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Movimenti lenti, sono dentro di lei. Ha gli occhi chiusi e si
muove ritmicamente verso e con me. “Ah” le sfugge un gemito, si umetta le
labbra con la lingua, cazzo! E’ tremendamente sensuale. Dimentico di muovermi e
dimentico anche la battuta. Cazzo!
“Stop! La rifacciamo!” Riapre gli occhi, non mi guarda
nemmeno, si gira verso il regista e lo osserva cercando di capire cosa c’era
che non andava, oh no lei era perfetta! E io come un cretino continuo a
guardarla! Ogni cosa di leiurla sesso e
di quel sesso animale, cazzo Jared è solo una bambina! Nient’altro che
un’attricetta alle prime armi, capitata per caso in un film al fianco di grandi
nomi, dovresti essere più maturo e non cedere ad istinti come un qualsiasi
adolescente in calore! E’ solo un film, un film del cazzo che non avrei nemmeno
dovuto accettare di girare. Mi domando ancora che me ne sto a fare qui, a fare
stupide fantasie su di una ventenne invece di starmene col mio gruppo a fare
della buona musica!“Jared, caro, andava
bene ma ti voglio più concentrato per favore, non mi puoi dimenticare le
battute! su coraggio se mai finiamo mai torniamo a casa, abbiate pietà del mio
povero pancino! Tesoro tu eri perfetta, riprendiamo” dice frettolosamente il
regista “ehm..scusami…” comincio cercando di inventarmi una buona scusa per la
mia inaccettabile mancanza, ma lei si è appena voltata, e ora mi guarda, oh sì
che mi guarda e sorride anche! Azzardo anch’io un sorriso più simile ad una
smorfia e a lei scappa quasi da ridere. Bene! Come rendersi ridicolo in meno di
un quarto d’ora! Possibile che la prima scena da girare in questo maledetto
film dovesse essere proprio questa!? Sto ancora lì a domandarmelo quando sento
il “ciack si gira!” Cazzo! Ok tu sei Jared Leto, insegna a questa bambina come
si finge di fare l’amore, facendolo quasi per davvero! Comincio a muovermi,
sono sopra di lei, la possiedo, i movimenti lenti cominciano a farsi più
veloci, lei apre la bocca in una smorfia senza suono, e sono di nuovo perso, ma
continuo a muovermi e lei lo fa con me, apre gli occhi e mi fissa, è uno
sguardo caldo, carico di passione, le sue iridi sono profonde e scurissime, i
suoi occhi lucidi, le sue guance arrossate, le sue labbra semi aperte,
tremendamente eccitanti, fuori controllo mi abbasso a baciarla e lei non si
lascia trovare impreparata dalla mia improvvisazione, immediatamente mi stacco,
lei si abbandona al cuscino e, ad ogni mia spinta, inarca la schiena “ah”, ci
accompagnano i suoi spasmi, sta davvero recitando? “Ah, oh così…sì…sì…ah”
Cazzo! Mi sto eccitando! Ma porc…! Mi sposto in modo che lei non si accorga
della mia eccitazione alquanto evidente. Sono tremendamente in imbarazzo “così?
Ti piac…?” pronuncio la mia battuta per il rotto della cuffia, ma mi si
bloccano le parole in gola, lei non ci fa caso “sì…” il suo è un sussurro. Ma
sta davvero facendo l’amore con me! “ehm…stop!” questa volta sono stato io a
parlare, ci metto tre secondi per uscire da quel maledetto letto. Lei si mette
seduta, non capendo cosa sta succedendo “Jared! Ehi aspetta, aspetta! Ma che
fai era perfetta! Mai visto niente di simile!...” troppo tardi le parole del
regista mi accompagnano fino alla roulotte. Entro sbattendomi la porta alle
spalle, apro l’acqua gelida e mi rinfresco il viso. Ma che diavolo mi prende!?
Sono abituato a girare queste scene, perché ora tutto questo? Te lo dico io il
perché, stupido di un Jar! Troppe notti senza una donna e succede questo! Mi
faccio la domanda e mi do anche la risposta, bene! Posso considerarmi ufficialmente
e definitivamente esaurito! Tutto questo lavorare mi mette in ansia! Ok Jar sta
calmo! Mi guardo allo specchio respirando lentamente, riprendo il controllo di
me stesso, l’eccitazione mi abbandona “TOC, TOC” bussano alla porta della
roulotte “è aperto” urlo dal bagno “Jar!” è il regista “ma che diamine ti
succede? Devo preoccuparmi? Non stai bene? Chiamo il dottore? Oh avanti è solo
il primo giorno di riprese!...” “dammi-un-attimo-di-tregua-d’accordo? Solo un
secondo” e purtroppo mi prende alla lettera e sta zitto solo per lo spazio di
un respiro! “Jar dimmi cosa c’è che non va! Io pos..” “Oh porc…!” impreco
uscendo dal bagno e ostentando il più falso dei miei sorrisi “Sto bene.
Possiamo andare” dico amabile, facendogli cortesemente il segno di uscire prima
di me “Oh bene!” risponde entusiasta, e si avvia verso il set e fa appena in
tempo a sparire dalla mia vista ed evitare che il mio istinto omicida gli
scagli qualcosa addosso! Esco anche io e in meno di un millisecondo mi sono
addosso tutte le make-up artist del set, alzo gli occhi al cielo “Non sono
perfetto?” domando irritato “Sì…” mi risponde una di loro “..ancora un po’ d’acqua
per favore! Lo voglio sudato questo maschione!” urla il regista come una
ragazzetta e mi scappa quasi daridere
quando i miei occhi si posano su di lei. E’ fuori dal letto, ha un’ asciugamano
a coprire il suo corpo seminudo, le
stanno aggiustando il trucco e lei sorride beata per la battuta di qualcuno.
Ora è pronta “Ok siamo pronti” urla l’aiuto regista. Lei si avvia verso il
letto e fa scivolare via l’asciugamano, ingoio a vuoto mentre i miei occhi
passano sulla sua schiena candida e nuda. S’infila sotto le coperte ed è di
nuovo lì in attesa, mi accorgo un secondo troppo tardi che le truccatrici hanno
finito e che sono fermo imbambolato a metà strada tra il regista e il
fottutissimo letto. Qualcuno mi si avvicina “Jar…” è sempre lui, ecco! Sono fottuto
anche io, avrà praticamente capito tutto! “…hai ragione c’è qualcosa che non va
su questo set! Ragazzi, aggiustate quella stanza! E’ inverosimile!” tiro un
sospiro di sollievo. Ok Jared Leto sei stato schifosamente fortunato che
abbiano scambiato il tuo imbambolamento per una semplice critica del set! Ora
datti da fare e, soprattutto, comportati da uomo! Scrollo la testa e mi
avvicino al letto. Lei è nuda sotto quelle coperte? “ehm…scusami” sussurro e
lei sorride. Alzo le coperte, si copre appena ma è ancora più sensuale. Cazzo!
Mi infilo sotto le coperte, lei apre le gambe per permettermi di sistemarmi
meglio possibile. Il movimento mi secca la gola, avrei bisogno di acqua! Cerco
di non pensarci e posiziono le braccia ai lati della sua testa, lei non si
scompone, si raddrizza un po’ e mi mette le braccia intorno al collo “forse
così sei più a tuo agio” sussurra e io arrossisco come un bambino! Ma chi si
crede di essere? Dovrei essere io a metterla a suo agio! “Sono perfettamente a
mio agio grazie!” non riesco a nascondere un po’ di risentimento nel mio
sussurro e lei abbassa le braccia “ok scusa” ma non è né arrabbiata né tanto
meno imbarazzata. Questa ragazza è assurda, e non so nemmeno il suo nome!
Devono avermelo detto però… “ok riprendiamo! Più
azione nella scena, meno amore più sesso! Jared fammi una delle tue
interpretazioni potenti! La vuoi solo per puro e genuino sesso!!” mi urla il
regista. Bene! Vuole la mia morte…eppure non dovrebbe essere difficile date le
mie condizioni “ok sei tu il padrone della scena…improvvisa e io ti vengo
dietro” mormora lei, prima del ciack, spiazzandomi completamente, è forse una sfida? “Certo lo farò” mormoro di
rimando. “ciack! Si gira!”non le do
nemmeno il tempo di pensare e spingo forte contro di lei, trattiene il respiro
e trasforma l’attimo di sorpresa in una
smorfia di piacere. E’ più brava di quel che credessi. Continuo a muovermi
imperterrito come impadronito da una rabbia ceca, mi spingo in avanti,
emettendo suoni rochi ed eccitanti, sono quasi sicuro che ogni donna nelle vicinanze
è in procinto di svenire. Ma lei mi asseconda e se è possibile è ancora più
brava di prima, già solo il fatto che riesce a starmi dietro senza perdersi mi
sorprende. Si muove frenetica contro di me e mi abbasso a morderle il collo,
emette un suono strozzato e inarca la schiena, si spinge verso di me e mi bacia
sfiorandomi appena le labbra, ne approfitto e mettendole una mano dietro la
schiena la attiro verso di me posandomela
in braccio. Ha un corpo esile, è molto piccola. Una bambina in tutti i sensi,
quasi mi fa strano interpretare una scena del genere con lei e la cosa più
strana è la carica erotica che possiede il suo corpo così giovane! Occhi negli
occhi, il cielo e la terra incatenati. Ha di nuovo lo sguardo lucido e le gote
arrossate, ancora una volta sembra non stia recitando. Comincia a muoversi
vogliosa su di me, assecondo i suoi movimenti “così? Ti piace così bambina?”
bambina? Nn c’era questa parola nella battuta! Sono impazzito! Lei non risponde,
limitandosi ad annuire, mi muovo più velocemente. Le coperte ci sono scivolate
di dosso e stringo, il suo seno nudo, al mio petto. Cazzo è sicuramente una
delle scopate migliori della mia vita! Ed è solo una stupida scena di un film! Sono
tremendamente eccitato e questo mi rende ancora più inquieto. La sbatto
letteralmente sul letto e mi sollevo su di lei, spingendo forte. Lei chiude gli
occhi e urla qualcosa di insensato… “eeeh stop!” urla il regista e torno di
botto alla realtà, come svegliandomi da un sonno, mi guardo intorno incredulo. Tutti
ci fissano sbalorditi, lei ha ancora gli occhi chiusi e si morde il labbro
inferiore. Distolgo lo sguardo o avrei potuto prenderla lì e subito. Altro che
scena! Quella sì che sarebbe stata perfetta! Calmati Jared…calmo! “Perfetta!! Aaaaaah perfettaaa!! Era così che
la volevo Jared! Fantastica… sono senza parole ragazzi! S E N Z AP A R O L E!!” il regista urla come un
forsennato a pochi metri da noi, io mi allontano da lei lasciandola libera di
muoversi. Tutti gli altri ci mettono qualche secondo per rendersi conto che la
scena è finita. Due ragazze corrono a
coprirla, lei le ringrazia, ha aperto gli occhi già da un pezzo ma credo che l’immagine
di lei che si morde un labbro non mi abbandonerà tanto facilmente! “Ok! Basta
per il momento! Pausa pranzo gente! Riprendiamo alle 2, puntuali!” non lascio
nemmeno che il regista smetta di parlare e mi precipito lontano dal set. “ehi
Jared!” urla qualcuno alle mie spalle, mi volto riconoscendo la voce di mio
fratello “shan!” urlo di rimando lasciando che mi raggiunga “ma che bravo il
mio fratellino! Non smetti mai di sorprendermi, se la mamma tivedesse fare certe cose!” scoppia a ridere,
lo guardo sarcastico “certo sì giusto…abbiamo solo 40 anni ciascuno! Spero che
tu mi stia prendendo in giro!” mi volto avviandomi alla roulotte “ehi
fratellino! Hai qualche problemino?” riscoppia a ridere indicando le mie parti
basse, lo guardo in cagnesco “Shan sei uno stronzo!” mormoro a denti stretti
andando via “ti serve una doccia fredda fratellino!” mi urla dietro continuando
a ridere come un cretino. Non ho mai odiato così tanto mio fratello.Mi sbatto la porta della roulotte alle spalle
rischiando di romperla. E mi infilo sotto la doccia fredda togliendomi solo
dopo quel che restava del mio abbigliamento. Chiudo gli occhi mentre l’acqua
lava via l’eccitazione e il malumore, ma non è una buona idea. “Ah” riapro gli occhi aspettandomi di vederla
apparire lì da qualche parte, ma lei non c’è, ovviamente! Richiudo gli occhi “sì…così!”
mi volto di scatto, sono sicuro di averla sentita! Ma lei non c’è. Che cosa mi
ha fatto?
“Cosa vuoi che ti abbia fatto
Jay!” mi urla in faccia mio fratello. Siamo seduti alla mensa e mangiamo qualcosa
prima che riprendano le riprese “Abbassa la voce, idiota!” sibilo tra i denti.
Gli ho raccontato tutto, non prima di averlo apostrofato con tante “belle
parole” tra le sue continue risatine, che grandissima faccia di cazzo! Quando
fa così giuro che preferirei vederlo impiccato ad un albero…ok
ok, calmo Jay, stai di nuovo esagerando. “E’ semplice fratellino…”
continua Shan ignorandomi deliberatamente , lo guardo storto, ma nemmeno questo
gli impedisce di alzare la voce come fosse la cosa più naturale del mondo,
togliete tutti gli oggetti potenzialmente pericolosi dai paraggi, cortesemente!
“…sono settimane che non vai con una donna! E ti
ritrovi sul set di un film che non volevi girare con dei problemini di questo
genere! Che poi di che parla questo film? Primo giorno di riprese e già ti vedo
in atteggiamenti intimi con una ragazza! Mah! Tranquillo è una cosa
normalissima Jay…dovrei presentarti qualche amichetta…” “Shan, Shan, Shan!....Cazzo vuoi farmi
licenziare???” non so come, riesco ad urlargli in testa senza che nessun altro
mi senta. Mi guarda stranito “Chi oserebbe licenziare la star?” commenta solo,
con quell’aria innocente di chi non sa nemmeno perché sta ricevendo una
strigliata. Lo guardo ammutolito, non sapendo se mettermi a piangere o a ridere
“Oh ok okJay…stavo solo scherzando…” si affretta ad aggiungere, abbassando la voce “ascolta non
devi preoccuparti…è una cosa abbastanza normale, mi
preoccuperei di più se non ti fosse successo, mi spiego? Voglio dire, eri pur
sempre a letto con una donna in quella scena e se tu non avessi avuto alcuna reazione…bè…” “Ok Shan risparmiami la lezione, so benissimo
che questo vuol dire che funzionoancora! Il problema sta proprio nel
fatto che un uomo con la mia esperienza, dentro e fuori dal set, non dovrebbe
avere di questi problemi!” sbotto irritato, con me stesso più che con lui, la
verità è che parlare con Shannon, di qualunque problema si tratti, è una delle cose più belle di questo mondo, a
volte mi domando dove sarei andato a finire senza di lui “Il problema te lo
stai creando tu ora fratellino…a proposito come si chiama lei? E’ nuova?” mi domanda
curioso “Questo è poco masicuro. Non l’ho
mai vista né tantomeno sentito parlare, sembra giovanissima” “quanti? 25, 30?” “ehm…credo una ventina” rispondo, ignorando la sua
espressione sorpresa, è quasi buffo con bocca e occhi spalancati peccato che
non riesca a godermi il momento. Sono tremendamente nervoso! “Cazzo però! Sono
abbastanza sicuro che devono avermi detto il suo nome ma…”
mi si bloccano le parole in gola. L’ho appena vista entrare nella mensa. E’
strano osservarla fuori da quel benedetto letto. Ha capelli neri scurissimi,
impossibile a credersi, e occhi nocciola , lo sguardo è dolce eppure non sembra
intimorita di starsene lì da sola, in mezzo a persone che conosce appena. E’
bassina e veramente piccola nell’insieme. Non propriamente una gran bellezza
come in genere preferiscono scegliere per questi film. La classica, struggente,
storia d’amore. In cui uno dei due, in questo caso lei, muore. “ma?... Jay?” Shannon ci mette qualche secondo per capire
che sta succedendo, preso com’è dal suo appetitoso pasto,si volta in direzione del mio sguardo “è lei”
non è una domanda. Che diavolo stiamo facendo?? La stiamo guardando entrambi
come due imbecilli! Mi passo una mano tra i capelli, scompigliando la piega
perfetta “Diamine non è nemmeno carina!” dico, più a me stesso che a lui “e
nemmeno bionda, oserei dire” ribatte Shan, trattenendo a stento una risata. Gli
faccio una smorfia, carino a prendermi in giro in continuazione a causa del mio
debole per le bionde! Trovo che i capelli d’oro donino molto alle donne! “Ehi!
Da questa parte!” urla Shan, voltandosi verso di lei che, per un attimo, ci guarda
perplessa. Non posso fare a meno di lanciargli un’occhiata truce “Che cazzo fai?” “Voglio conoscerla!” mi
risponde con un sorriso a 170 denti, da orecchio a orecchio “Non la conosco
nemmeno io!” “Ottima occasione allora…” sussurra per poi
aggiungere “Ciao!” rivolto a lei “salve signor Leto!” educata la ragazzina,
chissà perché a me ha dato del tu durante le riprese! “Oh ti prego chiamami
Shannon, mi fa sentire tremendamente vecchio la parola ‘signor’…”quel grande leccaculo di mio fratello! E’
timido solo quando e con chi dice lui a quanto pare! Lei risponde qualcosa che
non ascolto preso come sono nella ricerca del miglior modo di togliere mio
fratello dalla faccia della terra senza che nessuno se ne accorga “Devono averci presentati” intervengo tra i due,
senza il ben che minimo senso di educazione, lei mi osserva per qualche
istante. I suoi occhi sono tremendamente strani, illuminati dalla luce del
sole, sembrano quasi arancioni. Mi distraggo un attimo ad osservarli “Abbiamo
già girato una scena insieme, mi sembra” dice solo “Sì…sìcerto…devono avermi detto il tuo nome…”
comincio senza dar peso alle sue parole, non riesco proprio a ricordarlo, mi
sto spremendo le meningi da quella benedetta scena, lei continua a guardarmi ed
è sempre più perplessa, la trovo bella, più del dovuto, si morde il labbro e il
mio pensiero ritorna subito alla fine di quella scena, cazzo ma cosa diavolo mi
prende? Questa ragazzina riesce a risvegliare la mia parte peggiore! Smetto di guardarla
e mi rivolgo a Shan. “A me invece devono aver detto che tu eri un pallone
gonfiato pieno di sé Jared Leto” ci metto qualche secondo per registrare le
parole che mi ha appena detto, mentre mio fratello alle sue spalle sghignazza
sguaiatamente , quante volte ho detto che ho voglia di ucciderlo?“Scusa cosa hai detto?” “ quello che hai sentito…mi piacerebbe tanto che la smettessi di rivolgerti
a me come a un attricetta da 4 soldi…” “Cosa che a
quanto pare sei!” non riesco proprio a trattenermi, “Oh sì certo! Scusami tanto
signor ‘divo di Hollywood’ ! Chi ti ha spinto ad accettare questo lavoro? Forse
è un po’ troppo poco per i tuoi standard?” ribatte sarcasticamente“come osi ragazzina?” sono io quello tremendamente arrabbiato “Sai
qual è la verità signor Jared Leto? E’
che tu sei troppo occupato a dare peso a te stesso per accorgerti di altro!
Sai, a volte è bello aprire gli occhi e cominciare a guardarsi un po’ intorno…io io io…e il tuo sproporzionato ego!” sento
la rabbia crescere “ehi hai qualche problema?” le domando alzando un po’ la
voce “io no..forse il problema ce l’hai tu mister rockstar non voglio
disturbarti mentre sei impegnato a dare importanza solo a te stesso nel tuo
meraviglioso mondo…ah a proposito mi chiamo Rose e
sì, ci hanno presentati…chissà perché avevo sperato
che tu fossi un essere umano prima di tutto il resto” senza aggiungere altro,
gira i tacchi e va via lasciandomi di sasso. La guardo allontanarsi in tutta
fretta, mentre gli sguardi di tutti quelli che si erano fermati ad ascoltarci
tornano a posarsi su altro, finti indifferenti, ma quanto riescono ad essere
pettegoli?? “simpatica!”esclama Shan
scoppiando finalmente a ridere “odiosa” borbotto di rimando “bel caratterino…voglio vederti alle prese con lei” continua a
ridere come un idiota “me la pagherà per questo lo sai vero?” sussurro
architettando già il mio piano di vendetta “Jay non esagerare con lei” risponde
tornando serio. “Non lo farò” ma non sono del tutto sincero. Ho capito cosa mi
ha fatto. Quella ragazza è una strega.
“Ciao” le
sussurro all’orecchio, lei fa un piccolo balzo, colta di sorpresa “ciao”
risponde arrossendo e abbassando lo sguardo per non incrociare il mio. E la
cosa più dolce su cui i miei occhi si siano mai posati, “non mi aspettavo di
incontrarti” bisbiglio “nemmeno io” balbetta lei, sempre più rossa “fai una
passeggiata?” le domando, mentre nervosa si attorciglia una ciocca d capelli
attorno ad un dito “Sì, è una bellissima giornata oggi, anche se un po’ fredda”
le sorrido…
“Stop! La rifacciamo!”
“Fredda come te Rose” sussurro malignamente, sottolineando
il suo nome, che ora ricordo benissimo. Si limita ad ignorare deliberatamente
le mie parole voltandomi le spalle. La fisso intensamente, ma che ragazzina
rompipalle, fredda e acida! Da quando Shan se n’è andato non riesco proprio a
sopportarla. Il nostro rapporto si ferma al buongiorno al mattino e
all’arrivederci alla sera, nonostante siamo costretti per la maggior parte del
tempo a stare a contatto e recitare scene in cui fingiamo di essere follemente
innamorati, non reggo il suo comportamento, il suo cipiglio e il modo in cui,
semplicemente, mi ignora! E’ anche piuttosto brava non c’è che dire, ma è solo
un’attricetta alla prime armi e recitare al mio fianco la mette in imbarazzo ne
sono certo, dovrò solo lavorare su questo, e otterrò la mia vendetta su un
piatto d’argento.
“Ehi Rose!” Qualcuno la chiama e
lei si allontana, con il sorriso sul volto e la solita disponibilità che mostra
a tutti tranne che a me! Dovevano dirmelo che mi sarebbe toccato recitare al
fianco di una piccolavipera…è la prima
volta in assoluto che mi capita una cosa del genere e non sono per niente
abituato ad essere ignorato e tutto questo mi innervosisce anche troppo!
Dovrebbe solo scivolarmi addosso invece che infastidirmi.
Mi allontano anche io “Jared,
caro!” sorrido, mi auto convinco ogni giorno di più di piacere sul serio (e in
tutti i sensi) al nostro caro regista! “Andava bene, più che bene! Ma…senti,c’è
qualche problema con la piccola Rose? Trovo che, bè, che tu non affronti le
scene con la stessa serenità di sempre! Sembra quasi che ci sia attrito fra voi
due…eppure avrei giurato che sareste andati molto
d’accordo il giorno in cui vi ho presentati!” mi sta guardando con una faccia
da cagnolino bastonato, lo osservo di rimando. Il giorno in cui ci ha presentati?
Cazzo, sul serio io non riesco a ricordarlo! La vecchiaia??
“Senti David (*)…puoi rinfrescarmi un attimo la memoria su quel giorno” mi
guarda, perplesso questa volta “Te l’ho presentata, le hai stretto la mano e
dato un bacio, le hai detto che ti piaceva il suo nome e che lo trovavi molto
adatto a lei, lei ha riso di cuore a una tua battuta, le hai detto che sarebbe
stato un piacere girare con lei, poi hai salutato tutti e sei scappato via” lo
fisso intensamente, come fossi interessato ad ogni suo piccolo lineamento, ma
sto cercando di ricordare “Jared, non ricordi?” “Oh sì! Certo che
sì!...un’ultima cosa…ero ubriaco?” David mi guarda e
so che è diviso tra la voglia d piangere e di mettersi a ridere, opta per
quest’ultima “ahahahahaha, sei uno spasso Jay,
davvero!” e si allontana, continuando a ridere, lasciandomi lì con un tremendo
dubbio in testa. Quante volte Shan mi aveva detto di non presentarmi ubriaco
agli appuntamenti?? Ma non potevo averlo fatto sul serio! Giuro vorrei ridere
di me stesso in questo momento! O prendermi a schiaffi, forse è meglio…Ci credo che la signorina è così acida con me…abbiamo avuto una conversazione veramente lunga, a
quanto pare, e per non ricordarmi dovevo
essere veramente, ma veramente, ubriaco. Cammino, senza meta lontano dal set.
C’è una gran confusione qui intorno, in genere non ci bado, ma oggi mi da
particolarmente fastidio, fortuna che c’è pausa pranzo, non credo che riuscirei
a reggere un’altrafarsa al fianco di
Rose.
La piccola Rose.
Una semplice e stupida ragazzina!
E’ tremendamente difficile che io mi arrabbi o provi stizza nei confronti di
qualcuno, a meno che io non l’abbia pagato e non abbia svolto bene il suo
lavoro! (che li pago a fare se no??) Eppure Rose, lei riesce a tirar fuori il
peggio di me, sono continuamente arrabbiato e nervoso quando lei è nelle
vicinanze e tutto questo è tremendamente stressante! Per una volta non ruota
tutto attorno al sottoscritto. Sarebbe tutto molto più semplice se lei mi
sbavasse dietro come il 99,9 per cento delle donne in generale, figurarsi
dellegiovani ragazzine…
“Tell me would you kill to save your life?”
Ma questa è Hurricane! Ma chi
diavolo?...
“Tell me would you kill to prove you’re right?”
Da dove viene questa voce? Non
può essere il CD, anche perché questa non assomiglia
per niente alla mia voce! Mi guardo intorno , ascoltando attentamente, da dove
diavolo proviene?
“Crash
crash! Burn let it all burn!
This hurricane’s chasing us all underground”
E’ incredibile, è la cosa più
strana che mia sia mai capitato di ascoltare. E sì che di cover ne ho sentite
parecchie, tutte meravigliose a loro modo. Ma questa voce è…assolutamente
inadatta! E’ talmente candida e dolce da risultare assurdamente in contrasto
con ciò che racconta, con le mie
parole. Eppure, paradossalmente, nell’insieme risulta affascinante e mi blocca,
indeciso se mi piaccia oppure no, e le note continuano a rimbombarmi nella
testa. Perfettamente intonate, malinconiche, quasi disperate, sto cominciando
ad amare questa voce, e la voragine nello stomaco, sempre più profonda, che mi
crea il continuo rimbombare delle note lontane dal set, e quel singhiozzo
seminascosto, quasi sussurrato. Mi si gelano i polmoni, cerco di dare un volto
a quella meraviglia, sembra quasi essere cucita alla canzone, come se l’avessi
scritta solo per quel momento, per sentirla cantata in questo modo.
Mi giro su me stesso, nella
ricerca disperata della fonte, seguo il suono come fosse la bussola che guida i
miei passi, cammino per qualche minuto, prima d rendermi conto di essere finito
dall’altra parte del set, qui il fracasso degli operatori risulta lontano e
soffocato, mentre il rimbombo della voce mi giunge chiaro e fin troppo forte,
mi attraversa l’anima. Mi guardo intorno in quello che sembra un enorme spazio
vuoto, probabilmente lo useranno per creare un nuovo set. Qui il minimo rumore
sarebbe centuplicato dall’eco e adesso capisco perché la voce mi è giunta anche
da così lontano. Non vedo la fonte però, non c’è molta luce. Mi guardo un po’
intorno prima che i miei occhi si posino su una piccola figura rannicchiata a
raccogliere qualcosa. È lei. È la sua voce. Chissà chi è! Non ci metto molto a
soddisfare la mia curiosità, il tempo che lei si volti nella semioscurità e il
mio cuore perde un battito! È la sorpresa e non solo! Anche la completa
certezza di aver trovato il suo punto debole! Ah ah!! Ragazzina dispettosa! Sei
un echelon! Ghigno soddisfatto e consapevole di aver appena fatto centro.
1 a 0 per me piccola Rose. Palla al centro.
Mi avvicino di soppiatto “Ciao” le sussurro all’orecchio, lei
trattiene bruscamente il fiato, smettendo di cantare, non si volta nemmeno “non mi aspettavo di incontrarti” si volta, seccata, sono a pochissimi
centimetri da lei “ti ho beccata Rose, di qui non scappi” bella trappola e ci
sei caduta da sola ragazzina, Oh come sono fiero di me. Mi guarda frustrata, la
sua espressione è quasi divertente, trattengo a stento un sorriso e per un
attimo ripenso a quella splendida voce. “Oh no! Sono finita nella tela del
ragno!” sussurra, fintamente terrorizzata accompagnando la frase con un gridolino,
ghigno soddisfatto avvicinandomi ancora di più “tu mi ami” e non è una domanda,
ma una semplice constatazione, ogni echelon mi ama. Soffio sulle sue labbra
sottili e diafane e la vedo arrossire fino alla radice dei capelli , non
risponde, ma non c’è bisogno che lo faccia, il suo silenzio parla chiaro. Sono
sempre più vicino e lei non riesce a tenermi più testa, comincia ad
allontanarsi impercettibilmente e tanto mi basta a capire che sto per vincere
“guardami negli occhi Jared” sussurra e mi spiazza, lo faccio, ma la cosa che
più mi ha sconvolto è stato sentire il mio nome sulle sue labbra per la prima
volta dopo giorni, usato senza scherno, senza rimprovero, senza quel Leto che più che un cognome sembrava
essere un’accusa.
I suoi occhi sono a metà tra
l’amaro e il sognante “io non ti amo semplicemente, tu sei il mio mondo, sei la
mia aria e non meravigliarti, non è una dichiarazione d’amore e una
dichiarazione di appartenenza, ti
appartengo da anni ormai e avresti dovuto leggermelo negli occhi dal primo
momento, ma eri e sei troppo impegnato a leggere te stesso perché ancora non
comprendi ciò che sei. Hai avuto la tua vendetta? Sono felice per te ora che
sai di essere un gradino sopra di me, sopra la mia autostima, sopra il mio
essere” il suo sorriso è triste e malinconico, e stranamente mi spezza il cuore
in due. Si avvicina tremante appoggiando la testa sul mio petto e ispirando il
mio odore “questo mondo è decisamente troppo crudele per non assaporare i
momenti di dolcezza che ci regala, sporadici ma intensi, valgono quasi
un’intera vita di sofferenze” quel calore, quella dolcezza posata sul mio petto
e la voglia matta di stringerla a me e la paura tremenda di fare una sola
mossa. Si allontana da me, fissandomi, e una lacrima le riga il viso. Il primo
istinto è quello di raccoglierla e ristringerla a me per rassicurarla, il viso
pervaso da un dolore che non riesco a provare, non capisco più dove voglia
arrivare, non sono più tanto sicuro che stia recitando “sei confuso?” sussurra
“sto recitando Jared?” “no” mi limito a rispondere, anche il mio è un sussurro
e non è per niente da me, questa ragazza ha il completo controllo sulle mie
emozioni “no” mi fa eco con la sua lieve voce, ogni articolazione della sua
lingua e quasi una carezza “scusa” è un soffio, così vicini, dimentico perché
la tengo a un centimetro da me, un’altra lacrime le bagna il viso “dimmi
uccideresti per salvare la tua vita?” mi ripete le mie stesse parole e sono
quasi terrorizzato che possano significare qualcosa per lei, un ultimo sguardo
e poi si allontana senza voltarsi indietro, lasciando solo me e i milioni di
piccoli pezzi del mio cuore frantumato, sparsi tra la paura per qualcosa che
ancora non capisco e la certezza di aver aperto una voragine nella quale sento
di essere appena precipitato.
Eccoci qui! ^^ Finalmente aggiornato! Sì
lo so, potreste capirci poco da questo capitolo ma era assolutamente necessario
XD, per tenervi un po’ sulle spine^^…ringrazio
in anticipo chiunque lascerà un commentino e tutti coloro che leggeranno, a
presto.
Rosita
(*) David è un
personaggio assolutamente fittizio, partorito dalla mente malata della sottoscritta
XD, un gran rompip***e direi !
Mi prendo lo spazio per ringraziare tutti
quelli che hanno letto e leggeranno e lasceranno una recensione (piccola
piccola XD).
Per Candidalametta:
lo ammetto questa storia comincia ad essere inquietante anche per me che la
scrivo XD. Ma viene fuori da sola! Senza il mio controllo! Che devo farci! Spero
di non spaventare nessuno. Il problema è che ci sono talmente tanti di quei
segreti da svelare. Spero che questo capitolo possa piacerti e spero che
riuscirai a seguire questa ff almeno fino a scoprire
se sono stata all’altezza delle tue aspettative XD in ogni caso ti ringrazio
immensamente per la recensione.
Per Sally_182: Sofyyy
ho cercato di fare in modo che non ti vengano gli occhi storti quando leggi
questo capitolo, spero di esserci riuscita XD. Dato che quando ne abbiamo
parlato su msn, ti ho messo in testa più dubbi che altro ti avviso che questo
capitolo ne risolverà ben pochi (se non nessuno XD). Ok adesso non picchiarmi
ti prego! Spero possa piacerti. Ormai la ff va da sé,
io ci metto solo le mani =)
Buona lettura a tutti!
Alla prossima =)
Mi guardo
intorno, confuso e agitato. Il mio è un disperato tentativo di cercarla tra la
folla, di urlarle il perché di tutto questo. Di sentirmi dire che mi ama, che
non si è trattato solo di sesso, ho bisogno del suo fiato sul collo, delle sue
calde lacrime ainumidirmi il viso.
Ho
bisogno di sentirmi male.
Quasi
come se il dolore fosse la sola e unica punizione per averla trattata in quel
modo! Dove sei? Io…io non so più cosa pensare, di
tutto ciò che mi passa per la testa non capisco nemmeno la metà! Mi volto ancora
e questa volta mi sembra di scorgere il tuo viso, bello all’inverosimile,
familiare e rincuorante. E quell’espressione, quel misto di allegria e
sofferenza. Ti corro incontro, conscio che sto per fare qualcosa di cui mi
pentirò. Ma ne ho bisogno quasi da sanguinare.
“Dimmi
che mi odi!” le urlo quasi in faccia. Si volta subito verso di me, come se non
aspettasse altro che ritrovarmi lì tra la folla, le lacrime le solcano il viso
candido e ho voglia di ammazzarmi conscio di essere io e solo ioa provocarle “ti odio” sussurra, ma non c’è
rabbia nelle sue parole. Pochi passi e sono da lei, stringendola al petto, lei
mi inzuppa la camicia, sono lacrime di liberazione, silenziose e significative,
e non posso fare a meno di piangere con lei, di condividere un minimo del
dolore che le ho provocato entrando da uomo nella sua vita da bambina,indesiderato e amato in un modo che non mi
merito.
Ma lei è
diventata troppo.
TROPPO.
Importante.
La
stringo spasmodicamente, cercando di allontanareil terroreche qualcuno, più giovane o più semplice, possa portarmela via,
strapparla dalle mie braccia. Sono uno sporco egoista, lo so. Ma non sono
nulla, nulla, senza di lei. Le poso un tenero bacio sulla nuca “mi dispiace”
sussurro, senza aspettarmi risposta…
“Perfetta!” urla David
entusiasta, ritorno bruscamente alla realtà. Milioni di comparse mi girano
intorno, sono un po’ destabilizzato, ma mi succede praticamente ogni volta che
devo uscire fuori dai panni di un personaggio e ritornare ad essere Jared.
Ma sono fin troppo conscio del
capo poggiato sul mio petto, che si ferma lì un secondo di troppo perché io non
possa accorgermene e perché la mia mente non possa viaggiare spedita verso il
ricordo di ciò che è successo poche ore prima.
Non ho ancora capito cosa ci sia
stato tra noi, so solo che un minuto prima ero fermamente sicuro di aver
ottenuto la mia vendetta e un minuto dopo non ricordavo neppure cosa mi avesse
spinto in quel luogo semideserto, con quella voce a rimbombarmi ancora nella mente
e quella strana e fastidiosa sensazione di essermi appena cacciato in una
situazione dalla quale non uscirò perfettamente integro, come al solito.
Non mi piace ritrovarmi faccia a
faccia con i lati più oscuri del mio cuore, soprattutto se non sono io a
scegliere di fare i conti con loro e soprattutto se a mettermi su quella via
sia stata una conversazione tanto banale quanto incomprensibile.
“Rose” sussurro, in modo che
possa sentirmi solo lei, mentre si allontana da me. La paura di veder comparire
la sua solita espressione fredda mi raggiunge indesiderata, è una morsa allo
stomaco che mi gela.
Ma lei ricambia lo sguardo, come
se aspettasse quel momento “io, ho bisogno di parlarti” continuo, incoraggiato
dal suo silenzio “ascolta Jared” mi interrompe lei, prima che possa aggiungere
altro. Ancora una volta il mio nome sulle sue labbra, mi regala emozioni mai
provate, mi sento un ragazzino imbarazzato e tutto questo è tremendamente
fastidioso “facciamo finta che non sia successo niente, ok? Che io non ti abbia
detto niente.” Sorride.
“Non puoi chiedermi di far finta
di niente! Io…io non capisco” ammetto, e vorrei
sprofondare in un baratro, mai possibile che io stia mostrando il lato più
debole del mio carattere ad una bambina che conosco a malapena? Complimenti
Jared, come frantumare, in poche ore, l’immagine che ti seicreato in tutta una vita…
Ma questo non sono io, ho perso
di vista da tempo il vero me stesso.
“Non c’è bisogno che tu capisca”
ribatte lei stizzita, e ora mi sembra tornata la stessa.
“Ascoltami bene ragazzina!”
comincio irritato, anche io sono tornato lo stesso “non puoi pretendere che io
faccia finta che non sia successo niente! Qualsiasi cosa tu mi abbia detto
ieri, mi sembra di esserci immischiato fino al collo!”
“Sempre egocentrico signor Leto” Ok l’ammazzo, giuro che
l’ammazzo.
“Cosa Rose? Sono io ad essere
egocentrico o tu ad essere acida e scontrosa?? Fate largo signori! Passa Miss
Simpatia!” il mio tono è cattivo, desidero ferirla, per il modo in cui mi
tratta e perché ogni sua parola scava a fondo dentro me, s’insinua, fluida come
acqua, incurante del mio cuore di roccia.
Odio profondamente ciò che è in
grado di smuovere in me.
Non mi sono preoccupato di tenere
la voce bassa in modo che mi sentisse solo lei, e ora gli occhi della maggior parte
delle persone, sono puntati diritti su
di noi, e i suoi sono puntati dritti nei miei.
“Sei peggio di quel che credevo”
dice solo prima di allontanarsi, l’espressione delusa, resto a guardarla ad
occhi spalancati, come se mi avesse appena schiaffeggiato.
No, forse uno schiaffo avrebbe
fatto meno male.
“Sei brava a scappare! E’ quello
che fai sempre, Rose?” esclamo correndole dietro, incurante degli sguardi che
continuano a seguirci.
“Cosa diavolo vuoi Jared??”
esclama di rimando, fermandosi di colpo. Rischio quasi di inciamparle addosso,
ci metto qualche secondo per riprendermi, ma quanto riesco ad essere ridicolo?
“Dimmi si tratta di
soddisfazione, di vendetta, di qualunque altra cosa passi in quella tua
testolina perversa??”
“Si tratta di riuscire a capire
cosa passa nella tua di testa!” brutta,
acida e permalosa ragazzina!
“Si tratta del fatto che nessun
ti ha invitato a farti gli affari miei, tantomeno io!”
“Ma ti senti quando parli?? Hai
il coraggio di chiamarli affari tuoi?? A me è parso tutt’altro!”
“A te pare sempre ciò che pare a
te! Ti è tanto difficile relegare quel momento nella parte del tuo cervello che
recita ricordi inutili ed insignificanti
decisamente da dimenticare. Importanza = -1. O vuoi passare il resto della tua vita a
rompere in modo assurdo?? Ho cercato di essere gentile con te!”
“Gentile! Ah! Gentile! L’avete
sentita, gente? Ha cercato di essere gentile!
Chiamala gentilezza Rose!” esclamò, rivolgendomi al pubblico, che ascolta a
metà tra il curioso e l’inopportuno.
“Che succede Leto?? Non riesci ad
affrontare una conversazione senza tirare in ballo il popolo intero? Sei sicuro
di avere 40 anni? Perché ne dimostri almeno la metà! E ora scusami tanto caro, ma ho cose più importanti da fare
che stare qui a fare sceneggiate con te!”
In men
che non si dica, è fuori dalla mia portata visiva. Ho voglia di prendere a
calci qualcuno! Dov’è mio fratello quando ho bisogno di lui?? Rimango fermo
nella stessa posizione per più di qualche secondo, indeciso tra l’omicidio e il
suicidio. Come osa rivolgersi a me con quel tono? Come osa dirmi le cose che mi
ha detto? Come osa…??? Non so cosa mi dia fastidio di
più, il fatto che mia abbia strigliato come fossi un bambino o che mi abbia
impedito di avere l’ultima parola. Per la prima volta in vita mia, non sono io
ad uscire di scena in gran stile.
“Ehm…Jared” è David, cerca di mettermi una mano sulla spalla
“lascia perdere ok? E voi cosa avete da guardare, nessuno lavora su questo
benedetto set??” strillo rivolto agli sguardi puntati, ancora, su di me. Sono
tremendamente arrabbiato. Forse nessuno l’ha notato.
***
E’ notte già da un pezzo ormai.
Non ho mai avuto tante difficoltà
a dormire.
Ho bisogno di svuotare la mente
da tutti questi pensieri.
Avrei bisogno di scrivere.
Mi metto seduto sul letto
passandomi una mano tra i capelli. Le cose non vanno come dovrebbero, sono
troppo nervoso. Non sto dando il meglio di me e ne sono consapevole. Dov’è
finito il Jared che fa divertire l’intero cast con le proprie battute? Sto
perdendo di fascino, lo so. Ci si aspetta molto di più da un personaggio come
me.
Io mi aspetto di più da me
stesso.
Eppure sento che c’è qualcosa che
non va, qualcosa che è dentro la mia testa.
Decido di alzarmi e di uscire da
questa soffocante roulotte, bè sì fuori c’è ben poco da vedere, siamo sperduti
chissà dove, tra attrezzature di ogni genere, ma non mi dispiacerà prendere un
po’ d’aria.
Fuori è buio, buio pesto. Mi
frugo le tasche in cerca del mio blackberrymi servirà per farmi un po’ di luce ed
evitare di inciampare qua e là tra gli ammassi di fili. Cammino per qualche
secondo prima di accorgermi che deve esserci qualcuno, dato che vedo il
bagliore di una piccola luce provenire da dietro qualchescatolone.
Non sono solo quindi…come
non detto.
Da un lato potrei passare
inosservato nel buio e lasciar perdere, ho veramente bisogno di stare da solo,
se non altro per mettere un po’ di ordine nella mia testa, ma dall’altro, sono
sempre stato un tipo curioso,al di sopra della media e tanto basta a farmi
titubare sul da farsi.
Una voce graziosa canticchia
qualcosa da dietro gli scatoloni e la mia mente disegna la risposta alla mia
muta domanda.
Rose.
Chissà perché me l’aspettavo. Un
classico direi. Bene, ora cosa faccio? Potrei piombarle accanto facendole
rischiare un infarto! Ma non ho proprio voglia di ricominciare a litigare,
potrei anche evitare qualsiasi tipo di discussione con lei e allontanarmi.
“Vieni avanti Jared, ti ho visto”
beccato, oh porc…mai che la decisione riuscissi a
prenderla io. Mi avvicino con le mani sopra la testa “bandiera bianca Rose, non
ho intenzione di litigare alle tre di notte”
“Non sono autolesionista”è seduta su uno scatolone abbastanza alto, i
suoi piedi non toccano terra, ha un’aria stanca e la pelle più chiara del
solito, le labbra arrossate e capisco il perché, avrà passato il tempo a
morderle in continuazione, quella sua piccola smorfia…ehi
Jared cazzo dici? Sai a memoria anche le sue smorfie??
Quanto sto cadendo in basso…
“Come facevi a sapere che ero
qui?” domando curioso.
“Oh, sono sensitiva io” la guardo
shoccato a bocca e occhi spalancati, lei ricambia lo sguardo“ti prendo in giro Jared, non è difficile
sentire i passi in questo silenzio e il tuo blackberry
fa luce e fino a prova contraria ci vedo ancora benissimo” abbozzo un sorriso,
quanto sono deficiente?? “non ci avevo creduto” “sì certo” mi avvicino a grandi
passi verso di lei sedendomi sullo scatolone di fronte al suo “eri tu che
canticchiavi?” domando curioso di saperne di più “sì, ero io” risponde solo,
evitando accuratamente di incrociare il mio sguardo “quindi sei una echelon?”
insisto “sì lo sono, ma non farmi cambiare idea, per piacere. Mi piace la
vostra musica” fa lei, arrossendo appena “grazie” mi limito a dire sfoderando
uno dei mie sorrisi ammazzaechelone
noto con piacere che ha effetto anche su di lei.
“Qual è la tua canzone
preferita?” domando tanto per rompere il silenzio, “non ne ho, mi piacciono
tutte. Tutte significano qualcosa per me. Hurricane la sento più vicina in
questo momento”Hurricane, sì è proprio
bella, ricordo bene il momento in cui l’ho scritta, ispirazione improvvisa e
incontrollata, di getto era già perfetta.
“Tu sei una fan di mio fratello,
vero?” domando come se la risposta contasse poco, so che non è vero, ho ben
presente le parole che mi ha detto quasi fossero impresse a fuoco su ogni
singola parte del mio corpo e il calore di quel sentimento sconosciuto ancora
mi riscalda, è una sensazione talmente forte, questo suo andare e venire dalla
mia mente, da gelarmi il sangue nelle vene. Ma sono un attore e tutto questo è
chiaro solo a me stesso.
“Non ho preferenze tra voi, è la
vostra musica che la fa da padrone, la tua voce Jared, il sentimento che metti
nelle parole che dici, tutto quello che susciti…io
sono affascinata da questo” afferma guardandomi appena negli occhi, ricambio lo
sguardo.
E’ la prima volta che sento una
cosa del genere, qualsiasi echelon abbia la possibilità di parlarecon me ne inventa di tutti i colori per
colpirmi, lei con poche e semplici parole mi ha spiazzato.
“SentiRose…per quanto
riguarda stamattina, non intendevo essere scortese con te, ma devo ammettere
che ce la metti tutta a cercare di farmi perdere le staffe…”
comincio “Oh no Jared, non ce la metto tutta, credimi mi viene naturale o forse
sei solo un po’ esaurito” m’interrompe lei con un sorriso da faccia da
schiaffi! Non vuoi litigare Jared, ricordi?? Sorrido di rimando “può essere…” accondiscendo “ volevo solo parlare di quello che
è successo tra noi…”
“Evitiamo l’argomento d’accordo?”
sbotta e mi accorgo che sta tremando.
Questo
mondo è decisamente troppo crudele per non assaporare i momenti di dolcezza che
ci regala, sporadici ma intensi, valgono quasi un’intera vita di sofferenze.
Non riesco a togliermi dalla
mente le sue parole “Rose tu mi hai detto…”
“so benissimo cosa ti ho detto!”
questa volta la sua voce nasconde un singhiozzo. Quando alzo lo sguardo i suoi
occhi mi fissano arrabbiati e arrossati dal pianto, una lacrima le solca il
viso e continua amordersi le labbra
quasi volesse spaccarsele a sangue.
“Io…non
ho intenzione di insistere”
“Allora non farlo ti prego. Non c’è
bisogno che tu sappia, che tu capisca. Fa come se non fosse successo nulla. Ti prego
Jared, ricominciamo da capo. Non ci conosciamo e stiamo per girare un film
insieme” mi guarda supplicante, la osservo di rimando per qualche secondo.
“Piacere Jared Leto. Non so se mi
conosce, sono un attore discretamente famoso e il frontman
di una band abbastanza conosciuta. Sono un pallone gonfiato egocentrico, l’avverto,
non si sa mai!” esclamo allungando la mano verso di lei e facendole l’occhiolino.
Lei sorride tra le lacrime. È uno dei sorrisi più belli e sinceri che abbia mai
visto, sono quasi tentato di scriverci una canzone!
Si asciuga le lacrime, allungando
la mano e afferrando la mia. Il suo tocco è gentile, quasi avesse paura di
rompermi. Mi avvicino sedendomi affianco a lei.
“Hey,
ti va di cantare qualcosa con me? Oohoohoohoohcaught in a bad romance” ci metto un po’ per
convincerla, ma poi si lascia andare. Ha una voce davvero fantastica“sei
brava” sussurro, mio malgrado “ci provo” commenta lei abbassando il volto “grazie”
lo dice così a bassa voce che quasi temo di essermelo solo immaginato.
Mi alzo, non c’è bisogno chele risponda “meglio andare a dormire, ho una
certa età io…” mi prendo in giro sbadigliando per
finta, lei alza gli occhi la sua è una supplica mutama fa presto a sparire dal suo volto, così
bello.
“EhyRose…bè, non sei un’attricetta da 4 soldi” ammetto, il
desiderio è solo quello di regalarle un altro splendido sorriso, ma è lei che
lo regala a me“e tu non sei un pallone
gonfiato, egocentrico”“Oh, grazie. Dopo
questa potrò dormire!” esclamo, lei stavolta ride di cuore.
“Jared…”
dice, una volta ripreso il controllo di sé stessa “…tu
sei il mio idolo”
“Sì lo so” rispondo semplicemente
“spero che non tratti così anche qualcun altro! Altrimenti saprò che non sono
il tuo unico idolo!” esclamo offeso.
Ride ancora di gusto “ero ubriaco
la sera in cui ti ho conosciuta?” metto lì la domanda “marcio!” esclama lei tra
le risate, bene…non avevo dubbi!
“Mi aspettavo che non
dimenticassi tutto però!” eh sì me lo aspettavo anche io, faccio una piccola
smorfia mentre lei mi sorride, sono sicuro che il suo sorriso non lo
dimenticherò mai “va a dormire anche tu bambina” è decisamente troppo pallida “le
voglio in forma le mie echelon”
“Lo farò. Buonanotte Jared”
“Buonanotte Piccola Rose” un
ultimo sguardo e mi allontano , la sua risata cristallina a invadermi ancora la
mente e le sue lacrime a stringermi ancora il cuore
Questo capitolo mi è costato 4 giorni di
sudate davanti al pc e, nonostante tutto, non mi
convince ancora, spero comunque che a voi possa piacere e che continuerete a
leggere.
Allora… nasce un
rapporto? E’ amore? Non lo è? E’ amicizia? Fatemi sapere che ne pensate ^-*…ringrazio
chiunque recensirà o leggerà soltanto, mi date la forza di continuare a
scrivere questa sciocchezza che è la mia prima ff.
Grazie e buona lettura =)
Per Albicoccacida,
non ci penso proprio a cercare di convertirti sarebbe solo tempo perso…anchese… CONVERTITI
SORELLA, LA VEDI LA LUCE???...ok, ok basta ci ho provato -.-‘…sono comunque felice che ti piaccia la storia e che
continuerai a leggerla, il bello deve ancora arrivare XD.
Per Sally_182,ecchite l’inizio
del rapporto, dopo che mi hai velatamente minacciata di sbranarmi se loro non
la smettevano di sbranarsi XD. Grazie per le recensioni, sono sempre stupende
<3
Quando le
foglie in autunno cadano, colorando l’asfalto d’oro sai che è giunto il tempo
della tristezza.
La
stagione dei cuori spezzati, del lamento della terra, della perdita della vita.
Quando il
grigiore del cielo diventa il miglior amico delle tue giornate, sai che non c’è
più speranza di tornare indietro.
C’è solo
la necessità di chiudere le porte dell’anima e aspettare l’arrivo di una nuova
primavera.
Che
tornerà quando tornerà.
E nessuno
garantisce che sarai perfettamente integro quel giorno.
Passo ore
davanti alla finestra del mio appartamento, diviso tra angoscia ed uno strano
senso di aspettativa. Quando lo stomaco fa cento capriole all’indietro conscio
che prima o poi succederà qualcosa che ti sembra di sapere ma che, in qualche
modo, non riesci a ricordare.
Sono
giorni che aspetto qualcosa.
Qualcosa
che sono sicuro dovrà accadere, ma che sfugge ai miei pensieri.
Fuori è
grigio, spento e freddo.
Decido di
uscire lo stesso, ho bisogno di scappare da me stesso.
Si
sceglie la solitudine quando si ha bisogno di scappare dal mondo, ma quando
invece è da te che cerchi di nasconderti la soluzione non è per niente a
portata di mano.
Cade una
leggerissima pioggerella e mi ritrovo a pensare, quasi romanticamente, che il
cielo stia piangendo travolto da questa tristezza.
O forse è
solo questa angoscia che mi pesa sull’anima a rendere tutto così tremendamente
vuoto.
Dovrei
smetterla di pensare.
Intorno a
me un via vai di persone impegnate, silenziose.
Sfilano
veloci nel grigiore di questa giornata, uguale alle altre. Niente di nuovo lo
fanno quasi tutti i giorni senza rendersene nemmeno conto.
È una
tale monotonia questa città.
È lontana
da ciò che voglio essere e non so nemmeno perché l’ho scelta.
“Ops! Oddio mi scusi!” qualcuno è appena sbattuto contro il
mio petto. A giudicare dal tono della voce, credo sia una ragazza, anche se non
riesco a riconoscerla in quella matassa di impermeabile caduto ai miei piedi.
Sì perché
l’unica ad essersi fatta male, qui, credo sia lei.
“Scusami
tu, ero distratto” ribatto aiutandola a rialzarsi.
“No.
Colpa mia, non guardavo dove andavo” alza gli occhioni scuri e li fissa nei
miei.
Sorride e
quel sorriso le illumina gli occhi.
Uno
spruzzo di luce che quasi mi acceca in questa giornata buia.
Sorrido
di rimando “ti sei fatta male?” domando, deve essere poco più di una bambina,
scuote la testa, continuando a fissarmi.
“Sono
Alan”mi presento, allungando una mano
verso di lei.
“Oh, io
sono Helen” dice lei, avvicinandosi per stringermi la mano e calpestandomi un
piede.
“Oh mio
Dio! Scusa!!” esclama, arrossendo ancora “Sono tremendamente imbranata! Posso
fare qualcosa?”
“Oh no
tranquilla, mi passerà”la
tranquillizzo, zoppicando e appoggiandomi al muro più vicino.
“Mi
dispiace tremendamente!” sussurra questa volta, la vedo titubante, forse non sa
se avvicinarsi o starmi alla larga per evitare di fare altri guai, è talmente
buffa con quell’espressione sul viso che mi scappa da ridere, senza volerlo.
Lei mi
guarda sconvolta, come se non ne capisse il perché, poi si lascia prendere
dall’ilarità e comincia a ridere con me, fin quando non abbiamo entrambi le
lacrime agli occhi.
“Mi
dispiace, sul serio” riafferma lei tra le risate.
“Ma dai!
Smettila di ripeterlo, non è successo niente! Senti, posso offrirti un caffè?”
le propongo, senza nemmeno pensarci.
“Oh, mi
farebbe molto piacere, ma davvero non posso” sembra dispiaciuta “mi aspettano,
sono di corsa e in ritardo. È per questo che ti sono finita addosso, mi
dispiace” continua, farfugliando scuse su scuse.
“Non fa
niente, ti lascio il mio numero. Così mi chiami per il caffè, ci conto” le
faccio l’occhiolino porgendole un biglietto.
Lo accetta
volentieri, sorridendo “Ok” si guarda intorno un’ultima volta “allora scappo, è
stato un piacere conoscerti, ma non finirti addosso e nemmeno calpestarti il
piede! Sei sicuro di riuscire a camminare?” si agita inutilmente e mi scappa da
ridere ancora.
Lei fa lo
stesso e si allontana ridendo, ogni tanto si volta verso di me e sorride.
L’impermeabile le sta grande, forse un paio di taglie in più.
Che
testolina, non ricordavo di aver riso tanto da molto tempo, laosservo finchénon sono più in grado di distinguerla tra la
folla, sorrido, per qualche attimo ho smesso di pensare.
“Stop! Va bene così per oggi,
sono stanco morto”
David farfuglia qualcosa, non
l’ho mai visto così abbattuto da quando lavoro con lui, sono abbastanza sicuro
che c’è qualcosa che non va ma allo stesso tempo cerco di farmi i fatti miei,
molto probabilmente lui non vorrebbe parlarmene o semplicemente sono io che non
voglio sapere.
“David è giù di morale da qualche
giorno” sussurra una voce alle mie spalle. Mi volto, Rose mi ha appena
raggiunto, non l’avevo sentita arrivare, ma in tutta questa confusione e
difficile accorgersi di qualcosa.
“Sai perché?” le domando,
affiancandola.
Si stringe nelle spalle, quasi
come se la cosa non le importasse più di tanto “che ne so, avrà le sue cose”
afferma più seria di come l’abbia mai vista fino ad ora.
La osservo attentamente prima di
scoppiare a ridere.
“Ok ok, questa è bella te lo
concedo”
“Oh avanti Jared! Non solo è
bella, è strepitosa!! Te lo immagini Dave a urlare
come una pazza isterica durante il periodo di luna storta??”
Me lo immagino benissimo,
purtroppo, e riscoppio a ridere, involontariamente, mentre la mia mente forma
l’immagine del nostro regista in calze a rete che gira per il set urlando
stronzate di ogni tipo.
“Oddio, un giorno mi farai morire
ragazzina”recupero a stento fiato.
“Oh no Jay ti prego! Ti avrei
sulla coscienza, e circa un milione di fratelli echelon vorrebbero commettere
un omicidio, non voglio morire in questo modo! Non ho intenzione di ammazzare
il mio cantante preferito.” Conclude il discorso mettendo il muso e incrociando
le braccia.
“Io vado a mangiare qualche
schifezza, ho voglia di farmi male” sparisce dandomi una pacca sulla spalla.
Da quella sera, o notte dovrei
dire, il nostro rapporto è ricominciato da capo, quasi come se avessimo messo
un punto a tutto ciò che c’era stato prima.
So che sono stato io a gettare la
spugna, ma questa nuova Rose mi piace di più.
Non c’è astio né rabbia nei suoi
gesti.
Non c’è frustrazione nelle sue
parole o lacrime a bagnarle il viso o strani ed inquietanti comportamenti che
hanno la capacità di mettermi in uno stato di continua ansia.
Sembra un’altra ragazza, a volte
non la riconosco, si rivolge a me senza alcuna vergogna, cosa che l’ha
caratterizzata fin dall’inizio, ma ora sono anche io a sentirmi a mio agio con
lei.
Sì , io sto bene con lei, rido,
scherzo, mi sembra quasi di essermi lasciato indietro tutte le inquietudini che
fanno di me quello che sono, come se per qualche splendido attimo riuscissi a
scrollarmele di dosso.
Ma non dura molto.
Il silenzio è mio nemico, come la
solitudine.
Sono di nuovo io di notte, quello
che nondorme perché ha troppi pensieri
e che molto spesso ha bisogno di disfarsene.
Un foglio di carta e una matita
mezza mangiucchiata, non ho bisogno d’altro in questi casi.
Una telefonata veloce a Shan e
una nuova melodia messa lì su due piedi e lui che mi ascolta in silenzio mentre
faccio delle mie inquietudini il modo migliore per uscirne.
Trasformo la malattia in cura.
Perché solo la musica è la mia
cura.
Ore ed ore insonni, finché lei
non fa capolino nella mia mente.
Un sorriso mi sfiora le labbra al
suo pensiero, ammattisco in tutto questo, il suo viso mi ha invaso la mente da
tempo, il suo corpo è nei miei pensieri dal giorno in cui l’ho vista sdraiata
sotto di me pronta a fingere di darmi se stessa.
La
vorrei.
In realtà vorrei sentire il suo
corpo caldo sul mio, vorrei affondare le mia dita tra i suoi capelli e
inebriarmi del suo respiro, stringerla e sentirla fremere tra le mie mani.
Mia.
Lei mi appartiene da sempre e
voglio toccarlo con le mie mani.
La osservo da lontano, mangia
qualche stuzzichino mentre le girano intorno una decina di ragazzi, lei
sorride, sprizza gioia da tutti i pori e ne riflette la luce. Tutti la amano
per questo.
Mi avvicino, senza pensarci, il
suo sorriso mi sconvolge.
“Signore e signori, la star!!”
esclama appena sono abbastanza vicino, alcuni ridono, altri non osano, io ho
occhi solo per lei, la fisso per qualche istante.
“Terra chiama Jay!!! Marziano ti
trovi su Marte in questo momento??” la sua risata è cristallina, si avvicina di
soppiatto, probabilmente nota la mia mancanza di reazione, ma quando le
sensazioni e i pensieri mi prendono, sono più forti di tutto il resto, un
enorme oblio nel quale galleggio privo di volontà e forza.
È questo che sono. Schiavo di me
stesso.
“Jared, tutto bene?” sussurra a
pochi centimetri da me.
Ripiombo in me stesso e sento,
improvvisamente, tutto il mio peso misero.
Sono perfettamente consapevole
della mia presenza, insignificante, su questa terra, del ruolo che mi sono
costruito, faticando e soffrendo e non so perché tutto questo mi stia prendendo
ora.
Abbasso gli occhie mi passo una mano tra i capelli, un
malessere generale mi accompagna. Sento la sua mano nella mia, mentre il
frastuono si allontana da noi, non so dove mi stia portando e non lo voglio
sapere, sono stanco e preso da sensazioni che non riesco a controllare,più del solito, più del dovuto e mi fa
tremendamente male.
Passa qualche attimo prima che mi
renda conto che mi ha portato nella mia roulotte, lontano dal set e da occhi
indiscreti, si appoggia alla porta chiusa guardandomi negli occhi, preoccupata.
Indossa ancora l’impermeabile
usato per girare la scena, è agitata, glielo leggo negli occhi, sento di dover
parlare, di doverle dire qualcosa, di tranquillizzarla, ma sono in uno di
quegliattimi in cui il mondo si ferma
ma io resto comunque indietro.
La roulotte è buia, fuori la
giornata è spenta, abbiamo aspettato molto tempo per girare questa scena,
avevamo bisogno di nuvole temporalesche, ma abbiamo rischiato grosso con le
attrezzature, lo dimostra il fatto che fuori si sta scatenando l’inferno di
lampi e tuoni.
“Jay,sei sicuro di stare bene?” è
lei la prima a rompere il silenzio.
“No, non ne sono molto sicuro”
dico solo, sedendomi sul letto, poco distante da lei, è la prima volta che mi
capita di non essere solo in momenti come questo e non sono più abituato a
vedere qualcuno così preoccupato per me, c’è solo Shannon, quando se ne
accorge, e mia madre, quando mi degno di confessarle qualcosa.
Il più delle volte ci sono solo
io.
Mi si avvicina lentamente,
sedendosi accanto a me “che succede?” mi sussurra appoggiando il capo sulla mia
spalla.
Il contatto mi irrigidisce ma lei
non sembra accorgersene, rimane ferma nella stessa posizione, come fosse la
cosa più naturale del mondo o come se quello fosse stato sempre il suo posto.
Respiro lentamente e in modo
regolare mentre il mio corpo riluttante si abitua alla sua presenza, il calore
comincia ad essere piacevole, il suo profumo mi riempie la testa, è una delle
sensazioni più strane della mia vita.
“Qualunque cosa si tratti, con me
puoi parlare, puoi sfogarti, puoi anche prendermi a calci se vuoi, cerco di
fare il possibile” dice, senza alzare gli occhi verso di me, uno strano calore
mi invade, qualcosa che assomiglia alla gratitudine.
Respiro ancora a fondo “non credo
che potresti capire”.
“Ci provo, non sei costretto a
tenerti dentro tutto quello che provi, se non vuoi. Delle volte il peso è meno
grave se lo si condivide”
“Non si può condividere qualcosa
di astratto. Il peso rimane comunque e tirarlo fuori servirebbe solo a star
peggio”
“No Jay, tirarlo fuori ti
aiuterebbe a capirti, sei sicuro di non volerne parlare?”
Il contatto con lei brucia, il
buio della stanza mi aiuta a tener nascosta l’espressione del mio viso, anche
se so che lei non la vedrebbe comunque.
“Delle volte mi sembra di essere
perfettamente consapevole della mia presenza in questo mondo e mi sembra di
aver buttato una vita in cerca di qualcosa che non ho ancora trovato, a chi
sono servito, chi ho aiutato? Non ci sono riuscito neanche con me stesso” le
parole rantolano fuori dalle mie labbra come spade taglienti, stringo forte gli
occhi come per controllare il dolore.
“Ognuno di noi aiuta qualcuno con
la sola presenza, tu hai aiutato tua madre e tuo fratello quando ne hanno avuto
bisogno e non, ora non solo aiuti loro ma tanti altri che, come me, trovano
conforto nella tua voce e nelle tue parole. Non capisci Jared? Non ti sei mai
chiesto in quanti sono ancora lì a ringraziare Dio di averti scoperto? Non
capisci che pochi hanno la possibilità di aiutare così tante persone con le
parole e la musica?”
“Sono egoista ed egocentrico”.
“Un piccolo prezzo, non paga ciò
che trasmetti” sorride.
Non nascondo quanto mi facciano
bene le sue parole, il momento è passato, molto prima di quanto avrei sperato e
averla così vicina mi fa sentire quasi a mio agio.
“Per me sei importante, mi hai
salvata, in più di un’occasione”.
La osservo, sembra serena, mi
chino a posarle un leggero bacio sui suoi scurissimi capelli, “grazie” vorrei
dirle, ma non lo faccio.
Alza il viso verso di me,
sorridendo “stai meglio?” non aspetta risposta e mi abbraccia con tanto impeto
da gettarmi sul letto.
“Ahi! Rose calmati!” cacchio quasi mi rompe la
testa, menomale che aveva detto di non volermi uccidere.
“Scusa, scusa Jay! Ora vado!” e
in un attimo è fuori, sotto la pioggia, lasciandomi solo con un senso di
tranquillità a invadermi.
Lo ripeto a me stesso perché sono
l’unico che davvero non ci crede.
Sì, quella è Rose, la vera Rose.
Ed ecco qui, fine capitolo XD
Ora comincia la vera storia, e vi
prometto che nei prossimi capitoli sbroglieremo la matassa XD
Piccolo spoiler ^^ :
“La guardavo da giorni.
La sua pelle, stranamente più chiara del
solito, imperlata da un piccolo strato di sudore, incrocia il mio sguardo e
sorride, le faccio l’occhiolino.
Non voglio che nessuno la tocchi o le
faccia del male, per tutto l’oro del mondo, la sua presenza mi fa bene, e sono
sempre lì
ad osservarla, diviso tra il bisogno imminente di sentirla mia e questo strano
senso di protezione.”
Eccomi tornata all’attacco con un nuovo capitolo, spero
che possa piacere ^^.
Questa storia mi sta risucchiando tutte le energie e più
ci avviciniamo al punto più è peggio, spero di uscirne viva alla fine XD
Ringrazio immensamente tutti quelli che hanno recensito
e ogni piccola visita, significa molto per me, grazie^-^
Albicoccacida, a
parte che Rose gliel’ha in qualche modo “confessato”, a quanto pare Jay
comincia a sentire qualcosa che non riesce a spiegarsi, spero in questo capitolo
di essere riuscita a mettere in parole quello che in realtà gli passa per la
mente ^^, grazie per le recensioni, 1bacione.
Candidalametta,
innanzitutto grazie delle recensioni cara *-*, in secondo luogo sono contenta
di essere riuscita a trasmettere il malessere di Jared, quello che sto cercando
di fare è calarmi quanto più possibile dentro di lui, so che è un impresa
alquanto impossibile, ma credo che lui abbia una serie di tormenti dentro di sé,
che ne sia in qualche modo pieno e che
abbia dovuto imparare a conviverci, vorrei solo rendere quello che deve provare
ogni singolo giorno . (So che non ci riuscirò mai, ma
ci provo XD) Detto questo non posso fare altro che ringraziarti ancora =* e
spero che il capitolo ti piaccia ^^
Buona lettura a tutti.
Ho
rinunciato a tutto per lei.
L’ho fatto
perché sento che anche se avessi in mano il mondo significherebbe ben poco
senza di lei.
È
diventata una piccola parte indispensabile della mia vita, la sua sola presenza
mi aiuta a star bene, so che tutto questo è cominciato nel peggiore dei modi, so
di averla maltrattata, di averla fatta soffrire molto più di quanto credessi,
ma ora che ho capito di voler vivere il resto della mia vita con il suo profumo
ad invadermi la casa, e la sua presenza costante a darmi conforto, so che non
la lascerò più andare.
Lei è la
ragione della mia esistenza.
Non
chiedetemi come sia arrivato a tutto questo, sembra sia quasi una malattia, una
droga di cui non posso fare a meno, perché sono caduto nella mia stessa
trappola e non sopporterei di perderla, chiunque ci provi dovrà passare sul mio
cadavere.
Perché
lei è così grande da occupare e cibarsi dell’aria che mi circonda e io glielo
lascio fare, perché so che non potrei farne a meno.
Mi
annullo per lei, così come lei fa con me.
Non ho mai
creduto all’amore, ma, da quando l’ho conosciuta, questo si è fatto spazio nella
mia vita, prepotentemente, schiaffandomi in faccia la realtà.
L’amore
esiste ed è la forza più distruttrice che sia mai stata creata e nel contempo
l’energia che alimenta questa enorme macchina fatta di volti, cuori che battono
e strane fitte allo stomaco.
E io sono
fin troppo consapevole del mio cuore che batte mentre la guardo dormire al mio
fianco, ingoio a vuoto, dopo aver fatto l’amore con lei. Lei che mi da tanto e
che vuole così poco in cambio.
È così
incredibilmente bella. Porto una mano a sfiorarle una guancia per toglierle
quella ciocca ribelle di capelli dalla fronte…
“Auhauahauahauha!”
Rose scoppia a ridere e io alzo gli occhi al cielo.
È più o meno la quindicesima
volta che proviamo questa scena e ogni volta che le accarezzo il viso lei si
mette a ridere come una matta e ci mette circa mezz’ora per riprendersi. David
è esasperato, sipassa una mano tra i
capelli e sono sicuro che non sa se fare una scenata isterica o rinunciare, il
suo umore non è per niente migliorato in questi giorni e continuo a domandarmi
il perché, è sempre stato una persona solare che difficilmente si lasciava
abbattere da qualcosa, eppure ora sembra non riuscire a riprendersi.
Sono, sinceramente un po’
preoccupato per lui, soprattutto quando lo scopro a lanciare occhiate apprensive verso Rose,
quando lei non lo guarda.
Ho la stranissima impressione che
Dave si sia preso una cotta per lei, bè, insomma,
sembra così strano parlare di cotta alla nostra età, un “sano interessamento”
oserei dire, cosa alquanto difficile da credere perché mi ero fatto un’idea
completamente diversa di lui e in genere non sbaglio. Ma la cosa mi
insospettisce, soprattutto quando Rose sembra accorgersene e scambia con lui
silenziosi discorsi che so che non riuscirò mai ad intuire.
Non che tutto questo mi dia
fastidio, è solo che non mi piace essere all’oscuro di qualcosa!
Va bene, va bene lo ammetto, un
po’ sono geloso. La verità è che non mi sono mai sentito più vicino ad Alan come in questo momento.
Mi volto ad osservare Rose
accanto a me. Lo faccio da giorni, ormai.
La sua pelle, stranamente più
chiara del solito, imperlata da un piccolo strato di sudore. Lei incrocia il
mio sguardo e sorride, le faccio l’occhiolino.
Non voglio che nessuno la tocchi
o le faccia del male, per tutto l’oro del mondo, la sua presenza mi fa bene, e
sono sempre lì ad osservarla, diviso tra il bisogno imminente di sentirla mia e
questo strano senso di protezione. Non riesco ad evitare di essere in qualche
modo geloso per questo suo condividere qualcosa con Dave,
che non ha niente più di me, e non riesco a spiegarmi come lei lo ritenga degno
di tale opportunità.
Potrò anche essere il suo idolo,
ma resto nascosto nell’ombra qualche passo lontano da lei, diviso da un muro
invisibile dalle sue silenziose sensazioni. La sua mente è un pozzo che
nasconde dei segreti, ne sono fin troppo consapevole ogni volta che vedo riapparire
l’ombra di ciò che è stata i primi giorni in cui non riuscivo a capirla,
abilmente nascosta dietro sorrisi e ottimismo.
Mi domando troppo spesso se
riuscirò mai a capirci qualcosa, a volte mi sento così insignificante per lei,
quando, viceversa, lei ha saputo starmi vicino quando nemmeno io mi rendevo
conto di averne bisogno, avevo dimenticato da tempo la sensazione di leggerezza
data dalla certezza di avere qualcuno che ti aiuti a dividere il peso senza
fartelo nemmeno notare.
Mi sento un uomo diverso da
quando l’ho conosciuta e non so se tutto questo mi piaccia o meno.
Mi lascio cadere esausto sui
cuscini del letto di scena, Rose ha smesso di ridere certo, ma quella scena è
un indubbio fallimento, si sta scusando farfugliando qualcosa di incomprensibile,
o almeno io sono troppo stanco per concentrarmi sulle sue parole.
Da quando si è sciolta la
tensione che mi portavo dentro da qualche mese, sento di dover recuperare le
decine di notti insonni, ogni volta che la mia testa si appoggia su qualcosa di
comodo perdo i sensi in meno di un millisecondo, cosa che mi sta accadendo
anche ora a giudicare dall’allontanarsi del frastuono.
Poi tutto diventa buio…
“Jay, Jay, Jared” la voce è
sempre più vicina, apro gli occhi a fatica, trovandomi di fronte ad una faccia
che avevo appena lasciato indietro nei miei sogni “Rose” farfuglio sorridendo,
lei sorride a sua volta, e sono sicuro di stare ancora sognando quando qualcuno
alla mia destra mi molla un ceffone “ahia!” strillo mettendomi seduto sul
letto, chi diamine è stato? Dio, che dolore! Mi avrà lasciato come minimo il
segno! Che intenzioni aveva, rompermi la mascella per caso? Ma chi è questo
animale!?
“Ehi fratellino, che fai ti
addormenti?” parlando di animali.
“Shan” sibilo tra i denti mentre
mi guardo intorno cercando di risvegliarmi del tutto, Rose è a pochi centimetri
da me inginocchiata sul letto e ride di gusto parlando con mio fratello, in
piedi alla mia destra, la mano incriminata posata dolcemente sulla spalliera
del letto a due piazze disfatto, porta gli occhiali da sole come al solito,
deve essere appena arrivato, mi aveva accennato che sarebbe passato a trovarmi
in questa landa deserta in cui ci troviamo.Davidpiù in là urla qualcosa ad
una decina di ragazzi che lo ascoltano preoccupati e sull’attenti, il frastuono
è talmente tanto che riesco a cogliere solo poche parole “la mia protagonista
ride della mia scena, il mio protagonista si addormenta come un sasso durante
una mia scena, il tecnico del suono…” smetto di
concentrarmi per capire cosa sta dicendo, intorno a noi è tutto un vociferare,
siamo decisamente in troppi su questoset.
Giriamo le scene al chiuso ormai,
dato che fuori si è trasformato nel polo nord, siamo a Novembre inoltrato e il
gelo comincia a farsi sentire qui in Scozia.
Amo il freddo in ogni caso, è
sicuramente il mio elemento.
“No ma dai! E quindi lo faceva
anche quando era piccolo?” sento Rose ridere di gusto e ritorno a concentrarmi
sulla mia collega e il mio caro, adorabile, nonché delicatissimo fratello
maggiore.
“Oh sì te lo assicuro, si
addormentava anche sul pavimento di casa affianco al cane!” conferma lui
facendole l’occhiolino, che razza di idiota deficiente.
“Grazie Shan, ora potresti
evitare di raccontare i dettagli scandalosi e intimi della mia infanzia a Rose?”
sibilo di cattivo umore.
“Oh avanti JJ stavamo solo
scherzando!” esclama lui dandomi una pacca sulla spalla, rischiando di
frantumarmela.
“Ma porc…delicatezza
no eh??” urlo massaggiandomi il punto dolorante.
“Oh scusa fratellino, sai Rose
lui è abbastanza delicatuccio” lei continua a ridere e lui ci trova gusto a
prendermi in giro quando sa che mi da fastidio.
Mi alzo dal letto e mi avvio
verso la roulotte sistemata poco lontano, Shan e Rose mi seguono a ruota come
due ombre. Alzo gli occhi al cielo, sarà dura da sopportare.
Entriamo al calduccio, la mia
giovane collega si sistema a gambe incrociate sulle lenzuola immacolate del mio
letto appena rifatto e mio fratello si accomoda su una sedia allungando le
gambe sul tavolo, lancio un’occhiata truce a entrambi, la faccia da ebeti col
quale ricambiano è quasi da schiaffi, come osano sporcare con le loro sudice
scarpe la mia roba?
“Giù quei piedi Rose, vale anche
per te Shan!”
“Oh avanti Jared sei un nonno!”
esclama Shannon senza obbedire.
“Detto da te è un complimento
mister “quasi quarantenne””mi avvicino
alla mia scorta di bevande per prendermi qualcosa da bere, pesco un succo e ne
offro anche agli altri due.
“Io sono giovane dentro e fuori
per tua informazione” ribatte lui afferrando il succo. Lo lancio anche a Rose
ma come al solito lei non riesce a prenderlo al volo, e le finisce diritto diritto in testa.
“Ahi, Jared! Mi si formerà un
bernoccolo ora lo so” commenta imbronciata massaggiandosi la testa e
recuperando il succo.
Sorrido divertito, è così buffa a
volte, e un’occhiata di mio fratello mi
fa intendere che lui sta cominciando a capire qualcosa, non c’è verso di tenere
nascosto qualcosa a Shannon, non ci sono mai riuscito, da quando mangiavo le
caramelle di nascosto alla mamma quando avevo appena 6 anni, lui ne era sempre
a conoscenza. Sembra quasi capace di leggermi dentro.
Distolgo lo sguardo incapace di
guardarlo ancora negli occhi, cosa che non farà altro che confermare i suoi
sospetti, ne sono consapevole.
