Appuntamento a mezzanotte sotto una luna rosso sangue

di coccinella86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ricerca dell'unica Lei ***
Capitolo 2: *** Una ragazza speciale ***
Capitolo 3: *** Tra le luci di Parigi e le ombre di Francoforte ***
Capitolo 4: *** L'ombra dagli occhi di ghiaccio ***
Capitolo 5: *** In viaggio verso la verità ***
Capitolo 6: *** Fransisco: l'esca per la chiave ***
Capitolo 7: *** Petra e Vlad - Una storia d'amore ***
Capitolo 8: *** Il male dal cuore puro ***
Capitolo 9: *** Lo scambio ***
Capitolo 10: *** Primo giorno di luna rossa ***



Capitolo 1
*** La ricerca dell'unica Lei ***


La ricerca dell'unica Lei


"Tutto ebbe inizio molti secoli fa, quando le prime famiglie nobili conobbero la parte oscura della loro anima e si divisero in due casate in lotta fra loro. Una si sparse in tutta Europa dove sapevano di potersi nascondere all'ombra della Chiesa,  l'altra invece scelse di restare nel loro luogo nativo: il Messico.
Erano ritenute persone affabili e generose molto apprezzate, abitavano nelle zone più luminose e ricche della città, ma per strani motivi uscivano solo dopo il tramonto, per questo nessuno realmente si fidava di loro.
Strane e misteriose leggende cominciarono a circolare sulla casata europea a causa di un nobile trasferitosi in Romania che per soddisfare la sua bramosia di sangue, torturava e uccideva platealmente le proprie vittime; i membri della famiglia si riunirono per risolvere quella piaga insostenibile che aveva messo fine alla loro vita nell'ombra,  eliminando il problema alla radice: distruggendo il figlio del loro stesso sangue.
In Messico la situazione continuava a peggiorare, lì infatti l'esistenza delle creature della notte era di dominio pubblico e la caccia per il loro sterminio era iniziata con la loro nascita.
Entrambe le famiglie aspettano da secoli che l'ultima profezia si compia:

quando i pianeti avranno il giusto allineamento 
e una splendida luna rosso sangue sorgerà al posto del sole
essi avranno tre giorni di totale oscurità
e nella battaglia finale si ergerà un unico vincitore
e i vinti sprofonderanno nelle fiamme dell'inferno
dalle quali non avranno ritorno"

La fosca figura chiuse l'antico libro della sua famiglia e lo gettò tra le fiamme dal camino, con un ghigno divertito disse -Stupidi immortali, continuate pure ad aumentare le vostre file per questa guerra infantile. La mia vendetta sarà atroce, alla fine sarò io a vincere.-
Dopo varie ricerche era riuscito a trovare un sistema per poter realizzare il suo più grande desiderio, finalmente aveva scoperto l'esistenza di una particolare persona venuta a contatto con entrambi i veleni delle due dinastie e perciò immune alla trasformazione.
Aveva perlustrato ogni singolo Paese per scoprire chi potesse essere, fino a quando incontrò una bellissima bambina dai lunghi capelli corvini e dagli occhi dorati, troppo particolare per essere un'umana, ma il cui cuore batteva ancora e quando ella gli sorrise il suo sangue ribollì.
-E così alla fine sono riuscito a trovarla, avevo ormai perso tutte le mie speranze-si voltò sorridendo -dopo secoli di ricerche... ora che è giunto l'inizio della Fine, io l'ho trovata- e la salutò scomparendo nella nebbia.

 

 

Note dell'autrice:

Questa è la mia prima storia, non siate troppo cattivi perfavore XD A presto con il prossimo capitolo! Chao!

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Capitolo 2
*** Una ragazza speciale ***


Una ragazza speciale

-Sei una ragazza molto speciale- è questo che mi sono sempre sentita dire nel corso degli anni; mi chiamo Helena Torres e la mia famiglia è originaria del Messico, ma all'età di sei anni ci trasferimmo a New York, dopo aver avuto un incidente di cui purtroppo non ricordavo nulla, l'unico segno evidente che mi era rimasto era il cambiamento del colore dei miei occhi, da un normalissimo nocciola a un brillante dorato.
Pensavo che non avrei mai saputo la verità su quel giorno, poichè i miei si rifiutavano di raccontarmelo, mi dissero solo che ero scivolata in una scarpata e che ero entrata in coma per tre giorni, al mio risveglio avevano notato il cambiamento. Per i medici era un fatto molto poco scentifico, l'unica soluzione su cui avevano fatto leva era quello di aver battuto violentemente la testa... che ciarlatani!
Dopo aver preso il diploma mi iscrissi all'accademia di polizia e in seguito a vari esami e prove sul campo, riuscii a diventare il capitano della zona nord della città; il mio scopo però era un altro, entrando nel corpo della polizia avrei avuto accesso agli archivi e così avrei, forse, avuto una risposta alle mie domande.
Troppo facile vero... già, infatti, neanche a due mesi dalla mia promozione mi era stato affidato un caso molto particolare, nel quale furono coinvolte più nazioni. -Sparizioni di cadaveri dopo soli tre giorni dalla loro morte, nessuna traccia evidente e nessun testimone, anche i medici di turno non notarono individui sospetti nelle vicinanze- questo decretavano tutti i rapporti, le sparizioni più frequenti erano avvenute in due aree ben delineate: l'Europa e il Messico.
Tutto questo cosa poteva riguardarmi? Dopo tutto la mia città non era stata colpita, si trattava più di faccende di famiglia, infatti era stato mio fratello maggiore Fransisco a interpellarmi, lui era il capo della polizia di Città del Messico dove era concentrato il più elevato numero di sparizioni.
-Buon giorno fratellino! Come va?- esplosi di gioia nel rivederlo dopo cinque anni -Spero bene, comunque sei sempre il solito, in eterno ritardo! Sono tre ore che ti aspetto!!-. Infatti, erano già tre ore che lo aspettavo all'aeroporto.
-Scusami sorellina ma come sai questa è una città molto affollata-
-Per questo motivo non sono mai tornata qui, a differenza di te-.
Lui mi rispose con aria sarcastica -Non mi sembra che la tua bella metropoli sia meno incasinata e poi lo sai perchè sono tornato- 
-Sì lo so, per la nonna e per Liala, di un po' a quando le nozze? I nostri genitori continuano ad assillarmi che dovrei pressarti un po'...-.
Evitando di rispondermi cambiò tono e mi chiese -Sei riuscita a scoprire qualche cosa? La nonna non vuole rispondermi e ogni volta che tocco l'argomento cambia espressione, sembra quasi impaurita e l'unica cosa che riesce a dire è...-
-Che sono una ragazza speciale... lo so non riusciremo mai a scoprire niente dalla nostra famiglia, l'unico è l'archivio, ma per adesso abbiamo ben altro a cui pensare-
-Hai perfettamente ragione! Diamoci una mossa ad arrivare!- concordò -Tra due giorni ci aspetta un volo per l'Europa, destinazione Parigi-.
Detto ciò ci incamminammo verso l'auto che ci avrebbe portato a casa della mia adorata nonnina.
Dopo circa un'ora di macchina arrivammo davanti all'abitazione della mia infanzia, dove ancora oggi vive una parte della mia famiglia. Su l'uscio, ad aspettarci a braccia aperte c'era la mia vecchia nonnina -Oh la mia bella nipotina, da quanto tempo! Sai che sei cresciuta tanto? Sei sempre più bella!-.
Alla sera, dopo la cena sfarzosa che aveva preparato lo zio Diego mi recai a prendere una boccata d'aria fresca sul porticato, ammirando lo splendido paesaggio avvertii un brivido alla schiena e vidi un'ombra spostarsi velocemente, ma quando la cercai non la vidi più "Forse è stata la mia immaginazione, sarà la stanchezza" pensai tornando in casa per riposare.
La mattina seguente io e mio fratello ci dirigemmo agli uffici dell'obitorio, dove ci aspettava il medico legale dell'ospedale per consegnarci tutti i referti inerenti alle sparizioni in Messico negli ultimi vent'anni, che avremmo dovuto consegnare al nostro arrivo a Parigi.
Il resto della giornata trascorse tranquilla, tra le compere in centro e le vecchie storie un po' sinistre dello zio, a cui era sempre piaciuto spaventarci.

Finalmente era arrivato il giorno della partenza per l'Europa, la mattina ci preparammo in fretta e furia i bagagli e ci fiondammo all'aeroporto e mentre aspettavamo il check in sentii di nuovo quella sensazione sgradevole e mi voltai, dietro di me si ergeva imponente una figura inquietante che mi sorrise.
"Dove l'ho già incontrato... mi sembra una persona di mia conoscenza... ma non ricordo..." pensai.
Nel frattempo mi accorsi che quell'uomo era sparito, mio fratello mi chiamò per avvertirmi che era il mio turno e mi affrettai a raggiungerlo.
Continuai a ripensare a lui fino al decollo, ma poi, stremata, mi addormentai.

 

 

 

 


Ringraziamenti:
__Claire__:
grazie per il tuo commento spero che continuerai a seguire la mia storia.
Grazie a tutti quelli che hanno letto e leggeranno la mia storia
Chao!!!

