Vendetta trasversale

di Sarty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il vento fischiava forte sulla cima dell’albero sul quale ero appollaiato, ma non mi impediva di sentire le parole pronunciate dalla piccola rossa a quell’insignificante umano, i cui pensieri erano anche più fastidiosi della sua stessa esistenza.

Stavano passeggiando uno vicino all’altra, sulla strada alberata che porta fuori dal paese, in una piccola radura dove le coppie sono solite passare i pomeriggi autunnali: le foglie cadenti dai diversi colori creavano un “letto” naturale a detta loro molto romantico… patetico!

E l’idea del letto a quel Mutt scatenava dei pensieri e delle fantasie che avrebbero fatto impallidire la ragazzina che gli stava in fianco, se come me avesse potuto sentirli.

Mi spostai su un altro albero, dove riuscivo ad osservarli meglio.

Dovevo assicurarmi che quello stupido umano non toccasse la streghetta: mi avrebbe contaminato la cena ed era troppo tempo ormai che aspettavo questo giorno.

Dovevo rifarmi su di lei, era l’unico legame tangibile con Elena: lei mi aveva rifiutato, aveva scelto quel bamboccio di mio fratello, e in qualche modo doveva pagarmela.

E quella piccola umana dai capelli rossi come il fuoco era la persona più legata ad Elena in quella stupida cittadina.

Altri metri, altre parole, altri pensieri e nel frattempo arrivarono nei pressi della radura.

Il sole iniziava a tramontare e quel patetico umano era convinto di riuscire a concludere qualcosa con la mia preda.

Sorrisi all’idea di cosa gli avrei fatto se solo avesse allungato una mano.

Non avevo mai sopportato quello stupido ragazzino, morivo dalla voglia di risucchiargli la vita, definitivamente… quel pensiero mi scatenò un nero piacere.

E in quello stesso momento la ragazza si bloccò.

Vidi il suo petto aumentare la frequenza con cui si alzava e si abbassava, il respiro accelerato, le guance sbiancate di colpo… era immobile, ma la sua rigidità mi disse tutto ancora prima che le sondassi la mente.

Mi aveva sentito.

Aveva percepito il mio odio, la mia malvagità, la mia voglia di vendetta e di sangue.

Il suo.

Quella situazione durò pochi secondi, poi quel Mutt si avvicinò imprudentemente a lei.

Avendo percepito la mia aura, forse aveva capito le mie intenzioni: si scostò velocemente da quell’umano, gli disse che aveva dimenticato un impegno e che doveva correre a casa.

Si voltò velocemente e se ne andò.

Quel Mutt restò deluso… Stupido, non si rendeva conto che con quel rifiuto aveva di poco allungato la sua vita. Di quanto, beh sarebbe dipeso dal mio umore.

Di certo, ora avevo di meglio da fare.

Volai tra gli alberi, finchè non la vidi. Scesi in planata e mi ritrasformai di fronte a lei.

La sorpresa la bloccò.

Di nuovo, il suo voltò impallidì e il suo cuore iniziò a battere ancora più velocemente, nonostante io stesso faticavo a crederci… quanto avrebbe retto a quel ritmo?

La stavo fissando negli occhi e lei ricambiava il mio sguardo. Era impaurita, terrorizzata, eppure non toglieva i suoi occhi dai miei.

“Sei una strana creatura…” le dissi mentre mi avvicinavo lentamente a lei “Hai già capito quali sono le mie intenzioni… perché non scappi?” le mie labbra assunsero un sorriso sadico.

“Ser… Servirebbe a qualcosa?” la sua voce era talmente bassa che se non fossi stato la creatura che ero non l’avrei sentita.

“Vero… In mezzo a un bosco, lontano da casa, nessuno intorno… Ma qualsiasi altra persona nella tua situazione – soprattutto sapendo con quello che sai – almeno proverebbe a fuggire”.

Mentre le parlavo le accarezzavo delicatamente la guancia, quella pelle morbida e rovente nonostante l’aria fredda…

Le sembravo un serial killer e in effetti non era molto lontana dalla verità.

“Non… Io non…” abbassò lo sguardo a terra e notai che le sue labbra tremavano leggermente, così passai il mio indice sul labbro inferiore.

E li successe qualcosa.

Di scatto mi schiaffeggiò via la mano, alzò quei suoi grandi occhi da cerbiatto nei miei, fissandomi con aria di sfida.

