Fallen Leaves - Foglie Cadute

di Appleeatyou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Salve a tutti.
Questa è stata la prima storia in assoluto concepita dalla sottoscritta per partecipare ad un contest, e vi sono molto affezionata.
Non sarà un granché, ma si classificò quarta al contest citato nell'introduzione. Il giudizio e i banner sono alla fine di questo capitolo.
Buona lettura :D

Autore : Erena-chan
Titolo della fic : Fallen Leaves- Foglie Cadute.
Personaggi principali : Naruto, Sasuke e rispettive famiglie.
Genere : Generale.
Avvertimenti : AU, What... if. Shonen-ai.
Raiting : Arancione
Introduzione : La panchina è un luogo di sosta, un’utopia realizzata. E’ la vacanza a portata di mano. Sulle panchine si contempla lo spettacolo del mondo, si guarda senza essere visti e ci si dà il tempo di perdere il tempo, come leggere un romanzo.[ Beppe Sebaste ]

The panc is a place to stay, an utopy became concrete. It's an always available holiday. From pancs you can watch at the world, seeing without being noticed, and you can take your time, as for reading a book. [Beppe Sebaste - versione tradotta]


Beta-reading : no, solo le correzioni di DarkRose[che ringrazio!].
Inedita : si
Capitoli: 1/3
Titolo del contest:[ NARUTO - Alternative Universe Special 4° edizione ] - Scegli dove ambientare la tua Fanfiction!  

 

La panchina è un luogo di sosta, un’utopia realizzata. E’ la vacanza a portata di mano. Sulle panchine si contempla lo spettacolo del mondo, si guarda senza essere visti e ci si dà il tempo di perdere il tempo, come leggere un romanzo.[ Beppe Sebaste ]

The panc is a place to stay, an utopy became concrete. It's an always available holiday. From pancs you can watch at the world, seeing without being noticed, and you can take your time, as for reading a book. [Beppe Sebaste - versione tradotta]

 

 

 

Fallen leaves -Foglie cadute.

 

 

Capitolo 1


 

28 October, five years [5 anni]

Rome, Italy ( Uchiha Sasuke )

From pancs you can watch at the world  [Dalle panchine  puoi vedere lo spettacolo del mondo ]

 

Quando Sasuke Uchiha la vide per la prima volta, aveva solo cinque anni.

Era grossa, color marrone marcito e dal ferro quasi del tutto corroso dalla ruggine, ma agli occhi di un bambino come Sasuke era pari ad un trono maestoso.

Non sapeva perché gli piacesse così tanto: forse perché era la prima panchina in legno su cui si era seduto da quando era arrivato in Italia, e per lui aveva un qualche arcano valore affettivo.

Forse perché si trovava esattamente dietro la scuola che avrebbe cominciato a frequentare a Settembre, e per questo la panchina costituiva l'ultimo passo prima della sua vera entrata nella scuola elementare .O, forse, perché Itachi aveva sorriso sul serio per la prima volta da quando si erano trasferiti, mentre le foglie gialle cadevano intorno a loro, simili a stelle cadenti dal fastoso colore.

Qualunque fosse il motivo, per il piccolo Uchiha, seduto con le gambe penzoloni che ancora non arrivavano al tappeto giallo sotto di lui, quel luogo era assolutamente perfetto così.

 

28 October, five years [5 anni]

Rome, Italy (Uzumaki Naruto)

From pancs you can watch at the world  [ Dalle  panchine puoi vedere lo spettacolo del mondo ]

 

Naruto Uzumaki non si recava spesso nel centro della città, soprattutto perché i suoi genitori non volevano mostrargli un tenore di vita che mai gli sarebbe appartenuto.

Loro vivevano nella periferia della Città Eterna, dove non c'erano scuole, bar o divertimenti, ma solo delle casupole in cui si rifugiavano gli stranieri che arrivavano in Italia per ricominciare a vivere.

Naruto non sapeva bene perchè si fossero trasferiti: erano lì da tre anni, ma ricordava ancora il fresco e il verde dei prati dell'Irlanda, terra natìa sua e della madre, una donna dagli splendidi capelli rossi che venivano quasi sempre mantenuti, a destra, da un fermaglio verde.

Eppure spesso aveva avuto paura nella sua vecchia casa, che a differenza di quella in cui viveva adesso era molto più grande, a due piani. Quante volte si era svegliato nel bel mezzo della notte, impaurito dagli urli e dai rumori di colluttazione che sentiva provenire dalla strada, e si era rifugiato nel letto dei suoi genitori, trovandoli sempre svegli come lui a fissare il buio oltre la porta - finestra della stanza. Buio che ogni tanto si illuminava di botto, come se fosse stato scoppiato un petardo sotto la loro finestra. Anche i boati erano gli stessi dei fuochi artificiali, ma perfino un bambino piccolo come Naruto, a soli due anni, sapeva che in strada non stavano accendendo fuochi pirotecnici.

Suo padre si era mostrato sempre più insofferente a quei rumori [ forse perché Minato lavorava tutto il giorno con dei piccoli mostri di sei anni, e almeno la notte voleva dormire sonni tranquilli], fino alla notte in cui il vetro della loro camera si era rotto con un rumore stridente, spaventando a morte sia Shina che Naruto e facendo ringhiare suo padre. Aveva impedito alla moglie di avvicinarsi per raccogliere i vetri [era stata l'unica volta in cui aveva sentito suo padre urlare contro sua madre. -" Non avvicinarti, Shina, dannazione!"- aveva strillato, livido di rabbia ], e due settimane dopo aveva comunicato alla famiglia che si sarebbero trasferiti.

Ora, Naruto aveva cinque anni, era in Italia da tre e quella era la terza volta in tutto quel tempo che vedeva il Parco Centrale, che si trovava dietro una vera scuola elementare. Lì, una mano in quella grande e scura del padre e l'altra in quella affusolata della madre, a Naruto non importava di essere povero, di essere additato dagli altri bambini perchè extracomunitario [suo padre gli aveva spiegato con cura il significato della parola, e Naruto, francamente, non aveva capito perchè molti la usassero come un insulto] e che tutti gli altri potessero comunicare tra loro, poiché parlavano la stessa lingua, e lui no perchè l'italiano ancora non lo sapeva bene.

Passarono di fronte a varie panchine in legno e ferro, e Naruto lasciò la mano dei genitori per correre più avanti, cercando di afferrare le foglie secche che cadevano su di lui. Corse a lungo in mezzo all'erba ingiallita, spaventando gli ultimi, pigri grilli dell'anno, e quando si fermò era senza fiato.

Sollevò la piccola testa bionda, cercando un posto dove sedersi; poco più a destra lo trovò, dove si erano già fermati i suoi genitori. Naruto si parò di fronte alla panchina in questione, osservandola con occhio critico: era davvero grande,tanto che non sarebbe riuscito a sedercisi da solo, ed era posizionata anche in un bel punto del Parco, sotto gli alberi che riparavano sia dal sole che dalla pioggerella autunnale. Però mancava qualcosa, al quadretto che essa formava con i suoi genitori sopra.

-" Cosa c'è, Naruto?"-chiese Minato, notando il cipiglio del suo bambino.

Naruto esibì i dentini bianchi, puntando un dito verso i suoi genitori -"Quando sarò grande, vi farò sedere su una panca molto più bella di questa!"-

Le risate di Minato e Shina si unirono ben presto a quelle di Naruto, che tuttavia aveva parlato sul serio.

 

 

 

1 November, ten years [10 anni]

Rome, Italy [Uchiha Sasuke]

From pancs you can take your time. [Sulle panchine ci si dà il tempo di perdere il tempo.]

 

Se Sasuke Uchiha avesse dovuto scegliere un aggettivo per descrivere la sua scuola, la sua scelta sarebbe ricaduta su noiosa.

Erano noiosi i suoi compagni, che ancora trovavano strano il suo bento* e lo consideravano ancora IL giapponese, nonostante avesse cominciato la scuola con loro e parlasse l'italiano alla perfezione.

Erano noiosi i suoi insegnanti, che lo consideravano un piccolo genio poiché, nonostante fosse straniero, era comunque il migliore della classe.

Erano noiose le ragazze dell'istituto, che lo consideravano il più bel ragazzo della scuola e cercavano sempre delle scuse per parlare con lui. Detestava in particolar modo il fatto che le loro conversazioni si riducessero sempre a chiedere come lui si trovasse in Italia - come se, dopo cinque anni, ancora non si fosse ambientato - e come si dicesse questa-quella parola in giapponese.

Lui, a scuola, si impegnava solo per compiacere suo padre, anche se quest'ultimo non sembrava dare molto peso agli eccezionali risultati di Sasuke. Fugaku Uchiha era sempre molto indaffarato, soprattutto in quel periodo, poiché stava organizzando lo scacco matto per una azienda loro avversaria.

Fugaku aveva due figli, ma se Sasuke era un genio, Itachi era un prodigio: aveva compiuto da poco sedici anni, ma frequentava già l'ultimo anno delle superiori e sembrava intenzionato a prendere l'Università di Medicina. Quindi era comprensibile che Fugaku ed Itachi non avessero molte ore di libertà, che invece il piccolo della famiglia Uchiha aveva in abbondanza.

Per esempio, Sasuke in genere usciva da scuola all'una e mezza, Itachi alle due e venti. Quei cinquanta minuti di attesa, inizialmente, erano stati un problema per lui, in quanto non sapeva dove passarli. A scuola non gli andava di rimanere, perché oltre a distendersi sul banco e dormire non poteva fare altro, neppure i compiti proprio perché gli mancavano i libri [Era raro che la stessa materia venisse per due giorni di fila: se il lunedì aveva storia alla prima ora, per esempio, il martedì aveva matematica.] .

Per un pò di settimane aveva aspettato nel bar "Il Miraggio", di proprietà del cugino Shisui Uchiha, situato a cinquanta metri dalla scuola. Shisui era un ragazzo straordinario, con un gran fiuto per gli affari, che in poco tempo aveva fatto del suo bar uno dei più frequentati della città. Soprattutto all'ora di pranzo, cioè quando Sasuke usciva da scuola, il bar era sempre affollatissimo di professori, impiegati e vari professionisti che non tornavano a casa per pranzare ma preferivano fermarsi lì e consumare panini, focacce o cornetti. Giustamente, l'ultima cosa di cui Shisui aveva bisogno era badare ad un bambino annoiato, anche se il cugino non si era mai espresso in merito: anzi, aveva più volte invitato Sasuke a rimanere da lui. Era il bambino, in effetti, a sentirsi un peso.

