Your Guardian Angel di Celine_Falilith (/viewuser.php?uid=30007)
Disclaimer: Questo testo proprietā del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dā diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 1 *** Prologo e Capitolo Primo ***
I Cap
Salve
a tutti!
Dopo
tanto, troppo tempo, torno su EFP, nel mio amato fandom di Harry Potter.
Iniziai
questa song-fic nell’agosto dell’anno scorso, poi,
come la maggior parte dei
miei lavori, la lasciai incompleta.
Sono
positivamente intenzionata a ristrutturarla e a finirla in maniera
decorosa!
>3<
Grazie
a tutti quelli che leggeranno.
See
ya! ^^
PS:
dovete, dovete ascoltare Your
Guardian Angel, dei Red Jumpsuite Apparatus. Su Youtube
c’è un video dedicato
proprio a Severus e Harry che ha come colonna sonora proprio questa
canzone.
Ovviamente è stato quel video a ispirarmi.
Tutti
coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo.
Primo Levi
Prologo
*
When I see your smile
Tears run down my face I can't
replace
And now that I'm stronger I've
figured out
How this world turns cold and
breaks through my soul
And I know I'll find deep
inside me I can be the one.
*
“Mamma,
che cos’è un angelo custode?“
“È
una persona buona che ti protegge, tesorino.”
“E
dov’è, mamma? Voglio
vederlo!”
“Non
si può vedere, Diddino, anche se è sempre con te,
piccolo mio.”
“E
ce l’hanno tutti, mamma?”
“Certo,
Diddy, tutti.”
“Ma…
anche lui?” esclamò il bambino, puntando
l’indice ciccione verso il cuginetto
Harry che dormiva paciosamente sulla poltrona del salotto, vicino alla
finestra: le labbra rosate erano socchiuse e leggermente arricciate sul
volto
beato.
Sognava.
“No,
caro. Lui no” disse la donna duramente: “Ma adesso
è l’ora della merenda,
tesoro! Vieni.“
“Sììì”
gridò Dudley felice.
~
YOUR GUARDIAN
ANGEL ~
*
Londra
– Luglio 1985
*
Severus
Piton odiava l’estate.
Ah,
se la odiava.
La
odiava tanto, tantissimo. L’estate era calda, come lo era
stato una volta il
suo cuore.
Ma
adesso… cosa pulsava nella sua gabbia toracica, vicino ai
polmoni, fra le
costole e le scapole?
Forse
una cosa nera, offesa e incancrenita, che si era aperta una sola volta
per una
persona e che poi si era chiusa per sempre, appassendo.
Se
Severus Piton odiava l’estate, di conseguenza odiava anche il
sole.
Ah,
se lo odiava.
Lo
odiava tanto, tantissimo. Il sole… così luminoso
e invadente.
Piton,
abituato alla rassicurante oscurità dei sotterranei di
Hogwarts, non tollerava
i suoi benefici raggi teporosi. Proprio non li tollerava.
Se
Severus Piton odiava il sole, di conseguenza odiava anche i bambini.
Che
amavano il sole.
Che
amavano l’estate.
Ovviamente,
Severus Piton non odiava veramente nessuna
di queste tre cose (a parte, forse, i bambini), ma a lui piaceva farsi
vedere
così.
Astioso,
oscuro e antipatico.
E,
forse, lui era così.
In
ogni caso, se voleva far credere al mondo intero di odiare
l’estate, il sole e
i bambini, quella era l’occasione giusta per farlo.
L’uomo
era infatti di ritorno da Diagon Alley, dove si era recato per
acquistare i
soliti ingredienti per quegli intrugli magici di cui andava tanto
fiero.
L’unica cosa che l’aveva spinto ad avventurarsi nel
caos cittadino in una
giornata così afosa era infatti il suo amore infinito per le
pozioni, un
sensuale amalgamare delle più disparate schifezze presenti
in natura.
Piton
uscì dal Paiolo Magico, orrendo bailamme di maghi della
peggior specie, e
subito i raggi crudeli del sole cocente presero a tamburellargli con
insistenza
sul cuoio capelluto.
L’uomo
grugnì, infastidito e stordito.
In
lui si era già avviato da parecchio tempo un lungo e
irreversibile processo di
abbruttimento, fisico ma soprattutto spirituale.
Ed
è terribile notare come il senso comune percepisce e giudica
persone di questo
genere.
Come
ci comportiamo di fronte a una manifestazione di apparente
anormalità?
Semplice,
la evitiamo. Perché affrontare il problema, soprattutto se
è un problema degli
altri?
Eppure,
soffrire è caratteristico della maggior parte del genere
umano. Solo in pochi
possono vantarsi di aver sfiorato appena questa condizione.
Severus
Piton sapeva di vivere in un mondo del genere, dove la
solidarietà è
caratteristica ben rara nelle persone. Non avrebbe mai rivelato a
nessuno
l’inferno che aveva dentro. E poi, a che sarebbe servito?
Nessuno
sarebbe riuscito a spegnere quelle fiamme venefiche che ardevano da
troppo
tempo sulla sua anima, ormai consumata e ridotta in cenere.
Anima
sulla quale era marcito un dolore perpetuo e distruttivo, che
testimoniava
attraverso il fisico scheletrico di Piton, nel pallore cadaverico del
suo volto
e nei suoi occhi senza più luce.
Per
cui, Severus Piton non chiedeva di essere aiutato, perché
nessuno l’avrebbe più
salvato.
Chiedeva
solo il rispetto che si deve a un uomo che ha sofferto tanto.
E
forse non chiedeva nemmeno quello.
L’uomo,
stavamo dicendo, era appena uscito dal Paiolo Magico: aveva grugnito,
si era
guardato intorno per pura consuetudine e si accingeva a tornare
nell’oblio dei
suoi appartamenti…
…e
accadde in un attimo, inaspettatamente e irreversibilmente.
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo Secondo ***
II Cap
Benvenuti
al
secondo capitolo!
Prima di tutto ringrazio le gentilissime Pervinca Potter, Ernil e
Dedy94 che
hanno recensito il chap precedente, e ringrazio le otto persone che
hanno
aggiunto la mia storia nei preferiti (fatevi sentire, mica vi mangio)!
^3^
Riguardo questo capitolo non ho molto da dire, se non che è
un po’ più lungo
del precedente (comunque non aspettatevi mai -MAI!- capitoli troppo
ampi da me,
veneranda scrittrice di Drabble e Flashfic) e che viene introdotto un
personaggio un po’… particolare ;-) Spero solo che
non vi irriti troppo XP (lo
farà, ne sono certa).
~
YOUR GUARDIAN
ANGEL ~
*
Londra
– Luglio 1985
*
It's ok. It's ok. It's ok.
Seasons are changing
And waves are crashing
And stars are falling all for us
Days grow longer and nights
grow shorter
I can show you I'll be the one
*
Qualcosa gli
sfrecciò davanti ad altissima velocità.
Fu come un enorme e travolgente lampo viola, che provocò un
incredibile
spostamento d’aria.
La cosa continuò
la sua folle corsa fino al
termine della strada, evitando però una collisione con gli
altri automezzi:
infatti sembrava strisciasse fra
questi, come un abile calciatore
che schiva con eleganza gli avversari.
Severus Piton quasi si spaventò, non sapendo bene cosa
pensare del fenomeno a
cui aveva appena assistito.
Osservò
l’ambiente circostante, per osservarne gli effetti. Una cosa
del genere non
poteva passare inosservata.
…
…
Impossibile.
Nessuno
si era accorto di niente.
I
Babbani continuavano a percorrere pigramente i tristi marciapiedi delle
soleggiate strade Londinesi.
Le ragazze continuavano a ridacchiare in direzione di Severus.
I vecchi continuavano a scuotere la testa sprezzanti verso Severus.
I giovani continuavano a paragonare i loro muscoli cotti al sole con
quelli
inesistenti di Severus.
Nessuno si era accorto di quello che, con tutta probabilità,
era un pirata
della strada.
Piuttosto, tutti si erano accorti di un giovane strambo dai luridi
capelli neri
che fissava un punto lontano immerso nelle sue elucubrazioni.
Piton
si riprese, e con un certo imbarazzo constatò di essere al
centro
dell’attenzione, al che decise di svicolare in una stradina
limitrofa.
Questa era praticamente sgombra di passanti, se non qualche sporadico
vecchietto in cerca di tranquillità.