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Capitolo 3
*** Tra le luci di Parigi e le ombre di Francoforte ***


Tra le luci di Parigi e le ombre di Francoforte


Al mio risveglio atterrammo in una delle più belle città dell'Europa: Parigi, la città dell'amore...
Ad aspettarci c'era il capo medico legale dell'ospedale che ci accompagnò in auto fino al suo studio privato, situato nel centro città e facente parte di un grande complesso, dove scoprimmo che vi era anche una sede secondaria dell'universita di medicina.
La grande sorpresa fu che mio fratello sapeva parlare perfettamente il francese e, invidiandolo, pensai "é veramente troppo tempo che non lo vedo!".
In quei cinque anni era cresciuto non solo nell'aspetto, ormai era un ragazzone alto 1.85 m con un fisico oserei dire perfetto, ma si era veramente dedicato allo studio di altre lingue senza però venir meno ai suoi obblighi di capitano della polizia.
Attraversando i vialetti del cortile che circondava l'istituto, mi accorsi che riscuoteva anche un gran successo tra le giovani studentesse che lo fissavano quasi adoranti. A quel punto mi scappò una risatina e continuai a osservare decine di ragazze che facevano commenti su di lui al nostro passaggio.
Arrivammo nell'ufficio salendo due rampe di scale e quando ci accomodammo sulle poltrone color oro rivestite in pelle, cominciammo a discutere dei casi irrisolti riguardanti le misteriose scomparse di cadaveri.
A dire la verità, fu Fransisco a parlare, in quanto io non spiccicavo una sola parola di francese e approfittando del fatto che la loro attenzione era rivolta ai fascicoli, iniziai ad osservare incuriosita gli strani oggetti situati in quella stanza.
Due simpatiche scimmiette in porcellana, avevano attirato la mia attenzione, erano appollaiate su uno scaffale pieno di riviste mediche e giocavano con delle banane in oro massiccio, inoltre, notai che vi erano anche molti quadri raffiguranti navi su oceani in tempesta e tutti erano incastonati in cornici d'oro; a quel punto borbottai -Ma che stipendi danno ai medici in questa nazione?- a quel punto mi sentii osservata, subito pensai che mi avvessero sentita, invece, mi era stata posta semplicemente una domanda.
-Chiedo scusa?- dissi sentendomi un pesce fuor d'acqua, mio fratello scoppiò a ridere e rispose al posto mio, che figura!
Già, lui c'era sempre stato per tirarmi fuori dai guai, anche quella volta, quando ebbi l'incidente, mi sembrava che fosse presente anche lui, ma come era possibile che mi ricordassi una cosa del genere? Lui mi aveva sempre assicurato di non esserci stato quando scivolai nella scarpata, ma se così fosse, mi avrebbe sempre mentito...
No, non era possibile, non l'avrebbe mai fatto... o forse sì?!
Guardai mio fratello districarsi con una lingua diversa dalla nostra e ripensai al fatto che si era perfino rifiutato di imparare il nostro dialetto, ha sempre detto di non voler conoscere altri idiomi diversi dallo spagnolo, cosa mai avrebbe potuto fargli cambiare così idea?
Continuai a fissarlo e quando se ne accorse, mi sorrise, a quel punto mi sentii confusa.
Finito il nostro incontro, mi congedai anche da mio fratello dicendogli che ci saremmo visti più tardi in albergo, perché avevo bisogno di fare una passeggiata.
Vagai in preda ai miei pensieri, senza preoccuparmi del tempo che scorreva e quando tornai alla realtà, mi ritrovai ai piedi della Torre Eiffel.
"è veramente una struttura imponente" pensai dirigendomi verso l'ascensore.
Quando cominciammo a salire verso la cima, scoprii la vera bellezza di Parigi. Erano all'incirca le otto di sera, ormai il sole era già calato e la città era illuminata a festa. Mi incantai ad osservare ogni minimo particolare: i viali alberati in fiore e la Senna, con le sue acque tranquille, attraversate dalle piccole imbarcazioni.
Alla vista di quel meraviglioso paesaggio decisi di non continuare a rimuginare sui miei pensieri e decisi di lasciarmi tempo per ricordare, solo a quel punto avrei scoperto la verità.
Tornai in albergo dove trovai preoccupato Fransisco, che mi abbracciò teneramente come se fossi stata via per dei mesi.
-Ma che fai! Così mi stritoli!- mi lamentai, ma lui mi rispose -Ero così preoccupato, sai che ore sono?-.
Gli feci un cenno con il capo, poi ci dirigemmo nella sala ristorante, dove ad attenderci c'era un ricco e variegato menù.
Durante il pasto mi disse tra una bocconata e l'altra -Ho telefonato al capo della polizia tedesca, che ci ha chiesto di raggiungerlo a Francoforte poichè negli ultimi due giorni si sono verificati diversi furti dall'obitorio- riprese fiato e continuò -Domani in giornata prenderemo un volo, in modo da arrivare la sera stessa-.
Dopo una notte trascorsa in bianco, il pomeriggio seguente raggiungemmo l'aeroporto verso le tre ma, a causa di un problema tecnico riuscimmo a decollare solo alle sette passate.
Arrivati nei cieli sovrastanti la città incontrammo una fortissima turbolenza, che fece sobbalzare l'aereo provocando il panico a bordo, per fortuna l'atterragio fu più dolce, ma ad attenderci, oltre all'autista, c'era anche un terribile temporale.
Mentre salivo tutta infradiciata sull'auto avvertii di nuovo quel brivido lungo la schiena, ma, voltandomi, non vidi nessuno.
"è solo la mia immaginazione" pensai, ma forse non era proprio così, infatti, a nascondersi all'ombra di un albero, c'era lo stesso individuo inquietante che avevo incontrato alla mia partenza dal Messico: i suoi occhi, così azzurri che sembravano di ghiaccio, erano l'unica cosa visibile nella fitta pioggia.
Arrivammo in albergo dove ci sitemammo prima di scendere per la cena, al tavolo ci aspettava il capo della polizia.
 -Buona sera- ci accolse parlando un perfetto inglese -Ho saputo che il viaggio è stato un po' turbolento, purtroppo è da diversi giorni che continua piovere a dirotto, così qualcuno ne approfitta per i suoi scopi- quando cominciammo a cenare mio fratello gli rispose -Spero che abbiate trovato qualche indizio, purtroppo noi continuiamo a spostarci senza trovare la benchè minima traccia di un possibile trafugatore di corpi-
-Purtroppo non abbiamo niente di concreto tra le mani- ci disse il capitano sospirando, ma poi continuò -Domani ci incontreremo con il medico legale per verificare se tra le vittime ci siano dei collegamenti-.
Finita la cena ci salutammo e mio fratello ed io ci dirigemmo nelle nostre stanze, appena aprii la mia porta mi diede la buona notte e andammo a dormire.
La mattina seguente, dopo un'abbondante colazione, ci preparammo per raggiungere l'obitorio, ma per via del violento temporale non ci potemmo muovere dall'albergo.

I due decisero di recarsi nel salone, quando un'improvvisa telefonata del capo della polizia, fece tornare Fransisco in camera sua, ma appena presa la cornetta la linea saltò a causa di un improvviso black aut.
La luce tornò dopo circa un quarto d'ora ed egli trovò sul comodino una busta, la lettera conteneva un'unica enigmatica frase "Quello che cerchi, lo puoi trovare solo in Italia: nella Città del Vaticano".
Esaminò la busta per trovare delle impronte, ma purtoppo, chiunque l'avesse lasciata si era preoccupato di non lasciare indizi.
Prese subito il telefono e chiamò la centrale per contattare il comandante.
-Pronto?-
Fransisco rispose al ricevitore -Sono il signor Torres, mi aveva chiamato prima, ci sono novità?-
-Esattamente- cominciò il militare -Il medico legale mi ha riferito che questa mattina, una telefonata anonima, lo ha avvertito di recarsi dal dott. Persico, a Roma, perché sembra che sia coinvolto in strane sparizioni avvenute nel suo paese, sembrerebbe un malato dell'occulto-
-La ringrazio, appena sarà possibile partiremo- concluse l'altro, poi mettendo giù la cornetta rifletté "Com'è possibile che la lettera e la telefonata ci portino entrambe in Italia, speriamo di arrivare a capo di qualche cosa!"

-Permesso?- chiesi entrando nella stanza, poi continuai -Sei riuscito a sapere che cosa voleva dirti il capo della polizia?-.
Mi osservò sovrappensiero e poi mi rispose -Sì, è uscita una probabile pista da seguire, dobbiamo andare a Roma, partiremo il prima possibile-. Detto ciò, chiedemmo al responsabile dell'albergo di prenotarci il primo volo disponibile e lui ci rispose sorridendo che saremmo potuti partire già il giorno seguente nel primo pomeriggio.

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Chao a tutti! Nel prossimo capitolo scoprirete chi è il misterioso personaggio dagli occhi di ghiaccio. Grazie a tutti quelli che leggono!
Chao

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Capitolo 4
*** L'ombra dagli occhi di ghiaccio ***


L'ombra dagli occhi di ghiaccio


Ero snervata ai limiti dell'umana pazienza, sballottata per dei giorni senza arrivare a capo di niente, ma forse era tutto risolto, grazie a un tizio che aveva avuto la premura di telefonare e spedirci in Italia ad arrestare un possibile scienziato pazzo.... come se non bastasse, da quando avevamo lasciato l'albergo a Francoforte, dopo il black out, mio fratello si comportava in modo strano come se mi nascondesse qualche cosa.
Io non ci capivo più nulla.
"Roma capitale dello stivale è anche una delle più belle e importanti città artistiche -culturali del mondo,
quì si trova anche la Città del Vaticano sede del Papa e dei vertici della Chiesa."
Così decretava il mio depliant, a cui era allegata la cartina della città, che avevo acquistato in una bancarella appena uscita dal'aeroporto di Fiumicino.
Prendemmo un taxi per arrivare al centro di Roma, il nostro albergo era vicino al Colosseo, una delle più belle opere della civiltà romana.
Alla sera incontrammo il capo della polizia, che ci portò a cena in uno dei più famosi ristoranti della città, potemmo gustare degli ottimi bucatini alla matriciana, seguiti da un'insalta e un fritto misto e alla fine ci prendemmo un caffè in bar lì vicino.
Usciti dal locale ci raccontò della telefonata ricevuta qualche settimana prima, che li avvertiva di uno strano personaggio di nome Federico Pasqualini, un medico tolto dall'albo a causa di un esaurimento nervoso in seguito alla morte della moglie avvenuta in un incidente d'auto.
Da allora aveva deciso di cercare di riportarla in vita, con pezzi di cadaveri e uno strano apparecchio elettrico.
-Sembra di leggere Frankenstein- commentò mio fratello molto sorpreso.
-Già- rispose l'agente, poi riprese -Comunque l'abbiamo sorpreso in un cimitero ed è da due giorni che è sotto interrogatorio, ma sembra essere estraneo alle strane sparizioni avvenute in Europa-.
"Benissimo" pensai "Siamo al punto di partenza".
-Potremmo incontrare il medico legale solo tra due giorni, perchè è fuori città- ci disse il capitano, aggiungendo poi -Domani potreste approfittarne per fare una visita alla città, adesso vi lascio ci vedremo tra due giorni a presto- concluse e si congedò.
All'indomani rimasi in albergo mentre mio fratello uscì presto per non so dove.


