LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE di Infinity19 (/viewuser.php?uid=10097)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1 ***
LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE
N.A.
Salve! Prima che leggiate questa storia, di soli due capitoli, premetto
che doveva essere pubblicata per il giorno di Natale ma, per imprevisti
vari e un mare di problemi cadutimi inaspettatamente addosso nel giro
di una settimana, ciò non è stato possibile fino ad
adesso.
Vorrei dire poi a chi, conoscesse
già il mio nome e stesse aspettando l’aggiornamento delle
altre mie due fan fiction, che negli ultimi mesi ho attraversato un
periodo di profonda aridità ‘artistica’, se la si
può chiamar così, e che fino a qualche settimana fa ero
in piena ‘crisi dello scrittore’.
Dato che tengo davvero, con tutto
il cuore, a dare un compimento ad ‘Il piccolo Harry e il principe
Draco’, ho provato allora ad uscirne e ritornare a scrivere. Ed
ecco che è nato questo racconto natalizio che, all’inizio
avevo previsto dovesse essere una oneshot, ma che poi, data la sua
eccessiva lunghezza, ho preferito invece dividere.
Beh, se la crisi l’ho
superata o meno, spetta comunque a voi deciderlo e se vorreste farmelo
sapere, insieme al vostro giudizio se vi piace o meno questa nuova
storia, mi farete davvero contenta. ^__^
Infine, anche se in ritardo,
considerate ‘LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE’ un regalo di
Natale per tutti voi che, come me, siete innamorati di Draco ed Harry!
Un abbraccio sincero! Infinity19
LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE
Era la vigilia di Natale e
quell’anno il profumo di festa che aleggiava nell’aria
portava con sé una fragranza del tutto nuova, un sapore di gioia
e serenità che da troppo tempo l’intera comunità
magica non aveva più provato. L’atmosfera che avvolgeva le
cittadine inglesi era calorosa e accogliente e persino i babbani
percepivano nel cuore che qualcosa intorno a loro era cambiato, mentre
si lasciavano cullare dalla sensazione di pace e tranquillità
che gli infondevano i sorrisi sinceri e gli scambi di auguri, che si
scambiavano quelle persone bizzarre dalle vesti strane e dai colori
sgargianti.
Il motivo di tanta felicità
era che per ogni mago e strega, piccolo o grande che fosse, quel Natale
era impregnato di un significato ancora più grande e speciale
dei precedenti, essendo questi il primo che trascorrevano dopo la fine
del periodo di terrore e paure perpetrati per decenni dal Signore
Oscuro.
Harry Potter, nell’estate di
quello stesso anno, aveva trionfato sul male assoluto che era
Voldemort, e ora il mondo magico era doppiamente in festa perché
ognuno sapeva che sotto l’albero di quel Natale, tra i vari
pacchetti e regali, ce n’era uno più speciale e prezioso
degli altri, qualcosa che in molti credevano perso per sempre, ma che
invece quel ragazzino di appena diciassette anni, con estremi sacrifici
e sofferenze, aveva donato loro: la libertà e la speranza per un
futuro migliore.
La sola persona che però
sembrava totalmente immune all’euforia natalizia e che al
contrario mostrava una faccia perennemente abbattuta e depressa, era,
scherzi del destino, proprio il moro Grifondoro, l’unico in
quella guerra ad aver perso sul serio la propria libertà: il suo
cuore infatti si era ritrovato saldamente e indissolubilmente
imprigionato dalle spesse e indistruttibili catene dell’ Amore.
Non che nell’essere
innamorati ci fosse qualcosa di male, ma, come bisognava aspettarsi
dalla sfiga congenita di Harry, naturalmente il suo Amore era privo di
qualsiasi speranza, dato che il destinatario del suo affetto era Draco
Malfoy.
Era accaduto tutto quando la Casa
di Serpeverde, per la meraviglia generale, si era schierata apertamente
dalla parte di Silente e il Principe delle Serpi, un poco alla volta,
era divenuto il suo secondo e il suo miglior consigliere per la
preparazione e l’attuazione della battaglia finale.
Harry, che all’inizio era
stato parecchio diffidente nell’accogliere Malfoy e i suoi
compagni tra i membri dell’Ordine della Fenice, pian piano ne era
rimasto invece sempre più affascinato, perché quando non
faceva lo stronzo Draco era davvero una persona incredibile, capace di
ammaliare chiunque, anche chi come lui partiva già con dei
pregiudizi di base, con la sua eleganza ed intelligenza. Draco era
forte e determinato, astuto ed ingegnoso, e, anche se i suoi modi di
fare erano prepotenti ed arroganti, alla fine aveva sempre la meglio,
ma non perché imponesse la sua volontà sugli altri, ma
semplicemente perché alla fine nessuno era in grado di
sovvertire la logica dei suoi ottimi ragionamenti e delle sue
perspicaci idee: persino Hermione, per quanto piccata per non esserci
arrivata lei per prima, più di una volta aveva dovuto dargli
ragione.
E lentamente, celato dietro
l’iniziale rispetto e poi una sempre più crescente
ammirazione, il sentimento d’Amore si era insinuato nel cuore del
giovane Potter.
Harry lo aveva capito nel momento
in cui aveva dato il colpo finale a Voldemort e la prima cosa di cui si
era preoccupato era stata cercare due occhi grigi tempesta tra le
persone che avevano assistito allo scontro finale, per accertarsi che
lui fosse ancora vivo: e quando finalmente aveva incontrato il suo
sguardo, il suo cuore aveva cominciato a battergli forte nel petto per
la gioia, perché le sue iridi argentate stavano brillando di una
luce calda ed intensa e soprattutto Draco, per la prima volta da che si
conoscevano, gli stava donando un vero sorriso.
Ma quel sorriso, il più
bello che il moretto avesse mai visto in vita sua, era scomparso in un
istante, tanto che Harry aveva avuto il dubbio di esserselo immaginato:
era successo infatti che Ginny, in uno slancio di euforia, gli si era
letteralmente gettata addosso per abbracciarlo e congratularsi con lui,
ed Harry era stato costretto ad interrompere il contatto visivo con il
biondino. Quando però era poi tornato a guardarlo, al posto
dell’espressione solare e felice di prima, il Grifondoro ne aveva
trovata una furente e disgustata.
Draco poco dopo se ne era andato,
senza che lui avesse avuto la possibilità di parlargli e
chiedergli che avesse mai fatto per farlo arrabbiare in quel modo, e da
quel momento in poi tutto tra loro era tornato come era sempre stato
negli anni precedenti, nel senso che il Serpeverde aveva ricominciato a
comportarsi con Harry in modo freddo e scostante, alternando con il
moretto giorni di completa indifferenza ad altri invece caratterizzati
da gesti e parole crudeli e pieni di odio.
Ecco quindi spiegato il motivo per
il quale sul viso di Harry, in quel giorno di vigilia, non vi era
alcuna traccia dell’allegria che sembrava invece aver contagiato
un po’ tutti, ma solo tanta tristezza mentre, seduto ad un tavolo
dei Tre Manici di Scopa insieme a Ron, Hermione e Ginny, osservava
avvilito e sconfortato il paesaggio innevato al di là di una
finestra.
Per quel giorno speciale, in
previsione del cenone della sera, il preside Silente aveva concesso ai
pochi studenti rimasti al castello di trascorrere la mattinata tra le
strade addobbate a festa di Hogsmeade, ed Harry aveva colto
l’occasione con trepidazione nella speranza di poter incontrare
il Serpeverde e magari, dato che a Natale si è tutti più
buoni, riuscire a ricreare quel clima di complicità e fiducia
che si era instaurato tra loro durante l’estate. Ma niente,
Potter e i suoi amici avevano girato per ore per le vie del villaggio
magico, ma di Malfoy neanche l’ombra, e adesso mancavano poco
meno di tre quarti d’ora all’ora di rientro e il morale di
Harry era decisamente sottoterra, mentre per riscaldarsi, vista
l’insistenza e le lamentele di Ron, si erano rifugiati nella
locanda per bere qualcosa di caldo.
Nulla comunque sembrava donargli
calore, né il fuoco scoppiettante del camino, né la
cioccolata che stava distrattamente sorseggiando: tutto sembrava
infatti troppo gelido e incapace di riscaldargli quella zona del petto
dove gli batteva il cuore; almeno finché, tra i fiocchi bianchi
di neve, Harry vide spuntare un raggio di sole, il sole dei biondi
capelli del suo Draco.
Le sue guance allora si accesero di
rosso per l’emozione, i suoi occhi si illuminarono e le sue
labbra, dopo settimane, ritrovarono il sorriso.
Anche Malfoy, che insieme ai suoi
compagni si stava dirigendo proprio alla locanda, quando vide Harry tra
i vetri opachi della finestra si bloccò e il suo viso
arrossì, e il Grifondoro pregò e sperò in cuor suo
che la causa non fossero né il freddo, né la rabbia.
I due rimasero incatenati a
guardarsi, grigio nel verde e verde nel grigio, per alcuni secondi,
finché Zabini non spezzò l’incanto dicendo qualcosa
che Potter naturalmente non sentì, ma che intuì essere
una battuta poco felice visto che Draco aveva reagito divenendo a dir
poco paonazzo e puntando la bacchetta contro il moro Serpeverde.
Quando i loro occhi si ritrovarono
di nuovo, Harry con un cenno del capo gli indicò di entrare
dentro e sedersi con lui, Malfoy non rispose ma, continuando a fissarlo
con un’espressione più curiosa che ostile,
ricominciò a camminare.
Ma non fece che pochi passi che il
Grifondoro lo vide fermarsi per la seconda volta; con concrescente
preoccupazione osservò poi che il suo volto aveva perso ogni
colore, sbiancando più della neve, e che il suo sguardo era
divenuto adesso più furioso e assassino che mai.
Ma che era successo? Che aveva fatto di nuovo? Si domandò esterrefatto e addolorato il moretto.
Poi percepì alle spalle una presenza e poco dopo si ritrovò abbracciato da dietro da Ginny.
“Chi guardi, Harry?”
Chiese la ragazza e per vedere meglio si sporse ancora di più
sul Grifondoro, che in questo modo avvertì con ancora più
chiarezza il peso e le forme del seno di lei sulla sua nuca.
Harry non poté evitare di
infiammarsi letteralmente per l’imbarazzo e a quella vista Draco
strinse a pugno la bacchetta ma, anche se in un primo momento sembrava
deciso a continuare il suo cammino verso la locanda, i suoi amici lo
trattennero e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata piena di
rancore e veleno nella sua direzione, preferì invece andarsene
via.
Harry sbarrò gli occhi
confuso e amareggiato per l’ennesimo fallimento con il Serpeverde
e si alzò di slancio, allontanando così, anche se non lo
fece apposta, bruscamente da sé Ginny e poi gridò:
“No, aspetta non andare!!!” Ma la finestra era chiusa e
Draco ormai lontano, non gli rimase quindi che prendere la giacca e
inseguirlo.
“Ma che diamine sta
succedendo?” Domandò Ron sbigottito. “E dove sta
andando Harry così di fretta? Ma soprattutto, chi era alla
finestra?”
Ginny sbuffò, spazientita ed
irritata perché Harry ormai non la degnava più di alcuna
attenzione, e rispose solamente: “Malfoy!” Come se
quell’unico nome bastasse a spiegare tutto ciò che il
fratello voleva sapere.
Ma Ron mise su un’espressione ancora più confusa, mentre Hermione la guardò severa e con occhi accusatori.
E sotto quello sguardo, memore di
tutte le discussioni e i diverbi avuti con la riccia Grifondoro, la
piccola Weasley capitolò: “Sì, va bene ho capito!
Non ci proverò più, sei contenta? Tanto ormai l’ho
compreso anch’io di non avere speranze. Harry non ha occhi che
per lui!” La ragazza affermò con voce più indignata
che triste, dopodiché, come se nulla fosse successo,
cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di un nuovo ragazzo
con cui trascorrere le vacanze di Natale.
Ron continuò a non capire
niente, mentre Hermione scosse la testa esasperata anche se il suo viso
era sorridente: tolto l’ostacolo principale che li aveva divisi
per mesi, causa la gelosia del biondino e l’ingenuità del
moretto, sperava che adesso Draco ed Harry capissero finalmente di
essere fatti l’uno per l’altro.
