La Dama di Picche di Karmilla (/viewuser.php?uid=28965)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3, con Fanart di NinfeaBlu ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4, con Fanart di NinfeaBlu ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5, con Fanart di NinfeaBlu ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6, con Fanart di NinfeaBlu ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11 Oscar's P.O.V. ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 12 André's P.O.V. ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 13 ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 14 ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 15 ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO1 ***
dama1
Ciao a tutte, eccomi qui con una nuova
storia, che spero gradirete. Il racconto sarà principalmente a
due voci, riconoscibili perché saranno due colori diversi. Come
sempre, ogni commento, critica, suggerimento, constatazione ecc ecc
sono non solo ben accette, ma soprattutto graditissime e necessarie
affinché questa storia possa risultare piacevole alla lettura!
E' mattina, me ne accorgo dalle luci che filtrano attraverso le finestre.
E' mattina, il mondo si sta
risvegliando, la natura si sta risvegliando e anche questa casa si sta
risvegliando. Tra poco comincerò a sentire le cameriere che
vanno su e giù per i corridoi, Nanny che dà i suoi ordini
neanche fosse mio padre e probabilmente tra poco qualcuno verrà
a bussare alla mia porta per vedere se sono sveglia e per avvisarmi che
la colazione è pronta.
Ma nessuno sa che questa notte non ho
chiuso occhio. Per terra, in un angolo c'è un abito, lanciato
con rabbia, che per ironia ha preso la forma di un fantasma. E' giusto,
è servito per mascherare, per inventare qualcuno che non esiste,
ora è giusto che abbia questa forma. Mi alzo e guardo il
disordine che c'è in questa camera: le scarpe gettate in maniera
scomposta, lo scialle buttato sulla toeletta, i gioielli sparsi sul
pavimento, il corsetto gettato sulla poltrona. A vederla da fuori,
questa potrebbe sembrare la stanza di una donna che abbia trascorso una
notte di passione incontrollabile con il suo amante, una passione
così travolgente che l'ha spinta a strapparsi i vestiti di dosso
prima di gettarsi nelle braccia del suo amante. In apparenza...solo in
apparenza...
Che triste realtà, la mia. I
vestiti e tutto il resto li ho strappati, si, ma per la rabbia,
l'umiliazione, il disincanto. Sciocca, Oscar, sei una sciocca! Pensare
di agghindarsi come una damina per conquistare Fersen e sentirsi dire
in faccia quello che non hai mai voluto capire...sei il suo migliore
amico, non ti considera neanche una donna.
Ora devo solo raccogliere tutta
questa roba e gettarla in fondo all'armadio, fare finta che la notte di
ieri non sia mai esistita e ritornare alla vita di tutti i giorni. Si,
farò così e devo farlo subito, prima che arrivi qualcuna
delle domestiche, o Nanny, o peggio ancora André! No, l'ultima
cosa che voglio è vedere André questa mattina, non lo
sopporterei, riderebbe di me, del mio stupido tentativo e mi
toccherebbe subire le sue prediche contornate da vari “Te l'avevo
detto io!”
Dio, che mal di testa...me ne tornerei a dormire, altro che andare a Versailles...
Sento qualcuno che bussa alla porta
d'ingresso, sento delle voci provenire dall'atrio. Chissà chi
può essere così presto.
E' appena
arrivato un messo da Versailles che richiede con urgenza la presenza
mia e di Oscar al cospetto delle Loro Maestà. La mia presenza? E
cosa vorranno mai da me? Forse dovrò accompagnare Oscar in
qualche nuova missione, può essere.
Certo che non
abbiamo mai un attimo di pace, noi due. Siamo tornati da Saverne da
pochi giorni e già ci rimettono al lavoro! Che stupido, parlo di
me come se fossi allo stesso piano di Oscar, povero illuso. Non lo sono
e non lo sarò mai, se avevo qualche speranza, ci ha pensato lei
a cancellarla definitivamente ieri sera, andando a quel ballo senza di
me, perché io non servivo, anzi sarei stato d'intralcio. Come
avrebbe potuto comportarsi da donna con me presente? Ovvio che non mi
volesse.
Ma è
meglio così, non avrei sopportato di vederla civettare come una
qualsiasi damina della reggia, arrossire nascondendosi dietro al
ventaglio, sbattere le ciglia con aria innocente, e tutte quelle
diavolerie che le donne fanno per attrarre gli uomini. Non lei, non la
mia Oscar...
L'ho vista rientrare, ma lei non mi ha visto. Non sembrava felice, mi sembrava che piangesse.
Non è ancora scesa, non è da lei.
Bene, visto che non scende, salgo io, tanto la scusa ce l'ho, devo recapitare questo messaggio.
Bussano, no, vi prego no....
“Oscar? Oscar sei sveglia? Sono io,André.”
Bene, benissimo, l'ultima persona che volevo vedere. E se faccio finta di dormire?
“Oscar! Apri questa porta! Tanto lo sai che rimango qui a bussare finché non apri!”
Va bene, mi ha convinto, tanto lo so che con la cocciutaggine di André non ho speranza.
Apro e ti lascio entrare, non mi sfugge lo sguardo sbalordito che lanci alla stanza.
“Oscar, ma cosa è successo qua dentro?”
“Nulla, perché? Ti sembra che ci sia qualcosa fuori posto?”
“Qualcosa? Direi che facciamo prima a dire cosa è rimasto a posto!”
“André, cosa vuoi?”
Mi guardi perplesso, scusa, sono stata
dura. Non volevo, ma adesso non sopporto la tua ironia, tanto
più che so dove vuoi andare a finire.
“Oscar, è arrivato un messo da Versailles, dobbiamo presentarci in udienza dal Re e dalla Regina”
“Tutti e due?”
“Si.”
“Oh. E non sai il motivo?”
“No, il messo non ha detto nulla.”
“Va bene. Allora prepariamoci e andiamo.”
La mia voce dura non ammette repliche,
tu capisci che è un congedo fai per andartene, ma prima ti volti
e mi dici, con quel tono di voce dolce che oggi proprio non sopporto.
“Oscar...va tutto bene?”
“Si, non si vede?”
“Si...si...scusa...è solo che...comunque, se vuoi parlare, sai che per te ci sono sempre.”
Non ti rispondo e lascio che te ne
vada. Lo so che per me ci sei sempre, André, lo so, e questo sta
diventando un problema. Perché tu ci sei e invece chi vorrei ci
fosse non c'è?
Siamo al cospetto del Re e della Regina, a quanto pare la missione questa volta riguarda entrambi.
Dopo i vari
convenevoli e ringraziamenti per aver salvato la Corona dallo scandalo
della collana, il Re ci sta informando di un nuovo pericolo che pare
sia a corte questa volta.
“...e
così, Madamigella Oscar, una serie di nobiluomini sono stati
misteriosamente derubati e pare che questa storia vada avanti da
mesi.”
“Quindi io dovrei catturare questo fantomatico ladro?”
“No, cioè si...però questa sarà una missione diversa...”
Il re tentenna,
perché? E la Regina arrossisce??? Ma cosa sta succedendo, anche
Oscar è perplessa, mi guarda e cerca nel mio sguardo un segnale,
segnale che non arriva, perchè neanche io ho capito nulla.
“Maestà, non capisco...”
“Vedete,
Oscar, questa volta abbiamo bisogno di André. Voi dovrete
coprirgli le spalle ed intervenire nel caso lui si trovasse in
pericolo.”
“André?
E perché mai André? Voglio dire, è bravissimo e lo
sappiamo tutti, però...”
“Oscar, abbiamo bisogno di André perché questa volta è necessario che si un uomo ad agire”
Ecco, le parole magiche per far scattare i nervi di Oscar. Uno, due, tre...eccola che parte!
“Un uomo!
Con tutto il dovuto rispetto, Maestà, non penso di aver mai
sfigurato a confronto con un uomo! Comando la Guardia Reale da quando
avevo quattordici anni, non mi sono mai tirata indietro in nessuna
sfida e quindi...”
“Oscar calmatevi, vi prego...”
Il Re sta annaspando, sta cominciando a sudare, ha preso un fazzoletto e si sta asciugando la fronte, mi viene quasi da ridere!
“Mia
Regina, vi prego, intervenite voi...”, eccolo qui, il grande
Luigi XVI che ha bisogno della sua Regina per tirarsi fuori dai guai!
“Oscar,
vi prego, non fraintendete Sua Maestà, sapete benissimo quale
stima entrambi nutriamo nei vostri confronti. Il fatto è che
questo ladro è in realtà una ladra...”
Oscar guarda la Regina in silenzio, io comincio a preoccuparmi.
“E il
motivo per cui siamo venuti a sapere solo adesso della sua esistenza
è perché i suoi metodi sono tali da aver impedito alle
vittime di parlarne prima per la troppa vergogna...”
Oscar è sempre più perplessa, e io pure.
“Oscar,
ve lo dirò senza tanti giri di parole. Questa donna noi non
sappiamo chi sia. Si intrufola nei balli, si avvicina ai nobili, li
seduce e poi li deruba. Il problema è che al loro risveglio le
vittime non ricordano nulla dell'accaduto, quindi non abbiamo idea di
che aspetto possa avere questa donna. L'unica traccia che abbiamo
è il fatto che lei lasci sul cuscino una carta da gioco, la dama
di picche.”
“E...scusate...ma perché vi serve André?”
Oscar! Possibile che tu non l'abbia capito?
“Oscar...André deve fare da esca.”
“Allora
posso farlo io! Non è necessario mettere in mezzo lui. Non
è un problema per me farmi passare da uomo, lo sapete...”
“Oscar,
benedetta ragazza! Ma possibile che non lo capiate? Se questa donna
ruba seducendo prima le sue vittime, non pensate che sia il caso che
arrivata al dunque si trovi davanti ad un vero uomo??? Non devo mica
spiegarvelo, vero?”
Oscar è
arrossita vistosamente e credo di averlo fatto anche io. E così
devo fare da esca? Farmi sedurre da una ladra? E Oscar? Dovrà
mica stare dietro ad una tenda a godersi la scena? No, tutto questo
è assurdo. Ci alziamo, ci congediamo e usciamo. Oscar mi
precede, non mi parla, guarda il pavimento. Monta a cavallo ed è
pronta ad andare a casa. Devo fare qualcosa per allentare la tensione.
“Oscar, cosa ne pensi di quello che ci hanno detto il Re e la Regina?”
“Non lo so.”
“Sai cosa
penso? Che tutto sommato questa esperienza ha i suoi lati interessanti,
almeno mi si prospetta una missione divertente, ti pare?”
Mi trafigge con uno sguardo assassino, tanto che me ne spavento.
“Ma bravo André! L'unica cosa che pensi è che potresti infilarti nel letto di qualche donna?”
Lancia il
cavallo al galoppo e mi lascia qui impalato a guardarla mentre si
allontana. Non credo di essermi sbagliato nel vedere che stava
piangendo.
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 ***
dama2
Non vedo Oscar
da ieri, appena arrivata a casa si è chiusa in camera sua, non
ha voluto cenare, aveva mal di testa, ha detto mia nonna. E anche
stamattina, è andata a Versailles senza di me, proprio adesso
che la nuova missione mi riguarda così da vicino... E' strana,
dalla sera del ballo non mi sembra più lei. Ormai
sono sicuro che sia successo qualcosa di spiacevole quella sera, e mi
pento di non aver dato retta al mio istinto che mi diceva di seguirla!
Però, cosa può essere mai successo? Che Fersen non
l'abbia notata? O peggio, che l'abbia notata ma che abbia cercato di
sedurla? Dio, non ci posso pensare o impazzisco di gelosia! Oscar, la
mia Oscar, tra le braccia di Fersen? No, non deve essere, non
dovrà mai essere!
Spero che torni
a casa presto, almeno con la scusa di sapere se ci sono novità
sulla prossima missione avrò l'occasione di parlarle, e anche
della battuta infelice di ieri...non volevo offenderla, volevo solo
cercare di scherzare...
Ma cosa sta succedendo? Una
congiunzione astrale così negativa dubito che si sia mai
verificata nella storia dell'umanità! Prima Saverne, Jeanne e
tutto il resto, io che chiamo nella mia testa André e lui che
non si sa bene perché arriva, neanche mi avesse sentito. Poi il
ritorno di Fersen dall'America, lui che prima mi dice di aver
dimenticato la Regina, accendendo in me la speranza, poi ritratta,
facendomi desiderare di fargliela dimenticare con quell'assurda
pantomima alla quale mi sono abbassata. E mica finisce qui! No, una
nuova missione in cui dobbiamo dare la caccia ad una ladra cortigiana
che si infila nei letti dei nobili, André che deve prestarsi a
questo assurdo gioco e va bene, dico io, siamo a servizio di sua
Maestà e quindi facciamolo. Ma questo è troppo! Dobbiamo
trasferirci alla Reggia finché la missione non sarà
conclusa, io sarò sollevata dall'incarico a favore di Girodelle
durante questo periodo, ma la cosa assurda è che io e
André agiremo in incognito! André dovrà farsi
passare per il Duca Etienne de Bassompierre, mi viene da ridere solo a
pensarlo, e io sarà la Contessa Françoise de Mont-Fleury,
lontana parente di Girodelle, con tanto di stanze alla reggia e
guardaroba in tema!
Avevo giurato che mai più avrei
indossato abiti femminili e ora non solo sono costretta per il ruolo
che ricopro, ma rischio pure di incontrare Fersen e quindi farmi
riconoscere. Se sono riuscita a rimettere piede alla reggia è
solo perché lui non mi ha riconosciuta quella sera, ma adesso,
adesso....
Preferisco non pensarci per ora. E'
meglio che aggiorni André sugli sviluppi e su quello che so di
questa ladra, prima cominciamo, meglio è.
“André, André! Dove sei?”
“Eccomi, Oscar. Ti stavo aspettando in cucina con mia nonna. Cosa succede?”
“Vieni nella mia camera. Ho delle novità riguardo alla missione.”
Come sempre André ubbidisce
senza battere ciglio. André, ti vedrò mai reagire al mio
sgarbo? Perché sopporti i miei malumori con così tanta
docilità? Lo so che con te sono davvero indisponente in questi
giorni, ma non posso farci nulla, sei l'unica persona con la quale io
mi sento libera, con la quale non fingo. Ti prometto che appena mi
passerà ti chiederò scusa, amico mio.
Secondo me,
questa missione è assurda e folle. Oscar è qui di fronte
a me e mi racconta tutto ciò di cui ha parlato con la Regina e
con Girodelle. Abbiamo una mappa di Versailles, stiamo analizzando le
stanze nelle quali la ladra ha “colpito”, stiamo
ipotizzando le possibili mosse e i possibili moventi, ma stiamo
brancolando nel buio. Poi improvvisamente realizzo ciò che Oscar
mi sta dicendo.
“Queste saranno le nostre stanze, André”.
Mi dice indicando due stanze vicine.
“E sono comunicanti.”
“Comunicanti?”
“Si,
potremo entrare e uscire liberamente da queste stanze. Non dimenticarti
che devo tenerti d'occhio e quindi è ovvio che io possa piombare
nella tua camera in qualsiasi momento!”
Mi dice con una
banalità che mi fa sentire davvero stupido. Ma immagino anche la
possibile scena, lei che entra in stanza mentre sono in altre faccende
affaccendato, e scoppio a ridere.
“Cosa c'è di così divertente, André?”
Stavolta non voglio farla arrabbiare, cercherò di essere diplomatico.
“Nulla, e
che pensavo che forse è il caso di stabilire un codice...sai,
potrei o meglio, secondo gli ordini dei Sovrani, dovrei essere
spesso...impegnato...in quella stanza.”
Oscar arrossisce, ma questa volta non inveisce, per fortuna.
“Si, forse hai ragione...potrebbe essere imbarazzante...”
Già,
molto imbarazzante. Anche perché vorrei che fossi tu quella
impegnata con me in tali attività, non vorrei mai che tu mi
vedessi con un'altra, mai. Inoltre, non so neanche se sarò in
grado di compiere una tale missione. Come faccio ad infilarmi nel letto
con qualcuna che non sia tu?
Non ti sfugge il fatto che io sia con la mente altrove.
“André?”
Mi chiami, ma non hai il solito tono da comandante, hai un tono dolce, da bimba. Conosco quel tono, vuoi parlare.
“Si?”
“André, senti...ma tu cosa ne pensi di questa storia?”
“Cosa
vuoi che ti dica? Tu sei il Comandante delle Guardie Reali e quindi sei
tenuta ad ubbidire ai Sovrani, io sono io tuo attendente e quindi devo
seguire i tuoi ordini. Fine della storia”
“Si, è vero, però, non ti senti...a disagio?”
Se mi sento a
disagio? Vorrei morire solo al pensiero di quello che dovrò
fare, altro che disagio! Ma non posso dirtelo, in questo momento hai
bisogno che io mi dimostri forte per entrambi.
“No, perché?”
Alzi un sopracciglio, mi accorgo di aver dato la risposta sbagliata...
“Certo,
che sciocca! Sei un uomo, ti viene data la possibilità di,
com'è che hai detto la volta scorsa? Ah, si, di compiere una
missione divertente,
perché mai dovresti sentirti a disagio? Non devi neanche fare lo
sforzo di cercare di conquistare una donna, devi stare lì buono
buono e aspettare che conquistino te! Hai ragione, deve essere
divertente vedere le donne che ti strisciano ai piedi e poter scegliere
con quale di loro sfogare i tuoi istinti!”
Il tono della
tua voce è man mano aumentato, insieme al rossore del tuo viso.
Sei furiosa, ma non sono io la causa della tua rabbia, sono solo la tua
valvola di sfogo. Ma questa volta non ci sto! Provo a parlare, ma tu
continui il tuo monologo.
“E
inoltre non pensi ai rischi che corri? Forse ti è sfuggito cosa
fa questa ladra, e non mi riferisco alla parte divertente, quello penso
che tu lo sappia anche meglio di me, mi riferisco al piccolo
insignificante dettaglio che al mattino dopo le vittime non ricordano
nulla! Secondo te come fa? Te lo sei chiesto? Io si, e temo che questa
donna sappia usare qualche artificio, qualcosa che abbia a che fare con
la magia nera o cose del genere, ma tanto a te cosa importa,
vero?”
“Oscar?
Di chi diavolo stai parlando? Perché è evidente che non
stai parlando di me, o almeno lo spero. Ma in caso contrario, cara la
mia Oscar, sappi che non mi serve una missione così solo per
potermi sfogare! ”
Mi avvicino e ti guardo dritta negli occhi. Attenzione, Oscar, ora ti disarmo.
“E per
tua informazione, si, mi sono chiesto come fa e sono giunto alla tua
stessa conclusione. Prima ho pensato a dei sonniferi, ma poi ho capito
che non può essere, perché il sonnifero non ti altera la
memoria. Allora ho pensato anche io a qualche trucco che possa
manipolare la mente, e credimi, ne sono più spaventato di te,
visto che probabilmente dovrò subirlo, ti pare? E un ultima
cosa...sono ancora in grado di scegliere da solo le donne con le quali
mi voglio sfogare, non ho bisogno della copertura del Re! Allora, te lo
richiedo. Di chi diavolo stai parlando?”
Ti avessi tirato addosso una secchiata di acqua gelata, saresti stata meglio. Ti ho messa a nudo, non te l'aspettavi.
“Io? No...nulla...scusa, mi sono lasciata trasportare...”
“Dal rancore. L'ho capito. Ma perchè, o meglio per chi?”
Temo di sapere la risposta, e non so se voglio sentirla, ma ormai il vaso è stato scoperchiato.
Non posso continuare a nascondermi,
non con te. Ho provato a starti lontana per qualche giorno, ma è
inutile, solo a te posso confidare il mio dolore, solo a te posso fare
vedere la mia debolezza. E così ti racconto tutto, tutto quello
che è successo quella sera, tutto quello che ho fatto quando
sono tornata a casa e alla fine del discorso non ho il coraggio di
guardarti in faccia.
E invece tu ti avvicini, mi sollevi il
viso e mi guardi, regalandomi uno di quei bellissimi sorrisi che sono
solo per me, che mi fanno tornare indietro alla nostra infanzia, a
quando già allora mi aiutavi a rialzarmi quando cadevo.
“Oscar, ma perché non sei venuta a raccontarmelo subito?”
Perché? Ma perché mi vergognavo e mi sentivo stupida, ma questo proprio non posso dirtelo.
“Senti, Oscar. La mia opinione
su Fersen la conosci. So che ti da fastidio perché per te lui
è un eroe invincibile, ma secondo me è solo un codardo e
anche un po' ottuso. Come abbia fatto a non riconoscerti io non lo so,
per me è impossibile. Eri talmente bella da togliere il
fiato.”
“Si, come no! Me lo dici solo per farmi stare meglio!”
“No, no, Oscar, te lo dico
perché lo penso! Lo sai che non dico bugie solo per indorarti la
pillola! Non biasimarti per quanto è successo. Ora hai capito
che Fersen non fa per te. Lui ama la Regina e sarà così
per sempre, devi fartene una ragione. Hai commesso una debolezza, una
debolezza tipicamente femminile, permettimi di dirlo. Ora mia cara,
devi affrontare la conseguenze. Andremo a Versailles e faremo cosa ci
è stato ordinato, e se Fersen ti riconoscerà, dovrai
affrontarlo, una volta per tutte”.
E sia, farò come dici tu.
Sarò Françoise e tu
sarai Etienne, e succeda quel che deve succedere. Di una cosa devo
darti merito, però, sei molto razionale, André. Non ti
avevo ancora detto nulla e già avevi tracciato un panorama della
situazione, sei incredibile.
Sarò Françoise,
imparerò ad essere Françoise. Spero solo essere in grado
di proteggerti, temo che questa Dama di Picche sarà un
avversario molto duro.
Carissime! Non mi aspettavo
così tante recensioni!! Grazie, grazie e ancora grazie. Allora,
avete già capito che questa storia sarà molto più
leggera della precedente, e soprattutto navigheremo in altre acque...Io
mi sto divertendo a scriverla e ad immaginarla, spero che vi
divertirete anche voi nel seguirmi.
Grazie per gli apprezzamenti ricevuti,
mi avete commossa! Questa volta non vi rispondo singolarmente
perché non ho avuto molto tempo, ma lo farò, promesso.
Ancora grazie, grazie, grazie.
|
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3, con Fanart di NinfeaBlu ***
dama3
Dunque, eccoci
qui, in ritardo mostruoso e per questo me ne scuso. Speravo di poter
lavorare un po' di più durante l'estate, ma il pc mi ha
abbandonato per lungo periodo e solo da poco ho di nuovo accesso al
mondo virtuale. Grazie a tutte per le recensioni ai due capitoli
precedenti, purtroppo non sono stata in grado di rispondere a tutte, ma
conto di rifarmi appena possibile.
Vi lascio a
questo nuovo capitolo, e come sempre aspetto i vostri preziosi
commenti, suggerimenti, critiche e tutto ciò che vi viene in
mente. Buona lettura!
E così il gran giorno
è arrivato, oggi ci trasferiamo a Versailles, la carrozza che mi
porterà a corte è arrivata e devo andare, mi attende una
lunga preparazione per il mio debutto di questa sera. Ho dovuto
subire le mille raccomandazioni di Nanny, corredata da pianti isterici
alternati a lacrime di commozione contornati da vari La mia bambina si
vestirà con abiti bellissimi e non potrò vederla! Avrei
voluto sparire, specialmente quando lo diceva davanti a mio padre,
così fiero ed orgoglioso per la missione che è stata
affidata al suo valoroso figlio.
Come al solito, non ha capito nulla. Non ha capito cosa vuol dire per
me, non ha capito cosa vuol dire per André. Comincio ad essere
stanca di essere considerata, anzi, considerati, delle marionette...noi
siamo due esseri umani, un uomo e una donna...un uomo e una donna? Ma
come diavolo mi è venuto in mente? No, ferma, Oscar! Tu sei il
comandante delle Guardie Reali e André è il tuo
attendente, non dimenticarlo mai, dopotutto sono giorni che ci
prepariamo, ormai il piano è pronto e resta solo da attuarlo. Ho
passato interminabili ore a parlare con Girodelle per quanto riguarda
la parte pratica, e so che farà un buon lavoro. E' preoccupato
anche lui, ma non lo da a vedere, nasconde la sua preoccupazione con
una serie di battute sul mio possibile aspetto con abiti femminili e su
quanto lui possa starmi addosso dato che sarà un “mio
parente”. Devo ammetterlo, mi ha fatto ridere parecchio, forse
avrà pensato che fossi spaventata, chissà. Non che non lo
sia, ma in realtà mi sento, mi sento...turbata, ecco, si,
turbata è il termine adatto. Non sono mai entrata in un salotto
femminile, ma se si rivelerà simile al pomeriggio
trascorso con Maria Antonietta, allora preferisco di gran lunga
continuare a comandare uomini tutta la vita, al diavolo lei e le sue
insinuazioni!
Lo faccio per il vostro bene,
mi ha detto con quegli occhioni da cerbiatto! Ma come diamine le
è venuto in mente di fare quelle riflessioni su André! Io
non mi sono chiesta perché avessero scelto lui, non ce n'era
bisogno, siamo entrambi al servizio dei Sovrani e questo per me
è una ragione più che sufficiente, che bisogno aveva di
dirmi che André è stato scelto per la sua avvenenza? E
poi, chiedermi se davvero non mi sia mai accorta di quanto sia bello?
Stiamo parlando di André? Come se io stessi a guardarlo tutti i
momenti! André è André, lo conosco da quando
eravamo bambini, come posso pensare a lui come se fosse un uomo
qualunque!
Perché è giovane, bello, con due occhi che sciolgono anche le statue di ghiaccio, ha detto la Regina, facendomi rimanere a bocca aperta.
Ma il culmine lo
ha raggiunto quando mi ha chiesto se fossi stata gelosa vedendo
André che riservava o riceveva attenzioni da altre donne. Non
sapevo cosa risponderle.
“Gelosa, Maestà? E perché?”
“Perché
fino ad ora André non si è mai staccato da voi, e voi da
lui. Ditemi Oscar, tra voi due c'è qualcosa?”
“Ma no, cosa dite!”
“Oscar,
siate sincera con me. La missione che vi è stata affidata
è dura, il vostro legame sarebbe in pericolo se...”
“Maestà,
scusatemi, ma siete davvero convinta di quello che dite? Davvero
credete che tra me e André possa esserci qualcosa? E'
assurdo!”
Perché la Regina continuava a guardarmi come se fossi io quella che non ha capito nulla?
“Oscar...io
mi sento morire ogni volta che Fersen rivolge la parola a qualche
dama...non dovete nascondervi con me...”
“Maestà,
non voglio mancarvi di rispetto, ma per favore, ora basta. Quello che
c'è tra voi e Fersen non assomiglia neanche lontanamente a
quello che c'è tra me e André, anzi...”
Anzi, vorrei che
quello ci fosse tra Fersen e me, ma non potevo dirlo. Mi infastidisce
il fatto che però Maria Antonietta non mi abbia creduta, sembra
davvero convinta che tra me e André ci sia qualcosa. Volevo
riderle in faccia, ma temo che se le confessassi come mi sento adesso
sarebbe lei a ridere.
Da quando sono
tornata a casa non faccio altro che accavallare le sue parole
all'immagine di André, e ho cominciato di nuovo a trattarlo male.
Ieri sera ci
siamo visti per continuare a parlare di questa missione ed ero
distratta, le parole della Regina continuavano a rimbombarmi in testa.
E' vero, è bello e l'ho sempre saputo, ho sempre notato gli
sguardi che molte donne a Versailles gli lanciavano. Ha due occhi
stupendi, verdi come un prato di primavera, due occhi che trasmettono
tranquillità, sicurezza e protezione, tutte cose che finora ha
riservato a me soltanto, ma chi mi dice che sarà sempre
così?
Non mi sono mai
accorta di che uomo fosse perché è sempre stato con me,
ma da ieri un pensiero mi continua a tormentare...e se questa missione
ci allontanasse? Io sono condannata ad essere un soldato per tutta la
vita, ma lui...se ora, essendo libero di muoversi diversamente, senza
di me, si innamorasse e se ne andasse.... Temo davvero che questa
missione possa allontanarci, e non voglio perdere il mio migliore
amico, mio fratello.
Me ne sono andata senza neanche salutarlo, non sono riuscita a parlargli dopo la discussione di ieri sera.
Dannazione, ma perché riesco solo a farlo soffrire e non riesco mai a dirgli che ho bisogno di lui?
Vedo allontanarsi la carrozza che sta portando Oscar a Versailles, io la seguirò a breve.
E così si comincia, stasera ci presenteremo alle loro Maestà e daremo il via a questa farsa.
E'
da stamattina che uno stuolo di servitori della Reggia entra ed esce
dalle stanze mie e di Oscar per portare a corte ciò che serve, e
ne ho già la nausea. Mia nonna mi guarda in cagnesco da quando
ha saputo in che cosa consiste veramente la mia missione, e si che
prima di saperlo era così fiera! Però la capisco, lei ha
una certa morale e quindi non riesce a comprendere come si possa
giocare così con i sentimenti e con il sesso. A dir la
verità non lo capisco neanche io. Certo che se non avessi Oscar
sempre in mente, forse avrei meno remore, ma così.... E poi, non
so, c'è qualcosa che ancora mi sfugge nell'atteggiamento di
Oscar.
Mi
rimane solo il tempo di mettere via le ultime cose e poi me ne
andrò anche io, so che mi sta già aspettando una schiera
di servitori reali che ha il compito di vestirmi e pettinarmi come si
conviene. Mi auguro solo che non mi facciano sembrare troppo ridicolo,
la cosa che mi dispiacerebbe di più sarebbe vedere uno sguardo
divertito illuminare il volto di Oscar. E' strano, da una parte non
vorrei mai andare a corte perché ho paura della sua reazione
mentre dall'altra non vedo l'ora di rivederla perché so
esattamente che donna rivedrò stasera.
Spero che il vederci a corte ci permetterà di risolvere lo screzio di ieri sera, chissà cosa le è preso.
Ultimamente sembra che io sia diventato il suo bersaglio preferito e sfoghi su di me qualsiasi cosa non vada!
Stavamo
parlando tranquillamente, ho solo fatto una domanda che mi sembrava
anche pertinente, ho chiesto perché hanno scelto di farmi fare
da esca dato che le “vittime” hanno tutte più o meno
l'età di suo padre e si è scatenata l'erinni che
c'è in lei.
Se
ripenso a ciò che mi ha detto, devo ammettere di non aver capito
nulla. Se non conoscessi bene Oscar, penserei che sia stata una scenata
di gelosia, ma credo che in realtà che il motivo sia ancora il
suo grande amore svedese, anche se quando gliel'ho chiesto mi ha detto
che lui non c'entrava nulla.
E
con che impeto si è affrettata ad aggiungere che tanto lui
adesso è in Svezia e quindi la paura di doverlo affrontare non
dovevo neanche permettermi di pensarla!
Sarà,
ma a me non convince. Io lo so che per Oscar questa missione è
un salto nel buio, ma purtroppo questa battaglia dovrà
affrontarla da sola, io posso solo guardarla da lontano e sperare che
ne esca vincitrice.
Ho una gran paura che questa missione possa finire per allontanarci definitivamente.
Che strazio! Saranno almeno quattro ore che sono qui tra le grinfie di
queste arpie che non fanno altro che girarmi e tirarmi da tutte le
parti! Certo che al loro confronto, quella sera Nanny è stata
gentile! Ma è davvero necessario tutto questo? Come faccio a
vestirmi da sola tutte le mattine, se servono due servitrici solo per
stringere il corsetto? E poi è necessario stringerlo così
tanto? Primo, sto per smettere di respirare, secondo, se non la
smettono di alzarmi il seno, tra un po' mi arriverà sotto la
gola.... Di sicuro André non sta subendo queste torture, al
massimo dovrà decidere il colore dei pantaloni e della giacca, e
francamente non mi sembra così drammatico.
Chissà
cosa sta facendo, non sento rumori nella stanza qui accanto,
probabilmente non è ancora arrivato. Spero che arrivi
presto il momento in cui potremo fare il nostro ingresso al ballo,
almeno cominceremo subito a lavorare e, se siamo fortunati, magari
questa assurda missione finisce qui, stasera stessa.
“Mi scusi, Contessa”, mi dice una cameriera, distogliendomi dai miei pensieri.
“C'è qui il Capitano Girodelle che chiede di poter vedere sua cugina”
E no! Vuole
già cominciare? In effetti...si...perché no, almeno mi
potrà dare un'opinione imparziale sul mio abbigliamento.
“Va bene,
fatelo entrare. Ah, vorrei parlare con mio cugino da sola, quindi
lasciateci dopo averlo fatto accomodare.”
“Certo, Contessa”, mi risponde questa ragazza della quale non so neanche il nome.
Sento i passi di
Girodelle e alzandomi in piedi mi sistemo il vestito, girandomi nello
stesso istante in cui si gira lui dopo aver chiuso la porta.
“Allora, Girodelle, che dite, siamo sicuri che nessuno mi riconoscerà?”
Girodelle non risponde. Sgrana gli occhi e mi fissa, come se avesse visto un fantasma.
“Girodelle?”
Lo chiamo, ma non dà cenni di vita, e io comincio a preoccuparmi.
Mi avvicino a lui
e comincio a vedere nei suoi occhi una luce diversa, mentre le sua
labbra si aprono in un sorriso di meraviglia.
Questa
espressione mi imbarazza e mi ricorda quella di André in quella
orribile serata, facendomi sentire ancora più in imbarazzo.
Perché non ho visto questa espressione in Fersen? Perché
proprio lui non mi ha guardata così? Sarei impazzita di gioia se
fosse stato così e invece...invece...André...Girodelle....
“Oscar! Siete...siete...meravigliosa!”
“Grazie”, rispondo e mi rendo conto di stare arrossendo, così abbasso il volto per ritrovare il mio contegno.
Girodelle mi porge il braccio e ritrova anche lui la sua serietà, capendo il mio disagio.
“Comandante, è ora di andare. Siete pronta?”
Alzo lo sguardo e ritroviamo subito la nostra intesa militare.
“Si. Si, Girodelle, andiamo.”
“Cugina?”, mi chiede intimorito “ricordati che mi chiamo Victor...”.
Rido. Ha ragione, mi sa che combinerò parecchi pasticci!
Ecco
ci siamo. Stanno annunciando il mio nome. Entro con passo deciso ma
reverenziale, mi inginocchio davanti alle loro Maestà e comincio
il mio discorso.
Credo
che Oscar e Girodelle siano già entrati, quindi devo solo finire
la mia presentazione e aspettare che il Re mi presenti al Capitano
Girodelle chiedendogli di introdurmi nell'ambiente della corte.
C'è silenzio intorno a me, tutti ascoltano quello che sto dicendo.
Oscar, ci sei anche tu?
Spero di riuscire, se sbaglio io, affondi anche tu, e non me lo perdonerei mai.
Ecco, ora ho finito, tocca al Re.
“Bene,
Duca. Siete il benvenuto qui a Versailles. Vostro nonno era un caro
amico del mio, quindi vi accolgo come se stessi accogliendo un
famigliare che non vedo da tempo. Se non vi dispiace, vorrei
presentarvi qualcuno che potrà aiutarvi ad ambientarvi nella
Reggia e tra l'altro è un militare come voi. Capitano Girodelle,
potete avvicinarvi, per favore?”
Dio mio, dammi la forza di rimanere impassibile. Sento i passi di Girodelle, e sento un fruscio di gonne. C'è anche lei.
Ascolto il
discorso di André e rimango sorpresa del sangue freddo che
dimostra. Sta parlando con padronanza, ha un tono sicuro e deciso,
davvero ammirevole.
Io, invece, non
riesco nemmeno a guardarlo, sto qui accanto a Girodelle e fisso il
pavimento come se fosse la cosa più interessante che io abbia
mai visto in vita mia.
Nel momento in
cui il Re ci chiama mi sento male, eppure finora è andato tutto
bene, sembra che nessuno mi abbia riconosciuta e altrettanto
sembrerebbe per André, quindi perché ho così
paura?
Mi avvicino ad
André, tenendomi un passo dietro a Girodelle, come si conviene
ad una vera dama. Attendo che il mio nuovo cugino acquisito
finisca di scambiare convenevoli con questo Duca appena arrivato da
viaggi che farebbero invidia ad Ulisse e che mi presenti come si deve.
“Duca,
permettetemi di presentarvi mia cugina. Anche lei è appena
arrivata a Versailles e non conosce nessuno qui a corte. Sarei lieto se
voleste onorarci con la vostra compagnia, qualche volta.”
“Ma certo, Capitano. Per me sarebbe un onore. Permettetemi, madamigella”.
Sento la mano di
André cercare la mia e tenderla verso di sé per un
baciamano e nel frattempo intravedo la sua sagoma chinarsi in
ginocchio.
La sua mano
è calda, al contrario della mia che è gelida, mi
trasmette subito un senso di tepore che mi fa stare bene.
“Sono il Duca Etienne de Bassompierre, al suo servizio.”
Faccio un leggero inchino e mi presento, alzando la mia mano invitando così lui ad alzarsi a sua volta.
