Alla ricerca della mia vera identità

di BellaLuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incubi ***
Capitolo 2: *** L'inizio ***
Capitolo 3: *** Grigio ***
Capitolo 4: *** Non so di che parli! ***
Capitolo 5: *** Ci conosciamo? ***
Capitolo 6: *** Tutto un frutto dell'immaginazione? ***
Capitolo 7: *** Scommesse e Strani Incontri ***
Capitolo 8: *** Presentazioni rimandate ***
Capitolo 9: *** L'ammiratore segreto ***
Capitolo 10: *** Il Richiamo ***
Capitolo 11: *** Darkness ***
Capitolo 12: *** Sfuggire Alle Tenebre ***
Capitolo 13: *** Nemici nell'ombra ***



Capitolo 1
*** Incubi ***


Capitolo uno : INCUBI

Fuoco.

Devastazione.

Dolore.

E sangue.

Ecco cosa sogno ogni notte.

Interi villaggi distrutti da enormi scimmioni dagli occhi rossi.

Scimmioni che fanno parte di un popolo … il mio popolo.

Gente che urla in preda al panico e alla disperazione.

Gente che fugge impaurita abbandonando le proprie case distrutte.

Gente che piange mentre in braccio tiene la persona amata vittima dell’odio.

<< basta …>>un sussurro esce piano dalle mie labbra ,bagnate dalle mie lacrime che copiose scendono dai miei occhi.

Lo scimmione davanti a me alza un piede e schiaccia un’intera casa come se fosse carta.

La terra trema scossa da troppa energia.

Il cielo ormai si è tinto di rosso come rosso è il sangue delle persone che ora giaciono in fin di vita per le strade.

Sento il mio corpo scosso da brividi di pure terrore e sgomento mentre stringo forte i pugni lungo i miei fianchi.

L’urlo di morte di una donna mi trapassa i timpani riattivando ogni mio muscolo.

Non posso più restare lì … ferma a guardare mentre la gente che muore.

<< NOOO!!!>>

Grido correndo verso il mostro.

Ora anche lui mi guarda e … sorride schiacciando altre case.

<< bastardo! >> affermò digrignando i denti.

La mia rabbia aumenta, la percepisco come un fiume in piena che mi scorre nelle vene.

Mi posiziono tra lui e un gruppo di gente.

<< ORA BASTA! >>gli urlò contro.

Continua a ridere per poi abbassarsi e fissarmi.

Il suo muso ora e a meno di 50 cm da me ma non mi importa!

Io non ho paura!

La grande Bra Brief non ha paura di niente!

<< tu sei come me! >> mi dice il mostro.

La sua voce è profonda e tagliente al tempo stesso.

<< no io non sono come te! >>rispondo scuotendo più volte la testa.

<< eppure fremi di rabbia >>

È vero! E per questo non rispondo preferisco fissarlo negli occhi nella maniera più truce che conosco.

<< te lo ordino! >>gli dico convinta.

Lui scoppia a ridere e si rialza completamente.

La sua risata è malvagia e brulica di schermo.

Come osaaa???

Io sono la sua principessa.

<< guarda la luna piccola …>> dice indicandomela.

Seguo con lo sguardo il suo dito e poi … la vedo!

Lì nel cielo una gigantesca luna piena dal riflesso rosso.

Mi fa paura come niente prima di allora me ne aveva fatto.

Cerco così di abbassare lo sguardo ma … non ci riesco! il mio corpo si è come immobilizzato.

La testa mi inizia a girare facendomi vedere tutto squadrato e di un unico colore.

Le immagini si confondono e il battito del mio cuore aumenta vertiginosamente ,risuonando come una campana nelle mie orecchie.

Ho prurito da per tutto e una fortissima sensazione di nausea mi fa piegare in due.

Tremo come una foglia mentre una nebbiolina inizia ad annebbiare i miei sensi.

Poi un urlò …

Il mio.

<< adesso cosa mi dici eh principessa? >>

Mi guardo le mani quasi completamente ricoperte di peli.

Un altro urlo e …

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Capitolo 2
*** L'inizio ***


L’inizio

 

 

- aah … anf! -

Mi ritrovo nel mio letto con il cuscino a terra tremante.

Sbuffo, togliendomi il sudore dalla fronte.

Mi sembra di aver corso 10 volte per tutto il pianeta.

Mi riguardo le mani ,ora sono le mie per fortuna!

Giro lo sguardo verso il comodino ,intanto che un timido raggio di Sole sbuca tra le mie tende color lavanda.

La sveglia segna le 7 e 30.

Sono in orario almeno!

Mi alzo lentamente dal mio comodo letto e mi stiracchio leggermente per poi dirigermi verso il bagno attaccato alla mia camera.

Fisso la mia immagine riflessa nello specchio sopra il lavandino.

Ho davvero la faccia di una che ha corso come una pazza per tutta la notte!

Bene!

Sbuffo di nuovo mentre mi passo una mano sui miei capelli arruffandoli ancora di più.

Sembro una pazza!!

Apro l’acqua della doccia.

Spero che almeno una bella doccia fredda riesca a togliermi di dosso la strana sensazione di angoscia che mi perseguita.

Ma è inutile …

Non appena chiudo gli occhi la scena di me che divento un mostro si ripete … una … quattro … un milione di volte!

Esco arrabbiata dalla cabina afferrando malamente l’accappatoio.

“merda!”penso.

Mi riguardo allo specchio … o due occhiaie enormi ,peggio di quelle del nonno, e sono pallida peggio di un zombie.

Oddende sono magnifica lo stesso per carità!

Ma alla domanda che fine ha fatto la vispa Bra Brief non so che diavolo di scusa inventare al mio astutissimo cervello.

Sbuffo.

Di nuovo!

Non faccio altro che sbuffare in quest’ultimo periodo.

Sembro una vecchia ,dannazione!

Afferro una boccettina di profumo alla rosa ,ma non faccio in tempo a spruzzarmelo che la bottiglietta di vetro si rompe di botto tra la mia mano.

-  Fantastico! - esclamo sarcastica.

È la terza in una settimana che rompo.

Se continuo così finirò tutte le scorte, per non parlare dell’alterazione del mio sistema nervoso che in questo periodo si sta pian piano sfracellando come tanti piccoli pezzi di carta.

Esco dal bagno a passo di marcia puntando dritta verso l’armadio.

Lo apro ed estraggo la nuovissima divisa –orrenda- della Horange Hight School ovvero “la scuola per chi non ha nient’altro di meglio da fare che riscaldare la sedia”.

Allora ,cervellino mio, ricordami perché sono andata in quella schifezza di scuola invece di un collegio di lusso.

Ah sì … Libertà!

Che bella parola!

Molto utile …

Soprattutto quando sei ancora minorenne e devi sottostare agli ordini dei tuoi genitori -fratello maggiore compreso-.

E che genitori!

Il principe dei sayan e la donna dell’industrie più famose di tutto il mondo -nonché la donna più testarda e impicciona dell’universo-.

Perché non lo sapevate? Le nostre creazione ora vanno di moda pure su Namek e sul pianeta dei Kaio-cosa!

Me lo ha detto Dio!

Già … perché io lo conosco Dende-sama o Supremo come preferite.

Quante ragazze sulla Terra possono affermare di conoscere Dio? Due? … tre? al massimo quattro!

Direte che infondo la mia vita è fantastica ,no!

Sono ricca.

Sono bella.

Sono popolare ,più di miss Mondo, e sono pure Aliena -e le conseguenze che ciò comporta-.

Per di più sono anche una principessa.

Cos’altro desiderare?

A parte gli incubi orrendi che mi perseguitano la notte e i guai che attiro peggio di una calamita … la mia vita è … come dire? …

Monotona!

Già ,proprio così!

Pan dice che è logico visto che sono una sayan e che a me a posto degli zuccheri nelle vene scorre l’adrenalina …

Ma è veramente così che voglio sprecare gli ultimi anni della mia adolescenza?

Tra shopping, scuola e ragazzi?

Non lo so … sono parecchio confusa in questo periodo.

Insomma alla mia età mia madre viaggiava per il pianeta alla ricerca delle sfere del drago ,inseguendo un sogno da mocciosa sognatrice, e mio padre sterminava razze e faceva esplodere i pianeti di tutte le galassie al servizio di uno psicopatico nano dal cervello bacato.

Quindi … -escludendo mio fratello che è un caso a parte- anch’io voglio avere la mia avventura adolescenziale!!!

Dende-sama mi spetterebbe di diritto,non credete?

Mi infilo in fretta e furia la divisa che comprende una gonna rossa e una polo bianca con il simbolo della scuola ricamato nel taschino sinistro.

Afferro il mio amato cerchietto rosso e lo indosso guardandomi allo specchio.

“ stupenda …” penso.

Peccato, che non è la vera Bra quella che vedo …

Dopo essermi messa ai piedi un paio di ballerine rosse scendo al piano di sotto ,cercando di essere più naturale possibbile

Mettendo,così,la parola inizio ad un’altra noiosa giornata.

Grazie a Phantasia per la recensione ^^ spero che questo capitolo ti sia piaciuto ... a presto!!!(p.s. per l'intro avevi perfettamente ragione era orrendo!!! ... ero a corto di ispirazione e siccome quello era già pronto mi sono detta metto quello poi lo levo.^^) 

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Capitolo 3
*** Grigio ***


Grigio

Arrivo in cucina che sono le otto e qualche minuto e, come ogni mattina ,trovo mia madre intenda a bere il suo caffè - mentre legge una rivista scientifica - e mio padre che ripulisce il tavolo pieno zeppo di dolci,torte,biscotti,latte e caffè.

- buongiorno mamma! - la saluto dandole un bacetto sulla guancia e lei mi sorride raggiante.

Mi considera la sua rincarnazione formato sayan … deve essere una cosa sensazionale per una “comune” terrestre.

- buongiorno papà! - saluto nello stesso modo anche mio padre che però arrossisce vistosamente e mugugna un “ciao”con un biscotto in bocca.

Mamma emette una risatina mentre io mi siedo al mio posto versandomi del latte caldo.

Dal piano di sopra, esattamente dalla camera di mio fratello, si sentono imprecazioni ad alta voce e rumori di mobili che cadono per terra e cose che si rompono.

Un vero terremoto!

La cosa non mi stupisce più di tanto, visto che accade tutte le mattine ,ma il mio Nii-san è così deficiente dal continuare ad alzarsi tardi tutti i giorni per poi fare una macello in camera sua perché, con la fretta ,non trova le cose.

E c’è chi lo definisce “responsabile”…

Idioti!

Non hanno la ben che minima idea di come sia in realtà il bel Trunks Brief!

Tutto gentilezza e generosità.

Tsk …

Provate a svegliarlo la domenica mattina e vedrete come sarà gentile e generoso nel farvi a pezzi!

Del resto buon sangue non mente mai ,no!?

Inzuppo un biscotto al cacao nel mio latte mentre sento mio fratello scendere come un pazzo dalle scale, con una mano che aggiusta la cravatta e l’altra che cerca di infilare la scarpa nel piede.

- buongiorno! - afferma tutto sudato e con il fiatone.

Sembra che abbia lottato contro un uragano.

Afferra il suo caffè e lo beve tutto d’un sorso mentre guarda il suo l’orologio da polso sbarrando gli occhi terrificato.

- E’ TARDISSIMO!!! BRA, SBRIGATI! - urla mentre si precipita all’uscita, dove una limosine ci aspetta per accompagnarci ,a me a scuola,a mio fratello a lavoro.

Mi alzò a rallentatore dalla sedia afferrando lo zaino che sta vicino al divano.

Prima di varcare la soglia di casa sento la classica raccomandazione di mia madre : - mi raccomando tesoro cerca di non cacciarti nei guai! -

Sospiro, per poi chiudere la porta dietro di me.

Intanto che mi avvicino alla limo ribadisco a me stessa che non sono io a cacciarmi nei guai sono loro a trovare me!

Credo sia una delle tante cose che ho ereditato dai miei genitori.

Sorrido, un sorriso quasi stanco però , spostandomi una ciocca ribelle dal viso.

A pochi passi dall’auto vedo mio fratello con dei fogli in bocca mentre è abbassato ad allacciarsi la scarpa.

È davvero ridicolo!

- Mai sentito parlare della parola organizzazione!? - gli dico togliendogli i fogli dalla bocca sorridendo.

Lui si alza e poi mi risponde seccato.

- Vorrei vedere te a capo della più grande azienda dell’universo, sai risate che mi farò io un giorno! -

- Si, signor presidente! - gli dico sarcastica facendogli il saluto militare.

- Scema! -

Mi da un pugnetto scherzoso sulla spalla e insieme raggiungiamo la limo.

- Dopo di lei, madame! - esclama facendomi un leggero inchino.

- Grazie, mio principe! - rispondo alzandomi leggermente la gonna stando al gioco.

Ma nell’aprire lo sportello ecco che la maniglia mi rimane in mano.

Un nervo compare sulla mia fronte mentre Trunks, alle mie spalle ,se la ride come un pazzo.

Bastardo!

- Dovresti stare più attenta sorella è la quindicesima in questo mese! -

Traditore!

- Lo so! - rispondo secca entrando in auto.

Nii-san mi segue.

- In questo periodo sei strana Bra, rompi tutto e sei più odiosa del solito … qualcosa non và? - mi chiede con fare protettivo mentre la limo parte.

- Niente, cose di donne! - lo liquido mentendo, non ho voglia di raccontargli i miei casini!

 Che si faccia gli affari suoi una volta tanto.

- Ah ! Ho capito … cose tue! Sicura che sia solo questo? -

Sbuffo, poggiando il gomito sul finestrino e, con il mento poggiato al palmo della mano ,punto lo sguardo verso l’esterno.

- Si, tranquillo! - rispondo.

Bugiarda!

Avvolte la mia coscienza è davvero insopportabile e, anche se ha ragione ,non posso rivelare i miei incubi a Tranks sono troppo … imbarazzanti,ecco!

Insomma, io che perdo il controllo e mi trasformo in uno scimmione gigantesco …

E cosa dell’altro mondo!

E poi è solo uno stupido incubo …

Molto inquietante certo e raccapricciante ma pur sempre un sogno … oppure … no!?

- Domenica è il compleanno della nonna! Tu cosa le regali? - mi chiede Tra facendomi risvegliare dai mie pensieri.

- Boh! Uno di questi pomeriggi esco e vedo cosa c’è in giro! - rispondo atona mentre, dal finestrino ,osservo il cielo appena annuvolato di metà settembre.

Le nuvole bianco latte si susseguono tra loro creando mille forme differenti.

Chiudo leggermente gli occhi, immaginando di volare in mezzo a loro come una farfalla.

Libera!

Senza pensieri …

Senza incubi …

Solo Bra … solo me!

Ma … chi sono io?

Ed ecco che il flash back del mio sogno ritorna, sconvolgendo ancora di più il mio animo e facendomi rabbrividire.

“ un mostro! ”penso rattristendomi.

“ ne una sayan … ne una terrestre …! ”

- Bra!ohi !! ma mi stai ascoltando? -

La voce squillante di mio fratello mi riporta alla realtà e mi accorgo che la limo si è appena fermata.

Scuoto la testa per cacciare via quegli stupidi pensieri, che non si addicono proprio ad una come me … sempre così sicura ed egocentrica.

- Che c’è? –  gli chiedo spaesata.

Nii-san mi squadra con il classico sguardo di papà che però - avendo sangue Bulmanesco - con me non funziona!

- Siamo arrivati! - mi dice sempre con un tono indagatore e lo sguardo penetrante … come se volesse leggere ogni segreto che nascondo dentro l’anima.

“ Non funziona Tra o almeno non con me! ”pensò soddisfatta, con un piccolo ghigno che mi arriccia le labbra ,mentre apro lo sportello della limo.

Quando sono quasi fuori sento che qualcuno mi ha bloccato il polso.

Mi giro … e vedo Trunks con un espressione seria che mia guarda preoccupato.

- Sicura che vada tutto bene? - mi richiede non distogliendo i suoi occhi dai miei.

Potrei dirgli la verità …

Infatti … potrei!

Ma c’è qualcosa che mi frena e quel qualcosa - ne sono certa - è una malattia ereditaria chiamata : orgoglio sayan.

Ne avrete sentito parlare ,credo.

Si eredita da padre a figlio!

Molto pericolosa se a casa non c’è una Brief a tenerti a bada.

Ma … possibile che tutto ciò che sono io sia l’identico riflesso dei miei?!

Perché?

Io non voglio essere come loro …

Io voglio essere solo Bra ,accidenti!

Sfilo il mio polso dalla prese possente di mio fratello e gli sorrido tranquilla, per rassicurarlo.

Ci fissiamo per qualche secondo.

Non vuole proprio lasciarmi in pace oggi!

- È tutto okay Tra, sta tranquillo! E ora sbrigati o farai tardi … di nuovo! - aggiungo quasi materna alzando, teatrale ,gli occhi al cielo.

Sospira e, finalmente ,riabbassa lo sguardo, poi mi fa un sorriso che và da un orecchio ad un altro liquidandomi con –  ci vediamo sta sera sorellina! -

Quando detesto quel termine!

Mi fa sentire inferiore e impotente!

Sorridendogli falsa gli faccio ciao ciao con la manina e lui risponde con un una linguaccia prima di chiudere lo sportello.

La limo riparte, sparendo poi alla fine del viale portentosi con sé una leggera striscia di fumo grigio.

Già … grigio.

Come il mio umore in questo periodo.

 

Angolo dell’autrice …

In questo cap mi sono soffermata di più sul rapporto che lega Bra a Trunks … spero vi sia piaciuto ^^

Ora grazie a …

Nike :ciao^^ mi fa molto piacere che la mia storia ti piaccia spero che questo cap non ti abbia delusa e che continuerai a seguirmi … baci^^

Yori : Ciao^^  si anch’io adoro Bra *.* è un personaggio che mi affascina perché ritrae perfettamente le caratteristiche caratteriali di entrambi i genitori che sono due miti ^^ beh spero che continuerai a seguirmi e che la mia fic ti incuriosisca sempre di più^^ baci a presto ^^

Ariadiluce: ciau^^ sono davvero contenta che la mia storia ti abbia sorpresa (spero in bene ^^). per gli accorgimenti ti prometto che starò più attenta e che non li ripeterò … se capita cmq non farti problemi a dirmelo ^^  spero davvero che la mia fic possa farti piacere un po’ di più Bra, che è un personaggio che io adoro^^ ,e che possa interessarti maggiormente ^^ … bacioni!!!  

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Capitolo 4
*** Non so di che parli! ***


Non so di che parli !

Mi giro e inizio a camminare verso il cancello principale, dove di solito Pan mi aspetta per entrare in cortile.

Inaspettatamente però stavolta non c’è.

Che strano! È sempre stata lei quella puntuale e io quella in ritardo.

Con sguardo basso mi appoggio al muretto aspettando la mia migliore amica.

Mille pensieri invadono il mio regale cervellino : l’incubo di ogni santa notte, il compleanno della nonna ,l’interrogazione di chimica - me lo sento!oggi mi chiama quello zotico - e poi per ultimo, ma non per questo il meno insignificante , Goten …

Il suo volto è perennemente presente in ogni mio pensiero , e se prima la consideravo solo una cotta passeggera ora è peggio di un ossessione.

Lo penso mentre mangio , mentre mi faccio il bagno , mentre sono a fare shopping – chiedendomi, stupidamente ,quale dei vestiti che ho comprato possano piacergli – mentre sono a scuola  …

In continuazione …

E la cosa è parecchio preoccupante, visto che è il migliore amico di mio fratello e il figlio dell’ odiato rivale di papà.

- Complimenti Brief, di tutti i ragazzi sulla Terra di cui potevi innamorarti tu ti dovevi proprio andare a scegliere il secondogenito della famiglia Son! Geniale, davvero! – mi ripeto fra me e me imprecando contro me stessa e la mia dote innata di cacciarmi nei guai.

Perchè questo era un guaio! Uno bello grosso anche …

Quando mai si è vista una Brief innamorata di un Son?!!

È illogico, irrazionale … da pazzoidi proprio!

Ma dico accidenti, perché non posso essere felice e spensierata come le altre ragazze?

Perché devo sempre e in qualunque modo complicarmi la vita?

Posso avere tutto ciò che voglio, posso fare tutto - o quasi - quello che voglio … eppure mi sento così … incompleta!

Come se una parte di me mi mancasse.

Come se quest’ultima mi stesse chiamando a gran voce e io sorda non riesco a sentirla.

O magari non voglio sentirla.

Cosa c’è Bra hai paura di conoscere la vera te stessa?

Scuoto la testa più volte, facendo svolazzare i miei lunghi capelli turchini, scacciando così in malo modo tutti i miei pensieri.

Sento una fitta acuta all’altezza del petto e tengo gli occhi bassi, colmi di lacrime che però non farò mai uscire ,nascosti dalla frangetta azzurra.

Mi sento così vuota e sola alle volte.

Ma Bra non può mostrarsi debole!

Bra non può piangere, Bra è forte, sicura , orgogliosa ,cinica e testarda!

Non posso mettermi a piagnucolare come una poppante … sono cresciuta ormai e piangere significherebbe mostrare il mio dolore e , credetemi , questa è l’ultima cosa che voglio!

Poi una voce, un sussurro dettato quasi dal vento mi riscuote provocandomi un brivido lungo la schiena di puro sgomento.

Il tuo sangue risveglierà ciò che è andato perduto.

Sbarro gli occhi pietrificata, mettendo in allerta tutti i miei sensi.

Passano due minuti interminabili ma tutto sembra normale non avverto niente di strano.

Me la sarò solo immaginata …

Lo dico che sto diventando pazza …

Però quella voce … quella voce … dov’è che lo già sentita?

- BRRRAAAA!!! Ehi Bra!!-  stavolta è una voce più familiare a portarmi alla realtà.

Pan corre impaziente verso di me con lo zainetto sulle spalle e la gonna a piaghe rosse che svolazza.

La saluto con un cenno della mano e arrossisco inevitabilmente quando intravidi dietro di lei una figura familiare.

Oh no! No … non poteva essere …

La figura mi fa un cenno fugace con il capo in segno di saluto.

Merda! È Goten!

La mia giornata non poteva iniziare in una maniera migliore!

- Scusami per il ritardo! – mi dice Pan una volta che mi ha raggiunta.

- Tranquilla sono qui da poco!- rispondo atona, cercando di contenere la mia agitazione causata da una certa persona che ora si trovava, assonnata e seccata ,davanti a me.

- È tutta colpa di zio Goten! È lui che mi ha fatto arrivare tardi! – afferma la mia amica incrociando le braccia e voltandosi verso lo zio con occhi di fuoco.

Goten sospira rassegnato come se la nipote non avesse fatto altro che ripetergli quella frase per tutto il viaggio.

- Come mai qui? Hanno finalmente capito che il tuo cervello è troppo limitato e ti hanno rispedito al liceo?- gli chiedo acida tanto per stuzzicarlo un po’.

È l’unico modo che conosco per attaccare una conversazione con lui.

Son emette un sorrisino di scherno affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.

- Ho solo fatto un favore a Gohan. Sai … dalle mie parti esiste la parola gentilezza .-

- Vuoi dire ingenuità! - rispondo con il suo stesso tono ironico sbattendo angelicamente le ciglia.

- Non ho voglia di litigare con te, ragazzetta dei miei stivali! - mi dice arrogante corrucciando le sopracciglia.

E no bello mio nessuno può snobbarmi così ,soprattutto tu!

- Nessuno te lo ha chiesto ,terza classe! – sottolineo con la voce le ultime parole pronunciate.

Nemmeno io voglio litigare con te , Goten.

Perché tu non lo sai … ma io ti amo.

Non posso fare a meno di pensare, sorridendo come un’ebete di nascosto.

 Se solo avessi un po’ più di coraggio forse riuscirei a dirglielo …

Ma a che servirebbe?

Solo a farmi deridere , ecco a cosa!

Perciò tratto male l’unico ragazzo che veramente mi piace.

Non potrei mai trattarlo in un modo diverso.

Sarebbe come svelargli la parte più sensibile di me … rimanere vulnerabile ai suoi occhi!

Inoltre, scusate se prima lo avevo omesso – pensate quando lo ritenga fondamentale - lui è fidanzato!

E io, anche se l’apparenza può ingannare ,non sono così meschina da togliere il fidanzato alle altre.

È una cosa spregevole che non farei nemmeno alla mia peggior nemica.

Anche se, questa Valese ,è veramente un tipo parecchio odioso e meriterebbe di peggio.

