Sposati... per caso! di KikiWhiteFly (/viewuser.php?uid=33036)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Capitolo - Sana e Akito, Aya e Tsuyoshi ***
Capitolo 2: *** II Capitolo - Sana ***
Capitolo 3: *** III - Akito ***
Capitolo 4: *** IV Capitolo - Una settimana ***
Capitolo 5: *** V Capitolo - A ritmo di baciata ***
Capitolo 6: *** VI Capitolo - Attraction ***
Capitolo 7: *** VII Capitolo - San Valentino? Stupida festa! ***
Capitolo 8: *** VIII Capitolo - Al mio fianco ***
Capitolo 9: *** IX Capitolo - Faccia a faccia ***
Capitolo 10: *** X - Sotto la pioggia [Akito POV] ***
Capitolo 11: *** XI Capitolo - The end... Oppure no? ***
Capitolo 1 *** I Capitolo - Sana e Akito, Aya e Tsuyoshi ***
Sposati... per
caso!
La lunga fila
di persone sembrava non cessare mai. Sporgevo lo sguardo ogni tanto,
chiedendomi quando sarebbe stato il nostro turno. Le figure imponenti
dei body guard controllavano le carte d'identità con aria
piuttosto
seria, ispezionandone ogni minimo particolare.
Sospirai in modo
seccato, per l'ennesima volta, prendendo dalla borsa argentata il
cellulare e controllandone l'ora . Eravamo lì da un'ora...
Diamine!
"Sana!
Calmati... Fra poco sarà il nostro turno!"
Eccola. La
mia migliore amica di sempre. Aya Sugita. Una ragazza davvero
deliziosa, dai modi educati e la grazia di una principessa.
Una brava
ragazza, insomma. E oltretutto anche molto carina. Quella sera si era
acconciata in modo davvero... Sexy, in una parola!
La minigonna
a balze nere le sfiorava appena il sedere, mostrando le gambe in
tutta la loro bellezza e una grazioso top scintillante le dava un
tocco davvero spiritoso. Era semplicemente... Perfetta. Un evidente
imbarazzo, non era nuovo sulle sue gote. Più volte quella
sera aveva
indugiato se mettere qualcosa di più
“composto”, ma alla fine
sotto i miei sacrosanti consigli, era uscita da timida ragazzina qual
era... Una bomba di carica sensuale per gli uomini.
Era
incredibile come fossimo diverse. In tutto e per tutto. Eppure
eravamo amiche. Non lo credevo assolutamente possibile umanamente,
eppure avevo avuto una prova schiacciante. La mia amicizia con Aya
durava da lunghissimi anni, non saprei dire esattamente quanti. Mi
sembrava un tempo infinitamente lungo e, al contempo, era passato in
un lampo. Eravamo cresciute insieme, scambiandoci idee e opinioni
comuni. E ora era al mio fianco, a sorridermi teneramente.
"Aya! è
un ora che pazientiamo! Uffa!"
Borbottai
annoiata, scorgendo ancora decine e decine di persone. Chi me l'aveva
fatto fare di venire a visitare la discoteca più discussa
del
Giappone? C'era ogni tipo di lusso e, in più, godeva di
fama... Ma
per entrare avevamo fatto i salti mortali.
"Ecco...
Il nostro turno!"
Sorrise
Aya. I due uomini ci squadrarono dall'alto in basso, mentre
controllavano i due documenti. Avevano un aria a dir poco
terrificante, incutevano un certo timore e altrettanta soggezione.
"Passate",
mugugnò uno dei due, con un gesto della mano, che aveva ben
poco di
cortese.
Non badammo
alla galanteria degli uomini in nero, quando entrammo però
ci parve
di vedere un altro mondo. Luci, colori, suoni. Tutto così
perfetto,
sembrava far roteare la testa, mettere a dura prova i nostri nervi
saldi, i cocktail che ci offrivano i camerieri sopra pretenziosi
servizi d'argenteria e qualche stuzzichino che si poteva assaggiare
grazie all'uso di un ombrellino-stuzzicadenti, doveva fungere da
forchetta. Non me lo feci ripetere due volte: presi quel bicchierino
tutto per me, buttandolo giù tutto d'un sorso. La gola
bruciava, ma
la sensazione di euforia che avrei sentito immediatamente dopo ne
valeva la pena. Aya mi stava guardando smarrita e preoccupata e
iniziò a ricordarmi le regole, a cui dovevo essere
assolutamente
ligia.
"Sei
sicura di reggerlo?"
"Certo!"
Affermai con enfasi.
Il mio
sguardo correva verso la fila di ragazzi che stavano dando prova del
loro esibizionismo in quella vasta platea. Un coro di voci l'una
mischiata all'altra affondava nei miei timpani, ogni rumore pareva
essere amplificato con un megafono, le mie orecchie non riuscivano a
reggere. Poi, spostai lo sguardo. Il bar serviva qualunque liquido
alcolico, i barman erano dei gentili signori sulla trentina, con dei
sorrisi stampati in volto. Ora però c'era qualcosa di
diverso nel
mio sguardo... Avevo appena visto qualcosa che avrei preferito
ignorare, dovevo inghiottire il boccone amaro e rendere conto alla
realtà. Sorrisi, ma di quel sorriso falso e turbato che
mostravo
solamente quando non volevo cadere in commiserazione.
"Oh...
Aya... Ti dispiace se vado a ballare?"
Avevo appena
sentito una musica abbastanza ballabile e volevo gettarmi in pista.
Al mio fianco c'era un ragazzo dai capelli castani che già
mi stava
facendo fare qualche piroetta. Uno di quei ragazzi da palestra, alti
e muscolosi... Uno da
una botta e via.
"Certo"
aggiunse, dopo un attimo di silenzio "... Sana?"
Mi chiamò,
squillante. Mi girai, captando gli occhi della mia amica. "...Tutto
bene?"
"Non
potrei stare meglio!"
Feci,
mostrando il miglior sorriso che potessi fabbricare. Aya
sospirò,
dopo che mi fui voltata, così decise di prendere qualcosa
anche lei.
Sfilò dalla borsetta qualche yen, rovistando tra le varie
cose che
vi erano dentro, quali cellulare e documenti.
I suoi occhi
incontrarono la figura elegante di Naozumi Kamura.
Sgranò le
iridi, trovandosi a stringere la borsa, in una presa molto
più
forte. Stava conversando con una ragazza.
Conversando,
effettivamente, era un termine poco appropriato, dato che le sue mani
si adagiavano coraggiose sulle cosce della bionda, coperta solamente
da un mini vestito di raso, appena sotto il sedere. Le mani
esploravano coraggiose la pelle e, mentre parlavano, ogni tanto
tirava indietro un ciuffo ribelle e mostrava il suo miglior sorriso.
La donna
beveva di tanto in tanto, aveva tutta l'aria di essere sul punto di
ubriacarsi.
Aya strinse i
pugni. Quello era lo stesso uomo che avevo amato per ben cinque anni.
Colui per il quale avevo pianto la notte – lacrime amare
sulla
spalla di Aya – , con Naozumi avevo condiviso ogni tipo di
emozione. Ci eravamo lasciati da un mese, forse un po' di meno. E lui
già se la spassava con la prima oca di turno.
Aya sapeva di
non doversi intromettere nella situazione, ma in qualità di
migliore
amica le dava tremendamente fastidio quel comportamento. In fondo,
era come aver sentito sulla pelle le stesse cose, quando le raccontavo
di Naozumi, sembrava quasi sull'orlo di un precipizio. E
Aya non poteva che essermi vicina, abbracciarmi e consolarmi, per
quanto possibile. Per quel motivo, nonostante l'ira crescente,
strinse le nocche e fece dietrofront, gettando lo sguardo verso di
me, che stavo ballando audacemente, presa dal brivido del
momento.
Eppure, sotto quello sguardo così radioso... Fingevo.
Fingevo che
tutto andasse per il verso giusto. Avevo visto quella scena e
probabilmente il mio cuore aveva perso un battito.
Aya si
trovava da sola in quel momento, non aveva mai avuto una grande
opinione per quanto riguardava quel genere di balli, indi si trovava
a commentare la pista da ballo e le modeste proporzioni dell'ambiente
in tutta solitudine, con il suo cocktail in mano.
"Ahia"
Le
scappò, quando capì di essere sbattuta contro
qualcuno. Le luci dei
riflettori si accendevano e si spegnevano, mostrando i colori
più
vivaci. Denotò solo allora la figura di un ragazzo:
indossava una
camicia chiara e dei semplici jeans. Nulla di estremamente
vistoso.
Si trovò ad arrossire come una liceale al primo
appuntamento.
"Scusami!"
Disse,
colpevole di chissà quale reato.
"D-Di
niente!"
Rispose lui,
balbuziente.
Imbarazzata e
presa da un'improvvisa vampata di calore chiese la cosa più
semplice
e naturale possibile: "Sei con qualcuno?"
Il ragazzo le
indicò un punto indefinito e seguendo la direzione, Aya si
accorse
di un uomo dai capelli dorati, da quello che poteva scorgere da
quella prospettiva, il quale stava ballando proprio con Sana.
Sembravano
veramente affiatati. I loro corpi fremevano e si toccavano, gli
sguardi incatenati tra loro e la voglia di ballare che sembrava non
avere fine.
"Oh...
Quella vicina è la mia amica!"
"Capisco...
Piuttosto audace"
La buttò
sullo scherzoso.
Aya mugugnò
un: "Già", cercando di capire se Sana fosse già
ubriaca
oppure se era l'effetto del biondino.
"Tu non
balli?" le chiese ad un certo punto.
"Ehm...
No. Non amo molto la discoteca, più che altro ci vengo per
Sana...
La mia amica."
"Oh...
Ti capisco benissimo . Anche Akito, il ragazzo, l'ho accompagnato
qua, per fargli levare dalla testa un'altra ragazza"
Si portò una
mano alla testa.
"Wow. La
stessa cosa!. Solo Sana con un ragazzo!"
Oddio.
Sentiva di aver detto una cosa stupida. Le guance s'imporporarono
quando videro il ragazzo portarsi una mano dietro la nuca e ridere
convulsamente.
"Beh
certo... Mi sembra ovvio!"
Avvampò
all'istante.
Poteva
cancellare gli ultimi dieci secondi di conversazione?
La serata
trascorse in modo piacevole, Aya scoprì che il misterioso
ragazzo si chiamava Tsuyoshi . Era un po' timido ma le sembrava leale
e generoso. Esattamente come lei.
Rise ancora
una volta, allargando vistosamente la bocca. I suoi occhi si
gettarono verso l'immenso spazio dove ballavano tutti. Non vedeva
più
né l'ombra di Sana, né quella del ragazzo... Che
fossero fuggiti
insieme?
Continua
|
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Capitolo 2 *** II Capitolo - Sana ***
II
Capitolo – Sana
Giocai
all'interno delle coperte più volte, troppo stanca per
alzarmi.
Sentivo il sole filtrare dalle tapparelle della camera in modo
decisamente troppo repentino e fui costretta a schiudere le
palpebre una volta per tutte, a malincuore.
Feci uno
sbadiglio piuttosto rumoroso, schiudendo pian piano le iridi e
distinguendo i profili di una camera. Tutto quadrava perfettamente,
se non per un dettaglio oltremodo
trascurabile:
quella camera, non era la mia!
Non ebbi il
coraggio di voltarmi dall'altra parte, così mi limitai a
tastare sul
letto con la mano, come per cercare una figura al mio fianco.
Con espressione
piuttosto scettica e occhi visibilmente sgranati, distinsi un
corpo accanto al mio. Santo cielo... Non ricordavo assolutamente
nulla.
Roteai le pupille con calma, cercando di non farmi prendere
dal panico. Non credevo ai miei occhi.
Lo fissai un
solo istante... Sembrava un angelo, visto da quella prospettiva. I
capelli dorati si posavano leggiadri sul suo viso, dandogli un'aria
quasi divina, il suo corpo era avvolto in un unico, grande, telo
bianco, il suo petto era nudo. Avvampai ancora di più quando
mi
accorsi che anche io non ero da meno: che follia avevo commesso
quella notte?
Gli indumenti erano sparsi qua e là nella camera,
in modo disordinato, come se la passione avesse preso il sopravvento,
quasi a consumarci fino alle ossa. Lo sentii mugugnare qualcosa e
immediatamente mi voltai. Si stava spostando sempre più
verso di me.
E adesso cosa
voleva?
In pochi
secondi il suo capo sfiorò la mia schiena, che ebbe subito
un
fremito. La folta capigliatura cozzò contro la mia
pelle, in
modo del tutto naturale. La mia reazione, al contrario, era di
innocente imbarazzo, iniziai a tremare di vergogna.
"
'Giorno", mormorò, seccato. Vidi il suo corpo alzarsi e
andare
a cercare le mie labbra. Scostò la frangetta di media
lunghezza e
fece sì che i nostri occhi s'incrociassero. "Ah!" urlai,
irata. "E tu chi sei?!"
Esclamai,
coprendomi per quanto possibile.
"Ah...
