Tempo al Tempo

di Kaimy_11
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Smistamento ***
Capitolo 3: *** Nemici ***
Capitolo 4: *** Primo epilogo ***
Capitolo 5: *** Anno nuovo nuovi guai ***
Capitolo 6: *** Alleati ***
Capitolo 7: *** Lo specchio e lo stupido ***
Capitolo 8: *** La camera dei segreti ***
Capitolo 9: *** Cattivo ***
Capitolo 10: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 11: *** Paure allo specchio ***
Capitolo 12: *** Hogsmeade ***
Capitolo 13: *** Storia ***
Capitolo 14: *** L'inizio del terrore ***
Capitolo 15: *** Il male negli occhi ***
Capitolo 16: *** Revisione ***
Capitolo 17: *** Regole e pericoli ***
Capitolo 18: *** Colpevole e Sofferente ***
Capitolo 19: *** Ciò che è giusto ***
Capitolo 20: *** Questione di sangue ***
Capitolo 21: *** Un giglio bianco ***
Capitolo 22: *** Opposti ***
Capitolo 23: *** Odio ***
Capitolo 24: *** Scale ***
Capitolo 25: *** Esercito ed inquisizione ***
Capitolo 26: *** Patronus ***
Capitolo 27: *** Sfere ***
Capitolo 28: *** Buco nero ***
Capitolo 29: *** Ovvio sospetti ***
Capitolo 30: *** Volpe ***
Capitolo 31: *** Arcobaleno ***
Capitolo 32: *** Sfumature ***
Capitolo 33: *** Petali di rosa ***
Capitolo 34: *** Mani e diamanti ***
Capitolo 35: *** Estremo ***
Capitolo 36: *** Morte bianca ***
Capitolo 37: *** Il miraggio ***
Capitolo 38: *** Respiro ***
Capitolo 39: *** Nel buio ***
Capitolo 40: *** Importante ***
Capitolo 41: *** Per proteggerla ***
Capitolo 42: *** Sensitivi ***
Capitolo 43: *** Riunione ***
Capitolo 44: *** Partenza ***
Capitolo 45: *** Mai ***
Capitolo 46: *** Castelli di sabbia ***
Capitolo 47: *** L'ora di decidere ***
Capitolo 48: *** La forza dell'amore ***
Capitolo 49: *** Polvere di ricordi ***
Capitolo 50: *** Sotto un cielo stellato ***
Capitolo 51: *** Il drago, lo scorpione e la galassia ***



Capitolo 1
*** Hogwarts ***


Nelle di Diagon Alley, quel giorno, passeggiavano una folla di persone affaccendate e indaffarate

Salve a tutti, poiché mi sono ripromessa di rivedere tutti e setti gli anni di Draco, e di attenermi alla vera storia di Harry Potter, potrebbero esserci alcuni capitoli noiosi, dato che per me la vera storia comincia verso il sesto anno, quando Draco… lo sappiamo tutti cosa deve fare!!!

Spero di divertirvi e di appassionarvi.

Un bacio e buona lettura.

 

1. Hogwarts

 

 

 

   Nelle vie di Diagon Alley, quel giorno, passeggiavano una folla di persone affaccendate e indaffarate. In prossimità dell’inizio dell’anno scolastico, streghe e maghi, facevano un salto nei negozi di articoli per la scuola per gli ultimi acquisti.

   Tuttavia, per chi non aveva mai varcato i cancelli di Hogwarts, quello era un giorno molto importante e ancor più faticoso. C’erano da comprare tutte le cose stilate sulla lista e, scegliere, per quelli del primo anno, non era mai così facile.

   Fra le tante teste risaltava quella di una donna ben impostata, con i capelli raccolti in una pettinatura elegante. Vestiva di abiti scuri leggermente pomposi, come la sua vaporosa pelliccia marrone. La donna era inseguita da una figura più piccola e mingherlina, che si sforzava di starle al passo e di poter sostare al suo fianco, nonostante i spintoni della folla.

   “: Zia! :”  esordì la ragazzina al fianco della donna “: Abbiamo a male pena comprato i libri, ma il resto della lista ci manca. Non faremo meglio ad affrettarci? :”

   “: Sciocchezze tesoro! Sciocchezze! Avremo tutto per tempo :”

   E mentre le due continuavano a sgambettare fra le vie, videro finalmente la vetrina del negozio che esibiva mantelli, divise scolastiche standard, cappelli e altro. Senza procedere oltre, la zia trascinò dal braccio la piccola nipote, conducendola all’interno del negozio. Con piacevole sorpresa, la piccola costatò che all’interno del negozio c’era un silenzio confortante, ed un calduccio niente male. Si sentiva ancora strattonata a destra e a manca, quando la mano gentile di una donna prese la sua.

   “: Che piacere conoscere la nipotina di Matilde. Tua zia ti ha detto che eravamo grandi amiche? :” La donna che si era curvata per raggiungere l’altezza dalla bambina, aveva due grandi occhiali sul naso allungato e la pelle chiara.

   La piccola, intimidita, scosse semplicemente la testa.

  “: In verità non ci rimane molto tempo, gli prendi le misure, cara? :” chiese cortesemente zia Matilde, e la sarta sorrise scortando le due clienti in un angolo più appartato, dietro un separé. Ma proprio mentre stava per sparire dietro il sipario, la piccola bambina vide due figure poco lontane alle prese con una prova-divisa, pensò. Uno era di spalle e vestito di nero, aveva lunghi capelli di un biondo chiarissimo, e la piccola non capì se fosse un uomo o una donna. Coperto da quella figura doveva esserci un altro ragazzetto biondo, che tuttavia non era ben visibile.

   “: Vado a prendere la divisa standard per quelli del primo anno… :” annunciò la sarta, lasciando zia e nipote da sole. La giovinetta salì su una piccola pedana, e rimase ad aspettare, sotto lo sguardo orgoglioso della zia.

   In verità la piccola era più impaurita che mai. Era sempre stata un strega, e lo sapeva, ma non si era mai sentita così dentro al mondo magico come in quel momento.

   “: Eccomi qui! :” trillò la sarta poco dopo, portando delle stoffe, che poco dopo divennero gli abiti della ragazzina.

   Non più di dieci minuti dopo, la zia, la piccola e la sarta, fecero capolino da dietro il separé, ritornando nella stanza principale. La piccola fu messa sopra ad un’altra pedana, e davanti ad uno specchio.

   Quest’ultima rimase ad osservare la sua immagine riflessa, e si dondolò silenziosa. Aveva i capelli neri come la notte, raccolti in un grazioso chignon e una leggera frangia. Il viso era leggermente allungato con i lineamenti aggraziati, anche se le guance erano ancora rosee e rotonde per via della giovane età. Gli occhi erano blu come l’oceano, e la pelle pallida come le piume di un cigno. Il corpicino era un po’ minuto ma giustamente proporzionato, ora avvolto da una mantello semplice nero, mentre le gambe vestivano una gonna scura.

   “: Matilde, non mi hai ancora detto come si chiama questa graziosa bambina… :” Alle spalle della giovane le due discutevano, mentre la sarta appuntava alcuni spilli nelle parti troppo lunghe della divisa. Stava per rispondere proprio la piccola, ma ancor prima che muovesse le labbra sottili, la zia prese parola.

   “: Si chiama Areal, ed è il mio orgoglio! :”

   Areal arrossì, e chinò il capo, mentre la sarta sorrideva e annuiva. “: E dimmi… :” continuò la sarta “: in che casa pensi che la metteranno? :”

  “: Oh! :” la grossa zia Matilde se la rise. “: non ne abbiamo la più pallida idea. :” ed iniziò a spiegare. “: vedi mia cara, suo padre era un Serpeverde… :”

   In quel momento, la piccola Areal scorse le due figure bionde, poco lontane da lei, che criticavano il lavoro della povera commessa che si sforzava di prendere le misure giuste, voltarsi senza un briciolo di educazione per fissare lei e sua zia. E l’interesse dei due biondi, che sicuramente erano padre e figlio, era scaturito alla parola Serpeverde

“: …Ma sua madre era una Corvonero, mentre io, ovvero sua zia, ero una Tassorosso, e mio marito un Grifondoro! :” Continuò la zia, e a quelle parole i due biondi scossero il capo e tornarono ai loro affari.

   “: Oh! Ma allora è tutto da vedere! :” convenne la sarta “: vieni un attimo con me, ho delle cose da mostrarti … :” e così dicendo, la sarta condusse la zia in un’altra stanza, lasciando Areal sola davanti allo specchio. La piccola si dondolava per osservare le pieghe di un mantello che non aveva mai indossato prima d’ora, e si gongolava nell’idea che da lì a poco si sarebbe sentita davvero strega, dentro le mura della più grande scuola di magia e stregoneria.

   “: Disturbo? :” chiese una voce piatta ma leggermente acuta.

   Quando Areal si guardò in torno, costatò che tutti gli adulti si erano tolti dalla scena, lasciandola da sola con un ragazzo biondo, lo stesso che l’aveva fissata poco prima. Il bambino in questione era pallido molto più di lei, e i suoi capelli chiarissimi erano tutti tirati all’indietro. Il suo volto era abbastanza grazioso, e corredato di due occhi azzurrini, tuttavia qualcosa nella sua espressione non piacque affatto ad Areal.

   “: Scusa, ma non ho potuto fare a meno di sentire che tuo padre era un Serpeverde… :” ammise il biondo.

   “: Si, perché? :” sussurrò Areal, e a quella conferma un ghigno soddisfatto si fece largo sul volto del bambino, che le tese una mano.

   “: Piacere di conoscerti, sono Draco Malfoy. La mia famiglia è Serpeverde da secoli, magari se ci assegnano alla stessa casa, potremo scambiare due chiacchiere… :”.

   Areal fissò in tutta serietà il bambino, e la sua espressione poco rassicurante, ma per educazione gli strinse la mano.

   “: Io mi chiamo Areal, ma spero con tutto il cuore di non finire in Serpeverde… :”.

   Come se si fosse appena scottato, Draco ritrasse la mano, sforzandosi di nascondere il disgusto comparso sul suo volto.

   “: Perché speri di no? Tutti i migliori maghi di buona famiglia sono Serpeverde :”

   “: Si, ma bisogna anche essere… :”

   “: Essere? :”

   “: … Cattivi!:”

   Il biondo rimase a fissare l’espressione intimidita di Areal per un po’, poi scoppio a ridere, ma sicuramente senza allegria. “:Cattivi? Cattivi?:” starnazzò, falsamente indignato e quasi divertito. “:Preferisci finire fra i secchioni Corvonero?, o fra quei bonaccioni buoni a nulla dei Tassorosso? O peggio, fra quei damerini pomposi di Grifondoro?:”

   Areal rimase in silenzio, senza distogliere lo sguardo dal bambino. Non sapeva cosa dire, ma non era d’accordo con quelle parole appena udite.

   “: Tsk! Spero che tu possa cambiare  idea… :” e detto ciò il biondo di nome Draco se ne tornò nel suo angolo, poco prima che gli adulti facessero il loto ritorno. Tuttavia, mentre una nuova sarta e zia Matilde le sistemavano il mantello, Areal non poté fare a meno di pensare che la compagnia di quel ragazzino non fosse delle migliori, e che avrebbe davvero fatto bene a sperare di non finire fra i Serpeverde.

 

   Poco dopo zia Matilde e Areal ripresero a passeggiare fra le vie affollate di gente indaffarata almeno quanto loro, quando, d’improvviso, si udì il vociare di un uomo seguito da una figura piccola e nera che piombò sulla testa di Areal con uno starnazzare sinistro. Zia Matilde strillò preoccupata, mentre Areal, che aveva capito perfettamente cosa era successo, rimase immobile.

   Quando arrivò un uomo magro con il fiatone, Areal allungò la mano verso la propria testa, e sulla sue dita si artigliarono due zampette. Nel momento in cui Areal abbassò il bracciò, poté vedere chiaramente la piccola civetta sulla sua mano, che pian piano, passò sul suo avambraccio.

   Era un piccolo gufo, probabilmente ancora cucciolo, ed era tutto nero, con occhi color del ghiaccio e sfumature grigie sul collo piumato.

   “:Dovete scusarmi, ma mi è scappata. Non è ancora del tutto adulta, e mi da qualche problema. State tutti bene?:” mugugnò il tizio magro, ancora piagato per la corsa che aveva fatto.

   “:Lei è un pazzo!:” abbaiò zia Mutrian “:e se quella bestia selvaggia aggrediva la mia nipotina, si rende conto di…:”

   “:Aspetta zia!:” fece Areal “:Sbaglio o sulla lista c’è un gufo?...:”

   Sia la zia che il tizio la guardarono incuriositi.

   “:Vuoi proprio quello tesoro?:” chiese la zia, apprensiva, dopo aver capito cosa intendesse la nipote.

   Areal osservò ancora la piccola civetta nera, ora tranquilla sul suo braccio, che le ricambiava lo sguardo. Quella civette era sicuramente intelligente.

   “:Si, Voglio questa!:”.

 

   Acquistata la civetta femmina nera, la zia guidò Areal nell’ultimo negozio, in cui tuttavia sarebbe avvenuto l’acquisto più importante. Ma proprio dal negozio di Olivander, il venditore di bacchette magiche, videro uscire un omone gigante, con un cespuglio scuro al posto di capelli e barba, seguito da un ragazzino piccolo ed impacciato con gli occhiali.

   “:Zia!:” fece Areal a bocca spalancata “:ma quello è un gigante!:”.

   ”:Un mezzo gigante, per l’esattezza. Se non sbaglio è il guardacaccia di Hogwarts…:”.

   Quando le due entrarono finalmente nel negozio di bacchette, Areal venne catturata dall’odore di antico che era come intrufolare il naso fra migliaia di pagine di vecchi libri. Il negozietto aveva tutti gli scaffali pieni ed impolverati, ed era abbastanza buio.

   “:Ma chi si vede dopo tanto tempo! Matilde!:” Esordì allegramente il vecchio fabbricante di bacchette, e già da lì il cuore di Areal mancò di un battito. Finalmente avrebbe avuto una bacchetta magica tutta sua.

   “:Ha da molto che non ci si vede, Olivander, cosa mi proponi per la mia nipotina?:”

   L’anziano sbirciò la piccola Areal, e il suo viso si illuminò, mentre agitava il dito. Sparì dietro alcuni scaffali, e tornò con una scatoletta blu in mano.

   “:Legno di quercia e nucleo di scaglie di drago… prova questa!:”

   La piccola prese timidamente la bacchetta scura e leggermente corta che l’uomo le passò, e poi, sotto lo sguardo curioso della zia, agitò la bacchetta, ma ne venne fuori solo un autentico disastro. Tutte le scatolette alla sua destra caddero rovinosamente a terra.

   “:Direi di no, Olivander…:” e detto ciò la zia sfilò dalle piccole mani di Areal la bacchetta. Areal la lasciò fare, dato che era rimasta a fissare le scatole a terra.

   Il vecchio Olivander agitò di nuovo il dito e sparì di nuovo oltre gli scaffali, quando tornò reggeva tre diverse scatolette che esibì sul bancone. Pazientemente aprì la seconda scatoletta nera, e ne estrasse una bacchette di legno chiaro.

   Senza proferir verbo Areal prese la bacchetta e l’agitò, e stavolta la situazione peggiorò, difatti uno scaffale alle spalle di Olivander saltò per aria. Areal mise subito via la bacchetta, zia Matilde fissò ansiosa il fabbricante di bacchette, mentre quest’ultimo si picchettò il mento, pensieroso.

   “:Non immaginavo un disastrò simile con quest’ultima bacchetta…:” ammise con la fronte corrugata “:Ma forse ho un’idea…:” e senza considerare minimamente le altre due scatolette, sparì nuovamente fra gli scaffali. Quando tornò aveva in mano una graziosa scatoletta panna avvolta da un nastro rosso.

   “:Bada ragazzina, questa bacchetta è abbastanza particolare. Né potente né debole, solo particolare:”.

   Nella mente di Areal risuonò la parola: Particolare.

   Dalla scatola Olivander tirò fuori un’elegante bacchetta bianca, con sfumature in legno chiaro. Il manico era appena intagliato sul legno.

   “:Legno d’acero e ciliegio. Il nucleo è composto da capelli di sirena e crime di unicorno… Lunghezza: dodici centimetri e mezzo:”.

   “:Sei sicuro che vada bene?:” chiese la zia, stupita “:Mi sembra molto strana come bacchetta…:”

   “:Particolare:” rimarcò tranquillo l’uomo.

   Quando l’esile mano di Areal impugnò la bacchetta d’acero, sentì riemergere dentro di se tutto il potere che non aveva mai percepito prima. Sentì la magia affluire sulla sua mano quando agitò la bacchetta e le scatole cadute sulla parete di destra tornarono al loro posto in perfetto ordine.

   La zia sorrise d’approvazione, e anche l’uomo fece più cenni con il capo.

   Al secondo colpo di bacchetta, la parete alle spalle di Olivander si aggiustò per incanto.

   “:Complimenti per la sua nuova bacchetta. Particolare come lei evidentemente…:” e con un ultimo sorriso Olivander confermò ad Areal che aveva appena trovato la bacchetta adatta a lei.

 

   “:Mi raccomando presta attenzione ad ogni cosa che fai. Rispetta le regole e gli insegnanti, non litigare con nessuno, e sii giudiziosa:”

   “:Lo sono sempre zia Matilde:” rimarcò Areal.

  Le due erano sul binario nove e tre quarti, e un carrello carico di un baule, due borsoni ed una gabbia con un gufo, se ne stava accanto a loro.

   Ormai era ora. Era davanti al treno che l’avrebbe condotta ad Hogwarts. Aveva aspettato da tanto quel giorno, ma in quel momento le sembrava tutto congelato, forse da un momento all’altro sarebbe caduta per terra senza recepire altro.

   Quando i suoi beni personali vennero caricati sul treno, Areal diede un ultimo abbraccio alla zia e salì con il cuore in gola sul treno rosso. Sentiva il tamburellare del proprio cuore dentro le orecchie, nonostante si ripetesse di mantenere la calma. Quando trovò un vagone vuoto vi entrò e si sedette di fianco al finestrino, lasciando che la sua mente si affollasse di immagini di lei nella grande scuola magica, o alle prese con stregonerie varie.

   “:Possiamo?:”

   Areal si voltò verso la porta del vagone, e vide fare capolino una testa con corti e spettinati capelli color dell’oro. Era una ragazza con un grazioso viso da fatina dei boschi, e due occhi verdi.

   “:Certo!:” sorrise Areal e la ragazza si intrufolò nel vagone seguita da un’altra ragazza che si sedette al fianco di Areal. Entrambe le due nuove arrivata dovevano essere del primo anno.

   “:Mi chiamo Canni Longus:” E la ragazzina dai capelli corti seduta di fronte ad Areal le tese la mano.

   “:Io mi chiamo Emma Longus!:” anche la ragazza al suo fianco si presentò. Questa aveva una chioma di capelli ricci castano chiaro che le arrivavano appena sopra le spalle ed anche i suoi occhi erano verdi, mentre le guancie erano spolverate di lentiggini.

   “:Tanto piacere, io mi chiamo Areal. Siete sorelle?:”

  “:Cugine!:” rispose Emma al suo fianco, e tirò fuori un libro. Areal lesse il titolo incuriosita.

   “:Il ritratto di Dorian Grey! Anche a me piacciono i libri dei Babbani!:” costatò entusiasta.

   “:Oh si! :” ammise Emma “:è la seconda volta che lo leggo!:” ed arrossì.

   “:Lei legge sempre e ovunque, sarà di sicuro una Corvonero!:” si intromise Canni, quasi annoiata.

   “:Anche io leggo molto, ma non ho idea di dove mi metteranno:” confessò Areal a testa bassa.

   “:Leggere piace anche a me, ma mi reputo un po’ troppo impavida, magari mi assegnano a Grifondoro!:”. E dopo le ultime parole di Canni le tre iniziarono a ridere.

   Poco prima che il vagone si fermasse indossarono le loro divise, e quando fu ora di scendere con i loro bagagli al seguito, le tre rimasero unite.

   Fra la folla, Areal riconobbe il cespuglio scuro di capelli che altri non era che il guardiacaccia di Hogwarts che aveva incontrato all’uscita di Olivander.

   “:Primo anno! Per le barche da questa parte!:” tuonò la voce del mezzo gigante.

  Quando seguendo la ciurma di ragazzi del primo anno, giunsero alle famose barche, Areal trattenne il respiro. Era tutto buio, ma le lanterne su ogni barca spezzavano l’oscurità, solo in lontananza il profilo illuminato della grande Hogwarts. Nella sua vita Areal non aveva mai visto una scena tanto… magica.

   Sulla barca era insieme alle due cugine e ad un ragazzino timido che non conoscevano, e durante la traversata Areal scorse il biondo che aveva conosciuto dalla sarta, e distolse immediatamente lo sguardo.

    Dopo anni di attesa, scesi dalla barche, gli undicenni varcarono in gruppo unico la grande soglia di Hogwarts, e come Areal e le sue nuove amiche, tutti erano impazienti ed emozionati. La prima cosa che sarebbe rimasta impressa nella mente di Areal sarebbero state le fredde scale di marmo che salirono, fino a giungere all’ultima rampa dove una strega imponente e maestosa diede loro il benvenuto.

   “:Quella è la professoressa McGranitt!:” sussurrò Canni.

  “:Benvenuti ad Hogwarts:” iniziò cordiale la strega “:Dunque, fra qualche minuto varcherete questa soglia e vi unirete a i vostri compagni. Ma prima che prendiate posto verrete smistati nelle vostre case. Sono: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde:”

   “:Io me ne torno a casa se mi mettono in Serpeverde!:” sussurrò Emma, terrorizzata, e Canni annuì.

   Le tre avevano trovato posto al centro delle scale, ma vedevano bene la professoressa che aveva iniziato a spiegare che la casa in cui sarebbero stati assegnati ognuno di loro sarebbe stata come la loro famiglia. Areal vagò con lo sguardo, fino a rivedere il biondo appoggiato alla ringhiera e affiancato da due grossi ragazzini.

   Tutti sghignazzarono quando un bambinetto esclamò “:Oscar!:” e corse a prendere il suo rospo gracchiante, sotto lo sguardo severo della McGranitt.

   “:La cerimonia dello smistamento inizierà fra pochissimo:” e detto ciò la strega si congedò, lasciando i giovani ad attendere. Tuttavia non ci fu neanche un attimo di silenzio, poiché una voce che Areal riconobbe a malincuore, si fece udire.

   “:è vero allora, quello che dicevano sul treno:” la maggior parte seguì la scenetta “:Harry Potter è venuto a Hogwarts!:” e a quel preciso nome tutti trattennero il fiato.

   Areal vide lo stupore stampato sul volto di Canni ed Emma “:Che c’è che non va?:” chiese ingenuamente, dato che nella sua memoria quel nome non compariva.

   “:Ti dice niente Il Bambino Che È Sopravvissuto?:” la indirizzò Canni, scioccata dalla sua mancanza.  Ma detto in quel modo, Areal capì subito. Harry Potter era l’unico ad essere sopravvissuto a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Tutto il mondo magico conosceva quella storia.

   “:… E io sono Malfoy!:” continuò il biondo avvicinandosi al famoso Harry Potter. “:Draco Malfoy!:” Ma a quella precisazione un rosso al fianco di Harry se la rise, cosa che non piacque al biondino. “:Il mio nome ti fa ridere e!? Non c’è bisogno che ti chieda il tuo: Capelli rossi, una vecchia toga di seconda mano… Devi essere un Weasley!:” .

   Areal fissò carica d’odio quel Draco, capendo che da quel momento lo avrebbe odiato per sempre. Come poteva esistere qualcuno di tanto arrogante e miserevole? Come si permetteva di parlare così a quel rosso? E poi quell’espressione untuosa e meschina sulla sua faccia ribelle e soddisfatta, le fece venire il voltastomaco.

   “:…Scoprirai che alcune famiglie di maghi sono migliori di altre, Potter. Non vorrai fare amicizia con le persone sbagliate… Posso aiutarti io…:” E come aveva fatto con Areal alla sartoria, Draco Malfoy allungò la mano verso Potter, chiara richiesta di alleanza e fiducia.

   “:So riconoscerle da solo le persone sbagliate, grazie!:” e dopo la sua elegante spiegazione, il tranquillo Harry Potter rifiutò la stretta di Malfoy, che era tutt’altro che contento.

   “:Potter Uno. Malfoy Zero!:” sentenziò Canni, soddisfatta, all’orecchio di Areal, che si concesse un ghigno d’approvazione.

   Nel frattempo la McGranitt era tornata, e invitò i ragazzi a seguirla dentro la famosa sala grande dove Areal e tutti gli altri, sarebbero stati smistati…

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Smistamento ***


Quando entrarono nella famosa sala grande, Areal passeggiava in fila al fianco di Emmy, la ragazza riccia

2. Smistamento

 

 

 

 

 

   Quando entrarono nella famosa sala grande, Areal passeggiava in fila al fianco di Emma, la ragazza riccia. Loro come tutti gli altri rimasero incantati a fissare la volta celeste con nuvole e stelle che ricopriva il tetto sulle loro teste, mentre candele aleggiavano poco sotto il cielo. La stanza era un rettangolo molto più lungo che largo, e quattro tavoli si stagliavano in verticale ai loro lati, ognuno per ogni casa. C’era un leggero chiacchiericcio e molti sospiri di sorpresa, ma per quanto riguardava Areal, si era riscoperta incapace di aprire bocca. Sentiva le palpitazioni del proprio cuore, mentre respirava a fondo quell’aria magica di una scuola che aveva aspettato da anni e che ora sarebbe stata la sua casa. Le sudavano le mani.

   Quando tutti gli undicenni si sistemarono meglio che potevano davanti al rialzo su cui salì la McGranitt, Areal e le sue amiche videro chiaramente il capello raggrinzito posizionato su di un semplice sgabello. Dietro la McGranitt, il lungo tavolo orizzontale dei professori esibiva i volti degli insegnanti e soprattutto quello del preside Albus Silente, che Areal non osò fissare a lungo.

   “:Dunque, prima di cominciare, il professor Silente vorrebbe dirvi alcune parole…:” annunciò la McGranitt, e il famoso preside di Hogwarts si alzò in piedi, ed iniziò:

   “:Desidero dare a vuoi tutti alcuni annunci di inizio anno. Per il primo anno, prendo nota, l’accesso alla foresta proibita è severamente proibito a tutti gli studenti. In oltre, il nostro guardiano, il Signor Gazza, mi ha chiesto di rammentarvi che la parte destra del corridoio del terzo piano è zona preclusa a tutti coloro che non desiderano fare una fine molto dolorosa… Grazie.:”

   Areal, Canni ed Emma scossero all’unanimità il capo, con occhi sbarrati, senza sapere se ridere o fuggire di paura.

   Sedutosi il preside, la professoressa McGranitt srotolò una pergamena e riprese parola “:Quando chiamerò il vostro nome verrete avanti, io vi metterò il cappello parlante sulla testa, e sarete smistati nelle vostre case.:”

   A quel punto, senza che se ne accorgessero, le tre nuove amiche si strinsero la mano, ed Areal si ricordò di quanto fosse importante quel momento per ogni piccolo futuro mago. L’essere messo in una casa anziché un’altra poteva cambiare molte cose. Poteva affermare una personalità sconosciuta, poteva far crescere in un modo anziché un altro, oppure avrebbe portato glorie o fallimenti a seconda dei casi. E in tutta onestà, Areal non voleva finire nella casa sbagliata.

   “:Hermione Grenger!:” Chiamò la McGranitt, ed una ragazzetta tutta riccia di capelli avanzò tremante mormorando fra se e se, e nella sua paura Areal rivide se stessa. Tuttavia, dopo essersi posizionata sullo sgabello e aver indossato il cappello, quest’ultimo iniziò ad analizzare “:ah, molto bene, mmm, ci sono: Grifondoro!:” e la piccola, esultante, raggiunse il tavolo della sua casa. Areal conosceva il valore della casa dei Grifondoro, ed immaginava la felicità di quella Hermione.

   “:Draco Malfoy!:” chiamò la McGranitt, ed Areal fu richiamata alla realtà, iniziando a fissare torva il ragazzino biondo, che venne spedito fra i Serpeverde quando il capello era ancora ad un centimetro dalla sua testa.

   Dopo pochi ragazzi la McGranitt chiamò il nome di Harry Potter, che dopo i sussurri dei presenti e le indecisioni del cappello parlante, venne trionfalmente assegnato a Grifondoro.

   La strega continuò a chiamare ad uno ad uno i nuovi studenti, e fra le tre amiche la tensione cresceva, fin quando sentirono chiamare: “:Emma Longus!:” e la riccia raggiunse lo sgabello a testa bassa, e quando indossò il cappello, dopo pochi secondi questo annunciò: “:Corvonero!:”.

    Passarono altri nomi, e ormai rimanevano meno della metà dei ragazzini da smistare, quando, finalmente, Areal si sentì chiamare, e lasciando Canni da sola si avviò verso lo sgabello.

    “:Areal Foreberth!:” e la McGranitt posizionò il capello sulla testa corvina di Areal che si mordicchiava il labbro.

   “:Vediamo… Un notevole intelletto, onestà…:” borbottava il cappello “:… e amore per il prossimo. Ma vediamo…:”

   Areal ricordò che suo padre era un Serpeverde, e che non era stato d’esempio per nessuno. Poi visualizzò nella sua mente il biondo di nome Draco, e chiudendo gli occhi si lasciò invadere dall’odio per quella casa

   “:E va bene, ho deciso: Corvonero!:” sentenziò deciso il cappello, e quando Areal aprì gli occhi non poté fare a meno di sorridere.

   Quando raggiunse trotterellante il tavolo dei Corvonero, si sedette di fronte ad Emma, e le due si strinsero la mano sorridenti per un momento, quando le raggiunse Canni, che si sedette rumorosamente al fianco di Areal.

   “:Pensavo si fossero scordati di me, santo cielo!:” enfatizzò Canni.

   “:Non eri un po’ troppo impavida per finire fra i Corvonero?!:” Scherzò la cugina Emma, e l’altra le face una linguaccia di rimando.

   “:Salve!:” salutò una nuova ragazza dai capelli ramati che si sedette dopo Emma sulla panca “:Mi chiamo Jude:”.

   “:Piacere, io sono Canni, e loro sono Emma ed Areal!:” spiegò cordialmente e un po’ sfacciata Canni.

   Mentre le quattro ragazze chiacchieravano, a loro si unirono gli altri neo-Corvonero, e una volta che lo smistamento fu terminato una ragazza bionda con un cappello a punta nero, che sedeva al loro tavolo, si allungò verso gli undicenni assegnati alla sua casa.

   “:Mi chiamò Giulled McFon, sono il prefetto dei Corvonero. Al termine del banchetto seguitemi, e se durante l’anno avrete bisogno di qualcosa chiedete pure di me.:” e sorrise gentilmente ai ragazzi, che annuirono timidi.

   Poco dopo la tavola era imbandita di varie pietanze dall’aria incantevole, e mangiando Areal fece maggiormente conoscenza con Emma, Canni e Jude.

   Finito il banchetto, i ragazzi si divisero per case, ed ogni prefetto guidò i propri compagni del primo anno nelle sale comuni. Areal si perse fra le scale che si muovevano e corridoi tutti uguali ai suoi occhi inesperti. Dopo poco, giunsero in un corridoio più appartato in cima ad una rampa di scale, dove sorgeva una piccola porta priva di serrature e maniglie, c’era solo un battente di bronzo a forma di corvo. Il prefetto Giulled bussò leggermente sulla porta, e il corvo aprì il becco parlando con una voce femminile

   “:Arriva ovunque ma non si muove mai…:”

   Tra gli undicenni si susseguirono mormorii, poi la ragazza bionda chiese con un sorriso “:Qualcuno conosce la risposta?:”.

    Tutti si tirarono indietro intimoriti, tranne una ragazzina che alzò la mano dicendo “:è la strada:” e quella ragazzina era Emma.

   “:Benvenuti:” annunciò il corvo sulla porta, che si aprì lasciandoli passare.

   “:Complimenti!:” disse il prefetto, e fece strada per entrare.

   “:Questa era facile, secchiona!:” brontolò Canni alla cugina, che se la rise.

   Quando furono nella sala comune ad Areal mancò il fiato, tutti i libri del mondo sembravano essere sistemati sulle pareti della stanza tonda in scaffali perfettamente ordinati. Graziosi finestroni ad arco con tende bronzo e blu armonizzavano l’ambiente arioso e accogliente. La moquette era blu notte, richiamando la cupole stellate che fungeva da soffitto. Areal rimase affascinata, e si sentì, per davvero, a casa. La ragazza prefetto li condusse qualche passo avanti, dove in una nicchia bianca risiedeva la statua di una donna, e accanto ad essa si nascondeva una porta.

   “:Come potete immaginare questa è la statua di Priscilla Corvonero, e quella porta conduce ai dormitori. Il primo a destra è quello maschile, mentre quello in cima alle scale è quello femminile.:”

   “:Scusa?:” chiese una ragazzino.

   “:Dimmi!:”

   “:Ma per entrare dovremmo rispondere sempre a quell’indovinello?:”

   “:No, ogni volta c’è un indovinello nuovo. Trovate la risposta e la porta si aprirà:”

   “:E se sbagliamo?:” chiese preoccupato.

   “:Bisogna per forza aspettare qualcuno che lo risolva…:”

   Fra tutti calò il silenzio.

   “:Bene:” riprese la bionda “:Andate pure nelle vostre stanze, i vostri bagagli sono già lì:”.

 

   Poco dopo, Areal, Emma, Canni e Jude si ritrovavano nella stessa stanzetta  tonda con quattro letti e quattro comodini. Areal perse quello più lontano dalla porta ma vicino alla finestra, Emma quello accanto a lei, mentre le altre due quelli della parete di fronte. I letti sembravano posizionati come i sedili del vagone del treno, così le quattro rimasero tutta la sera sedute ai piedi dei loro letti a parlarsi.

   “:Questo è Hoptyr:” annunciò Jude, mostrando il suo gufo marrone.

   “:Un consiglio: tienilo lontano dalla mia Cleopatra…:” e da dietro la schiena di Canni sbucò un gatto bianco a pelo corto.  Jude spalancò gli occhi e si affrettò a richiudere il gufo in gabbia, vedendo gli occhi famelici della gatta. Le altre tre ragazze scoppiarono a ridere.

   “:E il tuo come si chiama?:” chiese Emma ad Areal, indicando il gufo nero in miniatura.

   “:Non ci avevo pensato…:” ammise la ragazza, ed iniziò a squadrare il gufo “:Nira!:” esclamò all’improvviso. “:è come dire “nero” al femminile!:”

   “:Certo che ne hai di fantasia!:” disse Canni “:se era giallo come lo chiamavi?!:”.

   “:Lo so, ho poca fantasia!:” ed Areal si grattò la testa imbarazzata.

  Quando dopo qualche ora tutte dormivano, Areal si allungò verso la finestra, l’aprì, e lasciò volare via il gufo nero chiamato Nira. “:Va a farti un giro…:” gli sussurrò, e il gufo spiegò le ali nella notte, mentre Areal la seguiva con lo sguardo, ed accarezzava i contorni di Hogwarts e delle montagne che dalla torre in cui era situata la sua sala comune si vedevano benissimo.

   Si sentiva felice, ma non poteva immaginare che pur avendo solo undici anni, il suo destino era già stato deciso…

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

Grazie a tutti quelli che leggono ma soprattutto a

JuliaSnape per aver recensito, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, Draco tornerà presto in scena, se per caso ti stavi chiedendo di lui XD….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Nemici ***


La prima settimana ad Hogwarts fu come una gara per la sopravvivenza

 

3. Nemici.

 

 

 

 

   La prima settimana ad Hogwarts fu come una gara per la sopravvivenza. Areal e le sue tre compagne di stanza condividevano quasi tutti i corsi, e si inseguivano nelle sale di studio e nella biblioteca per finire i compiti comuni e chiacchierare. Areal era discretamente abile nelle lezioni, dando prova del suo discreto talento, tuttavia, per quanto si trovasse bene fra i Corvonero, iniziava a dubitare di essere degna di quella casa. Tutti i suoi compagni adoravano studiare e leggere libri, ed anche lei era così. Tutti i suoi compagni erano persone calme e coscienziose, ed anche lei era così. Tutti i suoi compagni mettevano in pratica le ore di studio qualificandosi fra i più intelligenti della scuola, lei no. Areal si trovava spesso indietro nelle relazioni da consegnare ai prof. e spesso doveva chiedere aiuto a Jude o a Canni, ma la cosa che più le faceva male, era il fatto che non riuscisse nemmeno a superare la porta della sua sala comune. Ogni qualvolta che si presentava davanti al corvo sul battente, questo la interrogava con un indovinello sempre diverso, e lei, pur riflettendo, non trovava la risposta. Per pura fortuna con lei c’era sempre una delle sue amiche, che rispondeva prontamente al posto suo, e dopo varie occasioni, si era ripromessa di arrivare davanti a quella porta sempre e solo in compagnia, per non fare figuracce. Non chiedeva di essere come Emma che rispondeva sempre a tutto, ma quantomeno, saperne una ogni tanto, ma non era così.

