Appuntamento con la Morte

di MatteoMongy94
(/viewuser.php?uid=104263)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: I Segreti della Notte ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2:Il Coltello della Vendetta ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3:Brancolando nel buio ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4:Il Metodo del Detective Blissard ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5:Il risveglio del Morto ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6:Chi trova un amico non sempre trova un tesoro ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Tra verità e menzogne ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8:Manca Qualcosa ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9:Un buco nell'acqua ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: La Morte bussa due volte ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Due omicidi, nessun colpevole ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12:Lettere Misteriose ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13:Tre camere, tre lettori ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14:Pasto con tentato omicidio ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Luce nella nebbia ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Fantasmi dal passato ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Rivelazioni ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18:Delitto Risolto ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: I Segreti della Notte ***


Talvolta bisogna seguire il proprio credo. Non abbandonarlo fino a che non trovi la cosa più importante della tua vita. Ma spesso ti passa accanto, e tu ne capisci l’importanza solo quando ormai è persa per sempre.

***

CAPITOLO I:I SEGRETI DELLA NOTTE

Leonardo si era alzato da poco. L’orologio in camera sua battè le sei del mattino. Si vestì rapidamente. Mise un paio di pantaloncini corti, una maglietta della Juventus e un paio di scarpe da ginnastica. Si avvicinò alla finestra della camera da letto, e ne aprì le persiane, lasciando entrare i primi raggi del sole nella camera, inondandola di luce. Mise una mano fuori dalla finestra, e ne prelevò un termometro a mercurio da esterno.
“Venticinque gradi. Temperatura perfetta per andare a correre”.
Mise al polso un cronometro. Uscì dalla stanza e si recò immediatamente in salotto, attiguo alla sua stanza per permettergli di poter fare il suo immancabile sport mattutino senza disturbare gli altri.
Quando aprì la porta un fresco odore di pini lo travolse, immergendolo in quello splendido boschetto attiguo alla “Casa degli Orologi”. Fece il suo solito percorso. Seguì il sentiero per circa un chilometro. Raggiunse quindi un piccolo laghetto, costeggiandolo per circa altri 4 chilometri. Poi tornava indietro. E il ritorno era sempre più blando rispetto all’andata. Leonardo talvolta si soffermava ad osservare qualche piccolo animale che stava appollaiato sui rami dei pini, oppure raccoglieva una rana che era fuor d’acqua e la rimetteva su una ninfea. Si fermava ad assaporare il buon odore dei papaveri e il volo delle nitticore. Soffiava qualche dente di leone raccolto nei pressi del canneto oppure accarezzava gli ormai rari daini presenti nella pineta. Amava l’alta montagna, e ringraziava in cuor suo Luca di averlo invitato insieme a Beatrice, Maria Carla e Benedetta per trascorrere un mese lassù.

***

Una notte di luna piena. In mezzo alla pineta. Solo Luca e lei. A Benedetta sembrava impossibile. Come aveva fatto a ritrovarsi nel mezzo del bosco?Non lo sapeva neppure lei.
Il ragazzo alto, magro, dalla carnagione rosa scuro la guardava fissa negli occhi. I segni dell’avanzata adolescenza si notavano sul suo volto, dove la scura barba di due giorni rendeva la sua pelle ruvida. Gli occhi castani le penetravano lo sguardo, costringendola a guardare il basso. Ma subito lui le portava la mano al mento, costringendolo a guardarla. Le mani erano delicate, leggermente callose in alcuni punti, ma le davano un non so che di sicurezza. Lei, che non aveva mai avuto autostima. Una ragazza bassina, sul metro e sessanta, non troppo magra, gli occhi scuri, i capelli lunghi tenuti indietro da un cerchietto nero. Il naso leggermente all’insù, un viso delicato ma nello stesso tempo rude.
-Imbarazzata?- domandò Luca a Benedetta, sussurrandole quella parola all’orecchio, dopo essersi chinato ed averglierlo sfiorato con una mano.
Alla ragazza le parole non uscirono di bocca. Le si soffocarono in gola, impedendole di parlare, dandole più dolore di chi avesse voluto urlare qualcosa ma, per il mal di gola, non riuscisse a farlo.
Il ragazzo la guardò ancora negli occhi. Si chinò verso le sue labbra, appoggiandoci le sue delicatamente, come se temesse di far del male alla creatura.
Benedetta si svegliò in quell’istante. Era sudata.
“Era solo un sogno” pensò, mentre una piccola lacrima le rigava il viso. “D’altronde, lui è fidanzato. Eppoi, cosa posso dargli io?-
Guardò al proprio polso. L’orologio indicava le sette meno venti. C’era ancora un po’ di tempo per dormire. E si riaddormentò

***

Luca guardò negli occhi Beatrice. I lineamenti del suo viso erano delicati. Gli occhi castani rivolti verso il basso. I capelli corvini ricadevano sulla sua schiena, mossi, lasciandosi vedere in tutto il loro splendore. Le mani della ragazza toccavano le mani del ragazzo. Erano le due di notte. Il fruscio del vento sibilava tra i pini e i rari ontani, producendo con le foglie un rumore dolce e fastidioso nello stesso tempo.
-Da quanto tempo aspetto di essere in vacanza con te, Luca-
I due si scambiarono un bacio appassionato. Quelli che furono pochi secondi, per Beatrice furono minuti, ore, che scorrevano tanto lenti quanto piacevoli.
-Questo me lo ricorderò per sempre- bisbigliò la ragazza.
-Quando in un ricordo fiaba e realtà si fondono in un’unica armonia, hai vissuto momenti indimenticabili. Spero che questa serata lo sia stata per te, Bea-
Luca le diede un ultimo bacio sulla guancia. La fissò negli occhi. Le disse un ti amo. E si congedò da lei.

***
Maria Carla non riusciva a prendere sonno. Aveva acceso il condizionatore, ma tutto ciò non era bastato.
“Chissà cosa sta facendo adesso Beatrice. Spero che questa volta si diverta. . Ha diciassette anni ed è ancora vergini. Rincoglionita… Io a quattordici anni avevo già scopato e lei si è appena fatta.”
Osservò l’orologio appeso alla parete esattamente sopra il suo letto.
“Le tre e venti. Avranno già finito? Bha…conoscendo Luca ci avrà provato, e lei avrà rifiutato… Ma no… Con tutti i consigli che le ho dato se non è andata a letto con lui le faccio una bella ramanzina.”
Maria Carla si girò a pancia in sotto, e si mise il cuscino tra le gambe, quasi a voler avere un rapporto con lui. Qualche minuto dopo si rigirò a pancia in su. Si tolse il perizoma nero che aveva indossato sei ore prima, quand’era uscita dalla doccia. Le era venuta voglia di farlo. Ma nessuno era disponibile in quella casa.
“Adesso invio un messaggio a Luca e gli dico di venirmi a raccontare com'è andata. Magari se mi vede nuda, qualcosa ci scappa...”
Si alzò dal letto. Tolse anche il reggiseno, una terza abbondante, e lo gettò sul pavimento, pronta a farsi trovare nuda per estasiare ancora di più Luca. Prese in mano il cellulare, e digitò velocemente. Quindi rilesse fra sé e sé: “Ho voglia di parlare con te. Vieni da me. MC”
Inviò il messaggio, e rimase in attesa di qualche passo, di qualche rumore nel corridoio. Ma non sentì nulla. Alle quattro si rialzò, rimise addosso a sé il perizoma nero e il reggiseno, imprecando per il mancato arrivo del suo possibile amante.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2:Il Coltello della Vendetta ***


CAPITOLO 2: IL COLTELLO DELLA VENDETTA

Nel lungo corridoio c’era il caos più totale. Tre specchi giacevano infranti a terra. Diversi vasi in porcellana era rotti in mille pezzi. Le lampade alle pareti erano rotte. Il buio più totale celava un segreto più pesante di un macigno. L’assassino guardò, con l’aiuto di una piccola torcia, il suo lavoro, svolto perfettamente. Riaddrizzò una sedia che era caduta nella colluttazione tra i due. E su quella si sedette. Tirò fuori una sigaretta , accendendola e portandola alla bocca. Una grande nuvola di fumo si sparse nell’aria. “Poco male. Non ci sono allarmi antincendio qui”
Diede un nuovo tiro alla sigaretta, e tirò fuori dalla propria tasca un piccolo posacenere portatile in vetro. Fece cadere al suo interno la cenere. Spense la sigaretta. Seguì il corridoio fino alla fine, dove una piccola finestra si affacciava sulla piccola serra della “Casa degli Orologi”. Svuoto il posacenere, lasciando cadere inevitabilmente il mozzicone e i suoi residui sull’erba bagnata di rugiada della villa.
Tornò indietro, anteponendo il piede destro al sinistro, e poi ancora, camminando lentamente. Si avvicinò al corpo della vittima. Il cranio era fracassato, il torace ferito da trentatrè coltellate. L’arma del delitto sporgeva ancora dalla gola dell’uomo. L’assassino si chinò. Bisbigliò numerosi insulti nei confronti della vittima, e quindi gli spaccò il portacenere in testa, colpendo ulteriormente il corpo già martoriato.
                                                      
