Bed times stories

di Imagine15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una storia vera ***
Capitolo 2: *** Il ricordo di un amico ***
Capitolo 3: *** L'ossessione di una donna ***



Capitolo 1
*** Una storia vera ***


<< Mamma! Perché non mi racconti una storia diversa? Sono stufa di principesse, cavalieri e draghi, io voglio una storia vera! >>

Molly Weasley sospirò, stringendo a sé  la piccola Ginny.

I lisci capelli rosso acceso della bambina le solleticavano il mento.

Di solito, una semplice fiaba di Beda il Bardo serviva a far addormentare la figlia, ma quella sera Molly capì che una storia inventata non l’avrebbe soddisfatta. Ginny le assomigliava più di quanto pensasse: non solo per l’aspetto fisico, per il quale la bambina sembrava una sua miniatura più giovane, con i suoi occhi nocciola scuro e i fulvi capelli lunghi, ma anche per quanto riguardava il carattere. Potevano mostrare lati dolci e sensibili di sé, ma presa una decisione, difficilmente madre e figlia cambiavano idea.

<< D’accordo, tesoro mio. Sentiamo, cosa vorresti che ti raccontassi? >>

<< Una storia vera! >>

L’ordine perentorio stonava con il faccino serio, ma buffo della bimba. Molly si sdraiò sul letto, con la schiena appoggiata al muro, e circondò con le braccia la figlia, vicino a lei.

Come avrebbe potuto accontentare la bambina? Non conosceva molte storie vere degne di essere raccontate. A meno che…

<< Tesoro, posso raccontarti una sola storia veramente bella, ed è l’unica che conosco che ti possa soddisfare. Vuoi ascoltarla? >> chiese la donna.

<< Ma è una storia vera? Senza principesse e matrigne cattive? >> domandò Ginny, preoccupata.

<< Assolutamente. >>

<< Ma è successo tutto veramente? >>

<< Sì. È tutto vero, te lo giuro. >> Purtroppo, aggiunse tra sé la donna.

<< Allora la voglio sentire. Me la racconti? Per favore, per favore, per favore! >>

Quelle parole suscitarono un sorriso stanco sul volto di Molly.

<< E va bene. Mettiti comoda, perché la storia che sto per raccontarti non è né breve né semplice. La mia storia inizia in una casa d’Inghilterra, una casa speciale, nella quale abitava una famiglia nel cui sangue, sebbene non Puro come alcuni loro simili consideravano indispensabile per una vita agiata, scorreva da secoli la magia. >>

Molly eccelleva nell’arte di raccontare storie, e l’espressione attenta di Ginny lo confermava.

La donna si interruppe un attimo, ma fu incoraggiata a continuare dalla curiosità che si era dipinta sul volto della figlia.

<< I bambini si chiamavano Fabian, Gideon e… Polly. I maschi erano vivaci e sempre allegri, e coinvolgevano la sorellina nei loro scherzi e nei loro segreti. Avevano un carattere indipendente, forte, e seppero insegnare alla bambina il valore dell’amicizia, della solidarietà, del coraggio. Crebbero felici e sinceri, fino a quando scoprirono, attraverso delle lettere tanto attese, di essere stati ammessi nella scuola di magia più prestigiosa del Paese. Lì, impararono ogni sorta di incantesimo, di difesa e di attacco, di guarigione e di minaccia, diventando sempre più esperti in quest’arte.

Una volta cresciuti, i tre fratelli presero ognuno la propria strada. Fabian e Gideon decisero di diventare Auror, difensori della libertà, della pace e della giustizia, conobbero ogni segreto della magia, e seppero usarlo solo a fin di bene. La sorella, invece, trovò il vero amore nella scuola della loro adolescenza. Non si trattava di uno dei principi azzurri che tanto disprezzi, ma di un uomo spontaneo e leale, che non dovette lottare contro mostri e nemici per conquistarla, anzi, la coinvolse nel suo amore la prima volta che la osservò con quel suo sguardo timido e sincero.

Si sposarono dopo alcuni anni, e al matrimonio parteciparono tutti. Dato che il padre della sposa era mancato da parecchio tempo, la donna fu accompagnata all’altare da coloro che amava di più al mondo: i fratelli. I quali, come testimoni della sorella, si occuparono personalmente di promettere una morte particolarmente lenta e dolorosa allo sposo, qualora avesse dovuto ferire la futura moglie.

Da quel giorno, gli uomini della vita della donna divennero tre, tutti occupavano un posto rilevante nel suo cuore, e ognuno era indispensabile per il reale compimento della sua felicità. >>

<< Mamma, ma questa storia finisce così? È davvero bella… ma tu li hai conosciuti? Fabian, Gideon e la loro sorella? >> la interruppe Ginny non appena la madre fece una pausa.

<< Sì, tesoro, li ho conosciuti bene. Troppo bene. Ma ora zitta, la storia non è ancora finita. A meno che tu sia troppo stanca per ascoltarla fino in fondo, in quel caso… >> sorrise Molly.

