Benedici la vita con l'acido,perchè è così che hai deciso di consacrarla.

di RowanHeyJude
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Give me Novacaine. ***
Capitolo 2: *** Sing us a song of the century. ***



Capitolo 1
*** Give me Novacaine. ***


Ero arrivata ad un punto di svolta della mia vita e dovevo capire dove potevo arrivare. A sedici anni sono famosa tra tante persone. Grazie alle mie parole. Parole profonde,che nessuno si sarebbe aspettato che potessero uscire dalla bocca di un idiota come me. Sono sempre stata considerata un idiota. Da piccola mi continuavano a ripetere quando mi sarei decisa a crescere,che il mondo non sarebbe stata mai una favola per nessuno,figuriamoci per me,una bambina dimenticata da Dio in fottuto paese sperduto tra le montagne. Sono sempre stata giuducata e trattata come un adulto,posso dire di non aver avuto affatto un infanzia.  Forse sono uscita da quella situazione solo grazie alla musica. Già. E' tutto merito della musica se ora  sono qui,seduta su un divano di uno studio di registrazione,mentre dall'altra parte del vetro le mie parole vengono cantante. Chi lo avrebbe detto che un vecchio vinile mi avebbe salvato la vita? Dall'altra parte del vetro mi fanno un cenno. "Ti piace così?" mi dicono. "Parole mie,musica vostra. Insieme sono di tutta l'umanità." Mi guardano con un espressione confusa,si sarebbero aspettati un "Si" od un "No",non un'altra delle mie filosofie. Ma di tempo ne ho tanto,la sigaretta che stringo tra  indice e medio brucia lenta,posso chiudere gli occhi e raccontare tutta la mia vita,fin da quando ho memoria.

« Prova. » mi dicono. « Non spaventarti,non succederà niente. »  Guardo il ragazzo di fronte a me che mi porge  un pezzo di carta avvolto  che brucia lento. Erano successe tante di quelle cose in poco tempo,da quando mi avevano trascinato a forza in quella odiosa città. La città dei morti,come la chiamavo io.  Allora che si fa? Accetti l’offerta. Mi lascio penetrare dal fumo che mi riempie i polmoni. Mi abbandono nell’angolo,con le ginocchia strette al mio petto. E ricordo. Ricordo cose che credevo la mia mente avesse cancellato.

« Mamma,mamma! »

« Dannata bambina,cosa vuoi ancora? »

« Guarda,guarda quella barbie! Me la compri? »

« Non fare l’idiota,hai sei anni. E poi cosa pensi,che vomito soldi? Le barbie se le comprano chi se le può permettere.»

E poi? Avevo pianto? Si,avevo pianto. Altrimenti il ceffone che avevo ricevuto non avrebbe avuto una spiegazione. Era quello il metodo che usava quella puttana per calmarmi. Oppure mi appoggiava la sua fottuta sigaretta sulla pelle. Ho ancora le cicatrici. « Vieni da me per adesso? » mi dice una voce maschile. « Dio,ma quanto hai bevuto? Non andrai lontano in queste condizioni. Ma domani devi sloggiare,tornano i miei.» Una mano si tende verso di me. E io mi aggrappo,mi alzo e mi faccio guidare tra le luci della città. Ma non ho ancora capito chi è il faro che mi sta guidando. Ho quattordici anni,e vivo in questa fottuta città da due. Mi sono tinta i capelli di tanti colori diversi. Amo i colori. Mi ricordavano quel briciolo di felicità che possedevo un tempo. Viola,blu,verdi,rossi. Tutti insieme. Le vecchie per strada mi guardano e pregano il loro Dio che ormai ci ha abbandonato da tempo. Sento delle scale sotto i miei piedi,ma le mie gambe non reggeranno ancora per molto. « Resisti. » Ancora la voce. Non capisco chi è,deve essere qualche mio amico, ma sono totalmente sbronza,e devo avere anche qualche droga in corpo. Se tornavo a casa o no, a mia madre non era mai importato. Anzi, ero io quella che l’aspettava sul divano alle tre di notte. E se non tornava non ne facevo una tragedia. Se fosse morta o no,se avesse avuto un incidente,non mi importava. Non ero sua figlia. Per nessuno ero sua figlia. Sono figlia solo della strada. Sento un meccanismo di una porta che si apre. « Rimani sul divano. » Sento qualcosa di morbido sotto il mio viso. Chiudo gli occhi,ma non dormo. Aspetto che qualcuno dica qualcosa,ma aspetto invano,perché il silenzio si  impossessato della casa,della via,della città.

