Le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli

di NonSense
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli ***
Capitolo 2: *** La verità è proprio davanti a te, sempre. ***
Capitolo 3: *** Paure ***
Capitolo 4: *** Esperimenti ***
Capitolo 5: *** Genitori e Figli ***
Capitolo 6: *** Verità Nascoste ***
Capitolo 7: *** Che il piano abbia inizio ***
Capitolo 8: *** Mi dispiace ***



Capitolo 1
*** Le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli ***


Le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli.

Prologo

Un uomo in cerca di vendetta nei confronti del nipote.
Un ragazzo distrutto dalla morte della madre che cerca disperatamente di capire il significato della frase che gli ha lasciato prima di morire e di vendicarla.
E una ragazza che non vuole altro che ritornare a Konoha il più presto possibile.

Tre persone.

Sakura, Yashamaru e Choji.

Due Shinobi e una Kunoichi.

Un carnefice, uno spettatore e una vittima.

Tre vite legate dal filo rosso del destino.

Tre passati, tre presenti e due futuri.

Vendette. Verità nascoste. Figli illegittimi. Paure. Esperimenti. Genitori e figli. Segreti.
Questa storia parla dei destini di tre persone diverse che s'intrecciano, dei passati e dei presenti che si sovrappongono e delle vicissitudini che porteranno loro a dare una risposta soddisfacente ad un famoso quesito.
Ma sarà giusto che tutte le colpe dei genitori ricadano sempre sui figli?



Note dell'Autrice
Questa fanfiction aveva partecipato ad un Contest indetto da Beat, tempo fa**. Il contest consisteva nell'estrarre a sorte dei personaggi e creare una storia con questi e la sottoscritta ha estratto Sakura, Chiji e Yashamaru ( si vede che non è proprio fortunata nelle estrazioni XD).
Grazie a tutti coloro che si sono presi il disturbo di leggerla**!

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Capitolo 2
*** La verità è proprio davanti a te, sempre. ***


La verità è proprio davanti a te, s e m p r e.


Aveva letto e riletto il foglietto almeno un centinaio di volte.
Eppure lui,sulla fredda e grigia lapide di sua madre, non leggeva che il suo nome, la sua data di nascita e quella di morte.
Di qualche indizio che potesse aiutalo a decifrare quella frase, non c'era traccia.
Lui aveva anche provato a mettersi sul balcone e ad osservare ciò che il panorama gli offriva ma, a parte la casa degli Haruno proprio di fronte alla loro e il negozio di fiori degli Yamanaka, lui riusciva a vedere null’altro.
E questo non faceva che rendergli più complicata la faccenda.
Lei si era suicidata e lui continuava ancora a non capire il perché.
Gli sembrava quasi di essere un figlio ingrato: lei lo aveva cresciuto e mantenuto per diciotto anni e l'unica cosa che gli aveva chiesto era di capire il motivo della sua morte.
E il ragazzo non era nemmeno in grado di farle questo piccolo e doveroso favore.
Era un incapace.
- Perdonami mamma, ma io proprio non capisco che cosa tu voglia dirmi. - le disse sconfortato, abbassando lo sguardo.
Il suicidio improvviso di Sachiko Akimichi, avvenuto la settimana prima, aveva suscitato scalpore in tutto il villaggio.
Tutti non avevano fatto altro che rivolgergli condoglianze, informarlo, come se lui non lo sapesse già di suo, di quanto lei fosse stata una brava persona e dirgli che lei era davvero fiera di averlo avuto come figlio.
Ora, però, escluso lui, nessuno andava mai a portarle dei fiori o anche solo a visitare la sua tomba.
Mentre lui andava a trovarla tutti i giorni, gli altri sembravano essersi dimenticati della sua scomparsa.
Andare a farle visita poi, gli faceva ricordare i momenti più belli vissuti con lei, e soprattutto gli faceva dimenticare il momento in cui l'aveva trovata morta nella sua stanza in una pozza di sangue.
La ricordava sdraiata supina sopra il letto, con il viso pallido e freddo e gli occhi socchiusi. E quello che non avrebbe mai scordato erano i tagli sul braccio che lei si era procurata con un kunai.
Il suo incubo più grande gli si era materializzato sotto gli occhi.
A quei pensieri, lui scosse la testa e tornò concentrarsi sulla frase scritta sul foglio; doveva trovare per forza il significato nascosto che lei aveva voluto comunicargli.
Quello che proprio non riusciva a capire, oltre al significato di quella frase, era lo strano comportamento del padre.
Quando Sachiko era morta, lui aveva simulato del dispiacere per la morte della moglie, ma già giorni dopo aveva detto a qualcuno dei suoi amici che si sarebbe sposato.
Non poteva proprio crederci che lui stesse facendo una cosa simile, ma non poteva nemmeno impedirglielo perché, dopo la morte della madre, gli sembrava di non avere più voce in capitolo per quanto riguardava la vita privata del padre.
Choza Akimichi, dopo i funerali, non aveva fatto che evitarlo e gli rivolgeva la parola solo quando gli sembrava proprio necessario.
Lo odiava quando faceva così.
Il ragazzo scosse nuovamente la testa pensando che non poteva nemmeno rimare tutto il pomeriggio seduto lì, quindi si girò e rigirò il foglio un po' stropicciato tra le mani un'ultima volta e poi si alzò per dirigersi verso il palazzo dell'Hokage.
Tsunade–sama voleva sicuramente mandarlo da qualche parte in missione e lui non poteva fare niente per impedirlo.
Anche se lui aveva ancora un codice da decifrare doveva comunque continuare a condurre la sua vita normale e ciò significava che sarebbe dovuto andare in missione come aveva sempre fatto, nonostante la morte di Sachiko gli avesse sconvolto la vita.

Note dell'autrice
Grazie a tutti coloro che hanno letto, un particolare ringraziamento a Stefania, che so che ha letto XD
BlAcK_pAnTEr_94; Sono contanta che lo trovi interessante**. Grazie per la recensione e spero che il capitolo non ti abbia delusa^_^! Al prossimo capitolo^^!

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Capitolo 3
*** Paure ***



Mi sono dimenticata di aggiungere le note d'autore che avevo spedito per il contest e quindi, meglio tardi che mai, le posto ora qui, sperando che la storia risulti un po' più chiara.
Ho cercato molte informazioni sia sui genitori di Sakura che su quelli di Choji. Di Sakura si sa solo che nel primo episodio dell'anime parla con la madre, quindi ho dato per scontato che lei ci fosse. Del padre invece non si sa niente, ma dovrà pur essere qualcuno, possibilmente del villaggio. Di Choji si sa solo il nome del padre, quindi ho inventato il personaggio di Sachiko, anche se poi lei verrà solo nominata. Infine verranno nominati anche i genitori di Ino, purtroppo non sapendo niente di sua madre tranne che lavoro con lei nel negozio di fiori, mi sono inventata anche il personaggio di Monoka, uguale di aspetto alla figlia. La fanfiction è ambientata a Konoha all'incirca sei anni dopo la partenza di Sasuke.


