Heaven Virus 2 - Genesis Cradle

di Psyker_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In Europa ***
Capitolo 2: *** Sotto tiro ***
Capitolo 3: *** Una questione personale ***
Capitolo 4: *** Scacco matto ***



Capitolo 1
*** In Europa ***


asd

Kyle guardava fuori dal finestrino di un aereo, il suo sguardo era perso nel vuoto. Ripensava a tutte le vicende accadute pochi mesi prima e a quella donna che dopo avergli fatto perdere la testa era riuscita a portargli via il campione di Heaven Virus.

“Kyle mi senti?”
“Forte e chiaro Rod, allora.. credo sia il momento di riassumere da capo la mia missione”
“Ok, come ti ho già avvisato credo che dietro tutto quello che sta succedendo ci sia davvero lei.. l’unica a possedere l’ultimo campione di H Virus rimasto. L’isola è andata completamente distrutta e vista l’esplosione non credo siano rimaste prove di alcun tipo. Bene, nel fascicolo degli obbiettivi avrai visto che dovrai indagare su un piccolo villaggio in un angolo sperduto dell’Inghilterra. Sono passate notizie devastanti, ho scoperto che in quel luogo molti dei cittadini sono stati colpiti da una malattia sconosciuta che fa perdere loro completamente la ragione”
“Hai prove di mutazioni fisiche degli infetti?”
“Niente di concretissimo ma ho letto che i sintomi primari di questa sorta di morbo letale sono allungamento delle dita, colorito pallido della pelle, malformazione dei denti ed ematomi interni disseminati in tutto il corpo. Seguendo il mio ragionamento sono arrivato alla conclusione che tali ematomi potrebbero essere la crescita del parassita che a contatto con le cellule vive dell’organismo ha avanzato un nuovo sistema di auto-alimentazione. Il corpo cede dopo qualche settimana, massimo qualche mese ma sono sicuro che con l’avanzare del tempo l’organismo finirà per adattarsi ed il Virus, crescendo, si manifesterà anche al di fuori della pelle creando quelle creature mostruose. E’ una variante dei vecchio H Virus, è vero.. ma la meccanica è sempre quella. Bisogna indagare assolutamente”
“Non c’è problema e se davvero c’è Serah dietro questa storia allora me ne approfitterò per chiudere i conti con quella maledetta. E comunque sia non mi dispiace andare in Inghilterra”
“Bene Kyle, Non creare casini come tuo solito”
“Devo continuare ad essere Kyle Might? Questo nome non mi piace”
“Mmh.., beh effettivamente forse è meglio cambiare nome in codice. Che ne dici di Steven Korbin?”
“D’accordo, fa molto da persona che non sta indagando contro un problema internazionale.. mi piace”

Dopo qualche ora l’aereo atterrò e Steven respirò l’aria inglese. Non era poi così diversa da quella americana, entrambe sembravano puzzare di un segreto terribile. E lui lo sapeva, Serah era li, in quella nazione ed era sicuro che sarebbe riuscito a vendicarsi. Fece i biglietti per un treno diretto a Sud della nazione per raggiungere quella strana cittadina di cui aveva parlato Rod. Secondo quanto aveva capito, sembrava essere un piccolo villaggio abitato da diversi stranieri. Viste le mediocri condizioni di vita e il conseguente basso prezzo degli alloggi veniva usato un po’ da grande locanda per i turisti e viaggiatori.

Giunto a destinazione, Steven si guardò attorno per scrutare il luogo in cui era finito. Non sembrava esserci anima viva, il che sembrava piuttosto sospetto visto che fungendo da ritrovo per gli stranieri in viaggio doveva almeno in teoria essere molto affollato in quel periodo dell’anno.

“Sono sul posto Rod, non c’è anima viva..”
“Beh senza dubbio è già un motivo più che sufficiente per farci sospettare.. Cerca qualcuno e prova a fargli qualche domanda che non desti troppi sospetti. Limitati a sembrare uno straniero con un forte bisogno di orientamento”
“Ricevuto, tienimi informato per qualsiasi cosa”
“Ok, al lavoro”

Steven sistemò la sua pistola dentro la giacca e circospetto avanzò lentamente verso il cuore della cittadina. Le strade erano totalmente deserte e non vi era il ben che minimo rumore. Improvvisamente però qualcosa si mosse alle spalle dell’uomo che con attenzione si voltò immediatamente.

“Chi va là?”
“…”

Un altro rumore, stavolta alla sinistra di Steven, fece sussultare l’agente che stavolta estrasse la sua pistola.

“Ne ho abbastanza, che diavolo succede?”

A quel punto un uomo sulla cinquantina sbucò fuori da dietro un angolo e barcollando si diresse verso l’uomo armato. Steven indietreggiò sorpreso ma ripreso il controllo di sé provò a fare qualche domanda allo strano individuo che aveva davanti:

“Perché non c’è nessuno?, che succede in questa cittadina?”

