21: The dark side of birthday

di Youko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prima parte ***
Capitolo 2: *** seconda parte ***
Capitolo 3: *** parte terza ***
Capitolo 4: *** parte quarta ***



Capitolo 1
*** prima parte ***


parte uno tdob Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Approfitto per ringraziare e rispondere alle persone che hanno commentato la precedente shot
Yuyu:Grazie sono contenta che pur trovandola molto romantica il carattere di Kaede non sia stato traviato^^. Eccoti accontentata ogni mistero viene svelato. Ciao!!  
Krikka86: Citarti era il minimo dato che l’idea succulenta è stata tua quindi grazie ancora .
Kae è un tenerone però evita di mostrarlo Xd. Il dubbio è rimasto lo so ma ora verrà chiarito ^^. Alla prossima .
Camus: Ciao cara, sono felice che ti sia piaciuta. Hai perfettamente ragione mi sono lasciata prendere la mano con la scena sul treno ehhehe, cercherò di non strafare e grazie per avermelo fatto notare ci tengo molto alla tua opinione. Se io fossi stata in Yo avrei fatto fuoco e fiamme lui è proprio un angelo( a volte ihihihi). Grazie alla prossima.
Lua:  Ma ciao Xd, è vero Kae solo per Hana  si dà una svegliata e per il basket ma quella non è una novità, sono contenta che ti sia piaciuta e che ti abbiano colpito parecchi passaggi. Un bacio alla prossima.   
Moirainesedai: Le idee di Hana sono troppo geniali eheheh, è vero la nostra volpe è stata un po’ cattivella con Yo ma c’è un perché e lo scoprirai presto ^^
Non ti è piaciuto il costume da panda di Yohei? Ma come io l’ho trovato tenerissimo, me lo immagino mentre distribuisce volantini e cammina ballonzolando per il parco e poi lancia delle bombe a mano, tira fuori una semiautomatica e… No aspé, niente armi fa troppo sergente Sagara Xd  
L’accenno alla SenMito  ha fatto rabbrividire parecchi? Davvero? Ops ehheheh.
Per le altre risposte ti lascio alla lettura, baci^^


Dato che questa shot si svolge tra il compleanno di Kaede e quello di Hana, per far comprendere lo scorrere del tempo ho utilizzato le date.
Purtroppo io posseggo delle scan del manga in cui non sono presenti nessuna scheda ai personaggi, dopo una piccola ricerca ho trovato questo sito, di cui vi lascio il link (http://slamdunk.it/team-shohoku), dove  schede accurate ce ne sodo solo alcune.
Ovviamente di Yohei non si sa nulla vabbè… sperando nella ristampa mi sono basata su queste informazioni.
Il comple di Ru cade il1 Gennaio, quello del tensai il1 Aprile e in mezzo ci sta quello di Sendoh che guarda te cade il 14 Febbraio.

Durante la lettura troverete “delle frasi con le virgolette dei dialoghi in corsivo” sono riprese dalle prime due storie.
In altri punti vi imbatterete  ‘nell’apostrofo e alcune frasi in corsivo’ sono i pensieri di uno o altro personaggio.
Mi piaceva l’idea di vedere una stessa situazione analizzandola  da entrambi i punti di vista dei due protagonisti, perciò in alcuni punti il soggetto cambierà spesso. Ho cercato di rendere il più semplice possibile il tutto, spero di non aver combinato casini.

La divido in due parti per facilitarne la lettura.
Buona lettura^^  



21: l’altra storia
30 Dicembre

Akira alzò dietro la testa il braccio destro mentre con la mano sinistra poggiata sul gomito tendeva l’arto qualche secondo, la giornata era splendida benché il sole s’intravedesse a sprazzi coperto ogni tanto da nuvole passeggere.
Le prime due ore di lezione erano state di diritto amministrativo e aveva faticato a tenere gli occhi aperti, non perché la materia fosse più di tanto ostica, era la voce atona e petulante del professore il problema.
Tirò un profondo respiro valutando che forse  avrebbe fatto meglio a prendersi un caffè alla macchinetta prima della lezione successiva.
 “Ehi porcospino!” quella voce e quel nomignolo catturarono l’attenzione di Akira che si voltò indietro.
A pochi metri di distanza in mezzo al corridoio Sakuragi lo fissava con un ghigno poco rassicurante, Sendoh alzò la mano e la mosse allegramente in segno di saluto.
Adorava Hanamichi, trovava la sua allegria e la sua vitalità contagiose, per non parlare di quanto si divertisse ad assistere ai battibecchi che il ragazzo dai capelli rossi aveva con Rukawa o Ryota.
Lo aspettò, vedendo che si era mosso per raggiungerlo, domandosi cosa volesse, dato che sapeva che frequentava un altro indirizzo e che quindi era capitato nel suo edificio per una ragione specifica e non per caso.
“Ho bisogno di te” esordì Hana quando si trovò a pochi passi da lui.
“Che bello sentirtelo dire” ribatté aumentando il sorriso, come previsto Hana lo fissò un secondo confuso prima di sbattere gli occhi un paio di volte.
“Ma di che cavolo parli?- Akira ridacchiò apertamente, si divertiva un mondo ad osservare le reazioni di Sakuragi, era talmente genuino da far tenerezza. – Ah lasciamo stare, apri le orecchie e ascoltami bene porcospino – riprese la sua aria minacciosa Hanamichi – Tu farai quello che ti dico senza discutere”
Fu la volta di Akira di fissarlo confuso “Devo preoccuparmi?”
“Mh no, in caso solo se non accetti” lo rassicurò e minacciò al tempo stesso Sakuragi prendendogli a spiegare cosa volesse da lui.
“Ho capito, quindi non devo far altro che intrattenere Rukawa un paio d’ore” riassunse il tutto Akira.
“Esatto e dargli un biglietto che poi ti faccio avere e venire alla festa logico-fece a sua volta – Allora ci stai?”
“Ad una condizione-aumentò il sorriso Sendoh facendo alzare un sopracciglio al compagno di squadra- devi presentarmi una persona” annunciò festante.
“Tutto qui? – se ne uscì dopo un secondo Hanamichi – Ti presento l’intera università, basta che mi fai questo favore” esclamò togliendosi un peso dallo stomaco.
“Naturalmente sarò ben felice di aiutarti, in più mi divertirò a giocare con Rukawa perciò nessun problema”
“Sì non divertitevi troppo senza il tensai però – si imbronciò un poco- Piuttosto chi dovrei presentarti?” domandò curioso, Akira gli fece cenno di avvicinarsi e si appartò in un angolo del corridoio allontanandosi dagli altri studenti presenti.
“Prima vorrei chiederti una cosa” fece a bassa voce tanto che Hana dovette sporgersi per udirlo.
“Spara”
“Tu e Rukawa… è vero che state insieme?” chiese diretto e non gli sfuggì lo sguardo di Sakuragi che si assottigliò pericolosamente diventando minaccioso e scuro.
“E se anche fosse?” rispose questo con un'altra domanda.
“Sarebbe una cosa molto bella, il fatto che vi vogliate bene intendo”
“E allora fatti gli affari tuoi” disse scontroso arrossendo però un poco.
“Non volevo essere indiscreto” ci tenne a precisare Akira, aveva sentito un giorno in palestra uno stralcio di conversazione tra Ayako e Ryota che parlavano tra loro riferendosi ai due ex compagni di scuola come ad una coppia, però una volta che l’avevano scorto i due si erano affrettati a cambiare argomento perciò non poteva essere sicuro di aver capito bene.
“Comunque – riprese il discorso Sendoh abbassando di nuovo la voce – C’è una persona che ci terrei a conoscere e visto che l’ho intravista spesso in tua compagnia, mi sembra più carino se me la presentassi tu invece che farlo direttamente io” spiegò con un sorriso un po’ imbarazzato.
“Vuoi usarmi per rompere il ghiaccio – esclamò Hana incrociando le braccia al petto e ghignando – Non ti facevo così timido porcospino e dire che hai un fan club che fa concorrenza a quello di Kae” ridacchiò divertito. Akira sospirò pesantemente, era sempre la stessa storia.
Per il semplice fatto che avesse uno stuolo di ammiratrici con cui era gentile, si limitava a sorridere alle ragazze ringraziandole del loro tifo niente di più, la gente credeva automaticamente che fosse un ruba cuori incallito.
“Tranquillo – continuò a dire Sakuragi con l’aria dell’uomo navigato – il tensai ti aiuterà a conoscere questa tipa, dunque oltre ad Ayako in genere chiacchiero con un paio di compagne di classe, più che altro una, Midori” rifletté.
“Ecco Hanamichi – interruppe i suoi ragionamenti Akira – veramente non è una ragazza ma un ragazzo” chiarì con un sorriso, Hana non rispose per alcuni secondi.
“Cioè tu sei…” esalò piano mentre iniziava a comprendere.
“Eh già”
“Ah…”
“Nessun problema, vero?” tentennò un secondo, forse dopo tutto Sakuragi e Rukawa non erano affatto una coppia e tanto meno gay.
“No, no solo che non me lo aspettavo ecco…- fece un istante dopo Hana riprendendosi dalla notizia inaspettata – e questo ragazzo chi sarebbe?” indagò ora quanto mai più che curioso.  
“Non conosco il suo nome, l’ho visto spesso in giro per il campus con te e con altri tre tipi : un ragazzo biondo, uno coi baffetti e uno piuttosto in carne”
“Yo? Tu stai parlando di Yo?” domandò afferrando Akira per il giacchetto di jeans.
“Suppongo di sì se è il suo nome, Hanamichi mi stai strozzando” gli fece notare ridacchiando un po’ per mascherare la confusione, non si era aspettato una simile reazione.
Sakuragi lo lasciò andare quasi subito rimanendo a fissarlo come se lo stesse soppesando, tanto che Sendoh si sentì un po’ a disagio e per dissimulare la cosa si sistemò la sciarpa.
“Mi spieghi come fa a piacerti una persona di cui non sai neanche il nome?” gli domandò a brucia pelo, Sakuragi sembrava molto arrabbiato.
“Per questo vorrei conoscerlo – affermò Akira di getto, Hanamichi continuava a guardarlo in quel modo astioso senza la solita ilarità che lo contraddistingueva e la cosa non piacque a Sendoh che si sentiva come fosse in attesa di giudizio per qualche tremendo crimine – L’ho notato un giorno che era venuto a spiare gli allenamenti insieme a quei tre – si ritrovò a raccontare – Il mister li cacciò fuori quasi subito perché erano piuttosto chiassosi, è molto carino e ha un bello sguardo” ammise contraccambiando l’occhiata del compagno di squadra.
“Verrà al karaoke quindi te lo presenterò alla festa” esclamò dopo un po’ Sakuragi ficcandosi le mani in tasca deciso ad allontanarsi, ma la voce di Sendoh lo bloccò.
“Aspetta – Hana si voltò appena e poi gli ritornò vicino aspettando di sentire cos’altro aveva da dirgli – Tu lo conosci bene questo tuo amico?”
Hanamichi si prese qualche secondo prima di rispondere senza togliersi dalla faccia quell’aria seria e scura da teppista, che usava in genere per avvertire i balordi attaccabrighe di stargli lontano se non volevano avere noie.
“E’ il mio migliore amico” svelò catturando l’interesse di Akira.
“Quindi sai se gli piacciono i ragazzi? Voglio dire se è etero mi fa piacere conoscerlo ma evito di provarci”
Akira era un ragazzo riservato, tranquillo, gentile, socievole e per nulla timido non era per quella ragione che aveva chiesto l’intercessione di Sakuragi, ma solo per prudenza.  
“Spiacente porcospino dovrai cavartela da solo – fece Hana con un’alzata di spalle – Non ne abbiamo mai parlato quindi non so che dirti, posso assicurarti che non sta con nessuno, ma se sia etero, omo o bisex non ne ho proprio idea”
Akira rimase in silenzio ponderando, quanto sentito gli sembrava tutto un contro senso, se erano grandi amici come aveva affermato non avrebbero dovuto parlare di tutto? Si chiese esprimendo anche ad Hanamichi il suo piccolo dubbio.
“Senti porcospino- disse Sakuragi lanciando un’occhiata lungo il corridoio, un gruppo di studenti era fermo a chiacchierare poco più giù dei fatti propri senza badare a loro – Yohei non si sbottona e io di sicuro non mi vado ad impicciare degli affari suoi” annunciò battagliero.
“Comunque lo trovo strano” insistette ancora Sendoh.
“Prima di entrare alle superiori ero famoso per aver ricevuto cinquanta rifiuti da altrettante ragazze e al primo anno di liceo persi la testa per una, Haruko la sorella di Akagi, poi…  beh ora sto con Kaede – soffiò Hana mentre arrossiva un po’ – Però a Mito non gliel’ho detto se non dopo otto mesi. Ridiamo, scherziamo e facciamo casino insieme e sono sicuro che se c’è da menare le mani posso contare sull’aiuto di Yo, questo è tutto quello che posso dirti” disse prima di voltarsi e avviarsi all’uscita.
Akira lo seguì con lo sguardo finché non lo vide scendere le scale, allora si avviò in aula.

Prese posto al solito banco dopo aver rivolto un saluto ad alcuni compagni di corso, tirò fuori dalla borsa il quaderno e una matita, il professore entrò in aula e iniziò a spiegare tracciando sulla lavagna alcuni schemi e Akira li ricopiò svogliatamente.
Dopo tutto, prese a pensare, non era stata una grande idea chiedere a Sakuragi di presentargli quel ragazzo. Ricordava perfettamente la prima volta che si era accorto di lui ed era stato prima che il coach buttasse fuori dalla palestra i quattro ragazzi.

Si stava allenando con un altro compagno di squadra in un uno contro uno, Akira aveva il possesso di palla e l’altro giocatore lo stoppava serratamente, sentiva la presa sulla sfera, il rimbalzo ritmato nelle orecchie, i muscoli tesi pronti per lo scatto, era concentrato nel gioco e poi quella sensazione si era insinuata chiara e forte.
Qualcuno lo stava fissando come mai gli era capitato prima, uno sguardo che non lo lasciava, che lo seguiva attentamente, si era voltato in cerca di quel qualcuno e allora li aveva visti: due occhi neri, profondi e insondabili piantati su di lui.
Era stato solo un attimo, il tempo di un rimbalzo e poi la palla che gli veniva sottratta.
La sua attenzione si era focalizzata di nuovo sull’altro giocatore che scattava a canestro e lui lo inseguì senza riuscire a fermarlo, quando poi si era girato di nuovo quegli occhi stavano guardando qualcun’altro.    
Si era detto che doveva essersi sbagliato che quel ragazzo stava osservando il suo gioco e non lui, aveva scrollato il capo e aveva ripreso a correre sul parquet cacciando via quei pensieri assurdi.
Sendoh si era ritrovato oggetto di tante occhiate, soprattutto da quando la sorella di Hikoichi aveva iniziato a scrivere su di lui: curiosi, invidiosi, adoranti di ogni genere però la sensazione che quegli occhi gli avevano trasmesso non voleva lasciarlo, per una frazione di secondo una sottile scarica elettrica lo aveva attraversato, un brivido che gli serpeggiava ancora lungo la schiena.
Per quanto si fosse sforzato di non pensarci, di non voltarsi in quella direzione non era riuscito a toglierselo dalla testa ed aveva provato quasi una punta di fastidio quando l’allenatore aveva cacciato via i quattro visitatori.
Durante gli allenamenti successivi si era ritrovato a lanciare occhiate veloci e frequenti alla porta della palestra nella speranza di vederlo ancora, di sentire quello sguardo che lo bruciava, ma il ragazzo dagli occhi scuri non era più tornato. Il tempo era passato e Akira se lo era tolto quasi del tutto dalla testa, finché non lo aveva rivisto di nuovo.

Era un giorno come tutti gli altri una normale pausa tra una lezione e l’altra come tante volte gli era capitato, si stava recando con alcuni compagni di corso alla caffetteria, il vento si era alzato e il freddo invernale si era insinuato tra le pieghe degli abiti, ma ugualmente le vie del campus erano affollate di studenti vocianti.
Akira  ascoltava distrattamente le lamentele degli amici sul risultato dell’ultimo test  poi con la coda dell’occhio aveva intravisto una figura familiare, alle orecchie gli era giunta la voce squillante di Sakuragi e si era voltato nella sua direzione, Hanamichi tutto infervorato stava sgridando tre ragazzi per una battuta poco felice che gli avevano rivolto, Sendoh li aveva riconosciuti e la sua attenzione fu subito catturata dalla quinta persona.
Chiudeva il gruppo camminando con calma, le mani infilate nelle tasche del giubbotto nero segnato dalla tracolla blu della borsa, una sciarpa di lana grigia arrotolata intorno al collo, sorrideva e ridacchiava di fronte al battibecco che si stava svolgendo davanti a lui.
Akira si era fermato a seguirlo con lo sguardo non visto perché si trovava piuttosto lontano, poi una mano gli si era poggiata sulla spalla richiamando la sua attenzione, i compagni di corso lo aspettavano sfregandosi le dita intirizzite e muovendo il peso da un piede all’altro non desiderando altro che una tazza di tè caldo.

Sendoh ritornò alla realtà del momento quando uno scroscio di risa scosse l’intera scolaresca, il professore aveva fatto una battuta delle sue e Akira si accorse che la lavagna si era ricoperta di tabelle e annotazioni, riportò lo sguardo sul quaderno deciso a ricopiarle, solo allora si accorse di ciò che aveva scritto soprapensiero.
Prese la gomma dall’astuccio che sporgeva dallo zaino lasciato aperto e cancellò quel nome tracciato inconsciamente, le labbra gli si curvarono all’insù trovando la situazione estremamente buffa.
Quel giorno si stava comportando irrazionalmente, prima con Sakuragi e ora ci mancava solo che disegnasse cuoricini intorno al nome di un ragazzo che neanche conosceva e tutto a causa della sensazione lasciatagli addosso da un semplice sguardo, non era da lui agire in maniera simile.


01 Gennaio

Yohei afferrò la sveglia spegnendola con un gesto secco, rimase steso a pancia in su’ sul futon sbadigliando e allungandosi, dopo alcuni minuti si decise ad aprire gli occhi maledicendosi per essersi fatto coinvolgere per l’ennesima volta da Hanamichi nelle sue pazze idee.
La sera prima era andato fuori con Noma, Okusu e Takamiya, il risultato come era prevedibile era stato che fosse rincasato poche ore prima dell’alba, si mise a sedere passandosi una mano sul viso e fissò con astio le buste lasciategli da Sakuragi il pomeriggio precedente, l’amico aveva bussato alla sua porta affidandogli il prezioso carico e ricordandogli di essere puntuale, poi era sparito di corsa.
Si alzò e dribblando alcune riviste, testi scolastici, un paio di videogiochi e qualche altra cianfrusaglia disseminata sul pavimento iniziò a prepararsi.
La festa al karaoke era l’unica nota positiva nel piano geniale del tensai e Yohei non vedeva l’ora che fosse già pomeriggio per potersi lanciare nei festeggiamenti.
Come era logico e Mito lo aveva previsto, Hanamichi non solo lo aveva sgridato per un ritardo inesistente ma gli aveva anche ficcato in mano l’aspirapolvere mettendolo subito al lavoro. Yo iniziò a passare svogliatamente l’aggeggio sul tatami sbadigliando e ascoltando le chiacchiere dell’amico.

“Hana di un po’, come lo hai convinto?”  domandò  Yohei poggiando le braccia sull’asta dell’elettrodomestico e lasciandosi scappare l’ennesimo sbadiglio,chiedere quell’informazione era stato un grande errore e lo capì quando dopo qualche minuto, che aveva impiegato per riportato la conversazione dove desiderava, Hanamichi aveva finalmente soddisfatto la sua curiosità.
“Vuole che gli presenti qualcuno con cui mi ha visto parlare all’università”

Quella giornata era iniziata nella maniera sbagliata e se aveva sperato in una conclusione piacevole Yo dovette ricredersi, Sendoh voleva che Hana gli presentasse qualcuno, per qualcuno era ovvio a chi si riferisse.
“Ho capito, qualche tua compagna di corso” tirò le somme dopo un secondo, una ragazza logico, prevedibile e del tutto naturale.
Riaccese l’aspirapolvere continuando a pulire, non che non se lo aspettasse sia chiaro, anzi evitava proprio per questo di andare in palestra, sapeva che Akira non stava con nessuna o almeno non all’università, ma poteva benissimo avere una ragazza a Kanagawa o chissà dove. Invece a quanto sembrava il giocatore era interessato a qualche studentessa proprio della classe di Hanamichi.
Continuò a pensarci tutto il giorno cercando di capire chi fosse la ragazza in questione  e il fatto che dovesse distribuire palloncini colorati al parco; per la pubblicità che faceva al ristorante in cui lavorava qualche volta come sostituto cameriere, non lo aveva di certo aiutato.
Vedersi passare di fronte coppiette felici che si scambiavano stucchevoli sguardi colmi di amore lo stava facendo impazzire.

Non aveva capito come fosse successo ma un giorno Mito aveva visto Sendoh, nel senso che lo aveva guardato vedendolo per la prima volta e rimanendone folgorato.
Aveva seguito innumerevoli volte la figura del giocatore alle partite Shohoku contro Ryonan e per ben due anni di liceo non ci aveva mai fatto caso. Akira era un giocatore come tutti gli altri, seppur di grande talento e al di sopra della norma, ma vederlo rincorrere la palla arancione sul parquet del campo di basket non gli aveva trasmesso nessuna sensazione particolare, nessun brivido, nessun batticuore, niente di niente.
Per questo la prima volta che si ritrovò impossibilitato a distogliere lo sguardo da ogni minimo movimento di Sendoh ne rimase sconvolto, oltre al fatto di aver capito che la stretta che gli serrava lo stomaco e la mancanza di fiato nel petto gliela stesse causando la vista di un ragazzo.

Yohei si era infatuato una sola volta nella sua vita gli era successo al primo anno di liceo e nessuno dei suoi amici ne sapeva niente, questo perché inizialmente voleva evitare di fare la fine di Hana ed essere preso in giro vita natural durante se avesse avuto un colossale rifiuto, secondo la scuola non era iniziata che da pochi mesi e il suo nome compariva già fra i primi cinque posti di una delle liste dello Shohoku e voleva evitare quanto più gli era possibile che finisse anche in altre.
Gli anni del liceo possono essere un vero inferno perché i demoni peggiori sono gli adolescenti annoiati.
Allo Shohoku, come un po’ in qualsiasi altra scuola, circolavano liste per tutto: i migliori studenti, i peggiori, i ritardatari cronici, i tipi da cui tenersi alla larga, i cocchi dei professori, i tipi strani, le ragazze più carine, gli sfigati tutti venivano catalogati ed etichettati.
Lui ed Hana grazie alla fama che si portavano dietro erano finiti nella lista nera dei teppisti, il nome di Sakuragi però, dopo aver conquistato il quarto posto grazie all’influenza del basket, era stato tolto, quello di Yohei da quinto aveva scalato la classifica dopo la sospensione per la rissa in palestra.
Non gli era mai importato di comparire in uno dei libri neri della scuola, però decisamente voleva evitare di contendersi il posto con Hana e Miyagi per il numero maggiore di scaricamenti ricevuti.
Per questo quando aveva capito che gli piaceva Nanako se lo era tenuto per sé.

Sakuragi era impegnato in palestra con gli allenamenti completamente assorbito dal basket e da Haruko, lui si era ritrovato a seguire i tre maniaci che aveva per amici, il quale sport preferito era spiare le ragazze del club di ginnastica, fu allora che l’aveva vista Nanako Ichighara anni sedici primo anno sezione D.
Yohei ne era rimasto conquistato e aveva iniziato a prendere ogni tipo d’informazione sulla ragazza, reputata a ragione fra le più carine della scuola, fino a quando un giorno l’aveva incontrata per strada.
Era un sabato mattina e Nanako stava guardando la vetrina di un negozio, Mito capì che quella era la sua occasione di avvicinarla e scambiare qualche frase con lei e magari con un po’ di fortuna invitarla a bere qualcosa.
La ragazza si era voltata verso di lui e aveva ascoltato attentamente; quando le aveva detto che frequentavano lo stesso liceo e che le loro classi erano vicine, lei gli aveva sorriso gentile scusandosi perché non le sembrava di averlo mai visto prima, una chiacchiera dopo l’altra e Nanako infine aveva accettato di bere un succo al bar lì a fianco.
Avevano passato insieme un’ora seduti a quel tavolino confrontando le loro esperienze sulla scuola e con i vari professori.
Quando poi erano usciti di nuovo in strada si erano salutati allegramente come buoni amici.
Il successivo lunedì Yohei, la mattina prima di entrare in classe, aveva fatto recapitare a Nanako un biglietto chiedendole di incontrarlo sul tetto nella pausa pranzo perché aveva bisogno di parlarle, voleva chiederle un appuntamento.
Mito non si sarebbe lanciato così spudoratamente se la conversazione al bar non fosse risultata tanto scorrevole, se Nanako non avesse riso alle sue battute e non gli avesse rivolto quei sorrisi caldi, tutto gli aveva fatto supporre di aver dato una buona impressione di sé e di aver fatto colpo, perciò non si era aspettato quello che successe.
Lei lo aveva raggiunto con tre compagne di classe al seguito, sfuggiva il suo sguardo e sebbene Yohei la avesse notato la cosa, la catalogò come semplice timidezza e imbarazzo così lui a bassa voce le aveva chiesto di uscire insieme.
Lei lo aveva fissato interdetta poi si era inchinata scusandosi per ciò che stava per dire, ma affermando che preferiva essere sincera, dicendogli in seguito che uscire insieme non le sembrava affatto una buona idea.
Yohei non aveva risposto nulla perché quella svolta lo aveva preso in contro piede.
Era stata una delle amiche della liceale a dirgli chiaramente di lasciare in pace Nanako, che la ragazza non era interessata e che anzi si era annoiata con lui, ma che però si era sforzata di essere gentile e ridere alle sue battute solo perché conosceva la sua reputazione.
Yohei quel pomeriggio non era ritornato in classe era rimasto sul tetto a rimuginare sul primo rifiuto della sua vita, benché avesse una notevole esperienza indiretta in quel campo forte di aver assistito a tutti i  non mi interessa ricevuti da Hana ne era rimasto spiazzato.

Per i successivi anni di liceo Mito non si era più interessato a nessuna, non si era invaghito neanche per sbaglio fino a che i suoi occhi non si erano catalizzati su Akira Sendoh, quello sfortunato giorno che si era intrufolato con i tre amici nella palestra del campus.
Non riusciva a spiegarsi perché avesse provato quel balzo al cuore o il fatto che non riuscisse a togliersi il giocatore dalla testa, per questo aveva evitato di incontrarlo ancora sperando che qualsiasi cosa gli fosse successa passasse in fretta.
Perdere la testa per un ragazzo era problematico già di per sé, infatuarsi di uno dei compagni di squadra di Hana era un guaio bello grosso, ma che fosse addirittura Sendoh voleva dire volersi proprio far male.
'Quante possibilità potevano esserci che Akira Sendoh, uno fra i ragazzi più gettonati, fosse gay?'
Si era posto quella semplice domanda una notte che non riusciva a dormire.
Una su un milione, si era risposto.
Ammettendo che per una volta nella vita Yohei avesse una gran botta di fortuna e che Sendoh fosse gay, quante possibilità aveva lui, Yohei Mito, di potergli interessare?
“Zero” aveva esalato nel buio, prima di schiacciarsi il cuscino sulla faccia.
Doveva toglierselo dalla testa aveva deciso, prima che finisse per soffrire per un amore non corrisposto o peggio ancora di combinare qualcosa e rendersi ridicolo.

Eppure benché se lo fosse ripromesso con tanta convinzione Sendoh era sempre presente nei suoi pensieri e se all’inizio di quella giornata si era svegliato felice perché lo avrebbe visto alla festa di Rukawa , dopo la visita a casa di Hanamichi non lo era più.

Varcò la soglia della stanza del karaoke con il solito sorriso tranquillo e s’immerse nella bolgia di festaioli e canterini cercando d’individuare con lo sguardo gli amici e il festeggiato, con sgomento trovò Hana, Kaede e Sendoh seduti a chiacchierare sul divanetto.
Prima che potesse indugiare troppo nell’osservare ogni dettaglio dell’abbigliamento del giocatore dalla capigliatura antigravità, Noma gli coprì il campo visivo.
“Ah ce l’hai fatta ad arrivare” trillò felice l’amico.
“Ho staccato poco fa” confessò.
“Abbiamo già dato il regalo a Rukawa, non sapevamo quando saresti venuto”
“Avete fatto bene” lo rassicurò prontamente con un sorriso iniziando a liberarsi del giacchetto e della sciarpa, non solo il riscaldamento era fin troppo alto, ma la confusione e il numero dei presenti toglieva ossigeno o forse la causa era un’altra, Yohei preferì non indagare.
“Okusu immaginava lo avresti detto” ridacchiò l’amico battendogli una mano sulla spalla.
“Vado a salutare Hana” annunciò, sarebbe sembrato strano se non ci fosse andato.
“Ti accompagno”
Yohei si avvicinò come se nulla al mondo lo stesse turbando, salutò Hanamichi, fece gli auguri a Rukawa e lanciò una piccola occhiata al sorridente Akira.
“Hana, quando hanno finito quei tre ci esibiamo noi” disse Noma al suo fianco, riferendosi con quei tre all’esibizione canora di Kogure, Mitsui e Miyagi, posando un braccio sulle sue spalle, come fosse un mobile a cui appoggiarsi.
Yo lo lasciò fare e intervenne nel discorso facendo volgere l’attenzione di tutti verso Okusu e Takamiya, e scatenando la battutina prevedibile di Sakuragi, poi la voce di una ragazza l’interruppe :“Ragazzi allora che canzone avete scelto?”
Mito la conosceva, era Yumi una compagna di classe di Hanamichi con cui l’amico aveva legato e che spesso lo aiutava passandogli gli appunti decisamente più chiari ed accurati, Yo le rivolse un sorriso e si mise a scorrere la lista delle canzoni del karaoke.
“La numero tre” rispose dopo un secondo e volgendosi verso Sakuragi non poté sfuggirgli il piccolo cenno che Akira rivolse all’amico, quello era un segnale e ne ebbe conferma quando l’istante seguente Hana prese a fare le presentazioni del caso.
Mito rimase imperturbabile mentre un sapore leggermente amaro gli si diffondeva in bocca, intuendo chi fosse la ragazza che Sendoh voleva conoscere, la probabilità che fosse Midori  gli aveva sfiorato la mente quello stesso giorno e dal modo in cui Akira le sorrideva non poteva avere più dubbi.
“Con Yo, Noma, Okusu e Takamya invece ci conosciamo da un bel po’” stava dicendo in quel momento Hanamichi.
“Certe volte mi sembra anche da troppo” affermò scherzosamente per cercare di nascondere la piccola delusione che stava provando. Se l’aspettava, ma ritrovarsi in prima fila ad assistere alla diretta del primo approccio di Sendoh faceva leggermente male.
“Venite sempre alle partite e qualche volta anche agli allenamenti, vero?” ricordò Akira guardando proprio lui.
“Quando possiamo” rispose telegrafico Yohei prima di  volgere la sua attenzione alla fine dell’esibizione. Quanto aveva desiderato che Akira si accorgesse che esistesse, che sapesse chi fosse, che lo guardasse e ora che aveva puntato gli occhi proprio su di lui Yohei desiderò non essere mai andato a quella festa.
Richiamò gli amici e si avviò deciso ad allontanarsi dal divano, non voleva sentire o assistere oltre allo scambio di battute tra Sendoh e Midori, gli augurò in cuor suo tanta felicità e figli maschi e con uno scatto un po’ brusco afferrò il microfono che Kogure gli porgeva.

Per tutto il tempo dell’esecuzione della canzone Mito cercò di evitare di guardare nel punto della sala in cui aveva lasciato Akira e Yumi a scambiarsi battutine, ma i suoi occhi non volevano ubbidirgli e si ostinavano a catturare immagini dei due che chiacchieravano affabilmente ridacchiando e lanciandosi sorrisi.
Fu con un grande sollievo che accolse il termine dell’esibizione per potersi allontanare e mettersi in un angolo, da dove il divano non era visibile.
Sakuragi prese a intonare una canzone d’amore, Yo notò il modo in cui fissava in direzione di Kaede e di come i suoi occhi brillassero felici, la cosa non sfuggì neanche ad alcuni compagni di squadra del tensai, alle orecchie di Mito giunse qualche stralcio di conversazione pieni di perplessità e dubbi che fra i due giocatori ci fosse un rapporto più stretto ed intimo.
Individuò i soggetti, non poco distanti da lui, si sporse in modo da essere sicuro che lo vedessero e gli piantò addosso un’occhiata chiaramente ammonitrice e minacciosa, i due si zittirono all’istante e dopo un secondo sgusciarono via tra gli altri presenti.
“Yo, tutto bene?” s’informò Okusu arrivatogli vicino con gli altri due amici.
“Sì nessun problema” annunciò festante schiaffandosi in faccia un sorriso birbante.
“Muovetevi, avviciniamoci al buffet” li spinse Takamiya in avanti.
Mito si aggregò ai tre ridendo, scherzando e prendendo in giro Taka e la sua ingordigia costringendosi a non guardare da nessun’altra parte.

***
Akira era un ragazzo molto socievole e accettava sempre volentieri di uscire con i compagni di scuola o di squadra, però quella sera prese in seria considerazione l’idea di diventare un’eremita asociale.
La stanza era troppo affollata, benché fosse notevolmente capiente, appena si era alzato dal divanetto non riuscì a fare che pochi passi senza essere fermato da qualcuno intenzionato a fraternizzare, perfino Akagi si era messo in testa di intavolare una conversazione sul mondo del basket universitario, sembrava che ce l’avessero con lui e dire che si era anche sforzato di arrivare puntuale per non lasciarsi sfuggire nessuna occasione.

In realtà aveva fatto tardi ugualmente, si era appisolato davanti al televisore dopo pranzo e quando si era svegliato aveva perso tantissimo tempo a prepararsi, fortunatamente Yohei non era ancora arrivato e lui aveva tirato un sospiro di sollievo. Akira tenne d’occhio la porta e finalmente dopo una mezz’ora l’unico motivo per cui non vedeva l’ora di partecipare a quella festa si materializzò.
Prese ad osservarlo con calma studiando attentamente i caratteri del suo viso mentre Yohei chiacchierava con Noma: lineamenti regolari e dolci, profondi occhi scuri, capelli neri resi lucidi dal gel, carnagione candida come la neve, fisico ben proporzionato.
Era proprio carino, valutò portandosi alle labbra il bicchiere d’aranciata sorridendo, un po’ basso forse, ma in fin dei conti non era un problema anzi, Akira preferiva i ragazzi non molto alti, primo perché era più facile coccolarli, secondo data la sua di statura doveva essere realista.
Attese pazientemente che Sakuragi glielo presentasse come aveva promesso, ascoltando la voce calda di Mito scherzare con i due amici, quando però con una punta di leggera invidia e gelosia aveva osservato con disappunto Noma circondare le spalle di Yohei decise, che era venuto il momento.
Sendoh sapeva che l’intervento di Hanamichi non era necessario, però non voleva passare per un egocentrico che interviene a forza nelle conversazioni altrui imponendo la propria presenza, desiderava fare la migliore impressione possibile.
Così aveva potuto scambiare qualche frase di circostanza con Mito ma era durato troppo poco, purtroppo il fato ci aveva messo lo zampino e il ragazzo si era presto allontanato con gli amici per esibirsi.
Akira trovò provvidenziale la presenza di Midori, la compagna di classe di Sakuragi, grazie al fatto che si mise a parlare con lei su come avesse conosciuto Hanamichi riuscì a non fissare per tutta l’esibizione Yohei, non che non volesse fare altro, però Akira voleva procedere con cautela.

Il suo piano consisteva nel frequentare Mito per qualche tempo instaurando possibilmente un bel rapporto di amicizia, cercare di conoscerlo meglio mentre tentava di scoprire i suoi gusti sessuali solo allora e se avesse avuto fortuna avrebbe iniziato a flirtare apertamente.
Per ora non doveva fargli sospettare minimamente l’interesse che sentiva per lui, nel caso Mito fosse risultato un etero convinto Akira si sarebbe messo il cuore in pace, avrebbe taciuto e l’amicizia sarebbe rimasta.
Per il momento però decise che doveva agire, si alzò dal divano scusandosi con Midori e ascoltando casualmente la voce di Hanamichi, intonare le prime strofe di una canzone romantica ed individuò Mito.
Il ghiaccio era ormai rotto per cui ora poteva benissimo andargli vicino e intavolare un po’ di conversazione senza correre il rischio di apparire strano .
Però sembrava che tutti i convitati alla festa volessero mettergli i bastoni fra le ruote, non seppe più da quante persone era sfuggito inventando scuse.

Rivolse  l’ennesimo sorriso di circostanza ad Akagi senza aver realmente ascoltato una sola parola di quel che gli stava dicendo, il suo sguardo era rivolto oltre il massiccio universitario e fissava il viso di Mito ridacchiare con gli amici lanciando occhiate frequenti al quadrante dell’orologio.
‘Che abbia un appuntamento?’ si ritrovò a chiedersi mentalmente Sendoh mentre il sorriso si appannava leggermente, non poteva perdere altro tempo, se Yohei fosse andato via avrebbe sprecato un’ottima occasione.
“Ho una gran fame, vado a prendere qualcosa” annunciò interrompendo Takenori e senza aspettare una risposta sgusciò via.
Mito si trovava poco discosto dal ripiano in cui il personale del karaoke aveva lasciato gli stuzzichini, come se non lo avesse neanche visto si avvicinò al banco indeciso su cosa prendere intento invece ad ascoltare le chiacchiere dei quattro ragazzi, con la coda dell’occhio vide i tre amici allontanarsi verso alcune studentesse che si stavano servendo di alcuni spicchi di tramezzini.
Sendoh si voltò con un bel sorriso sul volto verso… il nulla, Yohei si era allontanato.
Lo cercò con lo sguardo e lo individuò dopo qualche secondo.
 
***
Yohei non smise neanche per un attimo di lanciare occhiatine all’orologio, aveva promesso ad Hanamichi di aiutarlo a preparare l’ultima sorpresa per Rukawa e per quanto se ne fosse lamentato non vedeva l’ora di andarsene.
Appena i tre amici si allontanarono per attaccare bottone con alcune ragazze reputò che non avesse ragione di rimandare oltre, agguantò con una mano giacchetto e sciarpa e conquistò l’uscita, una volta nel corridoio si beò qualche istante dell’assenza di rumori, ma il silenzio venne squarciato un attimo.
Il vociare allegro degli studenti e le note di una canzone inondarono il corridoio poi più nulla .
“Stai andando già via?” il cuore di Yohei accelerò e con una lentezza spaventosa si voltò ad incrociare il volto sorridente di Sendoh.
“Esatto” si ritrovò ad affermare prima di rimanere muto come un’idiota, Yo non sapeva che dirgli così per dissimulare l’agitazione che gli palpitava in petto iniziò a infilarsi il giacchetto.

“Ah…” constatò semplicemente Akira non si era aspettato una risposta tanto lapidaria, prese a riflettere velocemente su qualcos’altro da dire per fermarlo o almeno provarci.

“Deve essere un impegno molto importante” Yohei finì di sistemarsi la sciarpa al collo decidendosi ad alzare gli occhi su Sendoh.
“Devo fare un favore ad Hana” esalò piano rimanendo immobile, doveva andarsene, bastava che si girasse e che prendesse a camminare verso l’uscita però il corpo di Mito decise di fare sciopero e rimanere fermo come uno stoccafisso.

“Che tipo di favore?- indagò Akira ringraziando il cielo perché per un istante aveva temuto che la voce di Mito stesse per pronunciare una frase spaventosa, ossia: Ho un appuntamento. Si accorse però che lo sguardo di Yohei, per quanto il ragazzo sorridesse leggermente, si era fatto più sottile e guardingo e resosi conto che la sua domanda poteva essere interpretata in maniera negativa si affrettò ad aggiungere – No, sai te lo chiedo perché so delle lettere e la trovo un’idea davvero simpatica”

I muscoli di Yohei si rilassarono e ricambiò il sorriso aperto di Sendoh.
“E’ qualcosa di simile… più o meno” affermò non dicendogli altro, non sapeva come il giocatore la pensasse riguardo a certi argomenti e non gli andava di essere lui a rivelare il rapporto che intercorreva fra Hana e Rukawa.

“Ho capito – esalò Sendoh avvicinandosi perché soltanto Mito potesse sentire le sue parole, non che ce ne fosse bisogno il corridoio era vuoto, ma diminuire le distanze gli sembrò una buona idea in quel momento – Sakuragi ha escogitato un qualche tipo di sorpresa romantica per Rukawa, giusto?- domandò allegro a bassa voce – Me lo ha detto un paio di giorni fa”

Yohei lo fissò incredulo per un secondo e poi indispettito ripensando a come Sakuragi avesse minacciato lui e l’armata di tener chiusa la bocca sulla sua relazione con Kaede, l’amico poteva anche avvertirlo di aver iniziato a confidarsi con i compagni di squadra.
“Già, devo far trovare la torta con le candeline accese per il ritorno di Rukawa” annunciò non facendosi più alcun problema e rivelandogli anche il resto della sorpresa che doveva preparare.

Akira ascoltò attentamente tutto ciò che Mito gli disse e il sorriso aumentò maggiormente mentre gli occhi brillavano per l’idea favolosa che gli era venuta in mente.
“Se vuoi ti accompagno – se ne uscì festante – devi accendere tutte quelle candele in pochi minuti, non ce la farai mai, se siamo in due invece saremo fuori dall’appartamento prima che arrivino”

Yohei si accorse di essere rimasto con la bocca aperta e si affrettò a chiuderla, mentre il suo cervello iniziava a mandargli immagini non richieste.
Lui e Sendoh sul suo motorino le braccia di Akira che avvolgevano la sua vita, poi loro due da soli a lume di candela si portò una mano al mento fingendo di rifletterci su’ ma in realtà, solo per coprire il ghigno che gli stava spuntando sulle labbra.
Accettare quell’offerta di aiuto gli avrebbe permesso di stare un po’ con lui e la cosa non gli dispiaceva più di tanto anzi, semmai tutto l’opposto.
“Sicuro di non voler rimanere alla festa?” domandò a bruciapelo quando il pensiero di Midori si materializzò smorzandogli qualsiasi ilarità.

“Non sono un tipo particolarmente festaiolo” ammise una mezza verità Akira.
‘E poi che ci rimango a fare se non ci sei tu?’ avrebbe tanto voluto dirgli, ma si tenne quel pensiero per sé, aveva già sfidato troppo la sorte autoinvitandosi a casa di Sakuragi con il rischio di passare per un impiccione.
“Se è così allora accetto il tuo aiuto” fece Mito regalandogli un sorriso meraviglioso, o almeno Akira lo trovò tale, il giocatore gli chiese di aspettarlo un secondo mentre recuperava la giacca.

Il cuore di Yo batteva a mille quando infilò la chiave nel quadro aspettando di vedere la figura di Sendoh
uscire dal karaoke, quella giornata iniziata male dopotutto gli stava per regalare dei bei momenti, non che Yohei sperasse in qualcosa d’impossibile.
Gli era dolorosamente chiaro, fin troppo, che non sarebbe accaduto nulla però anche poter passare qualche minuto da solo con Akira lo rendeva felice.
Ma si sa’ la realtà è sempre diversa dall’immaginazione e Mito si pentì di aver accettato la compagnia di Sendoh, pochi minuti dopo che partirono alla volta dell’abitazione di Hanamichi e Kaede.
Il corpo del giocatore scivolò di un poco in avanti al secondo semaforo rosso a cui si fermarono, il contatto seppur lieve lo stava mettendo in agitazione, le dita di Akira erano poggiate saldamente ai suoi fianchi e benché avesse un gran numero di indumenti addosso sentiva la pelle formicolare e pizzicare.
Mito approfittò dell’attesa del verde per alzarsi leggermente e sfuggire al leggero contatto del bacino di Sendoh sulle sue natiche, si diede mentalmente dello stupido e cercò di ricordarsi chi interessava al giocatore di basket, così riuscì a riappropriarsi dell’autocontrollo.

“Scusa stai scomodo?” esordì Akira aderendo con il petto alla schiena di Yohei e poggiando il mento sulla sua spalla.
Avrebbe tanto voluto circondargli il corpo con le braccia e stringersi maggiormente a lui magari con la scusa che sentiva freddo, ma evitò di comportarsi in maniera tanto intima e pericolosamente rivelatrice, però era così difficile controllarsi.
Era da tanto che non gli piaceva qualcuno e Yohei aveva un profumo buonissimo e la sua mente aveva iniziato a formulare pensieri poco casti alla faccia della sua prudenza.
Non gli era sfuggito il modo in cui il ragazzo si fosse sporto in avanti sul sellino aumentando la distanza fra loro, Akira era scivolato in avanti casualmente, ma felice di potergli stare così vicino non si era scostato, quando Mito si era allontanato però aveva ipotizzato che quel contatto lo infastidisse.
“Scusa non vado mai in motorino e non so bene come tenermi” spiegò subito sollevandosi un poco e riacquistando la posizione iniziale, non voleva infastidire Mito né rovinare quell’opportunità di conoscerlo meglio soltanto perché i suoi ormoni non riuscivano a starsene buoni.

“Non preoccuparti, siamo quasi arrivati” lo avvertì Yohei, gioendo del fatto che non potesse guardarlo in faccia altrimenti dubitava che sarebbe riuscito a mostrarsi impassibile.  
Richiamò a sé tutto il suo sangue freddo imponendosi di essere logico e razionale, non doveva lasciarsi andare a sciocche fantasticherie o a balzi di cuore improvvisi, Sendoh era fuori della sua portata non doveva dimenticarlo.
Parcheggiò poco distante dall’entrata della palazzina, si avviarono salendo le scale in silenzio e quando entrarono nell’appartamento Mito fece scattare l’interruttore della luce.
“Non sapevo abitassero insieme”gli giunse la voce di Akira che si guardava intorno aspettando che recuperasse le buste nascoste da Hana quella mattina.

A dire il vero Sendoh non sapeva molto sui due giocatori: Rukawa era piuttosto riservato, ma anche Sakuragi lo era a modo suo, per quanto fosse un tipo chiassoso e scoppiettante vitalità da tutti i pori non parlava molto di sé, ma in fondo neanche Akira si comportava in maniera tanto diversa da loro.
 
Yohei spiegò a Sendoh che i due compagni di squadra avevano le loro ragioni e che non ci tenevano a rendere pubbliche le loro faccende personali, benché qualcosa per forza di cose si capisse.
“Se Hana te lo ha detto vuol dire che lo avevi intuito, no?” gli chiese poggiando le buste sul tavolo e iniziando a tirare fuori i vasetti con le candele.