“Contessa
Françoise de Mont-Fleury”, dico mentre alzo lo sguardo, e
vedo un uomo bellissimo, affascinante e misterioso al tempo stesso.
Quest'uomo qui di fronte a me non può essere André!
Indossa un'alta
uniforme di non so quale corpo militare, perché in questo
momento la mia mente vaga solo sul suo di corpo e mi sorprende con
pensieri che mai avevo fatto finora. Quell'uniforme blu notte lo
valorizza, sottolinea le sue lunghe gambe, dalla forma perfetta e ben
tornite, evidenziando il suo ventre piatto e le spalle larghe ma
l'elemento che più mi spiazza è il suo sguardo.
Magnetico, diretto, diverso dal solito e non riesco a capire cosa mi
stia sfuggendo...ma si! Certo, i suoi capelli, come ho fatto a non
notarli!
André ha
sciolto il codino e una massa di capelli scuri, lunghi ed ondulati gli
incorniciano il volto mettendo ancora di più in risalto il verde
dei suoi occhi.
Viviamo insieme
da una vita, non l'ho mai visto con i capelli sciolti e devo dire che
in questo momento, se solo potessi, affonderei le mani nella sua chioma
per sapere come è.
Non riesco a
staccare lo sguardo dal suo e sento che le mie guance stanno cambiando
colore, mentre mi sembra che nei suoi occhi stia
passando un espressione di sorpresa, e di trionfo.
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 4, con Fanart di NinfeaBlu ***
dama4
Un immenso grazie per tutte le
recensioni, sono davvero commossa e altamente spaventata perché
non so se riuscirò a soddisfare le vostre aspettative.
Adesso, però, buona lettura in
questa che potrebbe essere soprannominata la ff dell'ormone libero,
visti i vostri commenti e i pensieri dei protagonisti!
Dio ti
ringrazio di esistere! Si, perché adesso lo so che esisti, non
ne ho dubbi. Lo so perché è lo sguardo di Oscar a
provarmelo.
L'ho colpita, mi sta osservando come non ha mai fatto in vita sua, per la prima volta da quando ci conosciamo mi sta guardando!
Quante volte ho visto quello sguardo rivolto solo a Fersen, quante
volte ho visto quel colore salirle alle guance quando lui le rivolgeva
la parole e quante volte ho desiderato, pregato, sognato che fosse
diretto a me, anche solo per un breve momento.
Ora sono
contento, la mia preghiera è stata esaudita e anche se tutto
tornerà come prima quando Oscar si ricorderà
che comunque sono sempre io,questo momento rimarrà nel mio cuore
per sempre.
Mi sento uno
stupido, però non posso fare a meno di ammettere a me stesso che
adesso, per la prima volta in vita mia, mi sento uomo.
La situazione però sta degenerando. Io sto zitto e Oscar pure....
Girodelle, che fate? Intervenite o qui ci scoprono subito, per favore!
Mi giro verso
Girodelle, che ha un'espressione più perplessa del nostra, ma
evidentemente si riscuote quando incrocia il mio sguardo.
“Ehm, ehm”, si schiarisce la voce “Duca, vedo che avete già fatto colpo su mia cugina!”
Idiota! Ma che razza di idiota
è Girodelle! Se potessi lo prenderei a calci, invece mi tocca
stare qui ed abbassare lo sguardo in segno di virginale imbarazzo. Ma
aspetta solo che questa pantomima finisca e vedrai, caro cugino Victor!
Sono talmente furiosa e imbarazzata che non sento neanche la risposta di André.
Vorrei andare nella mia stanza, ma
purtroppo non posso. Ecco uno dei fastidi dei vivere come una donna: se
partecipi in veste di bambola ad uno stupido ballo, non puoi neanche
andartene quando vuoi.
Mentre i due uomini davanti a me
parlano e si comportano come se io fossi svanita nel nulla, sento la
voce della Regina che si rivolge a Girodelle.
“Capitano! Vi dispiace se porto vostra cugina nel mio salotto? Avrei piacere di scambiare qualche parola con lei.”
“Ma certo, Maestà, credo che mia cugina ne sarà lusingata, vero Françoise?”
Faccio un inchino alla Regina manifestando così il mio assenso.
“Françoise?”, mi richiama mio cugino “se vuoi dopo puoi ritirarti, immagino tu sia stanca.”
“Si, Victor, ti ringrazio”.
Mi volto verso mio cugino e mi inchino, poi faccio lo stesso verso André.
“Buonanotte Victor, buonanotte Duca. Spero di rivederla presto”
“Lo spero anche io, Contessa”, mi dice continuando a guardarmi con quel suo sguardo magnetico e gentile.
Gli do le spalle velocemente e mi
affretto a seguire la Regina, sento che se rimango qui un attimo di
più esplodo, ma mi bastano pochi minuti nel salotto di Maria
Antonietta per desiderare di tornare da Victor e da André.
“Ohh, Oscar! Siete magnifica!”
“Grazie, Maestà, ma in realtà io mi sento meglio con gli abiti che indosso quotidianamente”
“Oscar, io non ho mai detto
nulla, però credo che vostro padre abbia fatto un grande errore
a crescervi come un uomo. Ma non si rende conto di che donna
siete?”
Francamente dopo oggi comincio a
credere che dovrei ringraziarlo, ma non posso dirlo alla Regina, si
offenderebbe. Invece rimango in silenzio, l'unica cosa che ho imparato
a fare bene questa sera.
“Sapete Oscar, non vedo l'ora
che Fersen ritorni! Chissà che sorpresa sarà per lui
vedervi così!”
Ecco, ora sono davvero a mio agio. Cerco di bluffare.
“Dite? Io non credo. Lui è abituato a trattarmi come un collega.”
Sottolineo l'articolo indeterminativo
maschile che ho usato e all'istante mi torna in mente quello che
mi ha detto al ballo. Io sono il suo miglior amico. Amico, nome comune
di persona, maschile, singolare, corredato di aggettivo maschile.
Maschio, punto e basta.
“Vi sbagliate, Oscar. Non sapete quante volte mi ha detto che sarebbe curioso di vedervi in abiti femminili”
“E perché?”, dico con tono sgarbato.
“Oscar, vi sto offendendo?”, mi chiede perplessa la Regina, e capisco di aver avuto una reazione esagerata.
“No, voi no. Ma per favore, non gradisco essere oggetto di curiosità da parte di nessuno, Fersen compreso.”
“Ho capito. Scusatemi.”
Abbassa lo sguardo, la mia Regina. In questo momento dovrò
sembrarle una donnetta isterica, ne sono sicura.
“Non importa, scusatemi voi. Ma a proposito, quando avete detto che tornerà Fersen?”
“Non l'ho detto.”
Aiuto, e adesso? Se mi chiede perché mi interessa?
“Però credo che sarà qui tra una decina di giorni al massimo.”
Per fortuna che la Regina non è
abituata a questi sotterfugi, e che quando si parla di Fersen non
capisce altro argomento.
“Solo? Ma non è andato in Svezia?”
“No! E' al confine con l'Austria, in missione.”
“Capisco”.
No, non capisco per niente, invece.
Speravo di non incontrarlo e invece sarà qui tra poco.
C'è un'unica soluzione possibile se voglio che non mi riconosca.
Devo catturare la ladra prima del suo ritorno.
Stasera aspetterò André e gliene parlerò.
“Maestà”, chiedo
cambiando discorso “Avete qualcos'altro da aggiungere in merito
alla Dama di Picche?”
“No, Oscar, nulla di più
rispetto a quello che sapete già. Il suo ultimo colpo risale a
due settimane fa, da allora nulla più.”
“Va bene. Allora da domattina io
entrerò nel salotto di Versailles e cercherò di scoprire
se questa donne è una delle dame che lo frequentano.”
“Si, Oscar, è ora di iniziare.”
Annuisco e mi congedo, chiedendo il permesso di ritirarmi, permesso che la Regina mi accorda.
“Oscar”, mi richiama
all'improvviso “Io lo so che non siete in un ambiente a voi
congeniale e credo di capire come vi sentiate. Vi chiedo solo di non
pretendere troppo da voi. Fermatevi quando sentite la necessità
di stare un po' sola con voi stessa e chiedetemi aiuto quando vi
sentite smarrita. E' vero che siete nata donna, ma è anche vero
che non vi si può chiedere di diventarlo in due giorni.”
Sono talmente basita da non riuscire a
rispondere. La Regina se ne accorge e mi lascia da sola nella stanza.
Ho voglia di piangere. Ma perché questa cosa del diventare donna
continua a rincorrermi? Io sono Oscar, perché ciascuno dei due
sessi fa a gara per avermi con sé?
Finalmente
sono rientrato nella mia camera, che serata interminabile! Sono stanco,
non so fino a quando potrò reggere questo ritmo. Certo che la
vita a corte non fa davvero per me, tutto sommato sono contento di
vivere nell'ombra di Oscar e credo che sia un bene anche per lei
rivestire il ruolo che ha e non essere una di quelle sciocche damine
che ho incontrato prima.
Nessuno mi ha
mai rivolto la parola, finora, e del resto è comprensibile, io
sono solo un servo. Ogni tanto solo qualche sguardo lascivo di qualche
dama in cerca di svago, ma nulla più, e invece stasera tutti che
facevano a gara a presentarsi, a fare due parole e addirittura a
invitarmi a fare la conoscenza delle loro virtuosissime figliole.
Possibile che solo un titolo nobiliare e un bell'aspetto valga
qualcosa, per questa gente? E' un ambiente che non mi piace, dobbiamo
cercare di stare qui il meno possibile, devo dirlo anche ad Oscar.
Ecco, ora che
mi sono finalmente messo i miei soliti vestiti posso andare da Oscar.
Chissà cosa vuole, tutto mi aspettavo tranne che trovare un suo
biglietto sul comodino.
Dopo un'attesa interminabile ecco che sento rumore nell'altra stanza, il caro Duca
deve essere rientrato. Sarà solo? Ma che mi salta in mente, come
potrebbe già essere al lavoro la prima sera? E poi senza dirmi
nulla? No, Oscar, stai facendo congetture senza senso, ovvio che
è solo, tra un po' lo vedrai entrare qui nella tua stanza. Certo
che il fatto di avere camere comunicanti è davvero una
comodità!
La visione che
mi si presenta davanti appena varcata la soglia che mi separa dalla sua
stanza è una di quelle che non si dimenticano.
Oscar è
stesa sul letto, ha tolto quel bellissimo abito che aveva fino a poco
fa e ha indossato una camicia da notte avorio, semplice ma
raffinatissima, credo che sia seta. Un elegantissimo scollo , nulla di
eccessivo ma quanto basta per mostrare ancora la pelle candida del suo
collo, e le maniche corte, che lasciano scoperte le sue braccia,
così delicate e perfette. E' rannicchiata sul letto e legge,
senza accorgersi della mia presenza, così che io rimango ad
osservarla per un po', indisturbato. E' così raro coglierla di
sorpresa che approfitto di questo insperato momento.
“André, cosa fai lì impalato? Pensi di entrare o devo parlarti da qui?”
Ecco, come
sempre ho capito tutto! Non ero io a guardarla, ma lei a studiare me, e
dal sorriso che ha credo di esserle sembrato abbastanza ebete. Beh,
pazienza, me la sono cercata.
“Scusa, pensavo non mi avessi sentito arrivare e visto che leggevi non volevo disturbarti, tutto qui.”
“Ah, pensavo non volessi entrare.”
“No, figurati. Ho trovato il tuo biglietto, di cosa volevi parlarmi?”
“Della Dama di Picche.”
“Bene. Hai qualche novità?”
“No, per
ora no. Ma domani dobbiamo cominciare. Io cercherò di farmi
amica qualche dama qui a corte, in modo da scoprire se la ladra si
nasconde qui, tu invece che intenzioni hai?”
“Io devo cercare di prendere confidenza tale con le tre vittime, in modo da farle parlare. Cosa sappiamo di loro?”
“Che sono
tre uomini non giovanissimi e questo già lo sai. Sono il
Marchese di Brambuillet, il Duca di Perpignac e il Conte di
Challant.”
“Che legame c'è tra questi uomini?”
“Nessuno, André, o almeno così sembra.”
“Mhh, faccenda complicata.”
“Si. Non so proprio come aiutarti.”
“Non
preoccuparti. Cercherò di intavolare una conversazione con quei
tre, e poi vediamo cosa succede. Nessuno ci corre dietro, no?”
“Beh, in verità si. Vorrei che questa missione fosse conclusa entro dieci giorni al massimo.”
“E perché? Ce n'è già un'altra in vista?”
“No...no...nessuna missione...solo che...”
Oscar, certo
che sei proprio buffa! Vuoi fare la dura, ma vedo con chiarezza che hai
una tremenda paura. Ti conosco troppo bene e lo so quando scappi, e
adesso lo stai facendo.
Sei nervosa, ti alzi e vai verso la finestra, evitando di incrociare il mio sguardo.
Adesso ho la certezza che tu mi stia nascondendo qualcosa.
Balbetti e
stringi una tenda con una mano. Stai definitivamente mentendo, ma ti
lascio nella tua incertezza, non voglio venire in tuo aiuto, voglio che
questa volta ti apra di tua spontanea volontà.
Ti volti a guardarmi e capisci che non aprirò bocca.
Sospiri, sembra che tu stia raccogliendo tutto il coraggio che ti serve per parlare.
“André...vedi...la
verità è che...ho parlato con la Regina e...Fersen
tornerà tra una decina di giorni.”
Adesso è tutto chiaro, vuoi evitare di incontrarlo!
“Oscar, scusa se te lo dico, ma...sei diventata pazza???”
Il tuo sguardo
carico di rabbia mi trafigge, ma vado avanti, tanto una cicatrice in
più o in meno che differenza vuoi che faccia?
“E il
fatto che Fersen torni ti sembra davvero un buon motivo per affrettare
la fine della missione, che tra le altre cose è appena
iniziata?”
“Si.”
“Senti,
Oscar. Non c'è possibilità, dovrai affrontare Fersen,
rassegnati. Cosa vuoi che possa capitare?”
Abbassi lo sguardo e sento che la tua voce si sta incrinando.
“Non
voglio che mi riconosca perché non voglio giustificare i miei
sentimenti, non a lui. E poi non voglio sentirmi dire che ero
ridicola...”
Sto per fare un
passo verso di te. In questo momento sei così bella e
dannatamente femminile che ti vorrei stringere fino a farti dimenticare
persino il tuo nome. La luce della luna piena che filtra dalla finestra
gioca con la tua camicia da notte, creando degli effetti di luce ed
ombra che svelano le forme del tuo corpo. Indossi le culottes, ma il
tuo seno è libero sotto il tessuto sottile che lo nasconde e
sento subito un formicolio invadermi. Ti voglio, ti amo, ti desidero.
“...ma tanto a te cosa interessa, vero?”
La tua voce cambia e il mio sogno erotico svanisce come una bolla di sapone.
“Tu non
aspetti altro che poterti mettere all'opera, giusto? Certo, puoi fare
il don giovanni e al tempo stesso metterti in mostra, quale occasione
migliore?”
Senza neanche
rendermene conto sono davanti a lei e le pianto un sonoro ceffone. Mi
guarda perplessa tenendosi la guancia offesa dal mio gesto.
“André...”
“Ora
basta, hai capito? BASTA! Prima di tutto, dimmi quando mai io ho
cercato di mettermi in mostra, e poi se ce l'hai tanto con Fersen,
smettila di prendertela con me! Io non sono come lui!”
“Cosa vorresti dire? Che non ti alletta l'idea di divertirti un po' con qualche donna?”
Quando fai così ti odio, mi provochi senza motivo e sono stufo di giustificarmi.
“No,
cioè si, mi potrà anche allettare, ma forse ti sfugge il
particolare che sono un servo! Come pensi che si sentiranno quelle
ipotetiche donne quando scopriranno che il Duca è in
realtà uno stalliere? Oscar, è solo perché il Re
mi copre che non rischio la forca, ci hai mai pensato?”
Dal tuo sguardo deduco di no, che non ci hai mai pensato.
“E poi, se sai che il tuo Fersen è un donnaiolo, perché continui a soffrire per lui?”
La tua voce è andata via via scemando, riducendosi ad un sussurro.
Già perché continuo a soffrire per lui? André ha ragione, lo so, ma non riesco a togliermelo dalla testa.
“Non lo so. Forse perché vorrei...vorrei...non so neanche io cosa vorrei.”
Guardo fuori e la tua voce mi sorprende ancora.
“Un'ultima cosa. Non sono un
santo, le mie esigenze le ho anche io, però non credere che mi
senta fiero di quello che dovrò fare.”
“Perché? Non dirmi che non l'hai mai fatto?”
Ma cosa mi salta in mente di chiedere? Io non lo voglio sapere!
“Si...l'ho fatto. Però ti
posso dire che mi è capitato di avere dei rapporti sessuali, mai
di fare l'amore...se capisci cosa voglio dire.”
Capisco, accidenti se capisco!
Mi volto di scatto e vedo un velo di tristezza profonda negli occhi di André.
“André...allora anche tu sei innamorato!”
Se ne sta andando, mi volta le spalle.
L'ho di nuovo ferito, e questa volta anche pesantemente. Ha già
la mano sulla maniglia, ma annuisce alla mia domanda.
“Buonanotte, Oscar...”
“Buonanotte....Ah, André?”
“Si?”
“Volevo dirti che ti sei comportato benissimo stasera, sembravi un vero nobile.”
Nella penombra vedo le sue spalle irrigidirsi, volevo fargli un complimento e invece ho sbagliato ancora.
“Grazie.”
La sua voce è fredda.
Mi lascia sola con il mio rimorso, e
sento che le lacrime che mi sono così tanto affannata a
reprimere durante tutta la sera escono senza che io riesca ad
impedirlo. André è innamorato di una donna che non lo
vuole, evidentemente. Abbiamo in comune anche questo, il dolore per un
amore non corrisposto. Sono a pezzi, ma il sonno mi è
completamente passato, so che questa sarà una lunga nottata di
veglia.
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Frakkis e Salvaroma: vedo che avete
apprezzato la descrizione di André...vi siete riprese? Grazie
della recensione, spero continuerete a seguirmi.
Patrizialasorella: Ciao carissima!
Devo dire che la nostra visione di André è simile, sono
d'accordo con te che ormai l'attendente lacrimevole ha fatto il suo
tempo. Qui il nostro Grandier mostrerà decisamente di avere gli
attributi...e giuro che non è una battuta riferita alla sua
“missione”...
Leia345: Grazie per le due recensioni
e per i bei complimenti sul mio modo di scrivere. Sulla continuazione
ovviamente, non posso dirti nulla, ma sicuramente hai centrato il
bersaglio quando hai detto che André sa come comportarsi.
Aspetta e vedrai. Ciao!
NinfeaBlu: come sempre, ogni tuo
commento è atteso e anelato. Allora, questa storia, l'hai
già capito, non avrà nessun momento drammatico, direi che
con la precedente ho esaurito l'argomento. Sulla Regina, invece, non
sai quante paturnie mi sono fatta anche io. E' vero che qui ho calcato
la mano (ed è comunque funzionale alla storia, mi serviva
qualcuno che pungolasse Oscar), però è anche vero che sia
nel manga che nell'anime Oscar è l'unica con la quale la Regina
parla liberamente dei suoi sentimenti per Fersen, quindi dopo vari
ripensamenti ho deciso di creare tra loro un legame più intimo.
Grazie dell'osservazione e se per caso le tue manine d'oro volessero
disegnare...
Didanir: sul Grandier con i capelli
corti penso che potremo anche aprire un forum, io sono più che
d'accordo con te...è un figone da paura, però ho sempre
avuto la fantasia perversa di vederlo con i capelli sciolti e
lunghi...sono malata, lo so. Hai detto una sacrosanta verità sul
fatto che ad Oscar sia mancato qualcuno che le facesse notare la
differenza tra lei e gli uomini che aveva intorno e io sto cercando di
fare questo, che dici, riuscirò nel mio intento? Baci!
HopelessGirl: devo dire che il tuo
commento mi ha fatto venire un groppone...mi hai profondamente
emozionato e ti ringrazio per le bellissime parole che hai detto. Per
una che scrive per puro diletto come me un complimento come il tuo
è come Natale in anticipo, davvero. Sono felice di aver
catturato la tua attenzione, spero che vorrai continuare ad essere con
me in questa avventura.
Lady in blue, Isghighi, Audreyny: non
disperate che aggiorno prima o poi. Lo sapete che a volte ho delle
lunghe pause, no? Mi fa piacere che abbiate trovato simpatico il
capitolo, in realtà questa storia sta venendo fuori più
ironica di quanto io abbia pensato, ma va bene così, io mi sto
divertendo e diverte anche voi. Chissà, forse sono più
portata per la commedia!
Tetide: Vedo che Oscar non è
l'unica ad aver scoperto di avere degli ormoni...Eh, si, è
davvero una beata tra bonazzi e tra poco ricomparirà anche
Fersen, così completiamo il trittico. Ci saranno effettivamente
momenti di “distrazione” dal lavoro, ma dovrai pazientare
ancora un po', come sai Oscar non è proprio un'aquila e il bel
conte svedese ci metterà del suo...
Pry: Sono contenta che questa storia continui a piacerti, questa volta le tue considerazioni le condivido in pieno!
Baby80: Ciao! Un'altra che ha gli
ormoni in circolo, vedo...bene bene, le ff servono anche a questo, no?
Apparte gli scherzi, mi serviva rendere André così
appetibile proprio perché il tarlo si era già insinuato,
ora serviva una scrollatina di spalle, e poi arriveranno lo schiaffo e
la doccia fredda....A presto.
Crissi: grazie per i commenti ai tre
capitoli. Sai che per un attimo ho pensato anche io che André
con i capelli sciolti potesse assomigliare a Girodelle? Ma poi, noooo,
Girodelle è troppo effeminato, mentre qui spero che André
ne sia uscito come un personaggio virile, che dici tu?
Tempera: Addirittura i crampi? Troppo buona, davvero.
Kikkisan: devo dire che hai capito
bene i pensieri dei protagonisti, hai fatto una bella analisi, grazie.
Spero di non deluderti con i prossimi.
|
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 5, con Fanart di NinfeaBlu ***
dama5
La
preparazione per la giornata comincia presto, quasi all'alba. Una
cameriera mi chiede quale abito voglio indossare e io ne scelgo uno a
caso, suscitando un piccolo imbarazzo nella ragazza.
“Cosa
c'è?”, chiedo perplessa.
“Ehm,
Contessa...io sono qui per eseguire i vostri ordini, però
permettetemi di dirvi che avete scelto un abito da sera...ma se
volete indossare quello...”
Che
stupida, si vede proprio che non sono avvezza a tali cerimoniali!
Certo che tutta questa etichetta da rispettare è davvero faticosa.
Che cosa ne so io di abiti da giorno o da sera? E si che Nanny ha
sempre cercato di istruirmi in tal senso, forse avrei fatto meglio ad
ascoltarla qualche volta.
“Oh,
avete ragione”, mento spudoratamente “ero sovrappensiero e ho
indicato un abito a caso. Ma sentite, visto che siete stata così
gentile, che ne dite di consigliarmi nella scelta?”
Il
viso della ragazza si illumina, reputando il mio gesto un dono
enorme, mentre in realtà è solo un modo per togliermi dall'impiccio
e magari imparare qualcosa.
“Ohhhh
Contessa, ma certo! Allora, vediamo un po'...”
La
ragazza si tuffa nel guardaroba riemergendo con un abito blu con
delicati fiorellini azzurri. E' bello, mi piace.
“Si”,
le dico entusiasta “questo va bene.”
Dopo
un'ora passata a vestirmi, pettinarmi, truccarmi sono finalmente
pronta a scendere.
Per
tutto questo tempo il mio pensiero è andato ad André, ieri sera ci
siamo lasciati in malo modo e dubito di poter avere un chiarimento
con lui in mezzo alla sala. Mi dispiace, mi sento triste e a disagio
e se potessi andrei nella sua camera in questo istante per cercare di
rimediare, cosa che purtroppo non posso fare, e francamente i
vincoli che mi sta ponendo questa missione cominciano a diventare
davvero troppi.
Scendo
e mi trovo in una sala ben nota avendo presenziato innumerevoli volte
alle colazioni pantagrueliche che si tengono a corte ogni mattina. Mi
avvicino al tavolo e cerco Girodelle, trovandolo intento a
chiacchierare con André. Mi notano entrambi e mi salutano con un
lieve inchino al quale io rispondo nello stesso modo.
“Ciao
Françoise”, mi saluta Girodelle “come hai passato la tua prima
notte qui alla Reggia?”
Non mi
va di mentire.
“Non
molto bene, non ho dormito molto, a dir la verità.”
Girodelle
mi guarda perplesso, ma il mio sguardo si sposta su André.
Accidenti,
certo che la Regina ha fatto davvero le cose per bene con lui, lo ha
fornito di un guardaroba bellissimo! Indossa un completo molto
semplice ma ricercato, i pantaloni grigi fanno un bel contrasto con
la giacca di una tonalità di grigio più scura, ornata da un disegno
damascato di velluto nero lungo tutto il bordo. Sta benissimo, non ce
che dire e i capelli sciolti gli donano un'aria misteriosa e
affascinante, direi quasi esotica.
Vorrei
parlargli, ma non so cosa dire.
André
fa per andare via e credo che un espressione afflitta sia comparsa
sul mio viso, o almeno lo sguardo di Girodelle mi fa percepire
questo.
André
mi passa accanto e nel farlo sfiora con le dita il mio polso. Mi
irrigidisco e sento che lui indugia in quel contatto, trasformando
quel gesto in una lieve carezza che sale lungo il mio avambraccio,
carezza che mi scatena dentro un calore improvviso e una sensazione
di gioia inaspettata. Mi volto e lui mi sorride, facendomi capire che
non ce l'ha con me, che la burrasca è passata ed io mi sento felice,
così felice che prendo sotto braccio Girodelle a lo invito a sedersi
accanto a me.
Questo
piccolo scambio però viene notato subito da una dama che prontamente
si siede vicino a me.
“E
così avete già fatto colpo sul misterioso Duca!”
“Prego?”,
le chiedo perplessa e con un tono forse troppo militaresco, dato che
sento la mano di Girodelle stringere la mia.
“Si,
ho notato casualmente il contatto fortuito che avete avuto con il
Duca.”
Casualmente,
vero? Certo, e io sono Giovanna D'Arco!
“Perdonate,
Madame, ma non capisco il senso della vostra affermazione, inoltre
non credo di conoscervi.”
“Oh,
certo, che maleducata, avete ragione, non ci hanno ancora presentate!
Io sono la Contessa Caroline de Rochemolle.”
“Contessa
Françoise de Mont-Fleury”, rispondo senza emozione.
“Sapete,
Contessa, vi ho notata subito ieri sera e confesso che avrei voluto
avvicinarvi in quel momento stesso. Io e le mie amiche siamo molto
curiose di sapere tutto di voi!”
Ecco,
questo è quello che devo fare, parlare il più possibile con le dame
di corte e capire cosa sanno della Dama di Picche, perciò mi metto a
giocare con lei.
“Davvero,
Contessa? Mi lusinga molto il fatto di aver suscitato la vostra
curiosità. Se vi fa piacere, perché non facciamo una passeggiata
nel parco?”
La
Contessa accetta con entusiasmo, chiedendomi se può far unire anche
le sue amiche a noi, proposta che ovviamente accetto.
Comunico
a Girodelle il nostro proposito e lascio la sala.
Il mio
gioco ha inizio.
Ora
tocca a me, Oscar è appena uscita con alcune dame che non conosco e
io sono riuscito a sedermi accanto al Marchese di Brambuillet, che
sta conversando amabilmente con il Duca d'Orleans.
Non
posso interromperli, quindi attendo pazientemente ed educatamente che
uno dei due mi rivolga la parola.
La mia
attesa si interrompe con l'arrivo di Girodelle, che riesce ad
ottenere dal Duca d'Orleans quella considerazione che a me non è
stata concessa.
“Capitano,
che piacere vedervi qui. Pensavo di trovarvi in compagnia della
vostra graziosa cugina, invece siete da solo.”
“Si,
Duca, mia cugina si è unita ad alcune dame per un giro nel parco. Ma
permettetemi di presentarvi il Duca Etienne de Bassompierre. E'
arrivato qui a corte da poco e non conosce ancora nessuno, a parte me
e mia cugina.”
Il
volto del Duca esprime chiaramente indifferenza alla mia presenza, si
presenta giusto per non sembrare scortese agli occhi di Girodelle,
mentre il Marchese si rivela cordiale e disposto a fare la mia
conoscenza, tanto che in men che non si dica mi chiede di seguirlo in
una passeggiata nel parco.
Parliamo
amabilmente per ore intere, discorrendo di storia, arte, vini,
cavalli e qualsiasi cosa venga in mente a questo Marchese piuttosto
eccentrico ma di bell'aspetto, e ringrazio il Generale Jarjayes di
avermi voluto impartire la stessa educazione di Oscar, altrimenti non
sarei mai stato in grado di sostenere un tale ruolo. Girodelle è
sempre accanto a me e interviene togliendomi dai pasticci quando nota
che la situazione si fa troppo difficile e constato con sorpresa che
il mio grado di ammirazione verso di lui aumenta sempre di più.
“E
così Duca, siete in viaggio da molto?”, chiede all'improvviso il
Marchese, decretandomi così come nuovo argomento di conversazione.
“Si.
Sapete, mio padre vorrebbe farmi acquisire una buona cultura dato che
un giorno i suoi possedimenti passeranno a me e ritiene pertanto che
l'unico modo per aprire la mia mente sia farmi viaggiare il più
possibile.”
“Mhh,
teoria interessante. Ma così non avrete mai la possibilità di
accasarvi, o avete già una promessa sposa?”
“No,
al momento non c'è nessuna promessa sposa. Non potrei, visto che
sono sempre in viaggio.”
“Bene,
Duca, fate molto bene. Viaggiando così tanto avrete modo di farvi
una grande esperienza in fatto di donne, vero?”
“No,
assolutamente”.
Il
marchese mi guarda sorridendo, probabilmente pensa che io stia
mentendo.
“Duca,
vorreste farmi credere che un uomo giovane come voi, dotato di una
tale avvenenza e di un patrimonio così allettante non sia oggetto di
attenzioni da parte del gentil sesso?”
“No,
per niente. Perché credete una cosa del genere?”
“Perché
conosco le donne, e non credo sia possibile ciò che voi dite, a meno
che non siate voi stesso a non avvicinarvi a nessuna...”
Sento
nella sua voce un'allusione che non mi piace, e vedo Girodelle che
cerca di trattenere una risata. Sta decisamente alludendo al fatto
che io possa essere interessato agli uomini.
“Marchese,
non vorrei sembrarvi maleducato o presuntuoso, ma vi assicuro che non
ho alcun problema con le donne.”
“Ahhh,
capisco. Allora voi siete un romantico...”
“E
sarebbe tanto grave?”
“Alla
vostra età si. Vedete, Duca, io credo che non ci si debba mai
limitare in campo amatorio. Legarsi ad una sola donna per la vita
vuol dire limitare i propri orizzonti. E' giusto prendere moglie e
fare in modo che il titolo venga tramandato, ma poi è sacrosanto
cercare il proprio appagamento.”
Sono
allibito e anche un po' disgustato da questo discorso, ma è anche
vero che sta parlando di cose che non riguardano il mio mondo, per
fortuna.
“Quindi
secondo voi non è possibile che un matrimonio possa basarsi
sull'amore, dico bene?”
“Suvvia,
Duca. Quante persone del nostro rango conoscete che si sono sposate
per amore? Io nessuna, me compreso. Certo rispetto mia moglie, è la
madre dei miei figli, ma cerco il mio divertimento altrove da sempre,
così come fa lei.”
“E
non temete di poter fare delle brutte esperienze?”
Il
Marchese mi guarda, rimane in silenzio. Temo di aver fatto un passo
falso.
“Vi
riferite alla Dama di Picche?”
Eureka!!!
Girodelle mi guarda di sfuggita e io cerco di sembrare
disinteressato.
“No....Chi
è questa “Dama di Picche”?”, chiedo con un'espressione
angelica che ingannerebbe persino mia nonna.
“Ah
già, voi non potete saperlo. E' una ladra, una donna molto scaltra
che...”
“Ahhh,
certo, so chi è, me ne hanno già parlato. E' quella ladra che
seduce i nobili prima di derubarli, vero?” esclamo come se fossi
stato colpito da un'illuminazione divina.
“Si,
è lei.”
“Comunque
no, non mi riferivo certamente ad un'esperienza del genere, per
carità!”
La mia
ingenuità commuove il Marchese.
“Sarebbe
da idioti, vero? Ebbene, io sono uno di quegli idioti, ma sapete? Io
non mi pento, è stata un'esperienza fantastica!”
“Davvero?
E ditemi, com'è questa donna? E' bella?”
“E
chi se lo ricorda!”
“Prego?”
“Si,
non ricordo nulla di quella sera. So solo che mi sono svegliato nudo
nel mio letto e che tutti i miei gioielli e soldi erano spariti.”
“Ma
allora..scusate...come fate a dire che è stata un'esperienza
fantastica?”
“Perché
mi sono svegliato con una sensazione di appagamento fisico mai
provato prima d'ora, e nonostante avessimo bevuto non avevo nessun
sintomo di sbornia.”
Qualcosa
non mi torna in questo racconto.
“Scusate,
non voglio essere frainteso, ma se dite di non ricordare nulla, come
fate ad essere sicuro di aver bevuto?”
“Semplice,
sul tavolino c'erano due bicchieri e una bottiglia vuota!”
Ah,
ecco. Giusto, ottima osservazione.
Girodelle
mi guarda e capisco dal suo sguardo che non sembra soddisfatto, ma io
non sono del suo avviso. Ne parleremo ad Oscar e vedremo cosa ne
penserà lei.
“Comunque,
caro Duca...Carpe Diem! Avrà tutto il tempo in età avanzata di
declamare odi alla luna rimpiangendo un'amore puro e assoluto come
quello di Dante e Beatrice, ma ora, mi dia retta, sfrutti tutte le
doti che Madre Natura le ha dato e si goda la vita! Sono certo che
anche il Duca di Perpignac e il
Conte di Challant le direbbero le stesse cose!”
“E chi sono?”
“Sono le altre due vittime della Dama, altrettanto soddisfatti come
me!”
Perfetto, in un colpo solo ho l'occasione di parlare con tutte le
vittime della Dama di Picche, che fortuna sfacciata!
“Marchese, posso chiedervi di presentarmeli? Sa, visto quello che
avete raccontato, non vorrei finire vittima della Dama.”
“Sicuro? Guardate che potrebbe essere molto divertente!”, mi dice
il Marchese sogghignando.
“Si, ma dato l'ammontare del patrimonio che sono costretto a
portare con me spostandomi così di frequente, voi capite, mio padre
mi ucciderebbe con le sue stesse mani se per caso venissi burlato da
questa donna.”
“Eh, caro Duca, i vostri timori sono fondati, ma mi dispiace di
non potervi aiutare. Il Duca è andato in Prussia e il Conte ha
lasciato improvvisamente la Corte, pare che la moglie non abbia
gradito il tradimento.”
“Capisco.”
Peccato, poteva essere un'occasione d'oro, ma non importa, il
Marchese è già stato di grande aiuto.
Improvvisamente il Marchese mi congeda, adducendo come scusa il fatto
che aveva promesso ad una giovane dama di intrattenersi con lei
durante la giornata e così se ne va, lasciandomi con Girodelle.
“Un po' poco, André, non ti sembra?”
“Secondo me no. Aspettiamo Oscar e vediamo cosa scoprirà lei.”
Sono stanca, mi fanno male i piedi, queste scarpe sono davvero una
tortura e queste donne non fanno altro che spettegolare su tutta la
corte, commentando sarcasticamente l'abbigliamento di quella
contessa, piuttosto che l'adulterio di quella Duchessa o l'assoluta
fedeltà di quella Marchesa. Quando si dice essere coerenti con sé
stessi....
Dopo aver sparlato di tutto e tutti, rimango solo io e quindi
comincia l'interrogatorio.
“Contessa, avete marito?”
“No, veramente no.”
“Quindi avete un fidanzato.”
Quindi??? E perché? Non vedo il messo logico...
“No, non ho neanche un fidanzato.”
“Ohhh, mi dispiace tanto.”
Il mio sguardo accigliato stupisce la Contessa e le sue amiche.
“A voi non dispiace, Françoise?”, mi chiede esterrefatta.
Credo che sia il caso di mostrarmi afflitta.
“Beh, vedete...è doloroso parlarne...ma io avevo un promesso sposo
una volta.”
Le donne in mia compagnia pendono dalle mie labbra, è incredibile
fino a quanto possa spingersi la morbosità dell'essere umano.
“Però ora non più...è morto in battaglia in terra straniera...”
Da dove mi escano tutte queste bugie non lo so, ma ho ottenuto
l'effetto sperato, mi compatiscono e all'istante divento la loro
missione, devono trovarmi marito, assolutamente!
“Povera Françoise! Vedova ancora prima del tempo e con il cuore
talmente straziato da non riuscire più ad innamorarsi! Ma non temete
ci penseremo noi!”
Sbatto gli occhi come solo Maria Antonietta sa fare al cospetto di
Fersen e mi fingo riconoscente.
