All Summer Long

di xela182
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Una strega dal cielo ***
Capitolo 2: *** 2. Caldo risveglio ***
Capitolo 3: *** 3. A due voci ***
Capitolo 4: *** 4. In volo ***



Capitolo 1
*** 1. Una strega dal cielo ***


Premesso che:

1. questa storia era nata come una song-fic demenziale, che invece poi ha preso vita da sè e non ne ha voluto saperne di rimanere nel pc

2. avevo ripromesso a me stessa di non scrivere altre fic a capitoli fin quando non avessi terminato la prima, ma data la lunghezza non ho potuto fare altrimenti

3. vi giuro che non vi prenderà troppo tempo

spero che apprezziate l' idea e che mi sommergiate di commenti.

 

La canzone che avevo pensato come base è "All summer long" (ma va?) di Kid Rock. che intervallerà i vari capitoli.

Buona lettura!

 

 

It was 1989, my thoughts were short my hair was long  (Era il 1989, i miei pensieri erano "corti" e i miei capelli erano lunghi)
Caught somewhere between a boy and man  (preso da qualche parte a metà tra un ragazzo e un uomo)
She was sixteen* and she was far from in-between (Lei aveva sedici* anni ed era lontana dall' essere a metà)
It was summertime... (Era estate...)

Bayswater Road, Londra, 1989

La porta cigolò per un istante, il tempo di far entrare nella piccola, caotica stanza un uomo, col volto serio, la fronte corrugata e un ribelle ciuffo biondo sugli occhi.

Una volta avvicinatosi al letto, si chinò delicatamente per osservare meglio il volto della ragazza, seminascosto da una folta e lunga chioma viola, sprofondato nel cuscino.

Dolcemente le scostò i capelli dal viso, sospirando malinconico; ritornò sui suoi passi richiudendo accuratamente l’ uscio e, silenziosamente, sparì nel corridoio.

Un paio d’ occhi scuri si spalancarono come fanali e, gettando via le coperte, la ragazza saltò giù dal letto prendendo un vecchio e logoro zaino, le cui cinghie faticavano a restare unite da tanto era carico. Gettandoselo poi sulle spalle, balzò a cavalcioni di una Comet 260 nuova fiammante, fuori dalla finestra, nel momento esatto in cui la luna piena faceva il suo ingresso nel cielo stellato di luglio.

 

Helga’s Valley (Lake District, England), 1989

 

Quel posto era una nuova fantastica avventura, un mix sensuale di odori nuovi che lo pervadevano ad ogni istante; libertà, natura incontaminata, prede.

Eppure poteva soltanto percepirlo dalla minuscola feritoia in cima al soffitto, dalla quale sarebbe passato a malapena il suo muso (l’ aveva duramente già sperimentato il plenilunio precedente), che mandava i deboli fasci argentei nella cantina.

Aveva tentato di scavare un tunnel sotto la porta, senza successo, perché era protetta da un incantesimo decisamente potente; aveva graffiato ogni singola parete alla ricerca di un varco, uno spiraglio per raggiungere il suo vero mondo, ma il mago che era in lui aveva previsto tutto e lo aveva lasciato chiuso in una gabbia magica.

Aveva il fiatone, cosa che non gli impedì di ululare alla sua amica brillante in cielo, come se avesse potuto aiutarlo ad evadere da quella prigione, per poi riscatenare la sua furia su tutto ciò che gli capitava a tiro, compreso se stesso.

 

*****

 

Era quasi l’ alba quando una ragazzina, dal dolce volto a forma di cuore, planò delicatamente ai margini del bosco della piccola cittadina di maghi.

Si inginocchiò a terra per qualche secondo, flettendo le gambe evidentemente intorpidite per la trasvolata e inarcò la schiena, intenta a stiracchiarsi, cadendo però miseramente all’ indietro per l’ enorme peso che portava in spalla.

- Accidenti! – esclamò per la sorpresa di ritrovarsi gambe all’ aria. – Stupido coso! – aggiunse poi calciando lo zaino che si era tolta di dosso.

Le cinghie, che miracolosamente avevano retto fino a quel momento, si staccarono facendo esplodere la sacca che rovesciò il suo contenuto sul prato.

Due barattoli in particolare, presero lo slancio verso il lago e prima che la proprietaria potesse fare qualcosa, erano spariti nell’ acqua.

- No, no, no! Accidenti! Accidentaccio! – urlò, sbattendo la mano nella fanghiglia a riva nel tentativo di salvare il salvabile.

Sbuffò un pochino guardandosi attorno, prima di rendersi conto che a un centinaio di metri da lei si trovava una piccola costruzione in legno.

Osservò la luna salutare le ultime stelle prima di sparire all’ orizzonte recuperando i suoi effetti personali e la scopa, diretta verso la casetta dove aveva intenzione di riposarsi.

Giunta davanti alla porta, afferrò saldamente la maniglia e spinse l’ uscio, ma una forza misteriosa la lanciò una paio di metri indietro, con tutti i suoi bagagli. Compresa la scopa che le finì dritta in testa.

- Ma che diavolo… - piagnucolò frettandosi la fronte, dove un bernoccolo formato famiglia si stava già facendo strada.

Ancora una volta si rimise in piedi a fatica e con più scaltrezza si avvicinò all’ ingresso studiandolo per bene.

Provò a bussare un paio di volte, e non avendo ottenuto risposta si mise a sbirciare dalla finestra lercia che a causa del buio non le potè mostrare nulla di più di una stanza abbandonata e semi vuota.

Attorno a lei non c’ era anima viva, solo il lago silenzioso e la foresta assopita, così si fece coraggio, appoggio la scopa allo stipite, si allontanò di qualche passo e lanciò lo zaino verso il tetto; riprese poi il manico per cavalcarlo e si diresse in cima alla casa.

Si era appena compiaciuta della brillante trovata quando un cigolio sinistro anticipò un boato che non si aspettava di certo.

A causa del peso, il tetto era ceduto, le assi di legno che lo componevano erano crollate all’ interno trascinando con loro la giovane ragazza.

- Couff, couff… aiuto! – esalò la malcapitata. Lo schianto aveva alzato parecchia polvere e le sembrava di soffocare attraverso quell’ ammasso di legna.

In un attimo tutte le assi si alzarono contemporaneamente, lasciandole libero il passaggio.

- Chi…? Cosa…? Grazie! – mormorò allo sconosciuto che si era materializzato davanti ai suoi occhi.

Era pallido, quasi verdognolo, con i capelli bagnati appiccicati al viso e gli occhi iniettati di sangue.

Senza dire una parola le si avvicinò e con la mano libera dalla bacchettà l’ aiutò ad alzarsi.

- Gra.. grazie ancora infinite… io… davvero non so come sia successo… - boccheggiò la fanciulla, sbattendo i piedi per scrollarsi di dosso l’ immondizia che aveva raccattato a terra.

- Sei salita sul tetto. – disse l’ uomo con voce roca.

- Nooooo… - mentì inizialmente lei, ma quando l‘ altro inarcò scettico un sopracciglio, optò per una versione parziale della verità – Cioè sì… ecco ho provato a usare la porta ma sono stata spinta via…

- C’ è un incantesimo di protezione. – spiegò imperterrito il suo interlocutore.

- S-sì, l’ avevo cap… ehi! Hai violato lo Statuto di Segretezza! Non si parla di magia agli estranei! Potrei essere Babbana! – esclamò, certa di averlo colpito.

- Hai una scopa con te. – indicò l’ uomo senza scomporsi minimamente – I Babbani non vanno in giro con le scope. Né le usano per salire sui tetti.

- Oh. – disse delusa la ragazza – Comunque piacere, io sono Tonks. – aggiunse poi sorridendo.

- Quello che non mi è chiaro è perché non hai usato la magia. – continuò imperterrito lui.

- Ehm… dunque… sì… la magia… sai nel panico… - farfugliò lei tentando di essere convincente.

- Di’ un po’, - cominciò lui scettico – Non ti avranno mica spezzato la bacchetta, vero?

- Ehi, no! – ribattè decisamente indignata – Non sono una criminale! Sono solo… un pochino… minorenne ecco… - confessò arricciandosi una ciocca di capelli evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.

- Ah. – disse solo l’ uomo – Sei scappata di casa.

- Noooo! Voglio dire… quasi… - quell’ uomo la stava mettendo in soggezione – Senti, c’ è un concerto. Un grande concerto. Un raduno. Ci sono le P3, i Crash, i Minister… non posso perderlo, capisci?