   Tuttavia, ad impedire che si annoiasse in quella routine, ci aveva pensato il simpatico rapporto che si stava creando fra lei, e un particolare biondino Serpeverde

   Tutto era iniziato durante la prima lezione di Pozioni, con il professor Piton…

 

   Areal ricordava bene quella prima lezione, poiché era letteralmente rimasta affascinata da quella materia. Ricordava che mentre erano tutti seduti ad attendere, era entrata una furia vestita di nero, che aveva proseguito verso la cattedra brontolando le parole: “:Non ci saranno sventolii di bacchetti e stupidi incantesimi in questo corso.:” e già da li Areal era rimasta con gli occhi fissi sul professore, che continuò “:Come tale, non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienze e l’esatta arte del preparare pozioni, comunque ai pochi scelti dal fato, che possiedono la predisposizione… io posso insegnare come stregare la mente e irretire i sensi. Posso dire come imbottigliare la fama, approntare la gloria e in fine anche mettere un fermo alla morte…:”

   Da li Areal era letteralmente con la bocca spalancata e gli occhi fissi sul quell’insegnante dai modi conturbanti che aveva stregato mezza classe con il suo discorso eloquente. L’altra metà classe tremava di paura e deglutiva.

   “:Pianeta chiama Areal…:” le sussurrò Canni sventolandole la mano davanti agli occhi. “:Ti sei innamorata del professore?:”

   “:No scema, ma di quello che ha detto sì!:”. Ed Areal, falsamente offesa tornò a prestare attenzione all’insegnante vestito di nero, con unti capelli neri, occhi neri e un naso pronunciato. Tuttavia il professor Piton aveva preso di mira il povero Harry Potter, che evidentemente si era distratto, e lo stava letteralmente mettendo in imbarazzo con domande a cui nessuno poteva rispondere. Nessuno tranne una certa Grenger che sventolava una manina alzata. Ma la cosa che fece perdere le staffe ad Areal fu il sorrisetto di Malfoy, seduto davanti a lei, che se la godeva nel vedere Potter sotto tiro.

   Quando finì la lezione, il professore fu il primo ad uscire seguito da alcuni studenti, i più timorosi. Nell’aula oltre a Canni che perdeva tempo a mettere via le sue cose, c’erano Areal, che l’aspettava, e Malfoy in compagnia dei due energumeni dei suoi amici. In fondo, solo un’altro gruppetto di Tassorosso indaffarati.

   “:Avete visto? Potter ha fatto una figuraccia alla sua prima lezione!:” sghignazzò Malfoy ai suoi amici.

   Areal non riuscì a tenere la bocca chiusa “:Pensa a tutte quelle che farai tu durante l’anno, Malfoy…:”

   Il biondino si voltò, con lo sguardo furioso, ma con una finta calma stampata sul volto apatico. “:Hai detto qualcosa Foreberth?:”

   “:Oh sì Malfoy, secondo me tu farai di peggio più avanti…:”

   Draco parve ignorare le sue parole, e avvicinandosi al banco di Areal e Canni, iniziò a squadrare dall’alto in basso la ragazza che gli teneva testa con lo sguardo più ostile che conosceva.

   “:Alla fine ti hanno messo fra i Corvonero, bhè sempre meglio di altro. Ma questo non ti da il diritto di metterti contro di me!:” e minaccioso assottigliò le distanze fra loro due.

   Areal non si scompose “:Non mi fai mica paura, sei solo uno sciocco che si da più arie di un pavone…:” e Canni, nascondendo le risa, fiancheggiò l’amica come i due energumeni avevano fatto con Malfoy.

   “:Poca confidenza ragazzina!:” abbaiò Draco ad Areal.

   “:Cosa c’è Draco? Accetti commenti solo dagli stupidi come te? Alla fine scaccerai chi sta più in alto di te, e ti rifugerai fra gli stolti per fare loro da capobanda?:”.

   Malfoy avvampò di rabbia, i suoi due amici stavano per impugnare le bacchette, ma fra lo sguardo minaccioso di Canni, e l’ammonimento di Malfoy stesso, rimasero immobili.

   “:Che problemi hai Foreberth? Non voglio mettermi contro di te, anche perché quella che ci perderebbe saresti tu…:” sussurrò serio il biondo, ed Areal si concesse un attimo di silenzio.

   “:Mi da fastidio la tua arroganza, quando in realtà la tua è solo invidia verso Potter…:”

    Draco se la rise, più odioso che mai. “:Tu non sei normale Foreberth, stai attenta a dove cammini…:”.

   Quando furono fuori dall’aula di pozioni, Canni le chiese: “:Avevi intenzione di mangiarti Malfoy a pranzo? Non pensavo fossi così aggressiva. Voglio dire, non mi dispiace dato che anche a me quel Malfoy da su i nervi, però…:”

   “:Non sopporto la gente come lui, è più forte di me…:”.

 

   Una scena simile avvenne durante la prima ora di volo. La professoressa, con corti capelli d’argento, disse ai ragazzi come far sollevare la loro scopa da terra.

   Areal, come detto dalla prof, si mise alla sinistra della sua scopa e si preparava a dire il suo “su” che avrebbe fatto sollevare la scopa da terra.

   Attorno a lei, Potter era riuscito a primo colpo, e così anche Malfoy che sorrideva beffardo a tutti. Anche Canni, orgogliosamente, riuscì al primo intento, mentre gli altri, comprese Emma e Jude, riprovavano senza successo.

   “:Su?:” bisbigliò Areal al suo manico di scopa, ma questa neanche si mosse. Facendo una respiro profondo, si concentrò pensando che quella scopa doveva essere come un suo braccio, a cui doveva dare un ordine preciso, e si concentrò meglio.

   “:Su!:” disse per la seconda volta con decisione, e solo allora la scola si sollevò da terra e lei l’afferrò con la mano.

   “:Dunque:” disse l’insegnante, quando tutti presero la loro scopa “:una volta afferrata la scopa, voglio che ci montiate, e aggrappatevi bene, non vorrete scivolare a terra. Quando soffio nel fischietto con i piedi vi darete una spinta, forte! Tenete la scopa ben salda, sollevatevi un momento, inclinatevi leggermente in avanti, e ritoccate terra. Al mio fischio: tre due:” Peccato che, uno dei ragazzini di Grifondoro Neville Paciock, si alzò da terra ma non vi rimise più i piedi. Iniziò a volteggiare sulla sua scopa senza controllo, sorvolando le cime di Hogwarts per poi schiantarsi contro un muro e precipitare a terra. L’insegnante corse a prenderlo, e prima di accompagnarlo in infermeria, proibì a tutti di volare sulle scope fino al suo ritorno.

   Il beato silenzio non durò che mezzo secondo, rotto da Malfoy che aveva raccolto da terra la Ricordella di Paciock, il ragazzo caduto, e la esibiva trionfante.

   “:Se avesse stretto questa si sarebbe ricordato di cadere sulle chiappone!:” e alcuni risero della sua battuta.

   “:Dammi qua Malfoy!:” ringhiò Potter.

   “:Tirate fuori i pop-corn ragazze, qui ci divertiamo!:” enfatizzò Canni, dando uno spintone col gomito ad Areal e Jude. Emma diede un buffetto sulla testa dalla cugina, a di rimprovero.

   “:No!:” fu la risposta di Malfoy “:La metterò dove Paciock dovrà cercarsela!:” e montando sulla sua scopa si sollevò da terra “:Che ne dici del tetto? Cosa c’è Potter? Pensi di non arrivarci?:” e lo provocò dall’alto. Ma Potter, nonostante i consigli della riccia Grenger, si alzò in volo sulla scopa e raggiunse Malfoy. Da li i due si sfidarono come poterono, Malfoy lanciò la Ricordella, e Potter si esibì spettacolarmente nel recuperarla. Quanto tornò al suolo, tutti gli altri undicenni gli furono a cerchio festanti. Poco dopo però la professoressa McGranitt lo chiamò con se, e Malfoy riprese a ridere.

   “:Non ti basta la figuraccia che hai fatto? Te lo avevo detto che la tua è tutta invidia, e che avresti finito col fare la tua figura pietosa!...:” e quando Areal ebbe avuto il suo sfogo contro Malfoy, si sentì sollevata. Il biondo ovviamente la fulminò con lo sguardo, ma per saggezza o per altro rimase in silenzio, anche perché era tornata la professoressa di volo. 

 

   I giorni passavano, e così anche le settimane, ed in fine giunsero le prima vacanze di natale. Emma e Canni rimasero ad Hogwarts, mentre Jude ed Areal sarebbero tornate a casa. Ma prima di ritornare veramente a casa, zia Matilde pensò di portare la sua giovane nipotina nel villaggio di Hogsmeade. Peccato che, quella idea non fosse venuta solo a sua zia.

   Mentre zia Matilde era entrata in uno dei negozietti, Areal passeggiava per le vie innevate un po’ più appartate. Arrivò perfino a pochi passi dalla recinzione che precedeva la Stamberga Strillante, la casa più infestata di tutte.

   “:Anche tu in ricognizione Foreberth? Ma stai attenta, magari finisci col fare brutti incontri…:” Sentenziò la voce irritante di Malfoy.

   Quando Areal lo vide rimase ad osservarlo. Era normalmente avvolto in un cappotto lungo e scuro, ma con ancora la grande sciarpa dei Serpeverde attorno al collo. Anche Areal aveva un cappotto nero, e i capelli neri raccolti.

   “:Come è possibile che finisci sempre fra i miei piedi Malfoy?:”

   “:Ti ho già detto di moderare i termini con me, ragazzina!:” e il biondo si avvicinò “:Fin ora ho avuto rispetto di te, ma ora inizi a darmi su i nervi…:” e si concesse l’espressione più arrogante e maligna che conosceva.

   “:Malfoy, ti ripeto che sei tu a provocarmi:”

   “:Allora continui!:” strillò lui.

   “:Cosa ti aspetti? Che mi metta ai tuoi piedi e mi trasformi nel tuo zerbino personale? Ti ricordo che io faccio parte degli intelligenti, non degli stolti che ti vanno dietro:”

   “:Ora basta!:”

   E da li tutto successe di corsa. Erano soli, da li non passava nessuno. Malfoy sfoderò la bacchetta, e la puntò contro Areal, che tuttavia aveva già impugnato la sua avendo previsto la situazione. Non temeva Malfoy, ma doveva ammettere che lui conosceva sicuramente più incantesimi di lei, così fece l’unica cosa che gli venne in mente, sfruttando uno dei pochi incantesimi appresi.

  “:Wingardium Leviosa:” Disse Areal, mirando alle scarpe di Draco prima che questo le scagliasse contro qualche incantesimo ostile.

   Lo spettacolo che si presentò davanti agli occhi di Areal la lasciò totalmente a bocca a aperta. Aveva seriamente pensato di essere spacciata contro gli incantesimi che sicuramente conosceva Malfoy, ma fatto stava che il ragazzo aveva presto tempo e che lei, con una mossa stupida, aveva ottenuto un risultato da togliere il fiato.

   Le scarpe di Draco, colpite dall’incantesimo di lievitazione, venivano attirate verso l’alto da una forza invisibile. Ma sia perché l’incantesimo era stato scagliato con poco abilità, e sia perché il peso sulle scarpe era troppo elevato, le scarpe di Draco non presero totalmente il volo, ma costringevano il ragazzo a saltellare sul posto in un continuo barcollare per impedirsi di cadere a terra o di finire addirittura a testa in giù.

   “:Maledetta, CHE HAI FATTO!:” strillò isterico Draco, mentre con le braccia tentava di imporsi l’equilibrio che le scarpe indomabili gli toglievano.

   Areal dal suo canto, avrebbe voluto essere spietata e gongolarsi della sua vittoria, tuttavia vedere il biondino in quello stato, che saltellava e strillava in preda ad una crisi isterica, le provocò solo una cosa: un attacco di risate incontrollate!.

   Inizialmente sghignazzava teneramente con una mano davanti alla bocca, ma quando Draco perse del tutto l’equilibrio e finì con una gamba per aria, Areal scoppiò a ridere senza un briciolo di contegno. Ma le sue risate non erano di scherno, erano di pura gioia e divertimento nel vedere quell’arrogante di Draco vestire i panni di una tenero pagliaccio imbranato almeno per una volta.

   “:Come ti permetti di ridere di me! io te la faccio pagare! Fai tornare tutto com’èra hai capito? Sbrigati!:” strillava il biondo, ma Areal era piagata in due dalle risate. “:Cosa ci trovi di divertente:” abbaiò ancora il biondo, trovando una posa più dignitosa.

   “:Co-oss-sa ci trovo da-da ridere?:” e la ragazza rideva ancora più forte senza riuscire a trattenersi “:ma ti sei visto? Draco fai troppo ridere!!:”

   Draco aveva già un insulto sulla punta della lingua, ma osservando meglio quella piccola ragazzina con gli occhi blu, capì che non rideva per deriderlo. “:Mi trovi così divertente!:” ringhiò con un po’ di educazione in più.

   “:Si, e non sai quanto!:” a quel punto la ragazzina provò a contenersi, anche perché Draco era finito seduto sulla neve, con i piedi per aria e con le scarpe che minacciavano davvero di spiccare il volo.

   “:Ti decidi a fare qualcosa?:” strillò Draco fulminandola con lo sguardo.

   “:Oh! Si scusa!:” e tra qualche risata non soppressa, e un po’ di imbarazzo, si inginocchiò vicino a Draco, ma sbiancò. “:Draco? Io non so come si fa…:”

   “:Che hai detto???:” ma l’espressione sconvolta di Draco era ancora più divertente di tutto il resto.

   “:Se la smetti di agitarti come un’oca che sta per essere spennata, forse io metto in moto il cervello!:” abbaiò Areal, per la prima volta seria.

   “:Come, come mi hai definito?:” soffiò Draco, senza riuscire nel suo intento di essere minaccioso. Con i piedi per aria, per quando scuro si facesse in viso, poteva solo essere ridicolo. Il bulletto aveva tolto le tende a forza.

   “:Stai zitto!:”

   “:Tsk! Un oca da spennare! Un oca da spennare! Si permette perfino di parlare dopo quello che mi ha fatto!:” borbottò fra se e se Draco, indignato.

    Nel frattempo Areal estrasse la bacchetta e la puntò contro le scarpe incontrollabili di Draco, e cercò di pensare qualcosa come “basta” e sansa sapere quale santo le avesse dato aiuto, le scarpe di Draco furono liberate dall’incantesimo di lievitazione.

   Draco si alzò con un broncio che gli ricopriva tutta la faccia, frettoloso e impacciato. Quando fu in piedi iniziò a fissare Areal, minaccioso e serissimo.

   Areal era tranquilla, con ancora l’allegria causata dal ricordo di Draco con i piedi per aria “:Partiamo dal fatto che mi hai attaccato tu, io mi sono solo difesa. Siamo pari Malfoy!:”

   “:Pari un corno!:”

   “:Vuoi che racconti a mezza scuola com’eri con i piedi per aria? O preferisci che ripeta questo simpatico giochetto mentre sei distratto per i corridoi di scuola?:”

   Malfoy sollevò un sopracciglio “:non lo rifaresti, perché a quel punto te la farai pagare…:”

   “:Tu non darmi motivo di rifarlo…:”

   Per interminabili secondi si scambiarono le più terribili delle occhiatacce. Areal teneva i pugni sui fianchi, mentre Draco aveva le braccia incrociate al petto.

   “:Senti, mia zia mi starà cercando, se non ti dispiace tornerei indietro…:” Disse decisa Areal, e Draco si limitò a fare un cenno con la mano come a darle la precedenza, senza togliersi dalla faccia la sua espressione ostile.

   Continuando ad osservarsi, i due undicenni si incamminarono fianco a fianco verso il sentiero principale di Hogsmeade.  

   Draco era ancora imbronciato ma a testa alta. “:Comunque hai avuto solo fortuna, Foreberth…:”

   “:In cosa ho avuto fortuna? A non essere io quella che saltellava coma una scema? O ti riferisci al fatto che sono stata più veloce, e furba, di te?:”

   Draco la incenerì con l’ennesima occhiataccia, e la scrutò dall’alto al basso come faceva sempre. “:Te la sei cavata con un stupido incantesimo di lievitazione, non ti montare la testa. Era solo fortuna. Fortuna spacciata!:”

   Areal sapeva che Malfoy aveva perfettamente ragione, ma non lo avrebbe ammasso nemmeno sotto tortura. Orgogliosamente alzò il mento “:Sta di fatto che ho vinto!:” trillò.

   Malfoy si fermò, erano ormai vicini alla gente che passeggiava davanti alle vetrine. Avrebbe tanto voluto rispondere, abbaiarle contro come avrebbe fatto con chiunque altro, ma per un oscura ragione non lo fece. Quegli occhi blu, gli occhi di Areal, avevano qualcosa fuori dal comune. Troppo intelligenti. Draco ghignò apertamente. “:Non è da tutti tenermi testa, Foreberth, te lo concedo…:”.

   I due giovani maghi rimasero a scambiarsi sorrisi furbi, poi la zia di Areal si intravide da lontano, e prima di essere vista, la ragazza corse da lei lasciando Draco, che continuò a seguire la sua figura da lontano con il suo solito sguardo ostile.

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

Grazia a chi legge ma soprattutto a JuliaSnape per aver recensito. (Anche a me piace Piton *.*)

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Primo epilogo ***


Del rientro delle vacanze di natale i mesi passarono, le lezioni si susseguivano

Mi scuso per il capitolo eccessivamente corto, ma aggiorno presto, quindi spero di essere perdonata XD buona lettura a tutti.

 

  

4. Primo epilogo.

 

 

 

 

 

   Dal rientro delle vacanze di Natale i mesi passarono, le lezioni si susseguivano. C’era chi creava amicizie, chi invece litigava. Per quanto riguardava Areal, era rimasta unita alla sue tre compagne di stanza, con cui condivideva tutto. Forse c’erano stati ragazzini che le erano parsi antipatici, ma niente di cui tener conto. Con Malfoy non aveva avuto più incontri o scontri, lui faceva la sua vita e lei la sua. Areal non sapeva se considerare un bene o un male il fatto che lei e il biondo avessero iniziato ad ignorarsi. Qualcosa di apparentemente significativo accadde durante una delle ultime lezioni di pozioni in compagnia del professor Piton. Anche se inizialmente Areal era rimasta affascinata da quella materia, non era mai riuscita a metterla in pratica come avrebbe voluto, infatti ad ogni lezione dava il peggio di se, riuscendo solo con mezzi miracoli ad ottenere nel suo calderone quello che il professore chiedeva. E in realtà, la maggior parte del merito lo aveva quasi sempre la sua vicina di banco Canni, poiché lei era solo capace di mandare in fumo tutti i miscugli di fialette che produceva. E come da copione, anche quell’ultima pozione non ne voleva sapere di diventare smeraldina come quella che Piton aveva mostrato ad inizio lezione, e dato che Canni era assente, non vi erano speranze di miglioramento. Era arrivata al penultimo passaggio, ma la pozione rimaneva bianca e fumosa. Proprio quando aveva gettato la testa sul banco, disperata, sentì uno sbuffo provenire dal banco davanti a lei e poi delle mani pallide iniziarono a trafficare con quel che doveva essere la sua pozione. Draco Malfoy si era voltato dal suo banco in prima fila per mettersi a trafficare nel calderone di Areal dietro di lui. Non appena Malfoy aveva visto le condizioni della pozione della ragazza aveva sbuffato e scosso il capo, per poi lanciare un occhiata al professore che passeggiava dall’altro lato dell’aula dando loro le spalle. A quel punto Draco, sotto lo sguardo dubbioso ma inerme di Areal, aveva inserito due gocce di una pozione e tre di un’altra nel calderone, aveva mischiato il nuovo composto con l’apposito mestolo, e ed era scattato al suo posto dando le spalle ad Areal mezzo secondo prima che Piton si accorgesse di tutto. Areal si era rimessa in piedi scandalizzata, perché Draco si era divertito a scombinare la sua pozione già disastrata? Ma quando osservò per bene il composto uniforme e verde lucente che vi era adesso nel suo calderone, sentì il cuore mancarle di un battito. Malfoy aveva rischiato di essere scoperto da Piton per aiutarla? Aveva davvero preparato la pozione nel modo corretto per farle un favore? E soprattutto, perché lo aveva fatto? Per pietà? Perché un gesto tanto… gentile? Quando il professor Piton passò da lì, scrutando il lavoro che Areal non aveva fatto da sola, approvò con un cenno del capo. La ragazza non sapeva cosa fare, ma dato che Draco la ignorava del tutto non ebbe neppure modo di ringraziarlo.

 

   Areal lasciò che il tempo scorresse, prima di poter effettivamente dire, che in un anno, non era mai riuscita a rispondere a nemmeno uno degli indovinelli che il corvo sulla porta della sua sala comune le faceva. Al suo posto c’erano sempre state le sue amiche che si sfidavano per dare la risposta corretta, senza chiedersi perché lei rimanesse in silenzio. D'altronde era impossibile che una Corvonero non fosse neppure capace di entrare nella propria sala comune. Leggeva montagne di libri di magia a pozioni, incantesimi e sortilegi. Si sforzava di fare tutti i compiti assegnati, si impegnava al massimo, ma non poteva fare altro che considerarsi il fallimento di tutta la sua casa. Fortuna che nessuno sapeva quale razza di scarto fosse finito fra gli intelligentissimi Corvonero.

 

   Ma tutti gli anni sono destinati a finire, e anche quello non sarebbe stato da meno. Tuttavia si vociferava di una notevole impresa di Harry Potter nei sotterranei, e l’ultima cena ad Hogwarts fu marchiata di colpi di scena. La sala comune era già adornata con le bandiere dei Serpeverde, poiché quella casa aveva raggiunto il più alto numero di punti e meritava di vincere il trofeo delle case. Ma gli ultimissimi punti assegnati dal preside Silente fecero vincere la casa di Grifondoro.

   “:Mi scriverete vero?:” chiese Jude, mentre le quattro amiche si incamminavano verso il treno che avrebbe ricondotto tutti gli studenti nelle loro abitazioni.

   “:Mi inchioderò sulla scrivania a farmi venire i calli alle mani per scriverti! Ovviamente non ci sperare!:” Ironizzò Canni, con i capelli dorati scompigliati e gli occhi luccicanti.

   “:Sei asociale!:” Sbuffò sua cugina Emma.

   “:Tranquille, è solo un’estate!:” e alle parole di Areal, le quattro si strinsero come poterono mentre camminavano verso il treno.

  

   Solo dopo un’estate, la vita ad Hogwarts sarebbe ricominciata con un mucchio di novità inaspettate…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…..

 

 

Grazie a chi ha letto.

Books: sono contenta che Areal ti piaccia, rispondo subito alla tua domanda.

La mia intenzione era quella di rivivere tutti e sette gli anni, riaffrontando tutte le parti importanti della storia. Ovviamente cosa ha fatto Harry lo sappiamo, perciò volevo spostarmi su altri personaggi, in particolare Draco. Per ora si vede principalmente Areal, ma più avanti non sarà così, finiremo perfino dentro Malfoy Manor!

 Ci saranno parti abbreviate, ovviamente, qualcosa saltata, ma scriverò di tutti gli anni prendendo almeno tre capitoli per ognuno. Ci tengo anche a precisare che per me la vera storia inizia al sesto anno. Finché i protagonisti sono solo dei bambini ci sarà poco da scrivere, ma più avanti le cose cambieranno. Per ora sto solo descrivendo le basi del loro rapporto, dato che non mi andava di iniziare  subito dalla fine! (Non so se sia un bene o un male ma ho appena finito di scrivere del sesto anno e sono al capitolo 40, spaventata?) spero ti faccia piacere continuare a leggere e a recensire, un bacio e a presto.

JuliaSnape: E si Areal sa il fatto suo, ma Draco non scherza, vedrai più avanti cosa combinano! Grazie per aver recensito. Baci e alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Anno nuovo nuovi guai ***


Il binario 9 ¾ era come da copione affollato e colmo di genitori e ragazzini che si preparavano per la partenza

 

5. Anno nuovo, nuovi guai!

 

 

 

 

 

   Il binario 9 ¾ era come da copione affollato e colmo di genitori, e di ragazzini che si preparavano per la partenza. Una graziosa ragazza, con una chioma corvina accuratamente sistemata in due lunghe codine basse e due occhi color dell’oceano, si faceva largo tra la folla. Aveva già caricato i suoi bagagli e la gabbia con il suo gufo su un vagone, e adesso era in cerca, quando…

   “:AREALLLLL!!!:” sentì strillare la ragazzina, quando due ragazze le saltarono al collo strozzandola e strattonandola. La povera ragazza dai capelli neri provò a liberarsi della stratta stritolatrice delle cugine Longus, ma non c’era scampo, quando da lontano una ragazzina molto esile con i capelli ramati, corse da loro unendosi all’abbraccio.

   “:Ragazze! Mi siete mancate!:” trillò Jude, una volta unita a Canni, Emma e la povera Areal che al centro di tutte stava soffocando.

   “:Ok l’affetto, ma se mi stritolate cosa ve ne rimane di me?:” si lamentò Areal fingendosi sconvolta. Le amiche risero.

   “:Come hai passato le vacanze?:” chiese educata Emma a Jude.

   “:Benissimo! Mio padre ha portato me, mia madre e mia sorella in giro per la Francia! È stato magnifico!:”

   “: tu Areal?:” richiese Emma

   “:Sono sopravvissuta!:”

   “:Mi spiegate cosa aspettiamo a salire sul treno! Non voglio rimanere con i bagagli in mano fino a Natale!:” ovviamente, quella battuta sprizzante non poteva che provenire da Canni. Aveva sempre i capelli corti e spettinati color dell’oro, e gli occhi fra il verde e il marrone, ricordando il colore dell’ambra.

   Le amiche salirono sul treno e si posizionarono nel vagone trovato poco prima da Areal, e iniziarono a parlare senza prendere fiato. Poi fu il momento di indossare la loro divisa scolastica, che per loro portava i colori del blu e del bronzo.

   “:Scusatemi, vado un attimo in bagno…:” annunciò Areal, e lasciò il vagone per immettersi nel lungo corridoio. Stava camminando a passo svelto e a testa bassa, il che di per se era un errore, che culminò quando una persona uscì dal proprio vagone. Questa persona fece in tempo a chiudersi alle spalle la porta del vagone, a fare due passi, che si scontrò con Areal che sarebbe caduta se non fosse stata la persona sconosciuta stessa ad afferrarla per un braccio.

   “:Sei sempre la solita, Foreberth!:”

   “:Possibile che finisci sempre fra i miei piedi, Malfoy?:” Areal non aveva certo avuto bisogno di guardarlo in faccia per capire a chi apparteneva quella voce altezzosa.

   Areal si concesse di studiare con lo sguardo il biondo Serpeverde. Il suo viso non era più rotondo con il primo anno, ma si stavano affermando gli zigomi. I capelli chiarissimi erano tirati all’indietro e gli occhi color del ghiaccio abbagliavano nel loro sguardo intenso. Le labbra sottili, ovviamente piegate in una smorfia di sdegno.

   “:Prima o dopo imparerai chi è superiore fra noi due, ragazzina!:” disse minaccioso Draco.

   “:Davvero? Io so già di essere più intelligente. Quando sarai tu a renderti finalmente conto di quanto in basso ti trovi?  Per allora vedi di non farti venire un collasso!:”.

   I due si fissarono seri.

   “:Sta attenta!:” sibilò lui, minaccioso. La salutò con un’alzata di sopraciglia, poi la superò per andarsene, urtandola di proposito. Areal guadò la schiena di Malfoy infuriata.

 

   Ritornare alla tavolata dei Corvonero, nella sala grande, era sicuramente un’emozione che toglieva il respiro. Areal lasciò vagare il suo sguardo per ogni affranto dell’enorme salone. Salutò anche qualche fantasma che le passò al fianco. Nessuno dei ragazzi presenti ai quattro tavoli teneva la bocca chiusa; o mangiava o parlava. L’aria festosa del primo giorno di scuola si respirava a pieno. Tutti erano contenti di tornare ad Hogwarts, soprattutto in quel periodo iniziale lontano dall’ammassamento di compiti e lezioni difficili.

   “:Areal tu cosa ne pensi?:” chiese Jude.

   “:Emm, riguardo a cosa?:” Areal non aveva minimamente seguito i discorsi delle sue tre amiche.

   “:Ci risiamo!:” intervenne Canni “:Siamo appena tornate ad Hogwarts e lei è gai distratta da chissà cosa!:”

   “:Scusate! Dai ditemi, di cosa parlavate?:” Provò Areal con un sorrisino. Da li ripresero i lori discorsi, fin quando finito il banchetto non fu ora di tornare nei loro dormitori. Quest’anno le quattro condividevano nuovamente la stesa camera, che tuttavia era cambiata. Il mobilio interno però era identico, cambiava solo la posizione della finestra e in più c’era una piccola scrivania con una specchiera enorme sopra.

 

   Dopo la prima lezione di Erbologia, in cui la professoressa Sprite aveva insegnato a dissotterrare le Mandracole, adesso tutti erano a pranzare in sala comune.

   “:Saputo la novità?:” chiedeva Emma.

   “:Su cosa?:” chiese Jude.

   “:Guardate qua!:” e la riccia passò loro una copia della “ Gazzetta del profeta “ su cui in prima pagina risaltava l’immagine di una macchina voltante. Areal lesse velocemente fra le righe poi esordì: “:Potter e Weasley sono arrivati a scuola con un macchina volante? Hanno rovinato il platano picchiatore  e rischiato di essere visti?:”

   “:Già, il che è a dir poco vergognoso!:” costatò Jude.

   “:Meglio così! Almeno mezza sala ha qualcosa su cui parlare…:” sbottò Canni, intenta a sminuzzare un povero pezzo di pane innocente.

   Poco dopo iniziarono ad arrivare gufi per qualche alunno, e quando uno andò a schiantarsi contro un piatto al tavolo dei Grifondoro, tutti risero. Il gufo in questione apparteneva al giovane Ron Weasley, ed un ragazzino strillò a tutti che il gufo strampalato aveva portato a Ron una strilettera. Ovviamente, quando l’aprì la lettera animata fece spettacolo mentre strillava contro al povero ragazzo terrorizzato. Tutti sghignazzavano, Areal tornò a parlare con le sue amiche.

 

   Ma ovviamente non poteva mancare il primo pomeriggio nell’aula di difesa contro le arti oscure, che dopo aver perso il precedente insegnante, evidentemente coinvolto in qualcosa di losco, adesso si preparava a presentare agli studenti il nuovo insegnante. Areal sedeva ad un banchetto con Canni, Jude ed Emma erano dietro di loro. Areal osservò tutti gli altri studenti, fin quando non vide Malfoy seduto vicino ad uno dei suoi amici corpulenti. Prima che si accorgesse di essere visto, Areal si mise ad osservare gli altri ragazzi, ma non c’era nulla di interessante.

   “:Lasciate che vi presenti il vostro nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure… Io!:” ammiccò un uomo biondo che vestiva in oro. Questo era sbucato fuori da una stanzetta dietro la cattedra, ed era ora affacciato ad un piccolo balconcino.

   Areal lo fissava schifata, e Canni non era da meno. Ma il resto dalla classe femminile, comprese Jude ed Emma, lo fissavano sognanti. Era si bello e biondo, ma prima di tutto era un pomposo buono a nulla, e lo aveva stampato sulla fronte!

   “:Gilderoy Allock! Ordine di Merlino, 3° classe. Membro della lega per la difesa contro arti oscure, e cinque volte campione…:” e scendendo le scale con raffinata classe, si gongolò davanti al suo ritratto dietro la cattedra “:…per il sorriso più seducente sul settimanale delle streghe!:” Concluse Allock.

   “:Questo ha sbattuto la testa quando era piccolo, credimi!:” sussurrò Canni all’orecchiò di Areal, che annui solenne. Il nuovo professore si era concesso una battuta a cui solo lui aveva riso, prima di avvicinarsi ad una gabbietta sulla sua scrivani e richiamare l’attenzione con la sua voce seria, mentre parlava di creature spaventose. Poi, con snervante lentezza, tolse il telo che nascondeva la gabbia, e si poté vedere cosa vi era al suo interno.

   “:Folletti della Cornovaglia?:” chiese scettico un ragazzo in prima fila. E tutti risero. La gabbia era piena di creaturine piccole quanto una mano, blu, con occhioni enormi e orecchie elfiche.

  Il professore sconsigliò vivamente di sottovalutare quelle creature infernali, e aprendo la gabbia li sguinzagliò sugli studenti. Non appena uscirono dalla gabbia i folletti crearono scalpore, iniziarono a tirare capelli e mantelli, strappare libri, distruggere pergamene e tutto ciò che trovavano. Tutti gli studenti si ammassarono di corsa fuori dalla porta, e raccolte le loro cose, anche Areal e le sue amiche se la diedero a gambe.

   “:Spiegatemi perché devo vedere i miei libri strappati per quell’imbecille di Allock?:” strillò Canni, mettendo in mostra il suo libro di Difesa da cui mancava mezza copertina.

   “:Non essere crudele, avrà il suo metodo…:” sospirò Emma, che cercava di vedere cosa succedeva dentro l’aula, in cerca del professore dal sorriso facile.

   “:Gli sarà successo qualcosa?:” si preoccupò Jude, ma Areal e Canni se ne andarono via sbuffando.

   Prima di andarsene, Areal dovette assolutamente voltarsi, poiché avvertiva la sgradevole sensazione di essere osservata. Una volta voltato il capo, si trovò contro gli occhi ghiacciati di Malfoy. Questo la fissò con una smorfia per un po’, poi tornò ad osservare in silenzio i suoi compagni Serpeverde discutere.

 

   La prima settimana volò via, fra semplici lezioni di ripasso. Quel giorno tutti gli studenti del secondo anno si trovavano a lezione di Incantesimi con il professor Vitious. Questo, stava spiegando come effettuare un semplicissimo incantesimo di richiamo, su cui Areal era preparatissima. Incantesimi era una delle poche materia in cui eccelleva. Tuttavia, nell’angolo dei Serpeverde, Areal vide chiaramente un ragazzino che infuriava contro la sua piuma, che non si decideva ad obbedire al suo incantesimo. In verità Areal ricordò che quello stesso ragazzo aveva fallito quasi sempre con tutti gli incantesimi. Era bravo in tutte le altre materie, ma di Incantesimi ne capiva pochissimo, e quel ragazzo era Malfoy.

   Quando Areal eseguì brillantemente per la seconda volta una serie di incantesimi per lei elementari, si accorse delle occhiatacce di invidia che le lanciava Malfoy.

 

   A lezione di Pozioni Areal perse tutta l’autostima che aveva guadagnato ad Incantesimi. Come era possibile che le sue pozioni fossero sempre un disastro?

   “:Vi ricordo che prima di Natale avrete gli esami. Se non volete passare dei brutti pomeriggi in quest’aula, vi consiglio vivamente di superale l’esame in questa materia…:” minacciò Piton, ed Areal non poté fare a meno di notare come l’insegnante le avesse indirizzato contro uno sguardo ostile.

   Quando l’ora fu terminata Areal tirò un sospiro di sollievo, e venne trascinata da Canni nella sala grande per studiare.

   “:Dai non abbatterti!:” esordì Canni “:ti aiuterò io…:”.

   Sedute ad un tavolo, con la testa sui libri, Areal e Canni preparavano una relazione di Difesa Contro le Arti Oscure, mentre Areal ascoltava il chiacchiericcio dietro di lei.

   “:Ei capo, hai trovato qualcuno che ti faccia i compiti di Incantesimi?:” borbottava un ragazzo dalla voce profonda.

   “:No!:” ringhiò l’altro, ed Areal sussultò nel riconoscere quella voce “:Non c’e nessuno che ne capisca qualcosa di quella maledetta materia!:” chi altri aveva una voce acuta e perennemente ostile? Chi se non Malfoy?. “:Purtroppo non siamo tutti dei geni come chi so io…:” e a quella seconda frase di Malfoy, Areal si sentì inspiegabilmente degli occhi puntati contro la schiena, quando si voltò, poté vedere Draco Malfoy che la fissava con uno sguardo infuocato dal tavolo dietro il suo. Areal lo ignorò e tornò ai suoi compiti.

