As the world falls down di Daydreamer (/viewuser.php?uid=13645)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 - Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Buongiorno a tutti
Buongiorno a tutti, incoraggiata dal fatto che qui su EFP c’è una sezione di Labyrinth, ho finalmente ho deciso di postare questa vecchissima fan fiction che giaceva da anni nel
mio cassetto. E’ ancora incompleta ma spero che postarla qui mi faccia venire l’ispirazione per concluderla. La storia ce l’ho tutta in testa, è solo che non vuole uscire dalla penna! ;-P
Buona lettura!
Daydreamer
As the world falls down
Prologo
“Buon compleanno Sarah!”
I ragazzi mi festeggiano, brindiamo con dei bicchieri di plastica, accoccolati nelle vecchie poltrone del Pensatoio, una saletta in disuso adiacente alla biblioteca dell’istituto in cui studiamo di cui nessuno sembra conoscere l’esistenza. Doveva essere lo studio del bibliotecario un tempo, o forse una saletta di lettura provata, quello non l’avevamo mai capito.
Ci si entra da una porta nascosta tra gli scaffali della biblioteca, chiusa per tutti tranne che per noi, dopo che i gemelli Prescott ne avevano recuperato la chiave chissà dove. Così era diventata il nostro rifugio, dei ‘Topi di Biblioteca’, cinque ragazzi della Prescott Boarding School con il pallino dei libri, dei racconti e di tutto ciò che è fuori dal comune.
Mi porto un bicchiere alle labbra, questo non è uno spumante da quattro soldi. Subito lancio un’occhiata a Natalie.
“Questo spumante è davvero ottimo! Come avete fatto a procurarvelo?”
“Oh, non ti preoccupare per questo! Diciotto anni si compiono una volta sola nella vita!” mi risponde suo fratello Charlie allegramente.
“Che volete dire con questo?”
Divento sospettosa, Natalie e Charlie sono delle vere pesti quando ci si mettono. I due ghignano di soddisfazione, due diavoletti biondi e praticamente identici.
“Non mi dite che l’avete rubato??” esclama Amy intimorita.
“Non direi proprio rubato…direi piuttosto che si tratta di un prelievo dalla cantina di nostro nonno. Siamo sicuri che capirà quando…”
“Vuoi dire se…” puntualizza il fratello.
“…se glielo diremo!” conclude Natalie allargando il sorriso.
Amy si batte una mano sulla fronte e anche io sono esterrefatta, ma anche commossa. I quattro davanti a me sono i migliori amici che io abbia mai avuto (almeno in questo mondo). Quando mi sono trasferita alla Prescott non avrei mai pensato di trovarmi così bene.
La mia matrigna Karen lo aveva proposto qualche mese dopo la mia avventura nel Labirinto. All’inizio non volevo assolutamente accettare, ma poi avevo riflettuto: la situazione in casa era migliorata, non vedevo più il rapporto con Karen come una lotta, e poi su una cosa aveva ragione, dovevo smettere di stare da sola, dovevo crescere ed aprirmi al mondo e allontanarmi dal mio vecchio modo di vivere mi avrebbe aiutata.
“Sarah, tutto bene?” Nat mi tocca la spalla.
“Oh scusa, ero soprappensiero,” dico, e mi reinserisco nel discorso.
La serata trascorre piacevole, non ci annoiamo mai noi cinque insieme.
“Accidenti!” esclama Danny all’improvviso, “è mezzanotte passata! Dobbiamo tornare nelle nostre camere!”
Annuisco, per quanto abili possiamo essere a non farci beccare mentre gironzoliamo per la scuola, non possiamo rischiare in questo caso. All’una sarebbe passato il custode a chiudere a chiave la biblioteca e, se non stavamo attenti, saremmo rimasti chiusi dentro.
Mettiamo a posto sommariamente e poi usciamo dal Pensatoio. Ci ritroviamo in un’ampia sala illuminata solo dalla luce della luna. La vecchia biblioteca è un posto molto suggestivo con le sue alte volte di pietra e gli scaffali di quercia scura.
Arrivati all’atrio ci separiamo per raggiungere i rispettivi dormitori.Torno alla mia stanza con gli occhi che brillano e la testa che gira, forse è la stanchezza, ma è più probabile che io abbia esagerato con lo spumante. Entro nella stanza e mi preparo per andare a dormire senza neanche accendere la luce.
“Buon compleanno Sarah…”
Sento una voce nell’aria, è poco più che un sussurro ma mi immobilizzo e il mio sguardo va immediatamente al cassetto del comodino. Li c’è lui, il libro. L’ho portato con me, non ne ho potuto fare a meno. Spesso mi ritrovo a prenderlo in mano, ad accarezzarne la copertina, ma non ho mai più avuto il coraggi di aprirlo.
Ciononostante, appena sento quella voce, la riconosco subito. Un nodo alla bocca dello stomaco si forma all’improvviso, ma non è del tutto spiacevole. Mi infilo sotto le coperte con il cuore che mi batte forte.So benissimo cosa accadrà, lui apparirà e mi farà danzare per tutta la notte.
Ma questa volta è diverso. Mi trovo immersa nella nebbia, una grigia e soffocante cortina di umidità. Rabbrividisco.
Mani invisibili sfiorano la pelle nuda delle mie braccia, tocchi delicati e seducenti, il loro calore mi scalda e io mi abbandono fiduciosa ad essi, sorridendo. Ben presto però i tocchi si fanno più forti, più insistenti, lascivi. Mi toccano i seni, poi risalgono sulle cosce, sollevandomi la leggera veste che indosso. Mi spingono a terra senza gentilezza.
Sono terrorizzata, ho le lacrime agli occhi. Riesco a pensare a un’unica cosa, un’unica persona. Colui che può aiutarmi. Senza nemmeno che me ne renda conto dalle mie labbra esce un sussurro.
“Jareth, aiutami!”
La nebbia è squarciata da una luce dorata che si diffonde dappertutto.
Mi sveglio di soprassalto e mi ritrovo a fissare il soffitto. Ormai è l’alba, mi raggomitolo nel letto con gli occhi sbarrati, aspettando che la sveglia suoni.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Eccovi il primo capitolo, l'altro era solo una piccola introduzione. Spero che questo vi soddisfi un po' di più!
Grazie a Piccola Letty e ayoko_86 per i commenti!
Capitolo 1
Non parlo alle mie amiche di quello che mi è successo, ne
tanto meno a Charlie e Danny. Quello che mi è accaduto mi ha sconvolto, però
non riesco a farne parola con nessuno; innanzi tutto perché non mi
crederebbero, come potevano? E poi io per prima mi sento sporca, perché sono
stata io a dare fiducia a quelle mani. Cerco di non pensarci, ed è anche facile
durante il giorno, presa dalle faccende della scuola, ma non voglio immaginare
cosa succederà stanotte, quando sarò di nuovo sola con i miei sogni.
Sono a pranzo, seduta tra i miei amici impegnati a
commentare le ultime prodezze di Danny nell’ora di ginnastica, che come al
solito tenta di minimizzare. Bravo nello studio e nello sport, schivo e gentile,
Danny Miller è un ragazzo d’oro e per un po’ ho creduto di essermi presa
una cotta per lui. Ma so bene che il suo cuore batte per un’altra, anche se è
troppo timido per dimostrarlo.
Il pranzo è praticamente finito quando il preside prende
la parola. E’ David Prescott, il nonno dei gemelli, la loro famiglia ha
fondato la scuola.
“Carissimi ragazzi, sono qui per fare un annuncio,”
Parla con la sua bella voce profonda, “come voi tutti sapete, all’inizio
dell’anno la signora Fitch, la nostra bibliotecaria, è andata in pensione.”
Il discorso non interessa molto; a parte noi Topi sono
pochi quelli che frequentano la biblioteca e ancora meno quelli che si erano
affezionati a Carol Fitch. Nella sala è nato un sottile brusio, segno chiaro di
indifferenza verso le parole del preside. L’uomo si schiarisce la gola per
riprendere l’attenzione.
“Finalmente il ruolo è stato nuovamente assegnato.”
Anche questa affermazione cade nell’indifferenza quasi
totale, ma noi drizziamo le orecchie. Da quando la signora Fitch se n’è
andata la biblioteca è diventata il nostro regno, ora dovremo stare attenti
anche solo per entrare nel Pensatoio.
“Signor LeFaye, se è così gentile da farsi avanti…”
Prescott si era rivolto a qualcuno alla sua destra,
qualcuno che, stranamente, non era stato notato da nessuno. Stranamente, perché
quando lo vedo il cuore mi si ferma. Non è il vecchio signore dall’aria
inglese che tutti si aspettavano. E’ LUI, esattamente come lo ricordavo.
Alto e magro, i capelli biondissimi raccolti in una coda da
cui sfuggivano alcune ciocche che andavano a incorniciargli il viso. Un viso
sottile, dai lineamenti affilati ma innegabilmente affascinanti. Sono sicura che
quello che ha lasciato tutti a bocca aperta sono stati i suoi occhi: uno azzurro
e l’altro verde, risaltati dalle sue particolarissime sopracciglia. Sono
magnetici e mi devo sforzare per non fissarli.
Sorride, in modo così naturalmente seducente che non poche
ragazze si lasciano sfuggire sospiri estasiati.
“Jareth LeFaye, al vostro servizio.” La sua voce, bassa
e leggermente roca, è il colpo di grazia.
La metà della popolazione della Prescott si innamora
seduta stante dell’uomo, la controparte maschile la odia con tutto se stesso.
“Sarah! Hai visto che fico!” Natalie mi pianta
praticamente le unghie nel braccio per l’eccitazione.
Ma io non reagisco, rimango a fissarlo con gli occhi
enormi, tremando impercettibilmente. Lui, che avevo sconfitto, che credevo di
aver bandito per sempre dalla mia vita; lui, Jareth, il Re dei Goblin, colui che
mi ha terrorizzata, ammaliata, ingannata…colui che mi ha dichiarato il suo
amore, è tornato.
Si risiede e la sala esplode in chiacchiere. Il Re dei
Goblin si gira a guardarmi, in mezzo a tutti mi ha individuata e ora mi fissa
negli occhi. Entrambi siamo incapaci di distogliere lo sguardo. Jareth non
sorride più, mi guarda intensamente e io faccio altrettanto, dimentica di ciò
che mi circonda.
“Sarah! Sarah!” Natalie mi tira per un braccio,
preoccupata.
Io la sento ma non reagisco, solo quando Amy si unisce alla
chiamata riesco a riscuotermi.
“Ehi! Che ti è successo!” mi chiede Charlie.
Mi passo la mano davanti agli occhi per schiarirmi le idee.
Gli altri continuano a fissarmi, sembrano preoccupati. Dovevo avere
un’espressione terribile.
“B-beh, che vi devo dire, il nuovo bibliotecario mi ha
colpito. E non mi sembra di essere stata la sola.” Sorrido e mi schernisco,
cercando di minimizzare.
Amy mi guarda. Conosco quello sguardo, ha notato qualcosa;
forse che non ero solo io che lo fissavo, ma che anche Jareth non riusciva a
smettere di guardarmi. Ma la conosco, non mi metterebbe mai in difficoltà
davanti agli altri, e infatti sta zitta.
Per fortuna il pranzo è finito, i professori si ritirano e
anche noi siamo liberi di andare. I miei amici non sono del tutto convinti della
mia scusa, ma non mi dicono nulla e così ci dividiamo per tornare nelle nostre
rispettive classi come nulla fosse successo.
******
Le lezioni del pomeriggio sono una tortura. Tento di
concentrarmi sulle spiegazioni, di pensare ad altro, ma è tutto inutile. Tutta
la scuola non fa che parlare di lui.
Dal canto mio, è da quando sono
tornata dal Labirinto che non ho mai potuto smettere di pensare a lui. La sua
presenza è una costante nella mia vita. Per quanto mi sforzi il suo volto mi
tormenta, la sua voce risuona nelle mie orecchie nei momenti più impensati,
alle volte schernitrice, altre incredibilmente triste.
E poi ci sono i sogni, lo posso
negare quanto voglio ma li attendo con ansia, e in quei momenti il cuore mi
batte così forte…non ho mai provato nulla di simile, mai, per nessun altro.
Nessuno potrà mai essere paragonato a lui. Lui è la mia ossessione e il mio
tormento, il mio sogno e il mio desiderio. E ora che finalmente è qui in carne
ed ossa, forse riuscirò finalmente ad affrontarlo e superarlo. Ma sarà mia
possibile che io riesca a dimenticare il Labirinto? E soprattutto, è questo
quello che voglio?
Raggiungo la biblioteca ed apro
la porta, ad accogliermi non c’è il solito confortante silenzio a cui sono
abituata. La sala, in genere semivuota, pullula di un nutrito gruppo di ragazze.
A capo del gruppetto ci sono
loro, le Splendide: Angelica DeWelde e Caroline Beatty, due deliziose creature
tutte sorrisini e mossette. Capelli perfetti, occhi luminosi, sono le ragazze più
belle e ammirate della scuola, e loro lo sanno. Ma non sono delle ochette, sono
spietate quando vogliono una cosa, e adesso la loro preda è Jareth. Misterioso
e affascinante, è una novità per loro rispetto ai ragazzi della Prescott. Sono
tutte affollate intorno alla sua scrivania, stazionano nel mio regno.
Da una parte sono infastidita,
molto infastidita, dalla loro presenza; dall’altra mi fanno un po’ pena. Se
solo le loro graziose testoline sapessero quanto poteva essere oscuro colui che
avevano davanti, sarebbero fuggite urlando.
Me ne sto in disparte, mi guardo
intorno cercando un modo per raggiungere il Pensatoio senza essere notata.
Scorgo gli altri, che se ne stanno seduti a un tavolo accigliati; anche a loro
non va a genio la nuova situazione.
Mi avvicino a loro rasentando il
muro e sperando che lui non mi noti, o meglio, che non voglia avvicinarmi
davanti a tutti. Perché sono sicura che ha avvertito la mia presenza dal primo
momento che ho messo piede nella stanza, così come io ho avvertito la sua.
“Signorina Williams,” una
voce fin troppo nota, profonda e suadente, mi chiama.
Mi giro a fronteggiarlo, con il
volto più indifferente possibile, e lo guardo in faccia. Non posso fare a meno
di trattenere il fiato quando incontro i suoi occhi.
“Si, signor LeFaye,” dico.
Le altre ragazze mi lanciano
sguardi di fuoco.
Lui sogghigna.
“La signora Fitch mi ha
parlato di lei, devo ringraziarla per il lavoro che ha fatto qui, caldamente.”
Sottolinea l’ultima parola con
uno scintillio beffardo negli occhi.
“Non ero sola,” la voce mi
tradisce, e io mi insulto mentalmente per questo. Non voglio dimostrarmi debole
di fronte a lui, dopotutto sono stata io a batterlo. E allora perché devo
sforzarmi per non tremare? E sento
come se mi si sciogliessero le ossa quando il suo sguardo si posa su di me?
“Mi dica Sarah, qual è il suo
libro preferito?”
Colpo basso, mi sorride
obliquamente.
“Oh,
signor LeFaye. Ci dica lei quale libro preferisce!” Angelica lo afferra
per la manica, e lui si volta a sorridere alla ragazza bionda.
Approfitto della sua distrazione
e mi allontano rapidamente per raggiungere il tavolo in fondo alla sala dove
sono seduti i miei amici. Sento il volto in fiamme, mi siedo e vedo le loro
facce stranite.
“Sarah, tu non ce la conti
giusta,” esordisce Natalie.
“Già, già,” il fratello le
da manforte, “mi sa che quel tipo tu già lo conosci!”
Hanno un tono allusivo e mi
guardano fisso: i Re del Pettegolezzo sono tornati. Deglutisco a vuoto, non so
che rispondergli. Come posso dire ai miei amici che prima di entrare alla
Prescott ho desiderato che il mio fratellino fosse portato via dai Goblin, che
per riscattarlo ho sfidato il loro Re e lo battuto, e che ora il suddetto Re si
trova davanti a noi?
Senza dimenticare il fatto che
Jareth mi ha dichiarato il suo amore.
I gemelli si accorgono subito
che c’è qualcosa che non va Sto zitta e non rispondo alle loro provocazioni,
allora si fermano.
“Sarah…” Natalie mi tocca
la spalla, “Sarah, scusaci, noi stavamo solo scherzando,” mi dice
dispiaciuta.
Faccio un respiro profondo, per
prendere coraggio, e dico:
“Non ti preoccupare Nat. Avete
ragione, io conosco Jareth, da prima che venissi alla Prescott, ma preferisco
parlarne in un luogo più tranquillo, va bene?”
“Sarah, non sei obbligata a
dirci nulla se non vuoi.” Come al solito Amy si preoccupa.
“No, è meglio che vi dica ciò
che mi è successo, non so se mi crederete, ma ora che lui è qui non posso
tenermi tutto dentro.”
Cavolo! Forse sono stata un
po’ troppo teatrale, i miei amici sono decisamente impensieriti e lanciano
sguardi torvi in direzione di Jareth, soprattutto i ragazzi. Devo assolutamente
chiarire la situazione, altrimenti chissà cosa penserebbero.
******
Finalmente riusciamo ad entrare nel Pensatoio senza farci
notare; mi siedo sul divano; ora è venuto il momento di narrare loro la mia
avventura sovrannaturale.
“Innanzi tutto devo chiarire
una cosa che sono sicura voi state già immaginando: io NON ho avuto una
relazione con Jareth.”
Arrossiscono, allora avevo visto
giusto.
“La situazione è molto più
complicata di così, e può sembrare assurda. Spero solo che voi mi crediate.”
“E’ iniziato tutto con un
libro, questo libro.” Lo tiro fuori dalla borsa.
“Il Labirinto” legge Natalie
sulla copertina.
A prima vista sembra un libro
come tanti, giusto un po’ vecchio, come quelli che si trovano nella
biblioteca.
“Posso vederlo?” la mia
amica allunga una mano per prenderlo.
“NO!” esclamo, forse con un
po’ troppa foga, e Nat ritira il braccio mortificata.
Mi mordo il labbro, “Mi
dispiace Nat. Non volevo essere scortese, ma è meglio che non lo apriate.
Questo libro è pericoloso.”
Mi guardano scettici, come posso
dargli torto? Ma vado avanti.
“Questo è il primo vero libro
che io abbia mai letto, non so neanche come ne sia entrata in possesso, da
quando ricordo l’ho sempre avuto. Col tempo l’ho imparato praticamente a
memoria, e ho anche iniziato a recitarlo.”
“Di che parla il libro?”
chiede Charlie.
“E’ la storia di una
ragazzina che una sera, stanca di accudire il fratellino, chiede che i Goblin lo
portino via.”
Mi preparo a raccontare la parte
peggiore.
“Come sapete Toby è il mio
fratellastro; mio padre si è risposato dopo che mia madre ci ha abbandonati. A
quel tempo odiavo mio padre, ma soprattutto Karen, perché per me era il segno
che le cose non sarebbero tornate mai più come prima. Ero davvero tremenda,
questo non si può negare,” faccio una smorfia, non sono molto orgogliosa di
come mi ero comportata, “una sera mi lasciarono Toby perché dovevano andare a
cena. Quella sera ero infuriata con il mondo, volevo solo scappare, e così me
la presi con Toby. Non aveva neanche un anno e quella sera non la voleva
smettere di piangere, per quanto io cercassi di calmarlo. E così allora lo
feci.”
Mi fermo e tutti mi fissano
senza capire.
“Pronunciai le parole,
desiderai che fosse portato via. E cos’ fu. Il Re dei Goblin apparve e me lo
rapì.”
L’incredulità negli occhi dei
miei amici è palese, sarebbero già scoppiati a ridere se non fossero persone
educate.
“E questo Re dei Goblin
sarebbe il signor LeFaye?” chiede Amy incerta.
“Jareth e basta, lo preferisco” emergo dall’ombra
in tutto il mio splendore. Sarah sbianca, non si era accorta che il avevo
seguiti e avevo assistito a tutto il suo racconto.
Ora la guardo negli occhi,
beffardo, e lascio che i mortali mi osservino. Ho abbandonato i panni del
bibliotecario e indosso i miei abiti regali, la cappa nera dal collare alto che
avevo quando Sarah mi vide per la prima volta. Adoro le espressioni che vedo sui
loro volti: stupore, incredulità e paura. Tremate sciocchi, il Re dei Goblin è
davanti a voi.
Sogghigno.
“Mia cara, sarebbe meglio
che tu spiegassi come stanno realmente le cose. Io non rapii tuo fratello. Tu
l’hai ordinato, io l’ho fatto.”
Da pallido che era il suo
volto arrosisce rapidamente. Ma non abbassa lo sguardo, non balbetta, la mia
Sarah indurisce gli occhi è ribatte.
“Si, ma poi ti ho sfidato,
e ti ho battuto,” i suoi occhi sono crudeli ora, “ho risolto il tuo
Labirinto.”
Non ha più paura di me, non
è più la ragazzina che ha sconvolto il mio mondo senza neanche rendersene
conto. Rabbrividisco, lo sento arrivare, il dolore risale lungo le mie vene, il
mio cuore manca un battito, il mio sangue si ferma. Aspetto che passi senza
cambiare espressione.
“Vedo che i tuoi amici non
credono alle tue parole,” dico per cambiare discorso, “ma forse posso
aiutarti in questo.”
Non so perché lo sto
facendo, non so perché rivelo a dei comuni mortali la verità sul Mondo di
Sotto*; forse perché so che questo la metterà in difficoltà di fronte ai suoi
amici, o forse perché voglio solo che le credano.
Mi avvicino al tavolino basso
di fronte al divano, spero non noti che trattengo il respiro quando la sfioro.
Creo un cristallo, tocco la sua liscia superficie e quello si illumina
accecante. Quando riescono di nuovo ad aprire gli occhi siamo sulla collina che
domina il Labirinto, la stessa da cui Sarah aveva iniziato il suo viaggio. Li
sento trattenere il fiato e sogghigno, in realtà è solo un illusione, siamo
ancora nel Mondo di Sopra.
Do loro modo di ammirare il
mio Reame in tutto il suo splendore e poi, con un rapido gesto della mano,
faccio tornare tutto come prima. Il mio sorriso si allarga, i mortali sono
ammutoliti, ma uno ha il coraggio di dire la sua.
“Signor Jareth, cosa vuole
da Sarah?” un ragazzo bruno mi parla fissandomi in volto.
Davvero notevole da parte
sua, ma anche incredibilmente sciocco. E’ fortunato però, ora non ho tempo di
occuparmi della sua insolenza. Sorrido.
“Beh, questo dovete
chiederlo a Sarah, è lei che mi ha richiamato.”
Rivolgo il mio sguardo verso
di lei, mi abbasso fino a guardarla
negli occhi, tanto vicino che posso sentire la tortura del suo respiro sulla mia
pelle.
“Ogni tuo desiderio è
un’ordine per me, questo non è cambiato Sarah. E tu sai perché…”
Lascio in sospeso la frase e
recito il brano del libro.
“Ma ciò che nessuno sapeva
era che il Re dei Goblin era innamorato di lei…”
Mi inchino beffardamente e
scompaio, non posso più resistere così vicino a lei.
Il pulviscolo dorato che ha lasciato Jareth aleggia
nell’aria e io sento ancora il suo respiro su di me. Il cuore mi rimbomba
nelle orecchie, l’ha detto, l’ha detto di nuovo. Il mio volto è in fiamme,
mi stava prendendo in giro oppure…scuoto la testa, perché devo essere io
quella imbarazzata? Non sono io quella che ha dichiarato i suoi sentimenti
davanti a tutti.
“E così hai non hai avuto una
relazione con lui?” Natalie chiede allusiva, è passata sopra tutta la
faccenda del sovrannaturale ed è andata subito al sodo.
“No! Assolutamente! Non avrei
mai potuto innamorarmi…”
“Di un uomo alto, bello e
affascinante che ha dichiarato che ogni tuo desiderio è un’ordine?”
“Di un Fae** che voleva
trasformare mio fratello in Goblin! Di un arrogante, meschino…”
“Tsk, tsk. Chi vuoi prendere
in giro? Abbiamo visto tutti lo sguardo che avevi, e
poi lui è venuto qui per te.”
“Già, anche se non ho ancora
capito il motivo…” si chiede Charlie perplesso.
Per fortuna interviene Danny a
calmare i gemelli. Meno male che lui ed Amy sono più riservati, quattro
Prescott come amici mi avrebbero fatto diventare matta! Ma comunque devo dar
loro una spiegazione –un’altra- visto che sono coinvolti. Faccio un respiro
profondo.
“Stanotte sono stata
aggredita!
I ragazzi, che ancora stavano
battibeccando, ammutoliscono.
“Oh mio Dio! Sarah stai
bene!”
“Come ha fatto ad entrare in
camera tua!”
“E’ qualcuno della
scuola?”
Una ridda di domande mi
tempesta.
“Calma ragazzi, è stato solo
un incubo. Un sogno terribile. So che per voi sembra strano ma io so che non è
stato un semplice sogno, perché quello che mi ha aggredito era un Fae.”
Faccio una pausa per osservarli,
ma ora non dubitano più delle mie parole.
“Devo aver richiamato Jareth
senza nemmeno rendermene conto. Ho pronunciato il suo nome e lui ha avuto di
nuovo l’opportunità di rientrare nella mia vita.”
“E se fosse stato proprio lui
ad aggredirti?” Danny è sospettoso, non si fida.
“No!” esclamo, “Jareth non
farebbe mai una cosa del genere, non era lui in quel sogno!”
Sulla faccia di Natalie si
allarga un sorriso, “ma io non ho avuto una relazione con lui,” cantilena.
Sospiro, mi sa che dovrò
sopportarla finchè Jareth sarà alla Prescott. Già, ma per quanto tempo
sarebbe rimasto? Quali sono le sue intenzioni? Vuole riportarmi nel Labirinto?
Vuole vendicarsi di me? Oppure vuole solamente…aiutarmi?
*Mondo di Sotto: in
originale Underground, è il mondo in cui si trova il Labirinto di Jareth. Come
viene detto nella canzone della colonna sonora del film cantata dal mitico David
Bowie, che si chiama appunto Underground.
** Fae: dato che il film
si basa a grandi linee sulla mitologia celtica (i goblin, i bambini portati via
dai folletti…) ho supposto che Jareth fosse un Fae, cioè un essere fatato per
i celti.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Nuova pagina 1
Grazie a Leyra, Crow84, Cappellaio Matto e Piccola Letty. Sono contenta
che la storia vi stia piacendo e incuriosendo. Non vi svelo ancora molto...ma
qualcosa in più sicuramente si!
Buona lettura!
Capitolo 2
“Basta! Non lo sopporto più!” Natalie sbuffa mentre ci
dirigiamo verso la Biblioteca.
Pochi giorni in compagnia del Re
dei Goblin e la sua opinione su di lui è completamente cambiata. Infatti, da
quando è arrivato, Jareth non ha fatto nulla, a parte sovraccaricarci di lavoro
extra. Sotto suo consiglio, il Preside ci ha nominati suoi abitanti e così ora
Jareth è libero di darci ordini, limitandosi a supervisionare il nostro lavoro
in biblioteca da un’esagerata sedia a forma di trono fatta apparire da chissà
dove.
Quando l’ho visto comparire di
nuovo nella mia vita avevo temuto che i miei peggiori incubi si fossero
avverati, che lui volesse riportarmi nel Labirinto, che volesse ancora Toby, e
invece non ha fatto nulla di tutto ciò. In compenso passa il tempo ad occuparsi
delle Splendide, che ora non perdono occasione di venire in biblioteca.
Sono furiosa, credevo di doverlo
combattere un’altra volta e invece il mio avversario non fa altroché
sfarfallare tra ragazze che non sanno neanche chi è. Sono delusa dal suo
comportamento, ma allo stesso tempo mi trovo ad essere io quella che lo cerca.
E questo se è possibile mi fa arrabbiare ancora di più perché, pur sapendo che
sto facendo il suo gioco comportandomi così, non riesco a farne a meno.
Il mio incubo non si è più
ripresentato, ma non sogno più neanche lui. Sto impazzendo, non credevo di
essere così dipendente dai suoi sogni.
Vedo la gelosia divampare nei suoi occhi quando le
ragazzine mortali mi circondano come le Cortigiane del Ballo Mascherato. Ha
bisogno di me, questo è lampante ai miei occhi, ma cerco di stare con lei il
meno possibile. Il mio corpo non può resistere a lungo in sua presenza, e tutto
a causa di quelle maledette parole che ha pronunciato.
La sorveglio da lontano e
veglio sul suo sonno, anche se questo non mi permette di farle visita in sogno.
L’aver spezzato questo nostro legame mi pesa, ma non posso permettermi di
abbassare la guardia, perché so chi l’ha attaccata.
******
Sono le undici passate ma
a Jareth sembra on importare il fatto che noi abbiamo delle lezioni
l’indomani. Ci tiene a sistemare la biblioteca ad oltranza.
“Attenta Amy, quei gradini sono
scivolosi,” Nat avverte la nostra amica che sta scendendo senza guardare una
delle scalette che servono a riporre i libri negli scaffali più alti.
Le si volta a metà e salta
all’indietro gli ultimi tre gradini.
“Wow! Che vista! Belle gambe
Amy!” esclama Charlie che non si è perso la scena.
Lei arrosisce furiosamente, Amy è
molto timida e per questo si divertono a prenderla un po’ in giro.
“Quella ragazza è snodata quanto
un Firey*” esclama Jareth ridacchiando.
“Già…” sorrido alla sua battuta.
Ma all’improvviso mi rendo conto
con chi sto parlando e mi allontano frettolosamente. Lui è il mio avversario e
mi sta facendo diventare pazza, non posso permettermi di chiacchierare con lui come se niente fosse.
Prendo alcuni libri e salgo sulla
stessa scaletta da cui è scesa Amy. Non penso molto a cosa sto facendo, voglio
solo allontanarmi da lui. E infatti scivolo, i gradini sono consumati e io
metto un piede in fallo.
Brava Sarah! Ottima Figura! Mi
preparo a dare una federata tremenda, ma forti braccia fermano la mia caduta.
Jareth e io cadiamo insieme l’uno sull’altra.
Per un attimo rimango così, con
il volto nascosto nel suo petto. Il suo profumo e il suo calore mi inebriano,
inconsapevolmente allungo le braccia intorno al suo collo. Lo sento
rabbrividire, trattenere un gemito, ma allaccia le mani intorno alla mia vita.
Non mi muovo, voglio rimanere così, non mi ero resa conto quanto mi fosse mancata
la sensazione di essere tra le sue braccia. Ma è un’attimo, subito riprendo il
mio contegno.
“Ti sarei grata, se mi lasciassi
andare,” gli dico brusca.
“Mia cara, sei tu che sei sopra,”
mi sussurra all’orecchio.
Arrosisco e mi stacco da lui,
sorpresa di sentire un dolore quasi fisico quando perdo il contatto con la sua
pelle. Mi alzo in piedi un po’ vacillante, i ragazzi sono subito da me.
“Sarah, tutto a posto?”
“Che spavento ci hai fatto
prendere!”
“Si, si ragazzi, tutto bene,”
dico, anche se non sono molto convinta.
Ho solo bisogno di allontanarmi
da quella stanza.
“Credo che sia meglio che ne
andiamo,” aggiungo.
Esco come una furia, senza
aspettare la risposta di Jareth, e gli altri mi seguono a ruota.
Arrivati nell’atrio Amy si
blocca, “Che cretina che sono!” esclama, “ho dimenticato il mio quaderno!”
“Non puoi tornare a prenderlo
domani mattina?” le chiedo, non voglio che rimanga sola con Jareth.
“Vuoi che ti accompagni?” le
chiede Danny premuroso.
“Grazie, ma non ti preoccupare,”
gli sorride, “voi andate pure, non credo che mi mangerà se rimango due secondi
sola con lui!”
“Se lo dici tu…” Danny non è
molto convinto, tutti sappiamo quanto sia protettivo nei suoi confronti, e
quanto sia cotto di lei. Anche ad Amy piace Danny, questo è chiaro a tutti. Ma
lei è così ingenua che non si rende conto delle occasioni che le si presentano
davanti.
******
Mi accascio a terra, quasi senza respiro. Il mio corpo è
attraversato da spasmi dolorosi. Sapevo che sarebbe successo questo quando l’ho
afferrata, ma non ho potuto farne a meno. Confusamente mi accorgo che è entrato
qualcuno.
Una ragazza si avvicina e mi sorregge.
“Sa-rah…” balbetto.
Che idiota che sono, on può essere lei altrimenti
griderei dal dolore.
“Sono
Amy Bloomfield, signore.”
Ah, la ragazza riccia, l’amica di Sarah. Mi aiuta a
sedermi e o non oppongo resistenza, in condizioni normali non avrei mai
permesso che un mortale mi aiuti in quel modo, come se io fossi un semplice
umano. Ma in questo momento sono senza forze, lascio che mi dia da bere e che
si assicuri che io stia bene. Sento che mi osserva, è preoccupata per me, che
umiliazione.
“La causa è Sarah, vero?” mi chiede a un tratto.
Insolente. La fulmino con lo sguardo, lei arrossisce e
abbassa lo sguardo, ma continua.
“Quando le si avvicina lei sta male, ma cerca di non
farlo vedere.”
“Come osi…” la mia voce è bassa e minacciosa.
Sono in collera, come ha fatto questa ragazzina a scoprire il mio segreto?
Lei balbetta ma continua a parlare.
“E’ per questo che la ignora…e fa di tutto per non
avvicinarsi a lei anche se vorrebbe…”
“Non ti permettere ragazzina!” i miei occhi si accendono,
creando un piccolo turbine che sconvolge la sala. Lei si ritrae spaventata.
“Mi scusi,” la sua voce è un sussurro; si allontana,
prende un quaderno e si affretta verso la porta.
“Non parlare a Sarah di questa storia,” la mia voce è più
calma, ma quasi glaciale.
“Ma…se lei è qui per aiutarla, lei deve saperlo!”
Il mio sguardo la zittisce un’altra volta.
“Buonanotte,” le dico gelido, e con questo il discorso è
chiuso.
******
Entro in camera e mi siedo sul letto, le gambe mi tremano,
il cuore mi batte all’impazzata. Non riesco a riprendere il controllo del mio
corpo. Prima ho dovuto fare un grande sforzo di volontà per staccarmi da
Jareth. E’ possibile che mi manchi così tanto? Soffro da quando non ho più i
miei sogni, al mattina mi sveglio stanca e nervosa. Sono così dipendente da
lui? Scuoto la testa con rabbia, perché non posso fare a meno di qual dannato
Fae?
Durante la notte l’incubo torna a
farsi sentire. Ci mancava solo questo. Ma questa volta non mi lascio ingannare,
provo a difendermi, ma lui è più forte. Mi ritrovo di nuovo a terra, con le
braccia bloccate.
“Jareth!” grido. Che lo voglia o
no, lui è l’unico che mi può aiutare. “Jareth…” questa volta sembra proprio che
non arrivi. Sento quelle mani sul mio corpo e tremo per il disgusto. Non posso
muovermi e se Jareth non arriva io…
All’improvviso la nebbia viene
squarciata dalla luce dorata, sento un sibilo di collera sopra di me e poi più
niente. E’ scomparso. Mi ritrovo sola, chiamo il Re dei Goblin, ho bisogno di
vederlo, ma non appare neanche stavolta.
Ritraggo la mano dalla sua fronte, temevo di non farcela
stavolta. Il suo abbraccio mi ha troppo indebolito, dannazione. Non posso
permettere che succeda di nuovo una cosa del genere, almeno fino a quando non
l’avrò sconfitto.
Ignorando il dolore indugio al
suo capezzale finche il suo respiro torna regolare, solo allora mi allontano,
volando via dalla finestra.
******
Vado a colazione con le occhiaie, ho un’aspetto terribile,
lo so, ma non dico agli altri del mio nuovo incubo. Queste aggressioni sono
troppo personali, sono una cosa tra me e…tra me e qualcuno di cui non so
assolutamente nulla. Non posso continuare così, devo scoprire qualcosa, devo
parlare con Jareth…e anche ringraziarlo. Perché, per quanto durante il giorno
sia l’arrogante bastardo di sempre, mi ha salvato anche questa notte.
Quando entro in Biblioteca trovo
le solita situazione, anche durante il cambio dell’ora Jareth è attorniato
dalle Splendide. Fanno a gara per farsi notare e lui non sembra affatto
dispiaciuto.
Mi infurio di nuovo, gelosia,
quella è pura e semplice gelosia, lo riconosco. Perché, per quanto conflittuali
e tormentati siano i nostri rapporti, noi due siamo legati in un modo che
nessun’altro potrebbe eguagliare.
