziò a camminare verso la sua stanza.
“Bene,direi…ce ne vuole di tempo,prima che siano pronti,ma
comunque…
non mi lamento,tuttavia c’è una cosa che ti devo dire…”.
“Dica pure,l’ascolto…”
Davanti ai fratelli e a 6,ora ferito al braccio,l’orco si
mise a parlare nell’orecchio del ragazzo,in un tono basso,in modo da non farsi
sentire.
Finito il discorso,Ghiller scosse la testa.
“Capisco…allora lasci fare a me,dottor Gero…è in buone
mani…”.
Gero si avvicinò ai bambini,e indicò la porta della loro
stanzetta.
“Filate in camera vostra,senza storie!Il mio amico ha da
fare…”
Senza esitare un attimo,17 e 18 obbedirono,e fecero per
andare,quando la bimba si voltò verso 6,preoccupata.
“6…ti prego,non ci abbandonare…”
In quel momento,l’androide la guardò e i suoi occhi si
incrociarono con quelli della bimba.
Le sue labbra si mossero istintivamente,come a voler
pronunciare una frase.
18 riuscì a leggere il labiale:
“Non ti preoccupare,io vi porterò fuori da qui…”
Questa frase ebbe un effetto immediato sulla bambina,che
fece un cenno
d’assenso e seguì il fratello nella sua stanza.
Una volta lì,si mise seduta sulla branda,e guardò il
fratello con uno sguardo
indefinibile.
“Sorellina…cosa c’è?”
Il volto di 18 all’improvviso si illuminò di un sorriso
radioso
“…è lui…”
Nello stesso momento,oltre la porta di ferro,Gero e il
ragazzo stavano vicino a 6,
osservandolo con aria seria. Poi il secondo si fece
avanti.
“Ah. Vedo che il tuo braccio si è rotto. Allora,se
permetti,lascia che te lo ripari…”
L’androide annuì,e si mise a sedere.
Ghiller si mise seduto di fronte a lui,e tirò fuori dal
taschino un paio di arnesi.
Gero intanto si diresse verso la sua camera,e senza dire
una parola,si chiuse al suo interno. Come era suo solito fare.
Allora Ghiller,posato il braccio sul tavolo,iniziò a
ripararlo,con facilità.
Mentre lavorava,chiacchierava un po’ con l’automa.
Poi però iniziò a fare delle domande scomode…
“Allora,6,come hai rotto questo arto?”
“…”
Senza aver il tempo di rispondere,il ragazzo
replicò,lasciandolo interdetto.
“Capisco… hai tentato di uccidere Gero,non è così?
Ammutolito,6 decise alla fine di annuire.
Anche se non sapeva quanto fosse conveniente:
Quel ragazzo era pur sempre un amico dell’orco…
Si udì una risata leggera provenire da Ghiller.
Incredibilmente,lui sorrise e gli diede una pacca sulla
spalla.
”Bravo…c’eri quasi riuscito,peccato che il braccio ti si sia
rotto…comunque…vuoi che ti dia una mano?”
“R…riguardo cosa?” domandò 6,stupito dalla domanda.
La risposta del ragazzo lo shockò.
“Semplice…se vuoi,posso insegnarti come controllare il tuo
corpo…
e quindi…a uccidere Gero!”.
Aveva sentito bene?
Quel ragazzo,amico del suo creatore,voleva aiutarlo ad
ucciderlo?
Come poteva essere?
“Potrei anche aiutarti ad ottenere la password per
liberare i bimbi dagli orecchini.
In fondo,sono buono,vero?”
“Ma come mai vuoi aiutarmi?Non ti importa di lui?”
La risposta non tardò ad arrivare…
“No. Lo trovo una persona orribile. Ma tu forse non mi
credi,vero?”
finendo la frase,fissò anche l’ultimo
legamento,risistemandogli il braccio.
6 iniziò a muovere
l’arto,per riabituarsi.
Poi rispose al ragazzo con sincerità.
“No che non ti credo…però,se davvero puoi aiutarmi,allora
fallo!”
Ghiller annuì,e tirò fuori da una tasca un microchip.
“Bene. Questo programma contiene un virus. Se tu lo usi
nel computer di Gero,ti darà la password per gli orecchini. Ti basta per ora?”.
Prendendo in mano il chip,Roku iniziò a fidarsi di quel
tipo.
Se lo mise poi in tasca,e fece un cenno di ringraziamento.
“Ma figurati…quando uno vuol esser utile…”.
Poi l’androide si guardò l’arto,e fece una seconda
richiesta.
“Come posso allenare il braccio,in modo da controllarlo
secondo la mia volontà?”
La domanda parve divertire il ragazzo,che sorrise
ironicamente.
“Eh,no . Ti ho dato il chip. Ora tocca a te arrangiarti…tu
lo vuoi uccidere,giusto?
Allora pensaci tu. A me non importa affatto. Arrangiati.”
Questa risposta urtò i nervi di 6,che però si accontentò
di quel microchip.
Con quello almeno poteva liberare i bambini.
Liberarli da quegli arnesi di tortura.
Allora si alzarono entrambi,ognuno prendendo una diversa
direzione.
Ghiller fece per andarsene,ma arrivato alla porta
d’ingresso,si fermò,e fece una domanda.
“Perché aiuti quei bambini,6?Perché vuoi bene a loro?”
“Suppongo di sì…” mormorò questi,un poco confuso dalla
domanda.
“Io invece credo di no . Tu non li difendi. Difendi quella
cicatrice che hai nel cuore,quel tuo ‘Io’ bambino che rivedi in quei due. Non è
forse così?”.
L’androide parve sentir il petto pungere.
Quello che aveva detto quel ragazzo era in parte vero.
In quei bambini,6 ci si ritrovava.
Era così simile a loro…
Anche lui aveva perso i genitori…anche loro erano stati
uccisi.
Almeno,così gli aveva detto Gero.
E la sua e la loro situazione erano pressoché identiche.
Se non fosse che quei due gemelli avevano ancora la
possibilità di salvarsi…
Lui voleva bene ai due bambini.
Le due uniche persone che lo trattavano da amico.
Le due uniche persone che gli volevano bene.
Anche se su di lui gravava la colpa di aver ucciso i loro
genitori…
Solo dopo un po’ Roku decise di rispondere alla domanda.
“Io non sono una persona per bene. Ho ucciso. Ho ucciso i
genitori di quei bambini,rovinando il loro futuro. Ma se per espiare potessi
salvarli da questa pazzia,allora lo voglio fare. Io voglio bene a quei bambini.
E voglio che vivano come gli altri. Non come me. Almeno
loro,che hanno ancora tempo…che possono ancora fare in tempo…”
La risposta parve soddisfare Ghiller,che sorrise con
piacere.
“Bene. Ottima risposta…”
così dicendo,se ne andò,lasciando da solo l’androide.
Strinse il microchip nella mano appena riparata.
Poteva aiutare i bimbi.
Poteva imparare a controllarsi. A uccidere quel mostro.
Sul suo volto apparve un vago sorriso di speranza.
Potevano farcela…
Allo stesso momento,18 e 17 si erano sdraiati nei lettini
polverosi.
Il fratello era un poco sorpreso.
Sua sorella era felice,chissà per quale motivo.
Così decise di chiedere.
“Perché sei così felice?Cosa hai visto,o scoperto?”.
La biondina lo guardò.
Poi iniziò a spiegare il motivo di tanta felicità.
“Fratellino,la mamma mi diceva che sei io fossi stata
presa dall’orco,prima o poi il principe sarebbe arrivato per portarmi via,e
salvarmi…”
17 non seguiva bene il discorso.
Era roba da femminucce,non se ne intendeva molto.
“Insomma…credo che 6…sia lui il mio principe…”
Il principe.
Colui che avrebbe portato via la bambina.
Era davvero lui?
18 credeva di sì. Ci credeva davvero…
Lui era così gentile e premuroso,come poteva non esserlo?
Ciò la rendeva felice,sapendo che la loro salvezza era
vicina.
Ma una cosa certo non la sapeva.
Il suo presunto…“Principe”,era anche colui che aveva
ucciso i suoi genitori.
Non era ironica la cosa?
Non era crudele?
Il principe cui accennava la madre doveva esser ben
diverso.
…la bambina,convinta che fosse proprio lui il principe,quel giorno,
…la bambina,convinta che fosse proprio lui il principe,quel giorno,
ricevette la sua risposta…e…
Il sole cominciava ad illuminare i monti,quella
mattina.
Nessuna nube,nemmeno un po’ di
nebbia era presente nel paesaggio.
Una giornata bella…se così si può definire.
Come ogni mattina,e ormai lo
sapevano,la porta si spalancò,e l’orco fece capolino
nella stanza. Sempre con
quell’espressione ironica e crudele.
I gemelli,quasi per istinto,si
alzarono e lo salutarono con educazione.
Un'altra bella giornata…del cavolo.
Nella stanza aleggiava la tensione: una sola parola di Gero,e i bambini erano costretti ad obbedire.Qualsiasi fosse.
La paura di un ordine pericoloso c’era sempre.
L’orco quindi si avvicinò ai due,e
carezzò le teste graziose con il suo solito fare.
Un fare velenoso e per nulla dolce.
Una presa in giro.
“Allora bimbi…è mattino.” iniziò
con tono tranquillo,non smettendo di carezzare la testa bionda di 18.
“D…dobbiamo andare ad allenarci…?” chiese la bambina.
Ormai era un’abitudine.
Era risaputo che quando l’orco ti si avvicinava con un
sorriso,voleva qualcosa.
In questo caso,pareva dirti “Vai
a correre,moccioso!”
17 e 18 se l’aspettavano,quindi
senza dire altro,fecero per cambiarsi.
Sorprendentemente,stavolta,l’orco
cattivo li fermò.
“Ehi,calma. Oggi non correrete.”.
I due non poterono non restare sorpresi.
Gero allora gli accompagnò fuori dalla
camera,e fuori vi era l’androide 6 ad attenderli.
Sempre con calma,Gero continuò a
parlare.
“Io ho un paio di cose da fare,oggi.
Devo uscire per delle commissioni. Quindi vi lascio
qui con 6 fino al mio ritorno.Siamo intesi?” domandò,mentre
si infilava il giaccone.Un guizzo di felicità apparve negli occhi dei bimbi.
L’orco se ne andava?
Anche se per poco,se ne andava?
Così,in pochi attimi,il dottore
salì in sella alla motojet,e partì.
In breve la sua figura sparì all’orizzonte.
E nel laboratorio rimasero solo 17,18,e
6.
“6!Non è bellissimo?Quel uomo
cattivo è andato via!!!”
urlò contenta la bimba,strattonandolo
per i pantaloni.
Erano soli con il suo principe.
Con il principe tanto atteso.
Era una cosa stupenda!
Forse ora li avrebbe portati via…!
6 di tutta risposta sorrise,e
carezzò sulla testa la bimba,e diede un buffetto al fratellino. Il suo volto
stavolta pareva davvero contento.
“Sì. Ora siamo da soli,bambini.
Siete con me. E lo sapete che ho in mente?”
domandò,con l’aria di uno che fa una
domanda importante.
I bambini capirono solo in parte,quindi
negarono.
“No. Che vuoi fare,zietto?”
domandò 17,curioso.
L’occhio dell’androide prese a luccicare.
Una luce che rimase nella mente di 18.
Una luce che si sarebbe ricordata…per sempre.
Così,l’androide si chinò verso i
bambini,e pronunciò lentamente
“Oggi…noi potremo approfittare del momento…per fuggire!!!”.
La parola “Fuggire” rimbombò nel cervello dei due.
Forte come un tuono,ma non per
questo maligna.
Anzi,l’effetto della parola fu
quello di farli piangere di gioia.
“D…davvero,6? Non ci prendi in
giro?Scappiamo?!” domandò la bimba,con voce tremante
per l’emozione.
Lo sguardo magnetico e sincero di 6 si posò su di lei.
“Certo. Non te l’ho promesso? Fuggiamo oggi stesso!!!”
Così dicendo,l’androide si
alzò,lasciando ancora di stucco i bimbi.
Assumendo uno sguardo serio e determinato ,poi,volse lo sguardo verso una porta
di acciaio,che stava davanti a lui.
La camera dell’orco.
“Finalmente è giunta l’ora…” pensò tra se e se,mentre lentamente si apprestava a
giungere verso di essa.
Gero aveva l’abitudine di chiudere a chiave la stanza.
Aveva paura che qualcuno entrasse. Ma
perché?
“Che mi frega…ora devo solo pensare a fuggire!” mormorò 6
mentre posava
una mano sul chiavistello.
In pochi attimi la sua mano prese la forma di una
mitragliatrice. La stessa arma che aveva ucciso tante vite.
17 e 18 stavano a guardarlo
sorpresi. 18 un po’ meno,a dire la verità.
Poi,6 rivolse lo sguardo a loro,e
sorrise.
“State lontani,piccoli. E
rimanete li,intesi?”.
Bastò un cenno da parte dei gemelli,e
la mitragliatrice iniziò a scaricare colpi
a raffica sulla porta,forandola in
più punti.
Mentre i bambini si tenevano le orecchie tra le mani,6 finì il caricatore.
Dalla canna dell’arma usciva un fumo,e bossoli vuoti
giacevano un po’ ovunque al
suolo. La porta blindata ora si era sbloccata del tutto.
“Bene,entriamo…” pensò 6,e con un
calcio sfondò la porta,che cadde a terra con un tonfo sordo.
L’interno della stanza era quasi normale.
Oltre a un letto piuttosto comodo
al vedersi,vi era una postazione per il computer,
una stampante e uno scanner.
Sulle mensole vi erano strani marchingegni,riproduzioni di macchine da guerra,
fogli pieni di formule chimiche e
quanto altro.
Sull’armadio,perfettamente lucido
e integro,vi era una foto ritraente Gero con il suo amico,il ragazzo dai
capelli bianchi.
Questi era sorridente,e indossava
una casacca del Red Ribbon.
Una stanza così…perché chiuderla a chiave?
6 si avvicinò al computer.
Lo screensaver,raffigurante lo
stemma del RR,dominava al centro di uno sfondo nero.
Fu allora che 6 pensò al microchip donatogli da Ghiller.
E se lo avesse usato nel computer?
Senza troppi preamboli,l’androide
lo tirò fuori.
La forma di questo chip era compatibile con il lettore
floppy,quindi non avrebbe dovuto aver problemi ad
usarlo.
E pensare che Gero gli aveva
insegnato anche a piratare i computer.
Che ironia…in quel momento 6 parve
ringraziare sarcasticamente il dottore.
Ma non c’era tempo da perdere.
Sedutosi sulla sedia del creatore,inizializzò
il computer,e inserì il fatidico chip.
“Bene,Ghiller,vediamo cosa mi hai
preparato…”.
Finito il caricamento,apparve una
schermata di pirateria.
Oltre a dei file protetti da
password,vi era anche un video disponibile.
Allora 6 decise di vederlo.
Nel video apparve di nuovo Ghiller,stavolta
con la casacca del RR,e con un paio di occhiali addosso. Il video pareva esser
stato girato in quella stanza…
“Salve,numero 6.” disse la registrazione,lasciandolo di stucco.
“Se guardi questo video,significa
che finalmente ti sei deciso di fuggire.
Devo dire che ce ne hai messo di tempo…”
“Tsz…ma parla per te…” borbottò 6,stizzito.
La registrazione continuò.
“So quanto ci tieni a quei due bimbi. All’inizio non
sapevo se aiutarti o meno,ma visto la vita che fanno,ho
deciso di darti una possibilità.
Tuttavia,sai che io sono del Red
Ribbon,e che quindi di me non ci si deve fidar molto,giusto? Allora devo farti
una domanda…
Per quei due faresti davvero di tutto,sì
o no?”.
6 riteneva sciocco rispondere ad un video,comunque lo fece.
“Certo che lo farei!”
“Sapevo che avresti risposto così…” rispose la
registrazione.
“Allora non ti dispiacerà se per liberare i piccoli dagli
orecchini,dovrai veder un altro video,vero? No? Allora
clicca sulla cartella soprastante.”
L’androide obbedì,e tramite i
suoi metodi,raggirò la password.
Il momento prima che il secondo video iniziasse,il
video di Ghiller terminò con la frase ironica:
“Buona visione…”
Il video iniziò. In esso era
presente l’inquadratura di un corridoio d’ospedale.
Qualcuno camminava con la telecamera in mano.
6 all’inizio non capiva,ma poi quando
sentì quella voce,gli uscì istintivamente un
“Oh dio…”
La voce era di Gero.
Non si capiva bene cosa stesse
dicendo,ma il fatto che l’ospedale fosse buio,
questo era inquietante.
Ad un certo punto,il video si
postò in un reparto: “Terapia intensiva”.
Il video inquadrò una persona su un lettino,e altre due vicino.
Sul letto vi era un bambino,tutto
collegato a dei tubi,e pieno di ingessature.
L’occhio di 6 si chiuse
istintivamente.
“Quello…sono io?!!” mormorò,iniziando
a tremare.
Sul lettino,addormentati,giacevano
due adulti. La donna aveva gli occhi arrossati,
come se avesse pianto da poco. L’uomo
era posato con la testa tra le coperte.
La voce di Gero iniziò a parlare,con
tono inquietante.
“Questo bambino mi sarà utile…a voi non
servirà più…”.
E in quel momento,dal nulla,in
mezzo all’inquadratura,apparve una pistola con silenziatore.
6,alla vista di quell’arma,sentì
il cuore mancargli.
Voleva togliere lo sguardo da quel video.
Ma gli occhi,sia quello
elettronico che quello organico,non volevano distogliersi
da quell’orrenda visione.
In pochissimi istanti,la pistola
sparò un paio di colpi secchi,appena udibili.
La donna venne colpita alla
fronte,e sul muro si sparse una scia di sangue.
L’uomo venne centrato alla
tempia,sporcando le coperte bianche di rosso.
Ma entrambi parevano ancora
dormienti,sebbene con un buco in testa…
6 lanciò un urlo disumano,alla
vista di tutto ciò.
“NOOOOOOO!!!!!”
L’urlo fece accorrere i bambini verso di lui. Entrati
nella stanza,lo trovarono seduto sulla sedia con la
testa tra le mani.
“6,che succede?Che hai visto”
domandò la bimba spaventata.
6 non rispose. I suoi occhi erano sconvolti.
---Mamma!Papà!!!Gli ha uccisi lui!!!---
---Mi aveva sempre detto che erano
morti per un incidente---
Un altro urlo scosse i timpani dei due.
“MALEDETTOOOO!!!!!!!!!!!!”.
6 si morse il labbro,fino a farlo
sanguinare,trattenendo a stento le lacrime.
Il video in quel momento finì,rivelando
un messaggio in bianco sullo sfondo nero:
“AiHWxNc01718”
In un attimo 6 capì. Era quella la password!!!
Per ottenerla,era necessario
visionare il video…
Senza perdere tempo,digitò la
password.
Alle sue spalle si udì un “Bip”.
Gli orecchini dei bimbi si allentarono,cadendo
a terra in un rumore sordo.
ERA FATTA!!!
17 e 18 si palparono le orecchie un poco
doloranti,increduli.
6 si alzò lentamente dalla sedia.
La sua mente era sconvolta da quella verità.
Gero…aveva ucciso i suoi genitori.
E gli aveva mentito.
Così come aveva mentito ai gemelli,dicendo
che i loro genitori sarebbero tornati.
Quel sfottuto bastardo…
In un incredibile rialzo di rabbia,il
pugno metallico di 6 si abbatté sullo schermo del pc,frantumandolo in mille
pezzi.
I gemelli sussultarono spaventati,ma
poi 18 gli si avvicinò,carezzandogli la mano
“Grazie mille 6!!!Ci hai
liberati!!!”
L’espressione felice di 18 lo fece per un attimo
tranquillizzare.
Ora era libera.
E senza orecchini,Gero non poteva
più trovarli.
Potevano fuggire tutti assieme!!!
Un triste sorriso apparve sul suo volto.
“Non devi ringraziarmi,bimba…io…”
Prima che potesse dir altro,18
pronunciò una frase che sarebbe rimasta per sempre nella sua mente…
“Tu sei il mio Principe!!!Non so
come ringraziarti!!!”.
6 venne sconvolto da questa
frase.
Il suo volto assunse un espressione
confusa.
“C…Cosa?Che Principe?”
La bimba smise di ridere,e iniziò
a spiegare preoccupata.
“Ma…come?Tu sei il principe,quello
che ci tirerà fuori da qui!!!Il Principe!!!”
A 6 si strinse il cuore.
Aveva capito. 18 lo considerava
il “Principe azzurro” o qualcosa del genere.
Una stupida favoletta per bambini.
E il bello era che ci credeva forte!!!
Lui,che aveva ucciso i suoi
genitori…il principe?
NO!!!
Non voleva nemmeno pensarci.
Così,senza riflettere,lanciò un
urlo verso 18,pur di scappare da quella falsa idea.
“NO!!!!IO NON SONO IL TUO
PRINCIPE!!!!!”
Ci fu un silenzio di tomba.
Questa frase fece sussultare 18,che
iniziò a lacrimare,singhiozzando disperatamente.
Questa frase,così brusca e reale,l’aveva
sconvolta nel profondo.
Iniziò a piangere disperatamente,alternando
gemiti a singhiozzi.
Sia 17 che 6 ne erano rimasti
sconvolti.
“Oh,dio…cosa ho fatto!” urlò 6
nella mente.
Voleva dirglielo con gentilezza,invece
gli era uscito tutto violentemente.
E ora lei piangeva.
Lui non avrebbe mai voluto farla piangere. Mai e poi mai.
Ma con una sola frase ci era
riuscito meglio dell’orco.
Che sensazione schifosa…
Il suo cuore stava male.
Avrebbe dato qualsiasi cosa,pur
di farla smettere.
Così,piegatosi sulle
ginocchia,posò una mano sulla sua guancia.
Come meglio poteva cercò di
consolarla.
“No,18. Io non sono il tuo
principe…ma…io…
mi prenderò lo stesso cura di voi…e
vi farò uscire da qui…”
Questa frase funzionò.
Sugli occhi della bimba sparirono le lacrime,e apparve un sorriso stentato.
“D…davvero,6…?”
“Davvero…”.
Il volto di 18 piano piano si rasserenò,e
il suo sorriso riapparve.
17 sorrise di riflesso.
“Allora ci porterai fuori di qui,vero?”
L’androide,di tutta risposta,
prese per mani i fratelli e si diresse verso l’uscita del
laboratorio.
“Forza,andiamocene!”.
…
Non era 6 il principe.
Eppure lui,come il principe,li
avrebbe portati via.
Allora,chi intendeva la mamma,per
il Principe?
Chi,oltre a 6,sarebbe potuto
esserlo?
18 credeva sempre in lui.
Avrebbe sempre atteso il suo arrivo.
L’arrivo del Principe puro di cuore,che
l’avrebbe portata via
e le avrebbe fatto scoprire le
meraviglie del mondo…
se tu desideri che giri più in
fretta,allora per te lo farà…
non si sfugge dallo scorrere
inesorabile del tempo…
non si sfugge dal ticchettio infinito
del pendolo della vita…
a meno che tu non lo voglia
fermare…
Caro diario… (lo so…è banale come
inizio…)
scrivo
dentro di te per raccontare…
raccontare
la nostra vita,con l’orco.
Ah…sapessi
quanto tempo è passato…
Quasi 10 anni,da
quando io,6 e mio fratello
avevamo
tentato la fuga,invano…
10 anni…
…e solo ora voglio raccontare la
mia,la nostra storia.
Ora io ho 16 anni. Sono solo una
ragazzina.
Ma
ricordo nettamente tutto.
Tu mi fosti regalato proprio da
Gero,l’orco.
Mi aveva detto…
“Questo diario è per te…almeno li
puoi scrivere tutto ciò che ti passa per la mente…”
Io ti avevo preso,ma ti avevo subito buttato via.
Ma ora,dopo
anni,sto scrivendo tra le tue candide e immacolate pagine.
Il tempo è passato davvero in
fretta,non credi?
Dopo quel giorno…
Dopo la morte dei miei,dei nostri genitori…
Ho continuato a desiderare che il
tempo scivolasse via…
come
sabbia tra le mie mani.
E in
effetti…
In un certo senso…è passato
eccome….
Soprattutto nei giorni in cui
“lui” era vicino a noi.
Roku.
Lui è il nostro unico amico,sai?
All’inizio avevo un po’ di paura,a vederlo,ma col tempo…
Lui è diventato il più grande
amico che potessi avere…
Grazie,6…
Ma
torniamo a noi…
Quel giorno,l’orco
aveva portato il suo amico,coi capelli bianchi,
all’ospedale,e
lasciato noi tre rinchiusi nel suo covo.
Li,mio
fratello aveva avuto un’idea…
Lo voleva uccidere.
Da grande,in
un tempo non definito,lo avrebbe ucciso.
Non so perché,diario…
Ma in
quel momento volevo dargli ragione…
E avevo
provato una stranissima sensazione…
Non so….
6 lo aveva
guardato in modo strano…quasi preoccupato…
Mah…non saprei cosa dire…
Comunque,scrivo
sopra di te per un altro motivo.
Non so bene se è per sfogarmi,o per parlar con qualcuno…
Ma
scrivo lo stesso.
Per tutto questo tempo io e 17 abbiamo continuato ad allenarci.
Come tanto tempo fa,insomma.
Siamo molto in forma,ci ha detto Gero.
In effetti,la
nostra resistenza è eccezionale.
Possiamo fare centinaia di
chilometri,senza tanta fatica.
Ma non è
proprio questo a preoccuparmi.
Un giorno,ho
provato a sentire cosa succedeva dentro la stanza dell’orco,
posandoci
sopra un orecchio.
Sentivo strani rumori…trapanate,colpi di martello,di saldatrice…
Roba da far venire i brividi…
Cosa vorrà mai fare quel uomo?
Ho
paura.
Vorrei tanto fuggire,come stavamo per fare anni fa.
Ma
fuggire…dove?
Dove potrei mai andare,ora che i miei genitori non ci sono più?
Cosa potrei mai fare,da sola?
Mi sento persa…
Sebbene io abbia con me “lui” e
mio fratello,mi sento sola.
Io continuo ad aspettarlo,sai,caro diario?
Il principe.
La mamma me lo aveva detto,quindi io aspetto.
Un giorno lo troverò.
Mi salverà,e
mi porterà fuori di qui.
Spero sia solo questione di
tempo.
Ci credo…
Il mio corpo,frattanto,si
è abituato ai maltrattamenti.
Le cinghiate che prendo quando
disobbedisco,non fanno più male.
Altre ferite stanno sparendo…
Ma ultimamente,nell’orco,c’è
qualcosa di diverso.
Le sue cinghiate sono più
leggere.
Anche il suo sguardo,rivolto a me,è cambiato.
Ha un qualcosa di
languido…ambiguo…negli occhi.
Una cosa davvero strana,credimi.
Mi ha perfino fatto i
complimenti. Ma la cosa non mi ha fatto per nulla
piacere…
Immagino che se qualcuno leggerà
queste righe,si metterà a ridere.
Pensare “che stupida” magari…
Ma io
scrivo ancora.
Aspetto che il tempo passi.
Nella speranza di andarmene…
“Ehi?Sei sveglia?”
Domandò una voce oltre la porta di ferro.
Una voce familiare.
Era la voce di 17.
Ora che era cresciuto,la sua voce
iniziava a diventare più profonda e rauca.
Il suo tono era diventato inconfondibile.
“Sì. Ora vengo…”
Rispose la persona dentro la camera.
La sua voce era anch’essa cambiata.
Rimaneva sempre dolce e delicata,ma
con un tono più deciso.
Che strano,crescere…
Stava cambiando tutto,in loro.
Il corpo.
La voce.
Il modo di pensare.
Stavano lentamente crescendo…per divenire adulti.
“Allora ti aspetto,18.” concluse lui,allontanandosi.
Da dentro la stanza,18 si alzò
dal tavolo.
Posò su di esso un diario
sporco,ma con le pagine ancora candide,
e la penna che scriveva a malapena.
Non era più una bambina.
Il suo corpo era divenuto snello e abbastanza alto,a differenza di come era da bimba.
I fianchi erano perfetti,e le
mani avevano le dita lunghe,senza la minima
imperfezione.
I seni erano cresciuti,raggiungendo
una misura discreta,ma senza stonare minimamente su quel corpo grazioso.
I capelli erano lunghi e setosi,
pettinati con cura e con la riga su un lato.
Tra le ciocche lucenti,si vedeva
quello splendido viso.
Non più il viso di una bimba.
Non ancora il viso di una donna.
Ma un visoche era a metà strada tra le due vie.
Era splendido,dai lineamenti
delicati e dagli occhi grandi e azzurri.
18 era divenuta una bellissima fanciulla.
Alzatasi in piedi,uscì dalla sua
camera,per raggiungere il fratello.
Il laboratorio di Gero era aumentato di dimensioni.
Vi erano almeno quattro stanze in più.
Vide 17,seduto sul tavolo.
Anche lui era cambiato.
Era alto come lei,e aveva capelli
corvini lunghi come la sorella.
Il fisico era medio,ne magro ne
robusto,e non aveva nulla di imperfetto.
Il suo viso era davvero bello.
I suoi occhi splendevano di un azzurro chiaro,quasi glaciale.
I lineamenti erano delicati,ma
non effeminati.
Sarebbe divenuto un bellissimo uomo,una
volta adulto…
“Ciao.” la salutò lui,alzandosi
in piedi. “Fai colazione?”
Lei si limitò a annuire,per poi
sedersi a tavola.
Era così tutte le mattine.
Prima i gemelli si svegliavano con calma,poi,dopo
aver fatto colazione,
l’orco entrava nella stanza e li
mandava a correre.
Sarebbe accaduto anche oggi.
La porta della stanza dell’orco si spalancò e colui che era al suo interno uscì
con calma e molto lentamente.
Il suo aspetto era cambiato,ma era
sempre lui:
I suoi lunghi capelli ora andavano schiarendo,segno inconfondibile del tempo che passa;
Il suo volto,la sua
espressione,era solcata anch’essa dal tempo,e sulle pieghe del viso ora vi
erano alcune rughe.
Si era fatto crescere un paio di baffi,che
carezzava quando qualcosa gli piaceva.
Ma gli occhi rimanevano tali e
quali.
Lo specchio della sua anima era rimasto inalterato:
quegli occhi cerulei,quasi di vetro,non
avevano mai perso un attimo la loro crudeltà.
Come suo solito fare,si avvicinò
ai due,sorridendo.
Poi,posò la mano sulla spalla di
17.
“Allora,ragazzi…andate a
correre.”
I fratelli non persero un minuto di tempo,e fecero per uscire.
18 afferrò una fetta di pane,che
aveva un sapore simile alla muffa,
e seguì il gemello,dopo averla
messa tra i denti.
I due uscirono dal rifugio,e
iniziarono la loro corsa giornaliera.
Facendo attenzione a non cadere dai massi,saltellarono da una sporgenza all’altra,
ormai abili e agili come caprioli.
Si erano rimessi gli orecchini,costretti
con la forza dall’orco.
Così non potevano più tentare la fuga.
Il tempo aveva trasformato quegli arnesi,e
ora sia 17 che 18 li indossavano con perfetta disinvoltura,come fossero comuni
gioielli.
Il perché Gero li facesse correre non era chiaro,ma a loro non interessava:
il fatto di stargli lontano bastava
e avanzava.
18 si fermò dopo un poco,e
assieme a lei il fratello.
“Beh,18…cosa c’è?” domandò
17,avvicinandosi.
La ragazza all’inizio stette zitta ,ma
poi accennò un sorriso.
“Senti,17…mi puoi coprire?”
Il fratello non capì subito ma poi annuì.
“Vado a trovare 6. Se Gero ti domanda,digli
che ho dimenticato una cosa per strada…intesi?”
17 non aggiunse altro,e,dando una
pacca sulla spalla alla sorella,
si rimise a correre.
In breve,la sua figura sparì
all’orizzonte.
18 si era fermata su uno spiazzo
nella montagna,e ora stava guardando in alto,
verso chissà dove.
Con un salto,si aggrappò ad una
parete di fronte a se,e con movimenti
molto lenti,prese a scalarla.
Era abituata a questo.
Quasi ogni giorno percorreva quella strada,e quasi ogni giorno aveva quella
splendida emozione…
Rivederlo…
Posando un piede presso la cima della vetta,la ragazza si tirò su e piano piano
si alzò in piedi.
Davanti a lei vi era un altro buco,scavato
nella roccia.
Sotto di lei,circa una ventina di
metri più in basso,il rifugio dell’orco.
Il buco era sigillato da una porta di ferro,come riparo dal freddo notturno.
Era il posto dove lui stava…
18 posò una mano sulla porta,e
spinse con delicatezza.
I cardini striderono un attimo,mentre
piano la luce entrava nella stanza
all’interno della grotta:
Era una piccola stanza,di circa
dieci metri per dieci.
Non aveva altro se non una branda al suo centro,e questa era vecchia e sporca.
C’era proprio lui su quel letto:
Il tempo non aveva per niente mutato quel suo sguardo,ne il suo bel viso.
I capelli,ora più
lunghi,luccicavano di riflessi argentati,mentre lentamente
il sole faceva capolino verso di
lui.
Teneva le braccia posate sul grembo,a
mani unite,quasi pregasse…
Ma questa volta le sue braccia non erano fredde,e di color metallico:
al posto del ferro,ora vi era una
sorta di gomma,che rendeva gli arti
perfettamente identici a delle vere braccia.
Non aveva nemmeno più dei pezzi di metallo saldati sul
corpo;
Tutto era stato sostituito da quella pelle.
Sembrava davvero un umano ora…
Alzò il volto.
La fibra ottica del suo occhio meccanico si contrasse,mentre il sole
quasi lo accecava. Quell’occhio
azzurro la guardò negli occhi,mentre entrava.
“Ciao,6…come stai?” domandò
18,mentre sul suo volto appariva un sorriso.
L’androide
sorrise a sua
volta.
“Sei venuta anche oggi…piccola
testarda…”.
Così dicendo,allungò un braccio e
la carezzò sulla testa.
“Mi vieni a trovare nonostante Gero ce
lo abbia impedito,vero?”
Da quando erano fuggiti,l’orco
aveva segregato 6 in quel buco,
senza dargli più la possibilità di
vedere i gemelli.
Inoltre,con l’aiuto di Ghiller,che era rimasto vivo,aveva ricostruito le sue
braccia.
Ma stavolta,le sue braccia erano
prive di armi;
Altro non erano,se non delle
protesi meccaniche,che riproducevano gli arti umani.
Sia nella pelle,che nella loro
debolezza,le sue mani ora erano quasi umane.
6 non aveva più potuto attaccare Gero:era
disarmato…
“Lo so che sono testarda…” replicò 18 ridacchiando
“Ma che ci vuoi fare…sono fatta
così!”
L’androide fece un sorriso
malinconico,e si alzò in piedi.
“17?”
“Gli ho chiesto di coprirmi,quindi
non lo verrà a sapere l’orco,non ti preoccupare…”
18 si sedette per terra,a gambe
incrociate,e tirò fuori il pezzo di pane avanzato.
Fece per mangiarlo,ma poi lo
porse a lui.
“Vuoi,6?”
L’androide stette un attimo ad
osservare quella cibaria,ma poi scrollò la testa.
“18…dovresti sapere che io non mangio…”
La ragazza divenne rossa per l’imbarazzo,e
tirò indietro il braccio,
abbassando la testa per la vergogna.
“Scusami,6!!!Non ci avevo
pensato!!!Scusa!!!”
La sua mente in quel momento parve rimproverarla
---Scema,come puoi dimenticarti di una
cosa del genere??!---
Ma la reazione di 6 fu diversa, da come se l’immaginava.
Si mise a ridere,mollandole un
buffetto sulla guancia.
“Non preoccuparti,18…apprezzo in
ogni caso la tua gentilezza.
Comunque non importa,mangialo tu!”
Senza fiatare,la ragazza cominciò
a dar piccoli morsi al pane,
e al contempo,stava assorta ad osservare
il suo amico:
Si era di nuovo seduto,e aveva
posato lo sguardo a terra.
Aveva sempre lo stesso sguardo triste…
La ragazza provava una strana sensazione a guardarlo:
non era lo stupore e l’ammirazione
che provava da piccola…
qualcosa di inspiegabile…
…Perché arrossiva quando lui la guardava?...
6 la riportò a terra incrociando
il suo sguardo.
“Che c’è 18?Qualcosa non va?” domandò,con
tono sorpreso.
La ragazza staccò immediatamente gli occhi da lui,e guardò da un'altra parte.
“Niente…è che sembri triste,ecco
tutto!”
L’androide rimase in perfetto
silenzio.
Poi,iniziò a parlare in tono
remissivo.
“Stavo pensando a come poter fuggire…ci penso
di continuo,18!”
La ragazza smise di masticare,e
posò a terra il cibo.
“Ancora ci stai pensando…?”
Lui la guardò con un sorriso. Non si capiva bene se
malinconico o no…
“Certo…anche se sono passati 10 anni,io
non mi arrendo. Non lo pensi anche tu,18?Vuoi
andartene di qui,vero?”
Lei annuì senza esitare. Lo voleva da sempre,per quanto impossibile.
“Resisti,18…ci siamo fatti una
promessa noi tre,vero?
Vi avrei portato fuori di qui…lo farò!”
Certo che lei si ricordava la promessa.
Quel giorno,per consolidarla,6
aveva dato ai due un nastro color rosso.
Rosso sangue.
Quando lei si coglieva i capelli,il
colore di quel nastro le ricordava tutto.
E anche ora teneva legato al polso quell’oggetto.
Un silenzio scese sui due.
6 aveva lo stesso sguardo triste. 18 non sapeva che dire…
Stringeva con l’altra mano il prezioso nastro.
All’improvviso,un rumore.
La porta si aprì di più,e una
figura entrò di corsa nella stanza.
“Ciao,17…” disse con tranquillità
6,mentre 18 lo guardava sorpreso.
“Ma che succede?Si deve già tornare??” domandò lei,al fratello trafelato.
“Sta arrivando Ghiller!Dobbiamo
andar subito a casa!!!”
18,senza esitare,si alzò in
piedi,con un leggero rimorso.
Era una vera rottura di scatole…
Il fratello era già corso via,senza nemmeno salutare
6.
Aveva troppa fretta,se ne era
dimenticato.
Mentre anche 18 stava per andarsene,la
voce di 6 la fermò.
“Aspetta un attimo,18…”
Lei si girò,sorpresa.
L’androide tirò fuori da una tasca un piccolo pezzo di carta,e glielo porse.
Senza tradire la minima emozione,le
disse:
“Leggilo quando sei da sola,mi
raccomando…”
La ragazza lo prese e se lo
infilò sotto il nastro legato al polso.
Non ci aveva ancora riflettuto,su
quello che le aveva detto…
aveva troppa fretta di tornare.
Però,quando sfiorò la mano del
suo amico,ebbe come un fremito…
“Che strano…” pensò,mentre
lentamente si voltava e andava via.
La caverna dove Roku abitava
stava divenendo sempre più piccola,man mano
che i gemelli si
allontanavano,scendendo nel loro rifugio.
“Sbrighiamoci” mormorò 17 alla sorella,arrivandole
di fianco.
Lei si limitò ad annuire,e ,con
un salto azzardato,atterrò sul piccolo spazio che
era l’entrata della grotta,seguita
dal fratello.
La porta era aperta. Voleva dire che lui era già arrivato.
17 deglutì.
Afferrando per la mano la sorella,camminò
lentamente verso l’interno
della base,con una strizza nascosta a
stento.
Una voce familiare li salutò.
E quella voce,così orgogliosa e
insolente,era quella di Ghiller.
“Salve,ragazzini…vedo che vi
allenate,eh?”
Anche quella persona che avevano davanti,era
stata cambiata dal tempo:
Non più un ragazzo,ma bensì un
uomo.
I capelli erano sempre di quel bianco candido,come la pelle,ma erano lunghi
fino alla fine della schiena,e
pettinati con cura maniacale.
Quei famigerati occhi rossi erano celati dietro ad un paio
d’occhiali da vista,
che rendeva la sua espressione molto
intellettuale.
La sua giacca era lunga fino alle
ginocchia,e portava il classico stemma “RR” sul petto.
Come era solito fare,indossava un paio
di guanti chiari,anche se il motivo per cui li metteva non era mai stato
chiaro,ai due.
Con quella sua aria seria ed
intelligente,Ghiller pareva
davvero un bel ragazzo.
Anzi,era davvero un bel ragazzo…
Se non fosse che 17 e 18 avevano
sempre avuto paura di lui…quasi quanto l’orco.
