Astri Rinnegati

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


Barcolla. Si ferma, stanca.
Ansima un poco, s’appoggia al masso scuro.
La brezza muove i suoi ciuffi e pure i suoi pensieri.
Dai cespugli coglie alcune bacche. Le osserva, le scruta, le mangia.
Pure se fossero nocive, non le importerebbe. Non può morire, lei.
Gli alberi fanno ombra, i suoi occhi si chiudono, tenta di trovare una goccia di ristoro.
Ma solleva le palpebre, perché quel bagliore non se l’è immaginato.
Egli la guarda, dall’alto della sua nobile postura.
“Sacerdotessa pallida, cosa vai tentennando per i sentieri del mondo?”
Si specchia negli occhi di lui, blu, impenetrabili.

“Corpo defunto, se io tentenno e cincischio colla terra, per ora mia complice, e con l’arco, che utilizzo ancor prima di saper parlare, allora tu che brandisci quell’arma troppo pesante per cento guerrieri, quali intenzioni hai? Uccidermi non puoi, nemmeno se desideri.
E s’io ti scagliassi il mio dardo, a nulla varrebbe, poiché troppa forza ti dona la Sfera che ho protetto quand’ero in vita e avevo rosee le guance, sorridenti le iridi”

Mormora, guardandolo, come se volesse fargli capire. Che entrambi sono soli e che inutile è la lotta.
“Sei una santa o una peccatrice, Sacerdotessa?”
Il suo sorriso increspato.

“Ho avuto il peccato d’essermi fidata. Ho avuto la virtù d’essermi fidata”

Guarda il cielo, i merli gracchiano.
“Sacerdotessa. Dunque non ti fidi più?”
“Alberga in me la voglia di fidarmi. Di donare parole che non sappian di gelata indifferenza, ma di calda cortesia. Sei così diverso da me. E tu, tu ti fidi?”
“Forse, Sacerdotessa. Non ho certezze, nel mio sterile esistere. Uccidere è la mia gioia, la mia vergogna, il mio volere, il mio barlume. Come per te lo è l’arco.”

“Insane menti, le nostre. Agiamo perché siamo vuoti, miserabili astri che il cielo ha scartato e che il suolo rinnega

Lui l’ascolta di nuovo e niente aggiunge.
Se ne va.

Le palpebre calano ancora, la faretra sul prato, i sandali umidi dopo il pioggerellare notturno.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Il vento è sibilante, è insistente.
Si accampa, appoggia l’arma, inspira l’odore dei rododendri.
Toglie l’armatura, scioglie i capelli, lunghi, color del cielo di questa sera.
Le labbra strette, una voglia di…
S’infila nel laghetto sul quale la luna gioca creando bianche striature, anche gli arbusti si piegano sull’acqua, vantandosi della propria figura.
E’ fresca, è profonda. Nuota lento, verso il mezzo del lago, poi si stende sull’acqua; la prima stella brilla da tempo, le sue sorelle si uniscono ad essa, salutano la luna.
Esce dall’acqua, si china sull’erba.
Le stille bagnano il corpo perfetto, e aspirando il profumo della pelle linda, pensa alla forza acquisita in questi giorni.
Indossa di nuovo gli abiti, ma non lega la chioma nella rigida treccia.
Si corica, supino, i sensi all’erta per eventuali nemici.
Stringe l’arma, che pulsa, viva.
Ha fame, ma ha sonno. Domani andrò a caccia.
Ripensa alla donna, agli occhi seri, al mento fiero, alle mani bianche, ai denti dritti.
Si gira e rigira, cercando la pace.
Pace che può accoglierlo solo nel sonno, quando egli s’abbandona a sé stesso e l’alabarda non stringe fra le callose dita.

