Convivenza forzata 2

di alida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Convinvenza forzata ***
Capitolo 2: *** Cap 1 Preparativi e primo giorno ***
Capitolo 3: *** Provocazione ***
Capitolo 4: *** Verso Halloween ***
Capitolo 5: *** Serata movimentata ***
Capitolo 6: *** Fine giornata ***
Capitolo 7: *** Profumo di violette ***
Capitolo 8: *** AVVISO ***
Capitolo 9: *** Avviso 2 ***
Capitolo 10: *** Parole di troppo ***
Capitolo 11: *** Parole da non dire ***
Capitolo 12: *** Rinuncia imprevvista ***
Capitolo 13: *** Assieme ***
Capitolo 14: *** ADDIO, E NUOVO INIZIO ***



Capitolo 1
*** Convinvenza forzata ***


Ciao a tutti, questa storia non è nuova. E' la mia prima ff a capitoli e ho deciso di ripostarla tutta assieme (CORRETTA DALLA BETA-READER         Silvia  pioggiadinovembre    ) perchè dopo alcune richieste, HO DECISO DI SCRIVERNE IL SEGUITO.

Perciò in questo primo capitolo troverete tutta la ff  CONVIVENZA FORZATA, dal prossimo inizierà la nuova storia.

Mi raccomando, come sempre, seguitemi in tanti.

Il capitolo 2 lo posterò la prossima settimana, per dare modo a chi volesse, di leggere con calma la storia base.

Aspetto le vostre recensioni, baci, Alida

CAPITOLO 1 AVVISI

Silente camminava avanti e indietro nel suo ufficio, non sapeva cosa pensare, cosa fare.

La notizia lo aveva colto impreparato. Tutto ciò che aveva pianificato da quindici anni era saltato in aria e  ridotto in mille pezzi … e lui non sapeva come rimettere assieme il puzzle.

 Continuava a ripetersi che sicuramente avrebbe trovato una soluzione. Di certo doveva essercene una, ma quale?

 Ogni volta che si girava verso la scrivania vedeva la clessidra, dove piccolissimi granelli di sabbia scendevano così lenti che il tempo sembrava non passare mai.

E ancora avanti e indietro nel suo ufficio. Le sue gambe erano veloci e andavano avanti come i pensieri nella sua testa.

 Poi si fermò, prese  due rotoli di pergamena e scrisse due biglietti: uno per Severus  e uno per Sirius. Li diede a Fanny e la invitò a consegnarli il più presto possibile.

 

Sirius ed Harry si erano appena alzati e si trovavano in soggiorno a fare colazione mentre Kreacher li serviva con fare disgustato e usando parole poche consone al suo stato di servo. Grimmauld Place n° 12 era il posto più sicuro in cui stare, dopo Hogwarts naturalmente. Forse al mondo esistevano soltanto altri due o tre posti sicuri quanto quello, ma né Sirius né Harry avrebbero saputo dire quali fossero. Mangiavano con serenità quando Fanny arrivò con la lettera. Sirius la sfilò delicatamente dalla zampa della fenice che  poi scomparve in un attimo.

-Ma guarda un po?- disse Sirius -Una lettera da parte di Silente! Ehi Harry, forse ti rimanderà dai tuoi zii!-.

-Ch..che co…ooosa?-  ribatté Harry mentre stava per strozzarsi con il pane imburrato.

-No, scherzo! Vediamo un po’…- rispose Sirius mentre leggeva mentalmente la lettera.

Harry lo guardò incuriosito e disse -Non puoi leggere a voce alta? O devo usare la legilimanzia?!-

-Ma sentilo… il padrone del mondo magico- lo provocò Sirius e, per evitare un lancio di tovaglioli in faccia, lesse a voce alta  “Urgente riunione dell’Ordine fissata per questa mattina. Prepara tre stanze, per un po’ avrai nuovi ospiti”.

-Finalmente qualcuno con cui parlare- sospirò Sirius, cercando di non mostrarsi preoccupato.

-Speriamo sia gente giovane!- aggiunse Harry prima che un tovagliolo lo raggiungesse in pieno viso.

 

 

Severus era già in piedi da almeno un’ora e mezza quando arrivò Fanny, del resto era sua abitudine alzarsi prima delle sei. Certamente non era abituato a ricevere posta da  Albus così presto,  in ogni caso si sarebbero incontrati per la colazione, che bisogno c’era di mandare quel  uccellaccio colorato nel suo ufficio?

 Non si sarebbe potuto presentare lui di persona? No! Era chiedere troppo al grande mago.

 Sì, bisognava pazientare. Lui era un pozionista e la pazienza non gli mancava, sapeva aspettare. Sempre.

Prima o poi tutto si sarebbe sistemato e finalmente si sarebbe sentito libero dalla promessa fatta al vecchio preside e, in cuor suo,  alla cara Lily, avrebbe potuto vivere la vita che da quattordici anni stava aspettando.

Mise da parte i compiti dei suoi studenti che stava finendo di correggere ed   aprì il biglietto. –“ Urgente riunione dell’Ordine fissata per questa mattina alle dieci. La copertura è saltata, i ragazzi sono in pericolo! Non andare al castello di tuo nonno. L’Ordine si occuperà di tutto”-.

Severus restò immobile nella poltrona verde, neanche una maledizione Cruciatus avrebbe potuto fargli provare più dolore e terrore di quelle poche parole.

CAP 2 L’ARRIVO

Silente, naturalmente, si presentò in anticipo. Doveva dare alcune importanti disposizioni a Sirius. Alla riunione ci sarebbero stati Arthur e Molly con i figli, Lupin, Moody, Kingsley, la giovane Tonks, Hermione, Piton e i due ragazzi e ovviamente avrebbe potuto partecipare anche Harry. 


La casa era protetta da incantesimi, ma per sicurezza, da quel giorno, ci sarebbero stati anche due Auror all’esterno.

 -Le camere sono state preparate?- si informò il preside  -Bene, meglio che stiano comodi, hanno già sofferto abbastanza-.

Sirius osservò con attenzione l’anziano mago e per un attimo gli sembrò di aver davanti  un vecchietto stanco, sconsolato, che aveva visto tante di quelle cose brutte da non ricordarsele più tutte. 

Si rese conto di non essere a conoscenza di tutto e chiese: -Silente, perché hai quest’aria afflitta? Che cosa è successo? Io ho cercato di non far impensierire Harry,  ma una riunione straordinaria! Di mattina per giunta! Due auror fuori a farci la guardia.  Poi chi sono questi ospiti che verranno?-.

-Sirius, sarà già faticoso raccontarlo una volta. Ti prego di aspettare ancora un poco e poi sarà data risposta a tutte le tue domande- e detto questo Silente sprofondò nella poltrona e attese l’arrivo degli altri.

Verso le 9:20 arrivarono i Weasley  con i figli ed Hermione. I ragazzi avevano voglia di chiacchierare con Harry, inoltre  la casa di Sirius era sempre stata affascinante e immensa, di conseguenza non si sarebbero annoiati.

Speravano di passare lì molto tempo, del resto le vacanze di Natale erano iniziate il 15 Dicembre e sarebbero finite il 3 Febbraio. Era insolito,  ma quell’anno cadeva il quarto centenario della profezia di Lady Queen.  Quasi nessuno conosceva realmente il contenuto della profezia, ma tutti avevano una sorta di timore nei suoi confronti. Per questo motivo tutti i presidi, nel corso del tempo, avevano deciso di tener chiusa la scuola al cadere dei centenari”.

Un po’ più tardi arrivò Kingsley, era molto serio, gli occhi gonfi e lo sguardo spento. Salutò tutti,  poi si diresse verso Silente, che lo abbracciò e gentilmente, mentre gli parlava a voce bassa, gli tenne la testa fra le sue mani.

Verso le 9:45 fu il turno di Lupin. Come tutti gli altri anche lui non sapeva bene quale fosse il motivo della convocazione, ma fu felice di essere lì, gli metteva allegria stare con le persone che amava e che sapeva lo rispettavano e lo amavano.

Alle 9:50 arrivò Moody con due persone, una ragazza e un ragazzo. I due avevano sui quattordici o quindici anni, lui era un tipo atletico, capelli neri e corti, occhi marroni;  lei era alta per la sua età, magra, con i capelli lunghi e castani, gli occhi di un nero luminoso.

Entrambi avevano un’aria molto impaurita, si guardavano attorno come alla ricerca di chissà cosa o di chissà chi e si tenevano abbracciati l’un l’altro come se qualcuno dovesse separarli. Appena Silente li vide corse da loro e chiese ad Alastor: -E’ andato tutto bene?-

-Certamente!- rispose quello – Siamo entrati, li abbiamo presi ed eccoci qui-. 

Silente lo guardò basito: -Vuoi dire che non hai fornito loro nessuna spiegazione?-

 -Non rientrava nei miei compiti e ho preferito non correre rischi! Il posto non era più sicuro secondo le nostre informazioni-.

Silente annuì, si rivolse ai ragazzi e disse –State tranquilli, qui siete al sicuro-.

La ragazza stava per rispondere quando suonò il campanello. Come una furia, con fare disperato, entrò Piton e vedendo i ragazzi il suo viso contratto si rilassò. Quando si accorsero dell'uomo i due si misero a correre verso Severus e lo abbracciarono gridando –Papà, papà!- davanti allo sguardo sbigottito di molti.

CAP 3 CAUSA ED EFFETTO

I ragazzi rimasero abbracciati al padre, non volevano staccarsi da lui. Piton d’altronde era troppo sollevato alla vista dei figli per riprenderli per il loro comportamento in pubblico. Dopo un po’ i due giovani si calmarono e assieme al padre si accorsero che, eccetto Silente e Moody, tutti gli altri li stavano osservando stupiti.

Fu Lupin a parlare per primo: -Come…tu hai dei figli? Ma quando è stato? Con chi poi? Non riesco a crederci!-.

La risposta di Piton non tardò ad arrivare: -Come vedi ho due figli, è stato circa quindici anni fa, con chi non è affar tuo, e adesso puoi crederci. E per la cronaca si chiamano Thomas e Lily-

-Cosa? Lei ha messo il nome di mia madre a sua figlia! Ma come le è saltato in mente…- sbraitò Harry appoggiato da Sirius: -Con che coraggio hai fatto una scelta simile, sei solo un vigliacco…- ma a queste parole si bloccò. Una sferzata di vento lo colpì in pieno volto e lo fece cadere a terra.

–Thomas, controllati!- lo riprese Silente. Il giovane voleva rispondere qualcosa, ma un’occhiata del padre lo persuase a tacere, quindi andò a sedersi insieme al resto della famiglia.

L’aria era piuttosto tesa, fortunatamente qualcuno era abituato a riportare la calma dopo una tempesta:  Molly prese in mano la situazione,  rivolgendosi a Silente,  disse: -Che ne dici se ci accomodiamo e iniziamo la riunione?  Sicuramente quando e se Severus vorrà parlare della sua famiglia  troveremo il tempo di ascoltarlo, ma per ora direi che abbiamo altro cui pensare-.

 –Sono d’accordo Molly, anche se, devo essere sincero, avrei preferito che questo giorno non fosse mai arrivato-.

Si accomodarono tutti, Silente si avvicinò a Kingsley e iniziò:

 -Quattro giorni fa, il nostro amico Kingsley ha visto sul braccio di suo figlio il Marchio Nero-.

 Kingsley iniziò ad agitarsi.

–Come tutti sappiamo, questo significa che è diventato un Mangiamorte-.

 Iniziò a sudare.

 –Non ha voluto dare spiegazioni al padre, ha semplicemente affermato di aver scelto la sua strada-.

 Iniziò a singhiozzare.

 –Aveva sogni di gloria e potere, ma non aveva mai conosciuto l’orrore che risucchia tutte le forze, non lo aveva mai visto e mai praticato-.

 Smise di  piangere.

–Voldemort lo sapeva e, prima di metterlo davanti ad una prova pratica, ha voluto testare la sua devozione e gli ha chiesto una lista. Una lista di persone. Gli aderenti all’Ordine della Fenice-.

Kingsley si coprì il viso con le mani.

-Naturalmente lui non possedeva questa lista, ma sapeva che il padre ne faceva parte, così assieme ad altri due Mangiamorte più esperti  ieri sera sono riusciti ad attirare in un tranello il nostro amico. Dopo averlo catturato, armati di bacchetta, con l’incantesimo Legilimens sono riusciti a penetrare nei suoi ricordi e hanno potuto vedere chi assiste alle nostre riunioni-.

Kingsley era disperato: -Mi dispiace, ho tentato di resistere il più a lungo possibile, ma non è servito. Mi dispiace, mi dispiace…-.

I presenti erano tutti preoccupati, ma non più di tanto, del resto come si sapeva chi era  Mangiamorte si sapeva anche chi faceva parte dell’Ordine. Questo non sfuggì a Hermione, che disse: -Ma Colui-che-non-deve-essere-nominato saprà già chi ne fa parte, che senso ha?-.

-Ha senso se sta perdendo la fiducia in qualcuno- rispose Moody. –Se si sente tradito e vuole punirlo per questo- e finendo la frase posò il suo sguardo su Piton.

Ma Severus non aveva avuto bisogno delle parole di Alastor, aveva già capito tutto dall’inizio del discorso di Silente.

Gli dispiaceva per il figlio di Kingsley, un altro ragazzo illuso di aver trovato la gloria cadendo nell’inferno.

 Gli dispiaceva per Kingsley, anche se non l’avrebbe mai fatto capire, perché era cosciente di aver perso un figlio e di non poter fare più nulla.

Gli dispiaceva per i suoi ragazzi, che aveva dovuto tenere nascosti per difenderli dai suoi sbagli e che adesso si rendevano conto di essere in pericolo come non lo erano mai stati.

E gli dispiaceva per Silente perché tutto il suo piano perfetto era crollato e lui, Severus Piton,  sapeva quanto sacrificio c’era voluto per costruirlo.

Guardò i suoi figli e gli parve di scorgere nel loro volto un accenno di gioia che non riuscì ad  interpretare.

-Sei sicuro che non sia possibile convincere tuo figlio che sta sbagliando e riportarlo dalla nostra parte?- tentò Piton, ma Kingsley non rispose, al suo posto lo fece Silente:-Severus, Riddle non ha agito per tentativi, sapeva cosa cercare. Del resto conosciamo tutti la sua ossessione per le profezie. Dopo aver avuto le informazioni che tanto bramava, ha liberato Nagini e ha lasciato che uccidesse il ragazzo-.

Harry, Hermione, i giovani Weasley, Thomas e Lily davano l’aria di essere terrorizzati. Un giovane ragazzo morto, ucciso da un serpente gigantesco. Ciascuno pensava che sarebbe potuto succedere anche a loro stessi e nessuno perciò nessuno riuscì a dire nulla.

Ma gli adulti sentirono oltre e nelle loro orecchie non rimase senza senso il riferimento alla profezia. Adesso, con Severus e i suoi figli davanti, la profezia di Lady Queen non sembrava più soltanto un pretesto per avere un mese e mezzo di vacanze natalizie.

-Detto questo- proseguì Silente –è chiaro che Severus e i suoi figli abbiano bisogno di un posto sicuro in cui stare e poiché Grimmauld Place è uno dei posti più sicuri che io conosca- e abbassandosi un po’ gli occhiali guardò Piton, - e che gentilmente il proprietario della casa- e si rivolse allo stesso modo verso Sirius –ha concesso la disponibilità di tre stanze, bene, mi sembra logico dire che questa è la soluzione migliore-.

E detto ciò, aiutò Kingsley ad alzarsi e si congedò, senza guardare in faccia nessuno.

CAP 4 LE PAROLE DEL QUADRO

Non era possibile, davvero Silente aveva fatto una cosa simile?

Lo pensavano tutti lì dentro. Tutti tranne Thomas e Lily, che comunque conoscevano talmente poco i presenti da non riuscire a capire gli sguardi puntati su di loro.

Lily si alzò dalla sedia e a voce alta, rivolgendosi al fratello, disse:-Tre stanze! Ciò vuol dire che ho una camera tutta per me? Meno male, pensavo di doverla dividere con te!-.

-E perché eri preoccupata? Cosa credevi, che ti avrei mangiato? Lo sai bene che non mangio vermi!-.

-Papà, papà! Hai sentito cosa mi ha detto Thomas?-.

-Mi sono solo difeso, è lei che ha cominciato!-.

-Zitto o ti pietrifico-.

-Papà, papà! Diglielo che non può minacciarmi con gli incantesimi!-.

Harry e i suoi amici si erano già tappati le orecchie con le mani per non sentire la sfuriata del professore di pozioni ed invece dovettero levarle per sentire un Piton calmissimo e quasi divertito che diceva: -Thomas, tua sorella non è un verme. Lily, non puoi pietrificare tuo fratello. Prendete la vostra roba, andate nelle vostre stanze e sistemate tutto-.

 I ragazzi stavano per andare quando il padre li richiamò:- E’ questo che vi ho insegnato?-.

 I due si girarono verso Sirius e sorridendo dissero:-Grazie per l’ospitalità. Non rovineremo nulla- e andando via di corsa Lily aggiunse ridendo:- In caso contrario si rivolga a mio padre,  conosce un sacco di pozioni per tutte le esigenze!-.

Tonks e Lupin sorrisero, l’occhio di Moody cominciò a girare all’impazzata e Arthur disse:-Mi son sempre chiesto come fosse possibile che Fred e George non mi fossero mai stati inviati a casa in qualche ampolla! Ora inizio a capire- e gli sorrise di cuore.

Piton non sapeva come reagire a tutto questo.

 Da piccolo aveva ricevuto solo l’affetto della mamma, ed era sicuro che il suo carattere sarebbe stato in ogni caso pessimo. Poi quando erano arrivati i suoi gemelli, aveva creduto che crescendo sarebbe diventati come lui: chiusi, tristi, cupi. E invece, per chissà quale ragione, nonostante tutto ciò che avevano passato erano due ragazzi solari, allegri, anche se certamente più riflessivi e alle volte più introversi dei ragazzi della loro età.

Rifletteva su come rispondere quando arrivò un urlo di Thomas. Corsero tutti e si trovarono davanti al quadro della madre di Sirius che gridava:-Feccia del mondo, traditori!- mentre Thomas le urlava in faccia.

Alla vista della piccola folla accorsa, il ragazzo cercò di giustificarsi –Papà,  non ho fatto nulla! E’ stata questa vecchiaccia a cominciare!-.

-E tu perché stai continuando ad urlare?!- gli chiese il padre.

-Per farla gridare ancora di più!- rispose lui –Lily si diverte-,  e da dietro la porta spuntò una ragazzina piegata in due dalle risate.

Piton era spazientito, sicuramente doveva parlare con i ragazzi, ma non in pubblico, sapeva che essere ripresi davanti a tutti non era molto piacevole.

Tuttavia doveva dire qualcosa e rivolgendosi a Sirius disse:-Non puoi far star zitta tua madre?-

 -Senti un po’, lo sai anche tu che fa sempre così! E tu non puoi tenere a bada quei due?-

-Quei due hanno un nome, io penso al mio sangue e tu pensa al tuo!-.

-Sarò pure un Black,  ma non voglio che mi si dica che ho lo stesso sangue di questa pazza!-.

-Se non sei contento del tuo sangue perché non te lo levi dal corpo? Sarò felice di aiutarti come ringraziamento alla tua ospitalità!-.

-Bene- replicò Sirius.

-Bene- concluse Severus .

Tutti stettero zitti e fu allora che si accorsero che quella pazza della madre di Sirius non gridava più.

Il quadro si era trasformato: i colori grigi e tristi avevano lasciato posto a quelli più tenui e sereni e la donna del dipinto continuava a ripetere con tranquillità :-Benvenuti. La mia umile dimora sia a vostra disposizione, piccoli principi. La regina volle così e così sia-.

 CAP 5 LA PROFEZIA

In soggiorno i più giovani parlavano a voce bassa dei figli di Piton.

Hermione iniziò:- Per avere quattordici anni il loro comportamento è piuttosto infantile-.

-Forse hanno fatto loro un incantesimo per crescere fisicamente,  ma non mentalmente- azzardò Ron,

-Sì, certo! Tipo quello che hanno fatto a te quando sei nato!- gli rispose Harry scatenando l’ilarità generale.

Del resto loro stessi, alle volte, erano infantili e non si poteva certo affermare che Fred e George avessero  molto sale in zucca. Ciò che dava più fastidio ad Harry era che il professore avesse dato a sua figlia il nome di sua madre.

Dopo poco si avvicinò Ginny con i fratelli maggiori e disse:-Servono volontari per cucinare. Kreacher ha detto a Sirius che preferisce sbattersi la testa al muro tutto il giorno piuttosto che cucinare e servirci a tavola-.

-Cosa sarà mai cucinare un po’- disse Harry, abituato per tanto tempo a preparare i pasti per gli zii. Almeno qui, alla fine, avrebbe potuto mangiare anche lui.

George e Fred lo fermarono e specificarono:-Lavare la verdura, affettare, condire. Lavare le patate, cuocerle, pelarle, tagliarle, condirle. Prendere il macinato, le uova, il pane grattugiato…..e poi ritirare, lavare le stoviglie, risciacquarle, asciugarle, sistemarle….-.

Sì, penso Harry, la compagnia era sempre gradita e in sei sarebbero stati più veloci.

Intanto nella sala delle riunioni anche gli adulti parlavano.

-Cosa sai dei ragazzi, Moody?- chiese Sirius.

-Niente di preciso. Sono i figli di Piton e di una donna…-.

-Ma dai? Ma non mi dire!- sbottò il padrone di casa.

-Smettila e fammi parlare! Hanno sempre vissuto nel castello del bisnonno. Nel castello dei Prince che,  come voi sapete, erano dei purosangue fino al matrimonio della madre di Piton con il marito babbano. Il vecchio Prince diseredò la figlia e non volle mai conoscere il nipote. Tuttavia, quando Severus si presentò al castello in pieno inverno con i bimbi in fasce  il grande cancello si aprì per farli entrare e poi si richiuse definitivamente alle loro spalle. Per entrare nella dimora bisogna sempre smaterializzarsi, ma Piton e i ragazzi possono entrare anche con la polvere volante,  usando il caminetto -.

-Che tu sappia, i ragazzi hanno qualcosa di strano? Qualche potere particolare?- chiese Lupin.

-Non te lo so dire,  ma credo che entrambi abbiano molta dimestichezza con la magia nera, anche se più volte ho sentito Severus dire a Silente che lui mai avrebbe insegnato le arti oscure ai propri figli-.

-Evidentemente mentiva, Moody! Altrimenti come avrebbe fatto a farmi cadere a terra senza l’uso della bacchetta e senza pronunciare incantesimi a soli quattordici anni?- chiese Sirius.

-Ci potrebbe essere un’altra spiegazione- affermò Tonks mentre i suoi capelli si tingevano di un grigio preoccupante.

-Certo, la profezia.- sentenziò Arthur – Nessuno la conosce in tutti i particolari, girano versioni più o meno fantasiose,  ma di preciso…-

-La conosco io- disse una voce seria al cui suono tutti si voltarono di scatto. Piton era sulla soglia, la porta era stata lasciata incautamente socchiusa e lui aveva sentito l’ultima parte del discorso. Entrò e si chiuse a chiave la porta alle spalle, si sedette e,  passandosi la mano sulla fronte, recitò a memoria:

-Vengo da cuori che sono puri

ma il mio sangue puro non è.

Ultima regina della casata

per il mio sangue sempre fui  odiata.

La vita mi avete preso ma non la corona

e solo principi voi ora sarete,

il vostro sangue è tornato a brillare

ma i vostri cuori son come pietre.

Io tornerò ma in veste diversa

non più signora ma grande alchimista,

cadrò nel fango con tutta la testa

per ritrovare del cuore la vista.

Da me verran due gemme preziose

durante la guerra tra il bene ed il male,

vivran, oh Merlino, le mie tristezze

perché il fango si possa lavare.

Per me le gemme si sfioriranno

mostrando prova di grande coraggio,

e il male sconfitto a terra cadrà

quando in inverno, per la ricorrenza,

il bene sincero le annaffierà.

Amate voi tutti i miei splendidi gigli…..

e poi scegliete quanto prima

con quali parole terminare la rima.- terminò Severus.

Moody,  perplesso, disse: -Severus, ti rendi di conto che…-.

-Che la profezia è vicina al suo completo compimento?- continuò con un filo di voce Piton.

Nessuno sapeva bene cosa dire, il silenzio diventava sempre più pesante e Arthur delicatamente lo spezzò:-Staremo vicino ai tuoi figli,  ma loro cosa sanno?-

-Sanno che li amo- disse l’uomo tenendo gli occhi chiusi.

Sirius non sapeva cosa pensare, non era convinto del comportamento del suo antico nemico e quasi ridendo chiese:-Vuoi dire che non gli hai detto nulla della profezia? Ma chi vuoi che ci creda! Sai cosa penso? Che tu stia insegnando le arti oscure ai tuoi figli in modo che possano contrastare la profezia e imporsi al destino che quella pazza della tua antenata ha scelto per loro!-.

-Credi ciò che vuoi, io sono stanco. Sto lottando da una vita e non chiedo nulla in cambio. So in anticipo di aver perso,  ma ciò non toglie che ho sempre fatto la mia parte e sempre la farò- e detto questo uscì dalla stanza.

CAP 6 I PRIMI CHIARIMENTI

A tavola tutto sembrava andare come previsto: Ron si abbuffava con le cosce di pollo, Hermione e Ginny lo guardavano disgustate mentre Harry e Sirius morivano dalle risate. Erano quasi a fine pasto quando Thomas rivolse per la prima volta la parola a Sirius:-Chiedo scusa, signor Black, potrei farle una domanda?-

-Prego, fai pure ma non chiamarmi più per cognome, preferisco Sirius-,

-Va bene, Sirius. E’ già 20 Dicembre, come mai non ha ancora preparato l’albero di Natale?-

-Perché in questa casa il Natale non è mai stato festeggiato-.

-Oh, che peccato!- esclamò il ragazzo, che comunque non si diede per vinto. –Perché non inizia quest’anno?  Ha tanti ospiti, noi la potremmo aiutare. Mio padre sa preparare una pozione che toglie la resina senza uccidere la pianta…-

-Piuttosto strano, avrei creduto che per lui uccidere fosse un piacer….- ma non concluse la frase. Thomas e Lily si erano tenuti lo stomaco e avevano iniziato a gridare di dolore. Severus, che alle parole di Sirius aveva accennato uno scatto d’ira, riprese subito il controllo di sé e contemporaneamente anche i ragazzi stettero meglio. Con la scusa di farli sdraiare a letto per un po’, Piton prese i suoi figli e lasciò la tavolata.

 Remus era livido in volto e non si trattenne:-Si può sapere cosa ti passa per la testa? Niente suppongo!-.

-Quei ragazzi non sanno niente sul loro padre! Pensi che sappiano che fosse un Mangiamorte, pensi che conoscano gli orrori che ha compiuto?- rispose Sirius.

-Non lo so, ma questo non significa che glielo debba far sapere tu, Sirius. Sono due ragazzi che si trovano in un posto che non conoscono, circondati da persone che li guardano dall’alto in basso e che non hanno mai rivolto loro parola se non interpellati direttamente-.

-Oh poverini! Non mi dirai che ti fanno pena i figli di Piton? Lui non ha provato dispiacere quando ha lasciato che James morisse e non gli importava niente neanche di Harry! In più come gesto macabro ha chiamato sua figlia Lily e suo figlio Thomas e ti ricordo che il nome del Signore Oscuro è Tom!-.

-Tu credi che lui sia ancora servo di Voldemort!? Ma Silente si fida di lui e,  sebbene Harry non gli sia simpatico, non gli ha mai fatto del male-.

-E questo basta per…..- ancora una volta Sirius fu interrotto.

Piton era entrato in cucina, con molta calma disse:-Molly, per cortesia, sapresti dirmi dove posso trovare la camomilla?-.

-Sì certo, l’ho vista nello sportello in alto-.

-Ti ringrazio- fece lui aprendo la credenza ed evitando lo sguardo di tutti,  ma Sirius gli si piazzò di fronte:

-Allora, i tuoi figli sanno che eri un Mangiamorte? Conoscono l’origine dei loro nomi?-.

Piton lo fissò negli occhi, non c’era odio nel suo sguardo, solo preoccupazione e stanchezza. Prese fiato e rispose: -Sì. Sanno che ero un Mangiamorte. Sanno che ora faccio il doppio gioco. Lo sono venuti a sapere nel più terribile dei modi. E conoscono l’origine dei loro nomi. La madre scelse i loro nomi e li scrisse su un biglietto, prima di morire dandoli alla luce. Per fatalità, come tu stesso avrai avuto modo di constatare sono anche i nomi dei genitori di Lady Queen.-

Ci furono attimi di imbarazzo. Quindi, entrarono i due ragazzi e chiesero al padre:

-Abbiamo perso il dolce?-.

 -No, ma preferirei che oggi beveste un po’ di camomilla invece di mangiare il dolce-. 

-Come vuoi tu- risposero, stanchi e provati.

Il pomeriggio passò veloce e la sera la famiglia Weasley ed Hermione dovettero andare via.

A Lupin e Tonks spettava il turno di guardia fuori casa. Moody  se ne era già andato  nel pomeriggio, richiamato da Silente. I restanti si divisero, naturalmente, in due parti.

Harry e Sirius chiacchieravano tra loro.

-Sanno che il padre ha commesso dei crimini e lo amano lo stesso, come fanno?-

-Non lo so, Harry. Probabilmente hanno solo una vaga idea di ciò che Severus ha compiuto e comunque sembra che lui sia stato presente nella loro vita-.

-Ma se passa quasi dieci mesi a scuola!-.

-Alle volte non è la quantità del tempo che conta,  ma la qualità-.

-Sono più piccoli di me di due anni, forse qualcosa in più-.

-Già, secondo me dovresti parlarci. Magari ti stanno simpatici-.

-Stai scherzando! Tu stesso hai detto che…-.

-Io dico tante cose, Harry, e a quanto dice Remus  solo poche sono da tenere in conto.-

Harry guardò Piton e i ragazzi che stavano vicino al caminetto. Stavano parlando anche loro sottovoce. In quella casa tutto veniva detto di nascosto. Perché?  Perché non si poteva parlare, urlare, litigare e poi fare la pace? Perché non si poteva addobbare l’albero di Natale? Nessuno avrebbe mai provato pace lì dentro!

 In quella casa, che per Sirius era stata come una prigione per sedici anni, non c'era posto per la pace.

CAP 7 LA LUNGA MATTINA DEL 24 DICEMBRE

La mattina del 24 Dicembre Sirius si alzò e  vide in un angolo del soggiorno un grandissimo e bellissimo abete. Poggiati per terra c'erano degli scatoloni con palline, festoni e addobbi vari.

 -No, questo no!- esclamò Sirius e si diresse verso la cucina dove Severus stava finendo di fare colazione.
 Appena lo vide entrare Piton si alzò dalla sedia e disse - Sebbene contraddirti  mi diverta parecchio, questa volta io non c'entro-, e con la mano indicò un raggiante Silente.

-Allora,  Sirius, cosa c'è che non va? Preferivi un pino? Scusa, ma io ho sempre ritenuto che l'abete infondesse più senso di felicità! In ogni caso non sono venuto qua solo per portare l'albero, ma perché vorrei parlare a voi due gentiluomini e poi in disparte ai nostri tre giovani amici: Harry, Lily e Thomas-.

-Silente, possiamo parlare di quello che preferisci, ma l'albero deve uscire da questa casa!- replicò Sirius con un fare tra il minaccioso e l'infastidito.

-Forse non sai che il Natale è la festività che i ragazzi amano di più, e forse non ti sei accorto che in questa casa ci sono tre ragazzi per i quali potrebbe essere l'ultimo- lo riprese il vecchio preside.

-Albus, ci porti buone notizie, mi auguro- intervenne Piton cambiando discorso.

-Mi dispiace, Severus. Qualcuno è entrato a casa tua,  in casa tua a a Spinner's End. Cercavano qualcosa, probabilmente la prova dell'esistenza dei tuoi figli-.