Non si capiva mai cosa pensava,mentre
con il suo sguardo ti scrutava per bene.
Delle volte,quegli occhi di quel curioso colore,assumevano
un espressione tutt’altro che rassicurante…
Avevano sempre timore di lui.
Eppure non li aveva mai toccati con un
dito.
“Certo,avete una bella
voglia…sapete quanto freddo fa fuori?
Dovreste coprirvi meglio,non
siamo in piena estate…
Non vorrete mica ammalarvi,vero?”proseguì
lui,avvicinandosi.
Il suo andamento era leggermente zoppicante,e ondeggiava,seppur quasi in modo impercettibile,verso un
fianco.
Era per via della ferita al fegato che 6 gli aveva fatto.
“Stiamo benissimo” rispose 18,cercando
di evitare il suo sguardo.
Gero,che stava alle spalle del
ragazzo,parve sorridere.
“Molto bene…allora,visto che sta
benissimo,mi permetti di prendere in custodia tuo fratello…vero,18?”chiese Ghiller,posando una mano sulla spalla del ragazzo.
17 rimase immobile.
18 non poté rifiutare,quindi
mollò la presa,e lo lasciò andare.
Era normale,ultimamente:Ghiller veniva da loro,prendeva in custodia 17,e lo
portava,assieme a Gero,nel laboratorio.
Faceva delle strane visite,le
aveva raccontato lui.
“Non ti preoccupare” sembrò dire il volto
di lei,guardando il fratello allontanarsi.
A sua volta,ci fu un altro
sguardo tranquillizzante da parte di lui.
Ormai,i fratelli potevano capirsi
solo con lo sguardo…
“Allora,grazie,cara.” disseGhiller,voltandole le
spalle.
“Non gli farai del male,vero?”
domandò 18,quasi istintivamente.
“Non mi permetterei mai…” rispose questi,con
un tono abbastanza serio.
E così fu.
Come spesso accadeva,17 spariva
dietro la porta del laboratorio.
Andava a farsi visitare da quei due scienziati.
E 18 rimaneva sola nella stanza,in
attesa di risposte…
In quel momento,dal polso di 18
cadde qualcosa.
Raccogliendola,18 ricordò il
biglietto scritto da Roku.
Se l’era messo dentro il nastro,senza
nemmeno pensarci troppo,e se ne era quasi dimenticata. Si ricordava le parole
del suo caro amico:
“Leggilo quando sei sola…”
Cosa poteva esserci scritto,per
fargli dire questo?
La curiosità iniziava a farsi sentire.
Era da sola.
Poteva leggere…
La mano che teneva stretto il biglietto iniziava a
tremolare.
Ogni tanto le capitava questo,e
non solo con 6.
Anche quando l’orco la picchiava,o
Ghiller le parlava,si sentiva tremolare.
Ma stavolta,questo fremito era tutt’altro che spiacevole:
Era semplicemente curiosa,ansiosa
di sapere che c’era scritto.
Strinse ancora di più la mano,e
con calma si avviò verso
la porta della loro camera.
Mentre le sue dita sottili aprivano con lentezza quel
piccolo pezzo di carta,
si era accorta che il palmo della
mano era tutto sudato.
Mentre si apprestava a leggere,si
fermò a pensare solo un attimo.
---Ma come mai questo mi succede solo
con 6?---
Frattanto,il foglietto recava
questa semplice frase:
[…]…dopo tutti quei secoli,il servo dell’orco era deciso
[…]…dopo tutti quei
secoli,il servo dell’orco era deciso
a rivelare ciò che portava dentro…e
la principessa…[…]
“Vediamoci domani…sarebbe meglio
se venissi da sola…”
18 rimase interdetta da questa frase.
Si era seduta sul letto,senza aspettarsi
una simile cosa.
Le sue guance avevano iniziato a scaldarsi –ma la cosa era
abbastanza normale,dato che era una ragazza parecchio
timida-
“Ma che significa…?” si chiese lei,cercando
di non pensare male.
Quello che avevatra le mani pareva una sorta di appuntamento
segreto…
“Appuntamento segreto???Che sia
davvero un appuntamento…?” iniziò a mormorare,non riuscendo a togliersi di
testa questa idea.
Era strano quel concetto.
Ogni volta che pensava alla parola “Appuntamento”,le andava in pappa il cervello.
Certo,non che 6 fosse un brutto
tizio…
anzi,era davvero un bel ragazzo,però…
arrivare ad immaginare “Appuntamento”…
“No…”fece lei,ficcando la testa
in un cuscino e prendendosi poi a schiaffi
“ Deve esser qualcos’altro…dice di portare 17,se voglio…quindi no.”
Era così…stupido,tutto ciò.
Come poteva pensare a certe sciocchezze,nella
sua situazione?
Era tutto così stupido.
Le sarebbe venuto voglia di prendersi a pugni da sola.
La piccolezza di
certi sentimenti,delle volte,pare così stupida…
Tutto era confuso.
Stava iniziando a perdere l’idea chiara delle sue emozioni,
non sapeva bene cosa provava in certe
situazioni,o,perlomeno,a spiegare.
Qualsiasi cosa avesse mai provato per qualcuno,
stava crescendo…
Crescendo in un crescendo di emozioni
e confusione…
Come tutti…
Eppure non capiva.
E il perché era ovvio…
Ancora credeva nel
principe…
“Vorrà dirmi qualcosa di importante…”
pensò poi,alla fine.
Era una soluzione logica. L’unica cosa plausibile…
“Ma…cosa?” si domandò poi,guardando
il soffitto.
6 le aveva sempre detto tutto.
Non poteva avere segreti.
Cosa mai avrebbe voluto dirle?
Cercò di ragionare,ma senza
successo.
“Potrei provare ad andare…ma…”
I suoi pensieri furono interrotti dall’improvviso ingresso
di 17,che la distolse del tutto da ciò che stava
facendo.
“Fratello!Come stai??!” disse lei,andandogli
incontro.
“Io sto bene…niente di che…” mormorò 17,massaggiandosi
una spalla.
“Che t’hanno fatto?Racconta,ti
prego!!!”
17 si sedette sul letto,e tirò un
sospiro.
“Mi hanno fatto correre su un tapis-roulant,ed ero attaccato a degli elettrodi…
quei due mi stavano a controllare,non
ho capito bene cosa dicevano…”mormorò,un poco confuso.
“Ti hanno fatto male?”
“No,non mi hanno nemmeno toccato…Ghiller è stato di parola…”
Questa frase fece tirare un sospiro di sollievo alla
ragazza,che diede una pacca sulla
spalla al fratello,mentre si sedeva
anch’egli.
“Tu,piuttosto…che stavi
facendo?”domandò,guardando il foglio nella mano di 18.
18 ebbe un sussulto,e accartocciò
il foglio nel palmo della mano.
Non voleva assolutamente dirlo a nessuno.
Avrebbe come… tradito 6.
“Nulla,davvero. Si tratta solo di
carta straccia…”
17 fece un cenno di assenso.
Poi tornò a guardare il volto di sua sorella.
“Come stava 6?Mi è dispiaciuto,ma
nella fretta non l’ho nemmeno salutato…”
Il nome “6” ebbe un effetto immediato su di lei,che si alzò in piedi.
“Benissimo!Mi è sembrato più calmo del solito,e…”
la ragazzina non riuscì a finire la
frase.
Qualcosa la bloccava.
“E…?” chiese 17,alzando un
sopracciglio interrogativo.
Gli occhi di 18 cambiarono espressione.
Divennero più seri,e il suo
sguardo cadde al suolo.
“Senti,17…mi faresti un favore?”
cominciò poi,non togliendo lo sguardo dai suoi piedi “Io stanotte voglio andare
a trovare 6…ti chiedo solo se mi puoi coprire di nuovo…”
La richiesta fece assumere a 17 uno sguardo confuso,ma accettò.
“Quando mai ti ho detto di no,18?”
18,alla risposta,alzò lo
sguardo,e con un balzo finì in braccio al fratello,che perse l’equilibrio e
cadde sul letto.
“Ah…prego…” mormorò poi,trattenendo
a stento le risate.
“Sei il migliore fratello che abbia mai
avuto!!!!Grazie!!!”
rise lei,mentre con calma si rialzava.
17 però,le fece cenno di
accostare l’orecchio alla sua bocca.
Dopo che lo ebbe fatto,iniziò a
bisbigliare.
”Ma dimmiun po’…che vuoi fare da 6,eh?”
Li 18 non riuscì a trovare risposta.
Non lo sapeva nemmeno lei…
“Non ne ho la minima idea…solo che lui pareva così
bisognoso di parlare…”
“Ah…”fece 17.
“Comunque sia,qualunque cosa succeda,me
la racconterai,vero sorellina??!”
18 arrossì in volto,cogliendo
l’allusione,e mollò uno scappellotto al ragazzo.
“Brutto scemo!!!!”
Ci fu uno scoppio di risate,seguito
poi da un silenzio innaturale.
18 si sedette con calma
“Aspetterò stanotte,e poi tu mi
accompagnerai fuori…intesi?”
“Intesi…”
E così fu.
18 aveva accordato tutto…
Quella notte,6 avrebbe dovuto
dirle qualcosa di importante…
Qualcosa di davvero importante…
Non stava più nella pelle per la curiosità.
Ignara di tutto ciò che poteva volerle dire,si mise a scrivere nel suo diario,con un sorriso spontaneo
e ingenuo.
Fino a quando non sarebbe scesa la sera…
***
E lui stava ancora li,nel
frattempo…
Sdraiato nel suo letto,ma senza
aver mai dormito in esso.
Erano passati tanti anni…
E l’androide
numero 6 non aveva mai conosciuto il mondo onirico.
Se ne stava steso a fissare il soffitto.
Ogni notte.
Ogni singola notte,come un
condannato.
I muri di dura e fredda pietra delle volte gocciolavano acqua,e lui veniva bagnato
al volto da quella rugiada .
Malediva il fatto di non potere impazzire,in mezzo a quella apatia.
Almeno la follia sarebbe stata una variante,un qualcosa capace di spezzare la monotonia di quel oblio…
Ma non gli era concesso nemmeno
questo.
In quei momenti desiderava davvero lasciarsi andare…
Morire…
Un uomo steso…
O dorme…
O muore…
Ma lui non era nessuna delle 2 cose.
Stava sdraiato,senza mai dire una
parola-anche perché non aveva quasi mai nessuno con cui parlare- e si immergeva
nei suoi pensieri.
Alla vista pareva una statua.
Una di quelle che di solito si mettevano sopra le lapidi.
Pensava.
Pensava a quello che aveva scritto a 18.
E più ci pensava,più un ricordo
antico e recente gli risaliva dal gozzo…
Li avevo uccisi io…
Per 10 anni aveva vissuto nella falsità,nascondendosi
dietro una facciata di ipocrisia che si era creato.
---Il gentile 6.
Il buono,altruista,gentile 6.
Che non farebbe mai male ad una
mosca.---
Ma che aveva anche ucciso i genitori di quei bambini,
e a cui aveva mentito
spudoratamente,senza mai trovare il coraggio di rivelare tutto.
6…il Codardo.
6 che si nascondeva nel buio,cercando
di fuggire dalla realtà.
E quella era la realtà.
I pensieri tristi e frustrati che giravano nella sua mente,di colpo,si bloccarono.
6 si alzò con calma,e una volta
messosi seduto,iniziò a guardare la porta.
Finalmente era arrivato il giorno.
Finalmente si sarebbe tolto la maschera.
Finalmente avrebbe detto tutta la verità ai gemelli.
Che era stato lui ad uccidere i loro
genitori…
Il biglietto serviva a questo.
Quella sera,davanti a 18,avrebbe
trovato la forza di dirlo.
Finalmente.
Questa cosa gli dava un sollievo incredibile.
Ma…allo stesso tempo,dentro di lui,dallo
stomaco,partiva uno sforzo amaro come il fiele.
Come avrebbe reagito,18?
Come avrebbe potuto prenderla,a
sapere che il suo amico,con cui aveva vissuto ben 10 anni,aveva ucciso i suoi
genitori?
Lo avrebbe odiato?
Lo avrebbe voluto uccidere?
Le labbradi 6 pronunciarono una frase,facendo uscire tutto il fiele che aveva dentro.
“Poco male…”
Poco male.
Non gli importava se lo avesse
voluto uccidere.
Perché lui desiderava da tempo la
morte.
A dire il vero…la desiderava tutt’ora.
Desiderava la morte,molto prima
che la morte lo portasse via con se…
Egoismo?
Non proprio.
Voleva morire,ma allo stesso
tempo il pensiero gli dava un rimorso incredibile.
Non voleva lasciarla.
Non voleva lasciare per nulla al mondo quel
angelo dai capelli biondi…
L’unica persona per cui provava
un legame così indissolubile.
Un sorriso apparve sul suo volto.
Assieme al sorriso,delle lacrime.
E così l’avrebbe finalmente detto…
Quella notte,davanti alle
stelle,lontano dal re sole,avrebbe detto le fatidiche parole…
***
E la notte aveva iniziato a
scendere.
Le ombre avevano iniziato prima ad allungarsi,poi a mescolarsi con il buio appena giunto,diventando un tutt’uno con l’oscurità.
Le stelle facevano capolino nella volta celeste,ed assieme alla luna piena,illuminavano come piccole lucine
l’intero paesaggio.
Un’ immensa pineta dominava tutto sino l’orizzonte,e la luce della luna illuminava i rami e le fronde,creando
delle sfumature argentee di luce.
6 era lassù.
Quasi in cima al monte,stava in
piedi e braccia conserte sul bordo del precipizio.
Osservava le stelle,e guardava
lontano.
Guardava lontano,fin dove
l’occhio poteva arrivare.
Avrebbe voluto arrivare fin la;
Come una stella cometa,cadere dal
cielo ed atterrare nella nuda terra.
Come una cometa,infuocarsi e
spegnersi piano piano fino alla morte…
Morte…
Per lui questa parola non aveva molto senso.
Poteva crescere,certo,ma non
invecchiare.
Era molto simile ad una bambola,il
cui tempo di vita è indeterminato.
Possedeva il tempo delle bambole.
Nel mezzo dei suoi pensieri,ecco
che intravide una figura di fronte a se.
Stava davanti alla luna,creando
un’ombra che si proiettava contro di lui.
Un ombra alla luce della luna.
La figura in controluce iniziò a parlare,con
una voce inconfondibile:
“Ciao,6…sono qui…”
18 camminò vicino a lui,e gli
sorrise.
“Ho letto il biglietto,ed eccomi
qui…ti ho fatto aspettare?”
Roku,6,fece un cenno negativo con la
testa.
“Certo che no…18…” così dicendo,fece
cenno di sedersi vicino a lui.
A 18 palpitò il cuore.
Ignara come sempre,credeva di
sentirsi dire chissà quale romanticheria.
Con un sorriso splendente,assecondò
l’androide.
Vestita di una semplice maglia,la
ragazza si mise vicino a 6,
che era avvolto nella sua giacca.
Ed egli,con gesto gentile e
delicato,se la sfilò,e con cura gliela posò sulle candide spalle,come riparo
dal freddo.
“Grazie…”mormorò riconoscente lei,stringendosi
per trattenere il calore.
“Dimmi,6…per cosa mi hai
chiamato…?”
La lente dell’occhio meccanico di Roku
rifletteva una piccola luna piena.
Lui stava ancora a fissarla,attendendo
il momento giusto per dire quello che doveva dire.
Iniziò tentennante,ma senza
rivelare il suo vero stato d’animo.
“18…ti mancano i tuoi genitori?”
La domanda lasciò un attimo interdetta
la ragazza,che non si aspettava una domanda simile. Ci pensò poi un attimo,e rispose.
“Certo…sempre…però…”
“…però…?”fece 6,confuso.
“Però io so che loro mi assistono,da
qualche parte,lassù…”
così dicendo indicò con l’indice il
cielo stellato.
L’androide lo guardò con aria
sorpresa.
Mai aveva pensato a cose del genere. Non aveva mai avuto
un ideale di paradiso o inferno…
Per lui,oltre la morte,non
esisteva altro che il nulla…
“Forse potrà sembrarti un discorso stupido,6,ma…” continuò lei,dondolando sulla
schiena e tenendosi le gambe con le
braccia
“…se penso che mi stanno a guardare,non
ho più paura di niente…”.
6 rimase zitto un attimo.
Poi,imperterrito,cercò di
continuare il suo discorso.
“Se tu un giorno tu scoprissi chi
è stato a far morire i tuoi genitori…
cosa proveresti?...lo
odieresti?...vorresti che morisse…?”
Alla domanda,il viso di 18
assunse un espressione confusa.
Ma poi,quel viso venne
rischiarato da un sorriso.
“Forse lo odierei…ma poi,di certo
lo perdonerei…”
“Cosa…?” fece 6,assumendo un viso
sconvolto.
“Certo” fece 18.
“I miei genitori sono morti di incidente,quindi
non è colpa proprio di qualcuno…
diciamo che forse era il loro destino…
non è colpa di quella persona se è
stato un incidente,giusto…?”
Questa frase folgorò 6.
Si sentì tremare le gambe e le mani,e
un groppo nella gola non riusciva a sciogliersi. A stento tratteneva le lacrime,che scaldavano i suoi occhi.
Dopo una frase simile,sentì
traballare la sua sicurezza.
Ma doveva dirlo lo stesso.
Anche se la cosa avesse sciolto il bel
sorriso di 18…
Anche se tutto sarebbe andato a monte…
Anche se dopo sarebbe morto…
Non avrebbe potuto togliersi il rimorso senza dirglielo!!!!!!!!
Le labbra tremanti pronunciarono a stento le prime parole
“S…senti,18…i…io…io…ecco…”
La ragazza lo guardava fisso negli occhi.
Sempre con quel sorriso stampato sulla faccia.
“Dimmi,6…”
“Io…devo dirti…devo dirti
che…io…tu…”
Le parole gli uscivano a stento.
Non avrebbe resistito nel vedere quegli occhi sciogliersi
in pianto…
Sarebbe stato peggio di mentirle per tutta la vita!!!!
E allora,ancora una
volta,nonostante la sua anima gli urlasse di non farlo…
6 non riuscì a dire la verità…
Tuttavia,questa volta,una frase
vera venne pronunciata…
“18…tu…per me…sei molto cara…”
Ci fu un silenzio di tomba tra i due.
6 tremava,cercava di non far
vedere i suoi occhi velati dalle lacrime.
18 lo guardava con un espressione
indecifrabile in volto.
Dopo un po’ fu 6 a proseguire:
“18…tu per me sei molto cara…non
permetterò mai a nessuno di farti del male…
dovessi anche morire…io ti prometto che
ti porterò via con 17…”
Nel silenzio che seguì le lacrime copiose di 6,18 sorrise.
Poi…una semplice parola.
“Grazie.”
L’androide 6 assunse un espressione stupita,mentre volgeva lo sguardo alla ragazza.
Non si era nemmeno accorto che le sue lacrime stavano
bagnando la fibbra ottica dell’occhio destro.
“Ti ringrazio,6…tu sei sempre
così gentile con me…e io non faccio mai nulla in cambio…”
Così dicendo,si alzò in piedi,e
volse lo sguardo alla luna.
6,che stava alle sue spalle,venne
di nuovo oscurato da quell’ombra.
E in quell’ombra,senza farsi vedere,si morse il polso,disperato.
18 si voltò poi verso di lui,e si
tolse la giacca.
Posandogliela sul grembo,carezzò la
sua guancia,e pronunciò un ultima frase.
“Io credo in te…ci credo.
Ora…devo andare.”
detto questo,fece per scender giù dalla
discesa.
6 si asciugò il viso,e corse d’un
tratto verso di lei,che già stava per scendere.
Riuscì solo ad urlargli questo:
”Domani,quando il sole inizia a tramontare,al Fairy park!!!!”
18 si fermò un attimo,e con il
volto nascosto nel buio,annuì.
Aveva capito.
Alcuni attimi di silenzio,e 6
rimase solo.
18 era già andata via.
Con calma entrò nella grotta,e
chiuse ermeticamente l’entrata.
E poi...
continuando a singhiozzare,lanciò un grido
saturo di rabbia.
Rabbia per l’aver mentito.
Il Fairy park era un parco di
divertimenti non distante da loro.
Gli era venuto in mente,perché da
lassù a volte si scorgevano le luci
e si udivano i suoni di quel posto.
Li,forse,avrebbe trovato il
coraggio di dire la verità.
Ma lui continuava a maledirsi,mordendosi
a sangue il labbro inferiore.
Avrebbe trovato il coraggio?
Per quanto ancora avrebbe rimandato?
Per quanto ancora avrebbe portato sulle spalle quel
fardello?
Frattanto,la luce della luna
filtrava attraverso le fessure dei muri,infilzando come piccole spade il corpo
immobile di Roku:
Colui che in quel momento non desiderava
altro che l’oscurità e il nulla
pur di sparire dalla vista,dall’udito
e dal cuore…
***
18 rientrò piano piano nel
laboratorio.
Leggiadra e furtiva,senza il
minimo rumore,entrò nella camera,dove giaceva 17,ormai già addormentato.
Sdraiatasi sul letto,si mise le
mani al volto,sentendo un insolito calore.
Ripensando alle parole del suo amico,chiuse
gli occhi,e si assopì.
E intanto,la luna continuava a
vegliare su tutti,come una madre veglia sui figli
ormai addormentati…
***
Eliechan87:Ma Hesooo!!!Mia cara!!!Mi sei mancata molto!!!A proposito,auguri!!!!
Che bello,sono contenta che finalmente la gente abbia iniziato a
commentare!!!!
Ora che ho
aggiornato corro subito a finire le altre fiction!!!!
Bluemary: Non
sai che piacere mi fa una tua recensione!!!!Grazie
mille!!!
Non ho ancora recensito “Rosso
come il tramonto”,ma lo farò presto!!!
HESOOOO!!!!
Lyla: Grazie
anche a te,che oltre aver recensito questa,hai letto e
commentato A fading KI (che sto scrivendo ora)
Continua a seguirmi,mi
raccomando,è il miglior regalo che potresti farmi!!!!
Approfitto intanto per augurare a tutti un Buon Natale e un felice Anno nuovo!!!!
Era la prima volta che lei provava qualcosa di simile…
Tutto il viso era avvolto da una vampata di calore,
ed aveva preso un colorito roseo.
Attraverso lo specchio sporco e semi-opaco del bagno,
18 si stava osservando.
Non riusciva per nulla a dormire;
Sapendo che quella sera lei e 6 sarebbero andati al Fairy-park da soli,
ogni sonnolenza spariva,sostituita dall’agitazione.
Ma perché solo con 6 questo?
Perché quando abbracciava e baciava sulla guancia suo fratello,
non arrossiva,ne si sentiva imbarazzata?
Perché?
“Avanti…devi dormire,o stasera non ti reggerai in piedi…”
mormorò a se stessa,sciacquandosi il viso.
Inizialmente non ci aveva molto fatto caso…
Ma ora si rendeva conto di aver qualcosa di strano…
“Ma cos’ho?” si domandava,posando la testa sul vetro.
Erano le due di notte passate.
Ed erano passate ben quattro ore dal loro incontro
segreto.
Non riusciva a pensare altro che a quella frase:
“Tu per me sei molto cara…”
Era la prima volta che 6 le rivolgeva una frase con
affetto.
Le faceva molto piacere,ma non poteva non provare un
immenso imbarazzo…
E pensare che,quando ancora non aveva iniziato a divenire
donna,non avrebbe mai preso sul serio questi sentimenti…
“Da quando,qualche anno fa,mi sono venute le
mestruazioni…mi sento così strana e diversa…” pensò lei,sentendosi a disagio
come non mai.
“I miei pensieri…i modi di muoversi…l’aspetto…i
sentimenti…tutto è così diverso…non capisco più nulla!!!”
I pensieri turbati e confusi della ragazza vennero
interrotti dalla voce del fratello,oltre la porta.
“Sorella?Stai bene?”
18 aprì la porta,e vide suo fratello davanti a lei.
“Va tutto bene,17…solo non riesco a dormire…”mormorò la
ragazza,a testa bassa.
“Posso sapere come mai?” chiese il fratello,preoccupato.
18 non rispose,aveva la testa da un’altra parte.
“Con me puoi parlare,sorellina…ti puoi fidare…”
La ragazza poi annuì,e seguì il fratello in camera.
Spiegata la situazione,17 si mise a braccia conserte,a
pensare.
“Beh,18…io non so come spiegare…però…”
“Però…?” chiese 18,curiosa.
“Però…anche io mi sento un poco strano…insomma…mi
imbarazza un poco dirlo…anche se sei mia sorella…”
La ragazza posò una mano sulla sua spalla al ragazzo,in
segno di comprensione.
“Puoi anche non dirmelo,se non vuoi…”
17 fece cenno negativo.
“Senti…ultimamente…io…non so perché…sogno delle donne,e a
volte…ecco…mi sveglio che…i pantaloni…ehm…” il volto del ragazzo era pieno di
vergogna. Non riusciva a spiegarsi bene
18 non capiva bene.
Era troppo confusa di per se,per capire la situazione del
fratello.
“Sorellina…quello che intendo dire è questo…io sono un
maschio,quindi non so se posso capirti bene…però anche io sto cambiando,e mi
sento strano,e non capisco più niente…”
“Penso sia una cosa naturale…” aggiunse poi, sorridendo
alla sorella.
18 ribatté confusa.
“Ma allora perché mi sento così in imbarazzo???!”
17 non seppe come rispondere.
La sorella allora lo guardò serenamente.
“Non importa…l’importante è che tu abbia tentato di
spiegarmi…grazie…”
Così dicendo,si sdraiò sul letto,serrando gli occhi nel
vano tentativo di addormentarsi.
Altrettanto fece 17,che dopo aver dato un buffetto sulla
guancia alla sorella,chiuse gli occhi e si addormentò subito.
Una cosa naturale…aveva detto lui.
18 cercava in tutti i modi di spiegare questa cosa,ma non
riusciva.
Mentre suo fratello,come la maggior parte dei
maschi,iniziava ad avere le sue fantasie erotiche,lei provava un'altra cosa.
Un sentimento
inspiegabile,imbarazzante,piacevole,doloroso.
A differenza di suo fratello,lei stava sviluppando un
sentimento oltre la fisicità.
Un legame affettivo.
Amore.
Non se ne rendeva però conto.
Non riusciva a capire che stava innamorandosi.
Non lo sapeva,e nemmeno lo voleva accettare.
Era troppo in imbarazzo.
“Vorrei che questo mio corpo smettesse subito di
crescere…” mormorò a se stessa,mentre finalmente iniziava a prendere sonno.
Poi,tra incomprensione e felicità e tristezza,la ragazza
chiuse gli occhi e si addormentò.
**********
L’orologio scandiva le 19 in punto.
Il sole aveva iniziato a calare,creando sfumature rosee
meravigliose.
6 si era seduto su una panchina,presso un giardinetto
della città.
Il luogo d’incontro.
Di nascosto era sceso dalla montagna,dopo aver indossato
la giacca,ed aver nascosto l’occhio meccanico tra le ciocche argentee dei
capelli.
E ora era li seduto,aspettando lei.
L’avrebbe rivelato,finalmente?
La sua sicurezza era traballante,ma doveva pur provarci.
Mentre,però,il sole calava all’orizzonte,un dubbio affiorò
nella sua mente:
“Devo proprio dirla questa stramaledetta verità?”
I suoi pensieri furono interrotti dai passi familiari di
18.
Si era vestita bene,con una gonna lunga e una maglietta
semplice,ma di buon gusto.
Aveva legato i suoi capelli a coda di cavallo,usando il
prezioso nastro rosso di 6.
L’androide si alzò in piedi,e
sorrise alla ragazza.
“Ciao…temevo di non vederti più…”
18 accennò una risatina,poi si avvicinò all’amico.
“Vogliamo andare?” chiese lui,affiancandosi a lei.
18 arrossì come un pomodoro,e annuì.
Mentre 6 stava già per partire,però,sentì un qualcosa…
18 lo aveva preso per mano.
L’androide,al sentire il palmo della
mano della ragazza stretto al suo,provò una strana sensazione.
Imbarazzo.
Era strano davvero:non aveva mai provato una cosa simile.
18 sorrise,cercando di far passare i bollori.
“Beh?Non dicevi che dovevamo andare?”
6 si riprese,e rispose traballante.
“Ah,eh….ah,sì…andiamo…”
Così i due,mano nella mano,camminarono verso il luogo
dell’appuntamento.
Mentre erano per strada,6 cercò di guardare gli occhi di
18.
Lei guardava a terra,con gli occhi persi in chissà che
pensieri.
“Va tutto bene,18?” chiese lui,impensierito.
18 ebbe come un sussulto,ma poi alzò la testa per
guardarlo.
“Ah,no…stavo…stavo pensando…”
“Vuoi che torniamo indietro?”
“Assolutamente no!!!Andiamo!!” rispose lei,sicura di se.
Per un istante,le guance di 6 si riempirono di calore,e
presero un colorito roseo.
“Bene…allora andiamo…”
Così,i due arrivarono al Fairy-park:
Era un parco di divertimenti a sfondo fiabesco,e ovunque
vi erano statue rappresentanti fate,maghi,dragoni,eroi…
18 si fermò davanti a una di esse.
Rappresentava un principe in armatura luccicante.
Il volto,tranne che la bocca, era coperto da una maschera
dalle sembianze animali,più precisamente un gatto.
“Lui è…” mormorò 18 rimanendo incantata.
“Chi è,18?” chiese 6,incuriosito.
“…Il principe di cui ti parlavo tempo fa…che buffo…me lo
immaginavo proprio così…”rispose lei,incantata.
---Arriverai mai da me?---
Si chiese tra se lei,stringendo inconsapevolmente più
forte la mano di 6.
L’androide restò a fissare la
ragazza in silenzio,sempre con un certo imbarazzo.
Poi 18 si voltò,gli sorrise,e con allegria lo strattonò
per un braccio.
“Andiamo,voglio vedere questo posto!!!”
In mezzo a quella allegria,6 iniziò però a sentirsi in
colpa…
---Ho portato questa ragazza in un posto così bello…se
riuscissi a dirlo…
sarebbe orribile---
Così,inconsapevolmente,nella sua mente apparve una prima
idea.
“Non devo per forza dirglielo,no?Ora è così felice…”
La forza con cui la ragazza lo strattonava improvvisamente
sparì.
Si era fermata davanti ad una bancarella.
Davanti a lei vi erano dei semplici ma stupendi anelli
fatti con delle perline colorate.
6 rimase a fissare ancora gli occhi della ragazza,e per la
prima volta,ne notò la bellezza.
18 era stupenda,bellissima quando sorrideva.
Non aveva mai visto una cosa tanto bella,nei suoi 26 anni
di vita…
Con calma si abbassò al livello della guancia di 18,e
chiese con tranquillità:
“Vuoi che te ne compri uno,18?”
Gli occhi della ragazza incontrarono i suoi,e avevano
iniziato a luccicare.
“Davvero lo faresti?Ma costano…”
“Non importa…te lo compro lo stesso” rispose lui,mentre
già lo stava pagando.
Poi glielo porse,sotto i suoi occhi splendenti di
felicità.
“Oddio…è bellissimo,grazie…” disse lei,stringendo ancora
di più la sua mano.
6 rimase senza fiato.
Al sentir più forte la sua presa,iniziava a sentir una
felicità incredibile.
Era la prima volta che si sentiva così felice…
Così distolto dal suo dolore…
18 lo strattonò di nuovo,e assieme corsero da un'altra
parte.
“Vieni,dai!!!Ho visto delle cose bellissime laggiù!”
E così,per la prima volta,6 seguì la sua amica così
cara,senza che il suo cuore avesse fitte,o rimorso,o dolore…
****
Le stelle avevano da tempo fatto capolino nella volta
celeste.
6 e 18 avevano per tutto il tempo girato il parco,ridendo
ai numeri di qualche giocoliere,o rimanendo incantati ai giochi di prestigio di
qualche mago,che tirava fuori delle colombe dal suo cilindro.
Avevano anche urlato come pazzi sulle montagne russe,senza
bene saper perché.
Ora,però,il parco aveva iniziato a chiudere.
Tutti i bambini e le coppie e gli anziani stavano
andandosene,e piano piano tutte le giostre stavano
spegnendo le luci.
Roku,senza farsi notare,era salito con
la ragazza in cima alla cabina più alta della ruota panoramica,ora spenta e
immobile.
Insieme,da lassù,erano rimasti a guardare il panorama.
Ancora mano nella mano,senza accorgersene.
“Roku…oggi è stato un giorno
bellissimo…”mormorò 18,mentre ammirava il suo anello,infilato nel mignolo.
“Sono contento ti sia divertita,18…” ammise lui,guardando
le stelle.
6,invece,da una parte era felice,e dall’altra era
amareggiato.
Proprio non se la sentiva,non voleva,non poteva dire la
verità in un momento simile.
Aveva deciso di lasciar perdere,per il momento.
Ora era troppo felice,troppo allegro,troppo sereno.
Non aveva mai provato tanta allegria e felicità e
tranquillità.
Avrebbe voluto che il tempo si fermasse.
“Povero 17…” fece ad un certo punto lei.
“Perché,dici?” chiese lui,tornando sulla terra.
“Noi ci siamo divertiti come scemi,e lui era la da solo…mi
dispiace un sacco…”
“Beh,allora la prossima volta vorrà dire che ci porterò
anche lui!Vedrai,18,ci divertiremo un sacco!!!”
La risposta di 18 tardò ad arrivare.
“18…?”
6 cercò di girare il suo viso,per vederla negli occhi.
Ma quando lo fece,lei stava piangendo.
Le sue guance erano rosso acceso,e delle lacrime
iniziavano a scendere.
“Che succede,18?” chiese lui,turbato.
18 iniziò a balbettare,segno di evidente imbarazzo.
“Lo so…sembro una bambina piccola,a divertirmi così tanto
in un posto così infantile…ma…mi sono divertita un sacco…
MI SONO DIVERTITA MOLTISSIMO CON TE!!!!
Per cui,ti prego…non voglio tu pensa che io sia una
scema…”
6 rimase in silenzio,con gli occhi spalancati.
Asciugò le lacrime della ragazza con la sua mano,e
poi,parlò.
“Beh,18…allora di scemi siamo in due…
Anche io non mi sono mai divertito tanto in vita mia…
…e non parlo per il posto infantile…
ma perché ero con te…”
18 arrossì ancora di più in volto,e di colpo,le lacrime
cessarono.
L’androide rimase a guardarla
negli occhi,in assoluto silenzio.
ora che la nostra
eroina ancor nel cuore ha il suo tormento.
Lo racconto per
inciso
e la cosa assai mi duole,
dai due potenti fu deciso:ella non
può andare dove vuole!
Ma torniamo ai due amici senza
perderci più in ciance.
Se ne stavano
infelici colle lacrime alle guance.
Beh,la fine della storia
questa ancora non c’è data…
Tosta torna la
memoria,ora dove s’era fermata…
I primi raggi del sole iniziarono a fendere la linea
dell’orizzonte.
Lontano,quella sfera infuocata iniziava lentamente a
sollevarsi,scacciando via le stelle e schiarendo la volta celeste.
Con la sua lentezza,pareva
salutare dall’alto chi quel giorno sarebbe nato,morto,oppure scomparso dal
pianeta…
Un’altra mattinata sorse.
17 si era alzato
prima,sorprendentemente.
Non riusciva a dormire.
Aveva una brutta sensazione.
Sua sorella,invece,dormiva
ancora.
Aveva stretto tra loro le mani,per
scaldarsi.
Lui non notò che nella destra brillava fiocamente un
anello…
La sua brutta sensazione non accennava a calmarsi.
Era come…
se lui,molto presto…
non avesse più rivisto la sorella.
Un’orrenda sensazione.
Istintivamente,senza quasi
rendersene conto,posò il petto sulla schiena della ragazza,e con le braccia le
sfiorò i capelli e il collo.
Mai prima d’ora temeva di perdere la persona dormiente che
stava stringendo.
Un ultimo abbraccio…
D’un tratto,la porta si
spalancò,e la luce rischiarò la stanza in meno di nulla.
Sulla porta vi erano i due,Gero e
Ghiller.
Il primo con le mani in tasca,il
secondo con in mano degli strani strumenti.
Questo’ultimo fece un passo avanti verso
17,e fece una domanda.
“Allora,17…andiamo a fare un
ultimo controllo,prima di farlo?”
Il ragazzo titubò.
“Fare cosa?” chiese al dottore,mentre
questi si carezzava i baffi.
Lui fece un “Oh” secco,come
volesse richiamare l’attenzione,e poi rispose
“Una cosa che di certo ti piacerà un sacco…”
Il silenzio accompagnò quella visita,e
sulla camera tornò il buio.
Il fratello,afferrato
sottobraccio dai due scienziati,varcò la soglia fatale…
tirando un ultima occhiata alla porta
della sua stanza,entrò.
Ma il silenzio scese su tutto il
laboratorio.
18 ancora stava dormendo.
Aveva percepito una sensazione di calore,che
era l’abbraccio del fratello.
Ma non ci aveva ancora fatto caso.
Il suo inconscio stava plasmando delle immagini…
Stava sognando qualcosa…
Inizialmente,il groviglio quasi
gelatinoso di colori,non distingueva nulla.
Ma poi,molto lentamente,tutto
iniziò a prendere forma.
I muri umidi e freddi erano fin troppo reali.
Anche il rumore dell’acqua che perdeva
dai tubi iniziò a sentirsi.
18 era al centro della stanza.
Dietro di se vi era la latrina,in
pessimo stato.
Davanti,iniziò a definirsi lo
specchio appannato dal vapore.
Il suo riflesso era confuso,appannato.
Era nel bagno.
Un sogno molto strano…
La ragazza posò la mano sullo specchio,con
l’intento di togliere l’offuscamento.
Ma per quanto lei continuasse a
strofinare,la superficie rimaneva uguale.
All’improvviso,però,qualcosa di
tremendo accadde…
Come se qualcuno lo avesse colpito con un pugno,il vetro si spaccò in mille pezzi.
Ogni singola scheggia di vetrò
fini addosso a 18,e due enormi pezzi le si
conficcarono negli occhi.
Lanciando un urlo,la ragazza si
alzò di scatto portandosi le mani al volto.
Senza rendersi ancora conto di aver sognato,aprì gli occhi.
Aveva davanti a se una stanza vuota,17
non c’era.
“Ho solo sognato…”mormorò,un poco
scossa.
Non era normale.
Lei non sognava certo cose così sconvolgenti.
Era la prima volta che le accadeva.
“17?” chiamò la ragazza,senza
ricevere risposte.
“Forse è andato a correre…”pensò,cercando
di giustificare la sua assenza.
“Ma perché senza di me?”
Alzandosi in piedi,18 lanciò
un’occhiata al diario nell’angolo.
Afferrando la penna,scrisse un
bigliettino,che posò sul letto del fratello.
“Visto che non ti ho trovato,sono
uscita.Se torni e non mi trovi,resta
qui.
Ti voglio bene.”
Non era molto spaventata dalla mancanza del fratello.
Non se l’aspettava minimamente quello che sarebbe
successo…
Camminando scalza,uscì lentamente
dalla sua camera.
Pareva davvero deserto.
Non si udiva nulla. Tutto il rifugio era silenzioso,e questo era inquietante.
Solo il rumore di un neon rotto echeggiava nella stanza
centrale.
18 si sedette con calma su una
sedia,guardando attentamente ovunque.
Il silenzio non le piaceva.
Le dava un senso di devastazione…
Tutto pareva morto,se non vi era
il minimo rumore di anime umane…
D’un tratto,l’attenzione della
ragazza fu attratta dalla porta dell’orco.
Aveva ancora i segni delle pallottole di 6,ed era stata fustellata.
Poco tempo prima aveva sentito degli strani rumori
al suo interno.
Era inquietante. Decisamente
inquietante.
Alzandosi in piedi,18 venne colta
dall’impulso di posare l’orecchio su di essa.
Una volta che lo ebbe fatto,sentì
un rumore.
Una cosa simile ad un sussurro…forse frutto
della sua immaginazione…
“SORELLA!!!”
Il cuore di 18 ebbe come un tonfo,a
sentire il richiamo.
Pareva la voce del fratello.
Che ci faceva li dentro?
Che diavolo stava succedendo?
“17?S…sei tu??!” domandò lei,tremando.
Non ci fu risposta.
L’istinto portò la mano della ragazza sulla serratura.
Lo sapeva,era una cosa folle.
Non avrebbe mai osato farlo.
Ma il suo corpo non reagiva.
