~ Double Revenge ~

di ila_Delena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 01: La Vigilia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 02: La Storia ***
Capitolo 4: *** Capitolo 03: Riflessioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 04: Sospetti ***
Capitolo 6: *** Capitolo 05: Ludus Tabularis ***
Capitolo 7: *** Capitolo 06: La Prova ***
Capitolo 8: *** Capitolo 07: Prime Soluzioni ***
Capitolo 9: *** Capitolo 08: Incubi e ricordi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo:


Elena stava in piedi davanti alla finestra senza persiane della vecchia pensione, affianco a lei c’era un enorme corvo nero.
Si sentiva agitata e molto triste.
Non era stata una scelta facile, ma alla fine si era decisa.
Lei non lo amava più.
Elena cominciò ad accarezzare distrattamente il corvo, tenendo lo sguardo fisso oltre il bosco dove si affacciava la pensione, con i pensieri che vagavano per la sua mente senza essere ben ascoltati.
La sua attenzione era rivota verso la notte che dominava la città, nel silenzio quasi innaturale, era tutto troppo tranquillo.
“Non preoccuparti, va tutto bene. Non c’è nessun pericolo qui a Fell’s Church, sei solo agitata”  le mandò Damon con la mente.
Damon, trasformato in corvo, fissò Elena che si riscosse soltanto quando l’orologio segnò le 2.00.
“Elena …” disse Stefan, entrando nella stanza.
“Dobbiamo parlare Stefan” lo interruppe Elena
“Che cosa ci fa Damon qui?” sbottò Stefan, senza ascoltarla.
“Te lo stavo per dire, adesso ascoltami: dobbiamo parlare” rispose Elena, infastidita.
“Dimmi tutto” acconsentì Stefan, ignorando ogni pensiero negativo.
“Ho fatto la mia scelta Stefan” disse Elena, con il tono più freddo e distaccato che riuscì a formulare.
Damon riacquistò la sua forma umana.
“Avanti” la invitò Damon
“Piantala Damon, sappiamo entrambi chi sceglierà Elena” disse Stefan, alludendo chiaramente a sé stesso.
“Non canterei vittoria tanto presto” ribatté Damon, sorridendo “Ti stiamo ascoltando Elena”
“Io … ho scelto te Damon” disse Elena con lo stesso tono freddo e distaccato.
Era meglio fare una cosa fredda e indolore, affinché Stefan non soffrisse troppo.
“Hai visto fratellino? Mai cantar vittoria troppo presto” ripeté Damon, avvicinandosi a Elena.
“Elena … come puoi amare un mostro simile, lui è cattivo non è come te … lui … sono stato imprigionato nello Shi no Shi per te … come puoi …” balbettava Stefan, straziato dal dolore.
Era chiaro che non l’aveva presa bene.
“Stefan …” cominciò Elena, non più fredda e distaccata come prima.
“Non dire niente” disse Stefan, prima di correre via.
Elena fece per raggiungerlo, ma Damon la fermò.
“Lascialo andare, peggioreresti la situazione” disse Damon.
Elena l’abbracciò.

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Spero che il Prologo vi piaccia, recensite!!!

Baci

Erika e Ilaria

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Capitolo 2
*** Capitolo 01: La Vigilia ***


Capitolo 01: La Vigilia

 

“Dai Damon, muoviti!”  gridava Elena fin troppo contenta, mentre Damon sbuffava  “Uff, ma dobbiamo proprio farlo?!”  
“Eccolo” pensò Elena “Che continua a lamentarsi …”.
 Era la mattina della Vigilia di Natale ed Elena aveva promesso ai loro amici che avrebbero passato il Natale insieme. Infatti, erano ormai due anni che non si vedevano, tutti presi dai loro nuovi impegni che la vita gli aveva riservato. Erano passati due lunghi anni da quando si erano salutati …  e due lunghi anni da quando Elena aveva lasciato Stefan. Non aveva rimpianti,anzi, era al colmo della felicità con Damon; era lui la sua felicità.
“ Su non lamentarti ancora! È già la Vigilia e noi non abbiamo ancora comprato nulla per la festa di stasera! Non continuare a piagnucolare, l’abbiamo promesso!”
“Veramente l’hai promesso tu, principessa, io non ho fatto nulla … Anzi, la cosa non mi piace per niente!”
Elena alzò gli occhi al cielo e sospirò, era sempre il solito. Ma non per questo perse l’entusiasmo: girarono per negozi tutta la mattina e comprarono addobbi, accessori, vestiti e quant’altro; persino un altissimo abete da addobbare. Damon continuava a brontolare, carico di tutti i pacchetti e i pacchettini che Elena gli dava.
Ritornati a casa iniziarono con l’altissimo albero. Dovevano darsi un bel da fare per addobbarlo da cima a fondo! 
“Dovevi proprio scegliere il più grande?! Non ce la faremo mai a finirlo entro stasera!”
“Damon non cercare scuse! Inizieremo ora e finiremo tra poco se ci impegniamo”
“Ma come fai a convincermi sempre?!” mandò Damon col pensiero.
Elena sorrise maliziosamente.

Alla fine, sfiniti, si accoccolarono insieme nel divano.
Damon accarezzava dolcemente i capelli color oro di Elena, e lei iniziò a sbadigliare dalla stanchezza.
“Damon?”
“Si principessa?”
“Ti amo” mormorò assonnata, prima di addormentarsi del tutto.
“Lo so, mia piccola principessa, lo so.”rispose lui
La strinse a sé e iniziò a cullarla. Finalmente, dopo tutto quel tempo, Elena si era accorta che lo amava. Molto più di Stefan. Stefan. Da due anni non avevano sue notizie. Chissà cosa stava combinando ora il suo caro fratellino. Era molto strano il fatto che non avesse tentato di riprendersi Elena, ma forse era talmente distrutto dal dolore che non ne aveva la forza. Tanto meglio. Damon non avrebbe ceduto, se fosse andata così. Amava troppo Elena, non poteva più vivere senza lei. Erano fatti l’uno per l’altra.

Elena aprì di scatto gli occhi.
“ No! Sono quasi le sei! È tardissimo! Damon svegliati anche tu!” cominciò lei, ma Damon era ancora nel mondo dei sogni e non intendeva uscirne molto presto. Nemmeno una cannonata l’avrebbe svegliato in quel momento.
Così Elena lo lasciò nel divano e cominciò a vestirsi in fretta e furia.

Damon si svegliò  lentamente e si ritrovò davanti un’ Elena seccata, ma incredibilmente bella: indossava un abito lungo, rosso opaco e nella sua semplicità era meravigliosa.
“Damon! Forza! Tra poco arriveranno gli altri!”
“Va bene, va bene! Vado a cambiarmi!”

Damon scese al piano inferiore con uno smoking nero, elegante ma non troppo.
Elena ora lo fissava.
“Be’, che c’è?! Sei rimasta paralizzata dalla mia bellezza? Eh si … ci vuole del tempo a tutti per abituarsi ...” Damon non riuscì neanche a finire la frase che gli arrivò un cuscino dritto in faccia.
“Scemo!” disse Elena mentre gli faceva la linguaccia.
“Ora ti faccio vedere io!” Damon fece uno dei suoi sorrisi da 250 kilowatt e con una velocità fuori dal normale, la baciò.
Proprio in quel momento suonarono il campanello e Damon  cominciò a borbottare un “Guastafeste ...”.
Elena aprì la porta e gridò “Bonnie, Meredith!” seguito da un lungo e caloroso abbraccio.
“Ehi ci saremmo anche noi, sapete?!” disse Matt
“Eh si Mutt, purtroppo ci sei anche tu!” rispose Damon
“Se continui io ti …”
“Damon, Matt! Possibile che ogni volta si ripeta sempre la stessa storia?” disse Elena, spazientita “Vieni Matt entra! Alaric! Ci sei anche tu! Bentornato!”
“ Si, ho preso una pausa dalle mie ricerche e … io e Meredith ...” cominciò Alaric  “Alaric! Dovevamo dare loro la notizia più tardi!!!” lo interruppe Meredith
“Ah sì, è vero! Me ne ero dimenticato!” disse Alaric
Elena si aprì in un gran sorriso “ Così tu e Alaric state insieme! Le mie congratulazioni!”
Meredith, la calma e controllata Meredith, divenne rossa in viso e tutti scoppiarono in una fragorosa risata.
“ Forza amici, il cenone di Natale ci attende! Scommetto che avrete una gran fame dopo il viaggio! Damon puoi togliere l’arrosto per favore?” domandò Elena.
“ Si, si ...” Damon era pensieroso in quel momento, aveva una strana sensazione ... “Santo cielo che cos’è tutto questo fumo?!” gridò Bonnie.
“Oh no! Il mio arrosto! Daaaamooonnn!” gridò arrabbiata Elena
“ Oops” fece Damon con un sorrisino.

Dopo il piccolo incidente, trascorsero tutti la serata molto allegramente e dopo la mezzanotte aprirono i rispettivi regali.
Elena spinse persino Alaric e Meredith a baciarsi sotto il vischio, e dopo fu la volta sua e di Damon. Lui e Alaric aprirono lo champagne e tutti insieme brindarono a quel Natale speciale.
All’improvviso si sentì bussare alla porta. Elena era sorpresa.
“Chi può essere?” pensò la bionda “Non aspettiamo nessuno …”
 Mentre andava ad aprire la porta, Damon avvertì di nuovo quello strano presentimento e avvertiva un Potere che, purtroppo, conosceva benissimo. 
“Devo controllare subito prima che …” cominciò a pensare, ma si fermò paralizzato davanti a ciò che aveva davanti, e così come lui c’era Elena, che ancora non era riuscita a proferir parola. Era lì. Lì davanti a lei. Stefan. Ma non era solo, accanto a lui vi era l’esatta copia di Elena.
“Katherine ...” sussurrarono all’unisono Damon ed Elena.
“Allora non ci invitate ad entrare ?” esclamò un sorridente Stefan.
Damon e Elena si guardarono stupiti.
“Stefan cosa sei venuto a fare qui insieme a Katherine? O forse, fratellino, ti sei dimenticato cosa ci ha fatto passare?! E non doveva essere morta?”  urlò Damon
“Adesso basta Damon!” la voce di Stefan era più alta del consueto. “Lei è cambiata! Si è pentita di ciò che ha fatto e me lo ha dimostrato! In questi due anni ho vissuto con lei, e ho ricordato quanto mi sia mancata realmente … Ora io e Katherine stiamo insieme!”
“Ebbene Damon? Non riesci a credere al fatto che io sia cambiata? Mi sono pentita veramente per ciò che ho fatto e vi chiedo scusa … soprattutto a te Elena, spero che potremo diventare buone amiche!” disse Katherine sorridendo cordialmente.
“Va bene. Stefan, Katherine io vi credo e ora entr ...” disse Elena
“Ferma Elena!” disse Damon trattenendola con un braccio “Veramente credi a ciò che hanno detto?! Non ti sembra strano? Io per tutto il giorno ho avuto uno strano presentimento ... non credi che sia per lei?”
“No, Damon … sono sinceri ... e poi Stefan che motivo avrebbe di mentire? Avanti, entrate pure” rispose Elena
Damon non era tranquillo. C’era qualcosa di strano, lo sentiva … Mentre Katherine entrava, lo guardò e sorrise compiaciuta.

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BonnieMora: Grazie per i complimenti! Baci ♥

Darkbaby: Grazie dei complimenti carissimaaaa!!!! Spero continuerai a segurciiii!!!! Baci ♥

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Capitolo 3
*** Capitolo 02: La Storia ***


Capitolo 02: La Storia

 

Un fulmine colpì il terreno, riportando in vita un demone dell’inferno.
Katherine si guardò intorno.
Era nel cimitero di Fell’s Church, davanti alla tomba di Honoria Fell, un tempo il suo rifugio.
Cos’era successo? Non riusciva a ricordare, era troppo stordita.
Un’unica parola rimbombava nella sua mente stordita: vendetta.
Si alzò e per la prima volta si osservò: era nuda, sporca di fango e molto affamata.
Vendetta, vendetta, vendetta.
Era l’unico pensiero coerente che riusciva a formulare, ma non era solo affamata, aveva anche sonno.
Entrò nella chiesa e si addormentò sulla tomba di Honoria.

Quando Katherine si risvegliò aveva la mente più lucida, ma la fame la stava divorando.
Doveva andare a caccia, subito!
Si diresse verso la parte nuova del cimitero e avvertì la presenza di una donna.
Si avvicinò a lei, senza scoprirsi.
Era una donna sulla trentina d’anni, della stessa altezza di Katherine, ma un po’ più robusta.
Non c’era tempo di convincerla a donargli il suo sangue, allora si avvicinò di più e con un unico, aggraziato balzo afferrò la donna e la dissanguò.
Adesso si sentiva come nuova, molto più lucida e coerente.
Svestì la donna e si infilò i suoi abiti: una lunga gonna rosa pallido e una camicetta a fiori.
Katherine si appoggiò a una lapide e cominciò a pensare: che cosa gli era successo?
Ah, sì: quella ragazza uguale a lei, Elena, e i suoi ex amanti, Damon e Stefan, l’avevano uccisa.
Adesso, però era di nuovo in vita e voleva vendetta, contro di loro e contro l’intera città!

Katherine viaggiò per un anno intero, in giro per il mondo alla ricerca del giusto modo di vendicarsi.
Poi, in Romania, incontrò un Antico e gli raccontò una piccola parte della sua storia.
“Uhm … ho capito, facciamo così: io ti do un modo per distruggere questi fratelli con la loro bella, ma tu mi lascerai comandare la città, dove si incontrano le linee energetiche” propose l’Antico
“Va bene” acconsentì Katherine “Adesso mostrami la tua idea!”
“Il piano è facile: torna a Fell’s Church e fai finta di essere ritornata per fare del bene, quando tutti saranno sicuri della tua innocenza porta questo, al resto ci penso io” spiegò l’Antico.
“Mhhh … come farò a reintegrarmi?” domandò Katherine, nella sua mente c’era solo impazienza.
“Osservali per un po’ di tempo e cogli l’attimo” rispose l’Antico vampiro con un sospiro.
“Perfetto … come hai detto che ti chiami?” chiese Katherine all’improvviso
“Non l’ho detto. Mi chiamo Cornelius e tu?” rispose l’Antico, pazientemente.
Era alto, grosso, con i capelli rossi e gli occhi verdi.
“Mi chiamo Katherine” rispose lei “Da dove vieni?”
“Dalla Transilvania” rispose “Curioso vero?”
Katherine non riuscì a trattenere un risata.
“E tu invece?” domandò, visibilmente irritato.
“Germania” rispose, con gli occhi bassi e un filo di voce.
“Non ho capito bene, tu mi hai detto che vuoi vendicarti di due ex amanti perché si sono innamorati di un’altra ragazza e ti hanno ucciso … non mi dai qualche informazione in più?” domandò, tanto per cambiare discorso.
“Tutto è cominciato quando mio padre mi portò Firenze, ai tempi del Rinascimento. Eravamo in visita da un suo amico, il padre di Damon e Stefan Salvatore. Io ero già stata Cambiata, loro no. Conobbi Stefan e m’innamorai di lui al primo sguardo, tanto da condividere con lui il mio segreto. Poi arrivò Damon, il fratello maggiore di ritorno dall’università e m’innamorai anche di lui e gli confessai il mio segreto” cominciò Katherine
“Eri un po’ stupida all’epoca” commentò Cornelius
“Sì, lo so. Tra i due fratelli però, non scorreva buon sangue, anzi si odiavano. Così, mi ritrovai a dover scegliere: Stefan o Damon? Se non avessi sposato nessuno dei due, sarei ritornata in Germania. Decisi di non sacrificare nessuno dei due e li Trasformai entrambi. Non acconsentirono alla mia scelta, o uno o l’altro dicevano” continuò Katherine, immersa nei propri ricordi.
“Ragazza ingorda” commentò Cornelius, di nuovo.
“Non direi, li amavo entrambi. Decisi, per il loro bene, di mettere su una messinscena: finsi di espormi al sole senza l’anello e di bruciare, lasciai una lettera dove dicevo che dovevano riappacificarsi e che mi ero sacrificata per loro”
“Che romanticona” la schernì Cornelius
“Ma il piano non funzionò” continuò, ignorando i commenti che cominciavano a seccarla “S’incolparono a vicenda della mia << morte >> e si uccisero in un duello. Io, distrutta dal dolore, raggiunsi il mio creatore, Klaus”
“Lo conoscevo, un Antico” osservò l’Antico
“Sì, lui mi insegnò tutto quello che sapeva e diventai cattiva. Dopo anni e anni di omicidi mi ricordai di loro: Stefan e Damon. Vidi una ragazza, la mia copia sputata, Elena. Li portai, al loro insaputa ovvio perché per loro ero morta, a Fell’s Church. Volevo che odiassero quella ragazza invece … se ne innamorarono perdutamente, l’amavano anche più di me, non c’era paragone. Uccisi Elena, facendo cadere la sua auto da una ponte, ma non bastò: aveva scambiato il sangue con entrambi. Alla fine, mi scoprirono e Elena, per salvare i fratelli che stavo per uccidere, mi uccise, esponendomi al sole definitivamente”
“Ogni tuo piano, senza offesa, è sempre un buco nell’acqua” commentò ancora l’Antico
“Adesso però sono tornata in vita e voglio vendetta” concluse Katherine, ignorandolo “Che mi dici di te?”
“Io sono stato trasformato quando Roma era ancora una città sconosciuta, un nascondiglio per briganti e ricercati” rispose Cornelius “La mia storia è troppo lunga per essere raccontata”
“Allora ci vediamo a Fell’s Church?” tagliò Katherine
“Sì, ma non scordarti questo” disse il vampiro, porgendogli una scatola
“Cos’è?” domandò
“In apparenza sembra un tranquillissimo gioco di società, invece, l’intrappolerà in un’altra dimensione” spiegò l’Antico.
“Io dovrò giocare giusto?” domandò Katherine, non era tanto stupida.
“Certo” rispose il vampiro
“E … se io giocherò, rimarrò intrappolata. Come farò ad uscire senza liberare gli altri?” domandò Katherine
L’Antico scoppiò a ridere.
“Allora non sei stupida come fai credere” commentò “Tranquilla, nel gioco c’è un foglio dove ti spiega come uscire”
“Ho capito” disse Katherine
“Buon viaggio Katherine” salutò Cornelius “E ricorda: Carpe Diem
“Anche a te grazie, Cornelius”ricambiò Katherine, prima di confondersi nel buio e dirigersi verso Fell’s Church.

Quando Katherine arrivò a destinazione, due giorno dopo, era quasi scoccata la mezzanotte; così decise di andare a vedere come se la passavano Stefan, Elena e Damon e si ritrovò a assistere ad una scenetta interessante:

Elena era in piedi davanti alla finestra senza persiane della vecchia pensione, affianco a lei c’era un enorme corvo nero, che cominciò ad accarezzare, tenendo lo sguardo fisso oltre il bosco dove si affacciava la pensione o meglio, davanti a Katherine che si era nascosta nel buio.
Katherine capì che Elena riusciva a sentirla, ma non a riconoscerla e si immerse ancor di più nelle ombre e rendendo la sua aura introvabile.
Il corvo, che Katherine identificò come Damon, in qualche modo la tranquillizzò, ma Elena si riscosse solo quando l’orologio segnò le due.
“Elena …” disse Stefan, entrando nella stanza
“Dobbiamo parlare Stefan” lo interruppe Elena
“Che cosa ci fa Damon qui?” sbottò Stefan, senza ascoltarla.
“Te lo stavo per dire, adesso ascoltami: dobbiamo parlare” rispose Elena, infastidita.
“Dimmi tutto” acconsentì Stefan.
“Ho fatto la mia scelta Stefan” disse fredda e distaccata.
Damon riacquistò la sua forma umana.
“Avanti” la invitò Damon
“Piantala Damon, sappiamo entrambi chi sceglierà Elena” disse Stefan, alludendo chiaramente a sé stesso.
“Non canterei vittoria tanto presto” ribatté Damon, sorridendo “Ti stiamo ascoltando Elena”
“Io … ho scelto te Damon” disse Elena con lo stesso tono freddo e distaccato.
Katherine sorrise trionfante.
“Hai visto fratellino? Mai cantar vittoria troppo presto” ripeté Damon, avvicinandosi a Elena.
“Elena … come puoi amare un mostro simile, lui è cattivo non è come te … lui … sono stato imprigionato nello Shi no Shi per te … come puoi …” balbettava Stefan, straziato dal dolore.
Era chiaro che non l’aveva presa bene.
“Stefan …” cominciò Elena, non più fredda e distaccata come prima.
“Non dire niente” disse Stefan, prima di correre via.
Elena fece per raggiungerlo, ma Damon la fermò.
“Lascialo andare, peggioreresti la situazione” disse Damon.
Elena l’abbracciò.