      ***

-Il nome della vittima è Luca Geffri, diciassette anni, frequentante il quarto anno al Liceo Scentifico.-
Un senso di schifo invase il tenente Genot, valdostano, alla vista di quella scena. I raggi di sole entrati dalla finestra avevano chiaramente illuminato il corridoio, offrendo uno spettacolo a cui,forse, neppure l’assassino avrebbe potuto resistere senza alcuna piega.
-La causa del decesso potrebbe essere sia la ferita al capo, provocata probabilmente con la caduta, oppure una delle trentatrè pugnalate con questo coltello da cucina. Una sola la certezza: chi l’ha ammazzato, la fatto con violenza inaudita. Ed è uno dei suoi quattro amici.-
Il responso del medico legale era chiaro. Una sintesi perfetta di un delitto all’apparenza perfetto.
-L’ora del decesso tenente è quasi perfetta- continuò il dottore -Hanno ritrovato l’orologio della vittima al suo polso. Indicava le tre e ventidue minuti.-
Il dottore porse al tenente Genot una busta di plastica, al cui interno si trovava l’orologio. Era uno di quegli orologi in plastica, blu in questo caso, che, messi intorno al polso, si richiudevano alla perfezione. Il quadrante era stato completamente frantumato, e le lancette erano ferme su un’ora. Le tre e ventidue.
-Credo sia caduto nella colluttazione col pavimento. In quell’angolo del corridoio ci sono alcune schegge di vetro, nei pressi del cadavere altre- e mentre diceva ciò, il medico indicava alcuni pezzi di vetro con il dito indice, sparsi per quel luogo.
-Perfetto dottor Hugo. E’ stato un piacere. Adesso voglio vedere gli amici della vittima-

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3:Brancolando nel buio ***


CAPITOLO 3: BRANCOLO NEL BUIO

Il tenente Genot uscì dalla cucina della casa, adibita occasionalmente come stanza degli interrogatori, sconsolato.
-Allora tenente? Qualche indizio?-
-Tutti hanno un alibi. Tutti concordano su un fatto. La vittima non ha urlato.-
Genot estrasse un foglio di carta dalla tasca della giacca in pelle di camoscio che indossava.
-Ho fatto un disegno di questa villa.L’architetto è stato un disastro. Ogni lato della casa corrisponde ad un punto cardinale. La casa è attraversata nell’esatto centro da un corridoio che la taglia in due.
Nel lato est ci sono, a nord un bagno e la camera di Leonardo Vetri. Al centro il salotto, su cui c’è l’ingresso. A sud la cucina e la camera di Benedettta Corsi.
Ad ovest ci sono la stanza di Beatrice Cartoli, quella della vittima e, nell’angolo sud ovest, quella di Maria Carla Bossi, messa verticalmente. Sul corridoio si affiacciano un altro bagno e la biblioteca, unico accesso alla camera della Bossi.-
-Alibi? Hai detto che tutti hanno un alibi?- domandò sorpreso un giovane poliziotto.
-Si Nervi. Tutti ripresi dalle telecamere di sicurezza. Vetri ci ha detto in confidenza che in ogni stanza vi è una telecamera puntata sull’orologio posto sopra i letti. La vittima non si fidava degli amici e voleva tenerli sempre sotto controllo. E dunque, sfruttando gli orologi che danno il nome alla casa, ha installato sopra gli armadi minuscole telecamere. Vetri ci ha anche informato che ha cambiato personalmente le cassette di registrazione tre sere fa perché alcune erano complete.Questo però lo ha fatto quando le ragazze non erano in casa, e dunque mancano spezzoni di alcune ore, e tutte partono in orari differenti.Le ho già fatte controllare. E tutti hanno un alibi:-
Il tenente ripose il biglietto e ne estrasse un altro, con gli alibi dei ragazzi.
-Allora: Vetri all’una e cinquanta si reca in stanza. Alle due e un quarto sappiamo che dorme. Alle ore 6 si sveglia e afferma di essere andato a correre. Rientrerà alle 9 e 15. E’ il primo a svegliarsi, ma la sua camera non da sul corridoio, ma sul salotto, e dunque non si accorge della morte dell’amico. Moventi: nessuno. Si erano conosciuti l’anno scorso, e hanno tenuto buoni rapporti.
La Corsi arriva in stanza a mezzanotte e dodici. Guarda la tv e si addormenta. Si sveglierà alle 6.40, da un occhiata al suo orologio da polso e torna a dormire fino alle 8.22, ora del ritrovamento del corpo.
Geffri, la vittima, raggiunge la sua stanza alle 2 e 13 minuti.
Alle 3.00 si risveglia ed esce dalla stanza. Non rientrrerà più.
La Cartoli invece raggiunge la sua stanza alle 2.45. Usa il cellulare e si addormenta alle 4.21. La sua stanza da sul corridoio ma non sente nessun rumore. Si sveglia alle 8.22, sentendo le urla della Bossi. Questa si addormenta alle 4 e 12, dopo essersi svestita e aver…bhè… fatto alcuni giochi da sola… nuda. Alle 8.18 si sveglia, si veste ed esce dalla stanza. Dice di essere passata dal bagno e poi, uscita, aver lanciato l’allarme.-
In quel momento entrò nel salotto un uomo, alto, robusto, sulla sessantina. I capelli erano radi, tendenti al grigio. Gli occhi erano piccolissime fessure, che gettarono subito occhiate intorno, per esaminare la stanza. Un grande divano rosso era adagiato ad una parete. Di fronte a quello una tv al plasma di 42 pollici. A pochi passi dal divano una poltrona dello stesso colore. Al lato ovest del salotto c’era un caminetto, incassato nella muratura. Non veniva usato da circa una trentina d’anni, giudicò l’uomo, a causa dell’assenza del vetro per tenere all’interno la cenere. Il pavimento era in piastrelle quadrate, in ceramica, di un colore tra il rosso e il marrone.
-Detective Blissard, che bella sorpresa vederla qui- disse, ironicamente, il tenente, facendo di nascosto un’espressione fastidita.
-A lei, tenente. Non mi dica nulla- disse, fermando con un gesto di mano le parole di Genot, proprio sul nascere. -Le sue indagini fanno sempre cagare e lei si fa sempre prendere per il culo da tutti i possibili colpevoli. Se la polizia si aspetta che lei risolverà questo caso, fa prima a metterci una pietra sopra. Mi serve soltanto una cosa, che lei ha: la piantina della casa.-
-Ma come diamine… inutile… tenga la piantina- rispose sbalordito Genot, consegnandogli i suoi appunti.
-Grazie mille- concluse Blissard, aprendo la porta della cucina, e aggiungendo sotto voce -origliare da dietro la porta d’ingresso serve sempre.-
Un sorrisino gli si disegnò sul volto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4:Il Metodo del Detective Blissard ***


