Notte di Mezza Luna

di LuNie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1st Chapter ***
Capitolo 2: *** Sogni e Sconcerto ***



Capitolo 1
*** 1st Chapter ***


Questa storia è nata da un sogno...
L'ho voluta dunque condividere con voi utenti di EFP ^^
Spero vivamente che vi piaccia...


Il sole era già calato, l’aria fredda mi sferzava il volto dal finestrino.
Odiavo quel tratto della ferrovia, con i treni sporchi e malandati. Inoltre ero sola, i miei amici erano scesi alla fermata precedente.
Cosa che non augurerei mai a nessuna.
Avendo un po’ di fortuna avrei incontrato la mia amica Valeria, venuta in autobus dalla città vicina.
Sentii il treno rallentare così chiusi il mio giubbotto e raccolsi la borsa, pronta per scendere.
Rimasi qualche minuto in attesa, quando sentii il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Risposi:
<< Ciao Crì, sono Vale. Mi dispiace ma ho perso l‘autobus, non posso venire da te. Sarà per un’altra volta, ok? >>
Non mi diede neanche il tempo di risponderle, aveva già riattaccato.
Fissai immobile il cellulare, poi lo misi in borsa.
Mi guardai attorno, per niente sicura. Avevo voglia di stringere un qualsiasi oggetto contundente con cui difendermi, pur di tornare a casa sana e salva.
Il vento era freddo, vedevo le ciocche di capelli piastrate volare in aria e cadermi dinanzi al volto.
Vidi dunque un uomo, che si era girato a fissarmi. Aveva la pelle leggermente scura, i capelli lunghi e ricci.
Mi sentii imbarazzata, volevo solo che il pavimento sotto i miei piedi si aprisse e mi lasciasse sprofondare.
Così strinsi a me la borsa e incominciai a camminare a passo svelto, cercando di mettere distanza tra me e lui.
Ma più camminavo velocemente, più lo sentivo avvicinarsi. Sentivo l’odore forte di alcol e di fumo.
Ad un certo punto sentii le sue dita serrarsi sulla mia spalla e rimasi pietrificata, mentre lui parlava:
“Hey, bella ragazza, dove stai andando tutta sola?”
Sentivo un nodo alla gola, che mi impediva di parlare. Avrei voluto urlare, ma non ci riuscivo…
“Ti hanno morso la lingua, non riesci a parlare!!” sghignazzò.
Tolse la mano dalla mia spalla e cercò di avvicinarsi ancora di più, ma si bloccò come paralizzato. Mi girai a guardare.

Dinanzi a me c’era un ragazzo alto, con i capelli molto lunghi. Non sapevo definire se i suoi capelli fossero neri o biondi.
Indossava una camicia rossa e dei pantaloni neri molto stretti.
Sembrava sbucato fuori dal nulla.
“Tu!!! Cosa ci fai qui, dovresti essere morto!!” urlò l’uomo che mi stava inseguendo.
Il ragazzo non rispose, si limitò a dargli un pugno, facendolo finire in terra, privo di sensi.
Il fato volle che cadde sulle rotaie, e, senza neanche il tempo di riprendersi completamente, venne schiacciato dal treno in corsa.
Potei vedere chiaramente gli schizzi di sangue propagarsi al di sotto della vettura, mi dava un senso di nausea.
“Tsk, essere schifoso…” gli sentii dire, prima che si girasse a guardarmi.
Rimasi a fissarlo nei suoi occhi, scuri come la notte ma striati di rosso. Sembrava un demone maledetto dell’inferno.
La sua camicia rossa era sbottonata ed elegantemente infilata nei pantaloni di pelle.
Era una visione paradisiaca. Non gli staccavo gli occhi di dosso.
Vidi il vento alzare i suoi capelli, fino a raggiungermi.
Chiusi gli occhi per la paura, ma quando li riaprii mi ritrovai tra le sue braccia, mentre lui aveva spiccato un salto altissimo.
Sentivo le sue mani fredde stringermi a lui, per ripararmi dall’aria cercai rifiugio nella sua camicia.