Katherine si trasformò in una civetta e seguì Stefan.
Lo seguì finché non giunse a Firenze.
Affittò un appartamento e vi rimase per mesi, uscendo solo per pagare l’affitto o andare a caccia.
Katherine decise di uscire allo scoperto.
“Carpe Diem, Katherine. Cogli l’attimo” s’incoraggiò lei
Bussò alla porta dell’appartamento.
Stefan aprì la porta, sorpreso della visita, l’affitto l’aveva già pagato due settimane fa.
“Ciao Stefan” salutò Katherine, quando fu sicura che l’avesse riconosciuta.
“Katherine” sussurrò, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.

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Eccoci qui, con il nuovo capitolo della nostra storia! Vogliamo ringraziare, prima di tutto, tutti i lettori anonimi che con nostra grande sorpresa si sono rivelati essere numerosissimi! Grazie a tutti!

Ora rispondo alle recensioni:

Darkbaby:  Grazie dei complimenti! Spero di vedere un altro tuo commento per questo nuovo capitolo! Baci!

Hugghina: Grazie anche te per i complimenti! Ehehehe tra un pò scoprirai cosa vogliono ... curiosa?? xD Già, Damon non sbaglia mai! A presto! Baci!

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Capitolo 4
*** Capitolo 03: Riflessioni ***


Capitolo 03: Riflessioni

  

Un manto di candida neve bianca copriva l'intera foresta dell'Old Wood, dandogli un aspetto a dir poco misterioso, ma anche incantevole.
Un corvo sorvolava solitario la foresta, immerso nei propri pensieri.
" È tornata, dannazione! È tornata!" pensava Damon, furioso.
Ancora non riusciva a crederci: stava andando tutto per il verso giusto e ora gli succedeva questo.
Era infatti passata più di una settimana da quando Katherine era ritornata con Stefan ed Elena li aveva accolti senza nessun indugio, lasciando lui, Damon, completamente pietrificato. Nessuno gli dava più retta in quel momento. Katherine aveva conquistato subito tutti con il suo temperamento, con la sua gentilezza e la sua bellezza. Lei ed Elena erano come due gocce d'acqua, identiche. Ma nel carattere erano decisamente diverse: Katherine dolce e gentile come una gattina, Elena forte e determinata come una tigre.  Elena era la sua principessa delle tenebre.
Adesso erano tutti insieme: il suo dannato fratello, Katherine, Elena, e perfino il gruppo di stupidi umani. Katherine aveva conquistato anche la simpatia di Mutt, Gnat o come cavolo si chiamava.
Preso da questi tristi pensieri, Damon non si era reso conto di essersi poggiato sul davanzale di una finestra. Nella casa, i genitori erano sul pavimento intenti a giocare con i due figli. Damon s'incupì.
Non voleva pensare a quando era bambino, non voleva liberare in quel momento quei sentimenti da lui accuratamente rinchiusi e incatenati nel profondo del suo cuore. Eppure il bambino che era in lui, da quando stava con Elena, ogni giorno diveniva più forte.
Ma ora anche lei sembrava averlo abbandonato, non gli dava più retta. C'era qualcosa che non andava in Katherine, lo sapeva, la conosceva troppo bene, al contrario del suo stupido fratello, che ancora una volta si era fatto abbindolare da lei.
Decise di tornare a casa e di aspettare come sarebbero andate le cose.
"Così Kate mi ha raccontato la sua storia e del miracolo che l'ha riportata in vita, e di come si sia pentita" raccontava Stefan a Elena e gli altri.
Lui e Katherine si scambiarono un bacio.
"Perché non usciamo tutti insieme? Ci divertiremo tantissimo!" propose Katherine improvvisamente allegra.
"Si dai, chiamiamo anche Meredith!" trillò Bonnie.
In quel momento apparve Damon sulla soglia della stanza.
Elena si alzò in piedi e l'abbracciò.
"Mio Dio Damon! Dove sei stato tutto questo tempo? Mi hai fatto preoccupare, anche se Stefan diceva che non c'era nulla da preoccuparsi ..."
"Figurati! Cos'altro poteva dire quello stolto?!"
Stefan aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo, non sapendo cosa replicare.
Katherine scoppiò in una cristallina risata che contagiò tutti i presenti.
" Non è cambiata d'una virgola ..." pensava Damon, ma in fretta scacciò quel pensiero.
"Damon, vieni con noi! Stiamo uscendo tutti insieme!"
Lui rifletté un attimo, e poi disse di sì.
" Chissà, magari potrei riuscire a cogliere qualche strano atteggiamento in lei ..." pensò

" Uuuuuuuh, fantastico andiamo a fare shopping!!!" disse Katherine, prendendo sottobraccio Elena.
"Yeeeeaaaahh!!" ribadì quest'ultima.
Damon sgranò gli occhi. Da quando Elena e Katherine erano diventate così amiche?! Si conoscevano appena da una settimana...
"Non riesci a crederci, eh fratello?" disse Stefan ad un certo punto.
"Perché sei tornato insieme a Katherine?" rispose Damon.
"Perché l'amo"
" Ma se fino all'altro giorno ti struggevi d'amore per Elena!! Ahahahahahahaha! Mi fai soltanto ridere, fratellino "
"Bhé le cose sono cambiate, fratello, anzi, sono decisamente tornate al loro originario posto."
Damon se ne andò senza degnarlo d'una risposta.
"Eccomi, sono qui Damon!" gridò Elena.
"Elena oppure Katherine? Chi delle due?" pensava Damon, imbambolato in mezzo alla strada "Ma che diavolo vado pensando?! Quella è la mia principessa, la mia Elena"
" Damon? Damon ci sei?"
"Eh? Sì angelo mio..." mormorò.
"Su vieni con me!" disse Elena.
"Dove?"
"Là su!" Elena indicò col dito le montagne russe del Luna Park.
Damon, finalmente, fece il suo solito sorriso da 250 watt, quello che faceva morire Elena.
Senza nemmeno rendersene conto, Elena si ritrovò già seduta sul vagone con Damon affianco che gridava "Forza sali anche tu Stefan! Oh aspetta! Hai troppa paura!"
Ma Katherine trascinò Stefan sul sedile dietro, senza aspettare che dicesse qualcosa.
"Era meglio che io non salissi" iniziò Stefan "ha ragione Damon..."
"Oh andiamo" disse Katherine "Non mi dirai che la vuoi dar vinta a tuo fratello?!"
Stefan inghiottì rumorosamente.
Damon rideva a crepapelle mentre Elena, già dalla partenza, si stringeva a lui.
"Si parte!" gridò Katherine.
Quando iniziò la breve e lenta salita, Stefan mandò un pensiero a Katherine "Io soffro di vertigini..."
" Ti sento fratello! Ti sento! Ahahahahahahaha!" rise Damon.
Quando iniziò la discesa, si sentì Stefan borbottare qualcosa, e poi videro qualcosa che dall'alto stava bagnando il terreno.
"Stefan, che schifo!" dissero all'unisono Elena e Katherine.
Ma Stefan non ci badò e continuò a vomitare, sopra le teste di quei poveri sfortunati che passavano nelle vicinanze.

 Quella sera, Elena uscì dal bagno e raggiunse Damon a letto.
Katherine e Stefan dormivano di sotto, nella camera degli ospiti, perché così aveva voluto Elena. Ma ora erano soli perché erano a caccia. Un pensiero venne in mente a Elena: "Come faranno quei due a cacciare assieme se Stefan beve soltanto sangue animale?! Oppure Stefan ha cambiato.."
"Io non ci scommetterei" Damon si sedette.
"Ah, sei sveglio allora!"
"Certo... e disponibile per qualsiasi cosa tu voglia fare ..."
"Mmhh ... Una proposta allettante signor Salvatore..."

Alla fine, Elena sentì una puntura e due spilli che le perforarono l'incavo del collo, ma subito dopo si sentì benissimo. All'improvviso, però, si ritrovò a vagare al buio, come un dejà vù ... Era nuovamente nell'inconscio di Damon.
Strano, pensò.
Credeva di aver risolto tutto nello Shi no Shi.
Ed eccolo là. Il bambino/Damon. Nuovamente incatenato ad una roccia.
"Oh mio Dio! Come stai? Perché sei di nuovo legato? Dimmi piccolo … " la voce di Elena suonava flebile in quel luogo.
Il bambino piangeva.
"Perché piangi? Me lo vuoi dire?" tentò Elena, un'altra volta.
" Succede ... di nuovo" riuscì a dire il bambino tra un singhiozzo e l'altro.
"Cosa?!" gridò Elena. "Che cosa? No, aspetta!"
Ma il tempo era finito.
Damon si scostò da lei e chiuse la ferita, ignaro di tutto.
Elena decise che ci avrebbe riflettuto la mattina seguente, in quel momento era troppo stanca per passare la notte insonne a riflettere. Si accoccolò nel petto di Damon e si addormentò.
Incubi molto vividi occuparono la sua mente tutta la notte.

Un fastidioso raggio di sole illuminava il volto di Elena e questa, dopo un sospiro, aprì a fatica gli occhi.
Istintivamente allungò il braccio per toccare Damon, ma riuscì a toccare soltanto le lenzuola.
Probabilmente Damon era uscito molto presto per fare chissà che, così Elena si sedette e prese il suo diario.

03 Gennaio, ore 09.30 a.m.

Caro diario,
non ti scrivo da una settimana ormai; ma, oh! Sono successe tante di quelle cose!
La prima: è tornata Katherine. Si proprio lei. La causa per cui sono morta, diventata vampiro, di nuovo morta e infine resuscitata.
Ma con sorpresa di tutti, ora è una persona diversa: non vuole più vendetta, si è pentita!
Sembriamo gemelle (anche se questo lo sapevi già), ma chi l'avrebbe mai detto che saremmo andate anche d'accordo?! È una persona fantastica e ora capisco perché in passato Damon e Stefan se ne siano innamorati perdutamente. Ah, a questo proposito l'altra sorpresa: è tornata assieme a Stefan. Molti giorni ho pensato a Stefan, chiedendomi dove fosse, e cosa stesse facendo ... dal momento che gli avevo spezzato il cuore. Non avrei mai pensato che Katherine fosse resuscitata e per di più fidanzata con Stefan! Ma ora lui sembra felice ed è questo che conta.
Altra cosa: da quando Katherine è tornata Damon è strano. Non è più lui in questi giorni, e io proprio non so cosa fare. Sicuramente è turbato per via di Katherine, lo so, ma non riesce a darsi pace, lo vedo. Non si vuole fidare ancora di lei, ma tutti hanno capito che è cambiata veramente, sembra addirittura un'altra! Persino Bonnie, Matt e Meredith se ne sono accorti e subito è diventata loro amica. Inoltre non è quasi mai in casa, come adesso. Sono molto preoccupata per lui. Ieri  notte quando ha preso il mio sangue, sono entrata di nuovo nel suo inconscio. Questo fatto mi spaventa molto, credevo di aver risolto la questione quando eravamo nello Shi no Shi, invece ecco di nuovo che vedo il bambino/Damon. Era legato stretto ad una roccia, e piangeva. Io gli ho chiesto perché piangeva, e lui mi ha detto  "Succede di nuovo". Ma che cosa succede di nuovo? Che Damon abbia represso dei sentimenti importanti per lui? Non lo so. Ho paura. Paura perché lui non si stia confidando con me. Paura perché potrebbe di nuovo chiudersi in se stesso e nel suo dolore. Non devo permettere che gli accada di nuovo, Damon ha sofferto così tanto nella sua vita! E sono sicura che ci sono ancora delle cose che mi nasconde del suo passato, forse perché ha paura di turbarmi o non so ... basta ho deciso.
Devo parlare al più presto con Damon. Prima che sia troppo tardi e... oh, bussano alla porta.

"Elena sei sveglia?! Dai scendi ti abbiamo preparato la colazione!".

É Meredith che bussa. Sono venute presto oggi, chissà, magari le ha chiamate Katherine per fare qualcosa insieme...
Ora devo proprio andare caro diario, spero che tutto si risolva per il meglio.

Elena

Katherine, rimasta da sola in salotto per un breve momento, guardò soddisfatta il contenuto della sua grande borsa.
" Credo proprio che sia arrivato il momento ..." pensò.
E, sorridendo distrattamente al nulla, sfiorò il bordo della scatola rettangolare, immersa nei suoi pensieri.

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Eccoci qua con il terzo cappy!!! Il quattro è in costruzione .... 

Rispondiamo alle recenzioni:

Hugghina: Katherine è una brava bugiarda, lo vedrai e ... Cornelius è un grande!!! Baci ♥

Darkbaby: Wow grazie!!! Continua a seguirci!!! Baci ♥


Buona lettura a tutti.
Baci ♥

Erika e Ilaria

 

P.S. presto inseriremo le immagini!!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 04: Sospetti ***


Capitolo 04: Sospetti

 

L’Old Wood era cambiata; o forse era solo Damon ad esserlo.
Da quando Katherine aveva fatto ritorno a Fell’s Church, si sentiva turbato e sospettoso. Lo stress lo stava divorando.
“Non ho neanche avuto il coraggio di dire niente a Elena! Sono due giorni che non mi faccio praticamente vedere!” si rimproverò Damon.
Katherine era ancora malvagia, se lo sentiva.
“Se diventi malvagio, resti malvagio” pensò Damon, ma una vocina lo zittì subito dicendogli “Anche tu eri cattivo una volta, ma non lo sei più ora … non può essere successo anche a Katherine?”
“Sì, ma lei non si è innamorata di Elena … la mia è una situazione diversa” s’intestardì
“Non credo proprio, Katherine sta’ con Stefan ricordi? Non puoi giudicarla se sei nella sua stessa barca” continuò la vocina.
Il suo dibattito interiore continuò finché non si fermò davanti a casa Salvatore. Era già passata l’ora di cena e finalmente si rese conto che era stato via tutto il giorno.
Come poteva continuare a mentire alla sua principessa?
“Basta, adesso o mai più” pensò Damon entrando in casa.
“Damon!!” disse Elena abbracciandolo, appena entrò nel salotto.
Damon ricambiò l’abbraccio distrattamente.
“Coraggio!!! Tu sei Damon Salvatore!!” lo incoraggiò la stessa vocina che poco prima gli faceva la predica.
“Sì, io sono Damon Salvatore” ripeté lui, a bassa voce.
“Come dici?” chiese Elena
“Che quella lì” disse Damon, indicando Katherine “Non è chi vuole far credere di essere”
“Scusa? Ho sentito male?” chiese Elena
“No, hai sentito benissimo. Katherine è ancora malvagia” ripeté Damon, freddo.
“Damon! Ma che dici??!! Non starai male spero!!!” esclamò Elena, sorpresa.
“Damon, ma di che cosa … io non capisco … non mi credi forse??” disse Katherine, con gli occhi lucidi.
“Esatto, fuori di qui e non farti più vedere!!” urlò Damon.
Elena colpì Damon.
Damon rimase shockato.
“Ma che …” cominciò Damon, ma Elena lo interruppe.
“Ma che cosa ti prende??!! Ti è così impossibile credere che la gente possa cambiare?? Ti è così impossibile lasciare che tuo fratello sia felice?” urlò Elena, piangendo.
“Lei è malvagia Elena …” balbettò Damon, incapace di formulare altre frasi; continuava a toccarsi la guancia rossa.
“Piantala!! Anche tu eri cattivo, ma poi sei cambiato!! Perché non può essere successa la stessa cosa anche a Katherine?? Lei è una mia amica ora!!” continuò Elena.
Damon guardò Elena, adesso il suo sguardo non tradiva più alcuna emozione.
Le lacrime continuavano a scendere sulle guancie di Elena, ma la sua espressione era decisa.
Senza dirsi una sola parola, ignorando tutti i presenti nella sala, si voltarono le spalle e uscirono di casa, Damon dal retro e Elena dalla porta principale.
Entrambi, presero strade diverse.

Elena cominciò a correre.
Come aveva potuto dire una cosa del genere?? Damon …
Elena corse ancora più velocemente.
Non era veramente arrabbiata con Damon, era furiosa con se stessa per averlo schiaffeggiato e avergli urlato contro. Se avesse avuto ragione? No, Katherine era cambiata ormai.
Eppure qualcosa gli diceva che quella non era la verità, suonava più come una bugia.
Forse doveva fidarsi di Damon, chiedergli scusa … forse aveva ragione.
Eppure Katherine …
Elena smise di correre e, tentando di regolarizzare il respiro si rese conto di essersi fermata davanti a uno squallido bar di Fell’s Church.
“Ehi, bellezza vieni con noi!” urlò uno degli uomini ubriachi seduti ai tavoli.
Elena cominciò a camminare, ignorandoli.
“Oh, come ti chiami biondina?” continuò l’uomo.
Elena velocizzò il passo.
“Ehi, se non mi rispondi verrò lì a insegnarti le buone maniere!” urlò ancora e lei, terrorizzata ricominciò a correre, nonostante sentisse la milza dolorante.
Si fermò davanti a casa Gilbert, un’ora più tardi.
Decise di prendersi una pausa, gli faceva male la testa, sentiva i muscoli indolenziti e la milza faceva tre volte più male di prima.
Aveva praticamente quasi attraversato mezza Fell’s Church.
Si sentì improvvisamente stanca.
Voleva solo tornare a casa, al caldo, farsi un bagno rilassante, magiare qualcosa, indossare la sua comoda camicia da notte e infilarsi sotto le lenzuola del letto caldo tra le braccia di Damon.
“Sai bene però, che non accadrà Elena, almeno per stanotte” si rimproverò “Tutto per colpa tua e della tua ostentata impulsività. Damon non tornerà stanotte, lo sai bene e tu, per orgoglio, neanche. Il problema principale, ora è: dove passo la notte?”
Elena osservò la sua vecchia casa e notò che le luci della stanza di Margaret erano ancora accese.
Facendo attenzione a non fare rumore e a non cadere, Elena si arrampicò su un albero e bussò alla finestra.
Margaret aprì la finestre e quando la vide, sussultò.
“Elena!” esclamò a bassa voce, quando lei gli disse di non urlare.
“Tesoro, mi fai entrare?” chiese Elena.
Quando entrò nella stanza, Elena notò che era cambiato qualcosa: c’erano più bambole, molti più disegni appesi alle pareti e libri all’interno della libreria, dove Margaret solitamente teneva i peluche. Be’, Margaret ora aveva otto anni.
“Come mai qui?” chiese Margaret.
“Tesoro, devo trovare un posto dove dormire” spiegò Elena “Posso dormire insieme a te?”
“Certo!” disse la bambina “Hai fame?”
“Tantissima” confidò.
Margaret uscì di corsa dalla stanza e ritornò dopo dieci minuti.
Tra le braccia teneva diversi snack.
“Grazie mille tesoro!!” disse Elena, commossa.
Divorò tutti gli snack insieme alla sorellina e poi, dopo aver chiacchierato, si misero a letto.

Il mattino seguente, Elena si alzò all’alba e scrisse un bigliettino a Margaret: Grazie mille sorellina, prometto di venire a trovarti! Bacioni.
Usci dalla finestra e decise di fare una passeggiata.
Continuò a camminare finché non raggiunse il cimitero e la lapide dei suoi genitori.
“Ciao mamma, ciao papà” salutò.
Senza dire niente, si sedette e cominciò a fissare la lapide, sentendo le lacrime rigarle le guance.
Non aveva mai litigato con Damon negli ultimi due anni e ora, si sentiva semplicemente distrutta.
Forse era lei che gonfiava troppo la situazione?? Damon avrebbe fatto finta di niente?? No, Elena lo aveva capito dal suo sguardo: credeva in quello che aveva detto.
Però, Katherine sembrava cambiata veramente …

Un corvo nero volava sopra l’Old Wood, prima, avrebbe giurato di aver visto Elena.
Voleva parlargli, digli che non gli interessava più che Katherine fosse cattiva o meno purché loro due restassero insieme.
Ma Damon era testardo e orgoglioso.
Elena lo aveva schiaffeggiato e non l’avrebbe dimenticato tanto presto …
In due anni di convivenza non avevano mai litigato e adesso … Damon era atterrito.
Damon, era nei dintorni del cimitero.
Si appoggiò a un ramo e cominciò a osservare il paesaggio, finché …. Non sentì le grida di Elena.

