Don't Love Me

di Meiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Illusion ***
Capitolo 2: *** Sulla Linea Dell'orizzonte ***
Capitolo 3: *** Qualcosa di nuovo... ***
Capitolo 4: *** Sister ***
Capitolo 5: *** Over The Light ***



Capitolo 1
*** Illusion ***


PREMESSA:

Questa fanfic è realizzata in collaborazione con una mia carissima amica, Raffy-chan, e parte dei capitoli e delle idee sono usciti anche dalla sua mente.
Questa che sto per eseguire è la mia PRIMA fanfiction ETERO, perciò abbiate pietà della sottoscritta ^^"
Anche perché io ho un'altra idea su questo anime-manga, ma questo è un favore oltre che un piacere che faccio per questa mia amica.
Bene, dopo essersi messi le mani davanti (la prudenza non è mai troppa) cominciamo! Buona Lettura!


Capitolo 1

Ciò che si presentava ai suoi occhi era la scena più incredibili che le sue iridi azzurre avessero mai visto.
Era snella, dal viso pacifico, i lunghi capelli orami avevano perso persino l’idea di essere morbidi, la sua figura aveva intorno a se quelle specie di decorazioni, dei sigilli che le impedivano di uscire, ma forse non sarebbe potuta uscire.
L’unica cosa che esprimeva adesso era…freddo…
Un sensazione di freddo che attanagliava quella figura, sotto di lei, sotto quella alta colonna di pietra, in cui imprigionata c’era…quell’essere…quel demone…quella donna…
Quella madre…
Una madre…
I suoi occhi azzurri erano come incantati di fronte a quella figura, mentre le mani lentamente ristringevano pugno, come a voler trattenere qualcosa, qualcosa che doveva restare nascosto, segreto.
Un segreto…

“…Questo è il nostro piccolo segreto…”

Il loro piccolo segreto…
Abbassò lentamente gli occhi poi la testa, mentre le mani lentamente si lasciavano andare, il semibuio della stanza in parte lasciava scorrere della luce d’illuminare il profilo, mentre restava in attesa.
Attendeva che qualcosa la facesse uscire da quel silenzio, da quell’atmosfera fredda e silenziosa, ogni suo respiro era un eco che si propagava, ed era fastidioso, perché il suo respiro scappava via.
Secco, che non si sarebbe fatto catturare.
Ansia.
Forse la sua era ansia, un’ansia che aveva attanagliato ogni suo muscolo, mentre l’attesa sembrava congelare il tempo.
Freddo, sembrava essere sempre più freddo.
Lentamente anche il respiro calava.
Ora anche il respiro calava, in modo che le sue orecchie fischiassero.
Orecchie appuntite, la pelle appariva liscia e chiara, mentre i capelli erano tenuti stretti da una bandana nera.
Silenzio…segreto…

“Silenzio…questo è il nostro piccolo segreto…”

Odio.
L’ansia scompariva dietro una scia di odio, qualcosa di sottile che mano a mano che penetrava sempre di più si espandeva, una scia sempre più larga, sempre più…
-Ryo!-
le iridi azzurre, richiamate, si spostarono da quell’immagine etera che andava ad ingrigire dai ricordi e da quella sensazione che sapeva di benzina.
Il ragazzo si voltò, la penombra mascherava in parte il viso del ragazzo, alcuni ciuffi castani scappavano al suo controllo da sotto la bandana, e la larga maglietta a maniche corte in parte nascondeva i corti pantaloni e i Sai appesi ai fianchi.
Strinse l’occhio alla luce della stanza, riconoscendo un’alta figura che si avvicinava a lui, imponendogli di inginocchiarsi, mano sul cuore.
-Principe Kougaiji…-
-Alzati Ryo, ho una missione da affidarti-
Ryo alzò lo sguardo verso il volto dalla carnagione scura di Kougaiji, osservandolo attentamente.
Preoccupato.
Vedeva chiaramente piccole rughe delinearsi sulla fronte del principe, come segno della sua ansia e della sua preoccupazione.
Conosceva a sufficienza la storia del suo principe, e francamente non gli era mai interessato tanto.
Ora che lo vedeva, constatava che le tante voci era veritiere.
Era giovane, ma possedeva un certo carisma, e una certa apprensione.
In fondo, però , non poteva dargli torto, molto sangue era stato sparso.
A causa di un gruppo di viaggiatori.
Ora però non gli veniva in mente il nome, mentre il suo sguardo era fisso su quello del suo principe, la sala buia conferiva a Kougaiji un aspetto tra l’austero, il freddo e qualcosa che gli dava forza.
Ma anche…un lato triste, che però venne nascosto dalle parole che uscirono.
-Ryo, ascoltami attentamente, questa missione è molto importante, e se la porterai a termine ti verrà dato ciò che tu più desideri-
il ragazzo annuì, anche se per un micro secondo aveva spalancato gli occhi, e un lampo trapassò le sue iridi, un desiderio così forte che se avesse urlato lo avrebbero sentito nei confini più lontani del mondo.
Qualsiasi cosa…qualsiasi cosa…

“…non piangere…”

Rabbia
Quello gli venne in mente.
Una rabbia, una vendetta che forse l’avrebbe liberato.
Avvertì una mano sulla spalla, un peso in più che per un secondo sembrò volerlo schiacciare, lo sguardo del principe era…preoccupato? Arrabbiato? Ansioso?
Forse tutto questo…e lo stava passando a lui…
Ora avvertiva il cuore accelerare, una sensazione di freddo raggiungeva le dita.
-Sappi però che se fallirai…ti converrà fuggire via…-
…in altre parole, poteva morire?
…morte, vita…
Forse sarebbe scappato.
Si, sarebbe scappato, come un vigliacco, perché voleva vivere…
Annuì di nuovo, mentre Kougaiji abbandonava a fatica la mano dalla spalla esile del ragazzo.
-Bene. La tua missione sarà rubare il sutra a Genjo Sanzo Hoshi-
“Per questo mi hai detto di fuggire, nel caso fallissi? Da quando qualcuno si preoccupa della mia incolumità?
Provi dei sensi di colpa nei nostri confronti, principe Kougaiji?
Noi ti abbiamo sempre seguito fedelmente, non angustiarti per quelli che sono morti.
Ne per quelli che sono ancora vivi”
Ryo annuì ancora.
-Partirò immediatamente, mio principe-
Kougaiji poté solo vederlo fare un piccolo inchino allontanarsi via, le scarpe da ginnastica faceva un rumore che infrangeva il silenzio, mentre il demone, dopo aver osservato il ragazzo allontanarsi, torno con lo sguardo verso il centro di tutti i suoi desideri.
“Madre…”

-Mamma mia che faaame!!-
-Stupida scimmia, smettila di agitarti, sei fastidioso-
-E tu smettila di fumarmi in faccia, idiota di un Kappa-
Sanzo si limitò a tirare un lungo respiro, cercando di reprimere un attacco d’ira, Hakkay intanto sorrideva divertito, evitando ancora uno sperone di roccia.
Il grande deserto roccioso che stavano attraversavano aveva svariati punti negativi e positivi nel suo essere.
Innanzitutto non si poteva attraversare con sistemi di locomozione troppo grandi, e quella jeep gia era un miracolo che riuscisse a passare attraverso gli ostacoli naturali come buche profonde, speroni di roccia e strettoie, oltre al pericolo di valanghe di ciottoli e massi che cadevano dai fianchi delle due montagne che stavano attraversando.
Oltre per questo motivo era un valico ideale per le imboscate, anche se per ora la situazione sembrava tranquilla, a poca distanza da loro li avrebbe aspettati un villaggio.
Questo valico, oltre per le imboscate era perfetto per nascondersi.
Anche se in quel momento lei li stava osservando tranquillamente appollaiata su un piatta roccia, in cima ad una specie di torre formata dai detriti, la terra rossa scura stava sporcando i pantaloni verde militare e il guanto nero senza dita a cui era appoggiata, l’altra mano era impegnata a reggere sulla spalla il fucile.
Un sopracciglio biondo fece un’elegante curva sopra l’occhio, mentre sul viso era tirato un sorriso sbilenco.
Divertita, era divertita da quella scenetta così “allegra”
Degli stupidi…
Fece spallucce, alzandosi da quella piatta pietra, spolverandosi alla ben e meglio i pantaloni in stoffa verde militare, con varie tasche, lei frugò in quella più bassa sul polpaccio, stringendo poi la mano a pugno, voltandosi e scivolando giù.
Bene, li avrebbe incontrati al villaggio.
…il villaggio fantasma…
Chissà se sapevano che la popolazione aveva abbandonato quella zona perché troppo vicina ad un covo di demoni che adesso, pare, siano tutti morti.
Sospirò, mentre sentiva come un riecheggiare, sistemandosi il fucile dietro le spalle.
-RAZZA DI DEFICIENTI DATECI UN TAGLIO!-
Sanzo sparò in aria, l’eco si propagò per tutta la piccola vallata, e Hakkay pregò mentalmente che non venisse giù qualche valanga.
Nel frattempo la ragazza aveva raggiunto un cavità, dove ad attenderla c’era una moto nera, e si sedette sul sedile, socchiudendo gli occhi.
“Li ho trovati…”
“…brava, adesso seguili e porta a termine la tua missione…”
“Si”
montò sulla moto, accendendo e facendo rombare il motore, per poi uscire dalla cavità e iniziando uno slalom in stretti cunicoli in cui la moto e lei ci entravano perfettamente.
Intanto si poteva dire che il villaggio aveva accolto i quattro viaggiatori con un silenzio, gelido e polveroso benvenuto.
Gojio si fece avanti, tenendosi fra i denti la sigaretta, aveva infatti il butto vizio di mordere il filtro, al contrario del bonzo che se lo stava reggendo tra le dita.
-Adesso qualcuno mi può spiegare cosa succede qui?-
-Probabilmente è stato abbandonato da qualche tempo-
Hakkay si avvicinò agl’altri due, mentre Goku si era staccato guardandosi intorno, alcune verande svelavano dei resti di tessuto strappato pieni di polvere che s’agitavano al vento, producendo un rumore fastidioso, il vento tra le fessure degl’edifici più decadenti provocava dei sinistri fischi.
Goku sentì un brivido attraversargli la schiena…
Sinistro…c’era un’aurea sinistra in quel luogo…
Si guardò ancora intorno, avanzando lungo la città, guardo si volto verso un vicolo.
Un paio di occhi lo stavano fissando assetati di sangue…per poi scomparire…
Goku si lasciò scappare un’imprecazione, attirando l’attenzione degl’altri, che poi si misero sull’attenti.
Come trascinati dal vento, un vespaio di demoni sghignazzanti e armati li stavano osservando leccandosi soddisfatti le labbra.
-Ma come hanno fatto?-
-Stiamo in guardia!-
Gojio e Goku si armarono, pronti a sferrare il primo attacco, quando uno dei demoni corse verso di loro, brandendo una pesante ascia, lanciandosi con la bocca spalancata verso Hakkay, che si tenne pronto a controbattere, anche se rimase colpito dal fatto che il demone tenesse la bocca spalancata ma…
…non usciva alcun suono dalle sue labbra…
Hakkay stava per scagliare il Ki, quando avvertì un gelido brivido trapassargli il corpo, e si voltò, osservando che dietro di lui un secondo demone lo stava infilzando con una spada.
Eppure…non sentiva nulla, solo un brivido gelido…
E poi l’ascia dell’altro demone sembrò tagliargli la spalla…ma non sentì ancora niente…
…!!
-QUESTI DEMONI NON SONO VIVI!!-
-Che hai detto?-
Gojio schivò un colpo, e la sua alabarda sembrò tranciare il corpo di due demoni.
Invece quelli stavano ancora attaccando, armi alle mani, sotto lo guardo sconvolto di Gojio, che impreparato affrontò con il bastone della sua arma un pugnale…
Ma questi passò attraversò il metallo…e la sua carne…
Niente…ne sangue…ne dolore…
Gojio realizzò le parole di Hakkay, mentre anche Sanzo si fermava dallo sparare.
Goku invece continuava ad aizzarsi contro i demoni, alcuni lo stavano ignorando.
-Insomma, ma che sta succedendo qui??-
all’improvviso si sentì un risata infrangere l’aria di tensione che Goku si era creato intorno a se, una risata che sembrò spazzare via tutti i demoni, poi con un colpo d’aria che attraversò la città li fece dileguare come polvere…
Sopra le loro teste una figura li stava osservando da un tetto che rischiava di cadere come tutto l’edificio del resto.
La figura al sole era un ragazzo, che con una capriola scese dal tetto, atterrando in mezzo a dei demoni che erano misteriosamente ricomparsi.
Ghignando ancora per lo spettacolo di prima, il ragazzo mosse una mano, agitandola nel corpo dei demoni che scomparivano come nebbia, il ragazzo ci passò addirittura attraverso, le iridi azzurre brillavano di divertimento allo stupore generale del quartetto.
-Ciò che voi vedete sono i ricordi di questo villaggio-
-I suoi ricordi?-
-Questo villaggio è vivo, in quanto al suo interno scorrevano grosse quantità di magia provocata dai demoni che abitavano da queste parti. Tale magia ha fatto in modo che il villaggio potesse dare vita a delle immagini che erano legate ai ricordi di quando è stato attaccato e abbandonato…-
-E perché vediamo solo demoni?-
il ragazzo si tolse dalla cinta dei jeans due Sai, mentre Goku e gli altri si mettevano in posizione di difesa.
-Beh, il villaggio aveva un specie di radar, e captava segnali magici di ogni singola creatura. Dato che gli umani erano privi di qualsiasi potere magico, il villaggio non li ha avvertiti-
il ragazzo partì all’attacco, alcuni ciuffetti marroni sfuggirono al controllo della bandana nera, Goku parò il colpo senza troppi problemi, e tra i due avversari partì un gioco di resistenza, mentre Gojio si preparò a dare man forte al compagno.
-Io, al contrario di questi poveri ricordi, mi divertirò a sconfiggervi tutti-
-Lo vedremo…-
il ragazzo con un sorriso si allontanò, armeggiando con i due Sai, mentre Gojio, mancava il bersaglio.
Dandosi una spinta il ragazzo ripartì all’attacco, uno dei due Sai bloccò gli affondi del bastone, e il secondo era pronto a infilzare il ragazzo, quando la catena della lama afferrò il Sai, bloccando il movimento, il ragazzo digrignò i denti infastidito, ora era una situazione di stallo.
-E’ maleducato non presentarsi-
-Ryo, il mio nome è Ryo…-
il ragazzo avvertì il Ki di Hakkay avvicinarsi pericolosamente a lui, e con un movimento abbandonò il Sai bloccato e spinse via Goku, per poi rivelare un terzo Sai, che scagliò contro Hakkay, che lo schivò per un pelo, mentre Ryo con una capriola riprese in mano il Sai che aveva abbandonato, e ripartì all’attacco.
Nel frattempo la figura che li aveva tenuti sotto controllo fino a quel momento si stava godendo lo spettacolo, addentando una mela dalla sacca che aveva lasciato sulla moto.
Nel frattempo Ryo stava lottando come un leone, schivando sia l’alabarda di Gojio che i Ki di Hakkay, e concentrandosi a ferire o a colpire Goku o Sanzo, che però si limitava a schivare e a sparare colpi a vuoto.
“E’ velocissimo! Fantastico!”
Goku era elettrizzato dall’idea di questo avversario, e si stava scatenando, divertendosi, mentre Ryo parava un altro affondo, cercando di colpire l’avversario, un pugno volò dritto in faccia a Goku, facendolo cadere a terra, il ragazzo dagl’occhi d’oro si pulì la bocca, rimettendosi subito in piedi, mentre Rio prendeva fiato.
“Non resisterò a lungo…”
si guardò intorno, il terzo Sai non era troppo distante, e optò per una ruota, lanciando prima un Sai verso Hakkay che lo schivò prontamente, mentre il ragazzo con una ruota afferrava con la mano libera l’arma, pronto ad attaccare…
Quando l’alabarda di Gojio la colpì di striscio sul petto, strappandogli un brandello di maglietta.
“OH NO!”
Rio si coprì istintivamente il petto, mentre vedeva Goku partire all’attacco, il demone scimmia cercò di colpirlo in tutti i modi, ma il ragazzo agilmente si era messo sulla difensiva, cercando di allontanarsi dall’avversario.
-Che fai ora? Scappi?!-
Goku tentò ancora di colpirlo, ma Rio sembrava troppo veloce per lui.
“Non posso continuare a schivarlo, devo attaccare!!
Ma come faccio?
!!”
distraendosi un attimo non aveva notato che il bastone di Goku si era mosso ancora, e abbassò di scatto la testa.
Il bastone colpì la bandana…
Il tessuto nero…scivolò via dal capo di Ryo…
Lunghi e fluenti capelli castani accarezzavano ora il viso…della ragazza…
Goku si paralizzò, aveva l’aria un po’ sconvolta.
-U-Una ragazza?-
“E’ il momento!”
-Yaaah!!-
la ragazza partì all’attacco, colpendo in pieno il ragazzo e facendolo cadere a terra, per poi dirigersi verso Sanzo, scoprendo così il petto, sotto la maglietta larga portava una fascia bianca che le appiattiva il seno.
Stava per colpirlo, era vicinissima, vicinissima alla meta.