Così, una volta a scuola e una volta dal cugino, la storia era andata avanti per tre mesi. Almeno fino al giorno in cui, senza alcun particolare motivo, Sasuke era uscito dalla classe e, anziché andare ne "Il Miraggio", si era recato nel parco dietro la sua scuola.

Ci era già stato parecchie volte, fin da quando si era trasferito, ed ormai lo considerava una sorta di giardino personale. Ne conosceva ogni angolo, ed aveva perfino un posto preferito: la stessa panchina su cui aveva visto sorridere Itachi spensieratamente, cinque anni prima. Tuttavia, non aveva mai fatto caso al fatto che la sua panchina si trovasse proprio di fronte alla vetrina de "Il Miraggio", a circa centocinquanta metri di distanza. Grande era stata la sua sorpresa quando aveva visto suo cugino uscire come una furia dal suo bar e procedere spedito verso l'entrata del parco.

Si era beccato una sgridata tremenda da Shisui e da Itachi, che come al solito era venuto a prenderlo con la macchina* davanti scuola e, non trovandolo, si era preoccupato [Mai Sasuke avrebbe scordato il dolore all'orecchio di quando Shisui l'aveva trascinato da Itachi, rimproverandolo di essere un piccolo incosciente senza cervello, testuali parole.]. Quel posto gli piaceva moltissimo, e soprattutto nessuno era costretto a fargli da balia: Sasuke aveva lottato strenuamente contro Itachi e Fugaku, quest'ultimo in particolare assolutamente contrario a lasciarlo vagare da solo per cinquanta minuti in un parco deserto, col rischio di essere rapito, e alla fine erano giunti ad un compromesso: Sasuke doveva passare tutto il tempo inchiodato alla panchina, quella di fronte a "Il Miraggio", cosicché Shisui potesse controllarlo in ogni istante.

Il piccolo Uchiha aveva passato sei mesi in quel modo, e anche se ad occhi esterni al situazione non sembrava molto diversa rispetto all'aspettare nella scuola [Itachi sosteneva che non ci fosse alcuna differenza, ma lui non ricordava.], quei cinquanta minuti, per Sasuke, passavano sempre troppo in fretta. Da quando poi gli avevano regalato il lettore musicale riusciva ad ascoltare solo una mezza dozzina di canzoni prima di sentire il clacson del fratello.

In quel mezzo anno, Uchiha aveva incontrato pochissime persone nel parco: qualche atleta, qualche coppia e persone che passavano dì lì ma non si fermavano. Per questo, quando il 14 Novembre del suo decimo anno di vita Sasuke vide un grosso tronco poggiato perpendicolarmente alla panchina, sulle prime rimase immobile e perplesso.

Ieri non c'era, ne era sicuro. Dovevano averlo portato lì di recente, perchè ancora nel tappeto di foglie c'era una lunga scanalatura che partiva dal tronco e si perdeva nel terreno.

Sasuke osservò con occhio critico l'insieme: non stonava del tutto, ma era comunque fastidioso vedere quel coso marrone marcio vicino alla sua panchina.

Cominciò a soppesare l'idea di spostarlo, ma prima che potesse anche solo avvicinarsi sentì un forte fruscìo alla sua destra. Voltatosi, vide una delle scene più buffe della sua vita: un moccioso biondo, basso e tozzo, stava spingendo un altro tronco attraverso il mare di foglie gialle. Il bambino sembrava prendere il suo lavoretto sul serio, non trascinava il legno a casaccio: ogni tot di spinte si fermava, inquadrava la panchina attraverso il quadrilatero formato dai pollici ed indici uniti, e poi riprendeva a spingere.

Il ragazzino moro lo osservò sfacchinare per qualche altro minuto, poi quando l'altro arrivò più o meno a portata d'orecchio, si decise a rivolgergli la parola.

-" Cosa stai facendo?"- chiese in tono secco.

-" Controllo che sto andando dritto."- borbottò assorto il bambino, scrutando nel quadrato delle sue dita. Poi parve accorgersi del suo verbo errato, e allora riprese -" Cioè, che stia andando dritto"-

-" Intendo, cosa stai facendo con quel tronco?-

Il biondo era impegnato a dare le ultime spinte e la sua voce uscì strozzata, come se stesse correndo su delle grosse pietre

-" Voglio...farla assomigliare...ad un tro-ono."-

Finalmente portò il secondo legno allo stesso livello del primo, sospirando soddisfatto. Solo allora parve accorgersi davvero di Sasuke, perché lo guardò dritto negli occhi.

-" E tu chi sei?"-

-" Sasuke. E togli quegli orrori da vicino alla mia panchina." -

Subito, il ragazzino biondo si scaldò, portando i pugni piccoli sui fianchi in un gesto di stizza.

-" Non è tua!"-

-" Quei cosi fanno schifo. E non sembra affatto più bella, men che mai un trono!-

In effetti era vero, anche se Sasuke lo disse solo per contestare l'altro bambino: quei due tronchi sembravano delimitare il più giallo tappeto del mondo, più che assomigliare ad una scalinata che portasse ad una sedia regale.

I due bambini si stavano fronteggiando ostili, fulminandosi con gli occhi: nessuno dei due voleva cedere e mostrare segni di debolezza, e l'aria intorno a loro era pesante come un macigno.

-" Sas'ke*? Cosa stai facendo?"-

Una voce profonda e matura, da adulto quasi, fendette l'aria spezzando la tensione che si era creata. Il biondo fu il primo a distogliere lo sguardo [Con silenziosa soddisfazione di Sasuke], spostandolo ad un punto al di sopra della testa del ragazzino moro.

Sasuke si voltò, incontrando il volto di Itachi che fissava, con educata curiosità, lui e l'altro bambino alternativamente.

-" Sei un amico di Sas'ke?"-

Il biondo strabuzzò gli occhi -" Non sia mai!"- e scattò immediatamente via, come se temesse che lui o Sasuke potessero rincorrerlo per la sua risposta sgarbata.

-" Sei sempre il solito, fratellino"- sussurrò Itachi ad un corrucciato Sasuke, mentre seguivano con lo sguardo il corpo tozzo, coperto da una maglietta arancione, che quasi rotolava sull'erba ormai a distanza da loro.

 

 

9 November, seventeen years [17 anni]

Rome, Italy  [Naruto Uzumaki]

From pancs you can seeing whithout been noticed. [Sulle panchine si può guardare senza esser visti.]

 

Da quando era in Italia, Naruto Uzumaki non era mai andato a scuola.

Suo padre era stato insegnante in Irlanda, e si era occupato di fornirgli una istruzione di base. I suoi genitori, tuttavia, erano solo poveri emigrati irlandesi, che non avevano abbastanza soldi per permettergli di frequentare la scuola, neppure quella pubblica.

Naruto era convintissimo che più di tutto, i loro soldi andassero a finire nelle tasche dell'uomo che gli aveva affittato la casa [se casa si poteva davvero chiamare quella sorta di bugigattolo composto da tre sole stanze: cucina-soggiorno, bagno minuscolo e una sola camera da letto.] , piccolissima ma che costava più di quanto si potesse immaginare. Suo padre sosteneva che non dovevano lamentarsi, che c'erano tantissime persone che erano costrette a vivere per strada e quindi loro dovevano essere felici di avere un tetto sopra la testa...ma Shina, sua moglie nonché madre di Naruto, aveva più volte rimproverato al marito di essere troppo ottimista.

Sotto sotto, Naruto era d'accordo con la madre [Che soleva chiamare il loro padrone di casa schifoso approfittatore] , ma adottava la stessa condotta di Minato: non si lamentava, salutava educatamente il padrone di casa se lo incontrava per le scale ,e anche se tutti gli altri suoi coetanei passavano la loro adolescenza sui libri, lui la passava lavorando.

Ora faceva il panettiere presso un panificio non lontano da casa sua, ma prima ancora era stato calzascarpe e poi facchino al supermercato del quartiere. Alla fine, aveva capito di essere tagliato per i lavori manuali più di ogni altra cosa, anche lavori faticosi.

Così, anche se non andava a scuola, Naruto era comunque molto impegnato [Il panificio apriva prestissimo sia di mattina che di pomeriggio, ma di buono c'era che il ragazzo portava a casa chili e chili di cornetti e focacce] , e ancora più raramente che in passato si era allontanato dal suo squallido quartiere, che comunque a lui piaceva molto.

L'unico suo giorno libero, tuttavia, anziché spenderlo a dormire o aiutare sua madre in cucina, quel nove Novembre preferì trascorrerlo in città, che non visitava più da circa un anno e mezzo, cioè da quando aveva cominciato a lavorare.

Prese l'autobus di mattino presto, trovandolo vuoto poiché era Domenica. Scese quasi in centro, di fronte ad un parco affollatissimo nonostante fosse autunno inoltrato, e soprattutto facesse abbastanza freddo. Piovigginava leggermente quel giorno, il cielo era grigio cupo e minacciava un temporale con i fiocchi, ma questo non aveva impedito a molti ragazzi di passare la mattina in mezzo al verde - o forse, per meglio dire, al giallo. Naruto era abituato a quel tempo uggioso, da dove veniva lui era raro vedere delle belle giornate di sole.

Si avvicinò all'entrata, lanciando occhiate ai gruppi che lo circondavano, e il suo sguardo si posò sulla più graziosa creatura che avesse mai visto.

Una ragazza un po' più bassa di lui, dai luminosi occhi verdi e con addosso un cappottino rosa come il cappello che portava in testa e le copriva del tutto i capelli. Non era da sola, ma si accompagnava a delle altre ragazze e ad una sagoma molto più alta, che teneva le mani in tasca e sembrava volersi allontanare dalla bella fanciulla, che tuttavia era agganciata saldamente al braccio .

Chi è quel folle che vorrebbe allontanarla? si chiese Naruto, sbalordito. Non conosceva né la ragazza in rosa né una delle sue amiche, e il ragazzo intorno al quale erano raccolte [Era sicuramente un ragazzo, si capiva dal fisico.] era di spalle. Comunque, non gli sembrava di conoscere un tipo con quei capelli e con quella fisionomia.