L’ uomo non parlò per qualche secondo, studiandola attraverso i suoi occhi chiari, ormai non più stravolti e infine abbozzò un mezzo sorriso.

- Non puoi dire di aver vissuto se non hai mai visto dal vivo i Crash, perciò… - esordì, facendola ben sperare – Piacere, Remus Lupin.

L’ uomo le tese la mano sorridendole e lei la strinse forte, in segno di complicità.

- Non ho afferrato il tuo nome però. – le disse poi studiandola.

- Perché non te l’ ho detto. Preferisco presentarmi col cognome. Sono Tonks, Ninfadora Tonks. Ma se usi il nome di battesimo posso affatturarti in un secondo, legge o non legge. – ruggì lei minacciosa.

- Ninfadora, hai detto? – chiese pensoso, guadagnandosi un’ occhiata truce - È un nome inusuale… che ho già sentito da qualche parte…ma certo! Non è che per caso sei la cugina di Sirius Black?

La ragazzina strabuzzò gli occhi e arretrò di qualche passo, per poi cambiare improvvisamente colore dei capelli, virando al rosso fuoco, e ribattere.

- Non ho niente a che fare con quell’ essere spregevole di mio cugino!

Lupin rise di gusto per l’ originale scelta di parole della sua interlocutrice.

- Beata te! – confessò – Io ci ho passato dieci anni!

- Eri a scuola con lui? – domandò incredula – Non sembravi così vecchio!

- Forse perché non sono vecchio! – rispose indignato a braccia incrociate – Ho ventinove anni!

- Oh, scusami tanto ragazzino! – lo canzonò – E chi saresti dei tre? Il mangione, il giocatore di Quidditch o il lupo mannaro? – chiese candidamente.

Remus Lupin rimase interdetto per qualche istante; la naturalezza con la quale aveva accennato al suo incubo peggiore l’ aveva lasciato di stucco. Sembrava che qualunque fosse stata la risposta a lei non sarebbe importato.

- Come… come… ?

- A quanto ne so Sir aveva tre amici a scuola, ma non li ho mai visti, li conosco dai racconti di mamma. Dalla stazza non sembreresti il mangione. – concluse imperterrita.

- No, direi di no… sono il… ehm… - deglutì vistosamente come se gli costasse caro ciò che stava per dire – Sì, il lupo mannaro.

Attese la reazione alla quale era abituato, urla di terrore e colpi bassi per ferirlo, ma Tonks non fece niente di tutto ciò. Sorrise.

- Menomale, perché non so niente di Quidditch. Anche se mi piace volare. È volando che sono arrivata qui, stanotte. Mi so orientare facilmente, sai? Ma è stato facile grazie alla lun… oh! – esclamò strabuzzando gli occhi – C’ era la luna piena!

- Sì, - convenne lui con una smorfia – Me ne sono accorto…

- E io sono piombata qui all’ alba! Sarai stato stanchissimo! Ecco perché avevi quell’ aria stravolta e… oh! Mi dispiace io non… non sapevo che tu vivessi qui, voglio dire, ovvio che no, non ci conoscevamo…

- Ninfadora! – la richiamò – Calmati! Prendi fiato, da brava… ecco così… - la guidò mentre le cercava di iperventilarsi maldestramente – Non è successo niente, tranquilla. Sarebbe stato peggio se fossi piombata qui stanotte.

- Beh, certo! – affermò lei più calma – Avrei potuto spaventarti!

- Cosaaa? – chiese lui disorientato.

- Eri trasformato, no? Il casino che ho fatto ti avrebbe terrorizzato, gli animali sono ipersensibili ai rumori. – spiegò pacatamente, come si fa con i bambini.

- I lupi mannari non si spaventano. – disse Lupin scuotendo la testa – Spaventano la gente.

- Naaaa! – ribattè lei con un gesto della mano – Le persone si spaventano per niente. Un lupo mannaro non fa né più né meno quello che fanno gli altri animali. Segue il suo istinto. Ha fame? Mangia! Ha sonno? Dorme! È eccitato? Scopa! Scommetto che se ti incontrassi quando hai la pancia piena saresti docile come un cagnolino. – concluse con un ampio sorriso.

- Sei sicura di non aver sbattuto la testa cadendo? – domandò Lupin stupefatto dalla visione che la ragazza aveva della sua specie.

- Non fare il menagramo! – lo ammonì – Lo dice anche Hagrid che non ci sono animali cattivi!

- Hagrid, eh? Ora capisco tutto… - sospirò coprendosi gli occhi con le mani senza riuscire a mascherare un sorriso.

- Senti, io non ti voglio davvero disturbare oltre, - propruppe Tonks guardandosi intorno – Ma tu vivi davvero qui? Vuoi una mano a riassettare? – s’ offrì gentile.

La risata fragorosa di Lupin la fece trasalire.

- Non abito qui, no! Credo sia un’ ex fattoria abbandonata, per questo l’ ho scelta per passarci la notte, sai non ero entusiasta di distruggere nuovamente casa…

- Devi andare a lavorare? – s’ informò Tonks, con una luce diversa negli occhi.

- No. A meno che non trovi un lavoro in cui sia implicato dormire tutto il giorno. Non riuscirei a reggere uno spillo, oggi. – rispose con un filo di voce Lupin che stava perdendo del tutto le energie.

- Ottimo! – esclamò Tonks ridacchiando – Così potrai venire con me!

- Hai sentito cosa ti ho detto? – ripetè Lupin mentre si scostava i capelli dagli occhi, che ormai vedevano tutto molto sfocato.

- Ascolta me, invece; adesso ce ne andiamo a fare una dormita, ho un sacco a pelo gigante con me. Poi mangiamo qualcosina, quindi ci dirigiamo al concerto. È perfetto. – concluse afferrando la bacchetta di Lupin per riordinare la stanza, rendendola accettabile.

Sotto lo sguardo sbalordito del licantropo svuotò lo zaino, distese il sacco a pelo e lo invitò a seguirla quando ci si sdraiò sopra.

Sebbene gli sembrasse un’ idea a dir poco assurda, il fisico non avrebbe retto un istante di più, così si lasciò tentare, gettandosi anch’ egli a terra sull’ alcova improvvisata.

Il respiro gli tornò lentamente normale mentre le palpebre si serravano rapidamente mandando un’ ultimo bagliore fuxia proveniente dai capelli della giovane strega che, sprofondata sul cuscino, era già nel mondo dei sogni.

 

 

Ok, partite con i fischi...

P.S.: la traduzione l' ho fatta io mi scuso se dovesse esserci qualche errore

(*): ho cambiato il testo; l'originale era Seventeen, ma nel 1989 Tonks aveva appunto 16 anni :)

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Capitolo 2
*** 2. Caldo risveglio ***


Splashing through the sand bar (gli spruzzi attraverso la spiaggia)
Talking by the campfire (parlando accanto al fuoco)
It's the simple things in life, like when and where (è una cosa semplice nella vita, come dove e quando)
We didn't have no internet (non avevamo internet)
But man I never will forget... (ma amico, non dimenticherò mai...)

La linea dell’ orizzonte era completamente sfocata, gli occhi non riuscivano a rimanere aperti, ogni cellula del suo corpo sembrava dovesse prendere fuoco da un momento all’ altro.

Stava strusciando i piedi, movimento che le costava immenso dolore, ad ogni passo percepiva la pelle talmente bruciata da doversi staccare, non riusciva più a muovere la mano sinistra per quanti sforzi facesse; alzare il dito mignolo equivaleva a sollevare un peso di una tonnellata.

La gola era arsa più del terreno e con tutta se stessa desiderava solo un bicchiere d’ acqua. Grande quanto il Windermere.

Quando, lottando con tutte le sue forze, riuscì a muovere le palpebre si rese conto di non essere nel bel mezzo del deserto, come si era aspettata; lentamente mosse la testa e guardandosi finalmente attorno ricostruì dove fosse.

Doveva essere giorno fatto, aveva la bocca impastata, i vestiti fastidiosamente appiccicati addosso e tre zanzare sul braccio destro, che non sembravano per nulla turbate dai suoi tentativi di scacciarle. Il sinistro invece era completamente addormentato, avendoci dormito sopra costringendolo ad un’ innaturale posizione, ovviamente scomoda.

Faticosamente si mise a sedere, girandosi per verificare in che condizioni fosse il suo nuovo compagno d’ avventura; l’ uomo accanto a lei stava dormendo pacificamente, con il volto disteso ma, come lei del resto, il volto imperlato di sudore, la camicia umida incollata al torace e i capelli attaccati al volto.

