Adventure of a New Generation

di LauraStark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


CAPITOLO UNO



Il sole sorse su un nuovo giorno, ma non era una mattina come le altre. Era il 1° Settembre e il treno diretto a Hogwarts aspettava le ore 11 per riportare centinaia di studenti alla famosa scuola di Magia e Stregoneria.
James Sirius Potter scese gli ultimi tre scalini con un salto e si fiondò in cucina, seguendo il profumo della colazione. Era il primogenito del famoso Harry Potter e di sua moglie Ginny Weasley. Aveva ereditato molto dal nonno, dal padre e dal padrino di quest'ultimo, Sirius Black: capelli neri e arruffati, l'amore per il Quidditch, lo sport dei maghi, ma, soprattutto, un'accanita passione per i guai. Le uniche cose ereditate dalla madre erano gli occhi, di un dolce color cioccolato, e una spruzzata di lentiggini sul naso, che davano un'aria innocente e da bravo ragazzo che, in realtà, non gli apparteneva affatto.
Quel giorno avrebbe avuto inizio il suo sesto anno a Hogwarts, e non vedeva l'ora di tornare in quel posto che gli aveva regalato così tanto in quegli anni. Si sedette a tavola, regalando un sorriso a sua madre, che rispose amorevolmente.
"Allora James, pronto per il penultimo anno a Hogwarts?" chiese Ginny ammiccando verso di lui.
"Assolutamente sì!" rispose lui entusiasta "Ma non ricordarmi che è il penultimo, la cosa mi mette solo un'enorme tristezza.. potrei farmi bocciare agli esami per restare ancora lì!" disse con gli occhi che brillavano. La madre si girò a guardarlo con un'espressione omicida.
"Se osi fare una cosa del genere, per quanto bene possa volerti e per quanta fatica abbia fatto a farti venire al mondo.. ti distruggo" disse le ultime due parole con una note dolce e zuccherosa che non aveva niente a che fare con le sue intenzione. James sbuffò e mormorò un "stavo solo scherzando", gettandosi poi sul pane tostato ricoperto di marmellata di albicocche. Dopo pochi minuti lo raggiunsero anche suo fratello Albus e sua sorella Lily. Il primo aveva un anno in meno di lui ed era la fotocopia del padre, con i capelli scuri, gli occhi di un verde brillante e il fisico asciutto. La sorellina invece aveva preso tutta dalla madre: stessi capelli rosso fuoco, occhi scuri come quelli di James, labbra generose e numerose lentiggini a ricoprirle il bel viso.
"Buongiorno Jam, ciao mamy" disse la ragazzina con un sorriso raggiante.
"'Giorno" mugugnò Albus, ancora mezzo addormentato. Quando furono ormai tutti seduti intorno alla tavola, li raggiunse il capofamiglia, Harry Potter. Salutò uno ad uno i figli, poi si avvicino alla moglie e le sfiorò la fonte con le labbra.
"Allora ragazzi, avete preparato tutto? Pronti a partire?" chiese, mentre con la forchetta prese un paio di salsicce. Chiacchierarono così del più e del meno per tutto il tempo della colazione; quand'ebbero finito, cominciarono a caricare i bagagli in macchina. Appena fuori nel cortile, Harry vide i suoi migliori amici, Ron Weasley e Hermione Granger, fare lo stesso con i loro due figli, Rose e Hugo. La ragazza si avvicino per salutare zii e cugini, come se non li vedessi da una vita, quando invece aveva passato con loro tutta l'estate. Abbracciò con affetto Albus, con cui era molto legata, per poi tornare a caricare i suoi bagagli. In breve le due famiglie salirono sulle rispettive macchine e si avviarono verso King's Cross. Arrivarono a destinazione alle 10:45, avendo così tutto il tempo per andare al binario 9 3/4 e i ragazzi avrebbero potuti scegliere gli scompartimenti migliori.
"Hugo, quali sono le materie che hai scelto per quest'anno?" chiese Lily al cugino. Il ragazzino si voltò a guardarla, con ciuffi di capelli rossi che gli ricadevano sugli occhi azzurri.
"Seguirò il corso di Babbanologia e Aritmanzia, me li ha consigliati mamma, ma non è che facesse molta differenza cosa scegliessi.. per la voglia che ho di studiare!" sorrise in direzione della cugina, controllando che la madre non l'avesse sentito.
"Anche io seguirò Aritmanzia! Però Babbanologia la lascio a te" disse con una risatine allegra "In compenso dovrò seguire le lezioni di Divinazione. Mio padre me l'ha caldamente sconsigliato, ma mi attira un sacco come materia!"
"Sì, magari ci ritroviamo una veggente in famiglia, non vedo l'ora!" un voce sarcastica dietro di loro li fece girare: Lily fulminò con uno sguardo il fratello maggiore.
"Sta zitto Jamie, tanto tu nemmeno sai cosa voglia dire la parola "studiare", quindi non pretendere di capire un' interesse verso una materia" disse Lily col naso all'insù e guardando con un misto di sufficienza e divertimento James. Il ragazzo rise e le scompigliò i capelli con affetto. Tutti i ragazzi salutarono i genitori, avviandosi eccitati verso il treno, che cominciava ad emettere vapore. In pochi minuti si sentì il fischio e il treno partì.
"James, per favore, almeno quest'anno evita di finire in punizione un giorno sì e l'altro pure, grazie!" urlò Ginny al primogenito; dietro di lei, Harry scuoteva la testa e rideva di gusto.
James si girò verso i fratelli e i cugini, passandosi distrattamente una mano tra i folti capelli neri.
"Bene ragazzi, io vado a cercare Fred e Chris, ci vediamo in giro" e così dicendo se ne andò. Fred era loro cugino, figlio di zio George e zia Angelina, mentre Chris era figlio di un amico di scuola dei loro genitori, Seamus Finnigan. Albus, Rose, Hugo e Lily si avviarono verso il loro scompartimento, chiacchierando del più e del meno. Una volta dentro, notarono che si erano aggregate a loro altre due persone: Lucy Weasley, figlia di zio Percy, e Roxanne, la sorella minore di Fred.
"Ciao ragazzi! Spero non vi dispiaccia se ci siamo aggregate a voi" disse Lucy con un sorriso smagliante. Nonostante il padre che si ritrovava, la giovane era molto simpatica e assai poco interessata alle regole, motivo per il quale andava molto d'accordo con i suoi cugini, a differenza della sorella maggiore, Molly, il cui idolo era nientemeno che.. suo padre.
"Nient'affatto Lucy, anzi" le rispose Albus, che prese posto di fianco alla cugina "Allora, pronta a studiare per i G.U.F.O.?" chiese con un mezzo sorriso. Lily, Hugo e Roxanne calarono in una conversazione sulle nuove materie che li aspettavano, mentre Rose si sedette vicino ad Albus per prendere parte alla conversazione.
"Non direi proprio, soprattutto se penso a quanto mi romperà le scatole mio padre se non prenderò 'E' in tutte le materie" disse con un broncio che fece ridere il ragazzo.
"Dai non preoccuparti, vedrai che andranno bene.. e poi c'è pur sempre tua madre, che un minimo riesce a tenere a bada il caro zio Percy"
"Certo, se non fosse che mia sorella ha preso il massimo dei voti nei G.U.F.O. e che quest’anno ha i M.A.G.O., nei quali ovviamente andrà BENISSIMO, e mio padre non perderà l'occasione per mettermi a confronto con lei. Ma sapete che vi dico? Chi se ne frega!" esclamò con tono soddisfatto.
"Esatto, devi fregartene" le disse Rose con un sorriso "Anche mia madre ci tiene che Hugo ed io andiamo bene, ma non si arrabbia se prendiamo dei brutti voti, ci incoraggia solo a fare meglio la volta dopo."
"Sì beh certo che se anche volesse essere più severa, ci penserebbe lo zio Ron a sdrammatizzare, come solito, quindi forse ci ha rinunciato" disse Lucy. Così, tra una risata e l'altra, parlando delle vacanze ormai finite, trascorse il loro viaggio.

James, dopo tanto vagare, trovò il vagone in cui si erano rintanati i suoi due migliori amici, Fred e Christopher. Stavano osservando un giornalino dove vi erano elencati gli articoli della stagione autunno-inverno del Tiri Vispi Weasley, il negozio del padre di Fred. James aprì la porta scorrevole e i due ragazzi si girarono a guardarlo.
"Ma guarda chi si è degnato di raggiungerci!" disse Chris, rivolgendo un sorriso birichino all'amico. Fred gli fece cenno di sedersi di fianco a lui, così che potesse mostrargli cosa c'era di interessante nel giornalino. Appartenevano tutti e tre alla Casa di Grifondoro, ma mentre James e Chris iniziavano il sesto anno, Fred si accingeva a frequentare l'ultimo. Il trio era particolarmente conosciuto all’interno della scuola, un po’ per via di tutte le regole che avevano infranto e delle punizioni che si erano beccati, un po’ perché erano tutti e tre ragazzi molto attraenti. James aveva l’aria da bravo ragazzo, ma quando il suo sguardo e il suo sorriso esprimevano ribellione e voglia di divertirsi; Fred assomigliava molto al padre, da cui aveva ereditato i capelli rossi e gli occhi azzurri, ma la sua pelle era più scura del normale, per via di sua madre, e tutto ciò creava un piacevole contrasto agli sguardi del gentil sesso. Christopher, meglio conosciuto come Chris, dal padre aveva preso ben poco, e fu forse questo a conferirgli tanto successo con le ragazze: aveva una folta chioma di capelli biondi e mossi, occhi dalla forma allungata e di un blu profondo, il tutto accompagnato da un fisico scolpito e un sorriso che avrebbe fatto girare la testa a qualsiasi ragazza. Ma, come i suoi amici ben sapevano, non era affatto un dongiovanni come tutti credevano, soprattutto perché aveva in testa una sola ragazza, e non una qualsiasi: Rose Weasley, cugina di James. Quest’ultimo era da una parte contento che ci fosse una possibilità che il suo amico si mettesse con sua cugina, dall’altra era estremamente geloso della ragazza in quanto, essendo cresciuti insieme, era un po’ come se fosse sua sorella.
“Dì un po’ Chris” disse il giovane Potter “Hai intenzione di provarci seriamente con Rosie quest’anno o pensi di aspettare che lo faccia qualcun altro per te?”
Il ragazzo si passo una mano sul collo, leggermente imbarazzato da quella domanda, e fissò di sottecchi l’amico. Prese un gran respiro e gli rispose.
“Beh in effetti volevo chiederle se, alla prima gita ad Hogsmeade, avesse voglia di andarci insieme.. ma lo sai che se dovesse rifiutare, poi mi rinchiuderei in camera depresso.”
“Senti amico, non conosco una sola ragazza in tutta la scuola che non darebbe l’anima in pasto a Voldemort pur di uscire con te” disse Fred alzando gli occhi al cielo “Quindi smettila di farti così tanti problemi e chiedile di uscire. Per quanto ne sai, potrebbe essere innamorata persa di te.” Concluse il giovane, ributtando lo sguardo sul giornalino poggiando sulle gambe.
“Fred ha ragione, se non si provi non lo saprai mai. E se mai dovesse andare male, ti tireremo su il morale facendoti ubriacare con del Whiskey Incendiario, che ne dici?” aggiunse James dando una pacca sulla spalla al biondino. Il resto del viaggio proseguì tranquillo, tra spuntini comprati dal carrello che passava puntualmente a mezzogiorno, e preparativi per le nuove avventure che li aspettavano quell’anno scolastico.
Qualche ora dopo, il treno si fermò e tutti gli studenti presero a scendere e a dirigersi verso le carrozze guidate dai Thestral, che li avrebbe portati davanti a Hogwarts. Quando si ritrovarono davanti all’enorme edificio, James Sirius Potter sospirò di felicità e, nonostante amasse alla follia la sua famiglia, pensò che finalmente si sentiva nuovamente a casa.

NOTE: E' solo il capitolo introduttivo e so che non è molto per ora.. ma spero che chi lo leggerà, se lo leggerà qualcuno (xD), lo apprezzi. A presto!

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Eccomi tornata :) grazie per le recensioni e anche a chi si è semplicemente segnato la storia ♥
Elys: Ti ringrazio molto! Per ora diciamo che è abbastanza banale, ma spero che col tempo diventi più interessante ;)
Mayetta: Non so se pensi che sia successo qualcosa di interessante, ma spero tu gradisca lo stesso XD
DiraReal: Già il fatto che ti prendi il disturbo di commentare mi rende felice, considerando quanto apprezzo il tuo modo di scrivere e le tue FF ;) Sì forse nel primo capitolo sono stata un po' precipitosa e forse avrei potuto scriverlo meglio :P ma sono contenta almeno di non aver annoiato! Spero che questo sia leggermente migliore xD
E ora, buona lettura!

CAPITOLO DUE


Lo Smistamento fu scarsamente seguito da James e i suoi amici, che preferirono di gran lunga trascorrere il tempo ad escogitare nuovi modi per mandare fuori di testa il vecchio custode, Gazza, che in quel momento stava seduto di fianco alla nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, una certa Tracy Hewett. Quest’ultima aveva un’aria molto poco amichevole, con quelle sopracciglia alte, gli occhi ridotti a fessure e i lineamenti tremendamente spigolosi. Sicuramente non sarebbe andata molto d’accordo con la tempra vivace del giovane trio. James ascoltò distrattamente i discorsi di Fred e Chris, lasciando vagare lo sguardo attorno alla Sala Grande, osservando i volti più o meno noti degli altri studenti: al tavolo dei Corvonero intravide i gemelli Lorcan e Lysander Scamander, figli di Luna Lovegood, grandissima amica di famiglia, e anche gli argentei capelli di Dominique, sua cugina, il cui fratello gemello, Louis, apparteneva invece a Grifondoro; al tavolo dei Serpeverde, invece, circondato dagli sguardi adoranti dei suoi compagni, sedeva Scorpius Malfoy. Per quanto la gente pensasse che loro due si odiassero a causa del passato dei rispettivi padri, James non provava nulla verso il giovane Malfoy, se non una pacata indifferenza. Non avevano mai parlato molto tra loro, considerando che Scorpius aveva un anno meno di lui, ma quelle poche volte che gli era capitato di parlarci, durante gli allenamenti o le partite di Quidditch, aveva pensato che fosse un normalissimo ragazzo con la sfortuna di avere un padre poco simpatico. Anche lui riscuoteva un discreto successo con il pubblico femminile: capelli di un biondo quasi bianco e occhi grigi come il padre, ma i lineamenti erano in qualche modo più dolci e lo sguardo non esprimeva altezzosità o disgusto come invece succedeva nel padre e, per quanto gli era stato detto, anche nel nonno. Era alto e slanciato ed era il Cercatore della squadra di Quidditch di Serpeverde, mentre James era Cacciatore, e Capitano, della squadra di Grifondoro. Distolse lo sguardo dal tavolo Serpeverde e osservò con tenerezza la sorellina dare il benvenuto alle matricole. Era una ragazzina sempre pronta al sorriso e ad aiutare gli altri, ed anche piuttosto intelligente; suo fratello Al era coinvolto in un’animata conversazione con le cugine Rose e Lucy, che sembravano divertirsi a coalizzarsi contro il ragazzo per farlo andare fuori dai gangheri. Non che fosse un’impresa facile, considerata l’indole pacata di Albus. Sorrise tra sé e torno a far vagare il proprio sguardo, finché non si rese conto di essere osservato. I suoi occhi saettarono verso il tavolo dei Corvonero e trovò un paio di occhi scuri, o almeno sembravano così, da lontano, intenti ad osservarlo intensamente. La ragazza distolse lo sguardo quasi subito, tornando a chiacchierare con una compagna. Aveva i capelli colore del miele, ma vi erano dei riflessi leggermente più chiari dove la luce li colpiva; le scendevano morbidi sulle spalle, lunghi fino alla vita, avvolti in voluminosi boccoli, e incorniciavano un bel viso, dagli zigomi alti, il naso piccolo e leggermente all’insù e labbra sottili ma ben disegnate. James si chiese chi fosse, dato che non gli sembrava di averla mai vista nei cinque anni passati ad Hogwarts. Si ripromise di domandare a sua cugina Dominique, alla prima occasione, se sapesse chi fosse quella ragazza.