Elena, per la prima volta da quanto si era seduta sull’erba, alzò la testa.
Un uomo alto, grosso, con i capelli rossi e gli occhi verdi, vestito con una vecchia giacca sporca, una camicia verde e i jeans chiari.
“E così tu sei Elena … credevo fossi Katherine! È vero, allora, che siete identiche … interessante …” commentò il vampiro, Elena lo riconobbe subito dall’anello che aveva al dito.
“E tu …” balbettò “Chi sei?”
“Chi sono … ah, che maleducato, io sono Cornelius. Vampiro da prima della nascita di Roma!” si presentò
“… un Antico?” sussurrò “Un altro?”
“Ah, vedo che sei preparata! Allora Kather … Elena, scusami! Tu che cosa sei? Io mi sono presentato, ora tocca a te!”
“Io sono umana …” sussurrò
“La tua aura dice il contrario invece! Suvvia, con me puoi confidarti, vuoi un caffè? Il cimitero non è un bel posto dove chiacchierare” propose l’Antico, sorridendo.
Elena, non sapendo cosa fare e completamente terrorizzata, cominciò a urlare.

Damon non si diede neanche il tempo di pensare e raggiunse Elena.
Davanti a lei c’era un vampiro.
Senza riflettere, lo attaccò alle spalle e … lo sconosciuto lo scacciò come una mosca fastidiosa, senza neanche guardarlo.
“Allora, questo caffè?” continuò il vampiro rivolto a Elena.
“DAMON!” urlò Elena, raggiungendolo.
Il vampiro, spazientito, alzò gli occhi al cielo e disse “Sta’ bene, tranquilla! Facciamo così: rimandiamo il caffè, vista la brutta interruzione di quel … Damon giusto?”
“Sì” rispose Elena, sprezzante
“Oh, il signor Salvatore, non l’avevo riconosciuto!”
Damon si sentiva vagamente stordito, non capiva più niente.
“Ma che …” cominciò lui, ma Elena cominciò a parlare.
“Cornelius giusto? Va’ via, fuori da Fell’s Church!”
“Adesso me ne vado, ma solo per ora, noi due abbiamo un caffè da prendere insieme” disse, prima di sparire.
“Damon, stai bene?” domandò Elena, accarezzandogli una guancia.
“Sì, sono solo un po’ stordito” disse Damon, massaggiandosi le tempie.
Come aveva fatto a ridurlo così, con una semplice bottarella?
Elena sembrò ricordarsi di qualcosa e dopo un po’ scoppiò a piangere con un “Mi dispiace!!”
“Fantastico, la giornata comincia bene!” pensò Damon
“Non fa niente, dimentichiamo tutto ok? Forse ho esagerato …” cominciò Damon, ma Elena lo interruppe di nuovo.
“No, non hai esagerato, avevi ragione” disse e gli raccontò il suo incontro con Cornelius.

“Quindi, Katherine è ancora malvagia” disse Damon alla fine.
“Credo di sì, ma non ne sono sicura … Cornelius mi aveva scambia per lei” rispose Elena
“Promette male” disse Damon
“Che facciamo?”
“Niente, stiamo a vedere. Cerchiamo di capire, senza smascherarci, che cosa vuole”
“Be’, mi sembra ovvio. Vuole vendetta”
“Forse vuole anche qualcos’altro, non possiamo saperlo”
“Già … restiamo a vedere” concluse Elena, prima di alzarsi e dire “Andiamo a casa?”
“Andiamo” rispose Damon, prendendola per mano.

“Oh, siete tornati!” urlò Bonnie quando li vide
“Sì, ci abbiamo messo un po’ a fare pace” disse Elena, facendo finta di niente.
“Eh già” disse Meredith, ma il suo sguardo diceva “Dopo ci racconterai tutto, con tutti i dettagli e senza tralasciare nulla”
“Ero così preoccupata!” intervenne Katherine e Elena faticò molto per sorridergli, aveva lo stesso sguardo di Meredith.
“Katherine … ti chiedo scusa” disse Damon dopo un po’ “Ero turbato … non ragionavo, il tuo arrivo mi ha sconvolto”
“Non preoccuparti Damon, è tutto passato” disse Katherine.
“Queste non sono parole di Damon … si insospettirà?” pensò Elena, attenta a non rivelarlo a nessuno.
“Ragazzi!” disse Katherine, battendo le mani allegramente “Stasera voglio farvi vedere una cosa … dobbiamo esserci tutti però!”

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Eccoci di nuovo con il 4° capitolo di Double Revenge! Si, lo so, io (ila_D) ed Erika, siamo state un luuuuungo periodo senza pubblicare, ma mettetevi nei nostri panni: tra scuola e impegni vari il tempo scarseggia! Inoltre, stiamo elaborando il 5° capitolo e si inizierà a entrare nel "vivo" della storia! Tra poco metteremo le immagini, spero vi piacciano! Rispondiamo alle recensioni:   

Hugghina: già, Elena è amica di Katherine ma stai a vedere che succede in questo capitolo, le cose iniziano mooolto lentamente a cambiare!xD del bambino/inconscio di Damon per ora non si parla, dovrai aspettare più avanti! Grazie mille per i complimenti! *-* spero continuerai ancora a seguirci! Baci.

Darkbaby: oh si, con Katherine i casini sono assicurati! le immagini le metteremo tra poco, e grazie mille per i bei complimenti! *-* spero che tu ci segua ancora! Baci.

                                                                                                                                                             Buona lettura da Erika & ila_D!

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Capitolo 6
*** Capitolo 05: Ludus Tabularis ***


Capitolo 05: Ludus Tabularis


"Da 2 a 8 giocatori. Scopo del gioco: arrivare fino all'ultima casella sconfiggendo tutti gli altri giocatori. Attenzione: Non iniziate a giocare se non intendete arrivare fino alla fine.
Ma che razza di roba è questa?! Per oltre 500 anni di vita non hai fatto che guardare Jumanji, per caso? Ma per favore, ci mancherebbe che scrivano anche - Un gioco che sa trasportar chi questo mondo vuol lasciar - !" detto questo, Damon scoppiò in una grossa risata.
Tutti, in effetti, guardavano straniti Damon mentre leggeva le regole del gioco che consistevano in un singolo foglietto con poche righe.
E poi fissarono Katherine.
"Beh, che cosa sono queste facce?" chiese innocentemente lei.
"Andiamo, chi vuoi che giochi a uno stupido gioco da tavolo come questo?" disse Damon.
"Era soltanto un'idea per divertirci tutti insieme e passare una giornata diversa ..." ora Katherine aveva gli occhi lucidi.
"Dai ragazzi! Ci divertiremo alla fine!" disse piano Stefan.
Bonnie, Meredith e Matt annuirono senza parlare.
Damon ed Elena si lanciarono un’ occhiata complice.
"Potremo iniziare a giocare stasera dopo cena, se vi va!" esclamò Katherine, ogni traccia di malumore svanita.
"Va bene, allora io e Damon andiamo a fare due passi. Ci si vede prima di cena!" disse Elena prima di prendere per mano Damon, che ricambiò la stretta con forza.
Ormai immersi nella scura foresta dell'Old Wood, Damon fu in grado di parlare liberamente.
"Che ne pensi di questo gioco, Elena?"
"Credo sia innocuo"
"Dopo ciò che ci siamo confidati stamattina? E poi, mi chiedo, perché dovremmo esserci proprio tutti per uno stupido gioco di società?!"
"Non saprei ... però dobbiamo giocare per forza, altrimenti si insospettirà ...".
"Su questo hai ragione, ma dobbiamo stare attenti. Attenti perfino a ciò che pensiamo. Non dire nulla neanche a Stefan. Non credo, dico davvero, che Katherine sia cambiata."
"Però si comporta da vera amica sai ..." un velo di tristezza scese negli occhi blu come lapislazzuli di Elena.
"Non essere triste, Principessa. Staremo a vedere. Con questo gioco le daremo una possibilità".
Elena non riuscì più a trattenersi: superò quei pochi metri che la separavano da lui e l'abbracciò. Voleva stare così per sempre. Al sicuro, fra le braccia di Damon. Damon, che non l'avrebbe mai e poi mai lasciata da sola.
"Io mi fido ciecamente di te, lo sai?" disse Elena contro il suo petto perfetto.
"Si, lo so Principessa” rispose lui, ricambiando il suo abbraccio con la stessa intensità.
"Ti amo Damon" sussurrò lei.
"Ti amo anch'io" rispose lui.
Ed Elena si perse – per quel che le sembrò un’ eternità - nelle labbra di Damon che sfioravano leggermente le sue, baciandola dapprima con delicatezza e poi con sfrenata passione. Solo loro. Damon ed Elena. Lontani da tutto e tutti.
"Pensi che Cornelius conosca Katherine?" domandò ad un tratto Elena, sulla via del ritorno.
"Penso che Cornelius conosca molte cose." rispose Damon pensieroso.

" Elena, finalmente! …" iniziò Bonnie, quando rientrarono a casa.
“ … Ce ne avete messo di tempo …” continuò Alaric per Bonnie.
" … Credevamo vi fosse successo qualcosa ..." continuò ancora Meredith.
"… Non fateci preoccupare così!" finì Matt.
"Primo: noi non dobbiamo render conto a voi di quello che facciamo e quanto tempo ci mettiamo; secondo: se ci sono io non potrà succedere niente; terzo: taci una buona volta, Mutt!" sbraitò Damon.
"MATT!" dissero in coro Bonnie, Alaric, Meredith e lo stesso Matt.
Elena si limitò soltanto a sospirare e ad alzare gli occhi al cielo, ma un leggero sorriso le incurvava le labbra, era sempre il solito!

Dopo cena, si riunirono tutti in salotto e si sedettero attorno al tavolino di legno, posto davanti al camino. Si poteva scorgere la gioia di Katherine persino dai suoi occhi ridenti e colmi di una felicità quasi infantile. Damon non si era accorto di quanto suo fratello in questi giorni fosse diverso. Sembrava una nuova versione di Stefan. Decisamente più felice. Dove era finita la vecchia versione di Stefan, che lo faceva tanto divertire?!
La mente di Damon era affollata da queste domande, ma non sapeva se dargli peso o meno. Per il momento decise di concentrarsi su quel nuovo fantomatico gioco.
Katherine sfilò nuovamente la scatola marrone scuro dalla sua grande borsa. Sopra c’era inciso un nome: Ludus Tabularis. Quello, era il nome del gioco.
"Deve essere molto antico" osservò Elena.
"Si, infatti lo è" rispose Katherine.
Il tabellone era piuttosto sgualcito e sapeva di vecchio, ma nessuno disse nulla.
"Ok, possiamo iniziare!" disse Katherine.
"Bene" rispose Damon.
"Chi inizia?" domandò Stefan.
"Io!" gridò entusiasta Bonnie.
Dopo qualche discussione, si decise che dopo Bonnie, i prossimi a tirare sarebbero stati Matt, Stefan, Katherine, Damon, Elena, Alaric e Meredith.
Bonnie tirò il dado.
"Wow mi è uscito un 8!" esclamò Bonnie.
Non appena Bonnie chiese dove fossero le pedine, il tabellone emanò una potente luce che avvolse l'intera stanza.
Elena non vedendo più nulla cercò e trovò il braccio di Damon, a cui si strinse; Bonnie, spaventata, si nascose tra le braccia di Matt; Meredith strinse la mano di Alaric e Stefan si guardava attorno, un po’ inquieto, mentre Katherine era tranquilla.
All’improvviso la casa era sparita e si trovavano tutti nel bel mezzo di una strada. Qualcosa non quadrava.
Tutti si erano improvvisamente rimpiccioliti.
"Ma che diavolo sta succedendo?" ringhiò Damon.
"È il gioco" replicò Katherine, facendo spallucce.
"Potevi avvertirci che il gioco era reale, visto che ne eri già al corrente, no?" puntualizzò Meredith.
"O-ora c-come faremo a t-tornare normali?" singhiozzò Bonnie, ormai in preda al panico.
" Semplice, uno di noi deve finire il gioco" replicò Katherine.
Stefan osservò il terreno.
"Siamo noi le pedine" sussurrò Stefan.
"Cosa?" domandò Elena.
Invece che il normale asfalto di tutte le strade, sotto i loro piedi vi erano delle caselle di gioco.
"Ma dove finisce il percorso?" chiese Matt che non aveva parlato per tutto il tempo.
"Non si sa, bisogna percorrere tutta la strada" rispose Katherine.
Meredith inspirò profondamente.
"Forza Bonnie. Devi andare alla casella numero 8."

Bonnie annuì semplicemente e si avviò, ma dopo qualche passo scomparve dalla loro vista.
I dadi si materializzarono vicino a Matt.
"Ok, facciamo questa cosa! 10."
E così anche Matt scomparve.
"Secondo te sarà pericoloso?"
domandò mentalmente Elena a Damon.
"Non ne ho la più pallida idea. Non ho mai visto nulla del genere prima d'ora e io in giro ci sono da parecchio tempo"

"Non è un fantastico passatempo?" disse entusiasta Katherine.
"É senz'altro un gioco molto originale" annuì Stefan.
Katherine gli saltò al collo e lo baciò.
Elena si sentiva agitata. Sapeva che doveva dare ascolto al suo sesto senso e scappare via a gambe levate da quella strana situazione, ma ormai era troppo tardi. Irrimediabilmente tardi. Sentiva che d'ora in avanti la sua vita, quella di Damon e quella dei suoi amici era in pericolo. Mentre pensava a ciò, una lacrima le bagnò il viso e senza nemmeno rendersene conto si ritrovò circondata da due braccia muscolose.
"Farò in modo che non ti accada nulla"
disse Damon nella sua mente.
Ma non ne puoi essere sicuro. Anzi non puoi. Perché in un gioco di società non si gioca a coppie, una persona non può aiutare un'altra nel corso del gioco. Ognuno deve cavarsela da solo. Ma questo Elena non lo disse. Voleva fidarsi di ciò che diceva Damon.

Stefan non andò molto lontano, era fermo nella casella numero 3. Ma su questa vi era disegnato qualcosa, l'immagine era stilizzata e nera, ma alquanto sbiadita.
"Questo disegno non si capisce molto, ma da quel che vedo sembra ... un'arpia?!" esclamò stupefatto Stefan.
"Un'arpia?!" dissero in coro Elena e Meredith.
"Ma non era..." iniziò Elena, tentando di ricordare.
"Un mostro mitologico greco che aveva la testa da donna e il corpo da uccello." concluse per lei Meredith.
"Cosa significa?" chiese Damon rivolto a Katherine. Ma non si udì la sua risposta perché il terreno iniziò a vibrare, e sotto i loro occhi increduli si materializzò la creatura. Stefan era atterrito da quello che gli si presentava davanti: era un uccello gigantesco, dal piumaggio marrone con grandi e possenti ali e la testa da donna. Una bellissima donna.
Stefan guardò Katherine per avere una risposta.
"Bisogna sconfiggere le creature che escono dalle caselle per andare avanti e finire il gioco"
Fu l'ultima goccia.
"Ti rendi conto che possiamo morire?!" le gridò in faccia Elena, furibonda.
"Vedrai che non succederà nulla" disse senza scomporsi Katherine.
"Come faranno Bonnie e Matt?! Loro non sanno nulla di questo!" Ormai Elena era sull'orlo di una crisi isterica più che giustificata.
Stefan nel frattempo guardava la creatura. Non passò molto tempo che questa immediatamente sbatté le ali e si alzò in volo. Sembrava scomparsa nel cielo. Iniziò una breve e dolce melodia. Stava scendendo in picchiata contro Stefan. Lui cercò di scansarsi, ma non fece in tempo. L'aria fu spezzata da un grido di puro dolore. Odore di sangue.

"STEFAN!"
Elena era terrorizzata. Non rispondeva delle sue azioni. E tremava. Sentiva brividi sul tutto il suo corpo.
"Stefan! Stefan, alzati! Presto!" questa volta era Damon.
Elena corse verso Stefan, ma qualcosa le impediva di muoversi. Come una barriera invisibile. Non poteva avvicinarsi per aiutare Stefan.

Stefan era a terra privo di sensi. Del sangue tutto attorno a lui. Non riusciva a riprendersi da quel maledetto torpore. I suoi muscoli erano come addormentati. La piacevole melodia continuava, gli veniva voglia di mollare tutto, di abbandonarsi a quella dolce musica ...
"Dannazione! DANNAZIONE!" Damon imprecava continuamente.
Katherine sorrise impercettibilmente e disse "Non puoi aiutare Stefan, Elena. Non è il tuo turno di gioco. Tocca a me. Ma posso aiutarlo solo se capiterò nella sua stessa casella".
Con quanta freddezza Katherine pronunciava quelle parole!
Nella mente di Elena ora rimbombava soltanto una parola: sbagliato. Tutto ciò che stavano facendo era sbagliato.
Sei. Il numero che uscì dal dado fu il sei. Stefan era solo. Katherine camminava per raggiungere la sua casella. Forse intimorita da quello che poteva uscirne? Elena non ne era molto sicura.
Stefan cercava di rialzarsi. Forse non tutto era perduto. Elena provò a calmarsi.
Damon la guardò. Non sapeva cosa dire per rassicurarla. La situazione gli stava sfuggendo di mano. Sospirò. Senza indugiare ancora, Damon superò la breve distanza che li separava e l'abbracciò. La strinse forte a sé. Entrambi avevano bisogno di stare insieme, ma ora il tempo di quel dannato gioco glielo impediva. Un ultimo disperato bacio prima che il dado si materializzasse davanti a Damon.
"Ce la faremo" disse Damon.
Elena annuì.
"Si" disse piano lei.
"Dobbiamo farcela".
Azzurro incatenato al nero. I loro occhi tradivano tutte le loro emozioni.
Undici. Damon andò.
Meredith abbracciò Elena. Si sforzava di essere ottimista, ma le probabilità che qualcuno vincesse erano davvero poche. No. Non ci doveva pensare ora.
"Vai Elena."

Una vecchia cascina disabitata. Due voci risuonavano al suo interno. Su un tavolo in legno vi era adagiata quella che apparentemente sembrava una copia del gioco. Ma leggermente diversa.
"Grazie per l'ulteriore incantesimo sul gioco, non te ne pentirai". Iniziò una voce roca, dopo che smise di ridere per ciò che guardava.
"Di nulla, Cornelius. In fondo, ti sono ancora debitore lo sai." rispose la seconda voce, sempre maschile.
Erano tutti e due molto divertiti da quello che fissavano con profondo interesse nel tavolino.
Delle immagini si susseguivano nel tabellone della copia.
"STEFAN!"
"Dannazione!"
Un corpo disteso a terra privo di sensi.
"Diamo il via alle danze" e dopo aver detto questo, Cornelius ridusse i suoi occhi verdi e spietati a due piccole fessure.

“Uno, due, tre, dai Elena fatti forza... quattro, cinque... delle scale?! Saliamo... sei, sette, otto, nove... sono arrivata. Casella numero nove. È bianca. Non sta accadendo nulla, per ora. È piuttosto grande. Sposto i miei piedi, vediamo il simbolo ... nulla?! Manca il simbolo, strano. Sono capitata in una casella dove non succede niente? Rabbia. Stefan sta soffrendo. Sicuramente anche Matt e Bonnie .... e Damon, dove sei? Già mi sento sola. Solo io ho la fortuna sfacciata di capitare in una casella dove non succede niente, mentre gli altri lottano. Dovrei esserne contenta, ma non lo sono. Sono preoccupata per i miei amici” pensava Elena, mentre percorreva il gioco.

