Questi maledetti marine!

di AoiHand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sengoku, i gradi e coloro che vale la pena tenere d'occhio ***
Capitolo 2: *** Come può un marine essere così irresponsabile? ***
Capitolo 3: *** Operazioni speciali, squadra speciale, marine speciali ***
Capitolo 4: *** Pagliacci, cuochi e battaglie ***
Capitolo 5: *** Decisioni, sogni e doveri ***
Capitolo 6: *** Primo intermezzo - Tieni d'occhio il mio fratellino ***
Capitolo 7: *** Una missione di salvataggio ***
Capitolo 8: *** Secondo intermezzo. Una lettera Nera ***
Capitolo 9: *** Come non evitare una bandiera della marina ***



Capitolo 1
*** Sengoku, i gradi e coloro che vale la pena tenere d'occhio ***


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Ciao a tutti da Akemichan, ancora una volta impegnata in una traduzione. ^^

Il merito di questa storia non è quindi mio, bensì di Aoihand. La trama e tutti i personaggi che non appartengono ad Oda-sensei sono suoi. Qui la storia originale, in inglese.

Perché ho deciso di tradurre proprio questa storia? Be', innanzitutto perché io ho un debole per la marina di One piece (Sengoku in primis :P), sarà il fascino della divisa? :P Secondo, perché un AU su Rufy versione marine in Italia non è stata mai scritta, che io sappia, e mi piaceva tradurre qualcosa di originale, o almeno di "curioso" rispetto al solito fandom. Terzo, mi è piaciuto particolarmente lo stile e alcune decisioni prese dall'autore di impostare la trama in generale.

E' ancora in corso, per il momento sono sei capitoli piùdue speciali, ma spero proprio che l'autore non la lasci a metà ^^ Io intanto mi darò da fare per tradurre il materiale a disposizione al momento. Non mi pare che siano presenti spoiler riferiti all'edizione italiana del manga (a parte uno minuscolo in questo, ma chi non lo conosce non se ne accorgerà neppure - vedere nota in fondo), nel caso avvertirò a inizio capitolo.

Che altro dire... Buona lettura e spero che piaccia anche a voi. ^^

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Idioti.

Erano degli idioti.

Dei deficienti fatti e finiti con un tale livello di idiozia che veniva perdonato solo essendo a conoscenza della loro discendenza, dei loro genitori e dei casi di traumi celebrali (c'è il 50% di probabilità che fosse accaduto oppure no).

Sengoku il Buddha* era un genio. Aveva una brillante intelligenza tattica ed un’abilità innata nel capire le la psicologia e le motivazioni che causavano certi comportamenti. Per lui, la Rotta Maggiore era come un’immensa scacchiera. Non gli bastava pensare tre mosse avanti. Calcolava ogni eventualità ed usava le sue forze con giudizio.

Combatteva una guerra e sapeva che era inevitabile che qualche pedone venisse sacrificato, quindi non se ne preoccupava troppo. Quello che lo preoccupava erano quei pochi pezzi sul punto di raggiungere l’altra parte della scacchiera e diventare giocatori loro stessi.

Era un uomo che amava il controllo, perciò potete capire la sua frustrazione nell’aver a che fare con qualcuno che era troppo imprevedibile, troppo incontrollabile e troppo irritante per essere pianificato.

Monkey D. Rufy era fatto così ed ogni giorno Sengoku non sapeva se maledire Garp per suo nipote o se ringraziare Dio che quell’ingordo non fosse diventato un pirata. Quel ragazzo aveva quel tipo di personalità e potenziale per arrivare lontano. Persone così era meglio averle sulla scacchiera al tuo fianco piuttosto che come giocatori avversari.

Almeno, era quello che si ripeteva quand’era in buona.

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Ufficialmente, c’erano alcune cose che i marine potevano o non potevano fare. Nel senso, oltre le normali regole, riguardando cose che erano più che altro collegate ad informazioni confidenziali ed al volto pubblico delle forze navali. Queste regole erano più rigorose per i gradi superiori, in realtà, solo perché avevano maggiori responsabilità ed erano più informati riguardo al mondo nella sua interezza.

Fortunatamente avevano un ufficio pubbliche relazioni particolarmente potente ed astuto (in più, controllavano il 70% dei giornali mondiali) che utilizzavano per nascondere certi avvenimenti e camuffarli in maniera da non perdere la faccia pubblicamente. Era, senza alcun dubbio, il compito più difficile di tutti quelli della marina. Avevano più lavoro loro che chiunque in qualsiasi mare.

Per farvi capire meglio il contesto, c’era un soldato con cinque assistenti il cui solo compito per Dio-sa-quanto era stato Garp. Il suo lavoro era coprirne qualsiasi disastro, pubblicizzarne i successi, occuparsi della riedificazione degli edifici e rimettere a posto le cose quando era necessaria la diplomazia. Inutile dire che l’uomo era ad un tiro di schioppo dall’avere un crollo nervoso, il tipo con infarto, deliri ed infermiere molto carine che parlavano dolcemente e trattenevano in una casetta tranquilla, in pensione.

I marine passavano di grado dimostrando la loro abilità e la loro forza. Provavano che potevano comandare efficacemente delle truppe, occuparsi dei rifornimenti, completare le missioni, mantenere l’ordine e più importante di tutto consolidare la Giustizia.

Ma era stato dimostrato che questo discorso era una balla immensa di fronte alla legge cardine del potere militare, che era stata una volta riassunta come “Tanto forte quanto stupido”. In pratica, per ogni amministratore competente e per ogni tattico ce n’erano parecchi che si erano guadagnati il proprio grado attraverso la forza bruta. E per parecchi intendiamo tutti quei tizi che comandavano le corazzate navali.

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Proseguendo questo discorso, c’era la regola che i marine chiamavano “La Legge della Bilancia”. Era qualcosa che veniva detto sottovoce ed elaborato quando si era ubriachi, liberi dai doveri e lontani da orecchie indiscrete. In breve, era venuto fuori che “più potente sei, più eccentrico diventerai”.

Era lasciato sottinteso (perché naturalmente si teneva abbastanza alla propria pelle) che quelli che già partivano particolarmente strani avevano delle maggiori possibilità rispetto ad altri di accedere ai gradi superiori. Garp aveva due nipoti (che si sapesse, chi poteva immaginare che altri membri potesse nascondere quello strambo), differenti totalmente per temperamento e personalità ma entrambi incredibilmente assurdi. Non fu una sorpresa per nessuno quando scalarono rapidamente la classifica per diventare uno dei poteri maggiori sulla scacchiera del mondo.

Portuguese D. Ace era simpatico, chiacchierone, mangiava come una mandria di mostri marini tenuti a stecchetto ed aveva la terribile tendenza ad addormentarsi nei momenti meno opportuni. Era anche il più giovane Contrammiraglio degli ultimi trecento anni e decisamente un mostro in combattimento. Aveva raggiunto il livello in cui i nemici scappavano urlando al solo vederlo (proprio come facevano per il suo orgoglioso nonno) ed anche se c’era una certa ironia nel vederlo rincorrere allegramente i pirati in fuga nelle strade urlando loro che ‘voleva davvero una battaglia seria’ quello non era un uso utile del suo tempo.

Effettivamente qualcuno aveva gridato al nepotismo parlando del suo grado, ma la sua impressionante vittoria contro Doma “il cavaliere della Boheme"** aveva zittito la maggior parte dei dissensi ed ora le voci di corridoio sostenevano che ci fosse un’altra promozione in vista. I suoi subordinati gli erano leali fino alla morte, ma più importante (secondo Sengoku) era che i suoi diretti ufficiali lo tenevano in riga. Era probabilmente contro il regolamento lasciare che una donna gli urlasse contro come faceva lei, ma almeno finché lo faceva lavorare tutti avevano deciso di far finta di niente.

Potrebbe interessarvi aggiungere che aveva un fan club di cui però non era minimamente a conoscenza. Ma non ci vedrei niente di male in questo. Anche Sengoku ne aveva uno.

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Rufy e Ace erano stelle brillanti dei mari. Tutti si erano accorti della loro presenza ed era sottinteso che avrebbero superato il nonno in pochi anni (Garp era davvero esaltato al pensiero).

I due fratelli erano sorvegliati attentamente. Lo sapevano tutti, anche se la coppia in questione non ne faceva parola, ma nessuno conosceva il perché. Più o meno alla stessa maniera Aokiji e Kizaru facevano quello che girava loro di fare e nessuno era mai andato a chieder loro qualcosa. Era strano perché non era un’esaminazione per stabilire se i due meritassero una promozione, ma una osservazione più misurata.

Qualunque ragione Sengoku avesse, non la condivideva con nessuno, anche se probabilmente almeno il vice-ammiraglio Garp doveva conoscerla. Li lasciava liberi di fare i loro affari, ma pretendeva con particolare insistenza di essere costantemente informato su quello che stavano combinando. Tutti immaginarono che fosse semplicemente ossessivo come al solito e ignorarono la questione.

I marine erano abituati a prendere ordini.

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L’ultimo rapporto della sua squadra trasmetteva la seguente informazione: il Commodoro Monkey D. Rufy si trovava al momento nel Mare Orientale…

 

 

Note:

*Per chi ha la prima edizione del manga, di solito questo titolo viene tradotto come "il Misericordioso", ma la traduzione corretta è questa.

** Spoiler: Non essendo ancora apparso il nome in italiano, ho deciso di tradurlo come mi tornava meglio. Il nome compare nel volume 57. E' uno dei pirati che Ace sconfigge per conto di Barbabianca. L'autore ha ripreso l'avvenimento evidentemente ^^.

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Capitolo 2
*** Come può un marine essere così irresponsabile? ***


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Una delle prime memorie di Coby era quella di un soldato della marina che arrestava un pirata nel suo villaggio natale.

Quest’ultimo era venuto per saccheggiare e distruggere (com’è abitudine tipica dei pirati) ma i marine erano apparsi non appena la ciurma aveva messo piede sulla spiaggia. Non sapeva se fosse stata una coincidenza o se fossero stati già all’inseguimento, ma ne fu comunque impressionato. L’eroe aveva sistemato le cose e riportato la giustizia vincendo la gratitudine della popolazione adorante e sconfiggendo i cattivi.

Per un bel po’ di tempo tutti i suoi giochi si erano concentrati attorno alla figura di un eroe che correva a salvare il mondo, finché non aveva avuto più tempo di giocare. Tuttavia, ogni tanto ricordava ancora il terrore paralizzante ed il successivo sollievo provato quando il soldato era tornato trionfante, dichiarando che quei pirati ‘non avevano concezione dell’onore e della giustizia’.

Era la sua segreta fonte di ispirazione. Ogni volta che la sua volontà aveva vacillato si era attaccato a quell’immagine sbiadita, un uomo barbuto con la divisa da marine che aveva sconfitto i pirati invasori con un incredibile pugno. I dettagli li aveva persi da tempo, ma aveva mantenuto ancora intatta l’immagine dell’eroico soldato che combatteva per la giustizia e per gli indifesi.

Un paio di anni più tardi, anche quest’immagine ideale fu schiacciata dal tacco del suo oppressore, che prosciugò fino all’ultima goccia del suo coraggio e spazzò via come polvere gli ultimi frammenti del suo ispiratore.

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Coby odiava la sua vita.

Aveva studiato duramente e sapeva un sacco di cose sul mare, sulla navigazione di base, su come calcolare le razioni di cibo, ogni emissione di taglia ed ogni tipo di navi che solcavano la Rotta Maggiore. Praticamente aveva ottenuto l’educazione utilissima per un futuro marine.

Perciò, come aveva potuto essere così enormemente stupido da finire su una nave pirata avendo progettato di trascorrere una giornata a pescare?

Il terrore che aveva provato nella sua infanzia era tornato, ma tutto quello che poteva fare era strisciare per salvarsi la vita, seguendo unicamente i suoi istinti di sopravvivenza. Aveva già trascorso due anni della sua esistenza vivendo in quell’inferno e, dato che Albida non sembrava proprio intenzionata a lasciarlo andare via presto, probabilmente ne avrebbe pensi ancora di più.

Una volta aveva dei valori ed un sogno serbato a lungo, ma il coraggio, non abbastanza, non più. Costruire quella scialuppa in legno marcio gliene aveva preso più di quello che possedeva, tanto che era troppo terrorizzato per vararla.

Così, tutto sarebbe proseguito in questa maniera se un giovane braccio affusolato non fosse emerso con forza da un barile che avrebbe dovuto contenere del liquore.

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Monkey D. Rufy si era goduto il pisolino e si sentiva completamente rinvigorito.

Aveva il sicuro presentimento che più tardi sarebbe stato sculacciato, dato che avrebbe dovuto essere sulla nave e non a riposarsi in una scialuppa. A dire la verità la sua intenzione non era quella, ma quando si era defilato per andare a pescare (perché le riunioni ed il lavoro d’ufficio erano così noiosi!) si era dimenticato che non sapeva navigare (abilità misteriosa) ed era finito dritto dentro ad un mulinello (il che sarebbe stato anche divertente, ammettiamolo, se non fosse stato scomodo essere circondati da tutta quell’acqua di mare).

Non sarebbe stato tanto male ma era così affamaaaaaaaaaaaaaaato (l’allungamento serve per mostrare meglio la sensazione) e non aveva intenzione di beccarsi la ramanzina dei suoi subordinati una volta tornato sulla nave. Guardando l’esperienze passate probabilmente la sua dieta avrebbe subito un drastico calo di proteine. Toccandosi pigramente il naso, decise di fare la cosa migliore, cioè fregarsene di tutto e picchiare chiunque gli desse fastidio.
Cioè come in realtà succedeva ogni lunedì mattina.

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Rufy sbatté le palpebre verso il ragazzo che lo osservava tremando, domandandosi senza voglia che razza di colore di capelli avesse. Il rosa era così poco maschile e Rufy conosceva un sacco di cose riguardo ai sogni degli uomini. A dirla tutta si considerava quasi una specie di esperto, tanto quanto era un estimatore delle romanticherie maschili.

Non ebbe molto tempo per riflettere su quei capelli dal colore vagamente femminile, perché una mazza d’acciaio venne tirata nella stanza spedendo lui e il suo barile a volare fra gli alberi. Successivamente quando non sarebbe più stato occupato a spendere tutte le sue energie nello spavento, il nostro ragazzo delle pulizie dai capelli rosa avrebbe ricordato con sorpresa come del tutto tranquillo fosse Rufy, come se avesse sperimentato una cosa del genere talmente tante volte da non esserne più sorpreso. Evitò le macerie della stanza e si mise in fretta al suo inseguimento.

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Coby era sorpreso nel vedere che qualcuno potesse essere così sprezzante del pericolo. Be’, non sprezzante, era la parola sbagliata per lui. Era più come se non fosse minimamente preoccupato, come se quella cosa fosse così insignificante per lui da non ritenere necessario interrompere il filo dei suoi pensieri. Era un’informazione irrilevante. Rufy-san era solo interessato davvero a ritornare a bordo della nave, ‘ma probabilmente Tenzou mi sgriderà’. Coby immaginò che i suoi tormenti fossero poco importanti per gli altri, ma quel tizio non avrebbe dovuto essere più preoccupato per essere finito proprio nel mezzo di un territorio pirata?

Durante quella conversazione disconnessa ed in qualche maniera confusa, si ritrovò a raccontare l’intera storia all’allampanato ragazzo (dell’errore con la nave e tutto), il quale replicò seccamente:

“Sei un po’ distratto e scemo,” prima di dichiarare: “E pure codardo. Non vali proprio niente.” Rise di cuore.

Coby sudò dalla disperazione, realizzando che la sua vita era improvvisamente peggiorata. Quel tipo era pazzo. Poteva accettare gli insulti, ne riceveva talmente tanti ogni giorno, ma quel tipo di affermazioni lo faceva temere per la sua vita. I pazzi cinici avevano la tendenza a mettere nei guai se stessi e coloro che li circondavano. Oh Dio, stava per morire e non per mano di una mazza chiodata ma per mezzo di un ragazzo che navigava per l’oceano su una scialuppa… A dire la verità era meno spaventoso e più umiliante, a pensarci bene.

"Dimmi, Coby, vuoi diventare un pirata?”

L’altro esclamò: “Certo che no! Voglio arruolarmi nella marina e proteggere le persone.”

“Allora perché non l’hai fatto?”

Si bloccò. Rufy-san* non aveva ascoltato una singola parola di quello che aveva detto? Era così preoccupato, così dannatamente preoccupato che Albida potesse ucciderlo. Era stato così fortunato da non essere ancora stato ammazzato. Gli occhi si riempirono di lacrime. Stava scherzando? Quel tipo aveva affrontato l’oceano a bordo di una scialuppa! Aveva un fegato incredibile e una determinazione tale da farlo sentire improvvisamente geloso.

“Ano**, Rufy-san… Hai un sogno?”

Lui piegò la testa da un lato. “Mmm, non esattamente. Voglio solo essere libero di fare quello che mi pare, credo. Ho intenzione di viaggiare per il mondo e combattere contro ogni tipo di persona. L’uomo-gabbiano ed io abbiamo un patto, quindi non sarà tanto malaccio.”

Coby si stava proprio chiedendo chi fosse quell’uomo-gabbiano quando Rufy lo afferrò ed iniziò a camminare verso la base di Albida.

“Lo sai, Coby, i pirati ed i marine sono più o meno uguali.”

“Che cosa vuoi dire? Non essere ridicolo, Rufy-san! I marine proteggono la giustizia! I pirati sono criminali! La rovina della civiltà! E OH MIO DIO PERCHE’ STIAMO ANDANDO VERSO ALBIDA E LA SUA CIURMA?”

Rufy lo colpì in testa.

“Sei proprio isterico, sai. Riesci solo a farti prendere dal panico?”

“Ah, mi dispiace,” Coby si massaggiò la testa rassegnato. “Ma sembra che io sia più o meno abituato a questo tipo di trattamento. A questo punto sto per avere solo maggiori problemi.”

“I marine ed i pirati. Devono essere entrambi forti. Se non hai intenzione di combattere con tutto te stesso non ti vorranno.”

“Cos…”

“Se non vuoi mettere la tua vita in gioco, sarai proprio un marine mediocre, Coby.”

L’altro strinse i pugni. “Voglio… Voglio essere un marine! Voglio combattere per proteggere le persone che non possono farlo da sole e contro i pirati come quella befana di Albida.”

Rufy ghignò. “Shishishishishi. Questo è lo spirito giusto, ti darò una mano a farlo.”

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Fu poco più che uno scherzo.

Quando Coby, quella mattina, si era alzato dall’angolo polveroso in cui era costretto a dormire, non avrebbe mai immaginato che tutto sarebbe stato distrutto, cosa che non gli permetteva di svolgere i compiti che era così ansioso di fare quando si era svegliato.

Se allora avesse saputo che avrebbe chiamato Albida una vecchia mucca grassa e che le avrebbe detto che avrebbe trascorso il resto della sua vita rinchiusa in una prigione della marina... Ah, be’, a dire la verità la seconda parte l‘aveva fatta quando era già stata gettata fuori della nave.

Rufy-san era stato esaltato da Coby e aveva deciso di distruggere tutto per il suo nuovo amico senza nemmeno stare a presentarsi.

Legarono i pirati ed andarono in cerca di un Den-Den Mushi***.

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Coby era ammirato.

Rufy-san era potente, incredibile visto che era così poco appariscente, ma davvero un gran ragazzo a cui votarsi.

Aveva apostrofato Albida e la sua ciurma come ‘noiosi’ e commentato con maniere spicce che non era abituato a combattere gente di quel livello, ma Coby era un sua amico quindi non aveva molta scelta.

Mentre preparavano una scialuppa (Rufy aveva fatto affondare la nave e comunque non sarebbero riusciti a farla viaggiare da soli) non poté far altro che sentirsi eccitato. Stava per coronare il suo a lungo trattenuto sogno e diventare un marine; Rufy-san aveva promesso di aiutarlo a trovare un posto dove arruolarsi.

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Il Den-Den Mushi (che aveva un’espressione leggermente scontenta in volto) vibrò e suonò diverse volte prima che un uomo rispondesse.

"Alleluia, Tenzou. Ci sei.”

“IDIOTA! Dove sei stato? Hai una vaga idea del casino che hai combinato?”

"Shishishishishi, mi dispiace. Mi sono perso.”

Coby si allontanò dal Den-Den Mushi mentre il ricevitore continuava ad inveire roba riguardo a guai e responsabilità e come fosse inappropriato per un uomo con un grado così alto evitare i propri doveri, per andare a pescare, per altro!

Una strana sensazione si insinuò dentro di lui. Grado? Ma, alla fine, che faceva Rufy-san?

Il ricevitore sembrò calmarsi dopo quello sfogo ed ascoltò la storia di Rufy che in sostanza diceva “Ho sconfitto qualche pirata.” E poi, rivolto all’altro: "Allora, Coby? Qual’è la città più vicina qui?”

"Eh? Ah, dovrebbe essere Shell Town. Un giorno e mezzo di navigazione se prendiamo la scialuppa."


“Perfetto allora. Ci dirigeremo là e tu puoi incontrarti con noi allora, Tenzou.”

“Mi occuperò io di Albida. Un pirata da niente ma pur sempre un fastidio di minor entità,” replicò ‘Tenzou’.

Coby si depresse un poco. Albida era solo a quel livello come fuorilegge eppure lui era stato schiacciato sotto le sue grinfie. Se Rufy-san non fosse arrivato in quel momento…

“Però,” continuo Tenzou. “Non è da te occuparti di gente del genere. Devi aver avuto una buona ragione. Spero che più tardi me lo spiegherai.”

“Dai, sarebbe noioso. Perché lo vuoi sapere, Tenzou?”

L’uomo all’altro capo sospirò profondamente.

"Coby-san, puoi navigare fino a Shell Town?”

“Sì, sicuramente.”

“Allora affido nelle tue mani il nostro Commodoro. Rivedrò presto tutti e due,” terminò il discorso l’altro prima di riattaccare.

…Commodoro?...

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Ci volle un po’ di tempo prima che Coby si calmasse.

Tra lo stress della sua situazione, la sorpresa che Rufy fosse un marine di alto grado e l’ammirazione per un ufficiale, sprecarono un’ora prima di mettersi in viaggio.

Al momento venerava Rufy-san, gli era riconoscente e tutto, ma gli sembrava ancora così incredibile che un individuo così infantile ed irriverente come lui potesse essere un Commodoro! Rufy superava uomini e donne con il doppio della sua esperienza e degli anni di servizio. Era incredibile (o forse dovuto al nepotismo). Improvvisamente, Coby si sentì ringalluzzito. Una persona che ammirava aveva apprezzato il suo sogno e l’aveva incoraggiato. Poi era saltato fuori che quella persona era già tecnicamente un suo superiore.

Doveva darsi da fare se voleva arrivare a combattere allo stesso livello e Shell Town era il posto dove il suo viaggio sarebbe veramente iniziato.

Note:

*-san: suffisso giapponese onorifico, usato per persone con cui si ha poca confidenza o coi proprio superiori.

**Ano: termine giapponese che vale per il nostro "ehm..."

***Den-Den Mushi: termine giapponese per lumacofono

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Capitolo 3
*** Operazioni speciali, squadra speciale, marine speciali ***


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La prima cosa che Coby fece quando raggiunsero Shell Town fu ormeggiare come si deve la piccolo barca che avevano utilizzato con le corde e i nodi precisi che aveva imparato dai marinai.

La seconda fu chinare il capo, imbarazzato e rassegnato, quando Rufy lo afferrò per il braccio e lo trascinò per la strada fino al più vicino ristorante gridando qualcosa che suonava come “Carne”.

Mentre il compagno ripuliva il piccolo locale, Coby aveva di che riflette. Com’era possibile che quel tipo fosse sul serio diventato un marine di alto grado? Proprio non riusciva a capirlo. Rufy gli piaceva. Lo aveva spronato ed era stata la prima persona che lo avesse mai incoraggiato a realizzare il suo sogno. Quei pirati erano così deboli rispetto a lui, in maniera imbarazzante. Non si era nemmeno impegnato, si era solo allungato (nel vero senso della parola) e li aveva sconfitti tutti, per poi affondare la nave. Ma era la stessa persona che al momento stava aspirando il cibo ad una velocità mostruosa? Voglio dire, sul serio, riusciva anche solo ad avvertire il sapore di ciò che si infilava in bocca?

“Ano, Rufy-san,” iniziò. “Quando hai mangiato il frutto del diavolo? Ho sentito che spesso vengono dati come ricompensa alle reclute promettenti della marina.”

“Mamma, che noia. Perché lo vuoi sapere? L’ho mangiato quand’ero un bambino.” Rufy sembrava avere l’incredibile abilità di parlare, ingoiare, respirare ed aspirare più cibo possibile contemporaneamente. Forse aveva accidentalmente ingoiato il frutto del diavolo in una situazione del genere.

“E’ solo che… Ho sentito che possono farti diventare davvero forte.”

Rufy mise giù una ciotola vuota con un clank. “Nah, non hai bisogno di uno di quei cosi, Coby. Diventerai forte anche senza. Molte delle persone più forti che conosco non hanno abilità del frutto del diavolo. Fanno parecchio paura lo stesso, mentre ho incontrato milioni di persone che non sapevano combattere senza. Gente veramente inutile. Shishishishishi.”

Si risedette toccandosi i denti. “Mamma, che meraviglia!”

Coby sudò mentre lo guardava toccarsi il naso. Lo ammirava davvero, ma non poteva negare si era fritto il cervello a forza di pensare al grado che aveva in marina; nella sua breve vita era la cosa che lo stava facendo impazzire di più.

“Allora, Coby. Sai qualcosa di questo posto?”

L’altro disse pomposamente: “Ho sentito che i marine di qui hanno catturato quel cacciatore di taglie tristemente noto, Roronoa Zoro…”

Si interruppe quando tutti gli altri saltavano sulle loro sedie come se avessero ricevuto una scossa.
Rufy rise. “Chi è l’ufficiale al commando qui?”

“Uhm, penso sia Morgan ‘Mano d’ascia’…”

La reazione in questo caso fu ancora più eccessiva: parecchie persone finirono contro il muro, altre scavalcarono le finestre nel tentativo di scappare.

Coby li fissò. Poteva capire che avessero paura di un individuo pericoloso come Roronoa, ma perché reagire a quel modo sentendo nominare un capitano della marina? Si voltò verso l'altro e fu sorpreso dall’espressione seria sul suo viso.

Lasciarono il ristorante e Rufy lo trascinò in una stradina secondaria come se camminasse in una direzione casuale, ma poi allungò un braccio di gomma per catturare un ragazzino, che stava tentando velocemente di sparire.