CAPITOLO 4: IL METODO DEL DETECTIVE BLISSARD

-Buongiorno signor Vetri- disse il detective Blissard. L’ultimo ad essere stato interrogato da Genot sarebbe stato il primo della nuova indagine.
-Lei sa perché sono qui?-. Leonardo non ebbe il tempo di rispondere -Sono qui perché se lascio fare indagini a Genot non scopriremo mai il colpevole.-
Il detective prese un tovagliolo in carta e estrasse dalla tasca una penna blu.
Iniziò ad appuntare qualcosa, in una grafia confusa, storta e per nulla chiara a Leonardo.
-Allora- cominciò- lei è Leonardo Vetri, nato il 7 settembre ad Asti. Padre medico, madre assicuratrice. Frequenta il quarto anno al Liceo Classico Lagrangia. E’ alto un metro e ottantadue e pesa 75 chilogrammi. Ho sbagliato qualcosa?-
-No, detective- disse abbassando gli occhi - ha ragione in tutto e per tutto-
-Come ha conosciuto la vittima?-
-Ad una festa in piscina. Ero lì e ne ho fatto conoscenza. Poco più di due mesi fa- disse abbassando gli occhi.
-Adesso mi spiega perché mi conta palle del genere. L’ha detto anche a Genot. Quel deficiente. Dalle mie indagini risulta che lei ha frequentato tre anni di Liceo Scientifico, proprio in classe con Luca Geffri. Lei si è trasferito al Liceo Classico solo nell’ultimo anno, per scappare proprio dalla vittima e dal suo clan. Vero, o sbaglio?-
Silenzio.
Dopo qualche secondo, Vetri rispose tra le lacrime:- Ho passato i miei tre anni più brutti per colpa sua. Ero escluso dalla classe. Io ero il più piccolo, il più brutto, il più tutto. Lui e la sua compagnia mi presero subito di mira. Insulti prima. Botte poi. Ogni giorno dovevo dare loro almeno 5 euro a testa per evitarmi sberle, pugni, schiaffi. Mai ne parlai con nessuno. Sapevo che se l’avessi fatto mi sarei beccato del bambino, di quello che si fa proteggere dalla mamma. All’inizio del quarto anno sfruttai la scusa di non capire più la matematica per trasferirmi. Due mesi fa l’ho rincontrato ad una festa in piscina. Non mi ha riconosciuto, finchè non gli ho detto il mio nome. S’è messo a ridere. Ma mi ha invitato a venire qui in montagna.-
Blissard ascoltò tutto con attenzione, annotando alcune info per lui importanti. Quando Vetri ebbe finito di parlare si accese una sigaretta, proponendola anche al sospettato.
-No grazie. Faccio sport tutti i giorni. Se fumassi non ce la farei più-
Blissard non insistette, ma riprese l’interrogatorio.
-Dunque non le dispiace che Geffri sia morto, vero?-
-Assolutamente. Speravo facesse una brutta fine. E finalmente qualcuno gliel’ha fatta fare.-
-Genot ha detto che ha cambiato personalmente le cassette delle telecamere. Gli altri in questa casa ne conoscevano l’esistenza?-
-Si, tutti lo sapevamo… Ma Luca era convinto che lo sapessi solo io. Anche se ovviamente l’ho detto agli altri. Mi dava fastidio che fossero ripresi senza saperlo.-
Blissard annotò anche quei dati su un tovagliolo. Quindi congedò Leonardo con una forte stretta di mano.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5:Il risveglio del Morto ***


Ciao a chi mi segue. Rispondo ad Alich. No, non mi sono ispirato a Conan (stranamente XD), perché solitamente si riesce a tirare fuori il meglio di sé modificando esperienze personali.
Sto cercando di inserire tematiche comuni utili anche per ragionare :D. Aspetto di sentire pensieri su questo capitolo.

5. IL RISVEGLIO DEL MORTO

-Buongiorno signora. Beatrice Bortoli, giusto?-
-Si- rispose quella tra le lacrime.
-Nata a Novara il 3 dicembre, diciassette anni, frequentante il Liceo Classico di Novara.Alta un metro e sessanta due per cinquantacinque chili. Ha conosciuto la vittima ad una festa. Giusto?-
-Due mesi fa! Ci siamo fidanzati.-
La ragazza piangeva, e si asciugava le lacrime portando un fazzoletto di seta agli occhi.
Indossava una maglietta a maniche corte di colore nero, un paio di jeans e un paio di comode scarpe da ginnastica.
-Ha battutto contro qualcosa, signorina Bortoli?- disse Blissard indicandole un livido violaceo sulla parte superiore del braccio sinistro.
-Vuole la versione reale?-
-Ovvio, signorina.-
-Luca è stato il mio sbaglio più grande. La sera si ubriacava.-
-E…- incalzò Blissard
-E diventava intrattabile.. La mente gli era annebbiata dall’alcool, non capiva più nulla. La scorsa settimana gli ho detto che ero stufa di questo, che se stavo insieme a lui era perché Maria Carla insisteva, dicendo che era quello giusto per me.-
-E allora?- Blissard insistette.
-Non credo sia difficile da dedurre, detective. Eravamo a casa sua. I suoi genitori non c’erano. Lui aveva abbondantemente superato il tasso alcolico per guidare. Ed è andata così.

***

-Ti riporto a casa e non ti voglio più vedere, troia che non sei altro.-
-No, chiamo Mario e mi porta lui-
-Il tuo ex non lo vedrai più. Gli taglio la gola se prova a toccarti-

***

-Mi diressi verso la porta di casa sua. Le chiavi erano già inserite. Dovevo solo girarle e potevo essere libera. Ma lui mi prese, mi sbattè sul divano. Mi prese a sberle, mi morse sul braccio. Era una bestia.-
-E lei al pronto soccorso cosa disse?-
-Nulla di ciò. La versione era che un cane mi aveva morso nella notte. Non potevo far del male a Maria Carla.-
-Non ha provato a parlarne con lei?-
-No; lei diceva sempre “quanto sei fortunata a stare con Luca”, “quanto vorrei essere al tuo posto”, “ho fatto bene ad insistere per farvi mettere insieme” e cose così.-
-Beata ingenuità. E i suoi genitori?-
-Entravo in casa con il cappotto.-
-E i suoi amici in questa casa?-
-Sono in due a sapere: Leonardo l’ha scoperto per caso tre giorni fa. Io lo so da diretta interessata.-
Blissard scosse la testa, più incredulo che sconvolto.
-Sapeva della presenza di telecamere che vi riprendevano in ogni momento del giorno e della notte nelle vostre camere?-
-Si. Me ne ha parlato Leonardo. Ma Luca è sempre stato strano. Con tutti-
-Sbaglio, o lei mi sembra addolorata come se fosse morta una persona qualunque?-
-Corretto.- continuò tra le lacrime -se piango e perché qualcuno dei miei amici l’ha fatto fuori. Quel bastardo invece ha avuto la fine che si meritava.-
-Dunque lei non l’ha ucciso…-
-Avrei voluto dare una mano all’assassino. Ma no, non l’ho neppure sfiorato.-
-Perfetto può andare.-
La ragazza si congedò, porgendo la propria mano destra al detective. Quello tirò fuori una sigaretta e l’accendino. Schiacciò per fare uscire la fiamma. Nulla.
-Arrivederci signorina.-
Quella si avviò verso il salotto.
-Un ultima cosa.- Blissard la fermò.
-Ha da accedere?-
La ragazza scosse la testa.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6:Chi trova un amico non sempre trova un tesoro ***


Capitolo 6:CHI TROVA UN AMICO NON SEMPRE TROVA UN TESORO

Maria Carla Bossi era davanti al detective Blissard. I lunghi capelli ricci e biondi scendevano fino alle spalle. Gli occhi castani guardavano spaventati intorno a sé. Le gambe e le braccia le tremavano. Blissard le domandò subito: -Ha da accedere?- con in mano ancora la sigaretta precedente. La Bossi guardò nella sua borsa e ne tirò fuori un accendino, che prestò al detective.
-Grazie mille. E adesso, iniziamo. Lei è Maria Carla Bossi,diciassette anni,alta un metro e sessantadue per cinquantotto chili, frequentante ragioneria all’Istituto Boccaccio di Casale Monferrato.Giusto?-
-Si, detective.-
-Come ha conosciuto la vittima? Ed era in buoni rapporti?-
-In piscina. Diventammo subito amici. Spinsi la mia migliore amica ha fidanzarsi con lui per vederlo più spesso. E divertirmi anche un po’ con lui.-
-Nel senso di…-
-Scopare, se a questo vuole arrivare.- La donna tirò fuori dalla borsetta un pacchetto di Camel, ne prese una e la accese. Spirò, e numerose boccate di fumo le uscirono dalla bocca.
-All’epoca ero fidanzata. Quando mi sono mollata ho iniziato a volerlo possedere tutto per me. Ma c’era Beatrice di mezzo. E allora, quando si ubriacava e litigava con lei, mi chiamava e andavo a casa sua e ci divertivamo.-
-Dunque lei sapeva delle liti fra Beatrice e Geffri?-
-Ovvio, ma dovevo fingere di no, e la prego di non dirlo alla mia amica. La prenderebbe male, molto.-
-Credo che farebbe solo bene.-
-Dunque glielo dirà?-
-No. Non mi immischierò in questa faccenda. Ma si ricordi che l’onestà è la base di una solida amicizia.-
-Non mi faccia la morale. Voglio solo che risolva in fretta questo caso!!!-
-Si calmi! Mi dica. Qualcuno sapeva di questa relazione? E alla vittima stava bene?-
-Nessuno sapeva nulla. Ma Beatrice sospettava. Mi disse una volta Luca che aveva lasciato incustodito il cellulare, e Beatrice aveva letto alcuni messaggi. Nulla di incriminante, ovvio, ma cose… pericolose ecco… A Luca ormai però non stava più bene. Nell’ultima settimana non ha più toccato neppure un bicchiere d’alcolico. Voleva recuperare il suo fidanzamento. Ma me non stava bene.- Diede un altro tiro alla sigaretta.
-Mi dispiace dirlo, ma ormai lo volevo solo per me. Tutto mio. Ho almeno qualche sera. Così lo “ricattavo”; -
Un strana espressione si disegnò sul volto della ragazza.
-E dunque l’ha fatto fuori.-
-Assolutamente!- disse dando un altro tiro alla sigaretta, ormai finita, schiacciandola nel posacenere, e accendendosene un’altra -mi divertivo troppo. E le sue minacce erano stupide e poco credibili.-
-Che genere di minacce?-
-Diceva che avrebbe detto tutto a Beatrice per riconquistare la sua fiducia.-
-E la ragazza secondo lei avrebbe accettato?-
-Sicuramente. Avrebbe tagliato i ponti con me, ma con lui sarebbe rimasta. Per sempre.-
La ragazza se ne andò, su invito del detective Blissard.
Nello stesso tempo entrava in stanza un giovane poliziotto con gli occhi marroni, i capelli radi in testa. Aveva esile corporatura ed era abbastanza basso.
-Ecco qui detective le analisi del medico sulla vittima. Trentatrè pugnalate, di diversa entità. Un po’ da destra verso sinistra, un po’ da sinistra verso destra. Ha subito due importanti contusioni alla testa. Una probabilmente cadendo, l’altra non sappiamo di cosa. Probabilmente l’oggetto in vetro rinvenuto vicino al cadavere. Ed ecco qui le foto del luogo della tragedia.
-Ora del delitto approssimativa?-
-3.22. L’orologio della vittima nella colluttazione col pavimento si è spaccato ed è rimasto invariato.-
Il detective osservava con attenzione tutte le foto.
-Le pugnalate dove sono state sferrate?-
-12 alla schiena, 21 davanti.-
-Chiunque potrebbe averle date?-
-Si. Il medico dice che anche un bambino o una donna di esile forza potrebbe averlo colpito. Ma alcune ferite sono più profonde, altre no. Come se mani diverse avessero attaccato.-
-Più assassini?-
-Può darsi. Ma il problema è uno! Tutti hanno alibi.-
-Lasci stare le indagini di Genot. Mi porti tutti i nastri! Tutti!. E avete già fatto analizzare l’arma del delitto?-
-Nessun impronta sull’elsa. Solo il sangue della vittima sulla lama. Sono stati usati dei guanti.-
-Che ovviamente quell’imbecille di Genot non ha cercato. Vero?-
-Vero, detective.-