“Allora ragazzi, cosa fate in
genere in questi casi? Quando l’amico lì fuori comincia a sclerare
come una femminuccia intendo” domanda Shan, si comporta come se il nostro
silenzioso scambio di sguardi non sia mai avvenuto, ma so che l’argomento verrà
fuori appena saremo soli.
Mi porto il succo alla bocca per
avere una scusa per non rispondere.
“In genere le riprese non
riprendono fin quando Dave non si calma, è molto
suscettibile da qualche settimana” risponde Rose massaggiandosi ancora la
testa.
“Oh bene, che ne dite di uscire?”
“Uscire? Intendi uscire, uscire?”
esclama lei eccitatissima, è la prima volta che la vedo così.
“Bè sì mia giovane amica, conosci
il concetto no? Si prende un taxi e ci si va a fare un giretto per il
paesaggio” commenta Shan distrattamente.
Rose guarda me, so che sarebbe
felicissima di uscire da quelle soffocanti quattro mura che ci hanno costruito
intorno, ma il tempo non è dei migliori e inoltre siamo, e scusate se mi
ripeto, in una landa desolata sospesa nelnulla “Rose non c’è niente da vedere qui”
“Oh ti prego Jared! Guarderemo il
paesaggio e poi un po’ di aria mi farà bene, cioè ci farà bene” la sua espressione è talmente rapita che non posso
fare a meno di annuire, senza opporre nemmeno un po’ di resistenza, sto
perdendo colpi, in ogni caso potrei anche lasciare che vada da sola con Shan! I
miei occhi passano in rassegna mio fratello che si rigira la bottiglia tra le
mani, no, andrò anche io ovviamente.
“Molto bene, è deciso allora! Si
esce tra un’ora bambolina, incappucciati che fa freddo” decreta Shan.
“Agli ordini capitano!” scatta
all’attenti Rose e questa volta anche mio fratello ride divertito mentre lei
scappa via nella sua roulotte.
“Che tipetto, non la ricordavo
così,è un continuo pozzo di sorprese
non ti pare JJ?” mi domanda, so benissimo dove vuole arrivare e non ho voglia
di parlarne ora.
“Sì lo è” dico solo, emblematico
“vado a farmi una doccia” aggiungo poi chiudendomi nel minibagno a mia
disposizione, non uscirò per circa un’ora.
***
Rose è tutta eccitata e contenta,
abbiamo scoperto che non c’erano taxi a disposizione e sfortunatamente, sotto
insistenza di due occhioni scuri e luccicanti, ci siamo lasciati convincere ad
uscire a piedi con questo gelo.
Normalmente Shannon si sarebbe
infastidito e non poco, ma oggi sembra essere particolarmente di buon umore
considerando che se la spassa camminando al nostro fianco, facendo foto a
destra e a manca, beccandomi nelle pose più strane mentre Rose cerca di
saltarmi in groppa e fa smorfie di ogni tipo.
Ora sono entrambi qualche passo
avanti a me e cantano qualche nostra canzone, urlando come matti, Shannon
stonato come al solito, molto peggio di una campana, Rose con la sua voce bella
quanto inadatta a quel genere, ha assunto un colorito roseo da quando siamo
usciti e le dona parecchio.
Si divertono molto a quanto pare,
io non sono per niente in vena dimettermi a fare l’idiota con loro, non so il perché, forse sono
consapevole che prima o poi dovrò mettere a nudo la mia anima di fronte a mio
fratello e mi spaventa.
Per la prima volta in vita mia
non voglio che Shan sappia, non voglio che capisca quanto stia diventando
importante per me quella ragazzina, quanto mi capisca, quanto riesca a farmi
stare bene con un semplice sorriso e poche parole, come se fosse bastato sempre
così poco ad aiutarmi, come se improvvisamente avessi dimenticato quanto sia
stato difficile per me in tutti questi anni tenere a bada le emozioni
distruttrici.
“Ehi Jared! Se canti con noi
senti meno freddo!” urla Rose ridendo.
“Oh io non ci canto con quel coso
stonato!” ribatto facendole l’occhiolino. Lei scoppia a ridere ancora più forte
rivolta a Shan, che la guarda con occhi minacciosi “Oh no, no Shan, io fossi in
te non me lo terrei senza vendicarmi!” ma tu guarda che piccola traditrice!
“Non lo farò Rosie”
commenta mio fratello prima di buttarmisi addosso e
riempirmi di schiaffi e pugni, state ancora a chiedervi perché la chiamino Shanimal??
Sto al gioco finché posso, poi
alzo le mani e mi arrendotra le risate
di Rose e l’urlo di vittoria di Shan, mi lascio prendere dall’ilarità
buttandomi a terra, il cielo è pericolosamente grigio, ma riesce comunque a
trasmettermi l’infinito.
Lo facevo spesso quando ero
bambino, sdraiarmi a terra e perdermi nell’immensità della volta celeste, mi
faceva stranamente sentire meglio, sminuiva in qualche modo tuttii dolori e gli affanni, sembravano così
piccoli ed insignificanti a confronto. A distanza di anni la sensazione è
sempre la stessa.
“Bello il cielo, eh?” mi domanda
Rose, e mi accorgo che si è appena sdraiata alla mia destra, alla mia sinistra
c’è Shan, non parla, sono sicuro che è preso da emozioni tutte sue, per quanto
riesca a capirmi senza che io emetta parola, lui per me rimane incomprensibile
come il colore dei suoi occhi, un profondo pozzo di segreti, se non fosse
disposto ad aprirmi sempre il suo cuore senza troppi problemi, probabilmente mi
sentirei inutile anche per lui, che per me significa tanto.
“E’ un qualcosa di
indescrivibile, ti rendi conto di cosa siamo?”
“Siamo una meraviglia sospesa nel
nulla” sussurra lei, accoccolandosiaffianco
a me e appoggiando la testa sulla mia spalla.
“Già, una meraviglia” le faccio
eco poggiando il mio capo sul suo, è un calore al quale il mio corpo ha
sviluppato una sorta di dipendenza, il contatto non brucia più come una volta.
Allungo una mano a giocare,
distratto, con una sua ciocca di capelli, mi accorgo della presenza di Shan
solo quando lui si alza scrollandosi un po’ di terra dai jeans scuri, gli occhi
fissi su di me.
“E’ meglio tornare ragazzi, sento
che tra un po’ scoppierà un bel temporale, meglio non rischiare una febbre di
questi tempi” dice solo, aiutando Rose ad alzarsi.
Io mi metto in piedi
immediatamente sfuggendo al suo sguardo quasi come avessi fatto qualcosa di
sbagliato e di imperdonabile.
Il ritorno non è chiassoso o
festoso, Rose si sente stanca, l’ho appena sentita confessare a Shan di aver
bisogno di riposare, effettivamente è ritornata pallida come prima della
scampagnata, non posso fare a meno di osservarla con attenzione appena so che
mio fratello guarda altrove, sono preoccupato.
In realtà non posso fare a meno
di esserlo, non mi chiedo nemmeno il perché, lo attribuisco al fatto che
preoccuparmi per lei mi sembra l’unico modo per ripagarla di tutto quello che
fa per me.
Le previsioni di Shan si
dimostrano vere, facciamo appena in tempo a tornare al chiuso che fuori si
scatena l’inferno, Rose ci saluta appena, alzando la mano, e scappa via nella
sua roulotte, io resto solo con mio fratello e decido di portarlo in giro per
il set.
“Questa, in teoria, dovrebbe
essere la camera da letto dell’appartamento di Alan, abbiamo girato anche la
prima scena in questo letto, questo perché David ha intenzione di nonfar vedere il luogo in cui vive Helen, la
storia sembra quasi essere filtrata attraverso gli occhi del protagonista, è
per questo che lei è una presenza fantasma, come una sorta di ricordo, capisci?”
Shan annuisce appena “Alan non fa altro che riviverla. La verità è che lui ha
sofferto tanto per accettare di essersene innamorato e poi l’ha persa nel più
banale dei modi, un incidente stradale,la storia non fa altro che raccontare il percorso che lo aiuterà a
cambiare completamente, attraverso l’ombra di una storia e di una persona che
hanno lasciato un’impronta indelebile nella sua vita, è una sorta di attimo in
cui si passa in rassegna la propria vita per cercare di ricavarne qualcosa di
buono, per trasformare il dolore in qualcosa di accettabile,anche se realtà il dolore sta trasformando
lui” sorrido “Sai Shan? Sono particolarmente affezionato ad Alan, lui vive ogni
emozione in modo così profondo. Quando sul set divento lui, mi accorgo di
riuscire a capirlo, come se tutto ciò che prova facesse un po’ parte di me. Da
quando faccio questo lavoro ho capito che la linea che divide la finzione dalla
realtà è sottile, talmente sottile che a volte ti sembra di non vederla” mi
volto a guardarlo, lui osserva tutto in silenzio, passa in rassegna con lo
sguardo ogni piccolo dettaglio prima di voltarsi verso di me.
“Cosa significa per te Rose?”
aspettavo questa domanda.
“Non quanto Helen significa per
Alan”
“Non sto parlando di Alan, sto
parlando di Jared”
“E’ difficile Shan” sospiro
sconfitto, mio fratello è sempre stato una persona diretta, senza peli sulla
lingua, ma non sono pronto, e non credo lo sarò mai ad affrontare questo
argomento.
“Sai bene che non ti ho mai
chiesto niente, ho sempre aspettato che fossi tu a parlarmi”
“Allora non farlo adesso!”
“Ho visto come la guardi Jared,
ho visto che sei particolarmente allerta quando qualcuno la nomina o quando c’è
lei nei dintorni, credevo fosse solo una cosa da poco, una piccola
insignificante ossessione delle tue, ma a quante pare ho motivo di credere che
non lo è. Questo perché, Jar?”
Non riesco a rispondergli, forse
perché non riesco a trovare un risposta, ma la risposta è lì, sospesa a pochi
passi da me, ma non riesco ad afferrarla o forse non voglio.
“Lei ti fa stare bene, molto più
di quanto ricordassi di essere mai stato, ti aiuta, a dispetto di tutto quello
che ti porti dentro da una vita, lei scivola facilmente tra i tuoi tormenti” mette lì, e ancora una
volta mi ha letto dentro senza che aprissi bocca.
Mi limito ad annuire, non mi è
mai stato facile parlare di me, nonostante io lo faccia in ogni singolo testo
che scrivo.
“Jared, se ti fa stare bene,
smettila di chiederti il perché, anche se so che potrebbe risultati difficile “
si limita a dire, senza guardarmi negli occhi.
Non so in quanti si siano fatti l’idea
che Shannon sia una persona superficiale, la verità è che è più facile
controllare le emozioni nascondedosi dietro delle maschere, ed è quello che lui
fa da una vitaa questa parte, da quando
si è reso conto che il modo migliore per sopravvivere, per lui, è evitare di
viverle così intensamente.
Noi abbiamo sofferto esattamente
allo stesso modo, ma abbiamo scelto di ricordarlo in modo diverso.
Mi volto a guardarlo e non
rispondo.
È sempre così tra noi, un silenzioso
scambio di tutto ciò che ci portiamo dentro.
Chiunque ci sia lassù a vegliare
su di noi, se davvero c’è, lo ringrazio tutti gli attimi della mia vita per
avermi fatto dono di Shannon.
Eccoci qui, fine capitolo che spero vi sia piaciuto.
Volevo dare un po’ più di spazio al rapporto con
Shannon, trovo che a dispetto di tutto sia una persona molto profonda. Avrà un
ruolo importante più avanti, e volevo che foste informati sul delinearsi di un
genuino rapporto tra lui e Rose, a quanto pare lei gli piace ^^.
Anche se sono convinta che non avete ancora capito molto
di Rose, la cosa è voluta^^. La storia è filtrata attraverso Jared questo la
rende una sorta di “giallo”, ne verretea capo tranquilli! Anche perché un solo capitolo sarà sotto il punto di
vista di Rose =D
Vi anticipo che nel prossimo capitolo assisteremo alla
nascita di un sentimento tra i protagonisti, un qualcosa che si avvicina all’amore^^
Detto questo, piccolo spoiler:
“Appoggio il capo sul suo, “grazie per tutto quello che
fai” sussurro, sono più sorpreso di lei, non so perché l’ho detto. Lei fa per
parlare, ma la zittisco, non voglio che rovini l’essenzialità di questo
momento, non ho bisogno di altro che del suo respiro”
Sono tornata con un nuovo
capitolo, spero tanto vi piaccia, devo dire che l’ho buttato giù tutto d’un
fiato e che alla fine piangevo ç__ç (ma non è comunque niente di che ù.ù)
Volevo ringraziare
immensamente chi mi segue e commenta e anche chi semplicemente si limita a
leggere ^^, e soprattutto volevo dedicare questo capitolo ad Albicoccacida, tesoro grazie per avermi aiutata a mettere
in parole quello che avevo nella mente <3
Candidalametta,devo ammettere di aver pensato di fare la
regista ù.u(ma ho pensato di fare anche altre 7000 cose
XD). Comunque, spero che in questo capitolo capirai che cos ha Rose =D. Ti ringrazio immensamente per le recensioniLory <3<3
Lulù_chan, Tesoroo scusami per non averti avvisata prima di pubblicare
e scusa se non l’ho fatto anche adesso ù.ù, Per quantoriguarda David si scoprirà più avanti cos’ ha ;). Sai che amo le tue
recensioni, anche se le metti solo quando puoi *-*. Bacioni sisterrrrr
<3
“Rose, come stai?”
La osservo attentamente, alza gli
occhi verso di me, ha occhiaia profonde e scurissime.
“Io? Oh, bene” risponde
solamente, è intenta a mettere via una serie di fogli di carta, non so cosa
diavolo ci sia scritto lì sopra, ma sembrano molto importanti per lei, mentre
la guardo mi rendo conto che devono essere gli stessi che stava raccogliendo il
giorno in cui l’ho sentita cantare per la prima volta.
Una strana sensazione mi morde lo
stomaco.
Le sue
parole.
Non le ho dimenticate, ho solo
scelto di lasciar perdere e forse è stata la cosa migliore che io abbia fatto.
Sono andato a trovarla appena
Shannon è andato via, parlare con lui mi ha fatto, come al solito, bene.
La porta della roulotte era
aperta e mi ci sono infilato dentro chiudendomela alle spalle, l’ho trovata
seduta sul letto intenta a scrivere qualcosa, non credosi aspettasse di vedermi, considerato il modo
in cui mi ha guardato quando sono entrato.
La prima cosa che ha fatto è
stato raccogliere tutti quei benedetti fogli e ora li sta nascondendo alla mia
vista, la cosa mi sorprende, ma, come al solito da quando ho a che fare con lei,
decido di non indagare oltre, credo sia l’unico modo che ho per non
allontanarla da me, accettare tutto anche quando non riesco a darmi
spiegazioni.
Nonostante io non sia una persona
che accetta le cose così come vengono, per me la spiegazione è sempre lì a
portata di mano e non capisco perché tenersene all’oscuro, ho smesso di
chiedermi “perché” da quando ho visto quelle lacrime sul suo volto.
“Sicura di stare bene? Sei
pallida”
“Sono molto stanca Jared,
tranquillo, non è nulla, mi serve solo qualche ora di riposo, sono notti intere
che non riesco a chiudere occhio, quando accumulo tanta stanchezza poi mi
blocca e ogni minimo sforzo mi costa fatica, ma sto bene” mentre parla si
lascia cadere sul cuscino, come se il solo tentativo di spiegarmi ciò che prova
l’abbia fatta stare ancora peggio.
Mi avvicino cautamente sedendomi
sul letto accanto a lei, le do le spalle passandomi una mano tra i capelli, si copre gli occhi con un braccio quindi so
che non può vedermi ma il movimento sembra riscuoterla e scatta a sedere “sto
bene Jared, sul serio” ma cade verso di me poggiando la testa sulla mia spalla,
la sento bollente.
Mi volto appena in modo che non
debba per forza allontanarsi da me, le metto una mano sulla fronte per poi
posarvi anche le labbra con delicatezza “Rose scotti tremendamente! Non stai affatto
bene, hai preso l’influenza! Ti avevo detto che non era il caso di uscire con
questo freddo!” la rimprovero, preso dal panico, come al solito non mi ha dato
retta e ora è febbricitante! È una stupida testona, non cambierà mai.
“Non è colpa mia se ho preso
freddo, non credevo che una passeggiata mi avrebbe fatta star male!” esclama
provando a rimettersi dritta, ha gli occhi lucidi di febbre alta, non so come
comportarmi, ma suppongo siail caso che
riposi. La guardo negli occhi, lei si morde un labbro per farsi forza prima di ricadere, sconfitta, sul mio petto,
deve davvero essere stanchissima o la febbre deve essere davvero molto alta. La
stringo cercando di metterla più diritta possibile perché non soffri per la
posizione scomoda.
“Jared, posso restare qui?”
farfugliastrofinando il viso sul mio
maglione caldo, la domanda mi coglie di sorpresa, sono tentato di dirle che è
assolutamente il caso che si metta al caldo e che io torni nella mia roulotte,
non è molto tardi o almeno non lo è per i miei standard, ma lei è davvero molto
stanca e ammalata e non è il caso che io mi trattenga qui quando ha bisogno di
riposo, poi abbasso il volto a guardarla.
Ha la guancia premuta contro il
mio petto, le gonfia il lato sinistro del viso e la fa sembrare una piccola
bambolina con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta, sorrido colpito dalla
dolcezza di quella visione “certo che puoi” sussurro ma mi accorgo subito dopo
che lei si è già addormentata, scuoto la testa continuando a sorridere, potrei
alzarmi cautamente e sistemarla sotto le coperte prima di andare via ma non lo
faccio. La stringo dolcemente, quasi avessi paura di farle male, e la sistemo
tra le mie braccia come meglio posso mentre mi allungo a spegnere la piccola
luce che teneva accesa accanto al letto. Lei si adagia, nel sonno profondoin cui è caduta quasi immediatamente.
Respira in modo affannoso e brucia da morire, la stringo ancora di più
inconsciamentee mi sistemo con le
spalle sui suoi cuscini, non ho sonno, ma, in ogni caso, non dormirei, non con
lei in questo stato, non mentre sento la sua presenza calda e pressante sul mio
corpo.
La osservo nell’oscurità e non
posso fare almeno di notare che, al chiaro di luna che entra dalla piccola
finestra della roulotte, lei è una delle cose più belle su cui i miei occhi si
siano mai posati. I lineamenti sono dolci, il taglio degli occhi enormi è da
bambina, la linea del piccolo naso è perfetta, le labbra sottili e chiarissime
quasi quanto le mie, il colorito rosso scuro, dovuto dalla febbre, le scurisce
le guancie e risalta in modo particolare sulla sua pelle diafana facendola
assomigliare alla riproduzione di una bambola di porcellana. Non mi appartiene
fare pensieri romantici su di una ragazza addormentata, né tantomeno soffermarmi
ad osservarla in questo modo, ma sono sempre stato particolarmente sensibile
alla bellezza e lei,mio malgrado, lo è,
è bellissima, nonostante sia lontana anni luce dal mio ideale di bellezza.
C’è qualcosa in lei che la fa
assomigliare ad unpiccolo angelo, tanti
indizi, come la sua voce limpida, i suoi lineamenti, il modo in cui si rapporta
alle persone che le sono intorno, sempre disposta ad aiutare tutti.
Fin da piccolo ho sempre imparato
ad associare la gentilezza a Dio, anche se ho smesso di aver fiducia in lui
quando mi sono accorto che ci aveva abbandonati, lei richiama in me un senso di
appartenenza a qualcosa che ho dimenticato da tempo.
Ma io non cerco di essere buono e
non per questo smetterò di essere ciò che sono, ciò che sono irrimediabilmente
diventato.
Si muove impercettibilmente e
scatto allerta per paura di averla svegliata ma lei strofina di nuovo il viso
sul mio petto allungando un braccio e stringendolo intorno alla mia vita, la
sensazioneche mi procura è da brivido,
mi sento al caldo e al sicuro mentre stringo a me quel corpo, che mi stringe a
sua volta,e quasi mi rendo conto che
potrei, forse, aver trovato il mio posto in questo mondo. Se potessi restare
lì, nonostante la posizione scomoda e il mal di schiena assicurato, per
confortarla e sperare ogni minuti che passa che lei possa stare bene, bè, non
credo che avrei qualcosa da ridire, non credo mi stancherei o che avrei il
coraggio di lasciarla lì da sola, il solo pensiero di pensarla in quel letto, semisvenuta
e sola, mi spaventa.
Sentirla respirare, muoversi nel
sonno, mi riempie il cuore di qualcosa che non capisco, sento solo che potrei
fare pazzie per farla stare bene e la cosa mi turba. Stare qui, con lei
accanto, mi divide il cuore in due e dall’altro lato vorrei alzarmi e scappare
da tutto questo, così come mi è piombato addosso il giorno in cui ho accettato
di girare questo film.
Ma so già che non potrei farcela,
sono debole ed egoista e la mia indole me lo impedisce. Sarebbe come scegliere,
tra i due mali, il male minore e la decisione l’ho già presa quando invece di
metterla al sicuro sotto le coperte, l’ho messa al sicuro tra le mie braccia,
ed è la stessa forza che mi spinge a stringerla di più adesso, come a non
volermene separare anche se so che sto commettendo un errore che mi costerà
caro.
Ho sempre scelto di sbagliare.
La cosa giusta non sta nelle mie
corde e forse questa è la mia maledizione o la mia fortuna dipende dai punti di
vista.
Le accarezzo il viso, la mia mano
scorre facilmente tra i suoi capelli neri e mossi, mi accorgo che sta sudando,
probabilmente la febbre sta scendendo e un inatteso senso di gratitudine mi
alleggerisce il cuore. Poi lei fa qualcosa che non mi sarei mai aspettato
“Jared” sussurra, per un attimo penso si sia svegliata ma subito dopo mi
accorgo che sta ancora dormendo, non so perché abbia detto il mio nome, ma il
mio cuore non regge, sento che potrei morire spezzato in due, perché quella
dolcezza, tutta quella dolcezza, non l’avevo mai sentita racchiusa nel mio
nome, mi passo una mano tra i capelli incredulo e sopraffatto da tutte le
emozioni che ho dentro, non sono sicuro di niente.
I miei occhi si riempiono di
lacrime involontarie, dettate dalla potenza di ciò che mi porto dentro in
questi attimi che sembrano infiniti, di una sola cosa sono certo ed è che , ora
come ora, la cosa migliore tra lo stare con lei o il rinunciarvi è lasciarmi graffiare dalla sua inconsapevole
presenza, e scatto a stringerla ancora di più.
Non voglio addormentarmi, ma il
resto di me non è d’accordo.
***
“Tic, tic”
C’è movimento poco distante da me
e una strana e dolorosa assenza, percepisco tutto attraverso le mie palpebre
chiuse, come la luce che viene e va e illumina di rosso l’oscurità davanti ai
miei occhi, li apro a fatica, ci metto qualche attimo prima di ricordarmi tutto
ciò che è successo la sera prima e mi volto cercando di mettere a fuoco lo
spazio vuoto alla mia destra. Sono adagiato sui cuscini, ancora vestito di
tutto punto, Rose è seduta poco distante da me, si dondola avanti e indietro
stringendo le ginocchia al petto, oscurando la luce che filtra dalla piccola
finestra chiusa, si passa la mano tra i capelli di tanto in tanto, sembra
nervosa, è il suo movimento che produce lo strano rumore.
Mi metto seduto avvicinandomi a
lei impercettibilmente “Buongiorno” sussurro “Come stai?”, si irrigidisce appena sente la mia voce e la vedo trasalire,
non riesco a spiegarmi come mai “Che succede?” domando ancora, sfiorandole una
spalla, lei scatta in piedi, di fronte al letto, voltandosi verso di me, si
passa una mano tra i capelli irrequieta.
“Che diavolo ci fai qui, Jared?”
domanda, la voce che trema appena.
“Ma di cosa stai parlando?”
aggrotto le sopracciglia, non capisco.
“Ti ho chiesto che ci fai qui?
Perché hai dormito qui?” si morde un labbro, la pelle chiara è umida di sudore,
ha delle forti occhiaiama la febbre
sembra scesa.
“Stavi male, avevi la febbre
alta”
“Nessuno ti ha dato il permesso
di restare qui! Non capisco come tu ti sia permesso di addormentarti qui! Non
avresti dovuto farlo!” continua ad urlare qualcosa di sconnesso, si passa le
mani tra i capelli, si morde di continuo il labbro inferiore e le lacrime
cominciano a riempirle gli occhi, mi alzo in fretta e vado verso di lei.
“Rose, calmati” dico e la mia
voce risulta fredda e distaccata, rispecchiando uno stato d’animo che non mi
appartiene, ora come ora.
“Non dirmi cosa devo o non devo
fare! Non…” non la lascio finire, le blocco i polsi e
la guardo negli occhi deciso.
“Me l’hai chiesto tu” la
rivelazione sembra turbarla, il risultato è che si accascia con i pugni ancora
serrati, tenuta su dalla stretta delle mie mani, le lacrime sbordano dagli
occhi, abbassa il viso in una smorfia di dolore.
“Non avresti dovuto farlo
comunque” questa volta è un sussurro e un moto di rabbia mi colpisce come una
frustra.
“Che cazzo dici??” mi trovo ad
urlarle in faccia, lei si divincola e mollo la presa, scappa lontano da me e apre
di scatto la porta della roulotte “Dove credi di andare?” le urlo dietro.
“Sta lontano da me!” singhiozza lei.
Da solo in piedi di fronte al
letto sfatto mi guardo intorno preso da una rabbia ceca, prendo a pugni
l’armadio e esco di lì sbattendomi la porta alle spalle.
Se aveva intenzione di farmi
innervosire ci è riuscita benissimo, odio dal profondo i suoi orrendi sbalzi
d’umore, faccio il giro della sua roulotte per dirigermi verso la mia, una
volta arrivato mi ci infilo dentro prendendo a calci e pugni tutto ciò che mi
trovo davanti, mai, mai aprire il mio
cuore e lasciarmi andare. Mai.
Vado in bagno e mi sciacquo il
viso, mi guardo allo specchio, sono sempre io, bello come al solito, e mi
faccio ancora più rabbia, sono sempre io,
anche se avevo creduto di poter essere qualcun altro.
Mi faccio una doccia cercando di
lavar via quella notte anche dai miei pensieri, quella sensazione forte e
sconvolgente di avere tra le braccia una donna senza possederla in nessun altro
modo se non con il cuore lacerato daquella piccola breccia che era riuscita ad aprire senza provarci e che
ora brucia da morire.
Poggio la testa al muro
sbattendogliela contro più e più volte, stringo gli occhi per evitare di
tradirmi, per evitare di caderci di nuovo in quel baratro di disperazione
sempre pronto ad avvolgermi ogni volta che il cuore decide al posto della mente,
ogni volta che sento di essermi scoperto troppo, l’infinita battaglia contro me
stesso e la caduta di uno dei tanti muri che innalzo tra me e l’altra parte di
me che non smette mai di ricordarmi chi sono e che cosa mi spetta.
Mi vesto in fretta ed esco a
prendere aria, mi ha chiesto, anzi urlato, di stare lontana da lei, cosa che
farei più che volentieri se non fosse che sono un attore e in quanto a
professionalità non mi batte nessuno, se le riprese riprendono, io sarò
costretto e rivederla e non per questo non mi comporterò all’altezza di ciò che
sono.
Mi avvicino al set, senza
ricambiare nessuno dei “buongiorno” che mi vengono rivolti dalle pochissime
persone che ci sono in giro, è effettivamente abbastanza presto perché il set
cominci a riempirsi. Quando li vedo, seduti lì su quel letto che è ormai
diventato la colonna portante di questo film, è come ricevere uno schiaffo in
pieno viso e la sorpresa mi impedisce di avvicinarmi ancora, David e Rose si
tengono per mano, lei sta piangendo mentre lui dice qualcosa passandosi una
mano sulla barba sfatta da giorni, gli occhi sono tristi e nascondono quasi una
punta di rabbia repressa, lei ribatte, sconvolta da qualcosa che non conosco,
non riesco a sentirli, i miei sensi non rispondono, poi lui le passa una mano
sul viso ad asciugarle le lacrime che cadono copiose e sorridendo dolcemente,
il mio respiro diventa affannoso mentre mi allontano indietreggiando incredulo.
Che diavolo sta succedendo? Che sta
succedendo??
Scappo lontano e ritorno alla
roulotte senza entrarvi, mi nascondo alla vista di tutti appoggiandomi al muro
e scivolando a terra, la testa tra le mani, le lacrime che minacciano di
sopraffarmi, perché? Perché tutto questo?
Non dovrebbe toccarmi minimamente!
Ma mi tocca nel profondo, e sono
arrabbiato,arrabbiato con me stesso. Quel me stesso che aveva creduto in
qualcosa, sbatto la testa contro il muro mentre lacrime disubbidienti scivolano
imperterrite, le lascio fare senza che mi tocchino più di quanto stia facendo
il dolore in questo momento.
Sono ancora lì quando sento dei
passi avvicinarsi in questa direzione, vorrei alzarmi e andarmene ma qualcosa
me lo impedisce, quando alla mia vista annebbiata si presenta una figura
incappucciata con gli occhi arrossati di lacrime sono fin troppo consapevole di
chi sia e lascio che mi guardi ricambiando, solo perché non ho la forza di
nascondermi.
Distolgo lo sguardo e lo fisso in
un punto impreciso alla sua destra, sono sicuro che tra un po’ se ne andrà,
lasciandomi lì a combattere da solo con me stesso, ma la sento avvicinarsi
cautamente, si accovacciatra le mie
gambe che tengo strette al petto per potervi appoggiare i gomiti. Mi passa una
mano tra i capelli scuri e sulla fronte, la lascio fare chiudendo gli occhi e
lasciando che le lacrime cadano, lei le asciuga, il suo tocco è gentile e
dolce, mi conforta molto più di quanto volessi.
Li riapro e lei è a pochi
centimetri da me, l’espressione sofferente, quasi di scuse, e sono consapevole
che ora, mentre ci guardiamo negli occhi, accumunati dalla stessa sofferenza,
siamo solo Jared e Rose.
Sto bene
solo con te, solo col tuo respiro così vicino. Le prendo il viso tra le
mani, non c’è niente al di fuori di quell’attimo. Niente.
Appoggio il capo sul suo, “grazie
per tutto quello che fai” sussurro, sono più sorpreso di lei, non so perché
l’ho detto. Lei fa per parlare, ma la zittisco, non voglio che rovini
l’essenzialità di questo momento, non ho bisogno di altro che del suo respiro
Il tocco delle sue labbra è lieve,
quasi un soffio, brucia come sale sulle ferite, ma dura lo spazio di un
respiro, si allontana da me scuotendo la testa, un altro squarcio allo stomaco
e poi i suoi occhi ancora pieni di lacrime. Prendo la sua mano e me la porto al
petto stringendola, il battito del cuore impazzito.
Il tempo di un singhiozzo, sfila
la mano dalla mia ed è ancora lontana da me che rimango da solo con la mano sul
mio petto mentre guardo fisso il punto in cui lei è sparita,tenendo fra le mani un cuore che non sembra essere
più di pietra.
Fine capitolo, spero vi sia piaciuto ^^
Che ne pensate? Non è che il caro Jay sta cominciando ad
innamorarsi??? Boh, lo scopriremo solo nei prossimi capitoli XD
Spero abbiate la pazienza di continuare a seguire.
Innanzitutto mi scuso per
questo capitolo, so benissimo che non è un granché, nonostante ci abbia
lavorato un bel po’, spero comunque che possa piacervi.
Ringrazio col cuore, tutti
quelli che leggono e lasciano recensioni, e tutti coloro che hanno aggiunto la
mia storia alle preferite, ricordate o seguite.
Albicoccacida,
sono felice che tu sia rimasta sorpresa da come è venuto fuori il capitolo,
nonostante sapessi già di cosa avrei parlato ^^. Per quanto riguarda l’averlo
dedicato a te, bè, era il minimo che potessi fare.
Cippyechelon,ma grazie *-*, sono contentissima che la mia
storia ti piaccia, spero che continuerai a seguirla, intanto ti ringrazio con
tutto il cuore per la recensione =*
Luna_chan,
non essere cattiva con me! ç___ç Stavolta ti ho
avvisata! Comunque David non è imparentato con Rose XD e,bè, non posso
prometterti che non soffriranno XD. Grazie per la recensione e per le
chiacchierate su msn. Un bacione sister <3
Buona lettura
=)
Il cigolio del letto è impercettibile,
provocato dal silenzioso muoversi del mio e del suo corpo.
La sento fremere sotto di me, i
corpi nudi e sudati coperti dal lenzuolo leggero, nonostante la temperatura
gelida fuori di qui, sento di bruciare.
Lei graffia e ansima, sopraffatta
da ciò che sta provando e io la lascio fare, combattendo contro il bisogno di
chiudere gli occhi, per godermi le
sensazioni, semplicemente perché non voglio privarmi di quella splendida
visione. Le sue labbra piegate in una smorfia di piacere silenzioso, il suo
corpo nudo a contatto col mio e i suoi capelli neri sparsi per il cuscino, se
potessi dimostrarle più di così quanto la voglio, forse lo farei.
Mi piego in avanti alzando la
testa , mentre sento di essere vicino all’apice del piacere, ma qualcosa attira
la mia attenzione, abbasso gli occhi su di lei, ed è lì, abbandonata al letto,
le lacrime scendono copiose dai suoi occhi e le bagnano il viso, scuote la
testa spaventata da qualcosa.
“Sta calma” voglio dirle “va
tutto bene” ma non riesco a parlare, o meglio, apro la bocca ma da lì non esce
alcun suono.
Mi allontano dal suo viso,
tirandomi sulle braccia che tengo poggiate ai lati della sua testa, non capisco
cosa sta succedendo.
La osservo ancora, ricambiato da
uno sguardo terrorizzato e poi, all’improvviso e senza alcuna spiegazione, la
sua immagine sparisce, come tutto il resto, e io precipito nel vuoto,caduta
libera, senza ostacoli.
Sono
solo, tremendamente solo, lo sono da tutta una vita.
E i suoi singhiozzi continuano ad
invadermi la mente.
Dove sei??
Dove sei, Rose?
E poi, dopo attimi infiniti, mi
schianto al suolo…
Mi metto a sedere di scatto,
passandomi una mano sul viso, ansimo senza riuscire a prendere aria a
sufficienza.
Era solo un sogno, solo un sogno.
Mi volto, sono ancora sconvolto,
do un’occhiata in giro, la stanza è esattamente come l’avevo lasciata prima di
addormentarmi,nessun corpo nudo sotto
le mie lenzuola, nessun calore.
Solo freddo, un freddo che mi
raggiunge fin dentro le ossa.
Sto male, la testa mi gira.
L’orologio segna le 3:47, dormivo
da poco più di mezz’ora. Faccio una smorfia e mi alzo dirigendomi verso il
bagno.
Apro la doccia e faccio scorrere
l’acqua calda, mi spoglio e mi ci infilo sotto, la sensazione a contatto col
gelo della mia pelle mi da i brividi, chiudo gli occhi, scosso da tremori, mi
bruciano e li sento gonfi, la sensazione mi infastidisce, era troppo tempo che
non piangevo, avevo dimenticato cosa significasse,avevo dimenticato il dolore profondo alla
testa che segue, quasi fosse l’ultimo rimasuglio del male di cui hai cercato di
liberarti attraverso le lacrime.
Ma se io fossi riuscito a
liberarmene, forse ora non starei qui a pensarci.
Mi passo distrattamente il sapone
sul corpo, lavando via la voglia insensata di lei, insensata perché la mia mente
è fin troppo consapevole che lei non vuole me.
Lei ama David.
Il ricordo delle loro mani intrecciate
e dei loro sguardi uniti ferisce e taglia, e squarcia l’ultimo barlume di me
ancora intero. Stringo forte gli occhi, voglio cancellare quel momento, come se
non fosse ma esistito almeno non nella mia mente. E poi la sua presenza, la sua
costante e indesiderata presenza e la dolcezza di quelle labbra, il sapore che
non ho avuto il tempo di provare, chiudo l’acqua riaprendo gli occhi, fa tutto
male, troppo male.
Mi infilo l’accappatoio e torno a
stendermi sul letto, mi copro gli occhi con un braccio, non riesco a spiegarmi
cosa provo per lei, e le lacrime che ho versato suonano nella mia testa come un
campanello d’allarme. Il suo continuo sfuggirmi mi innervosisce anche se non
dovrebbe, lei non dovrebbe contare tanto per me.
Sospiro aprendo gli occhi e
fissando il soffitto, vorrei vederla, toccarla di nuovo, stringerla tra le mie
braccia come facevo poco meno di ventiquattro ore fa, quella tremenda e indimenticabile
notte, che ora mi sembra lontana, vorrei baciarla e sentire il sapore dolce
amaro delle sue lacrime scorrere dentro di me, sì, perché sarei disposto anche
a vederla piangere ancora se servisse a capirci qualcosa, preferirei un milione
di volte che mi dicesse di lasciar perdere piuttosto che questo. Il mio
orgoglio ne verrebbe fuori ferito ma prima o poi le ferite guarirebbero, ho
imparato da tempo ad uscire dalle situazioni difficili con meno danni possibili, anche se il mio
cuore ne risente.
Il sogno mi ha turbato e anche se
volessi ora non riuscirei più a riaddormentarmi, ma sono stanco da morire, non
ce la farei a fare nient’altro se non stare fermo qui a pensare, nonostante io
sappia fin troppo bene che pensare mi fa male , mi pone di fronte alle cose da
cui voglio scappare e non c’è via d’uscita.
Chiudo lo stesso gli occhi,
lasciandomi andare alla stanchezza, il lento scorrere del tempo è scandito dal
ticchettio dell’orologio poco distante da me, passo in rassegna i testi di
alcune canzoni che ho scritto, giusto perché la mia mente non devi verso zone
dolorose e proibite, le ricordo tutte, ma sono confuse nella mia testa, non
riesco a dar loro una coerenza, non ne ho la forza.
Le
lascioandare, anche se confuse, mi tengonocompagniaWe were the
kings and the queens…One day maybe we’ll meet again…One night of the hunter…Search
and destroy…
Tell me would you kill to save your life?...
Il ricordo di lei mi invade di
nuovo, improvviso, squarciandomi lo stomaco, indesiderato…Hurricane, aveva detto di sentirsene
più vicinain questo momento, perché?
Sento di scivolare
nell’incoscienza mentre questo pensiero mi attraversa la mente, quando riapro
gli occhi fuori è giorno e la luce che filtra dalla piccola finestra accanto al
letto, mi acceca, sono infreddolito, ho dormito in accappatoio e senza
coprirmi, l’orologio segna le 7:13, lei è ancora nella mia mente.
***
La scena è semplice, poche
parole, devo dirle che l’amo e che non voglio perderla, devo farlo al buio
della stramaledetta stanza di Alan e devo farlo guardandola negli occhi.
Non ci riesco.
Gli occhi bruciano, le palpebre
sono pesanti a causa della notte insonne che mi sono lasciato da qualche ora
alle spalle, i nervi tesi a fior di pelle, in ginocchio su questo fottuto
letto, devo recitare come fossi l’uomo più felice della terra e la ragione per
cui è la quarta volta che ripetiamo la scena e abbastanza chiara, o almeno lo è
per me.
Rose è lì che evita accuratamente
di guardarmi negli occhi ogni volta che non è costretta, è più brava di me a
fingere, ma questo l’avevo già capito da tempo, questo maledetto desiderio
incontrollato di volerla vicina mi sta facendo impazzire.
“Ragazzi, io, sul serio, non
riesco a capire cosa diavolo vi prende oggi. Rose stai semplicemente recitando,
io voglio riprodurre la realtà, non voglio che traspari la finzione. Jared tu
non sei Alan in questo momento, sei semplicemente irritato e non ti va di
recitare questo scena, non sto qui a chiederti il perché, non sono affari miei
e non mi interessa, ma non ti pagano per questo e mi aspetto da te che ti
dimostri all’altezza di ciò che sei e vali. Questo è il motivo per cui ti ho
scelto. Non intendo assistere oltre a questo scempio” David è seduto sulla sua
poltrona,qualche metro lontano da noi,
le mani unite e sguardo fisso nel vuoto, riusciamo a sentirlo benissimo perché
l’intero set è nel più completo silenzio,quando compare quel cipiglio sul suo viso tutti sanno che non reagirà
urlando come una pazza isterica né recitando nelle sue solite scenate in cui
prende e scompare dal set, semplicemente si trasforma nel regista competente ed
esigente che è in realtà e con poche parole riesce ad ottenere l’effetto
desiderato: scoraggiarci tutti, per poi spingerci a ricominciare più motivati
di prima.
Ma, ora come ora, vorrei solo
prenderlo a pugni.
“Mi dispiace Dave,
hai ragione” sussurra mortificata la voce di Rose al mio fianco, gli occhi del
regista si posano su di lei addolcendosi leggermente, non posso fare a meno di
notarlo, fisso irritato il pavimento, sospiro e mi alzo dal letto, faccio per
allontanarmi.
“Dove credi di andare Jared?”
dice solo l’uomo senza guardarmi, non mi volto nemmeno “faccio in modo che tu
non sia costretto ad assistere a questo scempio” rispondo, ripetendo le sue
parole , stringo i pugni, lui sbotta in una finta risata “comportati da uomo” ribatte
e la rabbia che mi invade è più forte di quanto credessi possibile, mi volto
verso di lui e mi rendo conto che tutte le persone intorno a noi perdono tanto
di importanza che mi sembrano non esistere affatto.
“Tu saresti capace di
insegnarmelo?” la mia è una domanda retorica e il sarcasmo che vi metto la
carica di malignità, finalmente mi guarda e dietro quegli occhi verdi che
mandano lampi non mi sembra di riconoscerlo.
“Smettetela” è stata Rose a
parlare, solo ora mi accorgo che si è avvicinata a David e gli tiene una mano
sulla spalla, più per trattenerlo che per altro, la cosa mi infastidisce, i
miei occhi non si posano su di lei, sono fissi in quelli di lui che continua a
guardarmi con aria di sfida“forse
potrei insegnarti a provare ad amare qualcun altro oltre te stesso, anche
fingere ti risulterebbe più semplice”.
Non so cosa mi prende a quelle
parole, so solo che annullo le distanze in meno di un secondo e mi scaravento
su di lui, mi libero di tutta la frustrazione che mi porto dentro cercando di
colpirlo il più possibile. Qualcuno urla, qualcuno cerca di fermarmi, altri
imprecano, David non reagisce.
“Jared, Jared!” due occhioni
scuri e spaventati si mettono tra me e l’oggetto della mia rabbia, sono carichi
di un sentimento che non so definire e la sola visione basta a farmi desistere
dal continuare ciò che stavo facendo, mi tiene le mani sulle spalle e mi fissa,
Dio, quanto ho desiderato che mi fissasse ancora in questo modo, quanto ho
desiderato averla così vicina. Non dice altre parole e io mi rendo conto di
essere osservato da tutti, mi scrollo le sue mani di dosso e con un’ultima
occhiata al suo viso, mi allontano chiudendomi in me stesso.
***
Non so cosa diavolo mi sia preso,
ma non riesco a pentirmi di aver fatto quello che ho fatto, ora chevago da solo tra i fili sparsi di un set
immerso nel più completo silenzio so di essermi creato un’immagine che non
rispecchia la realtà. Non sono mai stato
una persona violenta, non ho mai picchiato qualcuno solo per il gusto di farlo,
né tantomeno per liberarmi di angosce solo mie, ho sempre usato la musica per
questo.
Ma David, lui ha meritato quello
che ho fatto, lui ha osato calpestarmi, senza usare altro mezzo se non le
parole!
Io-lo-odio.
Mi lascio prendere ancora dalla
rabbia e scaravento lontano da me una serie di scatoloni, quasi avessero la sua
faccia, quando alzo il viso, l’uomo che credevo fosse un amico, la fonte di
tutto questa rabbia, si materializza davanti ai miei occhi. Era sempre stato
lì, seduto su quel letto, lo sguardo fisso nel vuoto, nascosto dalla penombra
in cui è immerso questo posto, il viso ricoperto di barba, gli occhi tristi al
di sotto dei quali si stendono due enormi lividi violacei e gonfi, il labbro
spaccato ancora sporco di sangue. La visione mi offre una nuova prospettiva
della cosa, mi sono comportato come un mostro, uno stupido, in fondo non ho
motivo di avercela con lui, se non questo insensato bisogno di attribuirgli la
colpa del comportamento di Rose, il che non fa di me la persona che si sta
comportando da adulto.
Mi avvicino decidendo di prendere
la situazione in mano, voglio solo chiarirmi con lui non finire a picchiarlo di
nuovo, cosa che cercherò accuratamente di evitare nonostante il mio animo in
subbuglio, preda di emozioni troppo forti perché io possa tenerle sotto
controllo.
“Jared Leto, hai intenzione di
picchiarmi ancora?”il suo è un verso
amaro, a metà tra una risata e un singhiozzo, non mi guarda e io non rispondo,
limitandomi ad osservarlo. Quando alza il viso c’è un sentimento sconosciuto
dentro i suoi occhi.
“Mi dispiace, non avrei dovuto
dirti quelle cose, è che, forse, non mi aspettavo una tua reazione, almeno non quella. Credevo ti avesse aiutato” dice
solo, guardandomi negli occhi, le sue parole mi colpiscono, sono io che l’ho
picchiato, sono io che ho piantato in asso tutti nel bel mezzo di una scena,
eppure è lui che si sta scusando con me , quasi avesse commesso in grave
errore. Come faccio a dirgli che le sue parole non mi avrebbero dato minimamente
fastidio se non fossero state pronunciate davanti a lei? Come faccio a dirgli
che i suoi occhi mi mandano in bestia ogni volta che si posano su quelli di
lei? Come faccio a dirgli che sto male, sto male perché c’è solo lei nella mia testa??
“Jared che cos’hai?” sussurra
mentre io passo una mano tra i capelli scombinandoli“questo non sei tu, c’è qualcosa che ti
turba, volevo solo riuscire a scuoterti con quelle parole, magari farti
arrabbiare anche, ma devo ammettere che i pugni non me li aspettavo” cerca di
sorridere, queste manifestazioni di bontà mi danno il voltastomaco, ma non
perché io le odi o altro, ma perché hanno l’estrema capacità di accentuare il
contrasto con la mia anima, che ha litigato da tempo con la sua parte buona.
“Tu non dovresti chiedermi scusa!
Io ti ho picchiato e insultato! Io ti odio!” mi trovo a gridare come un pazzo,
David è irremovibile, continua a guardarmi negli occhi“E’ inutile, fottutamente inutile, che tu
reciti la parte del buono in questo momento! Picchiami se vuoi, insultami se ti
fa piacere! Reagisci, cazzo!!”
“Non ne sento il bisogno”
“Oh sì, certo, avevo dimenticato.
Tu stai bene con te stesso, sei circondato da persone che ti amano”dico persone ma
intendo Rose, stringo forte i pugni quando l’immagine di loro due invade di
nuovo la mia mente come fa fin troppo spesso inquesti giorni.
“Ah è questo il problema” alzo in
fretta lo sguardo su di lui a queste parole “di cosa stai parlando?” domando
senza capire.
“Il problema Jay. Il problema ha
due enormi e bellissimi occhi scuri, non è così?” non posso credere alle mie
orecchie, mi rifiuto di farlo.
“No, lei…non
è un problema” distolgo lo sguardo da lui, non sono del tutto sincero, anzi non
lo sono per niente.
Lui mi guarda apprensivo “non ti
innamorare di lei Jay”
“Io non sono innamorato di
nessuno! Non so nemmeno cosa sia l’amore” le parole escono avvelenate, molto
più di quanto volessi. Lui sospira passandosi una mano sul viso, continuo ad
odiarlo, che mi dicesse sinceramente che tra loro c’è ben altro che un semplice
rapporto di lavoro! Saprei come accettarlo, saprei come mettere il punto a
questo dolore.
“Jared lei…”
si blocca, guardandomi negli occhi, la sua espressione è triste “Non ti accorgi
che lei vive di te?”
Le parole mi colpiscono come gelo
dentro e fuori di me, sgrano gli occhi incredulo…lui… perché avrebbe dovuto dirmi una cosa del genere? Perché,
se in realtà la ama? Lo guardo, cercando nei suoi occhi la risposta ai miei
dubbi ma non riesco a trovarla.
“Va da lei” sussurra.
Sono bloccato, bloccato dalla
potenza del significato che hanno per me quelle parole, solo ora mi rendo conto
di quanto avevo bisogno di sentirmi dire una cosa del genere, solo ora capisco
che desidero con tutta l’anima che siano vere, che racchiudano il perché di una
situazione che non comprendo.
Lo guardo un ultima volta e mi
allontano, quasi correndo, in meno di un secondo sono a pochi metri da lei che
sta per scomparire dietro la porta aperta della sua roulotte. M’incammino col
cuore a mille verso la fonte del mio desiderio insano e l’abbraccio da dietro
affondando il viso nei suoi lunghi e profumati capelli scuri, lei trattiene
bruscamente il fiato ma non si muove di un passo, la stringo come se non
volessi separarmene per il resto della mia misera esistenza.
“Resta qui ti prego, non andare
via da me” sussurro strofinando il viso sul suo collo caldo e beandomi della
sua essenza, gioendo con la parte di me che non aspettava altro se non sentirla
ancora così vicina così profondamente mia, nell’anima.
“Mi dispiace” lo sento uscire da
dentro, le chiedo scusa per quello che provo per lei, questo insensato
sentimento. Lei prende una mia mano portandosela al viso, stringe gli occhi
bagnandola di lacrime, sento che potrei morire per lei, sento che lo farei. Si volta
verso di me, ancora stretta nel mio folle abbraccio e quando le mie labbra
scendono a catturare le sue tutto intorno perde di significato, esiste solo lei
e il suo sapore dolce.
Mi spingo la porta alle spalle,
chiudendola, la dolcezza scompare dal mio tocco sostituita dal disperato
bisogno di farmi male di sentirla urlare contro di me, la sollevo da terra
portandola sul letto, mi alzo su di lei assaporando ogni centimetro della sua
pelle, le mie mani si insinuano sotto la sua felpa larga a contatto con quel
corpo fine e acerbo, quando tocco i suoi piccoli seni le sfugge un gemito e
sento che potrei impazzire, mi spingo a catturarlo tra le mie labbra.
Mi tolgo la maglietta e la
scaravento lontano da me, mi fermo un secondo a guardarla dall’alto in basso,
lei ricambia per poi spingersi verso di me, ilcontatto col suo corpo mi fa fremere.
Affonda le mani tra i miei
capelli e mi bacia, mi lascio andare alle sensazioni che mi provoca, quando
apro gli occhi lei è a pochi centimetri da me, il viso spaventato, faccio per
attirarla verso di me “Jared, no” sibila lei tra i denti “non toccarmi” mi
crolla il mondo addosso mentre si allontana da me sfuggendo alle mie braccia
che restano tese nel vano tentativo di trattenerla “non andare via da me”
sussurro ancora, nonostante sia consapevole che nessuno può sentirmi, mi accascio ansante sul letto, incurante del
freddo che graffia la mia pelle nuda, è scomparsa di nuovo, e questa volta non
è un sogno.
Cosa ne pensate? Fa tanto schifo? Spero di essere
riuscita comunque a rendere quello che volevo ^^
Credo proprio che Jay dovrebbe cominciare a dare un nome
a questo sentimento mmm, sìsì! ù.ù
Abbiate la pazienza di continuare a
seguirmi e tutti i tasselli andranno a loro posto.
Bene, che dire? Spero tanto
che il capitolo nuovo vi piacciae che
resterete soddisfatti (anche se io come al solito non lo sono -.-‘).
Ancora una volta, ringrazio
contutta l’anima le persone che
leggono, recensiscono e mettono la storia nei preferiti, nelle seguite o nelle
ricordate ^^ GRAZIE.
Cippyechelon,
*_____________* grazia caraaaa, spero tanto che il capitolo
ti piaccia, fammi sapere che ne pensi. Bacioneeeee =*
Albicoccacida, *ha ancora gli occhi lucidi per la sua recensione. Grazie tesoro
*O* Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto. Tìvìbìmonamour <3
Luna_chan, avevo cominciato a
credere che non ci saresti riuscita a lasciarmi una recensione a questo
capitolo, quindi immagina la sorpresa quando ho letto il tuo nome stamattina
*O* (Tu la devi smettere di lasciarmi recensioni di notte! XD) cooooomunque,tesoro
devi avere un po’ di pazienza, a tempo debito saprai tutto tuttotutto, te lo prometto, ora perdonami se sono un po’
cattiva ^-^’. Bacioni sister e fatti sentire presto
eh!! <3<3
Buona
lettura ^^
Mi sbatto la porta della sua
roulotte alle spalle e mi dirigo verso la mia che mi sembra lontana, il set
immerso nella più completa oscurità da sollievo ai miei occhi.
Non ho voglia di vedere nessuno.
Una volta raggiunto il mio
piccolo spazio di intimità, mi sdraio sul letto e prendo il mio blackberry, l’intenzione è quella di distrarmi come meglio
posso, ma qui non prende, lo lascio cadere sul letto esattamente come mi ci
sono lasciato cadere io, mentre fisso il soffitto basso ripenso al perché ho
accettato di girare questo film, la storia mi sembrava interessante, i
protagonisti mi piacevano e in realtà mi piaceva molto anche David e il suo
modo di lavorare con gli attori, volevo mettermi in gioco, sarebbe stata una
sfida per me riuscire a calarmi nei panni di un uomo innamorato e distrutto,
senza contare che avrei dovuto cercare di farlo facendo appello alla mia
esperienza, senza cadere ulteriormente in depressione. La mia paura più grande
quando ho cominciato a girare questo film era che tutto questo avrebbe
riportato alla mia mente esperienze a cui avevo vietato l’ingresso ai miei
stessi pensieri, ma mai avrei immaginato quello che mi sta succedendo.
Non sto passando propriamente uno
dei periodi migliori della mia vita.
Non ho mai pensato, come adesso,
che seguire uno dei consigli di mio fratello sia stato un errore.
Non ho mai creduto possibile,
prima d’ora, di riuscire a capire, anche se in minimaparte, cosa volesse dire desiderare qualcuno
che sai di non potere ottenere, per un motivo fottutamente sconosciuto,
qualcosa che non riesci a capire.
E più non puoi, più lo vuoi, o la
vuoi, nel mio caso, la vuoi più di quanto tu abbia mai voluto qualcuno.
Non posso ancora credere che sia
scappata di nuovo, che non mi abbia dato il tempo di dare un nome a ciò che
stavo provando, mi fa male ma qualcosa mi dice che avrei dovuto aspettarmelo,
avrei dovuto evitare di crederci a quelle parole.
Non ti
accorgi che lei vive di te?
Bugie, erano bugie. Eppure lei mi
ha baciato, per uno splendido momento ho creduto che quella fosse la verità
pura ed assoluta, che lei non potesse vivere senza di me e che io,
probabilmente, mi sarei sentito completo per la prima volta dopo anni. Mi sono sempre
preso ciò che volevo, senza preoccuparmi di chiedere il permesso o di quelle
che sarebbero poi state le conseguenze, non mi è mai importato che qualcuno
potesse soffrire per causa mia, ma ora credo di sapere cosa significhi, credo
di riuscire a…capire.
Non ti
innamorare di lei.
Io non sono innamorato. Non mi
ricordo più cosa vuol dire amare qualcuno, credo, piuttosto, che l’amore non
faccia per me, che sia un sentimento del tutto estraneo al mio essere. L’unica
cosa che so dell’amore è che è una potenza distruttrice, che una volta entrato
nel giro ne esci spezzato in dueoppure
non ne esci affatto, l’ho provato sulla mia pelle e una volta che ne sono
venuto fuori mi sono ritirato a cercare di far guarire le mie ferite
sanguinanti, ma il mio cuore ne ha
subito le conseguenze e dal mio cuore non sono riuscito a scappare per cui
imparare a conviverci è stato d’obbligo. Convivere con il più assoluto rifiuto
nei confronti dell’amore.
Io non sono innamorato di lei.
Non potrei esserlo neanche se
volessi e non lo voglio in ogni caso.
“Toc, toc” bussano alla porta, mi
metto a sedere confuso e una leggera punta di irritazione si fa spazio dentro
di me. Non voglio vedere nessuno. Mi rimetto sdraiato con la chiara intenzione
di non aprire, chiunque sia, qualunque cosa voglia, posso fingere di dormire,
ma non mi interessa, che tutti sappiano che sono di malumore mi
risparmierebbero la fatica! Il bussare si fa incessante e insistente, impreco e
mi alzo per andare ad aprire, so già che non mi comporterò nel migliore dei
modi.
Quando apro la porta della
roulotte la visione che mi si para davanti mi blocca il fiato in gola.
È Rose, la felpa larga le cade
distratta sulla gonna lunga e altrettanto larga, lei tiene le mani nelle tasche
e si morde un labbro, non piange, non si passa nessuna mano tra i capelli, non
sembra agitata né triste, il suo sguardo è perso nel vuoto, non mi guarda
nemmeno.
“Posso entrare?” sussurra,
abbassando il viso, la osservo per qualche attimo semplicemente perché non
riesco a dare un senso alle sue parole, lei si limita a non incrociare il mio
sguardo, quando decido che è inutile spremermi il cervello mi faccio
leggermente da parte in modo che lei possa infilarsi nella roulotte, al suo
passaggio mi sfiora leggermente e una scarica mi attraversa il corpo. La voglia
di lei non è ancora passata.
Richiudo la porta e l’ambiente
cade nel buio più completo, mi volto nel punto in cui so che c’è lei, lascio
che il silenzio penetri profondo dentro di noi, che cosa è venuta a fare? A
ricordarmi che non la avrò mai? Per un attimo ho voglia di urlarle addosso
qualcosa, ma non lo faccio, non lo faccio perché non ne ho la forza. La sua
figura è di una dolcezza disarmante, il suo respiro, che riesco a sentire
chiaro e forte, è agitatoe nello stesso
tempo mi riempie di sollievo.
Restiamo lì a fissarci, non so
ancora per quanto, quando lei sussurra “cosa vuoi da me Jared?” le parole
scorrono tra i miei pensieri, è una domanda a cui non so dare risposta, cosa
voglio da lei?
“Non lo so” bisbiglio e sono
sincero, sospira “ti stai prendendo gioco di me?”
“No!” esclamo, non potrei mai
farlo, non mi comporterei con lei come ho già fatto con altre in passato, lei è…diversa?
Mi avvicino lentamente fino a
fermarmi a pochi centimetri da lei “No” ripeto sussurrando, le sposto i capelli
dietro le spalle “Non mi prenderei mai gioco di te”respiro la sua essenza e la assaporo, mi
abbasso quel tanto che basta per baciarla, lei non mi respinge, è come una
calamita per i miei sensi, questo bisogno di sentirla scorrermi dentro.Appoggio le mani sul muro dietro di lei
intrappolandola contro il mio corpo, non voglio che scappi ancora, non voglio
restare di nuovo solo, tutto questo mi sta uccidendo, vorrei solo assaporare
cosa significa stare con lei senza ostacoli a dividerci, nemmeno i nostri
corpi, solo anime. Lei geme mentre le sfioro il collo con il viso, è un verso a
metà tra il piacere represso e il dolore, mi spinge ad alzare gli occhi, mi
guarda supplicante “ti prego” non capisco, cosa mi sta chiedendo? Di lasciarla
andare o di prenderla? Ma credo che neanche lei lo sappia. Mi allontano quel
tanto che basta perché sia lei a prendere la decisione.
Sia l’una che l’altra mi
terrorizzano.
Si avvicina come se l’improvviso
allontanarmi l’abbia disorientata, come se non si aspettasse la possibilità che
gli sto dando o come se non la volesse, mi abbraccia poggiando il capo
all’altezza del petto, esattamente come aveva fatto il giorno in cui le sue
parole avevano dato inizio a tutto e io la stringo incatenandola a me, c’è
tutto in quell’abbraccio, ci sono tutte le parole non dette e quelle che sono
state fin troppe volte ripetute, c’è tutto un mondo del quale non sono a
conoscenza ma che non pesa tra noi, c’è tutto quello che voglio in questo
momento.
La appoggio contro il muro e la
sollevo in modo che il suo viso sia alla stessa altezza del mio, lei avvolge le
gambe intorno alla mia vita ed io lascio andare le mani in esplorazione del suo
corpo, spingo delicatamente contro di lei mentre la mia maglia finisce lontana
chissà dove seguita a ruota dalla sua felpa grigia . Il mio petto nudo entra in
contatto con la sua pelle caldae quasi
strappo quell’ultimo pezzo di stoffa che si pone tra noi due, la visione del
suo corpo seminudo mi porta alla mente il ricordo della prima scena che abbiamo
girato insieme e di quella strana e insensata voglia che avevo di lei, di una bambina, ma questa volta non stiamo
fingendo, io la voglio quanto lei vuole me, è una dolce esigenza questo bisogno
che sento, e non mi interessa quanto il suo corpo mi appari fragile in questo
momento, quanto la faccia sembrare ancora più piccola di quanto non sia, quanto
mi faccia sentire strano stringerla tra le braccia in questo modo così
possessivo, il suo sguardo mi parla della stessa urgenza e non esito a
soddisfarla.
Le mie mani scivolano sulle sue
gambe lisce scoprendole, fino a risalire ai suoi fianchi, frettoloso, libero la
mia erezione e quando entro in lei, senza preavviso, le strappo dalle labbra un
urlo di dolore inaspettato, lascio che il suo corpo si abitui alla mia violenta
presenza, quel tanto che basta per rendermi conto che sono il primo, il primo
in assoluto che poggia le mani sul suo giovane corpo, non sono sicuro della
natura dell’emozione che mi invade, improvvisa, così come io ho fatto con lei,
non mi sono mai sentito in questo modo, non ho mai saputo cosa significasse
sentirsi veramente parte di qualcuno, sono stato con donne che erano solo tante
tra le tante, come io ero solo uno tra i tanti che avevano messo mani sul loro
corpo, ma con lei è diverso, con lei finalmente capisco cosa deve voler dire
possedere a tutti gli effetti una donna, sentire la sua appartenenza al mio corpo e alla mia anima.
La osservo, colpito da questa
nuova consapevolezza, ha il viso girato verso destra, i capelli disordinati le
cadano davanti al volto, rendendola dolce e affascinante allo stesso tempo, gli
occhi ancora chiusi in una smorfia di dolore, mi abbasso a sfiorarle il viso
per farle capire che va tutto bene, quando sento il suo respiro regolarizzarsi
l’espressione si trasforma in una smorfia di piacere e sento l’estrema urgenza
di cominciare a muovermi.
Lo faccio ed è il paradiso che si
concretizza intorno a me, o l’inferno, non ha nessunissima importanza, niente
ha importanza in questo momento, se non i nostri corpi che si muovono bisognosi
l’uno dell’altro, e i suoi gemiti e gridolini ad accompagnarci nella nostra
danza.
Lentamente il bisogno si fa
impellente, le mie mani posate sui suoi fianchi stringono talmente forte che so
che le lascerò più di un livido, ma non riesco ad essere dolce, non in questo
momento, le sue mani, poggiate sulla mia schiena, graffiano, mentre lei soffoca
i gemiti affondando la testa nell’incavo tra il mio collo e la mia spalla, si
lascia andare completamente quando comincio a spingere più forte, vicino al
limite.
Mi lascio sfuggire un verso
soffocatoe per pochi splendidi attimi
perdo il senso del tempo e dello spazio e mi aggrappo a lei come unica ancora
che mi tiene attaccato alla terra, quando riprendo il controllo del mio corpo
mi accorgo che lei sta tremando contro di me, stremata dalla stessa forza. Non
l’ho guardata nemmeno una volta mentre mi prendevo il mio piacere e appena i
miei occhi si posano sui suoi lo stomaco fa un balzo, è bellissima, come non
l’ho mai vista, l’espressione è soddisfatta e le colora il viso, gli occhi
lucidi e languidi, le labbra arrossate, il corpo completamente abbandonato al
mio, pelle contro pelle, umido del piacere che ci ha appena travolti.
La bacio, solo per il gusto di
assaporare ancora un po’ di lei, le sue labbra sono dolci come miele, sono
assuefatto. Quando ci stacchiamo per riprendere aria, poggio la testa sulla sua
bisognoso di sentire il suo respiro contro il mio, lei fa un leggero movimento
con la schiena e un brivido mi attraversa, ne voglio ancora.
Mi stacco leggermente, sorpreso
dai miei stessi pensieri, non so nemmeno perché si sia data a me in questo
modo, avrei dovuto comportarmi in modo dolce ma,come al solito, il mio istinto
animalesco ha avuto la meglio, vorrei stringerla tra le braccia ma so che non
posso farlo perché il solo sentirmi così vicino a lei risveglia il desiderio,
non posso e non voglio trattarla come un oggetto, distolgo lo sguardo e mollo
la presa, lasciando che scivoli inerte contro il muro e che corra a coprirsi,
cosa che faccio anche io. L’improvvisa mancanza del suo corpo mi fa sentire
dannatamente vuoto.
“Vuoi che me ne vada?” mi volto
di scatto a queste parole, lei mi fissa tranquilla qualche passo lontana da me.
“Perché dovresti?” mi limito a
risponderle, guardandola perplesso.
“Non si risponde ad una domanda
con un’altra domanda” sentenzia, senza la ben che minima espressione.
“Rispondi alla mia” non credo che
riuscirò mai a capirla.
“Mi vuoi ancora?” la domanda mi
colpisce diritto al petto “se mi vuoi ancora, resto”
Cosa cazzo sta dicendo?
“Rose, che diavolo…?”
“Credevo fosse questo il
problema, cioè, credevo che ti girasse storto il fatto che non eri ancora
riuscito a portarmi a letto” non posso credere alle mie orecchie.
“Cristo, Rose! Credevi che si
trattasse di questo?? Credevi che venendo da me e lasciandoti scopare in faccia
a un muro avrei risolto tutto?? Per chi cazzo mi hai preso?” prendo a calci la
parete mentre mi dirigo verso il letto sedendomi e passandomi una mano tra i
capelli. Come ha potuto pensare una cosa del genere? Come ha potuto credere che
si trattasse solo di questo?? E per quale motivo avrebbe dovuto lasciarsi
prendere da me, anche se vergine, solo per cercare di risolvere un problema
mio?? Cosa cazzo le passa per la testa???
“Allora non capisco Jay, non
riesco a capire” non la vedo da dove mi trovo, ma la voce mi giunge forte è
chiara.
“Non è necessario che tu capisca”
mi limito a ripetere con cattiveria le parole che mi ha già detto lei, il
silenzio cade pesante tra noi.
Sembrano passati minuti quando
sento i suoi passi ovattati dirigersi verso di me, punto gli occhi nei suoi
quando mi si para davanti.
“Perché diavolo sei venuto da me
stasera?” mi domanda con freddezza.
“Perché sei tornata tu da me se
la cosa ti ha dato tanto fastidio?” le rispondo con rabbia.
Lei sospira lasciandosi cadere di
fronte a me, mi guarda semplicemente e scopro di non riuscire a sostenere il
suo sguardo a lungo, le passo una mano tra i capelli scuri e morbidi “avevo
bisogno di te” confesso rapito dalla sua incredibile dolcezza “ma non si tratta
di sesso!” sibilo cercando dinon
scoppiare sovrastato dalla rabbia repressa.
“E di cosa si tratta Jared?”
domanda lei avvicinando le labbra alle mie, le sfiora leggermente ed io la
lascio fare mentre sento montare in me il desiderio folle di sentirla di nuovo
mia, perché una volta non basta, non basta a capire, è come aver visto di nuovo
la luce dopo giorni al buio, gli occhi fanno male ma non si può pensare di
tornare a vivere senza.
In un attimo la spingo sul letto,
sotto di me, e la prendo di nuovo, con la stessa sottile violenza di prima
accompagnata da un urgenza più forte, non mi accorgo delle sue grida e dei suoi
tentativi di darsi un contegno, o del semplice fatto di aver pensato, come al
solito, sempre e solo a me.
Quando mi libero per la seconda
volta del pensiero folle di lei nuda e solo mia, mi accascio ansante al suo
fianco assaporando fino in fondo le sensazioni che mi ha procurato, lei si
raggomitola su se stessa dandomi le spalle e la sento singhiozzare, il suono mi
riporta bruscamente alla realtà, mi volto ad osservarla e mi avvicino facendo
aderire completamente il mio corpo al suo, nonostante la veda trasalire al
contatto, le accarezzo i capelli spostandoli dal suo viso.
“Non si tratta di sesso Jay?”
domanda singhiozzando e mi spezza il cuore in due, no, non si tratta di sesso,
no, ma non riesco a dirglielo. Lei continua a non guardarmi mentre le lacrime
le scendono sul naso per poi finire a bagnare le lenzuola del mio letto. È un
suo piccolo attimo di dolore, personale e intimo, come se io stessi assistendo
a qualcosa di troppo puro, come se non ne fossi degno e forse nonlo sono davvero.
Mi limito a sfiorarle il viso con
la punta del nasoe aspettare che si
calmi, sono il solito mostro, il solito egoista, non sono bravo a dimostrare
ciò che provo, non lo sono mai stato, il più delle volte mi lascio andare
all’istinto, mi lascio guidare da ciò che voglio e viene fuori sempre qualcosa
di diverso e sbagliato. Il problema è che fino ad ora non mi è mai interessato
cosa gli altri potessero pensare del mio comportamento, ma non voglio
assolutamente che lei creda di essere solo una valvola di sfogo per me, perché
non ci sarebbe niente di più falso.
Niente di
più falso.
“Non si tratta di sesso” le
ripeto mentre il suo respiro torna regolare, mi metto seduto ad osservarla, c’è
qualcosa nella mia voce che la fa muovere di scatto verso dime, si mette seduta “lo vuoi sapere un
segreto?” sospira “mi piacerebbe tanto crederci”.
“Nessuno te lo impedisce” non
riesco a nascondere un po’di amarezza.
La sua risata è cristallina
quando mi giunge alle orecchie “allora lasciami sognare Jared Leto” replica,
cado all’indietro sul letto mentre lei si mette a cavalcioni su di me, mi
lascio baciare ed esplorare, lascio che sia lei a prendersi il suo piacere questa
volta beandomi del suo viso, del tutto privo dell’innocenza che le ho rubato,
sono rapito da lei, dal suo modo di essere, dal suo modo di fare. Quando la
sento irrigidirsi e urlare il mio nome, per la terza volta in poche ore mi
lascio andare alle sensazioni che ho tanto cercato e voluto, credendo che
potessero mettere fine a tutto ciò che stava prendendo forma nella mia mente,
credendo di riuscire a strapparla via da me, lei si accascia sfinita e ansante
su di me “mi piacciono le tue bugie Jared Leto” ansima, magari lo fossero.
Scivola via dal mio corpo per
sdraiarsi al mio fianco e guardarmi con due enormi occhioni da bambina “Non ha
importanza, vero? Tutto questo lascia il tempo che trova”
“Cosa vuoi dire?”
“Domani mi sveglierò e tu non ci
sarai, non è così?” la sua espressione è seria.
“Io sono qui, ora” le sposto i
capelli dalla fronte umida.
“Già” sbadiglia lei chiudendo gli
occhi, è bellissima “invidio Helen, lei sa che il suo Alan non scomparirà mai,
è più concreta la finzione che la realtà”.
“Io non invidio Alan, la sua
Helen scomparirà prima che riesca a rendersi conto di amarla” lei fa una
piccola smorfia e sbadiglia di nuovo.
“Cosa provo per te Rose?”
sussurro e spero che non mi abbia sentito.
“Cosa provi per me Jared?” mi fa
eco lei, mentre scivola nell’incoscienza. Non le rispondo, non saprei cosa
dirle.
“E tu? Cosa provi per me?” le
domando ansioso, lei mugola qualcosa di insensato che non afferro, poi il suo
respiro si fa lento e regolare e so che non è più qui con me.
La guardo mentre si agita nel
sonno, la desidero ancora, non mi sembra vero di averla qui, cosa provo per
lei?
Vorrei averla sempre con me,
vorrei sentire il suo corpo contro il mio, vorrei saperla felice, vorrei non
scomparisse mai.
Il ticchettio dell’orologio
scandisce, come al solito, il tempo di una delle mie tante notti insonni, resa
dolce dalla sua piccola presenza.
“Amore?” sussurro a pochi
centimetri da lei, so che non può sentirmi, ma mentre continuo ad osservarla,
perso, non mi accorgo del piccolo sorriso che le illumina il viso.
Forse ho trovato la risposta.
Bene, bene, bene mmmm, che ne pensate??
Finalmente lo ha ammesso a
se stesso (che poi è la cosa più difficile da fare quando si è innamorati) ^^
Volevo semplicementesottolineare che tutte le parole non sono
messe lì a caso, ognuna di loro ha un significato che poi vi sarà
chiaro, non che io voglia portarla per le lunghe XD. Abbiate solo un po’ di
pazienza ^^
Eccomi qui! Sono tornata,
scusate l’attesa enorme, ma tra i quiz all’università e roba varia è già tanto
se riesco a trovare il tempo di scrivere! Ma amo troppo questa storia per
lasciarla indietro *-*
Scusate se il capitolo sarà
un po’ al di sotto delle aspettative, lo so non è niente di che ma perdonatemi
se potete ç__ç. Era necessario inserirlo XD
Detto questo passiamo ai
ringraziamenti:
Albicoccacida,
mi dispiace che tu sia rimasta delusa dal suo modo di fare, ma Jay non avrebbe
potuto comportarsi in nessun altro modo se non così, purtroppo è nella sua natura avere qualche problema con
sentimentie sentimentalismi. Non preoccuparti
però! Saranno tante piccole cose a spingerlo a comportarsi diversamente ^^
grazie per la recensione tesò
Cippyechelon, sono
riuscita a commuoverti *-*…che carina che sei ç___ç Sono contenta che ti
piaccia come ho caratterizzato Jared! Grazie per le recensioni! Sono troppo
felice che la storia continui a piacerti, ti mando un bacione enorme =*
Luna_chan, tu sei una grandissima
osservatrice sister! Mmmm
la prossima volta spiegami perché Rose ti fa pensare! XD E comunque, certo che
non è scema! Anche se sotto sotto mi chiedo “sei
tanto imbecille da farti trattare come una pezza da piedi da qualcuno solo perché
ha un certo nome?” (che idiota che sono quando mi faccio queste domande!
Infondo io so il perché di ogni loro comportamento muahahahah
XD). Sono felice che ti sia piaciuto il capitolo, spero di non deluderti con
questo! Bacionee <3<3
Ovviamente
grazie a tutti quelli che leggono, è molto importante per me *-*
Buona
lettura =)
L’aria gelida del mattino mi
ghiaccia i polmoni, mi stringo quanto più posso nel cappotto che sembra non
avere alcuna utilitàe lascio che il
vento mi attraversi il viso inumidendomi gli occhi.
Sono solo, solo con i miei
pensieri e non mi da per niente fastidio, è una cosa che ho voluto, per cercare
di capire cosa mi sta nascendo dentro, a quale conclusionemi abbia portato la nuova consapevolezza
raggiunta nel buio di quella stanza.
Quando improvvisamente le
priorità cambiano e ci si rende conto che qualcuno prende il primo posto tra i
bisogni della nostra vita allora non c’è niente da fare se non accettarlo, ho
l’impressione che lei abbia sempre saputo che prima o poi quel posto sarebbe
stato suo.
Mi porto una mano al petto
stringendo forte il pugno, credevo che non sarebbe più stato possibile ma come
al solito mi sbagliavo, come al solito la vita ha qualcosa che ritiene giusto
insegnarmi.
Qualche minuto fa l’ho lasciata
addormentata tra il calore delle mie lenzuola, separarmene è stata la cosa più
difficile della terra, ma l’ho fatto perché ne sentivo il bisogno, il bisogno
di mettere in chiaro quanto poteva essere importante anche senza sentire la sua
costante presenza a pochi centimetri da me, non aver dormito e aver, anzi,
passato l’intera notte bisognoso di sentire il suo respiro per paura che
svanisse nel vuoto di qualche orrendo incubo, non ha per niente aiutato.
Fare l’amore con lei è stato
molto più di quanto mi aspettassi, non credevo che un uomo potesse essere in
grado di provare tante emozioni in una volta sola, e ora me ne sto qui, da
solo, per cercare di capire quanto sia valso tutto questo a me stesso, per
cercare di capire quale delle due emozioniè più forte, il desiderio che tutto questo non sia mai accaduto o la più
completa gioia nei confronti di un sentimento a cui avevo chiuso da tempo le
porte in faccia.
Resta questo da decidere: come
accoglierlo?
Ma è una domanda a cui non ho
ancora trovato una risposta.
Le prime luci dell’alba
cominciano ad illuminarmi, fioche e coperte da strati e strati di nuvoloni
grigi, l’odore di pioggia mi attraversa le narici, è una sensazione che amo,
non che io ami la pioggia in sé e per sé, è l’attimo prima che mi affascina,
l’aria carica di attesa. Probabilmente dovrei rientrare nella roulotte, ma
quanta forza avrei di tornare a guardarla dormire?
Non lo so…non
lo so…non so più niente, mi fa terribilmente paura
tutto questo.
Paura…non ho mai
avuto tanta paura in vita mia probabilmente.
Faccio una piccola smorfia
ispirando ancora il gelido profumo, chiudo gli occhi per qualche secondo.
“Buongiorno” sussurra una voce
tremendamente vicina al mio orecchio, faccio un piccolo sobbalzo, non mi ero
accorto che qualcuno si stava avvicinando. Giro appena il viso di lato per
trovarmi a pochi centimetri da quello di Rose tranquillo e rilassato, lei mi
sorride e io ricambio tirando un sospiro di sollievo, credevo si sarebbe
arrabbiata non vedendomi accanto a lei, credevo che sarebbe venuta qui a
rinfacciarmi di essermi comportato esattamente come si aspettava, di essere
sparito. Ma in realtà non avrei mai pensato che lei potesse svegliarsi così
presto, il sole non è ancora del tutto sorto e se io sono mattiniero, lei lo è
altrettanto, e mi domando il perché.