"Grandioso! E adesso?!"
Damon era davanti a un bivio. La casella in cui si trovava era la 11. Dopo questa vi erano due caselle 8, in due direzioni diverse. Ne prese una a caso. Arrivò finalmente alla 11.
Vediamo che simpatica sorpresa mi attende ... Uhm ...”
Damon gridò dal dolore. Un dolore lancinante gli premeva nella testa. Si accasciò a terra. Il dolore aumentava sempre di più, finché raggiunse il suo culmine. Poi più nulla. Buio. Solo buio. All'improvviso una forte luce bianca e Damon non si trovava più nella casella. Stava osservando una scena a lui sconosciuta. Vedeva lui stesso. Vedeva Matt. Vedeva Elena. Ma il vampiro non capiva. Perché lui non ricordava quella scena?! Perché ha dimenticato?! Non poteva essere una sua immaginazione, era tutto troppo reale. Si accorse che Elena era spaventata. Terrorizzata da qualcosa, o meglio, qualcuno. Si rese conto che lei aveva paura di lui. Il Damon del ricordo teneva stretto nelle mani un ramo di pino della Virginia. Portava i suoi Ray - Bans neri. Nei suoi occhi un guizzo rosso.
Si trovavano in una radura nell'Old - Wood senza via d'uscita, bloccata da una Ferrari nera.
Il Damon del ricordo sventolò il ramo di pino e Matt si contorse dal dolore. Una manciata di secondi e poi svenne.
"Cosa vuoi Damon?" Elena tentava di mantenere ferma la propria voce.
"Un bacio" rispose quello.
"Non ti darò un bacio Damon" continuò Elena.
"Non a me, a lui" e indicò Matt che era paonazzo.
Damon era sgomento. Continuò a guardare. Era evidente che non poteva ne essere visto ne sentito.
Il Damon del ricordo, dopo aver costretto Matt ed Elena a baciarsi, li riprendeva con una videocamera.
"Cosa sei tu?" gli gridò Elena.
"Come scusa?" rispose il Damon del ricordo.
"Tu non sei Damon". Con un rapido gesto gli sfilò i Ray - Bans. I suoi occhi erano spaventosamente rossi e malvagi.
"Non ho paura di te" continuò Elena.
"Oh, dovresti averne invece". Detto questo sventolò nuovamente il ramo di pino ed Elena cadde a terra sopraffatta dal dolore.
Aveva torturato Elena. Lui aveva torturato la sua Elena e non lo ricordava nemmeno”
Damon era a terra, guardava impotente ciò che succedeva nel ricordo, pervaso dal senso di colpa che si impossessava di lui. Lo divorava da dentro.
Poi tutto iniziò a farsi sfocato. Le immagini svanirono. L'ultima cosa che Damon sentì fu il grido di disperata rabbia che proveniva da Matt: " Ma sei impazzito?! Mio Dio è Elena, Damon!"
Poi di nuovo il buio.
Si ritrovò solo nella casella. I suoi capelli corvini erano attaccati alla fronte per il sudore. Una lacrima solcava il suo viso diafano. Si sentiva svuotato dentro. Gli mancava la forza per reagire.
Non riusciva a pensare lucidamente. Aveva fatto del male a Elena. Queste parole rimbombavano forte nella sua mente.
Il suo volto divenne teso e l'espressione sul viso divenne fredda.
La corazza di pietra avvolse nuovamente il suo cuore morto.

Bonnie non era tranquilla. Come mai ancora non aveva visto nessuno dei suoi amici?! Insomma, era passato molto tempo da quando lei aveva tirato il dado ed era soltanto alla casella 8. Perché non aveva visto passare nessuno?!
Il suo istinto le diceva che qualcosa non andava.

"Fa male! FA MALE!"
Elena sentì i singhiozzi e le grida nella sua mente. Qualcuno gridava. Qualcuno era spaventato. Qualcuno soffriva. Di nuovo. Erano le grida di un bambino.
La ragazza era agitata. Si passò una mano sui lunghi capelli biondi, ormai arruffati per lo stress continuo. Cosa stava succedendo?!

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Weeeee areeeee the championssssssssss!!!!
Finalmente siamo riuscite ad aggiornareeeee speriamo di non aver perso troppi lettori!!!! Ah, siamo entrati nel vivo dell'FF speriamo di ricevere tante recenzioni!!!!

Ringraziamo: Hugghina, Marissa_Salvatore e Darkbaby per aver recensito nel capitolo precedente (che sembra lontano anni luce!) ... GRAZIE!!!!!!

Baci ♥
Erika e Ilaria

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Capitolo 7
*** Capitolo 06: La Prova ***


Capitolo 06: La Prova

Due dadi si materializzarono davanti a Meredith.
Li afferrò e guardò Alaric.
“Ci vediamo alla fine” disse lui, lasciandole un ultimo bacio come ricordo. Entrambi speravano che non fosse veramente l’ultimo.
Meredith trattenne il fiato e lanciò i dadi. Uscì il numero 12.
Lanciò un ultimo sguardo ad Alaric e cominciò a percorrere le caselle.
Camminando verso la numero 12, Meredith cominciò a osservare il posto: intorno a lei c’era solo un enorme distesa di terra senza fine, che assomigliava più alla sabbia bagnata che si trovava sulla riva del mare: completamente marrone. Non si vedeva la minima traccia di qualche altro colore al di fuori della strada e dell’infinito cielo nero come l’inchiostro. Non c’era nessun segno da parte della natura, se non un paio di alberi morti completamente secchi.
Distolse lo sguardo da quell’orribile visione e osservò la strada.
Sembrava non avere fine, anche perché ad un tratto il cielo nero la inghiottiva completamente; ogni casella aveva il proprio colore e i numeri erano rudemente incisi sopra e variavano tono a seconda del colore della casella. La strada non era molto larga e, se ci fossero state delle macchine, ne avrebbe ospitato al massimo due e con il rischio che si potessero rigarsi a vicenda; al contrario invece, le caselle erano abbastanza lunghe, Meredith faceva almeno nove passi per attraversarne una. Notò anche che tra una casella e l’altra c’era un impercettibile cambio di temperatura, in una faceva più caldo e in un’altra più freddo. Non riusciva a spiegarsi il perché.
Arrivò alla casella 7 e si fermò di colpo.
La strada si apriva in un precipizio.
Meredith fece un passo indietro e si concesse un lungo respiro.
Si avvicinò ai margini e guardò verso il basso.
No, non era un precipizio, ma la strada si interrompeva semplicemente.
Sotto di lei, a tre o quattro metri di altezza e a una distanza abbastanza difficile da raggiungere, c’era un’altra strada.
L’unico problema era che, nella strada inferiore, prima della casella 8 non c’era assolutamente nulla. Se fosse riuscita ad atterrare sulla casella e avesse perso l’equilibrio, sarebbe caduta del buio e Meredith dubitava che sotto ci fosse qualcos’altro se non il vuoto.
Fece qualche passo indietro, giungendo fino ai margini della casella 6 e 7, fece un paio di lunghi respiri e cominciò a prendere la rincorsa.
“Coraggio Meredith! Sei un’atleta, puoi farcela!”
s’incoraggiò e dopo pochi passi spiccò il salto.
Cercò di saltare il più lontano possibile e di sporgersi in avanti così se non avesse toccato la casella avrebbe potuto almeno cercare di aggrapparcisi.
Riuscì a toccare con i piedi la casella, ma immediatamente si sentì cadere verso il vuoto e così, senza perdere tempo, cercò di ristabilirsi buttandosi con tutte le sue forze in avanti.
Cadde con la faccia a terra e riuscì ad evitare di rompersi il naso o i denti parandosi il viso con le mani.
“Sono molto fortunata, potevo rompermi qualcosa … o peggio”
pensò “Voto di ginnastica: 10.”
Gli facevano male i piedi, specie i talloni, per il lungo salto, ma continuò a camminare.
Senza voltarsi indietro, si avviò verso la casella numero 12.
Giunse alla numero 12 senza problemi e osservò il simbolo che, notò con la sua solita attenzione ai dettagli, appariva soltanto quando si arrivava alla fine della casella precedente.
“Tienilo bene a mente, è importante”
pensò ancora.
Osservò il simbolo: c’era un alberello stilizzato e sotto, che copriva le radici, un cappello … da strega?
Devo forse affrontare una strega dei boschi?” pensò la ragazza, cercando di tradurre il simbolo.
Non ci fu più il tempo di pensare perché davanti a lei si materializzò qualcosa.
“Un folletto?!”
pensò ancora la ragazza quando vide la creatura che si era materializzata davanti a lei.
Il simbolo che copriva le radici dell’albero non era un cappello da strega, ma bensì quello di un folletto.
“Fantastico, un folletto dei boschi?” sbuffò Meredith.
La ragazza era un’esperta, come il suo ragazzo d'altronde, di mitologia e sapeva bene che i folletti, specie quelli dei boschi, potevano anche essere buffi, piccoli e grotteschi ma erano anche agili e veloci, furbi e truffatori. Non per questo, il significato della parole “folletto” era proprio “folle”.
“Ciao” salutò Meredith, sforzandosi di essere carina.
“Ciao” ricambiò il folletto, che si era piazzato tra il confine della casella 12 e 13.
“Mi faresti passare?” domandò Meredith
“Neanche per sogno. Tu che cosa mi dai in cambio?”
“Non lo so. Tu cosa vorresti?”
“Qualcosa”
“Cosa?”
“Ho perso una chiave molto importante … trovamela” disse il folletto, arrivando subito al dunque e porgendogli un pentolone di taglia madia pieno di chiavi di ogni genere.
“Quale chiave?” chiese Meredith
“Una chiave che serve a caricare un orologio molto antico” disse il folletto
Meredith osservò il pentolone e vide che di chiavi per orologi ce n’erano a miliardi.
“Quindi avrà una struttura diversa da quelle attuali” rifletté la ragazza “E … com’è fatta questa chiave?”
“La chiave è nera e deve aprire questo orologio” disse il folletto mostrandogli un orologio a pendolo versione mini “Hai solo tre possibilità per trovare la chiave giusta”
“Ma saranno centinaia le chiavi!”
“Allora, resterai qui con me per sempre” tagliò il folletto e detto quello, si sedette a terra e incrociò le braccia.
La mora sospirò e si mise a lavoro.

I dadi si materializzarono vicino ad Alaric.
Li afferrò e senza troppe esitazioni li lanciò.
Uscì il numero 4.
Percorse di corsa le caselle e si bloccò alla numero quattro.
Osservò il simbolo e vide … un leone e un serpente?
Davanti a lui, ad una velocità incredibile si materializzò una chimera.
Era un enorme bestia con il corpo e la testa di un leone, la coda di un serpente e una testa di capra sulla schiena. Sputava fuoco.
Alaric la osservò a lungo, cercando di restare immobile.
La chimera sembrò non averlo visto.
La fronte dello studioso cominciò a sudare, il cuore a battere a mille. E fu proprio in quel momento che la chimera attaccò.

Matt si fermò sulla casella numero 10.
Davanti a lui apparve un demone con le zampe e la testa di uccello, le mani e il torace di un uomo con la coda di un leone, sulla schiena aveva enormi ali da uccello predatore.
“Oh Dio” sussurrò, ma non passò molto tempo prima di ritrovarsi a terra con un braccio sanguinante.

Bonnie era immersa nel buio. Non vedeva o sentiva niente.
Il suo corpo continuava a tremare ininterrottamente a causa del freddo e della paura.
Non sentiva più nemmeno il battito del suo cuore o il rumore del suo respiro affannoso. Non riusciva a muoversi, neanche a muovere una mano o un semplice muscolo. Non riusciva a vedere niente, neanche le sue mani o i suoi piedi. Non sentiva neanche il suo peso. Sembrava galleggiare nel nulla. Nel buio più totale.
Bonnie aveva paura, tanta, tantissima paura.
“Matt, Elena, Meredith … AIUTATEMI HO PAURA!!!” strillò la rossa e fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Sentì le sue parole rimbombare nel buio, poi neanche più quello.

Il bambino/Damon continuava a strillare ininterrottamente dal dolore.
“Tesoro, che succede?” chiese Elena, cercando di calmarlo.
Il bambino continuava a strillare e poco tempo dopo si materializzò davanti a lei.
Elena s’inginocchiò e lo abbracciò.
Il bambino era freddissimo, più freddo dell’ultima volta che l’aveva visto in quelle condizioni. Le catene che un tempo lo imprigionavano, erano più spesse di prima e molto più resistenti.
“Questo bambino rispecchia l’anima di Damon … Oh mio Dio, gli è successo qualcosa!!”
pensò immediatamente Elena e si fece prendere dal panico.
“Succede … ancora, un’altra volta …” diceva il bambino, tra un singhiozzo e un altro. Aveva smesso di gridare, ma aveva cominciato a piangere.
Elena lo strinse ancora a sé, sentiva il freddo del piccolo bambino entrargli nelle ossa e il calore del suo corpo riscaldarlo.
Doveva fare qualcosa.
“Che cosa succede piccolo?” chiese Elena
“Continua a succedere … prima mi libera e poi … poi …” il bambino non terminò più la frase e cominciò a piangere più forte di prima.
Elena cominciò a cullarlo dolcemente e a cantargli una canzoncina per calmarlo almeno un po’.
Quando il bambino/Damon smise di piangere, Elena lo guardò dritto negli occhi e dolcemente gli chiese “Mi dici che cosa è successo?”
“Lui, ricorda … e fa male, sia a me che a lui” disse piano il bambino Damon.
“Che cosa ricorda?” chiese ancora Elena
“Dei ricordi … rubati” spiegò il bambino, sforzandosi di trovare le parole giuste.
Elena capì a cosa si riferì, ma volle insistere “Quali ricordi? Che tipo?”
“Dei ricordi … dolorosi, che … c’eri tu e … e … Mutt!” spiegò il ragazzino.
“Oh … quei ricordi … ma era posseduto!” scoppiò la bionda
“Non ne vuole sapere … ti ha fatto del male! O meglio … ti abbiamo fatto del male” detto questo il bambino si voltò dandogli le spalle, per nascondere le nuove lacrime.
“Dunque è questo … la prova di Damon consiste nel torturarsi da solo con vecchi ricordi”
pensò Elena e osservò il bambino che gli dava le spalle “Fatemi indovinare, la mia prova consiste nel … curare l’anima di Damon? Fantastico … mi ci vorrà una vita, non che mi dispiaccia ovvio, ma … preferivo l’arpia di Stefan”.

Katherine era in un punto cieco.
“CORNELIUS!!” strillava furibonda.
Aveva eseguito le istruzioni che Cornelius gli aveva scritto sul foglietto e, come dicevano le istruzioni, arrivata alla casella 6, sarebbe dovuta materializzarsi direttamente davanti all’orologio. Ma niente di tutto quello era successo.
Giunta alla 6° casella aveva atteso un po’, ma non si era materializzata per niente. La casella l’aveva letteralmente inghiottita e adesso si ritrovava in uno spazio stretto, viscido e gommoso. I suoi occhi non riuscivano ad adattarsi al buio.
“CORNELIUS!!!!!!!!!!!!” continuava a strillare.
Forse, secondo i suoi calcoli, si trovava sotto la strada. Tra le caselle e il terreno e ipotizzò l’idea di essere caduta a metà strada tra i due terreni, ma chi poteva dirlo veramente? Non riusciva a vedere assolutamente niente e le possibilità di evasione erano sotto lo zero, inoltre, non c’era ne un’entrata e ne un uscita. Era rinchiusa in una sacca indistruttibile.

 Stefan cercava di rialzarsi, ma ad ogni suo movimento, gli artigli dell’arpia lo ferivano gravemente e il dolce canto ipnotico gli confondeva le idee, rendendolo vulnerabile.
“E siamo solo all’inizio”
pensò il giovane vampiro dagli occhi verdi.
Si chiese che fine avessero fatto Katherine e gli altri.

Damon si tirò a sedere e cercò di schiarirsi le idee.
Aveva torturato Elena, la sua Elena.
Non per questo, però, avrebbe rinunciato a lei. Rimpiangere il passato non aiutava il presente e peggiorava certamente il suo futuro. Qualcosa però, dentro di lui, continuava a piangere.
“Devo farcela” si disse da solo “Per Elena e per me, devo vincere il gioco per entrambi. Elena merita una vita migliore con me!”
Detto questo, ritrovata la forza di andare avanti, i dadi si materializzarono vicino a lui.
Li afferrò e li lanciò senza esitazioni.
Doveva essere forte se voleva tirare Elena fuori di lì.
Uscì un 3 e un 7.
“Be’, 7 sette non è il numero fortunato, ma 3 è il numero magico … sì, infatti si vede quanta fortuna a portato al mio caro fratellino”
pensò in un momento di pessimismo.
Cominciò a percorrere di corsa le caselle, stava andando avanti, dieci caselle non erano male.
Si fermò alla numero 21.
“I miei numeri fortunati, oggi è proprio la mia giornata!”
pensò Damon, senza entusiasmo.
Non passò poco tempo, prima che il dolore s’impadronisse nuovamente della testa di Damon, questa volta più intensamente.
Damon svenne e si risvegliò di nuovo.
Stava osservando un’altra scena, questa volta però, c’erano solo il Damon del ricordo ed Elena. Stavano parlando di qualcosa, ma non riusciva sentire bene cosa … poi, le voci diventarono più forti e lui poté sentire tutto quello che dicevano.
“Damon, so che non stai dicendo sul serio. So che è la cosa che hanno messo dentro di te a parlare” stava dicendo Elena
“Elena, ti assicuro, sono io. Mi sono piuttosto divertito quando l’ho spinto a farti del male. Mi è piaciuto sentire il modo in cui gridavi. L’ho spinto a toglierti i vestiti … ho dovuto fargli molto male per costringerlo. Ma non hai notato che la tua camicia era strappata e che eri a piedi nudi? È stato Mutt a farlo” diceva lui e dopo una pausa per dare a Elena il tempo di rifletterci su, continuò “Sì, mi sono divertito a costringerlo a farti del male, e mi sono divertito a farti del male. Mi sono fatto portare un ramo di salice, spesso quanto bastava, e con quello ti ho frustata. Anche a te è piaciuto, ti assicuro. Non disturbarti a cercare i segni, perché sono andati via come gli altri. Ma a tutti e tre è piaciuto sentire le tue urla. A te … a me … e anche a Mutt. Anzi, tra tutti noi, è lui quello a cui è piaciuto di più”.
“Damon, stai zitto! Non voglio sentirti parlare di Matt in questo modo!”
“Tuttavia, non gli ho lasciato guardarti senza vestiti addosso” confessò il Damon del ricordo, ignorandola “A quel punto l’ho … congedato. L’ho messo in un altro globo di neve. Volevo darti la caccia, quando hai cercato di sfuggirmi, in un globo vuoto dal quale non saresti mai potuta uscire. Volevo vedere lo sguardo speciale che hai nei tuoi occhi quando combatti con tutta te stessa … e volevo vederlo sconfitto. Non sei una combattente, Elena”
E detto questo, il Damon del ricordo scoppiò a ridere e lanciò un violento pugno contro il muro del terrazzino in cui si trovavano.
“Damon …” disse Elena, ormai singhiozzava.
“E poi ho voluto fare questo” e senza alcun avvertimento, il Damon del ricordo, colpì il mento di Elena facendole scattare la testa all’indietro. Con l’altra mano le bloccò i capelli, portandole il collo nell’esatta posizione in cui voleva che fosse. E poi, rapido come un cobra, la morse.
Dopo un po’, Elena svenne e il Damon del ricordo cominciò ad approfittarsi di lei.
Il ricordo finì e Damon, dopo essere svenuto ancora, si risvegliò nella sua casella.
Quella era stata un’esperienza terribile. Damon voleva alzarsi, ma non ci riusciva.
“Devo andare avanti, ormai è successo e non posso farci niente … devo vincere il gioco per Elena … Elena … gli ho fatto del male, di nuovo.”
Pensò Damon, sentendo delle lacrime scorrergli sulle guance.
In 500 anni di vita, non aveva versato un lacrima se non durante la morte di Elena, nella cripta di Honoria Fell. E adesso, in quel gioco, continuava a piangere come un bambino, per aver scoperto di aver fatto del male all’unica donna che abbia mai amato veramente.
ELENAAAAAAAAA!!!!”gridò Damon, con la mente e con la voce, cercando di alleggerire il peso che sentiva nel cuore.
E fu in quel momento, che sentì la sua risposta.