Mi sento stringere il braccio, lo
sguardo di Amy è eloquente, non posso fare una scenata di fronte a tutti; ma
dopo la scorsa notte ho bisogno di risposte, e il comportamento di Jareth mi spiazza.
Suona la campana prima che io
possa fare nulla. Con un mormorio deluso le Splendide se ne vanno e anche io ed
Amy facciamo per uscire. Ma Jareth ci chiama.
“Miss Bloomfield, Amy. Può rimanere per
cortesia?”
Il suo tono è normale, ma Amy
spalanca gli occhi per la sorpresa e io lo guardo sospettosa.
“Non si preoccupi, ci penso io a
giustificarla per la prossima ora,” continua.
Ma io non mi muovo, non voglio
lasciare la stanza, e Jareht ghigna al mio indirizzo.
“Mia cara Sarah, non la mangio
mica la tua amica. Mi serve solo la sua agilità per raggiungere gli scaffali
più alti.”
Agilità di cui tu sei certo
superiore, penso tra me e me, mentre Amy non riesce a spiccicare parola. Non oso immaginare il vero motivo per cui
Jareth voglia rimanere solo con lei. Le stringo la spalla per rassicurarla.
“Ci vediamo dopo allora,” le dico
con voce seria.
Poi mi giro a guardare il Re dei
Goblin, se solo osa farle del male dovrà vedersela con me.
La mia Sarah è arrabbiata, ha paura per la sua amica, ma
in realtà non so neanche io perché voglio rimanere solo con Amy Bloomfield.
Quella ragazza mi incuriosisce, di certo non può competere con Sarah e non è
attraente con le sciocche che mi girano sempre intorno; ma è riuscita a
scoprire il mio segrete e a capire ciò che provo.
Continua...
*Firey: non so se lo ricordate, i Fireys sono
quelle buffe creature snodate che Sarah incontra nel Labirinto, quelle che a un
certo punto cominciano a lanciarsi teste e braccia!
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Eccomi con un nuovo capitolo, non succede un granchè
qui...ma aspettate di vedere il prossimo!
Grazie a tutti quelli che mi hanno commentato!
A Piccola Letty e Cappellaio Matto che mi seguono
dall'inizio ed a Angeal, Erik Winterking e Chimaira che mi hanno scoperto solo
ora. Sono contenta che la mia storia vi piaccia e vi incuriosisca! Spero di non
deludervi!
Daydreamer
Capitolo 3
Da giorni Jareth
fa in modo di rimanere solo con Amy e questo ci destabilizza tutti, siamo molto
preoccupati, soprattutto io. So cosa può fare Jareth e non oso immaginare quali
possano essere i piani che ha sulla mia amica. Apparentemente non le ha fatto
nulla, e questo –se è possibile- ci impensierisce ancora di più.
Ma non sono la sola a
stare male, Danny sta anche peggio. Lui ed Amy sono inseparabili, si capiscono
benissimo, condividono le stesse passioni. Se non fossero così timidi
probabilmente si sarebbero già messi insieme. La presenza di Jareth, però, ha
distrutto la loro armonia, Amy è diventata schiva, sfuggente, come se avesse
qualcosa da nascondere. Forse Jareth la minaccia…
Devo prendere in mano la
situazione, non può continuare così. Salto una lezione e vado in biblioteca.
Lo trovo nel Pensatoio, seduto su una delle poltrone. Tiene la schiena dritta
contro lo schienale e una delle sue sfere tra le mani. Ha un’espressione seria
e pensosa, non l’ho mai visto così concentrato. Mi fermo sulla soglia,
improvvisamente non ho più tanta voglia di disturbarlo; ma lui alza lo sguardo
e incrocia il mio, sorridendo obliquamente.
“Non dovrebbe essere
qui Miss Williams,” mi canzona, “ha forse saltato una lezione?”
“No! Cioè si…”
sbuffo arrossendo, “non è questo il punto, sono venuta a parlare con te!”
“Ah si?” il suo tono
è ironico, “la mia preziosa Sarah mi degna di una visita, che onore…”
“Non prendermi in
giro! Sei tu che sei venuto da me, nel mio mondo. Ma ora non fai altro che
ciondolare in giro con le Splendide!”
Lui alza un sopracciglio
e io mi fermo di botto. Così ammetto di essere gelosa, e non è questo ciò che
voglio. Lui mi ha salvato per ben due volte, ed io ho bisogno di sapere da chi.
Devo capire cosa sta succedendo, null’altro. E poi c’è la questione della
mia amica.
“Cosa hai intenzione
di fare con Amy? Se vuoi sedurla per vendicarti di me io…”
“Mmmhh…idea
interessante…” dice, e io lo fulmino con lo sguardo.
“Non ci provare…”
più mi infurio più lui sembra divertirsi.
“Altrimenti cosa
farai…”ancora il suo sorriso sarcastico.
Non lo sopporto, mi
avvicino e gli sbatto i pugni chiusi sul petto così forte che rimane senza
fiato.
“Sei venuto e mi hai
salvato, io non so neppure da chi o da cosa…e ora tu, tu fai finta di niente,
durante il giorno mi ignori e la notte…” mi fermo, l’ho fatto di nuovo, ho
rivelato i miei sentimenti senza riuscire a trattenermi.
Lui non ha
cambiato espressione, il sopracciglio alzato in segno di attesa, la bocca
semidischiusa in un sorriso. La sua indifferenza mi colpisce come un pugno. Non
dovrei stupirmi, so quanto può essere crudele e meschino quando vuole ma io, io
speravo che ci fosse qualcosa tra noi, e invece…sono proprio una stupida.
Scappo via senza guardarlo in faccia.
******
Quando incontro gli
altri a pranzo capiscono subito che c’è qualcosa che non va e individuano
immediatamente il responsabile.
“Quel tipo non
lo sopporto!” esclama Charlie arrabbiato, “ci tratta come se fossimo i suoi
schiavetti personali e ti tratta come uno straccio, ma chi si crede di
essere?”
“Un Re,”
risponde serafica la sorella.
In realtà anche
lei è furiosa, lo vedo dallo scintillio feroce dei suoi occhi castani, ma non
può evitare di prendere in giro il fratello.
“Uff! Non è
questo il punto! Non fa niente dalla mattina alla sera…”
“Se non farsi
adulare da quelle cretine delle Splendide.”
“Nat! Smettila
di interrompermi!”
“Non ti
interrompo! Completo solo i tuoi concetti!”
“Basta
ragazzi!” Danny interrompe il battibecco dei due fratelli, “quell’uomo è
molto pericoloso, non c’è da scherzarci…” è molto serio.
“Io non sono
d’accordo.” Amy, che fino a quel momento è rimasta zitta, a quel punto
parla e, per a prima volta da quando noi tutti ricordiamo, è in disaccordo con
qualcuno. Ma soprattutto è in disaccordo con Danny. Ci voltiamo tutti verso di
lei, stupiti.
“Amy ma che
dici!” Danny è incredulo.
“Jareth vuole
vendicarsi di Sarah, l’hai scordato?” i gemelli quasi l’aggrediscono con
la loro solita irruenza.
Ma stavolta Amy
non rimane zitta, non arrossisce. Tutti noi la conosciamo come una ragazza
accomodante e gentile, che non alza mai la voce con nessuno, che cerca sempre
una giustificazione per tutti.
“Voi non sapete
cosa sta passando Jareth in questo momento! Se avesse voluto ti avrebbe già
riportato nel Labirinto, Sarah. E invece non l’ha fatto ed è qui solo per
aiutarti!”
Si è infervorata,
nessuno l’ha mai vista così, la guardo senza parole.
“E tu che ne sai?”
Danny le parla. La sua voce è seria, come lo sguardo.
“L-lo so, lo so
e basta.” Diventa incerta, non è mai stata brava nel confronto diretto.
“Ma ti sei
rincretinita! Che diavolo ti ha fatto quell’uomo, il lavaggio del
cervello?!” esclama Charlie, “Amy svegliati! Non sono tutti buoni come pensi
tu!”
“Io sono
convinta di quello che dico!” risponde, anche se la voce è incrinata.
Ha gli occhi
lucidi, ma non vuole piangere davanti a tutti. Può sopportare gli insulti, gli
attacchi dei gemelli, ma non può sopportare lo sguardo stupito e ferito di
Danny.
Inghiotte le
lacrime. “Scusate,” dice, e poi si alza da tavola e se ne va.
Io sono furiosa,
la colpa è sua, di Jareth. Come ha potuto ridurre Amy in quello stato?
Lei è sempre stata la più serena di tutti noi, quella che ascolta i
problemi degli altri, e Jareth ha fatto in modiche le fossimo tutti contro.
“Ora basta
ragazzi!” dico io, “Non è colpa di Amy! L’unico responsabile è
quell’idiota di un Fae!”
Ora è il mio
turno di ricevere sguardi increduli, non è da me imprecare così. Suona la
campanella prima che loro possano dire nulla.
“Accidenti!
Dobbiamo tornare in classe!” esclama Natalie tra i denti.
“Ci vediamo
nell’atrio dopo le lezioni,” dico prima di separarci.
******
“Danny! Hey! Siamo
qui!”
Natalie si sbraccia per
farsi notare dal nostro amico, che sta avanzando nel salone di ingresso con una
faccia alquanto tetra. Era già giù quando ci siamo lasciati, dopo pranzo, ma
ora sembra anche preoccupato.
“Dan, che succede?”
chiede Natalie quando è vicino.
“Dov’è Amy?” gli
chiedo io.
Per quanto prima ci
fossimo lasciati abbastanza male, non posso credere che non l’abbia avvertita.
“Non l’ho vista
dall’ora di pranzo, non è venuta a nessuna delle lezioni del pomeriggio.”
Non è da Amy saltare le
lezioni, non l’ha mai fatto prima. Ci guardiamo incerti, tutti ci sentiamo in
colpa per come l’abbiamo trattata.
“Vado a vedere se è
in camera sua,” dice Natalie, e corre verso il nostro dormitorio.
Era pentita di come
aveva trattato la nostra amica. Lei e Charlie erano un po’ troppo impulsivi e
che alle volte il loro comportamento poteva ferire le persone, soprattutto
quelle sensibili. Quando Natalie torna ha il fiatone, ma Amy non è con lei. In
stanza non c’è, a questo punto non sappiamo cosa fare.
“Credo che sia nel
bosco,” dice Danny, “se ne va sempre lì quando vuole stare tranquilla.”
“Ma è quasi buio!”
spalanco gli occhi, allarmata.
Noi conosciamo bene il
bosco dietro la scuola, perché spesso sgattaioliamo li fuori dalla porta
finestra della nostra saletta segreta; ma il terreno è accidentato ed ormai è
quasi notte. Può essere pericoloso, Amy poteva non riuscire più ad orientarsi
per tornare indietro.
“Maledizione,”
impreco di nuovo, “andiamo al Pensatoio, dobbiamo uscire a cercarla.”
******
Nella saletta
troviamo Jareth, fissa la sfera che tiene tra le dita con un’espressione seria
e pensierosa, alla stessa maniera di come l’ho trovato questa mattina. Quando
entriamo ci guarda cupo, non sembra affatto aver voglia di distrazioni in quel
momento.
“Cosa volete?”
chiede, come se fosse lui il padrone.
Io evito di
guardarlo, sono ancora imbarazzata per quello che è successo questa mattina.
“Non siamo certo
venuti per te!” nella foga Charlie dimentica perfino di dargli del lei.
“Siamo venuti a
cercare Amy, è scomparsa.” Dice Danny serio, fissando i suoi occhi chiari in
quelli di Jareth.
Il Fae inarca un
sopracciglio. Danny si mantiene neutro ma dentro freme di rabbia.
“Non faccia il
finto tonto! E’ colpa sua se non la troviamo più!” esclama Natalie.
“E io cosa le
avrei fatto, di grazia?” sorride obliquo.
“Lei, lei l’ha
messa contro di noi!”
Il suo modo di
fare irritante farebbe perdere le staffe a chiunque, ma soprattutto a chi ha già
l’animo acceso come quello dei gemelli. Ma Jareth non si scompone davanti a
quella piazzata, la sua espressione rimane di pietra.
“Io le ho
semplicemente chiesto di aiutarmi a mettere a posto dei libri, non è certo
colpa mia se voi avete pensato male.” Ancora il suo ghigno.
Danny non riesce
più a sopportarlo, gli afferra il colletto della camicia con gli occhi accesi
di rabbia.
“Se le hai fatto
del male…se Amy è in pericolo per causa tua io…”
Lo sguardo del Re
si indurisce, la sua voce si fa gelida.
“Non osare
ragazzino…”
Mi vengono i
brividi, Danny non sa cosa rischia, ma io si. Nella stanza cala il gelo, siamo
tutti immobili; alla fine il nostro amico lo lascia andare.
“Non ho fatto
nulla alla vostra amica, non ho tempo da perdere con una semplice mortale, per
quanto amabile possa essere.”
“Lascia perdere
Danny, non abbiamo tempo da sprecare,” dice Charlie, che intanto ha già
aperto la porta finestra.
Prendiamo le pile
che teniamo nel Pensatoio per quando dobbiamo muoverci a luci spente e usciamo.
Io sono l’ultima e, prima di scendere i pochi gradini che mi portano alla
radura dietro alla biblioteca, lancio uno sguardo accusatorio a Jareth.
“Sarah, Amy non è in
pericolo in quel bosco,”
Stranamente si
sente in dovere di rassicurarmi, ma io mi limito a fissarlo.
“E tu come lo
fai a sapere?”
Scuote la testa,
“Mortali,” borbotta, “certe volte sono così ottusi. Dopo tutto questo
tempo come fate a non saperlo? Lei se ne va sempre in quel bosco, anche quando
è buio. E in ogni caso le luci della scuola si vedono per miglia.” Sembra
quasi scocciato della nostra stupidità.
“Non è questo
il punto,” replico, “noi l’abbiamo ferita ed è nostro dovere trovarla e
farle capire che siamo dispiaciuti per come l’abbiamo trattata.”
Va a
raggiungere i suoi amici, sparendo nel fitto del bosco. Sbuffo rassegnato, in
questo momento non dovrei occuparmi di lei, il mio Regno è in pericolo; ma allo
stesso tempo so di non poterla lasciare senza protezione,
quel bosco è il luogo perfetto per un attacco, ed io devo fare di tutto
per evitarlo.
Mi trasformo e in un frullo d’ali
comincio a seguirla.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Eccomi qui con un nuovo capitolo
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Angeal (o Shinigami Noir come preferisci essere
chiamata ora): perchè hai tolto la tua storia? Mi piaceva! Era scritta bene e
anche originale! Spero deciderai di rimetterla! I modi di Jareth, io li
definirei altezzosi? Dopotutto è un Re ed è sempre stato abituato a fare
quello che gli pare...quindi sarebbe strano se non fosse un po' arrogante, no?
Cappellaio Matto: non so se tu sia già tornata, ma
dai scommetto che in due settimane in vacanza ti divertirai così tanto che
neanche pensi alla mia storia, ma la troverai quando torni. ;-) mi ha fatto
morire dal ridere la tua battuta su Sarah! ahah si era abbastanza istericuccia
nel capitolo precedente...ma più che altro penso sia solo gelosa marcia! In
ogni caso in questo capitolo ha ben altri problemi a cui pensare che non le
Splendide...
Piccola Letty: oddio, lo sai che non ho ancora deciso
cosa fare con Amy? Da una parte l'ho usata solo come 'scusa' per creare questo
capitolo...ma se vi intriga posso cercare di creare una storia più interessante
per lei.
Leyra: sono contenta che ti piacciano le mie
descrizioni! Ho cercato di far vedere che, dietro quell'aspetto distaccato e
arrogante Jareth è veramente preoccupato per Sarah.
Capitolo 4
“Amy! Amy!”
Ci siamo separati per
cercarla meglio, anche se detesto ammetterlo, quello che mi ha detto Jareth mi
ha tranquillizzata un po’, ma in ogni caso dobbiamo trovarla al più presto.
All’improvviso la luce della mia torcia si spegne senza motivo, ed io mi
ritrovo immersa nel buio. Per un attimo sono come cieca, intorno a me vedo
soltanto oscurità.
Subito, l’incubo mi
torna alla mente; cerco di mantenere il controllo, non devo farmi prendere dal
panico, in fondo mi trovo a pochi passi dalla scuola, non nell’Underground.
Infatti, dopo pochi minuti gli occhi mi si sono abituati al buio e io ricomincio
a scorgere le sagome degli alberi e, in lontananza, le luci della Biblioteca.
Mi dirigo da quella
parte, attenta a non inciampare su qualche radice. Ad un tratto qualcosa mi
sfiora ed io mi immobilizzo, ma poi rifletto: sono sveglia, non corro alcun
pericolo, deve essere stato un cespuglio.
Vado ancora avanti,
allungando il passo, di nuovo quella sensazione, qualcosa mi sfiora, e stavolta
non posso sbagliarmi, quelle sono mani. Vado più veloce che posso, è troppo
buio e troppo accidentato perché io possa correre, ma cerco di raggiungere la
luce più in fretta possibile.
Appare un volto davanti
a me, è solo per un attimo, ma riesco lo stesso a scorgerlo chiaramente. E’
di un bianco spettrale, con gli occhi enormi e iniettati di sangue e la bocca
famelica e spalancata. Grido e mi accuccio per terra, anche se so che questa è
la cosa più stupida che io possa fare.
“Sarah…” una voce
sibilante mi chiama.
E’ come l’incubo, ma
mille volte peggio; perché ora lui è reale.
Mi rialzo, ma una forza
invisibile mi sbatte contro un albero. Vedo di nuovo quel volto, a pochi
centimetri dalla mia faccia. Riconosco lo sguardo nei suoi occhi: lui mi vuole,
nel modo più perverso ed assoluto.
Cerco di reagire ma non
riesco a muovere un muscolo, sono bloccata da quella forza sconosciuta. Lui
avvicina la sua bocca alla mia, sorride contro le mie labbra e mi bacia, sento
la sua lingua infilarsi tra i miei denti, fremo di disgusto e di paura, ma non
riesco a fare nulla, sono immobilizzata, completamente nelle sue mani.
“Jareth!” penso,
mentre mi solleva la gonna e mi strappa i bottoni della camicia, “Jareth!”
Sento le sue mani fredde
e viscide risalire sulle mie cosce, posarsi sui miei seni. Ho le lacrime agli
occhi.
Quando tutto sembra
perduto una sfera di luce dorata colpisce quell’essere, illuminando a giorno
quella parte del bosco. Si stacca da me e io riesco a respirare di
nuovo. Ora riesco a vederlo distintamente: è alto e magro, come Jareth,
e indossa abiti neri, come lui; ma non è il Re dei Goblin, in lui scorgo solo
oscurità e paura, odio e malvagità.
Quel verme grida per la rabbia e la sorpresa, più che
per il dolore, e poi si volta a fronteggiarmi. Vedendo Sarah raggomitolata in un
angolo fremo per la rabbia e la preoccupazione, ma ora non posso perdere la
concentrazione.
Mi basta un cenno della mano per scaraventarlo a terra,
ma quello rialza il viso e ghigna al mio indirizzo, e poi allunga una mano per
riprendere Sarah. Con chi crede di avere a che fare quel bastardo?
Lo allontano con un calcio e mi metto di fronte a lei.
Creo un’altra sfera di luce e gliela lancio addosso, ma prima che possa
colpirlo Wysa scompare in una nuvola di fumo nero.
Immediatamente mi rigiro verso la mia Sarah, ha gli
occhi sbarrati e il volto rigato dalle lacrime, trema violentemente, ha gli
abiti strappati, ma a prima vista non è ferita.
Il Re dei Goblin si
china fino a che i suoi occhi sono allo stesso livello dei miei, ma io ancora
non riesco ne a parlare ne a muovermi. Mi posa gentilmente una mano sulla
guancia.
“Sarah…” come è
dolce questo suono rispetto all’odioso sibilo di prima , “Sarah, stai
bene?” Ecco, ora c’è anche preoccupazione.
“Jareth…”
balbetto.
Mi piego in avanti,
scossa dai conato. Lui mi sorregge e io vomito l’acido e lo schifo che ho in
bocca. Mi passa un fazzoletto e io mi ripulisco; tremo ancora e allora lui mi
circonda con le sue braccia e io nascondo il volto nel suo petto.
Posso sentire le lacrime sulla mia camicia. La stringo
forte, a discapito del dolore che mi provoca.
Rimaniamo così, abbracciati e immobili, la sento
calmarsi a poco a poco. Ancora non voglio lasciarla, anche se il mio petto
brucia come se fosse ustionato. Ad un tratto sentiamo delle voci.
“Sarah! Sarah! L’abbiamo trovata!”
Vediamo le luci delle pile degli altri. Sarah si
allontana da me, io la copro con il mio mantello e la prendo in braccio. Lei non
protesta, si aggrappa a me e poggia la testa sulla mia spalla, nascondendo il
volto contro il mio collo e chiudendo gli occhi, come una bambina.
In silenzio raggiungo il piazzale di fronte al
Pensatoio. Gli altri sono già li; anche Amy che stringe la mano di
quell’umano insolente che poco fa aveva osato minacciarmi. Non appena ci vede
però, si stacca da lui e ci corre incontro.
“Sarah!” esclama. Non dice nient’altro ma i suoi
occhi spalancati osservano la sua amica per vedere se ci sono ferite evidenti.
“E’ tutta colpa mia, non avrei dovuto scappare così…”
un fiume di parole; la ragazza è addolorata e preoccupata perché, nonostante
tutto, ha capito il motivo per cui porto Sarah in braccio.
“Basta. Sono io che non ho vigilato abbastanza, non ci
sono altri responsabili.” Taglio corto io.
Le parole di Jareth mi
colpiscono, allora era vero che mi stava proteggendo da qualcosa! E, al
contrario da me Amy sa anche da chi, penso con una punta di gelosia.
Ma non c’è tempo di
recriminare, all’improvviso tutte le luci si spengono. Jareth si irrigidisce,
lo sento arrivare, il suo sibilo è inconfondibile.
Metto giù Sarah e mi preparo ad affrontarlo, nel buio
del bosco si vede solo il suo volto di un bianco spettrale. Sogghigna, apre i
palmi e da essi si sprigiona il buio, nero come inchiostro ingoia tutte le cose
intorno a lui.
Non perdo tempo e a mia volta sprigiono una nebbia
dorata che in poco tempo dissipa l’oscurità.
“Non basta così poco per mettermi in difficoltà! Re
dei Goblin!”
Wysa lancia
un paio di incantesimi contro Sarah e i suoi amici.
I ragazzi gridano, la ragazza bionda si stringe al suo
gemello, terrorizzata. Ma io sono più veloce, mi paro davanti a loro e ricevo i
colpi in pieno petto. Barcollo, stordito dalla loro potenza per un attimo e
sento Sarah gridare per la paura.
Quando ho visto quelle
sfere colpirlo il cuore mi è balzato in petto e non ho potuto fare a meno di
gridare. Ma il volto di Jareth rimane di pietra, rapidamente crea una sfera di
cristallo attorno a noi e poi avanza per affrontare il suo avversario.
Scompare di nuovo
nell’oscurità che si è creata, da dove mi trovo non riesco a capire cosa sta
succedendo, vedo solo luce e ombra che si combattono, sono troppo veloci perché
io possa distinguerli. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie mentre mi accosto il
più possibile alla parete di cristallo per cercare di scorgere Jareth.
E’ l’uomo che mi ha
sconvolto la vita, che ha popolato i miei sogni e i miei incubi, la cui presenza
alla Prescott mi aveva riempito di ansia; ma è anche colui che mi ha
abbracciata così stretta da confondere i battiti del nostro cuore, che mi ha
protetta, e che ora sta combattendo contro colui che mi aveva terrorizzata e
aggredita…un breve singhiozzo esce dalle mie labbra, contro la mia stessa
volontà. Cosa mi sta succedendo? Quando era rientrato nella mia vita avevo
pensato che il mio peggiore incubo fosse tornato ed ora, invece…
All’improvviso
un’accecate esplosione inghiotte l’innaturale oscurità creata
dall’avversario di Jareth. Quando finalmente siamo in rado di vedere di nuovo,
il bosco è tornata alla normalità.
Jareth riemerge
dall’ombra del bosco, rientrando nel cerchio di luce creato dalle lampade
della Biblioteca. Sorride sicuro e, a prima vista, non ha ferite. Il mio cuore
riprendere a battere normalmente.
“State bene?” dice.
I miei amici sono
impietriti, fino a quel momento non si erano resi conto quanto fosse potente
Jareth in realtà.
“Si,” rispondo io
alla fine; dato che sembro essere l’unica che ha ancora la capacità di
parlare.
“Bene,” risponde, ma
non riesce a finire la frase. Le parole gli muoiono in gola e lui cade riverso a
terra.
“Jareth!” grido.
Siamo ancora al di là
della barriera, allora batto le mani sul cristallo fino a spezzarlo, incurante
dei frammenti affilati che schizzano da tutte la parti.
Corro verso di lui e lo
giro. E’ privo di sensi, gelato, con il volto contratto dal dolore. Sembra
morto, se non fosse per il tremito incontrollabile che sento quando lo tocco. Mi
guardo le mani, sono piene di sangue.
Come in un sogno sento
Amy che mi chiama. “Sarah! Devi allontanarti!”
Non capisco che vuole
dirmi, “Non posso! Jareth è ferito!” le rispondo.
“Proprio per questo
devi andartene! La tua vicinanza peggiora le sue condizioni!”
“N-no…” balbetto,
la guardo, non capisco perché dice questo.
“E’ a causa della
tua vittoria su di lui!” Ami mi spiega, “le tue parole lo hanno sconfitto,
ed ora quando sei vicino a lui e lo tocchi. Jareth soffre terribilmente e si
indebolisce, è la maledizione di colui che risolve il Labirinto! Ricordi quando
cadesti dalla scaletta della Biblioteca e lui di prese al volo? Quando tornai
indietro per riprendere il mio quaderno, lo trovai quasi svenuto!”
Faccio un passo
indietro, il cuore stretto in una morsa, mi manca il respiro. Non avrei mai
pensato di provare una disperazione così grande. Jareth era venuto per aiutarmi
ed io lo sto distruggendo. Non posso permetterlo, non posso permettere che muoia
per causa mia, devo fare qualcosa.
Ritorno vicino a Jareth
e gli stringo la mano, poi chiudo gli occhi e pronuncio le parole.
“Desidero che i Goblin
mi portino via, all’istante.”
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Capitolo 5
Quanti complimenti! Grazie mille! Il capitolo
precedente vi ha proprio colpito, eh? Spero che anche questo capitolo vi
piaccia, quando l’ho scritto non mi sembrava malaccio…ma ora ho qualche
dubbio…
Ma ora basta chiacchiere e passiamo ai
ringraziamenti.
Shinigami Noir: peccato per la tua storia. A
me piaceva e trovavo originale la tua idea di scrivere una storia in chiave
divertente su Jareth geloso. Con l’ego smisurato che si ritrova, ogni tanto
gli fa bene che qualcuno lo prenda un po’ in giro! ;-P Però ti capisco se
dici che non sei convinta di quello che scrivi, sapessi quante volte succede a
me! Passando alla storia, non aver paura di fare figuracce! A me piace sentire
tutte le vostre idee, in più io stessa non ho ancora un’idea precisa di che
connotazione dare a Wysa. ;-)
Piccola Letty: Wysa non è proprio un suo
gemello (nel senso che non sono parenti!) lo definirei
più un alter ego malvagio, una nemesi, come ha detto Cappellaio Matto.
Sarah si è fatta rapire con la speranza di rompere la maledizione, vuol fare in
modo che Jareth abbia di nuovo ‘potere’ su di lei. Chissà se ci è
riuscita?? ;-)
Crow84: Ciao! Allora come ho detto a
Piccola Letty, Sarah si fa rapire in modo che Jareth torni nell’Underground,
la maledizione sia spezzata e lui riesca a guarire…ci avevi visto giusto!
Akyoko_86: eheh…in realtà siamo a un punto
di svolta della storia, ma non ti preoccupare non finisce qui. Ho in mente un
paio di colpi di scena che spero vi piaceranno…a proposito, ma la tua
dolcissima storia su Ranma e Akane hai intenzione di continuarla?
Morven Vaidt: grazie mille per tutti i tuoi
complimenti! Sono contenta che la storia ti stia piacendo! Anche per me Jareth
è stato uno dei miei personaggi preferiti, a dirla tutta tifavo per lui! Sono
contenta che ti piaccia il modo con cui lo descrivo, non voglio renderlo troppo
OOC, però allo stesso tempo voglio far vedere come ci tenga a Sarah!
Leyra: beh, Jareth ha deciso di confidarsi con
Amy diciamo perché è abbastanza orgoglioso e non voleva mostrare a Sarah la
sua debolezza. Non ce lo vedevo proprio ad andare dalla ragazza che lo ha
sconfitto e dirle: sai, sono corso qui per aiutarti non appena mi hai chiamato,
anche se per colpa tua soffro le pene dell’inferno quando ti sono vicino. E
poi diciamocelo, Jareth è anche un po’ str*****tto e quindi un po’ ci
godeva a far ingelosire Sarah| XD
Cappellaio Matto: wow! Grazie! spero che
questo rapidissimo aggiornamento ti vada bene come premio! Hai ragione la scena
dello scontro non è molto approfondita, ma le scene di azione non sono il mio
forte. Vedrò di rimediare nei prossimi capitoli! Wysa allora, non è proprio
mostruoso come Nosferatu, ma non è neanche bello come Jareth. ;-P Diciamo che
ha la stessa fisionomia del Re dei Goblin (viso sottile, denti un po’
appuntiti, strane sopracciglia) però imbruttito dalla malvagità. (Spero che
abbia un senso quello che ho detto!)
Ed ora passiamo alla storia!
Daydreamer
******
Ci ritroviamo in quella
che deve essere la sala del trono di Jareth. Un alto scranno dall’articolato
schienale è addossato su una delle pareti di pietra, mentre al centro della
sala si apre una piccola infossatura circolare.
“Goblin! Sono qui!”
grido, “Aiuto! Il vostro Re è in pericolo!”
continuo, ma nessuno mi risponde.
So quanto possono essere
infide quelle creaturine, come amino nascondersi nell’ombra e osservare, ma
non posso pensare che non vogliano aiutare il loro Re.
“Aiuto!” chiamo
ancora, ma nessuno risponde; il castello di Jareth è immerso in un inquietante
silenzio. Dove sono finiti tutti?
Rapidamente mi guardo
intorno, mi affaccio nei corridoi che si aprono sulla sala, chiamando ancora
qualcuno. Ma a questo punto so già che nessuno mi risponderà. Un brivido mi
percorre la schiena, che cosa è successo? Ma in quel momento non posso
preoccuparmi di quello, devo pensare a Jareth.
E’ ancora svenuto,
steso immobile a terra. Mi riavvicino a lui e tento di tirarlo su, il tremore
che ho sentito poco fa è sparito, spero che questo voglia dire che le mie
parole hanno spezzato la maledizione, e che il mio tocco non gli arreca più
nessun dolore. Lo trascino nel corridoio, sperando di trovare una stanza da
letto in cui possa sistemarlo.
Sono fortunata, non
troppo lontano dalla sala centrale vedo un’ampia camera con un letto a
baldacchino, senza pensarci due volte entro e lo stendo sopra le coperte. Il suo
peso morto è pesante da trasportare, e quando finalmente lo lascio mi accorgo
di essere esausta per lo sforzo. Ma non posso perdere tempo. Gli levo gli
stivali e il mantello e poi gli slaccio la camicia.
Involontariamente
arrossisco nel vedere il suo petto liscio, ma la ferita che gli squarcia il
torace mi fa subito tornare con i piedi per terra. Lacero le lenzuola e ne
faccio una benda per tamponare il sangue, non c’è altro che possa fare per
lui in questo momento. Avevo sperato che ci fosse qualcuno ad aiutarmi, ma
purtroppo sono sola.
Gli scosto i capelli dal
volto e gli passo una mano sull’arco delle sopracciglia, sulla guancia…la
sua pelle è liscia e calda sotto le mie dita, gli tocco le labbra semidischiuse
e la sua espressione si rilassa, sembra che stia riacquistando un po’ di
colore.
Indugio ancora un attimo
a guardarlo e poi mi abbasso per posargli un bacio sulla bocca.
“Perché vuoi sempre
apparire peggiore di quello che sei…”
Mi tolgo le scarpe e la
giacca, poi mi stendo vicino a lui. Poso delicatamente la mia mano sulla sua
ferita, stranamente ora la mia vicinanza sembra dargli conforto, invece che
dolore. Non so perché mi comporto così, so solo che mi sembra la cosa giusta
da fare, e così mi stendo di fianco a lui. Voglio darti tutti il mio calore e
la mia forza, in questo momento farei qualunque cosa perché non muoia.
******
Mi trovo in un’ampia pianura sferzata dal vento,
niente altro che un mare d’erba sotto un cielo grigio piombo. So di essere in
uno stato di incoscienza, e sento il mio corpo gridare per il dolore. Sorrido
amaro, sapevo che alla fine sarebbe successo questo dalla prima volta che ho
posato gli occhi su di lei.
Sarah è stata la mia rovina, ma non riesco a
pentirmi di nulla di ciò che ho fatto. Mi ha affascinato e attirato contro la
mia stessa volontà, l’avevo osservata e studiata prima ancora che lei
entrasse nel mio Regno. E nel nostro primo incontro l’unica cosa che volevo
era che si sottomettesse a me, quella ragazzina mortale che mi aveva ammaliato a
discapito di ogni logica, volevo
che diventasse mia ad ogni costo. Ma lei aveva risolto il mio Labirinto,
l’unica dopo secoli, e la sua vittoria a segnato il mio fato.
Mi ha legato a lei indissolubilmente, avrei dovuto
essere furioso nei suoi confronti, avrei dovuto cercare di vendicarmi per avermi
reso impotente nei suoi confronti; ma la verità era che stavo impazzendo a non
poterle stare vicino. L’unico contatto che avevamo erano i nostri sogni comuni
e io come uno stupido ne ero diventato dipendente, come uno sciocco, come un
debole…come un’innamorato.
E come uno sciocco, stupido innamorato ho messo a
repentaglio la mia vita per proteggerla. Se questo è l’ultimo sogno che farò
prima che la mia fine giunga, allora spero che Sarah sia con me un anche questa
volta.
Scorgo una figura in lontananza, indossa una
leggera veste bianca e ha i capelli scuri sciolti nel vento e il cuore si ferma.
Avanza nell’erba fino a che non si trova di fronte a me.
“Alla fine hai vinto tu, Jareth,” dice, la
sua voce è dolce e triste allo stesso tempo, “tu hai potere su di me.”
Mi accarezza il viso, e mi stupisco di non sentire più
dolore, ma solo il suo tocco caldo e gentile, si alza in punta di piedi e poggia
le labbra sulle mie.
Mi sveglio di soprassalto, sento il corpo formicolare
di un’energia nuova, la ferita guarire. Sento un peso su una spalla. Giro la
testa e la vedo, Sarah dorme accanto a me, gli occhi sono stretti e orlati di
lacrime, il braccio che mi circonda il petto protettivo. Il suo respiro è
talmente vicino da mescolarsi con il mio, ma stavolta non mi brucia, non mi
ferisce, anzi è come un balsamo.
Spalanco gli occhi per la sorpresa, allora il sogno
che ho fatto era vero?!
“Sarah” la chiamo in un sussurro.
Le accarezzo una guancia. Lei apre gli occhi enormi e
mi fissa intensamente. E’ come se fossimo immersi in un sogno, nessuno di noi
due dice nulla. Non riesco a controllarmi, la stringo a me e la bacio. Lei non
si ritrae, ma mi risponde con la stessa intensità.
******
Mi sveglio lentamente,
ho la mente confusa. Sono riposata, in pace, un lieve tepore mi circonda. Apro
gli occhi e trovo il volto di Jareth a pochi centimetri dal mio, le labbra
talmente vicine che i nostri respiri si mescolano.
Mi ritraggo
immediatamente e mi accorgo delle sue braccia che mi circondano la schiena,
delle mie mani sul suo petto, delle nostre gambe intrecciate. Il cuore comincia
a battermi all’impazzata, arrossisco violentemente, comincio a ricordare cosa
è successo. La sua ferita, la mia disperazione, la mia scelta. Ho accettato di
tornare nell’Underground, ho curato colui che ho sempre considerato la mia
nemesi, e l’ho baciato.