Non vi fu risposta, il vecchio fece qualche altro passo per poi cedere a terra violentemente.

“Ma cosa diavolo!?”

Il vecchio farfugliò qualcosa prima di morire ma le uniche parole che fu possibile udire furono ‘Gen..s.. Cr..’.

“Qui Steven, Rod è successa una cosa sconvolgente. Uno strano tizio mi si è presentato davanti per poi cadere per terra senza vita. Quello che ha farfugliato dovresti averlo sentito. Cosa sta succedendo qui?”
“Si ho sentito tutto. Guarda bene il colore della sua pelle e le sue dita..”
“Incredibile, i sintomi sono proprio quelli..”
“Prendi un campione del suo sangue con la siringa che ti ho dato. Poi sigillala correttamente con la chiusura girevole. Fai in modo che non filtri aria. Proteggi quella fiala a costo della vita”
“Che cosa dovrei fare adesso? Questo villaggio è completamente isolato, non sembra esserci anima viva”
“Continua ad ispezionarlo, A questo punto fregatene anche della privacy altrui. Irrompi in quelle case e scopri cosa c’è dietro questo mistero”
“Ricevuto amico”

Steven preparò la sua MK23 munita di puntatore laser e guardingo si accinse ad ispezionare le vecchie abitazioni del villaggio. Le porte erano scricchiolanti e con la giusta pressione si aprirono senza nemmeno il bisogno di forzarle.

“Beh l’arredamento non sarà il massimo ma mi sembra tutto in ordine.., non c’è comunque nessuno”

L’uomo continuò così per almeno 2 ore con gli stessi risultati, finché giunto ad un Motel non si accorse di qualcosa alquanto particolare. Una puzza ripugnante condusse l’infiltrato fino alla camera n°48 che venendo facilmente forzata rivelò il motivo di tanto tanfo. Il tappeto vicino all’entrata era completamente sporco di sangue ed al centro della stanza era presente un qualcosa avvolto in un lenzuolo macchiato di sangue.

“Qui Steven, ok è assodato.. in questo paesino succede qualcosa di sconvolgente a dir poco. Ho davanti i miei occhi un lenzuolo macchiato di rosso che emana un odore orribile”
“Non vorrei chiedertelo ma devi esaminare da vicino quell’elemento, potrebbe essere essenziale per la risoluzione delle nostre indagini”
“Beh.. sarà lungo circa 160cm... ha tanto l’aria di essere il corpo di una persona”
“Avvicinati e verifica”

Steven fece qualche passo verso il lenzuolo quando fu improvvisamente attaccato da una mazza da baseball. L’uomo schivò il colpo con maestria e velocemente puntò la sua arma contro l’artefice di quell’attacco: era un altro vecchio senza denti e senza capelli con un pallido colorito della pelle.

“Si può sapere chi siete e cosa fate in questo posto?”
“Argggrg… A..dam..”

Improvvisamente colui che giaceva all’interno del lenzuolo cominciò a muoversi e con due braccia afferrò la gamba di Steven che senza pensarci due volte gli sparò 2 colpi per liberarsi.

“Rod la situazione degenera!”
“Liberati dei pericoli!”

Intanto il vecchio provò a colpire con la mazza l’infiltrato che con grande maestria schivava puntualmente ogni colpo. Quest’ultimo sparò poi alla testa nemica che colpita in pieno saltò in aria.

“Fiuù.. ma che cazzo sta succedendo!?”

L’istante dopo altri 3 uomini con gli stessi sintomi della strana malattia circondarono l’intruso, questa volta erano armati con delle pistole.

“Oh cazzo..”

Steven puntò la sua arma e con due colpi sparò ad uno degli uomini avversari, in seguito una raffica di pallottole trivellò i restanti nemici che senza vita vennero scaraventati al suolo. L’americano si guardò intorno notando uno strano tizio con tra le mani un fucile d’assalto Mp44.

“E tu.. chi cazzo sei?”
“Ehi ehi amico, ti ho appena salvato il culo.. è questo il tuo modo per sdebitarti?”

Steven si rialzò da terra lentamente e rimanendo guardingo puntò la sua pistola al nuovo arrivato.

“Chi sei?”

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Capitolo 2
*** Sotto tiro ***


asd

L’uomo si aggiustò il cappello da cowboy e dopo aver ricaricato la sua arma decise finalmente di presentarsi.