“Damon? Damon, che succede?!” disse Elena, proiettando il suo pensiero ovunque, alla ricerca di Damon.
Aveva sentito il suo grido chiaro e forte, pieno di un dolore straziante.
“Elena!?”
rispose il vampiro.
“Credevo di non poterti raggiungere!”
disse Elena
“Lo credevo anch’io, ma a quanto pare il tuo Potere Bianco può farlo”
“Oh, Damon! Voglio vederti, mi manchi!”
esplose Elena, scoppiando a piangere.
“Oh, non sai quanto mi manchi tu … ma non so se riuscirò a guardarti di nuovo negli occhi …”
mandò Damon, ed Elena capì che anche lui stava piangendo.
“Perché?! Che ti è successo?! Non vuoi più stare con me?”
domandò
“Oh, non cambierei mai idea su questo Principessa … lascia stare, dimmi piuttosto, qual è la tua prova? Spero non ci siano demoni o chissà che”
“No, non lascio stare, voglio saperlo! Se ho capito bene, la mia prova dipende dagli esiti della tua
” rispose Elena, categorica
“Io ho superato la undici, sono alla 21 ora”
“E io non posso andare avanti! Qual è la tua prova?!”
mandò Elena e quando non sentì più la risposta di Damon, dopo diversi e lunghissimi secondi, chiamò “Damon?! Ci sei?”
“Io sto’ ricordando … credo che le mie sfide consistano in questo, nel ricordare il periodo in  cui ero stato posseduto da Shinichi. Credo che siano queste perché … è la cosa che mi fa più male
” confessò lui e scoprì che dirlo non era poi tanto difficile.
“Oh Damon, ma tu non eri in te! Non avevi voce in capitolo per tutto quello che Shinichi ti faceva fare”
replicò Elena, cercando di farlo ragionare.
“Resta il fatto che ti ho fatto del male in ogni modo possibile”
continuò lui.
“No,
tu non hai fatto assolutamente niente, ti sei solo fatto fregare. Shinichi mi ha fatto del male in ogni modo possibile” precisò la bionda.
“Ti ho torturata!”
esclamò il vampiro
“NO, ERI POSSEDUTO!!”
gli urlò lei
“C’è differenza?”
ribatté
“Moltissima!”
insistette lei
“Non potrò più guardarti negli occhi, non riesco neanche a parlarti senza vergognarmi di me stesso …”
cominciò Damon.
Elena, sentendolo così abbattuto, guardò il bambino che teneva fra le braccia e che si stava contorcendo dal dolore senza emettere un suono, per evitare di interrompere la conversazione.
E fu in quel momento che cominciò a pensare e a dire ad alta voce “Voglio vedere, sentire e toccare Damon … voglio stare con lui!!!”
In quel momento, qualcosa si staccò dal suo corpo e si ritrovò a fluttuare fuori dal suo corpo.
Elena sapeva bene cos’era quella. Era un’esperienza extracorporea.
Osservò le due mete, una portava dai suoi amici, l’altra da Damon.
Senza pensarci su due volte, andò da Damon.
Scoprì che con lei c’era ancora il bambino/Damon, ma era stranamente silenzioso, come se non ci fosse.
“Tutto bene piccolo?” chiese, mentre attraversavano il buio.
“Sì, va tutto bene” disse il bambino, prima di sprofondare di nuovo nel suo mutismo.
“Mi dici cos’hai?” insistette e il bambino scoppiò.
“Che dirà quando mi vedrà?” domandò
“Chi?” chiese, lei.
“Damon” rispose il piccolo bambino/Damon.
“Non dirà nulla, ti accetterà” replicò lei, sicura  “Ci sono io, qui con te”
E dopo pochi secondi, Elena fu davanti a Damon.
“ELENA!” urlò il vampiro, colto alla sprovvista “Ma che …?”
“Un’esperienza extracorporea” rispose lei, pronta.
Il bambino/Damon si era nascosto dietro di lei.
“Cosa?”
“Ho lasciato il mio corpo nella casella e sono venuta qui da te” rispose ancora
“Sei pazza? Può succederti di tutto qui! Il tuo corpo è abbandonato! Non ritroverai più la strada”
“No, invece. Sono legata al mio corpo” spiegò, facendogli vedere il filo invisibile che collegava lo spirito e il corpo.
“Come hai fatto a raggiungermi?”
“Il mio cuore è legato a te, amore mio. I nostri cuori lo sono. Ho seguito i due fili rossi che ci collegano” spiegò lei, sperando che non la prendesse per pazza.
“Sei uno spirito … non posso toccarti?” continuò lui, come cercando un pretesto per qualche cosa.
“No, possiamo toccarci, vederci e sentirci” rispose lei e non appena finì di parlare, Damon si avvicinò con una velocità fuori dal normale e la baciò.
Elena finalmente si sentì di nuovo a casa, al sicuro.

Meredith non riusciva a venire a risolvere il suo enorme problema.
Aveva studiato attentamente l’orologio ed era giunta alla conclusione che la chiave doveva essere piccola, molto particolare e nera.
L’unico problema, era che più estraeva chiavi dal pentolone e più queste aumentavano.
Riuscì a mettere insieme solo 11 chiavi e cominciò a selezionarlo, probabilmente però, nessuna di quelle era quella giusta. Ce n’erano tantissimi là dentro!

Matt cercò di alzarsi e cominciò a evitare gli attacchi dell’uomo uccello.
Era impossibile, sembrava leggergli nella mente.
Riusciva ad anticipare ogni suo movimento, qualsiasi cosa facesse.
Anticipava le sue mosse.
Doveva giocare d’astuzia, ma il dolore dei graffi che aveva riportato al braccio destro e i colpi che l’uomo uccello gli infliggeva impedivano alla sua mente di formulare pensieri coerenti.
Dove fare qualcosa, subito o sarebbe morto.

Katherine stava provando a liberarsi da quella trappola infrangibile tirando calci e pugni, ma non riusciva minimamente a scalfire quelle pareti gommose. Si sentiva come un bambino nella pancia della mamma, ma con più libertà.
Quando si arrese, esausta e affamata, cominciò a pensare.
“CORNELIUS!!” strillò per l’ennesima volta.
Non aveva le forze neanche per chiamare più quel dannatissimo Antico che l’aveva ingannata.
Osservò la sua prigione, sembrava si trovasse in una bolla di gomma.
Disperata, sfoderò i canini e morse una parete con tutte le sue forze,  stringendo e tirando, ma alla fine dovette lasciar stare.
Non era riuscita neanche a scalfirla.
Sospirò e si abbandonò a se stessa.

Stefan era ancora vivo.
Era sdraiato sulla pancia, con la schiena sanguinante e immobile come una statua.
L’arpia si era fermata dall’altra parte della casella, pronta ad attaccare appena lui si fosse mosso.
Doveva fare qualcosa o sarebbe morto.
Doveva cercare di studiare il suo avversario e riconoscerne il punto debole … se solo quella dannatissima arpia avesse smesso di cantare … no, doveva concentrarsi.
“L’arpia sarebbe una specie di donna/uccello … cosa potrebbe mettere fine alla sua vita con un colpo secco? Essendo mezza uccello devo essere svelto a ucciderla perché ci metterebbe poco a spiccare il volo e a scendere in picchiata, colpendomi prima che io possa formulare qualcosa di coerente … ma cosa posso fare? Devo sbrigarmi perché, ora che ci penso, le arpie divorano il loro cibo dopo averci giocato un po’ e, in questo caso, il cibo sono io. Tra poco mi mozzerà la testa e … mozzare la testa! Sono un genio, ma certo! Ho bisogno di un’ascia … ma dove la trovo?”
appena formulò quel pensiero, qualcosa si materializzò davanti a lui.
Sorrise, forse aveva ancora qualche possibilità.

Cornelius era perplesso.
“Perché Elena non si muove più?” chiese, stizzito.
“Non ne ho idea … però è viva!” rispose lo stregone, armeggiando con una tabella.
“Sta’ ferma lì da troppo tempo! La cosa non mi piace” commentò Cornelius, osservando meticolosamente la sagoma di Elena che era sdraiata, immobile, al centro della sua casella. Sembrava stesse dormendo.
“Forse è svenuta. Sai, lo spavento” azzardò lo stregone
Cornelius bestemmiò in una lingua sconosciuta e disse “Damon, invece, si muove un po’ troppo”
In effetti, la sagoma di Damon nella casella 21 era un po’ troppo attiva per i suoi gusti.
“Non me lo spiego, la sua prova dovrebbe farlo stramazzare a terra. Proprio come faceva poco fa” continuò lo stregone, insicuro.
“Che Elena l’abbia raggiunto?” ipotizzò l’Antico vampiro.
“Impossibile” disse lo stregone, categorico “Non può riuscirci, è impossibile”
“Gli indizi, però, portano a questo” insistette Cornelius
“Ti dico, e ti ripeto, che è impossibile. Il gioco che fa un giocatore, nonostante sia lo stesso, è un gioco differente da quello di un altro e, pure se non lo fosse, i giocatori sono completamente separati: come se si trovassero in un’altra Dimensione, che in qualche modo sono collegate”
“Che tipo di Dimensione?”
“Come la Dimensione Oscura e La Corte Celestiale: due dimensioni diverse, ma che allo stesso tempo sono collegate tra loro. Mi segui?”
“Sì, ma dalla Dimensione Oscura si può entrare nella Corte Celestiale” ragionò l’antico romano
“Non senza morire” precisò lo stregone, solo allora Cornelius si rilassò e continuò a seguire la partita con un sorriso ironico.
“Che mi dici di Katherine?” chiese Cornelius, dopo un po’ “Comincia a infastidirmi”
“Presto la smetterà, dovrà pur stancarsi” tagliò lo stregone “… Sembra che Stefan abbia scoperto qualcosa finalmente, non ce la facevo più a vederlo stramazzato a terra, dopo un po’ ti annoia!”
In risposta, Cornelius sorrise e si chinò ad osservare meglio il tabellone del gioco.

Damon e Elena si abbracciarono.
Finalmente erano di nuovo insieme.
“Dobbiamo sbrigarci, le esperienze extracorporee non vengono a richiesta e non hanno un tempo infinito. Presto ritornerò nel mio corpo” disse Elena.
Il bambino, che si teneva ben nascosto dietro la ragazza, continuava a non parlare o a muoversi.
Solo allora Damon lo notò.
“Elena, chi ti sei portata dietro?” domandò
“Te” rispose lei, con semplicità.
“Io sono qui” replicò il vampiro.
“Lui, questo bambino, è te. Guardalo bene: sei te da piccolo” disse Elena.
Damon fissò il bambino, che lo guardava intimorito: aveva i suoi stessi occhi, i suoi stessi lineamenti, i suoi stessi capelli, la bocca e il naso erano uguali … era lui in miniatura.
“E, solo per curiosità, perché ti porti in giro me versione bambino? Una nuova moda?”
“Questo bambino, è la mia prova e non è la prima volta che lo vedo” disse la ragazza
“Cosa …?” Damon era perplesso.
“Questo bambino, rappresenta la tua anima” spiegò Elena, prendendo per mano il bimbo.
“La mia anima?” ripeté il vampiro ed Elena annuì.
“Quindi … devi occuparti della mia anima?”
“Sì e se tu continui a torturarti così per vecchi ricordi di azioni che non hai mai fatto, farai del male al bambino e io comincerò a prenderti a schiaffi” rispose Elena
“Ma … io dovrei essere felice e zampettante per averti fatto del male, solo perché altrimenti un me in versione bamboccio soffrirà?” riassunse il vampiro fiorentino.
“Be’, non volevo dirtelo in questo modo … ma sì. E comunque non è colpa tua, quello era Shinichi!” disse Elena
“Ero io! Elena, come posso stare con te se il vero pericolo sono io?” chiese, malinconico.
“Oh mio Dio, se avessi saputo che ti saresti comportato così a questo punto sarei rimasta con Stefan! E poi dici che non hai niente a che vedere con lui a parte la parentela!” esclamò Elena, doveva colpire l’orgoglio di Damon per farlo reagire.
“Io non mi chiamo Stefan! Io e lui siamo due persone completamente diverse!”
“E allora perché ti comporti come lui? Perché non reagisci? Lui farebbe così, lo sai?”
“Io non sono Stefan!! Stefan resterebbe qui a deprimersi, io no! Andrò avanti e supererò tutte le prove, qualunque esse siano e vincerò!” Damon si stava riprendendo e il bambino stava visibilmente meglio.
“Così ti voglio!” esclamò Elena, abbracciandolo.
Damon ricambiò la stretta e fece l’occhiolino al bambino, che per tutta risposta gli sorrise.
Elena stava cominciando a svegliarsi.
“Damon, devo andare!” urlò, colta da una consapevolezza improvvisa.
“No, ancora un minuto!” disse lui.
“No, mi sto svegliando!!” disse lei, sentendosi tirare verso il buio.
“No, Elena non te ne andare!” urlava Damon, cascando nel panico.
“Non ti arrendere, Damon! Possiamo continuare con la telepatia!” disse lei, prima di risvegliarsi nel suo corpo, con il bambino affianco.
Voleva sapere come stavano tutti, voleva sapere cosa stavano facendo, se erano vivi e stavano bene … voleva sentirli, poterli aiutare.
Elena cominciò a piangere, poi due ali si formarono dietro di lei e all’improvviso sentì la voce di tutti.

Un lampo di speranza pervase Bonnie, quando sentì la voce di Elena nella sua testa.
“Elena … Elena??!! Sei tu!!!”
mandò col pensiero, finalmente riusciva a pensare coerentemente.
“Bonnie?! Elena?!”
quella era Meredith
“Elena, che hai combinato!?”
Bonnie riconobbe la voce di Damon.
“Ragazzi …”
mentre quella, simile a quella di Damon, era la voce di Stefan.
“Ma che …? Ragazzi siete voi?!”
quella invece era la voce di Matt.
“Un collegamento delle nostre menti … riusciamo a comunicare tramite i nostri pensieri! È fantastico!”
quello, invece, era il tono di Alaric.
“Ragazzi, non so come ci sono riuscita!!! All’improvviso … oh, non so come spiegarvelo!”
diceva la voce di Elena.
Sette voci cominciarono a mescolarsi tra di loro, finché Alaric non urlò “BASTA!!! DOVETE PARLARE UNO ALLA VOLTA O NON BASTERANNO DUE ASPIRINE PER FARCI PASSARE IL MALDITESTA!”
“Bonnie in che consiste la tua prova?”
chiese Matt, per primo.
“Non ne ho idea, sono sospesa nel buio e non posso sentire, toccare o guardare nulla! Ho paura, voi non ci siete e sono da sola nel buio!”
Ci fu una pausa e poi, Damon, spietato, disse “
Non mi sembra tutta questa difficoltà: devi superare la tua paura del buio da sola, senza appoggiarti a Elena o Meredith come fai sempre. Devi cavartela da sola, altrimenti non andrai avanti”
“Ma io ho paura …”
“Questo è lo scopo della tua prova!”
esclamò Alaric.
Bonnie cercò di farsi forza, ma invano.
Continuava a tremare e la paura aumentava.
“Il buio non fa per me!”
“Bonnie puoi farcela, sii forte!”
disse Matt.
Bonnie cominciava a sconfiggere le prime paure, ma non riusciva a smettere di tremare …
“Stefan, la tua prova è un’arpia?”
“Sì, Elena. E credo di aver trovato una soluzione: per affrontare questi demoni bisogna capire il loro punto debole, immaginare un’arma adatta per colpirlo e quella ti appare davanti”
spiegò il vampiro.
“Oh, hai risolto i miei problemi!”
dissero Matt e Alaric all’unisono.
“Forse anche i miei …”
disse Meredith “Bonnie vorremmo aiutarti tutti, ma quella è una prova che devi svolgere da te! Se ti aiutiamo non la vincerai mai!”
“Lo so e vi ringrazio! Adesso posso andare avanti”
disse la streghetta.
Era incredibile, una conversazione con i suoi amici e aveva sconfitto la sua paura più grande.
A volte, le piccole cose possono farti fare grandi cose.

Meredith aveva risolto l’indovinello grazie alle parole di Stefan.
Non c’era una soluzione.
Osservò l’orologio e cercò di immaginare la sua chiave.
Piccola, ma ben solida e molto antica, di colore nero. Adatta per quella serratura.
In pochi secondi, una chiave si materializzò davanti a lei.
Meredith sorrise al folletto.

Matt sapeva cosa doveva fare, ma non riusciva a capire come doveva fare.
L’uomo uccello sembrava non avere punti deboli.

Alaric osservò la sua chimera.
Era molto grande … come poteva ucciderla? Doveva trovare il suo punto debole.
L’animale mitologico sembrava invincibile, ma lui sapeva che quella non era la verità.
L’animale era molto grosso sì, ma le dimensioni non fanno la forza.
Osservò la coda, sembrava quasi che volesse nasconderla.
“Come si uccide un leone?”
pensò improvvisamente.
“Con un fucile da cacciatore, quello che usano gli uomini nei Safari”
 rispose Elena
“Ehi! Sentite i miei pensieri?”
“Sì … siamo senza intimità ragazzi”
disse Matt.
“Mi chiedo se Elena possa venire di nuovo da me … voglio sentirla tra le mie braccia, poi voglio …”
“DAMON!”
lo richiamò Stefan, infastidito.
“Lasciatemi la mia privacy!”
ringhiò il vampiro, che sembrava imbarazzato.
“Anche tu mi manchi amore! Vorrei averti qui con me per baciarti e …”
“Pronto???!!! Ci sono altri spettatori!! Non siete soli!”
disse Bonnie ritrovando il buonumore.
“A quanto pare non possiamo pensare senza rivelarci agli altri”
pensò Elena
“E la cosa non mi piace per niente”
disse Damon
La chimera di Alaric si preparava all’attacco.

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Allooooora, il capitolo era pronto da un bel po', ma negli ultimi giorni sia io (che posto il capitolo) che Ilaria non siamo riuscite a postare, ma adesso siamo quiiiiii!!!!
Allooooora, l'immagine non è stata inserita perché ci sono dei problemi con la visualizzazione da parte di altri PC (tranne il mio, ma il mio PC è dotato di un'anima tutta sua quindi ...), cercherò di reinserire l'immagine senza complicazioni e di risvolvere eventuali problemi.
Grazie a tutti, a chi ci ha inserito tra le preferite e le seguite o anche solo tra le ricordate, ma un grazie speciale a Hugghina e Marissa_Salvatore che recenziscono ogni nostro capitolo nonostante la distanza di tempo tra un aggiornamento e un altro!!


Al prossimo aggiorna
mento.
Un bacio a tutti ♥
Erika e Ilaria.

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Capitolo 8
*** Capitolo 07: Prime Soluzioni ***


Capitolo 07: Prime Soluzioni

 

La chimera era incredibilmente agile e forte.
La testa di capra posta sulla schiena di leone continuava a sputare fuoco e Alaric non poteva far altro se non schivare i suoi continui attacchi. Mentre lo faceva, però, doveva trovare un modo per sconfiggerla.
La casella in cui si trovava era molto ampia, con rocce aguzze che si ergevano spaventose e, per sua fortuna, alla base delle rocce vi erano numerose insenature in cui ripararsi.
L'uomo entrò in una di queste per riordinare le idee con calma. Andò indietro nel tempo con la propria mente, doveva conoscere la leggenda della chimera.

"Allora... vediamo un po'. La chimera era un mostro che tormentava la città di.. di... non ricordo. Comunque un tizio di nome Bellafonte.. no, no si chiamava Belfonti! Accidenti no, nemmeno così... Mmmmhhh.. si chiamava...."

"Ma a che diavolo pensi Alaric! Che cavolo te ne frega di come si chiamava?!"

"Me ne frega Damon! Altrimenti non ricordo la leggenda!"

"E chi se ne... Stai intasando la mia testa di cose inutili! Tu e quel Mutt!"

"Non puoi impedirci di pensare! E comunque sono Matt! M-A-T-T! Ficcattelo in quella testaccia morta!"

"Testaccia morta a ch,i rifiuto di umano??"