Silenziosamente si mise in piedi, facendo il giro del sacco a pelo, cercando a tastoni (non per il buio, oramai inesistente nella piccola stanza, ma per i suoi occhi non ancora sufficientemente abituati alla luce) la bacchetta magica del suo amico. Seppe di averla trovata quando una scossa le riattivò il braccio formicolante.

“Hai capito il lupetto?” disse tra sè “Ci ha messo una protezione!”.

Esclusa quindi la possibilità di usare la magia senza svegliare il povero licantropo, Tonks gattonò fino al suo zaino, dal quale estrasse una boraccia e ne bevve avidamente il contenuto.

Era ancora stanca ma consapevole che riaddormentarsi in quella fornace era presochè impossibile; lanciò un’ occhiata dalla finestra apprendendo a malincuore che la zona di stava popolando di turisti o abitanti del posto che approfittavano dei benefici del lago per ristorarsi da quella calura estiva.

Il lago.

Senza rifletterci troppo, com’ era solita fare del resto, aprì la porta appendendosi alla maniglia per aiutarsi a rizzarsi; la vista di quell’ immensa distesa d’ acqua ancora solitaria le diede la forza necessaria per intraprendere una corsa e gettarvisi con un tuffo.

- Aaaaah! – strillò una volta riemersa - È gelata! – piagnucolò nuotando a cagnolino nuovamente verso la riva.

Stringendosi le braccia per avere (paradossalmente come accade in questi casi) un po’ di tepore, si diresse a passo svelto, facilitato dalla riattivazione della circolazione, verso la casa, inciampando un paio di volte sul terreno, forse per le scarpe bagnate o forse perchè ormai era del tutto sveglia.

Avvertì il caldo appena entrata, insieme a un poco allettante odore di chiuso e stantio che le fece passare del tutto la voglia di coricarsi ancora.

Dato che il lupo mannaro seguitava a dormire si tolse senza remore i pantaloni, restando in maglietta e mutandine; con le mani si pettinò i capelli all’ indietro e si inginocchiò accanto al bell’ addormentato.

Era intenzionata a svegliarlo per suggerirgli il bagno ristoratore che aveva fatto lei quando le balenò un’ idea altrettanto buona.

Si sfilò la maglietta, restando con indosso solo la biancheria, la strizzò da una parte e la passò delicatamente sul volto del licantropo, scostandogli con le dita i capelli dagli occhi, lavando via il sudore dagli occhi e dalla barba.

Il sonno in cui era caduto era talmente profondo che non accennò minimamente a destarsi sebbene la ragazza avvertì un leggero mugolio di piacere.

Mordendosi un labbro, continuò nella sua opera, sbottonandogli lentamente la camicia e passando la t-shirt bagnata sulla pelle che via via scopriva, facendogli accaponare la pelle per il contatto fresco, mentre le cicatrici che ornavano il torace parevano brillare come sale al sole.

Tonks continuò fino a toccare la cintura, dove si fermò di colpo.

Arrossì vistosamente prima di controllare che l’ uomo stesse effettivamente dormendo, dopo di che si lasciò andare ad una sommessa risatina imbarazzata.

Non era un’ ingenua e sebbene non avesse avuto ancora un riscontro pratico era a conoscenza del sesso, tuttavia per lei Lupin era poco più che un estraneo eppure si trovava a pochi centimetri dal suo attributo, che a quanto sembrava, non era affato contento di starsene chiuso nei jeans.

Sarà stata la curiosità o forse una sincera voglia di dargli sollievo, fatto sta che le parve una buona idea slacciargli i pantaloni.

“Dopotutto non può stare comodo così... non faccio niente di male... mica voglio sbirciare... avrà degli slip sotto, no?” rifletté mentre dolcemente gli sganciava la cintura.

Diede una fugace occhiata al volto dell’ uomo, e poi con tocco deciso sbottonò i jeans.

“Ecco fatto!” pensò “Sì, però non è cambiato un accidenti... forse dovrei aprirgli la cerniera... ma se mi becca, che gli dico? E se lo venisse a sapere Josh? Beh ma io lo faccio per lui! Voglio dire se Josh fosse al posto di Remus... a proposito che bel nome! Dicevo, se fosse con un’ altra e lei... ehi! No, non vorrei! Però qua non c’ è Josh... c’ è Remus... sì è proprio un bel nome! Ed è anche carino... forse un po’ troppo magro... e quante cicatrici... povero caro, chissà come soffre... però... gli danno un’ aria così sexy... e poi... il resto... Ehi! Cosa accidenti vaia pensare! Sei fidanzata! Certo Josh non l’ ho mai visto nudo... non che veda Remus adesso... ma se queste sono le premesse... cavoli! Devo solo far scendere leggerissimamente la zip e mica salta fuori, no? Io non lo faccio per guardarglielo... cioè guardarlo! Uff!” scrollò un paio di volte la testa come a scacciare un incubo dalla mente.

Tirò un sospiro, si fece forza e, preso tra le dita il tiretto, abbassò la lampo, lentamente temendo di sveglialo o fargli incautamente male.

- Devo preoccuparmi? – chiese una voce roca e bassa alle sue spalle.

Tonks trasalì virando i capelli a un rosso peperone, in coordinato con il volto.

- Io non... cioè stavo per... ma non volevo... non è come sembra! – balbettò indietreggiando a carponi.

- Mmm... sei minorenne, scappata di casa, sei entrata qui con un’ effrazione, hai proposto ad un estraneo di dormire con te e al suo risveglio ti trova mezza nuda che traffichi con i suoi pantaloni. Ho dimenticato niente? – disse Lupin con calma mettendosi seduto guardandola di sottecchi.

- Ok, questa è una versione della questione. – rispose lei riprendendo vivacità. – Che sono minorenne è vero, anche se poco...

- Come si fa ad essere poco minorenni? – chiese di getto l’ uomo sorridendo.

- Ho sedici anni, manca meno di un anno. Dicevo, sono minorenne, ma non sono scappata di casa, sono qui per un concerto e non avrei effratt... effrazio... ehm, e non sarei piombata qui se non per i tuoi incantesimi. E non ti avrei fatto dormire con me se non ti avessi visto così stanco. E non ti avrei slacciato i pantaloni se non... – la ragazza s’ interruppe, apparentemente impegnata a fissarsi le unghie.

- Se non? Ti prego continua. – la esortò lui.

- Hai capito!

- No, te l’ assicuro.

- Sì, invece!

- No, mi sfugge al momento.

- Perdindirindina! Faceva caldo, mi sono tuffata nel lago, sono tornata qui e mi sono tolta i pantaloni perchè zuppi mi davano fastidio, poi ho visto che eri accaldato e ti ho slacciato la camicia tamponandoti con la mia maglia.

- E poi? – domandò lui visto che si era taciuta ancora.

- Ho visto che ce l’ avev... ehm, che avevi un’ erezione, ho immaginato ti dessero fastidio i jeans e volevo slacciarli. Tutto qui. Non volevo violentarti.

Lupin non si trattenne più e scoppiò in una risata fragorosa, gettandosi all’ indietro sul cuscino.

- Quindi è tutta colpa mia? – esalò tra le lacrime. – Sei uno spasso, Ninfadora!

- Non-chiamarmi-Ninfadoraaaa! – sibilò saltandogli addosso a cavalcioni con l’ intento di prenderlo a sberle.

- Ehi! Che fai? Couff!

- Non fare finte stupide! Lo so che non sono sulle tue parti basse!

- Sei sul mio stomaco e ti assicuro che fa altrettanto male!

Fulminea la ragazza si spostò qualche centimetro più in giù.

- Ora sì che sei sulle mie parti basse! – ridacchiò lui.

- Lo sento! – esclamò lei – Ma non ti è ancora passata?

- È piuttosto difficile con tutto il panorama che mi stai offrendo, non credi? – ribattè Lupin indicandole col mento il seno, che a causa della lotta appena ingaggiata, strabordava dal reggiseno.

- Ehi! Non puoi guardare! Sono minorenne! – strillò lei coprendosi il petto con le mani. – Più che un lupo mi sembri un porco!

- Ma sei tu che ti sei lanciata mezza nuda su di me e ti stai dondolando sul mio pisello! – protestò lui cercando di disarcionarla.

- Accidenti! Scusa! – mormorò Tonks scendendo dal licantropo e ranicchiandosi da quella che era stata la sua parte di sacco pelo – Senti, potremmo dimen... ehi, dove vai?