“Ho sentito qualche mozzicone di conversazione in palestra e ne ho chiesto conferma a Sakuragi” spiegò sbirciando la reazione di Mito a quelle parole, non sapeva se credere del tutto alle parole di Hanamichi quando aveva affermato che non si immischiava negli affari dell’amico.
Il giocatore dai capelli rossi poteva benissimo aver accennato a Yohei qualcosa, se non tutto, della loro conversazione e in quel caso non voleva fare la figura dell’idiota, preferiva saper subito se doveva fare marcia indietro.
Ma la sua paura venne definitivamente messa da parte quando Mito gli confidò: “Non mi ha detto niente, però ora mi spiego perché te ne abbia parlato. Hana, anche se non sembra, s’imbarazza facilmente nel parlare di certe cose”
Sì, Akira se ne era accorto da come Sakuragi quella mattina fosse leggermente arrossito o di come avesse sfuggito il suo sguardo, si rassicurò tirando un sospiro di sollievo.
 
Mito finì di deporre le candele sul tavolo, mise via la busta e aiutò Akira a disporre i vasetti a terra.
“Questa è davvero un’idea molto carina non credevo che Hanamichi fosse così romantico” ruppe il silenzio Sendoh rivolgendogli un sorriso.
“Già” esalò semplicemente Yohei terminando il lavoro. Guardare Akira lo faceva sentire strano, si ritrovò a desiderare ardentemente che quei sorrisi che gli rivolgeva fossero ‘speciali’ che non fossero come quelli che elargiva a tutti.
Si avvicinò al frigo e ne tirò fuori la torta liberandola dal cartone e applicandovi sopra le candeline.
“Sembra proprio buona” constatò la voce di Sendoh pericolosamente vicina al suo orecchio, il giocatore si era messo alle sue spalle per sbirciarne il lavoro, il cellulare di Yohei prese a squillargli in tasca ed entrambi i ragazzi sobbalzarono.
“Stanno arrivando!”  quasi strillò Yo allungando un accendino a Sendoh e per una frazione di secondo le sue dita sfiorarono quelle del giocatore, ma non ci fece caso troppo preso dallo sbrigarsi.

I due ragazzi fecero appena in tempo a uscire dall’appartamento che le voci di Sakuragi e Rukawa gli giunsero alle orecchie, non potevano scendere le scale così Yohei fece segno all’altro di seguirlo.
Si nascosero dietro l’angolo delle mura, Akira poggiò un ginocchio a terra mentre Mito fletté appena le gambe sbirciando oltre la svolta, un istante dopo si sentì tirare giù da una mano.
“Abbassati o finirai per farti scoprire” sussurrò vicino a lui Akira.
“Quello troppo alto sei tu” lo sgridò porgendo ascoltò alle parole di Sakuragi.

“Troppo alto?- ripeté Sendoh – Pensi che sia troppo alto?” s’informò mentre un forte senso di disagio lo invadeva, non aveva mai avuto il complesso dell’altezza a dir la verità non ne aveva proprio nessuno.
“E’ che con quei capelli devi stare attento a sporgerti o ti vedono subito” gli chiarì Yohei ridacchiando un po’.
“Senti chi parla, quello che si pettina alla John Travolta”

‘Oh ma bravo Yo! L’hai offeso, certo che sei proprio una frana’ si rimproverò Mito nella propria testa, si voltò appena incrociando lo sguardo di Akira nella penombra.
“Non volevo…- si bloccò appena lo sentì ridacchiare – Mi stai prendendo in giro?”

“Hai iniziato tu per primo”puntualizzò Sendoh continuando a ridere divertito, non gli era sfuggito l’irrigidimento di Yo né il suo sguardo dispiaciuto.
‘E’ proprio carino’ sospirò mentalmente, le sue dita stringevano ancora la manica del giacchetto di Yohei lì dove l’aveva afferrato per tirarlo giù.

“Maledetta kitsune avrai dimenticato di girare la chiave, che c’è hai paura dei ladri? Ma chi vuoi che venga a rubarci in casa? E cosa vorrei proprio sapere, forza entra” giunse chiaro lo strepito di Hanamichi e Mito si picchiò la fronte col palmo della mano, nella fretta aveva dimenticato di chiudere la porta.
“Tranquillo non è successo niente” lo rincuorò Akira.
‘Quanto è dolce’ si ritrovò a pensare Yo.
“Poco male poteva andare peggio” alzò le spalle fregandosene e sporse un poco la testa oltre il muro valutando che ormai i due non sarebbero più riapparsi.

“Credo possiamo andarcene”
‘Di già? Che cavolo si stava così bene’ si lamentò mentalmente Sendoh, con un sorriso invece annuì prima di sentire una serratura scattare ed essere investito da uno spiraglio di luce dalla porta poco più in là, che si apriva alle sue spalle.
I suoi occhi catturarono l’immagine di un paio di ciabatte rosa e l’istante dopo si ritrovò a correre dietro Yohei a rotta di collo giù dalle scale, mentre una signora gridava spaventata.

“Sali!” ordinò Yohei mettendo in moto e Akira obbedì prontamente, i riflessi di Mito erano scattati prima ancora di realizzare quanto stava accadendo.
Quello era il risultato per aver combinato troppe bricconate insieme al guntai, agiva ancor prima di riflettere sentendosi sempre colpevole, in fondo non stavano facendo nulla di male, ma non era il caso di mettersi a dare spiegazioni.
La risata di Sendoh gli arrivò chiara alle orecchie e solo allora si rese conto che le braccia del giocatore di basket gli circondavano strette la vita.
“Che hai da ridere?” chiese sovrastando il rombo della marmitta.
“Non ero mai stato scambiato per un ladro di appartamenti prima d’ora, è stato troppo divertente”
Yohei si ritrovò a ridere a sua volta contagiato dalla sua ilarità.

Akira non si era mai divertito tanto, forse perché in genere non aveva amici tanto scalmanati da ritrovarsi in quel genere di situazioni o perché solitamente preferiva dedicarsi al suo hobby preferito e molto più tranquillo: la pesca.
Per questo quando gli giunsero nel vento le parole di Yohei si intristì parecchio.
“Dimmi dove devo lasciarti, non so dove abiti”  
La serata in sua compagnia era già finita, non che avessero passato poi chissà quanto tempo insieme stavano appena iniziando a conoscersi che già dovevano lasciarsi, una vera sfortuna per Sendoh, che comunque non poteva lamentarsi.
“Dove vuoi” gli disse allentando la presa delle braccia e scostandosi, lo aveva stretto inconsciamente dimenticandosi dei suoi propositi di prudenza, Mito non gli aveva detto nulla trattandolo come avrebbe fatto con chiunque dei suoi amici senza infastidirsi di quella confidenza presa da un ragazzo appena conosciuto.
Sendoh si ritrovò a sorridere fra sé felice che Yohei lo stesse trattando come  Sakuragi o uno dei ragazzi con cui stava sempre, forse dopo tutto il poco tempo trascorso insieme aveva dato buoni frutti.

“Dimmi dove abiti che ti accompagno, tanto ho il motorino” propose Mito ascoltando poi le indicazioni che Akira gli diede ringraziandolo e accettando il passaggio.
A Yohei dispiaceva che avesse smesso di appoggiarsi alla sua schiena o che le mani di Sendoh non fossero più allacciate alla sua vita, così se poteva passare qualche altro minuto con lui non voleva rinunciarci tanto presto, accompagnarlo a casa poi non era un disagio così grande.
Gli occhi di Mito si velarono un poco riflettendo sulla decisione presa pochi minuti prima.
Per il proprio bene sarebbe stato lontano da Akira Sendoh il più possibile dopo quella sera, quando si erano ritrovati accucciati dietro il muro al buio si era reso conto che se la vicina di casa di Hana non avesse deciso di uscire lui avrebbe commesso qualche stupidaggine.
Quando aveva visto come la scarsa luce illuminasse il volto di Akira, le labbra piegate all’insù in un sorriso gentile che stava rivolgendo soltanto a lui, il cuore di Yohei aveva preso a battere impazzito, il respiro gli si era mozzato in petto e la mano non si era protesa per afferrargli il polso e trascinarlo via di corsa .
No, le sue dita si erano allungate perché avrebbero voluto intrecciarsi alle sue.
Quando lo spicchio di luce aveva iniziato a illuminarli l’istinto di Mito aveva prevalso e solo quello l’aveva salvato da una colossale figuraccia.
Si risvegliò da quei pensieri quando la mano e la voce di Sendoh gli indicarono il punto in cui accostare il veicolo, Mito si fermò lasciandolo scendere, ma senza spegnere il motore.
“Grazie dell’aiuto” lo ringraziò riacquistando la solita aria allegra.

Akira rivolse a Yohei un semplice sorriso scuotendo la testa: “Grazie a te, mi sono divertito parecchio- ammise sincero –Ti và di venire a bere qualcosa? Abito da solo perciò se non fai caso a un po’ di disordine vorrei sdebitarmi del passaggio offrendoti una birra” spiegò la sua proposta, non c’era nulla di male nel bersi una birra in compagnia.
“Preferisco andare a casa, sono piuttosto stanco” Sendoh rimase un po’ deluso aveva sperato tanto che accettasse la sua proposta, avrebbero potuto chiacchierare tranquilli e conoscersi meglio fra il karaoke, il viaggio in motorino e la fuga da casa di Sakuragi e Rukawa non sapeva ancora nulla di lui.
“Beh ci si vede in giro per l’università” lo sentì dire prima di vederlo partire, Akira rimase a fissare la strada ormai vuota per qualche secondo, poi un sorriso gli illuminò il volto, l’avrebbe rincontrato presto a costo di dover vagare per l’intero campus.

Ma le cose non andarono come Akira aveva sperato.

Qualche settimana dopo…

La palla rimbalzò una, due, tre volte poi la velocità del palleggiò aumentò e con uno scatto improvviso il giocatore si diresse verso il canestro, scartò i due avversari posti dinnanzi a lui con un paio di semplici finte, richiuse la sfera fra le mani mentre univa i piedi e spiccava un balzo.
L’istante dopo la rete del canestro ondeggiava smossa dal passaggio della palla.
“E con questo per oggi abbiamo finito!- decretò allegra la voce di Akira rivolgendo un sorriso ai compagni di squadra, poi lanciò un’occhiatina a Rukawa l’esecutore dello splendido canestro appena compiuto- Sei davvero in forma, non sono riuscito neanche ad avvicinarmi”
Kaede arrestò il passo mentre stava per superarlo e gli regalò uno sguardo intenso cosa che fece alzare un sopracciglio a Sendoh.
“Hai giocato da schifo” affermò lapidario il ragazzo prima di continuare e oltrepassarlo raggiungendo gli altri negli spogliatoi.
“Non montarti troppo la testa kitsune! Se il tensai fosse stato in campo non avresti combinato nulla” giunse alta e squillante la voce di Sakuragi alle orecchie di Akira, il ragazzo dai capelli a punta sorrise lieve prima di avviarsi dietro agli altri.

Rukawa aveva perfettamente ragione ,quel giorno, e non solo, aveva giocato in maniera pessima e questo gli capitava ormai da qualche tempo, il problema era che la testa di Akira non era concentrata su ciò che avveniva in campo, bensì continuava a distrarsi lanciando occhiatine fugaci all’indirizzo della porta della palestra.
Aveva cercato d’incontrare nuovamente Mito, ma sembrava che Yohei fosse irreperibile. Akira aveva saltato parecchie lezioni in quella settimana per poter andare in cerca dell’oggetto del suo interesse ma appena riusciva a localizzarlo, cosa già di per sé difficile, Mito si dileguava nel nulla e lui perdeva ogni occasione di poter attaccare bottone.
Si faceva  vedere in palestra insieme ai tre amici solo ad allenamenti iniziati e neanche sempre, solo sporadicamente, Sendoh non poteva mollare tutto per andare a salutarlo sarebbe sembrato troppo anomalo perciò, ogni volta attendeva paziente il termine della sessione di esercizi ma quando si voltava Mito se n’era già andato.
Ormai Akira non sapeva più che pesci prendere, voltò il viso ad osservare il battibecco tra Sakuragi e Rukawa o meglio quello che si stava scaldando era Hanamichi il compagno continuava a cambiarsi indifferente e sordo ai suoi urli.
Sendoh aveva valutato spesso l’ipotesi di fare un paio di chiacchiere con Hana, ma il ragazzo dai capelli rossi gli aveva espressamente detto di cavarsela da solo, in più la mente di Akira, si stava affollando di numerosi dubbi e alla fine vi rinunciava.
Il comportamento di Yohei poteva benissimo essere casuale, le sue lezioni potevano tenersi proprio negli orari degli allenamenti per questo faceva solo una piccola capatina in palestra e si dileguava subito dopo, inoltre non era poi così strano non riuscire a incontrarsi, l’università era piuttosto grande e frequentata.
Però a ogni spiegazione logica se ne contrapponeva una dettata dai suoi timori, Sakuragi contrariamente a ciò che gli aveva detto poteva benissimo aver informato l’amico dell’interesse che Akira sentiva per lui e per questa ragione Mito lo evitava.
Sendoh sospirò scuotendo il capo per togliersi quei pensieri funesti dalla testa, non era il tipo da farsi tante paranoie mentali.
“Porcospino ma che hai?” domandò la voce di Sakuragi.
Akira si girò verso destra per incrociare il volto indagatore del giocatore, gli spogliatoi erano quasi del tutto vuoti a parte loro due, Rukawa seduto su una panchina intento ad allacciarsi le scarpe e un paio di matricole che stavano riponendo in un angolo il cesto con le palle da basket prima di afferrare gli strofinacci e dedicarsi alle pulizie della palestra.
“Io? Assolutamente nulla Hana” rispose Sendoh con un uno smagliante sorriso, perso com’era nei suoi pensieri era rimasto imbambolato a fissare l’interno della sacca sportiva poggiata ai suoi piedi.
Afferrò l’occorrente della doccia prima di alzarsi dalla panca e superare i compagni rimasti che ora lo fissavano con sguardi indagatori.
“Kitsune non sei ancora pronto?”si riscosse Sakuragi per primo con un’alzata di spalle.

Sendoh si crogiolò a lungo sotto il getto di acqua tiepida, decisamente non era da lui perdersi nei labirinti della mente arrovellandosi fra supposizioni prive di un concreto fondamento.
'Perché Hanamichi avrebbe dovuto mentirmi?'
Prese a chiedersi mentre goccioline gli scivolavano sul viso.
'Sakuragi non è il tipo di persona che gode nel veder soffrire il prossimo e poi non gli ho fatto nulla di male.
Basta ho deciso! Devo incontrare ancora Mito e parlare con lui, così capirò se devo continuare ad andargli dietro o togliermelo dalla testa e passare oltre.'
Akira prese la sua decisione chiudendo con un gesto secco il miscelatore.

Lasciò la palestra incamminandosi nei viali del campus, il sole stava già tramontando data la stagione invernale incrociò alcune studentesse che si erano attardate negli edifici e stavano rincasando.
“Ciao!” si fermò riconoscendo la ragazza che si era voltata a salutarlo con un sorriso cordiale e gentile.
“Ciao… Midori giusto?” tentennò cercando di rammentare il cognome.
“Esattamente – confermò lei aspettando che il giocatore le si accostasse- Hai fatto degli allenamenti supplementari?” s’informò notando da che direzione fosse uscito.
“Non proprio, ho soltanto perso tempo- ammise ridacchiando- E tu?”

***
Yohei si aggiustò la tracolla della borsa sulla spalla affrettandosi a scendere gli scalini dell’edificio di scienze e tecniche della comunicazione grafica in cui si era attardato fino a quell’ora, stava seriamente rivalutando la scelta di essersi iscritto al corso di grafica multimediale, il professore era un vero e proprio aguzzino.
Anche quel giorno aveva fatto tardi e tutto per tentare di completare il progetto assurdo assegnatogli da quel demone dalle sembianze umane, che si fregiava del titolo di docente, e che mai avrebbe consegnato entro la scadenza fissata.
“Maledizione è tardissimo” biascicò a denti stretti constatando l’ora e tirando fuori le chiavi del motorino, si mise a correre fra i viali quasi deserti, cercando di recuperare il ritardo accumulato immaginandosi la sgridata, che certamente lo attendeva, del capo cameriere.
Mentre sfrecciava verso l’uscita un immagine catturò la sua attenzione tanto da farlo arrestare e immobilizzare pochi passi dopo, Sendoh stava chiacchierando in compagnia di Midori.
Le chiavi scivolarono a terra dalle sue dita e solo il rumore del tintinnio dell’acciaio del portachiavi che cozzava contro i mattoni, lo destò.
Rimase a fissare le due figure per qualche secondo, che sebbene in lontananza, era chiaro stessero ridacchiando allegramente fra loro. Appena li vide muoversi e incamminarsi nella sua direzione, veloce Yohei si abbassò, riagguantò le chiavi e spiccò la corsa oltrepassando il cancello d’entrata pochi secondi dopo.
Mise in moto e partì senza perdere altro tempo, domandandosi perché anche se aveva fatto tutta quella fatica per evitare il giocatore dovesse beccarlo proprio quando aveva un appuntamento con la compagna di classe di Hanamichi.
Per Yohei ciò che aveva visto era fin troppo chiaro.
Dandosi mentalmente dello stupido per la sua reazione esagerata spinse l’acceleratore, perché infondo in cuor suo lo aveva sempre saputo, si era detto tante volte che prima o poi avrebbe assistito a una scena simile,  'quindi perché sono scappato in quel modo?'
'Semplice perché sono in ritardo per il lavoro part-time', si rispose di getto mentendo a sé stesso ed evitando di chiedersi perché stringesse tanto forte le mani o per quale ragione si sentisse tanto triste e al tempo stesso arrabbiato.

Per quanto desiderasse cacciare quell’immagine dai suoi occhi Yohei continuò a rivedere per tutto il resto del giorno Sendoh e Midori che chiacchieravano e ridevano sotto gli alberi, inizialmente la visione si mantenne fedele alla realtà, ma con il trascorrere delle ore iniziò a mutare e l’immaginazione ebbe il sopravvento.
Gli alberi spogli, dato il periodo invernale, si appesantirono di boccioli, petali colorati iniziarono a vorticare avvolgendo le due figure ora più vicine, gli occhi della ragazza brillavano colmi di amore e imbarazzo il giocatore sorrideva affettuoso, poi le dita di Yumi e Akira si tendevano uno verso l’altro per allacciarsi fra di loro.
Successivamente la studentessa si appoggiava al petto dell’alto ragazzo che premuroso le avvolgeva le braccia intorno alla vita, quando poi le due figure presero a correre mano nella mano ad un rallenty estremo Mito, esasperato cacciò un urlo squarciando il silenzio della notte, ficcandosi le mani nei capelli e rigirandosi nel futon.


14 febbraio

Akira sorrise maggiormente sistemandosi il borsone sportivo sulla spalla, generalmente amava il giorno di San Valentino visto che coincideva con il suo compleanno, ma quell’anno era arrivato addirittura ad adorarlo e ad attenderlo con trepidazione.
Questo perché il giocatore dopo settimane infruttuose in cui non era riuscito che a incontrare neanche fuggevolmente Mito, ora si ritrovava una splendida occasione fra le mani per poter approfondire la sua conoscenza.
Sendoh alcuni giorni prima durante uno degli allenamenti in palestra aveva invitato tutti i compagni di squadra a festeggiare fuori il suo compleanno, poi come niente fosse si era rivolto verso il quartetto che assisteva in disparte e aveva proposto anche a loro di aggregarsi.

Poche ore ormai lo separava dall’evento e poi avrebbe finalmente avuto l’opportunità di poter trascorrere qualche altro istante con Yohei, già pregustava il momento in cui avrebbe potuto scambiare quattro chiacchiere con il ragazzo e sentire nuovamente la sua voce, decisamente non stava più nella pelle.
Questa volta non si sarebbe fatto intralciare da niente e nessuno, era intenzionato a instaurare un rapporto più saldo con Mito questo perché non voleva aspettare un’altra occasione per rivederlo, doveva trovare una buona scusa per chiedergli il numero di telefono o magari poteva invitarlo direttamente a uscire.
Subito Akira scartò quella ipotesi per quel poco che sapeva dell’altro non avevano nulla in comune dopo tutto non erano che semplici conoscenti, era vero che avevano trascorso qualche ora insieme al compleanno di Rukawa ma poi la cosa era finita lì, perciò chiedergli di andare a mangiare qualcosa fuori soltanto loro due significava scoprirsi troppo.
Sbuffò sonoramente aprendo il portone della palestra e maledicendo il fatto di essere cresciuto, rimpiangeva il periodo in cui era un moccioso dell’asilo dove per fare amicizia bastava avvicinarsi e chiedere a un altro bambino di giocare insieme, era anche vero però che i giochi che aveva in mente di fare lui con Mito non avevano niente a che vedere con macchinine e castelli di sabbia .

“Sendoh sei in ritardo!” gli giunse la sgridata di Ayako che lo attendeva al varco con le braccia conserte battendo un piede innervosita, la manager che si era fatta carico di estirpare la sua brutta abitudine di ritardatario cronico non si era ancora arresa di fronte ai ripetuti insuccessi.
“Buongiorno Ayako… vuoi un cioccolatino?” affermò cercando in quel modo di rabbonirla allungandole sotto il naso la busta colma di pacchettini di cioccolata che teneva in una mano.
La ragazza sgranò gli occhi notando la quantità esagerata di dolci che straboccava dai bordi di carta anche ad alcuni compagni di squadra non sfuggì la cosa, ma non ne erano stupiti.
“E’ così tutti gli anni, ogni ragazza dell’università lo riempie di cioccolata per san Valentino e lui come niente fosse ci sbatte sotto il naso quanto sia popolare, sei il solito egocentrico Sendoh” affermò un giocatore iniziando a ridacchiare.
“Ah non prendermi in giro Takuchi o non la dividerò con nessuno di voi” rispose Akira massaggiandosi la nuca scherzando a sua volta.
“Io quest’anno ho ricevuto la cioccolata dalla mia ragazza quindi quella dividetevela fra voi sfigati” intervenne un altro mentre alcuni compagni chiedevano informazioni su quando e come fosse riuscito a far breccia nel cuore della sua bella.
“Aya… - s’intromise la vocina di Ryota ottenendo che tutti si voltassero verso di lui scoprendo così i suoi occhi lucidi e colmi di lacrime – perché non mi hai dato ancora la cioccolata?”
La manager prima arrossì un secondo,  poi quando il ragazzo si riprese dalla sua tristezza e con un ghigno saccente esclamava ad alta voce di aver capito che in realtà la ragazza voleva aspettare che fossero soli per dichiararsi Ayako esplose.
Tirò fuori il ventaglio e dopo averlo colpito sonoramente due volte gli ingiunse di chiudere il becco e di tornare ad allenarsi, poi come nulla fosse si voltò verso Sendoh  e con un sorriso splendente affermò che accettava la sua offerta e tuffò una mano nella busta.      
Mentre la manager era indaffarata a scegliere fra la cioccolata fondente, al latte o alle nocciole dallo spogliatoio arrivarono Sakuragi e Rukawa con indosso la tuta e pronti ad iniziare gli allenamenti.

Kaede si era portato gli indici alle orecchie così da non sentire le urla stridule di Hana che gli inveiva contro con le braccia ficcate dentro i pantaloncini.
“Kitsune non ignorarmi !” esclamò Hanamichi mettendo su un broncio scuro e indispettito, poi notò Sendoh e Ayako a bordo campo e si diresse a passo di marcia verso di loro, senza dire una parola strappò dalle mani del giocatore dai capelli svettanti il sacchetto di carta e vi guardò dentro rimanendo immobile mentre un leggero tremore gli scuoteva le spalle.
“Perché hai ricevuto così poca cioccolata?” gli domandò furioso lasciando tutti allibiti, Akira aprì la bocca ma la richiuse subito dopo non sapendo che rispondere e si limitò a rivolgergli un sorriso, buono per ogni occasione.
“Anche quest’anno ad Hanamichi nessuno ha regalato la cioccolata” s’intromise una voce canzonatoria alle spalle del trio, dall’entrata della palestra si materializzò l’affiatato quartetto di amici del tensai.
“Perché avevate dei dubbi?” chiese Mito divertito agli altri tre che prontamente scossero il capo, il sorriso di Sendoh aumentò felice come non mai.
“Ah chiudete il becco branco di sfigati!”ingiunse Hana alzando minaccioso i pugni nella loro direzione.
“Su Hanamichi non prendertela tanto in fondo lo sai che le fan di Sendoh sono più numerose delle tue” gli ricordò Noma.
“Beh non che ci voglia molto, anche Taka ha più fan rispetto a Sakuragi. Se confronti lo zero assoluto col nulla il risultato è sempre il niente” esalò Okusu con un ghigno divertito.
“Che vorresti dire?” ringhiò fra i denti Hanamichi, ma venne bellamente ignorato dai tre che si misero a disquisire su formule matematiche improbabili.
“Questo perché lo zero è il nulla” convenne Noma.
“Tzs siete delle capre senza speranze – esordì Takamiya sistemandosi gli occhiali – Lo zero è il numero più importante, quello da cui tutto ha inizio senza il quale non si può fare nessun conto- fece mentre rideva sotto i baffi del suo intelletto superiore. – Questo significa che io sono superiore a tutti voi”
“Imbecille mica inizi a contare da zero, no?” controbatté Noma
“E guarda che il mio non voleva essere un complimento” aggiunse Okusu.
“Siete tre cretini” esalò Mito alzando gli occhi al cielo.
“Esatto tre idioti assoluti!- urlò furioso Sakuragi – Ve lo faccio vedere io lo zero ora vi stendo con tre testate” annunciò avanzando verso i tre.
“Su Hanamichi non prendertela così e poi non c’è bisogno di essere gelosi di Sendoh se ha ricevuto più cioccolata di te” continuò a pungolarlo Okusu nascondendosi dietro la schiena di Yohei.
“Chi sarebbe geloso del porcospino? Questo qui si è fatto battere da Rukawa!- esclamò prima di lanciare un urlo di frustrazione e infilarsi le mani nei capelli e voltarsi verso Akira –Si può sapere perché la kitsune ha ricevuto più cioccolata di te quest’anno? Non sei tu quello su cui sbavano dietro tutte le ragazze?”    
 “Ammetto di essere un po’ confuso” sussurrò Sendoh sbattendo un paio di volte le palpebre ritrovandosi ad essere l’oggetto della rabbia di Sakuragi.
Da quando era in competizione con Rukawa per una simile cosa? Non riusciva a capire.
“Anch’io non riesco a trovare nessuna logica” ammise Takuchi.
“Ma che logica pretendete di trovare nei discorsi di questo cretino?” scattò Ryota.
“Chi hai chiamato cretino tappo!”
“Tu idiota”
“Ma io ti distruggo!”
“Do’hao” intervenne Rukawa palleggiando indifferente, gli stavano facendo perdere tempo prezioso.
“Baka kitsune tu sta zitto è tutta colpa tua!” gli puntò un dito accusatorio contro Hana.
“Hn?”
“Ora basta Sakuragi, lo sai che l’invidia non è un bel sentimento da coltivare…” s’intromise il capitano della squadra Iashigara Ryuchi, ma le sue sagge parole vennero interrotte dagli strepiti di Hanamichi.   
“E chi è invidioso? E di chi poi? Di quelle quattro galline spelacchiate che gli sbavano dietro?”  
“Do’hao!” lo rimproverò Kaede sonoramente.
“Zitto kitsune! E spiegami perché hai accettato tutta quella cioccolata?”
“Era gratis” esalò con la sua pragmatica razionalità.
“Baka! Sei il mio ragazzo te lo vuoi mettere in testa?”
“Nh? Do’hao! Che dovevo fare ignorarle? Già lo faccio ma mi vengo dietro il doppio”
“E allora digli chiaramente che non ti interessano”
“Lo farei ma sei stato tu a insistere per non dire di noi”
“Che c’entra questo adesso? Non cambiare discorso!”

Nel frattempo tutti i presenti, o quasi, ammutolirono ascoltando quello scambio di battute, alle orecchie di Sendoh non sfuggì il flebile commento di Ayako: “Sono due imbecilli” mentre si portava una mano alla fronte o le frasi dei ragazzi del guntai.
“Tipico di Hanamichi” sbuffò Okusu incrociando le braccia dietro la nuca
“C’era da aspettarselo” convenne Noma.
“Sapevamo già che Hana non avrebbe resistito a lungo nel mantenere il segreto” ricordò loro Mito.
“Piuttosto secondo la nostra scommessa…” prese a dire Takamiya tirando fuori dalla tasca un libricino nero.

“Do’hao!” Rukawa diede le spalle ad Hanamichi e prese a palleggiare con più convinzione decidendo di non prestargli più ascolto.
“Non osare ignorarmi!” gridò ancor più forte Sakuragi.

***
Yohei sospirò disperato, Hana era sempre il solito casinista, lanciò un’occhiata ai ragazzi della squadra. Sendoh osservava il bisticcio dei due compagni con un sorriso divertito sulle labbra.
“Hai visto te lo dicevo che erano strani quei due”
“Ma quindi stanno… insieme?”
“Già”
“Ma tu lo sapevi?”
“Insieme, insieme? Cioè una… coppia? Vuoi dire che…”
Yo ascoltò quelle frasi incredule e colme di sorpresa e quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla si voltò appena.
Incrociò il sorriso divertito ma pericoloso di Okusu, scorse il pugno destro di Noma che si abbatteva sul palmo della sinistra con fare battagliero e Takamiya che messo via il libro delle scommesse, che riguardavano tutte Hana, si sistemava gli occhiali sul naso mentre un angolo delle labbra si alzava pregustando già la rissa.

***
Akira non poté fare a meno di sorridere di fronte al bisticcio di Sakuragi e Rukawa a dire il vero un poco li invidiava, quei due erano così felici insieme si completavano appieno anche Sendoh desiderava poter aver un rapporto simile e istintivamente si voltò a guardare in direzione di Mito.
Il sorriso che gli aveva increspato le labbra tremò appena notando lo sguardo del ragazzo che gli piaceva, Yohei aveva assottigliato le iridi scure che ora apparivano affilate e minacciose, il suo volto aveva perso ogni traccia di gentilezza e tranquilla pacatezza che solitamente lo contraddistinguevano, teneva le mani ficcate in tasca con un atteggiamento da pericoloso bullo.
Sendoh percepì un brivido percorrergli la schiena, lo osservò muovere qualche passo con al seguito gli altri tre amici che avevano assunto un pari atteggiamento e posizionarsi di fronte ai componenti del club di basket.
“Avete forse qualche problema?” esalò Yohei con una finta ironia sfidandoli a controbattere.
I giocatori si guardarono l’un l’altro non sapendo che dire e quando anche Sakuragi e Rukawa resisi finalmente conto della situazione, prestarono loro attenzione, distolsero lo sguardo imbarazzati.

Akira rimase a fissare Mito vedendolo per la prima volta e in un certo senso era così, in quell’istante si rese conto che davvero non sapeva nulla di quel ragazzo il cui sguardo lo aveva attirato come una calamita e non perché non conoscesse i suoi hobby, che musica ascoltasse, che cibi preferiva o quali fossero i suoi pensieri e i suoi sogni.
Aveva erroneamente supposto che Yohei fosse un ragazzo pacato e tranquillo, ma in realtà dentro di lui celava molto di più e invece che lasciar perdere quella piccola infatuazione Sendoh  si ritrovò a desiderare, più determinato che mai, di scoprire ogni cosa lo riguardasse.
Gli occhi che Mito aveva in quel momento gli stavano facendo battere forte il cuore.

“Ormai lo avete scoperto…” l’attenzione di Akira venne catturata dalle parole di Sakuragi.
“Do’hao, praticamente glielo hai detto tu” lo riprese Rukawa scatenando l’indisposizione del ragazzo dai capelli rossi che prese a inveirgli contro.
Sendoh non riuscì a trattenersi di fronte all’indignazione del viso di Hanamichi e scoppiò a ridere, molti compagni di squadra lo seguirono imitandolo immediatamente.
“Non possiamo dire di non esserne sorpresi – prese a dire il capitano – però qualcosa l’avevamo sospettata”
“Già”
“Ora basta! – intervenne Ayako tirando fuori il ventaglio – Solo perché oggi non c’è il mister non mettetevi in testa di continuare a perdere tempo. Forza iniziate gli allenamenti”

I giocatori si diressero entusiasti a prendere posizione nel campo e prima di seguirli Sakuragi lanciò un breve sguardo agli amici come a ringraziarli del loro intervento e Yohei gli rispose con un piccolo ghigno divertito.
“Tu hai intenzione di fare sciopero?” Sendoh si voltò verso la manager che lo scrutava intensamente.
“Non sia mai” le disse ridacchiando, ma prima di avviarsi nello spogliatoio si avvicinò al quartetto.
“Ragazzi vi và di prendere un po’ di cioccolata? Me ne hanno regalata troppa” propose allungandogli il sacchetto di carta che l’istante successivo gli venne tolto dalle mani leste di Takamiya.
“Se proprio insisti”
“Ehi razza d’ingordo molla!” protestò Noma ingaggiando battaglia con l’amico per il possesso dei dolci.
“Come siamo ridotti male” esalò Okusu tuffando le dita nel sacchetto e recuperando un paio di pacchetti.
Mito non si era servito dei dolciumi, ma anzi era rimasto con la schiena poggiata alla parete indifferente alla piccola disputa e ad Akira ovviamente non era sfuggito.
“Non ti piace la coccolata?” gli domandò con un sorriso contento di avere una piccola scusa per poter parlare con lui.
“La detesto”
Le labbra di Sendoh tremarono impercettibilmente, una simile risposta diretta e gelida non se l’era aspettata.
Osservandolo meglio sembrava che Mito fosse adirato, il suo sguardo non era ritornato mite e placido come sempre ma manteneva quella sottile aria di diffidenza e scontrosità.
In quel frangente sembrava un’altra persona, diametralmente opposta a quella sorridente e allegra che aveva conosciuto la sera del primo gennaio.
Trasmetteva la stessa sensazione che potrebbe dare un cane randagio quando viene avvicinato e si sente minacciato.
“Ah… capisco” esalò non sapendo che altro dire, pensando che forse non doveva avere tutte le rotelle al posto giusto perché ad Akira, l’espressione che Yohei gli stava mostrando in quel momento aveva mozzato il fiato in petto.
Gli piaceva da impazzire essere vagliato da quelle tenebre cariche di forza e ostilità, perdersi nelle acque scure di quegli occhi che esprimevano mille sensazioni diverse.
Quello sconosciuto ragazzo lo intrigava sempre di più e in quell’istante, l’unica cosa che desiderasse davvero era scoprire perché fosse tanto arrabbiato.   

“Sendoh! Vuoi darti una mossa?” gli urlò direttamente nelle orecchie la manager richiamandolo all’ordine, Akira si allontanò ridacchiando e chiedendo scusa verso gli spogliatoi, mentre si domandava cosa potesse aver scatenato un simile cambiamento in Mito.
Escluse che fosse a causa della rivelazione di Sakuragi per quanto Yohei e i ragazzi dell’armata avessero assunto l’aria da teppisti; per difendere prontamente l’amico da qualsiasi commento offensivo, la situazione si era risolta senza nessun problema.
I giocatori che avevano già da tempo dei sospetti, si erano dimostrati ragazzi dalla mentalità aperta mettendo al primo posto l’amicizia e il senso di squadra che li legava tutti, perciò non poteva essere questo.
Mille pensieri iniziarono a turbinargli in testa era chiaro che Yohei avesse reagito negativamente alla sua domanda, forse nella sua vita era accaduto qualcosa di tanto spiacevole che lo aveva portato a detestare profondamente San Valentino.
Quel pensiero agghiacciò Akira che immobilizzò le braccia già protese in avanti nell’atto d’infilarsi la maglia sportiva, per qualche strana ragione il fatto d’ipotizzare che Mito avesse e stesse soffrendo tutt’ora per un amore non ricambiato lo aveva intristito.
'E’ possibile che non sia una semplice infatuazione?
E’ possibile che abbia perso totalmente la testa per una persona che conosco superficialmente?
E’ possibile che mi sia innamorato a tal punto di quegli occhi, da star male al pensiero che lui abbia nel cuore qualcun altro?'
Con quella serie di domande Akira Sendoh raggiunse gli altri membri del club di basket per i consueti esercizi.


***
Yohei si maledisse per la trentesima volta mentre si mordicchiava l’angolo interno del labbro inferiore, si era lasciato indispettire dal comportamento di Akira e gli aveva risposto in maniera fredda e scostante.
Per un attimo, piuttosto lungo a dire il vero, aveva perso il sangue freddo di cui andava tanto fiero eppure, quando il giocatore gli si era avvicinato e gli aveva posto quella semplice e innocua domanda non era riuscito a trattenersi.

Per tante ragazze regalare della cioccolata il giorno degli innamorati a un ragazzo non era una semplice questione commerciale o un abitudine significava dichiararsi, raccogliere tutto il proprio coraggio e tentare di trasmettere i propri sentimenti alla persona che ti piace sperando che questi lo raggiungano.
Per questo motivo non poteva soffrire l’atteggiamento menefreghista di Akira.
Mito strinse con maggior forza i pugni infilati nelle tasche del giacchetto, Sendoh aveva prima accettato quei doni tanto significativi e poi con una leggerezza incredibile se ne stava liberando offrendoli agli altri.
Yo si rendeva conto di star un po’ esagerando, ma ugualmente non riusciva a trattenere la propria delusione. In realtà quella era semplicemente una scusa che stava propinando a sé stesso.
Se era così arrabbiato non era perché si stava facendo paladino dei sentimenti d’amore delle coetanee, in quel caso avrebbe dovuto prendersela in egual modo con un gran numero di soggetti maschili, ma semplicemente perché la prima cosa che gli era saltata in mente era l’immagine di Akira e Midori.
Il suo cervello non aveva mai lavorato tanto in fretta come in quel frammento di tempo: l’idea che Sendoh si stesse liberando di quella cioccolata superflua, perché era soltanto una quella che aveva accettato con entusiasmo gli aveva trafitto il cuore tanto da renderlo cattivo.
Si rese conto di essere un idiota senza via di uscita, da quando aveva intravisto i due in quello che era chiaramente un appuntamento invece di farsene una ragione e liberarsi di quel sentimento insensato per Sendoh non faceva altro che stare male.
Per quella ragione capiva e appoggiava lo sfogo di gelosia di Hana, vedere la persona che sta con te accettare il regalo di qualcun altro era davvero orribile, ma almeno l’amico poteva dirglielo e giustamente infuriarsi.
La situazione in cui si trovava lui era totalmente diversa, se da una parte Yohei razionalmente comprendeva che non aveva nessun diritto di reagire in quel modo, da un altro lato non poteva fare a meno di sentirsi deluso.
Era così frustrante ritrovarsi in balia di quelle sensazioni sgradevoli.  

“Dì un po’ Yo- richiamò la sua attenzione a bassa voce Okusu, avvolgendogli le spalle con un braccio e sgranocchiando quello che aveva tutto l’apparenza di un bastoncino di cioccolata – Da quando in qua rifiuti del cibo che arriva gratis?”
“Sai che non impazzisco per le cose dolci” sbuffò evitando il suo sguardo indagatore.
“Sì però questo non ti ha mai fermato dall’approfittare di una buona occasione” controbatté giustamente l’amico.
“Non sono poi così tanto scroccone come voi tre” tentò di liquidare la faccenda con quella battuta e un’alzata di spalle, ma l’altro ragazzo non si fece ingannare e continuò a scrutarlo con attenzione, fin troppa per i gusti di Mito.
“Dì un po’ Yo- ripeté Okusu imperterrito poco dopo – non è che ti è andata buca?- Mito lo degnò di una semplice occhiatina trasversale rimanendo impassibile a quel commento e non gli sfuggì il ghigno che si stava allungando sul volto dell’altro – E’ così ci ho preso vero? Speravi che oggi qualche ragazza ti regalasse un cuore di cioccolata fondente e invece lo ha dato a un altro. Dai dimmi chi è la tipa, sai che con me ti puoi confidare”
Terminò aumentando la stretta intorno al suo collo e leccandosi le labbra sporche di dolce come un gatto con l’acquolina in bocca di fronte a un bocconcino prelibato.
I suoi amici avevano la brutta abitudine di crogiolarsi nei pettegolezzi e nelle disgrazie altrui, generalmente il soggetto che prediligevano era Hana, ma ultimamente le cose al tensai andavano troppo bene.
Mito non si scompose altrimenti avrebbe decretato la sua fine,  diede una lunga occhiata seria all’amico e poi sorrise tranquillamente.
“Parli per esperienza vero?”
Gli occhi di Okusu si dilatarono, le spalle si irrigidirono: ‘Colpito e affondato’  esultò internamente Yohei quando lo vide liberarlo dall’abbraccio da boa constrictor e puntare gli occhi sul campo con aria indifferente.

‘Mai impicciarsi degli affari degli altri, se non si è disposti a parlare dei propri’

Era stato un po’ scorretto da parte di Mito rigirare il coltello in una ferita evidentemente aperta, ma in fondo Okusu se l’era cercata.

***
Prima di uscire dalla doccia Akira chiuse l’acqua calda e si lasciò avvolgere il corpo da quella fredda, con quel piccolo gesto decise che avrebbe scacciato dalla mente qualsiasi pensiero triste o malinconico che lo aveva assillato per tutto l’allenamento.
Qualsiasi  cosa racchiudesse il cuore di Mito per il momento non aveva importanza per lui, avrebbe proseguito con i suoi propositi e se la fortuna lo avesse assistito, forse, avrebbe blandito lui la sofferenza di Yohei.
Non era mai stato il tipo di persona che si fasciava la testa prima ancora di rompersela, se aveva anche una minima speranza l’avrebbe coltivata e portata avanti fino alla fine.
Con quella determinazione raggiunse i compagni che si erano attardati negli spogliatoi e prese a prepararsi per la serata programmata, avevano deciso di andare a festeggiare in un locale lì vicino che serviva anche ottime pietanze per una spesa piuttosto economica.
I giocatori che erano impegnati sentimentalmente e avevano appuntamento con le proprie ragazze promisero di raggiungerli appena possibile accompagnati dalle loro dolci metà, così da poter festeggiare sia il compleanno del compagno di squadra che la ricorrenza romantica.
Sendoh tirò fuori dalla sacca sportiva il cambio che si era portato dietro da casa: indossò i jeans chiari che gli fasciavano strettamente le lunghe gambe e i glutei, allacciò le stringhe degli stivaletti scuri, infilò la semplice maglietta nera dentro i pantaloni e dopo aver messo la felpa procedette a sistemarsi i capelli.
Afferrò il tubetto di gel e si posizionò di fronte al piccolo specchio quadrato che aveva assicurato all’anta interna del suo armadietto.
“Ti stai mettendo proprio in tiro oggi” proferì accanto a lui una voce ben nota, Akira si voltò con un grande sorriso verso Sakuragi.
“E’ il mio compleanno d'altronde”
Hana non replicò si limitò a dargli un’occhiata criptica e richiudendo il proprio armadio si avvicinò a Kaede.
Sendoh continuò a sistemarsi un ciuffetto ribelle decidendo di non chiedersi se le parole del compagno di squadra volessero alludere ad altro o meno, però non riuscì a non riportare alla mente la risposta fredda o lo sguardo che Mito gli aveva rivolto poco prima.
Ripose il pettine e il gel afferrando il profumo, aveva deciso di non tormentarsi più con stupidi dubbi.

***

Il chiasso delle risate e delle voci dei ragazzi si alzava allegramente dal lungo tavolo a cui avevano preso posto.
Yohei si era seduto accanto agli amici dell’armata, ad Hanamichi e a Rukawa che si trovavano molti posti più giù rispetto al festeggiato, così poté tirare un sospiro di sollievo.
Si sentiva in colpa per il modo sgarbato in cui aveva parlato a Sendoh,  ma al tempo stesso era nervoso perché si domandava come mai non ci fosse Midori, quando si erano riuniti per avviarsi e aveva capito senza ombra di dubbio che la ragazza non si sarebbe unita a loro, non aveva potuto non notare che la cosa fosse strana.

“Yo ma che hai?” gli chiese Hana lanciandogli un’occhiata lievemente preoccupata.
“Niente perché?”
“Sei strano, sei silenzioso e a volte sembri incavolato nero mentre in altre appari preoccupato” fece scrutandolo intensamente.
“E’ che sono indietro con un progetto- mentì o meglio gli disse una verità di cui però non poteva importargliene nulla – Il fatto è che senza avere un computer a casa devo utilizzare quelli a disposizione all’università, che ovviamente sono pezzi da museo e non sono mai liberi oltretutto, di questo passo non finirò mai entro la data di scadenza”
“Mh… capito- sussurrò Sakuragi rivolgendogli poi uno smagliante sorriso e una sonora pacca sulla schiena – Dai non pensarci troppo in fondo è per questa ragione che ti sei messo a lavorare, no? Per risparmiare per poterti comprare un pc”
“Già” rispose Yohei non capendo come quell’affermazione potesse risollevargli il morale, alzò il proprio bicchiere e si scolò tutto d’un fiato la restante birra, poi fece slittare la sedia all’indietro e si diresse in bagno.

Oltre a lui non c’era nessun’altro, poggiò le mani sul bordo del lavandino e rimase a fissare la propria immagine allo specchio.
La persona che stava osservando era lui senza ombra di dubbio, eppure da un po’ di tempo non riusciva più a riconoscersi. Fece scorrere l’acqua e si sciacquò il viso, ma non trovando nessun refrigerio decise che aveva bisogno di una boccata d’aria fresca.
Uscì dal bagno e senza preoccuparsi di recuperare il giacchetto uscì all’esterno e respirò a pieni polmoni, il locale si trovava in una stradina poco frequentata da veicoli e passanti così si crogiolò nei flebili rumori che sopraggiungevano dalle finestre chiuse della cucina del locale.