“Mi chiamo Carlos e faccio parte della polizia locale. Ho ricevuto delle telefonate anonime provenienti da questo posto dimenticato da Dio”
“Hai un distintivo?”
“Certo eccolo qui”
“Ok.., sai dopo quello che è successo nelle ultime due ore non mi fido più di nessuno”
“E fai benissimo forestiero. Di dove sei? Il tuo accento non è propriamente inglese o sbaglio?”
“Sono Americano. Sto cercando una bella ragazza dai corti capelli rossi. Non è che per caso l’hai vista?”
“Capelli corti rossi.., beh no non mi sembra. Il tuo nome è?”
“Steven, Steven Korbin”

I due finirono di ispezionare quella baracca scricchiolante e all’interno di un grosso baule ben chiuso con un lucchetto trovarono qualcosa di spaventoso.

“Cosa diavolo.. sembrano braccia umane!”
“Mio Dio..”
“Ma scusa Carlos.., se fai davvero parte della polizia della città come facevi a non conoscere questo posto? O comunque della condizione in cui versava?”
“Non chiedermelo, non ho mai sentito questo posto e ora che ci penso non l’ho neanche mai incrociato per sbaglio nei rapporti degli altri colleghi. Per questo quando ho ricevuto quelle chiamate di soccorso mi sono subito allarmato. Era un luogo misterioso e in terre del genere, così poco sorvegliate, può succedere qualsiasi cosa. E poi questo paesino è così piccolo che anche una pattuglia potrebbe tenere l’ordine senza troppo sforzo”

Steven non sembrava fidarsi appieno del nuovo arrivato ma in mancanza di un’alternativa non poteva far altro che accettare il suo aiuto. Insieme continuarono a controllare il resto del piccolo paese ma non sembrava esserci più nessuno.

“E poi questa desolazione.. com’è possibile?”
“Sembra siano stati tutti evacuati.. non so come spiegarmi tutto quello che sta succedendo”

 

Intanto, nei monti adiacenti al paesino, un uomo coperto da una lunga veste nera e da un cappuccio sembrava conversare tramite radio con un suo superiore:

“Cosa vuole che faccia?”
“Sono armati?”
“Credo di si, sono usciti vivi dalla casa di Hugo”
“Proprio come sospettavo.. uno dei due potrebbe rappresentare un reale pericolo se dovesse raggiungere la cascata”
“Stia tranquilla signorina Bailey.. farò in modo che a raggiungere l’ingresso siano solo i resti del loro cervello!”
“Non sottovalutarli, se è chi penso che sia meglio rimanere allerta”
“Sta parlando con Eagle Eye eheh..”
“Molto bene, mi affido a te”

 

Steven e Carlos continuarono intanto a scrutare dietro ogni angolo del piccolo paesino ma giunti alla conclusione che non sembrava esserci più nulla da scoprire stavano per abbandonare il luogo. Improvvisamente però qualcosa proveniente dall’alto tagliò celere l’aria ed il vento come una sega che affonda nel legno. La terra davanti Steven si smosse e l’americano intuì immediatamente la situazione:

“Carlos al riparo!!”
“Cosa!?”

Un altro proiettile sfiorò la spalla dell’agente di polizia che gettatosi dietro alcuni barili riuscì ad evitare il peggio.

“Che succede?”
“Siamo sotto tiro.., è chiaro che qui siamo ospiti indesiderati..”
“Sotto tiro??”
“Esatto, un cecchino ci osserva dall’alto, a giudicare dalla posizione da cui è venuto il proiettile, il tiratore si trova a Nord rispetto alla nostra attuale postazione.. di conseguenza non dovrebbe riuscire a colpirci se rimaniamo fermi qui.”
“Che intendi fare?”
“Senza delle armi di precisione siamo spacciati.. un cecchino sarebbe capace di rimanere giorni immobile aspettando uno spiraglio su cui puntare il suo squallido mirino”
“Io ho solo il mio fucile ed una beretta di serie. Come diavolo ne usciamo?”
“Maledizione avrei dovuto immaginare che avrebbero fatto carte false pur di eliminarmi. Stai tranquillo mi farò venire qualcosa in mente”
“Ma chi sei? Ti stanno cercando?”
“E’ una storia piuttosto lunga che magari ti racconterò, ma ora cerchiamo di uscire vivi da questa situazione”
“Ah dannazione..”

Steven portò un dito all’orecchio sperando che Rod gli potesse dare un qualche suggerimento vitale.

“Credo tu abbia ascoltato tutto.. quanto siamo nella merda da 1 a 10?”
“Almeno 7 e mezzo amico.., ma non disperare, una soluzione si trova a tutto”

Carlos sorrise osservando il nuovo compagno parlare ad un qualche dispositivo.