Naruto provò ad avvicinarsi senza dare nell'occhio, proprio mentre in ragazzo si scioglieva dalla stretta di Cappotto Rosa e si girava di centottanta gradi: se lo trovò proprio di fronte, a meno di dieci metri di distanza, e si riconobbero a vicenda. O, almeno, Naruto aveva riconosciuto il ragazzino antipatico che l'aveva insultato cinque anni prima. Sasuke, se non andava errato...o Sas'ké, come l'aveva chiamato quello che probabilmente era suo fratello.

Era sbalorditivo come si ricordasse nitidamente di quell'episodio, nonostante non ci pensasse da cinque anni. Anzi, il nome gli era salito così spontaneamente a livello conscio che gli sembrava di conoscere il ragazzo moro da una vita. Invece avevano litigato per dieci minuti, mezzo decennio prima, e poi non si erano più nemmeno visti.

La determinazione negli occhi scuri di Sasuke provocò in Naruto un insano desiderio di girarsi ed andarsene, e la sensazione si fece ancora più forte quando il moro gli si avvicinò spedito. Ora camminavano l'uno verso l'altro, e proprio nell'istante in cui il biondo scartava a destra ostentando indifferenza, come se dovesse evitare uno sconosciuto che gli veniva contro, l'altro lo bloccò per il gomito.

-" Vieni con me."- gli intimò seccamente prima di cominciare a trascinarlo nella direzione opposta a quella delle ragazze.

-" Sasuke!"- strillò Cappotto Rosa, delusa. Naruto lo seguì senza ribellarsi, troppo perplesso per reagire. Poi si fermò di botto.

-" Cosa cavolo stai facendo?"- gli chiese scontroso.

-" Fuggo da quelle oche."- ripose impassibile l'altro.

-" Perchè?-

Il moro non si dette la pena di rispondergli, continuando a mantenerlo per un gomito e a passeggiare con passo spedito attraverso il parco. Lo portò in mezzo alle foglie, apparentemente a casaccio, poi Naruto notò che Sasuke lo stava trascinando verso la panchina che lui aveva decorato con i tronchi e ridacchiò internamente.

-" Togli quella espressione stupida dalla faccia. Io mi siedo sempre qui."-

 Lo fece piombare a sedere, seguendolo subito dopo. Il ragazzo sbuffò di sollievo, mentre Naruto lo osservava di sottecchi: era più alto di lui, non di certo italiano, e sembrava davvero un figlio di papà soprattutto per l'aria altezzosa che esprimeva nelle movenze.

Il silenzio creatosi tra loro, un silenzio stranamente non di disagio ma di calma serena, venne interrotto dal chiacchiericcio femminile delle ragazze che prima erano con Sasuke. Quest'ultimo girò il capo verso di lui con tanta velocità che i tendini del collo affiorarono visibilmente.

-" Dì qualcosa. Qualunque scemenza."-

-" Voglio conoscere la ragazza in rosa."-

Sasuke sollevò un sopracciglio e fece per rispondere, ma la sua voce fu coperta da quella di Cappotto Rosa che, nel frattempo, si era avvicinata a loro.

-" Sasuke,cosa è successo? Ti sei allontanato così di fretta..."-

La ragazza rivolse a Naruto una breve occhiata interrogativa, il quale rispose con un sorrisone a trentadue denti. Subito Cappotto Rosa strinse le labbra e si affrettò a distogliere lo sguardo.

-" Dovevo parlare con questo mio vecchio amico, Sa.*"- mormorò Sasuke, sottolineando la parola amico con tono sarcastico.

La ragazza annuì e si allontanò senza fare altre domande, probabilmente desiderosa di sottrarsi allo sguardo di Naruto. Insomma, voleva fargli capire a chiare lettere che lui non le interessava, e il ragazzo ci rimase un po' male. Non le aveva fatto nulla, solo guardata un poco...

-" E' la prima volta che la vedo allontanarsi dopo due frasi. La spaventi proprio.- il moro squadrò di sottecchi il biondo, poi ghignò -" E' comprensibile, con la brutta faccia che ti ritrovi."-

Naruto non si diede neppure la pena di rispondere, osservando mogio le ragazze, soprattutto Cappotto Rosa, che ridevano e scherzavano sedute a debita distanza da loro, sul terreno coperto da foglie gialle.

I due rimasero in silenzio per parecchi minuti, Naruto fissando le ragazze, Sasuke appoggiato alla panchina a scrutare il cielo. Il ragazzo biondo si sentiva del tutto fuori luogo, perchè ogni volta che Cappotto Rosa si girava verso di loro e lo riscopriva a guardarla si voltava in fretta, dandogli totalmente le spalle. Sicuramente, dipendeva dal fatto che fosse così diverso da Sasuke: non vestiva abiti firmati, aveva i capelli biondi e una espressione selvaggia negli occhi...almeno così gli aveva sempre detto la sua vicina di casa, anche se lei intendeva fargli un complimento con quelle parole.

All'ennesimo sospiro frustrato, il ragazzo di fianco a lui reagì stizzito -" Hai finito di autocommiserarti?"-

-" Ma tu cosa vuoi?- lo rimbeccò Naruto, scontroso.

-" Sono venti minuti che le guardi e sospiri come se ti avessero strappato l'anima."- Sasuke si girò a guardarlo, e i suoi occhi parvero fiammeggiare di rabbia. Mai visti degli occhi così, pensò Naruto.

-" Non le piaci, e allora?"-

-" Tu le hai tutte ai tuoi piedi, non capisci."- rispose Naruto piccato, con le parole che faticavano ad uscire. Fare una specie di complimento a quell'antipatico gli costava una fatica immensa...ma era la pura e semplice verità, e Naruto era un tipo schietto come sua madre.

-" Tsk."- sputò Sasuke -" Sei stupido se credi che me ne importi qualcosa. Puoi farle tutta la corte che vuoi."-

-" Stupido sarai tu, Sasuke!"- strillò il ragazzo in risposta.

Il moro scosse il capo -" Sei talmente stupido da non esserti presentato, mentre io l'ho fatto cinque anni fa. Se non è stupidità questa!"-

Naruto ci mise un poco ad assorbire quelle parole. Acide in superficie, in realtà nascondevano una tacita domanda nei suoi confronti: come ti chiami?

-" Se vuoi sapere come mi chiamo non hai che da dirlo."- ridacchiò allegramente, sollevato dal fatto che anche Sasuke si ricordasse bene di lui.

-" Non me ne può importare di meno, idiota."-

Il biondo si alzò scocciato -" Allora addio, cretino."-

Si alzò davvero, sotto lo sguardo impassibile di Sasuke che gli indirizzò un freddo ciao.

-" E comunque, mi chiamo Naruto."-borbottò il ragazzino, lanciando un'occhiata al di sopra della spalla per vedere come Sasuke avrebbe reagito. Lo riscoprì a fissarlo a sua volta, con la coda dell'occhio.

-" E allora?"- lo schernì l'altro ostentando indifferenza, ma i suoi occhi avevano perso il bagliore di rabbia. Erano semplicemente scuri e canzonatori.

Naruto sorrise apertamente, voltandosi nuovamente, assolutamente sicuro che anche Sasuke stesse sorridendo.

-" E allora ricordatelo, scemo!"- lo rimbeccò, correndo via.


 
Fine capitolo 1

 

 

Spiegazioni

 

* Bento: Cestino del pranzo tipicamente giapponese.

*con la macchina: Itachi ha 16 anni. In Italia si può guidare la macchina dai sedici anni, ma solo in città.

*Sas'kè: pronuncia corretta del nome Sasuke.

*Sa : il personaggio è Sakura, ma nella mia fiction Sasuke è in Italia. Metterci l'ennesimo nome giapponese sembrava davvero una forzatura, così ho optato per questa soluzione. E poi, noi italiani usiamo abbreviare i nomi.









Giudizio di DarkRose86:

IV° classificata

Fallen Leaves

di Erena-chan

Correttezza grammaticale: 5,5/10 - non ti ho dato la sufficienza per un motivo molto semplice: gli errori grammaticali nel complesso non sono molti ( anche se diverse volte hai sbagliato l'accento sulla parola perché, e spesso non hai lasciato lo spazio dopo la virgola o dopo il punto ), ma ci sono molte parole sbagliate. Data la lunghezza della fanfic non hanno pesato troppo ma si notano ed è un peccato, se vuoi posso mandarti una mail in cui ti segnalo i vari errori, cosicché tu possa correggerli prima di pubblicare.
Stile: 8,5/10 - ho trovato lo stile non troppo elaborato ma indubbiamente coinvolgente, l'ho apprezzato molto perché ha saputo incollarmi gli occhi allo schermo dalla prima fino all'ultima parola.
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10 - forse l'aspetto che più ho amato della tua fanfic. Ho trovato i personaggi semplicemente perfetti, specie i due protagonisti.
Originalità: 10/10 - ti ho dato il voto massimo d'impulso, ma non penso me ne pentirò mai. Hai saputo ricreare il mondo di Naruto da un'altra parte, nella nostra Italia; e lo hai fatto egregiamente, costruendo una storia che brilla sotto quest'aspetto perché non è la solita fanfiction shonen ai in cui due ragazzini s'incontrano da piccoli ed inevitabilmente, nel periodo dell'adolescenza, finiscono insieme perché è così che deve andare. No. Questa è una storia dannatamente vera, di due bimbi che diventano uomini, invecchiano, e pian piano conoscono l'amore. Geniale e realistica. Brava.
Attinenza al tema: 10/10 - trovo tu abbia trattato splendidamente l'immagine scelta, mostrandoci anche come il paesaggio cambia col passare del tempo. Inoltre, ti sei addirittura soffermata su quella scritta... non posso far altro che dirti: complimenti.
Apprezzamento personale: 5/5

Totale: 49/55

Giudizio: "a te che io ti ho visto piangere nella mia mano, fragile che potevo ucciderti, stringendoti un po'; e poi ti ho visto con la forza di un aeroplano, prendere in mano la tua vita, e trascinarla in salvo. A te che sei la miglior cosa che mi sia successa, a te che cambi tutti i giorni e resti sempre la stessa." Questi sono i versi che stavo ascoltando mentre leggevo la tua storia. Un insieme di emozioni mi ha travolta, ed ho pianto. Non mi vergogno ad ammetterlo. La splendida canzone "A te" di Jovanotti, a mio parere, è la colonna sonora più adatta a questa fanfiction di una bellezza unica, speciale.
Devo bacchettarti, perché quegli errori stonano con tutto il resto. Perché questa storia è una delle più belle che io abbia mai ricevuto per un concorso, e mi spiace doverla penalizzare a causa di alcune disattenzioni sicuramente evitabili. Mi rendo conto che la storia è molto lunga e rileggerla è pesante, ma sono sicura che se tu l'avessi fatto sarebbe risultata ancora migliore.
Sarebbero molte le parole da spendere, ma al momento non escono. Posso solo dirti che mi ha emozionata come poche fic hanno fatto finora; ha il potere di rapirti, di trascinarti in quel mondo in cui una semplicissima panchina gioca un ruolo fondamentale. In un mondo in cui due persone si sono conosciute, forse a tratti anche odiate, e sicuramente amate. Finché non se ne sono andate assieme, speriamo in un luogo in cui potranno stare vicini ogni ora, ogni minuto, ogni secondo. Toccante, vera e splendida. Devi andarne fiera.




