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di Kendhra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tokio Hotel ***
Capitolo 2: *** Biglietti ***
Capitolo 3: *** Passo dopo passo ***
Capitolo 4: *** Bar ***
Capitolo 5: *** La chiamata ***
Capitolo 6: *** Loro. ***
Capitolo 7: *** Incontro ***



Capitolo 1
*** Tokio Hotel ***


Tutti mi dicevano che ciò che facevo era sbagliato,come mi comportavo era sbagliato,la musica che ascoltavo era sbagliata, il mio modo di essere era sbagliato….ero la figlia sbagliata,l’amica che nessuno avrebbe mai voluto. E mi trovavo a vivere sola ed affrontare i problemi con le mie gambe. Perché tutte le persone quando hai bisogno di loro scompaiono nel nulla.
Una sera come tante altre camminavo per strada per guarire le mie ferite,ascoltando musica a tutto volume per schivare il mondo intero e camminando iniziavo a sentire l’affanno che si faceva sempre più forte tanto da bloccarmi dopo poco;stavo ferma,immobile,con gli occhi dispersi nel vuoto e il viso bagnato,in testa continuava a risuonarmi una dolce melodia,una canzone orecchiabile,non sapevo di chi fosse,ma la voce di chi la cantava sembrava sospendere il tempo e fermare tutto. La musica nelle mie orecchie,il traffico cittadino,il bambino che mi guardava sorpreso,la mamma che mi chiamava non contavano più nulla. Continuavo a cantarla anche se pensavo di non conoscerla,non m’importava,provavo a pensare dove l’avessi sentita prima,ma niente. Quella voce cominciò ad essere il mio tormento per un mese,cercai di non dimenticarla,fino a che una sera tardi girando per i canali regionali la trovai…sorpresa tirai un urlo che mia madre mi raggiunse di corsa e appena mi vide davanti alla tv con gli occhi spalancati e intenta ad ascoltare le parole della canzone mi sgridò per averla svegliata di soprassalto,ma io rimasi impassibile a guardare quelle quattro figure su un elicottero,mentre una voce suadente ricantava la melodia di qualche sera prima;il volto di quel ragazzo così particolare mi sembrava familiare,aveva qualcosa che mi ricordava l’infanzia,ma a primo impatto non sapevo cosa. Quel gruppo era quasi bizzarro,aveva un qualcosa che ti chiedeva di ascoltarli,di informarti su loro e la mia lotta interna per pensare ad altro non mi aiutava,così presi il computer e cominciai a cercare i ‘Tokio Hotel’. C’erano quattromila siti stranieri su loro,foto,video,interviste,non sapevo più dove andare a sbattere la testa. Di certo mia madre non mi aiutava,già la faccia del cantante mi era familiare e lei col suo –“questo l’ho già visto da qualche parte” che diceva a mezzo mondo dello spettacolo mi rendeva più curiosa e inquieta.
I ragazzi erano tedeschi –wow! Pensai tra me e me,non avrei mai creduto che dei ragazzi così giovani potessero essere così bravi. Più foto guardavo e più iniziavo a credere che il cantante del gruppo Bill (avevo scoperto come si chiamava!) in questa vita o in un’altra l’avevo conosciuto. Non era razionale come pensiero,in effetti un po’ assurdo,ma c’erano delle terribili cose in comune tra lui ed un altro ragazzo che tempo fa avevo conosciuto. No non poteva essere lui,mi stavo facendo un film in testa, ma in fondo da piccola avevo vissuto dagli undici anni ai quindici in Germania e avevo conosciuto davvero un bambino di nome Bill,eppure di Bill a questo mondo ce ne sono tanti. Il piccolo Bill,il bambino della Germania, quello che era stato realmente parte della mia vita e che mi mancava così tanto,l’avevo conosciuto mentre tornavo a casa dopo la scuola con mia madre. Il posto mi era ancora nuovo,mi ero trasferita da poco in Germania,per mio padre che aveva ricevuto una richiesta di lavoro a Magdeburgo. Bill correva come un forsennato per il vialetto di casa incontro al suo gemello che tornava da scuola,perché lui era rimasto a casa quella mattina,non stava molto bene. Bill adorava suo fratello, erano praticamente un tutt uno,lo cercava in ogni istante quando non lo vedeva attorno a sé. Dopo quella volta mi accorsi che lui abitava accanto a me,ma non ci avevo fatto molto caso fino ad allora,ero abituata ad avere per vicini dei vecchietti. I due gemelli erano portati per la musica,avevano una piccola band con altri due amici poco più grandi di loro e il pomeriggio dopo la scuola a volte si riunivano e suonavano. La loro musica non era male per questo non andavo a lamentarmi mai da loro,appena sentivo accordare gli strumenti mi fiondavo fuori casa e correvo in giardino a spiarli. Era divertente perché loro non sapevano di essere osservati e io ridevo alle loro spalle quando sbagliavano una nota o rompevano le corde (quante ne rompevano!).Tutto andava bene,sempre bene,non si erano mai accorti di me fino ad un pomeriggio in cui correndo verso la finestra della camera di Bill,dove suonavano,il ragazzo non c’era; era accanto a me e mi osservava con aria interrogativa a chiedersi che ci facessi io là,imbarazzata gli dissi:- Ehm stavo pulendo il vetro che è leggermente sporchino….-avrei voluto scomparire! Naturalmente senza credermi Bill scoppiò a ridere,mi propose di entrare da lui e vedere suonare il gruppo senza nascondermi. o gli dissi:-ma no,io non mi stavo nascondendo,solo che….sentivo rumore,sono uscita un secondo a controllare e…sei apparso tu-
-ah bene,allora se non vuoi vederci suonare ti lascio fuori.
-no,no va bene entro,entro!!- dissi sorridendo a 360 gradi.
L’aria di casa sua sapeva di musica,tutto sembrava un suono e sentirli suonare a due centimetri dal mio orecchio mi riempiva il cuore,mi piacevano davvero tanto,ma dal mio viso non doveva trasparire niente,dovevo fingere fosse la prima volta che li sentivo.
Da quel pomeriggio (troppo imbarazzante per me) in poi tra me e Bill nacque una bellissima amicizia,lui era il mio migliore amico,a lui raccontavo ogni cosa perché mi fidavo davvero,era sempre disponibile,vivevamo praticamente insieme,ogni problema lo affrontavamo insieme,anche la separazione dei suoi che l’aveva fatto soffrire incredibilmente l’avevamo affrontata insieme,le nuove canzoni col gruppo,la sua prima cotta,i problemi con la scuola,i compagni che lo volevano cambiare,le sue crisi perché credeva di perdere sé stesso,i primi demo per le case discografiche,i tentativi per trovare un nome alla band (e che nomi che uscivano fuori!!) tutto sempre insieme,eravamo davvero uniti. Quest amico così speciale,come un fratello per me,lo persi quattro anni dopo,una sera di dicembre,vicino natale quando mio padre ebbe la brillante idea di lasciarci,non aveva un buon motivo,solo scuse,sempre scuse e intanto dentro me si abbatteva una tempesta che mi distruggeva,perché da lì sapevo non si sarebbe più tornati indietro,sapevo sarebbe cambiato tutto, niente come prima. Trascorso il natale cercando di vivere gli ultimi buoni momenti con Bill,mia madre mi fece fare le valigie e decise di tornare in Italia dai suoi parenti,almeno così non avevamo problemi di soldi. Pensare al futuro senza Bill mi faceva stare male,soffrivo troppo,non ci volevo credere,era parte di me e ora dovevo abbandonarlo senza una spiegazione,solo per colpa di qualcuno che inconsapevolmente aveva deciso la mia vita. Tanto a loro quel che provavo dentro non interessava,solo io e Bill soffrivamo,gli ultimi giorni seduti in un angolo della mia camera a ricordare la prima volta in cui ci siamo parlati,mentre mia madre raccoglieva le ultime cose,ricordando la scusa del vetro sporco e poi quante ne avevamo passate insieme,e cosa avremmo fatto ora che non ci saremmo più visti.
-Promettimi che non smetterai mai di cercarmi nonostante la distanza- gli dissi.
-Io e te siamo legati da un filo invisibile che anche se un giorno potremmo perderci nella nostra vita,ogni volta che avrai bisogno ti riporterà da me.-
Scoppiai in lacrime,mi voltai dall’ altro lato per non farmi vedere piangere ancora,lo abbracciai,non l’avrei mai voluto lasciare. E così…arrivò il giorno più brutto della mia vita,la partenza. Quella mattina mi alzai e mi preparai immediatamente,in silenzio,all’oscuro della mia stanza,non volevo provare niente per tutto ciò che stavo lasciando. Le valigie erano pronte, la casa vuota,i vicini dormivano ancora,sembrava quasi una fuga.
Sì,per me era una fuga,una fuga da me stessa,da questa vita che tra poco sarebbe diventata solo un ricordo e anche io dentro di me sarei cambiata. Spensi la luce della mia camera,scesi al piano di sotto,salutai le mura di casa che erano state le testimoni di quella parte di vita,uscii di casa,mia madre chiuse la porta una volta per tutte e mi lasciai alle spalle tutto,dentro di me un vuoto,per la prima volta non pensavo a niente. Era ora di andare. Dalla macchina vedevo il vialetto allontanarsi pian piano fino a lasciare spazio alla strada vuota e grigia che portava all’aeroporto,non un’ espressione usciva dal mio volto,non avevo salutato Bill,ma forse non ce ne era stato bisogno perché in realtà l’avevo fatto già milioni di volte sapendo che il giorno della partenza non avrei trovato il coraggio di dirgli addio. ‘’Si informa i signori passeggeri del volo AZ916 in partenza per Roma Fiumicino che è aperto l’mbarco’’. Guardavo attentamente gli ingressi dell’aeroporto tra gente che arrivava,partiva e pensavo a chi sarebbe andato,dove,la felicità di arrivare da chi lo ama e la tristezza quando devi abbandonare invece chi ami,forse guardare quel via vai di gente era un tentativo per scovare tra quelle persone Bill. E quando,dopo aver scambiato novemila ragazzi per lui,lo vidi lì di fronte a me pensavo di esser diventata pazza,ero sconvolta,sorpresa,sbalordita. Da dietro m’arrivo una spinta verso di lui, mia madre – Ma sei diventata cieca o hai litigato con lui??- allora gli corsi incontro.
-Sorpresa di vederci??-
-beh si,è perchè ci siamo già salutati ogni giorno,dopo che hai saputo che dovevo partire-
-si ma un ultimo saluto non si nega,anche se è presto e sarei dovuto essere a letto-
-Ehm vado a pulire il vetro che leggermente sporchino!-
ahahaha dai,insomma salutiamoci come persone normali!!-
-ok,beh allora ciao- -non ti dimenticare di me e non scomparire-
-nemmeno tu,sappi che esisto e che ti penso,voglio ritrovarti un giorno,possibilmente prima di raggiungere i 40 anni-
-so già che non succederà, sarai troppo impegnato a crescere piccoletto!-
-vedi che sono più grande di te-
-ti voglio bene…-
-sarai sempre parte di me-
Un abbraccio tra le lacrime,un sorriso finto,un ultimo sguardo tra noi,ci capivamo anche solo guardandoci,sapevo cosa provava e lui sapeva cosa provavo io. Nei suoi occhi non leggevo un addio,lui sapeva ci saremmo rivisti. E così fini tutto. Prima di andare definitivamente però mi sussurrò all’orecchio:-tokio hotel-di cui non capii il senso e mi mise in mano metà di una stella d’argento con incisa una parte del suo nome,a me capitarono le due LL finali. Da quel suo gesto capii che dire di ritrovarci tra qualche anno per lui non era solo un modo di dire,ci teneva seriamente,era una promessa.
Guardai per l’ultima volta Bill,il suo gemello,sua madre,nella speranza che un giorno li avrei rivisti e mi avviai verso l’imbarco con biglietto di sola andata,il mio cuore rimase con loro.