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Capitolo 2
*** Sing us a song of the century. ***


« Allora,di cosa vogliamo scrivere? » Domandai. Dio,non mi accorgevo ancora di quanto stava succedendo. Stava accadendo tutto troppo in fretta. « Siamo tutti dei bastardi senza gloria. » Rispose il vocalist con la sua voce rauca. « Lo siamo tutti? Tutti insieme,tutti uguali.» Dissi. « Esatto. Come un esercito. » Confermò lui, e nella mia mente cercai qualche appiglio,qualche ricordo che potesse in qualche modo aiutarmi. Con la penna in mano,pronta ad imprimere con l’inchiostro parole sulla carta,azzardai. « Credevo che le canzoni ve le scriveste da soli. » Ricevetti come risposta un occhiataccia. « Guarda che va tutto a tuo favore. » Rispose lui. « Già. » Mi limitai a pronunciare quelle tre lettere,con la testa bassa sul foglio. « I soldati di un esercito vengono comandati da persone come loro,solo che loro credono che siano “superiori”,no? » Il vocalist annuì. « Si,esattamente come nella normale società. » Disse. « Ma alcuni soldati disertano. » Dissi io. Non ero sicura di quello che dicevo ,ma saremmo arrivati ad una conclusione. « I ribelli. Quelli più o meno saremmo noi. » Disse,guardandomi negli occhi però.  « Si, I want to be the minority, la so la solfa.» Risposi distogliendo lo sguardo. « Sembra che tu abbia perso una scommessa contro un parrucchiere.» Guardò i miei capelli. « Mi piacciono i colori. Ma non stavamo scrivendo una canzone? » Mi era venuto in mente qualcosa. « I soldati obbediscono a qualunque ordine,sembra che non abbiano una coscienza.» L’uomo mi guardava. « Hai presente le Fucilazioni del tre Maggio? E’ un quadro di Goya.» Lo guardai. « Vai avanti. » Disse.  « I suoi soldati non hanno volto. Proprio ad indicare che non hanno un senso del giusto e dello sbagliato. Ma solo l’obbedire. » Lui continuava a seguire il discorso. « E i nostri ribelli potrebbero avere invece un volto intatto ed essere i portatori della disobbedienza civile. Mi segui?» Fece cenno di si con la testa,ma non disse nulla.  « Ma il punto è perché i soldati obbediscono.»  Mi feci un poco pensierosa,sperando che lui dicesse qualcosa. « Perché pensano che è così che saranno glorificati ed acclamati.» Era proprio la risposta che volevo. « Proprio così. Ma è anche l’ideale per cui combattono che è marcio. » Forse mi era venuto in mente qualcosa. « Run,run  away for blood,fight for a sick rose » Alzo la voce sulla parola “Rose” « Mica li fate i growl? » Scherzai.  « Per iniziare mi sembra perfetto. » Solo adesso mi stavo ricordando del ragazzo che traduceva,per me e per lui. Mi girai verso il traduttore. « Digli che cosa ne pensa : Falsi profeti predicano un nuovo mondo sul baratro dell’ipocrisia,cuori pulsanti sull’orlo della corruzione. Vivi sotto una divisa credendo di essere intoccabile? Ubbidisci Come un cane al comando di una bandiera perché è così che verrai glorificato? » Il ragazzo traduceva. « Dice che è perfetto. »

 

Che cosa stupida il tempo. E’ solo un limite posto dall’uomo. Per me non sono mai esisti né giorni né anni. Seguivo semplicemente il sole e la luna,l’estate e l’inverno. Stavo tornando a casa. Mia “madre” avrebbe  cercato di fare la madre. Ma non le sarebbe riuscito. Io l’avrei coperta d’insulti e sarei andata a prendermi una birra. Routine quotidiana. « Cristo. Ho due occhiaie come un panda. » Dissi guardando il mio riflesso in una vetrina. Ma a chi importava? Continuavo a camminare,magari qualcuno mi guardava e faceva commenti su di me. Ma la mia risposta era sempre la stessa : Non me ne frega.

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