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Grazie per la lettura. A presto con il secondo capitolo!

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Buongiorno a tutti!
Ecco qui il secondo capitolo della fanfiction Fallen Leaves.
Ringrazio chi ha letto, chi ha inserito la storia tra le seguite e tra le preferite, nonché tra le ricordate. Ma soprattutto ringrazio chi ha commentato!
Immaginate la vicenda ambientata nell'immagine qui sotto, scovata sempre da DarkRose86 per il suo contest. Vi auguro buona lettura![Mi auguro che l'immagine non deformi la pagina. Se così dovesse essere, avvertitemi e provvederò a inserirla rimpicciolita!]





Capitolo 2

 

25 October, twenty-eight years. [28 anni]

Rome, Italy [Sasuke Uchiha]

The panc is an always available holiday. [La panchina è una vacanza a portata di mano.]

 

L'aria era fresca, ma le foglie avevano già cominciato ad ingiallire dalla metà di Ottobre. In realtà non tutta la flora del parco si era seccata: la maggior parte dell'erba intorno ai tronchi degli alberi era ancora verde, così come ancora resistevano, sui rami, le foglie ricche di clorofilla. Forse perché il tempo quell'anno era stato straordinariamente mite, tanto che fino a qualche settimana prima si poteva benissimo uscire con una semplice maglietta di cotone a maniche lunghe. Per Sasuke non faceva poi molta differenza: non era un tipo freddoloso, tanto che quel pomeriggio indossava un semplice smanicato sopra la maglia.

Doveva andare all'università per seguire dei corsi pomeridiani che non sarebbero cominciati prima delle tre e mezza, e poiché erano ancora le due, lasciò che i piedi lo conducessero nel solito posto in cui attendeva che l'università aprisse, mentre la sua mente era occupata a pensare ad altro.

Accettare o non accettare? Quello era il dilemma.

Ricordava la telefonata di quasi una settimana prima, l'unica che avesse ricevuto dal Giappone in venti anni di permanenza in terra straniera. Quando, al suo pronto, si era sentito rispondere in giapponese da una voce che chiedeva di lui, era rimasto in uno stupefatto silenzio per qualche istante prima di rispondere nella sua lingua d'origine. La telefonata non era durata più di venti minuti, ma nella sua testa continuavano a ronzargli tutte le fasi di quella breve conversazione.

Non era riuscito a parlarne a casa, specialmente a suo padre che, ne era sicuro, sarebbe stato contrario su tutta la linea. Per questo ora era costretto a prendere la decisione da solo, sapendo che se non avesse accettato non avrebbe mai più avuto una occasione simile. Al contrario, però, avrebbe dovuto voltare le spalle alla sua famiglia e dirle addio: non facilmente Fugaku gli avrebbe perdonato il fatto di essere tornato in Giappone per lavorare alle dipendenze di Orochimaru-sama, lo stesso uomo che qualche anno prima aveva già cercato di convincere Itachi a lavorare per lui, non sapendo che Itachi aveva già scelto la sua strada.

Suo fratello aveva rifiutato, ma d'altronde Itachi non aveva neppure accettato la via intrapresa dal padre: Fugaku voleva arrivare a capo della multinazionale in cui lavorava e trasformare la semplice filiale giapponese in una vera e propria sede centrale, a capo della quale ci sarebbe stata la famiglia Uchiha. Un progetto ambizioso, che prevedeva lo sbaragliamento totale di tutta la concorrenza sul mercato, anche in maniera spietata...cosa che Itachi non condivideva assolutamente.

Neppure Sasuke era interessato all'attività del padre: studiava per diventare medico e specializzarsi in chirurgia, e l'associazione di Orochimaru-sama era un ottimo punto di partenza per lui...tanti lo consideravano addirittura un punto di arrivo. La sola ed unica problematica era riguardo la morale, che non sembrava essere contemplata da Orochimaru. Suo padre lo definiva un sordido individuo, che avrebbe venduto sua madre se questo gli fosse servito a portare avanti la sua preziosa ricerca sulla clonazione.

Ecco, il problema era quello: se fosse entrato a far parte dell'associazione giapponese, Sasuke avrebbe dovuto condurre esperimenti che andavano contro l'etica comune. Esperimenti che gli avrebbero regalato enormi soddisfazioni se fossero riusciti, ma comunque si trattava di surclassare Madre Natura. Sasuke fremeva al solo pensiero di poter sostituire il Creatore, ma non potendone parlare con nessuno, il tarlo del dubbio lo divorava.

-" Lei è il signor Sasuke?"- gli chiese una voce vagamente roca, con un perfetto accento del Nord Italia, mentre il moro si avvicinava a "Il Miraggio" del cugino Shisui. Sasuke si voltò in direzione della voce e si trovò di fronte un uomo più alto di lui, in completo di giacca e cravatta. Aveva qualcosa in corrispondenza della nuca che lo fece rabbrividire [Sembrava un'altra testa, Santo Cielo!] , ma quando l'ebbe osservato meglio senza rallentare la camminata, vide che erano solo i capelli pettinati malissimo.

-" Possiamo fermarci a parlare, signor Sasuke?"-

Sasuke si fermò di fronte al bar del cugino, mostrando una faccia scocciata.

-" Veloce." - mormorò freddo -" Non ho tempo da perdere."-

-" Vengo per conto del signor Orochimaru."- rispose l'uomo, convinto di avere tutta la sua attenzione, e così effettivamente fu. Sasuke smise di battere nervosamente il tallone a terra e lo fissò, socchiudendo gli occhi.

-" Come mi ha trovato?"-

-" Sapevo che lei passa dal Parco Centrale per arrivare all'università, e che prima di entrarci si ferma spesso in questo bar"- indicò con un cenno della testa "Il Miraggio" -" Ho dovuto aspettare pochissimo per trovarla, signore."-

-" Perchè Orochimau-sa...il signor Orochimaru l'ha mandata? Vuole forse una risposta? -chiese secco Sasuke, ricordando che l'uomo gli aveva proposto di pensarci su qualche giorno prima di dargli una risposta definitiva.

-" Anche...direi che sono stato mandato per convincerla, signore."-

Non gli piaceva il tono di Brutti Capelli: anche se gli si rivolgeva in maniera rispettosa, sembrava sempre sottintendere una presa in giro stratosferica, come se i suoi signore fossero più ironici che altro. E lui detestava l'ironia a buon mercato.

-" Prenderò la mia decisione da solo."-

-" Mi ascolti un attimo, signor Uchiha. Perdoni la mia franchezza, ma credo che un medico del suo livello sia del tutto sprecato, qui."- disse Brutti Capelli -" Se posso osare, direi che se resta in Italia non sfrutterà neppure la minima parte del suo...potenziale."- di nuovo il dannato tono ironico. Quell'uomo stava davvero sfidando la sua pazienza.

-" Come lei sa, il Centro di Ricerca del signor Orochimaru si interessa soprattutto di neurobiologia. Tuttavia il nostro obiettivo è molto più ambizioso, come credo lei abbia capito."-

Certo, pensò il moro senza lasciar trapelare le sue considerazioni all'esterno. Clonazione. Creare un esercito di corpi di ricambio e vivere per sempre.

L'uomo non attese una sua risposta -" Nonostante la nostra ricerca sia finalizzata unicamente per il Signor Orochimaru, non può negare il fatto che anche noi ne trarremmo dei vantaggi."-

I suoi occhi brillarono di cupidigia, un bagliore sinistro che purtroppo, Sasuke sapeva di aver riflesso anche nei propri occhi. Ecco perchè il sorriso di Brutti Capelli era così ampio; omai era certo di aver spennato il suo pollo.

-" La nostra ricerca, finalizzata per Orochimaru?"- chiese tuttavia l'Uchiha, non avendo ben compreso le parole del sordido individuo di fronte a lui.

-" Non lo sa? Oh, certo, lei è assente da molto tempo...dal Giappone. Ebbene, Orochimaru è malato di cancro allo stadio terminale."-

Ora tornava tutto: Orochimaru voleva un corpo di ricambio, e aveva chiamato a sé i migliori medici, o aspiranti medici, del mondo per risolvere il proprio problema.

-" Non si faccia sfuggire questa occasione, Sasuke. Se rimarrà qui a giocare non potrà mai superare suo fratello...sbaglio, o Orochimaru aveva voluto prima lui?"- Quel maledetto sapeva come e dove colpire.

Maledetto bastardo, chi te l'ha detto? si chiese rabbiosamente Sasuke cercando di mantenere una faccia indifferente.

-" Dimostrategli che si è sbagliato..."- aggiunse l'uomo in tono da cospiratore, prima che Sasuke si allontanasse da lui con passi rigidi, proseguendo alla cieca fino all'altro marciapiede. Schivò diverse persone indaffarate, altre che erano lì per prendere i figli da scuola, altre che tornavano a casa per pranzo: Sasuke aveva bisogno di riflettere in un posto isolato, dove buttare giù tutto il veleno che sentiva nella bocca. E  il parco all'ora di pranzo era vuoto, o almeno c'erano delle zone isolate dove fermarsi.

Il suo cuore cominciò a scalpitare a circa venti metri dal suo posto preferito, quando effettivamente intravide che c'era qualcun'altro appoggiato con le spalle alla sua panchina, seduto nella terra coperta dalle foglie cadute. Biondo, questo si vedeva anche se era di spalle, vestito con una tuta riflettente arancione...forse un addetto ai lavori che Sasuke aveva notato poco prima di entrare: stavano cercando di tappare una buca che esisteva da decenni, da quando lui andava a scuola, e che aveva più di una volta fatto bestemmiare suo padre quando ci passava sopra con la macchina. [Era davvero enorme, come buca. Finalmente si erano decisi ad iniziare i lavori per ripararla!]