“Se vuoi uccidermi non posso impedirtelo, ma non ti lacerò giocare con me come fai con tutte le altre! Io non sono un giocattolo!”

Le sue guance si erano accese nuovamente, il suo cuore batteva sempre all’impazzata, in crescendo.

Come la mia rabbia.

Mi stava rifiutando, mi stava sfidando.

“Sciocca ragazzina! Credi di potermi tenere testa?” Le stavo ringhiando a un centimetro dal viso.

Ma lei non si mosse.

Rimase li, immobile, sicuramente per la paura, ma sempre con quella scintilla di sfida negli occhi.

Sentivo i miei canini pulsare, dalla rabbia, dal desiderio, eppure… qualcosa mi impediva di azzannarle il collo.

Mi voltai di scatto, trasformandomi in corvo e spiccando il volo.

Sparii dalla sua vista, ma io la stavo ancora fissando.

La vidi accasciarsi a terra: voleva sembrare forte, ma non lo era.

Tornai da lei e ripresi le mie sembianze umane.

Lentamente, la voltai a pancia in su, osservai il suo volto: piccola ragazzina, cosa credevi di poter fare contro di me?

Un odore lieve mi stuzzicò il naso: cadendo si era fatta un piccolo graffio sul dorso della mano.

La presi e me la avvicinai al naso: dolce, quello era decisamente il profumo più dolce che avessi mai sentito.

Poggia le mie labbra sul taglio e assaporai il suo sangue.

Era solo una goccia, ma fu sufficiente a trasmettermi tutta la purezza, l’onestà e la semplicità d’animo, la determinazione, la dolcezza di quella piccola e fragile umana.

Non potevo ucciderla.

Succhiai altre gocce di sangue dal taglio sulla sua mano e mi sentii percorrere da un brivido.

Non avrei mai potuto eliminare una fonte di vita come la sua.

Almeno non prima di averne assaporato appieno quel dolce nettare.

La presi tra le braccia e la riportai a casa, nella sua stanza, nel suo letto.

Le avrei dato il tempo di riprendersi, prima di tornare a farle visita.

E il prossimo incontro sarebbe stato molto diverso, per entrambi.

Osservai ancora qualche istante il suo viso, prima di depositare un lieve bacio sulle sue labbra e tornare a confondermi con la notte. 

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***


Mi svegliai di soprassalto, con il respiro accelerato.

Quell’incubo sembrava decisamente troppo reale.

Mi alzai ancora assonnata e stanca e seguendo la solita routine mi preparai per andare a scuola.

La strada per arrivarci mi sembrava sempre troppo lunga, solo per il fatto che mi lasciava il tempo per ripensare agli incubi della notte precedente, ma quando mi avvicinavo all’ingresso i brusii e gli schiamazzi degli altri studenti mi riportavano alla realtà.

Arrivai al mio armadietto e lo aprii per prendere i libri delle mie lezioni di oggi.

“Hey Bonnie, tutto ok?” la voce di Matt arrivava da dietro le mie spalle.

Mi voltai per mostrargli il solito sorriso che gli riservavo, ma appena vidi il suo volto mi sorpresi. “Ciao Matt… qualcosa non và?”

“E me lo chiedi? Sei scappata via all’improvviso ieri, mi sono preoccupato…”

“Scusa io cosa?” iniziavo a sentire un brivido lungo la schiena.

“Bonnie, ma ci sei? Ieri, al parco, sei scappata via di corsa dicendomi che avevi dimenticato un appuntamento… Ho provato perfino a cercarti, volevo riaccompagnarti a casa, ma sembravi sparita nel nulla!”

Non sono sicura di che espressione avessi stampata sul volto, ma ero più che sicura di quello che sentivo dentro: terrore.

Era successo davvero.

Non era stato un incubo.

Sentii le lacrime che premevano per uscire, mentre le mie mani iniziavano a tremare.

“Bonnie? Bonnie cosa è successo?”

Scappai.

Non volevo che mi vedesse così, non volevo che mi vedessero piangere.

Corsi in un bagno e chiusi la porta a chiave.

Quella sensazione di panico non mi abbandonava: come avrebbe potuto?

Ora ricordavo fin troppo bene l’aura che avevo sentito quando Matt mi si era avvicinato.