“Sacerdotessa…se fossi come quegli astri, perché il cielo m’avrebbe deriso e mandato qui a tagliar le gole, a distrugger le vite, ad udire urla disperate della gente che trafiggo con quest’arma più pesante d’una roccia? Perché neppure la terra m’ha saputo accogliere quando le palpebre mie avrebbero dovuto calare e le gambe abbandonarsi alla bora della sprezzante Morte?
Tu mi chiedi che intenzioni ho, ti rispondo che ho bisogno della sofferenza, e nel frattempo voglio allontanarmi dal dolore. L’odore del sangue mi eccita, così come le carni che si spezzano e le ossa che scricchiolano…io mi diverto, e dentro piango. Se sai rispondere a cotali contraddizioni, dimmi perché esisto. E dimmi in cosa, io e te, differiamo tanto”

Questo dice, con lo sguardo al cielo scuro, poi s’addormenta, senza riuscire a scordare quella donna.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


I raggi tiepidi del sole che asciuga la rugiada le illuminano le ciglia.
I suoi occhi, fitti, bui, come sempre privi di ilarità, si socchiudono.
Riposata, può ricominciare a camminare.
I suoi bianchi spiritelli arrancano al suo fianco.
Ode delle voci. Sempre più vicine e nitide.
Si rintana dietro ad una grande, ombrosa quercia. La mano pallida stringe l’arco.
“Che fai, Sacerdotessa? Guardi, nascosta come una bestiola impaurita, colui che ti rubò il cuore e per il quale offristi la vita tua?”
Il sarcasmo calcato in quelle parole non le causa ira, ma il suo cuore, celato dietro alla sua pragmatica figura, non può evitare di scivolarle in gola.

“Bankotsu. Leader degli Shichinitai. Inuyasha, io l’ho amato. Credevo che ciò m’avrebbe resa debole. Osserva quella ragazza. È bella. Ha i capelli più lucidi dei miei, la carnagione d’avorio, il sorriso perenne. Lei pure lo ama. E lo segue. Mi domando per quale motivo. Desidera forse vendicarsi, sconfiggendo chi mi ha ucciso? Vuole vendicare me, che ho tentato di condurla negli Inferi dove io poggio i piedi da molto tempo?”

Egli osserva Kikyo, e poi Kagome.

“Dicono tutti che quella ragazza ti somigli. Io non lo credo. Lei è più bella. Ma non sa combattere, è sempre troppo tesa, troppo emotiva. Sacerdotessa sventurata, perché non provi nuovamente a trarla in inganno, eliminarla…e avere la certezza che quell’ibrido sarà poi tuo?” le propose, mentre gli occhi blu luccicavano.
Kikyo lo rimbrotta con lo sguardo, scuotendo il capo.

“Bankotsu, ogni discorso con te sfocia nell’affluente della Morte e del Dolore. Se io uccidessi Kagome, forse tu sogghigneresti allegro, o forse storceresti la bocca poiché il tuo attraente aspetto non è bastato per incantarla. Se poi tu volessi distruggerla con una sola sberla, ci riusciresti…ma allora, nel cielo della sera, noteremmo un nuovo astro. Il più luminoso e accecante degli astri, giacché mai ho incontrato essere più dolce e comprensivo di quella ragazza

Guarda Inuyasha un’altra volta, poi, con le sue magiche frecce, se ne va.
Bankotsu avverte quelle parole come fossero seguite da un’eterna eco.
Kagome ride, Kikyo tace.
Ma dov’è la loro somiglianza?

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


“Insomma, cosa cerchi Bankotsu?”
“Una maniera per sfuggire alla Morte che non esiterà a raccogliermi fra le fredde, malvagie braccia. Perché, se Essa riuscirà ad acchiapparmi, io non avrò più dubbi. Non sarò nel Cielo che guardo ogni notte steso sul prato, ma non sarò neanche coi piedi sulla Terra munita di pietre e fiori all’apparenza innocenti”
Bankotsu parla così, gli occhi nel vuoto d’un discorso che neanche lui capisce.
Ma Kikyo, non è così indifferente a quello che ascolta.
“Speri di trovare il nettare per i non-morti”
“Tu non sembri tormentata. Non hai timore di un futuro che solo noi guideremo? Che accadrà?
Moriremo ancora?” il suo tono cresce.
Kikyo sembra essere in grado di capire ogni vaneggio del guerriero.
“Quanti dubbi scalpitano dentro te, quante domande disordinate, quanti anagrammi apparentemente incomprensibili”
La Sacerdotessa alza la mano, solita essere rude, la depone sulla gota fiera del ragazzo, che in realtà giovane non è.