<< No! No! >> esclamò precipitosamente la bambina. << Voglio sapere la fine, ti prego! >>

<< E va bene. Dunque, dove ero arrivata? Ah sì, il matrimonio. Passarono gli anni. Il mondo in cui vivevano i protagonisti di questa storia si oscurò. Una minaccia avanzò rapida, una minaccia dal nome impronunciabile, un pericolo che nessuno poteva contrastare e che tutti temevano. La grande minaccia, chiamata da tutti Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, si presentava sotto forma di un abilissimo mago, che amava seminare terrore e morte, ed utilizzare le sue enormi capacità nel male. Gli Auror, i maghi guerrieri che avrebbero dovuto proteggere la comunità magica, cercavano di combattere con tutte le proprie forze e risorse, ma cadevano uno dopo l’altro. Non esisteva più fede, sincerità e solidarietà. Non ci si poteva fidare del proprio vicino, amico, parente. Intere famiglie venivano uccise tutti i giorni e… >>

Qui Molly, nell’osservare l’espressione preoccupata e triste sul volto della sua bambina, decise di sorvolare sui patimenti a cui tutti venivano sottoposti, al dolore che scorreva in quei tempi.

<< La famiglia della sorella e del marito si allargò >> continuò << Ebbero tre bellissimi bambini, tre maschi, tutti svegli e speciali a modo loro. Quando la donna era nel bel mezzo della quarta gravidanza, giunse, tramite un Auror collega dei fratelli, la notizia che Fabian e Gideon erano stati sorpresi da cinque seguaci di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Si erano battuti con un coraggio invidiabile, ma esso non era riuscito a proteggerli. E così, coloro che avrebbero dovuto dedicare la propria vita alla salvezza di quella degli altri, caddero nel corso della loro missione.

A loro fu dedicato un monumento onorario per il valore dimostrato, che ti porterò a vedere, se ti interessa, ma nient’altro. La guerra aveva già mietuto troppo vittime per far sì che a ognuna fosse reso un giusto commiato, e la maggior parte di esse venivano dimenticate. Ma questo non accadde a Fabian e Gideon, ovviamente. Ora ti racconto.

Alcuni mesi dopo, la sorella, la quale, insieme ai fratelli, durante la guerra aveva perso due terzi del proprio cuore, diede alla luce due gemelli. La donna voleva ricordare in qualche modo i fratelli, fare in modo che continuassero a vivere nei pensieri della famiglia. Nel suo cuore, il loro posto era ormai consolidato, ma in quello degli altri tendevano ad essere dimenticati. Così, battezzò i figli gemelli con due nomi, uno che iniziava per F e l’altro per G, esattamente come Fabian e Gideon.

E così finisce la nostra storia.

La donna ebbe un altro figlio e una bambina, la guerra sembrò essere sedata dall’intervento di un piccolo mago che, da solo, riuscì a sconfiggere, anche se non per sempre, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. >>

<< Mamma, ma i gemelli? Che fine hanno fatto? >> la interruppe Ginny, a cui in quel momento interessava solamente la sorte della famiglia protagonista della storia.

<< I gemelli crebbero felici e burloni, ignorando il grande segreto che pesava sui loro nomi. Nessuno dei bambini ne era a conoscenza, perché la madre, per proteggerli dall’immenso dolore che la accompagnava da anni, mantenne il silenzio sul suo passato.

Tuttavia, pur non avendo nessuno con cui condividere e ricordare Fabian e Gideon, essi non scomparvero dalla sua memoria. Ogni giorno, nei momenti  più impensati, rivedeva nei sorrisi dei figli i loro sorrisi, il loro sguardo nel suo, le loro parole nella sua mente. >>

Molly si interruppe, osservando la piccola distesa accanto a sé. Era tardi ormai, l’ora di andare a dormire era passata da un pezzo, ma si era fatta trascinare dal ritmo della storia, e aveva perso la cognizione del tempo.

<< La storia è veramente finita. Ora dormi, Ginny! >> esclamò allegramente, cercando di nascondere il terribile magone che le opprimeva il petto.

Molly si alzò dal lettino della figlia, sistemando in fretta le lenzuola, usandole per coprire il corpicino di Ginny.

Poi, fece per dirigersi verso la porta della camera, quando una vocina assonnata la fermò.

<< Mamma, ma la sorella ricorda ancora Fabian e Gideon, o se n’è dimenticata? >>

<< Li ricorda ancora. Ne sono certa, loro non sono mai usciti dal suo cuore e dai suoi pensieri, anche se a volte tenta di lasciarli in disparte per vivere una vita normale, sa che non potrà mai abbandonare i loro ricordi, che li rivivrà fino a quando non saranno di nuovo uniti. Ma ora dormi, Ginny, è tardissimo. Buonanotte! >>

Quando stava per spegnere la luce, un’altra domanda la obbligò a interrompersi.

<< Mamma, mi porti a vedere il monumento di Fabian e Gideon? >>

<< Va bene, piccola mia. Domani ti ci porto, ma ora… >>

<< Mamma? Posso dirti l’ultima cosa? >>

<< Sì, certo >> sospirò Molly.

<< Anche io, da grande, voglio difendere il mondo come i nostri zii! >>

E con quest’ultima affermazione, dopo che la madre, con un sorriso stanco, sussurrò la sua approvazione, la bimba cadde in un sonno profondo e liberatorio, popolato di sogni di gesta eroiche, affetti senza fine e magiche avventure.

Senza sapere che con quelle parole avrebbe segnato il suo destino, diventando una persona coraggiosa e capace di combattere per i propri ideali, come Fabian e Gideon.