   “:Cosa è quello?:” sussurrò Canni, ed Areal la fissò distratta.

   “:Cosa?:”

   Canni indicò un’areoplanino di carta che volteggiava sulla testa di Areal. Quest’ultima lo afferrò, e spiegazzandolo iniziò a leggere quello che c’era stato scritto in una grafia minuta ma disordinata:

 

Ci facciamo notare ad Incantesimi, vero?

Cosa direbbe il prof. Vitious se sapesse che la sua

Prediletta è una frana in pozioni ?! ...

 

Areal avvampò di rabbia, sapeva benissimo a chi doveva rispondere. Strappò un foglietto e scrisse:

 

Che problemi hai, Serpe?

Non hai ancora capito come liberarti dell’invidia?

Sai cosa devi fare?

Impara a stare al mondo come si deve,

e poi forse smetterai di essere tanto scemo!

 

Areal stringeva convulsamente la sua piuma, tanto che di li a poco rischiava di spezzarla. Accartocciò il pezzo di carta, lo incantò per bene, e lo spedì da Malfoy. Dopo pochi minuti si sentì colpire da una pallina di carta, la prese, l’aprì ed iniziò a leggere:

 

Tanto per cominciare modera i termini o sta volta la paghi!

Seconda cosa:  quella incapace in pozioni sei tu!

Magari posso dire a Piton tutte le volte che la biondina con te

ha fatto il lavoro al posto tu …

 

Ma certo! Draco sedeva davanti a loro a Pozioni, doveva avere visto per forza che Canni aveva sempre aiutato Areal, fino a fare il lavoro al posto suo la maggior parte delle volte. Ma come una Corvonero che si rispetti, Areal non si fece ingannare:

 

Cosa vuoi? Spara!

 

Scrisse nel biglietto che rispedì al Serpeverde.

 

Vedo che iniziamo a ragionare, brava!

Voglio superare l’esame di Incantesimi, e tu mi aiuterai!

 

Areal lesse il biglietto che le arrivò, con le sopracciglia alzate, e una risata soppressa. Prese carte e piuma e scrisse:

 

Di la verità, hai subito qualche danno celebrale?!

O una puntura d’insetto tropicale ?!

Mi sono rotta a scrivere, aspetta un po’ e dopo seguimi !.

 

Areal spedì il foglietto, salutò Canni, raccolse le sue cose e si diresse a grandi passi fuori dalla sala grande. Svoltò subito su per le scale, e quando fu in cima si voltò per controllare, vedendo Malfoy che era appena uscito dalla sala e si guardava intorno fin quando la vide. Areal salì ancora, svoltò a destra fino ad appartarsi in un corridoio deserto al secondo piano. Attese Malfoy a braccia incrociate.

   Quando il biondo la raggiunse la guardava furibondo. Non indossava il mantello ma solo il maglione grigio bordato di verde, che scolpiva il suo petto. Areal non si lasciò incantare e ricambiò l’occhiataccia.

   “:Ripetimi cosa vuoi:” gli disse, e Draco ghignò avvicinandosi di un passo.

   “:Voglio la promozione garantita per quella stupida materia che è Incantesimi, e dato che tu sei la più brava, mi aiuterai:”

   “:In caso contrario?:”

   “:In caso contrario dico a Piton che sono due anni che fai solo disastri!:”

   Areal fece un sorrisino diabolico “:E dimmi Draco, pensi che quando andrai da Piton a dirgli che sono un’incapace lui ti ringrazierà? Non pensi che furbo com’è deve avermi scoperto da subito? Quindi cosa concludi andando da lui a spifferare tutto? Secondo me ti metterai solo in ridicolo. Secondo punto: come tu sei il cocco di Piton io sono la cocca di Vitious, giusto? Quindi, se tu dici a Piton qualcosa di brutto su di me io vado da Vitious e gli faccio notare quanto impediti siano quelli del gruppetto di Serpeverde, ed in particolare un certo Malfoy…:”.

   Draco fissò per interminabili secondi il volto di Areal. Era furioso, con un’enorme smorfia di disgusto fra le labbra. Poi, incrociò anche lui le braccia. “:Cosa proponi, genio della lampada?:”

   Areal sorrise maggiormente e si spolverò il mantello, teatrale. “:Dato che tu sei bravo nella materia in cui vado malissimo, ed io lo sono nella materia dove tu sei negato, ti propongo uno scambio!:”

   “:Ti dispiace parlare una lingua che non mi faccia venire su i nervi?:” abbagliò il biondo, sull’orlo di una crisi isterica.

   “:È semplice: tu dai lezioni di pozioni a me, ed io do lezioni di Incantesimi a te! Tutto in modo pulito.:”

   “:Cosa?:” bisbigliò lui, avvicinandosi indignato “:Dovrei sprecare il mio tempo a farti da insegnante? Scordatelo Foreberth!:”

   Areal fece spallucce “:Perfetto! In tal caso preparati a prendere un Troll  in Incantesimi. Per quanto riguarda me in Pozioni, ho sempre Canni che mi darà una mano, e magari riuscirò a raggiungere un Accettabile:”. E tutta trotterellante superò Draco per andarsene. Ma com’era prevedibile, lui la richiamò subito.

   “:Aspetta, dannazione!:”

   Areal si rivoltò verso di lui, con le mani sui fianchi. “:Cosa c’è Malfoy, sei abituato alla gente che ti fa i compiti al tuo primo ordine?:” e detto ciò inizio ad avvicinarsi a lui fin quando non gli fu praticamente di fronte “:Se vuoi il mio aiuto queste sono le condizioni:” poi aiutandosi con la gesticolazione, mostrò prima una mano aperta poi l’altra, come fosse una bilancia, dicendo: “:La tua promozione in Incantesimi al prezzo della mia in Pozioni. Prendere o lasciare?:” e gli tese la mano.

   Draco la guardò in cagnesco per un po’, poi parve iniziare a riflettere. La sua fronte pallida era corrugata e la bocca piegata in un broncio. Alla fine fissò Areal negli occhi “:È mai possibile che con te tutto deve essere così, così… diverso!:”

   “:Io sono diversa!:” sorrise Areal. “:Accetti?:” e rimarcò la sua mano tesa.

   Draco sospirò rabbioso e poi sbuffò “:E va bene, accetto!:” e gli strinse la mano. Draco aveva la mano fredda ma la stretta solida.

   “:Mi sembra di aver stretto un patto con il diavolo…:” brontolò lui, ancora offeso, e con lo sguardo confuso di uno a cui è evidentemente sfuggito qualcosa.

   “:Pensa a me che dovrò dare ripetizioni ad una serpe!:”Cantilenò lei.

   “:Tsk! Ragazzina antipatica!:” e detto ciò Draco si congedò, imprecando lungo la strada.

   Areal osservò per un po’ Draco mentre si allontanava, e si sentiva soddisfatta, fin quando un pensiero le tolse il fiato: Perché lei e Draco finivano sempre sulla stessa strada? …

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

Grazie a chi legge ma soprattutto a Books per avere recensito. Un bacio e alla prossima, spero vi sia piaciuto anche questo aggiornamento.

 

 

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Capitolo 6
*** Alleati ***


 

6. Alleati

 

 

 

 

   Areal si trovava davanti al più grande incubo della sua vita. E per volere essere onesti, l’aveva anche sognato nei suoi incubi ma adesso era vero. Era davanti alla porta senza pomelli ne serrature della sala comune dei Corvonero. Non si era avvicinata troppo per non rischiare di sentirsi porre un indovinello alla quale non sapeva rispondere. Scese di corsa le scale, e recuperò Jude che stava salendo verso la torre con estrema lentezza.

   “:Ciao!:” la salutò Areal, e ascoltando i suoi dubbi su un compito di trasfigurazione, la indirizzo sotto le grinfie del corvo sul battente della porta, che prontamente chiese: “:Leggero come una piuma ma impossibile da trattenere per un uomo per più di cinque minuti…:”

  Jude si scompigliò i capelli ramati “:Areal tu lo sai?:” chiese pensosa, ma Areal deglutì a vuoto. Tuttavia provò a ragionarci, volendo era intelligente, brava, se la cava sempre. Una stupida porta non le avrebbe messo i bastoni fra le ruote. Cos’era che pur essendo leggero era difficile da trattenere a lungo? Ci pensò, ci ripensò, ma la sua mente era paragonabile ad un deserto: vuota!.

   “:Forse è il respiro, o fiato!:” disse Jude, e la porta si aprì come d’incanto. Jude ovviamente non poteva immaginare la disperazione in cui stava cadendo Areal alle sue spalle. Prima che scoppiasse in lacrime, le due si incontrarono con Emma e Canni, e si accomodarono nella sala comune a leggere. Areal si scelse un posto sotto la finestra, e senza farsi troppi problemi si sedette a terra, sulla moquette blu stellata. Aveva bisogno di rilassarsi, infondo, il giorno dopo sarebbe stata una giornata importante.

 

   Erano le sette di mattina, l’aria era umida ma non gelida. C’era una leggerissima foschia, e gli uccelli cinguettavano sereni. I rumori della natura di prima mattina erano sicuramente una delle cose che rincuorava di più Areal. Indossava la sua divisa scolastica, il mantello con lo stemma dei Corvonero, e la lunga sciarpa blu e bronzo stretta al collo. Il suo fedele gufo di nome Nira e dal piumaggio corvino, era cresciuta durante l’estate, infatti adesso aveva le classiche dimensioni di una civetta. Questa se ne stava sulla sua spalla, saltellando con la padrona ogni qualvolta che questa sussultava per scendere più a valle verso il lago nero. Areal era serena e sorridente, con la sua borsa in spalla e la voglia di apprendere già di prima mattina. Ma c’era chi non la pensava affatto come lei.

   “:Ti odio Foreberth! Non solo questo stupido patto delle ripetizioni, ma anche uscire di prima mattina mi sembra a dir poco ridicolo! Mezza scuola dorme ancora!:” Si lamentava Draco, che strattonava la borsa ed il mantello che aveva in mano a destra e a manca, nervoso già alle sette del mattino.

   “:Chi dorme non piglia pesci! Oltretutto non so se hai capito che ho scelto questo orario proprio per questo motivo…:” La civetta volò via.

   “:Prego?:”

   Areal sbuffò, tuttavia il suo sorriso e la sua allegria non furono minimamente intaccati. “:Dimmi Draco, vuoi che ci vedano insieme a studiare teneramente?!:”

   Draco smise di scendere a valle, e rimase a pensare “:No!:” disse poi.

   “:Esatto! Quindi, mi sembra ideale uscire da scuola quando la maggior parte dorme o fa colazione…:”

   “:Ma se già stiamo andando ad arroccarci tu solo sai dove, perché così presto? Se non dovevano vederci uscire insieme bastava farlo in momenti diversi, insomma ad orari decenti c’è tanta gente fuori e non baderebbero a noi!:”

   “:Non so tu Draco, ma io il resto del tempo lo passo a studiare, e per queste ripetizioni che tu consideri una perdita di tempo già di per se, non vorrei sciupare il tempo che mi rimane per preparare gli altri esami…:”

   “:Secchiona!:”

   Areal si voltò per incenerirlo con lo sguardo.

   Finalmente i due arrivarono vicino al lago, e trovarono un angolino fra gli anfratti di roccia dietro cui sistemarsi.

   Areal si sedette per prima, e tirò fuori il libro di Incantesimi che si sistemò sulle gambe.

   “:Devo sedermi a terra come gli animali?:” protestò Malfoy.

   Areal alzò la testa fissandolo con sufficienza “:non sapevo che una signorina come te non volesse sporcarsi, Miss Malfoy!:” e rise.

   Draco fece una smorfia ma si trattenne dall’ucciderla. Si sedette di fronte a lei sull’erba umida, per giunta.

   “:Allora, da cosa vuoi iniziare?:” chiese Areal.

   “:Incantesimi:” borbotto lui con lo sguardo al lago.

   “:Fin qui ci arrivavo, volevo sapere con quale argomento di preciso:”

   Lo sguardo che le lanciò Draco fu chiaro come il sole.

   “:Ho capito:” fece Areal “:Partiamo dal principio!:”.

   Areal iniziò a spiegare a Draco i principi di Incantesimi, e stranamente Draco ascoltava. Il ragazzo scoprì presto che le lezioni di Areal avevano ben poco in comune con quelle con il professor Vitious. Areal era allegra, genuina, e usava termini facili, oltre al fatto che in ogni cosa ci infilava dentro o una metafora o un esempio pratico.  “:Un incantesimo di richiamo è facilissimo:” disse ad un tratto “:Se stai scappando e ti serve urgentemente la tua scopa, e non sai richiamarla, mi spieghi come fai?:”

   “:Io non scappo mai!:” rispose prontamente lui, che ora era mezzo disteso sull’erba.

   “:Diciamo allora che se un giorno mi farai arrabbiare sul serio ti darò io motivo di scappare!:” fece lei, e Draco scoppiò a ridere.

   “:Tu Foreberth? Ma con chi credi di avere a che fare?:”

   “:Ti batterei, fidati, come ho fatto quella volta a Hogsmead…:"

   Draco inarcò le sopracciglia mentre ricordava il loro primo scontro, quando la ragazzina aveva fatto lievitare le sue scarpe…

   “:Era stata solo fortuna!:” rimarcò il biondo, ma Areal fece spallucce.

   “:Comunque sia avevo vinto, e credimi potrei rifarlo.:” prima che Draco ricominciasse, Areal tornò a spiegare i principi di Incantesimi, confidando a Draco che il secreto stava nel comunicare con la bacchetta. Per eseguire bene un incantesimo bastavano poche cose: conoscere la forma, pronunciarla nel modo corretto, l’intenzione, e secondo Areal anche il saper padroneggiare la bacchetta.

   “:Assurdo!:” sbuffò Malfoy “:Totalmente assurdo!:”

   “:Accio!:” fece Areal, e la borsa di Draco finì in mano a lei. “:Perché non la richiami tu, adesso?:”

   “:non mi va…:” si lamentò.

   “:Va bene…:” ed Areal l’aprì iniziando a sbirciarci dentro.

   “:Accio!:” sbraitò lui, con la bacchetta salda in mano, e la borsa tornò al legittimo proprietario. Tuttavia Malfoy rimase scioccato. Perché durante la lezione con Vitious non era riuscito a fare muovere la sua piuma nemmeno una volta?.

   “:Visto! L’intenzione aiuta!:” trillò Areal, con un sorriso che costrinse Draco a deglutire.

   Tuttavia non tutto è rose e fiori, perché già da quando arrivò il momento di ripassare pozioni i due iniziarono a litigare.

   “:…Ti ho detto che un infuso di Ardetto si prepara così! Lo capisci o no!?:” infuriava Draco, indicando con il dito lo schema che aveva disegnato su un foglio.

   “:Ma se tu non mi spieghi i meccanismi, mi dici come diavolo faccio a rifarlo da sola a lezione?:”

   “:Per pozioni non ci sono meccanismi, cervellona! O impari o sparisci!:”

   “:Bene, allora scordati di capire tutti gli altri incantesimi!:”.

   E metà delle lezioni che fecero nei giorni a venire andò avanti più o meno in quel modo. Areal era esigente nello spiegare gli incantesimi che per lei erano elementari, ma per Malfoy no. E dal suo canto Draco faceva spiegazioni di pozioni che per Areal non avevano ne capo ne coda. Il punto vero era che, volenti o no, i due ingaggiavano una guerra per il potere ogni volta che potevano. Areal era gentile mentre spiegava, ma quando a spiegare era Malfoy, quest’ultimo diventava un tiranno peggio di Piton! E questo convinse la ragazza a diventare cattiva a sua volta. Draco odiava vedere Areal tanto brava nel fargli capire cose che nessun altro riusciva a fargli capire.

   “:Io sono un Serpeverde, mi basterebbe andare da mio padre a dirgli di comprarmi delle ripetizioni, e invece me ne sto qui con una secchiona buona a nulla. E comunque sappi che Piton non ti farà mai passare quell’esame!:” abbaiò un giorno Malfoy, tirando i libri e alzandosi in piedi per andarsene, ma Areal si alzò a sua volta per urlargli contro di rimando:

   “:Tu non vai da tuo padre perché ammettere davanti a lui che hai bisogno di ripetizioni è come ammettere che sei un’ inferiore di prima categoria! Si capisce Draco, tu dipendi troppo dal papino, lo nomini sempre! Ti sento quando minacci gli altri sai? Non avrai mai il coraggio di ammettere davanti a lui che sei e sarai solo un impedito a vita!:”.

   Draco si voltò, il volto scolpito dalla rabbia, gli occhi furenti e i pugni stretti fino  a far sbianchire le nocche. “:Che, cosa, ne, sai ,tu…:” sibilò.

   “:Di che non è vero se mi sbaglio, ma so di avere ragione. Me lo ha confermato la tua reazione: tu hai paura di tuo padre!:”.

   “:Non fare la strizza cervelli con me, tu non sai niente! Niente!:” Draco era sempre più nero.

   “:So che gli amici che ti porti dietro ti obbediscono solo perché ti temono, ma non sono tuoi amici. Tu per primo non li definisci amici. So che cerchi sempre di screditare gli altri o di metterti in mostra solo perché vuoi essere superiore, è questo conferma solo il fatto che sai di essere inferiore ma che non vorresti esserlo!. Dimmi che mi sbaglio Draco, dimmi ancora che non capisco!:”

   “:Basta, BASTA!:” e Draco puntò la bacchetta contro Areal “:Everte Statim:” Urlò Draco, e un fascio di luce sfiorò Areal che cadde a terra. Se l’incantesimo l’avesse colpita in pieno e non solo di striscio, si sarebbe fatta molto più male. Quando si rialzò in piedi puntò la bacchetta contro Malfoy dicendo: “:Expelliarmus:” e con una scintilla rossa la bacchetta di Draco gli volò di mano, ma lui rimase tranquillamente in piedi.

   “:Ma che bella mossa, Foreberth!:” sghignazzò Malfoy, sempre furioso. “:Peccato che uno stupido incantesimo di disarmo, contro il mio attacco, fa solo ridere!:”.

   Ma Areal sorrise, e agitando la bacchetta disse “:Acccio bacchetta-Draco!:” E la bacchetta scura di Malfoy che era finita fra l’erba, si ritrovò nella mano sinistra di Areal. “:È vero Draco, il tuo attacco poteva atterrarmi, ma vedi, io non mi sono limitata a disarmarti: io ti ho rubato la bacchetta!:”.

   Draco rimase di pietra, a bocca aperta, con la fronte corrugata. Se si fossero affrontati sul serio a quel punto Areal avrebbe avuto il potere di ucciderlo se era necessario. Era vero, non si era limitata ad atterrarlo come aveva fatto lui, e non gli aveva nemmeno lanciato contro qualche incantesimo strambo che faceva crescere chissà cosa sulla pelle. No, gli aveva direttamente tolto di mano la bacchetta e se l’era presa lei. Semplice ma letale.

   “:Come vedi Draco, saper analizzare il nemico serve…:” disse Areal, calma.

   “:Cosa c’entra?:” borbottò lui, scoprendosi incapace di usare il suo solito tono di voce strafottente.

   “:Tu sei uno che segue troppo l’istinto, sei avventato. Era logico che tentassi di atterrarmi, ma che non ti saresti mai aspettato una mossa scontata come la mia. Ecco perché ho vinto. Tu mi hai sottovalutato Draco! Credevi che L’Expelliarmus e L’Accio fossero magie inutili? Ora sai che non è così…:”

   Draco si sentì come quel pomeriggio a Hogsmead, quando Areal lo aveva battuto con un incantesimo che lui aveva ritenuto sciocco e inutile, e come quella volta però, Draco non si sentì ne sconfitto ne umiliato. Era solo rimasto scioccato da quella ragazza. Areal era capace di metterlo a tacere, era capace di batterlo durante le lezioni, ed ora anche durante un duello, eppure, in quella ragazzina dolce e spietata al tempo stesso, lui non vedeva alcuna minaccia.

   “:Adesso torniamo a studiare per favore?:” chiese teneramente Areal, con il più dolce dei sorrisi che Draco avesse mai ricevuto.

 

   Da quella volta le loro lezioni filarono senza intralci, anche Draco era diventato un degno insegnante, tanto che alla prima lezione di pozioni con Piton, Areal finì per seconda il suo lavoro (dopo Draco) e Piton approvò con un mezzo sorriso di puro stupore.

   “:Vedi…:” aveva detto Draco, un pomeriggio giù al lago “:Devi abbinare le fialette in base al colore, a volte. Se devi preparare un infuso verde, è quasi scontato che quello che ci andrà dentro sarà giallo e blu, quindi qualcosa dai colori chiari e di intenso. Ragiona così quando non sai che fare. Oppure, quando Piton entra, dipende quello che fa, si capisce subito cosa ci farà preparare, e saperlo prima ti da il tempo di studiartelo meglio dal libro…:”

   “:E da cosa si capisce?:”

   “:Bé ad esempio un giorno è entrato con una boccetta di pozione invecchiante, e con quella si può fare solo una cosa: una pozione rallentante!:”

   “:Mi vuoi dire che basta così poco per fregare Piton?:” chiese Areal ad occhi sbarrati.

   Malfoy ghignò a trentadue denti “:Ora capisci perché dicevo che Pozioni è più facile di Incantesimi?:”.

 

    Un pomeriggio i due studiavano seduti fra le rocce vicino al lago, ognuno intento a scrivere una relazione. Areal stava spiegando come si ottiene un infuso, e avrebbe poi dovuto consegnare quel testo a Draco, il suo professore di Pozioni per quel momento. Draco invece stava scrivendo alcuni principi base per la lievitazione, che poi Areal avrebbe visionato. Arano appoggiati alla stessa roccia, messi quasi schiena contro schiena.

   “:Draco:” chiamò Areal, e si allungò per passare al ragazzo dietro di lei la sua pergamena. “:controlla questo è vedi se è giusto…:” e gli indicò le righe in questione. Draco mise da parte il suo lavoro, e osservò quello che voleva Areal.

   “:No:” disse tranquillo “:è più che giusto! Vedi di non diventare più brava di me almeno in Pozioni, o giuro che ti vengo a strozzare mentre dormi!:”

   Areal rise, e continuò il suo lavoro. L’aria era fresca, e la natura canticchiava soavemente. Era pomeriggio inoltrato, tutti gli altri di sicuro erano chiusi nelle loro rispettive sale comuni.

   “:Areal, mi spieghi perché sei tu la prima a non volere che ci vedano insieme?:” chiese di punto in bianco il biondo.

   “:Draco, lo so benissimo che farti vedere con una come me nuocerebbe alla tua immagine!:” Rispose annoiata.

   “:Non mi freghi! Dimmi la verità:”

   Areal sbuffò. I due non si guardavano, continuavano a darsi le spalle fingendo di finire i loro compiti “:Perché non voglio essere scambiata per una delle ragazze che ti cadono ai piedi!:”.

   Draco sorrise in modo strano “:Sempre furba vero?!:”.

   I due rimasero in silenzio per un po’, poi Areal parlò. “:E tu Draco? Onestamente, perché stai con me? pensavo che le odiassi quelle come me, voglio dire, io non ho niente in comune con i tuoi amici Serpeverde…:”.

   Sta volta a sbuffare fu Draco “:Mi deludi, non eri tu quella che sa tutto di come sono fatto? Non avevi detto che sono io per primo a non considerare miei amici quelli con cui sto? Vedi, è questo il punto: tu sei diversa da loro. E credimi a volte mi fai impazzire. Mi stai antipatica, sei irritante e tutto il resto, eppure non riesco a fare a meno di litigare con te. Mi ci diverto, quasi. Ti basta come risposta, Areal?>> e le lanciò un’ occhiata antipatica.

   Areal però rimase in silenzio.

   “:Draco?:” chiamò lei senza preavviso, e lui si voltò a guardarla.

   “:Si?”:

   “:È la prima volta che mi chiami per nome…:”

   Draco strabuzzò gli occhi, e i due rimasero a fissarsi per un po’, fin quando lui non scosse il capo e tornò a sui compiti nascondendo un certo imbarazzo.

   Areal accarezzò la pergamena su cui stava scrivendo, osservò un po’ il paesaggio del lago, e poi, senza sapere perché, sorrise, sentendosi davvero felice.

   Ma le cose belle non sono mai infinite

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

Grazie a tutti quelli che leggono, ma grazie di cuore a JuliaSnape e a Books per aver recensito. Mi scuso ma sono in partenza per le vacanze, e quindi di fretta. Farò di tutto per aggiornare, promesso XD

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Lo specchio e lo stupido ***


Lo sconvolgimento di Hogwarts era dietro l’angolo, appostato come una pantera nel buio e pronto a scattare al primo momento di distrazione della vittima

 

7. Lo specchio e lo stupido.

 

 

 

 

 

   Era un normale primo pomeriggio, ed Areal era davanti allo specchio del bagno, con già la divisa indosso. Stava finendo di legarsi i lunghi capelli neri in una treccia, mentre osservava il suo grazio ma semplice viso. Quando finì corse di sotto, dove le tre amiche l’aspettavano impazienti.  

   All’ennesima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, il professore Allock era in ritardo di almeno mezz’ora, tempo nella quale gli alunni del secondo anno già in aula, parlottavano fra di loro e si spostavano di banco in banco.

   Canni e Areal erano sedute al loro posto, e il loro banco era allineato con quello di due ragazzi Serpeverde, e quello seduto vicino al corridoio era biondo. Areal era praticamente seduta vicina a Malfoy con solo un corridoio a dividerli.

   “:Voi dite che Allock sia svenuto da qualche parte?:” chiese Canni pensosa.

   “:Magari!:” intervenne Malfoy, che non aveva potuto fare a meno di sentire.

   “:Ei Capo:” borbotto l’altro Serpeverde “:perché non gli combiniamo qualcosa? Neanche se ne accorge quello…:”

   Evidentemente colpito da qualche immagine stramba di Allock in condizioni sfavorevoli, Draco ghignò. Era appoggiato allo schienale e si dondolava con la sedia, con le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo fisso davanti a se.

   “:Hey, e se lo immobilizziamo e gli facciamo credere che si è addormentato?:” Propose Canni, sporgendosi oltre Areal per confabulare col grassoccio Serpeverde.

   “:Diabolica la ragazza!:” costatò quello, facendo segno a Malfoy. Areal e Draco risero insieme ai loro rispettivi compagni di banco.

   “:Ei Areal!:” chiamò Draco, sussurrando e sporgendosi un po’ verso di lei.

   “:Si?:”

   “:Hai presente l’ultimo incantesimo spiegato da Vitious?:”

   “:Non ci hai capito niente, vero?:”

   Draco sorrise a trentadue denti “:Assolutamente niente!:”

   Areal si finse esasperata e alzò gli occhi al cielo “:Domani, dopo Erbologia, abbiamo due ore libere, ed io non ho altro da studiare… Ci vediamo al solito posto?:”

   “:Affare fatto!:” fece il biondo e tornò a confabulare con il suo compagno di banco.

   Ma dal nulla, o meglio da infondo all’aula, sbucò fuori una ragazzina Serpeverde, che si posizionò nel corridoio fra i due banchi, e rimase poco dietro di Areal, iniziando: “:È proprio vero che i secchioni non servono assolutamente a nulla…:” .

   A parlare era stata Pansy Parkinson, Serpeverde. Aveva un caschetto scuro ad incorniciarle il capo, occhi piccoli e visino ovale. Areal si voltò con estrema lentezza per lanciare un’occhiata di puro odio a quella smorfiosa. “:Hai qualche problema?:” chiese.

   “:O si, sei tu il mio problema!:” praticamente mezza classe si era posizionata come meglio poteva per vedersi la scena. “:Quelle come te che si credono tanto furbe, ma in realtà sono solo degni sgorbi che nascondo i loro fallimenti nel mondo sociale dietro un libro…mi danno proprio i nervi!:”. Pansy incrociò le braccia al petto, e tenne lo sguardo fisso su Areal, che ricambiava.

   “:Non ho ragione?:” chiese ancora Pansy al gruppetto di Serpeverde, che sghignazzò in segno d’approvazione. Draco fissava la sua compagna di casa in silenzio.

   “:Dico ma tu ce li hai gli occhi?!:” intervenne Canni, e Pansy la guardò come se fosse arrivata dal nulla “:Ti senti forse bella tu? A me ricordi tanto un cane che ha avuto un frontale con una macchina e gli si è schiacciata mezza faccia… perché non chiedi ai ragazzi cosa pensano di te, invece che chiedere conferme alle tue amichette?:”

   Pansy non si scompose minimamente, solo i Corvonero si esaltarono nel vedere le ragazze della loro casa prendere posizione contro la Serpeverde.

   “:Senti senti chi parla! Quella che ha litigato con il parrucchiere. Ma che razza di capelli hai? E ti definisci una ragazza?:” cantilenò Pansy, smorfiosa e assolutamente irritante.

   “:E il tuo come ha fatto ha farti quel caschetto geometrico? Usando la ciotola del cane per prendere la forma?:” Replicò Canni, che si era totalmente voltata per fronteggiare la nemica.

   Sta volta la Parkinson divenne rossa di rabbia, ma nascose tutto con una risatina “:Dilla la verità Foreberth…:” ed Areal non capì perché avesse ignorato Canni per partire all’attacco contro di lei “:Lo sai benissimo chi è più bella fra noi due…:” e i Serpeverde iniziarono a ripetere il nome di Pansy, esultanti. La Serpeverde rideva maligna.

   “:Ti aspetti che parta un applauso? Della tua opinione me ne faccio ben poco…:” sentenziò Areal, ma la Parkinson si avvicinò a lei, e si chinò per guardarla dritto negli occhi

   “:Lo sai benissimo che ho ragione, e lo sai che con quelle graziose treccioline che ti fai sei solo ridicola, e posso chiederlo a tutti i ragazzi presenti qui: sono io quella bella!:” sibilò la Serpeverde, e si risollevò chiedendo man forte al suo gruppetto. “:Ragazzi, che ne dite se da domani chiamiamo la secchiona “treccioline al vento”? non pensate che le doni come nome?:”

   Areal sogghignò “:Le oche come te possono chiamarmi come vogliono…:”.

   Pansy rimase ferma per un po’, poi fece ciò che non avrebbe mai e poi mai dovuto fare “:Draco, secondo te chi è più bella fra noi due?:” chiese la Parkinson tirando slealmente in ballo il biondo.

   Draco, che per tutto il tempo aveva segretamente fatto finta di non esistere, rimase serio per una delle rarissime volte in vita sua. Alzò gli occhi verso la sua compagna di casa  ancora in piedi, poi fece spallucce. “:Si, Pansy, sei tu la più bella….:” e annoiato se ne tornò a scarabocchiare un pezzo di pergamena.

   Pansy Parkinson sorrideva come un bambino a cui hanno appena regalato un castello di caramelle, e mostrò spavalda quel suo sorriso ad Areal. Aveva vinto, per la Parkinson quella era una vittoria schiacciante.

   Areal rimase in silenzio, e senza sapere perché, le dolevano tutte le articolazioni. Le orecchie fischiavano, la schiene si sforzava di stare curva, la braccia e le gambe erano molli, e il cuore, quello era la parte che doleva di più. Era come se una bolla d’aria glielo avesse stretto in una morsa. Era quello il peso dell’umiliazione? O era altro? Dal loro canto, i Corvonero avevano abbassato le teste suoi loro libri incassando la sconfitta della loro casa. Ma qualsiasi cosa avesse portato quella ragazza a fare tutto quello, ora Pansy Parkinson, non meritava altre vittorie. Doveva essere vendetta. Areal doveva difendere quel qualcosa chiamato orgoglio, e non solo il suo, ma anche quello dei suoi compagni di casa. Ma come se si fossero lette nel pensiero, Canni parlò per prima:

   “:Parkinson, mi spieghi perché lo hai chiesto a Draco? Non sarà che dipendi troppo da lui? Ma guarda, Pansy si è innamorata del capo delle serpi, che carini, ricordati di invitarmi alle nozze:”.

   Pansy Parkinson rimase di ghiaccio, con quella smorfia di strafottenza fra le labbra carnose, la schiena dritta, ed ora, la rabbia che riaffiorava da tutti i pori della sua delicata pelle da bambola.

   Mezza classa, soprattutto i Grifondoro Harry Potter e Ronald Weasley, se la risero di gusto. I Corvonero ritirarono su le teste con  sorrisi di puro divertimento e orgoglio.

   “:No:” intervenne Areal, con un ghignò verso Pansy “:Il punto è che la sua mammina le ha insegnato solo a fare la ruffiana…:”.

   Le risatine da parte della classe aumentarono, i Serpeverde ammutolirono, ed Areal si fissava ancora con Pansy, solo che questa volta quella con il sorriso vittorioso era la Corvonero.

   Prima che uno dei Serpeverde facesse fuori qualcuno che rideva troppo, arrivò il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, che richiamò la classe all’ordine.

   Ma quando tutti avevano ripreso una posizione più rispettosa sulle loro sedie, Areal sentì la discussione bisbigliata che stava avendo luogo fra i Serpeverde.

   “:Ei, Draco!:” chiamò piano una voce infantile. Pansy Parkinson.

   “:Cosa c’è?:” disse fra i denti il biondo interessato.

   “:Domani, nelle due ore libere dopo… aspetta che non ricordo… a si, dopo Erbologia! Comunque in quelle due ore facciamo una piccola festa nella nostra sala comune. Sarai dei nostri vero?:”

   “:Si, ci sarò:” Rispose annoiato Draco.

   Areal rimase con gli occhi fissi sul suo libro, la schiena rigida.

   Draco aveva mandato al diavolo la loro lezione di ripasso per la festa della sua casa. Il che poteva anche definirsi logico.

   Areal non sapeva se Pansy lo avesse fatto apposta o meno, non sapeva se avesse ascoltato la loro discussione precedente o se era soltanto una qualsiasi mossa che secondo la Parkinson avrebbe fatto ingelosire Areal, fatto stava, che la serpe aveva vinto di nuovo.

 

   Quella sera stessa Areal era in bagno, appena uscita dalla doccia, con i capelli umidi a gocciolarle lungo il petto e la schiena. Era molto diversa in quel modo, più femminile, più dolce e accattivante al tempo stesso.

   Per orgoglio femminile malediva il giorno in cui aveva deciso che mettersi in mostra era sbagliato. Ricordava che già da piccola odiava quando sua madre le faceva indossare completini rosa da barbie e le acconciava i capelli in maniera troppo vistosa.

   Per correre in giardino, o andare in giro per la città i capelli davanti al viso erano un impiccio, meglio legarli. Oltretutto una delle poche cose di se stessa che considerava belli erano i suoi occhi, perché non lasciarli in primo piano?

   Tuttavia, il sentirsi offendere davanti a tutta la classe perché non veniva ritenuta bella, le aveva dato molto fastidio. Il suo orgoglio era stato ferito e poi lasciato al suolo in agonia. Iniziò ad ardere per il desiderio che aveva di dimostrare a Pansy e a tutti i Serpeverde come anche una “secchiona” poteva avere altre qualità.

   Ma soprattutto, aveva bisogno di sentirselo dire per dimostrarlo a se stessa.

   Poi, mentre fissava ancora la sua immagine riflessa allo specchio, ricordò Draco. Il Serpeverde aveva ammesso la bellezza della Parkinson. Pansy doveva aver tirato in ballo lui per far dispetto ad Areal, e non c’erano dubbi. Forse aveva scoperto il tempo che Draco passava con la Corvonero, e se ne era ingelosita. Ma quello che Pansy Parkinson non sapeva era che Areal non avrebbe mai voluto che Draco prendesse le sue difese in pubblico. Era lei per prima a desiderare che nessuno sospettasse dell’amicizia ( se così poteva chiamarsi) fra lei e il Serpeverde. Areal si rifiutava sacrosantamente di far sapere in giro che lei e il biondo passavano un certo tempo da soli, infatti non osava immaginare cosa avrebbero pensato gli altri. Si sarebbe infatti impegnata a tenere tutto nascosto pur di non passare per un’ammiratrice di Draco Malfoy che gli scodinzola dietro quanto gli è possibile.

      Se l’indomani si fosse presentata come una ragazza sia bella che furba, allora nessuno le avrebbe mai più fatto una critica, nessuno si sarebbe sentito malamente rappresentato da una come lei ( come era successo ai Corvonero ).

   Quando raggiunse le sue compagne di stanza, queste smisero all’istante di far quel che facevano, e rimasero imbambolati a guardarla.

   “:Se domani esci con i capelli legati giuro che ti uccido!:” minacciò Jude, ancora ad occhi spalancati.