“Senti, le mie dita non tremano. Ma io ho paura.
Ho paura come un fungo che sta per essere strappato dallo sterile terreno. Ho paura come un filo d’erba calpestato dal destino. Anche io ho paura.
E il futuro…il mio è buio, è gelido, è solitario”
Bankotsu sente il viso ardere, col tocco della donna.
“Immagineresti un avvenire al mio fianco?”
Allora Kikyo sussulta, come l’avesse punta uno scorpione.
“Una proposta o una domanda indifferente?” “Voglio conoscere ciò che pensi di me”
Bankotsu sa d’averla scossa, e ghigna soddisfatto.
“Una vita con te…come se la pioggia e il sole fossero sempre adiacenti, come il buio e la luce insieme, la notte e il dì…vuoi proseguire con me?”
L’alabarda sulla possente spalla, le labbra increspate in un sinistro sorriso.
“Fammi strada, Sacerdotessa”
Non muta espressione, riprende a camminare.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


“Sacerdotessa sventurata, ma perché il tuo cuore ha scelto Inuyasha? Una come te, sicuramente meritava di più. Tu sei…affascinante, ed io posso vantarmi di riconoscere una bella donna quando la vedo. Sei intelligente e responsabile. Lui non merita le tue pene. Perché hai gettato la tua vita per quell’ibrido?”
Kikyo si ferma. Bankotsu s’aspetta un rimprovero adirato, ma lei non pare contrariata.
“Se avessi potuto scegliere, molte cose sarebbero andate diversamente”
“Già…e forse saresti ancora viva…chissà…forse se tu non fossi stata la protettrice della Shikon No Tama…”
Kikyo scrolla il capo. “Una volta, dissi a Inuyasha, che quando la Sfera fosse stata distrutta, io sarei divenuta una donna comune; ma…io lo sono”
Il guerriero si siede, la mano sull’arma.
“Ma se avessi potuto decidere, ti saresti innamorata di lui?”

“Ciò che accade è la traccia di un destino che alcuna creatura può modificare. Ogni virgola e ogni sospiro, che sia di dolore o di gioia, è già stato marcato.
Io…sono una donna normale. Così come lo è la mia reincarnazione.
Io mi limito ad usare arco e freccia, a vagare senza un dove, a riflettere su ciò che sono.
Lei…be’, l’hai detto anche tu. Non è una brava combattente…ma è premurosa. Ed è bellissima. Più di me”
Bankotsu ghigna.
“Anche tu, dunque, preferisci sostare ed accogliere le mie parole come un qualsiasi essere umano.
Ho detto che Kagome è più bella di te, ma non mi limito all’estetica. Perché lei è il tipo di fanciulla che subito attrae un uomo. È graziosa, è fresca, è soave.
È una da proteggere. Tu invece…sai difendere da sola, anche senza armi e hai gli occhi algidi…non sei una che spinge ad essere cordiale con te. Tuttavia, sei silenziosa e caparbia.
Qualità da me apprezzate e che la ragazze somigliante a te non possiede”
“Mi hai detto che Kagome non mi somiglia”
“Infatti. Ma tutti lo affermano. Anche Inuyasha”
Kikyo sorride, lievemente.
“Hai ragione tu. Io…non metterei mai degli abiti così strambi. Andiamo”
Passa davanti a lui. La segue.
Bankotsu pensa…che forse un abito corto le starebbe bene.
Scuote la testa e ride in silenzio.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Kikyo si ferma.
Un solo sospiro, un solo battito del cuore impigrito.
“Eccoci…dinanzi al tuo amato, Sacerdotessa”
L’ibrido è subito spinto all’aggressione.
“Come ti permetti di starle accanto?”
Kagome, lei abbassa gli scuri occhi, adesso più scuri perché velati di lacrime.
“Togli la mano dall’elsa, Inuyasha. In fondo, cerchiamo la stessa cosa” espone Kikyo.
Bankotsu si avvicina a Kagome. Sempre di più.
Stordita e perplessa, lei lo guarda.
“Perché piangi?” Boccheggia, non sa che dire.
“Una ragazza bella e affascinante…come te” le gira intorno “non deve sprecare lacrime e sciupare il viso per qualcuno che non la merita. Dico bene, bonzo?” Cerca il consenso di Miroku.
“L’ho detto anche alla sventurata Sacerdotessa. Tu sei…molto bella. Perché piangi per il mezzo-demone che pare non farsi scrupoli bel farti soffrire?”
Kagome arrossisce, davvero è sconcertata.
“E tu, come ti permetti di causare il dolore di due, e dico due, donne?” si rivolge a Inuyasha, che sbarra gli occhi.
“Bankotsu, adesso proseguiamo” tuona Kikyo.
“Perché, Sacerdotessa? Ti accorgi, che sto dicendo la verità?”
Kikyo sente il vento far frusciare i petali delle pervinche fra i cespugli.
Le nuvole viaggiano senza sosta.
“Kikyo, perché gli permetti questa confidenza?!”
Non è la miko morta a ribattere, ma quella ancora in vita. Ha rasciugato i suoi tristi occhi e ha deciso di esprimere il suo pensiero.