Il posto giusto per riflettere su quanto aveva appena visto: Piton
infatti era
tutt’altro che insensibile all’unicità
degli eventi. A un dato evento
concorreva una data spiegazione, e porsi dei
‘perché’ era
l’attività madre che
aveva concesso agli antichi pozionisti nel corso dei secoli di
evolversi.
Quindi
la domanda era… come aveva fatto quel lampo viola a passare
del tutto
inosservato in una via trafficata di Londra?
O meglio… perché solo lui l’aveva visto?
Non fece in tempo a rispondersi che la risposta arrivò da
sé.
Piton
era infatti giunto all’uscita della stradina quando
udì un terribile e
prolungato stridio di freni, e improvvisamente comparve davanti a lui
un
altissimo muro.
Viola.
Ma
non era un muro: alzando lo sguardo Severus capì finalmente per
cosa avesse
speso tempo e una buona parte
della sua dignità.
Per un gigantesco autobus a tre piani.
Il
Nottetempo, mezzo di trasporto per maghi e streghe in
difficoltà.
…
Doveva andarsene.
Subito.
Severus
Piton era salito sul Nottetempo solo una volta, tanto tempo
fa…
Avvertì
un senso di vuoto.
Conosceva bene quella sensazione: era solo il primo di una serie di
sintomi che
lo investivano quando, irrimediabilmente, nella sua testa si scatenava
l’irrefrenabile flusso di coscienza.
In un attimo…
~
…tornò
ad essere il piccolo e cupo quindicenne di dieci anni
prima,
piegato sotto il calore confortevole dell’astro diurno.
Era una giornata calda, ma non troppo, come piaceva a lui:
la giornata ideale per vedere il mare per la prima volta.
Ci sarebbe andato proprio col Nottetempo.
E con lei.
Ed era solo l’inizio di una giornata
indimenticabile…
~
Fu
come
se ogni fibra del suo essere si fosse risvegliata da un lungo torpore.
La potenza dei ricordi lo investì con una violenza
incredibile…
Ma
non
voleva ricordare.
Non voleva provare ancora una volta il dolore di chi rammenta qualcosa
di
bello, qualcosa di infinitamente speciale che in seguito, per un
proprio
errore, si è perduto per sempre.
Doveva
fuggire. Tornare a Hogwarts, avvolto nelle tenebre.
Perché non aveva usato uno dei camini del Paiolo Magico?
Perché non si era
Smaterializzato subito?
“Hei,
amico! Ho visto che ci guardavi e allora ho pensato bene di
fermarmi!”
Amico?
La voce del bigliettaio era squillante e allegra, e Severus
rabbrividì nonostante
il caldo.
Cosa fare adesso?
Di certo non poteva salire sul Nottetempo, quel luogo gravido di
ricordi…
Ma poteva benissimo congedarsi educatamente (o almeno, ci avrebbe
provato) dal
bigliettaio, appurando di non aver bisogno di un passaggio.
Severus
si voltò per guardare l’uomo, suo malgrado: questo
aveva all’incirca cinque
anni in più di lui, capelli biondi spettinati e una
simpatica faccia da pazzo.
Piton sospirò. “ Non vorrei sembrarle scortese,
ma… “
“...
ma
non si preoccupi! Siamo qui apposta. Sa, visto che gli affari stanno
andando
così bene, ultimamente, abbiamo abbassato il prezzo dei
servizi, e con una
falce in più possiamo offrirle una coppa di gelato e con due
una delle Cinque
Magnifiche Spille Del
Nottetempo: Collezionale Tutte!”
esclamò il giovane con entusiasmo
maniacale, indicandosi il petto
nel quale rilucevano le Magnifiche Spille.
“Beeelle,
quanto costano?” fece un vecchietto sdentato che passava di
lì.
“Basta
una falce, signor mio” disse affabile il bigliettaio mentre
Piton alzava un
sopracciglio: quel vecchietto non era di certo un mago! Come poteva
conoscere
le falci?
Decise comunque di non intromettersi.
“Una
falce? Ma è moneta corrente?” cercò di
informarsi il vecchino, confuso.
“Certo
che è moneta corrente! Ma da dove viene lei?”
esclamò l’uomo con
compassionevole gentilezza, come se parlasse a un demente. Si tolse una
spilla
dal petto e la mise con veemenza nella mano del vecchino.
“Ecco,
tenga. Lei è davvero simpatico” aggiunse poi, e il
vecchietto se ne andò
contento.
“Eh,
questi anziani. Terribili i vuoti di memoria, vero amico?”
riprese rivolgendosi
a Severus.
“Indubbiamente.
Adesso, se vuole scusarmi…” tentò Piton
girando sui tacchi.
“…approfitterò
dei vostri servizi” concluse il giovane con enfasi.
Fu
un
attimo: con mano veloce artigliò la spalla di Piton, lo
girò e lo spinse con
forza all’interno dell’autobus a due piani, dove il
‘cliente’ andò a sbattere
contro il vetro che delimitava la cabina dell’autista.
Quest’ultimo, un omone
con un paio di spessi occhialoni, lo salutò con un
“Buondì” e un’espressione
che suggeriva “Ci lasci lavorare. Ne abbiamo
bisogno”.
Gli affari non dovevano andare così bene al Nottetempo, come
sosteneva il
bigliettaio, se il personale si sentiva in dovere di rapire i passanti.
Tant’è
che l’autobus era totalmente sgombro di clienti, a
parte…
“Madama Paludeeee! [vi ricordate di lei, vero? No?! Beh,
andate a rileggervi il
Prigioniero di Azkaban, ignoranti!
>.< *NDCeline] La prossima è la vostra! E si
ricordi che il suo
abbonamento decennale è ormai scaduto!“
sbraitò il bigliettaio in direzione del
secondo piano, dove una strega dal viso verde chiaro fece capolino
dalla rampa
di scale.
“Puoi
partire, Ern“ fece poi il giovane rivolto
all’autista: “A proposito, questo è
il signor… uh… come ha detto di
chiamarsi?” domandò rivolto al professore di
Pozioni.
Quest’ultimo
ponderò se rispondere o meno potesse in qualche modo
causargli danni in futuro,
come essere rintracciato per la proposta di un abbonamento decennale o
ritrovarsi con i sotterranei inondati di Magnifiche
Spille, ma poi studiò il viso ingenuo del giovane
bigliettaio e gli occhi
malinconici dell’autista per assicurarsi che quei due,
effettivamente, erano
innocui.
Per cui rispose bruscamente: “Piton.”
“Ok,
Piton! Io sono Jack Picchetto, lui è Ernie Urto e questo
è mio figlio Stan!”
trillò giulivo Jack estraendo dal taschino
dell’uniforme una fotografia
stropicciata esibendola poi davanti agli occhi neri di Severus.
“Piacere”
fece Piton gelido alla foto del bambino, mentre si ripeteva mentalmente
di stare
calmo.
“Guardalo,
il mio ometto! Proprio la settimana scorsa ha compiuto dieci anni. Non
fa altro
che ripetere di voler fare il mio lavoro da grande, sono
così orgoglioso di
lui!”
“Immagino”
sussurrò Severus con un sopracciglio talmente inarcato da
raggiungere
l’attaccatura dei capelli.
Come
ci era finito sul Nottetempo? Come aveva potuto permettere a quello
sconsiderato Jack Picchetto di rapirlo per poi trascinarlo
chissà dove, quando
nemmeno Silente in persona poteva permettersi di riservargli un simile
trattamento e pretendere di sopravvivere?
Che si fosse lasciato abbandonare di proposito alla corrente del
destino, in
modo da finire proprio in quel
posto, proprio sul
Nottetempo?
Nulla era cambiato in dieci anni.
Ogni centimetro di quel maledetto autobus era maledettamente uguale a
dieci
anni prima.
Forse c’era ancora quello sgabello in cui lei si era
seduta quel giorno…
Meglio
non chiederselo: la cosa migliore da fare era chiarire
l’equivoco e andarsene
immantinente.
Per
cui
prese fiato, sfoggiando il cipiglio minaccioso che tanto terrorizzava i
suoi
alunni (tranne quella sfacciatissima dodicenne di nome Ninfadora Tonks)
e
cominciò: “Adesso mi ascolti bene, Picchetto. Io
non avevo nessuna intenzione
di--- “
Ma non finì mai il suo discorso, per due semplici motivi.