“Heurk!”

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“Cosa stai facendo Rufy-san? La base è da questa parte!”

Rufy guardò Coby gravemente. “Ricordi quello che ti ho detto? Pirati e marine. Sono più o meno la stessa cosa. Là fuori ci sono pirati buoni e pirati cattivi, ma la stessa regola vale anche per i marine.”

“Mi ricordo quello che hai detto ma…”

Rufy si allungò (poco per il suo solito) prima di dire come dato di fatto: “Sei proprio un ingenuo se pensi che non ci siano casi di marine disonesti.” Ghignò. “Perciò andiamo ad investigare. Shishishishishishishi.”

Coby lo fissò. In quel momento, non era una ragazzo più grande, un amico che ammirava, bensì un marine onorabile e di alto grado che manteneva la giustizia. Uno la cui presenza spingeva le persone a seguirlo in battaglia.

Rufy aveva ragione.

Dal modo in cui i cittadini reagivano, che tipo di marine poteva ispirare un simile terrore nei civili? Avevano paura di scatenare la sua collera. Quel bastardo era una disgrazia! Coby annuì e il suo viso assunse un’espressione determinata. I due amici fecero un altro giro per raggiungere la base della marina.

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Faceva caldo.

Dannatamente caldo.

Altro che il cibo, la disidratazione era la minaccia seria.

Zoro si accasciò contro il palo.

Nove giorni. Nove giorni di rosolatura.

Oppure sarebbe stata la noia a batterlo alla fine.

Ma era un uomo d’onore e con una sola parola, quindi ne sarebbe uscito.

Avrebbe resistito un mese e poi se ne sarebbe andato da quel posto maledetto.

E comunque l’intera situazione era ridicola.

Che razza di idiota lasciava un lupo sciolto nel mezzo di una città?

Si aggiunga che prima l’idiota aveva “solo” tentato di deriderlo (dubitava decisamente che quello stupido bamboccione potesse anche solo pronunciare la parola intimidazione, figuriamoci metterla in pratica nei confronti di qualcuno) per poi sgambettare via.

Zoro sospirò. Il sole di mezzogiorno gli brillava sulla testa, perciò si chiese pigramente se fosse una buona idea farsi un sonnellino.

C’era un ragazzo sul muro.

Sbatté le palpebre. No, aspetta, ce n’era un altro che stava scalando la parete grazie al braccio che l’altro gli stava porgendo.

“Ohi!” sbottò. “Non sono un fenomeno da baraccone.”

“Già,” replicò il ragazzo scheletrico. “Non stai praticamente facendo niente, perciò sarebbe uno spettacolo non particolarmente riuscito. Vorrei i soldi indietro.”

L’altro quasi cadde dal muro, mentre Zoro fece una smorfia.

“Perché non mi sleghi? Ti ricompenserò per questo.”

“Eeew, non mi piacciono i maschi.”

“NON ERA QUESTO CHE INTENDEVO, IMBECILLE!”

L’altro si limitò a ridere, mentre quello più basso scosse la testa disperato. Si piegò all’indietro e parlò con qualcuno oltre il divisorio. Una ragazzina spuntò la testa oltre il muro e salutò Zoro con la mano.

Il ragazzo scheletrico, vestito in maglia e bermuda, si gettò oltre il muro e fece per avvicinarsi.

“Allora, Zoro, perché sei qui?”

L’altro lo fissò. Era nuovo in città? Sapeva che Helmeppo aveva sparlato della situazione per tutta la città e praticamente tutti lo avevano visto uccidere quel lupo. Alla fine glielo disse (Se non aveva intenzione di slegarlo allora poteva andarsene, prego).

Rufy annuì e si voltò verso la coppia.

“Hai ragione, Rika-chan. È proprio un bravo ragazzo.” Si rivolse verso Zoro. “Yosh. Sono Rufy e tu verrai con me.”

“Sei forse un idiota?” urlò Zoro. “Non hai sentito una parola di quello che ho detto?”

L'altro lo ignorò e fece a Coby cenno di avvicinarsi.

“Ohi! Sto parlando con te. Ho detto di lasciare perdere. Sopravvivrò un mese e poi me ne andrò di qui. Morgan me l’ha promesso!”

Coby iniziò a lavorare ai nodi.

“Ano, Zoro-san,” iniziò nervosamente. “Non dovresti proprio essere qui. Non hanno una base legale per tenerti in custodia.”

Zoro si imparpagliò. “Cosa? Ma lui…”

Rufy annuì, d’accordo. “Mm-hmm. Coby ha ragione, Zoro. Anzi avrebbero dovuto ricompensarti per aver protetto Rika-chan da un animale selvaggio. Non è permesso tenere creature come quello se si lascia che attacchino i civili.”

Coby fece un passo indietro mentre le corde si allentavano. “Zoro-san. Il capitano Morgan è un marine corrotto. Un uomo come lui è una disgrazia per i soldati di qualsiasi mare. Dovrebbe proteggere le persone, non terrorizzarle.”

Zoro si massaggiò la spalla, cercando di risentire il suo braccio. “Dovreste andarvene di qui, ragazzi. Non potete battervi contro la marina.”

“Shishishishishishi. Non lo faremo. Siamo qui per fermare Morgan.”

“Che diavolo? Hai sentito quello che ho appena detto? È andare contro la marina!”

Coby sorrise. “Non se tu sei un marine.”

Zoro gli diede un’occhiataccia, da leggersi sicuramente come: ‘non impressionato’. “Tu?”

“Eh? Ah, no, voglio dire, cioè, non ancora. Mi sto arruolando, ma Rufy-san è un ufficiale.”

Zoro occhieggiò interrogativo al ghigno idiota di Rufy. “Qualcuno che lo sembra anche di meno.”

Quello si accigliò. “Eeeeh, perché tutti reagiscono sempre così? Uffa, cattivi.”

Zoro lo ignorò in favore di Coby, che almeno aveva un po’ di buon senso. “Devo prendere le mie spade.”
“Le possiamo prendere dovunque.”

“NO! Ho bisogno della Wadou. È il mio tesoro.”

“Sei proprio il mio tipo, Zoro. Andiamo a riprendere la tua importante spada. Rika-chan! Ritorna a casa. Verremo a trovarti più tardi.”

Lei agitò freneticamente la mano. “Va bene, Onii-san*. Non ve ne andare dall’isola senza averlo fatto!”

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Il terzetto esplorò velocemente la base, che era stranamente deserta. Be’, relativamente velocemente, almeno. Corsero un sacco e beccarono parecchie credenze vuote.

Iniziarono a cercare in tutti i tipi di posti: ripostigli, depositi delle armi e roba simile, prima che Coby suggerisse che fossero state prese più come trofei, che confiscate come armi pericolose. Rufy balzò su per le scale alla ricerca dei quartieri privati.

“Ohi, Coby,” borbottò Zoro. “Ma che razza di marine è questo tizio, alla fine?”

L’altro rise. “E’ stata più o meno anche la mia reazione. Sembra che a dire la verità sia un Commodoro. I suoi subordinati dovrebbero incontrarsi con lui qui.”

“Un Commodoro?” Gli occhi di Zoro uscirono dalle orbite. “E come diavolo c’è riuscito? Nepotismo?”

“Rufy-san non è un tipo comune, è vero,” disse Coby incontrando per la prima volta il suo sguardo. “E’ forte e nobile. Si batte contro le persone che considera malvage, sia che siano pirati o marine. Rispetta i sogni degli altri e li aiuta a realizzarli! È un persona fantastica e noi abbiamo qui un ufficiale della marina maledettamente in gamba!”

Zoro notò come la paura fosse sparita dagli occhi di Coby; l’ammirazione vi brillava al suo posto. “Heh, così è quel tipo di persona.”

Rufy si gettò felicemente giù dalle scale con in braccio le katane , che il prpèrietario riprese subito indietro felice di rimettere la Wadou al suo giusto posto.

Vista l’insistenza del ragazzo di gomma ritornarono nel cortile. Zoro lo rimpianse immediatamente quando si ritrovarono faccia a faccia con un Capitano Morgan livido dalla rabbia.

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C’era una volta il bravo marine Morgan ‘Mano d’ascia’.

Il più grande risultato della sua carriera era stata la ‘cattura’ del capitano Kuro dei pirati del ‘Gatto Nero’. Per questo aveva ottenuto una promozione ed era finito vittima di qualcosa che noi conosciamo bene, ma che in quel mondo non è tanto risaputa. Peccato, perché i marine avrebbero dovuto scriverlo con caratteri cubitai e metterlo in bella mostra in ogni base.

Detto di Lord Actin: Il potere tende a corrompere, ed il potere assoluto corrompe assolutamente.

Ma se tutti avessero imparato bene questa lezione, probabilmente Rufy non avrebbe avuto la metà delle missioni che aveva.

Coby, che era uscito per primo, fu immediatamente colpito alla spalla e cadde all’indietro con un grido di dolore. Zoro si chinò ad esaminare la ferita, mentre Rufy prendeva immediatamente una posizione di difesa di fronte a loro.

“La pallottola lo ha trapassato. Starà bene se gli fermiamo l’emorragia, ma il dolore lo ha fatto svenire.”

Morgan alzò la sua ascia nell’aria. “Tutti quelli che si oppongono a me devono morire! Fuoco!”

Se fossimo stati nel nostro mondo, Rufy sarebbe stato ucciso in maniera orribile con il corpo in preda alle convulsioni mentre veniva trivellato di proiettili. Ma, caro lettore, come possiamo dimenticarci che questo è un mondo dove le regole e i principi della fisica non funzionano nella stessa maniera?

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Quando Rufy era un ragazzino aveva incontrato una ciurma di pirati che ammirava moltissimo.

Aveva imparato che bene e male non erano così semplici come pirata o marine. Qualcuno una volta gli aveva detto di pensare come se fossero un gruppo di bande rivali che combattevano per il territorio. Qualcuno voleva spacciare droga, altri fare soldi e c’erano quelli che volevano proteggere le proprie case.
“Vedi, Rufy,” aveva detto quell’uomo. “Ognuno ha le proprie ragioni per scegliere su che sentiero percorrere la propria vita. Comunque tu decida di vivere, devi sempre fare quello che è meglio per te. Non scegliere un cammino perché qualcuno te l’ha detto, sceglilo perché è la strada che vuoi seguire.”

Rufy non era per niente bravo a seguire gli ordini. Fu una buona cosa che avesse capito che quelle parole erano un consiglio.

Però fu un peccato che quell’amico non avesse pensato di avvertirlo di non mangiare il frutto nel forziere della nave. Sarebbe sempre stato incapace di nuotare, ma almeno poteva rimandare indietro i proiettili.

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Zoro rimase senza fiato. “Ma chi diavolo sei tu?”

"Shishishishi. Sono un uomo di gomma!”

Morgan ruggì. “Una persona che ha mangiato uno dei frutti maledetti del mare. Pensi che quella cosa ti salverà? Nessuno può mancarmi di rispetto! UOMINI! Se i proiettili non funzionano, usate le spade.”

I marine estrassero le armi e si fecero avanti con un grido di battaglia. Le mani di Zoro si allungarono verso le pistole, ma esitò.

“Va bene, Zoro. Non preoccuparti. Fa’ la tua magia.”

Zoro guardò Rufy, che ghignava. “Puoi davvero dire una cosa del genere, tutto considerato?”

“Non puoi esitare in quella maniera, sai. Non preoccuparti di quello che pensano gli altri, fai quello che senti sia meglio e basta.”

Le lame si avvicinarono solo per essere intercettata da Santoryu** Roronoa. La sua aura era terrificante e la sete di sangue palpabile. “Non muovetevi!” ringhiò. “Sconfiggerò chiunque si metta sulla mia strada.”

Rufy corse verso Morgan. “Quei tizi sono tutti tuoi, Zoro! Battili solo, non ucciderli. Io sono qui per occuparmi di Morgan!”

Se i grugniti significavano che pensavano di avere una possibilità di vittoria solo perché Zoro non aveva intenzione di ucciderli, dovettero velocemente rivedere la loro opinione, sdraiati nella polvere dove erano stati dolorosamente gettati.

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Rufy sorrise ed affrontò Morgan a viso aperto.

Danzò attorno al furioso capitano della marina evitando tutti i suoi fendenti, ridendo e sorridendo allegro per tutto il tempo. Morgan sudava e fumava. Come osava quel moccioso mancargli di rispetto? Sarebbe stato di sicuro giustiziato.

“Tutti voi che avete perso contro Roronoa. Prendete una pistola e sparatevi! Non ho bisogno di uomini inutili!”

I marine erano abituati a prendere ordini. Avevano intenzione di eseguire.

Coby, che aveva ripreso conoscenza, fu orripilato. “Non fatelo! Perché gli obbedite? È un uomo orribile. Non buttate al vento al vostra vita senza pensarci.”

Per tutto il tempo, Rufy aveva giocato con Morgan.

Per uno che non lo conosceva bene appariva abbastanza muscoloso, ma tutto sommato come qualsiasi normale adolescente. Ma era un marine. I combattimenti lo avevano rafforzato ed era orgoglioso del suo personale senso della giustizia. Vero, a confronto con altri era veramente un ingenuo, ma capiva le cose importanti, ecco perché Morgan aveva appena firmato la sua condanna a morte.

“BASTARDO!” ruggì Rufy. “Sei una nullità!” Indietreggiò e lo colpì con violenza. Lo colpì più e più volte, ma l’uomo continuava a rialzarsi.

Era stato chiaramente battuto, non era riuscito nemmeno a sfiorare Rufy ed ora era incazzato per via della grande superiorità dell’avversario. Al momento, non era del tutto chiaro se Morgan sarebbe sopravvissuto alla batosta, ma, probabilmente per sua fortuna, fu un quel momento che un Helmeppo piuttosto malconcio cercò di prendere Coby come ostaggio.

“Non muoverti!” urlò. “A meno che non vuoi che questo tizio muoia, arrenditi!”

Coby, a suo merito, non si spaventò. Non urlò, si agitò o pregò per la sua vita. Continuò a tenere premuta la ferita alla spalla e gridò verso Rufy.

“Non preoccuparti per me, Rufy-san! Mi va bene morire qui, ma non possiamo lasciare che Morgan continui il suo regno del terrore! Non è la maniera di comportarsi per un marine!”

Rufy annuì come risposta e Zoro lo guardòcon un po’ più di rispetto.

“Ben detto, Coby-san. Stai dimostrando una grande forza di volontà.”

Un marine non identificato era entrato nel cortile con un piccolo gruppo di truppe al seguito. Era formalmente vestito con la divisa di capitano e portava una spada alla cintola. Sorrise cordialmente ma, in maniera strana, freddamente.

“Accidenti, sembra che il divertimento sia già iniziato. Chiedo scusa, ma Albida è in qualche modo scappata prima che raggiungessimo il punto d’incontro, quindi ci siamo trattenuti più del dovuto a setacciare i dintorni per trovarla. Siamo comunque riusciti a prendere in custodia la sua ciurma.”

Morgan traballò nell’alzarsi. “Chi diavolo sei tu?”

L’uomo alzò le spalle lievemente. In effetti era abbastanza ovvio, a guardarlo. Capelli castani, pelle poco abbronzata per un marine e occhi verdi. “Ah, chiedo scusa. Sono il Capitano Tenzou dalla Sede Centrale. Vi prego di perdonare il mio ritardo.”

“Non l’aspettavamo.”

Tenzou sorrise gelido. “E’ proprio questo, il punto.”

Camminò verso Rufy, dipanando un oggetto mentre camminava. “Hai davvero il fiuto per questo tipo di cose, Rufy, e sembra che tu abbia scovato delle nuove reclute interessanti.”

“Mmm, già. Te lo dirò quando avremo sistemato questo coglione.”

Tenzou appoggiò il mantello sulle spalle di Rufy. “Come preferisci, Commodoro.”

Morgan si pietrificò. Quel ragazzino, un Commodoro. Doveva essere uno scherzo di cattivo gusto. Dietro di lui e di quel capitano dal sorriso sinistro, le facce dei suoi uomini erano tese, ma con una diversa espressione. Qualcosa di più simile alla speranza. Non ebbe il tempo di pensarci troppo, perché Rufy gli ruppe il naso, facendolo svenire.

Helmeppo si accartocciò su se stesso quando Zoro gli passò oltre e, nel mentre, lo colpì.

I marine di stanza in quella base fecero la cosa più sensata, cioè festeggiare.

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Il capitano Tenzou dette prova di efficienza ed intelligenza.

Dopo aver ottenuto un rapporto sugli eventi, riorganizzò in fretta la situazione, assegnando nuovi turni, disponendo dell’ora prigioniero Morgan, occupandosi delle cure per Coby e dell’assegnazione a Ripper del ruolo di Comandante.

Zoro, nonostante il suo sconcerto, si ritrovò seduto per terra con una ciotola di zuppa e l’ordine di ‘mangiare quello come prima cosa, mentre aspettava che gli preparassero un pranzo di lì a poco’. Hermeppo fu rinchiuso in una stanza a caso, dato che non avevano ancora deciso cosa fare di lui.

Dopo che ogni cosa fu stata controllata, Rufy terminò di sistemare le cose, nella maniera in cui solo lui lo faceva, cioè distruggendo la statua che era appena stata eretta sul tetto.

Cosa che impressionò tutti maggiormente riguardo a quell’uomo poco appariscente era come si relazionava con Rufy. Lo aveva fissato severo per parecchio tempo prima di obbligarlo a vestirsi con l’uniforme completa come parte della sua ‘meritatissima punizione, bastardo irresponsabile’. Il fatto era che aveva fatto tutto ciò con un sorriso soddisfatto a cui si aggiungeva un’atmosfera da tempesta polare.

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Zoro si appoggiò all’indietro e sospirò contento. Nove giorni senza cibo gli avevano messo davvero appetito.

Occhieggiò pigramente ai marine di fronte a lui. Rufy, vestito con tutte le insegne del suo grado di Commodoro, non faceva comunque impressione mentre si abbuffava di cibo come un maiale.

Il Capitano ‘Tenzou’ appariva rilassato a godere la sua bibita, per niente stupito dagli atteggiamenti del suo superiore in comando. I marine stavano raccogliendo i soldi per il pasto, nonostante le proteste dei cittadini che voleva ringraziare i loro eroi. Tenzou aveva semplicemente detto che avrebbero ‘sistemato da soli i loro casini’ ed una volta esaminati tutti i conti i fondi indebitamente appropriati sarebbero stati restituiti.

Rufy sospirò e si sedette con un suono soddisfatto dopo aver spazzolato una quantità davvero impressionante di cibo.

“Hai mangiato prima, vero?” commentò dolcemente Tenzou.

“Eh? Come lo sai?”

“Non hai mangiato così tanto, in fondo.”

Prima di alzarsi per andarsene, Zoro si domandò proprio quanto l’uomo di gomma potesse ingurgitare. “Be’, vi sono grato e tutto ma vorrei davvero andarmene da quest’isola, quindi…”

“Un momento Zoro-san. Io e il Commodoro abbiamo una proposta per te e quindi ti chiediamo che ci ascolti, innanzitutto.”

Lo spadaccino lasciò la sua mano scivolare sulle katane. “Sono libero da tutte le accuse.”

“Non è niente del genere,” lo rassicurò Tenzou, mentre faceva segno alla cameriera. “Per favore, ascoltaci.”

La cameriera portò un vassoio di bevande, prima di andarsene con gli altri clienti e le guardie che li avevano accompagnati ai ristoranti. In breve l’edificio fu vuoto ad eccezione di Zoro, Rufy e Tenzou.

Occhieggiando alla tenzione di Zoro, alzò un sopracciglio “Per la privacy. Questa conversazione e le tue decisioni saranno completamente riservate e di conseguenza libere.”

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Rufy succhiò la sua bevanda.

“Allora, Zoro, hai un sogno?”

Zoro si aspettava tutt’altro, ma, rifletté, la risposta non era un segreto. “Più che un sogno, è un’ambizione. Diventerò lo spadaccino più forte del mondo.”

Rufy ghignò e Tenzou annuì rispettoso.

“Un traguardo meritevole, Zoro-san. È incredibile quanto tu sia arrivato in alto, pur stando nel Mare Orientale.”

“Che cosa significa?”

“Non lo dico per offenderti, ma questo è il più ‘debole’ dei mari. I pirati schedati, i marine e i cacciatori di taglie che si ritrovano qui sono particolarmente deboli rispetto altre parti. È incredibile come tu sia riuscito a rinforzarti nonostante ti sia mancato un gruppo di avversari sufficienti a testare veramente la tua abilità.”

Zoro lo fissò. Il marine pensava che fosse forte, ma anche che non avesse avuto un sfida di cui aveva bisogno per passare di livello. Ghignò. “Allora, cos’è che voi due volete? Non ho intenzione di arruolarmi nei marine. Voglio essere il migliore e non lascerò che nessuno si metta sulla mia strada!”

"Shishishishishi. Ecco perché vogliamo che ti unisca alla nostra squadra, Zoro. Qualcosa di meno sarebbe stato imbarazzante.”

Tenzou sospirò e si verso un secondo bicchiere prima di passare la brocca a Zoro. “Commodoro, fai schifo a spiegare le cose. Forse dovremo iniziare con un’introduzione adeguata?”

“Va bene. Sono il Commodoro Monkey D. Rufy, capo delle Ops, Unità Operative Speciali, e questo è il capitano Tenzou; il mio sexy segretario.”

“Pensavo avessi detto che non facevi parte di quella sponda, Rufy.”

Tenzou sembrò pretendere che Rufy non avesse detto nulla, però gli diede una secca botta in testa con la sua katana.

“Non badando a questa stupidata, per cui un giorno quell’uomo me la pagherà, noi siamo un’unità che funziona in qualche modo come la Cyber Pool. Facciamo un sacco di cose, in realtà. Visite a sorpresa alle basi navali, cattura di ricercati ed indagini per rumori di corruzione tra i marine, per fare qualche esempio. Facciamo rapporto direttamente al Quartier Generale, ma per la maggior parte ce ne andiamo in giro ad esplorare.”

Prese un sorso della bevanda. “Qualche volta, ci chiamano per fornire supporto o trasportare i prigionieri, ma per la maggior parte del tempo siamo praticamente invisibili.”

Rufy intervenne. “Non dobbiamo indossare queste stupide uniforme tutto il giorno o avere dei simboli della marina sulla nave. Shishishishi. Per questo le persone non ci vedono arrivare. Ci infiltriamo e prendiamo la gente con le mani nel sacco.”

Zoro doveva ammettere che sembrava interessante. Erano un gruppo semi-coperto di operativi che facevano ispezioni a sorpresa dappertutto. Una buona idea, ma non riusciva a vedere in che maniera lo riguardasse.

“Questo cosa c’entra con me? Vi ho detto che non sono un marine.”

Tenzou sorrise onestamente. “Uno dei benefici della nostra posizione è che Rufy può arruolare combattenti promettenti ed individui con varie abilità come nakama. Non abbiamo specificatamente bisogno di reclute allenate o di persone che si preoccupano solo di salire di grado, ma piuttosto individui come te, Zoro-san. Funziona che tu sei considerato un qualcosa a metà tra un mercenario assunto e un ufficiale su commissione. Avresti uno stipendio ed il grado di ufficiale, ma non faresti parte delle truppe regolari e potresti rescindere dal contratto quando vuoi.”

Rufy balzò su eccitato. “Se vuoi essere il migliore, devi venire con noi. Sicuramente ti troverai a combattere con tizi forti! La Rotta Maggiore è il solo posto per le persone con grandi sogni.”

Zoro si appoggiò all’indietro sulla sedia. “Allora qual è il tuo sogno, Rufy?”

“Il mio sogno? Eh, non ne ho uno davvero. Penso di voler sono diventare veramente forte ed avere fantastici nakama che realizzeranno i loro sogni. Hmmmmm. Voglio fare quello che mi sembra giusto!”
Zoro si voltò verso Tenzou.

“Hmm, voglio continuare a viaggiare con Rufy e seguire il mio personale senso di giustizia. Io so,” fece una pausa e Zoro vide un lampo di rimorso nei suoi occhi, simile a quello che, era sicuro, aveva lui quando si ricordava di Kuina e di tutte quelle promesse sprecate. “Io so che il mondo non è bianco o nero.”

Zoro strinse le dita attorno alla Wadou. “Solo per essere chiari. Il mio obiettivo è essere il più grande spadaccino. Non mi interessa dei progetti di nessun altro. Se qualcuno si metterò sulla mia strada lo farò a fette! Se questo può andarvi bene, allora lavorerò con voi.”

Rufy si alzò e si mise a correre per la stanza con fare ridicolo mentre il suo mantello svolazzante con la scritta ‘Giustizia’ ondeggiava attorno a lui.

“Non devo indossare quella, vero?”

“Non proprio. Tu no, ma noi sì, di solito per gli eventi ufficiali come convegni o rivelazioni importanti alle assemblee popolari. Sarà più facile muoversi là fuori se rimarrai vestito con la tua roba, ma, ad essere onesti, se mai andassimo a Marineford potresti dover indossare un’uniforme. Vestito come sei, potresti essere arrestato e questo mi causerebbe un bel po’ di documenti da compilare.”

Zoro gli diede un’occhiata annoiata a cui Tenzou rispose con un ghigno enigmatico.

“Rufy se l’è filata da una riunione e mi ha lasciato ad occuparmi di tutto e di più. Quindi deve indossare l‘uniforme finché siamo qui, come punizione.”

I due risero e Rufy tornò ad unirsi a loro per un’altra bevuta.

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“Allora, Coby? Sei eccitato?”

“Sì. Um, sono molto contento, ma anche un po’ triste che perché non ci vedremo per lungo tempo.”

“Però siamo ancora amici. Mi piacerebbe portare anche te, ma non avresti alcun vantaggio dalla nostra amicizia.”

Cody rimase interrogativo a quell’affermazione prima che Rufy ghignasse. “Raggiungerai il mio grado con le tue sole forze, giusto, Coby?”

Zoro era impegnato a prendere in giro i marine che apparivano decisamente poco a loro agio. Qualcuno fissò Tenzou in cerca di aiuto, ma lui fece finta di non notarlo.

Il secondo in comando si era tolto la sua uniforme per un abbigliamento più casual (jeans e maglietta). A Rufy non era stato permesso di cambiarsi e doveva continuare ad indossare la sua sotto lo sguardo ‘polo nord’ di Tenzou, che ogni tanto rivolgeva nella sua direzione un gelido ma cortese sorriso che faceva sempre tremare istintivamente il giovane Commodoro.