-E perché questi ragazzi sarebbero così importanti?- domandò serio l'ex-Grifondoro.

-Hai sentito la profezia! Non ci sei ancora arrivato, Black? Possibile che tu sia così dannatamente ottuso da vedere e capire solo ciò che vuoi?- urlò Severus.

-Calmati,  ragazzo mio- fece Silente rivolgendosi a Piton  per poi voltarsi verso Sirius -La profezia parla di due gemme che sfioriranno e già questo dovrebbe metterci all’erta, ma quel che è peggio è che il loro destino è intrecciato con quello di Harry e Voldemort, che chiaramente sono il bene e il male. Ora Voldemort è interessato a queste due gemme che dalla profezia sembrerebbero essere i figli di Severus, ma nel mondo magico tutti pensano che Severus Piton non abbia figli. Quindi il Signore Oscuro pensa che Piton gli stia nascondendo la verità e, come sappiamo, lui non apprezza i servitori infedeli-

-Se il Signore Oscuro  riuscirà ad avere tra le sue mani i miei ragazzi oppure Potter allora la guerra contro il male sarà persa per sempre!- intervenne Piton.

Sirius rifletté un attimo e poi con voce determinata disse a Severus: -Loro devono sapere! capisco la tua preoccupazione, ma non puoi nascondere la profezia ai ragazzi. Devi prepararli a combattere. Che cosa faranno se si ritroveranno Voldemort davanti? Ci hai mai pensato?-.

-No, e non voglio pensarci perché non succederà mai, mai!-.

-Fermatevi adesso- disse Silente -E cercate di collaborare. Inoltre,  Sirius, vorrei parlare con il dipinto di tua madre, se è possibile. Il suo cambiamento potrebbe essere importante-.

-Certo, è nel corridoio, di fronte alla stanza di Lily. Potrai parlarci dopo che l'albero sarà sparito- rispose lui, pungente, mentre si preparava il pane imburrato per la colazione.

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Verso le nove si alzarono anche i tre ragazzi che accolsero con stupore ed euforia l'abete del soggiorno. Harry, ricordandosi le parole del padrino, invitò i due fratelli ad unirsi a lui nell'addobbare l'albero, così in circa un'ora terminarono il lavoro.

Vennero in seguito raggiunti da Silente che, dopo aver dato loro  dei pacchetti da scartare la notte, chiese loro:
-Avete fatto un po' d'amicizia?-.

-A dire il vero no!- rispose Lily -Harry e Sirius stanno sempre per conto loro e non ci rivolgono mai la parola-.

-Sei una serpe- ribatté il ragazzo sopravvissuto.

-Almeno io ti chiamo per nome, mentre tu non hai neanche il coraggio di pronunciare il mio!-.

-Perchè, forse non lo sai, ma è il nome di mia mamma, e tuo padre è responsabile della sua morte!-.

-Lui è cambiato!- urlò la ragazzina.

-Non m’interessa, intanto i miei genitori non ci sono più!-.

-Almeno loro non soffrono più- disse Thomas sconsolato.
Il ragazzo era sempre stato in disparte, sapeva bene che la sorella non aveva bisogno di aiuto per difendersi e quella frase uscì dalla sua bocca fra singhiozzi e lacrime. Silente cercò di consolarlo, ma lui arretrò e cominciò a gridare:

-E' tutta colpa vostra! Se Harry non ci fosse papà potrebbe stare con noi e non sarebbe obbligato ad andare a quelle terribili riunioni! Lui non vuole andarci più!- e rivolgendosi a Silente continuò -Sei tu che lo obblighi, e fai stare male anche noi!-.

Sentendo i tre ragazzi discutere animatamente Severus e Sirius raggiunsero di corsa il soggiorno.

-Albus, si può sapere cosa è successo?- chiese Piton vedendo il figlio disperato che continuava a piangere dicendo :-Io me ne voglio andare! Voglio tornare al castello del nonno, quello era un posto sicuro, perché dobbiamo stare qua!?-.

-Niente. I ragazzi si stanno chiarendo- affermò con tranquillità -E adesso proporrei un'abbondante colazione-.

-E vi siete chiariti?- domandò Sirius a braccia aperte, rivolgendosi ai ragazzi.

-No!- risposero tutti e tre.

-Bene! Per lo meno sei riuscito a metterli d'accordo su qualcosa, Silente- concluse Sirius.
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-Sirius, vieni con me. Voglio che ci sia anche tu quando parlerò a tua madre- disse Silente.

-Vacci da solo, tanto con me non parla-.

-Oh, scusa. Devo essermi spiegato male, non era una richiesta. Forse era un ordine, ma certe parole è meglio non usarle a Natale. Vieni e basta-.

-Lo sai, vero, che non ho molta pazienza e che l'albero è ancora in soggiorno?- cercò di difendersi e controbattere Sirius.
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-Allora, cosa mangiano a colazione i nostri tre eroi urlanti? domandò Piton con voce adirata.

-Papà, abbiamo alzato la voce perché Harry e Silente ci hanno provocato- spiegò Lily.

-A me sembra che abbiate alzato la voce perché non sapete controllarvi abbastanza-.

-Questo non è vero, io so sempre controllarmi- rispose Harry.

-E anche io!- aggiunse velocemente Thomas.

 Il padre lo guardava con fare stupito, così specificò: -Almeno la maggior parte delle volte-.
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-Signora Black, buongiorno. Io sono Albus Silente, preside della scuola di Hogwarts-.

-Buongiorno signor Silente, mi ricordo di lei. I miei adorati figli Sirius e Regulus hanno frequentato la sua scuola-.

-Adorati figli! Adorati! Forse Regulus, perfetto serpeverde, ma un grifondoro non era certo il benvenuto qui! E non mi hai mai fatto sentire come parte della famiglia!- intervenne Sirius.

-Ho saputo che avere in casa i giovani Piton l'ha resa molto felice- continuò Silente, ignorando la sfuriata del Grifondoro.

-I piccoli principi sono i benvenuti- disse lei.

-Anche se non sono purosangue?- disse con lingua avvelenata Sirius.

-Il sangue ha perso la sua importanza! Che cosa ne ho avuto indietro? I miei bambini se ne sono andati...per sempre. Ma i piccoli principi me li possono ridare...-.

-Regulus è sparito! Ed io non ho intenzione di tornare da te- rispose acido Sirius.
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-Allora, succo d'arancia e una fetta di torta   vanno bene?- domandò Piton.

-Sì, grazie- risposero i tre.

-Mi sono arrabbiata perché Harry ha detto che sono una serpe- cominciò Lily con voce lagnosa.

-E allora?- fece Piton -Thomas non ti dice che sei un verme?-.

- E, infatti, ho minacciato di pietrificarlo!- fece lei.

-Perche non ci hai provato con me? Pensi che non sappia difendermi?- le chiese stizzito Harry.

-La prossima volta non me lo farò dire due volte-.

-In ogni caso saresti finita a Serpeverde, di sicuro-.

-Cos’è  Serpeverde?- chiese incuriosito Thomas.

-Serpeverde è una delle case in cui sono smistati gli studenti di Hogwarts, le altre sono Corvonero, Tassorosso e Grifondoro. Harry è un Grifondoro ed io sono il responsabile dei Serpeverde. Le due case non vanno molto d'accordo, tra loro esiste una forte rivalità- disse Severus.

-E perché Lily dovrebbe finire tra i Serpeverde?- fece Thomas.

-Perchè è acida, altezzosa e crede che tutto gli sia dovuto- rispose con voce lagnosa Harry.

-Io sono dolce con chi voglio e non credo che voler essere felice con mio fratello e mio padre sia pretendere troppo!- si difese la ragazza.

Piton le si avvicinò e, dopo averle avvicinato il succo e la torta,  le mise le mani sulle spalle e guardando Harry affermò:
-Una cosa è avere un padre vicino, anche se solo per pochi mesi, una cosa è averne solo il ricordo. Avete avuto tutti e tre una vita che non meritavate. Ed io da quella notte maledetta ho cercato di rimediare e cambiare, ma non si può rimediare a tutto. Harry ha ragione di essere così adirato-.

Harry sentì una fitta al cuore, quelle parole inaspettate gli riempirono gli occhi di lacrime. Thomas gli si avvicinò e lo abbracciò mentre Lily  faceva lo stesso con il padre.
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-Signora Black, cosa intende dire? Quelle parole cosa significano?-.

-Lady Queen disse che dobbiamo amare i suoi figli, e potremo concludere la rima. A ciascuno di noi sarà data una nuova possibilità perché lei, rinascendo,  si è fatta carico di tutti i nostri errori e con le sue pene sta pulendo i nostri peccati-.

-I ragazzi … Signora Black, cosa sa di loro?-.

-Che soffriranno e con coraggio periranno, e se il bene trionferà  rifioriranno- rispose lei con calma -La magia è un'arma potente!-.
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-Allora,  Harry, se hai finito di allagare la stanza, e se voi due zecche vi staccate da noi, suggerirei finalmente di mangiare. Poi vediamo se Silente riuscirà a convincere Black ad organizzare un bel cenone!-.

-Che cosa?- fece Thomas -non ci posso credere! Che bello! Chi verrà, papà?-.

-Non saremmo in tanti. Ci saranno i membri dell'ordine, forse la professoressa McGranitt-.

-Papà- disse Lily guardando l'uomo con tenerezza- perché non invitiamo anche Tillo e Billa?-.
-Sì!- gli fece eco Thomas.

-Ragazzi- rispose lui -anche invitandoli, non è detto che verrebbero. E anche venendo  non è detto che si siederebbero al nostro tavolo-.

-Chi sono Tillo e Billa?- chiese Harry.

-Sono i nostri elfi domestici, ma prima di tutto sono i nostri migliori amici- e, abbassando lo sguardo,  Thomas specificò -i nostri soli amici-.

-Ma nella vostra scuola....-.

-Noi studiamo a casa - lo interruppe Lily -noi stiamo sempre a casa-.

-Casa nostra è grande,  sai?- riprese euforico Thomas -è la casa di nostro nonno, ci sono un sacco di stanze e noi possiamo entrare in tutte, trasformare gli ambienti, leggere, giocare e nasconderci da ogni parte!-.

Severus li ascoltava, i tre ragazzi forse potevano andare d'accordo. Con buona pace sua, di Sirius e del passato.

-Papà...- lo chiamò Lily.

-Va bene, Lily, io li inviterò, ma non posso promettervi nulla-.

-Professore, potremmo invitare anche Hagrid?- domandò Harry.

-Può darsi, Potter. Ne parlerò con Silente-.

-Papà!- lo riprese Lily con uno sguardo dolce che aveva lo scopo di rimproverarlo.

-Va bene, Lily. Harry,  inviterò Hagrid, ma anche a te non posso promettere nulla- e uscì dalla cucina.

I ragazzi si guardarono in faccia e risero di cuore.

CAP 8 UN REGALO INASPETTATO

Arrivarono tutti per le otto, chi prima e chi dopo. Hagrid arrivò assieme a Silente e la McGranitt. Il mezzo gigante era emozionatissimo: non capitava tutti i giorni di essere invitato ad una cena di Natale, e per giunta da Piton in persona! Si era completamente tirato a lucido. Silente lo aveva informato circa i figli del professore di pozioni e lui, che aveva un cuore grandissimo, aveva capito subito,  accettando i due ragazzi ancora prima di conoscerli, come quelle persone che decidono di essere felici a priori.

La McGranitt conosceva già i ragazzi, erano ormai tre anni che insegnava loro la difficile materia della Trasfigurazione presso la dimora dei Prince. Appena la videro i due giovani la salutarono molto educatamente, anche se entrambi davano segni d’imbarazzo.

-Che cosa succede, ragazzi?- chiese Severus –Non siete contenti di rivedere la vostra professoressa?-.

-Sì, solo che …. Insomma, non pensavamo venisse- disse Thomas titubante.

-Sai, dopo l’ultima volta…- continuò Lily.

-Perché, cosa è successo l’ultima volta che vi siete incontrati?- chiese il padre socchiudendo gli occhi minacciosamente.

-Tu cosa sai?- rispose Lily con fare indagatore.

Fortunatamente la professoressa si avvicinò al trio e chiese: -Allora ragazzi, come vi trovate qua?-.

-Bene,  professoressa- risposero in coro i due.

-Minerva, vorrei sapere della vostra ultima lezione- fece il pozionista.

-Oh Severus, diciamo che durante la nostra ultima lezione i tuoi figli hanno dimostrato di possedere pienamente la nobile arte della Trasfigurazione- disse lei imbarazzata –Riuscendo a trasformare la sottoscritta in un bellissimo cigno-.

-Che cosa avete fatto???????????- esclamò Piton, sconvolto dalla risposta della collega.

-Papà, papà, è lei che ci aveva detto di farlo!-.

Severus guardò Minerva, che gli rispose: -E’ vero, ma non avrei mai lanciato la sfida se in ben due ore fossero riusciti a trasformare almeno uno dei bicchieri che avevo messo sul tavolo! Evidentemente i tuoi ragazzi riescono meglio nelle grandi imprese. Forse sarebbero degli ottimi Serpeverde-.

“ Ancora questi Serpeverde”, pensarono i due.  Non era il momento per fare richieste,  il padre non era dell’umore adatto,  ma in seguito avrebbero chiesto di essere sottoposti alla prova del Cappello parlante di cui Harry aveva parlato nel pomeriggio.

Poi arrivarono tutti gli aderenti all’Ordine  e infine, sotto gli occhi increduli di tutti e la gioia di Hermione, arrivarono Tillo e Billa. Gli elfi erano completamente vestiti e indossavano le scarpe.

-Sono completamente diversi da tutti gli elfi domestici che abbia mai conosciuto. Voglio dire, sono ben vestiti!-. Osservò Molly.

 -Quando i ragazzi erano piccoli mi chiesero di  dar loro degli abiti,  ma gli elfi non volevano perché pensavano che volessi mandarli via di casa. Dopo molte insistenze  riuscii a convincerli che non volevo mandarli via,  ma era solo un modo per renderli parte della nostra vita e far felici i bambini. Ci volle tempo,  ma accettarono- spiegò Piton.

-Loro sono i nostri amici- dissero soddisfatti i ragazzi –possono mangiare a tavola con noi?- chiesero poi a Sirius.

–Certo, perché no!- rispose lui, ma gli elfi cominciarono a saltare da una parte all'altra, scusandosi. Continuavano a dire che non erano venuti per restare, ma solo per fare gli auguri ai padroncini e a Piton. Inoltre sostenevano di dover tornare al castello, dato che il signor Prince desiderava un po' di compagnia.”

I ragazzi si demoralizzarono, ma gli elfi dissero loro di non preoccuparsi. Prima di andarsene lasciarono un pacchettino sotto l'albero, dicendo che era da parte del nonno.

Severus e Silente si guardarono l’un l’altro. Avrebbero voluto vedere il contenuto del pacchetto prima dei ragazzi, ma ormai era ora di cena ed entrambi avrebbero dovuto aspettare.

A tavola Hermione e i ragazzi Weasley restarono sorpresi nel vedere Harry rivolgere la parola ai due fratelli, e quasi sorridere loro. La discussione della mattinata era servita a qualcosa e, anche se i tre non si erano chiariti del tutto, in ogni caso si erano tolti diversi sassolini dalle scarpe.

Tra gli adulti la situazione era differente. Le amarezze erano troppe,  i ricordi pesavano come macigni, ma  per amore dei ragazzi e del Natale si comportarono tutti in maniera civile ed educata. Inoltre dopo aver sentito la profezia per intero, nessuno sapeva bene come comportarsi.

La mezzanotte arrivò e i pacchetti furono aperti. Il regalo più interessante fu quello del signor Prince: una vecchia bacchetta magica. Il dono  era accompagnato da un biglietto: “ – Buon Natale, ragazzi! Questa bacchetta ha quattrocento anni, passa di generazione in generazione. Come voi sapete io diseredai la madre di vostro padre, che Merlino mi perdoni, e non le diedi la bacchetta. Non la diedi neanche a vostro padre, avevo troppo rabbia. Questo fu un terribile sbaglio e me ne resi conto solo quando quattordici anni fa il cancello si aprì al vostro arrivo. Avevo saltato due generazioni, informai di tutto vostro padre,  ma era tardi. Potrete usare la bacchetta solo una volta a testa, scegliete quando con attenzione. La magia è una potente arma-.

Thomas e Lily si guardarono negli occhi, avevano già un’idea  di quando usarla.

Severus si accorse del loro sguardo ma lasciò correre, l’indomani avrebbe cercato di capire di più.

 

Il 25 Dicembre si svegliarono tutti molto tardi, in pratica per il pranzo. Tutti tranne Severus, che da tre giorni stava preparando una pozione molto delicata e difficile. Nel pomeriggio ritornò Silente gli chiese di parlare con i figli,  ma lui rifiutò,  affermando che in fondo era Natale e aspettare uno o due giorni non avrebbe cambiato nulla.

Il Signore Oscuro non lo aveva ancora richiamato a sé,  questo poteva essere sia un buono che un cattivo segno. Non c’era modo di saperlo, bisognava aspettare. Sempre e solo aspettare.

I giorni passavano sereni, solo Sirius sembrava risentire di un po’ di stanchezza e spesso si dimenticava dove appoggiava gli oggetti che aveva in mano.

Il primo Gennaio arrivò in un baleno.

La mattina Sirius si rivolse ad Harry:

-Harry, hai visto dove ho poggiato “La Gazzetta del Profeta” ?-

-Certo, è dietro di te. Non la  vedi?- rispose il ragazzo andando verso la sua camera.

Quando Sirius si voltò, vide solo un vaso.

-Harry, dove dietro di me?- richiese stanco Sirius.

-Sul tavolino, Sirius-.

-Ma qua c’è solo un vaso!-

E fu un attimo. Severus chiamo Lily dalla cucina, facendola distrarre, ed Harry e Sirius videro il vaso trasformarsi in giornale.

-Voi due, piccole pesti!- urlò Sirius puntando la bacchetta.

-Expelliarmus!- disse Thomas per disarmare il padrone di casa, ma Sirius fu più veloce e si spostò.   Non riuscì però, ad evitare il Levicorpus di Lily, e  si ritrovò così a mezz’aria mentre la bacchetta cadeva giù.

Harry cominciò a ridere, ma smise quando vide un indiavolato Piton sbucare dalla cucina e gridare:

-Ragazzi!- Lily  perse la concentrazione e Sirius rovinò a terra con un sonoro tonfo.

Questa volta sguardi dolci e lacrime non avrebbero evitato la punizione.

CAP 9 PUNIZIONE E SMISTAMENTO

-Subito in camera. Non nelle vostre, nella mia.- disse con una calma da brivido Severus. I ragazzi ubbidirono subito, poi Piton si rivolse a Sirius e lo freddò : -Ti hanno lasciato i pantaloni, che vuoi di più?!- e andò dai figli, mentre Harry riprendeva a ridere come un ossesso e Sirius si massaggiava il fondoschiena.

 

-Si può sapere perché lo avete fatto?- chiese Severus e, senza aspettare una risposta, continuò –Non ditemelo. Perché vi aveva provocato? Perché vi stavate annoiando? Non sono scuse buone. Non esistono  giustificazioni, per il vostro comportamento. Il signor Black ci sta ospitando, anche se certo ne farebbe volentieri a meno. Riuscite a dialogare con Harry che vi fa un po’ di compagnia, abbiamo festeggiato il Natale, cosa c’è che non va?-.

Si fermò a prendere fiato, per poi riprendere dopo un attimo: -Ho notato il vostro sguardo quando avete aperto il regalo del vostro bis-nonno e mi ricordo bene la gioia mascherata quando avete saputo che il Signore oscuro  dubita della mia fedeltà. Ragazzi, voglio delle spiegazioni!-.

-Eravamo felici perché pensavamo che se il Signore Oscuro non si fosse fidato più di te, allora non ti avrebbe più cercato- iniziò Thomas.

-Ma se anche ti dovesse cercare e ti facesse del male, noi potremmo curarti con la bacchetta che il nonno ci ha regalato- finì Lily.

Severus si portò le mani in viso: -Non è così semplice ragazzi. Per prima cosa è solo una supposizione che l’Oscuro Signore abbia dei dubbi su di me, e poi le bacchette fanno incantesimi, ma non ci sono incantesimi per tutto-.

-Ma papà, allora perché ce ne siamo andati dal castello e perché non sei più dovuto andare a quelle riunioni?- domandò pensieroso Thomas.

-Non state al castello per precauzione e per ciò che riguarda le riunioni non ho una risposta- replicò il padre  senza mentire ma sorvolando la verità.

-Adesso mi fate il favore di fare un giro per la casa e recuperare tutti gli oggetti che avete trasfigurato. Poi li porterete al signor Black e per tutto il giorno farete ciò che lui vi chiederà-.

-No! Non siamo i suoi servi!- sbottò Lily, pentendosi subito di ciò che aveva detto.

- No, è vero. Siete solo due bambini che hanno bisogno di una bella punizione- ribatté Piton puntando l'indice contro di loro.

 

Sirius osservò gli oggetti sul tavolo: un libro, una lampada, un bicchiere, due forchette e una bottiglia. Un colpo di bacchetta e divennero una sciarpa di seta, un cinto per pantaloni, una spazzola, un paio di pantofole e un giornale.

-Ci credo io che non trovavo più niente! – disse con calma Sirius –Bene! L’unica cosa che vi chiedo è di spolverare i libri dello studio- e li accompagnò in una stanza dove le librerie toccavano il soffitto, ed  era evidente che nessuno vi entrava da parecchio tempo.

Nessuno dei due protestò, avevano intenzione di ubbidire, del resto si erano divertiti negli ultimi giorni.

 

-Professore-  iniziò a dire Harry, rivolgendosi all'insegnante di pozioni –stavo pensando….-.

-Ah  si, Potter? Ti è stata regalata questa facoltà per Natale?- chiese il mago con sarcasmo.

-Io e i suoi figli stavamo pensando- specificò Harry, facendo voltare di scatto Piton –Loro non sono mai andati ad Hogwarts,  ma ci chiedevamo se si potesse portare qua il Cappello parlante per smistarli- il cuore di Severus si rilassò.

Incredibile, quei tre ragazzi avrebbero dovuto combattere contro il male, rischiando forse le loro vite, e pensavano ad un cappello!

-Non sono cose che posso decidere io, Harry. Comunque, se ci tenete tutti e tre, potrei parlarne con Silente-.

Harry sorrise e pensò, a ragione, che quello fosse un sì.

La sera dopo Silente e la McGranitt tornarono a Grimmauld Place e portarono con loro il Cappello parlante.

I ragazzi erano stanchi,  ma eccitati all’idea di essere smistati.

Venne preparato uno sgabello, e  quindi  la professoressa chiamò Lily  e le posò il Cappello in testa.

-E’ molto difficile. Vedo voglia di primeggiare, però non per la gloria personale. Un carattere determinato, ma un grande senso del sacrificio. Dove ti metto? Sei una serpe dal cuore d’oro o una grifoncina dalla lingua biforcuta?-.

-Non lo so neanche io- pensò Lily, e il Cappello, che leggeva i suoi pensieri, disse:-Onesta! Grifondoro!- e la ragazzina scese dallo sgabello e, con voce stizzita e divertita, passando vicino ad Harry gli disse:-Serpe-.

Fu il turno di Thomas e il Cappello parlò: -Onesto, leale, sensibile e coraggioso. Grifondoro!- il ragazzo guardò il padre con fare sconsolato.

Severus, intuendo  che qualcosa non andava,  li chiamò a sé e a voce alta disse: -Sono molto orgoglioso di voi. Se un giorno andrete ad Hogwarts diventerete i migliori Grifondoro della storia- e i tre si abbracciarono.

CAP 10 A QUATTROCCHI

I ragazzi chiesero  a Sirius di poter usufruire della biblioteca e lui, pur di levarseli di torno, acconsentì. Trovarono libri su Hogwarts e sulle quattro case. Sapere di essere dei Grifondoro non bastava, dovevano anche conoscere tutto ciò che potevano su quella casa e, naturalmente, su Godric stesso.

Passarono sui libri molte ore e diversi giorni, erano insaziabili di conoscenza. Avevano trovato qualcosa che li rendesse simili agli altri e non volevano farsela scappare. Un pomeriggio, però, Severus lì chiamo. –Ragazzi, ho preparato la pozione. Dovete berla. – e gliela porse.

I ragazzi si avvicinarono le tazzine alle labbra ma si bloccarono per chiedere: -Dov’è  la tua, papà?- e lui, senza dar troppo peso a ciò che stava per dire, rispose:

 -Non ho abbastanza ingredienti per tutti. Bevetela voi-.

-Non puoi dividerla in tre?- chiese Thomas.

-No, non si può. Non preoccupatevi. Durante le vacanze i negozi sono sforniti,  ma fra un paio di giorni sarà possibile ricomprare le erbe necessarie e allora preparerò la pozione anche per me-.

-E nella casa a Spinner’s End  non ne hai scorte?- si informò Lily.

-E’ meglio non uscire da Grimmauld Place. Avete sentito Silente, questo è un posto molto sicuro e noi non dobbiamo lasciarlo fino a quando le cose non si sistemeranno-.  I due ragazzi bevvero la pozione e tornarono in soggiorno a leggere.

Piton sentì un nodo alla gola. Non doveva provare tristezza per le sue azioni, per le sue scelte, per il suo passato perché altrimenti i suoi figli avrebbero provato gli stessi suoi dolori.

 Doveva chiudere la mente al suo passato terribile. La pozione serviva per questo, perché lui riuscisse a mantenere il suo sangue freddo e la sua sensibilità verso il dolore fisico e mentale si attenuasse, perché i suoi ragazzi non ne provassero.

 Che cosa sarebbe stato meglio, si chiedeva, che lui non soffrisse o che i ragazzi fossero coperti contro le sue sofferenze?  Era stata una scelta semplice. Si sentiva bene. Faceva star bene compiere le scelte giuste.

Questo, però, non avrebbe fermato il destino. I suoi figli sarebbero appassiti per lui. Non doveva pensare, doveva fare altro, ma cosa? Doveva avvisare Sirius e Harry. Ormai i tempi si stavano facendo maturi.

 

La sera, mentre i ragazzi erano già andati a letto, Piton parlò con Sirius ed Harry.

-So bene che voi siete le ultime persone al mondo ad essere in debito con me, in ogni caso vorrei chiedervi un favore-.

-Senti, senti. Mocciosus che viene a chiedermi un favore. Puoi anche star zitto, non ho alcuna intenzione di aiutarti. Lo sto già facendo. Tu e i tuoi figli siete qui, a casa mia. Ti ricordi vero?- rispose Sirius e guardando ad Harry disse :-Tu fai pure quello che vuoi-. E si ritirò nelle sue stanze.

Harry era molto curioso. C’erano diverse cose che non tornavano e c’era qualcosa che riguardava i due fratelli che non sapeva. Se ne rendeva conto e pensò che doveva esserci una buona ragione se Piton era arrivato a chiedere un favore a loro due. Così lo fece parlare.

-Devi sapere, Harry, che il destino di Thomas e Lily è legato in qualche modo al tuo e a quello di Voldemort. Esiste un’antica profezia che dice che loro moriranno per salvare me, e che tu li salverai in qualche modo. In questo modo il male sarà sconfitto-.

-Cosa significa? Io ho sempre creduto di dover affrontare Voldemort di persona, in uno scontro diretto-.

-Dalla profezia che ti riguarda sembrerebbe così, ma interpretata alla luce della profezia dei miei ragazzi sembrerebbe diversamente-.

-E le profezie non si possono modificare. Si realizzano sempre-.

-Si,  ma la profezia di Lady Queen, che riguarda Thomas e Lily, ha un finale aperto. Un finale ipotetico. Non dice che il male sarà sconfitto di sicuro, ipotizza però che voi tre abbiate la capacità di sconfiggerlo-.

-La profezia di Lady Queen? E’ per questo che la scuola chiude quando cade la sua ricorrenza, perché forse la profezia potrebbe avverarsi!? Io credevo che fosse una leggenda… -

-Quando le profezie impiegano molto tempo ad avverarsi stupidamente le si chiama leggende,  e si crede che esse non si realizzino più,  ma le profezie si realizzano sempre prima o poi. E i segni del nostro tempo dicono che la profezia si sta realizzando-.

Harry lo guardò e disse: -Mi dica cosa devo fare e lo farò-.

Severus gli mise una mano sulla spalla come per ringraziarlo e disse: -Fra pochi giorni sicuramente l’Oscuro Signore mi chiamerà, mi vorrà mettere alla prova e i miei figli soffriranno parecchio. Stagli vicino, non lasciarli soli. Ti prego-.

-Come, solo questo?- chiese stupito Harry.

-E’ molto più importante di quanto tu possa credere. Avere qualcuno vicino quando si soffre è molto importante. Non so se riuscirai da solo, parlerò con Lupin, forse lui sarà disposto a farmi questo favore. In ogni caso vi lascio una pozione che dovrete dar loro quando vi sembrerà che siano al culmine della sopportazione. Grazie, Harry. Ti chiedo perdono, per la mia ignoranza, per la mia cattiveria, perché vorrei esser stato migliore e perché non c’è altra soluzione che il pentimento e l’amore-.

Harry era sconvolto. Il suo professore era davvero pentito, era davvero sofferente e lui non sapeva cosa rispondergli. Dopo un paio di giorni, aveva detto Piton, il Signore Oscuro lo avrebbe richiamato a sé. Non sapeva però, come non lo sapeva lo stesso Severus, che non avrebbero dovuto aspettare tanto tempo.

CAP 11 DURA PROVA

Lupin finì il turno di guardia alle diciotto, quindi passò un attimo a salutare Harry e sentire se andava tutto bene.

Non si aspettava, sicuramente, che Piton gli chiedesse un favore,  ma di fronte alla richiesta del suo ex-collega non ci pensò su due volte e accettò.

-Ti ringrazio per la fiducia  e ti assicuro che i tuoi figli non saranno soli. Per quanto riguarda la pozione non ti preoccupare, non mancherò di fargliela bere. Del resto non ho dimenticato quanto aiuto mi desti l’anno in cui insegnai ad Hogwarts.

 Ho saputo che hai parlato con Harry e in diverse occasioni gli hai dimostrato il tuo pensiero riguardo alla vita che gli è toccata.  Posso dire che delle persone presenti al momento in questa casa non ce n'è una che non avrebbe meritato una vita migliore-.

Detto questo, i due si diedero una stretta di mano e poi Remus andò a parlare con Sirius. Non poteva credere che l’amico si fosse rifiutato di ascoltare Severus, possibile che non riuscisse ad andare oltre la sua tristezza?

E’ vero, aveva passato tanti anni ad Azkaban,  ma non per colpa di Severus. Era stato Peter ad incastrarlo.

Piton era stato una pedina di Voldemort  e anche senza di lui sarebbe riuscito a scoprire il contenuto della profezia. Severus non era l’unico Mangiamorte esistente e Voldemort sarebbe riuscito comunque, in un modo o nell’altro, ad arrivare a Lily e James.

Senza contare che essere stato un Mangiamorte a vent’anni non significava aver ucciso e torturato, forse aveva assistito ad azioni del genere,  ma nessuno aveva la certezza che Piton avesse mai ucciso anima viva.

Trovò Sirius in cucina. Era seduto, una tazza di burrobirra accanto e lo sguardo perso nel vuoto.      –Sono solo dei ragazzi. Sei sicuro di non essere disposto ad aiutarli?- domandò il licantropo.

-Li ospito a casa mia, è già un aiuto-.

-Anche tu hai avuto bisogno di aiuto quando eri ragazzo e ti sentivi solo e rifiutato dalla tua famiglia e anch’io. Sirius, potremmo essere noi- insistette Remus.

-Non tutte le persone che hanno bisogno di aiuto  lo ricevono. E loro non sono soli, ci sarà Harry ad aiutare i figli dell’uomo che causò la morte dei suoi genitori. E ci sarai tu! Bravo malandrino, che tendi la mano a chi….-.