Sei tu" mormorò, sbadigliando. Si portò una mano
dietro la
nuca e successivamente stiracchiò le braccia, come per
risvegliarsi
completamente. "... Lo sai che urli peggio di una
gallina?!"
Disse con
nochalance, in tono estremamente calmo. Il mio umore cambiò
repentinamente e della traccia di dolcezza che mi sembrò di
trovare
nel suo animo, rimase solamente polvere.
"Cosa?"
Controbattei,
alzando un cipiglio.
"Hai
capito benissimo.
Ora scusa... Vado a farmi una doccia"
Disse,
mettendo i piedi a terra. Nel farlo, non potei non notare il suo
corpo statuario e qualcosa che penzolava in una zona estremamente
delicata. Avvampai ancora di più, trovandomi a sprofondare
sotto le
coperte di pudore. Il ragazzo - di cui non conoscevo assolutamente
nulla - mi propose qualcosa che ebbi la sfortuna di udire: "Vuoi
venire con me?"
Il suo
tono aveva un qualcosa di estremamente irritante ma malizioso.
Obbiettai immediatamente, cercando di apparire il più
naturale
possibile, non capivo come lui potesse sentirsi a suo agio. Il
nervosismo si stava impossessando di me e lui, contrariamente, girava
per la stanza, raccattando i suoi indumenti, in modo tranquillo, non
aveva un minimo di buon senso, era tutto terribilmente normale
per lui.
Cercai di fissarlo in viso, rispondendogli di rimando:
"Non so nemmeno come mi sono cacciata in questo guaio.
Dannazione... Io ieri ero con Aya in discoteca. Ballavo... E poi..."
"... Poi
mi hai chiesto di venire con te e io ti ho seguita" aggiunse
lui, gesticolando. In quel momento si palesò il mio
scetticismo, non
ero una ragazza del genere, non lo ero stata mai. Il mio senso del
gusto e, soprattutto, quello della decenza erano austeri paletti che
mi avevano piantato anni fa, in età giovanile. "Si
sa...
Da cosa nasce cosa. E poi, non ricordo più nulla.
Evidentemente
troppo annebbiati dall'alcool" disse, indicandomi le birre sul
comò.
"Va
bene", cercai di calmarmi. "Rimediamo subito: io non ti ho
mai conosciuto, chiaro?"
Dissi,
avvolgendomi il lenzuolo attorno al corpo e scattando in piedi.
Eravamo l'uno di fronte all'altra... Solo quel letto ci separava,
custode delle nostre reminiscenze più segrete. Mi sentii
nervosa,
poi, serrando i pugni, afferrai i miei abiti, sparsi qua e
là per la
camera.
"Chiarissimo"
Disse,
sbadigliando. Incredibile, già lo odiavo.
Lo vidi
voltarsi e raggiungere così il bagno, da quel che scorgevo,
una
vasca piuttosto lussuosa, di media lunghezza. Effettivamente, tutto
lì attorno aveva un'aria così... regale.
Dalle tende dorate
alle lampade scintillanti. Mi sporsi un po' dalla finestra per
rendermi conto del luogo.
Quello era lo
stesso piazzale dove avevo aspettato il mio turno la notte prima.
Poi, ricordai improvvisamente: sopra la discoteca si ergeva un grande
edificio dove le coppiette potevano riunirsi per scambiarsi dolci
effusioni.
Oppure, in
termini meno romantici, ci andavano le persone che avevano trovato
conforto nell'alcool e, di conseguenza, avevano sbagliato strada...
magari con un uomo ancora più sbagliato. Il pensiero che io
fossi
una di quelle donnine, mi faceva veramente rattristire.
Chiusi
immediatamente la tenda, quando vidi un uomo avanzare lento verso
l'edificio. Sfuggii al suo sguardo e, come improvvisamente
risvegliata da quello stato di trans, ricordai di vestirmi. Purtroppo
avevo con me solamente il vestitino succinto della sera prima che,
anche se estremamente sexy, non era proprio il caso di mettere di
primo mattino. Infilai le scarpe col tacco a spillo, di un nero
lucente, ai miei piedi e, alla fine, mi trovai di fronte allo
specchio, dando un'aggiustata veloce ai capelli ramati. I segni della
sbornia erano piuttosto evidenti.
Le occhiaie
pazzesche a cui avrei dovuto porre presto rimedio con qualche crema
miracolosa oppure l'espressione decisamente fuori
luogo
erano una chiara testimonianza della mia sublime follia. Presi la
borsa, estraendone il cellulare grigio metallizzato. Sul display vi
era scritto ' Un nuovo
messaggio '.
Già conoscevo
il destinatario. Lessi velocemente le parole, che balzarono alla mia
mente come una scossa, rendendomi conto che quella notte
probabilmente era stata la più grande sciocchezza della mia
vita.
“Sana.
Dove sei? Sono davvero preoccupata per te!”
Recitava il
messaggio. Non sapevo come l'avrei spiegato ad Aya, semmai ci
fosse stata una spiegazione razionale, tuttavia i miei
pensieri
furono presto interrotti da un baldo giovanotto che, bagnato e
frastornato, uscì fuori dal bagno, lasciandosi dietro solo
il vapore
acqueo depositatosi sulle piastrelle. Ancora una volta mi soffermai
sui suoi tratti maturi, e sull'asciugamano di spugna che adesso
copriva le parti più sensibili del suo corpo. Non
gli avrei
fatto compagnia, no. Non
ero la sgualdrina di turno,
non lo sarei stata mai. Cercai una veloce via d'uscita, il modo
più
silenzioso per appropriarmi dei suoi vestiti ed uscii. La sua camicia
- un colore semplice, non troppo sfavillante - era impregnata di un
odore buono, fresco, quasi afrodisiaco. Sentii che non avrei
dimenticato tanto facilmente quella colonia. Indossai il suddetto
indumento, poi sbattei irruentemente la porta, scappando via come una
ladra... Oppure un'amante.
Lasciai la
camera, scendendo la lunga rampa di scale. Il signore della reception
mi guardò con aria disgustata, chissà cosa
pensava. Volevo
dimenticare ad ogni costo quella follia,però, prima che
potessi
lasciare l'albergo, una figura mi guizzò all'occhio.
Una bionda,
sorridente, gli sfiorava la guancia, come se avesse sempre conosciuto
quel tratto di pelle. Ma lei,
chi era?
Una
civettuola che ancheggiava con finta eleganza attorno a lui,
distraendo e annebbiando il suo raziocinio. Naozumi, spavaldo, le
scostò qualche ciuffo ribelle, sorridendole di rimando.
Sentii il
cuore un po' pesante, avvertii per la prima volta il lento
scricchiolare di una frattura contro l'altra, i tacchi che,
automaticamente, iniziarono a traballare, assieme alle mie ginocchia
mollicce. Ma non potevo farmi vedere in simile stato, sarebbe stato
davvero degradante.
Eppure...
Lui pagò il
conto, sorridendole di rimando.
Lo
facevi anche con me.
"Facciamo
colazione insieme?" chiese lui, sorridendo.
"Sì"
le rispose la donna, tutta contenta.
"Cornetti
al cioccolato e cappuccino" le disse, ottenendo un suo cenno,
salutando educatamente il signore di fronte a lui e
attraversando l'entrata, abbracciato a quella ragazza dalle forme
prosperose e il sorriso stampato falsamente sulle labbra.
Lo
facevi
anche con me.
Ma
di me,
cosa ti è rimasto?
Non degnai
nessuno di uno sguardo e corsi a passi felpati verso la strada. Le
lacrime aumentarono, scendendo copiosamente sui miei zigomi; la
matita colò, formando una fastidiosa pozzanghera
nera. Macchiò
il mio viso e lo infastidì.
Piansi.
Delusa, amareggiata, usata, gettata via al vento.
“E
così in un istante svanisce ogni cosa che brilla” *
Continua
|
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Capitolo 3 *** III - Akito ***
*
Terzo Capitolo
– Akito
[Akito
POV]
Percorsi a grandi
falcate lo spazio che divideva il bagno dal letto e constatai che lei
se n'era andata: non c'era più traccia della sua presenza.
Mi girai più volte da una parte e dall'altra, gettando
intorno a
me le goccioline che erano rimaste impregnate sui miei capelli dopo la
doccia. Decisi di vestirmi, dimenticando una volta e per sempre il
volto di quella ragazza.
Era stata un'avventura, qualcosa di nuovo e mai sperimentato ma
divertente. Non ricordavo bene i particolari della notte passata, se
non a grandi tratti.
I corpi che si muovevano... come mossi da una corrente marina. I baci
timbrati sulla bocca - un marchio impresso chiaramente - e il sapore di
rum sulle bocche, il liquore che scorreva lento nelle gole. Ricordi che
navigavano nella mia mente, agendo indisturbati di proprio piacimento.
Nel silenzio che si era creato sentivo la vibrazione del cellulare
richiamarmi alla realtà. Lo presi distrattamente, non
curandomi
nemmeno di aprirlo dalla parte giusta, ero piuttosto distratto quella
mattina.
"Akito! Dove diavolo sei stato finora?!"
sentivo una voce penetrarmi nei
lobi delle orecchie ad un ritmo impressionante e con una
rapidità
tale da sconvolgermi. Allontanai un po' l'apparecchio, non
ricordandomi che Tsuyoshi parlasse così velocemente.
"Sono stato..." mi
spostai verso la finestra, cercando di identificarne i contorni "...
Sono
stato con una donna", ammisi infine, pensando che la
verità forse molto meglio di una maledetta bugia.
Alcuni
attimi di silenzio, in seguito, attimi in cui trovai il tempo di
sedermi su un
lembo del letto, avvolto ancora dall'asciugamano di spugna.
Era
il suo
lembo.
"Ah... Per caso
era una ragazza tutta peperina, capelli tendenti al rosso e
una
voce alta?"
Ricordai il
profilo di quella splendida ragazza, mettendo una mano sul capo. La
voce particolarmente stridula mi ridestò, facendomi capire
che
era la stessa persona di cui parlavamo entrambi.
"Esatto... La voce
da gallina", mormorai,
facendo un mezzo sorriso. " E tu come la
conosci ?", chiesi, piuttosto curioso.
"Ehm" iniziò a balbettare. "Ho
conosciuto la sua amica, diciamo"
Quel diciamo
mi sembrava particolarmente balbuziente, tanto che arrivai a pensare
che la suddetta amica fosse proprio al suo fianco. In tutta naturalezza
osai chiedergli: "E per caso
questa
conoscenza è avvenuta in un letto?"
Ridacchiai tra me e me, dirigendomi
prontamente verso il bagno.
Davanti a me, la cornice raffinata, intarsiata da preziose decorazioni
negli spigoli; constatai di esser capitato in un posto davvero
lussuoso, probabilmente avevo speso gran parte del mio patrimonio.
"Akito!"
urlò. "Non stiamo parlando di me, adesso",
soffocò un improvviso
attacco di tosse e io, di tutta risposta, mi limitai ad annuire e ad
aggiungere solo una cosa:
"Ho capito... Ne
parliamo quando siamo da soli"
Lo sentii annuire
e mi bastò come risposta.
"Comunque
è
insopportabile. Con tutte quelle che c'erano, proprio lei dovevo
farmi", ghignai, ma lui non emise un suono, mi ascoltava, completamente
ammutolito. "E' isterica, pazza, gallina, secondo me pure vergine!"
trattenei a stento una risata sonora.
"Ah sì?" sentii
un'altra voce, tuonare nell'apparecchio elettronico.
"Tsuyoshi? Dove
cazzo sei?" sbottai irritato, ignorandola.
"Il tuo amico
mi ha prestato gentilmente il cellulare, l'ho trovato insieme ad Aya. E
tu mi dai della gallina? E di te... Cosa dovrei dire? Ti svegli con
una donna e resti impassibile!"
Continuò a
elencare i miei difetti, uno ad uno e io decisi d'ignorarla –
nuovamente
– poggiando il cellulare sopra il lavandino e
sciacquandomi la faccia.
"Capito?" sentii
un urlo più forte, infine.
"Sì, sì..." pensavo
di essere stato abbastanza convincente - o almeno lo speravo.
"Comunque, ti ho
chiamato perché abbiamo un problema", sibilò,
più seriamente.
Non capii il
repentino cambiamento d'umore, ma non domandai nulla, lasciai che
fosse lei a continuare. Quell'abbiamo
non prometteva nulla di
buono.
"Siamo sposati"
Rimasi interdetto. Non dissi nulla, pensando
che ogni domanda fosse banale oppure
scontata. Guardai l'altra mano che fino ad allora non avevo preso in
considerazione: la sinistra. Osservai l'anulare ed in quel momento
sbiancai.
Proprio lì,
vi era un anello, piuttosto visibile. Restammo muti per
lunghi secondi, osservando reciprocamente quegli anelli che erano
simbolo di... una notte?
Imprecai
più volte, mugugnando insulti incomprensibili alla mia
incoscienza e alla nostra voglia di bere alcool, probabilmente
incontenibile. Stavolta mi ero cacciato in un brutto guaio.
"A mio malincuore,
dobbiamo rivederci", sentii e poi sospirai.
"Non ti
preoccupare, basterà richiedere l'annullamento. Questa
seccatura
me la voglio levare di mezzo, subito"
Risposi, forse
troppo bruscamente. Non disse nulla per alcuni istanti. Poi riprese.