“Ti stai annoiando?” il cuore di Yohei si fermò un secondo al suono di quella voce gentile e suadente, prima che il petto fosse attraversato da una fitta dolorosa.
Akira mosse un paio di passi e gli si affiancò mantenendo il sorriso cordiale e allegro, al contrario di Yo indossava il giubbotto e aveva la sciarpa arrotolata intorno al collo.
“Sono solo uscito a prendere una boccata d’aria” soffiò nella sua direzione prima di riportare lo sguardo in direzione del cielo.
Yo aveva sperato con tutto sé stesso di poter evitare un nuovo contatto con Sendoh, benché conscio del fatto che fosse alquanto difficile dato che si trovava in quel locale proprio per festeggiarlo.
Era impossibile che riuscisse per tutta la durata della serata a non rivolgergli parola, per quanto avesse tentato in ogni modo di non incrociare lo sguardo del giocatore.
“Ti capisco anch’io avevo bisogno di allontanarmi da tutto quel caos” replicò Akira ridacchiando un poco e appoggiando la schiena al muro.
“Già, sono piuttosto rumorosi” convenne con lui Mito cercando di non far caso al fatto che il braccio di Sendoh fosse distante solo pochi centimetri dal suo.
“Non senti freddo senza giacca?”
“No, sto bene… piuttosto – rispose Yo volgendosi dalla sua parte – auguri!”
“Grazie- e il sorriso che Akira gli rivolse fece mancare un battito al suo cuore – Sono contento che tu e gli altri siate venuti”
“Beh grazie a te per averci invitati”
“Ah non dirlo nemmeno”

‘Sono davvero patetico’ si disse Yohei mentre abbassava lo sguardo sulle proprie scarpe e le labbra s’increspavano in una smorfia carica di amarezza e disgusto per sé stesso, aveva fatto di tutto per stargli lontano, per cercare di non avvicinarsi troppo, eppure in quel momento era felice di quell’istante che solo loro due stavano condividendo.
Per quanto provasse a mentire a sé stesso era tutto inutile.
Desiderava ardentemente poter godere ancora della sua compagnia proprio come quella volta.
Mito si sentiva irrimediabilmente attratto da Akira proprio come una falena lo era dalla luce calda e brillante della fiamma di una candela sebbene questa la porterà alla morte, ugualmente anche lui, proprio come quello stupido insetto, non poteva resistere dall’avvicinarsi e avrebbe finito per bruciarsi.   
Per quanto avesse provato a toglierselo dalla testa, per quanto sapesse che nel cuore dell’altro ci fosse un’altra persona, per quanto tentasse di rammentare a sé stesso che quel che provava era una strada a senso unico, voleva stargli vicino anche se significava soffrire.


Sendoh non si era lasciato scoraggiare dal fatto che fossero seduti tanto distanti da non potersi nemmeno vedere, lasciò che il tempo trascorresse tra le ordinazioni di alcune pietanze e i primi bicchieri di birra, le battute e gli auguri che gli rivolgevano.
Quando la maggior parte dei membri dell’allegra combriccola iniziò ad essere vivacemente su di giri e il tono e il volume delle voci ad aumentare la sua occasione si presentò.
Seguì Mito con lo sguardo dirigersi in bagno, attese qualche istante prima di alzarsi per seguirlo; avrebbe cercato di bloccarlo con qualche parola all’uscita della toilette e invece la fortuna era dalla sua perché in quel momento, lo aveva scorto dirigersi all’esterno del locale, aveva afferrato il giubbotto ed era uscito dicendo ad Ayako che tornava subito.
Non poteva sperare in niente di meglio, la strada era deserta e il chiasso del locale giungeva attutito, finalmente avrebbero potuto parlare un po’ senza nessuno intorno.
Ma l’euforia iniziale di Akira si era incrinata quando dopo poche frasi aveva scorto l’espressione melanconica di Yohei, era durato solo un attimo il tempo che Mito impiegò a reclinare il capo verso il basso per nascondere quello sguardo colmo di tristezza.

‘Allora è così… stai soffrendo per qualcuno’

L’impulso di allungare le braccia e aprirle per avvolgerlo in un abbraccio stretto si fece sentire forte, Akira avrebbe voluto poggiare la guancia contro la sua e sussurragli all’orecchio che avrebbe pensato lui a curare la ferita del suo cuore.
Lo desiderò così intensamente che si scostò dal muro e gli si mise di fronte, fu solo per il fatto che Yohei alzò il viso e gli rivolse uno sguardo interrogativo a fermarlo dal commettere un simile gesto.
“Sicuro di non aver freddo?” chiese ancora felice dall’essere rinsavito in tempo, se avesse portato a termine la sua intenzione come minimo si sarebbe ritrovato steso a terra con un pugno in faccia.
“Guarda che non sono un tipo così delicato come sembra” gli rispose Yo alzando un angolo della bocca.
“Mmm non so se devo crederti – finse di pensarci seriamente sopra – Non vorrei sentirmi in colpa se finissi per prenderti la febbre. Senti facciamo così, mettiti la mia sciarpa”
“Cos’è una sciarpa ipertecnologica anti influenza?” lo prese in giro Yohei osservandolo sfilarla.
“Oh cavolo l’hai scoperto! Beh pazienza tanto avevo intenzione di diffondere gratuitamente al mondo la mia splendida invenzione”
La risata sincera e cristallina di Yohei riscaldò il cuore di Akira, contento di avergli fatto ritornare il buon umore. Senza pensarci prese ad avvolgere la stoffa di lana intorno al suo collo candido, le sue dita indugiarono un secondo di troppo nello scivolare su quella pelle infreddolita e quando Mito raddrizzò la schiena allontanandosi le ritrasse come se avesse preso la scossa.
“L’hai stretta troppo, cos’è volevi strozzarmi per eliminarmi?” scherzò ancora Yohei allentando un poco il capo.
“Ovviamente, così potevo vendere il progetto della realizzazione della sciarpa anti influenza contemporaneamente alle nazioni unite e alla Russia, ma ho fallito miseramente ora dovrò dividere parte degli introiti con te” stette al gioco strappandogli una nuova risatina.
“Tu sei tutto matto, sembravi una persona normale e invece anche Akira Sendoh si è rivelato fuori di testa”
“Eh mai giudicare dalle apparenze” rispose saggiamente riappoggiandosi al muro.
‘A dire il vero questo è l’effetto che mi fa stare vicino a te, evidentemente mi piaci proprio parecchio’


Yohei scoppiò a ridere per la seconda volta, fino a pochi istanti prima si sentiva uno straccio e ora era di nuovo allegro e proprio per merito di Akira.
'Sei al tempo stesso la mia gioia e la mia disperazione’
valutò appoggiando la schiena alla parete.

“Sai volevo chiederti una cosa, ma dopo quella sera non ti ho più visto, nel senso che ti ho incrociato solo di sfuggita in palestra” disse catturando la sua attenzione Sendoh.
“Intendi dopo il compleanno di Rukawa?”
“Esatto, volevo sapere come è andata con Sakuragi sai per il fatto che hai dimenticato di chiudere la porta di casa” si spiegò meglio il giocatore di fronte al suo viso confuso.
“Tutto bene. Ha urlato un po’, sai com’è il solito esagerato, ma gli è passata quasi subito”
“Ero proprio curioso però non potevo chiederlo a lui, insomma praticamente mi sono intrufolato in casa loro senza invito”
“Mh… beh Hana non si fa problemi del genere, però non so Rukawa”
“Quindi tutto sommato ho fatto bene a starmene zitto”

Rimasero in silenzio non sapendo che altro dirsi.
Nessuno dei due ragazzi voleva rientrare e porre così termine a quel momento magico, ma al tempo stesso sentivano un fastidioso groppo in gola che gli impediva di aprir bocca come se temessero che, spezzando la quiete serale la realtà si sarebbe riaffacciata con crudeltà e avrebbe infranto quel piccolo sogno.
Akira spostò il peso da un piede all’altro e poi staccò gli occhi dalla volta celeste per poggiarli con dolcezza sul viso di Mito, era lì con lui completamente soli in quel vicolo deserto e scarsamente illuminato dalla fievole luce dei lampioni.
Sapeva che quella pausa non sarebbe durata a lungo e che probabilmente non avrebbe avuto una nuova occasione per stargli tanto vicino, così arcuando maggiormente le labbra si voltò verso di lui facendo aderire la spalla destra al muro.
“Sai che oltre al tuo nome e al fatto che sei un amico di Sakuragi non so praticamente nient’altro di te?” gli fece notare in un sussurro.

Gli occhi di Yohei catturarono quel movimento e senza pensarci ascoltò la sua domanda perdendosi nell’osservare i lineamenti del volto dell’altro universitario.
‘Non sorridermi così, non guardarmi in quel modo o non riuscirò mai più a strapparti dai miei pensieri’
Implorò disperato dentro di sé, mentre un languore e una dolcezza mai provata prima si diffondevano all’interno del suo petto.

“Beh questo perché essendo un comune mortale non rientro nell’olimpo di voi giocatori di basket- ironizzò – E’ poi non è che ci sia molto altro da sapere su di me” ammise Yo dopo qualche secondo d’esitazione, ponderando che quella fosse l’unica risposta sensata da dare.
Era logico che Sendoh non lo conoscesse, a dire il vero se non fosse stato per Hana lui avrebbe continuato ad essere uno dei tanti volti anonimi e sconosciuti a bordo campo.   

“Niente altro dici?- ripeté Akira soprapensiero per poi regalargli un nuovo entusiastico sorriso -Beh questo lascialo giudicare a me e poi guarda che anche io sono una persona come le altre”
Il sopracciglio di Mito scattò dubbioso verso l’alto.
“Comune? Tu? Ma se non passa settimana senza che esca un articolo su di te”    
“Ah non me lo ricordare… è tutta colpa della sorella di un mio kohai del liceo, è una giornalista e non so perché si è fissata con me”
“Forse perché sei un giocatore pieno di talento? E magari il fatto che tu non faccia schifo e che anzi quando escono delle tue foto i giornali vanno a ruba secondo te non c’entra?” gli fece notare ridacchiando del suo sguardo velato dal disappunto.

“Mmm… ok ritiro quel che ho detto- esalò Akira crogiolandosi nelle sue parole.- Allora visto che praticamente di me sai tutto- Yohei sgranò gli occhi mentre impercettibilmente si irrigidiva – che ne dici di raccontarmi qualcosa su di te?”
Le labbra di Sendoh si stirarono maggiormente nella penombra, Mito aveva affondato una mano nei capelli con fare pensieroso e leggermente imbarazzato: ‘E’ proprio carino’ valutò.
“Cavolo non so che dire. Che vuoi sapere?”
“Tutto! – esordì Akira troppo in fretta mordendosi subito la lingua mentre si dava del cretino – Volevo dire le solite cose di quando si fa conoscenza”tentò di recuperare alla piccola gaffe.

“Vediamo… frequentiamo la stessa università questo lo sai”
“Che corso?” intervenne Sendoh curioso e soprattutto molto interessato a quella informazione, avrebbe saputo in che zona del campus dirigersi per incontrarlo più facilmente.
“Informatica avevo intenzione di diventare un programmatore, ma ci sto ripensando, credo che mi specializzerò in grafica multimediale. Mi piacerebbe lavorare in campo pubblicitario, ma non so bene”
“Davvero? Sembra fantastico!”

Gli occhi di Akira brillavano di puro entusiasmo e Yohei non seppe perché ma si ritrovò a parlare a ruota libera delle proprie aspirazioni, delle difficoltà che aveva incontrato e che tutt’ora lo angustiavano.

Il giocatore ascoltò attentamente ogni parola perdendosi nella contemplazione del volto di Mito che si era animato, mentre snocciolava una gran quantità di termini a lui incomprensibili e il sorriso si addolcì ancor di più.
Akira era felice che Yohei avesse preso a chiacchierare con lui in quel modo tanto tranquillo e amichevole, gli era bastato davvero poco per dimenticarsi della sgradevole sensazione avuta pochi minuti prima.

“Ehi ma si può sapere che fate qui fuori?” giunse la voce di Ryota a spezzare la melodia delle parole di Mito, Sakuragi si trovava alle spalle del compagno di squadra il braccio poggiato con noncuranza alla cornice della porta d’ingresso del locale lasciata aperta e lo sguardo che rivolse a Sendoh non piacque molto al giocatore.
“Stavamo prendendo un po’ di aria fresca poi ci siamo messi a chiacchierare e non abbiamo fatto caso al tempo che passava” diede la sua giustificazione Akira, anche se non doveva darne era pur sempre il festeggiato.

Yo si staccò dal suo appoggio e si avviò a rientrare al seguito degli altri due ascoltando le lamentele di Ryota, che a quanto sembrava era venuto a cercarli solo su richiesta esplicita di Ayako.
Una volta messo piede all’interno della struttura il rumore e il calore lo investirono sottolineando la differenza con l’esterno, allungò una mano e si liberò della sciarpa e prima di avvicinarsi troppo al chiassoso tavolo si voltò appena porgendo il capo al legittimo proprietario.
“Grazie” esalò brevemente ficcandogliela velocemente in mano e senza aspettare risposta procedette a riprendere il suo posto e a dare la sua attenzione agli amici.

Akira rimase a fissare la schiena di Yohei stringendo la lana fra le dita, incapace di trovare una logica o una coerenza nell’espressione o nello sguardo dell’altro.
Fino a pochi istanti prima Mito gli aveva sorriso affabilmente chiacchierando con lui come fossero amici di vecchia data e ora gli aveva appena rivolto un impercettibile sguardo indifferente, restituendogli la sciarpa come fosse stata una scocciatura.
Decisamente Sendoh si sentiva alquanto confuso, appoggiato al muro del locale aveva esultato pensando di essere riuscito a gettare le basi per instaurare l’amicizia con Yohei, ma ora gli sembrava fossero ancora due perfetti estranei.

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Capitolo 2
*** seconda parte ***


parte due tdob
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro




15 febbraio

Una volta rientrati nel locale Mito aveva ripreso le distanze da Akira, trincerandosi ostinatamente dietro le barricate dell’indifferenza e del disinteresse che aveva eretto per proteggersi.
Evitò di voltare il capo nella direzione del giocatore e solo a fine serata quando dovettero salutarsi, si concesse di guardarlo ancora una volta.
Non che gli sarebbe dispiaciuto annoverare Akira Sendoh fra le fila dei suoi amici, ma sarebbe stato doloroso e controproducente.
In fondo non necessitava di averne altri, Hana e quei tre scalmanati dell’armata erano più che sufficienti per complicargli la vita, ma soprattutto non aveva bisogno di averne accanto uno che gli piaceva così tanto.
Continuare ad essere un perfetto sconosciuto per il giocatore gli sembrò la soluzione migliore e l’unica sensata. Prima o poi quell’infatuazione sarebbe scomparsa dal suo cuore e fino a quando non avrebbe potuto guardarlo senza che il respiro gli mancasse o che il batticuore lo accompagnasse, stare lontano da Sendoh era la sola opzione possibile.
Continuò a ripetersi mentalmente la propria decisione come fosse un mantra per tutto il resto della notte, rigirandosi nel futon caldo e accogliente, sperando che in quel modo la sua determinazione non avrebbe più vacillato.

Era stato così pericolosamente facile parlare con Akira, Yohei era stato catturato dalla tenerezza dei suoi occhi, si era lasciato avvolgere dal calore di quel sorriso, si era sentito così stupidamente felice tanto da ingannarsi e perdersi in un sogno.
Per un momento si era cullato nell’illusione che Akira fosse lì per lui, che lo avesse seguito appositamente all’esterno, non era forse proprio con quella piccola speranza che era fuggito fuori dal locale?
Per un fragile istante Yo aveva assecondato la sua fantasia dimenticandosi completamente di Midori.
Ma alla fine quando il mondo reale si era affacciato mostrandogli la verità lui si era destato, sentendosi un completo idiota per essersi perso dietro a stupide fantasticherie.
Ma la sua idiozia, per quanto faticosamente cercasse di scacciarla, aveva attecchito in profondità nella sua mente mettendo radici salde e robuste difficili da sradicare con una semplice imposizione di volontà, così alla fine di una nottata insonne e di una mattinata in cui aveva vegetato a letto aveva chinato il capo sconfitto.

Dichiararsi non era di per sé una cosa facile se in più ci si aggiungeva il fatto che il soggetto del proprio interesse appartiene allo stesso sesso la cosa risulta di gran lunga più complicata.
Eppure Yohei che si era sempre vantato di possedere un quoziente intellettivo superiore; almeno rispetto all’armata, e una mente pragmatica e razionale; al contrario di Hanamichi, trovava l’idea che gli era balzata in testa stranamente geniale per quanto in realtà comprendesse bene che fosse una colossale scemenza.

La verità nuda e cruda era che semplicemente aveva paura.
Il terrore di essere respinto seppur garbatamente; perché Yo di questo era più che sicuro, Akira non lo avrebbe preso in giro per la sua infatuazione né gli avrebbe rivolto un’espressione di disgusto o parole offensive, lo pietrificavano.
L’unica alternativa era continuare a tacere su quel sentimento che gli devastava l’animo attendendo che prima o poi si affievolisse e scomparisse fino a ridursi a un tenero ricordo.
Ma a discapito di ciò che si ostinava a ripetersi, il suo corpo tendeva ad avere la deprecabile abitudine di agire per conto proprio.
 
Per l’ultima volta, si ripromise con fermezza mentre muoveva un passo dietro l’altro in direzione dell’abitazione di Sendoh, dopo di ché non avrebbe più prestato ascoltato al diavoletto che gli sussurrava nelle orecchie né avrebbe più ripensato al giocatore.
La sua mente traviata da sogni d’amore adolescenziali si era fatta convincere dell’innocenza del gesto che stava per compiere, adducendo a spiegazione logica e razionale che solo esprimendo in qualche maniera quel sentimento se ne sarebbe potuto completamente scordare.
 

***
Akira tirò la linguetta della lattina di succo che aveva acquistato al supermarket in cui si era fermato per rimpinguare un po’ le scorte del frigorifero che ormai piangeva desolazione e miseria.
Sia le lezioni che gli allenamenti si erano svolti regolarmente anche per quel giorno senza nessuna sorpresa
piacevole, poco prima della pausa pranzo si era recato nei dintorni dell’edificio che ospitava la facoltà d’informatica e con suo sommo dispiacere non aveva incrociato la figura di Mito.
Aveva anche saltato l’ora successiva per addentrarsi nei corridoi dell’istituto senza avere alcuna fortuna, neanche in palestra il giovane si era visto, al contrario dei suoi tre amici che avevano fatto una capatina veloce.
Sendoh aveva ripensato a lungo alla stranezza del comportamento di Yohei giungendo ad unica soluzione possibile, ossia che non ci fosse assolutamente nulla di anomalo.
Sicuramente la sensazione di freddezza doveva essere stata una sua semplice sensazione dettata dai suoi sentimenti,dall’insicurezza dettata dal fatto non conoscere bene l’altro e dal non sapere bene come doversi muovere lo facevano dubitare e preoccupare per ogni minima inezia.    

Diede un altro lungo sorso e rallentò leggermente l’andatura quando vide la figura in lontananza socchiudendo leggermente gli occhi per acutizzare la vista.
Non si era sbagliato o confuso, quello fermo in direzione del suo cammino era proprio un panda, non un vero animale ma un uomo vestito da tale esemplare.
 Se ne vedevano spesso molti in giro per il centro, solitamente sponsorizzavano con costumi più o meno fantasiosi; per qualche strana regola riconducibile al marketing, vari esercizi commerciali, ma era strano vederne uno lì.
Quella era un quartiere scarsamente movimentato e frequentato, forse il dipendente non conosceva bene la zona e si era smarrito o semplicemente abitava da quella parti e stava rincasando, anche se certo vestito in quel modo dava nell’occhio.
Sendoh procedette indifferente, non voleva rischiare di imbarazzare l’uomo, magari era un povero disoccupato padre di famiglia che per mantenere e sfamare i suoi numerosissimi figli si era abbassato a un simile lavoro.
Dicendosi che doveva smetterla di vedere certi film strappalacrime alla tv procedette a superare l’orso gigante, ma proprio mentre stava per scostarsi a destra per non finirgli addosso, il peluche a grandezza uomo slittò su un piede bloccandolo.
Akira fissò la testa bianca con le macchie circolari nere rimanendo immobile e perplesso provò a spostarsi a sinistra per superarlo ma nuovamente il panda arrestò il suo cammino.
Stava per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa e cortesemente di lasciarlo passare quando un braccio dell’uomo orso scattò in avanti verso di lui con il palmo aperto proteso verso l’alto.
Fra la pelliccia sintetica era adagiato una scatolina quadrata avvolta con carta rossa e oro chiusa da un bel fiocchetto dorato.
Sendoh fissò il regalo e poi la testa inespressiva poi nuovamente il pacchetto, la zampa pelosa si agitò nella sua direzione, in un chiaro segno silenzioso di afferrare il dono.
“Emh dunque…” tentò di dire, ma ancora l’arto si mosse sotto il suo naso in un gesto ancor più pressante, Akira pensò bene di non contrariare lo strano sconosciuto e allungò due dita e lentamente sfiorò il nastro.
Sembrava non corresse pericoli di farlo imbestialire e così si azzardò a prendere il piccolo regalo, il panda lo superò senza dire una parola o voltarsi nella sua direzione.
 
 Sendoh rimase a fissare la bizzarra creatura uomo- animale allontanarsi, infine staccò gli occhi dalla pelliccia e fissò il pacchetto indeciso sul da farsi, lo smosse un poco alzandolo fino all’orecchio e ascoltando il rumore di qualcosa che sbatteva al suo interno.
Si avviò a casa rigirandosi lo strano regalo fra le mani e anche una volta all’interno dell’appartamento lo scrutò pensieroso, poi si decise e lo scartò.
La scatolina era di una pasticceria alquanto rinomata del centro e al suo interno giaceva un unico cioccolatino a forma di cuore, ovviamente Akira era un ragazzo assennato e non si fidò a ingurgitare un singolo pezzetto del dolce.
Il panda poteva essere un folle serial killer che regalava cuori al cianuro o alla stricnina, richiuse la scatolina e la gettò nel cestino dei rifiuti, dimenticandosene due ore dopo.


***

Mito fermò i piedi e con un sospiro si voltò per tornare indietro di qualche metro per la quinta volta.
Come ogni venerdì dopo le lezioni si era diretto al lavoro part-time aveva indossato il costume noleggiato dal gestore del ristorante in occasione dell’apertura del ristorante, aveva afferrato il cartellone, i palloncini e i volantini che avrebbe distribuito fino a sera.
Una volta però che il sole aveva iniziato a compiere la sua discesa Yohei non si era diretto a liberarsi di quella fastidiosa e bizzarra divisa come solitamente faceva, ma si era invece recato nella direzione opposta.
Inutile dire che il suo corpo lo aveva condotto sotto casa del giocatore dietro cui sospirava in silenzio, come aveva supposto le finestre del suo appartamento non avevano le tendine tirate e la luce in casa non era stata ancora accesa.
Akira non era ancora rincasato come era logico che fosse, dato che sicuramente stava ritornando dalla palestra dove si era allenato fino ad allora.
Come aveva giustamente previsto lo vide avvicinarsi con la sacca sportiva a tracolla e la busta di un minimarket, sfiorò con le dita rinchiuse nella pelliccia il cioccolatino acquistato il giorno prima in pasticceria.

Si sentiva tanto una ragazzina delle medie alla sua prima cotta che tremante e rossa di vergogna voleva donare la cioccolata di san Valentino al ragazzo che gli piaceva, ancora non capiva dove avesse trovato il coraggio di varcare la soglia del negozio di dolciumi, mettersi in fila e silenziosamente indicare il cuore di cioccolata al latte.
E ora benché fosse totalmente irriconoscibile dentro la pelle di un finto panda made in Taiwan si sentiva tremare ogni fibra di corpo e pelliccia sintetica.
Dopo che Akira ebbe afferrato il pacchetto stranamente lui riuscì ad allontanarsi mantenendo un’andatura regolare, si era aspettato di scappare a gambe levate e invece così non era stato, alla fine era stato meno traumatico del previsto.

Una volta rincasato si tolse il costume a nolo e si fiondò sotto la doccia e rimase sotto il getto dell’acqua tiepida a lungo.
Ora poteva togliersi Akira Sendoh una volta per tutte dalla testa, decise sorridendo vittorioso alla sua immagine che si rifletteva nello specchio opacizzato dal vapore.


Più o meno a metà Marzo

Akira si rigirò la matita fra l’indice e il pollice mentre la testa si reclinava di più a sinistra sul palmo dell’altra,
fissava il professore senza ascoltare neanche una parola di quel che stava dicendo.
A lezione si lasciava vincere sempre da quella specie di apatia ormai da molti giorni e più nello specifico da quando, due settimane dopo il suo compleanno, Mito non si era più fatto vedere in palestra.
Aveva provato a incrociarlo casualmente per il campus, ma Yo sembrava dotato di radar e forse così era visto che Akira incontrava tutti tranne che lui.
Ormai stava finendo anche Marzo e il giocatore non aveva concluso proprio un bel niente, chiedere a Sakuragi era un’idea scartata già da tanto tempo, perciò stava valutando seriamente di lasciar perdere quello sfuggente ragazzo.
Oltre tutto, se mai le cose avessero dovute finire come sperava, non voleva ritrovarsi a iniziare una storia con uno spirito libero.
Praticamente Yohei era un fantasma non si sapeva mai dove o con chi fosse.
‘Ma sì, meglio metterci una bella pietra sopra e passare ad altro non so neanche se sia libero o quanto meno gay’ rifletté incrociando e afflosciando le braccia sul banco adagiandovi subito il capo.
Però il vecchio adagio gli turbinava sempre in testa ogni qual volta prendeva la decisione di lasciar perdere:
‘Tra dire e il fare c’è di mezzo il mare’ e lui non riusciva a dimenticarsi di Mito.
Probabilmente era perché rimaneva con troppi dubbi, se fosse stato possibile un approccio normale e Akira avesse avuto la possibilità di esporsi chiaramente ed essere respinto, non avrebbe continuato a rimuginarci sopra così tanto.
Il fatto di non essere riuscito ad andare oltre qualche semplice frase scambiata occasionalmente, non gli permetteva di arrendersi definitivamente.
In cuor suo bruciava ancora viva la speranza.
Sebbene non fosse altro che una futile illusione la sua, non aveva nulla di concreto a cui aggrapparsi, non voleva rinunciare tanto facilmente.
Era sempre stato un tipo molto determinato, ma in quel caso rasentava, una testardaggine che non sapeva di possedere, si stava incaponendo oltre il dovuto.  

 ***

“Ehi Yo!”
Mito si voltò verso quel richiamo riconoscendo subito la voce di Hanamichi, l’amico lo raggiunse eliminando con poche falcate la distanza che li separava poggiandogli poi una mano sulla spalla a modo di saluto.
“Ciao Hana, come mai da queste parti?” gli chiese con un sorrisetto impertinente, la biblioteca non era uno dei luoghi che Sakuragi frequentava solitamente se non proprio quando vi era costretto.
“Cercavo te – gli spiegò non curandosi degli sguardi infastiditi, dal tono alto della sua voce, degli studenti che sedevano a uno dei grandi tavoli messi a disposizione e che cercavano con solerzia di studiare. –E’ da parecchio che non riesco più a vederti” continuò Hana.
“Te l’ho detto anche l’altro giorno al telefono, sono piuttosto impegnato con i corsi e poi con il lavoro part time”    
Il giocatore lo fissò per qualche secondo senza dire nulla poi chinò il capo per far sì che i loro occhi si trovassero alla stessa altezza.
“Le lezioni non si tengono tutto il giorno e ora hai smesso di distribuire volantini e lavori qualche volta la sera come cameriere, perciò non inventarti scuse – riassunse Hana le attività dell’amico - Non è che mi stai evitando?” domandò diretto a brucia pelo.
Yohei sbatté le palpebre un paio di volte prima di scoppiare a ridacchiare “Scusa e perché dovrei?” chiese di rimando.
“E che ne so? Altrimenti mica ti venivo a cercare per chiedertelo” scattò Sakuragi ritornando al consueto tono di voce e meritandosi alcune occhiatacce ammonitrici.
“Ah così sei venuto solo per questo? E io che credevo che venissi a cercarmi solo per chiedermi un prestito però devo ricredermi” gli occhi di Hana si dilatarono e le guance si imporporarono leggermente.
“Che cavolo dici? Mi stai dando del parassita? Ritieniti fortunato di avere il tensai come amico, vuoi una testata?” s’infervorò piccato perché Yo non aveva poi tutti i torti.

“Ma insomma volete fare silenzio?”
“In biblioteca non si urla!”
“Se volete chiacchierare andate fuori”

Si lamentarono alcuni studenti e un paio di docenti, Hana trafisse gli scocciatori con uno sguardo al vetriolo digrignando i denti e prima che potesse rispondere a tono Mito lo trascinò per un braccio nel corridoio esterno.
“Non le sopporto le biblioteche” si lamentò Sakuragi fumando d’irritazione per non aver potuto inveire come avrebbe voluto.
“Sei il solito casinista”esalò Yo per prenderlo in giro.
“Piantala o ti stendo- lo bloccò Sakuragi - Allora mi dici che ti prende?” insistette incrociando le braccia al petto con fare battagliero.
“Troppo studio e mi si sta fondendo il cervello dato che, diciamocelo, non è che i miei neuroni siano tanto abituati a lavorare” la buttò sullo scherzo Mito evitando di rispondere.
“Dico sul serio Yo – fece Hana con una nota di preoccupazione – Non pranziamo più insieme, hai sempre da fare e non usciamo da un sacco di tempo, non vieni neanche in palestra” si lamentò visibilmente contrariato della sua costante assenza.

Yohei socchiuse leggermente gli occhi corrugando appena la fronte, indispettito da quella paternale che gli veniva proprio dall’amico.
“Si può sapere da quando mi devo giustificare con te dei miei impegni?- esalò a bassa voce – E poi parli proprio tu? Che in primo liceo ti è bastato vedere la gonna di Haruko e una palla da basket  per dimenticarti completamente di noi? Per non rinvangare il fatto che quando ti sei messo con Rukawa sei completamente sparito…”
“Sì vedo come non vuoi più ricordare l’accaduto – sbuffò Hana messo in difficoltà dal sentirsi ricordare i propri errori – Senti Yo proprio perché mi sono comportato in quel modo tenendo te e i ragazzi a distanza, ma soprattutto te, sono venuto a chiederti se ho combinato qualcosa che ti ha fatto arrabbiare” spiegò mettendo da parte ogni rammarico.
“Ma no, sono solo… molto impegnato” lo rassicurò Mito mentre il senso di colpo iniziava a pungolarlo fastidiosamente.
Era vero che lo stava evitando, ma non per colpa di Sakuragi o dei ragazzi dell’armata, semplicemente cercava di non incontrare Sendoh.
Aveva preso la decisione di restare il più lontano possibile da Akira finché il suo cervello non avesse smesso di pensare a lui, però ovunque si voltasse finiva per incrociarne la strada per questo motivo preferiva rintanarsi nel laboratorio d’informatica nelle ore di buco e non andare più a spiare gli allenamenti di Hanamichi.
“Yo se hai qualche problema…” disse Sakuragi con un filo di voce ed evitando di guardarlo negli occhi, in difficoltà su come esprimersi.
“Lo so Hana, tu ci sei sempre – lo trasse d’impiccio, fra loro non c’era mai stato bisogno di dirsi certe cose sapevano perfettamente che ognuno poteva contare sull’aiuto dell’altro – Ma davvero non ho nessun problema… beh a parte che sono incasinato per il test della settimana prossima”
“Mh per quello arrangiati da solo, devo già studiare per due esami e non ho ancora aperto un libro”
“Chissà perché non avevo dubbi in merito”
“Che vorresti dire?” chiese Hanamichi avvolgendo un braccio intorno al suo collo e stringendo pericolosamente.
La tensione di pochi minuti prima si era dissolta, così scherzarono per qualche minuto prendendosi in giro bonariamente a vicenda poi Hanamichi propose all’amico un’uscita pomeridiana. Insistette talmente tanto che Yohei, spinto anche dal volersi scusare per le parole dette prima, accettò .
Si misero d’accordo per il giorno seguente dato che Mito non doveva lavorare e acconsentì non molto entusiasticamente ad incontrarsi fuori della palestra alla fine degli allenamenti del club di basket.

Il giorno dopo…

Ad Akira non era sfuggito l’arrivo di Yohei né il fatto che Sakuragi, al termine degli allenamenti, avesse gridato all’amico che si sarebbe sbrigato subito a cambiarsi né tanto meno che Mito, gli avesse sorriso e indicato con l’indice la porta della palestra come a dirgli: Ti aspetto fuori.
Per qualche strana e oscura ragione, non più di tanto se si fosse soffermato a pensarci un attimo, tutto ciò indispettì Sendoh.
Il giocatore avrebbe voluto avvicinarsi e salutare il ragazzo che non vedeva da parecchio, ma venne bloccato da Ayako e dall’allenatore che lo ripresero aspramente per i continui ritardi.
Con la coda dell’occhio e senza prestare minimamente ascolto a ciò che gli veniva detto, Akira osservò la figura di Mito oltrepassare la porta.
Aveva sperato, invano, che Yohei si voltasse dalla sua parte così che lui avrebbe potuto sorridergli e salutarlo e invece nulla, appena la manager e il mister ritennero di essere soddisfatti lo lasciarono andare negli spogliatoi.

Varcando la soglia anche se soprapensiero colse uno stralcio di conversazione fra Rukawa e Sakuragi, che gli confermava quanto aveva giustamente ipotizzato, ciò che però catturò la sua attenzione fu lo sguardo pensieroso di Kaede.
Aprì il proprio armadietto recuperando con molta lentezza l’occorrente per la doccia, facendo finta di nulla e fingendo indifferenza totale Akira prese a chiacchierare con Kaede portando la conversazione dove voleva.

“Tu e Hana oggi non andate a casa insieme, giusto?” domandò Sendoh innocente come un angioletto.
“Nh, esce con un suo amico”
“E la cosa ti scoccia?” perché a dire tutta la verità ad Akira dava fastidio un bel po’, non che fosse geloso sia ben chiaro.
Lui non era il tipo da attacchi isterici e scenate teatrali se il suo ragazzo aveva un amico con cui usciva senza di lui figurarsi,  Sendoh era superiore a quelle cose.
‘Anche perché Mito non è il mio ragazzo’ si ricordò con fastidio spiegando alla faccia scura di Rukawa cosa intendesse dire.
“Sai essere gelosi è del tutto normale” fece ancora Akira con accondiscendenza cercando di mettersi nei suoi panni.
“Tzs è solo Mito, figurati se sono geloso di un tipo simile”
Nel sentire quelle parole Akira s’indispettì non poco, era vero che Yohei non era appariscente e non catalizzasse l’attenzione con la sua sola presenza come invece capitava a Rukawa, però dire ‘è solo Mito’ con quel tono di sufficienza liquidando così la faccenda non gli andò proprio giù.
“Ah sì? Mi sembra che Sakuragi passi un sacco di tempo con quel ragazzo” lo pungolò mettendo più malizia del dovuto nel tono della voce.  

‘ Se fossi in te staccherei gli occhi dalla palla da basket ogni tanto e mi guarderei attorno, non sai che bel panorama ti perdi… Pensandoci bene è meglio di no, non sia mai che Rukawa dovesse mettersi in testa di lasciare Sakuragi e provarci col mio Yohei ’

Il successivo sguardo, la risposta e il tono della voce di Kaede staccarono Akira da quei pensieri un po’ bizzarri: “Sono soltanto amici, tutto qui”
"Non volevo mica insinuare altro” mentì spudoratamente, anche se Rukawa non sembrò bersela evitò di continuare quella discussione e invece inaspettatamente prese a confidarsi con lui su ciò che realmente lo impensieriva.
Sendoh lo ascoltò con attenzione, inizialmente aveva attaccato bottone con l’intenzione di scoprire qualcosa sull’uscita di Mito e Sakuragi poi saputo il motivo della sua difficoltà il sincero desiderio di essergli  di aiuto ne aveva preso il posto.
Fu così che scoprì qualcosa che prima lo lasciò confuso e poi lo rese estremamente felice.

“Un’idea mi è venuta in mente però: primo non ho molti soldi e secondo l’idiota che si veste da panda…”
Akira neanche  ascoltò il resto della frase.
Appena il suo udito ebbe captato la parola panda aveva preso a riportargli alla memoria l’incontro bizzarro avvenuto in febbraio, quando poi una seconda parola amico si scolpì con kanji di fuoco nel suo cervello il cuore di Sendoh ebbe un sussulto.
Con un’agitazione che non era da lui chiese a Kaede maggiori delucidazioni in merito, una volta scoperto che la persona con tendenze zoofile fosse Mito, al giocatore dai capelli a punta sembrò di star toccando il cielo con un dito.
Ascoltò il resto del discorso di Rukawa e alla fine Akira gli rivolse il sorriso più scoppiettante di gioia e felicità che mai aveva provato prima affermando che lui possedeva la soluzione al suo dilemma.
Dopo ciò che aveva scoperto si sentiva magnanimo e con entusiasmo decise che avrebbe aiutato Kaede.

Non fece altro che pensare a quanto saputo per tutto il resto del pomeriggio, della sera e della notte, più rifletteva al fatto che fosse Mito ad avergli regalato quel cuore di cioccolata e più il cuore di Akira batteva forte, se lo avesse anche minimamente sospettato non avrebbe buttato via il dono in quel modo.
Mai neanche per un secondo il dubbio che il gesto compiuto da Yohei non avesse nessun legame con sentimenti romantici e amorosi lo sfiorò, anzi tutt’altro Akira si sentiva finalmente tranquillo in merito.
Per Akira quanto aveva fatto Mito era una chiara dimostrazione che il ragazzo provasse la stessa simpatia che nutriva anche lui.
Si sentì motivato a non arrendersi e prese la decisione che avrebbe prima messo Mito davanti al fatto che lui sapeva; Sendoh era più che sicuro che avrebbe visto gli occhi di Yohei sgranarsi e tingersi di stupore e imbarazzo, a quel punto Akira lo avrebbe rassicurato affermando a sua volta di provare per lui gli stessi sentimenti.
Immaginandosi le guance di Mito tingersi di un leggero rossore verginale, il giocatore si recò all’università non riuscendo a smettere di sorridere come un cretino.

Come era accaduto nei giorni precedenti Sendoh non riuscì a incontrare Mito e quindi il suo piano non poté essere attuato in breve tempo, al contrario di come aveva ipotizzato, l’occasione gli si presentò solo alcuni giorni dopo.

26 Marzo

Akira aveva proposto a Kaede di regalare a Sakuragi un romantico fine settimana fuori città organizzando lui il tutto, approfittando del fatto che avesse degli zii che gestivano un onsen  era riuscito a fargli avere uno sconto molto vantaggioso.
La sera prima aveva preso gli ultimi accordi con lo zio fornendogli i nomi degli amici e il giorno di arrivo, ora si stava recando a raggiungere l’edificio in cui Rukawa seguiva le lezioni per confermargli l’avvenuta prenotazione.
Una volta giunto chiese ad un paio di studenti fermi a chiacchierare davanti ad una delle macchinette dell’androne, quale fosse il piano in cui si trovava il laboratorio d’inglese in cui sapeva Kaede lo stava aspettando.

Fu una piacevole sorpresa quindi per lui intravedere nell’aula non solo il compagno di squadra, seduto ad una delle postazioni che si utilizzavano per l’ascolto dei cd di lingua, ma anche Mito in piedi di fronte a Kaede.
I sensi di Sendoh si allertarono notando il modo in cui i due si stavano guardando senza dirsi nulla, gli era chiaro che qualcosa di grave doveva essere accaduto fra i due.
Ipotizzando che fosse capitato in mezzo a un bisticcio salutò allegramente richiamando la loro attenzione, sperando così di smorzare la tensione che aleggiava nella stanza vuota a parte loro tre.
Capì di non aver preso una saggia decisione quando gli occhi di Mito si staccarono da Rukawa per posarsi un secondo su di lui, sembrava oltre modo scocciato anche se forse i termini più indicati per esprimere la sensazione che ebbe erano innervosito e infastidito.
Yohei senza dire neanche un ciao si incamminò verso l’uscita.

“E’ da un bel po’ che non ci vediamo” tentò di fermarlo in quel modo Akira spostandosi in maniera da mettersi sulla sua strada, Yohei non lo degnò né di risposta né di uno sguardo.
Il giocatore rimase confuso una volta di più da quell’atteggiamento così in contrasto con il carattere sempre allegro che Yo aveva dimostrato di possedere.
Lo osservò lasciare il laboratorio e quando lo vide scomparire in corridoio si voltò verso Kaede che era rimasto indifferente seduto al banco e stava svolgendo il filo di un paio di cuffie.
“E’ successo qualcosa?” gli domandò avvicinandosi, intuendo che la reazione di Mito dipendesse da quanto era capitato prima del suo arrivo.
“No, niente”
“Però Mito aveva una faccia e quando sono entrato sembrava che steste per saltarvi al collo da un momento all’altro” insistette deciso a scoprire cosa fosse accaduto.
Non poteva credere ed accettare tanto facilmente le parole di Kaede perché in quel caso l’unica spiegazione logica era che Yohei soffrisse di doppia personalità: una gentile, allegra e tranquilla l’altra diffidente, scostante e cupa.
Attesa la risposta di Rukawa mentre considerava comunque quella eventualità prendendo a riflettere, che si sarebbe iscritto alla facoltà di psicologia sperando di poter recuperare in fretta la maggior parte degli esami.
“Mh quell’idiota si è offerto di aiutarmi a organizzare una festa a sorpresa per il do’hao” esalò Rukawa mentre Akira poggiava le sue borse nella postazione accanto.
“Beh è stato gentile”
“Tzs poteva offrirmi il suo aiuto quando glielo chiesi tempo fa” controbatté sbuffando Kaede.
“Quindi avete discusso per questo?” indagò ancora Akira pazientemente, non escludendo di cambiare ramo di studi constatando che quella specializzazione poteva tornargli utile con più soggetti.
“No, gli ho detto di non azzardarsi a fare niente o gliel’avrei fatta pagare”
Sendoh prese un profondo respiro prima di chiedere ancora: “Quindi è per questo che avete discusso?”
Kaede lo fissò un secondo alzando un sopracciglio leggermente scocciato dalla sua insistenza, ma poi gli spiegò a grandi linee cosa fosse accaduto.  

“Quindi se ho capito bene è venuto a cercarti per sapere se avevi escogitato qualcosa per il compleanno di Hanamichi e tu gli hai dato ad intendere che non avevi organizzato nulla, al che Mito si è offerto di aiutarti a preparare una festa a sorpresa e tu gli hai detto di non azzardarsi a fare nulla o gliel’avresti fatta pagare. Esatto?” ricapitolò a sua volta ottenendo un cenno affermativo dall’altro giocatore.
Akira rimase in silenzio per alcuni secondi ponderando quanto saputo.
“Non gli hai detto niente perché te la sei presa per il fatto che quando gli hai chiesto un consiglio Mito ti ha risposto in quel modo, vero?”
“Tzs no! E’ amico del do’hao quindi cretino a sua volta, se glielo dicevo di sicuro spifferava tutto ad Hana” rispose Kaede dando la sua giustificazione in quella mezza verità, non avrebbe mai ammesso ad Akira Sendoh che ci aveva preso in pieno, aveva agito in quel modo per semplice ripicca.
“Mh… capisco- fece Akira non credendo neanche ad una parola- Tu e Mito non siete in buoni rapporti da quel che mi pare di capire”
Non sapeva bene il perché, ma a Sendoh dispiaceva, forse perché a lui Yo piaceva così tanto, anche se lo conosceva poco, da desiderare che tutti vedessero ciò che aveva intravisto lui.
“Mh non è che parliamo molto, ma neanche ci ignoriamo, ci siamo indifferenti tutto qui ”
“Però è il migliore amico di Sakuragi e di sicuro ci sarà rimasto male ora per quel che gli hai detto, credo che dovresti fare uno sforzo anche se capisco che col tuo carattere…”
Akira bloccò le successive parole quando si accorse che Rukawa lo stava fissando con gli occhi socchiusi, non capì se in maniera minacciosa o meno.
“E a te che importa se io e Mito non andiamo d’accordo? Mica sono affari tuoi”
“E’ vero però immagino che a Sakuragi dispiacerebbe scoprire che il suo ragazzo e il suo migliore amico si detestano”
“Vedi di non immaginare proprio un bel niente sul do’hao”
Le labbra di Akira tremarono un istante poi il ragazzo scoppio a ridere di gusto.
“Accidenti come sei geloso, pensavo fosse Sakuragi la testa calda fra voi due e invece”
“Tzs, dimmi quel che devi e poi vattene!” esalò Kaede tirando fuori dallo zaino un libro di testo inglese.

01 Aprile

Dai Yo, ormai vi ho scoperto”
“Hana davvero lo giuro, non so di nessuna festa. Se Rukawa ha organizzato qualcosa a me non l’ha detto e neanche agli altri lo sai come sono fatti quei tre, non riescono a tenere la bocca chiusa”

Yohei osservò gli occhi nocciola dell’amico riempirsi di tristezza e di dispiacere, strinse un pugno mentre sentiva la rabbia montargli dentro, era proprio per evitare di dover vedere il quell’espressione sul viso di Hana che si era deciso ad andare a parlare con Rukawa in merito al compleanno di Sakuragi.
Già quella mattina, quando aveva capito che Rukawa si era dimenticato di fare gli auguri ad Hanamichi, si era preoccupato un poco, conosceva l’amico e aveva intuito come si aspettasse qualcosa di speciale e infatti non aveva avuto torto.
Hana aveva atteso l’ora di buco per venirlo a cercare e tutto scoppiettante ed entusiasta gli aveva chiesto di rivelargli cosa avesse in mente la kitsune, a Yo si era spezzato il cuore dovergli ripetere più volte che lui non ne sapeva davvero nulla.
Certo non credeva possibile che Kaede fosse tanto smemorato o che non avesse organizzato niente, proprio per questa ragione c’era rimasto male quando Rukawa si era rifiutato di dirgli qualcosa.
La reazione di Kaede nell’intimargli di non preparare nessuna festa era stata troppo definitiva e violenta perché non fosse sospetta, nascondeva qualcosa che voleva tener nascosto anche a Mito e questo per Yo era stato un brutto colpo.
Si era sentito messo da parte, escluso dalla vita di Hanamichi, allontanato dal suo migliore amico, perciò si era tanto risentito tanto che quando era arrivato Sendoh, Yo, aveva scaricato anche sull’altro giocatore il suo risentimento.
Akira non c’entrava nulla in quel piccolo battibecco, però si era ritrovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Mito in quell’istante ce l’aveva solo con Kaede ed era particolarmente nervoso, in più il rendersi conto che  nonostante tentasse di sopprimerlo con tutte le sue forze il semplice vedere Akira gli aveva fatto mancare il respiro, non aveva giovato e anzi lo aveva irritato maggiormente.
Si rese conto che nella testa di Hanamichi non stessero passando bei pensieri e cercò una soluzione logica per rassicurarlo e restituirgli il buonumore.