Arrivò alla panchina e contemporaneamente alla consapevolezza di chi quell'uomo fosse proprio mentre il biondo sollevava il capo verso di lui con un sorrisetto sghembo sulle labbra.

Non parlarono per qualche secondo, si osservarono soltanto.

-" Ho chiesto ad un amico di sostituirmi. Se mi scoprono sono guai."- mormorò Naruto a bassa voce.

-" E allora, perchè sei qui?"- ribatté Sasuke in un sussurro. Non lo vedeva da più di dieci anni, ma non era affatto cambiato: il viso era sempre paffuto, gli occhi sempre azzurri...forse era un po' dimagrito, o forse era l'effetto della divisa che indossava.

-" Dovere. Tu mi hai chiamato, e io sono venuto."-

-" Non essere stupido."- lo rimbeccò Sasuke secco -" Non ho chiamato nessuno, men che mai te."-

-" Se mi avessi chiamato a parole sarebbe stato meglio, avrei potuto dirti un no secco."- ribatté il biondo corrucciato, e Sasuke pensò che fosse meglio troncare lì il battibecco. Naruto si stiracchiò, staccando la schiena dalle stecche di legno, proseguì gattonando per qualche metro e si distese con un sospiro soddisfatto sulle foglie secche, schiacciandole. Sasuke gli si avvicinò, fermandosi più o meno in corrispondenza della sua testa, ma rimase ostentatamente in piedi.

-" Me ne vado di qui."-

-" Ah, e dove vai?"-

-" Via, in Giappone."-

-" Perchè?"-

-" Fai un po' troppe domande. Vado in vacanza."- Sasuke gli mentì allontanandosi da lui, pentendosi di aver iniziato a spiegargli della sua decisione. Ah, e quando l'aveva presa, per inciso, questa decisione? Forse dal momento stesso in cui Brutti Capelli gli aveva parlato dei benefici che ci sarebbero stati anche per loro, soprattutto il pezzo in cui gli aveva subdolamente accennato ad un riconoscimento per i suoi sforzi. Ebbene sì, Sasuke era avido tanto quanto Orochimaru, e il desiderio di rivalsa nei confronti di Itachi, che tanto poco era competitivo perchè già il migliore, lo avevano spinto ad accettare inconsciamente senza aspettare neppure un minuto in più.

Sarebbe partito, avrebbe lavorato per Orochimaru, e sarebbe diventato grande. Il migliore.

-" Sasuke...?"- Naruto lo fissava intensamente con i suoi occhi azzurri, dal suo giaciglio di terra, perforandogli la pelle e arrivando a conoscere tutti i suoi segreti. Sasuke ne era certo: lui in qualche modo sapeva, non di certo i particolari, ma sentiva l'avidità che cresceva nel suo corpo.

-" Ho già deciso. Punto."-

Naruto fece per dire qualcosa, si bloccò e mandò un sospiro pesante.

-" Solo...sì, se poi, un giorno...ti basterà chiamarmi."- gli borbottò schiacciando la testa nel terreno per guardarlo meglio, anche se dal basso.

-" Non ho il tuo numero."- sottolineò il moro canzonatorio.

-" Non ce l'ho, il telefono."- rispose Naruto piano.

Sasuke gli si avvicinò sbuffando, coprendogli il volto dal pallido sole che fiocamente illuminava il cielo plumbeo. Naruto aveva gli occhi chiusi, e quando parlò parve che lo facesse inconsciamente, tanto la sua voce era flebile -" Era forte. Mi hai chiamato troppo forte. E'...come un impulso, no? E io non potevo rifiutarmi. Lo sai?"-

-" Si."- gli sussurrò il moro. Naruto doveva avere una specie di radar che gli segnalava quando aveva bisogno di lui...così era stato stavolta, che aveva avuto bisogno di qualcuno a cui parlare liberamente prima di affrontare la difficile discussione con la sua famiglia, così a diciassette anni, quando aveva voluto liberarsi delle oche che lo assalivano sempre. Non sapeva neppure il suo cognome, ma non l'aveva mai dimenticato. Il suo volto era chiuso in un cassetto della sua memoria, e lì sarebbe rimasto, qualunque strada avrebbe intrapreso. Era tremendo e consolante al tempo stesso.

Si riscosse all'improvviso, accorgendosi che Naruto si era addormentato e che nel frattempo lui si era avvicinato col busto, fino a trovarsi quasi faccia a faccia con il biondo. Se avesse allungato il capo in avanti l'avrebbe potuto baciare, Santo Cielo!

Si rialzò velocemente come se si fosse scottato, lanciando un'ultima occhiata al quadretto formato da Naruto disteso tra le foglie e la loro panchina - da quando aveva smesso di essere solo sua?- e convincendosi che avrebbe fatto meglio a non vederlo mai più.

 

 

10 October, thirty-four years [34 anni]

Rome, Italy [Naruto Uzumaki]

The panc is a place to stay. [La panchina è un luogo di sosta]

 

Era il suo compleanno ma Naruto, come al solito, lo passò lavorando.

A casa lo aspettavano sua moglie e i suoi figli, probabilmente con una torta semplice e priva di candele come semplice e priva di fronzoli era la sua casa.

A lui, però, le sole cose che importavano erano che i suoi figli non soffrissero la fame, che potessero andare a scuola e non fossero costretti a lavorare per far quadrare i conti in casa. Voleva che avessero una infanzia migliore della sua, rovinata dalla povertà e dalla guerra, e dava anima e corpo affinché ciò avvenisse.

Ricordava benissimo i suoi dodici anni, l'età che ora aveva sua figlia maggiore, quando si era sentito in dovere di dare una mano economicamente alla sua famiglia nonostante i tentativi di dissuaderlo di Minato e Shina*. Ricordava soprattutto dei pomeriggi che suo padre aveva speso ad insegnargli a leggere e scrivere anche se tornava stanco dalle ore passate a scuola, quando lui aveva sette anni. No, i suoi tre figli non avrebbero navigato nel lusso sfrenato, ma non si sarebbero mai chiesti se il giorno dopo ci fosse stato qualcosa da mangiare per colazione o cosa ne avrebbero fatto della loro vita senza una minima istruzione.

Comunque erano già le cinque e trenta e il suo turno era finito: Naruto timbrò il cartellino, salutò due suoi colleghi che incontrò nel parcheggio e si mise al volante della sua piccola macchina usata. Riuscì a partire al secondo tentativo, occhieggiando la spia della benzina che lo avvertiva, minacciosa, che c'era bisogno di fare il pieno.

Naruto imprecò, cercando di ricordare quale fosse il benzinaio più vicino. Ne sorpassò uno ma non lo degnò neppure di un'occhiata.

Ne sorpassò parecchi in realtà, rischiando che la macchina finisse del tutto il carburante e lo lasciasse a piedi, guidando fino alla scuola che frequentava di mattina suo figlio.

Solo allora si fermò e si decise a fare rifornimento, rallentando in corrispondenza di un ristorante grazioso ["Il Miraggio", si chiamava], e imboccando la piccola rampa che l'avrebbe portato alle pompe di benzina. Si fermò a sinistra, dato che a destra c'era già una lussuosa macchina nera che stava facendo il pieno.

Spense il motore, tamburellando sul volante nell'attesa del benzinaio che era occupato con l'altro cliente. Il primo, con la sua tuta blu, era un uomo abbastanza anziano con dei grossi occhiali spessi ed un fazzoletto tappezzato di macchie che gli fuoriusciva dal taschino del pantalone: non doveva vederci molto bene perché si stava facendo aiutare dall'altro conducente a contare il resto. Era un tipo alto e magro, dai capelli un po’ strani e scuri.

Naruto sentì il sangue salirgli al cervello e i battiti del cuore aumentare, fino a trasformare il solito trottare sommesso in una corsa sfrenata. Dio, quante probabilità c'erano che...?

-" Grazie,signore."- esclamò con voce tremula il benzinaio, e l'uomo in nero gli rispose con un cenno silenzioso. Aprì la portiera senza guardarsi intorno, diede gas proprio mentre l'anziano si rivolgeva a Naruto, che aveva gli occhi fissi sull'altro automobilista. Non poteva seguirlo, la benzina della sua macchina gli sarebbe bastata per qualche altro metro e poi basta. Non poteva certo mettere in panne la sua quattroruote in mezzo alla strada e poi riportarla a casa con il carro attrezzi!

La grossa macchina nera si avviò per qualche metro, poi inchiodò di botto nello stesso istante in cui Naruto distoglieva gli occhi dall'anziano benzinaio in tuta blu.

Con un ronzio automatico il finestrino dell'auto nera si abbassò dal lato del conducente, e una testa scura fece capolino, girata prorpio verso Naruto che ricambiò lo sguardo.

Si, era lui. Era LA probabilità. Era Sasuke che...Santo Cielo, portava gli occhiali da vista!

Naruto riuscì a frenare la sua eccitazione fino al momento di pagare, poi mise in moto [Al primo tentativo!] e si affiancò all'automobile di Sasuke, ferma con tutte e quattro le luci lampeggianti accese.

Quando furono allo stesso livello, il moro gli borbottò un fiacco -" Seguimi."- e lo precedette sulla strada. Naruto gli si attaccò quasi alla coda, ridacchiando sommessamente per la vanità di Sasuke che si era subito tolto gli occhiali non appena l'aveva visto.

Sorpassarono due semafori [Naruto era convinto che stessero tornando indietro], la sua carretta blu e il lussuoso gioiello di Sasuke, poi quest'ultimo gli fece cenno di girare a destra e si infilarono in un grosso spiazzo in cui c'erano già altre macchine. Scesero nello stesso istante, sbatterono le portiere insieme e l'uomo in nero gli lanciò un'occhiata infastidita. Nella mano destra portava una cartelletta blu, incastrata con una penna ed una scolorina, con la sinistra premette un pulsante sul suo modernissimo antifurto e le luci della macchina lampeggiarono per un istante. Naruto armeggiò con la serratura della sua automobile, che antifurto non ne aveva e si chiudeva con il metodo tradizionale, poi si affiancò a Sasuke entrando nel parco. Camminarono in silenzio fino al viale alberato, e come per un tacito accordo si fermarono entrambi di fronte ai tronchi che Naruto portò ventinove anni prima.