"BASTA RAGAZZ,I FINITELA! Non ci siete solo vo,i vi ricordo! E, Alaric, comunque si chiamava Bellerofonte"

"Aah, grazie Elena! Ora posso riprendere la storia"

"Accidenti Elena, non dovevi dirglielo! Ora avrò di nuovo la mente intasata da una lezione di mitologia"

"Male non può farti, fratello"

"Taci Stefan"

"... Bellerofonte decide di sconfiggere la chimera e così Atena, per aiutarlo, lo aiuta a cavalcare Pegaso, il cavallo alato e po ..."

"Un cavallo alato?????? Wow! Che forza!"

"Bonnie, non interrompere Alaric!"

" E dai, Meredith! Lo facevo per sdrammatizzare ..."

"... poi mette sulla sua lancia una punta di piombo. Salito su Pegaso trafigge la gola della testa di capra che lanciava le fiamme, il piombo a contatto col fuoco si scioglie e soffoca la chimera. Era così, vero??"

"Qui il professore sei tu ...."

"Ah, è vero, Matt!"

 

Alaric corse via in fretta. La chimera era tornata all'attacco, scovandolo e ferendogli una caviglia. Era il momento di agire. Figurò nella sua mente un'immagine molto chiara di ciò che gli serviva, cioè, un cavallo alato e una lancia con del piombo. In un attimo davanti a lui si materializzò un bellissimo e possente cavallo bianco, con due grosse e forti ali. Aveva degli occhi dolci, sembrava mansueto. Vicino al cavallo alato, in terra, la lancia col piombo.

"Fantastico!"

"Cosa?"

"Oh, Meredith, dovresti vederlo da te! Ma ora non posso più parlare".

 

Stefan stringeva in una mano l'ascia comparsa davanti ai suoi occhi, pochi secondi prima. Guardò in alto. Era il momento di agire. Corse al centro della casella, cercando di attirare verso di lui l'arpia. Quella, riprese a cantare e si lanciò in picchiata contro di lui.

"Merda! Non devo ascoltare!"

"Fratellino modera il linguaggio!"

"Zitto e lasciami riflettere! Allora ... non devo ascoltare, non devo ascoltar ..."

"TI SOGNO CALIFORNIA! E UN GIORNO IO VERRòòòò! CIELO GRIGIO SUUUUUU, FOGLIE GIALLE Giùùù, TIIIII SOGNOOO CALIFORNIAAAAAAAA!"

L'unico modo per non stare a sentire quel dannato canto, era quello di cantare a sua volta a squarciagola. Cantò forte, sia con la voce che con la mente, e balzò sopra l'arpia.

"Aaaaaaaaaaaahhhhhh, smettila subito, non è divertente!Sei stonato come una campana!" Avvertì la voce di Damon nella sua testa, ma lui continuò senza dargli ascolto.

"Stefan, che ti prende??" La voce di Elena era divertita.
Ma non ci badò.

"ENTRO IN CHIESA E Lààààà, IO CERCO DÌ PREGAAAAAAR! MA IL MIO PENSIERO INVECE VA, RITORNA SEMPRE Làààà! AL SOLE CALDO CH ..."

Stefan, in piedi, con tutta la forza che aveva scagliò il suo colpo.
Un grido orrendo, di dolore e rabbia, si levò nell'aria, subito dopo un tonfo e tutto finì.

Stefan tirò un sospiro di sollievo. Ce l'aveva fatta.

"MA CHE CAVOLO TI è PRESO???? MI HAI FATTO VENIRE IL MAL DI TESTA, SCEMO!"

" Damon, non gridare!"  Bonnie e Matt.

"Scusate, era l'unico modo per non sentire la voce dell'arpia... Era la prima canzone che mi è venuta in mente ..."

"Puahahahahahahahahaha! Sei perdonato Stef!" pensarono Bonnie ed  Elena.

 

"Maledetto bastardo! Come hai potuto farmi questo ..."
Katherine si era raggomitolata in un angolo della sua gabbia di gomma.
Era a dir poco furiosa, anche Cornelius l'aveva ingannata.
E aveva fame.
Doveva trovare un modo per uscire di lì.
"Chissà come se la passano Stefan e gli altri ... Accidenti, vi odio!"

Lacrime di rabbia invasero il suo volto.
Cercò nelle tasche dei jeans qualcosa con cui pulirsi, quando toccò un foglietto.
Lo aprì e il suo volto si trasformò in un sorriso trionfante.
Erano le istruzioni del gioco.
Ma, oltre al singolo  foglio letto agli altri, ve ne era un altro.
Le vere istruzioni del gioco.
Katherine lesse ad alta voce, incurante di chi al di fuori potesse sentirla.

"Ludus Tabularis è un gioco bla bla bla... ecco! Le creature o situazioni che usciranno dal gioco possono essere contrastate, infatti basta pensare all'oggetto che si vuole per risolvere il problema e questo apparirà."
 La bionda rimise il foglio in tasca e iniziò a riflettere.
Si trovava in una stanza fatta interamente di gomma, molto resistente.
Cosa distruggeva la gomma?! Mentre pensava girava nella stanza tastando le pareti.

 

Elena stava seduta nella casella.
Non sapeva come "curare" l'anima di Damon.
Guardò il bambino seduto di fronte a lei.

"Ehi piccolo, raccontami un po' di te" domandò a un tratto.

"Cosa vuoi sapere?"

"Beh... raccontami di quando tu e Damon eravate umani. Raccontami dall'inizio"

"Va bene." acconsentì lui."Ricordo che i miei primi anni di vita erano bellissimi. Ero felice. Giocavo ogni pomeriggio nel grande parco di casa, insieme alla mia mamma."

"Parlami di lei" lo incoraggiò la ragazza.

"Lei era bellissima. Aveva un viso splendido, non si truccava mai. I suoi grandi occhi neri erano vivaci. I suoi capelli erano molto lunghi, e lisci, e profumavano di rosa. Lei giocava sempre insieme a me e io le volevo un mondo di bene. Lei mi insegnava tante cose ... però inziò ad ammalarsi."

Elena abbracciò il bambino.

"Io non sapevo cosa aveva, sembrava sempre affaticata. Una volta lo chiesi a mio papà, ma lui mi ha detto che stavo per avere un fratellino. Ero contento! Avrei avuto qualcuno con cui giocare e passare insieme il tempo, gli avrei potuto insegnare le cose dette dalla mamma, saremmo stati noi tre. Scelsi io il nome per mio fratello, la mamma mi disse di sceglierlo. Io dissi Stefan. Era un bel nome e originale. Stefan Salvatore."

"Hai scelto tu il nome per tuo fratello?!" ora Elena era incredula.

"Sì. Al quinto compleanno di Stefan i miei genitori organizzarono una festa. Vennero tante persone e tutte lo abbracciavano. A me non avevano mai organizzato una festa di compleanno. Quel giorno dopo la festa io e Stefan andammo a giocare nel parco. Gli dissi di stare attento ma lui non volle ascoltarmi. Fece una brutta caduta e si fratturò il ginocchio. Lo portai sulle spalle dalla mamma e da papà. Lui disse che era colpa mia, che non avevo fatto attenzione a Stefan pensando solo a me. Gli dissi che non era vero, che volevo bene a Stefan. Ma lui mi picchiò. Il giorno dopo avevo tagli e molti lividi sulla schiena. Da quel giorno le cose andarono male. Non fui più felice"

Damon-bambino singhiozzava.
Elena lo strinse più forte a sè e lo cullò per tranquillizzarlo.

Per sbaglio Elena scostò la leggera veste del bambino. Vide molti lividi. Le venne a quel punto un dubbio.

"Quanti anni hai Damon?"

"7".

Ora le cose diventavano più chiare. Damon aveva iniziato a nascondere i suoi sentimenti da quando aveva sette anni, e la sua anima era rimasta tale e quale a quel giorno.

La ragazza si accorse anche che il bambino era sporco.

"Ti va di fare un bagno??"

 

Bonnie era ancora al buio. Ma ora sapeva cosa doveva fare, non aveva più paura, grazie ai suoi amici. In fondo era pur sempre una strega e aveva a portata di mano la soluzione! Un semplice incantesimo per illuminare la strada sarebbe bastato.
Si concentrò, mosse un poco le labbra e una potente luce la investì.
Cadde rovinosamente a terra, nella sua casella, massaggiandosi le natiche.
Solo dopo qualche minuto si rese conto di avercela fatta.

"Evviva! Ce l'ho fatta!"

Si materializzarono i dadi davanti a lei.

 

Matt era davvero in difficoltà.
Il mostro con cui era alle prese sembrava non avere punti deboli.
Con un braccio ormai fuori uso, le cose per lui si erano messe male.

"Quindi, da quanto ho capito devo trovare l'arma giusta per ucciderlo. Il problema è che non ho la minima idea di quale sia".

"E' un mostro della mitologia?"

"Non saprei, a dire la verità, Bonnie... Tu, piuttosto,non vai avanti?!"

"Già!"

"Caspita, sembra che l'unico bloccato sia io"

"No sbagli, non sei il solo... ho il sospetto di rimanere nella mia casella ancora per molto tempo. Sapete, l'anima di Damon..."

"Cos'ha che non va, la mia anima??"

"E LO CHIEDI PURE?!"

"Come faccio ad uccidere un mostro con ali e testa da uccello e il corpo umano?!"

"Questa si che è una bella gatta da pelare ..."

"Damon, non sei d'aiuto"

"Guardalo attentamente, magari scoprirai un punto debole. Magari nel torace, oppure in una zampa ..."
„Meredith, credimi, ce l'ho ora di fronte e non mi pare abbia punti deboli!"

"Anche l'arpia era una specie di uccello. Tagliarle la testa con un'ascia, con me ha funzionato"

"Dici che devo immaginare un'ascia anch'io, Stefan?"

"Ma finitela! Non sapete come si mette fuori uso un uccello?! Eppure mi sembra piuttosto semplice, si tagliano le ali!"

"Ma ne sei sicuro, Damon?"

"Si, Elena. Io ho sempre ragione"

L'uccello tornava all'attacco, e Matt rotolò su un lato. Quindi doveva tagliare le ali  di quella cosa mostruosa. Ma come? Con delle forbici giganti? Una motosega?

"Ci sono!"

Matt ebbe l'immagine chiara nella sua mente.
Un oggetto la cui storia lo aveva sempre appassionato sin da bambino.
Excalibur.

La spada comparve all'improvviso davanti a lui, era piuttosto grande e la lama era larga e affilata. Il manico era forgiato in oro e l'impugnatura si adattava perfettamente alla mano del ragazzo. Era pesante, ma Matt la maneggiò con incredibile destrezza.

Tornò allo scoperto, e non appena la creatura lo vide, si abbatté su di lui.
Questa volta il biondo gli corse incontro, tenendo la spada davanti a se, e con tutta la forza che aveva in corpo gli infilzò la lama nello stomaco.
Il mostro si accasciò un momento, ma la sua ferita si rimarginava velocemente.
Con una velocità che solo un quarterback poteva avere, Matt si portò dietro all'animale e recise rapidamente prima un'ala e poi l'altra.
Il sangue  era sparso ovunque, e Matt aveva fatto uno sforzo incredibile per prendere la spada con entrambe le mani, cercando di ignorare le fitte di dolore provenienti dal suo braccio. Ma ce l'aveva fatta. Il corpo dell'uccello, ormai morto, scomparve, così come la leggendaria Excalibur.

Il ragazzo si sedette e sospirò.
"Me la sono vista davvero brutta ..."

 

Dopo che i dadi le si erano materializzati davanti, Meredith li prese e tirò. Uscì un 7, e Meredith si avviò alla casella 19.

"Mi chiedo quanto sia lungo il percorso ..."

"Io spero non sia di 99 caselle come il gioco dell'Oca"

"Sempre ottimista fratellino! Eh?"

"Magari invece ne ha più poche, come Jumanji ..."azzardò Bonnie.

"Ma perchè prima non abbiamo guardato bene il tabellone?!" Meredith sbuffò.

Arrivata alla casella 19, Meredith guardò subito il simbolo.
Questa volta l'immagine era chiara, e sembrava proprio...
"Oh, mio Dio ... non può essere! Spero di sbagliarmi questa volt a..."

"Che cosa?!"chiesero tutti, ma Meredith non rispose.
Una luce avvolse la casella, e il paesaggio attorno a lei era cambiato.
O meglio, non vedeva più un paesaggio.
Non vedeva niente di niente.
Era all'interno di un labirinto.
La mora iniziò a sudare freddo.

"Credo ... credo di essere nel labirinto del Minotauro"

Silenzio.

La prima a romperlo fu Bonnie.

" Oh, Meredith, ti prego stai attenta!"

"Almeno, sai già la leggenda..."

"Già Elena. Anche se non mi conforta molto saperla."

Questa volta era più complicato del previsto.

 

Damon, grazie all'incontro con Elena, stava visibilmente meglio.
Aveva vicino i dadi, poteva andare ancora avanti.
Uscì un doppio 6.

"Se continuo così potrò finire presto quest'assurdo gioco" e pensando questo si avviò alla casella 33.

 

Elena non sapeva se potessero comparire solo armi, così decise di fare un tentativo e immaginò una vasca da bagno molto grande e lussuosa.
Dopodichè aprì gli occhi e se la ritrovò davanti.

"Wow ..."

Forse apparivano le cose che dovevano essere utilizzate in una determinata situazione.
Non per forza dovevano essere armi, quindi.

"Ecco qua! Non pensavo avrebbe funzionato ma eccola! Che ne dici se ti do una ripulita?!"

Il piccolo Damon si guardò.
Aveva una veste sudicia, squarciata dalle catene messe dallo stesso Damon, era scalzo e tutto sporco.

"Sì, sarebbe meglio, in effetti ..." e arrossì un poco.

"Oooooooooooooooooh ma quanto è teneroooo!"

"Chi?" chiese Matt.

"Il mio mini-Damon!"

"Non chiamarmi così!" ringhiò Damon.

"Tecnicamente, sto chiamando così la tua anima. Ma visto che eri così da piccolo ...oh, eri proprio carino!"

"Lo so, avevo anche da piccolo il mio fascino"

"Ero più bello io"  esclamò Stefan.

"Tu?! Ma non farmi ridere, fratello!"

"Quando questo stupido gioco sarà finito toglieremo le foto, o meglio, i ritratti"

"Come vuoi, tanto ho ragione io ... Comunque, Elena, che stai facendo?"

"Il bagno a mini-Damon!"

"Cosa?!" Stupore generale.

"Posso farlo anch'io insieme a voi?"  la voce maliziosa di Damon era arrivata a tutti.

"No, non puoi"

"Tzè, poi sono io quello cattivo".

 

Alaric godeva di un'ottima vista in groppa a Pegaso. Ora sapeva esattamente come agire e l'animale sembrava assecondarlo in ogni suo movimento.
La chimera lo guardava dal basso, probabilmente pensando a come raggiungerlo. Alaric schivò abilmente un altro getto di fiamme e iniziò la sua discesa verso il mostro.
Mentre con una mano si teneva stretto alla criniera di Pegaso, si sporse un poco dal cavallo alato e infilzò la punta di piombo nella gola della testa di capra.
Questa, tentando di sputare del fuoco, peggiorò visibilmente la sua situazione e in un rantolo soffocò.
Il dolore arrivò subito anche alla coda di serpente e al leone, che si accasciò a terra privo di vita.
Alaric scese dal cavallo e si sedette.

"Ho... ho vinto"

"E bravo il professore!" lo canzonò Damon.

 

"Sono più bravi di quel che pensavo..." disse pensieroso Cornelius, mentre guardava la sagoma di Alaric che aveva ucciso il mostro.

"A quanto pare dimostrano di conoscere la mitologia" rispose lo stregone, annuendo.

"Già, così sembra. Andiamo a vedere che fa la bella Katherine sola soletta nella sua casella!" esclamò Cornelius. "Di certo non si aspettava proprio che l'avrei ingannata. È davvero ingenua per essere una vampira di oltre 500 anni, non ti pare?"

"Ahahahahahahahahahahahaah! Ma come sei malvagio, amico mio!"

"Lo so, lo so. Un piccolo difetto dell'eternità. Ci si annoia a starsene buoni in un angolo... ma guarda! Forse Katherine ha trovato la soluzione!"

"Ingenua, ma devi ammettere che è intelligente" osservò lo stregone.

Infatti, la sagoma di Katherine, aveva iniziato a fare qualcosa, e nelle sue mani vi era l'oggetto che presto l'avrebbe fatta uscire da quella prigione di gomma.

"Si, ma questa è soltanto la sua prima prova, ci sarà ancora molto da divertirci"

"Ehi, la piccola strega si muove!" disse lo stregone, con stupore.

"Sembra aver superato la sua paura. Quale prova le faremo affrontare, ora?" domandò l'Antico.

"Ho in serbo per lei qualcosa di interessante..." e l'uomo sorrise.

"Anche l'inutile umano biondino va avanti. Ma come è possibile che siano tutti così colti? Capisco il professore e i due fratellini, ma dei semplici ragazzini?!" Cornelius rimuginava. "E se hanno trovato un modo per passarsi le informazioni l'un l'altro?" ipotizzò.

"Beh, si è possibile... Ma per farlo avrebbero dovuto esercitare un forte potere mentale. Ci riescono solo le streghe, e dubito che quella ragazzina rossa ne sia in grado".

"Dimentichi che la cara Elena ha in se del Potere Bianco... Ma si, in fondo chi se ne importa! Lasciamo pure che comunichino, non è un grosso problema, in fondo".

"Lo penso anch'io. Anche Stefan ha vinto contro l'arpia. A chi tocca ora?" chiese lo stregone, eccitato.

"Prima vorrei occuparmi del fratellone, se non ti spiace" disse Cornelius.

"Oh, ma certo che non mi spiace... Tanto uno vale l'altro, e le prove del maggiore sono decisamente quelle più divertenti" rispose lo stregone ghignando.

 

Mentre Damon camminava, diversi pensieri ronzavano nella sua testa.

"La prova di Elena consiste nel curare la mia anima. Fantastico. Non per essere pessimista, ma dubito fortemente che possa riuscirci. 500 anni di sofferenze continue non svaniscono in un solo istante. E poi, ha detto che non era la prima volta che incontrava la mia anima. Quando l'ha vista?!"

"Ricordi quando io e te eravamo nella Dimensione Oscura?"

"Si, ma non ricordo che la mia anima è uscita fuori a parlare con te, sai"

"No, infatti ero io che, tra virgolette, entravo in te e la vedevo"

"Quando?"

"Durante gli scambi di sangue ..."

"COSA?!" Stefan gridò stizzito. "Che avete fatto voi mentre io stavo per morire???"

"Stefan non ti agitare, Damon ..."

" Invece sì che mi agito! Tu ancora stavi con me e mi tradivi con LUI??"

"NO! Ma cosa pensi?? Non sono quel genere di ragazza, io!"

"Uffa, non gridate così! Mi state facendo venire il mal di testa!"  supplicò Bonnie.

Gli altri, invece, cercavano di ignorare il pandemonio che si stava creando.

"Sta zitto Stefan! Lei ora sta con me e quello che è successo non ti deve più importare, mi hai capito?"

"Ma, veramen ..."

"Niente ma! Zitto e non ti intromettere sulle mie riflessioni. Quindi ero rimasto.. ah ecco. Lei vedeva il bambino durante gli scambi di sangue. E, di grazia, perchè non me ne hai mai parlato?"

"Avevo paura facessi peggiorare le sue condizioni, visto che lo tenevi incatenato a un masso"

"Ora ricordo! Ecco perchè quando eravamo dal dottor Meggar mi avevi detto di liberare un bambino! E io che pensavo stessi delirando!"

"Quindi non era una metafora, come avevo detto io?" chiese Meredith.

"Evidentemente, no" rispose sarcastica Elena.

"Quindi, Damon stava facendo violenza minorile e violenza contro se stesso contemporaneamente?" esclamò Meredith.

"Puahahahahahahahahahahahahahahahahahah!"Bonnie e Matt.

"La discussione termina qui" disse gelido il vampiro.

" Comunque ora il bambino sta un pò meglio" tagliò Elena. " Ora è pulito, pettinato e con dei vestiti puliti. Naturalmente vestiti moderni. Ah, e ho messo una pomata per i lividi"

"Da dove hai preso tutte queste cose?"

