Invidia
Sasori non era mai stato un tipo molto espansivo, al contrario era silenzioso, distaccato e impassibile.
Ma non aveva mai dato molto peso a ciò che gli esseri umani pensavano di lui.
Deidara, non capiva e non avrebbe mai capito.
Il suo più grande difetto era l’invidia e lui ne era pienamente consapevole.
Profondamente geloso della perfezione delle marionette, sue compagne.
La perfezione, un corpo immortale che sconfigge il tempo, questo il suo più grande sogno.
Sasori era invidioso, perché esse erano tutto ciò che lui non avrebbe mai potuto essere
“Sono una marionetta ma incompleta” il suo cuore pulsava.

Avarizia
Kakuzu è sempre stato avaro e non ne aveva mai fatto mistero.
“Fottuto idiota, possiamo servire un solo padrone Dio oppure il denaro” lo rimbeccava il suo compagno durante i loro numerosi litigi.
“I soldi sono tutto nella vita” rispondeva con fermezza Kakuzu alle provocazioni del suo compagno.
Aveva idolatro il denaro, più precisamente l’accumulo di ricchezze, non lo sperperamento, ne aveva fatto una filosofia di vita.
“Jashin perdona questo ignobile peccatore” pregava Hidan con le braccia rivolte verso il cielo.
“Non ne faccio niente del perdono del tuo stupido Dio, il perdono non è qualcosa che si può vendere”.

Superbia
Combattimento concluso “Sei una fallita” cominciò Hanabi, guardando sua sorella dall’alto in basso, rivolgendole uno sguardo di disgusto.
Hinata riversa sul pavimento cercava disperatamente di riprendere fiato.
“Tutta qui la forza della casata principale?” riprese crudele incrociando le braccia, guardandola trionfante.
Vedendo che il disonore del suo clan con gli occhi bassi, trattenendo le lacrime, non accennava ad una risposta.
Hanabi insensibile alla sua sofferenza gli voltò le spalle.
I suoi pensieri erano tutti rivolti alla sua persona, “Sono superiore, più potente, più abile, più intelligente, più, più…”
rivolgendole un’ultima occhiata, sorrise “Sarei dovuta nascere IO come primogenita”.
Egocentrica Hanabi.

Accidia
“Non mi interessa” rispose Shikamaru all’ennesima richiesta di Temari.
“Adesso basta” tuonò indispettita “È un’ora che cercò di proporti qualcosa da poter fare insieme, ma tu niente non…” e qui incominciava.
Vivi e lascia vivere questo il tuo motto vero Shikamaru?
Si ritrovò a fissare le nuvole nel tentativo di distrarsi dalla voce fastidiosa di Temari.
“Quanto vorrei essere come loro, niente problemi, preoccupazioni, niente di niente…”.
Improvvisamente venne richiamato alla realtà “...E soprattutto sei terribilmente svogliato e indifferente a tutto ciò che ti circonda”.
Fu tutto inutile, il tentativo di fargli una ramanzina con i fiocchi, si era risolto ad uno sproloquio seguito da un vistoso e sonoro sbadiglio.

Gola
Questa era l’ultima missione della giornata, dopodiché si sarebbe goduto un lauto e meritato pasto.
Era abbastanza semplice, in definitiva si trattava solo di raccogliere alcune informazioni su di una disputa
tra due villaggi poco conosciuti e poi riferire tutto al capo.
Non occorreva un gran dispendio di energie, nonostante ciò l’appetito cominciò a farsi sentire.
“Accidenti” mormorò il lato bianco “Di questo passo si scatenerà un vero e proprio conflitto”.
“Meglio” rispose la parte nera, con un sorriso inquietante “dei morti ci occuperemo noi” disse pregustandosi il banchetto.
“mmmm…la prima sarà una donna…gnam!”, la parte oscura scosse la testa “meglio un uomo sono più corpulenti e gustosi”.
La parte bianca rifletté per qualche minuto “Io opto per i bambini, hanno una carne così tenera” sospirò “semplicemente squisita!”.
Al preludio della battaglia, Zetsu era davvero indeciso, troppe prelibatezze, non avrebbe saputo scegliere.
“Uno per qualità e non parliamone più” concluse.

Lussuria
Quel giorno infine era arrivato. Lei sola era a conoscenza del suo profondo significato e ne soffriva terribilmente.
L’ennesimo anniversario, cinque anni erano ormai trascorsi da quando lui se n’era andato.
L’amore, forse il sentimento più contradditorio insito nell’animo umano.
Si sentì assalita dalle reminiscenze del passato “Perché?” un sussurro perso nel vento,
non era riuscita a farsene una ragione, nonostante tutto non riusciva a fare a meno di lui.
Nel suo animo si susseguiva l’incessante alternarsi delle emozioni, sentiva i suoi famelici baci, le carezze, la passione che lambiva entrambi,
al contempo la tristezza, l’amarezza e la sofferenza, un’indescrivibile angoscia causata dall’abbandono.
In quell’attimo se ne rese conto e sorrise suo malgrado, stava egoisticamente dando a lui la colpa di tutto,
al suo profumo penetrante, ai suoi occhi misteriosi che l’avevano catturata fin dal primo istante.
Ma la verità era ben diversa, aveva giocato con la lussuria, l’aveva sottovalutata e ne era uscita sconfitta.