Fansisco vagò per ore finchè non trovò una biblioteca, un po' tetra, ma ci entrò comunque pensando "Dovrò pur cominciare da qualche parte".
Forse le risposte che cercava le avrebbe trovate davvero in Italia, come era scritto nella lettera che aveva ricevuto in Germania e sarebbe venuto a capo dell'enigma che si portava dietro da dieci lunghi anni.
Entrò spedito verso la sezione storico-fantastico e dopo aver scelto alcuni volumi che secondo lui potevano aiutarlo disse: -Vediamo se trovo notizie su persone con occhi dorati- sfogliò alcune pagine e cominciò a leggere.
Sembrava che in nessun libro venisse menzionata la più piccola parola su occhi color oro e sul significato che potevano avere.
-Maledizione! Sono due ore che sono su questi maledetti libri e non ho trovato neanche un briciolo di notizia che mi possa servire!!- esclamò in preda all'esasperazione ma, quando rimise gli occhi su un volume che aveva appena aperto, vide una cosa interessante -E così, gli occhi color oro, li aveva anche la prima moglie di Vlad III principe di Valacchia, ovvero il leggendario conte Dracula-.
Rimase un attimo immobile, poi quando riprese a leggere scoprì che al libro mancavano delle pagine -Ma come è possibile?!- si stupì, ma continuò a cercare senza trovare altro.
Fece per alzarsi, ma un brivido lungo la schiena lo immobilizzò, alle sue spalle sentì qualcuno che si avvicinava. Una cupa voce maschile mormorò -Ciò che cerchi si trova in luogo difficilmente accessibile, ma solo lì troverai le tue risposte-.
 Fransisco gli domandò senza voltarsi -Dov'è questo posto?-.
Il tipo alle sue spalle rispose con un ghigno -Nella biblioteca sotterranea del Vaticano-
-Che cosa?!- esclamò voltandosi di scatto incredulo, ma il suo interlocutore era scomparso.


Quando vidi arrivare mio fratello notai che aveva l'aria un po' sconvolta e preoccupata -Che cos'hai?- gli chiesi, ma senza neanche vedermi proseguì oltre.
Incuriosita dal suo comportamento, lo seguii senza farmi scoprire e appena chiuse la porta dietro di se mi avvicinai per ascoltare.
-Non è possibile!- lo sentì sbottare furioso -Come faccio ad entrare al Vaticano è impossibile!- lo sentii continuare -Guarda in che pasticcio mi devo ficcare per risolvere questa faccenda! Ma proprio mia sorella doveva essere colpita da quella luce...- spalancai la porta incredula senza lasciargli finire la frase -Quale luce? Di che stai parlando?!- esordì scioccata -Voglio una spiegazione-.
Stupito dalla mia presenza mi disse un po' arrabbiato -Helena, stavi origliando, cosa hai sentito?-
-Non cambiare discorso e sì origliavo, mi sei passato vicino senza accorgerti che ero lì, voglio sapere la verità, mi stai nascondendo qualcosa, vero?- gli chiesi e lui mi rispose -Se vuoi sapere ti dirò tutto, ma non ti piacerà quello che stai per ascoltare-.
Gli feci un cenno di assenso, senza parlare e cominciò a raccontarmi ciò che non mi sarei mai aspettata da lui -Innanzitutto... Perdonami, ma ti ho mentito, io c'ero al momento del tuo incidente e ho visto tutto, mentre giocavamo a nascondino nella foresta, come facevamo sempre, ho visto un fascio di luce accecante che ti colpiva e poi, sei indietreggiata scivolando nella scarpata svenendo, ho cercato di scoprire da dove arrivava quella luce ma non ho trovato nulla- continuai ad ascoltarlo -Finchè non ho ricevuto la prima lettera, in cui mi si invitava ad indagare su queste sparizioni perchè mi avrebbero condotto sulla strada per la verità. Poi ho ricevuto la seconda lettera, a Francoforte, che mi consigliava di venire in Italia quì per sciogliere ogni mio dubbio e forse è così! L'ultimo ostacolo sono le guardie del Papa, ma devo farlo, devo entrare! Voglio sapere!-.
Lo guardai incredula, mi aveva mentito e mi aveva coinvolto in questo assurdo caso per scoprire cosa mi fosse successo, rimasi immobile senza spiccicare una parola, poi mi alzai e ancora senza parlare uscii dalla stanza e mi diressi nella mia, sbattendo la porta alle mie spalle. Mio fratello mi seguì chiamandomi -Helena, Helena aspetta!-
Non avevo voglia ne di sentirlo ne di vederlo, volevo solo stare con me stessa.
Sentii Fransisco uscire dall'albergo, sapevo dove stava andando, ma per il momento non mi importava.


Arrivato davanti alla residenza del Pontefice, rimase nascosto dietro un cespuglio per un po', poi, con l'aiuto del buio, superò la guardia e si intrufolò all'interno. L'edificio era composto da un labirinto di corridoi, tutti ugualmenti verniciati di bianco e sulle varie porte che costeggiavano le mura c'erano delle targhette in marmo con scritte in latino.
Nenche lui sapeva come ci fosse riuscito, ma percorrendo delle scale a chiocciola ed evitando la sorveglianza notturna, arrivò a destinazione: la biblioteca sotterranea.
Era situata in un'ampia stanza, piena di scaffali colmi di libri che ovviamente la Chiesa non voleva far conoscere al mondo. Cominciò a scrutare tutti i titoli uno ad uno, finchè non trovò quel che cercava: 'La vera storia di Dracula'  lo prese e cominciò a leggere con molta attenzione, scoprì cosa fosse successo realmente alla prima moglie del conte, la sua morte portò il principe alla pazzia, seminando morte ovunque si posasse il suo sguardo.
Fransisco capì che cosa fosse quella maledetta luce che aveva dato inizio alla sua ricerca, tuttavia, quando arrivò a leggere della profezia della luna rosso sangue, sobbalzò spaventato a causa del trillo del suo telefono.
-Maledizione!- esclamò avvertendo i passi e le voci delle guardie che l'avevano scoperto -Devo andarmene alla svelta!- aggiunse mettendosi a correre verso l'uscita.

 

Uscii dalla mia stanza senza avere la minima idea di dove andare, mi misi ad osservare la luna e ricominciai a pensare.
Ero furiosa. Non mi sarei mai aspettata un comportamento simile da parte di mio fratello...
Accadde tutto in un attimo, sentii solo lo stridio di una frenata e, pochi minuti dopo, mi ritrovai sdraiata a terra con addosso un tizio che mi sembrava di conoscere, sussultai quando, alzando lo sguardo, vidi quegli occhi di ghiaccio, gli stessi che mi avevano seguita per tutto il viaggio.
L'uomo sorrise e mi chiese -Tutto bene? Quell'auto non si è nemmeno fermata a vedere come stai- poi riprese -Molto piacere mi chiamo Gabriel -
-Helena-.
Troppo stordita, non so se per l'incidente o per quegli occhi, non riuscii a dire altro.

 

 

 

 

Note dell'autrice: finalmente si sono incontrati... chi sa se fransisco ce la farà a scappare... continuate a seguirmi e saprete che cosa succederà
Grazie a tutti chao!!!

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Capitolo 5
*** In viaggio verso la verità ***


In viaggio verso la verità

Ero ancora seduta a terra immersa in quegli occhi così profondi e tristi quando mi accorsi che quell'uomo mi tendeva una mano per rialzarmi,

mi aveva salvata.

-Grazie mi hai salvata non so come sdebitarmi- gli dissi scrutando il viso pallido del mio salvatore.

-Non devi- mi rispose con un sorriso amaro di chi ha visto solo sofferenza nella sua vita

-Un caffè posso offrirtelo almeno- mi fece un cenno di assenso e ci incamminammo verso il bar più vicino.

Continuai ad osservarlo per tutto il tragitto, era una figura snella e alta, indossava degli abiti neri con un cappello a cilindro dello stesso colore e un lungo mantello porpora scuro.

Sembrava uno di quei prestigiatori del circo, eppure, a differenza loro, aveva un'espressione estremamente cupa. Oltre agli occhi glaciali mi avevano colpito i suoi modi da gentil uomo, sembrava provenire da un'altra epoca.

Seduti al tavolino esterno di un pub, cercai il ragazzo che serviva per fare le nostre ordinazioni.

-Spero che qui ti piaccia, sei di Roma?- gli chiesi, ma poi riflettei "Come può capirmi se gli sto parlando in inglese?"

-No, sono un turista, vengo dalla Romania, ho viaggiato a lungo per questo conosco molte lingue- mi disse con tono pacato.

Rimasi sorpresa, sembrava mi leggesse nel pensiero, ma come poteva? Sicuramente era solo una coincidenza...

-Sto cercando una persona, per questo ho visitato molti paesi- mi spiegò -L'ho incontrata per la prima volta vent'anni fa...-.

Perché mi raccontava ciò? Non riuscivo a capire, ma mi ero accorta che il suo sguardo si era concentrato sui miei occhi, come in un flash, mi venne in mente l'ospedale in cui mi avevano ricoverato quando ero entrata in coma.

L'uomo continuò -Mi trovavo in Messico e lì vidi una splendida bambina dai lunghi capelli corvini, che possedeva uno dei doni più grandi al mondo senza saperlo: occhi color oro-.

Il sguardo mi spaventò, ma lui mormorò -Non devi avere paura, non ti farò del male, ma ho bisogno di te-.

Scattai in piedi ed indietreggiai, non volevo rimanere un minuto di più seduta a quel tavolo, e girandomi cominciai a correre verso l'albergo pensando "O Dio aiutami tu!".

Salii in fretta e furia nella mia stanza, chiudendomi a chiave, ma voltandomi vidi nel cortile un'ombra scura che mi scrutava. Mi avvicinai cautamente alla finestra e vidi quell'uomo vestito di nero e dagli occhi di ghiaccio che mi sorrideva, anche se quel che era dipinto sul su volto era più che altro un ghigno di soddisfazione.

Chiusi le tende e mi buttai sul letto sperando che al mio risveglio scoprissi che era stato solo un brutto incubo.