“Rukawa ti conosce bene, sa quanto sei curioso e come ti rovini sempre le sorprese per questo. Sicuramente ha pensato che saresti venuto a minacciarmi per farmi parlare, quindi non mi avrà detto nulla appositamente”

Sakuragi si riprese subito come si era aspettato, Hana era davvero innamoratissimo della sua volpe e aveva una fiducia totale in lui, per questo Yo volle concedere la stessa fiducia a Kaede per quanto gli ultimi avvenimenti fossero contro di lui.
Rukawa ricambiava i sentimenti di Sakuragi e non lo avrebbe mai e poi mai fatto soffrire, probabilmente voleva portarlo a cena in qualche bel posticino, soltanto loro due, Yo si convinse che fosse quella la ragione delle sue parole.
 

***

Akira si appoggiò al muro con le braccia incrociate al petto rimanendo a fissare Ryota con un sorriso entusiasta sul viso, Miyagi era accucciato sui talloni e dopo un secondo gli rivolse un ghigno divertito.
“Ci sto! Mi piace l’idea cha ha avuto Rukawa di far stare Hana sulle spine fino all’ultimo minuto. Certo però non credevo avrebbe chiesto proprio a te di aiutarlo”
“Perché no?” chiese Akira confuso, lui era un tipo affidabile e molto organizzato… se voleva.
“Mi aspettavo si rivolgesse a Mito o lo avrei capito di più se lo avesse domandato ad Ayako, insomma parliamoci chiaro a te non è che ti sopporta tanto”  spiegò schietto Ryota.
“La nostra è solo una tensione sportiva che si scatena esclusivamente sul campo da basket”
“Mh sarà così per te, ma non per Rukawa, fidati, il suo mondo è solo il campo da basket, non esiste nient’altro anche quando non è sul parquet ”
“Beh in effetti – convenne Akira con lui- No dai non è vero, c’è anche Sakuragi. Comunque  abbiamo pensato a te Ryo perché sei quello più legato ad Hanamichi in squadra e sei il tipo di persona che farebbe una proposta simile senza pensarci sopra due volte ”
“Avete fatto bene io e Hana siamo piuttosto in sintonia, non c’è problema e poi verrà anche la mia Ayakuccia” prese a gongolare tutto allegro, Akira sorrise scuotendo la testa ammirando la sua costanza e tenacia, fosse stato in lui si sarebbe già arreso dopo il primo anno di corte infruttuosa.
“Allora intesi, nasconditi dietro la palestra ed entra dopo Sakuragi, così poi negli spogliatoi puoi chiedergli della serata” riassunse il compito affidato a Ryota.
“Eh no!- lo interruppe Miyagi con un ghigno – Ci nascondiamo, non crederai che aspetti da solo? Se conosco Hanamichi verrà in ritardo per fare un’entrata trionfale da tensai”
“Ma io arrivo sempre tardi” gli ricordò Sendoh con un sorriso.
 “Perciò oggi vedi di essere puntuale o vi scordate il mio aiuto e poi te la vedi tu con Rukawa”

Come aveva ipotizzato Ryota il giocatore dai capelli rossi arrivò in ritardo.
Per il fatto che Myagi lo aveva costretto a fargli compagnia ad Akira non sfuggì l’espressione triste e molto delusa di Hanamichi quando l’amico gli chiese come avessero in mente di festeggiare lui e Kaede.
Fu per quella ragione che durante la partita di allenamento Sendoh si fece stoppare volutamente da Rukawa.  
“Hai portato con te il regalo per Sakuragi?” gli chiese in un bisbiglio mentre faceva sgusciare la palla fra le gambe cambiando mano.
“Nh” fece Kaede distogliendo per un secondo lo sguardo dalla sfera.
“Allora ti  consiglio di darglielo subito e di non aspettare, Sakuragi ci è rimasto proprio male”
“L’idea era proprio questa” esalò Kaede lasciandolo basito.
Era vero che il regalo effettivo che Hanamichi avrebbe ricevuto due giorni dopo lo avrebbe ripagato di quel piccolo dolore, però la sua espressione triste aveva molto colpito Sendoh.
“Sì però così si rovinerà la ser… Ehi!” fece ad alta voce quando la palla gli venne sottratta e Kaede corse a canestro indifferente a quel che diceva.   

Akira non riuscì più a terminare la frase e quando l’allenamento finì non ce ne fu più alcun bisogno,quando vide Ruawa porgere il pacchettino ad Hanamichi e poi il volto del ragazzo risplendere di felicità prima di buttarsi fra le braccia della sua amata volpe tutto felice.  

“Mito?” s’informò la manager e Sendoh tese le orecchie anche lui voleva sapere quando sarebbe arrivato, quella sera era la sua occasione d’oro.
“Non può venire, se ce la fa ci raggiunge dopo” rispose la voce di Hanamichi infrangendo la sua illusione, ma non si perse d’animo e prese a pregare con fervore perché il ragazzo facesse in tempo e li raggiungesse, ma così non accadde.

“Ehi porcospino- fece Sakuragi avvicinandosi a lui quando uscirono dal locale e si ritrovarono in strada.- Non sembri giù di morale”
“Mh in che senso?” domandò cercando di capire a cosa alludesse in particolare.
Hanamichi si ficcò le mani in tasca e lo squadrò a lungo in maniera un po’ minacciosa mentre intorno a loro, i compagni di squadra uscivano dal locale e li raggiungevano chiacchierando ad alta voce.
Hana smise di squadrarlo e non gli rispose voltandosi con un sorriso a salutare alcuni dei ragazzi, che dovevano andare nella direzione opposta alla loro per rincasare.
Sendoh corrucciò appena la fronte non capendo che cosa fosse appena successo né che cosa volesse Sakuragi di preciso, però uno sguardo simile Hanamichi glielo aveva già rivolto.
Era accaduto la sera del suo compleanno quando Hana e Ryota avevano interrotto la chiacchierata di lui e Mito, in quell’occasione Sakuragi gli aveva rivolto la stessa occhiata e come questa volta ad Akira non era piaciuto affatto.
Ripromettendosi d’indagare e chiarire qualsiasi cosa stesse succedendo col compagno di squadra Sendoh augurò la buonanotte al restante gruppo e si avviò a casa.

02 Aprile

Yohei era quanto meno furibondo si sentiva così dal pomeriggio prima e la causa era Kaede Rukawa e il grave torto che gli aveva fatto.
Kaede non solo aveva avuto il coraggio di non organizzare nemmeno una misera cena al fast food per il compleanno di Hanamichi, ma aveva anche vietato a lui, rabbiosamente a suo dire, di preparagli una bella festa a sorpresa.
Il risultato era stato che Mito quando aveva ricevuto la telefonata dal ristorante in cui gli chiedevano di sostituire un cameriere aveva accettato mancando così il festeggiamento di Hana. La cosa che gli faceva più rabbia era che lui fosse l’unico ad essere risultato assente.
Quando aveva incontrato i ragazzi dell’armata quella mattina gli avevano riferito della serata divertente e splendida che lui si era perso, infierendo ancor di più, informandolo che erano presenti anche alcuni compagni di classe di Hanamichi.
Inevitabilmente anche il nome di Midori era spuntato fuori acutizzando il suo nervosismo.
Da una parte si era sentito felice di non aver partecipato all’uscita; vedere Sendoh e la studentessa tubare di fronte a lui era l’ultima scena a cui avrebbe voluto assistere, ma quella in caso doveva essere una sua scelta non di Rukawa.
Yo capiva di essere estremamente irrazionale in quel momento ,era ovvio che Kaede non l’avesse fatto apposta, era solo un caso che lui avesse accettato di andare al lavoro, nessuno lo aveva costretto.
Certo c’era da dire però che se Yo avesse saputo che Rukawa non aveva organizzato nulla si sarebbe tenuto libero, alle brutte lui e i ragazzi dell’armata potevano presentarsi a casa dei due giocatori con qualche bibita e una torta e festeggiare Hana.
Invece era andata diversamente e in più poche ore prima aveva dovuto osservare la delusione e la tristezza sul volto dell’amico, se già aveva un buon motivo per avercela con Kaede ora il giocatore lo aveva definitivamente contro.
Yohei aveva chiesto ad Hanamichi di saltare un’ora di lezione per incontrarlo non solo perché voleva scusarsi di non essere stato presente la sera prima, ma soprattutto perché conoscendo bene l’amico sapeva come si sentisse in quel momento.
Hana aveva subito una cocente delusione, questo perché aveva sperato fino all’ultimo che Kaede avesse organizzato qualcosa di speciale per festeggiarlo, all’amico non interessava il gesto, in sé per sé qualsiasi cosa la volpe avesse escogitato gli sarebbe andata bene e l’avrebbe apprezzata dal profondo del cuore.
Il fatto che Rukawa non avesse mosso neanche un dito per lui aveva ferito Sakuragi che per quanto si sforzasse di non darlo a vedere non poteva nascondere la cosa a Mito.
Per questo motivo Yohei lo aveva voluto incontrare e sempre per la stessa ragione aveva cercato di tirarlo su di morale mettendo da parte l’irritazione che sentiva facendo notare all’amico, che comunque Kaede aveva fatto qualcosa per lui.
Yohei aveva convinto Hanamichi ad uscire con lui quella sera per rifarsi di essere mancato la sera prima e si misero d’accordo per incontrarsi al termine degli allenamenti.

Yo si recò in palestra deciso anche a dirne quattro come si doveva a Rukawa, dimenticò completamente il suo proposito di non recarsi più in palestra per non incontrare Sendoh e si avviò stringendo i pugni.
Neanche vide Akira che si allenava in campo con gli altri giocatori troppo concentrato a lanciare occhiatine fulminanti alla schiena di Kaede, quando l’allenatore mandò i ragazzi a farsi la doccia Yo decise di approfittare dell’assenza dell’amico e del fatto che Rukawa fosse rimasto ad eseguire una serie di tiri liberi per mettere le cose in chiaro.
Non voleva litigare col il ragazzo del suo migliore amico né impicciarsi dei loro affari privati, ma neanche Rukawa doveva intromettersi nella sua amicizia con Hana né azzardarsi a farlo soffrire.
Dire che Mito fosse nero era estremamente riduttivo.
Era riuscito a contenersi e a mantenere la sua solita aria tranquilla per tutto il tempo in cui Hana era rimasto presente, ma una volta che l’amico era sparito dietro la porta degli spogliatoi, Yohei aveva lasciato che sul viso trasparissero i suoi reali sentimenti.
Non dovette neanche aprire bocca per chiamare Kaede che il giocatore si avvicinò a lui di sua spontanea volontà.
“So che stasera esci col do’hao – aveva preso a dire Rukawa continuando senza aspettare risposta -  fallo dormire da te e domani alle nove rimandalo a casa, che c’è una lettera”
Yohei rimase un secondo interdetto e non ebbe il tempo di replicare che Rukawa si era già allontanato di corsa.
“Ehi!” lo richiamò indignato da quella frase che sapeva di ordine assoluto, il giocatore neanche si voltò e sparì negli spogliatoi.
Mito rimase a fissare la porta un secondo in più poi s’infilò le mani in tasca e stringendo le labbra uscì all’esterno.

“Mh vedo guai in vista” esalò la voce di Ayako al fianco di Akira.
Sendoh si era trattenuto qualche minuto in campo volendo approfittare della presenza di Mito per parlargli, era stato però preceduto da Kaede, ma quel che lo aveva in realtà fermato era stato lo sguardo di Yohei.
“Sembrava piuttosto arrabbiato” convenne il giocatore con la ragazza che stava terminando di scrivere qualcosa su un blocco.
“I tipi come Mito quando s’infuriano sono anche più spaventosi di quelli che perdono regolarmente le staffe” affermò la manager.
“Che vuoi dire?” chiese lui che sapeva che la ragazza lo conoscesse dal liceo.
“Beh Yohei è il tipo di ragazzo che ha un bel carattere allegro, solare, compagnone ma non eccessivamente, tranquillo e piuttosto assennato, quindi non ti aspetti che possa arrabbiarsi facilmente perciò quando un tipo calmo e mite come lui perde la pazienza risulta più…”
“Spaventoso” terminò per lei Sendoh.
 Anche lui era rimasto colpito dalla rabbia del suo sguardo, senza perdere tempo si recò negli spogliatoi. Sakuragi stava terminando di vestirsi mentre Rukawa era già sotto la doccia, attese perdendo tempo cercando nel borsone che il primo salutasse e uscisse e il secondo terminasse di lavarsi.
“Senti Rukawa che è successo poco fa con Mito?” chiese diretto a bassa voce accostandosi al suo armadietto.
“Nh?” domandò di rimando Kaede non capendo.
“Prima ti sei avvicinato a Mito e gli hai parlato”
“Stasera il do’hao esce con lui, così gli ho detto che non doveva far rientrare Hana stanotte e che domani mattina alle nove deve rispedirlo a casa”
Sendoh rimase a fissarlo a bocca aperta “Ma lui conosce il motivo? Voglio dire Rukawa, hai detto a Mito quello che hai organizzato a Sakuragi?” si spiegò meglio.
“No” Akira sbatté le palpebre un paio di volte.
“Ci credo che ti guardava in quel modo”
“Nh?”
“Sì insomma era chiaro che fosse furioso”
Rukawa non si era accorto di nulla o quanto meno non gli aveva fatto nessun effetto, Kaede non si impressionava facilmente per qualche semplice occhiata storta.
“Oh santo cielo, tu vuoi proprio litigare con lui” si arrese Sendoh di fronte all’evidenza inconfutabile.
“Nh?”
“Insomma non ti sembra di esserti comportato male nei suoi confronti?” chiese dispiaciuto per Yohei.
“Parli di Mito?” Kaede sembrava incredulo.
“Sì- esalò Akira alzando un secondo gli occhi al cielo- Insomma è il miglior amico del tuo ragazzo e non gli hai detto niente di quello che stai organizzando per Sakurag,i benché lui te l’abbia esplicitamente chiesto” Rukawa lo fissò dal basso, dato che era seduto sulla panca, con le mani immobili sul grembo che stringevano fra le dita i pantaloncini che stava piegando.
“Dì un po’, ma a te com’è che interessa tanto?” quella domanda Sendoh non se l’aspettava, ma fortunatamente era un tipo che sapeva dissimulare benissimo.
“Semplice curiosità, mi sembra più che chiaro che qualcosa ti spinge a comportarti così con lui mi domandavo se non fosse davvero gelosia- le dita di Kaede si fermarono di nuovo e il giocatore lo fissò socchiudendo gli occhi,  Akira gli sorrise spiegandosi meglio – E’ piuttosto evidente che Mito e Sakuragi hanno un rapporto molto forte che li lega e stavo ipotizzando che magari tu potessi sentirti…”
“Non ho quel tipo di paura, sono solo amici te l’ho già detto”
“E allora perché vuoi discutere a tutti i costi con Mito?”
“Nh? Ma che t’inventi?”
“Beh mi sembra che gli stai facendo i dispetti”
“Nh? Ma siete tutti do’hao allora- sbuffò Rukawa spazientito – Se dico a Mito quel che voglio fare di sicuro si fa scappare qualcosa con Hana, li conosco gli amici del do’hao tutti inaffidabili”
“Mito non mi sembra inaffidabile – rispose prima di potersi mordere la lingua, ma gli era venuto spontaneo prendere le difese di Yohei - Piuttosto sei sicuro che ora Mito farà come gli hai detto? Insomma visto che non gli hai detto per quale ragione deve rimandare a casa Saku…”
“Lo farà” disse semplicemente Rukawa convinto e sicuro.
“Scusa posso chiederti come mai ne sei tanto sicuro?” indagò colpito dalla sua tranquillità, Kaede che nel frattempo si era rivestito, terminò di allacciarsi le scarpe e prima di iniziare a riporre la propria roba diede un fugace sguardo al giocatore in piedi accanto a lui.
“Perché Mito lo ha capito che sto preparando qualcosa per Hana”
“Mh… - fece poco convinto Akira, non che non avesse fiducia nella perspicacia di Yohei – Non vorrei insistere Rukawa, ma non credi sia meglio avvertire Mito e informarlo? Secondo, il biglietto del treno, Sakuragi non ha a disposizione molte ore e se Mito non lo accompagna col motorino…” constatò la semplice realtà, ma venne interrotto una seconda volta.
“Tzs ora è col do’hao quindi anche volendo non posso dirgli nulla e comunque lo farà anche se non gli dico niente. Ho già in mente un messaggio da mandargli domani mattina e non potrà non rifiutarsi di aiutare Hana”
Akira era davvero colpito, non sapeva esattamente che rapporto intercorresse fra loro ma era fuor di dubbio che Kaede conoscesse bene sia il suo ragazzo che i suoi amici per avere tutta quella sicurezza nel fatto che si sarebbero aiutati in quel modo.  
“E che messaggio è?” indagò curioso di saperne di più.
Kaede tirò fuori il cellulare dallo zaino e cercò in rubrica, dopo un secondo gli porse il telefonino perché leggesse da sé il testo che aveva già scritto, Akira non ci impiegò che un secondo.
Si sedette accanto all’altro giocatore e lo fissò sorridendo “Mi stai prendendo in giro, vero?” chiese ridacchiando.
“No” lapidario, conciso e del tutto naturale Kaede non stava mentendo.
“Vuoi dire che hai davvero intenzione di inviargli questo?- Sendoh era allibito non poteva crederci – Se io ricevessi un simile messaggio ti manderei al diavolo e non farei quel che mi chiedi tanto gentilmente. Al do’hao serve un passaggio ma che messaggio è? Non gli spieghi nulla”
“Fortuna che Mito non è te ed è un’idiota, vedrai che lo farà” controbatté Kaede.
Akira sgranò gli occhi e gli ficcò il cellulare nelle mani “Non è un idiota”
“Tzs non lo conosci”
“E’ vero non lo conosco, ma non mi sembra uno stupido, comunque affari tuoi ma ti consiglio di frequentare un corso sulle relazioni interpersonali ” lo prese in giro scuotendo il capo.
“Non sono una persona che mente, se considero qualcuno idiota lo dico chiaramente e poi…” Rukawa s’interruppe e finì di infilare le ultime cose nella sacca prima di chiudere la zip.
“E poi?” lo spronò Akira a continuare rimanendo in attesa.
“E poi conoscendo Mito non serve scrivergli altro, basta dirgli che al do’hao serve una mano e lui si precipita, Hana è fatto allo stesso modo”
“Però sono davvero uniti – valutò piano Akira sentendosi un po’ invidioso – Sicuro che non ti dia fastidio?”
“A me no e a te?” esalò Kaede.
Sendoh lo fissò sorridendo allegro mentre gli rispondeva: “A me no di sicuro, il ragazzo è tuo”  
Kaede lo fissò a lungo senza fare una piega tanto che Sendoh decise di alzarsi per andarsene in doccia prima che il discorso peggiorasse.
“Sendoh dì un po’, ma a te Mito piace si o no?”
Il flacone del bagno schiuma scivolò un poco dalle dita che persero la presa per una frazione di secondo “Te lo ha detto Sakuragi e io che credevo che avesse tenuto la bocca chiusa” ridacchiò sentendosi un completo imbecille, Rukawa lo aveva fregato.
“Tzs non c’è niente che il do’hao non mi dica” sentenziò con orgoglio Kaede che andava molto fiero del rapporto che aveva con Hanamichi.
Sendoh riprese posto sulla panca accanto all’altro giocatore tirando un profondo respiro : “Sì, mi piace” ammise felice di poterlo dire ad alta voce.
“Mh lo avevo capito”
“Eh? E’ così evidente?”
“Tzs ti sei arrabbiato tanto solo perché ho detto che Mito è idiota”
“Non è vero non mi sono… - Akira preferì non continuare, si era scaldato eccome, non troppo, ma per i suoi standard era già molto – Così mi stavi stuzzicando apposta?”
“Mh, eri divertente - affermò tranquillo, mentre l’altro giocatore ridacchiava divertito – Ti do il numero di Mito così domani lo chiami e gli spieghi perché non gli ho detto niente” gli disse senza nessuna espressione particolare sul volto.  
 “Eh che dovrei dirgli? Non che non vorrei chiamarlo sia ben chiaro” chiarì subito quell’idea gli piaceva parecchio.  
“Gli racconti dove sto portando il do’hao e gli spieghi che non gli ho detto niente perché altrimenti Hana lo scopriva”
“E che volevi fargliela pagare per non averti aiutato” lo pungolò Sendoh ricevendo una sua occhiataccia.
“E che ti dovevo un favore e che in questo modo ricambio” terminò Rukawa
“Mh mi costerà parecchio di telefono”
“Tzs lo inviti fuori, siete tutti do’hao” sputò con saccenza malcelata Kaede.  
 “Certo e secondo te Mito non ha nient’altro da fare che uscire con me. Non che sarebbe splendido ma è improbabile”
“L’unico impegno che hanno gli amici del do’hao è uno solo, quello di ricordarsi di respirare”  
Akira rimase in silenzio prima di scoppiare a ridere, sarebbe stato bello chiamare Mito e incontrarlo da qualche parte e finalmente potergli parlare solo loro due senza nessuna interruzione, quella era l’occasione che stava aspettando con ansia avrebbe finalmente potuto capire cosa pensasse e provasse Yohei per lui.
“Dì un po’ – esalò ancora Rukawa – ma vuoi provarci con Mito, si o no?”
“Sì ” ammise sincero.
Kaede si piegò verso la borsa e ne tirò fuori dal taschino un foglietto di carta che gli porse.
“Allora datti una mossa – fece mentre raccoglieva le proprie cose, però prima di avviarsi all’uscita gli disse ancora – Non so che ne pensi Mito di te però so che se lo prendi in giro o lo fai soffrire per te è finita”
“Eh? Come siamo minacciosi, Rukawa non pensavo ci tenessi così tanto a Mito”
“Tzs non io, Hanamichi” fece prima di oltrepassare la porta.
Akira comprese con quella semplice frase perché aveva avuto quella strana sensazione tanto spiacevole quando in due occasioni Sakuragi lo aveva fissato, ma ad Akira piaceva davvero Yohei per quanto fosse una cosa talmente irrazionale da dire.
Non si conoscevano  e avevano scambiato troppe poche frasi, tanto da potersi dire che non avessero avuto una conversazione intera, eppure l’affetto che sentiva per lui non l’aveva mai provato prima di allora.
     
03 Aprile

Yohei sbadigliò per la quarta volta fissando Hanamichi salire gli scalini del tempio due alla volta, la sera prima aveva fatto tardissimo e lui aveva troppo sonno e un inizio di incipiente mal di testa prese a farsi sentire.
Puntò bene i piedi a terra allargando un po’ le gambe, piegò le braccia sul manubrio e vi poggiò sopra il mento socchiudendo gli occhi, il telefonino prese a trillare disturbandolo nel semi riposo che si stava concedendo, con uno sbuffò contrariato tirò il cellulare fuori dalla tasca del giacchetto.
Il numero che compariva sul display gli era sconosciuto, ma rispose ugualmente, poteva essere qualcuno del ristorante che lo cercava con urgenza benché per quella settimana non dovesse lavorare.
“Pronto?”  fece cercando di reprimere un nuovo sbadiglio.
“Ciao Mito, sono Akira Sendoh”     
Yo rimase in silenzio mentre pensando che stesse sognando e trovando assai grave il fatto che ora addirittura sognasse il giocatore, quella situazione invece che soffocarsi si stava aggravando.
“Emh Mito? Ci sei?”
Yohei raddrizzò la schiena e per sicurezza, dato che non si fidava, si pizzicò una coscia il dolore era reale e tangibile.
“Pronto Mito?” chiamò ancora la voce di Sendoh
“Sì, sono io… cioè ci sono” si corresse dandosi dell’imbranato, la risatina di Akira gli accarezzò l’orecchio.
“Ciao, scusa forse ti disturbo?”
“Mh no”
“Puoi parlare? Voglio dire in questo momento sei solo?”
Yo ci mise qualche secondo prima di rispondere : “Sì” confermò titubante.
“Ecco volevo chiederti se potevamo incontrarci avrei bisogno di parlarti”
Mito continuò a rimanere in silenzio mentre quelle parole continuavano a vorticargli in mente ripentendosi in un eco infinito.
“Mito?” la voce di Sendoh era un sussurrò incerto.
“Ci sono… scusa, ma di cosa devi parlarmi, ma soprattutto come hai avuto il mio numero?”  
 Si complimentò con sé stesso i pochi neuroni che ancora possedeva avevano ripreso a funzionare.
“In effetti le due cose sono collegate. Il tuo numero me lo ha dato Rukawa ed è per una cosa che riguarda lui e indirettamente Sakuragi che ti vorrei incontrare per parlare”
“E lui non poteva chiamarmi direttamente?”
“No- una pausa di silenzio poi la voce di Akira ritornò allegra e vitale come sempre – Mi sembra di capire che sei impegnato perciò non fa nulla. Te ne parlerà lui quando torna”
“Non sono impegnato! – lo bloccò temendo che stesse per riattaccare – Cioè in realtà lo sono, ma non so per quanto ancora, voglio dire che sto facendo l’autista per Hana e di preciso non saprei dire quando mi libererò, però non ho impegni”
‘Ma che cavolo sto dicendo? Ci manca solo che mi metta a balbettare’
“Ah benissimo allora fra un’ora avrai finito, se per te va bene ti và di incontrarci in un caffè vicino alla stazione centrale?”
“Ah? Sì, nessun problema ma tu…”
“Perfetto segnati il nome non so se lo conosci - riprese a dire Sendoh dandogli le indicazioni del caso, Yo conosceva il locale non c’era mai entrato ma ci era passato spesso davanti. - Bene ti aspetto fra un’ora allora. A dopo”
Akira riattaccò senza dargli il tempo di replicare e Mito si ritrovò a fissare il display chiedendosi come facesse Sendoh ad essere tanto sicuro che fra un’ora sarebbe stato libero, dato che nemmeno Hana  aveva la più pallida idea di quanto sarebbe durata la sua ricerca.
Come se il pensiero dell’amico lo avesse richiamato sentì la voce di Sakuragi chiamarlo a gran voce e con sgomento lo vide fiondarsi giù dalla scalinata del tempio.
“Metti in moto, sbrigati! – e poi gridare direttamente nel suo orecchio quando si sedette pesantemente dietro di lui -  Alla stazione! Vuoi mettere in moto?”
“Ma che…”
‘Come faceva Sendoh a saperlo?’ Si chiese Mito sempre più confuso.
“Parti! Ti spiego per strada” urlò Sakuragi controllando l’orologio con ansia.


***

Akira arrivò con qualche minuto di anticipo sull’appuntamento fissato, così decise di aspettare Mito all’interno del locale comodamente seduto ad uno dei tavolini.
Ne scelse uno libero sull’angolo di fondo e sul lato opposto alle vetrate, in modo tale da non dover avere il sole mattutino in faccia.
Si tolse il giacchetto ripiegandolo in due e lo adagiò nella parte libera del divanetto su cui era seduto, ordinò una tazza di caffè  e si mise ad aspettare paziente.
Non aveva voluto sperare che Yohei acconsentisse a vederlo e contro ogni sua più funesta previsione aveva un appuntamento proprio con lui, certo non era un appuntamento vero e proprio, ma per il momento decise di accontentarsi.
Se le cose si fossero svolte nel migliore dei modi quello poteva essere il primo di numerosi e piacevoli incontri che Akira già pregustava.

Nel punto in cui si era messo poteva tener d’occhio chi entrava e usciva dal locale così da poter intercettare Yohei al suo arrivo e fargli un cenno, come fece alcuni minuti dopo quando il ragazzo giunse accostando e fermando il motorino al marciapiede.

Mito lo individuò notando il braccio del giocatore levato a mezz’aria mentre sventolava la mano in segno di saluto sorridendo allegramente, lo raggiunse al tavolino camminando con calma e salutandolo a sua volta con un mezzo sorriso.
Si accomodò di fronte a lui sfilandosi la sciarpa dal collo, che lasciò cadere in un angolo, aprendo successivamente i bottoni del giubbino ad uno ad uno.
“Mi fa piacere che tu sia potuto venire” lo accolse Akira felice come non mai, finalmente dopo mesi di tortura in cui si era ritrovato a braccarlo senza alcun successo degno di nota avevano la possibilità di poter fare due chiacchiere in santa pace.
“Non avevo impegni – lo raggelò un poco Mito, ma Sendoh non fece caso al tono secco né al suo sguardo troppo serio e un po’ diffidente – Allora dimmi come mai Rukawa ha mandato te al suo posto per parlarmi e cosa c’entra Hana?” chiese diretto senza mezzi termini.
Yo era da un po’ di giorni che ce l’aveva con Kaede perciò, quando aveva sentito la motivazione che aveva spinto Akira a contattarlo si era indispettito ancor di più.

Il sorriso del giocatore universitario s’incrinò aveva intuito, a ragione, che l’atteggiamento tenuto dal compagno di squadra in quelle settimane non fosse andato a genio a Mito e ora lui rischiava di pagarne lo scotto, però Akira non era tipo da lasciarsi scoraggiare facilmente.
Attese che Yohei ordinasse un’aranciata alla solerte cameriera che era sopraggiunta e quando la ragazza si allontanò, poggiò i gomiti sul tavolo sporgendosi un poco verso di lui e iniziò a parlare a bassa voce perché nessuno li udisse.
“Rukawa è una persona dal carattere molto complesso non c’è bisogno che sia io a dirtelo lo sai di certo meglio di me visto che, frequentavate lo stesso istituto superiore ed è non solo compagno di squadra di un tuo caro amico, ma anche il suo ragazzo”

Yohei appoggiò a sua volta gli arti superiori sul piano lucido ascoltando attentamente le parole di Sendoh curioso di sapere dove volesse andare a finire.
“Tempo addietro, per uno strano caso, sono stato l’ascoltatore occasionale di uno sfogo personale di Rukawa – continuò Akira omettendo di specificare come era giunto a quella condivisione da parte del compagno di squadra – Era alquanto corrucciato ed impensierito per via dello sforzo estenuante delle sue meningi di architettare qualcosa di speciale – calcò volutamente su quella parola – per il compleanno di Sakuragi”
Il giocatore lasciò in sospeso la sua lunga spiegazione il tempo necessario perché la cameriera servisse l’aranciata a Yohei e si allontanasse per ritornare alle proprie faccende dietro il bancone.
“Quel giorno, e ne ho avuto conferma anche di recente, ho intuito che Kaede sia rimasto alquanto… infastidito diciamo dal tuo mancato aiuto”
“Eh?” esclamò Yohei alzando un sopracciglio giocherellando con la cannuccia e i cubetti di ghiaccio.
“Da quel che mi ha detto Rukawa ti ha chiesto consiglio su cosa potesse piacere a Sakuragi e tu gli hai risposto qualcosa di molto vago, del tipo: gli piacciono le sorprese.”

Mito si portò una mano dietro la nuca lasciandosi cadere all’indietro sullo schienale del divanetto.
“E lui visto che gli ho detto così si è offeso, giusto?”
“Esattamente” convenne Akira con un’alzata di spalle prima di perdersi nell’osservare le labbra di Yohei che si allungavano in un ghigno divertito.
“Che tipo permaloso” soffiò Mito riportando la sua attenzione al bicchiere di fronte a sé.
“Sì è vero” convenne con lui Sendoh allegramente.
“Però ancora non mi hai spiegato cosa c’entri tu – riprese a dire Yohei – non credo che solo perché avete parlato una volta Rukawa ti abbia eletto a suo miglior amico o confidente” obiettò giustamente conoscendo bene la rivalità che scorreva fra i due in campo.
“Il fatto è che gli ho dato una mano a risolvere il suo problema” ammise Akira prima d’iniziare a spiegargli dell’attività dello zio e di come aveva aiutato l’altro giocatore nella prenotazione del fine settimana alle terme.

Yohei ascoltò in silenzio sorseggiando la bibita attraverso la cannuccia rilassando infine i lineamenti del viso in un sorriso al termine del racconto, sentendosi sollevato nello scoprire che Rukawa non aveva ignorato il compleanno dell’amico come aveva fatto credere a tutti.
“Le terme eh? Beato Hana vorrei andarci anch’io” sbuffò con finta invidia, ma in realtà felice di scoprire che il tensai stava per ricevere un bellissimo regalo.
“Beh io sono a disposizione, posso organizzarti una vacanza quando desideri” si offrì prontamente Akira.
“Mh grazie, ma anche con un bello sconto per il momento non posso permettermelo” declinò Mito ridacchiando a come si fosse volatilizzato in un’ora il denaro accumulato in mesi.
Aveva appena speso tutto il compenso dei lavoretti part time per acquistare un personal computer di ultima generazione e una piccola suite di programmi base necessari per il corso di grafica che stava frequentando.

Sendoh avrebbe voluto indagare di più su quella frase che faceva supporre che Yohei avesse dei problemi economici, ma preferì non essere troppo indiscreto e tralasciare per il momento l’argomento per poterlo affrontare una volta che il rapporto fra loro fosse divenuto più stretto.
“Però ancora non capisco perché Rukawa ti abbia mandato a dirmi queste cose – riprese a dire Mito riacquistando un’aria seria e pensierosa –Poteva dirmele lui giorni fa o addirittura ieri”
Il tono della sua voce era più che chiaro per Akira che non aveva smesso per un secondo di osservarlo con attenzione dal suo arrivo nel locale, Mito non era più semplicemente indispettito o infastidito dal comportamento di Kaede, si leggeva certamente un velo di trattenuta seccatura nelle sue parole, ma sembrava che ci fosse più dispiacere che rabbia.
“Vedi Rukawa sa perfettamente quanto tu e Sakuragi siate amici e ha creduto che tenerti all’oscuro fosse la soluzione migliore per non rovinare la sorpresa” cercò in qualche modo d’intervenire Akira per risollevarlo e spezzare una lancia in favore di Kaede.
“Avrebbe comunque potuto dirmelo lui di persona non trovi? E poi crede che sia tanto inaffidabile? Ah scusa, tu non c’entri niente in questa faccenda e ora ti sto annoiando con delle polemiche infantili”
Quelle parole provocarono al giocatore una grande tristezza, era vero lui non aveva nulla a che fare in quella storia, ma era proprio per questo che si era dato tanto fare, certo anche per aiutare un compagno di squadra, ma soprattutto per poter far parte della vita di Yohei.
“Non penso che tu sia infantile – annunciò subito puntandogli gli occhi addosso con un’espressione seria e determinata – è normale che tu ti sia risentito. Rukawa ti ha praticamente messo da parte, ti ha escluso da tutta questa faccenda, ma non per una reale cattiva intenzione. Ok un po’ sì, l’ha fatto per ripicca, ma lui vuole bene ad Hanamichi e sa perfettamente quanto per Sakuragi i suoi amici siano importanti…”
“Questo lo so – lo interruppe Mito – e sono davvero contento che abbia fatto tutto questo per Hana, per stupirlo e renderlo felice e razionalmente capisco anche che non è che Rukawa mi abbia fatto chissà mai quale enorme torto però…”
“Ti fa star male” concluse per lui Akira con un piccolo sorriso triste.
“Beh ora non esageriamo, diciamo che mi ha fatto incavolare un bel po’ ” mise i puntini sulle i Yohei.
“Questo perché sei una persona gentile” disse Sendoh.

Yohei rimase a fissarlo confuso e imbarazzato senza riuscire a rispondere, quella piccola frase gli faceva immensamente piacere, non solo perché era un complimento, ma principalmente perché gliel’aveva rivolta Akira.
Per trarsi d’impaccio scrollò le spalle in un gesto di sufficienza e racchiuse fra le labbra la cannuccia sorseggiando il resto della bibita, senza staccare gli occhi dalle venature del tavolo.
In quel modo l’unica cosa che riuscisse a vedere era una mano del giocatore adagiata sul piano e le dita dell’altra che giocavano col cucchiaino facendogli compiere piccole piroette.
Erano lunghe, affusolate e sicuramente morbide e piacevoli da accarezzare, avrebbe tanto voluto allungare la proprie, togliere l’utensile d’acciaio lucido e intrecciarle assieme a quelle del giocatore, quanto desiderava afferrare e stringere la mano di Sendoh.
Chiuse i pugni non solo per impedirsi di realizzare la sua fantasia ma perché il pensiero successivo l’aveva riportato alla realtà delle cose, la mano che si univa a quella di Akira non era e non sarebbe mai stata la sua, ma quella più piccola e delicata di una ragazza quasi sicuramente quella di Midori.

Sendoh rimase in silenzio giocherellando soprapensiero col cucchiaino mentre osservava beatamente tranquillo Mito finire l’aranciata, aveva notato deliziato il suo imbarazzo gli era sembrato che Yohei non fosse molto abituato a sentirsi rivolgere dei complimenti e quello gli fece piacere, perché voleva essere lui l’unico a fargliene.
Oramai quel che doveva dirgli per conto di Rukawa era stato detto perciò Akira si fece coraggio, era giunto il momento di scoprirsi un poco e fare la prima mossa, ma non fece in tempo ad aprire la bocca per parlare che Mito lo batté sul tempo.
“Bene ho ricevuto il messaggio perciò ti saluto. Ci vediamo” disse lasciandolo sbigottito indicando il bicchiere in cui ora giacevano solo i cubetti di ghiaccio.
“In realtà c’è un altro motivo per cui ti ho chiesto di venire qui – esclamò velocemente Sendoh riuscendo a bloccarlo mentre, già recuperata la sciarpa, Yo si stava alzando –Vedi in questo locale servono delle torte molto buone e anche se siamo ad aprile e il White day è passato vorrei offrirti una fetta di dolce per ringraziarti del regalo di San Valentino”
Yohei rimase immobile così come quelle parole lo avevano raggiunto: la mano sinistra appoggiata al piano del tavolo,il corpo fermo a mezz’aria con le gambe flesse nell’atto di tirarsi del tutto in piedi, il capo girato per tre quarti verso Sendoh e sul viso un’espressione che non esprimeva assolutamente nulla.
Era rimasto talmente basito da ciò che aveva udito fuoriuscire dalle labbra del giocatore che non ebbe nessuna reazione, il suo cervello andò completamente in black out per alcuni lunghi infiniti secondi prima che le rotelle degli ingranaggi ricominciassero a girare correttamente.
Il suo primo pensiero fu: ‘Come cavolo lo ha scoperto?’
Il secondo : ‘Allora lui sa’
Il successivo: ‘Oh Kami!’
L’ultimo: ‘Aspetta… ha detto White day e ringraziarmi? Che significa? Che si sente in dovere di contraccambiare il dono per cortesia? Cos’è un contentino come il biscottino per i cani? Vuol dire che lo fa con chiunque gli dia la cioccolata per San Valentino? Così non sono altro che uno dei tanti nomi da spuntare in una lista, non dirmi che mi ha messo sullo stesso piano di quelle galline urlatrici isteriche che gli vanno dietro’
Appena ebbe formulato quel pensiero il panico momentaneo si dissolse socchiuse gli occhi e appoggiò anche l’altra mano, quella in cui stringeva la sciarpa fra le dita, al tavolo e si chinò leggermente su di lui imponendosi di restare calmo.

Akira restò a fissarlo comodamente seduto con un sorriso che pian piano sbiadiva sulle labbra, mentre rifletteva che forse poteva uscirsene con qualcosa di meglio di quello.
Era molto probabile che a Mito i dolci non piacessero in generale e non che detestasse solo ed esclusivamente la cioccolata, in fin dei conti non conosceva i suoi gusti gastronomici, o cosa più probabile che stesse pensando che fosse un cretino totale.
Dal modo in cui continuava a fissarlo senza battere ciglio doveva proprio essere così, prese a pensare a qualcosa di molto più intelligente da dire quando Yohei si mosse e parlò questa volta fu lui a rimanere congelato.     
 
“Scusa Sendoh, ma di che stai parlando?” domandò Yohei con l’aria più incredula ed innocente del mondo, complimentandosi con sé stesso per aver reagito in quel modo e non aver ceduto al panico.
Nessuno sapeva cosa avesse fatto perciò Akira non poteva avere la certezza assoluta che a nascondersi nel costume ci fosse proprio lui, nel caso contrario invece avrebbe negato fino alla morte l’evidenza, si sentiva già abbastanza idiota per aver compiuto un simile gesto ed essere stato scoperto e compatito.
Sì perché Yohei era più che sicuro che Sendoh lo stesse compatendo per la sua infatuazione quel volerlo invitare fuori, offrirgli una fetta di torta non era altro che il suo modo gentile e cortese di dirgli: ‘Scusami ma non posso accettare né contraccambiare i tuoi sentimenti.’   
Mito non aveva bisogno di sentirselo dire né di farsi dare una virtuale pacca sulle spalle dal ragazzo che non riusciva a togliersi dalla testa, lo sapeva benissimo da sé che era un vicolo cieco, che aveva imboccato una strada a senso unico,per quanto negli ultimi tempi sembrava esserselo dimenticato, lui aveva un orgoglio e non lo avrebbe calpestato per qualcosa di ovvio.

Akira non si era aspettato quella domanda perché lui era più che sicuro che fosse Yohei, per quanto fosse una semplice supposizione, si era convinto che non potesse essersi trattato di un’assurda coincidenza.
‘Insomma quanta gente esiste che conosco che si veste da Panda?’  si era detto saputo quale tipo di lavoro part-time svolgesse Mito.
“Il quindici di febbraio… casa mia… il panda… la scatolina… tu, non eri tu?” balbettò incoerentemente osservando il sopracciglio di Yohei scattare verso l’alto confuso e perplesso, quella reazione era troppo genuina per essere finta constatò con un crescente orrore.
Aveva atteso tutto quel tempo, agendo con i piedi di piombo solo per ritrovarsi a fare una simile figuraccia alla faccia del suo monito di agire con estrema prudenza.
“Non so proprio di che stai parlando Sendoh” fece Yohei scrollando il capo e piegando un po’ le labbra in un piccolo sorriso, si era sentito sollevato nell’osservare la sicurezza di Akira crollare, il suo segreto imbarazzante era al sicuro.

“Ah… - soffiò Sendoh prima di ridacchiare lasciandosi ricadere sullo schienale del divanetto – Scusami sono proprio un’imbecille, ho saputo che per un certo periodo lavoravi indossando il costume da panda per distribuire dei volantini e così ti ho collegato a quel che mi era capitato”
“Ah non preoccuparti errori che possono capitare a tutti”
“Beh non proprio a tutti” soffiò Akira a bassa voce, ma non così tanto perché Mito lo aveva udito e ora lo scrutava intensamente, tanto che il giocatore s’intristì intuendo cosa stesse pensando.

“Che vuoi dire?” indagò Yohei rimettendosi seduto, valutò che non era il caso di filarsela se non prima di aver dissipato ogni dubbio. Se Sendoh aveva sospettato che fosse lui l’artefice di quel regalo voleva dire che qualcosa lo aveva insospettito, se era così Mito non era stato tanto bravo a fingere indifferenza come aveva creduto e significava che i suoi sentimenti lo avevano raggiunto.
Doveva fargli credere ad ogni costo che era stata tutta una sua impressione o non avrebbe più avuto il coraggio di guardarlo in faccia o tanto meno rimettere piede in palestra, non che ci fosse qualcosa di cui vergognarsi in quel che sentiva, ma non sopportava l’idea che Sendoh sapesse e lo trattasse con condiscendenza.
 
“Beh ho pensato a te perché… - iniziò a dire il giocatore abbassando un secondo lo sguardo sulla tazzina ormai vuota prima di riportarlo su Yohei – perché volevo pensare che fossi tu”
Il silenzio ridiscese fra loro, ma venne presto spezzato dall’arrivo della cameriera che domandò ai ragazzi se poteva portargli altro.
Akira la fissò ricambiando il sorrise gentile della giovane indeciso se ordinare altro oppure no, poi lo riportò su Mito supponendo che era molto probabile che lo avrebbe osservato alzarsi e allontanarsi da lì a pochi secondi, invece lo vide continuare a fissarlo senza muovere un muscolo.
‘Accidenti è rimasto proprio scioccato’ valutò ordinando un altro caffè giusto perché la cameriera stava aspettando una risposta.

Perché volevo pensare che fossi tu, quelle parole continuavano a riecheggiare nella mente di Yo come se le avesse registrate, non fece neanche caso all’arrivo della ragazza né si degno di ascoltarla e risponderle, continuava a riascoltare quella voce che in sussurro quasi con rimpianto e melanconia gli dicevano: volevo pensare che fossi tu.
‘Ma che vuol dire? Non è quel che credo, vero? Ma allora perché l’ha detto?’ prese a domandarsi Yohei senza trovare una soluzione concreta a risolvere l’enigma.
“Che intendevi dire? Che significa volevi pensare che fossi io?” chiese incurante della ragazza che in piedi accanto al tavolo aspettava la sua ordinazione mentre il cuore prendeva a battergli veloce in petto.
Non voleva lasciarsi andare ad inutili fantasticherie eppure non poteva far a meno di sperare con tutto sé stesso di aver intuito il significato di quella frase.

“Emh… ci porti due caffè grazie” liquidò la cameriera Sendoh con un sorriso evitando così per il momento di rispondere a Mito, ma sapeva che non poteva farlo in eterno.
Dopo tutto se si era giunti a quello era a causa del suo madornale errore ed in fondo poteva essere un bene, meglio essere sinceri e togliersi ogni pensiero affrontando le conseguenze che continuare a rimuginare su quel che potrebbe o non accadere.  
“Oramai ho fatto una bella figuraccia perciò è inutile girarci troppo attorno – prese a dire una volta che rimasero soli – Tu mi piaci, ecco l’ho detto”    

Mito sbarrò gli occhi per la sorpresa e l’incredulità di udire le paroline magiche che tanto agognava sentire, però un pensiero si affacciò inopportuno non permettendogli di lasciarsi prendere dall’euforia.   
“Stai dicendo sul serio? – chiese di getto – Non lo stai dicendo per farmi confessare? E che mi dici di Midori?”
“Confessare?... Chi?” fece Akira ora maggiormente confuso.
“Come chi, la compagna di classe di Hana la ragazza che gli hai chiesto di presentarti mesi fa”
“Eh? Io?”
“Sì tu, non fare finta di niente, guarda che Hana mi ha detto tutto. So che per fargli quel favore al compleanno di Rukawa tu…”
Yohei interruppe la sua spiegazione perché lo scoppio della risata di Sendoh lo aveva lasciato senza parole, continuò a fissarlo ridere di gusto sbattendo gli occhi non capendo il perché di quella reazione per qualche secondo, poi quando Sendoh si piegò in avanti tenendosi la pancia Mito incrociò le braccia al petto e corrugò infastidito la fronte.