Senza sapere che il lieto fine, sempre presente nelle semplici fiabe così disprezzate, giunge per tutti. Basta saper crearselo. 

 

 

 

Note dell'Autrice:

Spero che non vi siate pentiti di aver letto questa ff. L'idea è nata per caso, quando mi sono domandata se i fratelli Weasley conoscessero la storia dei Prewett, la famiglia di Molly, et voilà... Ecco nata la mia prima fan fiction.

Ginny è sempre stata una dei miei personaggi preferiti, la adoro, e finalmente ho avuto l'opportunità di condividere il mio punto di vista su di lei. Molly è sempre stata, secondo me, l'incarnazione della "mamma chioccia", che molto spesso diventa troppo assillante con i figli, ma per loro darebbe qualsiasi cosa. In questo caso, è richiesto il suo passato, i dolorosi ricordi che ha preferito non condividere, ma come dire di no alla piccola Ginny, così tenera e buffa?

Lasciatemi qualche parere!

Grazie di essere passati,

ANIMAPERSA

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Capitolo 2
*** Il ricordo di un amico ***


 Il ricordo di un amico

 

A Grimmauld Place si avvertiva un freddo inusuale. Per essere ad agosto inoltrato, gli abitanti del numero 12 si erano ritrovati nella sala da pranzo, il locale più caldo della casa, a rabbrividire e a maledire gli sbalzi temporali.

Molly Weasley protestava per il suo gelato fatto in casa, che nessuno avrebbe voluto gustare dato il freddo.

Arthur Weasley era impaziente di provare l’aquilone che Harry Potter gli aveva costruito, spiegandone l’uso, ma l’aria secca e umida non avrebbe mai giovato al suo nuovo passatempo.

Ginny Weasley avrebbe dato qualsiasi cosa purché l’aria si riscaldasse, in modo da organizzare un giro di shopping con la sua migliore amica Hermione Granger. Ma quest’ultima aveva trovato più ragionevole e utile passare la giornata studiando, e per questo si era chiusa in camera, minacciando l’amica di non rivolgerle più la parola se l’avesse disturbata per qualunque motivo.

Mundungus Fletcher desiderava ardentemente che spuntasse il sole. A Notturn Alley vendeva la merce per le strade, e nessuno sarebbe uscito con quell’aria gelida. O almeno, nessuno sarebbe stato tanto coraggioso da sfidare il freddo per dare un’occhiata alla sua mercanzia.

Sirius Black era forse l’unico, in quella casa, ad essere indifferente alle condizioni climatiche. Qualunque fossero le temperature, per lui era proibito mettere piede fuori, e questo lo rendeva smanioso e scalpitante come un giaguaro in una gabbia. Aveva bisogno di correre, di respirare un po’ di aria pulita, di trovarsi in un qualsiasi luogo che non fosse la sua vecchia abitazione, dove i ricordi dell’infanzia si confondevano con la rabbia repressa troppo a lungo.

Quella mattina, Sirius Black cercava il figlioccio Harry Potter. Nessuno lo aveva più visto da colazione, la signora Weasley aveva già espresso tutto il suo disappunto e la sua preoccupazione in proposito. Prima di farla preoccupare sul serio, l’ex-condannato aveva deciso di perlustrare la casa, ma non aveva la più pallida idea di dove fosse finito il ragazzo.

Sirius si accorgeva sempre più, giorno dopo giorno, che non conosceva affatto il figlioccio. Era molto simile, per quanto riguarda certi atteggiamenti, al padre, e nel suo carattere riconosceva anche qualcosa di sua madre, ma non aveva ancora imparato a capirlo. L’unica cosa che poteva fare era stargli vicino e dargli tutto il suo appoggio, ma il rimorso per averlo abbandonato, anche se costretto, per quasi 15 anni lo attanagliava. Come aveva potuto permettere che il figlio di James avesse una vita terribile, solitaria, incompresa… Sirius deglutì, sconvolto. In effetti, l’infanzia di Harry era identica alla sua. Entrambi si erano sentiti rinfacciare la loro “diversità”, avevano dovuto convivere con un’indifferenza fuori dal comune, ed erano stati rafforzati da tutto ciò.

L’unica differenza era che Sirius avrebbe voluto diventare quel punto di riferimento, quel sostegno per Harry che lui stesso non aveva mai avuto.

Aprì la porta del salotto, ma non era pronto alla scena che vide davanti a sé.

Harry era seduto su una poltrona, di fronte all’arazzo magico che rappresentava la casata dei Black, ma il suo sguardo era attratto da qualcosa che aveva appoggiato sulle gambe. Avvicinandosi a lui, Sirius scoprì che si trattava di un album di fotografie.

Incuriosito, manifestò la sua presenza, e Harry lo invitò a guardare i soggetti rappresentati.

L’uomo si spostò dietro la poltrona, in modo da poter osservare tutti i movimenti del figlioccio, e diede una veloce occhiata alle immagini. Ciò che vide aveva superato ogni sua fantasia.

Ad ogni pagina, James e Lily gli sorridevano, lo salutavano, oppure semplicemente lo fissavano con affetto. C’erano fotografie di loro due da soli, in sella a un manico di scopa, il giorno del loro fidanzamento, una tra le braccia dell’altro, mentre si baciavano. E poi, James e Lily con gli amici, al ristorante, assieme all’Ordine della Fenice, il giorno del loro matrimonio, con Harry, e poi con i Malandrini al completo.

