New Stories

di harinezumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part One ***
Capitolo 2: *** Part Two ***



Capitolo 1
*** Part One ***


ehm, questa sarebbe la seconda volta che modifico questa storia, tra le nuvole come sono la prima versione non era quella corretta xD ciò ovviamente non significa che questo testo sia privo di errori, quindi se ne trovate ditelo, please!

per il resto, spero che vi piaccia il mio magro tentativo di dare un finale anche a Kurogane e Fay, ne ho sentito molto la mancanza alla fine di TRC! ovviamente se non avete letto l’ultimo numero (ma non credo), non vi conviene un granché continuare a leggere :P

il titolo si riferisce vagamente alla nuova vita che aspetta i tre viaggiatori. dedico la storia a giò, perché ha cercato di suggerirmi un titolo decente data la mia scarsa capacità di immaginazione in questi casi xD

se per caso ho copiato qualcuno, è stato completamente involontario, e ovviamente gli splendidi personaggi appartengono alle malvagie Clamp.

harinezumi

 

***

New Stories

 

Il mago biondo rallentò il passo fino a fermarsi in mezzo ad un trafficato viale del regno di Clow, rimanendo a guardare le due figure con lui, quella specie di coniglio bianco in mano al ninja nero.

«Se è così, dobbiamo decidere anche noi… quello che vogliamo fare da oggi in poi».

Entrambi i due individui si ritrovarono a fissarsi in silenzio, tra tutto il chiasso che producevano le persone intorno a loro, troppo prese dal mercato per badare ai due stranieri che da pochi giorni venivano ospitati al castello reale. Fu Mokona a spezzare quella quiete un po’ troppo prolungata, con la sua vocina squillante.

«Mokona andrà con Shaoran-kun! Mokona vuole bene a Sakura-chan e le dispiace lasciarla, ma Mokona deve proteggere e accompagnare Shaoran-kun!»

«È vero, Moko-chan!» esclamò Fay, sorridendo nella sua solita maniera esagerata, prima di farsi quasi serio. «Anch’io andrò con Shaoran-kun. Uh, Kuro-sama, se vieni con noi forse Mokona potrà accompagnarti nel tuo Giappone. Perdonami, ma non sono certo che riuscirei a portarti da solo in una dimensione ben precisa!» mentì con leggerezza e un’espressione ottusa sulla faccia.

«Sei un idiota» sbottò Kurogane dopo un silenzio anche troppo lungo, con tutta la primitiva spontaneità di cui soltanto lui era capace. Non aveva sospettato nemmeno per un momento che Fay non stesse dicendo una bugia, ed ora aveva dipinta sul volto la smorfia con cui affrontava sempre i discorsi del mago. «Polpetta, lasciami parlare con lo stupido a quattr’occhi». Non sapeva nemmeno lui che avesse intenzione di dirgli. A un idiota come quello i discorsi per il suo bene non entravano mai in testa.

Mokona però, con fare obbediente, saltellò dalla mano del ninja sopra a delle casse di legno colme della frutta di Clow a lato della strada. Rimase a guardare con aria preoccupata gli altri due, che si spostarono dalla via principale, Kurogane in testa, per andare a parlare con più tranquillità in un stretto vicolo vuoto e privo di gente. La creaturina osservava con attenzione la scena, anche se non poteva sentire quello che si stavano dicendo; il tono del ninja prima le era sembrato piuttosto serio.

Kurogane non trasse nemmeno un sospiro prima di cominciare a parlare, una volta che lui e Fay furono l’uno di fronte all’altro. Era consapevole che quel discorso non sarebbe riuscito facilmente a cominciarlo una seconda volta.

«Tu sei tanto svelto a comprendere tutto di tutti, ma ancora non ti accorgi di quello che gli altri provano nei tuoi confronti. E io voglio che ti sia chiaro».

Fay sorrise, senza sapere che risposta dare. Evidentemente era vero, proprio non capiva: perché Kuro-rin lo stava sgridando questa volta? Non trovò la risposta che cercava perplesso negli occhi scarlatti del ninja, in quel momento infatti erano un po’ troppo accesi dall’ira per scorgervi altre emozioni. Non riusciva mai a nascondere che era arrabbiato, questa era una delle cose di lui che piacevano tanto a Fay.