-Tendo la mano a chi ha saputo cambiare. Ad un uomo che, forse non ci crederai,  non è il ragazzo che fu. E’ passato tanto tempo e l’unico modo per continuare a vivere è andare avanti-.

-L’unico modo per continuare a vivere è dimenticare?- chiese Sirius, scettico.

-No é imparare a non farsi tormentare dai ricordi. Sia tu che Severus, in modo diverso, dovreste iniziare a lasciare che   essi vi scivolino addosso, per liberarvi del loro peso, e raccogliendoli da terra, buttare via ciò che non serve e conservare ciò che utile-  concluse Remus.

 

 Harry propose a Lupin di trattenersi per la cena e nell’attesa si misero a giocare ai tre dadi.

Un giocatore lanciava i dadi e l’avversario, prima che questi toccassero terra, doveva modificarne le facce per  abbassare il punteggio. Era difficile perché la trasformazione delle facce avveniva solo con il contatto visivo e non ci si ricordava mai quali facce si aveva  già trasformato.

I due gemelli osservarono incuriositi e iniziarono a scommettere su chi avrebbe vinto.

 C’era una bella atmosfera fino a quando Severus, che teneva  un libro in mano,  non lo lasciò cadere. Si tenne il braccio indolenzito mentre il Marchio Nero si rinvigoriva e si agitava sotto la camicia bianca.

 I ragazzi iniziarono a gridare dal dolore, tenendosi anche loro il braccio, sembrava che le loro vene volessero esplodere da un momento all’altro. Era una sensazione terribile.

 Severus cercava di controllarsi  così che  anche i ragazzi sentissero meno dolore,  ma il richiamo era forte. Doveva andare, il Signore Oscuro lo aveva chiamato e se non si fosse presentato sarebbe stata la conferma che lui aveva tradito, e Voldemort lo avrebbe cercato fino a quando non lo avesse ucciso. Andarci era pericoloso, ma lasciava una speranza: se Voldemort avesse  recuperato la fiducia in lui probabilmente non lo avrebbe ucciso.

I suoi figli continuavano a gridare, lui si avvicinò loro e disse: -Vi affido a Remus ed Harry, io tornerò presto. Vi voglio bene- e si smaterializzò, mentre i ragazzi piangevano per il loro coraggioso papà. I ragazzi furono portati in soggiorno e Remus li fece sdraiare sui due divani.

Severus si smaterializzò nel solito luogo stabilito per gli incontri, ma per la prima volta non si trovò al fianco del Signore Oscuro. I Mangiamorte avevano formato un cerchio,  lui si trovava al centro e Voldemort gli volava sopra.

Appena comparve il Signore Oscuro gli si mise di fronte: -Benvenuto Piton. Passate belle vacanze?-  gli chiese.

-Io non conosco la parola “vacanze”, mio Signore. Ho avuto del lavoro da sbrigare- rispose.

-Ma davvero?  Era un lavoro importante?- .

-Dovevo rifornire il mio laboratorio di erbe molto rare e sono stato un po’ in giro. Non è un lavoro importante, ma comunque impegnativo-.

-Sarei curioso di vedere dove sei stato di preciso… chi hai incontrato, che erbe hai comprato… non ti dispiacerà condividere con me i tuoi ricordi- e velocemente, puntandogli una bacchetta contro,  disse:- Legilimens!-.

 

I ragazzi si tennero la testa con le mani, ansimavano, non riuscivano a riprendere il fiato. I loro giovani corpi erano scossi da tremiti.

 Harry era vicino a Lily e cercava di consolarla, ma la ragazza sembrava non accorgersi della sua presenza.

Lupin cercava di tenere Thomas un po’ sollevato,  ma quello, che era piuttosto robusto, pesava parecchio e teneva gli occhi sbarrati! Sembrava quasi che guardando la sofferenza con i suoi grandi occhi quella sarebbe scemata.

 

Severus teneva duro. Doveva chiudere la sua mente. No, non c’erano stati momenti di gioia nella sua vita.

Nessun Natale, gli elfi non erano vestiti, Sirius non si era ritrovato a gambe all’aria, Lily non aveva riso come una pazza per le urla della signora Black e Thomas  non aveva sperato che il suo papà non dovesse più andare a quelle riunioni.

 C’erano stati Natali tristi, ad Hogwarts tra studenti incompetenti, ed estenuanti ricerche per delle erbe che non si trovavano da nessuna parte.

 I sotterranei della scuola erano freddi  e fredde erano le sue mani a cui lui non dava mai il sollievo dei guanti.

Doveva mettere un muro tra le cose belle e quelle brutte e fare la guardia perché se il muro fosse caduto  i feriti sarebbero stati troppi. Il muro doveva resistere e lui doveva resistere.

Ma la fatica si faceva sentire.

Ad un certo punto l’Oscuro Signore si fermò e chiese: -Severus, sai cosa si dice? Che tu mi abbia tradito! Che tu abbia avuto due figli da una sporca babbana! Dove sono questi ragazzi, Severus?!-.

Piton era a terra, faceva fatica a sollevare la testa in cui Voldemort aveva frugato senza rispetto, ma lo consolava sapere che i suoi ricordi non erano stati scoperti.

-Chiunque ti abbia dato queste informazioni mente. Il mio sangue è già macchiato da quello di mio padre e io non avrei mai scelto una babbana per darmi degli eredi. Io non ho nessun figlio, mio signore- rispose ansimando. 

 Per un attimo credette, o forse sperò, che Voldemort fosse rimasto soddisfatto della sua risposta. Si sbagliò. Con un cenno degli occhi dell’Oscuro   i Mangiamorte sfoderarono le bacchette e pronunciarono all'unisono : -Crucio!-.

Le urla di Thomas e Lily furono devastanti. I ragazzi si contorcevano dal dolore, piegati su se stessi. A tratti sembrava che il dolore volesse diminuire, ma poi ritornava più acuto di prima.

La signora Black si portò le mani alle orecchie per non sentire i principini gridare e per la prima volta Sirius vide delle lacrime sul viso di della madre. La osservò e lei, vedendolo di fronte a sé, gli disse: -Se potessi tornerei indietro. Tu sei migliore di me, figlio mio. Agisci prima che il rimpianto e il rimorso si insinuino in te-.

Sirius,  senza rispondere nulla al quadro, si voltò e andò in soggiorno.

I ragazzi erano sfiniti, non riuscivano più a respirare, Lupin ed Harry facevano del loro meglio per calmarli,  ma si erano resi conto di quale maledizione stesse colpendo Piton e i suoi figli. E sapevano che non c’era rimedio, eccetto la pozione che Severus aveva lasciato loro.

Vedendo che Sirius si era presentato, presumibilmente per aiutarli, Remus lo mandò  a prendere la boccetta.

Fu veloce. La versò nelle tazzine e,  mentre gli altri due tenevano i ragazzi, lui gliela fece bere.

E Sirius sentì che quei due ragazzi erano innocenti. Benché figli di Piton, e non erano colpevoli.

I due si rilassarono appena, riuscirono a respirare quasi normalmente, ma poi d’improvviso ricominciarono a tenersi la testa.

 

-Ho scelto proprio un servo di qualità!- disse Voldemort –Resistere tanto tempo alla maledizione Cruciatus non è da tutti. Forse i tuoi colleghi non sono così potenti come credevo. O forse  tu lo sei molto più di quanto io stesso immagini-.

Severus non rispose, era a terra, tremava, sudava, dalla bocca gli usciva della saliva, gli occhi chiusi dal dolore, le braccia lasciate andare ai lati del corpo provato.

 Ma la concentrazione c’era sempre e non fu impreparato quando Voldemort ridendogli in faccia gli disse: -Adesso che sei un po’ più docile, fammi rivedere come hai passato le tue vacanze-.

Ancora un muro, ancora solo freddo ed erbe e i lunghi corridoi e poi le sue stanze ad Hogwarts. Mai, non avrebbe mai ceduto. L’incursione del Signore Oscuro  fu ancora una volta molto lunga ma non potè vedere nulla. Quando smise di praticare la Legilimanzia su Piton, Voldemort lo prese per il mantello, lo trascinò da una parte  ed esclamò: -Adesso saprete cosa succede a chi mi tradisce, a chi ha l’imprudenza di affermare il falso- e impugnando la bacchetta urlò: -Avada Kedrava!- .

In un attimo il Mangiamorte che si trovava al suo fianco cadde a terra, morto. Poi si voltò verso Piton e disse: -Severus Piton, sei un servo sincero. In te rinnovo la mia fiducia-.

La riunione era finita.

Piton era riuscito ad ingannare Voldemort e così, buttato a terra, con solo la forza di volontà di vedere i suoi figli, si smaterializzò per comparire a Grimmauld Place.

CAP 12 E LE GEMME SFIORIRANNO

Sirius aveva avvisato Moody e Tonks della situazione e loro avevano chiamato  Silente che subito si era presentato a casa Black.

Non era la prima volta che vedeva i ragazzi soffrire, ogni volta che Severus si sentiva  male anche loro ne risentivano, però il pozionista  non era mai stato sottoposto alla maledizione Cruciatus e avere sotto gli occhi una tale pena lo fece sussultare.

Lupin ne aveva viste parecchie nella sua vita, Harry invece era scosso ma mantenne la promessa fatta al suo professore e stette vicino a Lily e a Thomas. Sapeva che si poteva soffrire molto, ma non così tanto e così a lungo.

 

Severus si materializzò in soggiorno, subito Silente e Sirius accorsero in suo aiuto. La situazione era drammatica, Severus sembrava morto, se non fosse stato che respirava ancora.

I ragazzi erano distrutti, ma da quando la tortura era terminata avevano cominciato a sentirsi meglio.

Vedere il padre in quello stato fu uno choc. Volevano stargli vicino, ma gli adulti li chiesero loro di allontanarsi un po’ mentre portavano  Severus nella sua camera.

I ragazzi, accompagnati da Harry, entrarono nella stanza di Lily, dove era conservata l’antica bacchetta.

-Cosa avete intenzione di fare?- chiese Harry.

-Non lo sappiamo di preciso- rispose Lily –Alle volte riusciamo a fare incantesimi senza che nessuno ce li insegni-.

-Ci viene spontaneo farli- aggiunse Thomas –Come quando ho fatto cadere Sirius. Io non so come ho fatto, era come se qualcuno avesse agito per me …-.

-Ma papà dice che non è magia accidentale- lo rassicurò la ragazza –Siamo troppo grandi perché  possa  esserlo!-.

-Potrebbe essere collegato con la profezia di Lady Queen- spiegò loro Harry –Io cercherò di aiutarvi-.

-Non conosciamo questa profezia- dissero i due –Agiamo d’istinto-.

-A me l'istinto ha sempre dato una mano”- li rassicurò Harry.

I due presero la bacchetta ed andarono nella stanza del padre. Harry li fece accomodare nelle poltrone e si avvicinò al letto.

Che viso sofferente! Sudava e tremava ancora. Silente gli avvicinò alle labbra una pozione,  ma lui non aveva la forza di bere. Sirius chiese ai ragazzi se poteva aiutarli in qualche modo, ma loro ringraziarono e risposero che era tutto a posto.

Poi,  ripensandoci, gli chiesero se potevano  rimanere un po’ da soli col padre.

Uscirono tutti, anche Harry, così Lily e Thomas si avvicinarono al letto.

Lily sperava che il padre non morisse, non riusciva ad immaginare la vita da sola con Thomas. Forse non li avrebbero più fatti tornare al castello del nonno e da soli non avrebbe avuto più senso andare avanti. L’uomo sul letto era l’unico che desse uno scopo alla loro vita.

Thomas non sapeva cosa pensare, non voleva che il padre morisse ma temeva ancora di più la possibilità che vivesse e restasse per sempre in quello stato, perso nel suo dolore. Dolore dal quale aveva sempre cercato di proteggerli. Se lui avesse bevuto la pozione forse sarebbe riuscito a sopportare maggiormente le torture,  e invece l’aveva data a loro. Non era giusto.

Ma le speranze dei ragazzi non furono sufficienti e  Severus spirò sotto gli occhi dei figli .

Provarono a scuoterlo,  ma il mago non si svegliava, Thomas corse a chiamare aiuto e,  quando Lily si accorse che la bacchetta che teneva in mano si era trasformata in un pugnale, si rese conto di ciò che doveva fare.

Con coraggio e sacrificio si sdraiò accanto al padre e si pugnalò al cuore.

Il cuore della ragazza si fermò e quello del padre riprese a battere.

Quando tutti rientrarono nella stanza si trovarono davanti una scena tremendamente dolorosa: la ragazza era coperta di sangue, con una mano teneva il pugnale e con l’altra stringeva la mano quella del papà.

Thomas urlò, Silente tolse il pugnale e lo poggiò  sul comodino al lato. Esaminò i due corpi sul letto e, voltandosi verso Sirius e Remus, disse: -Severus è ancora vivo!-.

Non poteva essere, pensò Thomas, no! Suo padre non poteva vivere in quelle condizioni, non lo avrebbe mai voluto.

 Prese il pugnale, che si ritrasformò in bacchetta.   Nel momento stesso in cui lo fece una luce viola partì dal corpo di Severus e  fu assorbita dalla bacchetta per poi riversarsi in Thomas.  Il ragazzo stramazzò a terra di colpo mentre Piton ritornava in sé completamente guarito.

La prima cosa che vide furono i corpi senza vita dei figli, d'istinto si alzò e raccolse la bacchetta, ma quella si sgretolò al contatto con le sue mani.

Aveva immaginato tante volte quel  momento,  ma gli occhi aperti di Thomas e la pozza di sangue che circondava Lily non li aveva messi in conto.  Tutti si aspettavano un urlo di disperazione, ma questo non arrivò: sulle guance dell'uomo cominciarono a scendere delle lacrime silenziose, seguite da muti singhiozzi.

I corpi dei due ragazzi furono lavati, vestiti  e sistemati uno accanto all’altro. Erano pallidissimi, eppure avevano un volto sereno.

-L’innocenza!- pensarono Remus e  Sirius.

-Il coraggio!- pensarono Silente ed Harry.

-I miei bambini- fu l’unica cosa che ripeteva di continuo Severus, in piedi accanto al letto, un po’ da una parte per sistemare i capelli di Lily, un po’ dall’altra per accarezzare le guance di Thomas.

CAP 13 IL NUOVO QUEEN

Severus non lasciò i suoi figli da soli, mai, neanche per andare a bere un po’ d’acqua. Voleva sentirsi la bocca asciutta, voleva sentire la sete che niente può  placare, voleva star male.

Perché era successo? Perché era destino che succedesse, per una profezia. Ma la profezia non parlava del nodo alla gola, dell’acqua che non voleva scendere giù e della vista annacquata. Queste cose non erano state profetizzate.

Era logico, rifletté, non era forse la normalità che quelle sensazioni fossero provate da un genitore che, disgraziatamente, sopravvive ai propri figli? Un genitore che non vede il seme crescere fino a diventare pianta, ma che lo vede cadere ancora bocciolo?

Piton sarebbe andato avanti ancora per molto a tormentarsi con i suoi pensieri se Harry,  entrando,  non lo avesse interrotto.

-Harry- dissel’uomo –Grazie per aver mantenuto la promessa-.

-Mi dispiace- rispose il ragazzo –Non credevo sarebbero morti così. Io li ho incoraggiati a seguire il loro istinto. Non credevo che sarebbero morti- diceva tra le lacrime. Harry si avvicinò ai due ragazzi e,  piangendo,  li abbracciò.

Severus e Silente, che intanto si era affacciato alla porta, lo guardarono perplessi. Le lacrime di Harry  non avrebbero mai potuto ridestare i ragazzi.

A quel punto Severus uscì dalla stanza e, passando  in corridoio, vide il quadro della signora Black che si presentava ancora con colori tenui e sereni.

- Saluti ai principini- salutò la donna.

-Il principe e la principessa sono morti- le rispose lui fissandola.

-Tutti i principi devono morire per rinascere re-.

-Anche io sono un Prince dunque  diventerò re?- .

-Tu sei già rinato Re! Un giorno lo vedrai!-. Rispose la donna, enigmatica.

-E’ una magra consolazione!- concluse il mago, sconsolato.

 

Severus chiamò in soggiorno Silente ed Harry. Non riusciva a parlare davanti ai corpi dei ragazzi.

Dovevano unire le loro menti, ragionare sulla profezia, su ciò che  essa non aveva detto chiaramente.

Fu Silente ad aprire il discorso: -Lady Queen aveva un padre babbano, come te, Severus, e per questo fu odiata.  Da allora il nome della vostra famiglia fu Prince-.

-Volevano cancellarne anche il ricordo. Cosa le fecero? La cacciarono via da casa?- chiese Harry.

-La uccisero!- rispose il vecchio preside.

-E’ terribile..- commentò il ragazzo.

-Hai ragione, Harry, terribile. Da allora i membri della famiglia si sposarono solo con purosangue. Tutti  tranne la madre di Severus-.

-Tobias Piton non fu un grande padre:  si vergognava della magia e si vergognava di me. Io soffrii  molto per questo. Ma mentre Lady Queen amò tutti, io odiai mio padre. Reagii  odiando i babbani e dando risalto alle mie origini magiche,  ho compiuto gesti crudeli e terribili- disse Severus.

-Non uccisero tua madre e neanche te  ma la vostra anima periva lentamente, giorno dopo giorno- continuò Silente.

-Poi, Harry, conobbi tua madre. Ma come sai, fui la causa indiretta della sua morte. Questo mi cambiò. Dopo poco conobbi una donna, una babbana, che mi accolse nel suo cuore, pur conoscendo la mia storia. Credeva veramente che io fossi diventato una persona migliore, poi arrivarono i bambini. Il resto lo conoscete- concluse Piton.

-I suoi figli non la amavano per il suo sangue ma per il suo cuore- affermò Harry rivolgendosi al professore.

-Con il loro amore hanno ripulito il tuo cuore dall’odio e hanno posto le basi perché la morte fosse sconfitta. Ciò vuol dire che in parte hanno sconfitto il male e dunque Voldemort. - Rifletté Silente. –Adesso, affinché la profezia si compia, Harry dovrebbe sconfiggere Voldemort, perché le gemme rifioriranno solo dopo che il male sarà sconfitto-.

-E come dovrei fare?- chiese Harry con un misto di coraggio e stupore.

-Lady Queen non ha lasciato indicazioni al riguardo- disse, stanco, Piton.

Fra i tre scese il silenzio. Uno scontro tra Harry e l’Oscuro signore era improponibile, eppure sembrava non esserci altra via d’uscita.

 

Nel pomeriggio fu preparato un leggerissimo tè da offrire alle persone che erano venute a dare il loro sostegno morale a Piton. La McGranitt, i Weasley, Kingsley e Tonks. Lupin non se ne era andato la mattina. Era rimasto lì a far compagnia, almeno per Sirius che era realmente sconvolto.

Mentre sorseggiavano la bevanda il braccio di Severus tremò: Voldemort lo stava chiamando.

Severus si materializzò nel solito luogo, ma non vide nessuno. Si guardò attorno e notò il Signore Oscuro , era seduto, il volto stanco, debole.

 Lentamente gli parlò: -Mio signore, mi ha convocato?-.

-Severus, spiegami perché io mi sento così debole e tu invece sei così forte nonostante il nostro incontro di ieri sera-.

-Non ho una spiegazione…-

-Non mentirmi. Ti ho dimostrato la mia fiducia lasciandoti vivere, adesso non mentirmi! Perché sono così debole?-.

Severus ripensò ai ragazzi, che erano riusciti col loro sacrificio e col loro amore a rendere così stanco e provato il grande mago oscuro. E, finalmente, vide la verità che per tanto tempo gli era stata innanzi. Un uomo, un mago con niente addosso se non un lungo mantello nero. Solo, con la sua malvagità, con la sua rabbia e l’amore che gli era stato negato perché figlio di un babbano. Al pensiero che quello innanzi a sé poteva essere lui stesso vent’anni prima sorrise amaramente.

-Sei debole perché lo sei sempre stato!- rispose coraggiosamente.

-Come osi!- gli urlò in faccia Voldemort,  puntandogli la bacchetta al petto.

-Sei debole perché non  hai mai avuto il coraggio di perdonare e di amare e ti sei sempre rifugiato nell’odio-.

Voldemort non credeva a ciò che sentiva.

 -Tu sei il mio servo!- esclamò.

 -Quale mago ha bisogno di servi? Solo quello cui non basta la propria magia!- rispose Severus.

-Pagherai- gli sibilò Voldemort nelle orecchie –pagherai ora!-.

-E’ da trentacinque anni che pago, Tom Riddle!- rispose con un alito di voce Piton.

Il mago oscuro pronunciò un incantesimo e subito apparvero alcuni dissennatori.

 Piton fu velocissimo –Expecto Patronum!-.  Dalla sua bacchetta non uscì la solita cerva, ma una bellissima aquila che fece indietreggiare le guardie di Azkaban.

Allo scomparire dell'animale luminoso, Severus si smaterializzò lasciando di sasso un debolissimo Voldemort.

CAP 14 E LE GEMME RIFIORIRANNO

 Harry rifletteva in disparte, solo l’amore e il perdono gli avrebbero  permesso di sconfiggere il mago oscuro.

Come sarebbe riuscito a perdonare l’assassino dei suoi genitori? Era possibile? Pensò a Piton, a Sirius, a  se stesso. Tutte persone che in qualche modo non avevano ricevuto l’affetto di una famiglia. Pensò a Riddle, anche lui non ne aveva avuta una. Questo, però, non bastava.

Guardò gli ospiti seduti in soggiorno, la preoccupazione e l’angoscia avevano riempito la stanza. Si alzò e  si avviò verso il corridoio. La signora Black gli sorrise incoraggiante. Le stanze dei due pestiferi gemelli erano chiuse e lui entrò nella camera di Severus, dove i ragazzi giacevano sul letto.

Severus li aveva coperti, lasciando liberi solo i due visi, come per ripararli dal freddo. Tra i due cuscini c’era era poggiata  una fotografia. Era una foto che  ritraeva Piton da giovane con una donna. Lei era seduta sulle gambe di Severus e lui le accarezzava con dolcezza il pancione.

–Avete la mamma e il papà vicino- disse Harry rivolto verso i due ragazzi.

In quel momento Harry sentì qualcuno materializzarsi, si voltò e vide Severus.

-Scusi professore, sono venuto per stare un po’ con Thomas e Lily-.

-Non ti devi scusare. E’ normale- rispose Piton  –Ho visto Riddle. E’ molto debole-.

-Riddle? Non più l’Oscuro Signore o Voldemort?- chiese stupito Harry.

-Non più,  Harry. Mai più. Cosa significa Voldemort? E’ solo un nome! E lui chi è? E’ solo un mago, come lo sono io e lo sei tu-.

-Ma lui è molto potente e ha molti alleati!-.

-Anche tu sei potente e hai molti alleati- rispose lui –E poi tu hai la grande capacità di perdonare-.

-Non è vero. Io sto cercando di capire per quale motivo dovrei perdonare Tom Riddle, ma la verità e che non ne trovo nessuno-.

-Perché non esiste un motivo per perdonare, esiste solo il perdono. Chi decide di perdonare non ha bisogno di una motivazione.  Non devi perdonare perché Riddle è cambiato, perché è diventato migliore. Devi perdonare perché se un giorno vorrai amare, non potrai farlo sapendo di avere odio in te. Perdona, non per essere superiore agli altri ma per darti una possibilità di essere felice. Riddle non è cambiato e non cambierà.  Se tu mantieni vivo in te l’odio per lui,  allora lui avrà vinto, anche se dovesse scomparire-.

Harry ascoltava mentre fissava il letto e la foto. Non c’era motivo di perdonare, c’era solo il perdono. Nella foto la donna sorrideva mentre Severus le accarezzava i capelli, i due salutavano e sembrava che stessero canticchiando. Ad Harry tornò in mente la foto dei suoi genitori che Hagrid gli aveva regalato al suo primo anno ad Hogwarts, lui era piccolo e i genitori lo tenevano in braccio.

Thomas e Lily, una foto così non l’avevano e mai l’avrebbero avuta. In nessuna delle loro foto la mamma li avrebbe guardati, avrebbe sorriso loro, li avrebbe accarezzati.

Harry si voltò verso Piton. Il professore aveva le guance rigate di lacrime. Era stanco. Stanco, anche per asciugarsi le lacrime. Harry si rivoltò verso i ragazzi e si voltò nuovamente verso il letto.

 Si sentì invadere da una sensazione di caldo, di soffocamento, gli si strinse la gola e le lacrime scesero senza che lui potesse farci nulla. Si avvicinò ai due ragazzi e li abbracciò. Severus rimase pietrificato, e quindi si sciolse in un pianto liberatorio.. Improvvisamente i due ragazzi si mossero. Piton e Harry non credevano ai loro occhi, eppure era così: Thomas e Lily avevano ripreso i sensi.

Harry corse in soggiorno a dare la buona notizia, non stava più nella pelle. Sembrava che i ragazzi, abbracciati al padre, si fossero appena svegliati dopo una bella dormita.

Sirius li guardava sorridente, era felice  per loro e per la prima volta anche per Piton. Uscì dalla stanza e sentì delle voci infantili parlare con una donna. Nel quadro della signora Black erano comparsi due bambini, li guardò con attenzione e si accorse che erano lui e Regulus da piccoli. La madre era felice mentre ripeteva: -Amate voi tutti i miei splendidi gigli … e che ogni madre riabbia i suoi figli-.

Lupin lo raggiunse e, dando un’occhiata al quadro,  capì quali dovevano essere i sentimenti dell’amico. Gli mise una mano nella spalla e gli disse: -Non è mai troppo tardi per essere felici-.

-Hai ragione- rispose mestamente il malandrino –Hai ragione-.

 

A questo punto era scontato che si dovesse preparare un bel cenone. Thomas e Lily si trovavano nella fortunata situazione di poter combinare guai senza essere ripresi dagli adulti e, siccome Grimmauld Place era zona franca, anche Harry, Ron e tutti i giovani capeggiati da Tonks si diedero da fare.

Scherzosi Expelliarmus, Levicorpus e varie trasfigurazioni si susseguirono per tutta  la sera, accompagnate dalle trasformazioni facciali di Tonks. Tutto andava alla perfezione.  Ad un certo punto, però, Silente si accorse che Severus non si trovava più nel soggiorno con gli altri,  senza dare troppo nell’occhio lo cercò nelle altre stanze. Lo trovò in camera sua, in ginocchio.  Si teneva il braccio e piangeva, non era un pianto triste,  ma di liberazione. Si avvicinò al suo sincero amico e  vide che il Marchio Nero era scomparso dal braccio.

Severus rientrò in soggiorno, indossava dei pantaloni neri e una camicia bianca con le maniche sollevate.  Le braccia, finalmente, senza tristi cicatrici. I primi ad accorgersene furono Thomas e Lily,  che urlarono : -Sì! Evviva! Abbiamo vinto, abbiamo vinto!- e poi si aggiunsero tutti gli altri.

Severus si avvicinò ad Harry e lo abbracciò. Il ragazzo ebbe l’impressione che quello fosse l’abbraccio di un padre.

 

Il cancello del castello dei Prince non si richiuse dopo il loro passaggio.

Il giardino era in pessimo stato,  ma presto si sarebbero occupati anche di quello. Thomas e Lily corsero al quadro del bis-nonno e lo salutarono per poi raccontargli tutto d’un fiato come avevano trascorso le vacanze di Natale.

Quando Piton si avvicinò al quadro il vecchio Prince gli disse: -Perdonami, sono lieto che tu sia venuto. Mi auguro che tu voglia restare-.

-Non c’è bisogno di chiedere perdono, nonno. Tutto è andato come doveva andare. Come tu sai io ho una casa a Spinner’s End e …-.

-Quella era la casa in cui sei cresciuto con tua madre e tuo padre. Se vuoi questa sarà la casa in cui crescerai ed invecchierai coi tuoi figli. La tua stanza, signor Queen,  è la prima a destra al primo piano-.

Severus salì al  piano indicato dal ritratto del nonno e aprì la porta della prima stanza. Appena entrato si trovò di fronte lo stemma della famiglia Queen: un’aquila dalle ali imponenti! Sopra una scrivania c’era un album di foto, dove potè vedere sua madre da piccola e poi a scuola con la divisa dei Serpeverde e poi ancora tante altre foto. Per ultima una foto rubata al tempo: Severus piccolissimo in braccio alla mamma e ad un raggiante Tobias.

Uscì dalla stanza e tornò al piano terra.

I ragazzi erano usciti in giardino, non li richiamo dentro. Li guardò dalla finestra, era stato fortunato. Si, alla fine  la vita aveva sorriso anche a Severus Piton,  ormai Queen.

 

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Capitolo 2
*** Cap 1 Preparativi e primo giorno ***


CAP 1  PREPARATIVI e PRIMO GIORNO

La profezia di Lady Queen, come tutte le profezie, si era avverata ma il mondo magico si era accorto solamente della sconfitta di Colui-che-non-doveva-essere-nominato. Tutti  si erano chiesti come avesse fatto Harry Potter a sconfiggere il grande mago oscuro senza scontrarsi con lui in prima persona, e molti non credettero che la morte dell’oscuro fosse riconducibile in qualche modo a Harry.

Inoltre alcuni Mangiamorte presenti alla disfatta di Voldemort raccontavano di una morte improvvisa, incomprensibile ai loro occhi: il loro padrone si era accasciato al suolo gridando dal dolore ed era esploso in mille pezzi; subito dopo il Marchio Nero era sparito dalle loro braccia.

Perciò si diffuse l’idea che Harry Potter non fosse “il grande mago potente” che si era sempre creduto, e che avesse avuto una fortuna sfacciata a non doversi scontrare con Voldemort. Ad Harry questo non interessava, era solamente entusiasta del fatto che la salvezza del mondo magico non fosse più nelle sue mani. Finalmente poteva essere un ragazzo come tutti gli altri.

Anche Thomas e Lily pensarono di essere diventati uguali agli altri ma presto si accorsero di aver sbagliato: il legame che li univa al padre non era scemato, continuavano a sentire i dolori, le ansie e le sofferenze del padre.  L’unico vantaggio era che finalmente potevano andare ad Hogwarts e smettere di vivere rinchiusi nella casa del nonno.

 Harry, Silente, Hermione e tutti quelli che i gemelli avevano conosciuto a Grimmauld Place avevano raccontato loro di quanto fosse bella e fantastica la Scuola di magia e stregoneria, ma Severus cercava di abbassare i toni.

“E’ una scuola. Molto bella, senz’altro. Ma niente che faccia svenire, ragazzi”.

Lily sollevò le sopracciglia e con sguardo interrogativo domandò: “Perché c’è qualcosa che ti faccia svenire?”.

Severus incrociò le braccia e strinse gli occhi, concentrandosi per trovare una risposta.

“Vedrai, vedrai che adesso ne spara una delle sue” disse Thomas rivolto alla sorella.

“Mi fa svenire dall’emozione quando succede qualcosa di inaspettato” rispose Severus sentendosi soddisfatto della risposta.

“Non è una risposta valida. Devi essere più preciso” lo riprese Lily.

“Magari” tentò Thomas in soccorso del padre “Sverrai quando Lily ti porterà il suo primo fidanzato”

“Che cosa?” chiese Severus sbalordito.

Lily cominciò a ridere, mentre Thomas diceva: “Ormai abbiamo già quattordici anni, gli ormoni si muovono?”.

“Ma cosa stai dicendo, Thomas?”.

“Sì, è vero. Ieri sera al pensiero di rivedere Harry, Lily è diventata tutta rossa”.

“Bugiardo!” gridò Lily.

“Allora a chi stavi pensando? A Ronald?”.

“Stai zitto o ti lancio un incantesimo!”.

Thomas rideva, Severus un po’ di meno. “Smettila, Thomas. O papà invece di svenire, morirà”.

“Sì, lo credo anch’io!” rispose subito il padre pietrificato.

“Comunque credo proprio che Hogwarts sarà uno spasso per noi” affermò Thomas spalleggiato dalla sorella.

Severus si riprese dalla forte emozione, mentre aveva un unico pensiero in testa. –Con tutti, Lily, ma non con Potter-.