*nda:premetto che questa fanfiction è nata un pò per gioco,e non era di mia intenzione farla durare così a lungo.Mi rendo conto che i primi capitoli possano sembrare un pò monotoni,li ho scritti tanto tempo fa;ad oggi gli ultimi capitoli che sto scrivendo sembrano essere migliorati xD quindi chiedo perdono a chi si interesserà a leggerla (se ci sarà qualcuno xD)
Kendhra ^^

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Capitolo 2
*** Biglietti ***


Piansi tanto,piansi troppo,piansi fino a diventare fredda e distaccata,senza legarmi a nessuno per la paura di abbandonarlo un giorno. E mentre ricordavo tutto ciò le mie lacrime bagnarono la tastiera,le sentivo scendere bollenti sul mio viso pallido che continuava a guardare lo schermo del computer in un punto fisso senza capire il perché mi venivano i brividi ogni volta che leggevo “Bill”. Per quella sera staccai il pc,non avrei resistito ancora a leggere quel nome,troppi ricordi, troppa voglia del passato,troppa sofferenza,troppe coincidenze,troppe cose accomunavano i due Bill. Ma forse tutti questi dubbi che mi assalivano erano solo una fantasia,forse tutto quello che avevo ricordato non era mai successo. Intanto l’estate stava passando e io continuavo ad ascoltare questi ‘Tokio Hotel’ tra pochi mesi avrebbero fatto il primo concerto in Italia ed io ci sarei andata. Il ricordo della Germania continuava a persistere ma non mi premeva quanto prima,vivevo giorno dopo giorno escogitando piani silenziosi per ritrovare il mio Bill, e l’idea che potesse essere lo stesso di quel gruppo non mi dispiaceva,ma se fosse stato lui come l’avrei avvicinato?cosa gli avrei detto?mi avrebbe creduto?sarebbe tornato tutto come prima o il successo gli avrebbe dato alla testa? E se invece non fosse lui come e dove lo cercherei? Potrei lasciar perdere tutto o iniziare a cercarlo. Non dimenticherò mai quel suo sorriso,così malinconico e felice allo stesso tempo,potrei riconoscerlo tra mille,e vorrei riconoscerlo tra mille. Vorrei stringerlo e non lasciarlo mai più, vorrei raccontargli la mia vita,vorrei consolarlo nei momenti di tristezza,chissà chi ha preso il mio posto adesso.
-Maby! Rispondimi!!!!! È mezz’ora che ti chiamo!!! Ci sono le tue amiche sotto casa che ti stanno suonando!!!
E i miei pensieri vennero interrotti da mia madre, si dissolsero velocemente,lavati via da un po’ d’acqua mentre mi sciacquavo il viso,volevo nascondere quelle lacrime.
-Nessuno deve mai vedermi piangere,io sono forte e loro devono vedermi così- -ma è possibile mai piangere per il passato?!?!?- -in ogni caso devo sorridere….oggi si prenota l’aereo!!!!!-
Presi la stella che Bill mi lasciò anni prima,era il mio portafortuna,il legame tra il presente e il passato,tra l’insensibilità e il cuore, e salutai mia madre.