   Canni sembrava che avesse appena visto un fantasma, considerando i suoi occhi quasi fuori dalle orbite e la bocca spalancata. Emma invece le sorrideva annuendo fra se e se.

   “:Qualcosa non va?:” chiese innocentemente Areal, inarcando un sopracciglio.

   “:Io so solo che domani la Parkinson sviene in classe!:” disse Canni, e dopo di che iniziò a ballare sul suo letto, sghignazzando “:Domani quella avrà un’amara delusione, o si!:” e continuava a sgambettare senza senso sul materasso, con la sua gatta Cleopatra che la fissava facendo ondeggiare la coda.

   L’indomani, poco prima che entrassero nell’aula di Difesa Contro la Arti Oscure, Canni afferrò Areal dicendole:

   “:Mia cara, tu sai che oltre al bel faccino ci vuole anche un certo… atteggiamento! Ricorda che dobbiamo farla pagare alla reginetta delle serpi…:”

   “:Smettila di parlare come una scema!:” brontolò Areal.

   “:Dico sul serio!:” rimarcò Canni con uno sguardo che non lasciava spazio ai dubbi.

 

   Draco Malfoy era stancamente seduto al suo banco per Difesa Contro le Arti Oscure, con Tiger accanto e gli altri Serpeverde dietro. Il giorno prima era stato stressante e la festa fra i suoi compagni di casa non era stata un granché. Si era fatto quattro risate fra gente sicuramente come lui, eppure, si era annoiato. Solo e soltanto noia ovunque guardasse. Forse era il senso di colpa per aver saltato l’incontro con Areal Foreberth per quella festa che alla fine non aveva meritato il suo tempo. Per quanto secchiona, antipatica e smorfiosa, quella Foreberth erano l’unica che riuscisse a non annoiarlo, ma al contrario si faceva desiderare. Quando stava in sua compagnia era sempre un divertimento nuovo, come se ci prendesse gusto a farsi sopraffare in ogni cosa da quella Corvonero. Ma loro non erano amici, lo diceva sempre anche lei, anzi era la prima a rimarcarlo. Passavano bene il tempo insieme, andavano d’accordo, e forse potevano definirsi conoscenti. Gli amici erano una cosa molto più intima e fidata, una cosa che Draco non aveva e non voleva avere. Stava con le persone, ne traeva vantaggi quando era possibile, ma senza dare mai nulla in cambio.

   La sua noia venne spezzata quando il clima della classe cambiò. Tutti mormoravano, Pansy dietro di lui sembrava aver inghiottito un rospo con quell’espressione sgomenta che aveva. Tiger rimaneva fermo con gli occhi spalancati, le ragazzine parlottavano e i ragazzi sembravano essere stati investiti da un getto di acqua gelida. Draco pensò che fosse entrato quel fesso di Allock con un nuovo abito stravagante, ma capì che non si trattava di quello, quando uno dei tanti stupidi di Tassorosso fece un fischio ed esultò “:Caspita Foreberth, sei uno schianto oggi!:”.

   Draco pensò che il Tassorosso si fosse bevuto il cervello, ma per puro istinto si voltò verso la porta alle sue spalle, dato che era li che tutti guardavano.

   Erano appena entrate due ragazze, una delle quali era la biondina che seguiva sempre la Foreberth, ma al suo fianco quel pomeriggio c’era una ragazza totalmente nuova.

   Era bella davvero, con il taglio degli occhi evidenziato, lo sguardo di zaffiro che faceva capolino sotto la frangia, ed in fine i bei lineamenti principeschi delineati dalla cascata di seta nera che erano i suoi capelli sciolti. La pelle pallida faceva un bel contrasto con i capelli scuri, lasciandola apparire tremendamente delicata. Le labbra erano inumidite da un lucidalabbra brillantato, e le palpebre disegnate da un filo di matita blu.

   Draco non credeva ai proprio occhi, quella ragazza affascinante era Areal. Lui però, pur ammettendo che era bella, non spalancò la bocca come tutti gli allocchi presenti in quell’aula, e si preoccupò di dare una gomitata a Tiger per imporgli un certo contegno.

   “:Grazie!:” cinguettò Areal in risposta al Tassorosso, con un sorriso a trentadue denti bianchissimi, e subito dopo il sorriso si ravvivò la chioma corvina.

   Draco rimaneva tranquillo, con la sguardo affilato puntato su quell’alterego mal riuscito di Areal, la ragazza sveglia e gentile che lo aveva sorpreso dal primo momento e che fin a pochi minuti prima lui aveva reputato dignitosa del suo rispetto. Ma ora non più. Areal sembrava una sgualdrina qualunque, mentre muoveva il collo sinuoso facendo ondeggiare di continuo i lunghi capelli setosi e rispondendo con sorrisi smaglianti e risatine frivole a tutti quelli che le rivolgevano la parola.

   Mentre Allock faceva il suo ingresso, e assegnava a tutti una relazione da finire entro la fine dell’ora, Draco fissava in cagnesco la schiena di Areal. Lei era come tutte le altre, e lui per primo avrebbe dovuto schiacciarla alla minima occasione, anziché permetterle di prendere campo. Troppo campo con lui.

   Dopo appena mezz’ora Allock iniziò a passare fra i banchi, gettando occhiate alle pergamene dei suoi alunni, fin quando non arrivò al banco di Areal. L’insegnante guardò stupito l’alunna nel suo nuovo look. Areal, dal canto suo, alzò il capo regalando un sorriso incuriosito all’uomo che la stava fissando.

   “:Qualcosa di nuovo Foreberth?:” chiese il professore “:Oggi mi sembri, come dire? Più luminosa!:” e poi si chinò per prendere la pergamena della ragazza, ed iniziò a visionarla annuendo in più punti.

   “:Molto bene signorina Foreberth, non ho mai visto una spiegazione tanto dettagliata dell’incantesimo di pietrificazione. Dieci punti a Corvonero!:” e restituì la pergamena alla ragazza con un sorriso.

   Draco strinse un pugno e lo sdegno verso quella ragazzina in lui cresceva. Adesso anche quello stupido di Allock si ci metteva, ad assegnarle punti solo perché quel pomeriggio era più bella. Quei dieci punti per Draco erano i punti più sporchi in assoluto che la casa dei Corvonero avesse mai potuto ricevere.

 

   Quando finirono tutte le lezioni pomeridiane, Areal si prese di coraggio e fece quello che avrebbe dovuto fare già dall’anno scorso: parlare con Vitious.

   Quando raggiunse la deserta aula di incantesimi, il minuscolo professore era lì che canticchiava riordinando alcuni scaffali.

   “:La disturbo, signore?:” chiese educatamente Areal.

   Quando l’insegnate di Incantesimi la sentì smise di cantare, e nel riconoscerla l’accolse con un sorriso. “:Venga pure signorina Foreberth, venga:” e la raggiunse al centro dell’aula.

   “:Professore, io devo dirle assolutamente una cosa…:” ed Areal sentì la voce affievolirsi, mentre si torturava le mani.

   Vitious, dal basso, la fissava apprensivo. “:non sarà successo qualcosa di brutto, spero:”

   Areal prese fiato “:il fatto è che non credo di meritare il mio posto fra i Corvonero, e posso dirlo solo a lei:”

   Vitious rimase scioccato, e per interminabili secondi si limitò a fissarla con occhi sbarrati dalla stupore, poi scosse il capo sorridente “:Mi cara, sei la migliore allieva del tuo corso in questa materia, hai talento da vendere, e molte volte mi sono riscoperto affascinato dal tuo intelletto. Credimi, ne ho conosciuti di giovani ragazzi, e posso dirti che meriti lo stemma dei Corvonero che hai appeso al mantello quanto lo meritino tutti i tuoi compagni di casa:”

   “:Ma professore:” iniziò Areal esasperata “:in due anni non sono mai stata capace di rispondere ad uno solo degni indovinelli della porta della sala comune! Che razza di Corvonero sono se non riesco ad entrare nella mia stessa sala comune? Che genio potrò mai essere se soccombo ad uno stupido indovinello?:”

   Vitious, che aveva ascoltato in silenzio, restò sorpreso “:Mai a nessuno? Mi vuoi dire che pur avendo provato a rispondere hai sempre dato la risposta sbagliata?:”

   “:Si …:” stava per dire Areal, ma rifletté “:Insomma con me c’erano sempre le mie amiche, e quando il corvo faceva l’indovinello io pensavo alla risposta, e ci pensavo parecchio ma non trovavo mai la risposta. Comunque per me hanno sempre risposto le persone che mi erano accanto.:”

   Vitious scosse ancora il capo sorridente “:Non è la stessa cosa. Adesso voglio che per i prossimi giorni tu ti presenti davanti a quella porta da sola, e che prendendoti tutto il tempo che ti serve, provi a rispondere. Non importa cosa dici, ma convinciti che devi dare una risposta. È il ragionamento quello che conta.:” Areal lo fissava in silenzio “:Se non riesci completamente a risolverlo, vieni a cercarmi a qualsiasi ora, e ti prometto che verrò io con te e risolveremo l’indovinello insieme:”.

   Areal si sentiva gli occhi umidi. “:Grazie:” disse semplicemente.

   Con la sua buona dose di autostima regalatale dalla fiducia incondizionata che le aveva dato il capo della sua casa, Areal si incamminò verso la sua sala comune. Erano le sei del pomeriggio, la maggior parte degli studenti erano raccolti nelle varie sale a studiare o direttamente nelle sale comuni della propria casa. Areal stava passando in quel momento sotto i portici del cortile, quando in mezzo allo spazio di verde, vide una scena poco piacevole.

   Un ragazzino basso a minuto del primo anno, e della casa del Corvonero, era a terra, accerchiato da tre bulletti che giocavano sghignazzando con le sue cose.

   Areal sbuffò e si avvicinò al gruppetto, senza perdere tempo si avvicinò al povero ragazzino a terra e si inginocchiò per aiutarlo a rialzarsi e a recuperare i suoi libri che ora giacevano a terra.

   I tre bulli rimanevano attorno a loro in silenzio.

   “:Tornatene in sala comune:” disse Areal al ragazzetto, che quando capì di essere stato salvato le sorrise tutto intimorito e pieno di riconoscimento, e se ne andò via faticando a toglierle gli occhi di dosso.

   Ovviamente i bulletti non avevano alzato un dito davanti ad una ragazza della loro età per giunta, ma quando Areal si trovò a fissare gli occhi di Malfoy, girò il capo senza considerarlo minimamente, e fece per andarsene, quando…

   “:Ma guardatela, abbiamo la paladina della giustizia… Che con la sua bellezza stende tutti. Avete visto quel povero scemo, se la stava facendo sotto quando ha visto miss bellezza aiutarlo!:” sghignazzò Draco nel modo più odioso, arrogante, irritante e pungente che Areal avesse mai sentito.

   Quando la ragazza si voltò per incenerirlo gli vide stampata in faccia un’espressione di puro disprezzo e arroganza, e con lui i suoi amici corpulenti che gli andavano sempre dietro.

   “:Che problemi hai?:” chiese Areal, avvicinandosi a Malfoy.

   Attorno a loro era sceso il freddo, nessun altro occupava il cortile mentre il cielo del tardo pomeriggio iniziava ad imbrunire.

   “:Niente bellezza, aspetto solo un’altra scrollata dai tuoi capelli per svenire!:” fece Malfoy con mille smorfie, e i suoi amici finsero di svenire facendo versi.

   “:Ti sei bevuto quel poco di cervello che ti rimane?:” soffiò Areal, con i pugni stretti lungo i fianchi.

   “:No:” fece Draco, andandole in contro e iniziando a girarle attorno “:Io non mi permetterei mai di offendere la nostra nuova reginetta di bellezza. Infondo ormai basta un tuo sorrisino per far vincere punti alla tua casa di secchioni. Cos’è la vostra, una nuova arma? Ti senti contenta adesso? Adesso ti senti realizzata? Perché non incanti anche Piton domani, così magari succede il miracolo che ottieni qualcosa di buono anche dove fai schifo!:” e dicendo quelle parole Draco aveva fatto più giri attorno alla sua povera vittima ovvero Areal, che lo aveva sempre seguito con lo sguardo. Quando il biondo le si fermò alle spalle lei si voltò per fronteggiarlo.

   “:Razza di scemo, taci!:” disse cercando di spingerlo via, ma lui rispose dandole una spinta secca alla spalla, che la face barcollare fin quando lo spintone di uno degli amici di Draco la spinse nuovamente al centro. Areal fronteggiava con lo sguardo Draco, ma tutti e tre i Serpeverde si erano fatti più vicini a lei accerchiandola.

   “:Qualcosa di nuovo Foreberth? Oggi mi sembri, come dire? Più luminosa!:” e all’imitazione che Draco aveva fatto del professor Allock i suoi due amici sghignazzarono, e uno riprese a fare versi di vocine stridule, mentre l’altro fingeva di sbavare dietro Areal.

   “:La prossima volta come farai a far guadagnare punti alla tua squadra? Lascerai che il professore sbirci nella tua scollatura?:” Disse arrogante Draco, arrivandole molto vicino al viso.

    Areal sentiva gli occhi umidi. Aveva solo dodici anni, era una bambina che si era sciolta i capelli e si era truccata per la prima volta solamente per vendicarsi di un’altra bambina antipatica. Non poteva immaginare altre conseguenze, non aveva ancora la malizia per farlo. “:Sei uno stupido!:” sibilò “:Uno stupido! UNO STUPIDO STUPIDISSIMO IMBECILLE!:” Strillò contro Draco, che sorpreso di quella reazione così istintiva da parte della ragazza, indietreggiò in silenzio, mentre questa lo superava per iniziare a sgambettare verso la sua sala comune, ma prima che tornasse al chiuso sentì i Serpeverde sghignazzare.

   Mentre saliva le scale verso la torre dei Corvonero sentiva la rabbia iniziare a svanire, ma era certa che qualche minuto dopo, al pensiero di quello che era successo, si sarebbe arrabbiata ancora. Quell’imbecille di una serpe aveva superato il limite.

   Quando arrivò in cima alla torre, davanti alla porta con il battente a forma di corvo, prese un bel respiro e bussò.

   “:Qual è la differenza fra uno specchio ed uno stupido?:” chiese la voce di donna proveniente dal battente.

   Areal corrugò la fronte e ci pensò, uno specchio era un oggetto, e lo stupido una persona. Che razza di altre differenze voleva trovare? Vitious le aveva detto di riflettere, di pensare, ma per quanto sentisse la testa dolere per lo sforzò, non trovò niente.

   Infuriata come poche volte iniziò a camminare a passo spedito giù per le scale superando varie rampe. Si malediva per essere tanto stupida, e avrebbe volentieri sfogato la sua rabbia contro il povero Vitious che le aveva dato fiducia. Non importa quanto tardi fosse, adesso lei avrebbe preso Vitious e si sarebbe fatta aprire la porta, infondo non aveva scelta. Mentre continuava a scendere rivedeva il volto di Draco, la sua arroganza, la sua rabbia e la sua prepotenza. Avrebbe voluto rivedere quello scemo Serpeverde per dirgliene quattro, per dirgli quanto scemo fosse a parlarle solo per dar fiato ai polmoni.

   Tuttavia, scendendo le scale, si ritrovò davanti ad una vetrinetta, e rimase ad osservare la sua immagine riflessa nello specchio, e non si riconobbe. Ma non solo per il nuovo Look, ma per l’espressione che aveva. Ripensò alla sua giornata, alle parole di Vitious, a quella nullità di Draco, e poi osservò la vetrinetta che si limitava a restituirle l’immagine…

   L’idea la fulminò, la folgorazione era arrivata all’improvviso e la travolse come un uragano in piena, mentre sentiva tutto il suo corpo fremere. Finalmente si era accesa la luce nel buio della sua testa. Salì di corsa tutte quelle rampe di scale stupendosi di essere scesa così tanto, fin quando non si ritrovò davanti alla porta della sua sala comune.

   Per un po’ rimase piegata sulle ginocchia per riprendere fiato, poi avanzò e bussò.

   “:Qual è la differenza fra uno specchio ed uno stupido?:”

   Richiamando la voce e facendosi forza rispose “:Lo specchio riflette senza parlare, lo stupido parla senza riflettere!:”.

   E come se le stelle avessero iniziato a brillare solo in quel momento, la porta, lentamente, si aprì.

   Areal rimase di sasso davanti a quella porta finalmente spalancata davanti a lei, poi, con un impeto di gioia corse dentro la sala comune, e quando trovò le sue amiche sedute sul un divano saltò loro al collo esultante.

   “:C’è l’ho fatta! Ci sono riuscita finalmente!:”

   “:ma a fare cosa?:” chiese Emma, ma Areal era incontrollabile.

   “:Complimenti!:” soffiò una voce soave che sembrava provenire da molto lontano, ma che in realtà apparteneva a Luna Lovegood, una ragazzina bionda e definita da tutti svampita, che sedava al tavolo centrare a fare i compiti.

   Areal la osservò mentre questa continuava a guardarla con quel suo sorriso enigmatico, e probabilmente tutti si sarebbero chiesti perché si era intromessa nei discorsi altrui, ma Areal non la pensò così “:Grazie!:” rispose a Luna, che tornò ai suoi compiti. In fin dei conti quella Luna era una brava persona.

   Areal osservava ancora Luna studiare, mentre le sue amiche si scambiavano sguardi senza capire.

   Areal pensò che quella giornata l’avrebbe ricordata per molto tempo.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Grazie infinite a JuliaSnape per aver recensito, ma anche a chi legge soltanto.

 

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Capitolo 8
*** La camera dei segreti ***


8

8. La camera dei segreti.

 

 

 

 

    Lo sconvolgimento di Hogwarts era dietro l’angolo, appostato come una pantera nel buio e pronto a scattare al primo momento di distrazione della vittima. Tuttavia nessuno poteva immaginare che il primo avvenimento catastrofico di una lunga serie, si sarebbe verificato quella stessa sera.

   Areal aveva terminato la sua cena, e come tutti gli altri studenti di tutte le case, si alzò seguita dalle sue amiche per raggiungere la propria sala comune. Senza poterne in alcun modo farne a meno, tutti gli studenti dovettero passare dal corridoio del primo piano. Quando Areal, Canni, Emma e Jude lo raggiunsero, vi era già posizionata una folla di spettatori da entrambe i lati del corridoio. Tutti mormoravano, ma il clima predominante era quello cupo e frizzante del terrore. C’era chi aveva la bocca spalancata e chi rimaneva immobile come una statua di sale. Il brusio proseguì fin quando la figura del preside non si fece largo, e insieme ai professori mancanti, visionarono con i propri occhi lo spettacolo raccapricciante. Sul muro di marmo chiaro, a caratteri grandi e tremolanti con del sangue rosso usato come inchiostro, era scritto: La camera dei segreti è stata aperta. Nemici dell’erede temete.

   Tuttavia c’era altro, infatti il pavimento sembrava allagato, e una gatta dal folto pelo marrone era appesa a testa in giù, e appariva più morta che viva. La gatta in questione apparteneva al guardiano di Hogwarts ovvero il signor Gazza, che si agitava piagnucolando, ma il preside Silente lo rassicurò avvertendolo che la gatta non era morta ma solo pietrificata, e che le piante della professoressa Sprite avrebbero rimediato. Poi lo stesso Silente mandò tutti i ragazzi ai loro dormitori, e senza la benché miniva voglia di rimanere ancora lì, Areal seguì le sue amiche in cima alla torre dei Corvonero.

   Tutti riuniti nella sala comune, i Corvonero parlavano fra di loro e tutti erano ansiosi o terrorizzati.

   “:Tu ne sai qualcosa?:” chiese Emma alla cugina, che scosse il capo.

   “:Di qualunque cosa si tratti, ti garantisco che non mi piaceva per niente…:” intervenne Areal, che si sedette sul pavimento sotto la finestra. Tutti gli altri Corvonero erano appostati sui divani, fra le poltrone, ai tavoli e ovunque fosse rimasto uno spazio libero.

    Pochi sapevano cosa significava realmente quel messaggio, ma trovare una gatta pietrificata, un corridoio allagato e imbrattato con scritte minacciose fatte con il sangue, di certo aveva fatto andare la cena di traverso a tutti.

    “:La camera dei segreti era stata creata da Serpeverde:” iniziò un ragazzo del terzo anno “:Mio padre diceva sempre che non era niente di buono…:”.

   Areal rimase in silenzio, a mordicchiarsi le labbra e con le gambe strette al petto. Le sue amiche si erano sedute sulle sedie vicino a lei, solo Jude rimaneva in piedi davanti alla finestra.

   Improvvisamente la porta della sala si aprì, e ne entrò un ometto alto meno di un metro, tutto di fretta e dell’aria ansiosa.

   “:Ragazzi, state tutti bene? Manca qualcuno all’appello?:” chiese il professor Vitious appena entrato, e tutti si guardarono intorno, ma non mancava nessuno.

   “:Bene:” continuò il capo della casa dei Corvonero “:Per stasera andatevene tutti a letto e non uscite da qui per favore. Non sappiamo cosa sia accaduto realmente, ma è meglio non correre rischi. Vi raccomando la massima prudenza:”

   “:Professore, ma la Camera dei Segreti, voglio dire, è veramente…:” stava per chiedere un giovanotto del sesto anno, ma il professore parlò prima che terminasse la frase.

   “:Non lo sappiamo Crutic, non lo sappiamo:”.

 

 

   L’indomani mattina Areal era ancora sconvolta. Rivedeva quelle scritte di sangue e risentiva la voce di Vitious preoccupata mentre tentava di nascondersi dietro l’autorità. Qualcosa di brutto c’era di sicuro e presto lo avrebbero scoperto tutti.

   Nessuno sembrava aver dimenticato lo spiacevole avvenimento della sera prima, e proprio quell’indomani mattina, a Trasfigurazioni con la professoressa McGranitt, si affrontò l’argomento.

   “:Professoressa, mi chiedevo se poteva parlarci della camera dei Segreti…:”

   Disse la Grenger, e la McGranitt si incupì, ma notando l’irreale silenzio che era piombato in aula, l’insegnante capì di non potersi sottrarre alla domanda.

   “:Molto bene…:” fece, prendendo fiato e facendosi seria “:Tutti sapete naturalmente che Hogwarts è stata fondata più di mille anni fa da i due maghi e le due streghe più famosi dell’epoca: Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Cosetta Corvonero e Salasar Serpeverde.

   Ora, tre vivevano in grande armonia fra loro. Uno invece no:”

   “:Indovina quale!:” cantilenò Wesley, e la McGranitt si concesse mezzo segno d’approvazione. Poi riprese, mentre nella classe regnava il silenzio, e tutti erano coinvolti nel racconto.

   “:Salasar Serpeverde voleva essere più selettivo sugli alunni da ammettere ad Hogwarts. Era convinto che il sapere magico andasse custodito nelle famiglie di soli maghi. In altre parole: i purosangue. Decise di lasciare la scuola.:” La voce dell’insegnante cambiò “:Ora, secondo la leggenda, Serpeverde aveva costruito in questo castello una camera nascosta nota come La camera Dei Segreti, In attesa del giorno in cui fosse arrivato nella scuola il suo vero erede, solo l’erede sarebbe stato capace di aprire la camera e di farne scaturire gli orrori contenuti, e così facendo epurare la scuola da tutti coloro che, secondo Serpeverde, erano indegni di studiare la magia:”

   “:I figli di Babbani:” completò per lei la Grenger.

   “:Bene naturalmente la scuola è stata controllata molte volte: nessuna camera del genere è mai stata trovata:” concluse la McGranitt, ma Hermione fece una nuova domanda: “:Professoressa, secondo la leggenda, che cosa racchiude la camera?:”

    La professoressa si tolse gli occhiali “:Ecco si dice che la Camera dei Segreti sia la dimora di qualcosa che solo l’erede di Serpeverde sa controllare. Si dice sia la dimora di un mostro…:”

 

   Le settimane che seguirono furono segnate da una novità: Areal e Canni avevano espanso le loro amicizie. Tutto era iniziato quando ad una lezione di Incantesimi le due Corvonero erano state affiancate da una ragazza della casa del Tassorosso, molto gentile, educata e disponibile. Questa si chiamava Susan Bonnes, e dal quel giorno sedava vicino a loro a tutte le lezioni di Incantesimi, e ben presto anche alla altre lezioni che condividevano. In poco tempo, come era prevedibile, le loro amicizie si mischiarono, ed Areal si ritrovava con parecchie conoscenze fra i Tassorosso con cui chiacchierare e incontrarsi in biblioteca. Ma proprio un pomeriggio in biblioteca, al loro gruppo di studio, si unì una ragazza del Grifondoro, che con la scusa di parlare con Susan, rimase lì dando ripetizioni di Trasfigurazioni. Quella ragazza era Hermione Grenger.  Hermione era conosciuta per essere la secchiona per eccellenza, ma più che altro era nota come la migliore amica di Harry Potter. Areal trovava abbastanza piacevole la sua compagnia, e di fatti apprezzò molto un pomeriggio in cortile con la stessa Hermione e alcune Tassorosso. Con loro c’era anche un’altra Corvonero, a cui però nessuno badava, e si trattava di Luna Lovegood.

   Areal scoprì che oltre alle lezioni fra lei e Draco, c’era tutto un altro mondo. Aveva nuovi amici e nuove cose da fare, ma in questo nuovo mondo, non c’era posto per Draco. Dopo il loro litigio non si erano più rivolti la parola, solo qualche sguardo fugace durante le lezioni.    

 

   I corridoi di Hogwarts non erano mai stati così freddi, gelidi, anonimi e vuoti in tutta la storia della prestigiosa scuola di magie e stregonerie. Non si erano mai viste le sale comuni, la sala grande, le aule di studio, tanto vuote e sgombre come in quel primo pomeriggio. Nessuno studente passeggiava nel cortile o sedeva ai tavoli della biblioteca. No, tutti i ragazzi ancora in giro erano troppo impegnati a correre nelle rispettive sale comuni delle loro case.

   Quando Areal ed Emma raggiunsero la torre di Corvonero, corsero direttamente nell’ampio salone dalla moquette blu stellata come il soffitto a cupola. La statua di Priscilla Corvonero era ovviamente immobile al suo posto davanti la porta per i dormitori, e qualche studente la stava fissando, come se in quel bel volto di donna si celassero le risposte che tutti cercavano. Altri erano seduti al tavolo centrare, ma nessuno badava ai compiti o ai libri, altri ancora avevano trovato posto dove ce ne era, mentre qualcuno rimaneva in piedi.

   Areal ed Emma avevano già raggiunto Canni e Jude, e si erano posizionate sull’ampio divano quasi al centro della sala. Fu poco dopo, quando tutti erano caduti in un religioso silenzio, che dalla porta si vide entrare un ometto alto al massimo un metro, che tutto di fretta si posizionò al centro della sala osservando distrattamente i volti che lo circondavano. Il piccolo professor Vitious iniziò a marciare su è giù sulla moquette blu, e nessuno osava richiamare la sua attenzione. Pochi istanti dopo fecero il loro ingresso nella sala altre due ragazze Corvonero, seguite poco dopo da un ultimo ragazzo.

   “:Bene, ci siete tutti?:” esordì autoritario Vitious, e dopo un cenno da tutti i presenti iniziò il discorso “:Spero voi siate a conoscenza degli spiacevoli avvenimenti che hanno caratterizzato questo periodo…:” a quelle parole tutti si fecero ancora più seri, mentre Areal ricordava a suo modo ciò che era realmente accaduto.

   La camera dei segreti era veramente stata aperta, ma non si sapeva ancora da chi. E come se non bastasse, il famoso mostro imprigionato nella camera aveva già agito, pietrificando diversi studenti della scuola, che ora giacevano in infermeria attendendo che la pozione di Mandracole fosse pronta per farli ritornare normali.

   “:Un’altra ragazza è stata pietrificata: Hermione Grenger:” Disse Vitious, guardando tutti addolorato.

   Areal e le sue amiche si scambiarono un’occhiata terrorizzata e sconvolta, loro conoscevano bene quella ragazza.

   “:Alla luce di ciò che è avvenuto, da ora in poi ci saranno nuove regole per tutti gli studenti. Ve le leggo…:” e detto ciò Vitious srotolò una pergamena che a conti fatti era lunga quando lui  “:Tanto per cominciare tutti gli studenti dovranno ritornare nelle proprie sale comuni entro e non oltre le diciotto. Secondo punto: tutti gli studenti verranno accompagni a lezione, o in altri eventuali luoghi scolastici, da un docente:” in breve riavvolse la pergamena, e guardando in faccia i suoi alunni iniziò solenne “:Non voglio spaventarvi ragazzi miei, ma chiunque con un minimo di sale in zucca capirebbe quanto pericoloso potrebbe essere avventurarsi per Hogwarts da soli con i tempi che corrono. Per questo vi chiedo di non trascurare le regole.:” e detto ciò stava per andarsene, ma un ragazzo si alzò in piedi.

   “:Professore aspetti, ci dica la verità: siamo in pericolo?:”

   Vitious arrestò i suoi passi e sospirò profondamente, prima di voltarsi verso il ragazzo “:Le regole sono state messe per evitare che qualcun altro si faccia male. Tuttavia sarò sincero: la scuola rischia di chiudere. Se Hogwarts non riesce a garantire a pieno l’incolumità dei suoi studenti, non le rimane altro che togliere le tende:” e con l’espressione più desolata che conosceva, il professore di incantesimi lasciò la sala comune della sua Casa.

 

 

 

Continua….

 

 

 

Grazie a chi legge, mi scuso per i capitoli noiosi, spero continuerete a leggere fino agli anni più interessanti.

Grazie tante a JuliaSnape per aver recensito ^^

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Capitolo 9
*** Cattivo ***


 

9. Cattivo.

 

 

 

 

    Mentre le quattro amiche salivano le scale dei dormitori per raggiungere la propria stanza, Jude era strana, fin troppo strana. Sembrava che non respirasse, aveva gli occhi azzurrini totalmente spalancati che fissavano chissà cosa, tremava e nessuno sapeva spiegarlo. Non appena arrivarono nella loro camera, Jude si sedette subito ai piedi del proprio letto, con le mani si torturava i capelli rossi, mentre il labbro inferiore aveva preso a tremare convulsamente.

   “:Jude, ma si può sapere che cosa hai?:”chiese Emma, apprensiva, correndo a sedersi al fianco della sua amica.

   “:Io… io:” iniziò a balbettare Jude, ed infine puntò i suoi occhi umidi contro le amiche “:Io sono una nata Babbana!:”

   Calò il silenzio, ed Areal deglutì.

   “:Ma perché non ce lo hai detto subito?:” protestò Emma.

   “:Bé:” iniziò l’altra “:L’anno scorso non ce stata l’occasione, e quest’anno avrei voluto dirvelo, ma dopo tutto quello che è successo, io… io… avevo paura anche solo di dirlo ad alta voce!:” e scoppiò a piangere, mentre Emma l’abbracciava.

   Canni ed Areal si scambiarono un’occhiata, poi quest’ultima raggiunse la finestra ed iniziò a guardare fuori, pensierosa.

   “:Ho paura ragazze!:” ammise Jude fra i singhiozzii “:Il mostro attacca tutti i nati Babbani, ha già iniziato e di certo non si fermerà. Io ho paura a rimanere qui. Non voglio finire pietrificata!:”

   “:Ma che dici Jude?:” iniziò Emma, senza smettere di accarezzarle una spalla “:Hai sentito Vitious, no? Saremo sempre scortati da qualcuno oppure saremo al sicuro nella nostra sala comune. Il mostro non prenderà più nessuno, Silente non lo permetterà…:”

   Jude stava quasi per farsi forza, ma nella mente di Areal si affollarono vari pensieri. Stringendo le labbra e corrugando la fronte, ricordò il volto di Hermione Grenger, l’ultima vittima del mostro. Hermione era in gamba, bravissima in tutte le materie, esperta di incantesimi di disarmo e non solo, lei era una Grifondoro così impavida, era l’amica di Harry Potter… Se nemmeno lei era riuscita a sottrarsi al mostro, chi poteva farlo? Senza capire come o perché, mentre osservava il paesaggio fuori dalla finestra, Areal parò con gelida sincerità.

   “:Ha ragione!”;

   “:Hai visto!:” trillò Emma a Jude “:Sei al sicuro qui:”

   “:Non intendevo questo!:” precisò Areal, sempre fredda con gli occhi fissi sulle colline coperte di nebbia oltre la finestra “:Ha ragione Jude: Hogwarts è pericolosa per tutti i figli di Babbani. È meglio che se ne vada, e subito.:”

   Canni fissò la schiena di Areal da prima con stupore, ma poi fece più cenni con il capo, continuando a rimanere nel suo silenzio.

   “:Ma non puoi dire questo!:” protestò Emma “:Vitious ha detto che…:”

   “:Che le regole dovrebbero proteggerci, ma ha anche detto che Hogwarts potrebbe chiudere da un momento all’altro, dato che al momento non riesce a fare altro per proteggere i figli di Babbani.:” Riprese Areal  “:Nessun professore pensa più che la Camera dei Segreti sia uno scherzo. Hanno preso tutti sul serio la faccenda, sanno che se non trovano quella camera, il mostro continuerà nel suo intento di ripulire la scuola:”

   Fra tutte calò il silenzio, ma poi a parlare fu Jude, che fra le lacrime si fissava i piedi “:Avevo già pensato di andarmene da un po’, insomma questa scuola potrebbe davvero trasformarsi nella tomba di tutti i nati Babbani.:”

   “:No Jude, non è giusto!:” si lamentò Emma, ormai in lacrime.

   “:Lasciala andare, è più saggio così. Meglio salutarla per un po’ che rischiare… insomma di perderla….:” affermò Canni, prendendo parola per la prima volta.

   Mentre Jude ed Emma si sforzavano di non piangere, Areal continuava ostinatamente a guardare oltre la finestra. Dentro di lei vi era una strana rabbia che non riusciva ne a spiegare ne a controllare. Perché qualcuno doveva credere alle superiorità della razza o al fatto che chi non fosse un mago Purosangue non meritasse di vivere? Areal rabbrividiva di rabbia al sol pensiero, stava vivendo la storia di Jude, di una ragazza buona e simpatica, brava a scuola, che si trovava costretta a dover fuggire per salvare la pelle, avendo come unica colpa l’essere nata da gente senza magia. No, questo non le stava bene, per niente! Ed era tutta colpa di Salazar Serpeverde e di tutti i suoi svitati seguaci. Lei odiava quella gente, odiava tutti i Serpeverde, e questo le fece ricordare, che nel suo albero genealogico erano tutti Serpeverde.

   “:Mio padre è un Longus, quindi viene da un lunga discendenza di maghi. Però ha sposato una Babbana! Se non sbaglio mio nonno aveva minacciato di diseredarlo o qualcosa di simile, ma alla fine ha preso tutto con filosofia e ha accettato di ampliare le sue conoscenze lasciando entrare nella sua famiglia una Babbana. Quindi io sono una Mezzosangue, ma non ci avevo mai pensato prima, io mi sento una strega e questo basta!:” Esordì Emma, allentando la tensione.

   “:Giusto!:” convenne Canni, che si era appena seduta ai piedi del suo letto “:Mio padre è il fratello maggiore del padre di Emma, ed è quindi un Longus. Solo che lui, a differenza di mio zio, ha sposato un’altra Purosangue, ovvero mia madre.:”

   “:E tu Areal? Qual è la tua storia?:” chiese dolcemente Jude.

   Areal continuava a tenere l’espressione severa, la fronte corrugata e le labbra strette. “:Purosangue…:”.

   Chissà come le tre amiche capirono che era meglio non approfondire l’argomento.

   “:Quindi che farai?:” tagliò corto Canni, chiedendo a Jude.

   “:I miei genitori non sono coinvolti neanche minimamente nel mondo magico, e dato che io non gli ho detto assolutamente nulla sulla Camera dei Segreti per non terrorizzarli, non sanno che sono in pericolo. Comunque sia domani stesso gli scriverò che torno a casa, e dopo gli spiegherò tutto quando saremo faccia a faccia…:”

 

   Tutto sembrava annebbiato dalla realtà che gravava su di loro come una condanna. Jude stava già preparando le valigie, ed Areal aveva bisogno di un po’ di serenità, per questo adesso si trovava in cortile insieme ad altri ragazzi sparsi qua e la, sotto la stretta sorveglianza del signor Gazza. Era seduta sul muretto sotto i portici, con i piedi che penzolavano a pochi centimetri da terra, persa nei suoi pensieri.

   Tutta quella faccenda l’aveva sconvolta, non tollerava che il mostro di Serpeverde potesse far certi danni con tanta felicità, ma quello che era realmente disgustoso era che qualcuno aveva aperto quella camera, che un Serpeverde avesse aizzato il mostro contro suoi compagni innocenti.