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La nave era piuttosto semplice, ma aveva una stazza dignitosa.

Secondo Tenzou, al momento avevano una ciurma di circa trenta uomini, scelta personalmente da lui e da Rufy (lo sguardo carico di significato diceva tra le righe che, qualunque fossero le loro capacità, erano leali e fedeli, cosa che per loro era più importante che il potere di fuoco).

Il loro dovere primario erano occuparsi di mandare avanti la nave ed il lavoro normale dei provetti marinai. Erano vestiti eleganti, ma nessuno indossava un’uniforme. Zoro ne chiese a proposito ad uno dei marinai, un giovane allampanato dai capelli rossi che si presentò come Rua, il quale gli spiegò allegramente che dovevano portarla solo per alcune missioni e lavori come le visite al quartier generale.

La ciurma, si vedeva, era particolarmente eccitata al fatto che Zoro si unisse alla squadra, e gli dissero di far loro sapere se aveva bisogno di qualcosa per il suo allenamento. Affermarono che il Commodoro Rufy sceglieva sempre dei buoni nakama e che il Capitano Tenzou si assicurava che usasse del buon senso nelle sue decisioni. Risero di questa questione mentre si preparavano a salpare e Zoro non poté evitare di apprezzare il caldo benvenuto che gli avevano dato a bordo.

Rufy saltò sulla nave ed iniziò ad urlare per il cibo a pieni polmoni. “Ohi, Capo, hai mangiato mezz’ora fa,” lo rimproverò uno degli uomini.

“Ma ho di nuovo fame!”

“E’ TROPPO PRESTO, INGORDO!” ruggirono e colpirono nell’aria con un gesto di rassegnazione, in una maniera così meravigliosamente coordinata, data dall’allenamento fatto più e più volte in precedenza.

“Ma…” piagnucolò Rufy.

“Per una volta sono d’accordo con loro,” disse Tenzou con affetto. “Ma forse, se mi aiuterai a compilare dei documenti per il Grand’Ammiraglio Sengoku, allora potremo lasciati avere uno spuntino.”

“Non importa, non ho più fame. Andiamo ragazzi! Partiamo all’avventura!”

Gli uomini applaudirono e issarono l’ancora. La nave si stava allontanando dal porto quando sentirono un urlo venire dall’isola.

In piedi laggiù stava Coby, ansimando profondamente.

“Rufy-san! Grazie per tutto quello che hai fatto per me! Non dimenticherò la tua gentilezza!”

L’altro rise e ricambiò il salutp. “Segui il tuo sogno Coby!”

I marine della base avevano seguito la loro nuovissima recluta e si erano uniti a lui nel salutare i loro salvatori. Gli abitanti li dissero addio e applaudirono con Rika che di fronte a tutti si agitava come una pazza.

“Accade tutte le volte?” scherzò Zoro.

“Nah, di solito veniamo cacciati via.”

Tenzou sospirò. “Mi dispiace, pare che il Commodoro in questione abbia preso qualcuna delle cattive abitudini di suo fratello maggiore, ma nessuna di quelle buone.”

Lo spadaccino fece una smorfia e si sistemò comodamente sul ponte per fare un pisolino. “Quindi dove stiamo andando ora?”

“Al Baratie! Ho faaaaaaaaaaaame,” esultò Rufy.

Tenzou ci pensò su. “Abbiamo un paio di missioni di cui occuparci prima di dirigerci verso la Rotta Maggiore. Mi piacerebbe trovare qualche membro promettente. Se potessimo almeno convincere finalmente Sanji-san ad unirsi sarebbe fantastico. Tajiyo-kun fa del suo meglio ma è solo un apprendista cuoco, abbiamo davvero bisogno di un professionista per tenerci al passo con Rufy.”

Si spose in avanti facendo finta di nulla e lo afferrò per un orecchio.

“Ora, Commodoro. Prima di arrivare credo di aver alcuni documenti da rivedere dato che hai saltato la riunione per andare a perderti. Abbiamo ottenuto dei buoni risultati visto che hai salvato Coby-kun (un giovane meravigliosamente promettente) ma non pensare che ti perdoni per quello, maledetto bastardo.”

Di nuovo disse tutto quello con un sorriso beato ed un’atmosfera caratteristica che gridava ‘sta arrivando l’Era Glaciale’. Contro tutte le previsioni trascinò il ragazzo di gomma per l’orecchio fino all’ufficio.

Zoro fece una smorfia e si sistemò più comodamente contro la balaustra. La barca dondolava leggermente per via delle onde e si sentiva la ciurma che tirava le funi, sistemava le vele e si spostava sul ponte. Un attimo dopo, già dormiva.


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Biografia di Tenzou

Non ha un cognome (nemmeno Sanji o Nami ce l’hanno, quindi non importa).

Essenzialmente è l’assistente di Rufy o il suo ‘sexy segretario’, come qualcuno una volta l’ha soprannominato per scherzo (Ace), e Rufy continua a presentarlo in questa maniera. È desiderio non-troppo-segreto di Tenzou rovinare la vita di Ace in una maniera simile.

Non ha un aspetto appariscente, ma per lui è meglio così. Gli occhi verdi sono una delle sue parti migliori ma, sfortunatamente, nessuno le nota perché si assume che li abbia marroni come i capelli.

In quanto capitano della marina è un individuo estremamente capace e più che competente in battaglia. E’ abile dell’utilizzo di tutti gli strumento di base e di tutte le armi (preferendo una semplice katana) e si è allenato con impegno nelle arti marziali. È anche un maestro nell’arte degli origami, cosa ironica visto tutti i documenti di cui si deve occupare. Non possiede frutti del diavolo anche se Rufy è fermamente convinto che ne abbia uno legato al lavoro d’ufficio. Non è così. Ma la sua migliore caratteristica resta la sua natura spietata ed astuta. Combatte duramente e gioca sporco contro i suoi nemici.

Fa rapporto regolarmente a parecchi ufficiali superiori circa le missioni richieste, i documenti e per far sapere a Garp che suo nipote sta bene ma ‘non sarò io a dirle dove siamo per poi dovermi sorbire le lamentele del Commodoro’.

E’ molto dolce (soprattutto coi bambini), e di solito parecchio popolare in ogni dove, ha un grande senso di responsabilità e Rufy teme la sua presa solo leggermente meno di quella di suo nonno.

Ha appena compiuto ventun anni, il che lo rende parecchio più vecchio di Rufy con cui sta ormai collaborando da un paio d’anni.

Nonostante il pugno di ferro e la catasta di documenti a cui Rufy viene costretto, lo rispetta tantissimo ed è estremamente leale. Hanno la stessa idea di giustizia in comune e le loro esperienze hanno fortificato il loro legame.

Tenzou viene da un’isola ormai distrutta per essere stata teatro di una piccolo battaglia tra marine e pirati. La sua esperienza infantile l’ha reso molto cinico e sospettoso, ma si nasconde dietro le sue maniere piacevoli e militarmente educate, quindi le persone lo sottovalutano. La sua vera natura emerge qualche volta in superficie, specialmente nel caso di persone che considera tanto ingenue da essere stupide. Crede che certe cose siano per i bambini che gli adulti hanno il compito di proteggerli.

Ama il suo lavoro e sa che non avrebbe avuto possibilità di ottenere una posizione così interessante senza Rufy.

Tenzou si trova molto bene con Zoro, ed occasionalmente i due si allenano assieme. Il secondo è di gran lunga il miglior spadaccino ma Tenzou è un avversario difficile per via delle altre abilità.
E’ necessario affinché tutto fili liscio nelle operazioni ed è l’intermediario per tutti i lavori affidati alla squadra e legati alla marina.

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A/N Ta-da :3 Bene, ora stiamo entrando nel vivo.
Tenzou ha avuto un sacco di spazio, ma era necessario perché Rufy non avrebbe mai fatto certe cose che invece bisognava fare. E inoltre dovevo dare una spiegazione sensata al fatto che girassero per il mondo.
In pratica, le sole persone oltre l’equipaggio che sanno dove si trovano davvero, sono solo i Cinque Astri di Saggezza e Sengoku.
Rufy è più forte per ovvie ragioni. È passato attraverso un allenamento militare avanzato e si è battuto con i più duri combattenti presenti in marina (durante l’allenamento di base, è stato subito chiaro quanto potenziale avesse e quindi gli hanno aumentato la difficoltà delle prove. Insomma, è passato dal livello ‘spaccaossa’ a ‘oh Dio non voglio morire’). Come pirata, non avrebbe avuto accesso ad una cosa del genere e quindi i suoi progressi non sarebbero stati così veloci.
L’idea delle truppe è stata di Sengoku (l’uomo-gabbiamo menzionato da Rufy :D) e dati i risultati prodotti dal gruppo di Rufy, nessuno ha potuto davvero protestare. Spandam del CP9 ha alzato un polverone (gelosia per di più?) ma i Cinque Astri di Saggezza l’hanno ignorato, dato che apprezzano l’operato di Rufy. Ha già fatto fuori pubblicamente parecchi grandi nomi e si aspettano altre grandi cose da lui in futuro.
Sengoku chiama e dice ‘questo marine si comporta in maniera sospetta, andata a vedere qual’è il problema’ oppure ‘scortate qui questa persona’ e spesso ‘Pirati; massacro di civili, tradimento di nakama, ecc andate ad ucciderli/catturarli/come volete’.
La ciurma in realtà è ‘squadra di supporto’. Sono solo marine allenati alle regole basilari, più marinai che combattenti. Si occupano della nave, delle provviste e fanno tutte quelle cose che vanno fatte, compreso aiutare Tenzou coi documenti.
C’è un’aria piuttosto informale sulla nave (altra ragione per cui Rufy odia le uniformi) e tutti sono estremamente fedeli a Rufy e Tenzou ha implicitamente fiducia in loro. Quando i due hanno detto ‘Zoro si unirà a noi’ sapevano già che i capi non avrebbero lasciato arruolare nessuno che non fosse a posto.

Note:

*Onii-chan: fratellone (amichevole)

**Santoryuu: Tre Spade (il nome della tecnica di Zoro)

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Capitolo 4
*** Pagliacci, cuochi e battaglie ***


 

Zoro rimase fermo, lo sguardo fisso. L’avevano fregato, ne era sicuro. “Ohi,” sbottò. “Non ho mai accettato una cosa del genere.”

Tenzou alzò lo sguardo da ciò che stava scrivendo. “Non so davvero per cosa tu stia rompendo, Zoro. Ora sono occupato con tutti i documenti per le operazioni.”

L’altro strinse i denti. “Allora cosa diavolo è questa merda?” Agitò la mano verso una minacciosa pila di documenti accumulata nella scrivania opposta.

“Quelli dovrebbe farli il Commodoro, ma finirà che me ne occuperò io e poi lo sfinirò per farmeli firmare, perché alla Sede Centrale non accettano gli ultimi rapporti se non sono controllati dall’ufficiale in comando, secondo il loro labirinto di regole burocratiche.” Sospirò, prima di tirare indietro la sedia e dirigersi verso un armadio a muro. “Questa è la tua scrivania,” indicò un tavolo rettangolare con sopra una targhetta per il nome. “Ti darò tutti i documenti che ti servono e dovrai sistemarli qui.”

Zoro si accigliò. “Pensavo di non dovermi occupare di nessuna di queste stronzate.”

“Non sul serio. Tutto quello che devi fare è firmare il contratto che poi ti spiegherò ed una copia del rapporto delle missioni a cui parteciperai. È davvero tutto qui, solo perché tu possa confermare quello che riportiamo alla Sede Centrale.”

“E che cosa riportate?”

“Niente di che, solo quello che vogliamo fargli sapere.” Tenzou gli riservò un sorriso furbo. “Ma perché sei così incazzato?”

L’altro incrociò le braccia sul petto. “Rufy ha detto…”
Tenzou si accigliò e Zoro afferrò le sue spade.

“Quel bastardo.”

“Che Commodoro irresponsabile, affibbiare a me il suo lavoro d’ufficio è già una cosa sufficientemente grave.”

“Lo ucciderò.”

“E io ti darò una mano.”

Poco dopo i gemiti di dolore risuonarono per l’intera nave.

-break-

Rufy si massaggiò la testa. “Owww. Faceva male sul serio.”

“Be’, non cercare di far fare ad altri il tuo lavoro, idiota,” borbottò Zoro. “Dove siamo diretti, comunque?”

“Uh, ci è stato chiesto di ormeggiare in un porto cittadino per controllare che sia tutto a posto.”

Rufy si accasciò sopra la prua e si soffermò sulle onde. “Allora, Zoro. Quanto vorresti arrivar lontano pur di raggiungere il tuo sogno?”

Zoro gli scoccò un’occhiata con la coda dell’occhio e gli sfuggì un suono strano mentre respirava. Rufy aveva uno sguardo pensieroso che sembrava quasi… Triste?

“Se morirò allora semplicemente non sarò stato abbastanza forte da andare più lontano.”

Il ragazzo di gomma sorrise. “E’ la cosa migliore no? Se non hai voglia di dare tutto te stesso allora non è quello che vuoi davvero al mondo, no?”

Zoro rise.

-break-

Sulla Cu fharraige c’erano due differenti gruppi di persone. C’erano circa trenta marinai che si occupavano della nave e fornivano un supporto in generale e poi c’era l’aristocrazia.

Zoro era stato reclutato in quest’ultima.

Al momento, c’erano stati solo tre abbandoni tra morti e ritiri. Ciò significava che i membri dell’ ‘aristocrazia’ si occupavano delle missioni e delle indagini, mentre il resto del gruppo stava di copertura. Ma, a parte questo, facevano tutti parte della stessa ciurma. Mangiavano, bevevano e celebravano assieme. Il loro legame era forte e condividevano tutti lo stesso ideale di giustizia. Non seguivano il governo o la gerarchia della marina. Seguivano il loro amato Capo che li proteggeva a costo della vita, perché erano suoi nakama.

L’Ammiraglio Aokiji sottolineava ironicamente che qualche volta erano più simili ad una ciurma pirata.

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Tenzou era irritato.

Aveva trascorso una buona parte del giorno ad occuparsi dei documenti. Be’, ciò intendeva dire ‘fare tutto il lavoro che Rufy non aveva fatto’ ma non era per quello che era così sulle spine.

Odiava i pagliacci.

Non ne era terrorizzato, pensava solo che non fossero divertenti, che annoiassero e che apparissero stupidi. Prendeva tutta l’irritazione che provava per Rufy e la spostava su qualcos’altro ancora più stupido, che erano appunto i pagliacci.

E ora c’era una nave ormeggiata in quell’isola che era decorata come una maledetta tenda da circo.
“Non devo affondare la tenda da circo. Io sono quello responsabile. Che cosa succederebbe se iniziassi a comportarmi come il Commodoro Rufy?”

Quando si parlava del diavolo…

“Wa-oh! Che figata!” gridò Rufy con i luccichini negli occhi. “C’è il circo in città! Andiamoci, andiamoci ragazzi!”

Tenzou gli diede casualmente un pugno ringraziando silenziosamente il Vice-Ammiraglio Garp per avergli insegnato quella tecnica.

“Nate,” urlò. “Il libro delle taglie.”

Era una cartella con tutti gli avvisi che uno dei membri della ciurma era responsabile di tenere aggiornato.

Non era strettamente necessario ma poteva risultare utile all’occasione per controllare.

Zoro si avvicinò sbadigliando e grattandosi. Diede un’occhiata interessata al libro. “Cos’è?”

“E’ il nostro libro delle taglie. Nate è quello che si occupa di tenerlo aggiornato. Contiene tutti gli avvisi di pirati in attività al momento. Questa è la versione per il Mare Orientale; ne abbiamo uno specifico per tutte le regioni.” Tenzou sfogliò le pagine prima di trovare un avviso in particolare che mostrò allo spadaccino dai capelli verdi.

Zoro esaminò il ritratto. “Bagy il Clown. Quindici milioni di Berry.”

Tenzou alzò le spalle. “E’ un pirata di poco conto, ma dato che è qui dovremo per forza dare un’occhiata nei dintorni. Che cosa ne pensi, Commodoro?”

“Um, Capitano Tenzou,” azzardò Nate. “Mi dispiace, se n’è andato.”

Di nuovo, il Commodoro Rufy aveva eseguito il numero della sparizione per il suo Capitano.

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Rufy bighellonava per la città. Poteva giurare di aver sentito un grido rabbioso che sembrava quello del suo Capitano, ma decise che era solo la sua immaginazione.

Le strade erano deserte. Dov’erano tutti? Rufy si imbronciò un poco. Se se n’erano andati allora non c’erano ristoranti e quindi niente ciboooooooooo!

Si fermò e piegò la testa di lato. C’era un qualche tipo di confusione da qualche parte; immaginò che avrebbe potuto essere qualcosa di divertente oppure Tenzou che arrivava ad assegnargli ancora più documenti. C’era del fumo e delle schegge che volavano in altre direzioni. Hey, un cane.

Un cane seduto di fronte ad un edificio bruciato.

Il fumo saliva a spirale e le fondamenta si consumavano ancora. Rufy rimase a guardare. Il fuoco si era appena spento; il calore si espandeva attraverso l’aria, accarezzando la sua faccia con un tocco viscoso. Era un miracolo che l’incendio non si fosse diffuso nelle strutture vicine. Il cane sedeva tristemente davanti alle rovine e basta.

Un vecchio uscì da un edificio vicino e si fermò di fronte ai detriti incinerati. “Shu-Shu,” mormorò. “Non è colpa tua, di sicuro lui non si sarà arrabbiato. Hai dato quello che potevi e sei persino andato contro un leone. Sarebbe molto orgoglioso di sapere come hai lavorato sodo per proteggere il suo tesoro.”

Il cane si abbassò e annusò le ceneri.

“Ehi, Ossan*.”

L’uomo guardò sorpreso Rufy, il quale si era accovacciata e stava ingaggiando con il botolo una lotta di sguardi.

“Sei appena arrivato? Meglio che te ne vada prima che ti becchino. Quest’isola ora fa parte del territorio di Bagy il Clown. L’unica ragione per cui sono tornato qui è per dar da mangiare a Shu-Shu.”

Rufy continuò a fissare il cane, il quale decise che ne aveva abbastanza di quel ragazzo con la faccia da scimmia, tanto che gliela morse. Dopo essere agitato per scuoterlo via per qualche minuto, proseguì: “Allora perché lui è qui se tutti vi state nascondendo da qualche altra parte?”

L’uomo sospirò sbuffando dalla sua pipa. “La città di Orange fu costruita da persone che avevano perso la propria casa naturale per via dei pirati. Il padrone di Shu-Shu costruì questo negozio e lo gestì con Shu-Shu per anni. Pochi mesi fa però fu ricoverato in ospedale ed ora non è più in questo mondo.” Soffiò fuori uno sbuffo di fumo. “Shu-Shu è un cane intelligente. Sa che il suo amico è morto ma continua a sorvegliare la propria casa perché è il suo prezioso Tesoro. Quei maledetti pirati ci hanno tolto tutto!”

“Questo cappello è il mo prezioso Tesoro. Mi è stato dato da qualcuno che ammiro molto e a cui aspiro.”

“Questa pistola, è la mia preferita. Un regalo di mia moglie quando sono partito per il mare.”

“Questa foto di mio padre…”

“Il violino datomi dal mio maestro…”

“L’isola dove è sepolta la mia famiglia…”

“Gli abitanti di questa città…”

“Ho bisogno della Wadou. È il mio prezioso Tesoro.”

“Questa bussola apparteneva a mio nonno.”

“Questa nave è casa mia.”

“Questo è il mio prezioso Tesoro.”

Rufy si alzò e si spazzolò la polvere dai Bermuda. “Bagy il Clown, giusto?”

“Sì, è quel maledetto pirata che terrorizza casa nostra. È stato il suo compagno Moji il domatore di belve con il suo leone a fare questo.”

Rufy si aggirò fra la cenere, esaminando le rovine. Afferrò un unica scatola non bruciata e la mise davanti a Shu-Shu. “Mi dispiace. È tutto ciò che è rimasto del tuo tesoro. Hai combattuto con tutto te stesso, vero? Perciò non devi avere nessuno rimpianto,” ghignò. “Troverò quei tipi e gli farò il culo!”

“Sembra che abbiamo un piano.”

Zoro passeggiò dietro Rufy. “Dico di trovare Bagy e tutti i suoi amici.”

Tenzou si fermò abbastanza a lungo da scoccare a Rufy uno sguardo dalla forza di un vento glaciale per ricordargli che ci sarebbero state conseguenze per essersene andato in giro senza aver ricevuto degli ordini o senza farlo sapere a qualcuno. “Sarà meglio far cessare questa follia prima che non rimanga nulla.”

Si rivolse al vecchio. “A proposito, Ojisan**, chi sei tu?”

“Sono il sindaco di qui. Mi chiamo Barboncino. Ragazzini, dovreste proprio andarvene di qui. Bagy è un demone. Possiamo ricostruire le case ma non le vite.”

Zoro sorrise sinistro. “Quindi, sono forti, huh?”

“Ora lo scopriremo,” sorrise Tenzou gentilmente.

“Non importa. Li prenderemo comunque a calci nel culo.” Rufy premette il pugno contro il palmo.

"Andiamo.”

I tre giovani si diressero verso la presunta localizzazione di Bagy.

Barboncino urlò: “Non gettate via le vostre vite! Non avete possibilità.”

“A dire la verità,” rispose Zoro senza voltarsi. “E’ quello che facciamo.”

“Ha ragione,” intervene Tenzou. “Facciamo parte dell’Unità Operazioni Speciali.”

Rufy si fermò e si voltò. “Ossan. Nessuno ha il diritto di distruggere il tesoro di un’altra persona. Non lo faccio perché sono pirati, ma perché sono dei coglioni.”

Il giovane Commodoro si passò una mano fra i capelli. “Sono un marine ma i pirati mi hanno salvato la vita.”

Barboncino trattenne il fiato mentre si allontanavano. “Unità speciali?”

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Bagy il Clown era arrabbiato.

La ladra se l’era filata. Come osava qualcuno rubare da un pirata del suo calibro? L’avrebbe trovata e gli avrebbe insegnato una rapida lezione. Quella era la sua mappa della Rotta Maggiore (anche se lui stesso l’aveva fregata in fretta dalla scrivania del navigatore della Oro Jackson).

Strangolò senza pensarci il tipo che era stato così sfortunato da portargli la notizia. Spezzò il collo dell’uomo e la sua mano tornò per riattaccarsi al braccio. Il potere del Bara Bara no Mi* era utile per lo più per cose come questa, pensava.

Però le persone di questa città sapevano stare al loro posto. Se n’erano andati in collina al suo arrivo. Anche distruggere in un attimo una buona parte della città con le sue tanto decantate “Bagy Balls” non gli aveva risollevato l’umore. ‘Deve essere stato uno degli abitati’ rifletté. ‘Li abbiamo chiaramente lasciati da soli troppo a lungo. Domani andrò a dargli una bella ripassata.’

Interruppe i suoi pensieri quando tre ragazzi arrivarono sul tetto; nessuno di loro era particolarmente appariscente; soprattutto quello basso con i capelli neri sembrava proprio inutile.

“Hey, siamo qui per farti il culo.”

“Eh, va bene allora,” replicò. “Eh? Aspetta un attimo! Che sto dicendo? Ti faro il culo io.”

“Non agitarti, Capitano. Mi occuperò io di queste caccole.”

Un leone ruggì.

“Io, Moji il domatore di belve, mi occuperò di questi mocciosi.”

Rufy lo fissò. “Cos’è quello stupido cappello?”

“Stupido cappello? Questi sono i miei capelli idiota!”

Zoro arricciò il naso. “I tuoi capelli? Sono la cosa più ridicola che io abbia mai visto.”

Tenzou annuì, piegando la testa di lato. “Quelle orecchie sono piuttosto stupide, sai.”

Rufy gli scoccò un’occhiataccia. “Oi! Uomo-gatto dalla faccia stupida. Sei tuo quello che ha bruciato il negozio e attaccato Shu-Shu, il cane?”

Moji fece una smorfia. “E se l’ho fatto?”

Zoro aveva visto Rufy in azione in precedenza. Nel periodo in cui avevano navigato assieme gli era capitato di sentire di altre cose che poteva fare. Quando aveva combattuto contro Morgan, era come se se la stesse prendendo contro un bullo che importunava suo fratello minore. Sorprendentemente questo avvenne in una maniera differente. Rufy non stava giocando con quei pirati. Si mosse più veloce per poterlo seguire e Moji, assieme con il suo leone Richie, fu fatto volare con quello che sembrava un paio di mascelle rotte. Decisamente una cosa era sentire riguardo qualcosa, un’altra vederla messa in pratica.
‘E si sta ancora trattenendo,’ osservò Zoro. ‘Immagino che quello che si dice sia vero.’

“Ho combattuto con tutti i tipi di persone forti quando mi stavo ancora allenando, Zoro. Degli autentici mostri mi hanno fatto il culo.”

Rufy mise il broncio pensandoci, mordendosi il labbro inferiore.

“Non è stato per niente bello. Ma sono diventato un sacco forte combattendo con quei tizi.

"L’allenamento è divertente e tutto ma combattere con gente forte…”

Rufy ghignò in maniera contagiosa mentre Tenzou sorrise indulgente oltre il suo the. “E’ quello che ti rende il migliore!”

Zoro e Tenzou si gettarono rapidamente nella folla ed efficientemente se ne sbarazzarono. Quei moscerini non valevano il loro interesse. Bagy trattene il fiato mentre Rufy si voltava verso di lui.

“Solo una domanda? Conosci Shanks?”

“SHANKS? Quel bastardo mi ha rovinato la vita!” Bagy iniziò ad inveire con il suo compagno di un tempo.

“Pfft. Comunque sia, non me ne frega.”

“ALLORA PERCHE’ L’HAI CHIESTO?”

Rufy si toccò il naso ed aspettò che i suoi nakama avessero finito.

“Nessuno ha il diritto di distruggere il Tesoro di un altro. Quel negozio era quello di Shu-Shu e questa città di Ossan. È una ragione sufficiente per farti il culo, naso rosso!”

Bagy sbottò: “COS’HAI DETTO SUL MIO NASO?”

“E’ decisamente grosso e rosso come un pomodoro.”

“Ma è vero? Credevo fosse parte del costume.”

Bagy fece una smorfia ed estrasse un pugno pieno di coltelli.

“Capitano, non si sprechi per questi bambini. Lasci che io, Cabaji l’acrobata si occupi di loro.” L’uomo aveva metà testa parzialmente rasata e sedeva su un monociclo. “Prima, mi sentivo come se stessi lasciando arrugginire le mie abilità.”