Un disperato desiderio di vita: quella di Matt.

Un disperato desiderio di sangue: il mio.

Ero scappata, avevo dovuto farlo per proteggere il mio migliore amico.

E mi ero ritrovata faccia a faccia con il mostro.

C’era stato un periodo in cui guardavo Damon con occhi diversi, ma ora, dopo … ieri, non ci riuscivo più. Non dopo aver sentito l’aura che emanava

“Bonnie! Bonnie apri subito questa porta!” la voce di Meredith mi scosse dai miei pensieri.

Con un rapido gesto feci scattare la chiave e Meredith si fiondò su di me, abbracciandomi. Ed in quel momento non mi serviva altro. Calmai il mio respiro, il mio pianto.

“Adesso dimmi subito cosa stà succedendo, Bonnie.” Mi fissava con quello sguardo da sorella maggiore protettiva che mi faceva sentire bene. Stavo per parlare, quando sentimmo la campanella. Non era decisamente né il momento, né il luogo giusto per discutere una cosa come quella di ieri. “Dopo le lezioni, ok?” feci il mio sguardo implorante. “Vigliacca!” mi rispose con un sorriso.

Entrammo in classe di corsa e ci sedemmo nei nostri banchi. Non riuscivo a concentrarmi, troppi pensieri e troppe sensazioni mi si agitavano dentro. Dovevo cercare di calmarmi: sicuramente parlare con Meredith mi avrebbe aiutato, sicuramente lei avrebbe trovato una soluzione, una spiegazione, insomma qualsiasi cosa per risolvere il problema.

Da quando sono diventato IO il problema?

Feci un balzo sulla sedia, facendo ridere mezza classe, tranne Meredith che mi guardava preoccupata. Riuscii comunque ad arrossire per la gaffe, mi scusai e mi rimisi seduta.

Bel salto streghetta… reazione immediata… fai bene a tenerti in allenamento… ti servirà di certo…

La sua voce era nella mia testa, così guardai fuori dalla finestra. Su un albero poco lontano riuscivo perfettamente ad intravedere la nera figura di un corvo. Iniziai nuovamente a tremare.

Non fare così, ragazzina, o mi costringerai ad anticipare i tempi…

A quelle parole il mio cuore perse un battito. O forse più delle parole era il suo tono: freddo, distaccato, tagliente come una lama, una lama che aspettava solo di incidermi il collo.

Perspicace come sempre, streghetta… Ci vediamo dopo!

Tutto diventò nero.

 

Quanto casino per una ragazzina svenuta!

L’intera classe si avventò su di lei, tutti intorno per vedere cosa fosse successo.

Mi si stampò un sorriso sulle labbra: ero decisamente bravo, anche solo con il pensiero. E la cosa che mi faceva più piacere, era che adesso avrei mandato in panico quello stupido di mio fratello e la sua combriccola di insulsi umani. Appena la streghetta avesse raccontato tutto, il mio piano avrebbe iniziato a prendere forma.

Io tengo a te Damon, ma amo Stefan sopra ogni altra cosa

Quelle maledette parole continuavano a vorticarmi per la testa, ancora e ancora. 

Ok, vuoi Stefan? Prenditelo. Ma nessuno la passa liscia se pesta i piedi a Damon Salvatore!

Tu ti prendi il mio stupido fratello, io mi prendo la tua sciocca amica streghetta!

Del resto, prima o poi, tutti dobbiamo imparare cosa sia il dolore. Anche se nel mio caso sarebbe stata una fonte di piacere: i miei canini iniziarono a pulsare al solo ricordo del sapore di quelle piccole gocce di sangue innocente.

Guardai nuovamente dentro la finestra della sua classe: quel maledetto umano aveva preso in braccio la rossa per portarla in infermeria. Certo, chiunque avrebbe potuto farlo: quella ragazzina era talmente esile e fragile. Non avrebbe potuto nulla contro di me anche se io fossi stato un semplice umano. E lei lo sapeva. Mi era bastato un messaggio telepatico per mandarla in tilt!

Eppure ogni tanto in lei si risveglia una scintilla. Anche ieri, quando ha osato schiaffeggiarmi via la mano, nei suoi occhi riuscivo a vedere ardere un fuoco.