   Strinse convulsamente i pungi, e non si accorse della lacrima che le inumidì una guancia. Lei odiava i Serpeverde, e si odiava per averne avuti nella sua famiglia. E pensare che  aveva rischiato di finire in quella casa, e al sol pensiero si sentiva girare la testa. No, Areal aveva sempre difeso i più deboli, e quell’unico parente Serpeverde che le era rimasto, era ormai lontano anni luce da lei.

    “:Perché piangi?:” chiese una voce acuta dietro di lei. Quando Areal sollevò la testa, vide chiaramente la testa bionda di Draco Malfoy che faceva capolino dalla sua spalla.

    “:Una mia amica vuole lasciare la scuola…:” ammise a testa bassa, ed il biondo scavalcò il basso muretto per sedersi come Areal con i piedi a penzoloni. Era passato parecchio tempo dalla loro ultima lite, forse poteva tornare tutto come prima.

    “:E perché?:”

    Areal sospirò senza sollevare la testa. “:È una nata Babbana, ha paura per la sua incolumità:”

   “:Capisco:” fece Malfoy alzando le spalle “:Una sanguesporco in meno!:”

   “:Prego?:” strillò Areal fissando Malfoy negli occhi “:Una ragazza è costretta a lasciare la scuola, altri si trovano pietrificati, e tu sei contento?:” era indignata.

   “:E con questo? I Babbani sono nostri nemici, e quelli che nascono da loro non saranno mai al livello dei Purosangue. La mia famiglia è Purosangue da secoli, quelli con il sangue sporco non dovrebbero stare tra di noi come se niente fosse:”.

    “:Draco ma di che diamine parli? Siamo tutti fatti di carne ed ossa. Cosa ti hanno fatto quelli con il sangue sporco? non è colpa loro, non hanno fatto niente di male! Ti posso garantire che sono maghi quanto lo siamo noi due!:”

   Draco sghignazzò “:Stai scherzando Foreberth? I Babbani! sono loro che ci costringono a rimanere nascosti, sono loro che se ci scoprissero non ci accetterebbero e ci costringerebbero a sparire. Quei maghi che si uniscono a loro, o che nascono da loro, non sono degni di essere qui ad Hogwarts come lo siamo noi Purosangue…:”

   Areal fissava Draco in modo truce “:Chi ti dice che i superiori siamo noi? Magari sono i Babbani e noi neanche lo sappiamo…:”

    “:Dimmi una cosa Areal:” e Draco si avvicinò minacciosamente al viso della ragazza “:Se ad ogni singolo Babbano venisse permesso di diventare un mago, pensi che rifiuterebbero? O credi che accetterebbero una bella bacchetta e tante grazie!:”

    “:Accetterebbero, e con questo?:”

    “:Questo Areal, è quello che ci rende superiori! Noi siamo quello che tutti vorrebbero essere, siamo maghi. E quegli insulsi Babbani buoni a nulla non sono degni nemmeno di lustrarci le scarpe!:”

    Areal tratteneva a stento la rabbia leggendo tutta l’arroganza intrappolata nel volto di Malfoy. Avevano solo dodici anni, ma entrambi stavano già facendo scelte importanti.

    “:Se non ci fossero i più deboli non ci sarebbero i più forti. Se il più forte dovesse sempre prevalere sul debole, che razza di mondo sarebbe? Quindi niente più agnelli sulla faccia della terra, perché tanto ci sono i lupi? Ma se spariscono tutti gli agnelli, ai lupi cosa rimane? Su chi avranno la meglio? Draco i più deboli, se è così che vuoi chiamarli, devono sempre esistere. Fa parte del mondo, è giusto così. È in pace che dobbiamo vivere!:” Areal si sforzava di essere calma, ma il ghigno sul volto di Draco mandava in fumo tutti i suoi buoni propositi.

    “:Foreberth io non so cosa ti passi per quella testa che ti ritrovi, ma stai dicendo un mucchio di fesserie che solo voi Corvonero potete pensare. Non girarci attorno e non tirare in ballo gli agnelli. Noi Purosangue siamo superiori, fine!:”

    “:Ti garantisco che Jude è bravissima in qualsiasi cosa che fa, e che se ti sfidassi con un nato Babbano del quinto anno, stai tranquillo che ti batterebbe, non sarebbe di certo il tuo stato di Purosangue a salvarti…:”

    “:Lo vedi? Lo vedi? Non è assurdo che degli spregevoli Mezzosangue si affermino davanti ad un Purosangue? È questo che voleva Salazar Serpeverde: ripulire la scuola dagli indegni, e fare largo a chi invece lo meritava.:”

    I due si fissavano negli occhi, entrambi furibondi.

   “:Sai Draco:” fece Areal “:C’è chi dice che sia stato tu ad aprire la Camera…:”

   Malfoy sghignazzò “:No, purtroppo no:”

   “:Purtroppo?:” Areal era sempre più indignata. “:Mi stai dicendo che sei contento di quello che è successo ai ragazzi pietrificati? Che ti fa piacere sapere che i nati Babbani ancora interi stanno scappando via:”.

    Sul volto pallido e beffardo di Draco, si delineò un ghigno profondo e sfrontato “:È così che deve andare, Foreberth. Per me, non avrebbero dovuto mai nascere!:” e terminò la frase con un tono di voce serpentesco e minaccioso.

    Areal rimase sul muretto a fissare Draco, e Draco fissava lei. Quando vide che la ragazza rimaneva in silenzio, Draco iniziò ad armeggiare distrattamente con qualcosa dentro la sua tasca del mantello, ma senza preavviso Areal saltò giù dal muretto e iniziò a marciare nel cortile.

    “:Dove diamine vai ora?:” fece Malfoy.

    Areal si fermò, si voltò lentamente, ricacciò indietro con una mano le ciocche di capelli lunghi che le erano finite sul collo, e con gli occhi ridotti a due fessure disse: “:Me ne vado, Draco. Ho scoperto chi sei veramente, e scusa la franchezza, ma mi fai schifo! Ho passato la vita ad odiare quelli come te, gente spregevole e omicida! Non voglio più avere niente a che fare con te! Addio!:” e stava quasi per andarsene, quando Malfoy, con falsa serenità ringhiò: “:Sei una traditrice del sangue o cosa?:”

    Areal si rivoltò facendo spallucce “:Non importa quello che sono, ma sono più che soddisfatta di essere me stessa!:” e senza degnarlo di un altro solo sguardo gli diede le spalle e se ne tornò in sala Grande, dove due professori sorvegliavano i ragazzi che facevano colazione.

   

   Non erano passate neppure 24 ore da quando Jude aveva pensato di lasciare la scuola, ma in quel momento era ancora ad Hogwarts seduta al tavolo dei Corvonero con Areal, Emma e Canni per la cena di fine anno.

   Harry Potter era entrato nella Camera dei Segreti, aveva ucciso il mostro –che altri non era che un Basilisco- e salvato la ragazza che vi era stata imprigionata senza che nessuno lo sapesse. La ragazza in questione era Ginny Weasley. Anche Ronald Weasley aveva aiutato Harry nell’impresa, ma ad Harry erano giustamente andati più meriti. Ad esempio si diceva che il giovane Grifondoro avesse estratto la spada del celebre Godric Grifondoro dal cappello parlante, e che la fenice di Silente fosse corsa in suo aiuto.

    Ma come altre notizie delle ultimissime ore c’èra l’improvvisa perdita di memoria del professor Gilderoy Allock, e il preside Silente, che era stato inspiegabilmente cacciato perché non ritenuto in grado di gestire Hogwarts dopo gli ultimi avvenimenti, era stato riassegnato al suo posto.

   Quando qualcuno chiedeva chi fosse stato ad aprire la camera, qualcuno rispondeva “Voldemort” che si era servito di uno studente misterioso. E quindi per il secondo anno si finiva col dire che Harry Potter avesse salvato la scuola dal ritorno dell’Oscuro signore o da qualcosa di simile.

    Tutti i ragazzi chiacchieravano felici, quando dalla porta della sala Grande entrò Hermione Grenger, che corse fra le braccia del suo amico Harry e di Ron Weasley.

   “:Potrei avere la vostra attenzione per favore?:” Esordì la McGranitt, e tutti si misero composti a guardare il preside che prese parola poco dopo.

   “:Prima di iniziare i festeggiamenti, facciamo tutti un bell’applauso alla professoressa Sprite e a madama Chips, che con il succo di Mandracole hanno brillantemente curato coloro che erano stati pietrificati:” e da li partirono gli applausi da parte di tutti “:In oltre, alla luce degli ultimi avvenimenti, tutti gli esami sono stati annullati!:” e se prima erano stati applausi, e quelle ultime parole di Silente si scatenarono ancora più grida di esultanza. Areal, che sedeva al fianco di Canni, si sentiva felicissima, totalmente integrata con quell’atmosfera festante.

   Tuttavia tutti si zittirono quando dal portone principale entrò un omone alto alto con i capelli neri arruffati e la folta barba: Rubeus Hagrid il guardiacaccia.

   “:Scusate il ritardo:” tuonò tossendo per schiarirsi la voce, ed iniziò a spiegare di come il gufo che doveva portare i suoi documenti di scarcerazione ad Azkaban si fosse perso, poi però, si fermò davanti ad Harry, Ron ed Hermione, e con gli occhi lucidi di commozione parve ringraziarli per quello che avevano fatto per lui e non solo. Come tocco finale di quella scena commovente, si vide Harry Potter alzarsi, dire qualcosa, e abbracciare Hagrid.

   Silente si alzò in piedi per applaudire, e tutti gli studenti lo seguirono, applaudendo, esultando, fin quando non si perse totalmente il controllo e tutti gli studenti si ammassarono verso Hagrid per stringergli la mano o anche solo per toccarlo.

   Areal aveva gli occhi lucidi, e se la rideva ad osservare Canni in piedi sulla panca che applaudiva ed esultava gridando il nome del guardiacaccia. Jude ed Emma si tenevano per mano, e stavano andando verso il centro della sala dove tutti affluivano.

   Areal sospirò felice, mentre un sorriso le decorava il grazioso viso, ed in cuor suo regnava la felicità più grande.

   Esisteva forse un luogo più magico, emozionante, fantastico e mitico di Hogwarts?

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

 

Grazie a chi legge, spero vogliate lasciare un commento, ma soprattutto a JuliaSnape: un altro anno è finito, che ne pensi?? ^^

 

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Capitolo 10
*** Nuovo inizio ***


La lettera che era giunta ad Areal da zia Mutrian riportava il seguente testo:

 

10. Nuovo inizio.

 

 

 

 

   La lettera che era giunta ad Areal da zia Matilde riportava il seguente testo:

 

Cara Areal, sei davvero sicura di voler restare ad Hogwarts?

Lo so che ne abbiamo parlato per tutta l’estate, ma se hai cambiato

idea puoi dirlo in qualsiasi momento, e noi ti veniamo a riprendere.

Non è sicuro stare ad Hogwarts quest’anno, quel folle si Sirius Black

 è evaso da Azkaban e nessuno può dire cosa farà.

Lo sai anche tu le voci che girano.

Stai attenta almeno, anche se so che sei una brava ragazza,

ma mi preoccupo ugualmente per te.

Ti voglio bene, zia Matilde.

 

    Areal accartocciò la lettera con un sospiro, mentre posizionata allo scrittoio della sua camera, prendeva piuma e pergamena per rispondere alla zia. Era da quando era uscito sui giornali che Sirius Black era evaso da Azkaban che sua zia non aveva fatto altro che pregarla di starsene a casa al sicuro. Ma come biasimarla d’altronde? molti altri genitori amici di sua zia avevano preso in considerazione l’idea di lasciare i figli al sicuro delle loro case. Ma come aveva fatto  per gli ultimi due mesi, Areal avrebbe ribadito la sua volontà di rimanere ad Hogwarts anche per quel terzo anno, così iniziò pazientemente a scrivere la lettera di risposta alla zia.

   “:Ancora a scrivere a tua zia, Areal? Insomma nessuno può davvero pensare che Sirius Black metta piede ad Hogwarts, è ridicolo!:” fece Canni, sdraiata sul proprio letto, con la pallida gatta Cleopatra che le dormiva in grembo.

   “:Purtroppo non tutti sono di ampie vedute…:” fu la sua risposta sbuffata, mentre continuava a scrivere la sua lettera.

   “:… Tu stai scherzando, spero!:” strillò Jude, correndo di corsa fuori dal bagno, con i capelli ramati legati in una coda di cavallo, e il pigiama indosso.

   “:Andiamo!:” la rincorreva Emma “:Ho imparato a farlo, fammi provare!:”

   “:Di che parlate?:”chiese Canni.

   “:Tua cugina continua a dire che ha imparato un incantesimo per cambiare il colore dei capelli, e non capisco perché debba usarmi come cavia!:”.

   Mentre alle sue spalle, le tre ragazze discutevano animatamente, Areal terminò la sua lettera, la sigillò, la mise sul becco della sua fidata civetta Nira, l’accarezzò sulla testa, e mettendosela sul braccio la guidò fuori dalla finestra lasciandola volare via. Si lasciò trasportare dalla brezza leggera delle notte, e mentre il suo sguardo osservava le vette di Hogwarts, la sua mente tornava a poco prima, alla prima cena a scuola.

  

 

   …I quattro tavoli erano come da copione affollati di ragazzi vivaci, quando il preside raggiunse un leggio al centro della pedana dei professori.

    “:Benvenuti ad un altro anno ad Hogwarts:” iniziò “:Ora, vorrei dire due parole prima che ci intontisca tutti troppo il nostro ottimo banchetto. Per prima cosa, do il benvenuto al professor R. J. Lupin, che ha gentilmente aggettato il ruolo di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. Buona fortuna professore…:” e quando un ometto smilzo si alzò in piedi dal tavolo degli insegnanti, tutti applaudirono. Poi Silente spiegò che l’insegnante di Cura delle Creature Magiche era andato in pensione, ma che sarebbe stato sostituito dal guardiacaccia Rubeus Hagrid. Areal restò sorpresa da quella novità, ma tuttavia ne era contenta.

   “:…Infine passiamo a cose più inquietanti: su richiesta del ministero della magia, Hogwarts, almeno fino a nuovo avviso, ospiterà i Dissenatori di Azkaban, fino al momento della cattura di Sirius Black. I Dissennatori saranno di guardi ad ogni accesso alla scuola. Ora, pur se rassicurato che la loro presenza non disturberà le nostre normali attività, un avvertimento: I Dissennatori sono creature malvagie, non faranno differenza fra colui a cui danno la caccia e coloro che si trovano sul loro cammino, per tanto devo avvertire tutti, intendo ognuno di voi, di non dar loro alcun motivo di farvi del male. Non è nella natura di un Dissennatore perdonare…:”

    Alle ultime parole di Silente Areal deglutì a vuoto, e pensò alla faccia di sua zia se avesse saputo dei Dissennatori.

   “:Ma sapete, la felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi:” e passando la mano su una delle candele davanti a lui, questa si spense “:Se solo uno si ricorda, di accendere la luce…:” e ripassando la mano su quella stessa candela, quella si riaccese…

 

    Areal, ancora affacciata alla finestra del suo dormitorio, ripensava a quella candela che si era accesa a spenta senza che Silente usasse la bacchetta.

   “:È normale usare la magia senza la bacchetta?:” chiese spensieratamente, e le sue compagne si stupirono.

   “:Certo!:” rispose Emma “:Mio padre fa molte cose senza bacchetta, ma bada, solo cose semplici. Anche noi in teoria ne siamo capaci, ma non sappiamo come farlo. Pensa a quando eri piccola e non avevi ancora una bacchetta, c’erano comunque molte cose strane che facevi, giusto?:”

    Areal continuò a guardare oltre la finestra, e un sorriso le piegò le labbra: entro la fine dell’anno avrebbe potenziato se stessa. Non era possibile che i Dissennatori fossero in giro fuori da scuola, che i bambini facessero magia senza bacchette, mentre lei era una qualsiasi inetta del terzo anno. No, aveva voglia di crescere, di imparare il doppio delle cose, e ci sarebbe riuscita.

   Forse, un giorno lontano, avrebbe dovuto proteggere qualcuno…

 

   Poiché era al terzo anno, in cui si potevano frequentare anche le materie facoltative, capitò raramente che Areal avesse lezione con troppa gente che conosceva. Ad ogni lezione c’erano massimo quattro persone che lei conosceva. Quel giorno ad Incantesimi, era affiancata da Emma ed un’ altra ragazza Tassorosso che aveva conosciuto l’anno scorso. Vitious aveva fatto alzare tutti gli studenti mentre lui era al centro dell’aula a spiegare: “:Oggi vedremo gli incantesimi di Pietrificazione. Esistono due tipi di incantesimi, uno è Immobilus che abbiamo visto il primo anno e che viene utilizzato per le cose inanimate. Mentre l’altro è il Petrificus Totalus , che vedremo oggi e che si usa sugli esseri viventi.:” Tutti si scambiarono vari sguardi curiosi.

   “:Ora, chi vuole provare? Mi servono due volontari…:” Fece Vitious, con quel suo sorriso fiducioso. Ed Areal, da brava secchiona che si rispetti in quella materia, scese subito verso l’insegnante. “:Io!:” disse, e nel vederla il professore sorrise.

    Poco dopo, per cavalleria forse, un altro ragazzo della casa del Corvonero scese e si posizionò di fronte ad Areal. Il ragazzo era Erick McDallas, alto con folti capelli neri ed occhi chiari, sicuramente di bell’aspetto.

   “:Molto bene, Erick, comincia tu:” e Vitious si avvicinò al braccio con cui il ragazzo teneva la bacchetta. “:La formula è esattamente: Petrificus Totalus. Punta la bacchetta con decisione, e non avere timori, forza! Al mio tre: uno due tre!:”

   Ma quando il ragazzo provò a lanciare l’incantesimo, nella fretta gli sfuggì la bacchetta di mano, e mentre lui la recuperava desolato, mezza classe rideva.

   “:Non importa, non importa. Andrà meglio la prossima volta. Signorina Foreberth, è il suo turno!:” Sorrise Vitious, ed Areal impugnò la bacchetta, tirò un profondo respiro, e con decisione disse: “:Petrificus Totalus!:”.

   Areal non si aspettava qualcosa del genere, ma Erick si irrigidì totalmente, e cadde steso a terra come una statua di marmo con gli occhi spalancati.

   “:Molto bene! Molto bene davvero Areal!:” esultava il piccolo professore, ed Areal ancora incredula sorrise appena. Vedendo il suo povero compagno steso a terra, pensò che era meglio farlo tornare normale, e quando agitò la bacchetta il ragazzo a terra riprese vita e si rimise in piedi. Quello che però non si aspettava assolutamente, fu la reazione dell’insegnante.

   “:Come ha fatto?:” le chiese Vitious serio.

   Areal deglutì “:Io… io non lo so professore. Volevo solo farlo tornare normale, e, insomma ci sono riuscita, credo…:”

   Vitious scoppiò a ridere “:Magari la prossima volta mi dia il tempo di spiegare come annullare un incantesimo del genere, prima di eseguirlo alla perfezione! 10 punti a Corvonero per la brillante esibizione!:”.

   A fine lezione Areal era molto soddisfatta di se stessa, a Trasfigurazione riuscì a trasformare la sua civetta Nira in un topo e in una colomba senza mai sbagliare.

   “:…Sbaglia il modo in cui tiene la pacchetta, signorina Longus. Ecco, la signorina Foreberth ha indovinato invece!:” aveva detto ad un certo punto la McGranitt a Canni, che non impugnava con decisione la sua bacchetta. Areal sorrise quando Canni le fece una linguaccia.

 

   A dire il vero Areal non era abituata ad avere la vita scolastica tanto facile. Aveva parecchie amiche ed anche amici, le materie le sembravano una passeggiata da affrontare, e ogni giorno era sempre sorridente. Se quella fosse una calma solo apparente che preannunciava un temporale, questo non lo sapeva, ma per il momento le andava bene così.

   Per quanto riguardava il buon proposito che si era fatta ad inizio anno, ovvero quello di avanzare di livello, tutto prometteva bene, anche se non si era applicata come voleva. Un pomeriggio però, rimasta sola nella sala comune dei Corvonero, ricordò come aveva annullato l’incantesimo di pietrificazione dal suo compagno senza che nessuno le avesse spiegato come fare. Poi ricordò la McGranitt che ammoniva gli altri perché non tenevano bene in mano la bacchetta. Ora che ci pensava con più attenzione, al primo anno, Vitious si era complimento con lei per il modo in cui teneva la bacchetta nonostante fosse solo una ragazzina alle prime armi.

   Areal si dondolò un po’ sulla sedia, fissando il cielo a cupola stellato, e chiedendosi come far combaciare quegli elementi che aveva. Mentre osservava le stelle, Areal rivide la candela che Silente aveva riacceso senza bacchetta al banchetto di inizio anno, e tutto le fu chiaro.

   Areal aveva un legame con la propria bacchetta, ormai ne era certa. Sin dal principio si era qualificata per il modo in cui la adoperava, ovvero senza mai sbagliare, avendo sempre polso fermo o azzeccando i giusti movimenti da compiere prima di scagliare l’incantesimo in ogni situazione. E questo già di per se le aveva garantito la riuscita di molti dei suoi incantesimi durante l’anno. E per finire c’era quello che era successo ad Incantesimi, quando aveva praticando un contro incantesimo senza averlo imparato, ma anche per quell’avvenimento c’era una spiegazione.

   Senza batter ciglio si alzò dalla sua sedia, si avvicinò alla parete-libreria che aveva dietro ed iniziò a vagare con lo sguardo sui libri alla sua altezza. Dopo qualche minuto ricordò dove aveva visto il libro che cercava l’ultima volta, e purtroppo per lei era su uno scaffale troppo in alto. Senza perdersi d’animo tirò fuori la bacchetta e la puntò contro il libro che aveva individuato.

   “:Descendo:” sussurrò, e il libro fluttuò verso le sue braccia.

   Una volta preso il libro iniziò a sfogliarlo, mentre si avvicinava alla statua della fondatrice della sua casa, e senza accorgersene si sedeva ai suoi piedi.

   Quando trovò la pagina che cerva iniziò a leggere di come la signora Agatha Corvonero -usando il nome che aveva da sposata- avesse fatto parlare di se per la sua teoria “del mago e dalla bacchetta”.  La strega in questione era niente di meno che la madre di Priscilla Corvonero, e la sua teoria diceva che se un mago entrava in piena sintonia con la propria bacchetta, riusciva a fare grandi cose e a sfruttare a pieno la magia che possedeva. Per Agatha Corvonero il legame con la bacchetta era tutto per un mago, chi aveva quel legame era a metà dell’opera. Chi usava quel legame poteva richiamare più magia da se stesso, e soprattutto, scoprire di saper fare incantesimi mai imparati prima…

   A gambe incrociate e con il libro in braccio, Areal ghignò soddisfatta.

   Se era vero quello che diceva Agatha Corvonero, e se lei rientrava in quella teoria, allora prevedeva grandi cose...

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Mi scuso per la cortezza del capitolo, ma per quanto noioso sia stato era importante. L’ultimo anno da bambini, perché al quarto… okay la smetto u.u !

Grazie a chi ha pazientemente seguito fino ad ora, spero vogliate lasciare un vostro parere.

Un saluto speciale a JuliaSnape che mi fa sempre sapere cosa ne pensa XD

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Capitolo 11
*** Paure allo specchio ***


Per quel primo mese ad Hogwarts Areal studiava molto, non perdendo occasione di verificare le teorie di Agatha Corvonero riguardo il mago e la bacchetta, mentre altre volte si metteva alla prova con incantesimi che trovava in libri di magia avanzata

 

11. Paure alle specchio.

 

 

 

 

 

   Per quel primo mese ad Hogwarts Areal studiò molto, non perdendo occasione di verificare le teorie di Agatha Corvonero riguardo il mago e la bacchetta, mentre altre volte si metteva alla prova con incantesimi che trovava in libri di magia avanzata. Non aveva confidato a nessuno la sua scoperta, e non aveva intenzione di rivelare a nessuno le doti che sentiva di avere.

   Essendo al terzo anno, Areal aveva dovuto scegliere fra le materie facoltative che subentravano in quell’anno. Ma come lei anche le sue amiche avevano fatto le loro scelte, dividendosi fino ad avere pochissimi corsi in comune. Areal aveva scelto Divinazione, in quanto si reputasse una di ampie vedute, e curiosa di seguire lezioni incentrate sulla lettura del futuro. Poi aveva scelto Cura delle Creature Magiche, che a suo dire oltre ad essere appassionante ed invitante per lei, poteva tornare sempre utile conoscere qualcosa in più sulle creature che popolano il mondo. E infine Artimanzia, materia complessa e affascinante per una mente come la sua.

   Con Jude non aveva neppure una di quelle materie in comune, ma poteva comunque incontrarla negli altri corsi obbligatori. Con Emma aveva sia Cura delle Creature Magiche che Divinazione, mentre con Canni solo Artimanzia. Areal non aveva scelto ne Babbanologia, in quanto si sentisse già fin troppo preparata sull’argomento per suoi motivi, e ne Rune Antiche, poiché era alla stessa ora di Divinazione.

   Ma le prime ore di Divinazione con la professoressa Cooman erano state piuttosto deludenti e noiose, dato che l’insegnate era più svampita di quello che sembrava, e non aveva fatto altro che invogliare i ragazzi ad ampliare la mente, e a mantenere una constante ricerca di se stessi. In due settimane, Areal si era già pentita di non aver scelto Divinazione anziché Rune Antiche.

   Ma il divertente venne in una delle ore con il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, ovvero il signor Lupin, che già dalla prima lezione aveva dato prova del suo talento d’insegnante. Quel pomeriggio l’aula era stata sgombrata dai banchi, e l’unica cosa infondo alla sala era un armadio a specchio. Areal era con Jude, a quella lezione vi erano principalmente Tassorosso, Corvonero, pochissimi Grifondoro e due sole ragazze Serpeverde.

   “:Ragazzi, lasciate pure i vostri zaini e i libri sui banchi lì infondo grazie!:” annunciò l’insegnante, e tutti obbedirono, posizionandosi poi davanti al curioso armadio.

    “:Sai che la lezione di ieri, che doveva essere come questa, è stata interrotta non appena è entrato in scena Potter?:” sussurrò Jude all’orecchio di Areal.

   “:No, non sapevo niente. E tu come fai ad essere informata?:”

   “:Me lo ha detto Canni, sta mattina:”

   Poco dopo l’insegnante si alzò, posizionandosi davanti agli studenti e dando le spalle all’armadio.

   “:Oggi affronterete le vostre più grandi paure, ma attraverso un semplice Molliccio. Chi di vuoi sa dirmi di cosa sto parlando?:”. Iniziò Lupin, malamente avvolto da una lunga veste svolazzante, con i capelli rossicci in disordine.

    Ad alzare la mano fu un Corvonero in fondo all’aula. Era Erick McDallas, quello che Areal aveva pietrificato ad Incantesimi.

   “:Sapevi che Canni ha litigato con quello li, qualche giorno fa?:” chiese ancora Jude all’orecchio di Areal, che fece spallucce.

   “:No. Non sapevo neanche questo!:”

   Il ragazzo di nome Erick spiegò che i Mollicci non possedevano forma propria, ma prendevano sempre la forma della cosa che fa più paura al nemico.

   “:Benissimo. Ora voglio che sappiate che un Molliccio si annienta facilmente con le risate. Voglio che facciate in modo che il Molliccio assuma una forma buffa, la più buffa che potete. Adesso, limitatevi a ripetere con me questa formula: Riddikulus!:”

    E tutta la classe ripeté quella parola.

   “:Più nitidamente: Riddikulus!:” incalzò il professore, e dato che quello emesso dalla classe parve un lamento, replicò. “:Ancora una volta: Riddikulus!:”

    Quando fu soddisfatto estrasse la bacchetta “:Molto bene, allora, chi vuole provare per primo?:” chiese il professore, e tutti indietreggiarono, ma lui afferrò un ragazzo scuro di carnagione, dei Tassorosso.

   “:Adesso lascerò uscire il Molliccio, e voglio che tu pensi ad un modo per trasformare ciò che ti fa più paura in qualcosa di assolutamente divertente!:” sussurrò Lupin in modo cordiale, ed il Tassorosso annuì un po’ tremante, con la bacchetta alla mano.

   “:Molto bene, adesso:” e ad un colpo di bacchetta dell’insegnante, l’armadio si aprì, facendo uscire un terribile cane a due teste alto almeno il doppio dell’armadio. Il ragazzo agitò la bacchetta deciso dicendo “:Riddikulus!:” e il cane gigante divenne un cuccioletto strambo che ad ogni passo che faceva rideva mezza classe.

   “:Complimenti, ora fate tutti una fila e provate tutti uno alla volta. Non temete!:” incoraggiò Lupin, sedendosi su di un banco e mettendo una musica allegra e svelta.

   Il primo della fila era proprio Erick McDallas, e davanti a lui il Molliccio prese la forma di un drago tutto rosso e con gli occhi spiritati, ma al suo ordine divenne un pagliaccio che non riusciva a stare in piedi. Dopo di lui fu il turno di un’altra ragazza Corvonero, che evidentemente temeva le api, perché il pagliaccio di poco prima divenne un terribile alveare che creò un ronzare fastidioso. Tuttavia la ragazza agitò la bacchetta dicendo “Riddikulus” e le api divennero tante piume azzurrine.

   Areal era a metà della fila e non aveva tutta la voglia che avevano gli altri di affrontare il Molliccio, anche perché non sapeva nemmeno lei che forma avrebbe preso, e questo era il paggio. Lasciò passare due ragazzi avanti a lei, ma pian piano il suo turno andava arrivando. Prima di lei c’era ancora una ragazza Grifondoro, che face si che il Molliccio diventasse un massa d’acqua in movimento che minacciava di attaccarla, ma la ragazza scagliò l’incantesimo e l’acqua divenne un fiore gigante tutto colorato storto, mal piantato al terreno.

   Quando la Grifondoro lasciò il posto ad Areal, questa avanzò deglutendo con la bacchetta già in mano. Per interminabili secondi il fiore gigante e strambo rimase immobile, sotto lo sguardo curioso dell’insegnante, ma poi, dopo un miscuglio di colori, il Molliccio perse una forma molto particolare. Era una ragazza mozzafiato, con un trucco leggermente pesante e scuro sugli occhi, ma che tuttavia contribuiva alla sua bellezza. La pelle era lattea, le labbra rossissime come se avesse appena bevuto del sangue, gli occhi freddi ma dal taglio più elegante che avesse mai visto. I suoi capelli erano fili di sete color della pece, che le ricadevano morbidi sulle spalle esili. La ragazza di cui aveva preso la forma il Molliccio, era evidentemente una studentessa di Hogwarts, in quanto indossava la divisa scolastica e il mantello nero con un chiaro stemma stampato sopra: lo stemma dei Serpeverde.

   Areal spalancò la bocca e trattenne il respiro disgustata, ed in una manciata di secondi si accorse degli occhi spalancati del professore che sfrecciavano da lei al Molliccio, e dei sussurri della classe.

   Davanti ad Areal, il Molliccio aveva preso le sembianza della stessa Areal Foreberth ma con indosso la divisa dei Serpeverde. Areal aveva paura di se stessa?

   “:Riddikulus!:” disse decisa e alla svelta, in modo da cancellare il sorriso beffardo stampato sul volto della se stessa in versione Serpeverde. Fortunatamente il Molliccio assunse subito la forma di una grossa farfallona di gomma, tutta flessibile, e di un rosa sgargiante, con strambi occhi svampiti stampati addosso.

   Con il fiato corto e con la testa confusa, Areal raggiunse il fondo della fila, mentre qualcuno la guardava incuriosito. Jude le lanciò un’occhiata preoccupata.

   Quando finì la lezione Areal era ancora sconvolta, con le orecchie che fischiavano. Tutti i ragazzi stavano raccogliendo le proprio cose, ma proprio mentre lei si sistemava la sua tracolla in spalla, si sentì chiamare dal professore.

   “:Foreberth? Ti dispiacerebbe fermarti solo un momento?:” e se ne ritornò vicino all’armadio.

   Jude fece segno ad Areal che l’avrebbe aspettata fuori, ma Areal fece di no, e andò dal professore, che dopo aver visto tutti gli alunni uscire, disse con cautela: “:Molto singolare quello che è successo poco fa. Il Molliccio ha preso la forma ti te stessa, il che mi farebbe pensare che tu temi te stessa ma…:” ed Areal sollevò gli occhi per fissarlo meglio “:quella di cui ha preso la forma il Molliccio non eri tu!...:”

    Areal spalancò gli occhi e trattenne il fiato, davvero il professor Lupin pensava che la ragazza di cui aveva preso la forma il Molliccio non fosse lei? Aveva davvero visto la differenza fra lei e quella ragazza eccessivamente truccata?

    “:Oggi il Molliccio ha preso la forma dell’Areal che tu non vorresti mai essere, mi sbaglio?:” azzardò Lupin, Areal scosse il capo, e Lupin continuò. “:Vedi Areal, quella ragazza non sei tu, e non lo sarai mai, è evidente. Tanto per cominciare lei è una Serpeverde, e tu una Corvonero. Lei aveva gli occhi cattivi, tu no!:”

    Areal puntò i suoi occhioni blu su Lupin, e provò un moto d’affetto per quell’uomo dall’aria tanto stanca e malandata.

    “:Mi sbaglio Areal?:” chiese Lupin.

    “:No, signore:” riuscì ad articolare Areal.

    “:Allora ti va di spiegarmi meglio cosa è successo?:”

    Areal sospirò, odiava ammettere quello che stava per dire, ma infondo quell’insegnante si meritava quella verità.

    “:Ecco vede professore, mio padre e la maggior parte dei Foreberth erano tutti Serpeverde, e vede… non hanno mai fatto imprese degne di note, ma solo cose… cose brutte, che sarebbe meglio cancellare.:” e fissò seria il professore, che ascoltava in silenzio “:E così mia zia diceva sempre che c’erano alte probabilità che anche io fossi come loro, o che finissi fra i Serpeverde. Ma io ne avevo paura. Non volevo essere come mio padre, io, io, io spero di non essere mai come lui…:”

    “:Ascoltami bene adesso, sono il tuo professore, e se permetti ho molta più esperienza di te…:” iniziò solenne Lupin. “:Noi siamo solo quello che scegliamo di essere, siamo noi quelli che scegliamo che strada seguire, noi soltanto. C’è un lato oscuro in tutti noi, lo sai, ma evidentemente non è quello che domina in te. Tu non sei una Serpeverde giusto? Tu sei una Corvonero, e dovresti essere fiera, intesi?:” Lupin mostrava uno strano sorrisino, mentre fissava Areal dall’alto in basso, che non fu capace di fare altro che un cenno con il capo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

Grazie infinite a JuliaSnape e un saluto. Grazie a chi legge soltanto, alla prossima ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Hogsmeade ***


15

 

12. Hogsmeade.

 

 

 

 

   Areal era ancora nella sua stanza, davanti allo specchio, non sapendo proprio come far stare in ordine i suoi capelli. Per la gita di quel giorno aveva scelto di indossare comodi jeans e un maglioncino panna, e alla fine avrebbe optato per lasciare sciolti i capelli che quella mattina erano più ribelli del solito. Sulle punte si erano formati due boccoli antipatici. Quando Canni la invitò a fare presto, Areal afferrò la sua giacchetta di lana nera, la indossò, e corse di sotto.

   La tanto attesa gita ad Hogsmeade era finalmente arrivata, cosicché quella mattina tutti gli studenti del terzo anno avevano affollato il cortile principale, e la professoressa McGranitt vigilava su di loro, mentre il signor Gazza raccoglieva i permessi firmati.

   Areal si teneva la sua borsetta blu a tracolla, dove dentro vi aveva accuratamente riposto la sua bacchetta di ciliegio. Canni, Emma e Jude si erano vestite in modo molto curato e carino, ed erano chiaramente impazienti.

   Quando la McGranitt fu pronta, ed ebbe finito le sue raccomandazioni, il gruppo di ragazzi iniziò ad incamminarsi verso il grazioso villaggio di Hogsmeade. Areal lo conosceva già, anche se trovava abbastanza allettante l’idea di andarci con le sue amiche. A loro si erano unite anche due Tassorosso, e per tutta la strada le ragazze parlarono tranquille. Ad Hogsmeade la professoressa impose ai ragazzi di seguirla per le vie principali, ma poco dopo diede il permesso di disperdersi, purché mezz’ora dopo si fossero ripresentati nel punto da lei prestabilito. La strega raccomandò ai ragazzi prima di tutto un buon comportamento, e li pregò di non combinare danni primi di lasciarli realmente liberi. Ci fu chi entrò nell’emporio, chi nel negozio di dolciumi, chi in quello di cianfrusaglie. Areal, dal suo canto, rimase totalmente affascinate da un piccolo negozietto con esposti alcuni libri, diari e stilografiche.

