L'Amicizia di Amelie Dumas e Bill Kaulitz

di Deeper_and_Deeper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Ultimo ***



Capitolo 1
*** Uno ***


AMELIE
L'amicizia di Amelie Dumas e Bill Kaulitz
Uno.

Che Amelie, scrittrice sedicenne affermata, fosse una ragazza fuori dal comune, lo si era capito sin dal momento iin cui aveva messo piede al mondo. Da piccola non era mai stata quella che si poteva dire l'essenza della femminilità, i suoi giochi preferiti erano i fucili, le bombe, i videogiochi e nessun bambino avrebbe mai osato sfidarla a braccio di ferro, disciplina in cui lei era incredibilmente brava.
Lei non aveva mai avuto quei complessi mentali delle sue coetanee, non provava interesse nessuno e nulla che non fosse lo scrivere e neanche faceva caso a che abiti indossava la mattina. Molti la definivano apatica, gli stessi suoi professori dicevano che il lavoro eccellente da lei svolto era in parte messo a tacere dall'inespressività del suo volto e dal modo in cui essa reagiva alle situazioni. In realtà lei reagiva in tal modo con in mondo solamente perchè non voleva soffrire.
Se le piaceva un ragazzo, non lo diceva, bensì soffocava quella cotta fino a farla scomparire; se le piaceva un abito che sentiva che non le stava bene, trovava tutti i difetti possibili e immaginabili fino a che quel capo d'abbigliamento non diventava orrido, quasi ripugnante. Ovviamente mai e poi mai si sarebbe sognata di parlare apertamente con qualcuno, scriveva e basta. I critici definivano le sue opere qualcosa di sublime e meraviglioso, ma questi due vocaboli non erano mai entrati nel dizionario di questa ragazza che le critiche non le leggeva quasi mai.
Dopo aver letto un paio di suoi libri, Bill Kaulitz, il cantante dei Tokio Hotel. si era messo in testa di voler conoscere Amelie a tutti i costi per poterle parlare. C'erano molti aspetti dei suoi rcconti in cui si rispecchiava, anche nelle frasi, ma non capiva assolutamente il perchè. Quando leggevi un libro di Amelie Dumas, infatti, venivi catapultato in un universo parallelo che ti lasciava sempre la sensazione di amaro mista a felicità improvvisa. Era come se lei scrivesse per ogni singola persona del mondo. In realtà, però. lei raccontava solamente ciò che le passava per la mente.
Così, lui, Bill, aveva mosso mari e monti pur di poter parlare con la ragazza. Prprio quando pensava che quello fosse solo un sogno impossibile, Amelie accettò di vederlo. In molti, però, l'avevano avvertito: Amelie era un'apatica ragazzina scocciata che l'unica cosa buona che sapeva fare ersa scrivere e lui ne sarebbe rimasto certamente deluso. Purtroppo per quelle malelingue, Bill non credette ad una sola parola ed il giorno seguente incontrò la ragazza ad una cena. Anche lei era vegetariana.

-Mi fa piacere che hai voltuo incontrarmi- disse la ragazza, inespressiva.

-Mi sono piaciuti i tuoi libri, mi sono riconosciuto in molte cose...- disse Bill, bevendo un sorso d'acqua.

-Davvero?- la statua inespressiva, per un'attimo, tentennò.

-Sì... è... strano... sembra quasi che tu ti sia ispirata a me!-

-Io non mi ispiro... io scrivo e basta-

-So che non rilasci mai interviste... posso chiederti il perchè?-

-I giornalisti... sono terribilmente fastidiosi...  sono una scrittrice... non un'attrice... non mi piace stare sotto i riflettori... odio quando chiedono della vita privata... che è una cosa di cui non voglio parlare-

-Ti capisco... sono invadenti- disse Bill, guardandola negli occhi -Perchè sei... così... inespressiva?-

Bill Kaulitz fu la prima persona in tutta la sua vita che gli aveva chiesto il motivo per cui lei era sempre e costantemente inespressiva. Per quanto la domanda fosse inaspettata ed impertinente, la ragazza du molto felice che gli venisse posta, soprattutto da lui. Lo fissò per un nanosecondo, cercò di capire se era solo curiosità o ci fosse qualcos'altro. Il volto del ragazzo, però, sembrava incredibilmente sincero.