Akira continuò a sganasciarsi senza riuscire a capacitarsi da quanto sentito, trovando quel malinteso una situazione assolutamente assurda.
Anche quando la cameriera li raggiunse con le loro ordinazioni continuò imperterrito nel suo eccesso d’ilarità, scorgendo l’occhiatina perplessa che la ragazza gli lanciò si coprì la bocca con una mano continuando a sghignazzare, tentando senza successo di smettere.
“Hai finito?” gli domandò Yo una volta rimasti solo con i caffè fumanti, il suo tono di voce risultava insofferente e teneva un gomito appoggiato al piano così da sorreggersi il mento, mentre l’altra mano era impegnata a versare lo zucchero nella tazzina per poi girarlo.
“Scusa – disse Sendoh tentando di darsi un contegno, fortunatamente quella zona del bar non era affollata così non aveva attirato troppo l’attenzione – Rido perché non capisco come ti sia venuta in mente una simile idea. E’ vero ho chiesto a Sakuragi di presentarmi una persona, ma eri tu” si spiegò godendosi la reazione di Yohei a quella rivelazione mentre a sua volta procedeva a zuccherarsi la bevanda.
“Come io…” chiese incredulo Mito sbarrando gli occhi, mentre il cucchiaino interrompeva bruscamente il suo giro.
“Sì, proprio tu. Un pomeriggio sei venuto in palestra e mi hai colpito così volevo conoscerti, lo trovi tanto strano?”

Yohei non lo trovava strano, ma inconcepibile.
Aveva catturato il suo interesse, lui piaceva ad Akira Sendoh proprio lui che non era mai spiccato per  nessuna abilità, talento o dote particolare, proprio lui che era un ragazzo come tanti altri comune e banale nel carattere e nell’aspetto.
“E ora cosa pensi di me?” si ritrovò a chiedere con una punta di ansia.
Akira gli rivolse un sorriso gentile poggiò gli avambracci sul piano e si sporse verso di lui per sussurrare: “Che sei molto carino, simpatico, un buon amico, ma che in te c’è molto di più e io vorrei proprio tanto avere il modo e l’occasione per scoprirlo, se me ne darai la possibilità”
Mito rimase colpito da quelle parole e sfuggì il suo sguardo rifugiandosi nel liquido scuro contenuto nella porcellana bianca, Sendoh parlava sul serio.
“Sono stato sincero e ti ho detto ciò che sento – continuò a dire il giocatore – ora tocca a te confessare.- Aveva indugiato volutamente su quella parola che aveva captato pochi minuti prima fuoriuscire dalle labbra di Yohei  - Eri tu il ragazzo panda, è così?” sorrise appena constatando come lo sguardo di Mito si spostasse imbarazzato dal suo, sembrava fosse pentito dell’azione compiuta.
“E’ troppo tardi? – esalò in soffio Akira – C’è qualcun altro?” espresse il proprio timore a voce un poco più alta riflettendo che poteva benissimo essere così, dato che quello a cui si riferiva era un fatto avvenuto mesi prima. Il cuore di Yohei poteva già averlo dimenticato.

“No, tu mi piaci- rivelò Mito e con un leggero imbarazzo disse ancora – Ed ero io quel giorno, ho fatto una cosa molto stupida”ammise sentendosi un imbecille per la figuraccia.
 “Niente affatto è stato molto carino, solo avrei preferito sapere che eri tu- lo rassicurò prontamente osservandolo giocare con la tazzina ormai vuota. – Che carino sei arrossito” lo prese un poco in giro e come aveva sperato la reazione di Yohei fu immediata.
“Non è vero, non dire cavolate”
“Scusa – ridacchiò per nulla dispiaciuto – però avevi messo su una faccia tanto seria” spiegò il motivo della sua burla.
“Beh ho appena ammesso di essermi vestito come un’idiota”

La leggera tensione che si era creata tra loro si era dissolta grazie a quello scambio di battute, ora però un altro genere d’imbarazzo s’intromise fra i due ragazzi. Si erano reciprocamente dichiarati i loro sentimenti e ora non sapevano come comportarsi uno con l’altro né quale fosse la giusta reazione, fu Akira a sciogliere ogni dubbio.
Si sporse un poco verso Mito sorridendo gentilmente e in maniera rassicurante.
“Non mi hai più risposto – annunciò facendo inarcare un sopracciglio a Yohei – Mi darai la possibilità di conoscerti meglio?”
Yohei ci pensò un secondo su, poi annuì “Se ci tieni proprio” dichiarò con finta indifferenza prima di ricambiare apertamente il suo sorriso.

05 Aprile

Sakuragi si sentiva al settimo cielo, non solo la sua volpetta lo aveva stupito organizzando per lui una piccola caccia al tesoro, ma gli aveva anche regalato un fine settimana alle terme. La piccola gita era ormai finita e si era ritornati al solito e monotono tram tram della vita quotidiana.
Lui e Kaede anche quel lunedì mattina si alzarono, si prepararono e fecero una veloce colazione per ingranare prima di dirigersi all’università, varcarono il cancello del campus mettendosi d’accordo per incontrarsi e pranzare insieme alla mensa.
Fra le figure degli altri studenti che come loro si recavano a lezione, Hana scorse Yohei fermo accanto ad un albero della zona verde e indicandolo anche a Kaede richiamò l’attenzione dell’amico salutandolo a gran voce.
Afferrò una manica del giacchetto di Rukawa e senza prestare ascolto ai suoi sbuffi lo trascinò con sé a raggiungere Mito.
“Yo! – trillò entusiasta e scoppiettante gioia – Non indovinerai mai dove sono stato” lo sfidò allegramente certo che lo ignorasse, visto che Kaede gli aveva sequestrato il cellulare così non aveva potuto chiamarlo e informarlo.
“Alle terme” annunciò Yohei rovinando la sorpresa a Sakuragi.
“Eh? Ma come allora lo sapevi? Baka kitsune potevi dirmelo” protestò veementemente contro il compagno che alzò soltanto gli occhi al cielo esalando uno stanco “Do’hao” e dopo qualche secondo in cui il suo ragazzo si stava agitando protestando riuscì a distrarlo dicendo un’unica parola “Biscotti”
“Ah sì, li ho messi in borsa – dimenticò la sua sfuriata Hanamichi ficcando una mano nello zaino per trarla dopo avervi frugato dentro, accompagnandola con un pacchetto di biscotti secchi fatti in casa. – La signora che gestiva l’albergo ce li ha fatti per il viaggio e te ne ho portati un po’” spiegò allungando il dono all’amico.
“Grazie, sembrano proprio buoni” constatò ammirando la doratura perfetta dei dolci.
“Mia zia è famosa per fare dei biscotti squisiti” intervenne una voce alle loro spalle, Akira li raggiunse sbirciando il pacchetto nelle mani di Mito prima di salutare tutti e informarsi con i due viaggiatori appena rientrati se si fossero trovati bene.
“Sì è andato tutto alla grande, il posto è davvero spettacolare, la camera era magnifica e la cucina di tua zia superba”
“Sono proprio contento” ridacchiò Sendoh fregando uno dei biscotti di Yohei quando il ragazzo finì di aprire la confezione.
“Ehi potresti chiedere prima” lo sgridò lanciandogli un’occhiatina torva.
“Ah come sei permaloso, ti sei alzato male?” s’informò per nulla turbato Akira sgranocchiando il dolce.
“Mh non ho dormito granché dovevo finire un progetto” chiarì Mito servendosi a sua volta.
“Quello per il corso di grafica, il lavoro per cui sei già in ritardo di due settimane?”
“Ah non me lo ricordare, il professore mi ha dato una proroga e scade oggi”
“Yo– interruppe Hanamichi il discorso fra Sendoh e Mito richiamando l’attenzione dell’amico, li scrutava con le braccia conserte e con una leggera tensione negli occhi-  Se hai finito di chiacchierare è meglio che andiamo o facciamo tardi.”
Detto questo Sakuragi avvolse un braccio intorno al collo dell’amico e lo trascinò via, dato che i loro edifici erano vicini spesso facevano quel tratto di strada insieme.
“Ma non ho lezione adesso, Hana mi ascolti? Voglio andare in biblioteca” Hanamichi  ignorò bellamente le parole di Mito e continuò ad allontanarsi con lui.

***
“Senti Yo - fece Sakuragi dopo molto lasciando finalmente libero l’amico e arrestandosi, si erano allontanati di parecchio ed erano quasi vicini alle sedi dei rispettivi indirizzi di studi – E’ successo qualcosa? Insomma da quand’è che tu e Sendoh siete tanto amici?”
“Da sabato, quando mi ha chiamato per dirmi cosa aveva combinato il tuo ragazzo e che non dovevo prendermela se Rukawa non mi aveva informato”
“Mh… ho capito” sussurrò Sakuragi che però aveva quell’espressione tipica di chi vuol aggiungere altro ma è indeciso se farlo, non del tutto convinto che sia una saggia decisione.
“Perché non mi hai detto che ero io la persona che Sendoh voleva che gli presentassi?” domandò Yohei assumendo un’aria seria.
“Non erano affari miei, dopo tutto, voglio dire, era una cosa sua, personale e tu… io non sapevo che fare- ammise sincero Hana balbettando un poco.- Yo, ma a te lui piace?” si decise infine a chiedere.
“Sì”
 
***

“Ho il sospetto che Sakuragi ce l’abbia un po’ con me, mi ha guardato in un modo” notò Sendoh rivolgendosi a Rukawa che impassibile continuava ad osservare gli altri due che si allontanavano fra gli altri studenti.
Quella mattina Akira benché non avesse corsi fino alle undici, si era recato ugualmente presto all’università proprio per poter andare in biblioteca con Yohei.
“Gliel’hai detto vero?- domandò Kaede ricevendo un sorriso e un segno di assenso. – E lui?”s’informò ancora.
“Gli piaccio – annunciò Sendoh felice – per il momento ci conosceremo meglio e poi… beh vedremo”
“Mh… auguri – fece Kaede e prima d’incamminarsi nella sua direzione si girò verso l’altro giocatore per dirgli – Non farti spaventare”
Sendoh rimase un po’ perplesso da quelle parole che sapevano di avvertimento e consiglio, ne scoprì il significato solo quel pomeriggio al termine degli allenamenti del club.       
 

Akira aveva aperto il proprio armadietto tirandone fuori la sacca sportiva con una grande aria felice sul volto, Yohei quel pomeriggio era arrivato in palestra facendogli una gradita sorpresa.
Quando l’allenatore aveva decretato che potessero ritirarsi a farsi la doccia lui era corso da Mito.
“Non pensavo saresti venuto” sapeva infatti che il ragazzo doveva frequentare un corso pomeridiano.
“Mi sono liberato prima, senti che ne dici di venire da me? Passiamo al supermarket e ceniamo insieme ”
Gli propose e Sendoh accettò con entusiasmo, trascorrere il tempo con Yohei aveva scoperto gli piaceva davvero molto.   
Mentre tirava fuori il doccia schiuma un braccio si protese al lato del suo viso e poi una mano andò ad appoggiarsi con un rumore cupo, all’anta di metallo del suo armadietto. Akira si voltò incrociando gli occhi nocciola di Sakuragi resi affilati dall’espressione belligerante.
“Ti avverto porcospino – esalò vicinissimo al suo orecchio in un bisbiglio carico di minaccia – Se osi prenderti gioco di Yo, se lo fai soffrire o lo tratti male di te non resterà niente” terminato il suo annuncio Sakuragi girò i tacchi e si avviò alle docce stringendo con forza l’asciugamano fra le dita.
Akira si rese conto di avere la bocca spalancata e la richiuse con uno scatto secco non si era aspettato ne quelle parole ne quell’atteggiamento, che il compagno di squadra avesse qualche problema con lui lo aveva intuito, ma non pensava fosse quello il motivo.
“Tzs te l’avevo detto” esalò con sufficienza la voce di Rukawa a qualche metro da lui, Kaede era appoggiato con la schiena alla fila opposta di armadietti e teneva le braccia conserte e si era goduto tutta la scena.
“Però Sakuragi è molto protettivo” constatò Akira piegando le labbra in su.   
“Mito fece lo stesso con me a suo tempo – rivelò con uno sbuffo Rukawa - E ancora non lo sanno gli altri tre idioti” aggiunse prima di cambiarsi.

Sendoh finì di recuperare gli oggetti che gli occorrevano per la doccia ridacchiando da solo per quanto successo, avrebbe continuato a frequentare Mito, di sicuro a stare con lui non si sarebbe di certo annoiato. 

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Capitolo 3
*** parte terza ***


terza parte Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

Questa storia doveva finire lo scorso capitolo ma poi qualcuno, di cui non farò il nome ma solo il numero86, mi ha messo una pulce nell’orecchio, perciò ho deciso di riaprirla per darle un degno finale sperando che vi piaccia.
Non avendo la data del compleanno di Yohei ho scelto un giorno a caso.

Krikka86: Sappi che ti ho eletto a mia musa ispiratrice Xd, a parte gli scherzi spero che questi capitoli ti soddisfino. Per il San Valentino di Hana e Ru per il momento non ho belle idee, per il compleanno di Yo spero invece che tu gradisca quel che mi è venuto in mente anche se non è molto romantico .
La coppia Sendoh e Mito non è molto gettonata ma qualcosina si trova, ti segnalo qui su Efp la long di Dea73 ‘Guarda che ti servo’dove ce ne è un accenno non so se ce ne sono altre in questo archivio.
Hai ragione quel pezzo che mi hai segnalato sono tutte frasi dette dai vari giocatori.
Susyko: Grazie per i complimenti, anche per la altre recensioni, ecco il seguito spero ti piaccia. Baci anche a te^^
Moirainesedai: Tranquilla anzi devo farti i miei complimenti e ringraziarti perché dai una possibilità a qualsiasi cosa io scriva a prescindere dalle coppie, quindi è normale che tu segua quelle che ti attirano di più.
Grazie per le ricerche sei stata carinissima^^. Hai ragione Akira compie ventidue anni quindi con la serie del 21 non ci azzecca molto però compie gli anni nel mezzo dei compleanni di Hana e Ru perciò non potevo non sfruttarlo XD

Grazie a tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite, preferite o ricordate e a tutte quelli che l’hanno letta.





19 Aprile

La giornata era splendida, il sole brillava alto nel cielo terso, la leggera brezza che spirava era piacevole e aveva portato con sé numerosi petali di ciliegio, che ora tempestavano i viali del campus come fossero tante piccole pietre preziose rallegrando il grigiore dell’asfalto con il loro colore.
La maggior parte degli studenti però era immune a una simile vista, troppo intenti a chiacchierare allegramente fra loro o a dirigersi con fretta da un edificio all’altro.
Yohei e Hanamichi  in questo non si distinguevano dalla massa studentesca.
I due amici stavano passeggiando uno accanto all’altro con calma: il primo sbadigliando sonoramente e il secondo; con le mani ficcate in tasca lanciava occhiatine all’indirizzo dell’amico, Hana aveva l’aria di chi ha qualcosa sulla punta della lingua, che muore dalla voglia di dire qualcosa ma si trattiene dal farlo.
Alla fine Sakuragi aprì bocca e come se stesse parlando del tempo chiese: “Ultimamente vieni spesso in palestra” gli fece notare.
“Già” esalò Yohei stropicciandosi un occhio, sebbene fosse tarda mattinata e si fosse alzato già da parecchie ore, quella sonnolenza, causata dal non aver dormito a sufficienza, non voleva abbandonarlo.
“Non hai i corsi pomeridiani da seguire?” domandò Hana fissandolo di sbieco.
“Terminati” spiegò l’amico tenendo invece il proprio sguardo ben dritto davanti a sé.
“E non vai più a rintanarti in biblioteca o al laboratorio d’informatica?” chiese ancora Hanamichi.
“Ora ho il mio computer su cui posso lavorare a casa e al momento non ho bisogno di andare a spulciare i libri della biblioteca”
Mito sapeva benissimo dove volesse andare a finire l’amico con quella serie di domande.
Quando Yohei aveva creduto che a Sendoh interessasse una compagna di corso di Hanamichi aveva fatto di tutto per non assistere più agli allenamenti della squadra, ora che però conosceva a chi realmente era rivolta l’attenzione del giocatore non mancava mai di presentarsi e la cosa era stata notata da Sakuragi.
Non poteva farci nulla, a Yohei piaceva troppo stare in un angolino a fissare Akira in maglietta e pantaloncini scattare sul parquet, ad ammirare quel sorrisino beffardo che gli compariva in faccia ogni qual volta stava per fregare la difesa, lo mandava in estasi, per non parlare del mistero dei suoi capelli.
Yo non riusciva a capacitarsi di come la capigliatura del giocatore riuscisse a mantenersi svettante dopo ore di allenamenti estenuanti.
“E dimmi – intervenne la voce di Sakuragi a riportarlo con i piedi sul pianeta terra – come và fra te e il porcospino?”
‘Lo sapevo’ esalò mentalmente Mito prima di dire un semplice e snervante: “Và”
Hanamichi si fermò lungo il viale che stavano percorrendo, stringendo i pugni selvaggiamente e tremando letteralmente di rabbia, per buona educazione aveva mantenuto la calma fino a quel momento ma ora non ce la faceva più.
Detestava essere ignorato e odiava quando riceveva risposte tanto brevi e concise che non lo soddisfacevano.
“Yo  – esalò prima di alzare il capo di scatto – o apri quella stramaledetta bocca per dirmi qualcosa di più o preparati a subire la furia del tensai”
Mito, che si era arrestato quando aveva sentito pronunciare il suo nome con quel particolare tono che preannunciava guai, sventura e catastrofi  si voltò alzando gli occhi al cielo con rassegnazione prima di sospirare e riaccostarsi all’amico.
“Che vuoi che ti dica Hana, le cose vanno”
“In che senso? E dove vanno di preciso?” urlò afferrandolo per il colletto del giacchetto di jeans e strattonandolo un poco.
“Ma da nessuna parte, che domande fai? Oh al diavolo se vuoi chiedermi qualcosa di preciso fallo, ma non è detto che io ti risponda” ci tenne a precisare riaggiustandosi il giubbino una volta che venne lasciato libero.
Hana lo squadrò un attimo pensieroso poi lanciò un’occhiataccia ad alcuni studenti che si erano fermati ad osservarli incuriositi dai suoi strepiti, quando gli inopportuni si allontanarono frettolosamente ed impauriti allungò un braccio e arpionò il collo di Yohei.
“Allora dimmi come vanno le cose fra voi due”
Mito a quelle parole bisbigliate al suo orecchio smise di tentare di allentare la presa ferrea.
“Te l’ho detto procedono”
“L’ho capito imbecille! – gridò Hana direttamente nel suo padiglione auricolare prima di riacquistare il controllo e stringere maggiormente – Siete usciti parecchie volte non è così?” fece sapendolo per certo, li aveva visti lasciare l’università insieme spesso nelle ultime settimane.
“Mh sì” ammise titubante.
“E…” lo spronò a continuare.
“E niente, Hana che vuoi sapere di preciso?”
“Cavolo Yo state insieme sì o no? Sono il tuo migliore amico ho il diritto di saperlo” si alterò ancor di più alla sua reticenza nel confidarsi.
Yohei alzò uno sguardo indecifrabile verso di lui, poggiò le mani sul suo braccio e premendo le dita glielo fece scostare.
“Non stiamo insieme, ogni tanto usciamo a mangiare qualcosa o a berci un caffè e un paio di volte sono andato a casa sua per aiutarlo col computer. Ci stiamo conoscendo, tutto qui e se fossi in te non farei altre domande visto che tu sei il primo a non esserti confidato” chiarì una volta per tutte.
Non è che non gli facesse piacere l’interessamento di Sakuragi, erano le sue pretese a dargli un po’ fastidio, soprattutto visto che Hana per parecchio tempo si era ben guardato dal dirgli che usciva con Rukawa.
Sakuragi ingoiò a vuoto leggermente in colpa per il suo passato comportamento.
“Che vuol dire? Eravamo al liceo quando ho iniziato a uscire con la kitsune e…”
“Sì tranquillo, dai andiamo che ho fame e gli altri ci stanno aspettando per pranzare in mensa”
 Lo rassicurò battendogli una mano sulla spalla.

***
Akira guardò l’orologio sbuffando sonoramente, in quel momento avrebbe voluto raggiungere la mensa scolastica sperando di pranzare in compagnia di Mito e degli altri, invece aveva un appuntamento nello studio del professor Idhejì, il suo consulente universitario.
Bussò all’uscio e attese di sentire il consenso prima di girare la maniglia, dietro la piccola scrivania, sempre ingombra di carte e libri, vi era l’insegnante e con suo stupore seduto su una delle sedie poste di fronte vi trovò l’allenatore della squadra di basket.
“Ah sei puntuale, bene accomodati pure Sendoh” lo accolse l’insegnante con il classico sorriso increspato dalle rughe poggiando i gomiti sul piano e intrecciando le dita fra loro.
Akira salutò entrambi gli uomini e si sedette al fianco del coach, che ricambiò con un gesto del capo.
Il mister sembrava molto pensieroso, dato che teneva le braccia incrociate sul petto e si tamburellava le labbra con l’indice.
“C’è qualche problema?” domandò il giocatore preoccupato, forse stava succedendo quello che gli preannunciava sempre Ayako: i suoi numerosi ritardi gli stavano costando una sospensione forzata dal club.
“Non preoccuparti Sendoh – lo rassicurò il professore Idhejì sistemandosi gli occhiali, dalla montatura antiquata, sul naso – Non ti sei cacciato in nessun guaio. L’allenatore Murata è qui perché dobbiamo chiederti una cosa importante e vorremo che tu ci riflettessi per bene prima di darci una risposta”
A quelle parole il coach rivolse la propria attenzione al suo giocatore fissandolo intensamente come spesso faceva quando i suoi ragazzi si allenavano con poca convinzione o stavano disputando una partita difficile.
“Hai appena iniziato il penultimo anno dell’università – riprese a dire il docente più anziano – e l’anno venturo dovrai affrontare lo stage che ti immetterà nel mondo lavorativo- fece una piccola pausa  abbandonando il suo appiglio alla scrivania e adagiando completamente la schiena sulla sedia girevole – Ora ti consegnerò un foglio, è un semplice questionario che dovrai compilare con calma e consegnarmi quando sarà pronto, questo mi servirà per poterti indirizzare verso l’occupazione migliore per le tue capacità”
Akira sorrise impercettibilmente, aveva sospettato che il suo consigliere scolastico volesse vederlo in merito al questionario pre curriculum che tutti gli studenti del quarto anno erano tenuti a compilarlo, ma la presenza dell’allenatore gli aveva fatto temere una sgridata colossale, in realtà non capiva perché ci fosse anche lui.
Generalmente era una questione che riguardava solo lo studente e il professore designato come responsabile del corso di studi che seguiva, agli universitari che ottenevano i risultati migliori durante gli anni di studi veniva automaticamente proposto un periodo formativo presso qualche società importante e spesso al conseguimento della laurea venivano assunti in pianta stabile.
Tutti gli altri invece dovevano inviare curriculum su curriculum sperando di essere presi da qualche parte.
“I tuoi voti sono sempre stati molto buoni – riprese il consulente e Akira aumentò il sorriso, era sempre stato un bravo studente anche se ritardatario – e anche nelle attività extrascolastiche il tuo impegno è lodevole, anche se l’allenatore Murata è un po’ preoccupato dalla tua, come dire…”
“Incapacità di saper leggere l’ora” s’intromise la voce del mister rivolgendo a Sendoh un sorrisino e strappando una risatina al docente.
“Sei piuttosto famoso per la tua mancanza di puntualità” constatò il professore.
“Però arrivo sempre in tempo anche se per il rotto della cuffia” si schernì Akira.
Solo perché varcava la soglia dell’aula al suono della campanella o per il fatto di presentarsi in campo pochi minuti prima del fischio d’inizio della partita, non si poteva etichettarlo come ritardatario cronico o almeno così credeva lui.
“E’ proprio questa la mia preoccupazione” esalò il mister sistemandosi sulla sedia.
“Vedi Sendoh – riprese il professor Idhejì riportandosi in avanti e assumendo un tono di voce serio e profondo – la preoccupazione dell’allenatore Murata riguarda la struttura della squadra dell’anno venturo, molti altri titolari sono all’ultimo anno ad esempio il capitano Ryuchi, che benché non frequenti più nessun corso e stia lavorando in una società come impiegato si presenta puntualmente agli allenamenti ogni pomeriggio” gli fece notare il suo consulente scolastico dimostrando di conoscere molto bene la situazione dei giocatori del club.
“Quindi mi avete chiamato per dirmi che il prossimo anno devo lasciare la squadra?” ipotizzò Akira non riuscendo a capire dove volessero andare a finire.
“Assolutamente no, se pensi di riuscire a mantenere l’impegno che ti sei assunto fino in fondo” intervenne l’allenatore.
“Ciò che Murata vuole semplicemente farti capire è che questo sarà l’ultimo anno in cui i tuoi ritardi verranno tollerati Sendoh – riprese la parola il professore – Alla fine di quest’anno scolastico che tu lo voglia o meno o che te ne renda conto oppure no, dovrai assumerti appieno la responsabilità delle tue azioni come uomo adulto e maturo che inizierà a far parte attivamente della società giapponese”
“Quindi se ti renderai conto che non riuscirai ad essere un giocatore titolare puntuale ed affidabile per i tuoi compagni, sono convinto che sarai il primo ad ammettere la tua difficoltà per il bene della squadra- continuò il coach Murata con un tono più severo e senza il sorriso di poco prima. –Sei un giocatore di grande talento, ma questo non m’interessa, se non sarai puntuale o non potrai partecipare al torneo darò il tuo posto a qualcun’altro ”
“Ho capito – fece Sendoh con un sorriso per nulla turbato, giocare gli piaceva e lo rendeva felice, ma non era tanto orgoglioso da voler partecipare a tutti i costi ad ogni partita - cercherò di essere puntuale. L’anno termina a Marzo quindi prima di allora penserò attentamente se continuare a far parte del club di basket anche l’anno venturo o meno. Non è mia intenzione creare problemi alla squadra, perciò non si preoccupi mister se capirò di non poter essere un giocatore su cui i miei compagni possono contare lascerò il mio posto da titolare e andrò in panchina senza nessun problema”      
Murata lo fissò attentamente e poi annuì, sapeva che Sendoh avrebbe reagito in quel modo e avrebbe potuto benissimo affrontare quel discorso con lui anche in palestra, ma quando arrivava la consegna del test di indirizzo professionale bisognava seguire la politica del preside, il quale richiedeva sempre la presenza degli allenatori dei vari club sportivi per ogni studente che ne frequentasse attivamente uno.
“Ecco tieni Sendoh – fece il docente più anziano allungando al ragazzo un foglio – puoi andare e per scusarci del tono duro che abbiamo usato con te ti offriamo un biscotto” annunciò tirando fuori da un cassetto una confezione di plastica e porgendogli alcuni dolci fatti in casa  con un sorriso allegro.
Akira ne prese uno prima di alzarsi, salutare e avviarsi fuori.
Il professor Idhejì non si smentiva mai, aveva sempre i biscotti che gli preparava la moglie ogni giorno, per gli studenti che andavano nel suo ufficio.

Una volta in corridoio Sendoh guardò il quadrante dell’orologio e affrettò il passo, faceva ancora in tempo. Alla fin fine la sgridata l’aveva ricevuta lo stesso, diede un’occhiata veloce al foglio che teneva in mano prima di aprire lo zaino e infilarlo nel libro di diritto commerciale.
Fino a quel momento non ci aveva riflettuto seriamente, ma quello in definitiva si poteva considerare l’ultimo anno che frequentava l’università.
Come succedeva per gli studenti più anziani di lui, l’anno venturo non si sarebbero più svegliati la mattina per recarsi al campus a seguire le lezioni, ma bensì per rinchiudersi in qualche azienda davanti un computer o a fare fotocopie.
Quella prospettiva non lo spaventava né lo angosciava più di tanto, fu un’altra presa di coscienza a renderlo pensieroso, comprese che quando l’anno scolastico in corso si sarebbe concluso lui avrebbe visto Mito ancor meno di quel che accadeva normalmente.
Ogni volta che desiderava incontrare il ragazzo gli bastava saltare una lezione e raggiungere il suo edificio e incrociarlo in corridoio nel cambio di ora, spesso sfruttavano la pausa pranzo per mangiare insieme nella mensa scolastica oppure andavano in biblioteca a cercare dei testi utili e poi c’erano i pomeriggi in cui Yohei veniva alla palestra e lo aspettava fino al termine degli allenamenti per lasciare l’università insieme.
Ma la situazione sarebbe cambiata il prossimo anno, tutto quello sarebbe scomparso e non avrebbero più potuto fare niente di tutto ciò.
Certo potevano sempre vedersi la sera e nei fine settimana e ovviamente telefonarsi ogni giorno, non era poi la fine del mondo, inoltre era anche vero che al momento non stavano insieme e il problema era proprio quello.
Non poteva pretendere d’incontrare ogni sera Mito o tempestarlo di telefonate se continuavano ad essere semplici amici.
Anche se provavano qualcosa di più l’uno per l’altro avevano stabilito tacitamente di non sbilanciarsi, preferendo conoscersi meglio e procedere con calma, ma se Akira non fosse riuscito a conquistare il cuore di Yohei rischiava di vederselo portare via da qualche studente intraprendente quando lui non guardava, ossia il prossimo anno.
Ma per ovviare alla cosa aveva molti mesi davanti a sé e decise che non avrebbe perso tempo.

***
“La cucina della mensa fa ogni giorno sempre più schifo” esalò Okusu guardando male il curry nel proprio piatto.
“Ma che dici è squisito, si vede che non hai proprio gusto- lo riprese Takamiya mentre ripuliva il proprio cucchiaio – se quello non lo mangi… ” fece allungando la mano per impossessarsi del piatto dell’amico, ma Okusu la bloccò colpendola prontamente con la propria posata di plastica.
“Certo che oggi voi non siete di gran compagnia – intervenne Noma sventolando il panino piccante ad indicare Sakuragi, Rukawa e Mito seduti di fronte a loro sul lungo tavolo della mensa. – Non che di Rukawa mi stupisca certo, però voi due sembrate strani. Avete litigato?” continuò il ragazzo non curandosi dell’occhiata glaciale della volpe che ancora si domandava chi glielo facesse fare di dover dividere i suoi pasti con quei tizi, la ragione sedeva accanto a lui e si stava strafogando di onigiri.
“Chiudi il becco” ringhiò Sakuragi sputacchiando un paio di chicchi di riso.
“Hai fatto centro” convenne Okusu rivolto all’amico con i baffetti e senza guardare spostò il piatto prima che il cucchiaio di Taka ci finisse casualmente dentro.
“Non abbiamo litigato e per il vostro bene non dite altre scemenze” gli consigliò Yohei afferrando un pezzo di frittata.
“E’ logico che non abbiamo litigato, come si fa a discutere con qualcuno che non apre bocca?”  sussurrò Hana afferrando un secondo triangolino bianco e nero.
Rukawa inarcò un sopracciglio e fissò il do’hao, che fosse nervoso gli era parso chiaro da quando aveva visto come era entrato a passo di marcia e da come aveva sbattuto il proprio vassoio con poca grazia, ora intuì che era Mito il motivo del suo malumore e tirò un piccolo sospiro di sollievo.
Generalmente era lui a fare quell’effetto ad Hanamichi.
“Forse perché non c’è niente da dire? – rispose ironicamente Yohei a cui non era sfuggito il commento dell’amico – E poi chi per primo non apre bocca non dovrebbe lamentarsi degli altri” affondò il coltello nella schiena di Sakuragi per la seconda volta in poche ore.
“Va bene ho capito, ho capito.”
Ringhiò ancora il tensai afferrando la confezione di succo in scatola e inserendovi la cannuccia prima di sorseggiare rumorosamente in direzione dell’orecchio di Mito, quella era una cosa che mandava Yohei al manicomio e lui lo sapeva benissimo.

“Ciao ragazzi!- squillò allegra la voce di Akira avvicinatosi al loro tavolo con un vassoio fra le mani – Mi siedo con voi vi dispiace?” domandò per pura formalità adagiando il cibo sul tavolo, posando lo zaino in una delle sedie vuote e accomodandosi in quella accanto a Yohei.
“Sì” soffiò Hanamichi, ma nessuno, a parte Kaede, lo sentì.
“Certo” lo invitò Mito rivolgendogli un sorriso luminoso mentre gli amici salutavano il giocatore, tranne Hana che continuò a succhiare rumorosamente.
“Dì un po’ mangi tutto?” s’informò Takamiya adocchiando il riso al curry, la confezione di macedonia, la scatoletta di latte e fragola e il budino al cioccolato disposti ordinatamente sul vassoietto di plastica di Sendoh.
“Quella era l’idea” ridacchiò Akira iniziando ad aprire la confezione delle posate usa e getta fornite dalla mensa.
“Sei in ritardo” sussurrò al suo indirizzo Yohei approfittando del battibecco in corso fra Taka e Okusu.
“Un contrattempo…” stava rispondendo Sendoh a sua volta a bassa voce.
“Che c’è lo controlli Yo? Non mi sembra che tu lo faccia con tutti i tuoi amici o sbaglio?” s’intromise Sakuragi, che aveva ascoltato quello scambio di battute, catturando l’attenzione degli altri commensali.
Yohei fulminò l’amico con lo sguardo ed evitò di rispondere.
“Questo perché  da un po’ di tempo becchiamo spesso Sendoh a mensa” notò distrattamente Okusu ripulendo il piatto spiegando in che modo aveva inteso le parole appena dette da Mito.
“Però Yo ha ragione, di solito arriva insieme a noi- constatò Noma che sentiva puzza di pettegolezzo. –Dì un po’ ti ha trattenuto qualche bella studentessa?” domandò ghignando al giocatore.
“Ma no, avevo un appuntamento con un professore tutto qui ” si spiegò Akira prima che Yohei potesse fraintendere, non che avesse notato una particolare reazione da parte sua, aveva continuato a mangiare come non avesse sentito nulla.
Non che la cosa gli dispiacesse, anzi, significava che Mito aveva fiducia in lui e che credeva a ciò che gli aveva detto quel giorno alla sala da tè vicino alla stazione, ne era davvero felice.

In realtà Sendoh non aveva notato come Yo aveva infilzato la frittata con brutalità altrimenti avrebbe rivisto le sue considerazioni, a qualcuno invece l’arpionamento del rotolino di uova e verdure non era sfuggito.
 
“Che pizza, mi aspettano tre ore interminabili con un professore che mi odia” si lamentò Noma spostando di lato il vassoio ormai vuoto.
“Forse il fatto che gli hai dato dell’idiota incompetente perché ti ha messo un votaccio all’ultimo compito non ha giovato” Takamiya gli ricordò  il motivo dell’astio del docente nei confronti dell’altro rubando un po’ di frutta dalla porzione di Akira, che ormai era abituato ai suoi modi e non disse nulla.
“Noi invece abbiamo la professoressa Chikasa, è davvero bellissima: giovane, sexy, un sorriso dolcissimo, ha la voce di un angelo e poi è così gentile, per non parlare delle sue curve perfette, vero Yo?” sospirò Okusu che era iscritto alla stessa facoltà dell’amico.
“Già davvero carina” convenne con lui Mito terminando di mangiare e fissando la forchetta di Taka che si allungava continuando a servirsi impunemente, prima che Sendoh gli mettesse di fronte la coppetta quasi vuota.
“Sei sempre il solito Taka e a te conviene dirgli qualcosa o non te lo toglierai più dai piedi”  disse Yo prima rivolto all’ingordo amico e poi al giocatore.  
“Ah nessun problema, tanto non mi andava la frutta” lo rassicurò Akira trovando le attenzioni di Yohei nei suoi confronti molto dolci.
“Vedi? Gli ho fatto un favore altrimenti si sarebbe sforzato di mangiarla” affermò Takamiya ingoiando un acino d’uva.

“Beh ragazzi io mi avvio” li interruppe Noma recuperando borsa, giacchetto e il vassoio con gli incarti vuoti dei panini.
“Aspetta vengo con te” lo seguì a ruota Takamiya imitandolo.
“Ah dobbiamo andare anche noi Yo o faremo tardi per prendere i posti migliori in prima fila. Quando la professoressa spiega passeggia sempre avanti e indietro e da lì riesco a sentire il profumo del suo shampoo” fece Okusu con un magnifico sorriso raccogliendo tutto.
“Sembri un maniaco” fece una smorfia disgustata Sakuragi di fronte alle perversioni dell’altro.  
“Guarda che lo è - lo corresse Mito alzandosi a sua volta- Ha passato un intero pomeriggio ad annusare bottiglie di shampoo e balsamo come un cane da tartufi, finché non ha trovato quello che usa la professoressa”
“Certo, così quando mi faccio la doccia e sento quel profumo paradisiaco,  posso immaginare che lei sia con me… Beh? Perché mi guardate in quel modo?” chiese il ragazzo dalla chioma bionda perplesso dalle facce sconvolte e un po’ schifate di Sakuragi, Sendoh e Mito.
Rukawa aveva gli auricolari infilati nelle orecchie e si era perso la notizia, per sua fortuna.
“Dovrebbero rinchiuderti” disse Hana
“Credo che gli estremi per farlo ci siano tutti” ponderò Akira, afferrando il budino.
“Andiamo forza. A dopo, ciao!” intervenne Yohei incamminandosi.
“Ah oggi venite agli allenamenti ragazzi?” chiese Sendoh prima che i due si allontanassero troppo.
“Certo, come sempre” affermò Okusu, mentre Yohei neanche si voltò, consapevole degli occhi di Sakuragi piantati sulla sua schiena.

Una volta rimasti loro tre Rukawa si liberò delle cuffiette, i casinisti se n’erano andati, Akira era impegnato a ingozzarsi col budino quindi aveva la bocca impegnata e il do’hao aveva finito di fare le bollicine con il succo, visto che la scatoletta vuota era stata accartocciata sul vassoio.

Ad Hana non andava proprio giù di non sapere che stesse succedendo fra Yo e Sendoh quindi visto che non aveva avuto fortuna con l’amico tentò una nuova strategia.
“Porcospino – fece battendo una mano sulla schiena di Akira – Yo mi ha detto tutto” annunciò aspettando che l’altro cadesse nella sua geniale trappola.
“Eh? Che ti ha detto?” domandò Sendoh raschiando il vasetto di plastica.
“Tutto di voi due” affermò.
“Beh ma te l’ho detto anch’io tempo fa”
“Non fare finta di niente- lo interruppe Sakuragi togliendogli il vasetto e il cucchiaino dalle mani perché gli prestasse tutta la sua attenzione – io so” fece come fosse un Dio onnipotente sceso in terra. 
“Temo di aver perso qualche passaggio” ammise Sendoh sbattendo le palpebre perplesso.
“Mh do’hao- sbuffò Kaede più avvezzo a districarsi con le uscite del suo ragazzo – Mito ha detto al do’hao che tu e lui uscite solo come amici e il do’hao non ci crede. Pensa che stiate insieme, ma che non glielo diciate” ricapitolò l’intera situazione ignorando il ringhio basso e soffuso che proveniva dal suo amorevole compagno.
“Ah ma è vero” Akira si affrettò a confermare per distrarre Sakuragi prima che scoppiasse in una furia omicida.
“Ma non prendermi in giro porcospino! So che lo hai invitato a casa tua”
“E allora? Una volta sono stato anche io da lui – annunciò lasciando basito Hana che non sapeva nulla di quello - Io e Yohei ci siamo visti spesso nelle ultime settimane, ma come amici  e qualche volta l’ho invitato a casa per aiutarmi col computer”
“Non capisco, ma a te Yo piace sì o no?- domandò diretto Hana, era evidentemente confuso – Perché tu a lui piaci”
“Davvero? E ti ha detto qualcosa di preciso oppure è una tua impressione? No perché so di interessarlo ma se ti ha…” patì a ruota libera Akira gongolando di pura gioia.
“Non distrarti porcospino” lo riportò in carreggiata Sakuragi che aspettava una risposta.
“Mi piace molto, ma per quanto sentiamo un’attrazione reciproca ci stiamo frequentando prima di metterci insieme. Praticamente non sappiamo niente l’uno dell’altro” spiegò.
Sia Hanamichi che Rukawa lo fissarono senza dir nulla, il primo visibilmente confuso e il secondo indifferente all’ intera faccenda.
“Scusa ma lo trovi tanto strano?” chiese Sendoh al giocatore dai capelli rossi perplesso dalla sua espressione.
“Mah non saprei, forse è meglio così – rispose Hana dopo averci riflettuto un secondo - in fondo se Yo dovesse capire che non sei il suo tipo è meglio che non stiate insieme”
“Grazie sei molto incoraggiante” esalò Akira, però le parole di Sakuragi rispecchiavano le sue paure.
“Do’hao”  lo sgridò Kaede sistemando lo zaino sul tavolo prima di poggiarci la testa sopra e abbracciarlo come fosse un cuscino.
“ Beh è così!” puntualizzò veemente Hanamichi. 
“Ha ragione Sakuragi – intervenne Sendoh  – Fosse per me gli chiederei di metterci insieme anche ora, però mi sembra che lui non sia sicuro”
“Forse è una tua sensazione” ipotizzò Kaede.
“Mh forse- convenne Akira non molto sicuro – Beh ragazzi ora vi lascio o faccio di nuovo tardi. Ci vediamo oggi pomeriggio”
Si alzò riacquistando il buon umore e recuperate le proprie cose si avviò ad uno dei cestini dei rifiuti svuotandovi dentro il vassoio che poi lasciò impilandolo sopra ad altri prima di prendere l’uscita.

La prima e per ora unica volta che Akira era andato a casa di Yohei, avevano trascorso la serata seduti sul tatami a chiacchierare e ridere, mangiando zuppa precotta direttamente dalla scatola.
Si era divertito molto e si era sentito a proprio agio dopo i primi minuti di imbarazzo iniziali, avevano preso a domandarsi reciprocamente quello che gli saltava in mente sui propri gusti, hobby e passioni e poi Sendoh aveva toccato un argomento più personale: le loro precedenti esperienze amorose.  
Inizialmente Yohei era stato un po’ reticente nell’affrontare l’argomento e lui aveva temuto che avesse una tragica storia d’amore alle spalle che lo aveva fatto soffrire e a cui forse pensava ancora, non era niente di simile.
Semplicemente Mito si vergognava nell’ammettere che non era mai stato con nessuno e che quindi non aveva mai fatto niente.
Akira aveva così saputo della cotta di Yohei durante il periodo del liceo ed era stata quella storia, oltre al fatto che comprese che Mito era vergine, a fargli prendere la decisione di andarci con le dovute cautele.
Al contrario di Yo lui non aveva mai avuto dubbi sulla propria sessualità,  gli erano sempre piaciuti i ragazzi e aveva già delle esperienze, invece Mito aveva perso la testa prima per una ragazza e poi per lui e non aveva mai baciato nessuno, né uomo né donna.
Per quanto l’idea di essere lui a insegnargli come si baciava poteva essere molto esaltante, per Sendoh quello era anche un pensiero che gli creava molte preoccupazioni, lui interessava a Yo e di questo era più che sicuro, ma non era altrettanto certo che a Yohei interessassero le sue labbra.