“Abbiamo decisamente a che fare con un tema a circo,” mormorò Tenzou. “Io lo odio davvero.”

“Mamma, è perché non sei divertente Tenzou,” lo prese in giro Rufy.

Entrambi guardarono verso Zoro e annuirono. Lui sorrise e fece un passo avanti.

“Lo sai,” conversò Tenzou. “Sei decisamente il miglior spadaccino.”

Zoro fece una smorfia dalla sua stuoia. “Se è così, perché mi hai fatto il culo?”

“Perché ho affrontato avversari forti che potevano distruggere un’intera ciurma con facilità e ho un addestramento in più nelle arti marziali che mi dà un vantaggio.”

Rufy spuntò dall’altra parte della stanza. “Troverai dei tipi daaaveeero forti da combattere da ora Zoro. tu sei un nostro compagno quindi ti aiuteremo con il suo sogno.”

Tenzo annuì, d’accordo, mentre sguainava la spada. “Sei decisamente più abile in questo campo e il tuo potenziale supera di gran lunga il mio. Ti insegneremo anche altre abilità. Sappi che è decisione tua se usarla oppure no.”

Rufy balzò su. “Tocca a me! Tocca a me! E, Zoro, abbiamo deciso una cosa. Tutti gli spadaccini sono tuoi, okay? Ti lasceremo combattere da solo contro tutti quelli che affronteremo.”

Zoro sorrise. “Be’, non potrò definirmi il più forte del mondo se non sconfiggo ogni persone che maneggia una spada.”

Cabaji pedalò in avanti e mirò a Rufy, solo per essere bloccato dalla lama di Zoro.

“Se combatti con la spade, tocca a me.”

“Tre spade. ‘Il cacciatore di Pirati’ Roronoa Zoro. Sono onorato.”

“Non mi sono mai definito così.”

Si affrontarono, le spade che volavano. Cabaji sembrava usare un sacco di trucchi magici, lanciano in aria polvere e colpendo qualsiasi cosa sembrasse una ferita. Si avvicinò e sputò fuoco al combattente coi capelli verdi.

“Feh, Ace è molto più bravo,” sottolineò Rufy, Tenzou annuì d’accordo.

Zoro si accigliò. “E’ così? Questo è il massimo che sai fare? Ti mostrerò la differenza di livello fra noi due.”

Zoro si mise in posizione da Santoryou.

L’espressione di Cabaji si incupì all’insulto. “Allora la smetterò di giocare con te, cacciatore di taglie. Prendi un assaggio del mio miglior trucco!”

Lanciò fuori delle manciate di trottole rotanti. “Tecnica Acrobata: Tifone delle Cento Trottole.” Poi si avvicinò all’edificio. “Tecnica Acrobata: Scalata del Muro.”

Zoro distrusse le trottole con dei minimi movimenti e guardò Cabaki volare nell’aria e gridare il nome della tecnica: “Pugnalata Diretta!”

Bagy diresse una mano verso Zoro con l’intenzione di tenerlo fermo in maniera che Cabaji potesse finirlo. Ghignò. Se la morte del ‘cacciatore di pirati’ Roronoa gli fosse stata attribuita, la sua taglia sarebbe probabilmente aumentata esponenzialmente. Peccato che Rufy decise di spaccargli una mano piuttosto che farlo intervenire.

Bagy urlò dal dolore nel sentire I tendini separarsi e le ossa rompersi.

“Non interferire,” sbottò Rufy. “Questo è un duello fra due spadaccini. Stanne fuori. Lascia stare la battaglia di Zoro.”

L’interessato sorrise. Evitò Cabaji mentre colpiva il terreno e calciò il suo monociclo da sotto.
“Sono stanco,” brontolò. “Combattere contro un avversario di così scarsa abilità.”

Cabaji si rimise in piedi e gli si diresse contro. Se fosse stato in qualche maniera un vero spadaccino avrebbe notato che la posizione e l’aura di Zoro che indicavano un potente ed estremamente pericoloso attacco.

"Oni-giri!"

Zoro si tolse la bandana e guardò storto il pirata ora svenuto. ‘Ho bisogno di avversari più forti. Per arrivare in alto, per ottenere quel titolo. Ma almeno…’ sorrise dentro di sé.

“Lo vedo accadere,” urlò Rufy. “Sarai il più grande spadaccino e io ti vedrò diventarlo.”

Tenzou sorrse. “Devo ammetterlo. Sarebbe parecchio bello conoscere il successore per quel trono.”

Rufy sorrise e agitò il suo boccale. “Ti guarderemo le spalle per l’intero tragitto Zoro! Dai tutto quello che hai e noi sosterremo il tuo sogno.”

‘Ora, ho dei compagni che credono nel mio sogno.’

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Bagy contrasse la bocca.

Quel maledetto moccioso gli aveva completamente distrutto la mano. Si poteva sapere chi diavolo era?
Quello moro piccolino sembrava profondamente annoiato e quello castano stava scrivendo delle note in un’agendina. Roronoa tornò verso di loro quasi casualmente.

Era Bagy il Clown, che cavoli! Aveva una taglia da quindici milioni di Berry. “Non pensate di essere dei grandi solo per aver sconfitto i miei sottoposti, dovete ancora confrontarmi con me! Vi distruggerò in un attimo!”

Era in qualche maniera deludente ricevere solo un gruppo di occhiate annoiate e per nulla impressionate.
Tenzou continuo a scrivere nell’agendina.

“Hai capito che l’unica ragione della nostra calma era di lasciare Zoro confrontarsi con il tuo spadaccino?” commentò dolcemente. “Mi dispiace davvero che tu non abbia ricevuto una grande sfida, Zoro.”

"Hmph", Zoro brontolò. “Dobbiamo attendere per una migliore occasione nella Rotta Maggiore.”

“Be’, a meno di emergenze, ci dirigeremo verso Rogue Town prima della fine della settimana."

“PIANTATELA DI IGNORARMI DEFICIENTI!” urlò Bagy. "BARA BARA NO…"

Rufy fu improvvisamente davanti a lui. “Non sei divertente. Non vale nemmeno la pena giocare per un po’.” Bagy ebbe appena il tempo di spalancare gli occhi prima di venir colpito da un montante che avrebbe rotto il collo a qualunque persona normale. Rufy lo calciò via ma fu ricompensando con un paio di pugni ben coordinati da parte dei suoi compagni.

“Ow, e questo perché, ragazzi?” si lamentò massaggiandosi in testa.

Zoro decise di colpirlo ancora. “Pensi mai a quello che stai facendo, Commodoro?”

“Eh? Che vuoi dire?” protestò Rufy prima di sentirsi congelato dal freddo di un vento artico ed un brivido gli attraversò la spina dorsale; si voltò per vedere Tenzou sorridere in una maniera che avrebbe reso Aokiji orgoglioso.

“Ah, Commodoro, sembra che tu abbia di nuovo dimenticato la tua forza. Non possiamo proprio prendere Bagy il Clown in custodia dato che l’hai lanciato abbastanza lontano da far invidia allo Shikibukai Kuma ‘il tiranno’ e per di più in vari pezzi.”

Rufy si grattò la testa e guardò il cielo nella direzione in cui aveva calciato Bagy. Di sicuro, alcune parti del pagliaccio potevano essere viste mentre sparivano all’orizzonte. A Rufy non importava davvero che se ne fosse andato, ma aveva la terribile sensazione che gli altri non fossero d’accordo.

Zoro sospirò e si sistemò le spade. “Non hai intenzione di farlo ogni volta, vero, Rufy?”

Gli occhi si Tenzou assunsero un aspetto demoniaco. “Commodoro Monkey D. Rufy, signore. Aspetterò di leggere il rapporto che scriverà per il quartiere centrale a proposito di questo guaio.”

Sulla Cu fharraige la ciurma senti un familiare grido d’orrore. Alzando le spalle, realizzando che il Commodoro doveva aver incrociato il Capitano, e ritornarono alle loro faccende.

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Barbocino era elettrizzato per la sconfitta di Bagy. I danni alla città erano stati terribili, ma, rifletté, potevano ricostruirla.

I ragazzi dissero semplicemente che erano membri della marina prima di arrestare il resto dei pirati. La ciurma rese inoffensivi i cannoni e chiamarono una squadra dalla sede della marina più vicina per occuparsi della nave pirata.

Il ragazzino, che diceva di chiamarsi Rufy, aveva trascinato Barboncino in un deposito e gli aveva mostrato orgoglioso un Tesoro affermando che era di Bagy e che quindi potevano usarlo per ricostruire la città. Era stupito e preoccupato se fosse legale ma il ragazzo educato dai capelli castani gli spiegò che era nel loro diritto decidere cosa farne, dato che avevano ‘sconfitto’ Bagy. Lo controllò e diede a Barboncino una stima del valore e gli consigliò qualche pezzo da mettere all’asta o da vendere nelle isole vicine. Se ne andarono prima che gli abitanti ritornasse non volendo aspettare per dei ringraziamenti e solo Barboncino li salutò al porto. Le persone erano incredule ma riconoscenti. Chi si sarebbe mai aspettato che la marina avesse degli agenti così meravigliosi al suo comando?

Gli agenti in questione si stavano dirigendo a tutta birra verso un ristorante ben conosciuto. Lo spadaccino stava russando sul ponte superiore. Il commodoro si stava lamentando mentre lavorava al rapporto ed il capitano sedeva davanti a lui con una tazza di the sognando il buon pranzo dalla cucina di Zef ‘Piedi Rossi’.

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Il Baratie era un ristorante galleggiante il cui proprietario e gestore era l’ex pirata Zeff ’piedi rossi’.
I cuochi avevano la reputazione di essere dei violenti e di non trattare troppo gentilmente coloro che mangiavano ad ufo, li insultavano o cercavano di rubare (uno dei tanti motivi per cui Portuguese D. Ace era stato bannato a vita dal ristorante). Erano ‘cuochi combattenti’, orgogliosi della loro abilità.

Era un ristorante estremamente popolare nonostante la violenza rampante; anzi, molti clienti erano venuti inizialmente per vedere i combattimenti decidendo poi di rimanere anche per via del fantastico cibo. Era anche il ristorante preferito dei comandanti delle Unità Operative Speciali, il Commodoro Monkey D. Rufy ed il Capitano Tenzou, ma non era per quello che volevano che Sanji si unisse alla squadra.

Solo un fattore aggiuntivo.

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Rufy saltava sul ponte euforico. Si dondolava fuori dalla balaustra, saltava sulla testa cava della polena a forma di lupo e faceva una danza pazzerella con diversi membri dell’equipaggio (che erano abituati a cose del genere e non ci prestavano molta attenzione, partecipando con gusto).

Zoro aprì un occhio per vederlo vagare per tutto il ponte. Sospirò, realizzando che non avrebbe potuto dormire, e si alzò dal suo cantuccio contro la balaustra. Camminò senza farsi notare nel ponte ed entrò nell’ufficio principale.

L’ufficio era una grande stanza equipaggiata con parecchie scrivanie e studioli per il lavoro d’ufficio, la navigazione e per legger e il giornale con una tazza di the. Tenzou era profondamente concentrato in quest’ultima attività con i piedi sopra la scrivania. Zoro sbatté la porta per attirare la sua attenzione si avvicinò al tavolo.

“Com’è che Rufy è così eccitato?”

“Credo che sia così esaltato all’idea di tornare al Baratie. Sarà la nostra ultima visita prima di tornare nella Rotta Maggiore perciò se la deve godere al massimo.”

Zoro suppose: “Allora è una specie di ristorante?”

“Che, certo che lo è. Come cavolo hai fatto a capirlo?” mormorò Tenzou ghignando. “Parlando seriamente, c’è un cuoco che vorremo reclutare ma è da tempo che rifiuta.”

Zoro fece una smorfia. “Un cuoco? Ci dev’essere qualcosa dietro che non mi stai dicendo.”

Tenzou decise di sfogliare le pagine del suo giornale e sorridere gentilmente, cosa che Zoro interpretò come ‘lo scoprirai presto’.

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Rufy era stato tanto irritante che, nel momento in cui arrivarono nell’ultima locazione conosciuta del Baratie, la ciurma era impegnata a riflettere sulla decisione di ammutinarsi e legare una corda attorno alla sua caviglia per farlo trascinare in acqua per il resto del viaggio.

Be’, a dirla tutta, era stata un’idea di Tenzou e Zoro aveva scoccato degli sguardi significativi che indicavano che non avrebbe votato in senso contrario. In ogni caso, approdarono a destinazione con grande sollievo.

Rufy si voltò dondolando e ordinò alla ciurma: “Va bene ragazzi, noi andiamo a mangiare. Voi restate tutti qui.”

Risposero con un simultaneo “BASTARDO EGOISTA!” e Zoro dovette ammirare la sincronia necessaria per eseguire una mossa coreografica così elegante.

Tenzou lo spiegò con buone maniere. “Staremo qui per un po’ così chiunque potrà prendersi un po’ di quel magnifico cibo. Quando ritorneremo a bordo sarà il vostro turno. Rua,” si voltò verso il marine dai capelli rossi. “Dì a Tajiyo-kun che cercheremo di convincere un cuoco ad unirsi a noi da qui, ma di non aspettarsi troppo dato che sono famosi per la loro testardaggine.”

La ciurma iniziò a prepararsi per gettare l’ancora ma un urlo di panico dalla folla accucciata sotto li avvertì di un problema minore. In effetti, c’era un ostacolo evidente fra il Commodoro Rufy e la sua cena.

Peggio per l’ostacolo.

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Sanji aveva trascorso la maggior parte della sua vita a cucinare per Zeff. Non aveva ancora dieci anni quando la nave era stata attaccata e loro due erano naufragati su quella roccia abbandonata da Dio.
Quando aveva visto quello che quel vecchio aveva fatto alla sua gamba aveva dato tutto se stesso per quel posto. Come poteva pensare all’All Blue quando Zeff aveva sacrificato la sua gamba per un moccioso senza valore come lui? Non aveva la forza di lasciare il Baratie finché non avrebbe sentito che il suo debito fosse stato saldato e, più importante, che si fosse assicurato che il vecchio sarebbe stato a posto (ovvio, era resistente come uno stivale vecchio ma questo non voleva dire che stava bene).

Perciò Sanji rimaneva al Baratie. La sola cosa che rimpiangeva sul serio (e sarebbe morto prima di ammetterlo) era la perdita di quel vecchio libro di bordo che teneva sulla prima nave. Ce l’aveva fin da quando aveva imparato a cucinare, per quello che poteva ricordare. Era stato mangiato dai vermi e sbiadito, pieno di appunti di scrittura. Sembrava che fosse stato usato in parte come diario e in parte come un quaderno di brutta per le note. Parlava di una strana regione nel pare che sembrava possedesse delle correnti incrociate. Le creature, il tempo, le tratte. Tutto ma non le coordinate.

Sanji sapeva che l’All Blue esisteva.

Una volta aveva posseduto qualcosa come l’unica prova per quel mare. Ma ora era stata persa senza speranza quando la nave era affondata. Non gli importava veramente, avrebbe comunque dovuto trovarselo da solo ma era vello avere una prova con cui convincere qualcun’altro a credere nel suo sogno.

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"Sanji! Meshi*!"

Sanji fissò incredulo il suo amico Rufy prima rivolgere lo sguardo verso Tenzou, il cui viso era settato nella normale espressione (che significava, ‘il mio ufficiale superiore è un incredibile imbecille ed io sono almeno dieci anni troppo vecchio per fargli da babysitter’). Con loro c’era uno stupido marimo che li seguiva e qualche strano istinto disse a Sanji che quell’uomo era un bastardo terribilmente fastidioso (Ah già, era pure forte).

“Rufy,” esalò. “Non hai proprio capito la situazione qui, vero?”

Il ragazzo di gomma sbatté le palpebre e piegò la testa di lato.

Il Baratie era nel caos. I clienti si erano rifugiati nel retro mentre i tristemente noti cuochi combattevano con dei pirati che apparivano affamati. Tenzou fece dei segnali con la mano casualmente all’equipaggio della Cu Fharraige in maniera che girassero la nave e l’allontanassero dal galeone danneggiato. I cuochi si difendevano parecchio bene, non c’era davvero bisogno di intervenire. Tenzou si avvicinò per salutare un cuoco dall’aspetto anziano mentre Zoro contemplò annoiato la possibilità di fregarsi una tavola e mezza bottiglia di liquore mentre ammirava lo spettacolo.

Rufy trattene il fiato e si voltò verso un uomo con indosso una bandana non particolarmente in salute. “Bastardo! Non ti piace la cucina di Sanji? Va’ all’inferno!”

Sanji gli diede un calcio con la familiarità che derivava dalla conoscenza. “Marine idiota, non è questo il problema.”

Sbuffò fuori un filo di fumo prima di indicare il galeone. “Quella è la nave ammiraglia di Don Creek. Sta cercando di impadronirsi del Baratie e di tornare nella Rotta Maggiore.”

Rufy sbatté la palpebre ed incrociò le braccia. “Quindi quello che stai dicendo è…” Strinse le sopracciglia, concentrato. “Che quel tipo, Creek, sta cercando di impedirti di cucinare! Lo ucciderò!”

Sanji fece un leggero passo indietro e alzò l’unico sopracciglio visibile in maniera significativa verso gli altri uomini.

Zoro, Tenzou e Zeff alzarono rassegnati le mani, per dire ‘E’ Rufy, sai com’è fatto.’

“Taglia: diciassette milioni di Berry. Decisamente una potenza per il Mare Orientale a giudicare dalla situazione,” Tenzou scoccò un’occhiata interrogativa a Zeff. “La Rotta maggiore l’ha masticato prima di sputarlo fuori?”

Zeff ‘Piedi Rossi’ annuì gravemente. Rufy continuò a lamentarsi contro la malvagità delle persone nei confronti della carne. Zoro sospirò indulgente, ricordando Tenzou, e tamburellò leggermente le mani sulle sue spade. “Quindi, abbiamo intenzione di batterlo?”

“Ma ovviamente, guarda solo quant’è esaltato il Commodoro.” Tenzou sorrise gentilmente. “Vieni anche tu, Sanji?”

"Tch." Si accese una nuova sigaretta, scocciato. “All’inizio questa era la nostra battaglia, voi vi siete solo infilati in mezzo.”

“Sanji!” urlò Rufy. “Dov’è quel tipo? Fammelo vedere così finalmente posso fargli il culo.”

Il giovane cuoco alzò la mano per indicare la nave nell’esatto momento in cui questa si divise in due, cosa che fece voltare tutti a guardarlo di traverso.

“Sugoi*,” tremò Rufy. “E’ per questo che non usi mai le mani vero? Perché non puoi controllare il tuo potere.” Dopo una breve pausa, utile solo per eseguire la tecnica ‘ti facciamo del male per via della tua terribile stupidità’ sul giovane Commodoro, si gettarono tutti verso l’esterno per scoprire la causa della distruzione.

Urla di panico risuonarono dai pirati in naufragio e il gruppo cercò di vedere nell’oscurità.

Zoro si preparò afferrando le spade. Rufy trattenne il fiato e anche il solitamente calmo e composto Tenzou assunse un’espressione terribilmente orripilata. Sanji fissò la strana nave che emerse dai rottami.
“Chi è?” mormorò.

"Shichibukai*," replicò Rufy insolitamente cupo.

Sanji sbatté le palpebre stupito. “Qui fuori? Quale?”

Zeff intervenne: “Quello è Drakul Mihawk ‘Occhi di Falco’ ”.

Zoro immediatamente si porse in Avanti, saltando da un rottame all’altro per avvicinarsi all’altro spadaccino.

“Ha intenzione di combatterci contro? È pazzo?”

“Già, decisamente. Ma devi essere un po’ pazzo per inseguire il tuo sogno,” replicò Rufy.

Tenzou si strinse alla balaustra. “Troppo presto, maledizione. È troppo presto! Zoro non è pronto per una battaglia del genere.”

Sanji gli scoccò un’occhiataccia. “Non hai fiducia in un tuo compagno, Tenzou? È un po’ insolito per te.”
“Non è così, Sanji,” disse Rufy mentre si teneva concentrato sull’amico dai capelli Verdi. “Zoro è forte e diventerà il più forte, ma adesso è veramente troppo presto. Non è pronto per affrontare Occhi di Falco ma il suo orgoglio lo obbliga a farlo.”

Il cuoco sbuffò dalla sigaretta e guardò lo scontro dei due spadaccini.

Fu breve e brutale.

Non ci fu mai una vera battaglia.

Zoro fu completamente e del tutto superato.

‘Quel marimo non aveva una possibilità contro qualcuno di quel calibro. Un mostro tra i mostri.’

I suoi occhi si spalancarono mentre il ragazzo sanguinante allargava le braccia, preparato a ricevere un colpo pieno.

Tenzou aveva un piede sul bordo che barcollava verso il limite. Alla stessa maniera Rufy era nervosamente pronto per saltare, ma entrambi si trattenevano.

“Devi venire con noi Sanji! Viaggiamo per tutto il mondo, è la tua migliore occasione per cercare l’All Blue. Ti aiuteremo al cento per cento!”

Tenzou sorseggiò calmo il suo the e annuì d’accordo. “Sei un nostro amico, Sanji. Che tu venga con noi oppure no, non ci opporremo tra te ed il tuo sogno.”

‘E’ il sogno di quel tipo. Ecco perché si stanno trattenendo anche se quello che vorrebbero fare è combattere assieme a lui.’

Guardarono orripilati mentre Zoro cadeva all’indietro, e lo Shichibukai mormorava qualcosa sentito solo a metà. Ogni cosa sembrava essersi paralizzata momentaneamente e i suoni erano offuscati. Rufy urlò a Tenzou perché ‘non poteva andare lui in acqua’, il quale stava già sbracciandosi disperatamente nel tentativo di raggiungere Roronoa in tempo.

Ci fu un insieme di suono forte e il caos mentre il momento passava e la battaglia riprendeva.

-break-

Zeff se ne stava in piedi, un calmo pilastro nel caos.

Al momento, erano troppo preoccupati per il destino del loro amico, per pensare alla minaccia al ristorante e alla paura per un uomo pericoloso, ma lui era calmo e poteva vedere chiaramente la situazione.
Mihawk lo aveva lasciato in vita.

In qualche stato Roronoa Zoro fosse era ancora da verificare ma Zeff poteva dirlo facilmente.
Era stato riconosciuto dal più grande spadaccino al mondo.

Non era ‘sei troppo debole perché ti noti’, ma ‘hai potenziale. Sviluppalo e fammi vedere il tuo meglio’.
Le persone che potevano attirare la sua attenzione erano poche a questo mondo.

Zeff era sicuro che aveva appena assistito alla nascita di un vero mostro ma solo il tempo avrebbe mostrato se sarebbe sopravvissuto per realizzarlo.


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Dati tecnici:

Cu Fharraige: (Koo Far-egg-a) La nave utilizzata dalle Unita Operative Speciali. Alla lettera si traduce ‘Segugio Mare’ quindi sarebbe la nave ‘Segugio dei Mari’. E’ stata commissionata come regalo da Garp.
Può trasportare comodamente circa cinquanta persone. Ci sono tre stanze da letto. Una più grande dove dorme l’equipaggio regolare e una leggermente più piccola per l’elite’, che è in qualche maniera più vicina al ponte. La terza è usata raramente, per gli ospiti e/o i membri femminili dell’equipaggio.
La dispensa e la cucina sono piene di chiavistelli appositamente costruiti per difenderle da Rufy e da qualsiasi altro membro della sua famiglia che venga in visita. Regolarmente sostituiti. In casi di lunghi viaggi una guardia è messa come controllo aggiunto.
L’ufficio contiene tutti i documenti, le mappe e l’equipaggiamento per la navigazione, così come un paio di Den-Den Mushi.
Hanno anche un Do-jo con strutture rinforzare. Ci sono pesi per Zoro, come da lui richiesto, per la maggior parte sistemati all’interno.
La prua è disegnata a testa di lupo, completamente diversa da quella di Garp.
Hanno un paio di stanze sigillate dove si tengono l’armamentario e le uniformi e una prigione rinforzata con la Kairouseki*. Per questo motivo, a Rufy è vietato andare in questa zona.
La nave è conosciuta per essere piuttosto veloce. È eccellente per inseguimenti e fughe (specialmente quando Garp decide di fare una visita. In quel caso davvero la si mette alla massima velocità.).
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Note dell’autore:

Ricordate che la ciurma è composta da marine ordinari. Sono ben addestrati e capaci, ma non particolarmente potenti. Sono più adatti ad occuparsi dei cannoni durante una battaglia. L’unica cosa importante su di loro è che sono stati scelti per i loro meriti di servizio e per la fedeltà dimostrata a Tenzou o a Rufy. Tutti i membri dell’equipaggio avevano lavorato con loro in precedenza.
Okay, quello che fa davvero la differenza in questo AU è il tempo.
Da una parte arrivano troppo presto, dall’altra troppo tardi. E ovviamente questo ha conseguenze.
Nami c’era, ma non ha beccato Rufy che stava camminando su una strada differente dagli altri. Dato che non aveva molte possibilità di sopravvivere ha preso la ‘sua’ nave e ha lasciato in fretta l’isola passando accanto agli altri che non le prestavano attenzione.
Moji è finito per caso in quella parte della città, attaccando Shu-Shu perché si trovava lì e poi bruciando il negozio. Il Sindaco Barboncino era nascosto in un altro edificio, uscendone solo all’apparire di Rufy.
Rufy ha già visitato il Baratie in precedenza ed è diventato ‘amico’ di Sanji, cosa che si vedrà nel prossimo capitolo.
Rufy ha incontrato Shanks ma non ha preso il cappello di paglia. Le cose sono andate in maniera un po’ diversa dato che Rufy ha avuto delle differenti esperienze ed una vita differente. Già! Ci saranno altri flashback. Fufufufufufufufu.

Note:
Ossan: Vecchio
Ojisan: Nonno

Bara Bara no Mi: frutto puzzle-puzzle
Meshi: carne
Sugoi: figo!
Shichubukai: membro della flotta dei sette

Kairouseki: agalmatolite

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Capitolo 5
*** Decisioni, sogni e doveri ***


Untitled Document

Monkey D. Rufy non è una persona difficile da comprendere.

Ama la carne, l’avventura e i suoi nakama.

Dategli queste tre cose e non vi darà alcun problema, minacciatele e preparatevi ad affrontare la furia di qualcuno che discende da ‘quella’ particolare linea.

Capire questa cosa fondamentale di Rufy era anche un sistema usato dai suoi colleghi per manipolarlo al meglio (Sengoku e Dadan lo usavano spesso come modello di allenamento /motivazione perché Rufy è quel tipo di persona che può fare imprese miracolose con la giusta motivazione).