“Silenzio, sorellina mia…questo è il nostro piccolo segreto…”

…pochi centimetri…
PAM!
Uno sparo squarciò l’aria, costringendo la ragazza demone a fermarsi, alzando lo sguardo verso la sorgente dello sparo e di una voce.
-No. Ti consiglio di non farlo bellezza, se non vuoi avere un buco in testa…-
una seconda figura scese dal tetto di un edificio pericolante, stavolta si mostrò come una ragazza, in mano reggeva un fucile che stava mirando dritto dritto alla testa del demone ragazza, che digrignò i denti, abbassando le mani.
La ragazza con fucile aveva capelli di un biondo chiarissimo, ossigenato, molto corti, i suoi occhi ambrati erano fissi sulla sua “preda”, mentre si avvicinava i ragazzi.
-Per fortuna mi sono preoccupata di caricare il fucile…-
-Tsk-
la ragazza ignorò il commento del bonzo, chiamando gli altri ragazzi.
-Voi tre, spicciatevi a riprendervi, non ho intenzione di sporcarmi le mani per voi-
Hakkay fu il primo a svegliarsi, e velocemente afferrò la ragazza demone per i polsi, che fu costretta ad abbandonare a terra i Sai, rivolgendo un’occhiataccia alla straniera.
-Non vuoi che colpisca lui ma non vuoi nemmeno sporcarti le mani, sorella?-
-Primo: non sono tua sorella.
Secondo: non mi sporco le mani con qualcuno che non c’è la con me.
Terzo: ho una missione, e tu non mi metterai i bastoni fra le ruote, sorella-
Sorrise con fare ironica, tenendo sempre il fucile mirato alla testa del demone, che si limitò a ringhiare, mentre Gojio prendeva il posto di Hakkay, trascinandola via verso la jeep, mentre Goku si discostava da lei, nel vederla il ragazzo non poté fare a meno di arrossire.
Il demone sorrise senza volerlo di fronte a quell’imbarazzo, nonostante tutto il ragazzo era simpatico, oltre che ad essere forte.
Molto forte…
Intanto l’altra ragazza bionda si mise il fucile sulle spalle, sospirando rumorosamente, mentre Sanzo si allontanava da lei, accendendosi una sigaretta.
-Aspetta, Genjo Sanzo Hoshi!-
tutti quanti si fermarono, mentre il bonzo continuava a fumare, fermandosi al richiamo della bionda, che gli lanciava un’occhiata incuriosita.
Lui si voltò, rivolgendole un’occhiata gelida.
-Che vuoi, mocciosa?-
la ragazza congelò il suo sguardo, e tra di loro sembrò scoppiare una guerra psicologica, tutti quanti arretrarono, nemmeno Hakkay o la ragazza potevano fare qualcosa di fronte a quelle due auree.
-Non chiamarmi mocciosa, bonzo dei miei stivali.
Anzi, mi domando come tu faccia ad essere un bonzo, visto le tue “Buone abitudini”.
Comunque, mi chiamo Meiko, ed ho un messaggio per te-
Sanzo osservò la ragazza, che spostò il fucile da una spalla all’altra, tenendo lo sguardo incollato a quello di lui.
Ambra.
I suoi occhi erano del colore dell’ambra arancio-rossastra.
Spiccavano sul volto leggermente pallido.

“Leggermente pallida…quel colorito quella mattina…
L’ultima mattina di sole…l’ultimo ricordo…
…prima che lui scomparisse, e la sua mente ricordasse solo il suo volto in lacrime…

-…NON MI LASCIARE…-“


-…non m’interessa-
Meiko sbatté un attimo le palpebre.
-Co…Cosa?-
Sanzo le diede le spalle, allontanandosi verso i compagni e la prigioniera, mentre la ragazza stringeva le mani sul fucile sopra le spalle, avvertendo ammontargli la rabbia.
-Ehi, stronzo di un bonzo!
Non ho fatto tanta strada per niente!
Mi hai sentito, MALEDETTO?!-
troppo rumore…
-C’è troppo rumore qui…-
Goku guardò il demone, che sulla jeep era seduta affianco a lui.
-Cosa?-
all’improvviso, sotto i piedi di tutti, si sentì un temendo rombare, sopra il villaggio, dalla montagna, qualcosa stava provocando un’immensa nube di polvere.
Tutti restarono per qualche secondo a fissare la scena, come ipnotizzati, poi il demone urlò.
-VIA DA QUI!!-
-Oh merda!-
Meiko scappò via, fuggendo attraverso i vicoli, il fucile l’aveva riposto nell’imbracatura dietro la schiena.
E mentre i ragazzi e la prigioniera montavano sulla jeep, Meiko balzò sulla sua moto, e con una sgommata partì, facendo slalom tra gli speroni, inseguita dal gruppo dietro, mentre una massa di rocce rotolava giù per il fianco della montagna, distruggendo ciò che restava del villaggio fantasma.
La ragazza bionda si fermò solo con la certezza che la valanga o l’immensa nube di polvere non l’avrebbe investita, copiata da Hakkay.
Goku e il demone accanto a lui osservarono con la bionda lo spettacolo della valanga che ricopriva l’intero villaggio che “ricordava”.
Meiko si sistemò meglio, mentre la nube di polvere come un manto si stendeva sul villaggio distrutto e su buona parte della vallata, le rocce spianavano e al tempo stesso occupavano la strada.
Hakkay si passò una mano tra i capelli.
-E adesso come facciamo ad andare avanti?-
Meiko lo guardò di sbieco, il ragazzo stava osservando un mappa.
-Ehi, non mi dire che avete tutta questa strada con quell’anticaglia?-
il ragazzo dagl’occhi verdi annuì, e Meiko si sbatté una mano in faccia.
-Mamma mia, che branco d’idioti, non ti risparmi nemmeno tu!
Guarda che da quando il villaggio è stato abbandonato, anche la strada dietro di questo è stata bloccata da una precedente valanga.
Non potevate superare il valico in ogni caso-
-E solo adesso c’è lo dici?-
-Senti, roscio, non ti scaldare con me, io non c’entro niente con la vostra gita in campagna.
Prenditela con il tuo compare e la sua cartina vecchi di cinquant’anni.
Solo gli dei lassù sanno come avete fatto ad andare avanti fino ad ora-
il demone ragazza stava in silenzio, ma aveva gia notato che da dopo la valanga il ragazzo accanto a lei tendeva a cercare di trovare una distanza.
Doveva essere ancora imbarazzato per la storia di prima.
Sbuffò, mentre Meiko continuava a discutere, il bonzo si teneva lontano dalla discussione.
Hakkay chiese con cortesia.
-Per caso conosci un altro modo per andare dall’altra parte di questa valicata?-
la bionda si passò una mano tra i capelli, rimettendosi in una posizione consona sulla moto.
-Beh, ci sarebbe un villaggio non troppo distante da qui dove passare la nottata.
Poi vi toccherà girare la montagna per andare dall’altra parte, questa è l’unica via.
Vi faccio da guida-
la ragazza fece partire la moto, scaldando il motore.
-Ehi, se volete posso portare uno di voi sulla moto, mi sembrate un po’ stretti li dietro, o sbaglio?-
Goku subito balzò giù dalla jeep, montando in sella sulla moto, Meiko fece rombare ancora il motore.
-Reggiti!-
partirono a tutto gas dato che la strada prima della vallata era spianata e in discesa, anche se ad un certo punto la ragazza fece una brusca curva che rischiò di far cadere giù il ragazzo.
Nel frattempo la ragazza demone osservava la vallata sparire dietro la salita con aria quasi malinconica.
Aveva lasciato li la bandana…
“E comunque che bugiarda quella tipa! Di sicuro sa delle gallerie sotto la vallata!”