Paure

- Mamma, puoi sederti un attimo qui in cucina e parlare con me? - le domandò Sakura, mettendosi comoda su una delle due sedie che si trovava all'interno di quella stanza.
La ragazza si legò i capelli in una coda e mise le mani sopra il tavolo, assumendo un'espressione di rimprovero sul viso.
- Mm, sì vengo subito. Solo un attimo. - esclamò la donna dalla sua camera da letto.
Sakura aveva urgentemente bisogno di parlare con lei.
Sua madre aveva deciso di sposarsi e lei, oltre a non sapere della sua decisione fino a qualche giorno prima, non conosceva nemmeno il tipo con cui doveva compiere questo passo e condividere il resto dei suoi giorni.
Tra le due, Sakura era sempre stata quella più matura e non poteva permetterle di commettere un errore simile.
Quello sconosciuto non si sarebbe sposato con sua madre punto e basta.
Marika non avrebbe compiuto un errore così grossolano di cui poi si sarebbe pentita per tutta la vita, almeno non fino a quando al suo fianco ci sarebbe stata lei.
- Eccomi, tesoro. Di che cosa vuoi parlarmi? - le domandò, comparendo sulla soglia della cucina e dirigendosi verso la sedia su cui era solita sedersi.
- Noi dobbiamo parlare del tuo matrimonio, mamma. - disse la ragazza un po' irritata.
Non solo lei era venuta a sapere del matrimonio da estranei, ma quando le aveva domandato se era vero, lei aveva anche aggiunto che voleva che lui si trasferisse da loro e che per qualcun altro, alias lei, non c'era più tanto posto in quella casa.
Certo, le avrebbe dato un po' di tempo per trovarsi un nuovo appartamento, ma avrebbe comunque dovuto trasferirsi per lasciare i novelli sposi da soli.
Marika sbuffò, si mise i capelli dello stesso colore della figlia dietro l'orecchio e cominciò a guardarla seria, posando le mani in modo brusco sopra il tavolo.
- Non c'è niente di cui dobbiamo parlare, Sakura. Io sono adulta e vaccinata e posso decidere benissimo da sola della mia vita. Se voglio sposarmi, lo faccio. - affermò seria, incrociando le braccia al petto.
Sakura sbuffò; la superficialità di sua madre la sorprendeva sempre.
La sua età mentale, così come anche il suo fisico, si erano fermati all'età di venti anni.
E il trascorrere del tempo non aveva avuto alcun tipo di effetto su di lei; sembrava esserne rimasta immune per diciotto anni e probabilmente avrebbe continuato ad esserlo anche in futuro.
Ed era per questo che aveva paura; chissà quale malintenzionato l'aveva abbindolata e la stava convincendo a farsi sposare, approfittando della sua ingenuità.
- No, mamma tu non puoi svegliarti una mattina e dire Oggi mi sposo con la facilità con cui dici vado a comprarmi un nuovo paio di scarpe. Non è la stessa cosa. - le spiegò la figlia, guardandola fissa negli occhi.
- Ma io non mi sono svegliata una mattina e deciso improvvisamente di sposarmi. E' da tempo che ho deciso di compiere questo passo e non capisco perché tu, che sei mi figlia e vuoi la mia felicità, voglia ostacolarmi. E poi pensa ai lati positivi... - affermò, lasciandola immaginare ai vantaggi che ne avrebbe tratto nell'avere un padre.
- Perché, ce ne sono? - chiese lei - Io non voglio uno sconosciuto con mia madre. -
- ... -
- ... -
- Tu non dovresti andare in missione? - le ricordò la madre in tono arrabbiato, evitando di guardarla negli occhi.
Non sopportava la figlia quando si comportava così.
- Sì, me ne vado. - e detto ciò si alzò e se ne andò. Marika sapeva davvero essere cocciuta quando si metteva qualcosa in testa.
Si comportava proprio come una bambina piccola che voleva un giocattolo e Sakura, che faceva la parte della madre, glielo negava.
Ma sapeva che questo non le avrebbe impedito di compiere quel gesto folle non appena se ne fosse presentata l'occasione.
E la sua occasione stava per avvicinarsi perché se lei fosse andata in missione, sua madre avrebbe fatto in fretta e furia i preparativi per il matrimonio e si sarebbe sposata senza il suo consenso.
Purtroppo però, c'era il problema che lei non poteva rifiutarsi di andare in missione, sarebbe stato un gesto disonorevole per una Kunoichi e lei non poteva negare il suo aiuto a qualcuno solo perché sua madre voleva sposarsi con uno sconosciuto.
Lei era un ninja e ciò significava che le missioni avevano sempre la precedenza su tutto, persino sulla vita privata sua e di Marika.
Era davvero preoccupata, ma non poteva farci niente.
A volte pensava che sarebbe stato meglio avere una famiglia come quella di Ino; i suoi avevano da poco divorziato, ma non avevano mai accennato a matrimoni o qualcosa di simile.
Riuscivano comunque ad essere uniti mentre Marika invece sembrava aver preso in considerazione l'idea di separarsi da lei, facendola andare via di casa.
- Sakura? - la richiamò piano una voce dietro di lei, ridestandola dai suoi pensieri.
Era Choji.
- Choji! - esclamò lei rivolgendogli un sorriso, ma poi se ne ricordò.
Quello che era successo a Sachiko Akimichi era stata davvero una disgrazia e tutto il villaggio aveva sentito la sua mancanza.
Questo almeno per la prima settimana, poi tutti sembravano essersi dimenticati di lei; erano davvero degli ipocriti.
E lo era anche sua madre.
- Come stai? - le chiese lui, accennando un sorriso e avvicinandosi sempre di più a lei.
- Io sto abbastanza bene e... tu? - gli domandò infine, esitando un po'.
Come poteva sentirsi una persona che aveva appena perso la madre?
- Meglio. - rispose lui, tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
Il viaggio che li portò fino al palazzo dell'Hokage passò nel più totale dei silenzi.
Lei non sapeva che cosa dire e lui più semplicemente non aveva voglia di parlare.
- Bene ragazzi! - esclamò la Godaime nel sentirli entrare nel proprio ufficio.
Non affermava di averli visti, questo era praticamente impossibile vista la grande quantità di documenti che aveva ancora da compilare davanti a sé e che sembravano aver preso il monopolio della sua scrivania, facendole così avere una visuale che fosse davvero limitata.
Ma aveva sentito i loro passi e poiché sapeva che gli altri ninja erano in missione e che i creditori venivano sempre di mercoledì, e quel giorno non lo era, aveva avuto la certezza che fossero Sakura e Choji.
- Hokage. -
- Ho una missione per voi. - affermò, alzandosi dalla sua poltrona e portandosi davanti alla scrivania, così da guardarli entrambi in viso. - Lo so che ti avevo detto che oggi saresti andata in missione da sola, Sakura, ma adesso c'è un problema molto più grave da risolvere e visto che voi due siete gli ultimi ninja che mi sono rimasti, sono costretta a mandare entrambi a Suna. -
- Di che cosa si tratta? - le domandò Choji con poco entusiasmo.
- Dovrete recarvi a Suna per dare una mano a Gaara. Ha avuto dei problemi con alcuni villaggi vicini che hanno deciso di attaccarlo e voi dovete andare lì per aiutarlo a difendere Suna. -
- Va bene. - disse Sakura.
In realtà non andava bene proprio per niente. Ci avrebbero impiegato troppo tempo per andare e tornare da Suna, senza contare il fatto che avrebbero dovuto difendere il villaggio per vari giorni, e sua madre avrebbe avuto tutto il tempo per sposarsi tranquillamente.
- Partirete domattina. - li informò per poi ritornare al suo solito non fare niente - Ora potete anche andare. E fate del vostro meglio. -
- Sì. - risposero entrambi i ragazzi all'unisono.