“Cosa diamine sei? Un agente della CIA?”
“Non ci sei andato poi così lontano, adesso però dimmi se riesci a scorgere il riflesso del sole sul mirino nemico. Dobbiamo sfruttare la luce finché c’è, al buio sarà una guerra persa”
“Uhm.. si credo di vedere qualcosa del genere!, guarda bene a Nord-Ovest”
“Ottimo, è senza dubbio il nostro uomo. Rod, cecchino a ore 10”
“Con calma ragazzi, quindi avete a disposizione una Socom con puntatore laser, un MP44, una beretta e due bombe a mano?”
“Analisi perfetta. Quindi?”
“Siete davvero nella merda.. quanto credi possa essere distante il tiratore?”
“Troppo..”
“Cazzo..”
“Ehi aspetta un attimo.. Carlos quello è un binocolo?”
“Si..”
“Dillo prima cazzo!!, Rod ho un binocolo dalle lenti molto potenti, credi possa in qualche modo montarlo su una delle armi che abbiamo?”
“Non sono armi da scontri a distanza quelle.., ma si può provare con l’Mp44. Ok prendi il fucile ed il binocolo e anche la tua torcia. Segui attentamente tutto quello che ti dirò”
“Ci sono”
“Bene, svita la torcia e rompi la parte superiore, quella con la lampadina per intenderci. Sparale, deve essere un buco netto abbastanza grande da fargli entrare una lente del binocolo”
“Non distruggerò tutta la torcia con un colpo di pistola?”
“Dannazione fa come vuoi ma cerca di ottenere quel tipo di risultato”

I due ‘prigionieri’ cercavano di creare un fucile da cecchino il più velocemente possibile mentre il tiratore scelto continuava a scrutarli dal suo mirino telescopico.

“Qui Eagle Eye, li ho sotto tiro, non possono assolutamente muoversi. Da questa postazione non posso però colpirli”
“Non perderli mai di vista”
“Stia tranquilla, aspetto che cali il sole per aggirarli e cavargli gli occhi con due belle pallottole..”

 

Dall’altra parte Steven era riuscito a creare un mirino sufficientemente potente da inquadrare il tiratore sulla collina.

“Ok Rod ci sono”
“Adesso hai il tuo fucile, lega il mirino all’Mp44 con del nastro adesivo”
“Fortuna che ce l’ho!”
“Preparo io il tuo armamentario prima di una missione quindi devi ringraziare me!”
“Certo certo… Carlos, la situazione?”
“Continuo a vedere il riflesso del sole sul suo mirino. E’ ancora li”
“E ci rimarrà almeno finché non calerà il sole. Successivamente potrà benissimo aggirarci passando inosservato”

Rod sentì il discorso ed intervenne con tono deciso:

“Questo vuol dire che avete circa 2 ore per abbattere quel figlio di puttana!”
“E allora che sia..”

Steven imbracciò il suo nuovo Mp44 di precisione preparandosi all’imminente scontro fra cecchini.   

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Capitolo 3
*** Una questione personale ***


asdfgghjkl

Steven si sporse dal nascondiglio per cercare di intuire il raggio d’azione dell’avversario. Era molto esteso, avrebbe fulminato qualsiasi cosa si muovesse nell’intero villaggio. L’unica soluzione per cercare di uscire vivi da quel posto era liberarsi del cecchino, doveva provarci sebbene le armi e l’ambiente non lo favorivano sicuramente.

“Carlos, dobbiamo cercare di attirare la sua attenzione. In questo momento avrà senza dubbio il suo mirino puntato su di noi e se dovessi mostrargli anche solo un dito sono sicuro che me lo farebbe saltare”
“Non vorrai farmi fare da esca!”
“Non ti chiederei una cosa del genere.. se non fosse strettamente necessario!”
“Ma che diavolo.., scusa perché non mi dai il fucile e l’esca la fai tu?”
“Non hai esperienza a sufficienza per un compito così importante e pericoloso. Avremo una sola occasione e per di più il sole sta cominciando a calare”

Intanto un proiettile sfiorò il collo di Carlos che per rispondere al compagno si era esposto troppo allo scoperto.

“Ma sei folle!?, stai basso..”

 

Il cecchino osservava il luogo dietro cui era nascosti i suoi obbiettivi e con una calma invidiabile attendeva il momento più propizio.

“Avanti.., venite fuori eh eh..”

 

La situazione era critica ma Carlos ebbe un’idea.

“Potrei fare esplodere una bomba fumogena e nascosti dal fumo cambiare posizione!”
“Hai una granata del genere e lo dici solo adesso!?”
“Non me l’hai chiesto”
“Basta chiacchiere, al mio tre leva l’anello e lancia la bomba oltre i barili. Fai in modo che il fumo copra anche il nostro nascondiglio. … Tre!”
“Vai al dunque eh? Bene, adesso!”

La granata esplose e il fumo inglobò una buona manciata di metri. Il cecchino non era però un pivellino.

“Non crederete davvero di aggirarmi con un trucco del genere..”