Ma non ti basterà, streghetta. Tutti questi tuoi inconsci comportamenti non fanno altro che aumentare la mia voglia di prenderti. Non sono sicuro di riuscire a lasciarti vivere il tempo che avevo progettato di far penare Elena e Stefan. Forse dovrò accontentarmi di vederli piangere e soffrire davanti alla tua bara. 

Ciao a tutti... mi è venuta un'ispirazione e così ho trasformato la mia one-shot in un prologo. Non sono sicura del risultato, spero di non deludervi! A presto!

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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo ***


POV Bonnie

 Mi risvegliai in infermeria, Meredith e Matt erano in fianco al lettino e mi fissavano preoccupati.

“Bonnie, tesoro, come ti senti?” la voce di Meredith suonava forzatamente rilassata.

“Io… non sono sicura…” avevo la voce roca, debole. Del resto, io stessa mi sentivo sfinita.

“Vieni, ti riportiamo a casa. Abbiamo già sistemato tutto con gli insegnanti” Matt mi aiutò ad alzarmi lentamente, mi scortò fino alla sua macchina e mi aiutò a salire.

Appena soli in macchina, iniziò il terzo grado.

“Si può sapere cosa è successo? Stamattina eri sconvolta e adesso questo” mi disse Meredith.

“Io… non so da dove cominciare…”

“Inizia da ieri sera” rispose deciso Matt guardandomi dallo specchietto retrovisore.

“Ecco… io sono scappata perché ho sentito…” mi bloccai, ero lacerata nel dubbio di raccontare tutto per chiedere aiuto a loro e di stare zitta per non metterli in pericolo. Ma cosa avrei mai potuto fare da sola?

“Cosa? Cosa hai sentito Bonnie?!” Meredith era spazientita dal mio silenzio.

“… Damon …” risposi con un filo di voce.

“Damon?!” suonarono all’unisono Meredith e Matt.

“Perché Bonnie, perché non mi hai detto niente?” mi chiese Matt con un misto di arrabbiatura e preoccupazione nella voce.

“Lui… lui voleva ucciderti… lui voleva il mio sangue…” non riuscii a trattenere le lacrime, che iniziarono a scendere dai miei occhi, senza controllo.

“Maledetto Bastardo! “ tuonò Matt.

“Matt calmati! Non possiamo fare niente contro di lui, lo sai. L’unica cosa da fare è andare a parlarne con Stefan.” Meredith sarebbe sempre stata, tra noi, quella più concreta e saggia. “Matt, vai al pensionato” disse tranquillamente, mentre si voltava per prendermi la mano.

“Tranquilla Bonnie, sistemeremo tutto, ok?”

Non potei fare altro che annuire.

 

POV Damon

Come prevedevo, quel gruppetto di stupidi umani si sta comportando esattamente come avevo progettato. Ma ci sarebbe stato un piccolo fuori programma: i pensieri del biondino e della mora mi dicevano che non si erano ancora resi conto della gravità della situazione in cui si trovava la streghetta.

Sorrisi… Lo avrebbero capito presto!

Volando, osservavo la ferraglia di quell’insulso umano viaggiare sulla strada che portava al pensionato. Quella serie di curve che si prospettava davanti sarebbe stata ideale per un’imboscata. Accelerai e ripresi la mia forma umana, posizionandomi subito dietro una di quelle curve quasi cieche, in mezzo alla strada.

Come il biondino mi vide, inchiodò, sbandando sul ciglio della strada: li stavo osservando con il mio solito sorriso stampato sulle labbra.

I due ragazzini davanti avevano la faccia sorpresa, mentre la rossa dietro aveva già iniziato a tremare… intrigante, molto, molto intrigante.

Iniziai ad avvicinarmi a lei, senza staccare i miei occhi dai suoi.

Potevo leggere il terrore che provava e questo mi eccitava da morire: preda e cacciatore, un istinto impossibile da cancellare anche volendo… e io – decisamente - non volevo!

Ero ancora fisso su di lei, quando sentii il rumore della portiera che si apriva. Già sapevo che quello stupido umano ci avrebbe provato e l’idea di ucciderlo non mi dispiaceva per niente. Anzi…

“No… ti prego… non farlo…” era appena un sussurro, ma lo sentii lo stesso. Quella streghetta aveva capito tutto, era riuscita in qualche modo a sentirmi. Interessante…

Non le staccai gli occhi di dosso, nemmeno per un secondo, mentre spingevo indietro quel Mutt che nel frattempo aveva provato ad attaccarmi. Sentii il tonfo che fece il suo corpo contro la lamiera della macchina. Davvero piacevole…

Mi avvicinai alla portiera del passeggero e la vidi arretrare sul sedile. L’odore della paura si mischiava a quello del suo sangue in un mix afrodisiaco. Il suo cuore pompava veloce, sempre di più, facendo circolare quel rosso nettare veloce dentro quell’esile corpo.