***
“Senti Yo – richiamò la sua attenzione Okusu mentre si avviavano a lezione – Mi spieghi perché Hana se ne è uscito a quel modo poco fa?”
“Mah niente, sai come è fatto, chissà che aveva” liquidò la faccenda Yohei senza dargli importanza.
“Mh sarà, però sembrava che ce l’avesse con te”
“Non mi è sembrato” mentì spudoratamente di fronte all’evidenza.  Okusu si incrociò le braccia dietro la nuca sorridendo beffardo.
“Ah no? Comunque non ti sembra strano che ultimamente Sendoh capiti sempre in mensa quando ci siamo noi e che si sieda quasi sempre al nostro tavolo?”
“Non più di tanto, la pausa pranzo è comune a tanti indirizzi e poi lui Hana e Rukawa sono in squadra insieme”
“Sì però Sendoh non si autoinvita al tavolo degli altri giocatori né si unisce a quello dei suoi compagni di corso. Non lo trovi anomalo?” continuò Okusu imperterrito nel suo ragionamento.
“Che vuoi che ti dica? Avrà i suoi motivi, magari ha litigato con qualcuno. Se comunque ti scoccia dillo a lui non a me”
Yohei si stava irritando, Akira non si intrometteva nei loro discorsi né aveva mai fatto commenti o battute antipatiche quindi non capiva perché all’amico desse tanto fastidio che si unisse a loro.
“No lo dico a te perché sembrava che foste d’accordo per pranzare insieme” Okusu scoccò la freccia mortale dritta al cuore di Mito.
“Ma che t’inventi?” si schernì Yo continuando a fingere indifferenza.
“Hai detto tu che era in ritardo, no?” gli ricordò il biondino allegramente.
“E allora? E’ come hai detto tu prima, visto che lo incrociamo spesso ho notato che era…”
“Quello l’ho detto per gli altri, soprattutto per Hana che sembrava sul piede di guerra – gli chiarì fermandosi e facendo in modo che anche Mito si bloccasse lungo il corridoio – Per mesi ci hai dato buca ogni volta che andavamo in palestra a vedere gli allenamenti, ora vieni tutti i giorni e guarda caso ultimamente ti becco spesso in compagnia di Sendoh: la mattina prima che le lezioni inizino, in biblioteca e un paio di volte la sera sul tuo motorino che andavate chissà dove”
Yohei socchiuse gli occhi indispettito che ci si mettesse anche lui a fargli il terzo grado dopo Hana.
“L’ho beccato qualche volta in biblioteca e allora? Non è mica strano, sai quanti studenti ci vanno? Ci sei capitato dentro perfino tu. Chiacchierando ha saputo che cosa studio e mi ha chiesto aiuto un paio di volte per sistemargli il computer, ecco perché ci hai visti insieme sul motorino. Comunque: primo che fai? Mi spii? Secondo da quando parlare con qualcuno è un reato?”
Okusu piegò le labbra in un sorriso prima di ridacchiare alzando le spalle, Mito si era indispettito parecchio proprio come poco prima in mensa davanti all’allusione di Noma, ad Okusu infatti non era sfuggita la sua aggressività mostrata nei confronti dell’indifesa frittata .
“E chi ti dice niente? Ti ho beccato per caso e mi è sembrato strano tutto qui, però ti sei scaldato un po’ troppo non ti pare?”
“No, proprio per niente” rispose asciutto superandolo, ma una mano di Okusu lo bloccò afferrandogli il gomito.
“Dai Yo non te la prendere”
“E chi se la prende? Dai facciamo tardi, non vuoi sbavare in prima fila sulla tua professoressa?”
“Sbavo anche nell’ultima”
“Chissà perché non avevo dubbi”

Varcarono la soglia dell’aula dopo qualche minuto facendo il resto della strada in silenzio.
Era vero, si era scaldato troppo valutò Yohei e questo non gli andava giù, gli dava fastidio aver perso il sangue freddo, ma la colpa era di Hanamichi che lo aveva stressato non solo prima ma anche durante il pranzo.
L’aula era già affollata così i due ragazzi si dovettero accontentare, per il dispiacere di Okusu, di alcuni posti in quarta fila, si sedettero salutando alcuni compagni e tirando fuori tutto l’occorrente prima del sopraggiungere della docente.
“Comunque Yo – riprese a dire Okusu sussurrando, sporgendosi al contempo sul banco verso di lui e coprendosi la bocca con un braccio- Mi sa che Sendoh ti muore dietro”
Le mani di Mito si bloccarono a mezz’aria e il libro di testo precipitò con un tonfo sulla superficie lucida.
“Perché dici così?” chiese spalmandosi a sua volta verso l’altro ragazzo.
“Perché ho visto come ti guarda – Perché come mi guarda? Trillò la mente di Yohei. – Ed è lo stesso modo in cui tu guardi lui” concluse la voce di Okusu enormemente divertito.
Oh cavolo esalò il cervello di Yohei sotto choc.
“Ma che…”
“Yo se non vuoi dirlo mi sta bene, ma almeno non negare. Non è carino mentire ai propri amici”
Mito rimase a fissare gli occhi scuri di Okusu e la sua faccia seria. L’amico aveva ragione così annuì e riprese la posizione iniziale, ma l’altro lo afferrò per la manica e lo ricondusse ad abbassare  braccia e testa sul banco.
“Beh allora? Non mi racconti niente?”
“Hai detto che potevo non dire nulla” gli fece notare imbronciandosi.
“Vale per gli altri, dai dimmi che succede” lo punzecchiò con la matita che aveva in mano ficcandogliela in un fianco.  
“Niente…” iniziò a dire un po’ imbarazzato.
“Gli piaci te ne sei accorto? - Yohei annuì sempre più a disagio – E tu? Ti piace vero? Ci ho preso eh?”
“Sì bravo, ora lasciami il braccio e finiscila con quella matita o te la faccio ingoiare” lo minacciò Mito massaggiandosi il fianco dolorante, che era stato colpito ad ogni domanda, Okusu iniziò a ridacchiare.     
 “State insieme?” fece la fatidica domanda.
“No, a volte andiamo a mangiare qualche cosa insieme tutto qui” ammise con uno sbuffo.
“Eh? E perché no?”
“Perché no, non c’è nessun motivo particolare ci stiamo ancora frequentando per il momento”
Okusu mise su una faccia pensierosa e a Yohei sembrava di poter percepire il rumore dei suoi neuroni mentre si sforzavano di riflettere.
“Gli hanno spezzato il cuore? O sei tu che non ti butti per paura che ti pianti?” indagò Okusu dopo qualche minuto.
Yohei prese un sospiro profondo maledicendosi per non aver saputo evitare quella catastrofe.
“No, niente del genere solo ci andiamo piano. Lui mi piace e sembra che anch’io gli piaccia per ora, però magari col tempo più cose scopriamo uno dell’altro… insomma potremmo capire che poi tutta questa attrazione non è motivata. Quindi ci prendiamo un po’ di tempo per…”
“Per evitare di soffrire dopo – concluse per lui l’amico – Sai che hai detto una cretinata vero Yo? Questa idea di chi è stata tua o sua?- indagò ancora Okusu ora tremendamente serio. - Non mi rispondere ho già capito, sei tu che lo tieni lontano”
“Eh? Io? Ma che cavolo dici?” 
“Si capisce lontano un miglio che hai paura che Sendoh ci ripensi”
Yohei aprì la bocca per rispondere ma dato che non sapeva che ribattere la richiuse.
“Guarda che se una persona ti piace non dipende da quanto la conosci, è una questione di primo impatto come si dice si sente a pelle”
“Sì però lui…”l’arrivo della docente in aula e il seguente silenzio che si creò interruppero le parole di Mito ma solo le sue perché dopo qualche secondo Okusu si appiattì sul banco e gli fece segno di avvicinarsi, Yo roteò un secondo gli occhi con sofferenza e poi come nulla fosse si spalmò a sua volta.
“Lui cosa?” chiese l’amico.
“E’ già stato con qualcuno, io no”
“Ah... spiacente in materia di sesso non posso aiutarti, fosse stata una ragazza ti potevo fornire del supporto audiovisivo ma…”
“Sei un cretino- fece disperato Yohei chiedendosi perché si stesse confidando proprio con lui – Non mi riferivo a quello”
“Sesso, prova a dirlo, è facile, non ti morde mica a meno che non ti piaccia, ma questo è un altro…”
“O va al diavolo!” scattò Yohei a voce talmente alta che tutti si voltarono verso di lui compresa la docente che stava spiegando.
“Come ha detto prego?” domandò la professoressa furibonda dopo il primo istante di perplessità.
“Non diceva a lei ma a me” intervenne Okusu prontamente per spiegare l’equivoco mentre Mito recuperava le proprie cose e si avviava all’uscita.
“Dove crede di andare?” domandò l’insegnate confusa nel vedere Yohei abbandonare l’aula senza dire niente per scusarsi.
“Scusi professoressa – intervenne Okusu alzandosi in piedi e infilando i libri nello zainetto – il mio amico non si sente bene vado con lui, scusi ancora” urlò fiondandosi attraverso la porta all’inseguimento di Yohei.

Lo raggiunse dopo pochi metri nel corridoio affiancandolo e sbirciandone il volto, Mito non sembrava arrabbiato quanto più imbarazzato.
“Ehi Yo certo che hai fatto una bella figuraccia in classe” gli fece notare.
“Vuoi chiudere la bocca e connettere il cervello per qualche secondo?” gli chiese sbuffando disperato.
“Mh siamo nervosetti”
“Già, chissà come mai”
“Avrei un’idea, ma non credo vorrai sentirla, piuttosto –  Okusu riassunse il tono più serio – ritornando al problema Sendoh… ”
“Non ho nessun problema con lui” chiarì prontamente Yohei prima che l’altro si mettesse strane idee in testa.
“Ok scusa allora al tuo problema, meglio? E comunque qual è esattamente perché non l’ho capito”
“Mi sarei stupito del contrario” esalò Yo avvicinandosi al distributore del piano e tirando fuori le monetine dalla tasca.
“Allora che problema hai?” insistette Okusu inserendo una moneta e pigiando il tasto per un caffè.
“Che non sono mai stato con nessuno” soffiò Yohei  servendosi di una bottiglietta di tè da quella a fianco.
“E allora? Non capisco davvero”
Yohei tirò la linguetta della lattina valutando il volto dell’amico che si era seduto a terra poggiando la schiena contro il muro, lo raggiunse posizionandosi accanto a lui.
“Che forse hai ragione tu, forse ho paura di volergli bene, magari sono terrorizzato tanto da star male al pensiero che quando si accorgerà che non sono poi così interessante deciderà di lasciarmi”
“Beh primo potresti essere tu a mollare lui, secondo se ti lascia è un imbecille e verrà punito dal guntai, terzo se Hana scopre che ti ha fatto soffrire possiamo prepararci ad andare al funerale del porcospino e quarto secondo me hai un po’ paura anche del sesso” ricapitolò prima di dare un lungo sorso al caffè.
“Sì, forse anche di quello- ammise ridacchiando Mito. – So che quello che sto per dire sono parole al vento- continuò dopo qualche secondo – però ci provo lo stesso, eviti di dire questa cosa agli altri? Almeno per il momento”
“Nessun problema però ti avverto che Taka ha qualche sospetto”
“So già che mi renderete la vita un inferno” si lamentò Yohei.
“Naaa, lo sai che quello è un privilegio esclusivo di Hanamichi”

***
Alla fine Mito quel pomeriggio si era presentato in palestra insieme alla combriccola di amici, ignorando volutamente le occhiatine di Sakuragi.
Per lui quella situazione era già abbastanza complicata e difficile da capire e non gli serviva certo che il suo migliore amico non gli credesse solo perché riteneva impossibile che due persone, che hanno ammesso di provare un certo affetto l’una per l’altra, preferiscano frequentarsi come amici per qualche tempo prima di passare al livello successivo.
Anche ad Okusu però la cosa era risultata strana e Yohei iniziava a pensare che effettivamente qualcosa non andasse, probabilmente era per colpa sua come aveva ipotizzato l’amico.
Iniziò a riflettere sul suo comportamento valutando se facesse o dicesse qualcosa che teneva Sendoh a distanza, così non si accorse della fine degli allenamenti né di Akira che gli si avvicinava fino a quando non fu destato dalla sua voce.
“Ehi ciao!” lo salutò Aki allegramente con un po’ di fiatone.
Quel giorno l’allenatore li aveva fatti correre parecchio e Yohei rimase ipnotizzato dalle goccioline di sudore che scendevano lungo il collo del giocatore o dal suo petto ansante. 

“Hai da fare stasera?” domandò Sendoh con un sorriso gentile.
“No niente”
“Ti andrebbe di venire a casa mia? Devo inserire un grafico e alcune tabelle in una ricerca, ma non ho capito come si creano, non è che ti và di spiegarmelo?” propose congiungendo le mani in un gesto di supplica.
“Accidenti Sendoh sei davvero impedito col computer, quante volte è che Yo viene a casa tua a spiegarti le cose?” s’intromise la voce di Sakuragi avvicinandosi ai due e richiamando l’attenzione anche dei ragazzi dell’armata poco distanti.
“Do’hao” esalò Rukawa  continuando a palleggiare.
“Già forse ti sto scocciando troppo” convenne Akira in realtà lui non aveva nessuna difficoltà, però quella era una scusa come un’altra per vedere Yohei più spesso.
“Beh almeno lui sa come si accende, al contrario di te Hanamichi” lo prese in giro Okusu scatenando la risata degli altri e la rispostaccia di Sakuragi.
“Non ho problemi, vengo a patto che tu mi offra la cena” ne approfittò Yohei per dare concedere il proprio aiuto ad Akira.
“Nessun problema ho il frigo pieno”
“Allora ti aspetto, così andiamo insieme”decise Mito.
“Mi sbrigo in due secondi” promise Akira avviandosi negli spogliatoi.
“Fai con calma” gli urlò dietro Yohei prima di voltarsi verso il gruppo di amici che ora, si accorse, lo stavano fissando.

“Ok che sta succedendo? - chiese Noma- Gli dai lezioni e lui ti paga ho indovinato? Però non dite niente altrimenti Hana ti chiede un prestito, vero?” ipotizzò ignaro della faccia di Sakuragi.
“Gli do una mano ogni tanto e lui mi offre la cena, niente di che” liquidò la cosa Yohei con un’alzata di spalle.
“Mh non ci vedo chiaro- gli si mise di fronte Takamiya aggiustandosi gli occhiali sul naso – E’ da qualche settimana che noto uno strano comportamento fra te e Sendoh, sembrate essere diventati piuttosto amici e pare che lo incontriamo piuttosto frequentemente rispetto agli scorsi anni”
“Se non ci vedi pulisciti gli occhiali – intervenne la voce di Hanamichi con tono minaccioso – Gliel’ho detto io al porcospino di chiedere aiuto a Yo con il computer. Era piuttosto incasinato e mi ha fatto pena”        
“Già lo sapete come è fatto Hana ha il cuore tenero” gli diede man forte Okusu.
“Ma da quando?” controbatterono in coro Noma e Taka prima di fuggire fuori della palestra per scampare alle testate del tensai, Okusu si avviò al loro seguito dopo aver lanciato a Yo un sorrisetto criptico.
“Grazie” fece Yohei ad Hanamichi una volta rimasti soli
Fai con calma” gli fece il verso Hana con voce smielata prima di andarsene incavolato.
“Mh è un do’hao”soffiò Rukawa verso Mito palleggiando mentre lo superava e si avviava a sua volta agli spogliatoi.  

***

L’appartamento in cui Sendoh abitava era di grandezza simile a quello di Mito solo che a differenza del suo era tenuto in ordine ed arredato all’occidentale.
Il pavimento era sgombro da impicci, non c’erano pile di giornaletti, videogiochi o i fili della play che ti capitavano fra i piedi e rischiavano di farti cadere, l’angolo cottura era sempre pulito e mai un piatto o un bicchiere giacevano nel lavello in attesa di essere lavati.
Decisamente dopo aver visto quella casa Yo si era ben guardato dall’invitare nuovamente Akira nella propria.
Quel che Mito ignorava era che Sendoh non era un maniaco dell’ordine ma passava ogni volta la sera precedente, a sistemare e riordinare prima di inventarsi qualche problema col computer.
“Ecco poi una volta che hai selezionato questo ritorni alla schermata principale e lo inserisci” terminò di dare le proprie indicazioni Yohei cliccando col mouse.
Erano seduti al tavolino che fungeva da porta computer e scrivania messo in un angolo della stanza vicino alla finestra, Akira aveva preso una sedia e si era accomodato di fianco a Mito osservando distrattamente il monitor e ben più attentamente il ragazzo.
Erano tanto vicini che spesso i loro gomiti si sfioravano e quando questo accadeva Yohei interrompeva le proprie spiegazioni per qualche secondo, quando la mano di Akira afferrò il mouse per eseguire l’operazione da capo, per vedere se ricordasse tutti i passaggi, fu tentato di sovrapporvi sopra la sua.
“Con te sembra così facile” gongolò Sendoh
“Basta solo un po’ di pratica” gli assicurò Mito.
“Mh però se non ci fossi stato tu ad aiutarmi, non saprei proprio come avrei fatto” lo ringraziò ancora, in realtà aveva già completato la ricerca e quella non era altro che una bozza creata per l’occasione.
“Preparo la cena” esordì Akira decisamente di buon umore
“Ti aiuto?” si offrì Mito
“Non c’è bisogno, devo soltanto aprire un paio di scatolette e mettere una padella sul fuoco, faccio subito”  annunciò avviandosi al piano cottura.
“Ti spiace se intanto usufruisco della tua connessione per cercare una cosa?” domandò Yohei osservandolo trafficare nei pensili.
“Fa pure come fosse casa tua”
‘Magari’ pensarono entrambi all’unisono.

Mito si mise a cercare in rete il nome di un locale di cui aveva sentito parlare a scuola, stava tentando di visualizzare una cartina che gli indicasse la sua esatta ubicazione,  aveva intenzione infatti di invitare Akira quel sabato sera. Trovandola dopo qualche minuto di navigazione decise di salvarla per poterla stampare usufruendo di quel congegno che a lui mancava ma che Sendoh possedeva.
“Faccio una stampa se non ti dispiace”
“Fai pure”
Una volta accesa la periferica e inserita la carta si mise a cercare la cartella in cui era stato salvato il file, fu così che l’occhio gli cadde su una cartellina denominata ricerche università.

Akira non poteva che essere più che felice ogni qual volta Mito accettava di buon grado di venire a casa sua per aiutarlo, non solo potevano passare la serata insieme, ma aveva anche l’occasione di stargli vicino fingendo di sporgersi per vedere meglio il monitor.
Certo prima o poi avrebbe dovuto finirla con quel giochetto del non saper come si apre un file zippato o come si crea un grafico, rischiava di passare per un incompetente totale oltre che imbecille visto che la maggior parte delle indicazioni erano piuttosto semplici.
Però Mito sembrava molto felice di fargli da insegnate e chi era lui per poter togliere al suo tesoro quella gioia?
Aprì la confezione di cibo precotto e ne versò tutto il contenuto nella padella lasciando che si riscaldasse a dovere.
“Sai Mito stavo pensando che vorrei preparati il sukiyaki una sera di queste per ringraziarti delle lezioni che mi dai, ti andrebbe? O forse preferiresti qualcos’altro?” domandò voltandosi verso la scrivania, Yohei era intento a fissare lo schermo mentre la stampante terminava di effettuare la copia avviata.
“Ti ringrazio, ma non credo che dovresti offrirmi una cena per insegnarti ciò che è evidente già sai fare” annunciò Yo alzandosi dalla sedia e avvicinandosi.
“Ops sembra che mi hai scoperto” ridacchiò Sendoh un po’ imbarazzato.
“Si può sapere perché mi hai detto che non ci capivi niente?” domandò Mito leggermente triste.
“Perché così avevo la scusa per vederti e perché sei tanto carino e dolce quando mi spieghi le cose”
Yohei arrossì un poco a quelle parole e sfuggì lo sguardo di Akira però al tempo stesso era risentito col giocatore, lo aveva preso in giro.
“Ho fatto la figura dell’imbecille, vero?” chiese Yohei in un soffio.
“No, il cretino sono stato io che non ti ho invitato semplicemente a cena come avrei dovuto fare”
“Beh non c’è bisogno d’inventarti scuse, voglio dire che se ti và di uscire basta dirlo e si organizza qualcosa” gli disse ancora Mito mentre ritornava al computer e lo spegneva.
“Mi piace andare a bere qualcosa fuori o in giro per locali,  ma mi piace anche quando siamo io e te da soli a casa, anzi, a dire il vero lo preferisco” rivelò Sendoh sinceramente.
Yohei recuperò lo zaino e il giacchetto e si avviò all’uscita.
“Scusa adesso devo andare”  fece infilandosi le scarpe da ginnastica, Akira corse a bloccare la porta poggiandovi i palmi contro.
“Aspetta! Mi dispiace ma non prendertela così per…”
“Non sono arrabbiato – lo interruppe Mito rivolgendogli un sorriso – Solo devo andare a casa a studiare. Ci vediamo domani”
Sendoh liberò la porta e lo lasciò uscire nel pianerottolo, il sorriso di Yohei gli aveva procurato una fitta allo stomaco.

20 Aprile

Mito non aveva gradito la farsa e le bugie del giocatore, anche se aveva capito le buone intenzioni di Akira ma ugualmente quel comportamento non gli era piaciuto.
Yohei non si era fatto nessun problema  ad invitare Sendoh a mangiare cibo in scatola sul pavimento di casa propria; che oltretutto era una bettola quindi qualche problemino forse era il caso che se lo facesse,
Quindi non capiva perché Akira non poteva fare altrettanto ed invece si era inventato quella scusa.
Inoltre la sua frase finale lo aveva lasciato piuttosto perplesso.
Perciò aveva preferito ritornarsene a casa, per non correre il rischio di fargli vedere quanto ci fosse rimasto male, si era comportato come un vigliacco e la cosa non gli andava giù.

“Senti Okusu – bisbigliò chiamando l’amico dandogli una botta col gomito e facendogli fare una lunga riga sul quaderno. Il biondo si abbassò dopo averlo squadrato con cattiveria – Se una ragazza ti dice che preferisce stare in casa soli voi due invece che uscire e andare per locali secondo te che vuol dire?”
“Ci sono due possibilità o sono morto e sono finito in paradiso oppure che sto sognando” esalò l’amico aumentando la sua disperazione.
“Parlo sul serio idiota” fece tenendo il tono di voce basso per non farsi sentire dal professore.
“Mh allora vuole fare quello” rispose sicuro Okusu.
“Quello? Cioè intendi…?” chiese Mito sgranando gli occhi e domandandosi se fosse possibile che Sendoh avesse proprio quello in mente.
“Sì Yo, sesso. Quella parola che non riesci a pronunciare” lo sfotté l’amico.
“Io non ho nessun problema a dire sesso. Guarda sesso, s-e-s-s-o” scandì lentamente.
“Sono felice signor Mito che sappia fare lo spelling correttamente di quella parola e ora che ne dice di provare a seguire la mia lezione?” domandò Il professor Hikagi dall’alto del suo banco.
L’intera aula scoppiò in una sonora risata e Yohei Mito si ritrovò a fare una seconda figuraccia per colpa di Okusu.

Durante la pausa pranzo Yohei non fece altro che lanciare occhiate verso la porta della mensa, ma Sendoh non si fece vedere, suppose che si fosse risentito per il modo in cui era scappato da casa sua.
Yohei era letteralmente fuggito facendo così una figuraccia e dimostrandogli di essere un ragazzino infantile che se l’era presa troppo per quella che in fondo era una sciocchezza.
Mangiò svogliatamente prestando poca attenzione alle conversazioni degli amici.
Quando sia Noma, Takamiya che Rukawa si alzarono per raggiungere le proprie aule lui si apprestò ad alzarsi per recarsi in biblioteca, aveva due ore libere e voleva approfittarne per studiare un po’.
“Vado a fare un salto nel laboratorio d’informatica, ci vediamo dopo” salutò Okusu avviandosi all’uscita e lasciando da soli i due amici.

“Yo che hai?” chiese Sakuragi fissandolo attentamente.
“Senti Hana – iniziò Yohei parlando a bassa voce – se mettiamo il caso che Rukawa ti dicesse che preferisce restare il sabato a casa con te invece che uscire e andare per locali tu che penseresti?”
“Che è normale, mi stupirei se dicesse il contrario” espresse la pura e limpida verità, Yohei intuì che non si era rivolto alla persona più indicata. 
“Mettiamola in questo modo. Se un ragazzo che ti piace ti dicesse che vuole stare in casa solo con te invece che uscire e andare per locali a divertirvi, tu che penseresti?” tentò ancora.
“Yo – sibilò Hanamichi dopo qualche minuto di silenzio – mi stai dicendo che il porcospino ti ha fatto qualche proposta indecente?”
“Perché dici indecente? Pensi che intendesse quello?”
“A che altro poteva riferirsi? E’ chiaro cosa volesse fare, a ma quando lo becco gli faccio passare io i bollenti spiriti a quel pervertito” s’infuriò Hana.
“Primo non credo intendesse quello, secondo si può sapere perché te la prendi tanto?” chiese giustamente Mito. 
“Come perché? Perché… perché - Hana sembrava in difficoltà - Non lo so di preciso, ma non mi và giù”    
“Oh Kami salvami ti prego- implorò Yohei portandosi una mano sugli occhi e chiedendosi perché non potesse avere un amico normale e sano di mente-  Stai facendo tardi sbrigati” gli ricordò prima di avviarsi verso la biblioteca.
 
***
Akira non aveva fatto altro che pensare tutta la notte al volto triste di Yohei rivolgendosi i peggiori insulti che conoscesse per aver combinato un simile guaio.
Alla fine si era addormentato quasi all’alba e aveva finito per dormire troppo e non sentire la sveglia, col risultato di arrivare all’università giusto in tempo per l’inizio degli allenamenti di basket.   
Varcò la soglia della palestra trafelato e con sua somma gioia scoprì che il mister non era presente.
“Hai fatto tardi eh Sendoh?” lo prese in giro Ryota ghignando allegramente della sua faccia sconvolta e del fiatone prima che Ayako gli desse una sventagliata sulla testa.
“Vatti a cambiare Akira”  ordinò la manager.
“Non mi sgridi?” chiese Sendoh incredulo, forse la ragazza si era infine arresa.
“Per oggi ti grazio, hai la faccia di chi ha passato la notte in bianco, però non ti ci abituare” lo sorprese Ayako.
Akira la ringraziò e si avviò verso gli spogliatoi sbirciando l’angolo dove Mito e i ragazzi dell’armata erano seduti a chiacchierare fra loro.
Yohei non si era voltato dalla sua parte, segno per Akira che ce l’aveva ancora con lui, avrebbe tanto voluto andargli vicino e chiedergli nuovamente scusa, ma preferì posticipare alla fine degli allenamenti quando la palestra fosse stata sgombra dei compagni.
Sendoh ben presto scoprì di avere un altro problema più preoccupante in quel momento: ossia Hanamichi.

Quando raggiunse i compagni di squadra in campo Akira non fece caso alle occhiate penetranti e piene di astio che il giocatore dai capelli rossi gli rivolgeva, si mise in fila e prese a compiere i giri di riscaldamento intorno al perimetro della palestra.
Ogni volta che passava di fronte alla panchina in cui i ragazzi erano accomodati vicino al blocco di Ayako, Sendoh teneva il volto diretto verso di loro al primo giro salutò ottenendo risposta solo da Noma, Okusu e Takamiya ma da Yohei nulla perché stava cercando qualcosa nel proprio zaino. 
 
“Ehi Yo – lo chiamò  Okusu dandogli una gomitata nel fianco – Tira fuori la testa che Sendoh ti cerca con lo sguardo” lo avvertì.
Mito restò indeciso su cosa fare, ma poi richiuse la borsa e si mise ad osservare il campo e in particolare un giocatore.

Al secondo giro Akira sorrise sventolando la mano e ricevendo in cambio un gesto secco del capo da parte di Mito, non era propriamente esaltante, ma gli bastò per tirarlo su di morale.

Yohei continuò a fissare il volto di Sendoh che per tutti i restanti nove giri di campo continuò a sorridergli ogni volta che gli passava di fronte, inizialmente gli aveva risposto mantenendo il volto serio e scuro ma alla fine non aveva potuto impedire alle sue labbra di arcuarsi un po’.
“Yo – chiamò Taka sporgendosi  per guardarlo oltre Okusu – Ma Sendoh ce l’ha con te?”
Mito rimase impassibile pensando in fretta qualcosa da dire, udendo un risolino si sporse verso l’amico e gli disse: “Guarda dietro, sugli spalti”
“Ah quando sono arrivate quelle ragazze?” domandò Okusu voltando la testa in alto, tre studentesse erano affacciate al corrimano della tribuna degli spettatori.
Spesso capitavano degli studenti più o meno numerosi ad assistere alle partite di allenamento, il coach li faceva restare purché fossero silenziosi e non deconcentrassero i suoi giocatori.

Ayako fischiò la fine dei giri di campo e il capitano divise i giocatori in due squadre per una partita amichevole, mentre le matricole si sarebbero allenate nei fondamentali sotto la supervisione della manager.
Akira finì in squadra con Rukawa mentre Hanamichi in quella avversaria, il giocatore dai capelli a punta capì che c’era qualcosa che non andava quando Sakuragi gli si parò di fronte.
Solitamente se si trovavano in squadre diverse l’avversario prediletto di Hanamichi era Kaede, ma quel giorno ignorò totalmente Rukawa concentrandosi a marcare Sendoh, il quale non se ne preoccupò subito ipotizzando che forse i due innamorati avessero avuto qualche piccolo screzio.
 
Akira ritrovatosi in possesso di palla prese a palleggiare mentre il compagno lo stoppava agguerrito, forse un po’ troppo agguerrito valutò quando Hana commise fallo e lui finì lungo disteso.
Al quarto fallo consecutivo Akira capì che Hanamichi ce l’aveva proprio con lui.
“Sakuragi si può sapere che ti prende?” gridò Ayako da bordo campo che ne aveva visti soltanto due, dato che Sakuragi era stato bravo a coprire gli altri.
“Non è colpa mia se il porcospino oggi basta sfiorarlo perché cada” si difese il ragazzo lanciando però ad Akira uno sguardo per nulla dispiaciuto.
“Do’hao !” gli urlò contro Kaede quando non poté non vedere la gomitata in pieno stomaco che rifilò all’altro.
“Ora basta! – urlò la voce del capitano che fungeva da arbitro – Sakuragi sei fuori”
“Guarda che non l’ho fatto apposta” spiegò avviandosi però ubbidiente verso la panchina.
Akira si massaggiò lo stomaco chiedendosi che avesse mai fatto per farlo infuriare e quando vide Sakuragi sedersi accanto a Mito tutto gli fu chiaro.

“Non credi di aver esagerato?” gli domandò in un sussurro Yohei allungandogli l’asciugamano.
“Però che bel gioco scorretto, era da un bel po’ di tempo che non ti vedevamo commettere tanti falli” ghignò Noma andandosi ad affiancare sul lato opposto di Sakuragi.
“Già, ma come mai ce l’avevi tanto con Sendoh?” indagò Takamiya scrutando il tensai che si detergeva il sudore.
“Il porcospino è più lento del solito” esalò Hana come spiegazione.
“In effetti ha una faccia, non sembra che stia molto bene” convenne Noma rivolgendo la sua attenzione alla partita.

Al termine degli allenamenti Sakuragi si beccò una solenne lavata di capo sia dal capitano che da Ayako, Hana ascoltò indifferente la paternale evitando di rispondere, poi in silenzio si avviò agli spogliatoi quando gli diedero il consenso.
Kaede fissò Hanamichi varcare la porta e dirigersi al proprio armadietto visibilmente imbronciato, ma il do’hao era arrabbiato già dal suo arrivo in palestra e per quanto lui gli avesse chiesto quale fosse il motivo del suo umore nero Hana aveva negato ostinatamente.
“Do’hao si può sapere che…” s’interruppe quando lo sguardo di Sakuragi fu catturato dalla figura di Sendoh che fuoriuscito dalle docce raggiunse il proprio borsone passando di fronte a loro.
Hanamichi lasciò Kaede lì dove si trovava senza dirgli nulla e si diresse verso l’altro compagno di squadra, che solo con i boxer indosso si stava tamponando i capelli con un telo, del tutto ignaro di quanto stava per accadergli.
“Ascoltami bene – gli ringhiò Hana sulla faccia afferrando Akira per una spalla e spintonandolo contro la parete. Rukawa si spaventò per la forza con la quale il do’hao lo aveva strattonato e si avvicinò veloce per bloccarlo temendo che stesse per colpirlo, ma Hanamichi aveva alzato la mano libera solo per puntare l’indice sotto il naso di Sendoh – Non so che intenzioni hai, ma tieni le tue mani da pervertito giù da Yohei”
Non solo Akira anche Kaede era alquanto confuso.
“Che cosa?” domandò Sendoh esterrefatto mentre si chiedeva che cosa avesse raccontato Mito all’amico.
“Hn?” fece a sua volta Rukawa perplesso quanto il primo.
“Yo mi ha detto tutto. Ti avverto porcospino non ti avvicinare a lui” lo minacciò ancora Sakuragi
“Non so che ti ha detto Mito ma non gli ho fatto niente” si difese Akira cercando di liberarsi inutilmente dalla mano di Hanamichi che ancora lo teneva inchiodato al muro.
“E poi non sarebbero affari tuoi, do’hao!” se ne uscì Kaede ora era lui alquanto alterato.
Hanamichi rivolse a Rukawa i grandi occhi nocciola colmi d’incredulità per quanto gli aveva appena osato dire.
“Kitsune ma come puoi dire una cosa simile. Questo maniaco fa le proposte indecenti a Yo e io dovrei starmene zitto?” protestò allibito.
“Mito si sa difendere benissimo da solo, non sono affari tuoi do’hao o forse sì?” domandò Kaede ora furioso.
“Certo che sono affari miei, c’è da chiederlo? E’ di Yo che stiamo parlando mica di uno qualsiasi” snocciolò tutta la logica del suo pensiero Hanamichi per l’orrore di Kaede.
“Hn? Do’hao ma ti rendi conto di quel che dici?” chiese Rukawa non volendo dar voce alle idee che gli stavano saltando in testa in quel frangente.
“Kitsune ma che hai da fare quella faccia?” chiese Hana non capendo perché la volpe lo stesse interrompendo mentre stava per dare una bella lezione al porcospino.
“Lascialo do’hao- fece Kaede dopo un secondo cercando di riacquistare la calma, doveva esserci sicuramente una logica, strana e assurda tipica del do’hao per quanto stava dicendo e facendo. – Dimmi perché ce l’hai con lui” domandò sedendosi sulla panca dopo aver spostato il borsone di Sendoh.
Sakuargi dopo un minuto molto lungo acconsentì a lasciare Akira libero e si posizionò di fronte alla volpe con le braccia conserte.
Fortunatamente i compagni di squadra erano ancora sotto le docce oppure si erano già cambiati e usciti così nessuno aveva assistito a quella piccola aggressione.
“Oggi dopo pranzo, Yo, mi ha fatto una domanda strana dicendo che era una proposta del porcospino ovviamente lui non ha capito che fosse una proposta indecente, ma io sì” snocciolò confusamente Hanamichi.
“Eh?” fece Akira massaggiandosi la spalla mentre Kaede sbuffava stropicciandosi le tempie.
“Per bene do’hao” chiese Rukawa in un soffio simile all’ultimo respiro di un moribondo, Hana corrugò la fronte indispettito e spazientito che non lo capissero, ma poi prese a spiegarsi.
“Yo mi ha detto ‘se un ragazzo ti dicesse che vuole restare a casa con te invece che andare a divertirsi fuori tu che penseresti?’ Mi pare ovvio che cosa aveva in mente questo pervertito di porcospino” indicò accusatorio Sendoh.
“Non è andata così, gli ho detto che preferisco restare in casa che girare per locali, ma solo perché così possiamo parlare in tranquillità” si difese Akira, non che disdegnasse l’altra ipotesi sia ben chiaro, ma sapeva che Mito non era ancora pronto per nessuna avance.
“Che vuoi dire? Che non ci proveresti con Yo?”
“Certo che sì” si lasciò scappare Sendoh,  dopo tutto era umano, un ragazzo di ventidue anni nel pieno della giovinezza, mica era un Santo.
“Ecco lo vedi kitsune? E’ un maniaco pervertito!”  
 “Do’hao! – lo sgridò Kaede – Se anche fosse che centri tu?”
“Come che centro? Io devo difendere Yo”
Rukawa ebbe un piccolo tuffo al cuore ma decise di resistere.
“A Mito piace Sendoh che a sua volta ricambia, prima o poi Mito lo farà non ci hai pensato do’hao?  O vuoi impedirglielo? Non è che è per questo che sei incavolato con Mito invece che per il fatto che non credi che… - Kaede s’interruppe chiudendo gli occhi – Do’hao – chiamò in un sussurro – non è che a te piace Mito?” lo aveva chiesto, Rukawa non poteva crederci ma alla fine aveva dato voce a quello spaventoso pensiero, eppure non aveva nessun rimpianto preferiva sapere, riaprì gli occhi e li volse verso Hana.
Il volto di Sakuragi rimase impassibile poi gli occhi si sgranarono e la bocca si spalancò, un suono simile a un respiro asmatico fuoriuscì dalla sua gola prima che l’urlo giungesse.
“Ma sei scema volpe? – tuonò incredulo di fronte a quanto sentito – Ma che schifo! Tu ti innamoreresti di tuo fratello? Ma che mente perversa hai?”
Rukawa rimase impassibile : “Do’hao – soffiò rincuorandosi non poco, al momento non correva pericolo di perdere Hanamichi. – Mito non è tuo fratello” gli fece notare pazientemente.
“E’ lo stesso” controbatté Hana squadrandolo ancora per quanto sentito.
“Sei tu che fai tante storie do’hao”
“Bene sentite – s’intromise Sendoh che nel frattempo aveva allungato la mano recuperando i pantaloni e la maglietta e si stava sommariamente rivestendo – se è questo il motivo per cui ce l’hai con me Sakuragi mi spiace, ma è un problema tuo non mio. Mito mi piace e se non ti sta bene non so che farci, puoi anche massacrarmi di botte, ma io non gli starò lontano perché sei tu a dirmelo e ora se volete scusarmi vado a chiarire con lui” detto questo Akira s’infilò le scarpe senza neanche allacciarle e senza recuperare la borsa o il giacchetto e con i capelli umidi che gli ricadevano sul viso schizzò fuori dagli spogliatoi.

“Mh bella risposta” fece Hana sedendosi accanto a Rukawa con un sorrisetto divertito e tenero, prima di allungarsi a sfiorargli la guancia con le labbra.
“Che volpina stupida e paurosa che sei Kae” lo prese in giro con una dolcezza infinita nella voce.
Gli occhi di Kaede si dilatarono man mano che un’atroce e terribile dubbio si faceva strada nella sua comprensione.
“Do’hao era tutta una finta?”
“Non proprio tutto, mi sono incavolato davvero e le gomitate glielo ho rifilate sul serio” ammise con un ghigno soddisfatto, massacrare un po’ il porcospino lo aveva fatto sentire meglio.
“Mi spieghi perché ti sei tanto arrabbiato?” gli domandò Rukawa non riuscendo a capire quella sua reazione, la trovava esagerata e fuori misura degna di lui senza dubbio ma comunque eccesiva.
“Beh scusa Kae metti caso che il porcospino allungasse le mani sul tuo fratellino tu non ti arrabbieresti? Non andresti a dirgliene quattro?” gli chiese a sua volta.
“Mito non è il tuo fratellino e non è un ragazzino che bisogna difendere, ti ricordo che è un teppista che ti ha aiutato in numerose risse” gli rammentò il suo passato burrascoso.
“Kae ti ricordo che ti ho  preso a pugni parecchie volte, neanche io ho bisogno di essere difeso, però quando ci siamo messi insieme e Yo lo ha saputo non è venuto a minacciarti? Lui si preoccupa per me e io per lui, ci guardiamo le spalle a vicenda, semplice. Lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo”
“E’ una cosa assurda” sussurro non riuscendo a capirli.
“Forse per te volpe, ma non per noi, se Sendoh non mi avesse tenuto testa si poteva anche scordare di avvicinarsi a Yo. Ora invece sono tranquillo”
“Allora non ti dispiace se allunga le mani?” gli chiese Kaede non fidandosi del tutto.
“Ora no, perché ho capito che ci tiene sul serio a Yo, non è solo per divertirsi che gli và dietro” gli disse ancora.
“Quindi se Mito a suo tempo avesse capito che io volevo solo una storia di sesso…” iniziò a capire Kaede.
“Ti avrebbe spaccato la faccia probabilmente e poi avrebbe picchiato me per farmi smettere di pensare a te” ipotizzò Hana.
“Tzs come se fosse facile riuscire a buttarmi giù” esalò Kaede, non era un tipo che andasse a cercarsi i guai ma se lo disturbavano reagiva.
“Sai Kae? Eri proprio carino tutto preoccupato che mi piacesse Yo” sghignazzò Hanamichi abbracciandolo stretto a sé quando Rukawa si sporse a nascondere il viso nel suo collo, Kaede si era spaventato davvero tanto e per un attimo aveva temuto di perderlo.

***

Akira corse in palestra, facendo balzare per lo spavento le matricole che stavano pulendo il pavimento per il modo in cui spalancò la porta degli spogliatoi.
Non trovando la figura di Mito in nessun angolo si precipitò all’esterno, si era deciso giusto in tempo a correre a cercarlo, lo individuò nel viale a molti metri di distanza.
Si mise a correre spiccando un balzo in avanti incurante del venticello invernale che gli accarezzava la pelle delle braccia scoperte e il collo bagnato.
Quando vide il quartetto svoltare l’angolo raggiungendo il cancello d’entrata chiamò il nome di Mito con quanto fiato aveva in gola, riuscendo a farli fermare.
“Ehi Sendoh, ma che succede?” chiese Noma una volta che il giocatore li ebbe raggiunti.     
“E’ successo qualcosa di grave?” domandò subito a sua volta Takamiya.
“Hana sta bene?” disse Yohei ottenendo che Akira annuisse.
“Sì, ho solo bisogno di parlarti un secondo” bloccò altre nuove domande.
“Bene allora noi andiamo, ciao Yo” salutò Okusu intuendo si trattasse di qualcosa di personale e afferrò gli altri due amici per un braccio ciascuno conducendoli oltre il cancello del campus.

Akira non sapeva come iniziare il discorso e si sentiva anche parecchio imbarazzato, allungò una mano per spostarsi una ciocca che stillava acqua dagli occhi.
“Ti prenderai qualcosa a stare così, va bene che è aprile e siamo in primavera ma la sera è un po’ freschino per uscire con i capelli zuppi” gli fece notare Mito.
“Già è vero ma dovevo parlarti subito”
“Senti, se è per ieri sera…” ma le parole di Yohei vennero presto interrotte dalla voce di Sendoh
“Mi dispiace Mito, non avrei dovuto raccontarti una frottola, ma mi sembrava così stupido dirti: Vieni a casa mia? Perché sai quando sei con me mi sento davvero bene” snocciolò tutto insieme.
“No è carina come cosa, un po’ sdolcinata forse” lo prese in giro Yo ridacchiando della sua occhiata perplessa.
“Mi piaci Mito, davvero tanto e se voglio stare a casa da solo con te, invece che girare per locali è perché mi piace sentire la tua voce”
“Che dici se torniamo in palestra così ti asciughi i capelli e finisci di vestirti?” gli propose Yohei rivolgendogli un sorriso, era felice che gli fosse corso dietro in quello stato per dirgli quelle cose.
“Direi che è una buona idea, inizio ad aver freddo” convenne Sendoh che si era tolto un peso dallo stomaco ed ora era tornato sereno e spensierato come sempre e s’incamminò al fianco di Mito.
“Mi spiace di averti lasciato in quel modo” ora toccava a Yohei scusarsi.
“A me è dispiaciuto di più di averti visto triste” soffiò piano Akira, Yo lo scrutò appena ma non replicò nulla
“Se vuoi ti do un passaggio col motorino” gli propose invece.
“Solo se ti fermi a mangiare”
“Hai fatto il sukiyaki?”
“Tagliolini in scatola basta aggiungere acqua calda e sono subito pronti” lo informò Akira recitando il testo della pubblicità.
“Bah mi accontenterò” ridacchiò Mito.

22 Aprile

Yohei varcò il cancello dell’università e parcheggiò il motorino nel solito angolo, stava tirando fuori la catena quando qualcuno arrivò di corsa a sbattergli una mano o meglio due, una ciascuno, sulla schiena.
“Buongiorno Yo!” trillarono in coro Noma e Okusu, il secondo sventolando uno degli arti che lo avevano colpito.
“Imbecilli mi volevate spezzare la schiena?” si lamentò piegandosi leggermente in avanti e mugolando di dolore.
“Ah esagerato” soffiò Noma ridacchiando prima di fare l’occhiolino a una studentessa che passava.
“La conosci?” s’informò con lui il biondo.
“Non ancora” annunciò l’amico lisciandosi i baffetti con l’indice e ghignando prima di lanciarsi all’inseguimento della fanciulla, che orripilata si voltò sbarrando gli occhi al suo grido: “Signorina sa che è una bellezza?”
“Buongiorno!” salutò la voce di Sendoh rivolgendo un sorriso a Yohei che ricambiò mentre era inchinato ad assicurare la catena al mezzo.
“Giorno!” ricambiò il saluto drizzandosi in piedi prontamente.
“Ah per favore contenetevi” esalò Okusu con una smorfia disgustata.
“Eh?” fece Akira non capendo.
“Niente non farci caso” lo rassicurò Yohei trafiggendo Okusu con un’occhiataccia.
“Mh vado a godermi lo schiaffo che si beccherà Noma, ci vediamo in classe Yo” si eclissò l’amico prima che rischiasse sul serio la vita.
“Sì prendimi il posto”

“Sembri piuttosto allegro stamani” notò Akira, lui lo era e solo perché lo aveva incrociato.
“Dici? In effetti è vero guarda – Yohei afferrò lo zaino e lo aprì rovistandovi qualche secondo dentro prima di tirar fuori un paio di biglietti colorati – Me li ha regalati il padrone del ristorante” annunciò festante.
“Ah… e cosa sono?”  s’informò Sendoh prendendone uno e leggendovi sopra Cyber space cowboy con tanto di immagine di quel che sembrava un robot munito di spada laser.
“Sono i biglietti per il nuovo video gioco che esce sabato. Con questi si può andare al punto vendita del centro commerciale e acquistarne una copia a metà prezzo” spiegò felice come una Pasqua, Akira aumentò il sorriso ma sinceramente non la trovava un’idea tanto esaltante.
“Ah capisco sembra magnifico” mentì spudoratamente.
“Bugiardo a te non piacciono i video giochi” lo riprese Mito sorridendo, avevano imparato molte cose uno dell’altro.
“Sì è vero” ammise sincero il giocatore.
“Ehi Hana guarda! ” urlò Yohei sventolando in aria i due biglietti.
Sakuragi si trovava poco più giù e li stava raggiungendo al fianco di Kaede, appena vide i foglietti colorati, che da quella distanza non erano altro che una macchietta scura si bloccò in mezzo al viale.
“Non dirmi che è quello che penso Yo” urlò a squarciagola.
“Sì, sono proprio loro” rispose di rimando Mito.
Sakuragi spiccò la corsa eliminando la distanza che li separava, afferrò i biglietti e se li ammirò per bene quando Rukawa li raggiunse sbadigliando vistosamente Hana glieli sventolò sotto il naso.
“Kitsune hai visto? Hai visto?”
“Do’hao no, se non fermi la mano” lo sgridò, inutilmente perché Hanamichi non lo stava più ascoltando.
“Ma come li hai rimediati?” indagò Hana con l’amico a cui aveva ridato completa attenzione.
“Me li ha dati il padrone del ristorante che li ha avuti da un cliente che lavora nel negozio – spiegò Mito il giro fatto dai rettangoli colorati per poi continuare nel racconto  – Me ne stava dando uno solo ma io l’ho pregato così tanto che sono riuscito a rimediarne uno anche per te” spiegò ottenendo di venir soffocato da un abbraccio entusiasta dell’amico.
“Ma io ti amo Yo!” esplose Hanamichi stritolandolo.
“Do’hao!” protestò Kaede assottigliando pericolosamente lo sguardo.
“Ah kitsune sei sveglia?- chiese Hana ridacchiando divertito della sua faccia scura prima di girarsi verso Yohei e proporgli - Beh allora sabato andiamo a prenderlo che dici?”
“Sì, nessun problema” acconsentì
“Kae dove vai?”csi rivolse Hanamichi  alla sua volpe che li aveva superati proseguendo verso il viale.
“In classe, è tardi” fece Rukawa sventolando una mano.
“Aspettami! Ci vediamo a pranzo Yo, ah ciao porcospino” si degnò di vedere finalmente anche Akira.
 “Allora sabato sei impegnato da quel che ho capito” notò Sendoh distrattamente dopo qualche secondo un po’ dispiaciuto dato che voleva invitarlo a uscire.
“Solo di mattina, perché non vieni anche tu? Magari dopo andiamo da qualche parte appena abbiamo fatto al negozio”  lo invitò Yohei la quale intenzione a dire il vero era proprio quella fin dall’inizio.
“Sicuro che a Sakuragi vada bene?”
“Tranquillo, di certo verrà anche Rukawa e neanche a lui piacciono i videogiochi a parte tetris che gli causa un effetto soporifero quindi vi terrete buona compagnia” lo rassicurò prontamente.
“Sai mi avevi convinto già al vieni anche tu” gli rivelò Akira facendolo sorridere.