I due compagni erano però rimasti nello stesso punto di prima e sfruttando l’istante ci incertezza del nemico, Steven impugnò celere il suo fucile. Rod contattò l’amico prima che potesse fare fuoco.

“Steven ricorda che quello che hai in mano è un fucile d’assalto e non un fucile di precisione.. E’ un calibro minore ed il proiettile non seguirà mai una traiettoria stabile vista la distanza.. cerca di misurare il tutto”
“Tsk.., non trattarmi da pivellino..”

Il bersaglio fu avvistato, il cecchino nemico stava per cambiare posizione ma l’Americano lo anticipò premendo il grilletto.

“Bang..”

Il colpo viaggiò ad una velocità impressionante ed affrontando e battendo la leggera brezza presente nell’aria stava per schiantarsi nel corpo prefisso. Seguì una traiettoria a parabola calcolata da Steven e dopo qualche istante di interminabile attesa stava per concludere la sua corsa. L’impatto avvenne, il cecchino non fu toccato ma il suo fucile si.
Carlos non osò girarsi e con un sospiro chiese l’esito dell’offensiva.

“Gli ho distrutto il fucile. Ora possiamo braccarlo ed interrogarlo!”
“Non l’hai ferito??”
“No ma ora è inoffensivo, un vero cecchino non ha bisogno che del suo fucile e se i miei calcoli sono esatti non ha nessun’altra arma da fuoco con sé. Ora muoviamoci o scapperà!”

Eagle Eye osservò il suo fucile essere fatto a pezzi e preso da una collera improvvisa diede un forte pugno al terreno.

“Come… come.. come hanno osato!!???”

L’uomo salì ulteriormente il dirupo e senza voltarsi sperava di raggiungere un piccolo casolare nei dintorni.

Steven ordinò al compagno di aggirare l’avversario da destra mentre lo stesso partì frontalmente contro il cecchino.

“Se le mie analisi sono giuste, adesso è disarmato..”
“Spero tu sappia cosa stai facendo Steven..”
“E’ proprio questo il bello Rod, non ne ho idea!”

L’americano puntò la Socom verso alcuni alberi davanti a lui e dopo aver effettuato qualche decina di metri si nascose dietro uno di essi in posizione guardinga.

“Deve trovarsi in quel casolare in cima alla collina..”
“Sicuramente, dalle mie analisi non risultano esserci centri abitati nel raggio di diversi kilometri.., prova ad usare l’Mp44 di precisione”
“Stavo giusto per farlo!”

L’uomo mirò con precisione e dal mirino riuscì a scorgere qualcosa muoversi all’interno dell’abitazione.

“Lo vedo.., da una finestra al secondo piano”
“Rimani lì, potrebbe aver recuperato un altro fucile di precisione e allora tu saresti spacciato”
“Hai detto qualcosa?”

Steven ignorò le parole dell’amico ed uscendo dal suo nascondiglio si diresse a tutta velocità verso il luogo prefisso.

“Cosa diavolo fai!?”
“Io non sono un cecchino che ama la staticità, io le mie prede le uccido senza attendere!”

L’agente sparò due colpi verso quella figura dietro la finestra. Uno si andò a conficcare al muro miseramente mentre l’altro frantumò la vetrata.

Quell’uomo era proprio Eagle Eye che preso alla sprovvista si vide venirgli incontro numerosi frammenti di vetro.

“AAAHH!! MALEDIZIONE!!”

Improvvisamente irruppe nella stanza Carlos che vedendo il suo nemico gemere al suolo si tranquillizzò.

“Vedo che il mio amico ha già fatto la maggior parte del lavoro eh?”

Il poliziotto provò ad avvicinarsi con delle manette ma il cecchino si rialzò improvvisamente in un modo completamente innaturale. I suo viso era pallido e dalla bocca cominciò ad uscire un liquido viola.

“Ma che diavolo..?”
“Ehehe….eheheh…”

Il nemico portò avanti una mano da cui fuoriuscirono degli aculei che sparati come proiettili colpirono al petto Carlos. Il poliziotto prese dalla sua tasca una bomba a mano e con fatica riuscì a togliere l’anello di sicurezza.

“Va all’inferno creatura..”

 

Steven, che nel frattempo si era avvicinato ulteriormente all’abitazione, assistette all’esplosione della stessa che lo fece sbalzare a diversi metri dietro di lui. L’americano era senza parole e portandosi un dito all’orecchio sperava di ricevere delucidazioni da parte di Rod.

“E’ esploso il rifugio di quel cecchino, che diavolo è successo!?”
“Forse c’entra quell’altro poliziotto.. cavolo l’avevo detto subito che non mi piaceva quel tipo”
“Io avanzo per indagare..”
“Fai attenzione, se quel cecchino è stato sottoposto agli esperimenti del Virus potrebbe essere ancora vivo”
“Per esperienza personale ti dico che un esplosione simile distruggerebbe anche ‘mostri’ molto più grossi..”

