Il cielo cade

di Silent Night
(/viewuser.php?uid=75714)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le scarpette rosse ***
Capitolo 2: *** La storia del bambino nel vento ***
Capitolo 3: *** 99 Passi dalla Morte ***
Capitolo 4: *** Desaparecidos ***
Capitolo 5: *** Premessa, Il sangue. ***
Capitolo 6: *** Carillon ***



Capitolo 1
*** Le scarpette rosse ***






Non ho intenzione di utilizzare caratteri o colori strani, e se questa volta inserisco le note dell'autore prima del racconto, e non alla fine, come mio solito è semplicemente perchè voglio essere sicura - o comunque poterci sperare - che le leggiate. Non è nulla di particolare, nulla di insolito, e per questo è ancor più spaventoso. Due parole, prestatemi attenzione, non credo possa cadervi addosso un fulmine, se lo fate.
Questa è la prima...storia? Qualcosa di simile. La prima, comunque, di una raccolta, che non ho idea di come e se concludere, ma che voglio iniziare, perchè mi sento in dovere di farlo, perchè quando l'ispirazione ti si presenta davanti è bene gettarle un occhio, o un orecchio, e perchè si tratta di un tema delicato.
Parla dell'uomo, e del suo aguzzino, l'uomo, quello che uomo non si può definire. Un mostro, semmai. Perchè il marcio c'è in ogni mela, superficiale o meno che sia. Ma nell'uomo, a volte, è un qualcosa di radicato alle fondamenta, che ne divora le viscere e la facoltà di ragionare come un essere umano. Un male che rende l'uomo estraneo a sè stesso.
La violenza c'è sempre stata, ma i momenti nella storia che ricordiamo sono quelli in cui è divenuta gratuita e di dimensioni epocali.
Un tributo alle vittime di questa violenza sparsa come fiori su un prato.
Siamo in periodo di saldi, e stamane vidi un paio di scarpette rosse, lucide da far venire le lacrime agli occhi.
Erano orride, ma ho avuto un flash, e quest'idea mi ha martellato la mente finchè non mi sono decisa a metterla per iscritto.
Mi sono sentita in dovere di comprare quelle scarpe, semplicemente per ringraziarle d'avermi spinto ad iniziare questo lavoro(?).
Ovviamente è anche un tributo alla poesia, o quel che fosse, di NonRicordoChi, intitolata, mi pare, proprio scarpette rosse.
La storia dovreste conoscerla, dovreste sapere cosa subirono gli ebrei nel periodo nel nazismo, sebbene l'antisemitismo abbia radici sin dai tempi dell'antico testamento.
Smetto di sproloquiare e passo alla storia, se avete ancora voglia di leggerla.






Red Shoes

Mio padre, Ephraim, è la persona più buona del mondo.
E' anche tanto bravo, perchè sa sempre tutto.
Ogni domanda che io possa porgli, fin alla più strana, non rimane priva di una risposta.
Non guadagna tanto, anche se ha passato tanti di quegli anni a studiare che deve averne perso il conto.
Eppure, ogni volta che gli dan due soldi da poter impiegare come meglio crede, torna con qualche sorpresa per me.
Io mi sento in colpa, perchè non mi piace ricevere regali da mio padre: guadagna già così poco che sento di penalizzarlo in maniera ingiusta.
Ma sono pur sempre una bambina, e ne resto comunque contenta e stupita, lui dice che mi fa di questi doni perchè quando li vedo mi brillan gli occhi.
Dice che vedere i miei occhi blu mare alla sera annulla il peso delle fatiche sopportate durante la giornata, e che a lui va bene così.
Un giorno tornò a casa con le gote rosate, segno che s'era esposto troppo al freddo pungente di fine gennaio, e con in mano un fagotto, che stringeva a sè come dovesse scoprirsi contenere oro.
Come mi vide il suo volto s'illuminò d'un sorriso colmo d'entusiasmo represso, e mi porse il pacchetto, con un semplice ed accorato 'per te, stellina mia'.
Preso il fagotto dalle sue mani tremanti lo rimirai trepidante qualche secondo, districando poi l'involucro di stoffa ingarbugliata, scoprendo lentamente qualcosa di rosso e brillante.
Le mie labbra erano dischiuse e sia i miei occhi che quelli di papà, riflettevano la nitida immagine di un paio di scarpette lucide, del colore dell'amore.
Le riavvolsi nella stoffa con cura maniacale, con rispetto quasi, fiondandomi poi tra le braccia di papà, gli occhi lucidi di lacrime trasudanti emozione e gratitudine.
"Sono bellissime.." Singhiozzavo. Sapevo bene dei sacrifici che faceva per me il padre mio...
"Sì, sono belle, ma mai quanto te, perciò pensa; un paio di scarpette rosse, così belle, indossate da una perla ancor più sfolgorante, non solo diverranno ancor più splendide, ma risalteranno ancor più quanto sia incantevole la mia bambina."
[...]