Mi ritrovai dunque seduta sul terrazzo di un palazzo. Era molto alto e cercai in tutti i modi di non guardare giù.
Così mi voltai a guardare quel mio “salvatore” e lo trovai a fissare malinconico la luna. Sembrava volesse piangere e lo avrebbe fatto da un momento all’altro…
“Tu chi sei?” chiesi, sottovoce
Si volto a guardarmi, sorrise ed abbassò la testa. Sospirò prima di rispondermi:
“Vuoi sapere l’intera storia o ti accontenti di sapere il mio nome?”
Aveva una voce calma e decisa. Era molto musicale ed era molto bella da sentire.
Dava l’impressione di star ascoltando una canzone il cui testo era talmente bello da dover essere seguito alla lettera.
“Quello che vuoi dirmi, sono qui per ascoltarti”
“Mi chiamo Frederic. Sono nato nel 1593 a Vienna.
Nacqui in una famiglia povera, i miei genitori mi vendettero ad un uomo molto ricco e influente
che mi avrebbe permesso di fare un debutto in società in grande stile, facendomi così dimenticare le mie umili origini.
Perciò passai la mia infanzia e la mia adolescenza nel castello di quest’uomo, senza mai sapere chi fossero i miei veri genitori.
Solo all’età di 13 anni mi fu concesso di vederli.
Era il giorno del loro funerale, erano morti per un incendio che distrusse la mia vecchia casa.
Rimasi molto scosso da quel fatto, tanto che meditai più volte di scappare da quell’uomo.
Eppure lui si dimostrava sempre gentile nei miei confronti, ricordandomi che era per merito suo se io ero in vita e godevo del diritto di essere considerato figlio di un nobile.
Venne dunque il giorno del mio debutto in società, il giorno da me tanto atteso.
Era giunto finalmente il giorno in cui avrei cercato una bella donna con cui convolare a nozze e procreare, per portare avanti un nome che non era il mio.
Il giorno del mio primo “party” incontrai dunque Isabel.
Era una bella donna, molto più bella di molte sue coetanee.”
A quelle parole arrossii… Non pensavo si sarebbe messo a parlare delle donne da lui avute.
Che in realtà mi aveva salvato da una morte per propinarmene un’altra?
Eppure, nonostante continuavo a pensare alla sua data di nascita, nulla di lui mi incuteva timore, anzi…
Era così dannatamente perfetto…
“Mi innamorai da subito di lei, ed inziai a corteggiarla.
Quello che non sapevo era che però lei apparteneva ad un’altra casata di nobili, con cui la mia famiglia adottiva era in pessimi rapporti.
Io ero veramente innamorato di lei, e lei ricambiava il mio sentimento, con la stessa intensità… Però questo a mio “padre” non andava bene…
Perciò venne presa e seppellita viva, permettendomi di assistere impotente a quella scena.
Avrei preferito mille volte morire per lei, piuttosto che andare a dormire con quelle immagini impresse nella mente…”
Sentivo gli occhi umidi, era inevitabile…
Sono sempre stata molto emotiva, e le storie tristi mi facevano piangere…
Doveva aver amato veramente Isabel, se ora riusciva a parlarne con quella calma.
Nonostante la perdita, aveva capito che il passato era passato, non poteva più salvarla…
“E approfittando del mio momento di debolezza e sofferenza, quell’uomo di confessò cos’era veramente.
Lui e la sua famiglia erano in realtà vampiri, nati e cresciuti verso l’anno 1000.
Sconvolto da quella rivelazione, tentai per l’ennesima volta la fuga. Ma fu proprio la fuga ad essermi fatale.
Venni rintracciato in uno squallido albergo di periferia e trasformato in vampiro.
Fui così ricondotto al palazzo, agonizzante.
La febbre era altissima, nel giro di pochi giorni mi consumai e morii, per poi rinascere.
Costretto alla schiavitù per la loro trasformazione, in breve tempo dimenticai completamente cosa significasse l’essere degli umani liberi.
Vissi per ben duecento anni tra quelle mura, ben sapendo la fine che facevano i dissidenti che osavano opporsi a noi.
Chiunque fosse una minaccia per il nostro segreto…”
“Veniva eliminato…” proseguii io con un filo di voce.
“Un giorno, stanco di quel mondo, riuscii finalmente a scappare. Fuggii e trovai rifugio in una piccola cittadina della Grecia.
Venni trattato molto bene, la gente del posto era allegra e disponibile, mi trattarono molto bene.
E lì riscoprii tutti i sentimenti che, dopo anni di schiavitù e lontananza dalla vostra razza, avevo ormai dimenticato”
“È per questo che mi hai salvato la vita?”
“No, l’ho fatto perché l’odore del tuo sangue era troppo buono, non potevo permettere a nessun altro, al di fuori del sottoscritto, di berlo…”
“Hai riscoperto anche l’egoismo?” gli chiesi titubante
“No, quello è intrinseco nella mia natura!” mi rispose sorridendo. “E poi… tu mi ricordi la mia Isabel…”
Lo fissai sgomenta, rossa in volto.
Non so quanto tempo rimanemmo lì a parlare. Vedevo solo la luna salire nel cielo, il freddo pungente pizzicarmi le guance.
Lui mi vide e capì che ero comunque umana e temevo il freddo.