Steven fece qualche passo finché non scorse un liquido viola coprire parte della prateria non colpita dalle fiamme.

“Non posso avvicinarmi ulteriormente ma ho qui qualcosa che potrebbe rivelarsi molto interessante. Sembra un liquido viola, ne prendo un campione”
“Molto bene!, questo potrebbe essere anche abbastanza”
“Abbastanza!? Potrebbe essere anche vernice. Io non torno se non con qualcosa di concreto tra le mani”
“Non cercare di convincermi così, non ci credi nemmeno tu. Vuoi rimanere per una sola ragione ed entrambi sappiamo qual è”
“… E se fosse? Devo capire il significato di quella telefonata..”
“Con quel campione potremmo scoprirlo!”
“No è troppo poco”

In lontananza intanto un elicottero sembrava si stesse avvicinando al luogo dell’esplosione.

“Rod un elicottero! Che sia lei?”
“Non farti vedere!!”

Dal velivolo un uomo armato di RPG mirò verso la collina.

“Cazzo un RPG!!”

Una donna dai capelli rossi si tolse gli occhiali rivelando i suoi occhi scuri. Quindi ordinò all’uomo col Bazooka di fare fuoco.
Il missile viaggiò verso il rifugio del cecchino, l’esplosione avrebbe distrutto ogni prova ma l’impatto sarebbe stato fatale anche per Steven. L’americano si tolse velocemente la giacca per favorire i movimenti e senza starci troppo a pensare si gettò dal dirupo rotolando giù per la collina. Quello che seguì fu una distruzione che polverizzò ogni indizio utile per le indagini dei due americani.

 

Steve riaprì gli occhi. Era vivo e miracolosamente tutto intero.

“Puttana..”

In seguito strappò parte della sua maglietta per fasciare un vistoso taglio sul fianco sinistro.

“Rod.., Rod mi senti?”
“……”
“Rod! … maledizione deve essere stata l’esplosione.. ha danneggiato l’auricolare..”

La situazione cominciò a degenerare. Era diventata chiaramente una questione personale e Steve voleva chiuderla una volta per tutte. L’uomo tornò quindi al paesino sfruttando la desolazione per passare la notte indisturbato e recuperare le forze.

 

Da qualche parte lì vicino invece, la donna dai capelli rossi esaminava con attenzione una provetta con all’interno un inquietante liquido di colore viola.

“Anche lui.. eppure credevo stessimo arrivando ad una soluzione!”
“Mi dispiace signorina Bailey ma i parassiti tendono ad agire autonomamente..”

Serah si avvicinò al vecchio col camice guardandolo intensamente negli occhi

“Ti do un’altra settimana per raggiungere gli obbiettivi sperati. Se dovessi deludermi ancora allora dovrò rinunciare al tuo aiuto”

Nella camera irruppe poi un alto uomo vestito di nero che si rivolse anch’egli al dottore.

“Il tempo stringe Garreth.. farai bene a metterti d’impegno. Quanto a te Serah, abbiamo perso Eagle Eye per uno stupido poliziotto locale?”
“… non credo. Deve per forza esserci qualcun altro immischiato nella faccenda, anche se ho motivo di credere che l’esplosione abbia distrutto tutte le prove rilevanti”
“Non importa!!, è compito tuo e di Niel. Non voglio più perdere uomini. Chiunque segua i nostri esperimenti deve morire, non mi importa come e dove!!”

La donna abbassò lo sguardo nascondendo un velo d’irritazione. Poi annuì.

“Certo”

L’uomo uscì e il dottore si rimise al lavoro. Serah si diresse poi verso un computer in collegamento con la stanza affianco e cominciò a scrivere qualcosa.

“Nessun risultato. Eppure deve pur essere possibile..”

Dall’altra parte vi era Niel che rispose al messaggio.

“Non preoccuparti, me ne occuperò io. Che mi dici di Eagle Eye? Chi l’ha seccato?”
“Sono sicura che sia lui. Va tutto secondo i miei piani. Se noi non riusciremo ad arrivare alla soluzione.. la soluzione arriverà a noi!”

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Salve cari lettori! Scusate il lungo periodo di stallo ma in questo periodo ho preferito dedicarmi ad altre opere. Cercherò di postare i capitoli ad un ritmo più regolare =). Se avete domande inerenti la trama chiedete pure nelle recensioni, vi risponderò immediatamente ^^. Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Scacco matto ***


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Serah portava avanti con attenzione il suo lavoro, sul computer vi erano diversi componenti che costituivano un gene particolare che stava studiando ormai da diverso tempo. Tamburellava le sue dita sul tavolo, qualcosa continuava a non andare.
Nella stanza entrò in seguito Niel che rivolgendosi alla ragazza le chiese se vi erano novità.