-Non voglio soffrire...vivo nella convinzione che ogni emozione, ogni espressione del volto e ogni minimo cedimento mi renda più fragile di quanto io sia- per un'attimo la maschera di marmo che solitamente le copriva il volto era caduta, rivelando la vera lei.

Il ragazzo non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere. Dietro all'apparente sicurezza di lei, vi era la paura di non essere in grado di affrontare le sfide della vita e di sembrare così fragile da poter essere rotta. Aveva bisogno di qualcuno con cui parlare e, lui ne era in parte convinto, se gli aveva detto quel segreto, poteva fidarsi di lui? Senza sapere perchè, ebbe l'istinto di proteggerla.

-Spero che questa cosa non la dirai a nessuno..-

-Non ti preoccupare... sai una cosa? Prima che io ti incontrassi mi avevano avvertito di quanto fossi strana e fredda... alcuni hanno datto persino che mi avresti messo paura... ma ora voglio chiederti... perchè tra tutte le persone del mondo quel segreto l'hai rivelato proprio a me?-

-Non ne ho idea- era ritornata in un attimo la ragazza inespressiva e glaciale di sempre.

Bill stava per replicare, aprì a metà la bocca rosea, ma poi la richiuse riaprendola soltanto per terminare i resti di quella cena alquanto strana. Quando si passa del tempo con questa ragazza, pensò, se te lo concede si possono abbatere i confini dello spazio tanto da andare su un altro mondo. Era felice che lei gliel'avesse concesso, perchè sapeva che ottenere una discussione normale con Amelie Dumas era un'occasione che quasi nessuno poteva avere. La cena terminò in modo fantastico. Bill la accompagno a casa, che era poco distante dal ristorante e in cambio ricevette un sorriso. Quel sorriso segnò l'inizio di un'amicizia.
Se Bill Kaulitz era felice di aver incontrato quella ragazza, la nosta Amelie era alquanto impaurita da quella situazione nuova. Non aveva mai parlato cos' apertamente con nessuno e al pensiero della fragilità cui si era esposta durante quella stupida cena, si chiedeva perchè l'avesse fatto. Era stato un gesto incondizionato che le aveva portato un'ingenua felicità che mai più sarebbe stata intravista in lei. Forse, Amelie non avrebbe nemmeno più incontrato Bill. O almeno lo sperava.












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Capitolo 2
*** Due ***


amelie 2
L'amicizia di Amelie Dumas e Bill Kaulitz
Due.
Questo capitolo lo dedico a una persona che non mi parla più su msn:
Roberta.


Fra Amelie e Bill ci fu un altro incontro, questa volta creato da due mistiche entità che nel passato erano state personificate da molti autori dell'epica: la fortuna e il caso. Si trovavano entrambi ad una festa in un locale lussuoso, le cui persone, a detta della ragazza, sapevano di falsità e ignoranza e per questo erano poche le parole che lei aveva scambiato con i presenti. Perchè, allora, vi chiederete voi, Amelie ci era andata? Sperava forse in un incontro col giovane cantante? No di certo.Neanche sospettava della presenza di quest'ultimo. Una cosa che Amelie amava, era osservare il comportamento delle persone in determinati luoghi. Il modo plastico con cui si muovevano, come afferravano i bicchieri con quelle loro mani smaltate era assolutamente affascinante. Tutto, secondo lei, faceva parte di una danza incosciente che aveva come unico fine l'apparenza. Quella volta, solo per quell'unica occasione, a suo discapito aveva dovuto indossare un abito nero di seta che la faceva sembrare una farfalla. Le donava un'eleganza tale he molti avevano aperto bocca, sorpresi.
Quando Bill l'aveva vista, era rimasto basito come gli altri. Non si aspettava di cero che la ragazza potesse essere così... così... unica. Provava un certo timore nell'avvicinarsi, aveva paura di essere respinto con una risposta garbata ma toccante e di non riuscire più a parlarle. Poi, però, si fece coraggio e le andò accanto.
Amelie emanava una specie di luce dorata, quasi surreale. Era come se fosse magica, ma lui sapeva che non era possibile. Era solo una ragazza che aveva paura di soffrire e vestiva un costume che si era costruito in sedici anni di vita. Quando lo vide fu come se quel costume non fosse mai esistito, era solo Amelie e di questo entrambi si sorpresero.