«Che c’è, Kuro-pon? Guarda che ti sbagli, non c’è ragione di farmi la dichiarazione: io ho compreso benissimo che mi vuoi bene!» ridacchiò, cercando di scherzare ancora e tirando ad indovinare quale fosse la causa meno probabile di quella conversazione. Invece si accorse un attimo dopo, non senza un certo sgomento, di aver colto nel segno.

Kurogane era arrossito! Era stato un attimo, un fugace e stupefacente attimo, prima che il ninja voltasse il viso da un’altra parte, con un: «Tsk!»

Tuttavia non rientrava nelle abitudini di Kurogane voltare le spalle ad un avversario, e anche in quella situazione non fu diverso. Perciò, dopo alcuni minuti di assoluto silenzio tra loro, in cui a malapena riuscivano a percepire la confusione che c’era nella strada accanto, tornò a parlare.

«Io desidero tornare in Giappone, come hai detto. Ma Tomoyo non se la prenderà se lo farò assieme a te. E se accadrà, sarà quando tutto questo sarà terminato, non prima! Scemo come sei, non ho intenzione di abbandonarti… specialmente da solo con il ragazzino!»

Fece appena in tempo a finire la frase, perché Fay gli era saltato al collo, cingendoglielo con le braccia e scoppiando in uno dei suoi immotivati attacchi di risa.

«Che accidenti fai! Levati immediatamente!!» sbraitò Kurogane, più che allarmato da quel gesto. Il mago era fin troppo bravo a distrarlo dagli argomenti seri: lui stava dichiarando apertamente che voleva continuare a sottrarsi in quel modo ai voti sacri alla sua signora e l’idiota… rideva! O forse il suo piano in realtà era quello di farsi ammazzare da lui per le sue scempiaggini?

Tuttavia, per quanto arrabbiato, non riuscì a staccarselo di dosso, e del resto non ce ne fu bisogno, perché Fay si allontanò da solo, come se avesse intuito dalla velocità con cui batteva il cuore del ninja quanto Kurogane fosse in imbarazzo. Dire che il mago era rimasto solo sorpreso da quel discorso improvviso era poco; si era perciò sentito in dovere di far capire la portata della sua felicità alla persona che ne era da molto tempo la causa.

«Sei così tenero, Kuro-tan! Non vuoi lasciare il tuo bambino e la tua amata mogliettina!» cinguettò Fay, con una mezza giravolta sul posto. Cercando di non rimanere assordato dalle urla furenti del ninja che inveiva contro di lui, pensò che ora aveva proprio compreso ogni cosa.

Del resto, in verità era troppo egoista per spingere Kurogane a tornare dalla principessa Tomoyo. Pensare che era stato Kuro-pon a decidere di proseguire il viaggio di sua spontanea volontà lo sollevava dal peso che gli gravava sul cuore da quando si erano trovati ad aver sconfitto Fei Wong. Fay sapeva che se a Kurogane fosse stata data la possibilità di tornare a casa, avrebbe immediatamente perso ogni briciolo di dignità che gli rimaneva. Avrebbe supplicato il ninja di non lasciarlo. Con tutte le sue forze, non avrebbe mai permesso a Kurogane di vivergli lontano: ma ancora una volta era stato salvato da lui.

Perciò, per un attimo, smise di fare l’idiota e si voltò verso il compagno, glielo doveva.

«Grazie. Avevo paura di chiederti seriamente di seguirci» disse, con un dei suoi sempre meno rari sorrisi sinceri.

Al che, Kurogane sbuffò e lo afferrò per il bavero in una maniera priva di troppa gentilezza, avvicinandolo al proprio fianco sinistro. «Toccami la spalla».