"Già...
Allora
ci vediamo qui al parco, fra poco"
Era fredda. Forse avevo
scalfito la sua armatura d'acciaio?
Mi comunicò
la via e io asserii convinto. In fondo, bastava solo dimenticare una
notte troppo
frenetica.
Mossi i piedi, in
modo scaltro, per levarmi quell'asciugamano e indossare i miei
vestiti... Dove
diavolo era la mia camicia?
Poi ricordai, l'avevo vista
uscire con qualcosa di nero e leggermente largo indosso. Non sapendo
cosa indossare, presi semplicemente
il giubbetto di pelle, poi mi spazzolai
velocemente i capelli. Scesi la lunga rampa di scale, frettolosamente.
Pensai: svegliarmi la
mattina, sentendo il profumo di pesca invadermi prepotente le narici...
e poi sentirla ridere - non poi così istericamente.
Abbandonai
immediatamente quei pensieri, osservando l'espressione accusatoria del
custode
alla reception mentre gli porgevo alcuni bigliettoni. Non me ne curai
e lasciai la stanza, oltrepassando le porte scorrevoli.
Fuori non sentivo
altro se non lo smog, che regnava incontrastato, sostituendosi al lieve
effluvio dei pioppi e al dolce aroma dei fiori che sbocciavano.
Peccato.
Era
molto più buona la scia che aveva lasciato disperdere da
angolo
ad angolo della camera.
Camminai sempre
diritto, cercando di non fissare quell'anello, tenendolo in tasca, come
imbarazzato.
Tutto accadde
in una notte.
Continua.
* L'immagine indica il
filo rosso del destino, un filo indivisibile che non si può
spezzare e tiene legate le persone compagne nel destino -
così narra la leggenda. L'immagine per me è
significativa, spero lo sia stata altrettanto per voi, cari lettori ^^
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Capitolo 4 *** IV Capitolo - Una settimana ***
Sposati...
per
caso!
IV
Capitolo – Una settimana!
Akito
allontanò la sigaretta dalle labbra, lasciando che la cenere
si
disperdesse nell'aria. Io mi limitai ad osservare la polvere grigia
volare libera e poi scomparire, trasportata dal vento. Cercavo di non
destare troppo sospetto, mi misi a trafficare con il cellulare,
girandomelo intorno ai palmi; lanciavo occhiate di sfida ad Aya e
Tsuyoshi, arrabbiata solamente con me stessa.
Ad un certo
punto, lo vidi spegnere la sigaretta e calpestarla con il piede. Si
avvicinò sempre di più, a ben guardare non era
nemmeno lo
spettacolo macabro che avevo precedentemente descritto. Non volevo
comunque perdere il mio orgoglio, così approfittai del
momento e gli
puntai un dito contro.
Tu! Razza
di... di... Mi hai fatta ubriacare! -
Cacciò le
mani fuori dalle tasche, io seguivo i suoi movimenti, fermandomi
appena sotto l'apertura della giacca di pelle e arrossendo come un
adolescente in subbuglio. Non potei fare a meno di ghignare di
nascosto.
Fino a prova
contraria le cose si fanno in due. Si beve in due. Si fa sesso in
due. Ci si
sveglia in
due. Quindi smettila di rompere così per prima cosa... E
andiamo a
risolvere questa situazione. Nemmeno in un universo alternativo, ti
avrei mai sposata! -
Corrucciai lo
sguardo, poi chinai il capo. Certo che, per quanto bello e
intrigante, quel ragazzo sapeva essere parecchio insolente quando
voleva.
Tsuyoshi,
vicino a me, gli fece segno di tappare la bocca e Aya annuì,
dandogli ragione. Nervoso, sfilò un'altra sigaretta dal
pacchetto
argentato, portandosela con movimenti coordinati alle labbra.
Non fumare...
Sono allergica! -
Dissi,
quando aveva finalmente trovato l'accendino. Vidi la sua espressione
animarsi di un certo sgomento poi, conservando la poca galanteria che
gli era rimasta, mi gridò contro: - Fantastico.
Dovrei sapere qualcos'altro di te? -
- Sì. Mi
chiamo Sana Kurata, ho ventidue anni e lavoro come attrice di teatro,
sperando di trovare il meritato successo. La mia amica di sempre
è
Aya Sugita, da quando andavamo all'asilo. Odio il fumo e bevo solo
quando sono depressa. Sono allergica oltre che alla nicotina, alla
polvere, alle graminacee e anche agli uomini bastardi, pensa! La mia
vita non è altro che un susseguirsi di vicende spiacevoli.
Dalla mia
adozione, grazie alla famosa scrittrice Misako Kurata, fino al
tradimento del mio ragazzo... Indovina un po' perché? Oh,
che
peccato, mi ha tradita! Povera Sana, eh? - dissi, fingendo un sorriso
divertito.
Ma è falso.
Si vede ad occhio nudo.
L'aria era
piuttosto rarefatta, non sapevo cosa dire, temendo di spezzare il
muro inscalfibile che aveva anteposto di fronte a me.
Avete un
altro problema ragazzi -
Tutti ci
voltammo nella direzione di Tsuyoshi, ringraziandolo tacitamente per
aver rotto quella tensione che incombeva su di noi.
Vale a dire?
-
Ecco... -
rilesse un paio di volte il foglio poi, prendendo un gran respiro
disse: - … In pratica... - odiavo le persone che giravano
intorno
alle parole, le trovavo poco schiette.
Tsuyoshi,
dillo e basta!-
Inaspettatamente,
dicemmo la stessa cosa. Non volevo incontrare il suo sguardo,
così
voltai il capo dalla parte opposta.
Mi ruba pure
le battute... Pazzesco! -
Lo sentii
esclamare sottovoce.
- Ragazzi, il
contratto che avete firmato, in un comune a quanto pare, dice
chiaramente che la vostra unione dovrà durare almeno una
settimana!
-
Deglutii più
volte. Sentivo una vocina dentro la testa che ripeteva l'ultima parte
del discorso... Incredibile.
Non
riuscivo a parlarci nemmeno mezzo minuto, come pensavano che sarei
sopravvissuta una settimana insieme a quel riluttante ragazzo?
-
Stai scherzando? - dissi, strappandogli il foglio di mano e
rileggendolo più e più volte, nel vano tentativo
di poter trovare
un errore madornale. Magari non era la mia scrittura, magari era
un'altra Sana, magari stavo ancora sognando.
O, magari,
era tutto vero.
- Tu - gli
puntai l'indice contro, piuttosto sconvolta – Di nuovo -
corrucciai
l'espressione, infastidita - ... Stammi lontano, innanzitutto. Ci
ritroviamo qua fra una settimana per levarci di mezzo questa cosa! -
gesticolai nervosa.
Ehm...
Ragazzi, mi dispiace interrompervi di nuovo ma... - Tsuyoshi ebbe
quasi paura di proferir parola, entrambi lo stavamo guardando in
cagnesco - … Ma qui dice anche che dovrete vivere insieme,
sotto lo
stesso tetto -
Proferì, con
tono saccente. I nostri sguardi si incrociarono nuovamente,
fulminandosi. Hayama tentò di inveirgli contro, ma l'unica
cosa che
gli riuscì fu uno sbuffo piuttosto sonoro.
- Akito, ehm,
non puoi dormire a casa mia...Vedi, c'è Aya -
arrossì imbarazzato.
- Fantastico!
Una coppia di novelli sposini, tutti zuccherosi, come il miele. E
invece io dovrò sorbirmi la gallina -
Quel
fantastico
suonò un po' canzonatorio, ma fingemmo di non accorgercene.
- Tsk - misi
le mani in tasca, voltandomi dalla parte opposta.
- Ehi... Dove
vai? - lo chiamai.
- In giro –
mi rispose lui, vago – Ci vediamo stasera, da te -
Fece,
lasciandomi di stucco. Si voltò, mentre io lo fissavo in
lontananza,
convincendomi solo in quel momento quale assurda situazione avremmo
dovuto vivere per circa una settimana.
- Se proprio
devo stare da te una settimana... Sopravviverò. Tanto poi
sarà
tutto come prima -
Disse,
convinto che non l'avessi sentito probabilmente. Invece, il suono di
quelle parole mi era balenato alle orecchie forte e chiaro.
Akito
fissò per un attimo la mia camicia – era convinto
forse che non me
ne fossi accorta? – e sbuffò sonoramente, anche se
potei vedere un
piccolo e invisibile ghigno timbrato sulle sue labbra. Un attimo, mi
bastò per venire meno.
Quella
settimana ci avrebbe forse cambiati?
-
Sana! - sentii, da tutt'altra parte. Voltai la chioma ramata,
sbattendo le ciglia in modo teatrale.
Per
un attimo ero stata affascinata da Hayama, aveva un potere
calamitante che non saprei spiegare a parole.
- Sì? -
Sai... Stavo
pensando che in fondo siete una bella coppia! -
Disse Aya,
d'un tratto entrata in modalità romanticismo
a go go.
- Aya,
scherzi? Io e quello dobbiamo stare una settimana sotto lo stesso
tetto! Poi lo dimenticherò! -
Misi due mani
sui fianchi, in un impeto di rabbia. La vidi ridere sguaiatamente,
per chissà quale astruso motivo.
- Comunque...
Io dicevo davvero -
Un flebile
sussurro, a cui risposi sospirando. Lasciai i due piccioncini da
soli, a godersi l'un l'altro, mi dirigetti a grandi passi verso casa,
riflettendo.
La
sua
camicia ancora sulla mia pelle.
La
sua
pesante colonia maschile aveva reso il mio profumo qualcosa di lieve,
appena
accennato.
Ma,
stranamente, non mi dispiacque.
In
fondo
quel suo odore, non era così male.
Continua
|
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Capitolo 5 *** V Capitolo - A ritmo di baciata ***
V Capitolo - A ritmo di baciata
Sentii il
suono del campanello, il cuore mi salì a mille. A passi
lenti e
misurati andai verso la porta poi, prendendo un gran respiro, aprii.
“Ciao,
bentornato!”
Mormorai,
cercando di non essere troppo scortese. Akito mi guardava in modo
strano, piuttosto scettico invero, sembrava quasi che non mi avesse
mai vista prima.
In fondo, era
solo un'altra parte di me. Indossavo un grembiule da cucina, i miei
capelli erano legati con un'alta crocchia, indossavo un vestitino che
mi sfiorava il ginocchio, né troppo scollato né
troppo succinto.
Cercavo di
sorridere, la cosa non mi riusciva poi così difficile. Se
avrei
dovuto vivere insieme a lui per sette giorni, tanto valeva che me ne
facessi una ragione. Dal momento che indietro non si poteva tornare,
non mi restava che guardare avanti.
Akito affinò
maggiormente i sensi, in particolare l'olfatto, riuscì a
cogliere un
sapore abitudinario come quello del sugo: corse ad assaggiarlo,
probabilmente aveva parecchio appetito.
Normalmente,
quando cucinavo, ero solita mettere la musica, mi metteva allegria.
Sentivo lo sguardo di Hayama addosso, una certa soggezione mi tingeva
le gote, ma avrei fatto bene a non voltarmi, non avrei voluto sentire
le sue battutine in merito.
Senza
accorgermene, i piedi iniziarono a muoversi. Akito allora
ghignò, da
quel poco che avevo capito di lui un gesto come quello equivaleva ad
un sorriso, indi non chiesi spiegazioni.
- Vuoi
assaggiare? - dissi, allungandogli il mestolo.
Stavolta,
avevo modificato il sugo. Sentii la mano di Akito sulla mia, il suo
tocco freddo raggelò la mia mano.
- Piccante -
Annuì, dopo
aver detto quella semplice parola.
- Ci vuole
sempre un po' - ripreso il mestolo di legno tra le mie mani,
modificai leggermente il timbro di voce - Come in tutte le cose della
vita, no? -
Akito mi
fissò per un buon minuto,
- Dipende -
Posai
l'oggetto sul mobile e presi un'altra pentola, probabilmente pronta a
scolare la pasta. Akito si fermò ad osservare l'arredo della
casa,
piuttosto spartano.
Nulla di
sfarzoso, né di troppo esagerato. Probabilmente si
soffermò su
pochi dettagli: la cucina, l'immenso regno ove vi era cibo dovunque,
il grande tavolo con almeno dieci sedie - probabilmente aveva pensato
che avessi sempre molti ospiti - e, poi, l'immensa vetrata che si
scorgeva all'orizzonte. Il panorama, visto da un occhio sconosciuto,
era qualcosa di magnifico – dovevo ammettere che la scelta
della
casa, a suo tempo, era ricaduta in quella zona soprattutto per il
panorama.
Le luci
colorate, come dei puntini scintillanti, inghiottivano
l'oscurità.
Tutto appariva in miniatura, ci palesava la realtà per
com'era: noi
esseri umani non siamo altro che formiche, in confronto al resto.
- Bella vista
eh? - dissi, mentre una nuvola condensata di vapore mi appariva
davanti gli occhi. Mi dovette aiutare con lo scolapasta e quasi
mormorai un flebile grazie.