-Non mi sento a mio agio- disse la ragazza, sospirando.

-Perchè mai?- erano seduti su un divanetto nero e guardavano la gente divertirsi.

-Le feste.. non fanno per me, Bill- quella fu la prima volta in cui lei pronunciò il nome del ragazzo. Lo disse con grazia e cura, la stessa che riservava solamente alla lettura, ma questo il suo interlocutore non lo sapeva ancora.

-Amelie... Amelie...  neanche io mi sento a mio agio alle feste- disse il ragazzo, guardandola negli occhi castani che per un attimo brillarono.

-Mi puoi capire, allora...- asserì la ragazza, ritornando fredda e inespressiva.

Bill Kaulitz imparò presto che quando parlava con Amelie doveva calibrare bene le parole, per non farle risuonare monotone e prive di senso; perchè bastava un attimo per far infrangere l'incantesimo e come Cenerentola quando a mezzanotte ritornava una serva, Amelie ritornava la statua inespressiva e priva di interesse per tutto quello che riguardava la lettura. Doveva impedirlo. Doveva far sì che la durata di quell'incantesimo fosse infinita e che la ragazza mettesse a nudo la sua anima e lui era certo che non occorrevano incantesimi ma solamente volontà e amore.

-Amelie... sei diversa...- disse lui, sorridendo e inclinando un po' la testa per osservarla meglio -Non ho mai visto una persona che fosse come te... -

-Perchè mi dici questo?- chiese lei arrabiata. Stava distruggendo la maschera, la stava rendendo fragile.

Era stupido, quello che diceva. La sua voce, non aveva senso. Il modo in cui sorrideva, come pronunciava il suo nome.. tutte lame che distruggevano l'apparenza. Non voleva soffrire, voleva solamente scrivere. Perchè questo ragazzo, pur non avendo alcun diritto, era entrato nella sua vita con l'intenzione di causarle dolore? Non aveva fatto nulla di male, Amelie.
Lacrime calde iniziarono a scorrere sul viso immacolato della ragazza. Voleva che Bill sparisse, che la dimenticasse e che bruciasse quei libri...che in segreto erano stati scritti per lui, modello a cui si era ispirata.  Nel buio della sua mente complessa, infatti, era la voce di quel ragazzo a calmarla quando a scuola veniva presa in giro ed era il suo sorrido ad alimentare la voglia di vivere in una costante corazza.  Bill Kaulitz si era spinto troppo oltre e stava per toccare tasti che le avrebbero fatto rivivere i tanti fantasmi del passato che ancora la tormentavano, nel passato.  
Non resse più la situzione, dopo aver gettato un'ultima occhiata all'unica persona che era stata per una volta sincera con lei, uscì dal locale.
Bill, invece, nel suo piccolo si domandò perchè avesse rovinato tutto e privo di alcun tipo di controllo si alzò e la iniziò a rincorrere.



Ringrazio l'unica anima pia che ha recensito:

M_Lucry_J: Grazie per i preziosi consigli che mi dai e sappi che sarai sempre la prima ad avere le anteprime..

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Capitolo 3
*** Tre ***


amelie 3
L'amicizia di Amelie Dumas e Bill Kaulitz
Tre.
Ich bin da...


Amelie Dumas era incredibilmente triste. In una serata Bill era riuscito a distruggere quel costume grigio dopo sedici anni di duro lavoro a cui lui, seppur inconsapevolmente, aveva contribuito. Non riusciva a credere di essere diventata all'improvviso fragile e così... umana. Tutto per un ragazzo che non aveva saputo resistere alla sfida: era stato catturato da ciò che lei scriveva, quelle frasi così magnetiche e romantiche e allo stesso tempo dolorose avevano innescato in lui un meccanismo tale da fargli credere di poterla conoscere; nulla di più inutile: nessuno era in grado di leggerle dentro e sebbene Bill Kaulitz avesse distrutto il costume freddo e inespressivo che per anni l'aveva vestita, mai avrebbe potuto cambiarla tanto da mostrargli chi era.
Erano fermi accanto ad un'auto nera. Lei teneva lo sguardo fisso dinnanzi a sè, mentre lui la osservava rapito. Chi mai si sarebbe aspettato che Bill Kaulitz avrebbe vestito il ruolo di fan e una ragazza, anche antipatica, avrebbe fatto la star? Molti avrebbero pagato per assistere a quella scena se solo ne fossero venuti a conoscenza.
 