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7: Tra verità e menzogne ***


Ecco qui un nuovo capitolo. Seppur breve, in questo capitolo emergono nuove verità e nuove menzogne, tutte da quest'ultimo interrogatorio. Nel prossimo, per chiarire i molti dubbi che potreste avere a mente, Blissard metterà in ordine le sue scartoffie, e chissà che sia voi sia lui possiate capire qualcosa in più su questo caso. A presto :D

CAPITOLO 7: TRA VERITA' E MENZOGNE

-Benedetta Corsi, diciassette anni, un metro e settantuno per settantatrè chili, frequentante il Liceo Scientifico, nella stessa classe di Geffri e la vecchia classe di Vetri. Giusto?-
La ragazza alternava singhiozzi a soffiate di naso, riuscendo solo ad emettere qualche flebile parola.
-Si-
-Dunque. Adesso faccia un respiro profondo e mi risponda a queste domande. Com’erano i suoi rapporti con la vittima?-
Qualche singhiozzo. Quindi la ragazzai iniziò:- Lo amavo. Era tutta la mia vita. Da 3 anni ormai. Ma c’era Beatrice in mezzo. Lei. Ci provava con tutti. Lui no poteva più sopportarlo, mi diceva. E si  ubriacava, e diventava intrattabile. Per colpa sua.-
-Dunque anche lei sapeva che Beatrice veniva picchiata?-
-Si, lo sapevo. E so anche che Luca si faceva Maria Carla. E Beatrice ne era venuta a conoscenza. Ma stava con lui per poterlo mollare appena tornati in città. Lei voleva tutte le attenzioni su di sé.-
Blissard si mise una mano tra i capelli. In quella casa tutti sapevano ma fingevano di non sapere. Era una situazione di intrighi amorosi che il detective faticava a capirla.
La ragazza continuava a parlare.
-Volevo dirle qualcosa, ma Luca si è sempre opposto di farmi parlare con lei. -
-Senta, adesso le faccio una nuova domanda. Come si comportava Geffri con Vetri i primi anni del liceo?-
La ragazza pensò, poi rispose:- La banda di Luca lo trattava male. Ma c’era un motivo di base. All’epoca Leonardo era un tipo arrogante, presuntuoso, insopportabile. Se una si fidanzava con qualcuno della classe, lui subito ci provava con lei. Cercava di portarsele a letto. Tutte. Al secondo anno ha smesso di farlo, ma l’astio verso di lui non è mai diminuito.-
-E poi?-
-Poi è sempre rimasto single. Si è dedicato agli studi con ottimi risultati, al Liceo Classico.-
-Sapeva di telecamere installate nelle vostre stanze?-
-No. E’ la prima volta che lo vengo a sapere.-
-Vetri ha affermato che tutte le ragazze in casa ne conoscevano l’esistenza. Le altre hanno confermato, lei no. Provi a pensare.-
-No, detective. E’ la prima volta che lo so. Strano però. Luca si è sempre fatto i propri affari. Perché controllare gli altri?-
La ragazza si toccò la collana. Era dall’inizio dell’interrogatorio che lo faceva, e il fatto dava molto fastidio al detective Blissard, che si sforzava di non fissarla.
-Perfetto signorina. Vada pure.-
La ragazza si alzò e salutò il detective.
-Che mal di testa- disse Blissard, riguardando il suo foglio degli appunti. Sarà meglio che metta in ordine tutto questo macello o non ci capirò nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8:Manca Qualcosa ***


CAPITOLO 8: MANCA QUALCOSA

La tabella del detective era chiara. Mancava qualcosa. Qualcosa che scagionasse un sospettato e che ne mettesse in luce un secondo. Quel particolare necessario per la risoluzione del caso. Erano le 16.45. Doveva finire entro la sera. Doveva trovare il colpevole, o Genot lo avrebbe per sempre deriso.
I pensieri del detective erano confusi. Rilesse la tabella. Una, due, tre, cinque volte. Ma per cinque volte non capiva come qualcuno, stando ai dati di Genot, potesse essere uscito dalla propria stanza, diventando capace di stare in due posti contemporaneamente, come potesse avere il dono dell’ubiquità.
Tentò un’altra volta a leggere la tabella.
“Leonardo Vetri. All’1:50 entra in stanza. Si addormenta alle 2:15. Alle 6 si sveglia e va a correre. Rientrerà alle 9.15.
Benedetta Corsi è in stanza dalle 00.12 alle 6.40.
Beatrice Cartoli dalle 2.45 alle 8.22, ora di ritrovo del cadavere, mentre Maria Carla Bossi entra in stanza all’ 1.25, ne esce alle 8.18 e ne scopre il cadavere.
La Corsi disse a Genot di aver conosciuto Geffri un anno fa, benchè siano in classe insieme. Anche Vetri ha mentito. Ed ora i moventi. Vendetta per Vetri, che è stato vittima di atti di bullismo. Benedetta Corsi lo amava. Potrebbe averglielo detto ed essere stata maltrattata. La Bossi potrebbe essere stata minacciata di rivelare alla Cartoli del rapporto con la vittima, mentre la fidanzata potrebbe aver scoperto tutto, oppure averlo ucciso poiché picchiata dal ragazzo.
Le telecamere. Vetri ha affermato di aver cambiato ad orari differenti le cassette, terminate in orari differenti nella mattinata di oggi. La vittima credeva che solo Vetri fosse a conoscenza delle riprese, mentre egli afferma di averlo detto anche agli altri coinquilini. La versione è confermata dalla Cartoli e dalla Bossi, ma non dalla Corsi. Inoltre: la Cartoli afferma che solo Vetri sapeva che veniva picchiata, mentre in realtà anche questo fatto era noto all’interità della casa.”
Blissard terminò di leggere la tabella. Ma quel dettaglio mai rivelatosi nelle precedenti letture non si voleva far trovare. Era ora di esaminare il giardino della villa per trovare i guanti.