Beh ho fatto molto di più
che baciarlo, mi sono stretta a lui con una passione che non pensavo possibile,
le mie mani hanno percorso il suo corpo, e le sue hanno fatto altrettanto, si
sono infilate sotto la mia camicetta, sulle mie gambe nude e io l’ho lasciato
fare, come se la mia vita dipendesse dalla nostra vicinanza, dal contatto dei
nostri corpi. Se…se lui avesse voluto farmi sua ieri notte, io l’avrei
accettato. Mi sarei data a lui senza riserve.
Mi sciolgo dal suo
abbraccio ed esco dal letto, imbarazzata dai miei stessi pensieri. Mi accorgo
dei bottoni strappati della mia camicia e ciò che è successo nel bosco mi
torna alla mente. Mi colpisce come un pugno allo stomaco. Sento ancora le mani
di quell’essere su di me, così diverse da quelle di Jareth, e il ricordo
dell’aggressione cancella ogni altro pensiero.
Mi ritrovo a tremare e,
incurante del fatto che sono poco vestita, scappo via dalla camera.
******
Apro gli occhi, sono nel mio letto. Sono
disorientato, l’ultima cosa che ricordo è il bosco dietro la scuola, nel
Mondo di Sopra. Chi mi ha portato qui? Mi accorgo di essere completamente
guarito.
“Sarah!”
In un’attimo mi torna tutto alla mente, è lei che
mi ha guarito, ha spezzato la maledizione sottomettendosi di nuovo a me. Ed
io…l’ho presa e lo baciata, dannazione! Stavo per prenderla e farla mia!
Ruggisco per la frustrazione, questo non doveva accadere, ho perso il controllo.
Quell’animale l’ha attaccata, stava per violarla ed io che faccio, mi
comporto esattamente come lui, come una bestia in calore senza alcun freno. Per
fortuna sono riuscito a fermarmi in tempo, ma lei sarà sconvolta adesso.
Con un gesto mi rivesto e creo una sfera, devo
trovarla, il Labirinto non è più il luogo che ricorda, e lei può essere in
pericolo.
“Eccola…”
Un sussurro increspa le mie labbra mentre la osservo
attraverso il cristallo. E’ raggomitolata su una panchina, nel giardino del
castello, e si guarda intorno smarrita e tremante.
******
Tremo, l’aria è
fredda, il cielo grigio. Sembra che sia inverno qui nel Labirinto, anche se nel
Mondo di Sopra è ancora autunno. Non riconosco questo luogo, sembra un
giardino, ma è abbandonato, incolto, come se nessuno se ne occupasse da molto
tempo. Le aiuole sono infestate dalle erbacce e l’erba è gialla, bruciata dal
freddo. Tutto è immerso in un silenzio spettrale, cosa è successo a questo
posto?
Trovo una panchina e mi
siedo, mi stringo al petto le ginocchia, rabbrividisco,
e non è solo per l’aria gelida. I pensieri sono così tanti che mi sento
soffocare.
Ho chiesto di essere
Portata Via, non potrò più vedere il mio mondo, la mia famiglia, i miei amici.
Ho segnato la mia condanna, il mio esilio in questo mondo. Che ne sarà di me?
Jareth vuole che diventi la sua Regina, che lo ami, è sempre stato chiaro in
questo; ora ha il potere di obbligarmi a farlo. Sento di nuovo le guance
imporporarsi al pensiero di ciò che
stava per accadere tra noi e io mi nascondo il viso nelle mani per la vergogna.
Come è potuto succedere tutto questo?
Un fruscio lieve, come
ali piumate, e mi ritrovo vestita di un lungo abito azzurro. E’ morbido e
caldo, e io mi sento protetta. Jareth.
Lo vedo avvicinarsi, lo
stomaco mi si chiude in una morsa. Si siede accanto a me senza neppure
sfiorarmi. Ma io non posso fare a meno di pensare a la notte appena passata, e
non riesco a guardarlo negli occhi.
“Perdonami, Sarah.”
Non l’ho mai sentito
così serio. Non c’è alcuno scintillio malizioso negli occhi, non ci sono
trucchi o inganni.
“Basta una parola e ti
riporto nel Mondo di Sopra, ritornerà tutto come prima e tu non sentirai più
parlare di me. Mi occuperò io di chi ti ha attaccato, tu non dovrai pensare più
a nulla.”
“No!” un sussurro mi
scappa dalle labbra, quasi involontario. Non voglio perderlo, dopo tutto quello
che ha fatto per me, il pensiero mi è insopportabile.
“No,” ripeto con più
calma e gli prendo una mano nelle mie. Li si volta a guardarmi stupito, ma io
vado avanti.
“Ho fatto un patto e
voglio rispettarlo. Non voglio più vederti soffrire come prima, voglio
aiutarti. Il tuo Regno è in pericolo e la colpa è di quell’essere che mi ha
attaccata, vero? Non voglio abbandonare questo posto alla desolazione in cui si
trova, non voglio abbandonare te, dopo quello che hai fatto per me…”
La guardo, gli occhi enormi e spalancati, le guance
pallide soffuse da un lieve rossore, bellissima e fragile. Davanti a me c’è
la fanciulla che mi ha sfidato, che mi ha affascinato contro ogni logica, che mi
ha spezzato il cuore.
Ed ora si è sottomessa al mio potere e vuole
aiutarmi. Potrei fare di lei ciò che voglio, ora che si trova nel Labirinto, ma
ora l’unica cosa a cui posso pensare è che voglio proteggerla, da me e dal
mio mondo.
Si alza.
“Andiamo,” mi dice,
e il suo volto è di nuovo imperscrutabile.
Mi alzo, pronta a
seguirlo, ma una volta in piedi mi accorgo di avere addosso di nuovo la mia
divisa scolastica, pulita e perfettamente in ordine come se fosse appena uscita
dalla lavanderia.
“C-che significa?”
alzo gli occhi verso di lui, anche i suoi abiti sono tornati ad essere quelli di
un mortale.
Lui allunga la mano
verso di me.
“Torniamo,” dice
semplicemente, “non vorrai far preoccupare i tuoi amici vero? Non vorrei che
qualche altro cavaliere si batta per il tuo onore così come ha fatto con Amy
Bloomfield.” Sogghigna, ma non nel suo solito modo beffardo.
Mi avvicino a lui e
poggio le mani sul suo petto, lui mi circonda la vita, tirandomi a se
delicatamente, finché la mia testa non tocca la sua spalla. E’ un movimento
così naturale che quasi ne sono sopraffatta, è come se ci fossimo abbracciati
in questo modo da sempre.
Chiude gli occhi,
concentrandosi, e spariamo in un mare di scintille dorate.
PS. per il prossimo capitolo forse dovrete aspettare
un po' perchè ancora non l'ho scritto!!
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Capitolo 6
Vedo che siete tutte super curiose di capire chi è
questo Wysa e perché ce l’ha con Sarah, in questo capitolo comincio a
spiegare qualcosa, mi sono dovuta inventare un po’ di mitologia
dell’Underground…spero vi piaccia! Con tutti i complimenti che mi fate non
voglio deludervi proprio adesso! ;-)
Leyra: eh si Jareth è un bel po’
maligno quando ci si mette, ma nel capitolo precedente si è un po’
rivalutato, no? ;-)
Shinigami Noir: grazie mille per i complimenti
troppo buona! Per i Goblin, diciamo che non è che non hanno voluto aiutare il
loro Re, ma che sono stati impossibilitati a farlo…
Morven Vaidt: ti dirò, quando stavo scrivendo
la scena della camera da letto, all’inizio avevo pensato a qualcosa più di un
bacio. Ma poi mi sono detta che forse era un po’ inverosimile…dopotutto
Jareth era appena guarito da una ferita mortale al petto! Per Sarah…beh io
penso che Jareth le avrebbe permesso di portare Merlin se avesse accettato di
essere sua regina, dopotutto è lui ha detto che sarebbe stato il suo schiavo se
l’avesse amato. Ah! Sciocca ragazza, ma la perdoniamo perché forse era ancora
un po’ piccola per capire come va il mondo. LOL!
Piccola Letty: grazie cara! Vediamo un po’
che succederà tra Jareth e Sarah adesso!
Cappellaio Matto: ciao! Tranquilla non è che
ho saltato la scena un po’ più intima tra loro per vergogna, e che non so mai
come comportarmi con i rating! Però
se tu ha notato che quella parte è un po’ troppo spedita, la prossima volta
ci starò un po’ più attenta! ;-P
Saliman: ciao e grazie per tutti i tuoi
complimenti! Sono contenta che ti sia piaciuta la caratterizzazione di Sarah,
spesso in altre storie che ho letto viene descritta come solitaria ma io invece
l’ho voluta mostrare come una ragazza normale che, proprio grazie
all’avventura del Labirinto è maturata e ha capito che non deve rifugiarsi
solo nel suo mondo di fantasia.
Moonage Daydream: avevo appena scoperto
che mi avevi messo tra i tuoi preferiti, e ora mi commenti anche, grazie!
Devo ringraziare anche –visto che non l’ho fatto
finora perchè mi sono accorta solo ora che mi state seguendo anche voi- jesuisstupide
(che ha messo la storia tra le preferite) e poi ChiaraFilo, Yuff e
Zizzy_ (che hanno messo la storia tra le seguite).
Buona lettura!
Daydreamer
******
Ci ritroviamo nel
Pensatoio. I miei amici sono tutti lì, devono aver passato la notte in
Biblioteca tutti insieme ed ora dormono sui divani e le poltrone della nostra
saletta segreta. Devono aver avvertito la nostra presenza però, perché pian
piano cominciano a svegliarsi.
Non appena Natalie
mi vede lancia un gridolino di gioia e mi si butta addosso, stringendomi così
forte che quasi non respiro.
“Oh Sarah!
Com’ero preoccupata! Pensavo di non rivederti mai più!”
Anche gli altri si
alzano e mi abbracciano. Amy ha le lacrime agli occhi, continua a dire quanto
le dispiace che io sia stata attaccata per causa sua e a darsi la colpa. Mi
circondano protettivi e mi riempiono di domande, il loro giudizio su Jareth è
cambiato dopo che l’hanno visto combattere per proteggerci ma ancora non si
fidano completamente di lui e, a dirla tutta, ne sono anche leggermente
spaventati, dopo aver visto tutta la potenza della sua magia scatenata contro
Wysa.
“Adesso è meglio che
io vada,” dice Jareth ad un tratto e io mi giro a guardarlo, era rimasto a
guardare la nostra piccola riunione senza dire una parola, in disparte.
“Ma Jareth…” lo
interrompo, ci sono tante cose che ancora non capisco e che vorrei chiedergli,
non può andarsene proprio ora.
“Non ti preoccupare,
più tardi potremo parlare con calma.” Dice come se mi avesse letto nel
pensiero, “Adesso ho delle faccende da sbrigare…e anche voi, se non sbaglio
le lezioni iniziano tra poco, no? Andate adesso, dopo ci vedremo.”
A malincuore lascio che
gli altri mi portino via.
******
La giornata
passa tranquilla, quasi noiosa tra le solite chiacchiere e lezioni. Nessuno
potrebbe sospettare che la sera prima io sia stata in un altro mondo a curare un
essere fatato, che poi ho baciato e cui ho destinato la mia vita. Ancora non
riesco a realizzare quello che ho fatto, mi sembra così irreale, ma dentro di
me so che un giorno Jareth mi chiederà di ritornare per sempre con lui
nell’Underground per essere la sua Regina, la sua sposa.
La cosa mi sconvolge? In realtà meno di quanto avessi pensato, anzi mi ritrovo
a sorridere mio malgrado a quell’idea.
Sento un piacevole
rimescolio al solo pensiero. Per lui non provo più l’attrazione infantile
di quando lo incontrai nel suo
libro per la prima volta, a quel tempo quell’essere oscuro e magico
rappresentava la fuga da una realtà che non mi piaceva. Ora lo vedo con gli
occhi diversi. Vedo le sue debolezze, i suoi lati negativi che ama mostrare al
mondo, per farsi rispettare, temere ed anche disprezzare alle volte, purchè
venga riconosciuto il suo potere.
Ora so che c’è
qualcosa di più in lui, c’è tristezza, c’è la responsabilità per il suo
Regno, e ci sono i suoi sentimenti. Non avevo mai pensato che potesse
essere seriamente innamorato di me, anche dopo che era arrivato alla scuola per
proteggermi, credevo che tutte le sue mosse avessero un secondo fine, ma quando
l’ho visto mettere a repentaglio la sua vita per me, allora finalmente ho
capito. Ho capito che fino a quel momento ero rimasta affascinata solo
dall’immagine di Jareth che mi ero costruita, ma ora mi stavo innamorando del
suo vero io.
Le lezioni, con la loro
quotidianità, mi permettono di staccare un po’ dalla magia e allo stesso
tempo di riflettere su cosa mi è successo, ma quando mi rivedo con gli altri a
pranzo ricevo il terzo grado che mi aspettavo.
Danny vuole essere
sicuro che Jareth non stia mentendo e che non mi abbia fatto del male, apprezzo
la sua preoccupazione ma gli assicuro che nessuno mi ha obbligata a fare nulla e
che sto bene; i gemelli sono invece un’altro paio di maniche. Natalie in
particolare vuole sapere quali sono i miei rapporti con il Re dei Goblin.
“Questa mattina mi
sembravate molto amichevoli…” mi dice con un sorriso malizioso. “Devo
dedurre che non lo consideri più un idiota?”
Arrossisco.
“No, non lo considero
più un’idiota.” Concedo, “è sempre il solito Re dei Goblin, non vi
aspettate che ora sia diventato un santo, ma finalmente ho capito che dice la
verità e che è qui per proteggermi, l’avete visto anche voi no?”
“Già…” Charlie
rabbrividisce, “ma che era quella specie di mostro ieri sera? Perché ti ha
attaccato? Non ci darà più fastidio ora che Jareth è riuscito a batterlo?”
Purtroppo non so
rispondere alle sue domande.
“Mi dispiace Charlie,
ne so molto poco anch’io di tutta questa storia. So solo che quell’essere si
chiama Wysa e che per qualche motivo ce l’ha con me. Era lui quello che mi
assaliva nei sogni, spero solo che ora i miei incubi siano finiti…”
A dire la verità credo
che Wysa non sia né morto né sconfitto, ma ora che Jareth ha di nuovo i suoi
poteri spero che mi proteggerà lui.
“Sarah…” Amy alla
fine fa una domanda anche lei, “cosa significa il fatto che hai chiesto ai
Goblin di portarti via?”
“Significa che ora ho
spezzato la maledizione e Jareth non soffre più a causa mia.”
“E il resto? Quello
che ci hai detto riguardo a tuo fratello? Anche tu sei condannata a rimanere
nell’Underground ora?”
“Ma no che dici!”
esclama Natalie, “lei è qui con noi adesso, no? Se Jareth avesse voluto
tenerla in quel suo Labirinto noi non l’avremmo più vista, giusto?”
Io annuisco.
“Giusto Nat,” mento.
Non mi va di dirgli la
verità in questo momento. Io stessa non so cosa succederà, ci sono ancora
tanti problemi e tante questioni da risolvere, e non voglio preoccuparli
inutilmente.
******
Per tutto il giorno
Jareth non si fa vedere, non c’è nemmeno alla Biblioteca, e io non posso fare
a meno di sentirmi…triste, non gelosa, non irritata, ma solo triste; il Re dei
Goblin mi manca. Oddio! Come sono arrivata a questo punto?! Penso, stupendomi di
me stessa. Io Sarah Williams, che ho superato rischi indicibili e
traversie innumerevoli, ora mi trovo a
sospirare per quello che era stato il mio avversario. Mi ritrovo a sorridere per
l’assurdità della situazione.
“Ridi?” una
voce alle mie spalle mi chiede.
Io mi giro di scatto e
il mio cuore fa un inaspettato ma piacevole capitombolo nel petto alla vista di
lui al centro della mia stanzetta. E’ molto più semplice di quella che avevo
a casa, quando è venuto il momento di trasferirmi alla Prescott mi ero resa
conto che tutti i ninnoli e le cianfrusaglie a cui tenevo così tanto non mi
servivano più. Avevo portato solo poche cose, quelle a cui tenevo veramente,
tra queste la bambola con le fattezze di Jareth, i pupazzi di Ludo, Sir Dydimus
e il Firey, la statuetta di legno di Hoggle, il poster di Escher…e poi il
carillon. Tutte quelle cose che mi ricordavano il Labirinto erano al sicuro in
un cassetto dello scrittoio, ma per il resto la stanza appariva semplice e
ordinata.
“La tua stanza non è
più quella di un tempo.” Jareth osserva guardandosi intorno. “Il tuo
Lancillotto, i tuoi trucchi e le tue maschere…è tutto sparito...”
"Già,” dico io,
leggermente imbarazzata dal fatto che ricordi così bene la mia camera.
“Ti dona,” aggiunge
dopo averla osservata per un po’, “è
più elegante, pulita…adulta,”
“Grazie…” dico
arrossendo. “Ma non stare in piedi, siediti. Ho un sacco di cose da
chiederti.” Aggiungo in fretta per nascondere l’imbarazzo.
Si accomoda sul mio
letto e poi mi guarda, in attesa.
“Cosa è successo al
Labirinto?” inizio subito io.
“E così te ne sei
accorta…”
“Certo che me ne sono
accorta!” esclamo io, “ieri notte, quando siamo tornati nel tuo castello,
non c’era anima viva! E anche questa mattina, nel giardino…era come se
nessuno se ne fosse preso cura da molto tempo. Dove sono finiti tutti?”
“Li ho persi,
Sarah.”
"Cosa vuol dire
questo? Ti hanno abbandonato dopo che ti ho…che ho risolto il tuo
Labirinto?”
"No…non è stato
a causa tua, dopo che mi hai sconfitto io, beh io ero abbastanza malmesso. Ho
passato parecchio tempo nella mia forma animale, i miei poteri erano diminuiti e
io avevo bisogno di recuperare le forze.”
“E i Goblin ti hanno
voltato le spalle proprio nel momento in cui avevi più bisogno di loro?”
esclamo scandalizzata.
“Sarah,” mi riprende
allora lui, “lo so che non hai una grande opinione dei miei sudditi, ma i
Goblin non sono così stupidi o sleali. No, diciamo che, mentre la mia mente era
occupata da altre questioni, i confini del mio regno si sono indeboliti.”
“Devi sapere che il
Labirinto è un luogo del Crepuscolo, un punto di confine.” continua,
“L’Underground non è tutto uguale, è composto da Luoghi della Luce, dove
tutto è buono e perfetto –è un po’ noioso per i miei gusti,” sogghigna
malizioso, “e Luoghi della Notte, abitati da Fae come Wysa.”
“Il Labirinto è uno
dei luoghi in cui luce ed ombra si mescolano ed in cui è necessario mantenere
un equilibrio tra le due parti. Diciamo che la tua venuta ha creato uno
sconvolgimento in quell’equilibrio e che l’ombra ha approfittato per
attaccare.”
“Ah…mi dispiace,”
balbetto, non avevo mai pensato al fatto che la mia vittoria potesse avere
conseguenze così negative su Jareth e sul suo Regno. Io volevo solo riportare
mio fratello a casa prima che tornassero i miei, non volevo fargli del male.
“Non c’è nulla di
cui dispiacerti…dopotutto era quello che volevi, no? Sconfiggermi per riavere
tuo fratello.”
“Beh, ma io non sapevo
che ti avrei fatto del male, o che avrei creato tutti questi problemi,
altrimenti…”
“Altrimenti cosa, mi
avresti lasciato Toby?”
La sua voce ha
riacquistato quel suo tono leggermente sarcastico.
“E’ inutile piangere
sul latte versato, Sarah, io ho fatto la mia parte e tu la tua. Non potevamo
uscire entrambi vincitori dalla nostra sfida.”
Il suo tono leggermente
paternalistico dovrebbe irritarmi, ma sono ancora troppo curiosa di sapere cosa
è successo e un tremendo senso di colpa comincia a serpeggiare dentro di
me…sembra proprio che la condizione attuale del Labirinto sia stata causata
dalla mia avventura di tre anni fa, anche se io stessa non so come possa essere
successo.
“Vai avanti…” dico
seria, sedendomi accanto a lui.
“Quando i confini si
sono indeboliti l’ombra di Wysa ha cominciato a serpeggiare nel mio Regno.
E’ cominciato lentamente ed io ero troppo debole per accorgermene. Pian piano
le zone più lontane hanno cominciato ad andare in rovina.”
Io non posso fare
a meno di sollevare un sopracciglio, in molti punti come la Discarica o la Gora
dell’Eterno Fetore, il Labirinto mi erano sembrato già abbastanza in rovina
all’epoca della mia avventura.
“Non fare quella
faccia Sarah, hai tuoi occhi il mio Regno è sembrato solo un ammasso di
trappole e luoghi selvaggi; ma questo è ciò che io ti ho voluto mostrare, dopo
tutto stavo cercando di fermarti. Il mio Regno è fatto di luce ed oscurità, ma
ora l’ombra sta prendendo il sopravvento. E io non lo posso permettere.”
“Cosa successo ai tuoi
Goblin…e agli altri tuoi sudditi?”
“L’ombra li ha
inghiottiti e loro sono spariti. Tutti o quasi.”
“Ma e i miei amici…
Hoggle, Ludo e Sir Dydimus…”
Io stessa li avevo
pregati di non abbandonarmi, ma alla fine –dopo quell’ultima pazza festa
nella sua camera da letto, non li avevo più chiamati. Avevo pensato spesso a
loro, ma con la dolce nostalgia con cui si ripensa a degli amici d’infanzia
che già si sa non si rivedranno mai più.
"Anche loro…”
Mi copro la bocca con le
mani, incapace di trattenere un singhiozzo. Un conto era sapere che non li avrei
più rivisti ma che si trovavano ancora nel Labirinto dove li avevo lasciati io,
un conto invece era sapere che –anche se involontariamente- ne avevo causato
la distruzione.
“Non ho detto che sono
morti, Sarah. Ho detto che sono scomparsi, ed è possibile farli tornare.”
Alzo la testa di scatto
per guardarlo negli occhi, il suo volto è imperscrutabile come sempre.
“Dobbiamo lavorare
insieme, tu ed io.”
Ho ripostato il capitolo, grazie Shinigami Noir per avermi fatto presente gli errori di battitura! ;)
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Nuova pagina 1
Capitolo 7
Eccomi con un nuovo capitolo e come al solito scusate
per la lentezza, ma ho paura che da adesso in poi non riuscirò a fare più in
fretta di così!
Shinigami Noir grazie per avermi
fatto notare gli errori, io rileggo ma come al solito chi scrive difficilmente
vede i propri errori! Per Wysa eheh…qui comincio a spiegare qualcosa di più!
Morven Vaidt grazie per la pazienza, purtroppo
credo che diventerò un po’ lenta con i capitoli, tra il lavoro e un’altra storia
in inglese che sto scrivendo (per un fandom completamente diverso)
inevitabilmente vado più piano. Ma cercherò di aggiornare più in fretta
possibile!
Cappellaio Matto eheh già la collaborazione
Jareth-Sarah porterà inevitabilmente a un avvicinamento della coppia. E grazie
per i complimenti sull’idea del Labirinto come terra di Crepuscolo. Mi è venuto
in mente perché nel film non c’è mai una luce completamente definita, e sembra
sempre l’imbrunire.
Saliman grazie! E si ho voluto mostrare come
Sarah, dopo la sua avventura nel Labirinto, abbia trovato quell’equilibrio che
le mancava; perché io ho visto la sua avventura soprattutto come una crescita
interiore da ragazzina confusa, arrabbiata con il mondo e un po’ viziata a una
giovane donna più matura e determinata.
Piccola Letty don’t worry, non sono una che ama
le storie TROPPO tragiche, quindi gli amici di Sarah non sono perduti e cercherò
di fare del mio meglio per salvare tutto il Labirinto.
Moonage Daydream grazie anche a te. Qui spiego
finalmente come Jareth e Sarah collaborano e perché lei può aiutarlo…ma tra un
po’ credo che arriverà anche un po’ di azione!
Daydreamer
******
“Cosa intendi per
‘lavorare insieme’?” chiedo stupita, non ho idea di come io possa aiutare il Re
dei Goblin, da semplice mortale che sono.
“Tu hai superato il
Labirinto, lo hai risolto, e questo ti da il potere di modellarlo a tuo
piacimento.” Spiega Jareth con serietà. “Quando mi hai guarito è stata la tua
volontà a farlo. Se tu avessi voluto uccidermi, lo avresti potuto fare con un
semplice gesto della mano.”
Spalanco gli occhi,
sconvolta da quella rivelazione.
“Vuoi dire che anche
ora, se io volessi, ti potrei far del male semplicemente volendolo?”
“Nonostante i nostri
trascorsi, spero vivamente che tu non lo faccia,” dice con un mezzo sorriso
ironico, “ma no, qui nel Mondo di Sopra non puoi fare nulla. In nessun’altro
luogo che non sia il Labirinto la tua volontà ha potere.”
Annuisco, senza parole.
“Quindi…cosa vuoi che io
faccia?” chiedo titubante, il potere che nelle mie mani mi spaventa parecchio.
“Voglio che torni con me
nel mio Regno e mi aiuti a ripristinarlo. Insieme lo rafforzeremo e ne faremo
tornare l’equilibrio.”
“Adesso?” chiedo
incerta. Un conto è sapere di essere in grado di fare ciò che non avresti mai
ritenuto possibile, un conto è usarlo, così su due piedi.
“Te la senti?” chiede
Jareth e mi fa piacere sentire la nota di preoccupazione nella sua voce.
“Prima…prima vorrei
sapere qualcosa su Wysa…cosa vuole da me?”
“Io non lo so
esattamente.”
“Cosa vuol dire ‘non lo
so esattamente’?? Wysa mi ha attaccato…mi ha aggredito e tutto questo senza
motivo?!”
“No, non senza motivo,”
Jareth dice, con la mano che va ad accarezzarmi protettiva la guancia, “non
senza motivo. Anche lui sa che ora tu hai il potere sul Labirinto e vuole
soggiogarti perchè tu lo usi a suo piacimento.”
Deglutisco.
“Ma questo…questo non
spiega perché voglia…violentarmi.” Rabbrividisco al solo pensiero, “non può
semplicemente catturarmi?” chiedo.
“Quelli come Wysa non
vanno tanto per il sottile. Se ieri notte non lo avessi fermato, se fosse
riuscito a prenderti, non puoi neanche immaginare cosa ti avrebbe fatto. Una
volta che avesse finito di divertirsi con te della vecchia Sarah sarebbe rimasto
ben poco e allora avrebbe potuto sfruttarti a tuo piacimento…”
So di che parlo, ho già incontrato altre vittime di
quegli esseri. Anche le Ninfe della Primavera, le più allegre e frivole delle
Creature della Luce, perdono la voglia di vivere dopo essere passate nelle mani
di Wysa e dei suoi. Lo fanno per divertimento, riuscire a catturare le creature
più deliziose e positive, e renderle involucri vuoti e sterili, pieni solo di
paura e vergogna.
Si copre le orecchie con le mani, per non sentire le mie
parole, ma io la prendo per i polsi e la costringo a guardarmi in viso.
“Non lo sto dicendo per spaventarti, Sarah, lo sto
dicendo perché devi stare in guardia. Mai come adesso. Tu pensi che io sia
oscuro e pericoloso, ma ricorda che lui lo è mille volete di più. Noi abbiamo
giocato, la nostra era solamente una partita. Ma lui non farà sconti, se ti
prende farà ciò che vuole di te!”
I suoi occhi verdi si allargano per il terrore e il suo
gia pallido viso perde quel poco di colore che le è rimasto. Lentamente abbassa
le braccia.
“Perché, tu non avresti fatto altrettanto?” mi chiede
tagliente e le sue parole bruciano come uno schiaffo in pieno volto. Anche senza
la maledizione è ancora capace di farmi male. Allento la presa dalle sue mani.
“No Sarah, io non avrei fatto altrettanto. Io ti ho
proposto un patto, una partita. Io ti ho chiesto di diventare mia, rendendomi
vulnerabile davanti a te, e tu mi hai rifiutato.”
“Perché lo hai fatto Jareth,” mi chiede allora, “perché
mi hai dato il libro e con esso la possibilità di distruggerti?”
“Io non ti ho dato il libro. E’ stato il Labirinto a
farlo. Io lo governo, ma esso è un’entità a se, che si manifesta ai mortali in
modo diverso. Per te è stato quel libro, con una storia in cui tu potessi
ritrovarti, in modo che fosse più facile creare un contatto tra me e te.”
Vedo che le mie parole la turbano sempre di più, ma se
dobbiamo collaborare non devono esserci segreti tra noi. Se non comprende la
vera essenza del Labirinto, Sarah non sarà mai in grado di fare ciò che serve.
“Il Labirinto voleva tuo fratello, e quindi lo volevo
anch’io.”
Anche se per me le cose erano andate molto oltre, e mi
ero ritrovato a desiderare non solo il bambino ma anche la ragazza che voleva
liberarlo. Chissà, forse se il mio cuore fosse rimasto insensibile, Sarah non mi
avrebbe mai battuto e il Labirinto avrebbe avuto ciò che voleva.
“Tutto questo perché il
Labirinto voleva un nuovo Goblin?”
“No, non voleva un nuovo
Goblin, voleva un erede.”
“Un…un erede? Ma allora
le tue parole erano un’inganno!”
Mi alzo in piedi di
nuovo, è tutto maledettamente confuso. Avevo poche certezze in questa storia, ma
Jareth le sta distruggendo una per una.
“Ti ho mentito si, ma
queste erano le regole.”
“Le regole di chi! E tu
sei il primo che te ne infischi delle regole! Perché non mi hai detto che Toby…”
“Sarebbe diventato il
Principe dei Goblin invece che uno dei miei sudditi? Avrebbe fatto differenza?
L’avresti lasciato a me in quel caso?”
“No…” mi ritrovo a
mormorare mio malgrado, “però non mi piace non capire cose che mi riguardano
direttamente.”
“Il Labirinto detta
regole a cui io stesso devo sottostare. Voleva che tu ti battessi con tutta te
stessa, e solo se fossi stata degna ti avrebbe restituito tuo fratello. Peccato
che questo ha significato che andasse in pezzi.” Sogghigna, “ma dopo secoli un
errore di calcolo doveva pur accadere no?”
Solleva il sopracciglio
con il suo solito fare sarcastico, ma in questo momento è solo una posa,
entrambi sappiamo di dover lottare per difendere il Labirinto, l’entità che
Jareth governa e da cui egli stesso è governato, per evitare lo sconvolgimento
dell’intero Mondo di Sotto.
Io smetto di passeggiare
per la stanza e mi siedo alla scrivania, mi tormento il labbro, terribilmente
indecisa sul da farsi, ma alla fine prendo coraggio e parlo.
“Se io te lo dicessi,
potremmo tornare nel Labirinto anche adesso?”
“Se è quello che vuoi
si.”
“Beh allora è meglio
iniziare subito, non c’è motivo di perdere ancora tempo no?” dico con più
sicurezza di quella che sento. Ciò che mi ha detto il Re dei Goblin non mi ha
certo rassicurata.
“D’accordo allora. Dammi
le mani.” Dice alzandosi in piedi e stendendo le sue mani guantate verso di me.
Io esito per un attimo e
poi le prendo, anche stavolta, lui mi tira a se e spariamo per tornare
nell’Underground.
******
Torniamo sulla stessa
collina da cui avevo iniziato il mio viaggio tre anni prima, ma il paesaggio è
completamente diverso, non c’è più la luce dorata che mi aveva accolto al mio
ingresso nel Mondo di Sotto, ma una grigia cortina di nebbia come quella dei
miei incubi. Rabbrividisco e mi stringo nella giacca della divisa.
Gonna a pieghe, giacca e
camicetta non sono certo gli abiti adatti per stare in un clima come quello, ma
ormai è troppo tardi, non posso certo tornare indietro solo per cambiarmi! A
meno che…Jareth ha detto che la mia volontà a potere qui, quindi perché non
provare subito se quello che ha detto è vero?
Mi concentro, chiudendo
gli occhi e pensando a qualcosa da indossare, comodo e che mi difenda dal freddo
e dall’umidità che ora regnano qui sotto. Quando li riapro mi ritrovo vestita di
un morbido maglione, jeans e stivali.
“Perfetto!” dico tra me
e me con un sorriso soddisfatto.
“Vedo che non hai perso
tempo…” è la frecciatina ironica alle mie spalle.
Mi giro a guardarlo e
anche lui è tornato a indossare i suoi abiti da Re. Con un sorrisetto mi
concentro un’altra volta e zac…cambio anche i suoi abiti. Ora indossa jeans
larghi e un’informe felpa con il cappuccio. Si guarda inorridito e io ridacchio,
lo so che la situazione non è delle migliori ma ho voluto la mia piccola
vendetta per tutto quello che mi ha fatto passare con i suoi inganni e le sue
malie.
“Non è il momento di
scherzare questo,” dice con un fare irritato che mi fa sorridere ancora di più.
Con uno schiocco delle dita ritorna ai suoi abiti.
“Guarda Sarah.”
Continua, allungando il braccio davanti a se per mostrarmi ciò che si estende di
fronte a noi.
Ai piedi della collina,
là dove ci dovrebbe essere il Labirinto, c’è spessa coltre di nebbia scura e
soffocante, e sopra questo mare grigio,in lontananza si eleva il castello, unica
isola solida di realtà in mezzo al nulla. Torno immediatamente seria.
“Dov’è…dov’è finito
tutto quanto?” chiedo sconvolta.
“E’ sotto la nebbia,
Sarah. Ma non credere che sia semplicemente nascosto ai nostri occhi. Vieni con
me.”
Senza preavviso mi
prende per mano e mi trascina nella nebbia con lui. Come nel mio incubo mi
ritrovo a non vedere più nulla intorno a me, solo grigio e freddo. Un nodo mi
chiude la bocca dello stomaco, sento la mano di Jareth che stringe la mia ma non
riesco a fare a meno di tremare, un’irrazionale ondata di terrore si riversa su
di me ed io urlo, incapace di trattenermi.
Rapido come è entrato
Jareth esce e mi tira via con se riportandomi sulla sommità della collina, dove
la nebbia non è ancora giunta. Senza che io dica nulla mi circonda le spalle e
mi attira a se. Io nascondo il viso nel suo petto e rimaniamo in silenzio per
qualche momento finchè non mi sono ripresa. Sono bastati pochi attimi e io mi
sono sentita di nuovo come sotto l’attacco di Wysa, com’è possibile? Lui non era
neanche lì in quel momento!
“Cos’è successo?” chiedo
incerta. Guardando nei suoi occhi capisco che anche lui deve aver provato
un’esperienza molto simile, anche se il suo autocontrollo era sicuramente stato
maggiore del mio.
“Questa robaccia è
un’emanazione di Wysa e delle sue creature. Risucchia la felicità e la speranza
di tutti gli esseri viventi che incontra, e se non riesci a liberartene in
fretta ti rende per sempre schiavo dei tuoi stessi incubi.”
Immediatamente torno a
guardare il Labirinto, completamente ricoperto da quella nebbia infernale.
“Tutti i tuoi sudditi…i
miei amici…vuoi dire che sono tutti perduti nei loro incubi? Che non possono più
essere salvati?”
“Le creature del
Labirinto hanno una resistenza maggiore di quella di voi mortali. Ma il nostro
tempo non è infinito. Dobbiamo agire in fretta.”
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
Capitolo
8
Grazie a:
Shinigami Noir:
sono contenta che la storia ti stia piacendo! E sono contenta che anche Wysa ti
interessi; è un cattivo, è vero, ma il fatto che ti intrighi vuol dire che ho
creato un buon personaggio! Ero un po’ dubbiosa se mettere
il pezzo di Jareth in felpa, perché il capitolo è piuttosto serio in
realtà, ma poi ho pensato, Sarah è solo un’adolescente e ha un potere
sconosciuto, sarebbe parso un po’ troppo strano se non avesse avuto la minima
tentazione di approfittarne un po’. Non ti scusare per la pignoleria! Anzi mi
fa piacere che qualcuno mi faccia da ‘beta-reader’ quindi tranquilla!
Saliman: grazie
anche a te! Per te vale quello che ho detto per Shinigami Noir, sono felice che
Wysa vi affascini (anche se non mi aspetto che da un giorno all’altro
cominciate a parteggiare per lui invece che per Jareth!) e anche che il pezzetto
comico sia stato di vostro gradimento! Riguardo a Toby..eehhe…non è che
Jareth non va più bene, in realtà questo è il nucleo su cui ho cominciato a
creare la mia storia, ma devo ancora trovare il modo di inserirlo in modo
credibile dentro la trama. E grazie per il resto del commento, se ti devo dire
la verità mi ha fatto venire in mente un po’ di cosette a cui non avevo
pensato e che ora posso provare a sviluppare meglio!