Ma ho un orgoglio ,io!

E non potrei mai sopportare la risata di puro divertimento che Goten mi regalerebbe, qual’ora io gli aprissi il mio cuore.

Già me l’ho immagino.

“ Brief ma ti è andato di volta il cervello?! Scherzi vero …!? “

Preferirei crepare ,ecco!

Piuttosto che spifferagli il mio amore e sentirmi dire che sono la solita ragazzetta che prende in giro i sentimenti altrui!

Goten sta per ribattere qualcosa sulla mia ultima provocazione ma Pan si mette in mezzo a noi due con aria scocciata.

- È tardi sarà meglio entrare! Finirete di litigare un’altra volta ragazzi!! – ci dice spingendo poi lo zio per la schiena verso la sua auto.

- Arrivederci, citrullo! – lo saluto sorridendogli perfida.

- Arrivederci, ragazzetta insopportabile! – mi risponde lui, facendomi anche una linguaccia.

Pan sbuffa impazientita per poi lanciare un’occhiata omicida verso la mia direzione accusandomi di essere sempre un’ attacca brighe.

Ok … forse è vero, un po’ lo sono … ma non lo faccio apposta, mi viene naturale!!!

Avete per caso dimenticato chi è mio padre ??!!

Scrollo le spalle, sfoderando il mio miglior sguardo da cerbiatta innocente per poi voltarmi ed entrare all’interno del cortile.

Pochi istanti dopo Pan mi sta di fianco e mi osserva sospettosa.

Ma che hanno tutti oggi???

Ho per caso scritto in fronte “ho un problema aiutatemi ”?

- Che c’è? – le chiedo alzando un sopracciglio e incrociando le braccia mentre continuiamo ad avanzare verso l’entrata dell’edificio scolastico.

- Quando hai intensione di dirglielo? – mi chiede la mia amica fissandomi con un sorrisetto malizioso.

Interrompo la mia avanzata di botto, sentendomi, all’improvviso ,presa in contropiede.

Deglutisco amaramente cercando di non arrossire e di mantenere la calma il più possibile.

Cazzo, è così evidente che quello zotico mi piace??

- Dire cosa ? a chi? – chiedo con tono sicuro guardandola dritta negli occhi. 

Forse potrei provare a fare l’attrice un giorno … con la faccia tosta che mi ritrovo farei carriera!

Pan ora e alta all’incirca quando me e ormai sembra che siamo coetanee.

Forse è anche lei la più matura fra noi due.

- Non fare la finta tonta con me, ho visto come lo guardi! –

Per non far cadere la mia copertura giro la faccia indispettita e con le mani ai fianchi continuo a camminare.

- Non so di che parli! – la liquido serafica mostrandomi distaccata.

Ma figurati se  Pan Son demorde, cocciuta com’è!

Un istante dopo ,infatti … riparte alla carica.

- Sto parlando di un certo ragazzo , alto , fisico muscoloso , capelli neri, occhi neri … ti dice qualcosa ? –

- Capirai, ci sono un mucchio di ragazzi in giro con queste caratteristiche! – affermo sperando che si convinca a cambiare argomento.

Anche se ormai è palese che Pan ha capito tutto!

Ottimo!

Di male in peggio!

Oggi deve essere proprio il mio giorno fortunato …

- E se aggiungessi anche affascinate,  alieno ,sayan e fannullone … -

Continua la mia amica torturando così il mio alterato sistema nervoso che credo si sia ormai frantumato del tutto.

- Mio padre non è un fannullone ! – continuo a deviare io facendo finta di non capire di chi in realtà sta parlando.

- Bra ,piantala! Sai perfettamente che non mi riferivo a tuo padre … -

- Pan cara tutti i gli alieni sayan della Terra, tranne me e il mio Nii-san ,hanno sia gli occhi che i capelli neri! – le ricordo autoritaria e noto che le sue guancie si colorano di rosso non appena nomino il mio mitico fratellone.

Sorrido sghemba e soddisfatta.

Se Pan conosce il mio segreto … io conosco il suo.

Partita pari in partenza, praticamente!

- Insomma Brief, sto parlando del mio zietto! – conclude sbuffando seccata facendo, così ,svolazzare la frangetta nera.

- Tuo zio? Cosa c’entra l’ameba adesso? – le chiedo allusiva quando orami siamo davanti al portane del liceo.

Pan alza un sopracciglio e fa la faccia di una che la sa lunga, mettendomi in soggezione.

Dannata famiglia Son! Sarete la mia rovina …

- Dimmelo tu! Ho notato il tuo sguardo quando c’è lui! I tuoi occhi diventano come quando siamo di fronte ad una boutique con i saldi … ansi luccicano pure di più! – mi fa notare additandomi con l’indice.

Arrossisco un po’ e sento caldo … tanto caldo!!!

Sto praticamente andando a fuoco …

Non è vero! – le urlo quasi, non riuscendo più a stare calma.

- Sicura? – mi chiede sorridendomi maliziosa.

- Ovvio! – esclamo con voce fin troppo squillante, incrociando le braccia.

- E allora perché sei così agitata e hai la faccia peggio di un pomdoro? – scoppia a ridere mentre  io, per l’imbarazzo ,vorrei sprofondare sotto terra.

Sto per contraddirla ,ma la campanella di inizio lezioni ci interrompe e Pan scappa versa l’interno della scuola salutandomi con la mano.

Sbuffo contrariata per poi entrare anch’io camminando a passo di marcia e fulminando chiunque posi lo sguardo per più di tre secondi su di me.

Nooo che non si vede che sono arrabbiata … vero?!

Arrivata al mio armadietto poso i libri che non mi servono e lascio nello zaino quello di chimica che avremo alla prima ora.

Stavo per andarmene, ancora infuriata per il discorso avuto con Pan ,quando vedo Day Hagame – il cestista numero uno della squadra di basket della scuola – venirmi incontro.

Mi sorride seducente poggiando la mano sull’anta del mio armadietto frapponendosi tra me e gli armadietti.

Qualche mese fa avrei volentieri risposto al suo sguardo malizioso ,ma ora ho solo voglia di andare in classe e concentrarmi sulle lezioni per non pensare a nient’altro.

Corrugo le sopracciglia per poi chiedergli …

- Vuoi qualcosa? – la mia voce è fredda e dura.

Il ragazzo si passa una mano tra i capelli castani chiari ,continuando a fissarmi dritto negli occhi appiccicando di più il suo corpo muscolo al mio.

- È sempre un piacere incontrarti Bra Brief! – mi sussurra suadente all’orecchio alitandomi poi sul collo.

Faccio roteare i miei occhi in segno di sdegno per poi spingerlo e allontanarlo malamente da me.

Che seccatore!!!

- Senti ho lezione … perciò dimmi subito cosa vuoi e poi lasciami in pace! – esclamo portandomi le mani sui fianchi assumendo la mia classica posa da combattimento per nulla amichevole.

Non ho voglia di socializzare oggi!

- Bene, è molto semplice … – mi risponde sicuro continuando a mostrarmi le file bianchissime dei suoi denti.

Qualunque ragazza della scuola vorrebbe essere al mio posto, pagherebbero milioni pur di parlare con uno dei ragazzi più affascinati e atletici dell’istituto e io invece che faccio??

Non posso che paragonare il suo sorriso sexy a quello solare di Goten??

Sono pazza!!!

Sono completamente pazza!!!

Day riavvicina il suo volto al mio e ad un centimetro dalle mie labbra mi dice possessivo – io voglio te! –

Credo di essere leggermente arrossita.

Ma non di certo di imbarazzo … tsk … Bra Brief non si imbarazza mica per così poco !

Ma come osa quel damerino considerarmi come una cosa!!??

Io non appartengo a nessuno! E non sarò mai di nessuno … meglio chiarire subito questo punto con lui!

- Stammi a sentire bello … fai a fare la corte a qualche ochetta da strapazzo del tuo fan club io non ho proprio voglia di giocare … chiaro?! Ora sparisci ,ho da fare!! –

Lo sorpasso, iniziando ad avanzare furente verso la mia classe.

Non mi volto neanche verso di lui quando mi grida – sei più bella quando ti arrabbi!-

Che maleducato!!!

Non lo sa che non si importunano le signorine!?

Che vada all’inferno …

Già mi immagino la ramanzina del prof Kiruma per la mia mancanza di puntualità che dovrò subirmi a causa sua e del suo corteggiamento poco gradito.

Quel prof del cavolo c’è l’ha sempre avuta con me solo perché mi chiamo Brief e il mio cervello è più geniale del suo.

Sostiene che la nostra azienda abbia avuto solo un colpo di fortuna! E che le nostre invenzioni siano dei rottami.

In realtà è solo invidioso perché mia madre a scuola prendeva sempre un voto in più rispetto al suo.

Che essere senza valori!

Un giorno gli farò conoscere mio padre … sai le botte che voleranno!!

Si una bella lotta mi ci vuole proprio … giusto per sbollire l’agitazione.

Mi sembra proprio un ottima idea!

Busso alla porta della mia classe  - la 2°B - e la voce seccata del professore mi risponde con un “avanti” moscio.

- Ben arrivata signorina Brief … credevo che oggi non ci avrebbe degnato della sua presenza! – mi accoglie ironico sorridendomi falso.

Quanto vorrei spaccargli quel naso a patata che si ritrova … ma devo contenermi … una sayan non può perdere il controllo!

Sai il cataclisma sennò!

Saluto atona il professore e mi faccio spazio tra i banchi sedendomi al mio posto, che si trova all’ultima fila vicino alla finestra.

Accanto a me c’è Luce una ragazza timidissima che spiccica al massimo 10 parole in sei ore di scuola.

È per questo che l’ho scelta come vicina di banco.

È silenziosa e non dà fastidio … meglio di così!

Inoltre non si impiccia ,non si copia i miei appunti e non sbraita contro i professori.

Un vero angelo di ragazza!

Sento alcuni commenti da parte dei miei compagni verso di me.

Chi mi giudica un mito, chi un’egocentrica ,chi una tipa pericolosa e chi – modestamente - un vero genio!

Ma a me non me ne frega poi più di tanto.

Quando tua madre ti racconta storie di alieni, lotte intergalattiche per la salvezza del mondo e sfere magiche, i pareri della gente diventano improvvisamente inutili in confronto alla storia che ti porti dietro le spalle.

Estraggo il libro di chimica dallo zaino ma non ho neanche il tempo di prendere l’astuccio che il prof mi chiama all’appello.

- Signorina Brief … perché non ci mostra il suo intelletto spiegandoci gli ultimi 3 capitoli di fisica che vi ho assegnato!-

Sorride sghembo fiero di avermi preso alla sprovvista.

Ma una Brief sa sempre tutto … questo non lo si deve mai dimenticare!

Guai a chi ci sottovaluta! Non sa con chi sta andando contro …

Sapevo già ,infatti, che mi avrebbe chiamato, solo per il gusto di vedermi titubare sugli argomenti nuovi ,per questo ieri ho chiesto aiuto al mio “super” fratello che, anche se titubante ,aveva accettato di aiutarmi.

Il maledetto prof non l’avrebbe avuta vinta!

Sbuffando mi alzo dal mio posto, afferrando il libro e dirigendomi verso la cattedra.

- Eccomi! – esclamo fingendomi allegra e pimpante una volta arrivata di fronte a lui.

Il professore mi dice di scrivere alcune formule chimiche alla lavagna.

Così ,nascondendo la mia voglia brutale di prenderlo a cacci e la mia soddisfazione di vederlo sbiancare quando riuscirò a scriverle tutte correttamente, afferro il gessetto.

Quando, però ,la mia mano si posa sulla lavagna … questa piomba a terra distrutta in mille pezzi come se fosse stata colpita da un kit – blast.

Deglutisco sbarrando gli occhi e ingoiando saliva amaramente, non avendo il coraggio di fissare il pavimento.

Di certo, non potevo sapere che quello sarebbe stato il primo, dannato guaio ,che quel giorno avrei combinato!

 

Angolo dell’autore …

Ecco a voi il quarto capitolo, forse un po’ troppo lungo , sull’amicizia di Bra e Pan ^^

Spero che vi sia piaciuto …

Kiss

Grazie a …

Ariadiluce : ciao ^^ scusa x il ritardo ho avuto qualche problemino ^^’ … cmq anch’io adoro Trunks!*ç* quel ragazzo è un mito!!! inoltre è intelligente, bello , ricco , gentile … cosa desiderare di più?^^ spero che questo capitoletto ti sia piaciuto e che continuerai a seguirmi ^^ a presto kiss kiss!!!

Delphinium     

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Capitolo 5
*** Ci conosciamo? ***


Ci conosciamo?

Fine prime quattro ore di scuola ...

Finalmente non ne potevo più di sentir blaterare i prof su mummie, saggi e formule matematiche.

Io, Pan e Marrion ci troviamo nel corridoio del primo piano del liceo che porta alla mensa.

Ho appena finito di raccontargli l’avvincente storia della lavagna distrutta grazie al mio delicatissimo colpo di mano e la prima reazione è stata una risata isterica da parte di Pan – con conseguente richiamo dell’attenzione di mezza scuola su di noi -.

Come se non fossi già abbastanza popolare!

Che poi … cosa c’è da ridere?!

Ho solo disintegrato una stupida lavagna con un gesso … niente di più!

O almeno niente di straordinario per una tipa come me!

- No, sul serio Bra … hai davvero distrutto una lavagna durante l’interrogazione del professore di chimica,quello che ti odia a morte ?! – mi chiede continuando a spaccarsi in due dalle risate.

Io sbuffo scocciata, incrociando le braccia e mettendo il mio classico broncio offeso.

- Non c’è niente da ridere Pan! La questione è seria! – afferma risoluta Marrion alzando l’indice da brava maestrina.

La Son smette di ridere asciugandosi le lacrimucce dagli occhi mentre proseguiamo facendo lo sliping fra gli altri alunni che affollano il colorato corridoio dell’Horace tutti con gli stomaci brontolanti e felici di poter staccarsi per un pò dallo studio.

Poso un secondo lo sguardo fuori dalla finestra pensierosa.

Il Sole di stamattina è ormai andato, oscurato da tante nubi grigie e tetre che preannunciano l’arrivo di una tempesta.

- Però Mar devi ammettere che è una situazione piuttosto comica … non so che avrei dato per vedere la tua faccia in quel momento Brief!- aggiunge Pan sorridendomi sadica dimostrandomi così quanto ci gode nel vedermi messa in ridicolo .

Il pensiero di strozzarla con le mie mani mi passa un istante in mente e per un minuscolo secondo lo trovo anche parecchio allettante.

- Grazie Pan … tu si che sai come tirarmi su di morale! – rispondo sarcastica facendo scattare la testa indispettita dalla parte opposta alla sua faccia d’angelo con tanto di lunghe ciglia sbattute.

- Sono qui apposta amica mia. – dice dandomi delle pacche sulle spalle amichevolmente a cui rispondo con un’occhiata al vetriolo.

- prendi poco per il culo Son , vorrei vedere te al mio posto! – affermo poi ringhiandole contro.

- Ragazze, calmatevi! State perdendo il punto della questione … – annuncia d’un tratto Mar alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia seria.

All’inizio trovavo questo suo modo di fare alla saputella particolarmente odioso e altezzoso ma se dovessimo contare tutti i miei difetti non basterebbe tutta la carta dell’universo.

- Perché c’è ne uno? – le chiedo portando la mia attenzione su di lei e roteando in maniera teatrale gli occhi al cielo.

Sul serio se c’è un punto io non l’ho ancora capito!

- Si, Bra! Il punto è che stai sottovalutando la cosa … oggi è toccato ad una lavagna essere disintegrata … ma domini potrebbe capitare a qualunque cosa e qualunque persona, ti capiti a tiro o ti faccia anche leggermente alterare! – ribadisce – non per la prima volta - saggia e responsabile come sempre.

- Che pensiero profondo Marrion! L’hai copiato da internet? – commento per smorzare la tensione ricevendo così un’occhiata poco carina dalla bionda e uno scappellotto da parte di Pan.

- Ahio! Stavo scherzando … - mi difendo seria massaggiandomi la testa.

Sospirano contemporaneamente per poi scuotere la testa e continuare a camminare, consapevoli che a causa della mia testaccia dura non riusciranno a risolvere nulla con questa conversazione. 

Io le seguo qualche passo dietro, con sguardo perso nel vuoto.

Vorrei solo avere delle risposte …

Invece più vado avanti più le domande aumentano.

Vorrei solo capire chi sono e cosa mi sta succedendo …

E soprattutto perché a me ?

Perché ora?

Mi faccio delle seghe mentali inutili!

Magari è davvero solo uno stupido incubo senza importanza.

E allora perché mi sento così vuota?

Così sola?

Sbuffo esasperata, passandomi una mano tra i capelli.

Siamo già arrivate alla mensa e prendendo un vassoio da una lunga pila al lato della cucina in acciaio iniziamo a fare la fila.

La mensa è grande, luminosa e come sempre ricolma di studenti, alcuni hanno già preso posto ai tavoli e hanno cominciato a schiamazzare e scherzare, altri parlottano tra di loro in cerca di un posto altri fanno la fila come noi.

Tutto sommato l’Horace a prima vista potrebbe anche sembrare un comune liceo, frequentato da comuni studenti.

Peccato che tra questi comuni ci siano ben due sayan e una ragazza nata da una donna androide.

Mi viene sempre da ridere al pensiero che nessuno verrà mai a conoscenza di questa cosa e che ignorano completamente le nostre vere identità.

Sorrido sibillina per poi portare le mia attenzione sulle portate di oggi.

La cucina della mensa non fa del tutto schifo, qualche volta – se sei fortunato – riesci ad acchiappare qualche piatto ben fatto.

Comunque sempre meglio che mangiare rane e zampe di gallina a casa Son, credetemi!

Se ci penso mi viene ancora da vomitare.

- Uffa! – esclama d’un tratto Pan sbuffando sonoramente. – ma quando ci mettono, sto morendo di fame! –

Allungo il collo lungo la figura della mia amica e noto che due oche hanno fatto fermare la fila perché non sanno decidere se scegliere un’insalata mista o una al tonno.

Come se una non valesse l’altra!

Sorridono come delle stupide mordendosi le labbra indecise e strusciandosi su vari ragazzi per chiedere il loro esperto parere sull’argomento.

Scuoto la testa schifiata abbassando lo sguardo davanti ad un tale spettacolo di bassa dignità.

Sono davvero patetiche, ci credo che fanno parte del gruppetto formato da Valese!

La leader delle oche senza materia grigia in zucca.

Spero solo di non incontrala oggi,  sono già abbastanza agitata di mio senza che la sua sublime figura mi passi vicino con quel suo sorriso talmente dolce che solo al pensiero mi sale il diabete.

- Volete darvi una mossa! –  sbraito contro quelle due giulive spazientita e Pan mi da man forte sbattendo il vassoio sul scorri mano, Marron si limita a squadrarle con sufficienza.

Loro mi rivolgono un’occhiata sprezzante e un sorrisetto tanto falso quanto perfido.

Stringo i denti e mi mordo la lingua per non rispondergli in mala maniera.

-  Noi … - inizia " miss quarta di reggiseno " giocando con una ciocca ambrata dei suoi capelli ricci – ci teniamo alla linea a differenza di qualcuno …- conclude l’altra con sguardo altezzoso, lanciandoci un’occhiata talmente viscida e sprezzante che deve solo ringraziare i miei geni Brief se non l’ho uccisa sul posto davanti a tutti.

Mi è bastata la nota di demerito del prof pazzo – data senza un motivo per altro – a causa di una stupida lavagna rotta non voglio rimetterci qualcosa di più uccidendo qualcuno.

Le due sogghignano con la mano davanti alla bocca laccata di rossetto.

Ma chi c**zo si credono di essere quelle lì??!

Stringo i pugni talmente tanto forte che sento le unghia conficcarsi nella pelle morbida della mano intanto che mi mordo l’interno della guancia per non rispondere alla provocazione e così cadere al loro stupido e patetico giochetto.

Vedo Mar indurire lo sguardo rendendolo di ghiaccio e Pan gonfiare le guancie e fremere di rabbia.

Tutte e tre ci stiamo contenendo e tutte tre sappiamo il perché …

Dorota e Akane – credo si chiamino così e comunque non me ne frega poi molto – afferrano un’insalata a caso e se ne vanno sculettando verso il loro tavolo facendo oscillare le loro lunghe chiome brune a braccetto di due citrulli con dei meloni al posto del cervello.

Avverto qualcosa scuotermi dentro, una forza talmente tanto forte da farmi male la testa e farmi tremare le ginocchia.

Non so cosa mi trattiene nell’andare  lì e spaccargli la faccia, solo, solo per il sorrisetto compiaciuto che mi hanno rivolto una volta sedute vicino a Valese e un gruppo di ragazzi che fanno tutti parte del club di baseball e di basket.

I citrulli e le galline si sono uniti chissà se insieme riusciranno a creare abbastanza materia grigia da formare un neurone.

Sento di nuovo una rabbia crescente scorrermi nelle vene e l’intensità della mia aurea aumentare impercettibilmente.

Stringo forte i pugni lungo i fianchi tanto da farmi male.

E avverto una voglia irrefrenabile di spaccare tutto … di distruggere … di urlare.

- Bra, resta calma! – mi sussurra la Son improvvisamente, preoccupata forse perché ha avvertito il mio improvviso aumento di energia.

Ma per quanto imponga al mio corpo di restare calma questo non mi da ascolto e senza il mio volere sento accrescere in me sempre maggior potenza.

La terra inizia leggermente a tremare la pila di vassoi crolla a terra e la le lampadine appese al soffitto esplodono ad una una.

Gli studenti iniziano ad allarmarsi e molti di loro si alzando dalle sedie facendole sbattere a terra mentre altri lanciano urletti spaventati.

Cerco di respirare ma non ci riesco, cerco di calmarmi ma la mia forza continua ad aumentare e a scorrere incontrollata.   

Marron mi poggia una mano sulla spalla per calmarmi ma la vedo ritirarla indietro come se si fosse appena scottata.

Quando mi mostra la mano vedo che è proprio così!

Sul suo palmo noto un’enorme bruciatura rossa e un taglio abbastanza profondo tagliarlo in due.

Spalanco gli occhi sentendomi in colpa mentre la sensazioni di poco prima iniziano a scemare.

A poco a poco sento che la mia aura sta ritornando normale e le mie energie ritirarsi lentamente.

Come un fiume in piena che dopo il temporale torna a scorrere tranquillo sui suoi argini.

Senza sapere il motivo mi sento affannata e stanca come se avessi combattuto contro un nemico di discreta forza.

Il panico nella mensa si placa, tutto sembra ritornare esattamente come era un attimo prima del mio innaturale sfogo.   

Pan ci guarda spalancando gli occhi e , afferrando enormi quantità di porzioni di cibo ci trascina verso un tavolo vuoto.

Il tavolo Brief.

Il tavolo inviolabile.

Il tavolo della principessa di ghiaccio.

Mentre cammino tremo e ritorno a guardarmi le mani con occhi sbarrati e impauriti.

Cosa mi sta succedendo?

È l’unica domanda a cui riesco a pensare mentre turbata e sconvolta mi siedo insieme alle altre.

- Bra! – mi rimprovera Mar con lo sguardo mentre io mortificata non posso far altro che darle la mia bottiglietta d’acqua.

La mia amica ne versa un po’ su un tovagliolo e si fascia la mano che , dalla smorfia di dolore che ha stampata in faccia, deve farle davvero male.

- Come è successo? – chiede Pan posando lo sguardo prima sulla ferita della nostra amica e poi su di me.

Scuoto la testa non sapendo rispondere alla sua domanda.

- Ho appoggiato la mano sulla spalla di Bra perché ho visto che era agiata … poi è stato come se avessi preso una scossa elettrica! – le spiega Mar facendo apri e chiudi con la mano fasciata.

Mi porto una mano davanti alla bocca e avverto le lacrime pungermi nei lati degli occhi.

La sensazione di adrenalina e rabbia di poco prima si è completamente dissolta lasciando spazio alla classica sensazione di vuoto e di inopportunità.

Come se non dovessi trovarmi qui in questo momento, come se io non fossi altro che un oggetto fuori posto.

La testa ricomincia a girare, l’incubo ritorna e mi scombussola interiormente.

Credo di stare tremando ancora e all’improvviso la macchia di sangue che esce dalla piccola mano fasciata di Marron si espande colorando ogni cosa di rosso vermiglio.

Come quello scimmione, anch’io distruggo ogni cosa che tocco.

Mi sento un mostro!