Una sera Silente verso metà agosto si presentò a Prince Manor per una proposta di lavoro.

“Non credevo di essere disoccupato” disse Severus.

Albus gli sorrise con dolcezza. “Infatti non lo sei, ragazzo mio. Vorrei soltanto sapere se sei ancora interessato alla cattedra di Difesa contro le Arti oscure”.

“Per ironia della sorte mi offri questo posto solo adesso che Voldemort non c’è più …”

“Solo perché Riddle è morto non vuol dire che sia sparito tutto il male del mondo. Te lo offro adesso perché non c’è più nessuna maledizione pendente sulla cattedra. Lo sai anche tu che, in un modo o nell’altro, tutti i docenti di Difesa se ne andavano dopo un anno. E io non volevo correre il rischio di perderti”.

“Commuovente”.

“Esattamente” replicò Silente. “Allora, cosa ne dici?”.

Severus puntò l’indice contro il vecchio preside e disse: “Non voglio nessun tipo di limite”.

“Non puoi cruciare nessuno” rispose scherzando Silente.

“Neanche uno?” provocò l’altro.

Silente abbassò gli occhiali per lanciare un’occhiataccia a Severus, così come aveva fatto tante volte negli anni passati e ottenne ciò che sperava.

“Vorrà dire che mi limiterò” concluse Severus.

Intanto Silente si era accorto dell’assenza dei gemelli e volle informarsi.

“Sono a letto” fu la spiegazione.

“Di già? Sono solo le 8:30, Severus”.

“Non li ho mandati io, Albus. Sono loro che hanno voluto così. Lo sai anche tu che sono più sensibili degli altri, e il nostro rapporto speciale ha sviluppato in loro una forte empatia nei confronti di … di tutto direi”.

“Come di tutto?” si preoccupò il preside.

“Di tutto, Albus! Se io mi sento male, loro si sentono male. Se una persona a cui sono affezionati è angosciata, loro si angosciano. Se una rondine cade dal nido, loro soffrono … fisicamente”.

“Non è normale. Sono sicuro che c’è una spiegazione a questo. Insomma il legame fra voi è una storia ma il resto non è per niente comprensibile”.

“Albus, dobbiamo capire se è causato da un fattore esterno, o se magari deriva da un fattore psicologico che possiamo rimuovere”.

“Lo credo anch’io. Mi raccomando, Severus, inizia a investigare tu. Io devo ancora sbrigare alcuni affari di Hogwarts, e mi manca ancora un insegnante da assumere”.

Severus non volle sapere niente, ma sapeva benissimo che l’insegnante mancante era quello di Pozioni, e per un attimo gli dispiacque di non insegnare lui quella materia, ma finalmente aveva la cattedra tanto ambita e recriminare il passato non serviva a niente.

Fu solo pochi giorni dopo, quando arrivarono le lettere per Thomas e Lily, che si pentì della sua scelta. Non tanto perché non amasse le arti oscure quanto per il nome del nuovo insegnante di pozioni, con il quale avrebbe dovuto condividere i pasti, le riunioni, e lo spazio di Hogwarts per nove mesi: Sirius Orion Black.

 

Mentre il treno per Hogwarts procedeva speditamente, nessuno immaginava che in esso stessero viaggiando i figli del temibile Severus Piton, e così i due ragazzi sentirono parlar poco bene del padre. Tutti, chi più chi meno, ne dipingevano un quadro negativo, ma erano soprattutto i Grifondoro a parlarne male.

Lily e Thomas non erano più tanto sicuri che in quella scuola sarebbero stati felici. L’unione con il padre era molto forte e non amavano sentirlo criticare. La rabbia di Thomas si era manifestata più volte provocando la caduta di uno studente o, malauguratamente, il rovesciamento del carrello con caramelle e dolciumi.

“Thomas controllati!” lo aveva ripreso la sorella.

“Ma senti tutto quello che dicono i Grifondoro? Non sono sicuro di voler essere uno di loro”.

Lily sbuffò incrociando le braccia: “Non sfasciarti la testa prima di essertela rotta. Silente ha detto che saremo nuovamente smistati, perciò non è detto che tu sia un Grifondoro”.

“E tu? Cosa vorresti essere?” chiese il ragazzino.

“Per me va bene tutto. Del resto sono abbastanza coraggiosa, ma anche ambiziosa, sono studiosa e ho un gran cuore, perciò …”.

Thomas trattenne a stento una risata.

“E adesso che motivo hai di ridere?” domandò Lily.

“Tu avresti buon cuore? Ma se non mi lasci mai prendere la tua boccetta d’inchiostro”.

“Perché lo usi per stupidaggini” spiegò lei.

“Lo uso per scrivere” si giustificò Thomas.

“Per scrivere stupidaggini” continuò lei, e sarebbero andati avanti ancora per molto se il treno, finalmente, non si fosse fermato.

Hagrid chiamò a sé gli studenti del primo anno e i gemelli Piton che dovevano essere smistati pubblicamente, e inoltre era la prima volta che mettevano piede ad Hogwarts. Silente era convinto che considerati gli avvenimenti accaduti, qualcosa potesse essere cambiato negli animi dei due ragazzi e perciò era necessaria una nuova seduta con il Cappello parlante.

Il pluricentenario copricapo riconobbe subito la ragazza, e la Sala grande si zittì quando la McGranitt chiamò: “Lily Piton Queen”.

Nel sentire il cognome Piton della ragazza tutta la sala ammutolì.

Lily si sedette e con un sorriso sicuro e a tratti beffardo ascoltò la voce del Cappello: “Determinata, coraggiosa, costane e fiera. L’avevo già detto e lo ripeto: sei una Grifondoro. Però staresti bene anche tra i Corvonero”.

-Io vorrei essere come mio padre- pensò Lily.

“Sei sicura? Non tutto è come sembra”.

-Sono sicura- ripeté lei mentalmente.

“Allora la scelta è facile: Grifondoro!”.

Lily per un attimo  aveva creduto di finire tra i Serpeverde ma la scelta del Cappello non la sorprese tanto quanto l’atteggiamento dei Grifondoro seduti alla tavolata: mentre per gli altri smistati si erano levati applausi, per lei solo Harry, Ron, Hermione e gli altri Weasley avevano applaudito e si erano sollevati per accoglierla.

La McGranitt non era fiera del comportamento dei suoi protetti ma proseguì per non dare risalto alla situazione. Fu la volta di: “Thomas Piton Queen”.

Nel sentire nuovamente il nome Piton, la Sala grande ruppe il silenzio e si riempì di un mormorio incessante e la capocasa dei Grifondoro dovette imporre il silenzio per dare modo al Cappello di esprimersi.

“Dunque, dunque. Mi ricordo di te, ragazzo coraggioso e molto, molto sensibile. Hai buon cuore, sei leale e secondo me sei un ottimo: Tassorosso”.

La sala a questo punto era muta. I figli di Piton erano diventati una Grifondoro e un Tassorosso, nessuno era un Serpeverde.

Thomas che si era documentato sulle quattro case pensò che il Cappello avesse fatto una buona scelta per lui e con un sorriso sgargiante raggiunse la tavolata giallo-nera, dove venne accolto con un misto di curiosità e gentilezza.

Dopo lo smistamento Silente prese la parola. “Bentornati ad Hogwarts, e benvenuti agli studenti del primo anno e ai gemelli Piton Queen che frequenteranno con il quinto anno. Prima che il banchetto abbia inizio soddisfacendo i piaceri della gola, voglio presentarvi il nuovo insegnante di Pozioni: il professor Sirius Orion Black”.

Sirius si alzò in piedi per ricevere gli applausi di benvenuto.

“Sirius?” chiese Ron ad Harry “Ma non era una schiappa in pozioni?”.

“Rispetto a Piton senza ombra di dubbio” rispose Harry.

“Bhè, deve essere migliorato, altrimenti Silente non gli avrebbe mai offerto la cattedra” disse Hermione.

“Mentre la cattedra di Difesa contro le Arti oscure è stata assegnata al professor Severus Piton” continuò Silente.

“Alla fine l’ha ottenuta” notò Tiger.

“Mio padre dice che ha tradito il Signore Oscuro, e che i suoi figli hanno madre babbana. E’ il disonore dei Serpeverde” disse Gregory a denti stretti.

“Sta zitto, Goyle. Nessuno  ha chiesto la tua opinione” lo freddò Draco.

Gli applausi diretti a Piton furono più moderati anche se l’entusiasmo di Lily nel batter le mani non passò inosservato a nessuno e bilanciò la questione.

“Inoltre voglio ricordare a tutti che l’accesso alla Foresta proibita è interdetto:  quest’anno più degli altri anni esistono dei motivi, o meglio delle creature,  che dovrebbero spingervi a starne alla larga. E ora che il banchetto abbia inizio!”.

La Signora Grassa salutò tutti i Grifondoro e dopo aver dato l’ennesima dimostrazione di quanto potesse essere stonato un quadro, lasciò entrare tutti nella Sala comune. Lily si sentiva osservata da ciascun compagno, e si accorse che anche Hermione, Ron e Harry provavano un certo imbarazzo a starle accanto.

Fu Neville che le andò più vicino di tutti, o meglio la travolse cercando di recuperare Oscar.

“Ah! Aiuto!” gridò Lily cadendo a faccia in giù.

“Scusa. Scusami tanto, non volevo. Stavo cercando di prendere Oscar” si giustificò Neville, aiutandola ad alzarsi.

“Non fa niente, non è niente di grave” spiegò lei “Non è la prima volta che mi capita”.

Neville la guardò mostrando la sua totale incomprensione.

“Sai con un fratello gemello, gli scontri sono tanti” disse lei sorridendo.

Neville ricambiò il sorriso. “Non sarà stato facile per voi due. Voglio dire, con vostro padre, insomma lui … ecco lui è un po’ …”.

“Un po’ che cosa?” domandò senza cattiveria Lily.

“Un po’ … severo, ecco!”.

“Oh, no! Non con noi, credo che scarichi tutta la sua severità qui a scuola. E adesso che mi ci fai pensare, proprio con i Grifondoro” rispose lei ridendo e contagiando una mezza risata anche a Neville che si rilassò e pensò che quella ragazza fosse molto simpatica.

Nella Sala comune dei Tassorosso le cose andavano decisamente meglio. Lo sbigottimento per avere un Piton nella loro casa fu superato per metà già durante il banchetto quando i Tassorosso si accorsero che Thomas era un ragazzo gentile, dal viso dolce che cercava solo di fare amicizia.

Il Frate grasso aveva dato un caloroso benvenuto a Thomas,  e gli aveva augurato una permanenza felice in quella che un tempo era stata la sua casa.

“Vieni, ti facciamo vedere la tua stanza.  In ogni stanza ci sono tre o quattro studenti. Tu probabilmente dormirai con me e Zacharias” disse Justin  “Sai qualcosa sulla nostra casa?”.

“So che i nostri colori sono il giallo e il nero, che la nostra Capocasa è la professoressa Sprite, e che …” Thomas si fermò indeciso.

“Continua, continua non temere”.

“ … che qua vicino ci sono le cucine di Hogwarts!” terminò lui.

“Già, e detto fra noi, questo è Molto Importante. Gli elfi delle cucine, certe volte ci fanno dei grandi regali”.

“Benissimo!” fece Thomas felice.

L’interno della stanza era carino, niente di particolarmente sfarzoso, come nel castello dei Prince, ma gradevole. Tutto aveva forma circolare: le sedie, le finestre, i tavoli, i letti e perfino i cuscini. Era una novità, ma probabilmente –pensò Thomas-  era la prima di una lunga serie che si apprestava a conoscere.

 “Che idea grandiosa che hai avuto, Albus! Far smistare nuovamente i miei figli. E poi per cosa? Per separarli? Ma ti rendi conto di quello che hai combinato?” strillava Severus nella sala professori contro il preside.

“Severus, i ragazzi andavano smistati. Come vedi Thomas, una volta superata la prova critica della profezia di Lady Queen, è diventato un Tassorosso. Ciascuno deve stare nella propria casa di appartenenza”.

“E chi si prenderà cura di lui quando starà male?” domandò protettivo Severus.

“Madama Chips” fu la risposta immediata.

“E quando i suoi dolori e le sue sofferenze saranno riflesso delle mie?”.

“Perché dovresti star male? Ormai non devi più andare a nessuna riunione di Mangiamorte”.

“Basta anche meno” replicò lui.

“Però non mi sembri altrettanto preoccupato per Lily …”

“Ma come ti permetti! Io amo i miei figli nello stesso identico modo. Ma Lily è una Grifondoro, e lì troverà Potter, la signorina Granger e anche i Weasley, che la conoscono e le staranno accanto”.

“Severus” riprese Silente “Stai tranquillo, te ne prego. Thomas è un Tassorosso e come lui, anche i suoi compagni sono persone leali, sensibili e calorosi. Sono sicuro che non si sentirà mai solo”.

Severus prese fiato, gli sembrava di impazzire al pensiero che uno dei suoi figli potesse soffrire senza avere un minimo di conforto. Cercò di riprendersi, di calmarsi e di vedere con lucidità gli avvenimenti. Era fortunato, lui insegnava ad Hogwarts e poteva avere i suoi ragazzi sottocchio tutto il tempo. Non volle neanche pensare all’idea di se stesso nel castello dei Prince e i suoi figli a scuola.

In ogni caso Silente aveva ragione, i Tassorosso non avrebbero mai lasciato in disparte uno di loro, perciò Thomas era al sicuro, e Lily avrebbe trovato il modo per farsi valere davanti a tutti.

ANGOLO SCRITTRICE:
Eccomi qui, inizialmente questo capitolo era diviso in due parti più brevi, poi ho deciso di unirlo perchè in effetti si tratta di una lunga introduzione. Spero vi piaccia. L'aggiornamento non dovrebbe tardare, sto scrivendo un pò tutti i giorni e credo che posterò due volte a settimana: la domenica e poi il mercoledì o il giovedì. Fatevi sentire in tanti. Baci, Alida

Ringrazio Piccola Vero e JuliaSnape per le recensioni di incoraggiamento lasciatemi. Spero di non deludervi. A presto, Alida

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Capitolo 3
*** Provocazione ***


CAP 3

La mattina era sempre molto faticosa per Thomas e Lily che non erano abituati a ritmi regolari. Ad Hogwarts dalle 8:30 alle 13:30 c’erano le lezioni, e qualche volta se ne aggiungeva qualcuno il pomeriggio. A Prince Manor si studiava fino a 5 ore al giorno ma tre ore la mattina e due il pomeriggio.

La concentrazione dei due studenti diminuiva in modo drastico dopo le 11.00 e l’ultima ora di lezione erano completamente assenti; il loro rendimento scolastico inizialmente non fu dei migliori. Questo naturalmente non sfuggì a nessuno, tantomeno a Sirius che al pari di Severus con Harry, una volta trovatosi di fronte quotidianamente non uno ma due Piton pensò che fosse la giusta occasione per pareggiare antichi conti in sospeso.

Thomas, il cui rendimento era poco più inferiore di quello di Lily, trascorreva ore sui libri, anche la notte. Studiava con dedizione nella speranza di migliorare e di essere al pari dei suoi compagni. Severus lo rassicurava: “Non preoccuparti così tanto, Thomas. Devi solo abituarti ai nuovi ritmi, tu e Lily siete bravi, e se Silente vi ha inserito con gli studenti del quinto anno è perché ve lo meritate. Sapete fare molte più cose  di loro. Devi solo rilassarti e dare tempo al tempo”.

Anche Lily appoggiava suo fratello, ma lui insisteva con il suo metodo che però aveva solo il risultato di stancarlo ancora di più e di renderlo  meno concentrato a lezione, aumentando  il distacco non solo tra lui e gli altri studenti, ma anche tra lui e la sorella.

Una notte Thomas si addormentò sui libri. Dopo circa mezz’ora si svegliò, gli sembrò di vedere un grosso uccello con gli artigli che gli andava incontro e d’improvviso tanti fogli di carta che cadendo dal cielo lo colpivano, cercò di parlare ma dalla sua gola uscì solo una voce strozzata.

 Lily, Hermione e Ginny restavano sveglie fino a tarda notte di solito per chiacchierare, e parlare di ragazzi. Non sempre parlavano del più bello o  del più coraggioso, alle volte giusto per ridere ripercorrevano le gaffe dei loro coetanei maschi.

“Hai visto Malfoy che faccia schifata ha fatto quando Madama Sprite ha ordinato di tagliare l’Aloe e recuperarne la parte mucosa?”  disse Ginny.

“Sembrava fosse sul punto di vomitare” continuò ridendo Lily.

Hermione scosse la testa in segno di disappunto: “Io non capisco cosa ci sia di tanto schifoso”.

Ginny e Lily ammutolirono per poi rimettersi a ridere con ancora più energia.

“Sei proprio unica Hermione!” disse Lily iniziando a tossire e portandosi la mano alla bocca.

“Dai,  smettetela o finirai con l’affogarti” rispose Hermione dondolandosi a gambe incrociate sul letto.

Lily però non smise di ridere ma si portò la mano alla gola e cercò di prendere fiato. Ginny si alzò dal suo letto e le andò incontro. “Lily, tutto bene?”.

A Lily mancava il fiato e non riusciva a respirare; incominciò ad agitarsi e a muovere le braccia come se cercasse di raccogliere a sé aria per buttarsela dentro infondo ai polmoni.

Anche Hermione si alzò, ma capì subito di non poter fare niente e perciò assieme a Ginny portarono subito l’amica dalla McGranitt che la condusse  da Poppy e subito dopo chiamò Piton con Silente.

  Thomas continuava a sentirsi soffocare, cercava di respirare ma non ci riusciva. Era completamente fuori dal mondo. Non si ricordava dov’era, ne tantomeno con chi era. C’era solo un peso sul suo petto che non riusciva  a spostare.

“Severus, meno male che sei arrivato subito” iniziò Minerva “Non riusciamo a capire cosa stia accadendo a Lily. La signorina Granger ha detto che stavano chiacchierando quando all’improvviso Lily ha iniziato a tossire e gli è venuto meno il respiro. Però adesso è già da un po’ in questo stato” spiegò indicando la ragazza che strinse le sue mani attorno alle braccia del padre.

Severus mise il suo volto all’altezza di quello della figlia: “Lily, Lily guardami negli occhi. Guardami!”.

In quel momento arrivò Silente che osservò la scena.

Lily   guardò Severus che gli chiese: “Cosa ti è successo?”.

Lily guardò la mano del padre dove nell’indice aveva un bell’anello con una piccola aquila in risalto e una Q, poi indicò il suo anello, identico a quello del padre e si portò la mano al petto, indicò nuovamente l’anello che aveva al suo dito e allargò le braccia come a dire: “Chi manca?”.

Severus capì immediatamente. “Thomas!”.

Lily annuì e  Severus corse via dall’infermeria lasciando la figlia nelle mani di Minerva e Madama Chips. Silente lo seguì: “Severus, non puoi entrare nel dormitorio dei Tassorosso”.

“Ma cosa stai dicendo! Mio figlio sta male” urlò lui.

“Lo so, ma tu sei un Serpeverde. Stai fermo qui” gli disse il preside davanti al quadro della natura morta che faceva da ingresso alla dimora dei Tassorossi. “Vado a prenderlo io”.

“Albus, corri e spera di non arrivare tardi perché altrimenti te ne farò pentire” disse lui.

Quando Silente raggiunse la camera del ragazzo lo trovò tutto sudato, con gli occhi sbarrati e un leggero tremolio. Justin gli era vicino e cercava di tranquillizzarlo.

“Si può sapere cosa è successo?” chiese il preside.

“Non lo so” rispose Justin “Dormivo, e poi ho sentito una voce rauca che mi ha svegliato. Thomas stava tossendo e tremava dalla testa ai piedi”.

“Va bene signor Flinch. Adesso torni pure a letto, prenderò personalmente in consegna il giovane Piton-Queen. Credo sia meglio che trascorra la notte in infermeria” disse il preside.

“Va bene” acconsentì il Tassorosso.

Silente sorrise dell’approvazione ricevuta, evidentemente Thomas si era ben inserito tra i compagni se già qualcuno gli dimostrava tanto affetto.

Severus era nel corridoio ad aspettare Thomas e quando Silente uscì dal dormitorio dei Tassorosso con il figlio, gli andò subito incontro.

“Thomas, cosa è successo?” chiese preoccupato.

“Mi dispiace papà, davvero. Devo aver avuto un incubo. Stavo studiando, ed ero così stanco”.

“Studiando? Ma se è quasi mezzanotte. Thomas devi riposare di più”.

“Mi sono addormentato sui libri e poi ho avuto un incubo …”.

“Va bene, non è niente. Vieni, dai. Ti porto da Madama Chips, lì c’è già Lily”.

“Perché cosa le è successo?”domandò ansioso  Thomas.

“Niente non preoccuparti, stai rilassato” rispose Silente.

“No, papà, che cosa è successo?  Si è sentita male? Ma non sarà per colpa mia …” disse con le lacrime agli occhi uno stremato Thomas.

“Thomas, rilassati. Non è niente di grave, adesso vedrai con i tuoi occhi” lo rassicurò il padre. Severus sapeva come calmare Thomas: non doveva stare zitto, doveva parlargli lungo tutto il tragitto fino all’infermeria per non dargli il tempo di pensare, per non farlo sentire inattivo.

Quando il gruppetto giunse in infermeria Lily stava bene, e anzi si lamentava di dover passare la notte in infermeria piuttosto che nel suo letto presso la Torre dei Grifondoro. Solo quando vide Thomas e capì che anche lui non sarebbe tornato nel suo dormitorio accettò di restare.

Il resto della nottata passò sereno e la mattina dopo i due ragazzi erano già pronti per le lezioni.

Le lezioni del professor Black non seguirono i soliti schemi ministeriali, furono molto originali e assieme all’insegnamento delle pozioni venne aggiunta una buona dose di divertimento. C’erano le lezioni in laboratorio, quelle musicate e quelle all’aperto.

Sirius andava fiero del suo stile, e il suo metodo ebbe risultati positivi sul piano dell’impegno, della passione per la materia e del buon umore con il quale gli studenti seguivano le lezioni. Certamente non si poteva affermare lo stesso del profitto che, in genere, non subì rilevanti cambiamenti.

“Non c’è problema. I ragazzi sono ancora abituati a pensare la materia nel classico modo monocorde, ma quando si adatteranno del tutto, anche il loro profitto aumenterà” spiegava entusiasta Sirius ottenendo l’appoggio di Silente.

Tuttavia Sirius non era l’uomo più obiettivo sulla faccia della Terra e i suoi giudizi erano chiaramente a favore dei Grifondoro, tra i quali Lily restava l’eccezione che confermava la regola. Mai, mai una volta Sirius assegnò dei punti alla ragazza, sebbene fosse allo stesso di Hermione che invece ne aveva totalizzato già 40.

Diverso era il discorso di Thomas, che Sirius tartassava di continuo. Se la pozione doveva venire liquida a lui veniva densa, se doveva diventare grigia a lui diventava fucsia, se doveva profumare la sua puzzava tremendamente.

Durante il ciclo di lezioni “Pozioni all’aperto”, Sirius portava all’esterno della scuola quattro calderoni, uno per ogni casa, e dopo aver sorteggiato uno studente per gruppo, assegnava una pozione da produrre. A seconda della qualità della pozione e del tempo impiegato per produrla venivano assegnati i voti e i punti alle case.

I migliori erano sempre i Corvonero, ma anche Hermione e Lily erano molto brave. Tra i Serpeverde e i Tassorosso nessuno brillava in modo particolare. Una mattina fu il turno di Thomas per i Tassorosso e, come sempre, la sua pozione non si avvicinò neanche lontanamente al colore turchese e alla sostanza fluida che era prevista.

“Tassorosso? Merlino vi assista! Se tutti voi Tassorosso siete come Piton-Queen allora potete anche lasciar perdere. Non so proprio quale possibilità abbiate”.

I Tassi, pazienti per natura, lasciarono perdere e anche Thomas avrebbe fatto lo stesso se Sirius non fosse andato oltre. “Eppure tuo padre amava giocherellare con le ampolle. Evidentemente non ti insegna proprio niente”.

Thomas fu velocissimo, e in un attimo Sirius si ritrovò la bacchetta del ragazzo puntata al petto.

“Signor Piton-Queen abbassi immediatamente la bacchetta” disse Sirius mentre gli altri studenti facevano un passo indietro per allontanarsi da una situazione imprevista e potenzialmente pericolosa.

“Mi chieda scusa” affermò Thomas con la voce tremante.

Sirius era irremovibile.

“Le ho chiesto di rivolgermi le sue scuse” ripetè il ragazzo che cominciava ad agitarsi.

“Non ho alcuna intenzione di domandarti scusa” disse Sirius.

Thomas non voleva fare del male a nessuno, solamente, avrebbe voluto sentire le scuse del suo professore che non era stato per niente corretto, ma quelle non arrivavano. Così preso della sua ira lasciò la lezione e tornò  al castello.

La camminata però gli diede il tempo di riflettere e perciò decise di giocare d’anticipo.

La professoressa Sprite, capocasa dei Tassorosso lo ricevette immediatamente e ascoltò le scuse e il rimpianto del giovane Piton-Queen.

“Non so cosa mi sia successo, professoressa. Ho perso la calma, avevo l’impressione di non poter difendermi. E poi mi sentivo nel giusto, il professor Black avrebbe dovuto scusarsi. Mi ha offeso pubblicamente e doveva scusarsi pubblicamente”.

“Signor Thomas, non si deve preoccupare. Sono cose che possono accadere” disse la Sprite.

“Ma un vero Tassorosso dovrebbe essere paziente, io invece ho degli scatti d’ira che non riesco a controllare”.

“Lei non ha degli scatti d’ira, il suo animo sta cercando un nuovo equilibrio e finchè non lo avrà trovato starà in bilico tra calma ed ira, tra pazienza e irrequietezza. Tuttavia non deve preoccuparsi prima o poi ciascuno di noi trova se stesso e il modo sereno di esprimersi”.

“Quanti punti ci toglieranno, per il mio comportamento?” domandò a testa bassa il ragazzo.  

“Non lo so, ma noi faremo ciò che abbiamo sempre fatto. Andiamo avanti e facciamo del nostro meglio”.

“Va bene, professoressa” rispose il ragazzo e poi uscì lasciando da sola la sua insegnante, per dirigersi verso la Sala Grande, dove dieci minuti dopo sarebbe stato servito il pranzo.

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La lezione di Pozioni era conclusa e Sirius si diresse dritto verso l’ufficio di Silente, mentre i ragazzi andavano nella Sala Grande discutendo.

“Tuo fratello è proprio matto” disse Ron.

“Cosa vorresti dire?” chiese Lily “Non mi sembra che abbia detto o fatto niente di incomprensibile. Black lo ha offeso, e ha offeso anche me. Nostro padre ci ha sempre seguito e ci ha insegnato tutto ciò che sappiamo”.

“Prendevate lezioni anche da altri insegnanti” le fece notare Harry.

“Non capisci niente, Harry. Non sto parlando di nozioni scolastiche, ma di sentimenti”.

“Sentimenti, Piton?” chiese sarcastico Ron rendendosi conto immediatamente di aver sbagliato.

“Pensi forse che non ci abbia amato, che ci abbia cresciuto con il gelo nel cuore?” domandò fuori di sé Lily “Bhè, ti sbagli. E anche tu, come Sirius, dovreste chiederci scusa solo per averlo pensato”.

“Credo che tu stia esagerando” rispose Harry, senza fermare la sua compagna che ormai camminava già diversi passi in avanti.

Hermione che era rimasta ad ascoltare tutto questo tempo non si sentì di dare completamente ragione a nessuno, ma come fece notare a Harry e Ron. “Anche voi vi adirate quando qualcuno parla male della vostra famiglia, perché non dovrebbe adirarsi lei?”.

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Ciao a tutti, ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la mia storia, chi recensisce e chi ha la pazienza di seguirmi ancora.

Julia Snape: ciao, sono felice che ti piaccia il mio stile di scrittura, io lo trovo troppo scontato ma sono anche un tipo che non si accontenta mai. In ogni caso, questo capitolo è incentrato su Thomas, ma presto vedremo anche Lily in primo piano perchè non è certo una che le mandi a dire. Severus è dolce in privato, e non riesce a essere troppo rigido con i suoi figli neanche in pubblico però questo non significa che non li riprenderà nei momenti opportuni. Fammi sapere cosa pensi del nuovo capitolo. A presto, Alida

Piccola Vero: Neville e Lily andranno sempre più d'accordo, nel prossimo capitolo ci sarà più spazio per loro. E anche Severus dovrà convivere con una situazione inaspettata. Baci, Alida

Elfosnape: dai, su. I gemelli non sono nella stessa casa, ma sono comunque affiatati, e nella storia la loro unione sarà molto importante. L'importante è lo spirito che li unisce. A presto, Alida

Aloysia Piton: per ora Sirius non ha fatto una bella figura ma in seguito, anche se non presto, avrà modo di emergere un pochino dalla sua ottusità. A presto, Alida

Charlie Snape: la storia non è andata molto avanti in questo capitolo, ma bisogna conoscere un pò i personaggi, per poi farli agire al meglio. Sono felice di trovarti tra i recensori. Baci, Alida

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Capitolo 4
*** Verso Halloween ***


Silente non diede nessuna soddisfazione a Sirius. “Professor Black, lei è un po’ troppo grande per venire a lamentarsi con il preside delle discussioni avute con un ragazzo” disse l’uomo con voce sarcastica.

Sirius non credette alle proprie orecchie. Rise aspramente a denti stretti e chiese: “Non mi avrai offerto questo posto per continuare a farmi tormentare da un Piton?”.

“Non è quello che ho detto”.

“Mi stai dicendo, allora, che me la devo vedere da solo? E poi magari dovrò sentire le lamentele di Mocciosus”.

“Non chiamarlo così in mia presenza!” lo riprese immediatamente Silente, poi cercando di riportare la conversazione su argomenti meno dolorosi continuò. “Tu sei un insegnante, perciò puoi togliere punti alle case, dare punizioni, compiti in più. Ma devi anche imparare ad avvicinare i ragazzi di modo che loro ti seguano, ti prendano ad esempio. E per raggiungere questo obiettivo non devi mai denigrarli davanti a tutti, non devi mai parlare male dei loro genitori davanti alla classe e possibilmente neanche in privato”.

“Sai cosa penso? Penso che sarebbe stato molto utile se avessi dato questo consiglio anche a Severus quando Harry è entrato ad Hogwarts” rispose il professore “Ma evidentemente ti è sfuggito”.

“Non mi è sfuggito, io do a tutti gli stessi consigli, sta agli altri seguirli o meno.  Non credo di doverti ricordare che Thomas e Lily sono solo due ragazzi”.

“Sono dei Piton”.

“Cosa dovrebbero fare per entrare nelle tue grazie, dunque. Pensavo che gli avvenimenti di inizio anno ti avessero reso diverso” continuò il preside.

“Io sono stato accanto ai due ragazzi quando ne avevano bisogno, ma ora si sono ripresi piuttosto bene. Thomas  è stato sgarbato e arrogante e non ho alcuna intenzione di chiedergli scusa o fare dietrofront”.

Silente sospirò: “E’ una scelta che devi prendere tu. Mi raccomando, rifletti prima di agire perché le conseguenze dei nostri gesti spesso sono imprevedibili”.

“Sì, rifletterò” concluse Sirius per tornare alla sua aula.

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Fortunatamente Pozioni non era l’unica materia che veniva insegnata ad Hogwarts. Lily aveva un debole per Trasfigurazioni ed Erbologia, mentre Thomas adorava Rune antiche e Divinazione. Più passava il tempo e minore si faceva la differenza di rendimento tra  i due fratelli e gli altri studenti.

Anche Minerva lo aveva notato e spesso capitava che si complimentasse con i ragazzi, in particolar modo con Lily che assieme a Hermione erano le  studentesse  migliori del loro anno. Inoltre per quanto seria fosse l’anziana insegnante c’era sempre un non so che di divertente nel trasformare un oggetto in un altro.