Fine 1° capitolo

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Capitolo 2
*** Sulla Linea Dell'orizzonte ***


Capitolo 2


Il villaggio era situato in una zona strategica sul fianco della montagna, e l’unico modo per raggiungerlo era una ripida strada in salita, poi una scalinata verso le prime case.
Su quelle scalinate si aveva una vista incredibile, da quel lato della montagna si poteva vedere una distesa verde di una foresta vergine, poi più in la si vedevano macchie bianche su distese scure, e piccole colline.
Un paesaggio mozzafiato, coperto dalla cupola azzurra del cielo.
Il cielo…
In quel punto della montagna il vento soffiava con forza, e in quel momento stava nervosamente agitando le ciocche castane della ragazza demone, che si era fermata ad ammirare il panorama, alcune ciocche offuscavano la vista, ma lei sembrava troppo presa dall’ammirare il paesaggio, era come essere in cima al mondo.
Gli venne una voglia matta di allargare le braccia e di spiccare il volo, mentre prendeva un profondo respiro, e si copriva le braccia nude con le mani, in modo anche di coprire la fascia bianca sotto quel brandello di stoffa della maglietta, l’aria entrava da li facendola gelare.
Immenso…
Una sensazione strana…come se ad ogni respiro…qualcosa uscisse fuori dal corpo…
Leggerezza…si sentiva leggera…
Una ventata le oscurò con la vista e fu costretta ad uscire da quello stato di catalessi, spostando con una mano parte della capigliatura castana, tenendo però gli occhi fissi in un punto preciso.
La linea d’orizzonte…
Terra e cielo si uniscono in quella linea…una linea immaginaria, che non esiste…
Non esiste…
-Bello?-
il demone si voltò, accanto a se la figura bionda di Meiko, con il fucile dietro la schiena e le mani nelle tasche più alte dei pantaloni, anche lei rivolta verso il panorama, solo che aveva lo sguardo più rivolto verso l’azzurro del cielo che verso la terra.
Il demone non gli rispose, limitandosi a tenere lo sguardo fisso sulla linea dell’orizzonte, mentre l’altra ragazza sorrideva.
-…sei una bugiarda…-
Meiko lanciò un’occhiata alla ragazza accanto se, che però non la degnava neanche di un’occhiata. Lei sorrise, divertita.
-Si, lo so-
chiuse il discorso li, mentre Gojio spingeva la ragazza demone, imponendogli così di salire la scalinata, Goku ormai era quasi in cima, mentre la bionda stava per incamminarsi, quando rivolse ancora lo sguardo al cielo, scendendo poi verso la terra.
Il cielo…azzurro…la terra nera…

I suoi occhi si socchiusero, mentre ignorò completamente la vista, riprendendo la salita verso il villaggio, affiancando il bonzo, che però sembrava non notarla nemmeno.
Meiko gli lanciò un’occhiata infastidita e innervosita.
-Ehi, bonzo, non potrai ignorarmi per sempre!-
-…-
-Tsk, ma tu guada che razza di bonzo doveva capitarmi!!-
Meiko si passò una mano tra i capelli,spettinandoli, mentre Sanzo si fumava la sigaretta.
Un’idea passò come un lampo negl’occhi di lei.
Velocemente salì qualche gradino e strappò di mano al bonzo la sigaretta, sorridendo con aria innocente.
-Non lo sai che fa male fumare? Ma che bonzo strano che sei-
Sanzo le lanciò un’occhiata omicida, mentre Meiko faceva un tiro con la sigaretta, formando dei cerchi di fumo sulla faccia del bonzo, che stava perdendo la pazienza.
-Hai voglia di morire, mocciosa-
-Mi chiamo Meiko, e se per parlarti sono costretta a morire, allora così sia, non ho paura-
gli occhi viola di Sanzo s’impiantarono in quelle rossicce di lei, che sorrise con aria divertita. Occhi tranquilli.

“Aveva occhi tranquilli…
Anche se non si ricordava di che colore…
Non si ricordava nemmeno il viso.
Ricordava solo il suo sguardo tranquillo…
Gli piaceva quello sguardo.
Però…
-…NON LASCIARMI!!-“


Sanzo osservò Meiko che si tenne la sigaretta tra le labbra in segno di sfida, per poi gettarla a terra e pestarla.
-Maledetta mocciosa…-
-Maledetta Meiko, vorrai dire…-
sembrò che tra i due ci fosse una bufera di neve, mentre gli altri si allontanavano tenendo più alla loro incolumità, poi Meiko sbuffò stufa della situazione, mettendosi le mani dietro la schiena avviandosi verso il villaggio, raggiungendo con balzi di due gradini Hakkay, mentre Sanzo restava in coda.
Il villaggio era in parte scavato nella roccia, e i tetti erano coperti oltre che con mattoni in argilla anche con della paglia.
Alla soglia del villaggio Meiko si alzò il cappuccio della maglietta nera, lanciando qualche occhiata preoccupata, affiancando i ragazzi e mettendosi le mani nelle tasche dietro, mentre la ragazza demone dopo un attimo bloccò il gruppo.
-Sentite, non so voi, ma io comincio sentire freddo ridotta in questo modo. E comunque non mi sembra educato lasciare una ragazza a seno scoperto e vestita della sola pelle-
all’ultime parole Goku diventò rosso come un pomodoro, e Meiko si trattenne a stento una risata con Gojio che le faceva compagnia, mentre Hakkay annuiva all’evidenza, infatti la ragazza demone aveva scoperto il punto dove la lama di Gojio aveva squarciato la maglietta larga, sotto portava una fascia bianca che appiattiva il seno, ma nonostante tutto era praticamente nuda sotto.
-Credo che voi abbiate ragione, signorina…-
-…Rika…-
un senso di soddisfazione raggiunse Goku, che sembrò memorizzare quel nome e quel volto, mentre la ragazza veniva affiancata dalla bionda.
-D’accordo, allora io e lei facciamo spese. Ci vediamo alla locanda-
“Anche perché è l’unica nel villaggio…”
Meiko e Rika si allontanarono, con la bionda che la portava verso un piccolo negozi di vestiti, mentre i ragazzi si avviavano verso la locanda, Gojio si fermò un attimo a riflettere.
“…ancora non ho capito come abbiamo fatto ad avere al seguito quelle due…”
-Va bene che io sono loro prigioniera, ma tu che c’entri?-
-? Riguardo a cosa?-
Meiko sbucò da un mucchio di vestiti piegati alla destra di Rika, che stava controllando una maglietta con scollatura.
-Non fare la finta tonta. Tu che vuoi da loro?-
Meiko si avvicinò alla ragazza, che rimise a posto la maglietta, tirandogliene fuori una rossa.
-Potrei rigirarti la domanda, che vuoi da loro?-
Rika scosse la testa, e la bionda piegò la maglietta, aiutandola a cercarne una decente.
-Lo sai che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?-
-Mii, quanto sei rompiscatole!! Non te l’ha mi detto nessuno?-
Rika distolse lo sguardo dalla maglietta che aveva deciso di provare verso gli occhi di Meiko, che era davanti a lei.
-In effetti si, ce ne sono stati tanti, ma a me non è mai interessato-
-Oh, capisco…-
Rika entrò dentro una piccolissima e angustia stanza, meno male che non soffriva di claustrofobia, e si tolse la maglietta rovinata, osservando lo strappo.
“Quel bastardo…”
la lanciò dall’altra parte, dove anche Meiko constatò il danno.
-…mi sa che te ne devi prendere un’altra nuova di questa taglia…non si può più raggiustare-
-Per farci che? Ormai sanno che in realtà Rio è Rika-
Meiko era appoggiata con la schiena al muro vicino ala stanzina, con sul braccio la maglietta rovinata, il piede appoggiato la muro.
-Toglimi una curiosità…Rika: perché ti travesti da maschio? Non avrai qualche problema sessuale di tipo psicologico?-
-Eh?-
Rika uscì dalla stanzetta sistemandosi i capelli e lanciando un’occhiata scioccata a Meiko, che ridacchiava.
-Scusa…-
-Evita domande idiote, umana-
-Ah, come fai adesso? Sei ancora demone se non te ne sei accorta, e i capelli non potranno nasconderti per sempre quelle orecchie…e inoltre le tue unghie saltano agl’occhi…-
Rika si guardò le mano, in effetti le unghie affilate di demone avrebbero attirato lo sguardo, e le orecchie prima o poi si sarebbero andate a scoprire…
Demone…era un demone…

“Sorellina mia…”

Rika chiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro, mettendosi poi una mano sulla spalla sinistra, e stringendola.
Sotto gli occhi tranquilli di Meiko, lentamente Rika acquistava sembianze più umane, le unghie da demone si accorciavano, così come le orecchie diventavano più rotonde sotto i capelli.
Quando Rika aprì gli occhi e tolse la mano, sulla spalla sinistra era apparso un tatuaggio a bracciale, una sorta di filo spinato che avvolgeva quel punto della pelle.
Meiko lo guardò meglio.
-E’ la prima volta che vedo un sistema di controllo del potere maligno così-
Rika non chiese ne disse nulla, voltandosi verso lo specchio che fino a quel momento aveva riflesso le sue spalle.
La maglietta che stava indossando mostrava l’ombelico e la carnagione chiara, ed era sbracciato con un elegante colletto alto, i colori erano azzurro e viola sui bordi.
Inoltre possedeva delle maniche staccate dalla maglietta, in modo da vedere le spalle, e coprivano in parte le mani, si vedevano solo le dita e un po’ di palmo.
Meiko annuì.
-Ok, è andata. Pago io, immagino che tu non abbia soldi…-
-Non aspettare che ti ringrazi-
-Figurati, non lo mai desiderato. E’ che non mi piaceva l’idea di lasciare morire di freddo una “sorella”-
sorrise ironica, andando verso la padrona del negozio per pagare, mentre Rika che si era voltata verso Meiko, si guardò di nuovo allo specchio, i lunghi capelli castani accarezzavano la schiena, un lembo di pelle scoperto dalla maglietta.
“Sono…umana?”
si voltò verso le specchio, guardandosi le mani, per poi, incerta, spostarsi un ciuffo di capelli. Un piccolo e rotondo orecchio sotto la chioma.
Umana…era umana…
Rika non poté fare a meno di sospirare, quasi togliendosi un peso, guardandosi ancora una volta, la sua immagine riflessa era magra ma forse un pochino bassa.
S’immerse nei suoi occhi azzurri, che in quel momento apparivano…vitrei


“Sorellina mia, come puoi lontanamente pensare di essere ancora…umana?”

“Gia…io non sono umana…non lo sono più…”
con un gesto sconfitto, Rika chiuse gli occhi, voltandosi in modo da dare le spalle allo specchio, dirigendosi poi verso Meiko che l’attendeva.
-Non eri convinta del tuo acquisto?-
la castana non parlò, affiancando la bionda e uscendo con lei dal negozietto, incappando di nuovo nell’aria fredda del vento che veniva dalla montagna.
Freddo…
Quel villaggio aveva il bruttissimo difetto di essere freddo!
Meiko si tirò il cappuccio nero della maglietta su, dato che l’aveva lasciato scivolare dentro il negozio, e alzò lo sguardo, la montagna in qualche modo sembrava reggere sulla punta, in bilico il sole.
…in bilico…
Meiko sbuffò, strofinando una mano guantata sul braccio scoperto, l’altro aveva la manica lunga della maglia nera che lo copriva.
-Forza, la locanda è proprio davanti a noi-
non c’erano turisti, non c’é n’erano mai stati, e pare che di viandanti in quella stagione non passassero, anche per la storia della valanga della vallata, tutti aveva preferito aspettare.
I ragazzi si dividevano due stanze, mentre le due ragazze si erano installate in una terza al piano di sopra, la finestra dava un vista sul cielo, dietro alla casa davanti c’era una macchi scura e verde.
Rika stava per rientrare nella stanza, quando Goku la bloccò all’ultimo secondo, il ragazzo si era precipitato da lei, sembrava avere fretta.
-Aspetta Rika!-
-Che vuoi?-
era arrossito di nuovo.
“Devo fargli un brutto effetto a sto povero ragazzo…”
-…E-Ecco vo-volevo chiederti s-scusa…-
-?-
Rika si girò completamente verso di lui, anche se con una mano teneva saldamente il pomello della porta.
Goku stava lentamente diventando imbranato, e faticava a parlare.
-Si…insomma…per quello che è successo al villaggio…-
-Volevi chiedermi scusa per avermi colpito?-
Fastidio…
-In effetti si…-
-Risparmiati le scuse, e poi io e te siamo nemici, non dovresti trattarmi con così tanta gentilezza, potrei approfittarne…-
le iridi azzurre di Rika si assottigliarono in una nota di fastidio, mentre Goku sembrava stupito di quella reazione.
La ragazza stava per entrare, quando Goku la fermò ancora.
-Senti, posso sapere perché ti travesti da maschio?-
Rika era…non sconvolta, diciamo stupita.
Sto ragazzo era un tantino tonto…
-Beh, per il semplice fatto che così posso combattere senza subire trattamenti speciali o stronzate di questo genere.
Io so combattere, e voglio combattere!-
-Infatti sei molto forte, mi sono divertito molto a combattere contro di te-
un sorriso…
Un sorriso tra l’allegro e l’infantile sul volto di quel ragazzo dagl’occhi d’oro.
Rika si stupì.
La prima volta…
-Sai, sei il primo che mi dici una cosa del genere…-
Goku la guardò stupito, adesso era lei che sorrideva tra lo stupito e il soddisfatto.
…blush!
Le guance di Goku sfumarono in un rosso ardente, e il ragazzo tornò a balbettare intimidito più che mai.
-A, va bene. A-Allora a dopo…-
e così dicendo si allontanò, rientrando in camera, dove lo aspettava un divertito Gojio che ridacchiava.
-Ooh, la stupida scimmia fa conquiste, eh?-
-Sta zitto KAPPA PERVERTITO!!-
Rika ridacchiò, divertita da quello strano ragazzo, ed entrò in camera, osservando la schiena nuda di Meiko, sotto la maglietta la ragazza aveva scoperto un gigantesco tribale, come due grandi ali nere che avvolgevano le spalle e la schiena della ragazza, delle grandi ali tribali, e in mezzo queste a caratteri grandi una scritta, un parola.