“Tu Inuyasha hai scelto di viaggiare con noi…con me. Lei ha trovato un nuovo compagno col quale trascorrere il suo cammino. Ti dà noia vederla insieme a qualcuno che non sia tu, Inuyasha? Dunque non ti bastano la mia devozione e il mio amore?

Il silenzio regna, il vento sospira fra i capelli e le labbra di colei che comprende d’essersi dichiarata nella maniera più impensata.
Il ghigno del non-morto, quello è costante.
Kagome si domanda perché sia ancora così vicino a lei.
Le bacia la guancia, toglie le labbra dopo qualche minuto.
Sfiora il ciuffo fuggito dal nastro bianco di Kikyo e bacia anche lei.
Ma, non sulla pallida gota, che si tinge di porpora; bensì sulle labbra mute, e vi rimane non per poco.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***



Bankotsu abbandona le labbra da tempo deserte della donna; questa volta le spalle e se ne va, ma dentro sta tremando, più d’un neonato che cerca le braccia della madre.
Abbassa il capo, non aspetta nemmeno che lui la segua.
Bankotsu ride tra sé.
“Tu…come…” incespica il mezzo-cane.
“E’ probabile che ci rivedremo. Arrivederci, bella Kagome”
Quella sente ancora la morbidezza delle sua labbra premute sulla guancia rosa.

“Perché l’hai fatto? Voglio una spiegazione” digrigna i denti, fremendo.
“Oh, cosa ti turba tanto?” soggiunge.
“Mi hai…” “Baciata, sì. Non ti era mai accaduto?”
Porpora colora le sue guance.
“Sì; sì, mi è capitato. Ma forse sono sconvolta perché non ne ricordavo la sensazione”
Rotea gli occhi al cielo, assapora le fragole di bosco. “Non ti è piaciuto?”
Lo guarda, timorosa.
“Non porre domande alle quali non posso rispondere”
“Mah…secondo me desideravi una gelosa reazione dell’ibrido e sei delusa perché non l’hai ottenuta. Anche se non bruci più d’amore per lui, non ti viene di dimenticarlo. Chissà…sapresti dirmi quale bacio è il migliore, il suo o il mio…” la provocò.
“Non so cosa volessi trasmettere tu. Forse la tua era una sfida…ma quando mi baciò lui…Era come una ricetta: tanti ingredienti, a piccole dosi, per un risultato che non può essere designato con le semplici parole di un’umana ormai defunta
Bankotsu sorride.
“Defunta, sì…ma le tue labbra, ora lo so, son più che vive”
Si avvicina, le dita le sollevano il mento.
“Bankotsu, no…”
“Sì, Sacerdotessa…sì…”

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Se il mondo dovesse crollare adesso, Kikyo non se ne accorgerebbe.
Perché, quel bacio…quel bacio è come un’esplosione, anche se soave ed appena accennato.
Ma si ritrae quasi subito.
“Bankotsu…” “Mia Sventurata Sacerdotessa…lasciati andare…”
“Non posso…”
Aggrotta le sopracciglia scure. “Per quale motivo?”
Ella s’allontana dal corpo fremente di desiderio. Dice questo:

Forse io dovrei chiederti che cosa ti spinge a volere che io m’abbandoni al tuo abbraccio. In fondo il mio, è un corpo di polvere…è come se non esistesse