   “:Ragazze, andiamo li?:” chiese speranzosa, ma Canni la guardò storto.

   “:Sei impazzita? Abbiamo solo mezz’ora, non possiamo perdere tempo!:”

   Areal ci pensò, effettivamente le sue amiche avevano altro da fare che seguirla in quel vecchio negozio.

   “:Facciamo così, ci vediamo fra dieci minuti qua fuori. Vado da sola:”

   “:Da sola?:” le fece eco Emma.

   “:Si, mica mi mangiano!:”.

   E senza dire altro Areal avanzò verso il negozietto che era posizionato in un angolo appartato che affacciava su una stradina deserta non troppo lontana dalla stamberga strillante. Rimase qualche secondo ad osservare la vetrina del negozio, fin quando non vide una sagome incappucciata riflessa dietro di lei.

   “:Mi serve aiuto ragazzina!:” disse la voce di un uomo da sotto il mantello verde scuro, e afferrò dal braccio Areal, iniziando a trascinarla.

   “:Non credo di essere la persona adatta, vi prego di lasciarmi andare!:” strillò Areal, ma l’uomo incappucciato la trascinava verso la stradina isolata.

   “:Mio figlio ha bisogno d’aiuto. Voi andrete benissimo…:” sussurrò l’uomo, ed Areal sentì il braccio dell’uomo cingerle la vita, e intrufolare la mano nella sua borsetta. Areal provò a divincolarsi, ma era troppo tardi. Erano già nella stradina appartata, e l’uomo aveva in mano la bacchetta bianca della ragazza.

    “:Ma che grazioso gioiellino! Guarda guarda!:” disse l’uomo rigirandosi la bacchetta fra le mani imbrattate, e togliendosi il cappuccio rivelò un volto informe, con i denti storti, e pochissimi capelli sulla testa.

    “:Quella è mia, me la ridia!:” disse Areal avventandosi sull’uomo, ma quello, per quanto infermo fosse, era più forte di lei. Con una gomitata la fece finire a terra, sul terriccio umido.

    “:Cos’altro hai li dentro ragazzina? Sei molto carina lo sai, e questa bella bacchetta ora è mia!:”

    Areal era a terra, che strisciava sulla schiena e sui gomiti il più lontano possibile dall’uomo che avanzava bramoso verso di lei.

   L’uomo se la rideva, mentre il suo mantello verdognolo ondulava sul suo corpo tarchiato. Questo stava avanzando con la sua risatina folle e la bocca spalancata a mostrare chiaramente i denti che gli mancavano. Poi, all’improvviso, varie pietre di scarsa dimensione attaccarono l’uomo, che tentando di salvarsi iniziò ad indietreggiare riparandosi con un braccio davanti al volto. Ma evidentemente quel momento di debolezza fu fatale all’uomo, perché un’ombra più piccola ma evidentemente forte gli saltò addosso togliendogli la bacchetta bianca dalle mani. Quella stessa figura scura e più piccola si posizionò davanti ad Areal, che era sempre più impaurita e confusa, ancora a terra.

   “:Sparisci zoticone!:” Tuonò una voce maschile ma leggermente stridula. Areal capì che quello che le stava facendo da scudo era un ragazzo, ma non sapeva identificarlo, riuscì però a vedere che puntava contro l’uomo due bacchette. Quella bianca che apparteneva a lei e un’altra nera, che evidentemente era del ragazzo stesso.

   “:Cosa fai ragazzino? Non ti è permesso usare la magia fuori da Hogwarts!:”

   “:Brutto stolto di un Magonò, mi stai mettendo alla prova? In caso di pericolo posso benissimo usarla. Vuoi una dimostrazione pratica?:”

   L’uomo tarchiato fece una smorfia che fece onore a tutta la sua bruttezza, e iniziò ad indietreggiare.

   “:Calmo adesso, me ne vado!:” disse al ragazzo che continuava a puntargli contro le due bacchette.

   “:Bravo! E la prossima volta che tocchi questa ragazza, giuro che ti ammazzo!:” Minacciò la voce acuta del giovane che ancora faceva scudo ad Areal distesa a terra.

   Quando l’uomo strisciò via Areal si mise seduta. Non aveva capito assolutamente nulla di quello che era successo. Credeva di non essersi fatta male, ma avvicinandosi in polso destro al petto costatò che faceva molto più male di quanto immaginava. Lo strinse con l’altra mano e sentì scariche di dolore irradiarsi dal gomito alla punta delle dita. Sperò solo di non essersi rotta il polso.

   “:Va tutto bene?:”.

   Areal sussultò violentemente. Un ragazzo, lo stesso che l’aveva salvata scacciando quell’uomo, ora si era inginocchiato davanti a lei, con la faccia ad un palmo dalla sua. Già di per se quella vicinanza ad un ragazzo l’avrebbe fatta arrossire, ma considerando chi era quel ragazzo, sentì il cuore farle un tuffo nel petto e poi perdere qualche battito, mentre il sangue le affluiva al cervello. Le mancava l’aria mentre osservava il volto di Draco Malfoy davanti a lei.

    Tutto sembrò fermarsi. Draco era cresciuto molto, infatti sembrava un’altra persona se paragonata al bambinetto di dodici anni che Areal ricordava. Adesso Draco non portava più i capelli tutti tirati all’indietro, ma scompigliati gli cadevano sulla fronte. Le ciocche bionde erano tutte lisce ma libere di sfiorargli dietro l’orecchio e gli zigomi, ora ancora più accentuati. Infatti il viso aveva del tutto perso la sua rotondità, ed era un po’ più spigoloso. Gli occhi di ghiaccio, però, erano sempre gli stessi, più decisi, ma identici ad un anno prima. Areal era ancora senza respiro, mentre osservava quel volto ribelle dai lineamenti un po’ troppo marcati, ma che nonostante tutto non poteva che essere considerato bello.

   “:Draco!:” sussurrò, quasi per convincere se stessa.

    “:Sì, lo so che sono Draco!:” ironizzò il ragazzo, con un sopracciglio alzato. Poi sghignazzò. “:Allora, ti sei fatta male?:” e vedendo il modo in cui si teneva il polso, allungò le sue pallide e affusolate mani verso il polso della ragazza. “:Ti fa male? Fammi vedere!:”.

   Areal, che era ancora imbambolata, provò a sottrarsi al tocco di Malfoy, ma questo posò la sua mano gelida sul suo polso dolorante, e non appena lo fece Areal emise un piccolo grido di dolore.

    “:Scusa, non volevo:” si giustificò lui, guardandola dolcemente negli occhi. “:Spero solo che non sia rotto…:”

    “:No, non è rotto:”

   I due si guardarono negli occhi per un po’, poi fu Draco, sbrigativo, che l’afferrò dal braccio sano.

   “:Dai vieni, alzati:” e rimise in piedi la ragazza, rimanendole al fianco e aiutandola a sorreggersi il polso infortunato.

   “:Che fai qui Draco? Come mai… voglio dire, mi hai salvata!:” chiese cautamente lei, guardandolo negli occhi, e riscoprendolo molto più alto di come lo ricordava.

   “:Ero dietro di te Areal! Con i miei amici abbiamo seguito te e le tue amiche per quasi tutti i negozi, ma tu non mi vedevi mai. E poi, quando ho visto che ti stavi allontanando da sola mi sono fatto avanti, così ho visto quell’uomo e il modo in cui ti guardava. Quando ti ha trascinata qui vi ho seguito, e sono intervenuto al momento giusto direi:” disse malizioso alzando un sopracciglio.

   “:Emm… credo di si!:”

   “:Bene, vieni con me ora. È meglio che ti siedi.:” E senza che la ragazza potesse fiatare, la trascinò al caldo all’interno dei Tre manici di scopa, il locale di Hogsmeade dove altri gruppi di ragazzini erano seduti ai vari tavoli con calici davanti.

   “:Questa è tua!:” fece Draco, restituendole la sua bacchetta bianca.

   Areal la prese e la mise via in silenzio. 

   “:Sai chi era quello?:” chiese Draco, dopo aver fatto sedere Areal.

   “:No, chi era?:”

   “:Un povero pezzente! È un Magonò, lo conoscono praticamente tutti. Ha il vizio di rubare le bacchette magiche o altri oggetti preziosi a chi gli capita a tiro, ma fortunatamente fallisce sempre.:”

   Areal per quanto si sforzasse, era totalmente sotto shock. Il punto era che lo shock non era dovuto all’aggressione, ma all’improvvisa ricomparsa di Draco Malfoy.

   L’ultima volta che lo aveva visto gliene aveva dette di tutti i colori, dicendo che non voleva più vederlo. Questo era successo l’anno prima, era davvero possibile che da quando era ricominciata la scuola non lo avesse visto ne alle lezioni ne nei corridoi? Era Hogwarts ad essere diventata immensa per chi non voleva vedersi, o era lei che non si era accorta della sua presenza per tutto il tempo?

   “:Desiderate qualcosa?:” chiese una cameriera chinandosi su Draco.

   “:Per me una Borrobirra:” disse il ragazzo.

    “:E tu?:” chiese la cameriera ad Areal, che continuava a massaggiarsi il polso dolorante, e stretta nelle spalle, scombussolata com’era, non aveva intenzione di mettere qualcosa nello stomaco.

    “:Emm, sono apposto grazie…:” sussurrò timidamente, ma la voce di Draco superò la sua.

   “:Due Burrobirre. Grazie!:” Areal aveva provato a lanciare un’occhiataccia al ragazzo, ma quella d’ammonimento che le aveva ritornato lui era stata senza dubbio più decisa.

    Areal si abbandonò con un sospiro.

    “:Sicura di stare bene?:” chiese all’improvviso Draco, fissandola serio.

    Areal sorrise “:Si Draco, stai tranquillo. Non cadrò a terra da un momento all’altro!...:”

    “:E il polso? come va?:”

    Areal si osservò il braccio che ancora le dava qualche fitta “:Mi sa che ci sono caduta letteralmente sopra, ma non è rotto, davvero!:” ammise.

   In quel momento arrivò la cameriera, che fece fluttuare due boccali davanti a loro, e poi andò via.

   “:Allora, perché mi hai salvata?:” chiese Areal, decisa.

   Draco guardava avanti a se, perso in chissà quale pensiero, e guardandola con un sopracciglio alzato chiese “:Non avrei dovuto?:”

   “:No, non è questo il punto:” Areal non sapeva come spiegarsi “:Insomma credevo che mi odiassi.:”

   “:Io non ti odio Foreberth!:” disse Draco, sollevando il bicchiere per bere “:Tu odi me!:”.

    Areal rimase a pensare, fissando la sua bibita fumante dentro il boccale. “:Tu non mi odi?:” Ripeté maliziosa.

   “:Mi sembrava che ne avessimo già parlato l’anno scorso. No, non ti odio!:” E il ragazzo la guardò ricambiando il sorriso malizioso.

    Areal ricordò uno dei loro pomeriggi dell’anno prima, quando si incontravano vicino al lago nero per darsi ripetizioni. In quella circostanza Draco le aveva spiegato come nonostante loro due fossero maledettamente diversi, lui non volesse in alcun modo separarsi da lei ma che, al contrario, cercava spesso di attirare la sua attenzione. Areal pensò al fuoco, che nonostante brucia ed è pericolo è bello ed invitante per la vittima. Era questo che lei era per Draco? Scosse il capo, ma poi il suo sorriso malizioso si riaccese. Bevve un po’ della sua Burrobirra, riposò il boccale sul tavole e disse “:Perché io ti spiazzo, giusto?:”.

    Draco bevve “:Più o meno il concetto è quello.:” i suoi occhi azzurrini erano ancora puntati avanti a se.

    “:E perché mi stavi seguendo, Draco?:”

    Che fosse stato per la vocina maliziosa che aveva usato, o perché si era avvicinata lentamente, non lo sapeva, stava di fatto che Draco soffocò con la sua bevanda, e tossendo cercò di ricomporsi.

   “:Più o meno per una serie di motivi…:” bofonchiò il ragazzo, guardandola di sottecchi.

   “:E tu spiegamene uno:”

    Draco la fissò negli occhi, serio, e iniziò a parlare “:Vedi Areal, era tutto l’anno che non ti facevi vedere. Tanto che ho iniziato a pensare che non fossi tornata a scuola quest’anno. Poi, oggi, nella via principale di Hogsmeade ti ho rivista. Eri con le tue amiche, ridevi, e non ti accorgevi di me. Così ho pensato che se ti stavo dietro prima o poi mi avresti visto, e avremmo messo fine a questa ridicola situazione:”

    “:Ti riferisci al fatto che non volevo più vederti in vita mia?:”

    “:Proprio quello:”

    Areal corrucciò le labbra “:Guarda che dicevo sul serio quella volta…:”

    “:Lo so, mi hai dato dello spregevole assassino. Tuttavia, dopo quello che ho fatto oggi per te, credo di essermi riscattato, non ti pare?:”

    Areal lo osservò per un po’, scrutando i suoi occhi sicuri, la sua espressione cautamente beffarda, e pensò.

    “:Non ti basta quello che ho fatto oggi per te per farmi perdonare?:” chiese prontamente Draco.

    “:Si, mi basta:” disse Areal “:Quindi, dato che questo gesto è servito per tamponare il passato, adesso siamo pari ed io non ti devo nessun ringraziamento, giusto?:”.

   Draco la guardò con un sopracciglio alzato “:Sei più perfida di quel che temevo…:”

   Areal sorrise apertamente.

   Draco osservò per bene la ragazza, rapito per qualche secondo. I capelli corvini leggermente mossi e ribelli ricadevano morbidi attorno al suo viso e sulle spalle. Il volto era pallido con le guancie deliziosamente imporporate dal calore del locale, il viso era più allungato, gli occhi più caldi e magnetici che mai e le labbra rosse e morbide per la bibita che aveva bevuto…

     Draco scosse violentemente il capo, e chinando lo sguardo sul suo boccale vuoto disse “:Certo che tu sei strana!…:”

     “:Perché?:” chiese lei, teneramente.

     “:Tutte le altre ragazze, al tuo posto, sarebbero ancora terrorizzate per l’aggressione. Qualunque ragazza starebbe ancora strillando il mio nome e si sarebbe aggrappata ai miei piedi…:”

     “:Io non ti cadrò ai piedi Draco!:” Rispose prontamente lei.

      “:Non oggi!:” fu la risposta, che lasciò Areal furibonda e a bocca aperta.

      Prima che la ragazza replicasse, Draco sollevò la testa per osservare un attimo oltre la vetrina, e fece appena in tempo perché la McGranitt era già la fuori a radunare tutti i ragazzi. La mezz’ora concessa era finita. Si alzò lasciando qualche moneta sul tavolo, afferrò cautamente Areal da un braccio facendola alzare. “:Andiamo:” le disse, e la portò fuori mischiandosi nella folla.

    Areal sentì che il suo cuore non batteva regolarmente, e si accorse solo in quel momento della grande mano calda che avvolgeva la sua. Draco Malfoy era immobile e si guardava intorno tra la folla, ma la stava tenendo per mano. Areal lo osservava, davvero non si preoccupava che qualcuno li vedesse mano nella mano?

    Poco lontano Canni si sbracciava preoccupata per richiamare l’attenzione di Areal, che non riuscì a fare altro che salutarla. Canni parve capire dal sorrisino malizioso che le comparve fra le labbra, da quella distanza non vedeva le loro mani unite, ma di sicuro aveva capito.

    Quando tutti si incamminarono dietro la McGranitt, sul fondo della fila Areal e Draco camminavano tenendosi ancora per mano.

    “:Amici?:” chiese Draco senza preavviso, ed Areal sorrise.

    “:Amici!:”

    “:E non ti preoccuperai più di essere scambiata per una delle mia tante ragazze?:” la stuzzicò lui, ma lei alzò il mento.

    “:E tu non ti vergognerai più di stare con una secchiona?:”

   Malfoy sghignazzò “:Stai scherzando? Non ti posso lasciare sola un attimo che ti saltano addosso perfino gli zoticoni!:” e le scompigliò i capelli, ridendosela.

   Areal si finse offesa e gli diede un leggero spintone

   “:Antipatico!:” mormorò, ma lui ormai rideva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Grazie a chi a letto, ma soprattutto a JuliaSnape per aver recensito (fra tre capitoli una piccola sorpresa ^^)

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Capitolo 13
*** Storia ***


16

 

13. Storia.

 

 

 

 

   “:Sirius Black è a Hogwarts!:”

   “:È riuscito ad entrare!:”

   Queste erano le voci e le grida che si sentivano praticamente per tutta Hogwarts. Non avevano nemmeno fatto in tempo a ritornare a scuola dopo la gita ad Hogsmeade che subito era stato detto del presunto arrivo di Sirius Black dentro la scuola. Ovviamente tutti erano in preda all’ansia e al terrore, ma Silente aveva ordinato che per quella notte tutti gli studenti dormissero nella sala grande. Areal non era minimante allettata dall’idea di dormire insieme a tutti, ma sicuramente meglio quello che rischiare di avere un incontro ravvicinato con il pericoloso assassino.

    Quando tutti i ragazzi del Corvonero arrivarono nella sala Grande guidati da Vitious, vennero sistemati sulla destra della porta, prima dei Tassorosso. La notte passò veloce, Areal dormì vicino alle sue amiche, e già l’indomani mattina tutti venero rimandati nelle loro case per il pericolo scampato.

 

   Nei mesi a venire Areal era super impegnata. Gli esami di fine anno erano ormai vicini, e dopo le vacanze di Natale Areal si era ritrovata sempre strapiena di compiti o di cose da fare. Nel poco tempo libero che aveva era riuscita a studiare qualcosa di più sulla teoria del Mago e della bacchetta, e anche li riusciva ad ottenere discreti risultati.

    Oltre tutto, adesso Areal doveva trovare un po’ di spazio anche per il suo nuovo amico Draco Malfoy. Le faceva ancora uno strano effetto considerarlo un amico, ma quelli sembravano essere i fatti. Da quando si erano riappacificati, Areal aveva iniziato ad individuarlo al suo tavolo durante il pranzo e la cena, lo aveva visto lungo qualche corridoio, ma effettivamente non avevano neppure un corso in comune.

   “:Devo rapirti per avere la tua attenzione?:” quel giorno Draco l’aveva fermata così, prima che entrasse in biblioteca.

   “:No, i rapimenti non fanno per me. Non hai nient’altro da fare, Draco?:” chiese lei, maliziosa, sposandosi un po’ per far passare alcuni ragazzi che dovevano entrare in biblioteca.

    “:Vuoi dire se ho altro di meglio che importunare te? No! Niente è così divertente!:”

    Areal avrebbe voluto fulminarlo con lo sguardo ma si limitò a scuotere il capo. Draco le sorrise in un modo che non prometteva nulla di buono, e la trascinò verso il cortile.

    “:Dove andiamo?:” chiese lei.

    “:Ha importanza?:”

    Areal non sapeva perché, ma lo seguì senza fare storie, anche se il ragazzo aveva il passo un po’ troppo svelto per i suoi gusti. La borsa che aveva a tracolla ondulava freneticamente. I due giunsero presto nel loro solito angolo di verde vicino al lago nero, e Draco si sedette senza perdere tempo.

    Areal indugiò un primo momento, ma alla fine lo affiancò.

   “:Allora, secchiona, tutto bene?:” chiese il ragazzo, fissando il lago.

   “:Se stiamo parlando di studio la risposta è ovviamente sì. Tu invece, sei sempre impedito?:”

    Draco sghignazzò “:No, in Incantesimo ho avuto una discreta insegnante, ed ora va tutto bene:” e le lanciò un’occhiata maliziosa e furba. Areal sorrise.

    “:Però sono sicura che nei combattimenti ti batterei sempre io!:”.

    “:Che fai, mi provochi?:”

    Areal fece finta di pensarci “:Si!:”

    Draco scattò in piedi tendendole la mano “:Forza ragazzina, vediamo chi è il migliore fra noi due!:”

    Areal accettò la mano e si rialzò “:Basta che poi non vai a piangere della mamma, quando avrai perso!:”

    Draco si limitò a sghignazzare, mentre la ragazza si allontanava un po’ per fronteggiarlo. Quando entrambi estrassero le bacchette rimasero a studiarsi per un po’.

   “:Ti do la prima mossa per cavalleria!:” disse Malfoy.

   Areal fece spallucce “:Ok!:” e approfittando del vantaggio fece subito la sua mossa “:Petrificus Totalus!:” disse, e una luce puntò verso Draco, che scansò abilmente.

   Il biondo non si arrese, e con un sorriso sinistro fece la sua mossa “:Expelliarmus!:”  Ma Areal fu più veloce e gridò: “:Protego!:” creando una barriera che fece rimbalzare via l’incantesimo di disarmo.

    “:Ma come sei brava!:” la beffeggiò Malfoy.

    “:Mai quanto te!:”

    “:Locomotor Mortis!:” disse Malfoy, ma Area schivò. “:Impedimenta!:” riprovò il mago, e sta volta Areal fu troppo lenta a creare il sortilegio scudo, così finì a terra. 

     Draco rise, ma si avvicinò alla ragazza, offrendole una mano per aiutarla a rialzarsi. “:Fatta male?:”

    “:No!:” brontolò lei, alzandosi da sola.

    “Non sarai certo arrabbiata per aver perso, spero! Non puoi vincere sempre tu!:”

    “:Io non sono permalosa come te!:”

    “:Ah no?:”

     Areal gli diede una gomitata sullo stomaco. I due risero.

    Dopo qualche passo Areal sollevò il capo, poiché aveva visto una macchina nel cielo venire verso di lei. Si allontanò da Draco e attese che la sua civetta le arrivasse sul braccio. Quando arrivò le tolse la lettera dal becco e se la mise in tasca, poco dopo diede al gufo una nova lettera che aveva in un’altra tasca e lasciò volare via la civetta.

   “:Che cos’è?:” chiese Draco

   “:È mia zia, vuole che le scrivo ogni giorno per dirle che sono ancora tutta intera! Sai, dopo la faccenda di Sirius Black…:”

    Draco fece un cenno ma rimase ad occhi bassi con le mani in tasca. Areal si sedette su una roccia li vicino.

    “:Areal, posso farti una domanda?:” chiese Draco, cautamente.

    “:Spara!:”

    “:Perché vivi con tua zia?:”

    Areal si strinse nelle spalle “:Bé è una storia lunga…:”

    “:Abbiamo tutto il tempo!:” precisò Malfoy andandole vicino, ma Areal abbassò la testa.

    “:Non vuoi parlarne?:” chiese Draco.

    Areal strinse le labbra e scosse la testa. “:Il fatto è che non ne parlo mai con nessuno. È una storia talmente assurda…:”

    “:A me interesserebbe…:” fece Draco, sedendosi su un pezzo di roccia leggermente più basso di quello in cui sedeva Areal. “:Chi era tua madre? Da che famiglia discendeva? Insomma, dei Foreberth ho sentito molto parlare, sono una famiglia di purosangue, se non sbaglio.:”

    Areal fece spallucce e guardò serena il cielo. “:Mia madre e mia zia sono figlie di un noto mago, vengono dalla famiglia dei Nikly.:”

    Draco la guardò con un sopracciglio alzato per lo stupore “:Dici davvero? I Nikley? È una famiglia molto antica, pensavo non esistessero più:”

    Areal fece un cenno con la testa. “:Nessuno parla più di loro perché mio nonno ebbe solo figlie femmine che non continuarono la dinastia. Mio padre invece, come hai detto tu, viene da una nobile e pura famiglia di maghi.:”

    Dopo l’ennesimo silenzio, Draco chiese “:Tua madre è morta?:”

    “:Non lo so:” fu la risposta.

    Draco guardò in silenzio il bel volto di Areal, e vide chiaramente quel sentimento sconosciuto intrappolato nei suoi occhi cobalto.

    “:Vedi Draco…:” iniziò la ragazza “:Quando avevo cinque anni mio padre pensò bene di abbandonare me e mia madre. Non so perché lo abbia fatto, non so nulla di lui. So solo che litigava con mia madre…:” Ci fu ancora silenzio, ad Areal abbassò la testa. “:Litigavano sempre, ma nonostante questo mia madre era follemente innamorata di lui, tanto che due anni dopo al sua scomparsa decise di partire e di andarlo a cercare. Diceva che lei sapeva perché se ne era andato, e che doveva riportarlo a casa altrimenti non sarebbe riuscita a vivere senza di lui. Da quel giorno io vivo con i miei zii, e ne sono felice.:”

    Draco si fissava le scarpe in silenzio, e provava un certo fastidio. “:Tua madre ti ha abbandonata?:” disse, ed Areal fece un sorriso lontano

   “:Sì:” rispose.

   “:È assurdo!:” sbottò Draco.

   “:Forza, di pure che sono una povera disgraziata, figlia di una donna indegna che ha abbandonato la sua unica figlia per inseguire il suo amore perduto!:” disse Areal.

     “:No:” fece Draco “:Ecco vedi, insomma mia madre…:” e fece una pausa per assicurarsi che Areal non lo stesse guardando in modo strano, ma lei era tranquillissima “:Non vive senza di me. Lei non fa altro che viziarmi, vorrebbe che stessi sempre con lei, tanto che la maggior parte delle volte scappo io da lei per avere un po’ d’aria. A volte penso che mia madre sacrificherebbe anche mio padre, che ama, per me. Lei non potrebbe mai vivere senza suo figlio, e pensavo che fosse così per tutte le madri…:”

    Areal abbassò la testa fissandosi le mani.

    “:Non voglio giudicare:” precisò Draco, ma Areal scosse il capo.

    “:Draco mia madre mi odiava. Lei non era una donna normale.:”

    “:Perché?:”

    “:Due anni dopo essersene andata, mia madre decise di farci visita per un Natale. Pensavo che fosse tornata per restare con me, che quello era il più Natale del mondo, ma non fu così. A dire il vero avevo paura di lei, non volevo più soffrire, e facevo bene a preoccuparmi. Mia zia volle parlarle, voleva dirle in faccia quanto la disprezzava per avermi abbandonato. Le disse che nessuna madre al mondo avrebbe fatto una casa del genere. Io stavo origliando, e ho sentito la verità quel giorno.:” Draco ascoltava in silenzio, e osservava lo sguardo di Areal che inseguiva i ricordi lontani. “:Mia madre disse a mia zia che se ne era andata sia per cercare mio padre, ma anche per non vedermi mai più. Disse che io le ricordavo troppo mio padre, che ero identica a lui, che avevo i suoi occhi, i suoi capelli, la sua faccia, il suo modo di muovere le mani e di guardare le persone. Disse che non poteva continuare a stare con me, perché le facevo sentire troppo la mancanza di suo marito, dell’unica persona che lei amava veramente. Da quel giorno non l’ho più vista. Ogni tanto mia zia riceve sue lettere, ma io non voglio saperne nulla.:”

   “:Mi dispiace:” disse Draco, ed Areal fece ancora spallucce.

   “:Quella donna non è mai stata mia madre, nemmeno quando ero piccola. Mia madre è sempre stata mia zia:”.

    “:Eppure non la consideri tua madre fino in fondo…:” Disse all’improvviso Draco, ed Areal lo fissò con occhi sbarrati.

     “:Che vuoi dire?:”

     “:Non la chiami mamma, continui a definirla tua zia, e poi, da come parli, si vede che per te tua madre rimarrà sempre quella donna che ti ha abbandonato. Anche se la odi, anzi, forse è proprio per questo che non la cancellerai mai…:”

    Areal fissò Draco e sentì una strana morsa intorno al suo cuore, improvvisamente provò un moto d’affetto per quel ragazzo biondo che la fissava con impertinenza.

   Gli sorrise “:Perché con gli altri non sei così? Insomma, per chi ti vede sembri, sembri, un tale stronzo!:” e si mise a ridere.

    Anche Draco sorrise ma poi sbuffò “:Perché dovrei dimostrarmi debole quando posso apparire quello che voglio? È così che deve essere un Malfoy!:”.

   “:A proposito di Malfoy, e tu? Come sei cresciuto?:”

   “:Che importa?:”

   “:Come sarebbe a dire? Io ti ho raccontano mezza mia vita e tu pensi di cavartela così?:” disse Areal indignata.

    Draco sbuffò e guardò altrove. “:Mia madre mi ha sempre viziato, lo ammetto. Ho sempre avuto tutto quello che voglio, Areal, infondo si sa che con il potere si ottiene sempre tutto. Mio padre è uno rigido, ma alla fine è solo orgoglioso e vuole sempre il meglio da me. Sono il suo unico figlio, e maschio per giunta, come suo erede devo essere degno di lui. Fine della storia.:”

    “:Mi sono acculturata!:” lo derise la ragazza.

    “:Vuoi essere uccisa, Areal?:”

    “:Mi stavo chiedendo…Dovrai sposare una purosangue? Sei contento di dover essere l’erede perfetto?:”

   “:Sì, sposerò una purosangue. Per quanto riguarda la storia dell’erede perfetto, sappi che a me sta bene così!:”

   “:Sappi che a me sta bene così!:” lo scimmiottò lei

   “:Vuoi la guerra ragazzina?:” fece Draco minaccioso, e si alzò in piedi per fronteggiarla, poi si chinò a farle il solletico sui fianchi, e se lei provava a dimenarsi lui le bloccava i polsi.

   Areal non ne poteva più di ridere, e quando finalmente fu risparmiata da quella tortura, abbaiò contro Draco: “:Questa me la paghi Malfoy!:”

   “:Ma che paura!:” la canzonò lui, e da lì partì l’inseguimento, infatti per tutta la strada di ritorno verso Hogwarts i due ragazzi giocarono ad inseguirsi e a farsi i dispetti come due ragazzini spensierati e felici.

     Per il momento

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a chi ha letto ma soprattutto a JuliaSnape e a spino per aver recensito, grazie davvero.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** L'inizio del terrore ***


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15

15. L’inizio del terrore.

 

 

 

 

 

La finale della coppa del mondo di Quidditch era uno degli eventi annuali più atteso. Il frastuono rompeva i timpani, e c’era così tanta gente che gli spalti sembravano una distesa di puntini in movimento senza che se ne distinguessero i colori. Il campo era ovviamente ovale, e le file di posti a sedere si estendevano in verticale per parecchi metri. Il signor Finneger era un funzionario del ministero, ma di sedersi in tribuna d’onore non ne aveva alcuna voglia, così aveva scelto di prendere posto del lato opposto alla tribuna preferenziale, sempre a metà strada fra i posti in basso e quelli in alto. Il signor Finneger era un uomo basso, grassoccio, con folti baffi e un accento di calvizie che partiva dell’ampia fronte perennemente corrugata. Ma a dispetto degli occhi piccoli, il signor Finneger era un uomo molto buono e di ottima compagnia.

“:Santo cielo il Quidditch! Esiste uno sport più assurdo? Oltre ad essere di estrema pericolosità, è balordo e senza senso. Che ci facciamo qui, zia? Perché non hai lasciato che rimanessi a casa invece che finire in questo macello?!:” si lamentava la ragazza dietro di lui, senza tuttavia essere realmente lagnosa. Quello era solo il suo modo per replicare quanto odiasse il Quidditch.

“:Ti rendi conto, cara Areal, che quello che tu chiami un gioco assurdo, fa girare di parecchio il mono dell’economia?:” Disse lo zio Finneger, ridendosela sotto i baffi. Non per niente era l’addetto alle finanze del ministero della magia.

“:Ecco, ci risiamo!:” fece la ragazza “:Se non ci fossero in ballo i soldi, saresti qui con tanta devozione?”:

“:Il Quidditch è il gioco dei maghi per eccellenza! Certo che sarei qui!:”

“:Ci rinuncio!:” fu l’ultima parola della ragazza, che sbuffò allargando le braccia.

“:Meglio così, non ho intenzione di sentirvi discutere per tutta la serata!:” li ammonì zia Matilde, che venne prontamente presa sotto braccio dal marito, che era due spanne più basso di lei.

Areal si guardava intorno sforzandosi di pensare positivo, fra un sospiro e l’altro si ripeteva che quello a cui stava assistendo era un evento speciale e raro, di cui tutti erano entusiasti. Quando l’allegra famigliola prese posto nella tribuna di fronte a quella del ministro, Areal sedette su di una scomoda sedia dietro a quella dei suoi zii. Quando il primo ministro diede il via alla partita il baccano aumentò, e luci iniziarono a sfrecciare ovunque. Areal odiava il baccano, e di starsene seduta lì come una statua non ne aveva voglia. Dato che sia sua zia che suo zio erano troppo intenti a seguire le spettacolari mosse dei giocatori, Areal decise di sgattaiolare via. Si intrufolò nei corridoi che portavano alla tribuna del ministro, anche se non era li che voleva arrivare. Arrivata a metà strada fra le due tribune, Areal urtò qualcuno. Stava per fulminare la persona che gli era volutamente finita addosso, ma quando vide di chi si trattava trattene il respiro.

“:Non guardi mai dove metti i piedi, Foreberth?:” la derise Draco Malfoy, guardandola dall’alto in basso con il sorrisino più irritante che conosceva.

“:Scusa tanto se non mi aspetto che qualcuno mi salti addosso!:” rispose prontamente lei, scrollandosi la giacchetta.

“:Strano, se vai in giro così, devi aspettartelo di sicuro che qualcuno ti salti addosso…:” fece il ragazzo, scostandosi di un po’ per far vagare il suo sguardo malizioso sul corpo della ragazza. Areal aveva i lunghi capelli sciolti che le accarezzavano le spalle avvolte in un giubbino di jeans che le fasciava i fianchi, le gambe erano messe in risalto da una graziosa gonnellina a pieghe nera che le arrivava sopra il ginocchio. Per finire, stivaletti neri lucidi.

“:Davvero Foreberth, lo fai apposta ad andare in giro così?:”

Areal spalancò la bocca, indignata “:Se tu ti ritrovi le rotelle fuori posto non è un problema mio. Sono vestita in modo normalissimo, non sono mica nuda, sai?:”.

Draco sghignazzò “:Come ti pare! Come mai da queste parti? La partita non suscita a sufficienza il tuo interesse?:”

Areal fece una smorfia “:No, odio il Quidditch e odio la confusione. E tu, come mai sempre fra i miei piedi?:” Dopo avergli posto la domanda, Areal studiò Draco per bene. Il ragazzo era ovviamente cresciuto dall’ultima volta, era sempre più alto e più… bello! O quanto meno affascinante, con i capelli lisci e scompigliati al tempo stesso. Indossava un caldo maglioncino nero a collo alto, con una giacca elegante sopra. Al collo aveva appeso un binocolo d’oro.

“:Io e mio padre siamo nella tribuna insieme al primo ministro, ma mi annoiavo e ho deciso di fare un giro…:”

“:Nello stesso istante in cui l’ho deciso io?:” Areal alzò un sopracciglio osservando il binocolo che aveva al collo Draco, e pensò a come la sua tribuna e quella in cui sedeva Draco fossero esattamente di fronte…

“:Insinui qualcosa, Foreberth?:” la provocò il ragazzo, con quel suo ghigno strafottente.

“:Io? assolutamente nulla!:”

In quel momento una delle due squadre doveva aver sicuramente segnato, poiché la folla iniziò ad esultare senza contegno e il frastuono aumentò a dismisura. Areal si coprì le orecchie con le mani e fece una smorfia. “:Dio quanto odio la confusione!:” sbottò.

Osservandola come se nulla fosse, Malfoy sghignazzò “:Certo che tu sei strana:”

“:Se avessi contato tutte le volte che me lo hai detto, giuro che avremmo potuto battere un record!:”.

Draco la guardò dall’alto in basso ancora per un po’, con superiorità, ma poi sorrise guardandosi intorno pur di non fissarla direttamente negli occhi. “:Allora, sta notte vi accampate qui anche voi?:”

Areal non capiva se Draco avesse fretta di andarsene e se volesse intrattenerla “:Sì. Anche se non appena trovo il modo proverò a svignarmela. Non ho tutta questa voglia di passare la serata con i miei zii dentro una tenda…:”.

Draco Malfoy continuò ad osservare Areal come se ne fosse infastidito, o spaventato, ed Areal lo guardò torva. “:Che c’è?:” gli chiese.

“:Al buio della sera si possono fare brutti incontri, vedi di rimanere al sicuro con i tuoi zii…:”

“:So badare a me stessa!:” disse inviperita.

“:Come quella volta ad Hogsmeade? Quando ti ho dovuto togliere dalle mani di quello stolto, giusto Foreberth?:” E senza smettere di guardarla con arroganza, Drago rise beffardo.