Ho appena fatto male ad una delle mie migliori amiche e forse ,come aveva ben detto lei qualche minuto fa, avrei potuto fare di peggio in un'altra situazione.

E come se improvvisamente fossi diventata un toro impazzito senza freni che distrugge qualsiasi cosa intralci il suo cammino.

Cerco di riscuotermi e ritornare alle realtà scuotendo freneticamente la testa più volte.

- S- scusa! – le dico, sinceramente dispiaciuta abbassando lo sguardo.

- Credi ancora che sia una cosa da poco? – mi chiede seria con gli occhi puntati su di me, anche se ha usato un tono duro ho notato la nota di preoccupazione e angoscia con cui mi ha posto la domanda.

Mi è seduta di fianco e la sento squadrarmi saccente attendendo ansiosamente una mia risposta.

Una risposta che non ho …

Che non ho ancora.

Come posso spiegarle quello che sento o quello che mi sta succedendo se neanche io riesco a spiegarmelo?

Ora avverto anche lo sguardo di Pan su di me, anche se il suo mi sembra preoccupato e confuso.

Come quando gli ho raccontato la storia del mio incubo.

Nemmeno lei sapeva del perché.

Nemmeno lei poteva aiutarmi.

Forse … nessuno può farlo.

Mi alzo silenziosamente e senza dare alcuna spiegazione scappo via dalla mensa.

Sento Pan chiamare il mio nome ma non mi fermo ne mi volto.

Sento lo sguardo di tutti su di me ma la cosa mi lascia indifferente.

Sono abituate agli occhi critici della gente, un nuovo pettegolezzo su di me non mi ucciderà.

Driblando gli studenti esco come una furia in cortile e mi nascondo sotto l’ombra di una quercia.

Fa freddo, il cielo è ancora coperto e presto pioverà.

Ma non mi importa se mi concentro sul freddo forse la smetterò di pensare.

Nascondo la testa tra le ginocchia e le abbraccio con le braccia affondando lì tutto il mio dolore.

Non c’è nessuno in giro visto il brutto tempo, e magari riuscirò ad alleggerire il peso opprimente che provo nel petto e nella gola.

Ma prima che una lacrima solitaria solchi completamente il mio viso sento una mano calda appoggiarsi sulla mia spalla.

Sobbalzo, spalancando gli occhi confusa per poi girarmi verso il nuovo/a arrivato/a.

Vedo due grandi occhi grigi fissarmi comprensivi e i lineamenti marcati del volto del mio nuovo interlocutore farsi più gentili sciogliendosi in un sorriso.

- Cosa ci fai qui tutta sola, Bra? – mi chiede come se ci conoscessimo da una vita.

Eppure io non credo di averlo mai visto.

- Ci conosciamo? – gli chiedo non distogliendo mai i miei occhi da i suoi.

-  forse … - risponde continuando a sorridermi abbassandosi poi all’altezza del mio viso piegando le ginocchia.

Il suo respiro mi batte in faccia e i suoi capelli dorati oscillano al vento impetuoso che sta soffiando proprio come miei.

Uno strano calore mi pervade e inizio ad avvertire dentro di me una strana sensazione di tranquillità e benessere.

Il suo sorriso è così luminoso che potrebbe illuminare tutta la capsule corporation e i suoi occhi mi trasmettono qualcosa di strano, un misto tra brio e sicurezza che alleviano per un attimo la mia tristezza e il groppo alla bocca dello stomaco.  

- Forse? – ripeto e tutto mi sembra sempre più confuso e sfocato e mi perdo navigando in quel grigio fittissimo.        

I contorni si fanno lontani e i pensieri si mescolano tra di loro dandomi l’impressione di star navigando in mezzo ai suoi occhi.

Una sola domanda mi ronza per la testa in questo strano momento, dove il tempo sembra essersi fermato e il silenzio fa da padrone.

Chi è questo ragazzo?

 

Angolo dell’autrice …

Salve ^^

So di essere mancata per un periodo di tempo veramente mooolto lungo, ma non sapevo più come continuare questa fan fic XP

La trama che avevo in mente all’inizio ha cominciato a non piacermi più, così mi sono un po’ arrovellata il cervello per trovarne una nuova senza modificare i cap precedenti XD

Il tempo e la scuola hanno ampliato il mio ragionamento di parecchio tempo purtroppo ^^”

Ho ancora le idee un po’ confuse ma almeno sono riuscita a postare questo nuovo cap che diciamo darà una nuova svolta alla storia.

Spero di non aver deluso le lettrici che aspettavano da tanto questo mio aggiornamento ^^

Per quanto riguarda la scena finale so che Bra può sembrare un pò OOC ( o almeno per me XD ) perché, in una situazione normale, avrebbe sicuramente mandato al diavolo il ragazzo per di più visto il modo molto allusivo con cui ha risposto alla sua domanda.

Ma, oltre al fatto che stava male , c’è un motivo perché la nostra principessina si è comportata così, e questo si scoprirà più avanti ;)

Ringrazio di cuore Ariadiluce e Yori per aver recensito il mio ultimo cap, spero che anche questo vi piaccia e scusatemi se non posso rispondervi come si deve :(

 Se l’ispirazione permette a presto :)

Kiss kiss,

Delphinium     

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Capitolo 6
*** Tutto un frutto dell'immaginazione? ***


Tutto un frutto dell’immaginazione …? 

  

Ho dimenticato da quanto tempo ormai sono qui a fissarlo, seduta scomodamente sull’erba umida e verde del cortile, appoggiata alla corteccia di un vecchio albero.

Il ragazzo continua imperterrito a mantenere le sue perle grigie sui miei occhi e per colpa di non so quale forza neanche io riesco a distogliere lo sguardo da lui.

Come se un energia più forte di me mi imponesse di restare immobile a fissarlo confusa.

Non sento più nemmeno il forte frusciare del vento e il muoversi frenetico delle fronde degli alberi.

Ogni suono e ogni cosa che mi circonda improvvisamente è stata risucchiata dai suoi occhi.

Solo il battito accelerato del mio cuore nelle orecchie mi fa capire che sono ancora viva.

- Non dovresti stare da sola Bra … può essere pericoloso per una bella ragazza … -

Il suono flebile della sua voce mi arriva tardi alla mente come un eco che si propaga lentamente fra le montagne.

- so come cavarmela … - rispondo atona come se fossi in uno stato inerme non riconoscendo neanche il tono troppo gentile e dolce della mia voce.

Mi sento vulnerabile e accondiscendente, completamente alla sua merce.

Penso che se in quel momento mi avesse chiesto di uccidermi io lo avrei fatto senza pensarci due volte, spinta sempre dal quel qualcosa che mi spinge ad non interrompere il nostro contatto visivo.

I contorni e i suoni attorno a noi sono sfocati e confusi come dei vecchi ricordi e il mio corpo è rilassato e leggero come se stessi fluttuando in aria.

Il ragazzo alza la mano e la porta al mio viso per portarmi dietro l’orecchio una ciocca di capelli ribelli.

- Se vuoi un consiglio principessa … - sussurra sibillino con uno strano sorrisetto compiaciuto sulle labbra sottili.

Deglutisco, sentendo ogni fibra del mio corpo irrigidirsi a causa del suo strano tocco con la mia pelle.

Dischiudo leggermente le labbra ma per quanto mi sforzi di controbattere alle sue parole tutto ciò che esce dalla mia bocche è un sospiro sorpreso quando vedo che velocemente ha avvicinato il suo viso al mio orecchio.

- … guardati alle spalle … -

Spalanco gli occhi confusa e incredula, intanto che una strana sensazione mi invade partendo dal punto esatto dove le sue labbra si sono poggiate fino ad arrivarmi al viso e al cuore.

Quando ritorna a guardarmi ,stavolta con sguardo serio e profondo, vorrei di nuovo chiedergli spiegazioni ma le parole mi restano intrappolate in gola.

Lui porta il suo l’indice alle mie labbra e me ne disegna il contorno lentamente.

Qualcosa nella mia testa mi ripete di chiudere gli occhi e assecondare il suo gesto ma poi …

- BRA!BRAAA!!?-

Il richiamo assillante di Pan mi riporta con i piedi  al suolo e mi verrebbe da dire anche sulla Terra.

Apro la bocca stupita e mi accorgo solo in quel istante di aver trattenuto il respiro fino a quel momento.

Ma non è l’unica cosa strana che avverto.

L’acqua che scende a catinella dal cielo scuro  ha completamente inzuppato la mia divisa e i miei capelli che adesso mi stanno appiccicati in viso e in fronte, dei brividi di freddo mi percorrono la spina dorsale e non sento più praticamente le mani di quanto sono fredde.

Possibile che sia stata minuti interi sotto la pioggia incessante senza neanche accorgermene??

Il secondo dopo aver realizzato tutto questo mi accorgo anche di un altro piccolo particolare più preoccupante e inquietante.

Il ragazzo è scomparso … sparito, così come quella sensazione di pace che avevo avvertito guardandolo negli occhi.

Ora che ci faccio caso però al suo arrivo non avevo nemmeno avvertito la sua aurea.

Scossa da una folata di vento gelido e da centinaia di secchiata d’acqua addosso corro in direzione di Pan che si sbraccia verso la mia direzione riparata dal portico dell’entrata.

Mi alzo velocemente da terra e porto le mani alle braccia come per riscaldarle.

Quando correndo arrivo dalla mia amica mi appoggio al muro con la mano e prendo fiato sono ancora visibilmente scossa e agitata.

Sento lo sguardo accusatorio e irritato della Son su di me che ,con le mani sui fianchi, sembra pronta a rifilarmi una ramanzina.

- Si può sapere cosa facevi sotto la pioggia in uno stato presso che inerte, razza di rincitrullita turchina? Ok che vuoi calmarti i bollenti spiriti ma così mia cara ti beccherai soltanto una brutta polmonite acuta! – mi rimprovera porgendomi poi la sua felpa che lentamente ,e con lo sguardo rivolto fuori dal portico, indosso.

Che sia stato tutto frutto della mia immaginazione?

- C’era … - sussurro, a voce flebile ,guardando il punto in cui stavo prima in compagnia del misterioso ragazzo dagli occhi grigi.

- Eh? – mi chiede Pan alzando scettica un sopracciglio.

Sospiro non sapendo se dirle la verità o tenermela per me.

- No, niente … - decido infine di mentire anche perché una Brief deve risolvere sempre i suoi problemi da sola – volevo stramene solo un pò per i fatti miei – concludo sbrigativa con tono distaccato e pacato.

- Sotto il diluvio universale? –

La voce perplessa con cui Pan mi ha posto la domanda mi fa capire come compromettente possa essere la mia situazione.

- Problemi ? – cerco di svignarmela facendo l’indifferente,  alzandomi poi di scatto la lampo della felpa vermiglio.

La Son alza le spalle con nonchalance prima di rispondermi scettica – se per te è ok, ho sempre pensato che fossi una pazza comunque … -

Sorrido dandole un leggere pugnetto sul braccio, in maniera scherzosa.

- Ma tu guarda, ho sempre avuto la stessa identica opinione io su di te. –

Ci mettiamo a ridere entrambe poi Pan mi passa il suo braccio intorno alle mie spalle.

- Coraggio squinternata torniamo dentro, Mar si starà già allarmando non vedendoci più arrivare! –

Annuisco e la seguo senza oppormi, ancora infreddolita ma più tranquilla e meno scorbutica.

Mi giro solo un ultima volta dietro di me, ma di lui nemmeno l’ombra così ,sospirando rassegnata, entro nel grande portone dell’Horace.

L’ora di pausa è finita e tutti gli studenti sono già riversati nei corridoi per prendere i propri libri dagli armadietti e dirigersi nelle rispettive classi.

Mar ci aspetta davanti al mio armadietto con una postura rigida e gli occhi pensierosi che guardano lo schermo del cellulare.

Appena ci vede arrivare arrossisce di botto e fa sparire il telefono nella tasca della gonna.

Non sto molto a badare a questo suo strano comportamento, anche perché la sua mano fasciata e la sua espressione preoccupata mi riportano in mente la disavventura avvenuta in mensa.

Procedo ad occhi bassi e a passi lenti ,tanto che ad un certo punto sento la mano di Pan spingermi per la schiena come per incitarmi a proseguire.

- Ehi … - sussurro non sapendo cosa dire.

Marron mi fissa un po’ seccata con le mani sui fianchi e il mento alto poi però mi fa un sorriso gentile prendendomi per mano.

- Guarda che ci vuole più di uno stupido taglio a mettermi K.O. … ok ? – mi fa un occhiolino e le sorrido riconoscente.

- Sicuro! – afferma poi la Son annuendo ad occhi chiusi più volte.

- Mi dispiace davvero … - aggiungo imbarazzata ma Mar con un gesto della mano mi fa capire di non pensarci neanche.

In seguito dopo esserci messe d’accordo per vederci a casa mia di pomeriggio ci dirigiamo tutte e tre nelle nostre rispettive classi.

Arrivo giusto un attimo prima della professoressa di inglese che ,con i registri in mano e un sorriso un po’ perfido, annuncia che ci sarà ben presto un nuovo compito in classe.

Mi appunto il tutto sul diario con fare svogliato ma nel prendere il libro faccio accidentalmente cadere il portapenne della mia compagna di banco.

- Scusa! – mi affretto a dire prendendoglielo, ma quando porto lo sguardo su di lei noto che ha qualcosa che non va.

Luce ha uno sguardo perso nel vuoto come se stesse navigando in un oceano tutto suo perso nei meandri del suo cervello.

I suoi occhi viola sono completamente spenti e per un attimo penso che stia dormendo in piedi.

- Ci sei? – le chiedo divertita, emettendo una risatina, portando la mia mano davanti al suo viso.

Sembra riscuotersi ,sobbalzando percettibilmente, sbattendo più volte le palpebre, poi mi guarda un attimo e abbassando lo sguardo annuisce timida.

La lezione in seguito scorre nella più completa tranquillità.

 

                                                                          ***************

 

Le porte dell’ufficio del presidente della Capsule Corporation fanno un leggero schiocco prima di aprirsi e rivelare all’interessato la sua nuova visita.

Son Goten ,con i capelli neri ribelli, la camicia fuori dai Jeans e la cintura non passata bene su un passante, fa la sua trionfale entrata sorridendo stancamente all’amico che lo invita a sedersi sulla sedia di fronte alla sua con un sorriso malandrino e un cenno del mento.

Il sayan si getta a peso morto sulla piccola poltroncina di pelle nere facendola girare su se stessa.

- Come và la vita ,presidente? – chiede poi al vecchio amico di infanzia portando le braccia dietro la nuca pronunciando l’ultima parola con una malcelata ironia.

- Goten, che ci fai qui a quest’ora? Non dovresti essere all’Università? – gli ricorda più serio il Brief fissandolo con aria scettica sopra lo schermo del suo computer portabile.

Il Son mette il broncio offeso.

- Che noia Trunks, e così che mi ringrazi? per una vola che ti sono venuto a trovare mi fai pure la predica. –

Il glicine ghigna sibillino togliendosi gli occhiali da vista e poggiandoli sulla scrivania di vetro.

- Non per contraddirti amico ,ma questa è la quinta volta in meno di una settima, visto e considerato che siamo ancora a mercoledì … - gli rinfaccia calcolatore, trovando infinitamente molto più divertente prendere in giro l’ingenuo e innocente Son invece che sbrigare delle barbose e tutte uguali pratiche da lavoro.

L’altro sayan incrocia le braccia al petto e gonfia le guancie in una tipica posa da bambino trovato con le mani dentro il barattolo della marmellata, in seguito però alza un sopracciglio complice ,sorridendo trionfo – come se la cosa ti dispiace? Lo sappiamo benissimo tutti e due quanto odi stare rinchiuso in questo posto Brief! –

Trunks alza divertito le braccia al cielo in segno di resa – Touchè! – afferma, per poi sorridere e fissare incuriosito l’amico.

- Allora, cosa ti porta qui oggi? –

Goten alza le spalle, guardando poi svogliatamente il tetto alto e grigio dell’ufficio.

- Niente, tra un po’ devo andare a prendere Valese a scuola e siccome c’è tempo mi sono detto : quale occasione migliore per stravolgere un po’ la monotona e lussuriosa vita del mio migliore amico …? - conclude sorridendo a trentadue denti allegro.

- Certo … - sussurra Trunks improvvisamente più cupo di prima.

- Qualcosa non va? –

Goten si accorge subito del suo strano comportamento e spinto dalla sua curiosità inizia a fissarlo impaziente.

Il glicine sbuffa passandosi poi un mano tra i capelli.

- Sono un po’ preoccupato per mia sorella lei è … -

- Psicopatica? Tranquillo, e da quante che la conosco che è così, non farne un dramma! – lo anticipa sicuro il Son con un sorrisetto divertito sulle labbra.

- No, scemo! In questo periodo è strana non so … diversa  … ha senza dubbio un problema che non vuole dirmi!- afferma battendo qualcosa alla tastiera del computer.

Il Son sembra pensarci su un attimo, portandosi la mano al mento con fare dubbioso per poi, come se il suo cervello non fosse arrivato a nessuna soluzione logica, riportare le braccia dietro la nuca.

- Non so che dirti Tra, oggi l’ho vista e mi è sembrata normale : solito atteggiamento altezzoso, solita lingua biforcuta, nulla di insolito quindi … almeno credo! Le donne sono tutte un mistero ahimè … quando ti troverai una ragazza lo capirai! – concluse il moro con un atteggiamento e un tono da uomo vissuto che fece nascere un sorriso divertito agli angoli della bocca del presidente.

Trunks però non abbandonò la sua aria perplessa, iniziando a scrivere pensieroso qualcosa al computer.

- Sarà, ma mi preoccupa. È sempre stata una ragazza molto lunatica, ma non era mai arrivata a certi livelli. Alcune volte non puoi neppure avvicinarti per rivolgerle la parola! – aggiunse sbuffando sonoramente.

- Si, si … senti … potremmo parlare di qualcosa di più interessante? Non per male, ma i deliri di tua sorella non mi interessano affatto! – risponde in tono un po’ acido Goten afferrando dal portacenere della scrivania dell’amico una caramella al limone, parlare di Bra gli causava sempre uno strano brivido lungo tutta la colonna vertebrale che lo scuoteva dall’interno e lo faceva sentire come l’ultimo dei ragazzi poco più che guardabili esistenti sulla Terra.

Non sapeva perché ma gli dava un particolare fastidio sapere di essere considerato come una emerita nullità agli occhi di sua altissima signoria principessina sul pisello.

Iniziò a masticare rumorosamente la caramella che aveva in bocca per scacciare via quei stupidi pensieri senza senso.

- Guarda che è una cosa seria! E se le stesse succedendo qualcosa di brutto? Da un paio di settimane e come se la guardassi però non sapessi chi è. È diventata silenziosa,più scontrosa del solito ed evita di guardarmi negli occhi mentre le parlo! –  continua il glicine con ancora lo sguardo fisso sul monitor del pc.

- Avrà avuto qualche litigata con il ragazzo di turno! – cerca di giustificarla il moro ,provando però, un insolita stretta allo stomaco al solo pensiero.

- Goten!-

- Trunks, sappiamo tutti come è fatta Bra e fin da piccola che si rinchiude in se stessa per poi uscirsene con qualche frase antipatica e odiosa … sarà uno di quei periodi … - conclude con nonchalance Son che ,con sguardo serio e basso, ha cominciato a trovare interessante la punta delle sue scarpe da ginnastica usate.

Il Brief sospira sconsolato fissando prima l’immagine disinvolta e pigrona dell’amico ora spaparanzato sulla poltroncina e poi il portafoto rettangolare sopra la sua scrivania accanto all’inseparabile portabile.

La foto ritrae lui e la sorella ad un picnic in vacanza.

Bra sorride solare all’obbiettivo con un capello di paglia in testa e i capelli turchini al vento mentre lui con un paio di occhiali da sole ha un braccio intorno alle sue spalle e sorride con il pollice alzato.

Il suo pensiero naviga per un attimo a quei giorni felici e un sorrisetto un po’ triste adorna il suo viso.

- Forse hai ragione tu … sto diventando paranoico … - risponde non troppo convinto all’amico, che annuisce un po’ pensieroso e porta un’altra caramella alla bocca, anche se, silenziosa, una strana preoccupazione sta iniziando a crescere anche nel suo cuore.

 

                                                                        ***************

 

Un uomo cammina spedito verso una stanza sotterranea dell’immenso palazzo.

Il passo è svelto e impaziente, lo sguardo è duro e severo, la postura è rigida e composta ma il tremolio che percorre le sue mani strette a pugno lungo i fiachi fa intuire tutta la sua rabbia e agitazione così come la fronte contratta e la mascella serrata.

Arrivato davanti ad un’enorme portone in metallo, spalanca le ante con irruenza, entrando velocemente nella camera buia e deserta, spoglia da ogni mobilio.

Al centro di essa sopra un congegno rotondo,piano e lampeggiante vi è l’immagine ad ideogramma di una figura incappucciata.

La sua espressione dura si affievolisce un po’ ,dando spazio ad una più compiaciuta e indagatrice.

- È arrivato il momento! – esclama in tono serafico con gli occhi fissi sull’immagine ,a tratti indefinita, del  suo interlocutore.

- Si, mio signore … - risponde quest’ultimo con voce sottile e sottomessa.

- Hai l’assoluta certezza di quello che dici ,vero?! – domanda poi l’uomo ,corrugando di più le sopracciglia folte, alzando di un po’ la voce tuonante.

La figura incappucciata si limita ad annuire due volte, mantenendo la postura rilassata e indifferente.

- La tengo d’occhio da tempo ormai … - aggiunge dopo.

L’altro rimase un istante in silenzio a fissarlo, a squadrarlo come se stesse cercando di scoprire un possibile inganno o una possibile nota stonata all’interno del suo piano perfetto e premeditato da anni.

- Allora non ci rimane che far trovare l’oggetto alla ragazza … dopo di che potremmo finalmente avere la nostra vendetta … -

L’immagine scompare dal proiettore mentre un sorriso perfido si fa spazio nel viso dell’uomo.

 

Angolo dell’autrice …

Eccomi qui ^^ stavolta direi molto più puntuale  XD

Da questo cap si iniziano ad intravedere anche altri nuovi personaggi e la storia inizia a farsi più intrigata >.<

Spero di non avervi deluso ^^

Un bacione ad Ariadiluce e Yori che hanno recensito lo scorso cappy :) e anche a chi legge soltanto.

Spero a presto XD

Kiss kiss

Delphinium

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Capitolo 7
*** Scommesse e Strani Incontri ***


Scommesse e strani incontri ...

 

 

È noto a tutto il mondo ormai di quale sia il suono più amato dagli studenti dopo sette lunghe ore di studio.

E per quando lo stridulo assordante di una vecchia campanella potesse sembrare fastidioso e insopportabile per il resto della popolazione per loro rappresentava il suono più bello che si potesse udire poiché li liberava dall’ansia opprimente dell’interrogazioni e dalla presenza fastidiosa e asfissiante dei professori.

Valese – che così come a tutti è noto il suono melodico della campanella è nota anche la sua spiccata stupidità – dopo essere uscita dall’aula sculettante e un po’ scocciata per l’ ennesimo 4 preso in matematica, si diresse come una furia leggiadra verso il suo armadietto seguita dalle sue due più amate seguaci e da un piccola fila di ragazzi con di sicuro molti muscoli ma poca materia grigia.

Quando finalmente raggiunse il suo armadietto – rigorosamente rosa Barbie – lo aprì con un gesto di schizza e gli conficcò i libri dentro come se fossero qualcosa di estremamente ripugnante e sconcio.

Lo richiuse con un gesto veloce della mano per poi sospirare e portarsi una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio.

Fece finta di non sentire le risatine presuntuose delle sue amiche e prendendo uno specchietto dalla tasca della gonna iniziò ad osservarsi come sempre compiaciuta del suo aspetto.

Gli occhi erano brillanti e profondi messi in perfetto risalto dalla matita nera, il mascara e dall’ombretto arancio brillantinato.

Le labbra a forma di cuore erano carnose e piene e splendevano di un rossetto rosa caramella con in più l’aggiunta di un lucidalabbra alla fragola- gusto per altro preferito dal suo amoruccio Gotenuccio -.  

Sorrise trionfante e compiaciuta alla sua immagine riflessa, facendosi anche un piccolo occhiolino soddisfatta.

Continuò così per un altro minuto buono, ignorando la flotta di ragazzi in divisa che attraversavano rapidamente i corridoi per recarsi stanchi ma entusiasti nelle loro dimore.

