Daigo?

di Bitter_sweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Daigo? ***
Capitolo 2: *** Notti insonni? ***
Capitolo 3: *** Il secondo viene sempre fuori meglio ***
Capitolo 4: *** Grazie ***
Capitolo 5: *** Maybe ***



Capitolo 1
*** Daigo? ***


Daigo?

Daigo?

 

 

 

“Sto diventando una balena.” Il mio girovita era aumentato vertiginosamente nelle ultime settimane.
Di certo, quell’esserino che pesava appena 400 grammi, a detta di Chopper, era la causa indiretta di tutti quei chili di troppo che si stavano accumulando.
La seconda causa?
I quintali di dolci, stuzzichini e altro cibo vario che Sanji continuava a prepararmi.
Il biondo era davvero assurdo. Nonostante il primo pianto, per la scoperta di una simile disgrazia, come lo aveva inizialmente chiamato, ora stava viziando il suo nipotino, o nipotina che fosse.
 
 
“Incinta?” L’urlo da dieci decibel di Sanji aveva praticamente stroncato i poveri timpani di Usop, seduto al suo fianco. “Di quel marimo?” La seconda frase era stata una sorta di ringhio accompagnata da una vena pulsante sulla fronte e dalla comparsa di un paio di mannaie.
“Qualche problema sopracciglio a ricciolo?” Zoro semplicemente aveva risposto ghignante facendomi spalmare una mano in fronte.
Gli altri invece erano rimasti basiti con le bocche spalancate, tutti tranne Chopper e Robin. Il primo perché medico, la seconda invece…aveva un sorrisetto di chi la sapeva lunga.
La fulminai con lo sguardo con l’unico risultato di farla ridere.
“Me lo aspettavo.” Arrossì lievemente, tutta colpa di quegli stupidi ormoni schizofrenici. Me la presi con Zoro seduto al mio fianco.
“Ahi strega, che ti prende ora?” Brontolò massaggiandosi il punto contuso. Sanji invece sorrise vittorioso mentre Rufy si riprendeva sfoderando un sorriso.
“Dobbiamo festeggiare.”
 
 
Sì, avevamo festeggiato parecchio quel giorno.
Ora sembrava quasi che tutto fosse tornato alla normalità, come se non fossi incinta. Certo, stavano più attenti, Rufy cercava addirittura di non farsi vedere per le strade quando capitavamo in una nuova isola. Cosa difficile. Sembrava che avesse installato un radar per i guai.
Spuntavano da tutte le parti.
“Non dire cavolate.” Osservai Zoro avvicinarsi lentamente fino a sedersi al mio fianco sul letto. “Non sei una balena.” Lo fulminai tranquillamente con gli occhi.
Era solo colpa sua se mi ritrovavo in quelle condizioni.
“Hai già pensato ad un nome?” Sviare i discorsi era sua prerogativa.
Scossi il capo sbuffando sonoramente, cercare di rabbonirmi in quel periodo era come andare in cerca di morte sicura. Di certo, al sesto mese, una donna incinta era davvero pericolosa. Zoro lo sapeva bene questo.
“Forse…” Glissai con calma. C’era ancora una cosa che non avevo detto, aspettavo sempre il momento giusto, ma non avrei potuto continuare a tenerla segreta. “Pensavo a Ken, o Wakabayashi…o a Daigo.”
“Nomi maschili?”
Sorrisi cercando di nasconderlo.
“Embè?”
“Nami?”
“Sì?” Cercai di fare la gnorri guardandomi attentamente le unghie della mano destra mentre Zoro si avvicinava pericolosamente al mio viso.
“Cosa.Mi.Stai.Nascondendo?” Soffiò velenoso, e scoppiai a ridere.
Risi sotto la sua faccia sbigottita.
Era carino vederlo sbigottito, era carino anche vederlo preoccupato per le mie condizioni. Di certo non me lo sarei mai immaginato padre…faceva uno strano effetto in effetti.
“Nulla.” Repressi a stento l’ennesima risata. Mi asciugai con calma la lacrima che furtiva era scesa per il troppo ridere. Scoppiai di nuovo a ridere vedendolo imbronciarsi. “Non ti viene in mente nulla?”
Chiesi infine dopo aver preso parecchie boccate d’aria.
Lui di risposta s’imbronciò di più tornando a sedersi composto. Incrociò le braccia al petto grugnendo appena. Sì, alle volte ero davvero insopportabile, ma adoravo farlo impazzire.
Ci mise qualche secondo a capire.
“Maschio?” S’illuminò in viso a quel pensiero.
Annuì decisa.
“Sì, maschio.” Mi accarezzai istintivamente il pancione pensierosa e sentendomi un po’ in colpa. “Chopper me lo ha confermato un paio di giorni fa. Avrei dovuto dirtelo prima lo so, ma cercavo sempre l’occasione giusta, e quella non arrivava mai. Poi credevo di farti un torto. Tu dicevi che sarebbe stata una bambina e così…”
Fermò quel fiume di parole posando un dito sulle mie labbra. Sorrise divertito.
“Non importa.” Spostò quella stessa mano sul mio pancione continuando a sorridere. “E Daigo sia.” Disse infine convinto, annuendo un paio di volte col capo.
“Sicuro?” Chiesi prendendo la sua mano ed intrecciandone le dita. Mi baciò di risposta, lieve.
“Piuttosto di Wakabayashi.” Brontolò infine.
M’imbronciai, ma ero troppo felice per mettermi a discutere sui nomi.
“Allora benvenuto Daigo.” Mormorai ed un calcio arrivò facendoci sobbalzare.
“Sembra che piaccia anche a lui come nome.” Sorridemmo ancora mentre Zoro tornò ad accarezzare quell’esserino che lentamente cresceva nella mia pancia. “E poi, in ogni caso sei una balena molto carina.”
Sbuffai tirandolo per un orecchino e facendolo imprecare sonoramente.
 
