Il dominatore di Anime

di Regina Oscura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salve!!!!!! Questa che vi apprestate a leggere è la prima ff originale che scrivo.

Quindi non siate cattivi…vi avverto dal primo capitolo sembra un Horror, ma non è proprio così è una storia anche divertente .

Solo l’inizio e qualche scena sono particolarmente tristi…quindi se siete fan di tragedie Horror rimarrete delusi...ah dimenticavo io sono *Milli Lin*  amica di Regina Oscura che produce questo racconto.

Buona lettura!!!!Spero che vi piaccia!!

 

 

Capitolo 1

Era una notte buia, ovunque regnava la più assoluta oscurità e in quel freddo e sporco vicolo non vi era anima viva.

Il cielo era scuro e coperto da enormi nuvoloni carichi di tempesta, la luna stessa si nascondeva.

Non una stella illuminava quell’immenso e infinito nero.

Un topo, un enorme ratto nero, uscì da un bidone squadrando in modo circospetto il luogo in cui trovava.

Sembrava l’unico essere vivente che avesse il coraggio di uscire a quel ora e in quel luogo.

Il roditore udì improvvisamente uno rumore leggero e continuo, sparì nel cassonetto.

Il frusciò continuava avvicinandosi, il topo guardò il fuori con i suoi piccoli e malvagi occhietti rossi.

Il rumore era lo stusciare prodotto da un lungo mantello nero che veniva trascinato a terra.

A portarlo era un uomo piuttosto slanciato, con il volto coperto dal cappuccio della mantella.

Si voltò e passò alcuni vicoli velocemente, ma i suoi passi erano felpati, silenti.

Era sospettoso e agitato, se avesse sbagliato cosa sarebbe successo?

E se non avesse avuto il coraggio di farlo?

Quella era la sua ultima possibilità…non sapeva cosa succedeva a chi veniva retrocesso…Sapeva che sarebbe stata comunque una punizione orribile.

Camminò per lungi vicoli deserti e scarsamente illuminati, continuò ad avanzare svelto e silenzioso, come un felino.

Quella sera era a caccia, un attacco a sorpresa si disse mesto fra se.

La sua preda non si aspettava di vederlo, nessuno se lo sarebbe aspettato, anche per lui era stato un richiamo improvviso, l’ennesimo.

Si fermò improvvisamente e fissò la porta che aveva davanti: numero 54, la via era giusta.

Tirò fuori da una tasca del mantello un foglietto spiegazzato scritto in una grafia arzigogolata, femminile.Lesse attentamente e sorrise, era l’indirizzo giusto.

Spiò dalla piccola finestra che aveva di fianco se in casa ci fosse qualcuno, la luce era accesa e riusciva ad udire brevi tacce del discorso di chi era all’interno.

Due persone, pensò ascoltando i suoni provenienti dalla casa, due donne. 

Bussò con gentilezza e un anziana gli aprì la porta.

Doveva essere stata bella in passato, ma ora aveva il volto segnato da profonde ruge e aveva gli occhi stanchi di chi ha lavorato tutta la vita.

Lui si tolse il cappuccio mostrando il suo vero volto.

Era un ragazzo, un ragazzo particolarmente giovane, un adolescente.

-Salve signora- disse facendo un profondo inchino -Sono qui per vedere sua figlia-.

Il ragazzo fisso la donna intensamente, lei ,vedendolo, deglutì spaventata a vuoto.

Era davvero una persona particolare quella che le si era parata davanti: aveva lunghi capelli corvini legati in una coda che quasi toccava le coscie, una pelle lattea, eterea e così pallida che sembrava non aver mai visto la luce del sole.

Gli occhi….Quelli…Erano probabilmente il particolare più interessante che lui possedeva.

Erano strani, inusuali: uno blu, di un blu prussiano così profondo da sembrare un baratro senza fondo e l’altro era verde, un verde erba così chiaro e luminoso da parere bianco.

-Chi siete?- domandò distaccata la donna, le tremava la voce, aveva paura, chi era quello strano ragazzo?

-Credo che questo non abbia importanza non pensa anche lei? Sono qui per sua figlia- pronunciò serio, lei rimase alterata dalla risposta.

-Ma cosa vuole?Se ne vada…-e chiuse di scatto la porta.

Il giovane ringhiò a denti stretti-Speravo di non doverlo fare, ma mi tocca- .

Bussò nuovamente alla porta e l’anziana di prima gli aprì scocciata –Cosa vuole da noi? Le avevo detto di and…-

Lui si limitò a fissarla con i suoi profondi occhi e la donna rimase pietrificata da quello sguardo.

Le sue pupille dapprima persero luce, il colore delle iridi si sbiadì e infine gli occhi le divenirono vuoti, senza vita.

Come ipnotizzata lei aprì la porta al misterioso ragazzo, muta, silente.

Lui attraversò l’entrata, poi mentre si incamminava per la casa sussurrò –Mi perdoni…- e volse lo sguardo all’ombra, immobile,della donna, ancora ferma davanti all’uscio.

Arrivò fino ad una porta rossa decorata a fiori e lì si bloccò, era quella la stanza, ne era certo.

Prese un bel respiro, doveva farlo, non aveva scelta.

Il ragazzo aprì l’ingresso e davanti a lui si parò la figura di una ragazza dai corti capelli biondi bloccata per sempre sulla sua sedia a rotelle.

La giovane stava prendendo una pillola per il cuore, era gravemente malata.

-Chi sei?- domandò lei con voce fievole, si mise a tossire, era inguaribile.

-Tu sei molto malata..- sussurrò debolmente il ragazzo -e sai che non puoi guarire dimmi vuoi lasciare questo mondo?- chiese guardandola in modo enigmatico.

Lei lo fissò con i suoi occhi neri, erano languidi, umidi, doveva aver pianto molto, ma lui era costretto, strinse i pugni, quella volta non poteva fallire...

-Che senso ha vivere?- domandò lei quasi in un sussurrò, più a se stessa che a chiunque altro.

-Vorrei…vorrei solo..- continuò – Rinascere in un corpo in forze che possa correre e vedere il sole e…e fare ciò che vuole- sospirò esausta.

Il misterioso ragazzo la guardò tristemente, una lacrima scintillò sul volto di lei e le rigò la guancia.

Non era giusto, non poteva essere giusto…erano questi i pensieri che martellavano la testa del adolescente in mantello nero.

Un bruciore alla spalla destra lo colpì, era tempo di agire lo sapeva anche troppo bene…era obbligato a farlo…

-Se vuoi io posso farti rinascere nel corpo che più preferisci…- mormorò all’ orecchio di lei.

-Ah- rise falsamente lei –Ah ah ah! Se fosse possibile l’avrei già fatto!Dimmi sei forze pazzo?Sei un Serial Killer?Se vuoi uccidermi fallo!!-

Lui la osservò con quello sguardo indecifrabile –Tu lo vuoi?- chiese in un bisbiglio –Tu vuoi morire?-

Lei abbassò lo sguardo studiando a terra qualcosa che solo lei poteva vedere.

-Si..- disse con voce persa, senza alzare lo sguardo da quell’asse di legno nel pavimento.

Lui a sentire quelle parole provò quasi felicità, ora aveva anche l’approvazione non poteva non farlo, anche se non voleva, lui doveva…

Prese il respiro lentamente e avvicino le mani come in una preghiera, sospirò, era il momento...

Mosse le mani in modi strani, sussurrando parole incomprensibili,simili a un sibilo,  l’incantesimo ebbe inizio.

I suoi occhi divennero entrambi rossi e suoi capelli si alzarono in alto in modo innaturale, gli vorticarono intorno al viso come frustati da un forte vento.

-Ma che?- domandò la ragazza vedendo uno spettacolo così strano.

-Io appartengo al clan dei Dominatori dell’anima…- disse deciso il ragazzo –Precisamente sono un Cacciatore,un Cacciatore di anime.-

Poi pronunciò le ultime parole per completare l’incantesimo –In nome dei Dominatori d’anime- la ragazza tremò sulla sedia -Io ritiro il tuo respiro di vita…- porse la mano aperta in avanti in direzione di lei.

Dalla stanza scaturì una luce, un lampo potentissimo, poi il vuoto, il silenzio più assoluto.

Tra le mani del ragazzo ora ardeva una fiamma, una fiamma azzurra, fredda e morta.

Lui fissò il fuoco celeste e mormorò –Non sarebbe compito mio,ma in questo caso farò un eccezione.- separò la vampa in due, una la strinse in mano e l’altra la lasciò andare.

-Rigenerati in un corpo in forze!- sussurro lui rivoltò alla fiammella tornata rossa e calda, tornata viva.

Sorrise enigmatico.

Dopo poche ore la polizia trovò la ragazza morte, causa sconosciuta,impossibile da decifrare.

Tra di loro un uomo ringhiò a denti stretti, era arrivato troppo tardi…troppo tardi…di nuovo, l’ennesima vittima per un suo errore…

*Milli Lin*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Salve sono tornata!!!!Non vi ho fatto aspettare molto no?

Non che creda che qualcuno mi segua….non mi segue mai nessuno…ormai sono abituata al fatto che  le mie storie non siano popolari ma fa lo stesso…Non è importante…basta che a voi che vi state apprestando a leggere piaccia e se è così…commentate please ^^.(è piuttosto breve, non me ne volete)

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Capitolo 2

Era una calda giornata di primavera, un afosa e stancante giornata primaverile.

Ciò si notava particolarmente guardando una classe di prima superiore.

Una ragazza, dalla voce molto svogliata, leggeva il libro di letteratura –Nell’opera più grandiosa di Dante:“La divina commedia” si trovano diversi livelli di lettura il primo di essi è…-

Una ragazza dai lunghi capelli mori, intanto, fissava il vuoto distrattamente Oh che noia…pensava triste proprio oggi dovevamo studiare la vita, la morte e i miracoli di Dante?Poi oggi...

Volse lo sguardo al banco di fianco a lei dove un ragazzo dai corti capelli corvini dormiva beatamente appoggiato sul braccio destro.

Oggi Josh doveva proprio addormentarsi? Così non posso neanche parlare un po’, è da giorni che alla prima ora dorme sempre, anche Harry non è da meno e fisso stancamente dietro di lei.

Lì c’era un ragazzo con la testa appoggiata al banco, aveva i capelli castani legati in un breve codino e una corporatura asciutta e slanciata.

Lui però è così bello…anche quando dorme, non ha quella faccia da scemo che ha sempre Josh…

Sospirò, che giornata noiosa, se almeno uno di loro si fosse svegliato…stava forse impazzendo?

-Nel ‘inferno ci sono 34…- continuò la svogliata voce della ragazza che leggeva.

Si, probabilmente stava diventando scema a forza di ascoltare quella roba, se non fosse già morto l’avrebbe ucciso lei Dante, come gli era venuto in mente di scrivere la “Divina Rottura di Scatole”?

-Signorina Amy!!!- disse con forza la professoressa d’italiano, una donna secca, dalle lunghe unghie smaltate, dai corti capelli biondi.

La ragazza si voltò e fisso con i suoi occhi celesti quelli neri della donna –Si prof?-

-Visto che i suoi amici Josh e Harry seguono con così vivo interesse- incominciò sarcastica l’insegnante –Che ne dice di svegliali e mandarli fuori da questa classe dove potranno riposare comodamente?-

Ciò provocò delle risatine sommesse dai componenti rimasti nella classe.

Amy acconsenti, cos’altro poteva fare?

Poco dopo i due sopraccitati si ritrovarono fuori dalla classe con l’aria rimbambita e stanca di chi è stato appena svegliato e avrebbe riposato volentieri ancora un poco.

Josh si stiracchiò svogliatamente –Uffa, la prof ci ha scoperto subito, avevo sonno.. dannazione mai che si possa dormire in pace...-.

Harry lo squadrò con i suoi occhi di un colore indefinibile, quasi grigi –Mah…è da un po’ che passo notti insonni, ma anche tu, mi sembra…-

Josh sbadigliò estenuato –In effetti non trovo mai il tempo per studiare e ripasso sempre la sera tardi…sono esausto…-

Il moro fisso il ragazzo dal codino, ora che ci pensava, era in classe con lui, ma raramente ci aveva parlato, solo quando Amy lo costringeva, cosa che purtroppo succedeva troppo spesso per i suoi gusti.

Lei lo amava…e Josh continuava a non capire le ragazze anzi, specificando, non riusciva a capire lei soltanto.

Amy aveva una mente davvero contorta, chi la comprendeva era bravo, brutta perversa, non la poteva sopportare…

La campanella dell’intervallo disturbò i suoi ragionamenti e Amy aprì la porta della classe di scatto colpendo sul naso Josh.

Quest’ultimo barcollò tenendosi la faccia dolorante e mugolando cose che è meglio non ripetere…

-Ahi!!!Brutta scema!!Sei la solita violenta!- gridò lui massaggiandosi il naso dolente.

-E tu sei il solito cretino!Suona la campanella e tu rimani lì tra la porta e il muro?!?!- esclamò di rimando lei.

Poi si voltò verso l’altro ragazzo e gli sorrise tutta solare -Dai Harry andiamo e lasciamo qui questo scemo!- e guardò con occhi di fuoco il moro.

Appunto…come faceva a cambiare comportamento così velocemente?Era davvero una ragazza perversa…

-Perdonalo Amy- disse lui con quel suo sorriso celestiale.

-Va beh…andiamo..- pronunciò fredda e distaccata lei.

E si spostarono assieme nell’aula di scienze, ultimo piano, tre rampe di scale in salita.

Altre due ore di tortura… Per di più con quella professoressa, quella donna semplicemente crudele.

-Oh non è possibile!-sospirò Josh guardando l’orario scolastico nel suo diario –Oggi abbiamo solo materie noiose???-

-Se tu ascoltassi invece di dormire forse ti interesserebbero anche…-sibilò Amy guardandolo con fare crudele.

-Senti! Anche il tuo angelo castano oggi si è addormentato in classe!!! E non è colpa mia!- ringhiò Josh di rimando.

-Tanto, per tutto il resto è colpa tua- pronunciò sarcastica lei –E comunque tu non hai visto che espressione aveva lui mentre dormiva- continuò adorante

-…mentre tu…- lo guardò con occhi accusatori –Come sempre avevi dipinta sul volto la tua solita espressione da ebete-

-Oh senti non offendermi!!!- urlò Josh stizzito, perché si comportava sempre così con lui?

-E come potrei riuscirci? Ci ha già pensato madre natura- rispose lei malvagiamente tenendo tra le mani un libro di battute.

-Senti tu…- ma non finì mai la frase perché arrivò Harry a disturbarli.

- Emh…posso mangiare con voi?- chiese titubante

-CERTO!!!- esclamò Amy adorante spostandosi un po’ per lasciargli il posto.

Harry fissò negli occhi Josh...assurdo…perché guardava lui? Non gli interessava Amy?

Il moro deglutì a vuoto, era come se quello sguardo lo studiasse dentro, come se gli leggesse la mente come se VEDESSE oltre, oltre ciò che è normalmente visibile.

Poi quel aria così tesa sembrò sparire misteriosamente, in un istante tutto era tornato normale, tutto era come al solito.

Harry sorrise innocente e cominciò a parlare tranquillamente con Amy del più e del meno.

-Allora hai capito il sistema solare?- domandò incuriosito il ragazzo

-Beh, abbastanza...- iniziò lei, ma il resto non fu udito da Josh che era immerso nei suoi cupi pensieri.

Era confuso…cosa era successo in quel istante che gli era sembrato un eternità, infinito?

Era come se in quel attimo il tempo stesso si fosse fermato…era una cosa terrorizzante, al solo pensarci Josh rabbrividì.

Chi era in realtà Harry? Ma forse la domanda più giusta era: cos’era Harry?

Una cosa era certa…non poteva essere umano…anche se può sembrare inverosimile non era umano….Josh questo lo sapeva, se lo sentiva dentro.

*Milli Lin*

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Salve a tutti!!!!Belli e brutti!!!!Bentornati al terzo capitolo di questa saga speudo infinita…

Come vi va la vita? Spero bene…anch’io non me la passo male…Vi auguro buon natale con un giorno di ritardo ^^

Come al solito è corto non uccidetemi! Mi piacciono corti i capitoli di questa storia

Tutti avranno creduto,spero, dalla mia trama ingannevole che in verità sia in un modo, ma qua vi ricrederete… spero, ma si capisce meglio nel prossimo…

Buona lettura!!!!

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Capitolo 3

Il giorno dopo Josh era arrivato presto a scuola, si sentiva particolarmente carico quella mattina, non aveva avuto niente da fare la sera prima.

Sospirò di sollievo,finalmente una serata calma, era da un po’ che la sognava.

Anche Harry sembrava tranquillo quella mattina, da quel fatidico giorno Josh aveva cercato, spesso senza successo, di evitarlo.

Che giornata calma… soffiava una brezza fresca e leggera, gli uccellini sugli alberi cantavano allegri, silenzio innaturale…si quella calma era davvero troppo anormale.

Josh si guardò attorno, ora aveva capito…mancava Amy!

Oh,quanto sperava che stesse male, almeno per un giorno ci sarebbe stata un po’ di tranquillità.

Non riuscì nemmeno a finire di formulare quel pensiero che...

-JOSH!!!!!!!- era un urlo familiare, come si dice “Nomini il diavolo e spuntano le corna”...

-Amy con la tua presenza in un attimo hai distrutto tutta la pace che c’era!!!!-

La ragazza fece finta di non avere sentito e gli mostrò la prima pagina di un prestigioso giornale –Leggi- pronunciò fredda.

-“Un altro Omicidio misterioso,l’ennesima vittima, questa volta si tratta di una ragazza di diciotto anni uccisa nel solido modo inconcepibile, l’ennesimo crimine perfetto…”- iniziò Josh incuriosito dalla richiesta, ma poi capì quell’articolo parlava di…oh accidenti…(sottolineo che questo è il giornale di 1 giorno e mezzo dopo che l’omicidio è avvenuto, alle 2 circa del giorno scorso)

-Ora vai in fondo alla pagina- disse la ragazza indicando un piccolo paragrafo evidenziato.

-“Molti pensano si possa attribuire la colpa a un serial Killer molto esperto,mentre altri considerano anche un ipotesi più fantasiosa, quella del Clan dei Dominatori D’anima, ma tutto ciò resto un mistero…”-

Non è possibile pensò qualcuno confuso Come hanno fatto anche solo ad intuire che è stato un Cacciatore di anime?! Sono forse in percolo?Spero di no…

-Hai capito Josh?!- esclamò eccitata la ragazza

-Beh l’articolo si,ma non capisco cosa…- iniziò lui, subito interotto dall’enesimo monologo di Amy

-Semplice!è un nuovo mistero per la più grande reporter liceale di tutti i tempi!- disse con enfasi lei.

-E chi sarebbe questa fantomatica ragazza?- domandò Josh sarcastico

-IO NATURALMENTE!!! – sorrise saccente Amy.

Lui rimase senza parole, lo sapeva che era pazza, folle, psicopatica, eccentrica, ma fino a questo punto?!?

-Oggi andremo in quella casa dove vi si trova ancora la madre! Lei di sicuro sa l’aspetto dell’assassino!!!- continuò imperterrita e decisa Amy.

-Cosa ti fa pensare che c’è lo dirà?- chiese Josh fissandola serio

-Ci spero!E se non vuoi venire non farlo!- sibilò lei

-Ma tu Harry ci verrai vero??- domandò speranzosa al ragazzo dagli occhi grigi i quali, come al solito, erano puntati verso i verdi di Josh.

-Sì, si può fare..- disse serio e con il suo solito sguardo incomprensibile.

-Allora andremo solo noi due- disse offesa lei facendo la linguaccia a Josh

-Uffa, va bene verrò anch’io…- si aressè il moro, suscitandò ancora più eccitazione nella voce della ragazza.

Non sapeva perché, ma quello che provava era veramente assurdo: non voleva andare con Amy, né con Harry, soprattutto era meglio senza di lui, ma era come se il suo sesto senso lo avesse avvertito che doveva per forza andarci o sarebbe accaduto qualcosa...

Ma se hanno scoperto davvero la storia del Cacciatore cosa si fa?il mio clan in pericolo?Non credo... erano questi i pensieri di un misterioso qualcuno.

Così quella sera, quella sera limpida e stellata, vicono ad una piccola e desolata fermata di autobus si trovava un ragazzo dai corti capelli neri.

Josh aspettava solo Amy e Harry Perché ho detto di sì? continuava a chiedersi tristemente stringendosi nel suo lungo cappotto scuro da marinaio, alla Corto Maltese.

-Dovevo rifiutarmi…- sussurrò –Dovevo anche portarmi una giacca più pesante…-.

Anche se era primavera inoltrata la sera tirava un bel vento fresco, oserei dire freddo.

Poi una raffica di gelo improvisa quanto violenta colpì il ragazzo, digrignò i denti e si guardò attorno tremante, era come se stesse morendo assiderato.

Era un freddo innaturale che lo colpiva fin dentro le ossa, si strinse ancora di più nel cappotto,inutile, era un vuoto interno, come se gli si gelasse il cuore…

Come poteva far così freddo in piena primavera?

In mezzo a questa situazione innaturale fece la sua comparsa Harry che portava un corto bomber nero che passando sotto un lampione il giaccetto riflesse le luci in modo spettrale.

Tutto in quel ragazzo era funereo, a cominciare dalla sua stessa pelle, quella sera era particolarmente pallida e cinerea .

Anche i suoi occhi che erano coperti dal capello stile basco che aveva sulla testa, sembrava messo apposta per coprire gli occhi.

Josh rabbrividì, non aveva mai visto una persona cambiare così tanto da notte a giorno tranne naturalmente quel qualcuno, ma lui era diverso poteva decidere quando e se voleva anche come.

Harry, visto Josh, sorrise, ma non era un sorriso rassicurante era più…più…tirato e scuro.

-Ciao Josh!- esclamò rassicurante agitando la mano –E da tanto che aspetti?-

-Ciao Harry- disse svogliato Josh stirandosi alzando le braccia verso il cielo notturno –Sono qui da poco…-

Strano, sembrava che quel freddo fosse venuto con Harry… Era sì una persona distaccata, ma era irrazionale pensare che potesse portare con se il freddo… Beh ormai Josh poteva anche credere a tutto…

Harry si sedette nella panchina che si trovava vicino all’altro ragazzo, si accomodò e si girò verso Josh.

Josh cercò di deglutire, ma si trovò la gola secca e arida.

Era da solo con Harry e questo bastava a preoccuparlo, Amy doveva arrivare presto, meglio ancora se subito, immediatamente.

Per la fortuna del ragazzo la tanto agognata ragazza arrivò poco dopo correndo in tutta furia.

-Scusate!!!!Sono in ritardassimo!!!- urlò correndo a perdifiato, portava un lungo cappotto elegante, aveva i capelli legati e i tacchi a spillo su cui non stava in piedi e inciampava a ogni passo.

Vedendola Josh rimase scioccato –AMY??-

-Sì lo so- disse ansimando lei –Sono orrenda- continuò sciogliendosi l’improbabile capigliatura –Avevo un matrimonio-

-Ti sei sposata???- domandò falsamente sorpreso Josh –Congratulazioni!- esclamò stringendole la mano tra le sue.

-NON IO SCEMO!!!- gridò lei iniziando a insultare il ragazzo con termini che è meglio non riportare

-Ma dai che scherzavo cretina!- disse lui allontanandosi ad una distanza di sicurezza.

Harry li fisso silente, poi si alzò in piedi e chiese, con il suo tono di voce piatto, -Ora andiamo?-  

-Oh…- Amy sembrò notarlo solo in quel momento, divenne paonazza e le sue orecchie si tinse di un leggero alone rossastro -Ehm.. sì, su Josh non poltrire!-

-Sempre colpa mia..- sibilò Josh fissando male la ragazza e lasciandosi volutamente un po’ a distanza.

-Dai non ci rallentare!!! Sbrigati!-

Buffo…ora che si era allontanato da Harry l’aria fredda si andava affievolendosi, e la domanda si faceva sempre più forte…cosa era in verità Harry?

Di sicuro oggi scoprirò qualcosa di interessante pensò Qualcuno Me lo sento, non vedo l’ora, vediamo pure questo Segreto!

*Milli Lin*

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ciaooooo!!!!! Cari lettori come va? Il mistero si infittisce è? Chissa chi è quel Qualcuno??

Effettivamente manco io lo…acc questo non lo dovevo dire..no non dovevo… ignorate questo!!!! Non avete sentito nienteeee

Ehm…leggete e scoprite! (tutti corti, sigh..)

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Capitolo 4

-Quindi signora..- ricapitolò Amy scrivendo tutto su un blocchetto di appunti– Questo misterioso ragazzo…com’era?-

Era comodamente seduta su un divano candido dentro un accogliente salotto, il cammino era accesso e mandava vampate color cremisi che donavano all’ ambiente ombre scure

-Era giovane, aveva circa la vostra età, credo- mormorò in risposta la voce di un anziana, aveva occhi lucidi e umidi di chi ha appena pianto.

Le sua mani nodose e segnate da rughe e macchie erano chiuse in una morsa che mostrava tutta la sua preoccupazione.

-uhm…e dice che era molto particolare, ma ce lo descriva- continuò Amy con fare da segretaria; era seduta a gambe incrociate, con comportamento altezzoso e i lunghi capelli scuri le incorniciavano il volto leggermente truccato, sì quella sera era bella…

La donna la fissò titubante – è per puro interesse, curiosità- disse la ragazza sorridendo, l’altra non sembrò rassicurata, fingeva di fissare i lapilli di fuoco che danzavano nel camino.

Infine la signora prese il respiro e iniziò a descrivere –Era alto e asciutto, aveva capelli lunghi, molto lunghi, neri e legati in una coda…e gli occhi, beh quelli..- si bloccò, stava tremando.

-Ha freddo?- domandò Josh apprensivo, ma era strano, il focolare era acceso e non c’era neanche bisogno del cappotto, l’unico che continuava a tenere l’ingombrante bomber era Harry.

-No,no- negò triste l’anziana spostando lo sguardo sulle sue dita diafane –Ecco gli occhi erano…si può dire bizzarri: uno era blu scuro e l’altro verde chiarissimo…-

Amy appuntò tutto diligentemente –Bene, non c’è bisogno d’altro, grazie- disse chiudendo il quadernino e rimettendosi l’elegante giacca.

Josh volse lo sguardo verso Harry che fissava tutto con noncuranza, come se lui fosse stato esterno a tutto ciò che stava accadendo.

Se non avesse già saputo chi era il misterioso individuo che la donna aveva descritto avrebbe giurato che si trattasse di Harry.

Uscirono dalla porta, salutarono allegramente la poverdonna e si incamminarono verso casa.

Harry da una parte e Amy e Josh dall’altra, erano anche vicini di casa (povero Josh è una persecuzione continua).

Mentre il duo salutava Harry, Amy esclamò contenta –Bene!Sarà facile riconoscere il ragazzo no? Chi volete che sia così?!?-

Quel’attimo di silenzio che seguì quella frase più pesante, troppo pesante.

Fu Harry a rompere la tensione che sembrava attanagliarli.

Il castano rise –Non ti sei documentata vero?- domandò irriverente –Io ho studiato tutto il possibile sui Dominatori d’anime, hanno tutti le stesse riconoscibili caratteristiche, ma credo che sappiano mimetizzarle-

-Che caratteristiche?- domandò incuriosita la ragazza, Harry la fissò quasi divertito, Josh, invece, li guardò con fare interrogativo, cosa c’era di divertente?

-Sono belli, ma pallidi, hanno un occhio diverso dall’altro e hanno un tatuaggio che si può trovare in una parte qualsiasi del corpo- descrisse il bruno con voce piatta e inespressiva come il suo volto.

-Com’è questo tatuaggio?- domandò sempre più interessata Amy

-È una fiamma stilizzata che ruota attorno ad un  punto che rappresenta l’uomo- e, con una penna presa da una tasca interna del cappotto, se lo disegnò sulla mano.

-Sta a significare- continuò piatto lui –“Fiamma di vita” o più brevemente anima-

Cosa?!?!Come poteva sapere tutto questo?!Anzi dove si era documentato?!?

È impossibile… pensò disperato il misterioso Cacciatore.

Harry sorrise enigmatico e fisso con i suo occhi plumbei quelli color prato di Josh.

Quest’ultimo rabbrividì e sperò che il giorno dopo tutto sarebbe stato dimenticato, ma era un desiderio irrealizzabile…e anche Josh lo sapeva…

 

Il giorno seguente splendeva un meraviglioso sole in cielo.

Non una nuvola rovinava la potente luce dell’azzurro di quel giorno, sembrava già estate.

Josh quel giorno non era particolarmente sveglio, la sera prima aveva fatto di nuovo tardi, ma sta volta era colpa di Amy.

-Peggio di ogni Superiore- ringhiò lui in direzione della ragazza che fissava priva di espressione il vuoto.

-Amy?- chiese lui, lei si voltò distrattamente – cos’è la troppa vicinanza con Harry ti ha trasmesso la sua stessa espressione?- scherzò cercando di sdrammatizzare.

-Uhm…-mugolò lei –Stavo pensando al ragazzo di ieri, il Cacciatore…-

-E cosa c’è?- chiese preoccupato Josh, un barlume di paura lambì i suoi occhi color smeraldo.

-Assomiglia troppo ad Harry per essere un caso- mormorò lei pensierosa

-Ma no certo che è un…- Amy interuppe la frase sul nascere

-Anche nel comportamento somiglia. Ricordi?C’è l’ha descritto…- disse con tono triste.

-No doveva essere il mio momento di letargo, sai non ho ascoltato tutto- pronunciò scherzosamente il ragazzo, ma la risposta a quel gesto fu solo un occhiataccia.

- Schivo, silente, enigmatico, misterioso, deciso…- descrisse lei abbattuta .

Se Josh già non sapesse avrebbe detto che, sì, quella era la descrizione di Harry.

-E per di più- continuò stancamente lei –oggi lui è assente- e indicò con mano mogia un banco vuoto vicino alla finestra.

-Non è un caso- sussurrò lei stringendo i pugni –Harry è un Cacciatore anzi è il Cacciatore in questione!-

-Non credo – ridacchiò il ragazzo –è castano e ha gli occhi grigi e poi, voglio dire, ci avrebbe dato tutte quelle informazioni sui Dominatori se lui stesso lo fosse stato?-

Amy si zittì nuovamente, lo fisso silente e poi tornò a riflettere tristemente ignorando il resto del mondo attorno a se.

Ora che Josh ci pensava, era strano, perché quel giorno Harry era assente? Non era successo nulla di speciale o strano il giorno prima, certo sempre se si può definire normale intervistare una donna a cui è appena morta la figlia…

All’uscita da scuola Josh ed Amy, come al solito, camminavano vicini sulla strada di casa.

Quel giorno però la ragazza non parlava e guardava dalla parte opposta da quella dove il ragazzo si trovava.

-Amy parlami o diventerò pazzo!- urlò nervosamente Josh alla ragazza.

-Ma, Harry…- il ragazzo bloccò la frase di lei prima ancora che potesse dire altro

-Ascoltami, tu ti devi fidare del tuo angelo castano no?- disse sorridendo comprensivo – E ti fidi anche di me no?-

Lei annuì con la testa, Dove voleva andare a parare con quel discorso Josh?

-E allora credimi se ti dico che lui non è il Cacciatore e, se non credi a me soltanto, chiedi anche a lui e sono sicuro che anche lui ti dirà la stessa cosa e tu non puoi, non vuoi non credergli- sorrise lui allargando le braccia in segno di amicizia.

Amy lo abbracciò con occhi lucidi di lacrime –Oh Josh, Josh Grazie!- esclamò felice –Tu si che sai far felici le amiche!Oh Josh!- poi qualcosa, qualcosa che il ragazzo,di spalle, non poteva vedere, colpì Amy.

-Ha-Harry?!?!- balbettò scioccata la ragazza, aveva visto quel ragazzo di fianco all’albero che si trovava dinanzi a lei, ma velocemente l’immagine di lui era scomparsa, svanita, sfumata.

E quando Josh si voltò era già sparita del tutto.

-Ma che hai visto?- domandò lui preoccupato, la ragazza era semplicemente terrorizzata

-Ma-ma lì c’era Harry!- balbettò indicando con mano tremante un punto imprecisato.

Josh fissò attentamente la direzione indicata dall’amica, vuoto, nulla di strano, l’unica cosa che c’era erano una panchina ferrea piuttosto vecchia e scalcinata e un albero.

-Ma non c’è nulla Amy-

-Lo so, lo so – tremò lei –La su-sua immagine è-è sva-svanita come un fa-fan tasma- Josh la guardò stupefatto, era impossibile nessuno poteva fare una cosa del genere, nemmeno un Cacciatore, nemmeno i gradi più alti, e questo lui lo sapeva bene, era lui quel Qualcuno, era lui il Cacciatore, sebbene egli stesso non desiderasse diventare un assassino.

 *Milli Lin*

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Salve!!!!!! Ragazzi che scoperta!

All’iniziò pensavo di fare come personaggio secondario Josh e invece è il personaggio principale. O_o

Ecco la mia ennesima cavolata, spero vi piaccia, è un capitolo un pò di fermo.

Prestro altri colpi di scena!!! (un pochino più lungo degli altri, ma poco.)

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Capitolo 5

Era una sera calda, tirava un bel vento tiepido e purtroppo quella sera Josh doveva lavorare, un'altra vittima, non ne poteva più, quanta morte doveva ancora vedere?

Sentì il prurito alla spalla destra aumentare era ormai un bruciore, continuo ed insistente.

Il tatuaggio lo affiggeva, la Madre lo chiamava, di nuovo, ancora e ancora, quando sarebbe finito tutto questo? Quando avrebbe avuto fine quella strage?

E la notte passò, un uomo sui quaranta anni fu trovato morto.

C’erano tracce di droga in lui, cocaina, forse era morto per quello, ma non ce ne era abbastanza per provocarne la morte.

-Un'altra morte misteriosa- ringhiò un uomo che si teneva a debita distanza dalla polizia –Di nuovo non ho potuto fare nulla…-

Quella mattina il cielo era plumbeo e le nuvole erano cariche di pioggia.

Il giorno precedente Josh aveva avuto nuovamente un lavoro, un duro lavoro e aveva molto sonno.

Stava stancamente appoggiato al banco e sbadigliava continuamente, esausto.

Harry quel giorno era tornato, senza dare spiegazioni sulla sua misteriosa assenza.

Josh di questo non se ne curava, era troppo stanco, invece Amy continua a fissare il ragazzo dai capelli castani.

Cos’è successo ieri? Continuava a domandarsi nervosamente la ragazza mordendosi il labbro inferiore.

Josh guardò con occhi stanchi Amy, se avesse continuato a rosicchiarsi il labbro avrebbe cominciato a sanguinare, se lo sentiva.

Era strana quella ragazza; diceva di aver visto Harry apparire e sparire come un fantasma, ma era impossibile, impensabile.

Harry sembrava un semplice umano, il più semplicemente strano che avesse mai visto, quello sguardo gelido e quel vento freddo…molte cose in lui erano assurde.

Chi era quel ragazzo?

Era impensabile, l’unica cosa sicura era che non era un Dominatore d’anime,

Non che Josh nè sapesse molto, non sapeva neanche perché lo faceva, era un lavoro che non gli dava nè risposte nè domande, nè passione nè odio.

Non nè sapeva nulla, ma Harry non lo era, non poteva esserlo.

Gli cadeva la testa, pesava, era esausto, se la prof lo beccava sarebbe stato di nuovo buttato fuori e insieme a quel simpaticone con il codino che riposava beatamente sul suo banco.

Josh si stiracchio alzando le braccia al soffitto, ma l’insegnante se ne accorse e gli mandò un occhiataccia piena di odio.

-Caro, come va stamattina ha dormito bene?- domandò in modo falsamente dolce.

-Si professoressa, ma ho dormito a casa non in classe glielo giuro- mormorò Josh sperando che almeno lo sbattesse fuori da solo.

-Lo so bene,- continuò crudelmente la docente –Voglio solo che, siccome è così attivo, venga di sua volontà interrogato oppure porti fuori con se il suo amico Harry.- Sorrisa malvagiamente –Cosa decide?-

O la padella o la brace, bella scelta, bisognava solo decidere chi era la brace…

Harry? La prof? Harry? La prof? …?

Decise di rimanere in classe anche se avesse potuto benissimo prendere 3.

La terza campanella suonò e iniziò così l’intervallo, mentre tutti si alzavano dai loro posti per sgranchirsi un po’, Amy rimase immobile.

Guardava scossa il vuoto più totale richiudendosi in una barriera impenetrabile da chiunque in tutto l’universo.

-Amy?- domandò preoccupato il ragazzo dai capelli neri senza, però, ricevere risposta.

-Amy parlami!- la guardò negli occhi, ma lei li aveva vuoti e spenti

Era scioccata, pietrificata dal terrore, dallo shock.

-Amy!!!!- lei decise, al terzo richiamo, di fissarlo silente negli occhi –Parlami !- esclamò Josh cercando di ridestarla.

-È il Cacciatore, Harry è il Cacciatore, non puoi convincermi del contrario, lo so, lo so bene…-

-Amy ascoltami…- iniziò lui, ma lei lo fermò con un gesto risoluto della mano

-Lascimi sola, non parlare, non provare a convincermi di niente- sussurrò con voce tremante –Ti prego lasciami sola.-

Josh se ne andò rassegnato, non aveva mai visto la sua amica così, era tutta colpa di Harry, tutta colpa sua…

Strinse i pugni, Amy non poteva innamorarsi di qualcun altro, chiunque altro???

Si sentiva teso e nervoso, ma soprattutto arrabbiato, la sua volontà era spinta solo da rabbia e odio ceco.

Voleva farla pagare a quel damerino, quel bastardo che stava rendendo così la sua amica.

Lo vide appoggiato, solo, al muro del corridoio dove si mangiava in silenzio il panino che aveva in mano.

Stava per addentarlo quando vide Josh che lo fissava in cagnesco.

-Cosa vuoi?- domandò con la sua voce piatta e spenta, oh quanto lo odiava, quanto lo odiava…

-Tu hai fatto qualcosa ad Amy!!!- gridò il moro con rabbia .

-No, non le ho fatto niente- disse piattamente lui

-Bastardo!- ringhiò Josh prendendolo per il colletto della maglia.

Amy allora sopraggiunse e vedendo la scena urlò –Fermo!-  

Josh bloccò il pugno a mezz’aria e fissò la ragazza con sguardo interrogativo –Lascialo stare, non se stato tu a dirmi i credergli?- disse lei flemmatica.

-Si ma…- Amy lo bloccò

-Basta, Seguimi e lascialo stare.- non era una richiesta, era un ordine.

Lui lasciò il colletto della camicia del ragazzo e seguì a testa bassa l’amica, se solo non ci fosse stata lei....

Amy lo guidò fino ad un aula poco usata, solo dai prof in rare eccezioni.

Era polverosa e puzzava di vecchio, scarsamente illuminata, i contorni delle cose erano appena accenati in quella penombra, sebbene fuori il sole ormai splendeva.

C’era un forte odore di chiuso e probabilmente anche di muffa, da quando non pulivano? Probabilmente da tempi immemorabili…

-Allora..- iniziò con voce scura lei aprendo l’unica finestra della stanza per far entrare luce ed aria.

-Cosa ti è venuto in mente?- continuò imperterrita lei squadrando con i suoi profondi occhi blu Josh.

Il ragazzo continuava a fissare distrattamente un punto indefinito a terra e cercava di ignorare lo sguardo di Amy.

-Smetti di far finta di niente! Dimmi cosa cavolo avevi in testa! Budino?-.

-Io...- mormorò Josh –Volevo vendicarti!Lui ti ha stregata!-

La ragazza divento paonazza e le punte delle sue orecchie divenirono color vermiglio.

-C-cos-sa vor-resti in-insinuare?- balbettò Amy diventando se possibile ancor più rossa –Lui non mi …-

-Nel vero senso della parola!- esclamò furioso Josh –Ti ha fatto un incantesimo!-

A quelle parole lei rimase pietrificata, seguì un momento di imbarazzato silenzio.

Josh cercò di giustificare le sue parole così poco consone alla situazione –Ehm.. cioè…io…ecco…- non gli veniva in mente nulla di sensato, un idea, un idea qualsiasi.

-Lascio perdere questa tua ultima uscita- disse sarcastica lei –perché ce l’hai con lui? Non mi ha fatto niente!-

-Ti ha reso triste- sussurrò lui avvicinandosi troppo per i gusti di lei.

Il viso di Amy divenne prima rosso, poi viola, blu, verde poi altre gradazioni di colori indefinibili.