Scesi di corsa le scale,era pazzesco come il mio stato d’animo cambiasse ogni minuto. Il mio sorriso falso le mie amiche lo conoscevano bene,ma al solito mi tenevo tutto dentro,loro mi conoscevano come la pazza Mabel,la casinara e non potevo mica raccontargli ogni mio tormento in un giorno così felice. La mia vita prima dell’ Italia non la sapeva nessuno. Non me l’avevano mai chiesto,perché sapevano che ci sarei stata male a raccontare tutto. Ero un mistero,e sinceramente quella era una parte di vita che doveva essere dimenticata e, stava per essere dimenticata,se non fosse stata per colpa di quella sera!
-Mannaggia a me e quando all’una di notte mi metto a girare per i canali musicali! È tutta colpa di quella voce,di quel ragazzo,di quel nome!-
Baciai le mie creature che continuavano a non capirmi e ci incamminammo verso l’agenzia.
Oggi si prendono i posti ragazze!!!!!!!!!Si va!!!!!!!!!!!-
Se solo immaginassero cosa vorrei dirgli!
-Allora ragazze milano malpensa per quattro???-
-E lei come fa a saperlo??-
-Ma ragazze si vede,il concerto dei tokio hotel vero??-
-Eh?? Si vede così tanto???-
-Allora…..ci sono giusto gli ultimi quattro posti del volo delle 6.00-
-Bene,prendiamoli!!!-
-è fatta mie dame!!!!!!!!!Tokio eccoci!!!!!!!!-
-Si venite a dirlo a me!!!sono più confusa dell’alfabeto arabo letto al contrario a testa in giù su uno scoglio in mezzo alle montagne e non capisco il perchè!!! Come faccio a sopportare tutto questo???-
Per fortuna lo stavo solo pensando.
Tornando a casa stringevo forte quella stella che avevo tra le mani,la tenevo sempre con me e strano che nessuno l’avesse mai vista,avrei voluto che quella stella fosse lui.

Arrivata in casa corsi in camera senza degnare nessuno di un saluto,mi cambiai e attaccai il mio caro mp3 che da quella fatidica sera non ebbi più il coraggio di accendere. Ora c’erano le canzoni dei Tokio Hotel e le sapevo a memoria;i miei dubbi comunque continuavano ad accompagnarmi e continuarono a farlo fino al giorno del concerto.

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Capitolo 3
*** Passo dopo passo ***


La sera prima non dormii,continuavo a chiedermi sempre la stessa cosa.
–Se fosse lui?Se fosse lui?Che faresti?Trovati una risposta Maby!-
Cosa avrei fatto??Forse quel concerto sarebbe stato il riscatto dell’abbandono,ma per rispondermi avrei dovuto trovarmi davanti a fatti compiuti.
-Chi vivrà,vedrà! Intanto porto la stella,non si sa mai!- pensai ad alta voce.

La mattina arrivò senza farsi attendere,io intanto avevo scavato un solco nella mia camera facendo avanti e indietro tutta la notte. Era il momento de ‘zaino in spalla e coraggio!’. Durante il viaggio ci facemmo le solite domande stupide che avremmo potuto ben volentieri risparmiarci,ma almeno non mi permisero di pensare ad altro.
Erano fantastiche le mie amiche in quanto a distrazioni.
-Ragazze,emozionate??-
-Mi tremano le gambe-
-Io non mi sento più lo stomaco-
-Io non ci credo ancora,ho l’affanno!-
-Su che ci aspettano ore di fila!!!!!!!!-
-Eeeeeeehhh che bellezza,almeno avremo qualcosa da chiacchierare,come sempre!- disse Eve
-Raguole non diamo di matto e stiamo calme!dobbiamo stare integre fino alla fine del concerto almeno- -dopo possiamo pure sbatterci la testa al muro o svenire per strada- erano le mie affermazioni sagge.
C’eravamo,c’eravamo davvero. Il momento della verità sarebbe stato stasera??o mai??magari le ore di fila mi avrebbero portato a confidarmi con loro,a raccontare i miei dubbi,ma le altre fan mi avrebbero ucciso se avessero sentito tutto.

Le ore passate in fila non furono bellissime ma è in queste occasioni che le persone danno la visione totale di sé. Noi eravamo stanche ma calme,parlavamo tranquille del più e del meno mentre le altre ragazze sbraitavano come oche e di certo questa era la cosa che sopportavamo di meno. Ma noi eravamo lì per la musica,per la forza,per la felicità che ci davano quei quattro ragazzi e per quella serata che sarebbe stata un’esperienza in più della nostra vita.
-Amori miei,ho delle cose da dirvi che forse cambieranno il vostro modo di vedermi..- - tempo fa vivevo in Germania,a Magdeburgo......…-
Raccontai tutto mentre loro continuavano ad ascoltarmi sempre più sbalordite e incredule.
-…….Ecco questa è la stella che mi ha dato,e forse stasera troverà la sua parte complementare,insieme al mio cuore.- -Lo so è assurdo,ma chi più di voi può credermi?non so cosa vado a pensare,ma ci ragiono su ormai da mesi-
-Oh tesoro! Sarebbe fantastico se fosse lui…ma non illuderti che se poi non è così ti ferisci ancora,ma in caso contrario ce lo presenti no???!-
-Sì ma come farà a notarmi in mezzo a quel casino???E non fate le galline!-
-Se davvero c’è quel filo invisibile che vi collega fin da piccoli,ti sentirà.-
-Lo spero,lo spero davvero.- -Avete già iniziato a muovere le penne eh?!?!??! Siete incorreggibili!-
-Mancano 10 minuti all’apertura….in gamba ragazze si corre!!!-
-Chi osa sorpassarmi si becca un occhio nero e una gamba rotta, promesso!!!-

Fino a poco fa ero a confidarmi con le ragazze,ed ora correvo per le scale,come tutti,perché l’obiettivo era stare davanti.
Quello che mi avevano detto poco fa,era come nascosto,non ci pensavo,o forse correndo non pensavo a niente in realtà.

Melodia di ubers ende der welt….