 

~

 

 

Allora, prima di tutto premetto che avere una sorella incinta che gira per casa non aiuta XD, come seconda cosa, il caldo a me fa male purtroppo ç_ç
Questa cosa di un possibile pargoletto di nome Daigo mi ronzava in testa da un bel po’ di tempo. Siccome volevo inserirlo in un’altra ff, ma sta cosa non salta fuori nemmeno a pagarla oro, ho deciso di mettermi a scrivere sta cosa. Forse anche perché ho giusto giusto scritto quella cavolata ieri per il compleanno di Nami. O forse ero semplicemente fuori di me mentre lo scrivevo.
Più probabile la seconda direi u.u
Comunque, spero che possa piacere. Forse, se la pazzia continua a contagiarmi, questa potrebbe diventare una raccolta. Mah :P
Vabbè, finisco di stressare con i miei vaneggiamenti.
 

 

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Capitolo 2
*** Notti insonni? ***


Notti insonni?

 

 

 

 

Zoro…” finsi di non sentire, finsi di essere morto a dire il vero.

Non ci fu un secondo tentativo, ma imprecai rotolando poi di lato, cercando di staccarmi quella strega di dosso.

“Ma si può sapere che ho fatto di male questa volta?” sbottai risentito. Controllai di avere ancora tutti e tre gli orecchini attaccati all’orecchio. Controllai pure di avere ancora un orecchio attaccato alla testa.

“Tuo figlio piange” fu la pratica risposta che mi arrivò.

“E con ciò?” inarcai a posta un sopracciglio, sapevo che quella mia particolare espressione la faceva incazzare. Nonostante il buio pesto che infestava la stanza, lei la vide ed io finì fuori dal letto.

Mouviti!” mi ordinò.

A tentoni cercai il bordo del letto.

Discutere su chi doveva andare era stupido, soprattutto a notte fonda. Meglio alzarsi ed andare, almeno prima andavo, prima il piccolo mostriciattolo riprendeva sonno, prima tornavo a letto. Semplice matematica.

Pianto?

Aguzzai le orecchie mentre aprivo lentamente la porta che mi avrebbe portato alla stanzetta di Daigo. Nessun pianto.

Controlla Zoro, controlla.

L’unica volta che non avevo controllato, meglio non ricordarla.

 

“Zoro, sei sicuro che non sia sveglio?” Nami lo aveva chiesto ormai per la decima volta.

Il piccolo dormiva, ne ero certo, accostando l’orecchio alla porta non avevo sentito nulla. Per una volta avrei potuto seguire i miei allenamenti senza doverli interrompere sul più bello.