Il primo era che nessuno lo stava ascoltando (se non Madama Palude dal
secondo
piano, che trovava il nostro Sev molto attraente), dato che Jack
Picchetto era
occupato a coccolare la foto di suo figlio e non aveva né
occhi né orecchie per
nient’altro.
Il
secondo era che il Nottetempo era appena ripartito con un BANG
assordante
sfrecciando a un tot di chilometri all’ora, e la partenza
improvvisa e
repentina aveva scaraventato il povero Piton a gambe all’aria.
Proprio
come allora…
~
“Maledizione!”
“Pff…”
“Guai a te se ridi, Lily!”
“E finiscila di brontolare, una volta tanto! Piuttosto, dammi
la mano. Ti aiuto”
“Cadrei di nuovo! È impossibile mantenere
l’equilibrio su questo accidente!”
“Beh, io ci riesco”
“Sì, ma tu sei…”
“… cosa?”
Agile? Bella, leggera e delicata come una farfalla?
“…non importa. Comunque faccio da solo”
“D’accordo. Vorrà dire che
darò a Potter un altro pretesto per prenderti in
giro ”
“…”
“Allora?”
“Non lo faresti”
“Beh, mettimi alla prova, no?”
“Ci puoi scommettere. Ma adesso aiutami ad alzarmi. Muoviti,
che aspetti?”
“Bravo. E ricordati che io non ti lascerò mai
cadere, Severus. Capito?”
~
Quasi
si aspettò che fosse sua la mano
che lo aiutò ad alzarsi.
“Succede,
amico mio. Succede” disse Jack Picchetto con cordoglio:
“Forza, siediti qui”
gli indicò una sedia, e Severus ubbidì alzando
poi lo sguardo al soffitto, dove
dondolava un lampadario spento, enorme e brutto.
Piton
seguì con gli occhi il suo dondolare, rinunciando a
riprendere il discorso di
prima: ormai il Nottetempo l’aveva portato lontano da Londra,
diretto per
chissà quale destinazione.
Piton non aveva mai creduto alla sorte. Semplicemente non si era mai
soffermato
a riflettere sull’argomento… spendere tempo in
considerazioni su cose così
astratte era semplicemente inutile e infruttuoso.
Ma
allora cosa l’aveva condotto sul Nottetempo se non la sorte,
che apparentemente
voleva a tutti i costi impedirgli di dimenticare gli anni passati?
Impedirgli
di dimenticare chi era…
…un uomo patetico che viveva di ricordi.
In
ogni caso, meno restava su quell’autobus, meglio era.
“Ah,
dimenticavo” esclamò improvvisamente Jack, che si
era appartato nella sua sedia
a dondolo vicino all’autista leggendo la
Gazzetta del Profeta: “Dov’è
che scende?”
“Alla
prossima” constatò Severus.
“Abergavenny?
Ma guarda un po’, è la stessa fermata di Madama
Palude!” fece Jack stupito
indicando la testolina verde della signora che li guardava da un bel
pezzo.
Fece l’occhiolino a Severus e poi scomparve.
“Rettifico” si affrettò Piton:
“Devo scendere dopo Abergavenny”.
“Perfetto”
sorrise Picchetto, tornando al suo giornale.
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo Terzo ***
Benvenuti
nel terzo capitolo!
Questo è decisamente corto. E piatto, non accade
praticamente nulla. T_T
Chiedo venia, ricordatevi che è pure la mia prima fiction a
capitoli. U_U Vi
prometto che il prossimo chap sarà più
interessante.
Ringrazio infinitamente Ernil, Pervinca, Dedy e Allison per le loro
recensioni
che mi danno grande coraggio! TwT Ringrazio pure chi ha messo la mia
storia fra
i preferiti e chi legge senza commentare.
Buona lettura di questo (inutile) capitolo.
~
YOUR GUARDIAN ANGEL ~
*
Londra
– Luglio 1985
*
File
di alberi correvano veloci davanti
agli occhi semichiusi dell’uomo, persi
nell’infinità dei suoi pensieri.
Gli alberi finirono al limitare di un ponte che si ergeva sopra un
fiume in
piena: neanche il sole cocente era stato capace di prosciugare
l’impetuosità
delle sue acque, che si infrangevano potenti sui pilastri della
costruzione.
L’uomo
guardò lontano lontano, cercando
l’origine del fiume, e trovò il profilo delle
antiche montagne, una linea
infinita che separava i rilievi rocciosi dall’altrettanto
infinito azzurro del
cielo, maculato di soffici nuvole solitarie.
Questa
immagine di sconfinata bellezza fu
brutalmente distrutta da una violenta frenata: il Nottetempo era giunto
ad
Abergavenny.
“Eccoci arrivati, Madama Palude!” flautò
Jack Picchetto con puerile entusiasmo:
Piton si chiese come facesse a svolgere un lavoro così
insulso con tanta
spensieratezza.
Madama Palude scese dall’autobus accompagnata a braccetto dal
fedele
bigliettaio, lanciando un’ultima occhiata golosa a Severus.
“A
presto, squisitissima!” la salutò Jack
con un gran sorriso prima che le porte del Nottetempo si richiudessero:
“Puoi
partire, Ern!”
Piton sgranò gli occhi mentre le braccia saettarono alla
ricerca di un
appiglio, disperate.
BANG!
ruggì vigoroso l’autobus prima di
ripartire per destinazioni ignote.
“Allora
la prossima è la tua, amico” disse
Jack stando perfettamente in equilibrio nonostante il Nottetempo
procedesse in
quel momento a zig zag.
Per
tutta risposta Piton lo fissò truce dalla
posizione in cui si trovava, ovvero disteso pateticamente sul pavimento.
Hmm.
Disteso.
Si
sarebbe potuto addormentare lì,
immantinente. Questo se fosse stato un normale uomo con un normale
bisogno di
dormire, dopo una notte di veglia.
Ma
non era solo una notte che Severus
aveva passato senza quasi chiudere occhio.
Erano settimane, forse mesi. Un’oscena sequela di notti
insonni, di infinite
battaglie coi propri rimorsi e rancori.
Una
semplice pozione avrebbe risolto il
problema… ma perché addormentarsi, quando
sicuramente nel sonno lo attendevano
incubi più orribili dell’insonnia stessa?
Non voleva rivedere i volti stravolti dal terrore degli innocenti che
non aveva
indugiato ad uccidere per quell’ideale marcio.
Ripensandoci,
anche prima dello
sconvolgimento totale della sua esistenza aveva passato molte notti
senza
dormire…
~
“Severus,
perchè queste occhiaie?”
Piton si irrigidì quando il dito di lei andò a
sfiorargli la zona sotto
l’occhio.
“Sev, mi hai sentito?”
“C-cosa?”
“Ti ho chiesto il perché di queste occhiaie. Che
ti è successo?”
Severus si rabbuiò, e la ragazza capì subito di
cosa si trattasse.
“Tobias. Se n’è andato” disse
semplicemente. Le raccontò di come
avesse passato la notte a consolare la madre:
le era sembrata così piccola fra le sue braccia.
Solo quando si era finalmente addormentata Severus si era concesso di
piangere,
silenziosamente e con discrezione,
con la furia che brillava negli occhi umidi.
Mentre raccontava quasi non si accorse delle dita di lei che si
intrecciavano
con le sue…
~
Quando
Piton riemerse dai ricordi si
ritrovò sulla sedia di prima: Jack lo guardava perplesso coi
grandi occhi
azzurri.
“Hei
amico, tutto a posto?” chiese,
sinceramente preoccupato: “È fino adesso che ti
chiedo se lo vuoi” aggiunse
mostrandogli una generosa coppa di gelato con vari gusti alla frutta.
Piton
inarcò un sopracciglio, beffardo:
l’aveva preso per un marmocchio forse?
Trovava patetico che venisse offerto un gelato ad un uomo adulto, era
assolutamente insensato, anche se non sapeva spiegarsi precisamente il
perché.
Ma
Picchetto sembrò non accorgersi
dell’espressione indignata di Severus e ficcò
prontamente il gelato fra le sue
mani. “Sai, non ho mai visto una persona che avesse bisogno
di un buon gelato
quanto te, amico!” disse Jack con un sorriso adorabile:
“Questo è speciale,
sai? Anche con questo caldo non si scioglie. Lo prepara mia moglie, e
Stan lo
adora, e lo adorerà anche il suo fratellino! Ah, non ti ho
detto che stiamo
aspettando un altro bimbo, vero? Ormai manca poco, non vedo
l’ora! E tu, che
fai nella vita amico? Sei sposato? Hai figli? Dove lavori?”