-Amelie...- disse il ragazzo con voce rotta -Mi dispiace-

Lei non rispose. Sapeva perfettamente che non sarebbe riuscita a proferire parola: sarebbe scoppiata in lacrime e lo avrebbe abbraciato. Ma non poteva mostrare ancora di più la sua fragilità, non voleva. O forse sì? Era come divisa. Una parte di lei era così presa da quella vicenda, quello era il suo lato debole, che non era mai riuscita a soffocare. L'altra parte, invece, quella fredda da principessa dei ghiacci, voleva cacciarlo via e dimenticare tutto.

-Amelie...- continuò Bill, voltandosi completamente verso di lei -Guardami-.

Un sussurro. Ecco cos'era la sua voce. Non riusciva ad alzarla. Amelie Dumas l'aveva ridotto alla disperazione.

-Bill..  non ci riesco! Sei entrato all'improvviso nella mia vita, hai creduto di poter abbattere quel muro che c'è tra me e il mondo e l'unica cosa che sei riuscito a fare è farmi soffrire. Dietro quel muro cìè tutto il mio mondo, dietro quel muro ci sono io! Mi fa male questa invasione! Lo vuoi capire?- nuove lacrime, mentre diceva quelle cose, avevano bagnato il viso della ragazza, ma lei non ci fece tanto caso. Continuava imperterrita.

Ci sono momenti in cui non si deve dire nulla. Tra due persone deve cadere un silenzio leggero, fatto di tanti sentimenti e devono essere questi ultimi a parlare. Bill lasciò che accadesse questo. Non sapeva se lei avesse accettato un abbraccio, sperava di sì, perchè abbracciarla era l'unica cosa che voleva fare e lo fece, senza esitazioni. Amelie, oramai stremata, non protestò.

-Mi dispiace di esserti piomato tra capo e collo...-  mormorò infine lui.

-Non ci riesco... scusa..- disse Amelie staccandosi.

Era divisa in due. La regina dei ghiacci Amelie stava cercando di ricostruire il muro che la sperava dal mondo e non ammetteva repliche da parte dell'Amelie Dumas Vera, la buona, che cercava in tutti modi di ostacolare l'operazione della sua gemella in modo tale da raggiungere Bill il quale, in tutta questa situazione, l'aspettava fuori dal suo mondo.

-È così difficle lasciarti andare?- Bill era furioso -Sei una saccante e presuntuosa ragazzina! Il mondo non è solo odio e tristzza... c'è anche qualcosa di bello! Se non riesci a vederlo è colpa tua-

-Sai cosa? Non ho mai chiesto a nessuno di fare quello che hai fatto tu... non ho mai voluto una persona così invadente nella mia vita... quindi, se sei contrario a come penso, vivo o reagisco... sei libero di uscire da tutto ciò che mi riguarda- era stata molto ferma e decisa, quando aveva pronunciato quelle parole e nonostante li facessero soffrire entrambi, nessuno dei due lo diede a vedere.

-Bene..- disse Bill, deglutendo -Addio-

-Addio-.


M_Lucry_J: non ci sei su msn... quindi nessuna anteprima... xD... al prossimo chap

Questa dedica è un po' lunga.
Lo dedico un po' a Cris... che è la mia scimmietta.
Un po' a Tom, che anche se fa il duro so che ha un cuore tenero.
A nonna S e nonna R, che sono persone importanti nella mia vita.
e infine a...
Bill...
a cui, anche se non lo leggerà, mandò un messaggio:
When the angels cry... sombody is sad.
When you cry... I want to be by your side.

Deeper_and_Deeper

Al prossimo capitolo ;)





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Capitolo 4
*** Quattro ***


AMELIE 4
L'amicizia di Amelie Dumas e Bill Kaulitz
Quattro

Da ascoltare con "Undisclosed Desires" dei MUSE



-Addio-.