Gli occhi umidi di Sirius faticarono a mettere a fuoco le immagini che seguirono, ma sapeva già di cosa si trattava. Non aveva certo bisogno di alcune fotografie per ricordare il suo migliore amico, suo fratello, e la donna più coraggiosa e determinata che avesse mai conosciuto.

Sirius avvertiva la nostalgia di Harry, ma non era esperto di queste faccende. Cosa poteva fare? Aveva sempre odiato quei “mi dispiace” poco spontanei e dettati dall’imbarazzo, e non aveva il coraggio di abbracciare il figlioccio.

Ma quell’esitazione scomparve non appena incrociò lo sguardo del ragazzo.

<< Ti prego, parlami di loro. Tutti sembrano voler sfuggire i ricordi, e quando sono obbligati a parlarne esaltano la loro memoria. Ma io so bene che non era così. Io voglio sapere come si comportavano, gli errori che hanno fatto, le scelte che hanno compiuto. Non voglio ascoltare le gesta di due degli eroi del mondo dei maghi, io voglio la storia dei miei genitori. So che tu puoi capirmi, aiutami, Sirius! >> il tono disperato con cui Harry aveva formulato la sua richiesta stonava con l’espressione decisa nei suoi occhi. Come poteva rifiutare quella richiesta?

Sirius rimase nella stessa posizione, ma il suo sguardo si allontanò, fino a percorrere in pochi attimi il suo passato. O almeno, ciò che riguardava i coniugi Potter.

<< Harry, hai perfettamente ragione. I tuoi genitori erano le persone più coraggiose che io abbia mai incontrato, erano leali, generosi e forti… ma erano umani. Sbagliavano spesso, avevano dei difetti. Non si avvicinavano nemmeno alla perfezione, ma era questo ciò che li rendeva così ammirabili. Trovavano sempre il coraggio di rialzarsi e riprovare, qualità che, a quanto ho potuto vedere, tu hai pienamente ereditato. Di tua madre non so molto, purtroppo. Ho iniziato a conoscerla bene solo negli ultimi anni della sua vita, ma ti posso assicurare che quel che poco che mi ha donato mi ha fatto capire quanto fosse in gamba. >>

<< No Sirius, non dire così… preferirei che mi raccontassi qualche tuo ricordo, non so, il giorno in cui avete creato la Mappa del Malandrino, ad esempio! Ti dispiace? >> domandò Harry, allontanando infastidito le descrizioni poco spontanee.

Sirius aggrottò la fronte, condividendo l’irritazione del figlioccio, e rispose: << No, Harry. Senza offesa, ma non riesco a parlare di questo argomento. Mi faccio trasportare dall’odio e dal dolore ogni volta che tento di rievocare quei momenti. Il tradimento fa male, più di qualunque ferita. Quando vuoi bene a una persona, gli affidi una parte di te. Ma se sei tradito proprio da qualcuno che ami, è come se quest’ultimo abbia ucciso il pezzo di te stesso che tu hai condiviso con lui. È terribile, e non ho ancora imparato ad affrontarlo senza essere investito da questo odio per me stesso, per la mia ingenuità e per gli altri. >>

Harry sapeva di cosa si trattasse, poteva comprendere la reticenza di Sirius di fronte ai ricordi che coinvolgevano il migliore amico morto a causa del traditore, Peter, e venne assalito dal dispiacere.

Perciò, quando si rivolse ancora al padrino, lo guardò con gentilezza e comprensione, tentando di calmare con il proprio affetto l’onda nera della colpa che leggeva nei suoi occhi.

<< Allora, Sirius, mi racconteresti, per favore, di come hai conosciuto mio padre? >> domandò, sperando di ottenere una risposta affermativa.

<< Sì, Harry, assolutamente sì >> rispose l’uomo. Harry si rallegrò nel vedere l’espressione serena che aveva spazzato via il tormento di poco prima.

<< La prima volta che vidi James >> continuò Sirius, incurante di ogni cosa che lo circondava, totalmente preso dal racconto, << è un ricordo che non mi abbandonerà mai. Eravamo alla stazione 9 e ¾, il primo settembre, e avevo appena salutato la mia famiglia. O meglio, i miei genitori mi avevano rivolto un saluto distratto, raccomandandosi soltanto di non disonorare la pura e orgogliosa casata dei Black, e di portare avanti degnamente le nostre tradizioni. Quelle parole mi avevano messo a disagio, ma ovviamente preferii nasconderlo con una poco naturale baldanza, che nascondeva il bisogno di essere approvato per quello che ero, non per quello che avrei dovuto essere per la mia famiglia. Stavo per salire sul treno, quando la mia attenzione fu catturata da un gruppetto poco distante da me, composto da due genitori e il loro unico figlio, che doveva avere la mia età.>>

 

Sirius si voltò, spiando quella famiglia che racchiudeva in sé tutto l’essenziale.

Dedizione, premura e amore.

La donna cercava di sorridere al figlio, ma persino a un estraneo come lui era lampante che stesse tentando di controllare l’emozione. Il padre si dilungava in una serie quasi infinita di raccomandazioni, ma non riusciva a nascondere l’evidente preoccupazione.