“Sì, donna di poca fede” mugugnai l’ultima frase sperando che non mi avesse sentito, ma sembrava più intenta a tendere le orecchie che prestare attenzione al sottoscritto.

Meglio.

I pesi mi stavano aspettando, e già ero con un piede sulla scaletta di corda per andare nella palestra, che sentì la nuca pizzicare. A mezz’aria, come un idiota, voltai lentamente il volto e solo per ritrovarmi Nami davanti a me, incazzata.

Dietro a lei Robin con in braccio il piccolo.

“Dormiva giuro” mugugnai ancora sospeso.

“Dormiva infatti e anche tu dormirai, ma fuori sul ponte!”

 

Il problema principale fu che quella notte nevicò.

“E tu sei sveglio…” sospirai vedendo come quel piccolo esserino fosse così arzillo. Muoveva gambine e braccine come fossero delle pale.

Alle volte mi chiedevo se davvero era figlio mio e non del capitano.

Però i capelli erano verdi come i miei. A tentoni cercai quello che Nami definiva ciuccio, per me era il tappo. Anche se a volte proprio non voleva saperne di tenerlo in bocca, preferiva di gran lunga un mio dito, o polso, o un qualsiasi pezzo di pelle scoperta.

Il risultato? Mi ritrovavo coperto di bava.

“Dai Daigo, ti prego. Fa contento papino e dormi” lo supplicai inginocchiandomi di fianco al lettino e cercando in tutti i modi di infilargli il ciuccio in bocca.

Niente, una serie di versetti striduli riecheggiavano nella stanza.

Lo presi in braccio sperando che si decidesse a prendere sonno. Ancora una volta il pupo aveva vinto. Il mio polso tra le fauci e quell’espressione vittoriosa sul suo volto, e mi ritrovai ancora una volta a prepararmi all’ennesima notte insonne.

Cercai a tentoni la piccola lampada che Usop aveva installato e l’accesi. Almeno ora vedevo. Una serie di animaletti parvero muoversi lungo le pareti.

Lo guardai ancora, aveva gli occhietti chiusi e finalmente la mia mano era libera.

Dormiva?

La prova del nove era semplice, infilai il tappo e lui lo arpionò succhiandolo.

Pupo che dorme, vale dire che potevo tornare a letto.

Quando tornai in camera, il più silenziosamente possibile, Nami dormiva dandomi le spalle.

“Dorme?” mi domandò con voce impastata quando scivolai di nuovo sotto le coperte.

Mi dava la schiena e appoggiandomi a lei la intrappolai tra le braccia.

“Sì” mugugnai chiudendo gli occhi.

Avevo lasciato la lucina accesa sperando che fosse stata quella a farlo addormentare. Un secondo dopo, mi parve di sentirlo ancora piangere. Aguzzando l’orecchio rimasi in ascolto sperando che quella peste mi facesse dormire.

Nulla, silenzio assoluto.

“Zoro” Nami mi aveva pizzicato appena un braccio. “Dormi” mi ordinò infine.

Sbuffando feci come aveva ordinato.

La prossima volta si sarebbe alzata lei.

 

 

 

 

~

 

E rieccomi qua, a dire il vero non credevo che avrei scritto ancora su questa cosa.

Il problema?

L’avere mia nipote che dorme di notte nella stanza accanto. La senti anche quando ciuccia il ciuccio. Maledette pareti fatte col carton gesso. Un muro in cemento armato e via.

Questo giro è il male al collo ad avermi ispirata u.u anche se rileggere l’altro capitolo ha aiutato.

E poi, sono in crisi di astinenza da ff Zonami ç_ç

 

Vabbè, finiamola qui con il piangersi addosso ç_ç

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Capitolo 3
*** Il secondo viene sempre fuori meglio ***


Dedicato a Rolochan e Shishi

(sperando che entrambe tornino a scrivere *.*)

 

 

 

Il secondo viene sempre fuori meglio

 

 

“E se fosse tutta una questione di pratica?” parlavo più a me stessa che verso quel tontolone di Zoro.

“Forse” borbottò di risposta lui.

Già, parlare con il muro era più utile. Almeno quello stava ad ascoltarmi, al contrario di mister spadaccino che anche in quell’occasione non mi dava retta.

Che avevo fatto di male in vita mia? Continuavo a chiedermelo ma già sapevo la risposta: mi ero andata ad innamorare di un cretino. Quindi la colpa era mia, anche se a ben pensarci potevo pur sempre scaricare la colpa su Rufy.