“Non ti avvicinare, lasciala stare!” mi sentii urlare dietro. Pensai che quella Meredith avesse del fegato, era innegabile, ma poco cervello – altrimenti non si sarebbe mai messa in mezzo.

“Vattene, non è te che voglio!” tuonai in risposta, sempre senza staccare i miei occhi da quelli della rossa, che a sua volta sembrava persa nei miei. Quello non era un semplice contatto visivo… mi stava scrutando, più o meno inconsciamente consapevole di quello che sapeva fare.

Ma ad un tratto un volto si parò tra noi. Quella ragazzina mi si era posizionata davanti, frapponendosi tra me e la portiera del passeggero. Mi assalì un moto di rabbia, incontrollabile. Afferrai la ragazza per la gola e la sollevai di peso. Sarebbe morta per quello che aveva fatto.

“Non ti saresti dovuta intromettere, ti avrei risparmiato la vita.” le dissi con un tono basso e tagliente. Stavo osservando il suo volto diventare paonazzo e il suo respiro affievolirsi sempre di più, i suoi occhi perdere lucentezza… Assaporavo il piacere di vedere la vita scivolare fuori da lei, lentamente, quando ad un tratto sentii qualcosa afferrare il mio braccio.

“Lasciala, lasciala… ti prego! Farò tutto quello che vuoi, ti darò tutto quello che vuoi, ma non ucciderla!” mi stava guardando con gli occhi impauriti, pieni di lacrime, mentre si appendeva al mio braccio con tutto il suo corpo per cercare di far leva. Una farfalla mi sarebbe pesata di più.

“Non ti conviene farmi certe proposte, streghetta. Un patto con me è incancellabile”

“Non mi importa! Ti prego, ti prego, non respira!”

Lasciai andare la mora, che si accasciò a terra, tossendo. La rossa si piegò su di lei, chiedendole se stava bene, abbracciandola… Bah, stupidi umani.

La presi per il gomito e la costrinsi ad alzarsi, a fissarmi nuovamente negli occhi. E in quel momento lei ricominciò a tremare, provocandomi nuovamente. Strinsi il suo corpo al mio e i miei canini si allungarono in risposta, il profumo del suo sangue mi inondava il volto, il suo calore mi bruciava la pelle… “Ti voglio… Adesso… Non riesco a resisterti…” le sussurrai mentre avvicinavo la mia bocca al suo collo.

 

POV Bonnie

Sentivo il suo respiro fresco sul viso, ma non era come le altre volte. Non mi provocava più le sensazioni di prima. Ora, mi spaventava a morte.

Tutt’intorno a lui vedevo un’aura nera con sfumature violacee, malvagia e terrificante. Non riuscivo a smettere di tremare, così come non riuscivo a togliere il mio sguardo dal suo.

Eppure non mi stava condizionando, non voleva farlo, voleva vedermi soffrire.

Che ironia! Non so quante volte avevo sperato di sentirmi stringere tra le sue braccia in questo modo… ed ora, invece, lo stava facendo per prendersi la mia vita. Appena sentii il suo respiro fresco sul collo, mi resi conto che era la fine. Stinsi le palpebre il più possibile, cercando di non pensare ad altro che hai miei amici ed alla mia famiglia. Non li avrei più rivisti…

Un secondo dopo i suoi canini affondarono nel mio collo ed il dolore della puntura lasciò spazio ad uno molto più intenso, lancinante. Partiva dal collo e si estendeva lungo tutto il mio corpo. Fino alla punta delle dita delle mani, dei piedi, ovunque…

Se ti opponi, ti farà male…mi ricordai quelle parole ed ora sapevo quanto erano vere. Non so per quanto ancora sarei riuscita a sopportare quel dolore.

 

POV Damon

Sentivo le sue lacrime cadere sulla mia guancia: stava soffrendo, lo sapevo, lo sentivo. Lei si stava opponendo a tutto questo. Come biasimarla: chiunque si opporrebbe al suo assassino.