***

La serra della “Casa degli Orologi” era un piccola costruzione che ospitava alcune specie di piante e fiori. Il detective Blissard, in particolare, fu colpito da numerosi cactus e piccole palme da dattero, che riuscivano a vivere in un ambiente artificiale ed inospitale.
Scrutava con attenzione ogni vaso, sradicando,  talvolta, qualche pianta morta per sperare di trovare qualcosa. Lo stesso procedimento era seguito con minuziosa attenzione anche dagli uomini di Genot, che, nel frattanto, si era poggiato su un tavolo, costituito da una semplice asse di legno di quercia,  a riassumere i dati di Blissard.
-Inutile, se non ci sono riuscito io, non ce la farai neppure te- commentò sconsolato il detective, riprendendosi gli appunti e seguendo a ruota gli altri agenti di polizia, privi di qualsiasi cosa degna di nota.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9:Un buco nell'acqua ***


CAPITOLO 9: UN BUCO NELL’ACQUA

Il giardino della “Casa degli Orologi” circondava interamente la villa. Cipressi e pini svettavano in tutta loro altezza, dando una sensazione di pace. Le siepi ne correvano il perimetro, tenendo lontana l’abitazione da sguardi indiscreti. Un piccolo sentiero passava dal salotto fino al cancello d’ingresso. La serra era situata nei pressi dell’abitacolo, mentre un piccolo capanno per gli attrezzi era nell’angolo nord del podere. Un campo da tennis invece era situato nella parte est, lasciando la villa racchiusa in un immaginario rettangolo.
-La “Casa degli Orologi”- annunciò Genot -fu costruita ben 300 anni fa. Venduta poi alla famiglia Geffri negli ultimi dodici anni, è stata usata solo 4 volte. Il valore attuale dell’abitazione è di circa 750.000 euro.-
Blissard continuava a guardarsi intorno. La grandezza del giardino non avrebbe facilitato le indagini.
-Io e la mia squadra perlustreremo il lato est del complesso, lei Blissard controlli nel capanno degli attrezzi.-
-Perfetto, Genot. -
Senza attendere ulteriori risposte, il detective si incamminò verso la sua destinazione, leggendo ancora il suo foglio riassuntivo.
“I guanti sono il problema minore. Bisogna capire come l’assassino ha potuto eludere il sistema di sicurezza.” pensava Blissard, guardando il cielo, ed il sole che aveva quasi completato il suo giro quotidiano.
Raggiunse il capanno per gli attrezzi. Era una piccola costruzione in legno, al cui interno c’erano vanghe, cesoie, assi di legno,  rulli, diserbanti e altri oggetti da giardinaggio. C’era, anche, un piccolo tavolo con un cassetto. L’uomo si avvicinò e tirò. All’interno non c’era nulla.
L’uomo continuò la perlustrazione. Guardò a terra, in tutti gli angoli. Nulla. Uscì dal capanno. Controllò fra le siepi, se potesse esserci qualcosa di sospetto. Solo rami spinosi e alcune bacche.
Tutto era inutile.

***

-Non è possibile che non abbiate trovato nulla- sbraitò Genot con i suoi uomini, che cercavano tra le siepi, tra i fiori, nell’erba e alla base degli alberi.
-Non possono essersi volatilizzati-
Ma questa frase, udita anche da Blissard, che stava raggiungendo l’uomo, non avrebbe potuto, in quel momento, essere più ironica.

***

Benedetta continuava a piangere. Si asciugava le lacrime con la manica della polo Spalding che indossava. Era seduta sul divano, a destra. A sinistra c’era Maria Carla, che, col volto rigato dalle lacrime, supplicava che tutto fosse solo un incubo.
Anche Beatrice piangeva, e Leonardo tentava di consolarla, come prima aveva fatto con le altre due.
-Non sei shoccato di quanto a successo? Non hai versato neppure una lacrima- domandò Benedetta all’ormai unico maschio della casa.
-Sono shoccato quanto voi. Ma ho imparato, negli anni, a tenere tutto dentro.-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10: La Morte bussa due volte ***


CAPITOLO 10: LA MORTE BUSSA DUE VOLTE

-Signori, ho preso le registrazioni delle telecamere. Nella notte le esaminerò. E domani io e Genot torneremo per farvi altre domande. Arrivederci.-
Erano le 22.00. Le ricerche nel giardino della casa non avevano fruttato nulla.
-Volete qualcosa da mangiare?- domandò Beatrice
-No, grazie, io vado a dormire.- rispose Leonardo, a cui fecero coro Maria Carla e Benedetta.
-Perfetto , allora a domani-.
Tutti si ritirarono nelle proprie stanze.

***

Una voce soffocata.
-A … Aiu …. Aiuto … - La ragazza si portò le mani al collo. Non riusciva a respirare. Poi distense gli arti. Cercava un appiglio, un qualcosa a cui potersi aggrappare. Ma non lo trovò. I battiti del suo cuore iniziavano a diminuire. Il respiro era confuso. E poi più nulla. Il busto non si contraeva più. La ragazza era passata all’altro mondo.

***

-Come può dirmi che è morta e non trova una spiegazione? -
Genot urlava verso il medico, mentre Blissard studiava il cadavere. Erano le 5 e 30 di mattina.
-Posso dirle per certo che la Bossi è morta intorno alle 2 di questa notte. Soffocata.-
La ragazza era a pancia in su, le mani al collo. Il lenzuolo copriva il corpo fino al ventre.
-E mi dice che non trova una spiegazione?-
-No. Come ha notato lei non ci sono segni di scasso. E la camera non è stata messa sottosopra.-
-Stesso assassino di Geffri, Blissard?- chiese Genot
-Lo stile è diverso, ma può essere.-
-Movente, in questo caso?-
-Non so. L’unica che può avercelo e la Cartoli. Ammazza il fidanzato perché la tradisce e l’amica che se lo scopa.-
-Impossibile - si inserì il medico legale -nel primo omicidio ci sono ferite troppo profonde.-
-Ma anche ferite in superficie che escluderebbero un maschio. O sbaglio?-
-Non sbaglia. Dice bene, detective.-
Blissard si avvicinò al cadavere. Nessun segno di corda o di auto soffocamento.
-Non riesco a capire come … -
-Siamo in due - aggiunse il medico legale
-In tre con me - disse Genot.
-Chi ha ritrovato il cadavere?- domandò Blissard
-La Corsi. Ha affermato che la Bossi diceva di sapere il nome dell’assassino. Aveva dato appuntamento a tutti qui alle sei. Aveva anche scritto un telegramma da mandare alla polizia. Sparito, ovviamente.-
-Perché diamine non l’ha detto ieri? Andiamo ad interrogare la Corsi.

***
-Si, Maria Carla mi aveva detto che sapeva il nome dell’assassino. Voleva me e i miei compagni in camera sua alle sei di questa mattina. Sapeva che alle sei e mezza sareste arrivati voi,  ma aveva comunque preparato una busta. Sarebbe andata alle due in macchina alla polizia a consegnarla-
-Quindi il delitto deve essere avvenuto prima delle due. Come da referto medico. Annota Genot. Mi dica, ha avvisato lei gli altri di trovarsi alle sei in camera della vittima?-
-No detective. Lei stessa è passata nelle stanze. Da me è venuta intorno a mezzanotte e un quarto.-
-Quindi avrà fatto lo stesso con gli altri. Annota  Genot. Mi dica, signorina, perché si è recata dalla compagna alle cinque e dieci, con cinquanta minuti di anticipo?-
-Non riuscivo a dormire. E ho deciso di raggiungerla. La porta era chiusa, ma non a chiave, ed è strano visto che non si fidava mai a tenerla aperta. Ho spinto e l’ho vista nel letto. Pensavo che dormisse, ma poi…- la ragazza si mise a piangere.
-Portatela in salotto. Voglio interrogare gli altri - ordinò Genot ad alcuni poliziotti.

























Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11: Due omicidi, nessun colpevole ***


CAPITOLO 11: DUE OMICIDI, NESSUN COLPEVOLE

-Signor Vetri, mi conferma che la vittima è passata da lei ad avvisarla di essere a conoscenza dell’assassino di Luca Geffri?-
-Si, detective.-
-Intorno a che ora?-
-Credo fosse mezzanotte e un quarto.-
-Perfetto. Adesso un paio di domande: ha rimesso le cassette delle telecamere ieri?-
-No . In fondo non ce n’era più bisogno. Tutti eravamo in salotto. E poi Luca… - soggiunse abbassando gli occhi -… insomma, ha capito.-
-Perfetto. Un’ultima domanda: la Corsi ieri ci ha detto di non sapere dell’esistenza delle telecamere. E’ sicuro di averglielo detto?-
-Sicurissimo, detective. Se ne sarà dimenticata.-

***

-Signorina Cartoli, capiamo la sua situazione: prima muore il suo fidanzato e poi la sua migliore amica.-
-Non la chiami così. Una che si fa il fidanzato dell’altra non può essere un’amica-
-Dunque lo sapeva?-
-E come potevo non saperlo? Tutti quei messaggi che gli inviava. Ma fingevo di non saperlo. Volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivata.-
-Stanotte la Bossi è passata in camera sua?-
-Si. Era circa mezzanotte e venti. Minuto più, minuto meno.-
-Grazie mille, signorina. Vada pure in salotto con gli altri.-
Beatrice uscì dalla stanza, lasciandola impregnata dell’inconfondibile scia di profumo dello Chanel N5.
-Che ne pensa, Blissard?- domandò Genot, sempre più confuso da quanto stava avvenendo.
-Sai cosa credo? Che il caso è più complesso di quanto potessi pensare. Meno male che ci sono io, se la polizia si fida di te è messa bene. Voglio perquisire tutte le stanze dei sospetti. Troveremo qualcosa di utile, o almeno spero. Tu, nel frattempo, guardati questi video. Non ho trovato nulla di interessante.