-Dai lasciami stare....- ridacchiò la ragazza, le piaceva quando lui le faceva i complimenti anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Uscì dalla stanza raccomandandosi con il ragazzo prima di scappare in classe –Non dare più fastidio a Harry- sibilò prima di sparire fuori dal uscio.

Lui ringhiò e si lamentò, ma si arrese all’evidenza che non capiva chi fosse Harry, non usava tecniche magiche, né era un Dominatore

Non che sapesse bene chi ci fosse hai gradi superiori, c’erano i Cacciatori che erano i gradi più in bassi come lui, poi i Depuratori poi…poi…

Non lo sapeva, non avrebbe saputo neanche dei Depuratori se non lo avesse avvertito suo fratello, viveno nella stessa casa, ma si vedevano troppo poco per considerarsi parenti.

Gli bruciò improvisamente la spalla destra, di nuovo il tatuaggio?

Oh no e ora che voleva la Madre?

Si grattò nervosamente la spalla e uscì da quell’aula chiudendo la finestra.

Tornò nella sua classe cercando di ignorare lo sguardo insistente di Harry.

L’ultima campaella suonò forte e chiara, era per tutti gli alunni un suono angelico, la fine del supplizzio.

Ma non per Josh, almeno all’inziò era sollevato dal fatto di poter correre a casa, ma poi Harry si avvicinò a lui e gli sibilò –So già chi sei –

Se ne andò con la solita aria flemmatica.

Josh rimase pietrificato dalla sorpresa e si fermo a guardare le spalle larghe del castano fino a che non svoltò l’angolo sparendo alla vista.

Rimase immobile, cosa sapeva Harry??? Cosa era succeso in quel secondo che gli era sembrato interminabile?

Qualcosa in lui si era incrinato, rotto; la sua sicurezza.

Se la vide sparire davanti agli occhi e rimase pietrificato con lo zaino ancora in mano, aperto.

 

*Milli Lin*

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Bentornati miei cari fan! Beh ora posso dirlo visto che sono sicura di averne almeno una: la mitica Kami!

Che ringrazio ancora di cuore, è la recensione più bella che abbia mai letto, anche se è semplice, mi ha quasi commosso.

Non sai quanto ho desiderato che qualcuno mi recensisce e arrivi tu con quel regalo stupendo, grazie…dedico questa storia a te.

P.s scusa se ti ho suggestionata

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Capitolo 6

Un ragazzo dai corti capelli castani correva, correva a per di fiato.

Portava in spalla un enorme zaino e scostava frettolosamente tutte le persone che gli si paravano davanti.

Continuava a correre senza mai fermarsi perchè sapeva che se si fosse bloccato la sua mente avrebbe cominciato a ragionare su ciò che era successo.

Invece lui cercava disperatamente di concentrarsi solo sul dolore lancinante che gli affliggeva la caviglia mentre correva, doveva arrivare a casa, non poteva fermarsi per nessun motivo.

Josh si fermò solamente davanti ad un portone candido e anonimo di una casa di periferia ugualmente anonima.

Il ragazzo odiava quel posto, quella casa, sentiva che ogni volta che oltrepassava quel ingresso si trovava in un diverso girone di inferno.

Spalancò deciso la porta, entrarci una volta più o una meno cosa avrebbe cambiato in fondo?

Buio.

L’oscurità più totale.

Cercò di accendere l’interruttore, inutile, suo fratello doveva aver staccato di nuovo la luce, e aveva anche sbarrato le finestre.

Sembrava che solitamente i Dominatori odiassero la luce, a lui non è che cambiasse molto luce o buio, ma avrebbe preferito avere una casa normale.

Josh corse velocemente nella sua stanza.

Odiava quella camera quasi più di tutta la casa, quelle pareti nere lo opprimevano, cercava sempre di evitare di stare più di tanto tempo in quella mostruosa stanza.

Qualche volta il pomeriggio lo passava da Amy o da Thomas, suo amico di infanzia, ma il più della volta fuggiva dalla sua vita, andava dove c’era gente e dove era facile mimetizzarsi.

A lui piaceva credere di essere uno, uno qualsiasi, fra i tanti… uno normale.

Ma quel giorno no, quel giorno doveva restare in casa a riflettere, cosa era successo in quel eterno secondo?

Restò immobile sul letto per molto tempo con la testa fra le ginocchia.

Chi era Harry? Questo era il suo unico pensiero, era la domanda che da giorni gli martellava in testa, ma ancora nessuna risposta sensata.

Quel individuo gli aveva sempre masso soggezione, ma ora, ora ne aveva il terrore.

La normale vita che aveva cercato di costruire in tutti quegli anni contravvenendo a tutte le regole  del clan dei Dominatori stava per essere distrutta per sempre.

Lui aveva sempre saputo che non era umano, ma perché rinfacciarglielo? In fondo che cambiava?

A ricordagli quanto diverso fosse era sempre lì il dannato specchio che, ogni volta che Josh lo guardava, gli mostrava quanto poco umano fosse il suo aspetto.

Si voltò verso la parete nera, non vide nulla.

Constato che lo specchio non c’era avvicinandosi e tastando la parete.

Per essere del tutto sicuro aprì anche gli scuri e il bagliore del tramonto illuminò la stanza di rosso.

Quella luce color sangue ravvivò di mille riflessi colorati dei frantumi dello specchio a terra.

Doveva essere stato Caen, il fratello, lui odiava che ci fosse qualcosa che riflettesse la luce, odiava il giorno e il sole.

Josh ripenso se davvero volesse vedersi riflesso in quello strumento infernale, poi ricordò i suoi odiosi occhi uno diverso dall’altro, la sua odiosa pelle pallida e, la cosa che più detestava, quel orribile tatuaggio sulla spalla destra.,

Sapeva che era obbligatorio farlo, anche Caen l’aveva in bella vista sul collo, ma era orrendo e determinava che il suo destino era rimanere per sempre un insulso assassino Cacciatore di anime.

Si passò nervosamente una mano tra i capelli e si stese sul letto sperando di dormire per un secolo o per sempre…

Passò una buona parte della nottata avvolto in un sonno leggero e movimentato costellato da incubi in cui Harry appariva continuamente.

A svegliarlo furono dei passi leggeri, era notte inoltrata, forse era suo fratello…

La porta della stanza si aprì –Bentornato Caen- mormorò Josh con voce roca.

-Ciao..- a rispondergli era stato un ragazzo alto e slanciato dai corti capelli fulvi –ancora sveglio?- chiese il fratello mentre si toglieva l’ingombrante e lungo mantello nero.

-Non riesco a dormire…- sussurrò Josh mettendosi seduto sul letto.

Caen sembrava sinceramente interessato, aprì gli scuri e l’irreale luce della luna né sottolineò i lineamenti spigolosi e la sua pelle sembrò ancora più cinerea.

-Allora che c’è?- chiese sedendosi sul bordi del letto.

-Incubi…- cercò di sviare la cosa, non gli piaceva parlare con Caen.

I bizzarri occhi del Depuratore fissarono quelli color erba di Josh che cercò invano di evitarli.

Gli occhi del fratello gli avevano sempre messo soggezione,si chiedeva se anche lui facesse alla gente quel impressione.

Ricordando la madre della ragazza da lui uccisa si disse che, sì il suo sguardo impressionava.

Gli occhi di Caen erano però molto più spaventosi: uno nero, di un nero profondo e indecifrabile mentre l’altro era di un azzurro limpido e chiaro, sembravo lo sguardo di due persone completamente opposte.

-Caen- iniziò Josh passandosi una mano tra i capelli e guardando distrattamente il vuoto –Perché faccio tutto questo?-

-Che vuoi dire?- domandò il ragazzo.

-Perché caccio le anime?Perchè uccido delle persone? Perché?- chiese disperato il ragazzo tenendosi la testa tra le mani.

-Non lo so…- sussurrò il Depuratore –So solo che io devo purificare le anime, quelle catturate dai Cacciatori come te, da ricordi e sentimenti crudeli –

-Ma cosa succede a quella anime?Cosa ne fa la Madre?- Josh alzò la testa dalle mani e fissò il buio con insistenza.

-La nostra signora sa quel che fa e lo dice solo ai fidati..-

-E di noi non si fida?!Di noi che siamo suoi…?- iniziò il ragazzo con foga, ma venne presto bloccato.

-No!Si vede che di noi non si fida!- lo fermò il rosso con rabbia.

L’aria attorno a loro si caricò di tensione, il silenzio che venne dopo nascondeva la loro rabbia.

-Beh…io vado a coricarmi- disse dopo il lungo silenzio Caen – e faresti bene a dormire anche tu..-

E, detto questo, uscì dalla stanza e chiuse la porta, Josh rimase solo, decise di andare a dormire sapendo benissimo che quegli orribili sogni lo avrebbero perseguitato per tutta la notte.

Il giorno seguente non voleva andare a scuola, aveva un mal di testa fortissimo ed era semplicemente esausto.

Ma sapeva bene che Amy lo avrebbe perseguitato, era da anni che lui cercava di impedirle in tutti i modi possibili e immaginabili di entrare in casa sua.

Qualche volta aveva dovuto usare l’arte dell’illusione e mimetizzare l’interno della casa, portandola comunque via subito.

Quindi e così che decise di andare a scuola comunque.

Incominciò a camminare verso la scuola, ad ogni passo si sentiva più esausto e pensava sempre di più a cosa avrebbe fatto quando si sarebbe visto davanti Harry.

Aprì la porta della classe e guardò con aria stanca il banco del ragazzo castano….Vuoto?

-Ciao Josh!- esclamò una voce eccitata e felice.

-Ciao Amy!- rispose il moro, quella ragazza in un solo attimo lo aveva riportato alla realtà, si sentiva già meglio, molto meglio.

Si stiracchiò e si sedette sulla sua sedia, guardò fuori dalla finestra il sole che splendeva alto e si sentì di nuovo vivo, quasi felice.

Le lezioni si svolsero normalmente, quella era vita, la SUA vera vita.

Solo Amy gli parve preoccupata per qualche strano motivo, ma non riusciva a dargli veramente importanza, si sentiva semplicemente euforico.

All’uscita da scuola Amy bloccò per un braccio Josh, era tutta la mattina che quella domanda la rodeva, non poteva non farla.

-Tu sai cosa è successo ad Harry?-

Il moro sembrò ricordarsi solo in quel momento che Harry esisteva e un alone scuro attraverso il suo sorriso.

-Perché dovrei saperlo?- chiese lui ostentando indifferenza.

-Beh ieri ho visto che  ti diceva qualcosa e insomma tu eri semplicemente scioccato e allora ho pensato che…-

Josh la interruppe –NON SONO AFFARI TUOI!- ruggì con rabbia lui.

-Scusa…- sussurrò Amy stingendosi nelle spalle.

Doveva cambiare discorso…già…ma cosa poteva dire?

-Ehm…mi terresti lo specchietto che dovrei specchiarmi? Ho dei capelli orrendi!- sorrise lei.

Oh no… che cosa stupida che aveva sparato…scema!Scema!

Il ragazzo acconsentì contento che non si parlasse più di Harry e lei gli passò un piccolo specchietto rosa.

-Ci vedi?- chiese puntando nella giusta direzione la piccola lastra riflettente.

-Si!-

Fu un attimo, il tatuaggio bruciò,ma non un bruciore normale era il dolore più forte che avesse mai sentito, le mani gli tremarono e lo specchio gli cadde di mano frantumandosi a terra.

-Scusa!- esclamò lui massaggiandosi la spalla dolorante.

-Josh ma che cavolo è successo?!?!- chiese lei spaventata.

-N-niente no-on preoccu-cuparti- balbettò lui abbassandosi a raccogliere i diversi frammenti.

- Ti aiuto io – sorrise Amy –Ero solo preoccupata…- disse abbassandosi a raccogliere i pezzi dello specchio.

-Ti sono tremate le mani come in preda alle convulsioni!-.

Già, quel bruciore era troppo forte, era stato come se tutto il suo corpo avesse preso fuoco, era un dolore indescrivibile troppo forte per sembrare reale.

Tremò di nuovo e appoggiò la mano sulla spalla che sembrava ancora pulsare.

-Cosa ti succ…- Amy si bloccò, in un grosso frammento dello specchio vide riflessi gli occhi di Josh…no non erano quelli di Josh uno era blu e l’altro verde…Come il Cacciatore!

Lei lo fissò terrorizzata, Josh non capì e raccolse lui l’ultimo frammento e poi li buttò nel bidone a fianco a loro.

La ragazza rimase immobile a terra con lo sguardo intensamente puntato a terra guardando qualcosa che solo lei vedeva.

-Amy ma che hai?- chiese Josh abbassandosi per incontrare gli occhi della ragazza, ma lei si alzò senza guardarlo negli occhi.

-Amy?-

Poi lei lo fissò con occhi scioccati –Chi sei?-

-Ma che stai dicendo?-

-Rispondi !Sei Josh?-

-Certo che…- poi si ricordò il frammento lei doveva aver visto qualche particolare del suo vero aspetto, oh no…non Amy... –Certo che sono io!Chi dovrei essere?-

Lui sorrise, ma era un sorriso falso e tirato e anche Amy sembrò accorgersene.

Chi era l’individuo che aveva davanti?

Josh la salutò frettoloso, quello che aveva appena sentito era il richiamo più forte che aveva mai sentito, non poteva ignorarlo, doveva agire, di nuovo, di nuovo doveva fare qualcosa contro la sua stessa volontà.

-Scusa!Devo andare!- gridò Josh agitando la mano.

Doveva andare dalla Madre e chiederle che cacchio volesse anche quella volta, ancora e ancora…Per quanto tempo sarebbe ancora successo?

Svoltò l’ennesimo anglo di corsa e….

Un ombra gli si parò davanti e Josh rimase pietrificato dal terrore e dalla sorpresa.

Non era possibile, non poteva essere possibile, non doveva….no…no…era impossibile…non lui….Ma perché?Perchè?

*Milli Lin*

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Salve miei adoranti fans (dove?) bentornati ad  Un nuovo emozionante episodio della fiction (fanfiction): “Dominatore di anime”, che suspanse è?

Bene vediamo il continuo….

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Capitolo 7

Era stata un illusione, nient’altro che un illusione, niente di più...

Si era immaginata tutto, sì, era per forza così era stata suggestionata.

Non era successo nulla, Josh non era il Cacciatore,era stata solo l’immaginazione, il continuò pensare a quel misterioso ragazzo l’aveva suggestionata, già era così, doveva essere così…

Era di questo che Amy cercava disperatamente di convincersi, ma non ci riusciva, ancora tremava.

Quegli occhi spaventosi, continuava a vederli ovunque andava, ogni persona possedeva quello sguardo terrificante.

Camminava a passi veloci con lo sguardo perso nel vuoto, senza inseguire una rotta precisa, era confusa e disorientata.

Non guardava dove metteva i piedi, quel terribile attimo le tornava continuamente in mente.

Era stata un illusione, se l’era immaginato, eppure…eppure quel sorrisetto falso e tirato che Josh le aveva dedicato prima di scappare non poteva dimenticarlo.

Amy si bloccò improvvisamente, quel paesaggio le era familiare…Perché era andata proprio lì?

Davanti a lei c’era un piccolo giardinetto che possedeva un erba verde spento e, in alcuni punti, anche giallastra, smorta e secca.

Oltre quel breve e poco curato giardino c’era una porta candida e anonima di una casa altrettanto bianca e anonima.

Perché era arrivata fin lì? Perché era arrivata fino alla casa di Josh?

Rabbrividì, incosciamente si era recata nel luogo centro dei suoi pensieri.

Cercò invano di deglutire, aveva la gola arida.

Aveva 2 possibilità: o entrava nella casa dell’amico e chiedeva tutto a lui, oppure faceva retro front di qualche passo e tornava a casa con quel immenso dubbio che la rodeva.

Cosa poteva fare?

Ora che ci rifletteva Josh le aveva sempre impedito di entrare a casa sua, in rari episodi era riuscita ad intravedere l’interno…

Cosa nascondeva?Il dubbio era troppo grande, Doveva o non doveva?

Rimase lì, immobile, per molto tempo a fissare quella candida porta che non aveva mai varcato, poi decise…

Intanto Josh guardava intensamente la figura che gli si era parata davanti, il viso del moro si imperlò di gocce di sudore freddo.

Sul suo volto era dipinta un espressione di indefinibile terrore.

Perché? Continuava a chiedersi disperato

Perché lui era lì?

Il ragazzo che aveva dinanzi aveva dei non troppo lunghi capelli castani legati in un breve codino e degli occhi plumbei che squadravano Josh con un odio fuori dal comune.

-H-harry- balbettò terrorizzato il giovane dai capelli corvini arretrando di un passo infermo e insicuro –Cosa ci fai qui?-

-Potrei chiederlo a te…- disse l’altro con quel sorriso indecifrabile –Caro Dominatore, anzi Cacciatore..-

Josh rabbrividì e cercò di allontanarsi, arretrò di un altro passo, ma dietro di lui vi era solo un muro troppo alto per poterlo scavalcare in qualsiasi modo.

Gli spaventosi occhi del castano erano puntati su di lui , da quel occhiata sentiva provenire tutto il male e l’odio dell’universo.

-Immagino che un tempo,- pronunciò in tono pacato, ma carico di rabbia, Harry –Quando ancora eri un bambino e ti spiegavano i fondamenti per diventare ciò che tu sei…-

Già, è vero la “scuola”, come loro la chiamavano, se ne era quasi scordato, era sempre stato uno dei suoi più tristi ricordi, era allora che decidevano se saresti divento Cacciatore o qualcos’altro.

Era stato allora che gli era stato imposto quel odioso tatuaggio, era stato orribile, con il suo stesso sangue avevano…

Ma le parole del bruno intrupperò le sue memorie: -Immagino che ti abbiano raccontato dei Predatori- continuò lui.

Josh rimase muto e fissò la punta delle sue scarpe sperando di rammentare qualcosa, ma l’infanzia, periodo più triste della sua vita, l’aveva praticamente eliminata dalla memoria.

-N-non ricordo…- balbettò il moro.

-Certo, perché per quelli come te non è importante visto che li rimpiazzate!-

Quelle parole fecero scattare come un meccanismo nella mente del giovane Cacciatore.

“ Allora ora che siete diventati Cacciatori a tutti gli effetti è tempo che sappiate un po’ della nostra storia” erano le parole di una donna, lui era ancora piccolo, ma si ricorda che aveva il tatuaggio su una mano.

Se lo ricordava perché anche lui l’aveva appena fatto e si grattava insistentemente la fasciatura, sentiva ancora il calore di quel sangue.

“Prima di voi c’erano i Predatori Di anime che…”

Era vero, se lo ricordava per la tragicità della cosa, per l’amara sorpresa con cui colse quella notizia, era stato forse da allora che aveva anche solo immaginato di fuggire.

-Ora ricordo, prima dei Cacciatori chi recuperava le anime erano i predatori, na si ribellarono e, siccome traditori della Madre, vennero tutti sterminati.- pronunciò tremante Josh, si sentiva un essere ignobile al sol pronunciare quella frase.

Harry sorrise nuovamente in quel modo enigmatico e il moro deglutì a vuoto,quel individuo lo spaventava, non si sentiva più neanche i muscoli.

Era paralizzato dal terrore, sentiva le gambe cedergli sotto il peso del suo corpo.

-È proprio vero, la mia famiglia è stata tutta sterminata, ma io non posso rammendarlo, ero ancora un bimbo in fascie e non ero neppure lì , mia madre mi aveva portato in salvo da una donna umana, ma la rintracciarono presto e la uccisero come tutti gli altri…-  disse stringendo i pugni e gli occhi con rabbia.

-Tu, tu sei un Predatore!- Esclamò Josh sempre più spaventato, voleva scappare, andarsene il più lontano possibile.

Voleva almeno allontanarsi, ma non aveva la forza di farlo, rimase lì, tremante.

-Esatto, ma ora non rubo più anime agli innocenti come te e i tuoi simili, ora la rubo a voi la vita…- sibilò Harry mostrando un sorriso crudele.

-Tu sarai uno di loro! Ma prima guardami negli occhi!-inveì furioso il castano fissando intensamente Josh.

Il moro non alzò il suo sguardo da terra, non sarebbe riuscito a sostenere quello sguardo, sapeva che non ce l’avrebbe fatta.

-GUARDAMI!- continuò Harry sentendosi il sangue salirgli alle guance.

Josh alzò gli occhi e rimase pietrificato, quello che vide lo ipnotizzò, era come stregato.

Gli occhi di Harry erano terrificanti, erano del colore più strano e spaventoso che avesse mai visto.

Uno era del solito grigio spento, ma l’altro…l’altro era rosso, di un rosso diverso da quello dei Cacciatori quando usavano l’incantesimo, era di un rosso sangue.

-Pure il mio sguardo è macchiato dalla strage dei Predatori, dal sangue del mio popolo, di chi era come me, il mio occhio sinistro è sporco del sangue di centinaia di persone…-

Ci fu una breve pausa in cui i due si guardarono silenti, in un silenzio carico di disprezzo .

-L’ unica richiesta mia e della mia gente è…- ci fu un’altra interruzione.

In quei pochi secondi una figura indefinita saltò giù dal muro dietro Josh e prese il moro per mano portandolo lontano con un altro atletico balzo.

-Vieni- sussurrò l’ombra mentre si allontanavano, il bruno non aveva capito chi lo stava salvando, ma non c’era tempo per chiederselo, doveva fuggire il più lontano possibile.

-Chiedono vendetta!!!!Chiedono il tuo sangue Cacciatore Josh! Il tuo è quello dei tuoi simili!!!- urlò al cielo, ormai stellato, Harry.

Il misterioso individuò che aveva salvato il moro sorrise.

Alla tenue luce della luna Josh non lo riconobbe, poi il ragazzo sorrise e  commentò scherzosamente l’accaduto.

Sentendo quella voce familiare e vedendo quella felicità sincera Josh non poté far a meno di ridere anche lui.

Amy, intanto, muoveva i primi lenti passi verso la casa.

Era stata una decisione ardua, e anche in quel preciso momento era combattuta tra l’idea di andarsene e la certezza, vacillante, che stesse facendo la cosa giusta…oh almeno così credeva…

Stava per aprire la porta, doveva chiedere spiegazioni a Josh, e doveva soprattutto sperare che fosse in casa.

Spalancò il portone decisa, non c’era più tempo per risentimenti, doveva sapere cosa Josh nascondesse.

Doveva anche convincersi che il moro non era il Cacciatore, perché non era così… non lo era, non era così vero?

Ciò che le si parò davanti, dopo essere entrata, era solo un immenso, infinito buio.

Cercò l’interruttore della luce, non né trovò.

Era sola, sola e sperduta al buio.

Forse non sarebbe mai dovuta entrare, sì avrebbe fatto molto meglio a tornarsene a casa sua.

Si avvicinò a quella che le sembrava una finestra, almeno la debole luce esterna sarebbe bastata.

Appena si allontanò dall’uscio la porta si chiuse sbattendo, si sentì il cuore in gola, il battito era accelerato anche troppo.

Ecco ora si che era nei guai, tastò la finestra per vedere qualcosa.

Era sbarrata, bloccata da assi di legno, cosa? Com’era possibile?

Quel mistero la terrorizzò ancora di più, le forze le mancava, si sentì le gambe deboli, ma doveva riuscire ad uscire da lì.

-Josh!- Chiamò il nome del amico a gran voce. Nessuna risposta.

-Josh!- continuò strillando sempre più forte, ok ora poteva anche scartare l’idea dello scherzo, ma ciò voleva dire ammettere ciò che voleva assolutamente negare.

Josh, il suo migliore amico, non era un Mostro, non era il Cacciatore, no, no….

Poi notò una piccola finestrella, aprì gli scuri e, il fievole raggio luminoso che proveniva da essa, mostrò delle opprimenti e spaventose parenti nere.

La sala in cui si trovava era un salotto completamente disadorno, solo un divano messo piuttosto male.

Lei, a quella vista, si sentì gelare il sangue nelle vene, non poteva essere una casa di una persona normale, cos’era quel posto orribile?

Dei leggeri tonfi la distolsero dai suoi oscuri pensieri, Dei passi, duie persone si stavano avvicinando…

-Grazie ancora Caen, non so cosa mi sia successo non riuscivo a muovermi…- bisbiglio la prima voce…Josh?

Doveva nascondersi, doveva nascondersi dovunque.

Si avvicinò a un piccolo armadio dal legno fregiato da graffi e scalfitture.

Si riparò lì dentro nascosta da innumerevoli mantelli neri, strinse gli occhi e i pugni obbligandosi a respirare il meno possibile.

-Di nulla, a cosa servono i fratelli sennò?- scherzò la seconda voce con una risata cristallina e sincera come quella di un bambino.

-Ero terrorizzato, potevo agire, potevo distrarlo, ma…ma..- il moro si interruppe tremò, non sapeva cosa era successo, sapeva solo che Harry era un Predatore e lo voleva uccidere.

-Smettila di ripensarci Josh andiamo a dormire....vuoi delle belle macchie viola sotto gli occhi??-

-No, hai ragione domani, scuola- il giovane Cacciatore si stiracchio e aprì la porta di casa –Ma non puoi lasciarmi le finestre aperte almeno?-

-Non mi piace la luce- pronunciò deciso Caen –Certo che tu sei davvero strano…-

-Forse…- mormorò Josh pensieroso.

Un frusciò proveniente dal armadio lo distrasse, il Depuratore sembrò non accorgersene, Josh si avvicinò al armadio.

Amy udì i tonfi avvicinarsi pericolosamente, strinse ancora di più gli occhi e trattenne il respiro.

Josh avvicinò le mani alle maniglie del armadio e….

*Milli Lin*  

 

Kamy= volevo ringraziarti finalmente come si deve (come se non te lo avessi già ripetuto 1000000000 volte) comunque, bella la tua ff, vedrai che vincerò la scommessa è indovinerò chi sei!

Grazie ancora per tutto (basta ho finito di ringraziarti)

Dedico tutto ciò che scrivo a questa mia unica, sfegatatata fan alla quale penserò nei periodi di crisi.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Eccomi qua!!! Sono tornata con tante e nuove sorprese!Capitolo breve, ma intenso attenzione…

Ringrazio i miei unici due fan sopravisuti di cui uno non recensisce mai, ma so che ci sei!!!

Probabilmente non è registrato, quindi lo perdono, ti ringrazio perché almeno leggi, miei cari vi voglio davvero bene ^^

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Capitolo 8

Non doveva succedere, no, non voleva, ma era successo, era successo davvero.

Amy era lì, inginocchiata tremante nel suo armadio dei mantelli, aveva occhi e pugni serrati.

Josh si voltò, Caen sembrava non essersi accorto di nulla, poteva ancora salvarla, in qualche modo doveva salvarla…

Perché?Perchè non era riuscito a farlo?

Una lattina vuota e schiacciata rotolò rumorosamente sull’asfalto nero, passando sotto un lampione si illuminò di riflessi argentei.

A calciarla era stato un ragazzo coperto da un immenso mantello grigio topo, dello stesso color plumbeo dei suoi occhi.

Questi ultimi contemplavano intensamente un punto indefinito a terra, mentre lui camminava assorto nei suoi pensieri.

Harry si strinse nella mantella e fissò con sguardo perso la stupenda luna piena, era sola nel cielo buio e deserto.

Sospirò, aveva fallito, non era riuscito a uccidere Josh, ma perché?

Poteva colpirlo mentre stava per essere portato via da quel altro Dominatore, ma non era riuscito a farlo.

Si era fermato a fissare la scena, qualcosa gli aveva impedito di ucciderlo,

Eppure lo sapeva che era il suo compito, l’aveva sempre saputo, ma allora perché?

Non riusciva a spiegarselo, non aveva mai considerato Josh un amico, ma non riusciva a considerarlo una Preda, un assassino di cui liberarsi.

Non capì, i suoi pensieri confusionari gli affollavano troppo la mente.

Cercò di rischiarare e di svuotarsi la mente, ma fu inutile, continuava a pensare a quel secondo interminabile che era bastato perchè lui falisse.

Rivolse lo sguardo verso il cielo di quel blu cobalto indefinibile, se non fosse stato terribile si sarebbe potuto definire buffo, lui che non riusciva ad uccidere un Cacciatore? Impossibile…

Già Josh era solo un Cacciatore come un altro, niente di più…vero?

Harry pensò che, al contrario del moro, tutti i Dominatori che aveva incontrato odiavano la luce e preferivano agire di notte, soli.

Se non fosse stato impossibile, avrebbe giurato che Josh era un semplice umano, ma lo sapeva, lo aveva sempre saputo che lui non lo era.

Quando si erano conosciuti erano ad artistica, dovevano fare un lavoro di coppia, se lo ricordava ancora, era stato ad un passo di ucciderlo, lì davanti a tutti…

Era metà settembre di qualche anno prima, erano ancora alle medie.

La professoressa li aveva scelti per un lavoro di coppia, allora Harry non aveva nessun sospetto sul compagno di classe.

Ma quando gli stette così vicino, per così tanto tempo sentì una furia e un odio ceco crescere dentro di lui, e non gli era occorso molto tempo per comprendere cosa fosse in realtà il ragazzo che aveva dinanzi.

Spesso si era trovato a immaginare di ucciderlo, di vederlo implorare pietà, chiedere il perdono, mentre lui gli infliggeva il colpo di grazia.

Ma non era mai riuscito a farlo, perché Josh era protetto come da una barriera inattaccabile, era dolce, simpatico, ingenuo e sembrava un bambino in un corpo troppo cresciuto.

“Che bel quadro” aveva sibilato una volta Harry cercando la lite con Josh,  ma lui aveva sorriso innocentemente

“Si, mi è venuto bene vero?” aveva chiesto il moro ridendo poi in quel suo modo argentino e leggermente squillante “è la prima volta che provo con le tempere…”

Harry era rimasto senza parole e fissava il paesaggio rappresentato in quella piccola tela: un prato fiorito con delle dame che correvano felici.

Era davvero uno spietato assassino il ragazzino che aveva davanti?

Qualche volta cercava di convincersi che si stava sbagliando, ma non era così, Josh era un Dominatore, e lui li odiava, non importava se anche fossero stati così, così umani .

Solo con l’ultimo avvenimento aveva deciso che era venuto il momento di agire.

Josh lo avrebbe picchiato se Amy non lo avesse fermato, in lui Harry era riuscito a vedere per la prima volta lo sguardo sanguinario di un Cacciatore di Anime.

Però all’ultimo aveva tentennato, ed ecco fallita tutta la sua missione, brutto scemo, non doveva lasciarsi influenzare, doveva soltanto ucciderlo come aveva fatto con gli altri.

Gli tremarono le mani, era arrivato davanti a quella casa, avrebbe potuto dire la SUA, ma non ce la faceva, non la considerava più un riparo.

Spalancò la porta –Sono tornato- dichiarò appendendo l’immenso mantello su un vecchio appendiabiti arrugginito e segnato dal tempo.

-Ben arrivato- sibilò la voce di un uomo, oh quanto odiava quel individuo, ma lui sapeva il suo segreto e Harry non poteva ucciderlo perché era un semplice umano.

-Agente…- ringhiò il castano sedendosi su di una vecchia poltrona, -le avevo detto di non entrare in casa mia quando io non ci sono, mia madre…-

Già madre, una volta la chiamava solo mamma e le voleva bene come se lo fosse davvero stata, anche perché lui credeva che così fosse, ma poi, poi aveva scoperto la verità…

-Lo so..- lo interruppe l’uomo accomodandosi su di un altra polttrona –Sua madre sta bene, riposa di là- sorrise sicuroi di se.

Harry ringhiò pieno di rabbia, ma si costrinse a rimanere calmo…

-Allora, sta volta cosa vuoi sapere?- chiese voltandosi e cercando di ignorare quegli occhi color ebano.

-Tu sai chi ha ucciso quelle persone vero?- domandò in un sibilo l’agente in borghese.

-Beh, è stato un Cacciatore - iniziò Harry cercando di sviare la questione, lui voleva sapere la verità precisa…

-No, voglio il nome, so che sai il nome…-

Silenzio, tra di loro scese un silenzio pieno di dubbi e di odio.

Harry non poteva dire che era stato Josh, era una sua Preda, era la sua missione, non l’avrebbe fatto arrestato da un poliziotto incompetente…

Intanto Josh chiuse la porta dell’ armadio lasciando senza fiato Amy, chi aveva aperto il mobile in cui si trovava?Che era successo?Che non l’avesse vista?

-Josh perché hai aperto il guardaroba?- chiese noncurante Caen mentre leggeva un libro enorme e antico al buio.

-Prendevo una coperta per la notte, ieri ho avuto freddo- mentì il moro sperando di non essere scoperto.

-Umh…si..- disse poco convinto il fratello alzando per un attimo lo sguardo dal manosritto -Buonanotte- sorrise poi riprendendo la lettura.

La nottata per Josh passò in un sonno agitato e nella speranza che Caen non aprisse per nessun motivo l’armadio.

Da canto suo la ragazza rimase immobile dentro l’angusto mobile, aveva paura, aveva paura di quella casa, di quello che poteva accadere, aveva paura della voce udita la sera prima, era davvero quella di Josh?

Il mattino seguente il sole splendeva, ma le nuvole plumbee non troppo distanti minacciavano tempesta.

Amy si sentì percuotere da delle mani grandi e forti –Sveglia!Amy svegliati!-

Era una voce che le era familiare, ma non la udiva bene, era coperta e ovattata da tanti e diversi suoni.

Poi aprì gli occhi e, con questo semplice gesto, le tornò la consapevolezza di ciò che era successo ieri.

-J-josh?- balbettò terrorizzata, allora era vero se lui era in quella casa terrorizzante, era il…

Si interruppe, lo scenario che aveva davanti non era più lo stesso della sera prima, dinanzi aveva un salotto ampio e accogliente, dalle luminose pareti candide.

La luce filtrava da due grandi finestre e c’erano tre o quattro librerie piene di libri di forme e dimensioni più svariate.

Una piccola radio era accesa e trasmetteva una canzoncina molto popolare nel mobile vicino si trovava una televisione e alcune videocassette (un pò antica la cosa è?).

-Cosa ci fai qui?- chiese Amy fissando gli occhi color erba di Josh -Dove sono?- continuò squadrando il luogo.

Era confusa, si ricordava benissimo tutto quello che aveva visto il giorno prima e quella casa non c’era assolutamente.

-Potrei farti la stessa domanda, ti ho trovata a dormire nel mio armadio dei capotti.-

Al posto dei mantelli della sera prima, in quel guardaroba, vi erano dei giacetti colorati.

Josh, dettò questo, abbassò lo sguardo a terra, stava mentendo alla persona più importante della sua vita, stava mentendo a Amy…

-Ieri non ero qui, era una casa spaventosa…- sussurrò Amy rialzandosi a fatica, le gambe le pulsavano, erano doloranti, e quasi non se le sentiva più.

Era rimasta nella stessa posizione deìalla sera prima, si tennè al bordo del mobile per poter riprendere una posizione retta.

Josh cercò di aiutarla, ma lei rifiutò il suo aiuto, non poteva credere di aver ognato tutto, quello che aveva visto era la verità,lei lo sapeva.

-Non avrai sognato?- chiese lui fingendosi divertito.

-No…- pronunciò decisa lei –No, non era un sogno, sei tu che mi stai mentendo-

Il moro la guardò in silenzio, sarebbe riuscito al illuderla ancora per poco…

-Amy, ma che stai dicendo?- domandò lui, stava continuando a mentire, a far finta di niente, ma già le mura bianche scurivano, l’illusione stava sparendo.

Delle calde e amare lacrime rigarono le guance della ragazza –Tu sei il Cacciatore vero?Mi stai solo mentendo…-

Lui strinse i pugni, non poteva dirle la verità, non ancora, aprì la bocca per parlare, ma si trovò senza saliva, impossibilitato a dire qualsiasi cosa.

Rimase lì, in silenzio a fissare l’amica che piangeva disperata.

Un pianto pieno di rabbia, di delusione e di rancore, un pianto che Josh non avrebbe mai voluto vedere.

-NO!- ruggì furioso Harry –Non so il nome del Cacciatore, perché dovrei saperlo?-

-So che lo sai- sorrise malvagiamente l’uomo che aveva davanti –inutile mentire-

Harry sostené spavaldo lo sguardo degli occhi neri e profondi del uomo.

Probabilmente aveva quarant’anni, una sottile ragnatela di rughe gli segnava il volto, aveva capelli e occhi dello stesso color ebano, profondo e imperscrutabile, ma alcune strinsce grige gli segnavano il nero perfetto della capigliatura.

Nessuno dei due diede segno di abbassare lo sguardo per primo.

Si fissarono così, pieni di odio e rancore, a lungo.

Poi l’uomo, l’agente O’brien, parlò –O mi dici il nome o il tuo volto sarà in prima pagina su tutti i giornali, come Predatore- era un ricatto, uno sporco ricatto –Allora? Vuoi far morire la tua povera madre di questo?-

Harry fremette, cosa fare? Di sicuro era più sensato proteggere se stessi che il suo peggiore nemico, ma rimase silente a lungo.

-Mi sta ricattando…- sibilò il castano con rabbia.

-Preferisco dire che sto cercando un accordo- sorrise in quel suo modo insieme enigmatico, insieme crudele e malizioso.

Harry ringhiò, e si lamentò mentalmente con se stesso, doveva dire la verità o far morire la donna che lo aveva accudito per 15 anni per l’orrore?

-Il suo,- si bloccò, ma doveva ammettere con c’era scelta –Il suo nome è…-

 

*Milli Lin*  

 

Kami=Si ho riutilizzato l’idea del Cacciatore di Cacciatore e sono felice che ti piaccia il modo in cui l’ho riadattata.

Siccome sei l’unica fan che recensisce mi sento in dovere di risponderti come si deve.

Ebbeee modestamente, sono l’autrice più fanatica della propria fan, ti adoro (sta frase non l’ho capita manco io ^^’’)

Spero che questo capitolo ti abbia stuzzicata un pochino….chissà… uh uh è bello sapere qualcosa che gli altri non sanno. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Cari e pochi fan rimasti, sono ancora io, Bentornati!

Non ci crederete mai, ieri guardando un vecchio film ho scoperto che il cantante/ attore David Bowie ha gli occhi come Josh.Cioè non verdi, uno verde e uno blu!!!! Sono rimasta semplicemente scioccata. O_O

E poi leggendo il primo capitolo di un libro ho scoperto che la protagonista ha uno occhio nero ed uno viola, spero che non sia simile per niente alla mia storia o mi verrà da piangere.

Mi sento una copiona!!!!

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Capitolo 9

-Amy...- sussurrò il ragazzo inginocchiandosi per incontrare gli occhi dell’amica, rossi per colpa delle lacrime che continuavano a rigarle il volto –Non piangere…-

Josh si zitti e la fisso per un po’ piangere esasperata.

 –Ti prego smetti- continuò passandole una mano sopra le spalle e aiutandola a rialzarsi.

Lei lo squadrò con quegli occhi languidi, ma si lasciò afflosciare a terra abbandonandosi, voleva restare per sempre su quel pavimento freddo.

-Ascolta…- iniziò lui sospirando, non poteva, non voleva raccontarle la verità –Io, io ti spiegherò cosa hai visto ieri, ma non oggi, non qui… un giorno.-

Deglutì, cosa poteva dirle?

Lei alzò gli occhi da terra –Tu, tu sei, insomma sei…?- domandò con voce rotta dai singhiozzi.

-…Insomma è complesso- concluse lui tristemente e cercando di evitare gli occhi rossi e umidi della ragazza.

-Josh, Josh non posso crederci, io pensavo, credevo che, insomma io..- balbettò la ragazza incominciando a singhiozzare più forte.

-Smetti!- il moro si era alzato in piedi e osservava Amy con uno sguardo accecato dall’odio –Non esiste solo bianco e nero!Non puoi pretendere di capire tutto!!-

La tirò in piedi in malo modo e la trasporto fuori da quella casa.

-Ma che fai?- sussurrò lei con voce roca e ancora scossa dai singulti –Lasciami !-.

Il moro la accompagno fino ad una casa poco lontana, aveva un piccolo terrazzo verdeggiante e decorato con alberi minuti, ma lussureggianti.

-Fatto…- pronunciò freddo cercando di parere distaccato –Torna a casa e riposati, oggi ti giustificherò io, ci riparleremo un'altra volta-.

Detto questo se né andò a grandi passi verso casa, impedendosi di voltarsi indietro per vedere cosa stesse facendo Amy e, soprattutto come stesse.

Per di più doveva ancora pensare al richiamo della Madre, a quel richiamo fortissimo e ancora doloroso sulla pelle.