“Non dovete ringraziarci, per noi è un piacere aiutare una ragazza
dolce come voi. Avete un tale candore che sembrate cresciuta in un
convento, non mi stupirei se mi diceste che vi hanno educata come una
novizia.”
Una novizia??? Ma stiamo scherzando!
“E ditemi, Françoise, qual è il genere di uomo che vi piace?”
Oddio, non posso dirgli che il mio genere è Fersen...cosa mi
invento?
“Che ne dite di lui?”
Indicano un punto lontano, dove ci sono tre uomini che conversano.
Uno non lo conosco, gli altri sono Girodelle e André.
“Contessa...veramente Girodelle è mio cugino...”
“Ma no, benedetta ragazza! Lo so! Io parlavo del Duca di
Bassompierre!!!”
“Ma certo”, le fa eco un'oca dietro di lei “ è perfetto per
voi!”
“Si”, risponde un'altra dello stesso livello, “e poi mi risulta
che sia venuto da solo, quindi è libero!”
“Non è detto”, dico io, “magari è innamorato già di
qualcuna.”
“Françoise”, mi dice la Contessa di Rochemolle prendendomi la
mano e facendomi sentire decisamente stupida, “Non è importante se
è innamorato di qualcuna. Adesso è qui da solo, quindi voi avete
campo libero.”
“Si, Françoise”, continua l'oca di prima “e vi consiglio di
sfoderare le vostre armi in fretta, prima che se lo prenda la Dama di
Picche!”
Il mio corpo ha un fremito, ma non posso dimostrarlo.
“Giusto! Figuriamoci quanto ci metterà quella donna a mettere gli
occhi e le mani su di lui non appena tornerà qui a Corte!”
“Perché”, chiedo io, “voi la conoscete?”
“No, purtroppo non la conosce nessuno, ma potete scommettere che a
breve colpirà ancora.”
“E perché?”, chiedo incuriosita.
“Vedete, abbiamo tenuto il conto dei suoi colpi. Finora ne ha fatti
tre, a cadenza regolare uno alla settimana, ma è da circa dieci
giorni che non succede più nulla.”
“E quindi?”
Sarà, ma io non capisco dove vogliono arrivare.
“Françoise! Questa donna se li porta a letto! Perché secondo voi
ha interrotto per una decina di giorni? Andiamo, lei è una donna,
voi siete una donna, noi siamo donne, possibile che non l'abbiate
capito?”
Le guardo un attimo perplessa, poi mi colpisce una folgorazione.
Adesso ho capito! Ed è possibile che abbiano ragione, certo che si!
Devo parlarne con André e Girodelle.
Cerco di allontanarmi, ma la Contessa di Rochemolle mi blocca per un
braccio.
“Dove andate?”
“Scusate, Contessa, ma non vorrei che mio cugino si preoccupasse
non vedendomi per così lungo tempo. Vorrei andare da lui.”
“E va bene, andate, ma non crediate di scappare così. Tra due sere
ci sarà un ballo qui a corte e io ho tutte le intenzioni di fare in
modo che il Duca di Bassompierre non vi stacchi gli occhi di dosso.”
“Va bene, ma ora lasciatemi andare.”
Scappo via in cerca di André.
Due giorni, c'è un ballo tra due giorni. Dobbiamo sbrigarci,
dobbiamo elaborare un piano perché sicuramente la Dama ci sarà.
Entro nel salone come una furia, non mi accorgo che di fronte a me
c'è un uomo e inevitabilmente ci scontriamo. Cado a terra e una mano
gentile mi viene in soccorso aiutandomi ad alzarmi.
“Perdonatemi, Madame, non vi avevo vista.”
Mio Dio, no! Riconosco questa voce, è Fersen! E adesso cosa faccio?
Non posso scappare, non ho via di uscita. Allungo la mano verso di
lui e nel momento in cui mi rimetto in piedi alzo lo sguardo verso di
lui.
Didanir:
e si, il precedente era un capitolo di transizione per chiudere la
trasformazione e introdurre la missione vera e propria. Mi sono
piaciute molto le tue considerazioni su André e alla sua maturità
in rapporto al legame Fersen/Maria Antonietta e devo dire di essere
d'accordo con te.
Patrizialasorella:
la Storia ce lo ha dimostrato che i due amanti sono affondati
insieme, a torto o a ragione, quindi per me è piuttosto facile dar
loro questa direzione. Oscar è la solita stordita e ci metterà un
po' a capire, ma abbi fede, capirà.
Salvaroma:
Grazie del tuo seguito e dell'apprezzamento per questi nuovi
personaggi, più OOC rispetto all'anime e un po' più simili a quelli
del manga.
HopelessGirl:
Una recensione che è una poesia, accidenti! Ti ringrazio di tutto
cuore e spero di continuare ad emozionarti così. Grazie davvero.
Cicina,
La Mangaka Punk e Tempera: Grazie per le vostre recensioni, spero che
anche il seguito vi continui a piacere.
Baby80:
La Regina e Girodelle forse sono quelli più OOC, ma ho sempre
pensato che l'affetto che legava Maria Antonietta ad Oscar fosse
autentico, e qui cerco di raccontarlo a modo mio. Su Girodelle, beh,
è sempre stato maltrattato da tutte noi, una volta tanto rendiamolo
buffo, ti pare? Lo schiaffo ci voleva, anche secondo me, ma ne
arriveranno anche altri metaforici, ti avviso!
Tetide:
E così il primo litigio è arrivato, ma non so ancora se sarà
l'unico. Sicuramente ci saranno altri scontri e i ruoli giocheranno a
loro svantaggio. Facendoli scambiare ho cercato di sottolineare
proprio l'ambiguità di quella vita impostata e solo mettendo due
persone a loro modo estranee a quella situazione potevo metterlo così
in evidenza, grazie per averlo capito.
Lady
in blue: si, il capitolo precedente serviva solo da passaggio, il
bello arriverà tra poco.
Salvad:
Grazie per l'attenzione alle mie frasi. L'analisi grammaticale è una
deformazione professionale, sono talmente abituata a farla in classe
che mi è sembrata “giusta” anche qui, e serviva proprio per
sottolineare quella freddezza che tu hai rilevato. Su André, invece,
mi dispiace deluderti, ma non si stava dando un tono. Un'intervista
della Ikeda dice che André ha un passato nascosto e che in età
giovanile ha avuto dei rapporti con una prostituta del Palais Royale
e secondo me è molto plausibile come interpretazione, non credo che
possa mai essere arrivato alla notte delle lucciole integro come
mamma l'ha fatto.... Sull'ordine delle frasi, invece, l'idea era
proprio quella di sottolineare il desiderio di quel momento. L'amore
è una costante che non va neanche più spiegata, mentre il desiderio
ti coglie all'improvviso e ti fa annebbiare la mente, come in quel
momento.
NinfeaBlu:
carissima, sei che attendo sempre con ansia un tuo commento. Grazie
per il complimento, io non so se davvero la commedia mi è più
congeniale, forse si, ma in realtà so solo che mi sto divertendo
davvero tanto! E di fede ne ho tanta, ti aspetto fiduciosa tutto il
tempo che vuoi.
Pry:
ecco qui l'altra mia lettrice fedele che non manca un colpo! Devo
dire che rispetto alle recensione all'altra mia ff, qui io e te siamo
decisamente più in linea, e ciò mi fa immensamente piacere. Grazie
mille per il tuo apprezzamento e non crearti problemi a farmi notare
ciò che invece non funziona.
Kikkisan:
Grazie per i bellissimi complimenti e per l'apprezzamento che sempre
mi dimostri. Nella tua recensione hai espresso alcuni dubbi sul vero
motivo del comportamento di Oscar, ma se ti rispondo adesso ti svelo
troppo, e quindi mi sa che dovrai attendere. Comunque sei davvero
troppo gentile, definire la mia storia “geniale” mi ha fatto
venire un brivido! Mi ha fatto molto piacere che tu abbia apprezzato
quella frase sulla lotta dei sessi, mi è venuta di getto e l'ho
scritta, senza pensarci troppo. Ciao e a presto!
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 6, con Fanart di NinfeaBlu ***
dama7
La situazione
sta precipitando! Oscar è a terra e la persona che gli sta
tendendo la mano è Fersen! Devo intervenire subito, o il nostro
piano rischia di saltare ancora prima di iniziare. Non posso di certo
andare là e strappargliela dalle braccia, però.... Io no,
ma Girodelle...forse...
“Girodelle!
Svelto, Oscar è in pericolo. Fersen non sa nulla e rischiamo che
la riconosca, mandando all'aria questa idea del travestimento. Svelto,
vada a prenderla con una scusa, prima che si parlino.”
Girodelle mi guarda perplesso.
“Avanti, non c'è tempo da perdere! Io vi aspetto nella sua stanza.”
Rimango in attesa e guardo la scena.
Nel momento in
cui Oscar sta per alzare lo sguardo Girodelle interviene e la fa
voltare, mettendola quasi di spalle rispetto a Fersen. Vedo che le
parla, che parla al Conte e poi se ne vanno, con Oscar a capo chino.
Sembra che ce l'abbiano fatta.
Mi avvicino al
Conte, cercando di capire se per caso l'abbia comunque riconosciuta e
mi accorgo che sta parlando con le dame che erano in compagnia di Oscar
fino a poco fa.
“E così è una cugina di Girodelle? Strano, non sapevo avesse dei parenti.”
“Si,
Conte, è sua cugina. Pare che sia qui a Parigi da poco, è
una ragazza molto bella, colta gentile. In più è
libera da legami sentimentali, sapete?”
Fersen le guarda senza capire, per fortuna.
“Strano
per una donna così affascinante. E' proprio vero che a volte la
bellezza non serve per trovare l'amore, chissà magari è
tanto bella ma ha un caratteraccio!”
Per fortuna il
Conte di Fersen non smentisce mai la sua acutezza nei confronti del
sesso femminile, anche se devo ammettere che in parte ha un po' di
ragione...Oscar ha un caratterino! Comunque sembra proprio non averla
riconosciuta, per fortuna.
Mi reco in camera e aspetto il ritorno di Oscar e Girodelle.
Per fortuna che è intervenuto Girodelle, per un attimo ho temuto il peggio.
Appena riusciamo ad allontanarci quel
tanto che basta per essere al riparo da orecchie indiscrete, chiedo a
Girodelle come gli è venuto in mente di venirmi a prendere in
quel modo.
“Oh, è stata un'idea di André, è lui che dovete ringraziare.”
Certo, è ovvio. Girodelle non
ci sarebbe mai arrivato, lui non sa. Ma André...lui si, sa
tutto, e ha certamente capito cosa stava per accadere. E' sempre la
stessa storia, anche quando sono io a doverlo proteggere, finisce
sempre che sia lui a vegliare su di me.
Il pensiero di André mi spinge a chiedere dove sia e Girodelle risponde che ci sta aspettando in camera mia.
“Benissimo! Devo parlarvi, ho delle notizie sulla Dama di Picche.”
“Anche noi.”
“Allora affrettiamoci, svelto, nella mia camera!”
In men che non si dica siamo in camera
mia e André è già lì che ci aspetta.
Vederlo mi provoca un subbuglio che non capisco. E' seduto sul divano,
le lunghe gambe elegantemente accavallate, ha tolto la giacca ed ora
è in camicia, come è solito vestire a casa nostra, con il
colletto slacciato. Ha in mano un bicchiere di vino che sta facendo
dondolare tra due dita, imprimendo al rosso liquido contenuto
all'interno un movimento circolare che provoca un piccolo vortice,
mentre l'altra mano è appoggiata alla sua guancia. Ha lo sguardo
perso in quel bicchiere, sembra quasi ipnotizzato.
“André?”
“Si?”, mi dice senza alzare lo sguardo.
“Cosa stai facendo?”
“Cerco di capire la Dama di Picche...”
“Ed è per caso lì dentro?”, gli chiedo ironica.
“Si, Oscar, è proprio qui dentro...e non capisco come faccia ad uscire...”
Lo guardo perplessa. E' impazzito o cosa?
Girodelle non viene in mio aiuto e quindi non mi resta che avvicinarmi ad André.
“Sai, Oscar, il Marchese ha
detto che si è risvegliato nudo nel suo letto, e l'unico segno
della presenza della Dama erano due bicchieri e una bottiglia di
vino.”
“E quindi?”
Non lo seguo, proprio no...
“E quindi questo vuol dire che il vino è narcotizzato. La domanda, però, è come ci riesca!”
Bene, una traccia ce l'abbiamo. Le bottiglie di vino.
“Bravo André, ottima deduzione. Dobbiamo far mettere sotto controllo le cantine della Reggia.”
“Mhhh, non so. E se il vino lo portasse lei?”
“Lei? E come?”
“Non so, Oscar, ma c'è qualcosa che mi sfugge...”
All'improvviso André alza lo sguardo e mi fissa in un modo che mi paralizza per un brevissimo istante.
“Tutto bene?”, mi chiede.
“Si, certo. Perché me lo chiedi?”
“Mi riferisco...a prima...”
“Ah, ahhh, certo...no, tutto bene. Grazie.”
Mi sorride e si alza.
Certo che è proprio strano in
questo periodo, o forse sono io che lo osservo con attenzione per la
prima volta. Il tossicchiare di Girodelle mi distoglie dai miei
pensieri su André.
“André, Victor, ho
scoperto una cosa importante. Tra due giorni ci sarà un ballo
qui a corte e sicuramente la Dama tornerà.”
“Coma fate ad esserne così sicura, Comandante?”
“Beh, perché le signore con le quali ero oggi mi hanno aiutato a capirlo, vi prego di non chiedermi oltre.”
“Quindi, Oscar, dovrò entrare in azione, giusto?”
La frase di André mi provoca un certo fastidio.
“Si, dovrai cominciare a tenere d'occhio un po' di fanciulle e cercare di trovare subito quella giusta.”
“E' troppo difficile, non so se ce la farò in una volta sola.”
“Ci sarà anche io,
André. Cercherò anche io di capire qualcosa, e ti
informerò di ogni singolo sospetto.”
Il fatto che
Oscar mi guardi le spalle in questa missione mi agita non poco. Come
potrò muovermi liberamente sapendo che lei mi osserva? Non che
cambi qualcosa, in fin dei conti non ha mai dimostrato interesse nei
miei confronti, ma l'idea di dover fare il cascamorto con lei che mi
guarda mi imbarazza da morire. La osservo cercando di non farmi notare
troppo, soprattutto da Girodelle, e noto che è inquieta,
c'è qualcosa che la disturba.
“Oscar?”, le chiedo “cos'hai? Mi sembri un'anima in pena!”
“André, sapessi che tortura che sono queste scarpe! Non vedo l'ora di potermi cambiare.”
Rido, è sempre la mia Oscar, anche sotto quella tonnellata di trine e merletti.
Girodelle è, come sempre, più pronto di me.
“Comandante!
Potevate dircelo prima, io e André andiamo nell'altra stanza,
così potete cambiarvi con calma e poi torniamo.”
“No, non è necessario. Posso cambiarmi anche dietro al paravento, state pure qui.”
Il mio cuore
perde qualche battito. Capisco la sua ansia di stabilire dei piani, ma
adesso sta esagerando. Ecco, se cercavo la prova che nella sua testa
non ci sia altri che Fersen eccola qui, servita su di un piatto
d'argento.
La osservo
mentre cerca degli abiti più comodi dentro al baule e poi la
vedo sparire dietro al paravento. Effettivamente è talmente alto
e talmente fitto che è come se ci fosse un muro a separarla da
noi, ma il pensiero che si stia spogliando a così poca distanza
da me mi agita alquanto.
Per calmarmi mi
verso un bicchiere di vino, che ingoio in un attimo. Ne verso un altro,
o forse due, tre? Non lo so, ho già perso il conto, mentre vedo
Girodelle che mi osserva con un sorriso furbetto. Lo picchierei, giuro.
Ecco, comincio
ad essere sbronzo, non può essere altrimenti. Sento Oscar che mi
chiede la camicia...strano, sento la sua voce che si alza, sta quasi
urlando. No, sta urlando sul serio!
“André??? Mi senti? Ti ho chiesto se mi prendi una camicia, per favore! L'ho dimenticata. E' nel baule.”
Mi muovo verso il baule me vedo Girodelle sporgermi l'oggetto in questione.
“Vai, è meglio che gliela dia tu.”, mi dice.
Io prendo la camicia e gliela passo, ben attento a non sporgermi troppo.
“Grazie.”
“Figurati”
Quando esce,
è la solita Oscar in pantaloni e camicia, ma ciò
nonostante non mi sento più tranquillo, anzi, per niente.
Lei comincia il
suo racconto e Girodelle interviene dicendo quello che abbiamo scoperto
noi, per tanto alla fine la situazione è la seguente:
Primo, la Dama colpirà.
Secondo, usa vino narcotizzato.
Terzo, non ha
una camera da letto perché usa sempre quella delle vittime,
quindi deve avere anche una certa abilità nel farsi invitare in
camera, abitudine piuttosto strana per i nobili.
Quarto, siamo tutti dei bersagli possibili.
Eh si, non
abbiamo capito in base a quale criterio questa ladra scelga le sue
vittime. Oscar ci chiede di scoprire un possibile legame tra le prime
tre vittime, ma non ho idea di come fare, tanto meno Girodelle. Ma non
basta. C'è ancora un dubbio.
“André?”
“Si?”
“Sei davvero convinto che la Dama di Picche usi solo in vino?”
La guardo e so che non posso mentirle.
“No.”
“Neanche io”, mi dice lei.
“Cosa volete dire, Comandante?”
“Intendo
dire che il vino narcotizzato può andare bene per giustificare
il fatto che le vittime cadano in un sonno profondo, ma come la
mettiamo con il fatto che non ricordano nulla? E' da quando mi è
stata comunicata la missione che ci penso, ma non ho ancora trovato una
spiegazione...razionale.”
Pronuncia
quest'ultima parola quasi con timore. Lo so io e lo sa lei, stiamo
entrando in un territorio pericoloso e sconosciuto...
“Suvvia, Comandante, una spiegazione logica dovrà esserci per forza!”
Oscar gela Girodelle con lo sguardo.
“E allora trovatela, Girodelle. E' un ordine.”
Io, intanto,
senza accorgermene ho finito la bottiglia di vino, e in effetti mi
sento come se camminassi sopra ad un mare di cuscini di piuma.
Mi sembra di intuire che Girodelle se ne stia andando e lo saluto. Sento che mi sta arrivando un gran mal di testa...
Sono rimasta sola con André, ma
temo che non sarà possibile mettere a punto nessun piano, mi
sembra piuttosto brillo. Chissà cosa lo agita tanto. Però
in queste condizioni posso parlargli di quanto è successo oggi.
“André, grazie per avermi tirato fuori dall'impiccio.”
“Cosa?”
“Ti ho detto grazie. Per oggi. Per Fersen.”
“Ah, figurati. Se ti avesse scoperta sarebbe stato un guaio, non credi?”
“Parli per me o per noi?”
“Noi? E da quando siamo “noi”?”
“Cosa?”
“Niente, lascia perdere...”
“André?”
“Cosa c'è?”
“Sei strano...”
“Anche tu. Ti preoccupi solo di Fersen. Di me non ti importa nulla.”
Ma cosa sta dicendo!
“André, tu hai bevuto troppo.”
“Mah, forse. E allora?”
Non mi sono accorta che la vicinanza
tra noi si è ridotta. André è davanti a me, ha uno
strano sguardo negli occhi.
“André...”
“Sai, Oscar, mi chiedo come
abbia fatto a non riconoscerti. Io ti riconoscerei anche se tu fossi
vestita di stracci. Il bagliore dei tuoi occhi, le tue labbra
lucide...come fa a non vederti?”
“André...ma cosa ti prende?”
“Oscar, vuoi che ti dica una
cosa? Sono io a sperare che non ti riconosca, perché in caso
contrario...ti perderei...per sempre...”
Non ho mai visto André in
questo stato, non capisco cos'abbia e non capisco cosa stia succedendo
a me. Non riesco a distogliere lo sguardo da lui, non riesco a dirgli
di smetterla di vaneggiare, non riesco perché mi sento
incatenata al suo sguardo che mi sta provocando una reazione che non
conosco. Sento il cuore martellarmi in petto e non so perché.
Non so perché.
“Oscar...” mi chiama, ma
non serve, perché il mio sguardo è già suo.
Improvvisamente noto che il suo si sta abbassando, si ferma all'altezza
delle mie labbra.
“André...che
succede?”, ma la mia voce diventa a mala pena un sussurro, mentre
mi accorgo che il suo viso si sta chinando verso il mio.
Sono paralizzata, non mi muovo. Aspetto, aspetto soltanto.
Ma non accade nulla.
Come se si fosse improvvisamente svegliato, André si tira su di scatto e mi guarda allucinato.
“Scusa...scusami tanto...non so cosa mi sia preso...devo aver bevuto troppo.”
Si volta e fa per scappare, ma faccio in tempo ad afferrare la manica della sua camicia.
“No, André, aspetta!”
Ma lui è più forte di
me, si libera e scappa in camera sua. Sento che chiude la porta a
chiave, non vuole che lo disturbi.
Mi siedo per terra e realizzo cosa è successo. Non ci posso credere!
André...André stava per baciarmi. E io glielo stavo lasciando fare!!!
Quella stessa
notte un'altra donna stava elaborando un piano, l'ennesimo trucchetto
per far capitolare un altro bersaglio nella sua trappola. L'abito era
stato scelto, i gioiello pure e anche l'acconciatura. Tutto era pronto
e anche il Conte di Polignac si sarebbe presto aggiunto alla lista. La
Dama era felice perché questa volta le vittime sarebbero state
due: non solo il Conte, ma anche e soprattutto l'odiatissima Contessa
di Polignac, colei che adesso godeva di quelli che avrebbero dovuto
essere i suoi privilegi, se fosse andato tutto come doveva, tanti anni
prima.
Bene, eccoci qui. Non riesco a
ringraziare tutte in modo singolo, questa volta accontentatevi di un
ringraziamento generico! Purtroppo il tempo comincia a scarseggiare
dato che è ricominciata la scuola da più di un mese e
quindi sono di nuovo alle prese con collegi docenti, consigli di
classe, maree di compiti da correggere ecc ecc.
Spero che anche questo capitolo vi
piaccia, come vedete si va avanti, anche se a rilento, ma nel prossimo
vedremo la famosa Dama in azione, promesso!
|
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 7 ***
dama7
Care lettrici e cyber-amiche, eccoci
qui. Scusate per il ritardo, ma è un periodaccio. Questa volta
non riesco a rispondere a tutte le recensioni, cercherò di farlo
appena posso, promesso, intanto vi ringrazio davvero tantissimo per il
seguito che state dando a questa mia folle impresa, sono davvero
commossa, grazie, grazie, grazie. Una sola cosa, però ve la
dico: la Dama non è Jeanne! La cara Valois è morta a
Saverne, quindi cercate altrove...
Un ringraziamento speciale a Ninfea
Blu, che ha realizzato dei bellissimi disegni che ho inserito nei
capitoli precedenti e che spero possano piacere a voi tanto quanto sono
piaciute a me!
Buona lettura, e come sempre, recensite, commentate, criticate...insomma fatemi capire ciò che pensate!!!
Guardo allo specchio l'immagine di
questa donna, una donna che non riconosco, pur sapendo di essere io.
Due giorni, solo due giorni ed è tutto cambiato, ancora una
volta. Sembra davvero che il destino abbia deciso di mettermi alla
prova duramente non solo come soldato.
Due sere fa André mi ha quasi
baciata e io mi sono trovata talmente spiazzata da non sapere come
reagire. Non credo che se lo ricordi, era talmente ubriaco che dubito
si sia addirittura svestito prima di andare a letto, e comunque non ha
fatto parola di quanto accaduto quando ci siamo rivisti l'indomani,
quindi non ho motivo di ritenere che quel gesto avesse per lui un
qualche significato.
Mi ha turbato vedere André
così...così...virile. Si, in quel momento era un uomo che
non conoscevo, era un uomo. Per quanto tempo ho finto di non vederlo?
Come ho potuto crescere accanto a lui e non accorgermi di quanto
fossimo, siamo, diversi? Chissà quante ragazze ha già
fatto innamorare con quei suoi modi gentili e quegli occhi! E io
dov'ero mentre accadeva? Perché solo di una cosa sono sicura, io
non me ne sono mai accorta.
Mi ha turbato vedere André
così, perché ho capito che nel suo animo si agita
qualcosa, è inquieto e carico di rabbia. Vorrei aiutarlo, ma non
so come, anche perché dubito di potergli essere d'aiuto dato lo
stato confusionale in cui mi trovo io adesso.
Ho passato anni a sognare il Conte di
Fersen, ho cercato di farmi notare da lui e ho temuto il momento in cui
avrebbe capito che quella notte ero io la misteriosa contessa e adesso
che invece sa la verità, mi sento così strana.... Certo
che Girodelle è stato bravissimo, ha preso da parte Fersen e lo
ha messo al corrente dello stratagemma per inchiodare la Dama di
Picche, gli ha fatto notare André e poi lo ha portato da me, che
senza accorgermene l'ho visto di fronte ai miei occhi, uno sguardo
incredulo e meravigliato il suo, uno sguardo di terrore il mio.
“Oscar,
Girodelle mi ha appena raccontato tutto. Sarà una missione
difficile, ma cercherò di aiutarvi come posso”.
Sempre impeccabile nei modi, il Conte
svedese. Ma sapevo che quell'atteggiamento così rilassato era
solo dovuto al fatto che Girodelle fosse presente, infatti il vero
commento è arrivato non appena siamo rimasti soli.
“Allora eravate voi, il mio sospetto era fondato!”
Sa avessi potuto, sarei sparita dalla
faccia della terra in quello stesso istante. Non potevo reagire, non
potevo scappare. Fersen mi aveva inchiodata, e non ho potuto fare altro
che alzare lo sguardo, pronta ad affrontare la mia vergogna.
“Oscar, io
credo di non aver capito molto di voi, sinora. Ma ora ho la
possibilità di rimediare. Oscar, vorreste accettare la mia
compagnia al ballo di domani? So che siete in missione, ma se volete
risultare credibile nei panni di dama di corte, dovete avere un
cavaliere e se permettete vorrei essere io. Oltre a tenere d'occhio la
situazione in sala, sarà un'occasione per conoscerci
meglio...come uomo e donna...”
Se il mio cuore non è esploso in quel momento, credo che non accadrà mai più.
Non ho potuto fare altro che
accettare, grata per l'aiuto e profondamente felice perché per
la prima volta Fersen si è accorto di me e ha manifestato il
desiderio di conoscermi come donna. E' il primo che mi dice una cosa
simile, l'unico a cui voglio dimostrare di essere una donna.
Ora sono pronta a scendere e non so
quanto riuscirò a concentrarmi su André e sulla Dama,
anche se so che dovrò farlo, non posso rischiare che
André finisca in pericolo per colpa mia.
E' tutto
pronto, stasera dovrò cercare di capire chi è questa
ladra, e a quanto ho capito ci sarà solo Girodelle ad aiutarmi,
perché Oscar sarà fuori gioco. Finalmente il suo
desiderio si è avverato, Fersen si è accorto di lei e si
è offerto di farle da accompagnatore. Non credo di aver convinto
Girodelle con la mia finta indifferenza, ma sinceramente non me ne
importa nulla.
Stasera
assisterò impotente alla fine dei miei sogni, alla distruzione
delle mie illusioni e non so se sarò in grado di sopportarlo. Ho
già in corpo un tale carico di rabbia che temo di fare qualche
passo falso, e so che non posso permettermelo, non sarei solo io a
pagare le conseguenze, ma soprattutto Oscar. Spero di poter scoprire
subito chi sia questa Dama, ma temo che il mio sia solo l'ennesimo
sogno di uno stupido illuso. Non abbiamo nulla in mano, pochissime
informazioni e a Corte ci saranno troppe persone. E' praticamente
impossibile trovarla oggi, l'unica cosa che posso fare è cercare
di tenere bene gli occhi aperti e magari cogliere qualcosa,
dopodiché, speriamo che la vittima non abbia delle conseguenze
troppo gravi.
Ho sempre
odiato questi balli e adesso sono qui in veste di protagonista. Ho
indossato uno degli abiti più belli che il Re mi ha fatto
preparare e sono qui in compagnia di Girodelle in attesa che si
avvicini qualche dama, o almeno che mi dimostri il desiderio di
lasciarsi avvicinare... .Dio, mi sento in vendita, in attesa che si
presenti il miglior acquirente. Io e Girodelle ci stiamo scambiando
informazioni e possibili indizi sull'identità di questa Dama di
Picche, ma dagli sguardi che riceviamo temo che stiamo facendo la
figura dei dongiovanni in cerca di una preda. Se la situazione non
fosse così delicata, ci sarebbe da riderne e magari anche da
approfittarne, chissà.
Dopo lunghe
discussioni siamo giunti al fatto che questa donna potrebbe essere
abbastanza giovane, sicuramente bella e avvenente e anche abbastanza
disinibita, dato che si fa portare nella camera da letto della sua
preda. Probabilmente è sola, non penso che sarebbe libera di
muoversi se avesse con sé un accompagnatore o un parente. Non ho
altre ipotesi, devo solo aspettare, cercando di ignorare Oscar che
è appena entrata insieme al Conte di Fersen, dannazione.
Mi sento un pesce fuor d'acqua, cerco con lo sguardo André, ma appena mi vede si gira di spalle, perché?
“Oscar, guardate, André e
Girodelle sono già arrivati”, mi dice Fersen e mi rendo
subito conto di quanto sia stata una pessima idea accettare il suo
aiuto.
“Conte, vi ricordo che siamo in incognito, pertanto sarebbe meglio non pronunciare i nostri nomi...”
“Ah, è vero, che sbadato. Scusate.”
Ecco, appunto.
Guadagniamo il centro della pista e
cominciamo a ballare. E' difficile seguire la musica, cercare di
scrutare le persone presenti in sala e contemporaneamente conversare
con Fersen. Sento che mi parla, ma non ho idea di cosa mi stia dicendo.
“Osc...Françoise,
scusate, ma non mi state degnando di attenzione. Capisco che siete
distratta da altre cose, ma così rischiate di smascherarvi da
sola. Pensate di risultare credibile dimostrandovi così
indifferente alla mia presenza?”
Lo guardo incredula, ma da quando
Fersen è così presuntuoso? Se è questo quello che
lui intende per “conoscerci meglio come uomo e donna”,
allora lo preferisco come compagno di bevute. Ma la missione è
troppo importante e allora decido di fare come dice.
“Scusatemi, non intendevo sembrare scortese, ma è solo che per me questo è un ruolo davvero scomodo.”
“Certo, lo capisco. Siete
abituata a buttarvi in mezzo alla mischia e invece questa volta dovete
guardare le spalle ad André.”
“Si, esatto. Se io sbaglio, lui rischia la vita. Se gli capitasse qualcosa non potrei mai perdonarmelo.”
“Siete molto legati, vero?”, mi chiede.
Lo guardo, non so cosa rispondergli.
“Si, certo. Perché?”
Ride. Strano, non mi sembra di aver detto nulla di buffo.
“Scusatemi se rido, ma dovreste
vedervi! Non appena ho nominato André avete subito alzato una
barriera difensiva.”
Sento le guance andare a fuoco. Calmati Oscar, così non va bene.
“Eh si, non è necessario
che mi rispondiate. Voi due siete decisamente molto legati. Mi sono
chiesto spesso quale fosse la natura di questo legame,
però.”
Non mi piace la piega che sta prendendo questo discorso, cosa sta cercando di insinuare?
“Fersen, noi siamo cresciuti insieme, siamo come fratello e sorella.”
Non sembra per nulla convinto della mia spiegazione.
“Suvvia, ci credete sul serio?
Per voi, forse, potrà essere così, ma sicuramente non lo
è per André.”
Lascio la presa, mi fermo in mezzo alla sala e lo guardo perplessa.
“Davvero non avete ancora capito
i sentimenti di André? Non ci posso credere, siete davvero
ingenua a tal punto? Mia cara, forse vi conviene frequentare di
più i salotti, o rischiate di essere vittima di qualche
malintenzionato. Siete così estranea a questo mondo che chiunque
potrebbe riuscire ad abbindolarvi.”
Sento gli occhi bruciare di rabbia e
delusione. Chiunque? Anche voi, Fersen? Ma sapete, io non ci credo, non
chiunque...André non lo farebbe mai, anzi, non lo ha mai fatto.
Io non so perché mi state dicendo tutto questo, ma io sono certa
del fatto che André provi per me lo stesso affetto che provo per
lui.
“Non mi credete, vero
Oscar?”, continua Fersen, riprendendomi tra le sue braccia e
ricominciando a ballare, “non importa, il tempo mi darà
ragione. Riconosco lo sguardo di André, l'ho visto così
tante volte..., ma voi piuttosto, se vedeste André ballare con
un'altra donna, come stiamo facendo noi adesso, cosa provereste?”
“Nulla Fersen, che domande sono?
Anzi, se il piano procede come si deve, potrei vederlo già
stasera, e non solo ballare.”
Improvvisamente il pensiero di
André con un'altra donna mi fa battere il cuore velocemente.
Ripenso a quanto è successo due sere fa, alle sue braccia che mi
stringevano, al suo respiro caldo così vicino al mio viso, ai
suoi occhi che avevano agganciato i miei e sento un brivido
attraversarmi la schiena.
“Oscar, siete rabbrividita e avete la pelle d'oca. Avete freddo?”
“No...no, non ho freddo. Sto
bene, grazie, ma ora se non vi dispiace vorrei fermarmi, è il
caso che comici ad osservare la scena con più attenzione.”
“Si, come volete. Venite, andiamo a sederci su quel divano, da lì possiamo vedere bene tutta la sala.”
Fersen mi offre il braccio e io
docilmente lo afferro e lo seguo, ma non mi accorgo della vicinanza di
una donna e le pesto il vestito.
“Ahia!”, la sento dire.
“Mia cara, vi siete fatta male?”, le chiede il Conte di Polignac.
Lei, di spalle, fa cenno di no con il capo e si appoggia al suo braccio. Io ne approfitto per scusarmi.
“Scusatemi, Madame, non vi avevo vista.”
La donna non mi risponde, interviene il Conte prima di lei.
“Non preoccupatevi, siamo noi che non dovevamo passare in mezzo alla sala. Ma ora scusateci, dobbiamo andare.”
Io e Fersen ci inchiniamo mentre il
Conte si allontana in compagnia di quella donna, che sicuramente non
è la moglie! Chissà chi è, non mi sembra di averla
mai vista.
Ecco, Oscar ne
ha combinata una delle sue, è andata a sbattere contro una dama,
e non una qualsiasi, addirittura la dama di compagnia del Conte di
Polignac! Ma le è andata bene, quell'uomo è un vero
gentiluomo a differenza della moglie, sicuramente si sarà
scusato lui al suo posto. Però non sapevo che anche il Conte di
Polignac avesse una dama di compagnia, anche se vista la simpatia della
moglie non dovrei stupirmi più di tanto. Chissà chi
è, il fatto che sia di spalle e non possa vedere il suo volto mi
incuriosisce. Sicuramente è una donna estranea alla corte, come
potrebbe andare in giro indisturbata essendo l'amante del marito della
donna più potente a corte dopo la Regina?
Oscar e Fersen
si sono seduti finalmente, non ce la facevo più a vederli
abbracciati mentre ballavano. Come vorrei poter ballare io almeno una
volta con la mia Oscar, vorrei tenerla tra le mie braccia e farla
volteggiare permettendole di esprimere tutta quella innata
femminilità che non sa neanche di possedere, ma so che questo
è solo un altro dei miei infiniti sogni, specialmente adesso che
Fersen è entrato in scena...
“André, invece di fare quella faccia da cane bastonato, cerca di fare attenzione.”
Proverbiale Girodelle, sempre presente e attento, beato lui!
“Scusatemi...”
“Non
scusarti, non serve. Piuttosto, c'è una donna che non ti toglie
gli occhi di dosso da quando siamo entrati, e secondo me potrebbe
corrispondere alla nostra ladra. Guarda là.”
Mi indica una
donna seduta ad un divanetto. E' sola, e bella, accidenti se è
bella! Una cascata di boccoli neri incorniciano il volto da bambola sul
quale domina una bocca rosa tutta da baciare. Quando nota il mio
sguardo posarsi su di lei, appoggia la schiena al divano, accavalla le
gambe e allunga un braccio sullo schienale, in un muto invito di
raggiungerla. Bene, è questo che devo fare, giusto? E allora
vado, la mia prima missione sta iniziando. Mentre muovo i miei primi
passi verso questa donna, mi volto verso Oscar e vedo che mi sta
guardando. Augurami buona fortuna, Oscar.
Ecco, ci siamo, André sta
andando verso una donna. Mi sposto per vedere chi è. Cosa???
Quella??? Ma...ma sembra uscita dai bassifondi della periferia, come
può pensare che sia la Dama di Picche? Al massimo potrà
essere una delle prostitute di corte....Giuro che se non torna indietro
subito, lo vado ad acciuffare io stessa, e non mi interessa nulla del
fatto che in questo momento Fersen mi stia invitando a fare una
passeggiata in giardino!