Avevo care quelle scarpette più della mia vita, erano gli sforzi di mio padre, quelle scarpe. Erano il suo amore per me, ed il mio legame con lui. Erano un patto, una promessa. Lui ci sarebbe sempre stato, per me, e per me avrebbe fatto di tutto. Per poter dare sempre il meglio alla sua bambina.
Ma me le avevano portate via, assieme alla vita, perchè la vita stessa non valeva che un fil di vento, senza le mie scarpette rosse.









Non è nulla di particolare, ve l'ho detto, e non sono in grado di rendere come vorrei la mia idea di cos'è la violenza per pregiudizio. Ma, se siete arrivati fin qui, dedicandomi un secondo del vostro tempo, ve ne sono grata, a prescindere.
Vostra, J.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La storia del bambino nel vento ***





Questa...Raccolta, o comunque l'esordio di questa raccolta, ha avuto meno successo di quanto avevo sperato, e molto più di quanto m'ero aspettata. Questo capitolo, come potete intuire, è dedicato ad Aushwitz, La storia del bambino nel vento. Rispondo alle recensioni qua sopra perchè sotto mi mette tristezza, e poi, prima vi levate la noia di sentirmi, meglio è.
Ps: aggiornerò più o meno tutti i giorni, regolarmente, visto che da trascrivere non è una cosa impegnativa, questa raccolta, anzi.

Innanzitutto grazie, grazie infinite a tutti voi che vi siete presi la briga di leggere, forse almeno tra noi pseudo-scrittori e lettori l'indifferenza non è a questi livelli critici, come dicevo prima con alcuni degli appassionati.

Siria: Grazie, non hai idea di quanto significhi per me che abbiate impiegato a leggere un paio di minuti della vostra vita, ma questo scritto non merita poi tanto come il tema che tratta.

Mimi93: Mercì, sono contenta non risulti monotona e vuota, mi fa molto piacere ricevere tutti questi pareri positivi.

MorriganJo: Sì, in effetti sono stata un po' arrogante pensando di poterne parlare così, a cuor leggero, perchè non lo sento sufficientemente mio, quest'argomento. Non riesco a sentire come mie le cicatrici del popolo discriminato a questa maniera, e la cosa mi spaventa. Perchè anche io, come la maggior parte delle persone che fanno parte della società, oggi, sono un'ipocrita. E perciò, giacchè scrivendo tento di imprimere emozioni nel cuore del lettore devo prima averle provate in prima persona, sto utilizzando questo tramite per fare mio il loro dolore, e per potermi dire realmente in lutto. Perchè non basta un giorno, per ricordare. Grazie perchè mi segui, spero di poter contare ancora su un tuo parere. :)

Enel: Chère, tu mi commuovi, sei la seconda oggi che mi fa il miglior complimento che possa ricevere qualcuno che tenta di scrivere. Grazie, perchè se pensi davvero ciò che hai scritto, vuol dire che non pubblico storie a vuoto.

Un grazie anche alla romina che è la solita ritardataria, ma che ringrazio lo stesso perchè s'è presa il disturbo di recensire (:
(si dice commovente, non commuovente)
Mercì beacoup.