Questi fatti erano anche la ragione per cui Mihawk ‘Occhi di Falco’ riuscì a farsi largo in cima alla lista nera del giovane Commodoro.

Il che in realtà era un gran risultato, ma non del tutto sorprendente.

Qualunque cosa Mihawk avesse fatto , non sembrava conforme al suo stile, elegante e accurato quant’era. Uno non diventa il più famoso (o tristemente famoso, scegliete voi) spadaccino del mondo facendo le cose a metà.

Ecco perché Rufy aveva intenzione di ‘parlare’ con lui

-break-

Lei sorrise battendosi il fodero sulla spalla.

“Ti stai lamentando? È per quello che non potrai mai vincere, sai?”

“Non mi sto lamentando.”

“Allora ti sei arreso? È anche peggio. Sei davvero così patetico, Zoro?”

“Ho perso. Ho fallito.”

“Non c’è disgrazia nel perdere, ma ce n’è molta nell’arrendersi. Sei cambiato così tanto da quando abbiamo fatto quel giuramento?”

Dondolò la spada davanti a lui, prima di tenere la lama davanti ai suoi occhi.

“Quell’uomo… è un mostro tra i mostri. È più forte, più abile e con più esperienza di te. Non sei ad un livello nel quale lo puoi battere.”

“Non ancora.”

Fissò il suo riflesso nella lama. Aveva gli stessi occhi di allora. Era più vecchio, più saggio (in qualche maniera), più abile e infinitamente più forte di prima, ma non aveva perso quella determinazione, vero?

Zoro si alzò ed afferrò il manico.

“Arrendermi?” ruggì. “Ma se non ho nemmeno iniziato. Sarò lo spadaccino più forte del mondo!”

Kuina ghignò. “Sarà proprio meglio per te, Roronoa Zoro. Sarai il più forte solo se sopravvivrai!”


-break-


Mihawk girò sui tacchi e controllò il ragazzo furente dietro di lui.

‘Interessante…’

Il ragazzo aveva rilasciato un incredibile getto di fortissimo Haki, anche se un po’ a caso, facendo un cattivo lavoro nel cercare di contenere la rabbia.

L’equipaggio sopravvissuto al naufragio cadde da destra e manca, provando un’ulteriore volta, per sua opinione, che non sarebbero sopravvissuti a lungo nella Rotta Maggiore, anche se non avessero avuto la sfortuna di interrompere il pisolino di un uomo terrificante come Mihawk occhi di falco.

“Hai bisogno di qualcosa, ragazzo?”

“Shichibukai Drakul Mihawk Occhi di Falco,” abbaiò Rufy. “Vorrei farti il culo sul serio ma non posso.”

Mihawk un sopracciglio finemente disegnato. “Ti dispiacerebbe spiegarti, ragazzo?”

“Ci penserà Zoro! Diventerà più forte e ti farà il culo prima che tu te ne accorga, diventando lo spadaccino più forte del mondo!”

L’altro rise. Era davvero una bella giornata. Una natura così audace e che spirito forte! Non si era divertito così da lungo tempo. “Dimmi, ragazzo,” comandò. “Chi sei e perché hai così tanta fiducia in Roronoa?”

“Sono il Commodoro Monkey D. Rufy. Comandante dell’Unità Operazioni Speciali e Zoro è un mio nakama!”

“Perciò pensi che solo perché è in marina trionferà?”

“Eh? E questo cosa c’entra con la storia? È il suo sogno e è disposto a rischiare la vita per ottenerlo! Darà tutto se stesso e ti prenderà a calci in quel culo che ti ritrovi, uomo-falco!”

-break-

Tenzou bendò freneticamente la ferita nel petto di Zoro con il kit che Sanji aveva recuperato dal ristorante.
Aveva il terrore che fosse rimasto in acqua troppo a lungo e che la ferita fosse troppo profonda.

Non era affatto un medico, il suo era più uno stile serie come ‘fa’ un po’ come ti pare’, ma non ‘ricevi tutti i colpi senza preoccupartene’.

“Non morire, maledizione! Non possiamo perderne un altro, proprio non possiamo! Pensavo che tu fossi forte, bastardo marimo!”

Saltò quando Zoro tossì fuori un getto d’acqua salata ed iniziò a cercare le sue spade. L’altro afferrò la Wadou dalla nave e la premette nella mano di Zoro.

“Eccola, la tua spada, pazzo furioso.”

Zoro sbatté le palpebre per cacciare l’offuscamento, al viso pallido di Tenzou.

“Che?”

“Sei sopravvissuto, maledetto pazzo. Ha combattuto contro Mihawk ‘Occhi di Falco’ e lui ti ha lasciato vivere. Si è accorto di te, squilibrato marimo. Non dovresti nemmeno essere in vita al momento!” sibilò furioso.

“Dov’è Rufy?”

“A mangiarselo a nome tuo. Gli sta dicendo che sarai il più forte spadaccino del mondo o morirai provandoci.”

Zoro digrignò i denti ed urlò: “RUFY!”

Rufy affermò: “Ah, Zoro è a posto.”

“Ti ho deluso, Rufy, ho fallito. Ma non succederà di nuovo!” brandì la Wadou Ichimonji in alto. “NON PERDERO’ MAI PIU’!”

Rufy e Mihawk sorrisero, in due maniera differenti.

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Lo spadaccino ritornò sulla sua nave ignorando tutti gli altri.

Si mise a sedere ed accennò vagamente a Rufy, che ricambiò il gesto con uno più profondo.

Era stata una giornata interessante, con la scoperta di un nuovo probabile terribile avversario.

Era ancora un po’ acerbo ma il suo potenziale naturale era incredibile! Davvero una buona giornata.

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Rufy si mise in posizione e fece scrocchiare il collo.

Si passò una mano fra I capelli, notando che la sua testa era quasi fredda. Decise che avrebbe recuperato un mantello da uno dei marinai più tardi.

"Captano Tenzou!" abbaiò.

Gli occhi di Tenzou si allargarono e guardò sorpreso il giovane Commodoro. Fece un breve saluto e si voltò verso Zeff.

“Portate tutti dentro e tenete i civili lontani dalle finestre. Preparatevi ad issare l’ancora e ad andarvene se necessario, al mio segnale.”

Zeff fece uno sguardo al suo livello prima di annuire.

La Cu Fharraige si mosse verso il galeone pronto a bloccarne la via d’uscita una volta che Mihawk se ne fu andato.

“Capitano,” chiamò Rufy. “Quali sono i nostri ordini pendenti su Don Creek?”

“Taglia di diciassette milioni di Berry. Conosciuto per attacchi a sorpresa e uso di veleno. Un grande numero di civili casualmente coinvolti.”

“Bene. Vivo o morto?”

“Affermativo.”

Rufy scrocchiò le dita. “Allora non ci sono problemi.”

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Quando fu tutto finito, Sanji rimase per un lungo tempo a fumare sul ponte.

Notò che la zona aveva davvero bisogno di una sistemata ma comunque non se se preoccupò.

Era troppo impegnato a digerire quello che aveva visto.

E’ solo che non riusciva a conciliare il Rufy che conosceva con quel brutalmente efficiente soldato che aveva sconfitto Creek. Non ci aveva messo manco due minuti. Era semplicemente andato ad uccidere Creek e a colpire gli altri con… Haki? Era quella cosa, vero?

Era stato… Terrificante. Un ragazzo così semplice ce poteva fare una cosa come quella, qualcosa di così insensibile e sanguinaria, era veramente da sentirsi male.

Gettò l’ultima parte della sigaretta nell’oceano scuro e realizzò che era solo sorpreso. Non orribilato, né disgustato. Solo non si aspettava che Rufy lo facesse.

“Allora ti piace la marina?”

Rufy si toccò il naso. “Eh, no. Non proprio. Non è che faccia molta differenza. Voglio solo andarmene in giro con Tenzou e i miei nakama.”

Tenzou assaporò il suo the tranquillo. “Be’, tu sei un caso a parte. Te la scampi da un sacco di casini che combini, sai.”

“Davvero?”

Tenzou sbatté la testa sul tavolo brontolando mentre Sanji se la rideva.

“Lasciamo perdere,” si arrese Tenzou una volta che ebbe messo la sua irritazione rabbiosa sotto controllo. “Rufy ha fatto cenno all’All Blue. Di che parlava?”

Sanji sorrise e si mise a raccontare la storia.

Rufy aveva davvero quella natura, lo sapeva già, ma vederlo in azione era decisamente un’altra cosa.
Faceva quello che era necessario per proteggere coloro che erano sotto la sua responsabilità, che gli piacesse o no.

A Sanji non piaceva immaginare che cosa sarebbe potuto succedere se Creek avesse tentato di fare qualcosa prima.

Il giovane Commodoro non lo aveva degnato nemmeno di un’occhiata.

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Sanji ritornò all’interno.

I clienti normali se n’erano andati, molti lasciando una cospicua mancia immaginando che i cuochi avrebbe battuto Creek, ma il ristorante era ancora pieno con la maggioranza della ciurma dell Cu Fhrrange che si stava godendo la cucina prelibata.

Rufy era impegnato a ficcarsi carne in gola ad una velocità spaventosa ma fortunatamente i cuchi erano abituati al suo appetito (almeno pagava, Portuguese D. Ace era ancora bannato dal Baratie e tutti i ristoranti associati lo tenevano d’occhio. In realtà, era riuscito a farsi buttare fuori praticamente da tutti i ristoranti del Mare Orientale. Gli unici in cui era ancora autorizzato a stare erano quelli a Rogue Town, ma sotto il controllo severo del capitano Smoker).

Uno Zoro strettamente bendato, svegliatosi dal sonnellino, gozzovigliava con una quantità spropositata di alcol sotto l’occhio penetrante di Tenzou, che appariva leggermente tremante, e che aveva l’espressione ‘comportati male e ti aprirò in due per mangiarti il fegato con un cucchiaio arrugginito’, che per Sanji significava capire quanto il ragazzo più grande fosse preoccupato.

“La mia casa,” iniziò. “Fu distrutta. Quando la battaglia finì, non c’era rimasto nulla. Era semplicemente scomparsa dalla mappa, come se non fosse mai esistita…”

Tenzou posò la tazzina con un tintinnio.

“Sono quasi affogato. Stavamo scappando dalla nave che affondava. Fortunatamente quanto bastava, qualcuno mi salvo. Dei pirati.”

Sanji alzò il sopracciglio.

“Incredibile.”

“Non ne hai idea. Sono entrato in marina perché voglio aiutare a proteggere le persone, non rinforzare la giustizia. È un concetto così ambiguo. Non me ne frega molto di quelle cose, voglio semplicemente continuare a viaggiare e ad aiutare le persone che ne hanno bisogno che siano marine o pirati. Ecco il mio sogno. Rufy non sa più cosa vuole veramente dalla vita, quindi rispetta le persone che hanno un sogno e le incoraggia a realizzarlo.”

Sanji si avviò nel retro ed entrò nel piccolo studio che Zeff aveva mantenuto per ragioni pratiche. Sbatté la porta dietro di lui e fissò il suo mentore categoricamente.

“Facciamo un po’ che,” iniziò. “Questa porta non blocchi sono i rumori ma anche le stronzate.”

Spense la sigaretta in un apposite portacenere (che erano tenuto dappertutto nel Baratie su sua richiesta espressa).

“Perché mi hai salvato?”

Zeff si appoggiò alla sedia schernendolo. “Di che stai parlando, stupido carciofo?”

“Blocco delle stronzate, ricordi? Per quale motive mi hai salvato?”

L'altro sospirò. “Perché vivessi per il nostro sogno in comune.”

Sanji si accese un’altra sigaretta, annotandosi mentalmente di prendere altre più tardi. “Va bene, allora. Me ne vado.”

“Dove?”

“Per il momento via con Rufy-baka, Tenzou-ocha e quel pazzo marino con le spade,” esalò un lungo filo di fumo e ghignò. “Mi sono preso cura di te abbastanza a lungo, vecchiaccio. È ora di conquistare l’All Blue.”

Lasciò la stanza senza guardare nemmeno una volta il suo mentore e lasciando la che la porta sbattesse dietro di lui.

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Zeff sorrise e sospirò di sollievo.

Era finalmente ora che quel maledetto ragazzino se ne andasse.

Era sorpreso in realtà che fosse rimasto così a lungo, la maggior parte dei giovani si dava da fare ben prima per il suo sogno. (Rufy aveva continuato a sfinirlo per una buona parte dell’anno ormai).

Ma Sanji era il tipo decisamente troppo serio (non l’avreste mai detto, vero?). Si sentiva responsabile e era decisamente determinato a restare fino alla fine dei suoi giorni.

Zeff stava pensando di simulare la propria morte pur di mandarlo per mare.

Era un po’ preoccupato di mandarlo in giro con un gruppo di marine (non sembrava proprio la cosa più giusta, no?) ma quei ragazzini. Eccellevano in tutto.

Le porte sbatterono aprendosi ed il marine entrò. Il suo mantello ondeggiava attorno a lui ed il cappuccio copriva uno sguardo minaccioso. Zeff si era fermato un momento a pensare se avessero deciso di tornare e prendersi quella taglia datata sulla sua testa.

Il marine alzò le braccia in aria e urlò “CARNE!” prima di saltare (sì, saltare) nel ristorante.
Un altro marine lo seguì in maniera più tranquilla, sorrise a mo’ di scusa allo staff e seguì lo strano ragazzo al tavolo.

Sanji stava lavorando ai tavoli quel giorno (visto che i camerieri erano DI NUOVO scappati!). Prese le loro ordinazioni e li servì al solito modo. Non passò molto tempo prima che lo richiamassero di nuovo.
“Mi scusi,” sorrise educatamente il secondo marine. “Chi ha cucinato i nostri piatti?”

Sanji scoccò un’occhiata al cibo prima di rispondere: “Sono stato io. In realtà sono il vice-cuoco. Li ho cucinati poco prima di prendere servizio ai tavolo questo pomeriggio.”

“TU!” urlò il primo marine. “SPOSAMI!”

“COL CAVOLO, IMBECILLE!” rispose eloquentemente Sanji calciandolo contro il muro. Occhieggiò minaccioso all’altro che si era semplicemente messo una mano sul viso mormorando qualcosa riguardo all’idiozia.

“Mi dispiace così tanto,” brontolò. “Non intendeva una cosa simile. Semplicemente è davvero un idiota fatto e finito.”

Sanji si offese e prese un ulteriore aspiro dalla sua sigaretta. “Ma quanto può essere stupida una persona…”

“Non c’è limite alla sua stupidità,” lo interruppe. “Iniziamo da capo. Mi chiamo Tenzou, sono un Capitano della Marina Militare. Il cibo è eccellente, volevamo solo complimentarci con il cuoco ma Rufy…”

Sospirò e sbatté la testa contro il tavolo. “E’ un idiota, non ci sono dubbi.”

“Tenzouuuuu,” si lamentò Rufy saltando nel ristorante. “Stai parlando con il cuoco. Il suo cibo è delizioso, deve assolutamente venire con noi!”

Tenzou spinse il giovane a terra. “Idiota. Non è la maniera di reclutare qualcuno, specialmente un uomo o un completo estraneo.”

“Mah, ma Makino-san mi ha detto che è quando vuoi che una persona stia con te per il resto della tua vita.”

“Commodoro, puoi sposare solo una persona e solo una donna.”

“Eh, perché? È differente dall’avere dei nakama?”

“Da ora in poi non chiederlo a nessun altro senza avermi prima chiesto il permesso.”

Sanji sbatté le palpebre sorpreso. “E’ un Commodoro?”

“Ah, già. Sono io! Commodoro Monkey D. Rufy, piacere di conoscerti cuoco dal sopracciglio a ricciolo.”

Zeff rise e terminò di sistemarsi la nuova gamba di legno (fortunatamente, ne aveva qualcuna di riserva).
Ora Sanji stava andando per mare con l’idiota e con il suo babysitter.

Non poteva essere più orgoglioso.

Di sicuro, erano marine ma erano la cosa più vicina a dei pirati che si poteva incontrare nelle milizie. Rimase un attimo interdetto. Di sciuro non poteva essere l’unica persona ad averlo mai pensato.
In quel momento, centinaia di persone sparse nel mondo starnutirono.

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Sanji prese una sedia al tavolo di Zoro e Tenzou. Si accese la sigaretta e prese un tiro.

“Bene, allora. Ditemi del lavoro che Rufy continua ad offrirmi.”

Tenzou e Zoro sorrisero.

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Una volta che tutti ebbero finito di pranzare (e Rufy ebbe stimolato il suo appetito), la ciurma delle unità speciali si preparò a salpare.

Un’altra nave della marina era stata contattata per recuperare il corpo di Creek ed i prigionieri rimasti che erano incredibilmente ubbidienti.

Zoro si grattò le bende irritato.

Tenzou lo stava pedinando per assicurarsi che non se le togliesse e gli aveva proibito di allenarsi per il resto della giornata (che bastardo). Alzò un sopracciglio ricordandosi di qualcosa.

“Oi, Tenzou. Che ne sarà della taglia sulla sua testa? Ce la prendiamo o cosa?”

Tenzou alzò lo sguardo dai documenti che stava controllando (dove diavolo li aveva tirati fuori, comunque?). “Hmm? Oh, la prendiamo dato che lo ‘abbiamo’ ucciso. Se la dividerà la ciurma.”

“Davvero?” Zoro sembrò felice. “Che bella notizia. Ho bisogno di recuperare delle spade nuove.”

“Non verrai pagato almeno prima di qualche settimana ed i soldi della taglia non arriveranno per un’altra quindicina.”

Zoro sbottò una maledizione e Tenzou rise.

“Ti presterò dei Berry quando arriveremo a Rogue Town e potrai prendere a prestito un paio di spade dalla nave nel frattempo. Ma non saranno del livello tuo solito, comunque.”

Il capitano della marina si avvicinò alla squadra di supporto per dargli i documenti prima di dare di altre istruzioni.

Zoro si accigliò e si voltò verso Rufy che stava facendo effusioni a parecchi cuochi, lamentandosi di quanto gli sarebbe mancata la loro cucina ora che il gruppo stava tornando nella Rotta Maggiore e come Tenzou fosse cattivo ad aver messo una guardia alla dispensa e che sapeva proprio che Sanji avrebbe preso le sue parti per quanto riguardava gli spuntini fuori dei pasti.

Zoro sospirò e lo colpì sulla nuca. Rufy lasciò andare i cuchi (che stavano ora respirando liberamente) mentre l’altro gli indicava con la testa che voleva scambiare due parole con lui.

Andarono nella parte più lontana della nave e Zoro mormorò al giovane la domanda.

“Che ne hai fatto del tizio con la bandana? Non era rinchiuso con gli altri.”

“Intendi Gin? È un amico di Sanji. Ha cercano di dare una mano prima che arrivassimo e aveva pregato Creek di lasciar stare il Baratie. Gli abbiamo dato una nave ed è andato a cercarsi un miglior capitano da seguire.”

Zoro alzò gli occhi e guardò categoricamente Rufy.

“E Tenzou lo sa?”

Rufy si limitò a scoccare uno sguardo al ragazzo castano che lo ricambiò ghignando malevolo. Zoro scosse la testa.

“Credevo che dato che ti copre in un sacco di cose, potesse essere restio a certe cose.”

Rufy mise le mani dietro la testa. “Ha, Tenzou dice che preferisce scegliere le giuste battaglia da combattere. Ti ricordi quello che ti ha detto tempo fa?”

Zoro annuì e ritornò a guardare l’agitazione dei marine.

‘Immagino,’ meditò, ‘che sia un buon comportamento da assumere per un marine.’

“Lo so che il mondo non è diviso in bianco e nero.”

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In praticamente pochissimo, o così sembrava, (per la maggior parte merito delle capacità veramente epiche organizzative e segretariali di Tenzou; c’era un motivo per cui l’avevano all’inizio affidato a Rufy, sapete) la nave fu pronta a salpare di nuovo.

Questa volta, l’intenzione era di dirigersi a Rogue Town.

L’apprendista cuoco Tajiyo si era sciolto in lacrime abbracciando Sanji al petto per la gioia che un così grande e terribile cuoco fosse ora al comando per quanto riguardava i pasti del commodoro.

Sanji era leggermente perplesso, Ma a giudicare dall’espressione quasi inumana con cui Tenzou l’aveva fissato, immaginava ci fosse qualcos’altro dietro.

Tutti erano a bordo ed i cuochi si erano radunati attorno per vedere il vicecuoco che se ne andava.
Carne e Paty fecero del loro meglio per picchiare Sanji ma finirono entrambi sul ponte piani di lividi. Sanji gettò il bagaglio sulla Cu Fharraige dove uno dell’equipaggio lo prese in consegna.

Rufy, che giaceva accasciato oltre la balaustra della nave, guardò al Baratie.

“Allora, Sanji. Ti va bene andartene così? Sicuro di non volerli salutare?”

Sanji alzò le spalle in segno di poca importanza. “Nah, non importa. Partiamo finalmente.”

“Hey, Sanji,” lo chiamò Zeff dalla balaustra del piano superiore. “Prenditi cura di te ora.”

Sanji si accasciò sul ponte singhiozzando di gratitudine e tutti I cuochi si disperarono assieme a lui.

Zoro ghignò mentre Tenzou rideva. Rufy si rialzò Mentre Sanji saliva a bordo.

“Bene ragazzi! Andiamo a scoprire il mondo! Diamoci da fare!”

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I Quattro uomini rimasero a guardare finché il ristorante non scomparve alla vista.

“Allora, Sanji,” iniziò Rufy. “Cosa c’è per cena?”

“Feh,” lui si accese una sigaretta. “Mangerai per bene quello che ti metterò sul piatto, idiota d’un Commodoro.”

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A/N: Nel caso vi stiate domando perché non ho nominato né Pearl né Creek e le loro battaglie,. È perché sto cercando di mostrare una cosa...
Rufy si è allenato molto più duramente di quanto abbia fatto in canon.
Possiede una buona conoscenza dell’haki e ha combattuto con i marine più alti di livello (cioé, a Mariejoa gli facevano il culo). Se si fa un paragone, Creek non regge proprio...
Era ancora arrabbiato riguardo a Zoro e il Baratie gli piace davvero, quindi quei tizi sono diventati l’oggetto su cui sfogare la sua ira.
Lo so che è un po’ OOC che Rufy uccida qualcuno, ma ricordate, ha avuto delle esperienze molto diverse nei marine e durante la sua giovinezza. Ci saranno altri flashback dettagliati quanto mi verrà voglia di metterli :D
Ora, Arlong. Era nella stessa ciurma di Jinbe. Sarà un po’ più problematico quindi avremo un po’ più d’impegno. Ci saranno scene di lotta, lo prometto! :D
Ovviamente, come si era capito da tempo, le Unità Operative Speciali propugnano un senso della giustizia più personale degli altri, ecco perché lasciando andare Gin e, sì, apparirà di nuovo! Si unirà con un migliore capitano ed una ciurma con cui andare d’accordo (Gin ha bisogno di persone che lo amano!)

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Capitolo 6
*** Primo intermezzo - Tieni d'occhio il mio fratellino ***



Note dell’autore: Questo non è il seguito, ma uno dei parecchi intermezzi che ho scritto per parlare del passato, più del loro complotto e delle avventure dei loro amici in altri posti. Ne ho alcuni già fatti su Shanks, Dragon, Rufy da piccolo e Ace, con altre mezze complete. Ho progettato l’intera storia quindi devo solo buttare giù i dettagli sulla carta. Ace è parecchio amichevole, sapete. Questo pezzo è da collocare prima del primo capitolo, quando erano tornati per un certo periodo alla base.

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Ace era veramente felice di essere un Rogia perché, al diavolo il grado, se non lo fosse stato, Tenzou gli avrebbe fatto una bella ferita. Fece una smorfia realizzando che il suo amico era probabilmente ancora incavolato per il commento sul ‘sexy segretario’. Insomma, era una cosa di cui normalmente si sarebbe riso, ma le situazioni non erano mai normali quando c’entrava Rufy.

Inoltre, sembrava tenere Rufy ben sotto controllo (come diavolo era riuscito ad imitare il ‘pugno amorevole’ del nonno così bene?) e con così tanta cortesia, pure.

Ace era impressionato dalle sue maniere, sul serio. Lui stesso era un tipo amichevole, perciò si comportava come al solito, con i suoi soliti metodi, ma Tenzou aveva assunto la modalità ‘sono terribilmente gentile e ho intenzione di farti soffrire fino alla morte, bastardo’ così freddamente da fargli sospettare che Kuzan-sensei* gli avesse dato dei consigli. Ace ci rifletté un momento prima di definirlo un nonsenso. Quel tipo di personalità era tutta sbagliata.
Sospirò e sbatté la testa contro la scrivania con dei colpi pietosi.

Tenzou si limitò a voltare una pagina del rapporto che stava leggendo e a fare una smorfia di derisione.
"No."

"Tenzooooooooooooooooouuu."

“Se non funziona per Rufy, cosa le fa pensare che possa funzionare per lei, Contrammiraglio?”

Tenzou si concentrò sul suo rapportò ed ignorò fermamente l’espressione di pietà che Ace gli rivolgeva.
“E’ per via della storia del ‘sexy segretario’, vero?”

“No, vuol dire semplicemente che non farò il lavoro al posto tuo e se continui a tirar fuori quella cosa di manderò una torta corretta con la kairouseki** per il tuo compleanno.”

Ace rifletté e si grattò la testa.

“E cosa ottengo se faccio il bravo?”

“Un ingresso gratis con consumazione per il club okama che ha aperto Emporio Ivankov nella Rotta maggiore.”

“Sei proprio un bastardo, lo sai vero?”

Tenzou sorrise misterioso.

“Evidentemente sì, ‘Pugno di fuoco’.”

-break-

Ace sospirò e scarabocchiò qualche altro dei suoi rapporti.

Li avrebbe in verità passati a qualcuno dei suoi subordinati, ma Halia gli avrebbe semplicemente sparato e Maynard o lo avrebbe ignorato o gli avrebbe fatto una lunga e noiosa ramanzina sui suoi doveri (non era sicuro di quale cosa fosse peggiore).

Fece una pausa mentre gli veniva in mente una cosa.

“Hey, hai convinto tu Halia e Maynard a cospirare contro di me?”

“No, hanno fatto tutto da soli, e non è una cospirazione, se tutto quello che fanno è assicurarsi che tu faccia il tuo lavoro d’ufficio. Non negherò di averli incoraggiati.”

“Traditore.”