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Capitolo 4
*** parte quarta ***


quarta parte
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di T. Inoue; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

24 aprile

Sendoh non si era mai pentito tanto di una cosa in vita sua come quella di aver accettato quell’invito.
Mai aveva detestato le persone, un negozio, dei rumori o la folla di ragazzini urlanti come quel sabato mattina.
La giornata era iniziata nella maniera più positiva possibile Mito si era offerto di andarlo a prendere a casa, quindi benché si fosse dovuto destare alle sette di sabato vedere il visino del suo Yohei lo ripagò dell’alzataccia.
Il motivo di un risveglio tanto folle fu la spiegazione che gli propinò Mito al telefono quando lo aveva avvertito dell’ora in cui sarebbe passato a prenderlo causandogli una risata, pensando che scherzasse.
“Giochi come questo che sono tanto attesi e dove c’è una promozione finiscono entro le prime due ore, perciò bisogna andare presto”
Akira aveva puntato la sveglia domandandosi se Yohei fosse il ragazzo giusto per lui, Sendoh si alzava a certi orari solo per andare a pesca non nei centri commerciali.
Mito però aveva bussato alla porta di casa sua con una bustina di ciambelle acquistate durante il tragitto e questo aiutò il giocatore ad addolcire di più quel risveglio.
“Per fare colazione, mi hai detto che ti piacciono” gli aveva detto Yohei allungandogli il pacchettino.
Akira si era sentito felice come un bambino a Natale, erano semplici dolci, eppure sembrava che Yo gli avesse portato chissà cosa.
Lo aveva così invitato ad entrare avviandosi a preparare il tè dicendogli di non far caso al disordine.

Mito rimase a fissare il letto occidentale messo contro una parete disfatto e con numerosi vestiti gettati a casaccio sopra il materasso, due paia di scarpe che giacevano scompostamente nell’ingresso, il tavolino ingombro dello zainetto e sparpagliati sopra alla rinfusa libri, quaderni e i piatti della cena della sera prima. A terra in un angolo c’erano anche gli asciugamani e la tuta usati per il club.
“Allora non sei un fissato dell’ordine, meno male”  ridacchiò Yo osservando il giocatore riporre i piatti sporchi nel lavello già pieno.
“Non sono un tipo ordinato ma mi sforzavo di sembrarlo per quando venivi tu” gli spiegò.
“Mica dovevi mettere in ordine per me”
“Dopo il tuo meno male ho capito il mio errore, in futuro non mi farò problemi”
Mito si morse un labbro aveva parlato troppo e lo aveva offeso.
‘Sei un cretino ha fatto tanta fatica per te’

“Prego siediti, l’acqua dovrebbe bollire a secondi” Akira lo invitò ad accomodarsi al tavolo nel frattempo che lui tirava fuori delle tazze pulite, un piattino in cui mise le ciambelle, zucchero e cucchiaini.
Quando il bollitore iniziò a fischiare lo tolse dalla fiamma e lo portò a tavola poggiandolo su un canovaccio.
“Ho perso le presine dovrebbero essere da qualche parte, credo” annunciò non capendo dove fossero sparite, aprì due bustine di tè e le infilò della teiera lasciando che l’infuso riposasse per qualche minuto.
“Scusa per prima, intendevo dire che è bello scoprire che sei disordinato, io non riesco proprio a riordinare, ho troppi impicci per casa. Beh l’hai vista” approfittò Yohei della quiete momentanea per rimediare alla gaffe fatta poco prima.
Sendoh che si era seduto di fronte a lui osservò la sua espressione, seppur sorridente era dispiaciuta e sentì il petto riempirsi di un calore piacevole, allungò una mano prima che se ne rendesse conto e gli accarezzò una guancia.
“Che dolce che sei, guarda che non me la sono mica presa” lo rassicurò godendo di quell’attimo, la pelle di Yohei era fredda al tatto sicuramente a causa del vento preso sul motorino.
“Ah bene” esalò Mito un po’ imbarazzato per quella carezza a cui non sapeva come rispondere.
Afferrargli la mano?
Strusciare la guancia contro il suo palmo?
Rimase immobile finché Akira non interruppe quel contatto.
Fecero colazione mangiucchiando in silenzio per i primi minuti e poi chiacchierando del più e del meno.
Una volta finito si avviarono fuori e si diressero al centro commerciale e quando lo raggiunsero il paradiso di Sendoh terminò e venne catapultato in una bolgia infernale: precisamente in quella degli otaku dei videogiochi.

Sakuragi e Rukawa li raggiunsero dopo una ventina di minuti, il negozio non aveva ancora aperto la saracinesca e già una piccola folla di clienti si era radunata al suo esterno, quando le luci si accesero all’interno dell’esercizio iniziò la lotta per il posto in fila.
Sendoh si sentì strattonare per una manica all’indietro e quando incrociò gli occhi e il viso di Kaede che gli faceva segno di rimanere indietro lui obbedì per nulla desideroso di beccarsi altre gomitate nello sterno.
“Lascia che se la sbrighino loro” soffiò Rukawa e quando la testa rossa di Sakuragi sparì oltre la porta del negozio, Kaede si allontanò per andarsi a sedere su una delle panchine del centro.
Akira aveva perso le tracce di Mito da un bel pezzo perciò preferì raggiungere il compagno di squadra.
“Secondo te ci metteranno molto?” domandò Akira ottenendo in risposta un’alzata di spalle che sapeva un po’ di rassegnazione stoica.
Sendoh sospirò rimpiangendo il suo letto o il pezzettino di banchina in cui andava a pescare.
“Come và con Mito?” la domanda di Kaede lo sorprese perché non se l’aspettava, Rukawa solitamente era un tipo molto discreto.
“Bene grazie”
“L’hai già baciato?” Sendoh lo fissò con gli occhi sgranati. ‘Però com’è diretto’
“Mh stamattina gli ho fatto una carezza sulla guancia e mi ha guardato come un cuccioletto spaurito, non credo sia pronto per un bacio”
“Tutt’al più ti becchi un pugno” Kaede gli fece notare saggiamente quel che rischiava, le parole cuccioletto e Mito lui proprio non riusciva a immaginarsele nella stessa frase .
“Vorrei evitare di farmi picchiare dal ragazzo che mi piace”
“Tzs fifone, con Hana ci pestavamo un giorno sì e l’altro pure”
“Io non amo quel genere di rapporti”
“Allora non dovevi sceglierti un teppista”
“Come teppista?” chiese Akira.
Mito gli aveva detto di non essere mai stato uno studente modello e che in genere non era mai andato d’accordo con la disciplina, ma definirlo teppista gli sembrava un po’ troppo.
Kaede fissò Sendoh assottigliando lo sguardo, intuendo che il compagno di squadra non sapesse nulla e quindi di averla combinata veramente grossa la volpe evitò di rispondere e fissò la ressa davanti al negozio.
“Ora tu e Mito vi conoscete già da un po’ – cambiò discorso Rukawa – Che ne pensi ti piace sempre?”
“Non abbiamo molto in comune, a dire il vero molto poco però sì, mi piace”   
“Eh allora che aspettate?” chiese ancora.
“Mito al liceo si era innamorato di una ragazza – esalò Akira catturando l’attenzione di Kaede che lui di quella storia non sapeva niente - non andò bene, non è sceso nei particolari, ma mi ha detto di non essere stato ricambiato”
“Hai paura che i ragazzi non facciano per lui, è così?- Kaede capiva quel che temeva forse meglio di quanto potesse immaginare - Gli piaci e se lo ha detto è perché è così, non farti problemi, se vuoi accarezzargli una guancia fallo, se vuoi baciarlo bacialo - sentenziò – E’ come il basket, in campo non pensi troppo ai se e ai forse, ma valuti la strategia più giusta e agisci. Fa’ lo stesso con Mito”
“Grazie del consiglio Rukawa, mi fiderò di te, lo conosci da più tempo”
“Mh credo che lo conosca sul serio solo il do’hao”
“Ancora geloso?” chiese divertito Sendoh perché in quella versione Kaede era delizioso.
“Tzs figurati”
Akira scoppiò a ridere di gusto di fronte alla sua faccia tosta.

***
Sakuragi rimase a fissare la copertina del videogioco che stringeva tra le mani con un espressione estasiata, era stata una dura lotta combattuta a suon di gomitate, spintoni, occhiatacce e sgambetti, ma alla fine era riuscito a guadagnare un posto vantaggioso al bancone.
Non aveva perso tempo e appena il commesso gli era passato accanto lo aveva afferrato per il bavero della divisa e gli aveva sventolato il biglietto sotto il naso, Yohei invece aveva seguito la classica tattica: lasciar fare a lui tutto il lavoro sporco e seguirlo tranquillamente senza neanche stropicciarsi i vestiti.
Una volta all’esterno del negozio Hanamichi stillante entusiasmo e gioia da tutti i pori mostrò orgoglioso ciò che aveva conquistato a Kaede, che osservò la scatola avvolta nella plastica con espressione indifferente.
“Non vedo l’ora di andare a casa per provarlo” esordì vivace Sakuragi.
“Mh andiamo allora” propose Rukawa il quale desiderava intrufolarsi sotto le coperte e ritornare a dormire.
“Eh no volpe malefica, come se non ti conoscessi, non si torna a casa si resta fuori tutto il giorno” decise Hana con un ghigno diabolico.
“Hn?”
“Che dite se ci facciamo un giro per il centro visto che siamo qui?” propose Yohei per la disperazione di Kaede, la gioia di Hana e l’entusiasmo di Akira.

Trascorsero la mattina visitando un negozio dietro l’altro, mangiando al fast food interno e poi il primo pomeriggio decisero di recarsi al cinema per la contentezza di Rukawa che avrebbe finalmente potuto mettersi comodo e dormire.
Presero i biglietti per l’ultimo film d’azione uscito e di cui tutti e quattro avevano visto il trailer.
Yohei si ritrovò seduto tra Hanamichi da una parte e Sendoh dall’altra.
Kaede non aspettò neanche che le luci si abbassassero, si tolse il giacchetto che si mise addosso come una copertina e poggiò il capo sulla spalla del do’hao chiudendo gli occhi l’istante successivo.
“Però che velocità” constatò Akira stupito.
“Lui è fatto così” lo informò Mito.
“Manca ancora un po’, vado a prendere i pop corn voi ne volete?” continuò Sendoh alzandosi e posizionando la giacca sul sedile in modo da tenere il posto occupato.
“Prendimi un pacco gigante porcospino” fece Hana accarezzando distrattamente i capelli di Kaede.
“Bene, per te Mito?”
“Niente grazie”
 Una volta che il giocatore si fu allontanato Yohei ebbe la netta sensazione di essere fissato, Sakuragi lo stava scrutando intensamente mentre le dita giocavano con le ciocche seriche del volpino.
“Che c’è?” domandò Yo sperando che la smettesse, conosceva quel particolare sguardo, Hana stava pensando a qualcosa di pericoloso.
“Vi chiamate ancora per cognome” stranamente era solo una constatazione e non gli sembrava molto pericolosa.
“Ci conosciamo da poco” esalò Mito mentre le labbra si tingevano di un sorriso triste.
Ormai non era più del tutto vero, in quel periodo si erano frequentati spesso e avevano appreso molte cose uno dell’altro e Yohei aveva capito una cosa fondamentale.
Sendoh era uno studente diligente, un giocatore talentuoso, era il classico bravo ragazzo che non si era mai messo nei guai, che non cercava lo scontro se non sul campo da basket e sarebbe diventato un uomo maturo, serio ed affidabile.
Lui e Akira erano diversi, troppo perché potessero stare insieme.
Eppure quando i polpastrelli di Sendoh avevano sfiorato la sua guancia il suo cuore aveva iniziato a battere impetuoso e si era sentito tanto felice.

Il giocatore dai capelli dritti ritornò portando due cestini di carta colmi di fiocchi bianchi e fragranti, ne porse uno a Sakuragi e si sistemò al suo posto, dopo qualche secondo le luci si abbassarono prima di spegnersi del tutto e sul grande monitor iniziarono a comparire le immagini degli sponsor del film.
“Se vuoi qualche pop corn serviti pure” sussurrò Akira allungandosi ad accarezzare l’orecchio di Yohei con il fiato caldo e la voce morbida, Mito represse un brivido e annuì impercettibilmente convinto di non essere capace di riuscire ad emettere suoni comprensibili.

La sala buia del cinema è un luogo ritenuto da chiunque romantico da che mondo e mondo così Akira aveva approfittato di quella atmosfera particolare creata dalle luci verdognole delle lampade di emergenza e dal lieve brusio delle chiacchiere degli spettatori.    
Si era solo sporto un po’ verso di lui, tanto vicino da poter aspirare il profumo della sua pelle, tanto vicino che se si fosse lasciato andare avrebbe potuto accarezzargli il collo con la punta del naso prima di poggiarvi sopra le labbra.
Ma Akira si era trattenuto e aveva solo soffiato quelle parole, poi era ritornato composto nel suo perimetro e le distanze erano state ristabilite senza che nessun confine fosse violato.
Non voleva forzare Mito.
Quella mattina gli era parso più che evidente come Yohei fosse incerto e confuso su di loro, probabilmente si disse Akira osservando il profilo di Mito rischiarato dalla luce dello schermo, il ragazzo stava rivalutando i propri sentimenti.
Per questo Sendoh rimase a bocca aperta per ciò che accadde venti minuti dopo.

Stava seguendo la storia del film sgranocchiando pop corn uno dietro l’altro come fossero gustose ciliegie, il braccio sinistro era adagiato sul comodo bracciolo della poltroncina del cinema e accanto a lui poteva percepire il calore sprigionato da quello di Mito.
Pochi infinitesimali millimetri li separavano dallo sfiorarsi, poi le dita di Akira vennero raggiunte da quelle di Yohei.
Dapprima un contatto banale quasi casuale a cui infatti lui non attribuì una reale intenzione, ma dovette ricredersi quando in seguito le falangi di Mito si fecero coraggio e scattarono a catturare le sue e i loro palmi si ritrovarono a combaciare perfettamente.
Sendoh osservò le loro mani stringersi e alzò lo sguardo per guardare il volto di Mito, che era rapito dalle scene che si susseguivano sulla parete di fronte a loro, le labbra di Akira si piegarono in un sorriso felice e continuando a mangiucchiare pop corn e serrando un po’ di più la presa, ridiede la sua attenzione alle rocambolesche avventure del protagonista.

Il cuore di Yohei batteva impazzito, aveva deglutito a vuote tre volte e solo per aver accostato le dita a quelle del giocatore, dopo una lunga estenuante lotta con sé stesso si era ricordato chi era.
Non si era mai fatto spaventare da niente e da nessuno e ora era lì incerto e tremante come un ragazzino di due anni che ha paura del buio.
Così riacquistando il coraggio che aveva sempre avuto, afferrò la mano di Akira e si era sentito stupidamente felice quando Sendoh aveva aumentato la stretta accettando e mantenendo quel contatto.
Si diede dell’imbecille per averci messo tanto a fare una cosa tanto semplice e stupida e per essersi agitato solo per una semplice e innocua stretta di mano.

Rimasero così mano nella mano per tutta la durata del primo tempo, ma quando le luci si accesero per la consueta pausa ferendo loro gli occhi, Mito ritrasse la mano sfuggendo a quella di Akira.
Sendoh era rimasto un secondo perplesso, ma vedendo il ragazzo stiracchiarsi non si era preoccupato e invece con un sorriso si sporse sulla seggiola, per constatare che Rukawa dormiva ancora placidamente sulla spalla del compagno.
“Come vi sembra il film?” chiese per fare un po’ di conversazione continuando a scrutare il volto di Yohei, appariva leggermente imbarazzato anche se era chiaro che cercasse di nascondere la cosa.

“Gli effetti sono spettacolari, si vede che è una grande produzione” diede il suo parere Hana scrollando la spalla per svegliare la volpe.
“La trama sembra interessante” esalò Yo, non aveva fatto troppa attenzione al film la sua testa era stata invasa da altri pensieri, il fiato gli mancava e si sforzava di non distogliere lo sguardo da quello di Akira come invece si sentiva di fare.
Quando la luce era tornata e aveva illuminato le loro mani legate insieme si era reso conto di ciò che aveva fatto, non si era pentito, tutt’altro, era felice di aver compiuto quel gesto però l’imbarazzo era stato più forte di lui.
“Volpe su alzati andiamo a prendere da bere- fece Hana tirandosi in piedi. Rukawa sbattendo gli occhi insonnoliti lo imitò obbediente – Che vi portiamo?” domandò agli altri due.
“Un’aranciata” chiese Yohei.
“Anche per me” si aggregò Sendoh.

Una  volta rimasti soli fra loro calò un piccolo silenzio carico di tensione.
“Sicuro di non volere i pop corn?” ruppe il ghiaccio Akira indicando la confezione decimata, Yo ghigno e scosse il capo.
Quando il film riprese e le luci si spensero, questa volta furono le dita di Akira ad allungarsi cercando quelle di Mito per tenerle strette a loro e non lasciarle fino alla fine dello spettacolo.

13 Maggio

Akira aveva deciso di smettere di porsi tanti se, forse e ma e di agire ascoltando soltanto il suo cuore.
La mano di Mito aveva cercato la sua.
La mano di Mito aveva afferrato la sua.
La mano di Mito aveva stretto la sua.
La mano di Mito aveva scelto di allacciarsi alla sua e questo era un dato di fatto.
Come allo stesso modo era innegabile che lui si fosse innamorato dello sguardo di un ragazzo sconosciuto, perché ciò che aveva sentito e sentiva tutt’ora per Yohei non era semplice attrazione, non era un’infatuazione momentanea.
Più tempo trascorreva in compagnia di Mito e più desiderava stare con lui, più cose scopriva e più voleva conoscerne.
Perciò smise di preoccuparsi e si adoperò per far sì che quel che c’era fra lui e Yohei culminasse in una relazione vera e propria.
Akira non aveva bisogno di sapere nient’altro se non che desiderava dal profondo del cuore mettersi con Yohei.
Così Iniziò a invitarlo quasi ogni giorno ad uscire con lui e quando ciò non era possibile; a causa degli impegni di lavoro di Mito, il giocatore non mancava mai di fargli una telefonata quando sapeva che era rincasato dal turno al ristorante.
Ogni qual volta poteva andava a cercarlo per l’università, anche se era solo per incontrarlo un breve minuto; giusto il tempo di un fuggevole saluto, non mancava mai di cogliere l’occasione.
Il ritrovarsi in sala mensa per pranzare insieme era ormai diventato un appuntamento di routine, nessuno si stupiva più per la presenza di Sendoh né dell’intesa evidente che correva fra lui e Yohei.
Né Akira si faceva più alcun problema se quando invitava Mito a cena a casa sua durante la serata allungava una mano per carezzargli una guancia o se mentre guardavano la tv; seduti sul pavimento con la schiene poggiate al bordo del letto, avvolgeva le sue spalle con un braccio e lo stringeva un poco a sé.
Al contrario chi si trovava combattuto fra sentimenti contrastanti in quella situazione era Mito.

Yohei era felice ogni qual volta poteva stare con Akira anche se si trattava di un secondo, come allo stesso modo non vedeva l’ora che il lavoro terminasse per poter correre ad accendere il cellulare e sentirlo.
Non avrebbe potuto dire quante sere avesse fatto la mezzanotte a chiacchierare con l’aggeggio attaccato all’orecchio tanto da farlo diventare rosso.
Né poteva quantificare la gioia che provava quando Sendoh lo sfiorava per caso con un braccio o una spalla, né i brividi che gli percorrevano la schiena quando le dita lunghe e affusolate del giocatore sfioravano la sua pelle.
Però per quanto tutto quello lo rendesse felice c’era una parte del suo animo che gli ricordava che loro due non avevano niente che li accomunasse, erano ognuno il rovescio della medaglia dell’altro ed era innegabile che Yohei fosse il retro.
Lui era la parte che si teneva nascosta che non veniva mai mostrata perché macchiata e non risplendeva come la gemella.
Era a causa di questa consapevolezza che non riusciva a gioire completamente di quegli istanti di felicità, che non lo faceva rilassare quando Akira lo sfiorava, il motivo per cui si irrigidiva quando il suo braccio lo avvolgeva, la ragione per cui non si lasciasse andare ma si scherniva, si scostava e ritraeva come un cane randagio, perché infondo lui non era altro che quello.

“Yohei tutto bene?” gli giunse la voce di Sendoh a riscuoterlo dai suoi pensieri tristi.
“Sì, scusa ero soprapensiero” rispose con un sorriso riportando la propria attenzione alle verdure che aspettavano di essere affettate.
“Quale pensiero? Forse qualche problema all’università?” indagò Akira avvicinandosi al piano della cucina.
‘Si preoccupa sempre per me’ ponderò Mito trovando piacevoli quelle attenzioni solo per lui.
“Tutto bene sono solo un po’ stanco per il lavoro di questa settimana, mi sono toccati un sacco di turni”
“Se sei stanco e vuoi riposarti posso pensarci io a…” si affrettò a dire Akira ma Yohei lo bloccò subito
“Ma no, nessun problema”
“Sono un vero idiota a non aver pensato che dopo una simile settimana volessi solo passare una serata tranquilla, mi dispiace di aver insistito tanto a farti venire” si affrettò a scusarsi Akira mortificato di essere stato tanto egoista.

Quella settimana si erano visti solo alla mensa dell’università, il ristorante era incappato in una piccola emergenza, un licenziamento e una malattia, così Mito era stato chiamato e lui e gli altri camerieri avevano dovuto coprire i due mancanti.
Appena terminavano le lezioni Yohei scappava al lavoro e la sera tornava tanto esausto che restavano pochissimo tempo al telefono, questo perché un paio di volte Akira si era accorto che l’altro stava per addormentarsi.
“Guarda che non mi hai mica costretto, se volevo restare a casa ti dicevo di no” gli ricordò Yohei per tranquillizzarlo.
Sapeva che Sendoh si sentiva in colpa perché era sempre Mito a doversi spostare, questo perché lui aveva il motorino con il quale poteva rincasare senza il problema di dover  tener in conto gli orari del treno.
“Però io ti ho tentato col sukiyaki” scherzò Akira
“Sarei venuto anche per la solita zuppa in scatola” si lasciò scappare Yohei rendendo immensamente felice Sendoh, che infatti gli regalò uno splendido sorriso e gli avvolse la vita fra le braccia.
“Ah come sei tenero” ridacchiò prima di scoccargli un bacio su una guancia.

Akira si rese conto immediatamente di essersi spinto un po’ troppo in là già da quando afferrando la vita di Yohei aveva percepito ogni suo muscolo tendersi come una corda di violino, però si era ripromesso che non avrebbe represso né soppesato ogni gesto, stava solo facendo ciò che il cuore gli suggeriva.

Gli occhi di Yohei si dilatarono per la sorpresa sentiva il petto di Sendoh aderire contro la sua schiena, le sue braccia che gli stringevano la vita, il respiro che gli carezzava il collo e il punto della guancia lì dove le sue labbra lo avevano sfiorato bruciare e pizzicare.
“Ti dispiace se resto così? – gli chiese il giocatore con voce gentile, prima che Mito potesse pensare a cosa rispondere Akira continuò -  Sai finché non finisci con le verdure non ho niente altro da fare”

Yohei si accorse che la lama del coltello nella sua mano tremava lieve, chiuse gli occhi e prese un piccolo respiro, quando li riaprì ricominciò ad affettare senza alcun tentennamento.
“Senti Sendoh – fece con voce sicura – ormai è da un po’ che ci frequentiamo e volevo chiederti che cosa ne pensi”
“Intendi dire su di noi?”
“Su di me. Cosa pensi di me?” chiese diretto era da un bel po’ che voleva domandarglielo e fino a quel momento non aveva trovato il momento adatto.
“Ti sei stancato di me?” fece Akira invece di rispondere mentre il timore che gli confermasse la sua paura lo assaliva.
“No, mi piace stare con te”
“Meno male – sospirò Sendoh con un sorriso abbassando il viso fino a strofinare la guancia contro il collo e i capelli di Mito – perché anche a me piace stare con te, non sai come mi sento triste ogni qual volta ti vedo uscire da quella porta, osservarti salire sul motorino e andartene” nel dire quelle parole strinse di più le braccia come se volesse trattenerlo con quel semplice abbraccio.
“Non ti annoi con me?” indagò Mito in cerca di maggiori conferme. La risatina di Akira gli accarezzò la pelle.
“Scherzi?”
“No, ora smettila di ridere e rispondi” fece un po’ piccato colpendogli la fronte con l’indice.
“Non mi annoio affatto- ammise sincero mentre il sorriso scompariva – Hai paura che mi stanchi di te Mito?”
“Non è questo – tentennò un secondo – è che so che prima o poi capirai quanto sono sbagliato per te, è quel momento che mi spaventa”
Le braccia di Akira si strinsero a lui come se Yohei stesse per cadere.
“Perché credi una cosa simile? Potrebbe succedere il contrario non ci hai pensato? Potresti essere tu a…”
“Perché io mi conosco e so quanto valgo” esalò Mito in un soffio.
“E’ tutto sbagliato. Sono felice e sto bene con te come non mi era mai capitato prima, forse non abbiamo gli stessi gusti o interessi simili, ma non importa”
“Non è solo questo – lo interruppe Yohei – Io sono una di quelle persone da cui la gente si tiene alla larga indicandola come un tipo poco raccomandabile e che crea solo guai e semina zizzania, una di quelle che non combinerà mai niente nella vita. Tu invece…”
“Sono solo un mare di stupidaggini!- bloccò le sue parole la voce di Akira – Non m’importa di quel che credono e dicono gli altri o del tuo passato. Voglio stare con te finché me lo permetterai, solo questo m’interessa”
Akira aveva parlato con voce sicura colma di determinazione, imprimendo forza e decisione ad ogni singola sillaba.
Terminato quel piccolo sfogo scostò il viso dal collo di Yohei raddrizzò la schiena e allentò la presa delle braccia facendo scivolare gli arti sul suo stomaco, poggiò le mani ai fianchi di Mito e imprimendo una semplice pressione lo convinse a voltarsi verso di lui.   
“Ascoltami Mito anzi Yohei, posso chiamarti per nome?” domandò con un sorriso speranzoso.
“Sì, Akira” concordò con la sua idea alzando un angolo della bocca.
“Non avevo mai fatto caso che il mio nome suonasse così bene”
“Che scemo che sei” lo prese un poco in giro.
“Ascolta Yohei- Akira riassunse un tono più serio abbandonando quello scherzoso per qualche istante – io ti voglio bene proprio perché sei tu. Perché hai sempre un sorriso allegro e un po’ beffardo in faccia, perché ami divertirti e scherzare, perché sai prendere la vita con leggerezza e non ti angusti e non ti deprimi per ogni minima inezia, perché i tuoi occhi sanno esprimere mille emozioni diverse, perché per un amico sei disposto a fare di tutto, perché osservi il mondo e le persone dal tuo angolino e riesci a vederli per quello che sono, perché su di te si può fare affidamento, perché dentro di te custodisci una forza incredibile. Per queste e per mille altre ragioni tu mi piaci, perciò vorrei che ci mettessimo insieme anche se ora la cosa che vorrei fare è darti un bacio” concluse quel lungo discorso in cui aveva snocciolato tante ragioni per le quali voleva stargli accanto.

Mito non sapeva che rispondere a ciò che gli era stato detto.
Era rimasto in silenzio a fissarlo incapace di aprir bocca piacevolmente imbarazzato, non solo per il significato di quelle parole ma per l’intensità dello sguardo di Sendoh, per la dolcezza della sua voce, dalla gentilezza con cui gli stava sorridendo in attesa di una sua replica.
‘Qual’era la cosa giusta da dire o fare?’
Era quello che si chiedeva, nessuno prima del giocatore aveva visto quello che nascondeva, quello che era, così Yohei rispose nell’unico modo che ritenne più giusto.
Sollevò le braccia, le poggiò sulle spalle di Akira mentre si alzava sulle punte dei piedi e adagiava la sua  bocca sulla sua.
Non seppe dire quanto durò quel leggero sfiorarsi, ma percepì chiaramente le mani di Sendoh premergli sulla schiena e le sue braccia stringerlo forte.
Quando poi le labbra del giocatore si dischiusero per catturargli il labbro superiore e la lingua iniziò a lambirgli quello inferiore, Mito perse completamente il contatto con la realtà.

Akira si rese conto di aver sempre desiderato baciare Yohei forse fin dalla prima volta che ne aveva incrociato lo sguardo, quando poi si erano confidati sulle loro esperienze amorose e aveva scoperto che quelle labbra non era mai state toccate il desiderio di essere lui a iniziarlo a quell’attività si era fatto più forte.
Ciò che Sendoh non si era minimamente immaginato era che gli sarebbe piaciuto così tanto.
Si era aspettato che Yohei fosse impacciato, titubante, incerto, che avrebbe dovuto blandire a lungo le sue labbra per convincerlo a socchiudere la bocca per permettergli d’inserire la lingua ad accarezzare la sua e invece Mito lo aveva stupito ancora una volta.
Si era affidato completamente a lui, gli aveva permesso di entrare senza alcuna riserva e quando aveva sentito le sue umide carezze aveva risposto con impeto ed ardore.
La mani di Akira scivolarono sui fianchi di Yohei e premettero un poco per costringerlo a scostarsi.
“Avevo capito che non avessi mai baciato nessuno” disse mentre prendeva aria, perdendosi negli occhi scuri di Mito lucidi e brillanti.
“E’ così” gli confermò.
“Mh sei davvero bravo a baciare sai? – gli disse con un ghigno furbo - Questo vuol dire che ti sei esercitato parecchio, è come se ti vedessi davanti lo specchio a baciarti il braccio mentre ti chiedi se vada bene”
“Guarda che non sono un ragazzino di tredici anni” s’indispettì Yohei.
“Ah lo facevi già da pre adolescente? Che piccolo maniaco dovevi essere” scherzò Akira scoppiando a ridere della sua faccia scocciata.
“Ah ah ah davvero spiritoso, Sendoh” lo allontanò Yo calcando volutamente sul suo cognome voltandosi poi dalle verdure.
“No chiamami Akira, mi piace tanto quando dici il mio nome” pigolò cercando di riabbracciarlo, ma il coltello impugnato da Mito lo fece desistere.
“Guarda che la pentola è sul fuoco e bolle” gli ricordò Yohei prima di sorridere felice.

20 Maggio

Akira varcò la soglia della mensa e si avviò a prendere un vassoio, prima di mettersi in fila per servirsi il pranzo si guardò in giro, fino a che non scorse chi cercava intento ad occupare un tavolo al piano rialzato.

Mito adagiò il vassoio sul piano e depositò lo zaino su una sedia, ma invece di imitare gli amici e sedersi si diresse alla balaustra d’acciaio, per scrutare la folla di studenti e alcuni docenti che si aggiravano con il cibo in mano in cerca di un posto libero.
“L’hai trovato?” gli chiese la voce di Hanamichi una volta raggiuntolo e affacciatosi anch’egli ad osservare il basso.
“Non ancora” rispose Yohei continuando a vagare con lo sguardo.
“E dire che il porcospino si dovrebbe vedere lontano un miglio per come si pettina” constatò Hana continuando a cercare a sua volta.
Mito gli diede una leggera gomitata con un sorriso divertito in faccia, i capelli di Akira erano un mistero anche per lui.
“Ah eccolo” indicò la figura del giocatore in fila al bancone del self service, Akira teneva un braccio alzato e lo stava salutando smise solo quando Yo rispose a sua volta prima di andare a sedersi seguito da Hanamichi.
“Hai trovato il tuo ragazzo Yo?” s’informò Okusu scartando un panino.
Mito annuì semplicemente, gli dava una strana sensazione sentir dire tuo e ragazzo insieme ed ovviamente gli amici lo avevano capito e non perdevano occasione di sfoggiare il termine.
Come gli aveva accennato Okusu a suo tempo, anche gli altri due ragazzi dell’armata non si erano stupiti nell’apprendere la natura dell’amicizia nata fra lui e Sendoh.
Takamiya, che già da tempo aveva iniziato a sospettare qualcosa, aveva speso molto tempo per osservarli giungendo a quella conclusione da solo e trovando conferma dei suoi sospetti nell’annuncio di Mito.
Noma era rimasto in silenzio e non aveva espresso nessun parere accettando la cosa con un cenno del capo.

“Ciao a tutti! - salutò Akira accomodandosi al fianco di Yohei – Ciao Yo” salutò il proprio ragazzo.
“Ciao passerotto adorato” uggiolò Noma rivolto ad Okusu il quale congiungendo le mani e voltandosi verso l’amico coi baffi rispose prontamente: “Ciao tesorino, adorato zuccherino della mia vita” poi i due presero a lanciarsi bacetti con le mani.
“La finite di sfottere idioti?” chiese Yohei rivolgendogli occhiate sottili e penetranti.
“Guardate che interviene il tensai altrimenti” li minacciò Hana con la forchetta a mezz’aria.
Akira ridacchiò divertito, quella scenetta con qualche variazione del caso gli veniva propinata ogni volta che salutava Yohei davanti all’armata e lui la trovava divertente.
“Oggi non lavori vero?” chiese a Mito quando la calma e la semi serietà fu tornata al tavolo.
“No, però non posso venire in palestra”
“Ah, come mai?” domandò incuriosito.
“Eh guai in vista Sendoh - intervenne Taka – Se il tuo ragazzo ti dà buca vuol dire che ha un altro”
“Eh?” fece Akira sgranando gli occhi.
“Non lo ascoltare – lo rassicurò Yohei senza far caso alle parole dell’altro – Devo andare al centro commerciale a comprare uno specchietto per il motorino”
“Come mai? Si è rotto?”
“Ieri sera all’uscita del locale- prese a spiegare Yohei - ho trovato lo scooter ribaltato a terra su un fianco; qualcuno deve esserci finito contro oppure qualche scherzo idiota non so. Comunque si è spaccato uno specchietto, è saltato un pezzo di carena e un po’ di vernice, un bel po’ a dire il vero ma pazienza” esalò affranto Mito.
“Scusa Yohei ma non ti conviene portarlo ad aggiustare e a riverniciare?” disse Sendoh .
“Sì ma sono squattrinato, appena ho qualche soldo da parte ce lo porto”
“Secondo me ti conviene buttarlo e prenderne uno nuovo” gli consigliò Hana.
“Finché cammina va bene questo” dichiarò spicciolo
“Appunto comprane uno nuovo Yo” diede il suo parere Okusu.
“Già, mi sembra di andare più veloce a piedi che quando salgo su quel trabiccolo” convenne con lui Noma.
“Ingrati! Il prossimo che mi chiede un passaggio so io cosa rispondergli” annunciò Yohei scatenando un coro di proteste.

3 Giugno

La luce del televisore rischiarava appena la stanza, le immagini continuavano a susseguirsi sullo schermo ma nessuno le stava guardando, il volume era stato posizionato al minimo perché le voci degli attori non li distraessero.
Akira si puntellò con un gomito sul materasso per sollevarsi un poco così da osservare il volto di Mito steso accanto a lui, sopra il suo letto all’occidentale.
Allungò una mano e passò due dita a descrivere il contorno delle labbra che aveva baciato per tutta la sera con devozione.
Non si erano spinti oltre quello, per quanto Sendoh ormai non avesse più dubbi sull’affetto di Yohei, preferiva non forzargli la mano e aspettare prima di far evolvere la loro relazione allo stadio successivo e più intimo.
“Che c’è?” domandò Mito.
“Niente, mi ero semplicemente perso nel guardarti” ammise Akira sincero ridacchiando per la smorfia di Yo.
“Sì,certo” ribatté questo incredulo sporgendosi per catturargli il volto fra le mani e le labbra con le proprie, il giocatore rispose con entusiasmo prima di allontanarsi nuovamente.
“Oggi in palestra – iniziò a raccontare Sendoh – Sakuragi mi ha annunciato che ti organizza lui la festa per il compleanno”
Il compagno di squadra dai capelli rossi gli aveva dato la notizia salendo su una delle panche degli spogliatoi invitando entusiasticamente tutta la squadra, poi una volta sceso si era affiancato ad Akira dicendogli a bassa voce che avrebbe pensato a tutto lui.
“Ad Hana piacciono queste cose, guai a togliergli un simile divertimento – ghignò Yohei accarezzandogli una guancia – Ci sei rimasto male perché non ti ha coinvolto?”
Akira ridacchiò un secondo prima di scoccargli un sonoro bacio.
“Un po’, dopo tutto sono il tuo ragazzo. Per questa volta lascerò le cose così, ma il prossimo anno Sakuragi mi sentirà” lo avvertì ridacchiando e facendo un po’ la voce grossa.
“Che scemo”
“Ma come? Non sei felice di sapere che il tuo ragazzo sia…”
“Ah smettila di ripeterlo” protestò Yohei dandogli una piccola spinta.
“Perché?”
“Si capisce che lo dici per gioco” gli chiarì l’ovvietà.
“Bene tornerò serio, parliamo del tuo regalo dimmi cosa vuoi”
Sendoh aveva numerose idee in mente e non avrebbe certo faticato a trovare un bel dono, però preferiva realizzare un suo desiderio, avrebbe avuto altre occasioni per organizzargli qualche sorpresa romantica che decisamente erano le sue preferite.
“Non mi serve niente” rispose Yohei senza bisogno di pensarci, Akira arcuò un sopracciglio leggermente incredulo e poi sorrise furbamente.
“Va bene, se non vuoi nulla non ti regalerò niente”
Yohei rimase impassibile annuì semplicemente e le labbra del giocatore si allungarono maggiormente, Mito era davvero in gamba a non far capire quel che gli passava per la testa però lui non faticò a intuire che non gli avesse minimamente creduto.

8 Giugno

Ci aveva pensato tanto e alla fine Akira aveva preso una decisione su quale tipo di regalo fare a Yohei.
Gli avrebbe donato qualcosa di utile, qualcosa per dimostrare a Mito che lui, Akira, non era semplicemente il suo ragazzo ma una persona su cui poteva sempre contare, che lo avrebbe aiutato in ogni situazione e circostanza.
Aveva vagliato numerose possibilità e alla fine aveva optato per la riverniciatura del motorino, Yohei usava moltissimo il mezzo che gli era indispensabile per recarsi al lavoro in tempo e soprattutto per andare a casa del giocatore.
Perciò mantenerlo in buono stato era una priorità fondamentale per Sendoh.
Il problema era come impossessarsi delle chiavi senza chiederle direttamente a Mito, primo perché voleva fargli una sorpresa secondo, perché il giocatore aveva intuito che Yohei non avrebbe accettato di sua spontanea volontà, doveva metterlo davanti al fatto compiuto per evitare proteste di sorta.
Inizialmente Akira aveva valutato l’idea di rivolgersi a Sakuragi e chiedere il suo aiuto, ma quella ipotesi era stata subito scartata, ricordava ancora bene ciò che era successo al compleanno del giocatore dai capelli rossi e il motivo per cui Rukawa avesse mantenuto riserbo totale anche con Mito.
Hanamichi non si poteva definire la classica persona che riesce a mantenere un segreto, era troppo genuino e spontaneo per mentire o per non lasciarsi scappare qualche parola di troppo.
Non aveva chiuso occhio per giorni per trovare una soluzione e poi alla fine gli si era presentata spontaneamente quella mattina durante un cambio d’ora.

Okusu si era affacciato nell’aula di diritto commerciale e una volta che lo aveva individuato salutandolo con un cenno del capo gli si era affiancato velocemente.
“Ciao come mai da queste parti?” domandò Akira sbirciando alle sua spalle.
“Yo non c’è, è inutile che lo cerchi – aveva affermato il ragazzo ridacchiando della sua faccia delusa – Sono venuto a cercarti proprio per parlarti del regalo di Yo – disse sedendosi sul banco –Io e i ragazzi dell’armata non sappiamo che prendergli, perciò abbiamo pensato di aggregarci al tuo di regalo” annunciò con un sorriso, in realtà non avevano la minima voglia di andarsene in giro a cercargli qualcosa di adatto, con il passare degli anni la fantasia iniziava a scarseggiare.
La loro prima intenzione era quella di cavarsela come facevano ogni anno, lasciando fare tutto ad Hanamichi, ma l’amico quella volta si era già organizzato diversamente.
Hana e Rukawa gli avrebbero regalato un videogioco.
Al che i tre ragazzi avevano pensato di cavarsela contribuendo alle spese per la festa, ma sempre il tensai aveva infranto la loro speranza.
Hana stava già facendo una colletta tra i ragazzi della squadra e i compagni di corso di Mito che aveva invitato per l’affitto della sala del karaoke, le cibarie e tutto il resto quindi i tre dovevano trovare un altro modo.
Ayako, che ormai li conosceva bene, si era rifiutata di aiutarli e così la loro ultima speranza; per evitarsi una giornata al centro commerciale in cerca di qualcosa che potesse piacere a Yo, era Sendoh.
“Mh non saprei che dirti” aveva risposto incerto Akira, certo se i tre ragazzi contribuivano la spesa sarebbe stata meno gravosa, ma avrebbe perso un po’ di significato, spiegò ad Okusu la sua idea e il perché non poteva accettare il loro contributo.
“Ah, ma non c’è nessun problema – aveva trillato il ragazzo ghignando felice – Da quel che ho capito hai qualche difficoltà nell’attuare l’intera faccenda, ti daremo una mano noi e questo sarà il nostro regalo per Yohei”
Meglio di così non poteva andare ad Okusu da una parte evitava di spendere soldi, dall’altra pregustava già di divertirsi e tutto risolvendo la questione regalo.
“In effetti mi servirebbe proprio e i tuoi amici?” Akira accettò la sua offerta ma non voleva creare problemi nel gruppo.
“Ah tranquillo” lo rassicurò ancora il biondino prima d’iniziare a buttar giù un piano d’azione col giocatore.


 11 Giugno

Le ruote del motorino si bloccarono e il motore venne spento.
“Scendi” esalò Yohei con uno sbadiglio al passeggero, Okusu scese agilmente dal mezzo e attese che Mito abbassasse il cavalletto prima di fare altrettanto e allungargli i rispettivi zaini che aveva messo sulla pedana.
Okusu si era presentato a casa di Mito la sera precedente la scusa ufficiale era che si trovava in giro da quelle parti e non avendo voglia di ritornarsene a casa, data anche l’ora piuttosto tarda, aveva ben pensato di chiedergli ospitalità per una notte.
In realtà il ragazzo aveva messo su quella messinscena per poter pernottare a casa dell’altro per impadronirsi del doppione della chiave dello scooter alla prima occasione utile.

“Giorno!- salutò Sakuragi allegramente sopraggiungendo in compagnia di Kaede – Cavolo Yo hai una faccia” constatò di fronte alle profonde occhiaie dell’amico.
“Dillo a quest’idiota, non mi ha fatto chiudere occhio” rimproverò il biondo.
“Non è colpa mia se casa tua è minuscola” si difese prontamente.
“E’ colpa tua invece che ti agiti quando dormi, diamine mi rimarranno  i lividi dei tuoi calci per settimane”  si lamentò massaggiandosi la schiena.
Okusu alzò le spalle indifferente e guardò l’orologio “Andiamo sta per iniziare la lezione o qualcuno deve aspettare l’arrivo del suo ragazzo?” prese in giro Yohei.
“No, oggi arriva più tardi” esalò dandogli un’occhiataccia.
“I due imbecilli?” chiese Hana riferendosi a Noma e Takamiya.
“Arrivano dopo” l’informò Okusu avviandosi per primo.

La lezione della professoressa Chikasa non era ancora iniziata, così i due ragazzi si accomodarono stravaccandosi sulle sedie, salutando e ascoltando i discorsi dei compagni di corso. Dopo qualche secondo Okusu si alzò per dirigersi in corridoio avvertendo Yohei che andava in bagno e  tornava subito, una volta all’esterno dell’aula però il ragazzo non si recò verso la toilette ma bensì all’atrio del piano, lì dove c’erano i distributori automatici.
Come si erano messi d’accordo Sendoh lo aspettava in un angolo.
“Hai corso?” domandò Okusu al giocatore notando che aveva il fiatone.
“Sì, stavo rischiando di far tardi”
“Ecco la chiave e questa più piccola è della catena” gli indicò porgendogli i due oggetti.
“Benissimo, allora io porto subito il motorino al carrozziere, me lo restituisce domani mattina, tu sei sicuro che andrà tutto bene?” gli chiese Akira titubante.
“Tranquillo, te l’ho detto, terrò Yohei lontano dal parcheggio per tutto il giorno”
“Sì ma come farai a non…”
“Non preoccuparti Sendoh mi sono messo d’accordo con i ragazzi dell’armata e alle brutte chiederò l’aiuto di Hana per convincere Yohei a tornare a casa senza lo scooter; tranquillo per un paio d’ore Hanamichi riuscirà a non farsi scappare nulla. Mito non si accorgerà della sparizione e tu domani potrai fargli il regalo in tempo per augurargli buon compleanno”
“Non sono molto tranquillo – sussurrò Akira – Non vorrei che Yohei sospettasse qualcosa o peggio ancora pensasse a un furto, insomma mi dispiacerebbe se…”
“Avanti vai, sbrigati o non farai in tempo e non pensarci andrà tutto benissimo fidati di me” lo sospinse Okusu verso le scale ridacchiando.

Akira decise di fidarsi del ragazzo, sembravano tutti dei tipi in gamba e capaci di destreggiarsi benissimo in situazioni difficili perciò fischiettando si avviò al parcheggio liberò la ruota dalla catena, mise in moto e sparì oltre il cancello del campus. Non poteva far aspettare il carrozziere dopo che lo aveva pregato di riuscire a verniciare e sostituire il pezzo danneggiato in un solo giorno.

“Perfetto è andato” sussurrò Noma nascosto dietro i cespugli al fianco di Takamiya.
“Allora che aspettiamo iniziamo a preparare la scena” ghignò il secondo aprendo lo zainetto.

Lo stesso giorno un’ora più tardi…

Sakuragi stiracchiò le lunghe braccia per poi sistemarsi lo zainetto su una spalla, la prima lezione era appena terminata e lui si stava recando a cambiare aula.
“Hanamichi ciao” lo salutò la voce di Taka fermandolo nel corridoio.
“Ciao, come mai da queste parti?” gli chiese sapendo che non era il suo edificio.
“Ho un paio di ore di buco ed ero passato a salutare – fece il ragazzo – Dì un po’ come mai Yo non è venuto all’università?”
“Guarda che è già in classe” lo corresse Hana.
“Ah davvero? Non ho visto il motorino parcheggiato al solito posto e così pensavo non fosse venuto” spiegò con aria indifferente Takamiya.
“Ma che dici? L’ho visto io mettercelo stamattina, non è che devi cambiare gli occhiali?”domandò Hana aggrottando la fronte.
“Ci vedo benissimo, il motorino di Yohei non c’è e se non mi credi puoi chiederlo a Noma siamo venuti insieme ora è andato da Okusu” rispose piccato.
Hanamichi sbatte le palpebre un paio di volte perplesso.
“Non c’è?” sussurrò incredulo prima di avviarsi alle scale lasciando l’amico nel corridoio.
Takamiya gli si accodò ghignando non visto alle spalle del giocatore.