Erròris

Illusione.
Era un tatuaggio che toccava quasi il sedere, e rendeva la schiena più piccola ed esile.
Vide una mano di Meiko accarezzare una delle ali, e per un attimo Rika ebbe l’impressione che quelle ali si aprissero, e quel tatuaggio diventasse fuoco, che bruciava la carne chiara della schiena. Meiko si voltò verso Rika, e sorrise.
-Che c’è? Pensi sia troppo appariscente?-
Rika guardò gli occhi rossicci-arancioni di Meiko, che sorrise, mentre si puliva un po’ la maglia dalla polvere della vallata.
Il demone non aveva di che pensare, quella domanda stranamente l’aveva lasciata spiazzata, oltre al tono di voce usato.
Era tranquillo, molto tranquillo…e forse un po’…rassegnato…
-No…anzi…lo trovo…carino…-
Meiko rise, non poteva farne a meno.
Rika a quella risposta si avvicinò al suo letto tirando fuori i suoi Sai in modo da sedersi comoda.
Si, li aveva tutti e tre, inaspettatamente Meiko gli aveva ridato il terzo.
Togliendosi le scarpe da ginnastica, Rika si appoggiò al muro, le braccia che tenevano le gambe, i pinocchietti mostravano i calzini bianchi e le caviglie della ragazza, mentre Meiko prendeva dalla sacca che si era portata presso un maglione, a cui tirò le maniche.
-Scusami per la risata, ma la tua è stata la risposta più esilarante a tutte quelle che mi hanno dato-
-Davvero? Perché di solito come rispondono?-
Meiko si fermò da riordinare gli oggetti.
Gia, come le rispondevano…
…sorrise, amara.
-Di solito non mi rispondono. Sai…diciamo che dalle mie parti ho la mia fama…-
-Come quella di essere una bugiarda?-
Meiko alzò la testa sbuffando.
-Oooh, ma ho detto solo una piccola bugia…-
-Quindi sapevi delle gallerie sotto la montagna…-
-Certo, ma sapevo che ospitavano i tuoi compari, “sorella”-
-Ma guarda, ti lasci spaventare da qualche demone?-
come a rispondere, Meiko caricò il fucile, un bossolo tintinnò sul pavimento.
-Di me non mi preoccupo. Come ho gia detto, non ho paura di restarci secca-
“Anzi…”
-Ma mi preoccupo per gli altri-
con un cenno della testa indicò il muro, dall’altra parte c’erano le stanze dei ragazzi.
-Come siamo altruisti-
-Ah, questa è buon sorellina! Altruista io?-
Rika ricordò gli ultimi avvenimenti nel villaggio fantasma prima della valanga.
-E allora perché mi hai impedito di colpire il bonzo?-
-Perché io ho bisogno del bonzo vivo per compiere la mia missione, non mi va l’idea di aver fatto tanta strada per parlare con un morto!-
“Anche perché poi come avrei fatto a cavarmela…?”
-Che strano, mi era sembrato che tu ci tenessi quel bonzo…-
-Che strano, mi era parso che tu facessi gli occhi dolci con quel ragazzo…-
-Quale ragazzo?-
Meiko la guardò, con uno sguardo tra lo stupito e il dire “Oh no, ha contagiato anche te…”
-Ma come chi? Ma il balbuziente e perennemente rosso Goku. Ah, i giovani d’oggi…-
-Ehi, guarda che sono più grande di te!-
-Di un anno, io ho sedici anni, ma scommetto che tu ne hai diciassette-
-E allora dov’è il problema?-
-Io non vedo alcun problema, sorella…-
Meiko si voltò con il capo verso Rika, che era immobile in quella posizione di riposo.
-…anche per il tuo alter ego maschio. Come si dice? Viva l’amore libero!-
…ci furono cinque secondi di silenzio…
Rika afferrò uno dei Sai, puntandolo verso Meiko, che al tempo stesso afferrò il fucile carico e puntandolo sulla pancia di Rika.
Rimasero così, una puntava alla testa o al collo e l’altra alla pancia.
-Vediamo se sono più veloce di te e ti faccio un buco in pancia?-
-Provaci e io stacco la testa dal collo-
-Permalose?-
-Bugiarda?-
Meiko sorrise, poi rise, cominciò a ridere mentre toglieva quella pallottola in carica, abbandonando il fucile ma tenendolo saldo in mano, e Rika sbuffando infastidita tornava al suo posto.
-…sai, sei la prima che riesce a farmi divertire così tanto!-
-E ti aspetti che io sia felice di questo?-
Meiko, lentamente, fece morire la risata, continuando a sorridere, volgendo però la schiena Rika.
-…io non mi aspetto mi nulla dalla vita…dato che la vita non mi ha mai dato nulla…-
-Beh, almeno su una cosa siamo d’accordo…-
Rika osservò la schiena di Meiko, cercando di ricollegare la posizione del tatuaggio, mentre Meiko faceva scomparire il sorriso.
“D’accordo su questo?
Sorella, non siamo mai state più agl’antipodi di così…”
-Comunque, io quel ragazzo potrei ucciderlo in qualunque momento, se i tieni a saperlo-
-Vuoi avere sempre l’ultima parola, eh?-
Meiko la guardò si sbilenco, sorridendo con fare ironico.
-Io mica ti ho chiesto cosa vuoi fare con lui, ho solo espresso le mie idee sul rapporto tra te e Goku, niente di più…-
-Ma quale rapporto? Io e lui siamo nemici! Aspetto solo l’occasione giusta per ammazzarlo e compiere la mi missione-
-Ah, capisco…-
Meiko imitò un’aria pensosa.
-Quindi lo ammazzerai stanotte?
Allora è il caso di salutarci fin da ora-
Meiko fece un cenno di saluto con la mano, prima di uscire fuori dalla stanza per la cena e sedare li il discorso.
Rika guardò la figura di Meiko uscire dalla stanza, poi fissò la porta chiusa.
Ucciderlo quella notte…tornare a casa…compiere la missione…

Si alzò dal letto, uscendo anche lei dalla stanza.

“Non sono riuscita ancora a parlarci…”
“Non importa, basta che tu l’abbia raggiunto…hai ancora abbastanza tempo…”
“Si…”
“Qualcosa non va, Meiko?”
“…”
“Temi non mantenga la promessa? Fai male pensare così.
Ricordati chi sono.
Io manterrò la promessa…”

“Grazie…”
“Non ringraziarmi, almeno…non per ora…”
“Si”

Meiko aprì gli occhi, doveva essere notte fonda.
Non aveva dormito neanche per un momento.
E nemmeno Rika sembrava dormire…
Meiko era accanto alla finestra, e ne approfittò per dare un’occhiata fuori.
Il cielo…era sereno, incredibilmente sereno, pieno di stele, di luce…
Illuminava…
Eppure…
“Eppure mi sento così…oscura…mi sento circondata dal buio…
Non posso fare a meno di…continuare a pensarci…a pensare al patto, alla promessa…
E…sto male…
Il mondo è così bello…
Eppure…non mi ha accolto…la vita non mi ha accolto a braccia aperte…
…troppe cose…sono accadute troppe cose…ormai è inutile tentare di risalire…
Voglio…voglio sprofondare in quest’oscurità…che mi è tanto cara…
Credo…che sia l’unica soluzione…

…ah…”
Meiko si mise una mano sul cuore, restando seduta, in parte appoggiata al muro e al freddo vetro della finestra, la su ombra si stagliava verso il letto di Rika, dove la ragazza, girata verso il muro, osservava il profilo di Meiko.
Un profilo…
Il profilo di una persona…
Un persona che lei conosce…
Strinse in un pugno il lenzuolo…
“…ti odio…
Ho fallito la mia missione, e adesso dovrei scappare…
Eppure…penso ancora a te, e al fatto che ti odio…
Che mi hai ucciso, che mi hai abbandonata, che mi hai dimenticata…
Sei solo una sconosciuta, non voglio più vederti…
Se avessi portato a termine questa missione, poi mi sarei vendicata…
Mi hai strappato alla mia vera vita, a ciò che ero…
Te ne sei fregata di me, poi per la coscienza sporca…mi hai liberato…
Mi fai schifo…
Ti disprezzo…
Voglio…voglio che tu scompaia…
Sparisci…non voglio che tu mi guardi anche nei ricordi…
Scompari, incubo…
Svanisci, ricordi.
Vai via.
Vai via.
VAI VIAAA!!”
Rika strinse ancora di più il lembo di lenzuolo, tenendo gli occhi socchiusi, e cercando di dormire, mentre Meiko si preparava a passare la notte in bianco.


Fine 2° capitolo

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Capitolo 3
*** Qualcosa di nuovo... ***


Capitolo 3

La linea del battito cardiaco segnalava una respirazione lenta e tranquilla.
Dormiva.
Ni Je Ni alzò lo sguardo, il riflesso della lampada che illuminava la capsula era riflessa dalle lenti degl’occhiali, nascondendo in parte lo sguardo dello scienziato, che stava sfumacchiando una sigaretta.
-Bene, la bimba riposa tranquilla…-
la voce dello strano vecchietto li accanto ruppe il momento di totale ammirazione verso la ragazza, che in quel momento dormiva dentro quella capsula in vetro, sulla testa e sul petto.
Ni annuì, il coniglio che di solito aveva con se era seduto sulla sedia accanto al nonnino.
Sembrava che i grossi e tondi occhi neri di bottone del pupazzo stessero osservando con aria affascinata il viso tranquillo e freddo della ragazza, era un po’ abbassato, come se si fosse addormentata in quella posizione.
Addosso portava una semplice canotta e pantaloncini, mentre Ni metteva un mano sul vetro, sorridendo con aria soddisfatta.
-Beh, non è tanto bimba, visto che ha diciannove anni!-
-Beh, ma il suo cervello è quello di un bimba-
la conversazione fu interrotta dall’arrivo della dottoressa Fan, tra le braccia portava una cartellina clinica, mentre il suo sguardo appena entrò nella stanza fu catalizzato sulla figura della ragazza nella capsula in vetro.
Un’espressione di soddisfazione si dipinse sul suo volto, mentre si avvicinava al centro dell’attenzione di tutti.
-…bellissima…-
-Gia, pare che ho fatto un ottimo lavoro-
-“Ho fatto”?-
un’occhiata di fastidio fu diretta al dottor Ni, che li accanto sorrideva alla reazione della collega.
-Oh, è vero, mi scusi dottoressa, dovrei dire che “ho fatto tutto da solo”, visto che lei non era prevista nel progetto-
-Ma sono stata io dare corpo al vostro progetto!-
-Forse, ma di sicuro io l’avrei resa molto più carina di così…-
il dottore si era voltato verso Fan, sorridendogli con aria furbesca, mentre la donna si tratteneva dal lanciargli un bel ceffone, mentre il vecchietto ridacchiava divertito, tenendosi però fuori dalla discussione.
La dottoressa cercò di darsi un contegno.
-Comunque non può non dire che è stata una fortuna che trovassi gli organi più importanti per darle la vita-
-Si, forse su questo punto devo farle i miei complimenti…ma…-
-Ma?-
attesa…
…troppo rumore…
…troppo freddo…
…fa freddo qui dentro…
-Ma è stato solo un colpo di fortuna, dato che lei se li era dimenticati e per non subire l’ire di Gyokumenkoshu ha dovuto prendere la prima cosa che le capitava sottomano-
-Ma come si permette di accusarmi così?-
-Oh, ma io non la sto accusando, mi congratulo con lei.
O per caso ha la coda di paglia, dottoressa Fan?-
una mano partì di colpo, solo che mancò il bersaglio, il dottor Ni velocemente era arretrato di un passo, mentre il vecchietto ridacchiava ancora con fare divertito.
La dottoressa stava leggermente tremando di rabbia, nonostante fosse uno dei più grandi scienziati del mondo, Ni Je Ni era incredibilmente INSOPPORTABILE!!
La dottoressa optò per una ritirata strategica, mentre Ni veniva richiamato da Gyokumenkoshu
-Ni, voglio che tu venga immediatamente insieme all’essere artificiale!-
-Kira maestà…si chiama Kira-
nome…un nome…
Kira…
Non voleva aprire gli occhi, c’era troppo luce, faceva troppo male…
Kira…
Io ho un nome, ho un corpo, io mi muovo, io vivo.
Kira…
Fatta di carne, pelle e ossa…
Kira…
Io non sono nata, e in quanto non sono nata…non morirò.
Kira…

Aprì la finestra di scatto, facendola sbattere contro il muro esterno dell’edificio.
Da fuori proveniva un’aria fredda che le alzava i ciuffi più fastidiosi dei capelli.
Guardò la linea dell’orizzonte, l’edificio davanti non era abbastanza alto da nasconderla ai suoi occhi.
Sopra il cielo, sotto la terra.
Sentì i brividi di freddo sulle braccia e sul viso, mentre i capelli erano diciamo così “pettinati” dall’aria di quella mattina.
Meiko si era svegliata presto ed era gia uscita fuori.
Svegliata, praticamente non aveva dormito.
Come lei.
Lei aveva passato la notte insonne.
Aspettando il momento adatto.
Ma chissà perché, quella notte gli era sembrata troppo corta, e il momento era come scappato via. Le sue gambe era rimaste rigide, e non era riuscita ad alzarsi.
Ora…non riusciva a scendere giù da quella finestra e andarsene da li.
Non era troppo alto, lei era abituata ad altezze molto più grandi.
E non era nemmeno la pura di tornare.
Semplicemente non sarebbe tornata.