"Ho scoperto che non compaiono solo armi, ma anche oggetti qualsiasi che siano utili per risolvere una determinata situazione. Sono comparsi perchè ne aveva bisogno il piccolo Damon".

"Capisco..."

"Damon ancora non sei arrivato nella prossima casella?"

"Ecco, ci sono proprio ora"

" Ti prego, qualunque cosa succeda tieni a mente che sono solo dei ricordi di quando eri posseduto da Shi.."

Ma Damon non riuscì a sentire altro, perchè il dolore si impadronì nuovamente di tutto il suo essere impedendogli di sentire altro. Si portò le mani alla testa e prima di svenire, si accorse di sanguinare.

Era nuovamente in un ricordo a lui sconosciuto.

Il Damon del ricordo stava entrando nella Ferrari, parcheggiata in una strada dell'Old Wood. Nel sedile dei passeggieri vi era Elena. Era sporca e ferita in più punti. Il suo polso era molto rosso e gonfio.

"Sul serio, Damon, dove stiamo andando?" disse quando lui entrò nella Ferrari.

"Prima, cosa ne dici del bicchiere della staffa?", suggerì il Damon del ricordo, con un tono falsamante scherzoso.

Elena lo guardò, rimanendo immobile. Rimase immobile anche quando lui le prese il mento tra le dita e lo sollevò. Lei chiuse gli occhi mentre lui le perforava il collo con le sue zanne affilate. Damon rimase a fissare la scena impotente. Le stava portando via una grossa quantità di sangue che la poteva mettere in pericolo di vita, e ancora non si fermava. Elena, ormai debole, gli mise una mano sulla spalla per spingerlo via. Lui continuò ancora per alcuni secondi solo per dimostrarle che in quel momento comandava lui. Poi mollò la presa,leccandosi  avidamente le labbra, con gli occhi che la guardavano scintillanti attraverso i Ray-Ban.

"Squisito", disse. "Incredibile. Sei...".

"Possiamo andare ora?", chiese energicamente Elena. Poi aggiunse:" Sta' attento; questa strada a un sacco di curve".

Il Damon del ricordo sorrise e schiacciò l'acceleratore schizzando via a tutta velocità. Ad un tratto, durante una curva, Elena tirò la maniglia e si mise a spingere la portiera più forte che poteva con entrambe le mani. Finalmente questa si aprì.

"Mio Dio, non vorrà..."

Bastò un calcio per farla uscire dall'auto in corsa, il Damon del ricordo tentò di afferrarla ma si ritrovò solo con una ciocca di capelli. Elena cadde cercando di aggrapparsi ai cespugli e al fogliame. Colpì il suolo col piede sinistro che incespicò facendole fare un giro completo su se stessa, facendole sbattere il ginocchio all'asfalto, facendola volare di nuovo per aria per finire di nuovo a terra sbattendo violentemente il braccio destro.

"Santo Cielo, si è catapultata dalla Ferrari in corsa per poter fuggire da me ... Dal mostro ..."

Il suo ginocchio aveva lasciato una scia di sangue. Si alzò velocemente mentre sentiva un rumore di freni, ma questo movimento le costò una caduta, e sicuramente, anche un dolore lancinante. Afferrò un bastone smussato e lo infilò sotto l'ascella, a mo' di stampella. Dopodichè si addentrò nell'Old Wood. Elena dopo numerosi passi si accorse di girare in tondo.

"Opera di Shinichi?"

Urlava dei nomi, probabilmente di persone che abitavano nelle vicinanze, ma nessuno la sentiva. Ad un certo punto, quando lei si era accasciata su un tronco per riprendere fiato,  dei piccoli rami rampicanti la toccavano, e la immobilizzavano. Iniziarono a stringere. Lei non riusciva a respirare e stava per morire.

Damon aprì gli occhi di scatto. Si guardò intorno e riprese coscienza. Si toccò la testa, tentando di tamponare il sangue. Si alzò, non voleva pensare al ricordo, ma questo si fece strada prepotentemente nella sua testa.

 

Elena parlava con il piccolo Damon, quando questi cadde a terra e iniziò a urlare disperato.

La ragazza andò subito ad abbracciarlo e si mise in contatto con Damon.

"Damon? Damon!"

"Elena ..." riuscì solo ad articolare il vampiro.

"Il bambino qui sta urlando! Smettila di torturarti inutilmente!"

"Sono calmo. Si. È solo che ... era un altro ricordo. Immagino di essere posseduto anche in questo"

“Sì, ed così! Non fa nulla, è acqua passata. Raccontami Damon, cosa hai visto?"

"Quando ti sei buttata dalla mia Ferrari in corsa"

"Oh. "

"Ti sei fatta molto male".

In quel momento Damon sembrava essere calmo, ma Elena pensava ugualmente a cosa dire per farlo sentire meglio.

"Però non sai che dopo quella brutta caduta mi hai curato tu. È stato grazie a te se mi sono ristabilita. L'hai fatta pagare a Shinichi. Tranquillo. È tutto a posto, ti amo"

Damon sorrise un poco. Era forte. Si sarebbe sempre rialzato.

"Ti amo anch'io".

Elena notò con immenso sollievo che il bambino si era calmato e la stava abbracciando.

"Grazie. Mi sento molto meglio ora".

"Niente, piccolo" sussurrò sorridendo Elena.
Alcuni lividi e graffi sparirono dal corpo del ragazzino.

 

"E così, i ricordi non hanno più effetto su di te ..."

Cornelius guardava soddisfatto il tabellone, gustando da un calice un caldo liquido rosso.

"Sarà ora di cambiare prova al bel vampiro" ghignò lo stregone.

"Già, hai ragione come sempre" rispose l'Antico sfiorando delicatamente il bicchiere di vetro.

"Come sempre" ribadì l'amico.

 

Bonnie stava camminando verso la casella 19 quando improvvisamente sentì un forte suono rimbombare nel luogo desolato. Sembrava il rintocco di un'enorme campana. La rossa si guardò intorno, tentando di scorgere qualcosa in mezzo a quegli alberi secchi, ma non ottenne nessun risultato.

"Strano" pensò.

"Sentito anche voi?" chiese Stefan.

"Già" disse Matt.

"Sembrava come il rintocco di un vecchio campanile... Non credi Meredith?" esclamò Alaric.

"Meredith?!" riprovò a chiamarla.

"Oh mio Dio, Meredith non risponde! Cosa le sarà successo?!"Bonnie iniziò a entrare in panico.

"Ha detto che si trovava nel labirinto del Minotauro..."disse Elena.

"Sicuramente la dimensione del labirinto non permette alle nostre menti di metterci in contatto con lei. E, a questo proposito, che fine ha fatto Katherine?" domandò Damon.

"Spero solo stia bene ..."

"Stefan lei sa cavarsela benissimo da sola"

"Lo so Elena, ma è pur sempre la mia ragazza"

" La tua ragazza che ci ha teso questa trappola" Ribattè Damon.

"Lei voleva solo farci passare una serata diversa!"

"Sì, certo"

 

Ovunque Meredith passava vi erano ossa. Ossa di animali, ossa umane. E, cosa peggiore di tutte, non riusciva ad uscire. Le sembrava di passare sempre sulle stesse gallerie, ma inconsapevolmente si stava avvicinando al centro.

"Questa volta non ho scampo, morirò sicuramente..."ripeteva mentalmente la mora. Ad un tratto si trovò il passo sbarrato da qualcosa. Meredith alzò lo sguardo e la osservò. Era una carta, -forse di quelle dei tarocchi?- alta quanto la parete. Dalla parte in cui lei si trovava poteva osservare solo il retro, che era rosso scuro con delle linee nere ai bordi. Tese in avanti un braccio per poter toccare quella carta dalle dimensioni gigantesche, ma cadde a terra a causa di  violente scosse. Tutta l'intera costruzione tremava, e ora sentiva anche un rumore di passi. O meglio, di zoccoli. La ragazza si rannicchiò in angolo, quando alle sue orecchie giunse anche l'orrendo ruggito della creatura. Il Minotauro stava arrivando e lei non aveva la minima idea di come affrontarlo. Certo, sapeva la leggenda, di Teseo e Arianna, e tutto il resto, ma non vi era nessuna arma particolare per sconfiggere il mostro. Solo tanto coraggio, abilità e forza. Meredith aveva fatto un corso di auto difesa, ma dubitava che in quell'occasione potesse servirle a qualcosa.  D'un tratto sentì qualcosa di terribilmente bagnato e appiccicoso colarle sui capelli.

“Oh santo cielo” sussurrò la mora.

Alzò lentamente lo sguardo e ciò che vide la disgustò: davanti a lei c'era un mostro dal corpo gigantesco e coperto di peli, al posto dei piedi aveva due zoccoli, la faccia era un incrocio tra il muso di una mucca e di un toro e aveva sul capo due corna molto robuste. Il Minotauro. La "cosa" bagnata e appiccicosa era la saliva della creatura che colava dalla sua bocca, aperta in un ghigno soddisfatto. La mora si rese conto, non senza panico, che era in trappola. Davanti aveva il mostro, dietro la strana carta gli bloccava ogni possibilità di fuga. La ragazza pensava cosa avrebbe potuto salvarle la pelle, ma non le veniva in mente proprio nulla. Mentre indietreggiava dal Minotauro che le si avvicinava ringhiando, Meredith si ritrovò appoggiata a qualcosa di tremendamente caldo. Si voltò per vedere, ma la creatura ne approfittò per farla cadere a terra con una forte spinta e le si avventò contro. Meredith urlò dal dolore quando il  Minotauro le fece una profonda ferita nella schiena; la mora stava iniziando a perdere i sensi a causa della perdita di sangue, ma prima di chiudere gli occhi intravide una fortissima luce.

 

Stefan, dopo aver lanciato i dadi, camminava verso la casella 15.
Ad un certo punto trovò di fronte a sé tre porte.

"Oh no, e adesso?!"

"Che c'è Stef?" domandò Matt.

"Ho davanti a me tre porte"

 "E allora?" disse stizzito Damon.

"Allora, non so in quale entrare"

"A questo punto, credo che ti convenga fare ambarabà cicci coccò" osservò Alaric.

"Già, anch'io la penso così!" disse Elena.

Il vampiro, avendo fatto la conta, entro nella prima porta a sinistra.

"Mah, speriamo in bene..."
 
Dopodiché il buio l'avvolse.

 

“Ho vinto di nuovo!”

“Uffa, mi arrendo!” esclamò un Elena rassegnata, seduta sulla casella di fronte a Damon bambino.

“Ah! Nessuno può battermi!” disse soddisfatto il ragazzo.

"Mh, presuntuoso ..."

"Che state facendo Elena?? E da un po’ che pensi dei numeri..." domandò Bonnie.

"Giocavo a carte con Damon, ma vince sempre lui!"

"Ahahahahahahahahahahahaha! Non c'è storia con me!"

"Antipatico"

"Io?! Ho detto semplicemente la verità, nessuno mi può battere giocando a carte"

"Mi annoio ..."

"Puoi venire da me e ..."

"DAMON! Risparmiaci, per favore!" urlarono tutti in coro.

"Non ti facevamo così malato ..." Alaric.

"Smettetela di intromettervi in conversazioni private!"

"Ma Damon, non è colpa loro, sentono e basta"

"E allora sentono in silenzio!"

"Oh sei sempre il solito!"

"Certo"

Ah Elena, mi sento molto meglio ora!”

“Davvero? Allora posso andare avanti?”

Due dadi si materializzarono davanti a lei.

"Evviva! Posso andare avanti anch'io!"

“Posso venire con te?” chiese il piccolo Damon, facendo gli occhioni.

“Beh, se me lo chiedi così... certo!”

"Puoi andare avanti?" domandò incredulo Damon.

"Si, ma dovrò trascinarmi dietro per tutto il percorso la tua anima"

"Ah, quindi devi finire di curarla? Sapevo che non te la saresti cavata così facilmente ..."

"Tanto riuscirò a farvi tornare sereni entrambi, parola mia!"

"Dici?"

"Certo, dopotutto sono la ragazza di Damon Salvatore o sbaglio?"

"E questo che c'entra?" disse Stefan con un tono sorpreso.

"TACI, STEFAN!" urlarono in coro Damon ed Elena.

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Comincio con il dire che io non centro assolutamente niente con il fatto che l'aggiornamento è stato così ..... lento. Questa è la copa di Ilaria, non la mia. Ebbene sì, sto parlando io, Erika. E, sì, sto scaricando la colpa su Ilaria, anche perché adesso devo mettere i soldi da parte per l'offerta ai poveri che gli avevo promesso nel caso avesse deciso di inviarmi il capitolo. Nooooo, scherzo, vi pare che farei questo alla mia socia? Per l'offerta, sì, dicevo la verità, chi vuole contribuire a questa nobile causa??  Ahahahahah, scherzo, ti adoro Iaia!! Comunque, parlando di cose di cose serie, ci scusiamo per il grandissimo ritardo! Speriamo che questo capitolo vi piaccia!
Baci ♥
Erika e Ilaria.

Ringraziamo per aver recensito:

Hugghina
Marissa_Salvatore

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Capitolo 9
*** Capitolo 08: Incubi e ricordi ***


 

Capitolo 08: Incubi e ricordi

 

 

 

La città era in preda alle fiamme. Non si vedeva altro che fumo nero, salire sempre più velocemente verso un cielo grigio che osservava dall'alto, impotente, la distruzione sottostante. Le grida di donne e bambini erano udibili a miglia di distanza.

" Avanti, soldati! Avanti!".

Una voce si levava prepotente sopra il caos circostante.

"Soldati, è quasi finita! Saccheggiate dimore e templi, uccidete gli abitanti, prendete donne e bambini! La vittoria è nostra ormai!".

Un forte boato, in risposta a quell'ordine, si levò dalle truppe, ormai quasi sparpagliate in quel che rimaneva della città assalita.

Il generale, appena dato l'ordine, fece un giro tra le strade in sella al suo cavallo. Quello che vedeva era dolore e morte ovunque, ma era necessario. Era necessario per forgiare un potente impero.

Una donna in fin di vita, una bambina al suo fianco piangeva a singhiozzi.

"Per favore...pre.. prenda m-mia fi...glia".

La donna, morente in preda agli spasmi causati dalla sua ferita, riuscì a dire questa supplica all'uomo che le stava davanti a cavallo.

Lui, rapido, le diede il colpo di grazia dopo averla ascoltata.

"No! Noooo! Mamma! Mammaaa!".

L'uomo scese a terra e prese in braccio la bambina togliendosi l'elmo e scoprendo una folta chioma di capelli rossi e dei profondi occhi verdi.

"Come ti chiami?"

"L-lesbia" mormorò la bambina, in evidente stato di shock.

"Non piangere più, Lesbia, vivrai con me".

"Generale! Abbiamo finito qui." comunicò uno dei soldati della cavalleria.

"Bene. Partiamo subito allora".

Ritornò a guardare la bambina. Aveva, a colpo d'occhio, tre anni circa, dei capelli biondissimi e occhi azzuri. La sistemò sul cavallo davanti a sè, senza farla cadere.

"Tu..." mormorò quella appena.

"Si?" la incitò a continuare.

"...come ti chiami?".

"Cornelius." rispose quello soltanto.

 

L'Antico aprì gli occhi di scatto. Fece scorrere rapidamente lo sguardo intorno a se. Era uscito fuori, nella collina dove si trovava la casa, ad ammirare il cielo notturno. Si era fatto prendere dai ricordi. Ricordi troppo vecchi, ricordi che doveva cancellare, ma che non avevano la minima intenzione di andarsene. Sospirò.

"Cornelius".

"Non ora, Dren. Sto andando a nutrirmi".

E sparì dalla sua vista.

Dren scosse la testa. Quel vampiro aveva un carattere così criptico. Erano anni che viaggiava con lui, e ancora non riusciva a comprendere a pieno i suoi atteggiamenti.

"Sarà meglio rientrare in casa, a dilettarmi con le pedine". Esclamò lo stregone con un ghigno stampato in faccia.

 

Finalmente Elena metteva i piedi fuori dalla casella 9. Dopo aver tirato i dadi e dopo che fu uscito il numero 11, ora si dirigeva a passo sicuro, tenendo per mano il Damon-bambino, nella casella 20.

"Queste caselle sono giganti" osservò la ragazza.

"Già" disse Damon.

"E il paesaggio è da brividi... terreno umido e marrone, cielo grigio-nero non danno molta sicurezza" sospirò sarcastica.

"Coraggio, non badare al paesaggio intorno" le disse il piccolo Damon stringendo di poco la sua mano.

"Bene, siamo arrivati".

Elena si scostò di poco per osservare il simbolo ai suoi piedi.

"Almeno stavolta non è tutta bianca"

 

Katherine teneva ancora stretto nelle sue mani il foglio con le istruzioni di Ludus Tabularis, quando riuscì a liberarsi dalla sua prigione di gomma. La vampira sospirò di sollievo, a quel punto doveva soltanto uscire dalla maledetta dimensione di quel gioco. Gli tornarono alla mente le parole di Cornelius poco prima di tornare a Fell's Church:

Io dovrò giocare giusto?” domandò Katherine, non era tanto stupida.
“Certo” rispose il vampiro.
“E … se io giocherò, rimarrò intrappolata. Come farò ad uscire senza liberare gli altri?” domandò Katherine.
L’Antico scoppiò a ridere.
“Allora non sei stupida come fai credere” commentò “Tranquilla, nel gioco c’è un foglio dove ti spiega come uscire”
“Ho capito” disse Katherine.

Katherine posò il suo sguardo sul secondo foglio di istruzioni. Dopodichè sorrise soddisfatta.

"Cornelius, la pagherai, stanne pur certo"

 

Stefan non vedeva e non sentiva nulla, era immerso nel buio totale e nemmeno la sua vista o il suo udito vampiresco poterono far nulla per migliorare la sua condizione.

Dopo qualche secondo, sentì sfregare qualcosa contro la parete dietro di lui. Si voltò e un raggio di sole avvolse il vampiro per qualche istante, giusto il tempo necessario per scorgere la figura che stava entrando, chiudendosi quella che doveva essere la porta alle spalle.

Dei pesanti passi fecero tremare il terreno, e indietreggiando Stefan si appoggiò a una parete per non perdere l'equilibrio.

Una fioca luce ora illuminava e svelava dove si trovava il giovane: una grotta. Una gigantesca grotta, per essere precisi. Ma non fu questo a catturare l'attenzione di Stefan, il cui sguardo era rivolto a cosa gli stava di fronte, ancora di spalle.

"Cosa c'è Stef?" chiese Elena, sentendo nella sua mente, con non poco fastidio, che Stefan non riusciva in quel momento a formulare una qualsiasi frase di senso compiuto.

Ma il vampiro, in stato di shock, non rispose a quella domanda, e nemmeno alla provocazione successiva del fratello.

Semplicemente, in quel momento, non era in grado di pensare o parlare.

"Si starà dando da fare per uscire da quella porta in cui è entrato" ipotizzò Matt.

"Sicuramente" gli fece eco Bonnie.

La creatura, dopo aver acceso numerose torcie all'interno della grotta, si accorse della presenza estranea nella sua casa.

"E tu chi saresti, moscerino?" domandò con una voce simile a un ringhio.

Stefan deglutì rumorosamente, prima di rispondere al ciclope Polifemo.

 

Bonnie tirò i dadi, dai quali uscì un doppio 5. Doveva quindi andare alla casella 18. Il sentiero che si formava dalla casella otto, fino a quella in cui doveva arrivare la rossa, era uno stretto sentiero sul bordo di un precipizio. Bonnie maledì a quel punto la sua sfortuna, visto che soffriva di vertigini fin da quando era piccola. Si mosse a piccoli passi tenendo la schiena addossata alla parete, chiudendo a tratti gli occhi per evitare di guardare giù man mano che la strada si faceva più ripida e alta.

"Ehi strega, la vuoi smettere di mormorare preghiere al Signore?" disse acido Damon.

La rossa non rispose e continuò imperterrita con le sue preghiere per non cadere.

"Mmmh, destra o sinistra?"

"Mi scappa la pipì!"

"Accidenti, devo fasciare il braccio!"