Ringrazio infinitamente anche ReineRouge che ha commentato altrove, non avendo voglia di farlo qui, si suppone. Ringrazio Valery, perchè come Enel è stata tanto cara, con me, e generosa nell'esprimersi positivamente. Non ricordo cos'altro avevo intenzione di dirvi, ringrazio chi ha inserito la storia tra i preferiti e chi tra i seguiti, visto che stan per spegnere il modem e non ho molto tempo. Pubblicherò domattina, ma non avrò voglia di rileggere.
Beh, grazie a tutti, e buona notte, perchè sono le 23.47 or ora.
Buona lettura, spero.





La storia del bambino nel vento

Mi chiamo Jona, e sono cresciuto nel vento.
Mi chiamo Jona e, un tempo, avevo un futuro davanti, avevo dei progetti per la mia vita.
Mi chiamo Jona, ed avevo una famiglia fantastica. Avevo una sorellina ch'era un gioiello, e due genitori che così non ce ne erano altrove.
Mi chiamo Jona, e mi fu portato via tutto. Tutto, dalla famiglia ai vestiti.
Mi chiamavo Jona, poi sono stato ribattezzato in numero 55072.
Mi chiamo Jona, e, quando sono entrato nel forno, ero un bambino.
Mi chiamo Jona, e da bambino non ho potuto sognare, perchè di me era rimasta la cenere.
Mi chiamo Jona e mi piacerebbe sapere che, almeno, la mia morte ha avuto un senso, uno scopo.
Mi chiamo Jona, e le mie ceneri sono cullate dal vento. Qui mi piace, mi ricorda quando, da piccolo, la mamma mi abbracciava e, dondolando dolcemente, rasserenava le mie notti con parole accorate.
Mi chiamo Jona, ma morto lo ero quand'ero tenuto al campo; ora sono nel vento.
Mi chiamo Jona, e non si può sorridere nel vento...












Spero non sia pessima, volevo dar meglio l'idea di un bambino che ha perso tutto, un bambino che ha perso il futuro, una vita che ancora aveva davanti.
E volevo rendere l'idea di come questi non si capaciti d'aver dovuto perdere tutto per...niente.
Sono cresciuto nel vento si riferisce al fatto che non abbia avuto il tempo di farlo da vivo, quando sarebbe stato naturale.
Ma dovrebbe trasparire anche di come la perplessità, in un bambino, influisca sul suo modo di esprimersi.
So che mi sto sbizzarrendo un po' troppo con i bimbi, ma il prossimo capitolo non vedrà protagonista nessuno con meno d'una trentina d'anni, giuro.


Vostra, J.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 99 Passi dalla Morte ***





N.d.a. Effettivamente questi primi due...capitoli, sono stati una pseudo-sintesi volta a far ragionare il lettore, o quello volevano essere. Dei messaggi impliciti, perchè se leggete quel che scrivo è perchè non siete superficiali, e scrivendo esplicitamente renderei chiaro il tutto solo a persone superficiali, con cui questo messaggio sarebbe superfluo, inutile.
Io spero più che altro di farvi ragionare, e scusate se sono arrogante.
Grazie Romina, MorriganJo e Siria per aver recensito, il capitolo è dedicato a voi e a chi ha letto, a chiunque ricorda ancora.
Non mi dilungo ancora, meglio che tenga per me i miei commenti, lascio spazio a voi per l'interpretazione..





99 passi dalla morte, 1° parte

In vita nostra nessuno mai c'ha regalato nulla.
Qualsiasi bene la mia famiglia possa vantare è frutto del mio lavoro.
Del mio sudore.
Tutto ciò, è un mio diritto.
Costruirmi una vita, e godermela poi.
Invece, adesso, dovrei nascondermi.
Perchè, lavorando anni, sputando sangue nel tentare di assicurarmi un futuro, pare io abbia fatto qualcosa di sbagliato.
Pare io non abbia lo stesso diritto di vivere sereno che hai tu.
Pare che io debba vivere fuggendo, da ora, sempre ch'io voglia vivere, effettivamente.
Perchè qualcuno ha deciso così. Devo gettare al vento tutto quel che ho, tutto quel che ha mia moglie, quel che hanno i miei figli.
Perchè un pazzo ha stabilito che, essendo io sbagliato a parer suo, io debba essere perseguitato.
E sai cosa?, ho intenzione di sedermi qui, davanti la porta di casa.
Ho intenzione di aspettarlo a testa alta, quel pazzo, perchè non lo rifuggo, non lo temo.
Sebbene egli non meriti di stare al mondo, lui, che accusa me della stessa inadeguatezza.
Con l'unica differenza che io mi sono guadagnato quel che ho, ed ora vorrei godermelo.
Lui trae piacere dal togliermi quel che mi sono procurato con fatica, in tutta una vita, non gli darò anche la soddisfazione di vedermi correr via come un ladro.