Harry aveva corso a per di fiato lungo le stradine di Hogsmeade per raggiungere Draco, ma non vi era riuscito.
E forse, si disse il ragazzo sconsolato, era normale così ed era piuttosto da sciocchi aspettarsi invece il contrario.
Lui e il bel Serpeverde, infondo, non erano destinati a stare insieme.
E per quanto la sua mente se ne
fosse fatta una ragione, il suo cuore non riusciva però proprio
ad accettarlo e, nonostante la continue sofferenze, continuava
imperterrito a sperare.
Era stato infatti il suo cuore a
consigliargli di restare al castello piuttosto che trascorre il Natale
con i Weasley, quando aveva saputo che il settimo anno di Serpeverde
non avrebbe fatto ritorno a casa per le vacanze, ammaliandolo con la
dolce illusione che con meno persone intorno le chance per avvicinarsi
con successo alla bionda Serpe sarebbero state maggiori.
E fu sempre dal suo cuore che ora,
mentre vagabondava ormai senza più una meta precisa per le
strade innevate e osservava disinteressato le vetrine illuminate dei
negozi, udì una vocina suggerirgli di comprargli un regalo.
Harry si bloccò al centro
della via e realizzò che quella era davvero una splendida idea:
infondo era Natale ed era naturale fare regali, quindi Malfoy non
avrebbe avuto alcunché da ridire, né alcuna scusa per non
accettare qualsiasi cosa gli avesse donato, e per il Grifondoro invece
sarebbe stata un’ ottima occasione per porgergli gli auguri,
tornare a parlargli con toni pacati come in estate e magari per
spiegarsi per qualsiasi incomprensione nata inconsapevolmente tra loro,
per offrirgli di andare poi a bere una burrobirra insieme per sancire
la pace fatta e costruire da lì le basi per una solida amicizia
e forse ancora di più.
A quel pensiero Harry si aprì in un sorriso luminoso, sorriso che si spense però un attimo dopo.
Tutto ciò che aveva immaginato era possibile solo se avesse scelto il regalo perfetto.
Infondo non era poi così
tanto sicuro che Malfoy sarebbe stato disposto anche solo a rivolgergli
uno sguardo, figuriamoci a sostenerne la vicinanza e a sentirlo
scusarsi, se il suo dono non gli fosse piaciuto.
Ma cosa comprare?
Qualcosa riguardante il Quidditch?
Una scopa nuova magari? Un paio di guanti? O vestiti, di cui lui
però non se ne intendeva affatto? O forse… no, nulla
sembrava abbastanza… importante e prezioso.
Il dono per Draco doveva essere
qualcosa di speciale, un oggetto di cui il biondino dovesse rimanere
affascinato, ma che al contempo esprimesse il profondo sentimento
d’Amore che Harry gli voleva.
Il moro Grifondoro chiuse allora gli occhi in attesa di una folgorazione e questa arrivò sottoforma di musica.
Harry infatti, tra il vocio della
gente e il suono dei passi sulla neve, udì nell’aria una
dolce ma lieve melodia che sembrava arrivargli direttamente nel cuore.
Non era un canto di natale, né sembrava opera d’uomo tanto
era bella e soave, e quasi gli sembrò strano che
nessun’altra persona ne fosse rimasta rapita e incantata, come
invece stava succedendo a lui.
Colto allora dal desiderio di
scoprire chi fosse il compositore di quella musica così sublime
e meravigliosa, decise di seguirne il suono.
I suoi passi terminarono, per sua
enorme sorpresa, in una gioielleria, di fronte ad una collana
d’oro, dalla fine lavorazione e forgiatura di folletti, il cui
ciondolo era costituito da un rubino dalla forma di goccia: la melodia
proveniva, e su questo Harry non aveva alcun dubbio, proprio dal
pendente.
Il diciassettenne, ipnotizzato
dalla sua bellezza, non resistette e prese tra le mani la collana,
notando solo distrattamente che, diversamente dagli altri gioielli,
questa non era racchiusa in una bacheca di vetro; così facendo
però, si accorse di un’altra cosa strana: per quanto fosse
indubbiamente un rubino, al suo interno il ciondolo conteneva una
qualche specie di liquido.
Il proprietario della gioielleria,
quando si accorse di quanto accaduto, esclamò: “Per la
barba di Merlino! Non ci posso credere!!!” Ma con voce
così alta e stridula che fece sussultare Harry per lo spavento.
Quando poi l’omino, dall’aria simpatica, vide la cicatrice
a forma di saetta sulla fronte del moretto, sembrò capire ogni
cosa e disse più tra sé che col Grifondoro:
“Ragazzo, ero a conoscenza degli incommensurabili poteri di cui
sei dotato, ma credevo davvero impossibile vedere un giorno qualcuno
sollevare la ‘Lacrima di Fenice’!”
Harry sollevò interdetto un sopracciglio.
“La Lacrima di Fenice?! Ma cosa…?”
“Sì, signor Potter! La
Lacrima di Fenice, la collana che ora sta stringendo, a quanto pare,
per quanto io non ne abbia mai trovato alcuna traccia magica, sembra
stregata: chiunque la vede infatti, ne rimane completamente ammaliato,
ma la sua bellezza e il suo mistero sono tali che nessuno osa nemmeno
sfiorarla, per paura di intaccarne la purezza con le proprie mani
indegne.”
“Oh!” Sussurrò
solamente il ragazzo, che non sentiva affatto il bisogno di riporre la
collana, e quindi di non toccarla, ma semmai il contrario,
perché il canto della fenice, ora lo riconosceva, sembrava lo
stesse chiamando. In più adesso, fra le sue note ve ne sentiva
alcune più tristi e la melodia sembrava rispondere al dolore che
portava lui dentro.
Se non fosse stato inconcepibile il
solo pensiero, Harry avrebbe giurato che anche la fenice, che sentiva
cantare, sembrava soffrire d’Amore, proprio come lui.
Il gioielliere osservò con
quanta intensità il Salvatore del Mondo Magico stava guardando
quel gioiello così unico e speciale e, con un sorriso sornione,
si convinse che fosse proprio lui l’unica persona degna di
possederlo e di venire a conoscenza del suo segreto, che la sua
famiglia di orefici si tramandava di padre in figlio da generazioni.
“Vede Signor Potter, questa
collana possiede un valore inestimabile e la sua storia è legata
ad una leggenda che risale a tempi molto antichi.” L’uomo
cominciò il suo racconto con voce solenne, attirando su di
sé la completa attenzione di Harry. “Per
l’esattezza, quel rubino è il simbolo dell’Amore di
una Fenice per un Drago!”
Il Grifondoro adesso spalancò gli occhi e il cuore cominciò a battergli forte nel petto.
“Si racconta che tanto tempo
fa, in una fiorente vallata, esisteva una meravigliosa Fenice, che non
aveva nessun altro potere se non quello di incantare tutti con la sua
bellezza e con la soavità e la dolcezza del suo canto. Era
considerata l’animale più sacro fra gli esseri viventi ed
era venerata e ammirata da chiunque, perché al solo vederla
tutti ne restavano stregati.
Al contrario invece esisteva un
animale temuto e odiato da tutti, perché capace di radere al
suolo un’intera foresta con il solo sbattere della coda e
incendiare interi villaggi col suo alito di fuoco.
Sto parlando del Drago, il coprotagonista di questa storia.
In realtà però,
questo Drago non era di indole cattiva, era anzi piuttosto mite e
alquanto vulnerabile, la sua verde pelle infatti non era dura e
ricoperta di squame come i draghi che conosciamo noi oggi, ma la sua
stazza e le sue caratteristiche fisiche, tra l’enorme coda,
l’impossibilità di non sputare fuoco e le sue larghe ali,
gli impedivano di stare in mezzo agli altri esseri viventi senza
combinare disastri.
Era quindi ritenuto da tutti un
feroce e pericoloso assassino e per questo il povero Drago, addolorato
del male di cui inconsapevolmente era la causa, decise un giorno di
allontanarsi dalla vallata e di vivere in solitudine nell’antro
buio di una caverna posta su di un’alta e impervia montagna,
nella speranza che tutti si dimenticassero di lui.
Ma non fece i conti con la Fenice, l’unica ad essere a conoscenza di quanta bontà racchiudeva il suo cuore.
Il bell’uccello infatti,
sfidando il clima gelido e inospitale dell’altura, lo raggiunse e
decise di restare con lui, nonostante il Drago, per quanto commosso dal
suo gesto, provò più volte a cacciarla via minacciandola
di incendiarla con il fuoco, perché non desiderava che lei,
così amata e benvoluta da tutti, fosse invece costretta a vivere
quella vita di stenti e privazioni per causa sua. Ma la Fenice,
determinata e coraggiosa, non lo abbandonò mai e pian piano
riuscì a vincerne ogni resistenza e a farsi accettare
completamente.
I due, da allora e per parecchi
anni ancora, vissero insieme e condivisero tanti bei momenti felici,
per quanto, data la diversità del loro apparire, poteva sembrare
impossibile.
Un giorno però tutto
cambiò: di solito, quando dovevano cacciare o abbeverarsi, il
Drago e la Fenice andavano in posti isolati dove la presenza
dell’uomo era assente, ma accadde purtroppo che in una giornata
assolata due contadini per caso li scoprirono mentre bevevano da un
lago. Spaventati a morte, i due ritornarono immediatamente al proprio
villaggio e riportarono la notizia che il Drago era tornato per
vendicarsi e annientare tutte le loro famiglie, diffondendo così
il panico ovunque. Il capo villaggio allora radunò
un’assemblea, in cui convocò gli uomini più forti e
valorosi, e di comune accordo si decise che la miglior cosa da
fare era uccidere il Drago prima che lui uccidesse tutti loro.
Così, armati fin sopra i
denti, gli abitanti del villaggio prepararono in’imboscata e
affrontarono la pericolosa, ma in realtà innocua, bestia.
Le loro armi però non
potevano nulla contro l’alito infuocato del Drago che, anche se
nessuno se ne rese conto, non mirava affatto il suo getto di fuoco per
far del male a chi lo stava attaccando, ma solo per incendiare le
frecce che gli venivano lanciate contro: una però, che
l’enorme volatile non sapeva avvelenata, riuscì purtroppo
a colpirlo facendolo accasciare agonizzante al suolo. Quando ciò
accadde gli uomini esultarono di gioia e colsero l’occasione per
infliggergli il colpo di grazia, puntandogli adesso una freccia, questa
volta però infuocata, direttamente al cuore.
Ma quella freccia non raggiunse mai
il Drago, perché in un gesto di estremo sacrificio, la Fenice
decise di donare la sua vita per salvare quella del suo Amore.
Successe però che colpito
dal fuoco il magnifico uccello, dal piumaggio rosso e oro, divenne
cenere, che lieve si andò a posare sul terreno proprio accanto a
dove era distesa la testa del Drago morente.
Il Drago, che impotente aveva
assistito a tutta la scena, provò allora una sofferenza
indicibile ed inimmaginabile e, di fronte a quel dolore così
straziante, gli uomini abbassarono pentiti le armi.
Poi, per la prima volta in vita sua
pianse una lacrima, una sola però, ma in essa egli racchiuse
tutta la sua forza vitale e il suo Amore, insieme all’ultimo
desiderio di rivedere la Fenice di nuovo in vita prima di morire.
La lacrima del Drago finì
proprio sui resti del suo amato ed è qui che si avverò
quella magia straordinaria ed inspiegabile di cui siamo testimoni
ancora oggi: la Fenice risorse dalle sue ceneri!
Il Drago allora, pieno di gioia, le
donò un ultimo sorriso innamorato e poi chiuse gli occhi,
consapevole che al suo cuore non restavano che pochi battiti di vita.
Ma ancora una volta l’uccello
leggendario fu l’artefice di un evento eccezionale: anche lui
infatti, versò una lacrima, intrisa di immensa gratitudine e di
tutto il suo Amore per il Drago, sulla sua ferita e la guarì
completamente, vanificando le proprietà mortali del veleno e
rendendone la pelle più resistente, dura ed impenetrabile
proprio come la roccia.