- Non voglio darti altri pretesti per spogliarmi, quindi eviterò di farmela addosso! – rispose facendole l’ occhiolino, chiudendosi la porta alle spalle per avviarsi verso il bosco.

 

*****

 

Al suo ritorno, Lupin non era ancora riuscito a cancellarsi il sorrisetto dalla faccia; doveva ammettere che erano anni che non si risvegliava in un modo così divertente.

Rimase un poco deluso varcando l’ uscio, trovandosi di fronte una Tonks dai capelli di uno sgargiante verde mela perfettamente ordinati, vestita, che aveva sistemato il loro piccolo rifugio ed era intenta a svuotare il suo zaino nell’ evidente ricerca di qualcosa.

- Serve aiuto? Carina con i capelli così. – esordì prendendo la propria sacca per cambiarsi con qualcosa di pulito che non sapesse di… lupo.

- Grazie! – sorrise lei radiosa.

- Sei sbalorditiva come Metamorfomagus. – dichiarò.

- L’ hai capito subito, eh? Non ti sfugge nulla! Accipolla! – esclamò setacciando la borsa - Ero convinta di avere ancora delle provviste… - si lagnò la ragazza perseverando con la testa ormai infilata nella tela.

Lupin approfittò della sua distrazione per svestirsi senza darle l’ opportunità di combinare qualcos’ altro, anche se dovette lottare con se stesso, dato che non aveva potuto fare a meno di notare che era incredibilmente carina se imbarazzata.

- Niente… - si arrese Tonks alzando lo sguardo sul licantropo che stava per infilarsi una t-shirt – Sei incredibilmente veloce a vestirti, lo sai?

- Sopravvivenza, cara. Lo sa Merlino cosa potresti farmi se mi distraessi troppo!

- Malfidente e malfidato! Intanto ero io che ho quasi mostrato… le mie vergogne, non tu! – rise.

- E secondo il mio modesto parere non hai nulla di cui vergognarti.

- Era un complimento signor Lupin? Perché in tal caso devo avvisarti di essere già impegnata…

- Mi avrebbe stupito il contrario. E chi è il fortunato che riesce a tenerti testa, un ippogrifo?

- Ah ha ha. Molto spiritoso. È un ragazzo carino, molto carino. Si chiama Josh, è Corvonero, gioca a Quidditch come portiere e vuole diventare… cos’ è che vuole fare? Ah sì, qualcosa che ha a che fare con le piante… non ho mai capito bene.

- Wow! Un ottimo partito davvero. – commentò ironico Lupin. Stranamente sentiva di odiare il nome “Josh” e anche i Corvonero.

- Sì, non male. Piace molto anche ai miei. Anche se…

- Se?

- Manca il pepe. Cioè è sempre così… pieno di sé che ogni tanto si dimentica di me. Lui ha i suoi sogni, la sua squadra, le sue piante…

- Legali spero… - sorrise Lupin – Senti, siete giovani e…

- Ti prego, dimmi che stai scherzando! – implorò con un faccino decisamente cupo lei - Tu hai mai dimenticato il compleanno della tua ragazza per una partita di Quidditch?

- No. Anche perché non ero nella squadra.

- Va bene, allora hai mai dimenticato in generale la ricorrenza? – sospirò delusa.

- Dimenticato no. Una volta ho portato a Mary Ellen il regalo con un po’ di ritardo. – aggiunse sperando di salvare lo sconosciuto Josh, anche se dentro di sé si chiedeva come si facesse a preferire il Quidditch a una ragazza come Ninfadora.

- Per la luna piena? – chiese Tonks cogliendo il segno dato che annuiva – Ma non vale! Eri più che giustificato! E poi se stavi con una che si chiamava “Mary Ellen” eri scusato a prescindere!

- Guarda che forse Josh…

- Non voglio parlare di lui adesso. – tagliò corto alzandosi di scatto – Voglio assistere al concerto, divertirmi e non pensare al fatto che mi trascura, mi dimentica e non mi abbia ancora baciata. Andiamo?

Lupin riflettè un attimo poi si mise in piedi di fronte a lei, pateticamente serio.

- Sicura di volermi con te? Sono abbastanza certo di non essere uno spasso per una sedicenne.

- Beh, ti sbagli. Sei simpatico, intraprendente ma soprattutto sei un bravo ragazzo. Mi posso fidare. – disse con gli occhi scintillanti di chi ha appena trovato un tesoro sepolto.

- Ok… allora come ci spostiamo? Non puoi materializzarti immagino. – rispose pacato tirando fuori una vecchia Scopalinda impolverata.

- E tu non puoi certo volare con quella. – sentenziò Tonks studiandola.

- Ha sempre fatto il suo dovere! – ribattè Lupin alzando un sopracciglio – Più o meno… - aggiunse poi grattandosi pensieroso la nuca.

- Possiamo andare entrambi con la mia. – propose entusiasta Tonks.

- Devo proprio? – chiese scettico il licantropo.

- Puoi guidare tu se ci tieni, ma sappi che ti stringerò come un Avvincino!

- Farò questo sacrificio, ma almeno avremo qualche speranza di atterrare interi!

Ridacchiando si diressero sul retro della casa, dove i Babbani non li avrebbero visti, perché celati dagli alti alberi.

Lupin si mise alla guida, con Tonks che, come promesso, salita dietro di lui, lo stava già cingendo con le braccia.

- Cosa stai facendo? – domandò curiosa, dato che il ragazzo aveva tirato fuori la bacchetta e stava evocando qualcosa che comparì ben presto tra le sue mani. – Che cos’ è?

- Un paio di occhiali da sole. Voglio essere sicuro di non sbagliare rotta. Metti che ci sia un iceberg…

- Non dobbiamo andare nell’ Artico, Remus. – sospirò Tonks.

- Anche il capitano del Titanic lo diceva. – replicò lui.

- Non bastava un incantesimo contro il riverbero del sole?

Lupin riflettè un attimo; era evidente che non gli era neanche passato per la mente, ma non voleva rovinare l’ immagine da mago capace che Tonks si era fatta di lui.

- Ehm… certo, lo so… però devi ammettere che gli occhiali da sole fanno molto più macho! E ora… siiiii parteeee! Say it ain't so, I will not go, turn the lights off, carry me home…

- No, no, no, no ehi! Hai intenzione di cantare tutto il viaggio?

- Non ti sento! Keep your head still, I'll be your thrill, the night will go on, my little windmill

- Luuuuupiiiiiin!

 

Ok, eccomi di nuovo qua, sperando di non essere andata troppo fuori dal seminato...

Grazie a tutti coloro che hanno recensito questa fic, che l' hanno letta, che l' hanno apprezzata.

P.S.: ho un problema con il computer, non mi funziona bene il controllo ortografico, quindi ho letto e riletto ma qualche errore ci scappa sempre, me ne scuso e vi prego di segnalarmi le cose non corrette!

x quigon89: Non mi ero resa conto della citazione! Ora che me l' hai scritto, direi che è piuttosto evidente! ehehehe! Remus è pur sempre un malandrino (qui più che mai...) e a maggior ragione a 29 anni!

x Niki_Black: grazie mille ^^ anche io li trovo adorabili!

x TINAX86: sono lusingata che tu abbia fatto un' eccezione, mi auguro di essere all' altezza. Non avendo concepito questa fic come una storia a capitoli saranno pochi e aggiornerò abbastanza frequentemente.

x fri rapace: Era un po' che mi ronzava quest' idea; all' inizio mi sembrava assurda, poi ha preso una forma più accettabile. Per la battuta di Tonks che hai citato, diciamo che "Frostbite" mi ha aperto un mondo ;)

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Capitolo 3
*** 3. A due voci ***


Ok mi prostro ai vostri piedi, con il capo coperto di pece. E' vergognoso, lo so! Sono passati... no, meglio non contarli! Chiedo pietà, perdono e fiducia! (mi accontento di poco, eh?)

Bando alle ciance!

Segnalo subito che in questo capitolo ci sono ben 3 citazioni musicali, di canzoni italiane, da me tradotte (oh, God!) e che sarebbe divertente farvi indovinare! A voi!