- Senti un
po'... - probabilmente aveva eluso completamente la mia domanda,
oltre al fatto che aveva modificato il timbro di voce - ... Come mai
stasera tutta quest'allegria? Cos'è... Avevi le tue cose? -
Arcuai un
sopracciglio. I miei buoni propositi erano andati vanificandosi,
tanto valeva rispondergli nel modo più appropriato, in quel
momento.
- No.
Semplicemente, sono così! -
Esclamai,
mettendo la pasta in due piatti fondi.
- Eri così
anche stamattina? Aggressiva e noiosa e adesso solare e allegra... E
poi l'altra notte... – lo fulminai con lo sguardo, quindi si
tolse
immediatamente le parole di bocca, per evitare stupidi e insensati
litigi - … Il punto è: chi sei tu veramente?
-
Sorrisi,
in modo diabolico. Lo tartagliai con una sola battuta: - Dovrai
scoprirmi tu, allora -
Gli
diedi il suo piatto fumante, Akito non sembrava abbandonare nemmeno
un momento la presa dai miei occhi, quasi volesse esplorarli.
Chissà
cosa tentava di decifrare, in quel momento.
- Sei un
attrice vero? -
- Grossomodo
- risposi.
- Quindi
sarai sicuramente una persona espressiva. Adesso capisco il
perché
di quella euforia. E chi mi dice che tu non finga anche con me? -
Posai la
forchetta. Portai il tovagliolo di stoffa alle labbra, premendo con
due dita. Lo squadrai, poi dissi: - Sei troppo critico. Io sono
così, non fingo. Non ci vuole certo un lavoro come il mio
per
recitare una parte. Tutti
abbiamo una maschera -
- E dove
finisce la maschera e inizia la persona? -
Risi,
in modo un po' isterico.
- Scusa - mi
ricomposi, tossicchiando – E' che sono quelle domande che ti
lasciano spiazzata. Ti conosco da due giorni e già so che
non ti
avrei mai sposato. Insomma immagina... Divorziati dopo nemmeno
ventiquattr'ore, ne sono certa – risi ancora – Ero
proprio
ubriaca, eh? - lasciai cadere una mano, facendola cozzare contro il
tavolo.
-
Eravamo –
s'affrettò a precisare lui.
- Giusto. È
incredibile, non riesco a ricordarmi nulla. Se non alcool, musica,
balli – Mi portai una mano alla tempia, sforzandomi. Ma
più
tentavo di ricordare, più la testa mi sembrava pesante.
-Non tentare
di ricordare. Tanto sarà solo uno dei momenti esilaranti
della tua
vita–
Sbuffò
Akito, guardando in modo torvo quella cosa luccicante al suo anulare.
D'altronde, potevo comprenderlo: faceva un certo effetto, positivo e
negativo, ma ambedue non riuscivamo a vederci un anello cucito
addosso.
- Giusto.
Allora brindiamo a questa follia! -
Alzai il
calice di spumante in alto, facendogli cenno di fare altrettanto.
Molto
svogliatamente
lasciò toccare il vetro col vetro. Ne bevvi un modesto
sorso, il
liquido mi raffreddò subito la gola, donando una sensazione
frizzante alla mia lingua.
Si soffermò
parecchi minuti su di me, ancora, poi lo vidi distaccare lo sguardo.
- Certo che
ci vai giù pesante... A quest'ora chissà quanti
te ne saresti
sposati- Dissi lui, vedendo il mio bicchiere vuoto, mentre il suo
era riempito a metà.
Sbuffai,
eludendo completamente la cosa, alzandomi dal tavolo e dirigendomi
allo stereo. Akito continuava a seguire i miei movimenti, persino
mentre sfogliavo tra i vecchi cd uno che fosse ascoltabile.
- Latino
americano, lo amo. È così... Caliente! -
Sin da
piccola avevo avuto una particolare predilezione per certe arti,
specialmente per il ballo, che giudicavo la forma più
espressiva.
Così, presa da un attimo di ordinaria follia, presi le sue
mani e
feci sì che i nostri corpi si sfiorassero. Tutto
ciò, contro la
sua volontà.
- Ehi... Cosa
diavolo devi fare? -
Ma non
calcolai minimamente il suo stato d'animo: piuttosto, allacciai le
mie mani dietro il suo collo.
- Non so
ballare, mi dispiace -
Lo allontanai
qualche secondo, ma lo ripresi subito, con il risultato che il mio
tacco andò contro il suo piede.
- Ahia! -
Mugugnò
infastidito.
-
Lasciati guidare dai movimenti così – ondeggiai
leggermente col
bacino, facendo in modo che posizionasse le sue mani sui miei
fianchi. Mi improvvisai una maestrina per lui, era difficile
mantenere un atteggiamento freddo. Specialmente quando i nostri corpi
minacciavano di sfiorarsi più del dovuto, i miei capelli
lunghi
frustavano il suo torace e le mie difese venivano meno.
- Bravo - Aveva iniziato a muovere
i piedi, ritmicamente, mi lasciai quasi guidare dai suoi passi,
cedendo il posto che mi spettava.
Mi fissava
negli occhi, quasi volesse scavarvi dentro. Poi, anche la matita che
fungeva da bacchetta per tenere i capelli un po' più su,
cadde. A
quel punto, i capelli mi ricadevano ovunque, anche davanti agli
occhi.
Per un attimo
mi sembrò di essere in un film, immaginai una sala da ballo
e ci
vidi l'intero universo racchiuso dentro di essa... Diamine, mi stavo
facendo troppi film mentali.
- E chi è
adesso il più teso fra noi due? -
Domandò lui,
facendomi fare un giro di trecentosessanta gradi in seguito,
afferrandomi un palmo della mano e facendomi roteare come una
trottola. Caddi tra le sue braccia, ma nessuno di noi due si mosse.
C'era troppa
elettricità nell'aria in quel momento, troppa intesa,
rischiavamo
quasi di scoppiare da un momento all'altro.
- Io non sono
tesa – cercai di mostrarmi impavida.
Lu ghignò,
vittorioso di chissà quale epica battaglia.
-
Comunque... Devo ancora capire chi sei -
Sibilò lui,
avvicinandosi al mio orecchio e sfiorandomi la spalla.
- Ma non ti
arrendi proprio mai? -
- Mai -
- Io non ti
dirò chi sono. Ti dirò quello che non
sono -
Lo
vidi annuire. Mi lasciai andare, in una rapida capovolta
all'indietro. Lui mi prese subito, acuendo i suoi riflessi.
Probabilmente, l'avevo lasciato senza parole e questo mi rendeva
giustizia, almeno un po'. – Tutto bene? – domandai,
osservando
un certo smarrimento nei suoi occhi.
- No.
Semplicemente senza fiato: sono sempre un uomo Sana –
Tentò
di provocarmi. Peccato che riuscì almeno un po' nel suo
intento,
poiché sentii le guance avvampare improvvisamente e una
strana e
repentina sensazione di tremolio alle dita – le stesse che
lui
stava tenendo saldamente nelle proprie – mi invadeva tutta.
D'un
tratto, sì senti solo silenzio. La canzone era finita e,
ambedue
persi in quell'attimo di assoluta magia, non ce ne accorgemmo nemmeno
sulle prime. Bastò ritornare coi piedi per terra, per
rendersi conto
di ciò che stava accadendo.
Mi
allontanai rapidamente, lo sentii subito mormorare qualcosa
sottovoce: -
Peccato.
È finita -
Quel peccato
suonava come un per fortuna,
ma non obbiettai nulla. Tolsi i
piatti dal tavolo, ma Akito non si sentì in vena di aiutarmi.
Lo
vidi alzarsi dopo qualche minuto, per uscire dal balcone e fumare una
sigaretta. Rimasi ad osservarlo qualche secondo, rimanendo in bilico
coi piatti sulle mani e un'espressione inebetita in volto.
Si
prospettava una settimana tutt'altro che tranquilla, invero.
Perfino
il
cielo sembrava un campo magnetico da cui essere attratti oppure, forse,
c'era una strana forza che ci teneva legati come angeli
del
destino, l'uno all'altra.
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Capitolo 6 *** VI Capitolo - Attraction ***
Sposati...
per
caso!
VI
Capitolo - Attraction
Aggiustavo i
boccoli ondulati, che mi cadevano con naturalezza sulla fronte.
Lasciavo che la spuma si amalgamasse bene, per poi espandersi sul
cuoio capelluto; i miei gesti avevano un ché di nervoso,
mirabilmente nascosto dal sorriso finto che
indugiava
sulle mie labbra.
La veste
leggera, bianco panna, mi cingeva in modo perfetto ogni parte del
corpo, arrivando fino all'estremità delle gambe. Il caldo
afoso
stava iniziando ad arrivare, nemmeno un secondo di ritardo...
Incredibile. Puntuale come un orologio svizzero si faceva sentire e
io non potevo far altro se non accendere condizionatori e sventolarmi
una mano davanti il viso, convinta che tutto sarebbe passato prima o
poi.
- Caldo? -
Brivido di
freddo. Per un secondo, un'infinitesimale
secondo. Scattai col
capo, trovandomi il corpo statuario di Akito proprio parallelamente
al mio: il suo
fascino da
ribelle, le goccioline che imperlavano non solo il suo viso, ma anche
il torace ben scolpito – risultato di grandi
allenamenti in
palestra o, probabilmente, per il karate.
- Non mi dire
che sei imbarazzata! -
Mi ammonì
con una sola battuta, sciacquandosi il volto. Dannazione. Il brivido
di calore mi assalì fino al cervello, con quell'unico
indumento –
un paio di jeans strappati, con tanto di cerniera aperta –
non
poteva passare inosservato. Decisi solo allora di calmarmi, cercando
di darmi un certo contegno.
- Stai
scherzando! -
Negai col
capo, passandogli dietro e sfiorando il suo corpo. Ancora un altro
brivido, prima della scossa finale.
- Eppure
sembra la prima volta... - disse, quasi sottovoce, ma captai il suono
di quelle parole all'istante. Feci finta di niente, roteando la
maniglia della porta e trovandomi in cucina.
Accesi la
televisione, fissando lo schermo puntinato, lasciato acceso tutta la
notte, nel vano tentativo di trovare un programma quantomeno decente.
Feci zapping alcuni minuti, per poi approdare sul classico
telegiornale; con poca attenzione fissai la faccia svogliata del
giornalista, che recava una ricca pila di fogli sulle mani,
sistemandoli maniacalmente più volte.
Misi tutte le
mie energie nel preparare la colazione, in modo oltremodo
impeccabile; legai i capelli in una coda pomposa, non sfuggì
neppure
una ciocca.
“E
ora veniamo alle notizie regionali...”
Sentii
e, istintivamente, alzai lo sguardo “ … Sembra
vicino il debutto della giovane attrice Sana Kurata. La
ragazza, figlia di una scrittrice famosa, all'età di venti
anni o
poco più sembra già maritata e...”
Mi
caddero le braccia, letteralmente.
Sgranai gli
occhi, avvicinandomi a tentoni davanti lo schermo illuminato e
imprecando contro quell'affermazione sbagliata.
Dannazione.
- Qualcosa
non va? - riapparve lui, come un Dio greco, passandosi l'asciugamano
attorno al collo proporzionato, fissandomi con un cipiglio alzato.
- Tutto - Barcollai, lasciandomi
cadere, in seguito, sul divano di pelle scura. - Fino a due giorni fa
ero un'attrice provetta, una completa
anonima. E adesso... Mi ritrovo in un telegiornale, annunciano il mio
debutto... E, per di più, dicono che sono maritata,
dannazione! - Lasciai cadere un pugno, si sentì un tonfo
sordo. Hayama non mi rispondeva, ma non mi interessava nemmeno
sentire ciò che diceva, invero. Solo allora sciolsi la
coda,
mettendomi una mano sulla fronte accaldata e maledicendomi per quel
giorno.
- Basterà
dire che era tutta una montatura - Si avvicinò a me, quel
poco che bastava
perché i nostri corpi si sfiorassero appena.
- Ah sì... E
come la prenderanno? Immagina il caos... Farò scatenare un
putiferio! Dannazione. Sono una completa stupida, stupida, stupida! -
Mi diedi dei leggeri colpetti
alla testa, prontamente fermati dalla sua presa sul mio polso. Alzai
gli occhi, impercettibilmente, mentre vedevo i suoi cercare
solennemente i miei. - Ehi, non
succederà. Te lo prometto, te
lo prometto –
ripeté,
affinché udissi.
- E se la
mia carriera andasse in frantumi? - l'ombra di una lacrima sostava
sotto la
ciglia,
debole come non mai. - Allora la ricostruiremo.
Pezzo per pezzo -
E ci
fissammo.
Le mie
guance si tinsero di rosso scarlatto, non mi ero nemmeno accorta che
le nostre dita si stavano sfiorando – così come
quegli anelli, che
sembravano brillare alla luce del sole.
- Oh. Ah...
Scusa - ritrassi subito la mano. Mi sembrava addormentata, muta e
gracile, ricadeva a penzoloni sulle gambe, quasi si stesse
vergognando.
Ghignò...
Anzi, rise. I suoi ghigni potevano significare solo quello.