La Fenice e il Drago poi, incuranti
di quanti avevano assistito ai prodigi della straordinaria magia del
loro Amore, si librarono in volo e andarono via, senza che nessuno
osasse fermarli, e si racconta che tuttora i due vivano ancora
felicemente insieme.” L’omino a questo puntò decise
di interrompere per qualche secondo il suo racconto, perché si
rese conto che il giovane Potter stava anche lui, probabilmente senza
neanche rendersene conto, piangendo. Prima di concludere comunque, lo
sentì sospirare, mentre osservava assorto la gemma: “… intrisa del suo Amore per il Drago!”
“La leggenda vuole inoltre
che sulla terra, dove poco prima erano stati il Drago morente e
la cenere della Fenice, gli abitanti del villaggio, tra cui vi erano
alcuni maghi, trovarono due gemme a forma di goccia, uno smeraldo ed un
rubino, che non erano altro che le magiche lacrime versate dalle due
creature leggendarie!”
Harry adesso distolse lo sguardo
dalla collana e guardò invece scioccato verso il gioielliere:
“Quindi questo significa che esiste anche una Lacrima di Drago?” Domandò con voce tremante.
“Sì!”
confermò l’uomo. “Solo che di lei purtroppo non si
ha più alcuna notizia da molti secoli. Ad un certo punto della
storia, le due pietre finirono tra le mani dei folletti, curiosi di
scoprire quale fosse la natura e il significato del liquido che
contengono al loro interno, dato che essi ritenevano pura fantasia il
racconto che le ho appena narrato, ma nessuno scalpello, pietra o
metallo è mai riuscito a scalfirle.
Nessuno prima di lei, per quanto io
ne sappia, ha mai osato toccare la Lacrima di Fenice: per trasportarla
infatti si sono sempre e unicamente usati incantesimi di levitazione.
Per quanto riguarda quella di
Drago, sembra che anch’essa sia stregata. Chiunque la guarda se
ne dimentica dopo pochi secondi, proprio come il Drago della storia che
si era allontanato dalla vallata per far cancellare il suo ricordo
dalle menti di tutti, e suppongo che sia proprio questo il motivo per
cui di essa non se ne trovano più le tracce.
Dopo vari, ma inutili tentativi
comunque, i folletti alla fine risolsero di creare delle lavorate
catenine, d’oro giallo e d’oro bianco, per realizzare delle
collane di cui queste pietre potessero diventare i pendenti.”
Il Grifondoro constatò che la catenina applicata al rubino era d’oro giallo: gli stessi colori della Fenice.
Fenice innamorata di un… Draco!!!
Ecco il regalo perfetto: finalmente lo aveva trovato!
“La leggenda comunque non
finisce qui.” Proseguì il gioielliere. “Impregnate
dell’Amore reciproco di chi le ha generate, anche le Lacrime di
Drago e di Fenice desiderano tornare insieme, ed è per questo
che solo vere An…” Ma fu interrotto dall’improvvisa e addolorata esclamazione del moretto.
“Oh, ma allora è per
questo che il canto della Fenice sembra così triste!
Perché non ha accanto a sé la persona che disperatamente ama!”
“Già, immagino di
sì!” L’anziano uomo rispose semplicemente con un
caldo sorriso, comprendendo che il giovane Potter, forse senza neanche
farlo di proposito, non si era riferito alla Fenice, ma piuttosto a se
stesso.
E poi che significava che ne
sentiva il canto? Il gioielliere di quella cosa non ne sapeva
alcunché e probabilmente la motivazione era nel fatto che,
capì subito dopo, non era lui il vero e degno possessore di
quella collana, ma proprio Harry Potter.
Il ticchettio dell’orologio
che suonava le cinque lo distrasse dai suoi pensieri e allarmò
invece il Grifondoro: si era fatto tardi e doveva tornare
immediatamente al castello.
Disposto a spendere tutto
l’oro che possedeva alla Gringott, o a imbarcarsi di debiti se
fosse stato necessario, il moretto posò un ultimo sguardo pieno
di speranza al rubino e al suo contenuto e poi domandò se poteva
comprarlo.
Il gioielliere si limitò ad
annuire con espressione soddisfatta e nel mentre andava nel
retrobottega per prendere un cofanetto in cui riporre la collana, Harry
posò un bacio leggero sulla Lacrima di Fenice e poi se la
strinse forte al petto.
“Dolce Fenice, so che lui
non è il Drago che stai cercando da sempre, ma ti prego fa che
anche la persona a cui ti farò dono possa toccarti…
voglia indossarti. Perché lui è il mio Draco
e io lo amo esattamente come tu ami il tuo.” Il Grifondoro
implorò con tutto il suo cuore. “E fa ti supplico che lui
lo capisca e che non rifiuti il mio Amore, ma che anzi... Fa che egli voglia indossarti!” Aggiunse con voce sofferta e accorata.
La Fenice trillò ma questa
volta con timbro diverso: il suo canto adesso sembrava felice, ma ancor
di più impaziente, quasi non vedesse l’ora di esser
regalata. Ed Harry si domandò se per caso le sensazioni, che
stava percependo dal diadema, non fossero unicamente il frutto del suo
bisogno disperato di credere che la sua storia con il bel Serpeverde
potesse avere lo stesso lieto fine che, in un tempo sconosciuto, ebbero
la Fenice ed il Drago.
Il gioielliere, quando fece
ritorno, irremovibile, nonostante le accese proteste del Grifondoro,
pretese una somma davvero irrisoria per il pagamento della collana.
L’uomo, che nonostante tutto avrebbe voluto comunque guadagnarci
qualcosina da quel preziosissimo gioiello, dato il suo valore
inestimabile, nel momento in cui era stato per pronunciare il prezzo
esorbitante che desiderava, aveva però udito risuonargli nel
petto una vocina, che sottoforma di canto bellissimo e sublime, lo
aveva supplicato di non essere avaro ma di lasciarla finalmente
libera… libera di volare via per raggiungere il suo Amore.
E con grande stupore e meraviglia,
dato cha a lui non era mai accaduto in tutti quegli anni, e
probabilmente non era successo neanche a nessuno dei suoi avi, il
gioielliere si rese conto che la fonte di quella melodia era proprio
dentro il pacchetto che aveva appena incartato: esattamente come
Potter, aveva ascoltato il canto della Fenice e questo per lui
contò immensamente molto di più che se avesse ricevuto un
milione di sacchi ripieni di galeoni
d’oro.
Scambiatisi gli auguri per un
felice Natale, Harry infine andò via con in viso un sorriso
luminoso ed innamorato e il gioielliere fu più che sicuro che,
in qualche parte del mondo, qualcuno in quel preciso momento aveva
appena comprato la Lacrima di Drago.
E la sua certezza era fondata
perché, anche se prima era stato bruscamente interrotto, la
conclusione della leggenda voleva che: ‘Impregnate
dell’Amore reciproco di chi le ha generate, anche le Lacrime di
Drago e di Fenice desiderano tornare insieme, ed è per questo
che solo vere Anime Gemelle sono destinate a riunirle. E quando
ciò avverrà le due gemme diverranno una sol cosa, per poi
dividersi di nuovo e mutare nel loro aspetto.’
Ma se il cambiamento riguardava la
forma, non più a goccia, o la natura stessa delle pietre,
l’uomo questo non lo sapeva, immaginava però che, il
giorno che avesse rincontrato di nuovo Harry Potter, lo avrebbe di
sicuro scoperto.
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 ***
LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE Efp
N.A.:
Piccola premessa prima che incominciate a leggere: anche se avevo detto
due, alla fine ho preferito dividere questa storia in tre parti, nel
senso che questo non è l’ultimo capitolo ma ne manca
ancora un altro. In questa settimana ci ho lavorato ancora un po’
su e ho allungato e modificato alcune parti, decidendo infine di
destinare quella finale ad un capitolo a parte, per non appesantire
ulteriormente la lettura e per dedicarle la giusta attenzione. Se nel
primo capitolo avete letto tutto dal punto di vista di Harry, in questo
secondo invece troverete unicamente i pensieri di Draco. Spero quindi
che, quando vedrete la storia conclusa, converrete con me che dividerla
ulteriormente, come appunto ho deciso di fare, sia stata una più
giusta e miglior scelta.
Vi abbraccio tutti! Infinity19
LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE
Era da due giorni, da quando per la
precisione gli studenti di Hogwarts erano tornati a casa per le
vacanze, che Draco era di ottimo umore come non gli succedeva da tanto
e, anche se nessuno osava parlarne, tutti i suoi amici Serpeverde
sapevano che il motivo di tanta gioia, che purtroppo non credevano
duratura, era che Potter al contrario era rimasto.
Tutti loro, chi prima, chi dopo,
avevano infatti compreso, e dovuto ammettere rassegnati, quale era la
vera natura dei sentimenti che Malfoy nutriva per il Grifondoro,
supponendo che era stata proprio quella la reale motivazione, per
quanto mai espressa verbalmente, che aveva spinto il loro amico a
decidere di schierarsi dalla parte di Silente. Probabilmente
all’inizio lo stesso Draco aveva cercato di negare a se stesso la
verità che lo aveva portato a prendere quella scelta, ma poi,
una volta vinta la diffidenza dell’Ordine della Fenice ed avere
avuto la possibilità di avvicinarsi e conoscere meglio quello
che fino a quel momento aveva creduto la sua nemesi, non aveva
più potuto fingere col suo cuore di esserne invece perdutamente
innamorato.
Durante le settimane in cui ci si
era preparati per l’imminente scontro finale il biondino aveva
allora cercato, un passo alla volta, tanta pazienza e lottando
addirittura contro la sua stessa indole impulsiva ed egoistica, di
recuperare e rimediare per tutti gli sbagli commessi in tutti quegli
anni, che li avevano separati sempre più l’uno
dall’altro.
E alla fine i suoi sforzi erano stati premiati.
Ci era riuscito: Harry aveva
cominciato a fidarsi di lui, a chiedergli consiglio per le questioni
più urgenti, a non prendere decisioni se non dopo aver ascoltato
la sua opinione, a cercare, per quanto il Serpeverde non pensava lo
facesse consapevolmente, continuamente la sua presenza e a confidarsi.
Era infatti con lui che aveva passato le ultime ore prima della
battaglia ed era a lui solo, non Weasley, non la Granger, né
nessun altro dei suoi amici Grifondoro, la persona a cui aveva
confessato tutte le sue paure e i suoi timori, chiedendo in cambio
conforto. E Draco glielo aveva dato, infondendo in ogni sua parola
rassicurante la forza e il calore del suo sconfinato Amore.
E infine Potter aveva vinto: Draco
aveva provato allora una gioia davvero assurda, perché il suo
cuore, memore dell’intimità condivisa la notte precedente
e del legame speciale che credeva essersi creato tra loro, era ora
pieno di speranza, convinto che il futuro che li attendeva li avrebbe
visti uniti e felici insieme.
Ma ogni sogno, ogni illusione era
svanito nell’istante stesso in cui Ginny Weasley, incurante della
folla che li guardava, o più probabilmente proprio perché
c’erano così tante persone, si era gettata come una piovra
addosso al suo Harry, stringendolo forte a sé e tastandolo con
frenesia sul viso per assicurarsi che stesse bene, proprio come avrebbe
fatto una fidanzata col proprio ragazzo… esattamente come in
realtà avrebbe voluto fare Draco.
Il biondino aveva provato allora un
dolore soffocante e una gelosia senza pari, a cui si era aggiunta poco
dopo una furia accecante, nel momento in cui aveva visto il Grifondoro
ricambiare l’abbraccio della ragazza e sorriderle impacciato. Se
non aveva lanciato ad entrambi un’Avada Kedavra era solo
perché aveva intorno troppi testimoni.
E poi si era ricordato, come se la
sofferenza che sentiva non fosse stata già abbastanza, che
Potter e la piccola Weasley erano stati per un certo periodo insieme e
che si erano lasciati poco prima dell’estate, alcuni dicevano,
perché il moretto non voleva mettere a repentaglio la vita della
sorella del suo migliore amico se Voldemort lo avesse scoperto. Quindi,
adesso che la minaccia principale per la loro relazione era stata
eliminata, i due, aveva pensato ghignando amaramente tra sé
Draco, potevano ritornare insieme.
Ma vederlo tra le braccia di
un’altra, chiunque essa fosse, sapere che lui non sarebbe mai
stato solo e per sempre suo, era un’angoscia che la bionda Serpe
non avrebbe mai potuto sopportare e la certezza la aveva avuta, ben
chiara, quando aveva rincontrato lo sguardo di Harry e aveva osservato
quanto dolce era il sorriso che gli stava rivolgendo.