“Ho semplicemente simpatizzato con il dolore che deriva dall’avere un irresponsabile come ufficiale superiore.”

Ace assunse una ridicola espressione e sorrise trionfante mentre le labbra di Tenzou si piegavano in un sorriso divertito.

“Allora, come vanno le cose con Rufy?”

“Siamo molto felici assieme. Rufy assumerà il nome Rufyko e andrà a trovare Emporio Ivankov. Spero che acconsentirai a fare da padrino al nostro primo figlio. Gli daremo il nome di tuo nonno.”

“Sei proprio uno stronzo.”

“Di tuo padre allora.”

“Non penso di averti ancora detto quanto ti odio, vero?”

Tenzou fece una smorfia e Ace gli mise una mano sulla spalla sghignazzando senza contegno mentre si avviavano verso l’ingresso.

-break-

Potevano sentire il forte putiferio che venivano dall’altra patte del complesso.

Ace sorrise affettuosamente.

“Sembra che Rufy si stia divertendo. Parlando seriamente, come vanno le cose?”

Tenzou alzò le spalle.

“Sai com’è fatto. Buttalo da qualche parte e per quanto poco ortodossi saranno i suoi metodi ne uscirà fuori.”

Ace gli rivolse uno sguardo malizioso.

“Allora, quella storia riguardante una certa sexy shichibukai?”

“Di sicuro non quello che stai pensando. Continua così e diventerai la statua alla memoria di te stesso. Si può sapere qual è il vostro problema con la vostra completa mancanza di istinti di sopravvivenza?”

Ace agitò la mano senza cura.

“E dove sarebbe il divertimento, sennò?”

Si avviarono verso un corridoio e presero la strada più lunga facendo un giro in circolo prima di arrivare al cantiere.

-break-

Ace si passò le dita tra i capelli in maniera casuale.

“Possiamo contare su Halia e Maynard. Se, anzi, no, quando succederà, saranno con me. Non è necessario, ma è bello che io abbia dei nakama dedicati a me.”

Tenzou annuì e scrutò calmo l’aria alla ricerca di potenziali spioni o Den-Den Mushi.

“L’avevo immaginato. Ti guarderanno le spalle, così come noi.”

“E Rufy?”

“Non ho intenzione di abbandonarlo ora. Dovunque deciderà di andare sarò con lui.”

Ace annuì e si fermò davanti ad una finestra.

Rimasero in silenzio per un po’, semplicemente guardando il via vai di marine sul pontile.

Il contrammiraglio non riusciva a stare fermo.

“Ci sarà molto preavviso?”

Tenzou lo fissò con la coda nell’occhio.

“Probabilmente no, solo il segnale pre-arrangiato. Potrebbe succedere in qualsiasi momento o potrebbe non succedere del tutto.”

“No,” intonò Ace cupo. “Succederà. Stiamo parlando di Rufy. È davvero solo una questione di tempo. L’avrei già fatto io ma…”

“A quel punto la rete si sarebbe chiusa su Rufy e nessuno probabilmente ne sarebbe uscito.”

Tenzou guardò oltre la finestra e commentò in tono neutrale.

“Qualunque cosa succeda, è meglio essere preparati per ogni evenienza, giusto? Non si sa mai quando toccherà gettare via tutto e scappare per salvarsi.”

"Tenzou…."

"Hmm?"

“Per favore, tieni d’occhio il mio fratellino.”

Guardò il suo amico seriamente per un momento prima di riportare il suo campo visivo di nuovo alla finestra.

“Non essere stupido, Ace. Io tengo d’occhio tutti i miei amici. Che ne dici di promettermi qualcosa come non andare a farti uccidere, addormentato come sei?”

Questa frase fu seguita puntualmente da una grande esplosione seguita da urla indignate.

Ace fece cadere la testa contro il davanzale con una botta.

Tenzou fece una smorfia e sbottò una lunga fila di imprecazioni da scaricatore di porto (che Ace cercò immediatamente di memorizzare).

Quell’idiota di un Commodoro.” Si avviò verso la piazza verso la sua preda ed Ace giurò di aver visto un raggio ghiacciato che lo seguiva, ma forse era solo la sua immaginazione.

Rimase seduto a guardare le navi che salpavano e ormeggiavano, i marine che correvano da una parte all’altra, Rufy che veniva minacciato da uno dei suoi amici e le nuvole che si accumulavano.
Sospirò e si accasciò all’indietro.

"Ahn~ Ho di nuovo fame.”

-break-

Note dell’autore: Mi piace vederli interegire come una qualsiasi coppia di ragazzi :) Ora lasciamoli andare a fare l’aperitivo! Supportiamo il cast di OC! Be’, Smoker ha Tashigi, Rufy ha Tenzou e Garp ha Bogard quindi ha senso che anche Ace abbia qualcuno che lo supporta. Non sono ancora apparsi, in realtà, ma voglio introdurli ora perché appariranno con Ace tutte le volte che spunterà- anche Ace ha degli assistenti! A dirla tutta, ne ha due perché ha più lavoro che Rufy. Halia viene dal termine latino per aquila di mare (anche Oda lo fa e i nomi sono difficili da trovare!). Maynard era l’uomo che uccise il Barbanera storico (per Ace è un ottimo uomo da aver in squadra). Sono i suoi più leali e diretti subordinati. Inoltre, non si fanno coinvolgere in nessuna delle sue pazzie, proprio come Tenzou e Rufy. Avrei preferito usare qualcuno degli Spade Pirates ma non conosciamo nulla su di loro! :( Per la maggior parte si vedono a lavorare per Ace e non avranno un ruolo particolare fino alla fine della storia.

Halia è un cecchino e ha una vista esemplare grazie al suo frutto del diavolo che è uno zoo-zoo, tipo aquila di mare. Si è impegnata a sviluppare questa abilità primaria per avere un vantaggio grazie alla vista acuta nella forma di zoan posseduta. Mentre può perfettamente usare la vista le manca quel livello di controllo nel resto della trasformazione e quindi o usa solo gli occhi oppure si trasforma interamente per volare.
Il frutto non gli dà aumento di resistenza o forza e la sua abilità di volo è pari a quella di un vero uccello. Non può portare pesi extra ad eccezione del suo fucile perciò è incapace di trasportare i compagni. È leggerissima e magra lei stessa, e anche se la sua forza aumenta leggermente per la trasformazione un uomo ben messo è comunque più forte.
Non ha una storia insolita e si è unita ai marine semplicemente per avere un efficace miglioramento delle sue qualità di cecchino. Le sue capacità sono il risultato di sessioni intense di allenamento più che un particolare talento naturale. E’ una buona amica di Ace e lo rispetta profondamente anche se alcune sue stranezze la irritano. Lo rispetta come capo e lo ha seguito in battaglia in numerose occasioni.
Halia ha una storia con Maynard anche se nessuno sembra notarlo. Questo dipende sia per la loro natura e sia perché non si comportano come Ace insiste dovrebbe comportarsi una coppia. Oltre a quello, non lo stanno nascondendo in nessun modo.
Ha ventotto anni e possiede il grado di comandante. È a volte definita ‘Occhio d’aquila’.

Maynard è un eccellente spadaccino ma è esperto anche di tattiche militare. Le sue vittorie strategiche l’hanno portato alle attenzioni degli alti gradi.
Si è allenato con Smoker e Hina, rimasto poi in contatto con entrambi. Tempo fa Hina lo ha preso in giro per essere finito sotto il comando di uno più giovane ma lui rispetta Ace come un capo eccellente anche se ama un po’ troppo il divertimento.
Maynard di solito parla solo quando pensa che sia necessario ma la sua espressione usuale, più che seria, è di solito una di educato interessamento distaccato. Però è la sua espressione naturale, non come Tenzou che si è allenato ad fare il sorriso freddo ed educato.
Va molto d’accordo con Tenzou ed è coinvolto nel ‘progetto’.
Pur essendo un eccellente marine e possedendo una bussola della giustizia decente non ha mai espresso un particolare attaccamento alla divisa. Ha uno stile di lotta simile a quello di Tenzou ma è molto più abile. Ha uno stile flessibile preparato per cavarsela con avversari più forti fisicamente. Ha particolarmente in odio coloro che tradiscono I compagni, gli individui ambigui ed è stato parte del rinforzo di Rufy durante il problema con X Drake.
Ha una storia con Halia nonostante l’incredulità dei compagni di equipaggio. Come Halia, non ha un backgroud interessante a meno che non vi interessi sapere a questi riguardo il suo dessert preferito (Torta di Mele coperta di panna).
Ha trentadue anni e possiede il rango di capitano. Ogni tanto è definito ‘Go Master’.

Note::

Sensei: maestro

Kairoseki: agalmatolite


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Capitolo 7
*** Una missione di salvataggio ***


Untitled Document

A/N: Ho cercato di fare di Tenzou un personaggio piacevole, ma mi sembra che stia avendo troppo spazio. Ho scoperto che nei capitoli successivi sarà più facile da bilanciare. Il suo ruolo è supportare Rufy in questo AU. In pratica è come Alfred per Batman, Bogart per Garp, Rayleigh per Roger, Marco per Barbabianca e adesso mi sembra di star elencando coppie yaoi *testa sulla scrivania* (Hmm, non che mi dispiacerebbe vederne alcune).
Per ricordare, Rufy è un bravissimo combattente (non che non lo si sappia già) ma non un buon marine. Quelli attorno a lui ne sono pienamente coscienti.
Grazie mille a tutti! ^_^

________________________________________

Sanji morsicava la sigaretta, frustrato. La scena sul ponte della Cu Fharraige era quella di una confusione appena organizzata, mentre l’equipaggio si muoveva con la distintiva e decisa intensità delle forze navali.

Rufy e Tenzou erano corsi via ad indossare le uniformi, giudicandole il miglior sistema per essere il marchio riconoscibile della ‘giustizia’. (Rufy aveva lasciato una striscia di vestiti dietro di lui, che Tenzou raccoglieva dal terreno con movimenti dati da una lunga pratica). Controllò l’orizzonte intensamente per scorgere qualche segno del loro obiettivo. E pensare che la giornata era partita così bene.

-break-

Il Mare Orientale era benedetto da un bel tempo e da correnti docili. Niente a che vedere con la pazzia della Rotta Maggiore e per la maggior parte del tempo era sprovvisto delle tempeste che assalivano gli altri mari. L’intera tragedia prese vita in una bella giornata, come al solito.

Sanji si stava occupando della cucina, come se avesse preso possesso di un piccolo regno malmenato da una guerra combattuta con parecchie altre potenze dominanti dotate di armi maggiori, ma meno regalità innata, e la governava con decisione tattica, utile quando si aveva a che fare con Rufy (o con chiunque altro della sua famiglia): questo comportava organizzare le razioni di tipo militare ma anche da far sbavare e spiaccicare una scarpa artigianale sulla testa del proprio ‘amato’ Commodoro ogni due per tre. Tajiyo, il ragazzo di servizio ed apprendista cuoco, idolatrava il suo superiore per quest’ultima unica ragione. Sanji faceva finta di non notarlo desiderando che ci fosse qualche donna a bordo (era così tanto che non aveva occasione di avere la compagnia del gentil sesso).

Zoro si allenava infaticabile nel dojo e, ad essere onesti, non faceva mai un allenamento che non fosse considerato duro o barbarico. Perciò, sembrava abbastanza sul genere di quelli preparati da Garp quando voleva divertirsi un po’ (e quell’uomo era quasi sempre annoiato). In verità, avrebbe dovuto starsene sdraiato a letto ma per costringerlo ci sarebbe voluta molta più forza da parte dei suoi compagni che quella che ne comportava l’allenamento stesso, oltre a danneggiare la nave. Perciò, glielo lasciavano semplicemente fare (naturalmente, dopo una lotta tra uno sguardo demoniaco e un sorriso da era glaciale che aveva lasciato Sanji perplesso e aveva fatto scappare Rufy a nascondersi urlando qualcosa su un frutto del diavolo sul lavoro d’ufficio).

Tenzou era seppellito sotto una montagna di documenti (decorati ad arte con parecchi origami di gru e tigri), mormorando cupamente, e nessuno era così stupido da disturbarlo senza ragione. L’ultima persona che l’aveva fatto si stava ancora togliendo le schegge di una tazza da the dalla fronte con le pinze.

Il loro potente capo si dondolava dalla postazione di vedetta per evitare il lavoro (ecco perché non era per niente sorprendente che Tenzou fosse particolarmente incavolato).

Era meravigliosamente piacevole e probabilmente sarebbe rimasto così fino all’ora di cena, che era un esercizio di strategia di combattimento, se non fosse improvvisamente arrivata la chiamata.

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Tenzou aveva il broncio mentre spuntava dalla montagna di documenti e rapporti che ricoprivano la sua scrivania, domandandosi per l’infinitesima vota perché non avesse richiesto il trasferimento immediato ad Impel Down nell’esatto momento in cui aveva incontrato Monkey D. Rufy.

‘Sono forse un masochista?’ si chiese pigramente costruendo una scimmia di carta mentre leggeva un altro rapporto dal quartier generale. Non lo pensava di sicuro ma se un giorno fosse arrivata una conferma del genere avrebbe fatto la cosa più onorevole da fare, cioè togliersi la vita (o chiedere a Zoro di farlo al posto suo).

C’erano parecchi documenti confidenziali sulla nave a vari livelli. Le unità speciali prendevano alcuni incarichi ‘delicati’. Non al livello della cyber pool, ma delicati a sufficienza perché fosse necessario il pugno di ferro. Tenzou aprì il lucchetto della sua scrivania per estrarne la sua cartella personale. La loro unità era attiva solo da un paio d’anni, ma si erano già occupati di alcune ‘elite’ (parecchi giovani viziati con connessioni coi Tenryubito*). Ad esempio, avevano affidato alcune scrivanie piuttosto importante a lecchini dalle dubbie capacità. Sengoku aveva subito fermato il tutto quando l’aveva scoperto (e com’erano riusciti ad eluderlo, innanzitutto?). Mandare le persone sbagliate per un lavoro era uno spreco terribile di risorse, davvero. La metà di loro era morta, un quarto si era dovuto ritirare a causa delle pesanti ferite riportate ed il rimanente aveva dato prova di essere totalmente inaffidabile, tanto che Rufy ‘li aveva mandati a casa’ con un messaggio particolarmente efficace. Nonostante il Commodoro avesse la sfortunata caratteristica di famiglia di svelare i segreti con tranquillità, capiva la necessità di avere nakama fedeli.

Poi il dottore si era dovuto ritirare sfortunatamente (perché sentiva di non poter più svolgere il suo lavoro ad un livello eccellente con la perdita della mano destra) e parecchi cuochi avevano dimostrato di non reggere un ‘vero’ mangione (già, c’erano state crisi isteriche).

‘Dio, grazie per Sanji,’ rifletté occhieggiando al libro dell’equipaggio di cui si doveva poi occupare.

La realtà è che facevano una professione pericolosa e violenta. Ogni membro della squadra prendeva una pensione insolitamente generosa e risarcimenti alla famiglia in caso di caduta in servizio.

‘Abbiamo bisogno di un dottore decente e in generale di altre persone.’

Tenzou sospirò e gettò lo sguardo verso la parte più distante della stanza, dove c’era un libro in un compartimento nascosto.

‘Rufy ha bisogno di nakama che siano forti e fedeli se ha intenzione di sopravvivere in futuro. Rufy, tutti stiamo aspettando che tu faccia la tua mossa.’

-break-

In definitiva era una giornata noiosa. Il fatto che Rufy avesse deciso di farse un pisolino sul ponte ne era una buona dimostrazione. Ma anche lontano dalla Rotta Maggiore, nel pacifico Mare Orientale, c’erano sempre problemi in agguato. Dopotutto, era la grande era dei pirati, l’era scatenata.

'bring-bring-bring-bring.'

Il Den-den mushi tremò e squillò cercando di richiamare l’attenzione. Tenzou gli scoccò un’occhiataccia risentita e giocò con una lettera aperta. Il Sergente Maggiore Nate lo prese come un segno che avrebbe fatto meglio a rispondere prima che il Capitano si lasciasse andare a della crudeltà sugli animali.

“Buongiorno, questa è la corazzata militare Cu Fharraige. Come posso esservi d’aiuto?” L’uomo posò la penna sulla carta, che era preposta per prendere appunti, mentre ascoltava la chiamata. “Ah, può attendere per un momentro per favore?”

Nate portò velocemente la lumaca con l’aspetto lacrimoso verso Tenzou che alzò un sopracciglio all’espressione terrorizzata di Nate, prima di prendere il ricevitore.

“Parla il capitano Tenzou.”

“Pirati… Krhahador…tradimento…omicidio…Usop-san…”

Sì, sulla nave era stato tutto pacifico finché il Sergente Maggiore Nate non era arrivato correndo nell’ufficio gridando un codice militare che aveva fatto scattare immediatamente tutti sull’attenti.

Rufy saltò giù dalla sua pertica e si avviò verso l’ufficio, mentre i marine si affrettavano a raggiungere i posto che erano preassegnati. Si precipitò nello studio dove Tenzou stava parlando rapidamente con qualche ragazza al Den-Den mushi. Zoro e Sanji scalpitarono dietro di lui, essendo stati convocati da qualcuno dell’equipaggio.

“Ohi, Commodoro del cavolo. Che diavolo sta succedendo?”

Rufy aveva il viso scuro.

“Missione di salvataggio.”

-break-

Se chiedete di Rufy a qualcuno che lo conosceva, tutti saranno d’accordo su un punto. Era un ineguagliabile idiota come nessun altro. Era uno spreco di energia spiegargli cose complicate. Generalmente tendeva a ridurle a ‘oggetti misteriosi’.

Era anche facile fregarlo con il cibo, cosa che infastidiva veramente i marine di alto grado. Perché diavolo era uno dei loro combattenti più promettenti se poteva essere comprato con della carne (ma ad essere onesti, molte delle loro squadre ufficiali avevano i loro casi umani, e quelle che non li avevano, li avrebbero sviluppati)?

Sanji e Zoro lo avevano conosciuto piuttosto bene e (nonostante non lo volessero ammettere, dato che la maggior parte dei veri uomini non l’avrebbe fatto) erano anche parecchio amici. Quella fu la prima volta in cui capitò loro di vedere ‘il Commodoro Rufy’ invece che ‘l’idiota che dovrebbe essere un marine con il furtivo segretario super-efficiente alle spalle’.

Aveva una serie espressione sul viso e, be’, se dovevano in qualche modo descriverlo, aveva ‘carisma’. Strano ma ovvio, Rufy era al lavoro.

“Capitano Tenzou, rapporto!”

Tenzou lo salute velocemente. “Signore, abbiamo ricevuto una chiamata di emergenza da una nave: la ‘Going Merry’ con a bordo Merry-san, Kaya-san e tre bambini in tenera età. In breve, c’è stata una congiura per rubare l’eredità di Kaya-oujosama** ad opera del pirati del Gatto Nero. Dopo una battaglia, sono fuggiti dal villaggio Syrup cercando assistenza. I pirati li stanno inseguendo velocemente.”

Zoro strinse la presa sulle spade, ignorando Sanji che sembrava aver preso fuoco ed urlava qualcosa a proposito di ‘salvare una principessa’.

Rufy strinse gli occhi. “Pensavo che quei tizi fossero stati sistemato dopo l’esecuzione del loro capitano un anno fa.”

“Sembra che non sia così. Si stava nascondendo come membro dello staff della giovane signorina.”

“Quindi, a parte la solita spazzatura, di chi dobbiamo occuparci?” interruppe Zoro. “Ci sono delle taglie che valga la pena menzionare?”

Tenzou scorse i suoi registri prima di prendere due avvisi. “Solo due dell’equipaggio hanno taglie quindi non conosciamo molto sul resto di loro a parte il fatto che sembrano avere una sorta di insana passione per i gatti.”

“Va bene,” disse Rufy, richiamando l’attenzione. “La nostra missione è intercettare la Going Merry, proteggere i passeggeri ed eliminare il pericolo alla fonte.”

“Dove diavolo ha imparato quelle frasi Rufy?”

“Addestramento di base. Le cose ti vengono urlate così tante volte che prima o poi si memorizzano.”

“E allora…”

“Il cibo è l’eccezione ad ogni regola per Rufy.”

-break-

Quando Zoro aveva acconsentito ad arruolarsi con Rufy ed il suo baby-sitter, di sicuro non si aspettava quello.

Al momento il ‘marimo che mi fa incavolare’ stava rigido, le braccia tenute imbarazzatamene stese per non toccare nulla ed era nervosamente nella presa di una fragile ragazza bionda che gli singhiozzava nella camicia macchiandolo un po’ dovunque di lacrime e moccico.

Sanji si stava lamentando da qualche parte nelle retrovie, ma lui non era esattamente nella posizione di divertirsi con la rabbia degli idioti al momento. Era troppo impegnato a pensare ad una via d’uscita da quella terribilmente strana situazione.

Tenzou (quel bastardo incorreggibile, state sicuri che Zoro avrebbe fatto del suo meglio per far conoscere lo Wadou a qualche parte delicate del suo corpo, all’occasione) non l’aveva aiutato in nessuna maniera e si era fermato solo per fulminarlo con uno dei suoi sorrisi divertiti, prima di tornare ad intervistare l’uomo ferito gravemente con la pettinatura a pecorella.

Rufy era stranamente affacciato sull’animale di prua della piccolo nave impegnato sensibilmente ad avvistare i pirati, ma Zoro aveva la sicurezza che si stesse semplicemente divertendo della posizione, se le stelline che stava emettendo erano una valida prova.

Zoro sospirò e stranamente diede dei colpetti alla spalla della ragazza, facendola piangere maggiormente. Bene per gli spadaccini, ma le ragazze in lacrime… Non era per quel motivo che aveva dietro quello stupido cuoco maniaco?

Avevano raggiunto la piccolo caravella relativamente in fretta dopo il tete-à-tete che Tenzou aveva avuto col gruppo. Il pesantemente bendato Merry era stato velocemente caricato su una barella e trasportato sulla nave della marina. Il secondo in comando ed esperto di documenti aveva lasciato il ferito con qualche parola di conforto e segnalato, con uno dei quegli incomprensibili segnali da marine che Zoro doveva ancora imparare, di portarlo all’interno perché si riprendesse. I tre bambini si erano attaccati a Sanji, il quale stava facendo un lavoro eccellente nell’inzupparsi i pantaloni firmati di lacrime e moccio. La ragione per cui Zoro era così arrabbiato con Tenzou era che invece di venire a salvarlo da un’ulteriore cascata di lacrime che sarebbero arrivate, il suddetto stava parlando con Rufy (parti anatomiche estremamente delicate, decise)! I due parlarono per un momento prima che il più anziano rimanesse sorpreso da qualcosa che Rufy aveva detto. Annuirono, per qualunque cosa si fossero messi d’accordo, e l’altro tornò sulla corazzata.

Rufy sembrava strano con l’uniforme. Aveva rinunciato alla giacca sportiva e si era semplicemente gettato il mantello da marine sulle spalle. Non stava male, eppure, sembrava così incredibilmente giovane in quell’affare. Mentre Tenzou stava così bene da avere probabilmente l’accesso a qualsiasi edificio militare al mondo Rufy sembrava ‘sbagliato’ in qualche fondamentale particolare (uno familiare, su cui però non riusciva a focalizzarsi con precisione). Camminarono fino all’agitato Sanji che aveva fatto davvero un lavoro ammirabile nel calmare i tre bambini, anche se stava scoccando occhiatacce a Zoro, pronto a balzare al salvataggio in qualunque momento (e liberare Kaya-chwaaaaaan dalla presa maligna del marimo).

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Rufy fissò i tre bambini dalla faccia pallida, che si afflosciarono sotto il suo sguardo impassibile.

“Ho sentito cos’avete fatto. Avete combattuto contro dei veri uomini, pericolosi pirati, quando sapevate di non avere possibilità.”

Tremarono, allora Rufy sorrise.

“Ragazzi, è un onore incontrarvi. Combattere per i propri nakama è cooooosì fantastico!”

I tre sbatterono le palpebre increduli, mentre l’altro sorrideva divertito.

“Anch’io sono impressionato,” disse Tenzou dolcemente. “Avete fatto del vostro meglio e non vi siete arresi finché non ci avete trovato. Penso che abbiate fatto più di quanto ci si aspettava da voi.”

Rufy si chinò sulle gambe gommose e si allungò verso di loro per sussurrargli: “Hey, anche io ho perso delle persone importanti. Voi siete molto più fighi di quanto lo fossi io all’epoca.”

I tre riiniziarono a piangere ma cercarono di trattenersi come dei veri uomini, mentre quello con gli occhiali tirava su col naso. “E’ stato l’ultimo ordine di un grande pirata, il capitano Usop!”

“Un grande uomo e un grande pirata!” urlò Rufy, sistemandosi velocemente per il saluto militare.

Tenzou e Sanji lo imitarono subito con il saluto. Zoro riuscì a liberarsi dalla ora tranquilla Kaya e si adattò al saluto di tutti gli uomini. I bambini ricambiarono in fretta il saluto.

Rufy sorrise malefico. “Avete fatto la vostra parte, ora è il nostro turno. Daremo una lezione a quei tipi per voi, per Kaya e per Usop.”

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I piani erano cose eleganti. Erano lavori preparati ad arte con maestria che segnavano la differenza tra un’esca per i Re del Mare e i vincitori. Kuro li apprezzava e prendeva ogni piano ben riuscito come prova della sua superiorità. Ogni ostacolo, comunque, l’avrebbe trattato con la stessa crudeltà che riservava alla sua stessa ciurma…

Si erano occupati del moccioso ma chi avrebbe mai potuto immaginare che la tenera signoria Kaya avrebbe dimostrato di essere abbastanza in gamba da varare quella piccola misera caravella e scappare dall’isola?
Però, rifletté, lei doveva aver capito che gli abitanti sarebbero stati un bersaglio se si fosse comportata male. Forse l’aveva sottovalutata un po’. Jango aveva pagato per il suo… dispiacere per questo motivo e se l’altro fosse ancora vivo quando fosse tornato sull’isola con quella combina guai della signorina Kaya avrebbe potuto decidere di non perdonarlo.

La caravella si era arenata. Era stato un trucco completamente stupido ed ora era fallito. Ecco perché amava i piani. Quella stupida ragazza stava cercando disperatamente di risistemare le vele; poteva vedere il suo mantello dal ponte, veramente un tentativo da ridere. Si voltò appena prima di iniziare a correre verso la cabina.

“Preparatevi all’arrembaggio. Sono una ragazzina, tre bambini e un servitore mezzo mordo. Posso fidarmi che siate in grado di occuparvi di qualcosa di così semplice?” li derise.