Catching walleye* from the dock (Prendendo una sbronza sul molo)
Watching the waves roll off the rocks (guardando le onde infrangersi sulle rocce)
She'll forever hold a spot inside my soul (Lei terrà per sempre un posto nella mia anima)
We'd blister in the sun (Ci saremmo bruciati al sole)
We couldn't wait for night to come (non potevamo aspettare l'arrivo della notte)
To hit that sand and play some rock and roll (per colpire quella sabbia e fare rock and roll)

- Come caspita fai a non conoscere le P3? – urlò la giovane strega dai capelli d’ un irreale verde brillante svolazzanti liberi nell’ aria frizzantina.

La calda giornata estiva aveva liberato nell’ atmosfera migliaia di odori, profumi che stuzzicavano i sensi donando quella sensazione di meravigliosa libertà che si poteva assaporare esclusivamente a centinaia di metri da terra su una scopa, leggera e senza pensieri che illudeva i due maghi di essere come lei.

Lupin stava guidando con deliberata lentezza per godersi il volo; erano anni ormai che non usava la scopa per mero diletto, ma unicamente come mezzo di trasporto, tanto da aver quasi dimenticato il piacere che ne derivava.

Inoltre aveva intrattenuto la strega dietro di lui, con tutto il repertorio della sua rock band preferita, senza che lei battesse ciglio, anzi piuttosto soddisfatta di aver trovato un fan come lei, dato che i suoi amici ripudiavano quel genere di musica.

- Voglio dire, avrai certo sentito “True love”, no? It can burst in a second the sun, all the world it could stop or end up, but true love, but true love can’t… also meadows renounce to the flowers, ‘cause the flowers have lost their colours, but true love, but true love can’t…

La scopa si fermò di colpo, con gran stupore della passeggera.

Lupin si voltò serio e impassibile, sfilandosi gli occhiali scuri per sostenere lo sguardo della ragazza.

- Dimmi che non canteranno insieme ai Crash. Che nessun organizzatore, mai, sulla faccia della Terra, possa concepire un filo conduttore tra loro.

Tonks lesta gli rubò gli occhiali per indossarli lei.

- Mi dispiace Mister Lupin ma il rock va avanti, non siamo più negli anni Settanta, caro il mio lupetto. Ehi, mi stanno benissimo!

- Potresti evitare di chiamarmi “lupetto”? Il testo che hai appena cantato è la cosa più stupida che abbia mai sentito e ridammi i miei finti Rand Band!

- Scusa… scusa… non li tocco più… sarà meglio senz’ altro My broomstick… - sbuffò polemica.

Lupin riprese la rotta, nuovamente impassibile, mentre Tonks si riappoggiò alla sua schiena per evitare di riempirsi la faccia di insetti.

- Puoi dirlo forte. – commentò – You’ re like my newest broomstick, you’ re really like it, let’ s go out for a ride, if I were you I’ d be agree…

- Nooooo… non di nuovo! – piagnucolò Tonks.

Si staccò nuovamente dal ragazzo prendendolo bonariamente a pugni: – Lupo! Lupo! Lupooooo!

 

*****

Una nube di odori agrodolci stazionava sopra la radura dove si sarebbe svolto il concerto; i suoni delle bancherelle e il chiacchiericcio dei fans cominciavano a farsi sentire anche dall’ alto.

Lupin diede una fugace occhiata a tutta la zona circostante prima di scegliere un posto tranquillo per l’ atterraggio.

Nonostante avesse fatto una perfetta planata in tutta calma, riuscì ad alzare un polverone che fece tossire la sua compagna di viaggio.

Tonks scese con mala grazia, tanto da inciampare nell’ unico ciuffo d’ erba nel raggio di venti metri, finendo distesa nella sabbia.

Premuroso come al solito, Lupin in un attimo le fu accanto: - Ti sei fatta male?

Tonks afferrò saldamente la mano che il ragazzo le aveva teso, tirandosi d’ un balzo in piedi: - No, no, tranquillo, è abbastanza normale per me.

- Com’ è possibile che tu sia ancora intera, dato che cadi con una frequenza di… quanto?! Dieci minuti? – rise Lupin incamminandosi verso il festival con la scopa sulla spalla.

Tonks si bloccò di colpo, accigliata, con le braccia incrociate sul petto e il piede destro che batteva frenetico.

- Non è carino prendermi in giro così. Diciamo che sono nata con questo problemino…

- Un incantesimo cascante? – suggerì beffardo lui.

- No! – un pugno, apparentemente forte, mancò di netto lo sterno di Lupin facendo perdere l’ equilibrio a Tonks che lo stava scagliando.

Il ragazzo lasciò cadere la scopa, sostituendola con la fanciulla.

- Certo che hai una rapidità impressionante a salvarmi. – commentò lei una volta tornata sulle sue gambe.

Lupin si limitò a sorridere, raccattò nuovamente la scopa e insieme si incamminarono verso gli stand.

- Allora, com’è che il tuo Josh al momento non è con te? – le domandò curioso di sapere cosa avesse potuto trattenere un sedicenne in piena crisi ormonale lontano da una ragazza come Ninfadora.

- Non è il tipo… sai è probabile che in questo momento sia a cercare piante strane. – rispose lei meditabonda.

- Ma stavi scherzando quando hai detto che non ti ha ancora baciata… vero? – chiese divertito all’idea che questo Josh fosse quantomeno un idiota.

Tonks si fermò e trasse un sospiro.

- Baci me ne ha dati, sì. E non sulla guancia. Ma sai quel tipo di bacio che quando ti fermi per riprendere fiato non sai più dove ti trovi?

- Sì, ho ben presente.

- Ecco, io no.

Erano arrivati nella zona delle bancherelle e Tonks pareva una bambina la mattina di Natale, il suo capo scattava da una parte all’ altra mentre i suoi occhi registravano quante più immagini potessero.

Vederla con il volto così estasiato rendeva Lupin stranamente di buon umore.

- Mele caramellate! Mele caramellate! – Tonks corse verso il banco di una vecchia strega dai capelli grigi, con più bitorzoli che le lune di Giove, che evidentemente annoiata, girava il mestolo in un’ enorme calderone.

- Stai scherzando, vero? Dimmi che stai scherzando… - supplicò Lupin più a se stesso che alla ragazza che ormai era lontana una decina di metri.

Lupin le fu vicino in un attimo e mentre Tonks ordinava, si guardò attorno per accertarsi della sicurezza di ciò che l’ amica stava per mangiare.

- Non è un po’ presto per ingurgitare schifezze? – le sussurrò quando gli fu possibile.

- No, paparino, non è mai troppo presto per le mele caramellate! – sogghignò lei, porgendo due falci alla strega, che alle sue parole strabuzzò gli occhi.

Lupin scoccò uno sguardo di disapprovazione verso la ragazza.

- Non sono realmente suo padre. – spiegò alla donna.

- Ha ragione, scusi, - intervenne Tonks – È il mio ragazzo!

- Neanche! – s’ affrettò a correggere lui, col volto paonazzo – C’ è gente che è finita ad Azkaban per molto meno. – le bisbigliò all’ orecchio, trascinandola via.

Tonks era estasiata da tutte le bancherelle e non perdeva occasione per fermarsi ogni dieci metri ad ammirare nuovi tipi di giradischi portatili o magliette sgargianti con in nomi delle band che si sarebbero esibite, incantate a dovere per mostrare i gruppi a seconda delle canzoni cantate.

- I Babbani sono molto più avanti in queste cose. – commentò Lupin, mentre Tonks, che lo ascoltava appena, aveva afferrato una grossa scatola rosso fuoco, grande quanto una ventiquattrore, che serviva per ascoltare i dischi in movimento.

- Hanno inventato un congegno per sentire la musica grande quanto un palmo. – sentenziò. Prese poi a studiare i diversi modelli che aveva di fronte, tutti molto ingombranti, mentre la testa di Tonks spuntava fuori da un grosso cumulo di vecchi giradischi.

- Davvero? E perché noi non ce l’ abbiamo? – chiese delusa al venditore, il quale le lanciò un’ occhiata gelida.

Preoccupato, Lupin la prese per un braccio portandola il più lontano possibile.

- Che ne pensi di andare a prendere i posti… ormai dovrebbe iniziare.

- Va bene, va bene faccio la brava… papino!

Lupin strinse gli occhi fissandola per un momento.

- Finiscila! Non sono così vecchio da essere tuo padre! – sbottò, incapace di dirle qualcosa di più cattivo.

Tonks rise divertita e lo prese sotto braccio. - Scusami amoruccio, mi puoi perdonare?

Lupin si liberò in malo modo dalla stretta della ragazza che seguitava a ridere.

- Ti ripeto che finire in prigione non è tra le mie priorità!