No, davvero non poteva accettare
che quei sorrisi e la luce di quegli occhi verde smeraldo fossero
destinati a qualcun altro che non fosse lui, eppure non desiderava
neanche che Potter fosse infelice.
L’unica soluzione che gli era
venuta allora in mente, mentre lasciava inviperito e furente il campo
di battaglia, era stata la decisione di sopprimere l’Amore che
portava nel cuore e fingere che Harry non esistesse.
Ma per quanto avesse provato con
tutte le sue forze, quel sentimento non era mai scomparso né
scemato di un pochino, piuttosto giorno dopo giorno era diventato
sempre più forte ed esigente, perché incessante lo
tormentava lacerandogli il petto col bisogno viscerale di andare a
cercare il Grifondoro in ogni dove, per poterlo almeno vedere, e
torturandolo ogni notte con sogni sempre più spinti e
peccaminosi.
Ed ora la tenue e dolce vocina
della Speranza, che se avesse potuto il Serpeverde avrebbe fatto tacere
per sempre, gli stava sussurrando seducente e accattivante alle
orecchie del cuore, che Potter era rimasto al castello perché
c’era lui, e nemmeno la sua parte razionale, che aveva invano
cercato di convincerlo che quello era unicamente un pensiero
ingannevole ed illusorio, era riuscita a farlo desistere dal desiderare
intensamente che fosse invece tutto vero.
Draco però voleva esserne
sicuro al cento per cento, leggere negli occhi luminosi e sinceri di
Harry che il suo cuore non si stava sbagliando: questo il motivo che lo
aveva portato ad andare ad Hogsmeade la mattina della vigilia di
Natale, costringendo i suoi amici ad accompagnarlo in tutti i posti in
cui immaginava potesse incontrarlo. Solo che sembrava che quel giorno
non era proprio destino: ovunque lui andava infatti, il bel Grifondoro
o era già stato oppure non era ancora passato.
Questo finché non si decise a raggiungere i Tre Manici di Scopa.
Era ancora abbastanza lontano
eppure non ebbe alcun dubbio quando intravide, oltre i vetri opachi di
una finestra della locanda, il riflesso di due occhi verdi, che avrebbe
riconosciuto tra un milione. Harry era lì e gli stava
sorridendo, con un’espressione così raggiante e felice,
che il Serpeverde si domandò se per caso non lo avesse confuso
con qualcun altro. Non riuscì proprio a non rimanere incantato
dal suo sguardo magnetico, in cui gli sembrò di leggere la
conferma alla sua speranza, né ad arrossire miseramente di
fronte al suo sorriso così carico... d’affetto.
“Alleluia!”
Sospirò con fare drammatico Blaise. “Finalmente potremo
fermarci per più di cinque minuti, senza esser costretti a
seguirti ancora per le vie di questo dannato e gelido paese. La ricerca
è finita: abbiamo infine trovato il tuo Harry!” Lo prese in giro, ghignando ferino.
“Ma che diavolo dici? Io non
stavo affatto cercando Potter!” Mentì inutilmente il
biondo Serpeverde, dato che nessuno dei suoi compagni fece anche solo
finta di fare lo sforzo di credergli.
“E poi lui non è il
mio Harry!” Sibilò il biondo Serpeverde puntandogli
minaccioso la bacchetta contro.
“Beh, ne sei proprio sicuro?
Da come ansimi il suo nome la notte, non si direbbe!” Adesso
Zabini e i suoi amici, compresa Pansy, risero di vero gusto, mentre il
viso di Draco, che maledì quell’unica volta in cui aveva
dimenticato di mettere un incantesimo silenziante sul suo letto,
divenne di brace.
Poi il suo sguardo ritornò
su quello di Harry e ormai determinato a tentare il tutto per tutto,
perché stanco di tergiversare e far finta di nulla, decise di
accogliere il tacito invito del Grifondoro ad andarsi a sedere accanto
a lui. Ma mentre si stava incamminando alla locanda con gli occhi fissi
sempre alla finestra, vide comparire, da dietro Harry, Ginny Weasley, e
il sangue gli si congelò nelle vene.
Draco fu pervaso da un’ira
così funesta, quando vide poi lei abbracciarlo e lui arrossire
di conseguenza imbarazzato, che, se i suoi amici non lo avessero
bloccato e convinto a desistere, quella volta li avrebbe uccisi sul
serio e senza rimpianti.
Ma chi diamine si credeva di essere
quel maledetto Potter? Come osava ingannarlo in quel modo? Illuderlo
coi suoi sorrisi e i suoi sguardi pieni di menzogne, per poi sferzarlo
a sangue con la cruda e amara realtà, che crudele non prevedeva
lui al suo fianco ma quella dannata, rossa Weasley! Merlino, quanto odiava il rosso!
Pensò la bionda Serpe, mentre furente e col cuore a pezzi, si
allontanava, scappava via, dai Tre Manici di Scopa e da un Amore senza
speranza.
Senza che se ne rendesse conto
comunque, i suoi passi lo portarono all’imboccatura di una
stradina che portava nella zona meno raccomandabile di Hogsmeade, in
cui, al pari di Nocturne Alley, era possibile trovare parecchi negozi
che vendevano manufatti di magia nera, vietati dal Ministero della
Magia.
Sul suo viso allora, quando capì dove si trovava, apparve un’espressione ferina e crudele.
“Da qui in poi
procederò da solo. Voi tornate al castello, io vi raggiungo
più tardi.” Ordinò allora risoluto ai suoi amici,
che lo avevano seguito. “Mi sono appena ricordato che
c’è una persona a cui non ho ancora comprato un regalo e
voglio provvedere immediatamente.” Aggiunse poi ghignando con
fare davvero poco rassicurante.
Ma Zabini, che aveva compreso quali
fossero le sue intenzioni, lo trattenne per un braccio: “Draco,
non commettere idiozie, non per quell’imbecille di Potter almeno.
Sai bene che poi te ne pentiresti, perché l’unico che ci
rimarrà veramente male alla fine sei solo tu.”
Malfoy assottigliò
minaccioso le palpebre e con uno strattone si liberò dalla presa
del compagno. “Non ti impicciare di cose che non ti riguardano,
Blaise! E non preoccuparti per me. Ti assicuro…” Adesso
sussurrò più fievole con voce stanca e occhi bassi.
“… che non penso di poter provare un dolore più
grande di quello che già sto sentendo adesso.”
“E allora va Draco!” Lo
spronò decisa Pansy con sguardo vendicativo. “E fa che il
tuo regalo sia qualcosa di davvero raccapricciante e mortalmente
spassoso. Fa che quel bastardo rimpianga amaramente di aver preferito
quell’insulsa e insignificante Weasley a te. Almeno così
quando sentiremo le sue urla straziate da fin sotto i sotterranei, noi
al contrario ci faremo un mondo di risate.”
“Sì, capo! Fagliela pagare cara a quello stupido Grifondoro!” Concordò Goyle.
“E se vuoi, dopo che
avrà scartato il tuo regalo, noi potremo aggiungercene un altro
tutto nostro, fatto di calci e pugni!” Aggiunse minaccioso Tiger.
“Già perché no!
Buona idea Vince!” Affermò divertito Blaise, dando una
sonora pacca sulla spalla del massiccio Serpeverde. “Pensaci
Draco, piuttosto che comprare un qualche oggetto che potrebbe sbatterti
direttamente ad Azkaban, a Potter potresti regalargli direttamente
Tiger e Goyle. Scommetto che stareste davvero bene con un bel
fiocchettino luccicante tra i capelli.” Disse adesso rivolgendosi
direttamente ai suoi due enormi amici, che in cambio arrossirono
miseramente, uno per la rabbia, l’altro perché trovava
quell’idea alquanto carina.
La battuta comunque riuscì a
stemperare un po’ la tensione e Malfoy sorrise grato, confortato
nel constatare ancora una volta quanto i suoi amici tenessero a lui, ma
poi, dopo un ultimo saluto, si incamminò alla ricerca del dono
perfetto per Potter.
Ma, per quanto il suo intento
iniziale era stato quello di cercare qualcosa dalle caratteristiche
pericolose e possibilmente fatali, ogni qual volta entrava in un
negozio, in cui erano esposti veri e propri strumenti di tortura o
mortali veleni, il cuore gli si stringeva nel petto e la frustrazione
aumentava, perché proprio e davvero, comprese dopo
l’ennesimo fallito tentativo di prenderne uno, non riusciva
neanche a contemplarla d’idea che Harry soffrisse.
In realtà, dovette infine
ammettere con se stesso, il suo impulsivo bisogno di comprargli un
regalo non era stato dettato dalla rabbia o dalla vendetta, come aveva
provato a convincersi, ma ancora una volta era stato un desiderio nato
dal cuore. Draco voleva donare ad Harry qualcosa di prezioso e speciale
in cui avrebbe racchiuso tutto il suo Amore, qualcosa che avesse
lasciato nella vita del Grifondoro un segno indelebile, in modo che il
moretto, per quanto non c’era possibilità alcuna che ne
avesse mai scoperto il vero significato, si fosse per sempre ricordato
di lui.
Malfoy sospirò sconfortato:
era ridotto davvero male se era disposto ad accontentarsi di
così poco e a fare pensieri così da… Tassorosso.
Pensieri, sciocchi vero, ma di cui Draco però non riusciva a
vergognarsi neanche un po’, perché frutti di un Amore
davvero intenso e disperato.
Disperato proprio come il ruggito
di dolore che sentì all’improvviso vibrare
nell’aria: lamenti così sofferenti e pieni di angoscia che
il Serpeverde ne ebbe compassione, perché così simili a
quelli che gridava incessante il suo cuore.
Probabilmente doveva essere il
pianto di un animale ferito a morte tanto forte era il suo tormento e
Draco, impietositosene, decise senza esserne pienamente cosciente di
andarlo ad aiutare, quasi che salvando la povera bestia avesse potuto
salvare anche se stesso.
Ma quando oltrepassò la
porta di un angusto e sporco negozietto, che vendeva oggetti
dall’aria antica e sicuramente maledetti, la bionda Serpe non
trovò alcun animale, ma la collana più bella e preziosa
che i suoi occhi avessero mai visto: anche se poteva sembrare
incredibile i gemiti provenivano proprio dal suo pendente a forma di
goccia.
“Ma che stregoneria è
mai questa?” Domandò stupefatto il giovane, prendendo tra
le mani e guardando da vicino il magnifico gioiello e notando che la
pietra era sorprendentemente calda e che al suo interno conteneva un
liquido. E poi tra sé, osservando la miseria del posto in cui si
trovava, si chiese che mai ci facesse una collana di così
pregiata fattura in una catapecchia del genere.
“Prego, come posso
aiutarla?” Domandò ossequioso il proprietario, un vecchio
dall’aspetto logoro e avvizzito e dagli abiti trasandati e
consunti, che gli era apparso di soppiatto da dietro le spalle.
Draco si voltò per
chiedergli informazioni sulla collana, ma quando l’uomo la vide
sembrò parecchio turbato e indispettito. “Per Salazar e
tutti i maghi oscuri, ma guarda, guarda chi si rivede! E pensare che
credevo proprio che questa stupida collana fosse andata persa!”
Il Serpeverde inarcò
sbigottito le sopracciglia, dato che la collana era poggiata su di un
sostegno che stava proprio sopra il bancone del negozio, e che quindi
era impossibile da non vedere, e che per di più, quando
l’aveva alzata, insieme a lei era salito un mare di polvere a
testimoniare che stava lì già da parecchio tempo.
Probabilmente, si disse, il vecchio doveva essere del tutto
svampito.
“Questa collana porta con
sé una maledizione?” Risolse infine di chiedere, avendo
già constatato che, per sua fortuna dato che l’aveva
toccata senza neanche rifletterci prima, non aveva proprietà
mortali.
“Uhm…”
L’uomo lo guardò in viso come se fosse la prima volta che
lo vedesse. “Quale collana?”
Draco cominciò ad
innervosirsi. “Questa!” Disse mettendogliela sotto il naso.
Ma l’uomo sbarrò gli occhi prima confusi e poi
meravigliati ed esclamò di nuovo: “Oh ma guarda! E io che
credevo d’averla persa!” E poi con un sorriso sdentato,
incantato nel mirare il gioiello, aggiunse: “Sembra proprio bella
vero? Peccato che sia solo una cianfrusaglia! Non vale un soldo: la
pietra è indubbiamente un fondo di bottiglia e la catenina
è sicuramente falsa.”