Una volta accompagnati i nuovi studenti nella Sala Comune, nella torre Grifondoro, e aver mostrato loro i dormitori, Rose andò a sedersi su una poltrona vicino al camino. Non aveva mai pensato di diventare Prefetto, anche se la cosa, doveva ammetterlo, la rendeva felice e orgogliosa. Era contenta di sapere che i professori e la preside stessa, la professoressa McGranitt, la ritenessero all’altezza del compito. Si chinò verso la propria borsa con un sorriso stampato sul viso, ne estrasse Storia di Hogwarts e si abbandonò alla lettura. Il volume era appartenuto alla madre e Rose l’aveva letto quasi una decina di volte. Non lo faceva per desiderio di essere la migliore, semplicemente era tremendamente affascinata da tutto quello che riguardava la scuola in cui studiava, e quel libro l’aveva aiutata tantissimo negli scorsi anni. Inoltre, trovava che fosse una lettura tremendamente piacevole. Prese a giocare con una ciocca dei proprio capelli, di un morbido castano come quelli della madre, ma molto meno ruffi e crespi, e lasciò scorrere gli scintillanti occhi azzurri sulle parole del libro. Era talmente concentrata che quasi non si rese conto che qualcuno si era seduto nella poltrona affianco alla sua. Voltò lo sguardo e incontrò un paio di occhi blu.
“Ciao Chris” disse con un mezzo sorriso, e arrossendo leggermente “Cosa posso fare per te?”
Il ragazzo le sorrise di rimando e si mise più comodo sulla poltrona.
“Cosa ti fa pensare che sia venuto qui per chiederti qualcosa?” disse osservandola di sottecchi.
“Chris, sei il migliore amico dei miei cugini, e raramente loro vengono da me per chiedermi come sto o per parlare del tempo.” rispose la ragazza con un sorriso affettuoso, pensando ai cugini.
“Beh, fortuna vuole che io non sia tuo cugino, infatti sono qui proprio per chiederti come hai trascorso le vacanze estive.”
Rose chiuse il libro e se lo appoggiò sulle gambe, rivolgendo uno sguardo incuriosito al ragazzo. Osservò i riccioli biondi e pensò che avesse davvero dei bei capelli. Allontanò immediatamente quel pensiero, sperando di non essere diventata color peperone.
“Sono andate abbastanza bene, tranquille direi” ci pensò su e ritrattò “Beh, ovviamente per quanto possano essere tranquille delle vacanze avendo come cugini James e Fred che passano gran parte del loro tempo a infastidire l’esistenza altrui.” concluse con un lieve sorriso. Il biondo rise, immaginando quanto i suoi amici avessero fatto dannare la ragazza e il resto della famiglia.
“Tu invece hai passato delle buone vacanze?” chiese cortesemente la ragazza. Chris pensò che era sempre così formale con le persone. La vedeva spesso ridere e scherzare con i cugini o con gli amici più stretti, ma quando rivolgeva la parola a qualcuno che non faceva parte di quella cerchia, era sempre molto distaccata, scostante.. sempre cortese certo, ma non si lasciava andare se non conosceva le persone davvero bene. “Sono andate bene anche le mie, nonostante a volte mi annoiassi un po’ senza i miei cari compagni d’avventure.”
“Immagino, considerato che vivete in simbiosi per 9 mesi!” disse lei alzandosi in piedi “Ora scusa ma credo proprio che andrò a rintanarmi nella mia stanza. Domani cominciano le lezioni e voglio essere riposata. Buonanotte Chris” gli disse con un sorriso. Il ragazzo le rispose con un cenno del capo e la osservò allontanarsi verso le scale che portavano al dormitorio delle ragazze.
Rose sentì lo sguardo del giovane puntato contro la sua schiena finché la porta del dormitorio non si richiuse alle sue spalle. Si lasciò cadere sul morbido materasso del suo letto a baldacchino, appoggiando distrattamente il libro sul comodino. Sapeva che Chris era vagamente interessato a lei. L’aveva saputo da James un giorno di quell’estate appena trascorsa, una delle tante volte in cui il cugino parlava prima di collegare il cervello alla bocca. Quando si rese conto di ciò che aveva detto, aveva pregato la cugina di non dire nulla e continuare come se nulla fosse. Chris era il tipico ragazzo che piaceva a tutte, senza eccezioni. Magari c’era quella che lo trovava solo bello ma non gli interessava relazionarsi con lui, ma comunque era apprezzato da tutto il genere femminile. Rose, ovviamente, non faceva eccezione. Affatto. Ma aveva un piccolo problema: era timida all’inverosimile. Certo, se era circondata da persone che conosceva bene o se si trattava di rispondere ad una domanda in classe, era la persona più spigliata del mondo. Ma quando si trattava di relazionarsi con i ragazzi, rischiava che il suo viso venisse scambiato per pomodoro molto maturo.
‘Questa spiega perché ho un stuolo infinito di cuori spezzati alle mie spalle’ pensò ironicamente la giovane. Non era affatto una brutta ragazza, anzi, era molto apprezzata dai ragazzi, anche se molto meno di quanto lo fosse la cugina Lilian, nonostante avesse solo 13 anni, ma Rose rifiutava di associare il proprio nome alla parola “attraente”. L’insicurezza era uno dei tanti tratti che gli aveva cordialmente passato suo padre. Quando erano bambini, lei, suo fratello e i cugini, si facevano spesso raccontare le numerose avventure vissute dai genitori e da zio Harry. Ne avevano combinate di cotte e di crude, senza dimenticare che avevano rischiato la vita almeno un migliaio di volte, soprattutto lo zio. Dai racconti era venuto fuori che Ron, oltre ad avere una terribile paura dei ragni, ereditata da Hugo, si sentiva sempre inferiore agli altri, essendo il più piccolo di sei figli maschi, tutti molto bravi a scuola o, comunque, popolari e apprezzati dai compagni. Inoltre il suo migliore amico era niente meno che Harry Potter, il Salvatore, colui che aveva sconfitto Voldemort tanti anni prima, mettendo finalmente fine al regno di terrore che era andato a crearsi. Rose adorava suo padre, la faceva sempre ridere e difficilmente si arrabbiava con lei o Hugo quando combinavano pasticci. Però avrebbe preferito di gran lunga possedere una dose in più di “Ho Fiducia Nelle Mie Capacità”. Avrebbe decisamente dovuto chiedere a suo cugino James dove la trovasse, perché lui, differentemente da lei, ne aveva anche troppa.

Il giorno dopo, a colazione, vi erano molte facce ancora mezze addormentate e chi per parlare usava degli eleganti grugniti. Come, ad esempio, James Potter. Aveva i capelli un po’ troppo lunghi e tremendamente arruffati, e di certo passarci le dita in mezzo ogni dieci secondi non aiutava a dargli un aria più composta. Era seduto tra Fred, anche lui ancora piuttosto addormentato, e Chris, intento a mangiare - no anzi, ad ingurgitare - enormi fette di pane tostato con la marmellata. Di fronte aveva suo fratello Al e sua sorella Lily: il primo sembrava tremendamente interessato al ciuffo che gli ricadeva sugli occhi, assumendo a tratti un’aria un po’ tonta e strabica; la seconda invece teneva con una mano una tazza, da cui sorseggiava distrattamente il the, mentre nell’altra teneva ben salda una copia de Il Cavillo. L’amica di famiglia Luna era la direttrice di quello strano giornaletto di cui Lily andava pazza e di cui ne riceveva la copia mensile gratuitamente, forse grazie anche alla sua bravura nell’adulare la gente. Luna era una donna estremamente intelligente, non per niente era appartenuta alla casa di Corvonero, ma quando la ragazzina, un giorno, cominciò a complimentarsi per le sue scoperte e il suo lavoro, la donna entrò in brodo di giuggiole e, lasciandosi andare ad un sorriso sognante, le promise che le avrebbe spedito una copia del giornale ogni mese. James non ci provava più a capire come funzionasse il cervello di sua sorella: le voleva un bene pazzesco ma ogni tanto sospettava che non avesse tutte le rotelle al posto giusto. Come Luna stessa, d’altronde.
“Buongiorno ragazzi.” una voce che ben conosceva riscosse il ragazzo dai suoi vaneggiamenti interiori. Rose si sedette al fianco di Albus, che la salutò con un enorme sorriso. James guardò verso l’entrata della Sala Grande e, neanche a farlo apposta, in quel momento entrò la ragazza bionda Corvonero. La osservò dirigersi elegantemente verso il suo tavolo, senza rivolgere il minimo sguardo al giovane. Non che si aspettasse che lo guardasse adorante o che inciampasse nei proprio piedi, catturata dal suo sguardo magnetico.. okay, forse un minimo se lo aspettava, considerando che di solito erano proprio quelli gli effetti che aveva sul gentil sesso. E sapeva di essere estremamente egocentrico e narcisista, ma erano tratti di lui che mandavano le ragazze in estasi. La ragazza si sedette, cominciando a mangiare e chiacchiera con delle altre ragazza. James decise di non aspettare di parlare con Dominique, e fece un fischio a Lily, per attirare la sua attenzione.
“Guarda che non sono un cane” osservò la ragazzina “Mamma e papà mi hanno dato ben DUE nomi, vedi di usarne almeno uno, grazie.”
“Per le mutande di Merlino, quanto sei permalosa! Comunque volevo chiederti se conosci una ragazza.”
Lily osservò il fratello, mantenendo un’espressione impassibile. Lui continuò.
“Ora, non voltarti subito di scatto e sii discreta.. la ragazza bionda, al tavolo dei Corvonero, che sta parlando con quella tipa brutta come uno degli Schiopodi di Hagrid.. la conosci?”
Rose gli lanciò un’occhiata infastidita.
“E’ proprio necessario che tu sia così sgradevole e maleducato?” disse al cugino, osservandolo come se lui fosse uno Schiopodo Sparacoda.
“Beh, sono sgradevole con chi ritengo tale.” rispose alla ragazza con un amabile sorriso.
“Superficiale, ecco cosa sei.”
“Oh, sta’ zitta Rosie. Allora Lily, la conosci?” chiese rivolgendosi alla sorellina. Lily si girò con nonchalance verso l’altro tavolo, guardando prima il soffitto e facendo cadere poi casualmente lo sguardo sulla ragazza. La osservò per dieci secondi, rigirandosi poi verso il fratello con un sorriso che suo padre avrebbe definito, ne era certo, un “sorriso malandrino”.
“Sì, la conosco, più o meno. Da come me ne ha parlato Dom, direi che è quasi la tua copia al femminile, solo un po’ più intelligente. O forse no.” Sorrise innocentemente “Comunque si chiama Sofia Deleo.”
“Deleo? Non mi pare molto inglese come cognome.” Osservò il giovane Potter.
“Ma che acume impressionante James.” Il ragazzo rivolse alla sorella una smorfia “Credo che suo padre sia italiano, venuto a vivere in Inghilterra quando era giovane o una cosa del genere. Non è che fossi realmente interessata a sapere chi fosse lei, comunque.” concluse con una smorfia molto simile a quella del fratello. James glissò sull’espressione della sorella e rivolse di nuovo lo sguardo verso la ragazza, che in quel momento stava ridendo di gusto ad una presumibile battuta di un giovane dalla chioma scura.
‘O forse ride per l’esplosione cutanea che ha in fronte. Probabilmente tutti quei brufoli potrebbero persino rivelare di essere in realtà una mappa delle costellazioni.’
“Comunque lascia perdere” disse improvvisamente Lily “E’ così piena di sé che probabilmente le serve un letto matrimoniale per poter contenere sé e tutto il suo ego. Non andreste sicuramente d’accordo.”
“Come mai così acida sorellina? Non avevi detto di conoscerla appena?” ghignò James osservando il broncio di Lily.
“L’ho detto infatti. Le mie sono tutte supposizioni, ovviamente.” Disse fulminandolo con lo sguardo. Poi tornò a concentrarsi sulla sua colazione, spalmando marmellata sulla fetta di pane tostato, immaginando che fosse in realtà il bel viso della Deleo.

Nel pomeriggio, a lezioni finalmente concluse, Al e Rose andarono a sedersi sotto una quercia, cercando di godersi gli ultimi giorni di sole prima che arrivasse il freddo. Il ragazzo si accomodo a ridosso dell’imponente tronco, osservando il Lago Nero stagliarsi di fronte a loro. La ragazza gli si sedette affianco, tenendo però la schiena ritta e osservando qualcosa - o qualcuno - in direzione della scuola. Albus le diede un’affettuosa pacca sulla spalla, facendola voltare verso di sé.
“Mi sembri pensierosa” osservò il giovane, guardandola negli occhi “Qualcosa che ti preoccupa?”
“No no, assolutamente!” rispose Rose, forse un po’ troppo in fretta per essere credibile. Difatti Albus inarcò un sopracciglio, per niente convinto della risposta della sua migliore amica. Quest’ultima sbuffò, distogliendo lo sguardo da quegli occhi verdissimi.
“Va bene, diciamo che potrei..” si bloccò, mordendosi il labbro inferiore. Lo faceva sempre, quand’era nervosa “Oh Al, mi sembra una cosa così.. frivola!”
Albus la osservò qualche istante, cercando di trattenere una risata. Sua cugina non era contenta se non usava un gergo più ricercato.
“’Sciocca’ sarebbe andato bene comunque” le sorrise affettuoso, quando lei si girò a guardarlo esasperata. “Scherzi a parte, dubito che qualcosa che ti riguardi possa essere definito frivolo. Quindi, sputa il rospo.”
Lei lo guardò qualche istante, continuando a tormentarsi il labbro.
“E’ che.. credo.. non ne sono certa eh.. ma penso di..” era arrossita tutta d’un colpo “Penso di essermi presa una cotta.. per un ragazzo, intendo.”
Al non rispose subito, pensando fosse abbastanza ovvio che si trattasse di un ragazzo. Di certo non si stava riferendo ad una delle orribili creature che propinava loro Hagrid.
“..E cos’è che ti impensierisce e ti fa credere di essere frivola?”
Rose lo guardò come se la stesse prendendo in giro.
Questa è la cosa a cui mi riferivo. E se osi metterti a ridere giuro su Merlino che ti strozzo.”
Aggiunse in fretta, notando l’espressione divertita dell’amico.
“No no, prometto di non ridere” si affrettò a dire il giovane, tossicchiando e cercando di trattenersi dal farlo “Solo che, sinceramente Rosie.. non ci vedo assolutamente nulla di male. Hai 15 anni, credo sia piuttosto normale che cominci ad interessarti ai ragazzi.” osservò cauto il ragazzo.
“Tu hai la ragazza? O meglio, sei interessato a qualcuno?” chiese lei, sperando ovviamente di ricevere una risposta affermativa.
“Beh no, non in questo momento. Ma l’anno scorso mi sono preso una cotta pazzesca per Juliet Vandom, di Tassorosso.”
“E ti sei dichiarato?” chiese lei, guardandolo di sottecchi. Lui le rivolse uno sguardo a metà tra lo stupito e il divertito.
“Rose, io sono timido quanto te” ci pensò su un attimo “Okay, forse non proprio come te in effetti. Tu sei tipo la reincarnazione della timidezza. Ma non ne avrei mai avuto il coraggio. E anche se ci fossi riuscito, tu saresti stata la prima - se non l’unica - ad averlo saputo. Comunque poi lei si è messa assieme a Cory Harter.. ci rimasi un po’ male, ma in fondo fu colpa mia per essermene stato in disparte a guardarla come se fosse irraggiungibile.” Sorrise empatico verso la cugina. Rimasero in silenzio qualche minuto, mentre il sole tramontava, cedendo lentamente il posto alla sera.
“Comunque, se vuoi, possiamo pianificare una strategia per far si che questo misterioso ragazzo crolli ai tuoi piedi!” disse scherzoso il ragazzo, passandosi una mano tra gli indomabili capelli corvini. La ragazza tornò ad arrossire, anche se molto meno di quanto avesse fatto prima. Pensò che, più che una strategia di conquista, avesse bisogno di una strategia per sistemare i suoi enormi problemi relazionali con il genere maschile.



Angolo "Scrittrice": So che non succede nulla di particolare, ma diciamo che l'inizio è abbastanza tranquillo. Poi vedrò di movimentare un po' la situazione :)

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Salve a tutti! Grazie a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti/da ricordare ecc.. e grazie anche a chi legge senza commentare (se esistete, ovviamente xD)
mayetta: Ti ringrazio e sono contenta che ti piaccia come scrivo, davvero ** comunque Lily è una delle mie preferite, insieme a James. In questo capitolo comparirà anche lei, spero che ti piacerà! Per quanto riguarda le coppie, nulla è ancora definitivo, ma si vedrà nel corso della storia ;)
DiraReal: rinnovo anche a te i ringraziamenti, davvero, sono felice che apprezzi come scrivo ;) di Sofia si scopre qualcosa di più in questo capitolo, ma non dirò altro.. spero solo che ti piaccia :D
Vorrei fare qualche precisazione che precedentemente ho dimenticato: personaggi, ambientazioni ecc NON mi appartengono, ma sono tutto frutto della cara Zia Row. Io mi limito a scribacchiare qualcosina usufruendo di ciò che lei ha, fortunatamente, deciso di condividere con noi.
Altra cosa: penso si capisca abbastanza bene, ma nel caso non fossi stata chiara, provvederò a mettere una scaletta coi personaggi e le loro età! Mhhh non credo di dover dire altro quindi.. BUONA LETTURA! baci baci :3