- Ma io diventerò un’ Auror! Ti salvo io dalla galera! – annunciò, saltandogli nuovamente addosso.

Stavolta fu Lupin a ridere. – Tu un’ Auror? Questa è bella…

Tonks fece una smorfia. – Non ti conviene trattare così una futura Auror, potrei esserti utile in futuro!

Si dipinse un’ espressione strana sul volto di Lupin che si passò una mano nei capelli nervosamente. - In effetti per un lupo mannaro non dev’ essere male avere amici altolocati. – disse poi sforzandosi di sorridere.

Tonks alzò gli occhi al cielo. – Ah, ma allora la tua è una fissa! È tanto disdicevole essere un lupo mannaro?

Lupin la guardò come se la vedesse per la prima volta, alzò un sopracciglio e incrociò le braccia.

- Nooo, perché mai? Solo perché ad ogni luna piena divento un mostro assetato di sangue e per questo denigrato e schifato dalla stragrande maggioranza delle persone, non direi che è così male. In effetti è una referenza importate per trovare lavoro e poi i vantaggi fisici sono enormi… coma totale due giorni prima e tre giorni dopo, senza contare la mia personale collezione di cicatrici, che bella vita! – Lupin si ficcò le mani, tremanti di rabbia, in tasca e riprese a camminare.

- Posso contraddirti?

- No. Tu non hai idea di cosa significhi la mia vita, ok? Tu sei giovane, forte e carina e hai un avvenire davanti a te. Adesso andiamo! – la esortò afferrandole con poca grazia il polso.

- Peccato la stragrande maggioranza delle persone non la pensi così. – sbottò Tonks fermandosi di colpo, con i capelli rosso pomodoro, battagliera come non mai. – I professori non hanno la minima fiducia in me, mi hanno consigliato più volte di studiare Babbanologia perché solo tra i Babbani avrei possibilità di lavoro. I miei compagni mi prendono in giro perché non ho un aspetto fisso, per anni mi hanno chiamato “la ragazza senza volto”, anche se adesso ho fatto progressi perché sono diventata “la cosa”. Questi poteri poi sono un sballo per quanto riguarda il look, è vero, ma sono anche la causa del mio equilibrio precario e del fatto che le mie emozioni influiscono sensibilmente nell’ uso della magia. E anche su altre cose da donne che non ti sto a dire.

Col volto accalorato e un cipiglio feroce, Tonks sorpassò Lupin, che aveva ancora lo sguardo basito dal suo discorso.

Senza proferire parola la raggiunse. Aveva ancora le mani in tasca e la mascella serrata.

- Anche tu sei carino. – Tonks si avvicinò, intenzionata a fare pace.

- Come, scusa?

- Prima hai detto che sono carina…

- Non è vero!

- Sì, l’ hai detto!

- Non l’ ho detto!

Un boato attorno a loro li interruppe; sul palco erano appena saliti cinque ragazzi dai capelli colorati e ingellati con i loro strumenti pronti a iniziare lo spettacolo.

In un secondo l’ orda di fans si gettò a capofitto verso i beniamini e Lupin con uno scatto riuscì a trarre in salvo Tonks, tenendo entrambi ad una distanza di sicurezza.

- Between you and me, I’m just a bandit, not a king… I’m the one who sells dreams to the people and who makes promises that he never keep…

I Minister, guidati dal loro indiscusso leader, si erano già scaldati e facevano scintille, rendendo isterico il pubblico.

Lupin tratteneva ancora Tonks per il braccio. - Vuoi farti travolgere?

Tonks però non proferiva parola; sembrava imbambolata, ma non verso il palco, dove Rick Jupiter e gli altri facevano vibrare gli strumenti, ma ad una decina di metri da loro.

- Che succede? – le chiese preoccupato Lupin, mettendo da parte le ostilità.

- C’è Josh. – fu tutto quello che Tonks riuscì a dire, prima di correre via.

 

*****

 

Quando Lupin la raggiunse era arrivata all’inizio delle bancarelle, dove non c’era la ressa per il concerto, solo un forte odore di cibo.

- Ehi, Ninfadora! – Lupin le mise una mano sulla spalla per farla voltare – È tanto disdicevole che ci sia anche il tuo ragazzo?

- Sì, se mette la lingua dentro la bocca di un’altra! – strillò lei furente.

I suoi capelli erano di un rosso spento, mentre sul suo volto non c’era più traccia di gioia.

- Vuoi dire che con tutta quella gente sei riuscita a vedere che…

- Erano davanti a me prima che mi trascinassi via. – lo interruppe – Ho visto bene. Mister-con-Tonks-sono-di-ghiaccio, con la biondina era molto espansivo. Non mi ha mai baciata così! Solo schifosi bacetti di circostanza!

Lupin si dovette mordere l’interno della guancia per non ridere; Ninfadora era così tenera, infantile per certi versi e ingenua da divenire buffa.

Tossicchiò per mascherare la risata che gli era salita alla gola, poi la prese tra le braccia in un caldo abbraccio. Le picchiettò sulla schiena diverse volte, prima di parlarle.

- Potrei recitarti a memoria tutta la lista di frasi fatte a cominciare “Meglio adesso che dopo”, o “Si vede che non era destino”…

Tonks, ancora saldamente appoggiata a Lupin, soffocò contro il suo petto una risata.

- Però la verità è che si è comportato da perfetto stronzo. Quindi non merita neanche una minima lacrima da parte tua.

- Troppo tardi… - mormorò Tonks, staccandosi e asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

Lupin tirò fuori dalla tasca un fazzoletto pulito e le pulì il viso.

- Vedi, non è tanto il fatto che non sia funzionata tra noi, ma è l’ennesimo caso in cui vengo usata… o dagli amici, o dai ragazzi è sempre la medesima storia, pensano che io sia una bambola… che le cattiverie mi rimbalzino addosso!

- Hai trovato solo gente molto stupida che si ferma all’ apparenza delle cose. Non devi buttarti giù per questo. – le disse accarezzandole i capelli.

- E perché tu sì? Non è la stessa cosa Remus?

 

* walleye: letteralmente sarebbe "strabismo" che non ha senso nella canzone (anche se molte traduzioni in internet lo mettono) nello slang americano significa appunto "sbronza" e mi è sembrato più appropriato. (per amor della precisione!)

Bon, frittata fatta... che ne dite, continuo?

P.S.: meglio approfittare dei pochi vantaggi della disoccupazione... il tempo!

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Capitolo 4
*** 4. In volo ***


E' appena passato Natale e mi scuso con tutti quelli che hanno seguito questa storia; avevo promesso aggiornamenti brevi e invece sono rimasta invischiata con questa fic più del previsto.

Vi ringrazio perchè avete avuto la pazienza di seguirmi fino a qui e sono, lasciatemelo scrivere, un po' commossa, perchè è la prima storia a capitoli che termino e un po' mi mancherà questa Tonks adolescente che mi rimbalzava in testa!

Vi lascio all'ultimo capitolo di questa "All summer long" e spero di rivedere i vostri nomi anche nelle prossime storie!

 

And we were trying different things (e provammo cose diverse)
We were eating* funny things (mangiammo cose divertenti)
Making jokes* out by the lake to our favorite song (scherzavamo in riva al lago con la nostra canzone preferita)
Sipping
Pumpkin Juice*
out the bottle, not thinking 'bout tomorrow (sorseggiavamo succo di zucca, non pensando al domani)
Singing “W
ill be a better day”* all summer long (cantando “Will be a better day” tutta l’estate)

Non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa anche se un sorriso aveva già preso posto sul suo volto.

Conosceva quella ragazzina, di origini Black, da neanche mezza giornata, eppure quel suo modo di fare così schietto e, a volte, burbero, lo avevano stregato.

Ninfadora Tonks era probabilmente la ragazzina più strana, sognatrice, ostinata di tutta l’ Inghilterra, ma aveva con sè uno strano potere, in grado di convincere incantando chiunque.

Se la vita non lo avesse già messo a dura prova in quegli anni, Remus sarebbe stato capace di credere ad ogni singola parola che Tonks in pochi minuti era riuscita a sciorinare.

Ma Lupin non era un sognatore, non più.

- Una volta una ragazzina disse che è sempre il momento di una mela caramellata, dico bene?

Il cambio d’argomento era avvenuto su un terreno talmente fertile per Tonks che seppellì volentieri l’ascia di guerra.

- Però questa volta offro io! – precisò, squittendo di gioia, Tonks.