Irritante.
Davvero molto. Molto. Irritante.
Ma
Severus vide negli occhi cristallini di
quell’uomo una cosa talmente estranea che avvertì
un lontano senso di vuoto:
una pura e sincera felicità.
Ebbe
un velocissimo moto di intensa
angoscia, nel quale concretizzò la certezza che lui
mai, mai più avrebbe
provato una sensazione simile, e che la vita semplice di
quell’uomo non sarebbe
stata mai la sua.
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo Quarto ***
Eccomi
col quarto capitolo! ^-^
Beh, dove siete finiti tutti? T_T Perché non recensite,
perchèèèè!
Ok, basta coi piagnistei.
Ringrazio Pervinca ( 1] Mi fa
piacere che ti abbia incuriosita
questa cosa, a me ha toccato molto la situazione famigliare di
Sev… purtroppo
di uomini come Tobias ce ne sono molti in giro. 2] Sì, al
litigio con Lily, ma
poteva essere inteso anche come la sua morte. 3] Aww! *_* Grazie per
aver
citato quella frase, credo sia una delle poche frasi più
significative che
abbia mai scritto! Sono d’accordo con quello che ritieni
abbia pensato Severus.
Per concludere grazie, grazie davvero), Allison ( erg,
mi dispiace deluderti, ma temo che la storia non andrà oltre
i venticinque anni
di Piton! ^^’’ Sorry… comunque grazie
mille dei complimenti, mi fanno molto
piacere! ) e le 20 persone che
hanno messo YGA nei
preferiti/seguite.
Grazie
a tutti! (_ _)
Well, vi auguro buona lettura! In questo capitolo ci sarà un
personaggio che certamente amate…
~
YOUR GUARDIAN ANGEL ~
*
Londra
– Luglio 1985
*
Cuz you're my, you're my, my, my true love, my
whole
heart
Please don't throw that away
Cuz I'm here for you
Please don't walk away and
Please tell me you'll stay woah, stay woah
*
“Siamo
arrivati, amico” disse Jack
Picchetto mestamente: sembrava davvero dispiaciuto del fatto che
Severus
dovesse (finalmente) scendere dal Nottetempo.
Piton
si alzò lentamente dalla
scomodissima sedia sulla quale aveva passato l’intero
viaggio, e con lo sguardo
percorse ogni angolo dell’autobus, dandogli così
l’addio.
…
Stava
davvero diventando troppo
sentimentale.
Scosse il capo, per esorcizzarsi da quei pensieri inopportuni.
Il
silenzioso Ern lo salutò con un cenno
della mano e un piccolo sorriso, mentre il bigliettaio gli chiese
timidamente
undici falci come compenso.
Severus ridusse gli occhi a due fessure mentre si frugava nelle tasche
alla
ricerca del denaro: porse poi le monete a Jack, che sembrava
sull’orlo delle
lacrime.
“Allora”
disse quest’ultimo, intascando le
falci: “Tornerai a trovarci, vero?”
“Non
vedo perché no” rispose Severus
soave, falso come Giuda: “Ora devo affrettarmi. Con permesso.
Ah, può
riprendersi il…”
Ma
il Nottetempo stava già partendo, con
Jack Picchetto che lo salutava dal finestrino sventolando un fazzoletto
cremisi.
“…
gelato” concluse Severus imbestialito.
***
Severus
si rese conto di una cosa.
Jack Picchetto, troppo impegnato nella narrazione della sua radiosa
vita
famigliare, si era completamente dimenticato di dirgli il nome della
tappa
successiva ad Abergavenny.
In
pratica, Piton non aveva la minima idea
di dove si trovasse.
Dannazione.
Poteva essere in pericolo.
Il
pericolo… una sensazione quasi
perpetua, che aveva aderito alla sua pelle insieme al Marchio Nero lo
stesso
giorno che questo gli era stato inciso nella carne. Da allora non se
l’era mai
scrollata di dosso, ogni cosa poteva rappresentare un insidia, un
inganno.
Guardare in ogni direzione prima di procedere, essere veloci e
scattanti in
caso di attacco.
Essere pronti ad uccidere ed essere uccisi.
Ma
quel posto non sembrava nascondere
nulla.
La cosa che gli balzò subito all’occhio era il
perfetto, maniacale e in qualche
modo inquietante… ordine.
Case paurosamente uguali, balconi straripanti degli stessi identici
fiori,
alberi disposti a una distanza calcolata al millimetro.
Severus Piton non riusciva a tollerare una manifestazione
così palese di banale
normalità.
Scosse
nuovamente il capo, dandosi
dell’idiota.
Cosa ci faceva ancora in quel posto? Si sarebbe dovuto Smaterializzare
appena
sceso dal Nottetempo. Fra una cosa e l’altra aveva sprecato
quasi la metà del
pomeriggio in emerite cretinate, e per di più aveva ancora
quello stupido
gelato in mano.
Eppure,
c’era qualcosa che gli impediva di
andarsene. Una strana sensazione di deja vu.
Di
certo non era mai stato in quel quartiere,
ma gli sembrava comunque famigliare: che qualcuno gliene avesse parlato?
“Hei,
signore, ti togli dal marciapiede?”
fece improvvisamente una vocina petulante dietro di lui.
Severus
si voltò verso l’interlocutore.
Un bambino.
E con lui uno, due, tre, quattro bambini, di alcuni anni più
grandi.
Cinque bambini in tutto.
Orrore.
In
particolare gli faceva orrore quello
che aveva parlato, l’unico che aveva il privilegio di
deambulare con una
biciclettina dall’aria molto costosa.
Il bambino in questione, oltre ad essere grasso da far spavento, aveva
la
faccia di chi non ha ricevuto la benché minima educazione,
che sia un
rimprovero o una patacca sul sedere.
La faccia di chi si crede al di sopra di tutto e tutti. La faccia di un
bambino
viziato e prepotente.
Insomma, una faccia da James Potter.
Incredibile
come quasi tutti i pensieri
sgradevoli di Piton sfociassero sempre in direzione di quel depravato
di un
Potter.
“Allora? Dobbiamo passare!” si lagnò il
ragazzino con tono irrispettoso.
Troppo
irrispettoso per Severus Piton.
Sul viso dell’uomo si aprì un ghigno sadico:
sarebbe stato divertente umiliare
quel surrogato di Potter davanti ai suoi amici.
“Che
cosa hai detto, colesterolo?” chiese
Piton con malignità, concentrando in quelle cinque parole
tutta la
bastardaggine della quale disponeva.
I
compagni del bambino indietreggiarono.
Uno sussurrò: “L’Uomo Nero
dev’essere sordo”.
L’Uomo
Nero?
“Ho…
ho detto che dobbiamo passare” ripetè
il bambino, le guance ciccione che tremolavano un po’ per il
timore:
“Spostati”.
Severus
Piton non era un uomo di molte
parole. Solitamente bastava il suo sguardo per ghiacciare il sangue
nelle vene
alle persone che lo infastidivano. Quindi, in pratica, tutte.
“Dud,
andiamocene” fece un bambino in un
bisbiglio terrorizzato.
Ma
‘Dud’ sembrava non sentirlo: abituato
com’era ad averla sempre vinta, fissava shoccato lo
sconosciuto. Eppure doveva
saperlo che con l’Uomo Nero non si scherza.
Ma
d’un tratto negli occhi del bambino si
accese una scintilla di pura cattiveria. Smettendo di concentrarsi su
Piton e
guardando dietro di lui, cominciò a gridare a squarciagola:
“POTTER! POTTER!
POTTEEEEEER!”
In
un lampo i ragazzini scattarono
all’inseguimento di un bambino in lontananza e sparirono
dietro una curva,
lasciando basito il professore di Pozioni.
POTTER?!
Com’era
possibile?
La
prima cosa a cui Piton pensò fu:
omonimia. Quanti Potter potevano esserci in Inghilterra?
Milioni?
Dopotutto lui non aveva visto in faccia il bambino, che era stato
veloce a
sparire dietro la curva.
O forse non c’era nessun Potter, e ‘Dud’
poteva aver urlato un nome qualsiasi a
mo di diversivo.