La sua voce risuonava nella mente di Amelie Dumas come se nel cervello ci fosse stato un ripetitore dalle batterie inesauribili. Il sole stava calando e, essendo quasi alla fine di quel suo cammino giornaliero, disegnava giochi di luci ed ombre colorando tutto di rosso. Amelie era sdraiata sul tetto di casa sua: una costruzione semplice e abbastanza piccola. Bastava per quattro persone, il numero dei membri della sua famiglia. Lei veniva spesso su quel tessto spiovente, quando doveva pensare, quando doveve ascoltare la musica... era l'unico posto dove poteva essere sè stessa.
Sospirò, ripensando a Bill. Si era comportata malissimo, lo sapeva e nulla avrebbe potuto cancellare il ricordo di quelle parole che, al pari di mille spade, li avevano feriti entrambi.Ma stavano ancoa sanguinando e un incontro a fine di un'eventuale chiarimento sarebbe stato come il sale. Avrebbe causato molto dolore inutile. Amelie si alzò dalla sua postazione e ritornò in casa. La tristezza e la rabbia non gli erano ancora passate e l'unica cosa da fare era andare in palestra.
La palestra.. dopo tanti giri di parole i suoi l'avevano iscritta a pugilato, uno sport rozzo e futile che era necessario se dovevi calmarti, e lei doveva. Sfogavi tutti i sentimenti su di un sacco con delle fascette che ti consumavano le mani, ma ad Amelie questo non importava. 

-Mamma... vado in palestra!- urlò prendendo il borsone

-Ancora!?- urlò la donna, uscendo dalla cucina, forse la sua stanza preferita.

Amelie non rispose. Era inutile parlare con quella donna, certe volte. Era irrecuperabilmente ipocrita. Così la ragazza uscì dalla porta di casa senza prestare troppa attenzione a ciò che diceva. Il metodo migliore era accendere l'Ipod -costantemente in modalità random-, e immergersi nella musica. Undisclosed desires dei Muse partì a tutta forza. Un segno del destino, penso Amelie storcendo la bocca.
Descriveva la situazione che stava vivendo con Bill. Cavolo.

I know you've suffered
But I don't want you to hide
It's cold and loveless
I won't let you be denied

Aveva sofferto, e non poco. Si era chiusa a riccio in un mondo in cui non c'era spazio per nulla, un mondo dove viveva solo lei.

Soothing
I'll make you feel pure
Trust me
You can be sure

Bill Kaulitz, la cui voce la faceva emozionare appena la udiva, voleva che per una volta abbandonasse quel mondo che stava diventando fin troppo piccolo per lei. Voleva che si fidasse di lui, voleva renderla così forte da mostrarsi alla gente per quella che era. Ma Amelie aveva paura. Chi le assicurava che Bill non l'avrebbe lasciata sola? E se l'avesse fatto lei non si sarebbe più ripresa. 
La prima volta che aveva visto quel ragazzo da vicino, il giorno in cui avevano cenato assieme, aveva notato che lui non la vedeva, la guardava e queste sono due cose diverse. Sin dal primo momento Bill l'aveva studiata, voleva capire chi si celava dietro quella maschera  e questo Amelie l'aveva inteso subito, chiudendosi ancor di più a riccio e limitando i convenevoli. Poi il ragazzo aveva iniziato a fare domande che mai nessuno le aveva posto e quella franchezza l'aveva sconcertata.

-Perchè.. sei così... inespressiva?-

Ponendogliela aveva messo la mano destra sotto al mento e l'aveva scrutata, quasi in modo impercettibile, con quel suo sguardo apparentemente normale. Amelie Dumas aveva risposto sinceramente, quasi impnotizzata da lui.

-Non voglio soffrire...vivo nella convinzione che ogni emozione, ogni espressione del volto e ogni minimo cedimento mi renda più fragile di quanto io sia-

La risposta l'aveva sconcertato e se in quel momento non si fosse concentrato sulle parole che erano state appena pronunciate, avrebbe intravisto per un attimo la vera lei, che era fuoriuscita da quel mondo stretto a causa di una distrazione.
Amelie scosse la testa, un po' infastidita da quel flusso di ricordi. Era arrivata in palestra, doveva andarsi a cambiare. Salutò con un cenno del capo l'allenatore e s'avviò verso lo spogliatoio femminile, completamente deserto. Si infilò i pantaloncini e la maglia e iniziò a mettere le fasce alle mani. Nonostante i continui lavaggi alle nocche c'erano ancora alcune macchie di sangue.

Questi colpi sono per te... Bill...