Manco si voltava, lei era molto importante per Josh, davvero importante…Non le aveva chiesto nemmeno se andava tutto bene, l’aveva alzata e portata via in quel modo freddo e brusco che le ricordava…le ricordava, Harry?

E se….no era impossibile, era solo un modo per negarsi la verità eppure, eppure…

La ragazza si chiuse la porta dietro non curante e si stese immediatamente sul morbido divano color crema.

Stava davvero succedendo?

Si rigirò sperando di addormentarsi, ma era troppo scossa e spaventata anche solo per chiudere gli occhi.

Davvero era lui il Cacciatore? Non poteva essere vero, , non poteva essere…

- Josh…- disse quasi in un sussurrò Harry –Il suo nome è Josh-

- Sì?- l’uomo si alzò in piedi e si avvicinò pericolosamente al castano – Ma sai quanti Josh ci sono in questo paese?E in tutto il mondo?- chiese in tono sarcastico accendendosi nervosamente una sigaretta –Allora il cognome?-

Harry lo fulminò con lo sguardo e anche lui si alzò mostrandosi più alto del agente –Mi ha chiesto solo il nome- sibilò con odio –Potrei decidere di smettere di esitare e ucciderla subito che ne dice?-

Il poliziotto deglutì a vuoto e arretrò di un passo –Non oserai moccioso..-

-Chi glielo assicura?- ringhiò il castano minaccioso –Josh è una mia Preda, lei non me lo porterà via!-

L’uomo indietreggiò fino alla porta per recuperare il suo lungo impermeabile color notte –Ci rincontreremo- disse uscendo dalla porta

-Io non ci giurerei- mormorò Harry risedendosi nella comoda poltrona.

Una volta che l’uomo se ne fu andato ebbe modo di ragionare su cosa poter fare il giorno seguente.

Sarebbe andato a scuola?Doveva, ma come avrebbe fatto con Josh? Non lo sapeva, non gli importava, il moro gli sarebbe rimasto lontano.

Si addormentò stanco e ancora furioso, ma con un dubbio che si insinuava lentamente nella sua mente, cercò di non farci caso, ma presto avrebbe dovuto farci i conti.

Josh si guardò allo specchio terrorizzato, non era possibile, di nuovo, si era riaperta la ferita.

Dal tatuaggio sulla spalla destra colava lento e inesorabile un rigolo di sostanza rossa e vischiosa.

Sangue, ancora quel sangue, il liquido impuro con cui l’avevano marchiato, quasi color amaranto, non era più umano da quando…

L’orario piuttosto tardivo interruppero i suoi oscuri ricordi.

Si fasciò in modo impreciso e frettoloso, avrebbe fatto tardi a lezione, e mai come quel giorno aveva desiderato andarsene, anche solo per recarsi a scuola.

Salì stancamente le scale sentendosi morire ad ogni passo, non sapeva cosa avrebbe fatto una volta in classe né cosa sarebbe successo con Harry.

Non gli importava, in testa aveva solo un vortice di ricordi e sensazioni confuse e dai mille sapori diversi.

In quel turbine di pensieri slegati e senza senso spiccava l’immagine di Amy, solo di lei.

Aprì la porta della classe, Harry era già al suo posto, aveva la testa china sul libro di storia, e non si voltò verso il nuovo arrivato.

Il moro sospirò e si sedette esausto sulla su sedia.

Sentiva il calore del suo sangue anche attraverso la benda, possibile che la Madre l’avesse chiamato così forte da riaprire quella vecchia ferita?

Più volte durante la giornata Josh si sentì svenire, l’immagine di Harry, lì, su quel banco come aveva sempre fatto, gli dava fastidio.

Non voleva pensare a lui, non se ne curava più, erano a scuola, non poteva mica ucciderlo così, davanti a tutti.

-Buongiorno- quella voce, ma cosa voleva?

-Cerchi la lite?Vuoi essere picchiato?- chiese Josh senza staccare lo sguardo dalla parente bianca della classe.

Harry lo fisso, uno sguardo ingenuo e curioso, non certo gli occhi carichi di vendetta della sera prima –Bhe…no, ma se proprio vuoi puoi farlo-

Il moro si voltò incredulo, davanti a lui c’era proprio il castano, ma non sembrava lui.

I due si squadrarono con aria di sfida a lungo.

-Cosa vuoi?- domandò Josh, iniziando a raccogliere le sue cose per scendere all’aula di informatica.

-Per parlarti dovrei avere per forza un motivo egoistico?- il tono era scherzoso e leggero, era davvero Harry il ragazzo che aveva davanti?

-No, cioè sì, ehm…- il moro si blocco e fissò con sguardo ancora più diffidente il bruno, stava parlando con il suo assassino, ok stava diventando scemo, non poteva davvero farlo.

Si alzò e fece per andarsene quando Harry disse: – Hai sporcato la maglia di sangue- il tono era più freddo e piatto, era  la sua  solita cadenza di voce.

Josh si voltò spontaneamente verso la spalla destra, una macchia rossa si espandeva sulla maglietta candida.

La fasciatura non era bastata, possibile che una ferita di dieci anni prima potesse perdere ancora tanto liquido amaranto?

L’alone rosso violaceo si allargava ad ogni secondo di più, ormai arrivava fino al gomito.

Indosso la giacca cercando di coprire quel immensa macchia, sembrava che, eccetto Harry, nessuno se ne fosse accorto.

Cercò di ignorare il calore di quel sangue, ma era inutile, offuscava ogni suo senso.

Una fitta, una fitta lo trapasso da parte a parte, la spalla?Di nuovo la spalla…

Quel richiamo fu troppo forte e la ferita sembrò esplodere.

Il mondo si tinse dapprima di rosso, come se tutto prendesse fuoco e poi fu il buio.

Nero ed un oscurità pesante lo avvolgevano.

Il suo corpo privo di sensi cadde rumorosamente a terra.

Ormai non udiva, non provava più nulla solo parole confuse.

-JOSH!- era un grido, ma sembrava più un sussurrò, proveniva da lontano, lontanissimo.

Dei leggeri tonfi, qualcuno gli si stava avvicinando, ma non riusciva a scorgere niente.

-Lo aiuto…-  era una voce che sembrava provenire dal profondo di un pozzo -Lo aiuto io- era attutita da milioni di suoni diversi e confusi.

Dopo quella frase più nulla, un silenzio opprimente, e un oscurità infinita, era quella la morte?

La luce potente e chiara che venne dopo gli ferì gli occhi.

Accanto a lui c’era una figura non ben definita, dai contorni sfocati e imprecisi.

Stava china sopra al lettino dove lui si trovava.

-Sei sveglio?- era una voce familiare, ma non riusciva a decifrarla, Amy forse, no impossibile, che fosse Caen?La luce era troppo forte, il sole doveva aver appena superato lo zenit, quindi non era lui.

-Umh…- mugolò il moro cercando di capire chi gli stava davanti.

-Non mi sembra una risposta- disse sarcastica la voce…impossibile.

-Harry?- chiese confuso cercando di mettere a fuoco la figura che aveva dinanzi.

Il castano sorrise –Se stai meglio ti lascio- e fece per alzarsi, come se fosse un riflesso incondizionato Josh si tocco la spalla destra.

Era fasciata, una fasciatura pulita e resistente –Mi hai curato…- sussurrò lui guardando gli occhi plumbei e inespressivi del ragazzo.

-Direi che devi averla fatta grossa se ti cerca così- sibilò Harry sorridendo enigmatico,-Non so come fai a prendere ordini da una creatura così spietata-.

-Devo- sussurrò il moro – Non ho scelta- si strinse la spalla, non aveva mai avuto una scelta.

-Tutti hanno un altra possibilità, anche tu - mormorò Harry uscendo dalla stanza.

Già, forse anche lui poteva scegliere, una volta era fuggito, ma era stato subito ritrovato, era da allora che aveva pensato che non ci fosse alcuna speranza.

No, lui non aveva libero arbitrio, lui era destinato a rimanere per sempre quello che era, un Cacciatore di anime.

Amy aprì gli occhi, la sottile lama di luce che proveniva dalla finestra le parve potentissima, si era addormentata per molto tempo, doveva essere almeno l’una.

Davanti a lei c’era qualcuno, non riusciva a vederlo perché teneva gli occhi semi chiusi, ma ne sentiva il respiro lento e regolare.

Quel ombra la stava fissando, non riusciva a capire perché, ma le sembrava uno sguardo inquietate e terrificante.

-Ciao, Amy giusto?- Era una voce sconosciuta, l’unica cosa certa era che la figura che aveva dinanzi era un uomo.

 *Milli Lin*  

 

Kami= Non ti preoccupare, nessuna coppia strana, ma non sei comunque l’unica ad averlo pensato.

Un sacco di mie amiche, yaoiste purtroppo, mi chiedevano continuamente << Ma alla fine un Harry/Josh lo fai vero? >> e io le guardavo con un espressione semplicemente scioccata << Cosaaaa??? >> <>.

Io.Non.Ci.Posso.Credere O_o Perché ho delle amiche così???

Voglio dire dire sembrano Gay?No vero? O sì? Oddio che dubbio...

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Sono tornata!!!!!!Lo so ci ho impiegato un po’ di tempo, ma non molto vero? (invece

sì ci hai messo un eternità ND i pochi fans sopravissuti)

Ehm….ehm…comunque questo capitolo è molto interessante (tu l’hai scritto non vale! ND tutti)(basta interrompermi!!!!! Nd Milli) leggete e scoprite.

Questo capitolo lo dedico a Michy che mi ha spinto a pubblicarlo e a Mar-Chan che ripete sempre che è fantastico.

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Capitolo 10

Dei passi, un suono ritmico e snervante, avanzavano lenti, ma decisi.

Questi leggeri tonfi provenivano dall’esterno di una sala immersa nel oscurità più fitta, la mobilia era appena accennata.

Un enorme portone di legno si aprì scricchiolando in modo sinistro, ad aprirlo era stato un uomo non troppo giovane che si fece strada titubante.

Aveva paura, in quel luogo aveva sempre avuto paura.

Si inchinò in un ampia reverenza –Signora...- sussurrò il vassallo non osando alzare gli occhi da terra.

-Dimmi..- era una voce scura e indefinibile, femminile senza dubbio,ma per il resto irriconoscibile.

-Chiedono un incontro con lei- mormorò l’uomo con ancora gli occhi puntati al pavimento dell’atrio.

Erano in una sala spaziosa e alta, il soffitto, nero come le altre pareti, non si riusciva a riconoscere in quella oscurità, sembrava non finire mai.

Le lunghe colonne scure si innalzavano alte e possenti, tre uomini non sarebbero riusciti ad abbracciarne insieme tutta la circonferenza, erano immense e monumentali.

L’uomo, piccolo e tremante era esile e portava solo un lungo mantello blu notte.

-Puoi alzare lo sguardo- iniziò la voce femminile con freddezza.

Il vassallo alzò gli occhi da terra, ne aveva uno color caffè e uno verde scuro.

Provò a deglutire, ma fu un tentativo vano, aveva la gola secca e arida.

Nella piena oscurità della stanza si intravedeva solo un trono alto e possente,si trovava in cima ad una breve scala e dal punto di vista dell’uomo pareva immenso.

Ma la figura che lo sovrastava non era visibile, si nascondeva dietro ad un immensa tela nera che andava da parete a parete, nulla di lei era visibile.

Nessuno l’aveva mai vista, alcuni parlavano di una donna bellissima, eterea e diafana simile ad una ninfa, altri vociavano su un demone o mostri di ogni genere, ma l’unica verità era che la Signora pareva vivere da sempre.

Sembrava che, di secoli in secoli, la Madre fosse stata sempre la stessa.

-Chi mi vuole?- chiese ancora quella voce disumana.

-IL Cacciatore Josh- sussurrò il servo con voce tremante.

-Grazie Eilis digli che posso riceverlo.-

Con un ennesima reverenza il vassallo uscì dall’immensa sala per recarsi in un lungo varco illuminato solo da rare candele appese alle pareti.

I corridoi che si diramavano erano numerosi e collegavano infinite stanze e altrettante porte, alcune che anche egli stesso non aveva mai visto.

Ovunque regnava un silenzio oppressivo, rotto solo dall’eco dei suoi passi, era sovrano un odore di chiuso, l’aria era viziata e pesante.

L’uomo raggiunse una sala spaziosa e leggermente più illuminata del resto dei corridoi.

Era un sala quasi priva di arredamento: un tavolo di mogano al centro e delle panche lungo le pareti.

In una di queste era seduto un ragazzo piuttosto giovane che rimuginava a testa china.

Aveva corti capelli corvini e grandi occhi verdi corrugati in un espressione che trasmetteva una tristezza infinita.

-La Signora è pronta a riceverla- disse impettito il vassallo.

Josh alzò gli occhi da terra –Grazie- bofonchiò prima di alzarsi e di recarsi dalla donna.

Inspirò profondamente, odiava quel luogo e detestava la Madre, ma doveva andarci.

Si premette istintivamente la mano sulla spalla destra, il sangue si era appena rappreso, quando si sarebbe rimarginata?

Avanzò per quei lunghi corridoi per un tempo che gli parve interminabile, era accompagnato solo dal rumore continuo dei suoi passi sul pavimento nero.

Poteva essere passato un secolo come anche solo un attimo, non avrebbe saputo dirlo.

Capì da solo quando fu arrivato, un immensa porta si parava davanti a lui.

Josh prese un profondo respiro e aprì il battente della colossale porta lignea.

Una volta entrato si annunciò in un blando e breve inchino, odiava quelle inutili cerimonie –Eccomi Madre, dai suoi continui richiami devo supporre che mi vogliate dire qualcosa…-

Si odiava, detestava quel suo modo di parlare, quel suo tono servizievole pareva non appartenergli.

-Sì- rispose secca la voce –Ti volevo, devo parlarti-

Josh rimase in silenzio, tutto in quel luogo gli metteva suggestione, soprattutto quella voce inespressiva e inumana.

-Madre..- mormorò a denti stretti, sapeva cosa voleva chiedergli, ma perché portarlo lì?

-Silenzio- inveì lei, fino ad allora Josh non aveva mai creduto che si potesse urlare sussurrando, ma quella donna lo stava facendo, e la cosa era terrificante.

-Ho un nuovo lavoro per te, un lavoro molto importante- sibilò la voce.

-Se è tanto importante perché non lo affida a qualcuno più capace di me?- supplico il moro cercando di parere serio e di non dare a vedere quanto fosse preoccupato – Qualcuno con più esperienza, qualcuno di Puro…-

La voce lo bloccò – No, voglio che sia tu a farlo.-

Josh non poteva vedere la donna con cui parlava, ma gli sembro che avesse sorriso, un ghigno malvagio e subdolo.

-Ti ricordi della ragazza sulla sedia a rotelle? Quella a cui tu hai rubato l’anima?- continuò crudele la donna.

Come poteva dimenticarla?Era stata la cosa più orribile che aveva mai fatto…mai prima di allora si era sentito così in colpa.

Annui tristemente, non voleva più fare una cosa del genere, non voleva più farlo.

-Di che lavoro si tratta?- chiese preoccupato,voleva sviare la cosa, non parlarne più.

La donna iniziò a parlare, aveva un tono crudele e pieno di odio.

 

-Chi sei?- era terrorizzata, ormai gli occhi si stavano abituando a quella nuova e potente luce.

Quello che vedeva non le piaceva per niente, un uomo la stava fissando ed era un uomo sconosciuto.

-Non ha importanza- dichiarò lui sfuggendo al suo sguardo –Tu sei Amy vero?-

Lei annuì, ora riusciva a vedere chi aveva davanti, ma provava terrore,era semplicemente paralizzata dal orrore.

Chi era?

Chi aveva dinanzi?

Avrebbe preferito non vederlo, era la persona più strana e spaventosa che avesse mai visto.

Corti capelli fulvi e grandi occhi, di colori indecifrabili, ancora non tutto era a fuoco, la luce la accecava.

-Ascolta…- mormorò Caen con voce incrinata da quella che poteva essere paura –Devi ascoltarmi- quel tono, quel modo di parlare le ricordava qualcosa, ma cosa?

Lei cercò di evitare i suoi occhi, ma lui la costrinse a voltarsi, Amy voleva scappare, fuggire.

Lui la bloccò, lo sentiva stringerle il polso,quel contatto la terrorizzava, perché? Perché stava succedendo tutto questo a lei?

Si ritrovò a pensare a Josh, il ragazzo che credeva di conoscere di sempre,  e di cui invece non sapeva nulla.

Si obbligò a respingere indietro le lacrime e strinse i pugni –Cosa vuoi dirmi?- domandò cercando di ostentare coraggio.

La voce e le tremava e aveva il tono roco di chi si è appena svegliato, ma sembrava sicura di se stessa.

-Conosci Josh?- lei sgranò gli occhi spaventata, cosa?

Fissò di nuovo il ragazzo, e rimase agghiacciata, i suoi occhi erano, no non era possibile…

 

Josh guardò terrorizzato il vuoto e il nero oppressivo della sala.

-Vorresti rifiutarti?- chiese con aria di scherno la Madre.

Lui sapeva che non poteva sottrarsi sapeva che doveva accettare, ma non poteva essere vero, no…

-Io-io – balbettò abbassando lo sguardo –Non posso crederci-

-Ti sembra incredibile vero?- un brivido percosse la schiena del ragazzo, gli pareva di avere occhi pieni di odio che lo scrutavano –è naturale, non hai minimamente pensato alle conseguenze dopo aver lasciato quel anima, vero?-.

Lui strinse i pugni –No - mormorò con sguardo triste, sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi.

-Quindi devi riparare al tuo errore, e attento perché quel anima ha ancora i suoi ricordi, è pericolosa-

E con questo lo congedò senza aggiungere altro, Josh uscì di nuovo dalla sala seguito solo dall’eco dei suoi passi.

Il vassallo lo salutò formale –Già finita l’udienza?-.

Josh si asciugò non curante le lacrime con la manica del mantello e tentò invano di sembrare felice, la bocca sorrideva, ma il resto del viso era tirato in un espressione malinconica.

-Sembra proprio di sì- la voce era rotta da singhiozzi e decadeva in un sussurrò.

Il vassallo lo guardò sorpreso, mai visto un Cacciatore così, entrambi gli occhi verdi e languidi di chi ha appena pianto e un vestito semplice sotto un mantello nero e sgualcito.

Sembrava un bambino sperduto e finito lì per un caso.

-Va tutto bene ragazzo?- sapeva che era un suo superiore di grado, ma non poteva che provare pena per lui.

-Direi che stavo meglio prima- commentò tristemente Josh

-Cosa ti ha chiesto?- domandò ancora l’uomo.

Il moro deglutì –Mi ha ordinato di uccidere chi ho già ucciso- sussurrò il moro avanzando verso l’uscita.

Iniziò a mormorare qualcosa di inconcepibile e spari in un turbinio di luci e colori.

 

Uno nero e uno azzurro pensò terrorizzata Un Cacciatore, questo ragazzo è un Cacciatore.

La ragazza continuò a fissarlo terrorizzata –Chi sei?- ripeté cercando di allontanarsi da lui.

-Non spaventarti, non voglio farti nulla- mormorò lui cercando di calmarla –Oggi Josh sarà costretto a fare qualcosa che non vuole fare- aggiunse malinconico.

Lei scrutò i lineamenti duri, ma belli e puliti di Caen –Costretto?- non riusciva a capire, però se quel Dominatore, perché era sicura che lo fosse, era venuto da lei significava che davvero Josh...

-Sì, sta sera lui verrà da te per..- il ragazzo deglutì non riusciva nemmeno a dirlo –Per ucciderti- concluse in un sussurrò.

Lei non aggiunse niente lo fissò in silenzio a lungo –Ascolta, tu non devi fare nulla, se ci sarà bisogno fermerò tutto io, ma ti prego tu cerca di non fare niente-

Amy abbassò lo sguardo –Perché io?- domandò con voce inespressiva, non provava più nulla, solo vuoto –Perché deve rubare a me l’anima?-

Caen cercò di trovare le parole per esprimersi, ma come poteva?

-La tua anima è divisa in due e dentro di te c’è un anima che non è tua- mormorò il rosso tristemente.

-Cosa?- lei lo guardò sgranando gli occhi –Che vuoi dire?- Si sentì priva di forze, riusciva a malapena a vedere cosa aveva attorno.

Le amare lacrime che le stavano rigando le guance offuscavano la sua vista.

Tutto sfumava e spariva davanti a lei, ma non le importava, non riusciva neanche a pensare.

-Io non posso dirti altro, se vorrà sarà Josh a farlo- e, detto questo, Caen si alzò in piedi e fece per andarsene, ma una mano debole e fredda lo bloccò per la manica della lunga mantella –Ti prego…- sussurrò Amy con voce rotta dai singulti – Di a Josh che mi dispiace-

Poi la sua mano lasciò la presa e cadde priva di forze sul divano.

Lui annuì e chiuse dietro di se la porta, era di nuovo sola, sola con quel immensa tristezza, sola con quei pensieri orribili.

Era sola, e ora sapeva che tutto era vero.

Quando Caen aprì la porta Josh era già lì, immobile, su quel divano vecchio e impolverato.

-Ciao Caen- mormorò lui con voce triste senza alzare lo sguardo da terra.

Il ragazzo non rispose si sedette anche lui di fianco al fratello.

-So cosa ti ha detto- mormorò il rosso –e vorrei che ti rifiutassi-.

Josh guardò confuso il ragazzo –Come lo sai?-

-Mi hanno avvertito dei miei amici, dicono che è la giusta punizione per un…- si bloccò, non poteva dirglielo anche lui -…Per uno come te-.

-Non credo che te lo abbiano detto in termini così gentili- commentò il moro in un sospiro – Non ti ho mai visto rifiutare qualcosa detto dalla Madre-.

Caen sussultò, era vero, non l’aveva mai fatto, ma qualcosa stava cambiando, lui era diverso.

-Voglio dire, tu le sei sempre stato fedele- continuò Josh con quel tono malinconico –Non ti ho mai visto…-.

Il fratello lo bloccò –Lo so, ma voglio aiutarti, so capire anche da solo cosa è giusto e cosa no-

Il moro lo guardo e sorrise triste –Oh Caen io non so che fare- sospirò con voce tremante – So che devo obbedire, lo sempre saputo, ma ora…-.

Tremò e smise di parlare, si passo di nuovo la mano sulla spalla, ormai era una cosa istintiva.

-è orribile- mormorò Josh rompendo il lungo silenzio –è orribile sapere che non puoi disobbedire, che devi eseguire ordini che non vuoi, che hai una scelta-

Caen lo fissò comprensivo, ma la verità era che non lo capiva, non gli avevano mai comandato nulla che non volesse.

Il moro si alzò dal divanetto e andò in camera.

Stendendosi sul letto sperò di sprofondarci, chiuse gli occhi senza addormentarsi, agitato e triste al tempo stesso.

Pregò che non arrivasse mai notte,e che non fosse mai l’ora di andare.

 

E ora?Ora che posso fare?si chiese l’agente O’brien guardando il cielo nero e carico di oscuri presagi.

Non ho più prove non ho più niente… continuò a camminare senza una meta precisa Ho solo un nome, Josh…

Già, ma un nome è una prova da niente, non era riuscito ad arrivare a nulla, nulla di concreto.

Lui, lui che voleva fermare quegli assassinii non ci sarebbe mai riuscito, sospirò triste e affranto.

Non sapeva chi poteva essere il Cacciatore, chi poteva aver compiuto tutte quelle misteriose uccisioni.

Si guardò attorno, era un luogo che non conosceva, un edificio grigio e austero si ergeva sopra di lui, una scuola.

Rimase sorpreso, lui aveva soltanto seguito i suoi passi, il suo istinto ed eccolo arrivare in quel luogo, che volesse significare qualcosa?

Si avvicinò a passi incerti verso l’enorme porta a vetro che ogni giorno era sorpassata da centinaia di ragazzi.

Non aveva mai creduto al destino, ne ci voleva mai crederci, ma quel giorno voleva provarci.

Ormai non avrebbe comunque fatto niente di buono continuando a camminare solo nella notte.

Spinse con forza il portone, si aprì.

Era troppo strano per essere un caso, e non poteva più tornare indietro, superò l’uscio titubante.

 

Una lama di fievole luce lo sveglio.

Era una luce eterea e candida, era la debole luminosità prodotta dalla luna.

È ora ricordo tristemente è arrivato quel momento.

Si alzo facendosi forza, doveva, doveva, ma non poteva e non voleva.

Si ritrovò a chiedersi se i suoi desideri, la sua opinione avesse mai avuto importanza, no, non l'aveva mai avuta, nessuno gli aveva mai prestato veramente attenzione.

Sentì di nuovo quella morsa allo stomaco e le lacrime pungergli gli occhi.

Come posso farlo?

 

L’uomo uscì velocemente dalla scuola, ce l’aveva fatta ci era riuscito.

Sorrise, un sorriso crudele e eccitato, ora sapeva lo sapeva.

L’avrebbe fermato, sarebbe stato il poliziotto più famoso e rinominato del mondo.

Alzò gli occhi color ebano verso il cielo anche esso nero e cupo.

Ora sapeva cosa fare e dove andare, non gli serviva più Harry, anche lui sarebbe stato arestato prima o poi.

Sorrise di nuovo, pensò con crudeltà sì ora ti catturerò Cacciatore.

*Milli Lin*

 

Kami= grazie i tuoi commenti arrivano sempre al momento giusto, e io che ti commento sempre in ritardo... -_-‘

Comunque ti sconfifferra sto capitolo?Per una volta non mi hai anticipato nel modo giusto! Record! Ti ringrazio come sempre, aspetto le tue recensioni.

Credo di essere migliorata molto a scrivere, ti consiglio di rileggere i primi capitoli, li ho mooooolto cambiati.

Non so cosa è successo ma il capitolo 9 è stato cancellato ti prego di riccomentarlo se ti va.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ho superato il record del numero 2 di fan!!!!!!
Evvaeeeeee!!!!

Berry345 scusa tanto se non ti ho ringraziato la scorsa volta, ma l’ho letta troppo tardi la tua recensione, scusa e grazie a tutti voi!!!!
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Capitolo 11

Amy rigirandosi nel letto, sospirò, un sospiro carico di dolore.

Il tipico respiro di chi ha smesso di piangere perché ha finito tutte le lacrime, ma vorrebbe disperarsi ancora.

Non riusciva ad addormentarsi, come poteva?

Josh ricordò tristemente tutto quello che aveva scoperto Chi sono io? Dimmelo tu… era disperata, sentiva ancora il sale di quelle lacrime pungerle la pelle.
Riusciva ancora a sentire il dolore che le avevano portato e il male da cui voleva sfogarsi, ma non ci riusciva.

Lei era davvero un'altra persona? No, lei era Amy e basta.
Non poteva davvero credere a quel misterioso ragazzo…o sì?

Verrà davvero? si chiese scoprendo con orrore che lei sapeva che sarebbe arrivato e che l’avrebbe uccisa.

No, non sarebbe successo, non sarebbe venuto, non poteva venire…vero?

Si rigirò ancora; non riusciva a non pensare a lui, al Dominatore che aveva incontrato quel pomeriggio, a quella verità che non voleva ammettere.

Stava a significare che aveva sbagliato tutto, che era sempre stata amica di un mostro? No, Josh non era un mostro, non era un Cacciatore.

Strinse i pugni, sì era così.

Un fruscio, l’ennesimo, quella notte la paura aveva acuito ogni suo senso, ogni minimo rumore le pareva terrificante...
Tutti i leggeri sospiri del vento notturno la colpivano dal esterno delle finestre chiuse, qualunque rumore sospetto udiva aveva paura.

Uno scricchiolio, un rumore diverso dagli altri, come il cigolio delle assi di legno sotto un peso umano, percepì anche una leggera ventata di gelo notturno, qualcuno era entrato dalla finestra della stanza di fianco.

Si sentì il sangue gelare nelle vene, trattenne il respiro terrificata, era lui?

 

Harry guardò stancamente fuori dalla piccola finestrella aperta.

Non se la sentiva di dormire, continuava a rivedere quel sangue violaceo, quel liquido vischioso e amaranto che macchiava il braccio di Josh.

E quel tatuaggio, quel’orribile segno che lo determinava come non umano, come Dominatore di anime.

Il simbolo della sua fedeltà, della sua eterna servitù a quella creatura mostruosa e senza cuore.

Sì perché era questo che era quella donna, un essere spietato che non esitava ad uccidere anche i suoi stessi schiavi.

Aveva forse avuto pietà per Josh mentre lo chiamava così forte da fargli riaprire una vecchia ferita?

Aveva pensato forse a qualcosa quando costringeva i Cacciatori ad uccidere, anche se non volevano?

Si giustificava in qualche modo? No, di sicuro no…

Assaporò a fondo l’aria fresca che proveniva da quella piccola finestra, era carica di tensione.

Puzza di ferro pensò continuando a studiare l’aria Odore di sangue proseguì in un sussulto.

Cosa stava succedendo quella sera?

Continuò a guardare assorto nei suoi pensieri le nuvole che navigavano velocemente nel cielo.

Il vento aveva un odore strano, non solo di sangue, stava succedendo qualcosa, se lo sentiva, sapeva che stava succedendo qualcosa di terribile.

Era un vento che portava oscuri presagi, presagi di morte.

Prese velocemente il mantello dall’attaccapanni arrugginito, doveva fare in fretta, percepiva il pericolo incombere.

Indossò la pesante mantella avendo cura di coprirsi il volto con il cappuccio.

Uscì dalla porta e se la chiuse silenziosamente alle spalle.

 

I passi si avvicinavano sempre di più, suoni sommessi e silenziosi.

Ormai era accanto a lei, vicino al letto un respiro veloce, irregolare, quasi nervoso.

Si strinse nella coperta, si chiese spaventata se davvero fosse lui  impedendosi di voltarsi a vedere chi fosse l’ombra che si avvicinava a lei, doveva fingere di essere addormentata.

Non poteva essere lui, voleva credere che fosse tutto un incubo, un lungo e terribile sogno da cui alla fine si sarebbe svegliata, e invece no.

Se lui l’avesse toccata l’incantesimo si sarebbe spezzato e ciò che voleva negare sarebbe divenuto realtà.

Una realtà che non voleva accettare e che non avrebbe mai compreso, quella che vedeva non era la vita che conosceva, era un incubo senza fine.

Una mano fredda le si avvicinò, una mano fredda e sconosciuta, troppo grande e troppo segnata da rughe e vene diafane per essere quella di Josh, ma se non era lui, chi era?

 

Uscì dalla stanza stravolto, più esausto e più terrorizzato di prima.

Terrorizzato da se stesso, da quello che stava per fare, da ciò che gli era stato ordinato…

Caen lo guardò comprensivo, sorrise mesto –Sei sicuro?- chiese con voce tremante e rotta.

Josh sorrise, un sorriso sforzato e tirato che durò poco più di un attimo –Ho altre alternative?-.

Il rosso mormorò -Non, non so…- si interruppe, cosa poteva dirgli?

-No Caen- continuò amareggiato Josh –Non ho mai avuto un'altra scelta, io sono sempre stato costretto-.

Il silenzio che scese su di loro era carico di sottointesi e di tensione.

-Io vado- sussurrò il moro facendo per andarsene.

Il fratello lo bloccò per un braccio e lo fissò con quei suoi occhi spaventosi –Fai quello che è giusto-.

C’era una supplica silenziosa in quello sguardo, ma Josh la ignorò –Io….io farò ciò che devo- mormorò con occhi lucidi e vicino alle lacrime.

Si strofinò con la manica gli occhi e uscì sbattendo la porta.

 

È qui? pensò Harry mentre continuava a camminare sbrigativo, ma con passo deciso.

L’aria era ancora carica di notizie terribili, stava succedendo qualcosa di tremendo.

Qual è la casa di Josh? Non c’era mai stato e non l’aveva mai vista, sapeva che era il posto giusto, ma le abitazioni parevano tutte identiche.

Si bloccò in mezzo alla strada dubbioso, quel’insistente odore di ferro, quell’aria carica di tensione.

Fu allora che successe ancora, come sempre.

All’iniziò fu buio ed oscurità, come quando tutto inizia, poi fu la luce, una luce  potentissima.

Neve.

Un manto niveo e leggero ricopriva l’erba già secca di inverno.

I rami spogli degli alberi erano protesi verso il cielo plumbeo come mani in una silenziosa preghiera.

I suoni erano ovattati e irreali, l’unico rumore abbastanza forte e vicino era un ansimare.

Un respiro affannoso, irregolare e scostante.

“Sai che è finita” a parlare era una voce femminile metallica e poco umana.

“No, non puoi perché io… ” mormorò una voce debole e tremante “Io ti amo…”.

Poi un lampo e più nulla.

Harry si ritrovò steso a terra, solo, in una calda notte di estate.

Dove si trovava?

Cercò lentamente di raccogliere il filo delle idee e dei ricordi che gli erano misteriosamente scomparsi in quell’attimo.

Si rialzò e scrollò il mantello, non poteva ancora lasciarsi in balia di quelle visioni, quelle scene che da sempre lo tormentavano.

Erano ricordi, ricordi di un passato spesso lontano, lontanissimo, era come se esplorasse la mente di qualcuno, ma di chi?

Si stiracchiò alzando le braccia verso il cielo.

Una figura indistinta, avvolta in un lungo mantello nero gli passò davanti.

Rimase colpito, non era riuscito a riconoscerlo, ma quello sguardo che aveva intravisto solo un secondo gli era parso familiare.

Gli era sembrato uno sguardo carico di tristezza infinita e angoscia.

Josh?No…impossibile…eppure…

Sgranò gli occhi, poteva davvero essere lui?

Seguì quell’ombra finché non la vide entrare attraverso ad una finestrella già aperta.

 

Amy sussultò, chi era? Chi le stava vicino?

-Sta zitta- sibilò una voce aspra e dura tenendole la bocca con una mano –Non parlare, non ti farò niente-.

Lei mugolò spaventata, non era venuto Josh, ma quell’uomo chi era?

 

Strano, perché la finestra è aperta? si domandò il giovane Cacciatore entrando nella casa.

Assaporò quegli odori familiari che gli ricordavano i tempi felici che ormai sentiva  lontani.

Strinse i pugni e si obbligò a rimandare indietro le lacrime che già sentiva bruciare.

Poi un mugolio molto basso lo colpì, come se a qualcuno fosse stato impedito di parlare.

La luce si accese improvvisamente accecandolo.

Si parò gli occhi con un braccio, tutto era sfocato, da ore non vedeva che leggeri raggi di luce lunare.

-Ben arrivato Cacciatore- una voce dura, maschile e sconosciuta.

-Chi sei?- chiese Josh ostentando una sicurezza che non gli apparteneva.

-Sono un poliziotto e il mio compito è catturarti

Le immagini incominciarono ad avere contorni più definiti e a quella vista il ragazzo rimase terrorizzato.

Amy era tenuta ferma da un uomo di mezz’età dai capelli segnati da striature argentee.

-Amy!- gridò Josh non riuscendo a muoversi, non poteva far nulla per lei...

Un sorriso malvagio percorse per un secondo il volto del uomo.

-Mi sembri preoccupato per lei,- disse l’uomo in tono crudele –Strano non eri qui per ucciderla?-

La ragazza spalancò gli occhi spaventata, non era vero, non poteva essere vero, però Josh era davvero lì, nella sua casa.

Era lì per ucciderla?

Josh strinse i pugni guardandosi le punte delle scarpe –No!- gridò con odio –Io, volevo spiegarle…volevo..- la voce decedé in un mormorio rotto che si spense presto.

Il poliziotto approfittò della distrazione del moro per puntargli addosso la rivoltella.

Amy voleva dirgli di stare attento, voleva avvertirlo, ma dalla sua voce non proveniva alcun suono, non sarebbe riuscita a esprimere nessuna parola.

-Josh scansati!!!- quel gridò risvegliò il ragazzo che alzando lo sguardo riuscì a spostarsi appena in tempo.

Con un potente fischiò il proiettile gli rigò la spalla sinistra che iniziò a sanguinare copiosamente.

-Stai bene?- chiese quella voce che gli era così familiare.

-Harry?- domando Josh con voce flebile tenendosi la spalla, il sangue amaranto sgocciolando sporcava il pavimento.

Il ghigno dell’agente si allargò ancora di più e uno scuro barlume illuminò i suoi occhi color ebano.

-Bene, bene…

-Cos’hai da sorridere ?- chiese duro Harry proteggendo l’altro ragazzo.

-Due piccioni con una fava

La fronte di Josh era imperlata di gocce di sudore freddo e il sangue continuava a macchiare il legno del pavimento.

-Co-cosa v-vorresti dire?- balbettò il moro con fatica

Gli occhi del castano si illuminarono di un aura rossa e crudele, no, non voleva, non di nuovo.

Quei ricordi, immagini velocissime che gli passavano davanti agli occhi, quei pensieri che non gli appartenevano.

Sangue, sangue, morte, odio, quella donna…

-No, no…- continuava a mormorare chiudendosi gli occhi, perché?Perché a lui?

Josh lo fissò un attimo mentre le forze gli svanivano e si sentiva lentamente svenire.

Harry si strinse il mantello addosso prima di aprire gli occhi e di mostrare il color sangue di uno dei due.

-Che ti succede?- chiese in un mormorio il moro

-Niente, io…dobbiamo scappare

Josh sgranò gli occhi, in quel eterno secondo l’unica cosa che udì fu un colpo di pistola.

Con un fischio velocissimo il proiettile si piantò nella parete dietro ai due ragazzi.

-Non possiamo far nulla per lei capisci?

Josh cercò invano di annuire, tutto attorno a lui scomparve, i suoni divenirono ovattati per poi sparire del tutto.

*Milli Lin*

 

Kami= Le tue recensioni sono sempre le più attese anche se sono brevi mi fanno sempre piacere, non importa se recensisci in ritardo, basta che lo fai.

Ti piacciono le nuove complicazioni aggiunte?

Forse sta diventando fin troppo complesso eh eh ^^

 

Berry345= Che bello!!!2 fan!!! Mi piace tanto tanto riceve recensioni da una scrittrice capace come te.

Io non credo di essere brava così...sono un po’ ripetitiva vero? Recensisci ancora please!!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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Quattro fan!!!!!!!!!!!Quattro!!!!!!!!!!!Yeeeeeeeeeeeee!!!!

Questo capitolo è  stramitico aspettatevi svolte inattese (Anche per me che all’inizio  l’avevo ideata diversa ^^’’’) dedico questa storia a Naty che dice di volere internet solo per commentarmi!!!

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Capitolo 12

Caen spiò terrorizzato quello che stava succedendo all’interno della casa, doveva intervenire, doveva fare qualcosa…ma cosa?

Se fosse entrato in quel momento quell’uomo gli avrebbe sparato, non poteva correre il pericolo di morire, non in quel momento almeno.

Un altro sparo, il secondo, poi un ombra, un ombra furtiva e silenziosa quanto veloce uscì con uno scatto dalla piccola finestra, in braccio teneva qualcosa…o qualcuno.

Josh? Pensò il Depuratore intravedendo per un attimo il corpo privo di sensi che la misteriosa ombra portava in braccio.

Cosa posso fare?

 

-Quanto tempo ha intenzione di tenermi in ostaggio?- chiese Amy fissando il vuoto, era in casa sua con uno sconosciuto proprio quando i suoi genitori avevano deciso di andare in viaggio in Australia, c’era qualcosa di peggio?

-Quanto basta- rispose l’agente con voce aspra accendendosi nervosamente una sigaretta.

Lei sospirò, cosa stava succedendo?Quei misteri, quei segreti e quei terribili avvenimenti tutti in un vortice che correva troppo veloce davanti ai suoi occhi, senza che lei potesse comprenderlo davvero.

E Josh…già Josh lui chi era? Era un Cacciatore la cui missione era ucciderla? Era obbligato? O in fondo lo voleva? In fondo voleva vedere il suo sangue?

Scacciò con noncuranza quei pensieri…no, non voleva pensarci, però come poteva essere umano?

Quel sangue di quel colore così scuro e violaceo, non poteva essere normale e poi perché sarebbe entrato in casa sua di notte se non per rubarle l’anima?

Si sedette nel divano color crema stritolandosi le mani in una morsa, le punte delle dita erano già bianche e fredde.

Un incubo, doveva essere per forza un brutto sogno, eppure stava accadendo...

Stava davvero succedendo, tutte le persone che conosceva, che amava, i suoi migliori amici erano coinvolti.

Infatti c’era anche lui, c’era Harry, lui che c’entrava in tutta quella storia?

Quei suoi occhi poi? Se li era immaginata, doveva essere per forza così, nessuno poteva avere un occhio color sangue.