Mi svegliai verso le nove e sentii la porta di mio fratello chiudersi, mi alzai di scatto e andai a controllare, era tornato solo adesso.

Bussai e quando mi aprii notai che aveva gli stessi abiti del giorno prima.

-Helena- mi disse Fransisco sorpreso di vedermi.

-Dove sei stato fino adesso?- gli chiesi con un tono secco, ma prima che potesse rispondermi gli squillò il cellulare.

-Pronto?- rispose lasciandomi entrare e dirigendosi verso il bagno.

Lo aspettai seduta sul letto per circa venti minuti e quando tornò mi disse -Devo tornare a casa stanno succedendo cose strane, tu rimani qui parla con il medico e poi raggiungimi- senza che potessi replicare mi mandò fuori dalla camera -Preparati, tra un'ora e mezza verrà un 'auto a prenderti-. Mio fratello mi chiuse la porta in faccia e io fui costretta ad andare in camera mia senza poter obbiettare.

Salutai Fransisco in fretta e furia salendo sulla macchina, la quale mi avrebbe condotto all'obitorio dove ad attendermi c'era il medico legale.

Arrivata a destinazione entrai in un lungo corridoio freddo e umido, dalle pareti spoglie di un colore indefinito tra il grigio e il bianco, che mi avrebbe portato in una sala bianca arredata di una misera scrivania, due sedie ed una libreria ricca di volumi di medicina.

-Buon giorno- mi salutò un signore sulla cinquantina -Prego si sieda- continuò in un perfetto inglese, doveva essere un tipo molto allegro e simpatico. Portava due spesse lenti in una montatura di alluminio che si appoggiava su un nasone adornato da folti baffi brizzolati come quei pochi capelli che gli erano rimasti.

-La ringrazio- esordì - Mio fra... volevo dire l'agente Fransisco Torres è dovuto tornare urgentemente in Messico, mi ha incaricato di venire da lei al suo posto, ha delle novità?- gli chiesi cortesemente e mi rispose -Brutte ma nuove, come sa l'indagato non è risultato colpevole quindi non abbiamo piste, inoltre nel periodo che il signor Pasqualini ha trascorso in cella, sono avvenute altre due sparizioni-.

Delusa dal risvolto delle indagini, provai a chiedergli notizie utili -I corpi avevano una qualsiasi particolarità in comune, età, sesso...-

-Assolutamente nulla... anzi, in realtà, tutte le vittime avevano una particolare ferita sul lato destro del collo, simile a un morso di serpente-. Sorpresa gli domandai -La causa del decesso?-

-Il cuore si è fermato di colpo-.

Ci riflettei sopra qualche istante poi conclusi -Quindi l'unica cosa in comune è la causa del decesso...-.

Mi scostai i capelli dal viso, quando, ad un tratto, il medico mi chiese -Dove si è fatta quelle ferite?-.

Lo guardai incuriosita da quella domanda e indicando le cicatrici che avevo sul collo gli risposi -Da piccola ebbi un incidente, sembra che siano i morsi di un animale che mi ha aggredito mentre giocavo nel bosco vicino casa-.

Sembrava stupito e quando gli chiesi il perché della sua domanda mi disse -Deve sapere che assomigliano incredibilmente a quelle trovate sui cadaveri, solo che loro le hanno su un solo lato del collo, ma non ci faccia caso dopotutto la situazione è diversa, lei è viva-.

Salutai il dottore, pregandolo di informarci se fosse venuto a conoscenza di nuovi indizi, salì sull'auto che mi aveva condotto lì e chiesi all'autista di riaccompagnarmi all'albergo.

Pensai seriamente a quello che mi aveva fatto notare il medico a proposito delle analogie sul mio caso e quello delle sparizioni avvenute in mezzo mondo.

Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi che l'autista era diverso e quando alzai gli occhi per vedere come mai ci mettessimo il doppio del tempo in confronto all'andata, notai il cambio della persona al volante e poi... li vidi, riflessi nello specchietto retrovisore, gli occhi di ghiaccio.

Mi si gelò il sangue nelle vene e in preda al panico cercai di scendere dall'auto senza preoccuparmi del fatto che viaggiavamo a sessanta chilometri orari.

-Io, fossi in te, non lo farei, potresti farti molto male- dicendo questo alzò lo sguardo e mi fissò, riconobbi quel viso e il ghigno di soddisfazione che illuminava il pallore del suo volto.

Avevo paura e speravo che se avessi chiuso gli occhi sarebbe svanito come la sera precedente, desideravo che fosse solo un 'incubo. Così non era, purtroppo ero intrappolata e terrorizzata da quell'uomo che ore prima mi aveva salvato da un'auto in corsa.

-Non ti farò del male, ma se ti sono venuto a cercare ho un buon motivo, speravo che mi potessi aiutare sopratutto pensavo che volessi sapere la verità su cosa ti fosse accaduto vent'anni fa in quel bosco...- ascoltavo ormai in balia della paura, ma sentendo quelle parole mi incuriosì.

-Cosa ne vuoi sapere tu?!- gli chiesi terrorizzata.

-Più di quanto tu possa immaginare- mi rispose con un mezzo sorriso -se vieni con me ti racconterò tutto e ti darò delle informazioni utili sulle sparizioni avvenute, allora ti interessa?-.

Pensai che volesse fregarmi, che fosse un maniaco, ma non capivo perché quello sguardo mi desse un tale senso di tristezza e mi sentii tranquillizzata, quasi ipnotizzata dai suoi occhi.

-Dove dovrei venire?-

Lui mi sorrise -In Romania, ovviamente solo quando saremo lì saprai la verità-.

Non so cosa mi spinse ad accettare l'invito nella tana del lupo, quel che so, è che accettai e, senza accorgermene, mi ritrovai all'aeroporto, valige in mano, accanto ad uno sconosciuto dal fascino tenebroso in direzione est-Europa, destinazione finale: Romania.

 

 

 

Note dell'autrice:  Innanzitutto ringrazio tutti quelli che hanno recensito la mia storia e che continuano a seguirla mettendola nelle seguite e nelle preferite.
questo capitolo è solo un intermezzo nel prossimo lascieremo Helena e ci concentreremo sul suo fratellino chi sa cosa gli accadrà?!
chao a tutti!!!!

 

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Capitolo 6
*** Fransisco: l'esca per la chiave ***


Fransisco: l'esca per la chiave

 

Corse all’aeroporto, dopo essersi preparato il più velocemente possibile, poiché doveva prendere il primo volo disponibile per il Messico.

Si sentiva uno schifo per quello che era successo la sera prima con Helena, lei si era sempre fidata di lui pur non sapendo che le stava mentendo, anche se era solo per proteggerla.

Non aveva avuto nemmeno il tempo di spiegarle dove fosse stato e che cosa avesse scoperto intrufolandosi nella biblioteca sotterranea del Vaticano.

Stava pensando a sua sorella e si stupì di vederla all’aeroporto a fianco di uno strano tipo che aspettava il turno di presentare i biglietti al terminal del volo per Bucarest, ma non poteva essere lei, a quell’ora si trovava sicuramente in albergo a rimuginare sugli ultimi fatti avvenuti e su quanto potesse detestarlo.

Il suo viaggio di certo non era iniziato molto bene, infatti la partenza era stata ritardata di circa un’ora.

Quando decollarono, pensò a cosa avrebbe potuto dire a Helena una volta che si sarebbero sentiti per aggiornarsi sulle novità del caso che stavano seguendo, di sicuro l’incontro con il medico legale era già avvenuto e chi sa di quali scoperte era venuta a conoscenza con quella conversazione.

Mentre si perdeva tra i suoi pensieri, sentì l’aereo che traballava e subito dopo ascoltò il pilota che comunicava l’entrata in una turbolenza e se non fosse diminuito il vento anche un probabile atterraggio di emergenza, così fu.

Sbarcò a Lisbona dove gli chiesero, a lui e a tutti i passeggeri, di aspettare nella sala d’attesa che le condizioni meteorologiche migliorassero, in caso contrario avrebbero provveduto a trovare una sistemazione momentanea in qualche albergo lì vicino.

Erano tutti abbastanza stanchi ed un po’ impauriti, per via degli sballottamenti avvenuti sull’aereo, ma per fortuna arrivò una comunicazione dalla torre di controllo che le condizioni del tempo erano migliorate e quindi dava il permesso di ripartire dopo circa un’oretta.

Ne approfittò per rileggere gli appunti che aveva annotato su un taccuino che aveva portato con se durante l’incursione la notte prima e riguardò le notizie che aveva sottratto da quei libri antichi.

Era veramente incredibile che si parlasse di occhi dorati nelle vicende vere o presunte del conte Dracula, ma non era possibile che fosse realtà una simile storia: vampiri … non sono mai esistiti!

Quando ripartì stava ancora pensando in che storia assurda si era imbattuto seguendo le indicazioni di quelle lettere senza mittente.

Fransisco lasciò che la stanchezza prendesse il controllo su di lui e si addormentò.

Il suo riposo venne interrotto da un’hostess che gli riferiva dell’atterraggio appena effettuato a Città del Messico, la ringraziò e scese dal veivolo mezzo assonnato, quando andò a riprendere i bagagli ci furono altri problemi, infatti sembrava che qualcuno all’atterraggio a Lisbona avesse rubato tutte le valigie a bordo.

Dopo aver fatto denuncia come tutti i passeggeri, Fransisco decise di prendere un taxi che lo accompagnasse a casa della nonna prima di recarsi al commissariato.

Il tassista era un tizio sulla trentina di origine italiana che si era vantato per tutto il tragitto di aver accompagnato con la sua auto molti personaggi famosi.

Aveva due simpatici baffetti sotto un nasone a punta, indossava dei grossi occhiali da sole ormai fuori moda e la cosa che colpì di più il ragazzo era quello strano accento che si ricordava di aver sentito a Roma da un poliziotto napoletano.

Fransisco a metà tragitto aveva lasciato che l’uomo continuasse a chiacchierare senza dargli troppo retta e si immerse nei suoi pensieri, ma non durò a lungo infatti ad un certo punto sentì l’autista sbraitare ad alta voce con un vigile che aveva il compito di fermare i veicolo per via di un incidente avvenuto dieci minuti prima del loro arrivo.