Il ragazzo, al contrario, sembrava del tutto a suo agio, e non faceva che rassicurare i genitori.

<< Dai mamma, non fare così! Tornerò a casa tra circa tre mesi, non c’è bisogno di fare tutte queste scene! >> affermò abbracciando teneramente la madre, che ricambiò il gesto con tutte le proprie forze.

<< È solo che mi mancherai tanto, Jamie! Non posso credere che sia giunto questo momento, mi sembra ancora ieri che… >>

<< Sì, mamma, me l’hai ripetuto per tutta l’estate! Sono cresciuto così in fretta, vorresti tenermi a casa ancora per un po’, e non è giusto che io debba andare così lontano eccetera eccetera… ma ora potresti lasciarmi, per favore? Sai, siamo in un luogo pubblico…>> il ragazzo tentava di sdrammatizzare e di consolare la madre, ma le sue parole non fecero che scatenare un fiume di nuove raccomandazioni.

<< Scrivici spesso, tienici informato su tutto quello che ti succede, mi raccomando! Sii obbediente e rispettoso, non litigare con i tuoi compagni, sii gentile con tutti... >>

Il fischio del treno interruppe il monologo dei genitori, ed entrambi lo spinsero verso il treno.

All’ultimo momento, quando ormai il ragazzo stava per allontanarsi alla ricerca di un vagone vuoto, il padre lo fermò con un ultimo saluto.

<< James, forse abbiamo esagerato, comunque ricordati che noi saremo sempre fieri di te, qualunque cosa succeda. Ah, però rispetta le regole! E non ti dimenticare dei tuoi genitori imbranati. >> disse sorridendo l’uomo.

Queste parole suscitarono ammirazione in Sirius, consapevole che quel ragazzo aveva tutto ciò che lui desiderava da sempre: una famiglia che fosse un punto di riferimento, non un dovere da cui non si sarebbe mai liberato.

Anche il figlio gli rivolse un ultimo cenno e un sorriso, e si diresse verso i vagoni.

Sirius decise di seguirlo, spinto da un istinto chiamato simpatia, ma che lui ancora non poteva conoscere. Entrò deciso nel vagone dove si era sistemato il ragazzo, chiedendo se ci fosse un posto libero. L’altro fu estremamente gentile con lui, e lo invitò a rimanere.

<< Mi chiamo Sirius. Sirius Black >> disse, aggiungendo il cognome con un fremito di disgusto che il compagno, tuttavia, non colse.

<< Io sono James Potter. Sei al primo anno anche tu, vero? >>

<< Sì. In che casa vorresti finire? >>

<< Grifondoro, culla dei coraggiosi di cuore! E tu? >>

Sirius sorrise. Ovunque fosse stato Smistato, gli bastava avere qualcuno al fianco con cui condividere i meravigliosi anni che lo attendevano. Qualcuno che lo capisse, che lo aiutasse a comprendere i suoi errori, a correggerli, che lo aiutasse ad andare avanti.

Qualcuno come James.         

 

Sirius si interruppe, travolto dalla commozione e dal rimpianto.

Girò intorno alla poltrona, in modo da incrociare lo sguardo del figlioccio che, come lui, sembrava non riuscire ad aprir bocca.

Gli appoggiò le mani sulle spalle, e gli parlò con una voce profonda, seria, una voce che mai avrebbe pensato potesse appartenergli.

<< James era l’uomo migliore che abbia mai conosciuto. Non te lo dico per consolazione o per pietà, ma perché ho vissuto con lui gli anni più felici e pieni della mia vita, e non c’è nulla che vorrei cambiare del nostro passato. Conservo ancora ogni più piccolo e insignificante particolare della nostra amicizia, dalla prima volta che mi rovesciò del cibo addosso, dalle infinite punizioni insieme, dalle preghiere che rivolgevamo a Remus per farci copiare un compito che avevamo dimenticato di svolgere, alle imprese da veri Malandrini. Ti assicuro che lui sarebbe fiero di te, non soltanto per quello che stai facendo ora, per il tuo coraggio, o per le tue abilità, ma semplicemente per quello che sei.>>

Sirius si alzò, scrutando il cielo buio fuori dalla finestra. Era ormai scesa la sera.

<< Prima di andare, Harry, vorrei ricordarti una cosa: assomigli in modo straordinario a James, questo è innegabile, tranne per gli occhi di Lily, tua madre. Ma sappi che non devi avvertire solo l’inevitabile peso di questo fatto. Tu sei simile a loro, ma sei un altro. Tu sei Harry. E basta. Porterai il loro ricordo qui, nel tuo cuore, ma non devi sentirti in debito verso di loro.

Non devi essere sempre perfetto per onorare la loro memoria. Devi essere te stesso per renderli orgogliosi. Non lo dimenticare mai. >>

A Grimmauld Place si avvertiva un freddo inusuale.

Tutte le persone in quella casa avevano i loro motivi per detestare quella temperatura.

Ma un solo abitante ignorava quel freddo. Già, Harry Potter era l’unico a non lamentarsi dell’aria fin troppo frizzante di quella giornata, e questo grazie al suo padrino.

Grazie a Sirius, Harry non considerava quella gelida sera.

Le parole del migliore amico di suo padre, infatti, avevano acceso un incendio dentro il ragazzo.

Un incendio fatto di amore e orgoglio. 