Areal incrociò le braccia al petto “:Il caldo estivo ti ha dato al cervello, Malfoy?:”

“:No, ma lo sai che da arrabbiata sei più carina?:”

Areal arrossì dal mento alla fronte “:Brutto, stupido, scemo, maledetto!:”

Draco scoppiò a ridere, e quel poco di tensione presente sul suo volto scomparve. “:Suvvia non te la prendere!:” e gli scompigliò i capelli, ma prima che Areal potesse picchiarlo lui fece svelto due salti indietro.

“:Davvero Foreberth, vedi di startene in tenda e al sicuro!:” furono le ultime parole del biondo, ma prima di andarsene si rivoltò per dirle “:Non sei stata un solo secondo tranquilla su quegli spalti, è!?:” e con il suo binocolo dorato al collo se ne andò.

Areal rimase immobile per un po’. Doveva essere felice o arrabbiata dopo aver saputo che Draco Malfoy l’aveva osservata con un binocolo?

 

Nel frattempo, dalla parte opposta…

Un giovane ragazzo dai capelli biondi stava tornando a sedersi al suo posto, al fianco di un uomo molto simile a lui, dai lunghi capelli platino.

“:Dove sei stato?:” sibilò quest’ultimo, minaccioso, stringendo in una morsa il polso del ragazzo.

“:Ho solo fatto due passi!:” Precisò stizzito il giovane, liberandosi con uno scatto della presa.   

“:Se questa sera qualcosa va storto…:” lo minacciò, sibilando come un serpente, ma dovette voltarsi e fingere un sorriso sereno quando un suo collega gli passò accanto.

“:…Non sarà certo per colpa mia!:” terminò il ragazzo “:Ho solo fatto un giro!:”

La tensione fra i due parve allentarsi, l’uomo se ne tornò composto sulla sua sedia, e così anche il ragazzo.

 “:Voglio, ansi ti ordino, di restare dentro la tenda sta notte. E niente lamentele, obbedirai e basta:”

“:Mi dispiace padre, ma dovrò uscire, invece:” il ragazzo, nonostante rimanesse apparentemente tranquillo, era pronto ad incassare la sfuriata del padre, che come minimo gli avrebbe dato uno schiaffo davanti a tutti. Tuttavia la sua reazione fu inaspettata.

“:Testarda la ragazza, vero?:”

Il ragazzo spalancò gli occhi, voltandosi verso l’uomo che si fingeva interessato alla partita. Sbuffò alzando gli occhi al cielo “:Quale incantesimo hai usato per origliare? Mi spii?:”

L’uomo non rispose.

Calò il silenzio.

“:Molto carina…:” disse l’uomo, senza emozioni.

Il ragazzo prese un respiro profondo.

“:È una cosa seria?:” chiese il padre.

“:No!:” si affrettò a precisare il figlio.

“:Peccato...:”

“:Cosa?:”

“:E’ una Purosangue, Draco, ha l’età adatta per…:”

“:Ma ti sembra il momento?:” sbottò il ragazzo, furioso, ma uno sguardo d’ammonimento da parte del padre gli impose di riprendere il controllo di sé. “:L’hai vista una sola volta in sartoria, tre anni fa! Non puoi ricordarti di lei!:” aggiunse.

“:Si che posso! Sono tuo padre, devo pensare al meglio per te. Dimentichi chi ti ha detto di andarti a presentare, quella volta, tre anni fa?:”

“:Tu! Ma ero troppo piccolo per capire le tue vere intenzioni…:”

L’uomo si concesse un sorrisino. “:Foreberth… non c’è altro da aggiungere. Potenti, maghi da secoli, Serpeverde. Lei non lo è però, vero?:”

“:No. è Corvonero:”

L’uomo fece una mezza smorfia. “:Furba… può essere sia un bene che un male, dipende dai punti di vista. Ma tu sei un uomo, dovresti riuscire a metterla a tacere o…:”

“:Padre!:” lo ammonì il figlio, scocciato, sapendo già cosa ci fosse nella mente del padre in quel momento: Marcia nuziale e un nipotino dal sangue talmente puro da fare invidia a chiunque. Scosse la testa. 

L’uomo sospirò tornando talmente serio da far quasi venire i brividi. “:Non rimarrà al sicuro, vero?:”

“:No:” il ragazzo serrò la mascella. Avevano entrambi gli sguardi fissi sulla partita.

“:E noi non possiamo certo permettere che si faccia male, giusto?:”

“:No:”

Calò il silenzio.

“:Non dire niente a tua madre:”

“:Va bene:”.

 

Era scesa la sera, ed Areal era comodamente seduta su un divanetto blu, con i piedi che penzolavano giù dal bracciolo e un bel libro aperto davanti. La tenda da campeggio degli zii aveva tre stanze: la cucina-salotto e due camere da letto. Areal era in quella che doveva essere la sua stanza per quella sera, in pace, mentre i suoi zii ridevano e ballavano felici nel salotto, ancora presi dell’allegria della coppa del mondo. Fuori, fra falò e gente festante, non c’era altro che chiasso e confusione, tuttavia Areal decise di chiudere il libro che stava leggendo. Si alzò e rindossò i suoi stivali, e senza far troppo rumore sgusciò fuori dalla tenda. I suoi zii erano troppo impegnati a festeggiare per accorgersi di lei, e francamente era questo che Areal voleva. Non le andava di stare da sola con loro sotto quella tenda, aveva voglia di vedere nuove cose, e di starsene per conto suo.

Una volta fuori iniziò ad avanzare tranquilla fra le tende e la gente che ballava ed esultava. La luce era arancione, e ad Areal sembrava tanto di essere ad un rito indiano, fra balli tribali e falò scoppiettanti. Con lentezza superò diverse tende, guardandosi intorno e osservando le facce delle persone che superava, sperando di riconoscere qualcuno, ma non fu così, perché tra tutta quella gente non conosceva proprio nessuno. Si sentiva una pantera che striscia silenziosa nella foresta, con la sua gonnellina che ondulava frusciando leggera.

Poi scoppiò l’inferno, e nessuno capì più se si trovava ancora in terra o già all’altro mondo.

Il fuoco c’era già, ma la luce rossastra aumentò quando fiaccole infuocate iniziarono a volteggiare per aria e colpirono diverse tende. Le urla aumentarono a dismisura, la gente iniziò a correre a destre e a sinistra, tutti si strattonavano e tutti scappavano. Non si sapeva tuttavia dove andassero o da cosa scappassero. Correvano e basta, come una mandria di tori impazziti che abbattono il recinto e corrono via lontani lontani senza mai fermarsi.

Areal si sentì al centro di una bufera, dove non c’era neanche un ramo d’albero a cui aggrapparsi. Per diversi secondi rimase immobile, a guardasi intorno con i suoi occhi impauriti, e senza sapere cosa fare. Era reale tutto quello? C’erano davvero fuoco e fiamme ovunque? La gente urlava a scalpitava davvero correndo disperata? Non capiva cosa fosse accaduto, non sapeva perché diamine era uscita dalla tenda o perché il suo cuore minacciasse di scoppiarle nel petto, ma la mazzata finale arrivò solo quando qualcuno iniziò a gridare: “:I Mangiamorte!:” e all’improvviso sembrò che il mondo girasse troppo in fratta, che la gente corresse troppo velocemente e che le urla fossero triplicate.

Fu allora che Areal li vide. Non erano in molti, forse nemmeno una decina, ma indossavano lunghe vesti nere, cappucci a punta neri e maschere deformi. Il fuoco proveniva evidentemente da loro, che brandivano bastoni e marciavano compatti e decisi. Quella era certamente una delle visioni più sinistre che Areal ricordasse di aver mai visto.

Era totalmente paralizzata, come se il suo cervello non fosse in grado di impartire l’ordine giusto al corpo, quando qualcuno sfrecciò ad un palmo da lei investendola e trasportandola via per una mano.

Areal non sapeva chi era quello sconosciuto, ne perché l’avesse presa per mano e la stesse portando via di li, sapeva solo che non aveva altra scelta che seguirlo. Non era certa del fatto che quello facesse parte dei buoni, ma la sua mano era trattenuta dallo sconosciuto, e mentre veniva condotta via, sentiva in cuor suo che chi la stava trascinando non aveva cattive intenzioni.

Areal iniziò a correre trascinata da quella mano che stringeva la sua, e ai loro lati sfrecciavano colori infuocati, figure indistinte, ed urli lontani e vicini al tempo stesso. La confusione divenne solo una massa informe e secondaria, che li avvolgeva ma non li toccava. Areal sentiva il cuore pompare troppo velocemente, i suoi polmoni erano esausti, e la milza pulsava in modo sospetto. Non era mai stata abituata a correre, e lo sconosciuto non ne voleva sapere di fermarsi o di andare un po’ più piano. Areal era tenuta per mano, e quella mano la costringeva a correre sempre di più, e lei non poteva fare altrimenti. Un secondo prima che svenisse esausta, lo sconosciuto si fermò, ed Areal si chinò sulle ginocchia per riprendere fiato. Quando riacquistò un po’ di coscienza alzò la testa per costatare che non erano più al centro dell’uragano di fiamme e gente urlante, ma adesso si trovavano su una collinetta appartata. Da li si vedeva il panorama di tende in fiamme e di gente scalpitante, ma nessuno poteva raggiungerli. Li erano al sicuro, almeno per il momento.

Areal si rimise dritta, e osservò la figura ferma con lei sulla collinetta, che guardava con gelida serietà il panorama di tende in fiamme. Forse a lui quelle continue urla e tutto quel fuoco non facevano venire i brividi, forse a lui non facevano paura, dato che era estremamente calmo. Forse, lui non provava le stesse emozioni di Areal, o forse non ne provava affatto.

“:Draco…:” ansimò la ragazza, avvicinandosi alla figura alta e bionda che ancora una volta le aveva salvato la vita.

Draco Malfoy era rigido come una statua di bronzo, i muscoli del corpo tesi. Lo sguardo più ghiacciato del solito, mentre la luce rosso fuoco si stagliava sulla sua pelle pallida creando strani effetti di luce.

Areal allungò la sua esile mano fino a sfiorare il braccio del ragazzo, che dopo un breve sussulto si rilassò a quel tocco e parve finalmente ricordarsi di lei.

“:Areal!:” e le prese la mano stringendola nella sua, poi tornò a fissare le tende.

“:Draco, ma cosa sta succedendo?:” chiese lei, cercando di attirare il suo sguardo.

“:Non lo so:”

“:Come hai fatto a trovarmi? Perché mi hai portata qui?:”

“:Mi sono ricordato che avevi detto che questa sera avresti fatto un giro. Quando è scoppiato questo finimondo ho iniziato a correre, e per fortuna ti ho trovata, e adesso siamo qui. Fine:”

Areal aggrottò le sopracciglia. Perché Draco era così serio? Perché cosi lapidario? Possibile che lui non avesse paura o che non fosse sconvolto da tutto quell’inferno appena scoppiato?

Draco posò le sue mani calde sulle spalle di Areal e la costrinse a fissarlo negli occhi, richiamando improvvisamente la sua attenzione “:Ascoltami, noi dobbiamo rimanere al sicuro qui, chiaro?:”

Areal rimase sconvolta dalla serietà di quegli occhi di ghiaccio, ma annuì solenne.

I due tornarono a guardare l’inferno che infuriava sotto di loro, e se Draco era soltanto serio, Areal moriva di paura. C’era troppo rosso, troppo fuoco, troppe urla, e poi nella sua mente erano ancora vivide le immagini di quegli uomini neri e della loro marcia sinistra.

“:Draco? Io ho paura…:” E senza badare più all’orgoglio o ad altre convenzioni, Areal intrecciò le sue esili braccia dietro la schiena rigida di Draco, e appoggiò il viso sul suo petto forte. Stranamente, forse preso dalle circostanze, il ragazzo ricambiò l’abbraccio stringendo a sua volta la ragazza.

“:Non temere:” gli sussurrò tra i capelli, senza però staccare gli occhi dalle fiamme “:Se sei con me non ti toccheranno…:”.

Areal stava quasi per mettersi a piangere, ma all’improvviso la sua concentrazione venne chiamata in causa. Cosa significavano le parole di Draco? Cosa nascondevano? In breve analizzò lo strano comportamento del ragazzo, la sua eccessiva serietà, unendole alle ultime, scioccanti, parole: se sei con me non ti toccheranno

“:Draco ma che dici? Chi non ci toccherà? Perché?:” Areal aveva appena scostando il volto dal petto caldo del ragazzo, per poterlo guardare negli occhi, ma Draco era serio e fissava avanti a se, con la mascella contratta.

Senza rischiare di guardarla negli occhi si limitò a dire con voce incolore “:Non farmi domande a cui non posso rispondere. Per favore, sta zitta:”

Areal ritornò ad appoggiare il volto sul petto del ragazzo, e senza sciogliere l’abbraccio che li univa rimase accoccolata lì, e alla fine anche il suo sguardo si perse fra le fiamme e le sagome che ancora urlavano disperate.

 

Quando finalmente l’inferno si tranquillizzò smettendo di infuriare, una macabra scena si presentò sotto gli occhi dei due ragazzi. Macerie e fango infestavano quello che solo poche ore prima era stato il campo di appoggio di moltissime tende, dove la gante aveva esultato senza sospettare minimamente quello che sarebbe successo. Scavalcando qualche sasso e qualche detrito sparso qua e la, Areal si muoveva fra i resti di tende, con la sua mano saldamente stretta in quella di Draco, che si rifiutava di lasciarla. Il ragazzo la seguiva silenzioso ad ogni suo passo, sempre allerta e con lo sguardo sempre ad ispezionare il buio che li circondava. Areal tremava impercettibilmente, tutto era finito, con lei c’era Draco, ma non riusciva a stare calma. Il biondo che la teneva per mano era troppo serio, troppo rigido, e nello stesso tempo troppo calmo. Come se tutto fosse normale, previsto. Lei stava cercando i suoi zii, che aveva abbandonato senza alcuna spiegazione, e che se erano vivi l’avrebbero uccisa per lo spavento che gli aveva sicuramente fatto prendere.

“:Areal! Santo cielo Areal!:” squittì una donna in lontananza, agitandosi e sbracciandosi per farsi vedere.

Areal guardò Draco negli occhi, anche lui aveva visto la donna, e la fissava serio.

“:Vai da loro Areal. Io… io vado a cercare mio padre:” e quando le lasciò la mano Areal sentì una strana mancanza che le fece sussultare il cuore. Era una sua impressiona, o la voce di Draco era un po’ meno sicura del solito?

Ancora sotto lo sguardo serio del ragazzo, Areal corse da sua zia senza dire una sola parola. La donna le andò in contro e quando furono vicine si abbracciarono.

“:Areal! Ho creduto di morire, dove eri finita? Quando sei uscita? E come…:”

“:Dopo ti dico tutto zia. Promesso. Ora andiamo a casa:” la fermò Areal, prima che iniziasse con le sue domande. Si sciolsero dall’abbraccio e la povera zia si asciugava le lacrime con un fazzoletto. Poco lontano da loro, un uomo basso e robusto fissava Areal con spaventosa serietà, la bacchetta ancora in mano.

“:Ci devi una spiegazione, Areal:” disse lo zio.

“:Dopo caro, dopo:” sussurrò la zia.

Areal si concesse una sola, ultima occhiata alle sue spalle, dove oltre al buio e alle macerie, non c’era più traccia di Draco Malfoy.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, in particolare JuliaSnape per aver recensito. Come promesso ecco la mini sorpresa (per tutti ma in particolare per la mia recensitrice) ovvero le immagini, spero siano piaciute non saranno le ultime ^^ a presto.

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Capitolo 15
*** Il male negli occhi ***


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Finito il banchetto ognuno raggiunse i rispettivi dormitori, mentre i prefetti di ogni casa guidavano pazientemente i nuovi arrivati del primo anno, e gli mostravano come accedere alle sale comuni

 

16. Il male negli occhi.

 

 

 

 

Una flotta di ragazzi scendeva dal treno, pronti a raggiungere le carrozze che li avrebbero condotti all’interno della grande scuola di magia di Hogwarts.

“:Sei peggio della mia ombra McDallas. Evapora!:” Aveva detto Canni, quando il moretto che dall’anno prima le andava dietro, le si era affiancato pronto a salutarla.

Erick McDallas era un bel giovane dai capelli neri, peccato che, il caratteraccio della bionda, non desse nessuna speranza al ragazzo della loro stessa casa.

Areal guardava avanti a sé, un po’ assonnata, mentre Emma scuoteva il capo guardando la cugina.

“:Speravo che il nuovo look ti avesse aggiustato anche il cervello, ma evidentemente non è così…:”

Canni alzò il mento ma poi sbuffò, pettinandosi distrattamente con le dita la folta frangia di capelli dorati che aveva sulla fronte. Quando l’aveva vista, Areal aveva faticato a riconoscerla, essendo abituata a vederla con i capelli corti e spettinati. Le era servito un attimo prima di capire che quella ragazza con quel caschetto ordinato che le arrivava sopra le spalle, e con tanto di frangia stranamente in ordine, fosse proprio la sua amica Canni.

Le altre non era cambiate molto, Areal era sempre la stessa, Jude aveva lasciato allungare i capelli e sembrava più vivace del solito, mentre Emma era sempre con i capelli riccissimi e ordinata anche mentre camminava con il suo nuovo libro sotto braccio. L’unica cosa in cui le ragazze stavano cambiando era il viso, che non era più rotondo da bambina ma delineato come quello di una giovane donna.

“:Fossi in voi non starei così tranquilla, voglio dire, con tutto quello che succede…:” aveva esordito Jude, con aria seria.

“:Di che parli?:” esclamò Canni, guardandola perplessa.

“:Non li leggi i giornali? Non sai quello che è successo alla coppa del mondo di Quidditch?:”

“:Jude parla dell’assalto dei Mangiamorte:” rispose Areal, senza mostrare alcuna emozione.

“:Esatto:” fece Jude “:almeno Areal legge i giornali.:”

“:Io non leggo i giornali:” precisò Areal.

“:E allora come lo sai?:”

“:Forse perché mio zio aveva avuto la brillante idea di portare me e mia zia a quella stupida finale di Quidditch, regalandoci l’esperienza di vedere i Mangiamorte…:” fu la risposta sarcastica di Areal.

Jude le fu davanti bloccandola dalle spalle.

“:Tu hai visto i Mangiamorte?:” chiese con occhi sbarrati.

“:Sì. Sai: cappucci neri, maschere strane… gente molto simpatica, soprattutto quando hanno appiccato il fuoco!:”

Jude le lasciò le spalle sconcertata, e tornò a camminare con le altre.

“:Ragazze, insomma voglio dire, i Mangiamorte erano i servi di Voi-spate-chi giusto? Se sono rispuntati fuori dal nulla, credete che ci sia un motivo?:” Aveva chiesto Emma, in un sussurro.

“:Tu-sai-chi è morto, Emma.:” rispose Canni “:Se non è tornato fin ora non lo farà certo domani:”.

 

Finito il banchetto dove Silente aveva annunciato a tutti gli studenti del Torneo Tre Maghi, ognuno raggiunse i rispettivi dormitori, mentre i prefetti di ogni casa guidavano pazientemente i nuovi arrivati del primo anno, e gli mostravano come accedere alle sale comuni.

Areal era con Emma e Jude, e salutavano tutte le loro amiche che incontravano nei corridoi o per le scale, mentre Canni ed Erick litigavano poco dietro di loro.

Mentre salivano le scale in movimento, alcuni gradini avanti a loro e appoggiato ad una ringhiera, c’era un ragazzo biondo molto carino con i capelli un po’ lunghi tutti ordinati. Con lui c’erano una ragazza dai capelli scuri che le arrivavano poco sotto le spalle, e due ragazzi robusti. Tutti quanti indossavano la classica divisa con lo stemma dei Serpeverde.

Emma storse il naso non appena li vide, e si girò dando loro le spalle, mentre la scalinata si spostava come di consueto.

“:Avete visto la Parkinson? A quanto pare è tornata a piantare la sua bandierina su Draco Malfoy. Forse si mettono insieme, in fondo serpe sposa serpe no?:” sussurrò Jude, ed Areal sollevò il viso per osservare con più attenzione i quattro Serpeverde.

Pancy Parkinson rideva alle battute di Tiger, stretta al forte braccio di Malfoy, che tranquillo se ne stava appoggiato al corrimano della scala, guardando i suoi amici con un mezzo sorriso accennato, senza sdegnare però la vicinanza con la sua compagna di casa. Quando la scala urtò contro il muro, fermandosi, tutti sobbalzarono appena, e Draco scorse la figura della ragazza dai capelli corvini che lo fissava, accerchiata dalle sue compagne Corvonero. La studiò per qualche secondo, senza che nessun’altro scorgesse il loro scambio di sguardi, poi sollevò appena il mento il segno di saluto, prima di andarsene per conto suo con i suoi compagni di casa, e con la Parkinson ancora arpionata al suo braccio.

Areal segui per un po’ la figura del biondo con lo sguardo, in silenzio, mentre Jude ed Emma storcevano ancora il naso al pensiero di essere state così vicine a quell’odioso gruppo di serpi, come le chiamavano loro.

Ad Areal venne in mente…

Una volta giunti nella loro sala comune, la trovarono poco affollata, infatti i ragazzini dovevano già essere chiusi nelle loro stanze a disfare i bagagli e a scegliersi i letti.

“:Ma se ti dico che è così! Quest’anno sarò il nuovo battitore della squadra!:” ripeteva Erick, senza perdersi d’animo davanti ad un’incredula Canni.

“:Tanto per cominciare ci sarà una selezione per ricoprire quel posto, e non è detto che sia tu a prenderlo. Secondo punto, da quando ti piace il Quidditch? Da quando ci sono io in squadra?:” Si lamentò la ragazza, con le braccia incrociate al petto.

“:No, sono da sempre stato interessato a quel posto in squadra, ma prima c’era Aaron che era più bravo di me, ma adesso che ha finito la scuola, il capitano sceglierà me, che sono sempre stato il secondo.:”

“:Magari dalla selezione emergerà che non sei il miglior battitore rimasto, e magari ne troveranno un altro.:”

“:Vuoi scherzare? I battitori sono due, e quello che è rimasto, ovvero Marck Weber, è un mio carissimo amico. Il capitano sarà contentissimo di avere due battitori che vanno d’accordo in squadra.:”

Canni incrociò le braccia al petto indispettita, di avere Erick in squadra con lei non ne voleva proprio sapere.

“:Dimmi un po’:” la stuzzicò il ragazzo “:Non è che per caso non vuoi ammettere di essere felice di dover passare più tempo con me, e cerchi di mascherarlo in questo modo? Te l’ho detto anche l’anno scorso: prima o poi ti innamorerai di me!:”

“:Sognatelo!:” strillò la ragazza, e i due iniziarono ad inseguirsi attorno al divano, lasciando sbigottiti i pochi rimasti in sala comune.

Emma scosse il capo e trascinò Jude ed Areal nella loro stanza. “:Per favore allontaniamoci da questi pazzi, prima che qualcuno si ricordi che è mia cugina… Oltretutto abbiamo dei bagagli da disfare:”.

Un volta arrivate nella solita stanza con quattro letti blu, ognuna scelse il suo letto, ed Areal tornò in quello vicino alla finestra. Ai piedi del letto trovò il suo baule, la sua borsa e la gabbietta di metallo con dentro la sua fedele Nira, la civetta dal piumaggio tutto nero che aveva scelto per caso il primo anno di scuola. La liberò accompagnandola fuori dalla finestra per farle sgranchire la ali, e attese che tornasse indietro per rimetterla nella gabbietta e chiudere la finestra.

Poco dopo Canni le raggiunse sbaffando e lamentandosi a bassa voce, e la sua gatta Cleopatra le rimase accuratamente lontana per tutta la sera, rifugiandosi nella sua gabbia.

Quando fu ora di dormire, Areal si mise al calduccio sotto le coperte, e con la luce spenta poteva ammirare meglio le stelle e la luna che si scorgevano dalla finestra. Quel grigio perla della luna le ricordò il colore degli occhi della stessa persona che l’aveva salvata quella notte alla coppa del mondo di Quidditch, mentre tra fuoco e fiamme i Mangiamorte aveva seminato il terrore. Ricordò lo strano comportamento del ragazzo, il suo collo rigido, la mascella contratta, la calma con cui calibrava ogni singola parola che gli usciva dalle labbra, e poi, per ultimo, le parole che aveva detto:

“Se sei con me non ti toccheranno…”.

Cosa le stava nascondendo Draco Malfoy? Perché si era dimostrato tanto freddo quando l’aveva incontrata sulle scale dopo quel loro strambo incontro alla coppa del mondo di Quidditch? Possibile che l’ultima volta l’avesse stretta tra le braccia per proteggerla, e la volta dopo le avesse riservato solo un cenno di saluto mentre si lasciava cingere da un’altra? Forse Draco era tornato a vergognarsi di avere un’amica fra le secchione della scuola, e preferiva farsi vedere in pubblico con gente del suo calibro, o forse -cosa che le suggeriva con più insistenza il suo infallibile intuito- sotto c’era qualcosa di molto più intenso e problematico di quello che poteva immaginare…

 

“:… Per  i morsi di centauro, invece, si usano delle erbe particolari, mischiate ad altre pozioni. È difficile beccarsi un morso da quelle creature, però può sempre capitare.:”

Mentre si recava nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, Areal era stata piacevolmente intrattenuta dai racconti di Erick McDallas. Le aveva raccontato storie su Silente che lei di certo non sapeva, le aveva spiegato una teoria sugli unicorni che cercava di studiare da anni, e infine le aveva insegnato molte pratiche curative. A quanto pareva il padre di Erick era un guaritore, e il sogno del ragazzo era proprio quello di seguire le orme del padre.

“:Dannazione Erick, sai un sacco di cose e ti spieghi molto bene. Sei intelligente e bravo, ma perché non lo fai capire anche a Canni?:” fece Areal.

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo “:Almeno una che mi capisce! Non è colpa mia, insomma è vero: quando sono con Canni mi riesce molto difficile essere me stesso, è come se non potessi fare a meno di comportarmi da idiota!:”.

“:Ma smettila, tu non sei un’idiota! È solo che quando sei con lei stai troppo tempo a farle il filo, hai provato a trattarla come una semplice amica? A parlarle come hai fatto oggi con me?:”

Erick la guardò perplesso “:Basta questo? Io ci proverò, ma se lei mi allontana a priori… Insomma, non puoi metterci una buona parola tu per me?:”

Areal trattenne una risata “:Ci proverò, ma il vero lavoro per conquistarla devi farlo tu, e tu da solo!:”

Quando furono finalmente davanti alla porta dell’aula di Difesa, Erick la trattene per un braccio, facendo passare prima di loro due ragazzine di Tassorosso.

“:Lo sai che Moody era un Auror molto abile? Ha spedito ad Azkaban un mare di criminali, ma adesso credo che sia un po’ troppo svitato…:” e sbirciò preoccupato  l’interno dell’aula.

“:Andiamo! Non ci mangerà mica, ci staremo attenti!:” esclamò Areal trascinandolo dentro la classe dalla manica della giacca.

I due Corvonero presero posto in un banco in penultima fila, mentre anche gli altri si sistemavano. In una delle prima file sulla destra c’era Hermione Grenger seduta con un altro ragazzo Corvonero con cui Areal non aveva mai parlato, mentre sulla fila centrale c’erano Harry Potter e Ron Weasley. Sulla fila di sinistra, davanti a due ragazze Serpeverde, c’erano invece Goyle e Draco Malfoy.

Areal si impose di non fissarlo troppo a lungo, sperando che lui non la vedesse affatto.

“:Alastor Moody!:” esordì il nuovo insegnante con voce grave ma sicura.

Indossava una vecchia giacca lunga color cammello, e si voltò per scrivere il suo cognome alla lavagna. La stanza era insolitamente piena di strane lenti e strani aggeggi.

“:Ex Auror, scontento del ministero, sono insegnante di Difesa contro le arti Oscure. Sono qui perché me lo ha chiesto Silente, fine della storia, addio ciao!:” Concluse schietto, mentre Areal ed Erick si scambiavano un’occhiata ad occhi sbarrati.

“:Ci sono domande?:” chiese, ma nessuno osò alzare la mano. “:Quando si tratta delle arti oscure, io credo in un approccio pratico:” riprese “:Ma prima, chi di voi sa dirmi quante sono le maledizioni senza perdono?:”

“:Tre, signore:” rispose Hermione Grenger.

“:E si chiamano così?:” la interruppe Moody voltandosi a scrivere frettolosamente alla lavagna.

“:Perché sono imperdonabili:” spiegò la Grenger “:L’uso di una di queste…:”

Ma Moody la interruppe ancora.

“:… Ti procura un biglietto di sola andata ad Azkaban! Esatto!:” E tutto infervorato si voltò nuovamente verso la classe.

“:Per il ministero siete troppo giovani per conoscerne gli effetti. Non sono d’accordo!:”

Erick ed Areal erano paralizzati come d’altronde tutta la classe.

“:Allora, quale maledizione vediamo per prima?. Weasley! In piedi!:” tuonò, e il povero Ron al fianco di Harry si mise in piedi tutto terrorizzato.

“:Bé, mio padre me ne ha spiegata una…:” fece cautamente Ron, sotto lo sguardo esaltato del professore “:La maledizione Imperius…:”

“:Oh si, quella tuo padre la conosce bene. Ha procurato al ministero qualche dolore pochi anni fa. Forse questo ve ne mostrerà la ragione…:” Riprese Moody, dando ancora una volta le spalle alla classe, ma stavolta lo fece per trafficare con le sue ampolle sulla cattedra.

Ne estrasse cautamente una sorte di ragno con fin troppe zampe che prima ingigantì di qualche centimetro, e dopo pronunciò la formula “imperio” per maledirlo. Da lì, guidandolo con la punta della bacchetta, Moody fece fare al ragno ormai più grande di una mano, ogni cosa che lui voleva. Lo fece saltare sui libri, sulla testona tonda di un Serpeverde, sul braccio di una ragazza, ed anche in pieno viso a Malfoy. Molti sghignazzavano o si ritraevano terrorizzati quando il ragno si avvicinava a loro, mentre Areal era tesa come una corda di violino e seria come poche volte in vita sua.

Erick al suo fianco le lanciava occhiate rigide che lei ricambiava.

“:Cos’altro le devo far fare?:” chiese Moody “:Buttarsi dalla finestra? Affogarsi?:” e il povero ragno seguì i suoi ordini fino a sfiorare l’acqua di una bacinella, poi Moody se lo riportò sulla mano.

Gli occhi della classe erano tutti incollati sull’insegnante.

“:Schiere di streghe, e di maghi, hanno affermato di aver eseguito gli ordini di Voi-sapete-chi perché… Sotto l’influenza della maledizione Imperius! Ma questo è il punto: come li scoviamo, i bugiardi?:” Tutti tacquero “:Un’altra, un’altra!:”.

Quasi tutta la classe alzò la mano, ma Moody scelse il più timido di tutti, un ragazzo di Grifondoro che stava in prima fila: Neville Paciock.

“:Paciock! Dico bene? In piedi! La professoressa Sprite mi dice che tu hai attitudine per Erbologia…:” Disse mentre il ragazzo si alzava e annuiva.

“:C’-c-c’è c’è la … Maledizione Cruciatus!:” disse dapprima balbettando e successivamente con coraggio.

“:Esatto! Esatto! Vieni! Vieni! Particolarmente orrenda…:” e Moody condusse Neville insieme a lui al fianco della cattedra, dove depositò il ragno.

“:La maledizione della tortura…:” sussurrò prima di puntare la bacchetta sull’innocente ragno “:Crucio!:” impose con voce forte, e da li partì la tortura.

La specie di ragno iniziò ad emettere un acuto lamento stridulo che fece gelare il sangue di molti presenti, mentre per interminabili secondi l’animale si ripiegò su se stesso in preda a chissà quali torture.

Areal si portò la mano davanti alla bocca e si abbassò un po’ per permettere ai ragazzi seduti davanti a lei di coprirle la visuale orrenda.

“:La smetta! Non vede che lo fa star male? La smetta!:” strillò la Grenger, e fortunatamente il professore parve ricordarsi del luogo e della circostanza in cui si trovava, annullando la maledizione.

Prese in mano quello che ne rimaneva del ragno, e lo depositò sul libro di Hermione Granger che teneva sul banco davanti a lei.

“:Forse tu puoi dirci l’ultima maledizione senza perdono, signorina Granger…:”

Hermione scosse il capo.

Areal guardava il ragno che le era visibile dalla posizione in cui era, con la gola stranamente secca.

“:No?:” fece Moody asciutto, e con glaciale freddezza e serenità, scagliò l’ultima maledizione senza perdono.

“:Avada Kedavra!:”

Al ragno non rimase che stramazzare a pancia in su ormai privo di vita.

Al contrario della Grenger, Areal rimase a guardare il corpo della vittima, senza riuscire a distogliere lo sguardo.

Al suo fianco Erick era disgustato.

 “:L’anatema che uccide.:” spiegò l’insegnante, come se il tutto non fosse ovvio “:Si sa che una sola persona è sopravvissuta ad esso, ed è in questa stanza…:” concluse avvicinandosi immancabilmente ad Harry Potter, diversamente noto come Il Bambino-che-è-sopravvissuto.

Mentre i presenti in classe erano scioccati, indignati e spaventati.

Mentre il professore ingurgitava uno strano liquido.

Mentre Hermione Granger fissava con la coda dell’occhio il cadavere sul suo libro.

Areal si concesse per puro caso un’occhiata a Malfoy. Il ghigno freddo ed impassibile che vide sul bel volto del biondo Serpeverde, le fece capire che tutto il male presente negli occhi dell’insegnante, la malignità nascosta nelle maledizioni appena illustrate, altri non era che lo spuntino prelibato che Draco Malfoy prediligeva.

Come ogni Serpeverde.

Ne più ne meno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Grazie a chi legge.

Un saluto particolare a IoSonoLegenda & JuliaSnape, spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto un bacio.

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Capitolo 16
*** Revisione ***


17

 

17. Revisione.

 

 

 

 

Era una domenica mattina del giorno più freddo che il mese di Novembre potesse vantare, mentre uno strato di nebbia permanente volteggiava indisturbato sulle colline che si scorgevano fuori dalla finestra della torre del Corvonero. I vetri erano appena offuscati da un sottile strato di vapore, mentre l’interno della stanza era caldo e confortevole. Il silenzio era spezzato unicamente dal canto di uccellini lontani, rendendo l’atmosfera maledettamente irreale. Tutto era piatto, spento, quando in realtà ci sarebbero state mille cose di cui discutere, mille motivi per scendere il Sala grande a mischiarsi con il chiacchierio insistente che caratterizzava quei giorni.

Ma lei non gli dava importanza.

Era chiusa nella sua stanza da sola, distesa comodamente sul letto rifatto, con la divisa scolastica indosso e con tanto di mantello scuro allacciato. Lasciò vagare il suo sguardo critico e annoiato sui mobili della stanza, sui tre letti oltre al suo coperti da trapunte blu per poi soffermarsi sulle pareti colorate. Sbuffò senza nemmeno accorgersene, mentre con una mano si scostava un ciuffo corvino di capelli ribelli dalla fronte.

Quella domenica mattina Areal era annoiata a morte, niente le andava a genio, le manca la voglia di alzarsi dal letto e usufruire a pieno di quel giorno privo di lezioni. Aveva troppe cose per la testa, troppi pensieri da mettere in ordine ed emozioni da analizzare.

Non aveva mai avuto problemi scolastici, o di relazione con i suoi compagni di corso, eppure qualcosa la turbava da tutto l’anno. Era dal primo giorno di scuola che si sentiva soffocare ogni qualvolta nella sua mente si riaffacciava un determinato volto. Soprattutto, le era sembrato di essere finita in gabbia riscoprendosi incapace di porre rimedio a quella situazione di stallo che si era creata fra le e il più odiato delle serpi. Draco Malfoy.

Si sforzava di non pensarci, perché a conti fatti di quello che faceva il biondo nella sua vita privata a lei non doveva importare, tuttavia questa nuova vita privata di Draco lo aveva condotto anni luce lontano da lei.

Non erano amici? Lui non l’aveva protetta quella notte alla coppa del mondo di Quidditch? Allora perché sembrava essersi totalmente dimenticato di lei dal primo giorno di scuola? Più passava il tempo e più in Areal cresceva il dubbio che Draco Malfoy le stesse nascondendo qualcosa, che tutto quel suo strano comportamento e quel suo improvviso distacco da lei fosse dovuto a qualcosa di ben preciso. Peccato che, un sabato, Areal avesse visto tutti i suoi dubbi disfarsi al vento privi di fondamenta. Aveva visto Draco Malfoy e Pancy Parkinson baciarsi animatamente in cortile mentre lei passava sotto i portici per recarsi nella Sala grande.