Lady_Stardust:
grazie per aver dato fiducia alla mia storia e averla continuata a leggere anche
se all’inizio non ti convinceva troppo. Come ho già detto se mi vuoi dire
cos’è che non ti piaceva posso lavorarci un po’ su!
Piccola Letty:
ti confesso che sono ancora un po’ indecisa su che fine far fare alle creature
del Labirinto, ma non ti preoccupare…non sarò troppo cattiva!
Sono sicura che sono in ritardo ma
voglio ringraziare anche devilcancry, jessica80, kira_the_rebel e sly_ che mi hanno messo tra i preferiti e FleurDeLys e Rayne che mi hanno messo tra le
storie da ricordare. Oltre a tutti gli altri che spero mi stiano ancora
seguendo!!
Buona lettura,
Daydreamer
******
Jareth si sfila i guanti
e si gira a guardarmi.
“Sei pronta?” mi
chiede, ed io annuisco, anche se in realtà non mi sento affatto sicura,
“dammi la mano.” Aggiunge allungando il braccio verso di me.
Io la prendo, la sua
pelle liscia è calda e piacevole, ed io la stringo, un po’ più rassicurata.
“Fai come me,” mi
istruisce e poi stende l’altro braccio verso l’esterno, con la mano aperta e
le dita tese, come lo avevo visto fare quando aveva combattuto il buio di Wysa
nel bosco.
Rispetto al Mondo di
Sopra qui la nebbia è più fitta, più solida e più difficile da dissipare.
“Forza Sarah,” mi
sprona e io sono stupita di avvertire un certo sforzo nella sua voce.
“Concentrati e cerca di ricordare com’era questa collina quando sei arrivata
qui.”
Io faccio come mi ha
detto, allungo il braccio, stendo le dita e cerco di riportare alla memoria la
prima volta che sono stata qui: una collina di terra rossastra e alberi neri che
si stagliavano contro il cielo arancione; allora mi era sembrato un po’
inquietante ma la confronto a come è adesso l’immagine della mia mente sembra
un paradiso.
Mi concentro, il mio
scopo è quello di dissipare la nebbia intorno a me ma è sorprendentemente
difficile, è come cercare di spostare un muro. Mi volto verso Jareth, lui
riesce lentamente a far recedere la nebbia dalla sua parte, allora mi sforzo
anch’io, anche se la fatica mi fa imperlare la fronte.
Improvvisamente sento un
flusso di energia passare dalla mano di Jareth nella mia, il mio corpo è
attraversato da una corrente calda e potente, e il mio compito diventa più
facile. Mi volto stupita verso il Re dei Goblin, sogghigna al mio indirizzo, ma
si vede che anche lui è affaticato.
Tutto d’un tratto la
tensione attorno a noi si spezza, come un elastico che è stato teso troppo ed
ha raggiunto il punto di rottura, e la nebbia si allarga liberando la collina.
“Beh non è stato
troppo difficile, no?” chiedo speranzosa quando ho ripreso fiato.
“Non ti fare illusioni
Sarah,” la sua voce seria smorza il mio entusiasmo. “Questo è solo
l’esterno del Labirinto, qui la nebbia era più diradata.”
Qui la nebbia è più sottile, è vero, ma Sarah ha
comunque avuto bisogno del mio aiuto per contrastarla. Forse ho fatto un errore
a farla venire con me, qui è più
vulnerabile a Wysa e anche se ora ha il potere di contrastarlo, non sa ancora
come gestire la sua magia.
“Andiamo,” le dico e mi incammino giù per la
collina.
La nebbia qui non c’è più, ma ha lasciato una
patina grigiastra sugli alberi e sulla terra. Fremo disgustato, immaginando
quello che ci sarà sul resto del mio Regno. Wysa me la pagherà anche per
questo.
Davanti alle mura del
Labirinto il mio cuore perde un battito, tutto è come lo ricordavo, le alte
muraglie, i rampicanti dove trovavano dimora le fate dispettose e la fontana
dove avevo incontrato Hoggle. Tutto è grigio e umidiccio, come qualcosa che è
stato a lungo sommerso in un’acqua stagnante e sporca e anch’io mi sento
spossata come se avessi nuotato a lungo sottacqua.
Mi guardo in giro alla
ricerca di Hoggle, solo ora mi rendo conto di non sapere praticamente nulla di
lui, non so nemmeno se è qui che si trova la sua casa, se è veramente il
guardiano dell’entrata come avevo pensato io la prima volta, oppure se quella
sera si trovava di lì per caso, a spruzzare veleno sulle fate come si fa con
gli insetti fastidiosi.
“Non credo che il tuo
nano si trovi qui.” Jareth dice alle mie spalle come se mi avesse letto nel
pensiero. “Non è detto che si trovasse qui quando la nebbia è arrivata,
molto probabilmente era con gli altri tuoi amici.”
La delusione è chiara
sul mio volto, avevo sperato di rivedere almeno lui, volevo assicurarmi che
stesse bene ma a quanto pare dovrò aspettare ancora. Per non far vedere quanto
sia dispiaciuta mi giro a guardare le piante. Sulle foglie qua e là ci sono le
fatine. Sono raggomitolate su loro stesse, con gli occhietti stretti e le ali
stropicciate, i loro corpicini sono tesi come se stessero avendo un’incubo
terribile. Anche se so che non sono carine e gentili come appaiono mi si stringe
il cuore a vederle così sofferenti e indifese. Senza pensarci troppo stendo le
mani su di loro.
Pian piano sembrano
rilassarsi e quelle un po’ più forti si stiracchiano e aprono gli occhietti
maligni. In teoria quello che ho fatto dovrebbe bastare, ma invece continuo e
vedo le loro espressioni maliziose cambiare e farsi più gentili. Non sono state
molto carine con me e ora che ho la possibilità, le voglio trasformare nelle
fatine buone della mia immaginazione.
All’improvviso però
Jareth mi afferra il polso.
“Non farlo, Sarah.”
Mi redarguisce.
Con un semplice gesto
della mano le fa tornare come prima e infatti una di loro non perde
l’occasione per mordermi il dito.
“Ahia!” esclamò, il
loro morso è urticante come lo ricordavo. “Perché lo hai fatto?” protesto
io. “Tanto così com’erano le fate erano solo fastidiose, no?”
Jareth non risponde ma,
senza dire nulla, mi prende la mano si mette il mio dito ferito in bocca,
succhiando piano. Sento il rossore imporporarmi le guance, i suoi occhi sono
socchiusi e la sua espressione rilassata mentre io sento il cuore battermi
furiosamente nel petto. Il prurito pian piano sparisce e lui lascia andare la
mia mano.
Io mi sento le farfalle
nello stomaco ma invece il Re dei Goblin è calmo e impassibile come sempre,
certo, penso con una punta di gelosia, chissà quante donne avrà avuto, e il
mio pensiero non può fare a meno di correre alle sensuali cortigiane del Ballo
Mascherato.
“Non devi rompere
l’equilibrio.” La sua voce interrompe il mio rimuginare e io torno a
guardarlo negli occhi. “facendo diventare le fate più buone di quello che
sono, è come se facessi pendere la bilancia della parte della luce, e il
Labirinto farebbe automaticamente diventare più oscura qualche altra creatura
per ripristinare l’ordine. Non dimenticare, siamo in una terra di confine e
qui tutto è mutevole e tutto è precario.”
“Ma…ma tu avevi
detto che io avevo il potere di cambiare le cose a mio piacimento…”
“E questo è vero. Ma
devi poi prenderti la responsabilità delle tue azioni. Cosa faresti se,
rendendo tutte le fate più buone e carine come vuoi tu, uno dei tuoi amici
cambiasse?”
“B-beh, farei tornare
tutto come prima…”
“Non è così
semplice, qui nel Labirinto non valgono le classiche leggi della causa ed
effetto. Facendo tornare le fate come prima potresti far cambiare
qualcos’altro che non centra nulla.”
Annuisco, mi sento come
una scolaretta che viene sgridata dal maestro. Avevo pensato che con il mio
potere ora potessi fare quello che volessi, ma le cose non stanno così, è
tutto molto più complicato di quanto immaginassi. Ora ho quasi timore a usarlo
di nuovo, per paura di sconvolgere qualcosa.
“Forza Sarah
continuiamo.”
“Ma tu hai detto che
stavo rompendo l’equilibrio…?”
“Aiutare le fate a
uscire dall’ombra significa ripristinare l’ordine iniziale, anche se vuol
dire avere di nuovo quelle noie ronzanti intorno non possiamo farne a meno. Su,
mettiamoci al lavoro.”
Ancora una volta mi da
ordini, mi dovrei sentire un po’ offesa dal fatto che lui mi comanda come se
io fossi uno dei suoi goblin, ma la verità è che se lui non mi dicesse cosa
fare non avrei idea di dove cominciare. Con un sospiro mi avvicino a un altro
cespuglio e mi metto all’opera. Spero solo che quelle ingrate delle fate non
si mettano a mordermi una volta che le risveglio.
Lavoriamo in silenzio
per quello che mi sembra un tempo infinito, una parte di me avrebbe voluto di
nuovo stringergli la mano per lavorare insieme ma vedo che lui si è
allontanato, per operare su delle piante più grandi e più ingrigite. Sento gli
occhi farsi pesanti, da quanto tempo sono sveglia? Ormai la mezzanotte deve
essere passata da un bel pezzo, anche se non so regolarmi con tutta
quest’ombra che ci sovrasta, ma io mi sento come se fossero ore che sono qui
sotto con Jareth.
Ignorando la stanchezza
cerco di andare avanti il più possibile, la muraglia esterna del Labirinto mi
sembra infinita ed è quasi tutta circondata dalla stessa vegetazione. A un
certo punto mi rendo conto che sto dormendo in piedi, anche il semplice gesto di
alzare le mani mi costa una fatica immane. Ho bisogno di riposarmi, anche solo
per cinque minuti. Tanto intorno a me l’ombra è sparita e quindi non dovrei
correre rischi e poi, anche se dovesse arrivare di nuovo l’incubo c’è
Jareth, che ora ha di nuovo tutti i suoi poteri.
Sorrido tra me e me
mentre mi accoccolo contro un’angolino della parete, certo che la vita è
proprio strana quello che era stata la mia nemesi e il mio avversario ora era
diventato il mio protettore…e qualcos’altro.
Ho perso Sarah di vista, dove si sarà cacciata
quella sciocca? Ora questa parte del Labirinto è quasi totalmente libera
dall’ombra, ma questo non vuol dire che non sia pericolosa! Soprattutto per
una mortale come lei! Possibile che si sia dimenticata tutto delle insidie che
ci possono essere qui sotto?
Rapidamente mi dirigo là dove l’avevo vista per
l’ultima volta. I miei timori erano fondati. I tentacoli verdi della pianta
accanto alla quale si è addormentata hanno già cominciato ad avvolgerle le
caviglie, ancora un altro po’ e le sue spire l’avrebbero stretta fino a far
penetrare al di sotto della sua pelle il veleno delle foglie rossastre e per lei
sarebbe stata la fine.
Con un gesto della mano allontano i tentacoli; che si
spezzano e si ritraggono, sibilando come serpenti. Aver visto gli effetti
dell’ombra le ha fatto dimenticare che il mio Regno non è un giardino
d’infanzia, ma un luogo selvaggio e pericoloso.
Mi chino a guardarla. Era così esausta che si è
addormentata contro la ruvida pietra della muraglia senza nemmeno accorgersene.
Il suo viso è rilassato nel sonno, Wysa non è riuscito a raggiungerla questa
volta, ma i suoi occhi sono segnati da ombre scure. Ha sfruttato il suo potere anche troppo per essere la prima
volta che lo usava. La prossima volta devo stare più attento a controllare i
segni della stanchezza, perché altrimenti rischia di morire, consumata dalla
sua stessa energia. E questo non posso permetterlo.
La prendo in braccio, il suo viso automaticamente va
a nascondersi nell’incavo della mia spalla, un gesto intimo, come quello di
una bambina con suo padre…ma anche come quello di un’amante.
Un brivido di eccitazione mi attraversa, la mia mente
ritorna alla notte precedente. I miei ricordi sono confusi come quelli di un
sogno ma allo stesso tempo estremamente vividi: la sua bocca sulla mia, schiusa
ad offrirmi tutto quello che potevo avere. Le sue mani fresche e morbide sul mio
petto che si andava rigenerando sotto il suo tocco; e poi le sue carezze che si
facevano più audaci, scendendo in basso lungo la mia schiena,
e le sue gambe che si erano allacciate intorno alle mie.
Non sembrava neppure lei, la mia Sarah, il cui
semplice tocco della mia mano sui suoi fianchi durante il Ballo in Maschera
l’aveva fatta arrossire di pudore innocente e desiderio improvviso, la mia
Sarah mi era apparsa come una donna
diversa. Mi aveva lasciato infilare la mano tra i lembi della sua camicetta
strappata, fino a che non avevo raggiunto i suoi seni morbidi. Aveva sussultato
quando li avevo stretti tra le mie mani, ma poi aveva riaperto gli occhi e mi
aveva sorriso.
In quel momento mi ero fermato. Guardando i suoi
occhi verdi dilatati dall’eccitazione non avevo visto la mia Sarah, o meglio
era lei…ma in qualche modo non lo era più, come se fosse stata vittima di un
incantesimo, come se entrambi fossero stati vittime di un incantesimo! Perché
per quanto la desiderassi, sono pur sempre un Re e amo fare le cose in un certo
modo; e portarmela a letto in quel modo squallido in cui lei non sembrava
nemmeno essere in se non è il mio stile.
No decisamente, rifletto mentre la porto via, il mio
stile è completamente diverso. Ammaliarla, affascinarla fino a che lei stessa
mi si fosse offerta, quello era quello che volevo. Ma ora non sono più tanto
sicuro nemmeno di questo…
Quello che voglio da lei non è più sottomissione,
perché io la possa amare come si fa con un cagnolino a cui si tiene, no quello
che io voglio adesso è che mi accetti per come sono realmente, non per
l’immagine affascinante e
pericolosa che si era creata di me. Voglio che sia la mia Regina.
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Nuova pagina 1
Capitolo 9
Ciao a tutte ragazze e, prima di tutto, vi chiedo
perdono per il ritardo con cui aggiorno questa storia! Mi fa piacere leggere dai
vostri commenti che vi sta appassionando e mi dispiaceva lasciarvi troppo a
lungo con il fiato sospeso e quindi mi sono messa di buzzo buono per cercare di
superare il temutissimo blocco dello scrittore che mi è venuto. Mi sono sentita
la colonna sonora, mi sono rivista il film…insomma ho fatto di tutto per dare
una svegliata a questa mia musa ispiratrice che si stava facendo un bel
sonnellino invece di darmi una mano a finire questa storia. Il risultato è
questo capitolo, vi avverto, io stessa non lo trovo magnifico, secondo me è un
po’ zoppicante, ma almeno mi è servito per dare un nuovo avvio alla storia.
Critiche e suggerimenti sono ovviamente i benvenuti, se
c’è qualcosa che proprio vi stona, vi prego ditemelo! I ringraziamenti alla fine
del capitolo!
Buona lettura!
Daydreamer
******
Affondo il viso nel
cuscino; l’ultima cosa che ricordo prima di cedere definitivamente al sonno è
stato l’essere presa in braccio da Jareth. Posso ancora sentire il suo profumo,
fresco e speziato insieme, che mi riempie i polmoni.
Mi raggomitolo su me
stessa sotto le coperte, sorridendo a quel ricordo mentre un piacevole languore
si fa strada dentro di me. E’ una sensazione nuova per me, non mi ero mai
sentita così, come se il centro di me stessa si sciogliesse al solo pensare al
Re dei Goblin
Ero stata ammaliata e
affascinata da Jareth, mi aveva tormentato e spaventato. Era diventata la mia
ossessione, ma non ero mai ritrovare a desiderarlo fisicamente come ora. Adesso
che lo shock iniziale di essermi legata al Labirinto per sempre -solo per
trovarlo invaso da quella nebbia oscura- era passato, potevo pensare con calma a
quello che era successo tra noi la notte che avevo lo guarito.
Le immagini che tornano
alla mia mente mi fanno imporporare le guance, non avrei mai pensato di poter
essere così audace, di lasciare Jareth libero accesso al mio corpo. E’ come se
non fossi stata in me l’altra notte, ma non riesco a pentirmi di quello che è
successo tra noi.
Allungo la mano, in
cerca di lui, ma purtroppo non c’è nessuno accanto a me, anzi incontro una
parete dura. Mi alzo di scatto a sedere, disorientata; non mi trovo nella stanza
da letto di Jareth, dove pensavo di essere, ma nella mia camera al dormitorio
della Prescott. Il cuore mi sprofonda nello stomaco per la delusione, e
all’improvviso mi sento una sciocca ad aver indugiato in tutte quelle fantasie.
Perché mi ha riportata
nel Mondo di Sopra? Se dobbiamo sconfiggere la nebbia è meglio non perdere tempo
no? Sebbene io lo chiami ripetutamente il Re dei Goblin non appare, ed io mi
rassegno a prepararmi la giornata. Come al solito il suo comportamento è un
mistero, un minuto è affettuoso e preoccupato, un altro è il solito beffardo e
sarcastico Re di sempre, poi mostra il suo potere e il senso di responsabilità
nei confronti del suo Regno…e infine scompare senza neanche avvertire.
******
Scendo nel refettorio
dove incontro i miei amici. Come sempre si dimostrano preoccupati per me, e
anche curiosi di sapere cosa sto facendo con Jareth. Dico loro quello che posso,
anche se molte cose le devo lasciare per me, perché sarebbe troppo difficile e
complicate da dire. Il mio potere di plasmare il Labirinto, Toby che doveva
diventare il Principe dei Goblin e la crudeltà di Wysa…sono cose che io stessa
fatico a comprendere e quindi non me la sento di rendere partecipe i miei amici.
Dalle loro espressioni
però, si vede che hanno capito che non gli sto dicendo tutto. Mi dispiace
vederli così, sono i miei migliori amici e mi sono stati accanto in tutta questa
folle storia ed io non sono nemmeno in grado di essere completamente onesta con
loro. Dentro di me mi riprometto che non appena io stessa riuscirò a venire a
capo della situazione in cui mi trovo, allora dirò loro tutto.
Il mio imbarazzo nei
loro confronti viene però spazzato via dalla solita impertinente Nat.
“Okay…” dice lei con gli
occhi che le brillano maliziosi, “allora tu stai aiutando il nostro bel Jareth a
scacciare il tizio che ha occupato il suo regno mentre lui era impegnato a
leccarsi le ferite. Ma, a parte questo, dicci…come vanno le cose tra voi due?
Tra tutta questa nebbia ve lo sarete pure dati un bacetto, no?”
“Nat!” esclamo,
diventando fucsia per l’imbarazzo. Ho fatto molto più che baciare Jareth, ma
questa è sicuramente una cosa che non voglio dire a Natalie, soprattutto non di
fronte ai ragazzi!
“Ah no! Questo non lo
voglio proprio sapere!” esclama Charlie tappandosi le orecchie in modo teatrale,
“Andiamocene via Dan, prima che comincino a spettegolare come fangirl senza
speranza appresso a quel bellimbusto fatato.”
Danny annuisce suo
malgrado e si alza per seguirlo. Non prima di aver lanciato uno sguardo dolce e
un sorriso ad Amy, che arrossisce e gli sorride in risposta. Mi sa che con tutti
i problemi dell’Underground, mi sono persa qualcosa di importante.
“Amy…” la guardo
sorpresa, “Amy ma tu e Danny…”
“Si, si lei e Danny
finalmente si sono tolti le fette di prosciutto che avevano sugli occhi.” Dice
Natalie facendo l’occhiolino alla nostra amica, che se è possibile diventa
ancora più rossa.
Io allungo la mano per
stringere quella della mia amica, “Sono contenta per voi Amy. E non stare a
sentire questa pettegolona di Natalie, la sua è tutta invidia.”
“A certo, questo è
sicuro!” ribatte la bionda in tono solenne, subito smentito dall’enorme sorriso
che le si apre sul volto. “Ma dai che scherzo, sciocchina!” riprende quando vede
il sguardo sgranato di Amy. “E solo che ci avete messo davvero un sacco per
decidervi voi due, eh?”
“Beh…meglio tardi che
mai, no?” sorride lei. “Devo dire che tutti i problemi che ha portato Jareth
sono serviti a qualcosa almeno no? Ma è vero quello che mi ha detto Charlie, che
Danny era pronto a picchiarlo?”
“Certo che è vero! Danny
si è comportato da perfetto principe azzurro in difesa della sua donzella. Hai
davvero tutte le fortune tu!” Natalie tira un buffetto amichevole sulla guancia
di Amy ma poi torna a rivolgersi a me, come temevo.
“Ma noi piuttosto, non
divaghiamo. Se Amy ha un principe azzurro, allora tu hai un bel Re. Allora, tu
e Jareth. Come state messi?”
E’ difficile difendersi
dal fuoco di fila delle domande di Natalie, e così alla fine sono costretta a
dire che si l’avevo baciato ma che no, non stavamo insieme, o meglio che le cose
erano molto più complicate.
Anche se la mia amica
bionda più di una volta mi mette in imbarazzo con i suoi commenti audaci, noi
tre ragazze ci facciamo una bella chiacchierata insieme, approfittando del fatto
che era sabato e che quindi non dovevamo affrettarci per andare a lezione. Era
davvero tanto che non riuscivamo a stare un po’ di tempo tra noi, come normali
adolescenti, e devo dire che tutto questo mi era mancato. Prima del Labirinto
ero sempre stata abbastanza solitaria, persa dietro alle mie fantasie e alle mie
recite, alla Prescott avevo finalmente trovato qualcuno con cui condividere le
mie passioni, ma anche le cose di tutti i giorni, degli amici insomma.
Avevo trascurato Hoggle,
Ludo e Dydimus, che erano stati i miei primi veri amici, e il senso di colpa per
non sapere ancora nulla della loro sorte mi faceva male; per questo non volevo
ripetere lo stesso errore con i miei amici del Mondo di Sopra, anche se mi
rendevo conto di che era difficile conciliare questi due aspetti della mia
vita.
******
Arrivato il tempo di
andare a dormire indugio sul mio letto, ho indossato dei jeans e una maglia, nel
caso Jareth mi venisse a prendere, ma di lui nessuna traccia. Mi sto cominciando
a preoccupare, forse gli è successo qualcosa? Voglio tornare nel Labirinto, ma
non so come fare, fino a quel momento è stato Jareth quello che mi ha fatto
passare tra i due mondi. Ma lui mi ha anche detto che ora ho potere sul
Labirinto, giusto?
E quindi, anche se qui
sono nel Mondo di Sopra, ci dev’essere un modo in cui per aprire un passaggio
verso di esso. Un modo per richiamarlo a me. Mi stendo sul letto e cerco di
rilassarmi. Chiudo gli occhi e mi concentro, ieri la mia volontà ha fatto
sparire la nebbia di Wysa, forse oggi essa riuscirà a riportarmi nel Labirinto.
Cerco di immaginare il
luogo dove mi trovavo ieri, la muraglia esterna, con i suoi cespugli spinosi e
le fate, riporto alla mente la consistenza morbida del terreno sabbioso sotto i
miei piedi, l’aria fredda, appena intiepidita dal sole basso del crepuscolo che
finalmente era riuscito a raggiungere la terra dopo la scomparsa della nebbia.
Faccio un respiro profondo e inalo la fragranza pungente di piante sconosciute,
ma anche l’aria umida e malsana che ancora aleggiava da quelle parti, nonostante
l’opera mia e di Jareth.
Sento un formicolio
sulla punta delle dita, come quando ho usato il mio potere per la prima volta, e
allora mi aggrappo all’immagine mentale che mi sono costruita; lentamente mi
accorgo che non ho più bisogno di immaginare, che c’è davvero una brezza tiepida
sulle mie guance, e che i miei piedi affondano nel terreno ancora umido. Tengo
gli occhi chiusi finchè non sono sicura che la realtà intono a me è cambiata,
non so come funziona questo passaggio, ma non voglio trovarmi bloccata tra due
mondi!
Quando finalmente sono
sicura di trovarmi nell’Underground apro gli occhi. Come prevedevo mi trovo di
nuovo all’inizio del Labirinto. I portali sono aperti, deve essere stato Jareth
a farlo, e dentro il primo corridoio esterno la nebbia sembra sparita. Mi
arrischio ad entrare, a prima vista mi sembra tutto uguale a come lo ricordavo.
Un corridoio semi-abbandonato che sembra estendersi all’infinito, delimitato da
alte mura muschiose e ingombro qua e là di rami spezzati ed altri detriti. Ma ad
un’osservazione più attenta mi accorgo che il pulviscolo luminescente che lo
ricopriva in molti punti è scomparso e che anche le piante-occhio che crescevano
nelle fessure delle pietre sembrano sofferenti. Poche di loro hanno la forza di
muoversi per seguire il mio passaggio, le altre pendono abbandonate, con le
pupille appannate.
Mi si stringe il cuore a
vederle così e allora allungo le braccia verso le pareti di pietra e lascio che
il potere delle mie mani fluisca attraverso le vecchie pietre. Non so a quanto
possa servire quello che sto facendo, se Jareth è passato di qua deve aver già
fatto tutto il possibile, ma io non me la sento di andarmene senza fare nulla.
Non indugio troppo con
le braccia poggiate al muro, non posso spendere tutto il mio tempo qui, devo
trovare Jareth. Corro lungo il corridoio, ripenso al signor Verme e al suo
consiglio, di non lasciarmi ingannare dall’apparente continuità delle pareti e
di cercare i passaggi nascosti. Nel mio cuore spero che lui e la sua signora si
siano salvati da quella nebbia infernale.
In realtà, ora che ci
penso, non ho più bisogno di cercare passaggi nascosti, perché ora posso crearli
io stessa. Allungo le mani davanti a me e faccio aprire i massi di pietra
cosicché io possa passare dall’altra parte.
Quella parte del
labirinto sembra abbandonata, alla calda tonalità giallo ocra delle pietre si è
sostituito il solito grigio malsano che ho ormai imparato ad associare ai
residui della nebbia di Wysa. Jareth ha liberato anche questa parte, ma ci vorrà
chissà quanto tempo perché il suo Regno ritorni com’era. Mi aggiro nei corridoi
alla sua ricerca, non sono più spaventata dall’idea di perdermi, perché ormai so
che posso crearmi io stessa una via di uscita in qualunque momento, però
l’atmosfera tetra di questo luogo mi intristisce e mi inquieta.
Dopo un’ultima svolta mi
ritrovo in un ampia piazza circolare che non ho mai visto prima. In mezzo ad
essa scorgo tante creature, goblin ma anche altri esseri che non conosco. Sono
raggomitolati per terra e in un primo momento penso che siano ancora sotto
l’influsso della nebbia, prigionieri dei propri incubi, come lo erano state le
fate.
Quando mi avvicino però,
mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Sono raggomitolati a terra, questo è
vero, ma non vedo alcuna tensione nei loro corpi, nessuno spasmo doloroso, sono
abbandonati e inerti. Tocco il braccio peloso del goblin a me più vicino e mi
accorgo che è freddo come…che è freddo come la morte!
Mi rialzo di scatto;
quelle creature non sono addormentate, sono morte! Mi accorgo solo ora che sono
disposte in file ordinate, qualcuno deve raccolte qui, forse Jareth? Mi guardo
intorno, con il cuore che mi rimbomba nel petto, terrorizzata dall’idea di
trovare tra quei corpi uno dei miei amici.
I goblin sono
grotteschi, sono brutti, mostruosi e più di una volta mi avevano giocato brutti
tiri; ma vederli così sterminati mi fa salire le lacrime agli occhi. Non
dovevano morire, non era giusto che venissero attaccati a casa loro e
affogassero nei loro stessi incubi. Nessuno meritava una fine così.
Quando scorgo due
minuscole creaturine arrotolate su se stesse, le lacrime che ho trattenuto
cominciano a scendere. Erano solo due vermi e avevo parlato con uno di loro
nemmeno cinque minuti, ma l’idea che non avrei più sentito parlare il signor
Verme con il suo buffo accento mi fa comprendere quanta distruzione abbia
portato la nebbia di Wysa.
Continuo a camminare tra
le file dei cadaveri, mi sembrano così tanti eppure sono sicura che ce ne sono
tanti altri ancora da scoprire. Una figura pelosa, abbandonata su un lato con le
zampe stese davanti a se, mi fa risalire un altro singhiozzo in gola.
“Ambrosian!” esclamo, e
mi accuccio di fronte a quel cane fifone che era stato il destriero di Sir
Dydimus.
Passo le dita tra il
pelo ruvido, così simile a quello del mio caro vecchio Merlin, e mi lascio
prendere dallo sconforto. Dove sarà Dydimus? E dove saranno Hoggle e Ludo?
“Mia gentile donzella,
non piangete così…” una voce familiare dice alle mie spalle.
Mi giro di scatto e mi
ritrovo davanti il mio caro cavaliere-volpe. Il suo pelo sembra aver perso la
sua lucentezza e il suo unico occhio è acquoso, come se fosse stato malato. Ma
per il resto sembra che stia bene. Allargo le braccia e me lo stringo al petto.
“Oh Dydimus, come sono
contenta di vederti, come sono contenta che tu sia vivo.”
Il mio cuore allarga per
il sollievo, almeno uno dei miei amici è salvo e questo almeno è un piccolo
conforto.
“Hoggle e Ludo? Tu sai
come stanno?” gli chiedo una volta che l’ho lasciato andare.
“Ser Hoggle e ser Ludo
sono stati saldi e valorosi e la nebbia non ha avuto sua vittoria su di
loro…purtroppo non è stato così per il mio destriero…” conclude con gli occhi
che si inumidiscono, “ma verrà sempre ricordato come il più fedele dei
compagni!” esclama e si sforza di sorridere, anche se le labbra sono tese in una
linea tremante.
Annuisco,
accarezzandogli la testolina pelosa. Non mi arrischio a parlare, altrimenti
piangerei ancora, intristendo il mio amico ancora di più.
“Sarah…?!”
Un'altra voce familiare
mi fa girare e vedo Hoggle e Ludo, che mi guardano con gli occhi sgranati.
Entrambi hanno dei corpi inerti in mano, evidentemente i sopravvissuti stanno
portando i morti tutti in questo posto. Mi alzo in piedi e tra le lacrime corro
verso di loro. Ludo poggia delicatamente il corpo del Firey che stava
trasportando a terra, giusto prima che io mi lanci tra le sue braccia.
Affondo il viso nel suo
fitto pelo rossiccio, così caldo e rassicurante nonostante il forte odore di
terra e di selvatico che si porta addosso. Hoggle e Dydimus mi vengono vicini e
Ludo prende tutti noi tra le sue forti braccia. Rimaniamo a lungo così, uniti,
senza dire nulla. Sono così felice e così sollevata di avere i miei amici sani e
salvi, ma sono anche così triste al pensiero di quanti altri sono andati
perduti.
Il Labirinto dei miei
ricordi era un luogo selvaggio, ma in qualche modo anche sicuro. Io ero l’eroina
che lo dovevo attraversare e, anche se avevo dovuto affrontare pericoli e
imprevisti, in realtà non mi era mai accaduto nulla di male, ne le creature che
avevo incontrato avevano realmente sofferto o erano rimaste ferite. Era come una
favola, come una magia, come una recita. In cui anche chi era stato colpito alla
fine si alzava senza un graffio.
Ma ora mi rendevo conto
che questa era solo una mia illusione, che anche in un regno fatato come il
Labirinto potevano entrare il dolore e la sofferenza, la prova di questo era
davanti a me.
…
Ringraziamenti!
Shinigami Noir eccomi! Forse non ho aggiornato
tanto presto come mi avevi chiesto, ma spero che il capitolo ti piaccia lo
stesso. Grazie per i complimenti sulle descrizioni, in genere sono abbastanza
concisa ma ultimamente cerco di sforzarmi un po’ di più!
Morven Vaidt
ciao! Se gli ultimi capitoli erano da brividi, questo mi sa che fa un po’
piangere…l’ultima parte mi sa che è un po’ troppo deprimente, eh?
Saliman grazie per l’aver notato il miglioramento
del capitolo, anch’io –rileggendo i primi capitoli- mi sono accorta di essere
maturata. E meno male! Ho sempre paura che la storia vada peggiorando con
l’andare avanti! Sono contenta che ti siano piaciute le reazioni di Jareth al
comportamento di Sarah. Che ti posso dire sulla tua ipotesi riguardante il suo
cambiamento…beh diciamo che è dovuto a entrambe le cose che tu hai nominato!
Lady_Stardust grazie! Sono contenta che ti
piaccia il modo in cui descrivo Jareth, spero di non renderlo troppo dolce,
però! Altrimenti non sarebbe più il nostro arrogante Re dei Goblin preferito!
Daliakate grazie anche a te cara! Ma piuttosto,
tu quando aggiorni? Ci hai lasciato in sospeso con l’ultimo capitolo!
Halina quanti complimenti! Grazie mille! Devo
dire che il tuo commento, così come quello di NothingIsImpossible e di
Jessica80, che mi hai scritto anche dopo settimane che non aggiornavo, mi ha
dato la spinta finale a riprendere in mano questa storia. Sono contenta del
fatto che, nonostante tu avessi avuto dei dubbi su come avessi impostato la
storia all’inizio,tu abbia continuato a leggere lo stesso.
J
NothingIsImpossible per te vale la stessa cosa di
Halina, il tuo commento così carino scritto dopo settimane che non toccavo la
mia storia mi ha fatto capire che tu e le altre ragazze state ancora aspettando
la fine…e che non potevo abbandonarvi così! Spero che questo capitolo non ti
deluda! E mi piace molto la tua idea di Jareth come cavaliere oscuro e
protettivo. ^_^
E infine grazie a jessica80 che mi ha mandato un
messaggio per chiedermi di aggiornare.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
Capitolo 10
Ciao a tutte ragazze, sono contenta che il capitolo
vi sia piaciuto e mi dispiace avermi traumatizzato con la morte dei coniugi
Verme e di Ambrosian! Anche a me è dispiaciuto ‘farli fuori’ ma, come ha
detto Saliman nel suo commento, c’è una guerra in corso e quindi ci dovevano
per forza essere delle vittime. Ma se non mi perdonerete, capirò! ;-)
Carnival (hai cambiato di nuovo nome!): avevo
paura che il passaggio dal momento leggero a quello più serio rendesse il
capitolo zoppicante, quindi sono contenta che a te sia piaciuto!
Lady_Stardust: grazie per i complimenti
sui pensieri di Sarah, anche quello era un punto che trovavo un po’ dolente!
Daliakate: sono stata più rapida che ho
potuto! Anche se il capitolo è un po’ brevino…
NothingIsImpossible: anche l’idea di
Jareth demonio biondo non mi dispiace affatto! ;-p e i compagni di Sarah, loro
sono personaggi un po’ secondari in questa storia, ma non potevo non farvi
sapere che fine avessero fatto, per questo mi sono tolta il pensiero tutto
insieme!
Saliman: grazie per aver apprezzato
l’incupimento della storia, non sarà nulla di terribile, però come hai detto
tu, dovevo mostrare quanto fosse cattivo Wysa!
I periodi troppo complicati sono sempre stati un mio punto debole. Cercherò di
fare più attenzione! ;-)
Ed ora andiamo a scoprire che fine ha fatto Jareth!
Daydreamer
******
“Dov’è Jareth?”
chiedo quando finalmente ci sciogliamo dal nostro abbraccio.
Continuo a tenere i miei
amici vicino, a stringere con una
mano la pelliccia di Ludo e con l’altra il braccio rugoso di Hoggle, quasi per
rassicurare me stessa che stanno bene, ma allo stesso tempo voglio sapere che
fine a fatto il Re dei Goblin.
“Jareth ha liberato
questa parte del Labirinto e dopo ha organizzato noi superstiti perché
portassimo tutti quelli che…non ce l’avevano fatta qui.” Mi risponde
Hoggle
“E lui dov’è
adesso?”
“Si è recato al
confine con il Labirinto di siepi, dove c’è ancora la nebbia…”
“Da che parte è?”