Mi prese di nuovo tra le sue braccia e con pochi balzi mi ritrovai sul terrazzo della mia casa.
Attraversò magicamente la finestra e me la aprì, invitandomi ad entrare come fosse casa sua, e non mi lascio finché non mi sedetti sul letto.
Lo vidi allontanarsi e mi sentii presa dallo sconforto. La sua presenza mi dava un non so che di sicurezza…
"Ci rivedremo, vero?" gli chiesi di getto
Si voltò a guardarmi, prima di sparire nella notte e mi disse: “Tornerò da te, quando sarà il momento, mia Isabel. Non ti lascerò mai andar via…”
Chiusi gli occhi, sentendo il dolce soffio del vento su di me, abbandonandomi nella sua voce che mi sussurrava il nome “Isabel”…



Il saluto è alquanto triste, vero? Ma si reincontreranno, sisi ^^
Spero vi sia piaciuto! Perciò, se vi è piaciuto RECENSITE e se NON vi è piaciuto, RECENSITE COMUNQUE, almeno posso migliorare!!

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Capitolo 2
*** Sogni e Sconcerto ***


Dopo molti mesi mi sono decisa a rispolverare questa vecchia storia, decidendo di darle una nuova piega e quindi un seguito...
Spero vi piaccia ^^

UPDATE: A questo link potete trovare il mio disegno di Isabel e Frederic ^^ --> QUI