 

 

Angolo dell'Autrice:

Alla fine ho deciso di continuare questa raccolta, per la gioia o il disgusto di voi lettori xD

Come avrete notato, qui non si tratta di una "storia della buonanotte", ma semplicemente di un racconto di vita reale. Come giustificazione, posso dirvi che adoro l'amicizia di Sirius e James, e ho pensato di inserirla qui, anche se non c'entra molto con il tema.

Non so come sia venuta, sinceramente, spero solo che vi sia piaciuto leggerla almeno la metà di quanto a me sia piaciuto scriverla =)

Un mega-ringraziamento alla mia luna, una ragazza speciale che ho avuto la fortuna di incontrare, Sil, che ha accettato di essere la mia prima lettrice, e che ha sopportato la mia euforia e le mie continue pressioni xD Ti voglio bene!

Ringrazio anche PippaPotter__, che ha inserito questa raccolta nelle preferite, e Vodia, che l'ha inserita nelle seguite.

E ora, recensioni:

Isidar Mithrim: prova a tenere il ventilatore spento, questa volta, e vediamo come reagisci xD Nei libri non dice se Fabian e Gideon fossero effettivamente Aurors, ma dato che la maggior parte dei membri dell'Ordine della Fenice lo erano, ho pensato di dare un tocco personale alla storia... Comunque, sono contenta che Ginny piaccia anche a te! Io la adoro letteralmente *__* è uno dei personaggi di cui ammiro tantissimo il carattere, e non è giusto che non sia molto valorizzata nei libri. Alla fine, lei rimane sempre la sorella minore di Ron, un po' irascibile e testarda, ma fino al sesto libro, non c'è una svolta... e poi non mi piace molto che si sposi con Harry, è un finale troppo scontato! Sarò pazza, ma adoro il pairing Draco/Ginny u.u li trovo stupendi insieme! Vabbè, non dilunghiamoci... Grazie mille della recensione!

Vodia: Ooooops, scusa per l'errore xD Spero che ti piaccia anche questo capitolo!

Anna: ecco realizzata la tua speranza =) é stato bello, per una volta, invertire i ruoli, e spero che si possa continuare in entrambi i modi! Comunque grazie mille dei complimenti, e ricordati che aspetto con ansia il nuovo capitolo di L&H! Non farci patire troppo, mi raccomando xD E fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo... Ci tengo al tuo parere!

remvsg: come vedi, ho seguito il tuo consiglio... Ed ecco qua la mia prima raccolta, nata per caso e continuata per merito vostro! Spero che il secondo capitolo non ti abbia delusa...  Grazie mille dei complimenti!

Elly: a chi lo diciiiii xD Arthur dovrebbe imparare ad imporsi, altrimenti chi ferma più Molly xD comunque sono perfetti insieme, e adoro quando lei usa quel tono di minaccia con lui... Per ora ho preferito cambiare personaggi, vediamo se ti interessa lo stesso... Però metto una long o una one-shot su Molly e Arthur tra i miei progetti futuri!

Grazie mille a tutti. Un bacione,

ANIMAPERSA

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Capitolo 3
*** L'ossessione di una donna ***


 

L'ossessione di una donna

 

<< Zia Bella, per favore, mi annoio!>> supplicò un giovanissimo e ostinato Draco, con il suo ciuffo di capelli biondi perennemente spettinato e il suo broncio irresistibile.

<< Lascia stare, tesoro, la zia non è molto brava in questo genere di cose! Perché non uscite a fare una passeggiata? >> Narcissa Malfoy decise di intervenire, per prevenire un secco rifiuto che avrebbe offeso il suo unico figlio.

Bellatrix Black, ora Bellatrix Lestrange, sbuffò, guardando la sorella. << Cosa credi, che non ci potrei riuscire, se non mi impegnassi? La verità è che non ho voglia di perdere tempo, tutto qua! >>

<< La verità, Bella, è che non hai la giusta sensibilità per un compito del genere. Lascia perdere, fa vedere a Draco qualche trucco con la magia, sono sicura che gli piacerebbe molto… >>

Il soggetto in questione guardò torvo entrambe le donne, soffermandosi sulla bruna Bellatrix.

<< No! Io voglio ascoltare una storia, e voglio che sia la zia a raccontarmela! >> Appena pronunciate queste parole, gli occhi scuri della signora Lestrange, tanto scuri da non lasciare intravedere nemmeno la pupilla, si rabbuiò in viso, chiedendosi come avesse potuto cacciarsi in una situazione del genere. Perché Narcissa non aveva educato suo figlio con più severità? Lei, Bella, avrebbe saputo trattare con meno indulgenza quel bambino. Gli avrebbe insegnato ogni cosa, ma sempre con la massima riservatezza, lo avrebbe cresciuto nell’orgoglio e nell’obbedienza, nella sicurezza e nel rispetto.

Draco aspettava trepidante, sperando di ottenere ciò che in quel momento desiderava maggiormente. Narcissa sorrise, alzandosi dalla poltrona dell’imponente salotto di Villa Malfoy.