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Capitolo 4
*** Esperimenti ***


Esperimenti

- Ha bisogno di qualcos’altro, signor Yashamaru? - gli domandò Tashima, guardandolo mentre quello era comodamente sdraiato sopra il letto matrimoniale.
Non ne poteva più di eseguire i suoi ordini anche dopo il trasferimento.
-No, grazie. Puoi andare. - gli rispose con un tono che sembrava gentile, ma che celava una profonda antipatia nei suoi confronti.
- Va bene signore. - disse l'altro, girandosi per uscire dalla stanza d'albergo su cui Yashamaru alloggiava.
- Ah, un'ultima cosa... oggi c'è la luna piena, vero? - gli chiese, focalizzando nuovamente la sua attenzione su di lui.
- Beh, sì... ma che cosa intende dire con questo? Le ricorda qualcosa in particolare la luna? - gli domandò dubbioso, corrugando le sopracciglia.
- Sì... mi ricorda un omicidio al chiaro di luna. - affermò l'uomo serio, mettendosi una ciocca dei suoi capelli castano chiaro con qualche punta di grigio, dietro l'orecchio.
Tashima non capì la sua allusione e uscì dalla stanza, ancor più confuso di prima.
Anche se avesse chiesto delle spiegazioni a Yashamaru, lui molto probabilmente non si sarebbe preso la briga di fornirgliene e quindi se ne andò senza dire altro.
Quando Tashima uscì dalla stanza, Yashamaru poté tirare un sospiro di sollievo.
Non si fidava di quel ragazzo e se non fosse stato lui stesso a salvarlo dalla morte, adesso Tashima molto probabilmente l'avrebbe già denunciato a Gaara.
Yashamaru si alzò dal letto e si sedette sulla sedia della scrivania.
Aveva trascorso tutto il pomeriggio nel laboratorio, cercando di perfezionare quel prodotto di sua invenzione. Era sicurissimo che avrebbe funzionato e finalmente lui avrebbe avuto la sua tanto agognata vendetta.
Gaara si sarebbe pentito di quello che aveva fatto passare a lui e a sua sorella.
Aveva da sempre odiato il nipote. Nonostante si fosse impegnato davvero tanto, non era riuscito a perdonarlo per aver causato la morte della sua adorata sorella.
Quando anni prima, sotto l'ordine dell'ex Kazekage, lui aveva attaccato Gaara con l'intenzione di ucciderlo e quest'ultimo l'aveva gravemente ferito, lui contro ogni aspettativa si era salvato.
L'avevano portato in ospedale, dandolo per morto, ma improvvisamente aveva cominciato a respirare e un dottore che passava di lì per caso aveva fatto di tutto per salvarlo.
E così, mentre gli abitanti del villaggio piangevano uno sconosciuto sotto una tomba che portava il suo nome, lui era in coma.
Non che fosse stato meglio, sia chiaro. Ma perlomeno lui aveva una chance di poter ritornare in vita. E così era successo.
Un mese dopo lui si era svegliato e due mesi dopo ancora era già in piedi.
Da allora, aiutato da Tashima, un inserviente che lavorava in quell'ospedale, non aveva fatto che lavorare al suo piano.
Tashima a quell'epoca era un giovane orfano che come eredità dai genitori non aveva ricevuto che un sacco di debiti da saldare.
Ma lui non possedeva tutto quel denaro e, il giorno in cui i creditori si erano presentati per spezzargli tutte le ossa, Yashamaru si era offerto di pagare tutti i suoi debiti a patto che lui lo prendesse a vivere con sé.
Yashamaru aveva bisogno di qualcuno che lo proteggesse da occhi indiscreti e vivendo con Tashima e facendogli compiere tutte le commissioni, pagandolo ovviamente, lui sarebbe stato in salvo e sarebbe potuto rimanere nell'anonimato per molto, moltissimo tempo.
Tashima aveva accettato di buon grado, probabilmente avrebbe anche venduto l'anima al diavolo pur di riuscire a saldare i debiti, e ora, anni dopo, si trovava Yashamaru si trovava in una locanda, pronto a mettere in atto il suo piano.
Quando era andato a vivere con Tashima le cose erano andate bene per i primi tempi, Yashamaru inventava farmaci e veleni e Tashima li vendeva sottobanco, risolvendo così il problema dei soldi, ma poi avevano capito che entrambi necessitavano di una privacy che non avevano, così Yashamaru aveva deciso di trasferirsi in una delle stanze di una delle più famose locande di Suna; il Sand. E, quando aveva scoperto che nei sotterranei della c'era una specie di laboratorio, lui aveva domandato al padrone di poterlo utilizzare ed era stato il consenso nell'usare il laboratorio a dare il via al suo piano. Adesso, osservando il suo esperimento e rigirandoselo tra le mani, si sentì pienamente soddisfatto di ciò che aveva fatto e che aveva intenzione di fare in futuro.
Il suo piano, di per sé, era molto semplice.
Utilizzando alcune erbe, coltivate solo nel villaggio delle Conchiglie, lui ne aveva ricavato un specie di prodotto che si presentava come una semplice pastiglia bianca, effervescente e piccolissima che avrebbe avuto degli affetti particolari sulle persone che ne avrebbero abusato.
E Gaara lo avrebbe fatto, con o senza il proprio volere. Gli effetti collaterali di questo prodotto erano parecchi e uno dei più degni di nota era quello di avere la capacità di scatenare rabbia, un desiderio di vendetta e una voglia di uccidere a chiunque l'avesse assunto.
Inoltre aveva anche un certo grado di suggestione ipnotica.
L'avrebbe fatto somministrare a Gaara e come ordine gli avrebbe dato quello di uccidere Temari. E lui l'avrebbe fatto. Non avrebbe avuto scelta. Non si è in sé una volta assunto questo prodotto e il giovane Kazekage sarebbe stato come un burattino nelle sue mani.
In realtà gli dispiaceva mettere fine alla vita della nipote, ma poteva anche fare questo sacrificio.
Una volta uccisa lei, quando Gaara sarebbe tornato in sé e avrebbe scoperto quello che aveva aveva fatto alla sorella, avrebbe passato il suo tempo a struggersi dal dolore.
Così, magari, anche lui avrebbe capito quello che aveva passato lui nel vedere morire sua sorella.
Aveva osservato molto attentamente il nipote e si era accorto che la persona a cui teneva di più era Temari, ed era stato così che aveva scelto lei come vittima.
Ma ora aveva bisogno di testare la sua invenzione su qualcun altro.
Magari su qualche sconosciuto o su qualche visitatore.
Già, i visitatori facevano proprio al caso suo anche perché aveva sentito dire che due ragazzi di Konoha sarebbero venuti ad alloggiare proprio lì e magari avrebbe potuto usare il suo prodotto su uno di loro.

Note dell'autrice
BlAcK_PaNtEr; Sono contenta che li trovi interessanti^^. E non preoccuparti se non hai recensito. Spero che anche questo ti piaccia ^_^. Baci^^.

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Capitolo 5
*** Genitori e Figli ***


Genitori e figli

Quando Choji entrò in casa, trovò il padre seduto sul divano a leggere il giornale.
- Papà... - cominciò a dire il ragazzo entrando nel soggiorno e andando a sedersi vicino a Choza - ... noi due dobbiamo parlare. -
Teneva lo sguardo fisso sulla parete piuttosto che sul padre; non voleva guardarlo in viso quando si sarebbe rifiutato di parlare con lui.
- Va bene Choji. Parliamo. - affermò Choza, posando il giornale sul tavolo e rivolgendo lo sguardo sul figlio seduto accanto a lui.
Choji si sentì sollevato; finalmente avrebbero chiarito quella situazione una volta per tutte.
- Perché vuoi sposarti con un'altra? - andò subito al sodo, senza tanti preamboli.
Lo guardava serio e fisso negli occhi, cercando di capire qualcosa dalle sue reazioni, ma niente da fare.
Choza Akimichi era una roccia e non sarebbero state le parole di un figlio a scalfirlo.
- Perché sono innamorato, Choji. - gli rispose, facendo un lungo sospiro.
- E la mamma? L'hai dimenticata così velocemente?! - gli gridò in pieno volto, cominciando a gesticolare furiosamnete.
Il padre fece un altro lungo siospiro, cercando le parole adatte per spiegargli come stavano le cose.
- Io non ero innamorato di tua madre, Choji. Sono stato costretto dalla mia famiglia a sposarla. Io ero innamorato di un'altra e adesso ho intenzione di sposarla. Mi dispiace davvero tanto per Sachiko, ma io non posso farci niente per la sua morte. - ammise a malincuore con un'espressione di vera tristezza dipinta sul volto.
- Tu non eri innamorato della mamma... ? - gli domandò sconvolto.
Non poteva crederci. Significava che in diciotto anni lui aveva vissuto nella menzogna e in una casa dove tutti fingevano di andare d'accordo e di amarsi?
Pensava che la solidità della sua famiglia fosse basata sui sentimenti come sincerità, amore e affetto e invece ora veniva a sapere che le sue fondamenta erano fatte di bugie e finzione.
Tutto ciò lo disgustava.
- Io non sapevo come dirtelo. - continuò suo padre, abbassando il capo.
- Quindi la mamma si è suicidata perché tu volevi sposarti con un'altra? - gli domandò, stringendo forte i pugni.
Sperava tanto, ma proprio tanto che non fosse così.
- Io non pensavo avrebbe reagito in questo modo. -
A quelle parole Chiji scattò in piedi immediatamente.
- Cosa vuol dire che non pensavi avrebbe reagito così? Credevi che avrebbe fatto i salti di gioia e si sarebbe persino offerta di farle da damigella d'onore, una volta saputo che avresti sposato un'altra? - esclamò infuriato.
Non riusciva più a controllare la rabbia.
Lui era sempre stato una persona piuttosto tranquilla, ma la morte di Sachiko l'aveva cambiato radicalmente.
Il suo unico obiettivo ora era quello di vendicare la morte della madre.
Ma non sarebbe stato solo suo padre a pagare per quello, anche la fantomatica altra aveva il suo buon cinquanta per cento di colpa.
- Quindi hai preferito lasciare la mamma che ti ha dato un figlio per un'altra. - constatò lo Shinobi con una smorfia sul viso, rimettendosi seduto.
- No, Choji. Non è così. Anche l'altra mi ha dato un figlio; hai una sorellastra della tua stessa età. -