***

La stanza di Luca Geffri era la più grande della casa. Un armadio ad ante era situato contro la parete. Un letto matrimoniale era sul lato opposto. Un orologio giaceva sopra questo e una televisione era esattamente di fronte. A terra un grande tappeto persiano copriva la maggior parte del paavimento. Sul lato ovest giaceva una finestra dante sull’esterno, mentre un piccolo comodino giaceva a destra del letto, ove, probabilmente, dormiva la prima vittima. Un lampadario orientale illuminava la stanza.
Blissard aprì l’armadio ad ante: c’erano un paio di giacche appese, e, in un cassetto interno, diverse felpe, polo, t-shirt e jeans. L’uomo li spostò, e trovò alcune foto, che ritraevano Geffri e la Bossi a Gardaland. La data indicava che la “gita” era avvenuta l’estate precedente. In una i due si baciavano appassionatamente sulle labbra, in un’altra si tenevano per mano. In una terza i due sedevano abbracciati su una panchina. Una quarta, invece, era strappata nell’estremità di destra. Una foto di gruppo, senza dubbio. Un taglio netto, quasi a cancellare la terza persona che, con le due vittime, era andato quel giorno nel parco di divertimenti e che compariva solo in quella foto. Un personaggio senza identità. Chi aveva scattato le altre foto ed era a conoscenza della relazione dei due, tanto da immortalarli insieme?

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12:Lettere Misteriose ***


CAPITOLO 12: LETTERE MISTERIOSE

La stanza della seconda vittima, Maria Carla Bosssi, era più piccola di quella di Luca Geffri, e l’accederci era più complicato. Bisognava passare da un bagno per raggiungerla. Un grande arazzo era appeso alla parete confinante con i servizi. Un’unica finestra si affacciava sul lato sud della casa. Un letto singolo era adagiato sotto di quella, e sopra giaceva un piccolo orologio. Leggermente spostata in diagonale c’era una televisione quindici pollici. Un comodino stava a sinistra del letto. Sul lato ovest era situato un piccolo comò a cassetti. Blissard osservò con attenzione. Sul comodino c’erano tre libri: “Viaggio al centro della Terra” e “Il giro del mondo in 80 giorni”, entrambi di Jules Verne, e “Assassinio sull’Orient-Express” di Agatha Christie.
Blissard li aprì, e ne cadde un segnalibro magnetico con il marchio Unicef. Blissard lo ripose sui tre romanzi, dedicandosi alla perquisizione della cassettiera. Erano tre gli scompartimenti di quel mobile in legno. Il primo conteneva diverse maglie. Il detective frugò sotto quelle, spostandole e ripiegandole, come se la proprietaria fosse ancora viva. Ma non trovò nulla.
Lo stesso procedimento fu fatto con il cassetto dei jeans, e i risultati furono i medesimi.
Nel terzo, quello della biancheria intima, tuttavia, tolti alcuni reggiseni e alcune paia di mutande, trovò alcune e-mail, stampate e legate con una fascia rossa. Blissard la sfilò ed iniziò a leggere.

14 Luglio 2009
Cara Orsacchiotta,
Sono molto lieto che la prossima settimana andremo a Gardaland io e te. Ho invitato anche tu-sai-chi. Potrebbe tornarci molto utile in ciò che vogliamo fare.  E così potremo liberarci di Lucrezia.
Tuo Luca

25 Luglio 2009
Non è possibile che tu-sai-chi possa rovinare il nostro rapporto. Se racconta ciò che sa rovinerà tutto. Oggi ho litigato con i miei. Ormai è un continuo contrasto.

1 Agosto 2009
Cara Orsacchiotta, Lucrezia domani parte. Tu-sai-chi è partito ieri. Abbiamo una settimana per divertirci e fare ciò che vogliamo.

5 Agosto 2009
Cara Orsacchiotta,
Tu-sai-chi è tornato con 4 giorni di anticipo. Se non lo sistemiamo racconterà tutto a tutti. Bisogna metterlo KO

19 Agosto 2009
Non comprendo questo tuo atteggiamento infantile.Non è possibile che se non ti chiamo per due ore tu ti offendi. Non cercarmi più.

20 Agosto 2009
Cara Maria Carla,
Scusa se ieri me la sono presa, ma con Lucrezia ormai perdo sempre le staffe. Voglio ammazzarla.

Blissard continuò a scorrere le righe sotto i suoi occhi. Dunque le due vittime si conoscevano da più di un anno, e da quel tempo stavano insieme come amanti, mentre Luca stava con una certa Lucrezia. Continuò a leggere.

13 Aprile 2010
Cara Micetta,
Beatrice è proprio una gnocca. Mi sono fidanzato così da poterti vedere ancora di più.

19 Aprile 2010
Cara Orsacchiotta,
Beatrice è una bigotta bastarda. Vuole le attenzioni solo per sé. Ma non capisce che io voglio essere libero?

17 Maggio 2010
La serata di ieri è stata un disastro. Per poco mi fai scoprire dalla stronza. Ma come ti viene in mente di mandarmi messaggi così espliciti? Neppure tu-sai-chi deve sapere.

18 Giugno 2010
Cara Topolina,
In questa vacanza che faremo il prossimo mese potremo rallegrarci, e io potrò lasciare Beatrice. Ho dovuto invitare anche tu-sai-chi. Avrebbe rotto i coglioni in maniera assurda

Le lettere si interrompevano. E in quasi tutte, da più di un anno, c’era un chiaro riferimento ad una persona celata, un tu-sai-chi totalmente isolato, privo di qualsivoglia aggettivo che potesse indicarlo come maschio o femmina. Un tu-sai-chi che da più di un anno sapeva dei giochi poco puliti della coppia. Ma ora c’era una domanda chiave: chi era questo o questa tu-sai-chi?

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13:Tre camere, tre lettori ***


CAPITOLO 13: TRE CAMERE, TRE LETTORI

Le tre camere che il detective Blissard doveva ancora esaminare, e che dovevano essere altrettanto importanti, non lo furono quasi per nulla.
La camera di Vetri era piuttosto spoglia. Una finestra dava sul lato est della villa. Un letto singolo, con sopra un immancabile orologio, stava opposto a quella. Sul comodino c’era un libro di psicologia. I vestiti erano ripiegati con cura e sistemati dentro all’armadio. Blissard cercò attentamente, ma non trovò nulla.
La camera di Beatrice Cartoli era invece confinante con quella della prima vittima, e era disposta nello stesso modo. Sul comodino v’era una pila di cinque thriller. Un segnalibro fuoriusciva dalla pagina 332 de “L’istinto del sangue” di Jean-Cristophe Grangè. Di sicuro non un libro leggero. Lì l’assassino autistico uccideva le sue vittime e poi banchettava con le loro carni. Un antropofago, insomma.
Tra i suoi vestiti, numerose erano le gonne che si era portata appresso, in numero maggiore dei pantaloni, e diverse erano le paia di scarpe firmate sistemate in una scarpiera adiacente all’armadio. Ma di materiale sospetto neppure l’ombra.
Come non ce ne fu in camera di Benedetta Corsi. Una finestra dava sul lato sud della villa, mentre il letto singolo aveva la spalliera contro la parete che lo divideva dal salotto.
All’interno dell’armadio c’erano diversi vestiti ripiegati in un angolo, mentre la maggior parte dello spazio era occupata da cd: Blues, Tokio Hotel, Nightwish.
Sul comodino c’era la trilogia del “Signore degli Anelli”. Un semplice lampadario illuminava la stanza, sospeso in aria.
Blissard raggiunse Genot.
-Trovato qualcosa?- domandò il poliziotto a Blissard
-Più di quanto credevo, meno di quanto speravo-
-Sarebbe?-
-Alcune foto strappate, alcune lettere con un personaggio misterioso.-
-Lo sai che risolvere uno di questi enigmi consiste nel risolverli tutti?-
-Ti sembro deficiente? Tu hai trovato qualcosa?-
-Più di te di sicuro. Guarda questi spezzoni.-
Genot aveva selezionato alcune parti di video del risveglio di ogni persona.
Vetri si alzava, raggiungeva la finestra, la apriva, una leggera luce entrava nella stanza, si vestiva in tenuta da corsa ed andava a correre.
La Corsi si svegliava, guardava l’orologio nel buio della stanza. Poi tornava a dormire ancora un po’, prima di essere svegliata dall’urlo della Bossi.
La Cartoli veniva svegliata direttamente dall’urlo della Bossi alle 8.22.
Geffri usciva dalla stanza alle 3.22 e non ne faceva più ritorno.
La Bossi si svegliava alle 8.18, usciva per andare in bagno e quattro minuti dopo ritrovava il cadavere.
-Capito qualcosa?-
-Non so dove vuoi andare a parare, Genot?-
-Blissard, questa volta mi ha deluso-
-Non capisco...-
-Portami le previsioni del tempo della settimana.-
-Domani piove.-
-Non mi interessa domani-
-Ieri c'era il sole-
-Ti ho detto di portarmeli.-