[...]





Scusate il ritardo ma era saltato internet, da lunedì non funzionava più. comunque la seconda parte arriverà domani, giacchè nel mentre ho finito di scrivere tutto quanto, mi manca soltanto l'ultimo capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Desaparecidos ***




Non ho tempo, ora come ora, di rispondere a recensioni ed affini, e la seconda parte del capitolo precedente arriverà domani, se tutto va bene, giuro. Ad ogni modo, nel mentre, posto quest'altro capitolo, abbandonando un momento la questione ebrei e campi di concentramento, per spostarmi oltre oceano.
Non so se conoscete la storia dei desaparecidos, se no, informatevi.



Desaparecidos

Per un'idea differente da quella al potere,
Noi o le nostre famiglie,
Fummo tagliati fuori dal mondo,
Portati via a forza dal susseguirsi degli eventi,
Perdendo le speranze soltanto quando fummo sicuri,
Sicuri d'esser stati scordati dal mondo,
Sicuri che Dio ci avesse dimenticati,
E fummo certi che Dio,
In tutto quel che stava accadendoci,
C'entrasse poco o nulla,
Che stesse guardando altrove,
Mentre noi morivamo ogni giorno di più,
E la cattiveria insita nell'essere umano dava prova di non aver limiti.







Grazie a chi legge, e a chi ha inserito nelle seguite <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Premessa, Il sangue. ***



Fiumi di sangue tra case di sabbia,
Dalla lama di chi ha nelle vene lo stesso sangue.
Rosso.
In parte cremisi, a tratti vermiglio,
Rosso per tutti.
Ed è solo questione di chi colpisce per primo
Chi ha il cuore più nero.
Non più rosso. Corrotto, corroso,
Aberrante, disgustoso.
Una massa informe di putrido odio,
Il cuore d'un mondo che va a puttane.







Ebbene ho finalmente deciso di riprendere 'Il cielo cade'. M'ha addolorato doverla lasciare così, a metà, ma sul serio era passato il momento, il sentimento era volato via assieme alla mia ispirazione, e non me la sentivo di rovinare la raccolta pur di finirla. Spero di non averlo fatto ora, con questa premessa al continuo. Ho riletto i vecchi capitoli, il mio stile non era dei migliori - come non lo è adesso - e spero almeno di riuscire a metterci l'enfasi e il cuore che ho messo in quei capitoli. Perché se non lo stile, il cuore c'era.
Buona lettura a chi s'azzarderà a leggere.
Vì.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Carillon ***



Un tonfo, un altro e poi giù,
Giù per il pozzo,
Uno spruzzo rosso,
Avanti un altro.
Venghino, venghino,
Un salto nel nulla e poi giù.
Giù nel dirupo,
Venga, di qua per il salto,
Una spinta e poi giù
Una macchia che è rossa
E rosse le mani che spingono
Una macchia pulita che brucia,
O un pulito ch'è sporco, non so,
Un tonfo, ancora,
l'eco percuote le pareti della mente,
Martellante,
come il ticchettio di un carillon
Chi è stato?
Non so.
Chi è stato? Che importa?
Anche il migliore è malato di lebbra,
e qui di migliori non ce ne sono.
Di loro ricorderanno i sassi
Le macchie scarlatte lì sulle rocce,
L'eco di musica d'un carillon.
Venghino, venghino,
Un salto e poi giù, fino all'inferno.














Non mi soddisfa, neanche un po', ma per ora va bene così.
Dimenticavo, per amor di cronaca: Trattasi dei massacri delle foibe.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=529399