C’era
solo un modo per scoprire la verità.
Severus
si mise a camminare in direzione
dell’incrocio fra le due vie residenziali: dovevano pur
esserci dei cartelli
che indicassero la sua ubicazione…
L’unica
certezza era che, ad ogni passo,
quel luogo si faceva sempre più familiare…
Arrivò
ai pressi del cartello.
Ora
doveva solo alzare il volto verso la
scritta, aprire lentamente gli occhi e constatare che si trovava
precisamente
a…
Privet Drive.
Privet Drive.
Privet Drive.
Privet
Drive.
Dove
Harry Potter viveva, protetto
dall’Incanto Fidelius.
In
un attimo i pezzi del puzzle si
ricomposero mostrando la verità.
Sorte.
Fato. Destino.
Cose
alle quali Severus non aveva mai
creduto.
Ma
ora si sentiva come un burattino nelle
mani di queste entità misteriose, un burattino in balia di
una serie di eventi
che l’avevano inevitabilmente condotto proprio a
Privet Drive.
Un
motivo ci doveva essere. Non poteva
essere tutto casuale.
Erano
passati quattro anni da quando aveva
fatto a Silente quella promessa, e ne aveva fatto il suo scopo di vita:
proteggere suo figlio.
Cos’altro poteva fare?
E in quattro anni non c’era giorno in cui non pensava al
momento in cui avrebbe
incrociato di nuovo i suoi occhi,
gli occhi di Lily
Evans, incastonati nel viso dell’uomo che aveva
odiato con tutto se stesso.
Oh,
quegli occhi… un trionfo di verde
incantevole, infinito, il ricordo più dolce che aveva e che
avrebbe mai avuto.
Non era pronto. Se quel momento era arrivato, lui non era pronto.
Perché
sapeva che Harry non
era lei.
Harry era il maledettissimo figlio di James Potter, con tutti i suoi
infiniti
difetti.
Era inutile cercare Lily in Harry.
Inutile e dannoso.
Ed era meglio così: meglio convincersi che di Lily non era
rimasto niente, piuttosto
che illudersi di rivederla negli occhi di suo figlio.
Per
cui si guardò intorno, alla ricerca di
sguardi indiscreti, accertandosi che non ci fosse nessuno.
Doveva Smaterializzarsi, e subito.
Guardò a destra, a sinistra, di fronte, dietro di
se…
Guardò
anche in alto.
E
quando guardò in basso… fu investito da
un bagliore verde.
~
“Allora?
Ti piace qui?”
Severus occhieggiò la spiaggia affollata, la coda
lunghissima al chiosco del
gelato,
un gruppo di ragazzi dai fisici scolpiti che pedinavano due ragazzine
ridacchianti,
il mare dalle acque cristalline dove galleggiavano sporadici rifiuti.
Poi osservò i capelli della ragazza danzare con la brezza
marina,
e il sole scintillare nei suoi occhi.
“Certo. Io… amo questo posto.”
Lily sorrise.
“Bene! Mi sentivo una rapitrice.”
~
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo Quinto ***
V Cap
Quinto
capitolo! °w°
Questo è stato forse il più arduo, siccome ce
l’avevo già scritto da tanto
tempo ho dovuto ‘solo’ perfezionarlo ed ampliarlo,
ma non è stato così semplice.
@_@
Ringrazio chi ha recensito il capitolo precedente, ovvero Pirate (vov,
una fan
dei Red Jumpsuite Apparatus! Your Guardian Angel è la mia
canzone preferita in
assoluto, di quel gruppo), Ernil (thanks! *.*), SnapEly (non molto
cortesemente, temo), Dedy94 (ti perdono, ti perdono! XD *fa rialzare
Dedy*),
Pervinca (grazie per i complimenti cara! *.*) e Allison (no, non erano
affatto
rivolte alla spiaggia!XD Grazie per i complimenti! ^\\^).
E grazie alle 25 persone che hanno messo YGA nei preferiti senza
recensire, che
esorto nuovamente a farsi vivi! ò_ò
Ah,
ultima cosa... scusate se lascio
sempre molti puntini di sospensione tra una frase e l'altra,
è per dare l'idea
della conflittualità fra i pensieri e i sentimenti di
Severus. Se vi danno
fastidio, ditemelo.
~
YOUR GUARDIAN ANGEL ~
*
Londra
– Luglio 1985
*
Il
gelato cadde a terra.
Severus Piton smise di respirare.
Verde. Verde. Tanto verde.
Quanto tempo senza vederlo… com’era potuto vivere
senza?
Quel
verde, che in quell’istante infinito
gli stava evocando tutte le immagini, tutte le voci, tutti i profumi
di lei…
gli stava evocando una vita intera, una vita diversa, di quando aveva
Lily
Evans al suo fianco.
Gli
stava evocando la loro storia.
Tutto
perché in quel momento, davanti a lui, sudato e ansimante,
c’era il
piccolo Potter.
Oh, cielo. Il suo piccolo tormento.
Colui che, insieme al padre, era disposto a consegnare ad Signore
Oscuro pur di
aver salva la vita della donna che amava.
Com’era
stato stupido… cosa pensava di
ottenere in cambio della morte di Harry?
L’amore di Lily, forse?
Il
piccolo Harry, per il quale Lily era
stata uccisa.
Quante volte Severus aveva scaricato su di lui la colpa della morte
della sua
amata…
E quante volte si era pentito di aver pensato una cosa
simile… il colpevole
rimaneva sempre lui, Severus Piton.
Avrebbe dovuto portarsi questo peso per sempre.
Era la sua condanna.
L’uomo
deglutì, cercando di riacquistare
un po’ di controllo.
Strinse le labbra con violenza, fremendo, e così anche i
pugni, conficcandosi
le unghie nella pelle, cercando in tutti i modi di nascondere quella
tempesta
di emozioni che si stava agitando nel suo povero e arido cuore.
Sopprimere i sentimenti, sempre.
Prima regola del buon Occlumante.
Ora,
come doveva comportarsi col piccolo
Potter?
Il piccolo Potter, che sembrava alquanto agitato: non riusciva a
respirare
normalmente e si guardava alle spalle in continuazione.
Di sicuro temeva di essere trovato dai suoi amichetti. Stavano di certo
giocando
a quell’idiozia infantile chiamata… nascondino?
Nascondino…
~
“Hei,
Principe…”
“Hmm?” rispose Severus un po’
scocciato:
erano dieci minuti buoni che aspettavano dal
bagnino di sapere sotto quale ombrellone stare.
“Guarda quei bambini” sussurrò Lily
indicando all’amico
cinque ragazzini che giocavano a nascondersi
dietro ai pochi rifugi disponibili.
Uno riuscì a raggiungere la tana prima di essere scoperto.
“Sì, li vedo...” disse il ragazzo, ma la
voce gli morì in gola
quando vide le iridi dell’amica.
In sette anni non le aveva mai viste così piene di dolore.
“Come avrei voluto… che Petunia avesse giocato con
noi
quando eravamo piccoli…” disse
la ragazza affranta.
Severus precipitò in un abisso di angoscia infinita.
Lily stava ancora soffrendo per sua sorella.
Aveva sofferto per tutti questi anni, e lui non se n’era mai
accorto.
Come aveva potuto non vedere?
O meglio, quando aveva smesso di vedere?
Sentì l’impulso di stringere Lily a sé,
ma la sola idea di farlo lo fece
avvampare…
E avvampò ancora di più quando sentì
le braccia di Lily attorno al suo collo,
tremanti.
~
E
poi, d’un tratto, Harry parlò.
“Signore”
rantolò il bimbo preoccupato:
“Ha visto qualcuno passare di qui, per caso?”
Piton sussultò.
Poi si irrigidì, guardando Harry come si guarda una pozione
malriuscita.
…
Che
sfacciato.
Nemmeno un ‘mi scusi’ o un ‘per
favore’.
Quel bambino mancava completamente d’educazione. Proprio come
‘Dud’: non si
sarebbe stupito se i due si fossero rivelati parenti.
Severus
studiò velocemente il volto del
bimbo, evitando accuratamente gli occhi.
Tutto suo padre. Tutto.
E fu proprio per quel tutto che
non gli disse dei suoi
‘amichetti’ in arrivo.
Tana
per Potter.