Ma quel nettare che mi scendeva lentamente lungo la gola… Era come una droga, non riuscivo a smettere, non volevo smettere. Anche se mentalmente mi imponevo di fermarmi, il mio corpo non mi ascoltava… Se l’avessi uccisa adesso, tutti i miei piani per far soffrire Elena e Stefan sarebbero sfumati…ma non potevo smettere… anche cercando di convincermi che se l’avessi uccisa non avrei più potuto berne…

In cinquecento anni, questa era la prima volta che perdevo il controllo di me stesso in questo modo… Questo sangue, il suo sangue, era come un’oasi nel deserto per un assetato. Niente avrebbe potuto impedirgli di gettarsi dentro, così come niente avrebbe potuto allontanare la mia bocca dal suo collo.

GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIONI sono contenta che vi piaccia. Sò che lo stile Damon è diverso rispetto alla mia precedente, ma volevo tentare anche questa strada. Sero di non deludervi! A presto.

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Capitolo 4
*** Capitolo Terzo ***


POV Bonnie

 

Il dolore iniziava a diminuire, forse per il semplice fatto che stavo perdendo i sensi… e la vita.

Oramai non riuscivo più nemmeno a sentire vagamente i suoi pensieri, ma non sarebbe cambiato nulla: sapevo già che niente avrebbe potuto fermarlo… Il suo desiderio di sangue era troppo forte, superiore a qualsiasi istinto umano o soprannaturale…

 

POV Damon

 

La streghetta ci aveva visto giusto… quasi.

L’unico istinto che poteva superare la mia brama di sangue era quello dell’autodifesa.

E in quel momento dovetti usarlo.

Sentii una scarica di potere diretta a me, forte ma soprattutto estranea. Quello non era il mio stupido fratello.

Staccai le mie labbra dal suo collo e la misi a terra, voltandomi poi di scatto per prepararmi alla lotta – o meglio all’omicidio – di quell’insulso essere che aveva osato interrompermi.

Mi guardai intorno, attentamente e lanciai a mia volta una scarica di potere. All’inizio non sentii niente, ma poi ebbi un eco di risposta.

Era un vampiro, ne ero sicuro, ma nessuno di cui mi ricordassi: quell’aura mi era totalmente estranea. “Fatti vedere!” tuonai, sapendo perfettamente che mi avrebbe sentito.

Passarono alcuni secondi e poi, da dietro un albero, vidi affacciarsi una figura: era giovane d’aspetto, tra i ventidue e i venticinque, assolutamente insulso e comune con quei capelli castano chiaro corti e gli occhi marroni. La cosa che mi colpì fu la sua aura: a dispetto del fisico, era sicuramente più vecchio di me.

“Tu devi essere Damon” mi disse con uno strano accento.

“Io, invece, non so chi tu sia e non mi interessa. L’unica cosa che conta in questo momento è che tu mi abbia interrotto!” risposi con voce tagliente.

“Spiacente di averti creato un problema” la sua voce era troppo tranquilla, probabilmente non si era ancora reso conto di chi avesse di fronte.

“Nessun problema: adesso ti elimino e finisco il lavoro” risposi con un sorriso.

“Non credo di poterti lasciare uccidere Bonnie, ne tanto meno i suoi amici… Ma ho notato tante ragazze carine qui in torno…”

Non riuscii a trattenere le risate, ma lui non mutò espressione.

“Pensi che dovrei lasciare la streghetta a te? Se vuoi prenderti i suoi amici, fai pure, ma la rossa resta qui”.

“Spiacente, ma sono qui per lei…” un sorriso si accennò sul suo volto.

“Lei… è… MIA” la mia voce era fredda e decisa, ma nello stesso momento in cui pronunciai quella frase, vidi un guizzo di rabbia attraversargli lo sguardo. Per tutta risposta mi lanciò una scarica di potere, decisamente molto più forte della precedente.

“Ti piace il gioco duro, eh? Ti accontento subito!” tuonai lanciandomi su di lui con tutta la forza di cui disponevo. Non senza un certo sforzo, parò il mio colpo e attaccò nuovamente.

Proseguimmo svariati secondi a colpirci a vicenda: quel maledetto bastardo mi stava tenendo testa, ma non sarebbe durato ancora molto.