-Ci siamo…….oddio non reggo,mi sento svenire…. Tom è entrato correndo (come al solito!)…oddio guarda come muove la chitarra!!!!! Aaaaaaaaahhhhhhhhh!!!!!!!!!!!...... sto per prendere a calci ste quattro racchie qua dietro se non la finiscono!!!- - aaaaaaaahhhh Biiiiiiiiiilllllllll!!!!!!!-
Il cuore cominciò a pulsare come mai,sembrava stesse per esplodere,lui,col suo muoversi mi sembrava riconoscerlo,erano passati pochi anni,era cambiato,ma il suo modo di fare era lo stesso. Ma che stavo pensando??Come potevo scambiarlo per il Bill dell’infanzia se non sapevo dove era finito??chi mi assicurava fosse lui?? Ero una cretina pensare ciò,ma quando cantava non potevo che ascoltarlo e farmi venire in mente quei giorni. Una certa somiglianza c’era,ma avrei dovuto usare la testa fino al momento in cui avrei avuto l’occasione di sapere la verità.
-Basta pensare Mia (Lucy mi chiamava così)!!!!!!Ora sei qua,goditi il concerto!-
-Aaaaaaaah,come posso se non riesco a pensare ad altro che a lui???? Lucy io devo sapere!!!!!!-
-Hai aspettato anni in pace e ora di botto questa cosa ti scombussola la vita??-
-Per favore…-
Mi dimenavo,volevo scappare,sfuggire da me,dai miei pensieri,dai miei ricordi…ma non potevo,la folla mi opprimeva, la musica mi opprimeva,le mie amiche mi opprimevano. Sentivo pian piano che il volume della musica si affievoliva,le urla stavano scomparendo,le palpebre erano pesanti,e poi buio….non so quanto restai così a terra,non so come mi portarono via da lì,non so che mi fecero finchè non mi svegliai,in una stanza vuota,solo un divanetto e un signore con dell’acqua in mano, sentivo ancora il concerto a due passi da me.
-Sei svenuta- mi disse un uomo,anonimo rispetto alle persone che erano presenti al concerto. Non spiccava,gli occhi piccoli e sorridenti,incorniciati da un volto tondo,amichevole.
Come??Dove sono adesso?E le mie amiche?E il concerto?-
-Ehm purtroppo non sei nel backstage,se no tutte vorrebbero svenire,ma sei all’interno del palazzetto ancora-
-Ah capisco…ma…posso tornare adesso??-
-Si,se vuoi….corri va-
Era molto strano trovare una persona gentile lì dentro,di solito ai concerti le persone diventano mostri.
Cominciai a correre a destra,a sinistra,seguivo la musica,sapevo non sarei tornata di nuovo davanti ma ci avrei provato lo stesso.
Le porte della sala erano chiuse e anche stesso non avrei visto niente perciò cercai un’altra entrata, qualcuno mi urlò alle spalle,e chi poteva così aggressivo se non il collega di Saki,Toby,colui che avrebbe messo paura anche a se stesso.
Che bisogno aveva di essere così aggressivo??
-Ue calma chicorito,non ti sto facendo niente…..-
-Please where are you going!!?-
-Ehm yeah..quiet I’m trying to see the concert ok??-
-GO AWAY!!!!!-
-I payed to see them and now I want to see Tokio Hotel- - se solo osa toccarmi grrr lo prendo a calci,pari chi mi scantu i iddu io??!? Fozza e vedemu!- *
Dopo la litigata in cui io e il signorino non ci capivamo,riuscii a farmi portare dov ero prima,questo mentre Bill cantava bello e tranquillo ‘In die nacht’ e il bodyguard mi aveva presa in braccio. Niente da fare mi ero fatta notare senza nemmeno volerlo.
Ad un tratto vidi le facce delle mie amiche sbiancarsi e guardarmi sconvolte, eh sì, era successo. le luci mi puntavano.
-Cazzo!!!!!!!!!!!!!Oddio,oddio,oddio!!!!!No no no!Che so ste luci??!?-
Gli occhi della folla mi stavano osservando,seguivano ogni movimento e io che volevo passare inosservata non capivo tutto questo interessamento,non volevo rendermene conto.Avevo smosso troppe cose.
Ebbene sì appena mi sistemai al posto di prima,vidi Toby avvicinarsi a me, presa dalla paura mi attaccai a Miky come una scimmia. Ma Toby voleva solo darmi la stella che avevo perso. Tutto questo davanti a tutti,davanti ai Tokio Hotel che intanto avevano finito la canzone e Bill,che osservava da un pezzo quella stella,non sapevo nemmeno da quanto,voleva per caso prendermela?!?!? Continuava a guardarla,fisso, come incantato,e io non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui, il cuore continuava a battere,sempre più forte,sempre più veloce, gli occhi mi bruciavano e le mani iniziavano a sudare,un brivido mi percorse dall’interno e raggiunse lo stomaco,come una pugnalata,ma non c era soluzione a questa sensazione. Sempre io dovevo fare certe figure, e lui non poteva stare immobile per un mio portafortuna,per la mia reliquia sacra. C’era una scaletta da rispettare,le altre 143440 fan a cui dar retta. Così nel tentativo di far finta di niente, mi voltai e tornai al mio posto come se niente fosse,ricomponendomi,almeno apparentemente. A quanto pare al cantante non andava giù,non aveva proprio voglia di procedere,dalla tasca posteriore del jeans tirò fuori qualcosa che sembrava essere la parte della mia stella. Mille brividi mi presero improvvisamente e non capii più niente,non vedevo,non sentivo,non riuscivo a parlare,a respirare. Le mie amiche,pazienti,e sempre accanto a me….loro pensavano per me,vedendomi incapace di agire. Non sapevo se essere felice o spaventata. se davvero fosse stato lui,sarebbe stato difficile potergli giurare di essere io,la stessa ragazza che una volta abitava accanto a lui,che era andata via e che quel pensiero l’aveva dato proprio a lei,senza imbrogli e semplicemente. Si,perché ora lui era famoso,inavvicinabile e per di più nella classifica dei ragazzi più antipatici della Germania! Poi con i bodyguards alias 007 che si portava…ancora meglio.

Tutto questo in un concerto di due ore e mezza che avrei dovuto godermi al massimo. Certo! Nonostante le cose possano sembrare prevedibili,non lo saranno mai,nemmeno avendo alle spalle due mesi di organizzazione,con tutti i dettagli e i possibili imprevisti calcolati;ci sarà sempre qualcosa che ti manderà in frantumi i programmi.
Eravamo lì…tutti quanti..io,i Tokio Hotel,e le fan. Il mio sguardo imbarazzato era fisso su di lui..che aveva ricominciato a cantare..ma…qualcosa era cambiato dopo quel secondo in cui i nostri occhi si erano incrociati. Cantava quasi a far uscire l’anima,a far piangere il cuore…e in quel momento il mio cuore piangeva con lui…Io dovevo guardarmi il concerto!Non starmi a crogiolare nel mio mondo e nei miei pensieri. Ma quell’evento era più forte di me…più forte della mia volontà…
Ero ancora immobile con quel peso che mi portavo addosso da anni, quel dubbio che quella sera, ne ero convinta, sarei riuscita a svelare.
In mezzo al caos il mio cuore si sentiva più delle urla, e

lui poteva sentirlo, perché lui era me.






* dialetto siciliano. Traduzione:Pare che ho paura di lui io?Forza e vediamo!




Kratos the Pokermaster: grazie per la recensione ^^
sono lusingata (:


nda:eccomi nuovamente!Non sono Flash che postoo ogni giorno,ma siccome sono capitoli diciamo attempati,li carico spesso così arrivo a mettere in tempo reale quello che sto scrivendo adesso. (: Buona lettura ^^

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Capitolo 4
*** Bar ***


Il concerto stava per finire, stava per svanire tutto…ma io avevo ancora una speranza.

Abbandonato il palco, tra i coriandoli e i fumi, i ragazzi sgattaiolarono via, solo loro riuscivano a non farsi scorgere mai, sarebbero saliti sul bus che li avrebbe portati verso una nuova meta..alla conquista di una nuova città.