Si sentì un rumore metallico sui cardini della porta.
18 riuscì a spostare in avanti la porta,senza
difficoltà.
Era rimasta aperta.
E la stanza dell’orco era proprio
davanti a lei.
Era come quando l’aveva vista da piccola.
I mobili,il computer nuovo,il
letto…non era cambiato nulla.
Se non fosse per una botola
spalancata davanti a lei.
La ragazza si paralizzò per un attimo.
Da quel buco usciva uno strano odore.
Un odore simile al ferro fuso,o
alla ruggine.
Non osava immaginare cosa ci poteva essere là dentro.
Ma aveva l’impulso di scendere a
vedere…
C’era una piccola rampa di scale,dentro
la botola.
Circa due metri più in basso,si
vedevano delle piastrelle in marmo,di colore bluastro.
Allora,cogliendo tutto il
coraggio possibile,la ragazza decise di fare un salto.
Atterrando sulle ginocchia,18 si
rialzò subito per guardarsi attorno.
I muri erano pieni di progetti,disegni,calcoli
su carta.
Pareva perfino la carta da parati del luogo.
Vi era un lungo corridoio,semi-illuminato,che
conduceva chissà dove.
Anche se non avrebbe voluto,18
ebbe la cattiva idea di percorrerlo.
I calcoli e la carta sui muri vennero
sostituiti da resti di macchinari.
Un enorme elicottero era sventrato,e
ne era rimasta integra solo l’elica.
Per terra vi erano repliche di organi
umani,come occhi o altro.
Una stanza circolare apparve al centro…
La cosa faceva venire i brividi…
Ma quello che 18 vide poi,sarebbe
rimasto nel suo cervello per sempre.
La visione di ciò che aveva di fronte la paralizzò,facendole sgranare gli occhi.
Una lampada scialitica illuminava una sorta di letto
operatorio.
Su un carrello vi erano arnesi come tenaglie,saldatori,trapani,seghe,e bisturi.
Un paravento copriva il seguito della stanza circolare.
Per terra e sui carrelli vi erano metri e metri di fili
elettrici,e sul pavimento vi era dell’olio.
Ma sul lettino operatorio,la cosa
più sconvolgente…
Una figura umana…
Numero 17,suo fratello,giaceva
completamente nudo sul lettino.
E teneva gli occhi spalancati e
fissi verso la luce.
Ci furono alcuni secondi di silenzio,e
poi 18 lanciò un urlo di terrore.
Correndo verso il fratello,cercò
di coprirlo con la stoffa del lettino,invano.
Prese poi il suo viso tra le mani,e
iniziò a scuoterlo.
“17!!!17!!!!Che
hai??!Rispondimi!!!Ti prego,parlami!!!Mi senti????!!!” iniziò a urlare
lei,guardando il suo sguardo fisso con aria sconvolta.
17 non reagiva,il corpo era
floscio,e gli occhi erano sbarrati.
Pareva un inquietante manichino.
“Fratellino…” mormorò 18,posandolo
sul letto.
Le lacrime avevano iniziato a scorrere sulsuo viso.
Era un incubo. Voleva assolutamente svegliarsi.
Mentre un silenzio di tomba iniziava a spandersi,una voce da dietro spezzò tutto.
“Non devi toccarlo,numero 18.”
La ragazza riconobbe il timbro come quello dell’orco,e si girò di scatto.
La luce della lampada illuminò gli occhi gelidi di Gero,mentre si avvicinava alla luce con passo lento.
Teneva tra le mani una siringa vuota,il
cui ago luccicava al buio.
Ghiller gli era alle spalle,e aveva indossato un camice.
“CHE HAI FATTO A 17???!” domandò
18,terrorizzata.
L’orco le sorrise,per poi dare un
bacio al vetro della siringa.
“Vedi,tesoro…non ho ancora fatto
nulla a tuo fratello.
Tuttavia,gli ho iniettato una
sostanza da me creata.
L’ho chiamata “Diamond ring”.”
Mentre parlava,Ghiller da dietro gli passò una fialetta con dentro del
liquido trasparente. Gero quindi riempì di nuovo la siringa,mentre18
stava inerme a guardare.
“…si tratta di una sostanza che addormenta le cellule
cerebrali.
Crea insomma uno stato di coma artificiale.
Tuo fratello per ora è caduto in coma,per
questo non devi toccarlo…”
La ragazza non capiva.
Perché fare questo a 17?
Perché?
“Ti chiederai perché abbiamo fatto questo” disse Ghiller,avvicinandosi.
“Dottor Gero,prego…se vuole
spiegare…”
Gero lanciò un occhiataccia alla
ragazza,e poi iniziò a spiegare il suo diabolico piano.
“Io ho intenzione di operare tuo fratello…e anche te…
perché secondo voi vi alleno da quando
eravate piccoli?
Perché quelle corse,la
fatica,tutto?
Molto semplice…”
Le orecchie di 18 vennero
percorse da una scossa alla frase seguente.
“…vi stavo preparando per divenire androidi…
DIVENTERETE COME 6!!!!”
“Androidi??!”ripetè
sconvolta 18,pensando a Roku.
“Androidi come Roku???!Perchè??!”
Ghiller le rispose.
“Il RedRibbon
da sempre cerca di creare l’arma definitiva…
un uomo macchina che sia
fortissimo,che non dorma mai…che non abbia mai fame…e che soprattutto…
non dica mai di no!!!”
“Per questo abbiamo pensato di costruire due armi gemelle.
Sarebbe stato stupendo se voi due foste stati due
maschi…beh,peccato.
Voi due siete destinati a diventare androidi
perfetti!!!!”continuò Gero.
18 si mise le mani sulle
orecchie.
Non voleva sentire simili pazzie.
“NO!!!NON VOGLIO!!!!”
Ghiller l’afferrò improvvisamente per il
mento,portandosela a tre centimetri dalla faccia.
“Decidiamo noi cosa è giusto per te e cosa non lo è,signorina!!!”
La stretta del ragazzo era forte,terribile,e
18 si mise a lacrimare per la paura.
L’albino di tutta risposta sorrise,e
la posò a terra,mettendosi poi a frugare in giro.
Gero continuò il suo discorso.
“…Roku doveva essere l’arma
definitiva…
purtroppo,conoscendo voi,ha perso ogni
disciplina,ed è divenuto un bidone.”
Ghiller si frappose tra i due,e posò a terra due contenitori che odoravano di
formaldeide.
Con orrore,18 notò che dentro uno
dei due,vi era un occhio umano.
E nell’altro,vi era un polmone.
Uno sforzo di vomito le venne dallo stomaco,ma cercò di trattenersi.
“Purtroppo,6 non sarebbe stato
comunque perfetto…
guarda,questi sono solo un paio dei suoi
pezzi…era davvero ridotto male…
ricostruirlo è stato un vero lavoro da genio…”
concluse Gero,carezzandosi i baffi.
“VOI SIETE PAZZI!!!!LASCIATECI IN
PACE!!!!” urlò all’improvviso 18,al limite della sopportazione.
Entrambi gli scienziati risero tra loro,e
di tutta risposta,18 ricevette un pugno in faccia da Gero.
Cadendo a terra,la ragazza chiuse
gli occhi,sperando di svegliarsi nel suo letto.
Non fu così.
Gero le si avvicinò.
E le disse qualcosa di altamente
preoccupante.
“Inizierò a lavorare su voi due quando avrò preso i pezzi
necessari…
ma per ora…mi conviene farti andare
in coma…”
Quando 18 aprì gli occhi,vide
l’ago della siringa a pochi centimetri.
Sentì poi un acuto dolore al collo,seguito
dal fluire di un liquido dentro di se.
La voce di Gero bisbigliava al suo orecchio.
“Ci vorrà un altro poco prima che io ti abbia iniettato tutto
il Diamond ring…
sta’ ferma,così finisco prima…”
18 si era rassegnata.
L’orco le stava iniettando il liquido letale…
Sarebbe divenuta come il fratello…un manichino.
E al suo risveglio non sarebbe
stata più lei.
No…
Non voleva…
Iniziò a pensare a 6.
Voleva gridargli aiuto,ma già
sentiva le forze mancarle…
Non voleva finire così…
Poi,però,tutto d’un
tratto,l’istinto di sopravvivenza si scatenò.
NON DOVEVA FINIRE COSì!!!!
Un urlo fortissimo uscì dalle sue tonsille
“NON VOGLIO!!!!!!!!!”
E poi,raccogliendo tutte le forze
rimaste,si mise a scalciare.
Sentì l’ago della siringa uscire dal collo.
Un calcio colpì alla pancia l’orco,e
lo vide cadere addosso al carrello degli attrezzi.
Con la forza della disperazione,raccolse
le forze per alzarsi in piedi.
Spintonò via Ghiller,che
la guardò sorpreso senza far nulla.
Senza aspettare un secondo di più,in
lacrime,scattò verso il corridoio correndo
come una pazza.
Doveva fuggire via!!!
Senza voltarsi,salì le scalette
come un razzo,e uscendo dalla botola,travolse un modellino di macchina nella
stanza dell’orco.
Singhiozzando,e non fermandosi un
attimo,uscì da quella stanza,
e poi aprì in tutta fretta la porta
per l’uscita.
In meno di due secondi,uscì fuori
all’aperto.
Il sole la colpì agli occhi,ma
senza indugiare iniziò a scalare la montagna.
Iniziando a vederci doppio,e
piangendo ad ogni passo,18 era già fuggita…
Mentre il cuore batteva all’impazzata,la
sua mente ripeteva di continuo:
Aiutatemi…
Aiuto,6…
Questo è un incubo…
Svegliatemi…
****
Nel laboratorio sotterraneo,intanto,Gero
stava sistemando sul carrello gli arnesi.
“’Fanculo…quella puttanella è davvero ostinata…”mormorò,massaggiandosi
lo stomaco.
“Perché cazzo non l’hai bloccata,tu??!” domandò poi a Ghiller,mentre
sistemava i contenitori al loro posto.
L’albino fece un cenno negativo.
“Dottore…perché non si calma?Ha tutto il tempo per
prenderla…”
Gero si lamentò ancora a bassa voce.
“Lo sapevo che non sarebbe stato facile come con 17…mi sa
che dovremo cambiare strategia…”
Il ragazzo era ancora sul tavolo,con
gli occhi spalancati.
Il segno della siringa era rimasto sul collo.
“…Potrebbe non essere necessario…le ha già iniettato abbastanza
Diamondring
per farla cadere in coma,no?” domandò
poi Ghiller.
“Può darsi…ma sarà meglio fare buon viso a cattivo gioco,d’ora in poi…
voglio che sia lei a venire da me…”
L’albino rimase stupito ad osservare il volto dell’orco.
Un grande sorriso era stampato
sul suo volto,gli occhi erano persi nel vuoto.
Gero disse un ultima frase,prima
di portare via 17.
“Io…la voglio…la desidero…voglio
il suo corpo stupendo…”
********
La cima della montagna si avvicinava.
18 iniziava a non sentirsi bene:la
vista era doppia,e le gambe non la reggevano.
Ma doveva arrivare.
Da lui.
Solo 6 era la sua ultima speranza…
Finalmente le sue mani si posarono sulla porta.
Non ce la faceva davvero più.
Un ultima frase uscì dalla sua bocca.
“Aiutami,6…!”
Quasi a rispondere,la porta si
mosse,e piano piano ne uscì 6.
Guardò un attimo 18,stupito per
l’inattesa visita e nel vedere il viso di 18 così strano.
Accennò solo un paio di parole,spiazzato:
“Numero 18…va tutto bene?”
Improvvisamente,l’androide sentì le braccia della ragazza cingergli l’addome.
18 lo strinse più forte che potè,e poi si mise a piangere disperatamente.
6 rimase allibito e immobile.
La ragazza singhiozzava e urlava a scatti,affondando il volto umido nel suo petto.
L’unica frase che capì,tra i
lamenti della ragazza e i singhiozzi,fu
“Ha preso mio fratello.”
Senza saper cosa fare,Roku posò una mano sulla testa della ragazza,e la carezzò.
“Entriamo dentro.” le
disse,guardandola negli occhi
“Mi devi raccontare che è successo…”
Così,con il pianto disperato di
18 come sottofondo,i due entrarono nella grotta.
Li,18,seppure sul punto di
crollare,raccontò quello che le era successo.
6 rimase senza parole.
Non ci credeva.
Quello che temeva si stava avverando…
“Dannazione…tu,18,come stai?”
domandò poi,carezzandole una guancia.
18 non rispose.
Aveva abbassato la testa,subito
dopo aver finito di parlare.
“Numero 18?”
6 alzò il volto della ragazza,e
notò sul suo collo il buco della siringa.
Li,l’androide
sbiancò,riconoscendo la sostanza.
Agitò forte la ragazza,che
iniziava già a non dare segni di coscienza.
“No!!!Non farmi questo 18!!!Stai
sveglia!!!!Non mi lasciare!!!”
18 lo guardò un attimo negli
occhi,per poi capovolgerli.
L’androide continuò a scuoterla,e l’abbracciò.
“NO,18!!!NON PUOI
LASCIARMI!!!!!!”
Mentre la ragazza pareva già non esserci più,6 ebbe un idea.
Arrossendo leggermente in volto,scoprì
il collo della ragazza.
Non c’era altro modo.
Così,6 posò le labbra sul collo
della ragazza,ed iniziò ad aspirare.
In breve tempo,il liquido
trasparente iniziava a scorrere fuori dal collo di 18.
La ragazza iniziò a dare segni di ripresa.
I suoi occhi poi si aprirono,e
incontrarono quelli di 6.
L’androide tolse le labbra dal
collo,che ora aveva un segno violaceo,e posò una mano
sulla sua guancia.
“Va tutto bene,18?”domandò,con
tono gentile.
18 arrossì leggermente,poi fece
un cenno positivo.
Lentamente,iniziò anche a
piangere.
Fu allora,che accadde qualcosa di
inatteso…
18 sentì delle braccia familiari attorno al suo collo.
Prima che se ne rendesse conto,il
suo volto andò a posarsi contro il petto di 6.
L’aveva abbracciata…
La stava stringendo forte.
Non era da lui…
“6…?” mormorò lei,confusa.
L’androide rimase in silenzio
per un po’.
Poi iniziò a parlare,con un tono
triste e tremolante.
A malapena tratteneva le lacrime.
Guardandola poi negli occhi,Roku pronunciò una frase carica di tristezza:
“Temevo di averti persa per sempre…”
Senza finire la frase,di nuovo la
strinse a se,mentre lei non capiva nulla.
“…Non mi fare più scherzi del genere…io ho bisogno di te…”
18 sentì come un improvviso calore nel petto.
Non era da 6 esser così emotivo…
In altre situazioni,avrebbe
girato la testa,divenendo impassibile.
Ma ora,la sua testa era sul suo
petto.
E sentiva un rumore simile al
battito di un cuore.
Era davvero lui,in quel momento?
Cosa lo aveva fatto reagire in quel
modo?
Quasi a rispondere a questi pensieri,l’androide iniziò a spiegare.
“Era da tanto che non provavo una simile paura…
avevo il terrore di perderti,18…”
Il silenzio avvolse i due come un velo.
Ognuno era immerso nei suoi pensieri.
18 era stravolta.
Era una mattina come le altre,quella…
solitamente,il fratello le sorrideva,uscivano
fuori,e correvano assieme fino al pomeriggio.
Ma quella mattina…non aveva nemmeno avuto un cattivo
presagio,non trovandolo nel letto.
Perché?
Eppure erano gemelli…
Una cosa sola…
Perché lei non aveva sentito il pericolo
sin dal principio?
L’immagine di suo fratello,simile
ad una marionetta senza fili,echeggiava in lei.
Era un orrendo incubo.
Era arrivato senza alcun preavviso…come un fulmine…
Voleva svegliarsi…
Riaprire gli occhi e trovarsi davanti 17.
In quei momenti,18 iniziò a
sentire la vera mancanza del fratello.
…Proprio quando i propri cari non ci sono più,si può capire la loro importanza…
La giovane affondò la faccia nel petto di 6.
Voleva cancellare ogni ricordo.
Non voleva più vedere nulla.
E tremava al solo pensiero di ritornare dall’orco,ora che sapeva i suoi scopi…
6 cercava di fare chiarezza dentro di se.
Sapendo l’accaduto,l’antica paura
che covava dentro di se era riemersa…
17 non sarebbe più stato “normale”.
Lo avrebbero fatto divenire un mostro.
Mostro,come lui.
Non avrebbe mai permesso che questo accadesse. Lo aveva
giurato…
Male sue parole,di fronte alla cruda realtà,crollavano come un castello di
carte.
Aspettava da tempo un simile
evento.
Lo aspettava tenendo il coraggio tra le mani,pronto a dimenarsi pur di evitarlo.
Pur di morire,pur di evitare che
accadesse a 18…
E ora che era
accaduto,lo aveva preso alla sprovvista…
Che dire?
Cosa fare,ora?
Domande beffarde sorgevano nella sua mente.
Teneva stretta la sua amata 18,senza
saper che fare…
divorato dentro dall’inattesa e
raccapricciante notizia.
Ombre nere si mescolavano tra di
loro dentro il suo cervello…
Il ricordo del luna park…
Quel giorno felice…forse l’unico giorno davvero felice…
Spariva,mescolandosi a nere
ombre.
Sapeva che un giorno uno dei due fratelli avrebbe fatto
capolino alla sua porta.
Era questione di tempo.
Un senso di apatia iniziò a
impadronirsi di lui.
Come molto spesso accadeva,iniziava
a manifestarsi in lui il desiderio di sparire.
Ma questo vortice nero venne come
spazzato via da una voce cristallina.
“6…”
18 lo aveva chiamato,e lui la
guardo all’istante.
Fu allora,che una domanda
affiorò.
Ed era la domanda che 6 temeva.
“…Ora…cosa possiamo fare?Cosa facciamo?”
Che fare?
Di certo lui l’avrebbe difesa.
Era logico.Istintivo.
Ma…fino a quando?
Fino a quanto avrebbe potuto proteggerla,ora
che le sue braccia erano prive di armi?
Gero aveva dalla sua una Magnum
44. Una pistola potente,che non usava mai.
Ghiller,per quanto poco lo
conoscesse,indossava un coltello sotto il cappotto.
E lui,aveva solo delle semplici
braccia.
Per quanto avrebbe potuto giocare a fare l’eroe?
Per quanto,ancora?
Cercò comunque di rassicurare la ragazza.
“Non preoccuparti,18…io ti
proteggerò,lo giuro.
Domani,andremo assieme da
Gero…penso di riuscire ad ottenere un compromesso…se mi stai vicino,sarai al
sicuro…”
L’androide posò le mani sulle spalle di lei,e la staccò un attimo dal suo petto.
Lo sguardo di 18 lasciava ad intendere il fatto di aver
capito.
Un ultima lacrima precedette il sì.
6 allora si alzò in piedi,allontanandosi
un po’.
Voltando lo sguardo,parlò a bassa
voce.
“Dormi pure nel mio letto. Io starò qui seduto a farti da
guardia.”
18,ancora scossa,e senza sapere
se avrebbe preso sonno,annuì senza fiatare.
Posandosi sul cuscino,iniziò a
fissare il soffitto.
Ancora torturata dall’immagine di 17,cercò
di distrarsi parlando di qualcosa di diverso.
“Tu dormi qui,Roku?”domandò,notando
le gocce sul soffitto e il cuscino umido.
“Io non dormo,18. Da più di dieci
anni…”rispose secco lui.
Questa risposta sembrò sorprendere la ragazza,che si strofinò gli occhi.
“Ora la cosa di cui ho il maggior timore è proprio
dormire…”sospirò,stringendo il lenzuolo tra le mani.
6 rimase in silenzio.
“Ho paura di non svegliarmi più…”concluse lei,iniziando a singhiozzare.
Allora l’androide si avvicinò,sedendosi a fianco del letto.
“Anche io ho molta paura…da
sempre…ma tu non temere…soffrirò io per te…”
mormorò lui,toccandole un braccio con la
mano.
Il volto della ragazza iniziò a tranquillizzarsi.
Il piccolissimo rimasuglio del Diamond
ring,che ancora circolava nel suo corpo,
le stava procurando un torpore
chimico.
Non sarebbe entrata in coma,ma si
sarebbe semplicemente addormentata.
E già le sue palpebre si chiusero,mentre
6 le stava a parlare.
Il respiro rallentò,e le lacrime
smisero di scendere.
In pochi attimi,18 cadde in un
sonno profondo,seppur con il timore di non svegliarsi.
6 rimase a vegliarla.
Teneva la schiena sopra di lei,facendo
perno con le braccia.
Le gocce che cadevano dal soffitto finirono per
infrangersi sul suo dorso.
Le stava facendo da scudo.
Mentre era immobile,osservò il
volto della ragazza.
Era davvero stravolto,irriconoscibile…
In quel momento iniziò a desiderare ogni suo bene.
“Non voglio che lei
mi odi” a ripetersi continuava.
L’ingenua fanciulla,frattanto soffriva:
“Perdono, fratello” ella piangeva.
Il rimorso ingiusto
nel petto teneva,
al posto di chi la colpa ignorava.
Cosa si dirà?
Che accadrà?
Lascio a voi
scoprirlo,senza indugio
Affinché la mia anima da narratore possa
trovare il riposo…
Il torpore del sonno aveva portato via con se il tempo,
facendolo scorrere
a velocità incredibile.
Una delle due figure vide il sanguigno tramonto apparire
alle sue spalle.
E poi…
La notte aveva steso il suo velo…
Le stelle.
Quelle piccole luci, guardiane inseparabili del cielo,brillavano meno,oggi.
Forse per frutto dell’immaginazione…o magari no, chi può
dirlo…
Il paesaggio era triste e solo.
Le pinete apparivano scure e desolate al chiaro di luna,e il vento correva tra i rami
provocando un rumore simile ad un pianto.
Persino le stelle parevano volersi staccare,per unirsi a quel pianto silenzioso.
Era davvero tremendo.
Era tremendo il fatto che il tempo era passato,e che lui non era mai invecchiato.
18 non sarebbe divenuta immortale come lui…
Non lo avrebbero mai sopportato, ne
lui ne lei.
Sarebbe invecchiata,come tutti,e
come ogni umano,piano piano,avrebbe iniziato a spegnersi,fino alla morte.
Doveva vivere la sua vita. Essere libera di vivere,e di morire.
Più pensava a questo,più Numero 6
si faceva triste.
Le voleva bene,ma vi era un altro
motivo,per cui non poteva amarla…
Lei un giorno sarebbe morta…e la sua condanna sarebbe stato lo stare sulla sua tomba,senza poterla seguire
nell’altro mondo.
6 non poteva amare una persona,sapendo
che quando sarebbe morta,lui sarebbe rimasto ancora vivo…fino alla fine dei
tempi.
E ancora,lui avrebbe perso tutte
le persone a cui si sarebbe affezionato,e si sarebbe maledetto fino alla fine
del mondo.
Era la sua condanna…
La condanna per aver conosciuto quei gemelli.
E ora 17 rischiava la sua stessa
condanna.
Il vedere sua sorella cedere ai segni del tempo, e lui invece rimanere inalterato.
Piuttosto che questo,6 preferiva
venir distrutto.
Il sonno non poteva intaccare le sue membra,ma la sua mente tormentata cominciò a farsi pesante.
Strofinandosi l’occhio con una mano, l’androide fissò
il soffitto, cercando di sgombrare la testa.
Chiudendo la palpebra, l’altro occhio meccanico vedeva
perennementeil mondo esterno,seppure con le sue restrizioni tecnologiche.
A dire la verità,non aveva mai
provato a dormire.
La visione perenne del suo occhio cibernetico lo
distoglieva del tutto.
Avrebbe così voluto addormentarsi…
Erano più di dieci anni che i pensieri di
ogni tipo devastavano la sua mente.
Seduto sulla sedia,lo sguardo
perso,6 stava pensando ancora.
I pensieri belli e brutti, quelli tristi e rabbiosi, erano
tanto dilatati da fargli scoppiare la testa.
“BASTA!!!” urlò nella sua mente,
mentre con entrambe le mani si copriva il viso.
“NON CE LA FACCIO PIù!!!!”
Il buio avvolse tutto. Solo coprendosi il volto poteva
togliersi da quel mondo così cattivo e crudele.
Era una cosa che faceva spesso: si metteva seduto,la faccia raccolta tra le mani, cercando di smettere di
pensare.
Ma quella volta,l’oscurità non
perdurò…
Il nero sbiadì a poco a poco,e
divenne ben presto bianco.
6 rimase quasi sorpreso, ma non tolse le mani dagli occhi : era curioso.
Iniziava forse ad avere le allucinazioni?!
In quella distesa bianca,poi,riuscì
a scorgere una figura di spalle.
Indossava un lungo mantello rosso,che copriva il corpo
fino ai polpacci, non lasciando molto all’immaginazione.
Sul suo capo vi erano dei capelli cortissimi, di appena
qualche centimetro,ed erano abbastanza scuri.
“Chi sei?” pensò tra se e se L’androide.
Come se avesse sentito,la visione
si voltò.
Le mani di 6 ebbero come un fremito.
Quella persona teneva tra le braccia era
18.
La ragazza era addormentata,ed
era appoggiata al suo petto.
6 cercò di guardarlo in volto,ma
il suo viso era coperto da una maschera.
Ed era la stessa maschera che aveva
la statua del Luna park.
Lo strano individuo, poi,si
rivolse a lui.
“Non temere,numero
6…riposati…terrò io 18…”
In quel preciso istante,ci fu
come un lampo.
Poi un blackout. Tutto tornò nero,e
6 non vide più nulla.
Lentamente,tolse le mani dagli
occhi,e rivide la sua stanza.
“Un’allucinazione?” si domandò poi,guardandosi
attorno.
Certo,senza dubbio era stato
frutto dell’immaginazione…
18 era davanti a lui,e dormiva
ancora. E nulla era cambiato nella stanza.
L’androide si alzò per
avvicinarsi alla ragazza.
Sedutosi vicino a lei,rimase a
farle da guardia.
E di nuovo,passò la notte,e
l’orologio del destino scandiva ogni secondo con
rumori ovattati.
Lentamente,il corpo immobile
della ragazza cominciò di nuovo a muoversi.
E l’androide
sorrise quasi istintivamente.
Poi,rimase ad osservare le sue
palpebre aprirsi lentamente.
E subito quegli occhi azzurri
arrivarono a scontrarsi con il suo sguardo.
“Ciao,numero 6…” mormorò
lei,ancora insonnolita. Un vago sorriso,che sembrava
come dire “Grazie al cielo sono viva,e sei al mio fianco” apparve sul suo
volto.
“Ciao,piccola…” rispose Roku,spostandole una ciocca di capelli dal viso.
“…Quanto ho dormito?” domandò,mettendosi
lentamente a sedere.
“Parecchio…saranno circa 16 ore filate…”disse 6,alzandosi in piedi.
La ragazza scosse la testa,e poi
tornò a fissare il terreno,con aria abbattuta.
“…tutto questo tempo,e chissà
come starà 17…”
6 si voltò di colpo.
Rimase a contemplare quegli occhi così tristi per degli
attimi interminabili.
E poi si avvicinò alla ragazza.
Le braccia dell’androide
l’afferrarono una per la schiena,e l’altra per le
gambe,sollevandola con estrema facilità.
18 assunse un’espressione confusa: 6 la stava tenendo in
braccio?
Allora lui iniziò a parlarle,dirigendosi
verso l’uscita.
“Ho un piano,18. Te la senti di
tornare laggiù?”
18 annuì,seppur molto
preoccupata.
“Bene. Allora,promettimi che
qualunque cosa succeda,non lascerai mai la mia mano…prometti?”
La ragazza annuì di nuovo,senza
fiatare.
“Ora torneremo assieme da Gero. Se ho
pensato giusto,posso scendere ad un compromesso,ed evitare che 17
subisca qualcosa…”
Stavolta un piccolo barlume di luce schiarì il volto di
18.
“Davvero?!” domandò,portando le
braccia al collo del suo amico.
“Te lo prometto…” rispose 6,aprendo
con una mano la porta.
La notte era fredda,all’esterno.
18 si strinse alla giacca di Roku,unico riparo dal freddo pungente.
Fluttuando con assoluta dolcezza,6
iniziò a scendere dal dirupo,fino al laboratorio di Gero. Sempre tenendo una forte stretta sulla sua cara amica.
I piedi dell’androide toccarono
terra molto delicatamente,e poi anche quelli scalzi di
18 scesero.
Entrambi si trovarono davanti
alla porta blindata del laboratorio.
18 deglutì nervosamente,e cercò a
tastoni la mano di 6.
L’androide gliela porse,e lei la strinse con tutta la forza che poteva.
Attraverso quella stretta, lui avvertiva i tremori della
ragazza.
Cercò quindi di tranquillizzarla, carezzandola su una
guancia.
“Cerca di non tremare, ti prego.
Altrimenti loro potrebbero capire che non siamo sicuri…”
18 allora smise di tremare,ma il
suo volto lasciava intendere la sua immensa paura.
E l’espressione si calcò ancor di più,quando
un pugno di 6 bussò violentemente sulla porta.
Dopo qualche secondo, Ghiller
aprì la porta,e guardò i due con aria sorpresa.
“Che ci fate voi qui?” domandò a
voce bassa.
Numero 6 e 18 gli passarono davanti senza rivolgergli uno
sguardo.
“Dobbiamo parlare con Gero,chiamacelo…”
ordinò 6 cercando di essere più spaventoso possibile.
Ghiller guardò confuso i due, e notando
che si tenevano per mano,scosse la testa.
“ Va bene…”
Così dicendo, entrò nella stanza dell’orco, e sparì dietro
la porta.
18 aveva iniziato a sudare freddo.
6 strinse ancora più forte la sua mano, nella speranza di
darle sicurezza.
Ma quando Gero apparve davanti a
loro, spalancando la porta, 18 ebbe un violento spasmo.
L’orco guardò con attenzione i due,e
poi sorrise, iniziando a parlare in tono confidenziale:
“Oh,numero 6! Da quanto tempo non
ci si vede!!! Mi hai portato la mia preziosa 18?!
Gentile da parte tua!”
6 lo zittì con un’occhiataccia.
“Non pensarci nemmeno!!!Sono qui
per parlare!”
Gero fece un’espressione strana, ma poi sorrise.
“…Che hai in mente, ammasso di
ferraglia?”
6 iniziò a parlare, con un tono che non lasciava ad
intendere nessuno stato d’animo.
“…Voglio scendere ad un patto con te, Gero…18 è venuta da
me, e finchè non lascerai libero 17, lei rimarrà con
me!!!E non permetterò a nessuno di toccarla!”
“Cosa ti fa pensare che io
libererò 17, figliolo?!” sbottò, lanciando un’occhiata a Ghiller,
dietro di lui.
6 sorrise ironicamente.
“…18 è troppo importante per te, non è
così? E se non hai uno dei gemelli, non potrai mai iniziare il tuo progetto,giusto?”
Gero emise un suono gutturale, e il suo viso si riempì di
stizza.
“… Ti sto chiedendo di lasciare stare i gemelli. Avanti, che rispondi?”
L’orco rimase in silenzio. Poi si voltò verso Ghiller, che gli passò qualcosa.
Voltandosi poi verso Roku,
mostrò il controller per l’autodistruzione.
“Ricordi a cosa serve questo? Se tu continui a
farneticare, io ti faccio saltare in aria
senza ripensarci due volte. Forza,
quindi…consegnami 18!!!”
6 guardò negli occhi la ragazza, e poi fissò il suo
creatore, già con il dito sul pulsante.
Inaspettatamente, prese con dolcezza la ragazza, e se la
portò vicino al petto,abbracciandola. La ragazza
rimase a fissarlo, con occhi spalancati.
Con tono di sfida, lanciò poi un’occhiataccia a Gero e Ghiller, sorpresi.
“…Avanti, fallo… e 18 verrà via
con me…”
Il dito di Gero iniziò a tremare sul pulsante.
Non poteva assolutamente farlo.
“…Brutto sfrontato…” mugugnò sotto i baffi, buttando a
terra il telecomando.
Ghiller si fece avanti.
“Sei molto furbo, androide numero 6.” disse,
sorridendo.
“Ma non hai pensato ad una
cosa…noi abbiamo 17. E anche se ci minacci,non abbiamo
intenzione di lasciarlo andare.”
Gero proseguì la frase.
“Giusto,Ghiller.
Potrai anche tenerti 18, ma prima o poi, cederai, e
lei tornerà da noi!!!! Non devi sfidare delle intelligenze superiori come noi!”
“Non cederò!” si limitò a dire lui, sicuro di se.
Così dicendo, prese tra le braccia 18, e fece per
andarsene.
Ghiller disse un ultima
frase.
“Quindi questa è una prova. Chi
cederà per primo perderà…interessante…
…
…
…
Ma sei davvero sicuro che la ragazza
resisterà quanto te alla mancanza del fratello?”
Questa frase, fece sussultare 6.
Era una cosa a cui non aveva
pensato.
Comunque, lui non si scompose, e si limitò
a dire “Bene.”
Gero si mise a ridere, e salutò i
due con la mano.
“Allora, a presto,numero 18…!”
La porta del laboratorio si chiuse
con fragore, e i due scienziati rimasero in silenzio.
Poi Ghiller
lanciò un occhiata al dottore.
“Sarà un
interessante giochino…”
****
Numero 6 stava fluttuando in aria, sospeso sopra
un alto precipizio.
18 era evidentemente scossa.
L’incontro le aveva fatto male.
“Come stai,18?”
domandò 6, premurosamente.
“…Bene…sto bene…” mormorò 18,
stringendosi a lui per scaldarsi.
“Non preoccuparti…ce la faremo.
Loro cederanno,e 17 tornerà da noi.”
la tranquillizzò lui, che aveva
intuito la sua paura.
18 annuì speranzosa. Poi si guardò
attorno.
La notte stava lentamente
deteriorandosi. Il cielo stava perdendo le stelle,
e si stava tingendo dei colori
dell’iride, partendo dal blu scuro del cielo,al rosso
intenso dell’orizzonte. Il sole stava per
fare capolino, e tingeva con un alone d’oro
gli altri colori.
“…è bellissimo…” mormorò poi,
rimanendo a fissare quell’alba appena nata.
6 la fissò
a sua volta, lasciandosi scappare un sorriso.
“Ce la faremo, vero,
6?” domandò la ragazza, mentre fissava quello spettacolo.
“Certo…ce la faremo…assieme…”
disse lui,per poi guardarla intensamente.
La ragazza strinse
una mano a 6, intento a sorreggerla.
Annuendo, lasciò intravedere un
leggero velo di lacrime nei suoi occhi.
Roku le asciugò con estrema
delicatezza gli occhi.
Non temete,voi che leggete,torno dunque a narrare come un libro
Non temete,voi
che leggete,torno dunque a narrare come un libro
di quelle favole sempre a lieto fine
affinché voi possiate aprire
gli occhi da soli sulla realtà delle cose…
Poiché la verità ci viene spesso nascosta,
c’è sempre un tempo per capire la
vera verità.
E poiché l’amore vince ogni cosa,
allo stesso tempo devasta ogni cosa
sola…
L’androide
e la ragazza stavano sorvolando il cielo crepuscolare.
La notte si era persa, cacciata
via dal sole superbo, e si era portata via con se tutte le stelle. Ora metà di
quella sfera infuocata imperava all’orizzonte,quasi
stesse seduta su un trono ad osservare l’effimera esistenza degli esseri umani,
ridendo con un filo di cinismo.
“Portami via…” sembravano dire gli
occhi di 18,che ormai sembravano spenti.
Non sapeva dove l’avrebbe portata Roku,ma era
tranquilla.
Di sicuro,un
posto migliore del laboratorio ci sarebbe stato…
6 osservava attentamente ogni
cosa, quasi cercasse un luogo per atterrare.
Stava pescando dalla memoria
l’unico posto dove lui e i gemelli erano felici.
“Ecco,siamo
arrivati…” mormorò rivolto a lei.
“Dove
siamo?” domandò 18 incuriosita.
“Ora vedrai…” rispose l’androide, iniziando lentamente a scendere.
L’intenzione di 6 era palese:
sperava di tranquillizzare 18, ora molto stressata,
portandola in un posto che conosceva.
Avrebbe davvero fatto di tutto,
pur di udire una sua risata…
Sarebbe bastato anche un solo
sorriso…
Atterrarono piano piano in mezzo ad una strada.
Prima che 18 potesse
guardarsi attorno, le mani dell’androide coprirono i
suoi occhi.
Sorpresa, ma non spaventata, 18
stette al gioco.
Dove l’avrebbe condotta?
6 controllò che non vedesse, e poi
iniziò a condurla con dolcezza in avanti.
“Allora,18…guarda
solo quanto ti dico di aprire gli occhi,va bene?”
domandò lui, senza fermarsi.
La ragazza annuì, e mise le mani
avanti quando sentì ai suoi piedi qualcosa di molto morbido.
Continuando a palpare l’aria,
sentì poi le mani di 6 allontanarsi dal suo viso.
La voce di 6 si fece sentire dopo
qualche attimo di silenzio.
Il suo tono non era molto allegro,
tuttavia non metteva nemmeno tristezza,o alcun tipo di
soggezione.
“Puoi aprire gli occhi, 18…”
Non appena gli occhi di 18
scorsero ciò che avevano davanti,
istintivamente, la ragazza spalancò la bocca:
Un’immensa distesa di fiori blu ondeggiava al vento, e il sole appena sorto
faceva luccicare ogni petalo di ogni fiore,
bagnato dalle gocce della rugiada.
Tutto quel mare luccicava, come
dei piccoli diamanti.
18 ricordò quel posto.
Era il campo fiorito dove lei, 17
e 6 si erano sdraiati, quando ancora lei era piccola.
La nostalgia si fece sentire, per
un momento.
“Pensavo che tu fossi felice di
rivedere questo posto, 18…” disse 6 a bassa voce,
giungendo al suo fianco.
18 non disse nulla.
Dai suoi occhi si potevano
scorgere delle lacrime, che illuminate dal sole
luccicavano come pietre preziose.
“Grazie,6…”
mormorò lei a bassa voce, tenendolo per mano.
“…Questo posto…è
splendido come me lo ricordavo…”.
6 si inginocchiò
improvvisamente,arrivando all’altezza dei suoi occhi.
Al vedere il volto di 6, le
lacrime di 18 sparirono come per incanto.
“…Non mi devi
ringraziare…io…posso fare davvero ben poco per te…
ma lo voglio fare il meglio
possibile. Non posso permettermi di farti soffrire…
è una promessa che devo mantenere…”
A quelle parole, le dita di 18
rivelarono l’anello che le era stato regalato.
Quel semplice gioiello splendeva
di luce rossa, filtrata dal sole.
18 scosse la testa.
“…Invece è tanto…senza di te ,non so dove sarei, ora…”.
La sua sottile mano prese quella
di 6, che si alzò in piedi come a comando.
I due si guardarono,
e poi, contemporaneamente, volsero lo sguardo al campo.
“…Vieni, 18…” mormorò con calma 6, per poi portarla in mezzo ai fiori.
I fiori di campo erano tanto
numerosi da far sprofondare lei e l’androide fino al
ginocchio, ma la cosa era piacevole.
In poco tempo, i due si misero seduti
al centro di quella distesa,sprofondando quasi fino
alla vita.
“…Mi sento un po’ meglio,
6…ricordarmi di questo posto,mi ha tirato su…”
disse 18, raccogliendo attorno a se dei
fiori e facendone un mazzetto.
6 si limitò
a mugugnare come assenso.
Continuava a fissare la ragazza,
con sguardo attento.
Pareva dire la verità: unvago sorriso spuntò dal mucchio di fiori,che lei stessa si era messa davanti al viso per annusarli.
Meno male…
Invece 6 era ancora oppresso dal peso di
tutti i ricordi e pensieri.
Nemmeno in mezzo a quel campo,davanti a 18,riusciva a distrarsi.
Pensava a molte cose allo stesso
tempo. Pensava da troppo tempo.
Gli sarebbe stata utile una
dormita.
Ma ora si limitava a celare il
tutto dentro,e il suo volto non rivelava nulla,come
una maschera senza espressione.
“Va tutto bene,Roku?” domando poi lei,avvicinandosi a carponi.
Solitamente quando l’androide non parlava,voleva dire
che c’era un qualcosa che lo preoccupava. Ormai lei lo conosceva molto bene.
“Tutto a posto…sono solo un po’
stanco…” mormorò lui,pescando da chissà dove un
sorrisino a labbra chiuse.
La ragazza posò sui suoi fianchi
il mazzetto di fiori,e si avvicinò ancora di più.