“Se fallirai…ti conviene fuggire via…”

Non aveva voglia di morire solo perché non aveva ammazzato qualcuno.
Lei non era come…quella…
Strinse la mano su una pietra fredda del muro, sporgendosi un po’ di più verso l’esterno, il vento ora agitava qualche altro ciuffo di capelli.
Saltare…andarsene via da quel villaggio…dall’inizio di quella strana nuova giornata che sapeva di fresco…sapeva di…strano
Come se qualcosa fosse uscito da lei, dandole un senso di leggerezza.
Una ventata alzò i suoi capelli, i suoi occhi azzurri spaziarono, mentre indugiava ancora nel suo piano di fuga.
Perché…non riusciva ad andarsene?
Cosa la spingeva a restare?
Era prigioniera di quei tizi…e per di più aveva fallito la sua missione.
…però…se restava…aveva un’altra possibilità…
Poteva ancora farcela…
Forse…non li avrebbe uccisi.
NO!
Dovevano morire, tutti, non voleva avere grane.
Morire…perché doveva ucciderli?
Se non era necessario, perché doveva ammazzarli?
Lei non era un’assassina.
Non era come l’altra…
L’altra ammazzava anche solo per divertimento.
Lei odiava uccidere.
Era inutile…
Però doveva compiere la sua missione.
Ma non poteva restare…
Intanto qualcuno entrò nella stanza, mettendola in allarme, tirando fuori un Sai da dietro i pinocchietti.
Meiko, che alzò le mani in segno di resa.
-Ehi sorellina, calmati! Sono io!-
non seppe perché, ma sapere che non era uno dei ragazzi…la fece distendere, mentre riponeva a posto l’arma, Meiko la guardò cambiare posizione e mettersi davanti a lei.
-Che vuoi?-
-Beh, se volevi fuggire potevi approfittarne, io mica ti fermo-
-E chi ti dice che volevo fuggire? Non sono una vigliacca!-
-Vigliacca non lo sei, ma poco furba si, dato che ti ho beccato-
-Senti, non sono qui per farmi insultare da te. Che vuoi?-
Meiko allungò una corda, mentre Rika inarcava un sopracciglio non capendo il significato del gesto.
-I ragazzi stanno per partire, e tu sei loro prigioniera.
In qualche modo li ho convinti a mandare me a farti legare, dato che tu forse ti stavi cambiando o preparavi un piano che consistesse nell’ucciderli e poi dartela a gambe-
Rika sospirò, mentre Meiko faceva spallucce.
Rika offrì i polsi, e la bionda la guardò con una punta di scetticismo.
-Così? Senza combattere?-
-Perché dovrei combattere contro di te?-
Meiko sorrise.
-Beh, per movimentare un po’. Sai, non ho ancora fatto ginnastica-
-Beh, ti accontento subito!-
Rika si gettò contro Meiko, che la evitò all’ultimo soffio, Rika sguainò le sue armi, mentre Meiko tirava fuori il fucile, tenendolo per la canna.
Dato che la stanza era piccola, optarono per il corpo a corpo, i Sai di Rika contro la canna di fucile erano uno stridio assordante, mentre le due evitavano a vicenda i colpi dell’altra, Meiko optava più per dei sani cazzotti, mentre Rika sembrava fare una specie di balletto
“Combatto…sto combattendo…concentrazione…movimenti…”
Ma una volta…non era stato così…

“-Ti arrendi così? Senza fare resistenza?-
la piccola guardò il demone, ringhiando, per poi saltargli addosso con rabbia, ma lui con un pugno la mise KO ridendo come non mai”

Qualcosa l’aveva distratta, facendola inciampare, e ritrovandosi con la canna di fucile di Meiko sulla fronte.
-Ti sei distratta…-
Rika accettò l’aiuto di Meiko, che l’alzò, per poi metterle la corda ai polsi.

“Ci misero una corda ai polsi, dopo la magra figura che ebbi fatto.
E la strinsero, in modo che mi facesse male e mi venissero le vesciche, e anche per impedirmi di slegarmi in qualche modo, dato che qualsiasi movimento facessi, la corda ruvida si strofinava alla pelle, graffiandola e rovinandola”

Per un attimo mostrò dei polsi pieni di cicatrici e segni di graffi, cosa che Meiko che sembrò ignorare, legandola saldamente ma senza farle male.
-Dai, andiamo-
Rika la seguì in silenzio, mentre Meiko si tirava su il cappuccio della maglia nera che indossava.
Ad attenderle fuori i ragazzi, Goku guardò con aria stupita il silenzio di Rika, che lo ignorò, mentre Meiko si metteva d’accordo con Hakkay.
-La porto con me sulla moto-
-Sicura? E se ti aggredisce?-
-No, non lo farà…-
Meiko si avviò in testa agl’altri, scendendo le scale, mentre Rika tentava in tutti i modi di tenersi a bada i capelli, il vento era sempre alto in quel punto sulla scalinata in pietra, anche se il paesaggio davanti ai suoi occhi le dava di nuovo quella sensazione di leggerezza.
La bionda e il demone osservarono la linea dell’orizzonte, poi una guardò il cielo e l’altra la terra, mentre si avviavano verso la moto di Meiko, che fece da Cicerone, portandoli verso la strada che affiancava la montagna.
Francamente era una strada stretta e dissestata, che andava per salite e discese per il primo tratto, cosa che faceva venire il mal di mare.
Rika si teneva saldamente a Meiko, che le aveva slegato i polsi, la bionda tendeva a tenere una velocità alta, rischiando nel caso di frenata di farsi un bel volo verso il fiume accanto loro.
Nessun di loro sembrava intenzionata a dare il via ad una discussione, ma Rika non poté fare a meno di sottolineare durante le ultime salite e discese.
-Meglio le caverne…almeno il movimento non mi avrebbe fatto venire la nausea!-
-Si, ma da che parte ti saresti messa?-
-Che domande, dalla mia!-
-Bella risposta!-
stavano raggiungendo un tratto tranquillo, tutta spianata, che ad alta velocità li avrebbe portati dall’altra parte della montagna in una giornata e la notte.
Tutto sembrava andare per il verso giusto.
Sembrava…
Un’esplosione, proprio a poca distanza dalle due ragazze.
-O porcavacca!!-
Meiko sterzò di colpo, facendo strisciare di lato la moto, lei e Rika subirono il “delicato” trattamento della strada polverosa e piena di sassi, mentre la moto frenava, il fianco della montagna era esploso di botto, sorprendendo anche i ragazzi, Hakkay fu costretto ad una brusca frenata, che fece rovesciare Gojio e Goku a terra, la scimmia lanciò un lamento tenendosi la testa.
-Che male!-
-Ci credo scimmia, dato che non c’è niente il dolore rimbalza nella tu scatola cranica-
-Zitto cretino di un Kappa!!-
Meiko afferrò il fucile dietro la schiena, caricandolo, mentre Rika si ripuliva dalla polvere.
-Bello scherzetto sorellina-
-Ti sbagli-
Rika tirò fuori i Sai.
-Io non c’entro-
-Beh, dovrai spiegarlo agl’altri-
Meiko si alzò dalla moto, imprecando per come si era ridotto il lato che aveva strisciato sulla strada, dal fumo sbucarono un gruppo di demoni armati e dipinti su tutto il corpo.
Rika li guardò con aria assorta.
Poi si voltò verso i ragazzi, Goku era gia pronto a menare.
Il fumo dell’esplosione e della polvere veniva sollevato dal vento.
Una giornata che sapeva di strano…sapeva di nuovo…
…non era riuscita a scappare, ne ad ucciderli…
Le sue mani si congelarono mentre teneva saldamente i due Sai, le dita non le sentiva più.
“Che cosa faccio?”
…cominciò a diventare tutto più lento..
Dal fumo, i demoni…i ragazzi…Meiko…
Diventava tutto lento…sembrava volersi fermare…
Le immagini scorrevano davanti ai suoi occhi, ignorandola, come uno spettatore osservava ciò che succedeva.
I ragazzi attaccavano i demoni…Meiko sparava…Hakkay con il suo Ki ne aveva colpiti due…Sanzo schivava un colpo, sferrando prima un cazzotto, poi uno sparo…Gojio con l’alabarda sembrava sorridere, non si riusciva a vederlo in faccia in mezzo al fumo.
Ma Goku di certo si stava divertendo…
Come quel sorriso che aveva visto su quel viso la prima volta, quando si erano affrontati…
Si era divertito…glielo aveva anche detto…

“…sei molto forte, mi sono divertito molto a combattere contro di te…”

Divertito…era forte…
Qualcuno gli aveva detto che era forte…
I Sai erano tenuti saldamente nelle mani, il terzo dietro luccicava tenuto dietro la cintura dei jeans.
Era indecisa.
Indecisa?
Perché indecisa?
Lei aveva una missione!
Doveva ucciderli, prendere il sutra e tornare indietro…
No…non riusciva a muoversi…
Ancora uno sparo, Meiko ne aveva colpito uno, poi ne aveva colpito con la canna un altro, finendolo con un cazzotto.
Gojio adesso l’affiancava.
Cosa si stavano dicendo?
Tutti i rumori erano morti…
Scomparsi…
Svaniti…

-Una missione per me?-
il silenzio era svanito al suono di quella domanda, mentre Kogaiji le passava accanto,facendole voltare il capo, i capelli neri scivolavano sciolti da una spalla, accarezzando la pelle della maglia.
Le braccia incrociate erano coperte dalle lunghe maniche che raggiungevano con un taglio a V il medio.
La pelle sembrava infonderle un senso di protezione.
La ragazza socchiuse gli occhi neri con fare sospettoso, di quel principe non si era mai fidata. Intanto lui scompariva e appariva alle luci che entravano nella stanza semibuia, di solito era proibito per chiunque entrare li.
Ma per lei era un’eccezione…
-Vedi…avevo mandato Rika a rubare il sutra del cielo demoniaco al gruppo di Sanzo…
Però…non ricevo notizie da lei da due giorni…-
-Beh, per due soli giorni è poco, mio principe-
ironia.
Un sorriso ironico sul volto di lei che fece indurire quello serio e preoccupato di lui…

Preoccupata…
Perché era confusa…
Troppo confusa, non doveva esserlo.
Lucida, fredda, forte.
Eppure adesso…
Quando…quando era cominciato tutto questo?
Si tastò la spalla con il tatuaggio.
“Non sono più umana…non sono più umana…”
-Rika! Attenta!!-
la ragazza alzò lo sguardo.
Lento…
Un demone correva verso di lei…

-Due giorni sono più che sufficienti, considerando il gruppo di Sanzo-
-Ma perché mandare proprio Rika?-
Kougaiji si era voltato, dandole le spalle, ma ora offriva parte del suo viso alla luce, in modo che la ragazza osservasse la carnagione scura e i capelli rossi, parte del bavero della giacca nascondeva le labbra, mentre la ragazza rimaneva al suo posto sotto la luce, quasi a volerla sfidare.
Illuminala, dato che lei è l’oscurità.
Tutta in pelle nera, solo questa che riluceva alla luce del sole esterno.
-Perché…lei è molto forte…-
la ragazza si sistemò i capelli neri dietro la spalla, accarezzandoli con una mano.
-E io che c’entro?-
-Devi andare a dare un’occhiata, nel caso sia viva, continuerà la missione.
Ma se è morta per mano loro, puoi prendere il suo posto-
-Quindi posso uccidere il gruppo di Sanzo e prendere il sutra?-
-Non ho detto di ucciderli…-

Ucciderli…
No…
La sua missione…non era ucciderli…
Il demone intanto aveva sollevato l’ascia, pronta a tagliarla in due.
“Non devo ucciderli…”
il demone stava per colpirla, quando un bastone rosso trapassò il corpo del demone, risvegliando Rika da quella specie d’incantesimo, il rumore tornò a stordirla, le immagini accelerarono, mentre due occhi dorati la stavano guardando preoccupati.
-Rika, tutto posto?-
la ragazza sentì la mano di Goku sulla spalla.
“Non devo ucciderli”
la ragazza annuì, riprendendo anche a respirare normalmente.
-Si, grazie Goku-
il ragazzo sorrise, tornando a combattere, mentre Rika stringeva i Sai, affiancando Goku.
-Lasciane qualcuno per me!!-

Kougaiji ora teneva le mani dietro la schiena, mentre la ragazza si era voltata, ora invece del profilo tutta l figura era rivolta al principe.
-Ho dato il compito a Rika di rubare il sutra.
Ucciderli è compito mio-
e non avrebbe permesso a nessuno di farlo al suo posto.
La ragazza intuì l’ultima parte della frase osservando gl’occhi del ragazzo poco distante da lei.
Fece un inchino con la testa.
-Allora ai vostri ordini, principe Kougaiji…-
la ragazza si avviò, mentre Yaone era rimasta tutto il tempo nascosta nel buio, in attesa.
-A presto, Selene-
la ragazza le rivolse un’occhiata fredda con le iridi nere e profonde, uscendo dalla stanza, mentre Yaone osservava preoccupata il principe rivolgere le sue attenzioni a quella statua nella colonna.