<< È tutto tuo, sorellona. Spero che saprai cavartela.>>

Non avrebbe potuto dire cosa migliore per esortare la sorella. Bellatrix era nota per non aver mai rifiutato una sfida e non essersi mai tirata indietro. Di sicuro, quella non sarebbe stata la prima volta. La donna fulminò Cissy, l’orgogliosa madre che sapeva sempre come accontentare il figlio e incastrarla, facendole svolgere compiti che in casi ordinari avrebbe respinto categoricamente, e che poi abbandonava le scene, lasciandole campo libero.

Bella osservò freddamente il nipote. Cosa poteva fare per cancellare dal suo volto quell’espressione insoddisfatta?

<< Ascoltami bene, Draco, perché non ripeterò una seconda volta. Conosco solo una storia, ed è giunto il momento che tu la impari. Siamo d’accordo? >>

A quelle parole, il bambino si illuminò. I suoi glaciali e distanti occhi grigi si scaldarono, puntandosi sulla figura della zia, determinati a non lasciarsi sfuggire una singola espressione o frase.

<< Una volta, molti anni fa, >> cominciò la donna, ad un tratto assente, concentrata << in un ordinario orfanotrofio Babbano viveva un ragazzino che di ordinario non aveva nulla. Il suo nome, datogli dalla madre, poiché il padre li aveva abbandonati ancora prima della sua nascita, era talmente inutile e insensato che non te lo riferirò nemmeno… >>

<< Zia? Spiegami una cosa, perché il padre li aveva abbandonati? Non voleva bene alla mamma del ragazzo? >> chiese Draco innocentemente, sforzandosi di capire un concetto troppo doloroso per i suoi cinque anni.

<< Non ti avevo chiesto di ascoltare? Potrai interrompermi dopo! Oppure preferisci che smetta del tutto? >> rispose stizzita Bellatrix.

<< No, certo, zia! Continua, però mi sarebbe piaciuto saperlo… >>

<< Beh, immagino che avesse le sue ragioni per farlo, ma di certo non è importante per la nostra storia. Dopotutto, era solo uno stupido approfittatore. >> replicò la donna.

<< Comunque, il ragazzo viveva in un orfanotrofio perché la madre morì nel darlo alla luce. Ma a lui non importava. Non necessitava di un genitore o di un amico, lui sognava di conquistare ciò che nessuno aveva mai raggiunto. Sognava di cambiare ciò che più sbagliato lo circondava, e per farlo intendeva utilizzare le sue innumerevoli doti. Sognava di creare la storia, non di viverla.

Quando compì undici anni, il ragazzo scoprì di possedere moltissime qualità, di avere una strada da percorrere per poter realizzare i suoi sogni: era un mago. La magia era sbocciata in lui da molto tempo, conferendogli capacità straordinarie, come parlare con i serpenti o vedere compiuti i suoi ordini. Possedeva inoltre una immensa voglia di imparare, di scoprire quanto profondo poteva essere il suo potere, e come poteva utilizzarlo. Frequentò una scuola di magia, la migliore che esista, Hogwarts. Con gli anni, seppe nascondere le proprie abilità, perché sapeva che gli stolti lo avrebbero potuto danneggiare o fermare, data la sua ancora poco formata esperienza. Ma solo loro avrebbero fatto una cosa del genere. Il ragazzo, il cui nuovo nome, che, dopo essersi sbarazzato del vecchio, insieme al suo passato, gli aveva conferito un tono di mistero e rispettabilità tra i coetanei, ora era temuto da tutti e pronunciato da pochi, non dimenticò mai i propri progetti infantili, che ora promettevano di vedersi realizzati. Dopo aver concluso gli studi, continuò la sua ricerca per ampliare le proprie capacità, e viaggiando scoprì di non essere solo. Molte persone che lo avevano appoggiato a scuola, quando purtroppo il suo potenziale non era emerso completamente, furono pronti a continuare ad affiancarlo nelle sue scelte, attratte dalla sua grande forza di volontà e dagli immensi cambiamenti che voleva portare. Il ragazzo seppe di potersi fidare di quei seguaci, e affidò loro il compito di portare il suo messaggio in tutto il mondo: Lui era tornato. Il Signore Oscuro, come lo chiamavano ammirati i Mangiamorte, i suoi fedeli sostenitori, era pronto a compiere il destino che era stato scritto per lui: riportare il Mondo magico alla sua purezza originale, fermando la contaminazione, ed eliminando tutti i deboli che avevano contribuito al suo cammino verso la rovina totale. Il Signore Oscuro incuteva timore: non aveva più bisogno di farsi rispettare, ormai aveva ottenuto ciò che desiderava, poteva procedere a punire chi aveva sbagliato o non meritava il privilegio della magia. Erano anni di grande importanza, il suo nome non era pronunciato da nessuno, eppure permaneva nell’aria. >>

Bellatrix si interruppe, il viso contratto in una smorfia di rabbia.

Draco, preoccupato per l’inaspettata pausa, e ormai completamente coinvolto nella trama, chiese, timoroso: << Zia, finisci di raccontare. Cosa successe dopo? Voglio saperlo! >>.

La donna evitò lo sguardo del nipotino, ma, con parole interrotte e confuse, riprese la narrazione.

<< Un giorno, un terribile e funesto giorno, il Signore Oscuro decise di eliminare una minaccia che gli era stata predetta… >>

<< Aveva paura? >> domandò il bambino, curioso.