“Dormito bene?” le domando
fissandola,è inginocchiata sullo scatolone degli attrezzi, poco lontano dalla
roulotte, accanto a me, ha i capelli pieni di nodi, gli occhi gonfi di sonno e
lucidi, la pelle è chiara come al solito, anche se questa luce la rende ancora
più pallida, i vestiti sono gli stessi che aveva addosso la sera prima, presumo
che non si sia fatta una doccia, non che non potesse, e mi domando di nuovo il
perché. Nell’insieme risulta talmente “normale” da spiazzarmi, è completamente
diversa dalle tante con cui sono stato, le classiche da una notte e via, che il
mattino dopo erano ancora più belle della sera prima, non so come diavolo
facessero a non struccarsi durante la notte. No, lei è diversa, è esattamente
come dovrebbe essere chiunque appena sveglio ed è la cosa più bella che i miei
occhi abbiano mai visto. Sorrido al pensiero.
Lei si limita ad annuire senza
guardarmi, la sua mano è posata delicatamente nello stretto spazio che ci
divide, i miei occhi vi cadano in continuazione, sento il bisogno di stringerla
nella mia, ma perché non lo faccio? Perché mi comporto come fossi un
adolescente alla prima cotta? Vorrei parlare con lei, vorrei mettere in chiaro
questa situazione fin da subito, vorrei dirle che provo qualcosa e che è la
prima volta che mi capita dopo tempo, che non so bene cosa sia ma che potremo
scoprirlo insieme se lei vuole.
E non ho dubbi che voglia.
Ma non ho il minimo dubbio
nemmeno su quello che provo, mai come questa volta la consapevolezza mi ha
raggiunto limpida, quasi trasparente, non mi resta altro che accettarla.
Muovo leggermente la mano verso
la sua e il cuore batte sordo dentro al mio petto, ho paura che possa sentirlo,
che possa accorgersi di quello che provo ancor prima che abbia la possibilità
di spiegarglielo a parole ma quando la mia mano si posa sulla sua il mio cuore,
lo stesso che sembrava impazzito, perde qualche battito.
Tiro un sospiro liberatorio
quando la sento restare ferma, senza indugi, avvolti entrambi in quel calore e
mi godo la semplice genuinità del momento.
“Come mai così mattiniera?” le
domando poi continuando ad osservare la bellezza dell’alba, è un fenomeno che
non smette mai di stupirmi, sebbene molti tramonti e molte aurore abbiano
segnato la mia vita fino ad ora.
“Credo di aver percepito la tua
assenza” fa lei, catturando la mia attenzione “in realtà non ho mai dormito
molto”.
“Insonnia?”
“No. Anzi dormo molto bene. Ma
mai molto. Non so se capisci, è un concetto un po’ complicato”sorride passandosi una mano tra i capelli.
“Bè è un concetto che fa parte di
te” le intimo, facendole l’occhiolino.
“Sta per caso insinuando che sono
una persona complicata, signor Jared Leto?” esclama lei fingendosi offesa e
cominciando a prendermi a pugni, scoppio a ridere cercando di fermarla, non
perché mi stia facendo male, il suo tocco è delicatissimo, semplicemente perché
mi piace l’espressione corrucciata che le colore il viso. Lei ride quanto me,
ogni volta che riesce a liberarsi, quando, finalmente, riesco a tenerla ferma
la porto a pochissimi centimetri da me, le mie labbra giocano ad un soffio
dalle sue, risale forte tutta la voglia che ho di lei, potrei prenderla anche
ora, subito, in questo posto, col rischio che qualcuno possa vederci.
Lei mi fissa negli occhi
sorridendo, le sue labbra si spostano appena sopra le mie e mi lasciano un
leggero bacio sul naso “non voglio niente da te, ok? Amici come prima” continua
a sorridere ma io la guardo senza capire.
Che diavolo sta dicendo?
Credo, dal modo in cui mi guarda,
che la confusione si rifletta nei miei occhi “Tutto ok Jared, tranquillo. Non
mi devi niente, è stata una bellissima nottata”.
“Ma tu…”
“No davvero, non sei costretto a
dire o fare niente. Io sto bene con te”
“Anche io…”
Lei sospira, sembra sollevata
“Questo mi basta. Ti voglio bene Jay” i suoi occhi ridono di gioia quando mi
scocca un bacio sulla guancia“Brrr che freddo!” si stringe nella felpa “Allora, doccia,
colazione e riprese! Se riesco a stare sveglia. A dopo”la osservo allontanarsi, non sono ancora
sicuro di aver capito bene. Il vuoto si spalanca davanti a me, ma che diavolo
ha capito? No, qui la domanda è un’altra probabilmente: riuscirò mai a capire
io lei?
Cristo! Perché deve essere sempre
tutto così complicato!? Certo, non mi piacciono le cose semplici ma non credevo
che la normalità avesse litigato con me! E così tutti i miei propositivanno a puttane e che cos’è questa specie di
vuoto allo stomaco? Perché lei mi sembra sempre così irraggiungibile? Anche
quando l’ho fatta mia, il sottile velo che ci divide ha solo aumentato la sua
trasparenza, senza sparire del tutto, ora è semplicemente tornato a fare il suo
lavoro.
Prendo il Blackberry
dalla tasca del pantalone.
La
prossima volta ricordami di non seguire più i tuoi consigli del cazzo. Non
portano a niente di buono.
Lo rimetto via lasciando che il
freddo mi schiarisca le idee, ma non devo aspettare molto prima che il segnale
acustico mi avverta della risposta.
Che
diavolo hai combinato fratellino? Mattiniero come sempre, sei fottutamente
fortunato chenonsia ancora andato a letto. Sempre a dare la
colpa a me, come vedo. Io me ne vado a dormire
Stringo i denti, idiota! Se la
smettessi di dargli retta probabilmente non mi troverei più in queste
situazioni di merda!
Fanculo
L’attesa è quasi nulla questa
volta.
Ok, dammi
qualche minuto e arrivo.
Mi alzo, improvvisamente non ho
più voglia di emozionarmi guardando l’alba, il sole è quasi del tutto padrone
del cielo ormai e io non mi sento padrone nemmeno di me stesso, torno alla
roulotte nel tentativo di farmi una doccia, in realtà mi piacerebbe dormire, sì
vorrei dormire, se non altro per perdere i sensi, per sfuggire a tutto questo.
Traduco il “qualche minuto” di mister Shannon, che assomiglia molto al mio
“presto”, lo aspetto tra qualche ora, giusto per prenderlo a parole e mandarlo
a quel paese, certo è solo un modo per sfogarmi, lo so, ma che ci stanno a fare
i fratelli? A metterti in testa pensieri e situazioni che non hanno riscontro
con la realtà, a rovinarti i momenti di pace, ecco che ci stanno a fare!
***
“Shannon!” esclama Rose
all’improvviso, nel bel mezzo di una scena che stiamo girando da una mezz’ora
buona “ops, scusate” aggiunge poi timidamente,
grattandosi la testa. La guardiamo tutti con tanto di occhi aperti, ma come
diavolo fa a sembrare anche in colpa?
“Questa è bellissima, giuro che
lametto nel montaggio” esclama
sarcasticamente Dave, guadagnandosi una pacca sulla
spalla da mio fratello, che per quanto provi a fare l’amico resta sempre e
comunque il buon caro vecchio Shanimal.
“Buongiorno gente! Ehi
fratellino, come vanno le riprese?”
“Andavano fino a qualche attimo
fa”
“Oh che diamine è successo?”
domanda lui, quasi sinceramente interessato e preoccupato.
“Sei arrivato tu” sibilo a pochi
centimetri dal suo viso e lui scoppiaa
ridere.
“Ok ok ci sta! Buongiorno,
bambolina!” Rose gli salta addosso, con tanto di occhi che le luccicano di
gioia, lui l’abbraccia forte e le sussurra qualcosa all’orecchio, poi la
allontana un po’ da sé come per guardarla per intero, lei fa una giravolta su
se stessa e sorride, lui continua a dirle qualcosa, qualcosa che non afferro
impegnato come sono a controllare i nervi, non c’è mica bisogno che le metta le
mani addosso per salutarla!
“Sto bene, sto bene Shan! Era solo
un po’ di influenza, mi sono ripresa quasi subito e no, no, non sono dimagrita,
è la tua impressione!” sorride lei, le leggo negli occhi l’ammirazione che
prova per mio fratello, e a quanto pare se ne accorge anche lui dato che le
passa una mano tra i capelli e le stampa un bacio sulla fronte.
Eh no, questo è troppo!
“Vieni con me” sussurro tirandolo
per il giubbotto verso la mia roulotte.
“Oh Jared, ti prego!” esclama
David, quando mi vede allontanarmi dal set.
“Torno subito!” mi limito a dire,
e lo sento blaterare cose del tipo “Questo film non lo finiremo mai, se
continua così dovrò sospendere le riprese, tanto comunque…”
Mi sbatto la porta alle spalle,
dopo aver infilato dentro Shan in modo poco carino.
“Ok veniamo a noi, che succede?”
domanda lui, sedendosi e guardandomi da dietro i suoi occhiali scuri.
“Non c’è bisogno che tu le metta
le mani addosso” dico, fissandolo a mia volta. Cade il silenzio tra noi, per
qualche attimo.
“Ah ah!” scatta poi Shan, ridendo
e urlando come unpazzo “Che ti succede
Jay??”
“Niente” metto il broncio mentre
lui continua a ridere sguaiatamente. Quando riprende il controllo di se stesso
mi guarda apprensivo, sul volto ancora l’ombra dell’ilarità di poco prima.
Sono riluttante a raccontargli
tutto quello che è successo, ma lo faccio, lui mi lascia parlare senza mai
interrompermi.
“E’ convinta che ho voluto
semplicemente portarmela a letto” concludo.
“E non è così?” domanda lui
togliendosi gli occhiali, non gli rispondo semplicemente perché odio vedere la
sua faccia soddisfatta, mi siedo.
“Jared, ti avevo detto di non
esagerare con lei. Cazzo è solo una bambina”
“Risparmiami la predica
d’accordo? Sei stato tu a dirmi che se mi faceva star bene, dovevo smettere di
chiedermi il perché”
“Bè, quando l’ho detto non avevo
propriamente in testa che ci avresti fatto sesso nel giro di pochi giorni” una
smorfia mi dipinge il volto, detto così sembra molto più orrendo di quanto sia
stato in realtà, sospiro passandomi una mano tra i capelli.
“Allora, le cose si mettono bene
per te. Se lei crede che sia stata solo una splendida notte, bene ti risparmia
la fatica” continuo a starmene zitto, insomma non voglio sputtanarmi subito e
del tutto, magari ha ragione lui, meglio mettere il punto prima che diventi
qualcosa che non riesco a controllare.
Shannon sospira alzando appena le
sopracciglia, un enorme punto di domanda nell’espressione, decide saggiamente
di non mettere in parole i dubbi che ha nella testa “Sai che ti dico? Stasera
ti porto fuori con me e vediamo di farti divertire un po’. Stai praticamente
impazzendo chiuso in questo spazio limitato, io ti conosco, sei una persona di
larghe vedute, uno spirito libero. Non ti fa bene star fermo per troppo tempo
al solito posto”
Mi limito ad annuire, voglio fidarmi di lui, ne
sento il bisogno, una semplice occhiata e so che lui ha capito che c’è
dell’altro. Ma come al solito lascia che sia io a trovare il coraggio di
parlare.
***
Mi guardo intorno un po’ stordito
dalla musica altissima della discoteca sconosciuta che ha scelto Shan,comoda per molti versi. Facile da raggiungere
in poco tempo, nessun rischio che qualcuno ci riconosca se continuiamo a tenere
gli occhiali scuri, anche se credo che perderò la vista in questo posto fatto
di luci soffuse e corpi su corpi, la musica nemmeno mi piace.
Distolgo lo sguardo da un gruppo
di ragazzi che ci indicano ridendo, bè probabilmente li diverte il fatto che
portiamo gli occhiali da sole di notte, ma chi se ne frega, sinceramente sono
il mio ultimo problema in questo momento. Prendo tra le mani il cocktailsuperalcolico, Shan dice che in certi casi
bere è l’unica cosa che riesca davvero a far star bene, bè io non amo molto
bere, in realtà non lo amo per niente dato che significherebbe condannare a
morte il mio fegato, ma ora non ne posso fare a meno.
“Ne hai adocchiata qualcuna?”
urla mio fratello direttamente nel mio orecchio, nel vano tentativo di superare
il rumore assordante.
“Chi diavolo vuoi che noti in
mezzo a questo casino?? Non riesco nemmeno a distinguere dove finisce un corpo
e ne inizia un altro!” Shannon mi guarda interrogativo, non ha capito mezza
parola di quello che ho detto, gli faccio segno di non pensarci e torno a
fissare un punto imprecisato mentre bevo. Poso gli occhi su di una ragazza che
balla,non riesco a guardarla in faccia,
ma la sua presenza sembra dettare legge, il suo movimento oscura quello degli
altri che le sono intorno, i suoi lunghi capelli corvini le cadono sulle spalle
in morbidi boccoli, la fisso per qualche attimo perché non ho niente di meglio
da fare, sembra ricordarmi qualcosa, anche se non so bene cosa.
“Ehi aspettami un attimo, non ti
muovere di qui, torno subito” dice Shannon allungandomi una pacca, smetto di
fissarla per fargli cenno che ho capito e che non mi sposterò, anche perché non
ho alcuna intenzionedi perderlo di
vista in questa marmaglia di gente impazzita, poi torno al mio superalcolico e
al chiodo fisso che ho in testa.
Non ho detto a mio fratello tutto
quello che ho realizzato ieri notte, non l’ho fatto perché so che non avrebbe
capito, si sarebbe limitato a dirmi che era una sciocchezza o di
confessarglielose ne fossi stato certo.
Rose, lei mi fa stare così bene,
mi fa sentire compreso, mi aiuta anche se inconsapevolmente, cosa che nessuno
era riuscito a fare fino ad ora, forse perché ero sempre io ad impedire che ci
riuscissero, a chiudere le porte in faccia a chiunque ci provasse, con lei non
l’ho fatto e continuo a non farlo, lascio che penetri nel mio cuore pian piano,
rubando tutto ciò che c’è da rubare, e quando mi chiedo il perché non so darmi
una risposta, quindi evito che questa domanda mi salga alle labbra, evito tante
cose da quando la conosco, è come se il mio essere si stia naturalmente
modellando al suo ma sono sicuro che tra mee lei c’è un abisso da riempire, un abisso fatto di cose non dette,
qualcosa che mi fa paura.
Dove sarà ora? Cosa starà
facendo? Dovevo venir qui per non pensare ma ovviamente non riesco a non farlo,
non quando la mente mi si riempie della sua immagine.
Alzo gli occhi giusto in tempo
per vedere Shannon venirmi incontro, ha un espressione strana, ma decido di non
farci caso e buttar giù un altro sorso del cocktail che mi brucia la gola.
“Tutto bene?” urlo, lui annuisce
fingendo un sorriso, buon viso a cattivo gioco, dopo tutti questi anni pensa
ancora di riuscirmi ad ingannare con un mezzo sorriso e belle parole, alzo gli
occhi al cielo, è finito il tempo in cui ogni volta che combinavo un guaio mi
rassicurava dicendo che la mamma non si sarebbe arrabbiata, una bella bugia
accompagnata da una bella faccia, niente di meglio per cascarci come una pera
cotta, senza contare che poi dopo le grida della mamma facevano ancora più
male.
“Quando la smetterai di trattarmi
come una bambino?”
“Non so proprio di cosa tu stia
parlando”
“Oh avanti Shannon! Non sei mai
stato bravo a mentire. Cosa mi nascondi?” comincio ad arrabbiarmi, guardandomi
intorno.
“Non è una buona idea Jay”
“Me ne frego delle tue buone
idee” probabilmente è anche l’alcol che parla. Lo fisso, ma lui non ce la fa a
sostenere il mio sguardo e per la frazione di un secondo i suoi occhi mi
indicano dove guardare.
Mi volto in quella direzione e
ilmio cuore perde un battito, è la
stessa ragazza di prima, ma ora riesco a guardarla in faccia, è l’ultima
persona che avrei pensato di incontrare in questo posto, l’ultima persona che
dovrebbe trovarsi in questo posto, adesso so chi mi ricorda.
Rose ballacircondata da un tipo che riconosco come uno
dei tecnici del set, il sangue mi arriva al cervello, colorando la mia vista di
rosso.
“Jay, dove diavolo vai?” la voce
di mio fratello mi appare lontana mentre mi alzo incurante del resto,
avvicinandomi a lei, mi tolgo gli occhiali e lei si accorge della mia presenza
solo quando le sono di fronte.
“Jared!” urla sorridendo “che ci
fai qui?” continua stampandomi un bacio sulla guancia.
“Che ci fai tu qui?” sibilo, abbastanza forte perché lei possa sentirmi, smette
di muoversi e mi guarda in modo perplesso.
“Sono venuta con Alex, ti ricordi
di lui vero?” non lo degno nemmeno di uno sguardo dato che il mio istinto mi
suggerisce di ammazzarlo,continuo invece a fissare lei che mi guarda di
rimando, ha smesso di sorridere e anche di muoversi, forse è stata la mia
espressione a suggerirglielo.
“Dovresti essere nella tua
roulotte a quest’ora” il mio tono è freddo e distaccato. Lei sbuffa alzando gli
occhi al cielo.
“Non dirai sul serio? So badare a
me stessa e non è la prima volta che esco con Alex”.
“Oh bè se sei con Alex non c’è da preoccuparsi allora!” la
cattiveria nelle mie parole la raggiunge forte e chiara, per quanto qui dentro
sia difficile portare avanti un discorso coerente per più di qualche minuto,
glielo leggo negli occhioni spalancati e increduli.
“Lasciami in pace Jay, sei
ubriaco” mi intima lei, dandomi le spalle. Non sono mai stato più lucido di
adesso, la prendo per il gomito e la costringo a seguirmi mentre mi faccio
largo tra la folla verso l’uscita da quel posto infernale, dimentico persino di
mettere gli occhiali, dubito comunque che qualcuno possa riconoscermi. Una
volta fuori, i miei timpani accolgono con gioia il bene amato silenzio, ma sono
troppo arrabbiato per godermi la situazione.
“Da quand’è che la sera esci e te
ne vai in giro fino a tardi?”
“Da quando l’ho deciso io, e
comunque non sono affari tuoi” vederla in questo stato fa un certo effetto, le
gambe fasciate da calze scure, slanciate dal tacco alto che porta ai piedi, il
vestito corto e aderente e la matita intorno agli occhi la fanno assomigliare
ad una persona completamente diversa, mi fissa irritata dal basso e nonostante la
situazione non sia delle migliori non riesco a non notare quanto sia bella.
“Chi è questo Alex, cosa sai di
lui?”
“Jared tu non sei mio padre!”
“Ma potrei esserlo, quindi datti
una calmata signorinella”
“Oh, ma sentiti! Ieri notte non
ti saresti definito mio padre mentre
mi scopavi!” le parole mi trafiggono e resto per qualche secondo a guardarla
mentre cala il silenzio su di noi.
“Sai qual è il problema Jay? È
chi io non voglio assolutamente niente da te, ma tu che diavolo vuoi da me?”
non aspetta la risposta che probabilmente non sarebbe arrivata e torna dentro
lasciandomi solo, la rabbia sbollita in un eccesso di senso di colpa.
“Dov’è il problema Jay, va bene
così. Lascia che finisca prima che possa iniziare” mi volto appena per trovare
Shannon che mi fissa appoggiato al muro, una sigaretta accesa tra le mani.
Lascio che i minuti passino e muoiano, come la sigaretta che finisce dritta a
terra, prima di guardarlo negli occhi.
“Il problema è che la amo Shan,
eccolo il benedetto problema”
Lui mi fissa senza batter ciglio,
aveva già capito tutto.
Eccoci qui! Fine capitolo! Non ammazzatemi ok? Lo so che
fa schifo ç__ç
Ditemi che ne pensate se vi va *-*…come andranno le cose
tra i protagonisti? Jay comincerà a comportarsi in modo diverso? E soprattutto
so che tutti voi starete pensando “ma quanto è idiota questa Rose O.o??”, tranquilli l’ho pensato anche io, anche se ha i
suoi buoni motivi che poi capirete ^^
Salve a tutti! Eccomi
tornata con un nuovo capitolo^^
Oddio, scusate l’enorme
attesa! Sono imperdonabile, lo so, ma scrivere questo capitolo mi ha tolto più
tempo del previsto! Prometto che da oggi in poi cercherò di aggiornare più in fretta possibile :D
Ringrazio
immensamente e col cuore tutti quelli che stanno leggendo e seguendo questa
storia (armati di santa pazienza) e che l’hanno aggiunta tra le seguite, le
ricordate e le preferite ^^
PrincyMary9,
sono davvero contento che la storia ti piace e grazie, grazie davvero, di
avermi aggiunta tra i tuoi autori preferiti, sono rimasta mooooolto
contenta ^^ Spero che il capitolo ti piaccia e che continuerai a seguirmi. Kiss =*
Albicoccacida, insomma
in ogni recensione aggiungi qualcosa alla
tua invettiva contro il povero Jared! Potere alle donne!! XDXD Maddai, però, un po’ bisogna capirlo, Rose non è che sia tanto trasparente da
permettergli di comportarsi in modo diverso! Ma vabbè!
Spero che questo capitolo ti piaccia. Ti voglio un modo di bene <3
Luna_chan, Ah mia cara sister! Per te ho una buona e una cattiva notizia, parto
dall’ultima così quella buona è più buona XD Purtroppo per te, Rose è davvero
il personaggio più complicato che abbia partorito e lo è volutamente dato che
ha a che fare con “mister semplicità”, quella buona, invece, è che nel prossimo
capitolo scopriremo uno dei motivi, se non quello principale, che la spinge a
comportarsi in questo modo! Sciogliamo un po’ il nodo che dici? ;) Alla
prossima, spero che questo capitolo ti piaccia =*
Buona
lettura a tutti =)
Che tremendo mal di testa.
È come se avessi ficcato un
chiodo direttamente nel cranio.
Il silenzio mi sembra assordante,
il dolore annulla tutto il resto, riesco a pensare solo ad una cosa, ieri sera
ho bevuto. Dopo 40 anni non ho ancora imparato che bere troppo non mi fa bene.
Ma la rabbia era incontenibile, tutto per averla vista tra le braccia di quel
ragazzino.
Il solo pensiero mi fa irrigidire
e il dolore torna a farsi sentire prepotente quando tento di mettermi seduto. Faccio
una smorfia, erano anni che non mi svegliavo in questo modo dopo una sbronza,
sì perché ogni volta che bevo sto molto attento, smetto quando so che basta, la
mattina dopo non ricordo nulla, ma sto male per pochissimo, in genere una
doccia fredda è un toccasana. Ora, invece, sento che vomiterò e non ricordo
nemmeno come ci sono finito nel letto della mia roulotte, bè c’era Shannon con
me, non ho dubbi che mi ci abbia portato lui, ma adesso dov’è?
Faccio per alzarmi e dare un’occhiata
in giro ma subito sono colpito da un forte conato di vomito, come pensavo.
Incurante delle vertigini mi dirigo verso il piccolo bagno, barcollando e
rischiando di cadere un paio di volte. Dopo
aver buttato fuori anche l’anima,mi
accascio per terra ansante.
Promemoria per me: non osare più
bere così tanto, cascasse il mondo!
Guarda
come ti sei ridotto per colpa di un’insignificante ragazzina, Jared Leto! Bè, insignificantenon è proprio il termine adatto, non lo è per
niente.
Nonostante il mal di testa e lo
stomaco sotto sopra, nonostante non abbia la forza nemmeno di mettermi in piedi,
in questo momento sto pensando alle sue labbra morbide e al suo corpo contro il
mio, pagherei per riprovare quella sensazione, se fossi ancora ubriaco,
probabilmente, andrei da lei e le direi tutto ciò che provo, tutto ciò che
sento ogni volta che il mio sguardo sfiora il suo, ma non lo sono e quando sono
sobrio mi piace pensare e quando penso non agisco.
Ho bisogno di un’ aspirina.
Il blackberry
inizia a suonare appena mi sembra di aver trovato una posizione in grado di
calmare le vertigini, il suono echeggia nella mia mente come fosse triplicato e
poi è decisamente troppo vicino, impreco contro qualcosa e mi sforzo di capire
da dove provenga. Quando mi accorgo di essere ancora vestito di tutto punto
come la sera prima, porto automaticamente la mano nella tasca del pantalone,
alzando gli occhi al cielo, il movimento mi provoca un altro conato di vomito
che riesco, inspiegabilmente, a trattenere.
Jar,
spero ti sia svegliato, anche perché a quest’ora avresti dormito circa 12 ore e
tu normalmente non dormi nemmeno 2 ore di fila. Senti, fatti sentire appena
sarai in grado di camminare. La strigliata te la faccio prossimamente, dato che
mi tocca fare il fratello maggiore anche adesso.
Bene, grazie Shan, che carino e
anche un po’ ipocrita, non c’è che dire.
Mi maledico quando cominciano a
bussare insistentemente alla porta della roulotte, sento la voce di David che
urla più volte il mio nome, il rumore mi martella il cervello.
“E’ aperto” provo ad urlare, la
voce non esce come vorrei, ma abbastanza forte perché lui possa sentirmi e precipitarsi
nella stanza.
“Oh signore, Jared! Ti sei svegliato…Jared dove sei??”
“Sono qui” gracchio,tento di allontanarmi dal muro del bagno al
quale sono appoggiato da circa 10 minuti ma la mia testa non è d’accordo,
quella di David, invece, sbuca dalla porta cheho di fronte.
“Oh, non sei un bello spettacolo,
strano a dirsi dato che si parla di te”
commenta con uno strano cipiglio insoddisfatto.
“Bè, qualche volta capita anche a
me”
“Avanti, ti aiuto ad alzarti” gli
sono riconoscente, non ce l’avrei fatta da solo, mi tira su con non poca
fatica, nel piccolo spazio in cui sono andato a cacciarmi, mi appoggio alla sua
spalla per non rischiare di cadere e mi lascio portare verso il letto.
“Mi sa che oggi le riprese le
salti, amico” sussurra scuotendo la testa. Ma no dai, potrei anche venire, tra
un vomito e uno svenimento.
“Cerca di riposare”
“Macchè,
devo chiamare Shan prima che mi organizzi il funerale, non morirò per una
sbornia”
“Su questo non ho dubbi” commenta
lui alzando gli occhi al cielo e posando le mani sui fianchi.
“Dio, che mal di testa! Cazzo”
“Rilassati Jay, ok? Stai fermo
per un po’ e fattela passare”
“Rose?” non so perché, anche in
un momento come questo, non riesco a smettere di pensare a lei, l’ultimo
ricordo che ho della sera precedente sono i suoi occhi che mi scrutano tra la
rabbia e il disprezzo, con un grandissimo punto di domanda nella voce.
Purtroppo non ricordo
nient’altro.
“Sono qui” sobbalzo nell’udire la
sua voce, non mi aspettavo di vederla. Un altro piccolo colpo al cuore quando i
miei occhi si posano su di lei, è vestita esattamente come la sera prima,
tacchi compresi. I capelli leggermente più disordinati per il continuo vizio di
passarvi le mani, la matita nera un po’ sbavata, l’aria stanca ma sollevata, nel
complesso bellissima, mi sfiora lo stesso pensiero che ho avuto quando l’ho
vista la prima volta conciata così, sembra un’altra persona, ma il cambiamento
le dona.
Faccio per dire qualcosa, ma le
parole mi muoiono in gola, soffocate dal mal di testa e dalla sorpresa di
vederla qui, ora, nonostante il modo in cui mi sono comportato con lei.
Continuo ad osservarla, anche se non vorrei non riesco ad impedirmelo, lei
distoglie lo sguardo, imbarazzata, tra le mani ha qualcosa.
“Ho sentito che ti eri svegliato
allora, bè, ho portato un po’ di caffè, dovrebbe aiutarti a stare meglio” farfuglia,
posando il sacchetto bianco sul tavolo, poco distante. Un mezzo sorriso mi
colora il viso, dovuto alla strana sensazione che mi hanno procurato quelle
parole, sorpresa, stupore, sollievo e…una, seppur piccola,
dose di felicità.
“Oh bene Rose, tesoro, ci pensi
tu qui ok? Io ho altro da fare che star dietro a questo bambinone. Riprenditi
in fretta amico, non vorrei metterci anni per girare questo film” e con
un’ultima occhiata a Rose, David esce dalla mia roulotte tirandosi dietro la
porta e facendo piombare la stanza nella semioscurità, è un sollievo per i miei
occhi ma non per il mio cuore, che accelera i battiti consapevole di trovarsi
solo con Rose in una stanza semibuia per la prima volta da quando abbiamo fatto
l’amore.
Sento qualche piccolo rumore
mentre la moretta gira per la stanza, apre le finestre, fa entrare la luce,
sistema delle cose qua e la, prende il sacchetto dal tavolo tirando fuori un
bel bicchierone di caffè bollente e porgendomelo, le mie mani congelate esultano
di gioia a contatto con il calore del contenitore di plastica e al primo sorso
la mia testa comincia a star un po’ ferma, questi sì che sono miracoli,
comincio a sentirmi già meglio, anche se non so se sia dovuto a tutto questo
oppure semplicemente alla sua presenza. Alzo lo sguardo dal caffè bollente che
ho tra le mani e lo fisso nel suo.
“Mi dispiace per quello che ti ho
detto ieri sera, non ero in me” lei fa un piccolo sobbalzo a queste parole e
distoglie lo sguardo sedendosi ai piedi del mio letto e guardandosi intorno.
“Già, avrei dovuto immaginarlo”
dice solo, passandosi una mano tra i capelli.
“Sei libera di uscire con chi
vuoi, naturalmente” fa un po’ male dirle questo, ma le cose stanno così, io non
ho l’esclusiva su di lei, almeno non fin quando non troverò il coraggio di
dirle come stanno le cose, e per un attimo, mentre la guardo fissare un punto
impreciso, con gli occhi un po’ lucidi, penso che il momento sia giunto, ma la
paura è troppa.
“Dovresti chiamare Shannon, è
andato via stamattina presto,era preoccupato, in realtà eravamo preoccupati
tutti. Ci ha detto che era la prima volta da tempo che bevevi così tanto”
“Sì ha ragione” lei alza lo
sguardo su di me.
“Jared tu…tu
non ricordi niente di quello che è successo…dopo?” la
guardo di rimando spaventato, dovrei ricordare, vero? Cazzo, cosa diavolo ho
combinato?? Scuoto leggermente la testa, l’espressione che mi rivolge è a metà
tra il sollevato e il deluso.
“Perché?” le domando, ansioso
della risposta, ma lei scuote la testa facendomi segno che non è importante.
“Se finisci di bere il caffè ti
sentirai meglio. Io…io devo andare ora” si alza e si
volta verso la porta ma prima che possa fare un passo le sono vicino e la tengo
ferma stringendole il polso. Alzarmi dal letto così in fretta mi ha provocato
un altro conato di vomito, ma non ci bado preso come sono da lei, che mi da le
spalle, mi avvicino alla sua schiena facendola aderire completamente al mio
petto “C’è qualcosa che dovrei ricordare, Rose?” le sussurro all’orecchio, lei
comincia a tremare impercettibilmente contro di me “no” sussurra con un filo di
voce, lascio che il mio naso le sfiori il collo morbido, la sua pelle ha un
buon profumo, non saprei definirlo bene, fresco, dolce. Porto una mano tra i
suoi capelli e la lascio scorrere, lei sembra abbandonarsi al mio tocco “resta
con me” non so da dove siano uscite queste parole, non so perché le abbia
appena pronunciate, so solo che sono maledettamente vere, non voglio che lei se
ne vada, ho bisogno di lei.
“Jared io…”
le parole le muoiono in gola quando porto l’altra mano a stringere il suo mento
e la costringo a guardarmi negli occhi.
Cielo contro terra.
È un’arresa senza condizioni
quando le mie labbra si posano sulle sue e tutto il resto perde di significato,
lo splendido lieto fine che inseguo da due giorni, e non mi interessa il mal di
testa, né la situazione con cui si è venuto a creare, so solo che questo è il
modo in cui avremmo dovuto concludere la nostra notte insieme e che, anche se
in ritardo, questo momento, ora, è tutto nostro. È così che avrei voluto
sentirla tra le braccia ieri mattina ed ora che sta succedendo sembra quasi
cancellare tutto quello che è successo nel frattempo, sento scorrere tutto via
da me, il vederla andar via, il sentirla distante, la serata con Shannon, lei
tra le braccia di un altro, tutto non ha più senso ora e passano minuti, forse
attimi, il solo segnale che ci chiede di smettere è il disperato bisogno di
respirare. I suoi occhi sono dolci quando mi guardano e io vorrei sprofondare
nel loro calore, sorrido insieme a lei.
“Non me ne vado solo se vai a
riposarti” commenta a bassa voce.
“Che fai mi ricatti?”sussurro, lei annuisce sempre sorridendo,
provo a baciarla ancora ma lei mi evita etenendomi delicatamente per mano mi porta ancora verso il letto dove mi
lascio cadere quasi immediatamente, in realtà mi sento ancora molto male e lo
sforzo di tenermi in piedi mi sta stancando. Lei si sdraia accanto a me
affondando il viso nel mio petto, sospiro dando il benvenuto alla sensazione
che mi procura, sento pian piano le forze abbandonarmi e mi lascio scivolare
nell’incoscienza consapevole della sua presenza, nel perfetto torpore del
dormiveglia sento la sua voce.
“Ma riesco a vederlo sai? Te lo
leggo negli occhi” vorrei chiederle di cosa sta parlando ma non ne ho la forza.
“Per quanto vorrei che non
succedesse” si stringe ancora più a me e istintivamente la abbraccio, il resto
poi è solo buio.
***
Si sta davvero bene e al
calduccio qui.
Il mio corpo sta cominciando pian
piano a svegliarsi, sento il calore del cuscino sotto il capo, la posizione è
così comoda e i muscoli rilassati, faccio dei piccoli movimenti che
contribuiscono a rendere tutto ancora più gradito, adoro la sensazione di dormiveglia
in questi casi, è un ulteriore conferma al fatto che ho dormito bene, e succede
molto di rado.
Riluttante apro gli occhi e la
luce m’investe prepotente ferendomeli, sbatto le palpebre nel vano tentativo di
abituarmicibagnandomi di lacrime di
fastidio, quando, finalmente, riesco a mettere a fuoco la stanza, il mio
sguardo cade sul display dell’orologio che segna le 15:02. Sbadiglio
allungandomi per bene, sento un po’ la testa leggera ma, tutto sommato, sto
meglio. Mi volto verso destra e seduta su di una sedia, le gambe strette al
petto, c’è Rose che mi guarda con un sorriso dolce che mi apre il cuore. Si è
cambiata, ora indossa una semplice e comoda tuta con tanto di scarpe di
ginnastica, i capelli sono sciolti e acconciati in morbidi boccoli come poco
prima, è la visione più bella che mi si potesse presentare, sorrido
socchiudendo gli occhi ancora provati dalla luce forte e mi limito ad
osservarla, abbracciando il cuscino.
“Come stai?” sussurra con voce
melodiosa.
“Meglio” le rispondo, lei sorride
“Quanto tempo ho dormito?”
“Non molto, circa due ore da
quando ti sei svegliato prima, avevi comunque alle spalle un sonno durato 12
ore”bè, ho dormito anche troppo
considerati i mie standard.
“Sei rimasta sempre qui?” la
domanda sale da sola alla labbra, un po’ ci spero.
“Sono andata a farmi una doccia
quando sono stata sicura che dormivi profondamente, sono rimasta sveglia tutta
la notte e ho passato la mattinata ad andare e venire dalla tua roulotte, tuo
fratello si è raccomandato a me prima di andar via” le parole mi colpiscono più
del dovuto, ecco perché era ancora vestita di tutto punto prima! Non aveva
chiuso occhio! Bè, adesso che la guardo meglio, glielo si legge in faccia
quanto sia stanca. Non riesco a credere che abbia preso alla lettera mia
fratello.
“Non avresti dovuto dar retta a
Shannon, sono grande, grosso e vaccinato, me la sarei cavata” lei si stringe
nelle spalle dando poca importanza alla cosa. Mi metto a sedere, ormai
completamente sveglio e, anche se relativamente, in forma. Mi servirebbe una
bella doccia calda dato che sono vestito ancora allo stesso modo!
Mi alzo “Vado a farmi una doccia”
dico, lei annuisce restando dov’è, le scompiglio i capelli mentre le passo
accanto per andare in bagno e la sento ridere.
È una sensazione più che gradita
lo scorrere dell’acqua calda sulla mia pelle fredda, finalmente comincio a
sentirmi più che bene, mi prendo tutto il tempo che mi serve e quando esco dalla
doccia mi accoccolo nel morbido accappatoio bianco calmando, quasi immediatamente,i brividi di freddo. I capelli bagnati
gocciolano, comincio ad asciugarli con un asciugamano quando mi accorgo di
essere osservato, mi volto appena verso la porta che ho lasciato aperta, senza
preoccuparmi della presenza di Rose, lei è appoggiata allo stipite con le
braccia incrociate, mi osserva, ricambiata, la sua espressione non mi trasmette
nulla in particolare, comincia ad avvicinarsi molto lentamente e mi si secca
completamente la gola per il modo in cui mi guarda, quei pochi passi mi
sembrano uno spazio infinito e i secondi sembrano scorrere al contrario, sono
io ad annullare le distanze quando mi rendo conto di non riuscire a sopportare
oltre la sua lontananza.
La bacio come se ne avessi
bisogno per vivere e in un attimo le mie mani sono alla ricerca disperata della
sua pelle nuda, le tolgo la felpa calda e i pantaloni larghi e lei si lascia
toccare, baciare, sfiorare in una maniera tanto arrendevole da darmi i brividi.
La prendo lì, nel vapore del
bagno che ci fa sudare, senza prendermi la briga di far scivolare via
l’accappatoio dal mio corpo, le lascio baci sul collo mentre entro ed esco da
lei che urla il suo piacere al soffitto senza guardarmi negli occhi, le passo
una mano tra i capelli cercando di avvicinarmi quanto più possibile, come se il
semplice fatto di possederla non bastasse, la stringo forte e lascio che i
brividi prendano possesso dei nostri corpi quando sopraggiunge il piacere.
Mi accascio su di lei ansimando
di soddisfazione e accarezzandole i capelli, la sento muoversi e cercare di
mettersi in piedi, mi faccio leggermente da parte per permetterle di
allontanarsi, lei lo fa quasi immediatamente recuperando l’asciugamano con cui
stavo asciugandomi i capelli per coprirsi quel tanto che basta a non doversi
sentire in imbarazzo, si appoggia un attimo alla porta dandomi le spalle e
ansimando forte per poi scomparire nella stanza accanto, la seguo di corsa per
trovarla sdraiata sul letto, le mani sulla fronte, le splendide gambe nude
coperta dall’asciugamano da metà coscia in su, sta tremando. Mi avvicino
sdraiandomi accanto a lei e abbracciandola, lei si lascia stringere e dopo
qualche istante smette di tremare.
“Stai bene?” le domando
preoccupato, lei annuisce appena. Sospiro convinto del fatto che capirla non è
il mio forte, probabilmente è la persona più complicata che io abbia mai
conosciuto e questo è tutto dire dato che ho a che fare con me stesso da una
vita.
Le poso un leggero bacio tra i
capelli e lei si rilassa “Non ti faccio niente, sai? Niente che tu non voglia”
“Come fai a sapere ciò che
voglio, Jared? Tu non puoi sapere ciò che voglio, non lo so nemmeno io” mi
risponde, in tono piatto e soffocato, dato che continua a tenere la testa
affondata nel mio petto. Ha ragione ovviamente, non riesco ad afferrare ciò che
le passa per la testa, forse è una mia mancanza, in realtà non lo so, non mi
sono mai soffermato a misurare la mia capacità di capire gli altri, perché
forse non ne ho mai sentito il bisogno e poi, ora che la conosco, mi sembra di
aver incontrato solo persone relativamente semplici lungo la mia strada, a
volte un sorriso sembrava bastare, o forse ero solo io che mi limitavo a non
andare oltre il levigato strato in superficie, o forse erano loro a farsi
bastare il mio piccolo ed insignificante gesto.
Mi abbasso a sussurrarle
all’orecchio“So ciò che non vuoi” le parole sembrano riscuoterla, si alza quel
poco che le permette di riuscire a guardarmi negli occhi, le sorrido e le
accarezzo il viso “Non vuoi andartene di qui ora, non vuoi che smetta di
toccarti, non vuoi rivestirti né coprirti anche se fa freddo, non vuoi sentirti
dire cose che ti spaventano”
Mi fissa, gli occhioni grandi
almeno quanto i miei sono un po’ lucidi. Quando inizia a parlare la sua voce
trema appena.
“Nonvoglio vederti più ubriaco, non voglio che ti
faccia del male per colpa mia, non voglio restare intrappolata in una
situazione dalla quale non saprei come uscire…non
voglio innamorarmi Jay”le ultime parole
mi attraversano l’anima come lame bollenti, perché mi sta dicendo questo? Fa più
male di quanto vorrei, più male di quanto sia disposto a sopportare.
Si abbandona sul cuscino con gli
occhi rivolti al soffitto , persa in pensieri a cui non mi è dato prendere
parte.
Quanto desidero il suo sguardo.
“Perché fai l’amore con me,
Rose?” le domando osservando il suo profilo “eri vergine” una semplice
constatazione, un dubbio a cui ho bisogno di dare risposta.
“Non lo so” mi risponde e il suo
essere bambina viene fuori in modo prepotente “la vita è fatta di occasioni,
sta a noi scegliere che cosa farne, no?” sorrido, amareggiato.
Occasioni, è questo che sono
stato per lei, l’occasione di fare l’amore con Jared Leto e di fargli prendere
una bella sbandata.
“Perché sei rimasta con me oggi?
Perché continui a scappare? Perché non riesco a capirti, Rose? Perché non c’è
bisogno che io capisca?” comincio ad arrabbiarmi, ricordo le sue parole, una per una, come se le
avesse incise con inchiostro indelebile nel mio cuore.
“Perché…perché…”
stringe gli occhi mentre tenta di rispondere e una piccola lacrima calda le
bagna il viso.
Mi si spezza il cuore.
Mi avvicino alzandomi sopra di
lei in modo che i suoi occhi siano fissi nei miei e bacio quel piccolo pezzo di
luce che gli si è sciolto sul viso.
“Perché sei una delle cose più
belle che mi sia mai capitatanella
vita, da quando per la prima volta ho posato lo sguardo su di te nel buio della
mia stanza guardando un film, da quando mi sono innamorata della tua musica, da
quando ho scoperto di appartenere a te e a ciò che avevi creato. E tutto questo
è tanto meraviglioso da spaventarmi” mi abbasso a baciarla, bagnandomi con le
sue calde lacrime, espressione del più dolce dei tormenti al quale mi sia mai
capitato di assistere, estraneo anche a me stesso.
Metto tutto il sentimento di cui
sono capace in questo bacio e sento che potrei morire succube di ciò che sto
provando, automaticamente mi faccio spazio bene accolto tra le sue morbide
cosce e scivolo in lei con dolcezza cercando di dar sollievo al dolore che mi
sta trasmettendo, dal suo cuore al mio. Spingo lentamente per liberarmene, ma
ormai ci sono dentro fino al collo e ogni movimento mi unisce di più a lei, mi
intrappola, mi squarcia. È un lento danzare il nostro, accompagnato dai suoi
piccoli singhiozzi che metto a tacere come meglio posso e dal nodo che mi
stringe la gola che fa sempre più male, gli occhi s’inumidiscono e la vista mi
si abbaglia.
“Farei di
tutto per non perderti. Di tutto” lei
stringe gli occhi e le lacrime scorrono copiose sul suo viso leggermente
arrossato e lascio che cadano anche dai miei occhi e vadano a confondersi con
le sue che hanno lo stesso sapore dolce amaro di una nuova e fragile
consapevolezza raggiunta in due, nel chiarore del pomeriggio che la illumina e
la rende così dannatamente mia…solo mia.
Continuiamo a fare l’amore
cercando di dare un senso a quello che stiamo provando, finché esausti non ci
abbandoniamo l’uno sull’altra.
“E’ vero, Jared? Quello che hai
detto ieri sera?” mi domanda con un filo di voce mentre, abbandonato sul suo
piccolo seno, mi lascio accarezzare i capelli che nel frattempo si saranno
asciugati da soli e nel peggiore dei modi.
“Cosa ho detto?” le domando
sinceramente curioso e rilassato. Continuo a non riuscire a ricordare nulla
della sera prima.
“Hai detto di amarmi” m’irrigidisco
a queste parole, adesso capisco molte cose, capisco che devo aver bevuto
davvero troppo, capisco perché Shan voleva urlarmi addosso, capisco perché
erano tutti preoccupati e capisco perché lei sia venuta da me, nonostante il
modo in cui l’ho trattata.
“Io…io
ero ubriaco” le rispondo con voce ferma e distaccata. Non volevo lo sapesse
così.
Non volevo lo sapesse.
“Già” si limita a dire lei,
lascio che il discorso cada prima che possa diventare insostenibile.
“Fra qualche settimana è Natale.
Adoro il Natale”
E’ vero! Sto completamente perdendo
il senso del tempo che passa. Non credo molto, non al Natale in sé per sé, ma in
ciò che è diventato, trovo si sia trasformato solo in un mezzo per fare soldi,
tutta una questione commerciale.
Ma non c’è alcun dubbio che sia
uno dei periodi più suggestivi dell’anno.
“Ti va di passarlo con me?” butto
lì su due piedi, la sento ridere.
“Sì, ma solo se avrò l’occasione
di vederti vestito da Babbo Natale.”
“Oh questo non te lo prometto, ma
ti prometto che costringiamo Shannon a farlo se vuoi” lei scoppia a ridere e
quasi contemporaneamente il blackberry comincia a
suonare insistentemente al ritmo della musichetta che accompagna la chiamata di
Shannon, parli del diavolo.
“Pronto”
“Jay, ma che diamine combini?
Credevo fossi morto…” lo lascio parlare alzando gli
occhi al cielo mentre lei continua a sghignazzare sotto di me.
Il corpo seminudo, i capelli
sparsi per il cuscino, il viso roseo e gli occhi semilucidi, è la cosa più
bella che io abbia mai visto. Lascio mio fratello a sfogarsi al vuoto poggiando
il blackberry accanto al letto mentre io mi dedico alla
mia piccola, dimenticando anche il resto del mondo e i suoi rimproveri.
Voglio solo lei, voglio questo
meraviglioso tormento.
Eccoci qui. Fine capitolo, che ne pensate? Spero vi sia
piaciuto. ^^
Vi anticipo che nel prossimo capitolo ci sarà un’
importante rivelazione che sconvolgerà le cose e scioglierà un po’ il nodo. Spero
abbiate la pazienza di continuare a seguirmi.
Bacioni, Rò <3
Ps questo èun mio piccolo
schizzo per come volevo fosse il vestito di Rose, spero vi piaccia ^^
Eccomi qui, imperdonabilmente in ritardo ù.ù (ma spero mi perdonerete lo stesso, vi pregooo *-*). Eccovi il capitolo che sblocca l’intera
storia, ci ho sudato parecchio e spero apprezziate (e che non cerchiate di
ammazzarmi alla fine XD).
Ringrazio, come al solito, tutti coloro che
hanno letto, recensito e aggiunto la storia tra le preferite, le seguite o le
ricordate. Grazie di cuore anche alle ragazze che mi hanno aggiunta tra gli
autori preferiti, non avete idea di quanto significhi per me. GRAZIE.
Albicoccacida, calmati tesoro!
Jared non è così odioso come pensi, anzi tutt’altro. È un piccolo cucciolo
indifeso *O* (va bene, va bene, ammetto di essere un po’ di parte ;D). Ma vabbè, credo che cambierai idea molto presto ^^ Intanto
spero che il capitolo possa piacerti. Grazie per la recensione. Bacioni =*
Angie_Nim,
ciao cara! Non sai quanto mi abbia fatto piacere leggere la tua recensione!
Sono felice che tu abbia preso la decisione di farmi sapere cosa ne pensi. Sono
stracontenta che la storia ti piaccia e spero che continui a piacerti anche
dopo questo capitolo ^^ Fammi sapere, mi raccomando! 1Bacione enorme =*
Luna_chan,
carissima sister…non ti voglio dire proprio niente! ù.ù…leggiti il capitolo, va! E fammi sapere cosa ne pensi,
mi raccomando! XD…Grazie per le continue recensioni!
E per la pazienza che mostri nel seguirmi. Alla prossima Bacione =***
Buona lettura a tutti ^^
23 Dicembre.
Scozia. Ore 11: 37
Fa un freddo quasi assurdo da
queste parti.
Mi stringo nel cappotto, sciarpa,
guanti e capello che non lasciano nemmeno un pezzetto di pelle allo scoperto, a
parte, forse, gli occhi, ma quelli li nascondo dietro gli occhiali da sole.
Odio girare le scene all’aperto
ultimamente, per riscaldarmi poi ci impiego mezza giornata, ma nonostante tutto
continuo ad adorare il freddo. Respiro aria gelida a pieni polmoni e mi sento
bene, come non mai, nonostante stia perdendo sensibilità in tutte, e dico tutte, le estremità del mio corpo.
Intorno a me l’umore è alto, sono
tutti incredibilmente felici. Attori, comparse, tecnici e chi più ne ha più ne
metta, una miriade di persone confuse tra loro che giocano a palle di neveridendo spensieratamente e correndo per
l’enorme spazio vuoto e coperto da metri di bianco che ci circonda, nell’aria
ancora l’eco del grido di giubilo che ha seguito la fine dell’ultima scena che
avremmo dovuto girare per oggi e per almeno i prossimi venti giorni.
Il Natale è alle porte ormai, è
arrivato senza che noi riuscissimo nemmeno a renderci conto del tempo che
passava. David, essendo un fervente cristiano, ha deciso di interrompere le
riprese oggi, il giorno dell’antivigilia , dando a tutti la possibilità di
passarlo in famiglia, il che ha contribuito a scatenare la gioia.
Sono leggermente in disparte, non
perché non mi vada di essere felice o altro, è solo che credo che venti giorni
siano fin troppi per fermare le riprese, che di questo passo non finiremo mai,
ho appena finito di parlarne con David beccandomi un bel “Goditi queste vacanze Jared, ne son successe così tante fino ad ora che
non mi lascio spaventare da una ventina di giorni” e come dargli torto?
Tutta questa confusione è assurda
però, va bene sentirsi felici ma mettere a soqquadro mezzo set non è proprio
una cosa intelligente. Mi volto appena, quando sento una palla di neve infrangersi
sulla mia spalla destra, mi guardo intorno infastidito.
Ma che diavolo vogliono da me? Mi
auguro che sia stato uno sbaglio.
Sono già pronto ad accettare
delle sentite scuse, quando il viso sbarazzino di Rose fa capolino a qualche
metro di distanza da me, mi indica e ride di gusto, ha il viso coperto per metà
da un enorme cappello di lana rosso e dubito fortemente che sia il suo, il
cappotto nero le sta grande, dato che sembra dimagrire a vista d’occhio, nel
complesso sembra una bambina al lunapark.
Piccola
rompiscatole.
Faccio finta di ignorarla,
dandole le spalle, e nemmeno tre secondi dopo mi arriva un’altra palla di neve,
questa volta a metà schiena, faccio un piccolo balzo, sia per la sorpresa che
per il freddo, che ho percepito nonostante gli strati e strati di vestiti che
ho addosso, mi volto molto lentamente, questa volta è più vicina, si è
impegnata per prendere bene la mira, continua a ridere, giuro che se lo rifà la
ammazzo…non ho nemmeno il tempo di finire il pensiero
che questa volta la cannonata mi arriva in faccia.
Questo è davvero il colmo.
Con uno scatto che avrebbe fatto
invidia ai migliori corridori, le sono addosso, e credo proprio che non se
l’aspettasse dato che emette un gridolino di sorpresa e riesce a sfuggirmi per
un soffio, scivolando via delle mie mani, e a correre via, le do qualche
secondo di vantaggio e poi mi precipito a recuperarla, lei ride come una matta,
quando si accorge che le sono dietro, e cerca di aumentare la velocità e, allo
stesso tempo, di evitare tutte le persone che ci guardano stupefatte e un po’
divertite.
Ma, nonostante sia più grosso di
lei, sono allenato e agile, e ci metto davvero poco a catturarla, lei continua
a ridere e lo faccio anche io mentre la vedo contorcersi tra le mie mani e
cadere a terra trascinandomi con lei nel disperato tentativo di sottrarsi alla
mia inesorabile vendetta: il solletico.
“Jay…Jay…tipregooo…ok,ok
hai vinto…haivinto…” la lascio andare continuando a
ridere e girandomi sulla schiena a guardare fisso il cielo grigio, lei mi imita
mettendo il broncio.
“1 a 0 per me, piccola Rose” dico
ansimando, lei sbuffa un “non è giusto” poi si gira a guardarmi “non mi piace
quando mi chiami così” sbotto in una risata e mi volto anch’io verso di lei
“vorrà dire che ti ci chiamerò sempre allora” sussurro toccandole il naso con
un dito, lei stringe gli occhi in una piccola e tenera smorfia mentre i miei si
spostano poco sopra la sua spalla, dove David ci sta guardando a braccia
incrociate e con apparente disinteresse.
Mi alzo dirigendomi verso di lui
senza dare spiegazioni a Rose, che rimane sdraiata a fissare il cielo sopra di
lei, le lancio un’ultima occhiata e poi torno sui miei passi.
“Rose mi ha detto che la porti
con te per il Natale” dice il regista, appena sono abbastanza vicino, non c’è
nessun tipo di emozione in particolare che io sia in grado di cogliere nella
sua voce, continua a fissare il punto in cui Rose sta facendo un angelo di neve
con l’aiuto di braccia e gambe, lo faccio anche io.
“Sì, dice di non essere mai
stataNew York. Dato che mio fratello ed
io dovremmo passarci le vacanze, lei non sarà di certo un peso” gli rispondo
abbassando il viso, sentendo il peso di una mezza verità.
Io e Shannon avremmo passato le
vacanze in Louisiana con mia madre quest’anno, ma da qualche giorno a questa parte
c’è stato un piccolo cambiamento di programma, organizzato in poche ore, che mi
ha fatto guadagnare qualche imprecazione da parte di mio fratello che di New
York non voleva proprio sentire parlare, fortuna che si è lasciato
convincerenon appena ho pronunciato il
nome della proprietaria di quei due splendidi occhi scuri. Alzo il volto a
guardarla, ora sta passeggiando tranquillamente, fermandosi ogni tanto a
parlare con qualcuno, adoro il suo sorriso, le illumina gli occhi.
“Le piacerà” sussurra David voltandosi
verso di me “abbi cura di lei” il tono della sua voce è freddo e i suoi occhi
duri, rimango per qualche attimo perplesso e non gli rispondo offeso dalla
mancanza di fiducia che dimostra nei miei confronti, oltre all’indiscutibile
verità che Rose sarebbe in grado di sopravvivere da sola per giorni nel deserto
o dispersa nell’oceano c’è anche il fatto che starà con me e mio fratello, che
tutto siamo fuorché due ragazzini inaffidabili.
Lo fisso ricambiando lo sguardo
duro che mi rivolge e solo quando si scioglie in un sorriso bonario mi lascio
dare una piccola pacca sulla spalla prima che se ne vada lasciandomi solo con i
miei infiniti dubbi e la paura che lui possa provare davvero qualcosa per lei.
Quell’uomo non è del tutto
normale
23 Dicembre
London
Heathrow airport, ore 16:23
Mi guardo in giro nella più
completa confusione dell’aeroportoal
quale siamo arrivati da una mezz’ora buona, abbiamo il volo alle 17:05, ancora
nessuna traccia di Shannon, che mi aveva ragionevolmente proposto di incontrarci
direttamente qui, in modo da non dover fare più di un viaggio.
Sono almeno un paio di mesi che
scorrazza per Londra, da locale a locale, perdendo il suo tempo prezioso e
spendendo soldi in alcol e donne, adducendo come scusa quella di voler stare
vicino al suo adorato fratellino
impegnato nelle riprese di un film, invece che stare a casa e cercare di
mettere su qualcosa di decente per la band insieme a Tomo. Il problema è che se
non ci sono io non si combina un bel cazzo di niente!
Ma il problema ancora più grosso
in questo momento è che non gli sarebbe stato assolutamente possibile, neppure
se avesse voluto con tutto se stesso, arrivare in ritardo all’aeroporto che si
trova a meno di due passi dall’albergo in cui alloggia mister puntualità, ma ci
sta riuscendo comunque, abbattendo, come al solito, tutte le mie poche certezze
sulla sua persona.
E io odio che si arrivi in ritardo agli appuntamenti.
Lancio una debole occhiata a
Rose, da dietro le lenti scure, la osservo qualche attimo guardarsi intorno e
tenersi stretta la piccola valigia che ha deciso di portare via dal set, sembra
interessata ad ogni piccolo particolare, dalle persone, che le passano accanto,
alla struttura architettonica. Non sembra nervosa, anzi non lo è per niente.
Si è coperta con una mantellina
blu notte con tanto di capello in pandant, che la fa
assomigliare ad una bambolina di porcellana, sorrido sotto i baffi notando il
modo in cui, senza nemmeno provarci, attira su di sé gli sguardi delle persone,
ha un carisma naturale e non riesco a comprendere da dove e da cosa provenga,
so solo che la sua personalità è come una calamità, dote non comune a tutti.
Se Shannon tarda di altri cinque
minuti, giuro che lo lascio qui e mi imbarco da solo senza nemmeno prendermi la
briga di avvisarlo!
“Shan!” esclama, improvvisamente,
Rose alle mie spalle. Mi volto quel poco che mi permetta di accertarmi che mio
fratello sta arrivando, ma lui è già qui, stretto in un abbraccio mozzafiato
con la moretta, se non la lascia andare entro due secondi, lo ammazzo.
“Shannon Christopher Leto, sei in
un fottuto ritardo” sibilo, guadagnando in cambio la più completa indifferenza.
Preso com’è a parlare con Rose, che mi lancia ogni tanto un’occhiata apprensiva
ed un piccolo sorriso, non mi degna nemmeno di uno sguardo e prendendola sotto
braccio si incammina verso l’imbarco.
“Jared sbrigati se no perdiamo il
volo!” esclama subito dopo. Trattengo a stento l’insulto che mi era affiorato
alle labbra e stringo le mani in un pugno nervoso, prendo la valigia e li seguo
a ruota.
Questa sarebbe la sua vendetta
per il cambio di programma inaspettato, non è così?
Sarà un viaggio lungo.
***
24 Dicembre.
New
York,, Paramount Hotel, ore 09:12
Sono almeno 10 minuti che busso
alla porta di quella che è la suite che ho prenotato per Rose nell’albergo a
cinque stelle più lussuoso della zona, il Paramount Hotel.
Non volevo impressionarla, volevo
solo che avesse a sua disposizione tutte le comodità di cui potesse avere
bisogno, anche se ieri, quando siamo arrivati all'Aeroporto internazionale John
F. Kennedy a mezzanotte passata, non credo si aspettasse di essere diretta in
questa meraviglia, anche perché è rimasta almeno un quarto d’ora a guardarsi
intorno stupefatta, a dispetto della stanchezza e delleparole dei cortesi ragazzi che la invitavano
a dar loro la valigia e accomodarsi nella suite che era stata prenotata
appositamente per lei.
Dopo qualche altro secondo la
porta si apre improvvisamente e alla mia vista si presenta una Rose vestita di
tutto punto, col viso colorito di imbarazzo “ScusaJay, caspita non riuscivo a capire come
diamine aprirla” scoppio a ridere incredulo “Come volevi aprirla Rose? Ti
bastava tirare”
“Sì ma non credevo che le cose
fossero così semplici qui” ribatte lei e lo fa con tanta sincerità che mi
costringe a crederci, anche se ogni singola parte del mio corpo non vorrebbe.
Rido per almeno altri 10 minuti prima di riuscire a riprendermi del tutto, che
testona!
“Sei pronta?”
“Sì, dove andiamo?”
“Vedrai. Ma prima dobbiamo
svegliare Shannon” e questa sì che sarà una vera e propria impresa.
Dopo una serie di peripezie,
imprecazioni e roba varia, siamo fuori
dall’albergo, tutti e tre, alle
10 e mezza circa. Shannon è, ovviamente, di cattivo umore e lo nasconde dietro
gli occhiali da sole e il più completo silenzio, qualche passo dietro di noi,
lascio che la rabbia sbolli da sola, non è abituato ad alzarsi quando altri lo
costringono.
New York a natale è un qualcosa
di spettacolare e Rose se ne accorge non appena mette il naso fuori alla luce
del sole, figurativamente dato che qui è tutto innevato e il cielo è grigio, ma
forse questo contribuisce a renderla ancora più magica. Non smetto di
osservarla nemmeno per un secondo mentre si guarda intorno meravigliata, con
uno sfavillante luccichio negli occhi, è bellissima naturalmente.
Ogni cosa assume fattezze diverse
filtrata attraverso di lei, è come se riuscisse a dare un volto nuovo a questa
vita vissuta e rivissuta, come se ci fosse sempre qualcosa per cui
meravigliarsi e per cui ringraziare Dio. Lo spettacolo più bello per me oggi,
non è quello che mi circonda, che ormai conosco fin troppo bene, ma quello che
mi offre la sua vista, quello che riesco a vedere attraverso i suoi enormi
occhioni scuri.
“Rose, benvenuta in TimesSquare” le sussurro
all’orecchio mostrandole, con un gesto ampio della mano, il posto in cui l’ho
appena portata.
La piazza è piena di caos, come
al solito, è quasi l’ora di punta e il traffico è insopportabile anche solo a
vederlo, ma Rose sembra affascinata da tutt’altro, si guarda in giro estasiata,
gli enormi cartelloni pubblicitari catturano la sua attenzione e la musica
natalizia che rimbomba al di sopra del rumore intenso di macchine e smog.
“Oh mio Dio, ma qui è stupendo”
dice solo, continuando a girare su sé stessa a bocca e occhi spalancati,
comincio a ridere seguito a ruota da mio fratello, mi volto verso di lui
piacevolmente sorpreso di constatare che il malumore ha fatto presto ad
evaporare “Rose, sembra che tu fino ad ora abbia vissuto in una bolla” butta lì
Shannon, continuando a ridere.
“Bè, oddio, non è del tutto
errata come cosa, sai? Ho vissuto un’intera vita chiusa in casa nella mia
Londra, dovevo badare a mia nonna, non l’avrei di certo lasciata sola negli
ultimi anni della sua vita per andare a vedere il mondo che tanto mi affascina,
era molto affezionata a me e io le volevo bene” sorride lei rivolgendosi a
Shan.
“Potevano pensarci i tuoi
genitori per qualche mese, no?” domando fissandola intensamente, lei si volta
verso di me, regalandomi uno sguardo dolce e un sorriso amaro.
“L’avrebbero fatto se fossero stati
ancora in vita, ne sono certa” il silenzio cade pesante e imbarazzante tra noi,
la musichetta di Natale sembra quasi fastidiosa e inopportuna. La fisso colpito
da dietro gli occhiali da sole e tutto quello che vorrei dire mi sembra una
stupidaggine.
“Andiamo a mangiare qualcosa, vi
va?” è Shannon a salvare la situazione dandomi una pacca sulla spalla e incamminandosi
verso lo Starbucks più vicino, Rose sorride e lo
segue a ruota, io resto qualche attimo a guardarla allontanarsi con mio
fratello prima di raggiungerla ed affiancarla regalandole un piccolo sorriso.
Mi sono accorto di conoscere ben
poco di lei, o meglio assolutamente niente, mentre lei, probabilmente, da
echelon, saprà tutto di me, e questo un po’ m’infastidisce. L’ho portata qui
per farle vivere il Natale più bello della sua vita, forse non riesco nemmeno a
rendermi conto della portata e dell’importanza che deve assumere per lei tutto
questo, mentre ai miei occhi si trattava solo di un modo per ripagarla di tutto
quello che ha fatto per me, fuori e dentro il letto.
A volte mi meraviglio della mia
stessa superficialità.
Tengo aperta la porta del locale
per lasciarla entrare, lei mi ringrazia raggiungendo Shan, che ha già occupato
un posto nei pressi della porta vetrata che offre una splendida vista di TimesSquare in movimento, lo Starbucks è adornato con meravigliose decorazioni
natalizie, quando prendiamo posto realizzo che questo sarà davvero il Natale
più bello della sua vita e lo sarà perché io farò inmodo che tutto sia perfetto.
Mi allungo verso di lei, mentre
mio fratello è impegnato ad ordinare tre cappuccini e tre muffin al cioccolato “Hai
impegni per stasera?”la domanda è
retorica e lei lo sa benissimo, sorride e scuote la testa “Dove haintenzione di portarmi per il cenone
natalizio, signor Leto?” finge di scandalizzarsi ma la sua espressione nasconde
un po’ di malizia, le faccio dono del mio solito sorrido sghembo accompagnato
dall’occhiolino.
“Sarà una serata speciale”
sorride Shan verso di lei, Roselo
guarda divertita e incuriosita allo stesso tempo e io scambio un’occhiata
complice con mio fratello.
“Dovete smetterla di tenermi
nascoste le cose” dice spostando lo sguardo da me a Shannon, il primo a
scoppiare a ridere è lui, le passa una mano tra i capelli scompigliandoglieli
un po’ “Tu sei uno spasso, Rose. Avevi ragione Jay, è in grado di far tornare
il buon umore a tutti”
24 Dicembre
Paramount
Hotel’s hall, ore 21:05
“Jay, dovresti calmarti. E
soprattutto sta fermo! Mi stai facendo venire un tremendo mal di testa. Vieni a
sederti” non degno mio fratello nemmeno di una risposta. Avevo detto a Rose che
ci saremmo visti nella hall dell’hotel
alle 9 in punto, ma della sua presenza nemmeno l’ombra, lo so che non è il caso
di farsi prendere dal panico per cinque minuti di ritardo, sono abituato a
molto peggio, ma non riesco a calmarmi anche se ci provo, cammino avanti e
indietro, controllando ogni volta che posso la mia figura avvolta in uno dei
completi più eleganti che potessi permettermi, nonostante sia assolutamente
consapevole di rasentare la perfezione, Shannon, seduto comodamente
sull’accogliente divano, ha preferito non costringersi in un completo in cui
non si sarebbe sentito a suo agio, prediligendo, anche per la notte di Natale,
una mise leggermente più comoda, fatta del suo solito jeans e maglietta coperta
da una giacca semielegante, nel complesso adatta alle circostanze.Intorno a noi c’è un via vai di persone
altolocate dirette verso la sala ristoro, gentilmente messa a disposizione dal
Paramount per il celeberrimo cenone, il tutto adornato di sorrisi, auguri e una
bella dose di buon umore. Rivolgo un sorriso tirato a tutti coloro che mi
salutano con rispetto, non ho tempo di impegnarmi ad essere cortese, non in
questo momento, non con tutta questa agitazione che sento scorrermi nelle vene
senza capirne realmente il motivo.
Le ho comprato un vestito oggi
pomeriggio, uno di quelli eleganti che potesse essere adatto alla serata, non
so se le sia piaciuto o meno e non so nemmeno se l’abbia indossato, non la vedo
da almeno quattro ore, ho paura che possa essersi sentita offesa dalla mia
iniziativa, di cui non ho parlato nemmeno a Shannon che in questo momento
emette un fischio di apprezzamento sicuramente nei confronti di una cameriera o
di una ragazza con un bel fondoschiena che gli è appena passata affianco, mi
volto seccato dalla sua mancanza di rispetto e ciò che vedono i miei occhi
spegne le parole sul nascere.
Rose è davanti a noi, avvolta
nello splendido abito cremisi che avevo scelto solo perché mi sembrava elegante
al punto giusto e adatto alle circostanze, ma vederlo indosso a lei è uno
spettacolo piacevolmente singolare. Non avevo fatto caso a quanto quel colore
potesse donarle, perfettamente in contrasto con i suoi capelli neri acconciati
in un elegante crocchia lasciando liberi di caderle sul viso e sulle spalle
scoperte alcuni ciuffi ribelli, il suo sorriso splende sotto il nostro sguardo
e l’imbarazzo le colora il viso di una tenera tonalità rosea. Sospiro buttando
fuori dai miei polmoni tutta l’aria che mi sono appena accorto di aver
trattenuto contro la mia volontà, Shannon si è appena alzato e la sta salutando
rivolgendole complimenti ammirati e sinceri, lei li accetta senza troppe
smorfie abbassando il viso come se si sentisse schiacciata dal peso degli
sguardi che le rivolgono le persone.
Appena alza gli occhi li fissa
nei miei e io lascio che i passi vadano da soli ad incontrare i suoisenza smettere di guardarla nemmeno per un
secondo, mi abbasso a farle il baciamano e la sento rabbrividire quando la
punta del mio naso sfiora la sua pelle morbida e chiara “Sei bellissima” mi
limito a sussurrarle e non è nient’altro che la verità, lei sorride appena
imbarazzata e le offro il braccio in modo che lei possa elegantemente poggiarvisi, mentre Shannon fa strada verso la grande sala
in cui la maggior parte delle persone hanno già preso posto.
Le luci soffuse, le delicate
decorazioni e la musica in sottofondo, delle splendide versioni Jazz di
classici natalizi, contribuiscono a dare al posto un’aria di fine eleganza,
piacevole e armoniosa, accompagno Rose al tavolo che abbiamo prenotato con
qualche giorno d’anticipo, soddisfatto della scelta e la lascio andare mentre
Shannon le sposta la sedia per farla accomodare. Quando vogliamo riusciamo ad
essere due veri gentiluomini e di questo andiamo, e credo di parlare anche a
nome di mio fratello, particolarmente fieri.
“Non sono abituata a tutta questa
eleganza” dice Rose non appena prendo posto al suo fianco, le sorrido
incoraggiandola, anche se non credo ce ne sia bisogno più di tanto, la sua
figura è dotata di un singolare portamento, come se in fin dei conti sia nata
per far parte del concetto stesso di eleganza, anche se lei, credo, non se ne
sia mai accorta.
La musica è piacevole e la
conversazione altrettanto, non mi sono mai sentito così a mio agio quando ho
bisogno di mantenere il decoro che si confà all’etichetta, ma in questo momento
sto bene e non solo perché questo cenone natalizio è sicuramente il più
grandioso al quale io abbia mai preso parte, ma perché nel complesso risulta
essere di una semplicità disarmante a condividerlo con Shannon e Rose che ora
stanno ridendo di gusto al ricordo di aneddoti riguardanti la nostra infanzia,
quella mia e di mio fratello, dopo aver passato la serata a parlare del più e
del meno.
“E dimmi Rose, come sei finita a
fare l’attrice?” domanda Shan dopo l’ennesimo argomento esaurito. Lei abbozza
un sorriso lanciandomi un’occhiata.
“Oh questa è decisamente una
bella storia!” comincia mettendosi comoda “David non voleva la classica
strafica per girare questo film, sapete di cosa parlo, no? Bè, per evitarlo ha
deciso di fare i provini a Londra invitando tutte le ragazze di età compresa
tra 20 e 25 anni, che avessero o no esperienze cinematografiche non importava,
mi era giunta la notizia ma non avevo intenzione di prendervi parte anche
perché non ho mai aspirato, tanto meno sperato,
a tanto. Una sera ero in giro per alcune commissioni e mi è capitato di
imbattermi in un uomo molto simpatico, che sembrava particolarmente giù di
morale, anche se un occhio meno attento non se ne sarebbe accorto, gli ho
chiesto se qualcosa fosse andato storto nella giornata e lui mi ha guardata in
modo strano e poi ha proposto di offrirmi un caffè se avessi accettato di
scambiare quattro chiacchiere con lui. Non ho il cuore di rifiutare proposte
fatte in modo così cortese, e poi quell’uomo sembrava tutto fuorché il maniaco della porta accanto allora ho
deciso che un caffè poteva essere un ottimo modo per concludere la giornata.
Dopo una serata a chiacchierare del più e del meno, quell’uomo tanto simpatico
mi lasciò un biglietto da visita obbligandomi ad andare a trovarlo il giorno
dopo alle 10 del mattino perché aveva qualcosa da propormi, sono tanto ingenua
da non aver per niente collegato il suo nome con quello del regista famoso che
avrebbe girato un film in Scozia il prossimo autunno. Quando il giorno dopo mi
presentai all’appuntamento era tutto belloe che deciso, a quanto pare David aveva visto del talento in me e ancora
oggi dice di non essersi pentito della scelta fatta su due piedi. Io non
smetterò mai di ringraziarlo, oltre che un ottimo datore di lavoro, se così
posso definirlo, ho trovato in lui un vero amico, uno di quelli più unici che
rari” i suoi occhi brillano di gratitudine quando conclude il racconto, deve
volergli davvero molto bene, una fitta di gelosia mi attraversa quando il
pensiero prende corpo nella mia mente, la ignoro e torno a concentrarmi sulla
conversazione.
“Hai ragione questa sì che è una
bella storia” commenta mio fratello , durante il racconto la osservava rapito
dal modo in cui la sua voce dava vita alle parole, aveva ragione David, Rose è
dotata di un talento impressionante per essere completamente estranea alla
materia.
I rintocchi della mezzanotte
giungono forti e chiari nella grande sala, accompagnati da un mormorio di
giubilo e uno scambio di affettuosi auguri, ci uniamo tutti al brindisi e pian
piano prendiamo parte alla folla di persone che lasciano il banchetto per
dirigersi, chi nelle proprie stanze, chi in giro per New York, sfidando la neve
che cade prepotente nella notte più affascinante dell’anno, Shannon ci saluta
affettuosamente preferendo restare ancora in giro mentre io accompagno Rose in
modo che possa riposarsi, promettendo di raggiungerlo appena possibile.
“Grazie, è stata una serata
magnifica” sussurra lei una volta di fronte la porta della suite.
“Volevo che fosse perfetta”
replico spostandole una ciocca di capelli dal viso leggermente più pallido di
prima.
“Lo sarebbe stata anche se
fossimo rimasti bloccati nel mezzo di una bufera di neve, in fondo bastava…” non completa la frase abbassando il viso
imbarazzata, ma so cosa voleva dire e la consapevolezza mi blocca il respiro, a
lei sarebbe bastato solo che stessimo insieme e l’assoluta verità e semplicità
dei suoi pensieri mi apre improvvisamente gli occhi.
Prendo il suo viso tra le mani e
fisso i suoi occhi grandi, scuri e pieni di un sentimento che mi sembra di
riuscire a capire ora che ho tolto qualsiasi difesa e scudo protettivo intorno
al mio cuore, chiudo gli occhi e mi lascio guidare da ciò che sento in questo
momento e, forse sarà l’atmosfera di giubilo, lo spumante che è salito al
cervello o questa strana magia che sembra appartenere al Natale, ma dimentico
completamente di raggiungere mio fratello, quando lo ricordo sono sprofondato
nel letto ad accarezzare la testa dell’angelo che dorme al mio fianco stretto
in un abbraccio che sembra essere sinonimo di vita.
Buon
Natale, piccola Rose.
***
25 Dicembre.
Centralpark, ore 16:32
Quando questa mattina ho aperto
gli occhi, dopo aver passato un’altra delle mie nottate insonni, era quasi
mezzodì. Ho passato almeno un paio d’ore a cercare Rose che sembrava essere
improvvisamente sparita nel nulla, cominciando a temere il peggio.
Non conosce New York e perdersi
qui è facile quanto ustionarsi nel deserto.
È ricomparsa alle 2 e mezza del
pomeriggio confessando di aver passato la mattinata in cerca di una chiesa
cristiana nel tentativo di ascoltare la messa del giorno di Natale, mi sono
lasciato cadere senza forze sul divano della hall, tremando da capo a piedi,
mentre lei nella sua statuaria eleganza, i capelli e le spalle leggermente
ricoperti da un fine strato di neve, si è calata su di me lasciandomi un tenero
bacio sul naso dicendo che non avrei dovuto preoccuparmi e che sapeva badare a
sé stessa, fortuna che ci ha pensato Shannon a farle una ramanzina coi fiocchi
evitandomi una bella scarica di rabbia di quelle che quando mi prendono mi
rovinano per intere settimane, alla fine la messa era riuscita ad ascoltarla e
neanche il nostro iniziale cattivo umore era riuscito ad intaccare il suo, a
quante pare ottimo, Rose, oggi, è in una di quelle giornate propense al sorriso
e il suo è davvero molto contagioso, ci abbiamo messo poco a dimenticare lo
spavento che ci ha fatto prendere in mattinata e in meno di un’oretta eravamo già
fuori, col preciso intento di continuare col programma da “giro turistico” che
ci eravamo proposti.
L’abbiamo portata a Central Park, uno spettacolo che non avrebbe dovuto
perdersi per nessuna ragione al mondo, lei sembra essere dello stesso parere,
l’enorme parco è affollato, le luci natalizie illuminano gli alberi innevati
anche se non sono molto visibili nel grigio chiarore della giornata, i bambini
fanno pupazzi di neve o gridano felici mostrando i doni che Santa Claus ha
fatto trovare loro sotto l’albero questa mattina. Rose sembra essere estasiata,
parla del più e del meno raccontandoci, con un po’ di nostalgia, del ricordo di
Natali passati, come se provenissero da una vita non più sua. Mi distraggo un
secondo a guardare una albero all’orizzonte che sembra avere una forma strana e
una palla di neve mi sposta il cappello di lato, mi volto immediatamente e
riesco a scansare per un soffio la seconda che mi sfiora la spalla “Stai
perdendo colpi fratellino” canticchia Shan pronto a lanciarsi in una sfida che
colgo a braccia aperte riservandogli uno dei miei sorrisi sghembi, Rose scoppia
a ridere vedendoci giocare come due bambini un po’ troppo cresciuti e si lancia
a capofitto nella battaglia di palle di neve che abbiamo organizzato su due
piedi alla quale non esitano a prendere parte quasi tutti i bambininei dintorni accompagnati dagli sguardi
amorevoli e divertiti dei genitori.
Mi accascio a terra ansimante
seguito a ruota da Shannon e Rose, dopo un’oretta e un’arresa dignitosa nei
confronti dei piccoli grandi eroi, che esultano felici, e rido di cuore, come
non ricordavo di aver fatto da forse troppo tempo.
Mi sento il bambino che ho smesso
di essere prima ancora di rendermene conto.