Il suo volto divenne piano piano sempre più preoccupato.
“…Non me la racconti giusta,6…ti conosco troppo bene!!!” mugugnò cercando di guardarlo
negli occhi.
6 non voleva mentire di più,quindi iniziò a spiegare lentamente.
“Hai ragione,18…io
sono stanco.”
La ragazza parve non capire.
“Se sei stanco dovresti riposarti
un po’,no?!”
L’androide
fece un sorriso malinconico,e scosse la testa.
“Non in quel senso,18. Intendo…stanco psicologicamente.”
A questa frase,il
suo volto si fece ancora più triste.
18 rimase senza parole,a fissare i suoi occhi afflitti.
“…La mia mente,il
mio corpo,e tutta la mia anima…
sono stanche…e non so per quanto potrò
andare avanti,18. Sono sincero.”
La ragazza si rattristò di colpo.
“Sono…sono io che ti faccio
stancare,per caso?” domandò,con un tono quasi
dispiaciuto.
6 la carezzò
sulla guancia con estrema dolcezza.
“No,no. Anzi,18…mia cara 18…tu sei davvero l’unico raggio di
sole in questo
mio mondo…”
“Perché sei stanco,6?” domandò allora lei,con tono serio.
L’androide
guardò il paesaggio,poi le sue mani,e tirò un triste
sospiro.
“…Sono stanco del male,18.
Sono stanco del male che la gente
fa all’altra gente.
Ogni cosa maligna che succede,mi fa come morire dentro…
Sembra come se ti ficcassero dei pezzi
di vetro negli occhi!
E dopo ogni ingiustizia, io devo
trovare le forze per alzarmi.
…non so quante forze mi rimangano 18…
come non so per quanto potrò resistere
a questi soprusi.”
Un silenzio quasi inquietante
scese sui due.
Poi 18 fece un sorriso.
“…ma finchè
ci sarà qualcuno accanto a te,tu non cederai,vero?”
6 annuì debolmente.
“L’unica forza che ancora mi
regge…siete voi due,gemelli.
Non sopporterei più nulla,se perdessi te!!!!”
Questa rivelazione fece sentire
lusingata la ragazza.
Quasi vergognandosi,abbracciò amichevolmente 6.
“...Il fatto che io sia così
importante per te…mi fa quasi sentire ingrata…
non potrò mai ringraziarti
abbastanza…”
6, malgrado consolato, fece una
leggera risatina.
“…Figurati,18.
Se tu vuoi qualcosa,chiamami…io sarò qui,accanto a
te…”
18 non lasciò finire la frase,ed espresse un desiderio inatteso.
“…Allora vorrei essere forte come
te,6! Vorrei riuscire a non piangere,essere
forte in qualsiasi situazione!!!”
La mente di 6 parve in quel
momento sbeffeggiare il suo padrone:
---Lei vuole esser forte,e io in realtà
mento come un qualsiasi debole…ironico,no?---
---In realtà mi accorgo solo ora…che
sembro un verme.---
“Tu sei fortissima,18!” rispose 6,preso da un ennesimo senso di colpa “Perché
vorresti diventare come me?”
La ragazza non rispose.
Frugandosi in tasca,tirò fuori il nastro rosso,segno della promessa di Roku.
Guardandolo un attimo,glielo posò poi sugli occhi.
Confuso,6
cercò di togliersi dagli occhi il nastro,ma la mano di 18 lo bloccò.
“Ti do questo nastro,6 . Ma non toglierlo subito,va
bene?
Vorrei che tu mi rendessi il
nastro solo quando sarò abbastanza forte da affrontare tutto a testa alta!!!” disse 18,sicura di se.
Con gli occhi bendati,Roku si sentì diverso.
Era la prima volta che tutto era
buio,ma senza che le sue mani gli coprissero il viso.
Si sentiva rilassato.
Sfiorò poi la mano di 18,e si rese conto che gliela aveva porta.
“…Me lo prometti?”
6 strinse la sua mano come segno di intesa,e si sollevò un lembo per vedere.
Vide subito il sorriso sul volto
della ragazza.
“Benissimo!!!”
continuò lei “Farò di tutto per non deluderti!!!”
******
Passarono diverse ore,prima che i due si alzassero da quel campo fiorito.
Il sole aveva iniziato a scendere,e il cielo prima azzurro,cominciava a tingersi
di rosso e di arancione.
Per tutto il tempo,6 era rimasto con la benda sugli occhi.
Non sapeva perché,ma il fatto di aver gli occhi coperti,gli dava come un
senso di tranquillità, e si sentiva rilassato come non mai.
18, scherzando, gli aveva fatto
una coroncina di fiori, e gliela aveva messa sul capo.
Tutto sommato, non era noioso stare li.
Questo perché se passato con una
persona cara, il tempo scivola dalle mani come
la sabbia trascinata dal vento.
18 si era
messa a braccetto con lui,e stava camminando con calma.
“ Davvero vuoi tornare,18? Non preferisci stare qui ancora un po’?”domandò 6,
alzandosi un lembo delle fascia.
“Devo tornare. Ma finché sono con
te,sono certa che non mi accadrà nulla!” disse lei,
con un tono di voce davvero allegro.
Era certa che, se anche lei si
fosse allontanata,lei sarebbe stata al sicuro,sapendo
che 6 sarebbe stato a vegliarla.
Ma da una parte, iniziava a farsi
sentire la mancanza del suo fratello.
Quindi,la
ragazza iniziò a pensare:
Se fosse andata a trovare suo
fratello?
Tanto, con la protezione di 6, non
rischiava nulla, giusto?!
Non sapeva che questa
idea poteva essere rischiosa…
Prendendola in braccio, l’androide si alzò in volo, e in breve tempo tornò
nel suo rifugio.
“ Non temere, 18…” mormorò, dopo
essersi seduto sul letto
“ Tu non corri alcun rischio,con me…si tratta solo di aspettare che i due mollino la
presa,e potrai riavere tuo fratello!”
18 lo guardò
confusa.
Le venne la voglia di fare una
domanda.
”Ma perché Gero non può iniziare il lavoro,senza di
me?”
A questa domanda,
l’androide ebbe un sussulto.
La risposta fu secca, ma non
appagante.
“…non farti ingannare da quell’uomo, 18. Non sei solo tu quella indispensabile
per
cominciare il lavoro…”
“…Se non
sono solo io, chi allora…?” bofonchiò lei, dubbiosa.
L’androide
non rispose, e si limitò a sospirare.
“Devi essere molto stanco,vero?” chiese lei, con aria premurosa.
“…Sempre,18.
Sempre…” sospirò lui, stropicciandosi l’occhio.
Come risposta,
18 gli legò stretta la benda agli occhi.
6 non disse nulla, completamente
confuso.
Poi 18 fece una risatina.
“ Non preoccuparti,6. Ora cerca di dormire. Tu mi hai vegliato,quindi ti devo un favore. Dormi, intanto
io ti faccio da guardia…”
L’androidesi toccò la fascia, dubbioso.
Provò quindi a stendersi sul
letto.
“Non vedo come io riesca ad addormentarmi, 18…”
Senza finire la frase, 6 notò che
l’oscurità che lo avvolgeva era davvero rilassante.
Non aveva mai provato una simile
sensazione.
Lentamente, quella
oscurità iniziava ad insinuarsi dolcemente nel suo corpo,
dandogli un languore e una fiacca davvero
piacevole.
Ora che il suo occhio meccanico
non vedeva, il torpore stava finalmente avendo effetto.
La sua mente iniziava a farsi
leggera, ed era una sensazione indescrivibile.
“…Che…strano…” mormorò,
leggermente intontito
“…Io…ho tanto sonno…”
18 lo carezzò
sulla fronte, e si mise seduta sulla sedia.
“ Va tutto bene, 6. Puoi dormire…”
L’androide
rivolse la testa verso di lei, seppur non vedendola,
e fece un sorriso sereno.
Era come se qualcuno lo avesse
sollevato completamente da tutti i pensieri pesanti.
Pochi attimi dopo, Rokudivenne immobile,e non parlò
più.
Il suo addome si
alzava e sollevava lentamente, segno del sonno finalmente giunto. Il suo sorriso era ancora
rimasto sul suo volto.
E pareva per la prima volta,
davvero felice.
18 se ne rallegrò, e si alzò in
piedi.
Rivolgendo lo sguardo alla porta, iniziò a pensare ad una cosa davvero
pericolosa
e incosciente…
---E se, approfittando del sonno di 6,
andassi a vedere come sta 17?---
Non si rendeva conto del pericolo.
---Tanto--- si diceva, tranquilla --- anche
se vado da sola, ho la protezione di 6…---
Senza nemmeno rifletterci su,
allora, aprì con cautela la porta, e con altrettanta cautela
la chiuse.
Iniziò a scendere a piccoli passi
il dirupo, con il preciso intento di entrare nel laboratorio.
Il rosso sole, ormai in procinto
di sparire tra i monti, illuminava la sua figura, e ne proiettava la sua ombra
lungo la parete rocciosa.
In pochi minuti, i suoi piedi
toccarono il suolo.
E davanti a lei,
la porta del laboratorio di Gero, ermeticamente chiusa.
Nonostante sentisse come una voce
che le diceva
“Non andare”
non le prestò il minimo ascolto.
“Io devo essere
forte, l’ho promesso a 6. Non mi tirerò certo indietro!!!”
Così, con l’incoscienza incognita,
la sua mano diede un paio di pugni alla porta
blindata.
Aspettando la risposta, i pugni di
18 si strinsero.
Ora sarebbe di certo stata attenta…
Eliechan87:Ahi ahiahi…18
ha fatto una mossa a prima vista davvero stupida.
Scommetto che non te l’aspettavi,eh? Ti voglio lasciare davvero sulle spine…ora che
succederà?!
Lyla:
Eccoci di nuovo qui. Eri contenta per il
fatto che 18 fosse con 6, ma quest’ultima è
stata un ingenua…
Fossi in lei, me ne andrei
subito…che dici, ascolterà il mio consiglio?
(Vuoi
un parere su chi per me è più antipatico, tra Ghiller
e Gero? Io dico Ghiller, mi fa
venire i nervi.
Inoltre, il suo carattere narcisista, sfrontato e freddo, lo rendono
insopportabile. Gero invece, me lo aspettavo così spregevole, quindi lo lascio
così.
Ricordare anche il fatto che Ghiller sembrava
aiutare 6, ma poi si è scoperto che era un mero imbroglio…davvero spregevole!!!)
PS: grazie per il commento su a fading
ki. Caspita,sapevo che ti
sarebbe piaciuto,ma definire quel capitolo “Perfetto” mi ha proprio sorpreso…
sei davvero
troppo gentile,e per ringraziarti,cercherò di fare presto,stavolta!
Blackstar: Ed ecco qui. Questo capitolo, salvo il finale, può
considerarsi molto tranquillo, quindi per ora, niente fazzoletti…
Ma vedrai…manca ancora un bel
po’ alla fine, quindi ci saranno molte occasioni!!!
Grazie per seguirmi, vedrò come
sempre (ormai ‘sta frase è un po’ vecchia…) di non deluderti!!!
PS: visto che mi hanno insegnato come mettere dei disegni nel
testo della fiction,forse metterò qualche ritratto di qualche scena.
Così, potrete vedere il vero aspetto dei
personaggi, che di solito ognuno si immagina come
vuole nella sua mente…
Sto valutando questa cosa, magari ditemi
che ne pensate…GT18
In realtà, questa favola serve a mascherare gli orrori che ci sono
dietro…
la vera natura dell’uomo…
la vera natura mostruosa di chi
abbiamo di fronte, ogni giorno…[…]
Nella stanza vi erano delle ombre
oscure, simili a tanti spettri.
Le lacrime di terrore solcavano il viso di 18.
Era la prima volta che provava una
tale paura.
Voleva fuggire…
Un brivido gelido le percorreva la
schiena, mentre il sudore freddo le colava
dalle tempie.
Gero era sopra di lei.
La bloccava, tenendola stretta ai
polsi.
Era sopra di lei, e la stava
osservando, divertito.
Una sensazione di ribrezzo si impossessò di lei.
“…Non…non mi toccare!!!!” furono le parole scandite dalla sua bocca.
Gero rise all’ordine, e allungò
una mano verso di lei.
La ragazza chiuse gli occhi.
Voleva assolutamente svegliarsi da
questo incubo!!!
La mano dell’orco le sfiorò il
seno, e questo la fece sussultare un'altra volta.
“La ragazza è sensibile…” mormorò
Gero, con aria eccitata.
Così dicendo, si avvicinò alla sua
bocca, sussurrando dolcemente.
“...perché non mi dai un
bacio?Scommetto che se me lo dai, ti sciogli, così
sarà tutto più semplice!!!”
Il ribrezzo divenne ben presto una
sensazione di ripugnanza.
Scalciando con forza, la ragazza
riuscì ad allontanarlo momentaneamente.
“MAI!!!!”
urlò, cercando di scendere dal letto.
Di nuovo, l’orco l’afferrò per un
braccio, scagliandola addosso alla spalliera del letto.
“…Non importa…volevo non farti
male, ma penso che mi divertirò lo stesso,
anche senza il tuo consenso!!!”
18 non poté prevedere il violento
schiaffo, che la prese in pieno viso, e che la fece
cadere un'altra volta.
Era mostruosa la violenza con cui
la stava seviziando.
5, forse anche 10 volte più del
solito…
“ Non puoi restare una bimba per
sempre, 18…” sibilò Gero, portandosi ancora davanti a lei.
“Davvero credi ancora nel principe
azzurro? Che piccola ignorante…”
L’espressione di 18 si fece
distrutta, all’udire le frasi seguenti.
“ Non esiste il principe azzurro.
Si tratta di una semplice favola,
per coprirti gli occhi a questo.
Ogni uomo, nessuno
escluso… desidera il corpo della donna.
Tutti sono disposti a prenderlo
con la forza!!!
Arrenditi a questa verità,
mocciosa!!!!!!!!
E preparati per divenire adulta,
grazie a me!!!!”
Finite queste parole, la mano
dell’orco afferrò la sua maglia, e con violenza,
la strappò via, lasciandola a torso
scoperto.
18 cercava di coprirsi il seno con
le braccia, ma Gero faceva forza a sua volta,
con l’intento di scoprirla.
“ NO!!!!SMETTILA!!!VATTENE!!!!!”
urlò 18, in preda al panico.
Era un disonore, mostrare il suo
corpo ad un uomo.
Si sentiva già macchiata dentro.
Ma il suo seviziatore non aveva che
iniziato…
“ Me la prenderò con calma, 18…” disse lui, contemplandola con occhi maniaci.
“ Più aspetto, e più mi sento
eccitato…è fantastico!”
La mano di Gero fece per strappare
via i pantaloni, ma 18 reagì un ennesima volta,
graffiandolo al braccio.
L’orco si arrabbiò, e le diede un
pugno allo stomaco.
Mentre 18 si teneva il punto dolorante,
ancora lui incalzò, riempiendola di botte.
Un colpo particolarmente forte le
fece sputare del sangue sul lenzuolo.
E lei sentiva tutta la bocca piena
di sangue.
“ Non mi far incazzare,
18. Non voglio rovinare il mio lavoro!!!” urlò Gero,
premendola forte sul letto.
Stavolta lei non reagì, ancora
intontita dai colpi.
Allora, l’orco le strappò via
anche i pantaloni, lasciando il suo esile corpo solo con le mutandine.
Le lacrime di 18 avevano ormai inzuppato il letto.
E la risata di Gero era alternata
ad un respiro affannoso ed eccitato.
---Perché nessuno viene a salvarmi??!
…perché
sono stata così stupida?
Morirò?---
Distratta da tali pensieri, non si
rese quasi conto che le mani dell’orco la stavano toccando ovunque.
Provava comunque
una sensazione di schifo.
Più le mani passavano
su di lei, più la sua anima pareva perdere il suo candore.
Il terrore e il panico erano talmente
grandi che non riusciva a parlare.
Gero le carezzò le labbra.
“ Ora sei diventata docile…hai
perso tutta la verve?”
Non ricevendo risposta, l’orco
iniziò a slacciarsi i pantaloni.
“ Vedrai, ti
piacerà…mi supplicherai di continuare, piccolina…”
18 chiuse gli occhi.
Non voleva assolutamente vedere,
ne sentire nulla.
Ormai, piena di lividi e di
percosse, aveva perso la forza di ribellarsi.
Fu quando sentì una mano di Gero
toccarla in un punto intimo, per poi iniziare a sfilarle le mutandine, che la
sua mente creò dei pensieri quasi innaturali.
---Cosa si prova?---
---Mi farà male?Oppure proverò
piacere?!---
Lei quasi rimase
incredula.
Come poteva pensare cose simili?
Si faceva schifo. Era davvero lei
quella che pensava queste cose??!
Cercando di non badare a nulla, la
ragazza non si mosse più.
Poteva solo aspettare che facesse
quello che doveva fare…
Gero allora la prese per il mento,
costringendola ad aprire gli occhi.
“ Sei pronta? Adesso ti farò diventare adulta...allarga le gambe, da brava…”
18 raccolse le forze per opporre un estrema resistenza, invano.
“Ho detto ‘ allarga le gambe ’ !!!!”
Con un gesto violento, Gero le aprì
le gambe a forza.
Oramai era questione di attimi.
18 si rassegnò,
e chiuse gli occhi in una smorfia innaturale.
Ma poi, poco prima che l’orco
potesse raggiungere il suo obbiettivo,
un rumore sordo risuonò nella
stanza.
18 aprì gli occhi, e notò che
l’orco si era fermato, con un espressione confusa.
Lentamente, una macchia rossa
apparve sulla sua fronte, e in breve un rivolo
di sangue scese lungo il viso.
Questi si toccò
la ferita, e la sua mano si tinse di rosso.
Poi, ribaltando gli occhi, l’orco cadde svenuto addosso alla ragazza.
Senza capire bene cosa fosse successo, 18 si tolse di dosso lo schifoso,
e guardò bene intorno.
Davanti a lei c’era Ghiller, che brandiva un tubo metallico, sporco di sangue
all’estremità.
18 spalancò la bocca, stupita.
“Ghiller…tu…mi
hai salvata?” domandò, coprendosi con le mani.
Il ragazzo non disse nulla, e
porse a 18 le sue mutandine.
La ragazza arrossì, e le indossò
velocemente.
Lanciando un’occhiata a Gero,
svenuto sul letto, tirò un sospiro di sollievo.
Il cuore le batteva all’impazzata,
e ancora tutto il suo corpo, ferito e tumido,
tremava come una foglia.
“P…perché?” mormorò all’ albino, sempre considerato un malvagio alla pari di
Gero.
“…Non potevo proprio far finire
così una ragazza così bella…
èuna cosa che mi ha fatto andare il sangue alla
testa…
per quanto io sia cattivo, questo va
contro la mia etica morale e fisica…”
Ricordando le parole che le aveva detto, 18 scosse la testa.
Piangeva ancora come una
disperata, e stava iniziando a singhiozzare.
Voleva quasi ringraziarlo.
Un sorriso apparve sul volto del
ragazzo.
“Non farlo…anche se ti ho salvato,
rimango sempre una persona malvagia…
non dimenticarlo mai…la prossima
volta, non ti andrà così bene…”
La ragazza rimase immobile.
Non riusciva a fare nemmeno un
passo.
“ Ora vattene…potrebbe
svegliarsi a momenti. E io potrei anche cambiare idea.”
intimòGhiller, buttando il
tubo a terra.
18 si schiodò
dalla sua posizione, e iniziò a correre più veloce che poteva.
Raggiungendo la porta, l’aprì dandole
una spallata.
Il gelido vento passò all’istante
sulla sua pelle nuda.
Singhiozzando e piangendo, guardò
in alto, verso la casa di 6.
Sebbene tutto il corpo fosse dolorante e
ferito, iniziò lentamente a scalare la roccia.
E ogni volta che la sua mano raggiungeva
un appiglio, un gemito di dolore e
di frustrazione usciva dalla sua
bocca.
Molto lentamente, e continuando a
piangere, fino a quasi perdere il fiato, salì, fino a
scorgere , a qualche metro da lei , il
rifugio.
“ Perdono, 6!!!!Non
lo farò mai più!!!” disse, soffocando le parole nel pianto.
****
L’androide
6 si svegliò di soprassalto dal suo sonno.
Un qualcosa lo aveva svegliato.
Aveva avuto un orrendo
presentimento.
Togliendosi la fascia, vide subito
che 18 non c’era.
E li, il suo viso divenne bianco
come un cadavere.
Con uno scatto saltò fuori dal letto, diretto verso la porta.
Spingendo la porta per aprirla,
sentì dall’altra parte un’altra persona che spingeva.
Allora, indietreggiando, lasciò
che la porta si aprisse.
E, sotto la sua espressione
stupita, 18 crollò in avanti, cadendo a terra.
“18!!!!!!!!!!”
6 fu subito accanto a lei,
sostenendola con le braccia.
“18!!!Che
ti hanno fatto??!” urlò, iniziando a piangere “Tutte queste botte…”
La ragazza guardò l’androide, e subito gli mise le mani al collo, urlando.
“ Scusami, 6!!!!Scusami,
non dovevo!!!Sono stata una stupida!!!!”
Guardando il suo corpo, 6 capì
subito.
Stringendola forte, si mise a
piangere, ritenendosi responsabile.
“Perché mi sono
addormentato??!Dovevo difenderti!!!”
18 scosse la testa, ancora
terrorizzata.
“ No…è solo colpa mia!!!Mi dispiace, non ti lascerò mai più!!!Lo giuro!!!!”
L’androide
cercò di tranquillizzarla, tenendola tra le braccia.
Sentiva il suo cuore battere
all’impazzata, e si capacitò del suo panico.
“ Come stai??!” le domandò,
guardandola.
La ragazza cercò di farsi forza, e
tirò su con il naso.
Un finto sorriso, pieno di dolore
mal celato, apparve sul suo viso.
“ Abbastanza bene…non è riuscito
ad avermi,6. Sono riuscita a sfuggirgli per un pelo…e
lui non è riuscito a prendermi…”
Lui la guardò, e non lasciò mai la
presa.
Le era capitato un qualcosa di orribile…
E ora, aveva bisogno di sostegno e
di cure.
“ Staremo sempre
insieme, 18!” mormorò l’androide con voce
tremante, cercando di sopprimereil
pianto.
“Non ti lascerò mai più…mai più!!!!”
Così dicendo, 6 posò delicatamente
la testa della giovane sul suo petto, tenendola
stretta con una
delicata forza.
La ragazza rimase con lo sguardo
fisso nel vuoto, ma riuscì ad annuire.
Un espressione
sconvolta, con
gli occhi fissi sul vuoto, e sbarrati, facevano sembrare la ragazza davvero un’
altra persona.
Quando si sarebbe ripresa?
Si sarebbe ripresa?
Di sicuro non sarebbe rimasta
ingenua come un tempo: le sue mani tremanti lo dicevano chiaramente.
Aveva iniziato a capire l’orrore
di un mondo fin troppo reale, ben lontano dallo stereotipo dolce e gentile che
aveva portato sempre con lei.
Ma lui l’avrebbe salvata, ad ogni
costo.
L’avrebbe nascosta a questa verità, ad ogni costo.
Così, senza dire nulla, 6 prese 18
tra le braccia, e la posò sul letto.
“…Hai bisogno di cure…” mormorò
tristemente, posando una mano sulla sua schiena.
La ragazza sussultò dolorosamente
al suo tocco.
L’androide
la carezzò sulla guancia, con il vano desiderio di farla riprendere.
Come un bambino solitario ed
introverso, si era legato stretto la sua bambola,
che tanto amava.
E come un bambino, l’avrebbe
pettinata e curata con cura, cercando di non perderla mai di vista…
Non voleva perderla…
Eliechan87:Lo sapevo che non ti saresti immaginata Ghiller così afflitto… di certo prova qualcosa per la
ragazza, questo è sicuro.
Ma
ovviamente non ti posso rivelare se sarà ancora infame come prima… di certo, sulla Enterprise ci sarà un nuovo
inquilino
nella sala delle torture di Killkenny!!!
Il prossimo capitolo ti piacerà, ne sono certa!!! HESOOO!!!!!^0^
Lyla: Ma non stai esagerando? Due recensioni? Non posso dire se
non…che sono due volte felice!!!*0* Sono contenta che
ti sia piaciuto il disegno, e Ghiller.
In effetti
è molto più umano di quanto sembri…e ha salvato 18. Diciamo che per ora si
salva dalla sala delle torture…
Vedrò di aggiornare prestissimo!!!Ciao!
PS: Mi
chiedi se ho già in mente la storia? Certo, io so come finisce, ma mentre
scrivo, se mi va, vedo di aggiungere dettagli,eventi e
particolari!
Blackstar: Grazie per l’aver apprezzato il mio disegno! (Anche io
penso che Ghiller non sia poi brutto!!!^_^) Ma in questo capitolo puoi vedere anche 6.
(Forse forseGhiller sarà salvabile, visto che l’unico marcio marcio è
Gero…) La storia sembra prendere una brutta piega, vero? Spero tu mi segua
ancora!!!!Ciao!!!!^_^
Bluemary: Salve, mia
spadaccina!!!! Come puoi vedere, avremo un nuovo
aspirante alla sala torture!!!!*___* Meno male che 18
è salva, bravo Ghiller, merita un biscottino!!!( ma è
un cane??!)
Di certo avresti voluto che lo avesse ucciso
con la spranga, ma vedremo poi che accadrà. E ora, 18…riuscirà il caro 6 a
farla riprendere??!
Uno scontro tra l’egoismo di due persone, che finisce così per
annullarsi,
Uno scontro tra l’egoismo di due persone, che finisce così
per annullarsi,
si chiama Amore…
Nessuno può esistere senza una metà… nessuno.
[…] Cercando la tua mano, anche nell’oscurità più profonda, mia
principessa,
io ti troverò, prima o poi…
18 si era
messa a sedere sul letto, con la testa rivolta al suolo.
Tutta la sua vitalità pareva esser
stata ingoiata in un solo boccone dall’orco.
Aveva gli occhi vuoti, riempiti
solo di lacrime … e di terrore.
Il terrore di chi scopre tutto in
un momento di non esser più un bambino innocente.
Il suo splendido viso era pieno di lividi violacei, e gonfio.
E così anche la
schiena, le braccia e le spalle, e l’interno delle cosce.
Il fremito della ragazza segnalava
il suo dolore.
6 aveva preso un contenitore pieno
di acqua fresca, raccolta dalla pioggia recente,
e si era messo vicino a lei.
Prendendo il pezzo di stoffa rosso
di 18, lo immerse nell’acqua.
Sospirando, lo posò poi con
delicatezza sulla sua schiena, con l’intento di lenirle il dolore.
La giovane sussultò ancora una
volta, e lasciò scappare un lamento a bassa voce.
L’androide,
con quanta più delicatezza possibile, cercò di tamponarle ogni singola ferita,
pulendo alcuni grumi di sangue.
Solo ora lui riusciva a rendersi conto
della sua fragilità … ora che ad ogni suo tocco, tremava e si lamentava.
“ Non mi fare questo, 18…” pensò,
cercando di non piangere.
“ Sei una ragazza così forte… non
lasciarti abbandonare!!! Io ho bisogno di te…”
Quasi a rispondere ai suoi
pensieri,
18 iniziò a mormorare qualcosa,
con un filo di voce.
“6…” disse, con voce tremante.
“ Dimmi…”
“…Io…io…sono una cattiva ragazza,
ora? …ora che mi è successo questo?”
“No, 18. Tu sei sempre una ragazza
splendida, non ci pensare nemmeno…”
rispose 6, posandole una mano sulla
spalla.
Lei rimase un attimo in silenzio.
Poi si voltò leggermente verso di
lui, quel poco che bastava per incrociare i suoi occhi.
“Lui…l’orco…mi ha detto che gli
uomini desiderano il corpo della donna…
e che tutti lo prendono con la
violenza, se lo vogliono…
è vero questo? Tutti gli uomini
sono così??!”
A questa domanda disperata, Roku non volle mentire.
Voleva risponderle sinceramente,
anche se la cosa l’avrebbe fatta soffrire.
“Sì.Molti di loro, 18…molti.”
Lo sguardo della ragazza si fece
cupo. Iniziarono a scorrere le lacrime.
“ Allora, io dovrò concedermi,
come tutte le altre? Lasciare che l’uomo mi prenda
con la forza?!!” mormorò, coprendosi
il volto con le mani.
Era disperata.
---Davvero l’uomo è un essere così orribile?---
---Davvero la donna è da sempre destinata a
venir posseduta, e niente altro??---
Queste domande senza risposta
continuavano a formularsi all’infinito nella sua mente.
Ma la domanda peggiore, quella che
la stava facendo piangere, era questa…
---Anche 6 è uguale agli altri uomini??!---
Sebbene lei non avesse mai dubitato del
suo caro amico, ora aveva paura:
e se all’ improvviso anche lui
l’avesse picchiata, spogliata, e alla fine,
presa con tanta mostruosa violenza??!
Non ci voleva credere.
Lui era troppo gentile, e caro, e
adorabile.
Non avrebbe mai sopportato questo.
Singhiozzando, la ragazza scoprì
gli occhi, e si voltò verso 6.
Lo guardò un attimo, e poi gli
fece la domanda, piangendo tra una parola e l’altra.
“ Dimmi la verità, 6. Anche tu sei come loro? Anche tu vorresti il mio corpo??
Ti prego…rispondimi con sincerità!!!!”
L’androide
rimase in silenzio, con uno sguardo indefinibile.
Poi, senza preavviso, chiuse le
sue braccia attorno al collo della ragazza, con una leggerezza e una
delicatezza quasi eterea.
Il viso stravolto di 18 trovò
appoggio sulla sua spalla.
La ragazza rimase immobile, senza
nemmeno respirare.
Tenendola stretta tra le sue
braccia,lui sussurrò la risposta al suo orecchio.
“Mai.
Questo mai… sei l’unica persona per cui io abbia mai
provato affetto,18.
Temo anche il solo toccarti più
forte del dovuto, e quindi farti male… come potrei volere questo??!”
La ragazza rimase in silenzio.
Poi, allungò lentamente le sue
braccia ferite, fino a raggiungere la schiena dell’androide.
Con una stretta flebile, ricambiò
il suo abbraccio.
E subito dopo, un rantolo
straziante, accompagnato ad intermittenza da dei singhiozzi, uscì dalla sua
bocca.
Stava cercando di scaricare tutta
quella frustrazione, urlando il suo dolore.
La presa di 6 non accennò ad
allentarsi: entrambi stavano stretti, e sentivano il
cuore di ciascuno battere allo stesso tempo…
Nel disperato tentativo di
sciogliere il groviglio doloroso nelle loro gole, chiusero gli occhi, divenendo
immobili,
simili ad una statua di ghiaccio,
raffigurante una coppia di amanti afflitti.
****
Ghiller era seduto su una sedia, con lo
sguardo privo di vita.
Stringeva ancora tra le mani il tubo sanguinante che aveva usato per aiutare 18.
I suoi occhi rossi si muovevano
frenetici lungo la stanza, non sostando un secondo.
Una sensazione fastidiosa lo
faceva ansimare.
E Gero era a pochi metri da lui.
Sveglio.
Si era ripreso da pochi minuti, ma
il ragazzo non gli aveva nemmeno rivolto la parola.
Il rivolo di sangue che usciva
dalla ferita gli aveva bagnato l’occhio destro,ora
chiuso.
Ed una sensazione di rabbia, mista
al rimbambimento causato dal colpo, lo possedevano.
Seduto su una sedia, di fronte ad
uno specchio, aveva iniziato a medicarsi la ferita.
Mentre stava passando con l’ago un filo
di sutura, cercò di parlare al suo amico.
“ Sei stato tu a
farmi questo, non è vero?”
Ghiller si voltò lentamente, volgendogli
gli occhi.
Gero lo teneva d’occhio tramite lo
specchio.
“ Perché
l’hai fatto, Ghiller?” continuò con tono rabbioso,
mentre cuciva la ferita.
Il ragazzo guardò il tubo di
metallo che aveva in mano,
per poi farlo cadere a terra.
Aveva ancora in mente l’immagine
di 18.
Pareva così indifesa…ed era così
bella…che senza rendersene conto, aveva provato odio
nei confronti di Gero…
“Rispondimi, bastardo !!!!” urlò l’orco, lasciando la presa dallo strumento
chirurgico,
e voltandosi di scatto verso di
lui.
Ghiller iniziò a mormorare.
“ Io…l’ho fatto perché…”
Gero gli si avvicinò, dopo aver
tagliato il filo con una forbice.
Indicando con un sorriso insano la
sutura, gli arrivò quasi addosso.
“ Ho capito…tu mi hai fatto
questo, e hai salvato 18…
perché sei innamorato!!!!!!”
Ci furono degli attimi di silenzio
inquietante, spezzati da un rumore improvviso di un qualcosa sfoderato da sotto
il cappotto.
Gero aveva puntato addosso a Ghillerla sua Magnum
44, senza sicura.
Allo stesso momento, il ragazzo
aveva sfoderato un coltello a serramanico,
e lo aveva incastrato con precisione
nella canna della pistola.
Erano in una situazione di stasi.
“ Mi meraviglio di te, mio caro Deak…” cominciò a mormorare l’orco, con tono
fin troppo dolce.
“No…non mi chiamare così!!!!” balbettò il ragazzo, mettendosi una mano sulla tempia.
“ Perché
ti sei innamorato di 18?” domandò, rinfoderando la sua pistola.
L’albino non rispose.
Gero, improvvisamente, lo prese
per il collo, e lo mise al muro.
“è
solo una donna!!!! Capisci, Deak??!
Una donna!!!! E le donne non sono capaci di vero amore!!!Per lo più, lei diventerà un androide!
Vuoi amare una macchina??!”
urlò l’orco, con gli occhi di un
pazzo.
Ghiller lo respinse con un calcio.
“ Che ti importa
cosa amo o cosa non amo, Gero??! Io me ne sono innamorato, ne sono sicuro!!!!!!!”
Queste parole zittirono il
vecchio.
Il suo assistente, che conosceva da anni, era cambiato in pochissimo tempo…
Un sorriso apparve
sotto i suoi baffi.
“ Allora siamo in tre a volerla,
amico mio… Io, tu, e 6.”
Il ragazzo, al sentir il numero 6,
assunse un’ espressione arrabbiata.
“ 6 ce l’ha
tutta per se…” mormorò, abbassando gli occhi.
“Non è giusto. Lei doveva essere
mia…tutta mia…”
Gero gli posò quindi una mano
sulla spalla.
“ …….L’avrà solo chi se
l’aggiudicherà, Ghiller. Avanti…se la vuoi, dovrai
lottare contro noi due…e contro 6…”
****
Le mani delicate di 6 finirono di
legare un ultima garza sul braccio di 18.
Utilizzando pezzi di coperta, e
alcuni pezzi di stoffa rubati a Gero tempo prima,
l’androide aveva amorevolmente bendato le
ferite della ragazza.
“ Grazie…” mormorò 18, già
leggermente tranquillizzata.
6 la baciò
sulla fronte, e si mise in ginocchio.
18 era seduta sul letto, e la
testa di 6 era posata dolcemente sul suo ventre, mentre con le braccia cingeva la sua esile vita.
“…C’è qualcos’altro che io possa
fare, per farti stare meglio?” chiese lui, con tono premuroso.
18 ci pensò
un po’.
“ Vorrei…” iniziò, con un filo di
voce
“Vorrei tanto tornare al posto
dove ci siamo dati appuntamento, 6…”
Alla richiesta, 6 la prese in
braccio, avvolgendola nella giacca.
Uscendo molto lentamente, si alzò
in volo, che la luna ormai era già alta.
Ricordi belli e brutti
affiorarono, mentre le pinete e le pianure lentamente svanivano, rivelando il
luogo dell’incontro:
Il Fairy
park era chiuso, solo una luce era visibile tra quei
coloratissimi esoscheletri.
“ Andiamo lì…” mormorò 18,
incuriosita.
Senza fiatare, e ancora
preoccupato per la salute della ragazza, 6 obbedì.
Con passi lenti, giunse nel punto
dove si trovava la luce:
Era un semplice riflettore, che
illuminava una statua.
Ed era la statua di un principe, con
il volto coperto da una maschera di gatto.
L’androide
riconobbe quella figura come quella visione che aveva avuto.
Sorpreso, si mise quindi a sedere
sul suo piedistallo.
La ragazza venne
posata a terra con delicatezza, ed iniziò quindi a guardarsi attorno.
“ Riesci a reggerti in piedi,18?” domandò lui, notandone il passo malfermo.
“ Ce la faccio…” mormorò lei,
cercando di sorridere.
6 gli fece
segno di sedersi accanto a lui, e subito la ragazza gli fu accanto.
Tenendolo sottobraccio, 18 chiuse
gli occhi, sospirando.
Roku, osservando la sua mano, vide
l’anello: le sue perline si erano tutte crepate,
e molte erano cadute, probabilmente
nella sua resistenza contro l’orco.
Fece per parlarle, ma 18 lo
anticipò.
“ Non basterebbe nemmeno la mia
vita per ringraziarti, 6.
Tu…tu hai fatto ogni cosa per
me…io…io…”
Gli occhi della ragazza si
riempirono di lacrime.
Nella mente di 6, per un attimo,
ritornò l’immagine dei suoi genitori.
“ Ti ho detto che non devi, 18. Io
nemmeno merito i tuoi rin…”
Prima che potesse
finire la frase, 18 si strinse al suo braccio, pronunciando
una frase che avrebbe segnato per
sempre la sua vita.
“ Io ti amo…”
Ci fu un silenzio quasi
innaturale, dopo quelle semplici parole.
6 fissò per un po’ il terreno,
intontito ed incredulo su ciò che aveva sentito.
Diresse quindi lentamente i suoi
occhi su di lei.
18 aveva anch’ essa lo sguardo
perso nel vuoto, ma il suo viso era rosso,
e delle lacrime iniziavano già a
scendere dai suoi occhi.
Il cuore dell’androide
ebbe una sensazione simile ad uno scoppio.
Un immenso calore iniziò a
spargersi su tutto il suo corpo, accompagnato da un devastante dolore, ed
un’altrettanta inspiegabile sensazione.
Afferrando per le spalle la
ragazza, sempre con dolcezza, incrociò i suoi occhi.
Le sue lacrime non sembravano di
dolore…
Non riusciva a parlare. Tutta la
gola era come atrofizzata, quasi sconvolta dalla notizia improvvisa.
Quello che riuscì a fare fu
abbracciarla con forza, ben vedendo da non farle male,
e iniziare a piangere sulla sua
spalla.
18 lo afferrò
da sotto il mento, sollevandogli il volto.
Con uno sguardo sereno, ancora
bagnato dal pianto, si unì a lui in un candido bacio.
In quel silenzio innaturale, e
ancora unito alle sue labbra, la mente di 6 si liberò
finalmente da quelle catene nere che lo
bloccavano,
recitando nel pensiero le fatidiche e
sofferte parole:
--- 18…anch’ io ti amo da impazzire…---
****
Dei passi lenti risuonavano lungo
un sentiero di montagna.
Stretti mano nella mano, la ragazza e l’androide si stavano lentamente
recando al loro rifugio.
Nessuno dei due aveva fiatato. Non
vi era nulla da dire.
Per degli attimi infiniti, avevano
finalmente esternato il loro affetto.
6 non era
riuscito a dirle “Ti amo.”.
Tuttavia, i fatti stavolta
valevano più delle parole.
Non l’avrebbe più lasciata.
Ora ne era
sicuro.
Quella sensazione che aveva
iniziato a provare per lei era proprio amore.
Non un errore di programma… bensì
amore autentico.
E forse, con il suo amore, avrebbe
potuto perdonarlo…
“ Ci siamo…” mormorò
18, iniziando a salire, seguita da 6, lungo la parete del monte.
Roku l’aiutò gentilmente a salire,
fino a giungere entrambi all’entrata della grotta.
18 si mise
a sedere lentamente sul letto.
L’androidele si mise accanto, posandole una mano sulla spalla.
“ Sai…” iniziò lei, ormai quasi
del tutto serena.
“ Credo che l’orco mi abbia
mentito…riguardo a quello che pensano gli uomini.”
“Davvero?” mormorò lui,
rimboccandole la giacca.
“…Quello che provo io per te…non può essere solo un illusione.
Anche se sono stata ferita…io…
credo ancora che la gente sia buona.”
“ Forse hai ragione…” disse lui,
baciandola sulla fronte.
“…Inoltre…credo che questa emozione…sia il vero volto del motivo che spinge due
persone ad unirsi, non credi?”