Rise il biondo, sedendosi per primo e invitando Sasuke a fare lo stesso. Rimasero vicini, Naruto contemplando le coppie che passeggiavano davanti a loro, Sasuke apparentemente immerso nella lettura dei documenti nella cartelletta.

-" Quando sei tornato?"-

-" Era il primo rifornimento alla macchina che ho fatto da quando sono tornato qui."-

-" A proposito, si vede che sei schifosamente ricco. Quella macchina vale più di casa mia!"- rise il biondo, facendosi più vicino al moro.

-" Vale più di te, sicuro. Non mi disturbare, sto cercando di leg..."-

-" Te ne sei andato mentre dormivo,  you moron*!"-lo accusò Naruto infiammandosi -" Potevi salutarmi come si deve! E puoi fare una faccia più allegra, visto che sono dieci anni che non ci vediamo!"-

-" Sono sei anni. And I know english better than you, usuratonkachi!*"- lo sorprese Sasuke con una pronuncia inglese perfetta, condita dall'altra parola che Naruto non comprese appieno. Sembrava un incrocio tra tonto e usuraio.

-" Quell'altra parola non l'ho mai sentita. E' gallese o scozzese? Irlandese no di certo, non..."-

Sasuke lo fissò con sprezzo -" Tu sei Irlandese? Non lo sembri molto...non hai i capelli rossi, e robe verdi non te le ho mai viste addosso."-

-" Mia madre è rossa, e poi sono solo luoghi comuni."- sbuffò il biondo ridacchiando. Allungò una mano per afferrare la scolorina che Sasuke teneva in equilibrio al centro della cartelletta.

-" Che fai, usuratonkachi?"- chiese Sasuke, continuando a chiamarlo in quel modo buffo.

Naruto l'aveva ignorato, voltandosi verso le stecche di legno della panchina dopo essersi accertato che nessuno li potesse vedere. Cominciò ad armeggiare con la punta del bianchetto, come se volesse scrivere sul legno.

-" Allora sei stupido davvero. Naruto, cosa accidenti vorresti fare?" - L'altro si voltò verso di lui con un sorriso raggiante.

 -" Tieni, scrivi tu!"-

Allibito, Sasuke fissava lui e il bianchetto alternativamente -" Cosa?"-

-" I nostri nomi, in giapponese!"-

Sasuke gli strappò di mano la scolorina, stizzito -" Cielo, Naruto, non so quanti ne abbia tu, ma io ho trentaquattro anni e se credi che ancora a questa età...-

-" Oggi ne facci anche io trentaquattro."- lo interruppe Naruto tra il serio ed il faceto -" Ti chiedo questo regalo."-

Il moro lo fissò scettico, ma impugnò meglio il bianchetto, come una penna.

-" E' il mio compleanno."- annuì Naruto serio -" E lo sto passando con un semi-sconosciuto come te e non con la mia fam..."-

Con un ringhio di rabbia, Sasuke spintonò con forza Naruto all'angolo della panchina e scribacchiò qualcosa sulla prima stecca di legno. Agli occhi del biondo, erano un mucchio di trattini disposti in maniera strana, ma appena finì di scrivere borbottò scontroso:

-" Ho scritto solo i nostri nomi. Soddisfatto?"-

Naruto annuì e racchiuse le scritte in due ovali sbilenchi, leggermente allungati ai lati*. -" Ti ricordi quando abbiamo litigato su di chi fosse la panchina?"- fece un cenno alla scritta, ghignando -" Ora è nostra."-

Sasuke si affrettò a posare nuovamente gli occhi sui documenti che si era portato dietro, cercando di mascherare il sorrisetto che gli era nato negli occhi.

 

19 November, fourty-nine years [49 anni]

Rome, Italy [Sasuke Uchiha]

From pancs you can reading a novel. [Sulle panchinepuoi leggere un romanzo]

 

Sasuke Uchiha distolse gli occhi dalla pagina che stava leggendo, sbattè più volte le palpebre e poi si decise a togliere gli occhiali da lettura, strofinandosi gli occhi. Quello che vide una volta sollevate le palpebre fu una macchia indistinta di giallo, verde e marrone, ogni tanto con qualche ombra nera che producevano le persone che passavano davanti a lui.

Ancora peggio, si disse, inforcando nuovamente gli occhiali da vista e solo allora il mondo riprese i suoi contorni distinti. Le sue diottrie erano cominciate a calare da quando si era recato in Giappone: sforzare così tanto gli occhi, stando ore ed ore davanti ai computer e a lavorare al microscopio finquando non cominciava a vedere tutto sfocato, l'aveva portato ad una forma grave di astigmatismo, e anche il fatto che i primi tempi non avesse portato assiduamente gli occhiali come gli aveva consigliato l'oculista [Per evitare di aumentare i gradi, gli aveva detto Kabuto a suo tempo.] non aveva fatto che peggiorare il suo problema.

Era rimasto nella sua terra natale per soli sei anni, ma aveva ottenuto più risultati lui che un qualunque altro medico al suo stesso livello di esperienza. Era stato lui l'unico chirurgo a mettere a punto, prima sul piano teorico e poi sul piano pratico, un vero trapianto di cervello.

Come già lui aveva pensato, i dottori alle dipendenze di Orochimaru erano già mille miglia più avanti rispetto a quello che l'opinione pubblica sapeva: avevano già  clonato diversi individui, compresi Kabuto e Orochimaru, e ben diciassette dei trentadue cloni erano vivi e perfettamente in salute.

Compreso quello del maestro.

Il solo ed unico problema di fronte al quale si era trovato Sasuke era stato sfruttare il corpo del clone per collocarci il cervello del suo datore di lavoro. Infatti i due corpi, avendo la medesima struttura cellulare e lo stesso DNA, avevano organi assolutamente intercambiabili tra loro, con un rischio di rigetto praticamente nullo.

Non potevano, però, limitarsi a trapiantare il pancreas sano nel corpo originale di Orochimaru, sarebbe stato inutile [Sasuke poteva tranquillamente affermare che l'unica cosa che funzionava bene in quella serpe schifosa era il cervello.]. Con tante belle parole e lusinghe affettate, l'uomo aveva fatto capire al neurochirurgo che lui era l'unico al mondo abbastanza ambizioso da tentare una follia come quella.

E di follia si trattava, se ne era reso conto solo alla vigilia della prima prova sperimentale: stavano per uccidere un individuo innocente per far continuare l'esistenza di un vecchio terrorizzato all'idea di morire.

Quanto si era sentito orgoglioso Sasuke quando aveva presentato il suo progetto, che aveva creato da solo, al personale medico che lavorava con lui...e soprattutto la pura adrenalina che gli era schizzata nel sangue quando gli era stato concesso il via libera all'unanimità!

Con il senno di poi, si era reso conto di essersi comportato come un idiota: aveva ucciso due persone solo per il suo tornaconto personale, solo per una gratificazione come medico. Se ci avesse pensato prima avrebbe potuto sottrarsi all'esperimento; se non fosse stato così accecato dalla sua brama avrebbe potuto anche salvare la vita a quel tale Kimimaro, ovvero il clone di Orochimaru.

Invece aveva avuto la brillante idea di capire la cavolata che stava facendo alla vigilia dell'intervento, quando ormai il ragazzo era già stato narcotizzato e pronto per il trapianto, e non aveva avuto altra scelta che cominciare.

L'operazione era durata a lungo perchè difficilissima e soprattutto di assoluta precisione; la rabbia di Sasuke verso il suo maestro, reo di averlo circuito con belle parole solo per ottenere l'immortalità, l'avevano portato a rendere l'operazione più lenta del dovuto, lasciando il cervello dell'uomo privo di ossigeno per più di venti ore*.

Anche se l'operazione era andata a buon fine ed Orochimaru si era risvegliato, le cellule celebrali avevano subito danni irreversibili ed ora l'uomo era bloccato su una sedia a rotelle, in stato vegetativo.

Sasuke si riscosse da questi pensieri del passato, che risalivano a più di quindici anni prima, tornando a leggere il libro che si era portato da casa. Se si concentrava troppo su quei ricordi rischiava di non dormire la notte, e non era consigliabile per un neurochirurgo arrivare a lavoro assonnato. E anche per il suo aspetto non era esattamente il massimo, l'insonnia.

Oltre al problema agli occhi, l'espressione sempre corrucciata del suo volto gli aveva fatto venire delle antiestetiche rughe d'espressione, soprattutto sulla fronte e agli angoli della bocca e i capelli che avevano cominciato ad ingrigire da due anni a quella parte erano coperti dalla tinta, grazie al cielo. Tutto sommato la sua situazione non era delle peggiori: il suo fisico era ancora tonico e slanciato e le rughe gli conferivano un'aria più interessante, ma Sasuke dovette rimangiarsi qualunque apprezzamento sul suo aspetto quando intravide Naruto.

Se per lui i segni del tempo non erano ancora molto marcati, per Naruto erano inesistenti: ancora biondissimo [E di certo lui non si tingeva.], non portava gli occhiali e sembrava identico all'ultima volta che l'aveva visto. Ad un esame più attento, però, Sasuke si accorse che c'era qualcosa che non andava.

L'uomo camminava a testa bassa, totalmente vestito di nero, e sembrava muovere le spalle come se avesse il singhiozzo. Quando finalmente arrivò vicino a lui, Sasuke si accorse che stava piangendo.

-" Cosa è successo?"-

Naruto si sedette lentamente, cercando di dominare gli spasmi nelle spalle con scarso successo. Quando riacquistò un po' il controllo gli lanciò un'occhiata liquida, disperata.

-" Sasuke..."- si coprì il volto con le mani.

-" Naruto, smetti di fare il cretino e dimmi cosa è successo."- afferrò il braccio dell'amico nel panico, non sapendo assolutamente come consolarlo. Era la prima volta che vedeva il biondo piangere, e lui non aveva mai consolato nessuno.

-" M-mio padre. E' morto."-

Sasuke ammutolì, limitandosi a stringere di più la presa sulla maglia dell'amico. Sentiva che Naruto voleva continuare a parlare, e non lo interruppe.