Do sfogo alla gioia urlando come
un pazzo e prendendo parte, insieme a Rose, al coro natalizio messo su da un
gruppo di persone nel parco cantando gioiosamente Jingle Bells e ridendo fino alle lacrime
ai disperati tentativi di Shannon di rendere il suono gracchiante della sua
voce simile ad almeno una nota.
Siamo stanchi ed esausti per il
troppo ridere e il troppo correre da una parte all’altra quando sento squillare
il Blackberry, rispondo e gli auguri di Tomo e
famiglia mi arrivano seguiti a ruota da quelli di Tim che ha deciso di passare
il Natale con lui, sorrido di cuore felice come non mai di riascoltare le loro
voci e ricambio entusiasta passando il cellulare a Shannon che si allontana
leggermente per essere libero di parlare e prendere in giro gli altri adorati
membri del gruppo che, anche se lo da poco a vedere, gli mancano tanto quanto
mancano a me.
Mi lascio cadere su di una
panchina, ormai è del tutto buio, nonostante non sia molto tardi, le luci
natalizie che rischiarano Central Park contribuiscono
a renderlo un luogo speciale, esattamente come volevo che fosse. Rose prende
posto accanto a me poggiando la testa sulla mia spalla, come fa spesso e
volentieri, incurante di tutto ciò che ci circonda
“Credo stia per trasformarsi nel
Natale più bello della mia vita” sorrido soddisfatto a quelle parole e quasi
subito realizzo che probabilmente questo è anche il Natale più bello della mia di vita, in quarant’anni di fottuta
esistenza non credo di aver mai capito la vera magia che accompagna questi
giorni, eppure ora mi sembra di comprenderla a pieno.
E l’essenzialità di ciò che provo
viene lentamente forgiatae modellata ad
ogni passo della mia mano sul suo corpo, ad ogni chiudersi delle sue palpebre,
ad ogni sospiro catturato, nel buio di un’altra notte, forse insonne forse no,
passata a scoprire pian piano il vero significato della parola amore.
***
26 Dicembre.
Suite n°
589, Paramount Hotel, ore 08:46
Apro gli occhi alla luce del
giorno che filtra attraverso la pesante tenda che tiene coperta la grande
finestra luminosa della mia suite. Sono leggermente consapevole della mano che
mi accarezza il viso e i capelli e appena sento delle tenere labbra sfiorarmi
l’orecchio un leggero brivido mi attraversa la schiena nuda risvegliando pian
piano tutti i miei sensi.
“Buon compleanno Jared” il mio
nome pronunciato in quel modo contribuisce a svegliarmi del tutto, mi volto
appena in modo da trovarmi di fronte al viso di Rose, chiaro e raggiante,
sembra splendere di luce propria. Mi spingo verso di lei catturando le sue
labbra tra le mie e portando le mani ad esplorare il suo corpo così teneramente
familiare, mi alzo facendomi spazio tra le sue cosce e la prendo con dolcezza
affondando il viso tra i suoi lunghi capelli scuri e beandomi dei suoi ansimi e
delle sue grida, vengo scosso completamente e rabbrividisco da capo a piedi
lasciandomi andare alle sensazioni che mi procurail suo corpo. Mi lascia un bacio sui capelli
appena riprende il controllo di se stessa “Grazie” sussurro ancora dentro di
lei e lei sorride inarcando un po’ la schiena per sistemarsi meglio sotto di
me, il movimento riaccende l’eccitazione e lascio che sia il bisogno a decidere
per me, almeno finché lei lo vorrà.
Dopo quelle che mi sembrano ore,
mi lascio cadere esausto e soddisfatto al suo fianco mentre lei si volta verso
di me le mani sotto il cuscino, gli occhi lucidi e le guance rosate “Huna cosa da darti” sussurra mettendosi a sedere, faccio lo
stesso osservando la sua schiena nuda semiscoperta dalle lenzuola candide del
letto e dai capelliche le ricadono in
morbidi boccoli, traffica per qualche istante con qualcosa e poi si volta in
fretta verso di me prendendo la mia mano tra le sue e posandovi un piccolo
oggettino di metallo freddo, la fisso un secondo negli occhi incuriosito e le
sorrido con occhi maliziosi, lei mi da una piccola pacca sulla spalla e mi
invita ad abbassare lo sguardo, quando lo faccio i miei occhi si posano su un
piccolo ciondolo a forma di rosa, fine ed elegante, lo guardo perplesso per
qualche secondo.
“I miei genitori me lo regalarono
il giorno del mio quarto compleanno. Mi dissero che mi rappresentava in tutto e
per tutto ed io me ne innamorai quasi immediatamente indossandolo. Quella è
stata l’ultima volta in cui li ho visti ed ho parlato con loro. Non tornarono
mai dal lavoro e non potemmo festeggiare come avevano promesso. Probabilmente
non avrei avuto un ricordo così preciso di quel giorno se non fosse accaduto
ciò che è accaduto. Crescendo ho sempre pensato che quel ciondolo sia stato un
dono scelto da Dio perché potessi avere sempre il loro ricordo vivo stretto al
petto e ho sempre cercato di non prendermela troppo con Lui se
quell’incidenteme li aveva stappati via
troppo presto. Da allora sono rimasta con mia nonna e ho tenuto quel ciondolo
gelosamente perché non rischiassi di perderlo come unica prova della loro
costante presenza a vegliare su di me. Oggi voglio darlo a te, non sapevo cosa
regalarti in realtà…Voglio solo che tu abbia qualcosa
che ti faccia pensare a me, che mantenga vivo il ricordo, anche quando saremo
lontani”
La fisso e non posso credere alle
sue parole, credo di riuscire a comprendere quanto debba significare quel
piccolo oggetto per lei, ma ora ha deciso di donarmi un pezzo della sua vita e
mi sta chiedendo di averne cura. Normalmente non mi sarei azzardato ad
accettarlo, mi conosco e so che tutta questa fiducia mi avrebbe schiacciato,
producendo l’effetto contrario, ora, invece, mi limito ad agganciare il
ciondolo accanto alla Triad che porto al collo,
lasciando che si posi sul mio petto catturandone il calore. Rose mi guarda
sorridente e soddisfatta e io labacio
con trasporto “E’ bellissimo” sussurro sulle sue labbra e lei si abbandona alle
mie mani esperte e solo ora realizzo a pieno che in quelle stesse mani sta
lasciando anche il suo cuore e la sua anima.
26 Dicembre
Rockefeller center, ore 17:45
“Avanti Jared! Siamo venuti qui
perché è il tuo compleanno, non puoi restare lì fermo per il resto del giorno!”
Rose urla da lontano perché possa sentirla, sta pattinando con mio fratello
circondata da un centinaio di persone sulla pista del Rockefeller center
illuminata dall’enorme albero di Natale situato dietro la statua dorata.
Pattinare, lo ammetto, non è
proprio il mio forte.
Scuoto la testa nella sua
direzione “Ti pregoooo” piagnucola lei avvicinandosi
“Non è difficile!”sbuffo alzando gli
occhi al cielo, lei mi guarda supplicante.
“Non farmi quegli occhi Rose, ti
ho detto di no, non mi va”.
“Sì che ti va, hai solo paura di
fare qualche figuraccia. Ma chi vuoi che ti riconosca qui e adesso? Hai anche
gli occhiali da sole!”
“Io non faccio mai figuracce” sibilo imbronciato, ma
tanto lei non mi ha sentito.
“Facciamo così, Jay, se vieni a
pattinare io stasera vado in giro vestito da Santa Claus” propone Shannon
raggiungendoci, Rose scoppia a ridere.
“Questa è l’occasione per
mantenere la promessa che mi hai fatto sul set!” esclama.
“Promessa? Quale promessa?”
domanda mio fratello perplesso.
“Jay mi ha detto che ti avremmo
costretto a vestirti da Santa Claus!”
“Cosa? Mi stai sfidando, bro?”
“Veramente sei tu che hai appena
sfidato me!” esclamo sbigottito, continuiamo a battibeccare per almeno altri 10
minuti finché le risate di Rose non diventano convulse “Siete due bambinoni!
Gli echelon dovrebbero conoscervi!” scoppiamo a ridere anche noi con lei finché
non mi lancio sulla pista per cercare di pattinare.
Sono caduto almeno una decina di
volte costretto a sopportare le risate di Shan, ma la mano di Rose era sempre
pronta a tirarmi su, l’ennesima volta non è riuscita a trattenere le risate e
nemmeno a recuperarmi finendo rovinosamente a terra con me, normalmente mi
sarei innervosito ma non oggi, non con questa atmosfera di ilarità e gioia.
E come concludere meglio la
giornata del mio compleanno se non con Babbo Shannon che cammina al mio fianco
a braccetto con Rose??
“Oh oh oh!
Buon compleanno Bro!” esclama fiero del suo completo,
da santa Claus con gli occhiali da sole in piena notte, gli do una pacca sulla
spalla e lo abbraccio ridendo contento.
Questo sì che è un bel modo di
festeggiare.
27 Dicembre.
Ponte di Brooklyn, ore 20:13
Stamattina di buon’ora Rose è
venuta a buttarci giù dal letto dicendo di voler andare in un posto in cui le
era capitato di passareil giorno in cui
era uscita da sola. Dopo una serie di giri a vuoto abbiamo scoperto che il posto
non era altro che il Fao Schwarz , il negozio di
giocattoli più famoso di New York.
Le abbiamo permesso di fare in
giro, nonostante non fosse in programma, e lei ha passato almeno un paio d’ore
a suonare il pianoforte gigante spostandosi da un tasto all’altro facendo
eleganti piroette, mi sono divertito molto ad osservarla, intenerito dal suo
essere così bambina, sembra passare da attimi in cui è la donna matura che sa
cosa pensare di sé e del proprio futuro e attimi in cui sembra tanto debole da
farmi dubitare che possa farcela da sola in questa vita.
Subito dopo abbiamo mangiato in
un locale semplice e carino, dove abbiamo rischiato di esser braccati da un
gruppo non poco folto di fangirls urlanti, fortuna
che io e Shannon conosciamo New York come le nostre tasche, per cui siamo
riusciti a scomparire inosservati prima ancora che loro potessero rendersi
conto che eravamo sul serio noi. La presenza di Rose ha sicuramente contribuito
a renderci meno riconoscibili.
Dopo aver corso per un po’ e aver
perso fiato a furia di ridere, io e Shan abbiamo deciso di portare Rose sul
ponte di Brooklyn che a mio parere offre uno spettacolo straordinario d’inverno
e ancora di più al buio, quando le luci artificiali lo illuminano specchiandosi
nell’East River.
Sono un paio d’ore circa che
passeggiamo sull’area pedonale dell’enorme costruzione che unisce l’isola di
Manhattanal quartiere di Brooklyn, ora
tocca a Rose sottoporci ad una serie di domande, tutte strettamente riguardanti
il gruppo, per lo più curiosità alle quali rispondiamo senza troppe storie
sopportando di buon grado le sue facce sorprese ad ogni novità.
Da qualche minuto Shannon ha
deciso di metterla alla prova facendo la lista di ogni genere di canzone
scritta da noi chiedendole se le conosce tutte, e, bè, credo proprio che lei
stia brillantemente superando il test dato che non si limita semplicemente ad
annuire ma anche a cantare uno stralcio di ognuna, la cosa mi rende stranamente
orgoglioso.
“Ok, ora ti farò una domanda che
ti sembrerà abbastanza stupida però a volte dietro ci sono storie assurde! Come
hai fatto a scoprirci? Cioè, a scoprire i 30 seconds to mars?” domanda Shannon
all’improvviso.
“Nel modo più semplice in
assoluto, guardavo “Alexander” una sera, dovevo avere circa 17 anni, e mi
piacque in modo particolare l’interpretazione di Jared” dice Rose lanciandomi
un’occhiata in seguito all’ultima frase, io mi limito a sorridere “Bè, lo
conoscevo già di vista e sapevo che oltre ad essere un attore era anche un
cantante e faceva parte del gruppo chiamato 30 seconds to mars a dire il vero
una vostra canzone mi aveva particolarmente colpita un paio d’anni prima: the Kill. Cominciai ad interessarmi in modo particolare ed è
diventata rapidamente una vera e propria passione. Sono circa tre anni che amo
definirmi echelon” sorride al pensiero e poi sposta lo sguardo da
mio fratello a me “in realtà non mi sembra ancora possibile essere qui con voi,
nonostante sia una verità con cui convivo da un bel po’ ormai!”
“Deve essere una sorta di sogno
che si avvera” sorride Shannon.
“Esatto! Queste sono le parole
giuste” ribatte Rose aggrappandosi alla mia spalla e stringendosi una mano
sullo stomaco.
“Tutto bene?” domanda mio
fratello senza ottenere nessuna risposta, mi volto di scatto verso di lei che
continua a restare piegata in posizione fetale.
“Rose? Che diavolo succede? Non
stai bene?” la guardo preoccupato, ci siamo fermati e alcune persone cominciano
a mormorare vedendola china su stessa.
“Ospedale…” sussurra lei tenendosi
il fianco sinistro.
“Cosa? Di cosa stai parlando??”
comincio ad innervosirmi e la sollevo per guardarla in viso, gli occhi sono
lucidi e leggermente iniettati di sangue, la pelle è tesa e ricoperta da un
sottile strato di sudore, un rivolo di sangue le cola dal naso.
“All’ospedale Jay, devi portarmi
all’ospedale” la lascio andare quasi immediatamente recuperando il Blackberry dalla tasca dei pantaloni per chiamare un taxi,
Rose si aggrappa a Shannon continuando a piegarsi su sé stessa e a volte
lamentandosi, probabilmente per il dolore. Penso che abbia mangiato qualcosa di
avariato che le abbia fatto male, ma in ogni caso non riesco a spiegarmi il
sangue.
Nel minor tempo possibile siamo
già in corsa verso l’emergencyroom
del medical center, Rose continua a perdere sangue
dal naso e lamenta dolori allo stomaco e al fianco. Quando arriviamo lascio che
me la portino via, nonostante sia molto più propenso a seguirla che a restare
qui in attesa, mi abbandono su una sedia passandomi una mano sul viso e tra i
capelli non appena me lo proibiscono, scaccio via ogni tipo di pensiero mentre
Shannon prende posto accanto a me posando una mano sulla mia spalla.
“Andrà tutto bene, sono sicuro
che non è niente di grave, tranquillo” sussurra, ma credo stia cercando di
convincere se stesso più che me, mi sento sfiorare la pelle dal suo nervosismo.
Dopo circa mezz’ora, che a me è parsa infinita, un medico si avvicina a noi con
impeccabile professionalità.
“Avete accompagnato voi la
signorina McStephan?” domanda. Mi affretto ad annuire
alzandomi in piedi, seguito a ruota da mio fratello.
“Salve, sono il dottor Wilson.
Uno di voi è il padre? Siete parenti?” scuoto la testa, non ho tempo di
sentirmi offeso o altro, ho solo bisogno di sapere come sta.
“Rose non ha parenti in vita ma
in questo momento è con noi, possiamo sapere cosa le è successo??” so che molto
probabilmente sembrerò insistente e poco educato, ma non ce la faccio a
comportarmi diversamente, il medico mi rivolge un’occhiata frettolosa, anche se
mi sembra di cogliere una punta di perplessità nel suo viso anziano, dai tratti
spigolosi, cerco di non farci caso e attendo che inizi a parlare.
“Non c’è, relativamente, motivo
di preoccuparsi signor…”
“Leto” suggerisce mio fratello.
“Signor Leto. La signorina McStephan ha avuto un’emorragia nasale frequente nelle sue
condizioni, seguita da un attacco di dolore acuto addominale e alla milza. Sono
episodi che accadono abbastanza spesso in caso di notevole massa tumorale, per
cui non è il caso di pensare al peggio, almeno non per il momento. La signorina
è in cura e mi ha appena confessato di essere già stata vittima di attacchi di
questo genere nei mesi precedenti, forse di intensità minore…”
“Aspetti…aspetti…”
lo interrompo, guadagnandomi un’occhiataccia, la mia mente è rimasta indietro e
precisamente alle parole massa tumorale.
“Di cosa sta parlando?”
interviene Shannon incredulo.
Il dottor Wilson sospira
guardandoci “Ascoltate, la signorina McStephan è
affetta da leucemia mieloblastica cronica, più
comunemente nota come tumore del sangue” un piccolo cedimento alle gambe mi
costringe a risedermi a quelle parole, fisso un punto impreciso col respiro
tremante, sono incredulo.
No, non
può essere vero.
“E’ una forma di cancro non
comune nelle giovani della sua età, non…non ne
eravate a conoscenza?” domanda l’uomo, il tono leggermente addolcito, non lo
guardo nemmeno nascondendo il viso nelle mani, sento indistintamente Shannon
dire qualcosa e poi i passi del dottore allontanarsi da noi, percepisco il
calore dell’abbraccio di mio fratello subito dopo.
“Non può essere vero” metto in
parole i miei pensieri e sento solo la stretta farsi più salda e qualcosa di
umido fuori uscire dai miei occhi spalancati e increduli.
27 Dicembre.
Medical center, ore
22:45
Sono 45 minuti esatti che tengo
la testa poggiata al muro dell’ospedale e gli occhi fissi su non so cosa, ho
preso il blackberry e quasi per inerzia ho digitato
la parola Leucemia.
Nella voce c’è scritto tutto
quello che ci ha già detto il dottor Wilson, scorro stancamente la pagina fino
a giungere ad un paragrafo che recita: sintomi.
“Astenia, anemia, facile affaticabilità…”
Improvvisamente torna vivo in me
il ricordo del suo sentirsi tremendamente stanca dopo la scampagnata fatta con
Shannon, quella che mi sembra un’eternità prima.
Ho fatto caso molte volte alla
sua pelle chiara all’inverosimile, senza preoccuparmene più di tanto,
attribuendole quasi un elemento di eleganza. Sbatto la testa contro il muro al
ricordo di quando si è allontanata da me dopo aver fatto l’amore sul pavimento
del bagno della mia roulotte, per prendere fiato tenendosi una mano sul cuore.
“…Vaghi disturbi addominali, con anoressia, sensazione di
precoce riempimento dello stomaco ai pranzi, dolori al fianco sinistro, ovvero
alla milza (splenomegalia)…”
Quando l’ho vista piegata in due
dal dolore avrei voluto avere la forza di spaccare il mondo a metà, o anche
solo quella di poter farla star bene. Ma non possiedo questa capacità e me ne
sono appena reso amaramente conto.
“…Febbricola, sudorazioni eccessive specialmente se
notturne, calo di peso, dolori ossei o muscolari. Inoltre si possono osservare
febbre, emorragie (da piastrinopenia), soprattutto
dal naso e anche gengive ed accentuazione dei sintomi sopra ricordati.”
Ripenso in modo assurdo alla
notte che ho passato con lei, mentre era delirante a causa della febbre alta,
al sollievo che ho provato nel sentirla sudare, sperando che fosse un sintomo
di guarigione.
Shannon si avvicina prendendo
posto accanto a me, tra le mani ha una tazza di caffè fumante che rifiuto con
un gesto della mano, rimettendo via il blackberry.
27 Dicembre, ore 23:00
Sento che
un pezzo del mio cuore si sta lentamente frantumando.
Fine capitolo! Spero tanto vi sia piaciuto! ^^ (Scusate
gli eventuali errori =S)
Ora, prima che voi mi ammazziate, avrei una serie di
cosette da farvi vedere =D
Questo è uno schizzo del vestito che Jay ha comprato a
Rose, l’ho disegnato io ed è in bianco e nero, ma voi dovreste immaginarlo
rosso cremisi ^^ àhttp://i51.tinypic.com/2e1ghli.jpg
Salve a tutti! Eccomi tornata con un nuovo
capitolo, lo so sono abbastanza in ritardo, ma davvero, su questo ci ho sudato
parecchio e comunque il risultato non mi convince del tutto, quindi abbiate
pietà se non è come vi aspettate ç___ç. In ogni caso mi auguro con tutto il
cuore che possa piacervi.
Voglio ringraziare tutte le persone che
leggono e inseriscono la storia tra le preferite, seguite o ricordate. Non può che farmi piacere davvero, però mi piacerebbe tanto anche sapere cosa ne pensate, accetto anche
critiche (in fondo aiutano a crescere in tutti i sensi) quindi se vi va di
lasciare una piccola recensione vi sarò ancora più grata ^^
Detto questo, passiamo ai ringraziamenti dei
miei tesori che commentano sempre *-*
Angie , tesoro! Sono tanto, taaaanto contenta che il capitolo ti sia piaciuto!
Adorabili, vero? Era quello il mio intento! E’ stato un natale magico! *-*Per quanto riguarda il finale diciamo che
era mia intenzione cogliervi di sorpresa, ma ora credo che pian piano la storia
stia cominciando ad acquistare un senso compiuto, dato che il grosso del nodo è
stato sciolto! Ho aggiornato prima che ho potuto, perdonami avrei potuto
farcela prima ma questo capitolo mi ha tolto le forze! Spero che ti piaccia e
fammi sapere! Bacione =***
Gio, sono tanto contenta
che il capitolo ti sia piaciuto, biondaa!! Lo so che
il Natale per te è meraviglioso e mi fa piacere di essere riuscita a
trasmetterti la magia di quei momenti! *-* Il ciondolo che dicevi tu non l’ho
usato semplicemente perché è una spilla, quindi ho optato per questo! Magari quello
lo userò in un’altra occasione! Spero che questo capitolo ti piaccia.
Bacione anche a te =*
Sofia,
awwwwwSister!! La tua recensione è
stata m e r a v i g l i o s a!!! insomma ho riso come una matta! E ora che sei
ufficialmente diventata la mia metà, mi toccherà lasciarti un ringraziamento
altrettanto speciale! Sono molto felice che il capitolo ti sia piaciuto! Sono felice
del fatto che riesci a sopportare i miei deliri su msn e mi dai anche corda tra
l’altro! Insomma potrei andare avanti col poema ma sono cose che già sai quindi
è inutile ripetermi, e poi so che non vedi l’ora che aggiorno quindi devo
sbrigarmi!! Mi limito a dirti un sentito GRAZIE di cuore davvero. Spero che
questo capitolo ti piaccia <3<3
Sara. AmorAH!! Hai commentato il
capitolo! I don’t believeit!
OoOoOoh come sono felice che la storia ti sia
piaciuta! Spero con tutto il cuore che continui a piacerti! Grazie per tutti i
complimenti che mi hai fatto! *-* Spero che questo capitolo sia di tuo
gradimento! Fammi sapere! Baciotti =****
Vabbè, ora vi lascio alla
lettura ^^
“Vedi? Si rimane in piedi
Anche se tu non ci credi”
Sono più o meno le sette del mattino, non lo so con sicurezza,
ho perso la cognizione del tempo la terza volta in cui mi sono svegliato di
soprassalto accusando un dolore lancinante al collo “Signor Leto, abbiamo una
brandina se vuole” mi ha consigliato un’infermiera paffuta e gentile mentre mi
passavo le mani sul viso dopo aver disperatamente cercato il blackberry per controllare, per l’ennesima volta, l’orario.
Ho risposto scuotendo la testa e lei ha deciso di rinunciare all’impresa
abbandonandomi alla mia solitudine.
Shannon dorme ancora al mio fianco, si è messo più comodo
allungando le gambe su una sedia vicina, tiene la testa poggiata al muro e
respira in modo pesante. Sento un tremendo dolore che mi pesa sugli occhi, li
chiudo per qualche attimo e un capo giro mi riporta alla mente la tremenda
nottata che ho appena passato, decido di alzarmi e andare alla ricerca di una
tazza di caffè fumante, anche se so che non mi aiuterà per niente a calmare i
nervi.
Passo in silenzio per i corridoi dell’ospedale che si sta
lentamente risvegliando, fino a giungere nei pressi di una macchinetta per il
caffè, perdo qualche secondo per capire come diavolo funziona prima di rendermi
conto che si tratta di una di quelle classiche, infilo la moneta e digito il
codice di quello che vorrei, aspetto qualche attimo e prendo tra le mani il
contenitore di plastica fumante, il primo sorso mi scalda fin nelle viscere,
chiudo gli occhi.
Da qualche parte una musichetta Natalizia suona no stop, mi passa
qualcuno affianco canticchiandola, apro gli occhi per controllare chi sia, e mi
accorgo che si tratta della stessa infermiera di questa notte che mi sorride
con tenerezza. Vorrei ricambiare ma non ci riesco, quella che le rivolgo è una
specie di smorfia, mi rendo conto da solo di apparire ridicolo e abbasso lo
sguardo fissando in modo intenso il caffè che non ha davvero niente di
interessante, è scuro come la mia anima.
La donna si avvicina poggiandomi delicatamente una mano sulla
spalla, il tocco mi fa sobbalzare e fissare gli occhi nei suoi che ricambiano
con dolcezza.
“Lei se la caverà” dice solo e non riesco più a distinguere
bene i suoi tratti dato che mi si riempiono gli occhi di lacrime, li stringo
per ricacciarle indietro e mi metto a fissare le lucine che danzano sul bancone,
poco lontano da noi, dove trafficano allegramente alcuni infermieri.
“Si affidi a Dio, signor Leto. Lui ci da sempre la forza di
superare questi ostacoli. Siamo a Natale e di miracoli il Signore è disposto a
farne se riusciamo ad aprirgli il nostro piccolo cuore” porto lo sguardo su di
lei e la rabbia mi ghiaccia fin nel profondo
“Se un Dio ci fosse davvero stato lei ora non sarebbe qui”
sibilo gelido come non vorrei ma come non posso evitare di essere.
“Forse ha ragione. O forse no. Forse non si troverebbe in
questo ospedale, ma in un altro, da sola e senza qualcuno accanto che potesse
darle forza. Le vie del Signore sono infinite” lascio che le parole mi scorrano
dentro continuando a fissarla.
Lei potrebbe essere sola in questo momento, nella squallida
stanza di uno squallido ospedale, lontana dal resto del mondo e lontana da me. Il solo pensiero mi inorridisce e se ci fosse
davvero un disegno più grande dietro tutto questo?
L’infermiera mi lascia ai miei pensieri assurdi con un’ultima
occhiata e un ultimo sorriso benevolo, continuando per la sua strada a
canticchiare la canzoncina di Natale, io la fisso finché non scompare in un
corridoio poco lontano e mi domando cosa abbia spinto quella donna a rivolgermi
quelle precise parole.
Dio.
Ho smesso di credere in Lui quando ho capito che era occupato
a far altro piuttosto che ad aiutare i suoi figli, le preghiere non servono a
un bel niente! Semplicemente non bastano!
Dov’era Lui quando un bambino di appena quattro anni si
rannicchiava su sé stesso sentendo la mamma piangere per un’assenza alla quale
non riusciva a trovare ragione? Dov’era quando versava più lacrime di quante il
suo piccolo corpo potesse contenerne, domandandosi se venire al mondo
significasse davvero tutto questo? Dov’era Lui quando tutto sembrava troppo da
sopportare, quando il sorriso veniva strappato via dal viso delle uniche
persone che glielo avevano regalato? Dov’era quando due fratelli cresciuti
soli, cercavano di farsi forza a vicenda quando in realtà di forza non ne
avevano mai avuta? Dov’era tutte le notti in cui, nel buio di una stanza,
pregava per lei, perché continuasse ad avere il coraggio di essere la madre
migliore del mondo, nonostante tutto? Quando pregava di non vederla più
piangere, quando pregava di non doverle mai dire addio, quando pregava che lui sarebbe tornato, quando pregava che lui, invece, non se ne sarebbe andato,
quando pregava di non perdere mai suo fratello, dov’era Lui?
Quando ho smesso di aspettare una Sua risposta e ho capito che
camminare da solo con le proprie gambe e confidare solo in sé stessi aiuta più
che aspettarsi qualcosa da quel Qualcuno che di risposte non te ne ha mai date
e mai te ne darà, bè allora sì che ho ottenuto qualcosa da tenermi stretto al
cuore e sul quale poggiare le fondamenta distrutte della mia esistenza.
No, Dio non esiste.
Non esisteva per quel bambino, non esiste per quest’ uomo, non
ora.
Butto giù un altro sorso di caffè incamminandomi verso Shannon
che sembra dormire ancora beatamente, quella posizione deve essere davvero
scomoda, so che quando si sveglierà avrà un tremendo torcicollo, ma non mi
azzardo a farlo io, non voglio che cominci ad imprecare come un forsennato nel
bel mezzo di un corridoio d’ospedale che inizia pian piano a risvegliarsi.
Ho i nervi tesi al massimo, il contenitore del caffè trema,
nelle e con, le mie mani, non so se voglio vedere Rose, temo il momento in cui
mi diranno che è libera di venir via con noi, ho paura di incrociare di nuovo i
suoi occhi, sono terrorizzato di sentirmi dire cose che sono sicuro non
riuscirò ad accettare.
L’odore di medicina che aleggia in questo posto mi nausea, non
mi sono mai piaciuti gli ospedali e credo che mai mi piaceranno, mi rimetto
seduto accanto a Shannon che fa un piccolo sobbalzo svegliandosi e sbattendo le
palpebre per riuscire a capire dove si trova, il suo sguardo vaga per qualche
secondo per l’ambiente e poi si posa su di me, con una piccola smorfia a metà
tra quello che sembra dolore e rassegnazione si mette diritto passandosi una
mano sul collo e poi sul viso, gli passo il caffè che ho in mano, del quale ho
bevuto sì e no due sorsi, e lui lo finisce in un baleno “che ore sono?” mi
domanda, con voce più roca del solito, mi stringo nelle spalle fissando il
vuoto e lui traffica alla ricerca dall’i-phon per controllare, a me non
interessa in questo momento.
Dopo aver visto l’orario Shannon sbadiglia vistosamente
incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro “Ce la lasciano
vedere?” mi domanda spiazzandomi per qualche attimo “Io…io
non lo so, non ho chiesto” gli rispondo evitando di guardarlo, saggiamente mio
fratello decide di non insistere con le domande e lasciamo che i minuti passino
lenti senza preoccuparci minimamente di aprir bocca fino a quando non siamo
avvicinati da un medico che riconosco, quasi immediatamente, essere il dottor
Wilson.
Scatto in piedi senza nemmeno rendermene conto, agitato più di
quanto dia a vedere, il medico ha tra le mani una cartella clinica, che
supponga essere quella di Rose, e ostenta l’aria risoluta di chi ha appena
iniziato la propria giornata lavorativa.
“Buongiorno signori” comincia col viso chinato a leggere la
cartella perché possa aggiornassi sulla situazione,lo osservo in ansia lasciando che sia Shannon
a rispondere cordialmente per entrambi.
“La situazione è stabile” comincia l’uomo alzando lo sguardo
verso di noi “la signorina McStephan ha
esplicitamente richiesto di essere dimessa a quanto mi è stato riferito e non
ritengo opportuno che rimanga oltre se non è suo desiderio, ad ogni modo lei sa
le precauzioni da adottare nei confronti di sé stessa” continua incamminandosi
nel corridoio poco distante e facendoci cenno di seguirlo “le farò un’ultima
visita per accettarmi che non ci sia bisogno di un ricovero prolungato, se
volete seguirmi, avete il permesso di vederla e parlarle. Appena firmerà le
dimissioni potrà ritornare a casa” camminiamo un passo dietro di lui fino a
giungere alla porta di una stanza, alla quale il medico bussa prima di entrare,
sento indistintamente la voce di Rose dire “avanti” e quando la porta si apre
lo spettacolo che mi si offre mi colpisce più di quanto credessi. La stanza è
piccola adibita ad un solo ospite, è piena di aggeggi ospedalieri e l’odore mi
secca la gola, sa di squallido e triste.
Rose è sdraiata sul letto d’ospedale, i capelli lunghi e neri
sparsi per il cuscino, arruffati e in disordine, il viso è pallido e adorno di
due profonde occhiaia che le spengono un po’ la luce che generalmente le fa
brillare gli occhi, è attaccata ad una flebo e ha il viso rivolto verso la
finestra che si trova di fronte la porta, ipnotizzata dal lento depositarsi
della neve sul davanzale esterno.
Non riesco a sopportare di vederla in quel modo, mi nascondo
alla sua vista prima che possa accorgersi di me e mi appoggio al muro
sbattendovi la testa contro e stringendo gli occhi fino a farmi male, Shannon
esita per qualche attimo fuori accanto a me tenendomi una mano sulla spalla.
“Dottor Wilson” la sento esclamare debolmente, la dolcezza
della sua voce mi fa contrarre le viscere e allo stesso tempo mi fa rendere
conto di quanto, in realtà, mi sia mancata in queste ore. Non posso vederla ma
so che sta sorridendo con sincerità.
“Rose, come si sente oggi?” non riesco a non notare la
cordialità insita nelle parole del medico e la differenza evidente rispetto al
tono che ha usato con noi.
“Sto bene, grazie. Posso essere dimessa per favore?” domanda
quasi implorando, l’uomo sorride appena.
“Certo, se è questo quello che vuole, un ultimo controllo e le
farò firmare larichiesta” passa qualche
minuto prima che qualcuno parli ancora.
“Rose, non ho nulla da obiettare riguardo la sua decisione, se
firma questo foglio può anche andarsene immediatamente. Mi raccomando, abbia
cura di sé stessa”
“Grazie dottore, lo farò” sento il leggero grattare di una
penna su di un foglio e poi i passi misurati dell’uomo che si avvicinano a noi.
“Arrivederci signori, spero in occasioni differenti”
ricambiamo il saluto del dottore che si allontana a passo spedito, quando
smetto di concentrarmi sui suoi passi mi rendo conto che Rose sta già
trafficando con qualcosa all’interno della stanza. Shannon si avvia verso la
porta, lasciandomi indietro.
“Shan!” la sento esclamare non appena lui varca la soglia,
dopo qualche attimo di silenzio lei comincia a singhiozzare dapprima in modo
sommesso, poi quasi disperatamente, quel suono mi spezza il cuore e richiudo
gli occhi lasciando scivolare via anche le mie lacrime, che non hanno molto
senso in questo momento. Dovrei esserci io, non Shannon, accanto a lei, ma sono
il solito codardo.
“Andrà tutto bene” le sussurra in continuazione mio fratello e
spero che lo stia dicendo anche a me.
“Mi dispiace” lei continua a singhiozzare e a dire parole
senza senso “mi dispiace Shan, mi dispiace tanto” mi tampono gli occhi con le
mani.
Io non ce la faccio.
Passa un po’ di tempo perché si calmi, quando pian piano sento
i singhiozzi disperati trasformarsi in un respiro affannoso e poi farsi
silenziosi ascolto finalmente la sua voce “Jared?” sussurra, ha perso di
qualsiasi espressione, eppure percepisco che il mio nome sulle sue labbra
acquista una dolcezza che non gli è propria, faccio un piccolo sobbalzo a quel
suono.
Potrei entrare in questo momento, potrei andare a stringerla e
sussurrarle che le sarò accanto in ogni caso, che avrebbe dovuto dirmelo,
cazzo! Avrebbe dovuto dirmelo fin da subito.
Ma non lo faccio.
“Lui è…luista…sta
chiamando un taxi, si è precipitato non appena il dottor Wilson ci ha detto che
eri stata dimessa” balbetta Shan e io gli sono grato da morire.
“Ok…ok” sospira Rose “come l’ha
presa?” non sento risposta da parte di Shan.
“Da quanto tempo lo sai Rose?” domanda dopo un po’
“5 anni”
“5 anni” le fa eco mio fratello sospirando.
5 anni. Quelle due parole rimbombano insistentemente nella mia
testa.
“Siete rimasti qui tutta la notte?” suppongo che Shan abbia
annuito dato che non riesco a sentirlo parlare.
“Perché non siete venuti da me?”
“Non ci lasciavano vederti. Vieni ti do una mano a raccogliere
e sistemare le tue cose così ce ne andiamo di qui, ok?”
“Ok”
Mi riscuoto dai mille pensieri che ho per la testa e mi decido
ad allontanarmi per almeno prestar fede alla bugia detta da Shannon, ogni passo
che mi allontana da quella stanza mi fa male da morire.
Esco a prendere un boccata d’aria gelida chiamando nel
frattempo il taxi perché venga a prenderci appena fuori l’ospedale e decido di
aspettarlo qui e non tornare dentro, forse perché semplicemente non ho ancora
trovato il coraggio, quel fottutissimo coraggio di guardarla negli occhi.
Passano una decina di minuti abbondanti prima che arrivi e altri cinque prima
che Shannon e Rose escano dall’ospedale, lei è vestita di tutto punto con gli
stessi abiti che portava la sera prima, come noi due d’altronde, quando
incrocia il mio sguardo mi fissa intensamente e io mi azzardo a ricambiarla
consapevole di essere ben protetto dagli occhiali scuri, non so quante parole
non dette siano insite in quello sguardo, so solo che non riesco a sopportarlo
oltre e mi limito ad abbassare il viso e aprire la porta del taxi perché lei
possa entrare seguita a ruota da mio fratello e poi da me.
Il viaggio per tornare al Paramount è silenzioso e pesante,
appoggio la testa al finestrino senza voltarmi nemmeno una volta a guardarla e
osservo lo scorrere incessante dei palazzi sotto i miei occhi, quando arriviamo
scendo per primo pagando il tassista e mi avvio immediatamente verso la hall seguito
a ruota da Shan e Rose.
Rispondo con un accenno del capo ai saluti che ci rivolgono
cordialmente tutte le persone che si trovano in albergo in questo momento, non
posso fare di più, il mio umore nero me lo impedisce.
“Jared” mi chiama Shannon qualche passo dietro di me, è fermo
alla reception, sono costretto a smettere di camminare e voltarmi verso di
loro, gli occhi di Rose sono spalancati e lucidi e mi fissano con timore
malcelato “ho delle commissioni urgenti da fare, accompagna Rose alla sua
stanza” la sua non è una richiesta, vorrei ribattere qualcosa che probabilmente
suonerà freddo o acido, ma il suo sguardo duro me lo impedisce, porto gli occhi
su Rose e mi accorgo che la sua espressione ora è di puro terrore e passa da me
a mio fratello, incredula.
Shannon si avvicina di qualche passo e mi allunga semplicemente
le chiavi della suite di Rose, le prendo, sottostando al volere di mio fratello
e lo osservo fino a quando non scompare oltre le porte dell’albergo prima di
posare lo sguardo su Rose che tiene il viso basso e si torce le mani.
Solo ora mi rendo conto pienamente di quanto io sia incazzato
con lei. Le ultime ore sono state probabilmente alcune delle più orrende della
mia vita, odio profondamente con non mi abbia detto tutto questo.
Rose si avvia verso l’ascensore e io la seguo a ruota,
aspettiamo di raggiungere il piano della sua suite completamente in silenzio,
una volta fuori la porta mi spingo in avanti per aprirla e mi faccio
immediatamente da parte per lasciarla passare.
Lei sospira e si volta verso di me “Mi dispiace Jared, non
volevo che lo venissi a sapere in questo modo” sussurra ferma a qualche metro
da me che mi ostino a restare sulla soglia della porta.
Sento la rabbia montare a quelle parole e entro a
fronteggiarla sbattendomi la porta alle spalle.
“E sentiamo, come avevi progettato di dirmelo??” domando, cattivo,
quasi urlando, Rose fa per aprire bocca, ma non vi esce alcun suono “Oppure no,
aspetta, forse non avevi intenzione di dirmelo, forse per te è un dettaglio
tanto insignificante quanto inutile!” continuo tremando dal nervosismo e
gettando gli occhiali da sole sul letto, cominciando a camminare avanti e
indietro per la stanza.
“Jared io…io…” balbetta lei a bassa
voce, in tremendo contrasto con le mie urla di rabbia.
“Dimmi Rose, era questo che non era necessario che io
capissi?? Era questo che mi nascondevi?? Era questo che non riuscivo a capire
di te??” lei accusa i colpi nel più completo silenzio, continuando a guardarmi
in viso, e questo suo non reagire non fa altro che aumentare la mia ira.
“Tu avresti dovuto dirmelo! Avresti dovuto mettermi al corrente
di tutto questo, avresti dovuto essere sincera!!”
“Che importanza avrebbe avuto? Cosa sarebbe cambiato?” domanda
lei avvicinandosi.
“Mi hai riempito di bugie, Rose! Tante. Fottute. Bugie!”
“Io non ti ho mai mentito Jared”
“Lo hai fatto! Lo hai fatto con ogni singolo sospiro, ogni
singolo battito del tuo cuore, ogni singola fottuta notte che hai passato nel
mio letto! Merda Rose! Come hai potuto?? Come hai potuto credere che non avesse
importanza, come hai potuto sperare di tenermi all’oscuro di tutto questo!
Volevi nascondermelo finché non sarebbe stato troppo tardi?? O è già troppo
tardi, Rose?? O non posso sapere nemmeno questo???” sbatto i pugni contro il
muro cercando di controllare il respiro.
“Si tratta della tua vita Rose, e se della tua vita a te non interessa…interessa a me” e non riesco a trattenere un
piccolo singhiozzo mentre gli occhi cominciano ad inumidirsi di lacrime di
nervosismo e rabbia.
Sento il calore delle sue mani addosso mentre mi abbraccia da
dietro e chiudo gli occhi quando la sua testa si poggia sulla mia schiena “Io
non morirò domani, Jared, né dopodomani, né fra cinque mesi, né fra dieci anni
e probabilmente non morirò affatto. Non ho smesso di credere alla mia vita, non
ho mai smesso di combattere nemmeno quando mi sono resa conto di essere rimasta
sola. Non ti ho mentito quando ti ho detto che mi avevi salvata più di una
volta, ogni santo giorno in cui credevo di non farcela, c’era la vostra musica,
c’eravate voi e c’eri tu, Jared, a darmi forza. Io sto bene” trattengo il respiro
e finalmente capisco la portata del significato che abbiamo avuto per lei in
tutti questi anni “Avresti dovuto dirmelo” ripeto, moderando il tono, senza un
preciso perché, abbandonandomi al calore del suo corpo contro il mio, mi volto
e l’abbraccio stringendola più che posso “Io non voglio perderti” le sussurro
all’orecchio e lei si scioglie in piccoli singhiozzi che sanno di dolcezza e
amarezza “Non prenderti gioco di me” singhiozza sulla mia spalla “Mi dispiace
così tanto Jared” le poso una mano sulla testa stringendola ancora di più al
petto e lasciando che si sfoghi e ricacci indietro il dolore che ha preso
completamente possesso del suo piccolo corpo fragile di cui sento di non poter
fare più a meno, so di averla sconvolta con le mie urla, so di averle sbattuto
in faccia quanto mi abbia fatto male, tutta l’ansia il nervosismo,
l’incredulità di quelle ore infinite lontano da lei, lontano da ogni logica, da
ogni perché.
Come mi sono ridotto a questo? Come sono arrivato a non poter
più fare a meno del suo respiro? Del battito del suo cuore? Non ne ho idea, so
solo che non riesco più ad immaginarmi a vagare da solo per la mia strada senza
averla accanto. Perché forse lei è la mia missione, perché forse rappresenta
quel significato che credevo di non riuscire mai ad afferrare, perché forse
solo ora capisco che si vive sempre a metà se non si ha qualcuno a cui dedicare
sé stessi.
Perché lei ora viene prima di tutto.
Dimmi,
uccideresti per salvare la tua vita?
Nella mia mente riecheggiano le parole che mi aveva rivolto
quella fatidica prima volta in cui tutto ha avuto inizio, le mie parole, alle quali non avevo trovato
risposta.
“Io ucciderei per salvare la tua vita, Rose” sussurro e non c’è niente di più vero.
***
“Anche se non respiro e non mi vedo più
In un giorno qualunque dove non ci sei tu”
Rose ha mangiato pochissimo oggi, ho dovuto obbligarla a farle
ingerire un po’ del cibo che ho fatto portare in camera, ma lei non ha voluto
saperne niente di tutto quel ben di Dio, ha mangiato qualche foglia di insalata
e un boccone di carne, poi si è rannicchiata a fissare il cielo oltre la finestra
dimenticando la mia presenza e rinchiudendosi completamente in sé stessa.
Io, invece, sono rimasto a fissare lei per tutto il tempo
domandandomi cosa le passasse per la testa, credo di avere imparato a memoria
ogni suo piccolo tratto, i capelli sono sempre tendenzialmente mossi e lunghi
fino a metà schiena, ha la fronte non molto alta e in parte nascosta dalla
frangetta a lato, le sopracciglia hanno una curva perfetta che piega verso il
basso a tre quarti, gli occhi sono enormi e di una bellezza sconvolgente, caldi
e profondi all’inverosimile, non credevo che un paio di occhi scuri potesse
essere tanto particolare, li ho sempre ritenuti nell’ordinario, a volte nemmeno
tanto degni di nota, ma i suoi sono assurdamente magnetici. Il naso è piccolo e
perfetto reso sbarazzino da una spolverata quasi invisibile di lentiggini solo
sul lato sinistro, la bocca è sottile ma dotata di una curva sinuosa e
invitante, è di un colorito talmente chiaro da apparire quasi invisibile e
confondersi col resto del viso che tende sempre al pallido tranne le due
scocche che son di un piacevole colorito che va dal rosa chiaro al rosso,
talvolta.
Ho continuato con l’analisi finché lei non si è addormentata
profondamente, poi l’ho presa tra le braccia e l’ho sistemata per bene sotto le
coperte sgattaiolandovi anch’io, l’ho tenuta stretta a me solo per il gusto di
sentirla respirare e lo splendido torpore dato dal calore dei nostri corpi
vicini mi ha fatto ben presto scivolare nell’incoscienza, in fondo non avevamo
dormito per niente bene quella notte ed è stato facile lasciarsi andare a
qualche ora di riposo.
Quando ho riaperto gli occhi Rose non era più accanto a me, mi
sono guardato in giro alla sua ricerca ma non l’ho trovata, per un attimo ho
anche cominciato a preoccuparmi prima di rendermi conto che doveva essere in
bagno e infatti ora è da qualche minuto che la osservo dalla porta semi aperta,
è immersa per metà nell’acqua della vasca idromassaggio, si tiene le gambe
strette al petto e fissa il vuoto, coi capelli completamente bagnati a coprirle
la schiena.
Mi appoggio allo stipite della porta incrociando le braccia al
petto e me ne sto immobile e nel più completo silenzio, evitando che lei possa
accorgersi della mia presenza, l’unico rumore è dato dal continuo sgocciolare
del rubinetto accanto a lei , gli occhi fissi nel vuoto cominciano a inumidirsi
fin quando una lacrima ribelle non le solca il viso, lei la lascia scivolare
via, come se non se ne fosse nemmeno accorta, e andare a confondersi nell’acqua
limpida e fumante che riempie la vasca a metà.
Faccio qualche passo e mi inginocchio accanto a lei allungando
una mano ad asciugarle il viso, lei chiude gli occhi al mio tocco e poi si
volta verso di me guardandomi, le restituisco lo sguardo ritirando la mano,
posso sentire il calore fumante dell’acqua sulla pelle, è quasi insopportabile.
Rose allunga le mani grondanti di acqua verso di me e mi
accarezza il viso, bagnandomelo completamente poi scende giù fino a toccare la
zip della felpa che ho messo per difendermi dal freddo e tirandola giù con una
lentezza esasperante, lascio che faccia da sola senza preoccuparmi di darle una
mano, non riesco a capire dove voglia arrivare. Dopo averla completamente
sbottonata porta le mani sulle mie spalle facendo scivolare via la felpa dal
mio corpo, accompagnandola con le mani finché non cade pesantemente sul
pavimento umido di vapori, la sensazione mi da i brividi. Continuando a toccare
debolmente la mia pelle, Rose scende ad afferrare la canottiera bianca e comoda
con le maniche sproporzionatamente larghe che metto di routine ormai e
sfilandomela facendomi restare a petto nudo, inginocchiato di fronte a lei, che
continua a tenere le gambe strette al petto occupando il minor spazio possibile,
sento freddo sui pezzi di pelle che lei ha bagnato passandovi le mani, ma non
ci faccio caso e mi limito a fissarla, lei continua a non parlare e riporta le
mani nell’acqua, smettendo di guardarmi e tornando a fissare il vuoto, non so
cosa le stia prendendo, non riesco a capire cosa le passi per la testa e, Dio,
non so nemmeno io quanto mi piacerebbe riuscire a leggerle dentro.
Guidato da una sorta di istinto continuo il lavoro che ha
iniziato lei, spogliandomi del tutto, e con fluidità mi faccio spazio dietro di
lei, immergendomi nell’acqua quasi bollente e facendo aderire il mio petto alla
sua schiena.
Le accarezzo titubante le spalle nude e gelide riscaldandole
un po’, lei si lascia toccare senza obiettare, incoraggiato continuo a vagare
con le mani sul suo corpo, scendo lungo le sua braccia fino a raggiungere le
sue mani che intreccio alle mie, posando allo stesso tempo la testa sulla sua
spalla, lei sospira stringendosi, se è possibile, ancora di più a me, le posso
un leggero bacio sulla pelle continuando a tenerla stretta.
Non so per quanto tempo siamo rimasti così, so solo che sento
l’acqua tendere al tiepido quando la costringo ad uscire per non farle prendere
freddo, afferro un asciugamano bianca, morbida e profumata e comincio ad
asciugarla, lei continua a lasciarmi fare, le faccio indossare l’accappatoio e
passo ad occuparmi dei capelli che gocciolano sul pavimento, li raccolgo nella
stessa asciugamano che ho usato con il suo corpo, togliendo l’acqua in eccesso
e poi li lascio cadere morbidi e lucenti, lasciando che si asciughino da soli.
Di me poco importa, mi limito a coprirmi con un accappatoio
incurante dei brividi di freddo che mi attraversano.
Prendo Rose per mano e la accompagno nella stanza da letto,
fuori è buio pesto ormai quindi lo è anche la stanza, forse solo un po’
rischiarata dalle luci di ogni tipo che entrano dalla finestra, sento l’eco del
caos della città in movimento, ma non me ne preoccupo, mi siedo sul letto
poggiando completamente la schiena al muro, Rose si guarda per un attimo intorno
e poi mi imita, sedendosi a cavalcioni su di me e poggiandomi la testa sulla
spalla.
Il gesto mi spiazza, eppure il suo leggero peso su di me è
come se…come se riempisse un vuoto.
Le passo le mani sulla schiena stringendola e trattenendo il
respiro.
E potrei restare
così per il resto della mia vita.
E vorrei restare
così per il resto della mia vita.
Perché se lei non ci
fosse nel resto della mia vita, forse non varrebbe la pena di essere vissuta.
“Anche
se aspetto il giorno, quello che dico io
Dove
ogni tuo passo si confonde col mio”
***
“Niente
da dire, niente da fare
Forse
c’è un tempo per riprovare”
“Che cos’ha?”
La domanda di Shan mi arriva inaspettata, siamo entrambi nella
mia suite e mangiamo qualcosa per colazione, non c’è bisogno che specifichi
cosa intende con quelle parole, so che si riferisce a Rose. Sono due giorni che
non esce da quella stanza e non fa altro che dormire, parla raramente, si
rinchiude in sé stessa e, a volte, la scopro a piangere in silenzio. Tutto
questo mi mette in ansia per un solo tremendo motivo.
“Non lo so che cos’ha Shan!” sbotto stizzito, se ci si mette
anche lui probabilmente finirò col diventare pazzo. Rose ha perso tutto
l’entusiasmo e la forza vitale dei giorni passati, come se l’avesse abbandonati
su quel letto d’ospedale e ora non avesse la forza di riprovare ad essere ciò
che era.
Questo lo sento, ma non ne ho ancora parlato con lei, perché
non ho ancora trovato il momento giusto.
“Jared, in quella stanza di ospedale, appena l’ho vista, ho
chiaramente capito che l’unica cosa, o meglio persona, di cui le importava, eri
tu. Avrebbe messo da parte anche se stessa per non farti del male. Continuava a
darsi la colpa” lo lascio continuare in silenzio, ne parla come se non lo
avessi capito, come se per me non contasse.
“Jared, le hai per caso detto qualcosa che possa averla ferita
in qualche modo? Sei freddo con lei? Cerchi di evitarla?” non posso credere
alle mie orecchie.
“Certo che no Shan, ti ho già detto che ho chiarito con lei”
sospiro “ascolta, io le sto vicino più che posso. Sto cercando di capire cosa
le prende, sto cercando di darle una mano e tu sai meglio di me quanto possa risultarmi
difficile. Il punto è che non lo sto facendo per me stesso, ma lo sto facendo
per lei, e lo sto facendo col cuore in mano” lo fisso intensamente pronunciando
queste parole, non so dove abbia trovato il coraggio ma l’ho fatto e Shannon mi
fissa con un’espressione a metà tra il commosso e l’ammirato, mi da una pacca
sulla spalla “stai cambiando fratellino?”
“Neanche per sogno” dico ritornando sulla difensiva.
“Ascolta Jay, va da lei e dille che domani la portiamo a
festeggiare il capodanno in TimesSquare,
magari riesce a scuoterla un po’”
L’idea non è male e potrebbe funzionare, non me lo faccio
ripetere due volte e appena posso vado da lei nella sua suite (della quale ho
la chiave magnetica).
La trovo stesa nel letto, le lenzuola bianca tirate su fino a
coprirle la testa, solo gli occhi sono visibili e mi accorgo che ha un piccolo
sussulto non appena mi vede. Scatta a sedere passandosi una mano tra i capelli
e scombinandoli.
“Buongiorno” sussurro sedendomi accanto a lei e accarezzandole
la fronte.
“Buongiorno” mi fa eco con voce debole.
“Hai mangiato stamattina?” le domando preoccupato.
“Qualche boccone, ma non ho molta fame” sospiro scuotendo la
testa e mi accerto del fatto che il vassoio con la colazione è completamente
intatto.
“Rose, che cos’hai?”
“Nulla Jared, sto bene tranquillo” evita il mio sguardo.
“Rose” ripeto, portando una mano sotto il suo mento e
costringendola a guardarmi “a me puoi dirlo” lei mi fissa per qualche istante,
poi si allontana di scatto, scendendo dal letto e guardandomi dall’alto in
basso.
“Sto ancora cercando di abituarmi all’idea che tu ora sai
tutto” esclama cominciando a camminare avanti e indietro, questo moto di vita
mi apre il cuore e da un lato mi diverte. Sorrido mentre la osservo prendere
vita per la prima volta dopo due giorni interi.
“Da un lato avrei preferito che tu continuassi a non saperlo!
Non fraintendermi, non te l’avrei tenuto nascosto per sempre, è solo che…Jared, ora cosa c’è tra noi? È tutto inevitabilmente
compromesso, continui a starmi accanto perché ti faccio pena? Perché mi
consideri la tua piccola causa umana?”
“Rose, tu devi smetterla di pensare”dico, alzandomi a mia volta e fermandomi a
pochi centimetri da lei che smette immediatamente di parlare “hai davvero paura
che stia qui con te solo per questo?” non aspetto risposta, prendendo il suo
viso tra le mie mani “Bè, se ci fosse stato un segnale di avvertimento pronto
per me qualche mese fa, avrei sicuramente evitato di…”
“di?” sussurra lei debolmente.
“Lascia perdere. Tu mi appartieni, ricordi?” le intimo
lasciandole un bacio sulla fronte, poi uno sul naso e l’ultimo catturando le
sue labbra con le mie, la sento rispondere al bacio in un modo che non mi
aspettavo, e si sveglia prepotente in me tutta la voglia repressa che ho di
lei, solo ora mi rendo pienamente conto di quanto mi sia mancato il suo corpo
in questi giorni.
La stacco da me quel tanto che basta per poter parlare,
nonostante ogni singola cellula del mio corpo reclami il contatto immediato con
lei “Domani io e Shan ti portiamo a festeggiare il capodanno in TimesSquare, credi di riuscire a
farcela?” ansimo sulle sue labbra, lei annuisce e torna a baciarmi subito dopo,
il resto poi è un po’ confuso, so solo che ha saputo dimostrarmi per bene
quanto sia tornata sé stessa.
Ho il cuore leggero e sorrido molto più volentieri, Shannon ha
notato il cambiamento e mi ha rivolto un sorriso compiaciuto quando Rose il
giorno dopo si è alzata prima di entrambi sentenziando che voleva uscire per
godersi l’ultimo giorno di questo anno.
L’abbiamo portata in giro praticamente ovunque, godendoci il
fatto che quelle 48 ore sembravano non essere mai esistite, completamente
cancellate.
Forse è perché questa orrenda notizia sembra pesare meno sui
nostri cuori, o forse perché semplicemente ci siamo resi conto che averla qui
ora è molto più importante che provare ad immaginare che un giorno non ci sarà
più, scuoto la testa e torno a concentrarmi su Shannon e Rose, ogni volta che i
pensieri deviano in quella direzione comincio a sentirmi male.
La sera arriva più in fretta di quanto credessi e le luci di TimesSquare preannunciano il
lieto evento, Rose si guarda intorno entusiasta e, ripercorrendo tutto quello
che mi è successo da quando i miei occhi si sono posati su di lei, quasi non ci
credo.
Lei indica qualcosa e poi parla con Shan, non riesco ad
afferrare le sue parole anche perché il caos è insopportabile e ci costringe ad
urlare per farci capire, ma riesco a leggere il luccichio profondo dei suoi
occhi che le illumina il viso di una gioia contagiosa.
Nonostante ora, il mio sguardo vigile e attento, riesca ad afferrare
anche i particolari che prima potevano sembrare insignificanti, come il leggero
colorito che tende a scomparire dalle sue guance man mano che le lancette vanno
avanti e le occhiaia che si accentuano a vista d’occhio, la stanchezza che le
si dipinge sul viso nonostante continui a sorridere.
Poco prima che inizi il conto alla rovescia per dire addio a
questo anno, mi avvicino a lei approfittando dell’assenza di Shan, impegnato a
scattare foto a non finire.
“Sei emozionata?” le domando facendola voltare verso di me.
“Ho deciso Jared” esclama lei con aria risoluta.
“Cosa?” sono curioso
“Voglio riprovare” la fisso ancora senza capire “ricordi
quando all’inizio sei stato tanto gentile da riprovare a far funzionare il
nostro rapporto, nonostante io mi stessi comportando in modo assurdo con te?”
lo ricordo benissimo, per una volta sono stato il primo a gettare la spugna, mi
sembra passata una vita da quando non facevo altro che litigare con lei e
questo mi fa sorridere, intanto mi limito ad annuire.
“Bè voglio farlo anche io, voglio ripresentarmi esattamente
come facesti tu con me” fa un piccolo passo indietro e si schiarisce la voce,
io la guardo divertito e incuriosito, non ha dimenticato proprio nulla.
“Piacere, Rose McStephan. Sono
un’attrice alle prime armi e ho avuto la fortuna di lavorare con il mio idolo,
sì, sono una echelon nel cuore e nell’anima. Amo dilettarmi a cantare e a
disegnare quando posso e…ho il cancro, la leucemia
per l’esattezza, ma questo non mi ha mai impedito di godermi la vita” tira un
sospiro di sollievo, allungando la mano verso di me “ecco ora sai tutto Jay,
tutto quello che c’è da sapere” stringo quella mano approfittando per attirarla
verso di me, lei non finirà mai di stupirmi.
“Il piacere è tutto mio” sussurro sulle sue labbra mentre comincia
il conto alla rovescia, 10 secondi all’inizio di un nuovo anno, 10 secondi alla
fine di un capitolo e l’inizio di un altro, l’emozione è più forte di quanto
credessi.
Si tratta di un nuovo tipo di sincerità e un diverso modo di
rapportarmi col mondo, sento dentro che qualcosa sta cambiando, è la forza di
una lacrime che si è fatta spazio nel mio cuore di pietra e quel calore sta
sciogliendo il ghiaccio della mia anima.
Il rintocco dell’ultimo secondo e le grida di giubilo nel più
completo caos di abbracci e musica a tutto volume, i botti di capodanno
schiariscono il cielo in questa notte, colorandolo di tonalità splendide e
lucenti, ma io ho occhi solo per lei, racchiudo l’intensità del momento in un
bacio, incurante di quanto accade attorno a noi o del fatto che Shan ci stia
osservando con interesse malcelato, ci sarà tempo per riprovare, ci sarà tempo
domani.
Benvenuto 2012.
“Perché
tu sarai sempre il mio solo destino,
posso
soltanto amarti…”
Eccoci, fine capitolo! Allora, c’è una cosa di cui vi
vorrei parlare.
Per la stesura di questo capitolo devo ringraziare di
aver scoperto una canzone che ho trovato davvero stupenda nel suo significato,
il testo mi ha ispirata perché credo sia costruita apposta sui miei due
personaggi *-*
Della canzone in questione ho messo dei versi all’interno
del capitolo, ve ne sarete accorte di sicuro. Ora, so che molte di voi la riterranno
musica commerciale ( e io sono la prima ad ammetterlo) , ma in tutta sincerità,
una volta dato uno sguardo al testo, non ho potuto fare a meno di trovarla
particolarmente bella.
Oddio ragazze ce l’ho fatta a pubblicare il capitolo!
(caspita ora comincio a piangere dall’emozione XD), okok,
non aspettatevi chissà che eh! Si tratta, fondamentalmente di un capitolo di
passaggio, ma abbastanza rilevante ai fini della storia, dal momento in cui
svelerà qualcosa sul modo di vedere le cose di Rose (bella lei *///*). Spero con
tutto il cuore che possa piacervi, mi auguro di aver fatto un lavoro
accettabile nonostante i mille impegni XD.
Angie, gioiaaaa *-*Sono
tanto felice che il capitolo ti sia piaciuto, mi auguro che anche questo ti
piaccia XD. Sono dolcissimi non è vero?? (che poi, detto tra me e te, non sono
neanche sicura di essere io a scrivere sta storia perché non vado molto d’accordo
col romanticismo, mah, sarò
mica posseduta?? XD scherzo XD) grazie, grazie e fammi sapere che ne pensi tesò! Ti mando un bacione =***
Sofia, ma quante belle parole *-* Vabbè
che della recensione e del capitolo ne abbiamo parlato già abbastanza su msn
quindi mi limito a ringraziarti! Sappi solo che ho avuto paura di non riuscire
a pubblicare sto capitolo e se l’ispirazione è tornata appena sei tornata anche
te, ci sarà un motivo no?? XD spero che il chap ti
piaccia sister, ti voglio un gran bene <3<3 =**
Gio, tesorino
mio ti ho fatta piangere?? (spero che sia una cosa buona altrimenti la prossima
volta picchiami ù.ù) grazie mille per tutte le
recensioni che mi lasci e anche perché mi sopporti XD Spero che il capitolo ti
piaccia. Una bacione =**
Valibi,
*__________* nuova lettrice, nuova recensione! Ciaooo
^^, sono tanto felice che la storia ti piaccia e grazie per tutti questi
complimenti! Mi riempiono il cuore di gioia davvero, spero che questo capitolo
non ti deluda e che tu voglia farmi sapere ancora cosa ne pensi ^^ Un bacione
anche a te cara =**
Ovviamente grazie anche a tutti quelli che leggono
soltanto ^^
Buona lettura a tutti =D
La luce penetra lieve attraverso le spesse tende che coprono
l’enorme finestra che illumina la mia suite, il sole è già bello forte,
nonostante sia presto. E’ una di quelle splendide giornate limpide che si
vedono raramente di questi tempi, una di quelle che ti aprono il cuore e ti
mettono di buon umore.
Sono sveglio da una mezz’oretta ma ho deciso di non alzarmi, è
la prima volta che ozio nel letto, essendo una persona iperattiva, per me le
giornate non sono mai abbastanza lunghe, eppure ora sento solo il bisogno di
fermare un po’ il tempo, o almeno il mio tempo.
Alle 11 abbiamo l’aereo, io e Rose ritorniamo in Scozia,
mentre Shannon si ferma a Londra per un altro paio di giorni per sistemare
alcune cose di lavoro, prima di filare a casa e cercare di mettere su qualcosa
per la band con Tomo e Tim. Io ne avrò ancora per qualche mese, ma quando
finirò di girare il film sarà sempre meglio cominciare a lavorare da basi già
belle e certe che dal nulla assoluto.
A volte mi rendo conto che non sarebbe facile per nessuno
essere me, nella mia vita non esiste il tasto pausa, ma sono stato io a
volerlo. Buttarmi a capofitto nel lavoro, cercare di ottenere la perfezione da
ogni cosa in cui mi cimento, mi aiutava e mi aiuta a non pensare ad altro. Quel
fantomatico “altro” che sapevo mi avrebbe fatto solo soffrire, ancora e ancora
e ancora, ora si è trasformato in qualcosa che mi fa stare dannatamente bene,
una verità alquanto scomoda e difficile da accettare dopo anni, ma con la quale
ho imparato a convivere.
Avevo dimenticato il vuoto allo stomaco che si forma ogni
volta che lei ti regala un sorriso, l’incessante battito del cuore quando la
senti disposta a donarti sé stessa, lo strano tremolio delle gambe se la
incontri sulla tua strada e non te lo aspettavi, quella insensata voglia di
mandare a quel paese tutto e tutti e fermare il tempo nei suoi occhi, perché
non avresti bisogno d’altro.
Lo sto riscoprendo pian piano, ora, con lei, e mi sento un
ragazzino.
Rose dorme accanto a me e la sto fissando da quando ho aperto
gli occhi, ho visto panorami ed orizzonti fantastici nella mia vita, ho
assistito a fenomeni da mozzare il fiato, alla potenza esaltante della natura,
questo grazie ai numerosi posti che ho avuto la fortuna di visitare.
Ma mai e dico mai ho
incontrato qualcosa di lontanamente paragonabile alla meraviglia di questa
visione.
È sdraiata sulla pancia e volge il viso addormentato verso di
me, i capelli sono sparsi un po’ dappertutto e alcune ciocche ribelli le cadono
davanti agli occhi beatamente chiusi, il lenzuolo la tiene coperta fino a metà
schiena, il resto è solo pelle nuda, ma non credo senta freddo, il riscaldamento
è al massimo, le braccia circondano il cuscino morbido e io vorrei che lo
facessero con il mio corpo, le labbra semi aperte sono invitanti e rosee come
lo splendido colorito delle sue guance che hanno abbandonato il solito pallore,
riesco a vedere la curva sinuosa del piccolo seno schiacciato contro il letto e
il solo pensiero di averla avuta tra le braccia fino a poche ore prima mi
blocca il respiro e mi secca la gola, ingoio a vuoto e porto una mano a
carezzarle il viso.
Quante volte l’avrò già guardata in questo modo? Quanto tempo
avrò lasciato scorrere via completamente perso in lei?È solo che non mi sembra mai abbastanza.
Non voglio che si svegli, mi piace osservarla riposare, c’è
una contagiosa serenità nei suoi lineamenti e mi fa bene, le sposto i capelli
dagli occhi e mi avvicino di più a lei passando a toccarle la schiena nuda, le
lascio un piccolo bacio sulla fronte e sospiro chiudendo gli occhi e godendomi
il calore della sua pelle.
Questi giorni sono passati troppo in fretta, è sempre triste quando
le vacanze di Natale giungono al termine, ma questa volta l’amarezza la sento
particolarmente forte, non riesco ancora a credere a tutto quello che è
successo e, soprattutto, a come questo assurdo sentimento ne sia uscito illeso,
se non rafforzato.
Sono stati, con tutta probabilità, i 20 giorni più
assurdamente rilevanti della mia vita, tutte le mie priorità, i miei perché, le
mie convinzioni, le mie certezze, sono state rimescolate a tavolino, dando vita
a un me che di me ha ben poco, ma che, allo stesso tempo, porta con sé una
sensazione che avevo da tempo abbandonato, la serenità.
La mia essenza è ormai intrappolata dietro quelle palpebre
chiuse, che scendo a baciare con dolcezza.
Ma per quanto sia grande questa luce, nasconde un’ombra
altrettanto minacciosa, quando pensieri oscuri si affacciano alla mia mente li
ricaccio indietro con quanta forza ho per evitare di cadere in un baratro di
disperazione, è in quei momenti che ho bisogno di sentirla, concreta e viva, tra le mie braccia, ho bisogno di sentire
il suo respiro caldo, la sua voce melodiosa.
Perché potrebbe sparire da un momento all’altro, perché
potrebbe distruggermi così come mi ha fatto rinascere, perché contro la forza
che intende portarmela via non potrei nulla, un fottuto nulla…a
nulla varrebbero i miei sforzi di tenerla legata alla mia anima, perché
volerebbe via in un sospiro.
E allora cosa ne sarà della mia vita?
Spalanco gli occhi, immediatamente lucidi, contro questi
pensieri e automaticamente la stringo come se temessi che potesse succedere in
questo istante.
Poso la mia fronte sulla sua e sento il suo lento e regolare
respiro sulle labbra, metto a tacere il vuoto allo stomaco che urla pensieri
insensati e ricordi dolorosidi lei su
un letto d’ospedale, sola e triste. Il ricordo di quelle lacrime amare contro
un destino non voluto.
“Jared?” sussurra lei con voce impastata di sonno. Sorrido, so
che si sta svegliando, probabilmente sarò stato io, mi allontano
impercettibilmente per osservarla sbattere le palpebre e tentare di aprirle
liberando la luce che si cela nei suoi splendidi e caldi occhi.
“Piccola” le rispondo, so che sentire la mia voce la rincuora
e infatti la sento immediatamente tirare un sospiro di sollievo e fare
un’adorabile smorfia.
“Non sono piccola” ribatte socchiudendo le palpebre e fissando
gli occhi nei miei.
“Sì che lo sei” mi avvicino posandole un bacio sul naso, la
sento mugugnare qualcosa di poco sensato, afferro parole come “non è vero” ma
poi rinuncio a cercare di comprendere cosa sta dicendo dato che urge in me la
voglia impellente di sentirla ancora mia.
Mi spingo verso di lei, vicini all’inverosimile e tento di
bloccarla contro il mio corpo, ma lei riesce a sfuggirmi per un soffio e si
mette a sedere passandosi una mano sul viso e tra i capelli, incurante della
sua nudità calda e invitante, mi stendo con le braccia dietro la testa ad
osservarla.
“Che ore sono?” domanda sbadigliando, faccio spallucce anche
se so che non può vedermi.
“Non lo so con precisione, ma è presto” sfodero uno dei miei
toni più seducenti e la vedo irrigidirsi per poi trafficare con il lenzuolo e
coprirsiil più possibile, come se
servisse a qualcosa, il gesto mi diverte e comincio a ridere, lei si volta a
guardarmi senza capire, è di una dolcezza e un’innocenza disarmante, se non sapessi
quanto in realtà sia donna mi strapperei, vergognandomi, dai miei stessi
pensieri.
Dopo qualche secondo le si disegna un sorriso malizioso sul
viso e comincia a gattonare verso di me, molto lentamente, bloccandomi la
risata in gola, pregustando il momento in cui la riavrò tra le mie braccia.
Porta le sue labbra estremamente vicine alle mie senza però fare altro, si
spinge col corpo su di me, sono già pronto al meglio quando la vedo catturare
il mio braccio destro e allontanarsi immediatamente.
“Sono quasi le nove, fra due ore dobbiamo salire su un
benedetto aereo Signor Leto, le conviene darsi una mossa” sbotta dopo aver
controllato l’orario dall’orologio che porto al polso e che ieri notte ho
dimenticato di togliere, la osservo scappare in bagno con tanto di bocca
aperta, non posso credere che mi abbia fregato in questo modo. Non posso
credere che mi sia sfuggita per ben due volte nel giro di pochissimi minuti.
Questa è una cosa che il mio ego non tollera.
Dal bagno proviene il rumore scrosciante dell’acqua della
doccia prima che mi decida ad uscire dallo stato di shock e andare a prendere
ciò che è mio di diritto.
Entro in bagno, infilandomi con lei sotto la doccia, incurante
delle sue proteste e del suo improvviso pudore, potrei inventarmi almeno una decina
di scuse plausibili e evidentemente poco credibili, ma preferisco metterla a
tacere con un bacio, a volte il silenzio vale molto più di qualsiasi parola.
E il silenzio con cui la prendo è accompagnato solo dal suo
continuo ansimare coperto dal rumore dell’acqua, c’è una sola ed essenziale
verità: lei mi appartiene.
***
All'Aeroporto
internazionale John F. Kennedy c’è la solita assurda folla, quando arriviamo.
Siamo, nonostante il piccolo contrattempo, colpa mia lo ammetto,
miracolosamente riusciti ad arrivare in tempo per l’imbarco, le valigie sono
apposto, mio fratello è puntuale e c’è un minimo di tristezza comune, perché
stiamo per lasciarci alle spalle una città splendida e giorni che lo sono stati
almeno altrettanto.
“Spero
di ritornarci un giorno” sussurra Rose col viso schiacciato contro il vetro del
finestrino dell’aereo appena decollato, dando un ultimo sguardo a New York che
va scomparendo sotto di noi, scambio un’occhiata densa di significato con
Shannon che inaspettatamente si rivolge a lei “Certo che la rivedrai, ci
torniamo non appena finite di girare il film” pronuncia la frase con
noncuranza, quasi fosse stata la cosa più ovvia del mondo, continuando a tenere
lo sguardo fisso sul computer e vedo Rose sorridere con tenerezza verso di lui e
poi tornare a guardare oltre il finestrino. Altra occhiatae l’improvvisa speranza di poter camminare di
nuovo con lei tra quelle strade, scuoto la testa e scaccio, al solito, i
pensieri negativi.
Il
viaggio è stato mediamente lungo ma comodo, Rose ha dormito per la maggior
parte del tempo, Shan e io abbiamo parlato un po’ prima che lui crollasse esattamente
come lei, io non sono riuscito a dormire se non una mezz’oretta, ho scritto
qualcosa su twitter e girovagato fra siti web finché i miei occhi non hanno
protestato, poi ho rinunciato al computer e ho deciso di provare a scrivere
qualcosa ma Rose si è accovacciata poggiando la testa sulla mia spalla, allora
mi sono di nuovo perso a guardarla e ho preferito avere una scusa per
stringerla tra le braccia piuttosto che pensare ad altro.
Quando
siamo scesi all’Heathrow airport, era già buio.
“Ciao
Shan” Rose ha abbracciato mio fratello con uno sguardo a metà tra la tristezza
e la gioia “E grazie di tutto” Shannon non le ha risposto, si è limitato a
darle un buffetto sulla testa e so che aveva il cuore in gola “Abbi cura di te,
eh bambolina” c’era tanto affetto in quelle parole e glielo ha dimostrato
abbracciandola ancora mentre lei sorrideva.
“Ci
vediamo presto Jay” mi ha allungato una pacca allontanandosi da lei, ho annuito
e l’ho abbracciato a mia volta, l’abbiamo osservato allontanarsi e prendere il
taxi che lo avrebbe portato all’albergo, a noi due toccava un viaggio più
lungo.
Siamo
arrivati sul set a sera inoltrata, mi sono accorto che siamo stati quasi gli
ultimi a tornare quando ci ha accolto una folla di persone tra le quali spiccava
per solarità, David.
Le vacanze hanno fatto davvero bene a tutti, c’è molta meno
tensione, i loro visi sono distesi e tranquilli, si chiacchiera animatamente e
la conversazione è piacevole, ognuno ha qualcosa da raccontare e tutti noi ci
prestiamo ad ascoltare con educazione e sana curiosità.
Rose è dall’altra parte della sala, David le passa un braccio
attorno alle spalle e lei sorride beata, metto a tacere la punta di gelosia e
mi ripeto che è meglio così, non voglio che la nostra pseudo relazione sia
sotto gli occhi di tutti, ogni tanto, tra una battuta e un’altra, le lancio
delle occhiate discrete e qualche volta l’ho anche sorpresa a guardarmi per poi
abbassare lo sguardo imbarazzata.
Dio, quanto la adoro! Probabilmente non riesco a rendermene
pienamente conto.
Dal momento in cui ha posato gli occhi su di lei, Dave non
l’ha lasciata andare neanche per un secondo ecosì sono almeno un paio d’ore che non riesco ad avvicinarla, neanche
volendolo con tutta l’anima. Rose, dal canto suo, sembra essersi rifugiata tra
le sue braccia e accetta di buon grado le estenuanti attenzioni che le rivolge
l’uomo. Continuo a non capire quale sia il motivo di tanta apprensione e, dopo
tutto quello che ho passato con lei, non posso fare a meno di sentirmi
spodestato.
Dovrei essere l’unico, di diritto, a poterla stringere in quel
modo.
Lei si è accorta del mio nervosismo e continua a lanciarmi
occhiate a metà tra la meraviglia e il buonsenso, so benissimo di dover
mantenere la calma, ma più mi guarda più agita in me la voglia di andarla a
strappare da quelle braccia.
Ad ogni modo, il tempo passa in fretta quando si è in buona
compagnia, e domani ci tocca ricominciare di buon’ora, motivo per cui tutti
stanno cominciando a lasciare l’allegra comitiva e tornare ognuno nella propria
roulotte.
“Stanotte dormi da me?” sussurro all’orecchio di Rose
facendola sobbalzare, l’ho raggiunta non appena David si è allontanato,
chiamato probabilmente da qualcuno.
“Non posso Jared, stanotte sto con Dave” risponde lei
voltandosi verso di me.
“Cosa??” sono incredulo. Lei mi guarda perplessa prima che la
scintilla della comprensione le illumini il bel viso, subito dopo comincia a
ridere di gusto fino ad arrivare alle lacrime, la fulmino con gli occhi.
“Ma no! Non per quello che pensi tu! Ma per chi diavolo mi hai
presa? Lui è il mio migliore amico, ricordi?” si affretta ad aggiungere
continuando a sorridere.
“Ma…” provo a ribattere, ma lei mi
zittisce con un dito “buonanotte Jared”
sussurra a pochi centimetri dal mio viso per poi scappare verso David che la
sta aspettando, il mio corpo si tende verso di lei inevitabilmente attratto, ma
rimango fermo sul posto sospirando e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
Mi sento derubato di una piccola ma indispensabile parte di
me.
Mi dirigo a passo svogliato verso la roulotte che dista
pochissimo.
Ora cosa faccio? Bè, ci sono molte cose che potrei fare, una
fra tante: dormire. Ma so che non ci
riuscirei quindi mi chiudo la porta alle spalle e mi dirigo verso il letto
lasciandomici cadere, sembra particolarmente scomodo ma è inevitabile ora che
il metro di paragone è il Paramount, cerco di non pensarci e mi sistemo meglio
che posso con le spalle al muro, recupero carta e penna dal cassetto e
raggiungo un livello decente di concentrazione nonostante i mille pensieri.