Da quello sguardo, per quel breve attimo aveva sentito provenire un odio e un rancore disumano, un peso insopportabile, era quello il suo segreto?

Sì perché tutti, tutti coloro che conosceva avevano un peso da portare, un mistero  che non potevano rivelare.

Qualcosa che li separava dagli altri, qualcosa di cui non potevano parlarle, che non potevano spiegarle.

-Ragazza, Amy…- mormorò il poliziotto strappando il filo dei suoi pensieri  – Quelli di ieri sera li conosci vero?-

Lei rimase un attimo in silenzio, non poteva dire di conoscerli davvero, si era accorta solo ora di non aver mai saputo nulla su di loro –Sì…-

-Mi dispiace per te, ma sono assassini affermati da tempo- sussurrò triste il poliziotto, in fondo quella povera ragazza era entrata in quella situazione senza volerlo.

Amy fissò il vuoto a lungo, aveva già pianto tutte le sue lacrime –Lo so…-

Forse lo sapeva anche, ma non voleva ammetterlo, era impossibile, non le pareva vero.

-Deve essere stato uno shock per te…- continuò l’agente O’Brian sedendosi accanto a lei.

Lei annuì debolmente e si alzò in piedi, non riusciva a stare ferma non poteva.

-Dove vai?

-In camera mia, vorrei stare sola

Lui acconsentì diffidente, doveva riuscire a capire come potesse sentirsi quella povera ragazza.

Lei salì stancamente le scale sentendosi morire arrivata nella sua stanza la guardò desolata.

Tutto era come al solito: il tappeto rosso sgualcito e spiegazzato stava sotto al letto a baldacchino che le era sempre sembrato da bambina, gli scaffali disordinati e pieni di libri erano al solito posto straboccanti di manoscritti, foto e peluche vari.

Eppure sentiva che qualcosa era cambiato, che il luogo non era più lo stesso.

Certo, una camera non è solo un luogo come un altro è un riparo, un luogo dove sentirsi sicuri e protetti, un luogo che ami.

Quello non lo era più.

Si stese triste sul letto e scrutò il cielo nuvoloso e vuoto, devastato, come lei stessa si sentiva.

Un solo barlume di sole d’alba brillava in quel vuoto grigio e opprimente, una sicurezza, qualcosa di piccolo a cui appigliarsi, no lei non l’aveva più….

 

Un bagliore ovattato lo avvolgeva, un bagliore leggero e appena accennato, ma che gli pareva potentissimo.

Non riusciva a vedere altro, non riusciva nemmeno a girarsi.

Luce? Allora sono vivo… dove sono? Non vedo nulla, sto male

Provò invano a muovere una mano o una gamba.

Nulla, un solo dolore sordo che si spandeva per tutto il corpo impedendogli di fare qualsiasi cosa.

Tentò allora di parlare, di dire qualcosa, qualsiasi cosa.

Mugolò cercando di esprimersi in modo sensato, ma furono solo versi confusi, dall’accento gutturale, cos’era successo?

Vuoto, non si ricordava nulla, solo sensazioni confuse e un volto, un viso femminile dai lunghi capelli neri e i grandi occhi celesti, un volto che gli era sconosciuto.

Cercò di nuovo di muoversi, strinse leggermente una mano, come un fulmine il dolore che prima sentiva ovunque si trasporto solo su una spalla, era un dolore insostenibile, lancinante –AH!-

Un suono leggero, dei tonfi che si avvicinavano, erano passi?

-Stai bene? È meglio se non ti muovi- era una voce che gli era sconosciuta, un tono maschile e con accento preoccupato.

-Chi è?- riusciva finalmente a parlare, ma con voce troppo strozzata e spenta.

-Sono io, sono Harry stai meglio?

Harry? Era un nome che riconosceva? Non se lo ricordava… Lo conosco?

-Io, io sto male- era più una domanda che un affermazione, non ricordava nulla, com’era possibile?

Lentamente ogni cosa attorno a lui si fece più nitida e l’irreale e troppo potente luce che lo avvolgeva iniziò a scemare.

Pian piano il paesaggio attorno a lui diveniva chiaro, era su un lettino ligneo piuttosto esile e sottile.

Accanto ad esso si trovava un solo comodino sempre di legno piuttosto scuro con due pomelli di ceramica, sopra di questo vi era appoggiata una cornice in vetro che rifletteva i deboli bagliori del sole.

C’era una foto che rappresentava un bambino sugli undici anni dai corti capelli castani che sorrideva eccitato accanto a una donna altrettanto felice dai lunghi capelli ramati e dagli occhi quasi color miele.

Per il resto era una piccola camera disadorna e vecchia, odorava quasi di muffa, come se da anni fosse inutilizzata, eppure sulla cornice non un granello di polvere vi si appoggiava.

Josh soffermo lo sguardo sul bambino della foto, mi ricorda qualcosa…ma cosa?

Poi alzò lo sguardo sull’unica persona che era lì con lui.

Chino sopra il suo letto con sguardo sgomento ed una sottile ruga di preoccupazione stava un ragazzo sui sedici anni dai corti capelli bruni legati in un codino e gli occhi quasi plumbei.

-Hai perso molto sangue, ma ora ti faccio la fasciatura nuova, fortunatamente il proiettile non è rimasto conficcato, ti ha solo sfiorato- mormorò con un sorriso il castano.

Proiettile? Di cosa stava parlando? Cercò di concentrarsi, di rammentare qualcosa, ma la testa gli pulsava e il dolore alla spalla sinistra era troppo forte.

-uhm..- mugolò massaggiandosi distrattamente le tempie – Non ricordo niente…-

Harry smise di fasciarlo e lo fisso interrogativo, aveva sentito bene?

-Cosa?

-Ho perso la memoria – ammise in un sussurrò Josh

Il castano sgranò gli occhi senza però mostrare altri segni di preoccupazione, sospirò ricominciando a fasciare Josh.

-Sai- iniziò senza distogliere lo sguardo dalla spalla del moro –Qualche volta l’ho sperato, di perdere la memoria, di scordami quello che sono e di tornare a essere come quando ero bambino...-

Lanciò un rapido sguardo carico di malinconia alla foto –…di tornare a essere libero e felice-.

Josh non capiva di cosa stesse parlando, ma sentì quel ragazzo più vicino a lui, lo sentì quasi familiare.

 

La luce gli ferì gli occhi, li aprì a fatica, eh? Cosa è successo?

Era giorno, l’alba era sorta da poco, ma erano ormai circa le sei, il sole potente di primavera contrastava con il celo grigio e invernale che lo avvolgeva.

Mi sono addormentato?Si chiese Caen ritrovandosi ancora appoggiato alla parete della casa di Amy.

Impossibile, doveva per forza essere successo qualcosa, non poteva essersi addormentato così.

Quella luce era troppo forte, non sarebbe resistito molto alla luce del sole senza accecarsi, non era più abituato alla luce forte.

Doveva sbrigarsi a trovare il fratello, non poteva rimanere lì con le mani in mano, ogni secondo era prezioso.

Si gratto distrattamente il collo, un dolore acuto gli fece allontanare di scatto la mano.

Cosa? Non poteva essere il tatuaggio, era svenuto per il male?

No, quel dolore non era normale, ma non poteva venire dal tatuaggio…

Il pensiero che potesse essere il simbolo dei Dominatori lo martellava, no, non poteva essere, era impossibile, erano passati quasi vent’anni.

Si toccò il tatuaggio, era caldo e sembrava pulsare, perché? Non poteva essere la Madre, l’aveva chiamato come faceva con i Cacciatori, ma perché così forte da farlo svenire?

E poi perché chiamarlo? I Depuratori solitamente non si chiamano, non gli era mai successo, voleva forse qualcosa di speciale?

 

Già ma cosa poteva fare? Nulla, ma non poteva aspettare silente l’arrivo di quella fine che gli pareva così imminente.

Amy si i rigirò nervosamente nel letto cercando invano di chiudere gli occhi senza rivedere continuamente le stesse scene.

Harry quando entrava dalla finestra, il suo occhio che per un secondo le era parso rosso, lo spaventoso sguardo di Josh, la verità…

La verità è sempre dura da accettare vero? Eppure la cosa giusta è ammetterla fece una pausa cercando di ascoltare solo i suoni rassicuranti i passi della gente, i versi degli uccelli, le prime macchine degli operai e di chi si svegliava presto, il vociare dei ragazzi che prendevano il pullman.

Sospirò Qual è la realtà? Questo incubo, o la vita normale che hai sempre vissuto?

Si passò una mano tra i suoi lunghi capelli corvini, era divorata dai dubbi, nemmeno una certezza la salvava dal completo oblio, non sapeva nemmeno chi lei fosse.

Era Amy e basta o era anche qualcun’altro?

Basta, disperarsi non serviva a niente, crogiolarsi nel dolore avrebbe fatto male solo a lei.

Si alzò dal letto scalciando a terra il materasso con un atto nervoso, doveva fare qualcosa.

 

-Chi sono?- chiese ingenuamente il moro sperando di poter riempire quel vuoto che sentiva dentro.

Harry rimase stupito da quella domanda, ma l’unico segno che facesse capire il suo umore era un leggero pallore sulle guance – In che senso?-

-Il mio nome qual è?

Il pallore sembrò scomparire misteriosamente –Josh-

I momenti di silenzio che vennero dopo erano rotti solo dal rumore delle forbici che tagliavano la garza.

Il moro cercava in tutti i modi di ricordarsi di se stesso, del suo nome e di quella ragazza che continuava a comparirgli in mente, l’unica immagine nitida che aveva.

-Non mi dice niente…

-Beh, è solo una perdita di memoria, vedrai che presto ricorderai tutto- sorrise Harry, ma era un sorriso forzato e poco sincero.

-Conosco una ragazza?

-Ne conosci tante…

-Sì ma una particolare, una dai capelli neri e gli occhi azzurri…

-Ti ricordi solo lei…- rise il castano, cosa c’era di divertente?

-Sì

-È Amy

Come un fulmine a ciel sereno una luce diversa illuminò gli occhi del moro, una luce di consapevolezza.

All’iniziò fu appena percettibile il cambiamento, pareva ricordare qualcosa, il filo dei suoi ricordi si aggiungeva pezzo per pezzo formando uno schema comprensibile.

Poi una valanga di sensazioni e immagini differenti gli caddero addosso come una valanga implacabile, immensa.

-Harry?!- sgranò gli occhi, perché era lì con lui?

-Che c’è?- il ragazzo stava finendo di fasciarlo stringendo la benda cercando di fargli il meno male possibile

-Dove sono? Perché sono qui con te?

-Sei a casa mia, ti è tornata la memoria?

-Dove??? E poi io non ho mai perso la memoria!- esclamò Josh cercando invano di alzarsi.

Harry rise –Sei. a. casa. mia.- scandì continuando a sorridere tentando di trattenersi –Te lo devo ripetere?-

Josh sgranò ancora di più gli occhi perché era a casa di HARRY?

Come un fulmine il ricordo della sera prima lo colpì –Amy!- esclamò cercando di nuovo di muoversi, doveva salvarla, doveva, doveva….

-Stai buono- mormorò il castano tenendolo fermo –Sei ancora ferito ad entrambe le spalle e poi ormai è tardi-

Scostò le tende della piccola finestrella che aveva chiuso poco prima e mostrò il sole ormai forte.

Josh lo fissò con sguardo quasi folle e si lasciò afflosciare sul lettino –No, no, impossibile, perché?Quanto ho dormito?-

-Non molto, non ti preoccupare andremo da lei presto…-

-Sì…- mormorò lui privo di forze.

 

Caen sgranò gli occhi in un misto di sorpresa e terrore –Cosa?-

-Hai capito bene!...- sibilò quella voce metallica e glaciale  - vorresti rifiutarti?-

Il rosso strinse i pugni con forza fino a farsi sbiancare le nocche –No, è naturale Signora-

-Vedo che non hai perso le buone maniere

-Lo devo fare presto?

-Subito

Lui fremette, ma non poteva negare, non poteva rifiutarsi, ora capiva come si sentiva Josh, e tremò per lui,Cosa sarebbe successo ora?  

*Milli Lin*

Kami= i tuoi commenti sono sempre i più attesi  e i più belli, spero di aver risposto almeno alla domanda : Che cacchio fa Caen?

Eeeeeeeh….anche lui ha le sue complicazioni….
Effettivamente anche a me il poliziotto sta antipatico, molto, è un brutto bip!
Grazie tantissimissimo per il tuo indirizzo….l’hai letto solo ora O_o???
Continua a seguirmi!!!

 

Berry345= Come al solito mi riempi di complimenti…. >////> esagerata….
Tu scrivi così bene!!!!!!!! Io così……così…. beh non so definire il mio modo di scrivere -_-’’
Grazie, continua a seguirmi!!!!

 

Olghish= Grazie di seguirmi mia nuova fan!!!! Ma mi rimane un dubbio….per quanto tempo hai creduto che fosse di Harry Potter???? O_o effettivamente non ci avevo pensato….se mai la riscriverò un giorno lontano devo ricordarmi di cambiargli il nome.

 

Lunetta = Ehm…. Stai sbagliando io non sono la Chiara, sono Milli Lin anche chiamata da Chiara Milly-Chan ma tu non chiamarmi così te ne prego.
Io divido il contatto con la Chiary, leggi la nostra presentazione capirai quasi tutto…più o meno (Ho aggiornato con il cap 5 la storia di Kaito Kid se ti va di commentarla e/o leggerla ).

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Bentornate!!!!!!!!! Ormai lo dico al femminile perché so che siete tutte fan ragazze
Ringrazio chi mi recensisce e anche solo chi legge!!!
Siamo tornati a due fan, vabbè….capita olglish sarà in ritardo...
Questa lo dedico a Ren che è la mia illustratrice personale, ti adoro!!!!!     

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Capitolo 13

Amy scese le scale stringendo i pugni e mostrando una forza e una sicurezza che non le apparteneva.

Morire?... Non se ne parla, non voglio più solo aspettare, devo agire!...

I passi attirarono l’attenzione del poliziotto che stava stancamente seduto sul divano guardando con fare disattento il telegiornale della mattina.

-Stai meglio?- ancora quella voce aspra e dura che detestava dal profondo del cuore.

-Sì- rispose in tono secco Amy

-Sono sollevato, non pensavo di farti entrare in questa brutta storia, ieri sera ero semplicemente folle, scusa

Cosa?Come faceva a scusarsi?Chi si credeva di essere quello?Come poteva anche solo a pensare che lei potesse perdonarlo?

-Come scusa?

-Sì insomma anche io sono un essere umano…- arrossì lui sfuggendo allo sguardo d’ira della ragazza.

Lei lo fissò un attimo poi risalì le scale con un sillabico –Bagno- e camminò sugli scalini a grandi passi senza voltasi indietro.

Non capiva da dove nascesse quel suo così naturale odio per quell’individuo.

Prese un respiro assaporando ogni secondo di quella calma piatta, la tipica pausa prima della tempesta.

Si sedette sulla sedia girevole della scrivania con stanchezza, cosa poteva fare? Non voleva aspettare la fine, non voleva restare ferma, ma che poteva combinare?

Chiuse un attimo gli occhi per raccogliere le idee, ma l’unica cosa che vide furono le terribili visioni dei giorni precedenti, odio e dolore.

Doveva resistere, strinse i pugni e si impresse in faccia un espressione di superba fierezza, non poteva permettersi nessun segno di debolezza.

Respinse indietro le lacrime, e si impedì di urlare, gridare e fuggire, rimase ferma con dipinta quell’espressione fiera.

Doveva parere forte, resistente, non voleva assolutamente sembrare fragile e debole come veramente era.

 

Non poteva restare fermo, non più .

Cercò di alzarsi era ancora malfermo, Harry era nell’altra stanza  a preparare del tè, non poteva accorgersene.

Si tenne alla sbarra del legno e si sollevo a fatica, tremante.

Si lasciò accasciare sul letto abbandonandosi, non ce la faceva aveva perso molto sangue.

Ritentò volgendo un fugace sguardo dove si trovava il castano, era distratto, poteva farcela.

Mentre si alzava a fatica premendo con tutta la  forza sulla sbarra del letto, dei passi lo distrassero.

-è pronto il …- Harry non finì neanche la frase che lasciò con scatto fulmineo il vassoio sul letto e bloccò Josh.

-è presto!- esclamò cercando invano di impedirgli di alzarsi –Calmati!

-Calmarmi?- domandò con sguardo folle il moro smettendo di tentare di alzarsi e fissando il castano –Calmarmi? Come posso calmarmi?- continuò con rabbia – Come faccio a stare fermo sapendo che Amy è con quel mostro?

Harry lo guardo un attimo, come nella vana ricerca di trovare le parole giuste.

-Lo so, ma…- fu interrotto sul nascere

-Ma cosa?Io so solo che dobbiamo salvarla !- si passo le mani sul viso con disperazione e ricominciò a cercare di alzarsi –Non so come sta capisci?Non so nemmeno se è viva

-Deve essere viva, quell’uomo è un poliziotto, non può averla uccisa….

Josh sgranò gli occhi e smise di divincolarsi –Cosa?

Harry lo fisso interrogativo, sperava di non aver capito la domanda

-Quel- quell’essere è un poliziotto? Perchè mi vuole catturare?

Harry tremò, già, in fondo era colpa sua…ma non sapeva come aveva scoperto che fosse proprio lui, insomma poteva essere incolpato solo a metà, però era un suo errore.

-è stata colpa mia…- ammise in n sussurro

-eh?

-Gli ho detto io il tuo nome, perdonami, mi stava ricattando, io non sapevo che fare, c’entrava mia madre e…

Josh lo interruppe con un veloce gesto della mano – Ho capito, se l’hai fatto per questo va bene….

La pausa dopo quella frase sembrò non volere mai finire, Harry cominciò a ricontrollare la ferita da sparo sulla spalla sinistra –Uhm, va già meglio, ma è presto potrebbe riaprirsi, è infetta

Gli occhi del moro di infuocarono di nuovo –Cosa me ne può importare in fondo?

-Vorresti morire proprio ora che Amy ha bisogno di te?

Il Cacciatore stava per ribattere in qualche modo quando un suono interruppe i loro discorsi.

 

Devo avere una scelta, chiunque ha una scelta…ma non posso vero? Non potrò mai riuscirci vero?Josh…ora capisco come ti senti…

Caen stava continuando a camminare seguendo una rotta precisa, non sapeva dove stava andando, ma qualcosa dentro di lui gli ordinava di seguire quella pista.

Era immerso nei suoi scuri pensieri, nei suoi tristi ricordi del dialogo con la madre di poche ora prima.

Si tolse accaldato il mantello, non era abituato a camminare sotto il sole, aveva caldo e soffriva.

Sotto aveva una camicia bianca e un paio di calzoni neri, aveva comunque caldo.

Perché non poteva mai fare quello che era giusto?Perché doveva sempre fare ciò che gli veniva ordinato?

Fissò con sguardo perso il cielo di quel azzurro divenuto ormai accecante, il sole si avvicinava lentamente allo zenit e la luce era potentissima.

Da quanti anni era che non usciva di giorno?Gli faceva una strana sensazione.

Fino a quel momento aveva camminato sotto l’ombra, dopotutto aveva un mantello nero e non voleva morire di caldo.

Non resistette e passo una mano sotto un cocente raggio di sole.

Il calore fortissimo di quella mattina lo lasciò senza fiato, ormai era estate…

Sorrise, scordando tutto quello che stava succedendo, sorrise, uno di quei suoi radi e sinceri sorrisi.

Quel’attimo finì presto e riprese a camminare nell’ombra assorto nei suoi pensieri, quel breve discorso aveva distrutto ogni sua sicurezza.

“Perché io?” aveva gridato, non gli era mani successo, non davanti alla Madre, eppure l’aveva fatto.

“Perché voglio che sia tu”

“Non sono un Cacciatore” era folle di rabbia, non doveva domandargli una cosa del genere, non in quel momento.

“Ma io voglio che sia tu”

Lui tremò di rabbia sotto il mantello impedendosi di fare qualsiasi cosa…

Ma aveva dovuto comunque accettare, non aveva potuto rifiutarsi, solo ora riusciva davvero a capire come Josh si sentisse.

Si bloccò una porta che gli era sconosciuta, eppure sentiva come un qualcosa dentro di se che gli diceva di varcarla, che ci sarebbe stato quello che lui cercava.

Prese un bel respiro e….

 

Amy scese le scale, troppe domande la rodevano e l’unico che poteva risponderle era lui, quel poliziotto.

Lui non si voltò nemmeno stava continuando a fissare con noncuranza la televisione.

-Qual’è la sua missione di preciso?- domandò distaccata lei, lasciando sorpreso per un attimo l’agente.

-Devo fermare quegli omicidi- pronunciò lui mentre uno strano barlume gli attraversava fugace lo sguardo (Frase rubata a Emilio Salgari ^^’) –La vita è qualcosa di prezioso, come un fiore raro, non si può strappare via così!…

-Questa citazione l’ha presa da qualche sito internet?- domandò sarcastica la ragazza.

L’uomo rise –Probabile

Lei cercò di parere lontana, fredda, ma quell’uomo scatenava in lei le sensazioni più strane, lo odiava? Eppure a lei non aveva fatto ancora nulla…Perché?Cosa stava davvero succedendo?

Probabilmente era perché ieri aveva sparato al moro, eppure, era un odio innaturale, molto più profondo.

-Come fa ha dire che è stato Josh?- continuò cercando di cambiare discorso

-Io non lo sapevo, me l’ha ammesso Harry…

La mora si zittì, Harry, di nuovo lui, che c’entrava in tutta quella storia?Chi era veramente?

Quello sguardo carico di odio della sera prima le ricadde nuovamente addosso, e tremò, era assurdo.

-Lui che cosa c’entra?

-Non posso dirtelo, non sapendo la realtà precisa sarebbe come mentirti.

-Capisco…

Tra loro scese un lungo silenzio, fu Amy a romperlo con il suo ennesimo dubbio:-Quegli omicidi, sono tutti della stessa persona?

L’agente scosse la testa –No, come sai sono un clan e quindi potrebbero essere di più persone, per di più spesso le descrizioni non combaciano fra loro.

Lei annui –Ah…

-Sì, insomma è un caso complesso, se lo portassi a termine sarei famoso e sarei alzato di grado…

Lei si costrinse a stare ferma, sentì un odio innaturale salirle alle guance, era questo il motivo che lo spingeva? Fama? Gloria?

Sentiva di odiare quell’uomo sempre di più…

 

Josh fissò con fare interrogativo il castano, chi poteva aver aperto la porta?

Harry sembrava preoccupato, sgranò gli occhi spaventato.

Nessuno dei due si mosse, il tempo stesso si era gelato attorno a loro.

Dei passi, tonfi ovattati dal legno che si avvicinavano frettolosi, veloci.

Un ragazzo dai corti capelli fulvi e gli occhi di due colori differenti spalancò la porta nervoso.

La sua fronte era imperlata di sudore e la sua espressione era confusa e scioccata.

Josh lo guardò risollevato –Caen…- mormorò con un lieve sorriso.

Il rosso sospirò, il suo sesto senso non l’aveva ingannato, ma doveva dirgli la verità?

Harry lo guardo diffidente –Chi è?- ringhiò rivolto al moro.

-Non ti preoccupare- lo calmò il giovane Cacciatore –è mio fratello Caen

Harry lo squadrò ancora, quegli occhi, quegli occhi da Dominatore… li aveva già visti?

Era come ipnotizzato, quello sguardo, quegli occhi…

E di nuovo tutto svanì.

Notte fonda, una notte buia e scura, la luna era nella sua ultima fase prima del plenilunio.

Di lei rimaneva solo una sottilissima falce, la cui luce rendeva spettrale i sottili e acuminati scogli che si gettavano su un mare nero e in tempesta.

Un vortice scuro e senza fine, un oblio carico di odio. 

Voci, un canto scomposto, troppo acuto, dai suoni altisonanti, dalle voce gutturali o stridule.

“Sei stata scelta” una voce glaciale, quasi proveniente dall’oltre tomba sovrastava quegli assurdi suoni.

“Tu-tu sei la Madre?” balbettò la voce di una giovane ragazza

“Puoi chiamarmi così se vuoi”

“Per cosa sono stata scelta?”

“per….”

Solo sangue, rosso, caldo, e una risata crudele e fredda.

-Harry?Harry? Stai bene? Rispondi!!

Lentamente il castano riaprì gli occhi, era steso a terra e inginocchiato su di lui con sguardo scioccato c’era un ragazzo.

-Josh…- mormorò tenendosi la testa.

-Cosa ti è successo?

E quella voce? Di chi era quella voce? Si ricordò allora di quel ragazzo, di quel Caen.

- niente…- chiese rialzandosi, e massaggiandosi insistentemente le tempie, ancora quei ricordi – mentre ero svenuto vi siete detti qualcosa?

Gli occhi di Josh si fecero tristi e rimasero puntati insistentemente a terra –La Madre a ordinato a Caen di…di…

 

Si buttò nuovamente sul letto, sconfitta.

Si stese e fissò il soffitto candido che la soprastava, non poteva fare proprio nulla, doveva attendere, aspettare e basta.

Soffermò lo sguardo sulle rare e leggere crepe in quell’intonaco bianco, doveva ragionare.

Ma cosa poteva pensare? Nulla, oramai la verità le era stata negata, non sapeva più niente.

Ora cosa avrebbe potuto fare?

Si alzò e guardò giù dalla finestra, il cielo era di un azzurro accecante e il bagliore del sole era potentissimo e  accecante, si avvicinava inesorabilmente allo zenit.

La tempesta stava per iniziare.

*Milli Lin*

 

Kamy= grazie della bellissima recensione che sottolinea tutto quello che volevo far notare.

Sì, sono contentissima di avere indovinato chi sei perché non me lo aspettavo, che mega colpo di scena! Continua a seguirmi.

 

Berry 345= anch’io vorrei tornare bambina!!!! Adesso proverò a leggere il tuo Fantasy, ma sto seguendo un po’ troppe storie, adesso ci proverò….ma solo io non riesco a scrivere un dannatissimo fantasy???? Bwaaaaaaa!!!!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Signore e signori ascoltat…lettori bentornati al nostro periodico appuntamento!!!!!
Vi ringrazio molto per seguirmi con questa costanza.
La storia si complica di intrighi e cospirazioni, in questo capitolo nuova scoperte!!! Questo capitolo lo dedico alle mie fans a cui hanno tolto il contatto, spero che troviate un modo per togliervi da questi impicci al più presto..buona fortuna.
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Capitolo 14

Harry sgranò gli occhi e un velo di preoccupazione lo pervase facendolo impallidire.

-Gl-gli ha ordinato cosa?- balbettò fissando il ragazzo dai capelli rossi.

Caen sfuggì a quello sguardo accusatorio e puntò il suo a terra –Non posso rifiutarmi…

Dopo questa frase il silenzio che scese su di loro fu freddo come la morte.

Il fulvo squadrò Josh con tristezza, lui era l’unico che poteva capirlo, eppure in quel momento gli pareva distante.

Stava appoggiato al muro, ancora debole nonostante le cure, e ancora quasi impossibilitato a camminare, stretto nelle spalle, senza dire nulla.

Era pensieroso, ma non sapeva cosa poter dire, sapeva che ogni cosa avrebbe detto sarebbe stata sbagliata, sapeva come il fratello si sentisse, ma nessuna sua stupida frase avrebbe potuto aiutarlo.

-Tu…- continuò Caen rivolto al giovane Cacciatore, rompendo il gelo tra di loro –sei riuscito a ribellarti alla Signora, non l’hai uccisa, come hai fatto?

Il moro sospirò e strinse i pugni con forza –No- sussurrò senza il coraggio di alzare lo sguardo da terra –No, io non le ho resistito.

Il fratello lo guardò stupito e la speranza che gli si era accesa nello sguardo si spense presto –Ma…Non l’hai…

-Per paura, è stato solo il terrore a fermarmi- tremò Josh interrompendo Caen –Non puoi nemmeno immaginare l’odio che ho sentito crescere dentro di me, era solo quello che mi guidava, nient’altro.

Il giovane Cacciatore chiuse gli occhi, aveva paura di quello che stava per ammettere, di quello che veramente era.

Una macchina per uccidere, già lui non era niente di più, era stato creato solo per distruggere, solo per togliere la vita.

La sua esistenza, tutto se stesso dipendeva solo da quello, da uccidere.

Le sue mani erano macchiate di sangue, di odio, perché in fondo non si era mai rifiutato, in verità gli piaceva uccidere?

No, no, lui lo faceva perché doveva e basta….

Uno come lui non avrebbe dovuto neanche esistere, nessun Cacciatore avrebbe dovuto mai esistere.

Si passò una mano sul volto imperlato di sudore, perché? Perché lui viveva? Perché non era morto?

–Se io la rivedessi non so cosa potrei fare - mormorò Josh con voce flebile.

Harry sbuffò e guardò Josh negli occhi –Esigo spiegazioni

-In che senso?

-Devi uccidere Amy e basta? Ricordo bene come quella donna ti ha chiamato, non era normale

-Questa è la mia punizione, sono stato condannato per aver liberato un anima   

Harry sembrò non capire ma voltò le spalle e si diresse verso la porta –Beh…allora conviene muoverci, Caen ti può curare no?

Il rosso annuì poco convinto, non era abbastanza in forze per farlo, ma poteva riuscirci.

Il castano lanciò un veloce sguardo alla finestra, veloci nuvole plumbee di pioggia navigavano veloci solcando il cielo, il sole si trovava ormai nell’unico sprazzo di azzurro.

-Presto pioverà- costatò il castano studiando l’aria –Allora ci muoveremo

Un sorriso mesto si dipinse sul viso del moro –Finalmente andiamo…

Harry annuì e si chiuse dietro di se la porta.

Spiò la parete che lo divideva dalla stanza della madre,chissà come stava?

Probabilmente era andata a lavoro, l’aveva sentita uscire quella mattina, Josh era ancora in amnesia, probabilmente non se ne era nemmeno accorto, ma che importava in fondo?

Forse non avrebbe neanche più potuta vederla, forse sarebbe morto prima.

Lei ancora non sapeva la verità, ma se l’avesse scoperta lui non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla negli occhi…

 

Amy si passò nervosamente una mano nei capelli, non ce la faceva più, aveva i nervi a pezzi.

La notte insonne le ricadeva pesantemente addosso, ma non voleva dormire, non avrebbe mai potuto.

Si avvicinò alla finestra.

Il tempo peggiorava, le nuvole si avvicinavano sempre più veloci al sole, la luce diminuiva e iniziava lentamente a piovere.

I ragazzi che tornavano da scuola correvano svelti ridacchiando tra loro per sfuggire all’acqua incombente.

Vita, vita normale, mi sembra così lontana, è come se fossi chiusa dentro un orribile teca di vetro e vedessi la mia vera vita dall’esterno, è straziante pensò tristemente appoggiandosi alla finestra e sporgendo una mano per sentire le gocce.

Una fredda lacrima d’acqua le macchio il palmo, sospirò, anche lei avrebbe voluto piangere, proprio come il cielo in quel momento.

L’aria era impregnata di tristezza, malinconia e morte.

Già, la sua morte.

Si sedette scompostamente sul letto e guardò stancamente una parete e i vari poster dei diversi cantanti e fumetti che le piacevano cercando invano di concentrasi solo sulle scritte e sugli sguardi sorridenti di chi ci era ritratto.

Ma non fece a meno di chiedersi se quella calma piatta sarebbe durata a lungo.

No, era questa la sua risposta,l’unica piccola e tremenda sicurezza che aveva, una fredda e irremovibile negazione.

Presto quella calma sarebbe finita e con lei tutto il resto.

 

-Stai meglio?- domandò Harry aprendo la porta della stanza.

Josh era ancora seduto sul letto a gambe incrociate e Caen, chino su di lui, lo fasciava nuovamente.

-Beh, ho avuto momenti migliori- rise il moro

-Ho fatto il possibile, ma per essere staro sfiorato è una ferita profonda, anche l’altra spalla non va meglio- mormorò Caen finendo di stringere la fasciatura –Possiamo andare?

-Sì, inizia a piovere, dobbiamo andare

Caen sospirò –Io vi lascio un attimo, ho bisogno d’aria.

Quando il rosso passò accanto a Harry questo rabbrividì, perché? Perché quel ragazzo gli faceva accapponare la pelle? Perché gli ricordava quelle cose orribili?

Si sfregò gli occhi, era solo nervoso, nulla di più…

Guardò un attimo Josh che si rialzava a fatica dal letto, non riuscì a trattenere un risolino, lui e quel ragazzo non sembravano proprio fratelli.

-Cosa hai da sghignazzare?- domandò offeso il moro cercando ancora di rialzarsi, era nuovamente privo di forza.

-oh non è per te!- si affretto a giustificarsi Harry – Ma, tu e quel ragazzo non sembrate proprio fratelli è?

Josh sembrò rimanere un attimo pensieroso mentre, finalmente sceso dal letto, provava a stare in riedi senza tenersi alle sbarre di legno scuro ai bordi del giaciglio  con scarso successo.

-Infatti credo di non essere suo fratello, ma un fratellastro…

Harry si zittì, forse lo aveva offeso, dopo tutto chi meglio di lui sapeva come ci si sentiva ad essere soli al mondo?

-Sai- continuò il moro con un mormorio –Io sono quello che gli altri Dominatori chiamano Impuro o sanguemisto o meticcio o come vuoi…

Impuro, figlio di un umano quindi…o di un’ umana.

Era impossibile, il castano sgranò incredulo gli occhi, perché non se ne era mai accorto?

-Un impuro?

-Sì, e della peggior specie, figlio della Madre e di un umano, credo,- Il ragazzo con il codino si bloccò e sembrò che il tempo dopo quella frase non volesse più andare avanti.

Josh era figlio di quella “donna”, di quell’essere spietato e senza cuore che si stenta a definire umano.

Di quell’essere e di un uomo, un normalissimo uomo, come aveva potuto decidere di donarsi a quel mostro?

Josh inspirò e riprese il discorso -questo spiegherebbe il mio nome così normale e la mia capacità di cambiare il colore degli occhi, capacità che è stata tolta ai Dominatori dopo, dopo…

Si bloccò, non voleva ricordare quegli avvenimenti, non con Harry.

-Dopo cosa?- lo incitò il castano, per lui era strano, non era normale per i Dominatori cambiare colore degli occhi? Lui lo faceva da sempre, aveva scoperto da piccolo, per puro caso, di avere un occhio diverso.

-Dopo…la strage dei Predatori, loro potevano farlo….

Su di loro calò il silenzio, Josh aveva paura, non avrebbe dovuto dirlo, non a Harry, non aveva la più pallida idea di cosa lui avrebbe potuto fargli.

Ma il ragazzo si limitò a uscire dalla stanza senza aggiungere una parola e senza degnare di uno sguardo il giovane Cacciatore.

Non stava pensando a quell’orribile strage, non solo, pensava a Caen, se lui e Josh erano fratellastri, allora quel Depuratore era figlio diretto della Madre con un altro Dominatore.

E allora forse, la donna di tutte le sue visioni era lei, ed era per quello che ogni volta che vedeva i due ragazzi le visioni tornavano forti e pungenti, tornavano a tormentarlo e a richiamarlo nell’oblio.

Soprattutto quando vedeva Caen.

Tutto sembrava avere un senso, ma era un filo logico terribile e spietato, una strada che non voleva perseguire.

Una via da cui non vi era uscita, perché lui riusciva a vedere i ricordi della Madre? Era suo figlio anche lui? O il rapporto era qualcosa di più profondo e di più antico?

Si strinse le tempie con le mani, doveva ragionare, non poteva lasciarsi il balia delle sue domande, dei suoi continui misteri.

Ora doveva solo pensare a salvare Amy, solo a lei e solo a salvarla, ma quelle domande e quei ricordi tornavano a tormentarlo ancora…

-Josh è pronto?- domandò il rosso guardando incuriosito il ragazzo e risvegliandolo da quel vortice senza fine.

Harry rabbrividì –Credo di sì…

-Ho faticato molto, ma lui è molto debole

Il castano lo ascoltò rifacendosi il codino ormai spettinato con movimenti meccanici e frettolosi, era nervoso, tremendamente in ansia.

Oh accidenti, sembra che tutto il mio corpo sia contro di me pensò Josh che muoveva dei malfermi passi verso la porta, doveva fare in fretta,ogni secondo era prezioso.

E dai…non posso essere ancora debole dopo tanto tempo continuo mugugnando a denti stretti.

Continuò a camminare, con andatura sempre più sicura, spalancò deciso la porta e si diresse verso Caen e Harry

-Harry sei arrabbiato? Ti ho…insomma io…- balbettò il moro cercando di parere in forze.

L’altro ragazzo si limitò a scuotere la testa –Non è successo niente

(**) salto questa riga non perché vado da Amy ma per far capire il cambio di luogo, ma sono sempre gli stessi personaggi

Passi, passi veloci sull’asfalto bagnato, una corsa, una corsa frenetica e che non si poteva fermare.

Josh procedeva a fatica, il cuore gli scoppiava nel petto e lo accompagnava l’inestinguibile dolore alla spalla sinistra, il cui eco rimbombava sulla destra, sul tatuaggio.

Le gocce di pioggia gli rigavano il volto e il mantello corvino decorato con arzigogolati motivi dorati.

I capelli, neri quanto il mantello, gli cadevano appesantiti dall’acqua scomposti  sulla fronte coprendogli gli occhi.

La vista si appannava ogni secondo di più, tutto appariva sfumato e dai contorni sfocati e imprecisi.

Sapeva che non poteva, non doveva fermarsi, anche se le gelate gocce gli entravano direttamente nelle ossa, anche se stava male.

Non riusciva più a correre, doveva rallentare, doveva fermarsi, doveva….

Scacciò quei pensieri scuotendo energicamente la testa, non poteva.

Cadde a terra ansimando e tenendosi con le mani, il cuore batteva sempre più forte, al limite dell’accettabile.

Caen e Harry lo raggiunsero preoccupati, perché era caduto? Cosa era successo?

-Cosa succede?- domandò il castano abbassandosi in ginocchio per aiutarlo ad alzarsi porgendogli le mani.

Cosa stava succedendo? Era la domanda giusta, ma la risposta Josh non la sapeva.

Non era solo la fatica a fargli battere il cuore, era qualcosa di più profondo che lo eccitava e lo spaventava.

Era l’ordine della Madre che gli rimbombava continuamente in testa, incitandolo, chiamandolo, ancora e ancora.

Era l’odio, l’odio che scaturiva da quella voce, si impossessava di lui lentamente, rapendolo, oscurando ogni suo sentimento, facendo crescere in lui la voglia di sangue, il desiderio di uccidere.

-Ci stiamo avvicinando?- chiese Josh, ricominciando a camminare e scasandosi dal volto dei pesanti ciuffi ribelli.

-Sì perché?- rispose Caen seguendo il moro e Harry.

Allora era per quello, più si avvicinava più quell’orribile voglia di morte lo assaliva.

Strinse i pugni e avanzo a grandi passi, quella partita l’avrebbe vinta lui, non la Madre.

La sua vita era solo sua, non apparteneva a nessun’altro, nemmeno a lei.

Amy aspettaci, io giuro, giuro che ti salverò, a costo della mia stessa vita.

 *Milli Lin*

 

Kami= Mi dispiace per il tuo pc, spero bene per te e per le tue povere storie.
Posso partecipare anch’io in quel antifan club!!!!!! Abbasso il poliziotto!!!!!!e anche la Madre!!!! Amy ha tutte le sfighe del mondo non trovi?

 

Berry345= Ho notato solo ora una cosa che devi aver fatto da molto tempo, mi hai aggiunto tra gli scrittori preferiti? Davvero *_*?!?!?!? Oppure hai sbagliato? No perché mi sembra che sia un errore ricontrolla…. Non mi offendo se lo è ^^ 
(i tuoi capitoli sono molto meglio dei miei non mi lodare troppo)

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Sì lo so il pensiero eroico con cui è finito lo scorso capitolo vi ha lasciato con il fiato sospeso….. sono un genio.
(Miss modestia & umiltà 2009) va beh, lasciamo stare e torniamo dai nostri personaggi, dai nostri eroi!!!! 
Ah giusto dedico questo capitolo a Marco il mio migliore amico, anche se so che ora che lo legge il prossimo secolo sarà finito

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Capitolo 15

Josh si bloccò titubante, all’improvviso, senza un motivo apparente.

La pioggia cadeva sempre più forte su di lui e le immense gocce d’acqua perforavano il tessuto del mantello raggelandogli la pelle.

Il cuore gli batteva a mille nel petto che si muoveva ritmicamente,diventava sempre più difficile trovare l’aria, era come soffocato da tutto quel odio che si sentiva crollare su di se, dovevano essere arrivati.