6 annuì, non mollandole la mano.
18 lo chiamò.
“6…”
“Sì?”
“ Anche se fosse solo un illusione…vorresti assieme a me… provarci?” domandò lei,
arrossendo vistosamente.
Era sincera. Vi era una luce
brillante nei suoi occhi.
6 allora la baciò, per poi posare
la sua testa sul collo.
“ L’unica persona con cui voglio
consolidare la mia unione…sei tu…” mormorò lei
cingendogli le mani attorno al collo.
L’androide
cominciò a baciarla, sentendo lentamente il calore che portava in se
aumentare.
La ragazza, leggermente tesa,
prima di tacere totalmente, mormorò al suo orecchio.
“…Se anche fosse
un illusione…io voglio stare assieme a te…perché ti amo…”
Il silenzio della pineta era
leggermente scosso dal lieve rumore di respiri affannosi.
In quegli attimi tutto, compresa
la mente, perdeva lucidità, non sapeva più dove si trovava. Una sensazione di
solitudine, che viene subito cancellata dal sapere di
avere una persona amata vicino…
E quel dolore leggero ma non
maligno lasciava posto a sensazioni
inspiegabili, ma al contempo sature di gioia e
di piacere.
In quel breve attimo, quando due
corpi tornano ad essere uno solo,
la sensazione di cambiamento prese
il sopravvento.
E quando ognuno iniziò a tornare
nel proprio singolo corpo, ecco che come per miracolo che l’unione si stava
facendo più solida e forte.
Ed era davvero un miracolo…
Il miracolo della vita e
dell’amore.
Eliechan87: Hesoo!!!!
Ti è piaciuto questo capitolo? Finalmente, un lieto, lietissimo evento che
accade.
Non potrebbe andare
meglio di così!!!*___* Parlando di Gero, lo voglio
nella sala delle torture, eh?!
Vedo di non farti
aspettare troppo per il seguito!!!!
Lyla: Qui Ghiller inizia davvero a sembrare irriconoscibile,no? L’amore tra 6 e 18 ha trionfato, ma ora lui come la
prenderà?
Mi spiace se non ho
messo il disegno, lo farò nel prossimo capitolo. Non volevo distogliere
l’attenzione dall’atmosfera!Ciao a presto!
Blackstar: Ti capisco!
Come si fa a non innamorarsi di 6,è così caro e
carino!!!!18 sta perfettamente con lui!
Gli eventi di questo
capitolo ti hanno soddisfatta? Almeno sul campo di 18
sì…finalmente un po’ di felicità!!!!A presto!
Il_Pazzo: Mi chiedi di
mettere anche 16 nella storia? Un po’ difficile, credo, essendo incentrata su
18. Ho in mente però una storia prima della fiction,
dove
magari potrò inserire l’androide! Scusa se non
soddisfo la richiesta, vedo che posso fare. Ciao e a presto!
La ragazza sorrise. “ Avremo dei
bambini, assieme…lo vorresti?”
L’androide rimase un attimo in
silenzio, e poi sorrise anche lui.
“ I nostri bambini giocheranno nel
giardino…non faremo mancare loro nulla…
e non conosceranno persone
cattive, come invece abbiamo fatto noi…”
continuò 18, con gli occhi persi.
Vagava in quel sogno che stava
plasmando con le sue mani, perdendo quasi il contatto con la realtà.
6 sorrise ancora per un po’…poi il
suo sorriso piano piano si sbiadì.
Distolse gli occhi dalla ragazza,
per poi fissare il soffitto.
Quei sogni…
erano così belli, che più
fantasticava, più a lui sembrava impossibile il realizzarsi di una simile cosa.
Erano…così stupidi.
Ma come diavolo avrebbero fatto a
costruire una casa del genere?
Piantare dei fiori uguali a quelli
del campo, e tutte le altre cose…??!
La verità era ben diversa.
Era solo un sogno da mocciosi…
Così come la storiella del
principe azzurro, del cavolo, o di Babbo Natale.
L’androide non si rendeva quasi
conto che quello
che stava descrivendo 18 era solo
un sogno puerile ed inesaudibile.
Il sorriso di 18 quasi
rattristava.
Lei ci credeva veramente! I suoi
occhi brillavano di una tristissima sicurezza.
L’androide all’improvviso, ebbe
come un flash.
L’immagine fulminea dei genitori
dei gemelli apparve davanti ai suoi occhi.
Lo stavano scrutando con aria
corrucciata, senza mai distogliergli lo sguardo.
6 spalancò gli occhi, cercando di
togliersi di dosso quell’immagine inquietante.
E quando 18 lo toccò con una mano,
in effetti, quelle figure sparirono
in meno di un secondo.
“…Va tutto bene?” domandò lei, con
un sorriso che celava leggermente la
sua preoccupazione.
“…S…sì…non è nulla…”mormorò lui,
mettendosi a sedere.
“…è solo un capogiro…”
18 sorrise, e lo abbracciò
allegramente.
“…Allora dovresti riposarti,
6…dico sul serio…”
L’androide annuì, e fece per
sdraiarsi.
Ma la ragazza non lo lasciò, e
continuò a parlargli, con aria sognante.
“…Pensi che sia possibile? Vivremo
in una casa così, vero?”
6 rimase a contemplare i suoi
occhi in silenzio.
Cercava in ogni modo di reprimere
la tristezza che provava.
La prese quindi tra le braccia, e
posò la sua testa sulla spalla, nascondendosi il viso.
“18…”
“…Sì?”
“ Quello di cui mi hai parlato è
bellissimo…ma è irrealizzabile.
Anche se riuscissimo a fuggire, e andassimo
a vivere assieme, non è detto che la nostra vita sia così felice e semplice”
mormorò, ricordando dopo parecchio tempo quello che voleva dire: che ad
uccidere i suoi genitori, era stato lui.
Ci furono alcuni secondi di
silenzio.
L’androide non poté vedere il viso
di 18, ma lei rispose comunque, abbracciandolo.
“Non importa. Mi basta stare con
te…”
Il tono di voce era tranquillo,
quasi le andasse bene tutto.
6 si alzò per guardarla negli
occhi.
Lei si sfregò gli occhi assonnati,
ed accennò un sorriso.
Non c’era altro da dire. Si
amavano.
Si sarebbero sostenuti a vicenda.
Nonostante le difficoltà.
Nonostante ad alcune bugie ben celate.
Nonostante tutto.
Sarebbero stati assieme…per
sempre…
“ Ora ti conviene dormire, 18. Le
tue ferite guariranno prima, col riposo…”
mormorò lui, baciandola
dolcemente.
La ragazza, abbastanza sollevata,
fece come chiesto, e si coprì con il lenzuolo.
In breve, cadde nel mondo onirico,
con un sorriso così spontaneo da essere quasi struggente.
6 era lì. Seduto sul bordo del
letto, completamente spoglio,
con le mani raccolte come in
preghiera.
Stava pensando a tutto quello che
era successo in quel giorno.
Stava pensando ai genitori di loro
due.
Forse, se lui l’avesse amata con
tutto se stesso, superando persino il valore della
sua stessa vita…l’anima dei due
umani avrebbe potuto aver pace?
Avrebbe potuto farsi perdonare, se
avesse preso in custodia la loro figlia, per tutta la vita?
Anche i discorsi infantili, ma
piacevoli di 18, gli passarono accanto.
Chi non avrebbe mai voluto vivere
in un posto simile?
Chi non avrebbe mai voluto non
aver bambini?
…
Una goccia.
Una goccia di liquido salato cadde
sul suolo di dura roccia.
Una goccia,poi un’altra.
Un’altra, e un’altra ancora.
Gli occhi dell’androide avevano
formato due rivoli argentati.
Dal suo mento cadeva una pioggia
di lacrime lucenti.
Cercando di non farsi sentire, si
mise le mani sul volto, sospirando.
Mentire.
Amare.
Soffrire. Morire.
Queste parole continuavano a
pungerlo da dentro, e ora, l’innocenza della ragazza
amplificava tutto.
“C’è solo un modo per garantire
loro la libertà…
ma io non voglio. Non deve
assolutamente accadere…
Non voglio morire…non li voglio
lasciare…
Senza di me…
Loro devono rimanere come
sono…devono fuggire con me…
rimanendo umani…
Non lo permetterò mai…”
Quel pensiero espresso da 18, fece
scuotere di dolore l’androide.
“…E poi…io non posso aver
bambini…”
****
Sometimes my tears won't
dry at all
Sometimes your heart is like a wall
I'm fighting to break through
I'm trying to reach you
If you let me teach you what love can do?
Where do I go when you are gone?
What do I do when right is wrong?
And who will I turn to?
And how will I learn to?
How will I get over missing you?
If love is red I'm colour blind
If love is crazy I'm out of my mind
Wherever you go I'm right behind until the end
Forever yours, forever mine
Love will guide us until the end of time
Our dreams are young, if we are strong
We can have it all
****
Un neon si spense dopo aver
continuato a fare un fastidioso rumore.
Degli occhi rossi lo osservarono,
per poi venir distratti dallo sguardo severo di Gero.
Ghiller era seduto sulla sedia, al
centro del laboratorio.
E Gero lo stava fissando da un
paio d’ore.
“…Deak, hai capito cosa ti ho
detto?” domandò lui, afferrandolo per le spalle.
“ Non mi chiamo così!!!!Il mio
nome è…” accennò lui, infastidito.
“…è Ghiller…lo so…” bofonchiò
Gero, girandolo verso uno specchio.
“Guardati. I tuoi capelli sono
bianchi, la tua pelle lo stesso…e le tue vene si vedono ad occhio nudo, e il
tuo sangue si può veder scorrere nei tuoi occhi, poiché la tua retina èsottile… sei una persona rara, Deak.”
“Smettila!!!” continuò lui,
guardandosi nello specchio.
“ ‘ Ghiller’ significa ‘corallo’*.
Proprio un nome d’arte adatto a te, che sei albino.
Ti sei così affezionato al tuo nome,
che provi fastidio quando ti chiamo con il nome che ti hanno dato i tuoi
genitori, prima di lasciarti al Red ribbon…”
“ Questo che c’entra?” domandò
lui, senza girarsi.
“…Caro amico mio…nonostante tu
abbia un elevatissimo quoziente di intelligenza,
ora ti chiedi perché 18 preferisce
6, una stupida macchina, a te, vero?”
“ Sì…” rispose lui avvicinandosi
allo specchio.
Gero fece una risata sotto i
baffi.
“ Non ci arrivi?
6, nonostante sia una macchina, è
perfetto.
Ogni sua parte del corpo è
perfetta, il suo aspetto è davvero bello.
Lui è il mio più grande
capolavoro…
E tu, invece, che sei umano…
guardati…” mormorò Gero, spingendolo contro lo specchio.
“…Per quanto aggraziato possa tu
essere, sembri un cadavere.
Spaventi la gente, e la gente
quasi non ti guarda…”
Ghiller ascoltò in silenzio queste
parole, con la fronte appoggiata sul vetro.
Poi, iniziò a parlare con voce
strozzata dalla rabbia.
“…Io non sono…perfetto?”
In pochi attimi, il viso del
giovane sfigurò in un folle sorriso, e una risata continua ed inquietante uscì
dalla sua bocca.
Una risata da malato di mente.
Improvvisamente, Ghiller batté la
testa contro lo specchio.
Poi, dopo qualche attimo di pausa,
lo rifece.
Continuò a battere la testa contro
la superficie, dapprima piano, poi sempre più forte, finché lo specchio
cominciò a creparsi.
Con un ultima testata, ruppe in
molti pezzi lo specchio.
Un silenzio inquietante venne
rotto da un ultima risata.
Ghiller afferrò un pezzo acuminato
di vetro, e lo staccò dalla base, tenendoselo tra le mani come se fosse un
giocattolo.
Si voltò verso l’orco, con la
fronte leggermente tagliata, si rimise gli occhiali,e sorrise follemente.
“…Lei…è…mia…”
Il dottore si allontanò un poco,
seppure non avendone timore.
Con un sorriso, mormorò al suo
amico
“…Hai ragione…forza, allora, non
vuoi farti valere?”
****
Il vetro trasparente di una
vetrina rivelava degli splendidi abiti.
Vi erano diversi tipi di vestiti,
tra cui uno splendido abito da sposa ornato da una lunghissima collana di
perle.
La gente dietro di loro passava,
senza nemmeno notarli.
Erano molto simili a loro…
Gli occhi azzurri della ragazza si
scontrarono con quelli di quel bel ragazzo.
“…6…davvero puoi permetterti
questo?”
domandò 18, osservando il negozio.
L’androidele mise un braccio attorno alla spalla, e
sorrise.
“Beh…non puoi indossare per sempre
abiti miei, no? Sarebbe troppo
vistoso ed inusuale…”
Erano circa le quattro.
Avevano deciso di fare un giro in
città, e di comprare qualcosa.
Davvero, era una delle poche volte
che si erano mischiati alla folla…
“…Ma con quali soldi…?” domandò
lei, con aria pensierosa.
L’androide si frugò nelle tasche
dei pantaloni, e tirò fuori alcune banconote di grosso taglio, sotto lo sguardo
stupito di lei.
“…Devi sapere che Gero, quando
ancora ero il suo spazzino, mi dava una ricompensa cospicua. Potevo comprarmi
vestiti, accessori…insomma, qualsiasi vezzo
desiderassi…e siccome io non
necessito di cibo o altro, ho tenuto da parte questi soldi…per voi.” spiegò
lui, osservando il suo riflesso sulla vetrina.
La ragazza abbassò la testa, in
segno di riconoscenza.
6 la accompagnò all’interno del
negozio, a passo lento.
“ Buongiorno,signori. Desiderate?”
domandò la commessa, voltandosi verso
i due.
“…Siamo qui per lei” disse
l’androide, posando le mani sulle spalle di 18
“Potrebbe trovarmi un abito
adatto?”
18 arrossì appena, non era
abituata a parlare con la gente.
La commessa allora sorrise, e
prese la giovane sottobraccio.
“Non si preoccupi, signorina…sono
certa che le troveremo un abito adatto…”
Così dicendo, la portò in un’altra
ala del negozio.
Roku le seguì silenziosamente, e
si mise a sedere vicino ad uno specchio.
“ Che taglia porta, lei?” domandò
la donna “…Una 42,se non sbaglio…?”
18 scosse la testa.
“Non so…lei dice che possa
entrarci, in una taglia così piccola?” domandò, alzandosi
davanti agli occhi l’abito.
“Non si preoccupi. Lei è
bellissima.” ammise, arrossendo.
“Quello è per caso il suo
ragazzo?” domandò poi, indicando 6.
18 sorrise, ed annuì, mentre la
donna l’aiutava a indossare il vestito.
“…Complimenti, signorina…voi due
siete una bella copia…”
La ragazza non seppe che dire, e
si limitò a fare una risatina.
6,intanto, stava osservandosi
nella specchio, con aria indefinibile.
Proprio non si poteva definire
quello a cui stava pensando.
Una voce fin troppo familiare,
poi,interruppe il suo pensare.
Voltandosi, il suo volto si
schiarì di colpo,al vederla:
La ragazza aveva indossato un abito
stupendo, bianco come la neve;
le maniche arrivavano fino al
gomito, ed erano di raso ricamato.
La lunga gonna lasciava scoperti i
polpacci, ed anch’essa era tutta piena di ricami e
cucita con alcune pietruzze.
Era come un angelo, vestita a quel
modo…
“Come mi sta?” domandò lei, vergognandosi
leggermente.
Sia 6 che la commessa risposero
allo stesso momento,fissandola intensamente.
“Sei assolutamente magnifica…”
18 si guardò allo specchio, e si
intrecciò un dito tra i capelli.
6 le giunse alle spalle e
l’abbracciò.
“Assolutamente splendida…sei
bellissima…” le sussurrò all’orecchio.
6 si voltò verso la negoziante, e
sorrise,tirando fuori i soldi.
“Lo prendiamo…”
La donnasorrise, e indicò un altro vestito.
“La signorina ha provato un altro
completo. Devo vendervi anche quello?”
6 si mise ad osservare il
completo:
Era una semplice maglia
bianca,messa dentro un gilet nero.
Vi erano poi dei jeans verde
scuro, che arrivavano a mezzo polpaccio.
Posati sopra ai pantaloni, c’erano
dei guanti neri.
C’erano inoltre delle scarpe
nere,molto particolari, con delle calze arancio incluse.
18 strattonò il braccio di 6,
agitata.
“Ah, quello no!!!Lo avevo provato
solo per sfizio!!!
Non voglio comprare altro,non
voglio svuotarti il portafogli!!!”
L’androide rimase in silenzio per
un po’,e poi
sorrise alla ragazza.
“Perché no?Scommetto che staresti
bene!!!”
così dicendo, lo prese, e lo portò
alla cassa.
18 rimase confusa, ma non
obbiettò.
La donna ringraziò i due clienti,
mentre uscivano dal negozio.
I due ricambiarono.
Pur non sapendo che non ci
sarebbero più tornati…
****
La gonna bianca di 18 si muoveva
dolcemente al vento,
mentre camminava con 6 lungo la
strada.
Aveva tenuto quel vestito addosso,
e l’altro lo teneva in una borsetta di plastica.
La gente che passava si girava per
vederla, tanto era bella.
Donne e uomini, nessuno escluso,
quasi avessero di fronte un bellissimo angelo.
“Tu piaci moltissimo a tutti…”
mormorò 6, notando le “conquiste” che faceva la sua donna.
“D…davvero?” bofonchiò lei, quasi
nascondendosi dietro al suo braccio.
L’androide fece una risata, e
continuò a camminare.
“Sono contento che quei soldi
siano stati spesi bene…”disse.
“…qualsiasi cosa io faccia per te,
mi rende felice,18.”
18 non capì, ma sorrise lo stesso.
Non si era resa conto che il suo
tono di voce stava divenendo triste.
Mentre i due continuavano a
camminare, le strade iniziarono a farsi sempre più vuote, sempre meno
affollate.
Da lontano, si poteva scorgere già
la campagna.
6 era diretto in quel verso.
Volenti o no, avrebbero dovuto
prima o poi tornare nel loro rifugio.
18,riluttante,aveva pestato i
piedi a terra come una bambina.
“Dobbiamo già andare?” si lamentò,
cercando di trattenerlo.
6 a malincuore rispose.
”…Già. Spiace anche a me, ma dobbiamo tornarci. Ricordati di 17…”
La ragazza smise di fare i
capricci,e si calmò.
Un sorriso solcò poi il suo volto.
“Torniamoci presto qui,però…ok?”
Roku allora annuì con assoluta
certezza.
E di nuovo, riprese a camminare.
Il crepuscolo iniziava a
manifestarsi in cielo.
Le nuvole si tinsero di rosa,e il
cielo di rosso.
Il Re Sole stava per andare a
coricarsi tra i monti, dando un ultimo saluto
agli esseri umani,ma solo per quel
breve tempo che durava la vita della Regina Notte.
Quando sarebbe tornato, di certo tutti
lo avrebbero riaccolto con piacere,gioendone
del calore e della luce…
Era una strada sterrata quella in
cui 18 e 6 stavano camminando.
Solo pochi edifici impedivano agli
alberi di dominare il paesaggio.
18 si fermò un attimo a guardare
il tramonto.
L’androide fece altrettanto.
“Così bello…” bofonchiò poco
chiaramente lei, sedendosi su una roccia.
6 non disse nulla, e la imitò.
“Rimaniamo qui. Anche solo un
altro po’, ti prego!” pregò lei,guardando 6 negli occhi.
Come risposta, lui afferrò la sua
mano,e la baciò.
“D’accordo. Stiamo qui,allora…”
18 sorrise, e tornò a guardare il
tramonto.
“…Finisce un altro giorno…” iniziò
con tono contemplativo.
E poi pronunciò una frase piena di
tristezza.
“…Non ci lasceremo mai,vero?”
6 si voltò subito, con sguardo
sorpreso.
“Perché me lo chiedi,18?”
La ragazza scosse la testa,facendo
una risatina.
“Niente di serio…è solo che mi
sento di farti questa domanda, tutto qui!”
6 allora rise anche lui.
Chiudendo gli occhi,rispose non
troppo seriamente.
“Ma certo. Tempo ce n’è abbastanza
per tutti e due, quindi direi di sì.”
18 gli diede una pacca amichevole
sullo stomaco, mettendosi a ridere.
“Scemo!!!E lo dici così poco
seriamente??!”
Così dicendo, iniziò a solleticare
l’androide, che come risposta iniziò a ridere.
La situazione allegra continuò
ancora per un po’.
Ancora per un po’…prima che
qualcosa la trasformasse in un incubo.
Una figura iniziò a scorgersi nel
sentiero ad alcune decine di metri da loro.
Era in controluce, quindi non si
vedeva bene,ma aveva qualcosa che luccicava in mano.
I due rimasero in silenzio ad
osservarla avvicinarsi,senza ben sapere che pensare.
Poteva essere un passante…
Ma l’espressione di Roku si fece
sconvolta,appena vide un'altra figura in controluce.
Strinse la mano di 18 ancora più
forte, cominciando a sudare freddo.
“Presto,18. Andiamo via da qui.
Subito!” mormorò, divenendo bianco come il latte.
Prima che la ragazza potesse
reagire, una voce famigliare gelò il sangue di
entrambi,paralizzandoli.
“Bel tramonto romantico,non è
vero, numero 6?”
La figura giunse a pochi metri da
loro.
Il sole si fece meno luminoso,
rendendolo visibile.
Era Ghiller.
E dietro di lui c’era Gero.
I due ragazzi rimasero sconvolti e
paralizzati.
Gero teneva le braccia conserte, e
un gran sorriso stampato in faccia.
Ma era Ghiller quello per cui i
due tremavano di terrore.
I suoi occhi erano dello stesso
colore del cielo,e sembravano un tutt’uno con esso.
I capelli erano per la prima volta
sciolti, e brillavano come vetro alla luce solare.
Un sorriso sornione era stampato
sul suo volto.
Dalla fronte vi era un leggero
rivolo di sangue secco, che arrivava fino al labbro.
Del sangue colava vistosamente
dalla mano, che stringeva con forza un inquietante pezzo di specchio appuntito.
Mentre osservava i due, alzava ed
abbassava le spalle ininterrottamente,tenendo la testa piegata da un lato.
“Stasera c’è proprio un bel
tramonto, non è così?” mormorò.
“…Non è forse una serata magnifica
per fare una romantica passeggiata?”
18 era sbiancata, mentre stava osservando
il pezzo di specchio
che il ragazzo teneva nella mano
sanguinante.
6 si era frapposto tra i due,
alzando un braccio a difesa della giovane.
Ghiller rimase in silenzio per un
po’, dopo di che assunse un espressione furiosa.
“…Vedo che non molli, pezzo di
latta!!!” ringhiò sottovoce.
Poi volse lo sguardo a 18.
“…E maledetta pure tu, ragazzina…
tu che sei così bella preferisci
rovinarti stando con un ammasso di circuiti come lui!”
“Cosa volete?” domandò 6,
mettendosi in guardia.
Gero rispose,alzando i baffi come
in un sorriso.
“Facevamo una passeggiata, e
guarda caso, ci siamo imbattuti in voi due.
Se questo non è destino…”
“Taci!!!” urlò Ghiller
all’improvviso. “Non è tempo di pagliacciate!!!”
L’orco rimase in silenzio,
squadrando i due malcapitati con aria insolente.
L’albino iniziò a parlare a 18,
con voce sommessa.
“18…perché non ti piaccio?Cosa ho
che non va?”
La ragazza non rispose, occupata dal
non perdere di vista il pericoloso oggetto che stringeva.
Ghiller sbuffò.
“Non è giusto…Gero non dovrebbe permetterti
di stare assieme aquello lì…
e sai invece perché te lo
permette….EH??!”urlò,sciabolando l’aria con il vetro,e facendo sobbalzare sia 6
che 18.
“Perché tu sei una preziosa,
preziosa principessa!!!”
Alla fine della frase, il ragazzo
scoppiò a ridere,buttando indietro la testa.
I due ragazzi iniziarono a fare
qualche passo indietro,ma la voce di Gero li bloccò.
“Siamo stanchi di aspettare per i
tuoi capricci, 6…”
“Esatto!!!” riprese Ghiller, che
aveva portato in avanti la testa.
“…Credo sia il momento di appropriarmi
di 18!!!
Ed è il momento che tu ci doni il
tuo cuore,stupido cervello di latta!!!”
Un'altra sciabolata passò vicino
all’androide,che rimase immobile, paralizzato.
Gero fece una risatina,e poi
scambiò un occhiata con Ghiller.
E poi, pronunciò una frase
inquietante:
“Facci quello che vuoi,Ghiller. Ma
portami 18 viva!!!”
Il ragazzo fece una risata
sguaiata e sbarrò gli occhi, mentre afferrava con entrambe le mani il pezzo di
vetro.
E piano piano iniziò ad avvicinarsi
a 6.
L’androide strinse forte la mano
della ragazza, e urlò all’improvviso, girandosi verso di lei:
“SCAPPA!!!!!!!!!!!!!!!”
Senza attendere un attimo, 6 si
mise a correre più veloce che poteva in mezzo alla boscaglia, strattonando con
forza 18, che correva con tutta la sua forza.
“CORRI!!!!NON TI
VOLTARE,18…CORRIIII!!!!!!!!!!!!!”
La ragazza, col cuore in gola, e
ansimando dal panico, cercò di accelerare ancora,
ignorando il dolore alle recenti
ferite.
Ghiller rimase fermo un attimo,
poi fece uno scatto e iniziò ad inseguire i due
nella boscaglia.
Sciabolando i rami e il fogliame
circostante, continuava a farsi strada a gran velocità
lungo la macchia verde.
Con un espressione folle, lanciò
un ultimo grido, seguito da una serie di risate inquietanti.
“ANDROIDE NUMERO 6,TI UCCIDERòòòòòòò!!!!!!!!!!!!!”
Nota:
* Ghiller: Non si tratta di traduzione letterale.
Il nome deriva da un certo Greg Hiller,
allevatore di coralli. In questo caso,il nome G.hiller
si collega al colore degli occhi del personaggio.
Quindi,ecco qui il nome "Ghiller---Corallo"
Allungando ancora una volta la
mano verso il suo amato,
la ragazza vide la sua vista
appannarsi. I suoi occhi iniziarono a chiudersi
distinguendo ancora la luce del
fuoco.
Il suo cuore si strinse in una
morsa,e così il suo stomaco,la sua milza.
Non lo avrebbe più rivisto.
Improvvisamente,il mondo si
oscurò,e la ragazza cadde nell’oblio,
ormai vittima del sedativo.
L’ultima frase che udì fu
“Odiami pure,18. Odia chiunque ti
faccia soffrire…
odia l’uomo….”
*****
Il buio.
Tremendo e spaventoso come non
mai.
18 stava riprendendo conoscenza,e
la luce iniziò a schiarire quel nero abissale.
In quel breve lasso di tempo che
precedette il suo risveglio,
vide per un ultima volta il volto
sorridente di 6,come in un flash.
Aprì gli occhi di scatto,e si
risvegliò nel pavimento del laboratorio superiore.
“6…” mormorò la ragazza.
I suoi occhi bruciavano.
La sua gola era secca.
Il suo cuore ad ogni battito era
come se venisse trafitto da mille aghi.
Il dolore era troppo.
Ricordava 6 nella fornace,in mezzo
a quel inferno.
Ricordava di aver voluto
seguirlo,nel suo viaggio nell’aldilà.
La ragazza si alzò,andando in
cucina.
Ad ogni passo,assieme ai
ricordi,il mondo pareva cadere a pezzi di fronte a lei.
Con lo sguardo fisso,la mente
vuota,si avvicinò ad un cassetto.
E tirò fuori il primo coltello da
cucina che trovò.
“…Numero 6…” pensò,osservando il
suo riflesso nella lama
“…io…ora che ti ho perso…come
posso vivere senza di te…?”
“Portami via con te,6…”
Così dicendo,puntò la punta della
lama verso il suo addome,
e fece per colpirsi.
Ma prima che la lama potesse
infilzarla, sentì un forte dolore alla testa,preceduto da una botta secca.
Il coltello cadde rumorosamente
sul pavimento, e 18 vide alcune gocce di sangue
cadere vicino ad esso.
Gero aveva aperto di poco la porta
del suo laboratorio,tenendola chiusa con una
catenella. E la sua mano era
protesa verso di lei.
Le aveva tirato un sasso.
“Brutta stupida…non posso
lasciarti un attimo sola,che tenti di suicidarti…
poco male…vorrà dire che eliminerò
ogni possibile arma dal laboratorio.”
Così dicendo,aprì la porta,camminò
verso 18 e prese con se il coltello da cucina.
La ragazza stava immobile,con lo
sguardo fisso.
Nessuna lacrima scendeva più.
Ormai anche le lacrime erano
finite.
“Fila in bagno a sciacquarti,18.”
ordinò Gero,con sguardo gelido.
18 rimase in silenzio,non
degnandolo di uno sguardo.
Gero tirò fuori la pistola,e la
puntò alla sua fronte,urlando
“MUOVI IL CULO!!!!”
Stavolta 18 obbedì,e a passo
lento,entrò nel bagno.
Chiuse poi la porta sbattendola.
La luce era spenta,ma 18 poteva
distinguere lo specchio del lavandino.
Non riusciva a vedersi in volto.
Allora accese la flebile
lampadina,con le poche forze rimaste.
Il vetro era appannato,e lei passò
una mano,pulendolo.
Il riflesso che vide era
irriconoscibile: i suoi occhi erano gonfi,dal naso colava del muco,come con un
bambino,e le labbra erano strette in una smorfia di dolore.
Era davvero lei?
All’improvviso,18 ebbe un dejavù.
Il sogno che aveva fatto,prima di
scoprire che 17 era stato preso,corrispondeva.
Il bagno,il vetro,lo specchio
appannato.
Senza volerlo,sorrise cinicamente.
Tutti i ricordi di 6 iniziarono a
sbiadire,come se non fossero mai esistiti.
Con un ultimo singhiozzo,18 cacciò
ogni sentimento umano in fondo al suo cuore,
e si ricordò le parole di Gero
“Odiami pure,18. Odia chiunque ti
faccia soffrire…
odia l’uomo….”
L’espressione di 18 nello specchio
sfigurò in un espressione fredda,
simile a quella di una bambola.
Nessuna emozione trapelava dai
suoi occhi.
Improvvisamente,la ragazza diede
una testata allo specchio,spaccandolo in innumerevoli pezzi.
Dopo alcuni secondi,riaprì gli
occhi, e si guardò di nuovo,
stavolta riflessa in tanti
frammenti di specchio.
Buttando giù un ultimo sentimento,
si tastò il sangue che iniziava a scendere
dalla fronte.
Sembrò non provare il minimo
dolore.
Le sue labbra,pronunciarono senza
alcuna emozione un ultima frase,prima che
la luce della lampadina si
fulminasse,lasciandola al buio.
“Io…odierò tutti gli uomini…non
proverò mai più nessun sentimento…”
Quando le foglie cadranno,e i cieli si tingeranno di grigio,
Quando le foglie cadranno,e i cieli si
tingeranno di grigio,
la notte si avvicinerà celere ad un
nuovo giorno.
Un usignolo canterà la sua canzone d’addio,mentre
tu farai meglio a nasconderti dal
suo congelato inferno..
Su ali fredde si avvicina,sbrigati,o preparati a cadere.
Quando lei ti abbraccia,
tramuta il tuo cuore in pietra.
Lei viene di notte,quando tu sei solo; e
quando sussurra il tuo
sangue inizierà a scorrere
freddo.
Farai bene a nasconderti,prima che ti trovi.
Quando lei si infuria, tutta la vita porta
via,
non hai visto le rovine del nostro
mondo?
Ma il sole sorgerà,sciogliendola, e il mondo
scoprirà la gloria di un
nuovo giorno.
Whitin Temptation –Ice queen-
***************************
Credevo che avrei dormito per
tutta l’eternità.
Nel mio inferno di ghiaccio,tutti i miei dolori e tutti i miei pensieri erano come
spariti. Era stato come fare un
lungo sonno.
Non ricordavo nulla, fino a quando
non vidi una luce,che mi svegliò.
Già una volta ero stata riattivata,ma non ho molti ricordi al riguardo.
Ricordo solo di aver visto i miei
nuovi occhi allo specchio,che mi osservavano gelidi,
privi di ogni sentimento. E poi il nulla.
Anche stavolta mi stavano risvegliando.
Chi osava?
Chi osava destarmi dal mio sonno
eterno? Chi aveva così tanto fegato da svegliare la
“principessa nel ghiaccio”,chiamata così perché fino all’ultimo aveva creduto
all’arrivo del suo principe,senza successo?
Aprii gli occhi, sentendomi
chiamare.
“Ben svegliata,numero
18”.
Quella voce. L’incudine e il
martello vibrarono,riconoscendo il tono dell’orco.
Con lentezza,mi
alzai dalla capsula d’ibernazione, per poi accorgermi che numero 17 era al mio
fianco.
E mi stava fissando,simile ad un manichino.
Girando lo sguardo,vidi l’orco.
Invecchiato in modo quasi
innaturale, faceva notare in modo vistoso il suo
cervello immerso in un liquido misterioso, protetto solo da una cupola di
materiale simile al vetro.
Anche lui era un androide.
17 mi fece
cenno di guardare la sua mano.
Il bastardo aveva in mano un
controller per l’arresto di emergenza…
L’empatia che univa me e 17,mi fece capire cosa aveva in mente.
Per cui,sorrisi,
e salutai il mio “padre”.
“Buongiorno, dottor Gero…anche lei
è diventato un androide?”
dissi,osservando l’altro braccio,privo
di mano.
“Volevo ottenere anch’io la vita
eterna…” rispose lui,sorridendo.
“A dire il vero” continuò “ mi
sento sollevato…quando vi ho costruito,ho studiato
troppo i reattori energetici eterni e la potenza,quindi non potevo controllarvi
perfettamente. Infatti non eseguivate i miei ordini…”
Noi due rimanemmo zitti,da bravi androidi,come avremmo dovuto fare.
Pochi attimi dopo,il nostro creatore si voltò e iniziò già a darci degli
ordini.
“Potete iniziare il lavoro…fra
poco arriveranno qui i compagni di Goku! Fate fuori tutti, non lasciate fuggire nessuno!”
Si può dire che conoscevo i
“compagni di Son Goku”.
Nel mio cervello erano impressi i
loro dati, ma a questo non sapevo dare spiegazione.
Io e 17 decidemmo
comunque di obbedire.
Improvvisamente, si udirono delle
forti spallate alla porta principale.
Gero si voltò gridando “Eccoli!”.
Potevo udire alcune frasi spezzate,dietro la porta.
Qualcuno stava parlando,ma non riuscivo a collegare la voce con gli elementi.
Fu allora che 17 decise di
disobbedire al nostro “padre”.
Mentre Gero era assorto,lui ne approfittò per fregargli di mano il controller per
l’arresto.
“Numero 17???Cosa
hai in mente???!” balbettò lui,lasciando trasparire dello stupore.
Io sorrisi.
Era arrivato il momento che io e
17 aspettavamo da tempo!
“ Questo è un controller per
fermarci in caso di emergenza?” domandò 17
“Hai paura di noi,non è così?”
Senza dare tempo al Gero di
rispondere, 17 distrusse con una mano il controller, lasciandolo cadere
accartocciato al suolo.
L’espressione di Gero si caricò di
panico.
“E-EHI!!!Cosa
stai cercando di fare???! Non è il momento di scherzare!!!”
sbraitò agitando inutilmente un palmo della mano.
17 fece un sorriso ironico.
“ Non vogliamo più rimanere
inattivi…vecchio caprone!!!”
“17!!!Invece
di scherzare,vai a uccidere quelli là fuori!!!”balbettò l’altro.
Mentre Gero blaterava con mio
fratello, la porta venne fatta saltare da un colpo
energetico da quelli là dietro.
Io e 17 rimanemmo
in silenzio,ad osservare i così detti “amici di Son Goku”:
“ Sono loro?” mormorò l’individuo
che riconobbi come Vegeta.
Un piccoletto balbettò, nascosto
per metà dall’amico più alto.
“ Quei…quei due sono 17 e 18?”
Un ragazzo dai capelli viola, che
stranamente non riconobbi, rispose
Gero, in panico, ci ordinò di
nuovo di ucciderli seduta stante.
17, di tutta risposta,si rifiutava.
Io rimasi in silenzio ad osservare
la scena.
Poi voltai lo sguardo su una
capsula simile alla nostra,ma con impresso il numero
“16”.
“ Numero 16?Chi è…un androide ad
energia eterna come noi?” domandai.
Gero mi sbraitò contro
“NON TOCCARLO,18!!!O
ci scaveremo la fossa da soli!!!”
“E perché lo hai conservato,se non si può toccarlo?” domandai.
17 mi intimò
di azionarlo, e contemporaneamente Gerò continuò a ordinarmi di non toccarlo.
Sorridendo, feci per premere il
pulsante,ma rimasi alcuni secondi con il dito
immobile,
osservando l’orco esasperato dalla
situazione.
Dopo un ultimo urlo,vidi la mano di 17 trapassargli il petto.
Gero barcollò in avanti,per poi voltarsi verso mio fratello.
Sorrisi cinicamente, vedendo la
scena come al rallentatore: 17 fece un salto, e con un calcio, decapitò il
vecchio, facendo finire la testa vicino ad uno dei compagni di Son Goku.
Subito dopo, mentre Gero
balbettava le sue ultime parole, mio fratello schiacciò con un piede la testa
dell’orco,eliminandolo definitivamente.
Era stato strano…
Avrei scommesso che al momento
della morte del mio creatore, avrei provato un immenso piacere, nel vedere il
suo cervello spappolarsi, i suoi occhi schizzare via da quel brutto muso…
…
E invece…in quel momento, non avevo
provato proprio nulla.
Era stato un qualcosa di insipido…dal sapore simile a quello dell’acqua.
Per un attimo brevissimo mi sentii
sul punto di dire “che delusione”.
“Che…che disgraziati!!!” balbettò sconvolto il piccoletto
“Hanno ucciso il loro creatore!”
Vegeta ghignò. “Non c’è nulla di
strano…uccidono chiunque li intralci…siete voi umani quelli strani.”
17 tornò da me, con un sorriso
sornione.
“Spingi il bottone.” si limitò a dire.
Feci per premere il pulsante, ma
il ragazzo a me sconosciuto sbraitò di non voler vedere altri androidi, e ci
colpì con un colpo energetico.
“Assolutamente inutile” pensai,in mezzo alla polvere.
Il colpo di quel ragazzo non solo
non ci aveva che impolverato,ma anzi, ci aveva
aiutato, poiché aveva strappato via i tubi dalla capsula del numero 16.
Così…attivai numero
16.
Quando quell’omone uscì dalla sua
capsula, con il suo sguardo freddo e perso nel vuoto,
ebbi come un flash di numero 6.
Non mi preoccupai molto della
cosa.
Oramai avevo solo un unico scopo
nella mia vita…uccidere Son Goku.
Non mi importava
di nulla altro al mondo.
Nemmeno di me stessa.
Io,17 e
il nuovo arrivato ci alzammo in volo, diretti verso la casa di Son Goku.
Perché…perché quella volta non pensai…
“ Ma dopo questo…che
scopo avrà la mia esistenza?”
Davanti a me, due luci si stavano
scontrando…e io ero immobile a fissarle, con numero 16 mezzo
distrutto al mio fianco.
Come era potuto succedere?Fino a poche
ore fa,17 era ancora al mio fianco…e ora…
“Numero 18…devi
andare…”
mormorò un'altra volta numero 16, con una
voce distorta per via del danno subito ai circuiti.
E dire che fino a poco fa,le cose non erano così disperate…
Mentre stavamo dirigendoci presso
l’abitazione del nostro obbiettivo,
camminando lungo una lunga strada asfaltata
tra le montagne del nord,
Vegeta ci raggiunse.
Ci avrebbe ucciso, aveva
affermato, perché era lui il più potente di tutto l’universo.
Che idiota. E
lui sarebbe il principe di questi così detti “saiyan”? Povero idiota.
Le persone come lui,che si aggrappano al loro stupido orgoglio, nonostante le
evidenze,
mi fanno schifo.
Illudersi è una cosa inutile…
Era troppo evidente che non poteva nulla contro di noi.
Quindi, provai quasi piacere a
massacrarlo di botte…
In fondo,il
nostro obbiettivo era Son Goku, ma non ci era proibito eliminare chi ci
ostacolava. Eravamo liberi ora.
Lo stupido urlò quando gli ruppi
un braccio con un calcio ben piazzato.