Mi abbandono tra le braccia del silenzio e mi sgranchisco i
muscoli del collo, la penna è semiposata sul foglio e lascia piccoli segni neri
e quasi invisibili mentre il flusso dei ricordi lascia la mia mente per
riversarsi sul bianco foglio che ho davanti.
Ci sono molte cose da dire, più di quante credessi.
Non è il mio solito modo di scrivere, in genere butto giù
frasi essenziali che possano andare facilmente a strutturare il testo di una
canzone, questa volta, invece, le parole la fanno da padrone, scorrono
incessanti e mi rendo conto solo alla fine che probabilmente dovrò lavorare il
doppio per tirarne fuori qualche verso.
Eppure c’è così tanto, c’è tutto quello che ha fatto parte
della mia vita negli ultimi mesi, c’è quel passo che mi ha condotto verso una
nuova fase del mio essere, c’è il ricordo di quello che ero e che non ho smesso
ancora del tutto di essere, ci sono io e c’è lei, la mia piccola ragione di
vita, il mio destino, il mio immenso desiderio, il mio tutto.
Leggo e rileggo almeno cinque volte tutto quello che ho
scritto, non mi sembra vero di essere stato io, fino a qualche mese fa non
avrei mai detto di essere in grado di scrivere cose del genere, non avrei mai
creduto possibile che potesse esistere qualcosa che avrebbe sconvolto a tal
punto la mia intera esistenza, ma quel qualcosa esiste e ha un nome, il nome
più dolce che io abbia mai udito. Mi appoggio al cuscino, rigirando il ciondolo
a forma di rosa tra le dita, è piccolo, essenziale, bello e caldo allo stesso
tempo, esattamente come lei, lo stringo al cuore fingendo che possa contenere
quel tanto chebasta di lei a non farmi
sentire la sua mancanza e socchiudo gli occhi, lasciando i pensieri liberi di
vorticare nella mia mente, alla ricerca pigra di un altro barlume di
ispirazione, i fogli delicatamente poggiati sul letto poco distante da me.
Il dolore
della caduta è indescrivibile, parte dal cuore e consuma ogni singola parte del
mio corpo, intorno a me è tutto dannatamente buio ma forse ho gli occhi chiusi.
Provo ad
aprirli ma la sensazione non cambia, a parte, forse, l’insensato istinto di
voltare la testa dietro di me, come se mi aspettassi di trovare qualcosa di
estremamente importante. E c’è! È la luce quella, dista qualche metro da me, ed
è come un dolce richiamo a casa, mi muovo a fatica distrutto dal dolore, ma
ogni passo verso la fonte luminosa mi rinvigorisce e mi apre il cuore, quando
sono abbastanza vicino riesco a distinguere una figura e il mio cuore perde un
battito quando riconosco il suo sorriso.
È lei. È
Rose.
Sorride,
e quello è lo splendido sorriso che la caratterizza, che la rende speciale, ed
è da quel sorriso che esplode la luce inverosimile, che mi rincuora e inquieta
allo stesso tempo. L’averla riconosciuta non fa altro che aumentare la mia
voglia di raggiungerla, sembra posta ad una distanza infinita e sono solo le
sue braccia tese verso di me a darmi la forza di continuare a camminare,
nonostante il dolore se ne stia andando, sento d’improvviso un peso gravarmi
sul petto, rallentandomi fino a schiacciarmi.
Respiro
affannosamente e cerco il suo aiuto con gli occhi, lei si accorge della mia
difficoltà e fa un piccolo ma essenziale passo verso di me, permettendomi di
allungarmi verso di lei e pregustare il momento in cui la mia mano sfiorerà la
sua.
Sto
tornando a casa.
A meno di
un centimetro dalla sua pelle, Rose si lascia cadere a terra e la luce si
spegne quasi immediatamente, una tremenda sensazione di vuoto invade il mio
misero corpo e cammino a tentoni nel buio cercando di ritrovarla, aspettandomi
di ritrovarla. Ed è lì, perfettamente chiara nel buio più totale, come se mi
fosse dato di guardare in faccia la nuda e cruda realtà, mi accovaccio a
toccare il suo corpo bianco, freddo e privo di vita, privo di luce.
È così
che finirà.
Urlo
afflitto il mio dolore sperando che qualcuno mi senta e possa piangerne la
perdita. Non si accorgono che brancoliamo tutti nel buio? Non si accorgono che
la luce si è spenta?? Come faremo senza la luce?? Cosa sarà di me?
Lascio
cadere le mie lacrime sul suo viso, e l’acqua salata cancella pian piano la sua
immagine.
No, no,
lei deve restare qui!
Ma è
troppo tardi, sono solo, perso, distrutto, e vorrei morire, vorrei non essere
mai esistito e continuo a brancolare nel buio, consapevole che non ci sarà
nessun benedetto ritorno a casa.
La mia
casa è appena scomparsa.
Mi tirò su gemendo un sospiro spettrale e affannoso, sono
sudato e seduto sul mio letto. Il peso grava ancora sul mio petto e quando
abbasso gli occhi mi accorgo che non si tratta altro che del ciondolo di Rose. Il
primo prepotente istinto è quello di girarmi alla mia destra per ritrovare il
suo corpo, ma lei non c’è e la sensazione di inquietudine si fa spazio possente
dentro di me. Mi metto in piedi, ricordando d’improvviso tutto, mi sono
addormentato mentre cercavo altra ispirazione, ma ho dormito solo quaranta
minuti circa.
Rose sta bene…Rosesta…sta bene.
Mi accorgo da solo dell’assurdità dei miei pensieri. Devo
andare a cercarla.
Esco fuori e l’aria pungente mi gela il viso, ho i brividi di
freddo ma non mi interessa, in questo momento avrei solo bisogno di stringerla
tra le braccia. Il sogno mi ha sconvolto in modo assurdo e, ora che ci penso,
mi ricordo perfettamente quello che sognai il giorno in cui ho fatto l’amore
con lei per la prima volta.
Mi sembra tutto terribilmente profetico.
Ho paura.
Mi dirigo verso la sua roulotte, senza la minima sicurezza di trovarla,
ma la porta è semichiusa e vedo una luce provenire dall’interno. Il passaggio
di una piccola ombra riaccende la speranza, Rose c’è! Sono tentato di entrare
senza neanche bussare quando sento delle voci che bloccano a metà l’atto di
aprire del tutto la porta.
“…in sostanza, sono stati i giorni
più terribilmente meravigliosi della mia vita, Dave” sospira Rose, c’è una
piccola nota di tristezza nella sua voce sussurrata, ritiro la mano che era
rimasta ferma a mezz’aria e mi avvicino senza far rumore per riuscire a
guardare all’interno, non riesco a vederla, probabilmente sarà sul letto,
abilmente nascosto alla mia vista, ma i miei occhi si posano su David che è
seduto su una sedia a gambe accavallate e la osserva con un’aria di paziente
dolcezza.
“Non era quello che volevi?” domanda l’uomo “Infondo ti ho
scelta anche per questo, sapevo fin troppo bene che avresti apprezzato” ride
apertamente e Rose con lui.
“Brutto imbroglione! Io non sapevo che nel cast ci fosse
Jared, quando ho deciso di girare questo film!” un piccolo sussulto quando
sento pronunciare il mio nome.
“Ahaha! È vero, sarà stato il
destino allora” noto che il regista le fa l’occhiolino e una serie di
sensazioni strane e sconosciute cominciano a impossessarsi di me.
“E comunque, se vuoi saperlo, no. Non era quello che volevo”
lei improvvisamente smette di ridere.
“Cosa?” l’esclamazione di David è a metà tra lo stupefatto e il
perplesso.
“No, Dave. Mi sarebbe bastato anche solo guardarlo da lontano.
Tutto quello che ho avuto è stato fin troppo. E questo…bè,
questo non era quello che volevo”
“Rose, non dire sciocchezze. Sappiamo bene entrambi cosa provi
per lui”
“Ed è questo il punto, Dave! Non avevo bisogno di altri mille
motivi per innamorarmi di lui! Non avevo bisogno di tutto questo per capire che
lo amo…e tu sai che lo amo più della mia stessa vita”
Ed è un’esplosione di tutto…di tutto
e di niente…è il battito accelerato del mio cuore…è il vuoto allo stomaco…è
il tremolio alle gambe…E’ tutto centuplicato! Mi
appoggio alla roulotte, stando ben attento a non farmi sentire, sospirando un
sorriso e scuotendo la testa.
Mi ama.
Quelle due parole, hanno vitale importanza per me. Sulle sue
labbra hanno un suono così dolce, così inverosimile, così straordinariamente
vero!
“Rose, non scherzare su questo argomento” la voce di David mi
riporta alla realtà.
“Oh, fanculo Dave! Sai benissimo che
è vero! Non ho mai avuto paura di morire, mai! Fino a questo momento” il mio
cuore accelera di nuovo i battiti
“ho paura di perderlo. Ho paura di perdere tutto questo.
Perché? Te lo sei mai chiesto? Perché è successo a me? Questo è un sogno, uno
splendido sogno ad occhi aperti. Ci ho fantasticato talmente tante di quelle
volte che fatico ancora a crederci. Ho paura che prima o poi mi sveglierò” un
sospiro amaro e una mezza risata accennata “mi è stato tolto tutto nella vita,
ma ho imparato ad accettarla così com’era, finanche ad apprezzarla e amarla,
non ho mai chiesto niente perché ho sempre avuto fiducia nel fatto che in tutto
c’è un disegno più grande. David, se Dio mi aveva voluta malata, probabilmente
era il suo modo di consolarmi e di promettermi che presto avrei riabbracciato
la mia intera famiglia. Non c’era bisogno di lacrime. Ho aspettato
pazientemente il giorno in cui avrei potuto sorridere di nuovo, col cuore
leggero, il peggio sarebbe passato in fretta me lo sentivo” un attimo di pausa
che aumenta la tensione del mio corpo fino a distruggermi “ma poi mi è stato
donato lui. Una luce così forte da far male nel buio della mia vita. Ma lui
cos’è David? È un dono o una punizione? Non ho mai avuto tanta voglia di vivere
e, nonostante tutto, sento che la vita mi sta pian piano abbandonando. Perché?
Perché proprio ora? Perché non voglio perderlo? Perché mi distruggo il cuore
pensando al momento in cui non sentirò più le sue mani sul mio corpo? Perché
l’ha saputo, Dave? Perché sta nascendo qualcosa tra di noi? E non posso fare a
meno del suo sguardo, del suo respiro…non posso fare
a meno di lui!” un piccolo singhiozzo mi spezza il cuore in due, i miei occhi
spalancati e increduli riflettono il terrore di ciò che provo dentro “lui è la
cosa più importante della mia vita ora…mi fa stare
bene ma allo stesso tempo mi distrugge…ti ripeto che
no, non era quello che volevo”
Respiro in modo affannoso come se tutte quelle parole fossero
state strappate via dai miei incubi.
“Rose…” sento David sussurrare
appena udibile al di sopra dei singhiozzi sommessi di lei.
“Io lo amo, Dave” le parole fuoriescono come un fiume in piena
che investe le poche ultime difese erette intorno al mio cuore, mi stringo una
mano al petto sopraffatto dalle emozioni senza nome che vorticano nella mia
anima. Il pianto di lei si fa tremendamente incontrollato e vorrei tanto
stringerla in questo momento, vorrei sentirla vicina come mai prima d’ora.
Vedo David alzarsi e dirigersi verso di lei, scompaiono
entrambi alla mia vista e posso solo sentirli “Tesoro…ehi,
tesoro calmati. Andrà tutto bene, te lo prometto. Andrà tutto bene” qualche
attimo di relativo silenzio mentre Rose smette di piangere, riesco a sentire il
mio respiro forte e chiaro eho paura
che qualcuno possa accorgersi della mia presenza.
“E’ meglio se ora vai a dormire, è tremendamente tardi e
domani cominciamo presto. Buonanotte piccola”
“Buonanotte Dave”
Mi accorgo un secondo troppo tardi di essere terribilmente
esposto e che di qui a poco il regista si accorgerà della mia presenza, ma sono
troppo sconvolto per inventare una bugia che stia in piedi e anche per scappare
da qualche parte o nascondermi nel buio pesto che mi circonda.
È per questo che quando David esce dalla roulotte, chiudendosi
accuratamente la porta alle spalle, io sono ancora qui, gli occhi persi nel
vuoto e le braccia abbandonate lungo i fianchi, incapace di qualsiasi reazione.
Lui rimane fermo a guardarmi non appena si rende conto che sono qui, e per un
attimo c’è solo silenzio, un silenzio quasi innaturale che mi sembra di non
riuscire a sostenere.
“Tu lo sapevi Dave. Sapevi già tutto non è così?” sono il
primo a parlare, non c’è bisogno che lui mi chieda se ero qui da molto, perché
la mia espressione non nasconde la verità, e non c’è bisogno nemmeno che sia
più chiaro con la domanda, perché lui sadi cosa sto parlando.
“Sì, Jared. Sapevo che era malata quando l’ho scelta per
girare questo film. È stata lei a dirmelo il giorno in cui ci siamo conosciuti.
Ma non l’ho inserita nel cast solo per questo, è dotata di un incredibile e
straordinario talento, le ho solo dato un’opportunità. Se non avesse voluto
accettarla avrebbe garbatamente rifiutato”
“Perché proprio questo film?” mi sembra uno scherzo di cattivo
gusto.
“I miei Alan ed Helen non hanno niente a che fare con voi due,
Jared. Rose non ha ritenuto allora che la storia potesse farle del male e non
lo ritiene nemmeno ora. Ho conosciuto davvero poche persone come lei e ha tutta
la mia stima e il mio affetto”
Lo guardo negli occhi e probabilmente risulterò implorante ma
ho solo bisogno di conferme.
“Jared, ascolta. Rose ha già avuto attacchi del genere prima
che succedesse con te in queste vacanze, e, credimi, so come devi esserti
sentito, perché quando è accaduto davanti ai miei occhi, non sono riuscito a
riprendermi per molti giorni e penso che un po’ tutti su questo set ve ne
sarete accorti. Sono il primo a credere che lei non si meriti tutta questa
sofferenza, ma tu, tu Jared, la fai stare bene come non ricordavo di averla mai
vista da quando la conosco, a prescindere dalla serenità con cui affronta la
sua vita. Tu le hai dato una speranza per continuare a vivere. Fa che non sia
stata vana” mi fissa con dolcezza e non riesco a buttare giù il nodo che mi
stringe la gola e fa male.
“David io…” ma non riesco ad
aggiungere altro, è tutto nuovo e diverso per me che non sono abituato al
sentimento, crolla tutto pian piano, una distruzione lenta e inarrestabile,
finché qualcosa ti dice che ogni molecola del tuo corpo continua a vivere solo
per lei. Lui mi lancia un’occhiata comprensiva che mi aiuta più di mille parole
e gli sono grato per il fatto che assista in silenzio a questo momento intimo e
inaspettato che non avrei mai creduto possibile potesse prendermi in presenza
di qualcuno che non fosse mio fratello.
“E ora va da lei, ti sta aspettando” lo dice con sicurezza e
mi da una piccola pacca sulla spalla prima di sparire nel buio e lasciarmi solo
a un passo dall’unica cosa che mi da la forza di continuare a respirare in
questo momento ma che allo stesso tempo complica la mia vita più di quanto sia
possibile.
Resto qualche secondo a guardare la porta, titubante,
aspettandomi quasi sperando che d’improvviso si aprisse da sola, poi la spingo
delicatamente ed entro nella stanza ancora illuminata con la fioca luce
artificiale.
“Jared, che ci fai qui?” mi domanda Rose, è seduta sul letto e
si asciuga frettolosamente le ultime lacrime che le solcano il viso, prova a
comportarsi come se niente fosse ma non riesce a nascondere un piccolo tremolio
nella voce.
La raggiungo in un attimo e faccio quello che avrei voluto
fare dal momento in cui ho messo piede fuori dalla mia roulotte, la abbraccio,
stringendola spasmodicamente e sentendo il suo inebriante profumo e lei
ricambia con la stessa forza, con lo stesso bisogno.
Lascio perdere, per una volta nella mia vita, le parole,
sarebbero superflue e inutili e poi in fondo non riuscirei a parlare neanche se
lo volessi con questo tremendo nodo che mi stringe la gola.
Lei si abbandona con la testa posata nell’incavo del mio collo
e resto così, inginocchiato davanti a lei che sembra sempre più piccola tra le
mie braccia, pian piano l’agitazione mi abbandona, il torpore della stanza
scioglie tuttii miei muscoli irrigiditi
dal freddo e le sue braccia sono, se possibile, ancora più calde e
rassicuranti.
Ora sto meglio.
Si allontana qualche centimetro da me e mi fissa negli occhi,
ha questa caratteristica che la contraddistingue da ogni altra, riesce a
sostenere ilmio sguardo nella maniera
più naturale possibile e nell’attimo in cui i suoi occhi scuri entrano nei miei
sento che nessun altro potrebbe capire ciò che stiamo provando all’infuori di
noi stessi. Prendo una sua mano tra le mie e me la porto alle labbra
lasciandovi un dolce e profondo bacio, respirandone il profumo e chiudendo gli
occhi perché possa restare fisso nella mia mente, poi quella stessa mano,
lentamente, la poso sul mio cuore.
Sento il calore avvolgente partire dal petto e riversarsi in
tutto il mio corpo.
“Promettimi che ci sarai, Jared. Qualsiasi cosa succeda. Comunque
vada. Promettimelo, per favore” la sua è quasi una supplica e nasconde un
singhiozzo, proprio il suono che in questo momento non riesco a sopportare.
Allungo una mano verso il suo viso e l’accarezzo togliendole
qualche ciocca dagli occhi, è così grande che le copre tutto il viso e mi rendo
improvvisamente conto di amare una piccola donna, fragile, indifesa ma allo
stesso tempo, forte e orgogliosa.
“Te lo prometto”
Non c’è nessun’altro posto in cui vorrei essere ora, se non
qui. A casa.
Eccoci qui a
fine capitolo! ^^
Stavolta non
ho niente da farvi vedere o ascoltare mannaggia! Ma vabbè
è solo un capitolo di passaggio, come ho già detto! Spero con tutto il cuore
che vi sia piaciuto lo stesso e spero in qualche vostro commento.
Hello! ^^ eccomi qui, sono tornata. Sì, lo so che stavolta il ritardo
è imperdonabile e nemmeno se mi mettessi in ginocchio riuscirei a rimediare, ma
sappiate che ho avuto davvero molto da fare e che questo capitolo non voleva
proprio uscire dalla mia testa! Sono stata colta da una profonda crisi XD.
Senza contare che non sto passando uno dei periodi più belli della mia vita, ma
lasciamo perdere, da voi voglio sentire solo cose belle! ^*
Allora, spero che il capitolo vi piaccia e che
mi facciate l’onore di leggerlo, intanto vi ringrazio già =*
Angie, tesoro *-* spero che questo capitolo ti piaccia come il
precedente! Non sono riuscita a postare presto però ç__ç perdonami se puoi.
Fammi sapere che ne pensi e poi magari ci sentiamo anche su face! Grazie per la
recensione e Un bacio cucciola! =*
Gio, Eh mia cara, come sai, non è ancora detta l’ultima parola! XD
Spero che questo capitolo ti piaccia (anche se fondamentalmente sai già di cosa
tratterà) fammi sapere che ne pensi! Grazie per il fatto che continui a
recensire! Bacioniiii =***
Sofia, ecco arrivato il fatidico capitolo che mi
ha fatto sudare sette camice! -.-‘ Che poi ti
accorgerai che non sarà un granché, ma spero possa piacerti lo stesso, sis! Fammi sapere che ne pensi e grazie, grazie infinite,
per le continue recensioni. Ti voglio bene <3
Valibi, *-* grazie mille della recensione, cara! Sono felice che la
storia ti piaccia! Vedremo come andranno le cose, non voglio anticiparvi nulla
;). Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto, ti mando un bacione
enorme =***
Jeja83, ok, avevo gli occhi sbrilluccicosi
quando ho letto la tua recensione! *-* Sono così felice che la storia ti
piaccia! Grazie mille davvero, spero che vorrai farmi sapere qualcosa anche su
questo capitolo :D. Intanto ti mando un bacione grosso grosso
=***
Buona lettura a tutti ^^
“Hai mai avuto un desiderio per il quale avresti fatto di
tutto?”
Le parole di Rose mi giungono forti e chiare anche se fatico a
comprenderle del tutto in un primo momento. Non che siano dotate di chissà
quale difficoltà ma il fatto di essermi svegliato da poco più di due minuti e
le sue mani che mi accarezzano con delicatezza i capelli, non aiutano per
niente a concentrarmi. Mi volto verso di lei regalandole uno dei miei sorrisi
più increduli prima di scoppiare a ridere.
“Oh, avanti!” si lamenta lei incrociando gambe e braccia.
Siamo sul suo letto, è sera inoltrata ormai e, anche se non
avrei voluto, mi sono addormentato non appena la mia testa si è posata sul
cuscino, questo solo perché cosciente di avere il calore del suo corpo contro
il mio. La giornata è stata particolarmente stancante e stressante, David ci
sta facendo lavorare come matti, dà l’impressione di voler recuperare in pochi
giorni tutto il tempo perso da quando abbiamo iniziato a girare, mi domando se
si renda conto o no che di questo passo finirà per perdere gli attori prima
della fine del film, morti per cause di stress acuto. Fortuna che sono abituato
a ritmi forzatamente pressanti, anche se questo continuo immedesimarmi in Alan
richiede la stragrande maggioranza delle mie energie, sarebbe più facile per me
continuare a fingere di essere lui ed estraniarmi dal resto della mia vita.
Ma è chiaro il motivo per cui non lo faccio.
Non voglio perdermi nemmeno un attimo della mia vita con lei,
continuo a ripetermi all’infinito che Rose non è Helen e che non
necessariamente quella stramaledetta finzione debba avere a che fare con la mia
realtà, la nostra realtà.
Del resto, questo non mi impedisce di continuare ad essere
terrorizzato e di nasconderlo dietro una spessa quanto falsa maschera di tranquillità.
“Credevo fosse sotto gli occhi di tutti!” esclamo continuando
a ridere.
“Potresti rispondere seriamente per favore?” ribatte lei a
metà tra nervosismo e impazienza. Cerco di darmi una controllata e mi metto a
sedere anche io, nonostante le proteste di ogni singola parte del mio corpo che
rivendica di tornare nella posizione comoda alla quale mi ero abbandonato.
“Ok, ok” le rispondo, facendole spuntare un piccolo sorrisino
soddisfatto che mi godo a pieno, nonostante io sappia che lei conosce già la
risposta, faccio finta di pensarci su.
“Vediamo un po’. Ok, sì, lo avevo. Il mio desiderio…era
quello di svegliarmi la mattina senza il peso dell’angoscia sullo stomaco,
senza la consapevolezza che non era altro che l’inizio di un nuovo giorno nel
quale avrei dovuto far di tutto per raccogliere le piccole schegge della mia
vita andata in frantumi tanti anni prima” le sorrido leggermente carezzandole
il viso, cerco di trovare le parole giuste che riescano a farle comprendere
quello che ho davvero provato, ma mi rendo conto quasi immediatamente che non è
per niente semplice tradurre le mie emozioni “e d’altra parte desideravo di cuore poter
creare qualcosa da poter chiamare famiglia,
non che non l’avessi ma semplicemente non la ritenevo degna di questo nome.
Non fraintendermi, ho sempre amato alla follia mia madre e mio fratello, ma
intorno a me ho avuto esempi più che sufficienti di un qualcosa che non si
avvicinava nemmeno lontanamente a quello che avevamo noi, per cui il mio
desiderio era quello di sentirmi ed essere come
tutti gli altri.” Faccio qualche
attimo di pausa e immediatamente mi meraviglio della semplicità con cui mi sto
pian piano rivelando a lei.
La domanda non è così stupida come credevo.
“Volevo che mia madre potesse guardarmi negli occhi e
sussurrarmi di essere fiera di me e di quello che avevo fatto della mia vita. È
questo che ho sempre voluto” a queste parole, lei mi guarda con occhi persi e
espressione interessata, una piccola parte di me vorrebbe mettersi a ridere
ancora ma un campanello d’allarme mi avverte di non farlo se ci tengo alla
pelle.
“Soddisfatta?” domando, sperando di ricevere una risposta
affermativa.
“E’ un desiderio che hai messo da parte? Ne parli al passato
come se lo avessi da tempo abbandonato” osserva lei con naturalezza. Resto
perplesso per qualche attimo.
“E’ un sogno Rose, a
cui non ho mai rinunciato. Anzi oserei dire che sono anche riuscito
nell’intento, è per questo che parlo al passato”
“Ma tu non sei come
tutti gli altri”la risposta mi
lascia a bocca aperta e non riesco a trovare le parole giuste per ribattere.
“Tu sei…bè…tu vivi in un’altra
dimensione. La tua vita è ben diversa da come potrebbe essere la vita di
chiunque altro” continua lei cercando di dar voce ai suoi pensieri e al suo
modo di vedere le cose, che, ammetto, non riesco a comprendere.
“Rose, ho lottato per quello che volevo e ho ottenuto un’immensa
famiglia! Non avrei potuto chiedere di più nemmeno se lo avessi voluto” e con
questo sono sicuro di aver messo in chiaro la questione.
“Hai realizzato solo la prima parte del tuo desiderio” ribatte
lei, guardando verso la finestra buia.
Mi sta prendendo in giro?
“Cosa?” domando, voglio saperne di più.
“Jared, essere come
tutti gli altri non è un desiderio da poco, e in questo, perdonami, hai miseramente
fallito. È splendida la vita che conduci ma è lontana anni luce da una vita normale. Lo dimostra il fatto che fino
ad ora, nonostante di tempo ne sia passato, non prendiamoci in giro, non sei
ancora riuscito a tirar su famiglia…bè, quella sì che sarebbe stata la vita che
inseguivi, sei uscito fuori rotta. Non ho dubbi che tua madre ti abbia più
volte detto di essere fiera di te e di quello che tu e Shannon siete riusciti a
costruire, ma sarebbe stata fiera di te anche se avessi fatto della tua vita
qualsiasi cosa ti avesse reso felice! Sono convinta che, ora come ora, tu sia
solo a metà strada” mi guarda con occhi dolci e comprensivi e solo ora mi rendo
conto che questa conversazione sta degenerando. Stasera ha deciso di farmi
un’analisi psicologica? La cosa mi indispettisce non poco ma non riesco ad
arrabbiarmi del tutto con lei.
“Rose, non hai centrato il punto. Avevo un sogno, un desiderio
troppo grande da tenere chiuso in un cassetto, l’ho tirato fuori per questo e
ne ho fatto la colonna portante della mia vita. Ed è grazie a quel sogno che
sono diventato ciò che sono ora, se sto bene è grazie a quel desiderio espresso
e realizzato con fatica” non riesco ad evitare il tono graffiante e irritato.
“Eppure c’è qualcosa che manca, non è così?” la sua voce suona
leggera e tranquilla, tremendamente in contrasto con la mia, i suoi occhi sono
rivolti verso di me e io non riesco nemmeno a risponderle.
La verità è che, sì, manca quel fottuto qualcosa a cui non
riesco a dare un nome, che sto cercando da una vita, che sento tanto vicino
quanto inafferrabile, che sfugge via dalle mie mani ogni volta che mi sfiora
l’idea o la speranza di aver trovato la risposta che cerco da sempre.
Ed è tutto qui il segreto del mio continuo esplorarmi. Ogni
canzone racconta un pezzo della mia vita e un passo di quella instancabile
ricerca. Le sue parole sono vere da far male, sono sicuro che l’amarezza mi si
legge in faccia e odio profondamente essere un libro aperto per lei, odio che
riesca a intravedere la mia anima attraverso i miei occhi, nonostante io abbia
creato innumerevoli barriere tra ciò che mi porto dentro e il mondo esterno,
nonostante credessi che nessuno sarebbe riuscito a superarle, nonostante tutto.
Lei sa. Lei comprende. Lei mi lascia senza fiato.
Il mio silenzio vale più di una qualsiasi risposta e questo le
basta, glielo leggo negli occhi che rivolge a me come scuri pozzi di infinita
pazienza.
Il sorrisetto soddisfatto per aver confermato un’altra
intuizione ad illuminarle il viso e la mia anima in subbuglio, agitata dalle
sue parole.
“E tu? Hai mai avuto un desiderio per il quale avresti fatto
di tutto?” Le rigiro la domanda per evitare di pensare a ciò che sto provando
in questo momento e forse anche un po’per ripicca, mi vergogno profondamente di questo mio modo di reagire,
nonostante stia cercando di accantonare la mia indole profondamente egoista, a
volte questa riprende ilsopravvento
sulla parte sensata di me, ma non sempre è possibile pretendere di essere
qualcun altro, questo è ciò che sono veramente*, è
una conclusione a cui sono giunto già da tempo.
Lei sorride e i suoi occhi nascondono improvvisamente
un’espressione sbarazzina che le illumina il viso di una sottile malizia.
“Ne ho così tanti di desideri io!” esclama scoppiando a ridere
“tutti più o meno fattibili” si sta prendendo in giro, lo so. Mi scappa un
sorriso e una sensazione di calma mi invade con il suono della sua risata
cristallina, diamine! Riesce a comandare a bacchetta le mie emozioni.
Sono completamente e irrimediabilmente dipendente da lei, non
credevo potesse accadere, non di nuovo.
“Lascia decidere a me se sono fattibili o meno” ribatto.
“No dai Jay, mi prenderesti per una stupida esaltata. E ne
avresti anche ragione!” continua a ridere.
“Sei tu che non stai rispondendo seriamente, ora! Forza e
coraggio. Prometto che non riderò” ma in realtà lo sto già facendo, non perché
mi aspetti chissà che, ma piuttosto perché la sua ilarità è tremendamente
contagiosa.
Lei mi guarda per qualche momento e poi scatta in piedi
lanciandomi un mezzo sorriso di sfida.
“Il mio desiderio è quello di perdermi nel bel mezzo del nulla
e urlare a squarciagola!” esclama cominciando a saltellare per la stanza “Hai
presente quei posti, magari dispersi tra le montagne, in cui ci sei te e il più
completo nulla! Quando sei assolutamente sicuro che le tue grida
provocherebbero solo una valanga! E voglio farlo perché so che sarebbe una vera
e propria liberazione! LIBERTA’!!! Wow Jared, riesci ad immaginare?! La
sentiresti entrare nei polmoni insieme all’aria fredda e pura! Mi farebbe
sentire viva!” continua a saltare presa dall’entusiasmo, mi fa sorridere di
tenerezza.
“E’ carino. Ma mi aspettavo molto peggio da quello che avevi
premesso” confesso allungando le braccia verso di lei perché torni da me.
“E non hai ancora ascoltato il secondo!” mi stupisce lei,
continuando a tenersi a debita distanza “vorrei attirare un’intera folla di
persone e accatastarle sul London Bridge!!” butta lì e mi scappa quasi
immediatamente da ridere.
“Ehi! Avevi promesso che non avresti riso!” mette il broncio
ma io non riesco a smettere.
“Questo non è un desiderio normale!” esclamo con tutta
sincerità.
“Sì lo so” fa lei abbandonando l’entusiasmo di poco prima “ma
che me ne faccio della normalità? La vita è troppo breve, ho già perso
abbastanza tempo” lo dice col sorriso sulle labbra ma riesce lo stesso a farmi
male.
“Rose…” vorrei dirle una qualsiasi
cosa eppure ogni parola mi muore in gola.
“Aspetta, aspetta. Non hai ancora sentito l’ultimo!” mi blocca
lei prendendosi una ciocca tra i capelli e mordendosi ripetutamente il labbro
inferiore, lo fa sempre quando è imbarazzata e questo aumenta terribilmente la
mia curiosità smisurata, accantono i pensieri negativi e mi concentro sul suo
rossore di vergogna.
“Ok, spara” la incito.
“Vorrei…vorrei…bè,mi
piacerebbe tanto…cantare con i 30 seconds to mars” è
quasi un sussurro che afferro a mala pena e mi lascia completamente senza
parole.
Noto con sorpresa che non ha detto cantare con te ma cantare con i 30 seconds to mars e questa la dice lunga su quanto
debba amare la band, è un desiderio di quelli tanto classici quanto inusuali.
“Ma lo so che è impossibile, tranquillo” si
affretta ad aggiungere nonostante io non abbia detto alcunché, arrossisce
violentemente “fa finta che non ti ho detto niente Jay” balbetta abbassando il
viso.
Ci metto un po’ a riprendermi dallo shock iniziale
“A volte dimentico che sei un echelon” confesso sorridendo senza darle una vera
e propria risposta, lei si morde un labbro facendolo arrossare visibilmente e
mi lancia un’occhiataccia lucida di amarezza che mi fa pentire immediatamente
di aver detto ciò che ho detto.
“Rose, non intendevo…”
comincio sospirando.
“Lascia perdere Jay, non c’è bisogno che spieghi
nulla” mi interrompe lei appoggiandosi con la schiena alla parete e continuando
ad evitare di guardarmi negli occhi.
“Avanti piccola, è un desiderio come un altro”
provo a farle vedere la cosa sotto una diversa prospettiva.
“Certo, lo sarebbe se riguardasse qualunque altra
cosa. Ma evidentemente non lo è,e il
perché dovresti essere riuscito anche a capirlo da solo. Ma va bene così
credimi, a volte è importante ritornare con i piedi per terra”si lascia scivolare giù fino ad accovacciarsi
a terra con le braccia strette al petto.
Non so cosa si aspettasse, probabilmente che
proprio io non mettessi in secondo piano quanto possa essere vitale l’amore di
un echelon nei nostri confronti, molto spesso mi sono chiesto se, nonostante
fossi stato io stesso a dare il via a tutto questo, riuscissi a comprenderne il
vero e profondo significato, e la risposta mi è stata più volte confermata
negativamente.
Per quanto noi possiamo amarli, essere loro grati,
esserne profondamente orgogliosi o qualsivoglia altra cosa, non riusciremo mai
ad eguagliare ciò che loro provano per noi.
Si tratta di qualcosa di indescrivibile che si può
avere solo la fortuna di provare.
E so che Rose lo prova anche se faccio fatica a
ricordarmelo, la verità è che questo sentimento mi rende geloso, geloso perché
vorrei che fosse indirizzato a me. So benissimo che sembra un paradosso,
maè chiaro che qualunque echelon che si
rispetti ama la nostra musica prima di tutto e poi ama noi in quanto musicisti,
Rose mi ama come artista ma io
desidero profondamente che mi ami come uomo
e anche se ne ho avuto l’indiretta conferma, vorrei averne l’assoluta
certezza.
Vorrei legare la sua anima alla mia e non
lasciarla andare mai più, se in qualche modo fosse possibile io lo farei.
Mi sta facendo impazzire**.
Mi alzo cautamente dal letto e mi metto
accovacciato di fronte a lei, mi accorgo che trattiene a stento le lacrime,
continuando a cercare di ricacciarle indietro, stringe i pugni stropicciandosi
la maglietta e le sue guance sono rosse di imbarazzo e frustrazione.
“Ehi piccola” comincio allungandomi a toglierle
una ciocca di capelli dal viso “Sono uno stupido idiota, lo so, e molto spesso
non collego la bocca al cervello, ma sappi che credo davvero in ciò che
professo e ricordati che se sei disposta a continuare a sognare, tutto è
possibile***. Siamo una splendida famiglia, non è così?” sussurro appoggiando
la mia testa sulla sua e strappandole un piccolo sorriso.
“Sì, lo siamo” sussurra lei di rimando sospirando
sull’ultima parola.
“In
defence of our dreams?****”
“In defenceofour dreams****” confermo
posandole un piccolo bacio sulla fronte.
Se le persone smettessero di sognare, il mondo non
avrebbe più alcuna ragione di esistere, non c’è niente di più vitale di un
sogno in cui credere.
E non smettere mai, mai, di combattere.
***
Aspiro il
fumo della sigaretta con estremo piacere, l’aria fredda della notte mi
trasmette tranquillità, e questa sostanza altamente tossica che entra nei miei
polmoni bruciando come veleno mi da i brividi e distende i nervi. Trattengo il
fumo nei polmoni quanto più possibile evitando di espirare finché il bisogno di
ossigeno non diventa impellente, la sensazione è forte, tanto che non la sento
arrivare.
“Non
dovresti fumare” la sua voce suona dolce e melodiosa, piacevole e fastidiosa al
contempo, mi distoglie da me stesso. Mi volto impercettibilmente verso di lei
quanto basta ad accorgermi che è appoggiata allo stipite della porta finestra
avvolta nel dubbio calore del lenzuolo del mio letto, lancio lontano il
mozzicone finito di sigaretta e sento immediatamente l’impellente bisogno di
accenderne un’altra.
“Risparmiami
la predica” sono freddo come il ghiaccio e la sento trasalire dietro di me.
“Qualcosa
non va?” domanda stringendosi nelle spalle e sembrando paradossalmente ancora
più piccola, che razza di stronzo che sono stato.
“Dovresti
andartene” mi limito a dirle continuando a voltarle le spalle.
“Sei stato
tu a volere che venissi” affermazione semplice, vera e terribilmente non adatta
in questo preciso istante.
Emetto un
verso a metà tra una risata amara e un singhiozzo e mi volto verso di lei.
“E’ stata
una bella serata. Complimenti” freddo, tagliente, diretto, conciso, bastardo.
Posso quasi
toccare con mano l’intensità della delusione che le ho appena provocato, il
turbamento le colora il viso di scarlatto e gli occhi le si inumidiscono quasi
immediatamente, resto impassibile di fronte ai suoi muscoli contratti nel
tentativo di non cedere alle lacrime in agguato, per quanto possa sembrare
assurdo, la cosa non mi tocca minimamente.
Ho solo
commesso un grave errore, al quale posso porre fin troppo facilmente rimedio.
La osservo
un po’ sorpreso muoversi verso di me fino a raggiungermi, la guardo dall’alto
in basso mentre lei si mette sulle punte per aumentare di poco la sua scarsa
altezza.
“Non sono la
tua puttana” è un sussurro che mi soffia sulle labbra facendomi partire un
brivido profondo lungo la schiena che provoca un’immediata reazione.
M’irrigidisco
costringendomi a non commettere atti di cui mi pentirò. Lei se ne accorge e
sorride vittoriosa scatenando la mia rabbia frustrata. La afferro per i gomiti
attirandola a me e baciandola con forza, lei si divincola strattonandosi e io
la stringo fino a farle male.
“Fottiti” mi
vomita in faccia prima di scoppiare a ridere…
“Ma che diamine…??
Rose!!!” le grida di David non impediscono a Rose di continuare a sbellicarsi
dalle risate accovacciata su di me, con la testa abbandonata sul mio braccio
sinistro. Non posso farcela di questo passo! E’ la quindicesima volta che
rigiriamo questa scena, Rose scoppia a ridere sempre nello stesso punto e
inevitabilmente scoppio a ridere anche io! Questa volta sembrava essere andata
un po’ meglio, ma lo stesso non ce l’ha fatto a trattenersi per più di 5
minuti.
David ci ammazzerà, ne sono sicuro.
“Spiegami cosa cazzo ti fa ridere! No, perché
magari cominciamo a ridere anche noi, fa sempre bene farsi una bella risata!”
le venuzze ingrossate sulla fronte del regista sono
ben visibili anche da questa distanza, Rose ha le lacrime agli occhi e io non
riesco a smettere di ridere nonostante cerchi di non guardarla per calmarmi.
Di norma situazioni del genere mi avrebbero fatto
saltare i nervi, non amo molto che si perda tempo, soprattutto quando sto
lavorando, professionalità è sinonimo di correttezza e serietà a mio parere. Ma
devo ammettere che questa è una gran bella perdita di tempo!
“Scusa!! Scusa Dave, prometto di trattenermi la
prossima volta!” ansima Rose staccandosi da me.
“Me lo auguro per te!” grida il regista, con tono
grottescamente irritato, qualche metro lontano da noi. La situazione rasenta il
tragicomico.
“Ma tu non hai visto la sua faccia!!!” riscoppia a
ridere lei indicandomi.
“Cosa? E adesso sarebbe colpa mia?” domando,
incredulo.
“Sei buffo” ribatte con semplicità.
“Mai incontrato un bravo attore, piccola Rose?”
“Di nuovo con questo nome???”
“Volete un caffè?!?” urla David e questa volta
capiamo entrambi che manca solo un altro piccolo passo falso e siamo in un
fottuto guaio!
“Mi sa che qui il caffè serve a me per distendere
i nervi…” continua abbassando un po’ la voce e
tenendosi la testa fra le mani.
“Il caffè per distendere i nervi, Dave?” domanda
Rose perplessa e l’occhiata di fuoco che le lancia il regista è da premio
oscar! Se avesse potuto fulminarla solo con gli occhi lo avrebbe fatto!
Istintivamente la attiro verso di me.
David alza gli occhi al cielo e con un gesto di
noncuranza decreta “Pausa! Prima che il mio istinto omicida prenda il
sopravvento”
Lo osservo un attimo allontanarsi verso l’area
ristoro fermo nella mia posizione di scena.
“Mi sa che l’ho fatto arrabbiare” commenta Rose e
il suo tono sembra davvero pentito.
“Mi sa proprio di sì, piccolina” confermo
voltandomi verso di lei e ritrovandomela a pochi centimetri di distanza, oggi è
davvero bella, non che gli altri giorni non lo sia, ma oggi ha qualcosa di
davvero particolare.
I capelli sono raccolti in una crocchia elegante,
volutamente disordinata, che lascia cadere piccole ciocche sulle spalle nude. Grazie
al trucco, le sue labbra sono leggermente più rosse rispetto al loro colore
naturale e danno un tocco raffinato al suo viso pallido.
“Grazie, sei di conforto” la sento blaterare
mentre scappa dietro un angolo per infilarsi la felpa grigia, la seguo
furtivamente anche se il numero di persone che girano da queste parti è
sensibilmente diminuito. Quando David da pausa tendono tutti a scomparire e
come dar loro torto? Ultimamente quell’uomo è diventato un tantino esigente,
ogni momento relax viene accolto come acqua nel deserto.
“Sono poco professionale, non è così?” borbotta
non appena mi sente arrivare, mi da le spalle mentre si infila la maglietta di
cotone scura, vengo per un attimo distratto dalla sua pelle bianca e nuda, ma
poi la mia attenzione torna immediatamente sul suo viso triste che ora rivolge
a me.
“Capita anche ai migliori di non riuscire a girare
una scena Rose” cerco di tranquillizzarla e le passo la felpa grigia posata
accanto a me.
Lei la infila “Ma non di ripeterla quindici volte
solo perché non riesce a smettere di ridere! Forse non sono adatta a fare
questo lavoro”
“Non dire sciocchezze! Stai ricominciando con
questi discorsi assurdi” alzo gli occhi al cielo.
“Non sono discorsi assurdi! Esperienza,
professionalità, serietà, sono tutte cose che mi mancano! Non capisco perché
non ha scelto qualcun’altra per interpretare
questo ruolo, qualcuna evidentemente
più adatta”
“Rose se avesse voluto qualcun’altra non avrebbe esitato a sostituirti, ma evidentemente la più adatta sei tu. Ora
smettila di dire cose assurde” mi lancia un’occhiataccia tremenda e mi sorpassa
per avviarsi verso l’area ristoro.
“Ti da fastidio la verità, Rose?” mi ritrovo
ancora una volta a dover correre per raggiungerla.
“Se fosse la verità non mi darebbe alcun fastidio,
Jay! Ma la cosa che odio di più è che mi si facciano dei favori perché sono malata !”quasi urla e devo
ammettere che le sue parole mi lasciano a bocca aperta, come può credere una
cosa del genere?
“Ma di cosa diavolo stai parlando?” le parole
vengono fuori da sole in un misto di incredulità e rabbia.
“Se David ha intenzione di tenermi qui solo perché
sa quello che sa, sta sbagliando! Io non ho intenzione di essere trattata
diversamente perché ho questo “problema”. E non mi va nemmeno che lo faccia tu
, intesi? Continui a dimenticare che sono un echelon! E che determinate cose
della tua persona sono note un po’ a tutti! E so benissimo che quando lavori
vuoi che si faccia con professionalità! E che pretendi dagli altri la stessa
serietà con cui tu stesso affronti le cose! Perché con me dovrebbe essere
diverso?”
Effettivamente non posso darle torto, normalmente
questo suo modo di approcciarsi al lavoro mi avrebbe dato fastidio, ma la
realtà è che so benissimo tutto ciò che mette in quello che fa, lo vivo in
prima persona ogni benedetto giorno su questo set, e se qualche volta si lascia
prendere dall’ilarità è solo perché, essendo un’attrice alle prime armi, vive
tutto con estrema noncuranza, il che non è del tutto sbagliato. Molti attori
con esperienza si ritrovano a cercare di recuperare quel po’ di atteggiamento
andato perso che il più delle volte aiuta a far scaturire un’interpretazione
più realistica.
È questo quello che provo a farle capire.
“Ascolta Rose, quante volte ti è capitata una cosa
del genere da quando lavoriamo insieme? Non sono nemmeno da tenere in conto
tanto che sono poche! Io, e credo di parlare anche a nome di David, non mi
sognerei mai di trattarti in un determinato modo solo perché sei…sei…” non riesco a pronunciare quella parola e rilascio
un sospiro tremante “…non…non…evita di farti prendere
da certe paure o determinate angosce, non servono a nulla credimi” so benissimo
di essere stato poco convincente, ultimamente non vado d’accordo con le parole,
o forse è una cosa che mi capita solo con lei.
“Non sono paure e nemmeno angosce, Jay. È solo che
ogni tanto guardo in faccia alla realtà e mi domando cosa sto facendo, mi
domando se sia la cosa giusta, mi domando se…” mi
fissa intensamente nascondendo una profonda tristezza negli occhi scuri “…lascia perdere” siamo vicinissimi all’area ristoro e il
vociare delle persone comincia a diventare fastidioso, con un’ultima occhiata
lei si allontana verso uno dei tavoli più vicini e si accovaccia su una sedia
chiudendosi a riccio e creando una spessa e impenetrabile corazza.
Cosa avrebbe voluto dirmi? Perché ha evitato di
dirmelo? Cosa le prende?
A volte mi piacerebbe davvero poter leggere la sua
mente, nonostante lei provi a spiegarmi ciò che le passa per la testa, mi risulta
sempre difficile comprendere fino in fondo.
La verità è che siamo un po’ tutti sotto pressione
e tendiamo a reagire in modo esagerato, io sono quello che sopporta meglio qui,
anche perché sono colui che ha fatto il callo a situazioni di questo tipo. Rose,
in particolare, è sempre stata vittima di sbalzi d’umore tremendi e oggi me ne
ha dato l’ennesima prova.
“Tra cinque minuti riprendiamo!” esclama David che
sta già avviandosi verso le sua postazione e un’improvvisa idea folle mi
attraversa la mente. Raggiungo Rose a grandi passi e mi accovaccio di fronte a
lei.
“Ti va di realizzare uno dei tuoi desideri?” le
domano facendole l’occhiolino.
“Cosa?” sobbalza lei guardandomi incredula “Di che
parli? David ha appena detto che tra cinque minuti si ricomincia!” le prendo la
mano nella mia e mi alzo trascinandomela dietro.
“Jared! Jared, ma sei impazzito?” scoppia lei
quasi scandalizzata.
“Lo sono sempre stato”
“Cosa?”
“Pazzo”
Fuori fa un freddo cane e ringrazio mentalmente me
stesso di aver recuperato i nostri cappotti prima di uscire. Faccio entrare
Rose nella prima jip che trovo aperta per poi salire
al posto di guida, fortuna che ci sono le chiavi. Anche se non avevo alcun
dubbio che ne avrei trovata facilmente una, i tecnici le usano per trasportare
gli attrezzi e la maggior parte delle volte tendono a lasciarle incustodite in
modo che siano facili da usare in caso di necessità. Bè, diciamo che questa è
una pseudo necessità.
Metto in moto e parto immediatamente senza sapere
nemmeno dove andare. Ogni tanto le lancio un’occhiata e mi accorgo che volge lo
sguardo incredulo intorno a sé.
“Ci ammazzerà” continua a borbottare e mi fa
sorridere.
“Non può, sarebbe troppo difficile recuperare due
attori protagonisti a questo punto delle riprese.
“Ci ammazzerà lo stesso, Jared. A costo di girare
il mondo per trovarne altri due”
Scoppio a ridere consapevole che con ogni
probabilità ha ragione lei, ma nel momento in cui mi arriva la sua risata
cristallina mi rendo conto di quanto ne sia valsa la pena.
È circa mezz’ora che guido senza una meta precisa,
ormai intorno a noi ci sono solo montagne, decido di fermarmi prima di perdere
completamente il senso dell’orientamento. Scendo della macchina e Rose fa lo
stesso.
“Jay, dove siamo?” aspiro a pieni polmoni aria
pura e mi volto verso di lei.
“Non ne ho la più pallida idea! Probabilmente
persi nel bel mezzo del nulla. Hai presente? Uno di quei luoghi dispersi nelle
montagne in cui ci sei te e il più completo nulla. Sai, credo proprio che qui
le tue grida non provocherebbero altro che una valanga” le faccio l’occhiolino
e le sue guancie si colorano di rosso mentre si rende conto che ho usato le sue
stesse parole.
“Avanti, vieni qui! Perché non proviamo a vedere
se ho ragione?”
“Jay, fai sul serio?” sorride lei avvicinandosi cautamente
per non scivolare sulla neve fitta.
“Sì!” esclamo e comincio a urlare cose insensate
affascinato dal suono della mia eco, Rose mi guarda un po’ perplessa prima di
cominciare a ridere divertita dal mio comportamento strambo.
“Avanti, Rose!” la incito e lei comincia con
piccoli suoni strozzati, poi libera la voce fino a lasciarsi andare
completamente ed è splendido assistere a come pian piano abbatte da sola il
muro che si era creata intorno. Urlando e scatenandosi, più pazza di quanto io
sia mai stato, io, che con i
comportamenti assurdi ho stretto amicizia!
Decido di godermi lo spettacolo e comincio ad aver
davvero paura che le sue grida possano provocare una valanga quando si lascia
cadere a terra tra le braccia della soffice neve, esausta e col fiatone.
Mi sdraio accanto a lei e mi soffermo a carezzarle
i capelli mentre ricomincia a ridere, è splendida e so per certo che ora sta
meglio.
“Grazie” sussurra con gli occhi lucidi e le guance
rosse, non ce la faccio a trattenermi le metto una mano sotto il mento e la
giro verso di me baciandola, lo faccio come se non lo avessi mai fatto prima
d’ora. Il tocco è morbido e delicato, le sue labbra sono così piacevolmente
diverse dalle mie, quasi mi sento ruvido e rozzo a profanarle in questo modo.
La sento ansimare fin troppo forte e mi stacco da lei quasi immediatamente.
Rose si mette a sedere tenendosi una mano sul
cuore “Jay, credo di non sentirmi molto bene”
“Cosa?” mi affretto a sorreggerla con occhi
spalancati di terrore mentre lei sembra perdere i sensi tra le mie braccia, la
sollevo quasi fosse una piuma e la riporto in macchina, scotta da impazzire, mi
metto alla guida e ritorno indietro correndo come un pazzo e lanciandole
occhiate apprensive, non accenna a riprendersi.
Stronzo! Stronzo che non sono altro, ma come
diavolo mi è venuto in mente di portarla fuori con questo tempo? Il suo
organismo è troppo debole per sopportare stress di questo tipo.
In meno di un quarto d’ora vedo apparire il set
all’orizzonte e tiro un piccolo seppur inutile sospiro di sollievo.Parcheggio in modo indecente e la prendo tra
le braccia per portarla dentro al caldo, la paura mi gela il sangue nelle vene
più di quanto il freddo geli la mia pelle.
“Jared! Dove cazzo eravate fini…”
le urla di David perdono di spessore e ben presto muoiono completamente quando
i suoi occhi si posano su di lei ancora inerme tra le mie braccia, non lo
guardo nemmeno e corro spedito alla sua roulotte, lui mi sta dietro e sento il
mormorio fitto di tutte le persone che stanno assistendo alla scena.
Sbatto loro la porta in faccia adagiandola sul
letto e strizzando un panno con acqua gelida.
“Cosa è successo?” domanda ansimante Dave mentre
io lo poso sulla sua fronte accorgendomi con indescrivibile sollievo che sembra
aver ripreso i sensi.
“E’ svenuta” mi limito a dire, so benissimo che mi
spetta una bella ramanzina ma l’ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento
è il grillo parlante che mi fa da coscienza, mi sono già maledetto in tutte le
lingue che conosco.
“Jared..” sussurra Rose aprendo appena gli occhi,
la febbre deve essere davvero molto alta. Cazzo!
“Sono qui” le assicuro tenendo la voce molto
bassa, quasi come se la presenza di David fosse inappropriata, come se stesse
assistendo ad un momento di intimità al quale non è stato invitato.
“…Mi dispiace” sento che
sta per rimettersi a piangere e istintivamente la stringo tra le braccia.
“Ehi, non è mica colpa tua, tranquilla” le
sussurro all’orecchio, è colpa mia.
Ormai sembra essersi ripresa del tutto.
“Rose, qual è la cura che stai seguendo? Quella di cui hai
parlato col dottor Wilson?” mi informo, se posso aiutarla in qualsiasi modo,
voglio farlo. È la mia piccola speranza di rimediare ai continui sbagli che
commetto nei suoi confronti.
Lei scambia un’occhiata con David e abbassa gli occhi quasi
fosse colpevole di qualcosa che non conosco, ancora non riesco ad abituarmi a
questo tipo di intimità che continua a esistere tra loro.
“Jared io…non seguo nessuna cura,
non ho mai voluto farlo e credo che continuerò a non farlo” sussurra a voce
così bassa che faccio fatica ad udirla e faccio fatica anche a credere alle sue
parole.
“Cosa?” domando incredulo.
“Non ho paura di morire. Voglio godermi gli anni della mia
vita nel modo più genuino possibile, non attaccata a flebo o in giro per casa a
vomitare a causa dell’ultima chemio. Io…io ho sempre
preferito accettare la malattia e accoglierla come un’amica” passo lo sguardo
da lei a Dave che evidentemente lo sapeva e gli occhi cominciano ad inumidirsi
contro la mia volontà.
“Cosa??” domando
ancora.
“Jared”
Distolgo la sguardo da lei e mii
precipito fuori accolto dall’aria fredda e gelida che non riesce a darmi
nemmeno un po’ di sollievo, gli occhi continuano a bruciare tremendamente.
Prima di sbattermi la porta alle spalle ho solo il tempo di
sentire un “mi dispiace”.
(*) Omaggio a The Kill
(**) Omaggio a The fantasy
(***) Piccolo riferimento alle parole che Jared
ha usato agli EMAs ^^
(****) Omaggio a Kings and
Queens
Eccoci! Fine capitolo, spero ardentemente che vi sia piaciuto! Se vi va
fatemi sapere che ne pensate. Volevo solo anticipare che la storia sta
prendendo il proprio corso verso la fine, è già tutto nel mio cervello! Il che
vuol dire che cercherò di fare quanto prima a postare! Scusate ancora per il
ritardo!
And so…eccomi qui miei
tesori!!! *-* Sono tornata presto questa volta (era pure ora, dato che sono
almeno tre capitoli che lo prometto e non mantengo la promessa XD)
Che cosa splendida la nuova funzione di Efp!! Ho potuto rispondere a tutte le vostre recensioni il
prima possibile e possiamo anche scambiarci pareri se questo può farvi piacere!
*-*
Comunque qui non posso fare a meno di
ringraziarvi ancora! Chiunque recensisce, legge o aggiunge la storia tra
preferiti, ricordati o seguiti! Significate davvero tanto per me! *-*
Questo capitolo lo dedico a VOI, che credete in
me e in questa storia. Vi amo <3
Detto questo, spero di cuore che il capitolo vi
piaccia! :D
Ci sentiamo alla fine! ^^
Buona lettura a tutti!
Le note leggere che fuoriescono dalla chitarra sono udibili
solo al sottoscritto tanto che appaiono deboli, deboli esattamente come mi
sento io ora, come in realtà credo di essere sempre stato.
È facile, troppo facile, nascondersi dietro maschere di
sicurezza e ingannare chi ti sta intorno, finanche se stessi, ma ora tutto
questo assomiglia ad un immensa farsa nella quale ho appena scoperto di aver
recitato la parte del protagonista.
Chi voglio prendere in giro? Basta così poco per far crollare
un’intera vita di sudate quanto false certezze, è come svegliarsi da un lungo
sonno di gloria e potenza e scoprire di essere il solito nulla che cammina per
le strade di questo mondo crudele, capace solo di sofferenze.
Non c’è errore più grande che credere di avere in mano le
redini della propria vita.
Mi domando perché, in momenti del genere, piova sempre.
Ironia della sorte o forse, comea molti piace pensare, è il tempo che
riflette a fondo ciò che tu porti dentro. Ma chi ha deciso che la pioggia debba
essere sinonimo di tristezza? E se la pioggia volesse significare rinascita?
Pulizia? Se volesse cancellare il passato? Cancellare il peccato?
È sempre stato questo il mio modo preferito di vedere le cose.
Eppure oggi il frastuono udibile, seppur lontano, del
temporale che ci ha costretti a rimandare le riprese, funge da base a queste
nuove parole che sono fuoriuscite senza che me ne accorgessi, senza il mio
fondamentale permesso, ed è su questa naturale melodia che le note prendono
vita, una dopo l’altra, e fanno male come se le stessi strappando direttamente
dal mio cuore spezzato.
Cuore
spezzato. Non è un eufemismo. Ti sembra di poterli toccare uno ad uno
i milioni di piccoli pezzi frantumati, distrutti e calpestati, li senti tutti
lì, dove dovrebbero essere, ma sparsi senza un preciso ordine, senza il loro
giusto significato.
E fanno male, feriscono come scaglie di vetro, colpendo gli
angoli più remoti del tuo essere, facendoti sanguinare finché l’autodistruzione
non sembra essere la soluzione migliore, finché non diventa un dolore fisico troppo
forte da sopportare, finché non ti senti un estraneo nel tuo stesso corpo e ti
domandi come hai fatto a ridurti in questo stato o semplicemente cosa hai fatto
per meritarlo.
La musica è la mia migliore amica, in questi casi più che in
altri, comporre mi aiuta a pensare e allo stesso tempo dimenticare, questa
melodia vola via dalla mia anima, ho paura di quello che ne verrà fuori, ma
quando mi succede non posso che assoggettarmi all’istinto, anche se ogni volta
che la canterò brucerà da morire. Faccio correre le dita lentamente sulla
chitarra, arpeggiando un suono tanto bello quanto straziante e la mia voce esce
un po’ roca a causa del disuso, chiudo gli occhi e lascio che la musica entri
in me riempiendomi l’anima fino a farmi sentire completo…
I'm tired of asking why.
I'm tired of not being able to find answers.
I'm tired of this pain.
I'm tired of these tears.
Defeated by the silence that screams inside me,
nonsense words,
meanings that I don't know,
bitter truth that I can’t accept.
I fear that everything could end at any moment.
I fear that you will disappear the same way you came.
Taking away a piece of me
Sudden, like the rain.
Wait, like the light in the darkness.
You do more harm than good.
But I would rather suffer than to stop living.
Can you feel it? Can you feel my silence?
Can you look into my eyes?
Can you understand?
Stay with me.
Stay with me.
Stay with me.
Promise me.
Don't leave me.
Una piccola lacrima scende a bagnare il palmo della mia mano
ancora posata sulla chitarra acustica, il suono avvolge ancora la stanza ed io
non mi rendo conto di aver pianto finché non poso lo sguardo su quella goccia
di acqua salata che sembra racchiudere in sé tutto il significato di ciò che
sto provando.
Mi porto una mano agli occhi per constatare che siano umidi e
mi accorgo che è così e mi accorgo anche che sto cambiando, non come può
succedere a tutti col tempo, ma cambiando profondamente, nel modo più radicale
possibile e nel modo più doloroso che esista, nello stesso modo in cui 10 anni
fa un dolore della stessa portata mi ha costretto a diventare ciò che fino a
pochi minuti fa credevo ancora di essere.
Non è facile da accettare, una piccola seppure pressante parte
di me non riesce a crederci, non vuole crederci.
Avevo imparato a convivere con la parte del mio cuore che si era completamente
indurita dopo di lei, ero riuscito,
ironicamente, a trovare una sorta di stabilità e di calma nel ricordo di quel
dolore, nel momento in cui ho conosciuto Rose, quella stessa parte ha
cominciato a sciogliersi molto lentamente. Ciò che fa male ora è il fatto che
io ci abbia creduto, ci abbia creduto sul serio che qualcosa potesse andare per
il verso giusto, ma il mio cuore viene rimesso insieme ogni volta solo per
essere spezzato ancora.
“E’ davvero bella” la voce di Rose mi coglie alla sprovvista
facendomi irrigidire, non mi sono proprio accorto del suo arrivo e questo è
tutto dire su quanto io sia presente con me stesso in questo momento, do le
spalle alla porta, è vero, ma se ha sentito tutta la canzone vuol dire che deve
essere qui da almeno 15 minuti e in tutto questo tempo una persona normale si
sarebbe resa conto di essere osservata.
Mi volto appena per ritrovarmela fin troppo vicina, la sua
visione fa male agli occhi, la sua presenza è invadente e mette in serio
pericolo la fragile corazza dentro la quale ho deciso di rinchiudermi,
inutilmente. Mi sento tremendamente vulnerabile.
“Come hai deciso di intitolarla?” la sua voce è bassa ma
risulta lo stesso melodiosa, si insinua nella mia testa e so che non riuscirò
più a liberarmene.
“Non…non ho ancora deciso, è
completamente da rivedere in fin dei conti” abbasso il viso verso la chitarra e
il foglio su cui ho buttato giù i versi, per evitare di guardarla.
Lei sospira e la sento farsi più vicina, istintivamente ogni
minima parte del mio corpo tende ad allontanarsi, ma mi costringo a non farlo.
“Jared, come stai?” domanda questa volta a metà tra ansia e
preoccupazione.
Mi lascio sfuggire una risata amara “E’ ironica come cosa.
Questa è una domanda che dovrei fare io a te” la mia voce suona divertita e
questo probabilmente la ferisce più di quanto riesco a capire.
“Potresti, per favore, rispondermi” la sua, di voce, trema e
non so se si tratti di nervosismo o di altro.
“Come vuoi che stia, Rose? Bene? Allora sto bene, va tutto
bene” sospiro.
“Jared io…”
“Risparmiami, ok? Risparmiami qualsiasi cosa” il mio tono
piatto e sottile non riflette ciò che veramente mi urla dentro.
“Come vuoi” si limita a dire appoggiandosi alla parete nel
tentativo di lasciar sbollire la rabbia che, sa benissimo, sta per montarmi
dentro. Il problema è che anche se volessi non riuscirei a trattenermi dal
dirle ciò che provo, dal farle capire quanto riesce a farmi male.
“Sai la cosa che odio di più??” sbotto, e a quanto pare lei si
aspettava anche questo perché non fa una piega, guardandomi negli occhi e
attendendo con studiata pazienza ciò che ho da dirle, questo non fa altro che
aumentare il mio bisogno di tirar fuori tutto.
“Mi sembrava che tu fossi stata sincera! Credevo di aver
capito che non ci fosse più alcun tipo di segreto tra noi! Stai ancora cercando
di prendermi in giro?” il tono irritato con cui fuoriescono le parole è
graffiante e tagliente allo stesso tempo, la osservo che accusa il colpo con
tutta la dignità possibile, senza però riuscire del tutto a nascondere quanto
in realtà le faccia male, in effetti non ho nemmeno usato le parole giuste, ho
usato quelle che sapevo le avrebbero fatto più male.
“Perché non me lo hai detto?” insisto, dato che da lei non
arriva nessun tipo di risposta.
“E’ una mia scelta” semplice e concisa, senza nemmeno troppe
spiegazioni, senza nemmeno guardarmi negli occhi. Poso la chitarra accanto a me
sul letto e mi passo una mano sul viso e tra i capelli scombinandoli un po’.
“Sei solo una bambina. Una bambina che ancora non ha capito
cosa vuole dalla vita! E va in giro a prendere decisioni stupide che non hanno
alcun fondamento! Dimmi la verità Rose, ci godi nell’essere così schifosamente
egoista? È un tuo passatempo cercare di fare quanto più male possibile alle
persone che ti girano intorno?” vero e proprio veleno, parole che non penso
nemmeno, che non mi sognerei mai di pensare.
“Cazzo, Jared!!” questa volta è lei ad alzarsi e ad arrabbiarsi
con me. Involontariamente, nello stesso momento in cui lei reagisce il mio
corpo si rilassa, forse era questo che volevo veramente da lei, volevo che la
smettesse di tenersi tutto dentro.
“Questa è la mia vita! E tu, fino a qualche mese fa, non ne
facevi parte! Non sapevi nemmeno della mia esistenza, non ti curavi di aiutare
te stesso figurati gli altri! Non ci sono mai state persone che “mi giravano
intorno”, come le chiami tu! Sono sempre rimasta sola e ho preso la decisione più
giusta nei confronti di me stessa!! Ti è tanto difficile accettare una mia
scelta, Jared? Chi è l’egoista tra me e te??” la rabbia sta lasciando pian
piano il posto alle lacrime, l’ho vista molte volte tremare di nervosismo come
ora “Quando ti comporti in questo modo, io…io ti
odio, Jared! Riesci a farti odiare in un modo assurdo!” fa per uscire dalla
roulotte ma istintivamente le impedisco di scappare tenendola ferma per un
braccio.
Lei si volta verso di me con aria risentita e per qualche
attimo ci fissiamo semplicemente negli occhi, poi il bisogno di sentirla tra le
braccia diventa troppo forte per poter essere tenuto sotto controllo, allora la
attiro a me abbracciandola più forte che posso, tenendo il suo viso sul mio
petto, carezzandole i capelli che ricadono lunghi sulle spalle, le labbra
poggiate sulla sua testa, gli occhi stretti come a sopportare un dolore troppo
forte per essere compreso, lei si scioglie in piccoli singhiozzi stringendo la
mia felpa tra le mani.
“Ti è tanto difficile capire che senza di te non riesco più ad
immaginare la mia vita? Così difficile da leggere tra le righe? Rose, non ci
riesco, non ce la faccio ad accettare che dovrò perderti, perdonami ti prego”
credo sia la prima volta che le dico queste parole o almeno la prima volta che
sono così sincero e coerente sia con me stesso che con lei.
Rose esercita una piccola pressione sul mio petto,
allontanandomi, si asciuga leggermente le lacrime col bordo della manica e
resta in piedi di fronte a me senza guardarmi, tenendo la testa china.
“Mi dispiace che le cose siano andate in questo modo. Non
avrei mai voluto che succedesse” il filo di voce con cui pronuncia queste
parole sa di amaro.
“Cosa?” domando senza capire.
“Non avrei mai voluto vederti soffrire, in realtà non avrei
mai nemmeno immaginato che tu potessi star male per me. Forse, Jared, non ne
vale nemmeno la pena” si è allontanata sempre di più nel dire queste parole,
fino a toccare la parete alla quale si era appoggiata precedentemente e
lasciandosi scivolare a terra per accovacciarsi su stessa “Penso a quanto male ti sto facendo e una
piccola parte di me gioisce del fatto che prima o poi non ci sarò più e che tu
tornerai ad essere il Jared di prima, quello che ha a cuore solo se stesso ma
che riesce comunque ad emozionare e mozzare il fiato, con le parole, con la
voce, con la musica. La mia esistenza è completamente inutile”
Il nodo che mi stringe la gola mi fa male più del dovuto e,
quasi terrorizzato, mi inginocchio davanti a lei per prendere il suo viso tra
le mie mani “Tu devi pensare solo a stare bene, ti prego. Fallo per me Rose,
per favore, fallo per me, se puoi, se vuoi. Da retta ai dottori, segui una
cura, fa qualcosa, ti prego, ma non arrenderti! Devi combattere Rose, devi
farlo per me, ti prego, devi farlo”sono
una serie di parole sconnesse intervallate da sottili singhiozzi in assenza
delle lacrime che ho già esaurito nella mia precedente solitudine.
“Promettimelo” ripeto guardandola negli occhi.
Rose non mi risponde, non lo fa, e questo è un duro colpo a
tutte le mie speranze, mi allontano da lei e torno a sedermi sul letto
esattamente dove mi ha trovato quando è arrivata, con la stessa tristezza nel
cuore. Come se non fosse mai venuta a parlarmi.
Mi tengo il viso tra le mani e respiro lentamente, non so per
quale motivo, probabilmente perche mi da l’impressione di riuscire a rallentare
il tempo, scandendo ritmi meno veloci, dandomi tempo quanto basta per poter
dare un senso a tutto.
Non mi accorgo che si è avvicinata a me fin quando non sento
il suo colore addosso, fin troppo vicino, prende la mia testa tra le braccia
accarezzandola leggermente, io la lascio fare, riesco a guardarla perfettamente
negli occhi dato che siamo più o meno alla stessa altezza, mi libera la fronte
dai capelli e vi posa un bacio.
“Fai l’amore con me, Jared” mi sussurra all’orecchio, dandomi
i brividi.
Una sincera richiesta.
Attiro il suo corpo contro il mio, ispirando il profumo della
sua pelle, la bacio, sentendo finalmente tutto il bisogno che ho di lei, tutto
l’istinto che ho assoggettato alla ragione, tutta la voglia che ora urla di
essere soddisfatta.
La faccio sedere a cavalcioni su di me, accarezzando ogni
minima parte del suo corpo, cercando di trasmetterle ciò che provo.
“Ti voglio” sussurra e non credo di essere più responsabile
delle mie azioni.
È come un atteso ritorno a casa, come risvegliarsi da un
incubo. Riscopro mano a mano tutto ciò che fa di lei l’essere speciale che mi
sta cambiando, il particolare profumo dei suoi capelli, il sapore salato della
sua pelle, i respiri accelerati, le piccole mani che vagano sul mio corpo, il
calore accogliente che mi manda in estasi.
Mi domando se sia consapevole di essere in possesso della mia
anima. Forse sì o forse no, eppure va bene così.
“Jared” sospira “Te lo prometto”
***
Le riprese ormai sono a buon punto, tempo permettendo siamo
riusciti a girare la gran parte delle scene all’aperto per cui David è
abbastanza soddisfatto.
Siamo a Marzo e ogni tanto si vedono spuntare calde giornate
di sole alternate a settimane di gelo intenso, gli sbalzi di temperatura non
sono il massimo, anzi, hanno contribuito a scatenare un’ondata di influenza,
sono stato male per qualche giorno, ma ne ho sofferto relativamente meno
rispetto ad altri. David è rimasto a letto per una settimana con le febbri alte,
Rose ha insistito per occuparsi di lui, dando il definitivo colpo di grazia al
suo organismo già abbastanza debole.
Ammiro la sua forza d’animo, non credo di aver mai assistito a
comportamenti di questo tipo. Ha voluto lo stesso girare tutte le scene in cui
compariva Helen, nonostante la debolezza che traspariva da ogni fibra del suo
piccolo e gracile corpo.
Le cose non vanno molto bene, la situazione mi inquieta, Rose
sta diventando l’ombra di sé stessa, non riesco ad assistere alla lenta
distruzione di quella che, attualmente, è la persona più importante della mia
vita, mi fa troppo male. Per quanto io abbia provato a dirle di smettere di
lavorare così tanto, di prendersi una pausa, lei ha sempre sottolineato di
stare ancora bene e di voler sfruttare al massimo le capacità del suo corpo fin
quando non sarà lui stesso a chiedere aiuto. Il problema è che non credo si
renda conto di quanto in realtà ne abbia bisogno.
Ho paura anche solo a toccarla ultimamente, si addormenta
appena può, in ogni spazio libero tra una ripresa e l’altra, la febbre è sempre
più costante, anche se in realtà non se n’è mai andata del tutto dal giorno in
cui l’ho portata fuori in montagna, non smetterò mai di assumermene la colpa,
ne sono certo. Molto spesso le capita di sentirsi troppo male per girare scene
in cui è necessaria una particolare forza fisica, i dolori muscolari sono
aumentati e a volte le impediscono i movimenti, nei peggiori dei casi è stata
colta da emorragie nasali improvvise che l’hanno costretta a prendersi qualche
ora di pausa forzata. Tutte le notti la tengo stretta a me per paura che possa
succederle qualcosa e che io non sia presente, spesso si sveglia in preda ad
incubi deliranti, le lacrime sempre in agguato, il più delle volte pronuncia il
mio nome accompagnato da frasi sconnesse e poco comprensibili, in quei momenti
non posso fare altro che abbracciarla e sussurrarle parole di conforto, non
credo sia abbastanza cosciente da accorgersi di ciò che le sto dicendo, ma il
suono della mia voce sembra calmarla a prescindere, di conseguenza dopo qualche
singhiozzo disperato si abbandona al mio petto riaddormentandosi e aggiungendo
altra preoccupazione alla mia preoccupazione.
Ho parlato con David, questa storia non può continuare così,
per quanto possa essere un dispiacere, Rose non può continuare a girare. Lui è
fin troppo combattuto, il film è già a buon punto il che significherebbe
qualche altro mese di sforzo per concludere, bloccare le riprese in questo
momento sarebbe semplicemente distruttivo, ne andrebbero perse tutte le spese
di produzione e David potrebbe rischiare molto, forse troppo. Ma allo stesso
tempo non può continuare a far finta di non riuscire a vedere quanto Rose stia
male.
Questo continuo stato di agitazione e preoccupazione non mi fa
per niente bene, avevo sperato che questo film fosse qualcosa di assolutamente
tranquillo, che non mi avesse richiesto nessun tipo di sforzo, avevo sperato di
poter tornare a lavorare per la band in primavera, ma a quanto pare erano solo
vane speranze. Probabilmente era scritto che le cose dovessero andare in questo
modo.
Ogni giorno su questo benedetto set mi torna in mente la
promessa che mi ha fatto e non posso fare a meno di pensare che abbia voluto
prendermi in giro, lei continua a ripetermi di stare bene, continua ad
assicurarmi che non appena si renderà conto di non farcela più ritornerà a
Londra per lasciarsi curare, ma in realtà non ne sono molto convinto, in realtà
la paura di perderla si fa sempre più forte.
Stamattina il sole si comporta da padrone nel cielo limpido
scozzese, l’aria non è nemmeno molto fredda, anzi oserei dire quasi tiepida, si
sta molto bene e la luce aiuta a tenere alto il buon umore generale. Sono
almeno un paio d’ore che stiamo girando, sono impegnato in scene in cui Helen
non c’è per cui Rose si sta godendo qualche ora dimeritato riposo, sono concentrato al massimo,
ho intenzione di finire quanto prima.
“E stop! Va bene così ragazzi, ottimo lavoro tutti!” comincia
David e una serie di sorrisi entusiasti fanno capolino sui vari volti delle
persone che stanno partecipando a questa parte delle riprese, da attori a
comparse, da tecnici a cameraman, devo ammettere che anche io sono abbastanza
soddisfatto del modo in cui tutti abbiamo lavorato, me stesso in primis.
Automaticamente mi volto alla ricerca di Rose e la trovo qualche metro più in
là intenta a parlare con qualche ragazza che riconosco essere le makeup artist del set, sorrido sollevato, sembra stare meglio.
“Ci prendiamo qualche minuto di pausa e poi giriamo la scena
della morte di Helen, se continuiamo di questo passo le cose andranno per il
meglio” l’entusiasmo di David coinvolge un po’ tutti, una serie di gridolini di
giubilo accompagnano le sue parole ed io mi allontano lentamente per
avvicinarmi a Rose, ormai non è più un mistero che tra noi c’è più di una
semplice amicizia, la cosa non mi infastidisce per niente, mi fa bene poter
liberamente esprimere l’affetto che provo nei confronti di una persona. Senza
dovermi nascondere.
Non è un mistero
nemmeno che Rose non stia bene, non so in quanti l’abbiano capito o in quanti
lo sappiano con sicurezza, ma più o meno tutti sanno che c’è qualcosa che non
va, do loro atto di non insistere mai sull’argomento, lei è particolarmente
sensibile quando si parla della malattia e questo la fa uscire fuori in modi
che non gli sono propri, mi fa male al cuore vederla reagire in modo eccessivo
quando non ce ne sarebbe bisogno, ma ormai mi sono abituato ad un trattamento
freddo, distaccato e, nel peggiore dei casi, strafottente quando tento di
avvicinare l’argomento.
“Rose!” la chiama da lontano David, lei fa per voltarsi verso
di lui, col sorriso sulle labbra, poi l’espressione cambia, quasi una sorta di
sorpresa o di perplessità, lentamente la vedo abbandonarsi al suolo, priva di
forze.
La prima reazione mi blocca i muscoli e non riesco a muovermi,
la seconda mi spinge a correre verso di lei, tutto il set è in allarme, le
ragazze che le erano intorno gridano aiuto, il chiacchiericcio generale è alle
stelle, c’è molta, troppa, confusione e tutti cercano di accalcarsi attorno a
lei.
In questo modo non l’aiutano!!
Quando riesco ad avvicinarmi abbastanza, Rose si è ripresa, è
spaventata, glielo leggo negli occhi, sta quasi per cedere alle lacrime e so
quanto può darle fastidio che altri la vedano in queste condizioni, cerca
frenetica qualcuno tra la folla, mi faccio largo e mi inginocchio alla sua
altezza prendendo il suo viso tra le mani.
“Jared” la voce trema di sollievo e gli occhi cominciano a
liberare le lacrime.
“Rose, sono qui. Sta tranquilla va tutto bene, tranquilla” le
sussurro queste parole a pochi centimetri dal viso, cercando di calmarla, lei
respira a fondo e ancora trema.
La calca non accenna a disperdersi e tutto questo vociare
risulta tremendamente fastidioso.
“Che succede?” la voce di David supera di poco le altre e non
appena il regista riesce a farsi spazio, scende il silenzio generale.
“Rose”solo un nome, il
suo nome. La ragazza si volta verso di lui, ancora stretta nel mio abbraccio
caldo, che credo dia più sicurezza a me che a lei, per qualche attimo si
guardano, gli occhi scuri e lucidi di lacrime contro quelli verdi carichi di
tristezza.