Più o meno nello stesso momento…

“Ah Noma sei arrivato” Okusu salutò l’amico vedendolo salire le scale, i due studenti d’informatica avevano deciso di recarsi a prendere qualcosa al distributore una volta terminata la lezione visto che la prossima non sarebbe iniziata prima di venti minuti.
“Ciao… Ah Yohei allora ci sei anche tu” notò Noma avvicinandosi.
“Diciamo che il mio corpo contuso è qui, la mia mente invece è ancora nel mondo dei sogni” scherzò Mito sbadigliando.
“Ma come mai non sei venuto col motorino?” s’informò Noma.
“Guarda che è venuto con lo scooter, mi ha dato anche un passaggio” s’intromise Okusu sorseggiando un succo d’arancia.
“Ah allora devi aver parcheggiato sul retro” fece ancora Noma servendosi di un panino dolce alla macchinetta.
“No, lo ha posteggiato al solito posto” intervenne ancora Okusu.
“Perché pensi che l’abbia messo dietro?” indagò Yohei mentre un terribile presentimento si faceva strada nella sua testa e un brivido di terrore s’impadroniva di lui.
“Perché al solito parcheggio non c’è” esalò Noma prima di vedere schizzare il ragazzo giù per le scale.

Mito con al seguito gli altri due arrivò nel parcheggio dell’università poco dopo Sakuragi e Takamiya.
“Ok dove lo avete messo?” domandò Yo osservando il posto vuoto.
“Guarda che nessuno di noi te lo ha spostato” chiarì Noma.
“Se è uno scherzo non è divertente ragazzi” fece la sua parte Okusu trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
“Infatti non lo è guarda che abbiamo trovato per terra” intervenne Takamiya mostrando la catena ancora chiusa con il lucchetto ed evidentemente forzata.
Quella era la prova del delitto, un puro tocco di classe, non per nulla l’idea era stata sua.
Avevano rimediato una catena simile a quella che usava Mito e Noma si era preso la briga di forzarla con delle tenaglie, l’avevano lasciata sul luogo una volta che Sendoh era andato via così che la scena del crimine fosse perfetta.
“No! Non può essere, non può essere, non può essere” prese a ripetere sempre più agitato Mito iniziando a scorrere avanti e indietro fra le file di mezzi a due ruote in sosta.
 “Yo sta calmo vedrai che lo ritroviamo- cercò di tranquillizzarlo Hanamichi – e ti prometto che la pagheranno cara” giurò assottigliando lo sguardo e stringendo i pugni.
 “Chissà chi sarà stato” fece Noma meditabondo.
“Mh, io avrei un’idea” disse Taka sistemandosi gli occhiali sul viso
“Forza parla che il tensai và a dargli subito una bella lezione” si infervorò Sakuragi.
“Ultimamente si sono verificati numerosi furti nel parcheggio del campus – prese a dire il ragazzo– Sembra che questa zona sia stata presa di mira da una banda di teppisti che compie furti del genere per guadagnarci dalla vendita di ricambi” non era assolutamente vero Takamiya stava inventando tutto di sana pianta, ma dato che era famoso per essere quello più informato del gruppo, sia Hana che Yohei gli prestarono ascolto pendendo dalle sue labbra.
“Che cosa? Vogliono smontare il mio motorino? No, dico il mio motorino? Ma io li uccido se ci provano” scattò Mito per il quale il suo automezzo era sacro, soprattutto dopo che non erano passati neanche due mesi da che gli aveva cambiato candele, batteria e marmitta, stava ancora piangendo per il conto del meccanico e per ultimo si era aggiunto il prezzo dello specchietto alla lista.
“Sai dove trovare questi tizi?” domandò Sakuragi.
“Certo” affermò Taka sorridendo.
“Bene ragazzi andiamo a fargli una visita” e senza aggiungere altro Hana s’incamminò al fianco di Yohei.

“Oh oggi è giorno di festa” sussurrò gongolante Noma.
“Shh parla piano idiota o ci scoprono” lo sgridò Okusu.
“Naaa quei due sono completamenti persi nei loro propositi di vendetta – lo tranquillizzò Takamiya tirando fuori il libricino delle scommesse- Perfetto ragazzi dopo anni di risse solitarie, finalmente oggi ci godremo una bella scazzottata in compagnia di Hanamichi. Bene chi inizia?” domandò agli amici
“Secondo voi Hana prima chiederà informazioni dello scooter scomparso oppure li stenderà direttamente?” chiese Noma, avviandosi con gli altri due dietro il tensai e al suo braccio destro, dando così il via alle scommesse.

***
Sendoh arrivò in sala mensa puntuale come sempre, volse lo sguardo per la stanza ma non intravide né Yohei né i ragazzi dell’armata, l’unico presente era Rukawa seduto ad un tavolino ad angolo con la faccia imbronciata.
“Ciao, gli altri?” gli chiese una volta che si fu servito il pranzo accomodandosi di fronte a lui.
“Nh non lo so” esalò scocciato Kaede.
“Che strano” sussurrò Akira, aveva appuntamento con Yohei come tutti i giorni ,però non vedendo nessuno dei suoi amici non se ne preoccupò, evidentemente Okusu stava tenendo lontano Mito come aveva promesso, però per raggiungere la sala mensa  non si passava di fronte al parcheggio valutò corrucciandosi un poco di non poter incontrare Yohei.
“Io vado” fece Rukawa andandosene senza aver toccato cibo, ce l’aveva col do’hao.
Kaede se l’era presa perché Hana non lo aveva avvertito di avere altri impegni per pranzo,nella fattispecie qualcosa d’indefinito da fare con quegli idioti di amici che si ritrovava, di questo era sicuro dato che mancavano anche loro, poteva anche dirglielo invece di lasciarlo lì ad aspettare come un’anima in pena.
Il fatto era che in quel momento Sakuragi aveva ben altro per la testa per far caso a che ore fossero.

***
“Allora lo ripeto per l’ultima volta, dov’è il motorino del mio amico?” esalò Hana in un soffio basso e minaccioso direttamente sul viso del capo banda mentre serrava le dita intorno al colletto della giacca di questo.
“Non… so di che parli” balbettò l’uomo con un sapore di sangue  in bocca, i suoi compagni erano stesi a terra lamentandosi sonoramente e non potevano aiutarlo.
Una volta raggiunto il luogo di ritrovo dei teppisti Sakuragi era comparso nel vano della porta con al fianco Mito, le mani ficcate in tasca e l’espressione dei bei tempi in cui era conosciuto e temuto da tutti i peggiori individui di Kanagawa.
Quei tizi non avevano neanche fatto in tempo a capire chi fossero e cosa volessero quei pivellini che si erano ritrovati a piegarsi in due per i pugni allo stomaco a sputare denti e sangue.

Noma aveva vinto la scommessa, Hana non si era lanciato a dare testate a destra e a manca aveva aspettato che Yohei chiedesse del proprio mezzo e quando in risposta avevano ottenuto degli improperi, minacce e prese in giro i due erano scattati all’unisono.
“Dove avete messo il mio motorino?” chiese Yo poggiando un piede e premendo sulla schiena di uno dei teppisti stesi a terra.
“Non sappiamo di che…” tentò di dire il capo banda, ma Hanamichi lo scrollò urlando: “Non fare finta di niente! Vogliamo che ci restituita il motorino che avete rubato stamattina all’università”
“Non abbiamo prelevato nessun mezzo all’università” confessò uno degli uomini appoggiato con la schiena alla parete mentre si teneva lo stomaco con un braccio.
“E’ vero non è la nostra zona” affermò un altro.
“Cosa?”domandò Mito.
“E allora chi è stato?” urlò Hana lasciando andare il colletto del capo che rovinò sulle ginocchia.
“I teppisti della zona est, una banda che si chiama le fiamme nere” esalò un altro.
“Fiamme nere? Ma che razza di nome da sfigati è?” constatò Sakuragi perplesso.
“Li riconoscerete subito hanno delle fiamme nere sui giacchetti”
“E dove li trovo?” indagò Yohei che per quanto poteva interessargli potevano anche aver tatuato in fronte un demone, l’importante era ritrovare il suo motorino.
I teppisti che ancora riuscivano a rispondere diedero ai ragazzi le indicazioni per raggiungere il luogo in cui la banda si radunava, quando i cinque universitari se ne andarono tirarono un sospiro di sollievo.

***
Rukawa non sapeva più che pensare, il do’hao era sparito.
Non vedendolo per pranzo si era deciso a fare una capatina nell’edificio dove si svolgevano le lezioni del corso di Hana, ma di lui nessuna traccia.
Lo aveva cercato dappertutto ma niente, così si era deciso a cercare uno dei quattro idioti per scoprire che fine avesse fatto il do’hao, il problema era che erano spariti anche loro.
Kaede ovviamente aveva provato più volte a telefonare a Sakuragi ma gli rispondeva sempre la voce irritante della signorina della compagnia.
 

***
I cinque ragazzi si erano diretti al covo delle fiamme nere che altro non era che un vecchio magazzino abbandonato.
Come gli avevano detto i membri dell’altra banda a cui avevano fatto visita li riconobbero subito grazie al disegno stampato sulle loro giacche.
“Che sfigati” aveva sussurrato Noma vedendone quattro, quelli che intuirono fossero le sentinelle, che piegati sui talloni giocavano a dadi in un angolo della strada.
I quattro teppisti li videro subito ma voltarono solo il capo dalla loro parte con aria da gran duri e senza degnarsi di alzarsi in piedi gli intimarono di sparire, quello fu il loro più grande errore.
Si ritrovarono stesi a terra a lamentarsi per i pugni di Mito e le testate di Sakuragi che avevano ricevuto senza neanche accorgersene.

“Wow sono partiti nello stesso istante però” esalò Okusu ammirato, era rimasto indietro con gli altri due a godersi la scena.
“Sai com’è Hana, detesta essere trattato in quel modo e Yo beh mi sembra un po’ nervoso oggi” diede il suo parere Noma mentre si chinava a raccogliere i soldi delle scommesse che uno dei quattro sfortunati aveva perso dalle mani durante la punizione del tensai.
Takamiya nel frattempo stava scrivendo freneticamente sul suo taccuino.

“Dov’è il mio motorino?” gridò Mito spalancando la porta di ferro mezzo arrugginito del magazzino con un sonoro calcio.
I membri restanti della banda, una ventina in tutto, si voltarono verso l’uscio ammirando le figure dei due ragazzi stagliarsi nella luce esterna.

“Mmm Taka – chiamò Okusu dando una leggera gomitata all’altro e destandolo così dalla compilazione di una pagina – sono di più di quelli di prima metti via il blocco delle scommesse che c’è da menare le mani” gli consigliò con un sorrisetto impunito sulla faccia.
“Bene prima però ditemi quanti secondo voi ne faranno fuori” lanciò l’ultima scommessa ignorando gli insulti che provenivano dalla banda al di là della porta del magazzino.
“Cavolo questa è difficile – si lamentò Noma contando alcune banconote – Una decina il tensai è piuttosto in forma, Yohei diciamo sette”
“Secondo me Yo si prende il capo e continua a tartassarlo finché non gli dice dov’è lo scooter perciò, uno lui e Hana  - Okusu si grattò un secondo la testa riflessivo -  dodici”
“Dieci e dieci” annunciò Taka richiudendo il quadernino e facendolo sparire nella divisa.

Circa un’oretta dopo nessuno dei tre ci era andato vicino.
Era vero che Yohei si era sì lanciato addosso al capo dei teppisti continuando a ringhiargli in faccia di tirar subito fuori il suo mezzo, ma visto che i compagni dell’uomo cercarono di aiutarlo si ritrovò a perdere la preda per sbarazzarsi degli inopportuni scocciatori.
Il leader delle fiamme nere fu riacciuffato da Sakuragi che dopo aver ricevuto una poderosa testata crollò svenuto a terra e rimase tale fino alla fine dello scontro.
“Dove è il mio motorino?” urlò scandendo parola per parola Mito mentre il petto si alzava e abbassava veloce, nel locale avevano sì trovato parecchi automezzi ma tutte auto, la maggior parte per di più erano solo scheletri erano state tutte già fatte a pezzi per venderne le singole parti, la sua adorata due ruote non c’era.
“Ehi! Ehi! Svegliati!” Hanamichi prese a sberle il capo cercando di svegliarlo.
“Non ci occupiamo di motorini” esalò un membro della banda in quel momento catturando la loro attenzione.
“Come… no?” sbatté un paio di volte gli occhi Sakuragi incredulo.
“Lo sanno tutti che siamo specializzati in auto di un certo valore” continuò il tizio premendosi il petto e giungendo alla conclusione di avere una costola rotta.
“Ma allora… quei bastardi” ringhiò Hanamichi.
Scoprirono così di essere stati usati.
I primi teppisti che avevano picchiato vedendo il modo in cui erano stati sgominati dagli universitari aveva ben pensato di mandarli dai loro nemici storici.
Se Hana e gli amici fossero stati sconfitti loro si sarebbero presi una piccola soddisfazione delle botte avute se invece i cinque avessero avuto la meglio sulla banda rivale, come poi era accaduto, avrebbero goduto di una vendetta desiderata da lungo tempo.
“Ora torno indietro e gliela faccio vedere io” aveva ringhiato Hanamichi inviperito e deciso a ritornare a far visita ai primi teppisti, deciso a insegnargli che a prendersi gioco del tensai ci si rimetteva.
“A me non importa niente delle vostre dispute territoriali – esordì Mito dopo aver ascoltato tutto ciò – Voglio sapere chi è stato a rubare il mio motorino dal parcheggio dell’università!” si fece ben udire da tutti.
“Potrebbero essere stati gli shinigami” propose sempre quel membro della banda che aveva raccontato loro ogni cosa.
“No, gli shinigami sono passati ai negozi, non si occupano più di automezzi” lo avvisò un altro che si stava mettendo seduto anche se a fatica.
“Già è vero hanno fatto il salto di qualità” convenne il primo rammentando il nuovo settore lavorativo preso dai colleghi.
“Forse i punizione divina” intervenne il loro capo finalmente destatosi, chissà quando, aveva ascoltato la discussione dei suoi uomini che ora anche se acciaccati e doloranti apparivano tutti meditabondi nel cercare di risolvere il mistero dello scooter rubato.
“Sì, è probabile, per le due ruote loro sono degli specialisti e se anche non hanno preso loro il vostro motorino di sicuro sapranno chi è stato” convenne sempre il primo teppista.
“Diteci dove li troviamo, ma vi avverto – sussurrò Mito minaccioso – se pensate di mandarci a dare una lezione a qualche vostro nemico il mio amico dai capelli rossi non la prenderà molto bene”
I teppisti si affrettarono, notando gli occhi di Sakuaragi e ricordando le sue testate, a tranquillizzarli negando che avessero un doppio fine, con un po’ troppa velocità forse, ma la loro agitazione era ben giustificata dai lividi che iniziavano a comparire sulle loro facce.

Noma aveva convinto Mito e Sakuragi a far visita anche alla banda che si diceva fosse passata ad occuparsi esclusivamente di negozi;  giusto per escludere ogni dubbio e per essere sicuri che i teppisti non avessero avuto una ricaduta, ovviamente fu un buco nell’acqua.
Le ore passavano ma né Yohei né Hanamichi ci avevano fatto caso.
Il primo troppo intento a disperarsi per la perdita subita, nel frattempo che il suo cervello ponderava quanti mesi di lavoro part time gli sarebbero occorsi per acquistare un secondo motorino.
Il secondo troppo furioso e adirato che non solo qualcuno avesse osato sferrare un tiro mancino a un suo amico, ma che ogni volta che si presentavano a chiedere informazioni ai vari delinquenti, questi avessero l’ardire di scoppiare a ridergli in faccia chiamandolo ragazzino e a prendere in giro la sua magnifica chioma.

Così il quintetto passò il resto della mattinata a girare da un capo all’altro della città.

“Credo sia più probabile che si tratti di qualcun’uno che lavora da solo” se ne uscì a un certo punto Okusu che si era stancato di tutte quelle risse, anche perché le sue nocche ne stavano risentendo parecchio.
 “Bisogna andare nelle officine del giro è l’unica” lo spalleggiò Noma a una sua occhiatina.
“E che facciamo? Ci mettiamo a girare tutti i meccanici della città? Ma siete cretini?” esplose Sakuragi irritato perché si era schizzato di sangue, non suo, la maglietta nuova.
“Ma no Hanamichi – intervenne Takamiya mentre un sinistro bagliore luccicava nei suoi occhi e si rifletteva sulle lenti – basterà recarsi solo in quelli che acquistano veicoli di incerta provenienza”  
 “E dove li troviamo?” domandò Mito in un soffio disperato con le mani fra i capelli mentre orribili immagini del suo motorino fatto a pezzi gli passavano davanti agli occhi.
“Guarda caso ho qui una lista”  se ne uscì innocentemente il ragazzo paffuto.


***
Akira una volta varcata la soglia della palestra si guardò intorno, ma Yohei non c’era.
Prese a mordicchiarsi l’interno del labbro inferiore preoccupato perché non lo aveva visto tutto il giorno, era vero che aveva chiesto proprio lui ad Okusu di tener lontano il suo ragazzo, ma dal parcheggio dell’università non da lui.
Iniziò ad avviarsi agli spogliatoi salutando l’allenatore, la manager e i primi compagni già pronti in tuta.
“Scusate il disturbo” esordì la voce di un uomo che lui conosceva bene.
“Quello non è il professor Idhejì?” sussurrò un suo compagno di squadra ad un altro.
Sendoh si voltò verso l’uscio il docente era fermo in esso con le braccia dietro la schiena e la sua solita aria pacifica e sorridente in faccia.
Alzò un braccio in direzione di Akira e gli fece cenno con la mano di avvicinarsi come dovesse bisbigliargli qualche segreto.
Il giocatore si avvicinò lanciando un sorriso al mister e domandandosi che cosa volesse da lui il suo consulente scolastico.
“Professore” salutò cortesemente l’uomo.
“Sono passato di qua per dirti Akira, che domani mattina alle nove ti aspetto nel mio ufficio. Porta il foglio che ti diedi tempo fa compilato, prenderemo una tazza di tè e discuteremo insieme del tuo futuro”
Fece il docente con il tono del nonnino affettuoso e gentile che tutti i bambini adorano.
“Domani alle nove?- ripeté Sendoh quello era un guaio per lui, a quell’ora doveva ritirare il motorino e non poteva presentarsi in ritardo. Il carrozziere era un tipo piuttosto burbero ma chissà come Akira era riuscito a convincerlo ad eseguire il lavoro in poco tempo e non solo, l’uomo avrebbe aperto nel suo giorno di riposo solo per consegnargli lo scooter, non poteva mancare o arrivare in ritardo – Non potremmo fare alle dieci?” chiese al professore sperando che accettasse, di norma l’uomo era sempre affabile e accondiscendente.
“Assolutamente no! – decretò questo infrangendo le speranze e le convinzioni del ragazzo – Ho un appuntamento con il direttore di facoltà alle nove e trenta per cui se non sarai puntuale, Akira, mi vedrò costretto ad agire di conseguenza - Akira si domandò che tipo di provvedimenti  fossero quelli che l’uomo poteva attuare nei suoi confronti – Non vorrai che faccia tardi col direttore vero? E sono sicuro che non è come si dice in giro che tu sia un ritardatario” terminò rivolgendo lo sguardo e un sorriso all’allenatore.
Sendoh capì che doveva essere puntuale, sorrise e assicurò al consulente che si sarebbero rivisti l’indomani, detto questo salutò e si avviò a cambiarsi.
Doveva trovare una soluzione per riuscire a destreggiarsi fra i due appuntamenti non poteva rinviare nessuno dei due, ponderò l’idea di chiedere aiuto a qualcuno che andasse al suo posto a ritirare lo scooter.
Il problema era chi, doveva essere qualcuno di affidabile e che soprattutto non gli rifiutasse il piccolo favore.
Trovò la persona giusta seduta su una panca che con le scarpe da ginnastica ancora slacciate, stava minacciando con lo sguardo il telefonino che teneva in mano.
“Rukawa” esordì Akira con uno smagliante sorriso.

“Kaede ma Hanamichi che fine ha fatto?” gli chiese Ayako una volta che il ragazzo uscito dallo spogliatoio aveva raggiunto il resto dei compagni di squadra per unirsi a loro negli allenamenti.
“Mh ha detto che è impegnato e non può venire” ringhiò a denti stretti Kaede.
Era furibondo con Sakuragi che dopo averlo fatto stare in pena per tutta la giornata; in realtà solo mezza e neanche piena e a dirla proprio tutta non si era angosciato più di tanto, più che altro si era irritato, il do’hao lo aveva chiamato al cellulare dicendogli che non poteva venire agli allenamenti e d’inventarsi qualche scusa per coprirlo con l’allenatore.

***
“Ragazzi – richiamò l’attenzione degli amici Mito, le mani ficcate in tasca e il capo chino, si era fermato dal procedere lungo la strada arrossita dal tramonto – E’ inutile continuare a cercarlo, il motorino ormai è andato” affermò prima di voltarsi e incamminarsi verso la stazione.
“Yo ma…” iniziò a dire Sakuragi, ma capendo che avesse perfettamente ragione non proseguì e invece si affrettò ad affiancarlo.
“Ti spiace se vengo a casa tua a darmi una ripulita?” gli domandò Hana mostrando all’amico la maglia macchiata e le mani sbucciate e ferite e il labbro inferiore contuso.
“Nessun problema” soffiò Yohei con un’alzata di spalle.
Sakuragi gli aveva chiesto di accompagnarlo non solo perché non voleva far vedere alla kitsune lo stato in cui si trovava; Kaede non avrebbe gradito scoprire che aveva passato la giornata a fare a pugni saltando addirittura l’allenamento, ma anche perché voleva tirare un po’ su di morale Mito.
Anche gli altri tre ragazzi si aggregarono a loro, ma per motivi ben diversi.
Stavano pensando febbrilmente a un modo per non far parlare Yohei con Akira ben consci del fatto che, se il giocatore avesse appreso del furto del motorino avrebbe spifferato la verità e questo i tre dovevano impedirlo almeno finché non avessero trovato un modo per fuggire all’estero.
Non solo Mito, ma anche Sakuragi avrebbe dato loro una bella lezione, sul momento mentre buttavano giù il piano d’azione non se n’erano preoccupati più di tanto rinviando il pensarci a tempo debito e quell’istante era giunto.

“Ehi che facciamo adesso?” domandò Noma in un bisbiglio rivolto agli altri due.
“Che ne dite di espatriare? Magari al polo sud” propose Okusu.
“Non agitatevi imbecilli – li sgridò Takamiya – ho un’idea per distrarli per questa sera, sarà anche piuttosto divertente” ghignò malignamente.
“Mh va bene, ma come facciamo domani quando Sendoh ridarà lo scooter a Yo?” si preoccupò giustamente Noma.
“Semplice eviteremo di farci vedere in giro finché non gli passerà, tanto sapete come è fatto Hana, non riesce a rimanere incavolato troppo a lungo e Yo sarà troppo preso dalla bella sorpresa di Sendoh per punirci” spiegò ancora Taka.
“Ma sì dai, capiranno lo scherzo e andrà tutto bene e poi al massimo Hana ci darà una testata capirai che novità ormai ci siamo abituati” si rasserenò Okusu.

Una volta giunti nell’appartamentino di Yohei il ragazzo tirò fuori il disinfettante e una confezione di cotone perché tutti potessero curarsi le ferite che avevano riportato durante le risse della giornata, Takamiya accompagnato da Noma si recò al supermarket non molto distante annunciando di andare a prendere qualcosa per cena così da mangiare tutti insieme.
“Yo ti spiace se dormo da te stasera?” chiese Hanamichi osservando la maglietta macchiata.
“Guarda che non ho bisogno che tu mi faccia compagnia, mi hanno rubato il motorino e mi girano alquanto ma non è poi questa grande tragedia”  rispose il ragazzo aprendo la scatole di cerotti pensando che l’amico fosse preoccupato per lui.
“Lo so, è che non posso tornare a casa conciato così. La volpe di sicuro si arrabbierà se scopre quel che ho fatto” spiegò la sua reale motivazione.
“Scusa Hana, ma secondo te Rukawa non noterà il livido che hai sulla faccia?” obiettò giustamente Yohei mentre Okusu sghignazzava facendo zapping.
“Non subito, appena si sveglia la kitsune non connette molto e questo stato gli dura più o meno fino all’ora di pranzo, inoltre ho già pensato a tutto. Aspetterò che vada all’università come tutti i giorni e ritornerò a casa per cambiarmi e farò sparire questi – indicò la maglietta e i jeans, strappati durante la colluttazione, che indossava – poi quando si accorgerà del livido sulla faccia gli dirò che mi hai dato una gomitata mentre dormivi, ci crederà perché sa che abiti in un buco” terminò soddisfatto della sua geniale trovata indifferente dell’occhiate poco convinte degli amici.
“Se ne sei convinto” soffiò Mito prima di passare a incerottarsi una guancia.
“Ora chiamo la volpe così l’avverto che non torno” annunciò Sakuragi prendendo il cellulare, Mito si ricordò che anche lui doveva chiamare qualcuno, tutto il giorno era stato preso da altri pensieri e non aveva pensato ad Akira e con un po’ di disappunto notò che il suo cellulare non era mai squillato.
‘Certo che Sendoh poteva farmela una telefonata, giusto per sapere se ero vivo o morto’ pensò voltando lo sguardo nella stanza in cerca del suo zaino così da poter recuperare il telefono.
“Dov’è il mio zaino?” chiese a nessuno dei due in particolare, Sakuragi neanche lo sentì visto che stava parlando con Kaede o meglio inveiva.
“All’università insieme al mio” gli ricordò Okusu.
In quel momento Yohei rammentò di aver lasciato lo zaino in aula, imitato dall’altro, quando si erano diretti alle macchinette portandosi dietro solo il portafogli infilato nelle tasche dei pantaloni, poi Mito era schizzato giù per le scale dell’edificio scolastico diretto al parcheggio e dopo ciò che aveva scoperto si era completamente dimenticato di andare a recuperarlo.
“Non preoccuparti domani andiamo a recuperarli nella stanza del custode” lo informò l’amico.
“Cavolo avevo il cellulare dentro” si lamentò Yohei sperando di non doversi ricomprare anche quello oltre ai libri, no probabilmente i testi scolastici non avrebbero interessato nessun ladro.

“Stupida volpe” esalò Hanamichi spegnendo sedendosi a gambe incrociate al fianco dei due.
“Cos’è litigio fra innamorati?” domandò ridacchiando Okusu.
“Ah chiudi il becco” ringhiò Hana alquanto alterato.
“Mi presti il telefono Hana?” provò a scroccare una telefonata Yohei, voleva chiamare Akira.
“Spiacente ho finito il credito proprio adesso mentre parlavo con la volpe che poi è il motivo per cui abbiamo litigato. Mi ha richiamato accusandomi di avergli attaccato il telefono in faccia e senza darmi modo di spiegarmi sai che ha fatto la volpe? Ha attaccato! E poi osa anche accusarmi a ma domani mi sente” si lamentò arrabbiato.
Mito lasciò che Hanamichi continuasse a inveire contro Rukawa non degnandosi di ascoltarlo e si rivolse ad Okusu.
“Mi fai fare una telefonata?”
“Anche il mio cellulare è a scuola” lo informò .
“Allora dopo chiedo agli altri” fece Yohei mettendo via il disinfettante.
Okusu ritornò a guardare il programma televisivo su cui si era fermato non preoccupandosi.
Lui sapeva benissimo che Yo teneva Il cellulare nella tasca anteriore dello zainetto a cui toglieva la suoneria quando entrava in classe, lui al contrario il suo se lo portava sempre dietro infilato nella tasca del giacchetto ma come aveva suggerito Noma tutti e tre li avevano spenti e nascosti proprio nel caso si fosse presentata quell’eventualità.
L’unica incognita era Hanamichi, ma la fortuna a quanto sembrava era dalla loro.

Takamiya e Noma tornarono dopo venti minuti portando la cena, qualche pacco di stuzzichini e parecchie birre.
“Avete intenzione di dare una festa?” chiese Yohei assottigliando lo sguardo verso la prima confezione da sei che venne poggiata a terra fra loro.
“Yohei, tu oggi hai subito un forte choc – iniziò a dire il ragazzo coi baffetti con aria tremendamente seria - noi da buoni amici ti aiuteremo a superare questo trauma” terminò con aria solenne mentre Takamiya annuiva aprendo il pacchetto di patatine.
“Volete solo fare casino” riassunse il concetto Yohei afferrando però la lattina che Okusu gli porgeva invitandolo a rilassarsi.
Si rilassarono tutti talmente tanto da collassare, parecchie ore dopo,  ronfando scompostamente sul pavimento senza neanche avere la briga di tirar fuori i futon o una coperta.

***
“Ciao kitsune” aveva esordito la voce di Hanamichi all’altro capo del telefono.
“Do’hao ma che…”
“Senti Kae non torno a casa stasera, mi fermo a dormire da Yohei ci vediamo domani, direttamente all’università”
“Eh? Ma dove sei stato si può sapere?” chiese prima di rendersi conto che la conversazione era terminata.  

Rukawa era dir poco contrariato con il do’hao, non solo aveva avuto la faccia tosta di non farsi sentire per tutto il giorno ma quando finalmente si era degnato di accendere il cellulare e chiamarlo, aveva attaccato senza aggiungere altro.
Kaede indispettito aveva composto il numero del ragazzo dai capelli fulvi e aveva ben messo in chiaro di non osare mai più a chiudergli in faccia il telefono in quel modo, poi senza aspettare risposta gli aveva reso pan per focaccia pigiando deciso il tasto di fine comunicazione.
Per questo quando pochi minuti dopo il suo telefonino aveva squillato una seconda volta Kaede aveva lasciato che trillasse qualche istante di più prima di degnarsi a rispondere con aria soddisfatta sicuro che fosse il do’hao che gli chiedeva scusa.

“Ciao Rukawa sono Sendoh – giunse la voce di Akira con disappunto di Kaede – Scusa se ti disturbo volevo sapere se tu o meglio Hanamichi sappiate dove sia Yohei”
“A casa sua” esalò conciso.
“Ah no vedi lo sto chiamando da molto e il telefonino squilla ma non mi risponde sai se stia…”
“Tzs lui e il do’hao si staranno divertendo così tanto che non avrà tempo di risponderti” ringhiò inviperito contro Hanamichi.
“Ah quindi Sakuragi è da Yohei ho capito. Rukawa scusa se sono un po’…  ansioso, ma sei proprio sicuro di riuscire ad alzarti per andare a prendere il motorino domani? No sai Hanamichi diceva che…”
“Ti ho detto che lo farò e ora non scocciare più” esalò Kaede prima di chiudere, decisamente era alquanto nervoso.
Rukawa aveva acconsentito ad aiutarlo solo dopo che il giocatore gli aveva sfacciatamente ricordato come lui lo aveva aiutato a suo tempo e che quindi gli doveva un favore, ma Kaede non avrebbe sopportato le sue ansie.
Avrebbe ritirato lo scooter e lo avrebbe portato all’università, non era una cosa tanto complicata.

12 Giugno

Quando Akira aprì gli occhi quella mattina la prima cosa che fece fu di afferrare il telefonino sul comodino e guardare il display.
Non risultavano telefonate perse né nessun messaggio constatò tristemente.
Aveva chiamato incessantemente Mito per tutta la serata sperando in una risposta che però non era mai giunta, finché il cellulare non era risultato irraggiungibile, a quel punto Akira aveva atteso che fosse Yohei a richiamarlo finendo per addormentarsi in quella lunga attesa.
Si alzò chiedendosi cosa potesse aver distratto Yohei, perché il giocatore non poteva credere che Mito non avesse voluto parlargli, sperando che non fosse accaduto niente al ragazzo; anche se una leggera preoccupazione si era insinuata nel suo petto, si avviò in bagno.
Uscì di casa dopo quaranta minuti per recarsi all’università e all’appuntamento con il consulente scolastico, vagliò l’idea di chiamare Rukawa, giusto per tranquillizzarsi sul fatto che fosse già per strada ma ricordando come il compagno di squadra gli aveva risposto decise di aver fiducia.

***
Hanamichi si svegliò con un gran mal di testa e ci mise alcuni lunghi minuti per rammentarsi che non era a casa propria né che il piede che gli pesava sullo stomaco non era di Rukawa ma bensì di Noma.
Si sedette scostando l’arto dell’amico con un gesto secco e massaggiandosi le tempie mentre con gli occhi socchiusi tentava di mettere a fuoco le figure russanti e addormentate dell’armata.
Cercò di recuperare un orologio e quando vide l’ora sul quadrante si avvicinò carponi al corpo di Mito.
“Yo, ehi Yo” lo chiamò scrollandolo per una spalla, l’amico mugugnò qualcosa d’incomprensibile e si voltò dalla parte opposta, allora Sakuragi si diresse in bagno ne uscì dopo lunghi minuti trovandosi a fissare lo sguardo inespressivo e poco lucido di Mito.
“Ah ti sei svegliato alla fine… più o meno” constatò Hana affiancando il ragazzo che stava in piedi accanto al cucinino.
“Giorno” esalò aprendo un’anta e rimanendovi a fissare l’interno dopo molto riuscì a focalizzare, fra le brume del sonno, il tè.
“Ehi Yo – lo chiamò l’amico perché si girasse, una volta ricevuta la sua attenzione Hanamichi lo abbracciò sussurrandogli –Buon compleanno”
Mito sbatté un paio di volte le palpebre rammentandosi infine che giorno fosse, causa la sbornia e tutto quel che era successo il giorno prima gli era completamente passato di mente che compiva gli anni.
“Grazie” fece con un sorriso una volta scostatosi dall’altro.
“Vado a casa, la kitsune dovrebbe già essere uscita ci vediamo all’università?” s’informò Hana.
“Per forza, devo recuperare lo zaino” Yohei avrebbe tanto preferito restarsene a casa visto il mal di testa che aveva.
“Dai allora ci vediamo a mensa così ci mettiamo d’accordo per stasera” annunciò Sakuragi recuperando le proprie cose prima di avviarsi alla porta.
“Ah la festa è vero”  esalò Mito mentre l’uscio si richiudeva alle spalle di Hanamichi, aveva proprio bisogno di festeggiare in maniera allegra e spensierata il suo compleanno, altrimenti avrebbe per sempre accostato il ricordo al furto del suo automezzo.
Con una smorfia di disappunto procedette a prepararsi la colazione prima di dedicarsi ad altro, sentiva l’impellente bisogno di prendersi ancora qualche minuto per svegliarsi completamente.

***
Sakuragi aveva raggiunto il proprio appartamento pochi minuti dopo aver lasciato quello di Yohei, come si era aspettato Kaede non c’era.
Dopo essersi preparato recuperò i libri che gli servivano per quel giorno e si diresse all’università.
Aveva quasi raggiunto il cancello d’entrata quando il suo sguardo, che vagava nel traffico di auto che passavano sulla strada, fu catturato da una strana immagine.
Si bloccò corrucciando la fronte nel fissare la figura che veloce scompariva oltre l’entrata del campus, pensò che doveva aver visto male, si rammentò la bevuta della sera prima e del mal di testa che lo pervadeva.
Si disse che stava sognando ad occhi aperti perché quel che credeva di aver visto non poteva essere altro che frutto della sua immaginazione, valutò che la sua mente cosciente o meno fosse sempre pregna di immagini volpine.
Eppure la scena era stata troppo reale per essere solo frutto della sua fantasia, quello era proprio Kaede non qualcuno che gli somigliava e quello che stava guidando la kitsune sembrava proprio il motorino di Yohei.
Corse eliminando la distanza che lo separava dall’entrata, fra gli studenti che si aggiravano scorse la figura motorizzata dirigersi al parcheggio principale, aumentò l’andatura per poter scoprire se stesse ancora dormendo oppure no.
Hanamichi non ebbe più alcun dubbio una volta che si avvicinò quel tanto che consentiva alla sua vista di distinguere con chiarezza i contorni del viso di Kaede.

***
Sendoh aveva terminato il colloquio con il docente alle nove e venticinque minuti e si era subito diretto al parcheggio del campus, così come si erano messi d’accordo il giorno prima e attese l’arrivo di Rukawa.
Sapeva per certo che Yohei non sarebbe arrivato prima delle undici, dato che il venerdì non aveva lezioni precedenti a quell’orario quindi aveva tutto il tempo: di sistemare lo scooter dove lo aveva prelevato, legare allo specchietto un bel fiocco rosso e aspettare l’arrivo del suo ragazzo per poi godersi la sua faccia stupita e meravigliata.
Certo il fatto che Mito non lo avesse ancora chiamato né gli avesse inviato il consueto messaggino per augurargli il buongiorno lo impensieriva parecchio, ma decise di non fasciarsi la testa prima di essersela rotta con stupide ansie.
Rukawa gli aveva detto che Sakuragi era a casa di Yohei la sera prima quindi suppose che i due amici avessero trascorso il tempo in una fitta e piacevole conversazione fino a tardi, motivo per cui non aveva risposto ieri e quest’oggi avesse ancora il cellulare staccato.
Iniziò invece a preoccuparsi per lo scooter quando alle dieci meno cinque minuti il compagno di squadra ancora non si decideva a farsi vedere, stava valutando di chiamarlo per accertarsi che non stesse ancora dormendo, quando il veicolo con a bordo Kaede gli si fermò accanto.
“Ah meno male – esalò con un sospiro di sollievo prima di riprendersi di fronte allo sguardo corrucciato di Rukawa, Akira rivolse allora la sua attenzione al mezzo riverniciato di fresco – ha fatto un ottimo lavoro non credi?”
“Hn” convenne distrattamente spegnendo il motore.
“Ci sono stati problemi? Sei un po’ in ritardo” gli fece notare con un sorriso, era innegabile che il carrozziere fosse poco distante.
“Mh ci ho messo un po’ a liberarmi di un tizio” annunciò a spiegazione facendo alzare un sopracciglio ad Akira.
“In che senso?” indagò curioso nel frattempo che la sua mente stava dando vita a un film in cui Kaede, che era il protagonista, si ritrovava a dover sfuggire alle molestie di uno sconosciuto passante che folgorato dalla sua bellezza aveva preso a importunarlo con inviti a cena decantando poesie struggenti.
“Tzs pretendeva gli estremi dell’assicurazione, come se il motorino fosse mio, visto che non la smetteva di urlare gli ho dato un pugno”
Sendoh rimase impassibile per alcuni secondi fissando l’altro,  poi in fretta girò intorno al mezzo.
Non apparivano né ammaccature né graffi e Kaede era in perfetta forma.
“Non capisco non mi sembra che tu abbia avuto un incidente” ammise la propria confusione.
“Appunto è quel che dicevo a quel tale, mi sono svegliato prima di finire addosso alla sua auto parcheggiata, ma lui niente, ha fatto una marea di storie perché per riprendere l’equilibrio ho dato un calcio alla portiera, non si è neanche ammaccata che idiota” esalò con disgusto.
“Svegliato? Ti sei addormentato mentre guida…” Akira non riuscì a terminare che una voce altisonante lo interruppe.
“Kitsune! – gridò Hanamichi a pochi metri di distanza dai due – Kitsune dimmi che quello non è il motorino di Yo”
“Hn do’hao” si voltò Kaede verso il ragazzo.        
“Non posso crederci kitsune, tu proprio tu sei… sei…” i due giocatori fissarono Sakuragi perplessi mentre lo vedevano balbettare, era paonazzo in volto, tremava e stringeva i pugni convulsamente.
“Kaede! Tu! – Hanamichi puntò un dito accusatorio sul volpino continuando ad urlare, cosa che attrasse più di uno sguardo – Hai rubato il motorino a Yo per farti un giro? Potrei anche passare sopra il fatto che prendi le cose senza chiedere, ma sai quello che ho passato per colpa tua? Ho saltato la scuola e gli allenamenti baka kitsune per niente. E dove cavolo sei andato si può sapere? ”      
“Hn?”
“Ah sto con una volpe ladra non posso crederci, tu hai una doppia vita e non mi hai mai detto niente” prese a sbraitare infilandosi le mani nei capelli e volgendo lo sguardo al cielo mentre Kaede lo guardava sempre più incredulo e basito dalle sue parole.
“Dicevi che non dovevamo avere segreti fra noi e io come un cretino ti ho creduto e invece scopro che non solo hai l’hobby dell’appropriazione indebita, ma che te ne vai chissà dove. Magari hai anche un’amante con cui mi tradisci o una moglie e un figlio, forse anche più di uno. Probabilmente ci sono volpini sparsi per tutto il Giappone. Kaede io mi fidavo e tu mi hai sempre mentito! ”
“Do’hao! – intervenne la voce di Rukawa con tono imperioso – Sei andato in paranoia, finiscila!”
Hanamichi gli si avvicinò furente afferrandolo per la maglietta e puntandogli gli occhi luccicanti addosso.
“Kaede! – lo chiamò in un soffio minaccioso – Posso passare sopra a tutto ma se mi hai tradito…”
“Sei sempre un do’hao! – lo bloccò dal continuare e prima che Sakuragi potesse rispondergli per le rime aggiunse – Non ho rubato niente, non sono andato da nessuna parte , non ti ho mai tradito, non ho una moglie e non ho figli. Piuttosto sei tu che ieri sei sparito tutto il giorno e mi hai anche attaccato il telefono in faccia. Si può sapere che cosa hai fatto tutto il tempo con quegli idioti per non chiamarmi mai?” esalò vicinissimo al suo volto socchiudendo pericolosamente gli occhi.
“Ho preso a pugni tutte le bande di teppisti della città, ecco cosa ho fatto! E non ti ho attaccato, ho finito il credito, ma come sempre tu non mi dai modo di spiegare e no, tanto io ho sempre torto vero? Io sono il do’hao che combina guai, vero kitsune?” urlò continuando a stringere la sua maglietta fra le dita.
“Certo che lo sei, sei un do’hao sempre e comunque. Se avessi ricaricato il credito del cellulare come ti avevo detto non sarebbe successo niente e non avremmo litigato” rispose pungente Kaede.
Akira rimase a fissare i due che stavano bisticciando indifferenti di lui o della piccola folla che richiamata dalle loro grida li stava osservando.
“Ora basta! – s’impose Akira mettendosi fra i due innamorati, staccando prima con forza le mani di Hana dalla maglietta, ora stropicciata, di Kaede – Finite subito di litigare! Sakuragi dimmi che è successo ieri, che centrano i teppisti, Yo sta bene? E’ ferito?” domandò subito, la frase detta prima dal compagno di squadra dai capelli rossi lo aveva messo in agitazione.
Hanamichi riassunse la giornata precedente poi fu la volta di Akira di spiegarsi così da scagionare anche Kaede e alla fine tutti e tre i ragazzi convennero che la colpa di tutti quei malintesi fosse del trio a delinquere che si fregiava del nome di ‘armata Sakuragi’.

Hana stava già escogitando una serie di terribili punizioni per vendicarsi dei tre amici e stava per partire per metterle subito in atto, quando la voce di Mito lo distrasse dal suo proposito.
“Non posso crederci lo avete ritrovato!- esclamò entusiasticamente notando la targa e riconoscendola – Ma aspetta, è un altro” fece subito titubante osservando la vernice brillante e l’assenza di ammaccature, graffi e pezzi rotti.
“Non è mai stato rubato Yo” annunciò battagliero Hanamichi.
“Ora ti spiego tutto” intervenne Sendoh iniziando un lungo racconto, mentre in sottofondo si udivano i soffusi improperi di Hana.
“Che dirti Yohei la sorpresa ha preso una piega diversa da quella che avevo previsto” terminò Akira scusandosi della giornata infernale che indirettamente gli aveva causato.
Yohei aveva ascoltato tutto dapprima con sguardo furioso poi truce e infine affettuoso, si era commosso nello scoprire quanto aveva architettato, per lui, Akira con buone intenzioni.
“Ti sei fidato delle persone sbagliate, è colpa mia che dovevo metterti in guardia su Okusu e gli altri” soffiò sorridendogli per rassicurarlo.
 “Mh do’hao andiamo” catturò l’attenzione generale Kaede avviandosi per primo e seguito da Sakuragi l’istante dopo, che ebbe salutato e promesso a Mito che i ragazzi dell’armata gliel’avrebbero pagata cara.

Una volta rimasti soli Akira si diede una veloce occhiata in giro, la folla di curiosi che si era fermata poco prima ad assistere al bisticcio dei due giocatori si era dileguata e ora c’erano solo un paio di studenti che chiacchieravano in lontananza.
Veloce Sendoh approfittò di quella piccola frazione d’intimità per sporgersi e sfiorare la guancia contusa di Yohei con un piccolo bacio, “Tanti auguri di buon compleanno” gli disse con un sorriso allegro ma dispiaciuto al tempo stesso perciò che il ragazzo aveva passato.
“Grazie e non preoccuparti per questo” lo rassicurò prontamente indicandosi la ferita.
“Mi dispiace non posso fare a meno di preoccuparmi per te come ugualmente non posso non sentirmi sollevato nello scoprire perché non rispondevi alle mie chiamate”
“Mh credo che quando riaccenderò il cellulare, se riuscirò a recuperarlo, troverò un bel po’ di telefonate perse col tuo numero” previde saggiamente.
“Sì, penso anch’io – convenne con lui Akira – che dici andiamo a recuperare il tuo zaino?” propose restituendogli le chiavi di riserva dello scooter.

***
Mani ficcate in tasca e con passo indolente Okusu si affiancò ai due amici fermi sul marciapiedi.
“Sapevo che sareste venuti” fece catturando l’attenzione di Noma e Takamiya.
“Beh una festa è una festa” constatò Taka volgendo lo sguardo alla porta del locale.
“Secondo voi c’è ancora pericolo?” indagò Okusu.
“Stiamo parlando di Hana c’è sempre pericolo – gli rammentò Noma – il problema questa volta è Yohei”
“Già” gli diede man forte Takamiya.
“Ha Telefonato anche a voi?” s’informò ancora il ragazzo dai capelli biondi riferendosi a Mito, il quale lo aveva chiamato per informarlo che non vedeva l’ora di vederlo per dimostrare quanto avesse apprezzato lo scherzo che lui e gli amici gli avevano fatto .
“Tre volte” risposero in coro.
 “Allora che si fa? Facciamo finta di niente e speriamo che se la bevano, chiediamo perdono e ci becchiamo una testata di Hana oppure ce la filiamo?” chiese Noma, mentre i tre stavano pensando quale fosse la scelta migliore una voce li raggiunse alle spalle.
“Ma guarda chi si vede”
I tre si voltarono verso Hanamichi che ghignava sfregandosi le mani, mentre Kaede al suo fianco li squadrava minaccioso.
I ragazzi dell’armata deglutirono a vuoto, Okusu indietreggiò di qualche passo tentando di sfuggire ma si ritrovò ad urtare la schiena contro qualcosa.
“Dove pensi di andare?” gli domandò Yohei alzando l’angolo destro della bocca.

   

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