-Che cosa succede?- chiese il ragazzo emergendo dai suoi pensieri -Niente signò, è che si sono scontrate due macchine ed ora siamo bloccati- gli rispose cercando di capire se volesse mollare il taxi e continuare a piedi.

-Va bene mi lasci pure qui, non manca molto al commissariato, grazie- scese dal veicolo e si diresse a gran passo verso la centrale, aveva dovuto cambiare percorso, ma forse era meglio così, almeno avrebbe saputo il motivo del suo così frettoloso rientro.

Entrò salutando alcuni colleghi seduti alle loro scrivanie e si diresse verso l’ufficio del suo supervisore.

-Buon giorno a tutti- disse rivolgendosi ad alcuni agenti che si trovavano in riunione con il commissario capo, poi continuò -A cosa devo l’onore del mio rientro, troppe spese?- chiese quasi divertito, il capo gli rispose -Purtroppo si tratta di peggio che i conti di alberghi e ristoranti- prese fiato e continuò -Si stanno moltiplicando le sparizioni di corpi all’obitorio, il qui presente dott. Graver, medico legale incaricato di esaminare le vittime, si è reso conto di un particolare che fino ad ora ci era sfuggito, tutti i corpi presentano due piccole ferite alla base del collo, questo ci ha ricondotti a vent’anni fa quando ci fu un’altra sparizione di massa di individui morti per arresto cardiaco immediato.-

Rimase stupito, a quell’epoca aveva dieci anni e l’unica sua preoccupazione era quella di stare vicino alla sorella scossa dall’incidente che le aveva procurato due ferite a destra e due a sinistra alla base del collo.

Già, le analogie con il caso di sua sorella erano troppo evidenti, ma non riusciva a capire come poteva esserlo.

Alla fine del suo ragionamento propose -Andrò a casa per cambiarmi e questa sera mi apposterò davanti all’obitorio per scoprire dove possono essere finite tutte quelle vittime- il suo capo gli fece un cenno di assenso e così se ne andò diretto all’abitazione della nonna.

-Oh! Fransisco!- gli disse l’anziana signora aprendo la porta - Cosa ci fai di ritorno, hai già risolto il caso? E tua sorella dov’è?- gli chiese ansiosa di avere risposte.

-No, purtroppo non siamo riusciti a scoprire niente e in quanto a Helena, è rimasta in Italia perché doveva avere notizie dal medico legale- il viso della nonna si incupì pensando alla sua nipotina da sola in un paese straniero, quando il ragazzo se ne accorse la rassicurò dicendole che la sorella oramai era adulta e che non doveva preoccuparsi, ma qualcos’altro impensieriva l’anziana.

-Lo so che è grande, ma ci sono delle forze oscure che la stanno cercando, è in pericolo!- lui la guardò sorpreso -Ancora con queste favole nonna, non ci sono strane creature che girano di notte- ma mentre gli rispondeva, ripensava a tutte le cose in comune che avevano il caso di sua sorella con le sparizioni di adesso e a ciò che aveva scoperto nella biblioteca a Roma, poi osservò gli occhi tristi di sua nonna e le disse -Stai tranquilla scoprirò cosa succede che siano demoni o fanatici del satanismo non permetterò a nessuno di fare del male a Helena- a quelle parole l’anziana sorrise e si diresse verso la cucina -Ti preparo qualcosa da mangiare- e lui - Anche un termos di caffè, questa sera sono di appostamento, comunque ti lascio il numero di cellulare della tua adorata nipotina, così se vorrai le potrai telefonare- detto ciò si infilò nella doccia e si preparò per la lunga notte che lo attendeva.

Alle dieci precise si trovava già sul luogo del suo appostamento pronto a qualsiasi evenienza, o quasi.

Verso mezzanotte e mezza vide qualcosa di insolito, senza che nessuno fosse entrato e di questo era sicuro, la luce di una torcia si accese per poi spegnersi quando si avvicinò all’uscita. Osservò lo strano individuo pallido e deperito uscire dalla porta principale e dirigersi verso il bosco.

Decise di seguirlo, pensando che non fossero necessari i rinforzi dopotutto si trattava di un uomo apparentemente innocuo, così si addentrò nel folto bosco.

Camminò nella fitta boscaglia facendosi largo spezzando i piccoli rami che gli impedivano il passaggio, fino ad arrivare vicino ad un dirupo.

Qui si fermò cercando di ritrovare le tracce di quell’individuo che stava seguendo -Ma dov’è finito non è possibile che sia sceso di qua è troppo ripido?!- si chiese continuando ad ispezionare la vicinanze, ma non riuscì a trovarlo.

Sentì rumori sospetti provenire dal fondo della scarpata, ma anche sporgendosi di più non riuscì a vedere niente di particolare.

Fransisco avvertì una sgradevole sensazione, si voltò di scatto, ma si rese conto che ciò che l’aveva spaventato era semplicemente uno scoiattolo che rincorreva una noce caduta da un albero lì vicino, tuttavia non riuscì a rilassarsi.

All’improvviso si sentì scaraventare a terra sollevando una nuvola di polvere.

Cercò di rialzarsi, ma una fitta dolorosa al fianco destro gli impedì di rimettersi in piedi, sollevò lo sguardo e suoi occhi incontrarono le splendide iridi smeraldine di una bambina sui dieci anni.

Il suo visino pallido era incorniciato da boccoli color oro, lei lo fissava sorridendo, ma quell’esile figura lo inquietava.

-É ferito signore?- gli chiese la bimba. La osservò attentamente prima di parlare -Che ci fai qui?- le domandò, ma non gli rispose.

Mentre si rialzava a fatica uno strano tizio si fece avanti dietro la ragazzina che gli sorrise.

Sempre più a disagio in quella situazione pensò “Da dove sono sbucati fuori?” non ebbe il tempo di chiederglielo che lo strano uomo sogghignando gli disse - É un piacere rivederti Fransisco, dove hai lasciato la tua sorellina?- troppo sconvolto per ribattere cominciò ad indietreggiare senza rendersene conto.

La bambina si rivolse a quell’individuo -É lui zio?- e egli gli rispose -Sì Sophie, grazie al lui riusciremo a far venire da noi la chiave-. Lei si voltò a guardare il giovane e rivolgendosi allo zio -Allora non posso?- e lui -No, bambina mia devi trovare qualcun altro per la cena, lui ci serve vivo.-

Fransico era terrorizzato, possibile che quello che aveva letto e di cui aveva paura la nonna fosse vero?

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: finalmente si comincia a capire che si parla di vampiri!!!

È una storia che presenta molti spunti comici ad esempio:

Scena in cui Fransisco si gira

Fransisco avvertì una sgradevole sensazione, si voltò di scatto, ma si rese conto che ciò che l’aveva spaventato era semplicemente un leopardo che rincorreva una noce caduta da un albero lì vicino, lo chiamò e lo accarezzò compiacendolo a tal punto che l’animale gli fece le fusa, tuttavia non riuscì a rilassarsi. Dallo stesso albero da cui era caduta la noce sentì provenire delle sonore risate e un tonfo, Fransisco si avvicinò e trovò Scrat( lo scoiattolo sfigato dell’era glaciale) che faceva il solletico a un tizio con i canini appuntiti che chiedeva soccorso alla sua nipotina -Candy -Candy aiuto!!- e sbucò fuori una dolce bambina dai lunghi capelli dorati (forse era Giorgie…)

Potrei alla fine del la storia farne la parodia, che ne pensate?

Grazie a tutti quelli che seguono la storia

Alla prossima chao!!!

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Capitolo 7
*** Petra e Vlad - Una storia d'amore ***


Petra e Vlad - Una storia d’amore

 

Il volo fu breve e senza problemi.

Arrivammo a destinazione in poco più di un’ora, mi trovavo seduta su una seggiolina dell’aeroporto ad aspettare il mio affascinante accompagnatore dagli occhi di ghiaccio che stava procurando un’auto per il resto del tragitto.

Mi fece segno di raggiungerlo all’uscita, dietro di lui, vidi una splendida limousine nera.

-È tua?- gli chiesi incuriosita.

-Esatto, l’ho fatta arrivare dalla mia residenza- mi rispose.

Mi aprì la portiera da vero gentiluomo e mi fece salire, notai che i sedili erano in pelle di un rosso molto scuro e i vetri posteriori erano color fumé.

Per arrivare alla residenza di Gabriel, dovemmo attraversare parte della città per poi percorrere un sentiero strettissimo a ridosso della montagna.

Al nostro passaggio la gente osservava quasi impaurita la nostra auto, ma lui non sembrava interessarsi di tutte quelle persone curiose, non mostrò neanche per un minuto attrattiva tranne che per ciò che secondo lui io rappresentavo.

Avevo le idee un po’ confuse, avevo seguito un estraneo in un altro stato senza avvertire nessuno del mio viaggio, forse ero stata troppo avventata ed imprudente, ma Gabriel mi aveva ispirato fiducia, inconsciamente, ma soprattutto sentivo che lui poteva darmi le risposte che stavo cercando da dieci anni.

Al nostro arrivo il portone si spalancò e ad attenderci c’era il maggiordomo.

-Ben tornato Signore, vedo che ha compagnia, devo supporre che l’abbiate trovata…- disse rivolgendosi al suo padrone ed egli rispose -Supponi giusto, lei è Helena ed è nostra gradita ospite, mostrale la sua camera e dopo accompagnala nel salone principale, io l’aspetterò lì- concluse chiudendo dietro di sé la porta che era davanti a noi.

Il sig. Dragomir non era un tipo di molte parole e annuì con un gesto del capo e mi fece entrare in un delle stanze del secondo piano.

Ripensai all’esterno di quella straordinaria abitazione: si entrava nella proprietà attraverso un cancello arrugginito e cigolante, dietro al quale si trovava, nel centro del giardino, una fontana su cui si ergeva una statua in marmo rappresentante una figura femminile con una sola ala: un angelo caduto.

Il portone era enorme e vi era scolpito un drago d’oro che sembrava essere il protettore della casa.

L’ingresso dava su una bella sala riempita di quadri e statue raffiguranti le più varie creature mitologiche. La scalinata che portava ai piani superiori aveva scalini in marmo lucido e il corrimano era in legno di quercia su cui, all’inizio, era stato intagliato una testa di drago.