Draco mantenne un’espressione
indifferente, mentre dentro fremette d’entusiasmo di fronte
all’ignoranza di quell’uomo, che non sapeva di possedere un
vero e proprio tesoro: la catenina infatti, lavorata indubbiamente dai
folletti, era di puro oro bianco, mentre il pendente era un
meraviglioso smeraldo. E non c’era la minima possibilità
che si stesse sbagliando, perché lui di queste cose se ne
intendeva. Beh, pensò, meglio così, quel giorno avrebbe
fatto di sicuro un vero affare.
“Le suggerirei di lasciar
perdere quella collana, sono sicuro che troverà nel mio negozio
qualcos’altro di maggior valore che sarà sicuramente
più di suo gusto.” Il vecchio continuò. “La Lacrima di Drago non è degna di appartenere ad una persona così elegante e distinta come lei.”
Il biondo Serpeverde impallidì. “La Lacrima di Drago, ha detto?
L’uomo lo fissò con
sguardo vacuo e, quasi come se fosse appena sceso dalle nuvole,
rispose: “La Lacrima di Drago? Mmm… se non sbaglio credo
di averla avuta una volta, non ricordo bene però. Ma è da
tanto che non la trovo più. Sospetto che qualcuno me
l’abbia rubata! Anche se non deve averci guadagnato molto, dato
che non valeva nemmeno uno zellino.”
Draco fece un profondo respiro,
tentando di non perdere definitivamente la pazienza e cruciare
l’ottuso vecchio, e percepì attraverso lo smeraldo che il
Drago, che aveva capito essere, per qualche strana magia,
l’animale che aveva sentito lamentarsi per il dolore, adesso non
stava più soffrendo, almeno non disperatamente come prima, ma
piuttosto stava sbuffando spazientito, quasi come se, anche lui, non
sopportasse più le continue perdite di memoria dell’uomo.
Il giovane mago desiderò
allora più che mai di conoscerne il mistero, consapevole che per
lui quel segreto era divenuto di vitale importanza. “Per caso ha
scritto da qualche parte le caratteristiche e le proprietà
magiche di tutti gli oggetti che vende?” Domandò con voce
dura e tagliente.
L’anziano annuì e,
dopo una breve ricerca, gli porse un vecchio tomo dalla pagine
ingiallite. Per fortuna vi era un’informazione anche sulla
Lacrima di Drago, ma il Serpeverde notò che la frase, visto il
colore diverso dell’inchiostro per ogni sillaba, sembrava essere
stata scritta in momenti e tempi diversi: ‘ce…
ne… si… di… men… ti… ca…
do… po… po… chi… se… con…
di.’
Beh, ma se questo spiegava
l’atteggiamento smemorato dell’uomo, non dava invece alcun
chiarimento sul calore della pietra o sulla voce del Drago. E poi
perché lui al contrario, da che l’aveva vista e stretta
tra le mani, non se ne era scordato neanche una volta?
“Tutto qui?” Fece
allora sempre più agitato e impaziente Malfoy, chiudendo con un
sonoro tonfo le pagine del libro. “Sicuro che non sappia
nient’altro sulla Lacrima di Drago?” Chiese con voce
esasperata.
“Oh, La Lacrima di Drago,
dice? Mmm… se non sbaglio, esiste un’antica leggenda
legata a quella collana.” Rifletté meditabondo il vecchio
proprietario, facendo accendere un barlume di Speranza negli occhi del
Serpeverde.
“Ma è solo una sciocca
diceria! Si dice infatti, che lo smeraldo sia una lacrima, impregnata
d’Amore, versata tanto tempo fa da un Drago innamorato di una
Fenice!”
Il cuore di Draco cominciò a pulsargli frenetico nel petto: “… un Drago innamorato di una Fenice?”
Harry!!!
“Ma come le dicevo, sono solo
stupidaggini! Come possono infatti, un Drago ed una Fenice stare
insieme? È impossibile, giusto?” L’uomo sorrise
beffardo affondando, inconsapevolmente, ancora più a fondo la
lama di dolore che lacerava l’anima del Serpeverde. “Non lo
crede anche lei?”
“Già!”
Sussurrò con voce affranta Draco, mentre una piccola lacrima,
nascosta alla vista del vecchio, gli solcava il viso e il cuore gli
mostrava il volto del suo bellissimo Harry, dagli occhi dello stesso
stupendo color verde dello smeraldo della Lacrima di Drago.
Dopo poco comunque entrarono alcuni
clienti, avvolti in scuri mantelli, e il proprietario del negozio si
dedicò a loro, dimenticandosi completamente di lui. La bionda
Serpe ne approfittò per infilarsi la collana al collo e, prima
di andarsene, lasciò sul bancone un sacchetto pieno di tutti i
galeoni d’oro che aveva portato con sé quel giorno: una
somma sicuramente maggiore di quanto l’uomo gli avrebbe chiesto
se l’avesse comprata, ma infinitamente più piccola di
quanto quel meraviglioso tesoro in realtà valeva.
Poi il giovane si incamminò
verso il castello ma, per quanto avesse cominciato di nuovo a nevicare
e la temperatura fosse scesa notevolmente, lungo il percorso non
sentì per nulla freddo, perché riscaldato dal dolce
tepore della pietra e confortato nel cuore dal ruggito, adesso di gioia
e di liberazione, del Drago.
Arrivato nei sotterranei,
salutò sbrigativamente i suoi compagni e, senza dare alcuna
spiegazione, andò a chiudersi direttamente nella sua stanza:
qui, dopo aver preso carta e nastro, avanzati da precedenti regali, e
un cofanetto di velluto, si sigillò dietro le cortine del suo
letto e si sfilò la collana.
Ma prima di riporla e preparare il pacchetto regalo, la strinse forte tra le mani.
“Che sciocco che sei, mio
caro Drago! O meglio, che sciocchi che siamo entrambi!” Sorrise
amaramente Malfoy. “Già, perché anch’io,
proprio come te, sono innamorato di una Fenice! E ora finalmente comprendo la tua sofferenza, perché uguale alla mia. Il nostro è un Amore senza Sper…” Ma un groppo alla gola non lo fece concludere.
“Ascolta…”
Aggiunse poi, dopo essersi ripreso. “… adesso ti
farò dono ad Harry, la mia personale Fenice, però ti
prego sii felice con lui, non mostrargli il tuo tormento e il tuo
dolore, ma donagli invece tutto il puro e sconfinato Amore, che hai
racchiuso in questa magica pietra, e che io non potrò mai
dargli.” Infine, dopo aver posato un bacio sul pendente a forma
di goccia, sussurrò con la voce incrinata dal pianto: “Fa
pure che anche lui non si dimentichi di te… e di me!”
Il Drago, prima di esser rinchiuso
nel cofanetto, emise un ultimo ruggito pieno di conforto e
consolazione, che il biondino interpretò come un assenso alla
sua preghiera.
N.A.: Grazie di cuore a tutte le persone che hanno letto questa storia e in special modo a Aly Black, lumamo64, Lalia, Kayley, GinnyPotter93 e hay_chan,
per i vostri meravigliosi e dolci commenti, che tanto ho apprezzato e
mi hanno resa felice, e a chi l’ha addirittura aggiunta tra i
suoi preferiti:
1 - Dark_angel
2 - diegotiamo
3 - evol
4 - fede72
5 - hay_chan
6 - hikahita
7 - Kiro_Best
8 - LilyChan
9 - marcolp
10 - moon_sara89
11 - Pozzina
12 - sharry
13 - Shiho93
14 - skitty1
15 - Veggie12775
Un bacio ricolmo di gratitudine! Infinity19
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3 ***
LE LACRIME DI DRACO E DI FENICE 3 EFP
LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE
Per il cenone della vigilia di Natale, il preside Silente aveva riunito
i professori e gli studenti rimasti al castello attorno ad
un’unica tavolata e aveva offerto loro un sontuoso e ricco
banchetto. A nessuno quindi era sfuggito il comportamento insolitamente
gioviale e festoso di Harry Potter, che da mesi non si vedeva
così sereno e tranquillo, e quello invece ancora più
irritabile e scontroso di Draco Malfoy, che persino i suoi amici quella
sera poco riuscivano a sopportare.
L’entusiasmo del Grifondoro
comunque aveva avuto termine a fine cena: si era infatti appena alzato
per tornarsene alla propria Torre, quando si era ritrovato ad ascoltare
inavvertitamente parte di un discorso tra Pansy Parkinson e la
Greengrass, che stavano parlando a proposito di una festa privata, che
i Serpeverde avevano deciso di fare nella loro Sala Comune in attesa
della mezzanotte.
“… alla festa?”
Fece eccitata Daphne. “Oh, ho intenzione di mettere un vestitino
rosso e scollato, davvero stupendo e all’ultima moda, che mia
madre mi ha fatto arrivare direttamente da Parigi. Scommetto che anche
tu lo troverai divino.” La biondina si pavoneggiò,
cercando di farsi invidiare dall’amica. “Sono sicura che
Draco non riuscirà a togliermi gli occhi di dosso per tutta la
serata. E chissà che non riesca proprio io a fargli tornare
finalmente il buonumore.” Ammiccò adesso allusiva.
Pansy però le rise
letteralmente in faccia. “Cara, fossi in te non ci conterei
così tanto. Hai forse dimenticato che Draco odia a morte il rosso e tutto ciò che è di questo colore?”
Harry trattenne il respiro e il suo cuore sembrò fermarglisi nel petto.
“Pensa che l’altro
giorno l’ho trovato in biblioteca sommerso tra i libri, intento a
cercare un incantesimo in grado di cancellare definitivamente il rosso
dalla gamma dei suoi colori e, poiché non l’ha trovato,
probabilmente perché non esiste, mi ha rivelato espressamente
che presto lo creerà lui stesso.”
Da qui in poi Harry, incapace di
ascoltare oltre l’ironia e lo scherno nelle parole della moretta,
che quasi sembravano prendersi gioco di lui e di tutte le speranze che
aveva posto nel rosso rubino della Lacrima di Fenice, con un sorriso
amaro accelerò il passo e raggiunse di fretta il suo dormitorio,
senza prestare la benché minima attenzione a tutto ciò
che gli era intorno.
La rabbia del Serpeverde invece non
era arrivata al dessert, si era trasformata infatti in vera e propria
disperazione molto prima che fosse stato servito il secondo.
Erano sedute infatti, poco distanti
da lui, alcune ragazze di Tassorosso del quinto anno, che non avevano
fatto altro che spettegolare per tutta la sera. Per quanto Malfoy
avesse provato a non ascoltarle per la gran parte del tempo, proprio
non era riuscito a non prestar loro attenzione quando avevano
cominciato a parlare di Potter.
“Non pensate che Harry Potter stasera sia ancora più carino del solito?”
“Già, quando sorride è ancora più bello!”
“Mmm… quanto vorrei che stanotte Babbo Natale mi portasse lui per regalo!”
“Ah! Ah! A chi lo dici! Anche
se a pensarci bene, negli ultimi mesi sembrava davvero giù di
corda, adesso invece pare proprio contento. Chissà che gli
è successo!”
“Oh, io credo di saperlo!”
“Davvero? Dai, forza! Raccontaci tutto.”
“Beh, oggi pomeriggio mentre
prendevo la via del ritorno al castello, l’ho visto uscire da una
gioielleria di Hogsmeade, con in viso un sorriso smagliante a trentadue
denti! E non posso sbagliarmi, ma dalla tasca del suo cappotto ho visto
distintamente luccicare la carta dorata di un regalo.”
“Merlino! Non mi dire? Allora finalmente la Weasley c’è riuscita?”
“La Weasley? Ginny Weasley? Ragazze ma di che parlate?”
“Ma come non lo sai? Sono
mesi ormai che quella rossa ochetta va appresso a Potter, dicendo che
presto, e non oltre Natale, sarebbero tornati di nuovo insieme!”
“E secondo voi…?”
“Già, purtroppo
sì. Probabilmente, anzi no, sicuramente, Harry oggi le ha
comprato un anello di fidanzamento! Sì, insomma, la forma del
pacchetto sembrava proprio quella!”