“Scusate Conte, ma André sta approcciando una donna, devo tenerlo d'occhio.”
Fersen mi guarda e sogghignando mi dice, prima di allontanarsi:
“Si, ma lasciategli
libertà di movimento. Non vorrete piombargli in camera nel
momento sbagliato vero? A domani, Françoise, non vedo l'ora di
sentire il vostro racconto!”
Guardo Fersen allontanarsi, stupita della sua baldanza, e non mi accorgo che così facendo ho perso di vista André.
Comincio a salire gli scalini che
portano agli alloggi e sento dei rumori soffocati, quasi dei bisbigli,
provenire da una stanza poco più avanti di dove mi trovo adesso.
Mi avvicino con il cuore in gola, il mio cuore batte talmente forte da
fare più rumore di quello che sento provenire dalla stanza.
La porta è socchiusa, mi avvicino per guardare e ciò che scopro mi fa portare la mani alla bocca per non gridare.
Ci sono un uomo e una donna, lì
dentro. Non vedo l'uomo, è di spalle, ma ciò che sta
succedendo non può essere frainteso in alcun modo. Sono vicini
ad un tavolo, anzi, lei ci è seduta sopra e ha il vestito tirato
su, le gambe nude vergognosamente aperte e avvinghiate ai fianchi
dell'uomo, nudi anch'essi. Sento gemere, sospirare, ansimare e vorrei
scappare per l'imbarazzo, se non fosse che la paura che quell'uomo
possa essere André mi tiene inchiodata al pavimento.
Nello stesso
istante, pochi piani sopra, una donna giace in un letto disfatto,
insieme ad un uomo ancora incredulo. Troppe notti da solo, troppa
freddezza e ambizione da parte di una moglie così distante,
seppure amata, hanno fatto si che questo nobile disilluso cedesse alle
lusinghe di una giovane dalla bellezza sfrontata e magnetica. Ora
quest'uomo è in suo potere, incantato dalla sua figura, nuda,
che senza pudore sta seduta a cavalcioni, indifferente alla reciproca
nudità.
“Sei un
angelo”, le sussurra in preda ad un impeto di passione, mentre
lei, sorridendo, falsamente pudica, comincia a giocare con finta
noncuranza con una collana alla quale è agganciato un ciondolo.
Accompagna questo gioco con una canzone, una nenia dalle parole
incomprensibili, dette sottovoce, quasi una cantilena, attendendo che
il sonnifero versato nel vino precedentemente consumato faccia effetto.
Non appena le
palpebre del Conte di Polignac cominciano a diventare pesanti, la donna
chiede come poter aprire la cassaforte e lui, docile, le rivela il
prezioso segreto.
“Bene, caro
Conte. Adesso dormi, sognami e rimpiangimi. Quando ti sveglierai, non
ricorderai nulla di questa notte, e ti pentirai amaramente di
ciò che è successo, data la furia con la quale tua moglie
ti aggredirà”.
Prima di lasciare la stanza, la donna posa un leggero bacio sulla fronte dell'uomo.
“Mi
dispiace, non avrei voluto farti del male, ma era l'unico modo per
ferire tua moglie. La perdita di vostra figlia Charlotte non è
abbastanza, voglio vederla piangere di rabbia e umiliazione”.
Un ultimo sguardo
a quella camera, una carta gettata distrattamente sul letto e la donna
va via nella notte, indisturbata e ancora una volta vittoriosa.
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8 ***
dama8
Salgo lentamente le scale che portano alla mia camera da letto, o forse dovrei dire alla nostra, data la sottile separazione creata da una porta comunicante che, per giunta, è sempre aperta.
Sono stanco e
anche deluso. Una serata buttata via, ma d'altra parte lo immaginavo.
Come pensano sia possibile per noi smascherare la Dama in una sola
sera? So che c'era, so anche che ha colpito, ma chissà chi e in
quale momento. Credo che domani ci aspetterà una bella lavata di
testa da parte dei sovrani...
Quella donna,
poi...al diavolo Girodelle e i suoi consigli! Altro che Dama di Picche,
quella più che altro poteva essere la Regina di Cuori, rossa
come il mestiere che esercita, e io che ci sono cascato in pieno...eh,
André, si vede che con le donne hai poca pratica, devi
assolutamente rifarti, ragazzo....
Un'immagine
interrompe il mio solitario delirio. Sembra...no, è proprio
Oscar! Ma cosa ci fa dietro a quella porta socchiusa? Non ci credo, sta
spiando! Ma cosa diavolo le è venuto in mente?
“Oscar...”, la chiamo piano, ma non mi sente.
Mi avvicino e
noto sul suo viso uno sguardo di puro terrore. Incuriosito, mi avvicino
ulteriormente e finisco per mettermi dietro di lei, che ancora non si
è accorta della mia presenza. Guardo, o meglio, sbircio anche io
e ciò che vedo sta per farmi scoppiare a ridere.
Non ci credo, Oscar è sconvolta per questo? Oh. Mio. Dio.
Le metto una
mano sulla bocca e una intorno alla vita, cercando di allontanarla e
ben consapevole che lei cercheà di atterrarmi pensando ad
un'aggressione.
Si volta e mi guarda come se fossi una specie di visione, o fantasma.
“André! Ma che diavolo ci fai qui???”
“Buonasera anche a te, Oscar! Scusa se te lo dico, ma piuttosto dovrei chiederlo io a te, ti pare?”
Lentemente
Oscar si gira e si piazza di fronte a me, tenendo la sua mano sulla
mia, che è ancora attorno alla sua vita. Questo contatto, che
lei non accenna a spezzare, mi fa male, troppo male, stasera...
Oscar abbassa gli occhi ed arrossisce.
“Oscar?”
“E' che...”
“Cosa?”
“No, niente...andiamo via.”
Scoppio a ridere.
“Oscar!
Eri ferma sulla soglia di una stanza in cui si trovavano un uomo e una
donna impegnati a...bhe, lo sai, lo hai visto.... Ti sembra normale?
Non pensavo che avessi tendenza da vojeur!”
Lo sguardo assassino di Oscar mi dice che ho fatto centro.
“Guarda che non era quello il motivo! Io credevo che quello lì dentro fosse...”
Ma certo, che
stupido. Pensava fosse Fersen, ovvio. Ecco perchè quello
sguardo, aveva paura di esser stata presa in giro. La mia mano
abbandona il suo fianco.
“Scusa, non avevo capito. Pensavi fosse Fersen.”
I suoi grandi occhi azzurri si sgranano e mi fissano.
“Fersen??? No. Non ho mai pensato a lui...”
Cosa???? E chi pensavi che fosse? Per chi eri così terrorizzata?
La frase di André apre un
baratro nel mio cuore. Fersen! Mi ero completamente dimenticata di lui,
come è possibile? Come posso dimenticarmi dell'uomo che amo? E
perché ho pensato che in quella camera ci fosse André?
Senza rendermene conto inizio a tremare così tanto che anche André se ne accorge.
“Oscar, cosa succede?”
Niente André, niente. Ma
portami via da qui, ti prego. Senza neanche rispondergli o guardarlo in
faccia lo prendo per mano e comincio a correre su per le scale, verso
la nostra stanza.
Entro e chiudo la porta dietro di noi,
lasciando finalmente fuori quel mondo falso e cinico che mi sta
letteralmente mandando in frantumi.
André è veramente preoccupato, mi guarda e leggo nei suoi occhi una domanda “Chi sei?”.
Vorrei saperlo anche io, André, te lo giuro.
“Oscar...”, lo sento sussurrare, e alzo lo sguardo.
“Scusami, André. Ti sarò sembrata una pazza...”
“Bhe, abbastanza....Ma almeno mi dici cosa ti sta succedendo?”
“Io...io...non lo so....Tutta questa situazione...mi sta confondendo. Voglio tornare alla mia vecchia occupazione!”
Mi guarda e sorride.
“Cosa fai, la bambina
capricciosa, adesso?”, mi dice con un tono carezzevole che mi
provoca un brivido lungo la schiena.
Accidenti, André! Sei diventato pericoloso, allontanati, non ti sopporto!
“No, è che tutto questo
non mi piace”, urlo spazientita, cominciando a gettare a casaccio
guanti, bracciale, collana e orecchini.
Sto per esplodere quando mi rendo conto che se lo facessi, André ne subirebbe le conseguenze, ancora una volta.
Non voglio, non di nuovo.
“Scusa, André...”
“E' la seconda volta che lo
dici. Oscar, ti conosco, dimmi cosa c'è. Non credo che la scena
di sesso che tu hai visto ti abbia sconvolto a tal punto, perciò
dimmi la verità”.
Sobbalzo alla parola
“sesso”, e mi torna in mente tutto ciò che ho
pensato, ma decido di vuotare il sacco ugualmente.
“E' che...ho pensato che...quello là dentro...fossi tu...”
Abbasso lo sguardo, non voglio vedere la faccia di André.
Se questo
è un sogno, non voglio svegliarmi mai più. Se è un
incubo, prego affinchè mi arrivi subito una secchiata d'acqua
gelida in faccia.
Oscar era terrorizzata dal pensiero che quello fossi io? Era sconvolta perchè pensava di aver visto me fare sesso con una donna?
Senza neanche
rendermene conto, mi sono avvicinato a lei e le ho messo una mano sulla
spalla, invitandola a guardarmi, ma ciò che vedo mi spezza il
cuore.
Oscar sta piangendo.
“Oscar...”
“Scusa, André, è che mi sento così stupida...”
Vorrei parlarle, accarezzarla, ma lascio che trovi lei la forza di continuare.
Non sei
stupida, amore mio, sei solo una donna fragile e finalmente questo lato
del tuo carattere sta venendo fuori. Vorrei abbracciarti,
tranquillizzarti, dirti che va tutto bene, ma non posso e non voglio
farlo. Se lo facessi rischierei di spezzarti, se lo facessi non ti
permetterei di conoscerti e per quanto tutto questo ti faccia
così male, è giusto che tu conosca te stessa.
Ti accasci a
terra, rimanendo quasi sepolta dalla gonna ampia che fa un enorme
sbuffo seguendo il tuo movimento, e io mi inginocchio vicino a te.
“Non so
cosa mi stia accadendo, ti giuro, non lo so. So solo che non mi piace
questa missione, è davvero troppo per me, per noi. Io lo so cosa
dovrai fare, ma non riesco ad accettarlo! Lo so che sei un uomo e che
probabilmente non è neanche la prima volta, ma...io non voglio
vederti mentre lo fai, non ce la faccio...”
Ora non mi
interessa nulla di ciò che penserai, io a vederti così
non riesco e perciò...perciò, perdonami Oscar, ma adesso
ti stringo a me!
Mi sento così stupida a
piangere qui sul pavimento mentre André mi guarda esterrefatto.
Devo sembrare davvero patetica, come una di quella donnicciole che
popolano la corte. Devo ammettere che sono entrata davvero nella parte!
Sto per alzarmi e chiedere ad
André di lasciarmi sola, quando sento le sue braccia stringermi.
E' tutto così rapido, in un momento mi trovo stretta a lui e non
posso far altro che stringerlo a mia volta, nascondendo il volto nel
suo petto.
Non so cosa dire, non so cosa fare...so solo che il suo calore ha il potere di tranquillizzarmi.
“Oscar...io non voglio farti soffrire...non dovevamo accettare questa missione...”
“Lo sai che non è
possibile, André. E poi non sei tu che mi fai soffrire, sono io
che non sono normale”, dico con un sorrisetto ironico.
“Oscar”, la sua voce
è seria, “ti giuro che cercherò di fare il
possibile affinchè tu non debba mai vedermi”, mi dice.
“No, André. Io devo vegliare su di te, devo fare in modo che la Dama non ti faccia del male.”
“Dammi retta. Chiederò a
Girodelle di guardarmi le spalle, tu occupati solo di cercare di capire
chi è, in modo che io non debba arrivare a...tanto...”
Mi stacco e lo guardo.
“Perchè?”, gli chiedo.
“Perché, cosa?”, mi risponde.
“Perché arrivi a tanto per non farti vedere da me?”
I suoi occhi, generalmente così dolci e allegri, sono due pozze verde scuro da tanto sono cupi.
“Perchè, Oscar, se tu mi vedessi così, sarebbe la fine del nostro rapporto, e io non voglio perderti.”
Mi salgono le lacrime agli occhi.
“André, io credo già che la nostra...”
“Non dirlo!”, mi intima,
“non voglio sentirlo. Cosa credi, che non lo sappia anche io?
Stasera eri tra le braccia di Fersen, quanto credi che ci vorrà
prima che lui ti chiederà di diventare la sua amante? O forse ti
chiederà di sposarlo, chissà. Io ti ho già persa,
Oscar, ti ho perso stasera, lo so. Ma non permetterò che questa
stupida missione scavi un solco ancora più profondo tra di
noi.”
“André...tu non mi hai persa, cosa dici? Fersen non ci allontanerebbe mai, lo sai!”
“No, Oscar, sei tu che credi che
tutto possa restare uguale! Ti sei innamorata, e io non posso fare
altro che restare a guardare. Tu sei una nobile, io il tuo attendente.
Credi che un tuo ipotetico futuro marito accetterebbe di tenermi con
voi?”
Abbasso la testa, sconfitta. André ha ragione.
“Oscar, permettimi una domanda. Perché hai pensato a me e non a Fersen?”
Alzo lo sguardo, sconvolta. Già, perché ho pensato a Fersen?
“Non lo so, André. Forse perché da Fersen mi aspetto un comportamento del genere, ma da te no...”
Oscar, questa
sera è troppo strana, spero solo che finisca presto. Ho visto il
mio sogno frantumarsi mentre ballavi avvinghiata a Fersen, ma al tempo
stesso sento che il mio cuore si sta riempendo di speranza. Dimmi,
Oscar, sono un povero illuso? Dimmelo tu, perchè io non so
più cosa pensare! I tuoi discorsi palesano una gelosia nei miei
confronti e una tua certa paura di perdermi, ma perché?
So che non
dovrei sperare, ma davvero non ce la faccio a non farlo. Non puoi amare
un uomo e accettare a priori che ti tradisca, mentre questo stesso
pensiero rivolto al tuo attendente ti fa tremare di paura, non è
normale, Oscar!
Se davvero
prima o poi a tutti è dato di poter giocare le proprie carte,
adesso è arrivato il mio momento. Perdonami, Oscar, ti
farò soffrire, ma è necessario che tu capisca i tuoi
sentimenti nei miei confronti, e ne ho bisogno anche io. Preparati,
Oscar! Se hai bisogno di vedere Andrè uomo, ti
accontenterò quanto prima, anche a costo di farti piangere...
Ma adesso resta qui, lasciati cullare dalle mie braccia finchè non ti sarai calmata. Domani ci aspetta una dura giornata.
“Vieni, Oscar, ti aiuto a stenderti sul letto. Sei stanca, riposati un po'.”
Tu, docile, ti alzi e lasci che ti guidi al letto, dove ti stendi e mi permetti di sedere vicino a te.
“Andrè?”
“Dimmi.”
“Ti va di restare qui, stasera? Come facevamo da bambini...”
Certo, anche se ormai bambini non lo siamo più.
“Va bene, Oscar, resto con te.”
Mi stendo
dietro di te e ti cingo la vita con le braccia. Ti sento sussultare,
stai piangendo in silenzio e io lascio che ti sfoghi. Ti tengo stretta
fino a che sento il tuo respiro regolare e capisco che ti sei
addormentata. Ora posso dormire anche io.
Ed eccoci qui, anche se con estremo
ritardo. Capitolo breve, questa volta, ma è necessario per lo
sviluppo della storia. Come sempre, grazie a tutte per i preziosi
commenti e suggerimenti.
Approfitto di questo aggiornamento per
augurare a tutte le persone che frequentano questo fandom (e anche gli
altri due che frequento!) Buone Feste!!!
Mary
|
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 9 ***
dama9
Care lettrici, prima di lasciarvi al
nuovo capitolo è doverosa una premessa. Ho pensato tanto a come
rendere André un uomo più sicuro, un ammaliatore e
scherzando ho detto, in risposta ad una recensione del capitolo
precedente, che lo avrei reso simile ad un personaggio di un altro
manga. Lavorando su questo capitolo mi sono resa conto di quanto questo
personaggio “combattesse” per entrare in questa storia, e
così alla fine ho ceduto. Tutto questo per dirvi che in questo
capitolo troverete alcune parti, e alcune frasi, prese dal manga
“Vampire Knight” di Matsuri Hino. Il personaggio in
questione è il bellissimo, affascinante e carismatico principe
vampiro, Kaname Kuran.
Arte, questo capitolo è tutto per te, per il tuo aiuto, per il
tuo incoraggiamento, per i tuoi consigli, per il tempo che mi hai
dedicato e perché no, anche per quest'altra nostra passione in
comune, un bellissimo e feroce vampiro dagli occhi cremisi!
Come presupponevo, i Sovrani non hanno
gradito il nostro insuccesso. Siamo in udienza privata con loro da
quasi un'ora, e tutto ciò che sento ripetere è sappiamo che è difficile, però....
Però cosa? Se lo sapete allora lasciateci in pace, no? Ma cosa
credono, che bastino due abiti sontuosi e un loro ordine per far cadere
in trappola quella donna? Di sicuro è abile e scaltra, non
è certo facile infilarsi così a Versailles e scappare
come fa lei senza essere mai notata!
André è con la testa
bassa e non parla. A dire il vero secondo me non sta neanche ascoltando
una parola, chissà dove ha la testa.
Spero che ciò che è successo ieri sera non lo abbia turbato troppo.
Lo so di essermi comportata in maniera riprovevole, ma mi sentivo davvero sul punto di scoppiare.
La
situazione ha dell'incredibile! Siamo qui in compagnia dei Sovrani che,
invece di rimproverarci, sembra quasi che si scusino con noi...assurdo!
Da quello che ho capito, questa riunione è stata fatta solo per
mettere a tacere la Contessa di Polignac, che sta facendo il Diavolo a
quattro per quanto è accaduto. E' strano che questa volta la
Dama abbia scelto il Conte, è un uomo così tranquillo,
buono, gentile.... Certo se la vittima fosse stata in realtà la
Contessa, allora questo spiegherebbe tutto. Devo dire che non mi
dispiace poi tanto vedere la Contessa in quello stato, lei che è
sempre così altezzosa, indisponente, superiore a tutto e tutti
ora deve stare a leccarsi le ferite, e non ferite qualsiasi, ma quelle
di un tradimento! Ma chissà se la Contessa è arrabbiata
per il tradimento o per il furto...forse per entrambi i motivi, ma sono
certo che è il furto quello che le brucia di più.
Dopo l'ennesimo Abbiamo una grossa fiducia in voi, i Sovrani finalmente ci congedano, sia ringraziato il Cielo!
Il più perplesso è Girodelle, cammina a testa bassa e non dice una parola, sembra che si senta in colpa.
“Girodelle”, lo chiamo, “va tutto bene?”
“In
verità no, per niente. Ci siamo fatti fregare come degli
stupidi! Ma vi rendete conto che l'abbiamo avuta davanti agli occhi per
tutta la sera e non l'abbiamo notata?”
“Si”,
interviene Oscar, “è vero, ma come potevamo notarla? Santo
Cielo, Girodelle, la sala era piena di donne, potevamo immaginare che
la vittima sarebbe stata Polignac?”
“No...certo che no, però...”
“E poi
non dimenticate che io sono pure finita addosso a quella donna, quindi
se c'è qualcuno che deve sentirsi in colpa quella sono io”.
Improvvisamente lo sguardo di Girodelle si illumina. Che sia davvero contento che Oscar si sia presa la colpa?
“Oscar!
Avete detto una cosa importantissima! Voi siete andata addosso a quella
donna, quindi dovreste essere in grado di riconoscerla, giusto?”
Lo sguardo di Oscar è eloquente...so esattamente il tipo di insulto che sta formulando la sua mente.
“Girodelle”,
esordisce il nostro comandante in abito lungo “ma secondo
voi...una donna che porta una parrucca rosa, alta almeno cinquanta
centimetri, con piume e uccellini impagliati, è così
facilmente riconoscibile? A meno che voi non pensiate che quello sia il
suo colore di capelli naturale, ovvio.”
Scoppio a ridere e i due mi guardano come se volessero incenerirmi.
“Scusatemi entrambi, ma siete davvero divertenti!”, cerco di darmi un contegno e poi continuo.
“Oscar ha
ragione, Girodelle. Quello era ovviamente un aspetto esibito apposta
per confondere e non essere riconoscibile. Sono certo che la prossima
volta questa donna parteciperà ad un ballo indossando abiti
sobri e sicuramente senza parrucca, solo che non sapendo il suo colore
naturale non abbiamo alcun punto di riferimento.”
“Certo se
la nostra Regina non avesse dato il via a questa assurda moda di
sfoggiare parrucche tanto assurde....Bene, allora siamo al punto di
partenza!”, esclama Girodelle spazientito.
“Direi di si...”, ammette Oscar, affranta.
“Io direi
di no, invece. Anche questa volta la Dama ha scelto un uomo di
mezz'età, quindi è da lì che dobbiamo
partire.”
“E come?”, mi chiedono i due in coro.
“Ci
sarà un ballo tra tre giorni, sicuramente lei ci sarà.
Cercheremo di tenere gli occhi aperti e vigili su tutte le donne che si
avvicineranno a uomini del genere, magari saremo fortunati.”
Vedo che le mie parole non hanno riscosso il successo che speravo, ma poco importa, non abbiamo altra scelta.
E così questa sera ci
riproviamo, è la nostra seconda possibilità. Devo essere
concentrata, attenta e presente, non devo concedermi distrazioni e so
che ci riuscirò, dato che Fersen questa volta non sarà
presente.
E' stato molto gentile con me in
questi giorni, sembra che abbia davvero intenzione di approfondire la
nostra amicizia e non posso non ammettere con me stessa che tutto
ciò mi rende felice. Ieri, poi, quando è entrato nel
salone e ha iniziato a cercarmi con lo sguardo ho sentito il mio cuore
accelerare i battiti per l'emozione. Non che non mi abbia mai cercato,
ma finora cercava il compagno d'armi, ora invece cerca la Oscar donna
che ha appena conosciuto.
Forse sogno troppo, però mi
piacerebbe che riuscisse a dimenticare Maria Antonietta, forse
così avrei qualche possibilità; anche se ha detto
più volte che l'unico amore della sua vita è lei, io
voglio continuare a sperare.
Sciocca,
sei solo una sciocca Oscar, lo sai anche tu che il tuo sogno d'amore
non si realizzerà mai, quindi perché ti dai tanta pena
per lui?
Lo so, però sento che questa
volta non voglio tirarmi indietro, voglio rischiare il tutto per tutto,
anche a costo di soffrire...
E così
siamo pronti per l'ennesima farsa. Sono agitato e nervoso, questa sera
per me è importante e non sono sicuro di essere così
pronto a mettere in atto il piano che ho escogitato.
Girodelle si
sta rivelando un amico prezioso, gli ho spiegato tutto...beh, quasi
tutto, e ha accettato di aiutarmi, benché debba fare attenzione
anche alla ladra.
Ho tirato
fuori le armi, vale a dire questo sontuoso abito di velluto blu
notte, con una camicia di raso nera e l'effetto è talmente
sorprendente che io stesso sono stupito dell'immagine che lo specchio
riflette. Ora non resta che scegliere la preda.
Il salone è gremito di gente,
come sempre. Ormai mi muovo sicura al braccio di Girodelle, sta
diventando talmente normale averlo così vicino a me che credo
continuerò a prenderlo sotto braccio anche quando la missione
sarà finita!
Dopo i rituali saluti e finti
apprezzamenti scambiati con persone delle quali non ricordo neanche il
nome, ci sediamo ad un divanetto che permette di avere un'ottima
visuale su tutta la sala e faccio appena in tempo ad alzare lo sguardo
che vedo André avvicinarsi a noi.
Ossantocielo!!! Non riesco proprio ad
abituarmi a vedere André in abiti nobiliari, stasera è
semplicemente bellissimo, non ho altre parole per definirlo...e credo
che le parole mi siano proprio morte in gola, perché sento un
calore salire dal mio stomaco e fermarsi sulle mie guance man mano che
lui si avvicina. Odio queste situazioni, mi sento così in
imbarazzo ad arrossire mentre vedo il mio attendente avvicinarsi, e il
sorrisetto che si sta aprendo sul suo viso mi conferma che lui ha
capito la mia situazione.
“A...André...”, mi schiarisco la voce, “stai...davvero...bene”
“Grazie!”, mi risponde con
tono rilassato, come se gli avessi detto la cosa più ovvia del
mondo. Stupido vanitoso, non lo facevo così pavone!
“E come mai questo
abbigliamento?”, mi costringo a chiedere, dandomi mentalmente
della stupida perché so già la risposta.
“Devo fare da esca, no? Pare che
la Dama sia interessata agli uomini di mezza età, perciò
devo essere appariscente ed affascinate se voglio sperare di essere
notato, non credi?”
Giusto, il suo ragionamento non fa una piega, devo ammetterlo.
“Sì, potresti anche avere
ragione. Però spiegami, come mai noto solo giovani dame che in
questo momento farebbero a gara per essere qui al mio posto a parlare
con te?”
Sicuramente me lo sono immaginato, ma
per un piccolo istante mi è sembrato che André e
Girodelle si siano scambiati uno sguardo d'intesa.
Nel frattempo
nessuno dei tre si accorge dell'ingresso in sala di una giovane donna,
vestita di un bellissimo abito color acquamarina, con capelli lunghi,
biondi tendenti al rosso e con due brillanti occhi verdi. La dama ha
con sé un ventaglio, che usa con maestria per nascondere le
guance tinte di un finto rossore di imbarazzo ogni volta che il suo
sguardo profondo incontra quello di un gentiluomo.
Si muove con
eleganza e sufficienza, non degnando di particolare attenzione le
persona intorno a lei, fino a che i suoi occhi si posano su di un uomo.
“Che
sorpresa, questa sera ci sei anche tu”, pensa la donna.
“Bene, avevo in mente un altro piano, ma credo proprio che oggi
la mia vittima sarai tu...”
E così pensando la giovane si dirige verso il Duca di Germain.
Ho colto
l'attenzione di Oscar, e questo gioca a mio favore, ma ora devo stare
attento o rischiamo che la caccia alla Dama di Picche diventi un
obiettivo secondario rispetto al mio.
Osservo la sala
con attenzione e con mio rammarico noto che ci sono troppi uomini di
mezz'età in compagnia di giovani donne. Credo che anche stasera
l'impresa sarà difficile, a meno di un inaspettato colpo di
fortuna.
L'orchestra
inizia a suonare e io comincio ad avvicinarmi a qualche giovane per
chiedere un ballo, mentre vedo che Girodelle sta conducendo Oscar al
centro della pista.
Nonostante le
mie buone intenzioni, sono parecchio sfortunato; ho sempre sentito
parlare dei carnet di ballo, ma solo oggi ne capisco l'effettiva
utilità, perché pare che tutte le giovani alle quali mi
sto avvicinando abbiano già promesso danze ad altri uomini.
Mi avvicino ad
una colonna, ormai rassegnato a godermi questa danza solo da
spettatore, quando una ragazza, sola, colpisce la mia attenzione.
E' bella,
indossa un abito color avorio, con una profonda scollatura che mette in
risalto una pelle candida e un collo delicato, ornato da un collarino
di perle. Quando si volta verso di me rimango per un breve istante
affascinato da due occhi azzurri incorniciati da riccioli neri che
sfuggono ribelli ad un'acconciatura retrò. Ci guardiamo, e nel
momento in cui vedo la donna muoversi verso di me decido che lei
sarà la complice del mio piano diabolico.
“ Buonasera, Duca”, mi dice con tono gentile questa ragazza.
“Buonasera, Madame”, rispondo io con tono altrettanto gentile.
“Mademoiselle, prego. Sono la Marchesa Colette de Perpignac.”
“Oh,
scusate. Non vi conoscevo e credevo che una bella donna come voi
dovesse essere per forza accompagnata da un marito.”
La donna ride, gettando leggermente indietro la testa, sinceramente divertita per la mia affermazione.
“No, sono
sola. Avevo un fidanzato che è partito per la Guerra
d'Indipendenza in America e non è più tornato.”
“Mi dispiace, dovete soffrire molto.” Affermo colpito dall'estrema sincerità di questa sconosciuta.
“Affatto.
Non è morto, se è quello che pensate. Mesi or sono mi
scrisse una lettera in cui mi comunicava di aver conosciuto una giovane
americana, e che a breve sarebbe diventato padre.”
Lo sguardo di
questa donna è duro, severo. Deve aver sofferto molto, ma ora
credo che abbia solo una gran voglia di rivincita.
“Ho
deciso che non valeva la pena di chiudermi in un falso dolore che non
provavo, dato che il nostro fidanzamento era stato stabilito dai
rispettivi padri, ma come sapete la società di Versailles non
ama chi tenta di vivere dopo essere stata abbandonata, preferisce
vedere marcire una povera ragazza in un convento piuttosto che darle
una seconda possibilità, e così ho deciso che se proprio
devo avere una cattiva reputazione, tanto vale dare un buon motivo, vi
pare?”
Il discorso di
Colette mi ha letteralmente travolto, come una carrozza trainata da
almeno dieci cavalli! Ha ragione su ogni punto, io non posso che
condividere il suo sarcasmo, dato che anche io ho a che fare
quotidianamente con l'ipocrisia di Versailles da più di quindici
anni.
“Si, indubbiamente avete ragione...però...”
“Però cosa? Trovate sconveniente che una donna parli così? O che si conceda certe libertà?”
“No,
cioè...in parte sì, ma non per un discorso di falso
moralismo. Pensate mai a cosa potrebbe accadere se un giorno doveste
innamorarvi?”
“Oh Duca,
ma voi siete davvero un uomo in via d'estinzione! Avevo sentito dire
che eravate molto romantico e sensibile, ma credevo che fossero storie
da adolescenti infatuate! Comunque, per rispondere alla vostra domanda,
no, non ci ho pensato e non intendo pensarci.”
Questa donna
è pericolosa, troppo pericolosa. Non credo che sia la Dama di
Picche, mi sembra davvero lontana dall'idea che mi sono fatto di lei,
tuttavia mi sento a disagio, in trappola.
“Duca?”, mi chiama.
“Si, ditemi.”
“Sentite,
io sono molto schietta. Mi piacete, siete affascinante, colto, dai modi
gentili e da quanto ne so, anche libero.”
Ora inizio seriamente a tremare...
“Che ne dite di passare questa sera in mia compagnia?”
“Ma
certo”, ribatto imbarazzato, sperando di aver frainteso le sue
vere intenzioni, “sarò il vostro cavaliere per tutto il
ballo.”
“Eh
no”, dice avvicinandosi pericolosamente a me “io non
intendevo qui, in questa sala...piuttosto...non sapete quanto sono
curiosa di vedere gli alloggi di un Duca...sapete, io sono solo una
povera Marchesa...”
Se prima avevo
qualche dubbio, ora ne ho la certezza. Da cacciatore sono diventato
preda, ma va bene così, almeno gioco a carte scoperte, senza
dover usare nessuno o prendere in giro una povera malcapitata. Colette
vuole una notte di passione, io voglio dare una lezione ad Oscar, mi
sembra che ci sia poco da valutare.
“Va bene, Marchesa, per questa sera sarò a vostra disposizione”
“Caro Duca, avete capito male...sono io che sarò a vostra disposizione...”
Quest'ultima
frase, o forse il tono lascivo con cui è stata pronunciata, ha
annullato la mia volontà e tutti i miei buoni propositi. Il
gioco ha inizio.
La serata procede tranquillamente, per il momento pare che non ci siano intoppi.
La contessa di Polignac non si è fatta vedere neanche stasera, un altro dei suoi attacchi di emicrania,
dice il comunicato ufficiale che ha fatto pervenire alla Reggia, ma io
credo che in realtà non si voglia far vedere per la vergogna.
Anche Girodelle è sereno, credo che si sia tranquillizzato rispetto al giorno in cui abbiamo incontrato i sovrani.
Mentre raggiungiamo un divano per
riposarci dopo l'ennesimo minuetto, André si avvicina e chiama
in disparte Girodelle, il quale torna dopo pochi minuti dicendomi che
abbiamo una pista da seguire.
“Bene, allora ha un sospetto. Girodelle, cosa aspettiamo, seguiamoli.”
Girodelle è leggermente imbarazzato.
“Ma....Siete sicura Oscar?
André non ha parlato apertamente di “sospetto”, ha
detto che è più un'idea, che potrebbe anche essere
sbagliata, tutto sommato, non credete? Perché seguirlo e
assistere ad un'azione che potrebbe rivelarsi un fiasco per la nostra
indagine?”
“Perché, Victor, è
quello che ci hanno chiesto i sovrani, ricordate? André deve
fare da esca, e noi dobbiamo guardargli le spalle. O forse...forse...ma
certo! Ho capito, voi vi sentite in imbarazzo!”
Girodelle a questo punto mi guarda puntandomi dritto in faccia i suoi grandi occhi chiari.
“No, Oscar, sbagliate. Mi sento
in imbarazzo, ma non per me, io sono un uomo. Sono in imbarazzo per
voi, cercate di capirmi...”
Lo capisco, altroché se lo capisco! Ma non devo farglielo capire.
“Non temete, Girodelle,
dimenticate che comando uomini da una vita, non sarà certo la
visione di un amplesso a sconvolgermi.”
Brava Oscar, Girodelle l'hai convinto, ma adesso, chi convincerà te?
Saliamo le scale che portano alle
nostre stanze, entriamo senza far rumore e ci avviciniamo alla porta
che divide la mia camera da quella di André, trovandola
accostata quel tanto che basta per poter spiare al suo interno.
André e la misteriosa dama sono già lì, e stanno conversando seduti sul divano, anche se usare il termine seduti è ironico, sono praticamente seduti uno sopra l'altra.
Le loro voci sono basse, ma riusciamo
lo stesso a capire ciò che dicono. La dama sta notando la
bellezza dei mazzi di fiori sul tavolino, e sinceramente mi chiedo se
questo serva davvero a sedurre un uomo...
“Sono davvero belle queste rose, Duca, perché non me ne fate dono di una?”
“Lo farei volentieri, Colette”
Colette!!! Siamo già passati a tale livello di confidenza?
“Però sarebbe un regalo
inutile, perché nel giro di due giorni questa rosa appassirebbe.
Mi piacerebbe poter imprigionare un bocciolo nel ghiaccio, in modo che
questo mio dono possa rimane per per sempre con voi, e vi facesse
ricordare di me”. 1
Cooosa??? E questa
da dove gli è uscita??? E' incredibile, non pensavo che
André fosse capace di tanto, evidentemente le rose servono per
sedurre un uomo, mi devo ricredere.
La beota guarda André con occhi sognanti, direi che la frase ridicola che ha appena sentito l'ha colpita.
“Oh,
Duca, come siete romantico, un pensiero così non me lo ha mai
rivolto nessuno! Imprigionare una rosa affinché non appassisca
mai, che idea meravigliosa, sa di amore eterno...”
“Vi
burlate di me, Colette?”, le chiedo prendendole una mano e
portandola alla mia bocca per sfiorarla con un lieve bacio.
“No, per niente, sono sincera.”
“Mi fa piacere. In tal caso scusate la mia sfrontatezza.”
Con la coda dell'occhio mi sono accorto della presenza di Oscar e Girodelle, la situazione comincia a diventare imbarazzante.
“Sapete, Duca, tempo fa avevo pensato di trasferirmi in America...”
“Davvero? Volevate seguire il vostro amore perduto?”
“In
parte. Diciamo che volevo rifarmi una vita in un luogo in cui non mi
conosceva nessuno. Ma se avessi fatto così, non avrei mai potuto
conoscervi...”
“E ne siete pentita?”
“No, affatto. Però magari ve ne pentirete voi.”
Mi avvicino al
divano e la faccio sedere, seguendola. Mi avvicino a lei e appoggio un
braccio sullo schienale, quasi abbracciandola.
“Sono contento che non siate partita. Se lo aveste fatto non vi avrei mai potuta conoscere.”
“E se decidessi di partire a breve?”
“Non dite una cosa del genere. Non pensate che dicendo così, mi ferireste?”
Il mio tono è calmo, basso. Vedo gli occhi di Colette sgranarsi.
“Ma...Duca...cosa dite...”
Appoggio la mia
mano sul suo decolté, quel tanto che basta per sentire il
battito del suo cuore sotto alle mie dita, ma senza toccarle il seno,
non voglio rischiare di sembrare sfacciato.
“Il vostro cuore batte veloce. Allora lui è in grado di percepire i miei sentimenti...”
Il mio viso è vicino al suo, ma non la bacio.
Sto giocando
con lei in un modo che è del tutto sconosciuto anche a me, non
so come mi vengano in mente queste parole e questi gesti.
La mia mano si
è spostata sulla sua spalla, sento Colette che lentamente cede
al mio peso e si stende, appoggiando la testa sul bracciolo del divano.
Il mio viso è vicino all'incavo del suo collo, inspiro il suo
profumo, per poi espirare soffiando leggermente sulla sua pelle. Sento
un brivido percorrere il suo corpo, mentre la sua mano si aggrappa alla
mia camicia.