Anche la mia stanza era spaziosissima, le pareti erano bianche e l’arredamento era essenziale: vi era un letto a baldacchino di fianco all’unica finestra, rigorosamente chiusa con i tendoni porpora tirati come tutti gli altri infissi, e un armadio probabilmente parecchio antico.

Sistemati tutti i bagagli, il maggiordomo mi condusse nella sala principale dove forse Gabriel mi avrebbe finalmente raccontato tutto.

Entrai con passo felino per non disturbarlo, ma mi accorsi che non c’era nessuno nella stanza, così mi misi ad osservare quelle poche cose che c’erano: due poltrone in velluto ed un camino con il fuoco acceso, sopra cui vi era appeso un dipinto enorme raffigurante una splendida dama.

Indossava un semplice abito celeste lungo fino ai piedi e tra i suoi capelli, semi raccolti, spiccava un nastro di eguale colore del vestito.

I boccoli le ricadevano leggeri sulle spalle e le incorniciavano il pallido visino.

Incantata da quella figura così maestosa e delicata non mi accorsi che il mio accompagnatore era entrato.

-È bellissima, mi piacerebbe sapere chi è- riflettei ad alta voce. Rimasi a bocca aperta quando mi resi conto di un particolare che mi era sfuggito: quella ragazza aveva gli occhi dorati.

Una voce alle mie spalle mi disse -Te ne sei accorta, se vuoi ti posso raccontare la sua storia-.

Annuii senza fiatare e mi accomodai su una poltrona mentre Gabriel si avvicinava al camino per ravvivare i tizzoni e cominciò a narrare la vita della fanciulla del ritratto.

-Si chiamava Petra ed in quella tela aveva sedici anni, era la più bella giovinetta del paese, ma per colpa del colore dei sui occhi era temuta da tutti, soprattutto dalla Chiesa.

Era stata additata come strega e quindi non aveva vita facile, si trasferì in Romania all’età di quindici anni per andare in sposa ad un mercante, ma quando lui scoprì che era ritenuta una fattucchiera, la vendette al miglior offerente.

Il principe Vlad III di Valacchia, che aveva appena preso il posto dello zio come reggente, gli offrì molto denaro in cambio della ragazza; fu un amore a prima vista per Vlad che fu ricambiato quasi subito da Petra.

Ciò che l’aveva colpito erano proprio quegli occhi così particolari e così puri che gli fecero perdere la testa. Si sposarono due anni dopo il loro incontro senza il consenso delle persone più influenti del regno.

Quando iniziò la guerra e lui dovette partire disse al suo migliore amico di proteggerla, ma così non fu, infatti non si era mai accorto che quello che chiamava amico non era altro che una creatura delle tenebre: un vampiro-.

Mi vennero i brividi a sentire quella parola, ma non dissi nulla e lasciai che continuasse il racconto.

-Già, uno sporco vampiro in missione per trovare la Chiave, ma non era l’unico che la voleva, anche se per motivi opposti.

Infatti anche la Chiesa, che nel frattempo con la scusa della caccia alle streghe aveva messo a ferro e fuoco mezza Europa per scovarla, voleva arrivare a distruggere ciò che i vampiri bramavano.

Nessuno conosceva la forma della Chiave, fino a quando venne trovata una pergamena antichissima.

Saputo quali fossero le sue spoglie, vennero inviati a cercarla spie delle varie fazioni, oltretutto i vampiri erano suddivisi in due casate da tempi immemori.

Petra attendeva ogni giorno notizie del suo amato, fino a quando giunse al castello un frate che le raccontò ciò che era accaduto al fronte ed ella lo ascoltò. L’uomo di Chiesa le disse che per quanto fosse stato valoroso, Vlad, non riuscì a sopravvivere allo scontro. La ragazza, in preda allo sconforto e con il cuore spezzato, si suicidò.

Alla fine chi vinse fu la Chiese, senza sporcarsi le mani direttamente riuscì nel suo intento: eliminò la Chiave.

Quando il reggente tornò, scoprì quel che era successo in sua assenza. Scoprì la vera identità del suo amico e decise di diventare anche lui un vampiro assumendo il nome Dracula, ovvero “drago” in segno di obbedienza alla casata della famiglia europea, per poter distruggere coloro che gli avevano portato via la sua amata.

Ma la sua furia era inarrestabile, si accaniva su chiunque incrociasse la sua strada e presto altri vampiri, membri della casata europea, decisero di eliminarlo per salvaguardare il loro segreto.

Prima che ciò succedesse, decise di compiere un ultimo gesto folle: trasformò il frutto dell’amore tra lui e Petra in immortali e li fece nascondere con la promessa di vendicarlo-.

Mi guardò e concluse -I due gemelli erano una femmina un maschio, i loro nomi erano Ofelia e Gabriel-

Rimasi scioccata da quelle rivelazioni, ma prima che potessi dire qualsiasi cosa, egli concluse il suo discorso -Già, io sono quel Gabriel e tu mi aiuterai nella mia vendetta-.

Lo guardai impaurita e balbettai -Che… che cosa vuoi da me?-.

Lui mi sorrise e rispose -Non l’hai ancora capito? Per vendicare mio padre e mia madre sono stato al gioco della casata europea facendo finta di collaborare, ma nel frattempo ho condotto delle ricerche personali per trovarti, per trovare la Chiave-.

Non era possibile. Rimasi immobilizzata senza riuscire a dire nulla, avevo accettato di seguire un vampiro nella sua tana per scoprire che altri esseri come lui mi stavano cercando… Io ero la Chiave, ma di che cosa? Non riuscii a chiederglielo e fissando il suo sguardo, nonostante tutto, mi sentii al sicuro.

 

 

Note dell’autrice: Siamo quasi al clou della storia!!!!!!!!!!

Grazie ad Hellister per aver recensito e per aver inserito la storia tra le preferite e Fantasy_Mary88 per averla messa tra le seguite.

E un grazie a tutti quelli che l’hanno letta e che continuano a seguirla ^____^

Chao a tutti!!!!!!

 

 

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Capitolo 8
*** Il male dal cuore puro ***


Il male dal cuore puro

Era appena passata la mezzanotte quando mi diede la buona notte, ritirandosi nella sua stanza senza che potessi chiedergli altro e mi rifugiai nella camera che mi era stata assegnata.

Non riuscii a dormire in quanto il racconto che avevo appena ascoltato mi tormentava, tanti perché mi frullavano per la testa, ma avrei dovuto aspettare la mattina seguente per potervi dare risposta.

Mi alzai dal letto e scesi in salone quando le campane del paese suonarono le otto e al mio arrivo, seduto a capotavola, vidi Gabriel sorseggiare uno strano liquido rosso che immaginai fosse sangue.

Mi guardò e fece cenno di accomodarmi accanto a lui.

Ebbi un attimo di esitazione, ma poi cedetti alla sua espressione così umana e mi avvicinai, cercando le parole per iniziare la conversazione così da poter estirpare ogni mio dubbio.

-Gabriel- cominciai -Cosa intendevi ieri per “chiave“? Cosa sono realmente?-.

Cercai di guardarlo negli occhi, ma mi cadde lo sguardo sul bicchiere e accorgendosene mi disse

-Non è sangue, io non ne bevo da seicento anni. Ho smesso quando ho compiuto quindici anni e ho scoperto che potevo sopravvivere con il succo di un particolare frutto che ci permette di vivere al sole, ma che non ci concede di vivere in eterno, facendoci crescere molto lentamente-.

Lo guardai stupita e lui concluse dicendomi -Prima o poi morirò, ma non prima della mia vendetta!!!-.

Era furioso, ma quando dominò la sua rabbia mi disse -La chiave è un essere speciale, dotato del più strabiliante e pericoloso potere che sia gli umani che gli immortali possano mai immaginare. È la fonte del male personificata ed è l’unica che può aprire le porte dell’inferno-.

Rimasi pietrificata da quella rivelazione.

-Dunque io sarei una creatura malvagia.? Ma com’è possibile io…io..-

Non riuscì a finire la frase che Gabriel mi rispose -Non esattamente, tu come persona hai un cuore puro ed è per questo che sei stata scelta, io ho detto che la chiave è malvagia, non tu-.

Avevo le idee molto confuse… Come potevo essere due cose opposte? Non riuscivo a capire.

Gabriel mi guardò e scoppiò in una sonora risata.

Era la prima volta che lo vedevo ridere, di solito aveva un’espressione così cupa e triste che mai avrei pensato di poter sentire la sua risata.

-Avevi un’aria così buffa- cominciò, poi riprese -Ora vedrò di essere più chiaro, vieni con me-

Senza fiatare mi alzai dalla sedia e lo seguii.

Andammo nella biblioteca che si trovava nel seminterrato e prese dagli scaffali alcuni volumi inerenti all’argomento.

-Vedi Helena, quando sei stata scelta avevi due cose essenziali: un cuore immacolato e il morso di un vampiro superiore- prese fiato e ricominciò -Secondo la leggenda a chi possiede tali requisiti viene affidato il compito di tenere dentro di sé il potere della chiave trasmesso attraverso il morso del demone- si interruppe si nuovo e mi guardò -All’epoca dell’incidente, non ricordi una luce accecante?-

-Non capisco cosa centra, non mi pare… adesso ricordo! É stato prima di cadere nella scarpata!-.

Gabriel si avvicinò e mi accarezzò la base del collo facendomi trasalire, poi mi disse -Prima di quello, non ti ricordi un forte bruciore sia alla destra che alla sinistra del collo dove ti sono rimasti questi segni?-

Si chinò baciandomi esattamente nei punti in cui avevo le cicatrici ed ebbi un flash, quando si allontanò e mi fece vedere una figura di un demone a forma di lupo rappresentata su un libro.

Ricordai tutto: due morsi, il forte bruciore e quella luce accecante.

Non potevo crederci, io ero la prescelta… io ero “ la chiave”!

Era così assurdo che mi era difficile pensare che fosse tutto reale, quando alzai gli occhi vidi che lo sguardo di Gabriel era puntato su di me. Mi fece accomodare su una poltrona e poi disse -Ti mostrerò qualcosa che forse ti chiarirà le idee- e prese un libro da uno scaffale dietro di lui, il testo aveva una copertina molto antica con raffigurato una porta dai cancelli color oro e una specie di cane nero davanti.