***
- Non sei in missione? - le domandò la madre, vedendo entrare in casa Sakura.
Marika era seduta sul divano in soggiorno intenta a leggere uno de quegli stupidi Harmony.
Proprio non riusciva a capire come facessero a piacerle. Più volte le aveva consigliato di leggere qualcosa di decente, qualche horror o fantasy, ma lei proprio non ne aveva voluto sapere.
Sakura andò in soggiorno e si sedette svogliatamente vicino alla madre, sospirando e facendo aderire la sua schiena con lo schienale del divano.
- Mamma, noi due dobbiamo continuare il discorso di stamattina. - le disse.
Lo sapeva che la madre non aveva alcuna intenzione riparlare di qualcosa che per lei era già deciso.
Marika posò stancamente il libro vicino a sé per poi voltarsi verso la figlia.
- Va bene, Sakura. Che cosa vuoi sapere? - le domandò guardandola in viso seria, troppo avrebbe detto Sakura.
- Un sacco di cose, mamma. Non so praticamente niente di questo tizio. Come l'hai conosciuto? Quando? Che tipo è? Quanti anni ha? E tante altre cose... -
- L'ho conosciuto tantissimi anni fa, Sakura. Sai, noi all'epoca avremmo anche dovuto sposarci, ma la sua famiglia aveva deciso che lui si sarebbe dovuto sposare con un'altra. E così è successo poi. - le spiegò con un'aria di nostalgia.
- Quindi è sposato! - esclamò la figlia, sgranando gli occhi dalla sorpresa.
- No, non lo è più. -
La ragazza le fece segno di continuare il proprio racconto e la donna seguì il suo consiglio.
- Ha la mia stessa età ed è una persona veramente gentile. Tu l'hai visto un sacco di volte e ci hai pure parlato. -
- Quindi posso anche sapere chi è prima che tu ti rovini la vita sposandolo? - le domandò con tono che era una via di mezzo tra lo speranzoso, sperando di averla fregata e farsi così dire il nome, e l'irritato, sapendo che sicuramente quel tipo non le sarebbe piaciuto comunque.
Forse era anche un po' egoistico pensarla in quel modo perché alla fine non era a lei che doveva piacere, ma a Marika.
E lei voleva davvero che sua madre fosse felice.
Eppure qualcosa non la convinceva nella sua improvvisa decisione di sposarsi con uno che era già stato in precedenza sposato.
- No, non lo puoi sapere. -
- Ma perché? - le domandò, incrociando le braccia e sbuffando.
- Non c'è un motivo ben preciso per cui io non voglio che tu lo sappia adesso, è così e basta. Non insistere ulteriormente, tesoro. - le disse gentilmente.
- Va bene. - affermò mettendosi una mano tra i capelli.
E invece non andava bene proprio per niente.
Era al punto di partenza.
Certo, aveva avuto qualche informazione in più su di lui, ma non sapeva comunque il suo nome e quindi chi era e le informazioni che sua madre le aveva fornito le sembravano del tutto inutili.
Quando si è innamorati, l'altra persona sembra sempre priva di difetti, una specie di angelo sceso sulla terra con il preciso obiettivo di renderci felici.
Ma non sempre era così.
Anche lei anni prima avrebbe detto, ma anche giurato, che Sasuke Uchiha era la persona migliore che conoscesse e che il mondo aveva bisogno di più persone come lui.
Quando aveva aperto gli occhi, invece, si era accorta che lui era il più grande bastardo che avesse messo piede sulla faccia della terra e anche sua madre si sarebbe accorta che il suo futuro marito non era che un Sasuke Uchiha cresciuto.
Marika doveva solo aprire gli occhi.
Ma chissà quando l'avrebbe fatto, pensò poi scuotendo la testa.
Magari quando lui l'avrebbe lasciata per un'altra oppure quando l'avrebbe fatta soffrire o ancora tradita.
E quando questo sarebbe successo, lei gli avrebbe spezzato le ossa una ad una.
- Vuoi sapere che cosa penso del tuo matrimonio, mamma? - le domandò, tornando alla realtà.
Lei non si era ancora sposata, magari era ancora in tempo.
- Che è un grande errore? - le chiese lei.
- No, che è una grandissima cazzata e che ti rovinerai la vita sposandoti con uno sconosciuto. -
Anche se sua madre aveva affermato di conoscerlo da molto tempo, per lei rimaneva comunque uno sconosciuto.
- Io non sto sposando uno sconosciuto, ma tuo padre, Sakura. -

***
Il mattino dopo Sakura si alzò verso le quattro di mattina: non era riuscita a chiudere occhio tutta la notte a causa di quello che aveva saputo.
La confessione della madre la sera precedente l'aveva sconvolta; lei aveva sempre pensato che suo padre fosse morto in qualche missione e invece adesso non solo scopriva che era vivo e che stava a Konoha, bensì che lei ci aveva anche parlato tante volte senza sospettare niente.
E nonostante lei avesse bombardato Marika di domande su chi fosse, che cosa facesse e altre cose, la madre era stata irremovibile e come risposta non aveva ricevuto che un'alzata di spalle.
Una volta raggiunto il posto in cui avrebbero dovuto incontrarsi, la Kunoichi vide che Choji era arrivato lì anche prima di lei e se ne stava seduto su una pietra.
- Choji! - lo richiamò lei, destandolo dai suoi pensieri.
- Sakura... - disse accennando quello che doveva sembrare un sorriso.
- Pronto per partire? - gli domandò lei senza entusiasmo, facendo una smorfia.
- No. - rispose l'altro, cominciando ad alzarsi e a pulirsi con le mani i punti in cui probabilmente si era sporcato di terra.
- Nemmeno io. - affermò la ragazza con un'alzata di spalle - Ma dobbiamo andarci lo stesso. -
- Già. - affermò sbuffando.

Note dell'autrice
BlAcK_PaNtHeR94: Sono contenta che ti sia piaciuto, in effetti sì, poveri ragazzi T_T. Spero che ti sia piaciuto anche questo^^. Baci=).

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Capitolo 6
*** Verità Nascoste ***


Verità nascoste.