La lezione in cui Lily e il fratello diedero sfoggio delle loro abilità in materia fu quella che precedette Halloween. Era una mattina come le altre, in Sala Grande a colazione avevano portato il succo di zucca, il pane abbrustolito, il burro, la marmellata, le uova per chi le preferiva . L’unico elemento che indicava l’arrivo di una festa erano i dolci di zucca.

Il Frate grasso era passato allegro tra i Tassirossi e aveva sussurrato qualcosa nelle orecchie del prefetto il quale poi le aveva riferite a chi aveva affianco, che a sua volta aveva riportato quanto detto dal Frate al suo vicino e così d’orecchio in orecchio tutti i Tassi erano venuti a conoscenza del fatto che gli elfi quel pomeriggio avrebbero fritto una gran quantità di zeppole sulle quali si poteva trattare.

Trattare con gli elfi non era difficile, bastava essere sinceri e onesti. Di solito non chiedevano niente se non di essere trattati con rispetto ma i giovani Tassi spesso portavano loro un regalino rendendoli molto felici.

Quel giorno Thomas era sorridente e felice, aveva lasciato i suoi compagni al tavolo e avvicinatosi al tavolo degli insegnanti si era rivolto al padre. “Papà, stasera c’è una festa qui ad Hogwarts”.

“Sì, lo so” rispose Severus brevemente per non dare al figlio l’idea di essere interessato.

“E allora tu devi andare?”.

“E’ una festa per gli studenti, non per i professori”.

“Stavo pensando” cominciò il ragazzo prendendo un po’ di tempo “Siccome neanche io devo andare, non potremo passare la serata assieme? Naturalmente nel tuo ufficio o nelle tue stanze. Sei un Serpeverde non puoi entrare in camera mia”.

“E perché mai non dovresti andare alla festa?” investigò il padre.

“Sono stanco e ne approfitto per riposare”.

Se fosse stata Lily a dargli quella risposta gli sarebbero venuti mille dubbi. La stanchezza non si confaceva alla ragazza, mentre Thomas era tutto un altro paio maniche, per lui la scuola era diventata davvero stressante.

“Allora va bene. Prima finisci i compiti per domani e poi appena ti liberi puoi venire da me”.

“Anche se finisco alle quattro?” chiese il ragazzo.

“Anche se finisci alle tre” rispose il padre.

“Grazie, grazie, serpentello” disse Thomas a voce più bassa per non farsi sentire dall’intera tavolata, ma evidentemente non abbastanza perché il  vecchio preside, seduto al fianco, non sentisse. E difatti per poco non gli andò di traverso il thè, mentre cercava di trattenersi dal ridere.

Una volta che il ragazzo si fu allontanato dalla bocca di Piton uscì un imprecisato: “Ben ti sta” diretto a nessuno in particolare ma che arrivò ugualmente al destinatario sempre più divertito.

Nel tavolo dei Grifondoro usciva allegria da tutti i pori, anche dalla testa di Sir Nicholas, abituato a staccarsela di tanto in tanto per far arieggiare l’organismo. I gemelli Weasley avevano creato un nuovo fuoco d’artificio e promettevano di mostrarlo pubblicamente durante la festa.

“E’ un falco molto grande che ad ali spiegate …” raccontava George.

Fred gli diede una spallata. “Così rovini la sorpresa!”.

“Giusto” lo assecondò Lily “Non dirci niente. Dici solo se è spaventoso?”.

“Noi siamo Grifondoro, niente ci spaventa!” disse Ron alzando il pugno in aria.

“Ron, il succo di zucca di ha dato alla testa” lo prese in giro Ginny.

“No, no! Da questo momento non diremo più niente che possa sminuire la bellezza della nostra creazione” dissero assieme Fred e George “Sappiate solo che vi ricorderete a lungo della meraviglia che vedrete”.

Hermione riportò tutto alla realtà quando si accorse che nella Sala Grande erano rimasti in pochi. “Credo proprio che sia ora di andare a lezione. La McGranitt ci aspetta”.

“Oggi trasfigureremo il mondo intero” continuò Ron facendo ridere tutti.

“Indubbiamente il tuo succo di zucca era corretto con qualcosa di leggermente alcolico!” concluse Ginny.

“Dai, corriamo. Sono quasi le 8:30. Arriveremo in ritardo”.

Dalla Sala Grande all’aula di Trasfigurazione si poté udire la folla corsa dei sei Grifondoro , preceduti da Pix che canticchiava: “Corrette, corrette. Potterino, Grangerina, rossi gemelli, fratello e sorella, e c’è pure la Regina nera. Corrette, corrette, e le ossa vi romperete”.

“Sta zitto Pix” urlarono in coro.

Poi ci fu una brusca frenata e ordinatamente entrarono nell’aula. La McGranitt li squadrò dalla testa ai piedi. “Due punti in meno a ciascuno di voi, per il vostro ritardo e per il baccano che avete fatto nel corridoio”.

I ragazzi chinarono la testa. “Spero che almeno qualcuno di voi  ne recuperi qualcuno durante la lezione”.

“Se fossimo stati noi ce ne avrebbe tolto almeno cinque a testa” disse Draco.

“Sempre a lamentarsi questi Serpeverde” fu la risposta di Justin seduto nel banco dietro con Susan, che voltandosi a sua volta all’indietro verso il banco di Thomas disse: “Tu sei bravo nelle Trasfigurazioni?”.

“Me la cavo” rispose lui.

La McGranitt attirò l’attenzione su di sé.  “Oggi cercheremo di effettuare una serie di semplici trasformazioni. Per primo trasformeremo  una forchetta, ad ognuno di voi ne è stata assegnata una,  in una  trota.  Ora prendete la vostra bacchetta e puntando pronunciate la formula, Forchetta appuntita, forchetta vera, cambia le tue sembianze in trota nera”.

I maghi e le streghe cominciarono con le trasformazioni, in genere le forchette prendevano un po’ di squame, ad altre spuntarono le branchie. Fu Cedric dei Tassorosso ad effettuare la prima trasformazione completa.

“10 punti a Tassorosso” affermò Minerva.

In quel momento la forchetta di Lily si trasformò in una trota nera dalla cui bocca uscivano le bollicine d’aria che avevano tanto l’aspetto di piccolissimi palloncini.

La classe rise. “10 punti anche ai Grifondoro”.

“Adesso dovete trasformare un portafoto in un bicchiere. Puntate le bacchette e pronunciate, Magia di una foto, magia del passato trasforma l’oggetto in un bicchiere ghiacciato”.

Il primo a riuscirci fu Thomas. “10 punti a Tassorosso”.

 

Prova che riprova i Serpeverde riuscirono nella trasformazione. Ma gli effetti più belli ancora una volta furono offerti dalla trasformazione di Lily: il bicchiere comparve con dei cubetti di ghiaccio che si squagliarono e gelarono un po’ alla volta il vetro delle pareti.

“20 punti a Grifondoro”.

“E adesso l’ultima trasformazione. Prendete la piuma e pronunciate, Piuma bianca, piuma leggera vola in aria e diventa una sfera”.

La piuma di Seamus si gonfiò appena, mentre quella di Thomas fece in un attimo, contemporaneamente anche quella di Lily si gonfiò diventando sempre più grande. Thomas mantenne l’incantesimo attivo e la sua palla continuò così come quella della sorella.

Entrambe diventavano sempre più grandi. “Ragazzi, adesso basta” disse la professoressa “L’incantesimo è riuscito”.

Ma nessuno dei due fratelli cedeva, fino a che la sfera di Lily non scoppiò producendo un boato che fece tappare le orecchie a tutti, Thomas puntò la bacchetta e pronunciò “Reparo” e la sfera si ricompose. Lily la recuperò e disse “Inverti incanto” e la sua palla ridivenne piuma.

“20 punti a Tassorosso, 10 per la trasformazione e 10 per la riparazione. 20 punti a Grifondoro per la duplice trasformazione”.

La classe rumoreggiò gioiosa. “Adesso potete andare, mi raccomando vi aspetto tutti alla festa”.

“Io pensavo che fosse solo per gli alunni” fece Thomas .

“Vuole dire che non gradisce la mia presenza” disse spiritosa la professoressa.

“No, scusi” disse intimidito il ragazzo.

“Scherzavo, signor Piton-Queen” fece lei sorridendo “Però ci sarà qualcuno che controllerà che la situazione resti tranquilla. Adesso potete andare”.

L’aula si svuotò. “Sei stata davvero brava, Lily”.

“Grazie, Neville. Sai la McGranitt ci insegnava Trasfigurazioni anche quando vivevamo nel castello del nonno”.

“Scometto che eri brava già da allora”.

“Un po’”rispose lei modestamente.

“Senti, devo farti una domanda”.

“Dimmi, Neville”.

“Vuivnirecnmeallafta?”.

“Che cosa?” strillò lei.

Neville prese fiato e scandì meglio le parole: “Vuoi venire con me alla festa?”.

Lily arrossì. “Molto, molto volentieri”.

I due si salutarono e nella mente di Lily si svilupparono tanti pensieri. Lei  e Neville sarebbero andati alla festa insieme, forse un giorno sarebbe stato normale per loro due vedersi. Suo padre del resto non gli aveva mai parlato di Paciock, si era sempre espresso contrario a Potter.

Insomma dopo 14 anni e mezzo vissuti con il padre adesso le dispiaceva deluderlo, e uscire con un ragazzo che non era ben visto da una delle poche persone che amava e da cui si sentiva amata la faceva sentire un verme.

Fortunatamente questo non era un problema perché Neville Paciock, per quanto ne sapesse lei, non era nella lista nera. Ma forse, pensava la ragazza, sto correndo troppo velocemente. Comunque c’era una cosa che Lily sognava dalla prima volta che aveva parlato al suo compagno di casa: riuscire ad avere con lui un rapporto particolare.

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Eccomi qua, anche oggi l'aggiornamento arriva a tarda ora. Mi dispiace. Cercherò dalla prossima volta di postare il pomeriggio, ma non posso promettervi niente.

Spero che il capitolo vi piaccia, doveva essere più lungo ma non avrei avuto tempo per scrivere del pomeriggio di Howgarts, perciò ho preferito rinviare.
A presto, Alida

Charlie Snape: è vero Severus è OOC, non per mia scelta, in realtà non riesco proprio a parla IC. Avrei bisogno di consigli (quando avrai tempo, io sono qui). Sirius aveva accettato solo all'ultimo di aiutare i gemelli perchè li aveva visti morenti. Però ti faccio notare che anche essere un Bulletto-Malandrino non è tanto da Grifondoro. Sirius è comunque cresciuto con una famiglia di Serpeverde e diversi anni ad Azkaban perciò ne risente. Ho cercato di sostituire i nomi con altri sostantivi, continuerò nel tentativo di migliorarmi. Grazie per la recensione e per i consigli.


Aloysia Piton: Sirius, e gli altri Grifondoro, dovranno cambiare un pò, ma l'ottusità è difficile da superare. Thomas è ansioso di carattere, particolare ma non tutto è come sembra, e le sue ansie dipendono anche da altro. A presto, Alida

Elfosnape: questo capitolo è leggero però mi è piaciuto scriverlo. Fammi sapere cosa pensi di questa Lily. Grazie, a presto, Alida

Piccola Vero. questo è un capitolo di passaggio ma Sirius trova un piccolo spazio che lo ridimensiona un pò. Non pensare che Thomas si sia salvato dalla paternale, arriverà ... Fammi sapere, a presto, Alida

Mizar: le pesti si sono divertite a lezione con la McGranitt che avevano  trasformato in un cigno nella storia precedente. Devo dire che è stato simpatico scrivere questo capitolo. Il prossimo sarà più importante, spero comunque che questo non sia troppo noioso. A presto, Alida

Grazie a tutti, Alida 

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Capitolo 5
*** Serata movimentata ***


CAP 4

Nel dormitorio dei Grifondoro c’era la solita eccitazione che precede i preparativi per qualcosa di importante. I ragazzi, poco organizzati, stavano decidendo ancora come vestirsi. “Il preside non ha parlato di una festa mascherata” disse Seamus.

“Ad Holloween ci si veste sempre in maschera!” fece notare Ron.

“E se noi andiamo in maschera e gli altri sono vestiti normalmente?” domandò Harry.

“E se noi andiamo vestiti normalmente e gli altri sono vestiti in maschera?” replicò Fred.

“Sentite, non è niente di grave. Vi siete visti bene in faccia? Nessuno penserà che abbiate bisogno di una maschera, siete già terrificanti così” fece notare George.

“Ma davvero.  E sentiamo, voi due come andrete?” domandò Seamus.

I gemelli si indicarono reciprocamente. “Noi due? Noi andiamo vestiti da giocolieri. Ricordatevi che oggi ci sarà un grande spettacolo pirotecnico e noi ne saremo gli artefici”.

“Avete sempre tutte le fortune!” esclamò il fratello minore.

“E le ragazze come si vestiranno?” domandò Neville, che fino ad allora era rimasto in disparte.

“Mistero” sentenziarono Fred e George “Le ragazze sono sempre un mistero, noi siamo maghi ma certi misteri non possiamo risolverli”.

Neville lasciò la Sala comune e andò nella sua stanza, aprì l’armadio e osservò: c’era un po’ di tutto, pantaloni  di  lino, jeans, pantaloni di  velluto, persino di raso nero, camicie di cotone, di raso, di plaid a scacchi rossi e gialli, e poi naturalmente gli abiti da cerimonia.

Costumi in maschera non ne aveva. Se Lily si fosse vestita in maschera e lui no sarebbe stato terribile. Bisognava trovare una soluzione, possibilmente intelligente, da mago intelligente. Aveva solo una soluzione: trasfigurare i vestiti.

Provò a trasfigurare il lino ma la stoffa sembrava disfarsi, il velluto non perdeva le coste, il raso scivolava. Solo il jeans e la camicia a scacchi venivano bene, e così trasformò il tutto in un abito da vampiro. Il trucco era un problema. Quale ragazzo portava con sé ad Hogwarts rossetti, cipria, ombretti e via dicendo?

Nessuno. Perciò tutti si dovettero affidare ai Tiri vispi Weasley. Con una pastiglia, una sola, diventavi pallidissimo, venivano le occhiaie nere e le labbra diventavano rosso sangue. La bava di sangue  venne prodotta  con un po’ di inchiostro rosso.

Quando Neville uscì dallo stato di trans della preparazione si guardò attorno: c’erano alcuni fantasmi, alcuni zombie,scheletri,  altri vestiti elegantemente e altri casual. Insomma un bel miscuglio nel quale non avrebbe stonato.

-Almeno questa volta mi sono salvato dall’imbarazzo- pensò il Grifondoro.

Nel dormitorio delle ragazze invece non c’erano stati dubbi: Halloween significava festa in maschera e non necessariamente maschere sanguinolente o spettrali. Perciò si lanciarono su abiti da fate, follette, e le figlie  di babbani anche da streghe vamp e  diavolette.

Lily si vestì fata, il suo abito aderente  era di raso bianco con sopra una stola in seta gialla, i capelli raccolti con fini treccioline, e le scarpe a tacco non troppo alto. Quando si guardò allo specchio si piacque parecchio. Hermione era contenta per la sua amica, sebbene gli altri Grifondoro la guardassero ancora con sospetto, lei andava per la sua strada. Non era semplice ma lo faceva con gran classe.

“Con chi devi andare alla festa?”  chiese Ginny mentre finiva di vestirsi da Veela.

“Con Neville” rispose Lily.

“Con Neville? Con Neville Paciock?” domandò incredula Hermione.

“Sì, certo. Perché conosci altri Neville?”.

“No, è solo che … tuo padre cosa ne dice?”.

Lily guardò Hermione e Ginny che avevano un’aria tra lo spaventato e l’incredulo.

“Perché? Cosa dovrebbe dire?”.

“Bhè, tu sai che tra tuo padre e Neville, insomma … che loro due non vanno molto d’accordo”.

“No, non lo sapevo. Ma …  bhè, voi sapete che tra mio padre e il mondo intero, insomma … che sono due entità che non vanno molto d’accordo?” replicò lei fingendo di fare la seria.

Ginny e Hermione scoppiarono a ridere: “Sei sicura di essere la figlia del professor Severus Piton?” domandarono.

“Assolutamente, e felicemente. Mi dispiace sapete?” disse Lily facendosi seria “Se solo voi lo conosceste per come lo conosco io”.

“Sono sicura che ti voglia molto bene” affermò Hermione facendole capire che non credeva che suo padre fosse un uomo arido di cuore.

“Grazie, Hermione. Sono felice che tu lo dica perché è la verità. Comunque a quanto dice lui e Thomas che somiglia più alla mamma” specificò lei con semplicità.

“Thomas sembra molto timido” notò Ginny.

“Chi? Non credere, è solo furbo. Scommetto tutto quello che vuoi che oggi non verrà alla festa. Non gli piacciono le feste, e in questo somiglia a papà. Gli piacciono le feste in famiglia o tra pochi intimi, ma una festa con 400 persone non gli andrà e scommetto tutto quello che vuoi che avrà già trovato il modo per raggirare papà”.

“Vedremo” dissero ridendo le amiche mentre finivano di mettersi il trucco.

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Thomas raggiunse il padre alle tre del pomeriggio fingendo di essere oltremodo stanco e tentando di nascondere un mezzo sorriso che tradiva ogni sua parola.

“Hai già terminato i compiti?”.

“Sì, papà. Ero già a buon punto, me ne ero lasciato pochi per oggi”.

“Forse è per questo motivo che sei così stanco”.

“Dici?” domandò il ragazzo dando le spalle al padre per non essere scoperto.

Severus infatti era molto bravo ad interpretare le espressioni dei suoi figli. “E’ solo un’idea, ma può anche essere che mi stia sbagliando”.

Essere figlio di Piton aveva i suoi vantaggi che talvolta mal si conciliavano con l’essere un sincero e buon Tassorosso aveva i suoi difetti, se così li si vuole chiamare, e verso le quattro cominciarono a venergli i primi sensi di colpa. Il suo viso si rattristò e si fece silenzioso.

Il cambiamento non passò inosservato e il professore, che voleva trascorrere una serata serena, permisi al figlio di uscire da una situazione che più passava il tempo più si faceva ingarbugliata. Severus si avvicinò alla poltrona dove Thomas era seduto a mo’ d’indiano.

“Guarda che so bene che era tutta una montatura” gli disse continuando a leggere la rivista che aveva tra le mani.

Il figlio lo guardò come certi labrador fanno quando il padrone ha scoperto la loro ultima marachella.

“Mi dispiace”.

“Non è vero, non devi e non sarebbe di nessuna utilità. A me fa piacere trascorrere la serata assieme a te”.

Un largo sorriso si stampò sul viso dell’adolescente. “Sono felice, ma un po’ mi dispiace davvero. Pensavo che se non avessi avuto nessuna scusante mi avresti costretto ad andare alla festa” confessò.

“Perché avrei dovuto farlo?”.

“Perché dici sempre che devo imparare a stare in mezzo alla gente”.

“E perché te lo dico?”.

Thomas  ci rifletté su un po’. “In effetti non ne ho idea”.

Severus chiuse la rivista e si poggiò sul bracciolo della poltrona. “Perché vorrei che non mi somigliassi troppo, non vorrei che diventassi un uomo solitario e acido”.

“Papà, tu non sei acido” gli rispose con una carezza il ragazzo “Tu sei particolare, ma buono e mi fai sentire importante. E poi non sei solitario, sei solo riservato, tutto qui”.

“E tu sei riservato o solitario? Perché non vuoi andare alla festa?” domandò Severus, e guardando Thomas dritto negli occhi aggiunse: “E voglio solo la verità”.

Thomas abbassò lo sguardo e si strinse le gambe al petto: “Non è così semplice da spiegare”.

“Io sona qua” gli disse il padre: “Tu comincia a spiegare e poi vediamo dove arrivano le complicazioni”.

Thomas prese fiato e iniziò: “Hogwarts mi è piaciuta fin dall’inizio”.

“Parti dalla lontana, figlio mio”.

Il ragazzo sorrise e riprese: “All’inizio ero spaventato perché non riuscivo a prendere bei voti e mi veniva il panico appena vedevo dei libri, adesso invece si è risolto”.

“Sì, mi è stato riferito dai miei colleghi che il tuo rendimento è al pari di quello degli altri”.

Thomas sbuffò e con un nodo alla gola che tradiva l’agitazione balbettò. “E allora pe-perché il pa- il pa- il panico è rimasto?”.

Severus posò la rivista preoccupato e chiese: “Cosa intendi per panico?”.

“Mi manca l’aria, non respiro, mi svegli di colpo, oppure non mi accorgo quando stanno per arrivare delle persone” spiegò il Tassorosso menter cominciavano a scendergli delle lacrime.

Thomas, ne hai parlato con qualcuno? Hai provato a dirlo alla tua Capocasa, Madama Sprite è una persona affidabile”.

“No, non l’ho detto a nessuno”.

“Neanche ai tuoi compagni?”.

“A nessuno” ribadì il ragazzo.

“Ma perché? All’interno della tua casa devi sentirti come se fossi a casa tua, devi immaginare il dormitorio dei Tassorosso, la vostra sala comune come parte del castello del nonno. Tra compagni ci si aiuta”.

“Infatti Susan ha cercato di aiutarmi, di starmi vicino ma una volta durante una delle mie crisi ho cominciato a dire cose strane, lei non ha capito cosa stessi dicendo, mi mancava il fiato e non riuscivo a parlare … le si è spaventata … papà cosa mi sta succedendo?”.

Severus non sapeva cosa dirgli e non voleva neanche spedirlo da Poppy, i suoi bambini erano stati costretti dalle circostanze a prendere già troppi medicinali. “Thomas, sei preoccupato per qualcosa? Il cambiamento dal castello del nonno a qui è stato troppo brusco?”.

“No, è andato tutto bene”.

“Allora forse stai seguendo troppi corsi, potresti alleggerirti gli impegni, potresti saltare qualche lezione”propose Severus.

“Potrei saltare Pozioni”.

Severus inarcò le sopracciglia: “E perché non Divinazione?”.

“Scherzi è la mia materia preferita”.

“Merlino mi assita!” disse l’uomo sconsolato portandosi le mani in faccia.

Thomas rise e ripeté: “Potrei saltare Pozioni”. Tuttavia quella non fu una proposta felice e il ragazzo lo capì immediatamente quando vide il padre che togliendosi le mani dal viso si mostrava serio.

“Mi è stato detto che hai litigato con un professore”.

“Black mi ha detto che non mi avevi insegnato niente”.

“Ci sarà gente che ti dirà di peggio, e peggio ancora ciò che ti diranno potrebbe essere la verità”.

“Lo so, ma da detto davanti a tutti che tu non ci hai mai insegnato niente, è come dire che ci hai sempre trascurato, come dire che non ci hai mai voluto bene. E queste sono bugie. Volevo le sue scuse, volevo che si scusasse davanti a tutti”.

“Ma Black non lo ha fatto”.

“Già”.

“E mai lo farà, Thomas”.

“Non va bene, non è giusto”.

“Comunque sia lui non cambierà idea”.

“Tu potresti insegnarmi tutte le pozioni necessarie per superare l’esame a fine anno e …”.

“… E così non impareresti ad affrontare i problemi. Ricordati bene: non è importante che tu sia un Tassorosso, un Serpeverde o quant’altro. Sei un Piton-Queen, e un Piton-Queen non fugge mai davanti ai problemi”.

Thamas fece una smorfia: “Non li raggira neanche”.

“Assolutamente” rispose Severus sollevando l’indice in aria.

“E va bene, come vuoi tu. Però non smetterò di studiare Divinazione. La professoressa Cooman è davvero forte”.

“Spero che sia uno scherzo di Halloween”.

“Ma perché? E così eccitante”.

“Ma chi? La Cooman?” fece Severus portandosi la mano al cuore.

“Ma no, papà!” lo riprese il figlio ridendo “E’ eccitante guardare dentro una sfera di cristallo. Ti senti elettrizzato, ti sembra di poter conoscere tutti i segreti del mondo”.

“Il futuro, Thomas, non i segreti”.

“E’ la stessa cosa”.

“Non credo proprio. Un segreto è sempre riferito a qualcosa di giù compiuto, che perciò deve essere passato”.

“Però il nostro destino era già scritto da Lady Queen, e allora come la metti?”.

Severus mugugnò qualcosa esausto, no gli piacevano questi discorsi, non voleva ricordare tutto ciò che era stato: veder soffrire i suoi figli, vederli morire. Aver vissuto quei momenti una volta era più che sufficiente.

“Hai proprio voglia di parlare di queste cose?”.

“Perché tu cosa hai in mente?” domandò incuriosito Thomas.

“Io devo andare a parlare con Hagrid. Se vuoi puoi venire con me e poi possiamo andare al Lago nero”.

“Fantastico” rispose il ragazzo che vedeva in questa breve uscita a due una piccola avventura.

Intanto si erano fatte le otto di sera e mentre padre  e figlio uscivano cominciava la festa di Halloween.

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Minerva e Albus diedero inizio alla festa permettendo ai gemelli Weasley di dar sfoggio dei loro petardi. Per primo vennero fatte scoppiare le rondelle che giravano a terra e poi si sollevavano compiendo cerchi sempre più grandi, arrivate a circa tre metri da terra i cerchi diventavano sempre più piccoli fino a scomparire lasciando solo una nuvola fosforescente, entro la quale pensò di comparire Sir Nicholas amplificando lo stupore.

“I fuochi d’artificio mi sono sempre piaciuti” disse Neville a Lily che guardava estasiata lo spettacolo.

“Anche a me, ma non mi era mai capitato di vederne così simpatici”.

“I fratelli di Ron sono bravi ad inventare le cose più strane” raccontava Neville perdendosi negli occhi neri e profondi della ragazza.

“Guarda, Neville! Guarda questi che belli”.

Neville sollevò lo sguardo. In alto c’era una grande aquila che planava sugli studenti e sui professori leggermente posata su un grande foglio di carta che doveva sembrare un tappeto volante. L’aquila si sollevò e fece pressione sul foglio per spiccare il salto distruggendolo in mille pezzetti che caddero sulla testa dei presenti diventando brillantini colorati.

“Sono fantastici” fece notare Hermione “Ehi Ron, ma come fanno Fred e George a creare i petardi?”.

“Non ne ho idea, non mi svelano i loro segreti professionali” rispose il ragazzo facendo spallucce.

Intanto Harry si guardava attorno cercando qualcuno. “Non mi dire che una ragazza ti ha dato buca?” gli chiese Ron.

“Cosa? No, sto cercando Sirius. E’ strano che si perda una festa”.

“Già! Pazienza, verrà alla prossima” rispose con noncuranza l’amico “Adesso stai attento, dovrebbe esserci il pezzo forte”.

Tutti erano con il naso per aria e d’improvviso comparve un leone con le fauci spalancate che ruggì facendo tremare i tavoli sui quali erano poggiate le brocche con le bibite. Lily ebbe un attimo di timore e si strinse a Neville che trattenne il respiro per l’emozione e rimase immobile come pietrificato.

Subito dopo una decina di tassi comparvero in ogni parte del cielo correndo attorno al leone che cercava di liberarsi dai fastidiosi animali, ma anche questi dovevano stare all’erta per difendersi dai corvi che si materializzarono e come poiane perlustravano la zona in cerca di prede.

Per ultimo furono dei serpenti a comparire sibilando, stringendo in cerchio sia i tassi che il leone. Quando tutti gli animali furono vicini si sentì un boato e in sequenza gli animali cominciarono a trasformarsi in fuochi d’artificio a cascata, da ogni animale partivano dei fuochi dei colori delle Case e naturalmente per ultimo si trasformò il grosso leone lasciando una scia di rosso e oro nel cielo.

Gli applausi e i fischi di approvazione furono spontanei, Fred e George erano molto soddisfatti del loro lavoro e anche il preside e la McGranitt applaudirono in loro direzione. Dopodiché iniziarono i balli. Minerva osservava gli studenti: “Albus, come è possibile che ci siano studenti che non abbiamo intuito che ad Halloween ci si traveste e non si viene eleganti o in jeans?”.

“Temo che sia un mistero che resterà senza risposta. Forse avremmo dovuti avvisarli?”.

“E’ una di quelle cose che mi devo ricordare, perché altrimenti non mi verrebbe mai in mente di far notare l’evidente”.

Silente le porse il braccio. “Cosa ne direbbe, professoressa McGranitt se prima dei balli facessimo una passeggiata per la sala”.

“Ritengo che sia un ottima idea, professor Silente” rispose lei contenta.

Dalla parte opposta della sala Neville si ricompose e mise una mano sulla spalla di Lily. “Ti andrebbe di ballare con me?”.

“Io non so ballare” rispose lei dispiaciuta “Ma forse potremo provare stando vicini”.

“Vicini” ripeté Neville.

Lily aspettava una risposta e piegò la testa di lato per spronare il compagno che subito disse: “Va benissimo”.

Neville prese la mano destra di Lily con la sua mano destra e posò la mano sinistra sulla schiena della ragazza che posò la sua mano libera sulla spalla del ragazzo. “Come mai hai deciso di vestirti da vampiro?”.

“Mi piaceva e poi due anni fa  il professor Lupin ci ha insegnato ad affrontare un molliccio. Sai cosa è un Molliccio?”.

“No”.

“Praticamente è un essere che assume la forma di ciò che ci fa più paura e lo si può sconfiggere con le risate. Esorcizzando la paura”.

“Scusa Neville, ma non capisco il nesso. Cosa c’entra un Molliccio con il tuo costume?”.

Neville capì di essere in trappola. Perché? Perché non pensava mai prima di parlare?

“Ecco io ho paura dei vampiri perciò mi sono vestito da vampiro per sconfiggere la paura” rispose senza mentire.

“E dove lo hai visto un vampiro?” domandò curiosa lei.

“Non è un vampiro vero e proprio”.

“E un quasi-vampiro?” scherzò lei.

“No”.

“Ho capito!” esclamò Lily soddisfatta “Conosci qualcuno che ti ricorda un vampiro”.

Neville si sentì sollevato:“Esatto”.

“E chi sarebbe?”.

Era la fine, Lily non avrebbe mai cambiato discorso, voleva sapere chi gli ricordava un vampiro e finché lo avesse saputo non avrebbe cambiato argomento.

“T..o pad..e”rispose con un filo di voce.

Lily capì benissimo ciò che Neville aveva detto e iniziò a ridere fino a piegarsi in due. Hermione che ballava con Ron, e Ginny che ballava con Harry li osservavano interrogandosi su ciò che stava succedendo. Neville cercò di sollevare Lily che non riusciva a prendere fiato dal tanto ridere.

“La porta via, non sta troppo bene” disse Neville rivolto agli amici e uscì dalla sala con Lily ancora piegata in due.

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“Non dovrebbe essere difficile per te” disse Hagrid curandosi una ferita al braccio “Non fanno niente agli animali”.

“Gentile” rispose Sirius.

“Dai, su. Sai benissimo cosa voglio dire. Basta che ti trasformi in cagnolino e vada a gironzolare per la Foresta proibita. Cerca di capire cosa stanno organizzando quelle bestie”.

“Forse non lo sai, ma io ho sempre odiato le blatte. Mi fanno schifo”.

“Ma come fai a parlare in questo modo? Sono degli esseri così simpatici” le difese Hagrid “E quando volano …”.

“Smettila, Hagrid, altrimenti non ci vado”.

“Va bene, va bene. Ascoltami. Di solito si riuniscono vicino alla grotta che precede la casa di Aragog. Ti ricordi di lui, te lo avevo fatto conoscere a inizio anno”.

“Sì, certo. Come potrei dimenticarmi di un ragno grande quanto una stanza”.

“Fantastico. In quella grotta si radunano le blatte”.

“Quante saranno? Cento? Duecento?” domandò Sirius.

“Per dinci, non credo proprio. Saranno al massimo una trentina”.

“Trenta blatte che seminano terrore nella Foresta proibita” disse incredulo il professore di Pozioni.

“Diciamo che sono un po’ più grandi del normale”.

“Quanto sono grandi, Hagrid?”.

Il mezzo-gigante si pulì la ferita e rispose: “Non troppo”.