Fine 3° capitolo

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Capitolo 4
*** Sister ***


Capitolo 4

“Le immagini sono veloci, i ricordi mi stanno sfuggendo…
Le mie mani…sto fissando le mie mani…
Bianco e nero, non vedo altro…
E’ troppo veloce, mi allontano…
AH!
Piango!
Sto piangendo!!
Cosa succede?
Demoni!!
No! Non voglio ricordare!
Lasciatemi! LASCIATEMI!
Aiuto!
AIUTAMI! AIUTAMI!!
DOVE SEI?
AIUTO!!
NO NO!!
LASCIATEMI!
LASCIATEMII!!
NON VOGLIOOO!!!”

-AH!-
si rizzò di scatto sul letto, stava sudando copiosamente.
Merda!
-Brutto sogno?-
Rika si voltò, accecandosi alla luce della finestra dalle tapparelle semi aperte, doveva essere giorno fatto.
E lei era riuscita a dormire…
Rika si coprì con una mano gli occhi, la figura di Meiko era in controluce, mentre sistemava la sacca.
Era confusa, Rika si asciugò il sudore, con aria smarrita.
-Ho…ho urlato?-
Meiko la guardò, sistemando il fucile.
-No, ti agitavi molto, ma dalla tua bocca non è uscito nulla-
“Per fortuna…”
“Santo cielo, ha davvero ragione! Prima o poi qualcuno mi strapperà la lingua per tutte le volte che ho mentito!”
Rika si alzò, sistemandosi velocemente, dove sbrigarsi, nonostante dormisse in un stanza a parte con Meiko era pur sempre la prigioniera di quei tizi, mentre la biondina usciva, in quel momento Sanzo stava passando per andare di sotto.
Rika aveva notato la figura del bonzo, e chissà perché si fermo dal suo spogliarsi, rimanendo in reggiseno, mentre tendeva l’orecchio verso la porta dove fuori c’erano le due figure.
Era incuriosita…
-Aspetta!-
niente, non la cagava.
-Bonzo corrotto!-
Sanzo si fermò.
“Alleluia”
-Senti, io non ho intenzione di seguire la tua compagnia per sempre, perciò ti dispiacerebbe starmi a sentire?
Ho solo un messaggio da darti, mica ti uccido!-
Sanzo si voltò mostrando il profilo, fissando poi gli occhi rossicci della bionda, che constatò ancora una volta che nonostante tutto il bonzo aveva degl’occhi davvero belli, rari!
Intanto Sanzo stava fissando il volto rilassato, che tendeva a sorridere, anche se per ora c’era un’espressione soddisfatta.

“Tendeva a sorridere, soprattutto quando stava con lui.
Si appoggiava alla sua spalla e sorrideva, come se stesse facendo un bel sogno…
Un bel sogno…
Adesso quell’immagine era sfuocata, come se dei lembi fossero stati strappati…
Solo il ricordo di due occhi…rossicci…
Che poi diventavano rossi…
Un rosso cupo…sangue…
Scende del sangue da quelle immagini…
-…NON LASCIARMI!-
lo stesso pensiero…
Mentre un’ombra lo ripara…
Ed è sangue…
Mentre capisce…
…lui ha fallito…”


Sanzo si allontanò, mentre Meiko lo guardava stupefatta, sentendo però la frustrazione salirgli al cervello.
-EH NO BONZO DEI MIEI STIVALI!-
Meiko balzò giù, fermando Sanzo sulle scale e afferrandolo per la tunica.
-Non puoi comportarti così con me!
Mi devi stare sentire!-
-Lasciami immediatamente…-
Meiko si stupì
Un tono profondo, rauco, come se provenisse dal punto più profondo della sua anima…
E non la stava guardando in faccia.
Lei scosse la testa decisa più che mai.
-No che non ti lascio! Sono stanca di essere trattata come spazzatura da quelli come te!!
Ora mi devi ascoltare!!-
-Ti ho detto di lasciarmi-
Sanzo la guardò, la sua occhiata per qualche istante congelò il sangue a Meiko, che fu afferrata per un polso e allontanata, il bonzo scese le scale, per poi accendersi una sigaretta.
La bionda lo guardò stupita, avvertendo poi la collera montargli in corpo.
-SEI SOLO UNO STRONZO EGOCENTRICO!! CREPA MALEDETTO BONZO!!!-
Meiko si alzò, salendo a due gli scalini, spintonando Rika che era uscita dalla stanza.
Aveva avvertito l’aria caricarsi di tensione, e in qualche modo era andata vedere che nessuno si fosse fatto male.
Senti la mano di Meiko pesante spingerla via, quasi con stanchezza, come se fosse stanca di tutto quello che stava passando.
Intanto la ragazza era entrata nella stanza, afferrando la sacca e il fucile, legando stretta l’imbracatura on cui reggeva l’arma.
“…hai intenzione di mollare?”
-Mi dispiace, non sopporto più tutto questo!-
“NON VOGLIO ESSERE TRATTATA COME MERDA!”
“…si, comprendo il tuo dolore”
-Ah, ma davvero?-
avvertì la rabbia salirgli agl’occhi, ma scosse la testa, mentre avvertiva qualcosa avvolgerla…
“Si, davvero. Ma ti prego, ti supplico non ti arrendere…”
Meiko prese dei profondi respiri, cercando di sedare quella sensazione nera e bruciante come fiamme che avvolgeva tutto il suo corpo il suo cuore, le mani che prima prudevano stavano lentamente andando a calmarsi.
Quella sensazione lentamente la stava abbandonando…
“Ricordati…che noi abbiamo un patto…porta a termine il tuo compito…ed esaudirò il tuo desiderio…”
Meiko alzò lo sguardo verso il muro, colpita da quelle parole dette con dolcezza mista a minaccia. Velocemente si diresse nel bagno, alzando lo sguardo verso lo specchio.
Il riflesso di una ragazza dai capelli biondi gli occhi…rossi…ambrati…
Ma rossi…
“Si, hai capito. Io esaudirò il tuo desiderio.
Ma tu devi fare in modo di esaudire il mio…”
La bionda si osservò ancora allo specchio, appoggiando un mano sul suo riflesso come in un gesto disperato, chinando poi la testa all’evidenza.
-E va bene…va bene…-
-Meiko?-
la ragazza si alzò, Rika era entrata nella stanza, osservandola.
-Va tutto bene?-
la bionda alzò di scatto la testa, riprendendo la sua solita espressione tranquilla e sorridendo con aria triste alla compagna di stanza.
-Si, scusa. Ero solo un po’ nervosa-
-Ci credo. Nemmeno un dio sopporterebbe quel tizio…-
Meiko annuì, anche se con poca convinzione.
“Un dio? Non credo proprio…”

“Erroris, illusione…
Non ci sono speranze, non credo in nulla, ne spero in nulla.
Dalla vita non mi aspetto nulla, e nulla mi verrà dato.
Perché io sono chi sono…
E per questo, non ho vita…”

Rika afferrò il polso di Meiko, che era rimasta incantata con lo sguardo basso, e le sorrise con aria gentile.
-Forza, scendiamo, gli altri aspettano sia me che te-
sia me che te…
Sia me che te…
Anche me…
Meiko la guardò stupita, sorridendo poi con aria divertita.
-Di la verità, non vedi l’ora di andare dal tuo salvatore dagl’occhi dorati?-
-Che cosa?!-
-Non fare la faccia innocente con me! Ti ho visto ieri mentre Goku ti tirava fuori dai guai con quel demone.
Sapessi che sguardo dolce dolce che vi davate tu e quell’altro!!-
-Senti, anche se mi ha salvato la vita non cambia nulla, siamo nemici io e lui!
-Ehi, guarda che scherzavo!-
Meiko mise le mani i gesto di arresa, mentre Rika le abbandonava il polso, sbuffando come un locomotiva.
-Ed io che volevo essere gentile!-
Meiko ridacchiò.
Poi Rika si fermò, stupita.
“Cosa…”
Meiko adesso l’affiancava, e sorrideva con aria furba.
-Allora, scendiamo prigioniera?-
Rika poté solo annuire, seguendola.
Una parola sospesa in aria.


grazie


Si stava gustando un lecca lecca alla cola, tenendo fisso lo sguardo verso la locanda, mentre con un mano sistemava i capelli neri, aveva preferito una vista dal basso anche perché così risarebbe divertita di più.
L’aveva scoperta in quattro giorni, trovandola in quel villaggio distante dalla montagna dove era andata ad accoglierli.
E li aveva scoperto sorridendo divertita della sorprendente novità.
Bene, si sarebbe divertita il doppio…
Restò appoggiata a quel muro, attirando un po’ l’attenzione anche per l’abbigliamento “Dark” che indossava.
Si guardò intorno, ogni movimento veniva notato dalle iridi nere, la pupilla sembrava solo un’ombra in quel mare nero.
Attesa.
L’attesa si dive estenuante…
Eppure può dare più adrenalina dell’azione stessa.
Basta imparare ad aspettare.
Ed ogni istante, anche se diventa sempre più lento.
È catturato e ricordato.
Per sempre…
I suoi denti ruppero il lecca lecca, mentre i suoi occhi guardarono la porta della locanda aprirsi, un uomo biondo era affiancato da un rosso e un ragazzino.
E accanto ad un moro.
Bingo…
La ragazza gettò a terra la stecca del lecca lecca, leccandosi le labbra mentre si avvicinava al gruppetto, la bionda del gruppo era pronta a salire su una bella moto nera.
No.
Lei non gliel’avrebbe permesso.
Le avrebbe preso il fucile.
E le avrebbe fatto un bel buco in testa.
Ma prima.
-Rika!-
la mora, sentendosi chiamare, si voltò verso la figura che si avvicinava.
E sbiancò.
“…no…”
fu come se, di colpo, tornasse piccola, e una valanga di ricordi le tornarono in mente.
Come uno Tsunami.
La travolgeva.
E si sentì perdere le forze, mentre tremava, i ragazzi guardarono prima la straniera, poi la compagna di viaggio, era impallidita, gli occhi azzurri spalancati in un’espressione di puro terrore..
Goku le si avvicinò.
-Rika, la conosci? Ehi, Rika, ma che hai?-
-A…-
-Ah, scusatemi, evidentemente Rika non immaginava di vedermi, perciò mi presento…-
Meiko intanto aveva gia messo mano sul fucile.
La ragazza dai capelli neri si passò una mano sull’ombelico, dove ad adornarlo c’era una rosa, avvolta in un tribale.
Quando la mano della ragazza scoprì di nuovo l’ombelico, il tatuaggio era scomparso…
-Il mio nome è Selene…-
la ragazza alzò i palmi al cielo, e apparvero delle bolle blu attraversate da scariche elettriche, con sotto le unghie del demone, le orecchie sbucavano dalla capigliatura nera.
-…e sono qui per ordine di Kougaiji-
Rika sembrò ridestarsi, mentre Selene stava per scagliare le bolle di energia.
E la sua prima vittima sarebbe stata Goku.
-ATTENTO!!-
la ragazza si mise davanti al ragazzo, mettendosi una mano sulla spalla a coprire il tatuaggio, mentre gli altri si riparavano, una sfera mancò Gojio e Sanzo, andando contro un edificio, che crollò, mentre la gente terrorizzava iniziava ad urlare e a scappare.
La seconda sembrò colpire la ragazza, facendo centinaia di scintille blu.
Invece Rika, che si era ritrasformata, l’aveva riparata con uno dei suoi Sai, dietro c’era Goku, che la osservava.
Un demone…
I capelli di Rika volteggiavano per l’energia della sfera, mentre Selene rideva divertita.
-Sorellina, che fai, perdi colpi? O hai perso il senno?-
-NGH!-
Rika restituì al mittente la bolla, Selene la riacchiappò con una mano, facendola poi esplodere chiudendo la mano.
Rika intanto si voltava verso il ragazzo.
-Tutto bene?-
-Si…-
Rika, rabbiosa, si voltò verso la figura della sorella, che la guardava con fare superiore.
-Rika, che cosa pensi di fare?-
-Selene, vattene via…-
-Mi dispiace…Kougaiji mi ha dato degl’ordini…-
Selene mosse le mani, mentre dei cerchi di fuoco si formavano, e cominciavano a divorare il terreno, mentre Rika partiva all’attacco, con i due Sai alla mano.
Meiko intanto sparò una serie di colpi, ma Selene parò una mano, e li bloccò.
-Stupida-
uno dei cerchi rotolò verso la bionda, che lo evitò all’ultimo secondo, buttandosi di lato, mentre Rika distruggeva l’altro, cercando di colpire la sorella.
Inutile, una barriera invisibile, trasparente era tra le due, e Selene sorrideva divertita.
-Poverina, non riesci a colpirmi?-
-Sta zitta stronza-
Selene sembrò arrabbiarsi, il suo viso da divertito si fece serio, e con una manata alzò un forte vento che spazzò via Rika, afferrata in tempo da Hakkay.
-E’ magia!-
Gojio e Goku intanto si erano velocemente avvicinati a lei, ma la barriera c’era ancora a parare i colpi, e la ragazza aspettò con braccia conserte che la sorella si rialzasse, prima di parlarle.
-Mi deludi profondamente…
Rika, tu sei stata mandata dal principe Kougaiji per prendere il sutra.
Invece…ti sei unita a questi assassini!-
-Non dire stronzate!-
Rika era furente, mentre Selene alzava le mani al cielo, un cerchio di fuoco per terra la proteggeva, mentre allungava la mano ad un muro di un edificio, sgretolandolo con la forza del pensiero, i conci volteggiavano in aria.
Con una mano li spedì ai ragazzi, Meiko e Hakkay si gettarono ai lati, Sanzo compreso, mentre Rika e Gojio li ricevevano in faccia, sbalzando via, Goku riuscì a pararne uno.
La ragazza dai capelli castani si rialzò subito.
-Tu li chiami assassini, proprio TU!-
-Io sarò anche un’assassina, ma io non uccido i miei simili-
-Ma fai in modo di uccidere tua sorella!-
-BASTA!-
Selene lanciò un’altra ventata, ma stavolta Rika balzò in aria, cercando di colpire Selene, che colta impreparata la parò con una mano.
-Sei una traditrice!-
-No! Perché, al contrario di te, aspetto…io ruberò il sutra a Sanzo, è il mio compito, la mia missione!-
-E allora perché non lo hai gia fatto?-
…perché non l’ho gia fatto?
Rika ricevette un colpo in pancia, tossendo con forza, sentendo lo stomaco ribellarsi un attimo alla su volontà, mentre Selene la guardava con aria di disprezzo.
-Mi sfiguri sorella, metterti dalla parte di questi…esseri!-
Sanzo e Meiko spararono ancora, ma Selene alzò le mani, bloccando ancora una volta le pallottole.
Rika si riprese.
-Sorella, è la mia battaglia, tu non c’entri niente, perciò VATTENE!-
Selene osservò con la coda dell’occhio la sorella, che ruggì all’ultima parola, con rabbia.