“Niente. A te come è andata?”
“Mmh… sono arrivato alla conclusione che le cellule a cui si legano i virus non sono abbastanza forti da poter produrre una processo di positività reciproca. Il Virus prende quindi il sopravvento e fa manifestare i sintomi anche all’esterno del corpo. Cresce insomma, quando in realtà dovrebbe rimanere ‘neonato’”
“Le cavie umane hanno manifestato cambiamenti?”
“7 su 10 sono morte per la febbre altissima. I rimanenti sono molto malati. Il tempo stimato rimane tre settimane”
“Eheh… eppure Daniel sta ancora bene”
“Magari i suoi anticorpi hanno respinto il virus, è un’ipotesi da considerare”
“Non è mai successo quindi scarterei l’idea. In ogni caso lo voglio qui per studiarlo, ho motivo di credere che sia sulle mie tracce. Inoltre non possiamo più perdere tempo, il capo comincia a sospettare qualcosa”

Il giovane scienziato si portò una mano alla testa, poi riprese la parola.

“Che cosa vuoi fare?”
“Non posso fidarmi più di nessuno, se informassi i superiori della presenza di un federale qualsiasi potrebbero ucciderlo e sarebbe tutto inutile, mentre se raccontassi la verità..”
“Cosa!? Ma se Daniel ha davvero riadattato il Virus non ti permetteranno mai di avvicinarti a quegli studi. Sei una pedina pericolosa e il capo lo sa”
“Per questo devi aiutarmi tu. Ho un piano preciso ma prima di potertelo illustrare dobbiamo catturare la nostra preda e se la memoria non mi inganna non è proprio un pivello”
“Rimane pur sempre un federale, potrebbe essere pericoloso…”
“Tranquillo, spiegherò tutta la faccenda al capo e cercherò di farmi affiancare da K”
“K!? Ne sei sicura? Serah è pericoloso..”
“Si. Come ho già detto l’obbiettivo arriverà dritto tra le mie braccia. Adesso non mi resta che parlare con Daron”

Il giorno seguente, la donna informò il suo superiore delle notizie importanti di cui era a conoscenza: immischiato in quella faccenda poteva esserci un sopravvissuto all’esplosione del laboratorio di Madison Haker e per questo avrebbero dovuto agire senza aspettare altro tempo. Daron sorrise a quelle dichiarazioni e sedendosi ad una postazione computer si rivolse all’interlocutrice.

“Ci avrei giurato, come avrei giurato che tu fossi a conoscenza di elementi di cui non ero ancora stato informato”
“Gliel’ho detto, non sono notizie certe ed un’eventuale operazione richiederebbe un grande dispendio di fatiche”

L’uomo battè con forza una mano sul tavolo.

“Non è compito tuo decidere cosa può essere dispendioso e cosa no! Vuoi essere affiancata da K? Che sia, ma ti avviso che se non riuscirai a portare qui il corpo di quel maledetto federale, sarà il tuo a fare da cavia per gli ultimi esperimenti del N.H.V. Sono stato chiaro!?”

Serah annuì e senza aggiungere altro uscì dalla stanza celando un beffardo sorrisetto, sembrava sicura dei suoi mezzi e delle sue conoscenze.
Qualche ora dopo entrò nel laboratorio un giovane ragazzo dai capelli neri. Fece qualche passo in direzione della donna e con le mani in tasca e in bocca un cucchiaino di plastica le si rivolse con tono sprezzante.

“Ciao, sei Serah?”

Quest’ultima rimase basita e alzandosi lentamente dalla sedia si accinse a chiedere delucidazioni riguardo quello scapestrato ragazzo.

“Esatto, tu… sei K?”
“Beh mi chiamano così quindi credo che io sia chi tu intenda per K, mi hanno detto che dovrò affiancarti per una missione di rapimento, le mie preferite!”
“… Ma quanti anni hai?”

A quella domanda il giovane inarcò un sopracciglio perplesso della professionalità della collega.

“Ha importanza?”
“No figurati, era semplice curiosità. Comunque sì, dobbiamo catturare quest’uomo”

Gli mostrò una foto piuttosto recente di un tale Daniel Bright.

“Non mi è nuovo questo volto, non credo avremo troppi problemi. Si sa già dove cercarlo?”
“Pensiamo potesse trovarsi nei pressi dell’esplosione che ha visto protagonista Eagle Eye, diversi elementi dimostrano la presenza di terzi in quel luogo ed un tipo capace di resistere ad un boato del genere non può essere uno comune”
“Mi sembra anche giusto, ci sei andata a letto?”

Serah sgranò gli occhi, non riusciva a credere alla domanda appena posta da K.