La cosa mi fece sorridere…
“Sicché tu saresti un grande uomo,eh?” mi sentivo di dirgli.
E come immaginai, mi ritrovai tutti
i guerrieri che erano con lui contro di me, così 17 decise di intervenire.
Inutile dire che questo intervento dei suoi compagni fu inutile.
“Andiamocene via” disse 17,
tornando sulla strada dove eravamo prima.
Davanti a noi,paralizzato
dal terrore, c’era quello stupido piccoletto.
Era stato di sicuro il più
intelligente, non attaccandoci.
Per lo meno si rendeva conto di
non poter nulla contro di noi.
“Non preoccuparti,i tuoi amichetti sono vivi,” gli disse 17, a braccia
conserte.
“Vai da loro e falli riprendere
con i senzu,su…”.
Detto questo,si
voltò verso di me.
“Non chiedi dove si trova Son
Goku?” domandai seccata.
“ Beh,è
più divertente cercarlo da soli,non trovi? Ma forse sarà così stupido da
cercarci lui stesso,non appena saprà di noi…”
Non dissi nulla,e
feci per andarmene,quando il piccoletto ci inseguì urlando
“Aspettatemi!!”
Lo squadrai ben bene, sebbene fossi
più interessata al desiderio di comprarmi un abito nuovo, che all’ascoltarlo.
“Che vuoi?” sbottò 17 senza
voltarsi nemmeno
“Sentite…” iniziò lui, tenendo una
posa di guardia e sudando freddo
“Qual è il vostro obbiettivo? Uccidere Goku? Oppure
volete mettere il mondo in crisi??!”
La domanda mi fece riflettere.
A dire il vero non ci avevo mai
pensato a questo…ma lasciai che fosse 17 a rispondere,
poiché la pensava esattamente come me.
“ Innanzitutto, uccidere il tuo
amico è il nostro obbiettivo primario…poi decideremo
sul da farsi…”
“ Perché
dovete ucciderlo? Ora che avete ucciso Gero…quello che lo
odiava…”
“ Gero non c’entra…per noi è un
gioco…” rispose 17,voltandosi verso di lui.
“U…Un gioco??! Lo uccidereste solo
per questo??! Quindi è inutile che io vi dica di lasciarlo perdere,vero??!”
16 decise di rispondere a quel insolente.
“Sì,è
inutile…noi siamo stati creati per ucciderlo…”
“ Capito?” concluse
17,con una risatina.
“ Non è vero…” pensai, guardando
per terra.
“16 è stato creato dal
nulla…questo sì…ma noi che una volta eravamo umani…avevamo
ben altro in mente…”
Mi soffermai ad osservare quello
che avevo di fronte:
Quel piccoletto aveva uno sguardo
tenero, degli occhi decisamente dolci.
Un tipo come lui…un guerriero?!
Un qualcosa in lui mi urtò i
nervi. Ma decisi di stare al gioco…
così,lentamente, mi avvicinai a lui, e
salutandolo con un illusorio “A presto”
lo baciai sulla guancia.
Il piccoletto fece una faccia
ridicola,e poi si strofinò la guancia,come se fosse
disgustato,
ma non smise di fissarmi.
--- Davvero credi che questo sia un bacio?--- pensai.
Qual “bacio” non era un gesto
tenero.
Era solo una beffa tutta per te.
--- …Perché tu sei come tutti gli
altri…sei mio nemico!---
Così dicendo, e ridendo sotto i
denti, io,17 e 16 ci alzammo in volo,
dritti per la nostra meta.
Il nostro viaggio durò un lasso di tempo relativamente breve:
Raggiunta la casa di Son Goku,
scoprimmo che era stato trasferito.
Quindi, raggiungemmo la casa
dell’eremita della tartaruga per chiedere dove fosse.
Il namecciano di nome Piccolo ebbe
la sfrontatezza di sfidarci tutti quanti.
Così mi ritrovai ad osservare il
numero 17 e quel alieno scontrarsi ad armi pari in
cielo.
E fu poco dopo, che l’ombra
dell’orco tornò a tormentarmi…
Cell.
Sentii questo nome da Piccolo,
quando vidi questa creatura simile ad una gigantesca cicala umanoide.
Era un altro androide del dottor
Gero.
“Maledetto bastardo!” pensai,
mentre vidi questo sconosciuto mandare al tappeto 17 e
l’avversario.
“ Quel maledetto
continua a tormentarci anche da morto??!”
Numero 16 cercò di fermarlo.
Ma 17, in un impulso di orgoglio, si fece prendere.
Cretino.
Mentre vidi il corpo di mio
fratello che veniva ingoiato intero da quel mostro,
una fitta al petto mi colpì.
17 mi aveva
deluso. Il mio caro fratello finire in quel modo???!
Non mi ero resa conto che stavo
provando di nuovo sentimenti…la situazione era
surreale… ero decisamente più impegnata a dare dell’idiota a 17,che a pensare
in modo razzionale.
Un colpo del nuovo Cell distrusse metà testa dell’androide numero 16.
In un primo momento sarei corsa
via senza voltarmi, ma quando uno dei guerrieri centrò Cell con uno dei suoi
colpi, decisi di scappare assieme a 16.
Il perché lo avevo fatto, non mi
era chiaro.
In fondo era una macchina…senza
emozioni…senza vita reale…senza futuro…
eppure un qualcosa in lui mi ricordava
qualcuno…
” 18…DEVI SCAPPARE!!!” ripeté di nuovo 16, poggiato su
una roccia.
Cell e Vegeta si stavano affrontando.
Non capivo nulla della situazione.
Un qualcosa nel petto pulsava veloce,
e le mie mani involontariamente stavano tremando.
---Io…io non dovrei esser così…sono un
androide—pensai, confusa.
Improvvisamente ci fu un rumore
che mi fece voltare lo sguardo.
Un oggetto era caduto a terra.
Girai la testa per vedere cosa fosse, e mi stupii:
Il piccoletto di prima stava a una decina di metri da me, fissandomi a testa bassa.
“T…Tu…” mormorai,prima
di vedere l’oggetto a terra.
Sentii il sangue gelare, vedendo
un telecomando di disattivazione ai suoi piedi.
“Un telecomando per l’arresto di emergenza???!Perché ce l’ha lui???” pensai in panico.
Non so bene il perché…ma una parte
di me non aveva paura.
Anzi, sembrava felice di vedere
quel telecomando.
Il piccoletto borbottò qualcosa,
di cui capii solo
“Scusami Bulma…so che hai fatto fatica
a costruirlo…ma…”
Non ebbi il tempo di pensare a
cosa si riferisse,che lui distrusse con un calcio il
telecomando.
PERCHé??
“Perché l’hai fatto???! Non era la tua possibilità di disattivarmi???Perché l’hai rotto??!”
domandai trafelata al piccoletto.
Lui di tutta risposta mi fissò,
mordendosi il labbro, come se fosse sul punto di piangere.
“Io…l’ho fatto perché…”
Prima che quel tizio potesse rispondermi, sentii un urlo.
“EHI,VOI!!!!!
CELL VI HA SCOPERTO!!!!”
Mi voltai di scatto verso la fonte
dell’urlo, e vidi la figura di Cell lanciarsi a velocità folle verso di me.
Non ebbi nemmeno il tempo di
capire la situazione pericolosa in cui mi trovavo,
che udii un altro urlo, stavolta dal
mostro…
“TAIYOKEN!!!!!!!!!!!!!!”
Un immenso bagliore trapassò i
miei occhi.
Lanciai un urlo disperato, non
appena mi accorsi che tutto il mondo intorno a me era diventato nero.
Una goccia di liquido insipido
cadde sul suolo erboso.
Una goccia,poi un’altra.
Un’altra, e un’altra ancora.
Nei pressi di una strada montana,
vicino ad un viadotto, rannicchiata sull’erba bagnata,
stava la figura di una ragazza,
immobile come una statua.
La pioggia aveva iniziato a
scendere, e lei se ne stava immobile, noncurante,con il volto nascosto tra le
ginocchia.
“ Perché esisto?” pensò.
“ Sarebbe stato meglio se io non
fossi mai stata risvegliata”
La ragazza si frugò in una tasca
in cerca di qualcosa, e ne tirò fuori un pezzetto di carta ingiallito.
Ecco cosa ne rimaneva,del suo
amato diario.
L’unica pagina era rimasta a sua
insaputa nella sua tasca.
Rimase a fissare la pagina,senza
dire nulla.
Una goccia di pioggia bagnò il
centro del foglio, creando una macchia nera che andava allargandosi.
“Perché quella volta Gero non ha
premuto il pulsante?” si domandò, mentre l’acqua iniziava a bagnarle i capelli.
Dopo quell’urlo da parte del
mostro, non ricordava più nulla.
I suoi unici ricordi erano da
quando riaprì gli occhi.
Aveva sentito un urlo.
“Dende,allontanati da lei,o ti
ucciderà!!!”
“ Ehi,non esagerare!” ribatté
un’altra voce.
18 aprì gli occhi e si alzò: tutti
i compagni di Son Goku erano lì,e la stavano guardando.
Il piccoletto davanti a lei
cominciò a parlare:
“Siamo al santuario di Dio…non
preoccuparti…Gohan ha sconfitto Cell…”
Una grande confusione entrò nella
sua testa.
Mentre uno degli idioti che
stavano lontano da lei blaterava sul fatto che non potesse più attaccarli, il
namecciano chiamato Piccolo le rivolse la parola.
“ Dovresti ringraziarlo”
disse,indicando con un cenno della testa il piccoletto
“Ti ha sempre difeso da quando
Cell ti ha rigettato.”
Lei posò i suoi occhi su di lui.
Al solito, sulla sua insopportabile faccia era impresso
un sorriso idiota. Le faceva
venire il nervoso.
“N…non potevo lasciarti morire…”
mormorò lui.
Fu allora che il bambino saiyan
noto come Gohan si intromise dicendo a voce alta
“ Ho capito!!!Si è innamorato di
18!!!”
Il piccoletto andò in panico, e
mise a tacere il moccioso con un pugno sulla testa.
18 rimase gelida, a fissare lui e
gli altri.
Innamorato?
E cosa vorrebbe dire?
Provava “amore” per lei?
Senza nemmeno conoscerla?
Evidentemente uno come lui era
tanto idiota da non rendersi conto di quello che stava pensando…
Di certo,se l’avesse conosciuta-
pensò- avrebbe fatto come un qualsiasi maschio…
“ E allora?” fece lei, gelida.
“ Credi che per questo io ricambi?
Sei solo un povero idiota…non intendo minimamente ricambiare un piccoletto come
te!”così dicendo,si voltò e volò via.
Non aveva dato peso alla cosa.
Di idiozie ormai ne aveva sentite
e provate tante…
oramai che cos’erano i sentimenti?
Per un androide come lei, non
valeva la pena provarli, ne tantomeno riceverli.
Improvvisamente l’androide venne
fermato dall’apparizione del drago.
“Che cos’è?” mormorò, per poi
ritornare sul santuario,nascondendosi dietro una colonna.
Non aveva ascoltato tutti i
discorsi, ma si mise all’ascolto quando il piccoletto fece una richiesta a quel
drago enorme.
“Shenron, non puoi far tornare
umani 17 e 18??!”
18 rimase sorpresa, per non dire
sconvolta.
PERCHé richiedere una cosa simile???!
Al di là del fatto che lui provava
qualcosa, perché preoccuparsi tanto di una persona che nemmeno l’aveva degnato
di un “grazie”?
“Non ne sono in grado.” rispose il
drago
“Poiché superano la mia capacità,
non posso modificare simili esseri, a me superiori…”
L’espressione del piccoletto
sbiadì, e abbassò la testa.
“…Peccato…” mormorò.
18 rimase in silenzio ad
ascoltare, senza sapere che pensare, finché il ragazzo formulò un'altra
richiesta.
“ Allora,non puoi almeno
rimuoverne i dispositivi esplosivi?”
18 sussultò.
Si era ricordata solo ora della
bomba che aveva in corpo…
la sua unica possibilità di farla
finita…
“Questo posso farlo, dato che non
riguarda le capacità dell’essere…” disse il drago.
Una luce rossa illuminò gli occhi
della creatura, e poi uno scintillio di proporzioni immense lo fece sparire nel
nulla.
Anche il cielo ritornò azzurro.
18 si guardò le mani.
Le era stato rimosso il
dispositivo esplosivo?
Quel idiota aveva rimosso la sua
unica speranza di morire??!
E anche quella del suo fratello?
Una rabbia iniziò a salirle in
corpo.
“Certo…è stato molto gentile da
parte sua…però...” mormorò dentro di se,cercando di seguire i discorsi.
“L’ho fatto perché…beh,18 mi
piace… e mi dispiaceva avesse una bomba in corpo”
disse il piccoletto,rispondendo ad
una domanda di un suo amico
“ …però l’ho chiesto anche per 17
perché…penso che lui sia più adatto a lei,no?”
Quella fu la goccia che fece
traboccare il vaso.
18 fece uno scatto e uscì allo
scoperto,richiamando l’attenzione generale.
“Pezzo di cretino!!!17 e io siamo
fratelli gemelli!!” urlò, stizzita dal suo comportamento.
“N…numero 18??” balbettò
lui,sorpreso.
Un idiota dietro di lui mormorò
“Hai sentito? Sono gemelli! Quindi
non possono sposarsi!”
18 fece finta di non sentire
quella frase idiota,e incalzò.
“ E comunque non ci sperare…non me
ne importava nulla dell’esplosivo che avevo in corpo!!!Idiota!!!”
Il piccoletto abbassò lo sguardo,rattristato.
18 si voltò.
Benissimo…ora non poteva più
nemmeno farla finita.
A dire il vero, le importava
dell’esplosivo…era uno dei suoi pensieri ricorrenti:
--- Quando deciderò di finirla,
dove mi farò saltare?---
---Io e mio fratello potremmo farci
saltare assieme…così staremo insieme per sempre---
Quello certo non era stato un
favore,da parte sua…anzi.
Era una cosa che l’aveva fatta
arrabbiare.
Ma…tuttavia…non era colpa sua.
Lui non ne sapeva
nulla,ovviamente. Anzi…si può dire che era stata una cosa molto gentile.
Senza riflettere bene su quello
che stava pensando, 18 si voltò verso di lui, e mormorò
“ Ci vediamo…”
dopodiché, si alzò in volo e sparì
nel nulla.
Erano passati già 3 mesi da quando
pronunciò quelle parole.
Ancora una volta, quella frase non
era che un palliativo.
L’aveva pronunciata, sebbene fosse
certa che non lo avrebbe più rivisto…
“ Che mi importa…” mormorò lei,
ormai fradicia.
“Anche se faccio illudere la
gente, loro di certo non potranno mai soffrire quanto me…per giunta,ora non so
che fare della mia vita…”
Son Goku era morto.
Il suo obbiettivo era sfumato,non
le restava niente da fare.
Ora non poteva nemmeno suicidarsi.
17 era sparito nel nulla, sperduto
chissà dove nel mondo.
E lei si sentiva sola.
Di nuovo.
“Sono destinata a restare sola…”
ridacchiò lei,tristemente.
Quanto avrebbe sperato che la
pioggia in qualche modo la arrugginisse.
Avrebbe fatto di tutto pur di
ritornare nell’oblio.
Era la cosa che più la faceva
stare in pace.
Nel foglio che teneva in
mano,ormai sbiadito dall’acqua piovana, vi era un disegno, con rappresentato il
suo tanto sognato “principe”.
Un'altra delle sue illusioni…
“Ormai che me ne faccio di questo
pezzo di carta straccia…” pensò.
Così dicendo,accartocciò il foglio
di carta,e lo lanciò lontano,verso la strada asfaltata,
per poi ritornare nella sua
posizione raggomitolata.
Avrebbe voluto che il mondo
finisse.
Che i rumori smettessero.
Che solo lei e l’eternità del
vuoto e del buio rimanessero.
Ma fu ancora una volta una voce a
turbare quel pensiero sul nulla eterno.
“Ehi,bella…che ci fai qui,tutta
sola?”
18 esitò un attimo, ma poi alzò lo
sguardo.
Vide un ragazzo con un ombrello,
che aveva parcheggiato la sua macchina davanti a lei.
Non se ne intendeva,ma quel tizio
dava l’aria di esser il classico “figlio di papà”:
una di quelle persone che non
hanno mai conosciuto il dolore,e che sono cresciute viziatissime.
Il ragazzo le si avvicinò imprudentemente,
chinandosi un po’.
“…Uao…ma lo sai che sei proprio
bella?” bofonchiò
“ …una così carina, che ci fa qui
a prendere la pioggia? Sei fradicia!”
18 non rispose.
Un profondo odio le pulsava
dentro.
Le ferite che teneva nel suo corpo
parevano riaprirsi,ogni volta che un maschio le parlava.
E quel dolore era insopportabile.
“Sei timida,eh?” fece lui,
afferrandole una mano.
“Proprio come piacciono a me. Su,
vieni …ti do un passaggio in macchina!”
“No.” disse lei, in modo cupo.
Il ragazzo parve non capire, e
continuò a stuzzicarla.
“Eddai…non ti mangio mica! Ti
porto dove vuoi…e poi si vedrà!”
così dicendo, cercò di
strattonarla verso la macchina.
E fu lì che 18 esplose.
“NON ROMPERE!!!” urlò, facendogli sciogliere la
presa con la sola forza spirituale.
Il ragazzo si voltò sorpreso, e
sussultò:
18 lo fissava,gelida e
inquietante, e il suo corpo emanava delle scintille bluastre.
“Ho
detto di no. Vuoi fare una brutta fine, tu???!” ringhiò velenosa.
In quel momento tutti i pensieri
malvagi riaffiorarono nella sua mente.
--- Io…odierò tutti gli uomini…non
proverò mai più nessun sentimento---
---Ogni uomo, nessuno escluso… desidera il corpo della donna.
Tutti sono disposti a prenderlo
con la forza!!!---
--- Ancora credi nel principe
azzurro? Povera sciocca…---
“VATTENE!!!” urlò lei con ferocia, colpendo di
striscio la mano di lui con una scarica elettrica.
Il ragazzo si spaventò e ritirò la
mano,per poi correre via nella macchina e partire a gran velocità.
18 rimase così di nuovo sola,sotto
la pioggia.
Lentamente la sua rabbia si
placò,e le scintille sparirono.
Ormai zuppa da capo a piedi, l’androide
sospirò.
Chiudendo gli occhi,iniziò a
camminare.
Per lo meno, era meglio che stare
ferma ad aspettare la fine del mondo…
*******************
Un passo, poi un altro.
Un altro ,e un altro, e un altro,
e un altro ancora.
Quanto aveva camminato?
Per quanto aveva camminato?
Quanto ancora avrebbe camminato?
Dove la stavano portando, i suoi
passi?
Le domande erano prive di
risposta.
18 iniziò a camminare senza meta,
con la mente che vagava nei suoi ricordi, in cerca di un qualcosa che la
confortasse, o che per lo meno, la distraesse dall’apatia.
Continuava a piovere.
Più l’acqua scorreva sul suo
corpo, più, stranamente, lei si sentiva la testa pesante e calda.
Che le stava succedendo?
18 parve non curarsene: sarebbe
cambiato qualcosa, se le fosse successo qualcosa, positivo o negativo che
fosse?
Si era anche alzata in volo.
Per lunghi tratti nemmeno guardava
dove stava andando…
come se si stesse lasciando
guidare dal suo istinto verso una meta ignota.
Le andava bene.
Qualunque posto fosse, di certo
era meglio che star ferma, a ricordare e a tormentarsi.
Il volo venne di nuovo sostituito
dai passi.
18 sentì qualcosa di morbido ai
suoi piedi.
Abbassò lo sguardo per vedere, ma
i suoi occhi erano appannati.
Con le mani cercò di strofinarsi
gli occhi,ma il risultato non cambiava.
Ultimamente si sentiva
strana…barcollava, sentiva caldo e iniziava a sentire una puntura all’altezza
delle tempie.
Forse io…non sono così perfetta,come mi definiva Gero…
Forse io…non sono così perfetta,come mi
definiva Gero…
pensò inconsciamente 18, prima di
cadere in un sonno profondo.
Ad un androide come lei poteva
accadere questo?
Era davvero strana,la cosa.
Forse non era così perfetta?
Se un androide nato con il solo
scopo di uccidere perde i sensi, che androide è?
Forse non era perfetta…oppure era
l’esatto contrario?
18 non aveva idea di dove si trovasse.
I suoi passi, guidati forse
dall’istinto, o meglio, dai dati che erano immagazzinati nel suo cervello,
l’avevano condotta in un luogo sconosciuto.
Il primo luogo che le era venuto
in mente.
Ma che le importava? Ormai non era
umana…era…un mostro.
Una frase balenò nel suo
subconscio.
“Non voglio che diventiate mostri
come me…”
Chi l’aveva detto?A chi si rivolgeva questa voce priva di
suono?
Un androide non può
avere ricordi … cosa se ne farebbe, più che altro?
Vivere secondo i propri ricordi
era- almeno, secondo quanto contestava l’orco –
segno di debolezza, poiché nella vita
reale esiste solo il presente ed il futuro.
Appellarsi o aggrapparsi ad una bandiera
del passato è segno di debolezza.
Allora perché nella sua mente fluivano
vecchie frasi?
Era solo uno stupido difetto di
fabbricazione?
“Non ti cancellerò tutta la
memoria,18…” mormorò una voce, che il cervello
riconobbe come quella del suo creatore.
“…io ti lascerò alcuni ricordi…tra
cui quelli di 6…”
Numero 6.
18 iniziò a ricordare.
Aveva trascorso la maggior parte
della sua vita aggrappata al mito del principe azzurro…
ed era stata illusa, nel provare per
la prima e unica volta amore nei confronti di quel androide.
Quella “persona” non esisteva più.
Come i suoi
genitori, il suo nome e quello del fratello, il suo “creatore”. Erano spariti.
Mai e poi mai sarebbero ritornati.
Nonostante le lacrime. Nonostante
la disperazione.
Tutti loro ormai erano solo
ricordi.
Anche Son Goku, la persona che doveva
uccidere con 17, era divenuto un ricordo.
E ora…quale era il suo scopo?
Sarebbe divenuta anche lei un
ricordo?
“Impossibile…” mormorò 18, ad
occhi chiusi, non sapendo ancora se trovarsi in sogno o nella realtà.
“ Non posso diventare un
ricordo…non ho nessuno che possa ricordarmi!”
Fu allora che lei aprì gli occhi.
Trovò un immenso spazio bianco,
esteso fino a perdita d’occhio.
“ Già…” sussurrò, a testa bassa.
“Io sarò per l’eternità solo una
macchina imperfetta…una macchina…”
18 rimase in piedi, a fissare il
suolo, anch’esso bianco.
Improvvisamente, una folata di
vento portò a sbattere qualcosa
sui suoi capelli.
“Che
cosa…?” borbottò lei, acchiappando in un pugno l’oggetto.
Quando capì cosa fosse, la sua stretta
violenta si sciolse completamente:
Era un fiore blu.
“Ma…cosa
ci fa questo qui??” mormorò ancora lei, ricordandosi fin troppo bene quel
colore.
Prima che potesse
riflettere sullo strano evento, qualcosa rotolò ai suoi piedi.
18 abbassò lo sguardo per vedere.
Vide una perla rosso sangue.
“Che
diavolo…” fece lei, guardandosi intorno.
Con stupore,poi,
notò che il fiore nel suo palmo era svanito, e ora al suo posto, infilato
nell’anulare, vi era un anello, privo di perline.
Nel tempo che durò un battito
delle sue ciglia, l’anello tornò a riempirsi di perline rosso sangue.
Cosa stava succedendo?
La ragazza fece un passo. Non
appena il suo
piede toccò il suolo, dei fiori blu
spuntarono a velocità incredibile, espandendosi come in un campo a perdita
d’occhio, come un onda.
Fiori. Fiori ovunque.
Luccicavano di luce misteriosa, e
ce n’erano tanti, fino all’orizzonte.
18 rimase sbigottita, e iniziò a
guardarsi intorno.
Una voce, simile ad un sospiro,
risuonò poi alle sue spalle.
“Numero 18…”
La ragazza rimase pietrificata per
un istante. Poi si voltò.
E spalancò la bocca, non appena
riconobbe chi aveva davanti:
Davanti a lei, a circa una
quindicina di metri, c’era Lui.
Numero 6.
18 cercò di dire qualcosa, ma la
sua bocca si aprì e si chiuse convulsamente,
tanta era la sorpresa e lo stupore.
Roku era diverso.
Non aveva più il suo occhio
meccanico, bensì un occhio umano.
Nell’apertura della camicia di
seta bianca che indossava, non si intravedevano
nemmeno
i punti di sutura che cucivano il
suo petto, né la piastra con inciso il numero 6 che portava saldata nel collo e
all’altezza del cuore.
I suoi occhi gelidi ora splendevano
di vita, e così il suo leggero sorriso a fior di labbra.
Non aveva più quel taglio sulle
spalle, e il petto scorticato!
Era lui!!!
E non l’aveva mai visto così in salute!!!
Sembrava proprio umano.
“N…NUMERO 6!!!!”
strepitò 18,
allungando le braccia.
“Ciao, 18…”
sussurrò lui, sempre sorridendole.
Un calore iniziò ad espandersi
negli occhi di 18.
E così la gola, che iniziò a
dolerle.
“SEI…SEI VIVO!!!” urlò, cominciando a camminare
lentamente verso di lui.
Erano ormai a dieci metri di distanza.
Inaspettatamente, l’androidele fece cenno di fermarsi.
“No, 18. Non sono vivo…” disse a voce bassa.
18 si bloccò.
“Come…come, ‘
Non sei vivo’ ? Sei qui, davanti a me!!!E stai
bene!!!” balbettò
lei,
sentendo inaspettatamente la voglia di
piangere.
“Io sono morto,18… questa non è la realtà” cominciò lui.
“ Quando sei diventata androide, Gero mise
dentro di te una parte del mio cuore…
non so spiegare bene il motivo,
ma…probabilmente una parte della mia anima è rimasta in questi componenti…incredibilmente,
non pensavo di avere un anima…”
“ C…come sarebbe a dire, scusa??!”
mormorò 18, fremendo dalla voglia di abbracciarlo, ma al contempo, cercando di
non piangere.
“ Volevo vederti” continuò lui
“ Ma questa ‘ magia’, se la posso chiamare così, che mi ha permesso di
‘sopravvivere’ in quelle parti meccaniche, e di entrare nella tua anima, non è
eterna.”
sospirando, abbassò la testa, per poi
proseguire
“ Se mai ti avessi incontrata, nel tuo
subconscio, sarebbe stata l’ultima volta, e poi…sarei svanito. Ed è quello che sto facendo, adesso…
Mi spiace, 18…ma temo che questo sia un addio…”
La parola “ Addio” risuonò nei timpani di lei.
“N…Non è vero!!!” sbraitò.
“Tu sei qui!!!Ti
posso vedere!!!Potrai rimanere con me per sempre!!!”
6 la guardò
con aria triste, poi rispose.
“Mi dispiace 18…io non sono reale…sono solo un ricordo del tuo cuore,
che mi ha permesso di interagire con te…non potrò tornare da te…mai più.”
18 non seppe che dire.
L’unico per cui
aveva provato amore era lì, davanti a lei, ma era al contempo irraggiungibile.
Come se improvvisamente un muro di
rovi invisibile si fosse messo tra lei e lui.
“ Mi strazia il cuore vederti triste, 18…
ma ci tenevo tanto a dirti una
cosa…” mormorò 6,
fissandola negli occhi.
“C…cosa?” domandò lei.
“ Tu sei la persona più bella che io abbia
mai conosciuto…
e il fatto che ora tu non sia più
del tutto umana, non toglie che tu sia perfetta…
Sei perfetta, 18! Hai un dono che a me non è stato mai concesso…che a
nessuno di noi androidi è mai stato concesso…
e per questo volevo dirti di
persona che…
devi vivere la tua vita! Proseguire
con la tua vita, e non abbatterti!!!
Per quanto triste tu possa essere, io non
posso tornare,
e per quanto tu possa disperarti, e
piangere, e urlare, non potrai vedermi mai più…
però…”
“P..però…?” fece lei, stringendo i
polsi.
“…però …io sono un ricordo 18…potrò sempre
vivere dentro di te…e mi potrai ricordare ogni volta che vorrai.
Questo mi basta. Però…
devi promettermi una cosa…”
“Cosa?”
domandò 18, facendo un passo avanti.
“…promettimi di andare avanti con la tua vita, 18. Di trovare qualcun
altro per cui vivere… per essere felice…per esistere.
Sono sicuro che ce la farai…quella volta, mentre tu dormivi…
vidi qualcuno, che mi disse che si
sarebbe preso cura di te…e penso proprio che fosse una visione.
Sono sicuro che lo troverai! Ma ti prego…
smetti di vivere come un
numero, o come una macchina!!Smetti di esser infelice!!!
Perché tu meriti molto, molto di più, che il mio destino!!!Promettimelo!!!!”
“LO PROMETTO!!!”
urlò 18, strizzando gli occhi.
In quel momento, una lacrima cadde
dai suoi occhi.
Numero 6 rimase in silenzio un attimo, e sorrise
dolcemente.
Il suo corpo iniziò a perdere
opacità, diventando sempre più trasparente.
I fiori del campo cominciarono a
sparire, finchè ne rimase solo un piccolo spiazzo ai piedi di
lui.
“ …Brava…”
sussurrò, prima di voltarsi.
“ Ti auguro ogni bene, 18…questo è un addio…”
18 cadde in ginocchio, cercando di
avvicinarsi.
“ Non andare!!!Non
andare!!!” iniziò a
gemere, trattenendo a stento le lacrime.
Prima che la figura di 6, l’anello
di perle, e i fiori scomparissero,
18 udì un ultimo sussurro:
“ …Lo troverai…”.
E poi, più nulla.
Solo il bianco.
La ragazza allora si piegò sul
suolo, nascondendo la faccia tra le braccia, e iniziò a singhiozzare.
* * * * * * * * * * *
Con la lentezza
di una che si fosse svegliata dopo un sonno di mille anni,
18 aprì lentamente gli occhi.
Era stato un sogno?
Eppure le sensazioni che aveva provato
erano …reali.
Dopo tanto tempo, il suo petto
aveva iniziato a riempirsi del calore di alcune
emozioni.
Emozioni come lo sconforto che
stava provando in quel momento.
Cosa voleva dire 6 con quelle parole?
Il soffitto che stava fissando era
bianco.
Sentiva un piacevole tepore, e la
morbidezza delle coperte che coprivano quasi tutto il suo corpo, eccezione
fatta per le spalle e la sua testa.
Per la prima volta si sentiva
fiacca.
Le sembrava quasi di esser tornata
umana.
Con lentezza cercò di sollevarsi,facendo perno sui gomiti.
I suoi occhi di ghiaccio vagarono
per qualche attimo nella stanza, per poi riconoscere
una figura che stava seduta davanti
al letto, ad occhi chiusi:
Stava seduto su una sedia, e
teneva la testa bassa e gli occhi chiusi, con le braccia conserte.
Aveva i capelli neri, cortissimi, di
appena pochi centimetri.
Non capì subito di chi si
trattava, finché lui non si svegliò di soprassalto.
In quel momento lo riconobbe, non
appena gli occhi gelidi di lei incontrarono quei due occhi oscuri come la
notte.
“ Numero 18?” mormorò lui
avvicinandosi.
La osservò un attimo, e poi
sorrise.
“Ti sei svegliata!!!Meno male…credevo che non ti svegliassi più!”
18 rimase in
silenzio un attimo, poi rispose.
“Io ti conosco…sei il piccoletto…l’amico
di Goku,giusto?!” borbottò a bassa voce
“ In persona!” rispose lui,
mettendosi una mano sulla nuca, e passandosela tra i capelli.
“ Ti trovi alla Kame house. Ti ho
trovata fuori di casa sotto la pioggia, poi sei crollata e ti ho portato qui in
camera.”spiegò velocemente
lui.
Prima che 18 potesse
dire altro, sentì la testa pesante, e si mise una mano sulla tempia.
“ Uhm…credo tu abbia la febbre”
accennò lui, per poi posarle uno straccio bagnato sulla fronte. “Prego,
sdraiati.”
18 non fiatò, ed obbedì.
“ Come mai ho la febbre?” domandò,
non capacitandosi del suo stato.
“Non ne ho idea…a dire il vero…è
strano per te che sei un androide,non ti pare?”
mormorò lui, sedendosi a bordo del letto.
“Comunque...mi
stupirei se qualcuno non si ammalasse, con questo acquazzone!” disse, indicando
la finestra.
18 diede un’occhiata,
e vide di sfuggita il mare ingrigito e una pioggia intensa cadere da delle nubi
oscure.
Ripensò senza motivo a quella
volta dove gli disse “Ci vediamo.”
Ironia della
sorte, i suoi
passi l’avevano condotto da lui…
“Ehi, piccoletto…” borbottò lei a
bassa voce.
“ Non ti sei preoccupato nemmeno
un poco nel raccogliere una come me?...In fondo, avrei
potuto ucciderti…”
Il ragazzo rimase in silenzio a
guardarla per un po’, con uno sguardo indecifrabile.
“Beh…se posso dire la verità…non
penso tu abbia la forza di attaccarmi,no?
E poi…non so se ne
avresti il motivo. Ma se sbaglio, correggimi!”
disse, per poi fare una risatina.
18 sbuffò, senza rispondere.
“ A dire il vero…avevo paura
perché…” mormorò con tono enigmatico lui, chinando la testa e girando lo sguardo
“ …Temevo di averti persa per
sempre…”
Questa frase fece voltare di scatto 18.
Un flash improvviso di 6 si
sovrappose alla figura seduta di lui.
Per un attimo fu come sentire la
frase venir pronunciata da entrambi allo stesso
momento.
Lui si voltò e notò lo sguardo
confuso di 18.
“ Scherzo, scherzo!!!” disse, per poi fare un'altra risata.
“Comunque…forse
è meglio se ti lascio riposare…” mormorò, come per cambiare discorso.
18 si riprese
e assunse un espressione decisa.
“ Sì. Lasciami sola. Voglio
dormire un po’.”disse con
tono seccato.
Il ragazzo annuì, e si alzò,
diretto verso la porta.
“ Va bene. Ti lascio dormire…ma se
hai bisogno chiama…ok?”domandò,
lanciandone un occhiata dubbiosa.
18 emise un “Uhm” di assenso, e poi si voltò, coprendosi meglio.
La porta venne
chiusa, e lei rimase sola nella stanza.
Forse per quella strana febbre,
forse per altro, non sapeva bene cosa pensare.
Ripensava a quel “sogno” con Roku.
E a quello che aveva detto prima di
andarsene.
Con un sospiro, mormorò:
“ Non riesco a capire…dove cerco
questa persona di cui mi parlavi tanto…?”
Così dicendo, chiuse gli occhi, e
in breve tempo, si riaddormentò.
La pioggia continuava a cadere da più di due giorni
La pioggia continuava a cadere da
più di due giorni.
Un’ innumerevole susseguirsi di
gocce, che cadevano con tale frequenza e velocità da
formare un effetto ottico simile alle
sbarre di una prigione.
Due occhi di vetro osservavano il paesaggio,
attraverso la finestra.
18 aveva posato la fronte sul
vetro, reggendosi a malapena in piedi, e stava osservando la pioggia cadere.
Non le piaceva stare tutto il
giorno a dormire.
La sensazioni di debolezza e fiacchezza,
invece, non le dispiacevano.
Per lo meno, ora come non mai, si
sentiva debole come un umano.
I dati nel suo cervello spiegarono
questo fatto curioso: l’acqua era penetrata nei suoi componenti
interni, rovinandoli.
Per questo aveva questa specie di
“febbre”.
“ Ci vorrà circa una settimana,
prima che il mio sistema di auto-riparazione facci il
suo lavoro…” pensò 18, sospirando sul vetro, rendendolo opaco.
“Però non
voglio star qui a fare nulla…non lo sopporto!”
Riposando aveva ragionato su
quello che era successo.
La visione di 6 le diceva di
cercare la persona che l’avrebbe resa felice…
ma di quanto si sarebbe potuta
fidare, considerando che a dirlo era stato solo un ricordo dotato di coscienza,
ora svanito nel nulla?
E poi…davvero tra tutti gli uomini
che aveva promesso di odiare per sempre,
sarebbe mai esistito uno così?
In quel momento la porta della
stanza si aprì, e il piccoletto entrò lentamente.
“Numero 18!” esclamò,
avvicinandosi.
“ Non sei nelle condizioni giuste
per stare in piedi…”
18 si voltò
a guardarlo.
Si ricordava benissimo di quando
il figlio di SonGoku aveva
ingenuamente detto ad alta voce di aver scoperto i sentimenti del ragazzo.
E si ricordava altrettanto bene la
sua reazione da perfetto idiota.
Era gentile con lei, e
innamorato…l’idiota.
Ne era consapevole, lei, ma si capiva
benissimo comunque.
“Tuttavia”-
pensò lei – “tu non sei molto diverso dagli altri uomini…
chi mi dice che questa gentilezza non
abbia un secondo fine?”
“O forse
sei così ingenuo da non capire che quel bacio che ti diedi era solo una beffa?”
La ragazza tornò a fissare la
finestra.
Non aveva voglia di discutere. In
fondo, le premure che riceveva non le dispiacevano…
Era un ottima
idea, approfittarsene.
Il ragazzo rimase
in silenzio un attimo, poi coprì le spalle di 18 con una coperta.
18 si voltò e lo guardò
corrucciata.
Il piccoletto sussultò.
“Non dovresti prendere freddo…”
mormorò.
“Non ho bisogno di
con…” iniziò 18, per poi venir bloccata da un forte colpo di tosse.
La tosse degenerò in un tossire
cronico, che le stava quasi levando il fiato.
Il ragazzo la coprì per bene,
nonostante il suo rifiuto iniziale, e le batté una mano sulla schiena, cercando
di farla riprendere.
18 riprese fiato, e lo guardò di nuovo.
In quella situazione, la sua
debolezza momentanea non le faceva affatto piacere.
Non era molto diversa da una
comune umana, e la cosa era molto seccante, essendo abituata alla sua immensa
forza.
“ E va
bene…” borbottò a voce bassa.
Lui sorrise e la aiutò a
coricarsi. Poi le chiese se avesse fame.
18 non seppe che rispondere: non
aveva mai mangiato da quando era diventata unandroide, nè aveva mai sentito la
fame.
Però provava un curioso desiderio
di assaggiare una qualsiasi fonte di nutrimento, a prescindere dal fatto che
non ne avesse bisogno.
“Sì…un po’… ” rispose con aria
vaga.
“Perfetto! Torno in un secondo!!!” rispose lui, correndo fuori dalla stanza, e tornando
con del cibo fumante.
Tenendo il piatto sopra un panno
che copriva l’avambraccio, le porse il cucchiaio.
18 raccolse una cucchiaiata del
cibo, ma prima che lo avesse portato alla bocca, la forza delle dita mancò,
facendo cadere la posata.
“Uhm…” mugugnò lui “ va bene...se
non ti dispiace, ti imbocco io, ok?”
18 assunse un
espressione indefinibile.
“M…ma sei matto??! Non serve!!!”
“Apri la boccuccia….aaaaaaaaahmm!!!!” ridacchiò lui,
imboccandola come una bambina piccola.
La ragazza rimase per un poco corrucciata,ma poi mormorò qualcosa come
“…ha un buon sapore, tutto sommato…”
“Ti ringrazio.” gongolò
lui con un sorriso a trentadue denti.
Ancora non capisco il perché di
questa gentilezza – pensò 18.
Sapeva che provava qualcosa per
lei, seppur non avendone la certezza matematica.
Poi rivolse il suo pensiero a cosa
avrebbe fatto poi, una volta guarita.
La prima cosa a cui pensò fu
quella di partire per una meta ignota.
-Per ora- pensò non troppo
seriamente – meglio godersi questo servizio…se non altro lo trovo
molto carino come gesto.
* * * * * * * * * * *
Era già passata circa una settimana
da quando 18 era stata “ricoverata” in quella casa.
Come previsto, si era ripresa
molto velocemente.
Ora si sentiva piena di energia, ma allo stesso tempo ancora più vuota…
ora che avrebbe fatto?
La pioggia aveva smesso da un po’.
Ora le gocce di pioggia cadevano
dalle palme, luccicando alla luce di un sole per metà nascosto dalle ultime
nuvole grigiastre.
18 era scesa nel soggiorno, e ci
aveva trovato il piccoletto e il suo anziano maestro.
“ Me ne vado…” aveva detto in
fretta.