“Lo loco è da quella
parte ma…”
Non do il tempo a Sir
Dydimus di finire la frase e mi dirigo verso il punto che il cavaliere volpe mi
ha indicato. Di sfuggita sento il lamento preoccupato di Ludo, sembra che dica:
“Jareth arrabbiato…” ma non gli do troppo peso. Anch’io sarei furiosa se
qualcuno avesse sterminato i miei sudditi in quel modo. Spero solo che Jareth
non commetta sciocchezze.
Mi accorgo subito quando
sono vicina al confine con la nebbia, qui l’aria è di nuovo umida e malsana,
dato che gli ultimi miasmi di quella roba infernale non si sono ancora del tutto
dissolti. L’atmosfera si va caricando di tensione, però, e questo non è
opera di Wysa, ma di Jareth.
A pelle posso avvertire
lo sprigionarsi di un potere spaventoso, e mi preoccupo perché è nettamente
diverso da quello che abbiamo usato ieri per liberare la muraglia esterna. C’è
rabbia e aggressività in quel potere, quasi mi spaventa.
Vedo qua e la pezzi di
muro anneriti e bruciacchiati e massi divelti, seguo quella scia di distruzione
timorosa di cosa troverò alla fine. Che sta succedendo a Jareth?
Quando finalmente lo
vedo il cuore mi manca un battito. E’ proprio di fronte a una parete di
nebbia, più densa e oscura di quella che avevo visto, e si sta accanendo contro
di essa come una furia, incurante dei danni
che lui stesso sta procurando.
E’ vestito di grigio e
bianco, come quando lo sconfissi, e l’energia che sprigiona gli scompiglia i
suoi capelli sottili e gli tira i suoi lineamenti che, già affilati, ora
assomigliano sempre di più a
quelli di un rapace. Gli occhi sono completamente dilatati, ma anche annebbiati,
come se non vedesse realmente quello che si trova davanti a lui. Ma quello che
è peggio è che la nebbia non sembra retrocedere, anzi sembra avvilupparlo
sempre di più. E più lui combatte più viene avvolto.
“Basta Jareth!” gli
grido, ma lui sembra incapace di sentirmi.
Quella cosa orribile
sembra nutrirsi e rafforzarsi con i sentimenti e le emozioni negative, se
continua così Jareth sarà perduto. Corro verso di lui e lo afferro per la
cintola, cercando di allontanarlo dalla nebbia.
Quando lo tocco sono
assaltata dalle sue visioni. Una pianura sterminata e in rovina, come la
Discarica, in cui i mucchi non sono formati dalle cose abbandonate e
dimenticate, ma dai corpi degli abitanti del Labirinto; un cielo plumbeo e
oscuro, in cui manca anche il
minimo spiraglio di luce; poi avverto le sue emozioni, così fronti e prepotenti
che è come se mi avessero colpito in pieno petto: rabbia, impotenza e anche
dolore. Jareth che urla contro il cielo, e me stessa ai suoi piedi, morta.
Mi manca il fiato per lo
shock di aver visto nelle paure del Re, ma riesco a trascinarlo indietro. Jareth
digrigna i denti, ringhia come una belva a cui è stata tolta preda, ancora
incapace di realizzare cosa stia succedendo intorno a lui. Allora approfitto per
spingerlo contro il muro più vicino con tutte le mie forze, poi prendo il suo
viso tra le mani e lo bacio.
Lo bacio con tutta me
stessa, quasi con violenza, perché voglio che abbandoni l’orribile incubo in
cui si trova, voglio che ritorni nel suo Labirinto, voglio che torni da me.
Finalmente smette di combattermi e mi allaccia le braccia intorno alla vita,
stringendomi a se così tanto che quasi mi fa male. Risponde al mio bacio con
una passione che non pensavo possibile, lasciandomi di nuovo senza fiato, dal
fondo della gola mi esce un gemito roco che mai avrei creduto di
poter emettere.
Questo sembra
risvegliare Jareth, che mi allontana da se. Mi tiene per le spalle, ansimante. I
suoi occhi sono di nuovo limpidi, per fortuna, ma mi guardano con un misto di
stupore e di paura. Come se lui stesso non si capacitasse di ciò che aveva
appena fatto.
E’ un attimo e subito
riacquista la sua solita espressione distaccata, ma riesco a vedere le linee
della stanchezza sul suo volto.
“Cosa ci fai qui,
Sarah?” chiede, ed io rimango spiazzata.
Ci siamo appena dati un
bacio che avrebbe fatto arrossire anche una delle Splendide, che non sono certo
verginelle pudiche, l’ho strappato via dalla nebbia e dai suoi incubi, e lui
mi chiede che ci faccio qui?
“Visto che ti sei
fatto vedere per tutto il giorno, sono venuta qui da sola.” Rispondo stizzita.
Questa conversazione è
assurda, sembro una che fa le storie al suo ragazzo perché l’ha fatta
aspettare troppo.
“Non avresti dovuto
farlo. Non dovresti essere qui.”
“E chi lo ha deciso
questo? Signor-ho-bisogno-del-tuo-aiuto-per-liberare-il-Labirinto? Prima mi dici
che questo disastro è stato causato dalla mia venuta, poi mi chiedi una mano e
mi coinvolgi, ed ora mi dici che non dovrei essere qui?” davvero non lo
capisco.
Si passa una mano
davanti agli occhi e poi si stringe la base del naso tra le dita, come se avesse
un’emicrania. Nel petto sento nascere un improvviso, quanto inaspettato, senso
di tenerezza verso di lui. Quel Fae era davvero incredibile, mi fa arrabbiare,
infuriare, spaventare, mi fa fremere dalla passione e poi mi intenerisce come se
avessi davanti un amico molto stanco e molto stressato.
Gli prendo una mano.
“Jareth, tu mi hai
salvato da Wysa e mi hai protetto da lui. Mi hai chiesto di aiutarti, adesso non
puoi dirmi di tirarmi indietro.”
Sento la sua mano calda e morbida stringere la mia.
La guardo in viso, gli occhi chiari sono fissi nei miei, decisi. Indugio il mio
sguardo su di lei. Ieri sera quando l’ho riportata nel Mondo di Sopra, la sua
pelle lattea era quasi trasparente, il potere del Labirinto pulsava dentro di
lei, come una fiamma che consuma una candela di cera.
Per questo non l’avevo richiamata, era necessario
che rimanesse nel suo mondo fino a che non si fosse ripresa. I miei piani erano
di tornare da lei in serata, ma poi avevo visto lo sterminio della mia gente, la
rabbia aveva preso il sopravvento e avevo dimenticato tutto il resto.
Avevo perso il controllo, e Sarah mi aveva liberato.
“Mi hai salvato di
nuovo,” dice dopo avermi guardato per un tempo che mi sembrava infinito.
Mi scrollo nelle spalle,
imbarazzata, senza sapere cosa dire.
Lui si china e mi da un
bacio sulle labbra, dolce e delicato così come quello di poco fa era caldo e
passionale. Ma anche così è abbastanza per farmi sospirare quando si
allontana.
“Grazie,” dice e poi
si incammina lontano dalla nebbia, senza però lasciarmi la mano.
*****
Quando torniamo alla
piazza le nostre dita sono ancora intrecciate. Oltre i miei amici vedo che altre
creature si sono radunate, ed ora sono tutte in attesa che il loro Re dica loro
cosa devono fare. C’è chi piange, chi strepita, chi parla e si chiede cosa ne
sarà di tutti loro, chi è ancora imbambolato dagli effetti della nebbia. In
mezzo a tutta quella confusione Hoggle mi lancia uno sguardo stupito, dopotutto
nella nostra avventura di tre anni fa il Re dei Goblin era solo un nemico
malizioso e ingannatore da sconfiggere.
Mi stupisco
dell’autorità con cui Jareth parla ai suoi sudditi, senza perdere tempo
riesce a dare un ordine a quel caos che avevano creato, li organizza e li guida
e dice loro come rifugiarsi tutti al castello, visto che è l’unica parte del
Labirinto non attaccata dalla nebbia.
Questo è un nuovo
aspetto di lui che non conoscevo. Avevo sempre immaginato la sua corte come un
grande carrozzone di freak, in cui la disciplina e le regole erano l’ultima
cosa a venire considerata e in cui anche lui faceva quello che gli pareva,
comandando e tiranneggiando i suoi sudditi
suo piacimento. E invece anche in questo caso mi sbagliavo.
Cerchiamo di indirizzare
le creature verso il passaggio indicato da Jareth. Mi ritrovo a consolare Fireys
piangenti, a prendere in braccio i più piccoli dei goblin che ancora non ce la
fanno a camminare, a cercare di ragionare con le creature più strane per
convincerle che è meglio andarsene di là il prima possibile, ma anche sgridare
i più indisciplinati. Mi sento quasi come una maestra con dei ragazzini delle
elementari.
Voltandomi verso Jareth,
lo sorprendo a guardarmi con un’espressione di stupore, ma anche di
ammirazione sul viso. Gli sorrido brevemente prima di tornare a occuparmi di una
strana creatura piumata che non so cosa sia, ma che saltella pietosamente su un
zampa sola perché l’altra è spezzata. Con un rapido gesto della mano la
guarisco e la indirizzo verso la fila degli altri.
E’ un’operazione
lenta e noiosa, ma finalmente tutti quanti attraversano il passaggio, e nella
piazza costellata di cadaveri, rimaniamo solo il e Jareth.
“Cosa facciamo con
loro?” chiedo allora io.
“Fai come me,” mi
risponde semplicemente, e poi stende le braccia davanti a se, con i palmi
rivolti verso il basso.
Lo imito e lentamente
vedo i corpi di fronte a noi
disfarsi, farsi polvere di fronte ai nostri occhi. Ma vedo anche delle piccole
luci pallide levarsi in volo verso l’alto, come palloncini o pigre bolle di
sapone. Avverto dentro di me quel che resta delle loro anime sfiorarmi, per un
attimo è come se potessi sentire tutte le loro vite attraversarmi per poi
sparire. E’ una sensazione terribile e meravigliosa insieme.
Quando abbiamo finito
nella piazza non è rimasto nulla, ed io mi sento spossata ancora più di ieri.
Mi volto a guardare Jareth, la sua espressione e indecifrabile, ma il viso è
pallido e tirato. Senza dire nulla mi giro verso di lui e gli allaccio le
braccia intorno alla sua vita. Altrettanto silenziosamente lui mi circonda le
spalle e mi attira a se e poi rimaniamo così, abbracciati, a piangere la morte
di un pezzo del Labirinto che non tornerà mai più.
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 10
Capitolo 10
Dopo tanto tempo ecco un nuovo capitolo, scusatemi ma
la mia musa è proprio capricciosa e per quanto mi sforzi non riesco a farla
lavorare con regolarità.
Buona lettura!
Daydreamer
I giorni seguenti
passano lenti e faticosi. Ogni notte torno nel Labirinto a liberare quello che
è ancora invaso dalla nebbia; alle volte è più facile, altre è come cercare
di abbattere un macigno insormontabile e, anche lavorando insieme, io e Jareth
non riusciamo ad avanzare più di qualche metro.
Fa male sapere che ci
sono ancora creature prigioniere e che, più tempo ci mettiamo, minore sarà la
possibilità di salvarle. Incontriamo ancora morte sul nostro cammino attraverso
il Labirinto e, ogni volta, vedo negli occhi del Re dei Goblin quella rabbia
incontenibile che lo stava per far cadere vittima della nebbia di Wysa.
Ma ora riesce a
controllarsi; non so, forse è la mia immaginazione, ma alle volte mi sembra che
la mia presenza aiuti Jareth a mantenere il suo equilibrio, così come la sua mi
aiuta a gestire meglio il potere che ho. Mi accorgo che ogni giorno che passa è
più facile usarlo: non è più una forza selvaggia e sconosciuta che scorre
dentro di me, è sempre più parte di me.
Nonostante ciò spesso
Jareth continua ancora a decidere per me, alle volte mi costringe a tornare nel
Mondo di Sopra. In quei momenti ritorna ad essere il solito insopportabile Re
dei Goblin che vuole fare di testa sua senza tener conto delle mie opinioni ma,
dopo aver visto ciò che si agita dentro di lui, quali sono i suoi turbamenti,
non riesco ad arrabbiarmi più come prima.
Sospetto che questo suo
atteggiamento sia dovuto al fatto che nella sua mente contorta voglia
proteggermi in qualche modo. Ma io non capisco da cosa. Ogni volta che torno nel
Labirinto, ogni luogo che liberiamo, ogni volta che scopro qualcosa a me prima
sconosciuto, mi sento sempre più forte e sicura di me stessa.
Quando sono nel mio
mondo, però, le cose sono diverse. Nat, Amy e i ragazzi mi trovano sempre più
pallida, di giorno sono stanca morta e fatico a seguire le lezioni; ma a me non
importa se la mia rendita scolastica diminuisce un po’, il Labirinto ha
bisogno di me ed io non voglio sottrarmi al mio compito. Non posso abbandonare
il Regno dei Goblin, e non posso abbandonare Jareth.
Lui è esausto. Non
avrei mai pensato di vederlo così ma, ogni volta che lo vedo, mi sembra sempre
più pallido e stanco. Questo mi sorprende e mi destabilizza, l’ho sempre
considerato come un essere magico e potente, non avevo mai considerato che anche
lui avesse bisogno di mangiare e riposarsi, che si potesse stancare o ammalare,
che in certo modo fosse così umano.
Entro nella mia stanza e
sono stupita di trovarlo addormentato sulla sedia della mia scrivania. In genere
appare nella sua solita nuvola di pulviscolo dorato, pronto a portarmi con se
laddove il Labirinto ha bisogno della nostra presenza, invece questa sera è li
seduto a cavalcioni sulla mia sedia, con le braccia incrociate sullo schienale e
il capo poggiato su di esse.
Deve essere una
posizione alquanto scomoda per dormire, ma chissà perché non ha voluto
stendersi sul mio letto, che pure gli avrebbe potuto offrire un conforto
maggiore. Forse non aveva ritenuto opportuno stendercisi sopra? Dopotutto era un
Re, per quanto di un regno fatato, e quindi doveva avere un certo galateo.
Mi immagino Jareth a
scegliere le posate su una tavola riccamente imbandita, con dei goblin vestiti
da valletti che gli servono le portate, e mi viene da sorridere. Chissà, magari
mangia proprio così quando non è impegnato a combattere la nebbia infernale
che ha attaccato il suo Regno.
Mi accoccolo di fronte a
lui, in modo che i nostri visi si trovino alla stessa altezza. Delicatamente gli
scosto delle ciocche sottili dalla fronte, in modo da poterlo vedere meglio. Le
ciglia chiare sono abbassate sui suoi occhi straordinari. L’espressione è
rilassata, anche se rughe di stanchezza gli solcano il viso.
Delicatamente mi
avvicino per posargli un bacio sulla fronte, ma lui spalanca gli occhi
all’improvviso. Per un attimo è come se fosse ancora immerso nel suo sogno,
perché fissa davanti a se senza vedermi, e dalla sua espressione sconvolta
immagino che non sia qualcosa di piacevole. Mi afferra per i polsi, stringendo
così forte da farmi male.
“Jareth!” esclamo
spaventata.
Lui si alza in piedi,
rovesciando la sedia e lasciandomi i polsi, i suoi occhi si snebbiano e lui mi
guarda con un’espressione stupita. E’ come se non si ricordasse dov’è.
“Sarah…,” la sua
voce è incerta, titubante, “scusa…ho avuto,”
“Hai avuto un’incubo…”
concludo per lui.
Mi fa male vederlo così
vulnerabile. Mi avvicino e gli poso le mani sul petto, automaticamente lui mi
circonda la vita con le sue, in un gesto semplice e naturale, così diverso
dall’affettazione e dalla teatralità di quando l’ho conosciuto per la prima
volta, ma che da conforto a entrambi.
Ho un terribile
sospetto.
“Wysa non mi ha più
attaccato nel sonno.” Gli dico.
“Lo so,” dice serio.
“Ora si sta accanendo
su di te?” chiedo, allarmata che la mia congettura sia esatta. “Perché non
me l’hai detto?!”
“Lo sai perché,”
dice lui con fare evasivo.
“No Jareth, io non lo
so,” mi allontano da lui, “se lui ti tormenta io voglio saperlo. In questa
storia siamo coinvolti entrambi, non puoi escludermi così.”
“Maledizione Sarah!
Quell’animale di Wysa ha deciso di rapirti e violarti, di farti sua schiava.
Quindi se adesso ha deciso di accanirsi su di me, a me va più che bene!”
“E’ questo che vedi
nei tuoi incubi?” chiedo piano, guardandolo negli occhi che gli si sono
riaccesi di rabbia, “me nelle sue mani?”
Jareth non risponde ma
distoglie lo sguardo, e questo da conferma la mia domanda. Mi appare così
fragile adesso, e la cosa terribile è che sono io il suo punto debole, lo sono
fin da quando sono entrata nella sua vita.
“Mi dispiace,” mi
scuso, mentre le mie mani risalgono delicatamente a prendergli il viso, per
farlo voltare verso di me. Ha un’espressione stupita, probabilmente non è
abituato ad avere qualcuno che non trema di fronte ai suoi accessi di rabbia, ma
che ribatte a quello che dice.
“Mi dispiace, ma come
ho detto siamo entrambi coinvolti, e a me preoccupa sapere che Wysa ti tormenta,
quindi non nascondermi più nulla, ok?”
“E’ un ordine
questo?” mi chiede, con un ombra di sorriso sulle labbra.
“Si,” rispondo io,
“dopotutto eri tu quello che dicevi che ogni mio desiderio era un ordine per
te, no?”
“Si mia cara,”
risponde con uno di quei suoi sorrisi sornioni e maliziosi che da tempo non
solcavano il suo viso, “ma ricordi? Io l’avrei fatto, ma a delle
condizioni…”
‘Amami,
temimi, fa ciò che dico e diventerò il tuo schiavo. ’
Il mio cuore manca un
battito, come potrei dimenticarmi di quelle parole? In quel momento non gli
avevo dato ascolto, avevo creduto che fosse solo uno dei suoi trucchi per
sconfiggermi, ma alla luce di quanto è successo fin’ora, forse le sue non
erano solo menzogne.
Alzo gli occhi per
guardarlo, piena di stupore e di imbarazzo, ma lui non mi da il tempo di
replicare, e si abbassa per baciarmi. Il bacio è dolce, pieno di gratitudine e
di affetto, ed io non posso fare a meno di sospirare e stringermi a lui.
Da quel giorno in cui lo
liberai dalla nebbia, si è stabilita una certa complicità tra noi, una
familiarità nei gesti, ma non ci eravamo mai più baciati fino a questo
momento; ed io, nonostante tutte le paure e le preoccupazioni, non avevo potuto
fare a meno di continuare a pensare ai suoi baci, che mi avevano lasciato un
dolce languore dentro e la voglia di qualcosa di più, anche superiore a quella
strana notte passata insieme quando lo guarii.
In quel momento mi
sembrava di non essere in me, e che la voglia di averlo vicino fosse dovuta alla
paura di averlo quasi perso. I nostri baci invece, mi erano sembrati più reali,
più consapevoli, entrambi sapevamo cosa stavamo facendo, e cosa volevamo. Come
in questo stesso momento.
“Andiamo ora,”
mi dice quando finalmente ci separiamo, mormorando le sue parole con le labbra
contro la mia fronte, “purtroppo oggi sarà dura” aggiunge con un sospiro,
prima di riportarmi di nuovo nel suo mondo.
******
Ci ritroviamo davanti
alle mura della città dei Goblin, ma non nello stesso luogo da cui io feci il
mio ingresso tre anni prima. Non c’è alcuna guardia goblin da superare,
nessun grottesco essere meccanico a sbarrarci il passaggio; le mura sono più
alte, più eleganti, e la facciata del castello che si staglia all’orizzonte
è diversa da come la ricordavo. Mi ero sempre domandata perché l’entrata
della Città dei Goblin si trovasse proprio di fronte a una discarica, ma ora mi
rendo conto che forse quello da cui sono arrivata era solo un portale
secondario, perché quello che ora si trova davanti a me è molto più grande e
magnifico.
Dietro di noi c’è
un’ampio prato pianeggiante, non c’è più la nebbia su di esso, ma i suoi
effetti sono ancora ben visibili, l’erba è grigia e morente, l’aria è
ferma e quasi spettrale nella sua immobilità, insomma lo spettacolo di intorno
a me è abbastanza deprimente, però non capisco perché ci troviamo qui,
dopotutto non c’è nulla da liberare intorno a noi.
“Jareth?”
chiedo perplessa, “perché mi ha portato qui? Non c’è nebbia da
combattere…”
“Questa volta non
dovremo occuparci della nebbia, Sarah, ma di coloro che sono stati attaccati.”
Mi risponde con fare serio.
Io annuisco,
mentre lo stomaco mi si chiude in una morsa, dentro la città ci saranno altri
morti di cui occuparci, per questo mi ha detto che oggi sarà dura. Gli stringo
la mano e insieme entriamo.
Nonostante la mia
angoscia, rimango a bocca aperta nel vedere quella parte della Città dei Goblin;
le strade e le costruzioni sono molto più belle qui; più alte, più ariose e
più riccamente decorate; hanno sempre quell’aria barocca e stravagante di
tutte le cose del Labirinto, ma nello stesso tempo sono più eleganti. Non
riesco ad immaginare dei goblin a vivere in questo posto, conoscendoli,
l’avrebbero distrutto dopo mezza giornata.
“Qui abita la
mia Corte,” dice Jareth, come se mi avesse letto nel pensiero.
“La tua corte?
Vuoi dire i Cortigiani del Ballo Mascherato?”
Credevo che
fossero solo una specie di illusione, di sogno creato dall’incantesimo con cui
mi aveva drogato, e invece sono veri. Uno strano senso di disagio si
impadronisce di me, quelle persone, quei fae, mi erano apparsi così
inquietanti, quel loro modo di fare così malizioso e sfacciato mi aveva confuso
e fatto arrossire. Ora non sono più una ragazzina ingenua, ma il loro ricordo
mi turba in un modo strano; perché, mi rendo conto solo ora, mi avevano messo
di fronte a delle sensazioni che non avevo mai provato prima di allora.
Ripenso a quelle
donne così belle e voluttuose e una stupida gelosia si impadronisce di me,
insieme a un senso di inferiorità al ricordo della loro bellezza ed eleganza.
Scaccio via quei sentimenti, i Cortigiani sono sudditi del Labirinto come tutti
gli altri e quindi è mio dovere aiutare Jareth a salvarli.
Mi conduce verso la
piazza principale, anche in questo caso tutti gli abitanti si sono raggruppati lì
portando con loro i morti ed i feriti. Le donne piangono strette le une alle
altre, oppure ai propri compagni; c’è ci culla tra le braccia un amico o un
parente e chi se ne sta cereo e immobile a guardare lo sfacelo intorno a se.
E’ come se una pestilenza si fosse abbattuta sulla città, lasciandosi dietro
morte e distruzione.
Forse sarà il
loro aspetto, così simile a quello umano, ma vedere quegli uomini e quelle
donne così sofferenti, e quei corpi distesi a terra senza vita mi colpisce
molto di più dei cadaverini dei goblin o degli altri folletti.
I fae attorno a
noi non piangono e strepitano come le altre creature che abbiamo incontrato nel
nostro viaggio nel Labirinto, non fanno confusione chiedendo a gran voce
l’aiuto del loro Re ma, ora che siamo giunti davanti a loro, ci guardano in
silenzio, in attesa che noi li salviamo.
Una donna avanza verso
Jareth, dimostra più anni di quello del Re dei Goblin, ma è comunque
bellissima, con enormi occhi verdi bistrati di kajal e i lucidi capelli neri
raccolti con un’elaborata acconciatura che le lascia scoperto il collo lungo e
candido e mette in evidenza la sua generosa scollatura.
“Mio Signore,
aiutateci,” chiede lei.
“Tearlag, sono
giunto qui per questo.” Dice lui stringendole la mano, “mi dispiace solo non
essere arrivato prima,”
“Le guardie
hanno provato a contrastare la nebbia, ma non hanno potuto fare
molto,”continua lei, “ loro sono le più colpite, insieme alle fanciulle,
noi abbiamo cercato di fare il possibile per liberarli dall’incantesimo della
nebbia, ma non sempre abbiamo avuto successo…”
“Avete fatto il
possibile. Tutti voi avete fatto il possibile,” aggiunge alzando la voce perché
tutti lo sentano, “ma ora io e colei che ha risolto il Labirinto siamo qui per
salvarvi.”
Mi sento gli occhi
di tutti addosso e non posso fare a meno di arrossire. Ma Jareth è sicuro delle
mie capacità.
“Vieni, guarda e
fai come me.” Mi dice e poi si avvicina a un’uomo che tiene una giovane tra
le braccia.
Gli occhi grigio
argento della fanciulla sono semi-chiusi e appannati, e lei respira
faticosamente, come se provasse un grande dolore o una grande paura.
“Dalla a me,
Graeme,” chiede Jareth gentilmente e poi prende tra le braccia la fanciulla.
Sotto lo sguardo
ansioso e preoccupato del suo compagno le pone una mano sulla fronte,
abbassandole le palpebre, e poi chiude gli occhi, concentrandosi. Vedo il volto
di Jareth farsi visibilmente più pallido e più grigio, mentre invece la
ragazza riprende colore, fino a che un lieve gemito esce dalle sue labbra.
Jareth allora la rimette nelle braccia di Graeme e lei si risveglia
completamente, sotto gli occhi commossi dell’uomo.
“Andiamo
Sarah,” mi stringe gentilmente la spalla e mi invita a seguirlo.
Ci avviciniamo a
un gruppo di giovani uomini, dalle loro uniformi immagino che siano le guardie
di cui parlava Tearlag prima. Alcuni di loro sono stessi a terra, pallidi come
fantasmi.
“Forza, Sarah
tocca a te.”
Io mi inchino
vicino a uno di loro, un po’ incerta, quelle persone si aspettano che io le
salvi, ma in realtà non so cosa fare. Poggio la mano sulla fronte di quel fae
come ho visto fare a Jareth, poi
chiudo gli occhi, concentrandomi. Una serie di immagini mi assaltano, vedo la
nebbia serpeggiare dentro la città, vedo i fae crollare a terra come se
stessero respirando qualcosa di velenoso, vedo i più forti, come l’uomo che
sto curando, tentare di respingerla, ma poi infine cedere ad essa. Avverto le
sue paure e la sua rabbia
attagliarmi il cuore fino a mozzarmi il respiro, ma non demordo.
Pian piano sento
il respiro del fae farsi più regolare fino a che lentamente riapre gli occhi,
come se si risvegliasse da un sonno oppressivo. Mi viene da piangere. ‘Ho
salvato quell’uomo!’ Penso, e mi giro verso Jareth, che mi sorride fiero di
me.
******
“Ecco mia signora,”
dice Tearlag porgendomi dell’acqua, “prendetene un po’ e riposatevi,
sarete esausta.”
Io accetto la
coppa che la donna mi porge con un sorriso di gratitudine, i Cortigiani mi
trattano con rispetto e con ossequio, in modo molto diverso da quando si
prendevano gioco di me durante il Ballo in Maschera. Forse allora i loro gesti
mi apparivano così aggressivi e maliziosi perché ero troppo ingenua e troppo
spaesata per capire cosa stesse accadendo intorno a me; oppure il loro
atteggiamento nei miei confronti era davvero cambiato, dopotutto stavo salvando
il Labirinto e quindi mi erano grati.
Mi siedo per un
attimo a terra, chiudendo gli occhi. Sono davvero distrutta. Non so nemmeno io
da quanto tempo io e Jareth ci occupiamo della sua Corte, per fortuna man mano
che i fae si risvegliano il nostro compito diventa più facile. Ora che io ed il
loro Re siamo tornati per salvarli, hanno ritrovato la speranza e quindi è più
semplice scacciare le paure e le ombre rimaste.
Mi sento più
fiduciosa, se continuavamo di questo passo entro stanotte riusciremo a liberare
tutta la città. All’improvviso però un urlo squarcia l’aria. Un urlo di
dolore che mi fa accapponare la pelle.
Mi rialzo in piedi
e corro verso il luogo da cui il grido proviene, Tearlag mi segue, preoccupata.
Arriviamo in una stalla un po’ defilata, a ridosso delle mura della città..
Dentro c’è Jareth, in piedi di fronte a una figuretta raggomitolata a terra.
E’ una ragazza
giovane, almeno nell’aspetto sembra avere più o meno la mia età, è in
posizione fetale, con le ginocchia strette il petto e gli occhi chiusi. Il suo
corpo è coperto di graffi e ferite, e lei trema incontrollabilmente; è come se
un branco di lupi si fosse accanito su di lei.
“Saoirse…”
sento il singhiozzo spezzato di Tearlag accanto a me.
“Si sono
divertiti con lei…” la voce di Jareth è una lama di ghiaccio. “Non c’è
più niente da fare…”
“Oddio no…”
la donna si copre il volto con le mani, si avvicina alla ragazza, piangendo, ma
non si china per toccarla o confortarla in nessun modo. Anche Jareth sta in
piedi di fronte alla sconosciuta senza fare nemmeno un gesto per alleviarle le
sofferenze. Sembrano quasi disgustati dalla sua vicinanza.
Sento
una rabbia nascere dentro di me. Quella poverina avrà subito chissà quali
tormenti e quei due neanche si degnavano di aiutarla. Perché? Ora che Wysa e i
suoi l’avevano toccata non era più degna di loro?
Mi avvicino e mi
chino verso di lei, se Jareth non si vuole sporcare con lei, allora mi occuperò
io di Saoirse.
“Ferma!”
Jareth mi afferra per una spalla e mi tira indietro.
“Che diavolo fai
Jareth!” rispondo io, “non vedi che questa povera ragazza ha bisogno di
aiuto! Cos’è, ormai è troppo sporca per voi preziosi fae?!”
Vedo gli capelli
scuri della fanciulla sparsi intorno a lei, la pelle lattea solcata da ferite
scarlatte e rabbrividisco, mi somiglia così tanto…forse è per questo che si
sono accaniti su di lei?? Con uno
strattone mi libero dalla stretta di Jareth e poggio la mano sugli occhi di
Saoirse.
“Sarah no!”
il grido disperato del Re dei Goblin è l’ultima cosa che sento.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12
Capitolo 12
Capitolo corto
corto, ma spero vi piaccia...!
Daydreamer
Mi ritrovo immersa in
una nebbia soffocante, come quella dei miei incubi, come quella che stiamo
combattendo, come quella che aveva attaccato Jareth. Dev’essere
un’illusione, non c’è altra spiegazione, perché fino a un momento prima mi
trovavo accanto alla povera Saoirse, vicino agli altri, ma questa consapevolezza
non impedisce al terrore di impadronirsi di me.
Sento il cuore battermi
all’impazzata nel petto. Anche se non voglio mi ritorna alla mente la
sensazione delle mani viscide di Wysa su di me, del modo in cui mi aveva
afferrata nel bosco vicino alla Prescott. Rabbrividisco, ma non mi voglio
lasciare sopraffare. So che questo non è altro che un’effetto della nebbia in
cui sono immersa.
Apro le braccia e lascio
scorrere il potere fino alla punta delle mie dita, come mi ha insegnato a fare
Jareth, l’unica cosa che riesco a fare, però, è illuminare per un attimo lo
spazio intorno a me. Quello che vedo mi gela il sangue. Vedo il volto del Re
degli Incubi che mi fissa con la stessa malizia e lussuria di quando mi attaccò
e, quel che è peggio, vedo che non è solo. Vedo altri volti bianchi come
spettri accanto a lui, tutti con la medesima espressione malevola.
Rabbrividisco, mi sento
soffocare; di nuovo tento di allontanare la nebbia con il potere che ho, ma
ancora una volta l’unica cosa che riesco ad ottenere è illuminare quegli
esseri, che ora si stanno avvicinando sempre di più.
Cerco di scappare, di
correre via, ma indosso degli abiti ingombranti e appariscenti, un’ampia veste
di seta rosso cupo, come quella, a brandelli, che aveva indosso Saoirse.
Improvvisamente capisco, sono intrappolata nell’incubo della fae!
Comincio a tremare
violentemente, ho visto quello che le hanno fatto e non voglio riviverlo! Però,
per quanto tenti di combattere la nebbia o di scappare, è tutto inutile, perché
adesso sono lei, sono Saoirse, e la giovane fae non aveva avuto scampo.
Artigli mi afferrano
l’abito, strappandomelo e graffiandomi la carne, sono come lupi affamati
intorno alla preda, mi hanno preso, e non mi lasceranno andare finché non
avranno finito con me.
“Jareth!” chiamo tra
le lacrime, “Jareth!” non so se mi può sentire, nemmeno se mi può aiutare,
ma ora più che mai ho bisogno di lui.
Improvvisamente, sotto
la mia mano, sento una pietra, è liscia ed aguzza ed io l’afferro, colpendo
Wysa in pieno petto. Un fiotto di sangue scuro sprizza su di me, mentre un grido
lancinante squarcia l’aria. La nebbia si dissipa e intorno a me non vedo più
nessuno, abbasso lo sguardo sul corpo esanime di fronte a me e con orrore mi
accorgo che non si tratta di Wysa, ma di Jareth.
“Noo!” grido
disperata, mi chino su di lui e vedo l’orribile ferita che gli squarcia il
petto, uguale a quella da cui l’avevo guarito. Pongo le mani su di essa, ma è
inutile, non riesco a rimarginarla, perché non sono Sarah adesso.
I miei incubi e quelli
di Saoirse si sono mescolati dando vita all’abisso più scuro che potessi
immaginare. Stringo il corpo senza vita di Jareth, mentre comincio a dondolare
su me stessa, di nuovo sento Wysa e i suoi avvicinarsi, ma non riesco a reagire.
Mi sento morire, la speranza mi ha abbandonato, l’unica cosa che voglio è
smettere di provare tutto questa sofferenza.
Improvvisamente mi sento
trascinare via, come se una mano mi avesse afferrato e portato via dall’incubo
in cui sono immersa. Mi ritrovo a boccheggiare come se avessi trattenuto il
respiro fino a quel momento. Apro gli occhi e di fronte a me vedo il viso
terrorizzato di Jareth.
“Buíochas
Diut*…Sarah” quest’invocazione suona estranea nella mia bocca, io
che sono abituato a non tenere conto di nessuno, ma in questo momento mi esce
spontanea dalle labbra.
Quando l’ho vista toccare Saoirse e poi cadere a
terra esanime, avevo creduto davvero di averla persa. La stringo a me così
forte da farle male.
“Perché non mi dai mai ascolto, dannazione!”
mormoro al suo orecchio mentre affondo il viso nei suoi capelli scuri, sento il
suo cuore battere contro il mio, la sua pelle calda sotto le mie dita. E’
salva, Wysa non è riuscito a prenderla, e questa è l’unica cosa che conta
adesso. Rimango in silenzio ancora per
un momento, stringendola tra le braccia senza dire nulla, ma poi gentilmente mi
allontano da lei per guardarla negli occhi.
E’ chiaramente confusa dalla mia reazione, ma
soprattutto è ancora scossa per quello che ha vissuto. Poggia le mani sul mio
petto, stringendo la stoffa sottile della mia camicia, in cerca di conforto.
“E’ stato…è stato orribile, Jareth. Cosa mi è
successo…”
“Wysa e gli altri fae oscuri hanno preso Saoirse e
…hanno fatto di lei ciò che volevano,” dico, e la sento rabbrividire,
probabilmente lei sa meglio di me cosa la mia giovane cortigiana ha vissuto.
“Quando arrivano a quel punto, quando riescono a
spezzare lo spirito di un fae in quel modo.” Continuo a spiegare, “quando
accade questo, esso non riesce più a liberarsi dei suoi incubi e delle sue
paure e, quel che è peggio, la
vittima risucchia nel suo incubo tutti coloro che entrano in contatto con lui o
lei, come se li contagiasse una pestilenza. Saoirse avrebbe continuato a
rivivere la violenza subita per tutta l’eternità ed avrebbe continuato a
…”
“Che vuol dire avrebbe…” mi interrompe.
“Abbiamo…ho, ho dovuto fare in modo che Saoirse
smettesse di soffrire.”
“E… e come?” sento la ripugnanza
crescere nella voce della mia Sarah, ma non posso mentirle.
“Ho dovuto ucciderla, Sarah.” La guardo negli
occhi mentre pronuncio queste parole e vedo l’orrore farsi strada nelle sue
iridi chiare. Si irrigidisce e copre il viso con le mani mentre un singhiozzo le
scuote il petto.