Quella notte lo sognai.
Sognai che stavo camminando per una strada lastricata, indossavo un lungo vestito, molto stretto, che mi copriva fino ai seni.
Al fondo della strada vi era un enorme palazzo, che già guardandolo all’esterno si poteva capire che era una dimora lussuosissima di chissà quale famiglia nobile del luogo.
Mi guardai attorno, senza neanche sapere dove mi trovassi, chi erano quelle persone accanto a me, che giorno era, che anno era…
Mi ritrovai a passeggiare attorno a quel palazzo, cercando di guardare all’interno.
Una signora, una contadina probabilmente, mi notò e mi disse:
“Quella è la dimora del conte Hensel e di sua moglie. Vi abitano anche i loro figli adottivi, Marieke e Frederic.
Farebbe meglio ad allontanarsi, questo posto non ha fama di buona ospitalità, soprattutto per voi. Non siete mica Isabel Goll, la figlia del conte Adolf Goll?”
Guardai la donna, spaventata, e scappai lontana da quella villa.
Possibile che le sue parole mi avessero in qualche modo influenzato e spinto a sognare una cosa di questo genere?
Mi trovavo nella Vienna di qualche secolo prima, nelle vesti sontuose di figlia di un conte, il cui amore verso un uomo era ricambiato ma ostacolato.
La signora di prima mi aveva seguito, per accertarsi delle mie condizioni.
Mi chiese se volevo che mi riaccompagnasse a casa. Declinai l’offerta e continuai il mio giro in quell’enorme città.
Non sapevo dove fosse la mia dimora, non conoscevo alcun luogo di quella città.
In tutta la mia vita non ero mai stata a Vienna, figuriamoci dunque se potevo conoscere la Vienna del 17° secolo!
Fu nel momento di disperazione più grande, quando vidi il sole tramontare e le persone iniziavano a scemare dalle strade, che incontrai una ragazza della mia età, dai capelli biondi, che mi sorrideva e mi veniva incontro.
“Isabel, finalmente, è tutto il giorno che tuo padre ti sta cercando! Non sarai mica andata a sbirciare a casa degli Hensel?
So che sei innamorata del loro figlio adottivo, ma non mi pare un buon motivo per contrariare tuo padre.
Ricordati che domani farai il tuo debutto in società, e anche Frederic. Questa occasione potrebbe essere meravigliosa per far distendere i rapporti tra le famiglie e magari si potrebbe organizzare perfino un matrimonio!”
“Ma di cosa stai parlando?”
“Andiamo, non nascondere la tua cotta segreta alla tua dolce sorellina!
Andiamo, è ora di rientrare, altrimenti rischiamo di trovare papà ancora in piedi”
La bionda straniera mi prese per mano e mi portò verso un altro palazzo lussuoso, che era la mia dimora.
Mi abbandonò davanti alla porta della mia stanza e mi augurò la buonanotte.
Non sapevo più cosa fare, come sarei uscita da questo incubo?
Decisi che dormirci su sarebbe stata la cosa migliore, nella speranza che il sonno mi avrebbe ridestato alla mia vera vita.
Così avvenne. L’indomani mattina ero nel mio comodo letto ad una piazza e mezza, nel mio appartamento al terzo piano.
Bofonchiai un buongiorno a mia madre e mi preparai la colazione.
Mi sentivo stanca, come se il sogno avesse prosciugato le mie energie come se lo avessi vissuto veramente.
Tornai nella mia stanza, raccolsi alcune mie cose, e uscii in direzione del parco.
Una buona lettura in mezzo alla natura mi avrebbe rimesso subito in forma.
Ma quello che non mi aspettavo era vederlo seduto nel parco, con la sua lunga chioma al vento.
I capelli erano corvini, neri come la notte più buia, così come i suoi pantaloni.
Indossava ancora la camicia rosso scuro, ma adesso era elegantemente abbottonata e infilata nei pantaloni
I suoi occhi erano ancora più rossi e formavano un piacevole contrasto con la pupilla nera.
“Beh, adesso i vampiri possono uscire anche con la luce del sole?” sbottai
“Si, escono alla luce del sole, niente paletti d’argento, aglio e croci, niente sangue animale, niente famigliole felici. Non sono né Dracula né Edward Cullen, Isabel”
“Si, certo, Isabel. Sappi che la tua ‘cara’ Isabel mi ha fatto passare una notte d’inferno!”
“Cosa è successo?”
Così gli raccontai del mio sogno, gli avvenimenti e le cose scoperte sul conto della sua amata.
Rimase sorpreso dalle parole della sorella di Isabel.
“E così Sabine voleva farci sposare? Credevo fosse sempre stata contraria”
“Sabine?”
“Tua sorella… Ho sempre pensato che odiasse gli Hensel da quando il suo promesso sposo non fu ucciso da mio padre perché aveva scoperto il nostro segreto…”
“La smettete tutti di dire che io sono Isabel?? Io NON sono Isabel, mi chiamo Cristina, sono italiana, vivo nel 21° secolo, non sono la donna che cercate!”
Frederic mi prese per mano per impedirmi di correre via spaventata
“Se tu non sei Isabel, allora perché l’hai sognata? Se non sei isabel, perché non posso far altro che amarti ogni volta che i nostri sguardi si incrociano?
Se non sei Isabel, perché il tuo sangue ha il suo odore?”
“Ho sognato di essere lei perché ero suggestionata dalle tue parole, non so per quale motivo tu mi ami…”
“E per il sangue?”
A questa domanda non seppi rispondere. Mi limitai ad abbassare la testa, in silenzio, ad accettare la sconfitta. Allora chi ero io?
“In tutta la mia esistenza” - proseguì lui- “Ho incontrato solo due Isabel, dopo di lei. Tu sei la terza nuova Isabel”
“Cosa intendi?”
“Che voi tre siete le uniche donne che hanno lo stesso odore di Isabel, la sua reincarnazione.
Isabel si incarna in voi per dare a me la possibilità di darle l’immortalità, così che potremmo stare insieme per sempre e vendicarci di chi ci ha diviso e ucciso”
“Come Paolo e Francesca?” chiesi, indicando il passo sul libro dell’Inferno.
“Si, come la versione demoniaca dei due amanti uccisi per il loro amore troppo forte.
Io la amavo, e lei non ha fatto altro che ricambiare il mio sentimento, nonostante le differenze tra di noi”
“Amor ch’a nullo amato, amar perdona…”
“Già… Amore, che non permette a chi è amato di non amare a sua volta…
Io ero follemente innamorato di lei, la guardavo sempre quando camminava intorno al nostro palazzo.
E lei, sentendosi amata, finì per ricambiare i miei sentimenti”
E così, tutto ciò che dovevo fare io era accettare passivamente di essere una patetica copia della sua amata, per essere poi trasformata e mandata ad uccidere chi uccise me e condannò lui, solo per rimanere insieme per l’eternità?
No, era troppo per la mia povera testa, non potevo contenere tutte quelle informazioni.
Feci per andarmene, ma lui mi trattenne ancora un po’.
“Isabel, a cosa pensi?”
“A tutto ciò che mi hai detto… Il matrimonio, l’odore de sangue, la tua Isabel, l’immortalità, la vendetta… Cos’hanno a che fare tutte queste cose con me?
Io sono soltanto una semplice ragazza, come puoi pretendere che creda alle tue parole e accetti passivamente questo destino?
Per quanto ne so potresti solo lusingarmi per farmi diventare la tua cena di stasera!”
“No, per stasera avevo previsto sovracoscie di pollo alla scaloppina con vino rosso, niente umani invitanti °w°”
“Perfetto, adesso i vampiri mangiano pollo infarinato cotto con il vino, che bella notizia…
Altre cose che non so sui vampiri? Dormite la notte? Vi fate le analisi del sangue? Potete morire di diabete o di infarto??”
“Beh, l’infarto non è mai successo, ma il diabete un paio di volte. Le analisi no, odio le siringhe, e la notte dormo come un angioletto, tranne quando voglio andare a farmi un giro…”
Dopo quelle parole me ne andai veramente, stufa delle sue chiacchiere.
Mi aveva dato miliardi di cose su cui pensare e adesso mi vorticavano tutte nella testa.
Non sapevo più cosa diamine dovevo fare…
“Oh, finalmente sei tornata a casa” mi salutò mia madre all’entrata
“C’è una lettera per te sul tavolo, non so di chi sia, l’ho trovata nella buca delle lettere quando sono tornata”
Presi la lettera e andai nella mia stanza, ignorando mia madre che chiedeva il mio aiuto per il pranzo.
La aprii e lessi il suo contenuto