“Ehi, aspetta un attimo, non mi dirai che quella ferita te l’ha fatta una blatta?” disse spaventato Sirius.

“Non ti devi preoccupare di niente, attaccano solo gli umani e tu andrai sotto forma di cane. Dai Sirius, non preoccuparti. Intreccia le dita e buona fortuna!”.

“I cani non hanno dita” gli fece notare l’Animagus.

“Bhè, allora annoda la coda” disse spiritoso Hagrid che si fece subito serio notando che l’altro non aveva gradito la sua battuta.

Qualcuno bussò nella capanna di Hagrid, e mentre Sirius usciva da una porta, Severus e Thomas venivano invitati ad entrare da quella principale.

“Professor Piton, Thomas, entrate. Cosa vi porta da queste parti?”.

“Papà ti doveva parlare” rispose il ragazzo guardandosi attorno. La capanna di Hagrid era piccola, disordinata e non era molto pulita però sembrava accogliente.

“Bene, professore” disse Hagrid invitando l’uomo a sedersi.

Severus si sedette e Thomas cominciò ad accarezzare un bavoso Thor. Hagrid sorrise in direzione del giovane, gli piacevano le persone che amavano il suo cane.

“Silente mi ha detto che hai notato alcuni strani movimenti nella Foresta”.

 “Strani è a dir poco. I nuovi abitanti della foresta non sembrano essere molto amichevoli. I centauri si sono lamentati, sembra che le creature vogliano più spazio e non lo vogliano dividere con nessuno”.

“Qualcuno  è andato in ricognizione?”.

“Abbiamo mandato un cane” rispose il mezzo-gigante muovendo la testa in direzione della foresta.

“Avete mandato Thor?” domandò Thomas.

Hagrid, che era fermamente convinto che il ragazzo non stesse ascoltando rimase senza parole.

“Domanda sbagliata” rispose Severus.

“Perché?” domandò scocciato Thomas.

“Non puoi fare domande su argomenti che non avresti dovuto ascoltare”.

“Ma io sono qui e voi state parlando a meno di due metri da me, era prevedibile che vi sentissi”.

“Ha ragione!” fece notare Hagrid.

“Molte grazie, Hagrid” rispose sibilando il professore.

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Neville trascinò Lily nel cortile della scuola e lì la ragazza si tranquillizzò. “Neville, promettimi che non mi farai più pensare a mio padre come un vampiro, altrimenti morirò dalle risate”.

Neville non credeva alle sue orecchie. “Mi stai dicendo che non te la sei presa?”.

“Perché mai? Tu credi davvero che io e mio fratello non abbiamo mai preso in giro mio padre per la sua abitudine di indossare solo vestiti neri?”.

Il Grifondoro era stupito. “Certo che lo abbiamo fatto”.

“E lui non se l’è presa?”.

“Chi? Mio padre? No, lui non si adira mai con noi. Almeno non con frequenza. Dipende dalla gravità di ciò che combiniamo”.

Neville sorrise: “Non ho mai pensato a tuo padre in questo modo”.

“Perché lui non si mostra in questo modo a nessuno” rispose seria lei.

“Cosa facciamo, rientriamo dentro?” propose lui.

“No, facciamo una passeggiata. La musica è troppo alta dentro”.

“Ma non si può uscire dal castello dopo le otto di sera. E’ proibito!” disse Neville mentre Lily lo trascinava con sé.

“Allora sarà meglio non fare rumore e non farci scoprire” rispose lei iniziando a correre.

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Alla grotta c’erano al massimo venti blatte, ciascuna era grande circa un metro e poi ce n’era una molto più grande delle altre. La discussione che avevano intavolato non era delle più pacifiche.

“Dobbiamo decidere a chi attaccare per primi. I centauri sono forti e potrebbero calpestarci con facilità, e sono anche dotati di arco” disse una blatta.

“I ragni sono tantissimi e potrebbero tenerci imprigionati nella loro ragnatela” disse un’altra.

“Potremo attaccando gli ospiti senza fissa dimora” propose un’altra.

“Questa mi sembra una buona idea” sentenziò la blatta più grossa.

Felpato ascoltava a distanza, le blatte avevano intenzioni bellicose e intelligentemente avevano deciso di attaccare gli animali singoli, che non si muovevano in gruppo, i più indifesi. Per esempio uno scoiattolo su un albero, un uccello, un … un cane di passaggio pensò voltandosi di scatto e accorgendosi di avere alle spalle tre blatte che lo guardavano in maniera interessante.

Senza pensarci due volte Felpato prese a correre, le blatte erano molto veloci e una di loro prese il volo per indirizzare le compagne. Felpato iniziò a correre più velocemente fino a portarsi al limite della Foresta a poche centinaia di metri dalla capanna di Hagrid.

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“Lily, sei sicura di voler entrare nella Foresta?”.

“No, non voglio entrare. Cioè, mi piacerebbe ma mio padre mi ucciderebbe. Voglio solo osservarla da lontano”.

“A dire la verità non siamo molto lontani. Riesco a vedere gli alberi con precisione. E poi … andiamo via. Lily, andiamo via!”.

“Perché ti stai agitando, Neville. Cosa c’è?” fece lei senza capire. Allora guardò meglio e vide una specie di uccello che si lanciava sopra un cane.

Il cane cominciò a ringhiare contro lo strano uccello e poi due specie di scarafaggi giganti lo assalirono.

Il cane cominciò a ringhiare più forte e a lamentarsi.

“Andiamo Lily, corri”.

“Non possiamo andare via, dobbiamo aiutare quel povero cane. Vieni, Neville” lo incoraggiò lei.

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I lamenti del cane erano talmente forti che giunsero fino alla capanna di Hagrid. Severus si alzò subito in piedi.

 “E’ quello che penso?” domandò rivolto ad Hagrid.

“Se le sembra il lamento di un cane, è quello che pensa” fece lui prendendo una balestra.

“Andiamo a vedere, Thomas tu rimani qui” ordinò Severus.

“Papà, no, ti prego. Portami con te”.

“Non puoi venire è troppo pericoloso”.

“Allora Hagrid, rimani qui” disse impaurito il ragazzo.

Severus lo guardò, non era il Thomas di sempre. Era vero che non aveva il coraggio di un grifondoro ma si stava pur sempre dimostrando troppo codardo per come lo conosceva.

“Thomas, hai paura di qualcosa?”.

Il ragazzo cominciò a tremare, il fiato gli venne meno, e le mani si irrigidirono attorno al collo come se cercasse di liberarsi da una morsa che lo soffocava. Hagrid si rivolse a Piton. “Professore, me la caverò da solo, non si preoccupi. Lei rimanga con suo figlio” e detto ciò, uscì verso la Foresta proibita.

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Lily con coraggio si avvicinò più che poté al cane e agli scarafaggi che si accorse, erano delle blatte giganti.

Puntò la bacchetta per lanciare un incantesimo ma il fiato le venne meno e cadde a terra, Neville si ritrovò con le blatte puntate contro se stesso e la ragazza che aveva bisogno di aiuto. Le blatte si avvicinavano con lentezza, i due ragazzi erano oltre il limite della Foresta che a loro non era consentito oltrepassare.

Neville estrasse la sua bacchetta e la puntò,  a quel punto le blatte presero l’atto come un tentativo di attacco e si scagliarono contro i due ragazzi.

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Severus si inginocchio accanto al figlio e cercò di capire cosa stesse accadendo. “Thomas rilassati, sono qui. Non ti lascerò da solo. Respira, respira piano”.

Con gli occhi pieni di lacrime Thomas cercava di parlare ma senza riuscirci, i muscoli della gola erano completamente irrigiditi.

“Thomas sono qui. La senti la mia mano che ti massaggia il petto? Respira piano, Thomas. Respira”.

Il ragazzo sentiva le parole del padre molto lontane, però ne capiva il significato e concentrandosi riuscì a sentire la mano che faceva dei cerchi sul suo petto, come quando aveva la febbre, come quando era caduto dal mobile del soggiorno mentre  disegnava  i baffi nel quadro del nonno e il vecchio gli aveva starnutito in faccia facendolo cadere.

Severus si era adirato molto con il suocero e poi aveva tranquillizzato sia Thomas sia Lily terrorizzata alla vista del fratello disteso sul pavimento.

Lily! L’ultima volta che Thomas era stato male anche Lily ne aveva subito le conseguenze!

Thomas si rilassò e come se si fosse sciolto il nodo che aveva in gola, cominciò a parlare: “Gli ospiti vorranno tutto il tavolo, e molti della casa verranno sfrattati. Il cane verrà mangiato e l’uomo con le volpi apparecchieranno per gli amici antichi”.

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Lily riprese a respirare bene e si sollevò in tempo per vedere Neville che con la bacchetta lanciava un. “Reducto” in direzione di una blatta, mentre l’altra veniva trafitta da un dardo scagliato da Hagrid, mentre la terza blatta di fronte alla forza del nemico lasciò perdere il cane che se ne andò con la coda tra le gambe.

“Ragazzi, cosa ci fate qui?” domandò burbero Hagrid “Venite subito con me, andiamo alla mia capanna. Lì c’è tuo padre” disse l’uomo rivolto a Lily.

Lily e Neville non capirono bene cosa avesse detto il guardacaccia ma lo seguirono di tutta fretta, ancora sconvolti per l’accaduto.

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Severus strinse a sé Thomas che continuava a ripetere: “Hai visto? Mi agito, e dico un sacco di cose strane. Perché papà? Cosa mi sta succedendo?”.

Severus Piton era stato un Mangiamorte, una spia, un Professore di Pozioni, e di Difesa contro le Arti Oscure, ma anche se non fosse stato tutto questo avrebbe comunque avuto una risposta alla domanda del figlio Tassorosso, amante di Divinazione, parente alla lontana, ma legato intimamente, di Lady Queen.

Non gli stava succedendo niente di terribile, Thomas aveva solamente il grande dono della Preveggenza.

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CHE CAPITOLO RAGAZZI!

Non sono riuscita a postarlo di pomeriggio perchè ho finito in questo momento di scriverlo. Pazienza, comunque credo proprio che ne sia valsa la pena. Ci sentiamo Domenica, Alida

Mizar: mi sono data da fare, hai visto? Un bel capitolo lunghetto che dovrebbe divertire e mettere un pò di carne sul fuoco, e se hai  paura delle blatte (come me) dovrebbe anche spaventarti un tantino. Fammi conoscere la tua opinione. A presto, Alida

Aloysia Piton: non credo che accaserò Thomas, come vedi lui ha altri problemi, però credo che lascerò Lily e Thomas assieme, mi diverte molto scrivere di loro due. E ho già in mente la prossima scena esilarante ... Baci, Alida

Charlie Snape: spiacente ma il discorsetto di Severus e Lily non ha trovato spazio in questo lungo capitolo, però non preoccuparti ci sarà, però non sarà un discorso a due ma a tre ... Un abbraccio, Alida

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Capitolo 6
*** Fine giornata ***


Severus aiutò Thomas a sollevarsi e lo fece accomodare su una panca, che a parte altre due sedie e la poltrona su cui giaceva Thor, era l’unico posto in cui potersi sedere. Cercò un panno,  che inumidì, e lo passò sulla fronte del figlio.

“Pensi che stia perdendo la ragione? Non mi porteranno al S.Mungo, vero? Papà, è vero? Tu non glielo permetterai” domandò il ragazzo stringendo il braccio del padre.

Severus continuò a passargli il panno sulla fronte. Doveva trovare una risposta adatta, cioè che fosse sincera ma che non svelasse al figlio la natura della sua presunta malattia.

“Nessuno ti porterà al S.Mungo. Ho già visto persono nella tua condizione e non è niente di debilitante. Non è una malattia”.

“Non stai dicendo una bugia per tranquillizzarmi”.

“No, non lo sto facendo” rispose calmo Severus. “Continua a respirare lentamente”.

“Sì” bisbiglio Thomas socchiudendo gli occhi. Dopo le sue “crisi di panico” gli veniva sempre molto sonno e doveva assolutamente dormire.

Severus cercò di tenerlo sveglio, almeno fino al ritorno di Hagrid, ma inutilmente. Erano già trascorsi diversi minuti da quando il cane aveva smesso di latrare e ringhiare, se quel cane era Sirius Black le plausibili soluzioni erano due, una l’opposto dell’altra. O Black era stato ucciso dalle blatte oppure era riuscito a venirne fuori vivo.

Il professore stava rimettendo il panno al suo posto quando sentì dei rumori provenire dall’esterno. Con molta attenzione e preoccupazione si munì di bacchetta, si voltò verso il figlio: dormiva ancora.

Sentì qualcosa grattare alla porta, indubbiamente non era Hagrid. Severus sapeva di essere un mago forte, dotato e veloce ma la presenza del figlio lo faceva diventare molto cauto. Tuttavia le alternative a disposizione non erano molte, anzi era solo una, per sapere cosa c’era dietro la porta bisognava necessariamente aprirla.

Il professore puntò la bacchetta e pronunciò: “Alohomora”.

La porta si aprì e Piton si trovò davanti Sirius Black sanguinante  con i vestiti strappati, era evidente che avesse bisogno di cure urgenti ma non chiese aiuto, riuscì solo a dire: “Piton, corri! Vai da Lily, era vicino alla Foresta quando mi hanno attaccato”.

Severus rimase senza parole, bloccato come da una forza invisibile. Lily, la sua Lily nella Foresta proibita con quelle creature impazzite! Il pensiero lo divorava. Senza pensarci portò dentro la capanna Sirius, ricontrollò che Thomas fosse addormentato e uscì.

Prima di proseguire verso la Foresta si voltò ancora verso la capanna e le lanciò addosso un incantesimo di protezione. Poi prese a correre verso il buio. Erano passati appena due mesi e già i suoi figli si erano sentiti male, si erano trovati in situazioni di pericolo. Non aveva mai pensato ad Hogwarts come ad un luogo pericoloso, eppure era così.

Certo non era colpa di Hogwarts se Thomas era diventato un veggente, e neanche se Lily si trovava nella Foresta proibita … nella Foresta di notte! Che pazzia! Che disprezzo delle regole! Lily, la sua Lily, doveva correre il più velocemente possibile.

Alzò lo sguardo per guardare in avanti ma non c’era nessuno, continuò a correre, risollevò lo sguardo e vide delle ombre in lontananza. Smise di correre e osservò con attenzione. Sì, era Hagrid con due persone. Continuò ad avanzare e finalmente riconobbe sua figlia.

Lily lo vide e gli corse incontro abbracciandolo. “Papà, abbiamo avuto molta paura”.

“Tutto bene?”.

“Sì, ci siamo spaventati” disse indicando Neville.

Severus guardò il grifondoro senza capire. “Voi due eravate fuori dal castello dopo le otto di sera?”.

“Papà non adirarti. Alla festa c’era troppo rumore”.

“Voi due vi siete inoltrati nella Foresta proibita?”.

“No, no …” disse Neville ma venne zittito da Piton.

“Paciock, tu hai portato mia figlia fuori dal castello? Al buio? Nella Foresta Proibita?”.

Neville era completamente terrorizzato, molto più di quando erano stati attaccati dalle blatte. “Veramente io …”.

“Taci! Cosa pensavate di fare, eh? Il preside era stato chiaro a inizio anno, vi aveva avvisati di stare lontano dalla Foresta Proibita perché c’erano delle creature che avrebbero dovuto spingervi a starne alla larga, ma voi Grifondoro dovevate sfidare la sorte. E’ così?” urlò Piton.

Neville era completamente nel pallone e in più i suoi abiti non trovarono momento migliore per trasfigurarsi e tornare alla normalità. I jeans e la camicia a scacchi rossi e gialli fecero la loro comparsa provocando un forte senso di nausea in Severus che si manifestò con una smorfia di disgusto.

“Papà!” lo riprese Lily “Non fare così …”.

“Che cosa?” domandò furioso il professore.

“Oh, oh” fece Hagrid “Vieni Neville, forse è meglio andarcene”.

“No, restate” disse Lily prendendo per la mano il suo compagno e facendo diventare Severus rosso in volto dalla rabbia.

“Io e Neville siamo usciti a prendere un po’ d’aria e poi la situazione c’è sfuggita di mano perché io sono particolarmente curiosa”.

“Non stento a crederlo” affermò Severus.

“Però se Neville non ci fosse stato saremo stati aggrediti, invece lui ha fatto un incantesimo ed è riuscito far diventare una blatta piccolissima”.

“E quale sarebbe questo incantesimo, signor Paciock?” chiese il professore altezzoso.

“Ho … ho usato il Reducto”.

“Sì, lo conosco”.

“Potresti dire qualcosa in più” lo punzecchio Lily riferendosi ad un piccolo complimento, ma Severus non era in vena di gentilezze.

“Sì, lo conosco … anch’io” specificò con mezzo sorriso “In ogni caso questo non mi impedisce di togliere 5 punti a ciascuno di voi per essere usciti fuori dal castello oltre l’orario permesso, e altri 5 punti a testa per esservi avvicinati troppo alla Foresta proibita con l’intento, presumibilmente, di entrarvici”.

“Ma non è giusto? E per aver combattuto contro le blatte? Neville non merita neanche un punto?” chiese Lily incredula davanti al comportamento del padre.

“Stavo giusto per attribuirgli 10 punti ma dovrei toglierne 20 per il cattivo gusto nel scegliere le camicie perciò nella mia incredibile bontà non gli toglierò i dieci punti di scarto”.

Lily allargò le braccia esasperata. “E tu non dici niente?” disse rivolgendosi a Neville.

“Io … non so … forse è meglio tornare al castello”.

“Ottima decisione, signor Paciock”.

“Io non ci torno” si puntò la ragazza.

“Lily per cortesia, non è il momento giusto” disse il padre.

“Non voglio entrare in questioni familiari” disse Hagrid “Ma non è l’ora adatta per gironzolare all’aperto”.

“Aspetta, papà! Neville ha dovuto difendersi da solo dalle blatte perché io mi son sentita male all’improvviso. Forse Thomas non è stato bene, dobbiamo trovarlo” spiegò lei.

“Thomas è al sicuro”.

“Voglio vederlo”.

“Lily”.

“Papà, puniscimi dopo ma prima voglio vedere Thomas”.

“Ascoltami bene, adesso torna al castello con il tuo amico qui presente, poi fra dieci minuti raggiungimi nelle mie stanze”.

“Sono una grifondoro non mi è permesso entrare nei sotterranei dei serpeverde”.

Severus sospirò: “Allora vieni nel mio ufficio, sarò lì con tuo fratello”.

“Grazie, papà” rispose Lily dandogli un bacetto sulla guancia che venne ricambiato da una carezza ai capelli.

“Adesso andate, subito!”.

Gli occhi di Neville e Hagrid stavano per uscire dalle loro orbite. Nessuno dei due si sarebbe aspettato un comportamento così affettuoso  da parte di entrambi i Piton, eppure per questi ultimi non sembrava fosse successo niente di particolare.

Severus prese in disparte Hagrid e gli chiese di avvisare Silente della presenza nella sua capanna di Black che era sanguinante e bisognoso di aiuto. Poi il mezzo gigante si diresse verso il castello portando con sé i due ragazzi.

Severus tornò alla capanna, tolse l’incantesimo di protezione ed entrò. Thomas si era svegliato e prestava soccorso ad un febbricitante Sirius. 

“Papà, il professor Black sta male”.

“E tu lo aiuti?”.

“Bhè, non mi è tanto simpatico. Però quando io ne ho avuto bisogno, lui c’era”.

“Già” constatò l’uomo che prese la sua bacchetta e invitando il figlio a fare lo stesso con la sua iniziò a ripetere una specie di nenia che pian piano rimarginò le ferite.

All’arrivo di Silente, Sirius stava decisamente meglio, ma comunque fu condotto in  infermeria,  mentre padre e figlio andavano all’appuntamento con Lily.

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Sirius era seduto nel letto con le gambe penzoloni, il braccio allungato verso Poppy che curava le ultimi ferite. “E’ stato fortunato, se il professor Piton e suo figlio non ne  avessero rimarginato la maggior parte a quest’ora sarebbe già morto dissanguato”.

“Quelle bestiacce non hanno idee pacifiche” disse riferendosi alle blatte.

“Almeno non è qui per aver fatto a botte con qualcuno” continuò Poppy con il suo ragionamento “In ogni modo glielo avevo detto al preside, in un modo o nell’altro Black finirà in infermeria”.

Sirius rise ripensando ai tempi andati. “Bisogna subito avvisare Silente di quanto sta accadendo” disse alzandosi dal letto, ma l’infermiera lo trattenne.

“Silente sa già cosa le è successo, arriverà in pochi minuti. Lei si metta sdraiato e non si lamenti troppo”.

“Grazie di tutto, Poppy”.

“Non è me che deve ringraziare e lo sa bene” disse lei ritirando le medicine.

“Come mai non mi dai del tu?” chiese cambiando discorso.

“Non basta essere insegnante da due mesi per aver la complicità di Madama Chips, professor Black. Adesso si riposi, e mi lasci lavorare”.

C’era qualcosa in Madama Chips di molto diverso rispetto a  venti anni prima, era sempre decisa, affidabile, professionale però non sembrava più tanto spensierata come se la ricordava Sirius. –Forse sta invecchiando troppo- pensò lui –Forse ha visto troppe cose che avrebbe voluto non vedere, o forse sono io che sono cambiato irrimediabilmente-.

Cosa avrebbe dovuto fare per avere la complicità di Madama Chips? Insegnare per un anno, per due, per dieci anni? Silente gli aveva detto che doveva crescere, Poppy non era dalla sua parte, forse aveva sbagliato ad accettare il lavoro che il preside gli aveva offerto.

E poi, che lavoro! Insegnare Pozioni. Lui odiava le pozioni, aveva dovuto riprendere in mano i libri che usava da ragazzo perché non si ricordava nulla e c’erano studenti come Hermione e Lily che lo facevano sentire poco preparato.

“Soprappensiero?” chiese il preside entrando nella Sala.

Sirius si scosse e sollevò le spalle. “Perché mi hai assunto, Silente?”.

“Per insegnare Pozioni”.

“Ti fai gioco di me?”.

“Dici? Forse non sei un ottimo insegnante ma è sempre più difficile trovare insegnanti all’altezza delle mie aspettative e in ultima analisi non credo che tu sia stata una cattiva scelta”.

Sirius fece finta di crederci ma dopo l’incontro con le blatte aveva come l’impressione di essere stato strumentalizzato dal vecchio preside.

“Inoltre hai tante altre interessanti capacità” continuò furbescamente Silente.

“Immagino” rispose il professore di pozioni massaggiandosi le tempie “Ma non sono bastate per evitare l’attacco di quei mostri. Non so proprio come ti sia saltato in mente di portarle nella Foresta proibita”.

“Cosa hai scoperto?”.

“Che hanno intenzioni bellicose per conquistare sempre più spazio, che stanno scegliendo chi attaccare e chi farsi amico, e che non si mettono problemi a sconfinare nel terreno di Hogwarts”.

“Vuoi dire che le hai viste fuori dalla Foresta proibita?”.

Sirius si alzò dal letto e andò vicino al preside, occhi contro occhi. “Se Hagrid non fosse arrivato in tempo e Paciock non fosse stato veloce, avrebbero attaccato e ucciso sia Paciock che la figlia di Piton”.

“Cosa ci facevano quei due fuori dal castello?”.

“Non ne ho idea, ma so quello che ho visto mentre cercavo di mettermi al riparo”.

“Vuoi dire che hai lasciato due studenti da soli a combattere contro delle blatte giganti?”.

“Voglio dire, Silente, che ero io a trovarmi in una situazione di estremo pericolo, ero io che in quel momento necessitavo di aiuto, ed ero sempre io che, a quanto pare, non possiedo le –interessanti capacità- di cui parlavi poc’anzi”.

Silente non si scoraggiò: “Le tue capacità di Animagus ci hanno già aiutato, non avremmo mai conosciuto i piani di queste creature. E sono sicuro, ci aiuteranno anche in seguito”.

“Lo spero, Silente, perché non vorrei avere una vita innocente sulla coscienza”.

Il preside annuì, doveva parlare con Severus di Lily, e doveva riferire alla McGranitt che due Grifondoro avevano violato una regola molto importante. Non avrebbe voluto farlo ma la situazione si stava facendo troppo pericolosa.

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Lily e Thomas rimasero abbracciati alcuni minuti, informandosi a vicenda sulle condizioni di salute dell’altro.

“Mi dispiace, Lily”.

“Non è colpa tua. Come ti senti adesso?”.

“Bene. Ma tu sei sicura di non star male?”.

“Sì, tranquillo”.

“Io credevo che dopo la profezia tutto sarebbe cambiato”.

“Noi due siamo uniti, dobbiamo solo imparare a convivere con questa unione”.

“Non voglio, non voglio più essere unito a te in questo modo. Non voglio che tu soffra per causa mia. Non voglio”.

“Thomas, calmati. Respira piano”.

“Però io non mi sento male quando stai male tu, perché?”.

“Non lo so, forse papà potrà darci una risposta”.

Severus era stato tutto il tempo ad osservare i due ragazzi, Lily decisa e vogliosa di capire come lui, desiderosa di aiutare gli altri come la madre, Thomas dolce, ingenuo talvolta, sensibile, troppo sensibile come la madre e come in fondo era anche lui, almeno da quanto gli aveva sempre detto la sua amata Isabelle.

“Non ho ancora una risposta precisa. Non so perché tu senta il dolore di tuo fratello ma non succeda il contrario”.

“A cosa stavi pensando?” domandò Lily vedendo il padre triste.

“A vostra madre Isabelle, lei sarebbe contenta di vedere quanto vi volete bene” rispose sospirando.

“Non ti preoccupare, noi non moriremo, non ti lasceremo solo” lo rassicurò Thomas.

Severus rabbrividì. “Thomas non dovresti pensare così spesso all’idea di morire. Lo so che quanto è successo vi ha destabilizzati, vi ha scosso ma non dovete pensarci più”.

Thomas annuì. “Volevo solo esserti d’aiuto”.

“Mi aiutate già tanto, non ve ne renderete conto ma siete voi che mi date la forza di alzarmi ogni mattina”.

“Ti staremo sempre vicino” disse Lily.

Il padre la guardò di malo modo. “Tu mi devi spiegare ancora molte cose?”.

“A dire la verità sono stanca” fece lei mentre Thomas sorrideva.

“Non c’è niente da ridere, Thomas. Tua sorella era fuori dal castello, oltre l’orario consentito”.

“Ti avevo avvisato che c’erano ormoni in movimento” rispose il ragazzo sorridendo.

“Smettila. Io e Neville siamo solo amici, e se lui non ci fosse stato saremo stati aggrediti”.

Severus non era dello stesso parere: “Se foste rimasti nel castello non sareste stati aggrediti” la corresse.

“Papà, capisco le tue ansie, ma l’unico problema è che tu insegni ad Hogwarts, altrimenti non saresti qui e non potresti sgridarmi …”.

“Va bene”.

“Che cosa?” domandarono assieme Thomas e Lily stupiti.

“Avete ragione. Mi devo comportare come un padre qualunque. Se non fossi stato qui, non ti avrei visto nel bosco di notte, assieme a … a … quel Grifondoro senza speranza”.

“Papà!”.

“Non sarebbero venuti a dirmi di correre nel bosco perché mia figlia era stata attaccata da alcune blatte gigantesche e …” alzò la mano per dirgli di non interromperlo “ e non sarei qui a parlare con voi. Da oggi mi comporterò come un padre qualunque che vive a casa sua mentre i figli sono a scuola”.

“A me non piace questa storia” disse Thomas “Io voglio venire ancora da te per chiacchierare”.

“Anch’io” si sbrigò a dire Lily.

“Veramente tu non sei mai venuta”  le fece notare il padre.

“Perché non mi hai invitata”.

“Hai bisogno di un invito per venire da tuo padre?” domandò lui alzando la voce.

“Io sono una Grifondoro!” si scaldò lei “Non posso entrare senza invito nei sotterranei dei Serpeverde”.

“E allora io? Io sono un Tassorosso e posso entrare, perché tu no?”.

“Perché i Grifondoro hanno bisogno di un invito!” rispose altezzosa lei.

“Lascialo dire a me, il Cappello parlante ti ha messo nella casa sbagliata, tu sei un Serpeverde” la provocò il fratello.

“E perché i Serpeverde come sono?” domandò Severus sentendosi punto sul vivo.

“Sono … sono belli, simpatici e molto, molto divertenti” rispose Thomas con un largo sorriso cercando di venir fuori dalla situazione.

“Risposta sbagliata, fratellino. Papà, sei pronto?” domandò Lily puntando la bacchetta.

“No, non potete farlo” urlò il ragazzo.

“Al tuo via” disse Severus rivolgendosi alla figlia e armandosi di bacchetta.

“No, aspettate” continua a dire Thomas cercando di nascondersi dietro la scrivania.

Il “SOLLETICUM” lo colpì in pieno e le sue risate si mischiarono assieme a quelle del resto della famiglia.

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Ciao a tutti, 

ringrazio le persone che hanno inserito la mia storia tra i preferiti, seguiti e via dicendo.

Ringrazio in particolare chi recensisce in questa calda estate. Thank you!

JuliaSnape: non preoccuparti se non riesci a recensire tutti i capitoli, pazienza. Sono comunque contenta del fatto che tu segua la storia e la stia trovando carina. Questo capitolo pone alcuni interrogativi sui dubbi di Sirius, il comportamento di Poppy e Severus. Insomma credo di aver seminato dei quesiti interessanti ... che troveranno risposta prossimamente. Baci. Alida

Aloysia Piton: ecco ancora un insolito Piton che però sta tramando una bella lezioncina per Lily ... aspetta e leggerai ...a presto. Alida

Mizar: in effetti nel capitolo precedente c'erano alcuni passaggi molto divertenti, ma siccome tutti mi dicono che il mio spirito dell'umorismo è sotto terra, allora sto attenta a dire : Ehi questo capitolo fa proprio ridere ..." Comunque mi fa piacere che qualcuno apprezzi. Fammi sapere cosa pensi di questo capitoletto. Baci, alida

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Capitolo 7
*** Profumo di violette ***


 CAP 6

“Non sai cosa ti sei perso ieri sera” disse Susan a Thomas “Ci siamo divertiti tantissimo. I gemelli Weasley hanno aperto la festa con uno spettacolo pirotecnico. I loro fuochi d’artificio sono fantastici”.

“A me piacciono molto i fuochi d’artificio ma non ne avevo proprio voglia. Ci saranno altre feste, vedrai”.

“Non credere che ce ne siano poi tante” disse dispiaciuta la ragazza “Del resto Hogwarts è una scuola. Comunque verso metà novembre viene sempre organizzata la prima visita ad Hogsmeade, e allora non potrai non venire perché ho già pensato ad almeno venti modi per costringerti”.

“Dai, Susan. Sono sicuro che vi siate divertiti anche senza di me”.

Lei abbassò lo sguardo, non riusciva proprio a farglielo capire. “Possiamo fare tutto senza di te, Thomas. Però ci piace che tu faccia parte del nostro gruppo, è per questo che insistiamo”.

Thomas ascoltava ma in realtà stava aspettando l’arrivo della sorella in Sala Grande. Doveva parlarle, si era ricordato di una cosa che sembrava non avere nessun significato e invece, forse, era molto importante.

Appena la vide sedersi accanto a Neville e Ginny salutò Susan e si spostò dalla tavolata dei Tassorosso a quella dei Grifondoro.

Justin lo notò subito: “Non mi piace il suo comportamento. E’ un Tassorosso, è il figlio di Piton, e si vuole sedere con i Grifondoro. E’ un tipo troppo strano”.

Susan cercava di farlo ragionare: “Non si sta sedendo con i Grifondoro, sta andando a parlare con la sorella”.

“E perché fa fare sempre più punti ai Grifondoro?”.

“Cosa vorresti dire con questo” chiese la compagna.

“E’ il fratello di Lily, ma è sempre lei che ottiene più punti con la McGranitt, con Black … e con tutti. Lo fa apposta per aiutare la sorella ma così fa fare più punti ai Grifondoro”.