Sarah si alza ritta e mi gira le spalle, come
immaginavo è sconvolta da quello che ho fatto. Rimango immobile dietro di lei,
non voglio certo spaventarla ulteriormente. Per quello che mi sembra un tempo
infinito continuo a fissare la cascata dei suoi capelli neri che le scivolano
sulla schiena.
“E’ stata attaccata per colpa mia…?” chiede
alla fine con voce rotta.
“Wysa è crudele Sarah, non conosco come lavora la sua
mente contorta…”
“Saoirse mi assomigliava, aveva i miei stessi capelli
scuri e la stessa carnagione chiara, sembrava una ragazza giovane, come me…lei
è stata aggredita per colpa mia???” chiede un’altra volta, girandosi verso
di me a guardarmi con gli occhi sbarrati e colmi di lacrime.
“Sarah non lo so! Saoirse era carina, era più
giovane degli altri e più indifesa. Probabilmente l’hanno attaccata solo
perché era la preda più facile …”
“Tutto questo è così…mostruoso,” si stringe
le braccia intorno al corpo, come se avesse freddo, come se volesse proteggersi.
“Io…io non ce la faccio Jareth, voglio…Jareth…” sento lacrime nella
sua voce… “Jareth io…” la sua voce si spezza, e lei scoppia in
singhiozzi.
Piango per non so quanto
tempo tra le braccia di Jareth, senza vergogna alcuna gli mostro le mie lacrime
e la mia debolezza. Da quando mi aveva chiesto il suo aiuto mi ero sforzata di
essere forte. Il Labirinto, i miei amici, e lui stesso avevano bisogno di me e
io non potevo tirarmi indietro. Ma giorno dopo giorno la distruzione che la mia
venuta aveva causato, aveva scavato una ferita nel mio cuore, e l’ingiusto
destino di Saoirse mi aveva fatto raggiungere il limite.
Per colpa mia lei aveva
sofferto ed era morta, per colpa mia molti degli abitanti del Labirinto avevano
subito la stessa sorte. E quel che era peggio è che Wysa è ancora là fuori da
qualche parte, pronto ad attaccarmi. Non riesco a smettere di rivivere
l’incubo di Saoirse, e il pensiero che anche a me può succedere la stessa
cosa mi fa impazzire.
“Ho paura Jareth…”
sussurro, “ho paura…” mi sento così impotente in questo momento,
nonostante la presenza di Jareth non riesco a smettere di tremare.
Lui mi accarezza
gentilmente la schiena, capelli, mi bacia le tempie mormorando parole di
conforto.
“Stringimi Jareth,
stammi vicino…”
Lentamente mi porta
verso il giaciglio su cui mi sono risvegliata. Non mi trovo da qualche parte nel
Labirinto, ma non ho mai visto questo posto. Sembra una specie di giardino
circondato da mura di pietra e al centro di esso brilla una luce calda e
rilassante.
Lascio che Jareth si
stenda accanto a me e nascondo il viso nell’incavo del suo collo; il suo
profumo, che ormai ho imparato a riconoscere, mi riempie i polmoni e riesce a
calmarmi più di ogni altra cosa.
“Baciami, per
favore…”
Lui mi guarda stranito,
sembra che voglia protestare, ma il mio sguardo riesce a convincerlo, e si
abbassa per catturare le mie labbra in un bacio. E’ dolce e incerto, forse ha
paura di spaventarmi, ma io lo approfondisco; voglio sentirlo più vicino
possibile, voglio dimenticare la sensazione di Wysa su di me, voglio che ci sia
solo Jareth nel mio cuore adesso.
Come in un sogno
comincio a sciogliere i lacci che chiudono la sua camicia, a passare le mani
sulla sua pelle liscia come seta. Lui non mi ferma, per un attimo prova a
trattenermi ma alla fine cede. Sento il suo respiro farsi più corto, la sua
stretta più forte, ma non ho paura. Non so quale sarà il mio destino ma,
qualunque cosa accada non voglio che Wysa mi porti via questo.
*Buíochas
Diut: in gaelico significa 'Grazie agli Dei', immagino che nell'Underground ci
siano degli Dei, visto che i fae appartengono alla mitologia celtica. Se i
termini non sono corretti vi prego di farmelo notare, non voglio scrivere
stupidaggini!
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Capitolo 14 *** capitolo 13 ***
Nuova pagina 1
Dopo un mese e più, finalmente posto un nuovo
capitolo. Lo so da me, è un po' stiracchiatino, ma altrimenti non riuscivo a
sbloccarmi!!
E poi, dico la verità, ho un po' barato nella prima
scena. Infatti ho rielaborato un dialogo che avevo scritto per un'altra storia
postata sempre qui su EFP. Storia che, a sua volta, è la riscrittura della
scena del telefilm su cui è basata. (Il nome del telefilm è I ragazzi della
Prateria ed ha quasi vent'anni, giusto per farvi capire che proprio giovincella
non sono più :-P).
Capitolo 13
Mi siedo sul bordo del
nostro giaciglio, avvolgendomi nel lenzuolo per coprire il mio seno nudo, più
per pudore che per freddo, perché in questo posto l’aria è tiepida e
piacevole. Dietro di me Jareth si è assopito e io lo guardo dormire, adagiato
sui cuscini, bello come la statua di un dio greco.
Mi soffermo a osservare
i suoi muscoli snelli e la sua pelle liscia e pallida come alabastro. Mi fa
venire in mente la favola di Amore e Psiche, in cui la sfortunata giovinetta una
notte decise di ammirare alla luce della candela il suo misterioso amante, solo
per scoprire che si trattava del Dio dell’Amore in persona.
E Jareth cos’è per
me? Il mio personale Dio dell’Amore? Lo stomaco si stringe. Io amo il Re dei
Goblin? Ripenso alla prima volta che mi ha salvato nel bosco, come mi ha
abbracciato e confortato sebbene, come ho scoperto dopo, la mia vicinanza lo
facesse impazzire di dolore; ripenso a quando l’ho visto cadere –ferito per
causa mia- e mi sono offerta al Labirinto per salvarlo, ripenso a quella strana
notte nella sua camera da letto, preludio a questo momento, e poi ripenso a come
abbiamo combattuto insieme la nebbia, a come abbiamo visto le paure più
profonde l’uno dell’altra.
Non penso che ci potrà
mai essere qualcuno che mi conoscerà più intimamente di Jareth, che riuscirà
a conoscere i miei sogni e le mie paure più a fondo; questo è amore? Non lo
so, non sono mai stata veramente innamorata in vita mia, ma so che nessuno mi ha
fatto mai sentire così fragile e protetta allo stesso tempo, come se fossi la
cosa più preziosa al mondo.
Lo sento muoversi, si
sta risvegliando; io arrossisco, è da sciocchi imbarazzarsi dopo quello che
abbiamo fatto, ma non posso farne a meno. Dischiude gli occhi lentamente, fino a
che la consapevolezza si fa strada nelle sue iridi feline.
“Sarah…” mormora.
Io distolgo lo sguardo,
incapace di guardarlo negli occhi.
“Sarah, stai bene?”
il tono è incerto adesso.
“Io…Io non lo so,”
ammetto alla fine.
Mi sento così strana,
il pensiero che abbiamo condiviso qualcosa di così sacro, così potente, mi
turba. Ho fatto l’amore per la prima volta nella mia vita, e non con un
ragazzo qualunque, ma con il Re dei Goblin.
“Un…un paio di ore
fa questa mi sembrava la cosa più giusta da fare…”
“Ma ora sei
pentita?” sento fragilità nella sua voce.
Io ho il potere di
ferirlo, me ne rendo conto chiaramente solo adesso, in modo più profondo di
chiunque altro. Questo mi spaventa. Il cuore del potente, dell’arrogante Re
dei Goblin è nelle mie mani, delicato come un uccellino appena nato. Ma, sono
pentita di quello che ho fatto? Guardo dentro di me e la risposta è chiara.
“No Jareth,” gli
rispondo, guardandolo finalmente negli occhi. “No, non sono pentita, sono
spaventata.” Ecco l’ho detto, “Le cose cambieranno tra noi adesso?”
“Si, cambieranno
Sarah.”
“In meglio?” chiedo,
ho bisogno della sua rassicurazione che andrà tutto bene.
“Spero di si, mia
preziosa,” mi fa uno dei suoi sorrisi sghembi, mitigato però dalla dolcezza.
“Io ti amo.”
Lo dice con naturalezza,
come se fosse la cosa più normale e semplice del mondo. Me lo ha sempre detto,
fin dalla prima volta che l’ho incontrato. Ma solo adesso le sue parole mi
sembrano reali. Mi bacia la spalla nuda, con tutta la delicatezza possibile e io
mi sento sciogliere.
“Ti…ti amo anch’io
Jareth.” Dico e vedo il suo viso affilato illuminarsi.
“Mi ami anche tu?”
mi chiede, come se fosse l’ultima cosa che si aspettasse da me in questo
momento.
“Beh, si…ti amo
anch’io.” …almeno credo… “io non so cos’è l’amore Jareth.”
Confesso, “non è certo quello delle mie fantasie romantiche di ragazzina. In
cui l’amore era il principe azzurro…o il re misterioso e pericoloso che ti
faceva battere il cuore dalla paura e dall’eccitazione.” Dico senza
guardarlo negli occhi. Era lui il mio re oscuro, quello che riempiva le
fantasie, mi sento così sciocca a ripensarci adesso.
“Sarah,” mi chiama
ancora, prendendomi il mento e facendomi girare a guardarlo negli occhi, “che
tu ci creda o no, tutto questo è nuovo anche per me.” Spalanco gli occhi in
un’espressione incredula e poco convinta, Jareth è antico di secoli, non può
non aver conosciuto l’amore. E’ una stilettata al petto pensarci proprio in
questo momento, però non posso esser così ingenua da credere che io sia stata
la prima a farlo innamorare.
“Dico la verità.”
Continua lui con più veemenza,“Quello che hai letto nel tuo libro è la verità.
Il Re dei Goblin si era innamorato della fanciulla.
Non c’è mai stato inganno in questo. Non che io lo volessi, mia cara, sarebbe
stato molto più facile se tu fossi stata come tutti gli altri, qualcuno da
mettere alla prova per vedere se meritassi di riavere indietro chi avevi fatto
portare via dai miei goblin; forse avrei avuto Toby adesso, e lui sarebbe stato
il mio Principe e Erede. Invece mi sono innamorato di te, anche se eri poco più
di una bambina, e non sono riuscito a strapparti via dal mio cuore in tutti
questi anni. Si ho avuto altre amanti, e ad alcune di esse ho tenuto veramente,
ma nessuna di esse è diventata mia Regina. ”
Mi attira a se e mi
bacia di nuovo con passione, con tanta forza da lasciarmi le labbra doloranti.
“Voglio che sia tu la
mia Regina, Sarah,” dice con uno scintillio feroce negli occhi, “e non perché
tu hai vinto il Labirinto o perché hai deciso ti offrirti ad esso per salvarmi
la vita.”
Il suo tono mi ha
spaventato e sorpreso, l’ho fatto arrabbiare dubitando dei suoi sentimenti per
me. Nonostante tutto però, la tensione che avevo provato fino a quel momento è
scomparsa. E come se, aver finalmente ammesso i miei sentimenti a voce alta e
aver visto la sincerità dei suoi, avesse finalmente liberato il mio cuore da
tutte le incertezze.
Facciamo l’amore
un’altra volta, con più lentezza stavolta, con più attenzione. Gli occhi di
Jareth percorrono il mio corpo e io mi sento imporporare le guance, ma poi posa
le labbra su di me e tutto l’imbarazzo sparisce, mentre ci perdiamo l’uno
nell’altra.
******
“Cos’è questo
Jareth?”
Mi trovo di fronte
alla fonte di luce di quello strano giardino. E’ calda e pulsante, come se
fosse viva.
“Questo è il
centro del Labirinto, Sarah.” Mi risponde, venendomi vicino e allacciando
mollemente un braccio intorno alla mia vita. Sento un brivido al suo tocco,
ancora non sono abituata a questa intimità fra di noi, ma poi mi rilasso e
poggio la mia mano sulla sua.
“Ricordi quello
che ti dicevo, a proposito del Labirinto? Che io lo governavo ma che esso era
un’entità a se? Beh…questa è la manifestazione ultima della sua entità.”
“Vuol dire che
noi…che noi abbiamo fatto l’amore di fronte al Labirinto?” arrossisco,
anche se riconosco che quello che ho detto non ha senso, non posso
sentirmi in imbarazzo nei confronti di un luogo.
“Io non sono soltanto un luogo Sarah Williams.”
Una voce senza
corpo mi risponde, come se avesse letto i miei pensieri. Guardo Jareth senza
capire, è stato lui a parlare? E’ uno dei suoi trucchi.
“Non sono nemmeno un trucco, Sarah Williams.”
La voce continua a
ripetere il mio nome, è antica ma allo stesso tempo vitale, maliziosa e
sarcastica…come la voce di Jareth.
“Al contrario, Sarah Williams, è la voce di Jareth che – con il
passare del tempo – ha cominciato ad assomigliare alla mia.”
“Ora basta,” dice
Jareth, con un tono solo all’apparenza leggero. “Ora basta, Labirinto, un
po’ di rispetto per la tua Campionessa e la mia Regina.”
“Hai ragione, Re dei
Goblin,” dice la voce, anche se dal tono sembra molto poco propenso a dargli
ragione, “i miei rispetti Campionessa, e i miei più sentiti ringraziamenti
per aver liberato me e i miei abitanti, a rischio della tua stessa vita.”
Conclude con un tono più solenne. Allora riesce a essere serio quando vuole.
“Ma noi non abbiamo
liberato ancora tutto il Labirinto, non è vero?”
Mi sembra che ci siano
ancora tante zone di cui occuparsi, dopotutto non è da tanto che abbiamo
iniziato…
“Al contrario
Sarah,” Jareth mi interrompe, e sento una nota di trionfo nella sua voce,
“man mano che liberavamo gli abitanti del Labirinto, essi si sono fatti più
forti e sono stati in grado di allontanare la nebbia da soli; è stata, come
dite voi nel Mondo di Sopra, una reazione a catena. Più porzioni di Labirinto
liberavamo, più i miei sudditi riacquistavano speranza, meno effetto la nebbia
aveva su di loro. I Fae della mia Corte si sono occupati del resto, ora
finalmente la nebbia di Wysa ha abbandonato il Labirinto.”
“Dici davvero?” sono
incredula. Ci siamo liberati di quella cosa infernale??
“Si, ce ne siamo
liberati, bada però, c’è ancora molto da fare. Dobbiamo ricostruire il
Labirinto e ridare forza ad esso e la minaccia di Wysa non è cessata; perché
lui è sempre pronto ad attaccare di nuovo, ad attaccarti di nuovo,”
sottolinea con voce cupa, mentre le sue mani involontariamente si stringono
intorno alla mia vita. “ma ora siamo più forti, e possiamo proteggerti.”
******
“Non era certo questo
il modo in cui volevo che mi proteggessero…” borbotto a mezza bocca.
Nat e Amy alzano lo
sguardo dai libri e mi guardano incuriosite. Ci troviamo nel Pensatoio, i miei
amici mi stanno aiutando con i compiti visto che, anche se non mi piace
ammetterlo, sono rimasta un bel po’ indietro con le lezioni.
“Nulla ragazze,”
scrollo le spalle con fare indifferente, “stavo solo lamentandomi di Jareth.”
“Ancora?” chiede
Charlie, “ma come, oramai sembravate andare d’amore e d’accordo, voi due
piccioncini…”
Il tono canzonatorio
nella sua domanda non mi sfugge. I miei amici non sanno tutto
quello che è successo, ma non hanno potuto fare
a meno di notare come, dall’attacco di Wysa nei boschi della Prescott,
io e Jareth non avevamo più discusso, la regolarità delle sue visite, e il
modo inevitabilmente più affettuoso con cui mi riferisco a lui quando parlo.
Certe volte mi sembrava
di aver scritto in faccia i miei sentimenti per Jareth, e quello che era
successo tra noi. Non escludo che quella curiosona di Natalie possa aver capito
tutto, ma fin’ora non mi ha mai fatto alcuna domanda, mostrandosi stranamente
riservata, e non posso fare a meno di ringraziarla mentalmente per questo.
Decisamente ho bisogno
di tempo per rimettere a posto i miei pensieri, alle volte ancora non mi sembra
vero di aver fatto l’amore con Jareth, che abbiamo salvato il Labirinto e le
creature che lo abitano, e che Wysa l’Oscuro è ancora da qualche parte,
pronto ad attaccarmi allo stesso modo in cui ha attaccato Saoirse.
Non posso fare a meno di
rabbrividire, ogni volta che ripenso all’incubo in cui ero stata risucchiata
è come se lo spazio attorno a me si rabbuiasse, come se una nuvola di passaggio
coprisse il sole e rendesse tutto più grigio e freddo.
Una morsa di gelo mi
chiude lo stomaco mentre la bile risale fino alla mia gola, improvvisamente mi
sento nauseata e ho bisogno di respirare dell’aria fresca. Mi alzo e vado
verso la portafinestra. Mi era già successo altre volte da quando ero tornata
alla Prescott. E ogni volta avevo sentito il bisogno di avere Jareth vicino a
me, ma Sua Altezza aveva bloccato non so
come il mio potere di tornare nel Labirinto, nè si era fatto vivo.
Non lo sopporto quando
fa così. Nonostante tutte le belle parole che ci eravamo detti Jareth sembra
ancora convinto di poter fare come gli pare e di poter decidere per me. Lo so
che probabilmente ha i suoi motivi e che lo fa per proteggermi, ma questo non
gli da comunque il diritto di gestire la mia vita come se fosse quella di uno
dei suoi sudditi.
Con mani tremanti giro
la maniglia ed apro il vetro, respiro profondamente l’aria pulita e fresca del
bosco e questo mi aiuta a far sparire la nausea. Alle volte mastico delle gomme
alla menta, anche quelle mi aiutano, ma io vorrei solo che questo malessere
finalmente sparisca. Non lo so, forse è tutto lo stress che ho accumulato, o
gli effetti della nebbia che ho inevitabilmente respirato mentre ero nel
Labirinto, so solo che è da quando Jareth mi ha fatto tornare nel Mondo di
Sopra che non mi sento affatto bene.
“Sarah, stai bene?”
Amy mi chiede preoccupata.
“Si…ora sto bene,”
mi giro a guardarla.
Lei e gli altri hanno
un’espressione preoccupata sul volto.
“Sei sicura? No perché
la tua faccia tende al verdino, lo sai questo?”
“Sempre molto
delicato, eh Charlie?” lo redarguisce la sorella, “Però Charlie ha ragione,
hai una faccia proprio sbattuta…”
“Avete ragione
ragazzi,” ammetto io, dopotutto non ha senso nascondere la verità, “è solo
che mi sento un po’ di nausea, magari è solo la stanchezza. Tra il Labirinto
e la scuola, sono un bel po’ stressata ultimamente, sapete?” scherzo.
“Sarah Williams..la
grande donna in carriera…” mi prende in giro Charlie. “A parte gli scherzi
però,” aggiunge tornando serio, “se ti senti poco bene torna in camera tua.
Vorrà dire che domani mattina copierai i nostri compiti…” conclude come se
mi stesse facendo un grande favore.
“Charlie, carissimo”
gli rispondo, “mi dispiace, ma penso proprio che li copierò da Danny o da Amy,
così sono sicura che siano corretti!”
Gli faccio la
linguaccia, ma poi faccio come dice lui e torno in camera. Non riesco a
togliermi di dosso questo senso di nausea e spossatezza, nè la sensazione di
gelo nelle ossa. Forse non mi sono ripresa ancora del tutto dall’incubo di
Saoirse. Raggiungo la mia stanza con fatica sempre maggiore, all’improvviso mi
sento soffocare e rabbrividire allo stesso tempo.
Entro e mi raggomitolo
sotto le coperte, ho bisogno di caldo e di conforto. Vorrei tanto che Jareth
fosse qui…
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Nuova pagina 1
Ecco il nuovo capitolo, questa volta l'ho postato a
tempo di record (almeno per me), no?
Buona lettura,
Daydreamer
Capitolo 14
“Sarah…” quel
sussurro vicino al mio orecchio mi fa lentamente svegliare.
Mi rendo conto che sono
stesa sul mio letto, sopra le coperte, ancora vestita con la divisa scolastica.
Ieri sera, non appena ero rientrata in stanza, mi ero tolta le scarpe, mi ero
buttata sul letto e poi ero crollata, inspiegabilmente esausta anche se non
avevo fatto grandi sforzi.
Spalanco gli occhi e mi
trovo di fronte il Re dei Goblin.
“Jareth!” esclamo.
Mi tiro su a sedere sul
letto, incrociando le mani sul petto con fare arrabbiato, dopo la stupenda,
magica notte che abbiamo passato insieme, dopo che avevamo messo a nudo i nostri
cuori, mi aveva rispedito quassù senza tanti scrupoli; ora non può pensare che
lo accolga con un sorriso! Lui che mi guarda con un’espressione così sorpresa
su quella sua faccia da angelo caduto che si ritrova, mi rende molto difficile
rimanere distaccata, ma non
demordo, non gliela voglio far passare liscia stavolta.
“Sei sparito,” lo
accuso, “mi avevi promesso che non lo avresti più fatto; che se ci fosse
stato un problema lo avremmo affrontato insieme…e invece hai deciso tutto da
solo, come sempre…” il mio tono si smorza,
rivelando l’amarezza celata dalla mia arrabbiatura.
Lui sembra indifferente
alla mia tirata però, e invece mi prende il volto tra le mani, teso e
preoccupato.
“Come stai?” mi
chiede.
“Non cambiare
discorso, Jareth. Ti ho chiesto come mai sei sparito.”
“E io ti ho chiesto
come stai.” Risponde, stringendomi un po’ di più il viso, “mi hanno detto
che sei stata male.”
Non so chi glielo abbia
detto, forse Amy? Forse mi controlla con uno dei suoi cristalli? In ogni caso
non voglio che cambi discorso.
“Ho solo un po’ di
nausea e di stanchezza,” rispondo con noncuranza, “dopo tutto quello che
abbiamo passato con la nebbia di Wysa mi sembra il minimo…”
“Vieni con me,” mi
dice, e mi tira su dal letto.
“Non dirmi cosa devo
fare, Jareth,” non mi piace il suo atteggiamento autoritario.
“Per favore, Sarah,
vieni con me nell’Underground,” il tono si è addolcito e la preoccupazione
che vedo nei suoi occhi mi convince a seguirlo, anche se non capisco perché si
agiti così tanto per questo lieve malessere che ho.
“Va bene Jareth, verrò
con te. Ma questo non cambia le cose, sono ancora arrabbiata con te, non hai
diritto di gestire la mia vita come quella di uno dei tuoi goblin.”
“Hai ragione.
Perdonami. Ma ora, ti prego, vieni con me.”
Cos’è questa urgenza
nella sua voce? Comincia a spaventarmi. Annuisco e mi lascio trasportare nel
Sottosuolo. Jareth trasforma i miei abiti, rivestendomi in una morbida veste
verde chiaro, decisamente più confortevole degli abiti stazzonati del giorno
prima. Apprezzo il gesto, ma anche questa è una cosa di cui dobbiamo discutere,
avrò pur diritto di scegliere quello che ho indosso, no?
Le stringo la mano mentre ci avviamo verso il Centro del
Labirinto, probabilmente se continuo così finirò per farle male, ma non riesco
a controllarmi. Quello che il Labirinto mi ha rivelato stamattina mi ha
sconvolto, non può essere vero, dopo tutti questi secoli, non può essere
successo davvero…
Sento il nervosismo di Sarah accanto a me, è arrabbiata
per come l’ho trattata; certe volte non capisce che è solo una semplice
mortale e che ci sono alcune cose che devono essere fatte per proteggerla, che a
lei piaccia o no. Ma sento che il mio atteggiamento sta cominciando anche a
spaventarla, bene, perché sono sconvolto
anch’io.
“Vedo che hai
riportato Sarah Williams come ti avevo chiesto.” Dice il Labirinto quando
ritorniamo davanti alla sfera luminosa.
Questo
spiega perché Jareth mi ha riportato quaggiù, ma non la sua preoccupazione.
“Bene Sarah,
avvicinati,” si rivolge direttamente a me e io mi volto a guardare il Re dei
Goblin, è teso come una corda di violino ma annuisce, così io mi avvicino.
La sfera si allarga e io
mi ritrovo immersa nella luce, tutto dura meno di una frazione di secondo e,
prima che io mi renda conto di cosa sta succedendo, il Labirinto ritorna alla
sua dimensione originaria.
“E’ come
immaginavo,” la sua voce incorporea risuona soddisfatta, “le mie
congratulazioni.”
“Non capisco…Jareth,
cosa sta succedendo?”
Nonostante il Labirinto
sembri contento, Jareth è sempre più teso.
“Sarah Williams, mia
cara…tu…”
“No! Spetta a me
dirlo!” lo interrompe Jareth.
“Sarah,” mi guarda
negli occhi così seriamente da spaventarmi, “Sarah…io e te abbiamo
concepito un figlio.”
“Cosa…!” esclamo
incredula, mentre la mia mano vola subito a coprirmi il ventre.
Non che io sapessi a
quali conseguenze avrebbero potuto portare le nostre azioni, è solo che non me
lo aspettavo, dopotutto sono stati insieme solo due volte.
“Non me lo aspettavo
neanche io Sarah, non credevo che fosse possibile.”
“Non credevi che io e
te potessimo creare un bambino insieme?” E’ tanto inverosimile che un Fae e
un’umana possano generare un figlio?
“Non è per questo,
Sarah Williams,” si intromette il Labirinto, “vedi, mia cara, i Fae sono
dotati di grandi poteri e di una vita molto lunga ma, di contro, per loro è
estremamente difficile procreare. I bambini Fae sono rari e preziosi, per questo
in passato venivano rapiti quelli umani.”
Non solo in passato, mi
ritrovo a pensare.
“Solo in passato,
Sarah” mi corregge il Labirinto che, mi ero dimenticata, ha la capacità di
leggere nella mia mente, “le storie e le leggende sui changeling, sui bambini
scambiati e rapiti dalle fate, erano vere; ma ora non è più così. Il nostro
potere sul Mondo di Sopra è diminuito e noi creature fatate siamo diventate
meno selvagge. Ora prendiamo solo i bambini che ci vengono offerti.”
“Come mi fratello,”
“Si, come tuo
fratello. Speravamo che potesse diventare il nuovo Principe del Labirinto. Ma
adesso,” conclude con un basso suono gorgogliante che sembra una risatina,
“adesso abbiamo di meglio. Non vedevo l’ora che accadesse.”
Jareth, che fino a quel
momento aveva tenuto gli occhi bassi e le braccia tese lungo i fianchi in un
atteggiamento indecifrabile, a quelle parole alza gli occhi e guarda verso il
Labirinto, con espressione seria e minacciosa.
“Cosa intendi dire con
questo, Labirinto?”
“Oh, Jareth, andiamo,
non servono inutili giri di parole. Sarah è la tua Regina, l’ho capito dal
primo momento che ha messo piede nella galleria più esterna. E’ colei che ti
è stata destinata, colei che ti darà un’erede. Ed è per questo che Wysa la
brama così tanto. Perché voleva essere lui a ricevere quell’onore che è
toccato a te.”
Io rabbrividisco a
quelle parole, stringendomi nelle braccia, sentire il Labirinto parlare di me in
questo modo mi fa sentire un oggetto. E’ per questo che Jareth mi ama? Perché
io posso dargli un figlio? Mi giro verso di lui a guardarlo, smarrita e confusa
ma, con mio grande stupore, lui sembra confuso quanto me.
“Non è necessario
essere così in pensiero. Ora non c’è più pericolo di questo… Certo però,
ce ne avete messo di tempo, eh? E’ da quella notte in cui tu ti sei sottomessa
di nuovo a me per guarirlo che ho tentato di convincervi in tutti i modi.”
“Tentato di
convincerci, Labirinto?” la voce di Jareth è di ghiaccio.
Il Labirinto sta
insinuando che ha usato la sua influenza per far si che io e Jareth facessimo
l’amore? Rabbrividisco al pensiero. Mi ricordo bene quella prima notte nel
Labirinto con Jareth, il modo in cui mi sembrava di essere immersa in un sogno,
di non avere il controllo delle mie azioni…se allora non ci fossimo
interrotti, se avessimo concepito un figlio quella notte, mi sarei sentita usata
e ingannata.
Adesso non sono più
sicura neanche di me stessa. Quando ho fatto l’amore con Jareth, è stato
perché lo volevo, o perché anche quella volta il Labirinto ci aveva messo lo
zampino? E Jareth, si è comportato così per lo stesso motivo? Non posso
credere che il momento più intenso e puro che io abbia mai provato fino a quel
momento sia in realtà una manipolazione.
“Sarah…” nella
voce di Jareth sento la stessa pena e confusione della mia.
Lui si avvicina verso di
me, fa per prendermi tra le mie braccia, ma io mi allontano. In quel momento
sono troppo sconvolta, troppo confusa, troppo impaurita per riuscire a pensare
chiaramente. Sono appena maggiorenne, non ho neanche finito la scuola, e aspetto
un figlio. Aspetto un figlio da una creatura fatata che attende il suo erede da
secoli, sono l’unica che può renderlo padre…ed è per questo che un’altra
creatura altrettanto fatata e antica, ma molto più oscura, mi sta dando la
caccia.
Sapevo già che prima o
dopo sarei tornata qui nel Labirinto, lo sapevo dal momento in cui mi ero
sottomessa a lui per salvare Jareth. Ma avevo appena realizzato di amare il Re
dei Goblin, avevo appena cominciato ad accettare il fatto che io sarei stata la
sua Regina. E invece ora stavo per diventare madre. Sta accadendo tutto troppo
in fretta…ho la mia famiglia, e i miei amici della Prescott nel Mondo di
Sopra, non sono pronta a dir loro addio. Pensavo di aver tempo di realizzare i
miei sogni prima di poter tornare qui e rimanerci per sempre. E invece lo devo
fare ora, perché il destino del Labirinto dipende da me.
“Jareth…io…io”
non so che dire adesso, non riesco a guardarlo in faccia, è troppo. “Jareth
ti prego, portami a casa mia, portami nel Mondo di Sopra…io, io devo…ho
bisogno di pensare adesso…”
Le mie parole lo
feriscono, lo vedo chiaramente sul suo volto, ma fa come gli ho chiesto. Con un
gesto della mano mi riporta nella mia stanza alla scuola. Io mi abbandono sul
letto e scoppio a piangere, sopraffatta.
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Nuova pagina 1
Lo so i capitoli sono sempre più corti! >_<
Però in questo caso l'ho voluto far finire così apposta!
Buona lettura!
Daydreamer
Capitolo 15
La potenza del mio grido squassa l’intero Labirinto, i
miei sudditi staranno tremando di paura, chiedendosi quale altra sciagura si sia
abbattuta su di loro, e cosa mi ha fatto infuriare in questo modo; in questo
momento non mi importa di loro, però. Non mi importa se ascoltano la mia
collera e la mia frustrazione. Non mi importa che cosa potrebbero pensare del
loro Re, che urla in quel modo. In
questo momento non mi importa di nulla; che il Labirinto se ne vada
all’inferno per quello che mi riguarda!
Come ha osato usare me, usare Sarah, in questo modo? Lo
conosco da così tanto tempo che ormai non ricordo più nemmeno quando io non ne
ero a capo, e so che il mio compito è quello di fare da tramite tra la sua
infinita, asettica, conoscenza, e le creature che sono al suo interno. E’
sempre stato questo il compito dei Sovrani del Labirinto,ad uno la conoscenza,
all’altro le emozioni, e nessuno dei due può governare senza l’altro. Ma
questa volta ha superato i suoi limiti. La mia vita PRIVATA non è affar suo,
non è affar suo decidere chi è la mia Regina, ne quando il mio erede deve
essere concepito.
Sento la rabbia ribollire dentro di me, mentre stringo i
pugni per non scagliarmi contro la sfera luminosa che brilla indifferente di
fronte a me.
“Jareth, devi smetterla di provare queste emozioni
negative, saremo più vulnerabili all’attacco di Wysa in questo modo. Tutto il
lavoro e i sacrifici fatti fin’ora andranno persi.”
“Non dirmi cosa devo fare,” gli ringhio contro.
Sono irriconoscibile, me ne rendo conto, come mi rendo
conto che ha ragione, che se continuo così finirò per rovinare quello che io e
Sarah abbiamo ripristinato, ma come può pensare che io mi comporti
razionalmente quando mi sento il cuore lacerato?
Si, mi sento il cuore lacerato, come quando lei mi ha
sconfitto, come quando –con le sue parole- mi ha condannato
alla sua assenza. Ed ora rischio di perderla un’altra volta, lei e il
figlio che porta in grembo. Tutto perché colpa del Labirinto.
Mi trasformo e volo via da quel luogo, non posso stare
un minuto di più in presenza dell’entità con cui dovrei governare e che
dovrei proteggere, ma che invece sento il bisogno di annullare e far scomparire
dalla faccia dell’Underground. Devo schiarirmi le idee, devo pensare in modo
razionale, devo pensare ai miei interessi e a quelli dei miei sudditi. E’
quello che mi viene meglio, dopotutto sono il Re.
Mi innalzo sopra le nubi, sempre più in alto. Se fossi
un normale volatile l’aria rarefatta mi avrebbe già ucciso, ma io non sono un
normale barbagianni, e così continuo a salire, fino a raggiungere il confine
tra l’Underground e il mondo di Sarah. Fino a raggiungere il bosco della sua
scuola. Non mi farò vedere, non è quello di cui ha bisogno adesso, ma aspetterò,
fino a quando sarà pronta.
******
Stringo il cuscino,
raggomitolata sul letto, con gli occhi spalancati e fissi di fronte a me. Non
riesco a piangere, non riesco a pensare, non riesco ad afferrare quello che il
Labirinto mi ha detto. Sono stata usata, siamo stati usati; per concepire
un’erede. Mi sento così vuota, così sporca,
come se fossi un oggetto. Qualcuno il cui solo scopo era generare un principe.
Nei secoli passati era
proprio così, no? Regine e principesse si sposavano per interesse, e il loro
unico compito era dare degli eredi che proseguissero la dinastia. Solo che
quelle donne sapevano a cosa andavano incontro. Sapevano che non si dovevano
aspettare amore dalle loro unioni, al massimo rispetto e affetto reciproco. Io
invece, mi ero innamorata come una sciocca, solo per scoprire che –molto
probabilmente- le mie emozioni e sentimenti erano stati manipolati.
E ora sono incinta,
senza la possibilità di tornare indietro. Ho un bambino che cresce dentro di
me; mi sembra una cosa inconcepibile, ma presto diventerò una madre e,
nonostante tutto, quello che voglio è proteggere la mia creatura.
Questa consapevolezza mi
fa sentire più forte. Mi terrorizza è vero, ma mi da anche coraggio. Io da ora
in poi dovrò vivere anche per un’altra persona, una persona che sarà
mezza-umana e mezza-fae, e che si trova in pericolo già prima di nascere.
Automaticamente le mie mani vanno a coprirmi il grembo. Povero bambino, non è
stata desiderata dai suoi genitori, ne io ne Jareth pensavamo a quello durante
la notte passata insieme, di questo sono sicura; e appena nato si troverà con
una responsabilità ancora più enorme della mia.
Io sono appena una
bambina, me ne rendo conto. Sono cresciuta rispetto alla quattordicenne
concentrata solo su se stessa che aveva attraversato il Labirinto più per senso
di colpa che per altro; ma non sono neppure una donna, né una Regina. Dovrò
imparare ad esserlo, ora non è solo la mia vita che ne va di mezzo. E’ quella
del mio bambino, quella di Jareth e di tutti i sudditi del Labirinto.
Una volta avrei detto,
“Non è giusto”. Ed è vero la vita non è giusta, ci mette davanti prove e
difficoltà impreviste, a prove che sembrano insormontabili. Ma non posso farmi
abbattere, non sono l’unica ragazza a ritrovarsi incinta a questa età. E in
tutto il mondo chissà quante altre persone affrontano problemi –diversi
sicuramente- ma forse anche più difficili dei miei. Per questo devo reagire.
Devo parlare con Jareth, dobbiamo decidere insieme cosa fare.
Nel profondo del mio
cuore so che non tutto quello che ho fatto e ho provato è stato opera del
Labirinto, io so che sono innamorata di lui, da prima che ritornassi
nell’Underground, da quando ha messo in pericolo se stesso per proteggermi. Il
Labirinto può averci spinto a bruciare le tappe, ma non può aver deviato così
tanto i nostri cuori.