- Stupenda come sempre … -

Dietro di se sentì improvvisamente provenire un commento lascivo e girandosi ,con un sorrisetto malizioso sulle labbra, accolse benevola il suo nuovo interlocutore.

- Grazie Day, lo so! –

Il ragazzo le sorrise, spogliandola quasi con gli occhi chiari e penetranti.

- Vuoi qualcosa tesoro? – gli chiese la ragazza curiosa, avvicinandosi con fare suadente al cestista che stava appoggiato con la schiena alla fila di armadietti del corridoio.

Day lasciò affondare le mani nelle tasche della divisa e con lo stesso sorriso lascivo e viscido di prima si voltò verso la sua destra osservando con occhi di fuoco la siluette slanciata e ben formata della giovane e ricca Bra Brief intenta a parlare animatamente con un moretta dalla bandana rossa in testa e con un ragazza dal portamento fine ed elegante vicino al suo armadietto dove solo qualche ora prima aveva cercato di sedurla ma con scarsi risultati.

La cosa gli rodeva un po’ – nessuna ragazza fin’ora esistita sulla faccia della Terra infatti era scampata alla sola vista del suo sorriso splendete e dei muscoli scolpiti sotto la camicia – eppure il suo rifiuto era riuscito a farlo eccitare ancora di più, rendendo il gioco molto più divertente.

- Cosa sai dirmi sulla bella turchina della 2 B ? – domandò allora ,con voce sensuale, riportando lo sguardo sulla castana che ,con occhi indignati per essere stata bellantemente ignorata per 2 minuti, storse il naso e fece finta di giocare con una ciocca di capelli.

- Bra Brief? – chiese in tono indifferente e al tempo steso schifiato come conferma al ragazzo, soffiando quel nome tra i denti perfetti e bianchi; quella ragazzina presuntuosa e scocciante non rientrava minimamente sulla sua lista di persone da invitare alle sue mega feste ultra chic e tanto meno tra le sue più favorite conoscenze scolastiche.

Per quanto potesse essere ricca infatti la trovava parecchio insignificante e fastidiosa come una zanzara che voleva pavoneggiarsi di fronte ad una meravigliosa farfalla qual’era lei.

Le lanciò un’occhiatina di soppiatto non trovandole niente di così estremamente particolare che potesse attirare in quella maniera l’attenzione di uno dei più bei ragazzi del liceo.

Aveva un fisico proporzionato, dei banali capelli lisci e turchini, una taglia di reggiseno nemmeno così prosperosa e dei normali occhi azzurri.

Nel totale ,pensò Valese, con un sorrisetto perfido, Bra Brief era un classico esempio di ragazza carina o per lo più passabile.

Togliendo – ovviamente - però al quadro generale il carattere altezzoso e arrogante e lo spiccato sarcasmo che la rendevano odiosa e – ancora non era riuscita a capacitarsene – anche estremamente popolare.

Soddisfatta della sua brillante analisi sbattè le lunghe ciglia nere e riportò lo sguardo sull’amico.

Il ragazzo si limitò ad annuire leccandosi le labbra come a pregustarsi un qualche prelibato bocconcino.

- Perché ti interessa tanto quella sciacquetta? – gli domandò a quel punto Valese ,oltraggiata e sconcertata dal fatto che il ragazzo avesse rivolta la sua attenzione più alla sciocca Brief – faccia – da – schiaffi – che a lei : la più bella della scuola!

- Per motivi personali  di cui non voglio scioccarti e rischiare così di traumatizzare la tua sensibilità di ragazza casta e pura – rispose il ragazzo con sguardo perverso accennando a qualcosa di allusivo che comunque Valese – che possedeva un solo neurone in testa e per lo più nemmeno ben funzionante –  non riuscì a comprendere.

- Tanto non ti si fila, non la vedi? è troppo presa da se stessa per accorgersi del resto del mondo! – affermò disgustata la mora, fissando intensamente il suo interlocutore negli occhi verdi.

Day indurì un po’ la mascella per poi ,con un sorrisetto di sfida, fissare nuovamente prima Bra poi Valese.

- Scommettiamo che entro la fine del mese Bra Brief sarà completamente ai miei piedi ? –

Le porse la mano trionfo con uno sguardo sicuro e temerario.

Valese ridacchiò divertita anch’ella sicura della sua vittoria.

- Ci sto! –

L’accordo venne inghiottito dal rumore frenetico di gente che si affrettava ad uscire e dal continuo rimprovero dei bidelli a lasciare le classi.                                                                                     

                                                                 

                                                                 **********************

 - Bra tu oggi torni a casa da sola? – mi chiede Marron, una volta tutte e tre in cortile, fuori da quella prigione chiamata scuola e dall’affluire di alunni impazienti di tornarsene a casa.

-  Si,Nii-san deve lavorare fino a tardi perciò prenderò le vie aeree … - rispondo sistemandomi meglio lo zaino in spalla e puntando gli occhi sul cielo limpido e terso.

Per fortuna è tornato il bel tempo e solo qualche nuvola dispettosa si diverte ancora ad oscurare il Sole brillante.

Per un solo piccolo istante riporto la mia attenzione di nuovo verso quell’albero, l’unico silenzioso testimone del mio incontro con quel ragazzo dagli occhi grigi.

Il suo volto mi ha tormentato per tutte le restanti lezioni e ancora ora ,se ci penso, sento degli strani brividi lungo la schiena e il rossore salirmi stranamente alle guance.

- Se vuoi puoi venire in macchina con me, zio Goten e Valese …  – mi propone Pan mordendosi poi la lingua riscoprendo il suo piccolo errore.

- E subirmi i ridicoli discorsi di miss-cipria sull’importanza vitale del correttore? No, grazie per stavolta passo! – rispondo con una risatina divertita, contagiando pure Mar che a differenza di Pan non ha colto la nota incrinata e malinconica della mia voce.

Dannazione!

- Va bene! Ci vediamo oggi pomeriggio allora, sicura che per i tuoi non sia un problema? – mi chiede precisina e rispettosa la bionda iniziando a camminare verso la sua motocicletta che la porterà verso la casa del genio.

- Almeno che non veniate seguite da qualche demone che vuole distruggere la Capsule Corporation e che intende conquistare il mondo credo che non sia un problema … - rispondo ironica ricevendo il classico scappelloto da parte di Pan e l’occhiata al vetriolo di Mar.

- Un giorno ti taglierò quella dannata lingua che hai ancora prima che tu possa dire una sola delle tue diavolerie! – mi accusa la Son portandosi le mani ai fianchi e roteando in maniera teatrale gli occhi scuri.

Marron ,vicino a lei, annuisce convinta per sottolineare ancora di più la cosa.

Mi trattengo visibilmente per non scoppiare a ridere loro in faccia e con sguardo serio rispondo.

- Il giorno che questo accadrà sarà anche il giorno in cui tu Pan riuscirai a dire una certa cosa ad un certo ragazzo che guarda casa possiede i mi… -

- BRA! Volatene nell’antro stregaccia!!! – mi rimprovera la Son visibilmente in imbarazzo e rossa come un peperone, indicandomi poi con l’indice il cielo.

La bionda si limita a fissarci confusa mentre io ,scoppiando a ridere, le saluto con la mano e sfreccio via nel cielo prima che qualcuno possa vedermi.

Volare credo che sia una delle poche cose che mi piace davvero fare.

Sarà per la mia natura ribelle e libertina o per il sangue sayan ma mi sento sempre infinitamente meglio quando avverto il vento freddo scompigliarmi i capelli e la sensazione di vuoto e immenso sotto di me.

Tutti i problemi sembrano scivolarmi addosso come sabbia e tutto sembra piccolo e facile da quassù.

Chiudo gli occhi lasciandomi andare a questa sensazione di pace che per un attimo mi fa pure dimenticare chi sono.

Un brivido freddo lungo la schiena però mi riporta duramente alla realtà facendo galoppare il mio cuore a mille.

Posizionandomi con la schiena eretta inizio a guardarmi sospetta in torno come se mi aspettassi di poter essere attaccata da un momento all’altro.

Tutti i miei sensi sono in uno stato di allerta e avverto delle gocce di sudore imperlami la fronte corrucciata per la concentrazione.

Poi solo un fruscio e una strana risatina dietro di me mi fanno voltare di scatto e sobbalzare leggermente.

Tutto quello che vedo è così confuso che mi sembra di essere ripiombata in uno dei miei strani incubi.

C’è una figura incappucciata che sogghigna, avvolta da un’aura tetra e cupa che sta pian piano avvolgendo anche me e ogni cosa che mi circonda.

Non riesco a guardarlo in faccia perché il cappuccio gli copre gli occhi e il naso e la mantella gli arriva fino alle caviglie.

Continua a ghignare mentre la mia ansia inizia ad aumentare e la sua aura si espande circondandomi.

Deglutisco, per poi urlargli contro.

- Chi sei?! –

Non mi arriva nessuna risposta e il tempo sembra fermarsi per un periodo infinito.

Poi accadde tutto in attimo.

La figura nera si getta contro di me e mi trapassa come se fossi un fantasma.

Sento il sangue congelarmi nelle vene, le forze venir meno e il fiato corto in gola.

- Fatto – è l’unica cosa che sento dalla voce ovattata del mio assalitore, mentre chiudo gli occhi e mi lasciò cadere al suolo in completa balia del vento.

Poi … solo buio …

 

Angolo dell’autrice …

Eccomi qui ^^

So che questo cap è più corto degli altri ma adoro i finali ad effetto *.* e aggiungendo un altro pezzo avrei tolto tutto il mistero ^^”””

Cmq vorrei fare solo un’ultima piccola nota : il primo pezzo ( quello con Valese e Day) è volutamente fatto al passato poiché si svolge prima del pezzo dove racconta in prima persona Bra.

Spero che non vi abbia creato troppa confusione >.<

Un saluto speciale ad Ariadiluce, Yori e La Scrittrice per aver recensito lo scorso cap XD

Ringrazio anche chi legge soltanto :)

Alla prossima

Delphinium  

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Capitolo 8
*** Presentazioni rimandate ***


Presentazioni rimandate …

 

Con un movimento adirato della mano l’uomo fece cadere a terra la sedia in acciaio dove solo un attimo prima era seduto comodamente a gustarsi la sua vicina vittoria contro il popolo che aveva lanciato contro di loro una crudele e sanguinaria pena di morte.

Strinse talmente tanto il pugno davanti al viso contratto e infuriato che la figura scura che aveva davanti si stupì di non notare qualche piccola goccia di sangue imperlare il guanto grigio che il suo interlocutore indossava

- COME SAREBBE A DIRE CHE IL PIANO NON HA FUNZIONATO?! – gli urlò contro l’uomo facendogli scuotere leggermente le spalle dalla sorpresa per il tono fin troppo alto che aveva usato.

Le pareti della stanza sotterranea ,dove erano soliti fare i loro incontri, tremarono leggermente e avvertì chiaramente il proiettore che creava la sua immagine spostarsi come in discesa verso sinistra.

- Non so che dirvi mio signore, la ragazza sarebbe dovuta trovarsi direttamente al cospetto del cristallo ma … - iniziò a giustificarsi un po’ intimorita la figura ad ideogramma cercando anche lei di spiegarsi il perché dell’azione fallita di prima.

- MA?! – chiese furioso il suo signore avvicinandosi al congegno che lui stesso aveva creato.

Il suo interlocutore ringraziò qualche divinità lassù di non essere veramente al cospetto di quell’uomo e deglutendo a fatica continuò il resoconto dei penosi fatti accaduti.

- Ma la ragazza è riuscita a fuggire al mio attacco.- concluse in tono grave rivivendo nella mente tutte quelle serie di scene che aveva vissuto solo qualche minuto prima.

La principessina era lì, avvolta dalla sua aura nera in completa balia del suo potere invece poi si era volatilizzata.

Era bastato sbattere le ciglia per un minuscolo secondo che la figura che precipitava nel suo piano era completamente scomparsa.

L’uomo digrignò i denti per lunghi e vibranti secondi che al suo interlocutore parvero millenni.

Poi ,sbattendo energicamente il pugno sul palmo dell’altro mano, ritornò con la sua espressione seria e calcolatrice di sempre.

- È chiaro che qualcuno sta cercando si sabotarci … - dichiarò rigido con un tono di voce talmente freddo che avrebbe potuto ghiacciare l’intero pianeta.

- Chi? – volle allora sapere curioso l’altro alzando scettico un sopracciglio scuro e sottile.

- Speravo sapessi rispondermi tu a questo domanda … - rispose quello fissandolo duramente in quelli che dietro il cappuccio nero dovevano essere i suoi occhi.

- Io non ho avvertito nessuna presenza mio signore.- affermò convinto, stringendo i pugni lungo i fianchi sentendo quel discorso come un’offesa alle sue capacità di avvertire aure nemiche in avvicinamento e di saper cogliere in una maledetta trappola una stupida e insignificante ragazzina.

Prima di rispondere l’uomo sputò di lato e incrociò le braccia al petto mettendo così in risalto i muscoli perfetti delle lunghe braccia.

- Se quest’essere è riuscito a bloccare il tuo attacco deve essere per forza molto arguto e potente – decretò pensieroso, iniziando a camminare avanti e indietro per il perimetro della stanza lugubre.

La figura preferì rimanere in silenzio ad osservare i movimenti rigidi del suo padrone e l’espressione contratta e adirata del suo volto.

Poche volte lo aveva visto così in visibilio e dentro di se sperò di non essere mai a sua portata di mano quando ciò succedeva.

L’uomo fermò di botto la sua avanzata e si girò a fissare nuovamente l’immagine.

- Ti farò avere notizie al più presto, ora ritorna a sorvegliare la sayan e bada che non voglio più avere delusioni da te! – lo liquidò serafico con un sorrisetto malvagio che riuscì a congelargli il sangue nelle vene.

- Come desidera mio signore – rispose inchinandosi, per poi svanire velocemente dalla sua vista sperando che non l’avrebbe più richiamato finche non avesse smaltito la tutta rabbia e , in cuor suo , sperò anche che ci mettesse parecchio.

  

                                                            ********************

 

 

Apro leggermente gli occhi stordita, come se fossi rimasta addormentata per giorni interi e mi ritrovo seduta a terra sul terrazzo di un palazzo, non sapendo nemmeno come diamine sono arrivata lì.

Cercando di tirarmi un po’ su con la schiena mi passo sue dita a massaggiare le palpebre sentendo come se un trapano mi avesse appena forato il cervello.

- Ma dove … - sussurro stanca portandomi una mano alla testa e richiudendo gli occhi.

- Finalmente ti sei svegliata … -

Una voce davanti a me mi fa sobbalzare e quando alzò lo sguardo i miei occhi si scontrano con quelli color grigio perla del ragazzo misterioso.

Sorride sornione, appoggiato come me di schiena ma dal lato opposto di quella che sembra la terrazza, di un alto palazzo, degli eleganti quartieri alti della città dell’Ovest.

Lo guardo confusa e anche un po’ impaurita, non sapendomi comunque spiegare nemmeno il perché e il motivo del nostro strano incontro quassù.

- Tu … - inizio cercando qualcosa di sensato da dirgli ma poi degli strani Flash cominciano ad offuscarmi il cervello e ricordo solo di essere partita da scuola per tornarmene a casa e poi … e poi …

Solo buio …

- Cosa ci faccio qui?! – gli sbraito contro, ritrovando il mio vigore naturale, ma mi sento comunque molto stanca e in qualche modo afflitta.

La mia forza sembra essere svanita nel nulla e anche il movimento di apri e chiudi con la mano mi provoca un dolore tremendo.

- Non ricordi nulla … ? - dice, ma più che una domanda la sua sembra una costatazione e vedo il suo sguardo indurirsi leggermente e farsi più serio.

- Ti avevo avvertito che era sconveniente girare da sola, principessa.

- Scusami non avevo capito che il tuo era una specie di avvertimento, la prossima volta cerca di essere più chiaro e … MISERIA!! – non riesco a concludere la frase per via di un dolore allucinante alla testa, che mi costringe a posarvi tutte e due le mani sopra e ad interrompere lo scambio di sguardi tra me e … e?

Lo sento ridacchiare sommessamente e alzando di scatto la testa- cosa che mi provoca una dolore bestiale, dannata la mia irruenza! – gli urlo con odio.

- Che hai da ridere eh? Che tipo, non ti sei neanche presentato e hai anche la faccia tosta di sfottere … -

Un ghigno sibilino adesso gli orna gli angoli della bocca e con voce roca risponde.

- Scusami hai ragione … ma ci sarà tempo per le presentazioni vedrai … -

Alzo scettica un sopracciglio guardandolo dubbiosa.

Questo ragazzo è matto o cosa? Ma perché i tipi appena usciti dal manicomio capitano sempre e solo a me?!

- Non è affatto corretto, tu il mio nome lo sai mentre io no! Inoltre mi devi spiegare anche un’altra cosa … che diamine ci faccio io qui ?! – gli chiedo adirata e se non fosse per il male boia che avverto per tutto il corpo mi ci sarei già scagliata contro e avrei preteso queste informazioni con la forza.

Il ghigno sul suo viso si allarga diventando a parer mio un sorrisetto malizioso e divertito.

Deglutisco, che cazzo gli prende adesso?!

- Sta mattina eri molto più accondiscendete Bra … - sussurra con voce appena udibile e sensuale e non ho neanche il tempo di aprir bocca che in un schioccar di ciglia me lo ritrovo a meno di un passo dal mio viso.

I suoi capelli ribelli e biondi mi solleticano il viso a causa del vento e i suoi occhi grigi ritornano ad incatenarsi magneticamente coi miei.

Mi sembra che il mio corpo abbia improvvisamente dimenticato come si faccia a respirare e le mani sono scivolose e sudate più che mai.

Con un dito inizia a disegnare strane forme sulla mia guancia diafana e di nuovo quella sensazione di pace che avevo avvertito questa mattina ritorna facendomi sentire più leggere ed estremamente bene.

Inizia ad avvicinarsi pericolosamente di più a me ma per quanto spinga le mia mani ad allontanarlo quelle rimangono immobili lungo i miei fianchi.

Mentre credo che il mio cuore stia per uscire fuori dal petto sento le labbra del mio interlocutore posarsi sul mio orecchio e soffiarmi appena queste parole.

- Sappi principessa che questa non sarà l’ultima volta che ci incontreremo … fino ad allora cerca di stare attenta! -

Trasalisco visibilmente, da una parte scioccata e perplessa e dall’altra quasi stranamente emozionata.

Non sapendo se interpretare le sue parole come una sottile minaccia o come una specie di appuntamento mi limito a sbarrare gli occhi confusa.

Chi diavolo è? Chi diavolo è ?

Questo è l’unico pensiero che in questo momento il mio cervello riesce a rielaborare, tutto il resto sembra andato a nascondersi come in una impreparata partita a nascondino.

Poi un brivido lungo la schiena ed uno strano spostamento d’aria riescono a farmi intuire che il mio interlocutore a tolto le tende.

In quel momento non mi soffermai a chiedermi come avesse fatto – anche se la domanda era più che lecita e ovvia – bensì a fissare il punto dove avevo visto i suoi occhi e ad ri –immaginarmeli in testa come per imprimermeli meglio nella memoria.

Sospiro passandomi una mano sulla fronte sudata.

Di certo di cose più che assurde avevo assistito in tutta la mia breve vita ma un ragazzo che appariva e scompariva come un fantasma potevo assolutamente affermare di non averlo mai visto, ne di averlo mai neanche preso in considerazione.

Cerco di alzarmi in piedi e con estremo stupore mi accorgo di riuscirci anche abbastanza facilmente.

Piuttosto insolito visto che fino a qualche minuto fà facevo fatica anche a muovere un arto.

Mi mordo il labbro inferiore pensierosa, poggiandomi poi un po’ seccata alla ringhiera della terrazza.

Da qui riesco addirittura ad intravedere la cupola gialla di casa mia e ricacciando indietro tutte le parole,le sensazioni e i pensieri che l’incontro – di nuovo – con quel ragazzo mi ha scatenato decido di alzarmi in volo e di tornarmene nella mia reggia.

Ho già abbastanza gratta capi di mio senza che quel tipo si ci metta di mezzo …

                                                               *************

Se c’è qualcosa che sicuramente Pan Son odia beh … quello è essere in ritardo.

Soprattutto quando non è lei la causa dei suoi ben quindici minuti di mancato appuntamento, bensì una stramaledetta persona che per sua enorme sfortuna ha non solo un volto ma anche un nome!

Infatti – pensa sbuffando – che se non fosse stato per il fatto che a casa Brief correva gravemente il rischio di incontrare un certo e conosciuto ragazzo fra i vari corridoi, non le sarebbe passato nemmeno per l’anticamera del cervello di restare ferma un ora a fissare scettica il suo – scarso – guardaroba.

Lei ,che è una convinta anti-esteta, trova veramente ridicole tutte quelle ragazzine in calore che la mattina passano più tempo a conciarsi e a riempirsi il viso di quelle schifezze appiccicose piuttosto che a fare colazione con la famiglia.

Non riusciva proprio a capire il perché qualcuno debba per forza badare così tanto alla proprio immagine.

Sin da piccola infatti era stata abituata a vedere più quello che la gente mostrava dentro invece che fuori e fin da allora aveva seguito quel motto alla grande, come degna di ogni Son che si rispetti.

I suoi vestiti non erano mai estremamente attillati e nemmeno molto femminili e a lei andava più che bene così, anche se Bra ,a volte, era davvero tormentosa su questo fatto.

Le ricordava in continuazione che se la moda era stata creata era anche per distinguere un uomo da una donna, e la sua intolleranza per il non vestire gonne o vestitini la mandava letteralmente in escandescenza.

Ma a lei andava bene così!

Le andavano bene i suoi jeans strappati.

Le andavano bene le sue t-shirt un po’ sbiadite e larghe

Le andavano bene le sue scarpa da ginnastica e le sue bandane - tutti i colori - per capelli.

Si, le andavano bene.

Almeno finche non si accorse di essersi presa una colossale cotta per Trunks – accidenti - com’è – carino! - Brief.

Da lì in poi aveva iniziato ad osservarsi meglio e aveva capito che il suo modo di vestirsi e di comportarsi era totalmente non piacente ed effettivamente molto poco femminile.

Le sue forme già di per se non molto prosperose venivano ancora di più celate dalle felpe larghe e i pantaloni sportivi.

I suoi capelli, dispettosi e insignificanti, sembravano ancora più scuri e dritti con quella specie di fazzoletto in testa e la sua carnagione era davvero molto più abbronzata e la sua pelle molto meno curata di quelle di tutte le altre ragazze che vedeva a scuola.

Naturalmente sapeva più che bene di non essere nè bella e affascinante come Bra né elegante e attraente come Marron, eppure fino al momento in cui il suo cuore aveva cominciato ad andare in tilt ogni qual volta il glicine le sorrideva,le parlava,la salutava la cosa aveva assunto per lei un valore pari a zero.

Da quel giorno però tutto aveva iniziato ad avere più peso e aveva iniziato ad elencare tutti i suoi innumerevoli difetti tanto che per fino suo zio - il distratto cronico - aveva notato come ogni mattina ci mettesse un po’ più tempo in bagno e che aveva cambiato il profumo dello Shampoo che usava fin da bambina e che aveva sempre adorato.     

Pan dà una pedata all’anta dell’armadio dopo essersi osservata per la centesima volta ancora sullo specchio della parete ed essersi vista come la più inguardabile delle ragazze.

- Stupida! –  esclama inviperita insultandosi da sola e continuando a dare calci al povero mobilio.

- Stupida e mediocre!-

Altri due calci.

- Stupida,mediocre e illusa!-

Altri tre calci.

- Stupida, maledetta,sciocca Pan! –

Dà un ultimo calcio - più forte dei precedenti tanto che l’anta cade con un sonoro tonfo sul pavimento di mattonelle della stanza - per sfogarsi prima di cadere a peso morto sul suo letto.

Emana un leggero sospiro prima di riportare di nuovo lo sguardo sull’orologio da muro che le ricorda crudele che mancano esattamente meno di venti minuti prima dell’incontro a casa Brief.

- Ma si può essere più idioti di così?! Cosa diavolo mi è saltato in mente … andarmi a prendere una cotta per Trunks … Dende-sama! – arrossisce di botto, solo per aver pronunciato ad alta voce il suo nome.

Si porta entrambe le mani sulle guancie per poi mettersi seduta sul materasso.