Io volevo fermare la loro corsa…non volevo bloccarli per sempre,volevo solo un’opportunità per fargli capire che io c’ero e che ero sempre stata con loro,volevo fermare il loro cuore. Non tentai di mettermi in mezzo alla strada come facevano tutte a urlare frasi che nemmeno io capivo; mi presi di coraggio,misi le mani in tasca e presi quello che era l’unica prova e l’unico ricordo di

quand ero piccola, lo strinsi forte tra le mani,fino a sentir male e correndo,lo poggiai al finestrino,con una forza tale che il botto rimbombò per tutta la strada e tutti mi guardarono, disperata,in lacrime e col respiro affannato continuai a premerlo dannatamente sul finestrino nella speranza che qualcuno riuscisse a far tesoro di quell’immagine. Anche solo a guardarla per un secondo lui l’avrebbe dovuta riconoscere,ce l’aveva avuta da sempre! So che poteva sembrare una cosa assurda, ma non so per quale ragione quella sera ogni cosa mi parve possibile,anche volare a testa in giù sembrava essere una cosa di tutti i giorni. Le mie amiche provavano a chiamarmi al cellulare, ma per quel momento non esistevo.

Tanto ci speravo che il pullman si fermasse,un cenno.

Scorsi una figura dentro il bus sobbalzare dal sedile dopo il botto. Il pullman si fermò,tre teste si sporsero per controllare cosa fosse stato quel rumore; un paio di grandi e profondi occhi mi fulminarono,videro quell’oggetto e d’un tratto sembrarono cambiare,cominciarono a inumidirsi,ciò contò più di tutto.

Sentii una gran confusione in testa,lo guardavo non riuscivo a sentire il mio respiro,mi veniva da urlare,piangere,ridere,tutte queste emozioni mi bloccarono,ero la solita,non sapevo controllarmi,lui aveva liberato in me quelle sensazioni che avevo nascosto al mondo. Ma il mezzo non poteva restare fermo a lungo,le più scatenate l’avrebbero assaltato,così quello sguardo così

dolce tornò a nascondersi dietro un paio d’occhiali scuri e  l’impronta della mia mano andò via col sei ruote. L’osservavo uscire dalla mia vista con l’umore che palleggiava,saliva in cielo e poi scendeva sempre più giù.

 

Ero immobile,con la testa su un mondo parallelo,litigavo con le mie lacrime perché smettessero di bagnarmi il viso,sentivo freddo e il mio respiro non smetteva di affannarsi; ero totalmente annebbiata da lui,dalle emozioni e dal mio passato.

Tornai al mondo reale solo quando dopo tanto tempo sentii lo squillo del mio cellulare,era ivy.

-Maby??Dove sei??è da un’ora che proviamo a chiamarti,Lu era preoccupata,ha fatto il giro del palazzetto per sette volte-

-Sì-

-Stai bene??-

-Mi…mi disp-

-Maby??maby??Dove sei?-

-Io non capisco…sono all’uscita principale,vi aspetto lì-

-Ok ciao-

 

Mi tolsi dalla strada,cercai di farmi trovare dove dissi. Stravolte e mezze arrabbiate mi raggiunsero dopo poco con lo

stress del post-concerto e la preoccupazione che li procurai. La mia mano ancora sanguinava,la tenevo stretta con l’altra

perché mi bruciava alquanto,non era tempo per i rimproveri,non mi andava di sentirle inveire contro di me. Volevo solo

andare all’albergo e riflettere sulla serata,prima che la stanchezza prendesse il sopravvento e la magia del giorno prima scomparisse in una nube di sogni e ricordi.

- Zitte per favore. Andiamo via-

La mia espressione parlava da sé. Per questo tornammo in silenzio,tutte all’hotel. Non fu una notte tranquilla,forse era la troppa stanchezza o l’incessante ricordo che vagava a ruota libera per il mio cervello. Sognai di averlo lì vicino,di parlargli faccia a faccia,di sentire il suo fiato su di me,di respirare il suo profumo,ma certo!Era un sogno di qualsiasi altra adolescente innamorata del proprio idolo…e perché allora mi sembrava così familiare?Lui mi guardava e io rivedevo nei

suoi occhi i bambini che eravamo,era così rassicurante averlo vicino,ridere insieme,ritrovarci. Una sensazione che non sembrava assolutamente reale,infatti ad un tratto le sue parole cominciarono a perdere senso,a farsi sempre più sorde finchè mi ritrovai ad osservare il soffitto in lacrime. Perché i sogni devono sembrare così reali!Era la mia pena per le azioni della sera prima??Alla vita non bastava avermi già fatto soffrire troppe volte?

Con gli occhi impiastricciati di lacrime decisi di prendere la vita con i denti e mandare a quel paese qualunque cosa avesse ostacolato la mia felicità. Per prima cosa mi alzai e mi preparai per scendere a fare colazione,le altre non l’avrebbero presa bene se non le avessi aspettate ma avevo troppa fame per svegliarle e farle preparare,poi non credevo proprio si svegliassero facilmente,il giorno prima era stato davvero faticoso per tutte.

Scesi le scale dell’hotel,percorsi un lungo corridoio con la moquette rossa e bei quadri appesi alle pareti,paesaggi…e che altro poteva essere?Alla fine del

corridoio si apriva un ampia sala,illuminata da una luce accecante provocata dalle grandissime finestre,sui tavoli erano stese le tipiche tovaglie bianche del mattino,l’odore del cappuccino,il rumore delle tazze,era tutto così accogliente,d’altronde era normale per quella città esserlo,abituati com erano a tutti gli eventi! Analizzai la sala per trovare un posto,il più isolato di tutti per passare inosservata e farmi gli affari miei in santa pace,scelsi il tavolo e mi sedetti.

Presi un giornale,giusto per darmi un po’ di arie,e cominciai a fingermi interessata alla lettura,automaticamente aprii la pagina degli spettacoli.

-Vediamo se dicono qualcosa del concerto-

 

Incredibile delirio ieri sera per i quattro di Magdeburgo!

 

-Tsk,sempre le solite cose-

 

D altronde c’era da aspettarselo un bagno di folla così. Migliaia di ragazzine accorse dal giorno prima,tutte con lo stesso coro: vogliamo i tokio hotel!Per fortuna nessun ferito, il concerto è trascorso tranquillamente,lo spettacolo è stato strabiliante e si aspetta un futuro ritorno della band nella città.

 

Ah bene,non dicono niente,tempo sprecato.

Buttai il giornale dall’altro lato del tavolo.

-Nervosa stamattina?-

Era normale per me essere nervosa di prima mattina,tanto più per lo stress del concerto e tanto più perché la mattinadesideravo godermi la calma quel tanto che potevo e invece una figura mi s’era avvicinata e mi stava parlando,e nemmeno la conoscevo!Okay,cercai di calmarmi,tentai di essere gentile,alzai gli occhi verso chi mi aveva parlato e con un sorriso acido risposi

-No,soltanto un po’ di stress-

Nel momento in cui alzai gli occhi persi ogni cognizione del tempo,del luogo,di me stessa,niente aveva senso,niente contava più di chi avevo davanti,lui era lì,col suo sorriso smagliante coi denti perfetti in bella vista,gli occhi illuminati dal sole,i capelli arruffati dalla dormita pesante della sera prima immaginavo…mentre guardavo il suo volto sentì scuotermi,dei colpi sulla spalla…

-Maby?-

-Maby stai..ehm..stai..sbavando guardando il cameriere-

-COOOOOOOOOOOOOSA??!?!?- oddio che stavo facendo??