La ciurma impallidì e si affrettò al lavoro.

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Il ponte della Going Merry era deserto quando si gettarono a bordo. Brandendo le loro armi e terrorizzati dall’ira del loro capitano si gettarono nelle cabine sperando di farla finita alla svelta, per sua soddisfazione. Ovviamente, finirono dritti nella trappola e sconfitti in un attimo.

Zoro e Tenzou avevano preso le stanze e teso imboscate ad pirati in corsa mentre Sanji e Rufy erano rimasti fuori ad attaccare dal retro. In pochi attimi, l’intera ciurma era stata praticamente decimate.

Sanji si accese una sigaretta e prese un lungo sospirò. “Be’, è stato imbarazzante.”

“Dillo a me,” brontolò Zoro. “Ho bisogno di spade di ricambio decenti. Queste non me le sento per niente bene.”

“Sono spade, non scarpe, pulce con i capelli ad alga!”

“Cuoco del cavolo!”

“Eeeee se ne stanno andando!” strascicò Tenzou mentre i due si lanciavano in un combattimento vizioso.
Rufy si toccò tranquillamente il naso mentre li vedeva avventarsi sulla nave. “Pensi che sappiano che non abbiamo ancora sconfitto il loro capi?”

“Non ne sono sicuro,” rifletté il suo ‘segretario’. “Dovremmo preoccuparci di dirglielo o dovremo semplicemente aspettare finché quei tizi con problemi alimentari e fissati coi gatti li becchino?”

Gli ufficiali batterono le palpebre all’udibile suono di ossa rotte.

“Non importa, penso che li abbiano visti. Wow, sembra proprio doloroso! Figo!” si entusiasmò Rufy.

Tenzou rilasciò un gemito. “Hai una vaga idea di quanti documenti ci vorranno ora? E mi toccherà farli tutti. Finiamoli e andiamocene da qui.”

Vedendo che il sorriso che teneva stava diventando piuttosto rigido e gelido, Rufy pensò che fosse una buona idea perché quel sorriso parlava di rapporti, roba di riunioni e di poco cibo permesso.

Normalmente, quello sarebbe stato il momento della favola in cui il nemico finale si manifestava, faceva il suo abusato e malvagio discorso ed attaccava gli eroi. Ma non fu quello che successe quella volta.

Kuro non aveva nemmeno fatto in tempo a mettersi i guanti che Rufy lo aveva gettato sulla loro nave e lo aveva picchiato fino a terminare i giorni di sole del maggiordomo assassino.

Sfortunatamente, le parti interessanti erano state così veloci che la battaglia durò meno di dieci minuti totali (non includendo la schermaglia tra Zoro e Sanji, che stava continuando intensa anche dopo venti minuti, finché Tenzou non intervenne, visto il cattivo umore probabilmente spronato dal documenti in attesa e caratterizzato da un aumento del livello di educazione fino allo stato di ‘guerra fredda’, facendo correre Rufy per la nave urlando qualcosa su ‘il frutto del diavolo del lavoro d’ufficio’.)

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Il seguito di una battaglia portava sempre due conseguenze su una nave della marina. Le medicazioni e la burocrazia.

L’unica persona che aveva bisogno di attenzione mediche era Merry, al momento stabile a sufficienza da resistere finché non avessero trovato un buon dottore sull’isola. Il che lasciava il lavoro d’ufficio.

Decidendo che la fuga era la migliore difesa, tutti abbassarono la coda e scapparono come ragazzine lasciando il tutto nella capaci e minacciose mani di Tenzou.

Sanji si richiuse in cucina per prodigarsi in attenzioni per Kaya (e ai bambini, dato che c’erano anche loro), Zoro si ritirò nella sala degli esercizi e Rufy fu trascinato per le orecchie da un freddo Tenzou in maniera che potessero mettersi al lavoro. Era la parte peggiore ma quella più necessaria, e il ‘sexy segretario’ era in un momento piuttosto vendicativo, quindi anche il Commodoro avrebbe dovuto sottostare la lavoro.

Quando raggiunsero l’isola di Syrup, Tenzou salutò per prima cosa e marciò con un contingente di marine per accompagnare a casa i tre ragazzi nonostante le loro proteste.

Rufy li aveva salutati leggermente, e Sanji e Zoro li ricompensarono rispettivamente con un sorriso e un cenno misurato del capo. Tenzou incontrò gli occhi di Zoro oltre le loro teste e ricambiò con un’espressione infelice prima di sbarcare. Sanji lo indicò interrogativo.

“E’ preoccupato per i bambini. In pratica hanno visto il loro eroe e migliore amico morirgli davanti. Ci saranno ripercussioni.”

Sanji aspirò dalla sigaretta pensoso mentre aspettavano Kaya. La giovane era pallida ma determinata e dato che era una proprietaria terriera indipendente ed emancipata non poterono davvero impedirle di fare nulla, se non c’era una legittima minaccia. Emerse dalla cabina dove era stata alloggiata e i quattro si avviarono in direzione del punto più lontano dell’isola.

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Quando Kaya aveva visto il corpo malmenato del suo migliore amico si era gettata sul suo petto, scoppiando nuovamente a piangere. Era già stata davvero ammirevole e nessuno la incolpò di nulla. Era stata tradita da uno dei suoi confidenti più fidati, attaccata dai pirati e i suoi più cari amici erano stati presi di mira, ma era comunque riuscita a riprendersi e a scappare per salvarsi.

Sanji si inginocchiò al suo fianco, adulandola gentilmente e lasciandola singhiozzare sulla spalla finché non fu esausta. Zoro e Rufy esaminarono il corpo notando le ferite ed il colpo datale in qualche maniera spassionatamente.

“Ha combattuto per proteggerti,” commentò il primo, guardandola fissa negli occhi.

Lei incontrò direttamente lo sguardo. “Era il figlio di un pirata ed un uomo d’onore.”

Zoro annuì rispettoso ed ignorò le moine di Sanji sui principi e gli eroi.

“Conoscevo suo padre.”

Tutti si voltarono sorpresi verso Rufy.

“Davvero? Come fai a sapere con sicurezza che sia lui?” Sanji era senza fiato.

“Ah, è facile. Mi ha sempre parlato di suo figlio Usop.”

Kaya si lisciò la gonna e si sedette per terra.

“Raccontami.”

Mentre Rufy parlava, Zoro svolse la coperta che avevano portato e coprì il corpo di Usop, figlio di Yasop.


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Ogni cosa era sfocata come se fosse stato colpito in testa. Poteva sentire Ben-jii che gli parlava ma non sapeva cosa gli stava dicendo.

Shanks era chinato per terra, il cappello a coprirgli gli occhi e stava toccando qualcosa sul terreno.
Lottò per liberarsi dalla presa che lo teneva fermo e vide un po’ di più.

Shanks era triste… davvero triste ed un po’… colpevole?

Sul terreno c’era…

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Dopo essersi svegliato, Rufy uscì sul ponte e si sedette contro la balaustra. Vi rimase finché Zoro non lo risvegliò il mattino dopo.

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A/N:
Zoro ha la tendenza a fare domande sulle taglie. Be’, ci sono due ragioni. Una semplicemente per sapere cosa ha guadagnato e l’altra per essere ben informato sul suo avversario. Se qualcuno ha una taglia, vuol dire che hanno catturato l’attenzione della marina e quindi è considerato una minaccia, anche se debole (questo non vuol dire che pensa che le persone siano senza importanza senza, ma sarebbe sbagliato per uno spadaccino serio ignorare delle informazioni sugli avversari che ha a disposizione).
Rufy si è impossessato di una buona porzione delle Rokushiki ma è l’unico. Tenzou ha acquisito solo il soru e si sta allenando per imparare le altre. Sanji e Zoro hanno imparato il soru da lui, e dato che conosce tutta la teoria può insegnargli anche prima che inizino ad allenarsi su quelle. Si vedrà nei prossimi capitoli (e ragazzi non vedo l’ora di avere dei capitoli su Garp per vedere il buon vecchio pugno amorevole!), ma pensavo fosse meglio precisarlo subito.
Allora, pochi capitoli fa Tenzou usava il soru e Zoro che non era abituato a combattere in quella maniera non poteva contrastarlo. Dategli un mese e la situazione sarà rivoltata.
Voglio precisare che io adoro Usop e penso che sia un figo ma senza nessuno ad aiutarlo sarebbe stato ucciso. L’unica possibilità che aveva era dare agli altri una via di fuga. Scusatemi, vado a piangere e a leggere alcune fic su Usop ora.

Note:

Tenryubito: Drago Celeste

Oujosama: nobile

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Capitolo 8
*** Secondo intermezzo. Una lettera Nera ***


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Note dell'autore: Se c’è qualche aspetto della storia che ho saltato allora avvertitemi. Sarò più che felice di aggiungerlo in uno di questi piccoli intermezzi.

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Per essere uno dei più noti pirati del mondo, Shanks non aveva cercato affatto di creare la sua reputazione.

In realtà, tutti quelli che lo conoscevano si domandavano perché non fosse conosciuto come un incorreggibile e amante delle feste piuttosto che un sanguinario Yonkou* del Nuovo Mondo.

Se non si fesse piegato al canto ammaliante del mare avrebbe costruito un’impresa eccellente di cabaret con cui costruire un capitale, o almeno così giurava Yasop. Non che Ben, Lucky Loux o altri dei suoi ‘leali’ nakama avessero da ridire. Shanks stesso amava l’idea e spesso citava le loro sessioni di bevuta con Mihawk come prova che avrebbe potuto farlo… Se l’avesse voluto.

Eppure, non era così che lo vedeva la massa.

La propaganda è una strana signora.

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Non era una giornata, un mese o un anno particolarmente interessante, quando accadde. In realtà, Shanks sarebbe stato il primo a lamentarsi sul fatto di annoiarsi e a preoccuparsi della riserva di liquore (ce n’era abbastanza da arrivare fino al prossimo porto? L’avrebbero sprecata? Qualcuno se la stava tenendo per sé? Ben gliel’avrebbe confiscata per qualche motivo?) Shanks si appiccicò contro il parapetto e sbadigliò, grattandosi il petto. Cosa non avrebbe dato per un segno della prossima isola, stava già progettando se qualcosa non fosse successo al più presto. Grugnì internamente e si domandò dove fosse il gabbiano porta giornali.

Un grande uccello stava volteggiando verso di loro. Era ovviamente una consegna ma… Prese il sottile pacco dall’uccello atterrato sul parapetto e a esaminò. Oh, se era carino. C’era pure il suo nome sopra. ‘Al Capitano Shanks, sulla Red Force’.

Ben, che era appena arrivato sul ponte, alzò un sopracciglio e Shanks decise semplicemente di aprirla con uno strappo e se qualcuno gli aveva mandato una bomba, be’, il dottore a quello serviva. Dentro c’era una lettera e un altro pacchetto più sottile indirizzato ad Yasop. ‘Che diavolo?’ si chiese. Ora quello era decisamente strano (i marine stavano cercando di aprire dei negoziati o qualcosa di simile?). Aprì la prima lettera, immaginando che fosse per lui, prima di impallidire.

La lettera era da parte di Rufy ed i suoi amici. Buona cosa.

Rufy era un Commodoro della Marina. Buon per lui, un guaio possibile per Shanks.

Aveva avuto bisogno di un contatto perché era un’emergenza privata. Shanks capì e decise di classificarla come decisamente brutta cosa.

Yasop aveva un figlio ed una moglie nel Mare Orientali. Positivo, anche se era triste saperli così lontani.

Entrambi erano morti. Una di malattia e l’altro ucciso dai pirati mentre cercava di difendere una giovane circa un mese prima. Era terribile come un terremoto.

Shanks scoccò un’occhiata al messaggio nella sua mano e strinse i denti.

Dio, che messaggio da inviare. La famiglia di un uomo era scomparsa! E in che maniera! Yasop era immensamente orgoglioso di suo figlio e adorava la sua moglie contadinotta. Bianchina aveva fatto i bagagli per lui e glieli aveva consegnati dicendogli che avrebbe avuto dei rimpianti solo se lui non fosse andato per mare ad usare le sue capacità come sempre aveva voluto. I pirati del Rosso erano tornati solo due volte al villaggio di Syrup prima di lasciare il Mare Orientale per la Rotta Maggiore. Bianchina li aveva salutati (cercando di nascondere com’era diventata pallida e magra), con la promessa scherzosa di scappare al porto ogni qualvolta avesse visto dei pirati. A Shanks era piaciuta, perché aveva fatto del suo meglio per accettare tutto nella sua vita, anche il marito cecchino e pirata (e Shanks che gliel’aveva rovinato).

Guardò il suo primo compagno che aveva preso la lettere e la stava rileggendo cupamente. Ben la lesse più volte prima di piegarla e restituirgliela.

“Non nasconderla,” lo avvertì prima di prendere l’accendino. “Questi non sono affari nostri e l’aspettare renderebbe le cose peggiori.”

Shanks annuì in riflessione. Stava pensando la stessa cosa ed era felice che Ben la pensasse come lui.

“Io gli darò questa,” brandì il piccolo pacco. “E tu avvertirai gli altri.”

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Yasop era uno dei suoi più vecchi amici e lo aveva personalmente reclutato quando aveva iniziato a radunare assieme una propria ciurma. Era per il suo sake che il giovane aveva lasciati la sua casa al villaggio di Syrup e a sua giovane moglie. Consegnare una simile notizia era parte dei doveri del capitano ma si sentiva in realtà come se li avesse uccisi lui.

…Se solo Yasop fosse rimasto nell’isola…

Il cecchino aveva accettato il pacco con semplice curiosità e lo aprì per rivelare una lettera e un libro rilegato con una bellissima copertina in pelle. Shanks sentì il suo cuore stringersi mentre guardava il viso dell’amico incupirsi sempre di più finché non dovette girare sui tacchi e correre sul ponte.

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Yasop si era chiuso nel ripostiglio per il resto della giornata, ignorando qualunque supplica ad uscirne.

Non ricomparve fino alla sera, quando entrò nella cambusa passando il libro a Shanks e immediatamente seppellendosi nella prima di molte botti di rum. I suoi nakama non erano sicuri di come avrebbero dovuto comportarsi. Anche ‘l’irriducibile Capitano Shanks’, come si introduceva a parecchie cameriere nei bar, si aggrappava alla sua sedia insicuro su quale sarebbe stata la miglior strategia di azione.

D’improvviso Yasop fece volare a botte per la stanza lasciandola spaccare contro il muro della cambusa. Traballò sui piedi e si arrampicò ubriaco sul tavolo.

“Mio figlio è morto!” esclamò. “Ma è morto da eroe proteggendo qualcuno che gli era caro. Ora vi racconterò la storia del Grande Capitano Usop, la sua coraggiosa ciurma e della dolcissima signorina Kaya!”

Si gettò a capofitto nella storia, con tutti i suoi nakama che pendevano dalle sue parole cariche di avventura. Shanks scoccò un’occhiata a Ben, che si stava accendendo una sigaretta. Il suo primo compagno annuì e sorrise leggermente.

No, Yasop non stava bene. Non lo sarebbe probabilmente più stato ma era orgoglioso della decisione presa dal suo ragazzo. Cavolo, probabilmente lui stesso avrebbe preso la stessa. Shanks sospettava che il suo cecchino avesse sempre conservato un desiderio segreto di vedere suo figlio prendere il mare e diventare lui stesso un pirata.

Guardò il piccolo libro che l’uomo dai capelli biondi gli aveva passato prima.

La scrittura era elegante e decisamente femminile; nella copertina interna era scritto con bella calligrafia:

Le avventure del grande e coraggioso Capitano Usop.

Note:

Yonkou: Imperatore

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Capitolo 9
*** Come non evitare una bandiera della marina ***


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Tenzou fissò Sanji e sorrise cortese. La temperatura della stanza si abbassò di pochi ma significativi gradi e le finestre si congelarono leggermente.

“Mi rendo conto che sia un insulto alla tua straordinaria abilità culinaria,” iniziò, con il sorriso che aumentava leggermente. “Ma, mi dispiace, non posso permetterti di nutrire i prigionieri con un cibo del genere.”

“Perché?” replicò Sanji. “Per caso non va bene?”

“Al contrario. In realtà è fin troppo buono per quei parassiti maledetti che si sono impegnati al massimo, nonostante le loro abilità estremamente limitate, a cercare di derubare e uccidere Kaya-oujosama.” Il suo sorriso si allargò ancora, pur rimanendo perfettamente educato.

Sanji sbatté le palpebre e sbuffò freneticamente fumo dalla sua sigaretta, mentre i due suoi essenziali punti fermi combattevano dentro di lui. Il capitano sorrise, emanando gentilmente un sadico divertimento. Zoro bighellonò fino alla porta e poi prontamente ritornò sui suoi passi, andandosene perché proprio non aveva intenzione di farsi coinvolgere.

Alla fine Sanji sembrò uscire dal suo errore di sistema ‘nutrire le persone vs donne’ e borbottò: “Bene, allora cosa suggerisci?”

“Lascia fare a Tajiyo-kun. Non moriranno di fame ma, mi dispiace, la tua cucina è un po’ troppo per loro, non se la meritano.”

Sanji grugnì per acconsentire e fece cenno al ragazzino occhialuto, il quale iniziò a preparare le razioni.

“Puoi portare del tè con te quando verrai fra una ventina di minuti a firmare il tuo rapporto?”

Sanji annuì e si accese un’altra sigaretta prima di gettarsi a cucinare qualcos’altro e a sfinire Tajiyo sulle gioie date dalle donne e ‘non era Kaya-swaaaan un campione esemplare?’.

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Per un’operazione relativamente semplice, una con meno di cinquanta persone regolarmente imbarcate, l’ufficio era inondato di documenti. Era davvero impressionante, rifletté Sanji, che ci fossero più colonne di carta su quelle scrivanie che in un mediocre negozio di libri.

Si affacciò intorno per cercare qualche segno dell’altro. Il marimo stava in palestra (glielo dicevano i suoi sensori da marimo, che, anche se erano meno raffinati di quelli per le donne, producevano comunque quella fonte di irritazione che gli faceva sapere dove quella insopportabile testa di cavolo piena di saké stesse russando, così da poterla evitare oppure andare a prendere a calci, a seconda dell’umore). Rufy stava sgattaiolando da qualche parte, probabilmente nei pressi della cucina, ed avrebbe presto assaggiato le nuove trappole.

Fece una smorfia. “Perché diavolo hai bisogno di fare tutti questi documenti del cavolo, comunque, Tenzou-ocha*?”

Una mano emerse da dietro un gruppo di cartelle che era alta almeno quanto la scrivania per porvi in cima una gru di carta.

“Parecchie ragioni,” venne una voce da dietro. “Una più irritante dell’altra.”

Sanji appoggiò il vassoio con il tè e gli spuntini in un punto libero del tavolo e si prese una sedia.
“Fammi ridere…”

Il Capitano della Marina si liberò dalle pile districandosi tanto da sembrare lui stesso un pezzo di carta (e facendo tremare la crescente gruppo di animali di carta sulla cima), prima di gettarsi su una sedia vicina e raggiungere felicemente una fresca tazza di tè.

“Be’, innanzitutto devo fare tutti i rapporti. Rufy, accidenti a lui, deve firmarli e basta. Inoltre, ci sono avvisi per informazioni sui criminali, pirati e rivoluzionari che si sa essere nella nostra area, così come notizie su esecuzioni, catture o rilasci delle persone di cui ci siamo occupati. Ci sono richieste per equipaggiamenti, organizzazioni dei pagamenti, pensioni, stati di salute e assicurazioni sulla vita stipulate con certi criteri. Il che significa che se verrai ucciso da me o da uno Shichibukai, Zeff otterrà un cospicuo risarcimento,” terminò con un incredibile sorriso, educato e sinistro allo stesso tempo.

Sanji gli passò un uccello di carta.

“E, ovviamente, faccio parte di un complotto e un sacco di questi rapporti mi servono come preparazione per il giorno in cui avverrà.”

Il cuoco si prese un lungo respiro dalla sua sigaretta gustando la nicotina mentre fissava l’uomo davanti a lui. “Mmmh, lo immaginavo.”

Tenzou lo salutò con la sua tazza da tè e se ne versò un’altra con calma. “Parlo seriamente, sai.”

“Lo so. Non sono stupido e il marimo l’ha capito.”

Tenzou passò dall’espressione educata ed una di calmo riguardo. “E da cosa l’hai scoperto?”

“Be’, per prima cosa Rufy è il peggior marine che io abbia mai visto in vita mia e anche se è più forte di te è piuttosto ovvio che tu potresti ottenere una posizione migliore da qualsiasi altra parte volessi, eppure rimani qui con lui.” Sanji si versò una tazza di tè per lui. “Ma l’indizio più evidente che stai preparando qualcosa sono i rapporti.”

Tenzou gli fece segno di proseguire.

“Li scrivi, li approvi, e poi li invii. Hai il completo controllo di cosa entra ed esce da questa nave, tutto quello che fanno gli altri è firmarli. E non dai nemmeno molti dettagli. Non hai mai fatto rapporto su Gin o su cosa gli sia capitato. Non c’è menzione del fatto che Rufy conoscesse quel ragazzo, o che abbia conosciuto il suo famoso padre, e tu hai anche localizzato i pirati del ‘Rosso’ per Kaya-chan.” Sanji bevve un sorso del tè. “Stai progettando qualcosa e anche se ho fiducia in te non sono un idiota come quel marimo.”

“Hai ragione,” Tenzou alzò le spalle. “Lo sto facendo e non sono decisamente l’unico coinvolto. Non stiamo progettando di superare il governo, distruggere i nobili mondiali (anche se, lo sa Dio, se lo meriterebbero) o la marina. Ma non voglio negare che sono coinvolto in una cospirazione ed in parecchie attività illegali.”

Ora, Sanji era stato allevato da un ex-pirata piuttosto famoso. Zeff aveva la forza di stare in cima al mondo. Picchiava spesso potenti al suo ristorante e, se era necessario, era pronto ad uccidere (la necessità non implicava che l’avrebbe fatto alla luce del sole, però). Conosceva Tenzou da un bel po’ e lo comprendeva più di quanto capisse Rufy e la sua incredibile ottusità. Era terribilmente astuto e manipolatore, ma non era una persona malvagia.

“Allooora, me lo dirai?”

“Anche se non ho problemi a farlo, questo significa che dovrei dirti anche cose che non sono solo segreti miei e se la cosa esce perché te l’ho detta,” Tenzou gli diede uno sguardo eloquente, “Allora dovrò uccidere entrambi.”

Sanji era abituato a minacce e conosceva la violenza. Sapeva anche che pur essendo il più forte fra i due Tenzou aveva una motivazione in più e mentre sarebbe stato pronto a morire per le sue convinzioni, voleva anche vivere con insperata intensità, cosa che lo rendeva un pericoloso nemico. Si accese una nuova sigaretta.

“Se ti tradisco, mi arrangerò personalmente e tu potrai gettare la mia carcassa fuori bordo.”

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Quando Sanji tornò in cucina accennò assente a Tajoyo e a due marini che avevano riportato la roba con cui avevano nutrito i prigionieri. Si rimise al lavork per preparare la cena.

Fece un attimo di pausa, esitando dal ritmico ticchettio del coltello e fissò la finestra della porta prima di scuotere la testa e tornare al lavoro, un’espressione pensosa sul viso.

‘Rufy, sei proprio pieno di sorprese, vero?’

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Rufy era decisamente ciò che potete definire di mente semplice. In realtà, è probabilmente più efficace chiamarlo un deficiente completo e irrecuperabile prima di impegnare tutte le vostre energie nel sistemare qualsiasi disastro la sua idiozia abbia comportato. Comunque, decise Zoro mentre poneva la schiena contro il miro, era decisamente un bastardo difficile da combattere e qualcuno che non si vuole avere contro.

Era una verità scomoda, il fatto che non fosse riuscito a colpire il ragazzo più giovane nemmeno una volta. Ma stava migliorando. Zoro era più capace di seguirlo anche quando usava il Soru. I suoi progressi erano accelerati da quando Tenzou gli aveva spiegato la teoria (Rufy era molte cose ma non sarebbe mai stato un buon insegnante). Mentre avrebbe potuto scoprire come combatterlo continuando a fare quello che stavano facendo in quel momento, cioè con Rufy che saltava fuori da tutte le parti facendo un gran bel lavoro a sbattere Zoro contro il muro, era più facile con una chiara e concisa spiegazione su quello che stavano cercando di fare.

Zoro non aveva particolari interessi ad aggiungere quello stile alla sua tecnica con le spade ma il suo interesse pieno stava nell’imparare a combattere, aumentando così le sue personali capacità. Come la vedeva, non era davvero differente dal combattere contro un forte avversario. I pirati che erano stati così stupidi da attaccarli ieri avevano dimostrato di non essere una sfida e si erano rapidamente uniti in cella a pirati del Gatto Nero che avevano protestato per ben cinque secondi finché Zoro e Tenzou non li avevano guardati.

Dopo di quello si erano comportati particolarmente bene.

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“Ehi, Rufy,” iniziò Zoro. “Che hai intenzione di fare con i tizi nella stiva? Stiamo finendo lo spazio a disposizione.”

Rufy si afflosciò sulla stuoia e si succhiò il labbro inferiore da una parte all’altra per un momento, e Zoro sospirò.

“Non lo sai, vero?”

“So che faremo qualcosa… Non sono sicuro di cosa. Ooo, forse Tenzou potrebbe portarseli in ufficio con lui.” Rufy ebbe un brivido. “Sarebbe davvero spaventoso.”

“Ne dubito, non so perché.”

Zoro si alzò e si pulì il sudore con un asciugamano prima di avviarsi vero la porta. “Dovremo in realtà chiederlo a Tenzou, lui lo saprà.” Fece una pausa e guardò interrogativo Rufy. “Però, non dovresti essere tu l’ufficiale in comando?”

“E’ affare di Tenzou. È il migliore per questo genere di cose perciò se ne prenderà compito per tutti noi. Non preoccuparti, Zoro, è decisamente un nakama.”

Zoro grugnì ed aprì la porta prima di dirigersi verso l’atrio in disordine. Tajiyo uscì a suonare la campana della cena e tutti corsero come dannati essendo ben abituati alle abitudini alimentari di Rufy.

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Tenzou in verità spiegò proprio a cena cosa sarebbe successo alle celle esageratamente strapiene.

Diede uno schiaffo ad un braccio di gomma per allontanarlo dal suo dessert. “Incontreremo un’altra nave domani, non so a che ora, e passeremo loro tutti i prigionieri che abbiamo.”