*****

Forse fu a causa del caldo, o forse del repertorio soporifero che avevano programmato i Minister, il fatto era che nel bel mezzo del concerto, Tonks, i cui capelli erano azzurri come il cielo, e Lupin erano sotto il vecchio e polveroso tendone dello Strecandy lanciandosi caramelle Tuttigusti, cercando di fare centro nelle reciproche bocche, salvo poi ridere a crepapelle per il gusto sorteggiato o per l’errato lancio.

- Ma sei tremendo! – esalò tra le lacrime Tonks, dopo l’ennesima caramella con un sapore tanto disgustoso quanto improbabile.

Per tutta risposta Lupin scoppiò in una nuova, fragorosa risata, talmente forte da costringerlo a tenersi la pancia con le braccia.

- Perdinci, non hai la faccia del cattivo ragazzo!

- Questo lo so! – riuscì a dire Lupin, pulendosi le lacrime dagli occhi col dorso della mano – E’ grazie a questa faccia che mi sono salvato qualche volta dalle punizioni della McGranitt.

Tonks fece una smorfia.

- La mia faccia non ha mai ispirato compassione. Qualunque forma avesse. – d’improvviso s’illuminò – Però quest’anno potrei prendere le tue sembianze!

Il proprietario dello stand li guardò torvo scuotendo la testa, mentre scossi dalle risate si abbandonavano sul tavolo cosparso di caramelle.

Un incredibile assolo di chitarra ebbe il potere di riportarli alla realtà; Johnson aveva fatto il suo ingresso sul palco e la folla era in visibilio per il leader dei Crash.

Lupin e Tonks incrociarono lo sguardo, incerti sul da farsi.

- Non... non mi va di rientrare nella bolgia... – ammise infine Tonks dato che nessuno dei due parlava.

- Però sei sempre dell’idea di vedere il concerto? – chiese tranquillo Lupin mentre lei si limitava ad annuire.

- Allora ho un’idea! – si alzò rapidamente e si miese in spalla la Comet della ragazza, strizzandole l’occhio con fare complice.

- Tu-sei-un-genio! – scandì Tonks al massimo dell’eccitazione.

Lupin le sorrise incoraggiante guidandola verso il prato, quando si dovette fermare;  la scopa gli scivolò dalla mano, piombando a terra con un tonfo sordo, che ancora una volta attirò lo sguardo truce del proprietario. Respirava a fatica, ma in un attimo Tonks gli fu accanto.

- Remus... stai...?

- Tran.. tranquilla... va tutt...

Non riuscì a finire la frase, costretto a sedersi, piegato in due.

Tonks lanciò un gridolino, non di paura, bensì di stupore; si era appena resa conto che...

- Non hai mangiato a sufficienza! Con quello che... insomma, hai perso troppe energie. Ma non ti preoccupare, stavolta ce l’ho io l’ideona!

*****

Il leggero venticello che dava filo da torcere alla canicola che si abbatteva su Helga’s Valley, era come un abbraccio per Lupin e Tonks;  appollaiati come pappagalli sul trespolo, sulla scopa di Tonks (a circa sei metri da terra e tre dal palco) si godevano i virtuosismi alla chitarra di Simon Polansky, gustandosi due hamburger formato famiglia, accompagnati da del buon Vino Elfico per Lupin e da un succo di zucca ghiacciato per Tonks.

- Devo ammettere che come Malandrina non saresti stata niente male! – esclamò Lupin dopo un generoso morso del suo panino.

- E io devo ammettere che la carne al sangue è molto più gustosa dell’altra. – rise Tonks a bocca piena, riuscendo quasi a strozzarsi.

Lupin le diede delle leggere pacche sulla schiena, notando solo allora uno strano rigonfiamento nella parte bassa della felpa della ragazza.

- Che cos’hai da nascondere, Ninfadora? – domandò mellifluo, con un lampo ironico negli occhi.

Tonks sobbalzò sulla scopa a sentire il suo nome di battesimo.

- Ehm, io, ecco... ok, ok, vado matta per le patatine all’aglio... e ne ho preso un pacchetto...

Lupin sgranò gli occhi. – L’hai rubato?

- No! – strillò lei indignata – Che ti salta in mente? È solo che pensavo ti dessero fastidio e le tenevo per dopo...

Stavolta fu Lupin che quasi si strozzava soffocando malamente una risata.

- Ma quelli sono i Vampiri, Ninfadora!

La ragazza scosse la testa guardandolo con aria critica.

- Uffa, Remus stai diventando noioso! – disse, quando lui terminò la risata – Non mi riferivo al fatto che sei un Lupo Mannaro, che per inciso so benissimo che non soffre l’aglio, nè come si crede l’argento, ma alla maggior parte delle persone l’odore dell’aglio dà fastidio.

Lupin rimase in silenzio, mentre il viso gli si chiazzava di rosso; aveva sempre cercato di sdrammatizzare con il sarcasmo la sua condizione, con le persone con cui aveva confidenza, ma con questa ragazzina, si accorse, che non ce n’era alcun bisogno.

Poco prima aveva detto che Ninfadora sarebbe stata una perfetta Malandrina e mai paragone poteva essere più azzeccato.

I suoi amici, infatti, erano stati i primi che avevano creduto in lui, rendendo la sua licantropia una cosa normale, perfino divertente in qualche caso.

Certo anche i membri dell’Ordine della Fenice non erano mai stati scortesi o sgarbati, ma comunque molto attenti a selezionare con cura le parole da usare con lui, quasi che fosse il solo chiamare per nome il suo problema lo rendesse reale.

Ma questa ragazzina pur non conoscendolo affatto, si era dimostrata subito disponibile, per nulla impaurita, nonostante avesse mancato di un soffio la belva assetata di sangue che albergava in lui.

In quel momento avrebbe voluto abbracciarla, così piccola e già così determinata non si rendeva conto di avergli dato con quelle parole, molto di più di un semplice hamburger.

- Il lupetto si è addormentato…

Lupin si ridestò dai suoi pensieri, posando nuovamente lo sguardo su Tonks, che lo stava canzonando.

Aprì la bocca per dirle qualcosa ma la chiuse subito, tornando a fissarsi le mani.

- Non parli più? – gli chiese lei infine imbronciata.

- Veramente ero curioso di sentire gli altri versi…

- Credo che faccia più o meno così; Cappuccetto lo va a svegliare e poi ci giocherà…

Lupin rise, mentre Tonks si prodigava in una magistrale interpretazione.

- Sei incredibilmente stonata, lo sai?

- Non è vero!

- Hai steccato per ben tre volte “I should go”!

Tonks gli diede un pugno su una spalla anche se una risata faceva già capolino dalle sue labbra.

- Johnson ha smesso di suonare per tapparsi le orecchie… - continuò Lupin, incassando bonariamente i colpi di Tonks.

La ragazza provò a colpirlo più forte, ma perse l’equilibrio e solo l’intervento provvidenziale di Lupin la salvò dallo sfracellarsi a terra.

- Siamo su una scopa, nel caso non te ne fossi accorta. – le disse dopo essersi accertato che fosse saldamente al suo posto.

Tonks avrebbe volentieri replicato, ma in quel momento i Crash intonarono la sua canzone preferita e si concentrò sul concerto.

- Tomorrow will be a better day, you know… the sky isn’t far, you’ ll reach it although you’re slow…

Nonostante il fracasso che le orde di fans facevano, Lupin riusciva a udire Tonks sussurrare la canzone visibilmente commossa, ma rimase di sasso quando sentì le sue braccia circondargli la schiena.

Non sapendo bene cosa fare, si limitò ad accarezzarle le mani.

*****

- In the night I know you think to me, love, in the dark you always search my hands…

Partecipare ad un concerto su una scopa si rivelò molto più divertente che non da sotto il palco; Tonks era libera di muoversi senza paura di scontrare gli altri o di venire trascinata a terra.

Sembrava tutto tranquillo, anche se il sole era sparito da un pezzo, le luci del palco riuscivano a rischiarare tutt’intorno.

Lupin drizzò la testa, guardando in alto, sembrava un segugio che cerca qualcosa di indefinito, che può vedere soltanto lui.

- Tonks, è meglio scendere. Si sta avvicinando un temporale. – le urlò all’orecchio per sovrastare il coro sotto ai loro piedi.

La ragazza gli lanciò uno sguardo stupito, diede un’occhiata intorno e poi tornò a sorridergli.

- Remie, è solo una nuvola di passaggio, non credo che…

Tonks non riuscì neanche a finire la frase che un’ improvvisa folata di vento scagliò lontano loro e tutti quelli che li avevano emulati a cavallo delle scope.