Altri colpi, da entrambe le parti, finché non si bloccò, un sorriso sul volto.

Ma che diamine stà facendo? Non feci in tempo a finire di pensare quella frase, che mi ritrovai a terra, steso, con lui sopra di me che mi teneva giù a forza.

“Questo ti stordirà solo un po’, Damon… Ringrazia tuo fratello: personalmente ti avrei volentieri ucciso!” e così dicendo mi lanciò un nuovo colpo.

Ero completamente frastornato e – cosa peggiore – immobilizzato. Riuscii solo a seguire i suoi movimenti con gli occhi: mi diede le spalle tranquillamente, senza il minimo dubbio che potessi alzarmi e colpirlo, e si diresse verso la streghetta.

Solo in quel momento notai Stefan ed Elena, che stavano aiutando l’insulso mortale e la mora ad alzarsi e salire in macchina.

“Ci penso io a lei, Stefan…” sentii dire e deviai nuovamente lo sguardo. Quel maledetto vampiro stava accarezzando il volto della streghetta, spostandole i capelli dalla fronte, dove le depositò un lieve bacio.

Lei è MIA… MIA… ma non riuscivo a trasformare i pensieri in azione. Mi stava rubando la preda…

Lei non sarà mai più tua oramai… Lascia perdere, Damon è una battaglia persa in partenza! La sua voce nella mia testa… come diavolo era possibile? Dannazione!

Si alzò, con Bonnie tra le braccia, mi fissò per un istante con un sorriso soddisfatto sulle labbra, prima di girarsi e andarsene.

Maledetto Bastardo! Morirai per questo, lo giuro!

La rabbia aumentava velocemente e la cosa peggiore era che non potevo sfogarla! Ma come diavolo faceva a essere così, così… forte! C’era qualcosa in lui che non mi quadrava. Non era un vampiro normale… la sua forza aveva qualcosa in più, di diverso…

Mossi un braccio: ecco, iniziavo a riprendermi e una volta in piedi, mi sarei andato a riprendere la mia preda e avrei dato una lezioncina a quell’insulso vampiro… e anche al mio fratellino per lo scherzetto che mi aveva organizzato. Si conoscevano, ne ero certo…

“Spiacente, ma sono qui per lei…” ringhiai, istintivamente, al suono di quelle parole che mi riecheggiavano in testa.

No, non mi sarei fatto portare via anche lei!

Avevo perso Elena, non mi sarei fatto fregare anche la mia sola arma di vendetta. Perché questo era la streghetta: il mezzo per far soffrire Elena e Stefan, nient’altro!

Peccato che mentre pensavo a quelle parole, l’immagine di quel verme che baciava la fronte della rossa faceva da sottofondo nella mia mente.

 

POV Stefan

 

Quando arrivammo al pensionato, notai che Robert era già li e aveva steso Bonnie sul mio letto.

Mi avvicinai rapidamente a lei, per accertarmi delle sue condizioni. Considerando l’aura che emanava Damon, mi sorprese che fosse ancora viva. Beh, viva era un po’ esagerato: la sua vita era appesa ad un filo. Se fossimo arrivati solo qualche secondo più tardi, non ci sarebbe stato più nulla da fare. Ora invece…

“Stefan, è troppo debole. Dobbiamo darle del sangue se vogliamo che si riprenda!”

Mi voltai a fissare Robert, probabilmente con un’aria scioccata sul volto, perché subito dopo aggiunse “Stefan, non senti la sua aura? Ti rendi conto delle sue condizioni?”

Accennai un sì con la testa: in effetti il suo potere era praticamente nullo. Non avevamo altra scelta. A scostarmi dai miei pensieri, fu il gesto rapido e sicuro di Robert che si incideva il polso e lo avvicinava alle labbra di Bonnie.

“Robert, ma…”

“Tranquillo Stefan, in lei scorre già sangue druido… non ci saranno conseguenze dovute a tutto questo. Vedrai che si riprenderà presto” disse voltandosi poi nuovamente a fissare Bonnie. Il suo sguardo mi sembrò per un istante quasi… possessivo. Mah, probabilmente ero ancora troppo scioccato da tutta questa situazione.

“Vado ad avvertire gli altri” dissi tranquillamente e uscii dalla stanza, proprio mentre Robert stava chiudendo il suo taglio e si sedeva accanto a Bonnie.