La frase aveva avuto un effetto
inspiegabile sul ragazzo, che assunse un espressione
indecifrabile, avvicinandosi.
“Perché?”
domandò a testa bassa.
18 non aveva
voglia di paroloni, quindi si avviò verso la porta molto lentamente.
“ Grazie mille per l’ospitalità…addio.”
borbottò.
“Ma dove
andrai??!” domandò il vecchio, con aria sorpresa.
Già…dove andrò?-
pensò, fissando il vuoto.
Una parte di lei
desiderava nel modo più assoluto andarsene, pur non sapendo dove, e nemmeno il
perché.
Mentre una parte
di lei, si sentiva strana…quasi dispiaciuta.
“Non è affar
tuo…” sbottò lei, seccata dal dover ragionare.
Fece quindi per varcare la soglia,
quando una voce la fermò:
“Vieni a vivere qui con noi!!!!”
18 si voltò,
e vide il ragazzo che la fissava con un volto inespressivo.
Le venne quasi un brivido lungo la
schiena, ormai abituata com’era a vederlo sempre sorridente.
“Come?” domandò, fingendo di non
aver capito.
“Non…non hai nessun posto dove
andare, no?” iniziò lui.
“…Puoi vivere qui…nessuno ti disturberà!!!E… io mi prenderò cura di te!!!”
L’androide
rimase in silenzio, a fissarlo.
Rifletté sulla proposta che le era
stata fatta, e non ci trovò nulla di negativo.
Quindi si avvicinò al piccoletto, per
poi passargli davanti senza degnarlo di uno sguardo.
“ E va
bene…” rispose, senza voltarsi.
“ La tua proposta mi sembra
gentile…però ti dico chiaro e conciso che non ho bisogno di te…”
Così dicendo,se
ne andò dalla stanza chiudendo la porta rumorosamente.
“ Ha accettato…” mormorò la voce
del vecchio, dietro la porta.
La voce del ragazzo parve fioca.
“Sì…” mormorò non molto vivacemente.
18 fissò la
porta per un attimo, poi sbuffò, tornando di sopra.
La sua vita non era cambiata,
grossomodo.
Anche se se ne fosse andata, di
certo non avrebbe avuto un posto in cui stare, ne dove
andare.
Era lo stesso per lei.
Anzi, forse la proposta del
ragazzo era un pochino meglio…per lo meno, non sarebbe stata più sola, a
parlare con se stessa soltanto…
*** ****
Il sole sorse. Ancora.
18 lo rimase
a fissare dalla finestra, con la mente vuota.
Uno scenario simile, ormai,
l’aveva visto molte e molte volte.
Quanto tempo era passato da
allora?
6 mesi?
7 mesi?
Non importava molto. I giorni le parevano
tutti uguali.
Quella ormai era la sua casa.
Viveva da tempo
con quelle due persone, così ospitali da averla accolta come una figlia.
La camera dove passava la notte
era divenuta sua soltanto: il piccoletto gliela aveva ceduta,
sempre sorridendo, affermando di avere una stanza per se.
Non di rado 18
durante la notte passava ore e ore a girarsi e rigirarsi tra le coperte…
Vuota. Si sentiva completamente
vuota. Ancora.
Un dolore al petto la tormentava
ogni tanto.
Le mancava 17, ormai disperso in
chissà quale parte del mondo.
Ogni giorno, più o meno, lo viveva
uguale: lei e il piccoletto si scambiavano qualche amichevole saluto, ma nulla
di più. Ogni tanto parlavano, certo, ma lei finiva per rimanere in silenzio la
maggior parte delle volte.
Aveva come l’impressione di
piacere anche al maestro di lui: non di rado sentiva
dei commenti ben poco signorili fatti a bassa voce, provenienti dal vecchio.
Davvero lei era così desiderata?
Qualsiasi persona che aveva
incontrato fin’ora, era rimasta colpita, o invaghita
da lei.
Perché?
Lui invece, non commentava mai, a
differenza del vecchio. Spesse volte la fissava,
osservava bene i suoi movimenti, come se
cercasse di carpire qualcosa.
E questa era la cosa che forse le
dava più fastidio di tutte.
La gentilezza che le riservava era
piacevole, sì, ma anche estremamente irritante:
ogni suo sguardo, ogni suo gesto, o
parola, lasciava trasparire anche troppo chiaramente
quello che provava.
Ma mai, mai, si era dichiarato di
persona.
Eppure era già un anno che lo conosceva.
--- Anche se di lui non m’importa
niente--- pensò schiettamente
--- mi chiedo sempre che secondo
fine abbia, la sua stomachevole gentilezza---
Era pur sempre un maschio.
Un esponente
della razza che odiava. Di certo queste premure nascondevano un desiderio nascosto. Ne era sicura.
Scendendo per le scale, si mise in
ascolto presso la porta che conduceva al soggiorno.
Come spesso aveva sentito, Lui e
il vecchio stavano parlando.
“ Ormai è un anno che la conosci,
vero?” chiese il maestro.
Il ragazzo sospirò e rispose di
sì.
“ Penso che abbia capito quello
che provi…” continuò l’anziano
“ Perché
non glielo dici?”
Ci fu un breve periodo di
silenzio.
18 rimase impassibile dietro la
porta, ascoltando attentamente.
Perché ascoltava, se non gliene importava
nulla?
“ Io… non lo so!” mormorò Lui, con
un tono che pareva imbarazzato.
“ Che
vigliacco che sei!” ribatté il vecchio, non troppo seriamente.
In quel momento, 18 decise di
aprire la porta.
I due si voltarono con aria
indecifrabile.
“C…ciao 18!!!”
mormorò il piccoletto, accennando ad un sorriso.
Lei li salutò entrambi, e passò
senza degnarli di uno sguardo.
Quindi uscì all’aperto, sempre tendendo
per bene l’orecchio.
“ Certo che è bellissima…”
commentò l’anziano, chiaramente alludendo a lei.
“ …mi meraviglio di te…come fai a
resistere?Eppure ci vivi assieme!!!”
Il ragazzo non rispose. Ci fu
ancora silenzio.
Ad un certo punto, il vecchio
batté il bastone sul pavimento, e bofonchiò.
“E va bene…stai a
sentire. Io parto per alcuni giorni, diciamo che mi prendo una vacanza…
così starete voi due soli soletti!!!” disse, per poi ridacchiare.
“C…che cosa???!”
balbettò lui.
In quel momento, il vecchio uscì
di casa, e si voltò verso 18.
L’androide
rimase in silenzio, rivolgendo lo sguardo altrove.
“ Ti saluto
18…ho deciso di andare in vacanza. Mi raccomando, fate
i bravi…”
bofonchiò con un filo di malizia.
18 si morse
il labbro senza farsi vedere.
L’odio che covava in petto stava
lentamente riprendendo forza.
Il vecchio non aggiunse altro, e
chiamò la sua tartaruga, per poi salirle sul dorso
e partire verso il largo.
In breve sparì all’orizzonte.
Maledetti.
Maledetti uomini – pensò 18.
Cosa avevano in mente?
L’androide
tornò in casa a passo rapido.
“Levati!!!”
ordinò 18, spintonando il piccoletto, stizzita.
“18?” fece lui, confuso.
La donna non rispose, e sbatté la
porta con forza.
“C…che le è preso???!” si domandò il ragazzo.
18 si gettò
a peso morto sul letto, atterrando a faccia in giù.
Cominciò a pensare a quello che
aveva sentito, rabbiosa.
Se l’aspettava,che
prima o poi sarebbe successo.
Quel vecchio non le era mai
piaciuto, e ora aveva in mente qualcosa.
“ Maledetti…qualsiasi
cosa vogliate da me, non l’avrete mai!!” urlò, soffocando la voce in uno
dei cuscini posti sul bordo del letto.
La ragazza rimase
con il volto sprofondato nel cuscino per un po’, poi si mise una
manosulla tempia, sbollendo la rabbia.
“Ma di
che mi preoccupo?” sì domandò.
“Da quando sono qui, mi preoccupo
sempre per cose idiote…che problemi che mi faccio…” bofonchiò.
Così dicendo, si mise a sedere,
posò sul suo grembo il cuscino, e prese un libro per leggere.
Era da un po’ che aveva iniziato a
leggere.
Non che la cosa avesse per lei
molta importanza, ma… era interessante leggere tra le righe certi concetti a
volte ridicoli degli umani, compatirli, o riflettere su essi.
Ad esempio, le veniva da ridere,
ricordando una cosa che aveva lettotempo
prima: era un articolo di una rivista
di gossip, dove una lettrice domandava ad una certa dottoressa se il suo uomo
l’amasse veramente.
“Che
assurdità” mormorò lei.
“L’amore non esiste…poveretta, mi
fa quasi pena” pensò in cuor suo.
Le passarono in mente i pochi
ricordi che aveva, tra cui alcuni con numero 6.
Ora che ci pensava…aveva mai
provato amore per lui?
L’amore che trovava descritto nei
libri e recitato in certi film alla tv pareva un sentimento incredibile, che
riempiva di gioia, al punto di far piangere sia l’attore che lo spettatore.
Lei, invece, quando stava con numero 6, aveva spesso dell’amaro in bocca…
Inoltre, quando guardava certe
cose, non riceveva alcuna emozione.
I ragionamenti contorti di 18 vennero interrotti dal rumore di un pugno battuto sulla sua
porta.
La voce del piccoletto iniziò a
parlare in tono preoccupato dietro la soglia
“18…sicura
di star bene?”
La reazione di 18 fu stizzosa,
poiché odiava essere interrotta.
“Che vuoi!!!”
urlò contro la porta, lanciando il libro per terra.
“Mi…mi sembravi strana…” rispose
lui, balbettando
“Volevo accertarmi che tu stessi bene!”
---Se sto bene?--- si domandò 18.
La sua mente in quel momento pensò
al piccoletto, senza motivo alcuno.
Una inspiegabile sensazione di nausea
la avvolse.
“Certo che sto bene!!!Non ho bisogno del tuo aiuto!” rispose lei con aria
seccata.
Da dietro la porta non si udì la risposta,
fino a circa un minuto dopo.
“C…capisco…” mormorò flebilmente
lui.
18 udì dei passi allontanarsi, e
capì da questo che il rompiscatole se ne era andato.
La nausea sparì dopo un poco, e 18
sbuffò di nuovo.
“ E ora
che diavolo mi prende…?”
* * * * * * * * * * * *
Erano passate alcune ore da quando
18 era tornata in camera.
La luce del sole se ne era andata già da un pezzo, e ora le stelle brillavano in
cielo.
18 decise di scendere di sotto, si
stava annoiando.
Era confusa…
ogni tanto le veniva da pensare al
piccoletto. Più che altro, ai suoi modi di fare, al modo in cui la osservava o
le parlava, e le espressioni che faceva in base a ciò
che gli si diceva.
E più ci pensava, più provava una
sensazione di fastidio.
Se non gli importava nulla di lui,
allora perché questo…?
Sorprendentemente, trovò la porta
che dava in soggiorno semi-aperta.
Era tutto buio, salvo per una
piccola luce che illuminava qualcosa.
18 si avvicinò
silenziosamente.
Il piccoletto era seduto su una
sedia, e teneva la testa nascosta tra le braccia conserte sul tavolo. Solo i
capelli rimanevano ben visibili, ed erano tutti arruffati.
Non distante da lui vi erano in un
piatto i resti di una cena frugale,poggiati vicino ad
una piccola lampada da tavolo.
Dava un’aria
triste, ma al contempo, aveva qualcosa di grazioso.
Sorprendentemente, non appena 18
fece per toccargli una spalla, il ragazzo girò la testa, osservandola con
l’occhio che non era coperto dagli avambracci.
“Ah, 18…sei qui…” mormorò a voce
bassa, per poi sciogliere la sua posa e sistemarsi i capelli come meglio
poteva.
La ragazza non disse nulla, e
continuò ad osservarlo.
Anche se non lo pensava seriamente, le venne
quasi da mormorare “che carino”.
Lui intanto si sfregò gli occhi,
stranamente arrossati.
“Scusami, ho cenato senza di te…”
mormorò con tono insolitamente fiacco
“Non avevo fame.” rispose semplicemente lei.
“Inoltre…non so se lo sai, ma io non
ho necessariamente bisogno di cibo.”
“Ah.” fece
lui, abbassando lo sguardo.
Quella sera, c’era un qualcosa di
strano in lui, o forse era solo un impressione di 18…
Solitamente era abituata a vederlo
sorridente, dalla risata facile, e aveva degli occhi splendenti.
Invece, quella che aveva davanti,
pareva quasi un'altra persona: non vi era il minimo sorriso sulla sua bocca, il
suo tono di voce era oppresso,stanco.
“Sarà perché si è appena
svegliato…” pensò lei, non troppo seriamente.
“Scusami,18…non
sono di buon umore…” mormorò, guardando da tutta altra parte.
“Ah, uno
come te può esser di cattivo umore?” disse lei cinicamente, non pensando che
l’avrebbe ferito.
Ai suoi occhi, di solito, pareva
quasi un buffone, una persona mai capace di esser seria.
Ed era strano vedere un “buffone”
triste,no?
Lui non rispose, però la guardò di
striscio atterrito.
In quel momento, in lei tornò di nuovo quella sensazione sgradevole, che le fece fare una
smorfia indefinibile.
Odiava in assoluto sentirsi così,
specie perché non sapeva il motivo per cui succedeva.
Il ragazzo si alzò in piedi.
18 rimase a
fissarlo per un poco, poi si sedette al suo posto.
“ Certo che senza il vecchietto,
la casa sembra vuota…” bofonchiò fissando il vuoto.
Il ragazzo mugugnò come per dire
sì.
18 pensò quindi di parlare con
lui.
“ Ho sentito quello che vi siete
detti…” mormorò.
Questa frase ebbe l’effetto
sperato: Lui spalancò gli occhi, e si voltò di scatto, sorpreso.
“C…ci hai sentito??!” balbettò,
imbarazzato.
“Non sono tipa da non prestare
ascolto a certe cose…” rispose lei, gelida.
Voleva a tutti i costi scoprire
cosa frullava nella mente a quel tizio.
“…devi scusarlo…” cominciò lui.
“Il…il maestro delle volte dice
cosa senza pensarci, e…”
***Questa è la prima parte del capitolo 31, che ho diviso in due parti per comodità***
Il buio della stanza era illuminato solo dalla lampada posata sul tavolo
Il buio della stanza era
illuminato solo dalla lampada posata sul tavolo.
18 dava le spalle alla luce,
quindi il suo viso era visibile solo in parte.
Il ragazzo invece era
visibilissimo pure alla luce fioca.
Era confuso,sorpreso, e qualsiasi
altra similitudine poteva addirsi al suo viso, in quel momento.
“Avanti…spiegami perché quando
penso a te mi sento male!” ripeté 18, avvicinandosi ancora un poco.
Il ragazzo la fissò in maniera
indecifrabile, poi mormorò qualcosa.
“Che hai detto??!” chiese lei ad
alta voce, non avendo capito bene.
Lui ripeté abbassando la testa:
“Io…non ne ho idea…”
18 sbuffò.
“Idiota…sei tu quello che mi fa
star male, e non sai nemmeno il motivo??!” ringhiò.
Lui non alzò nemmeno di un po’ lo
sguardo, pareva proprio timoroso.
“M…mi dispiace…non è mia
intenzione farti star male…”
L’androide rimase in silenzio per
un paio di secondi.
“Non mi servono le tue scuse…non
so che farmene, tra l’altro! E guardami quando ti parlo!!!” disse, sbraitando
l’ultima frase. Lui alzò di scatto la testa, volgendo i suoi occhi intontiti a
quelli gelidi e impassibili di lei.
“Ma che hai in mente,
piccoletto…?” domandò 18.
“Eh??!” rispose lui, dando l’aria
di non capire.
“Non fare il finto tonto…”
cominciò 18, voltandogli le spalle.
“Per tutto questo tempo mi hai
riempito di attenzioni, senza apparente motivo…ora, è palese che tu abbia un
qualche secondo fine…”
“Ma che stai dicendo…?” domandò
Lui.
18 lo guardò di striscio,
sgranando gli occhi, e facendolo sussultare.
“ Che sto dicendo??!non fare il finto tonto, lo sai benissimo!!!”
urlò lei, indicandolo con un dito.
“Mi tratti da “principessa”, ma so
benissimo che in realtà vuoi qualcosa da me…!!!
Voglio sentirmelo dire da te, ora!!!SUBITO!!!!”
“D…diciotto…” mormorò il ragazzo,
indietreggiando ancora.
“Non è difficile, sai…” sibilò
lei, voltandosi lentamente.
In quel momento ripensò a tutte
quelle frasi intrise di veleno che agitavano il suo petto.
---“Ogni uomo, nessuno escluso,
desidera il corpo della donna! E gli uomini sono disposti a tutto pur di
ottenerlo!!”---
E quello che aveva davanti, era
proprio uno di loro!
18 fissò il vuoto, e sorrise
cinicamente.
Cominciò quindi ad avvicinarsi al
ragazzo.
“Perché non lo ammetti?...”
domandò.
Lui indietreggiò ancora ma toccò il muro. La
sua espressione cambiò.
Ora pareva perfino…terrorizzato.
E 18 iniziò a provocarlo.
“…Secondo te ho un bel
corpo,vero…?!” domandò, facendo scorrere una mano sul suo petto, carezzandosi
il seno in modo incredibilmente provocatorio.
Il ragazzo, stranamente, non ebbe
la reazione dovuta: invece di sembrare eccitato, assunse un espressione ancora
più terrorizzata.
“18…che…che…che diavolo stai
facendo??!” domandò, scuotendo la testa.
“Che cosa sto facendo?! Ma come?”
chiese lei, in un tono velenosamente dolce,
arrivando a meno di mezzo metro da
lui.
Dopo di che, sbatté
improvvisamente la mano che prima accarezzava le sue stesse forme
sul muro, facendo sussultare per
l’ennesima volta il ragazzo.
“…invece di fare l’ipocrita
trattandomi da regina, e dicendo fesserie come ‘ Temevo di averti persa per
sempre ’,perché non me lo dici chiaro e tondo quello
che vuoi da me??!”
“perché
non fai prima a dirmi che vuoi portarmi a letto???!”
La frase lasciò di stucco il
ragazzo, che sbarrò gli occhi.
“Esatto...credi che io non me ne
sia accorta??! Tu sei e rimani un uomo!!! E io lo so bene cosa desiderano
quelli come te! Ma la cosa che più mi fa incazzare…”
18 sbatté violentemente il pugno
sul muro, deformandolo leggermente.
“La cosa
che più mi fa incazzare è che tu non solo non vuoi dirmelo di persona, MA SEI GENTILE
CON ME PER NASCONDERMI QUESTO!!!”
Gli occhi del ragazzo non smisero
di fissare un attimo quelli di lei.
C’era una strana luce dentro i
suoi.
Una luce piena di terrore.
“ Portare a letto…” ripeté,
stavolta senza balbettare.
Improvvisamente, afferrò il
braccio di 18, e se lo portò lontano, scuotendo la testa.
“Portarti a letto??! MA CHE STAI
DICENDO????!!!!!!!!!!!”
18 rimase un attimo interdetta
dalla sua reazione, ma incalzò, afferrandolo per il colletto, scuotendolo e
urlandogli in faccia.
“non fare
il finto tonto!!!lo so che è questo che vuoi!!!lo so!!!!!!!
devi solo
dirmelo in faccia!!!!!!dillo che è questo che vuoi!!!!
dillooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Inaspettatamente, il ragazzo
strizzò gli occhi in una smorfia indefinibile, e urlò perfino più forte di lei
“…NON è
QUESTO CHE VOGLIO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Dopo il suo urlo, tutto tornò
silenzioso.
Lui aprì gli occhi solo dopo
alcuni istanti, e si mise ad osservare 18 confuso, e con sguardo atterrito.
18 si allontanò, con un
espressione fattasi improvvisamente confusa.
“C..come sarebbe a dire?!” mormorò
lei, balbettando.
“Se non è questo…cos’è che
vuoi…?!” domandò, in tono estremamente confuso e turbato.
Il ragazzo rimase in silenzio,
ancora posato sul muro.
Aveva abbassato lo sguardo,
premendosi una mano sulla tempia.
E aveva assunto un’ espressione
affranta, che quasi faceva spezzare il cuore.
Strinse ancora gli occhi, parlando
a voce bassa.
“I…io…” cominciò con un filo di
voce.
18 era impaziente di sentire la
risposta.
Lui aprì gli occhi di scatto, la
osservò un attimo, per poi far ricadere lo sguardo a terra.
“…lasciamo perdere…!Anche se te lo
dicessi, non potresti mai capire…”
18 rimase in silenzio. Era rimasta
interdetta da questa risposta.
Non riusciva più a parlare.
E la nausea si era fatta ancora
più forte.
Senza pensarci, si voltò di
scatto, e corse via, facendo sbattere la porta.
Corse velocemente su per le scale,
e arrivata in camera, si lasciò cadere sul letto.
Un silenzio innaturale era sceso
su tutta la casa. Non si sentiva più nulla.
Nemmeno il rumore dello
sciabordare d’onde. Niente.
18 fissò il soffitto con un
espressione indefinibile.
Istintivamente, le sue mani si
portarono davanti agli occhi, coprendole il volto.
“…Perché…?!” mormorò.
Quella brutta sensazione si era
fatta molto più intensa e stomachevole.
Alla fine, non aveva che
peggiorato la situazione.
E per lo più…ora era ancora più
confusa.
Aveva assalito il ragazzo con lo
scopo di ottenere chiarezza, e invece ora si ritrovava più confusa, e
stomacata.
Non era quello,che voleva? Il suo
corpo?
Ma come era possibile? Lui era un
maschio, come tutti gli altri.
Credeva che come tutti mentisse
per nascondere il desiderio di prendere il suo corpo,
ma non era così. Non sembrava
assolutamente così, per lo meno.
Allora perché questo?
Era la prima volta che un uomo la
faceva stare così male.
Eppure Lui non l’aveva mai
trattata male. Perché allora più veniva trattata bene, peggio stava?
Ripensandoci, anche con gli altri
stava spesso male.
Ma era un “male”diverso.
Quando era infastidita dal vecchio
maestro, provava una forte rabbia, un gran fastidio, ma sbolliva dopo poco
tempo.
Invece quella sofferenza era del
tutto nuova.
Ed era molto, molto più
fastidiosa.
“…Perché è…diverso?”
Molti pensieri affollavano la
mente di 18.
Ma ce ne fu uno che la lasciò
attonita, stupita dai suoi stessi pensieri:
Più pensava al piccoletto, e più
quel sentore si presentava.
Tuttavia, si ricordava solo ora di
una cosa…
quando stava vicino a lui, si
sentiva benissimo, perfino meglio di prima.
Mentre la stava curando, quando era “malata”, non aveva quasi mai pensato a
queste cose.
Si sentiva bene, rilassata.
E ora, che si era comportata male
con lui, si sentiva malissimo.
In quel momento, formulò un
pensiero a lei nuovo:
--- Se stare vicino a lui mi fa
star bene, allora preferirei stargli vicino sempre,piuttosto che stare qui da
sola a soffrire delle mie stesse azioni…---
18 improvvisamente sbarrò gli
occhi,e alzò lentamente le mani.
“N…no…” balbettò, come se avesse
avuto una rivelazione
La ragazza si guardo i palmi delle
mani.
Che cos’è che aveva appena
pensato??!
“N…non mi dire che…” mormorò, con
un espressione indecifrabile.
Sin dal primo momento in cui aveva
visto quegli occhi, anche quando il suo scopo era uccidere,
si era sentita bene, e quasi le
stava scappando un sorriso.
Un sorriso.
A lei, che fino a prima si
considerava null’altro che una macchina priva di sentimenti.
Sin dal primo momento…
******
Un sasso rimbalzò sull’acqua,
coprendo una lunga distanza.
Con un grugnito, il ragazzo ne
tirò un altro, quasi con rabbia.
Mentre osservava il sasso che
rimbalzava,nella flebile luce della mezza luna,
si portò alla bocca un'altra
bottiglia.
Mentre scolava tutto d’un sorso
l’alcool che vi era al suo interno, fissò il cielo con lo sguardo perso.
“è…è
sempre la stessa storia…” mormorò flebilmente, sedendosi sulla sabbia fredda.
Pensò a 18, sospirando.
“…Ma perché questo…?” si domandò.
“Ho frainteso qualcosa?Sarà per
l’aspetto? O forse la mia voce?” bofonchiò, osservando il suo riflesso.
“Ah…in effetti sono proprio la
prova vivente che l’aspetto è tutto…” disse, ridacchiando tristemente.
Nascose la faccia tra le mani,
massaggiandosi al contempo gli occhi stanchi.
“…Perché insisto…io non merito
nessuno…” concluse, tirandosi con rabbia una guancia, osservando la sua
immagine contorcersi tra le onde.
“Per uno come me, non c’è posto
per nulla, se non la pietà…”
Alzandosi, prese un altro sorso,
sentendosi sempre più stordito.
“Ah ah, sì…faccio pietà!Bevo come
un idiota…!!!Sono proprio uno sfigato che non ha nemmeno provato a salvare il
suo amico!!” mormorò, barcollando.
Ripensò quindi a quello che 18
aveva detto.
E a come lui aveva reagito.
“Non potrà mai capirmi…nessuno
potrà mai…” pensò.
“In fondo…so benissimo che per
tutti sono un buffone. E quindi, è naturale che nessuno mi prenderà mai sul
serio…”
Il piccoletto fissò quindi
l’orizzonte, ormai invisibile per la troppa oscurità.
Quindi si voltò, e iniziò a
camminare verso la casa, barcollante.
“Non capisce…per me…è un immensa
gioia il solo fatto di averla qui…”
La luce della luna si rifletteva tremolante nell’acqua
La luce della luna si rifletteva
tremolante nell’acqua.
Faceva freddo.
Quasi paradossalmente, mentre di
giorno la temperatura era dolce e piacevole, di notte la temperatura si
abbassava a tal punto, che già si poteva vedere il fiato condensare.
La sabbia era gelida, e una brezza
ghiacciata soffiava controvento.
Due occhi tanto gelidi fissavano
il soffitto.
Nel caldo confortevole delle sue
coperte, 18 era rimasta immobile, con lo sguardo perso.
Aveva sentito mormorare qualcosa,
fuori dalla finestra,
ma non aveva capito bene cosa.
Forse non aveva semplicemente
ascoltato bene, o forse il rumore del mare era troppo forte, nemmeno lei sapeva
dirlo con certezza.
Non riusciva a dormire.
Ancora, e ancora, e ancora, e
ancora, si tormentava con tanti pensieri,
stando bene attenta a non
esprimerli tramite i muscoli facciali e gli occhi.
Detestava manifestare le sue
emozioni, ma non si ricordava quasi più il motivo.
Forse si vergognava di mostrare
agli altri il proprio parere,
o forse aveva semplicemente paura
di ricevere un qualsiasi commento, positivo o negativo che fosse.
“ Se io ho paura…non sono degna di
esser una macchina…” mormorò, mettendosi a sedere con lentezza.
“ Forse…sono ancora umana, in
fondo?” si domandò, stringendo debolmente le coperte.
Improvvisamente, scese dal letto.
“In fondo non ci perdo niente, ad
andare a parlargli…non riesco a dormire, tra l’altro…” pensò, infilandosi delle
pantofole.
Non aveva capito bene la
situazione, né quello che aveva in mente il ragazzo, e ancora non aveva capito
il motivo per cui si sentiva particolarmente confusa.
Ma stavolta era determinata a
scoprirlo, anche se non sapeva bene cosa avrebbe potuto dire.
“Andiamo dall’idiota…” bofonchiò,
scendendo le scale.
Nonostante l’ora tarda, nel
salotto era accesa una piccola luce,
segno palese della presenza di
qualcuno.
18 quindi entrò nella stanza,
sfruttando la sua peculiarità di androide, ossia la capacità di muoversi senza
produrre il minimo rumore.
Il ragazzo era raggomitolato in
una semplice coperta, rannicchiato in un angolo del divano e illuminato solo
dalla luce di una lampada da tavolo.
Dai suoi occhi chiusi, dava
l’apparenza di essersi addormentato.
“ Certo che questo tizio…non dorme
mai in un letto come si deve…” pensò non troppo seriamente lei, avvicinandosi.
Le scocciava svegliarlo, quindi si
sedette nello spazio libero del divano, e si mise ad osservarlo per bene.
L’orologio segnalava al buio,
tramite una flebile luce rossa, le ore tre.
“ Chi me lo fa fare, di aspettare
che si svegli…” bofonchiò a voce bassa, dandogli un leggero colpo sul polpaccio.
Dopo alcuni istanti, Lui sussultò
leggermente, mettendosi a sedere, ma non aprendo ancora gli occhi.
“ Ahia…la mia povera testa…” si
lamentò flebilmente stringendosi con una mano le tempie, e coprendosi gli
occhi.
La voce di 18 lo fece sussultare
un'altra volta, come un sibilo di un serpente nell’oscurità.
“ Ehi, Bel addormentato…”
Lui si voltò di scatto verso di
lei, e si stupì parecchio nel vederla seduta vicino a lui.
“ Che…che ci fai qui??!” mormorò.
“ In tutto questo tempo non ti ho
mai visto dormire nella tua camera da letto…eppure hai detto di averne una,
no?...” rispose lei, vagamente.
Il piccoletto iniziò a squadrarla
come solito, e voltò lo sguardo.
Ciò significava un'altra premura
nei confronti di lei…e un altro fastidio.
“…Pur di farti star bene, ho
rinunciato alla mia camera…ma non mi lamento…” mormorò.
18 rimase in silenzio per un po’,
a riflettere.
Quella sera Lui era parecchio
strano, qualcosa in lui le era nuovo.
“…certo…non sono uno scemo, a far
così?” domandò il piccoletto, con una risatina amara.
“Sì. Sei proprio un idiota.”
rispose inaspettatamente 18, con un tono crudele.
Il ragazzo la osservò di striscio,
e poi abbassò lo sguardo, come sorpreso e deluso al contempo dalla risposta.
“…Ecco come si finisce, se ci si
preoccupa troppo per il prossimo, e non di se stessi…”
commentò 18, stavolta in una
tonalità ne premurosa ne distaccata.
“Hai ragione…” mormorò Lui,
atterrito.
“Ti domanderai perché sono venuta
qui…” cominciò lei, avendo come risposta un flebile “sì”.
“…Non era mia intenzione dire
quello che ho detto fino adesso, quello che devo dirti inizia da qui in poi…”
lo avvertì, e Lui come risposta si voltò lentamente verso di lei, con sguardo
insicuro.
“…Non capisco perché tutte queste
premure verso il mio conto…
eppure tu hai affermato di non
…volere il mio corpo, non è così?”
Il piccoletto rimase in silenzio
per un po’, poi rispose, sorprendendola.
“…Esatto…non sono un perfetto
sfigato?”
“ E cosa c’entra…” ribatté lei non
troppo seriamente “…non è questo il nocciolo…”
“…Beh…” cominciò Lui
“…semplicemente mi rende felice
aiutare gli altri, renderli felici…se non altro, è l’unica cosa che riesco a
fare, se non esser un rifiu…”
18 sbarrò gli occhi minacciosa, e
troncò la frase con un “ PIANTALA!” che lo zittì all’istante.
“ …I vittimismi non funzionano su
di me, spiacente!”
Lui rimase in silenzio a fissarla,
e poi si alzò in piedi, dandole le spalle.
“ Per me il bene più grande è
vederti felice, 18… al punto che ‘me stesso’ non è più divenuto importante…”
18 ebbe un flash del viso
sorridente di numero 6, in quella immensa distesa bianca.
Chiuse gli occhi in silenzio,
inspirando profondamente.
Quel ragazzo parlava proprio come
lui.
E non sapeva se questo le dispiaceva
o meno.
La cosa strana, inoltre, era che
in quel momento si sentiva tranquilla, e la nausea non aveva lasciato alcuna traccia,
dentro di lei.
Ma comunque, per quanto avesse
voluto bene a 6, quel ragazzo parlava proprio come lui; quello che l’aveva
ingannata, che le aveva nascosto una triste verità, che viveva solamente per
lei, non dando la minima importanza a se stesso, più o meno come stava facendo
Lui in questo momento.
Ciò significava che probabilmente
c’era qualcosa che non le stava dicendo.
18 sorrise amaramente, ripensando
alla misteriosa e confusa conclusione che
aveva tratto qualche ora prima.
“Il bene più grande, eh?” ribatté
lei.
“ Ma non ti rendi conto che così
fai soffrire perfino chi stai coccolando con tutte quelle premure??!”
Lui non capì subito il significato
della frase, e si limitò a dire un “Eh?” poco convinto.
Poi guardò 18 negli occhi, come se
avesse capito.
“ 18…stai bene? Non è da te…dire
certe cose…” mormorò.
La donna non rispose, e si limitò
a continuare.
“…Hai capito, insomma. Vederti in
questo modo mi fa soffrire…”
Il ragazzo rimase
pietrificato,confuso.
Poi sull’angolo del suo occhio
sinistro, apparve una piccola luce.
“ Mi dispiace, 18. Non è mia
intenzione farti soffrire, assolutamente…però…”
La luce iniziò a scendere lungo la
guancia, per poi cadere sul tessuto del divano, spezzandosi in mille frammenti
liquidi.
Il ragazzo si girò sorridendo, ma
al contempo, in lacrime.
18 rimase in silenzio ad
osservarlo.
“…però…” continuò Lui
“…non capisco il perché, ma…sono
così testardo da sperare che tu un giorno possa ricambiare…capire come la
penso…credere che in fondo al tuo cuore ci sia rimasto ancora un lato umano…è
da idioti, lo so…però non riesco a smettere.
E ora che so che il mio
comportamento ti fa star male…mi dispiace ancora di più…
non è…mia intenzione…”
Ci furono alcuni attimi di
silenzio, e poi Lui proseguì.
“…Io non ti merito, 18. Un tipo
come me, che pur di far felice la gente, è disposto a ridicolizzare se stesso,
non è degno di stare con una persona come te…
anzi…non è degno di avere niente
altro, se non pietà…”
18 rimase zitta, a fissare il
vuoto.
“ Però, ti devo ringraziare…so che
ti faccio soffrire con i miei comportamenti idioti, e so che non valgo nulla
come persona, e come combattente…però mi hai comunque reso felice, con la tua
presenza qui…”
Ci fu di nuovo silenzio.
Il ragazzo rimase zitto, a fissare
l’androide, come in cerca di una qualsiasi risposta.
18 non gli rivolse lo sguardo.
L’immagine di 6 che la salutava
nella distesa bianca, l’aveva ipnotizzata.
Un sorriso apparve sul suo volto.
Aveva capito.
“ Sì…forse è così.” rispose infine
al ragazzo, senza farsi vedere.
“…Però vedi…anche io ho fatto un
errore.”
“ Eh? Di cosa parli?” mormorò Lui,
confuso.
“Io” cominciò lentamente“ Non sono tipo da fare due volte lo stesso
errore…però, stavolta, ci sono cascata di nuovo…ora ne sono certa…che stupida
che sono…”
Il ragazzo rimase fermo davanti a
lei, senza capire.
18 quindi si alzò inaspettatamente.
“…Tempo fa, mi ero promessa che
non avrei mai fatto una seconda volta lo stesso errore…
ma, a quanto pare…la promessa è
infranta…
ci sono caduta un'altra volta…”
così dicendo, si avvicinò a Lui.
“ Vuoi sapere di cosa sto
parlando…?” domandò, giuntagli ad appena mezzo metro di distanza.
“…C’entro io, per caso?” chiese
ingenuo Lui.
18 si voltò verso di lui, svelando
il suo sorriso.
“ Sei tu, il mio errore…l’errore
che però non rimpiango…”
Prima che Lui potesse chiedere
qualsiasi cosa, l’androide si avvicinò ancora di più,
e accostò le sue labbra sulle sue.
Nel buio che seguì, causato
dall’aver chiuso gli occhi, lei cercò di avvicinare il suo petto contro il suo.
Quando ci riuscì, iniziò a sentire il battito del cuore del ragazzo accelerare
lentamente.
Si allontanò un attimo, aprendo
gli occhi.
Lui la stava fissando, con gli
occhi spalancati. La sua espressione era un misto di stupore, incomprensione,
confusione, e timore.
Cercava di balbettare qualcosa, invano,
ed era arrossito leggermente.
“M…ma…” mormorò, senza staccarle
gli occhi di dosso.
L’androide provò quasi tenerezza,
nel vederlo. Cercò di avvicinarsi di nuovo, ma
stavolta il piccoletto fece un
passo indietro, timoroso.
“ Ehi…” lo richiamò a voce bassa
lei “ …hai per caso paura di me…?” domandò.
Il ragazzo esitò un attimo, poi
rispose flebilmente “ …sì…”.
18 per un attimo sentì un filo di
amarezza in bocca.
Davvero era così temibile, anche
quando non aveva alcuna intenzione ostile?
“Non devi.” fu la prima frase che
mormorò a bassa voce.
Aprì le braccia e si avvicinò,
cercando di non dare alcuna impressione ostile, nell’intento di acchiappare
qualcosa nella sua stretta.
Lui si lasciò abbracciare senza
storie.
Le parve strano… abbracciare
quella persona, le stava dando una sensazione totalmente diversa da quella che
aveva memoria di aver provato tempo prima.
Aspettò che facesse qualcosa.
Ma ancora confuso e timoroso, il
ragazzo non fece nulla.
Fu allora che 18 cominciò a
comprendere…
atteggiarsi da persona fredda e
insensibile era inutile.
Fino a quando lei avrebbe
proseguito nel comportarsi in tal mondo fuori e dentro di lei…
…non sarebbe stata diversa da
qualunque persona sola.
Anche se stava stretta al ragazzo,
sentì il gelo della sua solitudine divenire quasi palpabile, e fu come se
improvvisamente le si rivoltasse contro.
“Se nemmeno lui si fida di
me…allora non ho speranze? Sono destinata a rimanere sola??!”
Quel pensiero le stritolò il
petto, come una lunga corda irta di spine.
Tutta la sua sicurezza era stata
spazzata via con un soffio, ora non si sentiva meno debole di un comune umano…lei,
che ormai possedeva il mostruoso potere di una macchina assassina.
---Più cerchi di sfuggire alla
solitudine, cancellando i tuoi sentimenti, più questi ti affliggono,
supplicandoti di recuperarli ad ogni costo…---
Sentì improvvisamente il desiderio
di venir stretta forte.
La ragazza posò la testa sulla
spalla di Lui, tenendo gli occhi chiusi.
“ Ti prego…abbracciami…” pensò.
18 tenne chiusi gli occhi, ormai
sfiduciata. Ma poi, il suo cuore ebbe come un’iniezione improvvisa di calore,
sentendo le braccia di Lui cingerle lentamente la schiena, e le sue mani
posarsi delicatamente sulle spalle.
Si sentì meglio…molto meglio.
Sprofondando il viso nell’incavo
del collo del ragazzo, cercò di godersi quel flebile abbraccio. Era tantissimo
tempo che nessuno la stringeva. Le parevano passati almeno mille anni,
dall’ultima volta.
Ad un certo punto sentì le mani di
lui allontanarsi con lentezza.
“NO!!!” esclamò con decisione,
paralizzandolo.
“Resta qui…così…” mormorò dunque,
facendo sfumare nel nulla la voce.
Rimanendo in silenzio, Lui sfiorò
con la sua mano la guancia di 18.
La ragazza l’afferrò al volo con
entrambe le mani, e se la portò sul viso.
Era davvero calda e morbida.
Quindi, il ragazzo si fece forza e
mormorò qualcosa.
“18…le tue mani…” sussurrò, con un
espressione ancora confusa, ma già meno timorosa.
“Cos’hanno le mie mani…?” domandò
semplicemente lei.
“…ah, ho capito…sono fredde?...non
è colpa mia se sono così, vedi, io…”
“…Sono così tiepide…” rispose Lui,
senza lasciarla finire.
18 rimase ferma un attimo, giusto
per capire la risposta, poi provò a mettersi una mano sul viso. Un calore sconosciuto
le scaldò la guancia.
Era strano…lei aveva sempre avuto
le mani gelide.
Nelle buie notti, mentre si rotolava
ancora e ancora tra le coperte, teneva le mani strette l’una all’altra, ma non
c’era proprio nulla in grado di riscaldarle.
“…Forse era solo una mia
impressione…” mormorò con un filo di voce lei.
“Eh?” fece Lui, non comprendendo
la sua frase.
“Accarezzami di nuovo…” rispose
lei semplicemente, sorprendendo il piccoletto, che iniziò a guardarsi attorno
imbarazzato, senza però fare domande.