CAPITOLO TRE



Era passata ormai una settimana dall’inizio delle lezioni e Scorpius si era già stancato di tutta quella gente che lo fissava, come ogni anno, indecisa se ammirarlo oppure odiarlo. Lui amava quella scuola, ci si trovava davvero bene e le lezioni gli piacevano. Ma le persone al suo interno gli facevano andare il sangue al cervello. Le ragazze si voltavano a guardarlo ogni volta che passava, ma nessuna era realmente interessata ad avere un rapporto con lui, mentre i ragazzi si limitavano a fare gli amiconi davanti, per poi riempirlo di insulti quando non era presente. Le cose andavano così dal primo anno e ormai avrebbe dovuto esserci abituato, ma è difficile rimanere completamente immune dal giudizio altrui, soprattutto se sei un Malfoy. Grazie alle ‘eroiche’ gesta del padre e del nonno, il nome della loro famiglia era spesso nominato con una traccia di disgusto e insofferenza. Certo, i due Malfoy avevano fatto ammenda, ma questo non toglieva il fatto che il popolo magico avesse memoria lunga e ci sarebbero voluto ben più di 24 anni per poter dimenticare che loro erano stati dalla parte sbagliata a lungo. Scorpius non odiava suo padre e suo nonno, erano pur sempre la sua famiglia, ma non li ringraziava nemmeno per avergli fatto dono di quella discutibile fama.
Osservò distrattamente la professoressa Hewett, intenta a ciarlare su quanto sia importante difendersi dalle Arti Oscure, anche se, pensò il giovane, la sua faccia esprimeva ben altro. Sembrava quasi un peso per lei parlare delle Arti Oscure come se fossero una cosa malvagia.. cosa che, in effetti, erano a tutti gli effetti. Il suo sguardo venne catturato da uno svolazzo di capelli castani in prima fila. Miss Weasley So Tutto Io stava raccogliendo i capelli in una coda fatta alla bell’e meglio, attenta però a non perdersi nemmeno una virgola di quel che la professoressa stava dicendo. Di fianco a lei c’era Albus Potter, uno dei figli del fantastico Harry Potter. Non che quest’ultimo avesse fatto qualcosa direttamente a Scorpius, ma il ragazzo era stato pesantemente influenzato dai discorsi di suo padre e per questo non provava una gran simpatia nei suoi confronti. Albus però gli piaceva. Avevano avuto occasione di parlare e lui l’aveva sempre trattato come un qualsiasi essere umano, senza fare caso al passato della sua famiglia e senza guardarlo come se fossi un disgustoso Vermicolo. Merlino, se suo padre avesse saputo che andava d’accordo con uno dei figli di Harry Potter, probabilmente gli sarebbe venuto un infarto fulminante. Salvo poi tornare alla vita solo per uccidere il suo unico figlio. Perso nei suoi pensieri, il giovane Malfoy si accorse appena che la lezione era finita e che tutti stavano abbandonando i propri posti per dirigersi chi in giardino, chi nella propria Sala Comune.
Raccolse frettolosamente le sue cose e alzando lo sguardo si accorse che nell’aula erano rimasti solo lui e la Weasley. La giovane gli passò accanto scoccandogli un veloce sguardo.
“Scorpius..” lo salutò lei, distogliendo gli occhi azzurri.
“Weasley..” rispose un po’ più rude del necessario. Non sapeva bene perché, forse era solo per l’eterno contrasto che c’era tra le loro famiglie, ma quella ragazza lo rendeva nervoso, nonostante in tutti quegli anni si fossero rivolti appena una decina di parole.
Rose lo incenerì con uno sguardo, volatilizzandosi oltre la porta e svanendo nel flusso della gente che usciva dalle lezioni. Sbuffò e si maledisse per essere sempre così insopportabile anche con chi non gli aveva fatto nulla.
Una volta fuori dalle mura, andò a sedersi su un muretto all’aria aperta, beandosi di quel po’ di sole che sarebbe rimasto ancora per poco. Nonostante la pelle pallida, Scorpius amava stare in mezzo alla natura e respirare aria fresca, che non sapesse di chiuso e muffa. Tutti dicevano che era la fotocopia del padre: stesso pallore, stessi capelli biondi, quasi bianchi, e stessi occhi grigi. Era però contento di dire che il suo viso non era così spigoloso come quello del padre, infatti i morbidi tratti della madre avevano addolcito i suoi, e gli occhi non erano freddi e distaccati, ma luminosi e attenti a quello che gli succedeva intorno. Poi non è che fossero proprio grigi. Vi era una lieve sfumatura azzurra nelle iridi, e le lunghe ciglia gli ammorbidivano lo sguardo. Scorpius era un ragazzo ambizioso ed astuto, motivi principali per cui era finito a Serpeverde, ma non era cattivo. Sapeva - e ne era contento - di essere diverso da Draco e Lucius Malfoy.

Lilian Luna Potter attraversò il giardino della scuola, seguita dall’inseparabile cugino e migliore amico Hugo, tirandosi dietro numerosi sguardi. Aveva solo 13 anni, ma sapeva di piacere ai ragazzi. Era bella e, inoltre, era la figlia del famoso Harry Potter. Forse erano i lunghi e setosi capelli fiammeggianti a catturare l’attenzione maschile, o forse i dolci occhi color cioccolato, così simili a quelli del fratello James. Tante piccole efelidi le adornavano il dritto naso alla Potter, come lo definiva suo padre, e le labbra generose e rosse come fragole mature si aprivano in sorrisi che mostravano un perfetta e candida dentatura. Sì, Lily era bella e gli sguardi maschili la rincorrevano ammaliati, ma tra quelli non c’erano gli occhi dell’unico ragazzo che le interessasse veramente.
Si sedette vicino al Lago Nero, Hugo accanto a lei.
“Voci di corridoio ti danno fidanzata con Joseph Baston.” Disse il giovane Weasley all’amica.
“Hugo, le cosiddette ‘voci di corridoio’ sono altresì conosciute come pettegolezzi. E il più delle volte, sono tremendamente infondati e scorretti. Come in questo caso, ovviamente.” Sorrise amabile la ragazza.
“Beh io mi limito ad ascoltare quel che viene detto. Poi chiedo conferma o smentita a te. Tanto i soggetti dei pettegolezzi non cambiano mai: o siete voi Potter oppure noi Weasley. E in qualche caso anche il simpaticissimo Malfoy.” Disse Hugo con una smorfia. Lily fece una risata cristallina, osservando il volto dell’amico.
“Quando fai quella faccia sei terribilmente uguale a zio Ron!”
“Non so se prenderlo come un complimento o come un’offesa..” borbottò l’altro.
“Lasciando perdere questi discorsi” continuò Lily “Hai notato quanto è sgradevole, antipatica e soporifera la nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure?”
“Per un breve momento ho pensato stessi parlando di mia sorella.” Ghignò il ragazzo.
“Hugo! Rose non è affatto sgradevole, e tantomeno antipatica.” Replicò la giovane, in difesa della cugina.
“Però è soporifera quando ci si mette, non puoi negarlo! Comunque non ho notato nulla di tutto ciò sinceramente. Ero troppo occupato a pensare alle selezioni del nuovo Portiere della squadra di Quidditch che si terranno la prossima settimana.” Ammise con una punta di preoccupazione.
“E di cosa ti preoccupi? Tanto James ti farà entrare in squadra senza nemmeno pensarci.”
“Lily, vorrei ricordarti che tuo fratello è il ragazzo più competitivo dell’intera scuola. E lui adora vincere. Quindi se non mi dimostrerò all’altezza, non entrerò mai in squadra, e nemmeno Merlino in persona riuscirebbe a fargli cambiare idea.”
“In effetti non hai tutti i torti” ammise la sorella del Capitano “Però mi piacerebbe averti in squadra, gli allenamenti e le partite sarebbe ancora più divertenti e sicuramente meno stressanti. Jamie è un bravo Capitano, ma a volte pretende davvero troppo.
“Per questo dico che.. ehi ciao ragazzi!” salutò qualcuno alle spalle della cugina. Quest’ultima si girò e vide venire verso di loro i gemelli Scamander, uguali fino all’ultimo capello biondo. O almeno così poteva sembrare a chi non li osservava con attenzione. Lysander aveva gli occhi argentei, colore ereditato dalla madre, ma di forma leggermente allungata, mentre Lorcan li aveva di un bel verde bottiglia, ma, come quelli di Luna, erano tondi e sporgenti. Mentre il primo era un ragazzo spigliato, amichevole e con una buona dose di cervello, l’altro era sì estremamente intelligente, ma le sue capacità relazionali erano un po’ più scarse, senza contare che credeva in tutte le strane cose che venivano discusse all’interno del Cavillo, motivo per cui gli altri lo guardavano come se non fosse del tutto sano di mente. Una cosa che aveva evidentemente ereditato dalla madre.
“Ciao Hugo, Lily” Lysander rivolse alla ragazza un cenno col capo.
“Oh, salve!” disse un Lorcan entusiasta e con tono di meraviglia, come se i due ragazzi gli fossero comparsi davanti all’improvviso. Si sedettero in compagnia dei due cugini, intavolando conversazioni diverse. Lorcan cominciò a tormentare Hugo elencando svariati nomi di esseri viventi (ma non era molto chiaro se, effettivamente, esistevano) a lui sconosciuti, dimenticando che quella interessata a quel genere di cose era la cugina del ragazzo; Lysander interrogò Lily sui futuri allenamenti di Quidditch: sia lui che la ragazza ricoprivano il ruolo di Cercatore all’interno della propria squadra.
“Allora quando comincerete ad allenarvi? Quest’anno non avete chance, vinceremo noi la Coppa” disse con un ghigno il giovane Scamander.
“Sai come si dice Lys, l’importante è esserne convinti” ribatté con un sorriso malizioso la ragazza.
“Comunque penso proprio che Jamie vorrà iniziare appena avremo selezionato il nuovo portiere. Hugo è deciso a provare ad entrare in squadra.”
“Davvero? Se venisse scelto lui, probabilmente diventerebbe una squadra di famiglia: James Cacciatore e Capitano, tu Cercatrice, Fred Battitore. La gente potrebbe pensare a dei favoritismi.” Disse il ragazzo ridacchiando.
“Jamie non farebbe mai dei favoritismi” disse Lily leggermente infervorata “Lui ci tiene troppo a vincere per scegliere amici o famigliari piuttosto che giocatori davvero bravi, lo sai bene.”
“Certo che lo so. Ma io non sono ‘la gente’ e gli altri potrebbero pensarla così.”
Lily lo osservò imbarazzata, le guance lievemente arrossate.
“Sì lo so, scusa. Ho esagerato. E’ che sento tante persone parlare male di Jamie. E, maledizione, per certe cose se lo merita davvero! Ma non lo si può toccare sul suo ruolo di capitano. Il Quidditch è la cosa che ama di più al mondo e quando si tratta di questo, è la persona più seria del mondo.”
“Sono pienamente d’accordo con te.” Disse Lysander tirandosi su con un deciso colpo di reni “Ora è meglio che vada, devo farmi una doccia e portarmi avanti con i compiti. I professori sembrano aver dimenticato che i G.U.F.O. sono l’anno prossimo e ci stanno riempiendo di compiti. Mi raccomando, allenati duramente perché non ci sarebbe gusto a battere una giocatrice fiappa.” Concluse il giovane con una risata allegra.
“Giocatrice fiappa?” disse con finto sdegno la rossa “Ti farò cadere dalla scopa per aver insinuato una cosa simile, Scamander!” esclamò puntandogli un dito contro e cercando di trattenere un sorriso.
Il ragazzo rise di gusto. Si avvicinò al fratello dandogli un colpetto in testa e quello, salutando educatamente, si avviò verso la scuola col gemello. Lysander si voltò verso Lily, le sorrise e le fece l’occhiolino. La giovane Potter ricambiò il sorriso e , dentro di sé, pensò che in fondo quella era stata proprio una bella giornata.

“Mi spieghi come fai ad ignorarlo? Se guardasse me in quel modo, probabilmente andrei strisciando da lui!”
“Questo perché tu, Meg, non hai un minimo di ritegno.”
“Sì beh, non hai tutti i torti.” Disse Meg ridacchiando stupidamente. Sofia le voleva bene, dopotutto era una delle sue migliori amiche, ma ogni tanto si chiedeva come potesse essere finita a Corvonero.
L’amica si voltò per l’ennesima volta a guardare il bel James Potter, con quei suoi capelli scuri ribelli e quel sorriso smagliante e birichino. Sofia pensava fosse un bel ragazzo, così come lo pensavano tutte le ragazze di Hogwarts, ma il suo interesse finiva lì. Lo trovava spaccone, pieno di sé, irritante e fondamentalmente inutile. Non che lo conoscesse da poterlo giudicare, ma se la prima impressione è quella che conta, allora James Potter non gliene aveva data una positiva. Sapeva che quello che pensava di lui era lo stesso che molta gente pensava anche di lei. Ma la giovane aveva imparato a costruirsi una solida corazza, in modo che il giudizio altrui non la sfiorasse minimamente. Certo, i tempi erano cambiati e i Mezzosangue non erano più disprezzati come una volta, ma c’era ancora chi trattava i Nati Babbani come feccia sulla terra. Per questo, da bambina influenzabile e timida che era, per non rischiare di soffrire più del dovuto, si era trasformata in una ragazza dura e distaccata. Ma non era solo quello il motivo per cui era diventata così.
Quando il 3 giugno di quattro anni prima ricevette quella lettera, proveniente dalla misteriosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, finalmente seppe dare una spiegazione agli eventi strani che accadevano intorno a lei. E ne fu così sollevata e contenta che quasi scoppiò in lacrime dalla gioia. Anche sua madre pianse, ma non di certo per la gioia. Era disgustata al pensiero che la sua unica figlia fosse una schifosissima strega, per riprendere gli esatti termini che furono usati allora, e da quel momento furono più i giorni in cui era ubriaca che quelli in cui era lucida. Il padre, inizialmente, cercò di condividere la gioia della figlia per quella scoperta, ma col passare del tempo le continue accuse della moglie, secondo cui erano stati i suoi maledetti geni a trasformare la figlia in un mostro, gli fecero prendere la drastica decisione: fece i bagagli in fretta e furia e se ne tornò in Italia, abbandonando la figlia alle amorevoli cura della madre.
Suo padre non era mai stato un uomo coraggioso, Sofia lo sapeva bene. Si era sempre fatto sopraffare dall’indole dominatrice della moglie e l’unica azione degna di nota nella sua vita era stata quella di aver intrapreso il viaggio verso l’Inghilterra. Così quando il primo anno la ragazza sprecò molte lacrime perché qualcuno per i corridoi le sussurrava “sporca Mezzosangue”, e la madre la tormentò per un’intera estate rinfacciandole la delusione che le aveva dato, decise che era il caso di prendere in mano la sua vita e farla andare come voleva lei. Per lo meno, fare quello che i suoi appena dodici anni le consentivano.
“A che pensi?” disse Meg, riportandola al presente. Anche se odiava sentirsi fare quella domanda, le rivolse un sorriso amichevole, osservando i begl’occhi azzurri dell’amica.
“Al tema di 40 cm che il caro professor Vitious ci ha dato da fare per Venerdì” disse alzandosi velocemente dalla panca del loro tavolo nella Sala Grande. Raccolse la borsa da terra e sistemò le pieghe della gonna.
“Credo che andrò in biblioteca a lavorarci un po’ su. Qui c’è troppo rumore per farlo. Ci vediamo dopo in Sala Comune prima di cena, okay?” e senza aspettare una risposta, si avviò verso l’uscita della Sala Grande. Allontanandosi, lanciò un breve sguardo al tavolo dei Grifondoro, dove incontrò gli occhi scuri di Potter. Rapidamente interruppe il contatto visivo, sorridendo appena, mentre si arrotolava un boccolo tra le dita.

Albus Severus Potter era il secondogenito del famoso Harry Potter e, come se non bastasse, ne era pure la fotocopia: stessi capelli neri, stesso fisico magro e gli stessi luminosi occhi verdi. Aspetto fisico a parte, Al sapeva di non assomigliare poi così tanto al padre. Non era amante dell’avventura e della trasgressione, preferiva di gran lunga stare in biblioteca a studiare con la cugina e migliore amica Rose, e il Quidditch gli piaceva, certo, ma non avrebbe mai e poi mai provato ad entrare in squadra. Inoltre, se anche ci avesse provato, probabilmente suo fratello l’avrebbe fatto uscire di testa e avrebbe finito per affatturargli le orecchie, rischiando di ricevere una Strillettera dalla madre. No, preferiva decisamente lasciare quel piacere al fratello, che ne riceveva una cosa come tre al mese.
Albus finì di scrivere l’ultima riga del tema per il professor Vitious, arrotolò la pergamena e riunì tutte le sue cose, pronto a lasciare la biblioteca, almeno per quel giorno. Con la coda dell’occhio intravide l’elegante figura della ragazza che, a quanto pare, aveva rubato il cuore a James. Almeno fino alla fine del mese. Si sedette qualche tavolo di distanza da lui, tirò fuori pergamena e libri, e cominciò a scrivere. Aveva la sua età e avevano frequentato insieme varie lezioni nel corso degli anni, ma non si erano mai rivolti la parola. Lui era piuttosto timido quando si trattava di ragazze e lei aveva sempre quell’aria dura e altezzosa che non invitava di certo ad un approccio. Probabilmente avrebbe dato un bel po’ di filo da torcere al povero James che, Al lo sperava segretamente, ne sarebbe uscito sconfitto. Adorava suo fratello la maggior parte del tempo, ma raramente aveva ricevuto una delusione e l’umiltà non era proprio uno dei suoi tratti caratteristici.
La ragazza si voltò ad osservarlo e Albus, imbarazzato, scostò immediatamente lo sguardo. Finì di raccogliere velocemente le sue cose e, ancora sotto lo sguardo di Sofia, uscì dalla biblioteca, rischiando quasi di scontrarsi con sua cugina.
“Rose!” esclamò, sbattendo gli occhioni verdi “Che fai qui?”
“In realtà stavo venendo a cercare te per andare insieme a cena. Ti ho cercato ovunque, mi era rimasta solo la Biblioteca da setacciare.” Disse con un mezzo sorriso.
“Sì, mi ci sono rintanato per cercare di finire il compito per Vitious. Comunque sono pronto per la cena, ho una fame da Drago! Mi accompagni prima in sala Comune, così poso la borsa?” chiese, posandole una mano sulla schiena. La ragazza fece un cenno affermativo col capo e si lasciò guidare dal cugino, mentre discutevano delle lezioni. Arrivati davanti al quadro, la Signora Grassa chiese loro la parola d’ordine. Albus, prontamente, disse “Fenice” e proprio mentre stavano per attraversare il passaggio, rischiarono quasi di finire addosso a qualcuno. Al pensò che cominciava ad essere stufo di finire perennemente addosso alla gente. Si ritrovarono davanti James, in compagnia di Chris.
“Ciao fratellino, e ciao anche a te Rosie” disse con un sorriso il più grande dei Potter “Come mai qui? Non andate a cena?”
“Certo che ci andiamo” rispose con un’alzata d’occhi Albus “Sono solo venuto a riportare in camera la borsa, e Rose mi ha accompagnato.”
James rimase in silenzio pensando (“James e pensare non sono proprio un’accoppiata vincente..” osservò mentalmente Al) e all’improvviso si aprì in un enorme sorriso.
“Ti accompagno io al dormitorio, devo giusto dirti un paio di cose” si girò verso l’amico e la cugina “Voi avviatevi pure alla Sala Grande,noi vi raggiungiamo subito” disse marcando l’ultima parola. Ad Albus sembrò anche di notare un rapido occhiolino in direzione di Chris. Cercò di dire qualcosa a Rose, ma il fratello lo strattonò all’interno della Sala Comune e poi velocemente nel Dormitorio maschile.
“Jamie, si può sapere cosa cavolo stai facendo?” chiese alterato, mentre l’altro chiudeva velocemente la porta della sua stanza, che divideva, ovviamente, con Fred e Chris e altri due ragazzi.
“Non sto facendo nulla, a parte lasciare un po’ di privacy ai due piccioncini” fece una breve pausa “O almeno, forse lo div-“
“Chris è il ragazzo per cui Rose ha una cotta?!” esclamò Albus, interrompendo il fratello.
“Beh per essere precisi è Chris che ha.. aspetta.. Rose ha una cotta per qualcuno? E quel qualcuno è Chris?”
I due fratelli si fissare per qualche secondo e, all’unisono, uno shockato e l’altro sorridente, esclamarono
“Merda!”