Si avvicinò al sacco ed iniziò a sfogarsi. Non pensava, quando tirava cazzotti. Era come se il corpo compisse quei gesti automaticamente, senza che il cervello facesse niente. Era d'obbligo, quando facevi pugilato, di riposarti per due minuti ogni serie. Ma questa regola Amelie non voleva proprio rispettarla.

-Amelie! Basta- la sua voce la colpì come se fosse stata in un incontro -FERMATI-

Era una visione? Stava forse sognado? Per la prima volta si rese conto di quanto lo aveva desiderato. Era lui il suo desiderio irrivelato. Lui che da quando l'aveva conosciuta voleva vedere la sua vera indole, la ragazza nascosta.

-Cosa ci fai tu quì?- disse la regina dei ghiacci, sbucando all'improvviso.

-Ti ho cercato ovunque...-

-Ah, sì?- continuò la regina, fredda e marmorea -Mi pare che ci eravamo detti addio-

-Tu veramente volevi che ci dicessimo addio?-

Baaam. Quella era una domanda da un milione di euro. La concorrente avrebbe saputo dare la risposta esatta o sarebbe tornata a casa a mani vuote?


Ringraziamento (al singolare, dato che solo lei recensisce):

M_Lucry_J:  Grazie per aver recensito. Ti aspettavi un capitolo diverso, eh? L'intervista... l'ascensore... no... il cervello non ha partorito un capitolo decente e così ho elaborato quest'altro. Mh... che ne pensi??? A oggi pomeriggio xD


Ai Muse... che hanno fatto una canzone che non ha deluso i fan
e a Vittoria Cabello che mi fa schiattare dalle risate con il suo programma.

Deeper_and_Deeper










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Capitolo 5
*** Cinque ***


amelie 5
L'amicizia di Amelie Dumas e Bill Kaulitz
Cinque
(Dopo tanta fatica... )


Intanto, fuori, la pioggia era iniziata a cadere copiosamente rendendo ancor più cupa l'ambiente intorno ai due ragazzi che erano rimasti soli in palestra.
Amelie era confusa. Quella domanda aveva mandato in tilt il proprio sistema nervoso e vi era una lotta interna tra la vera lei, che non voleva lasciare Bill, e la regina dei Ghiacci, che invece non voleva farla soffrire. Si era affezionata troppo a Bill per dirgli una volta per tutte addio, ma nello non si fidava di lui: l'avrebbe fatta stare male. L'avrebbe lasciata come un giocattolo vecchio non appena sarebbe partito per il tour in Giappone e questo lei non l'avrebbe sopportato. Era troppo fragile per reagire.

-Amelie... Amelie...- ripetè Bill con voce rotta e un po' meno sicuro della risposta che la ragazza gli avrebbe dato -Vuoi che ci diciamo addio?-

La ragazza scosse la testa e chiuse gli occhi. Aveva un dolore lancinante alle tempie e non riusciva a calmarsi. Si portò le mani alla testa e si avvicinò a lui. Non riusciva a capire dove si troasse. Un attimo dopo, svenne, tra le braccia di un Bill allarmato.
La corsa all'ospedale fu molto rapida. Bill si fece aiutare dal proprietario della palestra a riporla in auto e si rifiutò categoricamente di farsi accompagnare. Doveva esserci solo lui. Le uscite passavano velocemente, la sua meta si trovava dall'altra parte di quella grande città e non voleva che il suo pensiero venisse distolto dalla musica.

-Perchè? Perchè?- si lamentò battendo rabbioso le mani sul volante -È colpa mia... tutta colpa mia... se non fosse perchè volevo cambiarti.. adesso staresti bene! Pensavo che non fossi così... fragile... quando ti avevo vista la prima volta, in quel ristorante, sembravi così... fredda e forte. Se solo avessi saputo che dietro a quella maschera c'era una ragazza di porcellana, molto fragile... ma ora ricordare non vale nulla... in realtà io stesso non so perchè lo sto facendo, per quale motivo sto parlando da solo, mentre tu stai male... oddio... mi sento terribilmente in colpa!-.

Bill, nonostante fosse rivolto in parte a un Amelie svenuta sul sediolino di fianco a lui, era convinto che lei avesse perso totalmente la coscienza, ma in realtà non era così. La ragazza, infatti, non era in grado di parlare, di aprire gli occhi o di muoversi, ma era completamente cosciente di ciò che le stava accadendo attorno e continuava a provare quel dolore fastidioso.