<< In memoria di Isabel Goll. Scritto da Sabine Goll - parte Ⅰ
Mia dolce sorella, ormai non più tra noi. Scrivo queste parole con l’intento di celebrarti. Vorrei ricordarti per quello che sei sempre stata, la ragazza più dolce e gentile che abbia mai conosciuto.
Cara sorella, tante cose sono passate dal giorno in cui ti abbiamo trovata priva di vita.
Il tuo amato ha lasciato la città per non fare più ritorno, nostro padre ha deciso di trasferirsi in Italia, nostra madre è anch’ella deceduta di crepacuore per la tua mancanza.
Ormai sono sola, su chi potrò fare affidamento ora che tu non ci sei?
Perciò ho deciso di intraprendere un viaggio, lontana da questa città maledetta. Ti scriverò dei frammenti di diari, che lascerò a persone fidate in giro per il mondo.
Chissà che io non vada fino in America, come era il tuo sogno!
So che scriverti sarà inutile, ma allevierà il mio dolore, e se qualcuno, tra qualche secolo o millennio, troverà queste pagine, spero dal profondo del mio cuore che ravvivi la tua memoria.
Purtroppo ora devo lasciarti, la mia carrozza è pronta.
Ti auguro di vivere serenamente in paradiso, anche se tu non ci hai mai creduto. Io so che ora sei lassù in cielo, e mi stai guardando.
E ti dico ancora addio sorella, addio per sempre…
Con affetto

Sabine

PS: Chiunque tu sia ad aver trovato queste memorie, ti chiedo di cercare le altre, sparse per il mondo.
La seconda parte la troverai nelle mani del suo amore, il figlio del conte che a noi fu rivale.
Buona fortuna, misterioso uomo. >>



Grazie per aver letto questo capitolo, se vi è piaciuto recensite ^^

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