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


Buonasera! Come state? Stavolta ho fatto presto a scrivere il capitolo xD innanzitutto ringrazio ancora per le recensioni, le visite e chi ha aggiunto la storia tra preferiti/da ricordare ecc. Però su dai, qualche recensioncina in più non mi farebbe schifo
mayetta: Per prima cosa, ti ringrazio per la recensione, davvero! Qui cominciamo a fare accadere qualcosina :P per il resto, non voglio anticipare nulla ma sì, mi piaccioni le Rose/Scorpius.. mi spiacerebbe perdere una lettrice solo per questo però :( spero che la storia ti piaccia abbastanza da non mollarla, nell'eventualità che accada qualcosa tra i due ;)
elys: ti ringrazio, sono contenta che ti piaccia! Lily e Lysander piacciono molto anche a me in effetti, spero che apprezzerai questo capitolo ;) per quanto riguarda Sofia, non l'ho mai paragonata a Lily, però forse può ricordarla per via del rapporto che aveva con Petunia, in effetti xD spero che ti piaccia anche questo capitolo ^^
bastii: Grazie, molto gentile, davvero! :3

Ah volevo dire che certi personaggi nuovi, la Rowling non ha mai specificato l'età, quindi mi sono presa a licenza di dargli l'età che volevo xD inoltre ero partità con l'idea di fare una storia romantica sì, ma con anche dell'azione. Mi sono resa conto che non ne sono in grado e le idee che avevo in testa erano a dir poco banali xD quindi ci ho rinunciato e mi limiterò a scrivere una storia romantica xD spero che apprezzerete lo stesso il tutto! Detto questo.. buona lettura! ;)

CAPITOLO QUATTRO



“Non te l’ho detto perché evidentemente non volevo rivelare il nome! Ma ora, ovviamente, James lo sa, di conseguenza lo sa Chris, quindi io posso passare il resto della mia vita a fare lo struzzo, perché tutta la scuola lo saprà!”
“..lo struzzo?”
“Sì, con la testa sotto terra!”
Al non aveva mai visto Rose così arrabbiata. Non che fosse successa una cosa così grave, ma sapeva che sua cugina era una persona molto riservata e il fatto che James avesse rivelato la sua cotta per Chris al diretto interessato.. beh, l’aveva fatta infuriare un bel po’. Era una settimana che non rivolgeva la parola al cugino e aveva ripreso a parlare con Al solo un paio di giorni prima. Si era arrabbiata anche con lui perché aveva “spifferato della sua cotta a quel pappagallo insolente e ignorante di James”. Per farsi perdonare, il ragazzo decise di essere accondiscendente con la cugina, perciò si trovavano a fare giri assurdi per la scuola per evitare di incontrare Chris. Ricordarle il fatto che appartenessero entrambi a Grifondoro e condividessero Sala Comune, tavolo della Sala Grande e cose così.. beh, l’aveva solo fatta diventare ancora più isterica. Così Al aveva pensato bene di starsene zitto e assecondare l’amica finché la rabbia non sarebbe sfumata, anche se non sapeva bene quanto avrebbe dovuto aspettare.
“Okay, okay. Che ne dici se ora andiamo al campo di Quidditch a vedere gli allenamenti?” chiese leggermente ansioso.
“Mi prendi in giro?” disse lei con aria mortalmente seria. Se uno sguardo potesse uccidere, pensò il giovane Potter, probabilmente a quest’ora sarei morto.
“No no, lo so cosa stai pensando. È solo che è il primo allenamento di Hugo e pensavo volessi sostenerlo. Andremmo là per lui e per nessun altro!” rispose alzando le mani, come per proteggersi da un eventuale scatto di violenza. La ragazza lo osservò qualche secondo, pensierosa, e infine sbuffò passandosi una mano sui capelli.
“E va bene andiamo. Ma lo faccio solo perché voglio troppo bene a mio fratello!”
Quando arrivarono al campo, l’allenamento era iniziato da appena qualche minuto. James era intento a urlare ai suoi compagni di seguire gli schemi concordati, mentre ordinava a Chris, Cacciatore anche lui, di aiutare Hugo ad allenarsi nelle parate. A quanto pare non c’era molta scelta: Hugo si era sì dimostrato molto bravo, ma c’era da dire che tutti gli altri pretendenti erano terribilmente scarsi. Almeno così era stato detto da James.
Al e Rose si sedettero sugli spalti più in alto e Hugo li vide subito, salutandoli con la mano e un sorriso che andava da un orecchio all’altro. James seguì lo sguardo del cugino e, quando vide a chi era dedicata la sua attenzione, disse qualcosa a Lily e Fred e volò verso gli spalti. Si fermò di fronte ai due e si sdraiò sulla scopa, sfoggiando un sorriso che voleva essere di scuse.
“E dai Rosie, non tentare di uccidermi con lo sguardo. Te l’ho detto che mi spiace, come devo dirtelo ancora? In Goblinese?”
“Sì, proprio in Goblinese, e voglio anche che me lo scrivi con le Antiche Rune!” rispose con un sorriso maligno la ragazza. James roteò gli occhi e avvicinò di più il viso a quello della cugina. Fissò gli occhi di cioccolato in quelli azzurri di lei, assumendo un’aria tremendamente seria. Albus fissò i due leggermente preoccupato.
“Rosie cara” sussurrò il ragazzo “Se non ti sbrighi a darti da fare, ci penserà qualcun’altra ad accaparrarselo e tu vivrai una vita da zitella, con 75 gatti puzzolenti e forse anche qualche attraente Schiopodo.” E volò via ridacchiando come un bambino che l’ha fatta alla mamma. La giovane Weasley lo stava fissando a dir poco sgomenta, probabilmente immaginando se stessa circondata da gatti e Schiopodi.
“Povera Rosie..” pensò Albus, cercando di nascondere un sorriso. Poi avvolse le spalle della cugina in un abbraccio, posando la testa sulla sua e osservando i ragazzi svolazzare per il campo.
“Sai Rose, odio doverlo ammettere, ma James ha ragione. Certo, non penso che tu possa mai diventare una zitella piena di orribili felini.” Si affrettò ad aggiungere, avendo sentito la cugina irrigidirsi “Però concordo sul fatto che dovresti farti avanti e non lasciartelo scappare. Sai, lo dico per esperienza.”
La ragazza sospirò, fissando anche lei i giocatori - o forse un giocatore - e sorrise lievemente.
“Già, probabilmente Jamie ha ragione questa volta.” Si voltò bruscamente verso il cugino “Ma non osare dirglielo!”
“Sarò muto come il Basilisco stecchito nella Camera dei Segreti!” disse sorridendo e portandosi una mano sul cuore. Rose rise nervosamente, poi guardò accigliata il cugino.
“Bene, mettiamo che io..” esitò tormentandosi una ciocca di capelli “Diciamo che decida di uscire con Chris.. Anche tu dovrai uscire con una ragazza!” Albus impallidì.
“Ma aspetta, io che c’entro con..” ma non fece in tempo a finire la frase, perché Rose gli mise una mano sulla bocca e, osservò Al, sorridendo in maniera davvero spaventosa.
“Niente da fare. So già chi presentarti” gli occhi le brillavano. Il ragazzo pensò che fosse completamente impazzita, e ne ebbe veramente paura. Rose si girò di scatto, schiaffeggiandolo con i capelli, e corse via, urlandogli qualcosa che lui non recepiva.
Un appuntamento.
Al buio.
Era rovinato.

Era una settimana che cercava di avvicinare quella Sofia ma, ogni volta, sfuggiva dentro la Torre di Corvonero oppure svaniva dalla faccia della terra. O meglio, dalla Mappa del Malandrino, che James aveva ricevuto da suo padre, insieme al Mantello dell’Invisibilità. Il primo anno si era cacciato così tanto volte nei guai e aveva ricevuto un numero esorbitante di punizioni, che alla fine Harry decise di dargli quegli oggetti, sperando che le cose migliorassero. Beh, da un lato era stato così: le punizioni erano diminuite, dato che raramente veniva scoperto, ma suo figlio era diventato.. come dire, ingestibile. Ora che aveva 16 anni, un po’ di sale nella zucca c’era finito, ma era comunque un combina guai di prima categoria.
James era appoggiato ad un’arcata di mattoni all’esterno della scuola, in attesa delle lezioni pomeridiane, in compagnia degli inseparabili Fred e Chris; il Martedì era uno dei giorni peggiori: avendo deciso che il Quidditch era la sua vita, nel suo futuro vedeva solo quello. Ovviamente non c’era un piano di studi per fare il giocatore, così aveva scelto a casaccio le materie da portare avanti: Trasfigurazione, la sua materia preferita; Difesa Contro le Arti Oscure, in cui se la cavava piuttosto bene; Incantesimi, più per la simpatia che provava per Vitious che per altro; Erbologia, perché adorava Neville.. cioè, il professor Paciock; Pozioni, perché.. beh, in effetti non sapeva nemmeno lui di preciso perché avesse deciso di continuare con quella materia, ma gli capitava addirittura di divertirsi, quindi decise di non toglierla dal piano di studi. Quel pomeriggio gli toccavano due ore di Incantesimi e una di Pozioni, quando al mattino aveva avuto sì un’ora di buco, ma si era dovuto subire anche due ore di Lucrezia “Non-Abbiamo-Tempo-Ragazzi” Graham, la professoressa di Trasfigurazione: se la materia era la sua preferita, quella professoressa era la più odiosa, irritante e ansiosa di tutta Hogwarts.
“Ehi Jamie, guarda chi sta arrivando!” esclamò Fred, dandogli una gomitata tra le costole. Quel ragazzo aveva zero usta. Seguì la direzione che indicava il suo indice e intravide i biondi boccoli di Sofia, tutta sola, che usciva dalla scuola e si avviava verso la Foresta Nera. Si fermò davanti ad un’enorme quercia, la stessa sotto cui andavano sempre Al e Rose, e si sedette appoggiando la schiena contro il possente tronco. James si lasciò sfuggire un sorriso e ghignò in direzione dell’amico.
“Vado a farmi un giro. Ci vediamo a lezione” e si allontanò passandosi, come sempre, una mano tra i disordinatissimi capelli scuri. Sentì dietro di sé gli amici sghignazzare e, probabilmente, prenderlo in giro, ma non se ne preoccupò. Quella ragazza lo intrigava troppo e, inoltre, non era abituato ad essere deliberatamente ignorato. Sì, la cosa gli bruciava parecchio. Quando raggiunse l’albero, si appoggiò al tronco, alle spalle della ragazza, e diede un leggero colpo di tosse. Lei non diede segno di averlo sentito, così decise di parlare.
“Ehi non vorrei disturbare ma..”
“Ma lo stai facendo.” Lo interruppe lei, il tono di voce incolore e la testa piegata su un libro.
“Sì, beh, volevo solo presentarmi e fare la tua conosce..” ma anche stavolta venne bloccato dalla voce di lei.
“So già chi sei, non importa che ti disturbi: James Sirius Potter, studente del sesto anno, presuntuoso e arrogante bellone della scuola, Capitano della squadra di Quidditch, primogenito del Salvatore. C’è bisogno di sapere altro?” disse d’un fiato, senza dare tempo di repliche. I suoi occhi erano ancora incollati al libro.
“Beh mi sembri piuttosto informata..” disse vagamente irritato il ragazzo “E’ per caso un segno d’interesse?”
“L’ho detto presuntuoso? Ah sì.” Chiuse il libro e si voltò a guardarlo “No, non sono interessata, solo che quando uno passa metà del suo tempo a parlare di sé a chiunque gli capiti a tiro, anche chi non è interessato alla fine viene a conoscenza di certi dettagli.”
Touchè.” pensò il giovane. James notò anche che si era sbagliato sul colore degli occhi della ragazza: credeva fossero scuri, in realtà erano chiari e luminosi, dello stesso colore dell’ambra e, se si guardava con attenzione, si potevano scorgere delle pagliuzze dorate vicino alla pupilla. James pensò che non c’era altro termine per definirli che caldi.
“Può darsi che tu abbia ragione, però non mi sono mai vantato di essere il figlio del Salvatore. Quella è una cosa che fanno gli altri” puntualizzò aggrottando le sopracciglia. Voleva un gran bene a suo padre ed era il suo eroe, anche se l’ultima volta che l’aveva ammesso era un bimbetto di sette anni. E sapeva benissimo di non essere nemmeno la metà di quel che era suo padre, quindi ci teneva a precisare che non era come lui. Purtroppo.
“Sì beh, sono dettagli. Ti ci gongolerai come tuo solito, suppongo.” Disse lei con acidità.
“Ti è mai venuto il minimo sospetto che, forse, tu non sai niente di me?” era andato lì per conoscere la ragazza ma, fino a quel momento, era solo riuscita ad irritarlo enormemente.
“So quel che c’è da sapere. Se sei pieno di tanti pregi nascosti, perché non li mostri alla gente? Forse risulteresti meno antipatico agli occhi altrui.” Disse lei alzandosi in piedi per fronteggiarlo. Doveva alzare gli occhi per guardarlo in faccia, dato che gli arrivava appena al mento.
“In primo luogo, non me ne frega un emerito cazzo di quel che pensa la gente di me, mi piace pensare che la loro malignità sia tutta invidia. Secondo, i miei cosiddetti pregi li mostro solo a chi se lo merita. Forse li avresti potuti scoprire, se non ti fossi mostrata per quello che sei: una serpe. E’ proprio vero che il Cappello Parlante a volte fa degli errori.” Si guardarono in cagnesco per un po’, poi lei interruppe lo scambio di sguardi e raccolse velocemente le sue cose.
“Se ti danno così fastidio le mie osservazioni, la prossima volta vai a disturbare qualcuno di più stupido, che si limiti a guardarti adorante, con le fette di prosciutto ficcate negli occhi.” Si voltò, dando le spalle al ragazzo e dirigendosi verso la scuola.
“Non si preoccupi, Miss Deleo, non ho intenzione di perdere altro tempo con una serpe come te!” esclamò James, arrabbiato. Giornata pessima, decisamente da dimenticare. Non aveva voglia di andare a lezione, non dopo quello scontro. Si avviò verso il campo da Quidditch, deciso a rilassarsi in sella alla sua Firebolt.