“Duca...vi
prego, non vi fermate...”, mi supplica gemendo, e in quel momento
preciso sento il mio autocontrollo venire meno.
Inebriato dal
suo profumo e dal suo gemito, le accarezzo il collo con la lingua,
gemendo a mia volta e sentendo un gemito, ancora più profondo,
provenire da lei.
Mi alzo leggermente e vedo le sue gote arrossate, forse sto correndo troppo.
“Scusate”, le dico mettendomi a sedere, “ho perso il controllo. Non volevo spaventarvi.” 2
Di tutta risposta lei si alza, mi prede le mani e mi fa alzare, avvicinando il suo corpo al mio.
“Nessuna
paura, Duca. Siete romantico, ma avete anche un temperamento
passionale, sapete? Siete tremendamente sensuale...”
Non faccio in
tempo a rispondere che la sua bocca imprigiona la mia in un bacio
languido, profondo, un bacio nel quale mi perdo e rispondo senza
timore. Mentre Colette è stretta a me, in quel bacio che ci sta
portando verso la perdizione, apro gli occhi e vedo Oscar, che mi fissa
con gli occhi spalancati, con le mani strette sulla bocca, come per
costringersi a non gridare. I nostri occhi si incontrano, poi lei si
volta e scappa via.
Si, fai bene a scappare, Oscar. Tu mi rendi crudele. 3
Mentre il
pensiero di Oscar arriva al mio cuore, sento una mano di Colette
scendere lenta ma inesorabile lungo il mio corpo, fermandosi nel punto
che raccoglie tutto il mio prepotente desiderio, e che ormai non
può più essere celato.
Questa notte ho ceduto al mio lato oscuro, questa notte anche Oscar ha visto le mie ombre.
Perché non ho dato retta a
Girodelle? Eppure lui continuava a dirmi di andare via, che quella non
era sicuramente la Dama di Picche e io invece no, cocciuta che sono, ho
voluto restare fino alla fine.
Mio Dio, ma perché? Chi era quell'uomo? Perché di una cosa sono certa, quello non era André!
“E invece sì, Oscar, quello era proprio André”.
“Come?” Perché Girodelle mi risponde?
“Oscar, siete talmente sconvolta da non rendervi conto che state pensando a voce alta...”
Mi appoggio ad un davanzale e apro la finestra, sperando che il vento freddo della notte plachi la mia agitazione.
“Girodelle...ma perché non si è...”, non ce la faccio a finire la frase.
“Perché è un uomo,
e la situazione era arrivata ad un punto tale che non poteva che
evolversi così. Mi dispiace che abbiate assistito.”
“Non è colpa vostra, non
scusatevi. Certo non mi sarei mai immaginata di vedere questo lato di
André...”
“Però?”, mi incalza
Girodelle, ha capito che c'è dell'altro, ma è dell'altro
che non voglio dire.
Non voglio dirgli che invidio quella
donna che adesso giace tra le braccia di André, non voglio
dirgli che invidio quelle parole che le sono state rivolte
perché temo che a me nessuno mai le rivolgerà, non voglio
dirgli che quella situazione mi ha provocato uno stato di...eccitazione
e soprattutto non voglio dirgli che nella mia mente continuo a rivedere
i gesti di André, a sentire il tono rauco della sua voce nel
momento in cui gli è uscito quel gemito...
Un urlo di donna interrompe il flusso dei miei pensieri.
Guardo atterrita Girodelle e insieme
ci dirigiamo di corsa verso la fonte di quell'urlo che scopriamo essere
una servitrice impietrita dall'orrore, in piedi sull'uscio della camera
del Duca di Germain.
“Cosa succede?”, le chiede
Girodelle, mentre io entro nella stanza, scoprendo il Duca riverso sul
letto, a pancia in giù, con il lenzuolo a coprire parte delle
sue nudità.
“Direi che la Dama ha colpito
ancora una volta”, intervengo io, mentre Girodelle fa sedere la
povera cameriera e le offre un bicchiere d'acqua.
“Non datele quell'acqua!”, intimo a Victor.
“Ma, cugina...”
“Potrebbe essere drogata, qui intorno non vedo bottiglie di vino.”
Girodelle annuisce e si avvicina a me,
cercando di non toccare o spostare nulla. La sua attenzione è
catturata dalla finestra aperta.
“Pensate che...”
“Si, sicuramente è scappata di qua”, affermo io.
“Bene, anche questa volta
abbiamo fatto un buco nell'acqua! Sempre un uomo, sempre la carta,
sempre la cassaforte svaligiata...”.
Mentre Girodelle continua il suo
soliloquio, io lo trascino fuori dalla stanza prima che arrivino troppi
curiosi. Appena siamo a quella che io considero una distanza di
sicurezza, lo faccio voltare verso di me e apro il palmo della mano.
“Si, ma questa volta la Dama ha lasciato un indizio.”
E' un orecchino, un piccolo grappolo di granati.
Girodelle mi guarda incredulo.
“Oscar. È incredibile! Ma...aspettate...io ho già visto un orecchino simile...ma dove?”
“L'ho visto anche io, e se la
memoria non mi inganna, so anche di chi è. Girodelle domani
dobbiamo chiedere alla Regina il permesso di entrare nella vecchia ala
del Palazzo, quella dove sono contenuti tutti i vecchi quadri che
appartenevano a Luigi XV.”
“Dite che la Dama ha a che fare con lui?”
“Non lo so. Forse ha a che fare con qualcuno che era molto vicino a lui...”
Riconosco negli occhi di Girodelle lo stesso bagliore che sicuramente c'è nei miei.
La Dama ci ha beffato nuovamente, ma questa volta abbiamo una traccia da seguire.
1-Vampire Knight vol. 7, 30ma notte “Scorre
il Sangue per Qualcuno” Kaname regala alla sua amata un bocciolo di
rosa intrappolato nella resina, materiale che però mi sembra poco
appropriato ad una conversazione di fine '700.
2- Vampire Knight vol.6, 25ma notte “Serata
mondana con i Vampiri”/ 26ma notte "Kaname". Tutta la scena è rappresentata benissimo
nell'anime Vampire Knight Guilty, secondo episodio.
3- Vampire Knight vol.3, 12ma notte “Noi a
quel tempo, inermi”.
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 10 ***
dama10
Scusandomi per il
ritardo di questo aggiornamento, vi lascio ad un nuovo capitolo,
sperando che la storia continui a piacervi. Grazie molte per tutte le
belle recensioni al capitolo precedente.
Kira
Ho passato tutta la notte nella
camera di Girodelle cercando di mettere in ordine le idee dopo ieri
sera. Abbiamo un indizio importante, ma finché non riusciamo ad
entrare nell'area della Reggia in cui viveva Luigi XV non possiamo
verificare l'esattezza delle nostre supposizioni.
Ho costretto
Victor a seguire i miei ragionamenti fino allo sfinimento, non mi sono
fermata neanche quando l'ho visto accasciato sulla poltrona, con il
viso tra le mani e gli occhi chiusi, vinti da un sonno al quale io gli
stavo impedendo con tutta me stessa di cedere.
“Oscar...ho sonno...vi prego...”
“No, Victor! Siamo ad un punto cruciale, non possiamo abbandonare adesso...”
“Ma
chi abbandona! E' vero che il punto è cruciale, ma lo
sarà anche domani mattina, dopo una bella dormita.”
“Io non ho sonno!”
“Io sì...”
“Victor, vi prego...”
“No,
Oscar, adesso vi prego io, e ascoltatemi senza fiatare! Se il fatto di
tornare in quella camera vi agita, non c'è problema, potete
dormire qui. Non attenterò alla vostra virtù, non temete.
Per quello l'unico candidato è e sarà sempre solo
André!”
Sono rimasta talmente basita dalle parole di Victor da non aver avuto neanche la forza di ribattere.
“Victor! Non vi permetto di...”
“Oh,
piantatela! Sentite, Oscar, non è per offendervi, ma non mi
sembra che abbiate tutta questa esperienza in questioni d'amore, quindi
permettetemi di dirvi una cosa. Voi siete rimasta sconvolta, questa
sera, non volete tornare di là perché non volete vedere
André all'opera e sentire quella donna mentre...beh...avete
capito, no?”
Credo di essere diventata rossa come l'orecchino che avevo tra le mani.
“E
se siete così sconvolta, è solo perché vi ostinate
a negare che da quando è iniziata questa missione, avete
cominciato a vedere André in modo diverso, e forse ve ne state
anche innamorando.”
“Victor...ma...cosa dite...”
La mia voce era ridotta ad un sussurro, mentre Victor pian piano si avvicinava a me e mi prendeva per mano.
“Io
ho capito questo, finora: André vi ama da sempre, voi state
cambiando, e siete spaventata a morte. Oscar, io non so dove ci
porterà questa missione, però posso dirvi che in me
avrete sempre un amico sincero e un alleato. Permettetemi di dirvi solo
quest'altra cosa, e poi non ve ne parlerò mai più. Fate
attenzione, Oscar, la corte è un covo di serpi che non
esiterebbe a farvi a pezzi, se solo scoprisse in voi una debolezza, a
maggior ragione se queste debolezza fosse André. Tuttavia, la
vita è vostra, non rischiate di perdere o sprecare la
possibilità di essere felice.”
La
sincerità delle parole di Victor mi ha toccato profondamente. E'
vero, André mi sta sconvolgendo perché si sta rivelando
un uomo che non conosco, o forse che non ho mai voluto conoscere, ma
non penso di essere innamorata di lui, anzi sono sicura di non esserlo.
Io amo Fersen, è lui che mi fa battere il cuore, che spero di
sognare ogni volta che mi addormento, che cerco con lo sguardo quando
entro in un salone a corte.
Sono sconvolta
solo perché ieri sera mi sono trovata davanti ad una scena
assurda, vergognosa, scandalosa! Non riesco a togliermi dalla mente
ciò che ho visto, i gesti di André, le mani di quella
donna tra i suoi capelli scuri, il suono roco della sua voce da uomo
nel momento in cui ha emesso quel gemito...è questo che mi ha
sconvolto, non il sentimento per André. Fersen non sarebbe mai
così, Fersen sarebbe più delicato, più romantico,
non mostrerebbe mai una sensualità così sfacciata e
passionale come quella di André. Fersen sarebbe,
sarebbe...diverso.
Invece ho
scoperto come potrebbe essere André, e non riesco a credere che
sia lo stesso uomo che ho qui davanti a me in questo momento.
Ma guardatelo, come dorme.
Sono qui da almeno un quarto d'ora e ancora non si è mosso.
Sta lì nel
suo letto, a pancia in giù, con le braccia sotto il cuscino e il
viso di lato, incorniciato dai lunghissimi capelli neri sparsi sul
lenzuolo, sul cuscino, sulla schiena nuda. Il lenzuolo lo copre dalla
vita in giù, ma riesco lo stesso ad intravedere la forma delle
sue lunghe e ben tornite gambe, leggermente divaricate, nonostante sia
vestito...o almeno credo che sia vestito. Oh, ma certo che lo è,
lo sarà sicuramente, non penso che abbia accompagnato la sua
amante alla porta senza indumenti addosso!
Non riesco a
distogliere lo sguardo dal suo viso, da quelle lunghe ciglia nere che
nascondono il verde delle sue iridi, da quelle labbra rosse che ieri
hanno pronunciato suoni e parole che fatto vibrare la mia pelle
con brividi sconosciuti...e che però hanno assaggiato la pelle
di una donna qualunque, una perfetta sconosciuta che non ha esitato a
portarsi a letto!
Mannaggia a lui, ora lo sveglio!
“André! Alzati, è già mattina inoltrata!”
Sta
succedendo qualcosa di strano, in questa stanza. Non riesco ad aprire
gli occhi, ma riesco ad udire con precisione una voce femminile che mi
intima di svegliarmi, pena non ho capito bene che cosa.
“Uffa, nonna, lasciami dormire ancora...Oscar non deve andare a Versailles...per favore...”
Improvvisamente sento silenzio, finalmente mia nonna si è decisa a lasciarmi in pace almeno oggi.
No,
scherzavo. E' tornata ancora alla carica...sento i suoi passettini sul
legno, si è fermata qui davanti al mio letto. Magari se faccio
finta di dormire se ne va.
Ma porc...cosa sta succedendo? Acqua gelata???
Apro gli occhi e la verità mi colpisce peggio delle mestolate di mia nonna.
Oscar.
Oscar, pugni sui fianchi e sguardo omicida.
Oscar, gambe divaricate e una brocca vuota ai suoi piedi.
Oscar, bella come una dea, ma pericolosa come un'erinni.
Oscar, che aspetta solo una mia parola per cominciare ad urlarmi contro. Una soddisfazione che so di doverle, dopo ieri sera.
“Ciao, Oscar, buongiorno anche a te.”
Lo
sapevo, puntuale come il giorno di Natale, è arrivato un sonoro
schiaffo a concludere al meglio questo dolce risveglio.
“Alzati subito, non ti vergogni a poltrire ancora?”, tuona lei. E' arrabbiata, lo capirebbe persino Fersen.
“Io
mi alzo, Oscar, ma credimi, sarebbe meglio se mi aspettassi in camera
tua”, la ammonisco, conscio delle mie condizioni.
“Si,
certo, così torni a dormire...alzati subito, ti avviso che non
ho intenzione di muovermi di un centimetro!”
E va bene, l'hai voluto tu.
Mi
metto a sedere lentamente, tanto il fatto che sia a petto nudo l'hai
già visto da sola. Ma forse il particolare che sia completamente
nudo l'hai trascurato, amore mio.
Vedo il tuo sguardo sgranarsi leggermente, forse stai cominciando a capire. Vediamo.
Mi
alzo e lascio cadere il lenzuolo, muovendo al tempo stesso un paio di
passi, in modo da mettermi di spalle a te, cercando i pantaloni.
“Ecco, Oscar, ora sono in piedi. Cosa volevi?”
Non ti sento più.
“Oscar?”
Mi
volto, e se non fossi certo di ricevere un altro schiaffo, ti
abbraccerei all'istante. Sei di spalle, ti sei messa le mani sul volto,
ma vedo i tuoi occhi che cercano di sbirciare, come fanno i bambini.
Quanto sei buffa, Oscar! E pensare che non avresti bisogno di
sbirciare. Se solo me lo chiedessi, questo corpo sarebbe tuo, solo tuo,
come lo è già il mio cuore, del resto.
Accidenti, devo smetterla con questi pensieri, o il mio corpo comincerà a palesare il suo desiderio, e allora sì che la situazione sarebbe imbarazzante.
“Oscar?”
La richiamo, avvicinandomi a lei.
“Oscar, sono vestito, puoi girarti.”
In
realtà devo ancora indossare la camicia, ma non credo che questo
possa darle fastidio, non è la prima volta che mi vede
così.
“An...André...finisci...di vestirti...io...io...aspetto”, risponde invece lei a sorpresa.
E'
imbarazzata, e quel rossore sulle guance la rende davvero adorabile.
Mentre mi vesto le chiedo il motivo della sua visita, e lei mi racconta
tutto ciò che è successo ieri sera.
“...e quindi abbiamo pensato che sarebbe una buona idea andare a vedere gli alloggi di Luigi XV.”
“Bene, abbiamo una pista. Mi dispiace non essere stato d'aiuto”, dico io.
“No,
certo, come potevi? Eri impegnato a darti da fare con quella
donna!”. Il tono di Oscar rivela il suo disappunto.
“Scusa? Puoi ripetere?”
“Non fare finta di non aver capito...”
“Oscar, ti ricordo che il mio ruolo in questa storia è appunto quello!”
“Si,
ma non mi sembra che tu sia obbligato ad andare fino in fondo nel
momento in cui ti accorgi che la donna che stai osservando da vicino
non è la Dama di Picche, o sbaglio?”.
Accidenti a lei, ha ragione. E adesso cosa le dico?
“Non
affannarti a cercare scuse, mi ha già spiegato Victor quanto sia
impossibile tirarsi indietro una volta che il gioco è andato
troppo avanti...”, sussurra lei, imbarazzata.
“Victor?”
Non so perché, ma immaginare Oscar e Girodelle che parlano delle mie prestazioni sessuali mi fa ridere...
“Si, Victor. Era con me ieri sera, e mi ha aiutato a...sbollire...la rabbia...”
Bene, allora ce l'ho fatta a scuoterti un po'! Un punto per me!
“Rabbia? E per cosa? Non ti sembravo all'altezza?”
Intercetto
il polso di Oscar e blocco uno schiaffo sul nascere. Il suo sguardo
carico di risentimento mi fa accendere d'ira. Non sono più
disposto a giocare, ora si fa sul serio.
“Avanti, Oscar, dimmi quello che pensi. Cos'è che ti ha fatto tanto arrabbiare?”
“Non sono tenuta a risponderti.”
“Oh,
sì, invece. Non mi sembra che siano affari tuoi. Io ho accettato
di buon grado di fare da esca, ma pretendi anche che mi comporti da
santerellino? Ma cosa credi che sia, un burattino?”
“Ah, bene, questo vuol dire che ieri ti sei anche divertito! Non ti facevo così, Grandier!”
“Così,
come? Secondo te non ne ho diritto? Sono un uomo, e ho esigenze da
uomo. Se vuoi sapere la verità, sì, ieri mi sono
divertito. Ho passato una notte splendida in compagnia di una
sconosciuta che mi ha donato tutta se stessa, senza vergogna, senza
falsi pudori, facendomi sentire desiderato. La sua pelle morbida, il
suo corpo caldo, il suo intimo abbraccio così intenso e
partecipe mi hanno fatto rinascere.”
Oscar è sconvolta, so perfettamente di ferirla ancora, ma è necessario.
“André, sei un pervertito!”, mi risponde, credendo di offendermi.
“No.
Sono un uomo. Non ho fatto nulla che lei non volesse, e viceversa. Ma
tu questo non lo sai, vero? A te non è ancora mai capitato....Ti
do un consiglio, dovresti fare in modo di rimediare e provare
quest'esperienza, sai? Saresti più rilassata e mi capiresti di
più. Chissà, magari non dovrai aspettare ancora molto, mi
sembra che Fersen sia abbastanza coinvolto da te. Cos'è che mi
hai detto l'altro giorno? Ah, si, che vuole scoprire la donna che
c'è in te!”
Oscar lascia la mia mano e non nasconde le lacrime.
Vorrei scusarmi, ma se lo facessi, perderei la possibilità di farla finalmente ragionare.
Ma arriverà il momento in cui ti chiederò di perdonarmi, te lo giuro.
A sorpresa, è lei a parlare.
“Hai
ragione, André, scusami. Ho avuto una reazione esagerata. I
sovrani ed io ti abbiamo caricato di una responsabilità enorme,
senza tener conto dei tuoi sentimenti. Ora non posso biasimarti, e
neanche darti torto su...azioni che si spingono troppo in
là.”
Il suo tono dimesso mi spacca il cuore.
“Lascia
perdere, Oscar, è tutto dimenticato. Ci siamo sfogati a vicenda,
fine della questione. Ma ora veniamo al caso, è meglio per
tutti. Quando possiamo andare negli alloggi di Luigi XV?”
“Adesso, sono venuta qui proprio per questo.”
“Bene. Allora lasciami il tempo di prepararmi e vi raggiungo. Aspettami di sotto, con Girodelle”.
Oscar annuisce e se ne va, lasciandomi solo con la bestia che si agita dentro al mio animo.
Conversare con
Girodelle mi ha fatto passare in parte l'amarezza della discussione con
André. Mentre cerchiamo di mettere a punto una nuova strategia
per cogliere in flagrante la ladra, Fersen si avvicina a noi.
“Buongiorno, Oscar”, mi sussurra facendo un baciamano che mi fa arrossire.
“Buongiorno, Conte. Come state?”, rispondo cercando di sembrare disinvolta.
“Ora che vi
vedo, bene. Sapete, vi ho cercata a lungo, ieri sera, ma non sono
riuscito a vedervi. Eravate presente al ballo?”
“Si, ma io,
Girodelle ed André abbiamo provato a seguire una traccia che
purtroppo si è rivelata una falsa pista.”
“Capisco. Quindi è solo colpa del dovere se non vi ho potuto invitare a ballare, vero?”
“Prego?”
“Non mi state evitando?”, mi chiede con fare dimesso, che a dir la verità mi sembra un tantino artificioso.
“No. E perché dovrei evitarvi?”. Giuro, certe volte non lo capisco.
“Non so, magari per non ferire la Regina.”
Fersen, questo è un colpo basso.
“Fersen...io...”
Cosa volete sentirmi dire? Che vorrei tanto che dimenticaste Maria Antonietta per me?
“Oscar,
sentite, stasera ci sarà un ricevimento solo per i membri della
corte, quindi non dovreste avere problemi con la ladra. Vi chiedo
l'onore di essere la mia dama durante tutto il ballo.”
Rimango senza
parole. Io, la dama di Fersen per un'intera serata? Se rifiuto adesso,
mi perdo per sempre la possibilità di conquistarlo. Guardo
Girodelle, che nel frattempo abbassa lo sguardo.
“Va bene, Conte, accetto.”
“Non sapete
quanto mi rendete felice.”, mi sussurra il conte avvicinandosi
pericolosamente al mio orecchio, senza distogliere lo sguardo dai miei
occhi. Sono talmente emozionata da non riuscire a rispondere, e da non
accorgermi neanche dell'arrivo di André.
Fersen ci lascia
e io torno con i piedi per terra, seguendo i miei due cavalieri mentre
con aria indifferente ci avviamo verso l'area della Reggia destinata a
Luigi XV portando con noi quell'orecchino che tanto ci fa pensare.
Camminiamo lungo
corridoi impolverati, seppure ben tenuti, lungo stanze con mobili
coperti da teli e lenzuola affinché l'usura del tempo non
cancelli il loro antico splendore, lungo arcate piene di busti antichi
e quadri, segno di una passione regale per l'arte antica.
Ci fermiamo
davanti al vecchio appartamento reale ed entriamo, tutti e tre pieni di
reverenziale timore, quasi ci aspettassimo di incontrare il defunto
sovrano. Iniziamo a guardare la sua collezione privata di ritratti,
ciascuno per conto suo, finché André ci chiama.
“E' qui, l'ho trovato. Oscar, avevi proprio ragione.”
André
indica un quadro nel quale una donna, ritratta all'apice della sua
bellezza e del suo potere a corte, guarda l'incauto ammiratore con lo
stesso sguardo altezzoso e di sfida che aveva dal vero.
Dall'alto di quel
quadro, ai lobi della Contessa Du Barry, fanno bella mostra gli
orecchini di granati che lo stesso sovrano le aveva regalato quale
pegno d'amore.
“E così, l'orecchino è della Du Barry.”, dice André, neanche tanto sorpreso.
“Già.
Ma non mi sembra un gran risultato, dato che è ovvio che la
ladra non è lei.”, rispondo io, perplessa.
“Come fate ad esserne certa, Oscar?”, chiede Girodelle.
“Perché
se fosse lei, l'avremo sicuramente riconosciuta, non credete? E poi
pensate che per la Du Barry sia così semplice introdursi a
corte?” continuo, convinta della mia supposizione.
“No, forse
lei no. Ma se mandasse prima una sua complice per catturare la vittima
e poi entrasse lei in azione?”, continua Girodelle.
“Non
credo”, interviene André, “è già
difficile per un'estranea introdursi, figuriamoci due. E poi tutte le
vittime ricordano di esser stati adescati da una ragazza giovane”.
Brancoliamo nel buio, il fatto di essere arrivati alla contessa non ci aiuta.
“Ecco il legame tra le vittime...”, dice André, più a se stesso che a noi.
“Cosa, scusa?”, intervengo io.
“Il legame.
Le vittime erano tutte sostenitrici della Du Barry, ma quando il Re
morì, nessuno le dimostrò lealtà, le voltarono
tutti le spalle”. La lucidità dei ragionamenti di
André è disarmante.
“André,
hai ragione”, lo incoraggia Girodelle, “quindi il movente
di questi furti potrebbe essere la vendetta. Però non mi spiego
il Conte di Polignac, lui non era a corte in quel periodo.”
“No,
è vero. Però adesso la Contessa di Polignac ha il ruolo e
il potere che sono stati della Du Barry, quindi ha colpito lui per
ferire lei.”, continua André.
Improvvisamente
mi viene in mente un uomo, una persona molto vicina alla Du Barry, che
potrebbe aiutarci nelle indagini, oltre che essere una certa futura
vittima.
“André, Girodelle, presto, dobbiamo andare a cercare il Duca d'Orleans!”
“Oscar, sei un genio!”, mi dice André, che credo abbia capito al volo cosa temo.
Ci dirigiamo di
corsa verso la nuova area della reggia, ma il nostro ardore viene
spento dalla notizia che il Duca è via per qualche giorno.
“Poco male,
Oscar, se le vostre supposizioni sono corrette, vuol dire che non
vedremo la Dama per un po', e quindi voi potete dedicarvi alla
preparazione del vostro incontro galante di stasera!”, dice
Girodelle con una malcelata ironia, rivolgendosi poi ad André,
“E già, tu non lo sai ancora. Questa sera la nostra Oscar
sarà la dama ufficiale del Conte di Fersen”.
Sento lo sguardo di André bruciarmi la pelle, non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.
“Che
meraviglia”, mi dice senza entusiasmo, “so che al ballo di
stasera verranno anche fatti esplodere una serie di fuochi artificiali
in onore dei nostri eroi francesi tornati vittoriosi dall'America. Il
tuo conte avrà la sua serata di gloria.”
Il sarcasmo di
André mi ferisce, ma non tanto quanto vederlo andare via con
Girodelle, con la scusa che è ora che io vada a prepararmi.
Un'altra
serata da evitare, se solo potessi farlo. Un'altra serata in cui mi
godrò in pieno lo spettacolo di Fersen che cerca di far
capitolare Oscar. Non capisco perché per lui sia così
importante, dato che nel suo cuore esiste solo la Regina e nel suo
letto di certo la compagnia non gli manca, e non penso di sbagliare
quando penso che il ruolo che Oscar dovrebbe avere non sarà di
certo quello di sostituta di Maria Antonietta. Vedo Oscar così
ingenua, così vulnerabile, così a rischio nelle braccia
di quello che mi sembra solo un predatore, ma non posso fare nulla,
perché per lei sono invisibile. E poi, ad essere sincero, la mia
non è solo preoccupazione, ma anche gelosia, perché darei
qualsiasi cosa per essere al posto di Fersen e poter stringere Oscar
tra le braccia come sta facendo lui.
E'
bellissima, stasera. Il vestito grigio che indossa la rende ancora
più simile ad una dea, così come l'acconciatura raccolta
e quella semplice collana impreziosita da un piccolo ciondolo, blu come
i suoi occhi. Non ha bisogno di artifici, la mia Oscar, per valorizzare
la sua bellezza.
Mi
costa fatica ammettere che le loro due figure strette l'uno all'altra,
trasmettono eleganza e intimità, sembrano escludere dal loro
cerchio tutti gli altri presenti.
La
loro conversazione sembra essere interessante, Oscar sorride, ride,
china lo sguardo e a volte arrossisce. Fersen la starà lodando,
la starà corteggiando e il cuore così bisognoso d'amore
della mia Oscar si starà aggrappando a quelle parole, pregando
affinché non siano solo un abbaglio.
Non
so se sperare che tra loro funzioni, e quindi rassegnarmi a perderla, o
pregare che lui la illuda, in modo da essere quello che aiuterà
Oscar a raccogliere i cocci del suo cuore infranto.
Stanno
danzando da ore, e quando non danzano Fersen la conduce nel suo
salottino privato, in modo da escludere chiunque dalla loro vista.
L'annuncio
dei fuochi d'artificio fa sì che tutta la sala si svuoti
lentamente verso il giardino. Io seguo la massa, camminando lentamente,
assaporandomi la frizzante brezza primaverile che intiepidisce l'aria.
Mi perdo nei miei pensieri e comincio a girovagare per i roseti,
fermandomi quando sento una voce conosciuta.
“Sapete,
Oscar, siete una continua sorpresa. Non riesco davvero a capacitarmi di
come vostro padre abbia potuto destinare la vostra esistenza alla vita
militare. Siete una donna perfetta, per diventare la moglie di un
nobile.”
No, non posso crederci? Siamo arrivati a questo punto? E lei? Abbassa la testa e non dice nulla...
“Se un giorno decidessi di sposarmi, mi piacerebbe avere una donna come voi, al mio fianco”.
Vedo Oscar che si ferma di scatto, guardando il Conte.
Si, Oscar, hai capito bene, sta alludendo ad una possibile proposta di matrimonio, il tuo sogno potrebbe realizzarsi.
Sento
una tale rabbia montare dentro di me, che se solo potessi gli
spaccherei la faccia a pugni, dicendogli di continuare a stare sotto
alla sottana della Regina e di lasciare stare Oscar.
Oscar
non parla, guarda il Conte dritto negli occhi e lui non interrompe il
contatto, anzi, si avvicina a lei, e la vedo tremare.
Non
posso più nascondermi, faccio rumore tra i cespugli simulando
una passeggiata, in modo da far credere che non li stessi
spiando, infatti i miei movimenti fanno sì che entrambi si
voltino.
“Oscar, Conte, che sorpresa!”, fingo io.
“André, che fai qui? Non vai a vedere i fuochi?”, mi chiede Oscar, leggermente frastornata.
“Sì,
stavo andando, ma non so come mi sono trovato tra i roseti! Sai, non
sono così bravo ad orientarmi in questi immensi giardini”,
continuo, rendendomi consapevolmente ridicolo agli occhi del Conte.
Mi
avvicino a loro due, e vedo che Oscar sta ancora tremando. Mi slaccio
il mantello e glielo appoggio sulle spalle, cingendola in un delicato
abbraccio.
“Hai
freddo, tremi. Tieni il mio mantello, io non ne ho bisogno. Non vorrei
che domani mi accusassi di non esser stato un gentiluomo e di averti
lasciata gelare!”, dico, guardando di sottecchi il conte,
facendogli notare il velato rimprovero nei suoi confronti.
Lo ha capito.
“André,
si vede che sei abituato a fare l'attendente, mi hai preceduto, stavo
per dare ad Oscar il mio, ma ormai non serve più”,
risponde, piccato, Fersen, cercando di salvare la situazione, che si
sta facendo imbarazzante, dato che nessuno di noi tre accenna ad andare
via.
L'intervento di un messo ci salva.
“Conte,
la vostra presenza è richiesta al palco d'onore. I sovrani vi
vogliono per assistere allo spettacolo pirotecnico in onore dei
reduci”.
“Arrivo
subito”, risponde il Conte svedese, non celando minimamente
l'eccitazione nel poter correre dalla sua Regina.
“Oscar,
perdonatemi, ma devo lasciarvi. Riprenderemo il discordo presto.
Arrivederci Oscar, André”, saluta Fersen lasciandoci
entrambi in quel giardino di rose.
Oscar è triste e delusa, non riesce a nasconderlo, ma il suo sguardo mi impone di tacere.
Continua ad inoltrarsi nel roseto, e io la seguo, quando all'improvviso scoppiano i primi fuochi.
Lo
spettacolo è magnifico, la luce di mille colori illumina a
giorno il cielo notturno e noi abbiamo la fortuna di goderci quella
meraviglia in un luogo riparato, dove siamo solo io e lei.
Oscar
non si perde un singolo fuoco, vedo il sorriso tornare poco a poco sul
suo viso, e non posso fare a meno di guardarla incantato.
“Cosa c'è?”, mi chiede, sorridendo.
“Nulla. Pensavo solo che è bello vederti sorridere, nonostante Fersen ti abbia lasciata così”.
Oscar abbassa lo sguardo e farfuglia qualcosa in sua difesa.
“Oscar,
non pensare male di me, ma devo dirti che ho sentito tutta la vostra
conversazione. Non l'ho fatto intenzionalmente, scusami”.
“Di
nulla, non preoccuparti. Penserai che sono una sciocca
ingenua...”, mi confida, e quando fa così è
talmente femminile...
“No,
penso solo che sei innamorata, e quindi vulnerabile, come tutti gli
innamorati”, rispondo sincero, ma consapevole che forse questo mi
esporrà a domande non desiderate.
“Ecco perché tu sei così forte”, mi dice invece, scherzando.
“Ti
sbagli. Non sai quanto sia vulnerabile anche io...è solo che ho
imparato a mascherarlo, e a gioire di quello che fa felice la donna che
amo.”
Bravo André, hai appena autorizzato il nemico a spararti in pieno petto.
Le parole di André mi riportano alla memoria ciò che mi ha detto Girodelle stamattina.
André vi ama da sempre...
Come ho fatto a non tenerlo a mente!
Ora André
è qui vicino a me, e mi sta confidando di essere innamorato. Ma
Victor si sbaglia, non sono io la donna nel suo cuore, è
impossibile, me ne sarei accorta!
Guardo il suo
viso illuminato dai mille colori dei fuochi d'artificio, e scorgo tra i
suoi bei lineamenti una nota triste nel suo sguardo. Chiunque sia la
donna che ama, non è un amore felice.
“E così anche tu soffri per amore, André?”
Lo sento ridacchiare.
“Più di quanto tu possa pensare”, mi confida.
Mi stringo nel suo mantello, lui se ne accorge e mi chiede se sento ancora freddo.
“No, sto bene, grazie. Ma avrai freddo tu, immagino.”
“Un po'...”
Lo guardo e
allargo il mantello, facendo posto anche a lui, poi rido per la mia
ingenuità. André è almeno quindici centimetri
più alto di me!
Ride anche lui, poi prende il mantello, se lo mette sulle spalle e lo allarga, per fare posto anche a me.
Sto bene tra le
braccia di André, mi sento a casa, protetta. Il pensiero di
ciò che ci sta allontanando è insopportabile, non voglio
che la nostra amicizia finisca per colpa di due amori non corrisposti,
e glielo dico, guadagnandomi uno sguardo così profondo da farmi
paura.
“Oscar...” mi sussurra, facendo poi alcuni passi come per allontanarsi, per scappare via.
Ma io ho i riflessi di un soldato, e lo afferro per un polso prima che sia troppo tardi.
“André...che ti prende?”, gli chiedo spaventata.
André vi ama...
André mi guarda con due occhi pieni di dolore.
André vi ama...
“André? Mi stai facendo preoccupare...”
André vi ama...
E ancora prima di
rendermene conto, André mi tira a sé, mi abbraccia
così forte da togliermi il fiato, appoggia il viso sulla mia
spalla e mi sussurra una verità che solo io non avevo ancora
capito.
“Perdonami
Oscar, perdonami, ma non ce la faccio più a tacere. Io ti amo,
da sempre, dal primo giorno in cui arrivai a casa tua. Perdonami, avevo
giurato a me stesso che non te lo avrei mai detto, per non farti
soffrire, ma non riesco più a trattenermi...”
Non riesco a
ribattere, perché due labbra calde e umide si sovrappongono alle
mie, e mi imprigionano in un bacio dolcissimo, un bacio non richiesto,
non cercato, ma che non ho nessuna intenzione di fermare. Allaccio le
mie braccia al collo di André, mi alzo sulle punte per
rispondere al suo bacio, anzi, per lasciarmi guidare da lui, dato che
non sono capace.
La sensazione che
sto provando mi stordisce, mi inebria, mi manda brividi in tutto il
corpo, e non posso impedire ad un gemito di uscire dalle mie labbra e
fermarsi sulle sue, che lo accolgono senza timore.
Un rumore tra i
cespugli mi fa tornare bruscamente alla realtà, facendomi
staccare dall'abbraccio di André. Ho la sensazione di aver
sbagliato, di aver creato un problema ancora più grande, di
avergli fatto del male e l'unica soluzione che mi viene in mente
è quella di fuggire via, lontano, senza voltarmi, fino alla mia
camera da letto.
Mi chiudo dentro,
mi sento al sicuro e ripensando a quello che è appena successo
non riesco a fare a meno di piangere, mentre il mio cuore continua a
martellare furiosamente nel petto, come se stesse vivendo per conto suo.
Sento
André rientrare nella sua stanza, sento i suoi passi avvicinarsi
alla porta che ci separa e prego il Cielo che non voglia entrare. Non
lo fa, però bussa.
“Va via, André. Ti prego, lasciami sola...”, gli dico, forse con un tono di voce troppo duro.
“Oscar...perdonami...non so cosa mi sia preso...”, cerca di scusarsi.
“André, non hai più colpa di quanta ne abbia io....Eravamo in due, ricordi?”
Lo sento ridere mestamente.
“Si, hai
ragione....Senti, non voglio che ciò che ti ho detto risulti un
peso troppo ingombrante. So qual'è il mio posto, e so che il mio
mondo è troppo lontano e diverso dal tuo. Finita questa missione,
tornerò ad essere il tuo attendente, se vuoi, altrimenti mi
troverò un'altra occupazione”.
No! Ma cosa sta dicendo?
“André...dammi
retta, non è il caso di parlarne adesso, non siamo lucidi,
nessuno dei due. Non punirti per qualcosa che riguarda anche me. E
poi...non sarà certo un bacio a rovinare quello che c'è
tra noi, ti pare?”
“E cosa c'è tra noi, Oscar?”.
Certo che sai essere insistente, Grandier! Come faccio a risponderti, se sono più in confusione di te?