Fay ubbidì con lentezza, senza capire e piuttosto sorpreso da quel gesto. Kuro-sama non lo voleva spesso così intimamente vicino, sempre se non si trattava di proteggerlo. Sfiorò con le dita le bende strette sopra il moncone dove una volta c’era un braccio, alzando leggermente il mantello scuro che le copriva, ma non disse nulla. Il suo volto, però, si rattristò visibilmente, e Fay in quel momento non si sognò nemmeno di rialzare gli occhi su quelli di Kurogane.

«Come potrei non seguirvi? Io ho dato questo per te. Non soltanto perché tu restassi in vita... per te. Volevo portarti con me. Perché tu sapessi che ho intenzione di mostrarti ogni giorno che bella persona sei, e ho intenzione di farti accettare tutto di te stesso, proprio come l’ho accettato io. Voglio che tu ami totalmente e finalmente quello che sei… proprio come io ti…»

Le parole morirono in gola a Kurogane, che a dire il vero stava visibilmente cercando di tenere a freno la sua lingua da un bel po’. La frase in effetti non ebbe conclusione, perché in quell’istante Mokona gli atterrò in testa con un tonfo sordo, gridando arrabbiata: «Ah! Lascia stare Fay-san, selvaggio!»

In quel momento, Kurogane si accorse della sua mano che, ancora stretta intorno al colletto della casacca di Fay, aveva aumentato la presa e condotto il mago più vicino a lui, nella foga del discorso, tanto che l’altro era stato costretto ad alzarsi sulla punta dei piedi. A conti fatti, poteva sembrare ad un qualsiasi osservatore esterno che lo stesse per picchiare. O peggio, poteva anche sembrare che la situazione fosse ben altra.

Fay sorrideva divertito, senza più quell’espressione incantata che assumeva sempre quando Kuro-bau lo sorprendeva con quel genere di discorsi così dolci a loro modo, ma il ninja lo lasciò in tutta fretta ringhiando. Quando il loro sguardo si incrociò di nuovo, mentre Kurogane tentava di staccarsi la polpetta dalla testa, fu impossibile per quest’ultimo non notare con quanta chiarezza emozione e amore si mischiavano all’azzurro degli occhi del mago.

«Ah, Moko-chan, ma lo sai che il papino ama la mammina, non le farebbe mai del male!» esclamò allora Fay interrompendo il litigio, raccogliendo Mokona al sicuro tra le proprie braccia, lontana dal ninja furioso. Se avesse continuato a guardare Kuro-muu in quella maniera, nulla gli avrebbe più impedito a lungo di arrossire a sua volta.

Senza pensare minimamente ad aspettare Kurogane, con una piroetta fu di nuovo sulla strada principale. Il ninja li seguì da una certa distanza, borbottando improperi, ma Fay sembrò non curarsene, sorridendo allegro. «Andiamo a dare a Shaoran-kun la bella notizia, Mokona! Partiamo tutti con lui!»

«Mokona ha fatto male a fermare il papà?» domandò però la bestiolina, con un’espressione preoccupata e un po’ d’incertezza. «Fay-san prima sembrava scocciato dall’interruzione!»

«Che dici, Moko-chan! Tutto a posto!» esclamò Fay, stringendola e coccolandola contro la propria guancia per rassicurarla a sufficienza. Si voltò, rallentando il passo, attento che Kurogane fosse abbastanza lontano da non sentirlo. «Mh, però la prossima volta lascia che il papà finisca di parlare, d’accordo? La mamma è tanto innamorata di lui, perciò lo lascerà sfogare volentieri su di sé!»

Mokona annuì con decisione, appollaiandosi sulla spalla del mago, e si avviarono tra i saltelli ora spensierati di Fay ad interrompere un’altra dichiarazione.

 

- end.