Quella sera, durante la cena, Lily prestò poca attenzione ai discorsi dei suoi cugini e di suo fratello Al. Era troppo impegnata a tentare di uccidere con uno sguardo quella smorfiosa di Sofia, che sorrideva e sbatteva le lunghe ciglia in direzione di Lysander. Il peggio, era che anche lui le stava sorridendo. Cosa diavolo ci trovava in una come lei? Oltretutto era bionda, un colore di capelli orribile. Certo, anche Lysander era biondo ma, ovviamente, non era la stessa cosa. Per un momento desiderò che facesse anche lei parte della squadra di Quidditch, così da poterla buttare giù dalla scopa durante una partita e rovinarle quel suo bel faccino. In alternativa, poteva sempre affatturarle naso e sopracciglia e farla somigliare ad un Troll.
Si alzò dalla panca e si sedette con prepotenza vicino a suo fratello, scansando un bambino del primo anno.
“Senti Jam” sussurrò la ragazzina “Come sei messo con i tuoi flirt verso Miss Splendore?”
“Di chi stai parlando?” biascicò lui, mordicchiando un osso di pollo. Lily lo fissò con le sopracciglia inarcate.
“Parlo di Sofia, ovviamente.”
“Per carità, evita di pronunciare quel nome in mia presenza! Quella maledetta, perfida serpe..” e borbottò altri epiteti poco carini. La sorella fece scorrere lo sguardo da James a Sofia, stupita.
“Ehm, mi pare di capire che ci hai parlato..”
“Oh sì, ho avuto una piacevole conversazione con la cara signorina Deleo e ne ho avuto abbastanza per il resto della vita.” Sbottò irritato, poi si voltò a guardare la sorella, incuriosito “Comunque, perché ti interessano tanto i miei affari sentimentali?”
“Assolutamente per nessun motivo! Ero solo curiosa. Buon proseguimento di serata!” e schizzò via dal tavolo, tornando a sedere vicino a Hugo.
“Che hai detto a James?” chiese quello, la bocca sporca del sugo delle polpette.
“Niente, niente” sussurrò lei. Se James non era più interessato a Sofia, questo voleva dire che lei non aveva distrazioni e avrebbe potuto accaparrarsi Lysander in qualsiasi momento.
Non lo posso permettere.
Ma cosa poteva fare lei, ragazzina di appena 13 anni, contro un’affascinante ragazza di 15, per di più compagna di Casa del ragazzo? Probabilmente, se aspettava una mossa da parte sua, avrebbe fatto in tempo a fare la fine del professor Ruf. E poi non era nemmeno sicura che Lysander fosse minimamente interessato a lei. Insomma, non rimaneva altro che fare la prima mossa. La ragazzina deglutì, sentendo le guance infiammarsi. Non era timida, per niente, nemmeno con i ragazzi, ma era dell’idea che, in ogni caso, dovessero essere loro a farsi avanti e corteggiare le ragazze. Ma in questo caso, non aveva importanza; insomma, lei era Lily Potter ed erano poche le cose che la intimorivano: se voleva qualcosa, lei lo otteneva. Sempre. Fra un paio di settimane ci sarebbe stata la prima partita di Quidditch, Corvonero contro Tassorosso. A fine partita sarebbe andata da Lysander, indipendentemente dal risultato dello scontro, e gli avrebbe chiesto se gli andava, a fine mese, di accompagnarla nella prima visita a Hogsmeade, con la scusa che per lei era la prima volta e avrebbe sicuramente avuto bisogno di una guida. Poi beh, una volta lì, avrebbe confidato nella sua buona stella. E nella speranza di non incappare in James, che ovviamente avrebbe fatto una scenata di gelosia e probabilmente avrebbe staccato la faccia di Lysander a morsi, nonostante gli stesse addirittura simpatico.
E poi si rifiuta di ammettere di essere geloso marcio.”
*
Il giorno dopo, Lily si svegliò presto: il cielo era appena rischiarato dall’imminente arrivo del sole, e le sue compagne di stanza erano ancora tutte nel mondo dei sogni. Decise di alzarsi, dato che ormai non si sarebbe più riaddormentata, e si avviò in bagno per farsi una bella doccia fresca e risvegliarsi del tutto. Una volta uscita, avvolta in un morbido asciugamano candido, si infilò la divisa scolastica e, con un colpo di bacchetta, si asciugò i capelli, lasciandoli ricadere lisci e voluminosi sulle spalle, la frangetta a coprirle lievemente gli occhi. Preparò con calma la borsa con i libri delle lezioni di quella giornata: Pozioni, Cura delle Creature Magiche, Erbologia, Divinazione e Astronomia. Uscì dal dormitorio, passando per la Sala Comune, dove un ragazzo del quinto anno, tremendamente secchione, si era addormentato sul divano studiando per i G.U.F.O.
Nemmeno Rose arriva a certi livelli.. ed è tutto dire.
Uscì dalla Torre, lasciandosi alle spalle una Signora Grassa irritata per la sveglia in anticipo, e si diresse verso la Sala Grande, decisa a godersi l’insolito silenzio che avrebbe regnato nella stanza. Si sedette al tavolo dei Grifondoro, tirò fuori il manuale di Divinazione e si mise a leggere il capitolo della lezione scorsa; concentrata com’era, cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore e ad attorcigliarsi una ciocca di capelli intorno ad un dito. Improvvisamente non vi de più niente, solo buio: due mani calde erano calate sui suoi occhi e il suo cuore cominciò a battere forte, per lo spavento iniziale. Si voltò di scatto, incontrando gli argentei occhi di Lysander e il suo amichevole sorriso.
“Ehi, che ci fai qui a quest’ora?” chiese Lily con gli occhi sgranati e un sorriso appena accennato sulle labbra.
“Beh potrei farti la stessa domanda! Posso sedermi?” chiese accennando alla panca. Per tutta risposta lei si spostò appena, facendogli capire che poteva accomodarsi affianco a lei.
“Allora, cos’è che ti ha portato nella calda e deserta Sala Grande alle” si guardo l’orologio che portava al polso “Sei e dieci minuti del mattino?”
“Mi sono svegliata e sapevo che non sarei più riuscita a prendere sonno. Così mi sono lavata, vestita e sono venuta qui a leggiucchiare Divinazione” disse chiudendo il libro e appoggiandoci le braccia conserte sopra “Tu che ci fai qui?”
“Mio fratello ha la brutta abitudine di parlare nel sonno. Di solito succede quando c’è la luna nuova. Non scherzo!” disse vedendo lo sguardo divertito e scettico di Lily “I nostri compagni di stanza hanno il sonno pesante e dormono tranquilli. Io vivo in simbiosi con Lorcan da quattordici anni ma ancora non ci sono abituato. Irritante devo dire. Soprattutto quando si mette a sbraitare che finalmente ha trovato le prove che il Ricciocorno Schiattoso esiste.” Borbottò ridacchiando, accompagnato dalla risata di Lily. Chiacchierarono del più e del meno finché la Sala non cominciò a riempirsi, così Lysander si alzò per raggiungere i suoi compagni al tavolo Corvonero, salutando Lily dandogli una scherzosa spinta con la spalla e facendole l’indimenticabile occhiolino. La ragazza lo guardò allontanarsi, pensando che Sofia o chiunque altra ragazza avesse provato a rubarglielo (certo, tecnicamente non era suo, non ancora), sarebbe andata incontro ad atroci sofferenze. Lily pensò all’Ardemonio con un sorrisino pestifero.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


Salve! Ebbene sì, sono già tornata! Ma vedo che lo scorso capitolo non ha avuto molto successo.. solo una recensione! Faceva così schifo? xD Ne ho pronti già altri due, sono nel pieno dell'ispirazione.. ma come minimo, non piaceranno a nessuno wuhuhauaha XD diciamo che confido che sia a causa dell'estate e che siete tutti in vacanza u.u' *me spera*
elys: grazie grazie grazie, davvero! Forse geniale è un po' eccessivo, in fondo è una storia che potrebbe scrivere chiunque xD Ma sono contenta che apprezzi ;) Mhhh, Sofia non la vedo proprio come tipo per Albus, nei prossimi capitoli spero che cambierai idea mwuhauahah xD personalmente, anche io sono una tifosa delle Rose/Scorpius, ma come ho detto l'altra volta.. acqua in bocca! Vedremo cosa succederà ;) per ora ti ringrazio e spero che apprezzerai anche questo chap! Un bacio

Mhh non c'è altro da dire. Spero che questo capitolo venga apprezzato di più xD comunque, recensite gente, dai dai dai >.< apotete anche dirmi che fa schifo, dandomi però dei consigli costruttivi eh xD è tutto ben accetto ;) un abbraccio potteriano a tutti, alla prossima :*

CAPITOLO CINQUE



“Ahh, ho un buon presentimento: oggi sarà un’ottima giornata!” esclamò James Potter sedendosi al tavolo per colazione, dove vi erano già i suoi fratelli, cugini e anche Fred e Chris. Tutti, a sentire quella frase, alzarono lo sguardo verso di lui. Lily lo osservava particolarmente afflitta.
“Perché mi guardate a quel modo?” chiese perplesso, mentre imburrava una fetta di pane tostato.
“Jamie, il tuo intuito fa schifo. L’ultima volta che hai detto questa frase, è stato l’anno scorso per la partita contro i Serpeverde.” Disse sua sorella, come se non ci fosse bisogno di aggiungere altro.
“Quindi?” chiese lui, corrucciato “Abbiamo vinto quella partita, no?”
“Nient’affatto Jam” gli disse Chris ridendo e scuotendo la testa “Quella volta, le Serpi ci hanno stracciati 220 a 50 e tu ti sei preso un bolide in testa. Sei rimasto incosciente in infermeria per una settimana.”
“Già, mamma e papà stavano già decidendo se seppellirti o cremarti.” Constatò lievemente Lily.
“E io stavo già sognando come usufruire dello spazio libero nella stanza. Mi hai distrutto un sogno!” esclamò Albus, con tono finto - drammatico.
“L’amore fraterno è una cosa meravigliosa” sospirò James, addentando la sua fetta di pane. “Comunque questa volta è diverso! Mi sento proprio che sarà una giornata speciale!”
“Forse dovremmo rinchiuderci tutti in camera. In fondo è Sabato, niente lezioni. Così non rischiamo di morire accidentalmente.” Ponderò Hugo, facendo ridacchiare sua sorella.
“Ma oggi c’è la partita Corvonero contro Tassorosso!” esclamò Lily “Dobbiamo andare a fare il tifo per Lysander.. e per i Corvonero in generale, ecco.” aggiunse velocemente, con nonchalance.
“Chissà a quale delle due squadre avrà portato sfiga Jamie” disse un Fred ridacchiante.
“Ovviamente a Corvonero. A Tassorosso non c’è nessuno a cui siamo particolarmente legati. Di sicuro non James, comunque” osservò Rose, guardando di sottecchi Chris, il quale le sorrise. James sogghignò, facendo finta di non averli visti. Da quando aveva detto quella cosa dei gatti a Rose, la situazione era cambiata: ora si poteva intravedere i due camminare insieme per i corridoi, oppure vederli andare a studiare in biblioteca. Che poi studiassero davvero, James non lo sapeva e, sinceramente, nemmeno ci teneva. Chris però aveva sempre assicurato che momentaneamente si stavano conoscendo meglio.
“Sono cinque anni che si conoscono e ancora stanno a blaterare senza concludere niente.” Pensò James divertito. L’amico gli aveva rivelato che Rose aveva accettato di andare a Hogsmeade con lui il 31 Ottobre, e questo era già un passo avanti. Lanciò un’occhiata alla cugina, che chiacchierava tranquillamente con Lily, un sorriso appena accennato e le guance arrossate. Era contento per lei: nonostante si scontrassero spesso, a causa dell’incompatibilità dei caratteri, le voleva un gran bene.
Involontariamente, lanciò uno sguardo al tavolo dei Corvonero, dove Sofia era intenta a mangiare una mela ascoltando - o almeno, così sembrava - quella sua amica ciarlare senza sosta. Un moto di rabbia gli annebbiò la vista al pensiero del primo ed ultimo scambio di parole che aveva avuto con la ragazza. Non si erano più parlati dopo quella volta, ma a James bruciava ancora il modo in cui lei si era comportata. In fondo non lo conosceva. Certo, tutti sapevano qualcosa di James Sirius Potter, ma pochi potevano dire di conoscerlo sul serio. E di certo lei non poteva dire di annoverarsi in quella ristretta cerchia. Cercò di imporsi, per la millesima volta, di smettere di pensare a quella maledetta vipera. Hogwarts era piena di belle ragazze, alcune delle quali pronte a concedersi a lui con un solo schiocco delle dita. Non che ci avesse mai provato, ma era certo che avrebbe funzionato. Distolse lo sguardo da Sofia, tornando a chiacchierare con i suoi amici, senza accorgersi che, in quell’esatto momento, la ragazza aveva alzato gli occhi nella sua direzione, osservandolo con attenzione.

Dopo il loro scontro, James non l’aveva più degnata di uno sguardo. Quella sera, Sofia non era riuscita a chiudere occhio per i sensi di colpa. L’aveva aggredito e preso a male parole perché arrabbiata e stanca. Il giorno prima del loro litigio, era rimasta chiusa in biblioteca tutta la sera cercando di finire un difficilissimo tema assegnatogli da Marshall, il professore di Pozioni, che quell’anno aveva occupato il posto di Lumacorno, che aveva deciso di andare in pensione. Come se non fosse bastato, aveva discusso con Meg per una stupidaggine e sua madre aveva cordialmente risposto a una sua lettera, in cui chiedeva se poteva spedirle degli oggetti che aveva dimenticato a casa, dicendo che non aveva intenzione di entrare nel covo dell’orribile strega quale lei era. Era andata a rintanarsi sotto la quercia a leggere, sperando di distendere i nervi; ma quando Potter si era presentato, probabilmente solo per fare due chiacchiere, Sofia aveva pensato che non sarebbe riuscita a sopportare anche lui e si era sfogata sul ragazzo. Avrebbe voluto chiedergli scusa il giorno dopo, ma l’idea l’aveva abbandonata quando aveva visto lo sguardo omicida di James. Non sapeva perché ci tenesse così tanto, ma voleva sistemare la situazione. Lo osservò al tavolo Grifondoro, circondato dai suoi amici e famigliari, e le scappò un sorriso, che tentò di nascondere dallo sguardo di Meg, intenta a parlarle all’orecchio. James aveva ragione,quando le aveva detto che lei non lo conosceva. Non nel vero senso della parola comunque. Da lì a poco sarebbe cominciata la prima partita di Quidditch del campionato, e Corvonero era una delle due squadre che sarebbero scese in campo. Sicuramente ci sarebbe stato anche Potter, che non avrebbe di certo rischiato di perdersi una partita per nulla al mondo. Magari, se fosse riuscita ad avvicinarlo dopo lo scontro, avrebbe potuto provare a spiegargli la faccenda e, magari, cominciare a conoscerlo per davvero.
Mezz’ora dopo, era in piedi negli spalti assieme ai suoi compagni di Casa, intenta a urlare a squarciagola incoraggiamenti per i suoi compagni in campo: stavano perdendo 30 a 70, ma Lysander Scamander sembrava aver individuato il Boccino e, se fosse riuscito ad acchiapparlo, avrebbero vinto la prima partita del campionato.
“Forza Lys!” gridò al suo migliore amico, che passò sfrecciando vicino agli spalti dove si trovavano i Corvonero. Tutti pensavano che fossero amanti, lei e Lys; in realtà per lei era solo un amico, forse il migliore, ma nulla di più. E sapeva che lo stesso valeva per lui. Anche il Cercatore dei Tassorosso si era ormai accorto del Boccino ed era sfrecciato dietro al Cercatore vestito di blu e nero, tentando di acchiappare la sfera d’oro prima di lui. Si spalleggiarono un po’ a vicenda, ma infine fu Lysander ad avere la meglio. Una volta sceso a terra trionfante, però, prima che i suoi compagni potessero circondarlo e festeggiarlo, Neil Tucher, il Cercatore Tassorosso, gli si avventò contro, probabilmente frustrato e arrabbiato per essersi fatto prendere il Boccino da sotto il naso: fu una reazione strana, perché di solito quelli a fare a botte erano Grifondoro e Serpeverde. L’amico si prese un bel destro in bocca, barcollando all’indietro e rimanendo in piedi grazie all’aiuto di Simon Corner, il Portiere dei Corvonero. Gli altri giocatori Tassorosso arrivano in tempo per trattenere il loro compagno, evitando di dare vita ad una vera e propria rissa. Il loro Capitano, un certo Philip Smith, accorse a scusarsi per l’accaduto e il tutto fu sedato abbastanza pacificamente, nonostante gli sguardi torvi dei Corvonero rivolti a Tucher. Mentre i giocatori si apprestavano ad uscire dal campo, Sofia sgusciò via dalla folla, cercando di non farsi travolgere dalla massa di persone, e si diresse verso l’uscita. Una volta fuori, individuò la chioma scura di James, in mezzo ai suoi inseparabili amici, e, armandosi di coraggio e buona volontà, corse verso di lui.
“Ehi James, aspetta!” gli urlò dietro. Il ragazzo si voltò a guardarla, gli occhi scuri leggermente nascosti dietro un ciuffo di capelli fuori controllo. Anche i suoi amici si fermarono, guardandola con gli occhi sgranati. Sofia si fermò poco distante da loro e si rivolse a James.
“Posso parlarti un secondo?” disse con un tono che sperava trasmettesse un messaggio di pace. Il ragazzo borbottò qualcosa che non riuscì a capire, poi si voltò verso gli amici.
“Andate avanti, vi raggiungo subito.” Disse loro con un cenno del capo. I due si allontanarono senza proferire parola. James si voltò di nuovo verso di lei, braccia conserte e uno sguardo che mandava lampi.
“Allora sentiamo, cosa vuoi?” sbottò sgarbato. Sofia si impose di rimanere calma: era comprensibile che fosse ancora arrabbiato.
“Solo parlarti. O meglio, scusarmi per come mi sono comportata l’ultima volta. Ero arrabbiata per i fatti miei e me la sono presa con te, anche se non c’entravi nulla. Mi dispiace.” Disse il tutto senza dare tempo a James di fermarla. Il ragazzo la guardò stupito per un attimo, tornando serio subito dopo.
“Ce n’è voluto di tempo per rendertene conto, mi pare. Ti facevo più svelta. Sei o no una Corvonero?” disse ancora imbronciato, tenendo le braccia incrociate strette al petto.
“Mi sembrava di aver capito che mi ritenessi più una serpe, o sbaglio?” disse lei con un sorriso, cercando di alleggerire l’atmosfera. Il ragazzo si morse il labbro inferiore, probabilmente cercando di non ridere per non darle soddisfazione.
“Supponiamo che io accetti le tue scuse” disse con aria disinteressata “In che modo ti faresti perdonare?”
“Le scuse non bastano?” chiese lei nervosamente. Lui ridacchiò, portandosi poi le mani sui fianchi.
“Si vede proprio che non mi conosce, signorina Deleo.” dichiarò lui, tornato arrogante come suo solito. Sofia gli sorrise lievemente, portandosi una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
“Il massimo che posso fare è offrirti un caffè quando andremo ad Hogsmeade.”
“Vorrà dire che mi accontenterò. Per ora.” James le rivolse un sorriso furbetto, mettendo in mostra una fila di perfetti denti bianchi. La ragazza sentì le guance imporporarsi appena.