Susan ci pensò su però non gli sembrava plausibile. Thomas era contento di essere un Tassorosso, e Justin stava cominciando ad essere un po’ troppo paranoico.

“Vedrai che è come dico io. Tu stai attenta e osservalo bene, non fa mai niente che possa far sfigurare la sorella. Le permette sempre di essere la migliore”.

“Starò attenta” rispose lei “Però non stressarmi più con questa storia. Riconosco ciò che vedo, non ho bisogno di essere imbeccata da te”.

Intanto nella tavolata dei Grifondoro ….

“Ti devo parlare, Lily. Un mio compagno di stanza mi stava raccontando dei fuochi d’artificio di ieri sera”.

“E allora?”.

“Io li avevo già visti”.

“Ma cosa dici? Fred e George li hanno inventati di sana pianta”.

“Sì, hai ragione ma io li avevo visti nella mia testa, durante una crisi di panico”.

Lily si voltò per guardare in faccia il fratello e ascoltarlo con più attenzione.

“Avevo visto un grosso uccello che rompeva in mille pezzi un foglio di carta” le raccontò lui.

Lily posò il bicchiere di succo di zucca sul tavolo. “Cioè, hai visto il futuro? Sei sicuro che non si tratti solo di una coincidenza?”.

“Non ne ho idea, ma forse dovrei parlarne con papà. Anche se magari adesso non vuole che vada da lui perché tu gli hai detto che essendo un nostro professore …”.

“Ehi, ehi, fermo. Lui ha detto che si comporterà come un padre normale, non ha detto che noi dobbiamo comportarci in modo diverso”.

“E allora secondo te cosa devo fare?” domandò Thomas.

“Secondo me …” disse Lily “Secondo me … quel gufo sta venendo qua”.

Thoams alzò la testa e vide il gufo  atterrare accanto a Lily.

“Ho ricevuto una lettera!” esclamò lei contenta “Chi sarà a scrivermi?  Non mi scrive mai nessuno”.

“Aprila!” la esortò il fratello.

“Oh, per Merlino” esclamò Neville “Quella non è una lettera, è una Strillettera!”.

“Una cosa?” chiesero i gemelli assieme.

Nessuno rispose perché la lettera si sollevò dal tavolo, i bordi divennero neri  e nella parte centrale si formò una bocca dalle labbra sottili che mettevano in bella mostra 32 denti appuntiti. La lettera cominciò a parlare: “Lily Piton-Queen come hai osato uscire dal castello oltre l’orario stabilito! Mi auguro per te che sia l’ultima volta che violi il regolamento di Hogwarts perché altrimenti non ci penserò due volte a rimandarti al castello del nonno! Esigo rispetto delle regole!”.

Lily era sconvolta, non poteva crederci, suo padre le aveva davvero mandato una Strillatina o Stri-qualcosa  davanti a tutta la scuola.

Thomas era rimasto in silenzio. Non doveva parlare, non doveva neanche respirare e probabilmente sarebbe stato meglio se fosse rimasto nella sua tavolata. Fece per alzarsi ma Lily lo trattenne per un braccio. “Sostienimi, Thomas!”.

Per ultimo la lettera si sbriciolò andando in fumo, alcuni studenti ridevano, tutti parlavano sottovoce di Lily e della Strillettera che il padre  le aveva inviato.

Piton era seduto al tavolo dei professori. La figlia  voleva un comportamento da padre modello. Bene,  questo era ciò che facevano i padri che si interessavano ai figli, gli mandavano Strillettere quando ce n’era bisogno.

La Grifondoro si alzò dal tavolo mentre Thomas la sosteneva fisicamente tenendole un braccio. Il ragazzo si voltò verso il padre e gli fece il suo sguardo più triste. Severus ebbe un piccolo ripensamento ma non durò a lungo perché Lily non si voltò verso di lui per cercare conforto, o una spiegazione. Semplicemente gli diede le spalle e uscì dalla Sala grande.

Nei corridoi non c’era nessuno e Lily cominciò a piangere e singhiozzare.

“Non piangere, dai. Papà non voleva ferirti”.

“Mi ha umiliato davanti a tutta la scuola”.

“Ma no” disse Thomas.

“Cosa?” domandò la Grifondoro piangendo.

“Ti ha umiliato ma non per ferirti” tentò di spiegare Thomas “E che lui ha avuto molta paura per te ieri notte. Se ti fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato”.

Lily tirò su di naso. “Non preoccuparti, ci sono qua io. Dimmi cosa ti serve e cercherò di accontentarti” le disse dolcemente Thomas. “Vuoi che ti dia il mio succo di zucca”.

“No” rispose piangendo lei.

“Posso mandare un gufo kamikaze da far schiantare accanto al piatto di papà durante il pranzo”.

“No” ripetè lei lagnosa.

“Possiamo mandare una scatola di bigodini a papà … no aspetta, mi è venuta un’idea” disse tutto eccitato Thomas “possiamo far comparire papà con i bigodini in testa per far sparire il Molliccio durante la prossima lezione”.

Lily cominciò a ridere. “No, no. Ah, ah … Ci ucciderà senza pietà. Ah, ah …”.

“Smettila, ah, ah … dai, non ci ucciderà. Ah, ah … Lo sai che ci vuole bene. Vedrai che verrà da ridere anche a lui”.

“E chi sarebbe questo lui?” domandò una voce tetra alle loro spalle.

“Eh … papà! Buongiorno, come va stamattina?” domandò Thomas.

“Ho chiesto, chi sarebbe questa persona che vi vuole bene e che dovrebbe divertirvi assieme a voi”.

“Do-vresti e-ssere tu” rispose Lily ancora singhiozzando.

“Sono felice di sentirti singhiozzare” disse Piton “Sempre meglio dell’idea di non sentirti più per nessun motivo”.

“Papà, non è successo niente di grave”.

“Potevi morire e mi dici che non è niente di grave?”.

Gli occhi di Lily si riempirono di lacrime. “Non lo farò più, te lo prometto”.

Severus non volle insistere, Lily sembrava sinceramente affranta: “Va bene, adesso andate a lezione” disse rivolto ai gemelli.

Thomas tirò su di naso, commosso nel veder la sorella in quello stato. Lily smise di piangere e guardò il fratello che aveva gli occhi rossi. “E tu perché stai piangendo?”.

Perché era sensibile, molto sensibile, e gli veniva da piangere come se fosse un bambino di cinque anni.

“Non sto piangendo,  è la lacca che papà usa per allisciarsi i capelli che mi fa venire la congiuntivite”.

“Thomas!” urlò Severus facendo sobbalzare gli studenti che uscivano dalla Sala grande, ma il figlio e la figlia se l’erano già svignata correndo nei corridoi.

“Cinque punti in meno ai Tassorosso e ai Grifondoro per condotta impropria nei corridoi” fu l’unica cosa che potè dire il professore di Difesa contro le Arti oscure, mentre nelle orecchie aveva ancora le risate dei suoi figli.

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Per la prima volta dall’inizio dell’anno non c’erano stati esercizi pratici durante l’ora di Pozioni ma esclusivamente teoria. “E’ importante che conosciate a memoria il dosaggio richiesto per le pozioni base”.

“Ma le pozioni base non si fanno nei primi due anni?” bisbigliò Thomas a Susan.

“Sì, certo, ma non tutti le imparano a memoria. Molti si aiutano ancora con il libro di testo”.

“Silenzio” fece Sirius richiamandol’attenzione dei due Tassorosso “Se non si posseggono le basi della conoscenza è impossibile sviluppare pensieri autonomi. Capite ciò che dico?”.

Hermione sollevò la mano e il professore le diede la parola. “Sta dicendo che conoscere le formule base ci permetterà di creare nuove pozioni?”.

“Esattamente” rispose lui.

Lily aveva ancora in testa la sfuriata del padre di tre anni prima. “Si può sapere cosa pensavi di fare? Non si gioca con le pozioni. E’ pericoloso. Potresti creare miscugli altamente pericolosi. Addirittura esplosivi. Creare pozioni è un lavoro da esperti. Potrai inventarne qualcuna, se sei particolarmente brava, solo dopo aver terminato gli studi ad Hogwarts e aver fatto un periodo d’apprendistato”.

“Ma non è pericoloso?” domandò Harry.

“Controllerò io che tutto vada bene. Inoltre avrete a disposizione un numero limitato di erbe e perciò le combinazioni possibili saranno, diciamo pure, prevedibili. Spesso penserete di aver inventato una nuova pozione e invece avrete solo scoperto come si creano pozioni di cui ora conoscete solo il nome. Scoprire qualcosa permette di apprendere meglio che avere già davanti agli occhi la scoperta effettuata da un altro”.

“Questo è vero” disse a mezza voce Thomas.

Sirius non lo fece apposta, ma non riuscì a controllarsi e spontaneamente senza alcun sforzo, disse: “Adesso che abbiamo la sua approvazione ci sentiamo tutti meglio”. Si pentì subito di ciò che aveva detto e si ripromise di allungare una mano verso il Tassorosso.

Lily osservò il fratello, c’era rimasto male per le parole del professore. Anche se in genere era calmo e sapeva essere paziente, spesso si dimostrava permaloso e ciò non aiutava molto nei rapporti interpersonali.

Black diede il via e tutti cominciarono a mischiare le erbe a disposizione in dosaggi diversi, quando tagliate a fette, quando a cubetti, quando bollite e quando crude. Dopo un’ora nessuno aveva ancora creato alcuna pozione.

-Come è possibile- si domandava Sirius fra sé e sé, -Forse avrei dovuto dare qualche indicazione sui dosaggi-

“Secondo me è una grande stupidaggine” bisbigliò Ron “Non ne verrà fuori niente”.

“In effetti non è stata una grande idea” lo appoggiò Hermione.

“Dai, ragazzi. Sirius sta solo cercando di rendere la materia più interessante” cercò di giustificarlo Harry.

“Forse, forse … sta succedendo qualcosa “ disse Neville.

Tutta la classe si voltò verso il calderone di Neville dove le erbe cuocendo avevano prodotto una sostanza grigio-verde che emanava profumo di viole.

“Bene, bene” fece Sirius avvicinandosi al calderone “Vediamo un po’ cosa abbiamo”.

Thomas sentì il profumo di viole espandersi nell’aula, inspirò a pieni polmoni e poi gli venne il voltastomaco. “Professore, Thomas sta male” disse Susan.

Era una finta. Piton-Queen stava fingendo! Non poteva venire il voltastomaco sentendo il profumo di violette. Sirius ripensò a quanto era successo in precedenza, e decise di dargli una possibilità. Cercò di esprimersi con un tono di voce neutro, ma in  realtà fu abbastanza lagnoso quando disse: “Signor Piton-Queen la autorizzo ad uscire per andare a vomitare in un luogo più consono rispetto ad un’aula di pozioni”.

Thomas uscì correndo, gli anditi erano liberi, doveva andare in un posto tranquillo e in un attimo si ritrovò nell’aula di Difesa contro le arti oscure. Severus vide Thomas pallido, avrebbe voluto essere aperto e spontaneo ma non riusciva ad esserlo davanti a tutta la classe, perciò chiese semplicemente: “Signor Piton-Queen non dovrebbe essere a lezione di Pozioni a quest’ora?”.

Thomas non rispose ma cominciò a tremare.

 

 

“Paciock si può sapere cosa ha messo nel suo calderone?” domandò Sirius mentre mentalmente malediva Silente per non aver fatto mettere delle finestre nell’aula di Pozioni.

Neville prese subito in mano la pergamena e lesse gli ingredienti e le dosi.

Harry, Susan, Draco, Hermione, Ron e a poco a poco tutta la classe cominciarono  ad avvertire una sensazione di nausea, quasi capogiro. “Professore,cosa succede?” chiese Lily spaventata.

“Non lo so, signorina Piton-Queen. Queste dosi non dovrebbero produrre niente!” esclamò il professore.

Uno dopo l’altro gli studenti cominciarono a svenire. Sirius decise di chiamare Madama Chips ma più si avvicinava alla porta, più la sua vista si annebbiava. Il profumo delle violette divenne più intenso e uno studente dopo l’altro, seguiti infine da Sirius, svennero.

Solo Lily rimase cosciente, ma non sapeva di preciso cosa fare. Doveva chiedere aiuto ma se avesse aperto la porta il fumo della pozione si sarebbe potuto espandere e avrebbe potuto avvelenare l’intera scuola. –Era possibile? Poteva trattarsi di una pozione così potente? E perché lei non era svenuta?-.

 

Piton portò Thomas fuori dall’aula di Difesa, e lo fece stendere nel corridoio, gli sollevò le gambe e aspettò che il figlio riprendesse un po’ di colorito. “Cosa è successo?”.

“No, papà. Non so spiegarti bene, ho sentito un profumo di violette, poi mi è venuta una forte nausea, eppure non era del tutto spiacevole. Era come se stessi per arrivare alla felicità ma dovessi attraversare un fosse troppo profondo”.

“Adesso stai meglio?”.

“Sì, adesso sto bene. Mi sento molto felice”.

“Vieni, ti riaccompagno da Black” disse Severus “Non vorrei che svenissi in aula, e poi bisognerà parlare di questo tuo piccolo problema con  docenti e con il preside”.

“No, papà. Aspettiamo ancora un po’” disse Thomas al padre mentre raggiungevano l’aula di Pozioni “Forse ho capito qual è il mio problema”.

“Davvero?” domandò stupito il padre.

Thomas tentennò: “Ho detto –forse-“.

 

Una donna dai lunghi capelli neri, la carnagione chiara e gli occhi verdi, vestita con un mantello color oro comparve davanti a Lily  che, incuriosita ma non spaventata, chiese: “Chi sei?”.

La donna sorrise serenamente: “Sono Lady Queen”.

Lily sussultò. “Dove sono mio fratello e mio padre?”.

“Calma, piccola, calma” disse la donna allungando le mani verso la ragazza “Non sono qui per portarvi via o per spaventarti. Sono qui perché presto avrai bisogno di qualcuno che conosce la strada, ed io ti indicherò il percorso giusto da compiere”.

“Perché sei venuta da me, e non da mio fratello? Perché ora?” chiese lei assettata di conoscenza.

“Tuo fratello ha già un dono molto speciale che potrà aiutarlo nei momenti difficili, un dono che gli ho tramandato io personalmente, ma che in lui è molto più potente: lui è un veggente e i suoi occhi sono aperti al futuro”.

“E il mio dono? Sei tu?” chiese Lily.

“Sì e no. Il tuo dono è poter venire a conoscenza del passato attraverso chi il passato lo ha vissuto. Non temete il domani, per quanto sarà difficile riuscirete a trionfare”.

“Anche l’altra volta abbiamo trionfato però prima siamo dovuti morire”.

“Ti sbagli, Lily. Nessun morto ritorna in vita, neanche nel mondo magico”.

“Ma noi eravamo morti, e nostro padre era morto”.

Lady Queen sorrise: “Non tutto ciò che sembra è”.

“Perché sei venuta adesso?”.

“E’ stato l’odore delle violette a chiamarmi, l’odore della vita” rispose la donna “Ora vado, ma presto ci rivedremo. Non abbiate paura dei vostri doni. Tutto ciò che succede ha un motivo di esistere”. E dicendo questo svanì.

L’odore delle violette si era fatto più delicato, Lily aprì la porta per andare a chiamare i soccorsi e si ritrovò davanti i resto della sua famiglia.

“Cosa è successo?” chiese Piton vedendo tutti gli studenti svenuti.

Lily era ammutolita, si strinse un attimo al mantello del padre e poi prendendo fiato spiegò: “E’ stato Neville”.

“Paciock” ripeté Severus scurendosi in volto. Quel ragazzo lo faceva impazzire anche adesso che non perdeva più il suo tempo a insegnargli Pozioni.

“O meglio, è stata Lady Queen” continuò Lily.

“Lady Queen?” chiese spaventato Thomas “Vuoi dire che è tornata per noi …”.

“Non spaventarti Thomas, lei non vuole questo. Adesso vado a chiamare aiuto, vi racconterò tutto dopo”.

“Sì, credo che sia meglio” approvò Piton che si chinò subito verso il primo  studente che aveva accanto nel tentativo di svegliarlo.

CIAO A TUTTI,

CHIEDO SCUSA SE MERCOLEDI' NON SONO RIUSCITA A POSTARE MA E' STATA UNA SETTIMANA DAVVERO PIENA.

Comunque sono riuscita a scrivere queste righe, spero vi piacciano. Aspetto i vostri commenti. Baci, Alida

MIZAR: proprio questa volta non sono riuscita a correre a scrivere, ma ti posso assicurare che stavo comunque correndo da una parte all'altra per riuscire a far tutto. Anche qui c'è della carne sul fuoco, e delle belle risate. Spero sia di tuo gradimento, baci. P.S Ho visto la tua raccolta dedicata a Severus, appena ho due minuti recensisco. Promesso.

Aloysia Piton: Severus tramava una bella Strillettera! Ci voleva proprio, hihihi! Del resto ha un animo Serpeverde. Baci, Alida

Julia Snape: sì, in effetti sta venendo fuori una ff piuttosto divertente (almeno per i miei canoni) e con questo capitolo aggiungiamo qualche ciliegina sulla torta, e anche un pò di materiale sul quale lavorare ... A presto, Alida

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** AVVISO ***


CIAO A TUTTI,

SONO SPIACENTE MA IN QUESTO PERIODO NON HO TEMPO PER SCRIVERE E NON RIESCO A PORTARE AVANTI LA STORIA.
I MOTIVI SONO PRINCIPALMENTE DUE: NIPOTINO SEMPRE IN CASA, E PREPARAZIONE AL TEST DI AMMISSIONE UNIVERSITARIA.

HO DECISO PERCIO' DI SOSPENDERLA FINO ALL'INIZIO - META' SETTEMBRE.
SPERO CHE TRASCORRIATE UN FINE ESTATE SERENO E FELICE.

BACI,
ALIDA

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Capitolo 9
*** Avviso 2 ***


Chiedo immensamente scusa a tutti coloro che hanno aspettato il seguito di questa storia.
Mi dispiace ma sono immersa tra studio e lavoro ormai da settembre.
Francamente non credo di riuscire a riprendere in mano questa ff prima della metà di Luglio, data in cui dovrei sostenere l'ultimo esame previsto.
Per ciò non aspettate aggiornamenti.
Riuscirò però a scrivere qualche drabble, one-shot forse, idee ne ho tante ma il tempo è poco:
Vi chiedo ancora scusa.
Mi mancate tutti e mi manca scrivere.
Cercatemi tra i componimenti brevi e mi troverete.
Un abbraccio,
Alida

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Capitolo 10
*** Parole di troppo ***


CIAO A TUTTI VOI. CHE BELLO AVERE NUOVAMENTE DEL TEMPO PER SCRIVERE. COME PROMESSO DOPO L'ULTIMO ESAME DI LUGLIO ECCOMI DI NUOVO QUA'.

SPERO TANTO CHE RIPRENDIATE A LEGGERE LA STORIA, LA QUALE  TERMINERA' SICURAMENTE ENTRO SETTEMBRE MA POTREBBE ESSERE ANCHE PRIMA.

E MI AUGURO CHE RIPRENDIATE ANCHE A RECENSIRE. DI QUESTO VI RINGRAZIO IN ANTICIPO.

CHI VOLESSE, PUO' LASCIARE ANCHE UNA RECENSIONE A "PROMEMORIA 2". SONO DIVERTENTI E VELOCI DA LEGGERE.

VI ABBRACCIO TUTTI.

ALIDA 

CAPITOLO 7

Madama Chips controllò uno studente alla volta e potè constatare come tutti stessero bene. Nessuno aveva risentito del miscuglio di erbe creato da Neville Paciock. Il profumo di violette, pur facendo svenire l’intera classe, non li aveva intossicati. Naturalmente anche Sirius era stato visitato e anche lui non aveva subito conseguenze se non la sfuriata dell’infermiera.

“Che pozione ha fatto preparare ai ragazzi?” gli chiese la donna.

“Nessuna in particolare. Dovevano semplicemente inventare”.

“Che bella idea!” disse sarcastica lei “Non le è venuto in mente che così facendo la situazione le sarebbe potuta sfuggire di mano? Che qualche studente avrebbe potuto inventare una pozione di cui lei non conosceva l’esistenza?”.

“No, non mi è venuto in mente” rispose Sirius a denti stretti.

“Bhè, doveva venirle in mente invece!”.

“Basta, Poppy!” urlò lui pentendosi immediatamente di aver perso la calma.

Allungò le mani come per creare una distanza tra se stesso e l’infermiera, respirò a fondo e continuò: “So di aver sbagliato, so di non conoscere tutte le pozioni del mondo, di non sapere insegnare, ma sto tentando di fare del mio meglio”.

“Faccia quello che desidera ma non mi riempia l’infermeria di studenti e anche lei la smetta di venire in veste di malato. E’ già la seconda volta in due settimane che lei è quà”.

Sirius sollevò le braccia al cielo. “Non potevo prevedere l’attacco delle blatte, né tantomeno la pozione alla fragranza di violette”.

“Non si atteggi a vittima e pensi piuttosto che anche questa volta le è andata bene”.

“E di questo la ringrazio” disse lui facendosi serio.

Lei lo guardò perplessa. “Ed anche questa volta non è me che deve ringraziare”.

“Già” continuò Sirius seccato “I giovani Piton-Queen. I quali non svenendo hanno chiamato il loro paparino in soccorso”.

“Esattamente. Non so di preciso come, né perché l’odore di violette non abbia avuto su di loro l’effetto che ha avuto su tutti gli altri …”

“Forse perché non sono normali?” domandò provocatoriamente il professore.

“Non lo dica neanche per scherzo. Forse i due ragazzi hanno delle qualità e caratteristiche un po’ fuori dal comune, ma restano due ragazzi come tutti gli altri, né più né meno di Potter e di qualunque altro”.

“Sì, certo” concluse Sirius infastidito dalla posizione di difesa a oltranza che Madama Chips aveva preso nei confronti dei gemelli “Allora, la lascio al suo lavoro”.

“La ringrazio, e si ricordi di fare bene il suo” lo imbeccò nuovamente la donna che non aveva alcuna intenzione di abbassare la guardia.

Lei si ricordava ancora di quando il giovane Black era stato studente: sempre in cerca di guai, possibilmente da combinare in compagnia, un po’ scavezzacollo ma leale e sincero con chi gli dimostrava fiducia e amicizia.

Un tipo coraggioso, cresciuto troppo in fretta in una famiglia che non lo faceva sentire amato, incastrato da uno dei suoi migliori amici, e costretto a vivere rinchiuso ad Azkaban fino alla definitiva liberazione e reintegrazione pubblica.

Quel ragazzo adesso poteva trovare una nuova dimensione di vita, affrontando i suoi limiti e superandoli. Non c’era più la giustificazione dell’età, né trappole nascoste. Tutto era fatto alla luce del sole. Era un professore, e se voleva essere un buon professore doveva ricordarsi di come era stato da ragazzo ma con la  consapevolezza  di dover agire da adulto ora.

Perché per la sua adolescenza non si poteva far più nulla, ma per quella degli studenti si poteva ancora lottare e lui avrebbe dovuto schierarsi dalla parte giusta. Ancora una volta la più difficile, ma sempre la più giusta.

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Nel frattempo Severus e i suoi figli erano andati a parlare con Silente. I ragazzi avevano raccontato al preside per filo e per segno come si erano svolti i fatti in aula, compresa naturalmente la comparsa di Lady Queen.

Il dono della preveggenza di Thomas poteva anche divenire un peso, una responsabilità troppo grande. Bisognava perciò istruire a dovere il ragazzo. Il dono di Lily invece era piuttosto difficile da comprendere. Conoscere il passato attraverso chi il passato lo aveva vissuto. Cosa significava? Dove era il dono? Tutti potevano conoscere il passato di una persona se questa glielo raccontava.

Lady Queen aveva detto che niente era come sembrava, che i morti non tornavano indietro neanche nel mondo magico. Eppure le gemme erano rifiorite. Mancavano ancora troppi pezzi di puzzle e come Severus aveva fatto notare al preside, a tutto questo si aggiungeva il fatto che Thomas e Lily non erano svenuti inspirando l’odore delle violette e tanti studenti si erano domandati il perché.

Per il momento non c’erano risposte ma solo domande. “In ogni caso, arrivati a questo punto, visto e considerato che non sappiamo praticamente niente sarebbe meglio che voi due ragazzi non parlaste dei vostri poteri con nessuno dei vostri amici”.

“Dovremmo tenerci tutto dentro?” domandò deluso e sconsolato Thomas “Dovremmo fare come se niente fosse accaduto?”.

“Credo sia meglio anche per voi” rispose Silente.

Thomas non replicò e Lily non obiettò. Sembrava quasi che la ragazza non fosse neanche presente, che fosse in un mondo tutto suo. Severus lo notò subito ma non volle evidenziare la situazione. Successivamente, in disparte, avrebbe parlato alla figlia.

“Adesso andate e abbiate pazienza, tutto si sistemerà”.

Una volta che i ragazzi furono usciti dall’ufficio Severus con uno sguardo avvelenato ripetè in faccia al preside: “Credo sia meglio anche per voi. Ma che risposta gli hai dato? Perché dovrebbe essere meglio per loro? Secondo te è una risposta soddisfacente? Per loro sarebbe meglio vivere con tranquillità, senza avere segreti, liberi di parlare, di raccontare. E invece dovranno stare attenti ad ogni parola che diranno”.

“Mi dispiace, ma i tuoi figli non hanno questo lusso”.

“E perché? Sono solo dei ragazzi, Albus. Non ho permesso che lasciassero Prince Manor per arrivare ad Hogwarts e farli sentire inadeguati. Siamo maghi e abbiamo poteri magici, nessuno li deriderebbe se si venisse a conoscenza dei loro doni”.

“Infatti non ho detto questo” replicò il preside.

“E che cosa intendevi allora? Perché proprio non ho capito” .

Silente era seduto con le mani incrociate e con i gomiti poggiati sui braccioli. “Sai bene anche tu che a quell’età si può essere molto cattivi e i tuoi figli, proprio perché sono cresciuti sotto una campana di vetro, non sanno gestire il confronto con i compagni”.

“Non cambiare discorso”.

“Il discorso è sempre lo stesso, Severus. Due ragazzi con dei grandi poteri possono essere strumentalizzati dai loro coetanei più furbi e smaliziati. E tu lo sai bene. Per sentirsi importanti e parte di un gruppo si è disposti a fare di tutto”.

Severus non riusciva a credere alle sue orecchie. Eppure Silente conosceva i suoi figli da sempre e sapeva bene che il loro unico desiderio era stato sempre quello di vivere una vita normale.“I miei ragazzi non hanno sogni di gloria” disse facendo bene attenzione a distinguere tutte le parole.

Silente prese fiato e molto cautamente rispose: “I Grifondoro hanno sempre sogni di gloria, e Thomas è sembrato alquanto deluso di dover nascondere il suo dono”.

“Non è una questione di potere, e che a lui non piace avere dei segreti. Non è capace a nasconderli. E la tua richiesta di silenzio potrebbe stressarlo oltremodo, influenzando anche la salute di Lily. Sai bene che lei si sente male quando sta male il fratello”.

“Non sempre” lo corresse Silente “Se non erro si è sentita male solo quando Thomas è entrato nello stato di trance delle visioni”.

Severus fece mente locale ma non sembrava particolarmente convinto di questa ipotesi: “Lady Queen non ha fatto riferimento a questo genere di legame. Forse sarebbe meglio prepararle la pozione di protezione che beveva prima del compimento della profezia”.

“La trovo un’ottima idea, Severus. E mi raccomando fa capire loro quanto sia importante tenere il segreto”.

“Come vuoi, Albus, anche se in tutta sincerità io stesso non ne ho capito le motivazioni” sottolineò il professore di Difesa contro le arti oscure che dentro di sé maturava la convinzione che il vecchio preside gli stesse nascondendo qualcosa.

Era stato troppo vago, e contemporaneamente troppo sicuro della decisione presa, ma per ora non c’era modo di saperne di più. In un altro momento avrebbero approfondito l’argomento.

Silente si alzò e con finta noncuranza disse: “Naturalmente dovremmo avvertire il corpo insegnante di queste ultime novità”.

“Non ne vedo la necessità, non sappiamo bene neanche cosa raccontar loro”.

“E se durante una lezione Thomas e Lily dovessero …”.

“Va bene, va bene” lo interruppe Severus “Va bene, come vuoi tu. Adesso posso andare?” chiese stancamente.

“Sì, certo. Vai pure. La riunione la faremmo dopo le lezioni, verso le tre” puntualizzò il preside sicuro di star facendo la cosa giusta. Tante volte aveva vissuto il dubbio delle proprie azioni ma non questa volta.

Era praticamente certo di essere nel giusto, anche se doveva ancora consultare uno o due libri e ancora due persone per avere più chiaro il quadro della situazione.

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Alle 13:00 come sempre sulle tavole della Sala Grande non mancò il buon cibo. Eppure diverse persone lasciarono il loro piatto mezzo pieno.

“Pare che gli studenti non abbiano appetito” fece notare Madama Sprite. Nessuno però raccolse lo spunto per parlare. Silente aveva altri pensieri per la testa, Madama Chips sapeva che tutti gli studenti erano in salute, Sirius non riteneva la cosa importante, Severus cercava di non fissare troppo i suoi figli ma seppe riconoscere l’ansia di Thomas che a mala pena mangiò un po’ di frutta, e la preoccupazione di Lily che si riempì il piatto e nervosamente diede un morso a tutto senza in realtà mangiare niente.

I Tassi cercavano di invogliare Thomas. “Dai, prova ad assaggiare questi involtini. Non sai cosa ti perdi, sono molto saporiti”.

Thomas però non riusciva a pensare al cibo e il solo odore della carne e delle spezie gli faceva venire la nausea.

“Grazie, Susan, ma proprio non ho fame”.

“Dovresti sforzarti. Anche se a dir la verità stai diventando piuttosto pallido” disse la ragazza preoccupata.

Justin, seduto accanto a Susan, si sporse per guardare in faccia il compagno e gli domandò con voce lagnosa: “Vuoi che chiamiamo il tuo paparino?”.

Thomas, però, non colse l’ironia della domanda e rispose: “No, forse non ce n’è bisogno”.

Justin fece una faccia disgustata, si alzò e andò via senza salutare.

“Ho detto qualcosa di sbagliato?”.

“No, Thomas. Non hai detto niente, è Justin che sta diventando paranoico. E’ preoccupato perché siamo ultimi nella classifica delle case”.

“Ma siamo appena a Novembre, c’è ancora tutto l’anno!”.

“Sì, glielo dico anch’io ma lui afferma che dovremmo impegnarci di più” spiegò lei senza fare riferimento ai dubbi che Justin aveva sulla lealtà del nuovo compagno.

“Comunque sei sicuro di non volere mangiare altro? Pranzare con due acini d’uva e mezza mela non ti darà molte sostanze. Madama Chips ha detto che dobbiamo mangiare bene oggi per riprenderci dallo svenimento collettivo. Dice che se non fossimo stati deboli non saremmo svenuti”.

“Che sciocchezze!” rispose Thomas.  “Noi mangiamo sempre in modo corretto e sostanzioso e poi sono loro che controllano la nostra dieta alimentare”.

Susan lo appoggiò. “Infatti secondo me era tutta una scusa perché neanche loro sanno cosa sia accaduto in realtà”.

Thomas fu colto alla sprovvista: “Come non si sa? E’ stato l’odore delle violette a farvi svenire ”.

Lei lo guardò dall’alto in basso e con aria da saputella mista ad un sorriso da presa in giro ripetè a memoria: “Primo fondamento dell’arte pozionistica:  Ogni erba, fiore, pianta, radice ecc… è unica pertanto non si può riprodurre la sua fragranza se non possedendo l’erba, il fiore, la pianta, la radice ecc… in questione”.

“E questo chi te l’ ha detto?” domandò incuriosito lui.