- Andrei a
farmi la doccia - Sibilò, allontanandosi
definitivamente da me. Probabilmente mormorai un “sì”
, ma ero troppo
scossa perfino per pronunciare quella sillaba così
insignificante.
- A-Akito? -
lo richiamai, scattando in piedi. - G-Grazie. Vorrei poter fare
anch'io qualcosa per te -
Dissi, non
troppo sicura della frase. Si fermò sulla soglia del bagno,
nascondendo abilmente un piccolo sorriso, che giudicai quasi
diabolico. - Vuoi fare
la doccia con me? -
Avvampai
convulsamente. Mi sentii crollare le ginocchia, insieme a tutto il
resto del sistema nervoso. -
Mai! - Risposi,
ostentando freddezza.
Si avvicinò
ancora – pericolosamente - toccandomi il mento con le sue
dita
gelide. - Mai
e sempre
sono due parole da non
dire in nessun caso nella vita. Lo sai, Sana? -
E mi lasciò
lì, in balia di mille dubbi, trasportando dietro
sé la scia
inconfondibile di odore maschile .
Sentivo
che sarebbero scoppiati fuochi d'artificio.
Continua!
* * *
SCUSATE è
CORTO!..Mi farò perdonare col prossimo ^.* .
Grazie a
sicurakiarasi
( No tranquilla aggiorno solo molto
lentamente
a volte perché ho tante ff in sospeso, ma non ne
abbandonerò mai 1
!*cipollino eroico* . Grazie x i preferiti *//* ) , Eryp92
(
Graziee!!anche per averla messa tra i preferiti *zompetta * ..fammi
sapere XP) , jeeeeee
(ahahh come vedi nulla
è impossibile
U_U . Perfino Aki balla!u.u ...graziee!Baci!) , Soniuccia
(Doppio commento *-* ahah nono ci sono ancora *alza bandierina bianca
* … dai sono stata precisa ...puoi anche applaudire
U_U...ske ske..
Grazie x tutto!Tvtb!!) , marghepepe
( Grazie *//* .
E si
nemmeno io..ma a quanto pare °-° … ihihi
Grazie mille!) , aky96
(esatto...non deve mancare mai 1 pizzico di malizia nella vita ..sono
molto filosofica oggi XD. Fammi sapere e grazie mille!*_* ) , kikky
(ahahah... pure io la sentivo mentre scrivevo, te pensa XD. Grazie
mille!*_* Bacini!) , jera
(ma
grazieeeeeeee!!*/////////* . E
si, Sana è audace eAky nn da meno, con la battuta finale
eh?XD..Fammi sapere tesora!Ti adoro!) e ryanforever
(grazie
mille..ho scelto elementi che danno 1 tocco di piccante..mo pure la
doccia XD. Spero ti sia piaciuto!Bacini!) .
E grazie ai
24
preferiti *___* .
|
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Capitolo 7 *** VII Capitolo - San Valentino? Stupida festa! ***
Sposati...
per
caso!
VII
Capitolo - San Valentino? Stupida festa!
*
Quella
mattina non lo vidi, come al solito. Mi lasciò un biglietto,
dalla
calligrafia pressoché illeggibile, sul tavolo della cucina,
il quale
mi informava che sarebbe tornato tardi. Sorseggiai la mia spremuta
d'arancia, piuttosto disinteressata.
Le tende
iniziavano a far filtrare qualche debole raggio solare e danzavano in
sincrono, mosse dalla scossa di vento che le investiva.
Osservai la
data sul calendario: 14 Febbraio.
Un giorno
come gli altri, d'altronde. Eppure, sostando un poco con lo sguardo
in basso, sulla piazza, potevo vedere la signora che distribuiva i
fiori agli innamorati e le coppiette incamminarsi mano nella mano,
incontro alla solita fontana.
Arretrai
immediatamente e, in quel momento, sentii le guance pizzicare.
Un ondata di
tristezza aveva suggestionato i miei occhi, rendendoli lucidi.
Pensavo a Naozumi, con quella bionda accattivante.
Cosa stava
facendo? Stava forse festeggiando con lei, carezzandola dolcemente,
come faceva con me?
Caddi su una
sedia, affondai il capo nelle ginocchia, piansi senza pudore.
Purtroppo, la sofferenza sapeva essere letale, quando voleva.
Però...
Forse la felicità si può nascondere anche dietro
un giorno
sbagliato,
chi
lo sa.
Akito,
intanto, lanciava pugni nel vuoto; voleva lasciare via libera a tutta
la sua rabbia. Lottava contro l'unico nemico contro cui poteva essere
sempre alla pari: se stesso.
Sentiva dei
rivoli di sudore colare sulla sua pelle, si fermavano sul suo petto.
Il Sensei continuava a chiederci di non mollare e, mentre gli altri
si arrendevano, lui continuavo quella folle tortura.
Masochismo?
No. Quella
era rabbia, rancore, disprezzo nei confronti del mondo. Lei, si era
impadronita del suo essere, lei che aveva amato tutto di lui. Quella
dannata, lo aveva abbandonato così... per costruire la sua
vita, con
un uomo che d'amore non ne conosceva nemmeno l'ombra.
E lui... Era
rimasto solo, a combattere contro la sofferenza. Impresa vana,
ovviamente.
Ma
d'altronde... Nessun uomo è un'isola –
così dicono.
Quindi perché
torturarsi in simili ragionamenti e contorcersi ulteriormente?
Di fronte a
sé non vedeva solo pugni volteggiare casualmente nell'aria:
vedeva,
invece, due occhi brillanti, color nocciola, che richiamavano come un
grido udito da lontano ogni membra del suo corpo.
Chissà...
Forse la felicità era a portata di mano.
Lo sentii
ritornare in casa, ma non mi deconcentrai. Continuavo a recitare le
mie battute, immedesimandomi nella donna solitaria che avrei dovuto
interpretare. La rosa, accanto a me, era un emblematico oggetto, che
dovevo tenere in mano. Io dovevo solo staccarne qualche petalo e
lasciarmi cadere a terra. Era questa la mia parte... Quella che mi
avrebbe fatta conoscere dal mondo intero. O chissà, forse io
lo
speravo.
- Che cosa
stai facendo? -
Domandò, con
una punta d'indecisione nella voce.
- Recito, no?
Non vedi la rosa? -
E la misi fra
i denti, avvicinandomi a passo incalzante accanto a lui, fino ad
incrociare i suoi piedi.
- Un altro
ballo? - scherzò. Corrucciai il viso, mettendo le mani sui
fianchi. - No, mi bastano per ora – risi a mia volta. E. nel
mentre sollevavo un po' lo sguardo, sentii la rosa essermi sfilata
dalla bocca per poi essere stretta nei suoi pugni. - Le
rose sono così tristi in un giorno come questo, eh? - mi
sfiorò
appena un po' i capelli, che volarono leggiadri tra le sue dita.
Cos'era quel
porpore che m'illuminava le guance? Balbettai qualcosa
d'incomprensibile, ormai
dipendente dall'aroma della sua colonia.
- Beh, ma io
le trovo sempre così affascinanti – la ripresi tra
le mie dita,
staccando un petalo e annusandone il profumo intenso.
Lui si lasciò
andare ad un sospiro, mentre io arretravo sempre più con lo
sguardo.
- Però, è vero . È triste non avere
qualcuno con cui passare
questo giorno... Ti giri dovunque e senti... Buon
San Valentino e ti sembra
così falso - Per una
volta avevo espresso chiaramente il mio pensiero, ancora non ci
credevo.
- E tu puoi
solo sorridere… -
- … Alle
stupide feste degli innamorati - Conclusi per lui.
- Ma
d'altronde... - fece lui, afferrando la giacca di pelle e avviandosi
nel mio armadio. Sembrava che le mie domande non fossero udite; lo
vidi tirar fuori gonne, maglie, giubbetti leggeri. Non mi sentivo
più
padrona della mia casa, pazzesco. - Sei sempre mia moglie, no? - Disse,
in tono malizioso.
Boccheggiai
diversi secondi, gesticolando furtivamente, finché non mi
trovai
vestita e tirata a lucido in pochi minuti. Senza nemmeno accorgermene
mi ero fiondata in bagno e avevo messo un vestitino succinto che
sostava in qualche mensola dell'armadio. In seguito, qualche gioiello
per rendere accattivante la mia immagine e un paio di scarpe con
tacchi di media misura. Ero pronta.
Feci una
giravolta intorno a me stessa, sorridendo convinta. Prima ancora che
potessi tornare con quell'espressione euforica in volto,
però, un
ricordo sgradevole e, a tratti, amaro mi balenò in mente.
“-
E
questa cos'è? - domandai curiosa, stringendo l'oggetto fra
le dita.
-
Cosa ti
sembra? - disse lui, ironico.
Gli
diedi
un colpetto al petto e gli chiesi di allacciarmi la collana dietro il
collo.
-
Come mi
sta? -
Chiesi,
osservando la lucentezza del diamante.
-
D'incanto. Ti sta d'incanto -
Proferì,
avvicinandosi con lentezza al mio viso, fino a sfiorare i miei
capelli ramati ”
La collana
davanti i miei occhi ancora era illuminata da un debole raggio
solare. La sera stava giungendo dietro il fitto crepuscolo. Non mi
accorsi nemmeno che stavo piangendo, come una bambina ancora viziata
dagli sciocchi oggetti. Afferrai la collana e mi ritrovai davanti la
tazza del water, in procinto di buttarla via e scaricarla. Via,
come il suo ricordo.
- Sana? -
sentivo la sua voce dietro la porta di legno. Voltai lo sguardo, ma
non risposi. E intanto continuavano a uscire piccoli zampilli dai
miei occhi, disperdendosi nell'immensità del dolore.
- A-Akito -
Mi avviai
verso la porta, lasciando cadere sul pavimento la collana di
diamanti. Fece un tonfo sordo, ma non me ne curai granché.
- Cos'hai? -
mi domandò, quando gli piombai davanti in lacrime.
Mi gettai sul
suo petto, mentre sentivo qualche monosillabo del tipo: “Cos'hai”
oppure “Perché piangi?”
tutt'altro che
concepibile nella mia mente, offuscata dai sentimenti che sentivo
rodermi i meandri del cuore.
-
Abbracciami. Abbracciami solamente Akito -
Allacciai le
mani dietro la sua schiena, mentre sentivo una carezza sfiorarmi la
nuca.
Il giorno
dopo sarebbe stato un piacevole risveglio.
Ci sarebbe
stato lui al mio fianco, a difendermi dalla sofferenza,
a spada
tratta.
Continua!
*L'immagine sta ad indicare la maschera che portiamo un pò
tutti (Anche se in questo caso Sana) nei confronti del mondo.
Perché
non si può sempre sorridere. Ogni tanto anche piangere ci
ricorda che siamo esseri umani .
Ringraziamenti
<3 :
picci1989
: XD. Spero che tu non sia
scoppiata allora ^*^ . Grazie
mille
della rece, bacione!
totta91
: coff coff..ma cosa dici!Nooo non si vede che i due si piacciono XD.
Grazie di tutto , baci <3.
Soniuccia
: che commentone *V* *mascella a terra * , beh ci ho messo un po', ma
penso che ormai ci sei abituata , right?XD.Ehm si, sorry il ritardo
ma ci sono!Grazie di tutto!baci tivibi! *_* .
kikky
: siii anke a me piace più aky ù_ù .
Lo caratterizzo meglio come
tutti i personaggi più chiusi maschili (vedi veggy, vedi
shika XD) .
Grazie del commy e...Shika e Ino is rock XP . Bacio!
ryanforever
: siii che dulciii *çççç* .
E si, penso che a fare la doccia non
sarai l'unica *Si para davanti la doccia di aky * . XD. Bacio e
grazie <3.
sicurakiarasi
: siii c'è la fila x Aky !XD coff coff...grazie mille,
felice che
sia sempre !carico” il capitolo...grazie della rece
<3.
Eryp92:
non credo che sei l'unica!!XDD. *tutti si candidano x una doccia XP *
. aky
*çççççç*
. Bacione!
jera:
jessy *-* ..siiii attrazione *___* . Vai, questi due scoppiettano
alla grande xD. Baciii ti voglio bene ^_^ .
Grazie ai 28
preferiti e ai lettori silenziosi ^O^ .
Kiss, Kiki
(più
puntuale la prossima volta XP)
|
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Capitolo 8 *** VIII Capitolo - Al mio fianco ***
VIII
Capitolo – Al mio fianco
"Abbracciami.
Abbracciami solamente Akito"
Allacciai le
mani dietro la sua schiena, mentre sentivo una carezza sfiorarmi la
nuca.
Il giorno
dopo sarebbe stato un piacevole risveglio.
Ci sarebbe
stato lui al mio fianco, a difendermi dalla sofferenza,
a spada
tratta.
In fondo, per
me, Akito Hayama – uomo
di cui sapevo solo nome e cognome
– era un
estraneo. La prima regola che mi era stata
impartita sin dalla più tenera età era di non dar
confidenza agli
sconosciuti e io l'avevo sempre seguita, quasi fosse un dogma.
Ma con lui
era diverso.