- Vuoi fare una pausa? - domandò Choji a Sakura.
Dopo un giorno di viaggio ininterrotto, chiunque sarebbe stato esausto; persino lui cominciava già a sentire i segni della stanchezza.
Eppure lei non voleva mai fermarsi.
- No Choji, ti ringrazio, ma posso ancora farcela. - gli disse con un sorriso, continuando tuttavia a correre.
Non sarebbe riuscita a resistere ancora per molto, pensò l'Akimichi.
Aveva la fronte sudata e tutti i capelli appiccicaticci, respirava affannosamente e spesso e volentieri chiudeva gli occhi per il troppo sonno.
- Hai dormito stanotte? - gli domandò lui, correndo dietro di lei.
Di questo passo ci avrebbero impiegato solo un altro giorno invece dei soliti tre prima di poter raggiungere Suna, ma era meglio riposarsi un po'.
- Non ho dormito granché. - rispose lei.
- Sakura fermiamoci. Io sono stanco. - mentì il ragazzo, fermandosi sul posto.
- Va bene. - affermò lei.
- Dove ci sediamo? - domandò la Kunoichi, guardandosi piuttosto perplessa attorno.
Erano circondati da sabbia, intere dune di sabbia, una quantità immensa di sabbia.
E non c'era nemmeno l'ombra di un misero sassolino su cui sedersi.
Questo, lei lo chiamava sfortuna.
O più semplicemente era un scherzo diabolico del destino per il comportamento irrispettoso che aveva tenuto con la madre.
- Ne ho trovato uno. - affermò il ragazzo dietro di lei, posando la borsa accanto ai suoi piedi e cominciando a scavare.
Era un masso veramente grosso, ma nessuno, o quasi, sarebbe riuscito a vederlo sepolto sotto una tale quantità di sabbia.
- Possiamo sederci entrambi? - gli domandò la ragazza speranzosa, facendo un sorriso.
Lui non rispose al suo sorriso, ma annuì e le fece un po' di posto accanto a sé.
Sakura era davvero esausta, nonostante cercasse di celarlo, pure male a suo avviso.
Lei voleva solo ritornarsene il più presto possibile a Konoha e quindi non voleva perdere tempo in inutili pause.
- Fa un caldo tremendo! - esclamò lei ad un tratto, tirando fuori dal suo zaino un elastico, rosa naturalmente, per legarsi i capelli.
Si era fatta crescere i capelli di almeno una decina di centimetri e, mentre si faceva la coda, scoprì una voglia a forma di scarpa proprio all'altezza del collo, nascosta dai lungi capelli lisci.
- Che cos'è quella? - le domandò Choji curioso, avvicinandosi per osservare meglio quella voglia che era tanto assomigliante alla sua.
- Ah, questa dici? - gli chiese lei, voltandosi verso di lui e indicandola con il dito.
- Sì, quella. - continuò lui, osservandola sempre più attentamente.
Se avesse potuto probabilmente l'avrebbe pure toccata per accertarsi che ci fosse davvero.
- E' una voglia a forma di scarpa. Perché t'interessa così tanto? - gli domandò curiosa, corrugando la fronte.
- Anche io ce l'ho. - affermò lui, alzando la sua criniera e facendo vedere la sua - E ce l'ha anche mio padre. -
- Boh, magari quando siamo nati noi andava di moda. - gli disse scherzosamente sorridendo - E poi ce l'ha pure Ino. - aggiunse poco dopo.
Lui, una sua teoria sul perché lei avesse una voglia uguale alla sua e a quella di Choza, ce l'aveva.
Ma non disse niente. Del resto non era detto che fosse vero. Poteva anche essere una coincidenza e poi se Sakura fosse stata davvero sua sorella in qualche modo l'avrebbe percepito, no?
- Qualcosa non va Sakura? - le domandò lui all'improvviso, voltandosi da un'altra parte per non gurdarla in viso.
Quando ci si vuole sfogare con qualcuno, soprattutto se non ha tanta confidenza con questi, il modo migliore per farlo è che l'altra persona non ci guardi.
Basta ascoltare.
E Sakura aveva bisogno di essere ascoltata, così come ce l'aveva anche lui.
L'aveva percepito nel suo comportamento e nel suo tono di voce che qualcosa non andava.
- Posso parlare francamente con te? - gli domandò, cercando però di evitare il suo sguardo.
Non voleva che Choji la vedesse in un momento tanto fragile.
- Ma certo che puoi. -
- Mia madre ha deciso di sposarsi. Io non so niente di questo tizio! - esclamò poi voltandosi verso di lui.
- Non l'hai mai conosciuto? - gli domandò, sorpreso.
Tutti a Konoha sapevano della decisione di Marika Haruno di sposarsi. Tutti tranne sua figlia.
- Lei mi ha detto che l'ho visto un sacco di volte, ma io proprio non capisco chi possa essere. - affermò rassegnata, abbassando il capo.
Strinse forte i lembi del vestito con le mani e poi si voltò nuovamente in direzione del ragazzo, guardandolo serio.
Forse a Choji avrebbe anche potuto confidarlo, tanto lui non sarebbe andato a raccontarlo a nessuno.
- Ha detto che lui è mio padre. Io praticamente ce l'ho sempre avuto sotto gli occhi e non mi sono mai accorta di niente. Non lo trovi terribile? - gli domandò, scuotendo la testa.
- Sì, lo è. - cominciò a dire - Ha per caso dei figli? - le domandò poi con un tono di finto disinteresse.
Se la risposta era sì, allora era lei la sua sorellastra, ma se invece era un no, non lo era.
Non sapeva nemmeno lui decidersi se fosse stato meglio che lei lo fosse o no.
- No, non credo. - affermò lei dubbiosa.
E che ne sapeva lei se aveva dei figli oppure no? Non sapeva nemmeno chi fosse, figurarsi se sapeva una cosa come questa.
- Vuol dire che non lo sai? - chiese Choji con una curiosità eccessiva per un semplice ascoltatore.
- No, non lo so. - affermò lei, scuotendo nuovamente la testa e mettendosi una mano sugli occhi.
- Scusami per la domanda invadente. - si scusò lui.
- Non preoccuparti. Sai che cosa ti dico? - gli domandò lei, guardandolo fisso negli occhi.
- Cosa? -
- Che non è giusto che siano i figli a pagare per gli errori dei genitori! Mia madre non ha il diritto di sconvolgermi la vita solo perché un giorno ha deciso di sposarsi con mio padre, che tra l'altro non ho mai visto. Io quello non lo voglio in casa mia e tanto meno con mia madre. - esclamò convinta.
- Sono d'accordo con te. -
E lo era davvero. Perché sia lei che lui soffrivano per colpa dei genitori e nemmeno lui voleva una sconosciuta in casa.
- Vuoi parlare un po' con me di quello che ti succede? - domandò la Kunoichi allo Shinobi.
All'inizio non era sicura di volerglielo chiedere, ma poi cambiò idea.
Magari anche lui voleva parlare un po' con lei.
- No, non i va di parlare. - disse lui per poi rialzarsi e riprendere il viaggio, voltandole le spalle.
Non voleva parlare dei suoi problemi con quella che aveva molte possibilità di essere sua sorella, la causa della morte di sua madre.
- Come preferisci. -
***
Ci impiegarono un altro giorno per andare a Suna e verso le nove di sera furono entrambi all'interno dello studio del Kazekage.
- Sono contento che siate venuti. - affermò Gaara, comodamente seduto sulla sua poltrona, dietro la scrivania - Abbiamo davvero bisogno di aiuto. - aggiunse poco dopo con un profondo sospiro.
Nonostante cercasse di sembrare calmo, si capiva chiaramente che celava il suo nervosismo sotto tonnellate di serietà e diligenza.
- Faremo del nostro meglio. - dissero entrambi i ragazzi all'unisono.
Erano venuti fin lì per quello, no?
- Sì, lo so. Adesso vi darò le indicazioni per domani. - affermò, mettendosi a controllare alcuni documenti - Dovrete andare all'Ala Est. Ci sarete solo voi due, ma credo che basterete perché siete dei ottimi ninja. -
- La ringrazio, Kazekage. - disse Sakura.
- Alloggerete entrambi al Sand. Starete in due camere separate così potete avere la vostra privacy. - dichiarò noncurante, continuando a sfogliare fogli su fogli e mettendosi di tanto in tanto le mani tra i capelli.
- Va bene, la ringraziamo. Buonanotte. - disse Choji prima di andarsene.
- Si, anche a voi. -

Note dell'Autrice
Volevo solo dirvi che mancano altri due capitolo alla fine.
BlAcK_PaNtEr94; Grazie mille per la recensione e anche per avermi aggiunta ai tuoi autori preferiti *O*. Mi ha davvero fatto molto piacere. Per quanto riguarda la storia della fanfiction, qualcosa l'hai azzeccato e l'hai notato in questo capitolo, il resto però no XD Diciamo che la storia è un po' più complicata ^^". Spero che il capitolo ti sia piaciuto, un bacio e alla prossima^^.