In quel momento odiava se stessa,il mondo per aver fatto lui così dannatamente perfetto e lei così totalmente imperfetta e il suo dannato guardaroba che comprendeva solo magliette larghe e pantaloni lunghi.

E di conseguenza odiò ancora di più se stessa per essersi ridotta a pensare che per un ragazzo stesse ribaltando ogni suo più fondato principio e che stesse perdendo ore davanti ad uno stupido armadio insignificante.

Al diavolo … - sbraita, alzandosi di scatto e afferrando le prime due cose che trova fra i vari cassetti ordinati da sua madre.

Una maglietta a maniche lunghe a scollo ovale di coloro rosso vermiglio e un paio di jeans neri, leggermente strappati alle ginocchia.

Lascia sciolti i capelli prendendo la bandana arancione – si quella con cui era partita con lui e il nonno per lo spazio – e se l’attacca al braccio sinistro con un bel fiocco, tanto per dare un tocco personale alla maglietta.

Indossa delle converse e velocemente inizia a scendere i gradini che dividevano il piano superiore dal piano terra.

Si dirige in cucina dove trova suo zio spaparanzato sul divano a vedersi un programma in TV, sua madre che asciuga gli ultimi piatti e sua nonna che rammenta una vecchia tovaglia di pizzo bianco.

- Io vado! – afferma svelta dando un bacio sia alla nonna che alla madre.

- Ok tesoro, mi raccomando salutami tutti – le ricorda Videl sorridendole dolcemente.

- Non mancherò … - risponde la ragazza prima di fare un cenno di saluto anche allo zio e sbrigarsi ad uscire di casa.

Prima però che arrivasse a varcare l’ingresso venne fermata da una mano rigida che l’afferrava per il polso.

La sua sorpresa fu grande quando si accorse che ha bloccarla era proprio suo zio, che di solito non la degnava della minima considerazione, preferendo stare ore a telefono a paralare con quell’oca della sua ragazza o a giocare ai videogame .

- Che c’è? – gli chiede scocciata recuperando la mano.

- Vai alla Capsule corporation ? – le domanda ansioso Goten, distogliendo però i suoi occhi da quelli indagatrici della nipote.

Si, e ora scusami zio ma sono veramente in ritardo! – cerca di svignarsela la ragazza, ma il moro non sembra volerla lasciarla andare tanto facilmente e la blocca per una spalla.

- Senti … - inizia imbarazzato, grattandosi la testa più volte e odiando profondamente il suo migliore amico per avergli conficcato in testa tutti quei pensieri contorti che però sentiva non erano del tutto infondati.

- Mh? –

- Ecco vedi … non n-non è una cosa molto importante in realtà … cioè si … beh … dipende … - Goten partì allora a gesticolare imbarazzato, sbuffando, alzando gli occhi al cielo e grattandosi la testa come se tutto quello potesse dare una risposta alla sua domanda e fargli trovare le parole adatte.

Pan intanto lo fissa a metà tra la scocciata e la curiosa, picchiettando ansiosamente un piede per terra e contemporaneamente sperando che Bra non le facesse una ramanzina delle sue per la sua scarsa puntualità.

Stava per dire allo zio di sbrigarsi quando lui puntò i suoi occhi nei suoi e serio le chiese.

- Ti sembra che Bra abbia qualcosa che non và? – il Son sputa via quelle parole tutto d’un fiato dalla sua bocca come se gli bruciassero nella lingua, rodendosi poi il fegato per paura di doverle ripetere in caso la nipote non ci avesse capito un tubo.

Pan alza un secondo il sopracciglio destro confusa, lo fissa negli occhi per poi alzare con nonchalance le spalle.

- Non che io sappia … - risponde, sa che non è esattamente tutta la verità ma non dà peso alla cosa preferendo schizzare via in cielo prima che lo zio proseguisse con altre insolite domande.

Quello si ritenne non proprio soddisfatto al cento per cento ma almeno avrebbe un po’ calmato quella cosa che gli torturava lo stomaco chiamata angoscia, anche se ancora non sapeva spiegarsi il motivo per cui non riusciva più a non pensare alle strane parole di Trunks di quella mattina.

Sospirò,affondando poi le mani nelle tasche dei pantaloni ed inseguito ritornarsene nella sua postazione sul soffice e comodo divano, sperando vivamente di non pensare più alla questione : sanità mentale di Bra Brief e comp.

La cosa comunque non gli fu affatto facile!

Certo se Pan fosse stata un po’ più attenta e non con la testa fra le nuvole  - a scongiurare in tutti i modi possibili Dende- sama e tutte le altre divinità che conosceva per non farle incontrare il giovane presidente – sicuramente si sarebbe accorta dello strano tono di voce fin troppo agitato dello zio e anche del rossore che gli colorava le gote quando le aveva posto quella semplice domanda.

Ma né lui né lei sembravano aver fatto caso a quei piccoli particolari inquieti che cercavano di far venire a galla qualcosa di strano e incomprensibile, qualcosa di speciale e al tempo stesso pericoloso.

Qualcosa che ancora non aveva un nome …

 

Angolo dell’autrice …

Ciao a tutti ^^

Ecco a voi l’ottavo cap dove abbiamo la ri-apparizione dello strano ragazzo dagli occhi grigi che però non vuole ancora rivelare nulla esattamente come me U.U

Questo cap non mi convince molto soprattutto l’ultimo pezzo XP credo sia colpa di questa dannata febbre che mi perseguita da due giorni ç.ç

Ringrazio tantissimo Fede8755, AriadiLuce e Yori per aver recensito lo scarso cap ^^

Alla prossimaaaa

Baci baci

Delphinium  

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Capitolo 9
*** L'ammiratore segreto ***


L’ammiratore segreto …

Seduta sulla mia scrivania in mezzo a Pan e Marron picchietto nervosa la matita sulla pagina del mio quaderno di matematica, dove una disequazione lunga chilometri sta ancora aspettando che io la risolva.

Generalmente ci avrei messo meno di un minuto a ricavarne il risultato esatto ma in questo momento ho la testa presa da tutt’altri pensieri e l’amica “ x ” è solo una delle tante incognite che in questo periodo invadono la mia vita.

Sbuffo rassegnata, portandomi la matita alla bocca e ,mordicchiandola un po’, cerco di tornare a concentrarmi sul serio.

Ma due occhi grigi mi appaiono nuovamente in testa stordendomi.

Esasperata faccio un lungo respiro profondo per poi voltare lo sguardo prima alla mia sinistra, dove Pan fissa con occhi ridotti a due fessure come se fosse il suo peggior nemico il disegno tecnico che gli ha assegnato il prof, poi alla mia destra dove Mar attenta sottolinea il suo libro di storia e legge mentalmente la lezione rigo per rigo.

Sono veramente tentata dal fatto di raccontare loro tutto quello che è successo oggi ma ,mordendomi indecisa il labbro inferiore, preferisco starmene zitta e rielaborare da sola i miei contorti pensieri.

Il rumore della matita spezzata nella mia mano però attira l’attenzione delle mie amiche su di me.

Perfetto!

- Che ti prende? – mi chiede diretta Mar osservando il mio quaderno bianco.

- Niente – rispondo brusca mentre Pan continua a fissarmi con aria accusatoria.

- Bra,se c’è qualcosa che devi dirci sputala fuori in fretta,il disegno non si fa da solo! –

Il suo tono è duro e seccato ma noto comunque una luce preoccupata in fondo ai suoi occhi color pece.

Sbuffo,grattandomi con la punta dell’indice una tempia.

- Beh … - comincio mentre le immagini del mio incontro con il ragazzo misterioso attraversano come treni impazziti la mia mente.

- Si tratta di quello che è successo in mensa? – mi interrompe Marron fissandomi incerta e scettica.

Già … me l’ero quasi dimenticato …

Annuisco, anche se il mio discorso non voleva entrare sul quel argomento sento che in realtà tutti i fatti successi oggi siano collegati e intrigati fra di loro.

Come un mucchio aggrovigliato di rovi che non mi permette di guardare in faccia il vero problema.

- Effettivamente la tua forza ti sta quasi del tutto sfuggendo di mano,Brief.Cerca di darti una regolata! -  mi suggerisce ironica Pan dandomi delle pacche sulle spalle mentre io le rifilo un’occhiata di traverso.

- Spiritosa … -

- Comunque dobbiamo trovare una soluzione, questi incidenti non devono ripetersi più! – afferma saccente la bionda fissandomi dritta negli occhi come per infilarmi bene in testa questo concetto.

Sospiro – La fai facile tu … - le rispondo un po’ abbattuta disegnando pensosa strani cerchi sul foglio.

- Fosse solo quello il problema … - mi lascio scappare, pentendomene però subito dopo imprecando contro me stessa e la mia linguaccia lunga.

- Cosa? – mi chiedono in coro confuse sia Pan che Marron.

Le guardo, non sapendo se rivelargli ogni cosa oppure tacere ancora un po’.

Ma infondo,cos’ho da perdere?

Le fisso intensamente negli occhi prima di aprire la bocca e parlare – si tratta del … -  

Un forte bussare alla porta della camera però mi blocca, facendomi sobbalzare di brutto.

Fissando scettica e un pò seccata la porta mi alzo dalla sedia mentre sento Pan buttare all’aria squadrette e fogli F4 e gli occhi di Marron puntati sulla mia schiena curiosi.

- Il sogno che faccio … tutto di qui! – rispondo mentendo atona prima di aprire la porta.

Sull’uscio trovo Trunks con un vassoio pieno di lecconerie varie che mi sorride a trentadue denti sornione.

- Vi ho portato qualcosa da mangiare … prelibatezze preparate dalle mie abili mani! – afferma egocentrico gonfiando il petto, salutando poi con un gesto della mano le mie amiche.

Anche non vedendole conosco alla perfezione le loro razioni.

Marron avrà semplicemente risposto con un gesto cordiale del capo mentre Pan sarà arrossita come un peperone prima di rispondere imbarazzata al saluto.

- Ringrazia la mamma da parte mia Nii- san … - gli rispondo io tagliente afferrando il vassoio e poggiandolo nel comò alla mia destra.

- come sarebbe a dire la mamma? – mi chiede lui con una finta espressione sorpresa e offesa.

Ma non ho nessuna voglia di giocare! Non ora …

Faccio roteare gli occhi al cielo prima di appoggiarmi allo stipite della porta con una mano e controbattere.

- Non penserai sul serio che abbia creduto alla tua sceneggiata da quattro soldi,perché ,che io sappia, tu non sei in grado di cucinarti neanche un uovo fritto figurati torte e crostate.-

Sento la risatina trattenuta di Marron arrivarmi alle spalle mentre Trunks mi fissa seccato consapevole di essere stato smascherato.

- E va bene hai vinto … certo che tu e la gentilezza proprio due mondi separati …  -

- Trunks, e-va – po - r a! – scandisco bene le sillabe per fargli afferrare più semplicemente il concetto che vogliamo rimanere da sole, aggiungendo a questo anche un sguardo al vetriolo.

Trunks sospira lagnoso poi incrocia le braccia al petto con un ghigno sibillino e risponde – va bene, va bene … -

Chiudo la porta ma non ho il tempo di fare un passo che sento il suo commento ironico pronunciato a voce fin troppo alta e provocante.

- Lo dico sempre io che ho un mastino napoletano invece che una sorella! –

Un nervo spunta sulla mia fronte e come una furia riapro la porta trovando Trunks di spalle che cammina per il lungo corridoio.

- Che cosa hai detto?! – gli chiedo infuriata ringhiandogli contro.

- Chi? Io? Assolutamente niente … - fa l’ironico fissandomi malandrino.

Dende-sama quanto gli piace dare spettacolo, è veramente odioso quando fa così!

Perfetto! Ritornatene a fare la muffa nel tuo laboratorio allora e lasciaci in pace e comunque la torta al cioccolato non te la lascio! –

Sbatto di nuovo la porta stavolta più forte di prima per poi incrociare le braccia al petto infuriata.

- Bra,poverino … - mi rimprovera Marron seppur visibilmente divertita.

- Mio fratello è un impiccione se lo merita! – affermo, portando poi il vassoio nella scrivania spostando con una mano tutti i miei libri.

Passo poi a fissare Pan che come presa da un sorta di trance fissa imbambolata e ancora tutta rossa la porta da dove prima è apparso il mio Nii-san.

Le schiocco due dita davanti al viso per riportarla di nuovo fra noi ma Pan arrossisce ancora di più e non accenna nemmeno a battere le ciglia.

Sbuffo,poggiando le mani ai fianchi e chinandomi poi verso il viso della Son.

- Fantastico! – esclamo rassegnata – chi l’ha recupera più a questa?! –

Continuo a passare la mano davanti al viso di Pan ma questa non da neanche un segno di vita, tanto che ,ad un certo punto, penso che sia morta sul colpo.

- L’abbiamo persa … - sussurra tranquillamente Mar addentando un fetta di torta con panna e fragole.

Le lancio un’occhiata torva per poi scuotere con forza le spalle della mora.

- PANN!!! –

Sembra riscuotersi e con una lentezza madornale sposta i suoi occhi dalla porta a me.

- Oh … mio … Dende … - sussurra piano portandosi le mani al volto.

Sospiro, ridacchiando poi fra me e me.

- Bentornata fra noi, Son. Cerca di darti una regolata eh?! –

                                                          

                                                               ************

 

Ishtar poggia delicatamente i piedi al suolo di un giardino, di una vecchia villa abbandonata negli alti boschi della regione dell’Ovest.

Non ci vuole di certo un genio per capire che l’abitazione sta pian piano cadendo a pezzi ma il ragazzo sembra non curarsene più di tanto e camminando con andatura flemmatica ed elegante percorre tutto il giardino fino ad arrivare al portone di legno della casa.

Senza nemmeno che il biondo muova un muscolo questo si apre, liberando una nuvola di polvere proveniente dall’interno e facendo scricchiolare il legno sul pavimento della camera interna.

Il giovane entra mentre lentamente il portone si chiude dietro di se.

Quella casa non è di certo il massimo dei confort ma ,per qualcuno che ha vissuto per più di dieci anni sotto terra in attesa che il grande tiranno morisse, quella dimora traballante appare di certo come un piccolo spicchio di paradiso.

Ishtar percorre le varie camere della casa in completo silenzio,solo il rumore dei suoi passi sul pavimento fanno intendere che lui si davvero lì.

Arrivato in quella che una volta doveva essere una lussuosa camera da letto, con tende pregiate e affreschi  oramai rovinati sulle pareti, si lascia cadere sul materasso morbido che non appena avverte il peso del giovane rimbalza su se stesso.

Il ragazzo sospira piano, portandosi poi una mano fra i liscissimi capelli biondo cenere.

L’incontro con la principessina aveva prosciugato tutto le sue energie e – anche se gli costava molto ammetterlo – lo aveva scosso come una corrente elettrica sul filo dell’acqua.

La osservava da molto ormai, seguendola e pedinandola come un’ombra silenziosa e solitaria.

Ma parlarci,farsi vedere da lei era stato molto più difficile di quanto avesse mai potuto immaginare.

E non perché entrare nella sua mente fosse tanto difficile o complicato ma per il modo con cui continuava a guardarlo.

Quegli occhi erano veramente i più azzurri che avesse mai visto in tutta la sua vita inoltre brillavano di una luce particolare, così ardente e determinata che lo ha ammaliato da subito.

Quello della giovane turchina ,pensa, non è un semplice sguardo … no.

E’ lo sguardo di una leonessa coraggiosa e ribelle,di un’altera e fiera regina, di una ragazza che sa quello che vuole e non mostra mai i suoi timori.

In poche parole è lo sguardo di una sayan,della più bella sayan che avesse mai visto.

Anche se lui in realtà non ne aveva conosciuta nemmeno una e si limitava a farsele descrivere da suo padre o dai racconti leggendari di suo nonno, che gli riempiva la testa di uomini e donne con la coda che un giorno si sarebbero ricoperti d’oro e avrebbero sconfitto il tiranno comune : Freezer.

Una dolorosa fitta alla testa gli fa chiudere gli occhi e ricacciare indietro tutti quegli antichi ricordi.

Quando l’emicrania sembra calmarsi un po’ si mette di nuovo a sedere e sposta lo sguardo sulla vecchia specchiera arrugginita della stanza.

Doveva ammettere di aver scelto proprio un bel corpo dove alloggiare.

Gli occhi sono di un grigio intenso e penetrante e hanno un certo-che di selvatico e misterioso,i capelli biondi ricadano lisci e dritti sulla fronte oscurandogli un po’ lo sguardo,il fisico asciutto mostra braccia muscolose e addome scolpito.

Gli ricorda vagamente il suo vero aspetto ma caccia via anche quel pensiero troppo nostalgico e malinconico ma soprattutto ancora troppo vivo in lui.

Sta per tornare a distendersi e cercare una buona volta di tornare a riposare quando l’orologio rotondo che porta al polso comincia a vibrare.

Corruga la fronte perplesso con un’espressione confusa ben stampata nel volto.

Qualcuno lo stava chiamando …

 

                                                      ***************

 

- Aaahhm … - Pan ingurgita l’ennesimo pezzo di torta al limone mentre io e Marron continuiamo a sgranocchiare qualche biscotto al cioccolato, sdraiate a pangia in giù sul mio letto a due piazze, sfogliando le ultime riveste di moda appena uscite.

- Finito! – annuncia compiaciuta la Son pulendosi la bocca con un tovagliolo di carta.

- Ti sei razzolata tutto, non hai lasciato nemmeno una briciolina per il tuo Trunks,vergognati! – la prendo in giro ironica mettendole un finto broncio.

Pan arrossisce appena sulle gote per poi lanciarmi una ciabatta che indossa.

- Smettila di prendermi in giro, stregaccia! Non è colpa mia se tuo fratello è … beh … è! – mi risponde un po’ imbarazzata facendomi comunque una linguaccia a cui contraccambio divertita.

In seguito Pan si butta a peso morto nel letto facendoci rimbalzare tutte e tre.

Prende stranamente anche lei una rivista di moda dal mucchio accasciato sul mio comodino e lo sfoglia con aria pensierosa, arricciando il naso disgustata ogni qual volta che vede una gonna troppo corta e attillata o una modella anoressica con le gambe chilometriche.

Abbiamo mandato i compiti a quel paese e ora ci godiamo un po’ di meritato relax anche perché ,comunque, non sarei riuscita a concludere niente con in mente tutti questi dannati pensieri.

Il telefonino di Marron squilla all’improvviso facendola leggermente sobbalzare.

Incuriosite io e Pan lanciamo un’occhiata verso di lei e notiamo che legge il messaggio velocemente con occhi luccicanti e un sorrisetto agitato.

Ci guardiamo un secondo scettiche per poi ritornare con gli occhi fissi sulle riviste mentre Mar risponde frenetica al messaggio.

Qualche minuto dopo il telefonino ritorna a suonare.

E così anche il minuto dopo e quello dopo ancora,ancora e ancora fino a che ,ad un certo punto, Pan – di cui tutti conoscono la scarsa pazienza e l’infrenabile curiosità – sbotta infastidita ma anche maliziosa in direzione della nostra amica.

- Si può sapere Marron chi è che ti invia tutti questi messaggi?! –

Per la prima volta in vita mia vedo Mar arrossire imbarazzata, tenendo il cellulare stretto sulla mano sinistra con i canini candidi che torturano il labbro inferiore agitati.

- Nessuno … - risponde incerta per poi aggiungere titubante – solo … solo un compagno di classe che vuole i compiti -

Le avrei creduto di sicuro se non fosse stato per il rossore che improvvisamente ha iniziato a colorarle la pelle diafana.

- Certo … - commentiamo sarcastiche io e Pan annuendo per finta.

- Su dai a noi puoi dircelo! – le dico ,guardandola con i classici occhi da cerbiatta, prestazione che mi riesce sempre alla meraviglia.   

Infatti Mar sembra pensarci su un attimo ma poi scuote la testa più volte agitata.

- Vi dico che non è nessuno di importante! – aggiunge.

- Dai,dai,dai … chi è? – le chiede capricciosa Pan, cominciando a saltare sulle ginocchia sul materasso del letto.

- No! Su Pan smettila … – le risponde la bionda stringendosi il cellulare al petto.

Io e la Son ci lanciamo un sguardo complice sorridendo malandrine e pochi secondi dopo siamo addosso a Mar cercando di rubargli il cellulare dalle mani.

Ci riusciamo e mentre Pan tiene bloccata Marron io scorro tra i messaggi ricevuti.

Si ripete un centinaio di volte al giorno lo stesso numero – per me sconosciuto – che Marron ha taggato come “ pericoloso ”.

Incuriosita inizio a leggere gli ultimi messaggio che questo “ tizio ” le ha mandato.

Spalanco gli occhi scioccata non appena comincio a leggere la prima riga.

Complimenti come “ bellissima” ed espressioni come “ tu sei la luce dei miei occhi ” si ripetono con più frequenza ,in ogni messaggio, di una virgola o di un punto.

Rimango sbigottita ridacchiando fra me e me.

- BRA! Ridammelo! – mi urla Marron mentre sta cercando di togliersi Pan di dosso.

- Che c’è scritto? Che c’è scritto? – mi chiede curiosa la Son entusiasta di ricevere novità.

Mi schiarisco la voce prima di iniziare a leggere.

Buongiorno splendore, spero di essere il primo a svegliarti questa mattina … -

Mi fermo un istante per non scoppiare a ridere mentre Pan mi fissa confusa e Mar ha affondato la testa sotto il cuscino imbarazzata.

… il Sole splende alto in cielo ma per me il Sole più splendete sei tu, che illumini tutte le mie giornate con il tuo splendido sorris-

-  Ok,ok hai letto abbastanza ora ,per favore, ridammi il cellulare! – mi ordina Mar super imbarazzata.

Trattenendo una risata glielo restituisco mentre Pan con una faccia scioccata e la bocca che tocca il pavimento fissa prima me poi Marron.

- Nooo! – esclama scioccata la Son puntando un dito contro la bionda e stringendosi un cuscino nel petto.

- Tu hai un ammiratore e non c’è l’hai detto?! – chiede infine sbigottita con i muscoli della faccia tirati per non scoppiare a ridere.

Mar affonda di nuovo la testa sotto un cuscino bisbigliando un “ si ” più triste che entusiasta.

- WoW … - commento io ,ancora visibilmente scioccata dalle troppe parole smielate presenti nel testo del messaggio.

Testo lungo almeno sette pagine e per questo ringraziavo di cuore Mar per avermi interrotto solo all’inizio.

Il mio diabete avrebbe avuto qualche problema sennò.

- Ma è una notizia stupenda! – esulta Pan togliendole il cuscino dalla faccia e abbracciandola di slancio.

- Non si deve mica sposare ,Son! – le faccio notare precisina ma lei mi liquida con un’occhiata storta, continuando poi a sorridere in direzione della bionda che ora con sguardo basso e imbarazzato ha cominciato a giocherellare con una ciocca di capelli.

- Ti piace? – le chiede Pan con occhi luccicanti e sognanti.

La sua maschera di ragazza dura è completamente andata, rotta in mille pezzi dall’euforia di sentirsi raccontare una qualche storia d’amore.

Infatti, per quanto Pan possa sembrare schifiata da queste cose è sempre stata lei la più romantica tra di noi.

Non mi stupisce che si sia presa una cotta per mio fratello,il classico principe azzurro che però di azzurro - almeno dal mio punto di vista - ha solo gli occhi.

Marron intanto si fa piccola piccola e ancora più rossa in volto per poi sospirare e annuire.

Pan lancia un urlo euforico che fa tremare tutta la Capsule Corporation mentre io alzo gli occhi al cielo esasperata ma contenta per la mia amica.

Almeno lei non ha a che fare con un amore impossibile,penso.

Il volto di Goten si fa spazio fra quello del ragazzo dagli occhi grigi nella mia testa, facendomi avvertire il solito brivido lungo la schiena e il solito battito accelerato del mio cuore.

Scuoto la testa ritornando a concentrami su Mar e il suo ammiratore.

- Vi siete già visti? – le chiedo spezzando il monologo di Pan che già aveva iniziato a parlare di abiti da sposa e cerimonie.

Marron si rattristisce un po’ alla mia domanda e scuote la testa.

Problema, mi suggerisce il mio cervello.

- Ah no? Perché? – domanda Pan alzando un sopracciglio scuro.

Marron alza le spalle fingendo indifferenza ma si nota chiaramente il tono deluso della sua voce quando risponde.

- Perché non conosco neanche il suo nome … non ho idea di chi sia! –

Faccio un secondo mente locale.

Ecco il perché di “ pericoloso ”.