Alzò lo sguardo e sussultò, riconobbe subito l’ormai familiare profilo della casa dell’amica.

Un abitazione piuttosto piccola, dalla pianta quadrata, bianca e con un piccolo giardinetto davanti.

La porta candida e anonima che aveva varcato innumerevoli volte lo aspettava.

La voce della Madre che echeggiava nella sua testa si faceva sempre più forte, insistente, continua….

Si passò una mano sul viso, come poteva resistere a quel richiamo?

-Cosa fai? Dobbiamo andare- lo incitò Harry fermandosi a sua volta in mezzo al marciapiede.

L’unico rumore che udì per risposta fu l’incessante battito della pioggia sull’asfalto e sulle rare macchine che passavano.

-Ho paura- sussurrò il moro senza riuscire neanche a sovrastare il rumore dell’acqua.

Caen gli si avvicinò con un espressione preoccupata e lo costrinse ad alzare lo sguardo tenendogli il viso con una mano –Credi che a me non sia stato ordinato di uccidere? Credi che io non provi la stessa orribile sensazione?

Josh rimase in silenzio e scostò dagli occhi un ennesima ciocca di capelli corvini che ricadeva fradicia sulla sua fronte.

-Ed è la prima volta che provo una cosa del genere- sibilò il fratello con tristezza, ma continuando a costringere il Cacciatore a guardarlo negli occhi –Mi chiedo come fai tu a conviverci ogni giorno…

Josh non parlò, era perso e fissava continuamente gli occhi spaventosi dell’altro ragazzo.

Quando si è scioccati si pensano cose strane e si notano particolari che fino a quel momento non si erano mai notati, di solito cose stupide e insignificanti, ma che in quel momento sembrano importanti.

Per esempio, da quando l’occhio nero di Caen vicino alla pupilla tendeva ad un grigio spento quasi celeste? (sembra un particolare idiota, ma ha un suo perché…)

Josh si riscosse e scansò il Depuratore –Vengo, ma non voglio farmi vedere da Amy così- spiegò rivolto anche ad Harry che si era appena avvicinato preoccupato, non aveva ancora capito perché si fossero fermati.

Il moro chiuse gli occhi tenendo le mani aperte leggermente distanti tra loro, una piccola e tenue luce scaturì tra le sue dita e avvolse tutta la figura del ragazzo di un leggera aura argentea.

Unì improvvisamente le mani e, nello istante in cui lo fece, la luce sparì e una lunga coda di capelli ricadde sulle sue spalle strisciando dolcemente contro la schiena.

La pelle era impallidita e divenuta cinerea, sembrava più slanciato, più magro e il viso stesso era più affilato e adulto.

Riaprì gli occhi mostrando il cambio di colore: l’occhio sinistro era di un blu scuro sfumato di cobalto e l’altro era di un verde glaciale, quasi bianco.

Harry deglutì a vuoto e si voltò dalla parte opposta, aveva sempre saputo che Josh era un Cacciatore, ma vederlo così gli strinse lo stomaco.

Sentì che le visioni tornavano, come immagini confuse, ma prepotenti.

Urla, grida, sangue…e la neve, candida, ovunque, di nuovo quella voce che rimbombava nella sua testa disperata “Io ti amo” in una ripetizione infinita, sempre più malinconica.

Il castano si sfregò gli occhi, sperando di far sparire quegli orribili ricordi a lui estranei.

-Harry cosa stai aspettando?- era la voce di Josh, ma sembrava più matura e quasi sconosciuta.

-Nu-nulla forza andiamo- l’accento era tremante e debole,ma i due fratelli sembrarono non accorgersene.

-Caen tu aspetterai fuori? Per sicurezza

-…Sì, e tu?

Il moro rimase in silenzio torturandosi le mani divenute più sottili e affusolate –non lo so, ma non posso aspettare senza far nulla, devo aiutare Amy

-Ma riuscirai a non…

La frase rimase in sospeso come a sottolineare il dubbio che si insinuava sempre più visibile nelle loro menti.

Josh non disse nulla, erano davanti alla casa, quella casa…

L’abitazione era affogata in un lago di silenzio, anche il rumore della pioggia sembrava diminuire avvicinandosi all’edificio.

Era come entrare in una boccia di vetro dove i suoni erano attenuati e ovattati.

-Credo che entrerò- proclamò Josh con un espressione fiera e decisa dipinta sul volto, una decisione che non gli apparteneva.

Il rosso annuì, Josh e Harry si guardarono negli occhi, erano pronti.

 

-Eilis, Eilis!!! (se vi ricordate e già comparso nel capitolo 10 ma  non voglio complicarvi la vita, è solo una comparsa)

L’uomo si voltò preoccupato, dei passi pesanti e veloci rimbombavano lungo i corridoi neri e infiniti.

Una ragazzina piuttosto giovane gli corse in contro, aveva i lunghi capelli raccolti in una coda di boccoli biondi che volavano spettinati dietro di lei.

Il volto era lentigginoso e dalla forma rotondeggiante ancora da bambina, gli occhi erano entrambi neri come la pece.

-Faris, cosa c’è?- domando alla ragazzina che respira affannosamente sotto il lungo mantello color cuoio.

Lei inspirò profondamente e incominciò a parlare quasi a raffica –Non lo so, ma la Madre sembra davvero furiosa, grida e scaccia chiunque le si voglia avvicinare, continua a dire che vuole morto qualcuno, ma non si capisce bene chi, lo urla in modo troppo acuto, sembra che tutta la sala debba crollare da un momento all’altro è una cosa folle!

L’uomo sospirò e appoggiò la schiena al muro –Sempre grane…- ringhiò passandosi una mano tra i capelli castani.

-Vuoi andare da lei? Ma è pericoloso…

-Non ti preoccupare Faris, sono il suo vassallo prediletto- sorrise lui spettinando i capelli della ragazza con la mano.

Lei se li rimise velocemente in ordine e lo guardo con cipiglio offeso –Non trattarmi come una bambina

-Ma tu sei una bambina

-Non è vero!Eilis non andartene mentre ti parlo! Eilis!!!

Ma l’uomo si stava già incamminando lungo i neri corridoi che ormai conosceva bene, nonostante molte di quelle infinite porte gli fossero ancora sconosciute.

Le grida si fecero ad ogni passo più potenti, era davvero furiosa, in quei giorni succedeva spesso, ma mai così…

Alcuni Dominatori stavano impazienti davanti alla porta comportandosi in modo nervoso e rassicurandosi tra di loro.

Una bellissima donna stava immobile davanti alla porta, indossava una lunga veste che scendeva fino ai piedi, era di un blu vellutato decorato in oro e dalle rifiniture arzigogolate e precise.

Era molto alta e slanciata, i corti capelli neri che portava sottolineavano la sottigliezza dei tratti somatici.

Gli occhi, leggermente a mandorla erano uno nero e l’altro di un azzurro piuttosto particolare tendente al violetto.

Teneva le braccia lungo i fianchi senza muoversi di un millimetro, ma il sudore freddo che le scendeva lentamente dalla fronte sottolineava il suo turbamento.

-Devo entrare- pronunciò Eilis sembrando sicuro

-Non si può- la sua voce era mielosa e dolce, ma allo stesso tempo ferma

-Devo

-la Signora non vuole ricevere nessuno

-E invece mi riceverà- scostò la donna in modo brusco e spalancò la porta.

I rumori si intrupperò improvvisamente.

Il silenzio calò su quella sala.

L’uomo deglutì a vuoto squadrando la stanza con i suoi occhi, uno color cacao e l’altro blu notte, forse non era stata una buona idea.

-Signora?- chiese titubante misurando a grandi passi il pavimento nero, senza avvicinandosi agli scalini di ebano.

La leggera luce che proveniva dai corridoi svanì, la porta si era silenziosamente richiusa dietro di lui, non poteva più tornare indietro.

Guardò gli scalini davanti a lui e li risalì con lo sguardo, il tendaggio nero sembrava essere mosso da un continuo e leggero soffio di vento.

Ondulava leggermente scosso da un inesistente brezza, era inquietante.

Si avvicinò alla scalinata –Signora?

Iniziò a salire i gradini neri e il solo cigolare di questi sotto il suo peso fu il suo accompagnatore.

Si bloccò all’ultimo scalino, davanti al panneggio che volteggiava leggermente avanti e indietro in un infinita danza.

Avvicinò la mano al tendaggio spaventato, cosa diavolo stava facendo?

Esitò, la mano gli tremava e non aveva il coraggio di muoversi, poteva fuggire, poteva ancora fuggire.

Non si mosse, tutto il suo corpo gli gridava di scappare, di dileguarsi il più lontano possibile, ma lui non si mosse.

Sentì la voce di Faris al dì la della porta –Fatemi entrare!Eilis è li dentro!!!!!

-Non si può, è pericoloso!

-Eilis!!!!

Il vassallo rimase immobile, doveva sembrare un uomo, per una volta sola nella vita, e poteva farlo in quel momento.

Non si sarebbe lasciato in balia del terrore, avrebbe agito.

Mosse finalmente la mano verso la tenda e la strinse fra le sue dita tremanti.

Era fatta in una stoffa che nessuna mano umana avrebbe mai potuto tessere, era una retina fitta,fittissima, leggermente trasparente, eppure ugualmente spessa e morbida, in un tessuto lucido e setoso.

Uno strato di sudore freddo gli ricopriva la fronte, gi occhi tremavano e le pupille vagavano nervose per la sala.

Scostò la tenda con un solo veloce atto.

Quello che vide o terrorizzo, no, era impossibile…chi era veramente quell’essere?

Una mano sottile, affusolata lo tirò dietro la tenda, era diafana, quasi trasparente, la pelle era decrepita e formava un intreccio di rughe indecifrabile.

Le dita ossute erano raggrinzite e la pelle era lattea e trasparente, mostrava ogni vena bluastra della mano.

Il tendaggio si richiuse completamente dietro di lui, era forse la sua fine?

-Questo è un segreto sia chiaro!- sibilò la voce metallica e irriconoscibile della donna –Avevo proprio bisogno di te, devi trovare una persona per me…

Un sorriso crudele attraverso il volto della donna.

L’uomo deglutì e una goccia di sudore colò a terra, cosa poteva fare?

 

La porta si aprì dietro di lui con un botto.

Cosa stava succedendo?

L’agente O’Brien si voltò preoccupato lasciando cadere la brioche che stava mangiando, era ancora seduto sul divano, non si aspettava un attacco così presto, non di giorno.

Due ragazzi entrarono dalla porta.

Uno era Harry e l’altro era un Cacciatore dai lunghi capelli neri, non riuscì a vedere altro.

La pistola!La pistola!pensò disperando tastando il tavolino di vetro davanti a lui, dove l’aveva lasciata?Nel tavolo della cucina?

Il castano si voltò, per un attimo incontrò gli occhi color ebano del poliziotto e si avvicinò a grandi passi verso di lui.

-Chi è adesso nei guai agente?- un sorriso enigmatico gli si dipinse in volto e fece roteare in mano una piccola revolver -è la sua, ma non la ucciderò…non ora almeno, devo astenermi dal farlo.

Il poliziotto indietreggio, il suo piano stava saltando, lui voleva solo arrestare quel Cacciatore, quel Josh.

Doveva prendere tempo, in qualsiasi modo.

-Ma non eri tu quello contro i Cacciatori?

-Certo

-E allora perché ne stai aiutando uno, è tuo amico?- sottolineò la parola amico in modo particolarmente crudele

-No, dopo che avrà salvato la ragazza saremo di nuovo nemici.

Stava mentendo, sapeva che stava mentendo, ma non capiva se più al poliziotto o più a se stesso, come avrebbe continuato la sua vendetta ora?Ora che sapeva che esistevano Cacciatori come Josh? Cercò di scacciare quel pensiero, ma era inutile....

Il moro passò velocemente di fianco a loro –Al primo piano non c’è ,salgo di sopra.

Harry annuì, ma non si voltò, doveva tenera a bada il poliziotto e soprattutto doveva impedire ai suoi pensieri di distrarlo.

Josh salì le scale veloce, non poteva più aspettate, doveva vederla, doveva salvarla…

-Amy!!!-gridò continuando la sua folle corsa –Amy!!!-

La ragazza si alzò nel letto, quella voce le era familiare, ma era troppo matura per essere quella sia di Harry sia di Josh, chi era?

-Amy!!!

Superò l’ultimo scalino con un balzò e raggiunse la porta che lo separava dalla camera della ragazza.

Aprì velocemente la maniglia –Sei qui?- chiese guardandosi attorno.

La mora era nascosta sotto al letto tremante, si sentiva impazzire.

Quella  voce l’aveva già sentita, un ricordo,un immagine sfocata riecheggio nella sua mente, un ragazzo aveva aperto la porta della sua camera e lei…lei era su una sedia a rotelle.

Lui, lui, aveva lunghi capelli corvini, un occhio verde chiaro e uno blu scuro, lui l’aveva uccisa.

Di chi erano quei ricordi? Dell’altra lei?Dell’anima che non le apparteneva?

Ma allora quel ragazzo era Josh?Il vero Josh?

Doveva uscire, doveva vederlo, anche se per farlo sarebbe morta.

Il ragazzo ispezionò con lo sguardo la stanza, non era neanche lì, dov’era? Si voltò rassegnato pronto ad uscire.

-Josh?- una vocina flebile e tremante, proveniente dal basso, richiamò la sua attenzione –Sei tu?

Il moro ebbe un attimo di esitazione, cosa avrebbe detto se l’avesse visto?

Ma non gli importava veramente, lei era salva, era viva.

-Amy!- esclamò voltandosi sorridente.

La ragazza era rannicchiata appena fuori da sotto al letto, sul tappeto.

Quando lo vide il sangue gli si gelò nelle vene, era davvero il suo amico di infanzia il ragazzo che le stava davanti?

Un rumore strisciò nella sua mente, implacabile, malvagio, un sussurro, una voce, che non poteva fermare, qualcosa che non le apparteneva, un pensiero sconosciuto.

 

*Milli Lin*

 

Kami= Grazie ormai penso che solo tu mi recensisci….Viva gli antifaclub!!!!!Il poliziotto sempre più stronzo e la Madre non è che migliora….anzi ora ci si mette anche lei...alla prossima!

 

Berry345=Dove sei??????Non abbandonarmi!!!!!!!Mi sento sola con una sola fan…..anche se è mitica come Kami….torna da me!!!!!!!!!!E rispondi alla mia domanda please!!!!!!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Buona sera!!!o buon giorno o quello che preferite!!!

Finalmente arrivo con un nuovo entusiasmante capitolo!

Ed ecco un sacco di nuovi problemi che si aggiungono ai precedenti…cosa succederà?

Dedicato alla mia Giagi ^^.

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Capitolo 16

Il ragazzo sorrise.

Non era Josh, non poteva essere Josh.

Era come un orribile fotomontaggio, come se avessero incollato il suo sorriso ad una persona completamente diversa.

Non era di Josh quel viso affilato, non erano suoi quei lunghissimi capelli neri che gli cadevano pesantemente sulla schiena legati in un codino, non erano suoi quegli occhi da Dominatore.

Il ragazzo si inginocchiò verso di lei, non poteva essere del suo compagno quel corpo alto e slanciato, non potevano essere sue quelle mani raffinate e affusolate che la stavano stringendo forte e con affetto.

-Credevo che fossi morta- sospirò rassicurato

Non era di Josh quella voce matura, non era lui, quel ragazzo non era lui, non c’era nessun altra spiegazione.

Amy non parlò, bloccata dall’orrore.

Il moro l’abbracciò con forza, facendola rialzare –Grazie a dio stai bene.

La ragazza rimase in silenzio, sentì delle lacrime, crudeli e spietate pungerle gli occhi, desiderose di sciogliersi e di liberarsi.

“Josh” smise di abbracciarla e la guardò negli occhi, sorridente, un solo strano accenno di incertezza attraverso il suo sguardo.

Aveva paura di poterle fare del male, ma stava resistendo e avrebbe resistito, la Madre non avrebbe vinto.

La ragazza si perse negli occhi dello sconosciuto, in un immenso mare e in uno sconfinato prato d’estate.

La voce che prima sentiva debole, simile ad un sussurro smorzato, si fece forte e potente e prese il soppravvento su di lei, gridando, urlando e impossessandosi pian piano di quel corpo.

Amy cadde a terra, senza forze, perché non riusciva a muovere il suo corpo come voleva? Perché non riusciva a fare nulla?

-Cosa hai?- chiese allarmato il ragazzo, in quel momento la voce sconosciuta di quel Josh, le parve più familiare, come se già l’avesse sentita.

Dei ricordi di una vita mai vissuta le passarono davanti agli occhi in una processione senza fine, l’altra anima?Erano le sue memorie?

-Cacciatore- Aveva parlato lei?Non era la sua voce e poi non l’avrebbe mai detto, cosa stava succedendo? Quel modo di parlare, quel tono, le era sconosciuto.

Il ragazzo si ritrasse sconvolto –Amy, che stai dicendo?

-Cacciatore- continuò quella voce che lui non ricordava –Dovrei esserti grata, almeno credo.

Amy provò a muoversi inutilmente, chi la stava controllando?

Ciò che stava provando era terribile, come sentirsi estranea a se stessa, completamente impotente.

-Chi sei?

-Sono Katia, la ragazza che hai ucciso e che volevi nuovamente uccidere.

Era la ragazza sulla sedia a rotelle? Allora era tutto vero, Josh sentì la voce della Madre richiamarlo ancora, sempre più forte, no, impossibile.

-Ho voluto seguirti, sono voluta entrare in questo corpo, solo per te, per ringraziarti, ma tu mi vuoi uccidere e vuoi uccidere anche questo mio contenitore.

Contenitore, parlava di Amy?No non era vero, non lo avrebbe mai fatto, mai…

La vera proprietaria di quel corpo, sentiva quei discorsi come una terribile doccia che le gelava il cuore.

-Non è vero!Io Amy non l’avrei mai toccata.

-Ma mi avresti uccisa, vero?

-Devo, non posso decidere, anche ora sto tentando di resistere alla mia Signora, anche ora dentro di me sto combattendo e sto resistendo dall’ucciderti seduta stante.

Il silenzio prese il possesso di quella stanza come se quell’attimo si fosse ghiacciato, immobile.

Harry, intanto, si sedette sul divano rigirando ancora la piccola pistola tra le mani.

L’uomo non si era mai mosso e sembrava non aver alcuna intenzione di farlo, ma le sue parole continuavano a piombare addosso al castano come sassi scagliati con precisione, pietre che centravano sempre il loro bersaglio, lui.

-Allora, cosa conti di fare?- sibilò l’agente squadrando Harry con i suoi occhi color ebano –Vuoi uccidermi?Non che ti cambi molto, non sarei di certo la tua prima vittima.

-La smetta- mormorò a denti stretti il ragazzo

-Anche quel Josh, anche lui lo ucciderai vero?

-La smetta!

-E quella ragazza?Anche lei?

-BASTA!

Il poliziotto sorrise crudele, aveva centrato il suo bersaglio nel centro, al cuore, e ora la ferita andava rimarcata.

Doveva distrarlo in tutti i modi, doveva riuscire a riprendere la sua arma e, soprattutto, doveva fuggire.

Non poteva rimanere in circolazione, non dopo aver rapito una povera ragazza, quello era stato il suo passo falso.

Si passò una mano tra i capelli, sempre più vicini al grigio, e continuò.

-Allora cosa vuoi fare?Non era la tua missione uccidere tutti i Cacciatori?

-Lo sto facendo solo per Amy, di Josh non mi importa

-Sicuro?

Il castano non rispose e lo guardò con odio, quell’interrogatorio era terribile, il moro doveva fare in fretta.

L’uomo rise, una risata fredda –Non sembri sicuro.

Il Predatore fremette e strinse ancora di più il piccolo revolver fra le mani, non doveva fare nulla.

Josh rimase pietrificato.

Amy, Katia, o chiunque fosse, si stava alzando in piedi –Questo corpo è ciò che ho sempre sognato, è perfetto, ma me lo vuoi togliere vero?

-Stai facendo del male ad Amy!

-Tu lo stai facendo- ribatté lei fissandolo con i suoi penetranti occhi, gli stessi occhi che lui aveva guardato milioni di volte, ma che ora erano diversi, sconosciuti –La stai ferendo dentro, nel cuore, l’hai squarciato e dilaniato, il suo cuore sta piangendo.

Lui tremò, era vero? Strinse i pugni e mostrò una sicurezza che non aveva.

-Molto poetica…- commentò cercando di sembrare sarcastico

-Sì, ma è una poesia molto triste non trovi?

Il ragazzo rimase in silenzio a guardarla, era tutta colpa sua se quell’anima si era impadronita di Amy.

Era solo colpa sua.

Con uno scatto fulmineo fermò la ragazza per il polso, stringendola il più forte possibile –Ora tu vieni con me!

Lei non sembrò voler opporre nessuna e invece sorrise, un sorriso crudele e spietato che non apparteneva alla ragazza che da sempre conosceva, poi rise, un suono freddo e innaturale.

Josh rimase sorpreso e si fermò all’uscio, squadrandola.

-Lasciami!- sibilò Katia piano, ma con crudeltà –o sarà peggio per te

Una luce potentissima scaturì dalla ragazza e le illumino tutto il corpo, sembrava nascesse dal petto, dal cuore, dove una piccola fiamma rossa brillava potente.

A contatto con quello strano bagliore il braccio del ragazzo sembrò bruciare vivo.

Sembrava che stesse spellandosi e che lo strato di pelle più esterno si fosse staccato mostrando la pelle rossa, viva.

Josh ritrasse velocemente il braccio, era solo caldo, ma sembrava pulsare, cosa era successo?

-Nessuna creatura non umana, come te, si potrà avvicinare a me finché questa “barriera” sarà attiva

Lui tremò, tenendosi ancora il braccio, ma cosa stava succedendo?

-Non puoi andare, la Madre ti manderà altri Cacciatori contro…

-Non mi avranno

Perché non posso muovere il mio corpo come voglio?Perché sto facendo tutto questo? Basta!Basta!!Smettila!!!

Amy si concentrava e voleva scappare con tutte le sue forze, ma era impossibile, era già stata sconfitta.

La ragazza scese dalle scale e Josh non riuscì a muoversi.

No, doveva, doveva salvarla, a tutti i costi.

-AMY!- lo gridò con tutta la forza che aveva in corpo, lo gridò disperato, con tutto il fiato che aveva, ma fu inutile, probabilmente non lo aveva nemmeno sentito.

Harry vide la ragazza passargli davanti, ignorandolo, superò l’uscio velocemente e varcò l’uscita.

Cosa?No, oltre quella porta c’era Caen…

-Josh, che cavolo combini?-Il castano si voltò verso le scale e vide il giovane Cacciatore scenderle velocemente, con un’espressione sconvolta dipinta in volto.

Harry lo guardò preoccupato –cosa è successo?

Il moro non riusciva a parlare, nessuna frase avrebbe potuto avere significato in quella situazione, nulla poteva descrivere l’orrore che aveva creato, niente poteva espiarlo dal suo peccato, era solo colpa sua.

-Esprimiti!

Il poliziotto prese un profondo respiro, poteva fuggire, Harry era distratto da quel ragazzo, poteva riprendere la sua pistola e scappare.

Si avvicinò cauto, a passi felpati, lentamente, quasi trattenendo il respiro, era la sua unica possibilità di salvezza.

Josh mormorò frasi scollegate e senza alcun senso, Harry stava per dire qualcosa quando una mano segnata da rughe gli prese la piccola pistola dalla mano.

Sussultò e si voltò indietro, oh no, e ora?

Il poliziotto si incammino senza voltarsi verso l’uscita, puntando la pistola verso i due ragazzi –Fermi o vi sparo.

Josh non sembrava neanche averlo sentito, pensava a Caen la fuori con Amy, cosa avrebbe fatto?L’avrebbe uccisa?Dopo tutto gliel’aveva ordinato…

Il poliziotto uscì richiudendosi la porta dietro, strano nessuna voce, che Caen se ne fosse andato?

Poi un orribile pensiero attraversò la mente del moro, che Amy fosse già morta?

Non era possibile, no, no, era impossibile…

Harry andò a vedere alla porta riaprendola, perché quel silenzio innaturale?

Nessuno.

Un piccolo foglietto bianco era a terra, tenuto sotto un sasso, lì, dove fino a poco prima si trovava Caen.

Il castano si chinò a raccoglierlo, e lo aprì con mani tremanti.

Josh non riusciva ancora a muoversi e guardava la scena immobile, alzando appena lo sguardo, il suo viso era tirato in una smorfia di dolore e tristezza.

Harry smise di leggere il foglio e lo porse a Josh –è per te- pronunciò allungando la mano verso il moro.

Il Cacciatore si limitò ad osservarlo, come se temesse che potesse decretare la sua morte.

-Beh, prendilo.

Josh afferrò il piccolo foglio e lo lesse, era una grafia sghemba e frettolosa, l’aveva scritto Caen.

Josh, sono stato chiamato da un vassallo della Madre.

Ho dovuto seguirlo, scusami, giuro che cerchero’ di fare di tutto per impedire che scopra cio’ che stai facendo, se non l’ha già scoperto.

Spero che Amy stia bene, non voglio essere un pericolo, non voglio ucciderla, avevo paura a rimanere cosi’ vicino a lei.

Spero che la Signora non mi ordini nulla. 

Scusami ancora.
 

Il moro sospirò sollevato, come se avesse trattenuto il respiro per tutto il tempo in cui aveva letto la lettera.

-Allora, cosa vuoi fare ora?- chiese Harry

-Tu puoi tornare a casa, non voglio crearti altri problemi è solo colpa mia, tu non devi essere coinvolto ulteriormente.

-Posso ancora aiutarti, non puoi certo fare tutto da solo

Josh lo fissò un attimo e sospirò –Credo che nulla di quello che ti dirò servirebbe a farti cambiare idea vero?

Harry sorrise e annui, ma si sentiva strano era come se non riuscisse più a stare in piedi, cosa stava succedendo?

L’aria gli mancava e la luce si faceva più flebile ogni secondo che passava –Harry stai bene?

Incominciò ad ansimare, non era mai stato così male.

Le gambe non lo reggevano più, si inginocchiò a terra, i polmoni richiedevano ossigeno, ma non ne avevano e anche la luce e i suoni sparivano lentamente.

-Harry cos’hai?- Josh si abbassò verso di lui, ma il ragazzo non rispose e fu solo il buio.

-Questo bambino è umano signora- a parlare era una voce femminile molto soave e mielosa.

Erano in un’immensa sala buia, dove sembrava che ogni raggio di sole che provasse ad entrarci morisse.

Il soffitto altissimo sembrava non avere mai fine, e l’oscurità era la più totale.

-Umano?- era lei, sempre lei, quel tono irriconoscibile e metallico

-Si Signora, so bene che è figlio di due Predatori, ma il suo sangue è unicamente umano

-Allora sarà necessario qualcosa in più per di lui

Una mano scheletrica, segnata da profonde prese un piccolo pugnale da terra.  

Una goccia di sangue, una goccia densa di un color rosso acceso, cadde a terra.

Il pianto acuto del bambino fu l’unico suono che rimbombò nella sala.

Harry riaprì gli occhi, una ventata di ossigeno gli rinfrescò i polmoni, inspirò profondamente, era come se respirasse per la prima volta.

-Cosa è successo?- era la voce di Josh, del solito Josh, erano ancora in casa di Amy, non doveva essere passato molto tempo.

-Io…mi succede spesso, sono ricordi, visioni

Il moro lo guardò stranito, era tornato normale e stava seduto nella poltrona color crema di fianco al castano –Visioni?

Harry si limitò ad annuire, e si rialzò da terra, era il ricordo peggiore che avesse mai visto, era lui quel bambino?Ma allora…

-Che cosa hai visto?

Harry tremò e guardò l’altro, doveva dirgli tutto?Avrebbe potuto, ma non se la sentiva, non ce l’avrebbe mai fatta, soprattutto ora che tutto il filo logico si stava sbrogliando, mostrandogli cose che non avrebbe mai voluto sapere.

Non sentendo risposte Josh sospirò –Non ti fidi di me?

-No-non è questo è che…

-Quando te la sentirai mi spiegherai tutto.

Il castano alzò le braccia verso il soffitto esausto, il sole si avvicinava lentamente alla linea dell’orizzonte scurendosi gradualmente, si avvicinava il tramonto.

-Non possiamo cercare Amy, non subito, devo sapere che cosa ha in mente la Madre- continuò il moro tristemente

-Perché pensi che già sappia?

-Perché altrimenti avrebbe chiamato Caen e non me?

 

Amy si risvegliò, era in un posto piuttosto angusto, puzzava di vecchio e accanto a lei un sottile raggio di sole filtrato illuminava le innumerevoli ragnatele.

Sussultò dove diavolo era?

Cercò di rialzarsi in piedi e l’unico risultato fu che sbatte la testa contro il soffitto, era in un luogo esageratamente basso.

Cercò di studiare il posto sebbene la luce che filtrasse fosse poca.

Era in uno spazio alto non più di un metro, il soffitto le toccava i piedi da un lato e saliva fino ad unirsi ad angolo con il muro dietro di lei.

Sembrava uno scantinato.

Alla sua destra si trovava un altro muro e alla sua sinistra una specie di porticina il legno.

Questa asse era molto sottile e leggera, le varie crepe e buchi sottolineavano il passaggio di una moltitudine di insetti.

Spinse leggermente quella specie di porta e della debole luce la investì, era all’interno di un piccolo giardino dove troneggiava un’immensa quercia il cui tronco era alto e massiccio, lei da sola non sarebbe riuscita ad abbracciarne neanche la metà.

Vicino a questo si trovava una piccola sedia a dondolo bianca, anche se ormai l’intonaco colorato che la ricopriva si era staccato e ne era rimasto solo qualche brandello che mostrava il ferro arrugginito della sedia.

L’erba intorno alla quercia era alta e incolta, lasciata crescere a ciuffi, era un’erba che cercava disperatamente di sembrare verde, ma si avvicinava molto al giallognolo.

Era un luogo in disuso da anni, abbandonato a se stesso.

Amy non aveva mai visto un luogo del genere, come poteva essere venuta da sola?

Ricordò in quel momento ciò che era successo solo poche ore prima, oh no, non era possibile, dove l’aveva portata?

Si tirò fuori a fatica da quel buco, spingendosi con le braccia.

Era lo scantinato sotto una scala lignea, piuttosto vecchia e scricchiolante, sembrava poter crollare da un momento all’altro.

Era stata l’altra ragazza, quella Katia, ad andare in quell’assurdo posto, a pensarci si sentiva ancora male e le veniva ancora da piangere.

Quanto tempo era passato da quel terribile avvenimento?

Scrutò il cielo con aria assorta, da quanto ricordava il sole doveva ancora tramontare, e il vento tirava caldo, mentre in quel momento il sole era appena tramontato.

Il cielo vicino all’orizzonte andava su gradazioni che passavano dall’oro, al rosso, al rosa, mentre il resto del cielo era già cobalto.

Sospirò, si doveva essere addormentata, non si sentiva neanche più stanca, l’Altra, probabilmente, stava ancora dormendo, per questo era stata lei a prendere coscienza, ma quando si sarebbe svegliata cosa sarebbe successo?

 

*Milli Lin*

 

 

Kamy= scusa se non si capisce bene chi pensa e chi dice cercherò a mettere più volte il nome della persona.
Ma a parte questo forse si sta complicando troppo, dimmi te….
Comunque tu dici di avermi aggiunto la storia tra i preferiti ma non dice niente del genere, sicura?

 

Berry345=  Che onore essere messa fra gli autori preferiti….nessuno l’aveva mai fatto sigh, sono commossa ç_ç, cioè alla Chiara l’hanno aggiunta trai i preferiti, ma a me mai,sei la prima, grazie!!!!!!
Ti piace questo capitolo?Spero di essere all’altezza delle tue aspettative.

Olglish= Si vabbè meglio se leggi i vecchi o ti incasini davvero, anche tu suoni il violino????
Dicevo di dover scontare da sola quella pena, comunque prova a rileggere i vecchi, che altrimenti, e già incasinata per chi segue capitolo per capitolo eh eh, grazie per l'aggiunta tra le storie seguite.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Caen attraversò il corridoio a lunghi passi, senza degnare di uno sguardo il suo interlocutore.

-Allora?Cosa è successo?- lo chiese senza guardarlo, senza voltarsi

Eilis, l’uomo di fianco a lui, sussultò -Ah, ehm…io non lo so, la Signora mi ha solo ordinato di cercarti.

Il rosso scrutò il vuoto avanti a se, rapito da oscuri pensieri, presentimenti evanescenti, effimeri, ma che ad ogni passo verso di Lei si facevano più forti.

Si scrollò le gocce d’acqua piovana dal mantello e dai capelli con un gesto risoluto della mano.

-Nient’altro?

L’uomo annuii, era ancora agitato da ciò che aveva visto, l’aspetto della Madre era….

Scosse la testa per cancellare quei pensieri, però come poteva dimenticare?

Faris, la sua unica parente era nelle mani di quella donna, se solo avesse fatto un passo falso lei sarebbe morta…

-Temo che sappia già tutto- mormorò Caen stringendo i pugni, cosa gli avrebbe ordinato? Cosa avrebbe dovuto fare?

Aprì la porta ed entrò a grandi passi nella sala.

-Madre?

-Caen, sono contenta che tu sia venuto, Eilis puoi andartene

L’uomo si voltò velocemente e si chiuse il portone dietro di se, il cuore gli pulsava ancora in testa ogni volta che udiva quella voce.

-Deve dirmi qualcosa?- chiese Caen, temendo la risposta

La donna sembrò pensarci, il silenzio rimase tale a lungo –No- disse quella voce metallica –Non ancora, voglio prima vedere come si evolve la situazione.

Il fulvo deglutì, quindi perché l’aveva chiamato?Per un suo capriccio?

Sembrava che La Signora avesse capito tutto, ma non lo volesse ammettere, o non volesse far scoprire i suoi piani, era un’impresa impossibile cercare di comprenderla.

Non riuscì a trattenersi –Ma allora perché mi avete chiamato?- deglutì cercando di rimangiarsi quelle parole che mostravano tutta la sua inquietudine.

La Madre rispose in modo enigmatico e lui ebbe la sensazione che sorridesse, un sorriso beffardo e di scherno.

–Perché?Non c’è un perché volevo solo vedere se saresti venuto.

Caen sgranò gli occhi, allora sapeva tutto?

Si stritolò le mani in una morsa e pregò perché non succedesse nulla.

 

Josh si rigirò, era ormai notte inoltrata, ma non sarebbe mai riuscito a chiudere occhio.

Rimise a posto il cuscino, si stiracchiò, tirò su le coperte, si rigirò, inutile.

La preoccupazione lo rodeva, la sua mente continuava a rivedere le stesse scene come un giradischi rotto che ripete sempre la stessa parola.

Quella voce che gli era così familiare, ma ugualmente irriconoscibile, quello sguardo che sembrava di qualcun altro, quella risata fredda, quel sorriso, rivedeva tutto ciò che non apparteneva ad Amy, ma a quella Katia.

Perché, perché aveva combinato un disastro così grande?

Seppellì la testa nel cuscino sperando di essere inghiottito dal letto e divorato da qualche mostro dell’inferno.

Per di più…Caen, Caen che cosa stava combinando?

Perché l’aveva chiamato di nuovo?Gli avrebbe fatto ammettere tutto?E poi perché continuare a chiamare il fratello?

Si passò una mano sulla spalla destra, il tatuaggio sembrava non volerlo chiamare in alcun modo, e tutto il dolore provato in quei giorni pareva scomparso.

Si sfregò gli occhi con insistenza e scrutò l’oscurità cercando invano la quiete.

Un’immagine, sempre la stessa, gli tornava continuamente alla mente ogni volta che si ricordava del fratello.

Caen, il giorno prima l’aveva avvicinato al suo volto e lui aveva visto che il suo occhio nero si avvicinava all’azzurro vicino alla pupilla.

Non gli sembrava normale, anzi non era per niente normale.

Ma allora…

Si alzò dal letto, scostando le coperte, impossibile, che anche Caen fosse come lui? Che anche lui fosse un impuro?

E allora perché non si somigliavano per niente?Perché il fratello era uguale a tutti gli altri Dominatori e lui era così diverso?

Basta non riusciva a pensare, non a quell’ora di notte, non dopo tutto quello che era successo.

Si ristese sperando di riposare almeno un paio di ore…

Eppure…ma allora cosa stava succedendo al fratello?

Nella camera a fianco, quella di Caen, si trovava Harry.

Neanche lui sarebbe mai riuscito a dormire in una situazione simile.

Si scostò un ciuffo castano dagli occhi e se lo rigirò tra le dita annodandolo.

Solo allora, in quel buio privo di suoni, gli tornò alla mente ciò che aveva visto, tutte le sue visioni.

Soprattutto l’ultima, la più terribile, la più spaventosa…

Quel bambino era lui? Ma allora era umano?Cosa gli aveva fatto?

Tutto ciò che diceva Josh era vero, quindi quel vicolo buio, stretto e inaccessibile era la sua strada.

La verità che si nascondeva dietro a quegli strani ricordi era alla fine di una via che gli pareva inaccessibile, lontanissima.

Il filo dei suoi ragionamenti si era sbrogliato ormai del tutto, e ora sapeva chi era, ma molti misteri erano ancora nascosti e sconosciuti.

Di chi era quella voce che gridava “Ti amo” con quella malinconia infinita?Chi era quella ragazza che aveva incontrato la Madre?

E soprattutto qual’ era veramente il suo legame con quella terribile donna?

Un pugnale, nella sua visione quella donna prendeva un pugnale e probabilmente feriva il bambino, ma perché?

Perché lo avrebbe fatto?

Si strofinò le tempie e cancellò quelle immagini, doveva dormire, doveva solo chiudere gli occhi e dormire dimenticando tutto e rifugiandosi nel mondo dei sogni.

Ma sapeva che era solo una mera illusione e che i sogni sarebbero stati solo incubi, nient’altro che terribili incubi.

 

Amy si strinse in quello straccio logoro che usava come coperta.

Si era ritirata nel piccolo scantinato in cui solo poche ore prima si era ritrovata, sperduta e sola.

Il vento notturno si faceva breccia tra gli spiragli della vecchia porta di legno.

Rimase immobile e ferma per un tempo che le parve infinito.

Non voleva addormentarsi per nessun motivo, altrimenti l’altra, quell’altra anima, avrebbe di nuovo preso pieno possesso di lei.

Stava lottando, combatteva una battaglia probabilmente già persa in partenza, quella Katia era molto più forte e decisa di lei.

Doveva solo resistere, fino alla fine, fino all’ultimo respiro, all’ultima goccia di sudore.

Strinse i pugni e rievocò tutti i suoi ricordi come per contrastare in qualche modo quelli sconosciuti che la colpivano.

Ricordò la sua infanzia, i suoi giochi infiniti, la sua spensieratezza, i suoi amici, le disavventure, tutto….

E Josh, lui che voleva ricordare, lui che voleva dimenticare, lui che l’amava, lui che la odiava, lui che voleva ucciderla, lui che voleva salvarla.

Lo conosceva da sempre eppure non sapeva nulla di lui, aveva sempre voluto bene a uno sconosciuto o odiava il suo migliore amico?

Chiuse gli occhi impedendosi di pensare, quello che conosceva era il vero Josh o era solo la sua pallida immagine riflessa?

Sì perché tutto era iniziato da uno specchio, uno stupido riflesso dentro uno specchio aveva distrutto tutta la sua vita, uno stupido riflesso aveva annientato ogni sua sicurezza.

Tutta colpa di quel suo specchietto rosa.

Tutta colpa sua.

Strinse forte il cencio, lo strinse fino a farsi male alle mani, lo strinse fino a sentire il rumore di uno strappo, perché era successo tutto questo?Perché?

Chiuse gli occhi e ricordò, smembrò la sua memoria di tutti i suoi pensieri più liberi, di tutti i suoi momenti più felici.

Solo per contrastare quell’infinita tristezza che l’altra ragazza voleva trasmetterle, solo per combattere contro quella vita costellata di delusioni, di sconfitte…

Una lacrima le punse gli occhi, ma cercò di ignorarla, la lasciò scendere lungo la guancia bruciandole la pelle al suo passaggio.

Le lacerava la pelle come una fiamma bruciava le pagine di un libro e lasciava che le parole, milioni di parole, si dibattessero fino a ritirarsi in laceri neri e illeggibili.

Ma lei non sarebbe bruciata.

Nessun pensiero triste l’avrebbe mai scalfita, mai; quella ragazza non l’avrebbe mai avuta vinta…

Chiuse gli occhi per quello che le parve un attimo.