Lily rimase indietro, allontanandosi dai suoi compagni e mettendosi a cercare Lysander. Probabilmente era negli spogliatoi a festeggiare, nonostante il cazzotto che si era preso. Si avvicinò agli stanzini, notando però con la coda dell’occhio una tuta blu e nera scomparire dentro lo stanzino delle scope.
Magari è lui” pensò speranzosa, mordendosi il labbro inferiore. Senza pensarci un’altra volta, la ragazza si diresse verso lo sgabuzzino e aprì la porta, finendo quasi addosso proprio a Lysander, felice e insanguinato.
“Lily! Come mai qui?” le chiese con un sorriso. Il labbro inferiore sanguinava copiosamente.
“Ti ho visto entrare qui e volevo farti i complimenti. E chiederti come stai. Hai preso una bella botta eh?” disse indicando la ferita.
“Sì beh, non ci si è neanche impegnato troppo, quel maledetto. Poteva almeno fare le cose per bene!” esclamò burbero “Comunque più tardi andrò da Madama Chips. O magari lo lascio guarire da solo. Fa più macho no?” disse scherzoso.
“No, fa solo più idiota” rispose Lily ridacchiando “Dai vieni qui, o finirai per sporcare tutta la divisa”
“Ai suoi ordini!” Lysander si sedette su una cassa che era all’interno dello sgabuzzino e si lasciò curare dall’amica. Lily prese un pezzo di stoffa, lo pulì con un semplice Gratta e Netta, lo inumidì sotto una fontanella e si mise a tamponare il labbro spaccato del ragazzo. Avrebbe potuto fermare il sangue con un semplice colpo di bacchetta, ma, stranamente, preferì servirsi del sistema Babbano.
“Gliel’hai proprio preso da sotto il naso, il Boccino” mormorò lei, sorridendo.
“Lo puoi dire!” disse lui, ghignando “Quel Tucher è un idiota. Non capisco perché si ostinino a tenerlo in squadra.”
“Forse non hanno nessun altro che possa sostituirlo. E stai zitto, o quel che sto facendo non servirà a nulla!” esclamò seria, cercando di trattenersi dal ridere per la smorfia del ragazzo, che alzò le braccia in segnò di resa. Rimasero in silenzio per un po’. Lily teneva lo sguardo fisso sulla bocca del ragazzo, cercando di resistere alla tentazione di guardarlo negli occhi: aveva paura che, con un solo sguardo, Lysander avrebbe capito tutto. Infine spezzò il silenzio con un colpo di tosse.
“Sai, stavo pensando” cominciò cauta, sempre tenendo gli occhi bassi “Quest’anno andrò per la prima volta al villaggio di Hogsmeade, e avrei davvero bisogno di una guida.” Aggiunse con un sorrisetto “Tu sei libero quel giorno?”
Vedendo le sue labbra rimanere ferme, Lily si arrischiò ad alzare gli occhi e vide che Lysander la stava fissando con uno sguardo strano. La ragazza si ritrovò a deglutire con fatica, e sentì il cuore battere un po’ più forte.
“Ehm.. Lys? Hai sentit..”
“Sì ho sentito” la interruppe lui, come risvegliandosi da un sogno ad occhi aperti “Mi farebbe molto piacere accompagnarti in un magico tour di Hogsmeade” disse continuando a guardarla, un angolo della bocca alzato vero l’alto.
“Bene. Quindi non avevi in programma di andarci con qualcuno.” disse lei, con tono leggero, che stava a significare ‘Non che mi interessi, comunque’. Lysander ridacchiò, come se avesse capito cosa stava dietro quel suo tono distaccato.
“Direi di no, anche perché altrimenti non avrei detto sì a te. Con chi pensavi dovessi andarci?” chiese curioso. La ragazza abbassò lo sguardo, tornando a tamponargli il labbro.
“Nessuno in particolare, ero solo curiosa” borbottò, assumendo un’espressione annoiata. Lui la prese in giro, dicendole che assomigliava a James quando faceva quella faccia e lei, per ripicca, gli gettò lo straccio in faccia e fece per uscire dal capanno, con il naso all’insù. Lysander le andò dietro, ridendo di gusto, e fingendosi estremamente dispiaciuto per aver osato paragonarla al fratello. Si avviarono verso il castello, talmente vicino da potersi sfiorare con le spalle, ma senza toccarsi veramente.

Scorpius stava vagando per i corridoi del castello, alla ricerca del suo amico Sebastian Zabini, imbucato probabilmente in qualche angolo con una ragazza. Una diversa ogni settimana ovviamente, non poteva certo abbassarsi a stare con la stessa ragazza più di qualche giorno! Era un tipo irritante il più delle volte, arrogante, ambizioso e ogni tanto pure perfido. Ma era anche l’unico che non si facesse problemi a dire quel che pensava e, nonostante gli scontri iniziali, in quegli anni lui e Scorpius erano diventati molto amici. Il giovane Malfoy svoltò l’angolo distrattamente e andò a finire contro qualcuno, che finì steso per terra. Albus Potter era ai suoi piedi che si stava massaggiando le reni, con un cipiglio irritato.
“Scusa Potter, ero distratto” disse burbero Scorpius. Rimase incerto per un attimo, poi allungò una mano per aiutare il ragazzo ad alzarsi. Quello la fissò per un po’, probabilmente chiedendosi se afferrandola non sarebbe rimasto fulminato da una maledizione istantanea, pensò Malfoy. Alla fine gliela afferrò, regalandogli persino un sorrisino.
“Non c’è problema, ero distratto pure io” ammise Albus, spazzandosi via la polvere dalla vesta “Oltretutto tu sei tipo il doppio di me, quindi non mi stupisco di essere finito per terra. Il doppio come massa muscolare intendo, ovviamente.” aggiunse, per evitare incomprensioni. Scorpius ridacchiò, scuotendo la testa. Si chiedeva spesso perché incutesse timore a chiunque, nonostante non avesse mai fatto nulla. Beh, a parte quella volta, al secondo anno, in cui aveva fatto comparire dei serpenti in testa ad una ragazza perché lei andava in giro a dire che lui assomigliava tremendamente a suo padre, il quale, aveva sentito dire, aveva la fama di discendere da una famiglia di furetti. Il ragazzo era rimasto in punizione per una settimana, e 15 smeraldi erano sottratti dalla clessidra di Serpeverde. Ridacchio al ricordò, notando poi il sopracciglio inarcato di Potter.
“Immaginavo non mi stessi dando del grasso, Potter. Diversamente, avresti dovuto cominciare a chiederti se tuo padre non ti avesse trasmesso anche la miopia, oltre al resto.” Disse Scorpius in tono scherzoso. Gli piaceva Albus, anche se probabilmente non l’avrebbe mai ammesso con nessuno.
“Già, sarebbe stata una bella disgrazia.” Ammise serio, guardando fuori dalla finestra “Comunque potresti anche chiamarmi per nome. Basta che ti limiti al primo. Severus non è che sia granché.” Disse con una smorfia.
“Beh, se ti può consolare, nessuno dei miei è lontanamente accettabile, quindi ritieniti fortunato.”
Rimasero in silenzio qualche istante, poi si misero a ridere tutti e due.
“Okay beh, ora devo and..” iniziò Albus, ma venne interrotto da un’altra voce.
“Al eccoti! Ti ho cercato per tutta la scuola! Cosa ci fai qui da so..” ma Rose Weasley si interruppe, quando video il cugino in compagnia di Malfoy “..lo. Buonasera Scorpius” disse gelida ma educata.
“Buonasera a te, Rose.” La salutò lui, ricordandosi del loro ultimo faccia a faccia, in cui lui l’aveva salutata sgarbatamente per cognome. Si voltò verso Albus, facendogli un mezzo sorriso.
“Beh ci vediamo in giro, eh, Albus? Buona serata a entrambi.” Gli fece un cenno col capo e passò fluidamente tra i due, percorrendo il corridoio con i loro sguardi piantati nella nuca.
Poco dopo trovò Zabini, diretto ai sotterranei, nel loro Dormitorio.
“Ehi Seb, aspettami!” gli urlò dietro Scorpius, allungando il passo per raggiungerlo. Quello si voltò, fissandolo con quell’aria perennemente altera.
“Oh ciao Scorpius. Dov’eri finito?” gli chiese, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa.
“Dov’ero finito io? Ti ho cercato per tutto il castello! Eri di nuovo imbucato da qualche parte con una delle tue ragazze?” gli chiese il biondo, scontroso. Zabini lo guardò con le eleganti sopracciglia inarcate, sotto cui erano incastonati un paio di occhi blu come il mare. Le labbra carnose si levarono verso l’altro in un sorriso beffardo.
“Può darsi. Ma non sono propriamente affari tuoi.” Rispose quello, passandogli poi un braccio intorno alle spalle e trascinandoselo dietro, diretti verso il Dormitorio. Sebastian era più alto di Scorpius di qualche centimetro, il che lo rendeva una sorta di gigante nella scuola, con il suo metro e ottantotto.
“Tu però devi migliorare le tue doti di segugio. Non era poi così difficile trovarmi questa volta: stavo in biblioteca.” Scorpius lo guardò con tanto d’occhi.
“Il che spiega perché non ti ho trovato, in effetti.” Disse lasciandosi sfuggire una risatina maligna. L’altro, per tutta risposta, buttò la testa all’indietro e si lasciò andare ad una risata sguaiata.
“Ma dimmi piuttosto” disse dopo essersi ripreso “Dove sei andato a cercarmi?”
“Beh ho guardato un po’ ovunque, poi ad un certo punto ho incon..” ma si bloccò. Non era sicuro di volergli dire che aveva incontrato Albus e, dopo, anche Rose Weasley. Non che si vergognasse di essersi fermato a parlare con il giovane Potter, invece che tirare dritto.. solo, preferiva tenerselo per sé.
“Ho incontrato la McGranitt in giro e mi ha detto di tornarmene ai miei alloggi, perché il coprifuoco sarebbe scattato a breve. E poi ti ho trovato” concluse con un alzata di spalle, ancora circondate dal muscoloso braccio dell’amico.
“Ehhh sì, mi hai proprio trovato.” Disse quello con una risatina. Poco dopo, attraversarono insieme la porta del Dormitorio Serpeverde.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


Salve a tutti ^^ ragazzi.. 63 visite al capitolo e nemmeno una recensione? Mi volete così male? T___T Okay, okay, è Agosto! Siete tutti in vacanza e non avete voglia di scrivere.. è sicuramente per questo u.u beh fate in modo di divertirvi al massimo e poi datevi da fare a recensire hahahah XD vabbè, direi che non ho molto da dire, quindi posterò il capitolo. Ah, il mio Office 2010 sta per scadere, maledetto, e devo trovare un modo per farlo funzionare XD quindi nn potrò andare avanti col capitolo da domani ._. ma vabbè, tanto nessuno mi corre dietro per sapere che succede xD Anche se forse qualche curioso si farà avanti dopo questo capitlo :D Va bene okay, buona lettura gente :) alla prossima. E recensiteeee ♥

CAPITOLO SEI



Albus Potter aveva tentato in tutti i modi possibili di convincere sua cugina e, teoricamente, migliore amica Rose Weasley a dirgli con chi voleva farlo uscire. E soprattutto perché. Lei sosteneva che gli stava solo facendo un favore, ma Albus non era dello stesso avviso. Da questa cosa non poteva uscirne nulla di buono, ne era maledettamente certo.
“Rose, ti prego. Sarà un disastro. Lo so io, lo sai tu e di certo lo sa anche la poveretta da te scelta! Almeno dimmi come si chiama!” esclamò il ragazzo,mentre uscivano dall’aula di Trasfigurazione.
“Non ci penso nemmeno!” disse lei, sorridendo beata, salendo le scale e dirigendosi verso l’aula di Antiche Rune. Albus le trotterellava dietro, nonostante lui non seguisse quel corso.
“A volte sai essere veramente perfida! Da chi diavolo hai ereditato questa cattiveria, per Merlino?!” sbottò lui, vicino alla disperazione. Rose si fermò e si voltò a guardare il cugino, che la superava di tutta la testa.
“Questa non è affatto cattiveria, ma solo una prova del mio affetto per te.” Sentenziò convinta, tornando a camminare svelta.
“Ah sì? Beh allora abbiamo una percezione del concetto ‘affetto’ completamente diversa! E comunque me la pagherai, sappilo.” Rose ridacchiò a questa frase.
“Ma per favore Albus, sei talmente buono che non faresti male nemmeno ad un Vermicolo!”
“Detta così mi fai sembrare uno smidollato.” Borbottò afflitto “Comunque ora devo andare, o arriverò tardi a Cura delle Creature Magiche. Non che io rischi una punizione, con Hagrid come professore. Ma il discorso non finisce qui!” le disse puntandole un dito contro. Per tutta risposta, Rose gli fece un sorriso zuccheroso ed entrò nell’aula. Albus si allontanò a passo svelto, diretto verso l’esterno, all’abitazione di Hagrid. Uscito all’aria aperta, che cominciava a diventare fredda con l’ormai inoltrato autunno, si accorse di essere preceduto di pochi passi da Scorpius, in compagnia di Sebastian Zabini e un altro ragazzo che non conosceva. Malfoy voltò casualmente lo sguardo all’indietro e Albus gli vide negli occhi un lampo di riconoscimento. Lo sentì dire agli amici di andare avanti, perché lui aveva dimenticato un libro in camera e doveva fare un salto a riprenderlo. Quelli gli fecero un cenno annoiato col capo e Scorpius andò incontro al ragazzo.
“Buongiorno, Albus.” Gli disse con un cenno del capo e un sorrisino.
“Ciao Scorpius.” Raggiungendolo si fermò, infilandosi una mano in tasca “Non hai paura di farti vedere in giro con un Potter?” chiese, marcando il suo cognome. Scorpius diede un’alzata di spalle.
“Sai, ad un certo punto uno deve anche fregarsene di quello che la gente potrebbe dire o pensare. Io ho smesso di pensarci da un po’, per ovvi motivi.” Ridacchiò tranquillo ma, Albus lo notò, c’era una lieve nota amara nella sua risata.
“Che dici, andiamo a farci torturare dai mostri che ci propina quel pazzo di Hagrid?” riprese Malfoy, sistemandosi la borsa sulla spalla.
“Hagrid non è pazzo” disse Albus, storcendo il naso “Solo, ha una concezione un po’ diversa delle cose rispetto a noi. Comunque, tu non stavi andando a prendere un libro?” lo punzecchiò, giusto per sentirsi dire che si era fermato solo per parlare con lui. Perché sapeva che il motivo era quello.
“Non devo prendere nessun libro.” Ammise infatti lui, con le bionde sopracciglia leggermente inarcate “Volevo solo salutarti, tutto qui.” Concluse spiccio.
“Capisco. Beh allora andiamo!” Albus cercò di trattenere un sorrisino.
“Sentì un po’” disse Scorpius, dando un leggero colpo di tosse “Ma tua cugina, Rose.. per caso ce l’ha con me per qualche motivo in particolare?” Albus sgranò gli occhi a quella domanda.
“Non che io sappia. No, direi di no. Perché me lo chiedi?”
“Oh beh sai l’altro giorno, quando ci siamo scontrati e poi lei ci ha raggiunto, mi è sembrato che la temperatura si sia abbassata di una decina di gradi.” Affermò con un mezzo sorriso.
“No, è solo perché Rose tende a stare sulle sue quando ha a che fare con persone che non conosce. Credo sia una forma di auto-difesa.” Disse convinto Al, annuendo col capo.
“Se lo dici tu” brontolò l’altro. Ormai erano arrivati alla catapecchia di Hagrid, dove erano già radunato un buon numero di studenti.
“Ah, vuoi sapere la novità?” esclamò Scorpius gongolante “La professoressa Graham se n’è andata.”
“Che cosa?!” sbottò Al, stupito.
“Già. Prima avrei dovuto avere un’ora di Trasfigurazione ma, quando siamo arrivati in classe, c’era la Preside ad aspettarci. Ci ha detto che avevamo l’ora libera, perché la professoressa ha avuto dei problemi e non poteva farci lezione. E che sarebbe stato spiegato tutto meglio a cena.”
“Ma.. tornerà o è una cosa momentanea?” chiese ancora sorpreso dalla notizia.
“Non lo so, ma secondo me è una cosa definitiva. O almeno, lo spero. Non mi è mai stata simpatica quella vecchia ciabatta.”