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14:Pasto con tentato omicidio ***


CAPITOLO 14: PASTO CON TENTATO OMICIDIO

-Tenete-
Benedetta porse a Beatrice e Leonardo il loro piatto di spaghetti al ragù. Un piatto semplice. Tre bicchieri e tre forchette erano già sistemate sulla tovaglia. Il silenzio regnava sovrano.
-Avete sete?- chiese il ragazzo alle compagne, che scossero la testa.
Quello si versò dell'acqua gasata nel proprio bicchiere e bevve.
Quindi riprese a mangiare.
Dopo qualche forchettata si sentì male.
-Stai bene Leo?- chiese Benedetta guardandolo
-Non molto, sarà lo …-
Svenne.


***
-Deve stare a letto per i prossimi tre giorni. E‘ stato avvelenato- sentenziò il medico, rivolto a Genot e Blissard.
-Avvelenato?- chiese il detective.
-Si.Wistaria Sinensis.-
-Ovvero?-
-Glicine. Radici, corteccia e semi sono tossici. Possiamo dire con certezza che le polveri, sminuzzate e tritate in parti invisibili erano nel suo bicchiere.-
-Letale?-
-Dipende in che quantità-
-In questo caso?-
-Con un bambino avrebbe potuto esserlo senza dubbio. Per un adulto dipendeva dai casi. In questo no, ma di poco.-

***
-Due omicidi ed un tentato omicidio. Si rende conto Blissard che se non capiamo cosa succede ci mandano tutti e due a pulire cessi?-
-Lei non aveva avuto una brillante intuizione?-
-E lei non doveva essere il grande detective che avrebbe risolto il caso?-
-Fatto sta che un folle sta ammazzando anche con noi in casa.-
-Ci sono dei glicini in giardino?-
-Pieno zeppo.-
-I bollettini meteo non coincidono neppure con le mie idee.-
-Confermo.-
-E i guanti per il primo omicidio? Che fine hanno fatto?-
-Nessuno li ha trovati, ancora.-
-E il secondo omicidio com’è avvenuto?-
-Non so.-
-E chi ha messo i bicchieri in tavola?-
-La Cartoli stessa.-
-Ma il medico dice che non ha la forza per compiere un delitto come il primo, no?-
-Dice anche che alcune ferite potrebbero essere state compiute da una donna. Ma ciò implicherebbe smontare due alibi inconfutabili. Il suo e quello dell’assassino. Impresa impossibile.-
-E dunque.-
-E dunque ci mettiamo a tavolino e interroghiamo le due rimaste sane.-

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15: Luce nella nebbia ***


CAPITOLO 15: LUCE NELLA NEBBIA

-Si detective, io ho messo i bicchieri in tavola e io ho preparato il pasto. Ma le assicuro di non aver messo il veleno nel bicchiere di Leonardo.-
Le lacrime uscivano copiose dagli occhi di Beatrice.
-Signorina, si calmi. Devo farle un’ultima domanda: chi ha preparato la cena la sera prima dell’omicidio di Luca Geffri?-
-Io e Maria Carla. Abbiamo cucinato degli spaghetti alla carbonara e una milanese con patate al forno.Anche se per un attimo abbiamo temuto di dover ordinare una pizza-
-Perché?-
-Siamo rimasti al buio. Era saltato il salvavita. Benedetta e Leo avevano dimenticato il televisore e il condizionatore in salotto accesi. Più il forno e le luci. La corrente consumata era troppa.
-Grazie signorina, può tornare in salotto-

***

-L’ho visto diventare bianco in volto, per poi svenire…-
-Sono stato nella sua stanza per le perquisizioni di turno, e ho notato che tra tutte e la più scomoda. L’ha scelta lei?-
-No, detective. Quando siamo venuti qui, Luca si è preso la stanza più grande, e poi ci ha fatto estrarre a sorte. Nell’ordine sono usciti Beatrice, Leonardo, Maria Carla e io. Ma sapevamo già che Leo avrebbe avuto quella sul salotto per le sue corse mattutine e Beatrice quella attigua a Luca. Bisognava solo vedere chi tra me e Maria Carla avrebbe avuto la peggiore.-
-Chi ha estratto i bigliettini?
-Luca-
-Vi faceva vedere i nomi estratti?-
-No-
-Strano-
-Pensa che possa aver imbrogliato appositamente?-
-Non lo escludo. Lei ora può andare.-

***

-Abbiamo diradato un po’ la nebbia su questo caso, non crede Genot-
-Niente affatto. Anzi, ha fatto domande assurde-
-Io invece credo possano essere utili per la risoluzione del caso.-
-Dice?-
-Ne sono certo.E credo anche di aver capito come sono andate le cose-
-Per quale motivo tutta questa certezza?-
-Ho ripensato ad un particolare che ho notato perquisendo le stanze. Spiega il secondo assassinio. Poi anche ad altri particolari. Tutto combacerebbe.-
-Quindi sa come si sono svolti i fatti?-
-Non solo Genot, ti dirò anche dove sono finiti i guanti.-



Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16: Fantasmi dal passato ***


CAPITOLO 16: FANTASMI DAL PASSATO

-Genot, ti dirò un posto. Tu non farmi domande. Vai lì e cerca i guanti. Li troverai-
-Va bene, Blissard. Dimmi dove-
-I guanti sono … -

***

 Il cellulare di Blissard suonò. Era Ludovic Boatiè, che aveva incaricato, qualche ora prima, di fare ricerche su alcune persone.
-Hai trovato Ludovic?-
-Certo. Ho fatto interrogare in tre ore alcuni conoscenti di Geffri e Bossi.-
-Risultato?-
-Luca Geffri ha dietro a sé un passato turbolento. Due anni fa è stato fermato dalla polizia perché guidava senza patente e ubriaco un motorino che risultò essere proprietà di Lucrezia Belinelli, sua coetanea.-
-La fidanzata?-
-Esatto. Alcuni amici hanno detto che il 25 Agosto 2009 si siano lasciati. Lei per il dispiacere si è impiccata alla trave del porticato di casa sua la notte stessa.-
-Oddio santo. E Geffri come commentò?-
-Geffri era stato visto in un night. Con Maria Carla Bossi.-
-Come entrarono lì dentro?-
-Documenti falsi. Erano stati beccati la sera intorno alle quattro. Ma il processo non è ancora stato avviato.-
-Poi? Gli altri?-
-Maria Carla Bossi non viene riconosciuta da nessuna delle amiche di Lucrezia. E nessuno sapeva della sua relazione con Geffri.-
-Salvo una persona. Il misterioso tu-sai-chi-
-Salvatore Coriello era invece il fidanzato di Maria Carla Bossi. Ci hanno detto che l’ha lasciata perché non stava mai con lui.-
-Grazie mille Ludovic. Ormai ho compreso tutto. Aspetto la conferma di Genot e ti farò sapere.-
-Di niente. A presto, detective-

***

-Tenente- urlò un poliziotto correndo verso di lui
-Dica Hassouine-
-Li abbiamo trovati. Proprio dove aveva detto.-
-Grazie mille. Vai a dire agli altri di interrompere le ricerche.-
-Ok tenente.-
L’uomo si allontanò.
-Dannato Blissard- mugugnò Genot, come se infastidito dal successo del detective