Cominciai a scuotermi la testa,cercando di capire,mi ripresi da ciò che avevo visto prima,e mi accorsi che avevo solo sognato ad occhi aperti,come sempre,ma questa volta sembrava così vero..e in un primo momento non mi accorsi della figura che avevo fatto. Ora il cameriere avrebbe pensato di interessarmi,perfetto ci mancava solo questo! E così anche la pace del mattino era stata infranta e io mi ritrovai a combattere contro il mattone della tristezza e della speranza della sera

prima…qualcosa mi diceva che in Bill c’era il bambino che conoscevo io, qualcosa..o era solo la mia forte volontà…avrei voluto che fosse così,non importava quanto dolore avrebbe causato se fosse stato il contrario..ma lo volevo, e volevo a tutti i costi scoprire la verità.

 

 









 Nika695 grazie (: mi fa molto piacere ti sia piaciuta ^^

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Capitolo 5
*** La chiamata ***


Eccomi col quinto capitolo. Spero vi piaccia (:
Buona lettura ^^

 

 

 

 

L’aria frizzante della città non rispecchiava il mio stato d animo,i monumenti non mi interessavano,le parole delle mie amiche mi giungevano alle orecchie come ventate d’aria,non le afferravo,ogni cosa che dicevano era superflua per me.

Passeggiavano tranquille mentre io dentro soffrivo,avrei voluto buttarmi a terra e rimanere distesa finchè non fosse arrivato lui a salvarmi,finchè lui non mi avesse risvegliato dallo stato catatonico in cui vivevo dal giorno della partenza dalla Germania. Non mancava molto perché dovessimo riprendere l aereo e forse ero un po’ sollevata al pensiero di non dover condividere quel luogo con i ricordi del mio passato e della sera prima,ma non potevo lasciare il dubbio così.

Io e le mie amiche andammo in pellegrinaggio per la città, non sapevo cosa avrei potuto trovarci ma tanto valeva visitarla una volta che se ne aveva l’occasione. La città come sempre era piena di turisti,sorpresi dalle bellezze che gli offriva il luogo,dai ristoranti che davano riparo e buon cibo,io li guardavo nella speranza di scorgere qualcuno in particolare,come facevano tutte le fan,che non si arrendevano mai;beccare i propri idoli quando meno se l’aspettano. Due ragazze in particolare catturarono la mia attenzione,distrattamente avevo sentito delle parole chiave per me, dicevano qualcosa a proposito di un annuncio in tv da parte di Bill,di un ringraziamento per il calore durante il concerto…no non era normale una cosa del genere. I Tokio Hotel per quanto amassero i fan non avevano mai annunciato qualcosa il tv e appena la mattina dopo. Qualcosa non andava. Dovevo trovare più informazioni,così chiamai mia madre e le chiesi gentilmente di cercare informazioni al più presto,sperando che capisse e che si sbrigasse,ma prima che mi documentasse la sigla del tg tuonò nelle mie orecchie e poi il servizio:

 

Milano:il cantante della band tedesca ‘Tokio Hotel’cerca la sua metà.

 

-il cantante della band tedesca Tokio Hotel,Bill Kaulitz,alla luce di un evento strano accaduto ieri in seguito ad un concerto è alla ricerca di un qualcosa che non vuole rivelarci e che lo completerebbe. Questi sostiene che l’autore del gesto sappia di che si tratta. Ha reso presente inoltre che necessita che la persona in questione cerchi di mettersi in contatto col management per un eventuale verifica della verità sostenuta.

 

Quindi se qualcuno avesse voluto fregarli non avrebbe potuto perché non sapeva di che si trattava e anche se l inventava e non lo provava,lui non avrebbe acconsentito mai a incontrarlo.

Oddio!!!parlavano di me??Come…come…come ha fatto??Come ho fatto??Come è successo???Oh no!Le magie non accadono,non a me…me lo sono immaginato ecco tutto…come faccio a contattare il management?Come faccio a farmi credere??Che devo fare??Quando??Quanto tempo ho??E se si realizza??Se succede quello che sogno da sempre??Che devo fare??

Tremante chiamai le ragazze,stavo inerme davanti alla soglia del locale,pallida come un cadavere.

Le raccontai tutto,ogni singola parola del servizio del tg,ogni dubbio,ogni supposizione,avevo bisogno di loro ora. Non sapevo da dove cominciare,possibile che quella fortuna fosse capitata proprio a me?Ma era davvero la stessa cosa che stavo supponendo io e che aveva

richiesto lui?Tutto era irreale. Impossibile. Assurdo per giunta. Quella notizia mi diede una botta di sprint dopo avermi quasi tolto la vita. Non potevo restare con le mani in mano mentre il mio futuro mi aveva appena dato modo di cercarlo.

-Io so cosa cercate!- chiamai il management,il numero l’avevo perché avevo previsto che mi sarebbe stato utile prima o poi, anche solo per insultare qualcuno,ma sarebbe servito.

-Ah si??Beh dillo-

-Una mezza stella-

-Hai modo di provarlo??-

-Dietro la mia stella ci sono due L, e se gli dite che sono Mabelle se ne dovrebbe ricordare,non solo lui,ma anche suo fratello…Io so cosa cerca,ieri io ero lì,con la mano sul finestrino,l ho visto.-

-Sai quante l’hanno detto??Bene,lasciaci il numero e ti richiameremo se ciò che dici lo confermeranno.-

Quanto avrei dovuto aspettare??Una settimana?Un mese?Che pena. Ammesso che lui avesse confermato. E se non si fidasse comunque??Come glielo dimostrerei??Dovrei scavare a fondo tra i ricordi. Niente dolore se ad aiutarmi ci fosse lui,ma se dovessi farlo sola,io non reggerei il colpo.

La verità è che lo desideravo,lo desideravo troppo,al limite della vita.Era così irrazionale quanto lo desiderassi,sarei morta aspettando,aspettandolo,ma non potevo fare altro,anche una sola piccola possibilità mi dava la forza di continuare a sperare.

Svuotata di ogni pensiero,di ogni umore,andai a sedermi,senza fiato,come se avessi corso tutti questi anni per un qualcosa che non conoscevo,un qualcosa che non conosco tuttora. Ero stanca,stanca di aprire gli occhi ed essere sola.

 

 Tornai a casa che non ero più la stessa,no non lo ero più,da quando nella mia vita erano entrati LORO.

Aspettai mesi quella chiamata sperando,ma dopo settimane seduta accanto al telefono persi le speranze,mi alzai e decisi di riprendere in mano la mia vita. Va bene,non potevo distruggere il  mio essere,il mio passato,quello che sentivo,ma di certo potevo buttar via un po’ di quelle magliette nere che mi accompagnavano da anni,potevo risollevarmi l’umore,almeno finchè era giorno. La notte riaffiorava tutto il dolore che mi nascondevo.

Provai di tutto ma continuai a soffrire,non mi dava pace questo dolore,io non lo volevo,io non lo capivo. Non l avevo chiesto. Mi mancava lui,mi mancavano i Tokio Hotel. Forse non mi avevano chiamata perché non mi aveva riconosciuta,forse non mi avevano creduta…forse…..

Squillò il telefono.

’Qualche mia compagna deficiente’ pensai.

-Pronto, Mabelle Larry?

-Sì,sono io.

-Siamo del management dei Tokio Hotel,hanno deciso di verificare di persona quello che sostieni. Ovviamente non sarà un meet. Al prossimo concerto. Ti manderemo un pass. Come sai sarà tutto serrato.-

-Oddio..ok..ok…-

Attaccai il telefono e cominciai a piangere istericamente,urlai,risi,felice,anche soltanto li avrei visti,che cosa assurda. Non era vero.