Sì, lui era di certo la colpa di tutto quello.

Lui aveva reclutato Zoro, lui aveva poi reclutato me quando io proprio non volevo avere a che fare con i pirati. Vivere a stretto contatto con loro due mi aveva praticamente mandato in pappa il cervello. Non c’era altra soluzione, altrimenti come si poteva spiegare questo mio interesse nei confronti di quello squattrinato?

Una vocina nella mia testa sussurrò la parola amore.

“Tu che dici Daigo? Col secondo potrebbe andare meglio?” almeno mio figlio mi rispondeva, con urletti e gorgoglii che proprio non riuscivo a decifrare, ma almeno lui mi degnava di una qualsiasi risposta.

Infatti alzò la sua testolina verde, come quella del papà, per poi emettere una sorta di assenso. O forse no.

“Secondo?” sogghignai, tanto davo le spalle a Zoro.

Risi non appena mi voltai.

Certi atteggiamenti di Zoro erano così nuovi per me che facevo fatica a credere che fosse sempre lui, il temibile cacciatore di pirati.

“Paura?” prenderlo in giro era uno spasso.

Aggrottava la fronte e stringeva le labbra. Poi voltava la testa mugugnando sottovia qualcosa che mai riuscivo a capire. Probabilmente qualche maledizione verso la sottoscritta.

“Io non ho paura di niente!” sbottò risoluto.

Eppure, di paure ne aveva fin troppe.

 

“Nami!” Zoro aveva la capacità di urlare silenziosamente.

Come era possibile? Non so, ma lui ci riusciva.

Ma più che altro c’era da chiedersi perché stesse urlando silenziosamente proprio ora. Risi, non appena misi la testa dentro la stanza.

“Non ridere strega!” mi fulminò con lo sguardo mentre cercava in tutti i modi tenere Daigo.

Doveva solo lavargli le manine, eppure, quello più bagnato era lui, o per meglio dire, solo lui era bagnato. Il piccolo rideva strizzando gli occhioni.

“Dovevi fare il bagno a lui Zoro, non a te” impossibile rimproverarlo.

“E se gli faccio male?” fu retorica la sua risposta, come fu normale per me alzare gli occhi al cielo.

“Grande e grosso per niente” borbottai raggiungendolo e prendendo Daigo dalle sue mani.

 

Devo ammettere che un po’ di paura l’avevo pure io.

“Speriamo che non sia come te” mi avvicinai gattonando fino a dove Zoro era sdraiato.

In quella stanza praticamente era come vivere in una casa tutta nostra. Guardai un’ultima volta il piccolo, intento a giocare con i vari giochi che Usopp e Franky gli avevano costruito, poi mi spalmai su Zoro.

“Che vuoi dire?” mi arpionò per la vita e risi.

“Che spero abbia il senso dell’orientamento” dissi poi calma alzandomi con le braccia e lanciando ancora uno sguardo verso Daigo.

“Simpatica” borbottò ancora lui.

Non lo guardavo, Daigo aveva imparato a gattonare da poco e a quanto pareva, gli piaceva eccome. Si stava avvicinando a noi due.

“Che c’è?” non fece in tempo a finire la frase che il piccolo lo aveva accecato.

“Daigo?” lo chiamai piano, sotto di me, Zoro era intento a trattenere una sequela di bestemmie.

La voce la riconosceva. Se io o Zoro lo chiamavamo lui si voltava subito esibendo un sorrisone che mi lasciava incantata ogni volta. Allungò le manine e lo presi mentre mi sedevo sul pavimento, lasciando libero Zoro che si mise seduto strofinandosi il viso con una mano.

“Antipatico come te” lo sentì borbottare.

“Magari il prossimo sarà più simpatico” sorrisi canzonandolo ancora.

 

 

 

 

~

 

 

E rieccomi qua ancora una volta, e solo dopo pochi giorni.

Scena che mi è venuta in mente guardando una immagine zonami u.u peccato che ancora io sia così impedita da non saper mettere le immagini xD

Dicono che il secondo figlio sia meglio, mah, io credo che in tutti i casi i figli siano gioie e dolori dei genitori. Vedi me, sono la seconda ma di guai ne ho combinati anche troppi xD e continuerò a farne altrettanti.