-" Mio padre era...Dio, Sasuke, mi ha insegnato a leggere e a scrivere, mi ha insegnato tutto quello che so! Ha-ha pianto al mio m-matrimonio, capisci? Piangevano lui e mia madre, come due fontane...s-sembra ieri quando ...Sasuke, non può...- gli si spezzò la voce e i singhiozzi fluirono liberi assieme a delle parole incomprensibili.

Sasuke frugò nelle tasche alla ricerca di un fazzoletto, lo passò a Naruto e si tirò indietro sulla panchina, poggiando la schiena alle stecche di legno.

-" S-s-sas-..."-

-" Sono qui Naruto. Ci sono. Sono qui."- gli sussurrò, fissando ostinatamente la schiena che l'altro, essendo chinato in avanti, gli rivolgeva.

-" Stavolta è toccato a te, scemo"- borbottò Naruto.

Sasuke staccò la schiena dalla panchina, avvicinando il viso all'orecchio dell'amico -" Sono un uomo che non ama avere debiti."-

Con un sospiro, il biondo strofinò con forza un'ultima volta gli occhi asciugando le lacrime e poi provò a sorridere, anche se il risultato che ottenne fu più una smorfia che un sorriso.

-" Devi ripagare tutte le volte che ho speso il mio tempo per te."-

Sasuke si accigliò -" Non esagerare, usuratonkachi. In tutta la mia vita ti ho visto tre o quattr...-

-" Compresa questa sono cinque."- lo corresse l'altro e quando il moro sollevò gli occhi al cielo in un gesto di stizza, cominciò  ad elencare le volte in cui si erano visti, contandole sulla punta delle dita -" Una volta ti ho salvato da quelle ragazze."-

-" Oh, per piac..."-

-" Un'altra volta, ti ho aiutato a prendere una decisione e non ho sollevato obiezioni."- lo interruppe alzando un altro dito.

-" Ci mancherebbe al...-

-" Ho passato il mio compleanno con te, e la torta che la mia mogliettina mi aveva preparato era sciolta quando sono tornato a casa."-

Sasuke gli lanciò uno sguardo di sufficienza -" Era meglio quando piangevi, usuratonkachi. E poi, sei sposato?"-

-" Non sviare, usura-coso - a proposito, cosa significa? Vogliamo ricordare la volta in cui ho reso stupenda questa panchina così scialba?"-

Sasuke lo fissò accigliato, poi sospirò e borbottò qualcosa che somigliava ad un insulto. Naruto lo ignorò, tirando su col naso e continuando a fissarlo. L'altro cominciò a sentirsi a disagio sotto quello sguardo accusatore e finse di essere molto interessato ad alcuni uccellini che volavano sui rami  degli alberi intorno a loro.

-" Grazie."-

La voce di Naruto era morbida, il viso lievemente rosso sulle gote. Distolse anche lui lo sguardo posandolo a terra. -" Si, insomma. Per essere venuto, e..."-

-" Piantala, usuratonkachi."- lo rimbeccò Sasuke, ma anche la sua voce era meno secca del solito.




Fine capitolo 2

 

Spiegazioni

*Shina:diminutivo di Kushina. Diciamo che l'ho inglesizzato.

*You moron: deficiente, ritardato. Teme, insomma

*I know english better than you: So l'inglese meglio di te.

*Usuratonkachi: testa quadra. Parola-tormentone di Sasuke, non potevo non metterla ^^

*Il logo di Naruto, in sostanza...xD

*Venti ore è il limite massimo entro cui il cervello può resistere senza ossigenazione.




Mi auguro che sia stata una letura piacevole.
A presto con il terzo e ultimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


Ed ecco l'ultimo capitolo della mia storiella. E' molto corto, ma spero vi piaccia.
Altre note alla fine. Immaginate sempre la vicenda ambientata in questo luogo:



Capitolo 3

First November, sixty-five years. [65 anni]

Rome-Italy.  [Naruto Uzumaki]

The panc is an utopy became concrete. [La panchina è un'utopia realizzata.]

 

 

Erano già le sei e trenta di sera e le nuvole coprivano un cielo sempre più scuro man mano che avanzava l'orario. Si sentì un tuono in lontananza, ma Naruto Uzumaki non ci badò più di tanto. Anche se non aveva l'ombrello c'erano sempre i portoni delle case, o qualche balcone un poco più sporgente.

Era mollemente seduto sulla loro panchina, indifferente alle occhiate di fastidio delle donne con i passeggini verso i suoi piedi che in un certo senso ostacolavano il passeggio. Naruto non se ne accorgeva, perché la sua mente era occupata a chiedersi dove accidenti fosse finito quello stupido, ed ancora più impegnata a convincersi che in realtà non gli importasse.

Insomma, aveva sessantacinque anni, ma era sempre il solito testardo. Voltò il capo prima a destra e poi a sinistra, nervosamente, e finalmente lo vide dietro una coppietta che passeggiava abbracciata.

Sasuke Uchiha avanzava sicuro, con gli eleganti occhiali scuri poggiati sul naso e il guinzaglio del cane nero in una mano. Con l'altra reggeva un bastone bianco che usava per tastare il pavimento davanti a sé nel caso in cui ci fosse stato qualche ostacolo.

-" Yo, stupido! Credevo ti fossi perso da qualche parte!" - gracchiò Naruto in direzione di Sasuke, leggermente stupito dal suo aspetto. Quest'ultimo storse il naso

-" Sempre il solito chiassoso, Naruto. Sei vecchio, ma sempre un idiota."-

Si fermò di fronte al biondo, tastando con il bastone le stecche di legno. Naruto gli fece posto, mentre Sasuke si lasciava cadere accanto a lui ed il cane nero si accucciava ai loro piedi. Il primo si chinò per accarezzarlo.

-" Ciao bello! Come ti chiami?"- grattò il cane sotto la gola, facendolo scodinzolare.

-" Ma non ti stanchi a stare con questo scorbutico ultrasessantenne?"-

-" Riesci a non dire qualcosa di incredibilmente stupido per qualche minuto?"-

Naruto rise, poi spostò gli occhi sull'amico e non riuscì a tenere a freno la lingua. -" Che è successo agli occhi?"-

Il sorriso che tirò fuori Sasuke fu amaro, cinico -" Secondo te, usuratonkachi?"-

-" Ma mi vuoi dire cosa significa quell' usura-coso?"-

-" E' la pronuncia del tuo nome nella mia lingua."-

Naruto sbarrò gli occhi. -" Davvero?"-

-" No."- Sasuke rimase impassibile. -" Un regalo della mia vacanza in Giappone."-

Naruto comprese che si rivolgeva alla sua cecità e decise di non dire più una sola parola in merito. Cambiò argomento velocemente -" Huh, sai che cos' è oggi?"- L'altro scosse il capo.

-" Sono esattamente cinquantacinque anni che ci conosciamo. Buone nozze d'oro, baby!*"-

-" Come lo sai?"- gli chiese il moro a bassa voce.

-" Uh...ho trovato un po’ di tempo fa un mio vecchio diario. Sai, non sono andato a scuola e mio padre mi ha cons...- si bloccò un attimo e riprese dopo un piccolo sospiro. -" Minato mi consigliò di tenere un diario per allenarmi a scrivere. E io ho trovato un appunto davvero simpatico, risalente ai miei dieci anni."-

-" Huh?"- mormorò Sasuke mostrandosi interessato.

-" C'era scritto "O incontrato un bambino davvero anticapito". Avevo scritto il verbo avere senza acca e sbagliato pure a scrivere antipatico."- rise allegramente.

Sasuke rimase col viso rivolto verso di lui per qualche momento.

-" Le nozze d'oro sono a cinquant’anni. Il solito stupido."- sospirò -" Non ti vedo, ma so che non sei cambiato affatto rispetto all'ultima volta che ci siamo incontrati."-

Il tono di voce dell'amico era davvero strano: un miscuglio tra rimpianto, rabbia e vergogna. Naruto cercò di sdrammatizzare cosciente che, per Sasuke, la sua cecità era qualcosa di più che un semplice difetto fisico.

-" Ma cosa dici? Ho un sacco di zampe di gallina, i capelli mezzo grigi e le mani piene di cal..."- ma Sasuke continuò a parlare, come se non lo stesse ascoltando affatto.

-" Sempre il solito. Niente è riuscito a cambiarti, neanche la morte di tuo padre. Io ho dato l'anima solo per..."- si bloccò improvvisamente, come realizzando solo allora di star esternando cose che probabilmente non aveva mai osato mettere a nudo.

-" Devo andare."-

Si alzò in fretta, stringendo saldamente il bastone nel pugno chiuso e tremante. Naruto si alzò con lui cercando di fermarlo.

Ci fu una breve colluttazione, intervallata da imprecazioni da parte di Sasuke e richiami da parte di Naruto, poi uno strattone più forte li fece finire naso contro occhio. Sasuke era più alto dell'amico di qualche centimetro, ma Naruto sentì comunque il respiro che usciva dalle sue labbra dritto sul proprio volto. Divenne rosso come un pomodoro, sollevato dal fatto che l'altro non potesse vederlo.

-" Naruto..."-sussurrò Sasuke, posando il bastone nella coppa della mano e passando le dita libere sul volto del biondo, sulla tempia, sulla guancia, sulle labbra. Si soffermò su di esse per un istante, mormorando qualcosa che somigliava ad un eccole. Arrivato al mento lo sollevò appena, chinandosi in contemporanea.

La testa di Naruto era in subbuglio, anche se il suo corpo era del tutto abbandonato.

Dio, mi sta per baciare! urlò una parte di lui, e un'altra borbottò un finalmente euforico. Entrambe, però, parvero non essere intenzionate a fermarlo.

Erano così vicini, così dannatamente vicini...respiravano l'uno l'aria dell'altro...

L'abbaiare furioso del cane li riscosse di botto, seguito da alcune gocce di pioggia che colpirono la fronte di Naruto. -" Piove."- borbottò.

Era irritato per essere stato interrotto da uno stupido quadrupede schizofrenico, ma la sua irritazione scomparve quando dal cielo cominciò a cadere pioggia a catinelle. In pochi secondi i due si trovarono inzuppati, e le persone che erano venute a passeggiare al parco erano sparite.

-" Devo andare."- ripeté Sasuke, ma non accennò a muoversi.

-" Ho la macchina, ti accompagno."- esclamò Naruto indicando alle sue spalle, in maniera metaforica, col pollice. Poi si ricordò che Sasuke non vedeva.