“Va tutto bene, non c’è niente da guardare qui! Tornate tutti
a lavoro, immediatamente! Non ho alcuna intenzione di perdere tempo!” il tono
di David è a metà tra lo spazientito e l’irritato e in me scatta immediata la
molla.
“Ora basta” non lo dico a voce alta, eppure tutti sembrano
avermi sentito, il silenzio cala di nuovo, forse ancora più denso che in
precedenza.
“Tu, non puoi pretendere che lei continui in questo modo” non
lo guardo nemmeno.
“Jared, non intrometterti. Rose sa benissimo quali sono i suoi
limiti” freddo.
“Sei pazzo! Stai cercando di distruggerla!” mi volto verso di
lui in preda ad un rabbia che credo di aver provato ben poche volte.
“E’ una sua scelta, non mia”anche lui inizia adalzare la
voce.
“Jared, calmati” mi sussurra Rose all’orecchio, si è accorta
che sto per scoppiare, ormai mi conosce bene.
“Lei lo fa per te! Te ne sei reso conto?? A quanto pare ti
interessa ben poco che soffra per non deluderti!” mi sono alzato dicendo queste
parole, inutili sono le mani di Rose che mi trattengono stringendosi intorno al
mio braccio.
“Cosa diavolo vai dicendo? Non capisci un cazzo, Jared! Impara
a rispettare scelte e convinzioni altrui e poi ne riparliamo!” tutti
trattengono il respiro mentre io mi avvicino a David con nessun tipo di buona
intenzione.
“Ora smettetela, tutti e due!” Rose si è messa fra noi, prima
che io potessi fare una qualunque mossa, sposta lo sguardo da me al regista, la
sua espressione è dura e non ammette repliche di non nessun genere.
“Basta, per favore. Jared, sono io ad avere il cancro, sono io
a voler lavorare quanto più posso e, se permetti, dovrei essere ancora capace
di decidere per me stessa” queste parole provocano una serie di reazioni a
catene, il verso di sorpresa che proviene un po’ da tutti, se anche avevano
capito che Rose fosse un po’ cagionevole di salute, non credo tutti si
aspettassero una malattia di questa portata, il ghigno soddisfatto di David a
queste parole e la mia completa sorpresa nei confronti della sua reazione
assurda.
“Ma…” faccio per parlare, ma lei mi
blocca immediatamente voltandosi verso il regista.
“David io…io non ce la faccio. Credevo
che il mio corpo avrebbe retto ancora ma di questo passo sento che non reggerò
a lungo…ho paura” la sua voce si è fatta più bassa
fino quasi a sparire, l’espressione di Dave riflette il mio stesso terrore,
questa conversazione non avrebbe dovuto nascere ora, non in questo luogo, non
mentre tutti ci stanno ascoltando.
“Ho deciso di cominciare il ciclo di Chemioterapia, lo faccio
per me stessa” lancia una piccolaocchiata verso di me, e non posso nascondere la punta di folle gioia che
nasce in me nell’udire quelle poche parole.
“Mi dispiace” si rivolge a David, ma lui non sembra essere
arrabbiato o almeno è bravo a nasconderlo, dopo qualche secondo il regista si
avvicina a lei abbracciandola, Rose si lascia scappare qualche lacrima che per
la prima volta da quando la conosco, non rivelano tristezza, solo sollievo.
Un immenso e indescrivibile sollievo.
Eccoci qui!!! *-* Contenti??? A
quanto pare le cose non vanno poi così male! Fatemi sapere che ne pensate mi
raccomando! *-*
La canzone è ovviamente scritta
da me ^^ Vi lascio la traduzione, non appena scriverò la musica farò in modo di
registrarla e farvela sentire :D
Sono stanco di
chiedere perché.
Sono stanco di non
essere in grado di trovare risposte.
Sono stanca di questo
dolore.
Sono stanco di queste
lacrime.
Sconfitto dal silenzio
che mi urla dentro,
parole prive di senso,
significati che non
comprendo,
verità amare che non
posso accettare.
Ho paura che tutto
potrebbe finire da un momento all'altro.
Ho paura che
scomparirai nello stesso modo in cui sei apparsa.
Salve a tutti ^^ Eccomi tornata! Scusate se ho
fatto passare un bel po’ di tempo ma volevo che passassero i giorni del
concerto e che si calmassero le acque J A proposito, chiunque di voi sia
andato a Bologna mercoledì, mi auguro abbia passato una serata stupenda con i
ragazzi ^^ E, se volete, raccontatemi qualcosa, sarebbe splendido per me =)
Ora, senza troppe parole, mi limito a
ringraziarvi uno per uno, chi legge, chi commenta, chi aggiunge la storia in
preferiti, seguiti o ricordati, per me è davvero un gran bel traguardo. GRAZIE.
Vi lascio al capitolo, spero vi piaccia e che mi
facciate l’onore di leggerlo ^^ Un bacio a tutti.
È partita. Proprio questa mattina.
Lunedì 26
Marzo, ore 11:05
Sono circa quindici minuti che cammino a vuoto per questo set,
avanti e indietro, a destra e a sinistra, in fondo non c’è molto da vedere,
sono sempre gli stessi attrezzi, lo stesso caos, gli stessi strumenti, le
stesse persone, le stesse facce, la stessa desolazione.
Non so perché tutto questo cominci a pesarmi proprio ora, anzi
lo so, ma semplicemente non mi va di ammetterlo.
Rose se n’è andata, si è lasciata salutare nel modo più
naturale possibile da tutti, da me in primis, come fosse un lieto ritorno a
casa, come se non stesse tornando a Londra per ricoverarsi. Ma va bene così, in
fin dei conti, nessuno può sapere quanto sollievo mi da il pensiero che possa
cominciare a riprendersi, anche se la paura che sia troppo tardi non mi
abbandona nemmeno per un secondo.
Il problema è che questo set mi sembra privato di un qualcosa
di fondamentale, o, forse, sono io quello che si sente completo solo a metà.
Un’assurdità bella e buona.
C’è calma, molta calma, quella calma inquietante, quella che
ti spinge a guardarti intorno. In realtà sto aspettando che succeda qualcosa
anche se credo che la parola “aspettare” non sia contemplata nel mio
vocabolario, sono tremendamente insofferente, vorrei che le cose accadessero
tutte e subito. Ecco, mio fratello ama dire che la mia pazienza ha un limite
molto basso, io amo pensare che di pazienza io non ne abbia affatto. Questo è
uno dei motivi per cui la mia vita è un continuo caos.
Mi avvicino, senza volerlo veramente, alla mensa, qui ci sono
molte più persone, anche se non so come, riescono a stare tutte in relativo
silenzio, questo tipo di atteggiamento comincia ad innervosirmi.
Mi siedo ad un dei tavoli più vicini all’uscita, non ho
intenzione di fermarmi molto, ho solo preso qualcosa da bere, qualcosa di
caldo, è una giornata fredda in fin dei conti e non mi sorprenderei se fra poco
scoppiasse un improvviso temporale, il tempo si è già fatto abbastanza scuro.
Porto alle labbra la tazza e prendo un lungo sorso di tè caldo al limone,
illiquido che scorre piano dentro di
me, porta una strana sensazione di beatitudine. Sto meglio.
“Jared” mi volto appena alla mia sinistra, una volta udito il
mio nome, e mi ritrovo a fissare i verdi occhi di David.
“Dave” lo saluto facendogli segno di accomodarsi accanto a me,
lui lo fa con disinvoltura.
“Tutto bene?” domanda, come se non ci vedessimo da tempo
indeterminato, il problema è che noi ci siamo visti questa mattina presto e
abbiamo già parlato, il che rende questa domanda un po’ fuori luogo.
“Al solito” rispondo, fingendo di non aver notato il suo tono
nervoso e butto giù un altro sorso di tè.
“Bene…” approva lui “…Jay…devo parlarti” ecco, avevo capito che c’era qualcosa
che non andava.
“Stiamo già parlando” diplomatico, non c’è che dire. La
risposta non mi arriva allora punto lo sguardo su di lui “Ok sono tutto
orecchi” e mi concentro davvero.
David esita ancora evitando di guardarmi, alzo le sopracciglia
per incoraggiarlo.
“Ok, ascolta Jared, ho una proposta da farti” annuisco e
lascio che continui senza interromperlo.
“Ho intenzione di cambiare la protagonista” per qualche attimo
queste parole mi suonano troppo assurde per essere vere, ma una volta decifrata
la sua espressione non mi ci vuole molto a capire che non è mai stato più
serio.
“Cosa?? A questo punto delle riprese?” domando incredulo.
“Non posso pretendere di fermare tutto! Ci sarebbe davvero
troppo da perdere, manderei a puttane la mia carriera, capisci? Che credibilità
può mai avere un regista che chiede tanto in spese di produzione per un film
mai portato a termine??”
“Ma…ma dovremmo cominciare tutto da
capo! Richiedi uno sforzo enorme e a dirla tutta inutile!” cosa cazzo gli passa
per la testa?
“Inutile? Inutile sarebbe sperare di riuscire a concludere
senza la protagonista! Helen appare in almeno altre sei scene! Due delle quali
sono di fondamentale importanza! Si tratterebbe solo di recuperare tre, quattro
mesi di riprese e se riusciamo a lavorare senza fermarci ogni cinque giorni, due
mesi dovrebbero essere più che sufficienti!”
“Ma Rose…”
“Rose ne avrà…per molto tempo,
Jared. Lei ha lavorato benissimo e non sono pentito di averla scelta, ma non
posso chiederle di più”
“Sapevi benissimo a cosa andavi incontro nel momento in cui l’hai
scritturata per la parte” la questione comincia ad irritarmi.
“Non sto dicendo il contrario!” sospira “Ascolta Jared, si
tratta di lavoro, niente di più niente di meno, per quanto possa farmi male al
cuore cancellare completamente tutto ciò che abbiamo fatto fino ad ora, devo.
So che ti sto chiedendo di ricominciare tutto da capo…”
“Tu mi stai chiedendo di ricominciare senza di lei!”
“E’ lavoro, cazzo! Fottutissimo lavoro! Potrai correre da lei
non appena sarà finita!”
“La soluzione è incredibilmente a portata di mano! Potresti
concentrarti sulle altre scene finché Rose non sarà pronta a ritornare, ti
risulta tanto difficile?”
“Non c’è tempo!”
“E il tempo di ricominciare tutto da capo c’è?? Di cosa
diavolo parli David?? C’è solo da avere un po’ di pazienza!”
“Francamente Jared, dubito che lei tornerà” la frase mi
colpisce più di quanto volessi, non che non ci avessi pensato anche io a questa
tremenda eventualità, ma forse, ecco forse era proprio questo che non volevo
ammettere a me stesso fino a poco tempo fa. Il fatto che lui abbia avuto il
coraggio di sbattermelo in faccia senza alcun tipo di delicatezza, contribuisce
a rendere tutto ancora più insopportabile di quanto non sia già. Non credevo
David capace di un tale atteggiamento, o forse lo speravo.
Tutto questo mi innervosisce.
“Tornerà. Su questo non ho alcun dubbio, devi solo avere la
pazienza di aspettare” queste parole suonano false anche a me.
“Oh non fare il bambino! Sai meglio di me quante possibilità
ci sono che torni! Comportati da uomo! Cerca di capire! Provaci almeno!”
“Ti sto chiedendo solo di aspettare David! Non ti sto
chiedendo di interrompere le riprese, né tanto meno di rinunciare al tuo
progetto! Ti sto chiedendo solo ed esclusivamente di sospendere la produzione per
il tempo necessario!” sbotto irritato, alzandomi e torreggiando su di lui.
“E io ti sto semplicemente dicendo che aspettare è
impossibile. Ti ho messo al corrente della questione Jay, ti ho spiegato le mie
ragioni, più di questo non posso fare. Cercherò una nuova Helen e ricominceremo
quanto prima” risponde lui con tutta calma.
“Sarai costretto a cercare anche un nuovo Alan allora” e con
queste parole lo lascio lì al tavolo della mensa, accorgendomi solo in quel
momento di tutte le persone che ci stavano ascoltando in religioso silenzio.
Passo loro in mezzo senza guardarli nemmeno, esco dalla sala sbattendomi la
porta alle spalle e mi allontano quanto più possibile da chi in questo momento
sembra non riuscire proprio a capire.
Non so nemmeno dove sto andando, non mi interessa. Sono
arrabbiato, no, forse questo non è il termine adatto.
Sono deluso.
Non mi sarei ma aspettato questo tipo di ragionamento proprio
da lui, lui che ha sempre affermato di volerle un bene dell’anima, lui che ha
fatto tanto per darle questa opportunità. Ed ha un’ importanza marginale che
potrebbe non tornare, in lei non avrebbe dovuto smettere di credere, nessuno di
noi avrebbe dovuto.
Mi sembra di sentire il suo profumo, questo posto ne è
impregnato, ogni singola cosa mi parla di lei, mentre mi guardo intorno ricordo
tutto quello che è successo e mi rendo finalmente conto di quanto queste mura
conservino chiaramente ed in segretoi
tratti salientidi quello che c’è stato
tra di noi, di quel sentimento cheho
riscoperto essere l’amore. Sorrido mentre mi sfiorano questi pensieri, non
ricordavo di essere stato così romantico un tempo.
Il mio sguardo si posa sulla sua roulotte e, seguendo una scia
di silenziosi pensieri, la raggiungo, non sorprendendomi di trovare la porta
aperta. Entro chiudendomela alle spalle, il profumo che mi sembrava di aver
sentito anche fuori di qui, ora mi invade prepotentemente, ed io aspiro il
ricordo di lei tenendolo stretto al cuore, c’è un bel calore, non sembra essere
stata abbandonata, le lenzuola disfatte trattengono ancora l’eco della nostra
ultima notte insieme, prima che lei partisse, prima che cominciasse a dedicarsi
a sé stessa oltre che agli altri, e mi sembra di sentirlo ancora, il suono
lieve di quella promessa sussurrata e ripetuta, se non fossi apparso tu nella mia vita, probabilmente non penserei
nemmeno di farlo.
“Se non fossi apparsa tu nella mia vita, probabilmente non
penserei nemmeno di poter morire per qualcuno”. Avrei voluto dirglielo, ma il
nodo alla gola stringeva troppo forte per poter far uscire queste parole.
Mi guardo un po’ intorno, ci sono le sue cose, la valigia che
ha preparato per partire conteneva poco e niente, infondo sarebbe tornata a
casa sua e avrebbe avuto tutto il necessario, qui sono rimasti tutti gli
oggettini che le piaceva creare, i suoi disegni, alcuni libri che ha comprato per
tenersi compagnia quando era sola. È rimasta intatta la sua essenza e mi sembra
di riuscire a toccarla a mani nude.
Prendo tra le mani l’album degli schizzi che ha lasciato sul
comodino, il ricordo delle sere passate ad osservarla mentre buttava giù qualsiasi
cosa le passava per la mente mi avvolge come una coperta calda, il suono della
sua risata cristallina, mentre tentava di convincermi a star fermo altrimenti
il ritratto non sarebbe venuto bene, mi risuona nelle orecchie e mi fa
sorridere ancora, con lei mi sono sentito di nuovo un ragazzino, ora è forte
solo il peso della sua assenza, pensare ad una vita vissuta in questo stesso modo
mi toglie il fiato. Passo la mano su quel semplice foglio sporco posto
all’inizio guardando fisso il ritratto di me stesso, che tanto male poi non è
venuto, nonostante le varie, anzi troppe pause nel tentativo di distrarla e di
sentirla ancora mia.
Sfoglio l’album godendomi le sensazioni che risveglia in me,
decido di sedermi ma il movimento brusco lascia cadere una serie di fogli uno
dopo l’altro, ritorna prepotente il ricordo di lei che raccoglie delle pagine
bianche e che tenta di nasconderle alla mia vista,una frase scritta in caratteri cubitali
attira la mia attenzione: Racconto di
un’avventura.
Mi chino e li prendo tutti tra le mani accertandomi del fatto
che sono riempiti da una bella scrittura piccola e chiara che sa troppo di lei.
Mi siedo sul letto e li sistemo in modo semplice dato il fatto che sono stati
accuratamente numerati, mi sfiora l’idea che dovrei metterli via, se non ha
voluto che li leggessi ci sarà stato sicuramente un motivo, dovrei rispettare
la sua decisione, ma se li ha lasciati qui ed io per caso li ho trovati forse
significano qualcosa che dovrei sapere.
La curiosità ha la meglio sul buon senso e mi immergo
completamente in quel mondo nero e bianco.
12
Settembre 2011
Questo è
l’inizio di un’avventura! Mi porto dietro questi fogli perché so che ne avrò
bisogno, troppo spesso mi domando cosa ne sarebbe di me senza la scrittura,
senza la possibilità di mettere nero su bianco quello che sono e quello che
sento.
Proprio
oggi, il regista David Richardson mi ha scritturata per la parte di
protagonista nel film che sta per girare in scozia.
Sono
senza parole, non avevo neppure fatto il provino! Eppure, ora che ci penso a
mente fredda, questa è, e sarà, una gran bella occasione per me, e me la prendo
così come viene. Avrei voluto iniziare a scrivere dal primo giorno di riprese
ma appena ho preso i fogli in mano è stato più forte di me, non so ancora chi
c’è nel resto del cast, ma sono sicura che mi troverò bene. Sono convinta di
non essere all’altezza ma se lui mi ha scelta ci sarà un motivo. Spero solo che
non mi stia prendendo in giro, ora che sa quello che sa sarebbe uno scherzo di
cattivo gusto, ma non voglio crederci, negli occhi di David vedo solo del
buono, sono felice di averlo conosciuto.
20
Settembre 2011
Credo che
rinuncerò. È almeno una settimana che sono in giro con David, fino a qualche
giorno fa ero stata l’unica ad essere stata scritturata per la parte di Helen e
Dave ha voluto per forza che scegliessi con lui il protagonista maschile,
quello che avrebbe dovuto interpretare Alan, ma mai e dico mai avrei pensato
che mi avesse proposto proprio LUI. Cosa avrei potuto dire? Il provino era perfetto,
lui era perfetto, calza a pennello con la descrizione di Alan, David lo conosce
da qualche annetto e non ha avuto dubbi sulla scelta. Se LUI entra nel cast io
abbandono, non posso permettermelo, sarebbe decisamente troppo per me, ho
deciso che ne parlo con David quanto prima.
Se c’è
una cosa che odio di più è non essere creduta quando dico qualcosa! Mi sono
vergognata da morire nel dirgli che LUI è il mio idolo e che non me la sarei
sentita di lavorare a stretto contatto con la mia più grande passione, per
tutta risposta Dave ha riso e mi ha detto che sarebbe stata una gran bella
occasione, credo di averlo odiato. Domani me lo presenta. Mi aspettano mesi e
mesi di lavoro, lontana dal mondo, con la discreta compagnia dell’uomo che
tortura i miei sogni con il solo suono della sua voce!
22
Settembre 2011
“Piacere
Jared Leto” ha detto allungandomi la mano e io come un’idiota ho balbettato un
poco udibile “Rose McStephan” guadagnandomi
un’occhiata perplessa e facendolo scoppiare a ridere “Ehi guarda che non ti
mangio mica! Rose, eh? È proprio un nome adatto a te, Rosebud”
mi ha accarezzato il viso e io sono arrossita fino alla radice del capelli! Ho
avuto l’impressione che fosse un po’ brillo ma può darsi sia stata solo
un’impressione. Visto da vicino, così vicino, fa davvero male agli occhi, non
so se posso farcela.
15
Ottobre 2011
Siamo
appena arrivati in questa landa desolata che sarà la sede del set, intorno a
noi ci sono solo montagne e distante qualche chilometro c’è un piccolo paesino
in cui andremo a girare le scene che ne necessitano. L’unica forma di vita da
queste parti sembra rappresentata dalla nostra troup
cinematografica, non che la cosa mi infastidisca, ma non credo di essere
abituata a star dispersa nel nulla. Ho già conosciuto un gran bel ragazzo, è
uno dei tecnici ma è davvero giovanissimo, si chiama Alex, è stato davvero
dolce.
Ho
passato il tempo ad osservare Jared, ho notato che è un uomo super impegnato e
che lui stesso non ama stare senza far nulla, quando l’ho visto arrivare
insieme a Shannon il mio cuore ha perso un battito, lui è anche meglio di come
lo si vede in foto o in tv, e sembra essere simpaticissimo. Non ho ancora avuto
l’occasione di parlarci però.
Domani si
inizia e David ha detto che vuole parlarmi, in verità ho un po’ paura di quello
che vorrà dirmi.
Primo
giorno di riprese e già dovrò recitare una scena di sesso con Jared??? No, io
abbandono. Non ci riesco, non posso farcela, qualcuno mi aiuti.
30
Ottobre 2011
IO ODIO
QUELL’UOMO! Il che è tutto dire dato che fino a quindici giorni fa credevo di
adorarlo! È di un antipatia incredibile, si maschera dietro scudi di
indifferenza oltre a comportarsi come un perfetto imbecille tutte le volte che
può! Tratta gli altri con superficialità, gira, tronfio, convinto di essere
l’unico a meritarsi qualcosa, solo perché ha quel nome! Lancia sguardi a destra
e a manca con quegli occhi azzurri che mai avrei creduto di poter odiare come
li odio ora, nel chiaro intento di veder svenire intorno a sé donne e uomini! E
gode del fatto che la sua bellezza sembra superare quella di qualsiasi altro
essere umano! Questo non fa altro che alimentare il mio profondo disprezzo nei
confronti di una persona che non sembra essere la stessa che mi ha tanto
aiutato fino ad ora! Quelle parole, quella musica, quel modo di fare, quel
sorriso, quel tutto che mi ha conquistata, sono davvero opera sua??
In
compenso è un bravo attore non c’è che dire, se ripenso alla prima scena con
lui ancora non capisco come io abbia fatto a mantenere la calma in quel modo…lui si è, bè, credo si sia eccitato durante le
riprese. Non sono esperta di queste cose, ma non tanto stupida da non
accorgermene, non capisco se sono stata io…se davvero
così fosse, probabilmente avrei qualcosa di cui vantarmi, se vanto lo si può chiamare…sono stata troppo brava a nascondere quello che
succedeva dentro di me, non avrei mai creduto che un uomo avesse potuto farmi
sentire in quel modo.
Ho
conosciuto Shannon e ho scoperto di adorarlo nello stesso istante in cui ho
scoperto di odiare Jared, sono due persone così diverse! Quasi impossibile
credere allo splendido rapporto che c’è tra loro. Shan mi ha fatto sorridere
tanto e la sua presenza è stata un piacere, Jared invece continua a trattarmi
da schifo, soprattutto da quando il fratello se n’è andato, e non riesco
proprio a trattenermi dal rispondergli con le cattive, è oggettivamente odioso,
troppo lontano dal mio modo di essere per poter vedere del buono in lui. Che
tremenda delusione.
Stasera
esco con Alex, lui mi piace, almeno mi fa sentire, come dire? Speciale? O forse
semplicemente presa in considerazione.
Rileggo almeno cinque volte quell’ultima frase e mi pento
amaramente dei primi giorni di riprese, quando il solo fatto di essere così
attratto da lei mi spingeva a comportarmi come il più meschino degli esseri
umani, o almeno a mostrare il peggio di me nel miglior modo possibile. La
gelosia che mi invade nei confronti di questo sconosciuto quanto irrilevante
ragazzo è incontenibile, ma la voglia di tornare a leggere è, se possibile,
ancora più forte.
2
novembre 2011
Mi sembra
di sentirlo ancora, il suo profumo, il suo calore contro di me, il suo petto
alzarsi e abbassarsi con un ritmo regolare. Mi sono lasciata andare, come una
stupida ragazzina, a tutto quello che provo per lui, a prescindere dal fatto di
averlo odiato in modo incomprensibile fino ad ora. E lui ha avuto paura, paura
di una reazione che non aveva previsto. Nel momento in cui ha scoperto che sono
una echelon ha completamente abbattuto tutte le barriere che mi portavo dietro
per difendermi non da quello che è ma dall’immagine errata che mi ero fatta di
lui, quella che sapevo mi avrebbe fatto più male una volta crollata. È rimasto
a guardarmi, incerto sul da farsi, incerto anche sul significato delle mie
parole, sarebbe stato troppo semplice fare in modo che lui scoprisse tutto ora,
non voglio che lo sappia, non voglio che si faccia un’idea di me in base alla
malattia, e sono stata già fin troppo incauta a rivelarmi in quel modo stasera,
una persona un po’ più attenta non ci metterebbe molto a scoprire che qualcosa
non va e Jared lo è, spero solo che non si metta ad indagare. Ora sono davvero
felice di aver chiesto a David di non dire a nessuno quello che sa su di me.
Io sto
bene, sono fiera di poter dire che la malattia non mi impedisce di vivere a
pieno la mia vita, lei è lì, rimane immobile e in silenzio, è un’amica, e ogni
tanto torna a ricordarmi che ben presto rivedrò tutti coloro che amo e che ho
perso, non voglio che qualcuno provi pietà per me se io non ne provo per me
stessa.
Ciò non
toglie che mi sono comportata come una stupida.
10
novembre 2011
Non posso
credere a quanto un rapporto possa cambiare se uno dei due decide di
arrendersi, a dire il vero non posso credere che sia stato Jared ad arrendersi.
Non so cosa si sia risvegliato in lui, ma mi ha aperto un piccolo spazio per
riuscire a guardare a quello che è veramente. E lui è tutto quello che di lui
ho sempre adorato, è un tale sollievo! Anche se allo stesso tempo credo di
averlo sempre saputo. Ciò che mi lascia invece perplessa è il modo semplice e
genuino con cui si sta aprendo con me, non credo di esserne degna. Cerco di
aiutarlo quanto più posso, ogni volta che i suoi occhi mi suggeriscono che ne
ha bisogno e anche quando lui stesso non riesce a rendersene conto, ma odio
dovergli tenere nascoste delle cose di me. Questo mi fa sentire…falsa.
Ma so che è la soluzione migliore o almeno l’unica da tenere in considerazione.
Mi piace
passare del tempo con lui, mi piace il modo in cui mi tratta, quella punta di
non so cosa che lo spinge ad essere protettivo nei miei confronti, forse è dovuta
al mio aspetto ingenuo, al fatto di sembrare ancora più piccola della mia età,
non che ne vada tanto fiera in realtà, ma lo sento vicino ed è una cosa che non avrei
mai nemmeno sperato.
Lui è
esattamente quello che ci si aspetta che sia eppure è molto diverso. Sembra una
sciocchezza, ma è molto più umano di quanto mi ero abituata a credere! Il modo
in cui si scusa quando sbaglia una scena come potrei sbagliarla anche io, quel
sorriso imbarazzato, quell’alzare le braccia e arricciare il naso e poi
sorridere rivolto a me, promettendo di impegnarsi di più, bè queste sono cose a
cui difficilmente riesco ad abituarmi. Non ha provato più a chiedermi cosa a
successo tra noi dopo quella sera in cui ha gettato la spugna e ha voluto
ricominciare tutto da capo, gliene sono grata più di quanto immagina, molto più
di quanto immagina.
13
novembre 2011
Non credo
di stare molto bene. Sono i sintomi della malattia,delle volte dimentico che la leucemia non è
per niente considerabile cosa da poco. È solo che mi sono abituata a vivere in
un certo modo. Ora sono stanca, faccio fatica a muovere il braccio per
scrivere, mi risulta difficile tenere gli occhi aperti e mi sento bruciare. Ho
avuto un’emorragia nasale poco fa, odio quando mi succede, mi fa innervosire e
divento intrattabile anchequando non
vorrei. È per questo che mi sono chiusa nella roulotte isolandomi da tutti. Ho
promesso ad Alex che sarei uscita con lui questa sera e se non mi calmo rischia
di non essere una serata piacevole e non voglio. Devo sfogare in qualche modo e
lo faccio scrivendo.
Dalla
finestra della roulotte riesco a vedere Jared e David che stanno
chiacchierando, sono spensierati, stanno ridendo. È così bello quando ride, gli
si illuminano gli occhi e inevitabilmente mi si apre il cuore, quanto vorrei
poter vedere sempre quel sorriso sulle sue labbra. Ora che ci penso, mi ha
detto che sono brava a cantare. Che stupida che sono! Ma non posso fare a meno
di imbarazzarmi un po’ ogni volta che mi torna in mente quel piccolo
complimento. Un giorno canterò con lui su un palco, lo spero con tutto il
cuore. Ok ok, forse un po’ sto esagerando, ma se si
deve sognare, bisogna farlo come si deve.
21
Novembre 2011
Mi è
capitato ancora, sapevo che sarebbe successo, ma ha fatto male lo stesso. Era
già tardi ieri sera e David era nella mia roulotte per chiacchierare un po’. È
successo davanti a lui, non sapeva cosa fare né chi chiamare, ho dovuto fare
uno sforzo sovraumano per convincerlo a star fermo e darmi il tempo di calmarmi
da sola. Emorragia nasale accompagnata da tremendi dolori addominali, mai avuti
così forti, mai sofferto così tanto e la cosa che faceva più male era il suo
sguardo, quella sorta di arrendevole impotenza, di preoccupazione, di incredulità
che sono riuscita a leggergli negli occhi. L’ho mandato via, l’ho fatto nel
modo più brusco possibile, non perché lo volessi ma piuttosto perché non ho
potuto farne a meno. Dopo sono stata peggio, schiacciata e sconfitta dalla mia
coscienza. Non ho ancora avuto tempo di parlargli ma glielo leggo negli occhi
cosa prova, è rassegnato e non so quanto sia dovuto al fatto che tra noi ci sia
una profonda amicizia e quanto alla paura che non potrei portare a termine le
riprese. Vorrei dirgli che sto bene, che non c’è bisogno di preoccuparsi,
vorrei che non continuasse a guardarmi in quel modo, ad essere triste, vorrei
che gli altri non riuscissero a capire cosa c’è sotto di tanto doloroso.
25
novembre 2011
Che
splendida giornata!
Stamattina
David era, come al solito, di malumore, una scena non è venuta così come lui
aveva previsto, un po’ per colpa mia, un po’ per colpa di Jared, allora ha
deciso di sospendere tutto. È arrivato Shannon e ci ha proposto di uscire un
po’ all’aria aperta, devo ammettere che ne avevo davvero bisogno, così sono
riuscita a convincere Jared e siamo usciti, io, lui e suo fratello. Non
ricordavo di essermi divertita tanto da molto tempo! Ho riso un sacco con Shan
e poi ho sentito, ancora una volta, Jared vicino come non mi è mai capitato con
nessuno, neanche con David che posso definire il mio migliore amico. Questo
sentimento, questo strano sentimento che sento esserci tra di noi mi confonde,
non riesco a dargli un nome, da parte mia so benissimo di cosa si tratta, ciò
che mi lascia perplessa è quello che vedo negli occhi di Jared. Non voglio
farmi illusioni di nessun tipo, tutto questo va ben oltre quello che avrei
immaginato.
Faceva
tremendamente freddo, in compens,o e non mi ha fatto
per niente bene, sono quasi del tutto sicura di avere la febbre ma non voglio
misurarla per paura di avere ragione. Sì sono strana, lo so, ma non mi va di
Il foglio termina con questa frase scritta a metà, resto
qualche secondo a fissarla senza capire, poi mi volto alla ricerca di qualche
probabile foglio che potrebbe essermi sfuggito, ma non ne trovo. Mi fermo un
attimo a pensare e vago con la mente al giorno in cui io, Shan e Rose siamo
usciti, e mi torna vivido il ricordo, senza nemmeno il bisogno di concentrarmi
per cercarlo. Quella sera, preoccupato per la sua salute, ero andato a trovarla
e l’avevo vista nascondere una serie di fogli, li avevo notati senza dar loro
troppa importanza, ora capisco il perché di questa strane fine.
Metto da parte tutto ciò che ho già letto e procedo vinto
dalla curiosità di andare avanti. Avere tra le mani la sua prospettiva delle
cose scatena in me diverse emozioni è quello che avrei sempre voluto sapere ma
so, allo stesso tempo, che potrebbe non essere la cosa più giusta per me, non
ora.
26
novembre 2011
Maledetto
sentimento, emozione, calore a cui non voglio dare un nome! A cui non posso
dare un nome…fa male, fa male più di quanto credessi.
Questo bisogno incalcolabile di sentirlo vicino e questa paura, stramaledetta
paura, che possa farmi troppo male, un male diverso da ciò a cui sono abituata,
un male più forte. E lui è rimasto con me tutta la notte, mentre ero
febbricitante e deliravo chissà cosa, lui è rimasto lì e mi ha tenuta stretta
nel calore delle sue braccia, calore che avevo dimenticato, il calore di una
persona che ti vuole bene e che per te farebbe di tutto, lo farebbe. Ma sono io
che non voglio crederci, io che mi sono sentita ferità, derubata dell’intimità
a cui ero abituata, distrutta nel mio scudo di solitudine.
Sono
corsa da David appena ho potuto allontanarmi da quella luce che fa male agli
occhi, che ha sede dentro di lui e poi l’ho visto, piangere, abbandonato al
freddo pavimento, senza capirne il motivo, senza esserne sicura, poche parole e
tutta la mia vita è caduta in pezzi. Cosa sta succedendo? Non riesco a capirlo,
non riesco a trovarne un senso, non ce la faccio. So solo che lui è tutto ciò
che vorrei e che la vita non da retta ai tuoi vorrei.
27
novembre 2011
Quando la
soluzione prende forma nella tua mente tutto diventa più semplice e chiaro e,
inevitabilmente, fa più male.
Forse so
qual è il problema e so a cosa vado incontro, per cui, a prescindere da quale
sarà la mia decisione, io non mi tirerò mai indietro. Ripesandoci era chiaro
fin dall’inizio, io che mi sono creata problemi e soluzioni di ogni genere non
ero giunta alla più semplice, forse per il desiderio che potesse essere di
tutto ma, per favore, non questo. Credo sia ferito nell’orgoglio più che altro,
oggi ha provato a baciarmi, mi ha supplicato di restare con lui, di non scappare,
di non lasciarlo solo, dopo che ha litigato con David prendendolo a pugni senza
un preciso perché. E io mi sono lasciata andare più di quanto avessi voluto,
questo a comportato qualcosa che non mi sarei mai aspettata, le sue mani su di
me, i suoi baci, le sue carezze, a rivendicare qualcosa che non è mai
appartenuto a nessuno se non a me stessa. Sono scappata, la paura è stata
davvero troppa. È frustrato semplicemente perché non può avermi o perché non ci
è ancora riuscito. Vale la pena dargli quello che vuole se questo
significherebbe allontanarlo da me ed evitare di cadere in una situazione che
entrambi non saremmo in grado di gestire? Forse sì, forse è la soluzione più
giusta. Ed, in fondo, io voglio provare tutto ciò che questa vita può donarmi
prima che sia troppo tardi, prima che non apparterrò più al mondo dei cuori che
battono, e io voglio sentirlo il mio battere all’impazzata per qualcosa, voglio
sentire il suo calore, voglio accoglierlo e farmi cullare verso mondi e
sensazioni sconosciute. Non ho nulla da perdere in tutto questo, nulla. Che
nessuno giudichi ciò che ho appena deciso, la vita è mia e per quanto possa
darmi contro sono ancora io stessa a gestirla. Mi prenderò ciò che vorrà darmi
e pregherò di essere perdonata. Se lo faccio è solo perché non voglio vederlo
soffrire.
28
novembre 2011
Il fatto
che mi manchino le parole per descrivere ciò che c’è stato dovrebbe già essere
una descrizione più che sufficiente, ma vorrei imprimerlo su ogni superficie
visibile del mio essere, per star certa di non dimenticarlo mai per quanto sarà
lunga o breve la mia intera esistenza. Perché di sensazioni così ne esistono
ben poche, perché non mi era mai capitato di sentirmi viva come durante questa
notte quando la mia fragilità strideva in netto contrasto con la sua forza e la
sua possente virilità. E avrei voluto mi guardasse in quel modo per sempre,
perché davanti ai suoi occhi non c’ero io, la ragazzina ventenne con una
stupida fissa per i 30 seconds to Mars, c’era la donna che voleva, che
desiderava, quella per cui stava perdendo il senno. Non credo dimenticherò mai
il suo respiro caldo, le sue mani grandi, i suoi occhi lucidi e di un’intensa
tonalità azzurra, come mai li avevo visti prima di allora. Continuava a
ripetermi che non si trattava solo di sesso e nemmeno io so quanto avrei voluto
che mi dicesse il contrario, perché è ancora più difficile da sopportare ora
che mi sento intrappolata in qualcosa che non sono in grado di controllare, che
mi sta facendo ammattire e di cui, so, non potrei più fare a meno…
Gli ho
detto che per me va bene così, armata del sorriso più falso che potessi
scegliere. Non ho bisogno di conferme, didolcezze di alcun genere, voglio la realtà così com’è, anche e
soprattutto se fa male. Alex mi ha appena chiesto di uscire, gli ho risposto di
sì, perché sto bene…
29
novembre 2011
Jared sta
male. Ieri sera me lo sono ritrovato nello stesso locale in cui io e Alex
avevamo deciso di andare, mi ha fatto una scenata allucinante senza capo ne
coda e poi si è ubriacato fino a delirare cose senza senso, io non so più cosa
pensare, non so più dove voglia arrivare, se stia scherzando o facendo sul
serio, non so più nulla.
Ho dovuto
allontanarlo da Alex prima che lo picchiasse, quando sono riuscita a portarlo
fuori grazie all’aiuto di Shannon ha cercato di baciarmi e di mettermi le mani
addosso, mi ha guardata e mi ha supplicato di non andare via perché la mia
assenza faceva troppo male. Ho guardato Shan in cerca di risposte,
disperatamente, ma lui si è limitato a scrollare le spalle dicendomi che andava
a recuperare i giubbotti per poter tornare al set, quando sono rimasta da sola
con Jared lui continuava a guardarmi, gli ho detto di smetterla perché mi
metteva a disagio, si è scusato, sembrava più lucido di quanto avrei mai potuto
immaginare poi si è inginocchiato di fronte a me per essere alla mia stessa
altezza, seduta com’ero sul marciapiede, e mi ha guardata negli occhi,
intensamente, come solo lui sa fare, quasi a succhiarmi via quell’ultimo
barlume di ragione e mi ha sussurrato “ti amo” quasi fosse la cosa più naturale
del mondo. Tutto è crollato e mi sembrava di vivere in una sorta di sogno senza
concretezza. Senza che me ne accorgessi le lacrime hanno cominciato a bagnarmi
il viso e sono tornata alla realtà solo quando Shan è uscito balbettando
qualcosa di poco sensato e allontanando Jay da me.
Ora sta
dormendo, probabilmente al risveglio non sarà particolarmente in forma ma c’era
da aspettarselo dopo aver bevuto come una spugna, sono preoccupata per lui più
di quanto dovrei esserlo dopo le parole che ha usato con me, ma…non so davvero più cosa pensare…soprattutto
se quel sentimento riesco a leggerglielo negli occhi…
1
dicembre 2011
Mi ha
chiesto di passare il Natale con lui, dopo aver trascorso l’intera giornata
insieme nel calore delle sue lenzuola. Non ho avuto cuore di prendermela con
lui, non dopo ciò che mi ha detto e forse nemmeno prima. Sto cominciando ad
amarlo, e non nel semplice modo in cui l’ho amato fino ad ora, ma nel senso più
genuino del termine. Potevo scappare da lui, ma non posso farlo da me stessa,
semplicemente perché non ne sono capace.
Perché tutto
questo? Perché a me? e tutte quelle domande, tutti quei perché ai quali avrei
tanto desiderato dare una risposta, ma come faccio a dargliela se io stessa non
la conosco? Jared mi dispiace, mi dispiace per tutto questo, mi dispiace per
quello che sta succedendo, mi dispiace di amarti, mi dispiace di essere apparsa
nella tua vita, mi dispiace per quello che provi, mi dispiace perché è colpa
mia se stai male, se sto male, se questo rapporto sembra non avere più un senso
preciso. Sto pregando che tra me e te resti così com’è e non cominci a fare
ancora più male…perdonami.
Mi accorgo di avere gli occhi lucidi solo quando li stringo e corrono
via alcune lacrime involontarie, le asciugo immediatamente e torno a fissare le
pagine che ho già letto rivedendo in loro l’anima di Rose, tutto ciò che ha
provato, quanto in realtà abbia sofferto anche lei. E ancora una volta realizzo
di essere stato un bastardo egoista e di non aver mai saputo capirla davvero,
di non esserci mai riuscito, e ho continuato nel mio pensare solo a me stesso e
a nessun altro, nonostante mi sforzassi del contrario. Dovrei essere io a
chiedere il suo perdono.
15
Gennaio 2012
Siamo tornati
da pochissimi giorni. Il Natale è stato splendido per alcuni aspetti e
terribile per altri. Ormai posso dire di non avere più alcun segreto con Jared,
ha scoperto tutto, non per mia volontà e in realtà non avrei mai voluto che lo
venissea sapere in quel modo. Sono stata
male e ha dovuto portarmi in ospedale, sto peggiorando lo sento e per quanto mi
abbia fatto bene che lui sia venuto a conoscenza di tutto o quasi non ho potuto
fare a meno di sentirmi un mostro. Perché ho tralasciato la cosa più importante
in questo preciso istante e che popola i miei incubi ogni volta che lui pronuncia
le stesse parole “io non voglio perderti”, perché un giorno mi perderà, perché ho
sempre scelto di non curarmi e continuerò a non farlo per una questione di
correttezza nei confronti di me stessa e quanto mi fa male pensare che un
giorno non ci sarò più ancora non riesco a comprenderlo del tutto.
2
febbraio 2012
Cantava,
cantava una delle canzoni più belle che abbia mai scritto, sconosciuta e vera, e
il dolore nella sua voce era tremendamente familiare. Quando ho messo piede
nella sua roulotte la consapevolezza di stare spezzando, con una delle mie
solite orrende verità, un momento come quello mi ha distrutto il cuore.
Per quanto
fossi ferma nelle mie convinzioni non ho avuto il coraggio di mentire persino a
me stessa, allora gliel’ho promesso come ultima e piccola opportunità di dare a
questa vita in bianco e nero qualche sfumatura di colore.
Con questo ultimo foglio ritorno bruscamente alla realtà che
mi circonda e accarezzo piano e con cuore leggero ogni piccola virgola della
sua chiara e fine scrittura. Li rimetto via subito dopo e poso l’album
esattamente dove l’avevo trovato, entrare per qualche minuto nella sua mente mi
ha fatto bene, ora sento di poter affrontare tutto diversamente, di poter
affrontare David diversamente e mi rendo anche conto di quanto sia
indispensabile la sua presenza nella mia vita.
Mi guardo intorno un’ultima volta, questo posto sa di lei in
tutto e per tutto e ora ho preso la mia decisione. Quasi involontariamente la
mia mano destra corre a stringere il suo ciondolo che porto ancora al collo. Mi manchi Rose.
Eccoci
a fine capitolo ^^ Al solito spero con tutta l’anima che vi sia piaciuto e che
siate riusciti a capire qualcosa in più riguardo Rose ora che siete entrati
nella sua mente insieme a Jared ^^
Detto
questo volevo avvisarvi che questo capitalo chiude una parte di Tra finzione e realtà per aprirne una
nuova che si svolgere in un luogo diverso con qualche personaggio in più ^^
Ci
avviciniamo sempre di più alla fine con un po’ di tristezza nel cuore, ma non
disperate ne avremo ancora per qualche capitolo ^^ Ora vi saluto e tolgo il
disturbo, con affetto,
Eccomi tornata, finalmente! Scusate il tremendo
ritardo nel postare, ma ho davvero tantissime cose da fare ultimamente! Studio
per l’università, per prendere la patente e non sto mai ferma! Queste vacanze
di Natale ho voluto riposarmi! ^^ Ne approfitto perfarvi gli auguri di buon anno! Speriamo che
questo 2011 porti tante soddisfazioni e tanta gioia!
Ora passiamo al capitolo, come vi ho già detto
segna l’inizio di una nuova parte della storia, diversa locazione, nuovi
personaggi e roba varia^^ Spero vi piaccia.
Ringrazio tutti quelli che leggano e che seguono
questa storia, grazie davvero di cuore. E un ringrazio particolare a quegli
splendidi angeli che si soffermano a commentarla, vi adoro ragazze <3
Buon lettura ^^
C’è il solito cielo grigio qui a Londra. Quello di sempre,
quello che non ti fa distinguere una giornata dall’altra. Può sembrare triste
ma non è così, sa di normalità e la normalità è fin troppo estranea alla mia
vita perché io non possa apprezzarla, quando mi ci trovo a contatto è in grado
di donarmi un pizzico di tranquillità, anche se non dura molto, anche se
necessito quasi subito di ritornare a ritmi frenetici e momenti liberi quasi
inesistenti.
Le persone intorno a me camminano con il solito impermeabile e
ombrello chiuso al fianco, mi viene da sorridere guardandoli, adoro camminare
in mezzo a tanta gente senza che nessuno si accorga della mia presenza e ne
faccia una tragedia.
Abbasso gli occhi, coperti dalle lenti scure, e continuo a
camminare fingendo di essere interessato all’asfalto liscio e umido. Sono corso
a Londra non appena ho potuto, il taxi che ho preso una volta arrivato alla
stazione ferroviaria mi ha lasciato a pochi isolati da qui dandomi le
indicazioni esatte per raggiungere il luogo in cui ho bisogno di andare, gli ho
chiesto io stesso di lasciarmi scendere, una parte di me aveva bisogno di
riordinare le idee prima di arrivare da lei.
Sono un po’ nervoso, anche se non so spiegarmi il perché,
fondamentalmente sono al massimo due settimane che non la vedo e l’ho sentita
più volte di quanto avrei immaginato possibile, ma il solo pensiero di poterla
riavere tra le mie braccia mi sconvolge. Mi è mancata, mi è mancata da morire,
così come a questa città manca il sole, è bella anche senza e il grigiore rende
giustizia alla sua particolarità, ma se fosse inondata di luce rasenterebbe il
perfetto.
Svolto a sinistra e dopo qualche metro mi fermo ad osservare
quasi timoroso la piccola villetta che mi guarda di rimando dall’altro lato
della strada, stando alle indicazioni dovrebbe essere quella giusta e
l’indirizzo corrisponde, non è nulla di particolare, un piccolo giardino ben
curato, essenziale per una famigliola, pochi gradini portano al porticato sul
quale è posta una piccola altalena e una sedia a dondolo entrambe di legno
scuro che spezza divinamente con l’intonaco bianco, il tetto spiovente
conferisce un che di rustico all’abitazione. Molto lontana da ciò a cui sono
normalmente abituato ma tutto sommato mi piace.
Prendo un profondo respiro e mi avvio verso di essa proprio
nel momento in cui la pioggia costringe la gran parte delle persone ad aprire
l’ombrello e a tirarsi su l’impermeabile.Per non bagnarmi arrivo molto prima di quanto avrei sperato e sembrerebbe
fin troppo stupido aspettare qui fuori a cercare un qualsiasi modo per
ritardare il momento in cui dovrò suonare il campanello.
Se David fosse qui mi prenderebbe a schiaffi, in realtà è
stato lui stesso a convincermi a venire. Sono tornato da lui con la coda tra le
gambe, farfugliando delle scuse, dandogli piena ragione su tutto quello che
aveva detto e accettando la sua proposta, perché so che quella sarebbe stata la
reazione di Rose se fosse stata presente. Lui invece mi ha completamente spiazzato
dicendomi che ci aveva pensato parecchio e che aveva intenzione di dare una
possibilità a questo film di essere concluso con i suoi attori originari, si
era dato un intervallo di circa due mesi a partire dal giorno in cui avremmo
concluso le scene in cui compariva solo Alan, sospendendo le riprese.
“Veniamoci incontro
Jared, entrambi desideriamo il ritorno di Rose. Io…probabilmente
non sono riuscito a spiegarmi per bene o semplicemente non sono riuscito a dare
giusta interpretazione nemmeno a ciò che io stesso volevo. Voglio il suo
ritorno Jared, quindi muovi quel culo, va da lei appena possibile e riportamela
qui!”
L’ho guardato in silenzio per qualche minuto in seguito a
queste parole e poi, dopo qualche pacca bonaria da parte sua e un bel sorriso
comprensivo, mi sono limitato ad annuire sommerso dalle sensazioni di profonda
gratitudine e affetto che provavo e proverò sempre nei confronti di quello
strano ed eccentrico uomo che ormai mi piace definire amico.
Ed ecco il perché ora sono qui, davanti alla porta di quella
che dovrebbe essere la casa diRose
stando alle indicazioni di David e del Tassista. Prendo un profondo respiro e
suono il campanello. Dolcemente un tintinnio annuncia la mia presenza
all’interno, mi arriva attutita la voce di Rose “Arrivo! Un secondo!” e il solo
risentirla mi mette i brividi, lei naturalmente non sa nulla di tutto quello
che è accaduto e io stesso ho provveduto a mantenerla all’oscuro. Sorrido già
al pensiero della faccia che farà non appena realizzerà che sono qui.
Una serie di scatti e la porta si spalanca. Sospiro alla sua
vista, i capelli sono lunghissimi e lasciati cadere sulle spalle morbidi e
lisci, il corpo fine è avvolto in un vestitino rosso e gentile che la fa
assomigliare ad una bambola di porcellana, il viso pallido è leggermente
colorato di imbarazzo. Se non riuscissi a sentire il suono del suo respiro mi
sembrerebbe finta tanto è bella.
“Jared?” è perplessa, effettivamente è difficile riconoscermi
conciato come sono. Faccio l’unica mossa che non richieda troppa fatica,
abbasso quel tanto che basta gli occhiali da sole, perché possa leggere nei
miei occhi la conferma di una situazione che può solo risultarle assurda.
“Jared!” sussurra incredula portando le mani a coprirsi la
bocca atteggiata in una smorfia di pura sorpresa, resta ferma lì sulla soglia
con gli occhi spalancati e ora che mi soffermo a guardarla meglio mi accorgo di
quanto sembri più debole di come la ricordavo.
“Ehi non agitarti troppo, qualcuno potrebbe essere
insospettito da tanto baccano!” la prendo in giro facendole l’occhiolino, lei
scuote la testa e sorride passandosi una mano tra i capelli “scusami è che…sono sorpresa! Cosa ci fai qui?”
“E’ una storia lunga…” comincio buttando
un’occhiata all’interno della casa “Pensi che potrei entrare e sarò costretto a
raccontarti tutto qui fuori?” rido apertamente mentre le suo scocche diventano
rosse di imbarazzo “Perdonami! Entra!” il suo tono è decisamente troppo
formale, quasi mi sembra di non riconoscerla, come se tra noi non ci fosse mai
stata l’intimità che mi ha portato a non poter più vivere davvero senza di lei.
Mi guardo un po’ in giro mentre lei chiude la porta alle mie
spalle, la casa è molto luminosa e accogliente. La porta di ingresso da su un
piccolo salottino arredato con due semplici divani chiari posti intorno ad un
tavolino di cristallo.
“Accomodati” mi volto a guardarla un po’ colpito dalle sue
parole, lei mi fissa senza capire. Non posso fingere che il suo modo di
comportarsi non mi stia deludendo, avrei preferito saltelli, grida isteriche,
baci appassionati, ma non questo. E più i miei occhi si fissano su di lei più
urla forte in me la voglia matta di sentire il calore del suo corpo che ho
continuato a sognare in tutti questi giorni in cui non l’ho avuta. Mi sono
sempre chiesto se si potesse sviluppare una sorta di dipendenza nei confronti
di qualcuno, dopo aver conosciuto Rose ne ho avuto la conferma.
“Rose, chi era?” la voce arriva attutita dalle stanze accanto
e mi gela quasi immediatamente il sangue nelle vene, mi volto appena quando
sento un rumore alle mie spalle.
Un ragazzo sconosciuto mi fissa di rimando con la stessa
espressione di studiata diffidenza. Deve essere molto giovane eppure gli darei
qualche anno più di Rose, è alto più di me, gli occhi scuri risaltano davvero
poco sulla sua carnagione ugualmente scura, i capelli castani gli conferiscono
una particolarità di tono su tono che per quanto possa sembrare banale, lo
rende affascinante.
Per qualche istante il silenzio grava pesante tra di noi. Con
piccoli colpetti di tosse Rose prende in mano la situazione sorpassandomi.
“Jared lui è Daniel. Daniel lui è…”
“Jared Leto. E’ un piacere conoscerti” la interrompeil ragazzino allungando la mano verso di me, la
afferro saldamente con un cenno del capo.
“Non credevo dicessi sul serio quando mi hai parlato di lui!”
esclama Daniel sorridendo.
“Ora sai che non dico mai bugie!” gli risponde Rose facendogli
la linguaccia, lui scoppia a ridere.
“Davvero complimenti…” continua
quest’ultimo rivolgendosi a me “…seguo i 30 seconds
to Mars da qualche anno! La vostra musica è davvero apprezzabile! Anche se non
credo potrei mai definirmi un…com’è che li chiamate
voi?”
“Echelon” conclude per lui Rose lanciandomi un’occhiata quasi
timorosa.
“Già proprio così! Roba decisamente troppo vincolante per i
miei gusti” continua a sorridere.
“Non tutti sono fatti per capire determinate cose. C’è chi
decide di credere in qualcosa che dia senso alla propria vita e chi invece decide
di passare la vita a cercare di credere in qualcosa” lancio un’occhiata
eloquente ad entrambi mentre il sorriso di Daniel comincia a morire e Rose mi
scruta cercando di capire. “gli echelon sono tra coloro che hanno qualcosa in
cui credere, tutto il resto passerà la vita a domandarsi se l’ha davvero
vissuta” concludo godendomi la punta di imbarazzo che vedo nascere sul viso di
lui. E’ lo sguardo di Rose a farmi male, carico di rimprovero.
“Ma il mondo è vario!” aggiungo fingendo un sorriso sincero “è
bello anche e soprattutto per questo” in fondo sono un attore.
Daniel sbotta in una pseudo risata “In tv avevi l’aria da
sapientone ma non credevo facessi davvero di questi discorsi!”
“Pensieri classici di una persona con un po’ di cervello, che
vuoi farci!” non riesco proprio a trattenermi. Lui mi lancia un’occhiataccia,
probabilmente sta cominciando a capire.
Rose sorride mettendogli una mano sulla spalla “A Jared piace
fare battute! A vederlo non si direbbe ma sul set era lui a farci morire dal
ridere! Vero Jared?” i suoi occhi mi suggeriscono la risposta. Sorrido annuendo
più falso di quanto mi sia mai capitato di essere. Sorride anche Daniel
rivolgendosi prima a me e poi a lei.
Le passa una mano sul viso togliendo una ciocca di capelli che
le copriva gli occhi, il gesto mi spiazza e mi innervosisce all’inverosimile.
Rose abbassa gli occhi imbarazzata allontanandosi dal suo tocco, lui sospira
“mi sembra che stai meglio ora. Credo sia giunto il momento per me di andare. È
stato un piacere conoscerti, Jared. Posso chiamarti così o preferisci Signor
Leto?”
“Jared andrà benissimo”
Fa un cenno di assenso e si avvia alla porta spalancandola “ci
vediamo Rose. Per qualsiasi cosa fammi un fischio. Buona serata”
“ Ciao Daniel” sussurra lei quando la porta è ormai chiusa.
La fisso e per la prima volta sembra essere lei a non riuscire
a sostenere il mio sguardo, si volta e va a sedersi su uno dei divani del
piccolo salotto prendendosi la testa tra le mani, deglutisco a vuoto mentre una
strana sensazione di vuoto comincia a mordermi lo stomaco.
“C’è qualcosa che non so?” pronunciare queste parole fa più
male di quanto avessi creduto.
“Non c’è niente che non sai, Jared. Assolutamente niente”
inizia a spiegare “Daniel è il mio
vicino di casa, non ho mai intrattenuto grandi rapporti con lui ma da quando è
morta la nonna è venuto a trovarmi qualche volta e ha scoperto della leucemia.
Era lui a farmi compagnia quando andavo dal dottore per i controlli ma non
c’era sempre, anzi erano più le volte in cui non lo vedevo che quelle in cui
restava con me. Da quando faccio le chemio io…non ci
riesco da sola, Jared! Fanno troppo male e spesso mi sembra di non farcela se
non ho qualcuno vicino ad aiutarmi!” mi guarda con occhi supplicanti, mi sta
chiedendo silenziosamente di crederle.
“Avresti potuto…”
“No, non dirmi che avrei potuto chiamare te!” mi interrompe
lei, alzandosi in piedi ad affrontarmi.
“Per quanto ne sapevo avevi un film da girare! E soprattutto
c’era una sola certezza tra noi il giorno in cui sono partita per Londra ed era
che non ci saremmo visti per mesi interi! Per quanto il mio cuore sperasse il
contrario non c’era niente che ti tenesse legato a me, avresti anche potuto
dimenticarmi in fretta! E, anzi, da un lato lo speravo…forseegoisticamente…quando poi ho visto in che modo ti
comportavi, quante volte mi hai chiamata, ti ho sentito vicino anche da lontano
e ho capito che non avrei potuto chiederti più di quanto già mi davi!” i suoi
occhi cominciano ad inumidirsi, è una visione che proprio non sopporto “Dopo la
prima seduta sono tornata a casa che non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi.
La terapia mi distrugge, mi paralizza per ore, mi rovina le giornate. Ti avrei
voluto accanto, ma sapevo di non poterlo fare, sapevo di dover rispettare te in
quanto artista” ora singhiozza, ed io la lascio sfogare, questa è la prima
volta che parla così tanto di sé, ed è raro soprattutto quando si tratta della
malattia.
“E’ stato quasi un sollievo quando Daniel è venuto a trovarmi
dicendomi che aveva saputo del mio ritorno! Ha capito subito che avevo bisogno
di aiuto ed è rimasto senza troppe domande, senza rinfacciarmi nulla. Da amico,
come è sempre stato. E mi ha dato la forza di andare avanti riuscendo a
nasconderti, per quanto possibile, quanto in realtà stessi male. Non mi
aspettavo che venissi qui Jared ma non volevo tenertelo nascosto lo giuro! Era
una cosa innocente eppure posso immaginare quanto debba esserti sembrata
sospetta arrivando qui senza sapere nulla! E mi dispiace Jay, mi sono sentita
morire quando ho letto la delusione nei tuoi occhi! Scusami…”
Non la lascio finire di parlare, ora credo che basti, la fermo
prima che le sue stesse parole possano ferirla troppo e sospiro di sollievo
sulle sue labbra dopo averla baciata “va tutto bene” le sussurro a pochi
centimetri dal suo viso che prendo tra le mani per asciugare i solchi delle
lacrime “Tranquilla va tutto bene, non è successo nulla”
“Mi dispiace Jared…”
“Shhh smettila di scusarti…” chiudo gli occhi poggiando la testa sulla sua,
quasi non mi sembra vero di averla qui. Strofino il viso contro il suo e la
bacio, quasi disperatamente, quasi come se ogni tocco delle sue labbra
significasse una boccata di ossigeno.
Mai come ora mi rendo conto di quanto sia difficile avere il
controllo di me stesso in momenti come questo e nonostante io stia continuando
a provarci è l’istinto che la fa da padrone, quest’insensata voglia che ho di
lei che mi strappa dalla mente pensieri coerenti, che mi fa bruciare. Le mani
vagano frenetiche sul suo corpo strappandole qualche verso soffocato che nasce
e muore nelle mie labbra, le affondo tra i suoi capelli per sentirne il
profumo, per assaporare ogni centimetro della sua pelle, come un uragano di
folli emozioni, contro il quale, semplicemente, non si può nulla se non
aspettare pazientemente che plachi la propria furia.
Mi fa quasi bene, sentire le sue unghie graffiare la mia
schiena sebbene intralciate dagli strati di vestiti che coprono la pelle, la
tengo su tra le mie braccia con la semplicità disarmante con cui si può
sollevare una bambina, consapevole di stringere tra le braccia la donna che ha
reso meno buia la mia vita. La poso quanto più delicatamente posso su uno dei
mobili più vicini cercando di recuperare un minimo di controllo, ma questa
volta è lei a chiedermi di più, desiderosa di avermi, di un contatto che in questi
giorni si è limitata solo a sognare, esattamente come me. E l’accontento, o
forse metto a tacere il mio istinto assecondato dal suo, la prendo con dolce
violenza, strappandole qualche grido di sorpresa che mi risuona nella mente,
ancora, ancora e ancora, cancellando il sospetto, cancellando la resa, la
delusione, il perché, cancellando il mondo all’infuori di noi due.
Mi abbandono disarmato a ciò che provoora che ho avuto il mio ritorno a casa, nella
dolcezza sicura delle sue braccia, forse troppo, perché la consapevolezza di
ciò che ho fatto mi raggiunge solo quando è troppo tardi per rimediare, quando
riacquisto lucidità con il viso affondato nell’oscurità dei suoi capelli e mi
accorgo di essere rimasto in lei e di non essere stato sufficientemente attento
“Mi dispiace” sussurrò allontanandomi quasi intimorito da lei abbandonata
malamente su quel piccolo tavolo incastrato al muro testimone di ciò che
abbiamo fatto.
E sono improvvisamente consapevole di essere ancora quasi del
tutto vestito, di averla presa senza chiederle il permesso, di essermi
comportato come una bestia proprio con lei che mi ha insegnato la dolcezza.
“Jared…” comincia Rose spingendosi
verso di me eppure io mi allontano ancora, come se il suo tocco potesse
bruciare, come se avessi violato un qualcosa di puro, più di quanto mi fosse
concesso “Jared” ripete, prendendo il mio viso tra le sue braccia e costringendomi
a guardarla negli occhi, la bacio ancora e lei si lascia toccare, amare, desiderare…
“Mi sei mancato”
***
Plic, Plic.
“Non mi hai ancora detto come fai ad essere qui” è quasi un
sussurro nel silenzio afoso della stanza da bagno, il calore dell’acqua della
vasca rilassa i miei muscoli indolenziti, saranno più o meno le quattro del
mattino e il solo rumore che scandisce il tempo sono le piccole gocce che cadono
tra di noi…
Plic, plic.
“Bè, ho avuto altro da fare” le rispondo senza nascondere una
punta di malizia nella voce e nello sguardo che la imbarazza, la osservo
arrossire e nascondere il viso dietro le ginocchia che ha portato al petto,
tenendosi quanto più lontana da me, e mi fa sorridere, quasi di sollievo,
essere sicuro che non è riuscita a perdere quel poco di pudore, quella
timidezza di bambina, nonostante il mio comportamento giochi contro di lei.
“E’ stato David a chiedermelo” confesso portando le braccia
dietro la testa.
“David?” domanda lei incredula, dimenticando di nascondersi alla
mia vista e di arrossire.
“Sì. Ne abbiamo parlato molto Rose” metto in chiaro, ma lei si
avvicina con ancora troppe domande negliocchi.
“Ero convinta che avrebbe scelto una nuova protagonista e
avrebbe ricominciato quanto prima per recuperare tempo!” esclama con un
adorabile espressione dubbiosa.
“Era quello che avrebbe voluto fare. ma probabilmente qualcosa
deve avergli fatto cambiare idea” evito di dirle tutta la discussione che c’è
stata tra di noi, un po’ per evitarle una delusione, un po’ perché forse, e
dico forse, me ne vergogno “ha deciso di sospendere le riprese Rose, per un
paio di mesi, ed aspettare il tuo ritorno”
Plic, plic.
Mi fissa sbalordita, nascondendo negli occhi tutta la profonda
gratitudine per una fiducia che non avrebbe mai sperato di ottenere, ma poi la
sua espressionediventa scura di
impotenza e assisto al cambiamento farsi strada nel suo cuore oltre che nei
suoi occhi “un paio di mesi non basteranno, se mai potessero servire a qualcosa”
Plic, plic.
Allungo le braccia quel poco per attirarla verso di me e
stringere il suo corpo tremante di delusione “Ce la farai Rose, devi farcela. Questa
è la tua guerra”
“Non lo so, Jared. È che combattere è molto più difficile che
arrendersi, lo sai questo?”
“Non sei sola…non lo sarai mai…è il momento di combattere…”
le sussurrò all’orecchio, lei stringe gli occhi con fare disperato per evitare
di cedere ancora alle lacrime.
“E tu ci sarai, tu ci sarai” continua a ripeterlo strofinando
il viso contro il mio, i suoi capelli bagnati che cadono come un sipario su di
noi.
Sì, ci sarò.
***
Il suono insistente del campanello è tremendamente fastidioso.
Per qualche strano motivo vorrei lasciarlo suonare all’infinito fin quando non
si stancheranno di non ricevere risposta, ma qualcosa mi dice di alzarmi da
questo benedetto, e comodissimo, letto e andare ad aprire. Rose dorme ancora e
nonostante questo riesco a leggerle sul viso tutta la stanchezza e le ore di
sonno che non ha ancora recuperato, sono stato uno stupido a farle perdere la
notte, soprattutto ora che è così debole e spossata.
Prima di alzarmi lancio un’occhiata fugace all’orologio del blackberry, sono le due passate del pomeriggio. Cazzo! Sono
sei ore che dormo, Rose sicuramente un po’ di più. Se comincio a farle fare
questa vita, entro due mesi peggiorerà invece che migliorare!
Mi maledico in tutte le lingue che conosco mentre passo per il
salottino prima di raggiungere la porta di legno, apro all’ennesimo driiindel campanello per ritrovarmi di fronte
a due occhi castani luccicanti di rabbia.
“Dov’è lei?” esclama Daniel entrando in casa senza il mio
permesso.
“Ciao anche a te” rispondo atono mentre chiudo la porta per
fronteggiarlo.
“Ti ho chiesto, dov’è lei?” ripete, sorrido della sua sfacciataggine.
“Dorme” mi limito a rispondere incrociando le braccia.
Lui mi lancia un’occhiata sprezzante, soffermandosi sul mio
petto nudo e si volta dirigendosi verso la camera da letto.
“Dove pensi di andare?” domando prendendolo per un gomito, lui
si strattona e mi gela con un solo sguardo.
“A svegliarla” dice solo, duro come il giorno prima non mi era
sembrato che fosse.
“Lasciala dormire, questa notte siamo rimasti svegli un bel po’”
nascondo la punta d’imbarazzo dietro un tono sprezzante e l’occhiata di
rimprovero misto a disgusto che mi lancia lui mi lascia di sasso. Torna a
voltarsi senza nemmeno rispondermi istintivamente lo afferro per una spalla,
deve ascoltarmi o le cose potrebbero mettersi male, mi sto anche comportando
fin troppo bene.
“Non toccarmi, Leto” sibila a pochi centimetri dal mio viso “tu,
sei solo un tronfio egoista che va in giro definendosi attore e cantante e che
della vita, in 40 anni, non ha capito un emerito cazzo! Tu non sei adatto per
stare affianco a Rose, tu non la meriti!”
il veleno che mette in queste parole mi spiazza.
“La conosco molto più di quanto immagini, ragazzino. E non sto
qui a spiegarti il perché” taglio corto.
“Cosa sai di lei per affermare di conoscerla eh?? Cosa?? Sai
che tutti i giorni alle 3 deve andare in ospedale per sottoporsi ad un ciclo di
chemio che la distrugge?? Lo sai questo, Leto?? E ora toglimi le mani di dosso
e lasciami andare a svegliarla” per un attimo resto senza parole, la sorpresa
mi paralizza e lo lascio andare in preda ad una sensazione di profondo orrore. Rose
non mi aveva detto questa cosa, ma è anche vero che io non mi sono preoccupato
di chiederglielo, un egoista, uno stronzo egoista, ecco cosa sono stato, ecco
cosa continuo ad essere.
“Rose, piccola. Svegliati Rose, sono io” mi arriva attutita la
voce di Daniel carica di dolcezza “Jared?” domanda lei confusa.
“Sono Daniel” le risponde lui con una piccola nota di acidità,
raggiungo la porta della camera da letto e li osservo, Daniel piegato su di
lei, Rose ancora con la testa sul cuscino e i capelli sparsi dappertutto, ha le
spalle nude e non nascondo quanto la cosa possa darmi fastidio.
“Dan!” esclama lei coprendosi e risvegliandosi del tutto “Cosa
ci fai qui? Dov’è Jared?”
“Sono qui” Rose si volta verso di me e un sorriso di sollievo
le dipinge il viso, il contrasto con la faccia di lui carica di disgusto è
quasi sorprendente.
“Sono quasi le tre Rose, dobbiamo andare in ospedale”
“Non voglio andarci oggi Dan, c’è Jared qui e può portarmici lui domani”
“Stai scherzando?? Sai benissimo cosa può succedere se inconsciamente
spezzi la cura! Tutte le sedute precedenti saranno state vane! E tu non vuoi
questo, vero? Non è per lui che lo
fai?” Rose lancia un’occhiata verso di me ed io cerco di incoraggiarla con lo
sguardo.
“Fa presto a vestirti se non vuoi arrivare tardi” conclude
Daniel allontanandosi da lei e urtando accidentalmente la mia spalla prima di
uscire dalla stanza, gli concedo solo un piccolo sguardo prima di chiudere la
porta e accovacciarmi accanto a lei. Le passo uno mano tra i capelli
scombinandoglieli un po’.
“Perché non mi hai detto che alle 3 hai gli appuntamenti per
la chemio?” domando con dolcezza.
“Non volevo che ci rovinasse la giornata” ammette lei guardandomi
con enormi occhioni colmi di senso di colpa.
Sorrido appena dandole un bacio sulla fronte “Non succederà. Vuoi
che ti accompagni?” lei annuisce solamente ed io non perdo altro tempo
infilandomi la felpa e le scarpe e uscendo dalla stanza perché lei possa
vestirsi.
In salotto mi blocco di fronte a Daniel “Sei pronto per quello
che ti aspetta? Riuscirai a sopportarlo o scapperai a gambe levate alla prima
occasione? Se credi che la vita è fatta solo di cose belle sei un bel po’ fuori
rotta” faccio per rispondergli ma Rose esce dalla stanza sussurrando un “Sono
pronta” e bloccando le parole sul nascere. Lui sorride ad entrambi ed esclama “Andiamo
allora” guadagnandosi uno sguardo grato da parte di lei, è bravo a fingere e
non so per quale motivo lo faccia così apertamente davanti a Rose, so solo che mi
urta i nervi e che non posso reggere per molto.
La pazienza è una dote non comune a tutti.
L’ospedale è più vicino di quanto credessi, scendiamo dalla
macchina di Daniel dopo circa dieci minuti di cammino. L’imponenza di questo
edificio mi riporta alla mente tristi pensieri e ritorno a 4 mesi fa circa, quando
ho saputo della malattia di Rose, quando ho dovuto farmene una ragione, volente
o nolente.
Mi tiene per mano mentre camminiamo verso il reparto
specializzato, la maggior parte di medici ed infermieri la salutano
cordialmente, talvolta con affetto, leggermente incuriositi dalla sua mano
intrecciata con la mia o forse proprio da me che cammino nascosto dal cappuccio
della felpa e dagli occhiali da sole. Daniel cammina qualche passo avanti a noi
e si comporta con la sicurezza di chi sa di avere più esperienza degli altri. Non
posso nascondere che tutto questo sia nuovo per me ma non mi spaventa.
Rose mi lancia un’ultima occhiata prima di entrare in sala “Ci
rivediamo fra un po’” sussurra prima di lasciare un casto bacio sulle mie
labbra ed io la lascio andare accompagnandola con lo sguardo finché non
scompare alla mia vista, Daniel si siede su una delle panchine più vicine.
“Sei stato bravo a farla innamorare di te. Ma se la stai
prendendo in giro giuro che io…” non lo lascio finire
di parlare e mi precipito verso di lui stringendo un pugno di rabbia contro il
suo viso.
“Ascoltami bene ragazzino, perché lo dirò in questo momento e
non mi ripeterò mai più. Smettila di rivolgerti a me in questo modo, non metterti
fra me e Rose, non osare neanche minimamente provare a portarmela via ed evita,
se ti è cara la pelle, i falsi buonismi e morali del cazzo che in questo
momento potrebbero solo finire male per te! Sta zitto, non lanciare
frecciatine, non provare a mettermi in cattiva luce, non essere d’intralcio a
questa storia. Continua a fare l’amico se vuoi stare vicino a lei, vieni a
trovarla quante volte ti pare, preoccupati per lei se ti fa sentire meglio, ma
in questo momento lei non ha bisogno di te, ha bisogno di me e io ci sono. Sfoga
la tua delusione su qualcos’altro e non fingere di trovare il male dove non c’è
solo perché vorresti che ci fosse. Non sei stato un problema fino ad ora, cerca
di non cominciare a sembrarlo” concludo allontanandomi da lui senza dargli
nemmeno il tempo di replicare, una piccola eco di soddisfazione mi fa respirare
meglio.
Passano quasi un paio d’ore prima che Rose esca dalla sala
accompagnata da un dottore di mezza età. Sorride verso di me non appena mi vede
ma è Daniel a correrle incontro. Si tiene al medico come fosse l’unico appiglio
che riesca a farla stare in piedi quando il suo sguardo incontra il mio,
supplicante, mi dirigo verso di lei e delicatamente me la stringo al petto.
“Portatela a casa. Potrebbe sentirsi ancora male” dice l’uomo
rivolgendosi più a Daniel che a me, intuisco che non può camminare da sola e,
come fosse la cosa più naturale del mondo, la prendo in braccio, è leggera
tanto da non darmi alcun fastidio.
“Grazie mille dottor Davis” fa Daniel, il medico gli stringe le mano e poi
mi da una pacca amichevole sulla spalla “figuratevi è il mio dovere” sorride e leggendogli
negli occhi tutto l’amore che prova per questa professione gli sono grato,
anche se fondamentalmente non lo conosco. Tutti dovrebbero amare ciò che fanno.
Rose comincia a sentirsi male già nella macchina, lamenta
dolori allo stomaco e piange quasi disperata.
“Rose” prendo il suo viso tra le mani scrutandola “sta calma,
arriveremo subito” provo a farla ragionare.
“Jared” singhiozza lei a pochi centimetri da me “non volevo mi
vedessi in questo stato, perdonami” continua disperata e in verità non ne vedo
la ragione, mi limito a stringerla tra le braccia e a lasciarla sfogare. Sono quasi
grato a Daniel per essere stato così veloce nel ritorno a casa, quando Rose
scende dalla macchina per poco non rischia di cadere ed è lui ad afferrarla
giusto in tempo e a portarla dentro, lei continua nella sua corsa quasi ceca
verso il bagno e la sento emettere versi strozzati mentre rimette anche l’anima
“Rose, alzati da lì! Andrà tutto bene!” esclama il ragazzo correndo dietro di
lei, io li seguo a ruota nonostante sia terrorizzato.
“No! Non andrà per niente bene!” urla disperata lei
allontanando Daniel da sé, lui prova a riavvicinarsi ma lei ritorna a
respingerlo “mi stanno uccidendo Dan, vogliono uccidermi mentre fingono di
salvarmi! Mi stanno uccidendo!” ripete scivolando a terra priva di forze prima
di essere colta da un altro conato di vomito. Daniel la raggiunge e la aiuta
meglio che può a tenersi su e a far passare il momento, dando un valido
sostegno al suo corpo tremante, subito dopo, grazie a lui, riesce finalmente a
mettersi in piedi e a sciacquarsi il viso conacqua gelida, osservo inorridito il suo viso pallido, che rivolge allo
specchio, ancora gocciolante d’acqua.
Più si guarda e più le lacrime scendono inarrestabili lungo le
sue guance pallide “Voglio morire, lasciatemi morire in santa pace, vi prego!
Lasciatemi morire!” farfuglia prima di vomitare ancora sorretta sempre dal
ragazzo. Si accascia ansante al muro lasciando scorrere le lacrime senza
singhiozzare davvero, in un religioso silenzio, mi inginocchio davanti a lei
guardandola semplicemente negli occhi, lei ricambia lo sguardo con occhi colmi
di lacrime.
“Fa troppo male, Jared” è un sussurro spezzato “troppo male”mi faccio scappare una lacrima di impotenza
che va a posarsi sulla pelle nuda delle sue braccia, lei mi guarda disperata.
Non so che fare, non so cosa cazzo fare! Daniel la solleva
lanciandomi un’occhiata di rimprovero e la porta via dal bagno, probabilmente
nella stanza da letto. la sento ancora piangere, sussurrare il mio nome,
lamentare mal di testa e combattere ancora con lui che, instancabile, non la
lascia andare un secondo.
Cedo disperatamente alle lacrime e sferro un pugno al muro di
fronte a me, disperato come credo di non essere mai stato, tremendamente e
irreversibilmente inutile.
Passa circa una mezz’ora prima che io riesca a percepire la
calma più assoluta venire dalle stanze accanto. Mi alzo dal pavimento del
bagno, esausto per le troppe lacrime versate sul suo dolore. Sono entrambi in
camera da letto, Rose dorme tranquillamente, Daniel è seduto contro il muro, il
viso buio di emozioni che fanno male, non mi guarda nemmeno, ma so benissimo
che si è accorto della mia presenza.
“Sono sintomi di depressione” spiega, continuando a fissare il
vuoto “provocati dalla chemio. Spesso e volentieri la terapia ha effetti più
devastanti su di lei che su altri, non ne è ancora chiaro il motivo. È sempre
così, ogni fine seduta, ci mette circa un’ora prima di addormentarsi, esausta”
si volta verso di me guardandomi per la prima volta, molto probabilmente il
dolore deve leggermisi negli occhi, si alza e mi
raggiunge sulla soglia della porta “vedi, puoi anche averle rubato il cuore, ma
prova a domandarti cosa fai davvero per lei, Leto. Cosa? E ora stalle vicino, è
te che vuole” e con queste parole mi lascia solo con lei e le mie laceranti
emozioni.
Mi sdraio sul letto accanto a lei nell’incoerente tentativo di
sentirla più vicina. Il mio respiro affannoso contro il suo regolare, la mia
rabbia contro la sua calma, i miei singhiozzi contro i suoi sospiri, la mia
impotenza contro la sua battaglia.
Eccoci qui a fine capitolo!
Cosa ne pensate di Daniel? Mi piacerebbe
conoscere le vostre prime impressioni a caldo su questo nuovo personaggio! Bel
caratterino eh? Niente male ;P
E soprattutto, secondo voi, come riuscirà a
cavarsela Jared in questa situazione che sembra quasi troppo grande anche per
lui?