Rufy puntò e raggiunse Zoro solo per ricevere una gomitata sulla mano. Lo spadaccino prese un sorso generoso dalla sua bottiglia di sake. “Qualcuno che conoscete?”

“Hmm, in realtà sì. Alcuni nostri buoni amici e compagni.” Sorrise di cuore. “Penso che vi piaceranno, ma faranno solo una toccata e fuga per poi dirigersi alla prigione.”

Un guaito improvviso venne dall’angolo lontano della stanza dove un arto di gomma era emerso cercando ulteriori prodotti commestibili solo per essere schiaffeggiato con un cucchiaio, cosa che fece iniziare Rua a maledire il suo Commodoro. Il giovane dai capelli rossi corse fra i tavoli e afferrò Rufy segnando l’inizio di una rissa.

Tenzou evitò tranquillamente tutti i piatti rotti e si avviò in cucina. Avrebbe lasciato a Sanji il compito di ripristinare l’ordine; lui aveva bisogno di una tazza di tè.

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Il mattino successivp Tenzou era con l’uniforme, il che significava che doveva scegliere il cappotto bianco anziché la sua preferita camicia con il gilet. Rufy invece no, ma per una volta il suo fedele capitano non si era preoccupato di fargli da balia per questa faccenda e si limitava appena a controllare i documenti per il trasferimento dei prigionieri.

La ciurma si era abituata alla botta dei pesi di Zoro a questo punto e non reagì praticamente quando la nave oscillò per via dei pesi gettati sul ponte dall’ossessionato spadaccino dopo l’allenamento. L’unica persona che se ne preoccupava veramente era il carpentiere, che lo dimostrava lanciandogli contro pezzi enormi di tavole di legno, maledicendolo e ricordandogli che anche se la nave era un pezzo da esposizione non era fatta in legno di Adam e che doveva perciò smetterla di testarla, grazie mille. Comunque tutto ciò era diventato così quotidiano nell’ultimo mese che Zoro borbottò appena e proseguì per la sua strada mentre il carpentiere tornava a ricostruire alcune nuove sedie per la sala da pranzo incasinata per sostituire quelle che si erano rotte nella rissa la scorsa notte.

Bighellonò sul ponte basso di buon umore, considerando che si era sfogato con la sua pennichella di metà mattinata, prima di prendere posto al limite della nave con gli altri.

“Allora, quando dobbiamo incontrarci con questi tizi?” Si mise l’asciugamano attorno al collo ed accennò un saluto.

Rufy saltò ansioso sul parapetto. “Molto presto, Zoro! Sono passati secoli da quando li abbiamo visti. Non vedo l’ora!”

Tenzou sbatté le palpebre. “Saranno stati più o meno due mesi.”

“Già, come ho detto. Secoli!”

Zoro ridacchiò tanto quanto il capitano sospirava e mormorava parecchie maledizioni sottovoce.

“Voi maledetti bastardi non ci avete davvero detto chi dobbiamo incontrare.” Sanji li salutò calciando Rufy contro l’albero maestro. “E tu, dannato uomo di gomma, la mia sala da pranzo è ancora un casino grazie a te. Sarà una cosa regolare o il nostro signore dei documenti mi negherà il piacere di rovinarmi il tacco sfregandolo nel posto dove dovrebbe starci il tuo cervello?”

“Oh, no, non fare caso a me.” Tenzou passò velocemente dal suo freddo sorriso educato all’espressione che Zoro riconobbe immediatamente come quella ‘da affari’. “I reati dovrebbero essere puniti, non sei d’accordo?”

Sanji rispose attaccando Rufy con una scarica di calci che il non-si-sarebbe-detto Commodoro balzava indietro nel tentativo di scappare. Zoro guardò la sfida fra i due con occhio critico.

“Hmmm, il cuoco erotico è diventato più veloce.”

“Un effetto secondario dell’allenamento con il Soru. Sanji è un po’ più avvantaggiato in quel campo, non credi?”

“Colpito.” Zoro si fermò ed occhieggiò verso Tenzou. “Lo sai che quel sorriso ti fa sembrare un serial killer?”

L’altro si limitò ad allargare il sorriso e Zoro rabbrividì quando per un momento gli parse di sentire il soffio di un vento gelido.

Ci fu un urlo dalla postazione di vedetta (e dai membri dell’equipaggio che miracolosamente non erano finiti in mare prima) quando una grande corazzata apparve all’orizzonte. Rufy saltò (letteralmente) per il ponte e si gettò sulla balaustra e vi si appiccicò formando un angolo che faceva dubitare che avesse una spina dorsale.

“Evvvaaaii! Sono arrivati!”

Sanji si risistemò la giacca e si accese una sigaretta. “Perché sei così eccitato, Rufy? Sei davvero un buon amico di questi marine?”

“Shishishi. È mio fratello maggiore.”

Zoro e Sanji trattennero il fiato per un attimo prima che il secondo affermasse, soffiando orripilato. “Madre Natura ci salvi. Ce ne sono due così!”

Rufy si voltò e ridiscese, lasciando i gomiti appoggiati al parapetto. “Già, Ace ha tre anni più di me ma è anche fortissimo. Non sono mai riuscito a batterlo.”

Zoro rimase fermo, ammirato. “Quindi, il mostro ha un fratello. Deve essere impressionante. Non c’è possibilità che sia uno spadaccino, vero?”

“No. Ma è un passato un pezzo dall’ultima volta che abbiamo combattuto e sono diventato molto più forte. Scommetto che ora potrei batterlo.”

Un’ombra fu opportunamente stesa sul giovane Commodoro. “Scusa, chi è che potresti battere?” Ed il Contrammiraglio Portuguese D. Ace salutò il suo amato fratellino con uno stivale sulla testa.

L’uomo in piedi sul parapetto, da dove aveva scalzato Rufy usando il suo stivale di pelle, formava una figura impressionante, non c’era niente da dire. Alto, spalle ampie, muscoloso e abbronzato nella sua uniforme che lo rivestiva come un guanto. Sarebbe stato il perfetto esempio di un ufficiale di marina se non fosse stato per lo Stetson insopportabilmente arancione e per quel malefico sorriso che si mostrava più di frequente sul viso di Monkey D. Rufy.

La ciurma immediatamente si mise sull’attenti per salutare, come era stato loro insegnato nei campi d’addestramento. Sanji si domandò appena se si aspettava che anche loro facessero lo stesso ma nessuno gli scoccò degli strani sguardi e lui era molto più concentrato ad esaminare l’ufficiale davanti a lui e a spedire nell’aria interessanti spirali di fumo di sigaretta.

“Hei,” disse l’uomo tranquillamente. “Come va?”

Tenzou gli lanciò una tazzina. “Non pensare che ti abbia già perdonato, maledetto bastardo!”

“Ehi, è questa la maniera di salutare un ufficiale superiore?”

“Allora sono un disertore. Cadi e affoga al più presto.”

Per la prima volta nella loro corta… Amicizia? No, no, no, così era sbagliato. Rivalità? Sì, così dovrebbe andare. Per la prima volta nella loro troppo breve e violenta rivalità, Zoro e Sanji erano completamente d’accordo.

Sarebbe stata una giornata maledettamente ed incredibilmente strana.

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Se chiedete su Tenzou, Zoro e Sanji concluderebbero che era alla fine un bravo ragazzo ed un amico fidato anche se aveva la propensione a sorridere gentilmente come quel tipo di persone che in segreto torturavano i pupazzi. In più poteva macinare i documenti come un demonio.

Soprattutto, era un professionista esperto. Un professionista che al momento stava tenendo con le gambe per il collo un eroe militare stimato e decorato mentre il già precedente menzionato Contrammiraglio si agitava per prenderlo violentemente a calci.

Rufy si limitò a sorridere e saltare dentro per liberare Ace dalla presa solo per fargli avere una ginocchiata di gomma nella testa. Le cose avevano appena iniziato a peggiorare e Tenzou si era ritirato ad una distanza ragionevolmente sicura a quel punto quando uno sparo risuonò perforando il ponte all’altezza dei piedi dei fratelli.

Ace si accigliò e si voltò a fare il broncio alla sua stessa nave. “Halia, sto solo salutando Rufy e Tenzou come si conviene. Non c’è bisogno di fare così.”

La risposta fu una serie di altri proiettili che lo costrinsero ad indietreggiare con una imprecazione. La donna appena visibile sulla corazzata svanì in un vortice di piume e prontamente atterrò dolcemente dietro di lui, con un fucile appoggiato alle spalle. Aveva un’altezza media ed indossava una variazione confortevole della classica uniforme, una con cui fare qualunque genere di lavoro senza averla come peso. I suoi capelli neri erano accoppiati alla pelle abbronzata per il lavoro e con un paio di occhi belli ma di un normale marrone. Erano intrecciati sulla nuca e stretti in una spilla affinché non le dessero fastidio. Ogni cosa nel suo aspetto indicava che era una donna che avrebbe potuto tirarsi su le maniche e fare le cose personalmente. Zoro immediatamente la definì come uno dei migliori amici di Tenzou (aveva praticamente ragione).

“Chiedo perdono, signore, ma abbiamo un programma serrato, uno che non permette alcuna delle sue attività da ragazzino.”

Ma annuì ed occhieggiò alla sua arma con un’attenzione che derivava dall’esperienza. Tenzou si voltò e diede qualche ordine alla ciurma che si mosse in fretta per eseguire.

“Buona giornata, Comandante. Spero che non abbiate avuto problemi a trovarci.”

“Nessuno. Grazie per averci trasmesso le coordinate, Capitano. Abbiamo evitato parecchie ore di viaggio. Queste sono le nuove reclute?”

“Sì, il Mare orientale è stato positivo per Rufy.”

“Posso immaginare.” Diede un sorriso divertito al ragazzo di gomma che stava facendo le boccacce al fratello maggiore. “Commodoro, non vuole presentarmi?”

Rufy sbatté le palpebre e lasciò che le sue guance tornassero schioccando al loro posto. “Huh? Oh, già. Ragazzi, lei è Halia. Lavora con Ace ed è un uccello.”

Sanji lo calcio con forza. “Rufy, come osi riferirti ad una donna con queste pessime maniere!”

Si voltò e le baciò la mano. “Oh mia cara colomba, non lasciare che le orribili maniere di uno zotico rovinino la tua giornata, nel quale io sono stato benedetto da un breve accenno del tuo suono melodioso.”

“Erm, non ci sono problemi.” Halia diede un’occhiata perplessa al suo ufficiale superiore che stava passando una cartella a Tenzou, rispondendole appena con un saluto allegro ed un’espressione che sembrava dire ‘guarda, sto facendo il mio lavoro. Sono responsabile’.

Sanji si portò la mano catturata al torace, inviando cuori volanti ed ignorando la smorfia di disgusto che veniva dall’estremità algosa che aveva infestato la zona senza riuscire ad apprezzare il fiore della femminilità e proseguendo ancora.

“Halia-chwaan, è un onore ed una delizia servirti. Basta che tu dica qualcosa ed il tuo servitore lo farà.”

Troppo immerso in un vortice a spirarle di cuori misteriosamente volanti ed adorazione, Sanji non poté accorgersi precisamente di quando ci fu lo scambio, ma improvvisamente realizzò che stava tenendo la mano di un uomo che non conosceva (come se questo potesse peggiorare le cose). Lo sconosciuto sorrise amichevolmente e gli strinse le spalle prima della mano, con forza.

“Sanji, vero? È un piacere conoscerti. Ho sentito così tanto parlare te, tanto che ho il fortissimo desiderio di rimanere per avere un assaggio appropriato delle tue famose capacità culinarie.”

L’uomo era alto e ben fatto, il tipo di individuo che poteva ben giocare a rugby e sarebbe stato ben accetto in qualunque squadra del campionato. Come molte delle persone che aveva incontrato di recente era abbronzato e i suoi occhi blu vi spiccavano sopra. I suoi capelli erano biondo cenere con molte ciocche schiarite dal sole. Nonostante fosse avvolto dall’uniforme del suo rango, esprimeva un’atmosfera amichevole e rilassata . in realtà. Per un ufficiale di marina, aveva una somiglianza strabiliante con un surfer del Mare Meridionale.

Zoro occhieggiò alla spade che teneva alla cintura e notò la presa consumata. Non era una decorazione, notò con approvazione e si chiese se ci sarebbe stato abbastanza tempo per una sfida. Sanji si liberò dalla presa farfugliando e prese nota come il nuovo arrivato si fosse con attenzione scambiato e sistemato al posto di Halia, di fronte a lei. Non a lungo da insultare qualcuno, ma da dare una decisiva vibrazione di “mia, mia, mia”.

Annuì e afferrò il brillio negli occhi del capitano. Il sorriso era aperto e amichevole ma c’era una certa… ambiguità che non si sarebbe notata se non guardando con attenzione. Nonostante la sua irritazione dovuta alla loro presentazione, Sanji non poté evitare di essere interessato al Capitano Maynard.

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I due gruppi trasferirono velocemente ed efficientemente i prigionieri nell’enorme corazzata. Dopo il primo tentativo di fuga risolto con un braccio rotto, e dopo il secondo terminato con alcuni proiettili ben piazzati, il tutto procedette senza intoppi.

Molti dei prigionieri erano ancora spaventati dai loro attuali guardiani e pochi erano totalmente terrorizzati da Ace. In realtà, la cosa era andata così liscia che il gruppo dei babysitter (Tenzou, Halia e Maynard) concordarono che ci fosse il tempo per un tè perciò si radunarono tutti nell’ufficio, serrarono la porta e si immersero nelle delizie offerte da Sanji.

Sembrava che Maynard, nonostante la sua allegria, non fosse un gran chiacchierone. Era praticamente come Zoro, solo che sorrideva di più e che uno sa sempre con certezza se Zoro ti sta ascoltando con piena attenzione.

Halia era una donna molto piacevole, una buona compagnia e un’eccellente marine. È davvero tutto qui quello da dire quindi passiamo oltre.

Una volta che ebbero finite lo spuntino e controllato la zona Tenzou portò un piccolo libro in pelle delle taglie. Rimosse una cartella dall’interno e la passò a Maynard il quale se la mise dentro la giacca prima di passare in cambio un foglio scritto. Scoccò uno sguardo interrogativo a Zoro e Sanji, ma Tenzou scosse la testa.

Ace inghiottì ciò che rimaneva del suo tè e ruttò. “Giusto, ora che abbiamo tolto di mezzo le cose veramente importanti c’è qualcosa che in parte ci preoccupa.”

Halia produsse un classificatore e lo passò sul tavolo. Sanji lo liberò dalle stoviglie, non prima di aver chiesto ad Halia-chwan se voleva un bis. Tenzou sparse i documenti sigillati su tutta la superficie e tutti si allungarono per guardarli meglio.

“Ecco qui il problema: Arlong è un fin troppo noto uomo-pesce pirata, ma negli ultimi anni è scomparso. Prima era sotto il comando di Fisher Tiger, ma come molti altri della ciurma è semplicemente scomparso dalle carte dopo la sua morte. Sembra che si stia nascondendo nel Mare Orientale, ma questo non è quello che ci preoccupa veramente,” spiegò Ace indicando una taglia nei documenti. Nonostante tutte le sue pagliacciate e l’essere rimproverato dai suoi sottoposti aveva ottenuto il suo grado per una ragione molto chiara (no, non per nepotismo. La gerarchia della marina non avrebbe voluto di sicuro un altro Garp tra le mani, l’unico in marina da mandare come segno di pericolo… ma almeno venti anni fa era l’unico).

Zoro tirò l’avviso verso di sé. “Uhmm, non ho mai incontrato sul serio un uomo pesce ma se fosse forte come ho sentito ed un ex membro dei Pirati del Sole, immagino che la sua taglia sarebbe più alta di venti milioni.”

“Le taglie sono di solito calcolare dal livello di pericolosità, non dalla forza. È bassa perché non è stato molto attivo negli ultimi anni.” Ace fece una pausa e si accigliò. “Sarebbe stato a posto se fosse tornato nell’isola degli uomini pesce. Alcuni pirati si ritirarono, sai, e io personalmente credo che sia uno spreco andare a caccia di uomini che non hanno fatto niente per vent’anni.”

Tenzou annuì mentre chiudeva un pezzo di carta in mano. “Giusto. Pensiamo a Silvers Rayleigh, il braccio destro del Re dei Pirati. Non è stato più visto dalla morte di Roger eppure lo stanno ancora cercando. Non penso che sia davvero morto ma è un’incredibile spreco di risorse continuare a cercare un uomo che si è decisamente ritirato.”

“Be’, come lo sai?” domandò Sanji. “Come puoi sapere che questi pirata non in giro a fare il Signore del Crimine in qualche isola sperduta?”

“Punto per te, sopracciglia a ricciolo.” Zoro bloccò pigramente il calcio con una spada. “Quindi in pratica ci stai dicendo che l’avviso di taglia non è una misura affidabile della forza e che questi tizi sono probabilmente molto più potenti di quello che pensiamo.”

Ace annuì e guardò il pauroso ghigno demoniaco che si sviluppava sul viso dello spadaccino. “Huh, quell’espressione mi è familiare. Be’, comunque non siamo al cento per cento sicuri di cosa stia succedendo, ma i pirati uomini-pesce non sono conosciuti per la loro natura generosa e buona, che si dica. Gli umani tendono a subire maggiormente le loro aggressioni e anche se capisco che possano avere dell’amarezza non possiamo permettergli di rifarsi su alcuni civili del Mare Orientale.”

Ace ghignò orgoglioso al fratellino. “Be’, abbiamo ispezionato una base della marina mentre venivamo qui e abbiamo notato alcune cose strane.”

Halia tossì. “Quello che vuole dire è che lui e Maynard li hanno tenuti tutti impegnati mentre io sono sgattaiolata a frugare in alcuni degli uffici per dare un’occhiata.”

Zoro fece una smorfia. “Tutti i marine trascorrono il tempo a spiarsi tra loro e a rubare penne?”

“Alcuni sì.”

Zoro alzò gli occhi. “Aspetta un attimo. Sgattaiolare?”

Maynard tossì. “Sgattaiolare è una cosa…” Il suo sorriso di allungò e prese un angolo astuto. “…Sbagliata.”

I marine soffocarono le risa mentre Zoro grugniva.

“Be’, Zoro-san. Hai visto la mia abilità del frutto del diavolo, giusto? Ho mangiato il Tori-Tori no Mi modello aquila di mare. Ho l’abilità di trasformarmi nel mio animale perciò posso rimanere nella nave finché non ho il segnale di volare nella base.”

“Ah, che immagine meravigliosa per questa piccola anima. La bella ed elegante Halia-chwan che vola fra le nuvole come un angelo che scende a benedirci.” “Ma chiedo perdono per la domanda mia signora dei cieli, ma gli Zoan non sono piuttosto… grandi?”

“Sei un buon osservatore, Sanji-san,” continuò, scegliendo di non notare che il cuoco era svenuto in una sfilza estatica di cuori. “Di solito è vero, ma la mia trasformazione non aumenta né diminuisce tecnicamente la mia massa totale ma si sviluppa invece sulla mia apertura alare. Per questo motivi non sono molto più grande di un normale uccello.”

“Ehi, quindi puoi controllare la tua trasformazione?”

Invece di rispondergli si limitò a voltare verso di lui un paio di occhi gialli fissi, da falco e Zoro saltò indietro dalla sorpresa prima di sorridere. “Questo è un frutto del diavolo che può iniziare a piacermi. Sai se per caso…”

“No, non ce l’ha. Immagino che cosa intendi. Sono i suoi occhi naturali e basta.”

Ace sbatté le mani sul tavolo. “Avanti. Stiamo andando troppo fuori del discorso e dobbiamo fare in fretta. In qualunque maniera Halia abbia fatto i suoi trucchetti abbiamo scoperto alcune cose interessanti sul Capitano Nezumi.”

Tenzou annuì mentre guardava pagine e pagine di conti. “Capisco cosa vuoi dire, Ace, da quanto sta andando avanti?”

Rufy, Sanji e Zoro sbatterono le palpebre e Maynard tossì educatamente. “Ha guadagnato molti più soldi quanto dovrebbe avere. Potrebbe aver fatto delle appropriazioni indebite o preso tangenti.”

Pretendendo di non avere un’espressione di comprensione annebbiata annuirono all’unisono.

“Allora quale pensate che sia?”

Ace sorrise. “Entrambe. Arlong ha stipulato patti con lui da un bel po’. Se fosse stato troppo forte per lui, Nezumi avrebbe dovuto chiamare aiuto. Fortunatamente nessuno sa ancora che abbiamo questa informazione quindi dovreste poter agire liberamente finché non avrete deciso come comportavi correttamente.” Fece una pausa e si appoggiò all’indietro con un’espressione infelice. “Fate le vostre cose ma vi chiedo di informarmi quando avrete finito, così che lo passa spiegare allo Shichibukai Jinbe.”

Rufy si passò le mani nei capelli. “Non preoccuparti Ace. Daremo un’occhiata in giro. Non lo uccideremo a meno che non sia strettamente necessario.”

Ace scoccò un’occhiata sollevata a suo fratello, al che Zoro e Sanji occhieggiarono a Tenzuo, che non gli diede soddisfazione.

Rufy saltò su. “Yosh! Lascia fare a noi.”

“Hah, sapevo di poter contare su di te, Rufy, quindi ci rimane solo una cosa da fare adesso!”

“Giusto!”

Si passarono un braccio l’uno attorno le spalle dell’altro e alzarono il pugno. “Mangiare!”

“AVETE APPENA FINITO DI MANGIARE, BASTARDI INGORDI!” replicarono i loro compagni in una perfetta e simultanea armonia prima di fermarsi a guardarsi stupiti l’uno con l’altro.

Maynard si asciugò una lacrima. “Dei compagni così uniti. È davvero una bella cosa.”

-break-

I fratelli si separarono con un saluto appropriato ed il Contrammiraglio guidò i suoi uomini sulla loro nave prima che Rufy trascinasse Zoro e Sanji di nuovo nell’ufficio.

“Abbiamo una missione ragazzi!”

“Hmm, pensavo stessimo andando a Rogue Town ora.”

“Infatti. Ma siamo in una buona posizione e quindi andremo prima all’isola di Commi.” Tenzou estrasse un documenti dal fondo della pila riuscendo in qualche maniera a non far cadere l’intera montagna. “Ace e gli altri hanno le loro missioni di cui occuparsi. Inoltre far agire Ace ‘Pugno di Fuoco’ vorrebbe dire avvicinarsi un po’ alla ‘distruzione totale’. Noi quattro possiamo occuparci tranquillamente di questo.”

Sanji fece una smorfia. “Non che Rufy vada tanto per il sottile o cose del genere.”

“E’ troppo difficile controbattere a questo quindi sarò d’accordo con te e basta.”

Zoro ghignò. “Allora, Commodoro, qua’è il piano?”

Rufy rifletté, piegò la testa di lato prima si sbattere il pugno contro il palmo della mano. “Gli faremo il culo!”

Zoro rise. Qualunque cosa Rufy dovesse essere almeno era divertente. Alzò lo sguardo per vedere quell’irritante fissato con le donne che si accendeva una sigaretta e Tenzou che rideva dietro un documento (o stava piangendo?). “Per me va bene. Avanti!”

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A/N: F.A.Q.

Q: Perché Tenzou è riuscito ad afferrare Ace per il collo e a colpirlo con una tazzina? Non ha senso!
No, non l’ha fatto. Tenzou gli ha tirato una tazzina ma non l’ha colpito (era una di quelle del tè del mattino che beve sul ponte all’aria aperta). Per la presa, be’, sono amici e ragazzi quindi forse Ace gliel’ha lasciato fare sapendo di aver involontariamente rovinato la vita di Tenzou con la storia del ‘sexy segretario’. Ma forse, Tenzou potrebbe aver avuto anche un po’ di algamatolite con sé per un’occasione del genere…

Q: Quant’è forte Tenzou? Ha davvero un frutto del lavoro d’ufficio?
Be, intanto non ha un frutto del diavolo. Ha salvato Rufy dall’affogare così tante volte che ormai lo fa di riflesso e ricordate ha anche recuperato Zoro dal mare.
Parlando della forza, be’, è più debole e ha meno potenziale in combattimento degli altri, ma è circa al livello di un normale capitano della marina. Conosce il soru, ma anche Coby, quindi non è una cosa molto insolita. Tenzou è abile con la spada ma ha battuto Zoro solo grazie all’uso del Soru, non unicamente per le sue basi di spadaccino.
Ciò che rende Tenzou un avversario pericoloso è la sua mente astuta. E’ un programmatore astuto e al momento sta manipolando gli eventi in favore di Rufy come sarà rivelato man mano che la storia prosegue. E così anche verrà rivelata la sua intelligenza piuttosto che la sua abilità fisica.
In breve: Sanji, Rufy e Zoro sono più forti e diventeranno ancora più forti molto più velocemente di lui.

Q: Hancock è ancora innamorata persa di Rufy?
E’ qualcosa di cui non si è parlato a bordo ma Hancock è innaturalmente affezionata al giovane Commodoro. La cosa le crea problemi per via del supporto della marina ai Tenryuubito ma essendo Rufy in qualche maniera è riuscito inavvertitamente a sedurla. Non sono del tutto sicuro di come ma potrebbe avere una piccola parte prima o poi.
Al momento, sta aspettando qualcosa. La stessa cosa di molte altre persone…

Q: Barbanera è ancora in giro?
Sì... Quel malefico. Spunterà, lo prometto. In realtà so esattamente cosa succederà a lui e alla sua ciurma.

Q: Cos’è successo a Johnny e Yosaku?
In qualche maniera sono stati salvati dai cuochi del Baratie e hanno lavorato lì per un po’ per salvare i debiti. Una volta ripresisi totalmente sono tornati in mare ma sono clienti assidui del ristorante.

Q: Rufy può usare l’haki?
Sì, l’ha usato contro la ciurma di Creek, ma non lo utilizza molto. Non l’ha ancora acquisito del tutto. Ci sarà un capitolo omake su questo.

Q: Quanto tempo è passato nella storia?
Fino a questo capitolo, circa due mesi. Un sacco di scene di allenamento non sono state mostrare. C’è stato un breve accenno in questo capitolo. Mi concentro sulle scene importanti e l’allenamento e il lavoro d’ufficio viene lasciato sottinteso. XD

Q: Cosa sono i pezzi in corsivo?
Quando un paragrafo è in corsivo sono flashback. È abbastanza ovvio dalle persone coinvolte nella scena. Sono utili per vedere come mai Rufy ha lasciato perdere il suo sogno. Prima o poi verrà fuori anche se non credo che sia una cosa particolarmente inusuale.

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