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Capitolo 2
*** Part Two ***


questo ulteriore capitoletto lo aggiungo solo per dar modo al povero Kuro-wan di concludere la sua dichiarazione (anche se lui non vorrebbe affatto).

l’ispirazione mi è stata data dall’episodio 20 dell’anime di “Kobato”, in cui Kurogane ha entrambe le braccia. la mia testolina ha macchinato l’idea che Fay deve aver trovato un modo per procurargli un altro braccio meccanico, dato che il primo è andato distrutto… così ho ambientato questa seconda parte a Piffle, supponendo che vi siano rimasti abbastanza perché fosse costruito un altro braccio per Kurogane.

to Shyray: grazie mille per la recensione :D a dire il vero sono molto pigra, perché non ho intenzione di protrarre la mia storia oltre ai due capitoli, però voglio lo stesso fare in modo che Kurogane abbia l’occasione di dichiararsi finalmente (mi piace vederlo soffrire u.u)! per rispondere alla tua domanda, sì, continuano a viaggiare come nel manga ^^ c’è chi mi ucciderebbe per questo, ma a me è piaciuto come finale! del resto con le Clamp ho imparato ad accontentarmi :)

 

con questo passo e chiudo, ovviamente sperando di non avervi annoiato troppo! grazie alle persone che hanno letto il mio sclero e poi non sono venute a strozzarmi mentre dormivo :D

harinezumi

 

***

New Stories _ part two

 

Il ninja sospirò, vedendo che il sorriso idiota del mago non accennava a sparire e nemmeno il suo proprietario (nonostante gli fosse stato intimato più di una volta di levarsi di torno), mentre Fay gli porgeva tra le mani un lungo pacco con tanto di nastro. Appoggiò il manga che stava leggendo sul divano accanto a sé, notando con orrore che anche Fay si era seduto, un po’ troppo vicino e senza chiedere il permesso, dall’altro lato.

Kurogane posò gli occhi sul regalo che aveva appena scartato. Conteneva un braccio bionico, un oggetto ormai a lui familiare, dentro un lungo tubo e immerso nel liquido. Questo braccio però, al contrario del primo che aveva ricevuto a Nihon, era rivestito da uno strato di pelle.

«Perdonami, Kuro-sama, per averti fatto aspettare tanto. Ma non posso stare tranquillo sapendo che ho debiti in sospeso con te» mormorò Fay, con un risolino nervoso.

«Cosa diamine hai dato in cambio di…» cominciò Kurogane, già sul punto di arrabbiarsi seriamente dopo nemmeno cinque minuti di conversazione, ma Fay lo spiazzò, interrompendolo con una risata molto più sincera e spontanea della precedente.

«Ma Kuro-pon! Ho dato soltanto dei soldi in cambio del tuo braccio. Dato che siamo a Piffle, nessuno ha dovuto cambiare dimensione per consegnarcelo: l’ho pagato facendo dei lavoretti per Tomoyo e guadagnando abbastanza per ripagarla, anche se sospetto che lei mi abbia abbonato un grosso sconto! Mi hanno aiutato un po’ anche Shaoran-kun e Moko-chan!»

Questo sollevò e al contempo sbalordì Kurogane. Fay ancora una volta sembrava considerare quello l’unico modo per sdebitarsi degnamente del suo sacrificio, mentre non capiva che erano la sua devozione e mille piccole attenzioni nei suoi confronti a renderlo molto più appagato.

«Lo accetto. Ma solo per poterti picchiare con più facilità in futuro» grugnì Kurogane. Lasciò che l’altro, tra le risate e i commenti cretini, lo aiutasse a sistemare il braccio al suo posto, dove si collegò alla spalla tramite i cavi sottopelle dandogli una spiacevole sensazione. Un attimo dopo però, si sentì rinfrancato dal semplice fatto che riusciva a muovere le dita di quel braccio che ancora non si era abituato a non avere.

«Io in verità te l’avrei donato per uno scopo ben preciso» ribatté alla fine Fay con un’aria maliziosa che al ninja non piacque per nulla. «Perché adesso non finisci di dirmi quello di cui mi parlavi a Clow, mh, Kuro-baubau?»

«Non sono un cane!» strillò Kurogane, inquietato dal tono di voce posato dell’altro. Tuttavia si trovò preso alle strette quando vide che Fay continuava a fissarlo con quel suo sorrisino della serie “so già tutto ma voglio sentirlo da te per vedere che faccia fai”. Inoltre nei suoi occhi era ricomparsa quell’emozione che vi aveva scorto a Clow mentre stupidamente diceva sciocchezze al mago, cose che neanche tra centomila anni si sarebbe sognato di ripetere, specialmente se era LUI a chiederlo.