Eccomi tornata, spero che questo capitolo possa
piacervi! Mi è costato davvero molto scriverlo. Spero che non vi deluda…allora, volevo ringraziarvi dal profondo del cuore perché
continuate a leggere e a recensire e a inserire la storia tra le preferite, le
ricordate e le seguite. Siete tutti meravigliosi, anche se volessi non
riuscirei a dire niente di più senza scoppiare a piangere per la gratitudine
per cui spero che questo vi basti…
Ora vi lascio alla lettura ^^
È ancora buio quando sento Rose alzarsi dal letto.
Naturalmente non sto dormendo, ma non potrei nemmeno se volessi.
È la prima volta che si sveglia dopo essersi addormentata
quando Daniel era ancora qui, istintivamente alzo la testa dal cuscino per
accompagnarla con lo sguardo ma nel buio della stanza non se ne accorge. Sembra
stare meglio e mentalmente ringrazio il Signore per questo, torno a rilassarmi
solo quando sento il rumore dell’acqua della doccia cullarmi dolcemente, sono
quasi le cinque. Capisco perché si sia alzata ora, ha dormito per circa dodici
ore di seguito, sono io a sentirmi tremendamente stanco.
Mi strofino gli occhi, bruciano incredibilmente, li chiudo
cercando di dar loro un po’ di sollievo, Rose canticchia dal bagno, la sento a
malapena dato che la sua voce è coperta dal frastuono dell’acqua, ma entrambi i
suoni hanno un effettoincredibilmente
rilassante su di me e per la prima volta sento di star cedendo alla stanchezza.
Mi lascio andare finché non cado in uno stato di dormiveglia che mi da la possibilità
di riposarmi e al contempo restare vigile, sono debolmente cosciente del fatto
che Rose continua a muoversi nel bagno, quando parte il frastuono
dell’asciugacapelli precipito ancora di più nel calore delle coperte e mi
sembra di vederla, lì, davanti ai miei occhi, in lacrime per il dolore troppo
forte, incredibilmente sola e nonostante provi ad avvicinarmi con tutte le mie
forze non ci riesco, non riesco a gridare quanto in realtà ce l’abbia con me
stesso per non poterla aiutare come vorrei, sono incredibilmente stanco di
significare così poco per lei.
Mi agito inutilmente nel tentativo di fare qualcosa, qualsiasi
cosa, ma mi è impossibile, davanti ai miei occhi c’è solo il suo viso che
bramo, che adoro, che amo…
Sento una leggera e incessante carezza, è morbida e gentile,
quasi impercettibile, eppure automaticamente mi rilasso, come rassicurato. Mi
sposta i capelli dal viso e mi riscalda, quando la sensazione comincia a
diventare concreta cerco di aprire gli occhi per mettere a fuoco.
“Buongiorno” è un sussurro ma più vicino di quanto pensassi,
una cascata di capelli neri e due enormi occhi scuri luccicanti, sorrido
notando solo ora che la stanza è molto più luminosa di quanto ricordassi, mi
volto verso la finestra e i miei occhi restano abbagliati per qualche attimo
dal fascio di luce che entra debolmente.
“Che ore sono?” domando incerto.
“Quasi le dieci del mattino” risponde Rose mettendosi a sedere
e accompagnando le parole con la sua solita risata cristallina “Non ti ho mai
visto dormire così tanto!”
Faccio una piccola smorfia e non le rispondo, poco male, se
sapesse che ho dormito solo cinque ore in un’intera nottata darebbe di matto.
Mi metto a sedere sul bordo del letto dandole le spalle e passandomi una mano
sul viso, sono ancora tremendamente stanco, un leggero tocco sulle mie spalle
nude mi fa rabbrividire, sobbalzo impercettibilmente quando sento le braccia di
Rose avvolgermi da dietro e il suo viso affondare nell’incavo tra la mia testa
e il mio collo “come stai?” sussurra leggermente e il tono della sua voce
provoca reazioni indesiderate.
Sbuffo rilassandomi e regalandole unabreve risata “Questa è una domanda che dovrei
fare io a te, piccola”
“Io sto bene, non pensare a me” continua massaggiando la pelle
nuda del mio petto con piccoli tocchi studiati a pennello perché possano
sortire l’effetto desiderato, il problema è che non so se lo stia facendo
apposta o meno.
“E’ una cosa impossibile” mi limito a risponderle cercando di
controllarmi
“Non è vero” soffia lei facendomi rabbrividire. Chiudo gli
occhi cercando di non pensare a quanto la desideri “Jared” mi chiama lasciando
dei piccoli baci sulla mia spalla sinistra. La voglio, la prenderei anche
subito se potessi. Stringo i pugni contro il bisogno fisico e mi allontano di
scatto da lei consapevole di stare per iniziare una battaglia già persa in
partenza.
Rose mi guarda perplessa ancora con la braccia tese a metà
altezza verso di me, seduta sulle ginocchia. Ricambio lo sguardo faticando a
respirare, solo ora mi rendo conto di non averla ancora vista, i lunghi capelli
neri sono buttati da un lato, la spalla sinistra è scoperta, la leggera veste
glicine che indossa non la copre del tutto, la spallina ricade maliziosamente
verso il basso, in più i suoi occhi lucidi e le sue labbra stranamente più
scure e piene non aiutano per niente a calmarmi.
Distolgo lo sguardo da lei e lo fisso sul pavimento alla mia
destra “vado…vado a farmi una doccia” dico solo prima
di scappare, letteralmente, verso il bagno.
“Jared” mi richiama lei, il suo tono è perplesso, ma non mi
volto per paura di poter leggere qualcosa di doloroso nei suoi occhi, mi chiudo
la porta alle spalle appoggiandomici e respirando
lentamente.
Sento il rumore indistinto di un movimento “Jared” la voce di
Rose mi tocca fin nel profondo, sa di dubbio, di incertezza, di amarezza e un
pizzico di orgoglio ferito. Fa male non riuscire a capire, so cosa significa.
Non le rispondo aprendo l’acqua della doccia e nascondendomi dietro al rumore
scrosciante, fingendo di non averla sentita.
So che la sto deludendo, ma l’ultima cosa che voglio è vederla
peggiorare a causa mia, sono qui per aiutarla non il contrario. La verità è che
mi fa ancora male lo sguardo di Daniel carico di disgusto nei miei confronti,
per averla tenuta sveglia tutta la notte, per aver approfittato di lei
nonostante la stanchezza, e non mi importa che sia stato lui a farmi la
predica, avrebbe potuto essere chiunque altro oppure nessuno, sono stati i
fatti a confermare che mi stavo comportando come uno stupido. Vederla in quelle
condizioni, essere pienamente consapevole di non essere all’altezza della
situazione ha funzionato come una doccia fredda, facendomi aprire gli occhi e
la mente.
Mi spoglio completamente infilandomi sotto il getto
dell’acqua, trattengo il respiro per l’impatto improvviso del mio corpo caldo
contro la doccia, ma quasi immediatamente riesco ad ambientarmi e a godere
della sensazione, riesce sempre a rilassarmi e a calmarmi, ma allo stesso tempo
mi spinge a riflettere.
Ho paura, ho una fottuta paura e non solo di perderla, ho
paura di non riuscire ad essere per lei quello che lei è per me. Ho paura di
questa situazione, è più grande di me, mi travolge e mi sconfigge, mi ferisce e
mi annienta.
Ma non ce la faccio…non ce la faccio
nemmeno a pensare di lasciarla qui e andarmene via, scappare finché sono in
tempo, farlo prima che tutto cominci a fare ancora più male, so benissimo cosa
significa soffrire per amore, ma ora è diverso, non combatto contro la mancanza
di tempo di una vita troppo indaffarata o contro l’impossibilità di restare
fedeli all’altro a causa del proprio lavoro, qui combatto contro qualcosa di
nettamente superiore, non è un duello ad armi pari, non lo è mai stato, e per
quanto io provi a mettercela tutta non posso assicurarmi la vittoria…e
la vittoria contro cosa? Qui la battaglia non è mia, posso solo assistere i
duellanti sperando che la mia presenza possa essere di conforto, ma lei è così
piccola e indifesa, con quei suoi occhioni enormi che chiedono aiuto, che
avevano già scelto la propria strada, che affrontavano il proprio destino con
una forza ed un coraggio che io non ho mai posseduto e che molto probabilmente
non riuscirò mai a comprendere del tutto, eppure sono stato io a convincerla,
io a spronarla a combattere, io, solo io…non posso
abbandonarla ora, nemmeno se lo volessi…e non lo
voglio.
Chiudo l’acqua della doccia ed esco asciugandomi alla meno
peggio con uno degli asciugamani bianchi e puliti che Rose tiene accanto al
lavandino, mi guardo per qualche secondo allo specchio e mi riconosco, bello e
stanco, come sono quasi sempre, ma forse c’è qualcosa di diverso, qualcosa
chiuso nelle profondità di questi occhi di ghiaccio che sono sempre rimasti tali…forse so cos’è, forse si tratta dell’eco delle
emozioni che mi pervadono…per la prima volta nella
mia esistenza, dopo tempo, sento di essere in vita per uno scopo, sono
pienamente consapevole del battito del mio cuore, del suono lento del mio
respiro, della vita pulsante come sangue nelle vene, vivo perché lei possa
continuare a vivere…e la mia vita non avrebbe alcun
senso senza di lei.
Mi infilo il pantalone ed esco dal bagno con i capelli ancora
umidi avvertendo leggermente un brivido di freddo. Rose è seduta sul divano del
piccolo salotto, si è coperta con una maglietta nera che le sta tremendamente
grande, fissa il vuoto davanti a sé, una mano, nascosta dalla manica fin troppo
lunga, è poggiata sulle gambe piegate sul divano, l’altra è affondata nei
capelli e allo stesso tempo tiene su la testa, gli occhi sono leggermente
lucidi, evidentemente non si è accorta della mia presenza. Resto per qualche
secondo, semplicemente a guardarla e ancora una volta emozioni senza nome
prendono possesso del mio corpo togliendomi per qualche attimo il controllo,
poi Rose si volta verso di me e i suoi occhi si fissano nei miei, per un lungo
intenso istante non facciamo altro che guardarci, che studiarci, come fosse la
prima volta.
“Capisco, sai?” comincia distogliendo lo sguardo e fissandolo
diritto davanti a sé “non è la cosa più semplice del mondo ritrovarsi in una
situazione del genere e avere sulle spalle il peso della fiducia di qualcuno.
Io stessa non credo che ne avrei la forza…non credo
che avrei nemmeno il coraggio”
“Rose..” cerco di interromperla per mettere in chiaro le cose.
“No, aspetta Jared. Lasciami finire” si mette in piedi e
sembra in procinto di affrontare un discorso che un po’ le fa male “Ascoltami…” Esita prima di continuare “…naturalmente
non sei obbligato a restare qui se non te la senti, puoi andartene anche
subito. L’importante per me è che tu non lo faccia di nascosto, che mi parli e
che mi metti al corrente di qualsiasi cosa che non va, viceversa non potrei
sopportarlo. Forse ora ti sembro ancora più assurda e magari ci metterai meno
di un secondo a fare i bagagli e scomparire ma mi dispiace, ci ho rimuginato su
parecchio e non riesco a trovare altra spiegazione…”
“Ma di cosa stai parlando?”
“…è anche abbastanza normale che tu
reagisca così…io non mi ricordo nemmeno cosa ho
combinato ieri pomeriggio dopo la chemio, è che non sono del tutto lucida… ma mi rendo conto di essere penosa…”
“Rose…”
“…mi rendo conto di sembrare
estremamente debole e sola! Caspita, fa male anche solo a pensarlo ma ho
bisogno che tu lo sappia…voglio tutto da te fuorché
la compassione, se resti qui solo perché la tua coscienza ti impedisce di fare
il contrario sappi che preferisco mille volte che torni ad essere il mio
irraggiungibile cantante preferito…”
Non riesco a fare a meno di sorridere e a giudicare dalla sua
espressione non credo si aspettasse una cosa del genere, il lato positivo è che
riesco a farla star zitta per qualche secondo. Mi avvicino lentamente prendendo
il suo viso tra le mani.
“Riesci a tenere la bocca chiusa per qualche attimo?” continuo
a sorridere della sua espressione corrucciata di silenzio forzato e le lascio
un piccolo bacio sulla fronte.
“Vuoi sapere perché sono scappato?” lei annuisce quasi
supplicante e io sospiro prima di confessarle ciò che provo.
“Semplicemente perché ho paura di farti del male. Sono
pienamente consapevole della tua debolezza eppure continuo a desiderarti in un
modo che…che mi fa vergognare di ciò che sono. Io non
voglio che la situazione peggiori per i miei stupidi bisogni fisici. È solo per
questo che non ho voluto fare l’amore con te” concludo osservandola, dire queste
parole mi è costato un’immensa fatica. Lei ricambia lo sguardo con
un’espressione che non riesco a decifrare. Poi si allontana da me e mi da le
spalle.
“Sono stufa! Incredibilmente e fottutamente stufa di questa
situazione!” comincia urlando quasi, la reazione mi tiene per qualche attimo
sulle spine, devo ammettere che non me la aspettavo.
“Io sto bene Jared!! STO BENE! In quante lingue te lo devo
dire??” si volta verso di me tremando da capo a piedi.
“Rose, non dire sciocchezze! Non stai bene e questo lo sai
meglio di me! Non prendermi in giro e soprattutto non prendere in giro te
stessa!” ribatto alzando appena la voce, il suo comportamento menefreghista non
fa altro che farmi innervosire.
“Io non prendo in giro proprio nessuno! Ma di cosa diavolo
stai parlando? Ti costa tanta fatica credermi??”
“Mi costa fatica assecondarti!”
“Ma perché cazzo sei qui Jared?? Perché?? Domani potrebbe
essere il mio ultimo giorno! E l’avrò trascorso vicino ad una persona che ha
paura di sfiorarmi per non indebolirmi! Sono stanca di recitare la parte del
fiore delicato! Io ho bisogno di vivere! Vivere!
Perché non mi sono mai sentita più vicina alla morte!” continua a tremare e so
che sta combattendo contro le lacrime “E non è colpa mia se riesco a sentirmi
viva solo tra le tue braccia” la voce le si spezza sull’ultima parola ed io
cerco di attirarla a me, lei mi respinge più di una volta prima di cedere sia a
me che alle lacrime, me la tengo stretta al petto imprimendomi la sensazione
nel cuore perché, qualsiasi cosa succeda, io non possa dimenticarla.
“Io…io…” deglutisco cercando di
ingoiare il nodo alla gola ma la cosa è assurdamente difficile “…sono qui perché non riesco più a fare a meno di te” una
verità incredibilmente sconvolgente, la sento tremare ancora tra le mie braccia
ma questa volta si tratta di qualcosa di diverso.
“…non potrei mai ritornare ad essere
semplicemente il tuo cantante preferito”
“Invece potresti…come se non fossi
mai esistita” sussurra lei dal basso, la voce un tantino soffocata dalle
lacrime e dal viso affondato nel mio petto.
“No, non potrei” mi limito a ribattere.
“Perché?” domanda guardandomi negli occhi, i suoi colmi di
lacrime sembrano ancora più intensi e profondi, un mare sacro nel quale riesco
sempre a perdermi.
“Perché tu per me non sei più una semplice echelon…”
prendo un lungo respiro e lascio che le parole salgano alla bocca da sole, è il
momento giusto, è l’atmosfera giusta, è giusto ciò che provo per lei, è giusto
che lo sappia, è tutto incredibilmente giusto.
“Rose io credo di…”
Il suono insistente del campanello fa morire la parola sulle
labbra, entrambi sobbalziamo leggermente e Rose si allontana quasi
immediatamente da me asciugandosi le lacrime, come se in tutto questo ci fosse
qualcosa di sbagliato. Mi limito ad osservarla ricomporsi per andare alla
porta, ho ancora il suono della parola non detta che mi rimbomba nella mente e
il suo significato nel cuore, mi passo una mano tra i capelli consapevole che
un altro momento come questo faticherà a ricrearsi, che faticherò io stesso ad
avere il coraggio di dirle ciò che provo, non perché sia un codardo, ma semplicemente
perché quella parola per me ha un significato tanto profondo quanto doloroso.
“Buongiorno, ragazzi! Disturbo? Credo proprio di no” la voce
di Daniel mi arriva forte e chiara dall’ingresso, mi volto verso di lui
incrociando i suoi occhi indagatori che vanno da Rose a me come se si
aspettassero di trovare lei con gli occhi lucidi di pianto e me di colpa.
“Buongiorno Dan” gli risponde Rose chiudendo la porta e
venendosi a sedere su uno dei divani del soggiorno, io mi limito a fargli un
cenno del capo prendendo posto accanto a lei.
“E’ successo qualcosa? Sei stata male?” domanda il ragazzo
leggermente preoccupato, noto che fra le mani ha quella che sembra una rivista.
“Tutto liscio come l’olio, grazie. Mai stata meglio” il
sorriso di Rose è tra il forzato e il sincero.
“Non sei mai stata brava a dire bugie” ribatte lui.
“Se ci fosse stato qualcosa di cui metterti al corrente
l’avremmo fatto senza dubbio, Daniel.
A cosa dobbiamo la tua visita?” mi intrometto nella conversazione guadagnandomi
una bella occhiataccia, a quanto pare il messaggio è stato percepito forte e
chiaro, sorrido soddisfatto, il ragazzo non è stupido.
“Ho una cosa da farvi vedere, Jared” risponde gettando la rivista sul tavolino davanti a Rose “a
quanto pare sei diventata famosa” il tono è quasi carico di disgusto.
Rose prende la rivista tra le mani osservando la copertina per
qualche attimo, mi avvicino in modo da poterla vedere anche io.
C’è una foto di me e lei che camminiamo per le strade di New
York, è ben visibile Shannon qualche passo avanti a noi ma in quel preciso
scatto io e Rose ci stiamo guardando e sorridiamo, il titolo recita “Jared Leto e la nuova fiamma. Sarà amore?”
l’articolo all’interno è di media lunghezza e mostra altre foto scattate
durante la nostra vacanza natalizia a New York, niente di troppo
compromettente, il solito fantasticare dei paparazzi su situazioni vere a metà,
solo l’ultima foto sembra essere stata scattata fuori casa di Rose, io sono di
spalle e poco riconoscibile, lei è un po’ sfocata. Se non fossi sicuro della
scena avvenuta solo un paio di giorni prima farei fatica a riconoscerci
entrambi, l’unica cosa che mi da fastidio di tutto questo è che siano riusciti
a trovarmi anche qui, la paura è che ora non ci lascino più in pace.
Io e Rose ci guardiamo per qualche secondo prima di scoppiare
a ridere in modo genuino, Daniel ci guarda con occhi increduli.
“Che diavolo c’è da ridere? Sono stati anche qui e
probabilmente ci sono ancora! Non potete permettervi di restare chiusi qui
dentro! Rose ha le terapie e quelli sono in agguato qui fuori per catturare
scatti della star con la sua nuova fiamma”
ci rimprovera visibilmente arrabbiato.
“Ma sapevo che sarebbe successo!” sbotta Rose ridendo come una
matta.
“Ormai Rose è un’attrice Daniel il che fa anche di lei una
star non credi?”
“Sì certo come no. Concentratevi sul problema!”
“Lascia che scattino tutte le foto che vogliono! In questo
mondo avranno sempre qualcosa da dire, ma non bisogna di certo nascondersi, per
smentire una notizia ci vuole davvero poco, credimi. Fin quando parlano di te
potrai dire di essere diventato qualcuno, certo non è questo che decreta se una
persona è importante oppure no, ma aiuta, soprattutto nella carriera che Rose
ha deciso di intraprendere. Sta calmo, andremo a fare le terapie
tranquillamente e staremo a vedere cosa succede” propongo placando il riso.
“Io sono d’accordo” aggiunge Rose sorridendo ancora.
Daniel sposta lo sguardo da me a Rose infastidito “tu porti
solo guai Jared Leto! Era tutto decisamente migliore prima che comparissi tu”
“Daniel!” esclama Rose sbalordita.
“Precisamente, tu che ruolo hai in questa storia?” gli chiedo
alzandomi per fronteggiarlo.
“Jared!” si alza anche Rose.
“Sono quello che c’è stato quando tu avevi di meglio da fare!”
“Daniel, ora basta!” strilla Rose afferrandolo per il
maglioncino e trascinandolo con lei nella stanza accanto.
Resto completamente solo nel soggiorno e mi lascio di nuovo
cadere sul divano, passandomi una mano sul viso. Per un attimo ho perso il
controllo, probabilmente se Rose non l’avesse portato via l’avrei preso a
pugni.
“Ti stai facendo trattare come una stupida!” mi arriva la voce
di David, è arrabbiato e un istinto quasi incontrollato mi spinge ad alzarmi e
andare verso di loro.
“Lui non ti ama! Non ti amerà mai come lo ami tu! Con tutte
quelle che si sarà fatto in un’intera vita come pretendi che possa aver scelto
te! Ma l’hai guardato bene in faccia? Ha quarant’anni e sembra un ragazzino!
Non potrà mai durare tra voi! MAI! Ti stai consumando lentamente e non ti
accorgi che soffrirai e basta! Credi che avrà il coraggio di restare??” mi
appoggio al muro stringendo i pugni e lottando contro la voglia di rispondergli
e costringerlo a farsi gli affari suoi.
“Daniel! Sta zitto! Tu non sai nulla di noi due! Non puoi
neanche aprir bocca su questa storia, non ne hai alcun diritto!” la voce di
Rose è calma e il contrasto con quella di lui è quasi incredibile.
“Mi sto semplicemente preoccupando per te! Ma a quanto pare
non lo capisci o non vuoi capirlo!” anche Daniel sembra adeguarsi al tono di
lei.
“Non ne hai alcun motivo! Jared mi è vicino, non mi sono mai
sentita più…”
“Non dire quella parola! Non osare dirla! Porca puttana Rose!
Sei davvero convinta che lui ti ami? Non è così! Apri quei benedetti occhi!
Quelli come lui non restano! La maggior parte delle volte scappano tra le
braccia della troietta di turno, perché andare a
letto con chi nemmeno conosci è più semplice che tentare di provare qualcosa per
qualcuno! E fa molto meno male che legarsi sentimentalmente! E tu sei una
ragazza meravigliosa, talmente bella che uno stronzo come lui non ti merita!”
ricomincia ad urlare e le sue parole mi feriscono, forse perché in quella descrizione
ho rivisto me stesso o almeno il me stesso di pochi mesi fa.
“Ora smettila! Smettila di chiamarlo in questo modo! Ma cosa
ne sai Dan?? Cosa? Di quanto ha fatto per me! Di come vadano le cose tra di
noi! Prova ad essere felice per me! prova a starmi vicino in questo modo! Sei
il mio migliore amico!” Le parole di Rose sono sicure e decise, quasi come se
volessero ricordargli qualcosa di estremamente importante.
“Oh non chiedermi questo! Non permetterti di chiedermelo…tu la mia presenza te la scordi se continui a
dormire nel suo letto! Puoi anche dimenticarmi perché la mia faccia non la
vedrai mai più” è inspiegabilmente duro.
“Ma…di che diavolo stai parlando? Dan…non è giusto” chiudo gli occhi incapace di sopportare
il dolore che sento, quell’incredulità.
“Ti è piaciuto Rose? Essere toccata da lui, baciata, amata?
Cosa si prova ad avere un uomo nel tuo letto e nel tuo corpo? È bello come
immaginavi? È esattamente come desideravi?”
“Questa è una cattiveria, Daniel smettila”
“Eppure deve essere stato eccitante. Quando è stata la prima
volta che hai deciso di farti spogliare da lui eh? Ti sono piaciute le sue
mani? Ti hanno mandata in estasi?” spalanco gli occhi e non so quale forza
riesce a trattenermi dal reagire alla sua cattiveria gratuita.
“Fuori da questa casa Daniel, immediatamente!” gli intima
Rose, tremendo da capo e piedi.
“Rose…” sussurra lui come rinsavito.
“Fuori da questa casa!” strilla e sento un piccolo singhiozzo ben
camuffato, il resto è solo silenzio, dopo qualche secondo di attesa Daniel esce
dalla stanza lanciandomi un’occhiata furiosa per poi sparire sbattendosi la
porta d’ingresso alle spalle.
Entro nella stanza e Rose mi guarda con occhi colmi di lacrime
di delusione, senza dire nessuna parola le vado incontro stringendola tra le
braccia.
“Lui non può capire” singhiozza lei.
No, lui non può capire cosa c’è tra noi, nessuno potrà mai
capire.
***
Oggi la terapia è durata meno del solito. Daniel non è venuto
con noi, ma non credo sarebbe stato opportuno l’avesse fatto.
Sono contento che l’abbiano lasciata andare presto.
La aiuto mentre è scossa dai conati di vomito ringraziando
mentalmente tutta la forza che credevo di non possedere. Rose si rialza quasi
subito sciacquandosi il viso.
“Mi dispiace Jared” comincia sbottando in una risata priva di
allegria “non è stata propriamente una delle mie giornate migliori” il suono
della sua voce è diverso da come lo ricordavo, nell’esatto istante in cui
Daniel è uscito da questa casa si è chiusa in un religioso silenzio che mi ha
fatto desiderare ardentemente poterle leggere nel pensiero solo per avere una
vaga idea di ciò che le passava per la testa. Il suo tono è amaro, triste, non
sopporto che debba soffrire non solo per se stessa ma anche per ciò che la
circonda.
“Ehi, non sempre le cose girano per il verso giusto, posso
assicurarti che capita a tutti” cerco di minimizzare la questione, lei si volta
verso di me e mi rivolge uno sguardo a metà tra il grato e il pentito.
“Non volevo che assistessi ad una cosa del genere, insomma non
so cosa diavolo gli sia preso, non si è mai comportato in questo modo. Mi sembra
di non riconoscerlo”
“Lascia perdere, non è importante” mi affretto a mettere il
punto alla questione, semplicemente perché il mio cuore non potrebbe sopportare
di vederla reagire in modo eccessivo al ricordo di ciò che è successo.
“Sei diverso da come ti immaginavo, sai? Diverso in senso
buono naturalmente” osserva guardandomi attentamente, noto che è
particolarmente calma, niente crisi di pianto, niente frasi strane, niente
tentativi di farsi del male.
“Grazie di tutto Jay, anche se durerà poco, ricordati che sei
stato fondamentale per qualcuno, ricordatelo quando non ci sarò più”
“Non dirlo nemmeno per scherzo”
“No Jar, non reagire così. Guardiamo in faccia alla realtà,
potrebbe finire da un momento all’altro e tu non puoi farci nulla, ma voglio
essere sicura che continuerai ad andare avanti con la consapevolezza di essere
stato molto migliore di quanto chiunque possa pensare di te” mi raggiunge
abbracciandomi e io affondo il viso tra i suoi capelli “tu sei un vero e
proprio angelo, non lasciarti ingannare da chi può pensare il contrario,
nemmeno da te stesso. Sei quanto di più meraviglioso abbia mai camminato su
questa terra e la tua bellezza splende in modo così forte solo perché brilli anche
nell’animo e nel cuore” mi sussurra all’orecchio e io la stringo spasmodicamente
desiderando con tutto il cuore che le sue parole siano vere, aggrappandomi con tutte
le forze al significato che assumono per me “sii
fiero di ciò che sei” soffia infine e quasi cedo alle lacrime, perché credo
di non meritarmelo, perché anche in un momento come questo scopro che il debole
tra me e lei sono io, scopro di avere bisogno della sua presenza,scopro di amarla.
Passo una mano tra i suoi capelli lunghi e sul suo collo
costringendola a guardarmi negli occhi, poi la bacio e vorrei che il mondo
potesse fermarsi in questo preciso istante, vorrei poter vivere di questo
momento per sempre, vorrei esistere solo in funzione di lei.
La spingo verso il muro intrappolandola tra le mia braccia e
assaporando la sua meravigliosa essenza e godendo del suo respiro e del battito
accelerato del suo cuore come fossero rarità alle quali essere grato. Le sfioro
le spalle lasciate nude dallo scollo del vestito che indossa, desiderando più
di quanto mi sia concesso, poi per un attimo i miei occhi incontrano i suoi e
non so come, non so per quale motivo, non so da dove nasca questa connessione
speciale che c’è tra di noi, so solo che vorrei non morisse mai . Riesco a
comprendere ciò che vuole da me, riesco a leggere la paura di non poter più
essere preda delle stesse sensazioni e allo stesso tempo l’immensa gratitudine
di esserne degna.
Le strappo quasi il vestito di dosso affondando nell’indescrivibile
desiderio che ho di lei, emette un breve e lieve verso strozzato che cancella
completamente ogni mio tentativo di autocontrollo, la mia felpa leggera vola
via in un posto imprecisato accompagnata dalla sua giacca di lana, traffico con
la cerniera dei jeans senza liberarmi del tutto di loro, la mia pelle nuda a
contatto con il suo corpo semivestito mi da i brividi.
La sollevo incastrando le sue mani nelle mie, alte contro il
muro e la bacio soffocando i suoi gemiti, lei intreccia le gambe attorno ai
miei fianchi attirandomi involontariamente verso di lei, ancora più vicino, non
resisto più.
Con un’unica spinta entro in lei facendole ansimare parole
sconnesse, resto completamente fermo aspettando che il suo corpo si abitui alla
mia intrusione poi comincio a muovermi lentamente, godendo delle sue labbra
rosse e gonfie a causa dei miei baci, semi aperte, degli occhi chiusi, delle
guancia rosse di vergogna o di eccitazione, poco importa, ciò che conta è che
sembrano prendere vita e per un attimo capisco cosa stesse cercando di dirmi
stamattina.
Le nostre mani intrecciate scivolano lungo il muro al ritmo
delle spinte, il mio sguardo corre sul suo corpo e mi sento quasi arrossire “sei
la cosa più bella su cui i miei occhi si siano mai posati” sussurro capendo
solo un attimo dopo il significato delle parole che ho pronunciato, lei apre
gli occhi incatenandoli ai miei, incatenando la mia anima alla sua, il mio
cuore al suo, ilmio corpo al suo.
Quando tutto finisce resta il sapore dolce di un qualcosa di
diverso, resta l’eco dei suoi gemiti, l’eco di tutte le parole che non sono
state dette ma dimostrate.
Rose si accascia ansimante in braccio a me ed io cerco di
sistemarmi e sistemarla alla meno peggio intuendo che debba sentirsi troppo
stanca per farlo da sola.
“Posso restare con te?” mi domanda mezza addormentata ed io la
osservo solo per qualche secondo, pregando che il mio cuore regga il colpo, la sua
bellezza e la sua dolcezza fanno nascere un miscuglio fin troppo forte di
emozioni che il mio corpo non riesce a contenere, un nodo mi stringe la gola e
automaticamente me la stringo al petto “certo che puoi restare” nel mio piccolo
spero che possa avermi sentito, ma so che sta già dormendo. Ringrazio di essere
riuscito a farla rivestire.
Mi dirigo verso il soggiorno tenendola ancora in braccia,
potrei anche metterla a letto ma sento il bisogno impellente di sentirla
vicina, di sentire il suo respiro regolare, mi siedo accanto al tavolo del
computer che ho portato con me accendendolo e stando bene attento a non svegliarla,
aspetto qualche minuto e avvio una videochiamata con Shannon.
“Ciao fratellino” mi arriva la sua voce e sorrido allo schermo
dal quale ricambia il viso di mio fratello visibilmente sorpreso di trovare Rose
addormentata tra le mie braccia.
“Ciao Shan” mi limito a dire.
“Come sta?” domanda preoccupato.
“Non molto bene, le chemio la uccidono e non solo quelle”
osservo prima lui e poi lei, sembra così serena ora “vorrei tanto poterla
vedere felice Shan, vorrei tanto che non soffrisse più” mi lascio andare alle
lacrime anche se non era mia intenzione, è solo che Shannon resta l’unica
persona con cui io riesca ad aprirmi sul serio, l’unica persona che riesca a
capirmi come io non capisco me stesso.
“Andrà tutto bene, tranquillo. Tutto bene” cerca di consolarmi
lui e per la prima volta sento quanto sia importante la vicinanza di una
persona, perché anche se lui e lì restiamo divisi da uno stupido schermo mentre
io avrei solo bisogno del calore di un abbraccio sincero.
“Io non ne sono capace! Sto cercando di fare di tutto, ma non
riesco ad accettare nemmeno l’idea di perderla! Come faccio a darle forza se è
proprio ciò che mi manca?”
“Le sei vicino Jared, questo è molto importante”
“Non posso fare niente di concreto per lei, Shan! Niente!”
“E invece puoi” mi fa notare lui attirando la mia attenzione e
per un attimo fuoriesco dal mare di disperazione nel quale cado solo ed esclusivamente
quando lei non può saperlo.
“Portala qui”
Eccoci qui a fine capitolo ^^ fatemi sapere che
ne pensate se vi vami farebbe davvero
molto piacere!
Secondo voi Jared accetterà la proposta di
Shannon oppure no? E se dovesse accettarla come reagirà Rose e soprattutto
Daniel?
Saaaaaaalve!!! Eccomi tornata! Caspita scusate l’immenso ritardo ma sto
studiando, studiando e studiando e
questo mi toglie un sacco di tempo ù.ù Ma tranquilli
non vi abbandono e soprattutto non abbandono questa storia che amo alla follia
*-*
Ci tenevo a ringraziare tutte le persone che l’hanno
aggiunta tra le preferite, le ricordate e le seguite, ringrazio anche chi mi ha
aggiunta tra i propri autori preferiti *siemoziona* e un grazie speciale a tutti quegli angeli che
ogni santa volta commentano (vi amo ragazze *-*)
Spero che il capitolo vi piaccia ^^
Vi lascio alla lettura!
“Portala
qui”
Le parole di Shannon mi rimbombano ancora nel cervello, è
tutto il giorno che ci penso cercando di valutarne i pro e i contro e ancora
non sono giunto ad una conclusione soddisfacente.
Restando qui Rose avrebbe il suo spazio naturale, si
sentirebbe libera di muoversi, ha l’ospedale a pochi minuti da casa dove ci
sono persone che la conoscono e che capiscono cosa le succede.
Se la porto a Los Angeles probabilmente si sentirebbe spaesata
e lo stress salirebbe alle stelle, potrebbe farle più male che bene e non
voglio che accada.
È maledettamente difficile, anche se messa in questi termini
sarebbe più giusto restare e far finta che Shan non abbia parlato affatto, ma
la verità è che a Los Angeles io saprei come comportarmi e risulterebbe più
facile aiutarla al massimo delle mie forze.
“Jared, tutto bene?” mi arriva la voce di Rose, è appoggiata
alla finestra del soggiorno con le braccia incrociate.
“Cosa?...ehm…sì, tutto bene” le
rispondo automaticamente e lei alza gli occhi al cielo in una smorfia
adorabile.
“Si può sapere a cosa pensi?” domanda spazientita
avvicinandosi un tantino a me che resto seduto sul divano apparentemente
intento a lavorare col computer.
“Io? A cosa vuoi che pensi Rose? A nulla…sto
lavorando” Ok, splendida interpretazione devo ammetterlo. Ma quanto sono bravo?
Lasciamo perdere l’autostima va.
Lei si arresta con un’espressione di colpa stampata sul viso.
“Oh scusami, non volevo disturbarti. È solo che mi domandavo
perché stessi parlando da almeno dieci minuti senza ottenere la tua
attenzione”fa lei rammaricata.
La fisso negli occhi e sorrido, sta parlando da dieci minuti e
non me ne sono nemmeno accorto? Sto invecchiando, è ufficiale.
“Tranquilla…ehm…potresti ripetermi
cosa hai detto?” domando cercando di concentrarmi per evitare che i pensieri
virino in zona “proposta di Shannon”.
“Sì…dicevo che ormai si sono
appostati qui fuori come lupi famelici. Non ci lasceranno in pace finché campo.
Se non vogliamo che escano fuori delle storie riguardanti noi due, forse
dovremmo fare qualcosa” conclude, aspettando ansiosa una risposta da me.
Ma di che diavolo sta parlando? “Come scusa? Chi c’è qui
fuori?”lei spalanca gli occhi
incredula.
“I paparazzi Jared! Hai presente? Ne stavamo parlando fino a
pochi minuti fa!” e nella sua espressione leggo chiaramente un: questo si è rincoglionito.
“Ah sì! Sì, certo, come no! Ricordo benissimo di cosa stavamo
parlando” fingo con la voce, ma la mia espressione non deve essere molto
convincente.
“Una cura di fosforo magari” sussurra lei, cercando di non
farsi sentire, ma purtroppo per lei le orecchie mi funzionano ancora benissimo!
“Ripetilo un po’ se hai il coraggio!” la sfido col sorriso
sulle labbra e mi alzo per raggiungerla.
“Sei un vecchietto Jay! Hai.bisogno.di.una.cura.di.fosforo”
“E’ giunta la tua fine ora lo sai?” la minaccio scatenando le
sue risate “Tempo di scappare*” lei emette un grido
appena faccio uno scatto verso di lei.
“Non riuscirai mai a prendermi!! Conosco questa casa come le
mie tasche!!” urla ansimando per la corsa e per il troppo ridere.
“A mio vantaggio va che da qui dentro di certo non puoi
uscire! Preparati alla vendetta!” replico mentre mi sfugge tra le mani e si
dirige verso la camera da letto.
Sono più veloce e imbocco il corridoio per primo, ma lei
sorride malandrina e mi sorprende entrando in veranda senza uscirne. Per un
attimo mi blocco, riesco a sentire solo le sue risate ma non a vederla.
“Ti avevo detto che sarebbe stato difficile prendermi!!” la
voce proviene dalla stanza da letto, non mi ero mai accorto che attraverso la
veranda si potesse accedere ad altre camere!! Poco importa dato che mi
precipito subito da lei.
Rose emette un altro urlo appena mi vede e cerca di scappare
girando intorno al letto ma io le blocco la strada siaa destra che a sinistra ridendo come un matto
dei suoi tentativi inutili di sfuggirmi.
“Sei in trappola!” urlo trionfante mentre lei mi passa accanto
per scappare in cucina, la afferro giusto in tempo “presa!!!” urla di nuovo
contorcendosi tra le mie braccia “non è giusto!! Non siamo pari, tu sei più
forte!” si lamenta mentre io la trascino sul letto.
“Ehi, signorina, lei aveva dalla sua la conoscenza della casa!
Un po’ per ciascuno!” scoppia ridere del mio tono assurdo e mi soffermo a
guardarla un secondo di troppo distesa sotto di me, col viso arrossato di
piacere genuino.
“Che c’è?” mi domanda sussurrando appena e passando una mano
tra i miei capelli, scuoto la testa.
“Sei bellissima” lei arrossisce distogliendo lo sguardo dal
mio ma io la afferro per il mento costringendola a guardarmi, lei lo fa con gli
occhi lucidi di emozione, annullo le distanze tra di noi baciandola con una
dolcezza disarmante, una dolcezza che avevo dimenticato.
“Vieni via con me” sussurro sulle sue labbra e sinceramente
non so nemmeno perché glielo stia chiedendo.
“Dove mi porti?” sorride lei inarcando la schiena per
avvicinarsi ancora di più.
“Dove non ci saranno paparazzi, né migliori amici con manie di
protagonismo, né dottori incapaci di farti star bene” butto lì continuando a
baciarla.
“Posti del genere non esistono, almeno non nella realtà. Vuoi
vivere un sogno, Jared?” mi fa notare lei accarezzandomi il viso.
“Lo sto già vivendo” confesso e lei si irrigidisce, percepisco
il cambiamento e mi allontano impercettibilmente da lei. Rose si mette a sedere
dandomi le spalle e passandosi una mano tra i capelli lunghi e mossi.
“Un incubo, vorrai dire” una bella dose di amarezza nella
voce. Mi siedo anche io fermandomi appena dietro di lei “un sogno” ripeto e
confermo lasciandole un bacio sulla spalla semiscoperta.
Lei si scosta e si alza andando verso la porta-finestra della
camera e perdendosi apparentemente ad osservare il cielo grigio del mattino.
Non voglio sapere cosa le passa per la testa, mai come ora non voglio, so che
sarebbe estremamente doloroso. La raggiungo stringendola da dietro e
limitandomi a farle sentire il mio calore.
“Dico sul serio, Rose” lei volta appena la testa con
un’espressione interrogativa sul viso “vieni via con me” ripeto e i suoi occhi
si spalancano increduli.
“Cosa? E dove vorresti portarmi?” domanda ingenuamente, ancora
un po’ scettica.
“A casa mia” la risposta sale da sola alle labbra, Rose mi
guarda sconvolta e sembra non avere nemmeno la forza di trovare le parole
giuste per rispondermi.
“Los Angeles?” si limita a chiedere, soffiando la parole come
se il suono fosse fin troppo impossibile da credere.
“Sì” confermo prendendo le sue mani tra le mie “pensaci Rose,
sarebbe tutto più facile. Potresti essere curata dai migliori medici americani,
mi prenderei cura di te al massimo delle mie forze, saprei muovermi molto
meglio che a Londra e potrai conoscere altre persone! Tomo, Vicki,
Emma, Tim!Sarebbero tutti felici di
averti con noi! E poi c’è Shannon, lui amerebbe poterti rivedere” concludo,
anche se nel mio piccolo non sto cercando di convincerla.
“Non lo so, Jared” confessa dubbiosa tornando a fissare il
cielo, la osservo aspettando che si spieghi.
“Qui c’è tutta la mia vita” dice semplicemente e la verità
delle sue parole è innegabile.
“Se provi a riflettere ci sarebbe ben poco da perdere. Qui sei
sola Rose, se vieni con me avresti qualcuno con cui passare il tuo tempo,
qualcuno che non sia solo io…”
“Non ho bisogno di qualcun altro!”
“Dimmi la verità” lei torna a guardarmi con gli occhioni
spalancati ed impauriti, non ho bisogno che parli per capire cosa ha da dirmi.
“Daniel” solo un nome e sono stato io a pronunciarlo.
“Oh avanti Jared! Sai benissimo che non si tratta solo di
lui!”
“Solo di lui?? Solo di
lui, Rose? Mi prendi in giro? Quello ti tratta come una pezza e tu stai
ancora a farti seghe mentali per paura di lasciarlo solo e poi vieni a dirmi
che non si tratta solo di lui??? Mi
dispiace ma è inaccettabile!” sbotto, più duro di quanto volessi, in fondo
stavo solo cercando di ragionare ad alta voce, non ho ancora preso la mia
decisione e in fin dei conti lei potrebbe aver ragione, ora mi guarda e la sua
espressione è di pietra.
“Cosa diavolo sta succedendo, Jared?” comincia fissandomi intensamente,
la sua domanda pretende una risposta che non so dargli.
“Cosa vuoi che succeda?” rigiro, al solito, le sue parole.
“Rispondi alla mia domanda cazzo!” sbotta lei irritata
allontanandosi “Si può sapere che ti prende?? Si può sapere che prende ad entrambi?”
solo ora capisco a cosa si riferisce.
“Questa è una cosa che dovresti chiedere a lui!”
“No! Questa è una cosa che chiedo a te perché sei tu quello che…oh lascia perdere, d’accordo?!?” da un calcio alla
porta uscendo dalla stanza e sbattendosela alle spalle.
La rabbia sale ad offuscarmi il cervello “Cosa lascia
perdere??” urlo correndole dietro “riesci ad affrontare un discorso seriamente
senza scappare e comportarti come una bambina??” la raggiungo in cucina
trovandola appoggiata al bancone col respiro affannoso.
“Sto cominciando a domandarmi chi è il bambino tra me e te
Jared Leto!” questo è troppo.
“Sei una stupida Rose, riesci sempre a rovinare tutto!” il mio
tono è amaro e immediatamente realizzo che probabilmente non si merita queste
parole, ma è ciò che sento in questo momento, se avesse semplicemente afferrato
il senso della mia richiesta sarebbe stato più semplice, tutto immensamente più
semplice.
“Come puoi? Come puoi Jared dirmi una cosa del genere?? Come
fai a credere di aver ragione? Da quando sei arrivato ho ringraziato Dio ogni
secondo del mio tempo passato insieme a te! Ho litigato con Daniel per te!...”
“Oh scusami se ti ho fatto litigare con Daniel, probabilmente se non fossi venuto sarebbe stato più
opportuno per te e per lui, senza il terzo incomodo del cazzo! Vorrà dire che
la prossima volta non mi prenderò la briga di preoccuparmi! In fondo ti lascio,
suppongo, in buone mani…o almeno in mani in cui ti
fidi di restare!” mi stringe un insensato nodo alla gola appena realizzo il
significato delle mie stesse parole.
“Idiota! Continui a parlare come uno stupido idiota!” comincia
a tremare di rabbia “vuoi a tutti i costi trovare qualcosa che non esiste!
Allora fa con comodo, Jared! Pensa ciò che vuoi! Poi vattene! Va via da questa
casa! Esci dalla mia vita ma non osare pensare che in tutto questo tempo ti ho
solo preso in giro perché mi faresti solo del male! Ma forse sei abituato a far
male alle persone!”
“Non sono io che faccio male alle persone Rose! Sono loro che
fanno male me ed è una vita che cerco di crearmi la corazza dello giusto
spessore!” cade un innaturale silenzio in seguito a queste parole, per qualche
attimo ci limitiamo a guardarci coi respiri affannosi di chi ha faticato solo
per trovare il coraggio di dire determinate cose.
Mi sono sbottonato fin troppo, probabilmente non capirà.
“Non prendermi in giro” le sue parole arrivano come uno
schiaffo, uno di quelli che ci si aspetta.
“Sei libera di non credermi” sono di nuovo sulla difensiva con
un dolore sordo al petto che ha poco a che fare con la mia salute fisica.
“Mio Dio, Jared! Parlami! Per favore! Non facciamo altro che
litigare perché non so cosa ti prende! Io non so cosa diavolo ti passa per la
testa! Dimmelo, ti prego, parlami!” si avvicina ma io mi allontano prima che la
sua mano possa arrivare a sfiorarmi e la lascio lì desiderando solo uscire da
questa casa.
“Dove vai? Jared ti prego! Parliamone” mi lascio trattenere
dalle sue mani imploranti.
“Dimmi solo una cosa Rose, cosa c’è tra te e lui?” domando ed
è forse stata la rabbia a spingermi a pronunciare queste parole.
“Un bel niente!” esclama lei colpita nel vivo.
“Allora non avresti nulla da perdere” la fisso intensamente
sperando di leggere nei suoi occhi la scintilla della comprensione ma ancora
una volta l’espressione che mi rivolge è indecifrabile.
“Dammi del tempo per pensarci” dice lasciandomi andare.
“Tutto il tempo che vuoi”
A prescindere da quale sarà la sua risposta, ora sono io a non
essere sicuro delle mie scelte.
***
Tengo lo sguardo fisso per qualche attimo sullo schermo del blackberry, sono almeno cinque minuti che vibra senza che
io gli dia retta, è Shannon.
Mi guardo intorno prima di rispondere, l’aria è estremamente
tranquilla in questo piccolo parco vuoto ed è esattamente quello di cui avevo
bisogno, mi lascio dondolare sull’altalena un tantino troppo piccola per me ma
ugualmente comoda e resistente e porto automaticamente il cellulare
all’orecchio.
“Ciao bro! Qualsiasi cosa io abbia
interrotto sappi che non mi
dispiace”Shan parla senza nemmeno darmi
il tempo di rispondere.
“Tranquillo, l’unica cosa che puoi vantarti di avere
interrotto è solo il flusso dei miei pensieri” ribatto alzando gli occhi al
cielo.
“Dov’è Rose?” domanda un po’ perplesso“credevo che passaste i tre quarti del vostro
tempo a farvi le coccole” mi canzona
facendomi sorridere, anche se non riesco ad essere del tutto sincero.
“E’…rimasta a casa” mi limito a
dire.
“Tu dove sei?” stavolta è sospettoso e so benissimo cosa sta
pensando.
“Tranquillo non sono in aereo, né in treno, né in taxi, né in
qualsiasi altro mezzo di trasporto” premetto guardandomi un po’ intorno nel
silenzioso grigiore di questa giornata, gli alberi in fiore sono un po’ mossi
dal vento, da qui riesco perfettamente a distinguere la casa di Rose, piccola e
accogliente, mi sembra quasi di scorgerla muoversi come un’ombra dietro le
finestre coperte dalle tende.
“Sono seduto su un’altalena”
“Ah bene, questa non l’avevo ancora sentita. Estremamente
illuminante bro, davvero” non faccio minimamente caso
a tutto il sarcasmo insito nelle sue parole “E, precisamente, cosa ci fai
seduto su un’altalena?”
“Penso, o almeno lo facevo fino a qualche minuto fa” rispondo
continuando ad osservare il punto in cui mi sembra di vederla.
“Ok, mi sono scocciato di girarci intorno, sputa il rospo e
facciamola finita! Hai pensato alla mia proposta?” sospiro, sapevo che me
l’avrebbe chiesto.
“Shan io…non sono molto sicuro che
sia una buona idea”
“Almeno gliene hai parlato?” domanda ansioso e quasi lo
capisco, solo ora sto realizzando quanto mi sarebbe piaciuto che mi avesse dato
una risposta affermativa senza pensarci troppo.
“Sì e no”
“Non ha reagito bene, vero?” ancora una volta capisco che è
inutile cercare di nascondergli qualcosa
“No” mi arrendo “Ma mi ha detto che ci avrebbe pensato”
“Ahia, non promette nulla di buono” mi fa notare, come se ce
ne fosse bisogno.
“Shan…” comincio spazientito.
“Va bene! Cerchiamo di vedere il lato positivo…”
“Non c’è nessuno lato positivo d’accordo! C’è solo un enorme e
ingombrante problema!” sbotto mettendolo a tacere “Daniel” il suo nome viene
fuori con più calma anche se continua a lacerarmi il solo pensiero che lui
possa centrarci tutto o qualcosa.
“Chi è Daniel?” non gliene ho ancora parlato, mi passo una
mano tra i capelli e sospiro.
“E’ una lunga storia”
“Non ho niente di meglio da fare” esito a queste sue parole e
cerco di riordinare i pensieri per mettere in fila quattro parole decenti che
possano spiegare la complessità della situazione ma qualcosa me lo impedisce.
“Ascoltami Jared, qualsiasi siano i problemi tra voi due cerca
di stare calmo, Rose è una ragazza meravigliosa e sono sicuro che capirà. Qualsiasi
sarà la sua decisione saprà spiegarti con calma le sue motivazioni e anche tu
saprai capire… ora corri da lei, stringila e
ricordale che l’importante non è il dove
ma il con chi…quello che c’è tra voi non è una
sciocchezza Jay…lasciamelodire…”
“Shan io…”
“Basta, non voglio sentire più nulla”
“Grazie” sussurro ma la comunicazione è giàstata interrotta, fisso il blackberry con in testa ancora le parole di mio fratello poi
lo metto via e mi avvio verso casa, con la determinazione che precede una
decisione importante.
Mi ci vogliono davvero pochissimi minuti per raggiungerla,
quando entro Rose è seduta al tavolo con le gambe strette al petto e matita e
foglio abbandonati, ancora in procinto di creare qualcosa di stupendo, per la
sorpresa di vedermi lì davanti a lei. Mi inginocchio per essere giusto un po’
al di sotto della sua altezza.
“Rose ascoltami, facciamo finta che non ti abbia chiesto
niente d’accordo? Non sentirti obbligata a darmi una risposta, in fondo, hai
ragione tu. Qui c’è tutta la tua vita, lasciare Londra sarebbe un sacrificio
enorme ed io non voglio chiederti questo” comincio cercando di usare le parole
giuste.
“Jared, ho capito una cosa” mi interrompe lei poggiando le
mani sulle mie spalle e avvicinandosi in modo da tenere il viso a pochi
centimetri dal mio “la mia vita è dove sei tu”
“E’ per questo che resteremo qui, resterò anche io”
“No!” sorride lei con gli occhi e col cuore “voglio venir via
con te”
“Co…? Vuoi venire a Los Angeles?”
domando incredulo, devo ammettere che non me lo aspettavo.
“Sì!” esclama lei
Non le do nemmeno il tempo di rendersene conto e l’abbraccio
forte scaricando tutta la tensione che avevo accumulato in queste ore, lei
ricambia e per la prima volta mi sembra davvero, assolutamente e
inevitabilmente felice e lo sono anche io.
Siamo ancora abbracciati quando bussano alla porta, la lascio
andare regalandole un mezzo sorriso e lei si passa una mano tra i capelli
alzando gli occhi al cielo, ha il viso arrossato e gli occhi lucidi di
felicità, è una vera e propria visione.
Rose apre la porta ed io mi volto giusto in tempo per trovarmi
davanti Daniel, la faccia tirata in un espressione di angoscia e le mani nelle
tasche.
“Posso entrare?” domanda, dopo qualche attimo di silenzio,
tutta la serenità sembra essere scomparsa dal viso di Rose, non gli risponde, si
limita, semplicemente, a farsi da parte e a lasciarlo passare, poi chiude la
porta di casa e mi raggiunge intrecciando la mano nella mia, quasi
nascondendosi dietro al mio corpo e io, automaticamente, le faccio scudo.
Daniel ci fissa“Ho
bisogno di parlarti” si rivolge direttamente a Rose ma lei non accenna a
volersi staccare da me, né io la lascerò andare, nemmeno se dovesse essere lei
stessa a chiedermelo. Lui sembra intuire che insistere servirebbe solo a peggiorare
le cose, sospira guardandola sconfitto “Mi dispiace per quello che ti ho detto,
sappi che non era mia intenzione. Erano tutte cose che non pensavo” comincia
evitando il mio sguardo, come se parlare davanti a me gli stesse costando una
fatica inspiegabile.
“Credo invece che tu le pensassi Dan, ed è stato proprio
questo a farmi tremendamente male” replica Rose senza lasciare la mia mano,
nonostante dal suo tono riesca a percepire un minimo di sicurezza in più.
“Quando si è arrabbiati si dicono cose che volontariamente non
si sarebbero mai dette” ammette lui con fatica.
“Volontariamente o involontariamente, ciò che conta è che tu
le pensi o le abbia pensate Daniel. Ti sono grata per avermele dette però,
credo che non avrei potuto sopportare la falsità” gli occhi del ragazzo
scattano verso di lei colmi di un’emozione che sembra rasentare la
disperazione.
“Io non sono mai stato falso con te,Rose! Mai!” ribatte con tono appassionato “è
solo che, ho sempre avuto troppo poco coraggio” conclude abbassando di nuovo il
viso.
“Il coraggio?” domanda Rose incredula “Di coraggio ne hai
sempre avuto Dan! Altrimenti non ti saresti mai avvicinato a me sapendo quello
che sai!”
“Ma tu sai qual è il vero motivo, Rose? Tu lo sai perché il
giorno del funerale di tua nonna sono venuto a trovarti?” a queste parole lei
sembra non sapere cosa rispondere e un po’ resto perplesso anche io, a dire il
vero mi sento un po’ a disagio ad essere testimone di questa conversazione,
sembra una cosa stupida, ma ho come l’impressione che siano cose loro e che
vadano affrontate e superate senza intralci da parte di terzi, la cosa non mi
infastidisce più di tanto, ma forse la farebbe se non sentissi la presa
rassicurante della mano di Rose nella mia, se sono qui è solo perché lei ne sente
il bisogno, né più né meno.
“Perché sapevi che ero rimasta sola” prova a rispondere Rose.
“E non potevo sopportarlo. Tutte le volte che stavo lì a
guardarti da quella benedetta finestra senza trovare la forza o il coraggio di
venire a bussare alla tua porta, presentarmi come Daniel e non solo come il
figlio dei vicini. L’ho trovata solo nel momento in cui ho capito che eri
rimasta sola e che, col cuore che hai, non mi avresti mai giudicato strano o
stupido”
“Non l’avrei mai fatto nemmeno prima Dan” mette in chiaro lei
sempre più perplessa.
“Lo so! Rose, lo so! Ma…sembravi
così tremendamente irraggiungibile, persa nel tuo mondo fatto di arte. Ogni
volta che riuscivo ad incrociarti avevi un libro tra le mani oppure carta e
penna, avevi il viso concentrato di chi sta mettendo su carta i propri
sentimenti o di chi cerca di riprodurre su un foglio la profondità del reale e
non avevi mai il tempo né la voglia di alzare gli occhi e accorgerti di chi ti
stava intorno!” si lascia scappare un sorriso amaro “l’hai fatto solo una
volta, hai alzato gli occhi al cielo dal foglio mentre disegnavi seduta sull’altalena
qui fuori e io tornavo a casa, ti sei accorta della mia presenza e mi hai
sorriso, solo sorriso. Quel giorno ho capito che saresti diventata la mia
ossessione” la fissa intensamente e sembra essersi quasi dimenticato della mia
presenza, credo che abbia ragionato su questo discorso davvero per molto tempo,
i suoi sentimenti sono chiari come il sole, almeno per me che riesco a viverli
da persona esterna, quasi mi fanno male. L’intensità di ciò che prova mi
colpisce nel profondo, in fondo è quello che io ho sviluppato nei confronti di
Rose nei pochissimi mesi in cui siamo stati a stretto contatto su quel set…è facile innamorarsi di lei, fin troppo facile, con
quegli occhi che sembrano perforarti l’anima e leggerti il cuore.
“Conoscevo tutto di te, sai? Anche se non conoscevo te di
persona. Sapevo cosa facevi cosa odiavi, quello che amavi. Ho cominciato ad
ascoltare i 30 Seconds To Mars…” si concede di
guardarmi solo quando pronuncia il nome della mia band “…appena
ho scoperto che erano la tua passione. Passavo giornate intere con i loro cd
infilati nello stereo, anche se la loro musica non mi ha mai preso più di
tanto, ma li ascoltavo perché volevo capire cosa avessero di tanto speciale da
averti rubato il cuore, volevo capire se ci fosse un tattica da poter essere
studiata e imparata. Sembrava così lontana da te quella musica così aggressiva,
eppure li vedevo i tuoi occhi accendersi di emozione ogni volta che ascoltavi l’mp3
con le loro canzoni e mi chiedevo se un giorno io sarei stato in grado di farli
illuminare allo stesso modo. Poi ti ho conosciuta e da lì in poi ho capito che
tu non eri speciale come ti avevo immaginata, lo eri molto di più! Sprizzavi vita
da tutti i pori, ogni volta che passavo del tempo con te mi rendevo conto che
la magia che riuscivi a creare ce l’avevi nel sangue! Ogni cosa è nuova e bella
attraverso i tuoi occhi, da apprezzare come un dono di Dio, nonostante si
tratti solo di una foglia che cade dall’albero durante la stagione più triste
dell’anno in cui tutto muore, ma tu portavi e porti sempre un po’ di primavera
dentro di te, sempre quel pizzico di vita che mi faceva benedire il giorno in
cui ho trovato il coraggio di bussare alla tua porta”
La presa di Rose sulla mia mano si sta lentamente facendo
sempre più debole, mi volto impercettibilmente verso di lei per trovarla a
fissarlo con occhi spalancati e increduli, probabilmente non riesce a dare un senso
a tutte queste parole, o forse è sopraffatta da questo sentimento distruggente
che legge negli occhi di Daniel così come riesco a leggerlo io.
“Poi, troppo presto eppure troppo tardi, scoprii della
leucemia, scoprii che c’era un motivo per cui tua nonna ti teneva sempre al
sicuro, chiusa in casa, e il mondo sembrò perdere un po’ del suo significato
per poi ritrovarlo quasi immediatamente nello starti vicino ogni momento in cui
potevo, nonostante la scuola e il lavoro mi togliessero la maggior parte del
tempo, nonostante non potessi far parte della tua vita con la stessa costanza
con cui avrei voluto. Ma un giorno, non ci vedevamo da quasi una settimana, mi
confessasti che mi eri grata, che di amici come me non ne avevi mai avuti, che
ero diventato il tuo migliore amico e il mio cuore perse un battito dalla gioia
anche se mi resi conto di essere entrato in un vicolo cieco dal quale
difficilmente sarei riuscito ad uscire” stringe gli occhi come in procinto di
pronunciare una verità fin troppo amara “avevo trovato il coraggio sai? La sera
in cui mi dicesti di essere stata scelta per interpretare la parte della
protagonista di un film che avrebbero girato a breve in Scozia, io avrei voluto
parlarti, farti lo stesso discorso che ti sto facendo ora, e quello era il
momento giusto, probabilmente mi avresti capito e magari avresti anche trovato
la voglia di ricambiare ma ancora una volta sono stato sconfitto dalla mancanza
di coraggio! Mi limitai solo a farti credere che ero felice per te senza
riuscire a nascondere del tutto che mi era caduto il mondo addosso, anche se tu
eri troppo felice per accorgertene. Poi un paio di giorni prima di partire eri
nervosa e mi dicesti che avresti recitato al fianco di Jared Leto. Quel nome…” mi concede un’altra occhiata “…sapevo
che non avrebbe portato nulla di buono, avevo capito fin da subito che sarebbe
successo qualcosa di cui avrei sofferto”
Deglutisco a vuoto intuendo quanto debba essere stato
difficile per lui ritrovarsi in una situazione del genere.
“Tu eri innamorata di lui, Rose. Innamorata dell’artista. Te lo
leggevo negli occhi tutte le volte che pronunciavi il suo nome, e non erano
poche. Daniel, lo sai oggiJared cosa ha detto? Daniel lo sai ieri
Jared cosa ha fatto? Ed io sopportavo la cosa con estrema tranquillità
dettata dalla sicurezza che lui non era esattamente il tipo di persona che
avresti potuto incontrare al mattino andando a fare la spesa, ma a quanto pare
il destino gioca contro di me” ci lancia un’occhiata amara.
“Tu, non mi avevi mai guardato come guardavi lui, nonostante
io fossi concreto e reale e lui uscisse fuori dai tuoi sogni. E Sapevo che non
mi avresti mai amato come amavi le sensazioni che lui sapeva trasmetterti. Qualche
volta mi scrivevi, parlandomi di un certo Alex che avevi conosciuto e con cui
ogni tanto uscivi, mi dicevi che Jared ti aveva delusa, ma io percepivo che ti
avevo colpito molto più di quanto volessi e dentro ogni e-mail c’era un
elemento in più che mi spingeva a credere che stesse nascendo qualcosa da parte
tua, che ti stessi innamorando anche dell’uomo” la voce gli si spezza e fa una
piccola pausa durante la quale sento tutto il peso delle sue parole, sento un
dolore che credo di aver provato anche se non per le stesse motivazioni “ era
così non è vero? Per un lungo periodo sei completamente scomparsa, per Natale
non sei tornata, ogni giorno controllavo la posta elettronica per vedere se mi
avessi mandato anche un misero messaggio ma non era così, ti ho anche mandato
gli auguri di Buon Natale e di inizio anno ma non ho ricevuto alcuna risposta.
Sei riapparsa sulla porta di casa tua a fine Marzo carica di notizie spaventose
e con una nuova e più brillante luce negli occhi ogni volta che parlavi di lui
e di loro, si sono concretizzati tutti i miei incubi, tutte le notti passate
insonni a cercare di non sognare e di non pensare. Eri delusa da te stessa,
dalla tua mancanza di forza eppure era un miracolo che fossi ritornata con la
gioia nel cuore, quella gioia che io non ero mai riuscito a far nascere in te e
Dio solo sa quanto avrei voluto esserne la causa, ma ero quasi del tutto
scomparso dai tuoi pensieri il giorno in cui ho bussato alla porta di casa tua
e tu eri più bella di prima” stringe i pugni, tormentato.
“Daniel, io non capisco. Perché tutto questo?” domanda Rose la
voce spezzata per essere stata troppo tempo in silenzio, ormai ha del tutto
abbandonato la mia mano e la sua mancanza è tanto forte da farmi vacillare, ho
quasi paura che possa scomparire risucchiata da quei sentimenti che io non ho
mai avuto il coraggio di rivelarle e che Daniel, minacciato dall’ombra oscura
dell’abbandono, le sta sbattendo in faccia senza un minimo di riguardo.
“Cosa non capisci Rose?” domanda quasi come fosse un’imprecazione,
avvicinandosi quel poco per poi ripensarci e tornare sui suoi passi “non
capisci che sono innamorato di te da quasi 10 anni ormai? Non capisci che te lo
sto confessando anche se non verrò mai ricambiato? Perché? Perché Rose? Questa
è una domanda che mi faccio da quando ho capito che in tutto questo avrei solo
ed esclusivamente sofferto. Poi è arrivato lui e, credo che la cosa che mi
abbia fatto più male sia stato leggere lo stesso sentimento nei suoi occhi, lo
stesso che provavi tu, lo stesso che provavo io…voglio
solo chiederti scusa, anzi, chiedervi scusa, tutto quello che ti ho detto non è
la verità, è solo quello che speravo, ma lui non ti abbandonerà. Non lo farai
vero?” per la prima volta si rivolge direttamente a me e io mi limito
semplicemente a scuotere il capo colto di sorpresa, quando le situazioni si
fanno chiare agli occhi di chi le vive diventa tutto molto più semplice e la
semplicità comporta incredulità.
“Daniel io…” comincia Rose.
“Non avresti mai potuto amarmi, lo so” la interrompe lui “perché
la nostra è solo un’immensa amicizia e l’amicizia non diventa quasi mai amore, quello
vero”
“No, penso che avrei potuto farlo, ma sarebbe stata solo una
presa in giro, per me e anche per te” lo corregge lei.
“Già” conferma lui abbassando lo sguardo, Rose gli si avvicina
e lo abbraccia, lui affonda il viso nei suoi capelli “ti vorrò sempre bene, lo
sai vero?” gli sussurra all’orecchio, parole che riesco a malapena ad
afferrare, lui annuisce col capo e la lascia andare, lei torna da me e l’improvviso
sentirla di nuovo vicina mi fa bene.
“Mi dispiace” afferma lui guardandomi e gli sono
incredibilmente grado per il coraggio che riesce a trasmettermi.
“Dispiace anche a me per averti attaccato” ribatto e mi sembra
giusto farlo.
“Oh no, ne avevi tutto il diritto” sorride lui grattandosi la
testa e per la prima volta vedo davvero un ragazzino dietro quella voglia di
fare l’adulto.
“La porto con me a Los Angeles” gli confesso, lui mi guarda e
sul suo viso riesco finalmente a leggere tutta l’angoscia che cercava di
nascondermi “starà bene” aggiungo sperando di riuscire a rincuorarlo.
“Lo so” risponde lui sorridendo di nuovo “Credo che arrendersi
sia da persone mature”
“Lo è” confermo.
“Prenditi cura di lei”
“Lo farò” prometto avvicinandomi a lui e mettendogli una mano
sulla spalla “sei un bravo ragazzo”
“Ci provo” commenta “ma non sempre mi riesce”
“Bisogna avere coraggio per essere come te, non dimenticarlo
mai”i suoi occhi si fissano nei miei,
grati e increduli e in questo momento vorrei che capisse quanto ha significato
per me la sua presenza e tutto quello che indirettamente è riuscito ad
insegnarmi.
“E tu non ti arrendere!” si rivolge a Rose, pimpante
esattamente come la prima volta in cui l’ho conosciuto “Un giorno voglio
leggere il tuo nome tra le stelle di Hollywood!” l’abbraccia di nuovo “Non ti
azzardare a lasciarci, hai capito?” noto che ha usato il plurale e la cosa mi
fa sorridere, Daniel è completamente diverso rispetto all’idea che mi ero fatto
di lui e questo mi rende inspiegabilmente felice.
Con un’ultima occhiata, Daniel apre la porta e se la richiude
alle spalle lasciando una parvenza di serenità, l’unica cosa che intacca quello
che potrebbe essere un finale perfetto è la consapevolezza che dovrà piangere
milioni di lacrime amare per liberarsi di lei e del suo ricordo.
Rose mi si avvicina facendo passare le sue braccia intorno
alla mia vita e fissandomi dal basso “non avrei mai nemmeno immaginato una cosa
del genere” confessa ancora un po’ perplessa.
“Sei sempre un po’ cieca quando si tratta di queste cose” le
faccio notare attirandola ancora di più verso di me .
“In che senso?” domanda lei senza capire.
“Lascia perdere” sorrido e la bacio.
Un giorno anche io le confesserò tutto quello che provo per
lei, perché non ne sono semplicemente innamorato, no, è molto di più e non
appena l’avrò capito, lei lo saprà, perché aspettare non aiuta e perché un
giorno potrei non averla più tra le braccia.
*Escape XD
Allora! Che ne pensate? Spero di avervi chiarite
le idee sul comportamento di Daniel ^^ E’ un personaggio che non avrà vita
lunga ma insegnerà qualcosa di fondamentale al nostro Jared: ogni giorno
potrebbe essere l’ultimo, soprattutto in amore, e nella vita bisogna avere
coraggio.
Buongiorno a tuttiiii
miei stupendi lettori e lettrici!
Oggi voglio iniziare la giornata nel migliore dei
modi, così vi piazzo un bell’aggiornamento! Sperando che possa farvi felici.
Al solito, ringrazio con tutto il cuore le
persone che leggono e commentano questa storia, che non l’hanno abbandonata
fino ad ora e che la aggiungono tra preferite, ricordate o seguite…mi
riempite il cuore di gioia davvero.
Buona lettura =**
“Credi che saranno contenti di conoscermi?”
Sono impegnato a lavorare al computer quando mi arrivano le
parole di Rose, la osservo attentamente seduta accanto a me sul sedile che
affaccia al finestrino dell’aereo e mi sembra davvero preoccupata, la cosa lì
per lì mi fa sorridere anche se so benissimo che non dovrei farlo dato che
potrebbe restarci male.
“Stai scherzando?” le rispondo minimizzando la cosa “ti
adoreranno!” e su questo, sul serio, non ho alcun dubbio. È impossibile non
restare affascinati dalla sua dolcezza “Shannon non ha fatto altro che
chiamarmi in questi ultimi giorni, non vede davvero l’ora di riabbracciarti”
butto lì tornando ad osservare lo schermo del PC.
“Ma Shannon già mi conosce! Mi riferivo a Tomo, Tim…Emma un po’ mi spaventa” scoppio a ridere per
l’ingenuità delle sue parole.
“Oddio, chissà perché Emma fa la stessa impressione alla
maggior parte delle persone! Ma credimi posso assicurarti che non morde! Sta
tranquilla” lei mi rivolge un sorriso tirato e torna a guardare fuori dal
finestrino. Stiamo viaggiando da un paio d’ore circa, Rose era agitatissima
all’inizio del viaggio e a dire il vero continua ad esserlo, sto cercando di
fare di tutto per farla calmare, prima ho tentato di usare le parole per
rassicurarla poi il silenzio ma solo ora mi sta confessando quali sono le sue
paure.
“Ehm…ci sarà la possibilità di
incontrare tua madre?” esita prima di pronunciare questa domanda e io la fisso
anche se lei evita di farlo con me. Chiudo il computer e lo metto via.
“E’ questo che ti spaventa?” domando spingendomi un tantino
verso di lei.
“No Jared. È…è un po’ tutta la
situazione a spaventarmi. Cosa potranno pensare di me? Sono debole e malata,
sono una bambina! Di certo non una delle persone più adatte a stare accanto a
te” sussurra mortificata.
“Questo devo deciderlo io, non trovi?” domando leggermente
irritato, non so come possano venirle in mente dubbi di questo genere arrivati
a questo punto.
“E’ che non abbiamo mai provato ad uscire al di fuori della
nostra mini realtà. Sul set c’eravamo fondamentalmente solo noi due! Le vacanze
di Natale sono state tanto brevi da non poter essere considerate e a casa mia,
a Londra, uscivamo solo per le chemio! A Los Angeles potresti ricordarti tutto
quello a cui sei abituato e io…cazzo, Jared, io ho
paura di perderti” le ultime parole sono quasi un sussurro, probabilmente non
voleva che le ascoltassi.
“Rose, guardami. Non cambierà niente tra noi due, d’accordo?
Assolutamente niente” mi guarda negli occhi e sembra credermi, o forse decide
solo di accantonare le paure e lasciar perdere l’ansia.
Vorrei davvero che la smettesse di fare questi pensieri.
Probabilmente se riuscissi a trovare le parole giuste le direi tutto quello che
provo per lei, ogni minimo particolare, e forse capirebbe, forse la smetterebbe
di farsi mille problemi di cui la stragrande maggioranza non hanno senso.
Dio, come mi sono ridotto così? La mia vita non ha più senso
senza che lei ne faccia parte , nulla ha più senso.
Per tutto il resto del viaggio non parliamo molto anche perché
Rose si è addormentata dopo una mezz’oretta circa e non mi andava di
svegliarla. È un angelo,ecco cosa, un
angelo precipitato per sbaglio nella mia vita.
Ti merito
davvero? Rose, ti merito davvero?
Le accarezzo dolcemente il viso solo quando so che stiamo per
atterrare e lei riapre lentamente gli occhi fissandoli su di me “Ciao piccola”
sorrido e lei fa lo stesso.
“Ciao” risponde “Siamo arrivati?” domanda poi guardandosi
intorno.
“Sì, tra un po’ scendiamo” la informo godendomi i suoi occhi
ancora gonfi di sonno che lei continua a strofinarsi col pugno chiuso, spesso
sembra davvero una bambina.
“Hai dormito bene?” le chiedo mentre comincio a sistemare
tutta la roba che ho sparso in giro.
“Abbastanza, mi ci voleva. Che ore sono?” domanda
sbadigliando.
“Sono appena passate le dieci del mattino” le rispondo.
“Siamo arrivati signor Leto” ci informa la hostess e io la
ringrazio con un sorriso che lei sembra apprezzare.
“Sei pronta?” mi rivolgo a Rose.
“Ehm…domanda di riserva?” fa lei
sorridendo.
“Oh avanti” la raggiungo a comincio a farle il solletico, lei
scoppia a ridere e lo faccio anche io “Sei pronta??” ripeto tenendola ancora
sotto tortura.
“Sì sì, ok, sono pronta!” riesce a dire tra una risata e
l’altra.
“Risposta esatta!” esclamo fingendo un ovazione con tanto di
applausi.
“Idiota! Non prendermi in giro!” si finge offesa Rose
sorpassandomi “Ha intenzione di restare tutta la giornata su questo aereo
signor Leto?” aggiunge poi fingendosi scandalizzata e io scuoto la testa
seguendola fuori dalla cabina di prima classe nella quale abbiamo viaggiato.
È un po’ difficile trovare Shan nella confusione che c’è
all’aeroporto, ma dopo qualche tentativo infruttuoso ecco che lo vediamo
correrci incontro e il suo primo pensiero è quello di riabbracciare Rose.
“Shan! Mi sei mancato!” esclama lei, tutta coccole e io alzo
gli occhi al cielo mentre mio fratello diventa un orsacchiotto tenerone, certo
mi fa un po’ impressione quando fa così. Sembra tutto fuorché Shannimal.
Poi tocca a me riabbracciarlo e lo faccio con tutto il piacere
del mondo, era fin troppo tempo che non ci vedevamo, non sono abituato a stare
lontano da lui così tanto.
“Come vanno le cose fratellino?” mi domanda all’orecchio in
modo che Rose non possa sentirci.
“ora decisamente meglio” confesso in tutta sincerità e lui mi
da una pacca sulla spalla.
“Allora! Vi trovo in forma!” è una bugia, Rose è dimagrita da
far paura è sempre più pallida e debole, so che Shannon ha notato queste cose
ma non vuole che lei se ne accorga.
“Invece sei tu a stare bene!” esclama lei “Quanto sei bello!”
e torna ad abbracciarlo, una piccola fitta digelosia mi attraversa lo stomaco. Ok, ok, quello è mio fratello non c’è
alcun bisogno di essere geloso!
“Ehi e io non sono bello?” domando un po’ offeso, queste cose
a me non le dice mai.
“No tu sei bruttissimo! Un mostro con gli occhi a palla
giganti!” ribatte Rose facendomi la linguaccia.
“Aspetta che ti prendo!” e comincio anche a posare le valige a
terra.
“Ehi ehi aspettate! Calmatevi!” scoppia a ridere Shan “Ci sarà
tempo per ammazzarvi. Ora venite con me che vi stanno aspettando tutti” e fa un
occhiolino a Rose che sembra sbiancare ancora di più.
“Tranquilla, andrà tutto bene” le sussurro passandole un
braccio intorno alle spalle mentre ci incamminiamo dietro Shan, lei annuisce.
Mio fratello ci
accompagna ad un taxi su cui lo aiuto a caricare le nostre valige. Prende posto
avanti mentre io e Rose ci sediamo dietro.
Il sole di Los Angeles è accecante, Dio, quanto mi è mancato
questo posto, mi è mancata l’aria di casa, mi è mancato tutto di qui, spero che
possa fare bene a Rose, è diverso dal grigiore di Londra, vorrei che le donasse
un po’ di colorito, ne ha davvero bisogno.
Le lancio un’occhiata e la trovo a guardare fuori dal
finestrino con tanto di occhioni spalancati di meraviglia, ha un’espressione
buffa di entusiasmo misto ad incredulità che mi fa subito sorridere.
Non ci mettiamo molto a raggiungere casa nostra, molto
probabilmente sono tutti riuniti lì ad aspettarci.
“Questa è casa vostra??” esclama appena scende dal taxi e si
ritrova di fronte ad una grande villa.
“Ehm…no” le risponde Shannon “Quella
è casa nostra” e indica quella un po’ più in alto nel viale, decisamente più
grande e lussuosa, Rose si volta lentamente e lascia cadere la piccola borsa
che aveva deciso di portare con sé in macchina.
“Dio, dovrebbe essere vietato” osserva un po’ sconvolta.
“Cosa?” domando trattenendo le risate.
“Potersi permettere una cosa del genere!” esclama lei facendo
il giro del taxi e fermandosi accanto a Shan mentre io vado a pagare il
tassista.
“Ehi guarda che non l’abbiamo mica rubata!” ribatte mio
fratello che è meno bravo di me a trattenere le risate.
“Non ho detto questo!” gli fa notare cominciando a correrci
dietro dato che ci stiamo incamminando senza aspettarla “Aspettatemi!”
“Tu smettila di parlare e seguici”
le consiglio vivamente anche se la cosa mi fa morire dal ridere.
“Ma…ma da qui si vede anche il
mare!” io e Shan ci voltiamo contemporaneamente per trovarla a fissare
l’orizzonte alla nostra destra dove, sì, si vede anche il mare, scoppiamo a
ridere.
“Non hai mai visto il mare, Rose?” domanda Shan.