‘Dud’
fu il primo a chiudere il pugno
ciccione attorno all’esile braccino di Harry, che
cercò di divincolarsi.
“Lasciami! Lasciamiii!” si disperava il bambino,
accerchiato dagli altri
ragazzini.
Evidentemente il piccolo Potter detestava perdere.
“Bene, Potter, sei nostro! Adesso ti…
ti…” latrò
‘Dud’ minaccioso, ma la
sua voce si affievolì quando si accorse da chi era
accompagnato Potter.
Argh, l’Uomo Nero!
Rapidamente
lasciò libero Harry, il quale
si affrettò a sparire dietro Piton in cerca di protezione.
Severus
sbiancò.
Sentì manine calde di Potter appoggiate alla sua gamba,
stringendo il tessuto
dei pantaloni…
Per meno di un attimo percepì qualcosa fiorire
nelle oscure
profondità del suo essere, qualcosa che andava oltre
all’antico odio nei
confronti di quello scellerato Potter.
Ma scostò ugualmente la gamba dalla presa di Harry,
infastidito da quel contatto.
‘Dud’,
intanto, pensava.
Darla vinta a Potter sarebbe stata un onta che difficilmente avrebbe
dimenticato, tuttavia non poteva nemmeno affrontare l’Uomo
Nero.
Idea: semplicemente sarebbe allontanato, lasciando il cugino in balia
del
nemico.
L’Uomo Nero se lo sarebbe portato via.
Con
un cenno sbrigativo della mano fece
segno ai compagni di fare marcia indietro, e se ne andò
pedalando veloce.
***
Tutti
coloro che dimenticano il loro
passato, sono condannati a riviverlo.
Non
aveva idea come queste parole fossero
entrate nella sua testa, ma Severus pensò che
nessun’altra frase al mondo
avrebbe potuto descrivere meglio di così la situazione nella
quale era immerso.
In
quattro anni aveva anestetizzato i suoi
pensieri (o almeno, ci aveva provato), per scordarsi il più
possibile di quella
serie di eventi agghiaccianti che avrebbero condizionato per sempre il
resto
della sua vita.
Se non avesse fatto altrimenti, era certo che il dolore
l’avrebbe spazzato via
con la facilità con la quale il vento d’autunno
strappa le foglie ingiallite
dal loro amato albero.
E
cosa aveva ottenuto, cercando di
dimenticare (o meglio, fuggire) il suo passato?
Semplice. Quello tornava a galla, nel modo più imprevedibile
e doloroso
possibile.
Che
beffa.
E dire che quella parte del suo passato era l’unica cosa che
lo teneva ancora
aggrappato alla vita.
Sì, perché per Severus l’unica cosa che
dava un senso ai suoi giorni era la
prospettiva di riuscire a mantenere quella promessa.
Proteggere Harry.
Senza di essa…
“Signore?”
Hmm,
Potter aveva parlato.
Piccola
pulce.
Se
avesse potuto leggere la storia
dell’Uomo Nero nei suoi occhi color pece, probabilmente
avrebbe cambiato
atteggiamento. Sicuramente non sarebbe stato
così… così…
Così Potter.
In fondo, solo una era la colpa di Harry: essere figlio di James.
Per questo, non poteva perdonarlo.
“Cosa?”
abbaiò Piton, scurrile.
Harry
non era affatto intimidito dal tono
del signore, abituato com’era agli urlacci di Zio Vernon.
Tuttavia deglutì:
doveva fare una domanda davvero molto importante.
“Lei…
lei è davvero l’Uomo Nero?”
Piton
sbuffò.
Proprio come aveva pensato: uno sfacciato. E pure impertinente.
Decise che spaventarlo un po’ non poteva nuocergli.
“Certo
che lo sono. I tuoi compagni sono
fuggiti davanti a me. Perché non li raggiungi?”
chiese, sperando di allontanare
dalla sua persona quell’insistente sguardo verde.
Questa
volta fu Harry a trattenersi dal
ridere. L’Uomo Nero era molto sciocco.
Compagni? Raggiungerli?
Si vedeva lontano un miglio che quei bambini lo stavano
perseguitando!
Comunque
un Uomo Nero con un gelato
(spiaccicato sul marciapiede) non doveva essere molto pericoloso.
“Perché, ecco, loro… loro volevano
farmela pagare.”
Tipico
Potter.
Chissà
quale tiro mancino doveva aver
giocato a quei poveri ragazzi, se ora cercavano vendetta.
“Ma davvero?” replicò Piton con un
sorrisetto lezioso: “E per quale ragione
volevano fartela pagare?”
Harry
serrò un attimo gli occhioni.
Sembrava si stesse concentrando.
“Sono entrato nella camera di Dudley, mio cugino”
confessò Harry, sollevato di
essersi tolto quella colpa dal cuore.
Severus
annuì. Si sentiva solidale col
povero Dudley.
Probabilmente
Potter gli aveva nascosto
una valanga di caccabombe dentro l’armadio (anche se non era
certo che
esistessero caccabombe nel mondo Babbano) oppure gli aveva riempito le
lenzuola
di Vermicoli striscianti.
Caccabombe… Vermicoli… cose che ai tempi di
Hogwarts finivano irrimediabilmente
nelle sue mutande per mano di Potter Senior. Il figlio doveva aver
ereditato la
sua dimestichezza nel maneggiare simili nefandezze.
Ma…
un attimo.
Aveva appena detto che suo cugino si chiamava Dudley?
‘Dud’…
diminutivo di Dudley...
I
due erano davvero parenti.
…
Che
famiglia disastrata.
“E poi? Cos’hai combinato nella sua
camera?” lo incitò bruscamente, curioso
come non mai di scoprire ogni sfaccettatura del temibile piano di
Potter contro
l’indifeso cugino.
Harry
alzò lo sguardo in cui riluceva una
confusa innocenza.
“Niente
signore” mormorò il bambino,
sincero: “Sono entrato nella camera di Dudley”
ribadì, facendo capire
che il suo crimine consisteva unicamente in quello.
A
quel punto Piton poteva scegliere fra
due strade.
O
credere in anni e anni di prese in giro
e umiliazioni da parte di James Potter.
O
credere nella purezza di quello sguardo,
che cercava ostinatamente di evitare.
Scelse
la prima.
Tanto
la stava percorrendo già da molto
tempo, la strada dell’odio.
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo Sesto ***
VI Cap
Voov,
otto recensioni!
Ringrazio Lily483 (grazie, buone vacanze anche a te! ^3^), Ksanral
(concordo
pienamente con quello che hai detto, sono contentissima di esserti
riuscita a
trasmettere quello che pensa precisamente Piton secondo il mio punto di
vista!
Grazie, e continua a seguirmi!), Yelena (grazie tesoro, per tutto (-:),
SailorUranus (maddai, è davvero la tua canzone preferita?
*_* Non sapevo che ci
fossero così tanti fans dei RJA… grazissimissime
per i complimenti!), Ernil
(grazie! çwç), Ashley Snape (grazie carissima, mi
fa piacere che hai
apprezzato! A presto!), Allison91 (sì infatti, sarebbe stato
stupido se si
fosse addolcito, anche perché non è proprio nella
sua indole! Grazie come
sempre! *_*) e Pervinca (oddio Vì, così mi
commuovi… grazie davvero!^^).
Bene, spero di non aver dimenticato nessuno.
Ringrazio pure le 34 persone che hanno messo questa storia nei
preferiti! ^3^
Well, vi lascio al sesto cap! A dire il vero non sono tanto soddisfatta
(non
ero soddisfatta nemmeno degli altri, ma vabbè)…
ditemi cosa ne pensate!
~
YOUR GUARDIAN ANGEL ~
*
Londra
– Luglio 1985
*
La
strada dell’odio.
Quante persone aveva incontrato percorrendo quella via?
Suo padre Tobias.
Che nelle rare cene di famiglia lo umiliava davanti nonni, zii e
nipoti, anche
loro molto malcontenti di quel piccolo parente che non aveva niente in
comune
coi Piton.
Severus era il ritratto di sua madre Eileen. Era figlio di lei,
e basta.
James Potter.
Quel disgraziato figlio di papà nato, morto e vissuto nella
gloria senza
meritarsene neanche una briciola.
Quello spudorato senza il minimo rispetto per le esigenze e i
sentimenti
altrui, coraggioso solo se scortato da quei tre lecchini
anch’essi codardi fino
al midollo.