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Capitolo 7
*** Che il piano abbia inizio ***


Che il piano abbia inizio.

Yashamaru, fuori dalla sua stanza, non aspettava che l'arrivo dei due ragazzi di Konoha.
Volgeva delle occhiate curiose a chiunque passasse nel corridoio principale e quando da lontano intravide due ninja con un giubbino verde, si accorse che dovevano essere proprio loro i due ragazzi che erano venuti per aiutare Gaara.
Osservandoli meglio si accorse che la ragazza quando si rivolgeva allo Shinobi, sorrideva sempre e cercava di tenersi il più possibile accanto a lui. Mentre il ragazzo non aveva accennato nemmeno l'ombra di un sorriso o di qualcosa che potesse sembrare tale, cercava di rimanerle a debita distanza e la guardava, avrebbe azzardato dire, con un'eccessiva curiosità mista a odio.
Era lui quello prescelto.
Mentre la ragazza con lo strane colore dei capelli entrò nella camera 402, l'altro stava venendo nella sua direzione e a lui non rimaneva che fare ciò che aveva programmato in precedenza; far finta di star male e di essersi perso.
- Mi scusi giovanotto. - lo richiamò Yashamaru, una volta che lo Shinobi fu accanto a lui.
- Si? -
- Mi scusi, ma mi sono perso. - continuò l'uomo, fingendo di respirare a fatica e mettendosi le mani una all'altezza del ventre e l'altra sopra la testa.
- Ma lei sta male! - esclamò l'altro, cominciando ad allarmarsi - Dove abita? - gli domandò infine, cercando di soccorrerlo.
- Non me lo ricordo. -
- La porto nelle mia stanza. - affermò annuendo - Venga. - gli disse porgendogli una mano su cui appoggiarsi.
- Grazie per l'aiuto. Come ti chiami? - gli domandò, pensando di aver almeno una minima confidenza per permettersi di dargli del tu.
- Choji. Mi chiamo Choji e lei? -
- Takeda. - mentì.
Choji lo fece entrare nella sua stanza e successivamente sdraiare sul suo letto.
- Sta meglio? - gli domandò.
- Un po'. - disse, mettendosi nuovamente una mano sopra le testa, fingendo del malore.
- Ha bisogno di qualcosa... ? -
- Da bere. Vorrei avere qualcosa da bere se non ti dispiace. - affermò.
- Allora io vado a prendere qualcosa da bere, anche io ho sete. - e dicendo ciò lo Shinobi uscì dalla stanza Quando Choji ritornò dopo cinque minuti, Yashamaru si era già messo seduto sul letto, con la testa appoggiata al muro.
- Ecco a lei. - disse il ragazzo porgendogli un bicchiere d'acqua.
Il suo di bicchiere lo posò sopra il comodino vicino al letto e, mentre si girava per andare a prendere una sedia, Yashamaru mise dentro alla sua acqua due pastiglie.
Forse due avrebbero avuto un effetto migliore invece di uno.
- Qualcosa non va Choji? - gli domandò l'uomo, vedendolo preoccupato per qualcosa.
Il ragazzo sembrò pensarci un attimo prima di mettersi a raccontare quello che lo preoccupava, ma pensando che comunque quell'uomo non l'avrebbe più visto, decise di farlo.
- Mi madre si è appena suicidata e mio padre ha deciso di sposarsi con un'altra. -
- Ah. - fu il suo commento.
Non era facile dire qualcosa in momenti come questi, ma Yashamaru avrebbe sfruttato appieno questo caso fortuito.
- Mio padre mi ha anche confessato che questa donna ha una figlia ed è la mia sorellastra. - continuò ancora più depresso di prima, continuando a mettersi le mani nei capelli e a sospirare.
- E tu credi di avere qualche idea su chi possa essere tua sorella? - gli domandò, sporgendo la testa sempre di più in direzione del ragazzo.
Ora era diventato davvero curioso.
Un suicidio. Un matrimonio improvviso. E una sorellastra.
Tutto questo era molto meglio di ciò che leggeva in alcuni stupidi libri.
- Beh, un'idea ce l'ho, ma non ne sono proprio sicuro. - dichiarò l'Akimichi, guardandolo serio negli occhi.
Strinse forte i pugni che teneva sopra le ginocchia e cominciò a battere il piede, seguendo un ritmo che esisteva solo nella sua testa.
- Perché non bevi qualcosa e poi continui il tuo racconto? - lo invitò Yashamaru.
Choji prese il bicchiere e cominciò a berlo tutto d'un fiato.
- Credo che sia Sakura. La ragazza che era prima con me, quella con i capelli rosa. - aggiunse per dare una chiara idea su chi fosse la ragazza.
- E che cosa ti fa pensare che sia lei? - gli domandò sempre più curioso.
- Appena mio padre ha accennato ad un matrimonio con una sconosciuta, sua madre ha fatto altrettanto. E poi mio padre ha detto che questa donna gli aveva dato una figlia della mia stessa età in passato e Marika, la madre di Sakura, ha detto alla figlia che si sarebbe sposata con suo padre. Senza contare il fatto che lei ha una voglia all'altezza del collo a forma di scarpa propri come me e mio padre. Ah, e poi c'è il biglietto che mia madre mi ha lasciato prima di morire. Ci ha scritto sopra La verità e davanti a te, sempre e proprio davanti a casa nostra abitano Sakura e sua madre. Non capisco che cosa possa significare quel sempre, ma credo di non avere bisogno di ulteriori conferme per sapere che è tutta colpa delle Haruno se mia madre si è suicidata. -
- E che cosa intendi fare? - gli domandò, sperando di avere come risposta un li uccido.
La sua invenzione doveva avere un effetto immediato e quest'ora il ragazzo doveva già essere sotto il suo effetto.
- Tu credi che debbano essere sempre i figli a pagare per gli errori dei genitori? - gli domandò improvvisamente Choji.
- Ma perché questa domanda? - chiese Yashamaru, mettendosi nuovamente sdraiato - Comunque sì, io credo che talvolta debbano essere i figli a pagare per errori dei genitori. Perché anche i genitori pagano spesso per gli errori dei figli, quindi non vedo perché una volta tanto non dovrebbero farlo anche loro. -
- Quindi dovrei vendicarmi solo su di Sakura? - chiese poi con una luce strana negli occhi.
Ormai era del tutto soggiogato al volere della sua invenzione.
- Sì, dovresti. Se uccidessi tuo padre e sua madre, alla fine sarebbero comunque morti e non soffrirebbero, ma se invece uccidessi lei, sconvolgeresti loro la vita. -
- Non ci avevo pensato. - constatò Choji, sfregandosi il mento.
Mentre Yashamaru vedeva già il funzionamento del suo esperimento proprio davanti ai suoi occhi, il ragazzo cominciava comunque a sentire un certo sonno.
- Credo di stare meglio ora. - dichiarò l'uomo, scendendo dal letto e mettendosi in piedi. - E penso anche di ricordarmi dove alloggio. - affermò infine.
- Se lo dice lei... - disse solo Choji un po' perplesso, mettendosi in piedi e accompagnandolo fino alla porta.
- Che cosa hai intenzione di fare? - gli domandò Yashamaru prima di uscire dalla sua camera.
- Credo di avere un'idea. - disse lo Shinobi con un ghigno sul viso.
- Bene. Buonanotte. - e dicendo ciò l'uomo se ne andò.
Quando entrò nella sua camera, Yashamaru ebbe la sensazione che tutto avrebbe funzionato proprio come previsto.
Alla fin fine non gliene importava molto di quello che succedeva alla ragazza, voleva solo sapere se il suo esperimento funzionava.
Questo l'avrebbe saputo domani. Perché lui ci sarebbe stato nel momento in cui Choji avrebbe ucciso Sakura. Si sdraiò sul letto e si addormentò.