Loro,superblindatissimi,per quella mezza stella,per quella sera,per quegli occhi commossi che io avevo riconosciuto,mi stavano permettendo di chiarire,di tornare. Io ero il loro passato,loro erano il mio presente e tra poco ci saremmo incontrati,scontrati. Ancora una volta,noi tre.

 

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Capitolo 6
*** Loro. ***


sesto capitolo (:

beh non posso fare a meno di scrivere xD scusate (:

 

 

 

Oggi. Oggi li avrei incontrati, questi mesi di attesa mi avevano uccisa,scuola tutte le mattine,i soliti amici cretini, e io,io che ripensavo a quella sera in cui avevo riportato la mia mano sanguinante all’hotel,quella sera in cui avevo camminato senza un perché. La mia vita era lui,la mia vita era quella che adesso non c’era più,in quella vita io ero felice. E ora…eccomi,chiusa nei miei sentimenti,vuota,che mi vestivo sola nella mia stanza con appena un filo di luce a cui avevo permesso di interferire con la mia presenza. Stavo bene?No.

Mancavano poco più di 12 ore e avrei saputo la verità.

 

Il suo sguardo incrociò il mio. Vidi la fine. La MIA fine. La fine di tutte le insicurezze,di tutto il dolore,la fine di anni di abbandono,di ricerca disperata di quel filo che lui aveva promesso ci avrebbe tenuti uniti fino alla fine.La fine della mia solitudine. Lui era lì,con me. Il suo sguardo me lo stava confermando. Il suo respiro irregolare,un'altra conferma. Sì era lui,adesso lo potevo riconoscere in ogni gesto che faceva. Non era cambiato. Io ero LEI. Lui lo sapeva. Corsi tra le sue braccia,mi ci buttai a capofitto pur sapendo di non poterlo fare,ero una bambina. Ricominciai a VIVERE. Le sue lunghe braccia mi avvolgevano,tra le lacrime,eravamo noi.

-Mi hai trovata eh?- dissi sorridendo, l'unico vero sorriso che mi uscì dopo anni. Incredibile.

-Tu hai trovato me.-

-Tu ti sei fatto trovare, ti voglio bene!-

Mi schioccò un pugno sul braccio in risposta,sì anche lui me ne voleva. sempre il solito stupido. così assurdo quanto fino a pochi minuti prima eravamo degli sconosciuti,loro le star e io la fan impazzita.  Ma Tom?Tom dov era in tutto questo? Tom.

Era in un angolo,con la testa tra le mani. Non l'avevo mai visto così pensieroso. Andai da lui,mentre bill raccontava di noi agli altri.

-Tom..-

Non rispose. Mi guardò con gli occhi umidi e storse la bocca in segno di disapprovazione.

-Tom,sono io. Cavolo,ti ricordi,lo so che mi riconosci!Lo so che sai chi sono!Diavolo! Non capisco perchè fai così.-

Si alzò bruscamente,ebbi paura. Raccolse le sue cose e scappò via sbattendo la porta.

In tutto questo i bodyguards mi rivolsero uno sguardo omicida,per i loro gusti quel giorno mi ero avvicinata già troppo ai Tokio Hotel. Li vidi avanzare verso di me,un'onda mortale di omoni,mi voltai verso Bill che li tranquillizzò. Da quel momento potevo stare ufficialmente con loro. Non era un meet, non era un incontro casuale. Era un ritrovo di vecchi amici.

Adesso toccava a me,toccava a noi. Mi sembrava tutto così normale, non pensavo a nulla, al mondo lì fuori, alla vita che mi sarebbe aspettata dopo quella giornata. Il mio mondo erano loro. Il mondo era lì dentro. Solo loro erano capaci di cancellarmi i pensieri dalla mente e impregnarla della loro essenza. Parlavamo. In quattro,raccontavo la mia vita,tutta,quella venuta dopo la partenza per l'Italia. Non era vita. Era coma,buio. io parlavo,tutti i loro sguardi addosso,e Bill mi guardava con lo sguardo amorevole di una madre. Dio!Mi faceva paura!Ero stata io a prendermi cura di lui,sempre. Il suo sguardo preoccupato e apprensivo non faceva che aumentare l'angoscia delle mie parole,cominciò ad aumentarmi il battito del cuore,mi venne l'affanno,il mio sguardo era vuoto,le parole risuonavano senza sentimento,quella parte di vita non mi sembrava mia. Eppure continuai a parlare,loro ascoltavano senza dire niente,e tom intanto non c'era.

-Bill..adesso tocca a te,tocca a voi. Ho perso un bel pò di cose..-

Bill sorrise,una luce che non avevo mai visto invase il suo viso perfetto.

-Tooooooooooom!!- lo chiamò

Ma lui non arrivò. Era andato via.

-Cristo!Non ci posso pensare!In un momento così importante lui se la da a gambe!-

-Va’ da lui.-

-Si,ha bisogno di me.Avrà avuto un forte shock,non lo so...so solo che non si trova,non mi risponde.-

Incredibile come quel momento tanto atteso, avesse ribaltato le mie emozioni. mi sembrava tutto normale adesso. io,bill e tom. come ai vecchi tempi,le piccole incomprensioni,gli sbalzi d'umore,ero tornata in me. ero io,agli inizi di tutto. Forse non mi rendevo conto ancora di quello che stava significando questa giornata,ma ne avrei fatto i conti dopo,quando tutto sarebbe finito.

-Come restiamo?- dissi -Per il futuro,non voglio perdervi di nuovo. Una volta mi è già bastata. Ti prego.-

-Oh..già-

Il pensiero dell'ultimo sguardo,l ultimo abbraccio,non mi piacevano per niente. detestavo la parola 'ultimo',decisamente.

Bill,dio,com era cresciuto,era quasi un uomo. La sua voce,le sue mani,era il mio piccolo amico in un corpo da grande,la sua mente libera,i suoi sogni,i suoi progetti;lui era diventato quello che voleva essere,ci era riuscito. E mentre riflettevo guardando nel vuoto, mi scese una lacrima amara,una di quelle che avrei voluto ricacciare dentro a forza,che sai che se scende anche solo una di quelle lacrime cominci a piangere ininterrottamente,senza smettere mai e per nessuna ragione. Mi mancava. Vidi una mano dirigersi verso la mia guancia, asciugò quella lacrime e mi sorrise. sì,mi mancava,anche il gesto più semplice faceva male. Avevo bisogno di recuperare il nostro tempo. Il tempo che la vita ci aveva preso. Il tempo che in questi anni mi era stato solo nemico,mi aveva preso l'anima. Impressi quel sorriso semplice e vero nella mia mente,era un sorriso per me. Lasciò cadere sulla mia mano un foglio di carta delicato,profumato,essenza di loro. Come i coriandoli del concerto, che al termine,ci si ritrova a raccogliere, a sentire se sanno di Tokio Hotel,imprimere il loro odore,associarlo col ricordo del concerto,e fantasticare..andare oltre...ma quello che conteneva il foglio non era così tanto leggero. Un peso enorme,per me.

-Leggilo quando arrivi a casa.-

-Ok.-

Lo guardai,non era un addio questa volta. Ci salutavamo sorridenti,ci eravamo trovati dopo tanto e dopo fatti assurdi. Ci saremmo rivisti,adesso sì.