Voldemort e i Mangiamorte.
Chi più di loro aveva incentivato il suo desiderio di sangue
e vendetta?
Vendetta sui Babbani, prima di tutto, capaci di etichettare una persona
come
‘diversa’ e di metterla da parte con una
velocità sorprendente, senza nemmeno
conoscerla.
E infine, l’odio lo vedeva negli occhi dei suoi studenti
mentre teneva lezione,
negli occhi dei colleghi quando lo salutavano con finta gentilezza,
negli occhi
dei passanti che lo fissavano straniti.
Sì,
Piton era sempre stato circondato
dall’odio.
Era ovunque.
Erano tutti dei mostri pieni di
odio, sia Maghi che Babbani.
Ma
ora, davanti a Harry, questa
convinzione sembrava vacillare. Tutte le sue convinzioni erano
crollate, quel
giorno.
Di certo quel piccolo bugiardo stava mentendo riguardo suo
cugino, doveva mentire…
ma come convincersene completamente, con quegli occhi puntati addosso?
Piton
non sapeva che fare.
Non
sapeva cosa dire.
Nemmeno
cosa pensare.
Stava
lì, rigido e inespressivo come una
brutta statua di carbone.
E
intanto Harry lo guardava.
L’Uomo Nero lo affascinava: prima sembrava interessatissimo a
conoscere ogni
cosa di Harry, poi improvvisamente non aveva più chiesto
niente e non si era
nemmeno più mosso. Sembrava che quasi non respirasse.
Poi
Harry portò lo sguardo al gelato che
se ne stava tristemente spappolato sull’asfalto.
Eureka!
L’Uomo Nero era triste per quello…
Si ricordò di una volta che Dudley aveva fatto cadere il
suo, e aveva fatto i
capricci finchè non gliene avevano portato un altro.
Piton
non sembrava intenzionato a
riemergere dal suo stato di tormentato torpore.
In quel giorno erano successe decisamente troppe cose.
Troppe cose che avevano sconvolto la sua solita routine, cosa non molto
favorevole per il suo equilibrio mentale.
…
…cosa
diavolo stava facendo quel Potter?
Ecco
fatto.
Harry era molto soddisfatto del risultato: aveva sollevato con
delicatezza la
coppa di gelato, facendo attenzione a rimuovere tutte le parti sporche.
Harry sapeva che il gelato non era più bello come prima, ma
una buona parte si
era conservato ed era certo che fosse ancora buono.
E
ora lo stava porgendo a un basito Uomo
Nero, con un piccolo sorriso.
“Grazie
per aver mandato via Dudley,
signore”.
Piton
guardò il bimbetto con un’espressione
quasi simile allo sgomento.
Poi
i tratti del suo viso si indurirono in
una maschera di sarcasmo.
Cosa pensava di fare quel moccioso? Di corromperlo, forse?
“Signore,
non lo vuole più?” miagolò
Harry, dato che l’Uomo Nero non accennava a rispondergli.
Piton
si accigliò ancora di più. “No
ragazzino, non intendevo recuperarlo. Potevi lasciarlo
dov’era” chiarì poi in
un sibilo.
Harry
sembrò deluso. Tanto lavoro per
nulla.
Però… quel gelato sembrava davvero
delizioso…
“Hem…
signore?”
“Hmm?”
“Posso…
possoassaggiarloperfavore?”
domandò il bambino precipitosamente sperando che
l’Uomo Nero non si
arrabbiasse, come faceva solitamente zio Vernon quando Harry si
azzardava a
chiedergli qualcosa.
Piton
gli dedicò uno dei suoi migliori
sguardi torvi, cosa che non turbò affatto Harry.
“Puoi
farne quello che vuoi, moccioso. Io
sto per andarmene” borbottò l’uomo, ed
era vero: era decisamente ora di tornare
a Hogwarts.
Perdere tempo in questo modo… come gli era venuto in mente?
Era tempo di porre
fine a quel pomeriggio disastroso, a tutte quelle emozioni contrastanti
e a
quei conflitti che turbavano il suo nero animo distrutto.
Severus
avrebbe dovuto dimenticare anche
quel pomeriggio.
Ma
Harry non voleva che l’Uomo Nero se ne
andasse.
Nessuno prima di allora gli aveva parlato così a lungo.
E in un qualche modo sentiva di avere qualcosa in comune con
l’Uomo Nero,
altrimenti perché questo si era fermato a parlare con lui?
Gli zii gli ripetevano sempre di essere un peso, un impiccio, un
ingrato, e che
nessuno sarebbe stato mai bene in sua compagnia.
Però l’Uomo Nero sembrava diverso… o
forse non lo era per niente, e anche lui
odiava Harry come tutti gli altri e anche lui se ne sarebbe andato per
non
tornare più come i suoi genitori.
Però Harry aveva così bisogno di credere che
l’Uomo Nero fosse diverso…
Harry non era un bambino felice. Proprio per niente.
Per
cui, dopo aver lanciato un “NO!”
disperato, si lanciò verso la gamba di Piton stringendola
forte.
Severus
vacillò.
Questo
era davvero troppo.
~
“NO!”
urlò Lily prima che Severus commettesse
lo sbaglio più imbarazzante della sua vita.
“ ‘No’ cosa?” chiese Severus un
po’ irritato.
“Sev” fece lei irritata a sua volta:
“Questo è lo spogliatoio
delle ragazze! Non vedi?” disse indicando la donnina
stilizzata
sulla porta della cabina.
“Ed è pure occupato! Ti avrebbero preso per un
pervertito”.
“Io un pervertito?” brontolò Severus
accigliato: “Vogliamo parlare
di Potter allora? Non hai visto come le guarda, le
ragazze?”
Lily sbuffò. “Potter, Potter, sempre
Potter.
Sei innamorato di lui per caso?” lo canzonò
Lily, ridendo poi alla faccia disgustata dell’amico.
“Dai, ti porto nello spogliatoio giusto” disse la
ragazza
mettendo le mani sui fianchi di Severus e spingendolo da
tutt’altra
parte.
“Sicura che non è occupato?”
“Tranquillo, è libero… e,
Principe?”
“Hmm?” fece Severus guardando gli occhi di
lei
fare capolino dalla porta semichiusa.
Avevano un’espressione di intensa tenerezza,
ma quella volta c’era un qualcosa di più,
una cosa completamente sconosciuta a Severus e che il ragazzo non
riuscì a
decifrare.
Forse Lily era semplicemente felice di trovarsi al mare col suo
migliore amico…
“C-che c’è?” chiese
timidamente Severus.
Il sorriso di Lily si spense.
“Nulla” sussurrò lei. Sembrava triste,
delusa.
“Fa presto a cambiarti” concluse, andandosene.
Severus cominciò a spogliarsi, lentamente,
con la terribile sensazione di essersi perso qualcosa.
~
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo Settimo ***
VII Cap
Ok,
non vi nascondo che provo una certa ansia
nel tornare dopo così tanto tempo xD
Ma come ho già detto, non potevo lasciare questa
fiction incompiuta. Non potevo assolutamente…
Vi chiedo immensamente scusa per il ritardo, e
per lo ‘sfogo’ che ora ho rimosso…
davvero poco professionale °__°’’
(anche se
quelle cose le penso e continuerò a pensarle…).
Vi ringrazio di cuore per avermi letta anche
durante la mia assenza, e per avermi incoraggiata nonostante la mia
sparizione.
Sappiate che ogni tanto tornavo a leggere le vostre parole…
e… beh, GRAZIE.
Solo questo.
In particolare a Purepura (tranquilla,
come io ho espresso la mia opinione figurati
se non lo puoi fare anche tu! :D Per ‘passatempo’
[in effetti non è il termine
giusto per quello che intendevo dire, pardon] non intendo persone che
scrivono
per diletto o con poco talento, bensì chi scrive senza anima. Le ficcyne.
Durante questi mesi di tanto in tanto tornavo nel fandom di HP
e… boh, sarò
stata sfortunata ma finivo sempre per cliccare in quel tipo di storie.
C’è
inoltre un uso sbagliato dell’OOC e del ‘nuovo
personaggio’ [per intenderci,
troppe Mary Sue], e di fiction appassionanti ne sono rimaste ben poche.