Note dell'autrice
Shadow; Sara ma tu sei impazzita a farmi tutte queste recensioni O_O!
Black_Panter; Grazie mille per tutto.

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Capitolo 8
*** Mi dispiace ***


Mi dispiace.

Choji aveva riflettuto bene su ciò che lo strano uomo di ieri gli aveva detto.
Nonostante avesse l'aria non essere messo granché bene di mente, forse aveva ragione.
Se sua madre si era suicidata la colpa era solo di Sakura e Marika Haruno.
E sarebbe stata Sakura a pagare per gli errori della madre, perché si sa, sono sempre i figli a pagare per gli errori dei genitori.
E lei non faceva eccezione.
- Sakura, sei pronta per partire? - le domandò lui, bussando alla sua porta.
- Sì, arrivo subito. - disse per poi fiondarsi fuori dalla stanza.
Il suo vestito rosa era piuttosto stropicciato, ma il giubbino verde tipico dei Jonin le copriva la maggior parte delle pieghe, e i capelli erano legati a coda di cavallo, lasciando così scoperta la voglia a forma di scarpa.
- Non potresti slegarti i capelli? - le domandò lui irritato, guardandola intensamente.
E' colpa sua. Tutta colpa sua, continuava a ripetersi.
- Se ti da fastidio lo faccio. - affermò la ragazza perplessa.
Si mise la mano tra i capelli, si tolse l'elastico e lasciò cadere i capelli, coprendo così la voglia che Choji non voleva vedere.
- Grazie. - disse lui per poi precederla.
Camminava veloce e Sakura notò che aveva qualcosa di diverso.
Nei suoi occhi brillava una luce strana, avrebbe detto quasi vendicativa.
Ma forse le sue erano solo cavolate campate per aria, Choji era ancora triste per la morte di Sachiko ed era sicuramente questo il motivo per cui si comportava così.
- Come hai dormito stanotte? - gli domandò lei con un sorriso, mettendosi al suo fianco.
- Bene. - rispose bruscamente.
Sakura finse di non aver notato il tono che usava per parlare con lei e continuò imperterrita il suo discorso.
- Sono contenta per te. Io ho dormito malissimo. - continuò a parlare senza guardarlo.
- Posso farti una domanda, Sakura? - domandò lo Shinobi, fermandosi a guardarla negli occhi.
I suoi occhi castani videro il proprio riflesso in quelli smeraldi di lei e notarono la sua perplessità.
- Ma certo che puoi! - esclamò come se fosse stato ovvio.
- Tu saresti davvero disposta a fare di tutto per fare in modo che tua madre non si sposi con quello sconosciuto? -
Forse sapere che avrebbe fatto di tutto per non fare sposare la madre lo avrebbe fatto sentire meglio, alla fine le stava pure facendo un favore.
- Sì. - dichiarò seria e sicura.
E lo era davvero.
- Allora ho trovato la soluzione ai tuoi problemi. - disse lapidario, riprendendo a camminare.
Ai nostri problemi, pensò poco dopo.
La ragazza non capì quello che intendeva dire e non glielo chiese nemmeno; andava bene anche così.
Lui aveva detto che avrebbe che avrebbe risolto il suo problema e questo le bastava.
Certo, non le sarebbe dispiaciuto sapere come avrebbe fatto, ma sapeva che a tempo debito le avrebbe parlato anche di quello.
- Siamo arrivati. - affermò il ragazzo.
La ragazza che aveva sempre camminato dietro Choji, si mise al suo fianco osservando l'Ala Est. Era un territorio composto prevalentemente di sabbia e c'era solo un muro di un metro, cosa che avrebbe scavalcato anche un bambino, a fare da confine.
- Allora aspettiamo che ci attacchino. - affermò lei ironicamente.
Lui si voltò nella sua direzione e cominciò a guardarla insistentemente.
Lei, sentendosi osservata, si sentì un po' in imbarazzo e cominciò a guardarlo negli occhi sorridendogli.
- Fossi in te, io non sorriderei. - le disse lui in tono arrabbiato.
Cominciò a fare dei gesti con le mani e in quei movimenti la Kunoichi riconobbe la tecnica della moltiplicazione.
- Ma non c'è bisogno di moltiplicarsi adesso. - cominciò a dire lei con una nota di preoccupazione e inquietudine nella sua voce - Puoi farlo quando arriveranno i nemici. -
Ma, vedendo che il ragazzo continuava imperterrito nel suo intento, cominciò ad allarmarsi.
Strinse forte un lembo del suo vestito con una mano e con l'altra cominciò a mettersi alcune ciocche della frangia dietro l'orecchio così che non le coprissero la visuale, sempre indietreggiando istintivamente.
C'era qualcosa in Choji che lo preoccupava e in quel momento voleva solo stargli il più lontano possibile.
Ma non fece nemmeno in tempo a voltarsi indietro perché si ritrovò circondata da tante copie di Choji.
- Che cosa stai facendo? - gli domandò balbettando e cercando di indietreggiare ancora di qualche passo.
- Mi sto vendicando, Sakura. - affermarono tutte le copie contemporaneamente con un sorriso sinistro sul viso.
- Di che cosa? - gli domandò tremante.
- Di te. E' solo colpa tua se mia madre si è suicidata, colpa tua, di tua madre e di mio padre. -
- No, Choji. Mia madre non si sposerà tuo padre. - gli disse forse più per convincere se stessa che l'amico.
- Mi dispiace Sakura, ma sarai tu a pagare per gli errori di Marika. Lo so che non è giusto, ma succede sempre, no? - le domandò con un sorriso.
La Kunoichi non aveva alcuna intenzione di combattere contro l'amico. Questo non era che un incubo, lei si sarebbe svegliata in fretta e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Sì, doveva per forza essere così.
Ma cambiò idea subito dopo, quando tre kunai le si infilzarono sulle cosce.
- No, Choji ti prego. Non farlo. - lo implorò, cercando di togliersi i tre kunai con le mani tutte insanguinate. Lo shinobi rimase indifferente a quelle suppliche e cominciò a lanciargliene altri; due li evitò, ma gli altri cinque andarono a colpire tre il braccio destro e due la gamba sinistra.
- Te l'ho detto, Salura. Mi dispiace, ma non posso. -
La ragazza si mise in ginocchio pensando ad una strategia che avrebbe dovuto salvarla e possibilmente anche risvegliarla dall'incubo, perché lei continuava ad essere ancora convinta che lo fosse.
Non era concepibile che Choji si comportasse a quel modo.
Adesso però doveva pensare a togliersi i kunai.
Cominciò con quelli della gamba, così avrebbe potuto correre nel caso avesse deciso di scappare, ma non appena tolse il primo gliene arrivano altri due proprio in quel punto.
E poi altri.
E altri.
E altri ancora.
Tutte le copie di Choji continuarono a lanciargliene e ne aveva in tutto il corpo.
Vide tutto insanguinato, la sua coscia squarciata e le sue braccia totalmente immobilizzate.
- Choji ti prego basta. - cominciò a dirgli tra le lacrime.
E poi niente, svenne.
***
Quando Sakura si alzò si senti tutta indolenzita, si trovava nella su stanza da letto coperta fino al petto da un lenzuolo bianco.
- Ti sei svegliata. - le disse lui, seduto acanto al suo letto su una sedia.
- Mm, si... - disse massaggiandosi la testa per poi voltarsi verso Choji. - Ho avuto un incubo. Noi due eravamo andati all'Ala Est, ma tu eri strano. Poi hai cominciato a creare un'incredibile quantità di copie che mi hanno attaccato e io... io ero ricoperta di sangue. - finì, guardando il lenzuolo e tenendo lo sguardo basso. - E' stato davvero un incubo. -
- Mi dispiace Sakura, ma l'incubo non è ancora finito. - le disse lui trapassandola con il Kunai - Era tutto vero. -
La Kunoichi cadde in avanti, esalando il suo ultimo respiro.
- Alla fine dovresti essere pure contenta. I nostri genitori non si sposeranno più. Non era quello che volevi? - domandò al cadavere dell'amica.
***
In una delle stanze dell'Hotel che si trovava proprio di fonte al Sand, con un binocolo Yashamaru osservò la scena gli si presentava davanti.
- Che cosa ne dice, signore? - gli domandò Tashima accanto a lui.
- Mm... non lo so. C'è ancora qualcosa che non va, che non mi convince proprio del tutto. - affermò un po' perplesso, continuando a guardare Choji con il cadavere della ragazza.
- Io non ho capito una cosa; ma come ha fatto a guarirla e a portarla nella sua stanza? E poi perché? - gli domandò curioso.
- Beh, il perché è molto semplice, mi stupisco che tu non ci sia arrivato. Perché è un cinico naturalmente. E se proprio vuoi saperlo prima l'ha portata in ospedale e poi una volta guarite le sue ferite, anche se non tutte, è per questo che molto probabilmente doveva sentirsi piuttosto indolenzita, l'ha portata nella camera d'albergo. -
- Lei che cos'ha intenzione di fare? Intendo dire con quelle pastiglie che ha inventato... -
- Il loro effetto sparirà nel giro di una settimana, ma il ragazzo non mi serve più. Ho bisogno di qualche altra cavia e questo significa che aspetteremo che vengano altri turisti all'Hotel. - gli spiegò con ovvietà.
***
A Konoha, tutti piansero l'improvvisa scomparsa di Sakura Haruno avvenuta in circostanze misteriose.
Al suo funerale era presente quasi tutto il villaggio, molte più persone di quante ce ne fossero a quello di sua madre, constatò Choji.
Vide Marika disperarsi per la figlia, vide Naruto e Ino piangere la morte della loro migliore amica, vide Tsunade trattenere a fatica le lacrime per la scomparsa per la sua adorata allieva, ma non vide suo padre.
Nemmeno quando aveva fatto ritorno a Konoha si era preso la briga di parlarci e quando Choza aveva saputo della morte di Sakura, si era dispiaciuto, ma non aveva pianto.
Ma questo faceva sicuramente parte della sua recita.
Choji, facendosi spazio tra le persone, andò vicino a Marika Haruno.
Vestita di nero, gli occhi rossi e gonfi e la voce tremante, continuava a piangere in un angolo.
- E' tutta colpa sua se Sakura è morta. - l'accusò lui, trafiggendola con lo sguardo. - Adesso è ancora sicura di voler sposare mio padre? - le domandò poi con malcelata irritazione.
- M-ma i-io non m-mi sposo c-con t-tuo p-padre Choji. - lo informò lei, tra le lacrime - Io mi sposo con Inoichi Yamanaka. -
Il ragazzo indietreggiò preso alla sprovvista e domandò sconvolto:
- Ma allora mio padre con chi si sposa? -
- Con Monoka, la madre di Ino. - gli disse lei.
Adesso sembrava che ogni pezzo del puzzle fosse ritornato al proprio posto.
Ma certo, lui lo sapeva che i genitori di Ino avevano divorziato, sapeva che il il loro negozio si trovava proprio davanti a casa loro, anche se il biglietto lasciatogli dalla madre non si riferiva solo al negozio, ma alla sua compagna di squadra che lui aveva davanti sempre e poi...
- Boh, magari quando siamo nati noi andava di moda. - gli disse scherzosamente sorridendo - E poi ce l'ha pure Ino. - aggiunse poco dopo.
Lui non aveva capito assolutamente niente.
- E' tutta colpa sua comunque. Avrebbe dovuto dirlo che si sposava con Inoichi. -
Non è giusto, ma le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli, pensò Choji, anche se stupide come quelle di Marika.
Mi dispiace, Sakura. Perdonami.