“Beata lei, come la inv…”
Ma da questo punto in poi Draco non
riuscì a capire più niente… la nausea che lo prese
allo stomaco e il dolore lancinante al petto gli annebbiarono
completamente i sensi.
----- * -----
Quando la mattina di Natale Harry
si svegliò, si accorse che il suo cuscino era bagnato, cosa
questa di cui però non si stupì più di tanto,
vista la notte dal sonno agitato e pieno di incubi che aveva appena
trascorso. Ma la realtà che gli si presentò alla mente,
appena il torpore lasciò il posto alla lucidità e i
ricordi del giorno precedente fecero minacciosi e avvilenti la loro
comparsa tra i suoi pensieri, era anche peggio e il Grifondoro
desiderò ardentemente di poter scomparire per sempre, magari
seppellito dalle coltri del suo letto per non uscirne mai più.
Non voleva assolutamente incontrare
ancora Draco e leggere sul suo viso l’ennesimo sguardo gelido e
ricolmo di disprezzo o sentire il suono dei suoi ghigni irrisori e
beffardi che deridevano lui e il suo regalo, aumentando così
ulteriormente la distanza che li divideva l’uno dall’altro.
Prospettiva questa che gli
stringeva il cuore di un dolore, quella mattina, ancor più
insopportabile, perché accentuato dalla consapevolezza che la
sua infelicità, che non augurava a nessuno, sarebbe stata invece
condivisa anche dalla dolce Fenice.
Chissà perché, ma
aveva davvero creduto, mentre aveva affidato il suo dono a Dobby, che
una volta tra le mani del bel Serpeverde anche lei avrebbe trovato
finalmente la felicità tanto agognata.
E invece… lui odiava il rosso!
Che sciocco che era stato! Povera
Lacrima di Fenice! Harry avrebbe voluto mettersi a ridere per la sua
idiozia, ma i suoi occhi cominciarono al contrario ad inumidirsi e,
deciso, si ripeté allora che quella mattina, e probabilmente per
sempre, non avrebbe messo più piede fuori dalla sua Sala Comune,
anzi ancora meglio dal suo letto: non voleva vedere nessuno!
Ma le improvvise grida di sorpresa
dei suoi compagni di stanza, lo costrinsero almeno ad aprire le tende
per constatare che cosa mai fosse successo loro.
“Harry!!! Harry!!!” Urlò infatti Ron con tono preoccupato.
“Merlino, Harry! Sveglia!!!” Gridò invece divertito ed eccitato Seamus.
“Oh, per Godrig Grifondoro!
Ma voi credete che gli elfi si siano confusi?” Sentì
invece chiedere da un meravigliato Neville.
“Mmm… direi proprio di no, amico! Leggi a chi sono indirizzati i biglietti.” Gli rispose Dean.
Al ché Potter, vinto dalla sua innata curiosità, scostò le tende.
“Ma che succ…?”
Ma la frase gli morì in gola quando vide che sul pavimento della
sua stanza c’erano centinaia, e forse era a dir poco, di
regali.
“Ehm… ma di chi sono tutti questi regali?” Domandò allora inarcando confuso le sopracciglia.
“Beh, tutti tuoi direi,
Harry!” Gli rispose semplicemente Ron stringendosi nelle spalle,
dopodiché, per provarlo, con un incantesimo d’appello
richiamò a sé sul proprio letto i suoi regali e
così fecero anche Neville, Seamus e Dean: ma pur facendo in
questo modo, il numero esagerato di pacchetti rimasti a terra non
sembrava essere diminuito di molto.
Il moretto allora alzò anche
lui la sua bacchetta per richiamare i suoi doni, convinto che doveva
esserci stato sicuramente uno sbaglio e che gli elfi domestici gli
avessero recapitato per errore tutti i regali destinati
all’intera Casa Grifondoro, o più certamente di tutto il
castello, ma Finnigan lo fece desistere.
“Harry, fossi in te non ci
proverei. Non so se riusciremmo a ritrovarti in tempo prima che
soffochi, se vieni sommerso dalla valanga di tutti i tuoi regali!
Perché invece non li apri?” Propose con espressione
euforica.
“Ma come fanno ad essere
tutti miei?” Chiese adesso sempre più interdetto Potter,
dopo aver dato uno sguardo smarrito e terrorizzato ai bigliettini di
alcuni pacchi che erano posti ai piedi del suo letto, constatando che
in effetti erano davvero destinati a lui, o più precisamente al
salvatore del mondo magico, ma senza riconoscerne i mittenti.
“Insomma non credo nemmeno di conoscerle così tante
persone!”
“Beh, ma conosci noi! E
Hermione, la mia famiglia, Lupin e Silente. Potresti cominciare con lo
scartare i nostri doni.” Gli suggerì Ron che, proprio come
i restanti suoi compagni, sembrava impaziente di scoprire le meraviglie
contenute in tutti quei pacchetti dalle svariate misure.
Harry sospirò rassegnato.
Quella mattina di tutto aveva voglia, tranne che di sentir nominare le
parole doni e regali o esser costretto a vederne anche solo uno. Tanto
l’unico che desiderava, ovvero l’Amore del suo Draco, non
poteva di certo trovarlo in una di quelle scatole colorate, ma per
accontentare i suoi amici, nella speranza che poi lo avessero lasciato
in pace dopo, decise almeno di aprire i loro.
Solo che, come trovarli in mezzo a così tanti?
Poi gli venne l’idea giusta.
Con la bacchetta allora ordinò: “Accio regali fatti dalle
persone a me care e che mi vogliono bene!” E una trentina di
pacchetti gli caddero sul grembo, uno però in particolare gli
schizzò direttamente sulla mano che teneva libera. Ma quando lo
osservò meglio il viso gli si imporporò, perché la
carta era argentata e il nastro verde e la speranza ancora una volta
bussò prepotente alla porte del suo cuore.
Poteva essere di uno qualsiasi dei
suoi amici eppure qualcosa, per l’esattezza l’improvviso
tepore che da quel dono era passato dalla sua mano fino a giungere a
scaldargli il petto, gli suggerì che doveva essere invece di una
persona per lui ancora più speciale.
Il biglietto d’Auguri che
accompagnava il regalo, per quanto in una prima lettura un po' criptico
nel suo significato, gliene diede la conferma.
“Spero non te ne dimenticherai…
Buon Natale, Potter! D.M.”
Ed Harry non aveva alcun dubbio su chi potesse essere quel D.M.
perché quella calligrafia, che aveva imparato ad amare proprio
come ne amava l’autore, l’avrebbe riconosciuta tra
mille.
Tremante allora, sconvolto per
l’inaspettata sorpresa e annebbiato per una felicità
incontenibile, scartò il pacchetto e quasi rischiò di
svenire quando, aperto con estrema lentezza un cofanetto di velluto, si
ritrovò a rimirare estasiato ed incredulo lo scintillio
smeraldino della Lacrima di Drago!
Drago che ruggì di gioia e
di impazienza, bruciandogli letteralmente il petto col suo alito di
fuoco, quando il moretto indossò la collana. E tra le fiamme di
quell’ardente passione e desiderio, Harry sentì
distintamente il Drago implorarlo di ricongiungerlo finalmente con la
sua metà, e senza alcun indugio decise di esaudirlo,
perché la brama della creatura leggendaria era intensa quanto la
sua di riunirsi alla persona che, sperava, in quel momento stava
indossando la Lacrima di Fenice.
Il giovane Potter allora, incurante
delle domande dei suoi amici o dei loro sguardi curiosi ed inquisitori,
perse unicamente quei pochi minuti per vestirsi e poi uscì di
corsa dalla stanza e dalla sua Sala Comune. E i suoi passi erano
talmente veloci che quasi gli sembrava volare e forse, Harry si disse
aumentando a dismisura il sorriso che era nato spontaneo quando aveva
ricevuto e aperto il dono di Draco, se si fosse guardato alle spalle vi
avrebbe visto agitarsi due magnifiche ali verdi.
Lui e il Drago stavano letteralmente volando verso i custodi del loro vero Amore!
----- * -----
“Dobby!!!” Tuonò la voce di Malfoy appena aprì gli occhi.
“Stupido essere inutile, lo
so che mi senti!” Digrignò adesso, aprendo le cortine del
suo letto e scoprendo, con crescente irritazione, che quei maledetti
avevano anche osato requisirgli la bacchetta, lasciando al suo posto
però sul comodino un regalo dalla carta dorata e nastro rosso.
Cos’è?! Volevano prenderlo in giro? Credevano forse che in questo modo l’avrebbero fatta franca?
“Ridammi immediatamente
quello stramaledetto regalo! Altrimenti ti giuro su Salazar Serpeverde
e tutti i maghi oscuri che appena ti avrò fra le mani, e ti
assicuro che prima o poi sarà così, ti farò
talmente male che a confronto le torture che ti faceva mio padre ti
sembreranno dolci carezze!!!”
Ma niente, l’elfo domestico continuò a fare orecchie da mercante e non apparve.
Draco ringhiò di frustrazione.
Se solo la sera prima non se lo fosse lasciato sfuggire!
Già perché il
Serpeverde, lasciata la Sala Grande, era ritornato ai sotterranei, con
passo veloce e livido in volto, e a gran voce aveva richiamato Dobby
pretendendo che gli fosse stato immediatamente restituito il regalo per
Potter. Ma il piccolo elfo domestico, che dapprima aveva spalancato gli
occhi spaventato per l’accecante furia che sembrava aver
impossessato il suo ex-padroncino e temendone le conseguenze, una volta
ascoltata la sua richiesta, piuttosto che esaudirla, si era aperto al
contrario in un sorriso sdentato ed impertinente e aveva rifiutato!
“No! Dobby non vuole!”
Questo aveva pronunciato per lo sconcerto di Malfoy, prima di
schioccare le dita e scomparire, riuscendo a scappare giusto una
frazione di secondi prima che lo colpisse la dolorosissima fattura che
il biondino gli aveva lanciato contro.
Il resto della serata era stato poi
un vero e proprio incubo per il Serpeverde, non che la giornata fosse
stata migliore: i suoi amici infatti, che avevano anch’essi udito
la presunta voce del fidanzamento del Grifondoro, avevano provato in
tutti i modi a consolarlo e farlo divertire. Tentativi che erano
risultati inutili e fastidiosi naturalmente, dato che l’unico
pensiero, che aveva occupato la mente del biondino durante tutta la
festa, era stato decidere se era meglio invadere le cucine del
castello, prima che spuntasse l’alba, e trucidare qualsiasi elfo
domestico avesse intralciato il suo cammino, riservando a Dobby la
morte più truculenta e dolorosa, e recuperare infine il suo
regalo, oppure… oppure risalire direttamente alla fonte
dell’immenso dolore che sentiva nel cuore ed eliminare Potter
prima che avesse avuto anche solo la possibilità di scoprire che
quel dono era da parte sua. E visto che c’era, ne avrebbe
approfittato per far fuori anche la Weasley, parte questa del piano che
trovava davvero, davvero tanto allettante.
Solo che i suoi amici con le loro
‘premure’ non avevano fatto altro che distrarlo e aumentare
a dismisura la sua ansia e la sua ira, convincendolo infine che avrebbe
cominciato quella notte di omicidi proprio con loro.
La goccia che aveva fatto
traboccare il vaso, inducendolo a mettere in atto quest’ultimo
pensiero, era stata Daphne quando, fasciata in un succinto e scollato
vestito rosso, lo aveva avvicinato e seducente gli aveva proposto di
trascorrere il resto della nottata insieme nella sua stanza.
Draco a quel punto non ci aveva visto più.
Non ricordava poi bene quanto
accaduto dopo dato che, tra il sangue salitogli alla testa per la
rabbia e il troppo alcool ingerito, i suoi ricordi erano alquanto
confusi, ma Malfoy era più che sicuro che sia la Sala Comune che
qualche malcapitato Serpeverde conservavano ancora, quel giorno, tracce
del passaggio della sua bacchetta.
Per fermarlo infine Blaise si era
visto costretto a pietrificarlo e a farlo portare di peso nella loro
camerata, e qui una volta adagiato sul suo letto Pansy gli aveva fatto
ingurgitare una pozione calmante e soporifera. L’ultima cosa che
ricordava, prima di sprofondare in un sonno profondo, era l’amica
che gli accarezzava dolce i capelli e sinceramente affranta gli
sussurrava: “Mi dispiace davvero tanto, Draco!”