Forse
in futuro cambierò idea ma lo trovo difficile…),
a DiraReal (cercherò di
non farlo (=), a LilyDeepBlue (mi
spiace per avervi fatto aspettare così tanto…
prometto che questa fiction verrà conclusa al più
presto (=), ZetaSev (grazie =)
Mescolare presente e
passato è un mio grande cruccio, ho sempre paura di non
rendere bene i salti
temporali…) e PiccolaVero
(eccoti
accontentata (=).
Bene, vi lascio al chap! Ditemi che ne pensate,
come al solito non mi convince molto… *insicurezza mode on*
~
YOUR GUARDIAN
ANGEL ~
*
Londra
– Luglio 1985
*
I
will never let
you fall
I'll stand up with you
forever
I'll be there for you through
it all
Even if saving you sends me to
heaven
*
“Hei,
moccioso” ringhiò Piton minaccioso: “Chi
ti ha dato il permesso di toccarmi?”
Harry
non si mosse, rimanendo impassibilmente avvinghiato al ginocchio di
Severus.
“Non
se ne vada, signore. Non può restare un altro
po’?” cinguettò implorante il
bambino.
Piton
alzò un sopracciglio, incredulo.
Dove
voleva arrivare quel Potter?
Cosa
lo spingeva a un gesto tanto estremo?
Era
meglio non chiederselo, per il momento.
Piuttosto,
meglio pensare a un modo non troppo violento per liberarsi dalla sua
stretta.
Dopotutto
era solo un bambino, e i bambini piangono con una facilità
impressionante.
Anzi,
ripensandoci, piangono quasi sempre.
E
Severus odiava gli strepitii dei bambini viziati e capricciosi, come
viziato e
capriccioso doveva essere Potter.
Per
cui afferrò piano uno di quei piccoli polsi e se lo
scollò di dosso con una
certa delicatezza, come se stesse maneggiando un ingrediente pericoloso.
Ma
quel piccolo tentacolo, una volta libero dalla presa di Severus,
tornava
immediatamente ad avvinghiarsi al ginocchio tanto amato, vanificando
tutta la
penosa operazione.
La
collera di Piton verso l’intera dinastia dei Potter
cominciò a fermentare più
furiosa di prima.
Basta,
ci voleva una soluzione drastica: sollevò senza tanti
complimenti il piccolo
Harry prendendolo da sotto le ascelle e lo depose il più
lontano possibile
dalla sua persona, promettendosi di stare più attento ad
altre eventuali
molestie.
Si
scostò da quella paffuta e minuscola minaccia di almeno un
metro, cominciando a
studiare le drammatiche conseguenze di quell’allontanamento.
Perché
le conseguenze sarebbero arrivate, eccome.
I
bambini sono patetici capricciosi sempre insoddisfatti,
perché Potter avrebbe
dovuto essere diverso?
‘Forse
perché gli
sono stati portati via i genitori, che non conoscerà
mai?’ Gli
disse una parte
recondita della sua anima, l’unica rimasta pura.
Continuò: ‘Forse
perché vive nell’inferno di una famiglia che non
lo ama e non
l’amerà mai?’
Eppure,
tu dovresti sapere cosa si prova…
~
“Severus,
non sei ancora pronto?” si lamentò Lily scocciata
fuori
dallo spogliatoio dell’amico.
Severus
sobbalzò: era stata velocissima…
“Lily,
un secondo…” disse lui, asciugandosi
l’ultima lacrima.
Il
pensiero di sua madre che gli singhiozzava sulla spalla
non
si era ancora spento…[*]
“Sev…
ti chiedo scusa per prima”.
Lui
sgranò gli occhi, perplesso.
“Mm?!
Per cosa?”
“…per
Petunia. Tu sei sempre disposto ad ascoltarmi quando
in
realtà sei tu a soffrire di più, fra noi
due”.
Severus
soffocò un singhiozzo e una nuova ondata di lacrime.
Poi
fu invaso dal desiderio.
Voleva
Lily fra le sue
braccia.
Voleva
stringerla.
Voleva
SOLO stringerla ed essere stretto a sua volta.
Non
pretendeva che quell’angelo incantevole l’amasse
(come
avrebbe potuto, Lei, così luminosa?),
voleva
solo bearsi del suo abbraccio,
delle
sue dita aggraziate che gli accarezzavano la schiena…
“Lily…
La
porta è aperta”.
~
Oh,
l’Uomo Nero si era incantato un’altra
volta…
Harry
cominciò a pensare che quel signore era veramente buffo, e
trattenne a stento
una risatina.
Cercò
di mascherare la sua espressione divertita.
“…non
può restare un altro po’?”
ripetè il bambino, audace.
Piton
riprese il contatto col presente, abbandonando quell’ultimo
ricordo.
…
Se
c’era una cosa che odiava più dei bambini
piagnucoloni erano i bambini
testardi.
Il
piccolo Potter a quanto pareva non era tipo dalla lacrima facile, ma
Piton era
certo che avrebbe continuato ad insistere fino al raggiungimento del
suo scopo.
Meglio
chiarire da subito le cose.
“No,
nanerottolo. Non posso trattenermi, purtroppo.
Sono stato catapultato in questo squallido quartiere per pura
casualità, e non
vedo perché la tua compagnia dovrebbe farmici restare
più del dovuto” sentenziò
con fermezza, riuscendo a divincolarsi da quella dolce trappola che
rappresentavano quei grandi occhi smeraldo.
Harry
non si scompose: era certo che l’Uomo Nero non
l’avrebbe lasciato solo e che in
fondo era gentile, altrimenti non gli avrebbe offerto quel gelato
meraviglioso
(che miracolosamente, nonostante il sole, non accennava a disfarsi).
Solo,
doveva trovare un modo per farlo rimanere con sè…
tuttavia zia Petunia e zio
Vernon non facevano altro che ripetere ad Harry quanto fosse un bambino
noioso
e fastidioso, quindi non poteva biasimarlo se voleva andare
via…
Perché
Harry era davvero noioso e
fastidioso.
E
inoltre non aveva nulla da offrire al signor Uomo Nero, né
qualcosa che potesse
suscitare il suo interesse… era solo un bambino anonimo per
quel signore. Un
bambino che non sarebbe mai stato speciale per nessuno.
Per
cui scelse di offrirgli l’unica cosa che possedeva e che
avrebbe sempre
posseduto: la verità.
“…la
prego, signore. Dudley non gioca mai con me e tutti gli altri bambini
non mi
vogliono visto che io non piaccio a lui… Gli zii non mi
vogliono bene e a
Natale mentre a Dudley hanno regalato la bicicletta e tante altre cose
a me
hanno regalato dei calzini grigi come tutti gli anni… e
domani a pranzo andremo
da zia Marge e lei mi metterà a giocare con i suoi cani che
però mi fanno tanta
paura, sono grandi così e non fanno altro che abbaiare e ora
che ci penso mi fa
paura anche zia Marge, soprattutto quando mi viene vicino e mi dice
tutte
quelle cose brutte sulla mia mamma e il mio papà…
che non mi volevano bene e
che è meglio che al mondo loro non ci siano più,
perché loro bevevano tanto e
non facevano niente tutto il giorno. E poi ieri sera mi ero messo ad
ascoltare
la zia che leggeva una favola a Dudley prima di dormire, fuori dalla
sua
camera, e Dudley diceva che quella favola gli faceva schifo e invece a
me
piaceva tanto, ma mi piaceva anche la zia quando gliela raccontava
perché anche
se con me è cattiva in realtà è una
persona buona perché leggere una favola a
un bambino è una cosa bella, vero? E se a me non la legge
nessuno vuol dire che
sono veramente un bambino cattivo… quindi pensavo di
leggermela da solo come mi
ha insegnato la signora Figg, per questo sono entrato in camera di
Dudley per
cercare il libro ma poi lui mi ha visto e ha cominciato a rincorrermi
ovunque
quindi è tutto il giorno che scappo…
però lei ha mandato via Dudley quindi…
quindi almeno lei starà un po’ con me, vero
signore?”
…
Severus
non disse più nulla.
Sentì
un pezzo d’anima creparsi (poteva forse sentirne persino il
rumore) e
sbriciolarsi in miasmatica cenere.
L’odio
per James Potter non era mai parso così insignificante.
“…per
favore,
signore… mi porti via da qui”.
*
[*]
Se
non capite/ricordate
di cosa si stia parlando rileggete il flashback del terzo capitolo =)
|
Ritorna all'indice
Questa storia č archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=362702
|