-A quella festa ti ho visto sin dal primo momento, sai? Eri avvolta in quel vestito nero che non ti rendeva affatto giustizia... eri troppo bella per un qualsiasi abito. Indescrivibile. Mi piaceva come ti muovevi, come parlavi con gli altri... congedandoli gentilmente... era una maschera. So che la vera te avrebbe volentieri parlato con quelle persone, scherzato con loro e so che la vera te non vuole dirmi addio. Credo, mia cara Amelie, di averti capito. Tu non solo hai paura di soffrire, tu non ti fidi della gente e devo confessarti che neanche io mi fido molto delle persone... anche io indosso una maschera e so per certo che non vorresti conoscere il vero me-

Arrivò all'ospedale e parcheggiò la macchina giusto accanto all'entrata. Intravide alcuni medici che camminavano e li chiamò urlando, agitatissimo. Lo riconobbero, forse, perchè spalancarono gli occhi e si precipitarono nella sua direzione.
Amelie venne portata nella velocità della luce su una barella, forse perchè era lui.

-Aspetti quì... prego... - gli disse il dottore cn tono calmo e pacato.

Erano in una sala dalle pareti azzurre, le sedie nere. Vi erano delle riviste, un grande orologio a muro e dei distributori automatici. Una sala d'attesa. Quelle dei film, dove, proprio nel momento in cui non c'è più speranza per il malato, quello rinviene per miracolo. Ecco... un miracolo... quello ci voleva ora. Il cellulare squillò: era Tom. Rispose, con voce alterata, neanche sembrava la sua:

-Tom... sono all'ospedale... poi ti spiego... sì.. raggiungimi... no.. io sto bene-.

Suo fratello arrivò in meno di cinque minuti. Era agitato e nervoso; stringeva le chiavi dell'auto in una mano e il cellulare nell'altra.
Si guardarono per qualche attimo, forse Tom stava cercando di capire la situazione, ma dal modo in cui scosse la testa evidentemente non aveva capito nulla.

-Amelie... è svenuta- disse Bill, lasciandosi cadere su una sedia nera.

-Amelie Dumas? La scrittrice?- domandò Tom, sedendosi accanto a lui.

Il ragazzo stava per replicare, ma venne interrotto da un uomo alto e giovane, forse un medico. Era sorridente, si capiva dallo sguardo che era andato tutto bene e che non era niente di grave.

-Sta bene- disse infine, raggiungendo Bill  -Lei è un parente?-

-Sono... sono...- tentò di dire lui, agitato.

-Questo è il suo fidanzato... -.

Dalla stanza... sentirono una risata.

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Capitolo 6
*** Ultimo ***


Amelie 6
L'amicizia di Amelie Dumas e Bill Kaulitz


Sei

Quando lo vide entrare, Amelie provò per la prima volta una sensazione di assoluta contentezza e leggerezza. Gli gettava occhiate ad intervalli regolari perchè aveva l'intenzione di memorizzare ogni angolo del uo corpo perfetto nella speranza che, se un giorno si fossero separati, il ricordo si lui l'avrebbe sempre accompagnata. Li lasciarono soli e senza rendersene conto il ragazzo era corso accanto a lei e l'aveva stretta forte. Per quanto potesse muoversi, lei lo ricambiò con un altro abbraccio.

-Mi piace la tua risata- confessò lui, guardandola negli occhi.

-Davvero?- domandò lei -Sei il primo che me lo dice-

-Mh.. sono il primo? Che onore!-

-Sai... solo ora ho capito quanto ci tengo a te- mormorò a bassa voce lei.

-Che cosa?- il ragazzo fece finta di non sentire.

Amelie alzò lo sguardo al cielo e poi sbuffò. Era frustrante, per chi come lei era sempre stata chiusa in sè, dover ripetere le cose due volte, per giunt5a a bassa voce.

-CI TENGO A TE! TI VOGLIO BENE!- scoppiò infine.

Bill non parlò. Quelle parole l'avevano sorpreso e la reazione che gli provocarono non fu delle più belle. Si avvicinò ad Amelie e la baciò.

-Io... ti voglio più che bene- concluse.



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