In pratica, Zoro e Nami sono uno spasso come genitori xD o almeno io li vedo così.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Grazie ***


grazie Non chiedete, non dite nulla ma dato che avete aperto la pagina, leggete…va’
Ringrazio Sherry perché l’ispirazione mi è tornata durante una discussione con lei ;)




Grazie


“Papà!”
Daigo aveva imparato da pochi giorni a dire papà e già la usava fin troppo spesso.
“Vieni qui piccolo” allungai le braccia e Daigo tese le sue manine paffute.
Alle volte avrei voluto credere in un qualsiasi Dio solo per poterlo ringraziare di un simile dono. Ma sono ateo, e l’unica persona che potevo ringraziare era Nami. Al momento assente.
“Mi viene da piangere…”
Feci finta di non sentire l’ultima frase. Il cuoco, da quando Daigo aveva iniziato a dire le sue prime parole, era diventato isterico. O per meglio dire: più isterico del solito. E pensare che in tanti anni non ero mai riuscito a farlo diventare così.
Daigo aveva un dono naturale.
“Mi chiedo,” continuò Sanji mentre posizionavo il piccolo sulla tavola “non diventerà come te?”
Fulminarlo con lo sguardo fu lecito, sentire Nami, o per meglio dire, vederla colpirlo con un pugno, non ebbe prezzo. Ci sono cose nella vita inestimabili.
Una era la mia famiglia, l’altra era il vedere quella pazza ammazzare letteralmente i nostri compagni ogni volta che l’occasione si presentava.
Certo, quando era incinta l’unico a finirci di mezzo ero io…


“Zoro!”
Urlare a squarciagola, per Nami, era diventata un’abitudine. Una costante da quando ci eravamo conosciuti. Ma non avevo la più pallida idea di cosa avessi combinato.
Come sempre del resto.
“Che ho fatto?” piagnucolai mentre rimettevo a posto il kit per la pulizia della spada e prestavo la mia totale attenzione a quella che in pratica, ma in realtà era solo un demone travestito da donna, era la mia ragazza.
“Un tubo. Non fai mai nulla, questo è il tuo problema!”
Provai a guardarmi attorno e vidi tutti, ma proprio tutti, guardarci divertiti. Ma quei maledetti stavano in assoluto silenzio.
Lasciai perdere maledicendoli mentalmente.
Ora, la questione importante era quella belva che mi ritrovavo davanti.
“Nami” provai a parlare, ma non ci riuscì.
“Tu! Sei un essere inutile!”


Alle volte mi chiedevo davvero chi me lo avesse fatto fare.
“Papà!”
La mia risposta l’avevo davanti agli occhi che allungava le manine paffute e reclamava la sua dose di attenzione. Quel visino non potevo che adorarlo.
“Di tutto a tuo papà Daigo” diventavo un deficiente totale in queste occasioni.
Anche Robin, la silenziosa archeologa, si scioglieva in un sorriso vedendoci.
“Zoro…” sentì Nami chiamarmi ma non le risposi, le feci semplicemente segno di avvicinarsi e la tirai per un polso facendola sedere accanto a me sulla panca.
Sanji, impossibile non sentirlo, piagnucolava frasi senza senso ancora spalmato sul pavimento.
“Mamma!”
E sorrisi ancora di più rischiando di sembrare il mio capitano.
“Grazie” mormorai dopo qualche attimo guardando Nami al mio fianco.
Non dovevo ringraziare un qualche Dio per la mia fortuna, ma solo la donna che avevo accanto.


§

Ok, ecco la nuova cavolata. Nuova mica tanto direi…
I bambini possono farti rincoglionire? Sì, totalmente ed assolutamente.
Per il resto, non so proprio che dire. Ma ringrazio tutti per aver letto sta cosa che è un tale obrobrio…postata qui ma anche sul forum, per chi vuole leggere altro, di vecchio e molto presto di nuovo.