Mentre Lui le passava il dorso
della mano sul viso, con una dolcezza e una lentezza incredibili, 18 osservò il
viso di Lui, che era diventato completamente rosso.
La pelle che stava accarezzando
era morbida, perfetta.
Fin troppo perfetta. 18 lo trovò
ironico.
La pelle che il ragazzo stava
gentilmente carezzando con una mano, probabilmente non era proprio quella che
possedeva un tempo.
Carezzava un icona, un qualcosa di
fittizio, che dà piacere solo ad esser contemplato e toccato.
Ad un certo punto, l’androide udì
una risatina provenir dal ragazzo.
“Eh, eh…” mormorò Lui a bassa
voce, probabilmente rivolto a se stesso.
“…Ce l’hai tra le braccia solo,
deficiente…smettila…”
“Che c’è?” si intromise 18,perplessa.
Come risposta, il ragazzo scostò
la mano dal suo viso, allontanandola abbastanza da potergliela mostrare per
intero. 18 si accorse che era in preda a dei fremiti prima violenti, poi lievi.
“…Cavolo…s-sono così teso…che…le
mani…” ridacchiò amaramente.
Mentre lei stava ancora a fissare
la mano tremante, poté udire un sussurro dal piccoletto:
“Mi piaci da morire.”
In quel breve istante, quando la
frase venne finalmente analizzata e capita dal suo cervello,18 sorrise.
Sentire una frase simile la faceva
sentire strana: lo sapeva.
Ne era al corrente da tempo,
eppure ora si sentiva estremamente sollevata,anche se al contempo aveva un filo
di rammarico, per quel amore che ora non c’era più. Ma non ci pensò più di
tanto.
Prese quindi la mano del ragazzo,
che in breve tempo smise di tremare, e si lasciò baciare, poiché stavolta Lui
era stato impavido abbastanza da avvicinarsi.
Prima di approfondire il bacio, al
ragazzo parve di udire una flebile ma ferma risposta dalla ragazza:
“Anche tu”
***********************************************
Era stato tutto molto più semplice
di quanto si fosse aspettata:
Quel bacio, in breve, si era
moltiplicato in altri baci, molto più decisi ed espansivi.
Quindi lei, venendo presa in
braccio, si era ricordata delle forti braccia che l’avevano raccolta da terra:
riconobbe in Lui quella stretta salda e rassicurante che l’aveva fatta cadere
nel sonno con un sorriso, come se in quel momento ogni suo pensiero maligno
fosse stato scacciato via.
Le pareva proprio strano comparare
quella presa, quella stretta, con un ragazzo a prima vista così debole ed
insicuro.
Mentre Lui la stava portando di
sopra, salendo lentamente le scale ben vedendo da non farla cadere, 18 provò a
guardarlo in faccia, ma il buio le precluse la vista.
Tuttavia,sentiva lo stesso una
certa tensione attraverso le sue mani.
Era davvero tenero: le faceva una
tenerezza immensa, vederlo così agitato, imbarazzato, per causa sua.
L’aveva posata sul letto con molta
delicatezza baciandola un ultima volta.
“Non è proprio necessario che
finisca in questo modo…” mormorò, alludendo ad un argomento che 18 capì
all’istante.
“…in fondo, a me basta anche
solamente averti vicino…” sorrise, sedendosi a bordo del letto. 18 rimase in
silenzio, osservando la sua schiena in controluce.
Finalmente aveva capito cosa non
andava in lei: soffriva nel veder soffrire quella persona, che ora a lei era
così cara.
E la vista della sua schiena già
la stava rendendo ansiosa: non voleva rimanere sola!
Quello che voleva, l’unica cosa
che voleva al momento, era averlo vicino, solo quella era la via per non farla
soffrire. Solo insieme a Lui poteva esser felice!
18 si avvicinò di spalle al
ragazzo, prendendolo delicatamente per le braccia.
La voce che le uscì dalla bocca
parve quasi irriconoscibile, un rantolo doloroso di una bambina la cui
innocenza già era sparita da un pezzo, ghermita dall’orco cattivo:
“…Non mi lasciare sola…resta con
me!”
Lui si voltò lentamente,rispondendo
a quella così palese richiesta di affetto con un altro bacio.
“Non mi permetto…” sussurrò,
stringendola ancora abbastanza cautamente.
“Non mi permetto…”
La prima luce del giorno illuminò
la stanza: i due avevano dormito assieme, e ora stavano riposando abbracciati.
La ragazza rimase per molto tempo con gli occhi chiusi, posata sul petto di
Lui, contando ogni lento respiro:
Il sonno di 18 venne bruscamente
interrotto da qualcosa: un qualcosa di morbido e tiepido si era posato sulla
sua guancia, risvegliandola.
Lei aprì lentamente gli occhi, e
tutto quello che vide dinnanzi a lei fu bianco.
Il soffitto non c’era più.
“Che diavolo…?” mormorò, confusa,
ma restando sdraiata.
Guardò quello che stringeva nella
mano: era un petalo blu.
Un ricordo indelebile le tornò
ancora in mente, legato a quel colore.
Dove era finita?
Sotto di lei sentiva un tappeto di
morbidi e freschi“qualcosa”, che la
facevano sentire proprio a suo
agio.
Voltò leggermente lo sguardo verso
terra, e vide che questo tappeto era fatto di fiori.
Non fece tempo a domandarsi nulla,
che vide quello che doveva esser una coperta, ma che in realtà non lo era:
Il suo corpo nudo era coperto da
un lungo mantello rosso, morbidissimo al tatto.
“Un mantello” mormorò lei, prima
di seguire con gli occhi il percorso della stoffa.
Fu allora che vide un'altra
persona, sdraiata al suo fianco.
Una maschera di gatto celava
l’identità di colui che aveva davanti.
Era lui.
Il principe delle favole.
Immobile come una statua, stava ad
una ventina di centimetri da lei, coprendola quasi del tutto con il suo caldo
mantello.
Il viso mascherato era rivolto
verso di lei, ma attraverso i due fori a forma di mandorla della maschera, si
potevano vedere le palpebre chiuse : pareva addormentato.
“Sei tu…”
pensò 18, stupefatta.
“E così, dopo tanto tempo…ti vedo dal vero…incredibile, credevo non
esistessi!”
Il “gatto” rispose inaspettatamente
a suo modo, sorridendo leggermente.
“Ma chi sei…?” domandò 18, voltandosi completamente.
“…arrivi un po’ tardi per salvarmi, sai…l’orco è già morto da
parecchio…” concluse,con
un filo di tristezza nella voce.
Il principe non disse nulla, e le
porse una mano: tra il pollice e l’indice teneva un anello dalle perle rosse,
lo stesso che 18 indossava tempo fa.
“Il mio anello…ma come…” mormorò
lei, allungando la mano per prenderlo.
Il principe si decise finalmente a
parlare.
“L’ho recuperato per lei, principessa…” mormorò con un alito di voce lui.
“ L’ho vista la notte, mentre dormiva triste, e poco, e sola…spero che
questo le faccia almeno tornare un po’ di sorriso…”
18 non ribattè,continuò a fissare
quella maschera.
“…Ora che ti ho incontrato…posso
vedere chi sei?”
Il “gatto” rimase in silenzio un
attimo, per poi rispondere:
“ Se lei desidera, principessa…se lei desidera.”
Mentre ancora il “gatto” parlava,
18 afferrò i bordi della maschera, pronta a sollevarla.
Moriva dalla curiosità.
Prima che 18 iniziasse a
sollevare, il principe mormorò un’ultima cosa, sorridendo.
“…Però deve farmi un favore…si svegli, ora!”
La maschera a forma di gatto cadde
a terra, come al rallentatore.
In un secondo, si spezzò, e si
sparpagliò ovunque.
18 aprì gli occhi di scatto,
mettendosi subito a sedere sul letto .
Era…un sogno?
La ragazza fissò la porta della
camera, chiusa, e sospirò, confusa.
Poi si voltò, e lo vide.
Lui.
Era sdraiato vicinissimo a lei, le
stava stringendo una mano, dormendo tranquillamente.
18 rimase a fissarlo, senza parole,
sdraiandosi di nuovo di fronte a lui.
Il suo respiro era lento e dolce,
il suo addome si alzava ed abbassava lentamente,
segno del suo sonno tranquillo.
18 rimase muta a contemplarlo, per
poi posare di nuovo la testa sul suo cuore.
La persona di cui si era
innamorata era lì, accanto a lei. Ancora.
Dopo un lunghissimo
periodo di tempo, durante il quale Innocence sembrava quasi finito
nel dimenticatoio per me, ecco
che ritrovo
l'ispirazione e la voglia di ultimare dopo due anni la fanfiction!
Non poteva finire così, non poteva!!!
Ringrazio tutti quelli
che hanno seguito tempo fa la storia, e chi eventualmente inizierà
a seguirla da adesso,nonchè tutte le vecchie
conoscenze che hanno
aspettato un sacco di tempo nella speranza di leggere un nuovo
capitolo. Ebbene, eccolo qui, spero vi piaccia.
Il capitolo che seguirà
questo sarà l'ultimo e verrà aggiunto entro un mese,
non perdetelo!
Detto questo, auguro
una buona lettura a tutti voi! GT18
La
luce del sole filtrava dolcemente tra le fessure delle finestre,
illuminando
in modo tenue la stanza e parte delle coperte.
Due
grandi occhi dello stesso colore degli zaffiri se ne stavano
spalancati
a
fissare ciò che avevano di fronte: un ragazzo che dormiva
placidamente,
con
il volto e gli occhi che seppur chiusi erano comunque rivolti verso
di lei.
Era
passato un po' di tempo da quando 18 si era svegliata, cominciando ad
osservare con
assiduità
i lineamenti di quella persona.
Erano
lineamenti molto semplici, privi di qualsiasi spigolosità, e
rendevano il suo viso
tenero
e dolce, specie durante il sonno.
Forse
per questo non riusciva a distogliere lo sguardo- pensò per un
secondo lei.
La
sua mente in ogni caso non poteva fare a meno di ritornare indietro
alla nottata appena trascorsa, causandole una
strana
sensazione, miscuglio di lieve imbarazzo e al contempo di una strana
e piacevole soddisfazione.
"Guarda
come dorme beato..." pensò 18, sorridendo lievemente.
Con
una mano afferrò un lembo della coperta che copriva entrambi e
senza motivo lo sollevò leggermente,
guardando
quello che c'era sotto con una insolita curiosità.
Subito
dopo abbassò la stoffa, sentendosi avvampare in volto.
"Ma
che combino?...Questo non è da me!!!" riflettè 18
scuotendo la testa le cui guance erano improvvisamente arrossite.
In
effetti, questo suo comportamento non era usuale.
Una
simile curiosità non le sembrava affatto naturale, anzi pareva
perfino un po' "perversa".
Ma
la verità era che semplicemente non riusciva ancora a credere
a
quello che era successo, le sembrava ancora tutto così
irreale...
"Cosa
ho combinato ieri con te..." sussurrò 18 sorniona rivolta
al giovane, guardandosi bene dal svegliarlo.
Le
sue aspettative si erano rivelate corrette: ora che si trovava così
vicino a lui, si sentiva
benissimo.
Oramai era estremamente convinta di tutto quello che aveva pensato la
stessa sera.
Anzi,
con sua grande sorpresa sembrò quasi che la notte avesse
portato il suo stesso carattere
a
rivelare sfaccettature inedite, del tutto inaspettate.
Forse
- pensò- erano state le carezze ricevute a compiere questo
"prodigio"? O forse lo stretto contatto tra i loro corpi?
Magari
erano stati quei sospiri che le erano sembrati stranissimi, non solo
perchè erano usciti dalla sua bocca?...
Mentre
la ragazza era intenta nelle sue congetture, Lui aprì
lentamente un occhio.
Lo
rivolse quindi alla donna che aveva di fronte, e inaspettatamente
spalancò gli occhi sussultando e, sollevandosi
sui
gomiti, si lasciò scappare un "AH!" di sorpresa.
18
rimase confusa per un attimo a fissarlo, poi lui dopo un paio di
secondi rilassò l'espressione a tornò
ad
afflosciarsi sul letto, sospirando di sollievo come se si fosse reso
conto dell'assenza di chissà quale pericolo.
"C-Ciao..."
mormorò, con aria molto imbarazzata.
18
intenerita ricambiò il saluto, aspettando poi una risposta.
"...Eheh...devi
scusarmi" bofonchiò il ragazzo "...non sono solito
svegliarmi trovandomi delle belle donne
nel
letto...mi hai spaventato..."
"Sei
proprio scemo." rispose 18, con un finto tono di rimprovero.
Finalmente
capiva una delle cose che trovava piacevoli in lui. Il suo modo di
fare
sia
goffo che tenero le piaceva davvero. Forse risvegliava un chissà
quale istinto materno insito in lei.
E
in una situazione del genere, per giunta...!
Ci
fu qualche attimo di perfetto silenzio, dopo di che fu lui a decidere
di romperlo in qualche modo.
"Beh...come
stai?I-insomma, come va...tutto bene?" chiese lui. Quello che
stava intendendo in realtà andava ben oltre un classico "come
stai" formale,
era
una richiesta che velatamente riportava 18 ancora una volta agli
eventi della scorsa notte. Era quasi come se fosse preoccupato per
lei.
Come
se pensasse di aver fatto qualcosa di male...al suo corpo.
"Tranquillo,
benissimo..." rispose in maniera concisa lei, con l'obiettivo di
metterlo a suo agio.
"Oh...è...è
una buona notizia...è un sollievo per me..." ribattè
il piccoletto sfoggiando un bel sorriso.
La
verità era che Lui non aveva nemmeno mai sfiorato una donna.
Non in quel senso, per lo meno.
Glielo
aveva rivelato con estremo imbarazzo, mentre i suoi occhi scuri non
potevano fare a meno di osservare il suo corpo,
perfetto
e immobile nella penombra e in paziente attesa della sua prossima
mossa.
Lei
non fu particolarmente sorpresa nel sentire una simile biascicata
confessione, poichè molti indizi trapelavano dal modo di
comportarsi
sempre
timido e riservato del piccoletto, che certo non sarebbe stato
comunque mai scambiato per un Casanova di professione.
Ma
la cosa le fece provare una sensazione piacevole. In cuor suo doveva
ammettere che il fatto di poter esser la prima a
condividere
un legame così intimo per lui le faceva un estremo piacere.
D'un
tratto 18, osservando quegli occhioni supplicanti da cucciolo, potè
intuire cosa stava per domandarle.
Era
pur sempre un maschio, dopotutto...decise quindi di bruciarlo sul
tempo rispondendogli in maniera fulminea.
"...Prima
che tu me lo chieda, no, non sei stato affatto
penoso...ehm...anzi...ad esser sinceri non mi è affatto
dispiaciuto..."
mormorò
lei cercando di esser sincera, ma al contempo mantenendo un certo
atteggiamento.
Lei
si era fatta conoscere proprio per il suo atteggiamento distaccato e
freddo, dunque era opportuno evitare di scadere in
comportamenti
troppo diversi dal suo "personaggio".
"
PER CUI... -disse alzando il tono di voce -...non cominciare a dire
cose come " spero di non esser stato penoso",
perchè
potrei sganciarti uno scapellotto! Baka!!!"
La
risposta di 18 ebbe l'effetto sperato, e il ragazzo rimase basito per
qualche secondo, poi però ne capì il tono
non
troppo serio e sfoderò un sorriso a trentadue denti.
La
frase doveva avergli fatto un gran piacere, perchè
inaspettatamente le saltò letteralmente addosso abbracciandola
forte.
18
non seppe che dire in un primo momento, ma era sì e no
sorpresa da quel gesto: dopotutto, il ragazzo si era dimostrato sì
timido e impacciato
come
pochi, però aveva avuto il modo di osservare che quando egli
stesso era preso dalla passione, poteva esser capace di tutto.
"Oh,
Juu-chan, non sai quanto io sia felice in questo momento!!!"
gongolò mentre sprofondava il suo viso nell'incavo del collo
di lei.
"...Juu-chan?"
ripetè 18 all'udire questo nuovo nomignolo
Il
piccoletto si diede temporaneamente un po' di ritegno, e mormorò
"...Beh, sì...p-posso chiamarti Juu-chan? 18...se devo
esser sincero
mi
è sempre sembrato troppo freddo, e così..."
La
donna ci pensò un attimo, ancora stordita dall'ennesima
dimostrazione di affetto, e poi sorrise lievemente.
"Heh"-
pensò- "perchè no? In fondo... il numero 18 si
legge Juuhachigou..."
Aveva
ricevuto come una rivelazione divina capendo di essersi innamorata,
poi aveva fatto l'amore per tutta
la
notte con un piccoletto che apparentemente appariva innocuo ma che in
realtà poteva rivelarsi decisamente famelico,
e
il tutto era successo sì e no da una solo nottata.
Farsi
chiamare Juu-chan? Che problema c'era!
"Va
bene, piccoletto...se ci tieni, chiamami pure così. Ma vedi di
non esagerare troppo, intesi?" annuì lei.
Lui
continuò a guardarla sorridendo, poi però assunse una
espressione indecifrabile.
"...Ehm...allora...
tu ed io adesso...insomma...possiamo definirci..." bofonchiò
in maniera poco comprensibile senza terminare la frase.
18
capì cosa voleva chiederle:
-
Insomma...tu ed io adesso possiamo definirci...una coppia?
Era
vero, ormai tra loro due c'era un legame forse oltre a quello di tipo
fisico, e lei aveva capito bene di essersi innamorata di lui e non
c'era
alcun
dubbio che il nanerottolo l'adorasse, però ad essere sinceri
non riusciva ancora a pensare, o perlomeno rendersi conto di una cosa
simile.
Cercò
di pensarci su, ma il silenzio che era sceso nella stanza venne
interrotto da un brontolio improvviso.
"Oh..."
fece il piccoletto mettendosi poi una mano dietro la nuca "...è
il mio stomaco che brontola...accidenti che imbarazzo!!!"
18
venne distratta e al vedere una scena così buffa in un momento
così le fece scappare pure una risatina argentea.
"Accidenti...non
è il momento adatto però io ho davvero fame!!!"
-
Grazie mille, stomaco del piccoletto, ci hai fatto cambiare argomento
e mi sa che è meglio così
"Beh...conviene
che io vada a preparare la colazione" disse il piccoletto
mettendosi a sedere
"
Juu-chan, ti va se preparo qualcosa anche per te? Se ti va si
intende..."
Stando
a quanto 18 aveva potuto intuire, anche lui si sentiva un po'
spaesato da quella domanda,
quindi
notò che anche per lui il fatto che il brontolio dello stomaco
avesse interrotto il discorso non era stata una cosa negativa.
Dunque
annuì tranquillamente, ma poi notò che il ragazzo
rimaneva fermo dove era e non si muoveva se non per guardarsi
intorno.
"...Accidenti...dove
sono finiti i miei vestiti..." mormorò lui confuso.
18
soffocò a stento una risatina e si sentì in obbligo di
rispondere.
"...Sai,
credo che siano finiti fuori dalla finestra...in ogni caso ti
dovresti alzare per vedere dove sono..."
L'espressione
del piccoletto divenne simile a quella di un cartone animato.
Evidentemente trovava alquanto imbarazzante la situazione.
"Oh,
via..." iniziò 18 che cominciava a provare un certo gusto
nel prenderlo in giro "...hai forse paura che io ti veda il
culetto, per caso?
In
tal caso vai tranquillo, giunti a questo punto non è nulla che
io non abbia già visto!" disse assumendo un'espressione
maliziosa.
Il
colore del volto di lui divenne scarlatto, e la frase ebbe l'effetto
di farlo nascondere sotto le coperte.
Tenero
e buffo. Era sempre molto divertente e assolutamente tenerissimo. Lei
non poteva non ammettere che gli piaceva sempre di più questa
sua particolarità. Prenderlo in giro non faceva altro che
alleggerirle l'anima, la divertiva nel profondo del cuore. E in fondo
poteva essere anche questa una forma di espressione d'affetto, benchè
fosse noto come nel suo carattere non vi fosse propensione alcuna per
l'esternamento dei sentimenti in genere.
"Va
bene...non devi per forza andare subito" mormorò lei
andandolo a trovare sotto il suo nascondiglio di stoffa e trovandolo
lievemente ranicchiato.
"
Anzi...mi farebbe piacere se restassi qui con me ancora un po'..."
aggiunse assumendo un tono piuttosto suadente.
"Eh?...Come?..."
fece lui con un'aria da finto tonto.
18
era stata improvvisamente presa dal desiderio di averlo ancora vicino
a lei, quindi il suo sguardo lasciava bene intendere cosa volesse.
Ma
per scrupolo si sdraiò dolcemente sopra di lui stringendolo a
se. In fondo il piccoletto delle volte risultava
lievemente..."tardo".
"Oh...Juu...ma
tu...sei sicura?..." balbettò lui non dando comunque
l'impressione di sgradire quel gesto.
"...Lo
sai, si dice che la ripetizione giova..." si limitò a
dire lei sorprendendolo con un bacio a fior di labbra.
Mentre
il piccoletto cominciava a carezzarle i capelli biondi - gesto intimo
che lei stessa appurò esser quasi di rito per lui nella sua
sconfinata
dolcezza-
lei chiuse gli occhi ed ebbe il modo di pensare un altro po' prima di
venir distratta totalmente.
In
fondo
- riflettè- posso
rimanere basita e confusa dalla questione, ma non posso negare il
fatto che mi piaccia davvero tanto
stare
assieme a lui...
*********************************************
Il
bastone del vecchio Muten, cadde improvvisamente al
suolo
con un tonfo secco.
Il
maialino Oolong, rimasto con la bocca spalancata sopra al suo piatto,
stava iniziando a far cadere del brodo.
Ma
in generale, sia Oolong, che Muten, che Pual e Yamcha, presenti nella
stanza, erano rimasti a
bocca
aperta per quello che avevano appena sentito.
18
e il piccoletto erano uno di fianco all'altra, in ginocchio davanti
al tavolo come tutti gli altri.
La
prima stava osservando il suo piatto di zuppa, mentre il secondo
teneva le mani sulle cosce fissando i suoi amici.
Muten
ruppe quello scenario plastico di stupore rivolgendosi al ragazzo.
"...C...Ci
stai dicendo che tu e 18...siete diventati compagni...?" disse
ancora stupefatto.
Effettivamente
era rimasto folgorato dalla notizia: quando era tornato dalla sua
ipotetica vacanza di un paio di settimane gli era
sembrato
che nulla fosse cambiato. Beh, certo, ora il suo allievo aveva
cominciato a dormire di nuovo nella sua vecchia stanza,
e
18 era con lui, ma visto che i due non davano alcuna impressione
credeva lei lo facesse per mancanza di spazio.
Il
piccoletto si mise una mano dietro la nuca e annuì
imbarazzato.
"Sì...in
un certo senso...diciamo che abbiamo iniziato a
frequentarci...ehm..."
"...Una
specie..." si limitò a dire 18 per evitare che si
toccassero argomenti troppo espliciti.
Il
silenzio quindi durò ancora un minuto buono, per poi venir
rotto da qualche commento sommesso da parte di tutti.
"Wow...congratulazioni
amico...che sorpresa!" fece Yamcha con un sorriso ebete.
"Davvero!
Congratulazioni!" sorrise Pual svolazzando da una parte
all'altra della stanza
Oolong
ancora incredulo chiuse la bocca e si limitò a grugnire un "
Bastardo fortunato!" infilando poi il viso nel piatto.
Muten
quindi si avvicinò al ragazzo con una luce che brillava
tramite le lenti dei suoi occhiali da sole.
18
non potè sentire completamente il discorso, ma riuscì a
sentire qualche irritante spezzone
"...R...ragazzo
mio...speravo che voi due, beh hai capito...diventaste intimi...ma
così in fretta??! Dannazione mi hai
proprio
spiazzato! Certo che... non mi sono mica accorto che voi due... eh
eh!!"
La
donna si domandò cosa la trattenesse dal sfracellare la faccia
del vecchio su di un muro, ma alla fine pensò che
era
un comportamento tipico dell'anziano maestro e quindi cercò di
fare finta di niente.
Contrariamente
a lei, il nanerottolo continuava a grattarsi la nuca, rosso come un
peperone.
Non
provava un particolare feeling per i suoi amici, ma gli bastava
guardarlo per accettare qualsiasi cosa.
Anche
le battutine scomode di un vecchio pervertito.
"
Felicitazioni mio caro allievo!!" disse quindi Muten con un tono
più serio. " Spero che tutto vada bene per voi...e a
questo punto
ovviamente
dovremo dirlo a tutti, è una notizia che non si ha tutti i
giorni!" concluse ridendo in modo sguaiato.
Mentre
il suo piccoletto continuava a fare piccoli inchini pieno di
imbarazzo, 18 cominciò a riflettere sulle felicitazioni del
vecchietto.
Nemmeno
loro due sapevano come sarebbe andata a finire, ma una cosa era
certa: ogni augurio non sarebbe stato poi così sgradito.
Ne
avrebbero avuto bisogno.
Così
dicendo, la donna tornò a sorseggiare silenziosamente la sua
zuppa ad occhi chiusi.
Lo
schiamazzo che si stava sviluppando in quella stanza proprio a causa
della novella le sembrava già più accettabile.
Sympathy, tenderness, warm as the summer/
offer me their embrace
Friendliness, gentleness, strangers to my life,
they are there, in his face/
Goodness and sweetness and kindness upon in his place/
I am in love of things that I see in his face/
Some memories, I know, will never leave me.
Silenzio. In quella stanza vi era un silenzio quasi irreale, interrotto solo dal flebile suono di un respiro umano.
L'alba cominciava a sorgere, lo si poteva notare dal meraviglioso gioco di luci e ombre proiettato dentro quella stanza tramite le tapparelle.
Il loro letto era parzialmente immerso nella penombra, ma la ragazza poteva vedere molto chiaramente tutto ciò che la circondava.
E come sempre poteva vedere Lui.
Sempre così vicino , al punto da poter condividere un unico cuscino con lei.
Sempre così misteriosamente affascinante da osservare.
Da quella notte fatidica erano passati alcuni mesi, ma 18 non si era ancora abituata ad una presenza così costante al suo fianco.
Le sembrava fosse ieri, quando era portata a rinnegare qualsiasi emozione fino quasi a rischiare di rendere il suo cuore uno sterile pezzo di ghiaccio.
Anzi, a pensarci bene, forse ci era anche riuscita.
Poteva immaginarselo: freddo, privo di vita e spesso come se fosse immerso nel più profondo dei ghiacciai...
Eppure a quanto pare il suo cuore non era andato perduto...si era risvegliato.
Era riuscita a trovare qualcuno in grado di penetrare attraverso lo strato protettivo che lei stessa aveva cercato di costruire
...E lo aveva fatto con una forza tale da farlo sembrare fragile come carta velina.
Lui se ne stava lì a sonnecchiare, e lei lo osservava.
Aveva avuto molto tempo per riflettere con calma su quello che le passava per la mente.
Era tuttora incredibile...
Uno come lui era riuscito a raggiungerla.
Era tuttora incredibile...
Lui, fisicamente così tanto più debole rispetto a lei.
Se solo 18 l'avesse voluto avrebbe potuto spezzare il suo nemico come con un tenero ramoscello,
ma ora eccolo lì davanti a lei: quel piccoletto che un tempo avrebbe potuto sopprimere con una facilità estrema
poteva adesso stringerla a se come una qualsiasi normalissima donna.
Nonostante tutta la sua potenza si era sentita sola, debole, abbandonata.
Allora lui aveva provveduto ad infondere un profondo calore dentro di lei. Prima che potesse rendersene conto, lei era rimasta asuefatta,
lui con chissà quale stregoneria l'aveva portata a desiderare di nuovo quella sensazione.
Ogni volta che succedeva si sentiva al sicuro, proprio come una debole donna qualunque.
Probabilmente questo desiderio di sentirsi protetta tra le braccia di un uomo era una parte ineluttabile del suo istinto femminile,
e per quanto faticasse ancora ad accettarlo, desiderava sperimentarlo ancora, e ancora, e ancora.
Insomma, da allora non era più riuscita a lasciarlo, e nemmeno lo desiderava fare.
Benchè non riuscisse a spiegarsi il motivo per cui delle volte lo adorasse e delle volte lo
detestasse seppur non nel vero senso del termine, a lei andava bene anche così.
Restava solo una incognita: cosa avrebbe riservato per loro il futuro?
******************************************
Durante quell'arco di tempo, 18 aveva avuto l'occasione di conoscere un po' meglio tutti gli amici del piccoletto.
Sebbene lei non provasse una grande empatia, e avesse inoltre già qualche dato di tutti loro immagazzinato nel cervello,
le sembrò doveroso sforzarsi di divenire un elemento omogeneo: dopotutto, ora era costantemente al fianco di Lui, quindi si
può dire che ogni sforzo che stava compiendo era atto a compiacerlo.
"Tutto pur di non far frignare quell'adorabile piccolo tonto", pensò.
Certamente mantenne il suo profilo di donna fredda e di poche parole, scambiando raramente qualche chiacchiera con alcuni di loro.
Yamcha, Oolong, Puar e Muten già li conosceva, ahimè, fin troppo bene, e li considerava individui insignificanti per conto suo.
Vegeta, l'orgoglioso principe che tempo addietro aveva affrontato e a cui aveva inferto una dolorosa lezione,
si comportava in maniera identica alla sua: 18 si limitava a dargli un'occhiata a braccia conserte nelle rare volte che lo si poteva scorgere
passare per i corridoi, e lui faceva altrettanto.
Probabilmente il suo sconfinato orgoglio reduce da quello smacco non si era ancora riparato del tutto,
dunque il saiyan si limitava ad ignorare la sua presenza e
quella del piccoletto, che non suscitava particolarmente le sue simpatie.
Bulma, fra tutti, sembrava l'individuo più equilibrato della cricca ( esattamente l'opposto di Chichi,
moglie di Son Goku dal carattere appena sopportabile, come potè riscontrare da sè e dal fatto che non permetteva a suo figlio Gohan di avvicinarsi a lei).
Inizialmente le era apparsa come una scienziatuccola piena di se e un po' frivola, ma dopo qualche visita alla Capsule Corporation,
ebbe modo di ricredersi: quella donna era determinata, smaliziata, certo un po' presuntuosa ma dotata di creatività e spirito di osservazione.
Si può dire che 18 si sentisse più vicina al suo modo di pensare piuttosto terra-terra,
sebbene Bulma si esprimesse in un modo molto più irriverente e meno sarcastico del suo.
Inoltre fra tutti loro, fu proprio Bulma ad avere la reazione più "normale" alla notizia della loro relazione sbocciata da poco: se gli altri avevano
sgranato gli occhi e tenuto la bocca spalancata nell'incredulità, lei aveva dato una occhiata a Lui,
e si era limitata a dire "Beh, in un certo qual modo c'era da aspettarselo da uno come te."
Venne dunque a sapere che era stata lei a ricostruire il controller di disattivazione, che il piccoletto aveva distrutto con le sue stesse mani.
E sempre lei con l'aiuto del padre aveva riparato l'Androide Numero 16.
18 ritenne quindi che la sua intelligenza e il suo talento per i macchinari dovessero quasi eguagliare quelli dell'odiato Gero.
In poco tempo, quindi, 18 era venuta a conoscenza di molteplici personalità, e non avrebbe mai immaginato quanto gli stessi individui fossero,
ciascuno a modo suo, legati a Lui.
Nel mezzo dei suoi lunghi racconti sulla sua vita, infatti, il piccoletto continuava a menzionare ciascuno di loro con affetto e serietà.
Però...solo un individuo mancava all'appello: Son Goku.
18 trovò ironica la cosa: Son Goku era il suo obiettivo primario, lo scopo per cui aveva passato una vita di dolore, il miglior amico di Lui...e
ora che era morto, lei aveva conosciuto tutti i suoi conoscenti, ma della persona in se sapeva ben poco al di fuori dei dati bellici nel suo cervello.
Eppure Son Goku doveva avere avuto un profondo impatto emotivo sul suo amato.
Questo pensiero alterò la serenità delle sue notti, finchè una mattina non accadde un evento singolare.
18 si svegliò nelle prime ore dell'alba, più presto del solito, e notò che il letto era vuoto: Lui non c'era.
Quindi decise di indagare ,e una volta rivestitasi e scesa dal letto lo cercò per la casa.
Lo ritrovò quindi all'esterno, seduto sulla sabbia raccolto con le ginocchia al mento, mentre con aria malinconica guardava il sole che stava sorgendo.
"...Beh?" domandò con tono di voce deciso ed attirando la sua attenzione
"...adesso che ti prende? Non riesci a dormire?"
Lui la guardò e sorrise malinconicamente, e tornando a fissare l'alba rispose "...Stavo riflettendo."
18 non disse niente e si mise a sedere poco distante da lui.
"...Non so quanto bene tu riesca a riflettere, visto che la sabbia è gelida e in tutta onestà sta congelando il sedere pure a ME" disse lei, ironizzando sulla cosa.
Sul serio, pensò, doveva proprio fare il melodrammatico per riflettere? Non poteva accontentarsi di riflettere sotto la doccia? O prima di dormire?
"Sentiamo...a cosa stai pensando, scemo?" continuò con lo scopo di ottenere una buona risposta a tono.
"...Oggi è esattamente un anno, da quando Goku è scomparso." rispose lui, con tono neutro.
18 a quella risposta abbassò lo sguardo, in lieve imbarazzo, e si limitò a biascicare un "Oh...",
quasi a rendersi conto dell'inopportunità della sua precedente uscita.
Cercò quindi di tirargli su il morale, facendogli delle domande.
"...Deve mancarti davvero molto Son Goku, eh? ...Sembra che voi foste molto uniti..."
"Oh, tu non hai idea di quanto lo fossimo" replicò Lui guardandola. "...E sì, mi manca Goku...però è da un bel po' che ho imparato a convivere con questa
mancanza. In un certo senso ci sto facendo il callo! Tuttavia, Juu-chan..." si soffermò sul suo nome, fissandola intensamente, per poi concludere
"...l'Anniversario di questo evento mi ha fatto riflettere, e...sono triste."
18 cominciò ad avvicinarsi di più. Non le faceva piacere vedere Lui così giu di corda, ma voleva anche sapere cosa lo tormentava.
"Perchè sei triste, piccolo scemo?" domandò, mentre con una mano carezzava il retro della sua testa, piena di morbidi capelli neri.
"...Riflettevo sul tempo, Juu-chan. Sul tempo che passa."
Inizialmente 18 non prese seriamente questa risposta. Il tempo? Tutto qui?
Le sembrava un discorso da vecchietto e dovette trattenersi dal fare un sorrisino.
Lui la stava guardando e c'era come un'ombra grigia che oscurava i suoi occhi scuri solitamente scintillanti.
La vista di quell'ombra la fece divenire seria di colpo.
Quindi, lui ricominciò a parlare
"...Sono morto più di una volta, come ben sai, Juu, e di sicuro la cosa ti sembrerà strana...però pensavo al tempo che passa, e mi sono spaventato.
Molto spaventato."
"Pensi forse alla morte?" chiese lei immediatamente.
"...Non tanto alla morte in se, visto che già l'ho vissuta, quanto alla Perdita. Il tempo passa inesorabilmente Juu, ed oggi, di fronte a questa alba,
io sono preoccupato, e spaventato."
18 domandò senza riflettere "...Perdita? Perdita di cosa?"
A questa domanda, il piccoletto si guardò i piedi nudi, come se cercasse in essi le parole da dire, quindi risollevò lo sguardo.
"...Come, di cosa?...Juu-chan...io temo di perdere te!"
18 assunse un'espressione sorpresa, poichè l'espressione di assoluta serietà di Lui l'aveva agghiacciata.
Tentò comunque di far scivolare il discorso, dai toni decisamente tristi, verso una direzione più ironica.
"Non pensavo tu fossi così profondo...però stai parlando come un vecchietto, lo sai? Perchè dovresti perdermi? Il tempo non ti manca, lo sai bene!
Cos'è tutta questa paura del tempo, eh?"
Lui rimase qualche attimo pensieroso a fissare le iridi di ghiaccio di lei, comprendendo come la sua frase cercasse di nascondere una certa
preoccupazione nei suoi riguardi. Quindi scosse la testa, e si decise a vuotare il sacco.
"No, non capisci Juu. Non è del mio tempo che mi preoccupo...ma del tuo!"
"I-Il mio tempo?" trasalì 18. "...Che intendi dire?!"
Il piccoletto sembrò estremamente imbarazzato, ma dal suo tono di voce si poteva anche capire come ciò che stava
per dire costituisse un grosso peso di cui doveva liberarsi.
Quindi si fece forza, e chiari la questione a 18.
"...Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo, Juu-chan. Credo, e spero che tu lo sappia ormai.
Però c'è una cosa di te che mi preoccupa come non mai...ed è il tuo generatore di energia infinita.
Ora, io non sono uno scienziato, però ho il timore che questo componente nel tuo corpo possa garantirti una vita eterna...e sarò egoista, ma non voglio!
Non voglio pensare di esser costretto a morire e perderti, mentre tu saresti costretta a vivere ancora in eterno!!!"
Le sue parole sconvolsero 18, profondamente.
Non aveva mai pensato ad una cosa simile, mai. E ciò che Lui aveva detto in quel momento aveva innescato in lei un turbinio di pensieri confusi
---Vita eterna?
---Io?
---Morirà...lui?
---Io...rimarrò sola?
---Generatore di energia infinita?
"I...io non ci avevo mai pensato..." mormorò lei, guardandolo con occhi sgranati.
In lei quindi cominciò ad instaurarsi un terribile dubbio...e se davvero lei fosse vissuta in eterno?
Non poteva, non voleva pensare di doversi separare da Lui per via dell'ordine naturale delle cose, ed esser così condannata ad una eternità in solitudine.
Non ora che aveva trovato la persona per cui valeva la pena esistere!!!
Sicuramente a Lui rimanevano ancora molti anni di vita, però una volta terminati...che fare?!
La vita eterna era un concetto che non poteva accettare, perchè nessun essere umano definito tale può vivere così a lungo.
Solo le macchine possono nutrire una speranza del genere...ed ora che in lei stava crescendo la convinzione di esser
più umana di quanto pensasse...non poteva ritornare a punto a capo! Era inaccettabile!!!
"P...perchè mi fai pensare cose simili??!"
18 inveì improvvisamente contro il piccoletto "Perchè pensi che vivrò in eterno, eh??! Come se io volessi questo!!!"
"...No, aspetta, Juu...io non intendevo dire questo..." cercò di scusarsi lui
"...è solo che non posso sopportare di perderti! Io non voglio perderti, perchè sei la cosa più importante che ci sia!
...Ma al contempo, non voglio che tu rimanga sola!!!"
"Perchè temi che io possa rimpiazzarti???!" rispose lei ancora alterata, lasciandolo senza parole.
"Sei proprio uno stupido!!!" disse poi lei, alzandosi di scatto e dirigendosi verso la Kame House a grandi falcate.
Lui rimase in ginocchio sulla sabbia, allibito.
Benchè volesse correrle dietro per fermarla, la conosceva abbastanza bene da capire che era meglio lasciarla sola a sbollire la rabbia.
Un eccesso di rabbia sarebbe stato pericoloso per entrambi.
18 si morse a fondo il labbro, tormentata da questo nuovo dubbio, e di conseguenza capendo quanto tenesse a Lui.
Non aveva mai pensato all'eventualità di una vita eterna senza di lui.
Non conosceva così bene il suo corpo modificato per poter dire se questa ipotesi fosse veritiera o meno, però la sola
possibilità le dava una sensazione di oblio e di disperazione senza eguali.
Girò avanti e indietro nel salotto della Kame House per molto tempo, mentre il tarlo del dubbio si faceva strada dentro di lei, quando, improvvisamente,
il suo corpo reagì .
Una sensazione di nausea terribile prese il sopravvento, e 18 sentì le gambe tremare.
Dopo un primo conato sentì l'impulso di recarsi di corsa al bagno, e una volta giunta lì, rigettò un paio di volte.
Sconvolta sia dall'inusualità dell'evento, sia dal discorso di Lui che tanto l'aveva scossa, 18 passò i polsi e la fronte sotto l'acqua fredda del lavandino.
Mentre il suo corpo continuava a sentirsi insolitamente male, scosse la testa ripensando al discorso del piccoletto.
"Così proprio non va..." mormorò decidendo poi di salire le scale e coricarsi in camera sua,
mentre il sole ormai iniziava a tracciare una lunga ombra alle spalle di Lui, che ancora se ne stava immobile
a fissare i suoi piedi nudi nell'acqua.