“VATTENE, VATTENE VIA ASSASSINA!
VATTENE, STA LONTANA DA ME!!
STA…LONTANA…LONTANA DA MEEE!!”


-Io ho il compito di prendere il sutra, e io lo porterò a termine.
IO IO IO-
Selene la osservò, mentre gli altri si erano fermati.
Era inginocchiata accanto a lei.
…sorrise…
L’afferrò con due dita sotto il mento e la sollevò abbastanza per sussurrarle all’orecchio.
-E sia sorellina…ma ti prometto…che verrò a vedere come vano le cose…e se fallirai…ti ucciderò…
Perciò scappa…scappa ancora sorellina…tanto io ti acchiappo…
E adesso…piangi pure…
Ti voglio bene…-
Selene baciò la fronte di una paralizzata Rika, facendo poi un inchino agl’altri ragazzi, e scomparendo via, saltando su di un tetto, mentre Rika rimaneva in quella posizione.
Era come congelata, gli occhi azzurri trasparenti…
Poi…si riempirono di lacrime, che scivolarono dalle guance sporche.
Piangeva…
E si nascose il viso, accucciandosi in ginocchio, mentre continuava a piangere, singhiozzando con forza, disperata, mentre gli altri rimasero a guardare la scena.
Inutile…
Si sentiva inutile.
Si sentiva distrutta.
Si sentiva triste…
Si sentiva sola, tanto sola.
Come se il cielo fosse la sua solitudine…
Avvertì un mano appoggiarsi alla sua spalla, e per un attimo scoprì il viso, prima di coprirlo di nuovo.
Non voleva sapere chi fosse.
Non lo avrebbe ringraziato.
Non lo avrebbe guardato.
Ora voleva solo piangere…
Voleva vivere quella solitudine…
Ancora, ancora una volta, come una punizione…
E poi ricominciare…

“Ti voglio bene”

Era in piedi davanti ad una donna, un donna sorridente e divertita (piena di rughe e con un certo gusto per il perversione n.d.Meiko)(ZIA GYO! N.d.raffy)
Gyokumenkoshu (Tann’accirer’ n.d.raffy)(Nome del *bip*! N.d.Meiko) l’afferrò per il mento, sollevandolo in modo da vedere meglio il collo e la linea del viso, gli occhi chiusi.
-Davvero bella…-
Ni Je Ni sorrise, mentre il demone girava attorno alla figura vestita di Kira, la ragazza sembrava dormire in piedi.
Il demone donna si accarezzò il mento con la mano, guardandola dall’alto in basso, fermandosi un attimo al profilo e poi a guardarla in volto.
-Aprì gli occhi-
la ragazza obbedì, aprendoli pian piano, tenendo lo sguardo basso, per poi alzarlo verso il demone, che la guardò sorridendo ancora più cattiva.
Occhi di un blu elettronico, non erano e non sembravano umani.
-Davvero fatta molto bene…ma ora voglio vederla all’opera-
Gyokumenkoshu si allontanò seguita da Ni Je Ni, mentre la ragazza rimaneva immobile in attesa di istruzioni.
Dal nulla sbucarono un gruppetto di demoni, armati e pronti saltare addosso alla ragazza, che socchiuse gli occhi.
Ni Je Ni ebbe l’onore di dare l’ordine
-Kira…
Uccidili-
La ragazza allungò una mano, puntando il palmo verso l’alto.
Di colpo, la mano iniziò a sanguinare, parte del sangue cominciò a compattare, mentre alto fuoriusciva dalla mano e macchiava il pavimento.
Filamenti di pelle iniziarono poi srotolarsi come gomitoli, avvolgendosi intorno a parte del sangue che compattava, fino a che una lama lucente non apparve agl’occhi divertiti di Gyokumenkoshu.
Kira afferrò il manico della SUA pelle, e si guardò intorno, la lama abbassata, in attesa della prima mossa.

“Respiro…respiro…respiro…”

Un demone, li affianco, si azzardò, urlando e correndo verso la ragazza, anche lui aveva un spada, pronta ad infilzarla.
Kira si voltò, i suoi occhi blu videro la figura vicinissima a lei.

“Respiro…respiro…respiro…”

Il demone sputò sangue, Kira si era piegata a terra, infilandolo, la lama aveva trapassato il corpo, macchiandosi di sangue, che ora colava giù, mentre il demone cadeva in avanti, bloccandola ragazza, che lo spinse via con freddezza, la lama lubrificata scivolò velocemente, mentre gli altri demoni indietreggiavano, per poi assaltarla tutti allo stesso momento.

“Respiro…respiro…respiro…”

La ragazza patì con una serie di calci e pugni, evitando agilmente alcuni colpi, la lama affilata di un pugnale la ferì ad un braccio, mentre un pugno c’entrava in pieno la mascella, pugno che però la ragazza non avvertì, afferrando il collo del demone con una mano, e stringendolo, spezzandogli l’osso come se nulla fosse, gettandolo poi via, mentre un altro demone l’attaccava da dietro.

“Il battito cardiaco aumenta…respiro che si fa sempre più affannato…
Non è stanchezza…
Questo…è…altro…”

I suoi occhi si spalancarono ancora di più, mentre la lama con un rumore soffocato formava una curva, tagliando poi in parte il demone, infilandosi poi su una spalla, ferendolo a morte, il sangue colava giù e macchiò in parte la mano della ragazza.

“Questo sangue non mi appartiene…
…respiro…respiro…respiro…respiro affannoso, troppo veloce il cuore…
Il cuore…”

I suoi movimenti si fecero sempre più veloci, mentre con uno schiocco di dita Gyokumenkoshu chiamava altri demoni armati, ormai la sala si stava riempiendo di cadaveri e sangue.
La ragazza or si era fata infilzare ad una gamba.

“Ferma…respira…
Mi hanno colpito…e non provo dolore…
…non provo nulla…”

La lama della spada velocemente trapassò il corpo di colui che l’aveva colpito, mentre lei si toglieva il pugnale della gamba, lanciandolo verso un demone che correva verso di lei, colpendolo in testa.

“Nervosa…adrenalina in aumento…
Basta…basta così…siete troppi…
Statemi lontani!!”

La ragazza si guardò intorno, per poi partire ancora, bloccando un colpo con la spada che fece un rumore metallico che sembrò incuriosire e distrarre un attimo Kira, che sentì una pressione alla schiena, un altro pugnale…
La ragazza con uno schiaffo allontanò da se il demone, per poi con la spada fare un’altra curva colpendone due di seguito.

“Respiro affannoso, eccesso di movimento…stanchezza…
Confusione…troppa confusione…
No…no…”

Ni Je Ni si sporse, adesso la sua espressione cominciava a mutare, cosa che attirò l’attenzione della donna demone.
-Che succede Ni?-
-Maestà…credo che assisteremo presto ai fuochi d’artificio…-
Kira colpì altri demoni, prima di guardarsi attorno.
Tanti cadaveri, e altri demoni.
La mano tremava, la spada sembrava in procinto di cadere, il sangue ancora liquido scivolava dalla lama, la mano che teneva il manico era sporca di sangue, il viso aveva un livido, ed era ferita.
Guardò la gamba, poi avvertì il pugnale dietro la schiena.

“Tutto questo…tutto questo…perché?
…è troppo…”

“FAMMI USCIRE!!!”

Kira crollò a terra, mentre sulla gamba non ferita un tatuaggio sembrò venire cancellato, mentre la ragazza respirava, lentamente la spada ri-penetrava nella sua mano.
Gyokumenkoshu s’accigliò.
-Che succede?-
A risponderle fu il corpo di Kira, che brillò, divenne talmente luminoso da essere accecante, e la ragazza tenne gli occhi spalancati, il blu delle iridi era l’unica cosa insieme ai capelli neri che si vedeva in tutta quella luce.
Ed esplose.
Una nova, che inglobò tutta la sala, i cadaveri, i demoni vivi, mentre Gyokumenkoshu e Ni si erano allontanati, avvertendo soltanto l’ondata di vuoto d’aria che l’investì, facendo vibrare il palazzo.

“Sono orfana…non ho i genitori…
Ho vissuto in un’orfanotrofio…
E li…ho conosciuto qualcuno…”


Quando il demone donna e lo scienziato tornarono, Kira era scomparsa…
Era scappata…

Fine 4° capitolo

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Capitolo 5
*** Over The Light ***


Capitolo 5


A fare da cornice, le montagne, che sembravano voler toccare il sole che si stava avvicinando alla postazione di mezzogiorno.
La terra formava uno sottile strato di polvere, che le copriva gli stivali, mentre una delle due gambe zoppicava, il sangue ormai incrostato formava una specie di tatuaggio rosso che raggiungeva il ginocchio, mentre le mani erano abbandonate.
Barcollava, era stanca, il respiro affannata.
Respiro…respiro…respiro…
I capelli neri erano in parte appiccicati al volto in parte rovinato, un livido bluastro adornava una delle due guance, mentre la bocca aperta prendeva e tirava fuori aria.
Respiro…respiro…respiro…
Dietro la schiena, un altro buco, sia sul top che sulla maglietta a rete che indossava, il sangue colorava di rosso ciò che era nero.
Ancora un altro respiro…e un altro ancora…
Sotto i suoi piedi la terra era sempre uguale, sembrava restare ferma nello stesso punto mentre camminava, mentre il vento che soffiava ogni tanto era caldo e soffocante, sopra di lei il cielo azzurro veniva oscurato da nuvole grigio scuro che minacciavano, con tuoni profondi e rauchi come il rotolare di sassi, di piovere.
Un altro soffio di vento, forte, che sollevò la polvere, andando sugl’occhi blu socchiusi.
Un forte bruciore, una mano che si muove, mentre il piede viene messo male a terra.
Perdita dell’equilibrio.
Kira cascò, subendo un forte colpo alla schiena e alla spalla, mentre la bocca veniva riempita di polvere, che sputò via a fatica, tossendo, mentre la spalla veniva afferrata da una mano.
Stanchezza, una cosa che provava…che forse provava sempre…
Dalla posizione a pancia in giù andò supina, i capelli si sporcarono di terra, mentre quelli appiccicati al volto rimasero fermi, bagnati in parte dal sudore che scivolava giù dal viso.
Respiro…respiro più lento…ancora un altro respiro…respiro…
Stanca…
Una gamba tremava, le cellule nervose dei suoi muscoli e della sua pelle pulsavano febbrilmente, spedendole nel cervello la sensazione che la gamba stesse esplodendo dal dolore.
Quando si era voltata per terra, la schiena aveva fatto la stessa cosa.
Calma…calma…
La gamba che pulsava dal dolore sembrava in procinto di ricominciare a sanguinare, ma il tappo in qualche modo evitava questo, mentre Kira teneva gli occhi al cielo, socchiusi, arrossati per la polvere.
Il cielo era in procinto di piovere, sentì chiaramente una fredda goccia caderle sulla fronte sporca di terra, e da li scivolare di lato con estrema lentezza, quasi a fatica, pulendola in parte dallo sporco. Il suo cuore sembrava aver rallentato la sua corsa, mentre oltre il cielo si vedevano le montagne…
…oltre quelle montagne era nata…
Oltre quelle montagne era scappata…
Oltre…oltre…
Respiro profondamente, afferrando l’aria che adesso sapeva di umido, di freddo.
Un’altra goccia le andò sulla gamba dolorante, e per un secondo provò una strana sensazione di leggerezza.
Un’altra goccia, un’altra ancora…