Me lo pose davanti e lo aprì molto delicatamente, dentro le scritte erano in un idioma a me sconosciuto.

Si mise accanto a me e iniziò a riassumermi e a tradurne il contenuto.

-La porta dell’inferno è identica a quella del paradiso, ma a differenza della seconda la si può vedere anche da vivi ed è situata sulla Terra, a guardia vi è posto un demone con sembianze vagamente somiglianti a quelle di un cane- lo ascoltai senza fiatare -La creatura che viene prescelta per custodire il potere della chiave deve essere innocente, esattamente come lo eri tu- mi sorrise e chiuse le pagine.

-Tu sei l’unica che può aprire quella porta ed io ho bisogno che tu l’apra per me, quando la luna avrà il colore del sangue e si sostituirà al sole per tre giorni consecutivi, allora potrò distruggere tutti gli immortali compresa quella traditrice di mia sorella!- poi mi prese per mano e mi accompagnò al piano superiore -Mi devi aiutare!-

-Ma io non so cosa devo fare!- in quel momento entrò il maggiordomo che disse -Mio signore c’è una persona che vuole vederla- ed entrò dietro di lui una ragazzina all’incirca sui dieci anni dai lunghi capelli d’oro e in quel momento mi si parò davanti nascondendomi agli occhi della bambina.

Gabriel disse con tono aspro -A cosa dobbiamo l’onore di questa visita?-.

Lei sorrise malignamente -Sono solo venuta a riferirti che siamo a un passo dalla chiave, abbiamo suo fratello-.

-Devi essere davvero convinta di quello che stai dicendo, come fai ad averlo riconosciuto se dieci anni fa lo hai visto solo di sfuggita, comunque anche se fosse vero non pensi di azzardare troppo venendo da me?!- lei gli rispose -Sei uno stupido, è già stato tutto deciso, io sono solo una portavoce, chi sta dietro di me è molto più furbo di quello che immagini-.

Sentii Gabriel tremare.

-Fuori di qui!!!- gli ordinò il maggiordomo entrando nella sala -Lei non è più ben accetta in questa casa, non sa di cosa sta parlando signorina Ofelia!-.

Lei gli urlò con tono rabbioso -Quello non è più il mio nome da tanto tempo, io sono Sophie! E tu, fratello, ti pentirai di averlo tradito, al momento giusto la pagherai!- concluse uscendo e sbattendo la porta.

Il sig. Dragomir porse una sedia al suo signore facendolo sedere, era più pallido del solito.

-Chi è? Cosa vuole? Stava parlando di mio fratello? Rispondi!- ero troppo agitata e lui mi fissava assente poi rispose -Quella è mia sorella, è passata al nemico tanti anni fa-.

Feci per chiedergli ulteriori informazioni, ma mi interruppe dicendomi -Ti racconterò tutto sul tuo incidente e capirai da sola- prese fiato iniziò -Il giorno che tu hai ricevuto i pieni poteri sei stata morsa da Demian il capo della casata messicana, prima di trovarti ti ha cercato a lungo facendo molte ricerche, io ero il suo braccio destro in Europa, ma era solo una copertura per arrivare a te. Purtroppo mia sorella aveva agognato il mio posto per molto tempo e fece di tutto per smascherarmi, ci riuscì il giorno stesso della tua trasformazione. Non potevo accettare che tu finissi nelle mani sbagliate. Mi frapposi quindi tra te e Demian facendo in modo che Dragomir ti portasse in un luogo sicuro, mentre io lottavo contro il mio avversario- a quel punto mi mostrò la cicatrice che gli solcava il petto.

-Ti ho osservata e protetta nell‘ombra fino a qualche giorno fa, ma ora il tempo sta per scadere, la luna rossa si manifesterà a breve e lui farà di tutto per averti-

 Capii, avevano Fransisco.

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Scusate il ritardo!!!!!

Ho avuto qualche (molte!!!!) difficoltà con questo capitolo spero sia di vostro gradimento.

Grazie a tutti un salutone Chao!!!

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Capitolo 9
*** Lo scambio ***


Lo scambio

 

Era giunto il momento di tornare in Messico e di salvare mio fratello a qualsiasi costo.

Ero in ansia da due giorni dopo la visita della sorella di Gabriel. “Come potevano essere così diversi?” era la domanda che mi assillava insieme alla paura di non rivedere più Fransisco.

-Io sono pronta, quando partiamo?- domandai dal salone rivolgendomi al padrone di casa che ancora non era sceso.

-Non essere così impaziente, loro si aspettano il nostro arrivo. Pensi che averti nascosta dietro di me quando c’era Sophie sia bastato? Lei ha sentito il tuo odore ma è stata al gioco, vuole che siamo noi ad andare da lei e Demian e non possiamo permetterci nessun errore! Lui non è come gli altri- disse scendendo le scale e quando fu di fronte a me concluse -Non ti preoccupare non gli succederà nulla, andrà tutto bene-.

Gli credetti, aveva uno strano potere su di me.

Fummo all’aeroporto in meno di mezzora, non avevo degnato di uno sguardo la strada che all’andata avevo scrutato con tanta attenzione e che in quel momento mi era passata a fianco così, non perché si era accorciato il percorso, ma a causa della mia agitazione.

Salimmo sull’aereo che partiva alle 12:30 in punto, arrivando a destinazione la mattina seguente.

Nessuno mi aspettava all’aeroporto di Città del Messico, perché nessuno era stato avvertito del mio arrivo.

Gabriel andò a noleggiare un’auto che ci accompagnasse da mia nonna, ci impiegò un po’ più di tempo del previsto poiché a causa del suo abbigliamento lo avevano scambiato per un pazzo.

Intervenni a sedare la discussione tra il mio accompagnatore ed il noleggiatore.

-Lei non ha rispetto dei clienti, pensa che con questo atteggiamento incrementerà i suoi profitti? Veda di essere più educato, comunque ci rivolgeremo altrove!- gli dissi molto seccata, trascinando Gabriel per un braccio.

Senza che me ne accorgessi mi passò accanto il sergente Lopéz salutandomi e ci offrì un passaggio fino al commissariato, poi mi chiese se avevo notizie di Fransisco.

-Non vi preoccupate, l’ho sentito per telefono, sta bene e presto vi darà notizie- gli mentii infine, accortosi di Gabriel, mi fece i complimenti per il mio fidanzato.

-Non è il mio ragazzo, è un conoscente ed è venuto in vacanza, gli faccio da guida- replicai seccata, aveva veramente una lingua lunga.

Scesa dall’auto lo ringraziai e proseguimmo a piedi fino all’abitazione di nonna Esme, bussai tre volte e quando la porta si aprì, da dietro sbucò una donnina anziana, alla quale gli si illuminarono gli occhi nel vedermi.

-Helena sei tu! Sono dieci anni,che non ci vediamo! Fatti abbracciare, stai bene?- mi chiese cingendomi tra le sue braccia.

-Sì nonna, tutto bene, ti devo presentare una persona- dicendo questo feci entrare Gabriel, il quale si presentò con una riverenza.

Esme guardò lui, poi me, infine mormorò -Hanno preso tuo fratello… L’ho capito nell’istante in cui ho visto questo giovanotto, lui è uno di loro…- era seria ed aveva negli occhi la stessa paura che le avevo letto nell’anima al mio risveglio in ospedale.

Lei sapeva tutto, non sapevo come, ma sapeva.

-Signora, come conosce la mia identità?- le chiese garbatamente il mio accompagnatore e lei rispose -Devi sapere che nel villaggio in cui sono nata si narrava di creature immortali che si erano divise in due dinastie, una sanguinaria e l’altra più tranquilla che traeva la vita eterna da uno speciale frutto- prese fiato e continuò -Quando cominciarono le sparizioni dieci anni fa mi tornò in mente questa storia, poi nel momento in cui ho visto il colore dei tuoi occhi ho capito che era tutto vero, ora ragazzi raccontatemi ciò che ignoro, voglio sapere- ci guardammo negli occhi e Gabriel decise di raccontarle che cosa stava succedendo.

-Quello che ha detto è tutto vero, io sono un vampiro, ma come penso abbia capito appartengo ai “buoni” invece qui in Messico sono rimasti i sanguinari- osservò la nonna e ricominciò a spiegare -Le sparizioni hanno a che fare con loro, stanno cercando di riunire abbastanza non morti per il loro esercito, tra una settimana ci sarà la prima notte di luna rosso sangue che proseguirà per tre giorni consecutivi, durante questo breve periodo cercheranno di aprire le porte dell’inferno attraverso sua nipote, Helena è la custode del potere della chiave- fece una pausa e la nonna mi guardò preoccupata, le sorrisi cercando di tranquillizzarla e Gabriel ricominciò il discorso -Ho protetto Helena nell’ombra per tutto questo tempo, se arriveranno a lei sarà la fine, se invece saremo noi ad aprire le porte, riusciremo a rispedire quegli assassini all’inferno- le sue parole furono dette con tono aspro ed io sapevo il perché, si congedò e ci lasciò da sole.

-Mia cara allora stanno usando tuo fratello come esca per arrivare a te, è veramente terribile-.

La tranquillizzai -Non ti preoccupare, Gabriel sa che cosa fare, mi fido di lui- mi sorrise e mi chiese -Non è che ti sei innamorata nipotina mia?- non mi era mai venuto in mente ma pensandoci ebbi un brivido freddo -No nonna, ho come la sensazione che non avrebbe senso innamorarmi di lui, è come se sapessi in anticipo che non potrebbe funzionare, ho il presentimento che non lo vedrò più dopo questa storia- mi sentivo triste perché in fondo sapevo di dovergli dire addio.

La mattina seguente uscimmo presto, il sole doveva ancora sorgere ed andammo nel luogo dove ebbi l’incidente e dove incontrai per la prima volta (o forse dovrei dire la seconda) Demian.

Ci accolse con un ghigno malefico stampato sulla bocca, dietro di lui spuntava la sorella di Gabriel, Sophie.

Era rimasta alla tenera età di otto anni e per quanto avesse l’aspetto di una bimba dai riccioli d’oro, il suo sguardo era paurosamente venefico.