Note dell’Autrice.
Beh, spero che il finale vi abbia sorpresi almeno un po’ e che la storia non vi abbia fatto schifo^^.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e che recensiranno( anche se credo che a questo punto non lo farà nessuno-_-"XD)
Detto questo, ebbene sì, la storia è finalmente finita!
BlAcK_PaNtReR; Ti ho sorpresa, vero? XDDD Mi dispaice, ma Sakura dovevo ucciderla T_T. Io un genio O_O? ( Ma se io sono l'unico neurone che le è rimasto U_U ndNathaniel)( T_T ndNakaba)( é_é ndNathaniel). Comunque no, io di geniale non ho proprio nulla XDDD La mia credo sia follia XDD Comunque spero che il finale ti sia piaciuto almeno un po'.

Devo dire di essere molto soddisfatta del risultato, non mi aspettavo proprio di arrivare terza su sei, soprattutto considerando i personaggi che avevo tirato a sorte!
Riporto qui sotto il giudizio di Beat_88
Terza classificata: Naomi92
con “Le colpe dei genitori ricadono sempre sui figli”
Correttezza grammaticale e stilistica: 6/10
Completezza della storia: 8/10
Attinenza ai personaggi: 7/10
Originalità: 5/5
Giudizio personale: 4,5/5
OOC: -4/10
Punti Bonus: 5
Totale: 31,5 punti

Valutazione:
Andando in ordine secondo i parametri di valutazione: la parte strettamente grammaticale va quasi bene: solo qualche errore con i verbi, ma davvero poca cosa, considerando anche la lunghezza del tuo testo.
Ortograficamente invece ci sono un po' più di problemi, visto che ci sono alcuni errori di digitazione o di distrazione, sparsi in giro per il testo. In ogni caso, ho notato un netto miglioramento rispetto le tue storie passate, per cui da questo punto di vista ti faccio i complimenti.
La completezza della storia è molto buona, nel senso che hai saputo gestire quella quantità di personaggi e situazioni in maniera sorprendente. Non ci sono incongruenze nella trama, e il voto non è a punteggio pieno è solo per alcune lievi inesattezze o particolari che leggermente stonano (un esempio per tutti: Choza che annuncia il suo nuovo matrimonio il giorno dopo il funerale di Sachiko. Piuttosto indelicata la cosa, anche alla luce di tutto quello che si scopre dopo). In ogni caso, se vuoi, poi ti posso dire una per una tutte le mie annotazioni: solo qui, era un po' noioso dirle tutte.
L'attinenza ai personaggi è molto buona, nel senso che hai saputo inventarti una trama molto particolare per riuscire a mettere insieme questi personaggi che, lasciatelo dire, io stessa non avrei mai e poi mai riuscito a legare tra di loro. E una trama che regge, cosa degna di nota. Il voto però è quello solo perché Yashamaru non è uno dei protagonisti: l'hai un pochino relegato in secondo piano, prediligendo di narrare la storia dal punto di vista dei due ragazzi. E anche il fatto che, comunque, tu abbia usato anche altri personaggi ha lievemente intaccato il punteggio. Ma davvero poco, perché con questo genere si trama era impensabile non utilizzare altri personaggi.
L'originalità invece ha punteggio massimo, e su questo non credo di avere null'altro da aggiungere. La caratterizzazione dei personaggi non è perfetta, anche perché le situazioni in cui immergi i tuoi personaggi sono piuttosto particolari. Tuttavia Yashamaru è davvero un po' troppo spietato rispetto l'originale, Choza troppo poco “buono”, e anche Choji nel finale non mi convince più di tanto. A quel punto, alla rivelazione finale, secondo me se fosse crollato, se gli fossero finalmente arrivati addosso i sensi di colpa sarebbe stato più di impatto per il lettore, e anche più fedele al personaggio.
In ogni caso una storia davvero molto bella. I problemi dei personaggi e tutte le magagne che accadono loro sono state ben narrate, soprattuto grazie all'abilità dell'autrice nel sapere creare suspance fino all'ultimo. Brava!

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