“André...è ora di andare a dormire...basta...per favore”.
Non sento
più nulla, probabilmente André è steso sul letto a
riflettere sulle stesse cose sulle quali sto riflettendo anche io.
Mentre mi vesto, un piccolo astuccio di velluto cattura la mia attenzione.
Mi avvicino e lo
apro, scoprendo una bellissima rosa rossa, dal cui stelo pende un
nastro di seta nero, legato ad una lettera. La apro, la leggo e il suo
contenuto mi sconvolge ancora di più:
Mia cara Oscar, sono veramente
mortificato di come vi ho lasciata poco fa. Confido nel fatto che il
vostro attendente vi abbia condotta nelle vostre stanze, sana e salva.
E'
imperdonabile aver lasciato una donna come voi, subito dopo le parole
che vi ho detto, parole che spero ricorderete a lungo. Ecco, io vorrei
riprendere il discorso da quello stesso punto, e vorrei riprenderlo
domani pomeriggio, invitandovi per un tea che mi auguro possa
trasformarsi in una cena, e altro che per ora rimane relegato solo
all'ambito dei miei sogni.
Se
accettate il mio invito, legate alla maniglia della vostra porta il
fiocco che avete trovato insieme alla rosa, io capirò.
Vostro
Hans Axel von Fersen
Il nastro
è nelle mie mani, scotta come se fosse fatto di brace ardente.
Dopo un periodo interminabile, decido di assecondare la richiesta del
Conte e mi dirigo verso la porta. Un ultimo ripensamento, con gli occhi
verdi e le braccia forti e calde, un ripensamento che scaccio via con
tutta la forza di volontà che mi rimane, e il fiocco trova posto
sulla maniglia.
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 11 Oscar's P.O.V. ***
dama11
Ed eccoci qua! Scusate il tremendo
ritardo, ma sono stata presa da altri progetti, primo fra tutti la
storia scritta insieme a NinfeaBlu. I vampiri putroppo hanno continuato
a tormentarmi e così, prima di tornare alla Dama, ho dovuto
cedere al loro ricatto e pertanto mi sono dedicata ad un aggiornamento
e ad una nuova storia nel loro fandom!
Questo capitolo, a differenza dei
precedenti, è ad una sola voce narrante ma non temete, nel
prossimo André tornerà a parlare...
Buona lettura!
Non ho chiuso occhio questa notte, André e Fersen mi hanno tormentato fino allo sfinimento.
André, con i suoi occhi
gentili, con il sapore delle sue labbra sulle mie, con la sua voce
triste mentre mi confessava la sua colpa, il suo amore.
Fersen, le sue parole allusive, ricercate, studiate.
André e la sua
spontaneità, il suo cuore che ha parlato per la prima volta,
rivelando ciò che di più nascosto c'è nella sua
anima.
Fersen e il suo modo impostato, le
parole che so benissimo essere state scritte con l'ausilio di un'enorme
cultura e capacità dialettica.
André, Fersen. Due mondi opposti, il giorno e la notte, due realtà che adesso sono costretta ad affrontare.
André, Fersen. La mia scelta.
Dovrò fare una scelta, per forza. Ma per quanto mi sforzi di
pensare, so già quale sarà. Sono una nobile, sono l'erede
di una delle più prestigiose famiglie nobili di Francia. La
scelta è ovvia, anche se so perfettamente che il cuore di
quell'uomo batte in primis per un'altra donna e non per
me...ma...chissà, con il tempo, conoscendomi...magari
riuscirà a ricambiare il mio amore.
Sì, è la scelta giusta,
ne sono certa. Così avrò modo di liberare André
dalla prigione in cui l'ho messo. E' colpa mia, è stato
costretto a stare al mio fianco da quando è arrivato a Palazzo
Jarjayes, non ha avuto altri amici se non me, non ha mai frequentato
nessun altro...è ovvio che si sia attaccato al punto tale da
arrivare ad innamorarsi di me. Però...però...lo so che il
suo affetto per me è sincero, so che gli spezzerò il
cuore, che si sentirà rifiutato.
Perdonami André, lo faccio
anche per te. Io me ne andrò con Fersen, e tu sceglierai quale
strada prendere. Avevi ragione tu, ieri sera, con quello che è
successo, non possiamo restare amici. Come posso chiederti di venire
con me ? Perché lo sai benissimo che lo farei, te lo chiederei e
so anche che tu accetteresti, per questo non voglio farlo.
Va bene così, stasera
andrò da Fersen. Stasera si compirà il mio destino, ma
intanto devo essere lucida e attenta.
Il Duca d'Orleans è tornato, so
che Victor gli ha già chiesto udienza e stamattina ci aspetta
nel suo salotto privato, e quindi è il caso che mi sbrighi, i
tentennamenti lasciamoli a dopo.
Per fortuna che stamattina ci
penserà il colloquio con il Duca d'Orleans a tenerci occupati,
altrimenti sarei costretta a continuare il discorso di ieri sera e
francamente non saprei davvero cosa dire.
Ho perso il controllo, ho sbagliato,
ma in quel momento, con André così vicino a me
fisicamente, e sentimentalmente, non ho saputo trattenermi, creando
ancora più confusione in entrambi.
Ora temo che ciò che ieri sera
lui mi ha detto, cioè che non potremo più stare insieme
possa essere una reale possibilità, e non credo di poter stare
accanto a lui senza ricordare in ogni momento il trasporto con cui ho
risposto al suo bacio, senza risentire i suoi capelli tra le mie dita ,
il suo corpo così vicino al mio.
Ma devo smetterla, Victor mi sta squadrando da stamattina, dice che ho un'espressione che fa paura.
Adesso basta, si torna al lavoro, e speriamo che questa maledettissima missione termini quanto prima.
Siamo davanti all'ingresso del salotto
Ducale, una cameriera ci invita ad entrare e ci accomodiamo. Io mi
siedo da solo, su una poltrona, mentre André siede accanto a
Girodelle.
Io e Girodelle, in veste del nostro
ruolo pubblico, abbiamo il compito di raccontare tutta la storia al
Duca, il quale ascolta senza interrompere.
“E per tanto crediamo che la Contessa Du Barry sia implicata nel caso”, dico per terminare il mio racconto.
“Capisco. In effetti i vostri
ragionamenti sembrano corretti, però non capisco cosa c'entro io
in tutto questo.”, chiede il Duca, con malcelato disagio.
“Vedete Duca, dato che anche il
Duca di Germaine è caduto nella trappola della Dama, ed è
ben nota nell'ambiente della Corte l'amicizia che legava voi due alla
Du Barry, pensiamo che voi possiate essere la prossima vittima.”,
spiega con calma Victor.
“Quindi, se ho ben capito,
temete che la Contessa stia agendo per vendetta verso coloro i quali,
tanti anni fa, l'hanno abbandonata.”
“Esattamente, proprio
così. Pertanto, Duca, vi chiediamo gentilmente di lasciare che
domani sera, in occasione del ballo che si terrà qui a corte,
voi ci permettiate di seguirvi, in modo da proteggervi, e anche da
catturare questa donna.”
“Oscar, che modo sgarbato di
rivolgervi alla Contessa Du Barry! “Questa donna”...lo
sapete che se vi sentisse mai chiamarla così, farebbe in modo di
uccidervi...”
I miei nervi ribollono, credo che il
Duca si sia accorto dello sguardo assassino nei miei occhi e anche in
quelli di Girodelle, perché smorza subito i toni, ridendo e
scusandosi per lo scherzo di cattivo gusto.
“Non scusatevi, Duca, le vostre parole non mi hanno toccata minimamente, e poi vi rammento due cose.
Uno, voi non siete sospettato...per ora.
Due, nessuno di noi ha mai detto di ritenere la Contessa colpevole, abbiamo detto solo che è implicata.
Sinceramente, Duca, credete che qui a
corte nessuno noterebbe la sua presenza? Io, noi, crediamo che questa
Dama agisca solo per conto della Contessa, mentre lei se ne sta comoda
comoda nel suo palazzo”.
Mi stupisco di me stessa, anche in una
situazione delicata come questa sono riuscita a rimanere calma e
fredda, cosa che non mi capita molto spesso, ultimamente.
“Palazzo? Mh, se lo aveste mai
visto, cambiereste idea. E' una prigione, non un palazzo...il vecchio
monastero di Angers è un rudere, un offesa per una nobildonna
come la Contessa...”.
Il Duca evidentemente non si era
accorto di ciò che stava dicendo, altrimenti dubito che ci
avrebbe rivelato con tanta facilità il nome del rifugio della Du
Barry.
Ma la sua frase, caduta con apparente
indifferenza, in realtà era stata capita e memorizzata da tutti.
Ci scambiammo uno sguardo d'intesa, e dopo aver lasciato l'appartamento
Ducale con la piena collaborazione del Duca, ho subito dato
disposizioni affinché una guarnigione si recasse a verificare la
presenza della Contessa ad Angers.
I tre erano usciti, e non avevano idea
che il Duca adesso sedesse mestamente sul divano, affranto, disperato,
la testa tra le mani.
Non era possibile che la Contessa
forse tornata, questo lo sapeva anche lui, ma era certo di aver capito
chi fosse la misteriosa Dama.
Erano passati almeno dieci anni dall'ultima volta che l'aveva vista, o meglio, che aveva potuto vederla.
Sicuramente ora era una donna, consapevole della storia di sua madre. Che fosse lei la persona che cercava vendetta?
“Non posso permettere che ti
accada qualcosa...non me lo perdonerei mai. Farò di tutto
affinché tu non venga presa. Farò finta di collaborare
con Oscar, ma al momento giusto, se sei davvero tu, ti lascerò
scappare. Non ho aiutato tua madre, ma non posso permettere che tu
paghi per questo!”
Sono tornata nella mia stanza, è ora di prepararmi. André
è stato sfuggente tutto il giorno ma va bene così, non
avrei saputo cosa dirgli.
E' ora che mi prepari per l'incontro
con Fersen, ed è un bene che il ballo sia domani, in tal modo
riuscirò a concentrarmi su una cosa per volta.
La scelta del vestito, la scelta
dell'acconciatura, dei gioielli, delle scarpe...Dio che strazio! Come
sempre sono le cameriere a scegliere per me in base all'occasione
mondata, ormai mi conoscono e non si lamentano più per questo
mio comportamento bizzarro, così poco “nobile”!
Oggi, però, la scelta è
più pesante del solito. Vedere adagiato sul letto quel corsetto,
quelle culottes, quelle calze con quel civettuolo fiocco azzurro ai
lati mi mettono ansia, è come se mi stessero gridando ciò
che succederà. O forse sono io che lo credo, che lo voglio? E
si, chi mi dice che Fersen cercherà di sedurmi? Si, è
solo la mia ennesima sciocca fantasia.
Comunque ora basta, ciò che
è fatto è fatto, ho accettato di vederlo e non posso
certo rimangiarmi la parola.
Lascio che le cameriere mi stringano
in corsetto, che mi aiutino ad indossare l'abito, che mi trucchino e mi
acconcino, come fanno ogni giorno ed ogni sera da non so più
quanto tempo, ma oggi so che c'è qualcosa di diverso in tutto
questo, e non è solo l'innaturale silenzio che proviene dalla
camera di André.
Chissà se è già
nel salone. Credo di sì, è da stamattina che non si
separa un attimo da Girodelle, e lo so che stanno lavorando al piano al
posto mio.
Dovrei essere giù con loro ad elaborare tattiche militari, non a preparare un incontro galante...
Il leggero rimprovero della cameriera, che mi chiede di tirare su la testa, mi scuote dal pensiero di André e Victor.
Ecco, sono pronta.
Prendo i guanti, lo scialle ed esco,
scendo la maestosa scalinata che mi porterà al salone
principale, dove Fersen mi aspetta già.
Mi avvicino lentamente e non riesco in alcun modo a mettere a tacere il mio cuore, che batte furiosamente, ma che mi prende?
Fersen mi vede, si avvicina, mi fa un
educatissimo ed impeccabile baciamano, dopodiché mi porge il
braccio e mi fa accomodare in una saletta privata. La mia agitazione
raggiunge dei picchi inaspettati.
“Oscar, mi permettete di dirvi che siete splendida?”
“Lo avete già detto, anche senza il mio permesso, Fersen”
Ride educatamente alla mia battuta.
Non so perché, ma mi sembra che lui provi lo stesso disagio che provo io.
“Allora, Oscar, so che stamattina avete visto il Duca d'Orleans.”
Ma che razza di domanda è? E
questo sarebbe il modo per corteggiare una donna, secondo lui? Ah
già, ma io non sono una donna, io sono un Colonnello, c'è
un'enorme differenza.
“Sì, siamo andati da lui,
e devo dire che è stato un incontro proficuo ed interessante.
Senza rendersene conto ci ha rivelato il nome della residenza della Du
Barry, così adesso siamo in grado di metterla sotto
controllo.”
“I miei complimenti più
sinceri! Certo che un uomo non riesce proprio a trattenersi se in gioco
c'è una donna, vero?”
Prego? E questo cosa vorrebbe dire?
Guardo Fersen con aria perplessa, deve aver capito che non lo seguo.
“Volevo dire che quando un uomo
si trova a dover parlare di una donna alla quale è legato,
è normale che si tradisca.”
Ah, già, la teoria della difficoltà di unione tra cervello e lingua, giusto.
“Una volta tanto questa brutta
abitudine maschile è tornata utile”, dico calma, calcando
la voce sulla parola “maschile”.
Fersen mi guarda con una strana luce negli occhi e ride, o meglio, sogghigna.
“Non credo che sia il caso di
metterci a litigare su quale sia quello superiore tra cervello maschile
e femminile, cara Oscar, non è questo il motivo per cui vi ho
invitata oggi”.
Sto al suo gioco, soprattutto per
paura di sfidarlo a duello dopo aver sentito le sue motivazioni sulla
superiorità maschile, motivazioni che sono certa reputerei
alquanto discutibili.
E' la prima volta che vedo Fersen nel
ruolo di seduttore, e devo dire che sto scoprendo una persona che non
so se mi piace. E' così diverso dal Fersen che si relaziona con
il Colonnello Oscar Françoise de Jarjayes.
Perché ho l'impressione che sia
tutto così falso e artificioso? Io non so nulla dell'amore, ma
mi immaginavo più trasporto! Persino l'altra notte, con quella
donna, André è stato...ma che mi prende? Perché
penso alle avventure erotiche di André nel bel mezzo di un tea
con Fersen? Sto impazzendo, non c'è dubbio.
Il vantaggio di essere sovrappensiero
è che mi sono persa qualche discorso di Fersen, e lui, purtroppo
se ne è accorto.
“Oscar...Oscar! Vi sto annoiando, per caso?”
“No, no, che dite! E' solo che
per me è tutto così strano. Vedete, Fersen io so
perfettamente chi è che il vostro cuore brama giorno e notte,
pertanto non voglio essere presa in giro, in virtù della nostra
amicizia.”
Fersen sembra colpito dalle mie parole.
“Avete ragione, non meritate di
essere presa in giro, e vi giuro che non lo farò. Sapete chi
tiene le redini del mio cuore, ma non penserete che io voglia passare
la mia vita a guardare? Sono un Conte, erede del nome della mia
famiglia e tutti si aspettano da me un matrimonio. Ma vedete, Oscar,
non è facile per me decidere se e chi sposare. Se voi solo
sapeste com'è difficile trovare qualcuno di cui potersi fidare,
qualcuno a cui potersi affidare...”
Non posso dargli torto, effettivamente vive una situazione disperata, però continuo a non capire cosa c'entro io.
“Voi sapete tutto del mio legame
con la Regina ma, ditemi, siete davvero convinta che nel cuore di una
persona possa esserci un solo amore?”
La domanda di Fersen mi spiazza e mi colpisce. Non so cosa rispondere. Cosa ne so io dell'amore, in fondo?
“Il vostro silenzio mi dice che
non avete una risposta, Oscar. Ebbene, ve lo dico io. Sì, si
può. E non guardatemi come se avessi detto un'eresia. E' vero
che Maria Antonietta sarà nel mio cuore per sempre, però
non posso negare che quello stesso cuore comincia a sentire un non
indifferente trasporto verso un'altra donna: voi, Oscar.”
La tazza che avevo tra le mani si infrange sul pavimento, ma le mie mani rimangono nella stessa posizione.
“Cosa...cosa...avete detto?”, chiedo con un filo di voce, dubitando del mio udito.
“Ho detto che i sentimenti che ho per voi sono sinceri, che avete conquistato una parte del mio cuore, Oscar.”
Il cuore di cui parla Fersen non
è uguale al mio, perché non lo vedo battere fuori dal
petto come invece, ne sono convinta, sta facendo il mio.
“Fersen, vi prego, ho bisogno di fare due passi, usciamo.”
Il Conte subito viene in mio soccorso,
forse temendo un mio svenimento, e mi aiuta ad alzarmi, per poi
porgermi il braccio e dirigersi verso il giardino.
Passeggiamo in silenzio, fianco a
fianco, ognuno immerso nei suoi pensieri, finché il Conte mi
ferma, mi fa voltare verso di sé e mi chiede, con
sincerità, di dirgli qualcosa, perché il mio silenzio lo
sta imbarazzando alquanto.
E cosa dovrei dirgli, secondo lui? Io
sto ancora cercando di riordinare le idee! Quello che ho sempre sognato
si sta avverando qui, dinanzi ai miei occhi, ed è talmente
incredibile che stento a crederci. Però, ciò che mi fa
rabbia, è la fastidiosa sensazione che manchi qualcosa. Ieri
sera, quando André mi ha confessato il suo amore, è stato
un momento talmente intenso che io, pur non corrispondendo i suoi
sentimenti, ne sono stata travolta. Ora, invece, benché l'uomo
che amo mi stia confessando di ricambiarmi, non riesco a provare quella
stessa emozione.
“Vedete, Fersen, è difficile per me parlare di queste cose...”, cerco di guadagnare tempo.
“In verità, devo dirvi
che ho sognato così tanto questo momento, che adesso non riesco
a viverlo...mi sento come se fossi una spettatrice, come se stessi
guardandomi al di fuori di me stessa.”
Fersen mi guarda con dolcezza, devo sembrargli alquanto ingenua.
“Credo di essermi innamorata di
voi nel momento in cui vi avvicinaste a me nel tentativo di salvare
André dalle ire di Luigi XV, ricordate? Però vi confesso
che non ho mai pensato che avreste potuto , un giorno, contraccambiare
questo mio sentimento. Sono confusa, Fersen.”
Sono consapevole del fatto di non
dimostrare alcun trasporto, ma non posso farci nulla, mi sento davvero
strana, e vorrei solo tornarmene in camera, subito.
Fersen mi vede rabbrividire, si offre
di accompagnarmi in camera a prendere uno scialle più pesante, e
io accetto, camminando al suo fianco.
Non ho bisogno di rispettare certe
formalità con lui, siamo due soldati e di conseguenza non mi
sento per nulla imbarazzata nel chiedergli di entrare nella mia stanza,
ma mi accorgo quasi subito che il mio invito, così innocente, ha
avuto su di lui un altro effetto.
Si avvicina a me, mi mette le mani
sulle spalle, mi guarda negli occhi e mentre una mano sale lentamente
verso la mia guancia, l'altra scende e si posa sul fianco, dove
esercita una lieve pressione che mi fa avvicinare a lui.
“Fersen...cosa fate...”, chiedo, sapendo già la risposta.
Mi tira a sé e mi bacia. Io
rimango di pietra, con le braccia lungo il corpo, completamente inerte.
Lo sento approfondire il contatto, sento le sue labbra aprirsi e la sua
lingua cercare un varco, e cedo.
Mi bacia e io contraccambio, ma la
sensazione che provo è così diversa, così buia. Ho
sognato e sognato fino allo sfinimento il momento in cui Fersen mi
avrebbe baciata e adesso che sta succedendo ho solo voglia di fuggire.
Non è come credevo, non è una sensazione dolce,
appagante, che ti fa diventare le gambe molli, che ti oblia...no
è...è...leggermente...disgustoso...non provo
nulla...anzi, provo un leggero fastidio. Non mi piace. Non mi piace per
niente. Non ha nulla a che vedere con il bacio che mi ha dato
André, un bacio che, benché pieno di dolore, aveva tutta
l'intensità della passione più accesa.
Ma forse è giusto così,
forse questo è quello che si prova quando ti bacia la persona
che ami...sì, dev'essere così...è sicuramente
l'emozione a giocare brutti scherzi, sono sicura che appena mi
rilasserò, mi piacerà.
Fersen mi lascia e mi sorride, forse intenerito dalla mia reazione così infantile.
Cielo, che vergogna, sembro una novizia!
Mi prende per mano e mi fa sedere sul
letto, accomodandosi vicino a me, tirandomi a sé per
ricominciare a baciarmi. Lo lascio fare, in attesa di quel formicolio
che non arriva, lasciandomi anche stendere, spinta da una lieve
pressione del suo corpo.
La situazione sta precipitando
velocemente, troppo velocemente, questo lo capisco anche io. Nella foga
del movimento le mie gambe rimangono scoperte, permettendo al conte di
accarezzarle lentamente, e sento la sua mano salire sempre più
su fino ad arrivare al fianco, dove, per fortuna, si ferma.
Si stacca da me e mi guarda, sconvolgendomi con uno sguardo languido e appassionato.
Sussurra il mio nome, il Conte,
dopodiché si stende su di me e io sento con chiarezza il suo
stato di eccitazione che mi fa sobbalzare al punto di mettere le mie
mani sul sul suo petto come fragile barriera nel tentativo di
allontanarlo.
“Oscar, non temete, non
farò nulla che non vogliate anche voi, ve lo prometto.
Rilassatevi, non avete motivo di temermi”
“Non capite...è che io...”
“No, ho capito, invece. Non
siete avvezza a questo genere di relazione e rispetterò il
vostro pudore. Abbiamo tutto il tempo che volete...”
La promessa di Fersen mi calma un
pochino, ma appena sento le sue labbra afferrare nuovamente le mie con
prepotenza ho un sussulto di paura, amplificato a dismisura dal sentire
la sua mano sul mio seno.
E a quel punto, la mente si dissocia
dal mio corpo, perché senza che io possa fare nulla per
impedirlo, rivedo tutta la scena tra André e Colette. Rivedo i
suoi gesti, sento nuovamente le sue parole, sento i gemiti di Colette e
anche quelli di André, li sento come se stessero accadendo in
questo preciso momento. Ma la mia mente va ancora oltre, e mentre io
cerco di concentrarmi su Fersen, che ne frattempo si sta occupando del
mio collo, sento che i miei occhi si stanno inumidendo e non posso fare
nulla per impedire alle mie lacrime di scendere mentre la mia voce
pronuncia un nome.
“Come avete detto?”, mi chiede Fersen, bloccatosi di colpo.
“Cosa?”, chiedo io, che non riesco a capire di cosa stia parlando.
“André. Avete chiamato André, tra le lacrime”, mi dice, sconvolto.
“No...vi sbagliate...io non...”, non so cosa dire e, soprattutto, non so perché l'ho detto.
“Oscar, avete chiamato André!”, mi ripete Fersen, alzando il tono della voce, mentre si mette a sedere.
Lo sguardo truce che vede nei miei occhi gli impone di chiedermi scusa per il tono, dopodiché si alza e sorride.
E adesso? Cosa sta succedendo?
“E' meglio che io vada via,
Oscar. Perdonatemi se vi ho importunata, giuro che non si
ripeterà mai più.”
Fa per andarsene quando io gli afferro un polso.
“Oscar, non ditemi che non avete capito cosa è successo?”
Rimango muta, in attesa che Fersen mi spieghi ciò che io non ho ancora capito.
“Oscar...c'è una sola
ragione se, nel bel mezzo di un incontro amoroso, una donna sussurra
tra le lacrime il nome di un altro uomo...”
La frase di Fersen mi schiaffeggia in pieno, non so se voglio ascoltare il resto.
“Fersen...io”
“Non dite nulla, Oscar. Voi
amate André, è ovvio. E' lui che desiderate al vostro
fianco, è da lui che vorreste farvi accarezzare.... Per fortuna
avete parlato in tempo, altrimenti avremmo distrutto per sempre la
nostra amicizia...”
“Amicizia...”, sussurro io, come inebetita.
“Sì, Oscar, amicizia. Su
questo non ci sono dubbi. In me avrete sempre un amico fidato,
specialmente adesso, che stare per intraprendere un cammino difficile,
di sofferenza, di lotta contro voi stessa ma che spero porterà
ad un esito più felice di quello che sto seguendo io...”
Alzo gli occhi verso Fersen e non
posso non restare colpita dalla sofferenza del suo sguardo. E' vero,
siamo accomunati da un amore difficile, solo che lui ha già le
idee chiare, io un po' meno...
“Arrivederci, Oscar”, mi
dice mentre esce dalla mia stanza e, non appena la porta si chiude, la
realtà di ciò che ho detto mi investe.
Allora è così? Io amo André? No...non...è possibile...
Mi alzo e mi guardo allo specchio. Non
riconosco l'immagine che vedo riflessa, non riconosco quella donna,
vestita in quel modo e così, presa da una furia incontenibile,
comincio a spogliarmi, a togliere prima il vestito, poi i gioielli, poi
a sciogliere l'acconciatura, a togliere il trucco e solo dopo tutto
questo vedo finalmente il volto che conosco, rivedo me.
Ed è solo a quel volto che
finalmente riesco a confidare a voce alta quel pensiero tanto osceno,
tanto proibito da volerlo a tutti i costi seppellire nel più
profondo della mia anima: io amo André.
Amo le sue mani, amo i suoi occhi, amo
la sua risata, la sua voce, le sue braccia, il suo coraggio, la sua
determinazione, il suo dolore...amo tutto di lui, amo lui.
Indosso una vestaglia e così,
semi nuda, con indosso solo la biancheria intima e le calze, mi getto a
letto, stringendo a me i due lembi di questo indumento sperando di
trovare un po' di calore, un po' di conforto, mentre sento questo nuovo
sentimento avvolgermi in maniera prepotente ed, insieme a lui, una
sensazione di smarrimento, di paura.
Come farò ad affrontare André? Come farò a dirgli ciò che è successo?
Rimango a pensare per un tempo
infinito, mi accorgo del suo scorrere solo perché le ombre sul
pavimento lasciano a poco a poco spazio all'oscurità, ma
l'avvicinarsi della notte non mi spaventa anzi, mi dà modo di
rimandare a domani quello che tanto mi angoscia.
No, scherzavo...qualcuno bussa alla porta. Dio, fa che non sia lui!
“Oscar, sei qui?”
Non voglio rispondere...non posso rispondere!
“Oscar!”
Va via André, per favore, va
via. Stasera lasciami da sola, ti prego. Solo stasera, da domani ti
prometto che ti affronterò...
Forse se ne è andato,
perché non sento più la sua voce. Poi improvvisamente mi
ricordo che la porta che mette in comunicazione le nostre stanze
è aperta...e capisco di essere perduta.
Lo sento entrare nella mia stanza, accende un lume e si siede sul letto, vicino a me, appoggiando il lume sul tavolino.
“Oscar, stai bene?”, mi chiede con quella voce dolce e carezzevole che in questo momento odio con tutta me stessa.
Scuoto la testa e il mio diniego lo fa preoccupare.
“Fersen...ti ha fatto del male? Dimmelo...ti prego...”
Nego nuovamente.
“Allora cosa c'è? Perché non mi guardi?”
Come una bambina ostinata e
capricciosa, rimango girata, voltandogli le spalle ma, purtroppo o per
fortuna, André è più cocciuto di me.
Pur rimanendo seduto vicino a me
sposta una mano sull'altro lato del mio corpo, sovrastandomi in modo da
potermi vedere in viso e io, in quel momento, vinta da quelle iridi
color smeraldo così profonde, non posso fare che arrendermi.
Mi tiro su a sedere, incurante del mio aspetto discinto e gli getto le braccia al collo, singhiozzando.
Un instante infinito e sento le
braccia di André stringermi, mentre dolcemente mi sussurra di
calmarmi, che adesso c'è lui con me, che non ho motivo di avere
paura.
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Capitolo 12 *** CAPITOLO 12 André's P.O.V. ***
dama12
Ciao a tutte (e tutti)! Prima di
lasciarvi al capitolo, mi sembra giusto fare un comunicato. Avrete
penso notato che ho cambiato nome...bene, questo cambiamento lo devo
principalmente a NinfeaBlu, che chiedendomi di collaborare alla sua
storia mi ha fatto talmente divertire da farmi capire che in
realtà "quella Carmilla" mi rappresenta moltissimo. Putroppo ho
dovuto modificarlo perché con la "C" esiste già, ma poco
importa, il senso è che Kira91 ormai non mi diceva più
nulla, non ero più io.
Chiedo scusa se questo cambiamento abbia potuto creare confusione, non era questo l'intento.
Ma ora veniamo alla Dama, che in questo capitolo si prende una pausa, e concentriamoci sull'altra faccia della medaglia.
Questo capitolo, così come il precedente, è ad una sola voce, quella di André.
Buona lettura!
Karmilla
E così alla fine è
successo, ho perso il controllo e ho confessato ad Oscar i miei
sentimenti. Lo sapevo che prima o poi sarebbe capitato, sapevo che
sarebbe arrivato il momento in cui avrei dato voce a ciò che il
mio cuore ha nascosto per una vita intera e adesso temo le conseguenze.
Oscar non è pronta, non lo
accetterà mai e farà finta di niente, come al solito.
Fuggirà, si nasconderà dietro alla scusa della missione e
del suo ruolo come soldato e si comporterà come se non fosse mai
accaduto nulla.
Ma io, invece? Riuscirò a starle accanto lo stesso, riuscirò a comportarmi con la solita indifferenza?
Vorrei parlarle, sapere come sta, cosa pensa, ma temo che sarà tutto inutile.
Non mi permetterà di
avvicinarmi a lei, e poi stamattina abbiamo un'udienza con il Duca
d'Orleans, pertanto non ho possibilità di vederla faccia a
faccia.
Ecco, Girodelle sta bussando alla mia porta, è ora di andare.
*************
Dopo due interminabili ore, finalmente posso tornare in camera.
Il colloquio con in Duca è
stato utile, credo che lui sappia qualcosa e che ci condurrà
dritto dritto dalla Dama. E' stato troppo evasivo e a volte fintamente
distaccato, ma si vedeva benissimo che stava rimuginando su qualcosa.
Chissà quale grande segreto nasconde, sono proprio curioso di
scoprire cosa lega il Duca, La Dama e la Contessa Du Barry e
l'occasione per tenerlo d'occhio e magari far cadere la Dama nella
nostra trappola si presenterà molto presto, dato che tra due
sere ci sarà un altro ballo.
Già, ma questo vuole anche dire
che dovrò di nuovo recitare il ruolo di esca e, francamente,
comincio ad esserne stanco.
Non mi interessa, non voglio, vorrei
solo concentrarmi su Oscar che, come immaginavo, mi ha evitato e dopo
il congedo dal Duca è corsa via per prepararsi all'incontro con
Fersen.
Non mi ha detto nulla, l'ho saputo da Girodelle.
Oscar oggi trascorrerà l'intero pomeriggio in compagnia del suo amato Conte.
Il solo pensiero mi fa impazzire e mi
riempie di rabbia, però ho deciso che non starò in
disparte a guardare...cioè, starò a guardare, ma
sarò lì, in modo da verificare che non ci siano problemi,
e spero Dio di non vedere la mia Oscar capitolare tra le braccia del
Conte Svedese...non oggi...non dopo averla tenuta stretta tra a me, non
dopo aver sentito il suo bacio che rispondeva con passione al mio.
Per fortuna Victor sembra aver capito perfettamente la situazione e si offerto di farmi compagnia.
Mi preparo per il pomeriggio, indosso
degli abiti adatti e scendo nel salone principale, dove trovo
Girodelle che mi fa un gesto con la mano, indicandomi Oscar e Fersen
che già conversano, seduti ad un tavolino, mentre sorseggiano un
tea accompagnato da dolci che farebbero impallidire mia nonna per
quanto sembrano deliziosi.
Riusciamo a guadagnare un tavolo che
ci permette di guardarli senza dare troppo nell'occhio, dato che il
Conte ha fatto accomodare Oscar in una saletta privata.
Io mi siedo di fronte a loro, mentre Girodelle è vicino a me e ha una visuale meno agiata.
Sento che Victor mi parla, ma non
capisco nessuna delle sue parole perché la mia mente è
impegnata cercare di capire ciò che succede nella saletta di
fronte a noi. Scruto ogni espressione, ogni movimento del corpo, ogni
sguardo, ogni parola, ogni piccolo segno che mi possa far capire come
si sente Oscar.
Sono quasi patetico, me ne rendo
conto, ma quella che si sta consumando in quella sala non è solo
l'occasione di Oscar, è anche la mia.
Se Fersen vince, io sono fuori gioco per sempre...
“André? André? Ci
sei?”, mi chiede Victor, cercando di non alzare la voce
nonostante il mio evidente disinteresse alla sua presenza.
“Conte, scusatemi...ero distratto...”, dico senza vergogna.
“Lo vedo...ma il problema
è che se continui così se ne accorgerà tutta la
Corte! Capisco che tu ti stia rodendo per la gelosia, ma così
rischi di far saltare la nostra copertura. Ti prego, datti un
contegno”.
Il tono di Girodelle è fermo, ma il tono di predica è più che evidente nel suo tono di voce.
Ha ragione, sembro un marito geloso,
però non riesco davvero ad essere indifferente. Questo non
è né un gioco, né una missione in incognito. Qui
siamo davvero io ed Oscar, noi due, la nostra vita, i nostri sentimenti.
“André, non pensare che
io non ti comprenda....Vedi, non te l'ho mai detto, ma io sono molto
geloso del rapporto che hai con Oscar.”
Mi volto di scatto e quasi non credo a ciò che sento...Girodelle...geloso...di me???
“Sì André, non
guardarmi così. Siete legati in maniera particolare. Tu non te
ne rendi conto, ma dall'esterno voi due siete un mondo nel quale non
è possibile entrare, perché è una realtà
creata solo da voi due. Siete complementari, luce e ombra, giorno e
notte, bianco e nero. Quando siete insieme, escludete chiunque ed
è estremamente affascinante ed intrigante starvi a
guardare...”
Continuo a guardare Girodelle, incredulo.
“So che non lo fate di
proposito, non sto dicendo questo. Il fatto è che questo vostro
legame è così spontaneo ed intenso da sembrare qualcosa
di magico che non è possibile non invidiare. Non sai quanto
vorrei essere al tuo posto, André....Nessuno sarà mai
vicino ad Oscar quanto te.”
Rido, schernendolo.
“Sì, certo, Conte...e
allora spiegatemi cosa ci fa Fersen con Oscar, in questo momento. Se
è vero ciò che dite, in questo momento dovrei essere io
con lei, a corteggiarla, ad elogiarla, ad...amarla...”
“André, sai perfettamente
anche tu perché c'è Fersen. Oscar è prigioniera
della sua vita, delle convenzioni, delle rigide idee con le quali
è cresciuta. Ammettere di amarti vorrebbe dire scardinare non
solo la sua vita, ma anche quella della sua famiglia e lei non è
ancora pronta a tutto ciò. Fersen è una scelta di comodo,
accontenterebbe tutti, ma non lei e te...”
“Bella soddisfazione...” esprimo, sarcastico.
“Non temere, André. Oscar
non è stupida e soprattutto non è in grado di opporsi al
suo cuore, non ci è mai riuscita. Adesso l'unica cosa che puoi
fare è stare in disparte e guardarla precipitare.”
Mi volto di scatto, fulminandolo con lo sguardo.
“Ma cosa dite? Come potete pensare che riuscirei a rimanere in disparte a vedere Oscar soffrire?”
“Lo devi fare, André, se
davvero la ami. Oscar deve capire da sola ciò che vuole e chi
vuole, anche al costo di soffrire. Lasciala cadere, vedrai che
sarà poi lei a chiederti di aiutarla a rialzarsi.”
Devo ammettere che tutti i torti non
li ha, però sarò in grado di farlo? Riuscirò a
permettere ad Oscar di fare una scelta, senza interferire?
Devo, non ho scelta.
Il mio sguardo torna a posarsi su loro due e noto che qualcosa non va.
Oscar è strana, è in imbarazzo.
Lascia cadere una tazza e la vedo impallidire.
L'istinto mi dice di alzarmi e andare da lei, ma come accenno un movimento Girodelle mi blocca, afferrandomi un polso.
Faccio finta di niente, mentre vedo il
viso di Oscar colorarsi di rosso. Si alza, parla con Fersen, che sembra
preoccupato anche lui. Si allontanano, escono in giardino,
evidentemente Oscar ha bisogno di prendere aria e io rimango qui ad
impazzire pensando a cosa possa averle detto Fersen per sconvolgerla
così tanto.
Girodelle si accorge del mio stato
d'animo e mi propone di uscire ma, per nostra sfortuna, un gruppo di
nobili si avvicina a noi e ci chiede di unirci a loro nella loro
conversazione.
Il mio pomeriggio di scorta silenziosa finisce qui, senza che io possa fare nulla per oppormi.