Appena iniziai a scendere le scale, un pensiero mi guizzò in mente come un flash: come faceva a sapere che Bonnie discendeva da streghe druide? Non ne avevamo mai parlato… o almeno, non mi ero mai riferito a lei in questo modo. Strano…

Beh, in effetti però il suo intervento è stato provvidenziale… ma nonostante fossi convinto di questo, non potevo fare a meno di chiedermi quale fosse il vero motivo che lo abbia spinto a venire qui. Io e Robert ci siamo conosciuti parecchi anni fa, in uno dei miei periodo “bui”… Io non ne potevo più di questa mezza vita e lui invece era così sicuro di sé da trascinarti comunque con il suo spirito. Fu per quello che passammo alcune settimane insieme. Poi lui ripartì e io pure, alla ricerca della mia strada.

“Stefan, come stà Bonnie?” la voce di Elena mi scostò dai miei pensieri.

“Starà bene, tesoro, stai tranquilla. Tra poco potrai andare da lei, se vuoi. E Meredith e Matt?” dissi voltandomi in direzione del salotto.

“Stanno bene, adesso, almeno fisicamente…”

“Perché? Cosa intendi dire?”

“Si sentono in colpa per quanto è successo a Bonnie… lei aveva provato ad avvertirli del pericolo ed in effetti stavano venendo da noi… ma hanno sottovalutato Damon”

Ringhiai istintivamente al suono del suo nome. Come aveva potuto fare una cosa simile?

“Stefan… è tuo fratello” mi disse Elena poggiandomi una mano sul braccio, come per calmarmi.

“Mio fratello? No, lui non è mio fratello. Mio fratello non avrebbe mai lascito Bonnie in fin di vita! E non è morta solo perché siamo arrivati giusto in tempo!”

Elena rabbrividì.

Mi avvicinai a lei, stringendola delicatamente tra le mie braccia.

“Scusami amore mio… non volevo prendermela con te…”

“Tranquillo tesoro, posso capire quanto tu sia sconvolto… Sei sicuro che Bonnie starà bene?”

“Vai pure da lei, ma cerca di non farla stancare nel caso fosse già sveglia… Io nel frattempo vado da Meredith e Matt.”

Le sfiorai le labbra con un leggero bacio, prima di avviarmi in salotto.

 

POV Bonnie

 

Quando iniziai a riprendere conoscenza, mi accorsi di una presenza accanto a me. I suoi respiri erano lunghi e perfettamente scanditi. Avevo il terrore di aprire gli occhi, avevo il terrore di sapere chi mi sarei ritrovata accanto.

“Tranquilla Bonnie, non ti farò del male… siamo al pensionato, con Stefan, Elena e i tuoi amici.”

Aprii gli occhi di scatto, osservando la figura seduta accanto a me.

“Meredith e Matt… stanno bene?” chiesi con voce tremante.

“Stanno benissimo, Bonnie, tra poco saliranno a salutarti.”

Mi rilassai, tirando un sospiro di sollievo. Adesso potevo permettermi di capire chi fosse quello splendido ragazzo al mio fianco. E con quei pensieri in mente, come mi fissò diventai completamente rossa per l’imbarazzo.

“Tu chi sei?” chiesi con occhi bassi, guardando le mie mani.

“Il mio nome è Robert Dannai, sono un conoscente di Stefan…”

Un conoscente di Stefan?

“Vi… conoscete da molto?” chiesi timidamente sempre senza fissarlo in volto.

“Beh, qualche anno” mi rispose con una punta di ironia nella voce “E’ una storia lunga”.

“Non ho molto da fare al momento…” risposi risoluta, ansiosa di capire chi era lo sconosciuto che avevo di fronte e che probabilmente mi aveva salvato la vita.

E ansiosa, soprattutto, di scacciare l’immagine del suo volto dalla mia mente.

 

Ciao a tutti!

Scusate la latitanza, periodo decisamente movimentato. Non vi posso assicurare che posterò presto, ma di sicuro questa storia vedrà la fine… alla Bamon, ovviamente!

Non mi fermo sui singoli ringraziamenti, sempre per problemi di tempo, ma ringrazio tutte le persone che hanno commentato (sempre molto apprezzato) e tutti coloro che hanno letto.

Al solito, eventuali suggerimenti sono sempre ben accetti… Al prossimo capitolo! CIAO

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