Nel giro di qualche ora la notizia che la professoressa di Trasfigurazioni, Lucrezia Graham, aveva lasciato la scuola era diventata, ovviamente, di dominio pubblico. Quel pomeriggio infatti, James avrebbe dovuto sorbirsi due ore di Trasfigurazione e invece si ritrovava stravaccato in giardino con Chris e Fred, il quale aveva bigiato da Incantesimi. C’era un pallido sole in cielo, ma l’aria era pungente e gli studenti avevano già tirato fuori le sciarpe. Eccezione fatta per James, ovviamente. Era sdraiato sul prato fresco e umido, i capelli mossi dal vento e un filo d’erba tra le labbra, gli occhi intenti a seguire le nuvole bianche e grigie che scorazzavano in cielo.
“Non riesco ancora a credere che ci siamo tolti di mezzo quell’ inutile donna!” esclamò Fred, buttandosi al fianco dell’amico.
“Credici vecchio mio. Non ti senti più leggero?” gli diede man forte James.
“Talmente leggero che stavo per proporvi di andarci a prendere una Burrobirra ai Tre Manici, giusto per riempirci la pancia. Magari Hannah ci fa anche uno sconticino, che dite?” chiese ai due amici, massaggiandosi lo stomaco.
“Io non posso” disse Chris, lanciando un’occhiata verso il Lago Nero “Appena Rose finisce la lezione di Difesa, andiamo in biblioteca assieme.” Fred lo guardò con aria disgustata.
“Oh andiamo! Dov’è finito il detto ‘Prima gli amici, poi la ragazza’? E poi che fate tutto il tempo in Biblioteca? Non dire che studiate perché non ci credo!” esclamò il giovane Weasley, dandogli un pugno sulla spalla. James si mesi le mani sulle orecchie e cominciò a canticchiare a voce alta.
“Non osare dire nulla, non voglio sapere!” urlò, fulminando sia Fred che Chris. Quest’ultimo rise, passandosi una mano sul viso.
“Ve l’avrò già detto un migliaio di volte! Non facciamo nulla di.. inappropriato! Passiamo solo del tempo assieme.“
“Santo Merlino, stai cominciando a parlare come lei. Inappropriato? E’ a dir poco inquietante.” Sussurrò Fred, con gli occhi sgranati. James si sfregò la fronte, ridendo di gusto.
“Ah - ah, siete simpatici come un’Asticello incazzato dentro le mutande!” esclamò fingendosi offeso. James rise ancora più forte, rotolandosi per terra, seguito a ruota da Fred.
“Ora si che ti riconosco, amico!” disse con le lacrime agli occhi il rosso. Infine si alzò, spazzolandosi i pantaloni e sistemandosi i lunghi capelli. “Bene, penso che allora andrò a farmi un giro sulla scopa. Tu che fai Jam, vieni con me?”
“Tu vai avanti, io me ne resto ancora un po’ qui.”
“Come vuoi.” Disse con un’alzata di spalle “A dopo, fessacchiotti!” e si allontanò saltellando come un bambino. Anche Chris si alzò in piedi, stiracchiandosi.
“Credo che mi avvierò in là, così ci incontriamo a metà strada. Non ti dispiace eh?” chiese all’amico, un sopracciglio inarcato e una luce divertita negli occhi blu.
“No no, vai pure. Basta che tieni le mani in tasca.” Disse James, come se parlassero del tempo. Chris ridacchiò.
“Ogni tanto mi chiedo cosa farai quando Lily si troverà il ragazzo, se fai così per Rose.” A questa affermazione, James si tirò su di scatto.
“Okay, stammi a sentire: Lily e ‘ragazzo’ non devono stare nella stessa frase. Non finché lei non avrà almeno.. 30 anni!” esclamò serio. Chris gli scoppiò a ridere in faccia, allontanandosi e salutandolo con una mano. James si ributtò per terra, cercando di scacciare l’immagine di sua sorella mano nella mano con un essere pidocchioso. A distoglierlo da quei pensieri, arrivò un leggero calcio nel costato. Si voltò verso il colpevole, incontrando gli occhi ambrati di Sofia, che gli fece un sorriso.
“Ciao! Disturbo un momento di profonda concentrazione per caso?” chiese sarcastica. Lui sbuffò, roteando gli occhi, e si alzò in piedi, scompigliandosi i capelli.
“Io sono sempre in uno stato di profonda concentrazione, anche quando dormo! Vigile e attento in ogni momento.” Disse con cipiglio serio. La ragazza si morse le labbra per evitare di scoppiargli a ridere in faccia.
“Comunque, sono venuta a disturbarti perché volevo dirti che non posso venire a Hogsmeade con te a fine mese. Cioè, non ci verrò proprio.” Aggiunse, vedendo lo sguardo deluso del ragazzo.
“Come mai? È successo qualcosa?” chiese lui, corrucciato.
“No.” Rispose lei, forse un po’ troppo in fretta “Cioè, mio padre torna dall’Italia a fine mese, ed è tipo.. anni, che non lo vedo. Quindi ho chiesto un permesso alla Preside per assentarmi qualche giorno e non sarò presente il giorno di Halloween. Mi spiace James.” Disse con aria davvero dispiaciuta. James cercò di buttarla sul ridere.
“Beh, mi pare ovvio che ti dispiace. Insomma, ti perdi un’uscita con James Potter, mica con uno a caso! E comunque James è troppo formale. Lo usa solo mia madre per sgridarmi. E ogni tanto Rose quando rompe le scatole.” Disse con una smorfia “Quindi, chiamami pure Jamie. O anche Jam se preferisci!”
“Sai” disse lei, dopo qualche secondo di silenzio “Da ora non riuscirò mai più a mangiare la marmellata senza vederci sopra la tua faccia. È deprimente.”*
Il ragazzo scoppiò in una risata spontanea, che contagiò anche Sofia. James si rese conto che era la prima volta che la sentiva ridere. E quel suono gli piaceva da morire.
“Che ne dici” cominciò, quando le risate si furono spente “Se andassimo ora a prendere un caffè?” le chiese, guardandola negli occhi. Lei ricambiò lo sguardo, tentennando.
Ora? Ma non possiamo uscire dal castello senza un adulto! E poi si accorgeranno della nostra assenza, non ti pare?”
“Ero convinto che la mia fama mi precedesse” disse lui, spaccone “Diciamo che sono piuttosto bravo a sgattaiolare via dalla scuola senza farmi notare e beccare. Sai, ho i miei trucchetti.” Le fece l’occhiolino. “E poi, se proprio butta male.. beh, tu sei un Prefetto, puoi sempre togliermi dei punti se ci beccano, giusto per risollevarti il morale!” aggiunse ridacchiando.
Sofia si pensò su un po’, tormentandosi una ciocca di capelli.
“Oh e va bene!” si arrese alla fine. James si aprì in un sorriso radioso.
“Perfetto. Allora ci vediamo qui fra dieci minuti. Vado a recuperare i miei strumenti!” e detto questo, corse verso il castello, ancora sorridendo.

Quella sera, prima della cena, la Preside annunciò la partenza della Professoressa Graham, affermando inoltre che non sarebbe tornata.
“Purtroppo sono insorti gravi problemi famigliari per la Professoressa, e non le sarà possibile tornare. Inutile dire che abbiamo già provveduto a trovare un sostituto, quindi quelli di voi che si erano già messi in testa di intraprendere una brillante carriera da nullafacenti” e qui la Preside McGranitt scoccò un veloce sguardo a James, Fred e Chris “Si mettano l’animo in pace e tirino fuori i libri. Il nuovo professore sarà qui a breve. Nel frattempo, che la cena abbia inizio.” Detto questo, i tavoli si riempirono di cibi deliziosi: arrosto di maiale, sformato di patate, polpette con sugo di funghi, pasticcio di rognone, cosce di pollo con patate al forno e tanto altro. Gli studenti si gettarono sul cibo famelici. In meno di qualche minuto, il piatto di Hugo Weasley era pieno e lui stava già cominciando ad ingozzarsi. Era alto per la sua età e mangiava con voracità qualsiasi cosa: eppure era magro come un giunco. Rose guardò il fratello con uno sguardo a metà tra lo schifato e il divertito, chiedendosi come potessero essere parenti.
“Condo te ome shaà il pofesciore nofo?” le chiese, con la bocca piena di pollo e patate.
“Hugo, per amor del cielo, manda giù prima di parlare!” esclamò esasperata. Quello ubbidì e ripeté la domanda in modo più chiaro.
“Dicevo, secondo te come sarà il professore nuovo?” e, senza perdere tempo, riprese a mangiare.
“Non ne ho idea. Ma spero che sia preparato e all’altezza della Graham.”
“All’altezza? Ti prego, chiunque può essere meglio di quella piattola! Avevo l’ansia ogni volta che uscivo dall’aula!” esclamò suo cugino James, infilzando una patata e portandosela alla bocca.
“Questo non esclude il fatto che fosse una brava insegnante.” disse lei, in difesa della donna. In fondo le piaceva, ed era dispiaciuta che se ne fosse andata. James alzò le spalle, mugugnando un ‘Come vuoi’. Sembrava di buon’umore quella sera e, aveva notato, mandava continuamente delle occhiate al tavolo dietro al loro, quello dei Corvonero. Decise di punzecchiarlo un po’.
“Allora Jamie, ci sono novità con quella Sofia? Mi sembri piuttosto su di giri.” Gli disse, mettendosi in bocca una mezza polpetta. Lui le scoccò un’occhiata divertita.
“Può darsi che ci siano novità, ma di certo non le verrei a dire a te, Rosie cara.” Ribadì con un sorrisino perfido. Rose gli fece una linguaccia, incontrando poi lo sguardo divertito di Chris. Gli sorrise, abbassando lo sguardo, sapendo di essere arrossita un po’. Da quando aveva iniziato a vedersi con Christopher, le sue reazioni nei confronti dell’universo maschile erano leggermente migliorate. Intanto arrossiva molto meno, inoltre era in grado di tenere una conversazione per più di dieci minuti. L’unico ragazzo che riusciva ancora ad innervosirla terribilmente era Scorpius Malfoy. Non sapeva perché, ma non ci dava troppo peso, tanto non avrebbe mai avuto nulla a che fare con lui. A meno che non diventasse il migliore amico di Albus, considerando che li aveva beccati più di una volta a parlare assieme. Lanciò uno sguardo al tavolo di fianco al loro, dove Scorpius stava chiacchierando con una ragazza riccia e mora. O meglio, lei parlava e sbatteva le ciglia, lui la guardava annoiato. In breve, senza sapere come, Rose si ritrovò a guardare gli occhi grigio-azzurri del ragazzo. Distolse subito lo sguardo, sentendo le guance in fiamme, e sperando vivamente che lui non se ne fosse accorto.
Certo che se n’è accorto, stupida! Vi stavate guardando!’
Nascose il viso dentro il bicchiere di succo di zucca e tornò a chiacchierare con i suoi amici, sentendo gli occhi freddi del ragazzo su di lei.

Una volta materializzatosi poco distante dai cancelli di Hogwarts, l’uomo si incamminò verso l’imponente Castello. Un sorriso gli si formò sulle labbra, al pensiero di tornare in quel luogo che gli aveva regalato così tanto. Erano passati 26 anni da quando aveva frequentato l’ultimo anno, ma sembrava solo ieri quando il cappello gli veniva calato sugli occhi e, in poco tempo, decideva di mandarlo a Grifondoro, dove era stato anche suo padre. Ma quello l’avrebbe scoperto molto tempo dopo. In effetti, era venuto a conoscenza dell’identità di suo padre solo da qualche mese, quando sua madre, nel letto di morte, gliel’aveva rivelato. Era rimasto talmente shockato che sua moglie, una dolce donna dai capelli color del grano e gli occhi azzurri, lo vide tornare a casa solo due settimane dopo, stanco e sporco. Ma in quel lasso di tempo era riuscito ad accettare la notizia. E ora ne era contento, anzi orgoglioso. Per quello aveva deciso di aggiungere il cognome del padre a quello della madre. Non voleva tenere nascosta la cosa, voleva che il mondo intero sapesse chi era.
Arrivato davanti al portone, vide che c’era Gazza ad aspettarlo, l’eterno custode, insieme ad una spelacchiata gatta nera, che doveva essere la seconda o terza sostituta di Mrs Purr. Quando gli fu di fronte, l’uomo non riuscì a trattenere un sorriso, provando quasi un moto di affetto per il bisbetico custode.
“E’ sempre un piacere rivederla, Mastro Gazza.” Disse con un sorriso e un cenno del capo. Quello, per tutta risposta, emise un grugnito, e si avviò verso l’interno della scuola zoppicando. Seguendolo, non riuscì a fare a meno di guardarsi intorno, notando come fosse diverso l’interno, eppure così uguale. Vi erano nuovi quadri, nuove sculture, ed era certo che una volta quel busto di Albus Silente non era presente. Gazza lo portò fino alla Sala Grande, facendolo entrare da una porticina che conduceva alla zona del tavolo dei professori.
“Aspetti qui.” Gli disse bruscò, e scomparve dietro una tenda, probabilmente andato ad avvisare la Preside del suo arrivo. Infatti, dopo pochi secondi, sentì la voce severa della McGranitt imporsi sul chiacchiericcio.
“Il nuovo professore di Trasfigurazione ci ha finalmente raggiunti! Venga avanti, professore!”
A quelle parole, l’uomo uscì, mostrandosi alla folla con un sorriso cordiale.
“Date il benvenuto” riprese la Preside “ Al signor..”

Note:*Jam significa marmellata. In inglese il gioco di parole sarebbe più carino ma hey! si fa quel che si può xD

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Ciao a tutti ^^
Va bene, capita l'antifona, sta storia sta avendo successo zero, mi arrenderò ai fatti xD ma siccome io sono una persona molto antipatica, continuo a pubblicare capitoli, oh u.u ah tra l'altro il mio word ha continuato a funzionare benissimo, così ora ho già tre capitoli conclusi che aspettano solo di essere pubblicati xD
By the way, dopo questo aggiornamento, tornerò a pubblicare solo dopo il mio compleanno, che se vi interessa è il 1° settembre (Si beh, come regalo potreste leggere e commentare, no? *-*) Perchè solo dopo quella data? Boh così, tanto per. Ogni tanto un treno mi passa sulla testa e divento improvvisamente scema *_* comunque, ciancio alle bande, per chi è interessato, buona lettura, sennò ciccia XD
Ricordatevi che vi amo sempre e comunque o/

CAPITOLO SETTE



“Ho capito bene?” chiese in un sussurro Albus al fratello, che guardava il nuovo professore con occhi sgranati.
“Non può essere.. insomma, non è possibile, giusto?” Rose cercava di essere razionale.
“Evan Wright.. Black.” Disse Lily, non riuscendo a credere alle sue stesse parole “Ma suo padre.. chi sarebbe?”
“Se fai due conti e lo guardi bene, direi che è inevitabile dire che suo padre è Sirius Black. Il padrino di papà.” Fu James a rispondere, che non riusciva a staccare gli occhi dall’uomo. Suo padre aveva mostrato loro delle foto del suo defunto padrino, e il professore gli assomigliava davvero tantissimo. Era molto attraente, senza ombra di dubbio, nonostante dovesse avere una quarantina di anni. Lineamenti aristocratici ma gentili, riccioli scuri, profondi occhi grigi e un sorriso amichevole. Aveva spalle ampie e un fisico asciutto, il tutto fasciato da un maglione grigio, un paio di pantaloni scuri e un mantello nero come la notte. Tutti in sala l’avevano accolto con un applauso, i più non ricordando nemmeno il nome della nobile Casata dei Black, ma qua e là vi erano stati dei sussurri stupiti, com’era accaduto nel gruppo Potter - Weasley.
“Per tutti i mutandoni di Merlino!” mormorò Hugo, la polpetta infilzata nella forchetta ancora a mezz’aria, gli occhi fissi sull’uomo “Sembra proprio Sirius Black.”
“Credete che papà lo sappia?” domandò Lily, mordendosi il labbro.
“Se volete sapere la mia” cominciò Rose “Nemmeno Sirius lo sapeva. Di avere un figlio intendo.”
Si accorsero che tutti avevano ripreso a mangiare e chiacchierare, mentre Evan Black si era seduto tra Vitious e Hagrid, il quale lo stava fissando con tanto d’occhi, indeciso se dirgli qualcosa o meno.
“Credo che farò un salto alla guferia.” Annunciò James, alzandosi da tavola “Credo che papà dovrebbe saperlo.” Detto questo si allontanò, non accorgendosi che il fratello e la sorella si erano alzati per seguirlo. Uscito dalla Sala Grande, sentì i passi dei due dietro di sé e si voltò.
“Che fate voi due?” chiese senza fermarsi.
“Mi sembra ovvio no? Veniamo con te.” Disse tranquillamente Lily.
“Non ce n’è bisogno. So ancora scrivere una lettera, sai?”
“Oh lo so. Ma so anche che hai una strana malattia chiamata ‘ingigantire i fatti’, quindi sei da tenere d’occhio.” Annuì seria. James la fulminò con uno sguardo, mentre Albus si limitò a cercare di trattenere un sorriso. Arrivati alla guferia, si misero a cercare Chester, il gufo reale di James. Non era difficile da trovare: era completamente nero, tranne per la testa candida, che spiccava in mezzo a tutti quei colori scuri.
“Come diavolo si fa a chiamare un gufo Chester? Non smetterò mai di chiedermelo.” Sussurrò Lily ad Albus, che sghignazzò, mentre James aveva appena trovato il volatile.
“Ciao campione! Devi consegnare una lettera a papà, okay?” per tutta risposta, il gufo stridette e gli becchettò un dito. Il ragazzo si voltò verso i fratelli “Avete una pergamena e una piuma?”
“Certo Jamie, io vado in giro con pergamene nelle mutande e piume d’oca infilate nel..”
“Albus, per Merlino! Che immagine orribile!” lo bloccò sua sorella, disgustata.
“Per tua informazione, stavo per dire ‘infilate nell’orecchio.” la guardò con le sopracciglia alzate e un’aria spazientita.
“Bene, se avete finito, voi due.” Disse James. Estrasse la bacchetta e formulò un Incantesimo d’Appello.
Accio Pergamena e Piuma!
In pochi secondi, una pergamena e una bella piuma d’oca nera arrivarono nella guferia. Lily, con i suoi riflessi da Cercatrice, li acchiappò per prima.
“Ehi! La lettera la scrivo io, dammi qua!” esclamò il fratello, contrariato.
“Jamie, io ho una scrittura molto più chiara della tua, e una padronanza dell’inglese assai migliore, nonostante abbia tre anni meno di te.” Gli disse con un sorrisino. Quello fece una smorfia e prese a borbottare, guardando la sorella appoggiarsi ad uno scaffale e mettersi a scrivere. Dopo qualche minuto porse a James la lettera. Albus gli si affiancò per leggerla.