**********************
Non so quante ore sono passate da
quando sono in questo salotto insieme a Girodelle e ad altri nobili dei
quali non so neanche il nome, parlando di argomenti inutili, bevendo
vini e liquori pregiati mentre in realtà vorrei essere da
tutt'altra parte.
Mi rendo conto che la mia compagnia
non è piacevole e la conversazione non è brillante, ma
non riesco davvero a comportarmi diversamente.
Il mio disinteresse è
più che evidente, tanto che ad un certo punto un Conte del quale
ignoro il nome mi chiede che la compagnia non è di mio
gradimento.
“No, assolutamente”,
rispondo con quella finta cortesia che caratterizza la Corte e che, mio
malgrado, sono costretto ad applicare, “è solo che non mi
sento particolarmente bene, questo pomeriggio. Sono lieto di fare parte
di questo gruppo di conversazione, e spero volgiate accettare la mia
presenza anche se non sono molto brillante.”
Girodelle mi guarda soddisfatto, ho evitato un problema nel modo migliore e non ho creato discussioni inutili.
Il pomeriggio prosegue e cerco, mio
malgrado, di partecipare alle discussioni che vertono talora sulla
politica, poi sulla letteratura, sulla musica, sull'arte, e per un
breve lasso di tempo riesco persino a dimenticarmi di Oscar e Fersen
finché, all'improvviso, quest'ultimo compare sulla porta del
salotto nel quale ci siamo riuniti e chiede di potermi parlare in
privato.
Io e Girodelle ci scambiamo uno sguardo perplesso, dopodiché accetto e seguo Fersen in una sala attigua.
“André”, comincia
senza preamboli, “credo che tu sappia che ho chiesto ad Oscar di
poter trascorrere un pomeriggio in sua compagnia.”
“Sì, certo. E so che Oscar ha accettato. Perché questa domanda?”
“Perché volevo sapere se eri al corrente del fatto che avremo passato insieme il pomeriggio di oggi.”
“Sì, so anche questo. Vi ho visto, prima...”
“Ah...bene...non me ne sono
accorto. Rimani sempre un fedele attendente, qualsiasi cosa succeda,
vero, André?”
Non so perché ma la parola “attendente”, pronunciata da lui, mi manda in bestia.
Stringo i pugni, e cerco di non reagire.
“Certo, Conte. La mia vita è al servizio di Oscar, dovreste saperlo.”
“Capisco. E allora, perché, attendente, non ci hai seguito quando siamo usciti in giardino?”
La conversazione sta diventando
pesante, io mi sto innervosendo e soprattutto non capisco perché
Fersen mi stia provocando così.
“Perché avrei messo in imbarazzo Oscar, ecco perché.”, rispondo senza timore.
“E così, per non metterla in imbarazzo, hai permesso che si accompagnasse da sola, con un uomo?”
Questo è troppo!
“Fersen, non vorrei risultare
troppo scortese...però...nel caso vi fosse sfuggito...è
da una vita intera che Oscar trascorre le sue giornate in compagnia di
uomini...dimenticate forse il lavoro che svolge?”
“Certo, il suo lavoro...e secondo voi basta questo a...proteggerla?”
“Proteggerla da cosa?”
“Da ciò che le potrebbe
capitare restando da sola in compagnia di un uomo. Oscar è una
donna, André, l'avete forse dimenticato?”
Fersen chiede a me se ho dimenticato
che Oscar è una donna??? La stupidità di quest'uomo non
ha limiti, è assurdo!
“Conte, non capisco dove vogliate arrivare...”
“Il fatto è,
André, che adesso Oscar non è qui in veste di Comandante
delle Guardie Reali, e quindi al di sopra di ogni sospetto e
pettegolezzo per le sue frequentazioni maschili; ora è qui in
qualità di Contessa e per tanto deve comportarsi come si
conviene ad una dama, e questo implica il fatto di non lasciarsi
accompagnare in camera da un uomo.”
La collera che provo è ormai
incontenibile, anche perché ho capito perfettamente dove sta
andando a parare il Conte.
“Fersen, cosa è successo?” gli chiedo, con rabbia.
Il Conte passeggia per la sala, poi si
siede sul divano, accavalla le gambe e con aria di sufficienza inizia a
raccontarmi il pomeriggio trascorso con Oscar.
“Conte, non mi interessa nulla
di cosa avete parlato con Oscar, voglio sapere cosa è
successo!”, dico spazientito.
“Con calma, André. Se non
ti dico di cosa abbiamo parlato, non puoi capire il resto. Ecco, vedi,
ho ribadito il concetto che Oscar è l'unica donna che potrei
sposare. Lei sa tutto del mio legame con la Regina, però non
posso negare che il sentimento di profonda stima ed affetto che provo
per lei mi permetterebbe di essere comunque un buon marito.”
“Un buon marito? Ma state
scherzando? Ditemi, Conte, se sposaste Oscar, sareste capace di dire
addio alla Regina?”, chiedo, fuori di me dalla rabbia.
“Ovviamente no!”
“E quindi vorreste fare di Oscar
la vostra amante, non vostra moglie! Oscar non merita questo, non
merita un uomo che la divida con un'altra donna, relegandola al secondo
posto! Non ve lo permetterò mai. Vi avviso, Conte, fate del male
ad Oscar e dovrete vedervela con me”.
So che questo sfogo mi potrebbe anche costare la morte, ma non mi importa, Oscar vale molto di più della mia vita.
“Come ti scaldi, André!
Scommetto che tu, invece, saresti un marito fedele, che non avresti
occhi che per lei, che non ameresti nessuna oltre lei, vero? E dimmi,
André, il tuo amore è davvero così puro come dici?
Non hai mai amato nessun'altra? Perché a me risulta di averti
visto in dolce compagnia, qualche sera fa...”
Bastardo, sta davvero giocando sporco...
“E' vero, mi avete visto, e
quindi? Sapete cosa stiamo facendo qui a corte io, Oscar e Girodelle,
per tanto di cosa vi stupite? E poi, tanto per essere chiaro, Oscar sa
tutto, ha visto tutto...” dico senza rendermi effettivamente
conto di ciò che ho appena pronunciato.
Fersen scoppia a ridere.
“Non è possibile, avete
permesso che Oscar vi vedesse! Oh, André, devo dire che come
innamorato siete parecchio originale...”
Adesso lo prendo a pugni e gli cancello quel ghigno soddisfatto dalla faccia.
“Fersen...ve lo chiedo l'ultima volta...cosa diavolo volete da me?”
Il conte svedese non si scompone, si alza e mi si supera, andando a versarsi un bicchiere di cognac.
“Vedi, André, io ed Oscar
siamo usciti in giardino per fare una passeggiata ma poi lei, sentendo
un po' di freddo per via del suo abito, ha voluto andare in stanza per
prendere uno scialle. L'ho accompagnata, ovviamente, ed Oscar non ha
avuto alcun problema a chiedermi di entrare nella sua camera.”
Non mi giro a guardare Fersen
perché so che potrei prenderlo a pugni. E così sta
ridicolizzando Oscar? Ma se lo sa perfettamente che l'invito di Oscar
non aveva secondi fini!
“Sono entrato in camera con lei,
André. Una dama non dovrebbe mai permettere ad un uomo una tale
libertà, perché verrebbe subito interpretato come un
inequivocabile invito...”
“Fersen, per favore. Se dite
così mi costringete a dubitare della vostra intelligenza. Sapete
meglio di me che Oscar non bada a certe sciocchezze!”
“Infatti, André. Il problema è proprio questo. Oscar non ci ha badato...e ha sbagliato...”
Questa frase, lasciata cadere con noncuranza, mi catapulta in un solo istante all'inferno.
“Fersen...per l'ultima volta...cosa...è...successo?”
Il suo sguardo dice chiaramente che si sta divertendo come un pazzo, e io sento di essere sul punto di scoppiare.
“André, ho semplicemente
approfittato della situazione di vantaggio....Mi sono avvicinato a lei,
l'ho accarezzata...l'ho tenuta tra le braccia...l'ho baciata...”
Questo è troppo. Senza neanche
rendermene conto sono addosso a Fersen, lo tengo stretto per il bavero
della giacca e lo spingo contro il muro.
“Fersen...io vi...” mi accingo a dirgli, ma lui mi blocca.
“Prima di prendermi a pugni, non vuoi sentire tutto il racconto?”, continua a provocarmi.
“Non mi interessa sapere di come
vi siete preso gioco di Oscar, Conte. E voi dite di essere suo amico?
Dovreste vergognarvi...”
“Forse. Ma non mi pento di ciò che ho fatto.”
Con un gesto rapido Fersen si libera dalla mia morsa e si allontana.
“L'ho baciata, l'ho spinta verso
il letto e ci siamo distesi. Oh, André, lei era così
arrendevole, sembrava pronta ad accettare l'inevitabile, ma era anche
tanto spaventata...piangeva...tremava...”
Ho i pugni talmente stretti che le
unghie mi si stanno conficcando nelle nocche. Non posso sentire oltre,
non voglio sentire oltre, ma il Conte interrompe il mio cammino verso
la porta.
“No, André, non ho ancora finito.”
“Allora muovetevi, perché ne ho abbastanza. Il vostro racconto mi disgusta.”
Fersen fa finta di non ascoltarmi e continua.
“Avevo cominciato la mia corsa lungo il corpo di Oscar, quando l'ho sentita pronunciare un nome, tra le lacrime...”
Alzo lo sguardo e questa volta davvero non capisco.
“André. E' questo il nome che Oscar pronunciava tra le lacrime, mentre stavo per fare l'amore con lei...”
Mi devo sedere, sento la testa che gira. Cosa sta succedendo?
“André, non hai capito? Oscar pronunciava il tuo nome!”
Continuo a guardare il conte, inebetito.
“Oh per favore! Non dirmi che non sai cosa vuol dire?”
Balbetto qualcosa, ma non sono sicuro di aver dato voce ad un pensiero comprensibile.
“André, per quanto ne so
io, c'è una sola ragione per cui una donna, a letto, dice il
nome di un altro...vuoi che te lo dica o hai capito da solo?”
“Lei...ha detto...il mio nome...”
“Sì. Ha chiamato te,
voleva te. André, Oscar ti ama e oggi, finalmente, lo ha capito,
anche se è stato uno colpo tremendo per lei.”
Fersen si siede vicino a me e il suo tono di voce cambia.
“André, perdonami. Ho
esagerato di proposito con te, ma avevo bisogno, prima di raccontarti
tutto, di capire quali fossero i tuoi veri sentimenti per Oscar
perché da adesso, credimi, vi aspetta una battaglia durissima,
che potrete vincere solo se siete uniti da un forte sentimento. Sono
anni che sono costretto a mettere a tacere il mio cuore ogni volta che
incrocio lo sguardo della Regina e nonostante tutta la nostra
attenzione, siamo sempre al centro di pettegolezzi molto spesso
crudeli. Tu non hai idea di cosa vi aspetta, e neanche Oscar.”
Ascolto il Conte senza proferire
parola, non riconosco l'uomo che adesso, con estrema sincerità,
mi sta parlando in questo modo.
“André, va da lei. L'ho
lasciata subito, non sono andato oltre. Vi rispetto troppo entrambi per
farvi del male. Oscar ha bisogno del tuo aiuto adesso, deve fare un
passo enorme che da sola non riuscirà mai a fare. Buona
fortuna...”, mi dice Fersen, battendomi una mano sulla spalla e
lasciandomi solo.
Cerco di rimettere in ordine i
pensieri, cerco di illudermi che quello che mi ha detto Fersen sia
vero, che Oscar abbia davvero capito di amarmi e non appena riesco a
ritrovare un contegno dignitoso mi alzo e mi avvio verso la sua camera.
Busso e la chiamo, ma non ottengo risposta.
Vado nella mia camera e mi avvio verso la porta che separa le nostre due stanze, sperando di trovarla aperta.
Entrato nella camera di Oscar i miei
occhi fanno un po' di fatica ad abituarsi al buio che la avvolge, ma
riesco a scorgere Oscar raggomitolata nel letto e dal leggero
sussulto de suo corpo mi accorgo che non sta dormendo.
Accendo un lume e mi avvicino a lei,
riuscendo così a distinguere la sua figura coperta solo di una
leggera vestaglia, con i capelli sciolti e sparsi sul cuscino.
Oscar continua a darmi le spalle e per
un istante vengo travolto dal pensiero che Fersen mi abbia mentito. E
se le avesse fatto del male?
“Oscar...stai bene?”, le chiedo, cercando di mantenere un tono di voce normale, in modo da non farla spaventare.
Ma Oscar continua a non rispondermi, si limita solo a scuotere la testa, negando.
“Fersen...ti ha fatto del male? Dimmelo...ti prego...”, le chiedo con tono di supplica, questa volta.
Oscar nega nuovamente ed io mi sento sollevato.
“Allora cosa c'è?
Perché non mi guardi?”, le chiedo, mettendomi a sedere sul
letto, vicino a lei, mettendo le mie braccia ai lati del suo corpo, in
modo da imprigionarla, da non farla scappare.
Oscar si gira e mi pianta i suoi luminosi occhi azzurri direttamente nei miei, facendomici perdere all'istante.
E' bellissima.
La vestaglia copre a mala pena il
corsetto e le sue ginocchia leggermente sollevate lasciano
intravedere sia le culottes che le vezzose calze bianche fermate
appena sopra il ginocchio da un fiocchetto azzurro. Ha le guance
arrossate, gli occhi umidi di pianto e non mi è mai sembrata
tanto fragile e donna come in questo momento.
Non posso fare a meno di notare quanto
poco sia vestita, ma ora come ora non me ne importa nulla,
perché l'unica cosa che voglio e stringerla a me e afferrarla,
perché sento che sta per cadere.
Le mie braccia si chiudono attorno
alla sua schiena, le accarezzo i capelli mentre le ripeto di non
preoccuparsi, che andrà tutto bene, che adesso ci sono io con
lei e finalmente la sento rilassarsi, sento le sue mani stringere con
forza la mia camicia.
Lo so che non devo metterle fretta,
che devo aspettare che sia lei a parlare e a raccontare cosa è
successo con Fersen, ma l'impazienza mi sta logorando e mi costa fatica
cercare di rimanere calmo.
Sento che Oscar si sta rilassando, la
sua stretta intorno alle mie spalle si sta allentando e una sua mano
sta lentamente scendendo, posandosi sul mio petto. Afferro quella mano
e la tengo stretta mentre le chiedo, per l'ennesima volta, cosa sia
successo.
“Niente, André, non ti
devi preoccupare. Fersen non mi ha fatto nulla, se è questo
ciò che vuoi sapere”, mi dice Oscar, con voce tranquilla.
“Lo so, ho capito. Però non dirmi che non è successo nulla. Sei sconvolta, lo vedo bene.”
Oscar si tira su e mi guarda.
So di aver fatto centro.
“André...io...”
“Cosa?”
“André...è successa una cosa...io...”
Vorrei stringerla, dirle che so tutto,
che Fersen mi ha raccontato ogni cosa ma se facessi così la
spaventerei a morte e si chiuderebbe in se stessa. Deve farcela da sola.
“Oscar, non sei obbligata a raccontarmi nulla, se non vuoi. Ero solo preoccupato per te...”
Lo sguardo di Oscar si addolcisce, mi accarezza una guancia e abbassa il viso.
“Tu sei sempre così caro
con me, André. E io non faccio altro che trattarti con freddezza
e arroganza. Non ti lamenti mai, non ti opponi mai...anche quando mi
vedi trascorrere un pomeriggio in compagnia di un uomo che sai essere
molto importante per me...”
Poso la mia mano su quella che lei continua a tenere sulla mia guancia.
“Non ho nessun diritto di oppormi, Oscar. Io sono solo il tuo attendente...voglio solo vederti felice...”
“Anche se questo volesse dire vedermi andare via con un altro?”
“Sì, Oscar, anche questo...se però fosse un uomo che ti ama veramente e che ti rispetta...”
“Dovrebbe essere un uomo come te, allora...”
Stringo la sua mano, e lei non si ritrae.
“Sì, Oscar come me. Ciò che ti ho detto ieri sera è la verità. Io ti amo.”
La sento sospirare, la battaglia è iniziata.
“André...ho fatto una
cosa vergognosa, oggi....Io...credevo davvero che Fersen potesse
accorgersi di me, che potesse amarmi, ed ero felice di poter passare
del tempo con lui, anche se il ricordo di quello che è successo
ieri sera non mi abbandona mai....Ho cercato di mettere a tacere
ciò che ho provato con te, ho fatto di tutto per ignorare
ciò che mi hai detto, però....Credevo di esserci
riuscita, Fersen era qui con me, mi abbracciava, mi baciava...ma non mi
rilassavo...e credevo che fosse normale così...”
La mia Oscar mi fa una tenerezza
incredibile. Vorrei accorciare questo lungo cammino che ha intrapreso
per dirmi la verità, vorrei aiutarla e gridare tutto il mio
amore...
“E
poi...vedi...André...io non sono molto brava a
parlare...ma...secondo te...quando una donna...mentre è con un
uomo...piange e sussurra il nome di un altro uomo...”
Il cuore perde alcuni battiti, devo
fare appello a tutto il mio autocontrollo per non afferrare la sue
labbra e spegnere i suoi discorsi con un bacio.
“Beh, Oscar...francamente...non
è una bella cosa! Se capitasse a me ci rimarrei molto male,
perché vorrebbe dire che la donna in questione è
innamorata di un altro, e non di me!”
Bravo Grandier, gioca sempre la carta del buffone, è l'unica cosa che ti viene bene!
Oscar sorride, ma è un sorriso amaro.
“Ecco, appunto...è proprio quello che volevo dire...”
“Scusa Oscar, ma non ti seguo....Ah, ho capito! Mentre ti baciava Fersen ha pronunciato il nome della Regina!”
Perdonami, amore mio, ma devo venire in tuo aiuto, o non ce la farai mai.
Oscar sgrana gli occhi e poi scoppia a ridere.
“Ma no! Cosa hai capito! Non
è Fersen quello che ha detto un altro nome, sono stata
io!!!”, esclama senza pensarci, ma la rivelazione che mi ha
appena fatto la spaventa di colpo.
Spalanca gli occhi e mi allontana da sé.
“Scusa André...non dovevo
dirtelo...no...non è giusto...lascia perdere...” farfuglia
cercando di alzarsi, ma io ho i riflessi pronti e le afferro i polsi,
obbligandola a fermarsi e a guardarmi negli occhi.
Posso sentire chiaramente il battito
del suo cuore, posso percepire il cambio del suo respiro, posso vedere
con chiarezza il terrore nei suoi occhi.
“Chi, Oscar? Chi è l'uomo
che è riuscito a cancellare Fersen dal tuo cuore?”, le
chiedo non staccando gli occhi dai suoi.
“André...”, sussurra.
“Dimmi, ti ascolto”, le dico, facendo il finto tonto.
“No...non hai capito...André...”, ripete, con le guance in fiamme e gli occhi lucidi.
“Sono qui...”, continuo a giocare, forse in modo troppo crudele.
Oscar scuote la testa, ha capito che deve mettere fine a questo equivoco.
“Quell'uomo, come dici tu...è...André...sei..tu”
Non mi serve altro. Ogni ulteriore
parola sarebbe superflua, sia da parte sua che da parte mia. La stringo
a me e la bacio, attendendo la sua risposta che non tarda molto.
Non servono parole, le nostre bocche
unite, le nostre lingue che giocano, si rincorrono, si intrecciano, si
accarezzano, dicono tutto ciò che serve mentre le nostre
braccia, salde le une intorno al corpo dell'altro, sanciscono, in
questa notte, la nostra unione.
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Capitolo 13 *** CAPITOLO 13 ***
dama13
Se
avessi saputo che sarebbe stato così semplice, mi sarei precipitata
nel salone e avrei gridato ad André tutto il mio amore.
Se
avessi saputo che sarebbe stato così bello, ieri sera non mi sarei
spaventata della confessione di André.
Se
avessi saputo che sarebbe stato tutto così naturale, non mi sarei
agghindata come una maschera.
Mi
sento come in una bolla d'aria, tutto intorno a me è soffuso,
ovattato, etereo.
Non
riesco a percepire altro che la presenza di André, del suo corpo
adagiato sul mio, delle sue labbra che divorano le mie, delle sue
mani che mi tengono saldamente aggrappata a lui, quasi avesse paura
di vedermi scappare via.
Ma io
non scappo, André, non ho intenzione di andare da nessuna parte, o
almeno non senza di te. Non sono mai andata da nessuna parte senza di
te, André, perché mai dovrei cominciare adesso? Ho sempre saputo
che il mio posto era accanto a te, anche se fin da bambini tutti
hanno cercato di convincerci del contrario, trattandoci come due
oggetti che si possono unire e separare a piacimento.
Ma se
sono la Oscar che sono, lo devo solo a te, alla tua presenza
silenziosa, forte, rassicurante, sincera. Se non sono mai crollata,
lo devo a te. Se sono così sicura di me stessa, lo devo a te. Se ho
finalmente accettato di essere una donna, lo devo solo a te.
Ti
amo, André. Mi è costato tanto capirlo, ed è costato tanto anche a
te attendere che io facessi luce nel mio cuore, ma ora che l'ho
capito intendo recuperare tutti i momenti persi tra di noi.
Te lo
dico ad alta voce, stavolta, staccando appena appena le mie labbra
dalle tue e i tuoi luminosi occhi verdi mi fissano incredulo.
Te lo
ripeto, prendendoti il viso tra le mani, non staccando i miei occhi
dai tuoi, perché voglio che tu lo capisca e non ne dubiti mai più.
Vedo
il tuo sguardo illuminarsi, inumidirsi, e poi diventare cupo,
profondo.
Non ho
mai visto quello sguardo nei tuoi occhi, André, ma ho capito
all'istante cosa ti sta succedendo e non ho il coraggio di
confessarti che quel desiderio che vedo in te lo sento anche io.
“Oscar...”,
mi sussurri, e io non posso fare a meno che risponderti con un
gemito, lasciando che le tue labbra vaghino sulla pelle del mio
collo, lasciando una scia di fuoco che diventa subito ghiaccio nel
momento in cui ti stacchi per proseguire il tuo cammino.
Non ti
stacchi da me e sulla mia pelle c'è una continua sensazione di caldo
e freddo, caldo e freddo che mi sta letteralmente facendo perdere il
controllo.
La
situazione sta precipitando velocemente, sento le tue mani che stanno
aumentando la presa sui miei fianchi, che salgono verso il nodo che
tiene chiusa la vestaglia e lo allentano, permettendoti di allargare
i lembi quel tanto che basta a lasciarmi seminuda ai tuoi occhi.
Mi
sembra di impazzire quando vedo che ti metti a cavalcioni su di me,
bloccandomi le gambe e ti tiri su con le braccia, lasciando le tue
mani ai lati delle mie spalle, e mi guardi in modo sofferente, ma
pieno di desiderio.
So
cosa vuoi, André, lo so perché lo voglio anche io, però...ho
paura.
Dì
qualcosa, Oscar, ti prego, dì qualcosa perché rischio di impazzire.
Stamattina
ero l'uomo più affranto del mondo, pentito per aver perso il
controllo ed averti confessato una verità scomoda, sicuro di averti
perso e gettato tra le braccia di Fersen e ora invece sono qui,
avvinghiato a te su di un letto, il tuo letto, che ti bacio, ti
abbraccio, ti stringo e sono sul punto di fare l'amore con te.
Non mi
sembra vero di sentirti così abbandonata a me, così partecipe a
questo gioco che ci sta portando sull'orlo di un abisso che non
saremo in grado di contrastare, così complice di questa mia audacia
che aumenta ogni volta che sento le tue labbra pronunciare il mio
nome insieme ad un gemito.
Se ti
dicessi quante notti ho passato a cercare di immaginare quale sarebbe
stato il tuo timbro di voce in un tale frangente, o come sarebbero
stati i tuoi gemiti, mi rideresti in faccia.
Ora mi
sento come un ubriaco che continua ad annegare nel vino nonostante
sia già arrivato allo stordimento totale perché non riesce a fare a
meno dell'oblio che sta provando, e quell'oblio è così oscenamente
eccitante, proibito...
Ma non
posso, non così. Il mio desiderio per te è così antico e così
grande che ti prenderei così, subito e adesso, ma non posso. Il mio
amore per te me lo impedisce. Tu sei troppo preziosa ed importante
per rovinare questo momento lasciandomi trascinare dall'istinto.
Provo
dolore, dolore fisico mentre mi stacco da te e mi sollevo per
guardarti, ma lo devo fare, perché il nostro rapporto è troppo
importante per sminuirlo così.
“Oscar...”
cerco di parlare, ma mi blocco quando ti guardo.
I tuoi
capelli in disordine sul cuscino, le guance arrossate, le labbra
lucide e gonfie per tutti i baci che ti ho dato, la vestaglia aperta
quel tanto che basta per lasciare intravedere un corsetto bellissimo
che a malapena contiene il tuo seno, che si alza e si abbassa spinto
dall'agitazione che provi e dal tuo batticuore.
“Oscar...io...tu
sei la persona più importante della mia vita, lo sai questo vero?”
I tuoi
occhi si inumidiscono e annuisci, senza togliere le mani dalle mie
braccia, come per volerti assicurare che io non me ne andrò, che non
ti lascerò sola in questo letto.
“Oscar,
Dio solo sa quante volta io ho sognato e ri sognato questo momento,
ma non è così che deve accadere.”
Mi
sposto e mi metto inginocchio di fronte a te, in modo da lasciarti
sedere con facilità e approfitto dei tuoi movimenti per continuare a
parlare.
“Io...stamattina
ero convinto di averti persa per sempre, e adesso invece sono qui,
con te, tra le tue braccia, potendoti dimostrare tutto il mio amore”.
Mi fai
una carezza sulla guancia e cerchi di parlare, ma io blocco le tue
parole posando un dito sulle tue labbra.
“Voglio
fermarmi qui, per stasera, Oscar. Non voglio andare oltre, perché
non sono lucido, perché mi farei prendere solo dall'istinto e dal
desiderio e rischierei di farti del male...”
Mi
costa fatica ammettere tutto ciò, ed imbarazzo. Non è facile
ammettere che in questo momento sto ragionando solo con una parte del
mio corpo che non è il cervello...
Mentre
tengo lo sguardo basso, incapace di prevedere una tua reazione, ti
sento muovere, sento le tue braccia cingermi il collo, le tue labbra
che si posano languide e calde vicino al mio orecchio per poi
scendere lentamente verso la mia bocca e non posso fare altro che
stringerti a me, facendo correre le mie mani sulla tua schiena.
“André”,
mi dici con una voce emozionata, ma decisa “tu non potresti farmi
male neanche se lo volessi sul serio, però rispetto la tua scelta e
ti ringrazio.”
“Mi
ringrazi?”
Non
riesco a fare a meno di mostrarmi sorpreso.
“Sì,
ti ringrazio, perché anche in un frangente del genere, riesci a
mettere me davanti ad un tuo desiderio. Io ti voglio, non puoi
neanche immaginare quanto, però mentirei se ti dicessi che non ho
paura. E' successo tutto troppo in fretta, e anche io ho paura di
bruciarmi, come te...”
E
allora non bruciamoci, Oscar, godiamoci questa serata così
inaspettata, continuiamo a coccolarci e a dimostrarci tutto il nostro
amore e vedrai che arriverà il momento in cui potremo far ardere la
fiamma del nostro desiderio senza timore di ustioni...
Non ti
lascio, questa notte. Passiamola insieme, come facevamo da piccoli,
senza vergogna e senza pudore, permettimi di tenerti vicino a me,
perché questo è il posto in cui tu devi stare, tra le mia braccia,
tra quelle stesse braccia di un bambino che ti teneva stretta quando
avevi paura dei temporali, e che adesso sono diventare le braccia di
un uomo che ti vuole proteggere non più come attendente, ma come
compagno.
Posso
osare tanto, Oscar? Dimmelo, voglio sapere se posso ambire a
diventare il tuo compagno. So che nel tuo cuore lo sono già, ma
purtroppo il tuo cuore non conta nulla per chi ha già deciso la tua
vita, e nemmeno per quella corte nella quale siamo a servizio.
Cosa
ne sarà di noi una volta finita la missione? Non voglio chiedermelo
e non voglio pensarci. E' assurdo pensare che proprio qui, a
Versailles, io e te stiamo vivendo la nostra prima notte come coppia;
è incredibile pensare che questa Reggia ci stia dando la possibilità
di essere noi stessi, mentre a casa nostra dobbiamo per forza
mantenere le apparenze. Ma dovremo tornare a Palazzo Jarjayes, Oscar,
e allora cosa succederà?
Sei
qui vicino a me, la passione ha lasciato il posto alla tenerezza e i
tuoi gesti sono cambiati, sebbene siano ancora ugualmente caldi e
sensuali.
Mi
tieni stretta a te, le nostre gambe sono intrecciate, le tue mani
giocano con i miei capelli e le mie fanno altrettanto con i tuoi, ma
sento che c'è qualcosa che non va.
Il tuo
corpo è qui con me, ma la tua testa è altrove. Cosa succede, André?
Lascio
che tu ti prenda tutto il tempo che ti serve, ma sento montare dentro
di me un senso di ansia mentre mi accorgo che il tempo passa e tu non
parli. Preferisco non chiederti nulla, ma evidentemente capisci lo
stesso qualcosa, perché quando alzo gli occhi verso di te, io vedo
nuovamente il tuo sguardo protettivo e, baciandomi dolcemente, mi
dici di non preoccuparmi.
“Di
cosa non devo preoccuparmi, André?”
“Del
fatto che ero sovrappensiero. Non era questo che volevi chiedermi?”,
mi dici sorridendo.
E io
abbasso lo sguardo, sorridendo e chiedendomi se davvero sono un libro
aperto per te.
“Sì...era
questo. Ma non dirmi che non è niente, André. Anche tu sei un libro
aperto per me...”
Ti
giri e ti stendi a pancia in su, incrociando le mani sotto alla nuca
e rimani là per un po' a fissare il tetto del mio baldacchino.
“Pensavo
a cosa ne sarà di noi una volta finita la missione...” mi confessi
sotto voce, sperando forse che io non possa sentire.
Eccolo,
il pericolo che avvertiamo entrambi, la consapevolezza che la nostra
battaglia è appena iniziata.
“André...”
cerco di parlare, ma mi rendo conto che non so cosa dire.
Ti
volti e mi sorridi.
“Non
preoccuparti, Oscar, lascia perdere. Affronteremo tutto a tempo
debito.”
L'amarezza
che sento nella tua voce mi fa reagire.
“Ma
cosa dici? Credi forse di essere una delle mie questioni militari? Un
problema da risolvere in seguito, magari una volta stabilita
un'adeguata strategia? André Grandier, ma possibile che ancora non
mi conosci? Lo sai che io...”, inizio a ruota libera.
“Tu
cosa, Oscar? Lo so che sei cocciuta e determinata, ma questa volta la
situazione è diversa. Qui non si tratta di tattica militare o di
come organizzare la tua truppa. Qui stiamo andando contro tutti: la
tua famiglia, tuo padre, i Sovrani. Pensaci bene, Oscar. Io ti
costerò tutto ciò che hai. Ne vale la pena? Non ho nulla se non lo
stipendio che mi passa tuo padre, non ho una casa...dipendo dai
Jarjayes in tutto e per tutto...te lo ripeto, Oscar, ne vale la
pena?”
Sento
le lacrime pizzicarmi gli occhi. Come può dirmi cose del genere?
Perché?
“Cosa
vuol dire Ne vale la pena,
André? Tu sei l'unica cosa per cui valga la pena vivere, per me...”
sussurro con un filo di voce, sorprendendomi di scoprire quanto
improvvisamente tu sia diventato indispensabile.
“Oscar...io...”
Sei imbarazzato, ma felice, lo vedo dal tuo sguardo.
“E
tu credi che io non abbia pensato a tutto quello che rischiamo,
André?”, ti dico, sincera.
“Lo
so anche io che sarà difficile, anzi, quasi impossibile. Il pericolo
minore che corriamo è quello di essere cacciati dalla corte e dalla
casa di mio padre, quello più grande è che imprigionino te e
mandino al confino me...lo so benissimo. Ma non ho intenzione di
rinunciare a te. Né ora, né mai.”
Improvvisamente
è tutto chiaro, so cosa devo fare e so cosa voglio fare.
Tutta la paura di poco fa è svanita nel nulla....Da oggi sono la tua
donna, André, mi vuoi?
Se questo è un sogno, spero di non svegliarmi.
Conosco quello sguardo negli occhi di Oscar, è lo sguardo
incandescente che ha quando si prepara ad una battaglia, una
battaglia che sa per certo che vincerà. E ho idea che questa volta
l'avversario sarò io, e il campo di battaglia questo letto...
Affrontami, Oscar, non aspetto altro! Sono disposto a farmi
sconfiggere senza neanche provare a combattere anzi, che ne dici se
combatto al tuo fianco?
E' meraviglioso sentire le tue labbra che mi cercano, che assaggiano
la pelle del mio viso, del mio collo, che scendono sul petto mentre
delle mani, non so se le mie o le tue, mi stanno privando della
camicia.
Ci sono troppe mani in questa stanza, non possono essere solo le
nostre quattro, data la velocità con la quale i nostri vestiti
finiscono alla rinfusa sul pavimento.
Rimango incantato davanti al tuo corpo nudo, ti accarezzo con lo
sguardo, beandomi di poter finalmente vedere tutto ciò che per anni
ho solo immaginato, e non posso fare a meno di sorridere quando vedo
il pudore tingere di rosa le tue guance, mentre cerchi di coprirti il
seno e tieni le gambe serrate.
“Oscar, sei stupenda...” sussurro al tuo orecchio, mentre cerco
di sciogliere le tue mani e ne intreccio una con la mia.
Ti sento sospirare, e trattieni un po' il fiato quando mi adagio
vicino a te, mettendo finalmente a contatto i nostri corpi.
Una scarica elettrica, ecco cosa sento. Mi sento come attraversato da
un fulmine, perché ho sul corpo una pelle d'oca tale che mi sta
provocando i brividi. Ci siamo riconosciuti, Oscar, lo senti? Vedi,
questo vuol dire che ci apparteniamo, da sempre.
Ora lo so cosa devo fare, adesso sì che è il momento giusto.
Ti sei affidata a me, e non ho più paura di travolgerti con il mio
istinto, non ho più paura di questo fuoco che mi sta bruciando
dentro e che ha voglia di incendiare anche te.
Le
tue mani, così forti e delicate al tempo stesso, si stanno
aggrappando a me, in cerca del mio tacito consenso a lasciarti
esplorare il mio corpo, e non ho nessuna intenzione di negartelo,
questo consenso.
Vai, Oscar, assaggia ogni più piccolo lembo della mia pelle, vieni a
conoscere ogni più piccolo particolare del mio corpo, prendimi,
amami...
Stanotte, in questo letto, mi chiedo perché ho avuto così tanta
paura di accettare la mia femminilità. Lo so il perché. Perché
accettare la mia femminilità voleva dire ammettere la mascolinità
di André, una mascolinità che ho visto nascere e fiorire sotto ai
miei occhi giorno per giorno, per anni interi, sforzandomi
inutilmente di negarla e di ignorarla per non essere costretta ad
ammettere con me stessa che André è sempre stato un ragazzo
bellissimo, affascinante, sensuale ed ammaliante.
Siamo sempre stati diversi, lo so, e quando l'ho capito, ho cercato
di allontanarmi da te, senza mai riuscirci. Non potevo toccarti,
allora ti sfidavo a duello, per poter sentire il tuo corpo accaldato
vicino al mio, per poter vedere i muscoli delle tue braccia, così
diversi dall'esilità delle mie, per poter sbirciare nella tua
camicia, che, a differenza di me, lasciavi sempre semi aperta.
Adesso basta duelli di spada, non devo più architettare stupidi
sotterfugi, adesso posso finalmente prendermi ciò che ho sempre
desiderato.
Lascio che le tue mani accarezzino tutto il mio corpo, che risveglino
la mia femminilità, che mi facciano anelare a qualcosa di più,
mentre sento la pelle bruciare sotto al tuo tocco e il desiderio
farsi liquido nel mio ventre, mentre i tuoi lunghi capelli scuri mi
solleticano.
Le tue parole sussurrate sortiscono l'effetto di una ninna nanna che
mi ipnotizza, mi incanta e mi fa fare ciò che vuoi, perché mi rendo
conto, come se mi stessi vedendo dall'esterno, che non sto innalzando
più nessuna barriera, ti sto lasciando fare qualsiasi cosa tu
voglia, senza vergogna, senza pudore, senza trattenere i gemiti che
sento uscire dalla mia bocca e venire raccolti dalla tua.
Le tue labbra sono fuoco che marchia la mia pelle man mano che
scendono verso il centro del mio piacere, preparandomi a ciò che
avverrà a breve perché lo so, lo vedo, anche se sei divorato dalla
passione e dal desiderio, temi di farmi male, perché lo sai che per
me è la prima volta.