Oscurità, quell’oscurità impalpabile, fitta, fittissima, impossibile da attraversare con gli occhi.

Harry era in piedi lì che la fissava con quegli occhi rossi carichi di rancore e di odio, la squadrava con rabbia e stava immobile, lei voleva avvicinarsi voleva...

Poi fu come se il terreno l’aspirasse al suo interno.

E lei cadeva, cadeva nel buio più totale, in un baratro infinito…

E allungava il braccio in cerca di aiuto in cerca di salvezza e chiamava, chiamava senza voce, senza suono, ma chiamava.

Una mano apparse dall’oscurità e la afferrò con forza, lo sconosciuto che la sosteneva era poco più di un’ombra.

Fu Josh che emerse da quelle tenebre e la tenne ancora più forte, la sua bocca si muoveva e gridava qualcosa, ma non emise nessun suono.

Lei cercava di avvicinarsi, di fare qualcosa, ma rimase immobile guardando il volto dell’amico trasformarsi e mutare il proprio aspetto in qualcosa di mostruoso, indefinito e terribile…

E la mano che la sosteneva la lasciò.

La ragazza cadde, cadde in un crollo senza fine, ingoiata dal buio.

Gridò e gridò, trovandosi immobile su quel pavimento freddo del giorno prima la lasciò immobile per troppo tempo.

Sospirò e si premette una mano sul petto per impedire al cuore di fuggire, era stato davvero solo un incubo?

Eppure era così reale.

Così spaventosamente reale.

 

Intanto qualcun altro dormiva e chissà magari faceva lo stesso terribile incubo.

Josh si rigirava mentre le gambe erano sempre più soffocate dalla coperta e uno strato di sudore lo ricopriva.

Si rigirò ancora mentre una smorfia di dolore appariva sul suo viso.

Era come intrappolato e voleva liberarsi, doveva liberarsi, si girò di nuovo.

No, doveva fuggire, doveva…

Un rumore sordo e un dolore alla testa lo svegliò, era caduto dal letto.

Le gambe ancora arrotolate nella coperta che era ormai completamente staccata dal materasso e il resto del corpo appoggiato a terra, sul freddo pavimento nero.

Si massaggio la testa, gli sarebbe venuto di sicuro un bernoccolo.

Si liberò dall’ingombrante coperta e si stiracchiò alzando le braccia verso il soffitto.

Era fradicio di sudore, aprì una porta piuttosto bassa che si trovava in una parete della sua camera ed entrò in un piccolo bagno.

Era l’unica stanza che il fratello non aveva visto e perciò era di un’accecante bianca ceramica e un piccolo specchio lo illuminava ancora di più da sopra il lavandino.

Si sciacquò il viso svegliandosi completamente e guardò il suo riflesso con tristezza, strano gli occhi erano particolarmente rossi, doveva aver avuto un terribile incubo.

Scrutò ancora quel suo aspetto, si sentiva così fuori luogo, come inadatto ad una vita normale.

Si tolse la camicia del pigiama e si asciugò con l’asciugamano la pelle sudata e si specchiò di nuovo, la sua attenzione fu presto stratta verso il tatuaggio.

Cosa? Sgranò gli occhi studiando la spalla nel riflesso impossibile

Girò lo sguardo verso la sua spalla vera, il tatuaggio non era visibile, ma quell’immenso taglio che lacerava i segni della fiamma sì.

Era un’immensa ferita trasversale che aveva rotto il legame che c’era tra le trame del tatuaggio un’immensa macchia di china aveva distrutto il disegno.

Lo sparo lo aveva colpito nell’altra spalla come era possibile che fosse ferito sulla destra?

L’ultima volta che lo aveva chiamato era stato come se il suo corpo si incendiasse e ogni membra perdesse vita, tanto era forte quel dolore.

Si era ferito così gravemente?

Sfiorò lentamente quel taglio, era rappreso, ma non se ne era mai accorto in quei giorni?

Era come se si fosse aperta poche ora prima, ma sapeva che era impossibile, ma che fosse per quello che la Madre non lo chiamava più?

Si era rotto il legame.

Ma allora era forse libero?

Eppure quella voce terribile era inestinguibile, come una fiamma eterna e che nemmeno l’acqua poteva estinguere…

Non riusciva  a capire, e si scrutava nello specchio con aria assorta, come se non avesse mai visto il suo riflesso.

Poi sentì una voce alle sue spalle e il rumore di una porta che si apriva.

-Josh sei qui?Dove cavolo sei?

Harry si era svegliato.

Josh stava rimettendosi la maglia del pigiama quando la porta del bagno si spalancò ed entrò il castano.

Il ragazzo sospirò e guardò Josh che si rimetteva frettolosamente la camicia.

-Cosa succede?

-Niente, Harry, proprio niente.

Harry guardò con aria assente il riflesso nello specchio, un riflesso che mostrava solo la verità e rimase un attimo immobile a guardare quel’aspetto terribile.

-Non vuoi ancora dirmi tutta la verità?

Josh fuggì al suo sguardo e si tolse la maglia del pigiama -Guarda- e porse la spalla destra al ragazzo.

II castano sgranò gli occhi -Quando te la sei fatta?- avvicinò le mani alla ferita e la studiò con attenzione.

-Non c’è l’ho da quando sono stato chiamato?

-Vuoi dire da quando sei svenuto?No, era molto più lieve e sfiorava a malapena i segni del tatuaggio.

Era come se quella ferita si allargasse ogni giorno di più, come se lentamente lo uccidesse.

 

Amy si rialzò in piedi e uscì fuori, il sole splendeva accecante.

Per un attimo lei credette che fosse quello il sogno e che l’altra fosse la realtà.

Scacciò i pensieri e si stiracchiò, ora che era giorno, avrebbe di sicuro incontrato qualcuno, non poteva essere andata lontano, avrebbe ritrovato la strada di casa.

-Nonno vieni, ti dico che devi venire ho sentito delle grida…

Era una voce infantile a parlare, un bambino o una bambina sui sette anni stava parlando velocemente e i passi provenivano da dietro di lei, dietro quella parete vecchie e malridotta.

Allora non era un luogo in disuso, ma chi poteva abitare in un posto del genere?

-Aspetta caro, non tirarmi così, saranno stati due gatti che si azzuffavano

-No, lo so come fanno i gatti, era un urlo di donna.

Amy non sapeva cosa fare, come doveva comportarsi?

*Milli Lin*

 

Kami: come al solito sei la prima a recensire, grazie davvero!!!! le crisi mentali dei miei personaggi peggiorano ma spero capirai tutto.
 

Olglish: wow O_O che super commentone!!!!! Sono contenta che ti piace l’idea di Amy posseduta, mi piace anche a me….
Credo sia la migliore idea che mi sia mai venuta…
Commenta presto

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Eccomi qua ritardo iper mega galattico, ma i piccoli problemi di internet crescono e danno sempre più fastidio.

Spero che leggiate questo capitolo e che non ne rimaniate delusi, non mi piace particolarmente, ciau buona lettura.

Spero che torniate commentarmi, scusate se io non l’ho fatto…

____________________________________________

 

Capitolo 18

Caen spalancò la porta di casa e si buttò stancamente sul divano.

Si passò una mano trai capelli rossi sospirando e scrutando l’oscurità in silenzio.

L’unico suono che udiva era il respiro lento e regolare di una persona dormiente, i due ragazzi riposavano ancora.

Lui, però, aveva bisogno di parlare, non sapeva nemmeno perché.

Sentiva come un peso che gli gravava sul cuore soffocandolo in una morsa da cui non si ha scampo, un peso insopportabile per lui solo.

Voleva sentire le voci che gli erano familiari, conosciute…

Voleva sentirsi al sicuro.

Aveva paura.

Aveva veramente paura.

Non aveva mai provato niente così opprimente e così terribile,  il terrore si impadroniva lento di lui, spegnendo ogni altro sentimento.

Si strinse le braccia al petto come per proteggersi, strinse le dita contro la mantella con forza, soffocando il tessuto tra le nocche.

Sperava di ferirsi e di sanguinare, sperava di morire, sperava che quella notte di apparente calma durasse per sempre.

Assurdo, lui non era mai stato così, non aveva mai provato nulla del genere, era come se incominciasse a vivere da quel momento, come se prima non fosse stato che una marionetta senza vita nelle mani della Madre.

Una marionetta che non provava nulla, nemmeno la paura, nemmeno l’affetto.

Ma ora, ora era diverso…

Si stese sul divano togliendosi il mantello e poggiandolo su una spalliera, le notti si facevano sempre più afose, chiuse gli occhi lasciandosi trasportare da un immaginario movimento ondulatorio.

Non voleva pensare a nulla, doveva solo dormire.

E così si addormentò, silenzioso e calmo come se non fosse mai successo nulla.

Era mosso dal lento movimento ondulatorio di una nave che solcava un mare piatto e liscio come l’olio e avanzava fra mondi sconosciuti che erano per lui una salvezza.

La sua espressione di libertà da ogni sentimento si spense quando una voce lo svegliò bruscamente, facendolo ricadere nel baratro della realtà.

Una sottile ruga di preoccupazione distrusse quel espressione di pace.

-Caen sei in casa?

Il ragazzo si risvegliò lentamente quasi cercasse di trattenere i sogni con forza fra le sue mani, ma era come cercare di stringere del mercurio, e scivolarono inesorabilmente lontani.

-Sì Josh sono qua- mormorò con voce roca.

Il fratello gli si avvicinò e si chinò verso di lui sorridendo sollevato, Caen si sedette composto e rispose meglio che poté a quel sorriso.

Josh era curvo di fianco a lui a torso nudo, chissà forse aveva bisogno di fasciature nuove…

Soffermò lo sguardo prima su una spalla poi sul’altra, e seguì con occhi scioccati il percorso della cicatrice, studiandone ogni segno e ogni terribile ferita.

-Josh che cosa hai fatto alla spalla?- chiese studiandola ancora con attenzione.

Il moro si passò una mano sulla spalla sfiorando la leggera crosta che proteggeva la ferita -Non lo so, e come se lentamente mi uccidesse.

Caen sgranò gli occhi -Vuoi dire che peggiora?

L’altro ragazzo annuì tristemente, il Depuratore sgranò ancora di più gli occhi -La Madre secondo te sarebbe in grado di fare una cosa del genere?Voglio dire di uccidere così un suo Cacciatore?

Josh tremò -Potrebbe essere possibile?

-Non lo so, credo di non sapere più nulla.

Harry sopraggiunse nella stanza interrompendo i discorsi con il suo passo lento e pacato, era come se non fosse successo nulla e fosse tornato l’enigmatico compagno di classe dagli occhi plumbei.

Si avvicinò e osservò tutto con quel suo sguardo distante, era quello il suo modo di difendersi, sembrare distante e estraneo alla situazione.

Ormai Josh pensava di aver imparato a memoria il modo di comportarsi dell’altro ragazzo e quando aveva paura cercava di sembrare forte e distante.

-Caen- iniziò il castano con calma -Credi di sapere cos’è?- ad ogni respiro sembrava soppesare le parole e cercare le più giuste.

-No, non ho mai sentito dire di nulla del genere - la sua voce suonava preoccupata e tesa-

Josh non aveva mai notato quell’aspetto così umano del fratello, già, umano, solitamente erano gli umani quelli con entrambi gli occhi di un colore, no?

Allora forse…

Scruto l’occhio nero di Caen, tendeva sempre di più al grigio, come se lentamente sbiadisse.

Ma cosa gli stava succedendo?

Avrebbe voluto chiederglielo, ma un altro milione di domande lo rodevano e quelle non potevano più aspettare.

-Cosa ti ha chiesto la signora?

-Questa è la parte più strana- mormorò Caen -Non mi ha chiesto nulla.

Josh cercò conferma nel suo sguardo -Nulla?

-Niente di niente

Il moro però non poteva credere che non gli avesse rivelato cosa stava succedendo, se solo avesse potuto rivederla, Amy…

 

 

La Madre si alzò dal trono, indossava una lunga veste nera dalle maniche molto ampie che nascondevano a malapena le sue sottili e rugose mani.

Una damigella dalla lunga veste blu e gli occhi a mandorla le si avvicinò con un rispettoso inchino –Signora cosa pensa di fare?

-A che proposito Asla?

La giovane donna guardò la sua signora in silenzio –Parlo del Cacciatore Josh…

Un ghigno malvagio attraverso il volto della Madre –Vedremo cosa scrive per lui la sorte…

La Signora rise e si specchiò, presto sarebbe stato di nuovo tempo per “quello”.

Guardò le sue mani, non poteva più aspettare.

Chi avrebbero scelto quella volta? Non le importava, bastava che tutto si svolgesse normalmente, e presto.

Doveva ancora pensare a cosa fare di quell’impuro, di quel Josh…

Era suo figlio dopotutto, suo e di quel’uomo, le sembrava che fosse passata un’eternità e invece erano solo sedici brevi anni.

Troppo pochi per cancellare un ricordo così pungente, spesso la vedeva ancora quella neve, quel luogo maledetto, quel luogo dove finalmente lo aveva ucciso.

Scacciò quei pensieri dalla mente e si concentrò solo su Josh.

Fino a quando avrebbe continuato a disobbedirle?Fino a quando sarebbe riuscito a resistere?

Di sicuro non a lungo, non con quelle ferite, presto avrebbe ceduto.

Solo che con lui ora, c’era anche quel Caen, anche lui cominciava a non seguire più i suoi ordini.

Anche Caen nascondeva senza dubbio qualcosa.

Probabilmente era con Josh, per salvare quella ragazza, ma perché salvarla?

Per quello stupido sentimento che è l’amore.

Sì perché l’amore è una cosa stupida e irrazionale, la stessa nascita di Josh ne era la prova.

È un sentimento sciocco di cui si potrebbe comodamente fare a meno, ma i deboli ci cascano sempre e anche lei tempo prima ci era caduta.

Ma quella ragazza, Amy, era solo un ostacolo, uno stupido rallentamento, ma non poteva aspettare, doveva avere l’altra anima, doveva averla a tutti i costi, ne aveva bisogno.

Amy era solo un fastidioso insetto, poteva anche morire.

Ma forse, avrebbe potuto servire per quello, chissà, dopotutto, così risparmiava l’uccisione di un’altra ragazza, avrebbe accorciato le cose.

Josh, prima o poi, avrebbe eseguito i suoi ordini, era un debole, non avrebbe mai resistito a lungo.

Sarebbe ceduto, e lei aveva abbastanza tempo per aspettarlo.

Tanto, presto o tardi ce l’avrebbe fatta.

Un rumore acuto, freddo e tintinnante, che cercava di somigliare a una risata, risuonò nella stanza della donna.

La damigella, mentre le piegava diverse vesti, rabbrividì.

Stava sicuramente succedendo qualcosa di terribile.

 

Amy si nascose in quel ripostiglio in cui si era svegliata, ma lasciò aperto quanto bastasse per riuscire a sentire chiaramente le due voci di prima.

-Visto, non c’è niente…

-Ma nonno io so cosa ho sentito!

-Ti credo amore, ma chi vuoi che sia venuto in questo posto dimenticato da dio?

Il respiro della ragazza si faceva sempre più affannoso mentre i passi dei due si avvicinavano, chi erano? Sembravano solo un nonno e un nipote, ma cosa ci facevano lì?

-Ti dico che ho sentito una voce!!

-E va bene, cerchiamo questo fantasma allora…

I passi andavano avanti e indietro, si avvicinavano e si allontanavano continuamente.

Stavano cercando lei, ma era come un gioco, e la ragazza sentiva il vecchio ridere.

Amy, da dietro il suo rifugio, riprese finalmente a respirare con regolarità e ebbe il coraggio di sbirciare fuori da uno dei tanti fori che rodevano il legno della sottile porticina.

Esplorò il prato con il suo occhio celeste e incontrò il nonno.

Era un semplice anziano vestito piuttosto elegantemente,che rideva fra se e se di ciò che faceva il nipote.

Era canuto e dai movimenti cauti e aggraziati, la pelle era abbronzata e contrastava con i pochi capelli candidi che aveva.

L’altro era un semplice bambino sugli otto anni, dai corti capelli castani e gli occhi neri che percorrevano il giardino con tristezza.

Portava una semplice tuta da ginnastica celeste e delle scarpe da ginnastica bianche.

La ragazza inspirò profondamente, era al sicuro, quei due erano innocui e innocenti umani.

-Dai, ti sarai deciso che non c’è nulla di nulla.

Era il nonno a parlare, spaventosamente vicino a lei, il bambino si sollevo da terra e sospirò -Si ha ragione, torniamo in casa.

La ragazza seguì con lo sguardo il bambino, finche non svoltò l’angolo vicino alla sedia a dondolo.

Doveva seguirli, seguirli e scoprire come uscire da quel posto.

Aprì lentamente la porta e seguì i due non appena svoltarono dietro un albero.

A passi felpati, lenti e cauti si avvicinò a quel albero e li vide aprire un cancello meccanico

-Torniamo già a casa?- udì la voce delusa del bambino mentre sospirava, cosa diamine stava succedendo?

Appena oltrepassarono quel cancello lei li seguì silenziosamente, doveva scappare, doveva capire dove si trovava.

Doveva ritrovare Josh.

Superò il cancello e non vedendo più nessuno si sentì subito meglio, era salva.

Un urlò acuto squarciò l’aria, no, non era possibile, che stava succedendo?

 

-Josh, cosa intendi fare?- chiese Harry vedendo il ragazzo che si alzava in piedi.

Il giovane Cacciatore squadrò Harry con rabbia -Vado dalla madre di quella Katia, voglio sapere i posti che quella ragazza ama, dove lei potrebbe nascondersi.

Si vestì velocemente, ogni movimento gli pesava, ogni passo gli sembrava più doloroso, ogni respiro più affannoso, cosa stava succedendo?

 -Caen, tu rimani qui?- chiese rivolto al fratello.

Il rosso annui, Josh aspettò che uscisse Harry e chiuse la porta dietro di se.

Si incamminarono nel più completo silenzio, senza nemmeno guardarsi negli occhi.

Josh si sentiva male, provava un continuo sfarfallio nello stomaco, continui conati di vomito e un dolore insopportabile che gli faceva pulsare terribilmente la testa.

Respirò profondamente, si trovava in uno stato pietoso, ma doveva continuare, doveva assolutamente ritrovare Amy, perché lei, lei…

Un dolore acuto gli impedì di pensare, era come se dovesse vomitare,si strinse la pancia e serrò gli occhi, non riusciva a respirare.

Harry si avvicinò, ma non lo sfiorò, rimase altero e immobile -Cosa ti succede?- un soffio di preoccupazione tradì quel tono che voleva sembrare distante.

Il moro deglutì a fatica e fisso a lungo l’altro ragazzo -Nulla- mormorò con accento soffocato.

Sentiva ancora la voce della Madre che lo chiamava, forte, possente, che risuonava e rimbombava continuamente nella sua testa.

E due occhi, occhi gelidi come pezzi di ghiaccio, che lo scrutavano, carpendo ogni suo pensiero, ogni suo segreto.

Due occhi che sapevano tutto di lui.

Si alzò e passò una mano nervosa tra i capelli, si rialzò in piedi e continuò a camminare.

-Senti,- disse rivolto a Harry -Non importa cosa mi succede, Noi dobbiamo salvare Amy e basta, dobbiamo raggiungere quella casa e basta.

Il castano rimase un attimo in silenzio soppesando e calcolando ogni parola da dire -Sembra che la tua parola preferita sia “devo” o “dobbiamo” o “Dovevo fare così…”- commentò sarcastico -Non si “deve” fare una cosa, si vuole o si può fare, la vita è una scelta, non un dovere, la tua vita è una tua scelta.

Il moro rimase in silenzio e riprese a camminare -La vita per me è sempre stata un dovere…

Harry rise, una risata fredda, priva di felicità -è il destino che spetta a quelli come noi è?

-Harry, tu eri scappato a tutto questo, perché sei rientrato in questa orribile vita da fantoccio, sì perché è questo che sono uno stupido burattino nelle mani di una donna crudele e spietata.- sputò fuori queste parole con lentezza, assaporandole con dolore come se avesse sempre volute dirle, ma non avesse mai potuto.

Camminarono nel più assoluto silenzio ancora a lungo.

Harry ragionava ancora sulle parole dell’altro ragazzo, non aveva mai pensato che la sua vita fosse stata così tremenda.

Lo vedeva sempre sorridente, con un modo positivo di affrontare i problemi, con una felicità costante come se fosse protetto da una barriere impenetrabile, ma la verità era ben diversa.

Lui aveva sempre sofferto.

La sua era stata una vita di sofferenza e eterni doveri che non voleva eseguire, ma che doveva.

Dovere, ora gli suonava come la parola più odiosa del mondo.

Improvvisamente arrivarono ad una via che ormai conoscevano bene, la viuzza deserta e  sporca dove viveva la madre di Katia.

Josh guardò negli occhi l’altro e sospirò prendendo coraggio.

Il moro stava per bussare alla vecchia e scalcinata porta quando notò un biglietto scritto in una grafia dolce e tremante: il mio nuovo indirizzo è…

Cosa?Nuovo indirizzo?No, non era possibile, si era trasferita.

Un urlo acuto, un urlo di un bambino lo distrasse, era forte e spaventato, come se avesse visto uno spettro…

Anche Harry studiò l’aria con circospezione -Viene da la!- e indicò una via molto più larga e pulita di quella in cui si trovavano.

Questa via portava a una villa immensa, e al famoso “Parco del gigante” era chiamato così perché, quando un tempo ogni prato era ricoperto di fiori e farfalle, visto dall’esterno della cancellata sembrava il giardino del Gigante egoista.

I due ragazzi corsero velocemente lungo quella strada, chi aveva urlato? che cosa stava succedendo?

-Shh- sibilò una voce femminile che a Josh suonava stranamente familiare -Ti prego fa silenzio, non voglio farti male.

Lì, chinata in ginocchio vicino a quel bambino c’era una ragazza dai lunghi capelli neri con un dito puntato contro le labbra e un espressione implorante e triste.

Josh sgranò gli occhi: era lei,  Harry stava per avvertirlo che non doveva dirle nulla altrimenti sarebbe accaduto di nuovo, Lei avrebbe perso il controllo e allora…

Ma non fece in tempo ad aprir bocca che il giovane Cacciatore sussurrò con stupore:  -Amy?- la ragazza si voltò con un’espressione di puro terrore dipinta in volto e con il fiato che le moriva nei polmoni.

Non poteva essere lui, non era lui, stava sognando, non stava succedendo veramente.

Si voltò lentamente come sperando che quella visione scomparisse, ma non successe, il ragazzo rimase dov’era, in piedi immobile, a pochi passi da lei.

I loro occhi si incontrarono in un attimo infinito.

Josh fece un passo avanti verso di lei -N-No- balbettò la ragazza alzandosi in piedi e ritraendosi -Non avvicinarti!

Lui fece un altro passo verso di lei -Amy, calmati, non voglio farti niente, lo giuro.

-Vattene!- gridò lei terrorizzata, si sentiva già male, Katia avrebbe ripreso possesso di quel corpo, le forze l’abbandonavano, aveva perso, era finita, finita….

*Milli Lin*

 

Kami= a quanto pare io sono l’unica che ti commenta e tu sei l’unica che mi commenta -_-
Siamo due povere disperate è?
Spero che se anche ti ho commentato in ritardo tu commenta la mia storia, grazie in anticipo, tua milli ^^

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


E ce lo fatta, dicevo che non sarei mai riuscita a scrivere questo complesso e arzigogolato capitolo, è lungo, è difficile, è una cosa da O_O.

Sì lo so sembra che mi faccio i complimenti da sola ma non è vero non mi piace molto ma il mistero si infittisce, anche troppo…

Perché esagero sempre così tanto? Lasciate perdere e commentate ^^

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Capitolo 19

-Vattene!- gridò Amy terrorizzata, Josh si bloccò e fissò la ragazza, aveva paura, lo temeva, lo odiava.

Ma lui doveva salvarla, voleva salvarla, a tutti i costi.

-Ti prego io voglio solo aiutarti…- lo sussurrò lentamente cercando di sembrare affidabile, sorridendo meglio che poteva.

Ma dentro di se, la tempesta imperversava fra i suoi sentimenti e milioni di onde portavano via, al largo, ogni sua sicurezza, allagando la sua spiaggia di amore, con nient’altro che odio.

Odio puro, potente, che sembrava voler distruggere ogni suo altro sentimento, un odio che forse non avrebbe saputo contenere.

Lei fece un altro passo indietro, guardandolo con quegli occhi sgranati, di cui la paura era l’unico padrone.

L’odio traspariva da ogni espressione del ragazzo, la rabbia, la morte, gli Ordini della Madre, tutto era visibile nel suo viso tirato in quel sorriso malato, in quel sorriso falso.

-Non puoi aiutarmi- sussurrò lei-Stammi lontano!

Josh si tratteneva respingeva ogni voce, ogni ordine di quella donna, ricreava pietra dopo pietra, la sua piccola spiaggia di salvezza, lui non apparteneva a nessuno!

Harry si avvicino al moro, doveva avvertirlo, lui era un pericolo per quella ragazza, avvicinarsi a lei avrebbe solo peggiorato la situazione.

Ma non fece in tempo, il ragazzo corse incontro ad Amy e la trattenne per le mani, stringendole con forza fra le sue.

Lo sguardo della ragazza era lo stesso di un cane in trappola, continuava a tirare le mani di Josh via dalle sue cercando di scappare, fuggire il più lontano possibile.

Perdeva forza, non riusciva più a muoversi, il corpo tornava in balia dell’altra anima, sentiva ogni membra, ogni singolo muscolo abbandonarla, come se la estirpassero dal suo stesso corpo.

Gli occhi verdi di Josh che la guardavano con apprensione furono l’ultima cosa che vide.

-Amy stai bene?- chiese il ragazzo guardando il corpo dell’amica che sembrava privo di vita e ricadeva leggero e senza peso a terra, sostenuto solo dalle sue mani.

Uno strano calore penetrò nel suo corpo, un calore sempre più doloroso.

La ragazza che tratteneva tirò su il volto e lo fissò con un sorriso cupo, non era Amy, non più, gli occhi più scuri e meno profondi lo squadravano con un’espressione piatta.

Una risata maligna che non apparteneva alla’amica si levò in aria -Credo che Amy stia bene, ma non ne sono proprio sicura- lo disse in modo maligno continuando a sorridere con aria di scherno.

Un’aura luminosa avvolse prima lei poi si impadronì anche di Josh.

Il ragazzo serrò gli occhi e strinse i pugni attorno ai polsi della ragazza, il bruciore lo rodeva distruggendolo, i suoi pensieri si facevano sempre più rarefatti, discontinui e deboli.

Ma sapeva che non avrebbe mai lasciato la presa, mai, a costo di sacrificare la sua stessa vita.

Quella malefica luce argentea lo stava uccidendo lentamente facendolo soffrire ogni secondo di più, non riusciva più a respirare, a vedere, non riusciva più a fare nulla, ma non avrebbe allentato la presa.

Harry guardava la scena impotente, non poteva fare nulla, nulla, come avvicinarsi? Probabilmente appena toccata quella barriera sarebbe morto, ma doveva, voleva salvare Josh.

Corse incontro ai due ragazzi -Josh!- urlò sfiorando il braccio dell’giovane Cacciatore.

Ritrasse immediatamente la mano, era come se l’avesse appoggiata sopra delle fiamme ardenti, era annerita e scottava, un dolore insopportabile.

-Non avvicinarti- sussurrò a fatica Josh -Per te è molto più doloroso- e sorrise a fatica, quel sorriso somigliava più ad una smorfia di dolore.

Katia rise di nuovo, mentre quella fiamma le bruciava sempre più potente nel petto -Perché non lasci la presa Cacciatore?

Lui la guardò con odio, era solo un’immagine confusa che traballava nell'oblio dei suoi pensieri vuoti -Dovessi anche morire- mormorò a fatica -Dovesse anche rimanere di me solo quel poco che è umano, io non ti lascerò!

Gli occhi della ragazza brillano un attimo di una profondità e di un chiarore che lui conosceva bene, Amy lo stava sentendo e di sicuro sarebbe riuscito a liberarla, ci sarebbe riuscito.

-Io…Io ti amo Amy!- lo gridò con tutta la forza che gli rimaneva nei polmoni, lo gridò nell’ultimo alito di ossigeno che gli rimaneva.

La luce e il dolore smisero immediatamente ed Amy era lì, in piedi, davanti a lui con dipinta in viso un’ espressione spaventata.

-Scusa- balbettò tormentandosi le mani con nervosismo, vedeva il suo migliore amico dolorante, con il respiro affannoso che la fissava sorridendo a fatica e sapeva che tutto quel dolore era stato provocato da lei, era per colpa sua se lui soffriva.

Josh lasciò le mani della ragazza e cadde un attimo in ginocchio abbandonandosi, lei era viva, era riuscito a salvarla, ce l’aveva fatta…

Si rialzò traballante e l’abbracciò con forza -Amy sono contento che tu sia tornata- affondò il volto nei suoi capelli odorandone il profumo e accarezzandoli con dolcezza fra le sue dita.

Lei lo scansò via, no, non dovevano restare vicini, altrimenti sarebbe successo di nuovo.

Il giovane Cacciatore la fissò strabuzzando gli occhi, cosa stava succedendo?

-Lasciami, non voglio che succeda!- gridò la ragazza correndo via.

 

Caen spalancò gli occhi, era nell’immenso e deserto salotto di casa sua, immerso nell’oscurità più totale.

Si passò una mano sulla fronte, un liquido appiccicoso gli si incollò alle dita, era completamente ricoperto di sudore.

Si alzò a fatica dal divano, sentì tutte le sue ossa scricchiolare in modo sinistro, doveva essere rimasto a lungo in una posa strana.

Si alzò in piedi e assaporò lo strano silenzio che lo avvolgeva, un silenzio devastante.

Si sentiva di nuovo solo, come sempre, lo era sempre stato, eppure ora gli sembrava tremendo.

Il cuore gli batteva all’impazzata nel petto, quasi volesse sbattere contro le costole.

Doveva aver fatto un incubo, no impossibile, in vita sua non aveva mai sognato.

Era successo qualcosa, se lo sentiva dentro, gli si stringeva lo stomaco e un pensiero insistente gli martellava il cervello.

Un pensiero terribile.

Josh, gli è successo qualcosa...

Non riusciva nemmeno a immaginare cosa potesse essere accaduto al fratello, non poteva aspettare un secondo di più.

Aprì l’armadio e prese il primo mantello che trovò, si tolse quello fradicio di sudore che aveva addosso e lo indossò.

Spalancò la porta e saltò via mentre l’afa estiva lo investiva e il sole, forte e potente illuminava ogni cosa.

Sparì nei vicoli più scuri e si mimetizzò in quelle stradine strette e anguste.

 

Amy corse via, scappò allontanandosi da ciò che amava di più.

Scattò in avanti con gli occhi appannati dalle lacrime, tutto attorno a lei sfumava, svaniva, e diveniva solo un guazzabuglio di colori e di forme prive di senso immerse nel oceano dei suoi occhi .

Josh rimase immobile, le braccia lungo i fianchi, la posizione eretta, gli occhi sgranati puntati sulle spalle della ragazza che si allontanavano da lui.

Gli sembrò che il mondo si sgretolasse sotto di lui, che i muri gli crollassero sopra la testa sommergendolo e che una voragine senza fine lo ingoiasse stringendogli il cuore.

Harry gli si avvicinò con passi leggeri e lenti - Josh…- mormorò, il ragazzo non si voltava, pietrificato in quel attimo per l’eternità.

-Josh cosa fai qui?!Non volevi salvarla?- gli batté una mano sulla spalla, ma il moro sembrò non volersi riscuotere.

-Devi salvarla!- ripeté Harry, sapeva che non avrebbe dovuto nemmeno pensare quel verbo, ma sapeva che l’avrebbe risvegliato.

Era una parola terribile, una parola che gli ricordava nient’altro che fantocci e marionette, nient’altro che corpi, corpi venduti senz’anima per combattere per una donna spietata.

Josh si voltò, lo sguardo vuoto, gli occhi di un verde spento, morto e l’espressione priva di vita.

Guardò la mano annerita dell’amico, doveva essere un dolore tremendo, anche lui soffriva, ma non c’era confronto, lui si sentiva solamente bruciare.

Strinse i pugni, perché aveva spinto chi era riuscito a scappare di nuovo in quel baratro infinito?

Aveva condannato anche Harry, l’aveva condannato da sempre, da quando era svenuto a scuola, l’aveva condotto a una vita priva di se stessa, una vita di prigionia.

Scusa non riuscì a pensare altro vedendo il ragazzo che lo fissava con preoccupazione e lo spingeva ad andare avanti e a salvare Amy Scusa, è solo colpa mia, perché ti ho obbligato a seguirmi?

Corse dietro ad Amy, lei zoppicava, andava piano accecata dalle lacrime, la raggiunse in fretta e cercò di bloccarla.

L’avrebbe fermata, l’avrebbe salvata, ci sarebbe riuscito

Lei svoltò improvvisamente di scatto, e si gettò dietro una porta vecchia e tarlata e la chiuse con forza dietro di se.

Josh si avvicinò lentamente alla porta a passi silenziosi e lenti, piegava appena l’erba sotto di se.

Si appoggiò alla porta e ascoltò il respiro frettoloso e ansimante dell’amica,lo ascoltò a lungo, lei era appoggiata con la schiena contro la porta nel tentativo di bloccarlo.

Lui si mise nella stessa posizione come per sentirsi vicino a lei e rimase immobile con la schiena appoggiata alla porta per molto tempo, finché non sentì il respiro di Amy regolarizzarsi e rallentare.

-Amy?- chiese con voce debole aspettando una risposta.

-Vattene- ringhiò lei dall’altra parte -Non so cosa potrebbe succedere se io e te ci vedessimo di nuovo, smettila di seguirmi, sparisci dalla mia vita, i Cacciatori non sono forse bravi a scomparire?

Più parlava più la sua voce si faceva debole, la udì singhiozzare anche se lei cercava di smorzare quel suono e di non piangere.

-Amy, giuro non ti accadrà nulla, non ti farò del male…- ma venne interrotto dalla ragazza, stava gridando accecata dall’odio, dalla rabbia, dal terrore…

-Io non ho paura di te!Non lo vuoi proprio capire?Io ho paura di perdere il controllo ho paura di ucciderti.

-Credimi anch’io avrei dovuto ucciderti, e ogni mio muscolo mi dice di farlo, ogni mio pensiero mi obbliga a ucciderti, ma non l’ho ancora fatto, sebbene ti sia stato così vicino…

Piombò la coltre del silenzio su di loro, nessuno ebbe il coraggio di parlare e rimasero in silenzio, un silenzio che diceva molto di più di quanto avrebbero potuto spiegare milioni di parole.

Harry guardava la scena seduto poco distante, il dolore che gli dilaniava il braccio era lancinante, sembrava che le dita gli dovessero cadere una dopo l’altra, eppure era assurdo, perché diamine Josh non soffriva neanche la metà di quello che pativa lui?

Arrivò all’improvviso, come sempre, mentre scrutava gli occhi tristi e semichiusi del ragazzo puntati verso il cielo di quel chiarore estivo.

Fu il buio e poi la luce, come sempre, una luce bianca  e accecante, ma il luogo in cui si trovava non riusciva a riconoscerlo…

Era sotto un albero, la sovrastavano le sue fronde verdeggianti, fronde che coprivano a malapena il sole così accecante.

Assaporò quell’aria pungente, era eccitata, semplicemente eccitata, era fuggita, era riuscita a uscire.

Da quanto tempo non vedeva la luce del sole?Da quanto non riusciva a non sentire quella voce crudele?Da quanto tempo nella sua testa non c’erano solo silenzio e solo i suoi pensieri?

Sentì dei passi, passi leggeri che piegavano l’erba sotto il loro passaggio, ma erano silenziosi come quelli del gatto.

L’avevano già ritrovata?No era impossibile, no, non di già, alzò gli occhi con paura.

Davanti a lei, controluce, si ergeva l’ombra di un uomo, alto, magro e con una mano vicinissima al suo volto.

-Ciao cosa ci fai qui da sola?- era una voce giovane, gentile, non era un Cacciatore, non era nessuno che voleva riportarla indietro.

Lei sorrise nascondendosi le mani dentro le tasche, quelle sarebbero sempre appartenute a quella creatura malefica.

L’uomo si sedette vicino a lei, i suoi occhi verdi erano meravigliosi e lei si vide riflessa in quel prato senza confini -Vieni qui spesso?- chiese lui timidamente.

Lei si limitò a scuotere la testa, aveva paura di rispondere, di far sentire la sua voce...

Harry sbatte più volte le palpebre finché non si ritrovò di nuovo in quel prato vecchio e ingiallito, con la mano dolorante e davanti a se Josh ancora nella stessa posizione che sussurrava qualcosa rivolto al cielo.

Quella visione cancellava tutte le sue sicurezze, era un ricordo fresco, giovane, normale, un ricordo che molte ragazze avrebbero potuto avere.

Però era diverso dal solito, i colori erano sbiaditi, ingialliti come vecchie pergamene e i contorni del tutto erano sfocati ed imprecisi.

Cosa aveva visto?

Josh continuava a parlare, voleva salvarla, non l’avrebbe più lasciata sola, mai più.

-Ti prego vieni fuori, troverò un modo di liberare quell’anima senza ucciderti , ti fidi di me, no?- mormorò Josh scostandosi dalla porta per poter darle la possibilità di aprire la porta.

Dall’altra parte non provenne alcun suono, ma Josh rimase immobile guardando speranzoso la porta come se potesse vedere attraverso, come se potesse vedere Amy che si decideva ad uscire o che rimaneva immobile a piangere.

La porta si spalancò e la ragazza uscì di lì e lo raggiunse stringendolo a se con forza come per paura di perderlo, come se le potesse scomparire davanti agli occhi da un secondo all’altro.

-Josh, Josh brutto stupido, come credi che possa fidarmi di te?Certo che non mi fido di te!- chiuse gli occhi immergendosi nella spalla del ragazzo, era una bugia, mentiva a lui e mentiva a se stessa, non importava cosa Josh fosse, lei gli avrebbe sempre creduto.

Lui si staccò da quel abbraccio e sorrise, si guardarono intensamente negli occhi per un tempo che le parve infinito

Il ragazzo passò una mano sulla fronte di Amy e mormorò -Chiudi gli occhi ti prego, non guardare- la sua voce si incrinava e tremava.

La ragazza obbedì silenziosa e chiuse gli occhi, sarebbe stata salvata, ce l’avrebbe fatta, lei ci sarebbe riuscita, ci sarebbe riusciti insieme.

Amy venne pervasa da una sensazione violenta, lacerante, che le sottraeva la vita di mano.

Il corpo, la vita, le sensazioni le sfuggivano dalle dita trascinandola nell’obliò più assoluto.

Si allontanava sempre di più dalla realtà che si deformava davanti a lei, mentre i suoi pensieri si rarefacevano e si facevano distanti, irraggiungibili.

Mentre il vuoto più assoluto l’avvolgeva, un dolore acuto le squarciava il petto e sentiva che il cuore le veniva strappato dal petto.

Poi fu solo il buio.

Josh rimase in ginocchio immobile, a terra davanti a lui il corpo privo di vita di Amy.

Il ragazzo fissò quella pelle terrea, quel viso bloccato in quel espressione di dolore, la posizione innaturale degli arti e gli occhi, occhi bianchi, vuoti, privi di luce.

Erano gli occhi di un cadavere.

Amy era morta, e lui l’aveva uccisa, lui che stringeva ancora fra le mani la fiamma azzurra che conteneva la vita di quella ragazza.

L’anima si agitava con violenza fra le sue dita, si contorceva, si agitava lottando per fuggire.

Guizzava veloce, divampando senza sosta mentre la fiamme si ingrossavano o si ritiravano in una danza infinita.

Strinse le dita contro la fiammella, come per volerla strozzare.

Lasciò la presa e con movimenti precisi separò la vampa in due, una era l’anima di Amy, l’altra era l’anima di Katia.

Ora che le aveva divise stavano ferme in modi innaturale, immobili, come se neanche il vento le lambisse.

Harry osservava la scena da lontano, non avrebbe potuto aiutare in nessun modo Josh, perché era lui per primo che stava male.

Il dolore nel braccio si spandeva per tutto il braccio come un armata nemica che distrugge tutto nel suo passaggio.

Anche i suoi pensieri lo rodevano, il ricordo di quella ragazza sotto l’albero lo rodeva,chi era?

Non dovevano essere i ricordi della Madre quelli che lui vedeva?Ma allora che lei fosse la stessa donna?