-Salutami tom..se ti capita fra le mani.-

-Oh sicuro..se mi capita fra le mani lo strozzo,anche a costo di spezzarmi tutte le unghie!!per lui questo ed altro!-

-Oh..quanto amore!-

Scoppiammo a ridere come due cretini. Ma dovevo andare,perciò dopo salutai e corsi via prima che le lacrime potessero sommergermi. Ancora non me ne rendevo conto,era evidente, se me ne fossi resa conto avrei cominciato a piangere dall'inizio alla fine dell'incontro;invece ero allegra,eravamo allegri tutti,come se fosse una cosa normale,di tutti i giorni,vedersi.

Eravamo sicuri di rivederci,questo ci dava la forza di sorridere ancora. ripercorrevo i corridoi che all'andata avevano assistito alla mia ansia, tra poco sarei stata fuori da lì,avrei fatto i conti con la realtà? con le mie amiche,con mia madre,con il mio passato e presente senza sapere in un futuro con loro. Potevano uccidermi o rendermi viva.

 

Mi svegliai di colpo. Il caldo, il sole in faccia, il viso sconvolto. Avevo sognato tutto quanto? Il solo pensiero risvegliò in me un dolore così lancinante che all'istante fece riversare lacrime e lacrime su di me, come pioggia. Ma il foglietto era lì. Ripiegato alla perfezione, sul comodino. Aspettava che lo leggessi, aspettava da ieri.

Non ne avevo il coraggio, ma dovevo.

-Ritrovarti è stato un bene. Mi sei mancata. Ora non sparire, e scusa Tom. Scusalo,lui non avrebbe voluto scappare così. Cercami, il numero non lo dare a nessuno.-

Sotto, in un angolino, c'era il numero. Interrompeva la calligrafia perfetta ed elegante che solo lui poteva avere.

 

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Capitolo 7
*** Incontro ***


Questo capitolo è molto breve.
Ringrazio ancora chi lo leggerà ^^

 

'Tu sei il mio male. Sei la mia droga. La mia vita. Il mio respiro. Sei ciò che io non sono,ciò di cui io ho bisogno.Vittima e carnefice . Sei il coltello nella piaga. La lama nella carne. Più mi faccio male,più dolore voglio.'
Questo avrei immaginato di dirgli. Questo era soltanto voler bene?Può darsi. Se riesce a prenderti l’anima.
Mi limitai a sorridergli,di nuovo. Era la seconda volta che ci incontravamo,questa volta era per chiarire con tom. Eravamo solo noi 3. Sarebbe stato più facile.
Eccoci,incrociare i loro sguardi di pietra non mi incoraggiava. Bill sentiva ciò che provava Tom,ed era impossibile non ne fosse condizionato. E Tom non era per niente felice di vedermi,ciò era evidente,palese. Sentivo la paura addosso,la paura di poterli riperdere e l'idea non mi andava giù. Non doveva succedere di nuovo. Questa volta avrei lottato. Questa
volta saremmo rimasti.
-Tom..- -non mi hai dato tempo di spiegarti,sei scappato così..non credo di averti fatto qualcosa,credimi. Sono sempre io,solo più alta e col seno.-
Lo guardai in tono sarcastico,con lui era così. Non era fatto per le cose romantiche,almeno non sembrava dopo l'adolescenza.
Mi guardò in risposta,i suoi occhi parlavano per le sue labbra,era serio. Non aveva voglia di scherzare,il nostro incontro l'aveva turbato davvero. Gli aveva scavato nel cuore. Eppure mi guardava con odio,odio intenso. Odio puro. Non avrei mai desiderato procurargli questa sensazione.
-Si,si..lo so chi sei.-  disse in tono cagnesco.
-Allora perchè ti rivolgi così a me??Cosa ti ho fatto??-
Mi guardò ancora in quel modo,nel modo in cui io non mi sarei mai aspettata di vederlo. Mi fissava. Con ripugnanza mi disse:
-Io ti odio.-
Sentir pronunciare da lui quelle parole,mi scavarono una voragine in corpo, mi sentii cadere in avanti e lo stavo facendo davvero. E nel momento stesso in cui stavo per sbattere la faccia a terra due mani mi presero. Erano le SUE. Sentii i brividi percorrermi,fosse stato per Tom avrei potuto sbattere la testa e andarmene da questa terra. Non gli importava di me. Non gli importava più.
-Te ne sei andata e te ne sei fregata di noi!Di quello che poteva succederci!Ci hai lasciati soli!E adesso torni,e pensi di ritrovarci come prima. Gli stessi bambini di una volta. No!Non è così!Non sarà così!Vai via!!Lasciaci!Io non ti voglio!Non ti permetto di tornare e andartene!-
Lo ascoltai incredula,gli occhi spalancati,le orecchie mi facevano male. Il cuore ormai era un buco,non lo sentivo battere più. E lui continuava ad urlare, ad infierire. Sentivo il rancore nelle sue parole,la delusione,la rabbia; ma aveva ragione,tremendamente,su tutto. Su una cosa però si sbagliava,non avevo scelto io di lasciarli. No.
Rivolsi lo sguardo vuoto verso il basso, le lacrime non scendevano,mi aveva colpita,ma non abbastanza da farmi piangere. Strinsi i pugni per non picchiarlo. La mia mano stava per partire, qualcuno mi trattenne.
-No bill!- urlai –Non toccarmi!Non glielo permetto!Si sbaglia..e scappa dalla verità!-
Tom mi guardò arrogante. Io lo fulminai,mi sfidava e sapeva di perdere. Mi liberai dalla stretta di Bill,presi le cose e corsi via. Voleva questo?Bene!Lo stava ottenendo.
Se fossi andata via non sarei più tornata,e questa volta sì che avrebbe potuto dire che ero stata io. Infuriata sbattei la porta e camminai veloce verso l’uscita. Solo un attimo prima di uscire qualcuno mi disse:
 –Fermati.aspetta.- Era una voce fredda e maschile.
-No!Io devo andare è meglio-
Spinsi la porta ma non si aprì. Provai a spingerla più forte,e ancora più forte,nuovamente la mia mano fu fermata.
-Dio!Si può sapere che avete voi Kaulitz contro le mani in movimento??!-
-Semplice,la porta non si aprirà se continui a batterla,è chiusa.-
-Che sei spiritoso bill,lasciami andare-
-Tom-
Tom. L’unico nome che non mi sarei aspettata,l’unica persona che in tutto questo non mi voleva. Rimasi immobile dalla sorpresa. Guardavo verso il vuoto e poi in basso,non volevo guardarlo.
-Ritorna dentro ti prego,riparliamone,mi sta facendo ragionare,io ce la metterò tutta..riparliamone-
sembrava sincero,lo sguardo languido,il tono imprecante,come poteva aver cambiato idea così velocemente? Lo guardai,allora,eccolo, mi poneva davanti al solito bivio,odiavo queste cose eppure mi ci trovavo sempre in mezzo. Dovevo fare una scelta,andare via o rimanere.
Stavo cominciando a pensare irrazionalmente e ciò non era per niente positivo. Anni di duro lavoro,anni di notti in cui tra le lacrime mi promettevo di pietrificare la mia anima,il mio cuore,di fare di me stessa la mia personalecorazza contro il mondo;questo, stava per essere spazzato via da non appena un soffio di banali emozioni adolescenziali che non facevano per me,non avevano mai fatto per me. Lo seguii.

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