«Se non vuoi continuare dovrò farlo io. Davvero vuoi che parli per primo? Davvero?» domandò con falsa dolcezza Fay e uno dei suoi sorrisi più idioti stampati sul volto.

A Kurogane quella sembrò più che altro una minaccia, così si ritrovò a rispondere molto spontaneamente e quasi urlando: «No!» Tuttavia, stette in ostinato silenzio per un po’, prima di sospirare. «Cosa vuoi sapere?»

«La fine della frase che mi stavi dicendo allora, niente di così impossibile» cinguettò Fay, mentre Kurogane si impegnava a non montare su tutte le furie. Niente di così impossibile?! Ma si rendeva conto che quello che gli stava chiedendo era totalmente inattuabile? «Proprio come io ti…» continuò Fay senza traccia di vergogna nel ripetere le parole del ninja, interrompendosi e attendendo una risposta.

«Tu non hai davvero niente dentro al cervello! Non ho intenzione di continuare questa conversazione, mi sembra che stando con te stia diventando scemo anch’io!» sbottò Kurogane, alzandosi in fretta da divano, ma il mago con uno scatto felino si aggrappò al suo braccio nuovo.

«Kuro-waaaan! Fammi felice, finisci la frase!» si lamentò Fay, lasciandosi trascinare sul pavimento con uno strattone, dato che il ninja stava tentando di liberarsi dalla sua stretta. Era consapevole di sembrare un bambino, ma Kuro-myu non poteva permettersi di sfuggirgli così!

«Neanche per sogno!» gridò Kurogane, cercando di raggiungere la porta con Fay che si aggrappava a peso morto al suo braccio. Riuscì a liberarsi di lui bruscamente quando il mago allentò per errore la presa, cadendo a terra del tutto, e rimanendovi con un’espressione imbronciata a guardare il ninja che gli voltava le spalle.

«Io ti amo» disse senza nessuna esitazione e senza cambiare minimamente atteggiamento quando Kurogane si voltò e abbassò lo sguardo su di lui, a dir poco allarmato e con uno sguardo carico di rabbia omicida. Fay sbuffò per togliersi dei ciuffi biondi dagli occhi e sorrise, mettendosi a sedere a terra a gambe incrociate e rimanendo a fissarlo con aria allegra. «Non è difficile, Kuro-rin! Waaa, guarda cosa mi hai fatto dire però, da quando devo essere io a rimediare ai tuoi errori?»

Kurogane era agghiacciato. Aveva sempre saputo che i sentimenti ai quali si rifiutava di dare una forma precisa erano gli stessi di Fay. Ma in qualche maniera, vivere senza palesare pesantemente attaccamento verso il mago gli sembrava più semplice.

«Non ho intenzione di risponderti» disse alla fine, piccato. Si sentì uno stupido nell’istante in cui vide il sorriso di Fay spegnersi per una frazione di secondo, ma un attimo dopo il mago aveva di nuovo quell’espressione beota di sempre.

«Lo so. Ma va benissimo così».

***

«Ehi».

«Mh?» Fay alzò la testa dal cuscino su cui teneva premuta la faccia fino ad un momento prima, trovandosi a sbattere infastidito gli occhi alla vista della striscia di luce che proveniva dalla porta. Kurogane stava appoggiato allo stipite, a braccia conserte. Chissà da quanto lo stava fissando senza svegliarlo! Fay ebbe il sospetto che il suo sonno fosse stato brutalmente osservato da lui già da un bel po’, ma la cosa non lo mise in imbarazzo come pensava.

«Quello che hai detto, era la fine della frase. E… anche per me è così» tagliò corto Kurogane ringhiando, rimanendo fermo per un momento e lasciando che un assonnato Fay assimilasse la cosa.

Quando il mago cominciò a sorridere un po’ troppo dopo lo stupore iniziale, Kurogane emise uno sbuffo stizzito e socchiuse la porta, borbottando qualcosa come: «Ti aspetto… ti aspettiamo per colazione».

 

-          the end.

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