No. Impossibile.

Eppure, proprio ora che pensava di aver capito tutto, proprio ora che pensava di aver sbrogliato il filo logico di quei ricordi e di aver creato un legame fra quelle immagini, arrivava quella visione incomprensibile.

Era di nuovo al punto di partenza, era di nuovo a zero.

Intanto Josh aveva steso la ragazza in modo composto, con il volto rivolto verso il cielo e le braccia e le gambe lunghe a terra.

Amy perdonami pensò il moro mentre si inginocchiava sopra la ragazza e le  poggiava tremante le mani sul petto è tutta colpa mia..

Una luce argentea si levò da sotto le sue mani, mentre le spingeva sempre più forte sul petto di lei.

La luce lo avvolgeva illuminando in modo innaturale il suo viso tirato in un espressione di dolore.

Una delle due vampe, l’unica rimasta, ribolliva e si dimenava, ma non poteva muoversi, era come bloccata a terra, contro il terreno.

Un vento innaturale si innalzava intorno a Amy animandone i capelli che si lasciavano agitare sinuosi e lunghi come serpenti attorno al suo viso.

Lui alzò le mani dal petto della ragazza e si riappoggiò a terra esausto, non aveva mai provato a riportare in vita qualcuno, se non avesse funzionato?

Si sentiva morire al solo pensiero.

Fissò a lungo la ragazza, speranzoso, non poteva abbandonare la sua unica e pallida speranza.

Il colorito di Amy si faceva più roseo, il petto ricominciava a battere ritmicamente, i polmoni si gonfiavano e sgonfiavano d’aria sempre più frequentemente e gli occhi si illuminavano sempre di più di vita e di coscienza.

Quando la ragazza si riprese del tutto si alzò in ginocchio e disse massaggiandosi la testa -Che diamine mi hai fatto?

Josh sentì le lacrime pungergli gli occhi, ma si limitò a guardarla cercando di trattenere il pianto -Oh Amy, ce l’ho fatta- si sfregò gli occhi con la manica del mantello -Sei salva…

Lei spinse lo sguardo verso la fiamma celeste che si agitava a terra e non poté più trattenersi - Devi spiegarmi tutto, spiegami.

 

*Milli Lin*

Kami =Manco io ho internet ç_ç infatti aggiorno molto lentamente…spero che mi seguirai lo stesso anche in questa avventura…. Ma non è detto che la madre sia umana solo metaforicamente uh uh

Olglish = Grazie mi riempi di fin troppi complimenti non è così bella sta storia, svengono tutti -_-,… credo sia una mia fissa insieme ai ragazzicon il codino e i mantelli le mie storie sono costellate di questi particolari.

Berry 345 = Mi hai recensito per prima grazie ç_ç non mi importa se è un po che manchi basta che provi a leggere questa povera storia trascurata….

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Eccomi tornata in un gigantesco, megalitico, orribile ritardo.

Finalmente però sono entrata nel mitico mondo dei numeri a due cifre che cominciano con 2!!!!

Viva me!!! Brava me!!! Ok finito di complimentarmi leggete pure questo sclerotico racconto…

 

 

Capitolo 20

Caen guardò la scena dall’alto, protetto fra le fronde di un enorme albero.

Si sedette su un ramo appoggiandosi al tronco principale, la luce del sole era filtrata da miliardi di foglie rendendo tutto di un accesso color smeraldo.

Vedeva, molto più in basso, Josh, Amy  insieme e poco più distante, proprio steso a terra sotto quello stesso albero stava Harry.

Li osservava con attenzione, attento ad ogni loro movimento, cercando di intuire cosa si dicevano,  e attendendo il momento più giusto per agire.

Si distrasse un secondo, e per quell’attimo dimenticò ogni cosa, una farfalla gli volteggiò attorno al volto più volte pizzicandogli il naso.

Fece per scacciarla, ma si bloccò come illuminato, il volo sinuoso di quel piccolo essere, la sua grazia, il frullare continuo di quelle piccole ali colorate, ali che cambiavano continuamente colore tanto erano variopinte, tutto in quella creatura lo ammaliava.

Si riscosse sbattendo più volte gli occhi, che diamine gli stava succedendo? Perché in quel periodo tutto gli pareva così bello?

Era assurdo, prima non aveva mai fatto caso a nulla, era indifferente alla natura, ai particolari celati dietro ogni piccola cosa, prima era vuoto, era solo un fantoccio.

Ma ora, ora perché era diverso?Cosa gli era successo?

Si passò una mano sugli occhi, doveva concentrarsi su cosa succedeva sotto di lui, non poteva distrarsi per particolari così insignificanti.

Si sporse dal ramo e guardò Josh.

Il moro era accovacciato sopra il corpo di Amy e cercava di spingere qualcosa dentro il petto di lei, che cosa stava succedendo?

Caen si lasciò cadere giù dall’alto albero atterrando vicino a Harry, il Predatore fissò il fulvo un attimo con sospetto poi sospirò e si rigirò ad osservare ciò che succedeva fra Amy e Josh.

Il Depuratore si accovaccio di fianco al ragazzo e sussurrò - che cosa sta succedendo?

-Josh ha ucciso Amy- Harry lo disse come se la frase non avesse peso, con noncuranza.

Caen sobbalzò -Cosa?- no, impossibile, alla fine, aveva davvero ceduto agli ordini della Madre, l’aveva fatto sul serio.

-La sta facendo resuscitare- spiegò in fretta Harry -Ma se ha sbagliato anima o se non riesce a farlo e la fine…

-E avrà vinto Lei- terminò il rosso tristemente, era tremendo, semplicemente tremendo.

Il viso di Josh era tirato in una smorfia di paura, di dolore, una smorfia che gli tirava ogni muscolo del volto.

Diverse gocce di sudore imperlavano il suo volto, la sua espressione era seria determinata, ma fremeva di terrore.

La luce dell’anima si affievoliva mente la fiamma penetrava nel petto della ragazza, le mani di Josh si bloccò, ce l’aveva fatta?

Caen continuò a fissare la scena con attenzione, sembrava che la terra avesse smesso di muoversi, che il vento avesse smesso di soffiare, tutto era fermo.

Poi pian piano il petto di Amy riprese a muoversi lentamente, i suoi occhi cominciavano ad aprirsi e i suoi muscoli riprendere a muoversi lentamente.

La ragazza si rialzò a sedere massaggiandosi la testa e chiese qualcosa a Josh, Caen si avvicinò furtivo, silenzioso come non lo era mai stato.

Acquattandosi a terra, avanzò verso i due, doveva fare qualcosa, Amy non poteva conoscere tutto.

Conosceva la natura della ragazza, avrebbe cercato di aiutarli in tutti i modi possibili, anche se sapeva che era in pericolo era cocciuta e determinata.

Si avvicinò ascoltando i loro discorsi, era Amy a parlare - Devi spiegarmi tutto, spiegami.

Josh stava per aprir bocca quando con uno scatto felino il fratello saltò sulla ragazza toccandogli appena la fronte con una mano.

Gli occhi di Amy si spensero e lei cadde priva di sensi a terra.

Josh si alzò in piedi furente -Che diavolo hai fatto?- gridò rivolto a Caen con rabbia -Perché l’hai fatto?

Il fratello lo guardò impassibile -Sai bene che non puoi dirle tutto, le ho solo modificato i ricordi, è stata male per una settimana da quanto sa lei.

Il moro guardò a terra, già, era vero, non poteva dirle tutto, però, però così Amy aveva dimenticato anche il loro abbraccio, aveva scordato tutto.

Lanciò un triste sguardo alla fiamma dell’anima di Katia, avrebbe dovuto portala alla Madre, ma non ne aveva la forza.

-Caen…- mormorò Josh -Non è che porteresti tu l’anima alla Madre?Credo che sia meglio che lei non mi veda più.

Il rosso annuì e prese con se la fiammella azzurra -Ok la porterò io, tu spiega tutto ad Harry e porta a casa Amy, deve svegliarsi nel suo letto.

Josh mormorò un sì, appena accennato scrutando gli occhi del fratello, uno diveniva sempre più grigio venato da pagliuzze di un blu profondissimo.

Assurdo, qualcosa in Caen stava cambiando, ma cosa? Cosa gli stava succedendo?

Il giovane Cacciatore si incamminò verso Harry, il castano lo guardò incuriosito

-Beh?E ora che si fa?

 

Che mal di testa….

Ma che è successo?

Amy riaprì gli occhi, era stesa sul suo familiare letto a baldacchino, chinate su di lei c’erano due ombre indistinte, contro luce.

-Amy, cara stai bene?- chiese una voce spicciamente femminile e apprensiva, strano, si aspettava la voce di un ragazzo, un ragazzo con i capelli rossi, ma no,era impossibile, non aveva mai conosciuto qualcuno con in capelli fulvi.

Davanti a lei c’era il familiare viso di sua madre, aveva corti capelli neri e luccicanti occhi ambra, il suo viso era segnato da leggere rughe, ma sembrava ancora giovane e il suo corpo era ancora scattante.

-Mamma?- mormorò la ragazza con voce debole, strano le era sembrato di trovarsi in un prato, con Josh.

No, no non era mai stata su un prato in quei giorni…era stata colpita dalla febbre mentre i suoi genitori erano in viaggio.

È successo questo no?Dio che male alla testa…

-Oh Amy - esclamò una voce profonda di un uomo dai corti capelli biondi e gli occhi color ghiaccio mentre si avvicinava a lei -Per fortuna stai meglio, quando Josh ci ha telefonando dicendoci che stavi male siamo tornati subito, abbiamo preso il primo aereo.

La ragazza era confusa, e la mente era annebbiata, strane immagini le spiccavano agli occhi sparendo subito dopo, cos’era quella fiamma azzurra che le brillava nella mente come una visione?

-Jo-josh?- balbettò spaesata 

-Ma sì cara il tuo amico Josh, ci ha telefonando lui dicendoci che eri malata da un po’ ma che per non preoccuparci non ci avevi telefonato, poi quando sei peggiorata e sei svenuta si è sentito in dovere di telefonarci.- disse la donna continuando a sorridere sollevata.

Amy sbatte più volte e palpebre, mentre strane immagini si scomponevano come se avesse rotto il filo di una collana e ogni perla cadesse a terra perdendosi.

-Ah ok…- riuscì a dire solo questo, non riusciva a capire, quando era stata male? Quanti giorni di scuola aveva perso?

Tre…? Al massimo quattro, ma le sembrava di aver dormito mesi, anni.

Le pareva di aver fatto un incubo tremendo, un sogno orribile, da cui le non aveva avuto scampo.

Si stropiccio gli occhi e si rialzò a sedere, ormai, qualunque incubo fosse stato, era passato, finito.

E allora perché le sembrava così presente da farla tremare ancora dal terrore?

-Amy sei sicura di stare bene?- gli occhi azzurri del padre la esplorarono preoccupati.

-Sì cioè no, insomma non tanto- balbettò mentre si massaggiava la testa, perché sentiva come se le mancasse qualcosa nel petto? Qualcosa di pesante e malvagio…

Si riscosse, ma che diavolo stava pensando?

Era solo una brutta sensazione, niente di più, eppure, sentiva un vuoto, come se le avessero tolto qualcosa…

-Vuoi riposare ancora?- chiese la donna alzandosi in piedi e andando verso la porta.

Amy non sapeva cosa rispondere, sentiva come una paura a rimanere sola, però voleva ancora dormire, aveva la testa pesante e immagini che si sovrapponevano una all’altra scomparendo il secondo dopo.

Annuì poco convinta e la luce si spense.

Rimase lei sola, sola per davvero.

Si sentiva come sollevata, come se si fosse liberata di qualcosa di tremendo, ma di cosa?

Era come se fosse da tanto, tantissimo tempo, che non era veramente sola.

Scivolò nel sonno lentamente con un sorriso beato in volto.

 

Il giorno seguente Harry si recò a scuola stranito, svuotato.

Era come se tutto quello che avevano passato non fosse mai successo, come se nessuno ne serbasse il ricordo.

Nemmeno Josh sembrava ricordarsene, quando Harry entrò in classe, voleva parlargli, voleva capire e invece lo trovò seduto scomposto con la testa appoggiata stancamente sul banco.

Quando Josh si voltò nella sua direzione, il castano si aspettava almeno un cenno, invece fu uno sguardo serio, privo di qualsiasi sentimento, lo stesso sguardo che gli dedicava prima di tutto quello che era successo.

Stava per avvicinarsi a lui e urlargli in faccia che ormai credeva che ci fosse un certo tipo di fiducia fra loro, che ormai fossero amici.

Amici.

Si rendeva conto solo ora che quella parola gli pesava immensamente, ma era un peso dolce, un peso che gli faceva piacere trasportare.

Sentiva che tra loro c’era qualcosa di speciale, e ormai, ormai la sua vendetta poteva anche aspettare per sempre.

Stava per avvicinarsi a Josh quando una ragazza gli barrico la strada, Amy.

-Ciao Harry!- gli sorrise sincera, ingenua, gli pareva un sorriso che non vedeva da secoli.

Doveva ammettere che gli era mancato, sì, anche lei era un amica.

Il Predatore sorrise con dolcezza assaporando con gli occhi lo sguardo della ragazza, uno sguardo sincero e felice -Ciao Amy

Lei lo guardò attonita, sgranando gli occhi, da quando Harry era così, così..carino con lei?

-Come stai?- chiese il ragazzo continuando a guardarla con dolcezza, ma distante come se tra loro ci fosse un muro invisibile, come se la fissasse con nostalgia.

Amy si riscosse, doveva essere solo una sua impressione –Bene, ora, devo essere stata davvero male, sono mancata quattro giorni da scuola

Poi lei si voltò e si recò verso Josh, che stava ancora separato dal mondo, con la testa appoggiata al banco e lo sguardo vuoto, mentre le braccia fungevano da cuscino.

Amy si abbasso su di lui - Beh allora, eroe, che ci fai lì depresso?

Josh alzò lo sguardo un secondo soppesandola, sbuffò e si voltò dall’altra parte.

Tutta quell’assurda normalità lo infastidiva e la stessa voce calma di Amy dava sui nervi, era successo tutto questo per cosa, se poi era tutto come prima?

Dannazione, queste sono le cose che ti mandano a triturare il cervello.

 -Josh ma che hai?- La voce della ragazza gli trapanò le orecchie fastidiosa, le era mancata, eccome se le era mancata, l’aveva desiderata ardentemente per giorni e ora, ora che ce l’aveva davanti, così vicina da poterla toccare, non la sopportava.

Avrebbe voluto dirle tutto, avrebbe voluto che fra loro non ci fosse più nessun segreto a separarli, e invece…

-Beh, e ora perché mi ignori?Che ti ho fatto?!- il viso irato della ragazza occupò tutto il campo visivo di Josh, mentre lei lo costringeva a guardarlo dritta negli occhi.

-Amy- brontolò lui -Te lo dirò in modo semplice, Lasciami in pace- la sua voce era neutra, fredda, assolutamente spenta.

Lei sgranò gli occhi -Ma…ma…- mormorò alzandosi e lasciando il viso di Josh e puntando lo sguardo su Harry -Voi due…- i ragazzi si lanciarono uno sguardo preoccupato -Voi due vi siete scambiati la personalità mentre non c’ero???

Il castano ridacchiò assaporando quei momenti di normalità che tanto gli erano mancati, Josh invece la fissò sarcastica.

Amy li studiò, prima uno, poi l’altro -Accidenti!Allora è vero! VI SIETE SCAMBIATI!

-Sta zitta scema!- sbraitò Josh alzandosi in piedi.

Sì, forse doveva abituarsi a quella situazione, tanto ormai, tornare indietro era inutile.

*Milli Lin*

 Olglish: grazie del tuo commento, non so perchè ma lo scorso capitolo non è stato notato da nessuno... un po' mi dispiace...

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Mesi e mesi di ritardo, ma vedete, nella mia testa c’è tutto, sulla carta qualcosa, ma sul pc…nulla.

Il vuoto più desertico, la tristezza più infinita e la pagina bianca che mi fissava austera.

Insomma avevo il blocco delle tecno-scrittrice, se l’avessi potuto scrivere con la macchina da scrivere (sì, come la signora Fletcher) sarebbe stato tutto diverso.

Invece il computer, boh non so, mi da una strana sensazione….vabbè leggete pure o pochi che ne avete il coraggio! ^^ (scusateeeeee >_<)

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Capitolo 21

Caen stava seduto su una sedia di legno torturandosi le mani.

Il mantello, lungo e scuro, lo avvolgeva toccando terra e incorniciando le gambe della sedia, davanti a lui si stagliava un alto e infinito tavolo color ebano illuminato da rade e deboli lanterne.

Sul tavolo una vicina all’altra in ordine millimetrale stavano imponenti gabbie di reti fitte tanto da non vederci traverso ed etichette su cui erano indicate infinite date e altrettanti nomi.

Gabbie per le anime, una lunga, infinita fila di trappole, terribili trappole, che stringevano nelle loro spire milioni di vite.

Legata a una piccola gabbia, proprio davanti a lui, illuminava fredda e imperiosa una fiamma celeste che si agitava bloccata da una sottile catena d’argento.

Una stretta allo stomaco gli impediva di toccarla in qualsiasi modo, era stata parte di Amy, e quasi un pezzo di Josh.

Era stata una ragazza, prima, un essere umano, che aveva provato sentimenti.

Amore. Odio. Felicità. Tristezza.

Era stata viva.

Questi pensieri un tempo non lo sfioravano nemmeno, prima per lui quelle anime erano solo un mezzo, un qualcosa per la Madre, nulla di più.

I loro pensieri, i loro ricordi, anche quando lo attraversavano, per lui erano vuoti, inutili, come se non esistessero.

Anche quando li cancellava e se li vedeva passare tutti davanti come se lui stesso li avesse vissuti, non provava nulla, era esterno a tutto, non capiva l’oppressione che provavano dentro le Gabbie per le anime, non capiva i dolori e le felicità che avevano avuto in vita.

Era forte, molto più forte, ma ora era diverso, ora non era più così.

Una voce lo richiamò alla realtà facendolo sussultare: -Caen, Va tutto bene?Che stai facendo?

Il rosso si voltò, l’espressione scioccata, sentiva di essere come colpevole, non stava eseguendo il suo compito, non stava lavorando.

Aveva gli stessi movimenti di un bambino scoperto mentre ruba la marmellata che non dovrebbe mangiare, mani alzate, occhi sgranati e il volto tirato in una smorfia di paura.

La voce che lo aveva chiamato apparteneva alla figura esile di una donna, infagottata in un mantello color cresimi che mostrava un aderente corpetto nero e degli attillati calzoni dello stesso colore percorsi dalla caviglia al fianco da una cerniera.

I capelli, lunghi, biondi e striati di mesh verdi, le incorniciavano un volto magro e dal mento sfuggente.

-Ah, Irea sei tu…- Caen riprese a respirare, non si ricordava quando aveva smesso.

Lei gli dedicò uno sguardo glaciale e indecifrabile -Devi portare tu le anime ai sacerdoti, la ragazza che lo faceva è stata assegnata alle prigioni.

La donna s'interruppe un attimo, la sua espressione spenta e indecifrabile si accese in un sorriso malizioso -Cosa stavi facendo?

Il rosso cercò di mantenere la calma, nessuna emozione doveva trasparire dalla sua espressione.

-Nulla- sperò che la sua voce non lo tradisse in alcun modo e non tremasse mentre lo diceva.

Irea lo fissò negli occhi e rimase un attimo interdetta -Caen, ma i tuoi occhi…cioè…sono sempre stati così?

Il Depuratore si limitò a fare una breve smorfia contrariata -Certo uno nero e uno azzurro, come i tuoi sono uno azzurro e uno marrone.

Lei continuò a guardarlo negli occhi ancora, non era convinta, era certa che, anche in quella penombra, uno dei suoi occhi fosse grigio, non nero.

Poi improvvisamente fu attratta da altro, alle spalle del ragazzo, e i suoi occhi scrutarono l’anima di Katia che si dimenava nella sua catena -Ma, non hai ancora finito?Ormai è mattina.

-Sì lo so... - si scusò Caen, non poteva dire che non c’è l’avrebbe mai fatta -Lo farò tra poco.

-Ok, ma poi portala con le altre alla Signora, perché tra poco sarà Quel giorno.- sottolineò le parole con enfasi, era un grande avvenimento, anche se era permesso solo ai Sacerdoti di assistervi.

Irea lo salutò -Beh, io vado, tu finisci e porta tutto ai sacerdoti, dovrebbero trovarsi nella biblioteca.

Caen si limitò ad annuire mentre lei se ne andava, sarebbe riuscito a cancellare l’anima di Katia?

Doveva farlo, perché lui era una marionetta e la mano che lo calzava gli diceva di farlo.

 

Josh uscì da scuola sollevato, quasi felice, un giorno, il primo della sua nuova vita, era passato.

Un giorno normale, neutro, un giorno come prima ne erano stati tanti.

Sorrise camminando, sì, dopotutto gli andava bene anche così, tutto poteva ricominciare senza tragedie, senza problemi…

-Josh?- la voce di Amy lo richiamò e lui si voltò sorridendole.

Anche lei rispose al sorriso -Ah allora non sei arrabbiato con me…io dicevo di sì, oggi sei sempre stato scortese, perché?

Josh la fissò in silenzio, perché? Perché mi sembra impossibile che tu sia tornata davvero, perché è successo un disastro e tu non lo sai, perché tutto questo sembra impossibile.

-Perché avevo mal di testa- mentì lui

Amy sorrise e lo superò -Bene, sono felice che non sei arrabbiato con me!

Improvvisamente Josh si voltò indietro e smise di camminare, la ragazza si voltò -Beh? Perché ti fermi?

E poi lo notò, Harry stava arrivano correndo verso di loro e sorrideva rivolto a Josh, questo era troppo strano, com’era possibile?

-Da-da quando siete amici voi due?- balbettò Amy sgranando gli occhi poi continuò con aria investigativa -Cosa avete combinato mentre non c’ero?

I due ragazzi risposero prontamente in coro -Niente di speciale...- .

La ragazza rabbrividì -Ah! Parlate anche in coro! Siete posseduti!- Josh si stufò e la sorpassò indifferente infilandosi le mani in tasca.

-Smetti di parlare a vanvera e cammina, scema…- sibilò continuando a camminare senza voltarsi verso di lei.

-Aspetta!- sbuffò lei correndogli dietro seguita da quello strano e sorridente Harry.

Strano, c’era qualcosa di troppo strano e anormale in tutta quella situazione, perché erano tutti così lunatici?

 

Le immagini lo perforavano, lo dilaniavano strappandogli un lembo per volta, lentamente, per farlo soffrire.

Sentiva il cuore esplodergli, mentre gli batteva frenetico nel petto, immagini su immagini si sommavano formando un’intera vita.

Una lacrima brillò nell’angolo degli occhi chiusi di Caen, il mantello era agitato e gonfiato da un vento invisibile e la fiamma dell’anima di Katia gli danzava rossa tra le dita formando una luce che lo avvolgeva soffocandolo.

La fiamma s'ingrossava agitandosi mentre la sua luce scemava penetrando nelle mani di Caen.

Le immagini gli arrivavano gelide, forti come schiaffi, tristezza infinita, tremenda, lancinante.

Lacrime, una vita senza senso, malattia, morte….

No, no, basta! Caen non resistette più, allargo le mani e la fiamma guizzò via cadendo leggera a terra.

Ormai vuota l’anima si aggrappava alle poche immagini che le rimanevano, non voleva sparire, non voleva dimenticare tutto, non voleva…

Il ragazzo era in ginocchio a terra, i capelli rossi che gli ricadevano davanti agli occhi, un fremito che lo agitava e le mani tremanti, nervose.

Cercava di ricordarsi come faceva prima, come poteva dimenticare così facilmente la vita di una persona?

Si rialzò in piedi e riprese fra le dita l’anima, riusciva a sentirla implorare disperata, aggrapparsi a quelle poche memorie che le rimanevano e fissarlo chiedendogli in silenzio pietà.

Ma lui non poteva fermarsi, terminò velocemente l’incantesimo cercando di non pensare a nulla, di svuotare la mente e lasciar passare quelle ultime immagini velocemente.

L’anima tremò ancora qualche secondo fra le sue mani, poi si accasciò e continuò a bruciare in silenzio, grigia, vuota e ormai morta.

La ripose in una gabbia per le anime e il nome della ragazza apparve sull’etichetta in una grafia dolce e arzigogolata.

-Beh è ora di portarvi dai Sacerdoti- commentò prendendo due gabbie per il manico e chiudendosi la porta dietro.

Camminò solo per quel buio innaturale, in quel luogo regnava eterno come se fosse sempre notte, un’infinita notte senza luna né stelle né finestre per poterle vedere.

Seguì il corridoio quasi correndo, camminando a grandi passi, prima finiva, meglio era, ormai mattina inoltrata.

Guardò l’orologio che portava sempre al polso, erano le sette ormai da parecchi minuti, suo fratello doveva essersi appena svegliato.

Camminò ancora seguendo le porte con lo sguardo, se si ricordava bene, doveva essere una porta di metallo argenteo.

Ed eccola, più piccola e meno vistosa delle altre, di un metallo lucente e brillante sebbene non potesse riflettere alcuna luce se non quella di qualche torcia.

La aprì con una spalla cercando di non fare cadere le gabbie dalle mani.

-È permesso?- chiese appena fu dentro.

Il soffitto non era molto alto e le pareti erano impregnate dall’odore di muffa e di vecchi libri, la calda luce delle fiamme delle troppe torce per un luogo tanto angusto donava all’ambiente ombre di un nero assoluto e luci rosso sangue.

Si guardò attorno, il luogo sembrava deserto, però i sacerdoti spesso erano come ombre invisibili, sottili e malvagi, loro, fedeli servi della Madre, illuminati dalla sua luce più grande.

Così recitavano i testi che parlavano di loro, testi encomiastici che elogiavano le loro lodi e ne narravano le loro gesta.

Tutti i Dominatori erano costretti a leggerne alcuni durante la loro vita.

Aspettò ancora un attimo in silenzio, l’unico suono era il crepitare del fuoco delle torcie.

-Signori Sacerdoti?- ancora nessuna risposta.

–Scusate avrei le gabbie per le anime, dovete …?- incominciò ad avanzare per la stanza a passi cauti guardandosi attorno furtivo, c’era qualcosa di strano in quella situazione.

Prima di riuscire a terminare la frase inciampò in uno scatolone di libri e sbatte contro una libreria che  si trovava davanti a lui.

Il mobile traballò pericolosamente, Caen cercò di tenerla ferma, ma una pila di libri bianchi gli cadde comunque addosso.

Bianchi? Non ricordava dei libri candidi nella libreria Ne raccolse uno, e se lo rigirò fra le dita: un’appariscente croce rossa ne segnava la copertina La libreria eretica!

Ma allora aveva sbagliato, un errore madornale, tremendo, mortale.

Rimise velocemente al loro posto i libri, aveva sbagliato porta, lì era vietato anche solo entrare figuriamoci toccare o, peggio ancora, leggere i tomi proibiti.

Li stava impilando alla rinfusa nel mobile quando un piccolo libro nero attrasse il suo sguardo, Nero?Perché un libro di magia si trova qui?

Lo raccolse, e lo fissò a lungo, sembrava un libro normalissimo, iniziò a sfogliarlo titubante.

Si trattava di un manoscritto, anzi un diario, era riempito di date, schizzi e appunti, la calligrafia era minuta, spesso frettolosa e sporca ma dolce.

Perché si trovava in quella libreria?

Si sedette a terra e sotto la luce color tramonto della torcia iniziò a leggere:

Diario di Sofia giorno uno”

Aveva già sentito quel nome? Incurante delle regole la curiosità lo vinse e si vide trasportato in un mondo a lui proibito, aprendo le porte a un segreto che doveva rimanere tale.

 

Josh tornò a casa esausto, ma in fondo era felice, Amy era con lui no?

Era viva, cosa c’era di più importante di questo?

Non importava che non avesse più i ricordi con lui, non importava che avesse dimenticato tutto.

Eppure, quando finalmente pensava di essere riuscito a dirle chi era veramente, eccoli di nuovo da capo, senza passi in avanti senza nessun ricordo della verità, che vagava nell’oblio delle false memorie create da Caen.

Si sedette sul divano e si ritrovò a fissare il soffitto nero superandolo ed entrando in un mondo tutto suo, un mondo che pareva felice, ma trasudava angoscia.

Perché non era umano?

Il destino gli aveva donato un passato triste e un terribile futuro, se solo quelle menzogne fossero durate per sempre…

Sapeva che era impossibile, impossibile come desiderare di essere umano, impossibile come l’amore tra lui e Amy…

Si coprì gli occhi con le mani, mentre sentiva una tristezza infinita ricadergli addosso pesante e insostenibile per le sue sole spalle.

Avrebbe voluto che qualcuno lo sostenesse con lui, Amy magari, o chissà…

Sentì la manica della camicia sfiorargli la ferita alla spalla destra con leggerezza.

Come stava il tatuaggio?

Non aveva più controllato da tempo.

Iniziò a sbottonarsi la camicia lentamente come se ogni bottone potesse distoglierlo da quei pensieri.

Si tolse la maglia con cautela e si passò una mano sulla ferita: la crosta era leggera come al solito eppure sembrava più ampia, era come se non volesse guarire mai, anzi, pareva peggiorare.

Guardò il tatuaggio, ormai cancellato, né rimaneva solo un angolo a bordo spalla, gli sembrava uno spettacolo devastante, come se tutta la sua vita fosse sempre stata racchiusa in quei sottili segni neri sul suo braccio.

Strano, improvvisamente si sentiva stanco, gli occhi pesavano e il corpo voleva cadere e abbandonarsi.

Le palpebre si chiusero lentamente mentre un nero infinito copriva la luce della stanza.

Una voce suadente e allo stesso tempo metallica e rimbombante gli suonava in testa, un ricordo della sua infanzia, qualcosa che da tempo aveva dimenticato.

Vedeva un volto, un sorriso dolcissimo, delle mani guantate che lo abbracciavano e quella voce che gli sembrava così familiare gli parlò calorosa ma allo stesso tempo fredda, distante

-Non preoccuparti- mormorava la donna stringendolo a se–Andrà tutto bene Josh -

Il suo nome gli risuonava in testa milioni di volte sempre più forte sempre più reale sempre più vicino.

-JOSH!!!- una voce lo risvegliò dal suo sonno facendolo sobbalzare proveniva da sotto la sua finestra.

Il ragazzo si rimise in fretta la camicia e si sporse guardando in basso, Amy lo fissava sorridente agitando la mano –Josh, finalmente! È un sacco di tempo che ti chiamo!Dormivi?

-Emh…sì.

-Come i vecchietti…- commentò lei sorridente –Dai verresti con me al compleanno di Leo? Lo festeggia sta sera!

-Co-cosa??? Ma perché non mi ha avvertito quello scemo?Non ho nemmeno un regalo!

-Dai non ti preoccupare ho io un regalo, gliel’ho daremo insieme ok?

-Arrivo subito Amy!

Josh chiuse la finestra e s’incamminò verso l’armadio, cos’era quello strano sogno?

Eppure per quanto s’impegnasse non riusciva a ricordarsi il volto di quella donna, chi era?La Madre?

Possibile che avesse vissuto con lei quando era piccolo?Non riusciva a ricordare, quando ancora faceva le elementari con Amy aveva deciso di cancellare ogni suo ricordo di quando era piccolo.

E così era successo.

Eppure solo adesso si rendeva conto di quanto gli servivano quei ricordi.

 

Harry camminava per strada perso nei suoi pensieri, si era fermato troppo tempo nei negozi e ormai si era fatto buio.

Il cielo sfumava da un blu cobalto a sfumature rosate e dorate, erano bellissime, le nuvole riflettevano quelle luci colorate e affascinanti come fossero batuffoli di morbido e candido cotone.

Un quadro, un quadro che lui trovava meraviglioso

Riprese a camminare più svelto, era tardissimo, forse sua madre era addirittura arrivata a casa e lo attendeva perché doveva aver già finito di far la spesa almeno da un’ora.

Lei l’aveva chiamato chiedendogli quel favore circa due ore prima, si era distratto pensando che fosse ancora presto ed era andato al parco.

Strinse a se le due borse di cartone che portava in braccio e riprese a camminare verso la meta più in fretta, il buio avanzava velocemente.

Improvvisamente si accorse di aver preso la strada più buia e più isolata per arrivare a casa, accidenti, a quell’ora non era sicuro.

Beh, lui sapeva difendersi.

Continuò a camminare quando un mugolio lo distrasse.

Dopo un attimo di esitazione andò nella direzione da dove proveniva lo strano suono.

I lampioni finivano, la luce era minima, la calda e colorata luce del tramonto illuminava i contorni delle case, case grigie, alte che gli mostravano solo un rettangolo di cielo dorato.

Il mugolio continuava disperato, simile ad un singhiozzo, parole confuse, dette con voce strozzata, come se qualcuno gli impedisse di parlare.

Ma che stava succedendo?

-No…non lo fare…ti prego- era la voce di una donna, poteva essere in pericolo.

Harry cominciò a correre in direzione della voce e allora lo vide.

Tra un misto di orrore e sorpresa vide un uomo che strozzava una ragazza, la teneva sollevata da terra tra le sue dita.

Le braccia dell’uomo erano muscolose e tese dallo spasmo, il castano era dietro di lui, vedeva il volto della donna tirato in una smorfia di dolore, gli occhi chiusi, le mani strette sopra quelle dell’uomo nel vano tentativo di allentare quella presa ferrea.

Uno stupratore? Harry fissò il mantello dell’uomo No, peggio, un Cacciatore.

-Perché non sei stata buona stupida?- disse feroce la voce del Dominatore –Se fossi stata ferma sarebbe stato più facile toglierti l’anima.

La ragazza stava perdendo i sensi e si accasciava morbidamente tra le mani dell’uomo senza più alcuna protesta.

Le braccia che allentavano la presa e le cadevano lungo i fianchi.

Il Cacciatore la lasciò cadere a terra senza alcun riguardo –Finalmente hai ceduto- diede un calcio al corpo inerme di lei –E ora…-

Le sue mani iniziarono a brillare di una luce fredda e potente.

Harry non poteva rimanere lì a guardare, ma se fosse intervenuto, avrebbe sicuramente ucciso l’uomo, sentiva già un odio, una furia ceca crescere dentro di se, il suo occhio sinistro bruciava rosso e insanguinato.

Non poteva resistere, doveva fare qualcosa, ma cosa? Si era ripromesso di non uccidere più nessuno, non voleva…

Eppure, si stritolò le mani in una morsa fino a far diventare le nocche bianche

Fece un passo in avanti e il suo piede destro sbatte contro una bottiglia di plastica che rotolò rumorosamente per la strada.

Il Cacciatore distratto dal rumore si voltò verso di lui, l’incantesimo nelle sue mani si spezzò e si avvicinò a grandi passi verso Harry.

-Ma cosa abbiamo qui?- disse con un ghigno feroce –Uno spione?O un povero sfortunato?

Harry non si fece spaventare e sostenne il suo sguardo con rabbia, il suo occhio sinistro fremeva ma rimaneva grigio, le sue mani non riuscivano a non tremare, ma lui doveva trattenersi.

L’uomo era alto, taurino e vigoroso, la pelle era stranamente olivastra e gli occhi brillavano chiari su quel viso così scuro, un azzurro e l’altro quasi dorato.

-Lasciala stare.- dichiarò il castano con meno sicurezza di quanto pensasse.

Il Dominatore rise beffardo –Abbiamo un coraggioso è? Cosa vorresti farmi uccidermi? Sei proprio uno stupido.

Le mani di Harry si mossero quasi contro la sua volontà, furono veloci,anche troppo, prima che lui potesse anche solo ragionarci avevano aggrappato il collo dell’uomo e lo strinsero con forza.

Una parte del ragazzo voleva dirgli di smettere, ma il suo grido fu coperto dal ruggito della rabbia repressa che provava verso i Cacciatori.

-Con me non si scherza capito?- ringhiò con rabbia –Vuoi provare anche tu quello che ha provato lei?

Il suo occhio si accese insanguinato e violento, fissava con un odio innaturale l’uomo –Assassino che non sei altro sei solo un bastardo-, continuò Harry senza lasciare la presa del collo dell’uomo.

-Tu…tu…- mormorò il Cacciatore con voce strozzata –Sei..un…Predatore?

Un sorriso enigmatico e feroce si dipinse sul volto del castano, ma lasciò il collo del Dominatore che s’inginocchiò a terra tossendo.

-Sappi che non ti ucciso solo per pietà- mentì Harry mentre prendeva in braccio la donna e recuperava le borse della spesa –Se ti rivedrò ancora non so se ti andrà tanto bene.

Il Cacciatore lo guardò con odio, ma non osò muoversi da dove si trovava.

Harry chiuse gli occhi, aveva di nuovo sbagliato, non avrebbe dovuto, per poco non lo aveva ucciso, gli mancava pochissimo.

Era un mostro, lui non era diverso da loro non era nient’altro che un mostro.

 

*Milli Lin*

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Ciao a tutti!

Grazie Berry di avermi commentato e scusa se non riesco più a commentarti, ma non mi va internet è Chiara cha mette tutti i miei capitoli su rete e mi dice come vanno i commenti e così via, quindi leggo un po’ solo da lei, peccato, mi dispiace.

“Sole” mi piaceva molto, ma sono indietro di due capitoli. Li leggerò presto e scusami ancora per i commenti mancati.

Ma tu hai tante letture quindi non preoccuparti. Alla prossima ok? ^^

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Capitolo 22

Irea camminava a grandi passi per quei corridoi bui sperando di essersi sbagliata, doveva essersi sbagliata.

Se aveva ragione, era un disastro, un immenso disastro.

Raggiunse la porta e chiuse gli occhi, cosa poteva essere successo a Caen?

Poteva anche essere morto.

Rabbrividì al solo pensiero, no, non era impossibile non poteva davvero essere accaduto, l’avrebbe sentito, l’avrebbe capito.

Bloccò i suoi pensieri lasciando solo silenzio nella sua mente e appoggiò la mano sulla maniglia, la girò lentamente.

Guardò dentro e per un attimo il tempo le sembrò immobile, rarefatto, come se averne una cognizione fosse impossibile.

Tutto era statico, come alleggiante in un eterno incantesimo.

Caen era lì, nella biblioteca proibita, steso a terra, il mantello che si avvolgeva al suo corpo rendendone anonime le forme.

I capelli rossi erano scarmigliati e il viso sciupato, tirato in un’espressione sofferente, gli occhi erano socchiusi e i pensieri agitati da chissà quali incubi.

Nella mano sinistra stringeva un libro, stranamente nero, mentre i libri bianchi, quelli proibiti, erano sparsi disordinatamente attorno a lui.

Lei scrutò il suo viso quell’espressione sofferente eppure così immensamente dolce, sentì il cuore farle un balzo nel petto…

No, non poteva distrarsi in pensieri inutili, doveva salvarlo, prima che arrivassero i Sacerdoti, prima che fosse la fine.

-Caen?- lo mormorò piano, quasi pentendosi di aver rotto quell’incantesimo.

Lui si riscosse lentamente sbattendo più volte le palpebre e alzandosi a sedere, la luce calda delle torce donava al suo volto ombre scure che gli sottolineavano i lineamenti scarni.

-Irea…- mormorò con voce roca tenendo ancora fra le mani il piccolo libro nero.

Nei suoi occhi, che lei aveva osservato tanto a lungo, vi leggeva una consapevolezza nuova e entrambi le parevano di quel azzurro glaciale.

-Irea che ci fai qui?- Caen si massaggiò la testa e con un’espressione pensosa guardò il libro che teneva fra le mani e lo lasciò improvvisamente cadere a terra, quasi ne avesse paura.

-Cosa ci fai tu!- ringhiò lei facendo il tono più basso che poteva –Siamo nella libreria proibita!

Lui riassemblò velocemente tutti i suoi ricordi e i suoi pensieri –Io…che ore sono?Da quanto tempo sono qui?

-Sei qui da stamattina, credo, sono le nove di sera.

Caen si massaggio di nuovo la testa, non avrebbe mai dovuto leggere quel diario, eppure, eppure sentiva che era giusto, che doveva, per se stesso, per Josh…

Soprattutto per Josh.

Raccolse il libro e se lo infilò in una tasca del mantello, Irea gli parlava preoccupata, nervosa forse, non l’aveva mai vista così, anche lei sotto quella scorza di immobilità provava sentimenti “umani”.

Ma lui non l’ascoltava davvero, la guardava muoversi, e ascoltava il suono delle parole senza coglierne davvero il senso.