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17: Rivelazioni ***


CAPITOLO 17:  RIVELAZIONI

-Devo dire- disse Blissard, con voce forte, - che i miei complimenti all’assassino sono d’obbligo.Due omicidi ben architettati. Quasi perfetti, perché sappiamo che il delitto perfetto non esiste.-
-Come vi accennavo già prima, in questo salotto, a momenti Genot dovrebbe arrivare con i guanti usati per il primo delitto. Quei guanti che tanto mi hanno fatto disperare, ma che, ahimè, una volta comprese le dinamiche, sono stati semplici da trovare. Troppo ovvio.-
-Ma ora, prima di dirvi come si sono compiuti i fatti, vorrei raccontarvi cosa successe l’anno scorso.
All’epoca, a differenza di quanto mi ha detto la seconda vittima, lei e Luca Geffri erano già fidanzati. In segreto. Entrambi amavano la bella vita, entrambi volevano divertirsi. Ma c’era un intralcio. Lucrezia Belinelli. Luca Geffri e lei litigavano spesso, lei probabilmente gli rinfacciava il sequestro del proprio motorino, avvenuto perché il ragazzo guidava ubriaco e senza patente.
In una data compresa tra il 20 e il 24 luglio 2009, la Bossi e Geffri si recano a Gardaland, accompagnati da una terza persona. Scattano foto, quelle che ho ritrovato in camera di Geffri, si divertono e tornano a casa. In macchina, però, devono scoprire le carte,  il motivo per cui il nostro assassino li ha accompagnati. Deve compiere un omicidio. Per la precisione quello di Lucrezia Belinelli. Il piano è già preparato. Geffri la lascia, lei è disperata, il nostro Mr X deve tramortirla ed impiccarla. Rifiuto categorico, e rottura dei ponti. Il 31 luglio Mr X parte, deve stare via fino al 9. Invece accade l’imprevisto:  torna con quattro giorni d’anticipo e minaccia di raccontare il piano alla Belinelli. Per qualche ragione non lo fa. Il 25 Agosto lei muore. Impiccata. Geffri viene visto in un night club insieme alla Bossi. Ma il nostro vendicatore sa che non è così, ma c’è un’altra verità sotto.
Benedetta Corsi va al night insieme a Luca Geffri, ignorando ciò che Maria Carla Bossi sta per fare. -
-Non è vero detective! - strillò quella, saltando in piedi dalla poltrona su cui era seduta.
-Invece si, signorina. Ho mandato delle foto ad un collaboratore, Ludovic Boatiè. Lui le ha confrontate con quelle riprese dalle telecamere del night club, e coincidono. O sbaglio?-
La ragazza cadde a terra. In ginocchio. Piangendo.
-Luca mi disse che mi avrebbe dato lui dei documenti falsi. Accettai. Stare con lui una serata sarebbe stato troppo bello. Sapeva che mi piaceva.-
-E mentre lei si godeva il suo principe azzurro, Maria Carla Bossi dava appuntamento a Lucrezia Belinelli vicino ad una discarica. Un messaggio dal cellulare di Luca dicendo che voleva scusarsi e tutto era perfetto. Lì la coglieva da dietro, la strangolava con una corda e, con la macchina dei genitori di Geffri, che quella settimana erano via per lavoro, la portava alla casa natia. Senza fare rumore, alle 3 di notte la appendeva al porticato. In fondo era una ragazza piccolina e magra, facile da sollevare.-
-Nel frattempo Geffri e Maria Carla si scrivono e-mail, ma, come da accordi presi, non parlano mai dell’omicidio di Lucrezia. Tutto deve far presupporre ad un suicidio.
E qui arriviamo ai delitti attuali.-

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18:Delitto Risolto ***


Ecco qui l'ultimo capitolo. Spero di non avervi annoiato. Ringrazio Alice che ha seguito e commentato tutti i capitoli. Alla prossima :D

CAPITOLO 18:DELITTO RISOLTO

Genot origliava fuori dalla porta della casa. Era sorpreso dalle ricostruzioni perfette di Blissard, che descriveva tutto ciò che era successo nel minimo particolare.
-Le domande che bisogna porsi sono: -ripreneva Blissard -come l’assassino si è creato l’alibi per il primo omicidio, come è avvenuto il secondo, come è stato sfiorato il terzo. E il movente. Che tutti avevate. Ma soprattutto il nostro Mr X, vero signor Vetri?-
Silenzio. Assoluto. Dopo qualche secondo, Vetri parlò: - E inutile. Non potrei smentire, vista l’accurata descrizione dell’omicidio dell’anno scorso. Sapevo e non avevo fatto nulla per fermarlo. Sapevo che Beatrice sarebbe stata la prossima. Non potevo. Per tre mesi ho sofferto nel vederla accanto ad un bastardo che ora se ne voleva liberare. Doveva crepare.-
-Geffri l’anno scorso l’aveva presa nel suo gruppo. Il vero motivo per cui ha cambiato scuola è il sapere che era stato commesso un delitto, e non un suicidio, vero?-
-Vero, detective.-
-E ora, mi dica se la mia ricostruzione è esatta. Partiamo dal primo omicidio. Genot pensava ad un mutamento degli orologi per costruirsi un alibi perfetto. E così è stato. Lei non ha mai fatto sport tutte le mattine. Ma per ammazzare Geffri doveva avere la camera con la finestra ad est. E la corsa sarebbe servita per disfarsi dei guanti.-
Genot entrò, proprio nel momento stabilito.
-Li abbiamo detective. Erano sul fondo del lago, entrambi con una pietra dentro per farli affondare. Sono un paio di guanti da dottore.-
-Benissimo Genot. E ora, si sieda pure lei. Stavo dicendo, lei doveva avere la camera con la finestra ad est. Motivo: sfruttare l’alba a suo vantaggio. E l’alba, quel giorno, è avvenuta alle 4.20. Un’ora dopo la presunta ora del delitto. I fatti: prima di piazzare le cassette nelle telecamere, sposta l’ora dell’orologio della vittima e gli dice a voce che alle 3.20 circa deve parlargli. In corridoio. In realtà sono le 4.22. Il suo orologio è invece spostato sulle 6, e per renderlo realistico apre la finestra, che, dando ad est, dove sorge il sole, ne lascia entrare i raggi.
Lei in realtà raggiunse il corridoio e, sorprendendo Geffri, lo pugnala. Trentatrè volte. Con la mano sinistra, la destra,  per dare moltissimi dubbi alla polizia sulla profondità delle ferite. Poi, non contento, gli spacca un portacenere in testa, sperando che la colpa possa ricadere sulla Bossi. La vittima ha urlato? Credo di sì. Lei aveva detto a Benedetta Corsi che avrebbe spento televisore e condizionatore, ma non lo fece, per fare giungere un black-out durante la preparazione della cena: doveva mescere del sonnifero nei bicchieri degli altri tre. La mattina, finite le cassette di registrazione, risistema gli orologi-
-Complimenti detective. Tutto corretto, e il secondo delitto?- incalzò Vetri.
-Una genialata. La Bossi sa che lei sa la vera fine di Lucrezia. Vi convoca. Lei sente Maria Carla e Benedetta parlare di una lettera che verrà consegnata alle due. Deve sbrigarsi. Alle due meno dieci, circa, raggiunge la camera della Bossi. La apre con una chiave da fuori, facendo cadere quella all’interno, le disattiva la sveglia e la affoga.-
-Affoga?- domandarono all’unisono Benedetta, Beatrice, Genot e i poliziotti
-Il libro di psicologia sul comodino di Vetri mi ha illuminato. Nella psicologia e nella psichiatria viene usata l’ipnosi. Durante il sonno il cervello recepisce di più le parole dall’esterno. E lui, che stava leggendo un libro di  quel genere, lo impara. E lo usa.Per liberarsi di chi sa che lui ha ammazzato l‘amante. Le fa credere di non saper nuotare, di andare sotto, di non respirare. La donna si porta le mani al collo, ma muore. Inesorabilmente-
-Giusto Detective. Tranne in un punto. Lei non aveva scritto il mio nome - disse tirando fuori dalla tasca una lettera e spiegandola di fronte a tutti -lei aveva scritto quello di Beatrice. Se ne voleva liberare. Non potevo permetterlo.-
La Cartoli si mise a piangere.
-Ed ora, il terzo atto. Il finto tentato omicidio. Le colpe non possono ricadere su di lei, né sulla Cartoli. Deve assolutamente fare qualcosa. Mentre le due sono girate, mette della corteccia di glicine nel suo bicchiere, in quantità elevate, ma non ancora mortali. Beve, e sviene. Il referto sarà chiaro.
Solo lei, nella sua corsa mattutina, avrebbe potuto procurarselo. Tenere un veleno per più di tre giorni non è cosa facile. E lei lo ha fatto solo per uno. Mi stava sviando dalle indagini, ma per fortuna sono tornato suoi miei passi.Benedetta sarebbe stata l’assassino ideale una volta saputa la sua serata al night, ma il suo genio è stato eccellente. La sua pecca è stata dimenticare il libro di psicologia sul comodino-
-Dovevo buttarlo insieme ai guanti nel lago. Mi sono dimenticato.-
-Portatelo via-
I poliziotti presero il ragazzo, lo ammanettarono e lo condussero in macchina.
-Come ha potuto … lo amavo anch’io … Leo … - Beatrice piangeva.
-Signorina, talvolta l’amore fa fare pazzie. Diceva William Shakespeare “Se non ricordi che Amore ti abbia fatto commettere una follia, allora non hai mai amato”- sentenziò Blissard, uscendo dalla porta.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=532203