- Non ti ha mai rivelato il suo nome? – continua con il suo terzo grado la Son.

- No … - aggiunge Mar moscia.

Pan si porta una mano al mento pensierosa come ad analizzare un qualcosa nella sua mente.

- Da quanto ti manda quei messaggi? – chiedo io alla bionda

- Da un mese circa,prima non gli davo molto conto,poi ha iniziato a diventare insistente e anche estremamente sensibile.-

Il suo tono di voce si fa stranamente dolce quando pronuncia l’ultima parola.

Di solito Mar e quella più razionale e calcolatrice tra di noi, parte del suo carattere che ha sicuramente preso dalla madre.

Non mostra mai il lato più debole di sé, se non in alcuni casi eccezionali.

Mi sembra così strano vederla sciogliere come neve al Sole per un ragazzo che quasi ancora non ci credo.

- Secondo me è uno della scuola! – afferma risoluta Pan distogliendomi dalle mie riflessioni.

Marron si limita ad alzare le spalle.

- Può essere … - aggiungo io anche se non del tutto convinta.

L’avremmo di sicuro notato un ragazzo che sbava a quel modo dietro a Mar,o no?

- Bene ragazze! – se ne esce d’un tratto Pan mettendosi in piedi sul letto con le mani poggiate sui fianchi e un’espressione da grande condottiero in faccia.

Alzo un sopracciglio ironica preparandomi ad una delle sue assurde trovate.

- Da oggi abbiamo una nuova missione … - continua seria annuendo da sola alle sue stesse parole.

- Cioè? – chiediamo in coro io e Marron.

- Scovare l’ammiratore segreto di Mar! – afferma Pan facendoci un occhiolino complice.

- E in che modo ,Holms ? – le domando ironica.

- Beh … qualcosa ci inventeremo siamo o non siamo delle … -

- Aliene? –

- Geneticamente modificate? –

- Genie milionarie? –

- Eroine in gonnella? –

- Io volevo solamente dire ragazze speciali … - puntualizza Pan scuotendo la testa a tutti i nostri commenti saccente come un’insegnate, con l’indice bene alzato davanti al volto.

- Ovvio! – confermiamo io e Mar sarcastiche.

Una risata generale esplode in seguito dentro la stanza.

E finalmente non ci sono più né il ragazzo dagli occhi grigi, né l’incubo di ogni notte, né Goten ad occupare i miei pensieri.

Per la prima volta durante tutta la giornata mi sento una normale ragazza di sedici anni seppur un tantino … speciale.

 

Angolo dell’autrice …

Salve a tutti ^^

Cosa posso dirvi ero stanca di quei cap tutti opprimenti e intriganti e mi sono lasciata trasportare dall’euforia delle feste scrivendo questo “coso” che spero vi piaccia comunque xD

Chi sarà l’ammiratore segreto di Marron? :/

Che si aprano le scommesse XD

Ringrazio di cuore MiladyN e Yori per aver recensito lo scorso cap :D

E grazie anche a tutti quelli che leggono soltanto ^^

Un bacione …

Delphinium 

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Capitolo 10
*** Il Richiamo ***


Il Richiamo

 

La pioggia scende fitta dal cielo, cosparso da nubi nere e dense ,che oscurano il Sole e rendono l’aria fredda e cupa.

Il vento è così forte che sembra volermi graffiare il viso e impedirmi di respirare, e la pioggia battente rende la visuale delle strade confusa e sbiadita.

Con l’ombrello color blu notte aperto sopra la mia testa e la faccia completamente affondata nel colletto alto del mio giubbotto, avanzo svelta in una delle principali strade del centro, costellata da negozi e boutique di tutti i tipi.

Le persone sfrecciano ai miei lati, correndo ai ripari dentro qualche negozio o sotto qualche tendone di un bar.

I fulmini dividono il cielo nero in due parti e il rombo di un tuono ,subito dopo, è talmente forte da sovrastare il ronzio fastidioso dell’auto che sfrecciano nelle varie corsie, liberando nuvole di gas tossico che rendono l’aria irrespirabile.

Sento le mie mani farsi sempre più fredde e la mia vista farsi sempre più appannata a causa di tutta questa stramaledetta pioggia.

È sabato pomeriggio.

In teoria, a quest’ora ,dovrei già essere a casa a prepararmi per uscire con le mie amiche ma, purtroppo ,ho un problema urgente che devo risolvere entro queste due ore che mi rimangono.

Domani è il compleanno della nonna e io – come al solito – non le ho ancora comprato niente.

A dire il vero, questa settimana ,ero troppo presa dai miei pensieri e dai miei guai per avere la voglia e la pazienza di preoccuparmi di chiunque mi stesse attorno.

Avevano cominciato a darmi fastidio anche i Robot-Domestici che girano per casa, e che non emettono nessun suono se non quanto passano l’aspirapolvere.

In testa ho come una specie di tarlo-tormento, dove gli occhi grigi di quel ragazzo sconosciuto non la smettono mai di fissarmi e di studiarmi come un continuo test psichico.

Ma non vedo quello strano tipo dall’ultimo nostro incontro sul tetto, quando mi sono svegliata inerme e senza forze su una terrazza, esattamente quattro giorni fa.

Le mie notti sono sempre piene di strani incubi : da scimmioni enormi che distruggono tutto a baratri neri e sconfinati dove ,senza una ragione apparente, mi perdo e non riesco mai ad uscirne, se non quando mi sveglio, ansimante e stravolta come se avessi lottato per ore e ore contro un nemico invisibile.

E poi sempre quella specie di richiamo … quella specie di voce che mi cerca … subdola e incantatrice.

Che cos’è? Chi è ?

Sono le domande più ricorrenti che mi pongo, quelle che mi spaventano di più.

Sto diventando pazza …

Sbuffo e una nuvola di vapore esce dalla mia bocca mentre ,con sguardo attento, scruto tutte le vetrine di ogni negozio alla ricerca di qualcosa che vada bene e che possa piacere a mia nonna.

Non che lei avesse gusti difficili, si accontenta di qualunque regalo, basta che sia fatto con il cuore.

A dire la verità penso che questa sia una neina che si ripete fin da giovane, quando il nonno ,per San Valentino, invece di regalarle un pacco di cioccolatini o un cuore gigante di peluche gli mostrava i nuovi prototipi di air car.

Col tempo deve averci fatto l’abitudine ,così come anche mia madre.

Anche se ,i due punti di vista, sono estremamente differenti.

Mi fermo alla vista di un negozio di fiori e ,per un possibile acquisto, vado a fare una sbirciatina lì dentro.

Mi accoglie un signore sulla mezza età ,completamente calvo e alto tre volte la mia testa.

Ha un’aria seccata, per nulla cordiale o affabile e si limita a lanciarmi una lunga occhiata dietro il giornale che sta leggendo, seduto dietro un bancone di metallo grigio,  mentre io, con la massima indifferenza, poggio l’ombrello al lato dell’entrata e inizio a dare un’occhiata alle piante grasse ,che sono le preferite della mia stravagante nonna.

Sento lo sguardo perforante dell’uomo dietro la schiena squadrarmi, come se fossi una qualche specie di mentecatto evaso dal manicomio.

O una ragazza a cui è appena spuntata la coda.

Scuoto forte la testa a questo pensiero e ,alcune goccioline d’acqua, scivolano giù dalle punte dei miei capelli umidi e un po’ gonfi per l’umidità.

Inizio ad osservare le piante ,una a una, lentamente.

Non sono una grande esperta di questo settore ma ,ricordo che il nonno, quando era ancora molto piccola e soprattutto ancora innocente, aveva fatto una lezione di giardinaggio a me e a Trunks, sotto lo sguardo rassegnato di mia madre e quello sconcertato di mio padre.

Qualcuna di queste particolari piante emana un buon odore, altre sono belle da vedere magari all’entrata della casa, altre hanno una forma particolare e stravagante come se provenissero da un altro pianeta.

Nessuna di loro comunque, attira di molto la mia attenzione.

Delusa faccio un cenno di saluto all’uomo, prima di riaprire l’ombrello e uscire.

La pioggia mi ri-accoglie fra le sue braccia fredde e taglienti.

Un brivido mi attraversa la schiena mentre l’orologio di una chiesa alle mie spalle rintocca le sette.

Pan e Marron saranno già in viaggio verso casa mia.

Mi stringo forte dentro il mio capotto, prima di ricominciare la mia caccia al regalo.

Entro ed esco da vari negozi, non trovando mai niente che mi colpisca al punto tale da comprarlo.

La pioggia non ha intenzione di placare la sua furia così, stanca e demoralizzata ,mi affretto a sedermi dentro un piccolo Bar verso la fine del corso.

All’interno ci sono poche persone, molte delle quali però bagnate fradice dalla testa ai piedi, venute a stare qui alla ricerca di un riparo sicuro.

Mi accomodo in un piccolo tavolino vicino all’entrata e ordino un caffè bollente.

Con lo sguardo, scorro l’altra fila di negozi, che c’è dall’altro lato della strada.

Una gioielleria, una farmacia, una profumeria e un … un?

Il mio sguardo indugia su un piccolo negozietto dalla vetrina imbandita di luci colorate e strani oggetti.

Strano,penso.

Non avevo mai fatto caso a quel piccolo negozio d’antiquariato.

Bevendo velocemente il caffè ,che il barista mi ha portato e pagando il conto con un paio di monete, esco di nuovo per strada ,con l’ombrello aperto e fradicio sopra la testa.

Come attirata da quella luce tenue e da quella vetrina illuminata, attraverso la strada ,evitando pozzanghere piene di fango e lo sfrecciare veloce delle auto in corsa.

Quando arrivo mi soffermo sulla vetrinetta di vetro, dove esposti ci sono degli antichi vasi in terracotta e delle statuette di legno scolpite a mano.

Poi degli oggetti particolari come : medaglioni, cornici, bastoni da passeggio e orologi da taschino.

Sembra che ogni uno di essi brilli di luce propria, raccontando un piccolo frammento di storia a cui appartengono.

Incuriosita, varco la porta del negozio.

L’aria qui dentro è calda e accogliente, così come la melodia di un’orchestra di sottofondo che echeggia per la stanza unica del negozio.

Un’anziana signora è seduta dietro alla scrivania ,dove si trova una piccola cassa, su una strana sedia a dondolo di legno che scricchiola ad ogni suo movimento.

Alza un istante gli occhi piccoli su di me, mi vede e mi porge un sorriso cordiale.

- Benvenuta … -

La sua voce sembra provenire da un altro tempo, profonda e soave come un antico cantastorie.

Lentamente si alza e mi guarda dritta negli occhi.

Il suo sguardo e più amichevole di quello dell’altro commesso alla fioreria.

Sembra voglia leggermi dentro, ma con calma ,come se si aspettasse che ,da un momento all’altro, io debba fare qualcosa che già lei conosce.

Deglutisco ,non sapendo neanch’io il perché, iniziando a dare un’occhiata intorno.

Il pavimento di legno ,sotto i miei piedi, è sovrastato da vecchi tappeti persiani, ogni uno con una decorazione diversa.

Il lampadario ,appeso al soffitto alto, ricorda vagamente quello delle grandi sale da ballo, nei palazzi dei nobili.

Solo che, dove un tempo ci dovevano essere delle candele ,ora ci sono delle lampadine, che proiettano una luce gialla e fioca per rendere l’ambiente più tenue e stranamente … familiare.

Ai lati delle pareti, sono appoggiate mensole e librerie piene zeppe di strani oggettini colorati e di libri vecchi e polverosi, affiancati ad essi ,negli scaffali della parete sinistra, c’è un vecchio orologio a pendolo che scandisce ogni secondo con il ticchettio delle sue lancette un po’ arrugginite.

Al centro ,a qualche metro di distanza dalla scrivania di legno e dalla sedia a dondolo, c’è un grande tavolo in legno rettangolare, dove sono esposti le più svariate forme di vasi di ceramica e terracotta.

All’entrata ,attaccati negli stipiti della porta, ci sono due gatti ,alti quando un bambino di tre anni, di legno scuro che poggiano sulle zampe posteriori e sembrano fissare chiunque entri con i loro occhi vuoti e inespressivi.

Fanno pensare all’antico Egitto, così come anche tutti i papiri ,esposti in semplici cornici, nelle pareti di fronte all’entrata.

- Do un’occhiata in giro … - sussurro, sbottonandomi i primi due bottoni del giubbotto.

La signora mi sorride flebilmente, stretta nel suo vestito scuro di maglieria a tema floreale.

Il viso scavato ,con rughe marcate che sembrano sfregiarle in due la pelle, e un paio di occhiali rotondi ,che le nascondono gli occhi piccoli e verdi, poggiati bassi sopra un nasino alla parigina.

Con lo sguardo attento ad ogni oggetto, faccio un piccolo giro attorno il tavolo.

Non so spiegarmi bene il motivo, ma è come se mi sentissi attratta da tutti quei piccoli utensili, anche da quelli in apparenza più inutili e insignificanti.

Sento ancora lo sguardo della signora su di me e allora ,con un sorriso a mezza bocca, mi rivolgo a lei … cordiale.

- Sono molto belli … - parlo a bassa voce per non intralciare quella strana sensazione di pace,tranquillità e silenzio che alberga qui dentro.

Come se il resto del mondo, fuori da queste quattro mura ,non esistesse.

Il fruscio incessante della pioggia e i ruggiti gracchianti delle auto in corsa, ora mi sembrano solo un vecchio ricordo, talmente distante e lontano da me da non farci neanche caso.

- Stai cercando un regalo per una persona speciale? –

La domanda della donna mi fa sussultare leggermente e fa spostare il mio sguardo dal piccolo carillon che stavo guardando ai suoi occhietti vispi e verdi.

- Si … - rispondo, senza pensare ,spinta dalla stessa forza che mi ha fatto entrare in questo negozio.

- Ooh, allora ho quello che fa per te ,mia cara – mi comunica allegra ,con le mani intrecciate dietro la schiena e un sorrisetto compiaciuto sulle labbra sottili.

La seguo senza dir nulla, fidandomi.

La donna cammina con passo calmo e regolare ,senza emettere alcun suono ,mentre i miei stivaletti con tacco cinque provocano dei ticchettii fastidiosi quando vengono a contatto con il legno del pavimento, interrompendo così quella pace che regna sovrana.

La voce di un cantante lirico mi entra leggera nelle orecchie, così come il suono melodico dell’orchestra che segue.

Sembra una ninna nanna : lenta e dolce.

Girando di nuovo intorno al tavolo, la donna mi porta alla vetrina dove ,leggermente nascosto da un portagioie ricoperto di perline bianche e un orologio d’oro da taschino, si trova un ciondolo dove incastonata vi è una pietra luccicante ,che sembra brillare di luce propria e fare risplendere la stanza più delle lampadine su il lampadario ottocentesco.

Lo fisso incantata, non riuscendo più a distogliere il mio sguardo da esso.

Avverto dentro di me la voglia infrenabile di averlo, di stringerlo, di toccarlo.

Come se mi chiamasse … come se stesse aspettando me.

La mente mi si fa improvvisamente pesante e il mio corpo trema scosso da brividi.

- Co- cos’è? – chiedo titubante, la voce stranamente spezzata e flebile che stento a riconoscermi. 

Sembra una pietra preziosa, ma non ne ho mai visto di questo colore e soprattutto di così brillanti.

Nemmeno un diamante favilla in quel modo.

La donna continua a sorridermi, con ancora il prezioso oggetto in mano ,mentre sento il mio fiato diventare sempre più corto e la mia forza scorrermi impetuosa nelle vene.

È una sensazione strana in realtà, che mai avevo provato.

Il mio corpo sembra da una parte inesorabilmente attratto da quell’oggetto ,dall’altra è come se lo temesse ,che mi supplicasse di stragli alla larga.

Ma la testa è pesante e senza nemmeno rendermene conto alzo la mano come per sfiorarlo.

Ma mi fermo a metà indecisa.

- Questo è un cristallo molto particolare cara … - mi rivela la donna, ridacchiando sommessamente ,con un’aria saccente da grande intenditrice.

La mia bocca è secca, e anche se avessi voluto non sarei riuscita a spiccicare più nemmeno una parola.

Mi sento così inerme come in balia di qualcosa di molto più grande di me, qualcosa che mi spinge a compiere queste determinate azioni.

La donna mi guarda e annuisce tra se e se ,prima di continuare a parlare con la sua voce calma e caotica - … ne esiste solo uno in tutto il mondo di questi … solo uno … -

Le sue parole echeggiano dentro la mia mente come una neina stordendomi e confondendomi.

PRENDILO!

Mi ordina una voce nella mia testa con tono duro e freddo.

PRENDILO, ADESSO!

Ma la mia mano è ancora ferma lì, a mezz’aria indecisa e spaventata.

La donna sfrega un dito ossuto sulla parte in metallo che riveste il cristallo, poi sulla catenina lucida in argento.

- Non ti piacerebbe portarlo … Bra? – continua , ma ormai non la sto più a sentire, persa nei mille pensieri che in questo momento invadono la mia mente scombussolata e turbata.

Qualcosa mi sta chiamando … qualcosa.

Una serie di Flash invadono la mia mente e l’ultima immagine che vedo – prima di lasciarmi andare in balia delle mie sensazioni - netta e altera è la figura lattea di una scintillante Luna Piena che brillava orgogliosa su un vasto cielo nero e privo di stelle, poi avvicinai le mie dita, sfiorando appena nel centro quel ciondolo rotondo che brillò ,e la sua luce mi invase per un momento interminabile ,facendo scomparire ogni cosa intorno a me.

La Luce poi ,venne sostituita dalle Tenebre più nere, e tutto … calò nell’oblio.

 

Qualche minuto prima, Capsule Corporation …

 

Vegeta ,con un asciugamano sulle spalle e una lattina di birra gelata sulla mano destra, fissava attento le gocce di pioggia scagliarsi contro il vetro della vetrata, della cucina di casa sua.

Ipnotizzato da quella danza, sembrava completamente immerso nei suoi pensieri, assorto totalmente nel suo mondo.

Lo sguardo era vacuo come alla ricerca di un punto non distinguibile sotto quel manto scuro di cielo, che si divertiva a lanciare scintille e a buttar giù acqua a catinelle.

Portò un altro sorso di birra alla bocca, bevendo avidamente ,come per distrarsi dai suoi introversi pensieri.

Sentiva che c’era qualcosa là fuori.

Qualcosa che non andava, o che non andava esattamente come doveva andare.

Eppure ,si ritrovò a constatare indispettito, non avvertiva assolutamente nulla ,se non qualche scarica di energia dovuta ai fulmini violenti che si scagliavano dal cielo sinistro di quella sera.

Ma la sensazione era quella di sempre, impossibile e troppo crudele per non poterla riconoscere.

Era la stessa di quando aveva visto per l’ultima volta quello che un tempo era il suo pianeta o quando ,la notte prima del risveglio del mostro - panzone - rosa, non era riuscito a chiudere occhio.

Qualcosa non andava, ne era sicuro.

E il fatto di non sapere di che cosa si trattasse lo rendeva particolarmente irritato, ansioso e nervoso.

La lattina si attorcigliò come semplice carta velina sotto la presa ferrea della sua mano e il liquido biondo si riversò per tutto il suo palmo gocciolando poi sul pavimento di marmo bianco e lucido.

Bulma lo colse proprio in quel momento - dopo aver fatto accomodare Pan e Marron in salotto, spiegando loro gentilmente che Bra sarebbe arrivata a momenti - e con un’aria scettica e allo stesso tempo angosciata gli chiese diretta – Vegeta, che hai, che succede? –

La voce della compagna fece sussultare il sayan leggermente, e quando quest’ultimo posò i suoi occhi su di lei non seppe esattamente cosa risponderle ,perché neanche lui era ancora riuscito a darsi una risposta.

Decise di non considerarla proprio, e si sedette su una delle sedie attorno al tavolo rotondo, posando quel catorcio di metallo che una volta era la lattina su di esso.

- Ho fame! – proclamò autoritario, seppur con voce distante e assorta.

L’espressione scrutatrice nel volto della moglie però ,non si dissolse nemmeno per un istante.

Continuava a fissarlo sfacciata, sull’uscio della porta ,con le mani sui fianchi e la fronte aggrottata e pensierosa.

Vegeta sbuffò infastidito, non comunque intenzionato a dirle qualcosa di più.

Ma non c’è ne fu bisogno.

Il suono assordante di un tuono nella tempesta, le luci che saltarono l’attimo dopo all’unisolo in tutta la città, il silenzio che calò inesorabile dentro e fuori l’abitazione, e le tenebre che li avvolsero con il loro manto oscuro e devastante, risposero per lui.

 

Angolo dell’autrice …

Eccoci arrivati finalmente al momento clou di tutta la storia >.<

Spero di aver descritto tutto alla ben meglio e di non avervi confuso troppo le idee …

Ringrazio di cuore : MiladyN, Mimi93 , Fede8755 e Yori per aver recensito lo scorso cap ^^

Grazie anche a chi legge soltanto …

Un bacio,

Delphinium :)

  

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Capitolo 11
*** Darkness ***


Ciao a tutti ^^

Eh sì come potete ben vedere sono ritornata >_< non potevo di certo abbandonare la mia storia in un momento così critico e cruciale, così mi sono arrotolata le maniche, messa a posto le idee, lottato contro la mia ispirazione che non ne voleva sapere proprio di arrivare e mi sono rimessa davanti alle pagine di questa fan fic a cui, essendo stata una delle mie prima “creazioni”, sono ancora molto affezionata.

Solo che fra scuola, amici, altre storie ancora inconcluse e quant’altro non ho avuto molto tempo da dedicargli …

Tutto ciò ovviamente non giustifica il mio madornale ritardo ^^”

Spero di riuscire a farmi perdonare con questo nuovo capitolo, che è scritto al passato in quanto non narrato in prima persona da Bra.

Vi lascio alla lettura ... 

BellaLuna :) 

 

 

Capitolo Undici : Darkness

 

Trunks, dall’alto del suo ufficio, all’interno dell’enorme e illustre azienda di famiglia di cui si era ritrovato ,per volere ereditario, giovane presidente, fissava, con una malcelata preoccupazione, il manto di velluto nero che si estendeva a vista d’occhio al posto del cielo e avvolgeva l’esili forme della città ,non permettendo a nessuna luce di rischiarare quello scenario spettrale e lugubre che però ,solo qualche minuto prima, era stato vivo e luminoso come ogni giorno.

Una strana sensazione di angoscia gli mozzò il fiato in gola e gli occhi non smettevano di saettare da un punto all’altro del cielo, come se da un momento all’altro si aspettassero di vedere apparire qualcosa.

Qualunque cosa che giustificasse quell’improvviso calo di sipario oscuro che faceva arrovellare i suoi - già parecchio esasperati - neuroni alla ricerca di una spiegazione logica e razionale che però, in realtà - e cominciando a pensare più come un terrestre normale che come un indistruttibile guerriero saiyan - non aveva niente di logico o umanamente sensato.

Pertanto ,e forse fu più quella consapevolezza che l’improvviso sentore di pericolo che lo colse prepotentemente in pieno, abbandonò volando ,davanti agli occhi più che sbigottiti della sua assistente, la sua gabbia di cristallo, sfrecciando come un bagliore improvviso nel cielo, verso una meta di cui conosceva a memorie le fattezze.

Una volta raggiunta la rotonda e gialla abitazione targata Capsule Corporation la sua prima – più che stupita - constatazione fu che il padre si trovasse ancora lì e che non fosse andato via anche lui per riuscire a trovare una risposta concreta a tutte quelle domande che sapeva per certo stessero arrovellando anche il cervello del genitore.

Solo un evento poteva comportare l’improvviso buio denso e vorticoso che li stava avvinghiando come spire e non era possibile che ,dopo tante e dure lotte e continui sacrifici, il tutto stesse procedendo così come era iniziato molto tempo prima.

No, non poteva essere.

Quando atterrò in giardino riuscì a percepire la presenza di due aure nuove a cui ,normalmente, associava anche la presenza di una terza, senza ombra di dubbio molto più familiare.

Eppure in quel momento mancava.

Così, la sua seconda constatazione ebbe la capacità di schiaffeggiargli il viso come una folata di vento troppo forte e gelido e rovesciargli addosso tutte le sue più temute paure che in quei giorni non facevano altro che riempirgli la stessa di domande.

Dov’è Bra?

- Trunks! – non appena arrivato il richiamo ,e il seguito sospiro di sollievo di sua madre, lo accolsero insieme all’occhiata impenetrabile che il padre gli stava rivolgendo, nascosto nella penombra delle candele dell’ingresso.