“Ma cosa diavolo dici?!”
“Beh ne parli con grande stima, ho solo pensato che magari potesse piacerti, d’altronde non l’hai ucciso e a quanto ho saputo ne hai anche avuta ampia possibilità”
“Questa conversazione finirà adesso. Ora prendi le tue cose, si parte subito”
“Ok d’accordo… Come siamo suscettibili!”

I due si diressero verso l’elicottero che li avrebbe trasportati fino al paesino isolato dove si supponeva si trovasse Daniel. Prepararono le loro armi e sintonizzarono una frequenza radio per rimanere in contatto con la base. Era tutto pronto.

“Solo un’ultima cosa Serah, poi giuro che non parlerò più per tutto il resto del viaggio”
“Dimmi ma fa in fretta”
“Mi chiamo Damian”
“Ok… e perché ‘K’?”
“Che dire… Sono una variabile!”
“Confortante…”

L’elicottero partì, la donna sembrava piuttosto euforica di rivedere colui che era stato capace di resistere ad un disastro come quello del laboratorio di Madison, ma non era solo per quel motivo… Tra le altre ragioni sapeva che Daniel fosse infetto, che il virus fosse ancora presente nel suo corpo e nonostante il tempo trascorso dal loro ultimo incontro, era ancora vivo. Che l’avesse realmente riadattato? Osservò pensierosa la propria pistola e controllando che fosse carica, sistemò il caricatore e la ripose dietro i jeans. Non si fidava ancora di K, soprattutto dopo l’ultima cosa che le aveva detto ma aveva sentito voci che lo descrivevano come una delle migliori spie dell’organizzazione per cui lavorava. L’aveva richiesto lei stessa infondo, voleva qualcuno su cui poter fare affidamento in un eventuale scontro ravvicinato con l’uomo che senza dubbio la voleva morta. Passò un po’ di tempo ed il pilota informò i passeggeri che tra pochi minuti sarebbero giunti sopra l’ormai rinomato paesino, ironico visto che prima di allora nessuno ne aveva mai sentito parlare. I due si sistemarono dunque i rispettivi auricolari nelle orecchie e calandosi con una corda giunsero finalmente a terra. K ebbe un po’ di problemi a mantenere l’equilibrio, o meglio, era praticamente caduto dal velivolo e rimasto impigliato nella corda prima di toccare il suolo, fortuna nella sfortuna…

“Sei sicuro di essere una spia?”
“Ehi ognuno ha le proprie abilità speciali, tu per esempio sai scendere dagli elicotteri”

Serah finse di non sentirlo e cominciando a camminare tra le vie del luogo, scrutava ogni angolo alla ricerca di ogni minima prova della presenza di Daniel.

“Da questa parte, ci sono delle impronte fresche e qualcosa mi dice che non appartengono agli abitanti del luogo”
“E che ne sai?”
“K, vedi qualcuno nei dintorni? Qui non c’è nessuno… Deve essere il nostro bersaglio”
“Secondo me non è così scontato”

La donna si voltò con aria terrificante verso il compagno e puntandogli contro la pistola lasciò che il suo sguardo parlasse per lei. Il giovane annuì deglutendo e senza aggiungere altro si limitò a seguirla.

“Lì dentro!”

In un’abitazione si sentì un suono, probabilmente la scarrellata di una pistola semiautomatica. Serah invitò il compagno a stare giù e ponendosi con le spalle al muro cercò di scrutare attraverso la finestra. Non si vedeva nulla, soltanto alcune provviste sparse per il tavolo di legno ed alcuni proiettili probabilmente di una Colt.

“Colt semiautomatica…”

K vide la donna bloccarsi un istante alla vista della casa ed inclinando il capo con aria perplessa prese la parola.

“Non è che sia questo granché, l’arredamento non mi piace per niente”
“K, è il nostro uomo, ne sono sicura. Tieni gli occhi aperti”
“Uh, d’accordo”
“Al mio tre facciamo irruzione, uno… tre!”

Prima che potessero fare qualsiasi movimento però, una voce proveniente dal tetto della casa alle spalle delle due spie, li fermò.

“Scacco matto, Serah…”

La rossa voltò lentamente il capo alzando le mani, finché non incrociò nuovamente i suoi occhi, lo sguardo di una spia infuriata che aveva tutta l’aria di voler chiudere i conti col passato.

“Daniel…”
“Il mio nome è Steven Korbin”

K osservò i due darsi battaglia a colpi di sguardi glaciali ed insostenibili ed alzando le mani sorridendo, osò dire qualcosa senza il timore di beccarsi una pallottola tra gli occhi.

“Ho sempre saputo che fossi un duro, Steven”

Serah scosse il capo quasi rassegnata.

“Questo sarebbe il tuo essere ‘variabile’? Siamo morti”

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