<< No! >> urlò Bellatrix, sconvolta. << Lui non conosceva il significato di quella parola, le semplici emozioni come la paura, l’amore, la compassione non lo avevano mai sfiorato. Lui era superiore a tutto ciò, e per questo era migliore non solo di qualsiasi mago che ci sia mai stato, ma anche di ogni uomo! >>

Bella tacque, visibilmente sconvolta. Anche Draco non era tranquillo, spaventato dalla sfuriata della zia, e titubante. Avrebbe voluto chiederle perdono, e supplicarla di continuare, ma non ne aveva bisogno. La donna riprese da sola a raccontare, senza insistenze da parte del nipote, lasciando intravedere la sua particolare partecipazione a quella che poteva sembrare una semplice storia, ma da cui in realtà dipendeva tutta la sua vita.

<< La minaccia era personificata da un bambino di circa un anno, che però, secondo la profezia, sarebbe stato in grado di ostacolare il grandioso cammino del mago Oscuro, che decise di salvaguardare le proprie capacità, che avevano iniziato a dare un esito soddisfacente per Lui, e di ucciderlo. Ma improvvisamente, il Signore si ritrovò privo dei suoi straordinari poteri, che con tanta fatica aveva guadagnato, non morto, ma quasi, senza un corpo. I suoi seguaci meno convinti, alla sua caduta, tornarono in fretta dalla parte del nemico, smaniosi di evitare la punizione che solo ora, senza la minaccia del potere del Signore Oscuro, i deboli potevano destinar loro. I suoi nemici pensano che lui sia ancora disperso, che non tornerà mai più a minacciarli, ma noi, i suoi migliori e più importanti sostenitori, lo stiamo ancora aspettando. Lui tornerà, e quando riacquisterà i suoi poteri sarà di nuovo in grado di ripristinare il suo governo, di migliorare questo mondo, di iniziare una nuova Era! >>

Bellatrix aveva perso l’indifferenza dell’inizio della storia, ora si era lasciata coinvolgere completamente. Del resto, Lui era l’unico che riusciva a risvegliare in lei delle sensazioni, anche se negative come l’odio, la vendetta e il fanatismo.

Ma Lui, Lui era l’unico.

L’unico che desiderava compiacere, l’unico a cui dedicava tutta se stessa, l’unico che poteva contare sulla sua infinita devozione.

Se ne avesse conosciuto il significato, Bellatrix Lestrange avrebbe saputo dare un nome al turbine di emozioni che le causava il suo nome, al suo impegno per combattere al suo fianco, al suo desiderio di essergli sempre vicino.

Quello che provava sarebbe potuto essere riassunto in un’unica parola.

Amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Negli anni a venire, Draco sarebbe stato educato a credere nella causa del Signore Oscuro, a lottare per lui e per difendere la vera razza Magica. Non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio in salotto, dove una donna insegnava a un bambino ad odiare, a vendicarsi, a credere in ciò che non era giusto.

Non avrebbe mai potuto cancellare dai suoi ricordi l’espressione della zia.

Bellatrix aveva conosciuto l’amore, ma non se ne era mai resa conto. Fino al momento in cui, mentre era circondata dal clamore della battaglia che i Mangiamorte stavano combattendo per Lui, un incantesimo pronunciato da una donna inferiore l’aveva colpita, costringendola alla resa di fronte a una forza tanto più grande di lei.

In quel momento, Bellatrix aveva scoperto cosa voleva dire amare, e perdere l’amore.

Incrociando gli occhi del suo Signore, sconvolto, preoccupato e, sì, doveva ammetterlo, terrorizzato, aveva provato ancora rabbia verso la vita che la stava abbandonando, ignorando il suo impellente bisogno di restare accanto a lui per sempre.

Ma Bella era morta felice. Sapeva di aver lottato per Lui, di aver dato il massimo. Cosa poteva desiderare di più, a parte essere presente al Suo trionfo? Beh, incontrare di nuovo i suoi occhi, leggervi dentro la soddisfazione e l’approvazione.

Amore. Bellatrix lo aveva sempre rifiutato e ridicolizzato, ma ora sapeva cosa si provava.

Ora che aveva incontrato la morte per amore, sapeva che lo avrebbe rifatto per altre cento volte.

Tutta la sua esistenza era stata dedicata a Lui.

Anche la sua morte doveva accadere unicamente per Lui.

Bellatrix non poteva chiedere altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Angolo dell’Autrice*

 

Lo so, lo so. Una scena del genere non avrebbe mai potuto svolgersi, dato che Bellatrix, durante l’infanzia e parte dell’adolescenza di Draco, è rimasta rinchiusa ad Azkaban, senza possibilità di vedere estranei o parenti. Eppure, ci tenevo troppo a condividere con voi il suo punto di vista della storia di Voldemort, una storia che la riguarda da molto vicino.

Il finale ha sorpreso anche me, non mi aspettavo di scriverlo. Eppure, ora che è finito, mi accorgo di aver fatto bene, volevo che poteste capire l’assoluta fiducia che Bella prova nei confronti del suo Signore, la totale dedizione nei suoi confronti che non l’ha mai abbandonata, e che ora le reca conforto in un momento tanto doloroso.

Ora mi piacerebbe molto sapere il vostro parere. Che ne dite? Vi è piaciuta?

Lasciate una recensione. Farete felice una povera autrice innocente.

Grazieeeee!

 

ANIMAPERSA

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