Rafforzata da questa
convinzione mi alzo. Ho voglia di vedere Jareth ora, e di rassicurarlo. Dalla
finestra della mia stanza vedo un movimento che mi spinge a guardare con più
attenzione. C’è un uccello seminascosto in mezzo agli alberi, un uccello
notturno che normalmente dovrebbe dormire a quest’ora. Aguzzo la vista ma vedo
che, accortosi della mia presenza, si addentra nel bosco, perché? Non vuole
parlarmi? Vuole lasciarmi il mio spazio visto che gli ho chiesto di essere
riportata a casa?
“Jareth!” chiamo, ma
l’uccello non si ferma.
Esco dalla mia stanza;
è un rischio girare per i corridoi a quest’ora, sono tutti a lezione e, se
qualche professore mi vede, allora passerei dei guai per aver saltato la scuola.
Ma dopo tutto il tempo passato a sgattaiolare in giro con i miei amici so come
non farmi notare. Arrivo alla Biblioteca, da quando Jareth se ne è andato è
ritornato ad essere il luogo tranquillo e sonnolento che era una volta. Non c’è
nessuno per fortuna e così entro nel Pensatoio e esco all’esterno da una
delle porta-finestre.
So più o meno qual è
la direzione che ha preso il barbagianni, perché la mia finestra da sullo
stesso lato e quindi mi dirigo da quella parte. Lo continuo a vedere volare tra
gli alberi.
Perché Jareth non si
ferma, cosicché possiamo parlare? Mi viene il dubbio che forse quello è solo
un normale uccello che ha semplicemente confuso il giorno con la notte, ma mi
rendo conto che questo non è possibile. Il barbagianni si ferma se vede che
sono rimasta indietro, e volta il capo verso di me mentre vola, per vedere se
ancora lo seguo. No quello deve essere Jareth, non c’è altra spiegazione.
Alla fine raggiungiamo
una radura nel bosco e finalmente si ferma, lentamente lo vedo posarsi su ramo
basso e poi trasformarsi in una nuvola di piume. Mi da le spalle e rimane
immobile per un attimo, ma poi si gira verso di me e mi tende la mano.
Mi slancio in avanti
allora, percorrendo i pochi passi che ci separano di corsa. Ma, quando
finalmente prendo la sua mano nella mia, la sua presa di trasforma in una
stretta implacabile. Vedo i suoi occhi farsi rossi, iniettati di sangue, la sua
pelle diventare bianca e tirarsi fino a mostrare le ossa del cranio al di sotto,
i suoi capelli scomparire e la sua bocca allargarsi in un ghigno mostruoso. Wysa!
Non faccio nemmeno in
tempo a gridare. Mi circonda con le braccia fino a farmi male e poi scompariamo
in una nuvola di nebbia oscura.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Ciao a tutte
Ciao a tutte!
Son di ritorno da venti giorni negli Stati Uniti e,
un paio di notti fa, in preda all'insonnia da jet-lag, sono riuscita finalmente
a finire questo capitolo che giaceva incompleto nel mi pc già da qualche tempo.
Non è perfetto, me ne rendo conto, ma spero che apprezzerete lo stesso!
Daydreamer
Capitolo 16
Mi risveglio lentamente,
con la testa intorpidita e un senso di nausea che mi attanaglia lo stomaco, come
se avessi bevuto troppo o fossi stata colpita con violenza. E’ completamente
buio intorno a me e non riesco a capire dove mi trovo; sono completamente
disorientata, come se galleggiassi in un mare nero senza nemmeno uno spiraglio
di luce.
Provo a girare la testa
per guardarmi intorno, ma una fitta lancinante mi fa gemere di dolore. Sono
tutta indolenzita e non riesco a muovermi. Le mani, la testa, queste sono le
uniche cose che sento libere. Il resto del mio corpo è imprigionato da
qualcosa. Non sono cosa sia, sembra quasi che sia prigioniera di una immensa
ragnatela.
Il cuore comincia a
battermi all’impazzata, mentre la paura si fa strada dentro di me. Tento di
contrastarla in ogni modo, di pensare razionalmente. E’ questo il potere di
Wysa, controllare le paure e gli incubi, quindi queste emozioni devono essere
opera sua. E’ lui che mi vuole far impazzire di paura, per controllarmi, ma io
devo reagire.
Tento di muovere le
braccia, per vedere se riesco a liberarmi, ma i fili che mi bloccano sono
taglienti come rasoi e, anche senza vedere i graffi, sento il sangue cominciare
a colare dalle ferite sulla mia pelle.
“Io non mi agiterei
troppo se fossi in te, Sarah Williams,”
Un volto di un bianco
spettrale avanza nel buio. Wysa ghigna, mostrandomi i denti affilati e il ghigno
deforme. E come un Fae uscito da un incubo.
“Come hai potuto
notare,” continua con quella sua voce sibilante, “più ti muovi, più
finirai per tagliarti, e tu non vuoi far del male al tuo bambino, vero?”
Mi immobilizzo,
terrorizzata. Wysa sa del mio bambino!
“Si, mia cara. So del
marmocchio di Jareth che porti in grembo.”
Avvicina uno dei suoi
artigli al mio ventre, una delle poche parti del mio corpo che non sono
ricoperte da quella ragnatela infernale. Accarezza lentamente la mia pelle e io
mi sento morire, non posso fare a meno di ricordare i suoi attacchi, prima nei
miei sogni e poi nella realtà, nel bosco della scuola, e non posso dimenticare
l’incubo di Saoirse. Mi devo trattenere per non gridare di paura e
raccapriccio. E’ più forte di me.
"Lascia stare il
mio bambino,” gli dico, ma la mia voce è solo un pigolio spaventato.
“Il tuo bambino,
eh?”
Il ghigno di allarga e
lui stringe la presa sulla mia pancia, affondando le unghie nella mia carne.
Sono solo graffi superficiali, ma bruciano dolorosamente. Mi salgono le lacrime
agli occhi.
“Lascia stare il mio
bambino!” ripeto, anche se la voce strozzata dal pianto è ben poco credibile.
“Beh…goditelo finche
puoi il tuo prezioso bambino,” dice sorridendo con crudeltà, “non ce lo
avrai per molto. Il Labirinto può avermi battuto sul tempo. Ma Jareth non
l’avrà vinta. Giusto il tempo di sistemare il re dei Goblin una volta per
tutte e poi io e te ci daremo da fare…”
******
Ho avvertito la presenza di quel bastardo non appena
entrato nel bosco della Prescott, è come se una corrente d’aria gelida avesse
bloccato il mio volo e fermato le mie ali. Sorpreso da quella inaspettata e
invisibile cortina perdo il mio assetto e atterro ben poco elegantemente.
In un attimo, però, sono di nuovo in piedi e nel mio
reale aspetto. Con un gesto del braccio rompo quella barriera e mi incammino
alla ricerca di Sarah. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie, sono gli effetti
della nebbia di quel maledetto, che ingigantiscono le mie emozioni negative, ma
l’ansia che provo purtroppo non è solo opera di Wysa, se le torce anche solo
un capello io…
Avanzo nel sottobosco più in fretta che posso, quel
dannato ha permeato questo posto dei suoi poteri e io non riesco ad avvertire la
sua presenza, ne tanto meno quella di Sarah. Sono come un mortale, come cieco,
devo affidarmi solo alla mia vista e al mio udito per trovarli. Finalmente la
scorgo, in una radura in mezzo al bosco.
Quello che vedo mi gela il sangue. Sarah raggiunge
una figura dall’altra parte della radura, fiduciosa, ma io vedo chiaramente
che quello da cui sta andando è Wysa. È uno dei suoi trucchi!
“Sarah!” grido, ma la mia voce non la raggiunge.
“Sarah!”
Ombre nere escono dai cespugli e si avviluppano
intorno alle mie gambe come serpenti, è solo per un secondo, perché ci vuole
ben più di questo a fermarmi, ma è un secondo di troppo, e infatti vedo Sarah
sparire.
“Noo!” io grido ma è inutile, ormai l’ha già
portata via.
Stringo i pugni finchè le nocche non diventano
bianche e tiro un pugno al tronco davanti a me, facendomi sanguinare le mani. Ma
questo non servirà a riportarla indietro. Devo tornare nell’Underground, e
devo muovermi in fretta.
Mi dematerializzo nel mio castello, nella mia sala
del trono, e chiamo in appello i miei goblin, i miei Cortigiani, e tutti i miei
sudditi. Per una volta non c’è confusione o grida, o lotte. I grotteschi visi
dei miei goblin sono tirati un una smorfia di tensione, allo stesso modo di
quelli, innaturalmente belli, dei Fae. Hanno tutti percepito che c’è qualcosa
che non va, e aspettano che io gli dica cosa è successo.
“Hanno preso Sarah,” dico, e non c’è bisogno
di spiegare altro.
L’effetto delle mie parole è come un’onda che si
propaga da volto a volto, da creatura a creatura: stupore, dolore e rabbia.
Iniziano a parlare tutti insieme, qualcuno piange e si dispera, considerandola
già perduta, altri brandiscono le loro armi, furiosi. Hoggle avanza davanti a
tutti, ha uno scintillio feroce negli occhi.
“Se Wysa ha Sarah,
noi ce la riprenderemo.”dice, e questo è sufficiente per far esplodere
la sala in un ruggito battagliero.
Hanno preso Sarah, la loro Regina,
e sono pronti a scendere in guerra per riportarla indietro. Vedo i piccoli goffi
goblin, determinati come non mai, i Fireys seri come non li avevo mai visti
prima, vedo i miei nobili, di solito indolenti, rigidi e determinati, soldati
pronti per la battaglia; il mio
cuore si riempie di orgoglio e di una gioia selvaggia che, almeno per un attimo,
mi fa dimenticare la morsa di terrore che mi attanaglia il petto.
“Ci andremo a riprendere la nostra Regina.” Dico
io con un sorriso crudele, “e faremo assaggiare loro il gusto della nostra
vendetta.”
******
“plic…plic…plic…”
goccia a goccia sento il mio sangue colare a terra dalle mie ferite. E’ furbo,
il Signore degli Incubi, quella ragnatela mi ferisce, impedendomi di muovermi e
indebolendomi, ma non è sufficiente a causarmi dei danni gravi, o a uccidermi.
Ho tentato di divincolarmi, di sciogliermi da questi legacci, ma questi fili
sono sottili come seta e robusti come l’acciaio. Non c’è modo che io mi
liberi da sola.
Ho addosso uno sfarzoso
abito di velluto e seta nera, pesanti gioielli di giaietto e di ematite al collo
e un diadema che mi stringe la fronte. Se potessi mi strapperei tutta quella
roba di dosso, ma sono immobilizzata e quindi non posso fare a meno di essere la
bambolina di quel maledetto.
Il mio pensiero corre a
Jareth; da una parte vorrei che arrivasse qui il prima possibile, perché da
sola non sono in grado di salvare il nostro bambino, dall’altra so che questa
non è altro che una trappola preparata per lui, e preferisco morire piuttosto
che farlo cadere vittima di Wysa; lui è il Re del Labirinto e se muore lui,
l’equilibrio dell’Underground verrebbe sconvolto.
Se solo riuscissi a
comunicare con lui…l’ho lasciato senza nemmeno una parola, fuggendo da lui
quando il Labirinto ci aveva rivelato cosa aveva fatto. Se morissi adesso,
Jareth penserebbe che io me ne sono andata con il rancore nel cuore. Ma questo
non posso permetterlo!
Non voglio che viva con
questo rimorso. Devo sopravvivere, in qualunque modo; devo sopravvivere e
trovare il punto debole di Wysa, cosicché Jareth possa distruggerlo una volta
per tutte.
“Wysa…” lo chiamo,
“Signore degli Incubi, vieni. Ti devo parlare.” Grido al nulla di fronte a
me.
Al mio richiamo lui
appare, io mi sento il cuore in gola, ma tiro le labbra in un sorriso. I suoi
passi riecheggiano nell’oscurità della stanza, il suo volto bianco l’unica
cosa che riesco a vedere nel buio. Lo scintillio nei suoi occhi è
inequivocabile, e il mio stomaco si stringe in una morsa. Deglutisco a vuoto
mentre lui si avvicina, ma mi sforzo di continuare a sorridere.
“Signore degli
Incubi…ho pensato a lungo alle tue parole. Io non voglio che tu mi faccia del
male. Ho visto quello che hai fatto a quella fanciulla della città dei Goblin,
non voglio che succeda la stessa cosa a me.” La mia voce trema, ma non faccio
uno sforzo per controllarla, voglio che lui mi veda spaventata e pronta a
sottomettermi. “Se accetto…se accetto di darti un figlio, prometti che mi
risparmierai tutte le sofferenze?”
“Sei pronta a darmi
un’erede, Sarah Williams?” il ghigno sul suo viso si allarga, “sei davvero
pronta a rinunciare al figlio di Jareth, a giacere con me, per salvarti la vita?
Giovane umana, ti avevo sopravvalutato… ”
Vedo la sua brama, la
sua soddisfazione, e una lacrima mi solca la guancia.
“Si però…però ti
prego, liberami da questa ragnatela adesso,”
“Non così in fretta
mia cara…prima voglio un assaggio.”
Prima che possa dire
nulla, mi afferra la mascella, facendomi aprire la bocca, e mi bacia, forzando
la sua lingua tra i miei denti, quasi in fondo alla gola. Io stringo gli occhi e
mi sforzo di ricambiare il suo bacio. Sembra soddisfatto della mia iniziativa, e
preme il suo corpo contro il mio. Io sento la bile risalire in gola, ma lo
lascio fare.
Dopo un tempo che mi
sembra infinito finalmente si stacca da me, sento il suo respiro affannoso sul
viso.
“Avevo ragione, mia
cara Sarah, io e te ci divertiremo proprio…” dice, carezzandomi la guancia
con uno dei suoi artigli. “Ma prima, c’è una piccola questione da
risolvere.”
Mentre dice questo la
sua mano va a posarsi sul mio ventre, “Non voglio avere un terzo incomodo
durante il nostro incontro…”
Il terrore mi gela,
avevo creduto che il mio bluff potesse farmi guadagnare tempo, che mi avrebbe
liberato per portarmi nella sua alcova, e invece avevo sottovalutato la crudeltà
di Wysa un’altra volta.
“Su, su mia cara,”
mi dice con una sorta di crudele gentilezza, “farà male solo per un attimo.
Poi sarai come nuova…e pronta per me…”
Con una mano mi stringe
il fianco, facendomi penetrare le unghie nella carne, nell’altra vedo
l’oscurità accumularsi, come una specie di nuvola scura. Il mio bambino sta
per morire, penso, il mio bambino sta per morire ed è solo colpa mia.
Improvvisamente un boato
squassa la terra e il pavimento trema. Wysa perde la presa su di me, sorpreso
quanto me da quel rumore.
“Mio signore!” dal
fondo della sala appare all’improvviso una delle sue creature, sul volto
un’espressione di terrore e paura. “mio signore, il Labirinto ci attacca!”
“Quel maledetto Re dei
Goblin,” ringhia Wysa. Si allontana da me. I suoi propositi per il momento
sono dimenticati, ora ha in mente solo il suo avversario. “Armate il castello,
richiamate gli Spettri!” abbaia degli ordini che non capisco, “non devono
avvicinarsi!”
“Troppo tardi Wysa…”
il ringhio che proviene dal fondo della sala è quasi irriconoscibile, ma
all’improvviso vedo la luce dorata di Jareth illuminare tutto.
In due falcate il Re dei
Goblin è dietro la creatura di Wysa e, con un gesto fluido del braccio, gli
squarcia la gola con la lama che stringe nella mano. Io grido, scioccata, mentre
quell’essere si accascia a terra in un lago di sangue nero, ma Jareth non fa
una piega.
Quasi non lo riconosco,
la furia che emana dai suoi occhi e dalla sua persona lo rende simile a un
rapace, come quando la nebbia lo attaccò nel Labirinto. Ma, diversamente da
quella volta, Jareth non è fuori di sé, ne controllato dalle emozioni negative
di Wysa; c’è una calma glaciale nei suoi occhi che mi fa rabbrividire contro
la mia volontà.
“Tu hai qualcosa che
non ti appartiene,” la sua voce è bassa e minacciosa. “Se non vuoi che il
tuo regno sia spazzato via, la mia Regina ora viene con me…” dice e il mio
cuore fa un capitombolo nel petto.
“Jareth…”
sussurro.
Lui alza lo sguardo
verso di me, scivola sulle mie ferite, sul mio ventre insanguinato e, per un
attimo, i suoi occhi rivelano la sua paura; ma subito dopo torna a guardare Wysa,
e il suo sguardo si fa feroce.
Si avventa sul suo
avversario con un grido guerriero. Non c’è niente della sua grazia ed
eleganza sovrannaturale in questo momento, solo furia e volontà di uccidere.
Jareth è solo istinto: io sono in pericolo e lui farà di tutto per
proteggermi. Per questo, nonostante la spietatezza che mostra, non sono
spaventata da lui.
Aggredisce Wysa con la
spada e con la magia, lanciando contro di lui una sfera di energia luminosa. Il
Signore degli Incubi non sembra minimamente preoccupato, butta la testa
all’indietro, ridendo fragorosamente, e fa un balzo di lato giusto in tempo
per evitare la sfera di Jareth, che gli sfiora appena la spalla.
In quello stesso momento
io grido, mentre una bruciatura si forma sul mio braccio, proprio dove Wysa è
stato colpito.
Jareth si blocca
immediatamente, gli occhi sgranati.
“Wysa, maledetto…”
ringhia, “cosa le hai fatto…!”
“Solo un piccolo
incantesimo, Signore degli Inganni,” sogghigna lui, “vedi mio caro, se tu
colpisci me, la nostra Sarah riceverà la ferita, ingegnoso, no?”
Jareth stringe la sua
arma così forte che la vedo tremare per la tensione, ma rimane immobile. Non
c’è via d’uscita a questo, penso con terrore. Non c’è più nulla che
Jareth possa fare.
“Jareth, va via di
qua! Torna al Labirinto!” grido, ma lui non è dello stesso parere.
Con un grido si lancia
verso di me e scaglia la sua spada verso la ragnatela che mi imprigiona. Riesce
a tagliarne uno dei capi e io mi trovo a penzolare, con un braccio libero e
l’altro ancora imprigionato.
Wysa non perde tempo però,
con un gesto della mano lancia contro Jareth una di quelle sfere che ormai ho
imparato a conoscere come mortali, colpendolo in pieno petto e scaraventandolo a
decine di metri di distanza.
“Jareth!” io grido,
ma lui non risponde.
Wysa si avvicina alla
forma inerte del Re dei Goblin, io tento di liberarmi, riesco a muovere il mio
braccio destro dal gomito in giù e con la mano libera tento di sciogliere i
nodi della ragnatela, anche se è più facile a dirsi che a farsi. Afferro i
fili che legano l’altro braccio e comincio a tirare; per quanto mi sforzi la
ragnatela non cede e l’unica cosa che ottengo sono profondi tagli sulle dita e
il palmo.
Il dolore nemmeno lo
sento, i miei occhi sono fissi su Jareth. Vedo Wysa accanirsi su di lui come un
gatto con il topo, continua a colpirlo, con malignità, senza respiro, finchè i
suoi abiti sono a brandelli e il suo bel viso tumefatto.
Jareth non reagisce, non
può reagire. L’unica cosa che può fare è cercare di schivare i colpi del
suo avversario. Io continuo a tirare, a cercare di districare quella maledetta
cosa, anche se il mio braccio è ormai coperto di sangue e io sento le dita
intorpidite.
Ormai è tutto inutile,
Jareth è a terra, incapace di rialzarsi e Wysa torreggia su di lui, ridendo di
una gioia malvagia che mi rimbomba nel petto. Sento le sue emozioni pulsare in
me, è come se lui mi fosse dentro, e questa violazione mi riempie di nausea e
disgusto. E’ come se si stesse impadronendo di me, come se risucchiasse la mia
energia e la stesse utilizzando contro colui che amo.
La disperazione prende
il sopravvento, e stupidamente comincio a piangere. Due grosse lacrime mi
solcano il viso, io odio mostrarmi così vulnerabile di fronte all’essere che
sta distruggendo la mia vita ma non posso farne a meno. Lentamente le lacrime
solcano le mie guance e vanno a cadere sul grosso cristallo nero incastonato
nella collana che indosso.
Improvvisamente accade
una cosa strana, le lacrime sfrigolano quando toccano il cristallo, come se
avessero toccato una superficie incandescente e, allo stesso tempo, vedo Wysa
sibilare di dolore e portarsi le mani al petto, dove c’è un cristallo
identico al mio.
E’ solo una frazione
di secondo ma a me basta per capire finalmente qual è la fonte del suo
incantesimo: quei cristalli gemelli che indossiamo.
Smetto di cercare di
liberarmi allora, e afferro invece la collana, strappandomela dal collo e
scaraventandola a terra. Il cristallo esplode in mille pezzi e lo stesso fa
quello che ha addosso Wysa.
“Jareth, colpiscilo
adesso!” grido, ma con mio sommo orrore vedo che lui è disteso faccia a
terra, in una pozza di sangue, immobile. “Jareth!” grido ancora, la mia voce
è resa acuta dal panico.
Nel frattempo Wysa si è
girato verso di me, con gli occhi rossi di rabbia.
“Tu, stupida
sgualdrina. Ti farò pentire di essere nata!”
Avanza verso di me, ed
io chiudo gli occhi. E’ la fine, penso. Ma all’improvviso un grido di dolore
squarcia l’aria. Riapro gli occhi e mi trovo davanti Wysa, immobile davanti a
me, con le braccia spalancate e un’espressione attonita sul volto; poi si
accartoccia su se stesso, portandosi le mani al petto dove, lo noto solo ora,
all’altezza del cuore spunta la punta di una lama.
Wysa cade a terra. Il
suo corpo comincia a decomporsi a una velocità impressionante e, con un sibilo
agghiacciante, in pochi secondi non rimane di lui che una melma nera.
Alzo gli occhi da
quell’orrore e incontro quelli di Jareth. E’ inginocchiato a terra, si
sorregge con una mano, troppo debole anche solo per fare un passo nella mia
direzione; ma trova la forza di sorridermi, prima di ricadere a terra.
“Jareth!”
Mi divincolo dalla
ragnatela, che ha perso forza con la morte del suo creatore, e cado a terra. Ho
male dappertutto e il sangue perso mi ha tolto le forze. Mi rialzo a fatica,
dirigendomi verso Jareth. Ogni passo è una tortura, mi sento le gambe di piombo
e il peso di quell’abito sfarzoso è troppo da sopportare.
A pochi passi da lui
cado stremata sul pavimento. Mi trascino fino a toccare la sua mano fredda.
“Jareth” ripeto
un’ultima volta.
E poi è il buio.
......
Se volete uccidermi
adesso...ricordate che questa storia ha un happy end!!
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17
Capitolo 18
“Sarah…Sarah…” una voce giunge lontana alle mie
orecchie.
E’ insistente, ma io non riesco ad aprire gli occhi; mi
sento le palpebre pesanti, la mente è ancora annebbiata dal sonno. So che
dovrei svegliarmi, ma mi sembra uno sforzo impossibile.
“Sarah, svegliati!” la voce è più urgente, più
autoritaria e io finalmente spalanco gli occhi.
La luce del primo mattino mi arriva diretta in viso e io
faccio una smorfia di dolore. Mi alzo a sedere, la testa mi rimbomba e comincio
ad essere irritata verso chi continua a disturbarmi, ma mi avvicino alla porta
chiusa e faccio scattare la serratura.
Mi ritrovo davanti Amy e Natalie, quest’ultima ancora con
il braccio alzato, pronta a bussare.
“Ancora in pigiama?!” esclama lei, “Sarah sono quasi
le otto, farai tardi a lezione!”
“Le otto? Lezione…?”
Fatico a comprendere quello che la mia amica sta dicendo,
mi sento distrutta, come se qualcuno si fosse divertito a usarmi come un pallone
da calcio per tutta la notte.
“Se sapevo che non reggevi il vino, io e Charlie non
avremmo rubato quella bottiglia di champagne per te!” continua Natalie.
Le sue parole lentamente mi fanno ricordare. Ieri sera
abbiamo festeggiato il mio compleanno al Pensatoio. Abbiamo bevuto lo champagne
del nonno dei gemelli e, in effetti, mi ero sentita un po’ strana quando ero
tornata in stanza; ma non pensavo di essermi ubriacata! Però, a pensarci bene,
il mal di testa, le ossa rotte, sono tutti sintomi di un bel post sbornia, ero
fortunata a non avere lo stomaco sottosopra, però di certo non avevo voglia di
mangiare.
“Sei sicura di sentirti bene?” mi chiede Amy, “se
vuoi ti giustifichiamo noi con la prof della prima ora…”
“Si grazie…” dico io, “credo di aver bisogno di una
bella doccia per riprendermi, sono ancora tutta addormentata.”
“Ok, Sarah, non c’è problema. Ma se non ti vediamo per
la seconda ora andiamo ti veniamo a prendere per le orecchie!” scherza Natalie.
******
La doccia per fortuna mi aiuta a
svegliarmi. Dopo un bel quarto d’ora sotto l’acqua bollente mi sento
decisamente meglio e pronta per affrontare le due ore di matematica che mi
aspettano. Purtroppo però, la mensa è ormai chiusa e, per quanto non sia
affamata, so che se non mangio nulla sarà una tortura arrivare fino all’ora
di pranzo.
E’ tempo di ricorrere alle
scorte di emergenza che ho in camera, apro il cassetto della mia scrivania e
sospiro. La mia camera a casa era l’immagine della precisione. Tutti i miei
pupazzi, le mie statuine, i miei trucchi e costumi erano posizionati secondo un
ordine preciso noto solo a me e mi dava davvero fastidio se qualcuno toccava le
mie cose.
Ricordo ancora che una volta
feci una scenata a mio padre e Karen, solo perché avevano messo Lancillotto
nella culla di mio fratello. E pensare che ora il mio vecchio orsacchiotto è il
pupazzo preferito di Toby! Quando mi sono trasferita qui alla Prescott ho
lasciato quasi tutte le mie cose lì, vivendo questo passaggio come un lasciarsi
indietro le cose dell’infanzia; e devo dire che non me ne sono pentita.
Certo, mi sono portata alcuni
dei miei ricordi più cari, ma non li ho messi in bella mostra per tutta la mia
stanza come avrei fatto da bambina, li ho messi tutti nel cassetto che ho appena
aperto; cassetto che, ahimè, è davvero disordinato!
Sposto il vecchio carillon con
la ballerina che mi regalò mia nonna, il pupazzo di un elfo biondo che mi
piaceva immaginare fosse il principe azzurro delle mie favole e finalmente trovo
i biscotti che avevo comprato l’ultima volta che ero andata al supermercato
con gli altri.
Mentre mangio approfitto per mettere a posto i miei
ricordi. Mi mette malinconia riguardarli, quando ero piccola, mi piaceva
immaginare che le storie che leggevo e che inventavo fossero vere. Mi piaceva
immaginare di essere una principessa, un eroina, qualcuno abbastanza forte da
poter decidere della sua vita. E mi immaginavo un principe azzurro, un re
fatato, che mi venisse a salvare da una vita che non mi piaceva più.
Povera Karen, mi ritrovo a pensare, la consideravo la
matrigna delle favole e ero davvero insopportabile, volevo la mia vecchia vita,
con mio padre e mia madre ancora sposati e volevo che qualcuno mi portasse via
dalla nuova famiglia in cui non ero
più io il centro del mondo di mio padre, ma in cui un nuovo fratellino aveva
preso il mio posto.
Mi vergogno un po’ a pensare che mi piaceva fantasticare
di come qualcuno rapisse Toby per farlo sparire per sempre, magari dei folletti
o dei goblin che con la magia lo portassero via e facessero dimenticare a mio
padre di aver mai avuto un figlio.
Per fortuna ora le cose non erano più così; Karen non è
affatto malvagia, anzi è più attenta ai miei bisogni di quanto la mia vera
madre, la famosa attrice Linda Williams, sia mai stata. E Toby, beh, Toby è la
mia adorabile piccola peste.
*******
“Come vanno i tuoi mal di
testa, Sarah?” mi chiede Natalie.
Io alzo gli occhi dal libro che
sto studiando con una smorfia.
“Non troppo bene, purtroppo,
ma ormai ho imparato a conviverci.”
Dalla mattina dopo il giorno del
mio compleanno, ormai tre mesi fa, ho cominciato a dormire male e a soffrire di
lancinanti mal di testa che, alle volte, mi impedivano addirittura di seguire le
lezioni.
All’inizio avevo minimizzato,
adducendo il mio malessere alla stanchezza, allo stress dovuto al fatto che
questo era il nostro ultimo anno di scuola e quindi dovevamo impegnarci di più,
o a qualche malanno di stagione.
Ma purtroppo non accennavo a
migliorare, tanto che il medico che seguiva noi ragazzi della scuola aveva
invitato mio padre a farmi fare delle analisi più approfondite; non era
risultato nulla di grave, per fortuna, ero solo un po’ anemica e debilitata e
quindi mi avevano prescritto vitamine e qualche integratore che mi avrebbero
fatto sentire meglio. In effetti ero migliorata, non mi sentivo più così priva
di energie come all’inizio, ma i mal di testa continuavano ad apparire nei
momenti più impensati.
Poggio il libro “Simboli
nell’arte nei secoli” e premo i palmi delle mani sugli occhi per alleviare
un po’ la sofferenza. La nostra professoressa di storia dell’arte ci aveva
dato una relazione sugli elementi simbolici che ricorrono nelle opere d’arte e
noi Topi ci eravamo andati a nozze, affascinati dalle leggende come siamo.
L’argomento che ho scelto io
“Il Labirinto come simbolo di iniziazione e di scelta” mi piace un sacco; ma
purtroppo, ogni volta che inizio a lavorare sulla mia ricerca, mi scoppia il mal
di testa. I gemelli mi prendono in giro, Charlie dice che il Labirinto non vuole
che io scopra i suoi segreti, ma la sua battuta mi inquieta invece che farmi
divertire.
Forse il motivo sta nei miei
sogni, sogni in cui mi ritrovo a vagare senza meta in un dedalo sconosciuto;
sento che sto cercando qualcuno, ma non so chi e non so nemmeno dove trovarlo,
spesso sono circondata da una fitta nebbia, altre volte c’è una soffusa luce
dorata che avvolge tutto, ma in entrambi i casi sento uno strano senso di vuoto
e nostalgia che mi accompagna fino al risveglio. Ma come posso sentire la
mancanza di un luogo così tetro?
“Ragazzi, che ne dite se
facciamo una pausa?” dice Amy alzando gli occhi dalla sua relazione.
I margini dei suoi fogli sono
pieni di ninfe, fatine e chissà cos’altro disegnato la sua mente fantasiosa e
quello è un chiaro segnale che anche la diligente Amy Bloomfield non ne può più
di studiare.
“E’ un’ottima idea!”
esclama Natalie chiudendo di scatto i suoi appunti e stiracchiandosi, “stavo
giusto aspettando che qualcuno lo dicesse! E, visto che siamo in pausa,
approfitto per farvi una proposta per sabato.”
“Che cosa?”
chiede Danny cauto, non si può mai sapere che ha in mente la nostra
amica.
“Visto che tra poco è
Halloween e visto che la scuola organizza la solita festa…che dite di andare a
cercare i nostri costumi?”
“Ottima idea!” esclama Amy
entusiasta.
In genere è più calma e pacata
di Nat ma quando si tratta di costumi e maschere anche lei diventa super
eccitata. Non c’è cosa che appaghi di più il suo senso artistico di una
maschera ben realizzata. Beh, in di certo non posso darle torto, visto che
–fino a qualche anno fa- indossavo maschere anche nei giorni normali, per
recitare nel parco dietro casa.
“Sono d’accordo anch’io”
dico allora con un sorriso, l’idea di passare un pomeriggio a provare costumi
e fingere di essere qualcun altro mi alletta.
“Perfetto!” continua la
nostra bionda amica, “e voi, ragazzi, venite con noi?” chiede a Danny e
Charlie.
Loro sono decisamente meno
entusiasti di noi dall’idea, ma alla fine accettano. Credo perché temono di
finire in calzamaglia come l’anno scorso. Devo ammettere che non stavano
affatto male, ma loro due –poveretti –erano rimasti in imbarazzo tutta la
sera; dopotutto ci vuole una personalità piuttosto forte e sfacciata per andare
in giro con dei pantaloni così stretti!
“D’accordo sorella,”dice
Charlie, “ma quest’anno niente calzamaglia!”
“Uff…d’accordo,” mette
il broncio lei, “ma in ogni caso dobbiamo vestirci uguali, o almeno a coppie,
l’anno scorso eravamo fichissimi tutti vestiti da cavalieri e dame
medioevali.”
“Per quello che mi importa
dalle festa di quest’anno…” borbotta a mezza bocca Charlie.
La sua fidanzata, un dolce
ragazza dai capelli rossi di nome Meg, non frequenta la Prescott e quindi lui
non poteva portarla al ballo della nostra scuola.
“Dai Charlie, non fare il
guastafeste, Meg la puoi vedere sempre dopo. Intanto vieni alla festa con noi.
Tu puoi andare con Sarah, tanto lei non ce l’hai un accompagnatore, vero?”
In effetti era vero, non ce
l’avevo un accompagnatore per la festa; e nemmeno l’avevo cercato a dire la
verità. Sebbene mi piacessero le storie romantiche, nella vita di tutti i
giorni non riuscivo ad interessarmi ai ragazzi intorno a me. Non che non li
sentissi alla mia altezza o chissà che cosa, è solo che dentro di me ero
convinta che ci fosse qualcuno di diverso per me. Ma chissà, forse le mie erano
solo sciocche fantasie e, se non mi fossi data una svegliata, mi sarei ritrovata
come una di quelle vecchie zitelle che leggono romanzi d’amore in case piene
di gatti.
“Charlie, per me non c’è
problema, se vuoi vengo io con te.” Ecco questo era proprio da zitella, fare
la sostituta per un amico che non può portare la fidanzata.
“Ok Sarah, grazie, però cerca
di non trovare un costume troppo assurdo, eh?” scherza lui.
“Bene! Tutto è risolto
allora,” sorride Natalie, “Charlie va con Sarah, Amy e Danny vanno insieme e
io invece andrò al ballo con quel fico stratosferico di Jimmy Walsh!”
“Jimmy Walsh?!” esclamiamo
io e Amy stupite.
Era il ragazzo più popolare del
nostro anno, il classico bello e tenebroso, il ribelle che fa sospirare tutte le
ragazze; ma – per quanto fosse amico di Danny e Charlie- mi era sempre
sembrato un tipo abbastanza solitario, come dimostrava il fatto che nessuna
delle Splendide, nonostante tutti i loro sforzi, era riuscito ad
accalappiarselo. E invece la nostra Natalie c’era riuscita, beh… almeno per
il ballo.
“Jimmy? E come mai io non ne
so nulla?” chiede Charlie
Jimmy era
loro compagno nella squadra di pallacanestro e, il fatto che lui era
all’oscuro di un suo appuntamento con sua sorella, evidentemente non gli
piaceva molto.
“Io non sono tenuta a dirti
con chi esco, Charles William Prescott,” esclama allora Natalie con le mani
sui fianchi, pronta a dare battaglia. “Si da il caso che Jimmy mi trovi carina
e interessante ed abbia deciso di uscire con me, c’è qualche problema in
questo?”
Davanti ai feroci occhi nocciola
della sorella, Charlie non ha il coraggio di ribattere e così viene
stabilito che sabato saremo andati a cercare i nostri costumi.
*******
“Stai benissimo Nat” esclama Amy quando la nostra
amica esce dal camerino e, in effetti, ha ragione. Con i suoi corti capelli
biondi e la sua espressione sbarazzina, Nat è una perfetta Tinker Bell.
Fa un giro su se stessa, mostrandoci le ali fissate al
corto abitino verde che indossa. Eh si, è proprio deliziosa.
“Il problema è che ora dovrò convincere Jimmy Walsh a
mettersi una calzamaglia per fare Peter Pan,” dice un po’ scoraggiata.
“Beh…potresti chiedergli di vestirsi da Capitan
Uncino invece che da Peter Pan, non credi?” suggerisce Amy.
“Già, hai ragione! Come ho fatto a non pensarci!”
Mentre loro due si mettono a discutere su quale sia il
costume migliore da proporre all’accompagnatore di Natalie, io mi allontano a
dare un’occhiata agli altri costumi.