E il Serpeverde sapeva che la
ragazza si riferiva alla cocente e definitiva delusione d’Amore
che aveva ricevuto dal, non suo, Harry.
Draco richiuse gli occhi e si
buttò di nuovo indietro sul cuscino, sentendo che alle sue
già dolorose pene del cuore si stava aggiungendo adesso un
atroce mal di testa, dovuto probabilmente a quelle lacrime che stava
impedendo con forza di scendere. L’unica consolazione a quel
punto era la speranza che Potter, idiota com’era e sicuramente
così lontano anche solo dall’ immaginare che lui potesse
amarlo, non avesse mai capito chi fosse il D. M. che aveva firmato il
bigliettino d’Auguri accanto alla Lacrima di Drago.
Drago a cui, immaginava, spettava
adesso la sua stessa sorte, ovvero l’essere abbandonato, lui
probabilmente in fondo ad un cassetto o ad un baule, per sempre dalla
sua Fenice!
Il dolore al centro del petto si fece sempre più forte e insopportabile.
“Certo che fai un sacco di
casino appena ti svegli!” Lo sorprese all’improvviso la
voce di un divertito Blaise. “Dormito bene?” Lo prese poi
evidentemente in giro con espressione ironica sul viso.
Draco socchiuse le palpebre e vide
l’amico, ancora in pigiama, sedersi sul lato opposto del suo
letto con in mano due bacchette.
“Secondo te?”
Sbraitò velenosa la bionda Serpe. “Rivoglio indietro la
mia bacchetta!” Ordinò poi perentorio.
“Mmm…” Fece
finta di pensarci su il moretto, rigirandosi i due legnetti tra le
mani. “Credo proprio di no!” Gli comunicò con un
ghigno. “A meno che non mi assicuri che non la userai contro di
me, Pansy o gli altri.”
“Non dovrei forse?”
Sibilò acido Malfoy. “Ti ricordo che mi hai pietrificato,
Blaise, se te lo sei dimenticato! Vince mi ha trasportato per la Sala
Comune come un sacco di patate mentre gli altri ridevano a crepapelle,
Pansy mi ha drogato e mi avete lasciato dormire vestito… io odio
dormire vestito!” Elencò con voce quasi isterica. “E
non parliamo poi della Greengrass! Insomma penso che non ci sia un
Serpeverde che non sappia che io sia gay e invece lei…
maledizione! Ma hai visto con che coraggio?... Un vestito rosso!...
Rosso, per Merlino! Io odio il rosso!!!” Aggiunse con sempre
più foga e stizza, le mani chiuse a pugno quasi a trattenersi
dal non piangere. “Perché il rosso è il colore
della Weasley… perché… perché… io
odio la Weasley!!!” Urlò adesso. “Perché
lei… lei è la stramaledettissima fidanzata del mio
Harry!!!” Proruppe infine dando finalmente libero sfogo alle
lacrime, e Blaise, che si era aspettato quella reazione da quando era
arrivata anche a lui quella notizia, si stese accanto al suo migliore
amico e lo strinse forte tra le proprie braccia sussurrandogli parole
di conforto, o meglio propositi di vendetta per Potter e tutta la sua
discendenza.
Zabini andò avanti
così finché Draco non smise di piangere e si fu calmato,
accogliendo con un ghigno tipicamente Malfoy i dettagli di un piano,
davvero crudele e meschino contro il Grifondoro, che i suoi amici
avevano ideato la notte precedente e che avevano intenzione di attuare
quel giorno stesso per rendergli più allegro quel Natale.
“Ah già! Buon Natale,
Draco!” Gli augurò con calore Zabini rafforzando la
stretta con cui lo teneva abbracciato.
“Sì, sì! Buon
Natale!” Bofonchiò in risposta il biondino con
l’accenno di un piccolo sorriso.
“Va un po’ meglio
ora?” Il moretto si accertò, portandogli via con un dito
l’ultima solitaria lacrima rimasta sul suo viso.
“Sì! Ma non pensare
che ti abbia ancora perdonato per ieri! Né che ci possa riuscire
il tuo regalo!!!” Rispose comunque piccata e offesa la bionda
Serpe.
“Il mio regalo?”
Domandò adesso confuso e, a Malfoy parve, alquanto seccato
Blaise. “Sapessi dove sia!” Disse sovrappensiero
guardandosi intorno. “Come vedi nessuno di noi ha ricevuto regali
questa notte, Draco! Anche se è strano, perché io so di
sicuro di averne fatto uno a tutti, così come so che ognuno di
noi del settimo anno ne ha fatto uno a te e tu viceversa. E suppongo
dovrebbero essercene ancora molti di più.”
Draco si mise a sedere e
constatò in effetti che a terra ai letti dei suoi compagni di
camerata, così come accanto al suo, non c’era traccia di
alcun regalo.
“E allora quello sul comodino di chi è?” Chiese sempre più perplesso.
“Ah, quello? L’ha
portato il tuo elfo, o almeno così mi è sembrato: sono
infatti sicuro di averlo visto al seguito di tuo padre quando eravamo
più piccoli.”
“Dobby?” Adesso quello confuso era Draco.
“Sì, mi sembra si
chiamasse così. Stanotte, beh diciamo più stamattina,
quando sono ritornato in camera, l’ho trovato che gironzolava
intorno al tuo letto con quel pacchetto che faceva svolazzare per aria
senza toccarlo. Sembrava indeciso su dove metterlo. Penso volesse
fartelo trovare in un posto che avresti notato non appena ti fossi
svegliato. Questo almeno è quello che credo aver capito dai suoi
farfugli spaventati appena si è accorto di me. Quando se ne
è andato però piangeva a dirotto: suppongo di averlo
terrorizzato un bel po’ infatti; però continuava a
ripetere di avere paura di un certo drago adesso, perché aveva
fatto un disastro con i regali di, non ho capito chi.”
Quel resoconto non aveva tanto
senso, però Draco capì la cosa più importante:
aveva riavuto indietro il regalo per Potter! Ma, anche se ciò
avrebbe dovuto farlo felice, in fondo, in fondo provò un senso
di amarezza e tanta tristezza, vedendo confermato ancora una volta che
il suo Amore non era destinato a raggiungere il bel Grifondoro.
“Non sei curioso di vedere
cos’è? O da parte di chi è?” Domandò
il moretto volendolo distrarre, dato che aveva visto tornare di nuovo
un’espressione affranta e mesta sul volto dell’amico.
“So già di chi
è e cosa contiene!” Sospirò il biondino.
“È il regalo che ho fatto a Potter: me lo sono fatto
restituire per impedire che… che capisse.” Ma poi aggiunse
accigliato: “Anche se… la carta era argentata e il nastro
verde.”
“È maledetto?”
Preso dalla curiosità, Blaise non aveva prestato attenzione
all’ultima frase, sembrava anzi, adesso che aveva adocchiato il
regalo, alquanto distratto.
“No, per niente! Anzi! È una collana stupenda e unica nel suo genere, suppongo. Se vuoi puoi aprirlo.”
Blaise annuì e, dato che era
dalla parte del letto più vicina al comodino, allungò un
braccio ma la sua mano si bloccò a pochi centimetri dal
pacchetto. Inarcò perplesso un sopracciglio, ma niente: non
riusciva a toccare il regalo anche se… anche se sentiva un
desiderio smisurato di scoprirne il contenuto.
“Credo che userò un
Accio!” Risolse poi più fra sé, allungandosi di
nuovo in fondo al letto dove aveva lasciato in precedenza le due
bacchette.
Draco scosse esasperato la testa di
fronte all’incapacità del compagno di fronte a quel gesto
così semplice pur, però, non conoscendone il reale
motivo, e scocciato si sporse sul letto e prese il pacchetto tra le
mani con l’intenzione di lanciarglielo: ma quando ciò
avvenne si accorse di qualcosa che prima non aveva notato.
Stordito e distratto
dall’intensità del suo profondo dolore non si era accorto
infatti, che da quel regalo proveniva un canto sublime e celestiale, il
più soave che avesse mai udito.
Quasi come se sotto incantesimo
allora, mise da parte il bigliettino di Auguri senza leggerlo, e
scartò il dono dalla carta dorata, rivelandone all’interno
una collana altrettanto preziosa ed inestimabile come la Lacrima di
Drago, ma dai colori… sbagliati.
Il pendente infatti era un rubino e non uno smeraldo, la collana d’oro giallo e non bianco.
All’inizio Draco non
capì, sorpreso che così come la carta anche la collana
avesse cambiato colore. E anzi si sentì ancora più ferito
quando il suo cuore fu intossicato dal venefico dubbio che quella fosse
l’opera di Potter che, invece di accettarlo, aveva piuttosto
rifiutato il suo dono rimandandoglielo indietro.
Ma non appena sfiorò la
lacrima e indossò la collana, la dolce melodia, al pari del
più potente antidodo, cancellò ogni traccia di dolore e
insicurezza avesse tormentato la sua anima fino ad allora e gli
donò in cambio nuova Speranza: speranza che divenne viva
certezza nel momento in cui il Serpeverde, emozionato e felice come mai
prima, lesse il mittente di quel regalo.
“È…
è… non ci sono parole per descriverla! È
bellissima, Draco!” Blaise sembrava completamente stregato dal
magnifico gioiello.
“E la Lacrima non scotta!
Né ruggisce!” Esclamò eccitato ed elettrizzato il
biondino osservandola mesmerizzato.
“Non scotta? Non ruggisce? Draco quella è una pietra, come potrebbe mai…?”
“Sì, Blaise! E canta!!! Non la senti?”
“Draco sei sicuro che non sia
davvero maledetta? Io non sento niente!” Zabini adesso
cominciò seriamente a preoccuparsi, soprattutto perché un
momento prima Malfoy era sembrato sull’orlo della depressione
più nera e ora invece era, senz’ombra di dubbi, al settimo
cielo.
“Non è il
Drago!” La bionda Serpe si aprì in un sorriso raggiante.
“Però…” Adesso chiuse gli occhi in attenta
concentrazione. “… vuole che la porti da lui.”
“La collana vuole che la
porti da un drago? Draco, tu non stai bene! Forse è il caso che
vada a chiamare Madama Chips. Anzi, no: meglio Piton.” Disse
serio Zabini, mentre si alzava dal letto. Ma l’amico lo
fermò.
“Non serve, Blaise! Non sono
mai stato meglio! Più tardi ti spiego, ora però devo
sbrigarmi ad andare dal Drago prima che Lei si rattristi!”
Blaise si strinse il naso tra le
dita, facendo un profondo respiro. “E sentiamo, dove diamine
è questo drago?” Domandò ora decisamente infuriato.
“Dalla mia Fenice!” Il biondino rispose aumentando a dismisura il suo sorriso, prima di correre via.
E Blaise non riuscì a fare
nemmeno un passo per inseguirlo che fu nuovamente bloccato: questa
volta però dall’infinità di regali che erano
apparsi nell’esatto istante in cui Draco si era chiuso alle
spalle la porta della loro stanza.
----- * -----
Avevano corso come pazzi,
l’uno risalendo dai profondi sotterranei del castello
l’altro scapicollandosi dall’alto della sua torre
più lontana, con l’unico desiderio di incontrarsi, eppure
quando finalmente i loro occhi si trovarono entrambi si bloccarono,
Draco ai piedi della grande scalinata dinanzi al portone della Sala
Grande, Harry sulla sommità dei suoi gradini.
I loro volti mostravano ora
titubanza e incertezza, perché indecisi su come procedere oltre:
un conto era stato cedere senza obiezioni al bisogno irrefrenabile di
soddisfare la brama dei due pendenti di ricongiungersi, un altro era
adesso, per i due ragazzi, affrontarsi dopo tanti mesi di
incomprensione e lontananza.
Ma non appena i loro sguardi si
intrecciarono, spontanei nacquero due timidi sorrisi perché
ambedue si accorsero che l’altro indossava il proprio regalo.
“Non te ne sei
dimenticato!” Non riuscì proprio a sospirare meravigliato
il Serpeverde, salendo lentamente qualche scalino.
“Come… come avrei mai
potuto!” Il moro Grifondoro sembrava quasi sconcertato che Draco
avesse potuto pensare altrimenti. “È un tuo regalo…
non avrei mai potuto dimenticarmene!” Esclamò accorato
scendendo di qualche passo.