In un attimo il cielo era diventato nero come la pece in un turbinio di nuvole che si muovevano rapide come saette e un forte acquazzone si stava abbattendo su tutti i presenti. 

Remus le urlò qualcosa di incomprensibile e Tonks non potè fare altro se non stringersi convulsamente a lui, mentre la Comet veniva sballottata senza controllo verso la pineta alle spalle del palco.

Tonks si fece coraggio e aprì leggermente le palpebre e quando si rese conto della grossa quercia che avevano di fronte, strillò talmente forte da sovrastare i tuoni che rimbombavano nell’aria.

Chiuse gli occhi ancora una volta, certa dell’impatto contro il tronco e fu leggermente stupita quando ciò non avvenne; Lupin aveva ripreso il comando della scopa con una virata spettacolare a due passi dall’albero.

- Tonks… Tonks… ehm… Ninfadora?

- Ci siamo schiantati? – pigolò lei con gli occhi ancora ermeticamente chiusi.

- Direi di no. – rispose serafico Lupin, accarezzandole le mani, in quello che le parve un gesto consolatorio.

- E… se potessi lasciarmi tornare a respirare, te ne sarei grato.

Gli occhi di Tonks si spalancarono all’istante, come le braccia che cingevano Lupin.

- Tutto bene, lì dietro? – le chiese, facendo scendere lentamente la scopa a terra.

- Per tutte le Fate del Bosco, come hai fatto a indovinare il temporale? Sei per caso un metronomo babbano?

Lupin rise tirandola fin dentro la boscaglia, dove la pioggia filtrava meno e prima di risponderle, evocò un ombrello e cominciò ad asciugarla a colpi di bacchetta.

- Si dice meteorologo. – la corresse senza nascondere un cipiglio divertito – I miei sensi sono più sviluppati vicino alla luna piena.

- Beh, è stata una vera fortuna. E scusami se ho dubitato. E scusami se ti ho stritolato! – gli rispose affabile mentre gli strappava la bacchetta di mano per asciugare lui.

Lupin mise le mani sui fianchi e un leggero cipiglio.

- Sai che è contro le regole strappare di mano la bacchetta ai maghi maggiorenni?

Tonks sbuffò e fece un gesto di diniego con la mano che teneva la bacchetta incenerendo inavvertitamente una piantina.

- E adesso dovresti capire perché. – la ammonì Lupin incapace di trattenere un sorriso – Dai, vieni.

La condusse per mano nella boscaglia fino ad un piccolo capanno di legno, in prossimità del lago.

Trovarono riparo in quella misera rimessa per barche, in attesa che si placasse la tempesta.

Si sedettero in un angolo vicino all’apertura posteriore in modo da essere al riparo e contemporaneamente tenere d’occhio la situazione.

- A quest’ora i miei devono aver capito che non sono a casa… - sospirò Tonks osservando il cielo cupo.

Lupin guardò l’orologio che aveva al polso.

- Direi che se ne dovrebbero essere accorti da un pezzo. – sentenziò poi rivolgendole uno sguardo di rimprovero.

- Però è stato un bel concerto, finchè è durato. Certo, ti sei perso le P3…

- Sopravviverò. – rispose laconico.

Tonks fece un sorriso che si spense, portato via da un brivido. Lupin se ne accorse.

- Vieni qui, - le disse aprendosi la giacca in modo da coprirla un poco e Tonks non se lo fece ripetere due volte – I Crash non sopporterebbero di vederti malata. Magari senza voce…

Gli si accoccolò addosso e appoggiò la testa sul suo petto, in modo da non vederlo in faccia.

Lupin prese ad accarezzarle la schiena pensieroso, contemplando il temporale all’esterno.

- Come pensi di tornare a casa? – le chiese meditabondo.

- Non credo di avere molta scelta, non credi? Un mago maggiorenne mi ha gentilmente informato che non posso usare la magia.

- È vero. Ma volendo quel mago potrebbe portarti con una Materializzazione Congiunta…

- Ooooh Mister Lupin infrangerebbe le regole? Per me?

- Beh, è per una buona causa… con questo tempo rischi da fare da parafulmine volando con la scopa.

Tonks gli sorrise grata e lo abbracciò ancora di più.

*****

Bayswater Road, Londra

- Wow! Non mi avevano mai fatto smaterializzare prima d’ora! – esclamò divertita Tonks toccando il suolo londinese.

- Sì, beh, ti sarei grato se non ne parlassi molto in giro… ho già abbastanza problemi al momento. – osservò Lupin grattandosi pensieroso la nuca.

Tonks scrutò la porta di casa, immaginandosi cosa stesse succedendo dall’altra parte, con sua madre e suo padre in tensione, alle prese con gufi e messaggi a tutti quelli che la conoscevano per avere sue notizie.

- Sei stato un’ottima compagnia, Remus, dico davvero. Grazie infinite. Per tutto!

Tonks gli tese la mano, guardandolo dritta negli occhi, con i suoi che traboccavano di gratitudine.

- Grazie a te! Erano anni che non partecipavo ad un concerto dei Crash. E mai con una ragazza così particolare. – Lupin rise, strinse la mano di lei nella sua, senza mai smettere di osservarla.

Tonks fece qualche passo incerta verso casa, poi si voltò di scatto, temendo di non trovarlo più, ma Lupin era ancora lì dove l’aveva lasciato.

Lo raggiunse nuovamente, ridacchiando per l’espressione interrogativa che aveva dipinta in volto, si mise in punta di piedi per poter posare le mani sulle sue spalle ed essere faccia a faccia.

- Sarebbe inappropriato darti un bacio d’addio? – gli domandò, mentre i capelli le sfumavano in un rosa cicca brillante.

- Disdicevole, forse. – ammiccò lui, posandole a sua volta le mani sulle spalle e spingendola a terra.

- Mmm… non sei tanto più vecchio di me, in fondo. – sbuffò lei.

- Quanto basta per rendere la cosa disdicevole.  – Lupin le sorrise e si abbassò per schioccarle un bacio sulla guancia – Stai bene con i capelli così.

Tonks, che era leggermente arrossita, si prese una ciocca tra le dita, dato che non si era resa conto di aver cambiato colore.

- Oh… - disse sgranando gli occhi – Non li avevo mai trasformati così! Chissà com…

- Ninfadora! – una voce dall’altra parte del marciapiede la fece voltare.

Un ragazzo biondo con una sgargiante maglietta dei Minister le stava correndo incontro.

- Dove diavolo sei stata, i tuoi sono terribilmente in ansia e…

- Josh, un attimo non vedi che sto parlando con…

Tonks s’interruppe vedendo che Lupin non c’era più; lo cercò con lo sguardo fino a dove il suo occhio si poteva spingere, ma non riuscì a scorgerlo da nessuna parte.

- Dai, vieni, o ti beccherai una settimana di punizione… e poi ti sei persa un grande concerto dei Minister, lo sai?

Tonks non gli rispondeva, né lo guardava, fissa ancora nel punto dove si era smaterializzato Lupin, chiedendosi se si fosse sognata tutto.

*****

Tre settimane di consegna era stato il verdetto inappellabile di Andromeda.

Tonks se ne stava sul suo letto con le braccia incrociate sotto la nuca, non le importava nulla della punizione, ma non riusciva a dormire per la delusione di non aver salutato Lupin come meritava. In fondo l’aveva salvata dal crollo del tetto e dalla bufera, l’aveva accompagnata al concerto anche se non era in condizioni fisiche per farlo, aveva subito tutte le sue paturnie su Josh e si rese conto che non sapeva nulla di lui.

Si girò verso la finestra e fu allora che la vide brillare.

Si alzò di scatto e inciampando nel tappeto cadde rovinosamente a terra; il contatto del pavimento col ginocchio le ricordò che nelle ultime ore, Lupin l’aveva afferrata sempre prima di toccare terra.

Arrivò al davanzale e non potè non sorridere; decorata con un bel nastro rosa, c’era una mela caramellata.

La prese e l’annusò, lasciando che il profumo di zucchero le salisse su per il naso, fecendo riaffiorare i piacevoli ricordi della giornata.

- Arrivederci, Remus. – bisbigliò.

Si sdraiò nuovamente sul letto e con il cuore colmo di gioia, finalmente, si addormentò.

 

The End

Immagine da Deviant Art

* Ho cambiato le parole perchè si identifichi meglio con la storia!!!

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