Quel negozio, uno dei nostri
preferiti, non vende semplici maschere di Halloween; è un’enorme magazzino
pieno di costumi di scena dimessi, abiti d’epoca e vestiti ‘vintage’ che
le solerti proprietarie avevano scovato chissà dove. Fare un giro li dentro
significava catapultarsi in mondi ed epoche diverse, bastava fare qualche passo
e ti trovavi di fronte a corti abitini pieni di frange anni ‘20, a casacche
cappelli da cowboy e copricapo piumati perfetti per girare film western, e poi
ali d’angelo e di fata, vestiti degni della corte del Re Sole, nasi finti,
trucchi di scena e accessori di tutti i tipi.
Mi piaceva girare lì dentro;
ormai non recitavo quasi più ma, guardando quei vestiti, potevo immaginare di
indossarli e interpretare Ofelia, Giulietta, l’intensa Nora di ‘Casa di
Bambola’ e, perché no, la soprano Christine del Fantasma dell’Opera o
l’eroina di una tragedia greca. Avevo smesso di coltivare il mio sogno di
attrice, ma questo non mi impediva di sognare ancora, di tanto in tanto.
Ad un tratto scorgo un abito di
un verde pallido molto delicato, ha ampie maniche lunghe, in stile medioevale.
Lo tiro fuori per ammirarlo, mi ricorda tanto l’abito che ho a casa, quello
che usavo per recitare la parte della principessa. C’era stato un periodo che
ero cosi fissata con quell’abito, lo indossavo quasi tutti i giorni e passavo
i miei pomeriggi al parco a recitare.
Cerco di ricordare la storia che
mi ero inventata; era qualcosa a cui tenevo molto, non era un’opera teatrale,
era piuttosto un libro, un libro che raccontava le vicende di una ragazza a cui
mi sentivo molto vicina…aggrotto le sopracciglia. Come è possibile che mi sia
dimenticata di quella storia? L’avevo imparata a memoria! Era su un piccolo
taccuino, no su un libretto…chissà che fine aveva fatto quel libro? L’avevo
forse lasciato nella mia vecchia camera?
Sento il mal di testa cominciare
a montare, la pressione pulsare dietro ai miei occhi, così lascio andare la
manica verde, frustrata. Ricomincio a camminare tra gli abiti con la mente
soprappensiero, cosicché quando mi trovo davanti un viso grottesco faccio un
salto indietro, spaventata.
E’ solo una maschera; sembra
quella di un folletto o di un fauno, non si capisce bene. E’ di fattura
raffinata, mi fa venire in mente le maschere che qualche nobile…qualche
Cortigiano… dei tempi passati avrebbe potuto indossare in una festa in
costume. Do un’occhiata intorno a me, gli scaffali sono pieni di quelle
maschere, alcune coprono solo gli occhi, altre tutto il viso. Hanno espressioni
maliziose, ghigni più o meno rassicuranti, alcune hanno anche delle corna,
altre nasi grotteschi o orecchie a punta.
Sento il cuore che comincia a
battermi forte, senza motivo, è come se quelle maschere mi stessero guardando,
mi immagino di sentire risatine sommesse. Scuoto la testa, oddio, da quando sono
diventata così suggestionabile?
Mi allontano da
quell’angolo…è meglio che ritorni dalle altre e faccia qualcosa di utile
come cercare il mio costume, invece che perdermi dietro le mie fantasie.
In quel momento lo vedo.
Un abito bianco e argento, dalle
maniche a sbuffo e dall’ampia gonna. E’ ingombrante, eccessivo, sembra
l’abito della mia ballerina del carillon, un abito che avrei indossato se da
ragazzina mi avessero chiesto di mascherarmi da principessa. Eppure non posso
fare a meno di continuare a fissarlo. Il cuore comincia a battere, perché?
Perché mi sto emozionando così davanti a uno stupido vestito che sembra uscito
da un film fantasy degli anni ottanta?
Che mi sta succedendo? C’è
davvero qualcosa che non va nella mia testa!
Ritorno velocemente dalle mie
amiche. Natalie ha deciso di comprare il costume da Tinker Bell, mentre Amy si
sta provando un peplo. Con i suoi riccioli scuri starebbe benissimo vestita da
antica romana, e sono sicura che –per amor suo- Danny sarebbe anche disposto a
mettersi una corta tunica e starsene a gambe nude.
“Ehi Sarah, dov’eri
finita?” mi chiede Nat, “Amy sta proprio bene vestita così, eh?”
Io annuisco e cerco di
concentrarmi su quello che mi dicono le mie amiche, ma il mio cuore è stretto
da un magone inspiegabile.
Alla fine usciamo dal negozio,
io ho comprato un costume da cantante da night anni ’30 non è quello che
avrei scelto di solito ma almeno da a Charlie la possibilità di indossare un
completo da gangster davvero elegante e quindi di fare un figurone con la sua
Meg.
Quando, alla fine della
giornata, mi trascino in stanza sono abbastanza distrutta e il mal di testa è
tornato a farsi sentire. Per quanto tentassi di pensare ad altro, il pensiero di
quella storia che non ricordavo più continua a tormentarmi. Non era il semplice
fastidio di non ricordarsi il titolo di un vecchio film che ti era piaciuto o il
titolo di una canzone che ti è entrata in testa, era qualcosa di più profondo.
Era stupido, ma sentivo che il ricordarsi quel libro e quella storia fosse una
cosa di vitale importanza.
Mi butto sul letto e fisso il
soffitto, nella penombra della stanza il quadro di Escher che ho appeso alla
parete vicino alla testiera sembra risucchiarmi dentro si se. Mi ritrovo a
percorrere con lo sguardo quelle scale senza senso, quelle porte che si aprono
sul vuoto, finchè sono costretta a distogliere lo sguardo. Per una che ha
l’emicrania un quadro come quello non è certo l’ideale!
Eppure sono attratta da esso,
così come ero stata attratta da quell’abito nel negozio…allo stesso modo in
cui ho sentito il bisogno di tirar fuori dal mio cassetto il mio vecchio pupazzo
del principe elfo e di metterlo vicino al comodino.
Lo afferro e me lo porto vicino al viso, per guardare da
vicino i suoi lineamenti affilati e i suoi occhi azzurri. Adesso che ci penso è
affascinante e inquietante nello stesso tempo; non è il classico Ken e non
credo sia molto adatto come giocattolo per una bambina, eppure mi ero sempre
rifiutata di farmi comprare il classico bambolotto della Barbie, preferendo di
gran lunga il mio originale principe degli elfi.
“Principe, sei tu a farmi
questo?” chiedo guardandolo fissa. ‘Oddio, ora mi metto a parlare con le
bambole ora!’ penso tra me e me, però continuo.
“Aspetta, tu non sei un
principe vero? Tu sei…tu sei un re! Tu sei il re dei…goblin. Tu sei…”
Nella mia mente si forma
l’immagine nebulosa di un sorriso felino e di stranissimi occhi azzurri, di
una massa di capelli biondo argento e di sfere di cristallo.
“Tu sei Jareth!” esclamo
infine trionfante. “Tu sei Jareth, il protagonista della mia favola!”
Come un palloncino che scoppia
sento un po’ della tensione che era cresciuta nella mia testa svanire. Mi
accoccolo sotto le coperte e poggio Jareth sul cuscino vicino a me. “Tu sei
Jareth, il Re dei Goblin, il mio innamorato nei miei sogni da ragazzina.”
Sorrido come una sciocca, ma mi
sento felice che quel ricordo mi sia finalmente tornata alla mente. Ancora non
ricordo nulla della mia storia inventata, ma il mio inspiegabile magone era
passato. Non voglio concentrarmi adesso su quanto sia assurdo che il mio stato
d’animo sia così influenzabile da qualcosa che non è reale; invece mi godo
la sensazione di soddisfazione e serenità e, per la prima volta in tanto tempo,
mi addormento serena.
******
“L’avete sentito?” il nano chiede alla donna vicino a
lui.
“Si, l’ho sentito Hoggle, Sarah ha pronunciato il suo
nome.”
Hoggle e Tearlag si voltano verso la figura supina stesa
vicino a loro, molte altre creature si trovano lì, circondando quel corpo
esanime in una veglia silenziosa. Si trovava sul quel giaciglio, nel giardino al
centro del Labirinto, dalla sconfitta di Wysa.
Ma quando la voce di Sarah che pronuncia il nome di Jareth
riecheggia nel giardino. Il Re dei Goblin finalmente apre gli occhi.
To be continued…
Tadaann! Potete odiarmi per questo capitolo vi capirò.
Come al solito vi lascio con un colpo di scena e non rispondo a nessuno degli
interrogativi che vi siete fatte l’ultima volta. E’ solo che questo capitolo
si è allungato più del previsto e quindi ho deciso di posticipare la fine
della mia storia ancora un altro po’!
Ah...per il vestito di Sarah mi sono ispirata a
questo: http://ilybridal.blogspot.com/2011/04/easy-virtue-retro-dresses-that-inspired.html
So che centra poco con il personaggio ma penso che Sarah
starebbe molto bene vestita così!
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 - Epilogo ***
Capitolo 19
Capitolo 19
I danzatori piroettano intorno a me, sento i loro risolini sussurrati, i loro occhi che mi osservano da dietro le grottesche maschere che indossano; sembrano maligni, è questa la prima impressione che ho, ma non mi sento a disagio né in imbarazzo in mezzo a quegli sconosciuti, è come se li avessi già incontrati e non li temo.
La musica che pervade la sala è dolce e ipnotica, io mi aggiro tra le coppie che ballano in cerca di qualcuno, sento un desiderio nel cuore, uno struggimento, l’unico mio pensiero è che devo assolutamente trovare colui che cerco.
“Dove sei!” esclamo, con una nota di disperazione nella voce che neanch’io mi so spiegare.
“Eccomi Sarah,” dice una voce dietro di me.
Mi volto e mi ritrovo davanti un uomo con i lineamenti affilati e i capelli biondissimi che gli ricadono sulle spalle in una cascata selvaggia.
“Jareth!” esclamo.
In quel momento la musica si interrompe, sento un rumore di vetri infranti e una nebbia oscura comincia a pervadere la sala. Le persone intorno a me gridano terrorizzate, ma quel che è peggio è che Jareth si accascia a terra, coperto di sangue.
******
Spalanco gli occhi con il cuore che mi martella nel petto. Ci vuole qualche minuto perché mi calmi, perché io realizzi che quel che ho vissuto era solo un sogno.
Sono nel mio letto e tra le mie braccia c’è la bambola del Re dei Goblin, la stringo convulsamente al petto, come se avessi paura che qualcuno la portasse via da me. E’ da quando l’ho ritrovata che la tengo nel letto insieme a me, ed è da quando l’ho ritrovata che sogno quella sala da ballo. Solo stasera, però, che ho finalmente trovato quello che ho cercato disperatamente nelle ultime settimane, un uomo che aveva le sue stesse identiche fattezze.
Mi alzo a sedere di scatto, rovesciando le coperte, e mi ritrovo a rabbrividire perché sono madida di sudore gelato. Cerco di razionalizzare: il sogno deve essere un semplice frutto della mia immaginazione, dopotutto avevo ritirato fuori i miei giocattoli dell’infanzia da poco e poi gli abiti e le maschere dei ballerini erano dannatamente simili ai costumi del negozio di abiti usati in cui ero andata con Amy e Natalie.
Cerco di convincere me stessa, dopotutto ho sempre avuto una mente molto fantasiosa e non era la prima volta che mescolavo esperienze che avevo vissuto durante il giorno con cose che avevo letto o ascoltato. Ma in fondo al mio cuore non riesco a togliermi dalla mente che quel sogno era diverso, quel senso di deja vù davanti ai Cortigiani –la parola mi balena nella mente senza che io ci abbia nemmeno pensato- lo avevo provato quando ero nel negozio a cercare la mia maschera, non il contrario.
No, i Cortigiani del mio sogno erano persone che avevo già incontrato, persone che mi avevano intimidito e confuso, ma che in seguito avevo imparato a conoscere meglio; loro erano in qualche modo veri – per quanto assurdo poteva essere – così come era vero il dedalo nebbioso in cui vagavo, sempre alla ricerca di quel qualcuno che avevo scoperto essere Jareth.
Mi giro a sedere sulla sponda del letto. I piedi nudi sul pavimento, le mani sulla fronte a stringere convulsamente le ciocche di capelli che mi ricadono davanti al viso. Sento di nuovo l’emicrania farsi strada nella mia testa. E’ come un muro che devo abbattere, come una barriera che mi impedisce di ricordare. Il Re dei Goblin governava il Labirinto, il Labirinto era il titolo di quel libretto rosso che mi portavo sempre appresso prima di iscrivermi alla Prescott.
Improvvisamente sento il bisogno di trovarlo ad ogni costo. Non riesco a capire il perché, fino a qualche giorno fa non ricordavo neppure di averlo avuto, e invece ora mi sembra la cosa più importante del mondo. Accendo la luce e comincio a cercarlo, apro i cassetti, butto all’aria i miei vestiti e i miei libri di scuola, ma niente.
Non è possibile che non ci sia, ho portato con me il Re dei Goblin, il mio nano di legno, il carillon… tutti gli altri oggetti della mia infanzia che ho scelto di portare con me alla Prescott sono legati tra loro, me ne rendo conto solo adesso, sono tutti legati a quel libro.
Mi fermo in mezzo alla stanza, quello non era non semplice libro fantastico, era qualcosa di più importante, di più potente, che mi riguarda direttamente. Il mal di testa aumenta, è come se il mio corpo non volesse ricordare, come se sapesse che quello che scoprirò –realizzo improvvisamente- mi farà male.
Ma questo non mi importa, devo trovare quel libro, solo allora troverò una risposta a tutte le mie domande. Mi infilo le scarpe da ginnastica sui piedi nudi, poi mi metto una felpa sul pigiama per ripararmi dal gelo dei corridoi della scuola e sgattaiolo fuori dalla stanza.
Se il libro non è in camera, c’è un solo luogo dove posso averlo lasciato: il Pensatoio.
Rapidamente raggiungo la biblioteca e, da lì, la nostra stanzetta segreta. Un nuovo capogiro mi costringe a sedermi.
Ricordi improvvisi mi balenano nella mente, questa stanza la conosciamo solo io e i miei amici, allora perché ho l’impressione che qualcun altro sia stato qui? Un uomo affascinante ma terribilmente irritante, un uomo biondo con i lineamenti da gatto e due occhi straordinari e ipnotici…Jareth.
Ma come è possibile che lui sia stato qui? Che abbia parlato con i miei amici? Lui è un personaggio inventato, non può essere venuto nel Mondo di Sopra (ancora una volta mi ritrovo ad usare con familiarità parole che in teoria non doveri nemmeno conoscere), lui esiste solo nella mia fantasia…o no?
Un tuono squassa il silenzio notturno e, all’improvviso, comincia a diluviare. Il vento sbatte contro la porta finestra, facendola tremare sui cardini, fino a spalancarla. Una folata di vento gelido e di pioggia mi investe e io istintivamente alzo le mani per proteggermi.
“Jareth!” chiamo.
Finalmente ricordo, Jareth era colui che avevo chiamato una sera di quattro anni fa, quando Toby era ancora in culla, perché ero arrabbiata con mio padre e Karen che erano usciti e mi avevano lasciato a casa a badare a lui.
Ricordo la frustrazione che provavo in quel periodo, il senso di impotenza nel vedere che la mia famiglia non era quella che volevo io, che mio padre aveva trovato un’altra donna da amare dopo che mia madre ci aveva abbandonati, spezzando ogni mia speranza che tutto potesse tornare come quando ero una bambina. Ricordo che quella notte diluviava, come adesso, e che Jareth mi era apparso, entrando da una finestra spalancata sottoforma di barbagianni.
Istintivamente mi aspetto che succeda la stessa cosa, ma i minuti passano e non vedo altro che pioggia e lampi. Esco fuori alla ricerca di una figura ammantata di nero, oppure di un uccello.
“Jareth!” chiamo di nuovo, ma nessuno risponde al mio richiamo. Come mai? Penso preoccupata, il Re dei Goblin doveva venire quando veniva richiamato. No? Che gli sia successo qualcosa? Una inspiegabile morsa di terrore mi attanaglia il petto. Non so perché, ma questo pensiero mi riempie di dolore.
Perché provo questi sentimenti? Jareth era stato il mio antagonista, l’avversario da battere. Era colui che aveva portato via mio fratello…
Un lampo illumina la notte e qualcosa di rosso attira la mia attenzione. Il mio libro. Il libro del Labirinto è sull’erba bagnata a pochi passi da me, come è possibile? Lo afferro e rientro. Comincio a scorrere le sue pagine con avidità e finalmente la mia memoria si schiarisce.
I suoi goblin avevano rapito mio fratello e io avevo avuto 13 ore per percorrere il Labirinto. Era stata l’avventura più fantastica che avessi vissuto fino a quel momento, qualcosa che superava le mie fantasie più selvagge, ma soprattutto, qualcosa che mi aveva fatto crescere, che mi aveva insegnato a fare affidamento sulle mie risorse interiori, ma anche a contare su degli amici fidati quando era necessario.
Ma non era stato solo quello, Jareth il Re dei Goblin mi era entrato nel cuore, come una scheggia fastidiosa all’inizio, come qualcuno che mi irritava e mi confondeva, mi faceva paura e mi affascinava. L’avevo battuto, pronunciando quelle parole che gli avevano tolto ogni potere che aveva su di me.
Ma in realtà avevo fatto molto di più, l’avevo distrutto, rendendolo vulnerabile agli attacchi di qualcuno ancora di più oscuro di lui.
In un attimo tutto mi torna alla mente: gli attacchi di Wysa nel sonno, la mia invocazione di aiuto al Re dei Goblin, la sua venuta nel Mondo di Sopra nei panni del bibliotecario LeFay per proteggermi, nonostante la mia sola vicinanza gli provocasse dolore, il modo in cui il Signore degli Incubi mi aveva attaccato anche nel mondo reale, Jareth ferito e io che mi ero volontariamente sottomessa al potere del Labirinto per salvarlo.
Scivolo a terra: la scoperta di un nuovo Jareth. Non l’arrogante Re dei Goblin, ma il sovrano del Labirinto, determinato nella sua missione di salvare il suo regno e i suoi sudditi, tormentato dalla colpa e dalla rabbia per la morte e la sofferenza della sua gente, angosciato per me…innamorato di me.
Ed io di lui, innamorata e pronta ad aiutarlo, nonostante io non sapessi da che parte iniziare; innamorata e pronta a diventare sua Regina, un giorno.
Avevamo fatto l’amore, solo per scoprire che il Labirinto ci aveva in qualche modo influenzato perché io concepissi un bambino. Porto la mano al ventre, colpita da un’improvvisa realizzazione: io non sono incinta, ho avuto il mio ciclo appena la settimana scorsa. Io non sono incinta, e questo vuol dire una cosa sola: ho perso il mio bambino.
Mi raggomitolo a terra, in posizione fetale, e comincio a singhiozzare. Quando avevo scoperto di essere incinta, ero scappata via non dando a Jareth la possibilità di parlare e dando la possibilità a Wysa di cogliermi di sorpresa e di rapirmi.
Avevo tentato di salvare il mio bambino, anche facendo finta di accettare la proposta di quell’essere rivoltante. Avevo cercato di fare del mio meglio per guadagnare tempo e per cercare di aiutare Jareth, giunto ancora una volta a salvarmi perché io ero stata così sciocca da farmi catturare; ce l’avevo messa tutta, ma avevo fallito.
Stringo gli occhi come per scacciare il ricordo, ma è inutile.
Jareth è immobile in una pozza di sangue e io mi allungo verso di lui, esausta e debole per le ferite, riesco a raggiungerlo ma la pelle che tocco è fredda come il marmo.
Jareth era morto per salvarmi, e io non ero nemmeno riuscita a salvare il nostro bambino.
“Jareth…” singhiozzo per l’ultima volta.
******
“Avete sentito…?” chiede una voce nella penombra.
“Mio signore, avete sentito,” un’altra voce si accoda alla prima.
“Ho sentito,” rispondo, irritato, “non c’è bisogno che me lo diciate voi.”
Seduto sul mio trono mi tengo la testa tra le mani, un dolore lancinante mi attraversa il cranio. Mi sono svegliato giorni fa, nel giardino al centro del Labirinto, senza la minima idea di come fossi arrivato lì. Avevo il corpo a pezzi, e quella voce nella testa che mi chiamava.
Era gioiosa, la prima volta che l’ho udita, quando mi ha risvegliato dal mio sonno; come se il mio nome fosse una cosa che per lungo tempo aveva cercato di ricordare. Mi aspettavo che pronunciasse le parole, che desiderasse che qualche bambino fosse portato via dai goblin, ma non era successo nulla di tutto ciò.
Avevo aperto gli occhi e mi ero trovato circondato dalla mia Corte e dai rappresentanti delle varie creature del Labirinto, tutti al mio capezzale, come se fossero preoccupati per la mia sorte. Dai loro resoconti avevo poi scoperto cosa fosse successo: avevo battuto Wysa e i suoi, avevo ucciso il Signore degli Incubi e i suoi sudditi superstiti si erano rifugiati negli angoli più nascosti del suo regno. Sarebbe passato molto tempo prima che fossero di nuovo in grado di rappresentare una minaccia per qualcuno e dovrei esultare per questo. Ma non riesco a provare gioia per aver battuto il mio più acerrimo nemico. Sento un vuoto nel petto, una mancanza, nessuno ne parla, ma so che è così.
E’ colei che mi chiama, non riesco a ricordarne il nome, ne l’aspetto, ma ne sono irrimediabilmente attratto; è lei ciò che mi manca, anche se non so perchè. Fin’ora ero stato troppo debole per rispondere al richiamo, per trasformarmi, per raggiungere il Mondo di Sopra e andare a cercarla.
Stasera sono riuscito a mandarle il libro ed ora è anche peggio. Un’incredibile ondata di disperazione e tristezza mi ha sopraffatto. Perché quella ragazza sta soffrendo in questo modo? E perché io ne sono così affetto? E’ solo un’umana, dopotutto.
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Mi risveglio sul pavimento del Pensatoio, con le ossa rotte e il cuore in pezzi. Tutte le mie memorie sono tornate, dalla prima volta in cui Jareth mi salvò dall’attacco in sogno di Wysa, fino al giorno in cui sono stata riportata alla mattina dopo il mio compleanno. Qualcuno, il Labirinto forse, aveva manipolato il tempo e lo spazio per farmi tornare al punto di partenza e farmi dimenticare tutto.
Questo mi da speranza che il nostro sacrificio sia servito a salvare il Labirinto, che nel Mondo di Sotto Wysa e suoi siano sconfitti. Ma Jareth? Il pensiero della sua morte mi scava un buco nel petto. L’ho perso per sempre?
L’idea di aspettare un bambino mi aveva confuso e terrorizzato, ma se era l’unico legame che mi era rimasto con Jareth allora l’averlo perso mi distrugge ancora di più. Non poteva finire così. Jareth era troppo potente per morire. Non potevo accettare che non lo avrei più rivisto.
Il mio destino era accanto a lui, io ero la sua Regina, sarei dovuta restare al suo fianco a governare il Labirinto e diventare genitore insieme a lui. Entrambe le evenienze mi terrorizzavano, ma non tanto quanto mi terrorizzi adesso la prospettiva di vivere una vita senza di lui.
Quando lo avevo sconfitto e lo avevo bandito dalla mia vita e dai miei sogni, in fondo in fondo avevo sempre saputo che prima o poi lo avrei in qualche modo rincontrato. Ma ora, ora tutte le mie speranze erano sparite.
I miei amici mi trovano poco prima dell’inizio delle lezioni. Infreddolita e tremante per il freddo preso e per lo shock. Dai loro sguardi capisco che anche a loro è tornata la memoria. Che sanno di Jareth, del Mondo di Sotto e della nostra lotta per salvare il Labirinto.
Non sanno altro ma la mia espressione è abbastanza eloquente.
“Oh Sarah…” sospira Natalie tristemente e poi mi abbraccia.
Gli altri la imitano e io mi lascio circondare dal calore del loro affetto, scoppiando nuovamente in lacrime.
Nei giorni seguenti non mi fanno domande. Non mi lasciano sola, ma non mi obbligano a parlare e di questo sono loro grata. Come potrei spiegare loro ciò che mi è successo? Hanno visto Wysa e quello che può fare, hanno capito che non rivedranno mai più Jareth. Questo è l’importante; parlar loro del mio rapimento e del mio bambino è un dolore ancora troppo acuto e non riesco a condividerlo con loro, per quanto siano i miei migliori amici, non appartengono al Mondo di Sotto e non capirebbero.
Vivo come in un limbo, cercando di andare avanti nella mia vita quotidiana senza andare in pezzi, anche se dentro mi sento perduta e senza uno scopo.
Prima che Jareth tornasse nella mia vita sapevo ciò che volevo fare: andare all’università, studiare letteratura…ma ora tutti i miei sogni sembrano inutili e sciocchi.
All’avvicinarsi della festa di Halloween Charlie mi chiede se me la sento ancora di accompagnarlo; ma io gli assicuro di si. In questi giorni ho evitato la gente il più possibile, ma questo non ha fatto altro che farmi rimuginare sempre di più sul mio dolore. Magari una festa era proprio quello che mi serviva per dare un attimo di riposo alla mia mente.
Quando vado con Amy e Natalie a prendere i vestiti, però, l’abito anni ’30 che ho scelto non mi sento di indossarlo. Mi sta bene addosso, ed è davvero molto elegante…ma mi guardo allo specchio e vedo che la ragazza che ho di fronte non sono io. Mi sono anche truccata e pettinata i capelli con morbide onde, ma nonostante le mie amiche mi assicurino che sto benissimo, io mi sento goffa e innaturale.
“Ragazze, scusate…ma non credo proprio che indosserò questo abito.” Dico mentre mi rispoglio.
“Sei sicura?” mi chiede Natalie, con il suo abito da Trilli scintillante di brillantini.
“Son sicura ragazze…non, non mi sento di venire vestita così alla festa.”
“Magari possiamo chiedere alle sorelle se ci permettono di dartene un altro. Dopo tutto siamo sempre qui dentro. Son sicura che ci faranno questo favore…”
Mentre le mie amiche vanno a cercare le proprietarie, io mi dirigo con decisione verso l’abito bianco che mi aveva tanto colpito.
Non chiedo nemmeno il permesso, tolgo quello che ho indosso e me lo infilo. Mi sta a pennello, come se fosse stato fatto apposta per me. Era identico all’abito che indossai durante il mio primo e unico reale ballo con Jareth.
Mi sciolgo i capelli e li lascio ricadere liberi sulle spalle, e poi cerco la tiara di perle e argento che indossavo quella volta. Ecco, ora sono perfetta, penso con orgoglio.
Mi guardo allo specchio e finalmente mi riconosco. Questa sono io, la Regina del Labirinto, la sua Campionessa. Se avevo perso Jareth, allora quello sarebbe stato il mio destino: avrei trovato il modo di tornare nel Mondo di Sotto e, se lui e le sue creature mi avessero accettato, avrei governato il Labirinto.
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Un’improvvisa immagine mi passa davanti agli occhi. Un volto pallido incorniciato da lunghi capelli scuri, due occhi verdi trasparenti, determinati e fragili alla stesso tempo.
Creo un cristallo, vedo quella ragazza, una giovane donna avvolta in una nuvola di tessuto di arabeschi iridescenti.
“Sarah…”
“Che hai detto?”
Tearlag mi si avvicina. “Il suo nome è Sarah, mio Signore.”
“La conosco?”
“Si,” mi risponde la cortigiana con una tristezza trattenuta negli occhi.
“Io…voglio andare da lei, allora.”
“Come desiderate…” mi dice lei, inchinando la testa rispettosamente.
Mi affaccio alla finestra, rimango per un attimo a osservare il mio Labirinto, illuminato dalla luce dorata del crepuscolo, e sono stranamente commosso e sollevato. Non riesco a capirne il motivo, visto che non c’è nulla di diverso dal solito, ma non riesco a capire tante cose da quando mi sono risvegliato.
Mi scrollo le spalle, accantonando quel pensiero per il momento, e mi trasformo in barbagianni, diretto verso il Mondo di Sopra.
“Dove stai andando Jareth?”
Improvvisa, la voce del Labirinto, mi chiama.
“Dove credi che stia andando?” gli rispondo con fare sarcastico, “nel Mondo di Sopra. Cos’è, devo chiederti il permesso ora?”
“Sei pronto ad affrontare ciò che ti aspetta?” chiede.
“Non dire sciocchezze, Labirinto, non ho bisogno di essere pronto, io.” Esclamo prima di superare la barriera tra i due mondi.
Ma inaspettatamente un muro d’aria mi blocca, facendomi perdere l’equilibrio e spingendomi in una planata scomposta verso terra. Mi riprendo appena in tempo per ritrasformarmi in forma umana ed atterrare.
“Labirinto, come osi!” sono furioso; come si è permesso di trattarmi come un suddito qualunque.
Faccio per ritrasformarmi ma una nuova folata d’aria mi ributta giù.
“Ora hai superato ogni limite,” gli dico; nessuno comanda il Re dei Goblin, neppure il Labirinto.
“Jareth, vieni da me. Dobbiamo parlare.”
La nota urgente e preoccupata della sua voce è una novità, non l’avevo mai sentito così prima. Quindi domo l’irritazione e mi reco da lui.
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I ragazzi sono senza fiato quando mi vedono arrivare. Quell’abito non è certo quello che si aspettavano, ed è in un certo modo fuori luogo per una festa di Halloween in una scuola. Ma non mi importava.
“Wow Sarah…sei bellissima.” Mi dice Charlie, porgendomi il braccio nel suo abito da gangster.
C’è già parecchia gente quando entriamo, e molti si girano a guardarmi. Il mio abito non passa di certo inosservato. Ma io sostengo i loro sguardi a testa alta, dopo i Cortigiani e dopo Wysa non saranno certo dei miei coetanei a mettermi a disagio.
Voglio godermi la festa, stare insieme ai miei amici senza pensieri. Da domani proverò a tornare nel Labirinto. Tornerò nel Labirinto e mi metterò al suo servizio. Se lui mi accetterà, prenderò il posto di Jareth e cercherò di ricostruire quello che era andato perduto. Sarò la nuova Regina dei Goblin.
La festa è al culmine e finalmente anche io sono riuscita a rilassarmi un po’, ho ballato un po’ con Charlie e in gruppo con Amy e Natalie e i ragazzi, ed ora ero seduta, e guardavo con un po’ invidia Amy e Danny che ballavano insieme goffi, ma molto teneri e chiaramente innamorati. Quasi tutti si stanno scatenando al centro della sala, ma improvvisamente la musica cambia. Non il ritmo pop delle ultime hit che tutti noi sappiamo a memoria, volenti o nolenti, ma una melodia che ho ascoltato da sveglia una volta sola…ma che non potrei mai scordare.
Mi alzo di scatto, gli altri studenti sembrano non essersi accorti di nulla. Ma quella musica risuona chiaramente nelle mie orecchie, o forse nel mio cuore. Mi guardo intorno, non potevo fare a meno di ricordare il mio sogno, quello in cui rivivevo l’unico vero ballo che io e Jareth avessimo mai condiviso.
Mi si riempiono gli occhi di lacrime, ho bisogno di aria; sotto gli occhi perplessi di Charlie e Natalie mi dirigo verso le porte finestre che danno sulla terrazza del primo piano.
Non osavo sperarlo…era possibile che Jareth fosse vivo? O era il Labirinto che mi richiamava a se, ora che avevo preso la mia decisione di diventare la sua nuova Regina?
Esco fuori e mi appoggio sulla balaustra, ho il respiro corto e affannoso.
“Sarah…”
Quella voce, quella voce…
Non era possibile che la sentissi veramente.
“Sarah…”
Alzo lo sguardo, tremante, ho paura che sia solo la mia immaginazione.
Ma quando alla fine lo vedo, alto e affilato come lo ricordavo, sul volto c’è una cicatrice sottile che gli attraversa la guancia, e un dolore che prima non c’era. Ma è lui, è il mio Re dei Goblin, bellissimo e sofferente.
“Jareth…”
Il suo nome mi esce in un singhiozzo. Le gambe mi cedono, ma lui afferra e mi stringe a se prima che io cada.
“Jareth!”
Piango, lo abbraccio, nascondo il viso nel suo petto e lo stringo più forte che posso. Lui ricambia con altrettanta forza, e sento le sue lacrime scendermi tra i capelli.
Rimaniamo stretti così per un tempo indefinito, fino a che Jareth non ci porta via dalla Prescott.
Epilogo
Siamo seduti nell’alcova di una delle finestre del castello. Stretti l’una all’altra, come abbiamo fatto spesso da quando ci siamo ritrovati.
C’erano tante cose da elaborare, tante cose che dovevamo accettare e tante cose da decidere.
Il consiglio degli Alti Elfi ci aveva convocato per ringraziarci di aver protetto il confine del Crepuscolo. Nel loro palazzo tanto perfetto e magnifico da sembrare una cattedrale, mi ero sentita quasi a disagio, in soggezione, nonostante quelle creature bellissime e terribili ci avessero mostrato una reale gratitudine per il nostro sacrificio.
Ora che Wysa era morto, il confine del crepuscolo sarebbe stato al sicuro per molto tempo. C’era ancora molto da fare perché le cose tornassero come prima, ma la ricostruzione stava andando bene e il popolo del Labirinto era finalmente libero dalla paura a dal terrore che lo aveva attanagliato da molto tempo.
Jareth era ancora debole, le ferite si erano rimarginate quasi del tutto, ma la sua pelle liscia era ricoperta di cicatrici che non sapevo se sarebbero scomparse con il tempo.
Ma in realtà, la cosa che mi preoccupava di più era il suo dolore.
La perdita del bambino era stata una tragedia, ma io ero stata capace di accettarla meglio. Io però ero solo una ragazzina, impreparata e spaventata all’idea di diventare madre. Lui era un essere magico che pensava che non sarebbe mai potuto diventare padre e che quando finalmente ne aveva avuto la possibilità, era stato a causa di una manipolazione dell’entità che aveva il compito di governare e proteggere.
Possibilità che aveva perso ancora prima di poterne veramente gioire.
Per questo ciò che ci avevano detto gli Alti Elfi ci aveva turbato ed emozionato allo stesso tempo. Non erano rimasti indifferenti alle sofferenze e la perdita che avevamo subito, per questo avevano fatto qualcosa per noi.
Non potevano ridarci il nostro bambino, ma avevano fatto in modo che la sua anima non scomparisse nell’aldilà come avevano fatto tutte le altre.
Il Labirinto l’avrebbe custodita.
Avrebbe comportato una grande responsabilità per l’entità, ma gli Alti Elfi avevano decretato che era la giusta espiazione per aver manipolato il suo Re e la sua Campionessa.
“Jareth”
Lo chiamo con la voce che mi trema.
“E’ tutto vero?”
Nonostante tutto quello che avevo vissuto fino a quel momento, il pensiero di non aver perso del tutto nostro figlio era una cosa che ancora non riuscivo a capire del tutto.
“E’ tutto vero.”
Finalmente riuscivo a vedere di nuovo un po’ di speranza e di serenità nel suo volto.
“Jareth io…”
Ora che la prospettiva di poter finalmente iniziare la mia vita come sua Regina si sta davvero concretizzando, e che prima o poi diventerò madre di quel bambino che la crudeltà di Wysa ci aveva strappato, ho paura.
Jareth mi mette un dito sulle labbra.
“Lo so che sei spaventata Sarah…dopo tutto questo tempo pensi ancora che non sappia cosa senti?”
Il suo sorriso sghembo finalmente riappare sul suo viso.
“Abbiamo tutto il tempo del mondo, io e te. Non ti chiederò di diventare la mia Regina adesso. Hai bisogno di tempo…e ne ho bisogno anch’io. Ma questo non vuol dire che, quando finalmente sarai pronta. Verrò nel tuo mondo e ti porterò via.”
Chiudo gli occhi e lascio che le sue dita mi accarezzino la guancia, la magia che emana dalla sua pelle mi riscalda e mi avvolge, prima che le sue labbra si chiudano sulle mie.
Eravamo così cambiati io e lui, all’inizio avevamo messo i nostri desideri e i nostri sentimenti sopra tutto, egoisti e testardi; ma poi il nostro amore era maturato, eravamo stati pronti a sacrificarci l’uno per l’altra e per il bene del Labirinto. Non eravamo ancora pronti per iniziare la nostra vita insieme, non dopo quello che avevamo passato.
Ma non vedo l’ora che quel giorno finalmente arrivi.
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