Sentivo di
potermi fidare, sentivo che avrebbe potuto mettere fine alle mie
sofferenze solo con lo sguardo. Arrossivo a quei pensieri, mentre
sollevavo un po' gli occhi e lo vedevo dormire al mio fianco.
Ero
accucciata sul suo petto e la sua mano si era sistemata dietro la mia
nuca, quasi ad accarezzarla. Non sapevo come spostarmi, non volevo
svegliarlo. Ma in fondo stavo bene anche così. Sentivo che
lui era
la mia difesa dal mondo esterno.
"Sei
stato sempre qui... T-Tutta la notte?" domandai, arrossendo come
una bambina. Il ghigno che indugiava sulle sue labbra mi diede
conferma e senza che potessi vincere contro il tempo il batticuore
prese il sopravvento.
"Sempre
più comodo del divano..."
"E non
ti ci abituare!"
Mollai la
presa da quell'abbraccio, che solamente adesso distinguevo caldo.
Forse sulle mie gote erano disegnati fiotti color petrolio, il
risultato di una notte di lacrime e di un mascara che non aveva
mantenuto granché la presa sulle ciglia.
"Potrei
infilarmi nel tuo letto per altri motivi... Chissà" disse,
sprofondando nel guanciale. La pelle prese a bollire. "Ma che
diavolo dici! Con te, poi!"
Voltai il
viso dall'altra parte, mentre incrociavo fieramente le braccia al
petto.
Cose
dell'altro mondo...
"Quindi
nemmeno se faccio così…"
Sentii due
dita bloccarmi la circolazione sanguigna. Un tocco sulla
pelle.
Era forse...
La sua lingua?
Massaggiava
la linea curva che costruiva il mio collo, pungendola. "... Non
senti niente?"
Diamine.
Sentivo la voragine dell'inferno aprirsi sotto di me,
altroché.
Il suo corpo
aveva oltrepassato la distanza di sicurezza, il respiro cedeva, ogni
tanto era addirittura assente e la spiacevole sensazione di caldo che
bruciava le ossa mi stava divorando, completamente. "No.
Proprio niente"
"Non sai
mentire, Sana"
Proferì,
sfiorandomi i capelli. Giocherellò con essi, fino a tastarne
la
morbidezza. "Non mi conosci, Hayama" ero passata al
cognome, per far sì che non entrassimo troppo in confidenza.
"Ti
conosco quanto basta per capire una tua bugia"
Sembrava
godere di quel mio viso paonazzo, lo sentivo già ridere
sotto i
baffi e sghignazzare di quella mia pessima abitudine. Presa da un
impeto di rabbia-improvvisa
voglia di scaraventare all'aria
qualsiasi cosa- tentai
d'alzarmi, ottenendo come risultato
solo di coprirmi di ridicolo dato che, come una perfetta idiota,
inciampai sui miei stessi piedi. Dovetti ringraziare la mano del
destino sotto forma di Akito Hayama, che mi afferrò con una
rapidità
notevole.
"Grazie"
Biascicai.
"Incredibile,
non sai camminare nemmeno sulle tue gambe. Sana, Sana..." i
Iniziò a
trattarmi come una bambola, al ché mi alterai. Le guance si
gonfiarono per poi scoppiare nervose.
"So
badare a me stessa!"
Sciolsi quel
contatto, pelle contro pelle. Un brivido felino attraversò
singolarmente tutte le dita fino a donare una piacevole scossa di
piacere a tutti gli arti.
Mi rialzai
completamente, accertandomi che non ci fossero pericoli nelle
vicinanze. Arrivata sulla soglia della porta, mi fermai. Restai per
un buon minuto a fissare il vuoto, chiedendomi un perché...
Finalmente decifrai quel silenzio.
"Aspetta..." feci immediatamente retro
marcia "Sei tu che devi andartene!",
gli puntai un dito contro, accigliata "Questa è la mia
camera,
questa è la mia casa... Fuori!" feci severa, mentre lo
vedevo
accucciarsi per trovare una comoda posizione.
"Sì,
sì...", mi rispose vago, iniziando a sbadigliare.
La vena che
pulsava sulla tempia stava iniziando a farmi male, decisamente. "Ora.
Tu. Esci" scandii bene le parole, starnazzando come una pazza.
"E
se...", trovò riposo tra i miei capelli, appoggiando il
mento
alla spalla e sussurrandomi all'orecchio. "E se non volessi
andarmene?", affondò il mento tra la matassa castana che
erano
i miei capelli. Fui colta da una nuova e intrigante sensazione.
L'istinto mi suggeriva male... Molto male.
Un breve
silenzio, in trepidante attesa di una risposta.
"Non
farlo allora"
Fu con un
soffio di parole lanciate al vento che rinunciai alla
razionalità
per cedere al più benvenuto istinto. Dolcemente chiudemmo
quel varco
invisibile, si preannunciava un nuovo brivido per entrambi. Un'aura
nuova e magica circondava i nostri corpi, era quasi palpabile la
tensione nell'aria rarefatta. Profumo di colonia ad avvolgermi in
spire ovali, profumo di ciliegia a ricordargli quanto fosse dolce
quel frutto.
Fu un incontro voluto da entrambi e adesso i
nostri corpi non aspettavano altro che muoversi in una danza senza
fine, eterna. Akito lasciò che le sue dita giocassero sui
bordi
della mia maglietta, quasi a invitarmi ad unirci alla tentazione:
aspettava solamente una mia risposta.
Sospirai
arresa, lasciandomi avvolgere da quelle dita lunghe e affusolate.
Prese a scendere lungo la linea del fianco, per proseguire su quella
del bacino, lasciando un segno incisivo su tutto il mio corpo.
Forse era
quel respiro caldo a rassicurarmi, forse era l'afa che ci annebbiava
le idee, forse eravamo entrambi sprovveduti di una bussola che ci
indicasse la retta via.
Lentamente
scivolai contro il suo corpo, questa volta cosciente, stavolta non
avevo scusanti. Non c'era nessuna giustificazione che potesse
tenere.
Per la prima volta sentii che esser diventata la
signora Hayama,
non poteva suonare poi tanto male.
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Capitolo 9 *** IX Capitolo - Faccia a faccia ***
IX
Capitolo – Faccia a faccia
Sapevo
che mi sarei pentita, presto o tardi. Non osavo nemmeno voltare lo
sguardo, mi limitavo ad osservare distrattamente il soffitto di
un'ipocrita bianco immacolato, dandomi della stupida. Stavolta, non
potevo nemmeno dargli la colpa, perché ero sobria e, come se
non
bastasse, non potevo nemmeno scappare, perché ero a casa
mia.
Così,
rigidamente avvolta nei miei stessi lenzuoli, mi limitavo a chiedermi
cosa diavolo mi passasse per la testa, poiché non era
possibile
commettere lo stesso errore due volte.
Qual era il
più grande sbaglio della mia vita? Ebbene, a malincuore,
dovevo
ammetterlo: sì, mi ero innamorata di Akito Hayama.
Innamorata...
Che
parolona. Cosa avevo imparato con Naozumi?
Nulla,
assolutamente niente. Mi ero dimostrata la stessa ingenua di sempre,
la mia età celebrale si era fermata ai miei allora quindici
anni,
quando Kamura si limitava a sfiorarmi timidamente le guance,
sussurrandomi paroline che poi avrebbe rinnegato con tutto se stesso
negli anni a venire.
A ben
pensarci, era stato Kamura la causa di tutto quello che era successo.
Il mio era un semplice sfogo, una donna delusa da un uomo, d'un
tratto avevo trovato tra le braccia di Hayama il giusto appiglio e
avevo colto il salvagente al volo.
Peccato,
la salvezza si trovava proprio sulle sue labbra.
Però, mi
doleva ammettere, sentire Hayama nel mio corpo non era stata
un'esperienza che avrei voluto rinnegare: mi aveva lentamente
trascinata sotto di sé, mi aveva sconvolta in mille modi
diversi e,
alla fine, anche io avevo contribuito, lasciando che le sue mani
esperte scavassero nei vuoti del mio cuore.
Non lo
volevamo ammettere, ma avevamo entrambi bisogno di essere uno il
sostegno dell'altro.
Mi stavo
alzando lentamente, scostavo la sua mano dalla mia gamba – si
era
poggiata sin troppo audacemente – arrossivo per ogni minimo
gesto
compiuto, quasi fossi tornata la liceale di un tempo.
“Scappi?”
Mugugnò lui,
in dormiveglia.
“N-No,
andavo di là”
Da
quando
balbettavo?
“In fondo è
casa mia, dove vuoi che scappi? Anzi, quasi dovrei cacciarti
io!”
Gridai, in
modo isterico, cambiando repentinamente atteggiamento nei suoi
confronti. In fondo, avevo un orgoglio da difendere.
“Fallo,
allora”
Boccheggiai
un paio di minuti, gli stessi nei quali mi accorsi di essere rimasta
senza parole, soffocata dai miei stessi sentimenti.
Patetica,
vero?
“Appunto”
Mi tartagliò
con quella semplice battuta Hayama, voltandosi per dispetto dal lato
opposto del letto. “Tanto sapevamo che sarebbe successo,
è nella
natura umana. È sesso, no?”
Concluse,
lasciandomi alquanto atterrita. Io me ne stavo in piedi, immobile,
volevo credere che dopo quella squallida battuta ne dicesse un'altra,
riparatoria, non importava quanto vera. Avevo bisogno di
udire di
più di una parola volgare come quella: mi aveva messo allo
stesso
livello di una prostituta qualsiasi, in quel momento.
Mentre mi
ostentavo a voler essere fredda nei suoi confronti, realizzai una
cosa: purtroppo, questo mondo è insozzato irrimediabilmente.
Esistono finti stalloni travestiti da eroi, che alla prima reticenza
femminile si rivelano per ciò che sono: gli antagonisti. E,
cosa ben
più ironica, noi donne perdiamo la testa per loro, pur
conoscendone
la vera natura. In quel momento ero pronta ad accettare tutti i suoi
difetti, se solo avessi potuto sentire una parola di compassione
–
chiedere amore, a quel punto, mi pareva troppo – nei miei
confronti.
Ero rientrata
in quella categoria, ahimè.
“Solo
sesso... Fra due giorni è finita eh, Hayama?”
risi, in modo ben
più isterico. “Cosa vuoi che ti dica... Ti
amo”
Dissi in tono
flebile, quasi fosse un sussurro. Poi, vidi il suo capo scattare in
mia direzione.
“Ti sei
svegliato, eh? Gli uomini reagiscono sempre male, quando sentono
queste parole. La prima volta che lo dissi a Naozumi, lui mi chiese
se stessi scherzando. Che stupido. Tu mi guardi con quell'espressione
da idiota, invece, improvvisamente senza parole. Bel modo di farti
tacere... Ti amo, ti amo, ti
amo”
Iniziai a
dire sottovoce quelle parole, quasi stessi intonando un canto. Forse
pregavo, speravo in un miracolo, pensavo che in quel modo avrei
potuto ricevere una risposta degna di essere chiamata tale.
Hayama mi
fissava, chiedendosi probabilmente se quello fosse ancora un sogno;
mi dispiaceva illuderlo, ma era realtà. Ora finalmente lo
avevo
capito: mi ero perdutamente innamorata di Akito Hayama e, cosa molto
più difficile da accettare, dovevo arrendermi davanti il
fatto
compiuto. Per Hayama ero ancora la ragazza della discoteca, il caso
clinico, la gallina che urlava, la piccola star. Tutti soprannomi che
mi erano stati affibbiati, ma nemmeno uno che lasciasse trasparire la
mia vera natura: ero una donna matura e lui aveva inconsapevolmente
alimentato in me una forma di affetto superiore alla norma.
Qualcosa,
poi, attirò la mia attenzione: un lampo, un flash talmente
rapido
che non mi parve nemmeno di vedere. Eppure, avevo come la sensazione
che qualcosa si fosse mosso nel mio cervello, stavo capendo che la
mia dignità valeva molto di più di quella che
stavo palesemente
dimostrando.
Il cuore,
allora, decise di cambiare ragione.
“Sai cosa
c'è, Hayama? Ho bisogno di respirare”
Afferrai i
primi indumenti che mi capitarono sotto mano e corsi in bagno ad
infilarmeli. Il senso del pudore mi invadeva tutta, da capo a piedi;
l'unica cosa che trovai dignitoso fare era scappare.
Che codarda.
Fuori
probabilmente si preannunciava una bufera, ma non m'importava.
Afferrai le chiavi, gettai via le lacrime – avrebbe pensato la
pioggia a riempire quel vuoto,
no?
– e aprii la porta.
“Aspetta”
Sentii una
voce dietro di me, tuttavia ad una debita distanza di sicurezza.
“Per quale
motivo mi ami?”
Davvero, non
riuscivo a comprendere lo strano meccanismo di funzionamento del
sistema nervoso maschile. Lui, che aveva fatto di tutto per rendermi
così vulnerabile, ora che mi vedeva così debole
si ostinava persino
a chiederne il motivo.