Marron fissava in ansia il nuovo arrivato, poi sbirciava fuori sperando di scorgere ,aldilà delle tende lilla, la figura minuta della propria amica, così come Pan che sembrava si stesse concentrando al massimo per captare qualsiasi segnale potesse rassicurarla e permettere così alle sue paure di tornare a rintanarsi lontane.

Persino la presenza di Trunks ,in quel momento, le appariva di secondaria importanza, schiacciata da una sensazione sgradevole che si divertiva a strisciarle viscida lungo la schiena e a metterle i brividi.

Quasi come un pungente senso di colpa … ma per cosa?

- Hai visto qualcosa lì fuori? – domandò Bulma, rivolgendosi al figlio maggiore che scosse la testa mormorando un “no” con la mente rivolta altrove.

Poi sbuffò e portò una mano a scombinare la chioma glicine in un gesto che esprimeva tutta la sua confusione.

- Mi sarei sorpresa del contrario … - aggiunse sicura la terrestre e tal punto Trunks le rivolse completamente la sua attenzione.

- Che vuoi dire? –

- Ho controllato il radar : le sfere non ci sono più, perciò o siamo di fronte a una eclissi di Sole anticipata e anche parecchio potente aggiungerei, oppure qui c’è qualcosa che non va –

- Purtroppo temo che scarteremo la prima opzione.- rispose in tono esasperato la giovane Son, lo sguardo spento e i sensi totalmente in allerta.

Trunks le rivolse uno sguardo nell’ombra placida che li circondava e stese le labbra a formare un sorriso sterile che sperava riuscisse a tirarla un po’ su di morale.

Pan ricambiò il sorriso allo stesso modo e poi si strofinò le mani sulle spalle.

- Fa così freddo … - mormorò fra sé e sé e una nuvoletta di vapore uscì fuori dalle sue labbra screpolate.

Marron annuì pacatamente e strisciò al muro fino a sedersi a terra.

Non era mai stata una guerriera lei ,ne si era mai lontanamente sentita tale, perciò l’unica cosa che sapeva potesse fare era aspettare.

Aspettare che il tutto venisse risolto da qualcun altro e che la sua vita fosse ritornata a scorrere come di regola.

Solo qualche ora prima, pareva tutto così normale da darle l’impressione di condurre una vita comune ,come tutti gli altri, ma bastava un semplice black-out e un drappo di velluto nero e paralizzante steso al posto del cielo a far precipitare al suolo il suo immaginario castello di carte.

Sentì Pan fremere al suo fianco, mentre Vegeta scivolava via nell’oscurità della casa, Trunks registrava e riordinava mentalmente i vari avvenimenti ,immobile come una perfetta statua di marmo, e Bulma solcava a grandi e ansiose falcate il pavimento della Hall, sperando che da un momento all’altro la porta si aprisse di nuovo e una ragazza dalla chioma turchina e il sorriso impertinente facesse la sua energica irruzione.

Ma erano passati vari minuti, il buio continuava a tenerli prigionieri e di Bra nemmeno l’ombra.

- Vado a cercarla! - proclamò d’un tratto perentoria la giovane Son, l’espressione decisa di una generalessa pronta a dar guerra e i pugni serrati lungo i fianchi.

Marron sorrise, perché ,nonostante quel vestito arancione che aveva costretto Pan ad indossare, la ragazza appariva comunque come una piccola guerriera ,con i denti ben affilati di chi sa bene che attaccare rimane sempre la miglior difesa.

Non era come lei.

Non le bastava aspettare e veder scorrere gli eventi davanti agli occhi.

No, lei doveva agire, doveva contribuire a rendere il loro futuro migliore e a mettere così a repentaglio la sua vita.

Era una saiyan, il tutto rientrava pertanto nel suo DNA.

Un dono o una maledizione che le sarebbe rimasto per sempre nelle vene, portandola ad immischiarsi in delle situazioni che una ragazza comune nemmeno lontanamente immaginerebbe.

Ma era questo a renderla forte e alle volte Marron si ritrova a volerle assomigliare almeno un po’.

Di possedere almeno una misera parte del suo coraggio, per riuscire a rendere se stessa meno vigliacca da doversi sempre nascondere nell’ombra e nel “ ci sarà sempre qualcuno pronto a salvarti ”.

Ma era solo il pensiero di un secondo e la consapevolezza di sapere di non essere abbastanza forte e di rappresentare solo un misero intralcio prendeva presto il sopravvento, spingendola nella banalità di rivolgerle uno sguardo allarmato e preoccupato, seppure il suo viso cercasse di manifestare il solito placido autocontrollo.

- No, … - mormorò Trunks, riserbando loro un’occhiata fugace ma decisa al tempo stesso.

La sua aura calda risplendeva e riscaldava ciò che lo circondava, come una piccola fiammella in un deserto di neve.

- Vado io, voi restate qui, non sappiamo ancora cosa è successo ed è pericoloso mostrarsi senza prima sapere con chi abbiamo a che fare, andrò io … -

- Ma … -

- La ritroverò … - stavolta il sorriso che le rivolse era ricolmo di promesse e Pan si sentì contemporaneamente così in ansia e così riconoscente che non trovò le parole giuste per poter replicare e in un bagliore che profumava di selvatico Trunks sparì oltre la penombra delle candele delle stanza.

 

Inizialmente il giovane presidente volò alla ceca, dirigendosi verso un punto imprecisato della città dell’Ovest.

Più cercava di concentrarsi più gli sembrava che l’aura della sorella svanisse nell’aria come nebbia al mattino.

La città sotto di lui era entrata nel panico, nessuno sapeva spiegarsi l’improvviso Black-out che non aveva risparmiato nessuno.

L’aria era ancora umida e fredda a causa della pioggia che aveva ,solo qualche minuto prima, scosso fortemente il cielo.

Le strade ,viste dall’alto, assomigliavano a un fiume nero in piena.

Trunks respirò a fondo, osservando ogni via possibile con i suoi occhi da cacciatore … eppure della sua preda non vi era traccia.

Non era possibile che si fosse volatilizzata così, nel nulla, non era possibile che non riuscisse a percepire la sua aura!

Bra non aveva di certo una forza spirituale paragonabile a quella di tutti gli altri terrestri e se si fosse cacciata nei guai o avrebbe cercato di combattere sicuramente avrebbe avvertito la sua energia brillare e scuotere l’aria come un piccolo falò.

Eppure era solo buio.

Tutto.

E quella perenne sensazione di pericolo continuava a innervosirlo, facendogli aggrovigliare lo stomaco già parecchio in subbuglio.

“ Lo sapevo, avrei dovuto tenerla d’occhio, quella piccola peste!” pensò, ringhiando al vento e ricordando lo strano comportamento che la sorella minore aveva assunto in quei giorni.

Pareva sempre così distratta, così assente, così … fragile.  

Ma magari aveva ragione Goten e lui si stava solo facendo della paranoie inutili.

Infondo cosa poteva mai c’entrare Bra in tutto quello?

Il suo sesto senso continuava repentino a fischiargli le orecchie mentre il suo razioncino continuava a ripetergli : nulla.

Una folata di vento gelido gli fece battere i denti dal freddo e chiudere di scatto gli occhi.

Fu allora che sentii una voce, debole e fiacca, chiamarlo per nome.

“ Trunks …”

Si bloccò di scatto, guardandosi circospetto in giro, ma non c’era nessuno.

Pensò di esserselo solo immaginato e riprese a volare, ma lo stesso sussurro lo fermò nuovamente.

Gli perforò il cervello violentemente, stordendolo e costringendolo a portarsi le mani alla testa.

“ T-trunks … Trunks … Trunks! ”

Il glicine fece saettare lo sguardo da un punto all’altro della strada, cercando di capire da dove provenisse la voce che lo stava chiamando in tono stravolto e cadenzato.

La tasta aveva preso a pulsargli e tutti i suoi pensieri si mischiarono in un vortice oscuro dentro la sua mente, facendogli venire le vertigini.

Poi un singhiozzo lo riscosse.

E il richiamo si trasformò in una supplica rauca che straripava di terrore.

“ Trunks … aiutami! ”    

Inizialmente il ragazzo pensò di essere impazzito del tutto.

Strabuzzò gli occhi azzurri così tanto che quasi non gli uscirono fuori dalle orbite e tese le orecchie ascoltando quella voce che aveva capito si trovasse proprio dentro la sua testa …

“ … aiutami … ti prego …”

… e che ,a quanto pareva, apparteneva proprio alla sua sorellina.

Schizzò veloce via in cielo, come una brillante stella cadente.

La voce di Bra gli martellava il cranio, continuava a vorticargli con i suoi singhiozzi spezzati.

In quel frangente non si fermò a chiedersi come la sorella riuscisse a parlargli telepaticamente.

Non si chiese nemmeno perché avesse scelto di volare proprio nella direzione opposta da dove aveva cominciato le ricerche.

Semplicemente si stava facendo guidare dall’istinto e da una sensazione di estrema paura che non gli apparteneva.

Più andava avanti più la voce diventava concreta e forte, assomigliando a un urlo stridulo e agghiacciante.

Era come se i pensieri della sorella fossero diventati suoi, le sue sensazione si fossero immischiate e aggrovigliate in quelle di lei.

Semplicemente seguì un istinto che non era suo, guidando un corpo che ora pareva muoversi seguendo i fili di un marionettista.

Atterrò al centro di un vicolo largo con l’espressione di chi ha appena messo piede all’inferno.

Le macchine abbandonate ovunque e innumerevoli corpi di persone ,ormai privi di vita, sparsi senza un ordine preciso in mezzo alla strada e sprofondati in un lago di sangue.

In quel palcoscenico nero e rosso Bra pareva essere l’unica protagonista viva di una tragedia.

Toccando terra, Trunks avvertì che aveva ripreso completamente il controllo del suo corpo e della sua mente.

Ma a un caro prezzo.

Lentamente si avvicinò alla figura eretta e rigida della sorella ,che gli dava le spalle e pareva fissare ,scossa da violenti tremori, le sue mani, accanto al corpo squartato di una signora anziana dagli occhi ancora spalancati dal terrore vissuto.

Deglutì amaramente, notando come l’aura della turchina sembrasse diversa in quell’istante.

Era più densa, più letale … più oscura.

- B-bra … - la chiamò sconvolto, il viso pallido come un cencio e un’espressione di terrore tatuata nel viso perfetto.

La ragazza non rispose, come se non avesse neppure sentito il richiamo del fratello a solo un passo da lei.

La sua aura vorticò ,nera e densa come un nuvola di fumo intorno a lei e un bagliore rossastro balenò furtivo nei suoi occhi color del cielo.

Trunks non fece in tempo a notarlo perché quando chiamò nuovamente la sorella quest’ultima gli apparve spossata e nauseata come se si fosse appena svegliata da uno strano stato di catalessi.

Lentamente si voltò vero di lui con il busto.

Gli occhi sbarrati dalla paura, il viso contratto in una smorfia di disperazione e macchiato da piccole gocce scarlatte.

Trunks notò traballante le mani della sorella completamente ricoperte di sangue così come il suo giubbotto grigio.

- T-trunks … - sussurrò a mala pena lei, con gli occhi ricolmi di lacrime e la labbra tremanti.

Il giovane le andò velocemente incontro poggiandole una mano sulla spalla, cercando nel contemplo di rassicurarla e non crollare schiacciato dalle sue stesse emozioni.

- Bra … c-che … che cosa è successo? – la voce gli tremò percettibilmente, mentre calde lacrime avevano cominciato a percorrere la guancia della sorella.

Bra si osservò terrorizzata le mani, scossa da brividi che le scorrevano impetuosi lungo il corpo e non a causa del freddo improvviso.

Singhiozzando, riportò il suo sguardo in quello del fratello.

- N-non … non lo so … - rispose, soffiando quelle poche parole fra i denti, con l’animo inquieto di chi si è appena risvegliato da un incubo …

… E si è ritrovato dentro un altro.    

 

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Capitolo 12
*** Sfuggire Alle Tenebre ***


Sfuggire Alle Tenebre

 

 

Qualcuno comincia a bussare lentamente alla porta della mia stanza.

Sbuffo sonoramente, sprofondando la testa sotto il cuscino e non degnandomi nemmeno di rispondere, sapendo che avrei iniziato a sbraitare come un isterica.

Non voglio vedere nessuno!

Non voglio parlare, non ho voglia di fare niente e perciò pretendo che tutti mi lascino in pace!

Ma ,ovviamente, deve sempre venire a rompere il buon samaritano di turno, pronto a tirarmi su di morale con le sue dolci parole confortanti.

Sapessero dove glieli infilerei … non avrebbero di certo tutto questo buon senso di venire fin qui!

- Bra … -

Sento la voce di Pan arrivarmi lontana dall’uscio della porta, come se provenisse da uno spazio parallelo al mio.

Accende la luce e in silenzio si avvicina.

Avverto il suo peso sul letto, ma non muovo un singolo muscolo e resto con la testa nascosta sotto il cuscino, come uno struzzo fifone che affonda la testa sotto la sabbia.

Pan sospira esasperata e posso immaginarmi la sua frangetta sollevarsi sfiorando la bandana arancione.

- Guarda che lo so che sei sveglia, deficiente.-

In tutta risposta mi limito a mugugnare un verso incomprensibile perfino a me e Pan continua con il suo stupido monologo.

- Non potrai nasconderti qui dentro per sempre! –

E invece è proprio quello che intendo fare! Vorrei risponderle, ma la voce mi rimane impigliata in gola e non ho nessuna voglia di mettermi a litigare pure con lei.

- Sono tutti molto preoccupati per te … - 

Mi lascio sfuggire un sorriso dai tratti ironici, nascosto dalle pieghe del cuscino.

E per cosa?

Perché non tocco cibo e non esco da qui da più di tre giorni, o perché mi sto trasformando in un’incontrollabile macchina omicida?

Bella domanda!

- Trunks non dorme da giorni, tua madre è sempre più nervosa e Vegeta … beh … Vegeta … lui appare e scompare come al solito, ma non spiccica una parola da vai a vedere quanto tempo –

Rimango ostinata nel mia silenzio, orgogliosa fino alla fine.

Sento Pan grugnire seccata e l’attimo dopo una fitta atroce si estende nel mio cuoio capelluto.

- AHIO! – urlo, cercando di liberarmi dalla presa della Son sui miei capelli.

- Ti decidi a parlare oppure vuoi rimanere pelata per il resto della tua vita?! – mi sbraita contro infuriata, gli occhi neri due piccole fessure taglienti che mi trafiggono.

Stringo le labbra fin quando non diventano una linea retta e sottile mentre incrocio le braccia al petto.

Pan fa roteare gli occhi al cielo e aumenta la presa.

-  AHIA! Ok … ok … parlo.-

Accidenti, non possono permettermi di rimanere calva alla veneranda età di sedici anni!

-  Era ora! Razza di cocciuta, principessina del cavolo! – esclama Pan, sollevata e mollando finalmente la presa.

-  Sei la solita manesca! – la accuso, strofinandomi la testa dolorante.

-  E tu la solita orgogliosa!-

La guardo male e lei ricambia lo sguardo per poi l’attimo dopo abbracciarmi di slancio.

Mi stringe talmente tanto forte che mi si strozza il fiato, mentre io rimango immobile come una statua di marmo.

Non mi va di toccare nessuno dopo quel giorno … le mie mani tremano ancora e continuo a percepire su di esse l’odore nauseabondo del sangue.

-  Sei una stupida! – la sua voce è strozzata e sembra sul punto di scoppiare a piangere.

Sospiro –  Lo so –

Pan mi lascia andare e si asciuga velocemente gli occhi inumiditi.

-  Mi hai fatto morire di paura, cretina!-

-  A quanto pare siamo in vena di complimenti oggi.-

-  Beh, che cosa ti aspettavi? Occhi languidi e sorrisi diabetici?-

Quasi mi scappa un sorriso. Quasi.

Mi stringo le ginocchia al petto, sprofondandoci contro il viso.

-  Che vuoi? – le domando a bruciapelo, senza guardarla in faccia.

-  Parlare … - risponde la mora, con un tono morbido che ha adoperato pochissime volte in tutta la sua vita.

Riduco gli occhi in due fessure minuscole, fissandola truce.

-  E di che cosa dovremmo parlare?

Pan apre la bocca per rispondere, ma non le dò il tempo e continuo a parlare.

-  Non c’è nulla che bisogna essere chiarito! La questione è semplice : ho ucciso delle persone. Punto. Niente alibi, niente scusanti.-

-  Non essere sciocca! – mi dà una forte pacca sulla spalla e io trasalgo visibilmente.

La mia amica sembra accorgersene e mi sussurra piano – scusa … -

Scuoto la testa e ritorno a nascondere il viso nelle ginocchia.

-  Ma non ti ricordi niente? Proprio niente? -

-  Tutto quello che so l’ho ripetuto almeno cento volte a Trunks e scommetto che avrai parlato con lui prima di venire qui … -

-  Sì … -

-  Bene, allora sai già tutto.-

-  Bra … se ti ostini a stare zitta, non verremmo mai a capo di questa faccenda -

-  Te l’ho già detto non c’è proprio nulla da chiarire, la questione è chiara e lampante.-

-  Ma non è detto! -

-  Ah no? Lo pensi sul serio ,Pan? – tono sarcastico, sorrisetto sprezzante, di eredità tutta paterna.

-  Certo che sì!-

-  Non fare l’ingenua … c’ero solo io lì … -

-  E come diavolo ci sei arrivata?! - comincia a gesticolare perentoria la mora, mettendo un broncio stizzito e confuso.

-  Non ne ho idea, ok! Non me lo ricordo! – scuoto la testa e chiudo gli occhi solo un attimo, cercando di mettere a fuoco dei ricordi che mi appaiono come tanti flash luminosi.

L’ultima cosa che ricordo con chiarezza ,prima che mio fratello riuscisse a trovarmi in mezzo a quel lago rosso di cadaveri, sono io che cerco tra i negozi un regalo per il compleanno della nonna.

Mi ero andata a sedere in un bar, perché pioveva, avevo ordinato un caffè e poi … puff … niente, sono tanti luci bianche ad intermittenza, nausea e giramenti di testa. 

-  M-ma …  - sento Pan balbettare incerta, perché non sa più cos’altro aggiungere e allora mi sbrigo a toglierla da quella situazione imbarazzante ,sbuffando e passandomi una mano fra i capelli prima di troncare la conversazione.

-  Torna a casa, voglio rimanere da sola ,per favore … -

Gli occhi della mia amica cercano incupiti i miei che sembrano abbiano perso ogni lucentezza trasformandosi in due sprazzi di cielo grigio e invernale.

Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio in questo momento.

Vedrei di certo una Bra troppo diversa da quella di sempre e non sono ancora pronta ad affrontare apertamente questa nuova me che mi spaventa ogni giorno di più.

-  Non voglio che tu resti sola e che rimani rinchiusa in questa stramaledettissima stanza! Esci! Prendi un po’ d’aria, vedrai che poi ti sentirai meglio, c’è una giornata splendida! – afferma determinata la Son, abbozzando un sorriso solare.

-  Mi sembri mia madre.- la rimprovero, con un sorrisetto mesto.    

-  Oh, andiamo! Non sì è mai vista una Brief che se ne sta al buio a poltrire invece che svagarsi in qualche parte remota della Terra. –

-  Beh, nemmeno una Son che fa la morale si è mai vista.-

-  Allora esci sì o no? Guarda che sono anche pronta a portarti fuori di qui tirandoti per i capelli! -

Faccio roteare gli occhi al cielo esasperata, fissando la mia amica incerta.

Pan ne approfitta e in una scatto fulmineo si piazza davanti alla finestra e apre le scure tende Bordeaux.

Mi copro gli occhi con una mano quando la luce solare mi investe. Poi lo vedo.

 … Il Sole.

È incredibile quanta luce e quanto calore riesca ad emanare con la stessa forza e intensità ogni giorno.

È incredibile come la sua luce possa trasmettere un po’ di serenità a chi possiede un animo inquieto e più soggetto alle tenebre come il mio.

Mi chiedo se è proprio per questa ragione che la Terra è così speciale.

Perché noi possediamo una fonte di luce inestinguibile e pura che attira anche coloro che dalla luce si sentono maggiormente minacciati.

-  Il Sole bacia i belli – sogghigna Pan, gonfiando il petto ed esibendosi in una delle sue pose da super eroina.

-  E l’oscurità abbraccia coloro che le chiedono conforto … - sussurro, recitando una frase già sentita una volta anche se non ricordo precisamente da chi.

-  Come hai detto? – mi chiede Pan con espressione interrogativa, inclinando di poco il capo.

Scuoto la testa, alzandomi dal letto e avvicinandomi a lei

-  niente. –

Non né ho idea nemmeno io.

 

 

Il crepuscolo si affaccia placido all’orizzonte, strascinandosi via con sé l’azzurro sgargiante del giorno e sostituendolo di viola e striature di blu cobalto.

Le prime stelle illuminano il cielo, mostrandosi altezzose più brillanti delle altre, mentre anche la frenetica vita cittadina comincia a rallentare e tutto prende a scorrere più lentamente.

Se c’è una cosa che non dispiace a Vegeta di quel masso azzurro è proprio quel momento di pace che precede l’intensità della notte.

Essendo cresciuto nella solitudine ha sempre visto l’oscurità più come un’amica - da cui ,comunque, bisognava sempre guardarsi le spalle perché è risaputo che i predatori cacciano di notte - che come una creatura ostile e maligna.

Perché alla luce del giorno poteva anche fingere di essere una bravo soldatino agli ordini di un viscido tiranno assassino megalomane, ma con il beneficio del buio, con il favore placido della luna che splendeva regina in cielo, l’orgoglio mai abbandonato di una stirpe ormai quasi estinta ritornava infuocato a bruciargli il petto ricolmo d’odio, ricordandogli ,senza un attimo di tregua, chi fosse e qual’era la sua ardua e ambita missione.

Libertà. Riscatto. Vendetta.

Ma stando sulla Terra e imparando più o meno a vivere come un terrestre, tutto ciò per lui era ovviamente cambiato.

La notte ,pian piano, era diventata la silenziosa testimone di una travolgente passione che si era poi tramutata in un amore tanto forte da impedirgli di lasciare quel masso odioso e andarsene altrove.

Il giorno portava sempre con sé l’odore di qualcosa di nuovo che a lui era dato conoscere e imparare, per scoprire e far suo tutto quel mondo di sensazioni che fin dalla nascita gli erano stati negati. 

E se l’orgoglio era rimasto vigile e insradicabile fino ad allora, non si poteva di certo dire la stessa cosa per tutto quell’odio che giorno dopo giorno aveva lasciato finalmente andare.

Non c’erano più le ombre di un popolo morto a tormentare i suoi sogni.

Né il pensiero opprimente di dover qualcosa a qualcuno e di dover dimostrare a tutti i costi la propria superiorità.

Ora, ci sono altre cose a cui Vegeta, seppur non volendolo ammettere neppure a se stesso, concede una maggiore priorità.

Una di queste  - e il principe dei saiyan non può fare a meno di maledire l’influsso malefico che quella sciocca terrestre aveva avuto su di lui per contagiargli le sue stesse preoccupazioni - è Bra.

Perché che cosa sia successo a quella ragazzina tanto ostinata e orgogliosa dal dimostrarsi il più delle volte saccentemente insopportabile Vegeta ancora non lo sa.

E il non sapere le cose lo rende notevolmente nervoso, e il fatto che un guerriero saiyan sia nervoso non è mai un bene.

Mai.

Il rumore di alcuni passi, che si affrettano verso l’enorme veranda della Capsule Corporation, distraggono l’uomo dalle sue riflessioni e lente le sue pupille oscillano in direzione del viso della nuova arrivata.

-  Oggi pomeriggio è venuta Pan, ha parlato con Bra e le ha strappato la promessa che domani usciranno insieme. E’ buona una notizia ,no? – Bulma parla lentamente, ammirando ,con sguardo assente e marcato da profonde occhiate, l’orizzonte sfumato di nero.

Vegeta rimane in silenzio, lo sguardo fisso verso un punto non definito, le braccia incrociate al petto e la classica espressione accigliata.

La terrestre si lascia sfuggire un sospiro lungo, carico di pensieri che le tormentano il cuore e la mente.

-  Vedrai, le farà bene uscire un po’, la farà sentire meglio … -

Il saiyan emette un suono stizzito, fissando di sbieco la donna al suo fianco con uno sguardo imperscrutabile.