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Capitolo 5
*** Maybe ***


Maybe
Maybe





“Zoro?” lo chiamai un paio di volte, ma non mi sentì.
Certe volte mi domandavo chi fosse, sempre all’erta ma quando si addormentava, bhè, in quei momenti davvero non sapevo cosa inventarmi per riuscire a svegliarlo.
C’erano momenti in cui avrei volentieri commesso un omicidio.
Ma forse, questa volta potevo anche pensare di lasciarlo dormire. Daigo è un vero e proprio terremoto. Di carattere, in queste occasioni assomiglia alla sottoscritta, anche se tante volte ho visto dipingergli sul visetto paffuto tante espressioni di Zoro.
Ora capisco Genzo. Non deve essere stato facile starmi dietro quando ero piccola.
Il piccolo terremoto Daigo, come ama chiamarlo Robin, ha letteralmente distrutto il suo papà oggi. Tanto stanco da non sentire nemmeno la porta della cabina chiudersi.
Meglio così.
Almeno non avrò nessuno a dirmi di smetterla.
Anche se l’unico che dovrebbe darsi un freno qui, è proprio il caro Zoro.


“Zoro…” odiavo quando iniziava, ma poi mi ritrovavo a non poterne più fare a meno. E lo richiamavo sempre indietro, strattonandolo per la maglietta e riportandolo sopra di me.
Dio, quell’uomo mi avrebbe fatto impazzire.
“Nami…” sentirlo sussurrare il mio nome in quel modo era esilarante, e spiazzante.
Lo odiavo con la stessa intensità con cui lo amavo.
Coerente? In questi casi no.
“Non provare nemmeno ad alzarti” bofonchiai bloccandolo brillantemente tra le gambe e segnando così un punto a mio favore. O forse a suo favore. In quei casi, poco aveva importanza eravamo entrambi vincitori e perdenti allo stesso tempo.
Lo sentì soffiarmi una risata nell’incavo del collo ed un brivido mi scosse.
“Ma se fino a due minuti fa volevi che la smettessi” carogna e lurido approfittatore.
“Ormai ci sei” lo punzecchiai attirandomelo ancora più addosso, soffocando un gemito a quel contatto.
“E se faccio così?” il gemito seguente non riuscì a trattenerlo.


Mai avrei pensato di arrivare a certi livelli. Solo al pensiero mi sentivo arrossire.
Ma sinceramente, non avrei cambiato nulla. Nulla che riguardasse lui e la mia scelta.
Adoro quella Nakama matta, adoro il mare ed i mandarini. Le girandole ed il sole. Il vento tra i capelli e l’odore di salsedine che trasporta. Il rum, le risate spensierate dei miei compagni di viaggio, le frottole di Usopp, i sorrisi solari di Rufy e quelli rari di Robin. La timidezza di Chopper e l’essere farfallone di Sanji.
Adoro lui e la vita che mi sta facendo vivere.
“Beccata”.
Sorrido e mangio un altro pezzo di dolce rubato dalla dispensa di Sanji. Tanto lo ha lasciato a posta per me, quindi non corro rischi. In tutti i casi, non li correrei.
“Ho voglia” brontolai affondando ancora la forchetta e prendendo un altro pezzo.
“Potevi chiamarmi” ribatte Zoro, ma lo sbadiglio enorme che fa ancor prima di terminare la frase mi fa sorridere.
Scuoto il capo e gli punto contro un dito.
“Se aspetto te allora qua facciamo mattina” mi diverto a prenderlo in giro. E lui lo sa.
“Simpatica” ribatte acido venendomi incontro e prendendo posto a sedere nella sedia a fianco alla mia. “È buona almeno?” mi domanda.
Annuisco e prendo l’ultimo pezzo. Dirigo la forchetta verso la sua bocca, ma mentre lui già si pregusta il tanto agognato boccone, faccio una deviazione e me lo mangio lasciandolo a bocca asciutta.
“Ehi!” ribatte piccato e io rido per quella sua espressione imbronciata ed incredula.
“Sono io quella incinta, non tu” gli faccio notare.
Zoro sospira scuotendo il capo.
“Dove vai?” chiedo quando lo vedo prendere il piatto ed alzarsi dal tavolo.
Rovista nel frigo e torna con una nuova fetta di dolce.
“La dividiamo?” mi chiede riprendendo il proprio posto e portando un nuovo boccone alla mia bocca.
“Buona” mugugno guardandolo mangiarne anche lui un po’.
Alle volte mi chiedo come sarebbe andata se non avessi incontrato loro.
“Nami”.
Lo guardo e non so mai cosa aspettarmi da lui.
“Fa che sia femmina questa volta”.




tbc...

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