“Ovvio
Hayama... Perché
ti detesto”
Risposi con
naturalezza, facendo spallucce. Mi defilai rapidamente lasciandoli
lì, coi suoi dubbi e le sue incertezze: forse un po' di
distanza ci
avrebbe fatto solo del bene.
Entrambi
dovevamo fare i conti con il cuore.
~
Sì,
sono cosciente di essere in un ritardo stratosferico e spaventoso
ò.ò. Un calo di ispirazione improvviso, odiatemi
pure ç_ç.
Mh,
mi scuso con tutti i lettori e vi do una notizia che molti di voi
aspettavano da tempo: ebbene, a breve ricomincerà anche la
pubblicazione di “True love” l'altra long, mi
è tornata
l'ispirazione sia per questa che per l'altra. Se vorrete ancora
seguirmi, ve ne sarò più che grata... Dato che i
vostri commenti mi
fanno sempre piacere <3.
Vi
posso già dire il titolo del prossimo capitolo:
Sotto la pioggia [Akito POV]
Sì,
sarà narrato in prima persona da Akito, dal suo punto di
vista.
Finora ho analizzato Sana, ma chi ci dice cosa prova il tenebroso
ragazzo? **
Poi,
ho già i titoli degli altri capitolo: ne mancano tre, il
prossimo è
il penultimo, l'undicesimo chiuderà la storia e
l'ultimissimo sarà
l'epilogo totale della faccenda.
Ci
ho messo tanto tempo ad aggiornare anche per un altro motivo: ho
revisionato la storia per intero – e continuo a farlo, anche
adesso
– ho corretto molte cose, tra cui la grammatica piuttosto
scadente.
Spero che per voi risulterà una piacevole lettura, adesso :
) –
purtroppo o per fortuna sono un tantino perfezionista in ciò
che
faccio, ho il vezzo di non accontentarmi mai di ciò che
scrivo XD.
Ringrazio
sentitamente:
lucyette
(ce l'ho fatta, alla fine! Grazie mille!), Soniuccia
(dai, ora ho tutte le idee chiare, ho già la scena finale...
dovrei
riuscire ad aggiornare ad intervalli decenti XD Grazie mille, *_*...
E sì, piace anche a me! XD), hermionex95
(certo che puoi chiamarmi Kiki, sono universalmente conosciuta
così
u-u. Sì, il prossimo capitolo sarà più
lungo perché svela quello
che sarà il finale in parte... ti aspetto <3), kikky
(e non perdiamo mai tempo per dire shikaino per sempre, eh? XD
Com'è
giusto che sia, eh u.u, sììì! Adesso
c'è il vero pairing! **),
aki96
(ehh, l'amore è complicato mia cara. Vedrai gli sviluppi
ancora di
più nel prossimo capitolo, un bacio e grazie!), jera
(oddio Jessy, grazie! Spero di non averti troppo depressa qui y-y),
lucychan93
(grazie, semplicemente *_*), picci1989
(Beh, Sana vuole sottrarsi da Akito, ma allo stesso tempo non
può
soffocare l'attrazione... Indi, la natura fa il suo corso – e
a noi
non dispiace XD. Grazie mille!), akira96
(i numeri stanno a significare i giorni che mancano sì, ma
li tolgo
perché tanto lo dico nella fic, adesso u.u. Grazie mille per
tutte
le belle parole, spero continuerai a seguirmi! **), Kula
(grazie : ) Sì, volevo qualcosa di originale XD. Oh, puoi
chiamarmi
Kiki, no problem <3), Ella_Sella_Lella
(Sì, siamo agli sgoccioli finali... vedrai *_*. Grazie
mille!
Addirittura tutta d'un fiato?! Wow, sono onorata, grazie!) BabyDany94
(ecco qua, aggiornata – era ora! XD – grazie mille,
sì sono
pucci <3), Ili91
(lo so, sono in ritardissimo! Chiedo scusa ç_ç.
Spero potrai
perdonarmi! Grazie per la recensione comunque e per i complimenti
<3), Sana1991
(sì, mi piace tantissimo scriverla – purtroppo
l'ispirazione mi
aveva abbandonata ç_ç – e adesso conto
in aggiornamenti più
rapidi! Grazie mille per la recensione, un bacio!)
E
grazie per le letture, le seguite, le preferite e tutti gli altri
<3
Al
prossimo, Kiki-chan.
|
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Capitolo 10 *** X - Sotto la pioggia [Akito POV] ***
X -
Sotto
la pioggia [Akito POV]
Non ero mai
stato un grande asso, quando si parlava di sentimenti con le donne.
Quella era la ragione principale per la quale avevo sempre preferito
storie brevi e poco impegnative; la più lunga era stata
quella con
Fuka, sei mesi, un'enormità per i miei gusti.
Riconoscevo
di essere un tipo impulsivo, alcune volte, questa era la seconda
ragione per la quale non volevo essere così avventato da
chiudermi
in una campana di vetro, quale era il matrimonio.
Tutta quella
situazione era assurda: dal semplice fatto che non ricordassi nulla,
ad un anello che ancora non mi premuravo di gettare via, al risultato
finale... Sana si era innamorata di me, in una settimana.
Non potevo
dire di essere stato freddo nei suoi confronti – no, aveva un
potere particolarmente potente su di me – ma non avevo
pensato così
seriamente a lei, finché non eravamo andati a letto
insieme... Di
nuovo.
Questa volta
coscienti e consenzienti, sobri come non mai. Cosa avevo sentito in
quel momento?
Non saprei
spiegarlo a parole perché il turbamento, l'angoscia, il
timore e
l'eccitazione che si avvertivano tutte in una volta non potevano
essere raggruppate sotto un'unica categoria di sentimenti.
Avvertii una
scossa dentro, qualcosa di grande e immenso: presi il cappotto, uscii
di casa – sotto la pioggia torrenziale – e
camminai. Dovevo
riflettere, mettere in chiaro piccole e grandi cose, avevo bisogno di
chiedere risposta ai miei sentimenti.
Al sol
formulare quella frase, mi venne un conato di vomito; non ero mai
stato un tipo melenso, non mi ero mai risposto in quel modo,
probabilmente una relazione seria era l'ultima delle mie aspettative.
Sana era là
– desumei, passando all'interno del solito parco –
apparentemente
estranea al mondo, indifferente ai chicchi di pioggia che si
moltiplicavano ogni istante di più. Aveva i capelli
appiccicati alle
guance e lo sguardo puntato in basso, avvilito.
Ora che stavo
per incrociare il suo passo, come avrei dovuto comportarmi?
“Uhm,
prenderai freddo”
Esordii,
sfuggendo al suo sguardo.
Erano
le
lacrime... Oppure era la pioggia?
Le labbra le
tremavano leggermente, riuscì solo ad articolare un breve:
“Non mi
importa” per poi ritornare a fissare il vuoto.
Era seduta su
una panchina, immobile, pallida e infreddolita. Non trovando nulla da
obbiettare – probabilmente, fossi stato in lei, avrei
risposto alla
stessa maniera – mi sedetti anch'io, curiosamente
imbarazzato.
Non sapevo
come comportarmi, in quale modo prendere la parola, come imbastire un
discorso... Ma, forse, la soluzione migliore era quella di restare
in silenzio.
“Non credo
di averlo mai sentito...”
Bisbigliai
tra me e me.
“Cosa?”
“Beh...
Quelle parole”
Vaneggiai,
non riuscivo nemmeno a pronunciarle tanto mi parevano enormi.
“Curioso...
Nemmeno io”
Alzò lo
sguardo, fissandomi. Non dissi nulla, il silenzio era perfetto
così
com'era: capii in quel momento che lei era realmente innamorata di me
ed io ero stato il primo a cui lo aveva detto. Probabilmente, avevo
deluso le sue aspettative; tuttavia, dovevo ancora domandare e
rispondere al mio cuore, non ero ancora sicuro di nulla e non me la
sentivo di beffarmi di lei, circuendola con false lusinghe.
“Ascolta,
Sana...” mi distanziai un po' da lei, le mie difese venivano
meno
se mi avvicinavo così. “Non credo di essermi mai
avvicinato così
a qualcuno... Beh, quanto nelle ultime settimane”
Gesticolai,
evitando il suo sguardo.
Certo, il
rapporto che avevo avuto con Fuka era stato importante, ma non
avevamo mai convissuto sotto lo stesso tetto; con Sana, invece, in
soli sette giorni il rapporto si era evoluto: da perfetti estranei a
coppia modello, ovviamente con le nostre divergenze ma con
l'affiatamento degno di due sposini.
“Quindi...”
“No” mi
ammonì lei, sfiorandomi il polso. “Domani finisce
tutto, Hayama.
Se tu mi amassi veramente non avresti bisogno di pensarci,
sai?”
Non seppi
cosa dibattere: erano parole dure ma vere. Vidi Sana stringere le
nocche, si mordeva il labbro con veemenza per evitare di piangere ma
io leggevo benissimo all'interno dei suoi occhi. Così come
lei aveva
letto nella mia anima, io a poco a poco iniziavo a comprendere meglio
i suoi sguardi, in quel momento non era il caso di aggiungere altro.
Eravamo uno
di fronte all'altra, immobili, i capelli appiccicati al viso e i
vestiti inzuppati d'acqua... Eppure
avvertivo una tempesta,
dentro. Il mio stomaco, la mia mente, la mia anima era scombussolata.
Quasi
faceva male rispondere a certi dubbi, per paura di riaprire vecchie
ferite... E di procurarsene di nuove, forse anche per tutta la vita.
“Allora...
Addio. Anzi no, così suona troppo triste. Arrivederci”
E agitò la
mano in alto, per poi voltarsi indietro e correre. Realizzai
solamente in quel momento che l'indomani avrebbe segnato la resa dei
conti... O l'inizio di un nuovo capitolo, chi poteva prevederlo.
Orbene, il
prossimo è l'ultimo ragazze :D
Ho faticato a
scrivere questo capitolo, anche se è corto,
perché mantenere l'IC
con Akito, in prima persona poi, è un'impresa ostica XD.
Spero sia
stato di vostro gradimento, in ogni caso.
Ah, vi devo
fare un annuncio: il prossimo è l'ultimo capitolo
sì, ma non ci
sarà l'epilogo... Bensì una spin-off della
storia, che appunto sarà
postata a parte.
E adesso...
ringraziamenti: _Rob_ (eheh,
vi lascio in sospeso fino
all'ultimo capitolo. Il prossimo sarà l'ultimo,
chiuderà la storia
e sarà, spero, scoppiettante XD. Sì, lei ha
capito che lo ama –
ma in fondo l'ha sempre saputo, <3. Grazie mille e baci!), Ili91
(sì, per un attimo ho pensato di lasciarla incompiuta anche
io... Ma
destino vuole che l'ispirazione mi tornasse proprio nel momento
più
opportuno ed eccomi qua, a pubblicarla nuovamente. D'altronde, mi
dispiaceva lasciarla, mi diverto tanto a scriverla *-*. Ti è
piaciuto il punto di vista di Akito? Il prossimo è l'ultimo,
non
perderlo :). Grazie mille e un bacione!), ryanforever
(nonostante tutto, sì, ci sono ancora XD. Beh sì,
Sana ha già
fatto abbastanza chiarezza nel suo cuore, mentre per Akito l'impresa
è un tantino più ostica. Il prossimo è
l'ultimo, spero che non lo
perderai : D. Un bacione e grazie mille. P.s. Sì, anche True
Love, mi dispiaceva abbandonarla
XD. Anche se si prospetta molto
più corta, più che altro è un breve
spezzone di vita Sana-Akito
<3) delichan123
(oddio grazie, mi sento onorata *-*. Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto, il prossimo si prospetta
moolto più lungo – anche perché
è il gran finale XD. Baci e
grazie ^^) Kula
(questo diciamo è un assaggio per il finale
vero e proprio, ma spero sia stato comunque di tuo gradimento. Grazie
mille ^^) BabyDany94
(sì, Sana e Akito ispirano un bel po' di
tenerezza <3. Grazie!) lucyette
(diciamo che questo è un
pre-finale, nel prossimo verrà svelato ogni arcano XD.
Grazie mille
per la recensione *^*) kikky
(ahimè gli uomini sono
diffidenti su questo punto, non vogliono piegarsi e ammettere la loro
“debolezza”, al prossimo e grazie ^^) e Stefania
the best
(scusa se non metto trattini e pallini, è leggermente un
orario
strano per aggiornare e sono un po' di fretta >-<.
Comunque,
grazie mille per la recensione... baci ^^)
Al prossimo,
Kiki-chan.
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Capitolo 11 *** XI Capitolo - The end... Oppure no? ***
XI
– The
end... Oppure no?
Quella
mattina, quasi per abitudine, avevo preparato la colazione per due
persone; mi accorsi solo un secondo dopo – quando urlai a
gran voce
il nome di Hayama – quanto fosse stato inutile scomodarsi
tanto.
Era passata
una settimana, quella mattinata doveva segnare la resa dei conti.
Fine. Stop. Addio. Tante care cose, insomma... Ci saremmo separati e
avremmo condotto una vita diversa e chissà per quali vie
traverse il
destino ci avrebbe guidati.
Sfilai
l'anellino dorato dall'anulare sinistro: ecco, potevo dirmi
ufficialmente fuori da quel rapporto.