-  Cosa vuoi che me ne importi! -

Bulma gli rivolge un mezzo sorrisetto dai tratti ironici, fissandolo intensamente, mentre una brezza leggera fa oscillare i loro capelli al vento.

-  Credevo fossi preoccupato per lei. -

Vegeta decide di mettere fine al contatto visivo con la donna in un nano secondo, mugugnando un “tsk” a labbra serrate e voltando il viso dalla parte opposta per nascondere alla moglie le gote leggermente arrossate.

Lei continua a guardarlo sorridendo, sapendo di aver colto, per l’ennesima volta, nel segno.

Poi però la sua espressione si incupisce e il suo viso si trasforma in una maschera di dolorosa ansia, che le accentua sul volto i segni del tempo che ,suo malgrado, hanno purtroppo cominciato a colpire anche lei.

-  Vegeta … - sussurra piano, la voce spezzata dalla paura e le mani strette a torturare i bordi delle maniche del maglione.

Il guerriero quasi non sobbalza ascoltando quel tono che mai aveva sentito uscire dalle labbra della sua compagna.

Un colpo lì ,dove ha scoperto con gli anni esserci un cuore capace di provare ,come tutti gli altri, dei comuni sentimenti, gli fa più male di cento cazzotti allo stomaco assestati da un nemico dalla forza discreta.

Bulma rilascia un altro sospiro ricolmo d’angoscia e poi continua con sguardo basso e nascondendo gli occhi umidi dalla frangetta.

-  Se tu sapessi che cosa ha Bra me lo diresti … vero? –

Vegeta rimane per qualche secondo immobile a pensarci, non sapendo esattamente cosa rispondere o controbattere.

Preferisce allora che sia il silenzio a parlare per lui, che non è mai stato troppo bravo con le parole.

Rasserenare gli altri non fa proprio parte della sua natura, e questa sarebbe rimasta una fra le tante altre cose che in lui non sarebbero mai cambiate.

Ma … chi tace acconsente … giusto?

La terrestre si volta un istante verso di lui, perdendosi nell’ammirare le più nascoste profondità delle iridi oscure del marito.

Solo lì riesce a ritrovare un frammento della sua serenità perduta e il suo animo si acquieta cullato da quello sguardo tenebroso e magnetico.

Prima di ritornare ad ammirare l’orizzonte Bulma tenta di regalare un sorriso all’uomo che si limita a distendere per un attimo le sopracciglia, annullando la sua maschera di indifferenza.   

Lentamente e silenziosamente la notte comincia a riversarsi sulla città dell’Ovest; il Sole ha lasciato il suo posto alla Luna che sibillina li osserva da lontano con la sua luce argentea e atea.

Guarda quasi con invidia quelle due anime così diverse ma unite da un legame indissolubile ed eterno, mentre ,oscurandosi appena, nota dalla parte opposta il turbamento di un’amina frastagliata in cerca della sua meta, la cui luce è stata messa in ombra dal bagliore grigio fumo di un antico potere che si avviava a rinascere furente dalle ceneri.

 

 

Angolo Autrice …

Salve a tutti ^^

Beh, non ho molto da dire su questo capitolo a parte che ho voluto dedicare quest’ultima parte “pseudo romantica” a chi come me adora il principe dei saiyan e la sua terrestre xD

Spero vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi.

Ringrazio di cuore chi ha recensito lo scorso cap, chi ha inserito la storia fra ricordate, seguite e preferite e anche chi si limita a leggere in silenzio …

Colgo anche l’occasione per fare gli Auguri di un sereno Natale a tutti ^__^

Kiss kiss e buone feste …

BellaLuna

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Capitolo 13
*** Nemici nell'ombra ***


Nemici nell’ombra

 

Erano da poco rintoccate le tre di notte quando il giovane Dean, classico vent’enne mantenuto con una predilezione per i night club, decise che per quella sera aveva cercato di rimorchiare abbastanza - senza alcun successo ovviamente, visto che le pollastrelle migliori venivano sempre acciuffate prima da quegli odiosi figli di papà- e pagando frettolosamente il conto al barman del pub, uscì fuori dal locale con ancora in mano l’ennesima delle birre di quella sera.

Le strade erano completamente buie e deserte a causa dell’ora tarda, e solo i coni di luce proiettati da qualche lampione sparpagliato fra i due lati della strada gli permetteva di vedere ad un palmo dal suo naso e di non inciampare sui suoi stessi piedi.

Traboccando un altro sorso cominciò a incamminarsi verso la sua auto, che aveva parcheggiato proprio …

… dove accidenti aveva parcheggiato la sua auto?!

Scoppiò in una risata fragorosa, sbattendosi una mano sulla fronte e perdendo quasi la presa sulla bottiglia di vetro.

La vista gli si annebbiò un attimo, ma lui bevve avidamente un altro sorso gettando la testa all’indietro.

Con il dorso della manica della giacca a vento si asciugò i residui della schiuma sulla bocca e poi parlottò fra sè e sè singhiozzando.

<< … pashienza …sigh! … vorrà shdire … sigh! che andrò a shiedi … >>

Proseguì, barcollando lungo il viale ,quasi del tutto immerso nell’oscurità, quando d’un tratto vide sbucare da un vicolo stretto e buio una leggiadra figura femminile.

La giovane sconosciuta indossava un lungo mantello color della notte che le ricadeva su una strana sottana glicine più corta, mentre il cappuccio scuro della mantella le copriva per metà il viso diafano. 

Per un attimo gli sembrò di avere le allucinazioni, così spostò lo sguardo prima sulla verde bottiglia di vetro nella sua mano, poi nuovamente sulla fisionomia della giovane ragazza sbucata dal nulla.

Realizzato che la giovane era reale - anche se non accennava a muoversi ,anzi, era rimasta immobile a fissarlo come se fosse stata pietrificata - sghignazzò e con occhi lascivi si avvicinò a lei.

<< ehy … sholcezza … >> sviolinò in un tono a suo parere suadente ,alzando la bottiglia di vetro in direzione della mal capitata e togliendosi un ciuffo unto di capelli castani davanti al viso.

La ragazza storse il nasino, mentre i suoi occhi vitrei e velati di nero continuavano a studiare le mosse del giovane terrestre.

<< she ne dici … sigh! … di shbere un shoccetto con me? >> continuò Dean, per nulla intimorito dall’espressione glaciale della giovane.

Quella rimase in silenzio, totalmente immersa nelle tenebre di quella notte adombrata.

Poi ,lentamente, si limitò ad alzare il palmo della mano e a rivolgerlo verso il viso del suo interlocutore.

Una spirale nera si venne a formare nel palmo bianco della ragazza, per poi prendere a vorticare freneticamente facendo cadere in uno strano stato di ipnosi il terrestre.

<< puzzi di marcio … >> biascicò maligna, con un ghigno perfido ad ornarle le labbra carnose.

<< ma mi occorre la tua anima.>>

Una falce nera venne fuori dal palmo della sua mano e di netto tranciò il corpo del giovane che precipitò a terra senza né un grido né un suono.

Mentre la sua anima urlava muta il suo dolore.

                                                                                                                

                                                        OoOoOoOoOoOoO        

 

Avevo dimenticato come fosse sempre affollato il Centro della Città dell’Ovest di primo pomeriggio.

Il Sole batte forte sull’asfalto e le persone imboccano e attraversano strade per andare chissà dove, tutti immersi in questa sbandata e caotica vita.

Per non essere travolta dalla massa di donne in carriera, uomini in giacca e cravatta e ragazzini in attesa di rimorchiare, mi sono rifugiata all’interno di un bar, dove io e Pan avevamo appuntamento circa venti minuti fa ma di lei ,ancora, nemmeno l’ombra.

E poi dicono che sono sempre io quella in ritardo!

Sbuffo, lanciando un’ultima occhiata in giro sperando di notare una bandana arancione distinguersi fra la folla.

Constatato il contrario, decido di sedermi al bancone del piccolo bar ed ordinare qualcosa giusto per ingannare il tempo.

Il barman per ora è intento a servire una coppia di ragazze che gli lanciano contro sorrisetti di miele e occhiate da gatte in calore.

L’unico aggettivo che mi passa per la mente per descriverle è “patetiche”, però devo ammettere che il tizio non è male.

Quando finisce di servire quelle due ochette mi lancia uno sguardo penetrante e mi regala un sorriso cordiale avanzando verso di me.

<< ordini qualcosa? >>

<< un’acqua tonica con limone, grazie.>>

<< nient’altro.>>

<< sono apposto così.>>

<< perfetto, arriva subito.>>

Mi strizza l’occhio, afferra un bicchiere di fronte a me e poi si gira per cercare la bottiglia corretta.

Io ne approfitto per massaggiarmi con le dita le tempie.

Ho un gran brutto mal di testa!

Credo sia perché sta notte ho dormito malissimo - perseguitata come al solito da incubi incomprensibili - e il borbottio delle persone che ciarlano qui dentro non è che mi aiuti in qualche modo.

<< ecco a te! >> afferma il ragazzo, porgendomi il bicchiere ora colmo e decorato con una fettina di limone, un ombrellino rosso e una cannuccia nera.

Abbozzò un sorriso verso di lui ,che mi fissa ammiccante, pulendosi le mani nel grembiule cremisi legato alla vita.

<< chiunque lui sia è proprio un’idiota a farti aspettare.>> esordisce d’un tratto, facendomi quasi cadere dallo sgabello.

<< come dici, scusa? >>

Ma è matto o cosa?

<< guardi sempre l’orologio, hai un appuntamento con qualcuno ,giusto? >>

Oh, okay, questo tizio ci sta provando con me … bene.

Scrollo le spalle, facendo l’indifferente, mentre ruoto la cannuccia con due dita.

<< non che la cosa ti riguardi … >> commento, lanciandogli un’occhiata di sbieco.

Lui poggia un gomito sul bancone lucido nero e inclina il busto fino a essere alla mia altezza.

Porta il viso a pochi cm dal mio e mi fissa intensamente dritto negli occhi.

Ha un buon profumo, ma i suoi capelli sono biondi.

Ed è ormai risaputo che ho un debole per i mori.

<< beh se fossi in lui … non farei di certo aspettare un gioiellino come te.>> sussurra in tono flautato.

Mi viene quasi da ridere.

Qualche settimana fa, la vecchia Bra non ci avrebbe pensato due volte a rispondere alle avance di questo tipo, anche solo per esaltare maggiormente il suo ego, ora invece vorrei riuscire a trovare un modo carino per togliermi da questa situazione imbarazzante.

Nonostante tutto ,però, mi fa sentire bene e avevo quasi dimenticato la piacevole sensazione che si prova ad essere corteggiate.

Come tutte le ragazze normali.

Distolgo lo sguardo e torno a bere dalla cannuccia.

<< aspetto un’amica.>> rispondo con fare piatto, aggiustandomi distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Cerco di rendere il mio tono più sobrio possibile, ci manca solo che questo ragazzo pensi che stia flirtando con lui!

<< e si chiama “Pan” ,per caso? >>

Alzo un sopracciglio scettica e lo fisso con espressione interrogativa.

<< e tu come lo sai? >>

Con un cenno del mento mi indica il bancone dove ho appoggiato il mio cellulare.

Sta vibrando, e sul display appare a caratteri cubitali il nome della mia amica.

Mi alzo frettolosamente dallo sgabello, afferro il telefono e mi allontano dal cameriere ficcanaso, poi rispondo.

<< Pan, dove diavolo sei?! Come?! A casa tua?! >>

<< già ,ho un problema, indovina chi c’è accomodato in salotto da me … >>

<< la reincarnazione di un tuo antenato? >>

<< no ,scema, moolto peggio :  la dolce – candida – ingenua – Valese. Sono seriamente sul punto di strozzarla ,lo giuro! Ma la nonna vuole che mi dimostri cortese con il nuovo membro della famiglia, in pratica non posso certo lasciare Miss Mondo qui da sola a casa mentre zio Goten è all’Università, per di più visto che è l’unica ragazza “seria” che quest’ultimo abbia mai avuto.>>

<< wow, in confronto ai miei, i tuoi problemi che sono davvero insormontabili … >>

<< esatto! Sapevo che avresti capito, comunque puoi star tranquilla, riuscirò a liberarmi dalla gallinella dalle uova d’oro in un modo o nell’altro. Avevo pensato di presentarle qualche dinosauro, tu che ne pensi?>>

<< posso immaginare che sarà amore a prima vista. >>

<< eh già, lo penso anch’io. Ora devo lasciarti, ci vediamo al massimo tra venti minuti alla fontana del centro, okay?! >>

<< come ti pare … >>

<< ma sei arrabbiata? >>

<< no, sprizzo allegria da tutti i pori, non lo senti? >>

<< ora ti riconosco, ciao-ciao!>>

<< ciao …>>

Ringhio fra i denti stizzita, premendo forse un po’ troppo forte il tasto di fine chiamata.

Ci mancava solo quello smorfiosa di Valese a rovinarmi la giornata.

Mi avvicino nuovamente al bancone e dalle tasche dei jeans a sigaretta tiro fuori un paio di zen.

<< buca, eh? Se vuoi smonto alle cinque.>>

Fisso il ragazzo incrociando le braccia al petto e con un sorrisino altezzoso mi limito a liquidarlo con << magari la prossima volta.>>

Che nella lingua dei Brief si traduce con  “ puoi togliertelo dalla testa ”.

 

Quando esco per strada un brivido mi percorre la spina dorsale.

Sarà l’aria gelida di inizio Febbraio o magari un avvertimento che devo tornarmene a casa prima di commettere nuovamente qualcosa di pericoloso.

Il mio istinto mi suggerisce di fare dietrofront e tornarmene buona-buona alla C.C., ma ho fatto una promessa a Pan.

E le promesse si mantengono fra migliori amiche, anche se quest’ultime preferiscono intrattenersi con smorfiose dal cervello bacato.

Così, sospirando e cercando di non apparire troppo nervosa, mi stringo nel mio bolero avorio di ultima moda e mi incammino verso la fontana del centro.

Le persone sfrecciano ai miei lati, veloci e rapidi come flash di fotografie, eppure avverto chiaramente l’aura di ognuno di loro e noto le loro ombre differenti soprapporsi alla mia.

Poi, tra un cicaleccio e l’altro, percepisco un ronzio lontano, un lamento strozzato che incrina la normalità del momento creando una crepa nello specchio di vita comune in cui mi sono intrappolata, mentre il rumore dei miei tacchi sull’asfalto si fa ovattato, il tempo si ferma lentamente un secondo alla volta e tutto comincia a scorrere lento, strisciando fra l’orizzonte buio che oscura la luce del giorno e fa sì che ogni cosa appaia distorta ai miei occhi, immersa in un soffocante mare grigio.

Tutto allora comincia a vorticare velocemente o magari sono io che sto girando su me stessa e non me ne rendo neppure conto.

La gente è immobile, o sono io a camminare troppo piano?

Dov’è finita la mia voce? La mia forza?

Degli strani spettri pallidi ,dalle sembianze per metà umane che fluttuano in aria, cominciano ad apparire di fronte ai miei occhi : anime perdute di tutta quella gente che scorreva veloce solo un attimo prima affianco a me.

Ora le loro spoglie mi appaiono del tutto trasparenti ,come se il mio solo sguardo bastasse per attraversale da parte a parte mentre assumono espressioni agonizzanti e gridano … dicono cose strane, piangono o sorridono ma lo fanno in silenzio e intanto tutto continua a essere così assurdamente grigio.

Dov’è che ho già visto un grigio così?

Mi porto un mano sugli occhi che bruciano da impazzire.

Cosa mi sta succedendo? Dove sono?

Avverto un tocco lieve alla spalla e tutto finisce.

Il tempo ritorna a scorrere.

L’aria si riversa sfuggente nei polmoni.

Il grigio scompare, sommerso da un tripudio di colori cittadini, e le persone ricominciano a muoversi regolarmente ognuno con la proprio vita e con la loro anima intrappolata dentro i loro fragili corpi.

<< ehilà Bra! >>

Mi volto velocemente, sobbalzando e scontrandomi con il sorriso smagliante di Mr. Satan.

Oh … no …

<< sa-salve … >> balbetto, ancora un po’ scossa per l’ultima allucinazione subita, e soprattutto sorpresa da questo incontro inaspettato.

<< cosa ci fai qui in giro? Scommetto che stai facendo un po’ di shopping, eh? >> mi chiede di buon umore, esplodendo poi in una fragorosa risata che attira l’attenzione su di noi.

Accidenti, fra tutti proprio in lui dovevo imbattermi?! La mia solita fortuna …

<< beh ecco … sì … più o meno.>>

<< ma lo sai che assomigli sempre più a tua madre! Sei proprio una bella signorina, come la mia cara nipotina ovviamente! Siete cresciute veramente bene! ricordo ancora quando eravate piccole e vi portavo a Luna Park … ah! … quelli sì che erano bei tempi! >>

Come al solito Mr. Satan non può fare a meno di sommergermi con il suo fiume di parole e io, ovviamente, mi limito ad annuire senza ascoltarlo sperando che si levi dai piedi al più presto.

Non ho avuto mai nulla contro il nonno di Pan, solo che lo trovo un tantino troppo invadente e soprattutto un incredibile sbruffone.

Mio padre dice sempre che è una nullità.

Sto ancora facendo finta di sentire quelle che mi dice, chiedendomi intanto da che cosa fosse stata causata quell’improvvisa visione, quando una strana sensazione mi ripercuote, riattivando i miei sensi in allerta.

Qualcosa non và.

Mi giro di scatto per guardarmi le spalle, ma vedo solo tanta gente che va e viene, che attraversa le strade, entra nei negozi o parcheggia l’auto, tutto sembra tranquillo.

Troppo.

Poi è come se uno stillo rovente e acuminato mi attraversasse il cranio da parte a parte, poi mille altri ancora.

<< va … va tutto bene, Bra? >> mi domanda perplesso Mr. Satan, con in viso tatuata un espressione apprensiva.

Non gli rispondo, limitandomi a tenere una mano premuta sulla testa tanto mi fa male.

Sembra che il mio cervello voglia esplodere da un secondo all’altro.

Stringo i denti e porto anche l’altra mano alla testa.

Tengo gli occhi serrati trattenendo brucianti lacrime di dolore, mentre intanto le orecchie cominciano a fischiarmi come se fossi sul punto di svenire.

Ho già provato questa sensazione e non annuncia nulla di buono.

Quando il dolore misteriosamente comincia ad acquetarsi, sento un boato assordante provenire alle mie spalle e la gente cominciare a urlare in preda al panico.

Mr. Satan ha smesso di scrollarmi afferrandomi le spalle e ora guarda esterrefatto un punto in lontananza dietro di me con occhi che quasi gli escono fuori dalle orbite.

Mi volto allarmata anch’io, ed è allora che noto che c’è stata una tremenda esplosione, che è quasi riuscita a far scomparire l’intero quartiere.

Senza fermarmi a pensare neanche un istante, sfrecciò via in quella direzione sicura che qualcosa stia aspettando me, che stia chiamando me.

Di nuovo.

Satan continua a richiamarmi a gran voce urlandomi che è troppo pericoloso.

Sciocco, evidentemente non sa che è soprattutto il pericolo ad attirare noi saiyan come api col miele.

E nonostante il mio razioncino cerchi di fermarmi per riflettere un secondo sulla mia attuale situazione, il sangue e l’istinto prevalgono su tutto il resto.

L’adrenalina che mi scorre nelle vene è ormai diventata l’assoluta padrona delle mie azioni.

Perciò non posso far altro che sperare che laggiù, finalmente, riuscirò a trovare delle risposte concrete ai miei interrogativi.

Se qualcuno aveva preparato quella trappola appositamente per me, non sarei di certo stata io la prima a tirarmi indietro, neanche se l’avessi voluto.

 

 

Satan continua a guardarsi smarrito in giro, mentre viene investito da una mandria impazzita di gente in fuga che si braccia e corre forsennata in ogni dove, pur di mettersi al sicuro dal nuovo improvviso attacco.

L’ancora attuale campione del mondo non sa cosa fare e rimpiange amaramente di non avere più il suo amico Bu con sé.

Con lui, almeno, sarebbe stato al sicuro.

Poi si accorge di una figura familiare, che avanza nella sua direzione cercando di non rimanere travolto dall’onda di gente scatenata.

<< GOTEN! >> urla per sovrastare il vociare isterico del marasma che lo circonda.

Il giovane Son non sembra averlo udito e continua a lottare contro la massa di gente che lo ingombrano.

<< GOOOTEN!! >> ritenta il terrestre, diventando tutto rosso per lo sforzo.

Il saiyan pare essersi accorto ,finalmente, della sua presenza e raccogliendo un po’ della sua immensa energia spicca un salto, decidendo di fluttuare in aria.

<< Mr Satan! >> lo chiama, afferrandolo per una mano e portandolo in salvo dal fiume in piena di gente in cerca di un posto sicuro.

Volano sopra il tetto di un casa ed è lì che il Son si ferma facendo posare all’uomo i piedi sul saldo cemento.

<< cosa diavolo è successo qui? >> chiede preoccupato, notando ancora le fiamme che divampano all’orizzonte.

<< c’è stata un esplosione pochi minuti fa, stavo cercando di dirigermi lì per vedere se a qualcuno serviva aiuto.>>

<< un esplosione?! Creata da chi? >>

<< non né ho idea, ma Bra è andata a controllare. >>

Il Son spalanca occhi e bocca basito, fissando preoccupato il cielo tinto di rosso sopra gli alti grattaceli di uno dei quartieri una volta più popolati della città.

<< Bra è andata lì da sola?! >> chiede ,alzando drasticamente il tono di voce a metà fra l’esasperato e l’irritato e stringendo forte poi i pugni lungo i fianchi.

<<  sì, ho cercato in tutti i modi di fermarla ma lei non mi ha ascoltato ed è corsa via veloce come il vento … aveva un’aria parecchio strana … >>

Goten lancia uno sguardo incerto all’uomo, mentre un brutto presentimento inizia perfido ad insinuarsi dentro di lui << che significa strana? >>

<< beh … lo sai …  non sono un esperto di queste cose … non sono un saiyan come voi ma … aveva cominciato ad emanare scintille … letteralmente.>>

Il ragazzo spalanca nuovamente gli occhi scandalizzato, per poi l’attimo dopo schizzare in cielo come una saetta dorata, non dando tempo all’uomo di aggiungere null’altro o ripararsi dall’improvviso scoppio di energia.

<< dannazione! >> sbraita al vento il saiyan, sperando di riuscire ad arrivare in tempo.

Non sa nemmeno lui come mai improvvisamente gli importi del comportamento incosciente della giovane Brief, ma il suo sesto senso continua ostinato a ripetergli di far presto e di raggiungerla il prima possibile.

Può avvertire la sua energia lontana risplendere di un fuoco rabbioso e di una determinazione innata.

Ma c’è qualcosa che non gli permette chiaramente di accertarsi della sua posizione.

Come se una densa nube di fumo grigio cercasse di oscurare la sua presenza, di nasconderla al mondo, per indurla a scomparire del tutto.

Ma è l’istinto di una stessa stirpe a guidarli e anche senza poter avvertire la sua aura, Goten sa perfettamente quale sia la giusta strada da seguire.

 

Un’ombra nera, planando nascosta fra le nuvole grigie, segue divertita le mosse del giovane saiyan.

Studia meticolosamente la sua aria allarmata, il modo convulsivo in cui digrigna i denti e la patina di sudore che gli attraversa il corpo teso dalla tensione.

Avverte chiaramente il battito esageratamente accelerato del suo cuore e quella sensazione di sviscerata paura infiltrarsi dentro la sua carne.

Un ghigno studiato le marca le labbra e facendo ruotare fra le dita una piccola clessidra di vetro, può orgogliosamente constatare di aver sempre avuto ragione.

Anche i saiyan ,infondo, fra le piaghe della loro infinita potenza, celano un grande spirito di umanità.

E gli esseri umani sono sempre stati così dannatamente facili da manipolare.

Finalmente, il gioco si faceva interessante.

 

 

Angolo dell' autrice ...

Salve a tutti ^^

non ho molto da dire su questo capitolo, spero solo che via sia piaciuto e che non vi abbia confuso ulteriolmente le idee X°°D

la prima parte scritta in corsivo è un avvenimento che si svolge prima di quello narrato in prima persona da Bra.

ispirazione e scuola permettendo spero di riuscire al più presto ad aggiornare ^_-

grazie di cuore a tutti coloro che seguono la mia storia e la aggiungono a una delle tre liste e soprattutto a chi spreca parte del suo tempo a commentare xD

un bacio a tutti,

BellaLuna

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