I due diademi, attraendoli proprio
come potenti calamite, li spinsero ad avvicinarsi sempre di più
l’uno all’altro.
Malfoy arrossì imbarazzato
ma felice e strinse forte in un pugno la sua Lacrima, che ora sembrava
impazzita di gioia tanto allegre e briose erano le note del suo canto:
canto il cui suono, riflettendo la cadenza accelerata del suo cuore,
era aumentato di intensità.
E sentendolo, Harry si aprì
in un sorriso ancora più luminoso perché in quella
melodia gioiosa vide vanificarsi tutti i timori e il panico che poco
prima gli avevano attanagliato l’animo in una morsa di angoscia e
delusione.
“E tu hai toccato la mia
Lacrima di Fenice! L’hai addirittura indossata!” Il tono
della sua voce era eccitato ma anche un tantino incredulo, quasi non
riuscisse ancora pienamente a concepire che fosse davvero tutto vero.
Che forse…?
Ma subito dopo l’espressione
del suo viso cambiò, divenendo più seria e preoccupata.
“Avevo sentito che odiavi il rosso.” E dopo una piccola
pausa aggiunse fievole e timoroso: “Credevo che… che
odiassi anche me!” Harry però adesso chiuse gli occhi, non
volendo vedere la conferma della sua più grande paura nello
sguardo argentato del Serpeverde.
Draco, che aveva ricevuto la prova
che quella che sentiva era davvero la voce di una fenice e che avrebbe
voluto rispondergli che aveva indossato la collana proprio e unicamente
perché era un suo regalo, quando sentì le parole odio e
rosso perse però tutta la sua sicurezza e allegria. Il ricordo
della notizia che lo aveva tormentato dalla sera precedente fece
infatti vacillare e venire meno tutte le speranze nate dal ricevere in
dono quel prezioso gioiello.
Il dolore e la rabbia ritornarono
prepotenti e questa volta a nulla servirono il canto calmante della
Fenice o il ruggito minaccioso che sentì invece provenire dalla
Lacrima di Drago.
“Certo che odio il rosso,
Potter! Il rosso slavato e scialbo della tua insulsa
fidanzatina!” Digrignò fra i denti, cacciando fuori tutto
il rancore nato dall’accecante gelosia che aveva provato per
tutti quei mesi.
“Fidanzatina?”
Domandò sbigottito il Grifondoro spalancando gli occhi, ferito
nel profondo nel sentire Malfoy rivolgersi a lui di nuovo con tanto
astio.
“Non osare fare il finto
tonto con me, Potter! Lo sa tutta Hogwarts che ieri le hai comprato un
anello di fidanzamento!” Draco ormai sembrava aver perso
completamente il controllo delle proprie emozioni e, invano, stava
provando a resistere alla forza attrattiva delle collane.
“Cosa? Ma di chi…” Chiese sempre più perplesso Potter.
“Weasley! Ginny
Weasley!!!” Urlò esasperato il biondino. “E non dire
che non è vero! Ho visto come state sempre appiccicati, come lei
non fa altro che strusciartisi addosso e tu che ridi come un imbecille
quando lei lo fa!” Continuò con sempre più ferocia,
mo poi abbassando lo sguardo, esausto e stanco per il troppo soffrire,
aggiunse: “Ma una cosa voglio che tu sappia: anche se odio con
tutto me stesso quel rosso,
non ho mai odiato te, Harry! Non è odio ciò che sento per
te.” Confessò in un sospiro gravido del profondo Amore che
portava nel cuore.
“Ieri l’unico gioiello
che ho comprato è il tuo regalo, Draco!” Affermò
fermo e risoluto il Grifondoro, al ché il Serpeverde per
assicurarsi che fosse sincero tornò a guardarlo negli occhi.
E sotto il riflesso di quello
sguardo argentato, in cui intravide i bagliori splendenti dello stesso
sentimento che provava lui, il viso di Harry si addolcì
perché ora tutto gli fu chiaro.
“E ti assicuro che non ho mai
avuto intenzione di comprare alcun anello di fidanzamento… Non
per lei almeno!” Aggiunse rosso di vergogna.
Ormai solo pochi gradini li separavano.
“Non è Ginny che amo,
ma… Ah!” Si lamentò all’improvviso
stringendosi una mano al petto e perdendo l’equilibrio. Ma
piuttosto che cadere rovinosamente sulle scale, Harry si ritrovò
stretto nel possessivo e caldo abbraccio di Draco.
Pochi centimetri dividevano ora lo smeraldo e il rubino.
“Tutto bene?” Domandò gentile il Serpeverde accarezzandogli con reverenza una guancia.
Il moretto annuì, totalmente stregato dal viso sempre più vicino del biondino.
“Brucia!” Rispose
indicando il proprio diadema. “Ma non fa male!” Aggiunse
subito dopo, avendo notato l’espressione ora preoccupata di
Draco. “È un bel calore… Il Drago vuole te!
Cioè, no…” Cercò di spiegarsi sempre
più imbarazzato. “… vuole la sua Fenice!”
Attratti adesso, non più dal
solo bisogno dei due pendenti, ma dal desiderio di unirsi dei loro
cuori innamorati Harry riuscì a sussurrare unicamente:
“Sono io che voglio te!”, prima che Draco lo coinvolgesse
in un bacio dolce ma al contempo intenso e pieno di passione, il tutto
illuminati dalla luce abbagliante e pura delle due Lacrime che,
ricongiunte, si erano fuse l’una nell’altra trasformandosi
nel più prezioso dei diamanti.
Diamante nel cui splendore rifulse
tutta la gioia e l’Amore eterno della Fenice e del Drago e delle
due Anime Gemelle che li avevano fatti, dopo tante avversità,
ritrovare.
Quando i due ragazzi si divisero
così fecero anche i due diademi ritornando smeraldo e rubino,
solo che al loro interno erano ora comparse due lettere. Nel liquido
rosso della Lacrima di Fenice, al collo del Serpeverde, era apparsa una
‘ H
’ dello stesso colore dorato della collana, in quello verde della
Lacrima di Drago, che portava il Grifondoro, una ‘ D ’ in oro bianco.
Pur non comprendendone appieno il significato, ma intuendo quale potesse essere, Harry e Draco sorrisero di vero cuore.
“Harry!”
Pronunciò sommesso ed emozionato Draco, posando un bacio lieve
sullo smeraldo. “Io ti amo dello stesso sconfinato e possessivo
Amore del Drago per la sua Fenice! E giuro, su questa magica Lacrima,
di amarti e di fare anche l’impossibile, nel nostro futuro
insieme, per renderti felice per sempre!”
“E io Draco, ti amo dello
stesso puro e infinito Amore della Fenice per il suo dolce e testone
Drago!” Harry disse, posando un bacio leggero sul rubino e poi
uno più giocoso sulla guancia del Serpeverde. “E prometto,
su questa magica Lacrima, di amarti e di restarti accanto, nelle gioie
e nelle avversità, insieme per sempre!”
E per sancire questo giuramento i
due giovani maghi ritornarono a baciarsi con ancora più ardore
ed enfasi, ma questa volta pur toccandosi le due Lacrime non si unirono
come poco prima né, i diciassettenni si accorsero solo dopo
essersi di nuovo separati e aver riacquistato un po’ di
lucidità, da esse si udì più risuonare il canto
della Fenice o il ruggito del Drago.
Ma stranamente né Harry,
né Draco se ne preoccuparono più di tanto perché
nel profondo del loro cuore, dove percepivano ancora l’immensa
felicità provata dai due animali leggendari una volta riuniti,
sapevano che li avrebbero sentiti ancora.
Ed avevano ragione: ne udirono
ancora le voci quando raggiunsero insieme il massimo piacere la prima
volta che fecero l’amore, quando ripeterono quegli stessi
giuramenti il giorno del loro matrimonio, o durante il loro pericoloso
lavoro di Auror. Successe infatti, durante un’imboscata in cui
caddero entrambi vittima, che la Lacrima di Draco protesse Harry da una
potentissima maledizione, racchiudendolo in uno spesso scudo forte ed
impenetrabile proprio come la pelle del possente animale; la Lacrima di
Fenice invece, proprio come il magico uccello, guarì in un
attimo una mortale ferita inferta sul corpo di Draco.
Ma la Fenice dedicò loro il
suo canto più bello e il Drago li infiammò del suo calore
più intenso nell’istante in cui Harry e Draco concepirono
i loro piccoli ‘cuccioli’: momenti questi, nella vita
insieme dei due giovani innamorati, più felici e indimenticabili
di tutti.
In molti furono tentati negli anni
di impossessarsi delle due Lacrime incantate, ma nessuno fu mai in
grado di toccare il rubino né di ricordarsi dello smeraldo per
più di qualche secondo.
E questo perché: “Impregnate
dell’Amore reciproco di chi le ha generate, anche le Lacrime di
Drago e di Fenice desiderano tornare insieme, ed è per questo
che solo vere Anime Gemelle sono destinate a riunirle.”
Harry e Draco, le vere Anime Gemelle che si amarono dallo stesso Amore antico ed eterno della Fenice e del Drago!
N.A.: Da dove cominciare… Indubbiamente da profonde e
sincere scuse per il ritardo di ben sette mesi con cui ho aggiornato.
Mi dispiace davvero! So che probabilmente, anzi sicuramente, molte/i di
voi ormai non credevano più di vedere la fine di questa storia,
che vi avevo assicurato già finita, e che mi avrete dato per
certo per dispersa, cosa questa che in effetti mi è accaduta per
davvero.
Non fisicamente, ma con la mente e con il cuore per alcuni mesi non ci sono stata più…
All’inizio di Gennaio una
persona a me cara si è scoperta ammalata gravemente, nel giro di
poche settimane la malattia si è acutizzata e a metà
Febbraio questa persona se ne è andata, lasciandomi dentro un
vuoto di cui ancora oggi non ho trovato il fondo.
Sinceramente Harry Potter è
stato l’ultimo dei miei pensieri, troppo occupata a scontrarmi
con una realtà dolorosa e angosciante, non ho potuto lasciare
spazio alla... ‘fantasia’.
Ora però va indubbiamente
meglio, ne ho approfittato infatti per rendere questo terzo capitolo
più lungo ed interessante e ho ripreso a scrivere anche
‘Il piccolo Harry e il principe Draco’, che assicuro ancora
una volta voglio finire. Ho già in mente una scaletta per ogni
capitolo che manca, anche se ora mi ritrovo ad affrontare
un’atroce dilemma di cui però vi parlerò magari
quando aggiorno anche quest’altra fanfic.
Per ‘ANIME GEMELLE’ invece ero andata già da tempo
un po’ avanti scrivendo nuovi capitoli, il problema è che
il quinto cap., il prossimo da postare, non mi convince più per
niente, vi assicuro che la trama è del tutto paradossale, letta
dopo tanti mesi averla scritta, con cose del tipo: Narcissa che
partorisce Draco al San Mungo! Il problema è che dovrei cambiare
tutto, ma non riesco a trovare valide alternative, quindi sono indecisa
se postarlo così com’è o aspettare che mi venga
l’ispirazione giusta. Davvero non so…
Che dire ancora: SONO TORNATA!
Però vi prego di non aspettare miei aggiornamenti in tempi
troppo ravvicinati, perché con tutto il mio massimo impegno (che
spero notiate con la cura e l’attenzione che mostro nello
scrivere e descrivere le mie storie) materialmente e mentalmente non ce
la faccio.
Però vi assicuro, per tutto
quello che può dipendere da me, non vi abbandono! Perché
con i vostri commenti, e-mail e il numero sempre in aumento di in
quanti leggete le mie storie, mi avete dato in questi mesi più
forza di quanto possiate immaginare!
E poi non so se riuscirete a
credermi (magari più chi ha già scritto e pubblicato fan
fiction), ma mi sono veramente affezionata al piccolo Harry, al punto
che l’ho anche sognato! E, quasi come se fosse figlio mio, non
desidero altro che renderlo felice con il suo amato Draco.
Quindi ribadisco: ci rivedremo! Nel
frattempo grazie di cuore a voi che avete avuto la pazienza di leggere
fin qui, a chi volesse lasciarmi un commento, a chi già
l’ha fatto, e a tutti quelli che riescono ancora a sognare
nonostante le brutture di una realtà a volte così tanto
ingiusta e crudele.
Con Affetto sincero, Infinity19
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