“Sì!” risponde lei correndo a raggiungerci “Un paio di volte”
“Oddio! No, dico, fai sul serio??” continua mio fratello
aggrappandosi a me per non cadere a terra dal troppo ridere.
“Vorrei capire cosa diavolo c’è da ridere” fa Rose alzando gli
occhi al cielo.
“C’è che a volte sembri davvero uscita da un cartone animato”
la informo io sorridendole “Magari più tardi ti ci porto al mare, ti va?”
Lei annuisce e finalmente io e Shan riusciamo a tirarcela
dietro fino a casa nostra, anche se almeno un paio di volte ha insistito per fermarsi
ad osservare alcune palme e i giochi di luce che faceva il sole sui vetri delle
finestre delle ville vicine.
“Aspetta! Ma avete anche una piscina?” domanda Rose prima che
Shan riesca ad inserire la chiave nella serratura.
“E’ tanto importante se ce l’abbiamo o no?” ribatto a metà tra
una crisi di nervi e una crisi di risate.
“No! È solo che mi andava di saperlo, tutto qui”
“Rose” la richiama Shan “dobbiamo chiederti il permesso per
poter entrare in questa benedetta casa? Ci farai venire un’insolazione di
questo passo, lo sai vero?”
Rose abbassa il viso mortificata e io gli do un buffetto sulla
guancia per farle capire che nessuno di noi due è arrabbiato con lei, caso mai
esasperati, ecco, credo sia la parola giusta.
“Sono arrivati!” esclama Shan appena mettiamo piede in casa e
uno scoppio di bentornato e benvenuto proviene dal salotto, invito Rose ad
entrare e cerco di trasmetterle un po’ di sicurezza mettendo le mie mani sulle
sue spalle.
In salotto, ci sono proprio tutti, Tomo, Tim, Emma e addirittura
Vickie. Ci rivolgono tutti lo stesso sorriso cordiale ed io tiro un sospiro di
sollievo, non sono così terribili non possono spaventarla.
Il primo a venirci incontro è Tomo, mi allunga la mano per poi
abbracciarmi, dopodiché si abbassa appena per essere all’altezza di Rose.
“E tu devi essere Rose” si rivolge a lei come ad una bambina,
la cosa mi fa una stranissima impressione.
“Sì” risponde lei con un filo sottile di voce “è un piacere conoscerti…Tomo” resta per qualche attimo ferma poi sbotta
in una sorta di urlo isterico e gli salta addosso stringendolo in un abbraccio
stritola costole. E menomale che dovevo starle vicino per darle coraggio!
“Oddio non posso credere che sei qui! Sei proprio tu Mofo!!” i suoi occhi brillano e Tomo scoppia a ridere
dandole qualche leggera pacca sulla schiena.
“Mi fai un autografo??” domanda staccandosi da lui e frugando
nella borsa gigante.
“Rose!” la richiamo sbigottito.
“Che c’è?? Lui e Tomo Milicevic!!”
mi fa notare lei come se la maggior parte di noi non si fosse accorto di essere
in presenza di una rock star. Oddio ma che cavolo sto pensando?? Anche io, mio
fratello e Tim siamo delle rock star!
“Rose, ti faccio notare che sei a casa Leto. Comincerai ad
odiare la faccia di Tomo a furia di vederlo tutti i giorni!” interviene Vickie
e lei le lancia un’occhiata adorante “Vickie!!” esclama e corre ad
abbracciarla, la ragazza resta perplessa per qualche attimo, poi si scioglie e
sorride “Oddio! È bello conoscerti!”
“Lo è anche per me” le risponde con la massima dolcezza “Ci hanno
parlato tanto di te, non è vero Emma?” la bionda annuisce con educazione e Rose
la fissa per qualche secondo, poi si avvicina e abbraccia anche lei.
“Ciao Emma” questa volta l’esclamazione non è molto forte ma
comunque udibile, la mia segretaria non doveva aspettarsi una cosa del genere
dato che rimane piacevolmente colpita dall’affettuosità di Rose.
“Sei bellissima” aggiunge la moretta facendola arrossire di
piacere.
“Grazie” risponde con una timidezza che dimostra mal
volentieri.
“Ehi! Solo io non mi merito un abbraccio qui?” la voce di Tim
ci fa voltare tutti dalla sua parte, Shan gli da uno schiaffo dietro la testa
facendolo sbottare in un verso di dolore abbastanza comico “Non ci provare che
Jay potrebbe incazzarsi” gli intima il batterista e tutti scoppiamo a ridere
fino a che Rose non va verso di lui e lo abbraccia calorosamente per poi
sussurrargli all’orecchio “Voglio l’autografo anche da te dopo” pensando che io
non la stia ascoltando,
Scuoto la testa, quella ragazza è assurda, anche se, una piccola
parte di me gioisce del fatto che sembra già stare meglio, Dio, ti prego, fa
che sia stata una scelta giusta portarla qui.
“Dovrete essere stanchi” suppone Shannon.
“A dire il vero Rose ha dormito come un ghiro per la maggior
parte del viaggio” confesso, sorridendo e lanciandole un’occhiata, lei ricambia
con uno sguardo quasi supplicante e una sensazione di terrore mi invade quasi
immediatamente.
“Che succede?” mi scappa mentre subito comincio ad avvicinarmi
a lei.
“No!...ehm…no, non è niente Jared, tranquillo.
È solo che magari gradirei davvero riposare un po’”dice portando le mani avanti a cercare di
bloccarmi.
“Oh, non c’è assolutamente nessun problema!” le risponde
Shannon, sorpassandomi ed avvicinandosi a lei, io la osservo sospettoso, non
può essersi già stancata, non può essere così debole, non deve.
“Ti accompagno nella tua stanza ok?”
“Aspetta Shan, possiamo portarcela noi” interviene Emma e
tutti ci voltiamo verso di lei, sorride un tantino in imbarazzo e a salvarla
arriva Vickie “Esatto! Lasciate un po’ sole noi donne…voi
restate qui a spulciarvi uomini”
“Non siamo mica bestie” le fa notare Tomo mentre lei gli si
avvicina e gli passa le mani intorno ai fianchi.
“Non da quando hai tagliato tutti quei capelli, Tomislav” gli risponde Vickie posandogli un bacio sulle
labbra.
Distolgo educatamente lo sguardo, restano una delle coppie più
belle che io abbia mai visto, l’unica che ho veramente approvato fin
dall’inizio, automaticamente lancio un altro sguardo a Rose e la trovo a
fissarli rapita.
“Allora noi ci dileguiamo per qualche minuto, non vi ammazzate
nel frattempo” Vickie prende Rose sotto
il braccio e la accompagna verso la zona notte insieme ad Emma, non distolgo lo
sguardo da loro fin quando non spariscono del tutto alla mia vista e anche dopo
non riesco a stare tranquillo.
Ho una bruttissima sensazione di inquietudine che mi
attanaglia lo stomaco, qualche attimo prima mi era parso che stesse meglio ma
poi i suoi occhi mi hanno detto tutt’altro. La cosa che mi fa più male è che in
tutto questo tempo non credo di riuscire ancora a capirla del tutto, finché non
è lei stessa a confessarmi cosa c’è che non va io cammino alla cieca sperando
di indovinare quale sia la cosa giusta da fare nel minor tempo possibile.
“Jared, va tutto bene tranquillo. Deve solo riposare” mi volto
verso Shannon che mi ha posato una mano sulla spalla in un gesto di conforto e
lo guardo fiducioso, annuendo.
“Sicuramente il viaggio deve averla stancata fin troppo” dico
cercando di convincere me stesso più che gli altri.
“Effettivamente non abbiamo ancora capito come tu faccia a
sopportare lunghi viaggi di questo genere senza stancarti nemmeno per sbaglio”
la butta sul ridere Tim e io lo assecondo.
“Dimentichi che sono un vampiro”
Mi lancio sul divano distendendo i tendini e chiudo gli occhi
per qualche attimo. Respiro l’aria afosa e mi sento a casa, anche se non riesco
ad essere del tutto felice.
“Sembra quasi una bambina” riapro gli occhi alle parole di
Tomo.
“Forse perché lo è” fa notare Shannon sedendosi accanto a me “venti
anni Tomo, poco più che una bambina. Ma sa essere davvero una donna te lo
assicuro, a volte riesce addirittura a farti vergognare o imbarazzare”
“Non lo metto in dubbio. Glielo si legge negli occhi” mi
lancia un’occhiata “sei sicuro di quello che stai facendo con lei, Jared? È
così debole…io non so se ne avrei il coraggio”
ricambio lo sguardo mentre un nodo inspiegabile mi stringe la gola, deglutisco.
Vickie e Emma ci raggiungono dopo qualche secondo
accomodandosi sui divani bianchi, riservo loro una breve occhiata che
ricambiano con sguardi tranquilli.
“Conoscete la sensazione nel momento in cui realizzate che
stare con lei, al di là di tutti i problemi che possono sopraggiungere, sarà
comunque il paradiso se confrontato col solo pensiero di andare via, lasciarla,
dimenticarla? È quello che provo ogni volta che la sento respirare al mio
fianco” ricaccio indietro le lacrime, mi sono davvero rammollito “Ho paura, ho
una fottuta paura che un giorno possa essere troppo tardi per dimostrarle
tutto, e anche se il coraggio non ce l’ho e non l’ho mai avuto, sto facendo di
tutto per trovarlo perché il prezzo da pagare è fin troppo alto. Non voglio
perderla” mi passo una mano sul viso.
“E non la perderai Jared, non pensare in negativo” mi risponde
Emma e per la prima volta la sento davvero toccata da questa situazione.
“La malattia è fin troppo grave, il tumore galoppa
distruggendola giorno dopo giorno ed io assisto impotente a questa assurdità!
Cosa posso fare?”
“Più di quanto tu stia già facendo? Non ti ho mai visto così
preso Jay, so che magari sono la persona meno adatta a dire una cosa del
genere, dato che ti conosco da così poco, ma se posso permettermi stai facendo
davvero tanto per questa ragazza, non sminuirti” le parole di Tim colpiscono un
po’ tutti.
“Ha ragione Tim. E’ bello vederti così. Il modo in cui la
guardi e in cui ti preoccupi per lei, sei diverso” aggiunge Vickie.
“Sto cercando di farmene una ragione” sorrido mentre vorrei
solo piangere, non sono diverso, semplicemente sono ritornato ad essere quello
che ero prima che il mondo mi cadesse addosso e il cuore mi si spezzasse.
“Credo che andrò a riposare anche io” propongo sbadigliando e
gli altri sorridono.
“Stai perdendo colpi vampiro” mi prende in giro Tomo.
Sono contento di essere a casa.
***
C’è una brezza leggera che proviene dal mare e da un po’ di
sollievo al caldo di fine Aprile, seduto sulla roccia osservo l’orizzonte da
lontano, mi sono sempre chiesto cosa ci fosse al di là del visibile, da piccolo
mi piaceva immaginare che fosse il confine con una nuova terra fatta di sogni,
di speranze, una terra in cui tutto ciò che si desiderava potesse essere
realizzato, da grande ho dato un nome a quella terra e mi sono ripromesso che
ci avrei messo solo 30 secondi a raggiungerla.
Alla fine ho deciso di accompagnare Rose al mare, sperando che
questa splendida aria possa farle del bene, nonostante il sole sia abbastanza
basso e si avvicini l’ora del tramonto credo ne sia valsa lo stesso la pena. Guardarla
camminare spensierata verso la riva farsi bagnare i piedi e tornare indietro,
coperta da un semplice vestito che la fa somigliare ad un petalo di fiore, un
pezzo di diamante dimenticato per sbaglio sulla riva del mare, dove chiunque
riesca a mettergli gli occhi addosso possa tranquillamente rubarlo e portarlo
via.
Qualche volta mi lancia uno sguardo sorridendomi e io ricambio
restando sempre lontano, semplicemente perché non voglio rovinare la perfezione
del momento, la perfezione della sua immagine stagliata contro la bellezza del
tramonto.
Sono felice che sia entrata nella mia vita, anche se prima o
poi ne uscirà, anche se il pensiero mi fa rabbrividire.
Quando la temperatura comincia a scendere troppo la riporto a
casa. Ho paura che possa prendere freddo e so che sarebbe abbastanza
distruttivo per lei in questo momento.
Non c’è nessuno, effettivamente la serata è appena iniziata, è
la prima volta in assoluto che preferisco stare in casa piuttosto che in giro
per locali.
La accompagno nella mia stanza “Resta con me stanotte” le
sussurro desiderandola infinitamente e lei non me lo nega, non mi nega nulla di
sé stessa, arrendevole e profondamente mia come non ho mai sentito nessuna in
tutti questi anni.
E facciamo l’amore, come se potesse essere l’ultima volta,
nella penombra di una stanza fin troppo grande per due corpi nudi, ma troppo
piccola per contenere i nostri cuori.
“Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata”
“Jared…”
“Promettimi che non mi lascerai mai”
Eppure non lo fa, ma sono troppo perso in lei per
accorgermene.
Quando si addormenta lo fa con l’ingenuità di una bambina ed
io resto qui, fermo in questo attimo di tempo prezioso, è tutta la potenza di
ciò che provo racchiusa in quel respiro, quel continuo alzarsi ed abbassarsi
del suo petto al ritmo costante del suo cuore che batte.
Dio cosa ho fatto per meritarla?
Un angelo caduto in volo,
questo ora sei in tutti i
giorni miei.
Come ti vorrei…come ti vorrei…
Per sempre accanto a me.
***
“Voglio essere sincero con te, anche e soprattutto perché sei
mio amico. La situazione è grave”
Guardo negli occhi Chris non aspettandomi niente di più e
niente di meno, è il Capo reparto di chirurgia generale del LA medical center, uno dei medici più competenti che abbia mai
avuto la fortuna di conoscere, ha la mia età eppure vanta un’esperienza
spaventosa è a lui che mi sono rivolto appena mi sono alzato stamattina, ho
portato con me Rose perché la visitasse e ora lei è di là che mi aspetta.
“I cicli di chemio non sono stati abbastanza, ho come l’impressione
che sia stata curata nel modo sbagliato o, ancora peggio, non sia stata curata
affatto!” il suo tono è quasi irritato.
“Lei aveva scelto di non lasciarsi curare Chris, voleva
andarsene senza rovinare gli ultimi anni della sua vita preda di terapie
infruttuose” confesso.
“Mi prendi in giro?? Stai cercando di dirmi che per tutti
questi anni non si è mai curata?? Non è l’influenza Jared! Qui stiamo parlando
di leucemia mieloblastica cronica!!”
“Lo so, cazzo! Lo so!!” sbotto passandomi una mano sul viso e
tra i capelli.
“Ascoltami” cerca di tranquillizzarmi il medico alzandosi e
venendo verso di me “c’è una speranza, l’ultima e purtroppo l’unica per cercare
di salvarla” lo guardo speranzoso e pronto a tutto, anche a pagare miliardi se
la cosa si rende necessaria.
“Trapianto di midollo osseo. Lascia che la ricoveri e dato che
mi hai detto che non ha più parenti in vita, ti prometto, e ne farò una
questione di onore, che mi impegnerò per trovare il primo paziente compatibile
e cercherò di farla uscire da questo inferno, ma tu devi aiutarmi” il suo viso
è serio ed io annuisco lentamente.
“Ce la farà” sussurra più a sé stesso che a me e mi da una
pacca sulla spalla.
“D’accordo”
Rose in corridoio mi aspetta seduta su di una panchina a
giocare con una bimba che sembra avere su per giù tre anni. Quando mi vede
arrivare la lascia alla madre seduta accanto a lei e si alza per raggiungermi.
“Ti devo parlare” premetto prima che possa dire qualsiasi
cosa.
“Sto morendo?” queste parole mi uccidono.
“Devi farti ricoverare Rose”
“Vogliono operare?? Vogliono tentare il trapianto di midollo
osseo??” strilla quasi terrorizzata, la attiro a me e la abbraccio cercando di
farla calmare.
“Ti fidi di me?” domando mentre lei annuisce appena “andrà
tutto bene”
Andrà
tutto bene.
Eccoci qui a fine capitolo ^^
Che ve n’è parso dell’incontro con i ragazzi e
dell’arrivo a LA? Secondo me è stato abbastanza comico XD
Ci tenevo a spiegare qualcosa sul personaggio di
Chris, come già esplicitato nel capitolo è uno dei medici più conosciuti di LA
e Jared lo conosce poiché sono stati amici nel periodo in cui Chris studiava
ancora medicina e lui non era altro che un attore in erba. Non sarà molto
presente ma avrà comunque un ruolo fondamentale per la sorte della povera Rose.
Voi che ne dite? Riusciranno a trovare un donatore compatibile prima che sia
troppo tardi? Eppure sarà solo tempo perso?
Detto questo, sono felice e anche immensa
triste, di annunciarvi che alla fine di “Tra finzione e realtà” mancano solo 2
capitoli più l’epilogo =( Ma vabbè tutte le cose
finiscono, quelle belle e quelle brutte.
Sto chiacchierando di nuovo tanto vero? Ok la
smetto XD
Capitolo 22 *** Six billion people just one name ***
Salve a tutti miei meravigliosi lettori *-*
Eccomi tornata con un aggiornamento flash di questa storia, siamo davvero alla
fine ormai e ci tenevo a ringraziarvi col cuore in mano per averla seguita fino
ad ora, aver creduto in lei e averla fatta crescere. Devo a voi ogni singolo
momento passato a dare vita con le parole a questi personaggi. Sono diventati
parte integrante di me e comincio davvero a credere che una volta finita ne
sentirò tremendamente la mancanza, ma per ora non voglio pensarci, infondo
mancano ancora due capitoli prima che metta la parole fine ^^
Ora, premetto che non so quanto possa essere
verosimile tutto quello che troverete scritto in questo capitolo ma prendete la
cosa con le pinze e ricordatevi che si tratta di una ff
per cui ogni cosa è frutto della mia fantasia malata XD A me era sembrata un’idea
carina e spero che possa colpire anche voi ^^ Detto questo non anticipo nient’altro!
Godetevi il capitolo :D ci vediamo alla fine!
“E’ impossibile Jared. Ci vorrebbero mesi per organizzare un
evento di questa portata e tu vuoi farlo in soli 10 giorni?” gli occhi
spalancati di Shannon sono ancora lì che mi fissano nonostante sia ormai
mezz’ora che discutiamo della stessa cosa.
“Difficile Shan, difficile a limite massimo, non impossibile.
Non c’è niente di impossibile. Siamo i 30 seconds to Mars ricordi?” gli
rispondo distrattamente con la testa già partita a mille date le miriadi di
cose da fare.
“Come dimenticarlo. E tu sei quello che per organizzare uno
strabenedetto Show per la NYE comincia dalla fine dell’estate! Ci rendiamo
conto del paradosso?? Hai perso il cervello in quell’ospedale??” comincia ad
alzare la voce cercando di farmi ragionare.
“Ehi, non urlare si è appena addormentata!” lo rimprovero
riferendomi a Rose che dorme beata sul divano accanto a me, bagnata dalla luce
del sole che entra dalla finestra.
Mi soffermo a guardarla per qualche attimo e la trovo bella,
nonostante la stanchezza e la spossatezza che traspare dai suoi lineamenti e
dal suo corpo fragile, sul suo volto è dipinto un sorriso beato e questo mi fa
scoppiare il cuore, la aspettano tempi molto difficili e io voglio regalarle un
piccolo angolo di paradiso prima che tutto diventi nero come l’inferno.
“Ok, d’accordo, ragioniamo. Credi che ti daranno il permesso
di fare una cosa del genere? Insomma è assurdo!”
“Me ne frego dei permessi Shan! Dovranno semplicemente
eseguire gli ordini!” sono stanco di ripeterglielo, la decisione l’ho già presa
ormai e non tornerò sui miei passi per nessun motivo al mondo che lo vogliano oppure
no.
“Ma prenditi almeno più tempo! Un mese Jay, sarebbe perfetto!”
cerca di farmi ragionare lui guardandomi in malo modo.
“Non ce n’è più di tempo. Dieci giorni potrebbero anche essere
troppi” lancio ancora un’occhiata a Rose e lei si muove appena sistemandosi
meglio, distolgo immediatamente lo sguardo per cercare di non far deviare i
pensieri in zona potrei perderla presto.
La frase sembra zittire Shannon per un po’ e noto che il suo
sguardo accarezza il corpo di Rose sdraiato accanto a me “Ma perché vuoi fare
questo?” riesce solo a dire dopo qualche intenso secondo.
“Fare cosa?” domanda Emma appena comparsa e sinceramente non
so nemmeno da dove sia spuntata. Ma in questa casa abbiamo i nascondigli
segreti? Ho sempre sospettato che Emma, Tim, Tomo e Vickie non se ne andassero
davvero tutte le volte che sembrano farlo! Ormai ce li ritroviamo in giro senza
nemmeno rendercene conto!
“E tu da dove spunti?” domando automaticamente.
Lei fa un piccolo gesto secco con la mano mostrandomi un mazzo
di chiavi “è il tuo lavoro Emma, posso
mica starti dietro ad aprirti la porta tutte le volte che bussi, ti dovrai pure
abituare a lavorare senza intralciarmi troppo. È queste sono parole tue
mister perfezione, non alzi il tuo culo da quel divano nemmeno se per farlo ti
dessero mille dollari! Giustamente che cavolo te ne faresti, con tutti i soldi
che hai! Allora che cosa vuoi fare, genio?” domanda sedendosi sul divano
accanto a Shannon come fosse casa sua, non le rispondo, quando mi prende in
giro in questo modo vorrei davvero farle una tiratina di orecchie come si deve.
Certo sarebbe paradossale con tutto quello che le ho fatto
passare io in questi anni, diciamo che Emma, dopo la mia famiglia, è la persona
che mi conosce meglio di tutti e purtroppo ha imparato a conoscermi a sue
spese. Mi guarda ancora per qualche attimo.
“Va bene, d’accordo! Metti il muso per un po’. Shannon dimmelo
tu” si rivolge spazientita a mio fratello che al solito agli ordini di Emma non
riesce a non dar retta.
“Jared vuole mettere su un concerto a Londra…”
“Ah bene, chissà perché credevo fosse qualcosa di peggio”
“…Entro dieci giorni…”
“Cosa? Impossibile, nemmeno se mi ci metto di impegno”
“…Su una piattaforma galleggiante
sul Tamigi…”
“Mi prendete in giro?”
“…E accatastare gli echelon sul London
Bridge”
“Sei impazzito???” sbotta Emma guardandomi sconvolta.
“Ma per l’amor del cielo potresti non urlare dato che Rose
dorme!?” questa volta ho urlato anche io e me ne pento subito dopo, ma Rose si
muove appena e non da segni di essersi svegliata.
“ti sei bevuto il cervello??” mi rimprovera lei a bassa voce.
“Si perde molto più tempo a discutere che ad organizzare! Sarà
un evento straordinario” taglio corto.
“Ma non c’è bisogno di essere così plateali per colpire,
Jared! Sai benissimo che potresti sbalordire gli echelon con semplicissime
mosse, anche solo se fossi vestito in un certo modo!” ribatte Emma mentre mio
fratello annuisce con vigore.
“Non sarebbe la stessa cosa…ascoltate,
voglio essere sincero con voi” forse è l’unico modo per farli smettere di darmi
contro “voglio realizzare un suo desiderio. Glielo devo, prima che sia troppo
tardi” non pronuncio il nome di Rose ma non credo ci sia bisogno che io lo
faccia.
“E l’unico modo per farlo ti sembra questo?” domanda Shannon
con tono più calmo.
“E’ l’unico modo per regalarle un ricordo felice che porterà
con sé quando inizierà ad averne bisogno” abbasso il viso un po’ sopraffatto
dalla verità delle mie stesse parole.
“D’accordo. Cercheremo di organizzare il tutto per la prima
domenica di Maggio. Shannon vieni con me dobbiamo chiedere un paio di permessi
e allestire una piattaforma galleggiante” comincia Emma, lanciandomi
un’occhiataccia e alzandosi dal divano “Mi ero illusa di essere in vacanza”
“Ne varrà la pena” mi rivolgo ad entrambi sorridendo.
“Chissà perché sono sempre io quella che ha il lavoro duro quando
ti vengono in mente idee strambe. Ah, a proposito, se fosse stato per te non
l’avrei fatto, avresti potuto anche licenziarmi. Ma dato che è per lei vedrò di
fare del mio meglio” il suo viso si addolcisce e sorride in modo spontaneo.
“Grazie Emma”
“Oh, fottiti Jay! E non farmi fare tutto da sola, muovi il
culo da quel divano!” ma ormai la sua voce mi arriva lontana dall’ingresso e
ben presto sento sbattere la porta.
“Un grazie a me no?” domanda Shannon sorridendomi.
“Grazie, bro” gli faccio il verso
sbattendo le ciglia.
“Che gran figlio di puttana” risponde lui dandomi un pugno
sulla spalla destra.
“Shannon quale parte delle parole “vieni con me” non ti è
stata chiara?” arriva la voce di Emma, mio fratello fa un viso preoccupato
incredibilmente comico.
“Arrivo, mia signora” la prende in giro, mi fa l’occhiolino e
scappa via, lasciandomi col sorriso sulle labbra.
Non so come farei senza di loro.
***
“Jared” mi chiama Rose seduta sul divano mentre io vado avanti
e indietro per casa ogni volta che suona il telefono.
“Sì?” le rispondo dalla stanza accanto, metto giù l’ultima
chiamata di Emma che mi ha maledetto per averla messa in un mare di guai,
nessuno sembra collaborare per l’organizzazione di questo concerto, bè certo
non mi aspettavo che sarebbe andato tutto liscio come l’olio ma speravo ci
fossero stati meno problemi.
“Chris stamattina in ospedale mi ha detto che sarebbe il caso
che mi lasciassi ricoverare” la raggiungo in salotto e la trovo seduta con le
gambe distese sul divano e con un libro semi aperto tra le mani.
“Sul serio?” mi crolla il modo addosso, se sarà costretta a
stare rinchiusa in una benedetta stanza di ospedale come potrò portarla con me
a Londra?
“Sì. Dice che sono troppo debole per fare avanti e indietro e
che se continuo ad abbassare le difese immunitarie il mio corpo potrebbe
risentirne troppo e nel caso in cui dovessero riuscire a trovare un donatore
compatibile, l’operazione potrebbe non andare bene lo stesso” lo dice con
estrema tranquillità, tenendo gli occhi fissi sul libro che avrà trovato in
mezzo a quelli della mia collezione.
“E tu cosa ne pensi?” domando avvicinandomi un tantino.
“Sinceramente non lo so. Se voglio provare a…guarire,
dovrei seguire i consigli del medico non ti pare?” fa fatica a pronunciare la
parola guarire e abbassa gli occhi
come se un po’ si vergognasse della cosa.
Non ha affatto torto. Ufficialmente Chris mi ucciderà questa
volta.
“Direi che potresti aspettare ancora un po’, ti va? In fondo
non sarebbe affatto divertente rinchiudersi in una stanza di ospedale senza
godersi la meraviglia di questo posto. Siamo a Los Angeles, la città degli
angeli” mi siedo accanto a lei che mi fissa con occhi sognanti non riuscendo a
nascondere l’infinita gratitudine.
“Oh, certo che mi va!” esclama scattando per abbracciarmi, io
me la tengo stretta assaporando il suo profumo, queste benedette terapie e
continui controlli me la tengono troppo lontana, sono cinque giorni che Rose
vede più volte Chris che me, mi manca terribilmente, ma ci sono miliardi di
cose da fare se voglio che la sorpresa riesca in modo perfetto e non posso
scaricare tutto sulle spalle di Emma e degli altri, in fondo l’idea è stata
mia.
Sento aprire la porta di ingresso e penso automaticamente che
sia Shannon, Rose si allontana appena, le da fastidio che gli altri assistano
ad effusioni di qualsiasi genere tra noi due anche se io non ne capisco il
motivo fondamentalmente, fosse per me potrebbero anche riprenderci mentre
facciamo l’amore, non ho alcuna vergogna di mostrare in giro quello che provo
per lei.
“Sto impazzendo!” esclama Emma, entrando di corsa nel
soggiorno, ah bene, non era mio fratello “Dov’è finito Shan?? Shaaaaan???” urla per casa e a me scappa da ridere.
“Emma, guarda che non è qui” le faccio notare prima che giri
tutta la villa per trovarlo.
“Ma dove diavolo s’è cacciato?? Appuntamento, gli dice niente
questa parola??”
“Da quando in qua tu e mio fratello uscite insieme?” domando
fingendomi sconvolto e scoppio a ridere guardando il viso di Rose, la sua bocca
spalancata e i suoi occhi increduli mi fanno credere che non abbia affatto
colto il sarcasmo.
“Cosa?? Oh…oh mio Dio, davvero? Emma
ma è fantastico!” esclama battendo le mani, la bionda le rivolge un sorriso
benevolo e le si avvicina accarezzandole il viso.
“Tesoro, devi imparare una cosetta di Jared che forse ancora
non sai: si inventa una catasta di balle!” e mi lancia un’occhiataccia da
premio oscar “Ti pare che potrei mai uscire con tuo fratello?? Non ho ancora
iniziato a frequentare gli orsi”
“Guarda che potrei offendermi” la voce di Shan ci fa voltare
tutti un po’ sbalorditi dalla sua parte. E da dove spunta fuori lui?? Non
smetterò mai di dire che questa casa è troppo grande!
“Brutto idiota di un Leto! Dove diavolo ti eri nascosto?” gli
da contro Emma che ormai comincia davvero a perdere la pazienza.
“Ehi calma biondina, facevo un bagno, con questo caldo ne
sentivo veramente il bisogno” confessa lui sdraiandosi poi sul divano.
“Vuoi un caffè Shan?” domanda lei estremamente calma, ma tutti
sappiamo benissimo che si tratta solo di apparenza.
“Una birra, grazie piccola” le risponde a tono mio fratello e
credo proprio che adesso dovremmo cominciare ad avere paura di quella che
potrebbe essere la reazione di Emma.
Per qualche eterno secondo tutto tace, ma proprio in procinto
di una sfuriata fenomenale, Rose attira l’attenzione su di se schiarendosi la
voce.
“Potreste evitare di ammazzarvi voi due?” domandasorridendo, cerca di alzarsi ma sembra non
farcela, applica un po’ di forza sulle braccia per tirarsi su eppure non ci
riesce “Ehm…scusa Jared, potresti aiutarmi?” domanda
col sorriso più finto che le riesca, ma solo io me ne accorgo. Le passo un
braccio attorno alla vita e la rimetto in piedi aiutandola a reggersi
“Maledetto divano troppo comodo! Quando sto seduta per così tanto le mie gambe
smettono di funzionare” sorride ancora e un nodo mi stringe la gola, chiudo gli
occhi costringendomi a ricacciare indietro le lacrime.
“Allora, qual è il problema?” domanda rivolgendosi agli altri
due, Emma la fissa e sembra essersi del tutto calmata, Shannon è scattato a
sedere non appena Rose ha chiesto il mio aiuto.
“Niente che non possa essere risolto Rosie,
tranquilla” le risponde mio fratello alzandosi dal divano.
“Già, è solo che al tuo ragazzo vengono in mente cose assurde”
sorride amorevolmente Emma e vedo Rose arrossire fin nella radice dei capelli.
“Lui non è il mio ragazzo…è Jared Leto…è per questo che gli vengono in mente cose assurde”
non mi guarda nemmeno e io sorrido al pensiero che abbiano usato
quell’espressione, più che altro perché non riesco a sentirmi propriamente un ragazzo.
“Oh andiamo piccioncini!” scoppia a ridere Shan dandomi una
pacca sulla spalla “dovrete pure abituarvi ad essere trattati come una coppia”
“Andiamo anche noi Shan!” lo zittisce Emma spingendolo verso
l’uscita dal salotto “E infilati una maglia prima di uscire” aggiunge con un
po’ di fatica data il fatto che, bè, Shannon non è certo una piuma.
“Macchè! Potrebbe essere tutto molto
più facile se non la mettessi”
“Al diavolo la tua assurda vanità! Ma voi Leto siete tutti
uguali??”
“Dipende, se ti riferisci a me e mio fratello…”
La loro discussione muore nelle stanze accanto e Rose sorride
beata verso il punto in cui sono spariti. La abbraccio da dietro posando il
viso sulla sua spalla.
“Sei stanca?” domando sperando che sia l’unica ragione per cui
le forze sembrano averla del tutto abbandonata.
“Un po’. È da stamattina che sono in giro con Vickie, ha
insistito per accompagnarmi lei in ospedale, è stata molto carina”
La faccio voltare verso di me e la bacio “E così sarei il tuo
ragazzo?” lei sorride e arriccia il naso in una smorfia che adoro “Oddio suona
così strano! Io non la userei come espressione. Insomma, stiamo insieme, no?”
arrossisce ancora ma questa volta non abbassa gli occhi.
“Oh direi che stiamo decisamente insieme” sussurro baciandola
di nuovo.
Proprio in quell’istante entra di corsa Emma nella stanza e
alla visione di noi due abbracciati si volta e fa per tornare indietro “Oh
scusate! Volevo solo dirvi che noi stiamo andando. Ora siete liberi di fare
quello che volete, insomma”
“Emma!” esclamo scandalizzato.
“Oh ma che diavolo vuoi?? Guarda che Rose non è mica scema!”
scoppiano entrambe a ridere guardandosi complici e mi fa bene al cuore, sembra
quasi che in Emma e Vickie, Rose sia riuscita a trovare delle amiche.
“D’accordo vado, altrimenti Shan potrebbe mandarmi a quel
paese”
“Ok ciao. Ah Emma, a proposito, qual è la cosa assurda che è
venuta in mente a Jared?” domanda Rose curiosa e io lancio ad Emma un’occhiata
della seria cerca di non tradirti se no
ti licenzio.
“Oh non lo so nemmeno io tesoro, ma appena lo capirò vedrò di
fartelo sapere ok? Fate i bravi che voglio nipotini prima da Tomo e Vickie”
scoppiamo a ridere tutti e tre e io e lei restiamo abbracciati finché non
sentiamo la porta d’ingresso chiudersi poi Rose si abbandona completamente
esausta tra le mie braccia e io lascio che si addormenti nel loro calore.
***
È tutto pronto ormai, non resta che cominciare. È stato
davvero difficile riuscire ad organizzare tutto in così poco tempo ma alla fine
ci siamo riusciti, sarà uno spettacolo epocale, i biglietti sono andati
completamente a ruba , sono finiti dopo due giorni compresi i GT. Probabilmente
aggiungeremo altre date in Europa dopo questa ma le organizzeremo con più calma,
ora come ora mi preme solo di riuscire a realizzare un suo sogno e ammetto di
non vedere l’ora di immergermi di nuovo in quel mare caldo di visi sconosciuti
e conosciuti allo stesso tempo che sono gli echelon. È davvero molto tempo che
non sento più quel brivido sulla pelle, solo ora mi rendo conto di quanto mi
sia mancato il tour.
Ieri mattina io e gli altri siamo riusciti a convincere Rose
che saremmo tornati a Londra solo per un paio di giorni perché a loro andava di
vedere dove viveva lei prima di trasferirsi da noi, e poi un piccolo giro per
Londra avrebbe fatto piacere a tutti, del resto è una splendida città.
Quando siamo arrivati Vickie e Emma hanno rapito Rose e
l’hanno costretta ad andare in giro per negozi e non solo, certo nulla che
possa farla stancare troppo e poi mi fido ciecamente di loro due.
Nel frattempo io, Shan, Tomo e Tim abbiamo fatto un ultimo
giro per assicurarci che tutto fosse pronto e ora eccoci qui, in procinto di
cominciare questo show megagalattico anche se delle ragazze non c’è ancora
nessuna traccia.
Mi sistemo allo specchio, stasera ho deciso di essere
stranamente elegante, anche se so che fine faranno tutti questi vestiti che ho
addosso, voglio farlo in onore di loro, i miei fratelli e sorelle, re e regine,
che già sento agitarsi sul London Bridge, eccezionalmente chiuso al traffico ed
incredibilmente affollato, è la prima volta nella mia vita che assisto ad una
cosa del genere.
Il BB comincia a squillare insistentemente e io lo recupero
subito nella tasca dei pantaloni col cuore a mille, ho paura che sia successo
qualcosa a Rose, ma il numero non è di nessuna delle tre ragazze.
“Pronto” rispondo ancora in agitazione.
“Jared” non riconosco immediatamente la voce all’altro lato
“ce l’ho” il mio cuore perde un battito, è Chris.
“Hai trovato un donatore compatibile?” domando incredulo.
“Sì, vi conviene correre immediatamente in ospedale” ora mi
sento tremendamente in colpa e l’eccitazione del momento scompare del tutto.
“Mi dispiace Chris non possiamo” confesso “Siamo dall’altra parte
del mondo. Londra”
“Cosa? Jared lo sai che stress di questo tipo le fanno male?
Che ci fate a Londra?” domanda lui e sembra essere incazzato nero.
“Realizziamo un sogno” spiego semplicemente sorridendo “grazie
mille Chris sei un amico. Domani mattina saremo lì da te, te lo prometto”
stacco la chiamata senza aspettare neppure una sua risposta, ma so benissimo
che non ci sarà bisogno di spiegargli nulla, lui ha capito benissimo cosa sta
succedendo.
“Jared, eccole” mi chiama Shan facendomi voltare verso la
porta.
Rose mi viene incontro, il suo corpo fine è fasciato da un
vestitino molto simpatico ed elegante allo stesso tempo, di un azzurro cielo
misto a decorazioni sull’oro che lo rendono luminosissimo, non ha le spalline e
si ferma sotto il seno scendendo a palloncino a riempire i punti in cui le
rotondità sono completamente scomparse, è truccata lievemente e i capelli sono
lasciati cadere sciolti a coprire le spalle.
È una vera e propria visione.
“Sei bellissima” le sussurro prendendo le sue mani tra le mie.
“Jared, che succede? Le ragazze hanno detto che c’era una
sorpresa” è evidentemente confusa.
“Tranquilla” la rassicuro “Ti porto a fare un giro sul Tamigi”
spiego e lei tira un sospiro di sollievo sorridendo, anche se non è del tutto
convinta che si tratti solo di questo, in tutto questo tempo ha imparato a
conoscermi, le cose semplici non mi sono mai piaciute.
Tutti insieme usciamo sul ponte della piccola imbarcazione che
abbiamo affittato per raggiungere la piattaforma e io faccio un segno al
comandante perché ci porti a destinazione. Rose si guarda in giro estasiata e
con una luce di orgoglio negli occhi, ama profondamente la sua città e il suo
sguardo non mente su questo.
“Ben presto passeremo sotto il London Bridge! Riuscite a
vederlo da qui?” si rivolge a tutti indicando il ponte mastodontico al di là
del quale si trova la piattaforma galleggiante. Nessuno risponde ma lei non
sembra farci caso “c’è abbastanza movimento” nota un po’ perplessa “chissà cosa
sta succedendo” le sue parole sembrano essere più rivolte a sé stessa che a
noi. La affianco e prendo la sua mano nella mia.
“Ricordi quando mi parlasti dei tuoi desideri? Ce n’erano tre
in ordine di importanza, suppongo” comincio guardando verso l’orizzonte bagnato
dalla luce rossa del sole al tramonto.
“Oh sì che lo ricordo” sorride lei perdendosi insieme a me a
guardare il tramonto “erano decisamente desideri assurdi. Eppure tu mene facesti realizzare uno quasi
immediatamente” scuote la testa incredula.
“Ripetimi gli altri due” le chiedo guardandola.
“Oh dai Jared” scoppia a ridere guardandomi a sua volta. Le faccio
un piccolo cenno di incoraggiamento col viso e lei si lascia convincere. Siamo quasi
vicinissimi al London Bridge ormai.
“D’accordo. Uno era quello di attirare una folla di persone e
accatastarle sul London Bridge” i suoi occhi si posano sul meraviglioso ponte e
la frase quasi muore sulle ultime parole mentre si accorge dell’impossibilità
di quello che sta accadendo, mi rivolge un’occhiata sconvolta e quasi automaticamente
comincia a guardarsi intorno soffermandosi in particolar modo su Shan che fa ruotare
le bacchette della batteria tra le mani. Un boato tremendo proviene dalla folla
di echelon non appena ci avvistano.
“E l’ultimo, Rose?” domando attirando la sua attenzione su di
me e fingendo che non ci sia nessun altro al di fuori di noi due.
Lei mi guarda un tantino terrorizzata “avrei voluto cantare
con i 30 seconds to mars” è un flebile sussurro il suo e io le sorrido
soddisfatto lanciando un’occhiata verso la spettacolare piattaforma
galleggiante. Oggi questo concerto passerà alla storia, anche se a me sarebbe
bastato che restasse nel suo cuore.
“Che ne dici di due al prezzo di uno?” il suo sguardo segue il
mio e quando i miei occhi si posano di nuovo su di lei i suoi sono pieni di
lacrime.
“Tu…non puoi aver fatto questo per
me” sussurra incredula, una piccola lacrima abbandona le sue ciglia solcandole
il bel viso truccato ad opera d’arte, asciugo quel piccolo pezzo di diamante.
“Facciamo così. Lo vedi questo cielo, queste persone, questo
meraviglioso posto? Per un attimo, prova a far finta che non ci sia, prova ad
immaginarlo come uno sogno, uno di quelli splendidi che ti capitava di fare e
che poi difficilmente riuscivi a dimenticare” lei annuisce lentamente, ispirando
ed espirando per liberarsi dal miscuglio di emozioni che le vibra dentro,
partendo dalla gioia assoluta al terrore più puro.
“Ora, lo vedi il mio viso, Rose? Ci siamo solo io e te, tra
queste migliaia di persone, ora, qui, in questo preciso istante, ci siamo solo
io e te. Perché delle sei miliardi di persone che ci sono in questo mondo,
riesco a ricordare solo il tuo nome, l’unico che abbia senso e importanza” un
altro paio di lacrime sfugge alle sue ciglia e vanno a morire sulle sue labbra
rosee.
“Promettimi che terrai questo momento per sempre nel tuo
cuore. Promettimi che lo porterai con te e che ogni qual volta ne avrai bisogno
ti ricorderai del mio viso, qui ora, come io mi ricorderò del tuo, qualsiasi
cosa accada, comunque vada” lei scoppia a ridere tra le lacrime e annuisce.
“Croce sul cuore?” domando facendo il segno con la mano.
“Croce sul cuore” risponde lei per poi abbracciarmi “grazie
Jared” assaporo il profumo dei suoi capelli e quando torno alla realtà mi
accorgo che ormai siamo giunti all’entrata posteriore della piattaforma, quella
da cui noi entreremo, non dobbiamo fare altro che scendere dalla nave.
Shannon mi da una pacca sulla spalla “allora bambolina sei
pronta a farci vedere quello che sai fare?” si rivolge a Rose che gli sorride
tra le lacrime.
“Non so se ne sarò in grado” risponde lei tremando ancora da
capo a piedi.
“Ehi guarda che se ci accorgiamo che sei meglio di Jared non
ci mettiamo niente a rimpiazzarlo” le fa l’occhiolino Tomo e lei sorride anche
a lui, nonostante le lacrime sembrino essere inarrestabili.
“Oh su coraggio tesoro, non ho mica lavorato come una pazza
per vederti piangere!” esclama Emma abbracciandola di slancio.
“E poi si scioglie completamente il trucco e nessuno ha un po’
di rispetto per il mio capolavoro?” interviene Vickie raggiungendo le altre
due.
Vorrei che questa felicità potesse ripetersi per sempre, vorrei
non vederla mai sfuggire dalle mie mani come sabbia al vento, vorrei non fosse
solo un sogno.
La prendo per mano mentre le note di Escape cominciano a vibrare nell’aria
calda di Maggio e un boato arriva dagli echelon accatastati sul London Bridge.
“Sei pronta?” lei scuote la testa e io sorrido.
Signore, se ci sei, ascolta la mia preghiera, se hai voluto
che la incontrassi per capire qualcosa, non portarmela via proprio ora che
credo di averla capita, non farlo.
“Non devi mai aver paura finché ci sono io al tuo fianco” la
rassicuro.
“Nemmeno tu” mi risponde lei proprio nel momento in cui l’ultima
eco del Thisis war
scompare nella notte appena accennata e io la trascino con me sotto la luce dei
riflettori, mostrando al mondo e alla mia
famiglia la persona che amo più della mia stessa vita.
Quando si passa i tre quarti della propria vita a cercare di
dimenticare ad un certo punto ci si dimentica anche di ricordare.
Ricordare il bacio caldo della mamma di buon mattino che ti
augurava di trascorrere una splendida giornata sebbene facesse freddo e la
voglia di ricominciare era pari a zero.
Ricordare tutte le volte in cui si riusciva a trovare il
coraggio di scoppiare a ridere dopo una litigata semiseria tra fratelli per
colpa di quella ragazza a scuola che era piaciuta ad entrambi.
Ricordare ogni singolo giorno in cui hai sentito piangere tua
madre, che non hai mai potuto fare a meno di amare, e sei riuscito a farla
sentire meno sola accorgendotene quando dalle sue labbra stanche sentivi
pronunciare quel “grazie” che un po’ riusciva a rincuorarti.
Ricordare i Natali passati in famiglia, dove i sorrisi, per
una volta, non erano falsi e forzati ma solo sinceri.
Ricordare quegli attimi in cui hai capito che la tua vita non
avrebbe mai cominciato a girare nel verso giusto senza prenderne in mano le
redini.
Ricordare ogni singolo sacrificio che ti è valso una
soddisfazione.
Ricordare ciò che ora ti fa un po’ vergognare ma che allora ti
rendeva orgoglioso.
Ricordare l’amicizia che ha dato un senso al vuoto incolmabile
di un’infanzia passata ad essere evitato da tutti.
Ricordare l’amore, che, anche quando fa male, aiuta a
crescere.
Ricordare il perché ora sei ciò che sei, non è dimenticando da
cosa sono nati che si realizzano i propri sogni.
E poi arriva quella persona che, sebbene tu non avresti mai
voluto, ti entra nel cuore incurante dei mille strati di pietra dura fino a
riportarlo alla luce, di nuovo vivo e pulsante, di nuovo in grado di amare, in
un modo che nemmeno tu stesso riuscivi a ricordare.
E poi arriva Rose, che della mia vita conosceva quel poco che
ogni echelon può conoscere, che da me come persona si aspettava qualcosa di
diverso, che da questa storia non ha preteso mai nulla, che dalla sua vita non
ha mai voluto più di quanto aveva già, che sta per morire e che con il suo
piccolo mondo insignificante è riuscita a ricordami quanto possa essere bella
una vita vissuta in funzione di chi ti ama.
Credo di avere appena imparato ad amare.
Ebbene, eccoci qui *si
asciuga la lacrimuccia, fiera del suo Jared*
Non posso credere che siamo già giunti a questo
punto, spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto, quest’ultima follia
da portare per sempre nel proprio cuore, io sicuramente la porterò con me, come
prova di quanto una storia possa farti crescere, nonostante e soprattutto sia
tu stessa a scriverla *croce sul cuore*
Vi anticipo che nel prossimo capitolo,
ufficialmente l’ultimo, userò il POV di Rose cosa che vi avrò già detto almeno
un centinaio di volte nei capitoli passati ma ora ve lo confermo XD
Ad ogni modo, la parola fine la metterò solo
nell’epilogo ^^ grazie a chiunque leggerà, ci vediamo prestissimo, un bacione a
tutti!
Rò
Non posso credere di essere qui a pubblicare
quest’ultimo capitolo, mi batte forte il cuore. Sono triste, sì, ma da un lato
sono davvero felice ^^ Questa storia è nata e cresciuta grazie a voi quindi non
basteranno mai le parole per dirvi quanto vi sono grata.
Ok non voglio dilungarmi, vi lascio alla
lettura, un bacione fortissimo =**
Rose…
Ora
tocca a me.
Riapro lentamente gli occhi alla luce intima del pomeriggio di
Los Angeles, il primo istinto è quello di alzarmi, ma poi mi ricordo che ci
sono almeno una decina di tubi e aghi infilati nel mio braccio destro che mi
impediscono di muovermi troppo in questo letto di ospedale, lussuoso, sì, ma
pur sempre triste.
Siamo arrivati stamattina presto da Londra, quando Jared mi ha
spiegato perché stavamo tornando così in fretta non potevo credergli e forse
non ci ho creduto fin quando Chris non mi ha fatta ricoverare e mi ha fatto
conoscere la giovane donatrice che è stata tanto gentile da proporsi per
aiutarmi.
Non ho avuto nemmeno il tempo di ragionare sulla cosa, se
qualcuno mi avesse chiesto cosa ne pensavo o semplicemente come mi sentivo
probabilmente non avrei saputo come rispondergli e tutt’ora mi sembra
impossibile.
La verità è che sono spaventata, l’operazione mi terrorizza,
non perché potrebbe non andare per il verso giusto e per questo potrei morire,
in fondo mi sono abituata da tempo all’idea che non ci sarei stata per sempre,
piuttosto perché un eventuale fallimento so che potrebbe distruggerlo, ha
riposto molte speranze in quest’ultimo tentativo e non potrei sopportare di
andarmene senza potergli dire che starò comunque bene, che ha reso gli ultimi
mesi della mia vita i più meravigliosi che si possano desiderare, che senza di
lui mi sarei sentita persa, sola, inutile.
Non potrei sopportare di leggere in quegli splendidi occhi,
che sono lo specchio della sua anima, la delusione di non avercela fatta a
salvarmi, nonostante abbia tentato in ogni modo possibile.
Vorrei che capisse che a salvarmi ci è già riuscito, dal momento
in cui i suoi occhi si sono posati nei miei e ho sentito il cuore battere
forte, dal momento in cui ho capito di essermi innamorata e che lui forse
avrebbe potuto ricambiare, dal momento in cui le sue labbra sulle mie hanno
sciolto le lacrime di un cuore solo.
Mi concedo il lusso di osservarlo dormire, per un’ultima
volta, seduto sulla poltrona accanto a me, la testa abbandonata allo schienale,
la bocca leggermente socchiusa, non ho potuto ringraziarlo come si deve per
quello che ha fatto per me nel trambusto del ritorno. Ha fatto in modo che
riuscissi a realizzare due dei miei sogni più grandi, in ordine di importanza ha detto lui, senza sapere che ho mancato
di dirgli quale fosse il più importante in assoluto, ma quello ero già riuscita
a realizzarlo da tempo ormai.
È stata un’emozione pazzesca salire su quel palco e sfogare
tutto ciò che ancora non ero riuscita a donare al mondo in questi venti anni di
vita scarsa, e lui era lì accanto a me che
mi teneva per mano, che non ha nascosto nemmeno un secondo il sentimento che ci
lega e non so come sia stata presa questa cosa dai miei fratelli e sorelle
echelon ma ormai non è importante saperlo, domani potrei anche non esserci più
e di me resterà solo il ricordo di un concerto particolare sulle onde piatte
del Tamigi.
Dio mi mancherà, mi mancherà in modo indescrivibile.
Dio perché lo hai mandato da me? Perché hai fatto in modo che
lo conoscessi? Perché rimpiangessi ancora di più di dover lasciare questa terra
che dimenticherà presto la mia brevissima esistenza? Perché?
Jared si muove appena accanto a me e capisco che si sta
svegliando, ingoio il nodo alla gola che minacciava di sopraffarmi e mi disegno
un sorriso falso sul viso in modo che possa aprire gli occhi su una visione
serena nonostante l’inquietudine che mi vortica dentro.
Appena le sue meravigliose iridi chiare si aprono Jared si
accorge che sono sveglia e mi rivolge un sorriso dolce che io ricambio come
meglio posso.
“Ciao piccola” sussurra con la voce roca del risveglio
stirando i muscoli del collo, quella posizione deve essere stata davvero
scomoda per dormire, non capisco perché ha deciso di restare qui, poteva anche
tornare tranquillamente a casa e riposare in modo decente, ricordo di
averglielo suggerito ma non mi ha ascoltata.
“Ciao” ricambio il saluto mentre lui si alza e mi viene
incontro stampandomi un bacio sulla fronte.
“Come ti senti?” mi domanda controllando lo stato delle flebo.
“Bene” mento, osservandolo fare il giro del letto e soppesare
se sia il caso di chiamare o no un infermiera, mi regala un altro sorriso e
torna a sedersi, a quanto pare ha deciso che per il momento va bene così.
“Dormito bene?” gli domando, non voglio che cadi il silenzio perché
spingerebbe entrambi a pensare e di conseguenza a star male.
“Diciamo che non era propriamente una delle posizioni più
comode in cui io abbia dormito, ma tutto sommato bene” ci scambiamo un altro
paio di sorrisi falsi e scuoto la testa.
“Ti avevo detto di tornare a casa”
“Non avrei potuto dormire a casa” l’amarezza della situazione
vince i nostri tentativi di far finta che vada tutto bene e torna
prepotentemente con queste sue parole.
Gli lancio uno sguardo triste e decido di cambiare argomento.
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me stanotte. È stato
magico”
“Volevo solo che non ti dimenticassi facilmente di me” mi
risponde lui facendomi l’occhiolino.
“Non l’avrei fatto comunque, lo sai. Piuttosto tu, cerca di
non dimenticarti di me, se puoi” sono stata una stupida a pronunciare questa
frase, me ne pento un secondo dopo, lui fa scattare la mano a toccarsi il
ciondolo che è posato dolcemente sul suo petto, quello che fino allo scorso
dicembre apparteneva a me e che ora rappresenta l’unica cosa che potrebbe
restargli una volta che non ci sarò più.
“Canti davvero bene, te la sei cavata in modo egregio. Ho paura
che Shan e Tomo tentino davvero di sostituirmi dopo ieri sera” anche lui decide
di cambiare argomento lanciandomi uno sguardo falsamente impaurito.
“Avanti!” scoppio a ridere “Non c’è proprio paragone con te
mio caro Jared Leto. Ma diciamo che sono riuscita a venirti dietro nonostante
tutti i tuoi Jump!”
gli faccio l’occhiolino e lui ricambia facendo finta di darsi un colpo al
cuore.
“Mi ammazzerete un giorno a furia di prendermi in giro per il Jump!”
“Per il soon!!
Per il Jump
non ti prendiamo mica in giro” lo correggo continuando a ridere.
“Oh Dio il Soon giusto. Mi verranno gli incubi, prometto che non lo
dirò più”
“Croce sul cuore?” gli domando ripetendogli le parole che lui
ha rivolto a me ieri sera.
“Croce sul cuore” conferma accompagnando i gesti alle parole e
continuando a sorridere.
“Perfetto, ho appena fatto un’opera buona per tutti i miei
fratelli e sorelle echelon. Non sai quanti incubi sono venuti a noi ogni volta
che te ne uscivi con un Verysoon!” Scoppiamo
ancora una volta entrambi a ridere finché non cadiamo ancora nel silenzio più
assoluto, percepisco che non riusciamo ad essere del tutto sinceri, è come se
cercassimo di aggirare un ostacolo che poi ritorna sempre, un po’ come sfuggire
a qualcosa che alla fine ti ha già catturato, inutile, infruttuoso.
In effetti non abbiamo molto tempo, Chris potrebbe arrivare da
un momento all’altro e pretendere di fare le cose in fretta, e a ragione, non è
stato molto felice di sapere che eravamo a Londra, in fondo si è adoperato
molto per aiutarci.
Ad ogni modo il suo intervento è stato tempestivo. Sta ultimando
le procedure, l’abbiamo visto qualche ora fa prima che ci addormentassimo
esausti.
“Jared”
“Rose”
Lo diciamo contemporaneamente e la cosa ci fa sorridere per
qualche altro splendido attimo, poi torniamo immediatamente seri.
“Parla tu per prima” mi concede Jared incoraggiandomi con gli
occhi e io prendo un respiro profondo prima di cominciare.
“Vorrei dire qualcosa di intelligente ma probabilmente non mi
riuscirà quindi prendi la cosa così come viene” le lacrime minacciano già di
sopraffarmi, nonostante non abbia ancora detto nulla di concreto e Jared mi
stia sorridendo tranquillo in questo momento.
“Ti ringrazio Jared. Ti ringrazio per essere diventato il mio
personale angolo di Paradiso, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per
me dal giorno in cui ci siamo conosciuti. Volevo solo che sapessi che se non
dovessi farcela me ne sarò andata nel migliore dei modi, solo questo” gli occhi
mi si inumidiscono, è più difficile di quanto credessi dirgli queste semplici
verità senza sciogliermi a contatto col dolore tremendo che mi porto dentro.
“Andrà tutto bene, tranquilla. L’operazione ti farà stare
meglio è da tanto che aspettavamo questo momento” cerca di tranquillizzarmi
lui, ma le sue parole suonano talmente false da essere impossibili da credere.
“Non prendiamoci in giro Jared” le parole fuoriescono intrise
di pianto trattenuto, non ce la faccio a fingere di star bene “potrebbe andare
tutto storto e qualcosa dentro di me mi dice che se voglio dirti tutto quello
che provo lo devo fare adesso, perché dopo sarà troppo tardi! Ho paura Jared,
ho paura” i singhiozzi incontrollati hanno il sopravvento sulla mia insensata
voglia di restar calma.
“Ehi calma, calmati” Jared prende il mio viso tra le sue mani
e mi costringe a guardarlo negli occhi “Shhh, basta,
non ci pensare, non continuare a farti del male…e a
farmi del male” mi tiene teneramente contro il suo petto e io lo inzuppo di
lacrime.
“Mi mancherai” singhiozzo.
“Basta, smettila” ripete Jared con voce strozzata “Rose
ascoltami” mi costringe di nuovo a guardarlo negli occhi, sono rossi e
luccicano di lacrime trattenute, la cosa li rende più blu del solito e più
meravigliosi di quanto mi sia mai capitato di vederli, fanno quasi male alla
vista.
“Quando uscirai da quella sala operatoria…”
“Jared, ti prego” lo interrompo cercando di allontanarlo.
“…ascoltami bene” mi costringe a
star ferma “quando uscirai da quella sala operatoria io starò qui ad
aspettarti, in questa stanza e tu mi guarderai negli occhi sussurrando un ‘avevi ragione, Jay, è andato tutto bene’…lo farai, non ho alcun dubbio che lo farai”
“Mi dispiace Jared, non voglio che tu soffra, non ho mai
voluto che tu soffra. Ti prego promettimi che dopo andrai avanti con serenità”
butto fuori parole senza un senso preciso, sperando di dire in poco tempo tutto
quello che vorrei e che in questo momento sembra voler restare rinchiuso nel
mio cuore.
“Rose tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, non
rischierò di perderti così facilmente, dovesse crollare il mondo. Ma tu non mi
abbandonare in questa lotta, non mi lasciare solo ti prego” una piccola lacrima
scende giù sulla sua guancia pallida e io la catturo tra le mani assaporando il
contatto con la sua pelle morbida, lui chiude gli occhi al mio tocco e respira
lentamente.
Per un attimo il silenzio mi sembra un amico fedele e gradito,
pronto ad aiutare quando tutto sembra troppo grande per essere affrontato,
seppur in due.
Mi avvicino leggermente al suo viso mentre lui tiene ancora
gli occhi chiusi e lascio che la mia guancia sfiori la sua.
“Ti amo, Jared” gli sussurro all’orecchio “Volevo che lo
sapessi, volevo dirtelo prima di andarmene” lui scoppia in singhiozzi sulla mia
spalla e il cuore mi si spezza in due mentre la mano destra, seppur impedita
dagli aghi delle flebo, passa ad accarezzargli i capelli in un goffo tentativo
di consolarlo.
Chiudo gli occhi cercando di controllare il dolore che aumenta
ad ogni suo singhiozzo disperato e le lacrime scendono copiose anche dai miei
enormi occhi scuri e spalancati.
“Tu non devi andartene Rose!! Non puoi! Non mi puoi lasciare
qui ora che ho bisogno di te, ti prego!” le sue mani afferrano salde le mie
piccole spalle urlando la sua richiesta anche se sa che non potrà essere
ascoltata, non come lui vorrebbe.
Asciugo le scie bagnate che le lacrime hanno lasciato sul suo
viso, anche se non riesco a fare in modo che i suoi occhi tornino tranquilli e
sereni come lo erano fino a poco tempo fa, sorrido senza curarmi di sembrare
una stupida.
“Ehi, tu devi essere forte, lo devi essere per tutti e due”
sussurro con il viso ad un centimetro dal suo.
“Ti amo, Rose” e le sue parole pongono fine al mio mondo, alla
mia intera, misera vita. Solo tre semplici parole e perdo il contatto con me
stessa, ironia della sorte o forse destino crudele che ha voluto che dovessi
dire addio a questa esistenza proprio nel momento in cui cominciava ad aver
senso.
“Ti amo, ti amo, ti amo” continua a ripetere lui con gli occhi
chiusi e il viso premuto contro il mio, come se si fosse appena ricordato il
modo in cui vadano pronunciate queste parole e stia continuando a ripeterle per
non dimenticarle altrettanto facilmente.
Allora sorrido, perché capisco che tutto quello che dovrei
dirgli in fondo gliel’ho già detto, ed è lo stesso anche per lui. Non c’è
bisogno di troppe parole quando in verità ne bastano semplicemente due.
Ti amo.
Come non ho mai amato nessuno in tutta la mia vita.
“Vorrei poter fare l’amore con te, per l’ultima volta” azzardo
la mia stupida richiesta chiedendogli il permesso.
“Non possiamo” sussurra lui con un accenno di amarezza nella
voce, poi mi bacia e in quel bacio mette tutto ciò che non può dire o fare, perché
ormai è tardi o forse semplicemente perché il suo cuore non lo sopporta.
“Ragazzi” Chris alla porta si schiarisce la voce e quando i
miei occhi scattano su di lui mi accorgo che è leggermente imbarazzato “siamo
pronti” ci avverte e Jared si mette in piedi accanto a me annuendo appena.
“Sei pronta?” mi domanda il medico sorridendomi per
tranquillizzarmi, io annuisco lanciando un’occhiata a Jared che respira a
fatica accanto a me fissandoci, subito dopo Chris arrivano una serie di medici
ed infermiere che mi tolgono gli aghi delle flebo per poi spostarmi su un’altra
barella leggermente più scomoda.
Il mio cuore accelera prepotentemente i battiti e lancio un’occhiata
terrorizzata a Jared che si avvicina tenendo la mia mano stretta nella sua.
“Tranquilla Rose, faremo in modo che vada tutto bene” mi
tranquillizza Chris ma io non riesco a distogliere gli occhi da quelli blu
intenso di Jared.
“Siamo pronti” conferma il chirurgo, Jared si abbassa verso di
me e mi guarda negli occhi, poi mi posa un leggero bacio sulle labbra “promettimi
che tornerai” mi sembra quasi di percepire una lacrima scendere dalle sue
palpebre chiuse.
“Croce sul cuore” sussurro prima di essere portata via,
lontana da lui, lontana dal centro esatto del mio cuore, dal punto in cui è
cominciata la mia vita, un nodo incredibilmente stretto alla gola mi soffoca e
sento le lacrime scendere copiose ai lati degli occhi.
Poi pian piano tutto comincia a diventare buio e l’unica
immagine che resta fissa dentro di me è il suo splendido volto e l’eco di una
promessa che non posso permettermi di non mantenere.
Jared…
Tum, tum.
Tum, tum.
E’
il battito del mio cuore.
Tum, tum.
Vorrei
che fosse il tuo.
Tum, tum.
Tum, tum.
È
solo che, credo di non potercela fare senza di te.
“Jared?” una voce richiama la mia attenzione, abbandonato
lungo questo muro non mi accorgo nemmeno di avere il viso congelato di lacrime
che un tempo sono state bollenti.
Tum, tum.
“Mh?” un verso completamente privo
di espressione.
“Sono ore che sei seduto lì terra, ti prego mangia qualcosa”
alzo leggermente il viso per trovarmi di fronte a mio fratello, poi lo torno a
posare su un punto imprecisato davanti a me.
Tum, tum.
“Non ho fame”
Tum, tum.
Tum, tum.
Ti
prego torna.
E poi la porta si spalanca, guardo negli occhi Chris che mi
viene incontro e scatto in piedi ricordandomi di essere ancora vivo.
“Jared…” sussurra.
Tum, tum.
Tum, tum.
Non
so se ce la faccio ad ascoltare.
Eccoci qui :D fine capitolo.
Come avete potuto notare la storia non è finita
davvero con questo capitolo, è solo che volevo vi restasse un po’ di curiosità.
Ancora tutti noi non sappiamo se Rose ce l’ha fatta oppure no e questo resterà
un mistero fino all’epilogo. Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto e
che non mi manderete a quel paese XD
Ora i ringraziamenti, il mio piccolo cuore
adesso non cederà l’emozione e mi farà scoppiare a piangere lo so XD
E grazie naturalmente anche a tutte le persone
che hanno speso un secondo del loro tempo a lasciare una recensione, siete
stati tutti meravigliosi davvero, cavolo sto veramente per mettermi a piangere!
XD
Ci vediamo prestissimo con l’epilogo, un
abbraccio speciale ed intensissimo.
Eccomi con l’epilogo, spero vivamente di non
deludere nessuno, però per i commenti ci vediamo alla fine ora mi limito solo a
dirvi: buona lettura.
Quanto è
vuoto questo cielo.
Il sole
fa male agli occhi, qualcuno dice che fa caldo ma faccio fatica ad accorgermene
da quando ho dimenticato il significato della parola “calore”, però ci credo,
le persone vanno in giro con gli occhiali da sole e completamente sbracciate,
sembrano godersi le giornate.
Io invece
resto chiuso in questa casa e giuro che non me ne importa nulla di cosa ci
possa essere ad aspettarmi fuori da queste quattro mura perché ormai la vita
non ha più senso.
Molto
spesso la vita delude, delude in modi che nemmeno saresti riuscito ad
immaginare, è che prima ti mette di fronte ai tuoi errori, poi fa in modo che
tu possa farne ammenda. Pone una persona sul tuo cammino che ti illumini le
giornate, come quando sei convinto di vivere bene al buio solo perché ancora
non hai conosciuto la luce del sole, e te la strappa via, esattamente come te
l’ha posta davanti, senza un preciso motivo apparente.
Ormai non
ho più lacrime e non riesco ancora a trovare un senso a tutto questo.
Lei
sapeva ridere.
Sapeva
apprezzare la vita in ogni sua piccola sfumatura, sapeva meravigliarsi del
canto degli uccellini nelle mattine di primavera e di quanto fosse
straordinaria la natura a saper rinascere sempre nel momento giusto. Riusciva a
percepire gli odori nascosti nell’aria solo perché adorava prestarvi attenzione
e di sera, quando faceva freddo, si stringeva al mio corpo donandomi quel
calore che ora non riesco più a provare e mi maledico pensando a quante volte
mi sono chiesto perché lo facesse e perché il mio cuore perdesse un battito
ogni volta che sentivo il suo così straordinariamente vicino.
Mi
maledico per aver perso tempo a voler fingere di essere un duro invece di
capire cosa stava succedendo e di accettarlo. Quando mi sono reso conto di
amarla era già troppo tardi ed è stata la vita a ricordarmelo forzando la mano
al destino che aveva già deciso per noi.
Questo
posto mi ricorda lei, ogni singolo oggetto mi riporta alla memoria il suo
splendido viso, non ce la faccio ad andare avanti in questo modo, che senso ha
continuare a vivere?
Questo
non è vivere.
Con una
fitta allo stomaco mi tornano alla mente le sue parole “Come fai a chiamarla
vita? Alzarsi al mattino, andare avanti solo per inerzia, consapevole che la
giornata sarà uguale a quella prima e a quella prima ancora. Non ha senso, non
c’è movimento, non c’è novità, non c’è da meravigliarsi né da stupirsi. Questo
è sopravvivere. Io voglio solo insegnarti come si fa a vivere”
E credo
proprio che ci sia riuscita ad insegnarmelo.
Do
un’ultima occhiata alle pareti chiare di questa stanza e decido di fare l’unica
cosa che potrebbe davvero renderla felice, dovunque sia ora, qualunque siano i
suoi pensieri, le sue paure, i suoi tormenti, Per avermi lasciato da solo con
un sentimento indomabile, difficile da gestire persino in due.
Mi alzo
in fretta ed esco fuori da quella porta che ha rappresentato l’unica via di
fuga alla prigione di dolore che mi ero costruito da solo e la prima ventata di
aria calda estiva fa nascere una serie di brividi sulla mia pelle che mi
riportano a sensazioni che avevo iniziato a dimenticare.
Il cielo
è azzurro lì su, me ne ero accorto? No, mi sembrava solo assurdamente vuoto.
Le
persone si sorridono e camminano spensierate, me ne ero accorto? No, mi
sembravano solo espressioni false di una vita che non conosce gioia.
Il sole
risplende e gli uccellini cantano, me ne ero accorto? No, ero troppo occupato a
cercare di ricordare quanto lei amasse la vita prima di rendermi conto che mi
ha insegnato ad amarla a mia volta.
Sento le
lacrime pungere i miei occhi e non so esattamente per quale strana emozione
stiano cercando di fuoriuscire dalle mie iridi chiare, so solo che cercare di
trattenerle non servirebbe davvero a nulla.
Io la amo
e non so per quanto ancora continuerò a farlo, forse per tutta la vita, perché
in fondo è stata l’unica ad insegnarmi a pronunciare di nuovo e senza timore la
parola “sentimento”, l’unica a capire davvero cosa ci fosse da abbattere in
quella vita insensata che continuavo a condurre…abbattere per ricostruire…
Incrocio
il viso di mio fratello a pochi passi da me e la sua espressione mi fa capire
quanto è sorpreso e come non si aspettasse di trovarmi qui fuori, per strada,
intento a guardarmi intorno mentre le lacrime mi rigano il viso, restiamo a
fissarci per qualche minuto, poi lui mi raggiunge con pochi passi e ci
abbracciamo, non riesco ad evitare di scoppiare a piangere, perché il mio cuore
ormai non regge più l’emozione.
Ma una
cosa possa affermarla con sicurezza, non sono lacrime di dolore, sono lacrime
di gioia, perché in questo preciso istante ho capito che non c’è bugia più
grande che credere di averla persa per sempre, lei è qui, tra le sfumature di
quel cielo azzurro, tra i raggi del sole, tra il canto degli uccelli, tra il
verde degli alberi.
Io non ti
perderò mai, solo grazie di avermi dato il permesso di far parte della tua vita.
Grazie di
avermi dato il permesso di amarti…
L’applauso scatta inaspettato mentre l’eco delle ultima frase
è ancora percepibile nella grande sala cinematografica, per un attimo resto
senza parole , poi sorrido soddisfatto. David al mio fianco mi da una piccola
gomitata per attirare la mia attenzione e mi sorride grato, fino ad ora non mi
ero reso conto di che lavoro splendido avesse fatto con il montaggio delle
scene del film, con le musiche che ha scelto, è stato tutto davvero molto
suggestivo.
“Sei stato bravissimo” gli sussurro all’orecchio mentre
cominciamo ad alzarci per ringraziare tutti coloro che continuano con gli
applausi a questa premier del film “evento” dell’anno.
“Siete stati voi ad essere bravi, sapevo di aver fatto
un’ottima scelta fin dall’inizio. Questo applauso è anche per voi!” esclama lui
rivolgendosi agli attori e applaudendo insieme alla grande folla che continua
imperterrita, una serie di brividi mi attraversano il corpo, l’emozione è
sempre molto forte.
Faccio un inchino elegante al pubblico e poi applaudisco in
direzione di David che a mio parere si merita tutto il successo che sta avendo
questo film, con un misto di curiosità e paura, faccio scivolare lo sguardo su
Rose, seduta al fianco del regista dall’altro lato, guarda il pubblico con gli
occhi colmi di lacrime, minacciando di rovinare il meraviglioso trucco che
hanno scelto di farle sfoggiare per questo importantissima serata, sorrido di
tenerezza, deve essere davvero un’emozione grandissima per lei vedersi
applaudita in questo modo, passo oltre Dave e la raggiungo intrecciando la sua
mano nella mia, lei mi lancia un’occhiata sorpresa, poi si scioglie in un
sorriso.
“Complimenti per l’interpretazione, signora Leto” le sussurro
all’orecchio e lei arrossisce.
“Complimenti anche a lei” ricambia sorridendo, se è possibile,
ancora di piùe abbracciandomi mentre il
pubblico in sala continua con gli applausi e David comincia a lasciarsi andare
alle lacrime di soddisfazione, molto probabilmente non si aspettava questo
successo, in verità nessuno si aspettava che saremmo riusciti a portare a
termine le riprese di questo film, non quando tutti abbiamo avuto seriamente
paura che Rose potesse non farcela.
Ancora oggi a distanza di mesi dall’operazione ho bisogno di
toccarla per accertarmi che sia ancora qui, viva e in salute, per quanto il suo
corpo debole possa permetterlo.
Con l’eleganza che mi sono sempre vantato di possedere, le
faccio il baciamano posando le mie labbra sul piccolo anello d’oro che porta al
dito da tre mesi ormai, poi la indico applaudendo e il pubblico mi segue a
ruota scoppiando anche in qualche esclamazione di apprezzamento, la stessa cosa
fa lei inchinandosi e indicando me, il pubblico scoppia allo stesso modo e va
avanti così per almeno altri cinque minuti.
Quando la sala comincia a svuotarsi restiamo solo noi del cast
per evitare di essere presi d’assalto dai giornalisti ancor prima di uscire.
“Mi ero dimenticato quanto fossi bravo” la voce che attira la
mia attenzione alle mie spalle e conosciuta, mi volto di scatto per ritrovarmi
di fronte Daniel, estremamente elegante che mi guarda col suo sorriso beffardo,
non posso credere che sia venuto.
Lo abbraccio con trasporto sorridendo, quello che è nato tra
noi grazie a Rose potrebbe essere tranquillamente definito amicizia.
“Complimenti, amico” dice lui dandomi qualche pacca sulla
spalla e io lo ringrazio anche se ormai mancano le parole per esprimere ciò che
provo.
“Daniel!” esclama Rose che si è appena accorta della sua
presenza, corre verso di noi col suo vestito bianco che contrasta in maniera
splendida con i suoi capelli scuri, facendola assomigliare ad un angelo in
terra, un miraggio, qualcosa che non può avere sostanza.
Quando ci raggiunge si abbracciano felici “sei bellissima”
esclama lui.
“Ahi, attenzione Dan, non stringere troppo” lo ammonisce Rose
sorridendo e tenendosi fra le mani il pancione, i miei occhi si riempiono di un
brillio di gioia pura e mi affretto ad avvicinarmi a lei per il semplice gusto
di sentirla vicina.
“Stai diventando bella grossa” nota il ragazzo sorridendo.
“Quando ho saputo che era incinta ho dovuto ringraziare il
cielo che non mi avessero combinato il guaio mentre giravamo” interviene David
lanciandoci un sorriso.
“Non sarebbe stato di certo un guaio, stupido” Rose gli lancia
una linguaccia, mio Dio è talmente bella, ditemi che non sto sognando.
Passo una mano sul suo pancione e lei si volta sorridendomi
“questa monella ogni tanto fa i capricci” mi informa.
“Ha preso dalla madre” le faccio notare facendole
l’occhiolino.
“Oh avanti, io non ho mai fatto i capricci! Piuttosto direi
che ha preso dal padre” mi corregge dolcemente allungandosi per lasciarmi un
bacio sulle labbra.
Beato oblio, non so cosa ci possa essere di meglio nella vita,
non so cosa credessi di fare del mio tempo prima di conoscere lei.
“Mi sa proprio che ci stanno aspettando. Forza e coraggio
ragazzi, finirà presto. Ce la fai?” si rivolge David a Rose e lei sorride
annuendo.
La tengo per mano mentre usciamo fuori dalla sala e un’orda di
giornalisti ci assale.
“Signor Richardson, i nostri più sentiti complimenti per il
film. Avevamo sentito che molto probabilmente non lo avreste portato a termine,
siamo felici che siano state smentite. Può dirci se erano solo voci o se ci
fosse qualcosa di fondato?”
“Ho sempre avuto fiducia nelle persone che avevo scelto di far
lavorare con me, se mai ci fosse stato qualche problema serio che ci avesse
impedito di girare le scene avremo sicuramente fatto in modo che si sapesse”
sorride David verso la giornalista che aveva parlato che lo ringrazia
soddisfatta.
“Signor Leto” un giornalista attira la mia attenzione “come è
noto all’opinione pubblica questo film sembra averle fatto trovare finalmente
l’amore, cosa può dirci a riguardo?”
“Bè, c’è ben poco da dire, sono i fatti a parlare” stringo Rose
a me e molte giornaliste ci guardano con i occhi dolci.
“Com’è nata la vostra storia?” domanda una di loro
dimenticandosi di adottare il tono formale consono alla loro professione.
“Direi” comincia Rose sorridendo “trafinzione e realtà”
Annuisco e sorrido eppure allo stesso tempo ringrazio il cielo
che ora come orasi tratti solo della
nostra splendida realtà.
Ah bene, eccoci qui :D
Contenti? Spero proprio di sì ^^ Ammetto che
all’inizio le mie intenzioni erano diverse però per come si era messa la storia
ho capito che facendo morire Rose non avrei ottenuto un vero cambiamento in
Jared, avrebbe solo ricominciato a comportarsi come un uomo ferito e questo
l’avrebbe riportato esattamente a dov’era all’inizio, in questo modo sono
sicura che continueranno ad aiutarsi a vicenda ^^
Se all’inizio non avevate capito che si trattava
del film, tranquilli XD era quella la mia intenzione, volevo solo farvi credere
che Rose non ce l’avesse fatta (che sadica che sono XD).
Per spiegarvi brevemente quello che è successo,
Rose ce l’ha fatta a superare l’operazione nonostante qualche piccolissima
complicazione che non ha messo a rischio la sua vita, nel periodo di
convalescenza all’ospedale Jay si è molto avvicinati a Dan fino ad instaurare
un vero e proprio rapporto d’amicizia. Dopo due mesi e qualche giorno Rose e
Jared sono ritornati in Scozia e Dave è quasi morto di infarto per la gioia,
sono riusciti a finire di girare il film. Rose è rimasta incinta qualche mese
dopo la fine delle riprese, quando l’ha scoperta era in Tour con Jared in
Europa, caso mai scriverò una OS su questo episodio ^^ Si sono sposati un paio
di mesi dopo averlo saputo e durante la premiere Rose è al settimo mese, la
bambina è una femminuccia, vi allego la foto di come sarà una volta nata XDhttp://weheartit.com/entry/7751071