In verità,
però, sapevo che alcune cose non si risolvevano in modo
così
semplicistico: quello che all'esterno pareva un mutamento,
all'interno era un bombardamento.
Chinai per un
momento il capo – no, non potevo! Abbassando il capo anche le
lacrime tornavano a tormentarmi e la finta barriera di indifferenza
che mi ero costruita andava miseramente in frantumi – poi lo
rialzai, scacciando i brutti pensieri.
Afferrai le
chiavi di casa e mi lasciai tutto alle spalle, ad eccezione del
presente.
Corsi,
costringendomi a non pensare a nulla: le rampe di scale sembravano
infinite. Proprio quando aprii il portone, avanzando con un piede al
di fuori dell'edificio, vidi Aya Sugita, la mia migliore amica, che
mi sorrideva. Mi stava aspettando, seduta sul cofano dell'auto.
«Cosa ci fai
qui?»
Chiesi, con
ovvietà.
«Ho pensato
che ti fosse stato d'aiuto un po' di appoggio morale»
Farfugliò
lei, piuttosto vaga.
Poi m'invitò
a salire in macchina e io non trovai nulla da obbiettare in quel
momento; fu un viaggio silenzioso, in verità. Avevo mille
pensieri
in testa, per quanto volessi negarli erano tutti lì... Non
vedevano
l'ora di sopraffarmi e vedermi impazzire.
«Comunque,
se hai bisogno...»
Provò ad
imbastire un discorso Aya, con la solita delicatezza che la
contraddistingueva.
«L'appoggio
morale non è necessario. E' solo una seccatura in meno.»
Dissi,
provando a sfoggiare il sorriso più naturale possibile.
«Sana,
dimentichi che ti conosco.»
Esordì Aya,
riservandomi un'occhiata sfuggente.
Certo, non
speravo di ingannare lei ma, quanto meno, di riuscire a dibattere con
Akito e litigare come sempre, comportarmi com'ero solita e...
E
niente,
qualcosa era cambiato.
Sì, perché
due parole così non potevano liquidarsi con uno “scusa,
ma ho
paura di aver bevuto troppo ieri”.
Sarebbe stato davvero
meglio, se avessi bevuto – pensai in quel momento.
Aya aveva uno
sguardo innamorato, nei suoi occhi brillava una luce speciale: non
era ancora il momento per chiederle come stesse andando la sua
relazione con Tsuyoshi – avrebbe risposto “bene,
meravigliosamente!” e io l'avrei invidiata. E questo non era
da
amiche. Indi, preferii fare a meno di chiederle delucidazioni circa
la sua vita privata – sapevo che era ricambiata e questo mi
faceva
male. Sì, era egoistico da parte mia ma era la
verità.
Mi morsi il
labbro inferiore, in quel momento, con veemenza: dovevo solo
nascondere la sofferenza, quel bastardo non meritava nemmeno una
lacrima. Un giorno ci avrei riso su, sì.
Senza nemmeno
accorgermene ero scesa dalla macchina. Stavo salendo i gradini di
marmo, senza curarmi troppo di Aya che mormorava qualcosa alle mie
spalle.
Alzai gli
occhi, riconoscendo il suo profilo. Mi sforzai di apparire naturale,
serrai perfino i pugni – la voglia di odiarlo e amarlo in
contemporanea – ma il cuore batteva ugualmente a mille. Akito
non
mi guardò neppure, grugnì solamente:
«Per una volta puntuale»
Scrollai le
spalle con noncuranza poi, puntando un dito contro il suo sterno,
borbottai: «Senti un po', senza troppe chiacchiere, entriamo
dentro
e andiamocene.»
Quanto mi
avessero fatto male quelle parole – dentro, erano lame
d'acciaio –
non poteva minimamente saperlo, tuttavia Akito non parve scomporsi
più di tanto e mi diede le spalle. Varcammo l'immenso
ingresso, ad
una modesta distanza l'uno dall'altra. Le parole si urtavano con i
silenzi ma, quest'ultimi, non si facevano mai sopraffare. Fu una
camminata breve e, al contempo, eterna, dolorosa, come se tutte le
speranze morissero firmando un foglio di carta.
Curioso,
no?
Firmai con
fatica, ignorando il groviglio che bloccava la mia gola; Akito,
invece, scrisse frettolosamente il suo nome su quel pezzo di carta,
come se la parola fine si potesse decretare con la legge.
Una signora
di mezz'età ci fissò un nano secondo poi,
comprendendo la tensione,
si sbrigò frettolosamente a timbrare i fogli di carta, che
attestavano ciò che doveva essere chiaro ad entrambi.
Finita. Ecco,
era finita.
Ma
cos'era
la fine?
Per molti era
il principio di un altro inizio: un nuovo capitolo, un'altra saga,
un'altra coltellata al cuore per altri. Per me, la fine rientrava in
quest'ultima definizione.
«Perfetto, è
annullato.»
Dichiarò la
donna, fabbricando un sorriso forzato. «Ah... gli
anelli.»
Precisò,
come a voler dare la batosta finale.
Akito si
voltò, sfilando rapidamente dal proprio anulare quel
cerchietto
dorato e poggiandolo con malagrazia sul bancone. Feci altrettanto, ma
con meno freddezza... come se volessi conservare il calore di
quell'anello; lo sfilai dalla tasca, però, cercando di
imitare
l'ennesimo gesto privo di sentimento.
La donna
annuì, augurandoci una vita
serena. Chissà
perché le
persone, quando dicevano così, mi suonavano tanto false; non
volevo
mettere in discussione che non avessero buone intenzioni, piuttosto
non riuscivo a capire come la vita di due individui freschi di
divorzio potesse godere di serenità.
«E adesso?»
Sussurrai, un
passo dietro lui. Akito cacciò le mani di tasca, sbuffando:
come al
solito il mondo lo irritava.
«Adesso me
ne vado, Kurata»
Cercai di
mandare giù quel boccone; eppure, lo vidi voltarsi e
trasmettermi
qualcosa telepaticamente. Ero quasi certa che dietro il suo sguardo
si nascondesse una frase, ma non era mia intenzione scoprire quale
–
p a u r a.
Sì, paura di annegare e non riuscire a fare
ritorno a riva – volevo che fosse lui ad illuminarmi.
Tuttavia,
compresi di essermi fatta troppi film mentali; cadde un baritonale
silenzio tra di noi, che preferii riempire io.
«Esci con...
qualcuna?»
Faticai ad
ostentare indifferenza: sebbene gli occhi mi si stessero già
riempiendo di lacrime all'interno, volevo dare a vedere una certa
tenacia – insomma, la debolezza non era cosa che mi
confaceva, men
che meno con un uomo.
«Lo farei.»
disse, guardando distrattamente verso destra. «Se non mi
stessi per
sposare.»
In un primo
momento, faticai a comprendere; tuttavia, con l'ausilio del suo
sguardo, iniziai a mettere a posto le tessere di quel puzzle senza
fine qual era Hayama e analizzai il quadro d'insieme.
«Cosa...
Hayama, stai parlando seriamente?»
Di tutta
risposta, Akito si avvicinò a me. Bastò
un'occhiata piuttosto
maliziosa e un bacio tutt'altro che innocente a farmi capitolare.
Se stavo
morendo era tra le braccia di Hayama e affondando le mie labbra nelle
sue, poteva anche andarmi bene.
«Non credere
che sprecherò ulteriormente il fiato, Kurata.»
Minacciò, ad
una spanna dal mio volto. Le mani di Akito erano ancora immobili sui
miei fianchi, mentre io non accennavo a spostarmi di un millimetro
–
pur lamentandomi per il fatto che dovessi alzare le punte e rimanere
in tale posizione – per paura che l'incantesimo si spezzasse.
«Tradotto:
sì, Sana Kurata... sono
pazzo di te?»
Ridacchiai.
Lo sguardo
vago e vagamente imbarazzato di Akito in quel momento fu la cosa
più
bella che avessi mai visto: era un'espressione che mi ricordava la
felicità, senza bisogno di cercarla altrove.
Sì, perché
era tutta lì: in quel paio di occhi color miele –
apparentemente
di ghiaccio – che erano riusciti a calamitare il mio corpo,
la mia
anima e la mia mente... in una settimana.
«Lo sai che
mi stai per sposare sobrio, vero?»
Azzardai,
quando varcammo la soglia dell'edificio e uscimmo alla luce del sole.
«Vuoi che mi ubriachi?»
Risi...
prenderlo sul serio era un'impresa assai ostica.
«Tradotto:
non vedo l'ora!»
Esclamai,
iniziando a prenderci gusto. Akito si voltò verso di me, mi
afferrò
saldamente per la seconda volta e soffiò ad un centimetro
dalle mie
labbra: «Se proprio vuoi sentirtelo dire, principessina, ti
amo.
Uhm, va bene?»
Stentai a
credere a quelle parole, il biasimo era evidente nei miei occhi ma,
soprattutto, sulla mia bocca – giaceva un'ovale, una
circonferenza
di proporzioni pachidermiche.
«Akito?»
Mormorai,
quando il suo sguardo era rivolto altrove. Accennò un
ghigno,
indifferente com'era solito, ma fui io a poggiare le mie labbra sulle
sue, stavolta. In quel momento lo stupii, ne ero certa.
Poi lo presi
per mano, afferrando allo stesso tempo il mio destino.
Sapete
cosa penso?
Quando
sposai per la seconda volta Akito, ero ubriaca: sì, ebbra di
felicità.
Fine.
Doverose
spiegazioni: se ve lo chiedete,
sì, Aya sapeva di tutto il piano
architettato da Akito, per questo ha accompagnato Sana. A far
ragionare Akito è stato Tsuyoshi, anche se non l'ho
menzionato,
come sempre XD.
Quando Akito
chiama Sana “principessina” dovete leggere questa
parola in tono
vezzeggiativo, come a prenderla in giro.
Ovviamente,
ci sarà uno Spin Off di questa fic, come promesso.
Probabilmente
domani, visto che parto Giovedì sto facendo di tutto per
aggiornare
quante più cose possibili T_T.
Se tutto va
bene, domani Spin off di questa fic e di “True
love”.
E' stato
difficile trovare un finale, è dalle sette di sera che ci
lavoro –
e ora sono le tre e mezza di mattina XD – mi sembrava sempre
troppo
banale. Spero davvero di non aver dato questa impressione
ç_ç.
E' finita, un
po' mi dispiace perché sono affezionata a questa fic... E a
Sana e
Akito, a distanza di anni <3.
Ringrazio
tutti i miei sostenitori e i commentatori del precedente capitolo:
BabyDany94
(e sì, alla fine arrivano anche i finali XD.
Grazie mille, un bacio!), Ili91
(Meno male, ho sempre paura di
sforare con l'IC! Un bacio e grazie!), ryanforever
(a dir la
verità non era il famoso gazebo, essendo un AU non l'ho
menzionato
XD. Comunque grazie mille per tutto e un bacione! Ah, già
che me lo
chiedevi nella recensione dell'altra fic: vado a Napoli, dai miei
parenti per circa un mese. Dèi me ne scampino XD), delichan123
(grazie per il commento, ho aggiornato prima che ho potuto *_*. Spero
tu abbia gradito il finale, un bacio e grazie per la favolosa
recensione XD), jera
(Jessy, pensavo che non ci fossi più su
Efp dal momento che non ti vedevo in giro ç_ç.
Sì, ho cambiato
nick perché diciamo che questo mi rappresenta di
più XD. Comunque,
sempre io <3. Mi fa piacere che ti sia piaciuta così
tanto la
storia... confido anche nella parte finale! Un bacio e grazie
mille!), _Rob_
(corto, per tenere la suspance XD. Sì, questo
era l'ultimo... spero ti sia piaciuto *-*. Un bacio e mille
grazie!).
E non so in quale altra maniera ringraziare
le 51 preferite e le 40 seguite e una ricordata che mi
dimostrano di tenere a questa fic :)
Non credevo che facesse tanto successo,
giuro ò_ò.
Ringrazio quindi, nello specifico:
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- Aine
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2 - aki96 [Contatta]
3 - akira96 [Contatta]
4 - alessandradichiara [Contatta]
5 - alina
95 [Contatta]
6 - Allen_Anne_Black [Contatta]
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10 - Dadaxoxo [Contatta]
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48 - vale_129 [Contatta]
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50 - _Morgana_ [Contatta]
51 - _Rob_ [Contatta]
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31 - ROBERTMIO [Contatta]
32 - rollogoal [Contatta]
33 - Sana
Kawaii [Contatta]
34 - SARAHPOXY [Contatta]
35 - Soniuccia [Contatta]
36 - sweet_ebe [Contatta]
37 - VaMpIrA89 [Contatta]
38 - White
Frog [Contatta]
39 - zac [Contatta]
40 - _Bella_Swan_ [Contatta]
E
1 - Oo_Stefania_The_Best_Oo [Contatta]
Grazie davvero, siete stati di
sostenimento, sempre!
Direi
che tolte le due spin off e la drabble che ho intenzione di postare...
ci si rivede a Settembre con Sana e Akito :)
Torno sempre con qualcosa XD.
Kiki.
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