Le sorrise, un sorriso sghembo e inquietante che la colpì, era come se il vecchio Caen si fosse perso nei meandri di quelle lastre di ghiaccio che aveva al posto degli occhi e ora fosse perduto per sempre.

Cos’era successo ai suoi occhi? Dove chiederglielo, forse nemmeno lui sapeva…

No, non doveva distrarsi, doveva portarlo via –Caen non fare così, dobbiamo andarcene!

Lui sembrava non capire, Irea allora prese la mano del rosso fra le sue, era calda e la sentiva così vicina…

-Se arrivano i sacerdoti siamo finiti!

 Stavano per uscire, potevano farcela, potevano…

Improvvisamente una voce severa dall’accento duro li fermò gelandoli dal terrore –Dove state andando voi due?- a parlare era un uomo alto, massiccio, completamente incappucciato in un mantello bianco: un sacerdote.

Caen si voltò verso l’uomo, il suo sguardo bruciava d’ira e un sorriso di sfida gli si era dipinto in volto sfigurandolo.

Era impossibile per lui immaginare quale mostro sanguinario si nascondesse in quella figura, dietro quel cappuccio, sperò che il suo sguardo lo trapassasse da parte a parte come infinite lame.

Il Sacerdote sembrò sostenere la sua occhiata da sotto il cappuccio, eppure tremare pensando a quegli occhi di ghiaccio.

Chi è questo ragazzo che mi fissa con tanto odio?

 

La luce era potente, potentissima, tutto era bianco, accecante e violento.

La donna sbatté le palpebre più volte e al bianco si contrappose il volto di un ragazzo: vedeva i suoi capelli castani, un ciuffo che gli cadeva disordinato sugli occhi, poi nient’altro, tutto era sfocato come in un sogno.

La fissava preoccupato dall'alto in basso -Stai meglio ora?- la sua voce era calda, accorata e quegli occhi grigi la fissavano in modo quasi paterno.

Lei si massaggio le tempie, non ricordava com'era arrivata lì, chi era quel ragazzo?

Che era successo?

Ma il semplice domandarselo le fece ritornare alla mente, vividi, prepotenti e devastanti quei ricordi che avrebbe voluto non avere.

Istintivamente si sfiorò il collo con la mano, sentiva ancora un dolore tremendo e la pelle bruciava.

-Stai meglio?- le chiese ancora il ragazzo avvicinando il suo volto pericolosamente al naso della donna.

Lei arrossì -Io... - la sua voce era roca e strozzata come se ancora qualcuno le stesse stringendo il collo, -sì sto meglio.

Il ragazzo sorrise, un sorriso strano, che sembrava nascondere un'anima ben più complessa.

Prima che lei riuscisse a domandargli qualsiasi cosa lui le porse una tazza di latte fumante ammutolendola, il fumo usciva rassicurante e le penetrava nel naso scaldandole le guancie.

Lei soffiò cautamente sul latte e poi bevve lentamente.

Il suo cuore, che ancora batteva frenetico nel petto, si sentì scaldato da quel liquido dolce che le scendeva bollente lungo la gola.

Solo allora ebbe il coraggio di domandare -Come ti chiami?

Il ragazzo smise di bere il latte e le sorrise mostrando denti bianchi e regolari -Harry - pronunciò -Mi chiamo Harry, tu?

-Nadia...- mormorò lei schiva bevendo subito dopo un sorso di latte che la scaldò piacevolmente.

-Come hai fatto?- chiese poi a bruciapelo sorprendendo il castano.

-A fare cosa?- domandò lui fingendo di non capire a cosa potesse alludere.

-Come hai fatto a salvarmi?- chiese di nuovo Nadia -Voglio dire, non offenderti, ma lui era così massiccio e tu così...così gracilino.

Harry deglutì a vuoto, le mani che si muovevano nervose –Ehm, io non ho visto l'uomo che ti ha aggredito, doveva essere solo un ladro e quando ha sentito i miei passi sarà fuggito.

Mentiva, lei lo vedeva, le pupille si agitavano nuotando disperate per la stanza, ma per il resto dei suoi lineamenti sembrava essere rimasto impassibile, come se fosse abituato a mentire.

Inoltre Nadia si ricordava benissimo quella frase "Toglierti l'anima", non sembrava scherzare, per di più il suo aspetto era così strano.

La ragazza studiò ancora il misterioso ragazzo e decise che forse era meglio tenersi quei dubbi lancinanti solo per se.

-Dove mi trovo?

-Non molto lontano dal luogo dell'aggressione, a casa mia.

Lei lo guardò stupita -Così giovane e già vivi da solo?- lei, che già frequentava l'università da due anni, non se la sentiva ancora di vivere da sola.

Lui ridacchiò -Oh no, hai frainteso, ci vivo con mia madre, sono ancora minorenne io e poi non c'è voluto molto a convincerla a lasciarci soli.

Rimase un attimo in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto, uno sguardo che le sembrò tristissimo -Lei sa…- riprese lui mormorando –Lei sa che io ho molti segreti.

Gli occhi di Harry si riflettevano nel bianco del latte con rassegnazione, c'era qualcosa di sbagliato in lui, qualcosa di radicato profondamente nel suo cuore.

La ragazza sussultò, pentendosi di aver sentito quella frase –Scusa- balbettò –Io non volevo, cioè non credere che…

Lui le sorrise ancora, un sorriso mesto e falso: -L’ho detto di mia spontanea volontà, mica mi hai forzato a farlo.

Nadia lo fissò, la domanda le premeva nella gola e lei cercava di resisterle.

Ma quello sguardo profondo e quegli occhi color del cielo d’inverno la perdevano e la sua anima affogava in quel grigio lago di tristezza.

Deglutì a vuoto –Ascolta, io…- si interuppe studiando lo sguardo del ragazzo  -Io ho sentito quell’uomo dire una cosa strana…

Harry sgranò gli occhi, ma cercò di non tirare in alcun modo gli altri muscoli del viso –Cosa?

-Ha detto che mi avrebbe tolto l’anima, per di più era strano, i suoi occhi…- tremò fermandosi era terribile ricordare.

-Toglierti l’anima?- Harry finse di non sapere, era un bravo attore, dopotutto aveva recitato per così tanti anni una vita che non gli apparteneva.

Per troppi anni.

Nadia non rispose ancora sconvolta, quell’immagine del viso dell’uomo vicinissimo al suo, il suo alito, le sue mani attorno al collo che la stringevano, le sue braccia muscolose e il suo sguardo.

Degli occhi tremendi, carichi d’odio e affogati nella rabbia: uno dorato e l’altro azzurro.

Strinse le mani contro la ceramica della tazza, doveva farsi coraggio, alzò il volto, e fissò con aria fiera Harry –Tu, tu ne sai qualcosa, vero?- il castano la guardò spaventato e poi finse di sorridere.

-Cosa dici?Io ti ho solo salvato non ho visto nulla.

-Lo hai visto, sono sicura, la sua pelle scura, i suoi occhi uno diverso dall’altro, i suoi lineamenti marcati, il suo mantello.

Harry la guardò fingendosi divertito – Tizio strano eh? Non devi preoccuparti lo denunceremo alla polizia con un aspetto così non passerà certo inosservato.

-Zitto!- lei gli gridò guardandolo con rabbia –Ho capito che nascondi qualcosa, lo so, ti prego dimmi chi era quell’uomo!

-Io non so niente!- ruggì Harry ignorando l’occhio che improvvisamente bruciava -Io non so assolutamente niente!

Si alzò in piedi voltandole le spalle, la rabbia che fremeva dentro di lui in modo inconcepibile, i pensieri che viaggiavano impazziti susseguendosi fin troppo velocemente.

Nadia lo guardò: le sue spalle le sembravano così grandi e piegate da così tanti ricordi tremendi da non poterne sostenere più.

-Harry?- allungò un braccio e strinse fra le sue dita la mano del ragazzo.

Lui sussultò e si voltò, fu un attimo, una visione fugace, appena accennata, ma vide un odio disumano sfigurare il volto del ragazzo.

Harry si allontanò sempre mostrandole le spalle –Basta!- ringhiò trattenendosi –Se stai meglio, vattene, c’è qualcosa di sbagliato in me, ma non puoi capire- riprese il respiro che si era fatto tremolante.

–Io sono, - si passò una mano con disperazione sul volto -Sono sbagliato, non sono quello che credi, io.. - si interruppe, delle mani gli cingevano lo stomaco e sentiva il volto della ragazza sprofondare contro la sua schiena.

Quell’abbraccio lo stringeva dolcemente e le mani di lei lo trattenevano materne, il petto di Nadia poggiato sulla sua schiena e il suo viso nei suoi capelli.

-Io sono sicura che non ci sia nulla di sbagliato in te- il tono della sua voce era dolce e ogni parola scendeva come miele su Harry inondandolo.

Però ancora le sue mani tremavano pronte a uccidere la ragazza senza pietà, con un gesto veloce e tremendo.

Il fremito si interruppe, il calore del corpo di quella ragazza era dolcissimo su di lui, tutto si sciolse e sentì il bruciore svanire dal suo occhio.

No, non poteva lasciare che quel momento durasse.

La stava spingendo verso di lui, verso l’inferno, verso un baratro da cui non c’era uscita, no, non anche lei.

La spinse via con malagrazia facendola cadere sopra il divano –Vattene!- gridò –Non puoi capire, non sono che un mostro!

Nadia lo fissò comprensiva, gli occhi acquosi e risplendenti di una luce calda-Io non credo che tu sia un mostro.

-Sta zitta!- il suo occhio sinistro bruciò –Non puoi capire, io sono uguale a chi ti attaccato non credermi diverso solo perché ho provato pietà per te!

La ragazza rimase in silenzio e si alzò in piedi, il suo braccio si avvicinò al volto di Harry scostandogli i capelli che ora gli cadevano sopra gli occhi –Non dirti queste cose.

-Non punirti da solo.

Improvvisamente la ragazza sussultò continuando a guardarlo confusa negli occhi, il castano perso nei suoi non decifrò la sua espressione.

Il ragazzo vagava nella sua immaginazione, dove ora vi era solo lei, il suo sorriso bellissimo, i suoi occhi color nocciola, la sua pelle rosea, i suoi lunghi capelli.

-I tuoi occhi!- esclamò lei tremante senza smettere di sostenere con la mano i ciuffi di Harry.

Il ragazzo trasalì chiudendoli, era stato stupido credere che Nadia potesse anche solo fidarsi di un assassino come lui.

Si allontano da lei –Non volevo che tu vedessi la verità- mormorò –Anch’io sono uguale a quell’uomo- Harry si interruppe soppesando le parole da dire  -Le mie mani sono macchiate di così tanto sangue che è ormai impossibile ripulirle.

Vite su vite si sommavano sulle sue dita, litri e litri di sangue lo inquinavano, era solo un assassino, una creatura orribile senza pietà e indegna di provare sentimenti umani.

-Harry…- mormorò lei cercando di avvicinarlo –Cosa significano quei occhi?

-Significa che non sono umano…- lo disse con difficoltà vomitando quelle terribili parole con fatica, dirlo a lei era come se una freccia gli trapassasse il cuore.

-Vattene ti prego- sussurrò il ragazzo -Non voglio che tu cada in questo baratro, se qualcuno di quegli assassini ti avesse visto con me, saresti già morta.

Si voltò verso di lei, gli occhi entrambi grigi e malinconici –Non voglio che succeda.

Nadia lo guardò, non poteva fare nulla per lui, sentì il suo cuore spezzarsi sotto quello sguardo mesto e profondo.

 

*Milli Lin*

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Capitolo 23
*** capitolo 23 ***


Ciao a tutte come va? grazie mille per le vostre splendide recensioni che mi sono, come sempre graditissime ^^ grazie berry e grazie Kami che avete deciso di non abbandonarmi mai vi voglioi tanto bene ecco a voi un altro capitolo, ovviamente ringrazio anche tutti gli altri lettori che da bravi amiconi non recensiscono mai.. ___________________________________________________________

Il sole splendeva alto nel cielo, un cielo azzurro d’estate, privo di nuvole e che brillava accecante.

Le strade d’asfalto bollivano balenando come sabbia sotto i raggi dell’astro e la gente rideva scherzosa, le vacanze erano alle porte.

Una ragazza camminava silenziosa in mezzo alla folla, la testa china, il sole che sembrava non scottare la sua pelle e il passo svelto.

Amy alzò lo sguardo verso quel cielo splendente e riprese a camminare, i capelli neri che le si gonfiavano dietro la schiena e i pensieri che si mischiavano e si confondevano nella sua mente.

Qualcosa l’assillava, sempre, da giorni, da quando si era risvegliata nel suo letto dalla malattia.

Malata, lo era stata davvero? I ricordi di quei giorni svanivano sempre di più, come una carta ingiallita dal tempo resa sempre più illeggibile e che bruciava affondando nei meandri dei suoi ricordi e morendo.

Già,I ricordi, qualcosa le mancava, era da giorni che provava quella strana sensazione.

Si toccò con la mano lo scollo della maglietta, sentiva come un vuoto nel petto, ma era un vuoto piacevole, che l’alleggeriva e la rendeva felice.

Ma non era normale, ogni volta che ci pensava si sentiva girare la testa.

Infatti c’erano loro, flash, lampi fugaci, immagini che le riempivano gli occhi per appena un attimo, visioni vivide, accese, violente, ma dimenticate subito, come se non fossero mai accadute.

Eppure lei era sicura di aver visto qualcosa, come un ricordo sbiadito, ma così recente.

Che fosse solo frutto della sua immaginazione?

Sentiva di aver lasciato dietro di se qualcosa di terribile, ma cosa?

Qualcosa le era stato strappato, trafugato, portato via per sempre e lei si sentiva così tremendamente leggera, svuotata.

Si fermò davanti alla porta di casa sua, il giardino verdeggiante che la salutava brillante sotto il sole, il tappetino che le dava il suo benvenuto festoso.

Infilò le chiavi nella serratura della porta facendole girare lentamente, stava forse impazzendo?

Abbandonò lo zaino sul divano davanti al televisore e si lasciò cadere anche lei su un morbido cuscino.

Sospirò stanca e si stese, si sentiva così diversa, il rumore dei battiti del suo cuore le pareva così rimbombante, così solo, i suoi pensieri le risuonavano silenziosi e i ricordi così pochi…

Le sembrava di averne visti così tanti, ma era impossibile.

Fissò il tavolo, dove il pranzo rimaneva silenzioso nella pentola e un biglietto troneggiava con le istruzioni del babbo, come sempre.

Sorrise tra se e se, aveva fame dopotutto, si alzò dal divano e si sedette a tavola, il foglio spiccava vicino alla pentola dandole il benvenuto a casa.

Sollevò il coperchio, si versò un’abbondante porzione di maccheroni e iniziò a mangiare in silenzio.

La sua mente che vagava inutilmente alla ricerca di quelle immagini dimenticate, ma era impossibile, forse aveva solo sognato.

Solo un terribile sogno, si disse bevendo un sorso di acqua gelata, niente più che un sogno.

 

Josh era ancora a scuola, in attesa di qualcosa, di qualcuno, le mani tenute incrociate al petto, lo sguardo rivolto verso il basso e la mente lontana.

Attendeva silenzioso: Harry non era venuto a scuola, una cosa che un tempo gli era sembrata normale, ma che ora non lo era.

Ora anche Harry era in pericolo, probabilmente sempre sotto il controllo di un qualche Cacciatore.

E se l’avessero catturato?

L’immaginazione di Josh vagò veloce e già lo vedeva tornare lì, malfermo, ferito, sporco di sangue suo e di decine di Dominatori.

E un sorriso folle dipinto in volto, il sorriso di chi si è vendicato, una risata malvagia che risuonava terribile e le mani insanguinate.

Le mani di un assassino.

Scosse la testa cancellando quell’immagine tremenda, eppure continuava ad attenderlo lì, sicuro che potesse arrivare da un momento all’altro.

Che invece fosse stato ucciso?

L’immagine di un corpo straziato dalle torture e reso irriconoscibile riempì la sua immaginazione, un drappo nero che copriva una figura indistinta affogata in un lago di sangue e una mano che sbucava dal mantello protesa verso di lui.

Cancellò anche quell’immagine continuando ad aspettare, forse era sciocco rimanere lì, anzi lo era sicuramente.

Stava per andarsene quando lì udì: passi frettolosi e leggeri dietro di lui.

Si voltò speranzoso e rimase pietrificato a osservare la figura che si avvicinava a lui, era una ragazza minuta, dai lunghi capelli scuri e con un leggero vestitino bianco che ne sottolineava i dolci fianchi.

-Sapevo che era tardi- mormorò lei con il fiato pesante fermandosi vicino a Josh.

-Tutto bene?- chiese il giovane Cacciatore guardando preoccupato la ragazza.

-Qualcuno è rimasto allora!- esclamò lei ancora con il respiro corto –posso avere un’informazione?

Il moro annuì sorridendo alla ragazza –Conosci un ragazzo di nome Harry?

Josh rimase immobile, il sorriso che si spegneva, una Cacciatrice?

La guardò negli occhi, entrambi castani, no, l’avrebbe riconosciuta, però poteva anche darsi che lo fosse, forse era una Depuratrice o addirittura un grado più alto a lui sconosciuto.

-So solo che questa è la sua scuola, non so il suo cognome- disse lei imbarazzata –Scusa se ti ho fatto una domanda strana, ci saranno decine di Harry in questa scuola…

-Se non sono indiscreto, come mai sai la sua scuola?

-Vedi è complicato…ma c’era la pagellina di questa scuola a casa sua.

Josh tremò, era stata già a casa sua? Allora perché non lo aveva ucciso? Forse non era una Dominatrice, ma allora perché avrebbe dovuto cercarlo?

-Potresti descrivermelo?- chiese, c’erano altri ragazzi con quel nome in quella scuola, non c’era solo lui dopotutto.

-è alto e porta i capelli castani lunghi- Josh sussultò e ascoltò preoccupato il resto della descrizione –Ha gli occhi di un colore strano, grigi direi.

Era lui, non c’erano dubbi.

-Non conosco nessuno così- disse freddo Josh –Ti sarai sbagliata, mi dispiace.

Se ne andò volgendole le spalle cercando di non mostrare la sua insicurezza.

Strano, pensò lei, in qualche modo le ricordava Harry, come due fratelli che non si somigliano, qualcosa di molto più profondo della semplice somiglianza fisica.

E quando vide le sue spalle non poté fare a meno di pensare al ragazzo che aveva conosciuto la sera prima, a quel salvatore sconosciuto.

 

Il cielo era di un azzurro inespressivo, vuoto.

Il ragazzo osservava quell’unica nuvola bianca navigare solitaria come una pecorella smarrita.

Harry si appoggiò sul bordo della finestra, i suoi occhi che si riempivano dell’immagine di lei, Nadia, gli era apparsa come una stella così luminosa in quella voragine oscura in cui si ritrovava.

Eppure l’aveva dovuta scacciare, lontano da lui, dalla perdizione, da un mondo fatto di odio, vendette, sangue, vite perdute, mostri e marionette.

Anche lui era ormai diventato un personaggio di quel terribile teatrino di burattini, anche se la mano della marionettista ancora non lo calzava, lui era un osservatore.

E la burattinaia si avvicinava a lui sempre più come un’ombra terribile e devastante che divorava lentamente pezzi della sua vita cancellandolo.

Ormai da tempo sua madre gli pareva così distante, cancellata.

Sapeva di essere stato lui ad aver creato il muro che li divideva, ma non voleva distruggerlo, solo quella sottile parete separava quella donna dalla morte.

E ora Nadia.

Persa. Abbandonata. Per sempre.

L’aveva voluta salvare, ma lei sapeva troppo, era in pericolo, e vederla ancora avrebbe solo peggiorato le cose, ma non riusciva a dimenticarla.

Tutto ciò che vedeva in qualche modo gli ricordava lei e i suoi occhi dolci, occhi di lince, color della nocciola che lo guardavano con quella dolcezza infinita.

Sospirò continuando a osservare il cielo senza vederlo veramente e a vagare nei ricordi degli unici attimi con lei.

Un rumore lo distrasse, la serratura di casa scattò rumorosa, passi, una borsa poggiata sul tavolo, la porta richiusa.

-Ciao- sua madre lo saluto, sorrideva, il suo volto ancora giovanile incorniciato da boccoli biondi e gli occhi color del miele felici.

-Ciao- mormorò lui senza voltarsi, i loro incontri si facevano sempre più freddi e lui voleva che fosse così.

 -Harry non mi chiedi nulla?- lei si avvicinò e strinse il braccio del ragazzo fra le sue mani –Non vuoi sapere perché sono così felice?

Harry si voltò, lo sguardo spento e un’espressione piatta –Perché sei felice?- lo chiese cercando di sembrare scocciato.

-Mi hanno promosso!- esclamò lei –Capo reparto!- saltello attorno al figlio che non poté fare a meno di farsi sfuggire un sorrisetto soddisfatto.

 -Hai sorriso- disse la donna con voce affettuosa –Era da tanto che non ti vedevo sorridere.- la sua voce aveva un tono così malinconico che Harry sentì il muro crollare lentamente, mattone per mattone.

-Hai un così bel sorriso- disse lei carezzandogli i capelli come quando era piccolo –Dovresti mostrarlo più spesso.

-Non sono più un bambino- si lamentò lui cercando di distanziarla.

La donna sorrise materna –Per me sì.

Tre semplici parole.

Le parole più belle che Harry in quel momento potesse mai udire.

 

 

Josh tornò stancamente a casa e salì le scale che conducevano alla sua stanza.

Dimenticò presto la ragazza di poco prima, non doveva essere poi un problema così grave se era già stata a casa di Harry, e poi troppi altri pensieri occupavano la sua mente e Amy ne era padrona.

Lasciò cadere lo zaino sul letto e aprì la finestra illuminando l’opprimente stanza nera.

Entrò in bagno, si tolse la maglietta e si specchiò, la ferita brillava cupa sulla sua spalla sinistra, sempre più ampia.

Ormai si guardava ogni giorno e lo vedeva chiaramente, peggiorava, si deteriorava divorandolo lentamente verso la morte, il dono d’addio della Madre, qualcosa da non dimenticare: una morte certa.

Presto quella crosta sarebbe arrivata al gomito era questione di poco più di una settimana, forse, per fortuna avanzava lenta.

Appoggiò le mani sul bordo del lavandino, sotto lo specchio, e fissò il suo riflesso, occhi diversi l’uno dall’altro incastonati in un viso affilato e maturo, la sua pelle appariva cinerea, era alto e le sue spalle sembravano così larghe.

Socchiuse gli occhi: chi era il vero lui?

L’essere umano o il Cacciatore? La preda o l’assassino?

Appoggiò una mano contro il vetro, quella che si rifletteva aveva dita più sottili e scarne.

Si infilo la maglia e uscì dalla piccola stanza abbandonandosi sul letto.

Bugie. Bugie. Nient’altro che bugie. La sua vita era solo una bugia.

Mentiva a se stesso, mentiva ad Amy, mentiva a tutti.

Viveva da così tanto tempo in un’eterna menzogna che ormai non sapeva neanche più chi era, nemmeno lui sapeva la verità, la negava anche a se stesso.

Premette il volto contro il cuscino fino a soffocarsi, non voleva piangere, troppo semplice come via di fuga, eppure tutto quel dolore gli stingeva il cuore in una morsa tremenda, avrebbe voluto qualcuno con lui, una persona qualsiasi, ma era solo, solo come lo era sempre stato.

Tra lui e le altre persone vi era una specie di muro, una parete invisibile, sottile, ma che sentiva premere contro di se e allontanarlo dalla normalità.

Si stese di schiena, lo sguardo perso nel soffitto e le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Normalità.

Allungò un braccio verso il soffitto quasi a voler raggiungere qualcosa di visibile solo a lui.

Normalità, una meta che non avrebbe mai raggiunto, mai, il suo destino era un’altro, un destino che non si può scegliere, un destino scritto da altri e che lui doveva solo seguire come un attore seguiva un copione.

Chiuse la mano sul nulla e la lasciò cadere sul letto pesante, il suo copione era immodificabile, lo sceneggiatore lo aveva già costruito da troppo tempo ormai.

Un tempo immemorabile.

Si alzò, la testa tenuta premuta contro le ginocchia, gli occhi socchiusi e i capelli a zazzera che lo contornavano disordinatamente.

Sospirò riempiendosi i polmoni d’aria, scacciando il dolore.

La recita della sua vita continuava e come un bravo attore non doveva mancare alla prima del suo spettacolo.

Si alzò dal letto, quella era la prima e l’ultima volta che si esibiva, niente repliche nella sua vita…

 

Procedeva stancamente alzando i piedi a fatica, strisciandoli sul pavimento producendo un sibilo sinistro ad ogni passo.

Continuava ad avanzare, il volto rivolto a terra e dei ciuffi ribelli che gli coprivano gli occhi.

-Muoviti!- inveì contro Caen il Sacerdote tirando le catene che stringevano i polsi del ragazzo segnandoli.

Caen stinse i denti, il dolore era insopportabile, ma non avrebbe dato segni di cedimento a quell’uomo, come poteva dargli una simile soddisfazione?

Le catene gli segnavano i polsi fino a farli quasi sanguinare, erano rossi, la carne viva era in mostra, grattata da quelle strette lastre di ferro.

Irea l’avevano lasciata andare, non era lei ad aver letto quel diario…

Lo sentiva ancora, nascosto nel suo mantello, la sua copertina di cartone nero che premeva contro il suo ventre e ad ogni passo traballava pericolosamente.

Per fortuna quel Sacerdote non aveva visto quel libro, sentiva che se l’avesse visto la punizione sarebbe stata ancora peggiore.

Era un segreto profondissimo, che distruggeva ogni sua sicurezza e che gli mostrava per quale mostro lui aveva avuto tanta dedizione in quei lunghi anni.

Tutti in quel luogo erano mostri, assassini, demoni.

Quant’era stato sciocco a non accorgersene prima.

Per anni era stato convinto che il suo modo di vivere fosse il più giusto,l’unico possibile, forse perché non conosceva altri modi.

Ogni parola che sgorgava dalle labbra della Signora lui la leccava come fosse miele e si lasciava cullare dal suono ipnotico che produceva quasi fosse una litania trasportante.

Sì, una droga dolcissima, che confondeva i suoi sensi e offuscava la sua mente rendendolo schiavo di una donna tremenda, rendendolo un semplice oggetto.

Incedette ancora, strisciando i piedi e seguendo il Sacerdode come se fosse uno stendardo bianco di salvezza.

Ma il bianco del mantello non rappresentava il colore dell’anima nera dell’uomo che tirava quelle catene con forza.

Un’anima affogata dall’odio e dal sangue, nera di morte.

Caen sospirò, era la fine, non se l’era mai aspettata così la sua morte, per mano della donna che per anni era stata la sua guida più grande.

Non l’avrebbe mai immaginato, eppure pensava che fosse giusto così, una specie di punizione che doveva meritarsi.

Però doveva salvare il libro, quello era molto più importante della sua vita, doveva salvarlo per Josh, perché meritava di sapere tutto.

Doveva sapere tutto.

Ma dove poteva nascondere il libro? Come poteva salvare il diario?

Non doveva andar perduto…

 

*Milli Lin*

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Capitolo 24
*** capitolo 24 ***


Capitolo 24
Caen cadde sul freddo pavimento nero sbattendo violentemente le ginocchia, alzò lo sguardo verso il telo nero che aveva sempre guardato con rispetto si parava davanti a lui come un annuncio di morte.
I suoi occhi brillavano ancora fieri ostentando un sorrisetto che gli attraversava il viso come un taglio trasversale.
-Inchinati bastardo!- sibilò il Sacerdote calciandolo sulla schiena così forte da togliergli il fiato –Signora…- riprese con una sorta di ammirazione nella voce –Cosa volete fare di questo cane?
-Non c’è bisogno che tu lo sappia- quella voce fredda, metallica, che tante volte gli aveva donato speranza, colpì Caen come una doccia gelata –Vai pure, lasciaci soli.-
L’uomo si congedò con un inchino deferente e guardò Caen truce, gli occhi che brillavano d’odio appena nascosti dal cappuccio bianco del mantello.
Il rosso gli sorrise accondiscende, non temeva più nulla, l’abisso che lo aspettava non lo spaventava più, dopo tutto cosa lasciava dietro di sé?
Una vita vuota, la vita di una marionetta, di un contenitore privo di anima, un burattino ormai inutile che andava rotto.
Poi lasciava Josh.
Sì, il fratello era l’unica cosa importante che lasciava dietro di se.
Lo abbandonava, solo con i suoi incubi e le sue paure, ma se fosse riuscito a salvare il diario, quello sarebbe valso più di mille parole, più di tutto quello che da vivo avrebbe potuto fare.
-Caen, figlio mio- il suo tono privo di ogni emozione gli ricordava quello di una candela spenta che ancora emette un leggero sibilo soffocato dalla sua stessa cera.
-Cosa ci facevi nella libreria proibita?- poteva mentirle, dirle che ancora la rispettiva come una dea, che non aveva letto nulla, che era stato tutto uno sbaglio.
Poteva farlo, poteva, ma perché avrebbe dovuto?
-Scoprivo la verità- dichiarò con voce roca e più fievole di quanto volesse.
-Quale verità?
-Quella che voi non avete voluto accettare- annunciò con un tono fattosi più forte.
La tenda si mosse improvvisamente come se un turbine l’avesse scossa e una mano gelida, dalle dita lunghe e affilate strinse il collo di Caen.
Era eterea, rugosa, segnata dagli indelebili segni del tempo e, contemporaneamente, forte, possente e letale.
-Potrei ucciderti ora- disse la Madre -è da tantissimo tempo che non sento il profumo del sangue sulle mie mani.
Caen alzò lo sguardo verso il volto della donna e, vedendolo emergere dall’oscurità con quel suo pallore irreale, mormorò con voce soffocata –Voi siete proprio come vi avevo immaginato-.
Né lo stupore né l’orrore erano dipinti sul suo volto perché non provava nessuna delle due sensazioni, lo dominava solo la fredda certezza di dover salvare quel diario.
-Tu…- quella voce fredda che rimbombava ovunque non sembrava appartenere a quell’esile creatura che gli stringeva il collo -Tu, hai letto il Diario vero?
Caen sussultò impercettibilmente, allora sapeva della sua esistenza, credeva che la Madre non fosse nemmeno a conoscenza di quel manoscritto.
Si nascose di nuovo dietro quella maschera di un ghigno spavaldo ed enigmatico –Naturalmente.
Lei lo strinse ancora di più, le sue unghie strozzavano la carne del ragazzo che reprimeva qualsiasi segno di cedimento, sebbene sentisse i suoi polmoni accartocciarsi privi d’aria e i suoi occhi bruciare.
-Dov’è? – chiese la Signora con rabbia –Dov’è quel dannato diario?
Lui la guardò inespressivo –Dov’era prima è ora- sussurrò con un tono che cercava di sembrare scherzoso.
La Madre lasciò la presa –Lo spero per te.
Caen tossì cercando di riprendere ossigeno, ma i singulti della tosse lo soffocavano e lo costringevano a chiudere gli occhi velati da lacrime di dolore.
La Signora rise fredda –Comunque non ti posso ancora uccidere, mi servi vivo.-si avvicinò a lui sfiorandogli il naso –Quelli deboli come te mi servono sempre vivi, prima di essere gettati.
Caen sgranò gli occhi, ma cercò di rimanere inespressivo, allora non sarebbe morto ora? Cosa voleva ancora da lui?
–Vado a chiamare i Cacciatori per scortarti nelle prigioni- disse la Madre inespressiva –Dopo avrò ancora bisogno di te per un lavoretto- e se ne andò divorata dalla tenda lasciandolo solo con la morte.
La morte che ormai era una sua vecchia amica.
Una vecchia conoscente dalle mani gelide e sottili che lo gremivano continuamente per cercare di portarlo via con se per l’eternità.
Si scrollo di dosso il terrore, l’essenziale era salvare il libro, solo quel diario era importante.
E il miglior nascondiglio era fra i suoi simili.

Amy si svegliò, la paura che le attanagliava lo stomaco e la faceva respirare affannosamente, il buio, soffocante e caldo, la avvolgeva come una coperta troppo stretta.
Aveva bisogno d’aria, aveva bisogno di luce.
Ma il terrore le impedì di muoversi dal letto, rimase bloccata tra le coperte soffocata dall’oscurità.
L’incubo era tornato, lo sentiva strisciarle lungo la schiena dandole un sentore di gelo indistinto, che cosa aveva sognato?
Non lo ricordava, rimanevano solo immagini confuse, appena visioni, dai contorni imprecisi, dai visi irriconoscibili.
C’era Josh, ma non era lui, era diverso, un suo riflesso deformato, una sua ombra e un ragazzo coi capelli color del fuoco, la voce profonda, ma cosa le stava dicendo? Sentiva solo il terrore che aveva provato guardandolo in volto.
Non ricordava nient’altro, cosa le stava annunciando, chi era…
C’era Harry, un uomo, una pistola, e Lei, una voce crudele, sottile, che risuonava ovunque nella sua mente, nel suo corpo, inarrestabile.
Si abbracciò come per impedire al sogno di riprenderla fra le sue spire di paura, gli occhi sgranati nell’oscurità per paura delle ombre che potevano esserci, come se l’incubo potesse riemergere dal buio per divorarla.
Pensa a cose normali, si disse, aveva letto in un libro che serviva a calmare le crisi di panico, guarda le tue vecchie stelline fluorescenti appese al soffitto, ascolta il ticchettio della tua sveglia, così regolare, così normale…
Lentamente riprese a respirare regolarmente e il battito del suo cuore recuperò il suo solito ritmo, quel sogno le ricordava le continue immagini che si formavano come un’evanescente cortina di fumo davanti ai suoi occhi sempre più di recente.
Incubi dimenticati? Ricordi perduti? Cosa potevano essere?
Milioni di domande affollavano la sua mente ancora appesantita dal sonno, si premette la fronte con le mani, andate via, si diceva fra se, andatevene.
Si alzò dal letto con un gesto nervoso, buttando a terra il lenzuolo, il sonno non tornava e la sua mente era troppo stipata di pensieri, domande senza risposta, misteri.
Premette l’interruttore e la luce le ferì gli occhi violenta e improvvisa, come può esserlo solo la luce elettrica, chi era il ragazzo con i capelli rossi?
Le era familiare, ma non conosceva nessuno con i capelli così belli dalle mille stirature del fuoco, i suoi occhi non li ricordava, il suo era un viso vuoto, bianco come un foglio ancora tutto da scrivere.
Uscì dalla camera e scese le scale lentamente, erano persone reali quelle sognate?
Erano fatti realmente accaduti? O il tutto era semplicemente frutto della sua immaginazione? Forse entrambi, forse stava impazzendo, forse era già pazza.
Spalancò la porta della cucina e si sedette al tavolo buttandosi stancamente sulla sedia lanciò un’occhiata al vecchio orologio appeso alla parente davanti a lei: era presto, ancora mancavano diversi minuti alle sette.
Fece tutto con calma ripensando a tutto quello che era successo, l’incubo stava sfumando, sparendo dai suoi ricordi e trattenerlo era quasi impossibile, uno sforzo disumano.
Chi era l’uomo? Era anziano e alto, più di lei, ricordava solo degli occhi neri e stanchi, era a casa sua, ma cosa ci faceva? Perché era lì?
Spalancò il frigo e prese con delicatezza il cartoccio rosa del latte, afferrò una tazza e ci versò dentro il liquido biancastro.
C’era Josh, ma era davvero lui? Non lo sembrava, anzi non lo era, eppure lei se lo sentiva dentro, come un sussurro subdolo, che quel ragazzo dai lunghi capelli corvini era il suo amico d’infanzia.
Forse nei sogni certe cose si sanno e basta.
Ma era troppo vero per essere solamente un incubo, troppo solido, ogni sensazione era così pungente e reale sulla sua pelle che le sembrava di poterle provare ancora se solo chiudeva gli occhi per un attimo.
Versò i cereali al cioccolato nel latte con cautela, il rumore di quel cadere continuo e ticchettante la calmava.
Affondò un cucchiaino nel liquido lasciandolo soffocare dai cereali.
Che cosa le stava succedendo? Qualcosa nella sua testa non andava, o era realmente successo?
No, non poteva essere successe….vero?

Il ragazzo si vestì, con gesti stanchi, era successo di nuovo, quella stessa notte come una realtà tremenda.
Ancora Harry ne ricordava ogni terribile particolare.
Aveva paura, ne aveva tanta, era una ragazza minuta, indifesa, rapita.
Camminava lenta, la testa china, le mani legate.
Avanzava stretta fra due uomini dal cappuccio bianco, lei stessa coperta da una mantella color del sangue.
Vedeva la base di un trono scuro d’ebano, alto e curvo su di lei come un’ombra di morte.
-Inchinati!- le sibilava uno degli uomini incappucciati e l’aveva spinta con tale forza da farla cadere con violenza a terra, un terreno arido, polveroso e brullo come un deserto.
-Benvenuta, Sacrificio- rimbombava una voce orribile, risuonava ovunque irreale, terribilmente inumana.
-Ormai sei pronta…- constatava la voce mentre lei sentiva su di se degli occhi glaciali –Solitamente i sacrifici li consumiamo una notte di novilunio, ma per te non ho più tempo...
Più nulla.
Per un tempo assurdamente lungo.
Harry scosse la testa, un altro ricordo sbiadito come il colore di una vecchia foto macchiata e accecata dal tempo che è passato su di lei.
Di nuovo, aveva già visto una ragazza in una situazione simile, ma era un ricordo vivido e acceso, visto da una prospettiva totalmente diversa.
Ma erano passate così tante settimane, erano successe così tante cose da allora: avevano salvato Amy, le avevano fatto perdere la memoria,quel poliziotto era sparito dalla sua vita e il ricordo della ragazza sotto l’albero aveva distrutto le poche sicurezze che si era costruito.
Si passò una mano trai lunghi capelli castani ancora sciolti, ormai arrivavano alle scapole, era ora di tagliarli.
Se li legò in una coda, prese lo zaino e uscì –Ciao mamma- sussurrò al vuoto –Buon lavoro!- lei si sarebbe svegliata solo un’ora dopo.
Si avviò seguendo il marciapiede, il sole splendeva già alto e bollente facendo risplendere il cemento sotto di se.
Estate.
Sembrava così inadatta a quella situazione, come se dovesse sempre essere brutto tempo quando si è in confusione, quando si è tristi.
Si tolse la leggera felpa che avevo addosso, ormai anche la scuola stava per finire, l’unico momento che lo teneva a galla dalla perdizione nel nulla della sua disperazione.
Scosse la testa, ma che pensieri erano?
Lui avrebbe avuto ancora vicini Josh e Amy, vero?
Sì, sarebbero rimasti vicini comunque; ma il dubbio restava come un tarlo che lo divorava sempre un po’ di più, pezzo per pezzo, sicurezza per sicurezza.
Un tarlo impossibile da scacciare per quanto si sforzasse.
Josh gli passò di fianco, ma fu come se lo attraversasse un vetro, fu silenzioso, tremendamente.
Gli occhi verdi erano annebbiati da milioni di parole intrappolate dentro di lui senza via d’uscita, parole che la bocca non avrebbe mai potuto liberare.
-Josh?
Il ragazzo si voltò e sorrise, un sorriso vuoto e spento –Che cos’hai?- chiese Harry preoccupato.
-Niente….- prese un profondo respiro –è solo che è tutto così…così irreale. Non mi sembra ancora possibile.
Camminarono per un po’ in silenzio, solo il caldo vento estivo a scaldarli.
-E poi Caen non è ancora tornato, è una cosa assurda, dov’è? Perché non è qui? Proprio ora che avevo bisogno dei suoi chiarimenti…-
Caen…era suo fratello vero?
-Dov’è?- chiese Harry senza ascoltare veramente la risposta, riusciva solo a percepire il suono delle parole senza capirle e senza volerle capire.
-Purtroppo non lo so…- la sua voce risuonò triste come non mai.


angolo autrice (di chiary-chan)

la miry in questo momento è in vacanza ma mi ha incaricato a me di inserire questo nuovo capitolo!! ormai è una cosa ufficiale: sono riuscita a venere nominata in tutte le storie della milli-chan nell'angolo in fondo xd
parlando di cose serie: spero vi sia piaciuto il capitolo e se è così (e io sono sicura che è così perchè la milly-chan è una grandissima scrittrice) recensite, capito gente!! premete quel bottone infondo alla pagina e diteci cosa nè pensate!
ringrazio kamy per aver commentato lo scorso capitolo e le 4 persone che hanno messo la storia tra le seguite e le 3 tra i preferiti.
ok alla prossima

!*Milli Lin*

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