Ma non ho paura, André, ti voglio e te lo dico, mentre le mie mani
stringono i tuoi capelli e ti invitano a risalire; lo ripeto,
sfiorando con le mie labbra le tue, che sanno di me. Non ho paura,
perché ci sei tu, e ti guardo negli occhi mentre ti accolgo,
sorridendoti, dicendoti che va tutto bene nel momento in cui ti sento
fermare perché hai visto una smorfia di dolore, chiedendoti di non
fermarti, e te lo ripeto, te lo ripeto, te lo ripeto all'infinito,
con la voce sempre più spezzata, e tu inizi a ripetermi che non ti
fermerai, lo ripeti all'infinito anche tu, con una voce sempre più
spezzata, come la mia.
Le luci dell'alba ci sorprendono ancora insieme. Non posso credere di
essere insieme a te, in questo letto, nudi. Non riesco a dormire,
preferisco passare il tempo guardando te, che dormi con la testa
appoggiata al mio petto, i capelli sciolti e sparsi sul mio corpo.
Mentre ti accarezzo la schiena, sento che l'aria fredda del mattino
ti provoca un brivido che ti fa stringere di più a me, così tiro su
la coperta, affinché tu possa godere del tuo sonno ancora un po'.
Dormi, Oscar, riposati, perché oggi ci aspetta una giornata intensa
e una serata importante, non dobbiamo farci scappare la Dama, questa
volta.
Io ne ho abbastanza di tutta questa finzione ho voglia di vivere alla
luce del sole l'unica cosa vera che c'è in questa Corte degli
inganni: te.
In
un vecchio castello, non lontano da Versailles, una donna stava
scegliendo con cura l'abito che avrebbe indossato quella sera.
“Dovrò
essere bellissima. Te lo devo, dopotutto tu sei
la preda più importante, ti meriti il meglio...”
Sulla
toeletta spiccava in tutta la sua bellezza un anello, un anello con
il simbolo del casato D'Orleans.
|
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Capitolo 14 *** CAPITOLO 14 ***
Premessa:
Rientro
in questo fandom in punta di piedi, chiedendo permesso...
Torno
tra voi, sperando che abbiate ancora voglia di seguire le avventure
di Oscar, André e della Dama di Picche.
Un
ringraziamento speciale va a Dune Mosse, che mi ha dato la spinta per
pubblicare questo capitolo...
Con
affetto
Karmilla
Seduto
qui, sul comodo e lussuoso divano della tua camera, non posso fare a
meno di pensare a quanto sia surreale questa situazione. Sei tornata
ad essere l'integerrimo Comandante Jarjayes, con il tuo fiero
cipiglio e i modi secchi che usi sempre quando parli ai tuoi
sottoposti, ma mi accorgo che in realtà non ti sto neanche
ascoltando perché la mia mente è tornata a questa
mattina, al nostro risveglio. Com'è difficile guardarti adesso
senza pensare a come eri bella appena sveglia, con i capelli tutti in
disordine, il sorriso dolce e un po' imbarazzato per quello che era
successo tra di noi, gli occhi che tradivano i tuoi veri sentimenti
perché gridavano gioia e felicità.
Quanto
ho sognato di vedere quello sguardo tu non lo sai, e ora che
finalmente quel momento si è avverato, le tue parole mi
spiazzano totalmente...
“André?
Andrééééé!!! Hai finito di fare
quella faccia da beota? E' da stamattina che hai lo sguardo velato
come quello di un merluzzo pescato già da qualche giorno, mi
spieghi perché sto qui a perdere tempo a parlare del ballo di
stasera mentre tu hai la mente chissà dove?”
Hai
ragione, amore mio, devo sembrare davvero ridicolo, ma non posso
farci nulla, per oggi dovrai sopportarmi così, stralunato e
distratto, non ho nessuna intenzione di smettere di ricordare la
notte appena trascorsa.
Senza
darti neanche il tempo di smettere di sgridarmi, ti raggiungo e ti
sollevo, prendendoti delicatamente dalla vita. Ti guardo fissa negli
occhi finché non ti vedo arrossire ed abbassare lo sguardo.
Ecco,
ti ho smascherata! E' inutile che fai la dura con me, Oscar.
“Secondo
te a cosa sto pensando, mia bionda strega?”
Ridi
e mi butti le braccia al collo, nascondendo il tuo viso.
E
va bene, te lo concedo, accetto questo tuo pudore così
femminile, ma solo perché capisco che ti serve del tempo per
accettare la nuova situazione, e soprattutto per accettare la nuova
te.
“André...capisco
come ti senti...anche per me stamattina è difficile
concentrarmi...ma Girodelle sarà qui a minuti, è meglio
se ci diamo un contegno...”
“Hai
ragione”, mi trovo costretto ad ammettere “però
prima ti rubo un bacio, altrimenti non credo di potercela fare...”
Ridi
ancora, e mi scopro a pensare che non ti ho mai sentita ridere tanto
come da ieri sera a questa parte. Sei splendida quando ridi, Oscar, e
mi commuovo al pensiero che ridi così tanto perché sei
felice con me.
Le
mie labbra si incollano alle tue e non hanno alcuna intenzione di
lasciarle andare, anche perché noto con piacere che le tue
fanno lo stesso. Il nostro bacio presto si trasforma, il desiderio fa
capolino dapprima con delicatezza, poi si fa sempre più
esigente e sento che se non ti lascio andare subito ti spingerò
verso il letto e, chissà perché, mi sembra di percepire
la stessa urgenza anche in te.
Cosa
ci sta succedendo, Oscar?
Ormai
credevo di aver raggiunto il limite, credevo che non avrei mai potuto
perdere la testa più di quanto non avessi già fatto, ma
sentire in te lo stesso desiderio che brucia in me mi sta davvero
spingendo sull'orlo di un baratro senza fine.
Non
pensi che ci potremmo far male, amore mio? Un amore grande così,
non pensi che sia pericoloso? Ma sì, sia quel che sia, io
voglio viverti pienamente, anche a costo di distruggermi totalmente.
Mi
fermi prima che la situazione possa andare troppo oltre, e mi fai una
carezza, sussurrandomi che abbiamo tutto il tempo che vogliamo, tutta
la vita, ma adesso è necessario ricomporci, prima che
Girodelle arrivi.
Per
fortuna, al suo arrivo, la situazione sembra normale, e Victor non si
accorge di nulla. Io, però, ho l'impressione che lui sia
strano, che non stia proprio bene.
“Victor...va
tutto bene?”, chiedo titubante.
Mi
volto prima verso André e poi verso Victor. E' vero, Girodelle
ha un aria strana, come ho fatto a non accorgermene subito? Diavolo,
è sempre stato così! André ha l'innata capacità
di vedere dentro le persone, molto più di me e questa sua dote
la invidio tantissimo, benché mi spaventi da morire.
Dimmi,
André, quand'è stata la prima volta che hai guardato
dentro di me? Sapevi già che un giorno mi sarei innamorata di
te? E' per questo che sei stato paziente, in disparte, per tutto
questo tempo, attendendo che la mia infatuazione per Fersen svanisse,
senza mai far trapelare nulla dei tuoi veri sentimenti?
Io non
so come ci sei riuscito, davvero. Ti ammiro, André, hai una
forza d'animo incredibile, sei davvero un uomo meraviglioso.
Ma non
è il momento di pensare ad André adesso!!! Oscar, che
combini, metti a nanna gli ormoni e concentrati su Girodelle.
Victor
è strano, è pallido e fiacco, dev'essere successo
qualcosa di grave.
“Victor,
santo cielo, ma che vi è successo? Avete un aspetto orribile!”
Gli
occhi grigi del conte, ridotti a fessure, mi guardano con severità.
“Grazie,
Oscar! Devo dire che sapete proprio tirare su di morale una persona
quando ce n'è bisogno...”
André
scoppia a ridere, e io mi scuso con il Conte, facendo fatica a
trattenere le risate.
Sì,
è decisamente successo qualcosa, perché Girodelle è
così permaloso solo se c'è qualcosa che non va.
“Perdonatemi,
Victor”, è meglio assecondarlo, “non volevo essere
così brusca con voi. E' solo che mi sono preoccupata da morire
vedendovi così pallido”.
Perché
mi guardi così, André? Credi che in tutti questi anni
io non abbia imparato nulla sull'arte delle moine femminili? E poi
conosco Victor, quando è ridotto in questo stato, l'unico modo
per farlo parlare è adularlo. E infatti...
“No,
scusatemi voi, Oscar, è che ho avuto una nottataccia, non sono
riuscito a chiudere occhio!”
“E
come mai?”, chiedo incuriosita.
Che
abbia scoperto qualcosa tra me ed André?
“Sapete,
Oscar, in fondo è colpa vostra...”
“Mia?”,
gli chiedo stupita. Mia? E cosa avrei mai fatto? Oddio, vuoi vedere
che era nella stanza di André e ha origliato?
Mi
giro di scatto verso André e noto anche in lui un leggero
pallore. Ha il mio stesso timore. E non va bene. No, non va bene per
niente.
“Non
so come abbiate fatto a liberarvi di Fersen, Madamigella, ma sappiate
che dopo il Conte ha dedicato a me tutte le sue attenzioni!”
Con
gli occhi sgranati mi volto verso André, il quale non parla ma
ha uno sguardo più attonito del mio. Cosa??? Fersen e
Girodelle? Un attimo, fermate il mondo che voglio scendere, mi sono
persa qualcosa...
“Victor,
non capisco, in che senso “attenzioni”?”
“Nel
senso che dopo essersi congedato da voi mi ha chiesto di fargli
compagnia e mi ha invitato nei suoi appartamenti. Poi, sapete come
vanno queste cose, un bicchiere di vino tira l'altro e così
abbiamo perso la nozione del tempo, oltre che il controllo di noi
stessi. Davvero, non credevo che il Conte di Fersen potesse essere
una persona così stremante!”
La
situazione si fa incandescente. Ma davvero Fersen e Girodelle...non
ci posso credere!!! Non riesco a fare altre domande, primo perché
temo la risposta, secondo perché è impossibile
interrompere Victor.
“Davvero,
Fersen non mi ha lasciato andare via fino alle prime luci dell'alba,
non si stancava mai, e più gli facevo capire che io ero
stremato e morivo di sonno, più lui partiva all'attacco. Devo
dire che è davvero un uomo incontenibile, adesso ho capito
perché è un Don Giovanni di così vasta fama, qui
alla corte!”
Sento
che sto per svenire. Sì, lo so che è una di quelle cose
che fanno quelle stupide donnicciole che io ho sempre odiato, ma
davvero in questo momento è l'unica sensazione che riesco a
provare.
Apro
la bocca, ma non emetto nessun suono. Come faccio a chiedere a Victor
se ho capito bene, se davvero lui è Fersen hanno avuto una
notte di...di...accidenti, non riesco neanche a
pensarlo...di...sesso?!?!?!
“Vi
è andata bene, Oscar, se Fersen fosse rimasto in vostra
compagnia, voi adesso sareste sicuramente a letto, in preda ad un
emicrania feroce e devastante, a causa del fiume di parole che
quell'uomo è in grado di pronunciare. Seriamente, non è
umano! Un uomo normale non può parlare per così tante
ore di fila senza rendersi conto che il suo interlocutore è
ormai morto di noia!!! Se si comporta così anche con le donne,
allora credo sul serio che la sua non sia bravura nell'ars
amatoria, ma nell'ars
oratoria, cioè stordisce
la povera malcapitata con le parole e quando questa sviene, lui le
racconta ciò che vuole e le fa credere di aver passato una
notte di passione selvaggia, è l'unica spiegazione...Dio, che
strazio di nottata!!!”
L'ultima parte del discorso di Victor non riesco a capirla, perché
le mie risa e quelle di André, che è letteralmente con
le lacrime agli occhi, coprono la voce del conte.
E così si è dovuto subire la logorrea del Conte?
Poverino, gli devo un favore.
Cerco di farmi perdonare facendogli servire una ricca e abbondante
colazione e, non appena il colore sulle sue guance comincia a tornare
normale, gli chiedo se se la sente di mettere a punto il piano per la
serata.
Il piano è semplice: io e Andrè faremo coppia al ballo,
Fersen terrà d'occhio la sala e Victor cercherà di
tenere sotto controllo il Duce d'Orleans, dato che temiamo seriamente
che sarà lui il prossimo bersaglio. Purtroppo abbiamo anche
capito che il Duca non ci sarà di nessun aiuto...
Ecco, siamo pronti, si entra nuovamente in
scena.
Se non fosse che stasera potrò stringere
liberamente Oscar a me grazie a questa finzione, credo che avrei
fatto le valigie e me ne sarei tornato da mia nonna.
Il mio unico timore è che questa volta
non sarò per niente d'aiuto...come posso concentrarmi sulla
Dama se avrò stretta a me la donna della mia vita? Spero solo
di non tradirmi, se qualcuno scoprisse che siamo una coppia sarebbe
davvero una tragedia, soprattutto per Oscar.
Ci siamo, l'ennesima entrata in sala scortata da mio cugino
Victor...
Ed ecco André...e mi muore il respiro in gola! Non riesco a
staccare lo sguardo da lui e sto facendo uno sforzo sovrumano per non
sorridergli come farebbe una qualsiasi donna innamorata, e tutto ciò
che vorrei fare è buttarmi tra le sue braccia.
Per fortuna lui sta dimostrando di avere un ottimo auto controllo
e quando si avvicina a noi, rivolge prima la parola a Victor, poi
a me.
Scambiati i soliti convenevoli, mi invita ad essere la sua dama per
tutta la sera e io accetto fingendomi lusingata ed imbarazzata, non
curante dei commenti delle dame che continuano a
ripetere quanto sia fortunata ed invidiata.
Sarà dura continuare a fingermi lusingata ed imbarazzata,
perché in realtà mi sento fiera ed orgogliosa di essere
la donna di Andrè, e vorrei poterlo gridare al mondo intero.
Appoggio una mano sulla sua, mi lascio condurre al centro della sala
e mi lascio trasportare dalla musica...e da lui, inchiodata ai suoi
occhi verdi, persa nel contatto delle sue mani sul mio corpo, fino a
che mi accorgo di non danzare più seguendo la musica, ma un
ritmo tutto nostro....
La
coppia al centro della sala sta lentamente catalizzando l'attenzione
di tutti i partecipanti.
Sono
una visione sublime e proibita, che costringe i presenti a non
distogliere gli occhi da loro, pur consci di rubare momenti intimi e
privati. C'è un'aura particolare che avvolge quei due giovani,
una chimica e un magnetismo innaturale, che fa arrossire le dame e
rinvigorire i cavalieri.
Può
un semplice valzer essere così sensuale?
Sì,
se l'atmosfera si elettrizza così tanto. Come può un
semplice sguardo essere così rovente? E come può essere
così virile e avvolgente la presa di un cavaliere che danza
con la sua dama? Com'è possibile che l'abbandono di quella
dama sia così innocente, intimo e audace al tempo stesso?
Abbandono
reciproco, fiducia, complicità.
Ecco
cosa rappresenta quella giovane coppia, e il pubblico presente non
può che guardare incantato, stupito, emozionato, invidioso.
Persino
la giovane donna che ha fatto della seduzione il suo biglietto da
visita non può fare a meno che fermarsi a guardare quella
coppia, invidiando quello stato di estasi che riesce a scorgere nello
sguardo dei due giovani.
“Chissà
se anche io, un giorno, troverò mai un ragazzo che mi guarderà
così, con quello sguardo adorante...”
L'invidia,
il sentimento costante che l'ha sempre accompagnata, sin da quando ne
ha memoria.
Chissà
dove l'ha imparata, forse da quella madre battagliera e sfortunata,
che non ha saputo giocare bene le sue carte, che ha avuto troppa
fiducia nel suo potere e che invece è stata l'artefice della
sua stessa disfatta.
Ha
imparato così bene a convivere con l'invidia che è
riuscita a convincersi che è un pregio, non un difetto.
Ma
in quel flusso di pensieri, un nome la porta alla realtà, un
nome pronunciato distrattamente da un affascinante nobile
dall'accento straniero davanti a lei.
Oscar...
Le
orecchie tese, il cuore in gola.
Non
è possibile, questo sì che è un insperato colpo
di fortuna.
Si
avvicina con cautela ai due uomini, sperando di sentire di più.
“Credo
che tra quei due stia succedendo qualcosa di importante”, dice
uno, quello con i capelli lunghi...
“Sì,
Girodelle, lo credo anche io. Però Oscar dovrebbe stare
attenta...come sempre, è troppo sincera e trasparente per
riuscire a mascherare il suo amore per André, ma si scoprisse
l'identità di questa coppia e si venisse a sapere che si è
innamorata del suo attendente, per lei sarebbe la fine...”
Il
nobile straniero che ha appena finito di pronunciare queste parole
non si è minimamente accorto delle ragazza alle sue spalle, né
del sorriso di trionfo che si è appena manifestato su quel
viso.
“Oscar
e Andrè!” - pensa tra sé e sé – “Non
credevo proprio che sarei riuscita a trovare anche loro. Bene, allora
ho ancora una persona a cui farla pagare...”
E
con questo pensiero a rallegrarle il cuore, la ragazza si dirige
verso gli appartamenti del Duca di Orleans, non stupendosi
minimamente del fatto che l'uomo non si dimostri sorpreso di vederla.
“Sidonie”
- le dice il Duca senza neanche voltarsi, senza neanche alzarsi
dalla poltrona.
Al
suono di quella voce il cuore della ragazza si trasforma in pietra e
una smorfia di odio puro le si dipinge sul volto.
“Da
quanto tempo...padre!”
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Capitolo 15 *** CAPITOLO 15 ***
Dama.15
Non dico niente e pubblico...meglio non spiegare. Questa assenza
prolungata non è certo voluta, ma la vita è strana,
troppo strana. La Dama di Picche è un mio cruccio, mi tormenta e
mi chiede una fine alla sua storia, lo so. E adesso, complice un
viaggio estivo a Parigi, con appartamento in una traversa di Rue de St
Antoine e tantissimi richiami alla storia di Oscar e André
mentre facevo la turista, eccoci qui. A voi la scelta se leggere,
rileggere, cominciare a leggere per la prima volta o passare oltre.
Ciao!
Le
carte dispiegate davanti a lei non sono un innocente diversivo per
trascorrere il tempo. No, sono le pedine di questo assurdo gioco di
strategia e astuzia. Doveva aspettarselo che il biondo comandante si
sarebbe gettato nella mischia; dopotutto, le sue imprese sono
leggenda persino per lei, che non era nemmeno nata al tempo di quegli
eventi.
La
Regina di Cuori, il Re di Cuori, La Regina di Fiori, il Cavaliere di
Fiori, la Dama di Picche, il Re di Picche: sono tutti là, davanti a
lei, burattini nelle sue mani. E poi l'ultima carta, il Cavaliere di
Cuori...un colpo di fortuna inaspettato! Adesso sì che si sarebbe
divertita...Avrebbe distrutto le loro vite in un colpo solo, così
come loro avevano distrutto quella di sua madre. Dopotutto, a
Versailles la reputazione è tutto! Anni di fatica per costruirla, un
attimo per distruggerla. E lei li avrebbe distrutti tutti, uno per
uno.
Strano che la Dama stanotte non abbia colpito.
Ho
fatto bene i calcoli, sono sicura che non sia uno di quei
giorni. Ho contato con esattezza le settimane, non posso essermi
sbagliata. Ma sentimi! Parlo come Nanny, sempre attenta al calendario
e a come intervenire in tempo. Certo che almeno un vantaggio questi
abiti femminili ce l'hanno, la mia divisa bianca è, obiettivamente,
un bel problema...
Ho deciso, appena finisce questa missione, chiedo alla Regina un
cambio di colore nella divisa, almeno nella parte inferiore. Penso di
essermi meritata almeno un favore, dopo tutta questa tortura, no?
Ahhh, che confusione, non divaghiamo!
Allora, la Dama non si è vista, ma il Duca d'Orleans è stato
piuttosto elusivo. No, non si è sentito in pericolo ma sì, ha
ricevuto le visite di una donna...
Chi è questa donna? Sarà una delle sue numerosa amanti, immagino.
Che poi, come fa uno viscido così ad avere tutta 'sta schiera di
donne pronte ad infilarsi nel suo letto! Capisco fosse almeno
affascinate come Fersen, o bello come il mio André, ma nemmeno
quello! Neanche la soddisfazione di dire che Madre Natura è stato
generoso con lui dal punto di vista estetico. Mah...
Comunque,
il fatto che la Dama non si sia vista non è stato poi così male.
Almeno ho avuto modo di concentrarmi solo su André e sul nostro
ballo insieme. Giuro che se solo un mese avrei passato a fil di spada
chiunque mi avesse fatto un elogio di queste serate danzanti ma
adesso...adesso...non vedo l'ora che ce ne sia un altro per potermi
perdere nel verde dei suoi occhi, e per sentire il calore del mio
corpo vicino al suo. E' incredibile come André mi sia entrato sotto
pelle in così poco tempo, e la cosa non mi disturba affatto, anzi!
Ora come ora vorrei solo trascorrere del tempo da sola con lui, nella
nostra casa di Arras. Nostra,
sì, perché quella è sempre stata casa nostra, l'unico luogo in cui
siamo sempre stati noi stessi, senza barriere ed imposizioni. Sarebbe
bello tornarci adesso, ora che anche l'amore ci unisce.
Oddio, credo che se tornassimo ad Arras adesso, non usciremmo neanche dalla
camera da letto! Oscar, sei proprio una impudica sfacciata!
Entro
in camera di Oscar accompagnato dal fido cugino
Victor, e
la visione che mi si para davanti mi lascia senza parole.
Oscar è persa chissà dove, in piedi, vicino
alla finestra, con una mano che stringe forte la tenda e sorride, con
le guance rosse e la fronte appoggiata al vetro.
Sei
bella da togliere il fiato e darei tutto ciò che ho per sapere a
cosa stai pensando, perché è evidente che è un pensiero piacevole.
Dannazione, spero di essere io, il tuo pensiero piacevole. Come aveva
detto quello là? Il mio regno
per un cavallo!
Ecco, cosa posso dire io? Il
mio abito di velluto per un suo pensiero!
No, poco credibile, non regge il paragone e il pathos.
Girodelle cerca di risvegliare Oscar dal suo
torpore e solo al terzo (o quarto? Non so, sono più distratto di
lei) “Pianeta Terra chiama Oscar” la bella addormentata si
sveglia e ci degna di considerazione.
“Oh,
scusatemi. Non mi sono accorta del vostro arrivo”
Ma dai! Pensavamo stessi contando i fiorellini
di lillà che ci sono nel giardino!
E poi, come se fosse la cosa più naturale del
mondo, ti avvicini a me, e mi sfiori le labbra con un bacio,
salutandomi con un buongiorno che parte dagli occhi ancora prima
della tua voce, e mi chiedi come sto.
Potrei
morire in questo istante, e morirei felice, con un sorriso ebete
stampato sulla faccia. Qui
giace André Grandier, ucciso da un buongiorno della sua donna.
Sono felice, veramente felice. Tu sei naturale,
spontanea, sicura di te e non fai fatica a dimostrarlo anche davanti
a Girodelle, che ormai si è rassegnato al ruolo di chaperon,
poverino.
Se all'inizio temevo che questa folle missione
potesse allontanarci, adesso vorrei che non finisse mai, perché temo
cosa potrà accadere quando tutto tornerà come prima, quando tu
tornerai ad essere il Comandante delle Guardie Reali e io il tuo
fedele attendente.
Ma adesso non pensiamoci, dobbiamo concentrarci
a risolvere questo intricato mistero.
Dunque, al lavoro!
Girodelle, André ed io ci mettiamo subito all'opera cercando di
intuire le prossime mosse, e mentre facciamo appena in tempo a
srotolare la piantina della Reggia sul tavolo del mio salotto,
veniamo interrotti da qualcuno che bussa alla porta.
Mio
cugino, solerte come
sempre, va ad aprire e sbianca leggermente quando viene investito
dalle parole che Fersen pronuncia, ancora prima che dalla presenza
fisica del Conte.
“Oscar,
André, dovete ascoltarmi, è successa una cosa terribile! Oddio, non
so neanche da dove cominciare, è davvero incredibile! Tutto mi sarei
immaginato fuorché questo, è una notizia che ha dell'incredibile!”
Ma
buongiorno anche a voi, Conte! Soprassediamo un attimo sul fatto che non avete
degnato il povero Victor neanche di uno sguardo, dopo averlo
tramortito entrando come una furia cieca, ma poi, cos'è tutta questa
agitazione? Hanno perso una delle vostre parrucche? O forse no!
Stanno sperimentanto una cura che possa far aumentare l'acume mentale
e voi volete fare da cavia! Ottimo, perché se è così, avete la mia
benedizione. Ite, cervellum est!
Vedo André paonazzo per lo sforzo di non ridere, Victor con gli
occhi talmente rotondi che la famosa O di Giotto al confronto è un
opera da dilettante e io che evidentemente devo aver ben scritto in
faccia la mia reazione, perché il Conte baltico si ferma
all'istante.
“Oh,
scusate...forse sono stato un po' irruento..”
Un po', giusto un po'...
Ritrovo il mio contegno e lo faccio accomodare.
“Fersen,
cosa vi ha turbato così tanto, diteci”, cerco di dire con un tono
che ricorda quello di Nanny quando deve spiegare ad una nuova
cameriera di casa Jarjayes perché mi deve chiamare “conte” e non
“contessa”.
“Ecco...vedete,
ieri sera sono per caso
andato negli antichi appartamenti del Beneamato e sono rimasto
colpito da uno dei quadri raffigurante la Contessa Du Barry. Ho
riconosciuto uno dei suoi orecchini! E' quello che abbiamo trovato
noi nella camera del Duca di Germain!
Ora,
come glielo dico con gentilezza? E soprattutto, quanto devo contare
per non esplodere di rabbia? Noi?!?!?!
Non mi sembra fosse presente il quel momento...
Conosco quella quiete che presagisce la
tempesta! Se non intervengo subito, Oscar è capace di ridurre a
brandelli Fersen e rimandarlo in Svezia all'interno di tabacchiere.
“Conte”,
mi intrometto “grazie davvero per questo importante contributo.
Effettivamente non state facendo altro che confermare una nostra
teoria. Vedete, siamo riusciti anche noi a farci aprire gli
appartamenti del defunto Luigi XV (e non per
caso...che
poi, ditela tutta, vi siete appartato e non volete svelare i vostri
incontri amorosi, ecco cos'è) e siamo giunti alla stessa
conclusione.
E dato che la Contessa è reclusa e non
passerebbe di certo inosservata se cercasse di rientrare a corte,
abbiamo pensato che possa essere qualcuno o incaricato dalla Du
Barry, o legato a lei, che sta cercando vendetta, perché tutte le
vittime sono legate dal fatto che erano suoi sostenitori che l'hanno
poi abbandonata quando è caduta in disgrazia”.
Grazie André, tu non lo sai ma hai davvero
evitato una strage. Come sempre il tuo sangue freddo e la tua calma
ha fatto sì che non perdessi il controllo.
Ma proprio mentre sto per ringraziarti, ecco
che bussa un valletto in cerca di Girodelle.
Gli chiede di recarsi negli appartamenti del
Duca d'Orleans, e se possibile di cercare anche il Comandante delle
Guardie Reali e il suo attendente.
I nostri sguardi non tradiscono né
l'agitazione, né le nostre vere identità. Girodelle, da perfetto
soldato qual è, comunica che saremo tutti al cospetto del Duca
quanto prima.
Essere
al cospetto del Duca d'Orleans mi fa sempre uno strano effetto. Non mi
fido, non mi fido per niente di quest'uomo! Ho i nervi tesi, i sensi
all'erta e soprattutto la sensazione che lui stia facendo il doppio
gioco, e non ho ancora capito perché.
Il Duca era uno dei sostenitori della Du Barry, ma non ha ancora subìto
l'attacco della Dama di Picche, perché? La conosce, di questo ne
sono sicuro. Osservo i miei accompagnatori e noto sia in Oscar che in
Girodelle la stessa apprensione che ho io. Non si fidano neanche loro.
Bene, almeno siamo tutti all'erta. Ci accomodiamo e comincia il
racconto di una storia tanto singolare quanto inverosimile. eri
sera, mentre il Duca si trovava in uno dei suoi appartementi privati
nella Reggia, qualcuno è
entraro in quello ufficiale e ha lasciato uno strano regalo: una
maschera, delle carte da gioco, l'orecchino gemello di quello
già in nostro possesso e una pergamena legata da un nastro blu.
E'
una sciarada davvero interessante quella che ci è stata
presentata. Un rompicapo bello e buono...Sono già intento a
scervellarmi sul significato delle carte qundo Girodelle chiede al Duca
se possiamo leggere la pergamena.
Il Duca, con un sorriso mellifluo, la srotola davanti a noi:
Stupendo
è l'amore, quando può essere svelato,
La Regina di Cuori brilla di luce rossa come la passione
ma
triste è lo stesso, perché il suo cuore deve tenere celato
e il suo Re di Cuori non riesce a ricordarle la sua posizione.
La
Regina di Fiori, insieme al suo Cavaliere,
sa
che la catastrofe può arrivare per un semplice errore
e
fa scudo ai sovrani di Cuori, cercando di non far vedere
specialmente
quando traspare inaspettato l'amore.
La
scure su di loro abbatterà, e lacrime porterà.
che
anche loro son parte dell'inganno,
Della
Regina gli azzurri occhi la tenebra del dolore oscurerà
e
capiranno che su Fato potere non hanno.
Il
Cavaliere di Cuori vittima sta per perire,
e
la “sua” Regina di dolore finirà per impazzire .
Eccola la sciarada! Che assurda
follia. Ma almeno è svelato il mistero delle carte da gioco,
sono i personaggi di questo folle enigma che siamo portati a risolvere.
La Dama ha lanciato la sua ultima
sfida, quella decisiva e la più crudele, questa volta,
perché ha in mente di mietere una vittima. E' una corsa contro
il tempo, la nostra. Dobbiamo risolvere questo rompicapo e abbinare le
identità alle carte, prima che il Cavaliere di Cuori, chiunque
egli sia, possa soccombere.
Ci aspetta una lunga nottata, e lo sappiamo bene tutti i tre, il nostro mutismo e il nostro pallore parlano per noi.
Ci congediamo, pronti a metterci
all'opera ma mentre lasciamo quei ricchi appartamenti nessuno di noi
tre può fare a meno di notare il ghigno sul volto del Duca.
Mentre rientriamo, si para davanti a noi la Contessa di
Polignac...direi di bene in meglio, oggi. E poi cosa manca? Non so, un
meteorite direttamente sulla Reggia? Fersen che dice una cosa
intelligente? Il padre di Oscar che ci dà la sua benedizione?
Cos'altro?
La perfida donna si ferma davanti a Girodelle e gli chiede, con quella
sua finta aria da santarellina che fa solo salire il sangue alla testa,
dove sia la sua splendida cugina Françoise adesso, perchè gradirebbe taaanto fare due chiacchiere con quella graziosissima giovane.
Il problema è che questa frase la pronuncia guardando Oscar negli occhi.
Ha capito, la Contessa ha capito, e di certo non permetterà che la ridicolizziamo davanti a tutta la Corte.
Siamo.Nei.Guai,
Oscar come sempre, mantiene il suo contegno e non abbassa lo sguardo.
Ma dico io, pure la strega ci
mancava! Ha capito tutto, ha capito chi sono e me la farà
pagare, lo so. Ho troppi conti aperti con quella donna e ci mancava
giusto giusto questa pantomima in cui faccio la damina!
Mannaggia a me e a quando ho accettato....
Se non fosse per il fatto che dobbiamo risolvere questo dannato
indovinello le smonterei pezzo pezzo quella assurda acconciatura che si
ostina a portare fiera e tronfia!
Congedata la Contessa, ci dirigiamo tutti e tre verso il mio
appartamento e appena siamo sicuri da essere al riparo da orecchie
indiscrete ci lasciamo andare a tutto il nostro sgomento, e non sono
certo parole nobili ed educate quelle che escono dalle nostre bocche,
soprattutto dalla mia.
Un divertito André e uno sgomento Victor tacciono, colpiti dalla mia verve.
"Ohhhh, avanti Victor, comando uomini da quando avevo quattordici anni, cosa vi aspettate, un linguaggio da educanda?"
"No no, per carità", esclama lui alzando le mani, "è solo che a volte fate paura, Oscar, davvero..."
"E non avete ancora visto niente", commenta divertito André.
Sì, è vero, e forse il mio bel moretto ha bisogno che gli rinfreschi la memoria.
Calmati gli animi, ci mettiamo al lavoro.
Dunque...cominciamo....
La maschera...troppo semplice. Tutti indossiamo una maschera e questo
personaggio non è da meno. Il messaggio è chiaro: il
soggetto in questione getterà, volente o nolente, la maschera.
Anche l'orecchino non è un mistero. La Dama ci ha semplicemente
detto che siamo sulla strada giusta e che da adesso si gioca a carte
scoperte. Le carte, appunto...
"La Regina di cuori...è una donna felice, innamorata di un amore
clandestino che però palesa questo sentimento", Victor riflette
ad alta voce e subito tutti abbiamo la stessa idea
"La Regina Maria Antonietta!" esclamiamo all'unisono.
"Giusto", continua Victor " e quindi il Re di Cuori è Luigi XVI, che non riesce a tenere a bada l'irruenza della moglie.
"Può essere", continua André. "E di conseguenza la
Regina di fiori e il suo Cavaliere sono delle persone molto vicine ai
sovrani, che li aiutano e li proteggono..."
"Mhhhh", borbotta Victor. ""Potreste essere tu ed Oscar", dice.
"André?", chiedo io. "No, è impossibile. Non è
così in vista e sopratutto non credo che il resto della corte lo
reputi importante quanto in realtà è.
Vedo i tuoi occhi che brillano mentre dico questo, André, ma
è vero, sono sincera. Se solo tutta questa massa di bifolchi
incipriati capisse quanto vali!
"Potreste avere ragione, Oscar", continua Victor. "Purtroppo è
da escludere che i nobili capiscano il valore di André. Ma
allora chi è il Cavaliere di Fiori?"
"Voi, Victor?" suggerisce André.
Lo guardiamo incuriositi
"Ma sì, può essere. Victor è il tuo secondo Oscar,
quindi nelle le carte è il tuo cavaliere, se tu sei la Regina di
Fiori. E', dopo di te, la persona più vicina ai Sovrani, li
consiglia e li protegge."
In effetti il ragionamento di André ha senso, decisamente.
"Va bene" continuo io, "quindi presupponendo che abbiamo identificato i personaggi, chi è il Cavaliere di Cuori?"
E qui un gelido André, spaventato lui stesso per quello che sta per dire, sussurra...
"E' ovvio, no? E' Fersen. Il
Cavaliere che ha rubato il cuore della Regina di Cuori, e che con un
passo falso la può distruggere. E quale passo falso migliore che
farlo cadere vittima della Dama di Picche e constringere la Regina a
gettare la maschera? Leggete bene queste righe: Della Regina gli occhi azzurri la tenebra del dolore oscurerà...e
lo scopo è farla impazzire dalla disperazione per farla tradire
e confessare pubblicamente il suo amore clandestino e proibito.
Orribile, crudele, impossibile
solo pensare una situazione del genere. Se dovesse capitare alla mia
Oscar, io impazzirei davvero. Sono quasi impazzito quando è
svenuta dopo aver implorato per la mia vita, e anche quando è
stata aggredita dai sicari della Polignac.
Alzo lo sguardo verso di te e vedo
nei tuoi occhi un'emozione nuova: la paura. Hai paura, come ne ho io,
perché ora che siamo una coppia, capisci anche tu cosa vuol dire
sentire il proprio cuore dilaniato. Impazziresti anche tu, se mi
succedesse qualcosa. Mi stai dicendo questo, ho capito.
Ma è un attimo, un attimo
velocissimo, perché si riaffaccia subito il soldato, che ordina
di seguire Fersen come un'ombra, di non lasciarlo mai solo.
Ci sarà un ballo domani, e Fersen è il bersaglio.
Finiamo di definire il piano e poi salutiamo Victor, che decide di congedarsi da noi.
Rimasti soli, ti sollevo il mento
piano piano e ti bacio con dolcezza, perché in questo momento la
passione è davvero fuori luogo, siamo tutti troppo scossi,
"André...", mi sussurri "Andrà tutto bene, vero? Riusciremo a salvare Fersen e la Regina?"
"Lo spero, Oscar, lo spero davvero"
Ma i tuoi occhi dicono altro, lo so, li conosco. Non sei convinta, lo vedo.
"E' troppo semplice, André...la soluzione...è troppo banale..."
No, Oscar, non è banale per
niente. Sei tu che hai paura e stai cercando un'altra interpretazione
perché questa è troppo da accettare. Che qualcuno voglia
ferire un innocente che ha la sola colpa di essersi innamorato di una
donna inarrivabile è un'opzione che la tua lealtà e
bontà non riesce a comprendere. Ma è la realtà,
amore mio. Il male esite, ed esistono persone disposte a percorrerlo
fino in fondo pur di raggiungere il loro obiettivo.
Ti stringo ancora una volta prima di suggerirti che è il caso di cambiarsi, siamo in missione e non possiamo continuare ad indossare i nostri soliti abiti, il salone di Versailles ci attende.
Mi fai cenno di assenso ma mentre
mi dirigo verso il mio appartamento non mi sfuggono i tuoi occhi
spalancati mentre sfilo il nastro blu che lega i miei capelli.
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