Caro papà, Qui a Hogwarts sta andando tutto bene, le lezioni procedono a meraviglia e il freddo si avvicina sempre di più. Anche Al e Jamie stanno bene e ti mandano i loro saluti.
Ti scrivo perché questa sera è arrivato un nuovo professore. Ti spiego: la professoressa Graham, di Trasfigurazione, ha dovuto abbandonare la scuola per motivi personali e, a quanto pare, non tornerà. E fin qui, dirai, che c’è di strano? Bene, quello che è strano è il nome del sostituto. Ora, per favore, assicurati di essere seduto sulla tua comoda poltrona e di non avere nulla in mano. Si chiama Evan Wright Black. E assomiglia tremendamente a Sirius. Non so se lo sapevi o meno, che aveva un figlio che ha più o meno la tua età, ma noi volevamo comunque fartelo sapere. Ci sentivamo in dovere di farlo, in effetti.
Aspettiamo una tua risposta. E, per favore, non fare cose avventate tipo presentarti a scuola in pigiama, okay?
Ti voglio bene
Lily.


“Direi che va bene.” disse Albus, annuendo.
“Potevi anche mettere i nostri nomi, comunque.”
“Oh ti prego Jamie, smettila di fare il bambino e togliti quel broncio dalla faccia!” gli disse la sorella, esasperata. Il fratello gli fece una linguaccia, ripiegò la lettera e la legò alla zampa del suo gufo.
“Vola a casa e consegnala a papà. Non portargliela in ufficio, per carità! O rischia un infarto al lavoro.” Il gufo tubò affettuosamente e spiccò il volo, le grandi ali dispiegate contro il vento freddo di Ottobre.
“Dai, torniamo in Sala Grande. Io non ho ancora mangiato il dolce, e non ho intenzione di perdermelo!” esclamò James, massaggiandosi la pancia.
Quando rientrarono, i tavoli erano già stati sgombrati e gli studenti stavano cominciando ad alzarsi. James cominciò a lamentarsi del suo mancato dolce, mentre Albus corse verso Rose: lui non era un Prefetto, ma faceva volentieri compagnia alla cugina mentre si assicurava che gli che gli studenti tornassero nel Dormitorio. Lily, non sopportando un minuto di più il fratello che continuava a lagnarsi, scappò verso Hugo e Lucy.Rimasto solo, il più grande dei Potter si voltò verso il tavolo Corvonero, intravedendo i biondi capelli di Sofia. Quella voltò lo sguardo verso di lui, regalandogli un sorriso. James rispose al gesto,unendosi poi ai suoi compagni Grifondoro, ripensando al tempo che avevano trascorso insieme quel pomeriggio, bevendo Burrobirra e chiacchierando del più e del meno. Giunto in Sala Comune, il sorriso non l’aveva ancora abbandonato.

Il giorno dopo, i primi ad assistere ad una lezione di Evan Black furono quelli del terzo anno di Grifondoro e Tassorosso. Lily cercò di sedersi il più vicino possibile alla cattedra, ritrovandosi così in prima fila. Hugo la seguì, sedendosi accanto a lei e chiedendole perché mai si fosse messa così vicino alla cattedra: lei aveva sempre odiato stare nei posti davanti.
“Perché voglio inquadrare questo presunto figlio di Sirius. Insomma, potrebbe sempre essere un impostore, no?” disse lei con un nota di incertezza. Il cugino inarcò un sopracciglio.
“Oh andiamo Lils, ma l’hai visto in faccia? E’ uguale a Sirius Black! Noi non l’avremo mai conosciuto, ma le foto non mentono.” Disse il ragazzo, fermamente convinto. Lily fece per rispondere ma sentì la porta aprirsi e il professore entrò in aula, con un sorriso stampato in faccia.
“Buongiorno a tutti.” La sua voce era molto profonda, ma aveva una sfumatura calda, gentile. Gli studenti risposero al saluto all’unisono, ma Lily non si unì. Era troppo concentrata sul volto dell’uomo.
“Come credo sappiate tutti, sono il professor Evan Wright Black e sostituirò la professoressa Graham fino a tempo indeterminato. Spero che il mio metodo non differisca troppo dal suo.” aggiunse, sempre sorridendo “Bene, la mia collega mi ha lasciato il programma e mi ha fatto sapere dove siete arrivati. A quanto pare, per oggi avreste dovuto esercitarvi nell’Incantesimo Lapifors. Qualcuno sa dirmi di cosa si tratta?” chiese con un’occhiata a tutta la classe. Qualche mano si alzò timidamente in alto, tra cui quella di Lily. Il professore le fece un cenno, invitandola a rispondere.
“Il Lapifors è un incantesimo che viene utilizzato per trasfigurare oggetti, o persone, in conigli.”
“Esattamente. È in grado di metterlo in atto, signorina..?”
“Potter. Lilian Potter.” Vide un lampo di riconoscimento negli occhi dell’uomo quando pronunciò il proprio nome. La giovane sostenne per un po’ il suo sguardo, poi afferrò la bacchetta e effettuò l’incantesimo, trasfigurando una tazza in un perfetto coniglietto bianco.
“Benissimo, signorina Potter. Venti punti per Grifondoro.” Le rivolse un sorriso cordiale, al quale Lily rispose cortesemente. La lezione procedette tranquilla e il professor Black si rivelò molto bravo e assai meno sfiancante della Graham. Una volta conclusa l’ora, Lily fece per uscire con i suoi cugini ma cambiò idea.
“Andate avanti, vi raggiungo subito.” Disse loro con un sorriso. Hugo la squadrò per un attimo, facendo scorrere lo sguardo da lei al professore, poi scosse la testa e uscì, affiancato da Roxanne. Lily si avvicinò al professore, che in quel momento le dava le spalle. Diede un lieve colpo di tosse, e quello si voltò.
“Oh Lilian.” Le disse con un mezzo sorriso “Dimmi pure.”
“Non vorrei sembrarle sfacciata..”
Ma sicuramente lo sembrerò pensò con un sorrisino.
“Volevo chiederle se per caso lei non sia figlio di Sirius Black.” Disse senza girarci troppo attorno. Non era una vera domanda, perché Lily sapeva che Sirius era suo padre. Semplicemente, voleva sentirselo dire. Il professore rimase interdetto, forse un po’ stupito dal comportamento di quella, all’apparenza, brava e dolce ragazzina. Aprì bocca per rispondere, ma Lily non ebbe mai una risposta, perché la porta dietro di loro si aprì con un tonfo. La ragazza voltò velocemente la testa, fulminando con lo sguardo chi si era intromesso: incontrò i brillanti occhi verdi di suo padre.
“Lily, non dovresti essere a lezione?” chiese Harry alla figlia. Per tutta risposta, Lily tornò a guardare il professore e gli fece un sorriso innocente.
“Già, dovrei proprio! Arrivederci, signore.” Si mise a tracolla la borsa e passò di fianco al padre, ignorando lo sguardo che le stava lanciando. Si chiuse la porta dietro e rimase qualche minuto a pensare se rimanere ad origliare o meno. Poi decise che non era il caso: sicuramente suo padre se lo sarebbe aspettato e avrebbe fatto un Muffliato alla porta o qualcosa del genere. Sbuffando e buttandosi all’indietro i capelli, la ragazzina si avviò verso l’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure.

Quando aveva ricevuto la lettera da sua figlia, stava facendo una tranquilla colazione con Ginny prima di recarsi al lavoro. Il gufo di James aveva cominciato a becchettare impaziente il vetro della finestra. Harry si era alzato per aprirgli e quello, per tutto risposta, aveva arruffato le penne e teso la zampa, impaziente. Una volta slegatagli la lettera, il volatile si era fiondato sulla tavola, vicino a Ginny, in cerca di qualcosa da mangiare. Era turbolento e travolgente proprio come il suo padrone.
“Cos’ha combinato Jamie stavolta?” gli aveva chiesto la moglie, tenendo tra le mani una tazza fumante di the caldo. Harry si era nuovamente seduto a tavola, aveva aperto la lettera, notando subito la calligrafia piccola e ordinata di sua figlia.
“Non è di James, l’ha scritta Lily.” E, detto questo, le poche righe scritte da sua figlia gli avevano fatto perdere qualche battito. Ginny doveva essersi accorta che il colore aveva abbandonato il suo volto, perché gli aveva chiesto con tono preoccupato se andasse tutto bene. Non ricevendo una risposta, la donna gli aveva tolto la lettera di mano, facendo scorrere velocemente lo sguardo sulle parole. Quando aveva alzato lo sguardo per dire qualcosa, o almeno provarci, Harry si era già alzato e si stava abbottonando il cappotto.
“Dove credi di andare?” gli aveva chiesto minacciosa.
“Devo andare là Ginny. Devo vederlo, parlargli.. sapere se Sirius lo sapeva ma me l’ha sempre nascosto..”
“Harry, capisco che tu sia sconvolto, è una notizia piuttosto inaspettata.. ma non puoi fiondarti a Hogwarts senza preavviso, e senza esserti fermato a pensare almeno un attimo. E il lavoro poi!”
“Beh, sono o non sono il capo della sezione Auror? Manderò un gufo avvertendoli che oggi non posso andare, che è successo un imprevisto a scuola. Il che è vero, dopotutto.”
“Ma.. Aspetta Harry!” Ma lui non aveva lasciato finire la moglie: le aveva dato un veloce bacio sulla guancia e si era smaterializzato. Probabilmente tornando a casa lo aspettava una bella strigliata.
Arrivato davanti alla scuola, non aveva avuto problemi ad entrare e, incontrando fortunatamente la McGranitt nei corridoi, le aveva riferito il motivo per cui si trovava lì.
“I tuoi figli non potrebbero assomigliarti di più, Potter.” Disse la Preside, chiamandolo per cognome come usava fare ai tempi in cui insegnava all’uomo “Sempre ad immischiarsi in affari che non li riguardano. Comunque al momento il professor Black sta tenendo lezione, quindi dovrai aspettare che finisca. Suppongo tu ricordi dove si trovi l’aula.” Detto quello, la McGranitt si era allontanata lentamente, appoggiandosi ad un bastone. Ormai non era più quella di una volta, l’età si faceva sentire, e non poco.
Harry, arrivato davanti all’aula, aveva atteso che finisse l’ora di lezione. Aveva osservato tutti gli studenti uscire, intravedendo i capelli rossi di Hugo, ma non quelli di Lily. Aveva aspettato qualche secondo, poi era entrato, vedendo sua figlia e il professore parlare. Quello che aveva scritto Lily nella lettera era vero: era così simile a Sirius che ebbe quasi l’impressione di trovarsi davanti al suo fantasma. Aveva lasciato uscire la figlia dall’aula e ora erano lì, a osservarsi cauti. Fu l’altro a rompere il silenzio.
“Lei dev’essere Harry Potter.” Disse tranquillamente, infilando le mani in tasca.
“Così pare. E, a quanto mi è stato detto, lei dovrebbe essere Evan Black.”
“Evan Wright Black. Ma sì, sono io. Immagino che lei voglia sapere la stessa cosa che mi ha chiesto poco fa sua figlia Lilian.” C’era una nota divertita nel suo tono. Harry alzò un angolo della bocca, pensando alla sfacciataggine di sua figlia.
“Le chiedo scusa, ogni tanto Lily è un po’ impulsiva.”
Chissà da chi ha preso..
“Non c’è problema, capisco la sua curiosità. Anche se non l’ha mai conosciuto, immagino che essendo sua figlia abbia sentito molto parlare di mio padre.” Ammise infine il professore.
Harry se lo sentiva dentro che era la verità, ma sentirsi dire che l’uomo che aveva davanti era davvero il figlio di Sirius, lo scombussolò non poco.
“Quindi.. quindi è vero?” chiese dopo qualche secondo.
“Sì, era mio padre, ma non l’ho mai conosciuto. E ho saputo di lui solo recentemente.” Il suo tono era calmo, cordiale, ma Harry vi percepì una nota amara.
“Se volete accomodarvi” disse indicando con la mano una sedia “Vi offrirò una tazza di the e vi racconterò quel che so.. e lei potrebbe ricambiarmi il favore.” Aggiunse con un sorriso enigmatico.
“Certamente. Per iniziare, potremmo darci del tu.” E dicendolo gli porse la mano. L’altro la fissò per un istante, poi l’afferrò in una stretta decisa. Harry si accomodò su una sedia vicino alla cattedra ed entro breve si ritrovò con una tazza di the fumante.
“Il tuo nome però mi è famigliare” disse Harry, fissando il liquido scuro “Evan Wright.. hai frequentato Hogwarts, immagino.”
“Certo. Ero un Grifondoro, come te, ma non abbiamo mai parlato molto. Tu sei arrivato che io frequentavo il quarto anno e, diciamocelo, i ragazzi più grandi raramente si interessano ai nuovi arrivati. Certo, tu eri il Bambino Che E’ Sopravvissuto, e ovviamente eri sulla bocca di tutti. Ma, personalmente, preferivo spendere il mio tempo con gli amici e dietro le ragazze.” Disse ridacchiando. Harry lo imitò, pensando che anche Sirius, da quanto sapeva, era stato così da giovane.
“Quindi, come hai scoperto che Sirius era tuo padre?” lo incitò Harry. Evan si mise più comodo sulla sedia.
“L’ho scoperto solo quattro mesi fa, il giorno che è morta mia madre. Poco prima che il suo cuore cessasse di battere, mi disse che aveva bisogno di parlarmi di una cosa molto importante che riguardava il mio vero padre. L’unica figura paterna con cui avevo mai avuto a che fare era stato il suo compagno, Roger Walker, morto qualche anno fa. Comunque, mi raccontò che quando era all’ultimo anno di Hogwarts, ebbe una sorta di storia con Sirius Black, uno dei giovani più popolari e desiderati della scuola. Non fu una cosa duratura, Sirius pose fine alla storia dopo un paio di mesi, dicendo che aveva troppi pensieri per la testa e non voleva nulla di serio. Ma, a quanto pare, in quei due mesi nessuno dei due era stato molto attento, e mia madre rimase incinta. Mancavano solo tre mesi alla fine della scuola, così decise di continuare, tenendo nascosta la gravidanza a tutti, Sirius compreso. Dopo i M.A.G.O. non ebbe l’opportunità di parlare con Sirius, così se ne tornò nel Kent dai genitori, che presero la notizia abbastanza bene. Mia madre era arrabbiata e delusa e decise di dare la colpa a Sirius se era costretta a crescere un figlio da sola. In realtà non lo era: aveva i suoi genitori e un sacco di amici, ma si sentiva ferita e l’unica cosa che poteva fare era proprio quella di incolpare mio padre. Comunque, quando avevo cinque anni, si risposò ed ebbe altri due figli, i miei fratellastri Jane e Austin. Ha avuto una vita felice, anche se dopo quel racconto ho capito perché, alla notizia che Sirius Black era un Mangiamorte, rimase silenziosa e cupa per molti giorni. E anche perché, alla sua morte e alla notizia che in realtà non era un servo di Voldemort, si chiuse in camera a piangere.”
Harry era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Fece per parlare ma si accorse che Evan non aveva ancora finito il suo racconto, quindi si portò la tazza alle labbra.
“Quando mia madre finì il racconto, ero così.. sconvolto che abbandonai mia moglie e mia figlia per due settimane. Un gesto stupido, lo so, ma era una scoperta troppo grande. Non sapevo come sentirmi ma, dopo una lunga riflessione, mi resi conto che ero orgoglioso di essere suo figlio. Ricordai di quell’articolo in cui parlavi tu stesso di lui, dicendo che grande uomo era stato e che mai e poi mai avrebbe tradito i tuoi genitori vendendoli a Voldemort. Per questo ho deciso di aggiungere il suo cognome.” Concluse, passandosi una mano tra i riccioli scuri. Harry sorrise a quel gesto: era una cosa che James faceva sempre e, da quanto gli era stato raccontato, anche Sirius e suo padre erano soliti farlo.
“Fai bene ad esserne orgoglioso” disse dopo qualche minuto di silenzio “Lui era la persona più vicina ad essere definita ‘famiglia’ che avessi mai avuto. Gli volevo molto bene , ma purtroppo non abbiamo passato molto tempo insieme. Non quanto avrei voluto almeno. Certo, dirlo di fronte a suo figlio, che non l’ha mai conosciuto, potrebbe sembrare una presa in giro, ma gli anni della mia adolescenza non sono mai stati facili e avere Sirius era un’ancora di salvezza allora. È sempre stato orgoglioso di definirmi il suo figlioccio e ha fatto tanto per me. Ho sognato un sacco di volte di andare a vivere con lui ma non ne abbiamo mai avuto occasione.” Harry era contento di parlare del suo padrino, ma al tempo stesso la cosa lo rendeva malinconico. Gli mancava così tanto, il caro vecchio Felpato.
“E lui.. com’era? Caratterialmente intendo.” Chiese Evan, lievemente imbarazzato. Harry gli sorrise cordiale e restarono un paio d’ore chiusi in quell’aula, accompagnati da the e biscotti, a ricordare l’uomo che Sirius Black era stato.

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