-Benvenuti, vi aspettavo- ci disse il nostro ospite.

-Non essere così galante che non ti si addice proprio- gli rispose la mia guardia del corpo.

-Sei invecchiato Gabriel, perché ti ostini ad andare sulla retta via, guarda com’è splendida tua sorella, la nostra anima è corrotta non puoi cambiare le cose nemmeno facendo il buon samaritano- gli sorrise e poi mi guardò -Vedi Sophie, lei è la chiave che ci permetterà di vivere senza nasconderci, quando avremo aperto le porte dell’inferno l’oscurità avrà il sopravvento sulla luce!-

-Dové Fransisco?!- gli urlai.ù

-Non ti preoccupare lui sta bene, ho da proporti uno scambio: tu al suo posto- stavo per ribattere quando Gabriel mi si parò davanti rispondendogli di non pensarci nemmeno, ma lo presi per un braccio e con un’occhiata gli feci capire che non potevamo lasciarlo nelle loro mani. Lui mi guardò e rispose -Sei un ingenua se andrai con loro tuo fratello morirà lo stesso, perché se le tenebre avvolgeranno la terra non ci sarà scampo per nessuno-.

Demian ci fissò -Noi purtroppo dobbiamo ritirarci, è quasi l’alba, ma se cambiate idea Gabriel sa dove trovarci- detto ciò se ne andarono.

-Ma, ma…- stavo per piangere e non riuscivo a parlare, ma lui asciugandomi le lacrime mi rispose dolcemente -Non hai fiducia in me, so dove lo tengono e lo andrò a liberare-. Tornammo a casa.

Durante tutta la giornata feci compagnia alla nonna e non mi accorsi di cosa stesse combinando Gabriel.

La sera stessa, dopo la cena lo andai a cercare in camera sua, ma non c’era, provai ad uscire nel giardino di casa, ma non lo trovai nemmeno lì. Riflettei su dove sarebbe potuto essere e rientrai a prendere la giacca precipitandomi fuori. Non sapevo dove andare ma pensai che il luogo del mio incidente sarebbe stato un buon punto per iniziare a cercare.

Quando arrivai sul posto mi trovai faccia a faccia con Sophie che mi disse -Allora hai cambiato idea?- poi guardandosi intorno continuò -Sei da sola, dov’è mio fratello?- non sapevo cosa rispondere, ma non ce ne fu bisogno, infatti dietro di me, sbucò Gabriel -Che cosa ci fai qui? Non dovevi venire!- ma non ebbi il tempo per rispondere che mi sentii afferrare da dietro da Sophie -Ora è nostra!- fu l’unica cosa che sentii prima di svenire.

Al mio risveglio mi trovai in una stanza insieme a Fransisco -Helena cosa ci fai qui? Non dovevi venire, tanto non mi lasceranno andare!-

Demian entrò e lo sentii discutere con qualcuno, ma non riuscii ad intuire chi fosse finché il vampiro che aveva rapito mio fratello venne scaraventato contro il muro.

Gabriel entrò liberandoci dalla nostra prigione e ci condusse all’esterno.

“Tutto troppo facile” pensai, poco dopo infatti ci ritrovammo nuovamente di fronte il nostro nemico.

-Fransisco!- disse Gabriel guardandoci di sfuggita -Porta via Helena, qui me la vedo io- detto ciò mio fratello mi prese in braccio e fuggimmo lasciando il nostro salvatore alle prese con un mortale combattimento.

Lo scambio era avvenuto, ma non come avevano previsto i nostri nemici.


 

Note dell'autrice:

Grazie a tutti quelli che continuano e che inizieranno a seguire la mia storia un bacione chao!!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Primo giorno di luna rossa ***


Primo giorno di luna rossa

Erano passati alcuni giorni da quando eravamo scappati ed avevamo lasciato Gabriel a sfidare i nostri nemici per permetterci di allontanarci. Avevo vissuto nell’angoscia e nel terrore di non rivederlo più.

-Helena mangia qualcosa, in questo stato non ci sei di nessuno aiuto- mi diceva ogni giorno mia nonna vedendomi così a terra, ma non avevo voglia ne di nutrirmi ne di dormire, ero in completa apatia.

Un pomeriggio molto afoso venne a bussarci alla porta un uomo che non fece altro che lasciarci una lettera per poi scomparire, il contenuto era formato da poche parole: “domani il sole non sorgerà”.

Leggendo ciò mi venne in mente la leggenda della luna rossa che avrebbe dato inizio ad una vera apocalisse sostituendosi al sole.

Così fu. La mattina seguente il sole non era sorto, ma al suo posto vi era splendida luna color rosso sangue che brillava nel cielo.

-Ma è terribile!- esclamò mia nonna uscendo nel porticato. Sentendo quelle parole, mio fratello ed io, ci precipitammo sulla porta dove ci attendeva quello spettacolo inquietante.

-Dobbiamo andare a cercare Gabriel, non possiamo continuare a stare con le mani in mano!- mi rivolsi a Fransisco e lui mi rispose -Sei pazza! È quello che vogliono, se ti trovano adesso è la fine e questo lo sai bene anche tu!-

Non mi interessava. Lui era in mano al nemico per colpa mia e questo non potevo permetterlo.

Senza dare ascolto ai consigli che mi erano stati dati uscii di casa correndo verso il bosco. Lo attraversai facendo molta attenzione per non farmi scoprire: tutto intorno pullulava di vampiri.

Riuscii ad arrivare al covo di Demian, ma era stato troppo facile e mi sembrava strano che non ci fosse nessuno a guardia della prigione in cui era stato rinchiuso il nostro amico.

Ad un certo punto mi sentii afferrare una spalla e mi girai di scatto pensando che mi avessero scoperta, ma trovai una piacevole sorpresa.

-Ti avevo detto di non allontanarti, ma con te non c’è niente da fare sei più testarda di un mulo-.

Mio fratello mi aveva seguita ed ora ci accingevamo ad addentrarci, insieme, nelle carceri dei nemici.

Quando arrivammo all’interno ci accorgemmo che il luogo era desolato, non vi era rimasto nulla di quello che c’era qualche giorno prima.

-Com’è possibile?!- esclamai.

Ci guardammo intorno ma non trovammo nulla. A quel punto mio fratello mi prese per mano e mi portò all’esterno dicendomi -Non sono più qui, ma penso di sapere dove tengono prigioniero Gabriel-.

Ci fissammo solo qualche istante -Al dirupo!- esclamai.

Stavo per incamminarmi quando Fransisco mi bloccò- È sicuramente una trappola, vogliono che tu vada là, ma non ci andrai!-.

Lo guardai esterrefatta -Ma che cosa stai dicend…-

-Tu non andrai, sarò io che mi avvicinerò e studierò una soluzione. Non capisci che se dovessero prenderti sarebbe l‘inizio del loro mondo, aprirebbero le porte dell’inferno e a mai più rivederci!- mi interruppe.

Non aveva torto, ma come potevo rimanere a guardare senza far niente?

Mio fratello s’incamminò, lasciandomi da sola a rimuginare su come potevo essere d’aiuto senza provocare la fine del mondo.

Purtroppo non c’erano facili soluzioni e mi convinsi che era ora di agire, pregando che tutto finisse per il meglio: Iniziai a seguire Fransisco.

A causa del mio scarso senso dell’orientamento mi persi nella fitta boscaglia.

-Possibile che sia così difficile trovare il dirupo? Eppure ci sono stata un milione di volte!- esclamai; poi sentii un rumore provenire da dietro dei cespugli poco lontani da dove mi trovavo. Ebbi un attacco d’ansia e sbiancai mi sentii svenire al pensiero che potessero trovarmi prima di essere riuscita a liberare Gabriel. Mi nascosi dietro un albero vicino a me e aspettai. Furono pochi istanti che, però, mi parvero secoli e feci una piacevole scoperta, almeno fu quello che pensai all’inizio: Gabriel era libero!

Si era liberato da solo? O avevano deciso di liberarlo dato che non ero andata subito in suo aiuto? E mio fratello, dover era finito?

Mille domande mi frullarono in testa, ma non riuscivo a muovermi, era come se una forza invisibile mi bloccasse, come se ci fosse un buon motivo per non farmi vedere…

Ero immobile, quasi non respiravo e mi chiedevo perché il mio corpo si rifiutasse di andargli incontro a braccia aperte. Il mio sesto senso mi diceva di restare lì e di non muovermi, ma per quale motivo?

Qualche istante dopo capii. Dietro di lui apparvero Demian e Sophie che stavano discutendo, aguzzai l’udito e scoprii una verità agghiacciante.

-Siete stati due stupidi, ero quasi riuscito nel mio intento, avevo la chiave tra le mie braccia! Bastava poco e l’avrei convinta ad aiutarmi senza problemi e voi due avete combinato solo guai! Come vi è passato per la testa di intromettervi?!-.

Demian e Sophie si guardarono impotenti al suo rimprovero, poi lei cercò di chiarire -Ma fratello volevamo solo anticipare un po’ i tempi, ci sembrava che ci mettessi un po’ troppo, così abbiamo pensato…-

-Voi non dovete pensare! Dovete solo eseguire!- gli urlò contro Gabriel senza darle il tempo di concludere la frase.

Odio puro. Fu questo che sentii nelle sue parole e vidi nei suoi occhi. Terrorizzata pensai “Non è più lui… o forse non era mai stato la persona di cui mi ero innamorata?”.

Mi sentii come se mi avessero pugnalato lo stomaco con uno stiletto che mi aveva lasciato un foro così minuscolo da essere invisibile alla vista, ma che mi stava uccidendo lentamente.

A quel punto dagli occhi mi incominciarono a scivolare lacrime che mi rigavano il viso. “No” pensai asciugandomi gli occhi, quello non era il momento di piangere ma di agire, dovevo trovare Fransisco e raccontargli la verità, prima che cercasse di compiere un’ impresa inutile: salvare il nostro nemico. 








note dell'autrice
Causa vacanze dei personaggi non ho potuto pubblicare prima XD Presto saprete se ci sarà la fine del mondo (prima di dicembre! u__u) e scoprirete qualcosa di più sul legame tra Demian, Sophie e Gabriel
Alla prossima chao!














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