-" Non entrerò mai nel tuo macinino."- affermò il moro deciso. Naruto sbuffò e l'afferrò per il polso, ma lo lasciò subito non appena il cane di Sasuke, che fino a quel momento aveva scodinzolato allegramente sotto la pioggia, non cominciò a ringhiare.

-" Il tuo cane, Sasuke!"-

-" Giù, Juugo. Non mordere l'idiota."-

Il cane si sedette all'istante, con grande sollievo di Naruto. I due battibeccarono per un po', ma alla fine Sasuke acconsentì a lasciarsi accompagnare a casa. Accettò come se facesse un favore personale a Naruto, il quale non mancò di sottolinearlo.

-" Guarda che sono io che ti accompagno a casa."- esclamò vivacemente, mentre si avvicinavano alla macchina.

-" Non fosse per me, torneresti a casa zuppo, e magari vecchio come sei ti prenderesti un malanno...oh, il gradino."-

-" Ho il cane e il bastone per questo, Naruto. Lo so che c'è un gradino."-

-" ...Non sarebbe bello se ci vedessimo più spesso? Magari le nostre mogli potrebbero andare d'accordo...Oh, ma hai una moglie, sì?"- propose Naruto, speranzoso, mentre frugava nelle tasche per cercare le chiavi dell'automobile di fronte a lui. Sasuke era due passi dietro, con il cane di fianco.

-" Vederci più spesso? Sembra una proposta ambigua."-

Naruto non capì perchè quella frase lo colpì tanto, ma il suo corpo si mosse da solo senza che lui ci avesse pensato davvero.

-" Questo è ambiguo."- schiacciò Sasuke contro la sua macchina, pestando accidentalmente la coda al cane. Premette le labbra su quelle del moro e si sorprese moltissimo di essere pienamente ricambiato, come se Sasuke non stesse aspettando altro.

Incuranti della pioggia che tamburellava intorno a loro, incuranti degli uggiolii del cane in sottofondo, incuranti perfino delle macchine che passavano e li illuminavano con gli abbaglianti i due uomini continuarono a baciarsi, pigiati contro lo sportello della macchina blu di Naruto. Quando finalmente si separarono non ci furono sguardi sorpresi, né recriminazioni, né borbottii imbarazzati: entrarono nell'automobile [Sasuke si fece aprire la portiera da Naruto,dopo aver già portato il cane sui sedili posteriori.] e rimasero in completo e perfetto silenzio per qualche minuto, mentre il biondo faceva riscaldare il motore.

-" Allora è così."- mormorò Sasuke. Fissava dritto davanti a se, rigido come uno stoccafisso.

-" Già. Naty* piangerebbe tutte le sue lacrime, se lo sapesse."- rispose Naruto perfettamente a suo agio e soddisfatto, schiacciando la frizione.

-" Tayuya* ti spezzerebbe le ossa. Poi forse mi castrerebbe."-

-" Tayuya? Che nome è?"-

-" Giapponese. Ti rendi..."-

Naruto non gli fece completare la frase. Pigiò il freno anche se era appena partito, afferrò il viso di Sasuke girandolo e lo baciò di nuovo, a lungo. Non ci fu resistenza da parte dell'altro.

-" Ti assicuro che quella parte di me non è affatto vecchia."- rise Naruto quando lo lasciò andare.

-" Io non sono vecchio."- lo rimbeccò l'altro.

Sembrava più rilassato, giudicò il biondo lanciando una occhiata al passeggero, così si decise a fargli la sua domanda.

-" Prima, hai parlato di...dare l'anima, e poi ti sei bloccato. Cosa volevi dire?"-

Sasuke si irrigidì. -" Nulla."-

-" Cosa ti porti dentro, Sasuke?"- gli chiese Naruto serio.

-" Smetti di psicanalizzarmi, usuratonkachi. Mi hai semplicemente baciato, questo non ti da il diritto di..."- Sasuke si bloccò, e il sorriso che gli comparve sulle labbra non piacque affatto a Naruto -" Vuoi davvero sapere? Ho tradito la mia famiglia, disprezzato mio fratello, ucciso due persone solo per la mia brama di potere. Nonostante tutti i miei sforzi, Itachi continua ad essere migliore di me. Pensa,un misero pediatra che vale più di un neurochirurgo."- rise aspramente e il cane dietro di loro alzò di scatto la testa, che fino a quel momento aveva tenuto bellamente appoggiata sul sedile. Naruto ascoltò in silenzio, attendendo che finisse.

-" Ora sei contento, Naruto? Cosa ci hai guadagnato? Cosa hai ottenuto, sapendo che razza di persona sono?"-

Non rispose, ma afferrò la mano di Sasuke che era poggiata sul sedile nel più completo silenzio. Intrecciò le dita con le sue, e l'altro mandò un sospiro vago, ricambiando la stretta. Anche il cane riprese a sonnecchiare.

Il biondo guidò con una mano sola per qualche minuto, poi incontrò un semaforo rosso e fu costretto a fermarsi. Sasuke approfittò della sosta per avvicinarsi a Naruto, muovendo l'altra mano per trovare il suo volto. Il secondo lo guidò contro le proprie labbra, trovando divertente tutta la situazione in cui si era cacciato.

Lui, un sessantacinquenne con le mani callose e le zampe di gallina, amoreggiava con un altro sessantacinquenne dai capelli tinti e le rughe d'espressione marcate. Una persona che aveva visto sei volte in tutta la sua vita, che forse era un assassino e che l'aveva consolato nella sua traumatica maniera quando aveva avuto bisogno di lui . Un uomo che c'era sempre stato, del quale sapeva poco ma che in un certo senso aveva sempre avvertito di fianco e dentro di sé.

Sospirò quando il bacio finì, lanciando una occhiata al semaforo e trovandolo arancione.

Ridacchiò -" Abbiamo fatto scattare il semaforo."-

-" Hn. Le nostre mogli sarebbero andate d'accordo, vero?"- lo scimmiottò Sasuke.

L'altro rise allegramente -" Oh, magari Naty e Tayu-cosa diventerebbero amiche. Oppure i nostri figli..."-

-" Niente figli"-

-" Ah...ecco il verde!"- esclamò il biondo premendo il piede sull'acceleratore.

Furono le ultime parole di Naruto, e le ultime parole che Sasuke sentì, prima dell'incidente.

 

 

CRONACA NERA

Roma, brutale incidente su una delle vie centrali della città.

 L'irresponsabilità miete altre due vittime.

Terzo incidente in due settimane provocato dal non rispetto del codice della strada.

 

Roma, 1 Novembre- E' avvenuto il Giorno dei Santi il violento incidente in cui sono rimaste coinvolte una piccola utilitaria blu e un bus urbano. I due autoveicoli si sono scontrati ad un incrocio nella via principale di Roma, alle sette ed un quarto circa. L'unico testimone oculare, una giovane donna di venticinque anni che in quel momento stava tornando a casa a piedi, ha visto con i suoi occhi il bus cittadino non rispettare il semaforo e travolgere a più di novanta all'ora l'altra macchina, occupata da due uomini.

I cadaveri sono stati identificati: il conducente, Naruto Uzumaki, è rimasto ucciso sul colpo, schiacciato dalla violenza dell'impatto. Il passeggero, Uchiha Sasuke, noto chirurgo, è morto poche ore dopo nello stesso ospedale in cui aveva lavorato fino a cinque anni prima.

Danzo Rodaime*, conducente del veicolo pirata, è in perfette condizioni ma sotto choc.

Dovrà rispondere all'accusa di omicidio colposo ed omissione di soccorso, giacché dopo lo scontro l'uomo ha abbandonato il veicolo senza avvertire l'autoambulanza, che è stata invece chiamata dalla giovane donna che ha assistito alla scena....

 

 

 

 

Fine capitolo 3

 

 

Significati.

*Baby: bimbo, bimba. Usata spesso come aggiunta dialettica e non nel vero senso della parola...un po' come il nostro "Bella/bello"

*Naty: diminutivo di qualche nome. Io ho pensato ad Hinata come moglie di Naruto, quindi Naty è lei, per me. Naruto nella mia fiction è Irlandese, e spesso abbreviano i nomi in questo modo.

*Tayuya: una dei Quattro del Suono. L'ho resa moglie di Sasuke. [crudeleH]

*Rodaime: forma sincopata di Rokudaime, sesto Hokage. Ebbene sì, Danzo è il Sesto Hokage. Qui ho fatto di lui un assassino, anche se adoro il personaggio. Insomma, mi sembra il tipo di automobilista che non rispetta il codice della strada.

 

 

 

 

 

 

Note di fine fiction.

Diciamo che ho cercato di ricreare, con questa fiction, il mondo di Naruto, cercando al tempo stesso di rendere la storia verosimile.

Naruto è di nazionalità Irlandese, non c'è un anno preciso ma diciamo nel periodo in cui l'Irlanda lottava per l'indipendenza dall'Inghilterra. Ecco gli scontri armati del primo paragrafo.

Sasuke è giapponese,ho tentato di riproporre la storia e le ambizioni della sua famiglia così come erano nel manga. Non so se ci sono riuscita.

E' stata una fatica scrivere questa fiction, e non sono proprio soddisfatta del risultato. Poiché sono partita da zero, ho preferito non mettere troppa carne al fuoco, concentrandomi solo su Sasuke, Naruto e il  loro rapporto. Ho speso quante più parole possibili sugli altri personaggi, insomma, ho fatto quello che ho potuto^^

Grazie per l'attenzione^^




Note di fine Fiction: un anno dopo.

La prima reazione che ho avuto leggendo questa storia per intero, è stata chiedermi "Ma l'ho scritta davvero io?".
Perché, nonostante lo stile di un anno fa sia diverso [ma non troppo] da quello attuale, questa è comunque una storia, come dire... precisa.
Io in genere sono molto, molto critica verso il mio operato, ma inspiegabilmente questa storia la considero tutt'ora uno dei miei lavoretti più riusciti, se non IL lavoretto più riuscito.
E' una cosa vagamente inspiegabile, huh? E' come se questo fosse il mio canto del cigno xD
E devo dire che ho scritto parecchio da allora. Comunque, spero sia piaciuta anche a voi.
Grazie per lettura, commenti, preferiti e quant'altro. Grazie grazie grazie!
A presto con qualche altro lavoretto <3

E.

P.s: Juugo il cane.... hehe. Ma come mi sono venute in mente certe cose?

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