"Non ricordo più che..."

"... e proteggimi dai pericoli e..."

"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH! BASTA, BASTA, BASTAAAA! DIAVOLO NON RIESCO NEMMENO A SENTIRE I MIEI DI PENSIERI!"

Damon era scoppiato, non ce la faceva davvero più. La testa gli doleva terribilmente e il tutto era amplificato dalla sua fame cresciente.

Tutti taquero.

"Amore ti senti bene?" provò dopo qualche minuto di silenzio Elena.

"No, no che non mi sento bene Elena. La testa mi scoppia e ho fame. Capisci?! Non riesco a pensare ad altro, dannazione!"

Elena non seppe cosa ribattere. Doveva immaginare che ad un certo punto Damon avrebbe avuto bisogno di sangue. Era pur sempre un vampiro, ed erano li dentro da... da quanto? Ore? Giorni? Non lo sapeva più. Sospirò. Guardò il piccolo Damon.

"Ehi, ce la faresti a portarmi da Damon come l'altra volta?"

"Non so... credo dipenda da te non da me... magari posso darti una mano" rispose l'anima del vampiro.

"Okay, ora mi concentro..."

"Voglio andare da Damon... voglio vedere Damon... voglio toccarlo..."

Elena aprì gli occhi e, di nuovo, si ritrovò a fluattuare sopra il suo corpo.

"Ce l'ho fatta!"

Il filo rosso che la legava a Damon era davanti a lei. Iniziò a seguirlo trascinandosi il piccolo Damon.

Alla fine del filo vide qualcosa a terra, appoggiato, anzi accasciato, a una parete.

"DAMON!Oh mio Dio Damon stai bene?!" gridò la ragazza spaventata riconoscendolo.

Il vampiro si voltò piano, senza abbandonare la sua posizione.

"E-elena" disse" ... di nuovo qui eh?"

"Non c'è tempo da perdere, hai bisogno di sangue, ora."

Damon era debole, più pallido, e aveva un brutto taglio sulla fronte.

"Dai? Non me ne ero accorto.."

"Non è il momento di fare sarcasmo, Damon"

Gli occhi del moro si posarono sul suo piccolo doppione che Elena teneva ancora per mano.

"Come va con la mia anima?"

"Direi bene, siamo a buon punto" ed Elena e il piccolo si fecero l'occhiolino.

"Potrei diventare geloso di tutta questa confidenza, sai"

"Ma come, geloso di te stesso, e per di più bambino?!"

Damon guardò storto la sua anima. Quanti problemi gli dava. Il Damon-bambino sorrise sghembo, uno di quei sorrisi fulminei tipici di Damon.

"Visto? Sei proprio tu, nessun dubbio!" esclamò divertita Elena. Ora gli occhi di Damon erano due pozze nere e non si distingueva nemmeno la pupilla, e guardavano Elena spiritati.

Elena avvicino il polso alla bocca di Damon, incoraggiandolo a bere. Ma il vampiro l'attirò a sè, e, sentendo i canini pulsare, la morse al collo.

Un gemito sfuggì alle labbra di Elena,dovuto al dolore provocato dai canini appuntiti del fidanzato; ma dopo alcuni secondi sentì solo piacere, piacere nel dare ciò di cui aveva bisogno a Damon.

Il vampiro, sentendo subito le forze tornare a scorrere dentro di sè, dopo dei minuti si staccò dalla bionda.

Elena, tenendosi il collo per bloccare il sangue, guardò Damon. La ferita sulla fronte si era rimarginata e aveva ripreso il suo normale colorito. Con gli occhi lucidi l'abbracciò.

"Mi sei mancato"

"Anche tu, principessa"

Damon la distese a terra e iniziò a baciarla, prima il collo poi scendendo sempre più giù; Elena d'altro canto stava per circondargli la schiena con le sue gambe, quando le venne in mente una cosa.

"Damon.." riuscì a mormorare.

Il vampiro non rispose.

"Damon... fermati"

"Mh-mh" fece quello, ma senza fermarsi un secondo.

A quel punto Elena mise le mani in avanti sul suo petto e cercò di spingerlo via gridando:

"Damon! C'è Damon che ci sta guardando!"

Il vampiro inizialmente non capì. Poi si guardò intorno e vide se stesso bambino che li guardava accigliato.

"Ah. Ecco. Ehmm." e si alzò.

Elena imbarazzata, cercò lo sguardo del bambino come per scusarsi.

"Ci mancava anche questa!" disse Damon esasperato. "La mia anima-versione-bambino, che è fuori dal mio corpo, guarda me e la mia ragazza mentre facciamo... " esitò un attimo cercando le parole"...cose non proprio caste".

Elena e Damon-bambino risero.

Altri lividi sparirono dalla sua pelle.

"Damon, credo di dover andare ora" esclamò Elena.

"Di già?"

"Si, ti ho già spiegato l'altra volta che non posso comandare le esperienze extracorporee, e siamo stati anche troppo fortunati a far si che capitassero due volte. Credo che dovrai farti bastare per un bel po' il mio sangue."

Damon la guardò e annullò la distanza con un ultimo bacio, mentre Elena svaniva.

 

Meredith si trovava ancora a terra, quando la luce sprigionata dalla carta dietro di lei raggiunse il suo culmine. Il Minotauro, che stava per infliggerle il colpo di grazia, si coprì il volto non potendo sopportare tanta luminosità all'interno del suo labirinto. Meredith con le poche forze rimaste, si girò per osservare cosa stava succedendo.

In quell'istante la luce scomparve così come la carta.

Al suo posto vi era un bellissimo giovane.

Indossava una veste bianca che gli arrivava sino al ginocchio, mantenuta in vita da un legaccio di pelle e legata in una spalla da una spilla di bronzo. I piedi erano coperti da calzari, anch'essi di pelle, che erano allacciati fin sulle gambe. I suoi muscoli non erano troppo marcati, e la sua pelle era come l'avorio. Aveva infine una cascata di capelli azzurri, che gli arrivavano alle spalle, e due occhi blu come due zaffiri.

Meredith ansimava, e la sua faccia esprimeva solo sgomento.

"Oddio, e ora questo chi sarebbe?!"

Il ragazzo avanzò a passo sicuro verso il mostro, in mano aveva una lira.

"Chi sei tu?" ringhiò il Minotauro, visibilmente infastidito.

"Chi sono io?" rispose quello, con una voce melodica."Sono Orfeo della Lira cantore".

"Orfeo della Lira?" Meredith era sempre più sconvolta.

Il Minotauro, emettendo suoni gutturali, stava già ripartendo all'attacco.

"Ascolta le note che saranno il tuo incubo" disse Orfeo.

A quel punto iniziò a suonare una melodia dolce e allo stesso tempo malinconica. Le sue dita pizzicavano con grazia le corde di quello strumento così soave. Sotto gli occhi della ragazza, il Minotauro si inginocchiò tenendosi le mani sulla testa, mentre la melodia continuava.

"Che musica sublime, paralizza e soffoca con la sua bellezza...Quest'uomo che usa l'arte per perderti mi ammalia, come ribellarsi a un suono così dolce..." Meredith chiuse gli occhi abbandonandosi completamente a quella musica, cercando nei meandri della sua memoria la storia legata al nome di Orfeo.

 

"I-io me ne sta-stavo giusto andaaa..ndo vi-ia" balbettò Stefan indietreggiando di fronte a quell'essere gigantesco.

Il ciclope invece prese il povero vampiro per la giacca e lo sollevò da terra.

"Io penso invece che tu non possa andare via prima di aver soddisfatto tutti i riti di ospitalità necessari, dopodichè, ti mangerò" rispose quello sghignazzando.

"Oh. Riti di ospitalità. Va bene. C-credo. Ora però, potresti gentilmente posarmi a terra?"

"Ma certo moscerino!"

"A-i-u-t-o! Qualcuno mi aiuti" mugugnò Stefan fra sè e sè.

"Basta Stefan. Sei alquanto irritante. Smettila di fare il bamboccio e combatti."

"Damon... Vorrei vedere te al mio posto a combattere contro Polifemo!"

"POLIFEMO?!"urlarono tutti.

"Ha detto che mi mangerà... la mia vita finirà oggi!"

"...."

"Stefan, sei pur sempre un vampiro, non abbatterti!"

"Reagisci, idiota!" lo rimproverò Damon.

Mentre il ciclope preparava la tavola, Stefan pensava come uscir fuori da questa situazione. Poteva provare con lo stesso stratagemma di Ulisse, ma chi gli assicurava che avrebbe funzionato due volte? E poi magari, il ciclope si ricordava di qualcuno che aveva detto di chiamarsi "Nessuno"... però l'occhio l'aveva ancora bello vispo...

"Non startene li impalato!" disse il ciclope.

"Eh?"

"Hai capito bene moscerino! Aiutami a preparare la tavola!"

"Come scusa? La tavola?"

"Muoviti!"

"Certo, su-subito"

"Guarda che mi tocca fare! Aiutare un mostro ad apparecchiare!"

"Ahahahahaahahahahahhaahahahahhahaahhahaha!"

"Smettetela! Non è divertente!"

"Fratello, quando questa storia sarà finità ti assumeremo come domestica"

"Zitto!"

Così, Stefan, seppur con qualche difficoltà viste le dimensioni di tutti gli oggetti, si ritrovò ad apparecchiare insieme a Polifemo.

"Come mai in questa grotta tutto solo?" azzardò Stefan per fare conversazione.

"I miei fratelli non vengono mai a trovarmi"

"Ah capisco. Almeno i tuoi fratelli non ti rubano la ragazza"

"Ahahahahahaahahahahahahahahahahahaha! E tu ti sei lasciato fregare la ragazza senza fare nulla?"

"Non è divertente. Si è scoperto che lei amava mio fratello e me ne sono andato."

Polifemo mise a cuocere qualcosa in un pentolone.

"Che cucini?"

"Un contorno"

Sudando freddo, il vampiro si rese conto che il piatto forte era lui.

"Ehm.. e come mai i tuoi fratelli non ti vengono a trovare?"

"Mi disprezzano da quando ho avuto a che fare con un certo Nessuno"

"Nessuno?!" Stefan fece finta di non capire per farlo continuare.

"Si, Nessuno. Un giorno è venuto e mi ha accecato. Per fortuna mi sono rivolto a mio padre che si è rivolto a un suo conoscente per farmi riaquistare la vista. Però..."

"Però?"

"... soffro la solitudine" confesso Polifemo a capo chino.

"Questa si che è bella"

"E allora perchè mangi i tuoi visitatori? Voglio dire, se li trattassi con riguardo, magari rimarrebbero a farti compagnia..."

"Tu credi?"

"Certo"

"Allora è deciso! Tu rimarrai a tenermi compagnia!"

"Cosa?! No! Io non posso!" disse Stefan.

"Si che puoi."

"Ho alternative?"

"Se vuoi ti mangio"

"Okay ho afferrato. Non ho alternative."

"Mi sono messo nei pasticci"

"Allora, mio amabile ospite, vuoi del vino?"

"Oh si, grazie"

I due non si fermarono a una tazza, ma continuarono a bere per diverse ore, raccontandosi l'un l'altro le proprie disgrazie.

"E alla fin... hic! Sono rimasto intrappolato in questo hic! Gioco" finì Stefan tra un singhiozzo e l'altro, dovuti all'ubriachezza.

Poi si addormentarono.

 

Katherine nascose il cadavere appena dissanguato. Si era appena nutrita e ora era soddisfatta. Si pulì il mento con la mano e si guardò intorno. Era tornata a Fell's Church, quella reale. Ora doveva solo trovare Cornelius e dargli una bella lezione.

Seguendo le sue traccie, riuscì ad arrivare fino ad una casa abbandonata in una collina deserta.

Si nascose e spiò dalla finestra.

Ciò che vide la lasciò stupita.

Dentro c'era una persona vestita di nero, sulla trentina, capelli neri e ribelli che cadevano sul volto mentre si sporgeva dal divano a guardare su un tavolo.

Sopra Katherine riconobbe quella che doveva essere una copia del Ludus Tabularis.

Improvvisamente si sentì toccare i capelli e si voltò di scatto pronta a reagire. Dietro di lei c'era l'Antico che le sorrideva sornione.

"Guarda guarda chi è riuscita a tornare!"

"Bastardo mi hai mentito!"

"Io? Hai fatto tutto da sola" rispose con una scrollata di spalle quello.

"Quindi il nostro accordo è valido oppure no?" domandò la vampira bionda scettica.

"Come preferisci, cara".

E Katherine rimase lì immobile a fissare quel vampiro che le stava di fronte, spiazzata dalla sua risposta.

 

 

"...dith!"

Una voce sconosciuta.

"...redith! Meredith!"

Qualcuno la stava chiamando.

"Dai, svegliati"

Ma chi...?

Controvoglia riuscì ad aprire un occhio. Un viso celestiale era davanti al suo.

"Sono... morta?" sussurò.

"No" disse quello.

Con forza i ricordi delle ultime ore si fecero spazio nella sua mente. La casella, il labirinto, il Minotauro, la strana carta, il giova...

"Chi diavolo sei tu? Da dove arrivi?"

"Ehi calmati. Se non sbaglio, eri cosciente quando mi sono presentato. Il mio nome è Orfeo. E, diciamo, che sono stato "chiamato" in tuo soccorso."

Meredith si guardò attorno. Era adagiata nella casella, sopra un mantello di stoffa, il solito paesaggio lugubre come sfondo.

"Ma il Minotauro... come hai fatto a..?"

"Non ti preoccupare. Sei fuori pericolo ora. È morto."

Meredith alzò un soppraciglio, scettica.

"Credo che tu mi debba delle spiegazioni" affermò sicura.

Orfeo si alzò pulendosi la veste con le mani.

"Non c'è molto da spiegare. Eri in pericolo, mi sono materializzato dalla carta. Beh in parole povere... diciamo... sei stata fortunata, ecco"

"Tutto qui?" domandò Meredith ancora poco convinta.

"Si, tutto qui" concluse Orfeo porgendole la mano aperta.

Meredith la afferrò e si tirò su di fronte a lui.

"Vicini... troppo vicini. Però... cavoli, è maledettamente bello! Profuma di... di mare quasi... e i suoi capelli sono morbidi... mi vien voglia di toccarli... e questi occhi, oh questi occhi!"

"Se hai finito di fissarmi, possiamo andare non credi?" ghignò Orfeo.

La mora si riscosse bruscamente.

"Sai, di carattere assomigli a uno che, purtroppo, conosco" affermò quella sarcastica.

"Mh, vorrei conoscerlo allora" affermò il suonatore della lira, sorridendo in modo fulmineo a Meredith.

"Possiamo andare intendi... che devi venire con me per tutto il percorso?"

"Già" rispose "Contenta? Ci terremo compagnia a vicenda"

Meredith sorrise.

"Meredith, credo che tu ci debba delle spiegazioni riguardo al discorsetto di prima, sai"

Elena.

"Sbaglio, o c'è qualcuno là con te?"

Bonnie.

"Alaric ha concorrenza!"

...Damon.

Meredith si massaggiò le tempie, d'improvviso le faceva male la testa.

 

Lo stregone guardò stizzito il tabellone. Ludus Tabularis era sì una potente arma, ma ahimè, aveva anche delle caselle fortunate per i giocatori. A quel punto sospirò e pensò che il creatore di quella sottospecie di trappola-gioco, doveva essersela spassata alla grande. Si alzò andando verso il bagno per darsi una rinfrescata.

Davanti allo specchio si scostò i suoi neri ciuffi ribelli dall'occhio sinistro. Sfiorò con le dita la cicatrice sulla palpebra, e aprì l'occhio.

Eccola, la sua maledizione era sempre lì, a ricordagli ogni secondo che aveva un debito da saldare, che doveva seguirlo, che doveva rispettarlo...

Si coprì l'occhio.

"Maledetti vampiri, maledetta magia..." pensò"

Com'era che diceva sempre la madre? Ah si ecco: " Le streghe e gli stregoni sono i servi della natura. Qualunque cosa facciamo dobbiamo sempre tenere conto che ciò non destabilizzi il normale equilibrio delle cose. Attento, Dren... non farti immischiare in nessun intrigo con esseri soprannaturali"

"Certo, come se fosse semplice...quando hai perso tutto, cosa ti rimane?"

Cercò di cacciare dalla sua testa quei pensieri così opprimenti e riprendersi, anche perchè sentì delle voci appena fuori casa e corse a controllare.

 

Elena si risvegliò distesa nella casella. Era terribilmente pallida e le girava la testa. Donare il suo sangue a Damon le era costato gran parte della sua energia. Con fatica si rimise in piedi, doveva almeno guardare il simbolo sulla casella per sapere cosa le sarebbe successo, era inevitabile.

Una palla?

Con una risatina isterica che le procurò un' occhiata preoccupata da parte del piccolo Damon, Elena scartò l'ipotesi. Allora...

...una sfera?

Constatò che non c'era poi una così grande differenza tra una palla e una sfera.

"E se fosse un pozzo o un'eclissi?" azzardò l'anima di Damon.

"Hai ragione! È più probabile di una palla almeno"disse Elena " Ma tanto dovremo solo aspettare qualche minuto, prima che succeda quel che deve succedere" continuò con un sospiro di rassegnazione la ragazza.

Appena ebbe finito di dire ciò, il cerchio nero della casella si allargò fino a ricoprirla interamente, e ad Elena e Damon mancò la terra sotto i piedi. Si ritrovarono a precipitare in un tunnel completamente buio, e non si vedeva la fine.

"Sto per morire, sto per morire, sto per morire, sto per mo.."

Elena atterrò sbattendosi dolorosamente la schiena a terra, mentre il piccolo Damon gli finiva in faccia.

La ragazza si guardò intorno, spaesata. Si trovava in una stanza spoglia, con un tavolo e una sedia.

Era abbastanza strano però.

Le sembrava come un dejà-vu...

Si rimise in piedi appoggiandosi al tavolo. Notò che sopra esso vi erano due cose.

"Oh no..."pensò"non può essere, non può essere"

La bionda di recente aveva avuto un incubo ricorrente che iniziava proprio così. Una stanza, il tavolo con le due boccette sopra.

-Mangiami-.

-Bevimi-.

Il problema era che non finiva come la semplice favoletta di Alice.

Eh no.

Magari fosse così.

Il sogno continuava trasportandola in vari mondi fantastici, ma che finivano tragicamente con la morte di una persona a lei cara.

Di quell'incubo non aveva ancora parlato a nessuno. Nemmeno a Damon.

"Ma... siamo finiti in una favola?!" chiese l'anima del suo fidanzato vampiro.

"...direi...direi di si" rispose lei.

"Allora dobbiamo mangiare. O bere. Ma io non ricordo quale delle due facesse rimpicciolire o ingrandire" osservò Damon corrucciato.

Elena non sapeva se fare come nel sogno oppure no. Le cose potevano prendere una brutta piega.

Aveva paura. Anzi, una fifa tremenda. Doveva parlare con qualcuno, ma allo stesso tempo non voleva far preoccupare i suoi amici con futili incubi.

Però...

Però lei non voleva rivedere lo strazio che accadeva durante il sonno. E quando faceva quell'incubo non riusciva a svegliarsi, era tutto reale, troppo reale...

Che ironia in tutto ciò. Le favole a cui lei era legata sin dall'infanzia, quelle che amava perchè rappresentavano i momenti felici della fanciullezza, mutate in orrendi incubi in cui per mano di un personaggio moriva qualcuno.

A Elena girava ancora la testa quando una lacrima solitaria le solcò il viso.

"Alice nel paese delle meraviglie..."

Elena non voleva neanche pensare a quel nome. Non voleva rivederla così... ma il nome si fece largo prepotente tra i suoi pensieri.

"Margaret".

 

 

 


Chiediamo umilmente perdono per aver aggiornato dopo mesi! >.<

In pratica il capitolo da scrivere spettava a Erika (si questa volta ad aggiornare c'è Ilaria u.u) però era impegnata con lo studio e quindi ho scritto io anche questo. I prossimi due spetteranno a lei!

Detto ciò, spero che il capitolo vi piaccia! =)

Ringraziamo per aver recensito lo scorso capitolo:

zefiretta

e per aver recensito il 06:

AriaSolis

 

Baci Erika&Ilaria!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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