“…ricordo che mi sempre piaciuta la pioggia…”

-La pioggia…-
le labbra secche si mossero, mentre la voce dalla bocca per la prima volta usciva rauca e debole, mentre la mano con la stigmate si alzava verso l’alto, il palmo riceveva le gocce di pioggia dall’alto, una sensazione di fresco, mentre le gocce aumentavano, la pioggia si faceva sempre più forte, iniziando a bagnarla tutta.
I capelli…il volto…il petto…la pancia…le gambe…le mani…
Bagnata…ed una sensazione di fresco…
Lentamente si mise seduta, facendosi forza con le mani, che si sporcarono di terra bagnata, mentre il suo sguardo si spostava ancora, dopo le nuvole da cui scendeva la pioggia era tornata a fissare le montagne…
Le guardò con aria stupita…
…no…
Non voleva tornarci…
Voleva respirare ancora…
Il suo cervello e il suo cuore dissero quel no contemporaneamente, mentre lei stessa se ne stupiva…
Mentre quella luce l’aveva inglobata, mentre lei era diventata una stella, una piccola nova, aveva avvertito…
…come una brezza, come un’onda sulla pelle dei piedi…
Un ricordo, che poi era scivolato via…allontanandosi…ma lasciando quella sensazione di fresco sulla sua pelle…
Ancora…voleva avvertire ancora quella sensazione…
Lentamente si mise a carponi, la gamba era tornata a pulsare e vibrare così come la schiena.
A fatica, facendo leva con le mani e la gamba sana, si rimise in piedi, dando le spalle alle montagne.
Barcollò ancora, prima di prendere un respiro profondo, e rimettersi in cammino, mentre la pioggia continuava a battere.
Aveva gia fatto un po’ di strada, barcollando, quando qualcosa la raggiunse, fermandosi accanto a lei.
Un carro…
-Santo cielo ragazza mia!-
una donna, una grossa donna la stava osservando stupefatta, mentre Kira aveva alzato lo sguardo, stupita.
La donna le allungò una mano.
-Presto, Sali immediatamente. Ma guarda come sei conciata! Dove pensi di andare ridotta così?-
Kira osservò stupita quella mano, prima di afferrarla con la mano con il guanto senza dita, facendo così sollevare dalla forza della donna, che la spedì dentro il carro, facendo poi ripartire i cavalli, che correvano sotto la pioggia, mentre Kira si trovò distesa su qualcosa di meno duro della terra, da cui proveniva un caldo non soffocante…e uno strano profumo di buono…
Lentamente, socchiuse gli occhi, prima di chiuderli, bagnata fradicia, dentro quel carro.

“Ricordo che mi piaceva la pioggia…
La guardavo fuori da quel vetro…
E, stranamente, pensavo a lui…
Ed ogni volta…sentivo che dentro di me…c’era luce…e calore…”



Era andata a cercarla, si era allontanata dal gruppo.
Aveva chiesto di essere lasciata sola, forse non a parole, ma lo aveva supplicato.
Semplicemente, quando era smontata dalla moto con Meiko, aveva guardato la bionda alla ricerca di uno sguardo complice, e l’altra aveva annuito, lasciandola smarrirsi nella macchia verde della foresta dove si era fermati, a metà pomeriggio, lontani ormai da quella montagna, da quel villaggio.
Forse era per il ricordo di quel villaggio, forse per quelle lacrime, che si era messo a cercarla, scomparendo come lei dal gruppo.
Notato da tutti.
Gojio si era anche risparmiato le sue battute cretine.
Meiko aveva ignorato tutto, continuando a badare alle sue cose, così come fece il Sanzo, certe volte i due si assomigliavano in una maniera spaventosa.
Invece era l’uno l’opposto dell’altro.
Intanto, i passi di Goku erano soffocati dall’erba fresca di quella piccola foresta, gli alberi coprivano la vista di un cielo macchiato di soffici nuvole bianche che parevano cotone.
Si stava guardando intorno con aria preoccupata.
Dopo quello che era successo quel giorno, si era allontanato da Rika
Aveva paura che la ragazza respingesse qualsiasi tentativo di chiacchierare.
Non che il ragazzo fosse così bravo a fare conversazione.
Però…aveva avvertito, da quella scena, uno strano senso di buio avvolgere la ragazza.
Quando quella Selene le aveva sussurrato qualcosa, che l’aveva fatta scoppiare in pianger,e senza pudore, senza vergogna.
Solo un profondo senso di tristezza.
Che in qualche modo aveva intaccato anche l’anima del ragazzo.
Aveva visto quell’oscurità avvolgere la ragazza fin da quel momento.
E si era spaventato.
Perché anche lui aveva provato quella stessa esperienza di buio che ti avvolge.
Ed una sensazione di freddo.
Mentre allungava ogni volta la mano verso una luce che lo abbandonava nella notte.
È tristezza…
È solitudine…
La solitudine…porta alla tristezza….ad avvertire i pensieri che si fanno di carne, prendono corpo…e ti parlano…
La solitudine porta al silenzio…
Un silenzio che non si può intaccare, per quanto tu ti sforzi di aprire la bocca, di parlare, urlare, alzare la voce sempre di più.
Quando non hai più voce, ne parole da dire, ci sarà sempre quel masso, che ti schiaccerà, obbligandoti ad assecondarlo.
Non c’è vita nel silenzio, ne tranquillità.
Irrequieto, il silenzio rende irrequieto.
Perché sei portato ad ascoltare ogni minimo rumore, fino a non capire che non c’è niente.
La solitudine porta a questo.
E lui l’aveva capito.
Perdendo il desiderio di parlare, solo con una domanda in testa, mentre il tramonto preannunciava che la luce sarebbe scomparsa, lasciandolo ancora al buio.

“Perché?...”

Cosa aveva fatto?
Qual’era la sua colpa?
Perché non ricordava nulla?
Che cosa aveva fatto di tanto grave?
Non lo sapeva.
Sapeva solo che era solo…
E che lentamente stava morendo dentro di se, mentre il suo corpo non sarebbe mai invecchiato…
E sarebbe diventato un corpo vuoto…
Fino a quando il sole gli apparve…
E lo tirò…
Una luce che spense quel buio, quel silenzio…
Portandolo via…
Ed era stato come fare un bagno di luce.
Una luce calda e soffusa, che lo faceva sorridere.
La luce di un sole…
E adesso…voleva trasmettere quella luce…
Si guardò intorno, con aria ansiosa.
Non la trovava, era preoccupato.
Doveva trovarla, doveva trovarla, voleva dargli quella luce che lui sentiva dentro di se…
Una luce che spenga il buio di lei…
Fargli sentire che non sarebbe vissuta nella solitudine.
Che quel silenzio sarebbe morto.
I suoi passi accelerarono, quando avvertì un rumore.
Partì a correre, la sua ansia muoveva il suo cuore e le sue gambe.
Mentre una brezza accarezzava l’erba sulla quale lui passava.
Fino a rallentare…fino a fermarsi…
Mentre il suo respiro affannoso velocemente scompariva in quella brezza, che accarezzò i suoi vestiti.

-…sembra strano ma non ti trovo…
…non nel cuore…non nell’odio…
…e io qui mi sento…sola…
…cerco una luce che…spenga il buio…
…spenga il buio…-

Era appoggiata a quel tronco, l’albero sembrava avvolgerla in una tranquillità che lei congelava.
Con quello sguardo perso nel verde e nell’azzurro sopra di lei, lo stesso azzurro che adornava i suoi occhi.
Mentre la brezza accarezzava i suoi capelli.
Era seduta e stava cantando, a bassa voce, quasi a voler entrare, essere inglobata in quell’atmosfera, e scomparire…
La sua voce era chiara e bassa, mentre il suo corpo sembrava diventato di pietra, le gambe piegate e appoggiate sull’erba, le braccia abbandonate in grembo, strette insieme.
Gli occhi rivolti verso l’alto, i capelli che scivolavano in parte da una spalla, leggermente spettinati, le labbra si muovevano, ma a stento Goku riusciva a sentire le parole di quella canzone.
Ecco…ecco la tristezza, come uno scialle che l’avvolgeva…
La solitudine è come una mano sulla spalla…
E presto il silenzio l’avrebbe svuotata.
Come lui per pochi istanti provava quel senso di vuoto, mentre la sua bocca era come sigillata, mentre allungava una mano verso il sole, un sole che crudele lo lasciava nel buio della notte.
E al freddo dell’inverno, il vento dell’autunno…
Goku scosse la testa, alzando lo sguardo prima verso Rika, e poi verso quello squarcio, dove i raggi di luce penetravano in macchie sull’erba, illuminando a tratti, mentre Rika era nascosta nel buio, e mormorava quella canzone…
Gli occhi dorati di Goku per un attimo persero lucentezza, mentre Rika abbassava la testa, una lacrima le era scivolata dalla guancia.
La ragazza si guardò intorno, mentre i ricordi cambiavano le scene, ora non c’era più la foresta, ma solo la figura nera di Selene, che l’afferrava…

“Se fallirai…ti ucciderò…
Perciò scappa…scappa ancora sorellina…tanto io ti acchiappo…
E adesso…piangi pure…
Ti voglio bene…”


Sola, nessuno l’avrebbe aiutata.
-Mamma…papà…-
nemmeno loro esistevano più.
Ma solo quella sensazione vischiosa tra i capelli, e le lacrime, e le grida.
Fa freddo…tremava…
Goku aveva ascoltato quel richiamo.
E per la prima volta, si chiese cosa stesse provando Rika.
Lui che di genitori non ne aveva mai avuti.
Lui che si era svegliato solo, rinchiuso, svuotato di ricordi.
Solo la sensazione che…avesse fatto qualcosa…di terribile…
E la paura di doverlo ricordare…
Goku chiuse gli occhi, stringendo il pugno…
“Se fossi vissuto nel punto più profondo della terra, forse non avrei desiderato il sole…
Invece…l’ho desideravo, perché lo vedevo…
Lo vedevo ogni giorno illuminarmi…scaldarmi…per poi scomparire troppo in fretta…
E avrei voluto averlo con me, per illuminare questa mia solitudine, questo mio silenzio…
E un giorno…lui venne da me…il sole…il mio sole…
Adesso…questa grande luce che mi avvolge…
…vorrei donarla…a qualcuno…che come me ha provato…il buio…e lo ha toccato…”
Deciso, Goku osservò Rika non alzare un dito ad asciugare la lacrima, ma fissarlo, notare la sua presenza.
Goku le si avvicinò, chinandosi davanti a lei, e sorridendogli.
-Rika, ti andrebbe di combattere contro di me?-
combattere….lottare…
E vivere…

“…Piangi!Arrabbiati!Ridi!...
…Vivi!Vivi!Vivi!...”

“…vivi…”

Rika alzò gli occhi verso quelli di Goku.
E fu avvolta da un’aura dorata…
Oro…c’era tanto oro attorno a lei…
I suoi occhi erano dorati…ed erano luminosi…
Luce…luce…luce!
La ragazza mosse una mano, allungando verso gli occhi di Goku, che la guardò stupita, per poi vedere la mano allontanarsi, senza neanche aver sfiorato il ragazzo.
Gli occhi azzurri di Rika si spalancarono, mentre la ragazza, sbatteva le palpebre un paio di volte.
Svuotata…di ogni buio…ora era illuminata da un’aura dorata…
E vedeva il verde…e la luce che filtrava tra i rami e le foglie…
E sentiva il peso scomparire…le energie fluire e correre alle mani, alle gambe…
…sorridere…
Sorrise, mentre il ragazzo si allontanava, lasciandola alzarsi da terra…
-Si…-
Rika si pulì i pinocchietti e si sistemò i capelli, prima di sorridere allegra e di annuire…
-Si che mi va!-
Goku allora fece apparire il nyoibo, mentre Rika sfoderava i Sai.
E partivano a lottare, sotto una luce dorata del sole.
Meiko alzò la testa con Hakkay, quest’ultimo sorrise.
-Beh, sembra che ce l’ha fatta!-
-E chi se lo aspettava da quella scimmia?-
Meiko si mise le mani sui fianchi, ridacchiando, mentre Gojio si accendeva una sigaretta con l’accendino del bonzo, anche lui più tranquillo.

Fine 5° capitolo
(Un sincero ringraziamento a Tina_Albhed che mi ha commentato questa ficcy. ^_^ Alla prossima)

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