“Tuo padre, il primo anno che ho studiato pozioni quando cercai di fabbricare il profumo dei ciclamini. Lui mi guardò e mi disse –Signorina Bones, non ritenevo fosse difficile da capire che per sentire l’odore dei ciclamini bisognasse  averne qualcuno a portata di mano. Cosa vorrebbe mischiare per riprodurne il profumo? Del rosmarino con delle radici di pino?- Io mi sentì morire”.

Thomas rise, era proprio il genere di battute che faceva suo padre. Susan invece restò seria.

“Allora non fu così divertente e francamente non lo è nemmeno adesso”.

“Scusa” fece lui cercando di controllarsi ma senza successo.

“Ti fa ridere che tuo padre mi abbia umiliata davanti a tutti?”.

“Esagerata, è solo il suo modo per arrivare dritti al punto della questione”.

“Bhè, ci è arrivato! I Serpeverde mi prendettero in giro tutto l’anno!”.

Lui non riuscì a trattenere un’altra risata mentre Susan diventava rossa in viso per la rabbia. Allora Thomas cercò di giustificare se stesso e il padre.

“Scusami ancora, ma sono sicuro che lui non voleva questo”.

“E allora cosa voleva fare?”ribatté  lei puntandosi e facendone una questione personale.

“Susan, smettila. Lo vedi che i nostri compagni ci stanno fissando?”.

Lei si guardò attorno, molti Tassirossi avevano smesso di mangiare e li stavano osservando.

“E con ciò? Non è la prima volta che un Piton ride di me e adesso che ti conosco meglio, sai cosa penso? Che forse non sarà neanche l’ultima perché tu sei tale e quale a tuo padre”.

Thomas smise di ridere, toccato nel vivo ma con molta calma e per sdrammatizzare rispose: “Non credo, visto che lui dice che somiglio di più a mia madre”.

Susan fuori di sé per non essere riuscita a mettere in difficoltà il figlio del temibile professor Piton decise di sferrare l’affondo.

“Tua madre?” domandò ridendo amaramente “Avrei voluto proprio conoscerla. Che genere di donna poteva essere per stare con uno come tuo padre?”.

I Tassirossi restarono ammutoliti, alcuni sussultarono. Nessuno di loro si sarebbe aspettato niente del genere da Susan, neanche Thomas che rimase come pietrificato per alcuni interminabili secondi.

La nausea si fece più acuta, le labbra  sbiancarono e gli occhi gli si riempirono di lacrime.

“Mi dispiace” gli disse la ragazza rendendosi conto di quanto aveva detto.

Lui non rispose niente, non voleva muovere i muscoli della faccia perché sapeva  che altrimenti le lacrime, in equilibrio tra le ciglia, gli sarebbe scese sul volto.

“Mi dispiace” gli ripeté Susan.

Thomas si alzò e si diresse verso il tavolo dei professori. Una volta giunto si avvicinò a Silente e gli chiese: “Potrei essere smistato un’altra volta? Non credo che quella sia la mia casa”.

“No, non è possibile Thomas. Il capello parlante non sbaglia mai” fu la risposta prevedibile.

Thomas fece sospirò e come batté le ciglia le lacrime gli caddero sulle guance per finire poi  sullo stemma della tunica. Lui chinò la faccia a terra e poi si rivolse a Severus: “Allora posso tornare a casa?”.

Piton vide il viso di suo figlio bagnato dalla tristezza, non voleva che soffrisse, ma non poteva proteggerlo per sempre. Doveva metterlo nella condizione di affrontare tutto.

“Per Natale, Thomas. Non prima” gli rispose con il cuore spezzato.

Thomas però non provò né delusione né amarezza e con mezzo sorriso, come a  dirgli che capiva ma che aveva comunque bisogno di lui chiese ancora: “Allora posso venire nel tuo ufficio?”.

Severus smise di mangiare, si alzò , si avvicinò al figlio e mettendogli una mano sulla spalla si misero ad attraversare  tutta la Sala Grande mentre i Tassirossi li  guardavano stupiti. Chi mai avrebbe potuto credere che Severus Piton fosse un padre amorevole?

Quando ebbero attraversato già mezza sala  anche  gli altri studenti si resero conto che Piton stava accompagnando fuori  il  figlio in lacrime. Anche  Lily li vide, e corse subito dal fratello.

“Chi è stato? Chi ti ha fatto piangere?” chiese adirata.

“Lascia perdere” rispose lui mentre Severus cercava di calmare la figlia: “Lily, calmati. Thomas è solo molto stressato”.

“Io voglio sapere chi è stato” disse lei con decisione stringendo i pugni.

“Non mi ha ancora spiegato niente” rispose il padre.

“Thomas, voglio sapere chi è stato” ripeté lei.

Thomas singhiozzando la invitò a seguirli, ma nella sua mente il ricordo delle parole di Susan era ancora fresco, e senza Legillimens, senza che lui se ne accorgesse e senza che lei facesse niente in particolare, Lily si rese conto di sapere già tutto.

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Capitolo 11
*** Parole da non dire ***


SALVE A TUTTI, miei lettori silenziosi.

Questo è il nuovo capitolo, non sono completamente soddisfatta, ma comunque ho deciso di postarlo per mandare avanti la storia. Nel prossimo capitolo ci sarà senz'altro molta più azione. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate.

AvrilPiton: grazie per la recensione, anche a me piace vedere Piton come papà, e Susan avrà modo di scusarsi non solo a parole. Alla prossima

Capitolo 8

Lily restò sbigottita di ciò che aveva appena compiuto: era riuscita a conoscere il passato, anche se recente, di Thomas senza che questo gliene parlasse. Severus la vide stupita, quasi spaventata, ma non sapeva da cosa.

Un attimo primo sembrava avesse intenzione di sbranare il “colpevole”, chi era stato la causa del pianto del fratello, e un attimo dopo bisognava assisterla e riportarla alla calma. “No” pensò il professore di Difesa “Non è questo che avrei voluto per voi”.

“Allora, che fai?” le domandò Severus “Vieni con noi?”.

“No, andate pure, io … io parlerò dopo con te” disse rivolgendosi a Thomas, senza guardare il padre ma con lo sguardo assente che vagava tra le panche e le tavolate ancora imbandite.

Hermione, Harry, Ron  e naturalmente Neville  notarono subito l’aria persa di Lily e le si avvicinarono mentre i due Piton-Queen lasciavano la Sala Grande.

“C’è qualcosa che non va?” chiesero contemporaneamente  Hermione e Neville.

Ron risposte d’impeto al posto di Lily. “Mi pare evidente, non lo vedi che sembra non sapere neanche dove si trovi”.

“Sono ad Hogwarts, nella Sala Grande ma ho bisogno immediatamente di uscire all’aperto e prendere una boccata d’aria” affermò la ragazza più che altro per sapere se era cosciente a se stessa.

“Andiamo, dai. Portiamola fuori” fece Harry tenendola per un braccio, mentre dall’altra parte la sosteneva Hermione.

“Ma io non ho ancora finito di pranzare!” si lagnò Ron.

“Sbrigati!” lo spronò Neville ansioso.

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Nello studio di Piton comparve un divano dove Thomas stava seduto sorseggiando una pozione calmante.  “Papà, parlami della mamma”.

Severus stava sistemando le erbe utilizzate per la pozione e salendo sulla scaletta lasciò andare un breve: “Perché?”.

“Vorrei sapere che tipo era”.

“Perché?”.

“Per sapere se le assomiglio”.

“Te lo dico sempre che le somigli parecchio. Sei dolce, sensibile, ascolti gli altri”.

“Sì, ma lei com’era di preciso? Era buona?”.

Severus non capiva dove il figlio volesse andare a parare, lui aveva sempre parlato di Isabelle, non aveva mai nascosto niente anche perché in riferimento a lei non c’era niente da nascondere. Era stato un amore bello, sincero, pulito e onesto. Non era stato possibile fare tutto alla luce del giorno per via di Voldemort, ma nel suo cuore e in quello di Isabelle c’era stato amore allo stato puro.

“Perché questa domanda, Thomas? Tua madre era una persona buona, certo. Aveva un gran cuore, fu capace di amarmi e starmi accanto quando mi sentì solo. Fu capace di guardare avanti, e vide, prima di me, che io potevo diventare una bella persona”.

“Allora io … io cosa … cosa dovrei dire se qualcuno … se qualcuno mi chiedesse di lei?”.

La serietà prese possesso del professore, e la prudenza non era mai troppa: “Chi ti ha chiesto di lei?”.

“Una mia compagna” rispose Thomas mentre gli occhi si arrossavano ancora.

Severus si sedette affianco al figlio e messogli una mano sulla spalla, con un tono di voce appena udibile domandò: “E cosa voleva sapere di preciso?”.

Thomas si passò le mani sul volto e poi sugli occhi per togliere le lacrime. “Voleva sapere che donna era una che aveva scelto di stare vicino ad un uomo come te”.

Il professore strinse a se il figlio e posandogli un bacio sui capelli gli rispose: “La prossima volta che questa compagna, di cui preferisco non sapere il nome, te lo chiede, tu puoi guardarla dritto negli occhi e dirle che tua madre era una grande donna”.

“Ma io non so niente di lei, non l’ho mai conosciuta, cosa potrei raccontarle?”.

Severus non sapeva se quel mezzo pensiero che gli era passato per la mente fosse corretto o meno, non era il modo migliore per risolvere la questione ma in quel momento gli sembrò un buon consiglio: “Perché non provi a parlarne con Potter. Insomma anche lui non ha conosciuto i genitori. Può darsi che fra di voi riusciate a capirvi”.

Thomas restò a guardare fisso il pavimento. Sembrava incredibile che quel consiglio venisse da suo padre, eppure se glielo aveva dato un motivo doveva pur esserci, decise perciò di non buttarlo via, di non farlo entrare in un orecchio per farlo uscire subito d’altro. Lo avrebbe seguito per vedere dove poteva condurlo.

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Lily si teneva stretta al braccio di Harry, mentre Neville in testa al gruppetto sceglieva una panca in cui sedersi. Il cielo era senza colore, sembrava un bicchiere trasparente dentro al quale nessuno aveva versato alcuna bevanda, e a guardarlo bene si sarebbe potuto osservare l’infinito e l’ignoto, si sarebbe potuto vedere cosa c’è dietro il poster celeste o grigio che di solito è appeso al soffitto del mondo, sarebbe bastato sollevare lo sguardo per dissetarsi alla fonte della conoscenza.

Ma sono tante le strade che conducono alla verità e il gruppetto di amici ne percorse un’altra.

“Stai bene?” chiese Neville sedendosi accanto a Lily.

Lei non rispose subito, doveva essere certa di ciò che aveva visto e di come lo aveva visto. Sul viso di Thomas era apparso un’immagine sfuocata, che però non gli aveva coperto il volto, in cui le persone si muovevano e parlavano. Lei non poteva sentire le parole ma guardandoli nelle labbra poteva capire ciò che veniva detto.

Era una visione particolare perché la lasciava cosciente a se stessa, infatti non le era sfuggita la benché minima parola che i suoi parenti le avevano rivolto.

“Questo è il mio dono” pensò tra sé e sé, e intanto le parole di Silente circa il “segreto” si fecero insistenti. “Non dovete dirlo a nessuno. E’ meglio per voi”.

E tra i nessuno erano compresi anche i loro amici, naturalmente. Quelli che l’avevano aiutata durante il soggiorno a Grimmauld Place e anche Neville che con coraggio l’aveva difesa dall’attacco delle blatte.

“Stai bene?” ripetè Neville.

Lily alzò gli occhi da terra, tutti aspettavano una sua risposta. Allora con un filo di voce domandò: “Voi, sapete mantenere un segreto?”.

I ragazzi restarono in silenzio, Hermione invece con determinazione la rassicurò: “Sì, certo”. Neville sollevò le sopracciglia e mantenendo  il suo sguardo da pesce fuor d’acqua, per Ron ed Harry invece non c’era alcun problema.

“Non sarebbe la prima volta che abbiamo qualcosa da tenere per noi” aggiunse Harry con mezzo sorriso.

Lily ricambiò il sorriso  e scandendo bene le parole raccontò loro del suo particolare dono, spifferando anche quello di Thomas ma facendosi promettere dagli altri Grifondoro che mai e poi mai avrebbero fatto alcun genere di pressione sul fratello o gli avrebbero svelato di sapere tutto.

I quattro acconsentirono, il segreto era al sicuro. Nessuno di loro si accorse però delle antenne che sbucavano da dietro i cespugli e che con malignità avevano ascoltato i loro discorsi.

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La riunione tra professori non fu pacifica come Silente si sarebbe potuto aspettare, e principalmente per quattro motivi, ognuno dei quali aveva un nome specifico: Black, Piton, McGranitt e Sprite.

“E i ragazzi come l’hanno presa?” domandò la Capocasa dei Tassorossi “Voglio dire, non è che sia facile gestire tali poteri”.

Severus non aveva risposte precise perché in fin dei conti non aveva avuto ancora modo di parlare di questo con Thomas e Lily. “Diciamo che non sembrano essere spaventati, Lily è rimasta molto composta, mentre Thomas ha trovato la spiegazione del disagio che stava vivendo. Non era esaurito, né stressato, semplicemente aveva delle visioni”.

“Perché ti sembra normale avere delle visioni?” cominciò Sirius

La McGranitt lo fulminò con lo sguardo e andò oltre.“Il ché  non è cosa da poco, Severus. Ciononostante, negar loro di parlare con i compagni di questi doni potrebbe condurli in uno stato di stress maggiore di quello che hanno superato in questi primi mesi di scuola”.

“Bisogna stargli accanto” disse pacatamente la Sprite “Se non possono sfogarsi con  i coetanei, devono trovare almeno in noi un punto di riferimento”.

Sirius rise beffardo. “Non starete scherzando? Cosa dovremmo fare? Coccolarli, viziarli, pulirgli il naso?”.

Severus restò in silenzio, sapeva benissimo che nel momento in cui avesse aperto bocca per difendere i figli sarebbe stato un fiume in piena che nessuno avrebbe potuto fermare. Però doveva controllarsi.

La McGranitt con molta compostezza, ma un po’ seccata, non si trattenne. “Nessuno dice questo, e i giovani Piton-Queen non hanno certamente  bisogno di queste particolari attenzioni. Tuttavia mi pare chiaro che non essendo ragazzi come tutti gli altri, con loro ci si debba comportare in modo differente”.

“Sì, basterà semplicemente tenerli sottocchio”aggiunse la Sprite.

Sirius continuò: “Io sono qui per insegnare, non per fare il baby-sitter. Se i ragazzi sono così particolari, forse bisognerebbe mandarli in una scuola speciale”.

“Non c’è bisogno di scuole speciali. Hogwarts è più che sufficiente” intervenne la McGranitt.

“Forse non mi sono spiegato. Quei ragazzi non vanno bene per questa scuola …”

“Non sono assolutamente d’accordo. Thomas si è ambientato bene, anche se mi sono accorta che non va d’accordo con tutti, per il rapporto stretto che ha con sua sorella, che è una Grifondoro” lo interruppe la Sprite.

“E anche Lily non ha avuto problemi, anzi non so come ma ha stretto un bellissimo rapporto con Paciock” aggiunse Minerva.

Le parole: Lily, Paciock e stretto, messe così vicino non piacquero molto a Severus  però voleva sentire fin dove si sarebbe spinto Sirius, che sembrava voler prendere ancora parola. Non avrebbe mai creduto che Black potesse lamentarsi e ritenere inadatti i suoi ragazzi ad Hogwarts, proprio lui che non aveva considerato inadatto Remus Lupin, parlava in quei termini di Thomas e Lily. Questa frecciatina doveva lanciargliela.

“Adesso, basta.” disse con un sibilo di voce Severus “Non mi pare che ti sia messo questi problemi quando si è trattato di ospitare ad Hogwarts altre persone-speciali”.

Sirius incrociò le braccia, non voleva lasciarle libere di muoversi e lanciare qualche incantesimo di cui si sarebbe potuto pentire in seguito. Piton avrebbe potuto riferirsi o a Remus oppure ad Harry, in ogni caso questa osservazione gli dava molto fastidio.

“Se durante un’uscita all’esterno della scuola Thomas dovesse avere una visione e le blatte lo attaccassero, che fine pensi che farebbe il tuo adorato figlio?” domandò Sirius.

“E con ciò. Non mi sembra che quando le blatte hanno attaccato te, tu sia riuscito a difenderti meglio. Eppure non eri in stato di trance” ribattè acidamente Severus “Oppure stavi avendo una visione?”.

“Vuoi forse dire che non sono stato all’altezza della situazione?” replicò alzandosi di scatto e facendo rovesciare la sedia.

La Sprite con un largo sorriso cercò di riportare la calma. “Nessuno ce l’ha con nessuno, Black”.

“Cosa c’è, non ce la fai ancora a difenderti da solo?”.

“Come osi?”.

“Hai ancora bisogno che una donna intervenga al tuo posto?”.

Severus era livido in volto, capiva bene che Sirius si stava riferendo a Lily Potter, ma non poteva credere che Sirius stesse facendo leva su quella dolorosa, ma pur sempre vecchia, storia.

“Io non mi faccio difendere da nessuno. Forse la professoressa Sprite sta cercando di difendere te dalla tua stupidità!”.

“Dici? Non mi pare di dire cose tanto assurde”.

“E invece a me pare di sì” lo freddò la McGranitt. “I figli di Piton continueranno a frequentare questa scuola. Ognuno dovrà fare la propria parte perché tutto vada per il meglio”.

“Sempre che tu ottenga qualche risultato, oppure riuscivi nelle tue imprese solo quando ti trovavi con tre amici a coprirti le spalle” aggiunse Severus in direzione di Sirius.

La Sprite era esasperata, questi due uomini adulti sembravano divertirsi molto nel complicare il loro rapporto. “Non ho ben capito se dobbiamo parlare di Thomas e Lily o di voi due!” si lagnò alzando un po’ la voce.

Le parole di Piton colpirono Sirius più profondamente di quanto i presenti potessero immaginare. Sirius indossò la maschera della calma e, risollevando la sedia con un colpo di bacchetta, lasciò la stanza.

“Bene, adesso sì che siamo riusciti ad ottenere dei buoni risultati. Vero, professor Piton?” lo sgridò  Minerva, seguendo l’esempio di Sirius.

Severus si voltò verso Silente come per dirgli: “Ti avevo detto che sarebbe stato inutile, che non c’era niente da dire”e dopo aver salutato i presenti uscì anche lui.

La Sprite, nera in volto, era sconcertata: “Signor preside, lo vede cosa è successo? Sono riusciti a farmi perdere la calma, e lei sa che io ne ho una buona dose”.

“Confermo, professoressa Sprite”.

“Questa è stata senza ombra di dubbio la peggiore riunione del corpo insegnanti che io ricordi” fece indispettita e subito dopo partì come un razzo, seguita da tutti gli altri insegnanti che muti avevano partecipato all’incontro.

Seduta in un angolo, stralunata rimase solo la professoressa Cooman che ripeteva: “Più che doni mi sembrano condanne”.

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Capitolo 12
*** Rinuncia imprevvista ***





CAPITOLO 9

“Oppure riuscivi nelle tue imprese solo quando ti trovavi con tre amici a coprirti le spalle?” .

Le parole di Severus avevano colpito Sirius al centro del cuore. Non erano state buttate lì per caso, ma erano state dette con un tono di sfida. La sua inutilità era stata mostrata a tutti. E nessuno, in quella stanza di professori, e presumibilmente colleghi, aveva obiettato a quell’affermazione.

“Evidentemente Mocciosus ha avuto il coraggio di dire quello che tutti si tenevano dentro” pensò il professore di pozioni.

Sirius, a passi veloci, arrivò nel suo ufficio senza incontrare nessuno. Si sedette alla scrivania, e picchiettando con le dita sul legno di faggio, mise a punto il suo piano; era molto semplice: doveva sconfiggere le blatte da solo.

Per prima cosa avrebbe dovuto fare diverse ispezioni nella Foresta proibita, doveva colpire chi comandava, chi progettava i movimenti, e gli attacchi. L’ultima volta era stato attaccato da tre blatte e non aveva avuto la forza di reagire.

Adesso però aveva un’idea. Avrebbe scavato delle buche nelle quali intrappolare le bestiacce, per poi naturalmente ucciderle.  Con un colpo di bacchetta si potevano fare delle buche all’improvviso. L’unico problema serio era che bisognava avvicinarle una a una.

Sirius prese la bacchetta e le passò sopra uno strofinaccio per lucidarla, la voleva perfetta quasi che con un po’ di polvere non fosse in grado di produrre magia. E niente doveva andare storto.

L’adrenalina gli scorreva nel sangue, lui Sirius Orion Black avrebbe sconfitto la minaccia che incombeva su Hogwarts.

In un baleno raggiunse la Foresta proibita e con molta cautela vi ci entrò. Erano le cinque del pomeriggio e cominciava a fare buio, nella Foresta entrava ben poca luce, gli alberi erano altissimi e il cielo era coperto.

Con le orecchie all’erta, pronte per percepire  ogni piccolo rumore, Sirius procedeva lentamente. Gli alberi erano diversi dal solito, le foglie non erano verdi e lucenti ma marroni e opache. Era tutto molto strano. Dopo alcuni minuti, Sirius sentì un fruscio tra i cespugli. Estrasse la bacchetta e pronunciò: “Lumos”.

La punta della bacchetta si accese e illuminò l’ambiente circostante. Forse era stata qualche lucertola, qualche piccolo abitante della Foresta, trattenendo il respiro si avvicinò al cespuglio, ma il fruscio questa volta arrivò da dietro.

Si voltò con la bacchetta sempre illuminata e il rumore divenne più intenso, ancora di più, e ancora di più, fino a che dal buio dei cespugli non gli saltarono addosso. Sirius non capiva cosa stesse accadendo, ma ugualmente senti i rami e le foglie stringersi attorno alle sue braccia e mani, immobilizzandolo.

La presa al polso divenne sempre più forte fino a fargli cadere la bacchetta al suolo. Era grave, ma un buon mago non aveva bisogno della bacchetta per lanciare incantesimi, c’erano anche quelli non verbali.

Ma quali avrebbe potuto usare contro un nemico del genere? La natura agiva contro di lui e lui non voleva assolutamente perdere, doveva dimostrare di essere forte. Pur senza armi cominciò a lottare, ma più cercava di liberarsi e più le foglie lo avvolgevano.

Lo coprivano interamente, fino a che non gli avvolsero il viso e, coprendogli il naso e la bocca, gli tolsero il respiro. Sirius sentì l’ossigeno rarefarsi nei suoi polmoni, il mondo attorno a sé diventare buio, e senza forza cadde a terra.

Fu dopo qualche minuto che i suoi occhi si aprirono lievemente. Il suo corpo era ancora avvolto da radici e foglie, che però non lo stringevano più. Rimase immobile, cercando di capire cosa stesse succedendo quando udì una voce.

Non era ben chiaro da dove venisse: forse da destra… o da sinistra, oppure da dietro. Sembrava che la voce lo stesse accerchiando, fino quando non si rese conto che era la stessa natura a parlargli, gli alberi, le foglie, le bacche … tutto attorno a sé trasmetteva lo stesso messaggio, la stessa domanda: “Devi scegliere se rinunciare alla tua vita da uomo o a ciò che hai deciso di diventare?”.

Sirius ebbe l’impressione di trovarsi davanti a un professore di filosofia. Che genere di domanda era? Lui era un uomo, un mago … aveva preso delle decisioni in vita sua, certo! Ma le avrebbe rifatte tutte. Nel bene o nel male non avrebbe cambiato niente della sua vita. Niente tranne una cosa. Tornando indietro non avrebbe mai rinunciato a essere il Custode segreto di Lily e James.

Prendendo quella decisione, forse, non era stato molto coraggioso; forse era stato un vigliacco. Sì, avrebbe rinunciato a ciò che aveva scelto di diventare.

“Rinuncio, rinuncio a ciò che ho scelto di diventare e tengo la vita da uomo”.

“Saggia decisione” rispose la natura. Le radici si sciolsero ai suoi piedi, e i cespugli si allontanarono lasciandolo stanco ma libero.

“Da questo momento in poi, tu sarai solo un uomo. Non potrai più essere ciò che eri. Non potrai più trasformarti in cane”.

Sirius si bloccò di scatto. “Cosa? Come è possibile?”.

“Hai fatto la tua scelta. La natura non permetterà più tale obbrobrio, non nella Foresta proibita. Tutti gli esseri che si presenteranno sotto mentite spoglie saranno eliminati. Questa è la nuova legge, diffondila perché si sappia. Troppi hanno approfittato della nostra casa, e ora nessuno sarà più al sicuro!”.

“Di chi state parlando? Chi ha approfittato di voi?” domandò Sirius.

“Non ne hai idea, mago?”.

Con voce amara, Sirius replicò: “Le blatte?”.

“Esattamente”.

“Quelle sono creature malvagie, e noi maghi stiamo cercando di sconfiggerle”.

“Bisognerebbe andare oltre ciò che si vede, piccolo cagnolino”.

Questa risposta sorprese il professore. Possibile? Era possibile che le blatte non fossero blatte ma … ma maghi e streghe?

La natura si congedò con poche parole: “Ricorda la nuova legge, diffondila e vivi da uomo”.

“Aspetta, aspetta!” urlò Sirius, ma la voce era sparita e il professore sapeva che non sarebbe più tornata.





Ciao a tutti,
vi ringrazio tutti per essere ancora qui a leggere il seguito di questa storia che mi sta facendo impazzire.
Impazzire, esatto.
Perchè dovete sapere che questo è il quarto capitolo che scrivo. Gli altri tre gli ho cestinati.
In tutti gli altri il povero Sirius moriva, ma poi ho deciso di farlo vivere perchè la storia senza di lui non avrebbe più alcun senso.
Bisognava trovare un modo per farlo vivere e far avverare parte della profezia di Thomas, ma di questo ne parlerò nel prossimo capitolo che arriverà in fretta, visto e considerato che adesso è tutto più chiaro nella mia mente.
E' stato un mese lungo, ho partecipato a diversi contest che mi hanno rigenerato e azionato la mia immaginazione.
Il capitolo è cortissimo, ma spero di fare meglio per la prossima volta.
E giusto per chiarirci e firmare un patto di alleanza vi posso dire che il prossimo capitolo sarà SABATO 3 SETTEMBRE.

Grazie ancora a tutti.
Alida

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Capitolo 13
*** Assieme ***




CAP 10

Sirius non poteva crederci! Lui non era un Animagus per nascita, lo era diventato per sua scelta, per stare vicino a Remus durante la luna piena, e adesso per sopravvivere aveva dovuto rinunciare a questa dote.

La natura era stata malvagia, le sue trasformazioni erano sempre state effettuate a fin di bene, erano l’arma in più da giocare. Quando il professore di pozioni fece il resoconto dell’accaduto a Silente, e il vecchio preside era incredulo quanto lui ma più ottimista.

“Se sono maghi e streghe e non vere blatte, forse abbiamo un punto a nostro vantaggio”.

“Lo avremmo di più se sapessimo di che maghi si tratta”, fece notare Sirius.

Silente annuì. “Su questo non ci piove. Bisognerebbe scoprire prima di tutto come fanno a entrare nella Foresta proibita, che è pur sempre territorio di Hogwarts”.

“Dopo la morte di Tom Riddle abbiamo pensato di abbassare le protezioni poste all’esterno del perimetro della scuola”, continuò il preside. “ Ma evidentemente è stato un errore”.

“Vuoi dire che adesso chiunque può entrare a Hogwarts?”, chiese incredulo Sirius.

“No, non sono stato così ingenuo. Nessun mago può entrare senza far suonare gli allarmi. Ma questi non suonano se nella Foresta entra un insetto, un coniglio o una blatta”.

“Perciò i maghi si trasformano prima di varcare il confine e restano trasformati tutto il tempo”.

La conversazione fu interrotta da Severus, che voleva proporre al preside un nuovo approccio alla sua materia d’insegnamento: Difesa contro le arti oscure.

Naturalmente anche lui fu reso partecipe delle novità; ma lui non si agitò per niente. “Se sono persone, sarà molto più facile. Per quanto riguarda te, Black, sei riuscito a diventare un Animagus una volta, dovresti riuscirci anche una seconda volta”.

Silente spostò lo sguardo da Severus a Sirius. Quest’ultimo era sempre più stupito dal modo sbrigativo di Piton; come se, diventare un cane, fosse stato semplice a suo tempo. Era stato un procedimento lungo e doloroso, e al suo fianco aveva avuto non un amico ma tre.

“Non so se sia nuovamente possibile. E poi la natura è stata chiara. Mi ucciderebbe all’istante”.

Severus lo provocò: “Ti stai tirando indietro?”.

Silente alzò una mano in direzione di Sirius, per dirgli di restare calmo, mentre questo prendeva fuoco in viso.

“Per favore, non è il caso di agitarsi per niente”. E rivolgendosi a Piton aggiunse: “Né di provocare”. “Sirius, ti chiedo di riflettere sull’eventualità di divenire ancora una volta un’Animagus. E a te, Severus, chiedo di impegnarti nella fabbricazione di una pozione che permetta di svelare se un mago si presenta sotto forma di Animagus”.

Entrambi i maghi erano disorientati, quello che Silente chiedeva sembrava essere impossibile da realizzare.

“Per diventare nuovamente un Animagus avrei bisogno di qualcuno che mi stesse accanto, non è un procedimento facile”.

“E io dovrei avere qualcuno su cui testare la mia pozione” disse con semplicità Severus.

Silente sorrise, aveva sul viso uno dei suoi ghigni migliori quando, massaggiandosi la barba, affermò: “Allora naturalmente dovrete lavorare assieme”.

Eccomi qua.
Lo so anch'io: non è un capitolo intero. E' soltanto una scena. Ma ho pensato che era meglio di niente, e poi siccome avevo promesso l'aggiornamento mi sono sentita in dovere di postare.
A mia discolpa posso dire che sono stati dei giorni pieni di lavoro e davvero caldissimi. Tutto ciò mi ha tolto energia.
Spero comunque che apprezziate.
Prossimo aggiornamento mercoledì 7.
A presto. Alida

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Capitolo 14
*** ADDIO, E NUOVO INIZIO ***


CIAO A TUTTI,
COSA POSSO DIRE?
PER PRIMA COSA CHIEDO SCUSA A TUTTI COLORO CHE STAVANO SEGUENDO LA MIA STORIA PER AVERLI LASCIATI TANTO TEMPO IN SOSPESO.

DOVETE SAPERE CHE GLI ULTIMI DUE ANNI SONO STATA (E SONO ANCORA) TOTALMENTE ASSORBITA DALLO STUDIO E DALLA MIA VITA NEL DISPERATO TENTATIVO DI DARLE UN MINIMO DI ORDINE.
CREDO, DA QUESTO PUNTO DI VISTA, DI ESSERCI RIUSCITA E DEVO DIRE CHE ANCHE SCRIVERE FF MI HA AIUTATO MOLTO.

SCRIVERO' ANCORA FF, NON NE DUBITO,

MA MI TROVO NELLA SPIACEVOLE SITUAZIONE DI NON RIUSCIRE A PORTARE A TERMINE QUESTA.
OGNI VOLTA CHE LA RIPRENDO TRA LE MANI MI BLOCCO, NON NE VENGO A CAPO IN NESSUNA MANIERA.

CREDO CHE DIPENDA DAL FATTO CHE L'HO AMATA TROPPO, CHE LA AMO TROPPO
MA MI SONO RESA CONTO DI NON AVERE PIU' NIENTE DA DARLE.
E' COME AVERE UN COMPAGNO E ACCORGERSI DI AVERGLI GIA' DATO TUTTO, E SAPENDO CHE MERITA DI PIU' LASCIARLO ANDARE.

TUTTAVIA NON SI LASCIA QUALCUNO CHE SI E' AMATO PER VEDERLO PERIRE DI SOLITUDINE, PERCIO' FACCIO DI QUESTA FAN FICTION UNA

round robin

chiunque voglia proseguire la storia ha il mio permesso.

DETTO QUESTO, VI CHIEDO ANCORA SCUSA E SPERO CHE, QUANDO SARA', RIPRENDIATE A LEGGERE LE MIE FF.
A PRESTO,
ALIDA

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