Intanto, è arrossita.
“Beh…se tutti i corpi inesistenti fossero come il tuo, a me farebbe piacere…” è ironico.
“Bankotsu” lo guarda negli occhi.
Ma non ha tempo per dire nulla.
Da un cespuglio, un demone con lo sguardo insanguinato.
Kikyo non riesce a voltarsi. Ma il demone è già distrutto.
“Detesto venire interrotto” afferma.
“Bankotsu. So che hai avuto parecchie…amanti” comincia, imbarazzata.
“Io non ho alcuna esperienza, a riguardo”
Abbassa il capo.
“E’ per questo che ti desidero…Kikyo”
Non l’ha chiamata ‘Sacerdotessa Sventurata’. L’ha chiamata Kikyo.
“Mi piace il tuo nome” mormora, vicino a lei, tanto da poter respirare la stessa aria.
Kikyo gli si accosta di più.
Allora, le loro labbra si sfiorano.
E questa volta, da un insignificante ed umido tocco, ecco sbocciare un atto avvolgente…la lingua di lui trova quella di lei…il suo odore lo inebria…dunque, la conduce in una grotta, lì accanto.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


È come immaginava.
Sotto quegli abiti un po’ ingombranti e che la infagottano, esiste davvero un corpo di incantevole splendore. La accarezza con mani pigre, riempiendosi le dita del suo odore.
“Kikyo…davvero mai hai provato sensazioni così?”
La sente sospirare, e ne è contento.
“Sei un diavolo…”
Sorride contro il suo collo, bianco.
“Ti senti ancora così rinnegata?”
Non sa pensare con coerenza, mentre lui gioca con quel corpo apparentemente empio.

“Io sono un astro. Ma forse, posso ancora brillare in qualche modo”

Soffoca un ghigno.
“E se questo modo fosse molto interessante…?”
Anche sul volto di lei s’increspa un lieve sorriso.
“Ho paura di non poter più tornare indietro. Sono scartata dal mondo e accettata da te. Come mai?”
Il piacere comincia ad aumentare.
“Forse perché sono come te…”
Basta alle parole.
La danza più antica e che ancora coinvolge li cattura. Solo qualche gemito, solo qualche roco sospiro.
Fuori, le stelle compaiono.
Altre due rimangono insieme, avvinghiate…una solitudine che forse verrà colmata.

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


È mattino. Non splende il sole, ma è una giornata bellissima.
Almeno, per Kikyo lo è.
Si veste e lega i capelli.
Sembra tutto come prima.
Ma non lo è.
Bankotsu la raggiunge, fuori dalla grotta.
“E’ già giorno” “Sì”
Il guerriero le accarezza il collo con le dita.
“Ti penti?”
Si volta e incontra gli occhi di lui, blu come il mare calmo e limpido, talvolta tempestosi e sinistri.
“Non cambierebbe”
Le stringe il braccio.
“Sei pentita?” ripete, desideroso di sapere.
Un leggero tremolio.
“No”
“Bene. Perché ti amo”
Sorride.
“Sai cosa significa?”
“Cosa?”
“Amore. Lo sai? È dolore. È sofferenza. È patimento”
“Ti capisco. Ma solo perché tu sei stata sventurata. Potrebbe anche essere bello”
China la testa.
“E tu lo pensi?”
Le sposta una ciocca dietro l’orecchio. E le sussurra.
“Sì, lo penso. Ti amo”
Rientra nella grotta; esce e le porge l’arco.
“Che facciamo? Proseguiamo?” “Sì”
Cominciano a camminare. Bankotsu si ferma, giusto un istante.
“Che c’è?”
Sogghigna.
Kikyo. Ora non siamo più astri rinnegati. Siamo anime fuse l’una con l’altra. Vero?
Non risponde. Riprende a camminare, ma è serena.
No, non sono più astri rinnegati.
Sono esseri fusi in un sentimento dolce, per loro aromatizzato dalle loro vite, brevi e a lungo tormentate.
Stelle che ora non tacciono più, stelle che contribuiscono ad illuminare ognuno la vita dell’altro.
Astri finalmente accolti nel circolo dell’amore.

FINE

RINGRAZIO: Blu Notte, pillo, Dance of Death, KaDe e lagadema per le recensioni <3

 


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