Nessuno dei due l’aveva vista, quindi non lo avevano fatto di proposito ma solo perché evidentemente avevano voluto farlo.

Areal era stata costretta ad ammettere che Draco si era dimenticato di lei solo perché aveva trovato una nuova amichette, che con evidenza, gli dava molto di più che una semplice amicizia. Draco aveva trovato un passatempo migliore che stare a duellare o chiacchierare con lei, e soprattutto aveva trovato una sostituta migliore di lei.

Una Serpeverde, proprio come lui.

Areal non era gelosa, come diceva Canni, era solo arrabbiata per essere stata gettata via così, come un fazzoletto che dopo l’uso non va più bene. Draco l’aveva aiutata a Hogsmead, l’aveva presa per mano dopo aver chiacchierato ai Tre manici di scopa. Con Draco aveva trascorso molto tempo, fra chiacchiere e duelli improvvisati per dimostrarsi reciprocamente chi era il migliore, fra discussioni complesse e frecciatine nascoste. A Draco aveva raccontato una parte della sua vita che non era mai riuscita a dire neppure alle sue migliori amiche.

Possibile che quel Draco che l’aveva condotta al sicuro durante l’ultimo assalto dei Mangiamorte, si fosse totalmente dimentico di lei preferendo la compagnia di quella Pancy?

Ecco cosa le faceva rabbia: l’essere stata messa al secondo posto.

Le faceva rabbia sentirsi spazzata via in questo modo. E da chi poi? Da quella Parkinson? Con Areal, Draco era una persona abbastanza piacevole, ma Pancy lo aveva inevitabilmente ricondotto su quella che era la strada iniziale del ragazzo, ovvero fra slealtà, dispetti ai più deboli, manie di grandezza che caratterizzavano tutti i Serpeverde. Pancy forse lo aveva rimesso al suo posto, ma ad Areal non era piaciuto per niente rivedere Draco nella cerchia di Serpeverde a creare scompiglio dentro Hogwarts fra minacce, insulti e dispetti a chi -secondo quelli come lui- non era degno di rispetto o, ancora peggio, di essere considerato mago.

Areal si concesse un altro sonoro sospiro mentre si rigirava su di un fianco per osservare distrattamente il paesaggio oltre la finestra, mentre si convinceva del fatto che lei e Draco Malfoy non erano mai stati amici. Erano troppo diversi, di mondo opposti, e su mondi opposti dovevano rimanere. Forse era meglio così, d'altronde Areal non aveva mai sopportato certi atteggiamenti di Draco, o le sue idee, o le persone che frequentava che in realtà erano identiche a lui.

La ragazza scosse con forza il capo e si mise a sedere sul letto, con meno voglia di alzarsi di quanto ne avesse quando si era svegliata un’ora prima.

Mentre scendeva in Sala grande sentiva il chiacchierio dei ragazzi che le passavano accanto, e su alcuni notò anche una stramba spilla contro Potter.

Il Calice di fuoco aveva fatto i tre nomi dei tre maghi che avrebbero partecipato al prestigioso torneo. Per Beauxbatons era stata scelta Fleur Delacour, per Durmstrang ovviamente il chiacchieratissimo Viktor Krum e per Hogwarts Cedric Diggory. Ma ovviamente su questi tre rispettabilissimi studenti nessuno aveva nulla da ridere, ma sul quarto nome che il Calice di fuoco aveva inspiegabilmente fatto, , c’erano parecchie cose da ridere. Tanto per cominciare non era mai successo che il Calice di Fuoco facesse quattro nomi, secondo punto: il quarto nome era quello del Bambino-Che-È-Sopravvisuto, e terzo: Potter non aveva per niente diciassette anni.

Che Potter avesse inserito di nascosto con qualche stratagemma il suo nome nel Calice non era sicuro, ma ovviamente tutti lo avevano già apostrofato come un infame bugiardo che aveva violato il divieto. Areal tuttavia non reputava Potter tanto spostato da fare una cosa del genere, né tanto in gamba da superare la barriera dell’età che Silente aveva piazzato attorno al Calice. E poi, perché come quarto nome? Perché non prenderlo al posto di Cedric per rappresentare Hogwarts? Ad Areal la faccenda sapeva di mistero oscuro, e non le andava di schierarsi dalla parte di nessuno, tanto meno contro Potter che sembrava avercene capito ancor meno di lei in tutta quella storia.

Quando arrivò in Sala grande per la colazione, la trovò discretamente piena, ovviamente di domenica mattina l’orario per la colazione era più indefinito del solito. Areal sedette al fianco di Canni, salutando Jude ed Erick che erano lì vicino.

“:Ormai non manca molto per la prima prova del Torneo. Davvero mi chiedo che faranno:” Esclamò Jude, mentre Areal si serviva la colazione.

“:Secondo me hanno preparato qualcosa di spettacolare, almeno per l’ultima prova. Non deluderanno nessuno. Spero solo che non ci scappi il morto:” Aveva continuato Erick, riprendendo a mangiare.

Mentre Jude ed Erick continuavano a discutere, Canni si avvicinò all’orecchio di Areal per sussurrarle: “:Qualcuno sta fissando qualcuno!...:”

Areal deglutì a forza e, posando le posate, si sforzò di non imprecare. “:Canni ma che razza di frase in codice è?:”.

Canni alzò gli occhi al cielo e riprovò. “:Qualcuno ti sta fissando…:”

“:Perché non mi dici direttamente chi è?:” propose Areal quasi esasperata.

“:Perché non ti volti e lo scopri da sola?:”

“:Sei pazza? Non voglio che questa persona veda che anch’io mi metto a fissarla!:”

Canni sbuffò sonoramente “:Draco Malfoy ti sta fissando!:”

Areal si sentì soffocare con il pezzo di pane tostato che stava mangiando. Mentre tutto il suo corpo si era come congelato, si sforzò di sbirciare con la coda dell’occhio il tavolo dei Serpeverde dietro il loro, usando i suoi capelli come scudo, ma in quel modo vedeva ben poco.

“:Con chi è?:” chiese a Canni, che con falsa noncuranza lanciò un’occhiata al Serpeverde.

“:Con dei suoi amici. Niente Parkinson in vista!:” Ironizzò Canni.

Areal avrebbe voluto strozzare qualcuno e nemmeno lei sapeva perché.

“:Informazione gratuita: Malfoy continua di tanto in tanto a fissarti, anche se fa finta di niente:” Esclamò ancora Canni, provocando l’ennesimo sussulto di Areal.

In una manciata di secondi in Areal balenarono i più profondi dubbi e sentimenti contrastanti. Doveva essere felice che Draco Malfoy avesse ripreso a notarla? Ma non era sospetto il fatto che fosse tornato a preoccuparsi di lei ora che si era “stranamente” allontanato dalla Parkinson? E oltretutto, proprio quella mattina, Areal si era detta che l’amicizia con Malfoy era inutile e senza senso.

“:Emm… Areal?:” fece Canni dubbiosa, sempre chinata su di lei “:Ecco… Draco mi fa segno di chiamarti. Credo che voglia che tu ti giri verso di lui…:”.

Areal rimase per almeno due secondi in apnea.

Con estrema lentezza, e rigida come un tronco di legno, si voltò verso il tavolo dei Serpeverde, dove Draco Malfoy la stava fissando tenendo gli occhi ghiacciati fissi su di lei senza battere le palpebre e con il volto privo di emozioni.

Quando i due si scambiarono reciprocamente un sguardo, Draco, attento a non farsi vedere dai suoi compagni, le fece segno con la testa, indicando il cortile fuori. Pochi minuti dopo, visto che lei era rimasta imbambolata, Draco ghignò di sottecchi e si alzò, uscendo fuori per primo senza più guardare nessuno.

“:Ma come siamo carini…:” canticchiò Canni.

Areal fissò il punto dal quale il biondo era uscito senza sapere cosa fare.

 

Tre minuti dopo Areal era fuori in cortile, a camminare verso la schiena di Malfoy, che si era scelto un angolo lontano da sguardi troppo indiscreti.

Quando lo raggiunse lui si voltò, teneva le mani in tasca, e non indossava il mantello. 

“:Ce ne hai messo di tempo!:” commentò lui.

Areal incrociò le braccia al petto “:Certo che hai una bella faccia tosta!:”

Il biondo esibì il ghignò più divertito che conosceva “:E perché?:”

Areal si finse scioccata “:Mi prendi in giro?:”

Draco fece spallucce, e incrociando anch’egli le braccia al petto, si appoggiò al muretto dietro di lui, senza mostrare altro che il suo sorrisino divertito.

“:Allora Foreberth, come stai?:”

Areal non avrebbe tollerato tutta quella presa in giro ancora per molto “:Ma guarda, finalmente ti sei ricordato che esisto!:”

Draco la fissò serio negli occhi, senza dire nulla poi, soffocando una risatina annoiata, disse “:Diciamo che ho avuto altro per la testa. E poi, insomma, noi non siamo proprio fatti per stare insieme. Troppo diversi. Dillo che molte volte fatichi a sopportare certe cose di me…:” e la fissò dritto negli occhi, senza batter ciglio.

Areal deglutì.

Draco le aveva letto nel pensiero? Riflettendo trovò assurdo che anche il biondo avesse pensato quelle cose, e se ne chiese il motivo.

“:Che senso ha quello che dici? Sì, siamo diversi e probabilmente incompatibili. Quindi hai pensato di farti la tua vita per un po’, fin quando non hai capito la cavolata assurda che stavi facendo?:”

“:Diciamo che la mia non è stata una grande idea. Fra noi due, la cervellona sei tu…:” ironizzò, mentre Areal alzava gli occhi al cielo, esasperata.

“:E dimmi un po’, hai sentito la mia mancanza solo quando la Parkinson ti ha voltato le spalle? A proposito, dov’è adesso? Ti ha mollato?:”

“:L’ho scaricata io, veramente. Mi aveva rotto:” rimase in silenziò per un secondo, guardava Areal che gli restituiva solo un’occhiata torva “:E alla fine sono tornato dall’unica persona incapace di stancarmi…:” ed esibì il più bastardo, insolente e affascinante dei suoi sorrisi.

Areal rimase di ghiaccio, ma poi sbuffò. “:Lo sai che le parole non bastano, vero?:”

“:Sì:” ghignò il biondo “:Tuttavia ho già un modo per farmi perdonare…:”.

“:Cosa? Quale sarebbe?:”

“:Se te lo dico non mi credi, e poi non si può spiegare. Va visto. Ci vediamo alle cinque in punto. Tu sai dove:” E si avvicinò a lei per superarla, non prima di averle scompigliato i capelli con una mano, facendola infuriare.

   

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Grazie a JuliaSnape e a IoSonoLegenda  ^///^

 

 

 

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Capitolo 17
*** Regole e pericoli ***


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18. Regole e pericoli.

 

 

 

 

L’erba era impregnata di goccioline, e anche se la nebbia si era dissolta, l’aria rimaneva umida e fredda a congelargli la palle del volto. L’acqua del lago nero, quel giorno, era piatta e apparentemente priva di vita, anche se sapeva benissimo che all’interno di quel lago, vivano più di una vita. Erano già le cinque, e lui faceva trascorrere gli istanti impegnandosi a prendere a calci i sassolini sull’erba. Faceva un po’ più freddo del solito, tanto che aveva deciso di uscire con sciarpa e mantello. Soffiò forte, scrollando la testa per ricacciarsi indietro un ciuffo di biondi capelli ribelli, quando iniziò a sentire il lieve scricchiolio di passi che si avvicinavano verso di lui.

Alzando la testa Draco Malfoy scorse la ragazza che si era appena fermata ad un metro la lui. L’espressione della graziosa giovane era pensierosa, e gli rubò un sorriso vedere la sua fronte contratta nonostante cercasse di apparire serena.

Draco osservò per bene la sua figura, il suo viso pallido ma con le gote deliziosamente imporporate dal freddo, le labbra rosse e gli occhi grandi e blu come l’oceano più profondo, che lo fissavano con disarmante concentrazione. Ogni tanto si chiedeva se quegli occhi blu nascondessero qualcosa a lui sconosciuto, come ad esempio la capacità di leggergli dentro. Anche lei aveva stretta al collo la sciarpa con i colori della sua casa, mentre i lunghi capelli neri le accarezzavano le spalle esili, ricadendo sul mantello. Le mani erano inguantate quando se le passò sulla fronte per aggiustarsi i capelli che a causa del vento le coprivano la visuale.

“:Sempre con comodo, Foreberth…:” la provocò Draco, incrociando le braccia al petto ed accogliendola con un sorrisino beffardo.

Lei non parve assolutamente colpita, ma al contrario lo guardò con aria di sufficienza “:Allora genio, cosa vuoi farmi vedere?:”

“:Quanta impazienza, vacci piano. Ciò che dobbiamo vedere si trova qui vicino…:”

Areal si guardò in torno, ed immediatamente il suo sguardo si fece vigile e maledettamente sospettoso.

“:Draco:” disse “:Non vorrei ricordarti che qui vicino c’è solo la Foresta Proibita…:”.

Draco scosse il capo rassegnato, ogni tanto dimenticava che la sua amica faceva parte dei cervelloni Corvonero.

“:Sì Areal, e con questo?:”

La ragazza spalancò gli occhi “:Sei impazzito Malfoy? Io non ci vado nella Foresta Proibita!:”

“:Ma perché?:”

“:Lo dice il nome stesso: Proibita:”

Draco allargò le braccia per poi guardarla malizioso “:Andiamo, non vuoi infrangere le regole per la prima volta in vita tua? Sono esperienze che vanno fatte, sai?:”

“:Non ci tengo minimamente ad incontrare strane creature o a rischiare l’espulsione:”

“:Suvvia Areal! Tutte le volte che siamo stati qui? Non lo sai che è proibito anche avvicinarsi al Lago nero?  Eppure!:”

“:Draco, stare fermi vicino al lago, senza dar fastidio a chi ci vive dentro, potrebbe costarci solo un rimprovero. Andare nella Foresta Proibita ci costerebbe molto di più!:”

“:E dai Areal!:”

Draco era preparato, sapeva che la Corvonero avrebbe fatto storie “:Soltanto una volta, che ti può succedere? Sei un’alunna esemplare, sappiamo cavarcela. Non cadrà mica il mondo!:”

Areal rimase in silenzio, ferma sulla sua posizione.

“:Ascolta:” riprese Draco “:non insisterei tanto se non ne valesse la pena, credimi. Non voglio portarti in cerca di guai, c’è una cosa che devi assolutamente vedere, e per farlo doppiamo passare dalla Foresta Proibita. È solo un pezzo di strada, ti prometto che terremo gli occhi aperti…:”

Areal sbuffò e si massaggiò le tempie con una mano inguantata, di certo quando era uscita dal suo dormitorio non immaginava niente di così grave.

“:Suvvia, ci sarò io con te!:” ghignò il biondo, ed Areal lo guardò perplessa.

“:Il ché non è poi una gran garanzia…:”

Draco fece finta di non sentire e fece due passi in avanti per tenderle la mano “:Allora? vieni?:” e sorrise.

Areal avrebbe tanto voluto mandarlo a quel paese, e di certo se fosse andato storto qualcosa gliela avrebbe fatta pagare fino all’ultimo, tuttavia era consapevole della voglia ceca che aveva di seguire il biondo e al diavolo le regole! Forse era vero, infrangere le regole una volta non avrebbe fatto male a nessuno, anche se lei sapeva benissimo di stare per fare il più grande degli errori.

Alzando il mento, orgogliosa, lo superò senza accettare la sua mano, ed iniziò a camminare verso la Foresta Proibita.

Draco appariva insolitamente divertito da tutta quella faccenda, e lasciò che Areal camminasse per conto suo all’interno della foresta per un po’

“:Se non conosci la strada, forse e meglio che ti degni di aspettarmi…:”

Areal si inchiodò sul punto in cui era, con le braccia al petto e un broncio più che evidente stampato in viso.

Draco la raggiunse e trattene una risata.

“:Sei arrabbiata con me?:” Le chiese malizioso.

“:Se mi succede qualcosa sappi che ti ucciderò:”

“:Motivo in più per stare attento alla tua incolumità!:” e con un ghigno strafottente avanzò deciso verso un gruppo di cespugli alti che impedivano di avanzare.

Mentre il biondo si dava da fare per trovare un varco da cui sbirciare fra i cespugli, Areal sbuffò.

“:Mi hai portata in vicolo cieco Draco? Giuro che se è solo una delle tue, te la faccio pagare a morte!:”

“:E se invece ti stessi per regalare la più bella delle visuali?:” Fece lui, girandosi verso di lei ed invitandola a raggiungerlo con una mano tesa.

Areal sbuffò ancora, ma inevitabilmente avanzò verso il biondo e guardò attraverso il buco che lui le indicava.

Quando la ragazza poté vedere cosa vi era oltre quei cespugli, rimase totalmente a bocca spalancata, e il cuore le morì il gola. Quattro gabbie enormi contenevano quattro draghi giganteschi e fantastici, bellissimi nella loro imponenza, con le ali richiuse sulla schiena e le teste vigili a vegliare tutto intorno a loro, dove una decina di uomini si davano da fare per controllarli.

“:Oh mio dio…:” sussurrò  Areal.

Draco ghignò, godendosi a pieno l’espressione stupefatta della ragazza, che si muoveva di continuo per trovare la giusta angolazione da cui ammirare i draghi.

“:Ma… ma…:” faceva lei, tirando la manica del ragazzo “:Sono draghi! Voglio dire draghi veri!:”

“:Ma davvero? Pensa, non me ne ero accorto!:” disse Draco, per poi ridersela sotto i baffi.

Areal si decise a smettere di guardare, per puntare i suoi occhioni blu in quelli del ragazzo.

“:Era questo che dovevi farmi vedere? Draco è fantastico! Non avevo mai visto dei draghi in vita mia!:” e tornò a sbirciare fra i cespugli.

Il ragazzo rimase stupefatto “:Mai visto un drago in vita tua?:”

“:No, io non vivo in uno zoo!:” ma mentre parlava continuava a guardare i draghi.

Draco sorrise di nascosto alzando un sopracciglio, era più che soddisfatto dalla reazione della ragazza. Già convincerla a seguirlo nella Foresta Proibita era stata una vittoria, ma vederla così entusiasta era ancora di più.

“:Vieni con me:” le disse, prendendola per una mano, e lei lo seguì senza fare storie.

Draco la condusse un po’ più a sinistra, dove vi erano delle rocce, su cui fece salire la ragazza. Da lì Areal aveva una visuale molto più ampia.

“:Allora, ti piacciono?:” chiese Draco, mentre lei continuava a guardare.

“:Sì! Certo! Quello verde è il più carino!:”

Draco, con non curanza, si voltò per sbirciare i draghi

“:Carino non è esattamente l’aggettivo giusto per un drago, ma può andare. Hai visto quello spinato?:”

Areal corrugò la fronte “:Sì. Quello non sta fermo un attimo, e poi, insomma ha gli occhi cattivi!:”

Drago sghignazzò “:Areal ti giuro che non ho mai visto un drago con gli occhi dolci in vita mia!:”

“:tu hai già visto dei draghi? E poi come facevi a sapere di questi qui?:”

Draco si appoggiò svogliatamente ai cespugli “:Mio padre è venuto a sapere che li stavano spostando qui dalla Romania:”

“:Capisco:” fece la ragazza, guardando dubbiosa le fiamme che fuoriuscivano dalle fauci del drago spinato.

“:Dai, è meglio che andiamo:” Disse il ragazzo, ed Areal saltò giù dalle rocce accettando la mano che il biondo le pose.

I due iniziarono ad incamminarsi verso Hogwarts ridendo e saltellando euforici, soprattutto Areal.

“:Draco, ma secondo te che ci facevano quei draghi lì?:” chiese la ragazza.

Draco fece spallucce “:Bé, penso per il Torneo:”

“:La prossima settimana ci sarà la prima prova! Vuoi dire che li manderanno contro dei draghi?:” esclamò sgomenta.

“:Lo avevano detto che erano prove rischiose, no? Spero che lo spinato vada contro Potter!:” sghignazzò.

Areal lo fulminò con lo sguardo, ma poi rise “:Come sei sadico!:”

“:Allora Foreberth? Vuoi ancora uccidermi?:” domandò con quel suo sorriso furbo.

Areal ricambiò il sorriso con un pizzico di malizia. Gli passò da dietro mettendosi alla sinistra del ragazzo, e gli prese la mano.

“:Diciamo pure che per questa volta sei perdonato:”

“:Solo perdonato? Ti ho fatto vedere i draghi per la prima volta in vita tua! Riconoscimeli i miei meriti ogni tanto!:”

Areal scoppiò a ridere “:Si, ma mi hai ignorato dall’inizio dell’anno! Non lo dimenticare:”

Drago sbuffo, ma successivamente con un ghignò le scompigliò tutti i capelli. Mentre i due ragazzi se la ridevano, successe l’imprevedibile.

Sia Draco che Areal sobbalzarono non appena un prepotente rumore di zoccoli si avvicinò verso di loro.

Quando alzarono gli occhi si sentirono morire il cuore in gola, e la paura si impossessò di loro, tanto che Areal rafforzò la presa attorno al braccio di Draco.

Tre centauri si erano messi davanti a loro, bloccandogli la strada.

“:Cosa ci fate nelle nostre terre?:” ringhiò il primo.

Draco fece una smorfia rabbiosa ed estrasse la bacchetta “:Fateci passare!:” sbraitò a sua volta, ma le facce dei centauri si fecero ancora più minacciose mentre stavano per avanzare.

“:Osi minacciarci, ragazzino insolente?:” fece il secondo centauro.

“:NO!:” strillò Areal, afferrando il braccio teso di Draco con in quale impugnava la bacchetta.

“:C’è stato un malinteso. Vi chiedo scusa, ci siamo persi. Ma vi giuro che ci togliamo subito dai piedi:”

I centauri parvero rilassarsi, ma si scambiarono fra loro occhiate tese.

“:Non vi è forse stato proibito di avventurarvi nella foresta, a voi ragazzini di Hogwarts? Questo è il nostro territorio!:” tuonò con voce forte il primo centauro.

Draco fremeva di rabbia sotto la stretta di Areal, che lo obbligava a tenere bassa la bacchetta.

 “:Vi prego di scusarci:”continuò la ragazza con aria desolata, mentre in realtà era solo spaventata “:Vi giuro che ce ne torniamo da dove siamo venuti:”

“:È tardi ragazza!:” esclamò il secondo centauro “:Nessuno passa davanti alla nostra tana, e se ne va così impunito:”.

Areal deglutì e pregò soltanto che Draco mantenesse la calma e lasciasse fare a lei.

“:Vi ripeto che c’è stato un malinteso:” riprese “:Abbiamo sbagliato a passare di qui. Ce ne andiamo subito:”

Ma a quel punto il terzo dei centauri parlò “:Cosa combina Silente? Non insegna ai suoi allievi a rispettare i confini?:” Gli altri due si guardarono infervorati e digrignando i denti.

“:NO!:” fece prontamente Areal “:Per carità non fraintendete. Silente non c’èntra nulla, lui ci ha proibito di venire qui, ma ve l’ho detto: noi ci siamo persi…:”

“:Vi siete persi e non vi siete resi conto di esservi addentrati nella Foresta Proibita? Non mentire con me ragazzina insolente!:” abbaiò il secondo centauro.

Areal indietreggiò intimorita.

“:Forse possiamo trovare una soluzione:” esclamò il primo centauro, guadagnandosi gli sguardi insospettiti di tutti i presenti “:La ragazza rimane qua con noi, mentre il ragazzo va a chiamare Silente. Parleremo con lui, e se ci darà le conferme che cerchiamo, forse vi lasceremo andare tutti senza che nessuno si faccia male.:”

“:Va bene!:” squittì coraggiosa Areal, anche se in realtà aveva iniziato a tremare.

Arrivati a quel punto un’espulsione non era più la cosa peggiore che potesse capitare. Peccato che, Draco si sentì in dovere di frapporsi fra Areal e i centauri con la bacchetta sguainata.

“:Lei viene con me!:” ringhiò senza un minimo di rispetto.

“:Osi ancora puntarci contro la tua dannata bacchetta, ragazzino? Tu, schifosa peste, sparisci!:” Lo ammonì il centauro che aveva parlato meno di tutti.

“:Schifosa pesta a chi? Tu non sai chi sono io!:” strillò minaccioso il biondo, mentre i centauri erano più infervorati che mai.

Dietro la schiena di Draco, Areal estrasse la bacchetta e la puntò verso il cielo, recitando per tre o quattro volte la formula “Periculum”. Ma evidentemente i centauri non avevano gradito le scintille rosse che erano sfrecciate verso il cielo dalla bacchetta della ragazza, ed avanzarono rabbiosi.

Nel tentativo di porre rimedio a tutto, Areal prese Draco dalle spalle e lo spostò, tornando lei davanti ai centauri.

“:Cosa hai fatto ragazzina?:” chiese il terzo centauro.

“:Niente. Vi prego di perdonarci entrambi. Ci va benissimo la vostra proposta, mandate lui a chiamare Silente:” li supplicò umile.

“:E no ragazzina!:” fece il secondo centauro “:Non ora che il tuo amico si è sentito in dovere di puntarci ancora la sua bacchetta contro. Siete passati davanti alla nostra tana, nel nostro territorio! Nessuno di vuoi due si muove di qui!:” Quando il centauro avanzò verso Areal, Draco perse anche il poco di ragione che gli era rimasta.

Si piazzò davanti alla ragazza ed iniziò a lanciare incantesimi a raffica sui centauri.

Draco non capì cosa successe, all’improvviso i centauri non erano più tre ma almeno il triplo. Tutto successe in fratta, Areal gli fu tolta da dietro al schiena, e presa da un centauro che stava per caricarsela in spalla. Lui non sapeva cosa stava facendo, all’improvviso si sentiva sordo tanto da non sentire più che incantesimo stava scagliando. I centauri lo accerchiavano, e lui di certo non poteva occuparsi di loro uno alla volta, doveva colpire svelto sperando di abbatterne più di uno per volta. Quando tutti i centauri si misero in un punto, Areal era in mezzo a loro e Draco non riusciva più a vederla. Il Serpeverde era furioso, quando fra gli incantesimi che aveva scagliato a raffica, ci fu un’esplosione, e per diversi secondi lui per primo non capì più nulla e si trovò avvolto in una nuvola di fumo.

Quando tutto tornò alla normalità, i centauri stavano scappando via, e lui era in ginocchio sulla terra ruvida, e tossendo la polvere respirata si mise in piedi. Davanti a lui, a tre metri circa dai suoi piedi, vide la scena peggiore del mondo, e rimase paralizzato dall’orrore che i suoi occhi furono costretti a vedere.

Areal giaceva al suolo, immobile come una statua e pallida come una cadavere. Il braccio destro coperto da ustioni orribili, il contorno degli occhi era di un verde violaceo e le labbra grigie. Il corpo era coperto di polvere, non c’era sangue da nessuna parta, ma il petto di Areal era maledettamente immobile.

Mentre fissava inorridito il corpo di Areal, si accorse di un nuovo centauro che cautamente avanzava verso il corpo della ragazza. Draco avrebbe voluto strozzarlo con le sue mani, se avesse osato fare un altro passo verso di lei, ma non era in grado di fare nulla e infondo il centauro non sembrava malintenzionato.

Proprio mentre il centauro stava per allungare una mano verso il volto stravolto della ragazza, Draco senti dei passi di qualcuno che correva verso di loro.

Quando il Serpeverde si voltò, vide una sconvolta McGranitt e un Piton più serio del solito, leggermente affaticato per la corsa.

“:Abbiamo visto il segnale di pericolo, cos…:” stava per dire la McGranitt, quando con i suoi stessi occhi poté vedere la scena che si presentava davanti a loro, e per lo sgomentò si portò una mano davanti alla bocca.

Draco Malfoy impugnava ancora la sua bacchetta, era chiaramente sconvolto e ansimante. Poco avanti a loro, il corpo di una Corvonero giaceva al suolo privo di sensi, mentre un centauro era immobile al suo fianco, sovrastandola con aria preoccupata.

“:Fiorenzo! Cosa è successo qui?:”  chiese Piton, imperioso.

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

Un grazie speciale a IoSonoLegenda e a JuliaSnape, spero che il capitolo vi sia piaciuto, forse vi ha lasciato un po’ sulle spine…. Alla prossima ^^

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Capitolo 18
*** Colpevole e Sofferente ***


 

19. Colpevole e sofferente.

 

 

 

 

Draco Malfoy era immobile e spiazzato come pochissime volte in vita sua. Si sentiva talmente agitato che avrebbe voluto urlare, prendere a pugni tutto, spaccare oggetti, eppure il cuore era paralizzato nel suo petto così come tutto il suo corpo. Sentiva che la terra sotto i suoi piedi si muoveva troppo velocemente, che qualcosa gli era sfuggito di mano e che se non rimetteva i pezzi al posto sarebbe impazzito.

Dentro l’infermeria di Hogwarts c’era troppo silenzio, e troppa dannata luce che entrava dalle finestre. Perché non si spegneva quella luce? Perché perfino la luce lo puntava? Perché diamine non lo lasciavano tutti in pace?

Areal, quella piccola, dolce, bellissima, sorridente, forte ragazza, era distesa su una branda fredda. Gli occhi chiusi, il petto immobile. La divisa scolastica era appiccicata al corpo e rigida come un pezzo di cartone. La pelle del volto grigia, il contorno degli occhi viola e le labbra bluastre. E poi c’era il braccio destro, coperto da orrende ustioni che si intravedano dalla manica strappata. I capelli corvini erano irrealmente piatti e rigidi attorno alla testa. Sembrava pietrificata, ma non era così, sembrava qualcosa di molto peggio.

Draco era accanto al letto, e non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

“:Per l’amor del cielo Poppy, dimmi che si salverà…:” squittì la McGranitt, rivolta a madama Chips, che analizzava la ragazza.

“:Oh Minerva, è messa male. Non mi sembra in pericolo di vita, ma in questo momento non riesco a capire che cosa le sia successo.:”

“:Forse…:” iniziò una voce melliflua e tanto lenta da far venire i nervi “:Dovremmo ricostruire le dinamiche dell’accaduto…:”

La professoressa McGranitt, ancora sotto shock, guardò Piton e poi i suoi occhi si posarono su Malfoy, e non sapeva se guardarlo con rammarico e con tenerezza.

“:Signor Malfoy, credo che lei ci debba una spiegazione…:”

Draco sospirò, senza smettere di guardare Areal.

“:Draco, di la verità…:” disse Piton con la sua solita voce melliflua, un po’ più convincente del solito.

Il biondo iniziò a riflettere, e con davanti agli occhi Areal, tutto diventava più semplice. Sapeva cosa doveva fare, ci pensava da un po’.

“:Ho provocato Areal, le ho detto che sarai andato dentro la Foresta Proibita. Volevo vantarmi. Lei non voleva, diceva che era pericoloso. Io comunque non l’ho ascoltata e sono entrato nella Foresta, lei mi ha seguito, e per tutto il tempo ha cercato di trascinarmi indietro. Mi ha detto che avrebbe raccontato tutto agli insegnanti, ma io ho continuato a camminare e lei a seguirmi, per farmi ragionare. Poi i centauri ci hanno attaccato. È stata tutta colpa mia. Li ho provocati, gli ho puntato contro la bacchetta…:”

La McGranitt si mise una mano sul volto e fece due passi in tondo, Madama Chips lo fissò senza dire una parola, e Piton strinse i pugni.

“:Si rende conto di quello che ha combinato, signor Malfoy? Il suo comportamento è stato totalmente irragionevole… io… io:” fece la McGranitt, ma in quel momento entrò un agitatissimo Vitious.

“:Cos’è successo!:” strillò, correndo accanto al letto dove riposava una delle sue alunne predilette.

Quando vide in che stato era, spalancò la bocca sgomento, poi alzò la testa per fissare carico d’odio Malfoy “:Tu! Cosa le hai fatto?:”.

“:Filius, per favore calmati. Poppy sta già cercando di curarla…:” intervenne la professoressa McGranitt.

“:Purtroppo non capisco cosa l’abbia ridotta in questo stato. Tu riesci a riconoscere qualche incantesimo, Filius?:” fece apprensiva Madama Chips.

Vitious parve riflettere, mentre esaminava con cura la ragazza distesa sul letto. “:Non saprei, avrei bisogno di tempo…:”

Draco Malfoy non tolse nemmeno per un istante gli occhi da Areal.

“:Ho appena finito di parlare con i centauri…:” esordì una voce rauca, tranquilla. Il preside Silente aveva appena fatto il suo ingresso nell’infermeria. “:Ho chiarito con loro lo spiacevole malinteso…:”

“:E loro si sono placati?:” chiese stupita la McGranitt.

“:Oh si!:” fece Silente con quella sua aria stanca ma divertita. “:Infondo, i feriti li abbiamo riportati noi!:” e piegò la testa di lato, come se avesse appena fatto una battuta su cui ridere.

“:Tuttavia, urge scoprire cosa sia realmente accaduto a questa ragazza, se non sbaglio…:” e si avvicinò un po’ al letto.

“:Il signor Malfoy non ricorda l’accaduto:” disse Piton, con la sua solita cadenza strascinata.

“:Grazie, Severus:” disse Silente “:Ma se non ti dispiace, vorrei sentire il signor Malfoy:” e abbassò la testa facendo scivolare i suoi occhialini sul naso.

Draco deglutì, e per la prima volta dovette distogliere lo sguardo dal corpo di Areal, ma dopo aver osservato il preside tornò alla ragazza.

“:I centauri volevano prenderci entrambi, così ho reagito. Ho iniziato a scagliare incantesimi che nemmeno ricordo. Poi non so come, ma c’è stata un’esplosione. I centauri sono scappati, ed Areal era a terra come la vedete adesso:”

“:Un’esplosione? Ma che significa?:” esclamò Vitious, guardando uno ad uno i volti dei suoi colleghi.

“:Significa che qualsiasi cosa abbia colpito la ragazza qui presente, è partito dall’unica bacchetta che ha scagliato magie…:” e senza nessun’aria di rimprovero, il preside fissò Draco, che sgomento gli ricambiò lo sguardo.

Era stato lui stesso a far del male ad Areal? Ma come?

“:Oh cielo!:” squittì la professoressa McGranitt.

“:Io non ho lanciato un incantesimo capace di fare questo!:” sbottò Draco, indicando le condizioni di Areal.

“:Ma certo, ne sono consapevole signor Malfoy, tuttavia, credo che non ci siano altre spiegazioni. Sbaglio, o ha detto che c’è stata un’esplosione?:” chiese il preside.

“:Sì:” confermò il biondo, sospettoso.

“:Questo è stato confermato anche dai centauri, che hanno in oltre parlato di un momento di caos assoluto dove i suoi incantesimi finivano un po’ ovunque…:”

“:Cosa vuole dire, Silente?:” si preoccupò di chiedere Madama Chips, e con lei tutti gli altri presenti fissavano il preside senza capire dove volesse arrivare.

 “:Vedete, io credo che il signor Malfoy, preso dal panico, abbia iniziato a scagliare incantesimi a raffica, come ha detto lui stesso. Credo in oltre, che tutto questo abbia generato solo una gran confusione che ha portato tutti gli incantesimi scagliati a scontrarsi fra loro, esplodendo:”.

“:Ma come è possibile? Insomma dovrebbe averli scagliati uno dietro l’altro facendo impazzire la sua bacchetta:” Intervieni  la McGranitt.

“:Credo che sia stato proprio questo il punto, Minerva:” continuò Silente “:La bacchetta del signor Malfoy, sentendo l’agitazione del proprietario, ha perso il controllo. L’esplosione di incantesimi è finita sulla signorina qui presente, ahimè, i centauri sono creature svelte. Se la sono data a gambe lasciando la ragazza ad assorbire il colpo:”.

“:Professor Silente, lei sta dicendo che la ragazza è stata colpita da più incantesimi in una volta?:” chiese la Chips.

“:Esattamente!:” fu la risposta.

Fra gli insegnanti calò il silenzio, tutti si scambiavano occhiate preoccupate.

“:E come facciamo a capire quali incantesimi l’hanno compita? E siamo certi che capirlo basterà? Insomma, guardate cosa hanno combinato questi incantesimi uniti!:” fece Vitious indicando il corpo grigio della ragazza.

“:Draco, dì con esattezza che incantesimi hai usato:” lo esortò Piton.

Draco scosse il capo “:Non lo so, non riesco a ricordare. Niente di grave comunque:”

“:Anch’io credo che il signor Malfoy non ci sia andato troppo pesante con gli incantesimi.:” affermò il preside “:tuttavia c’è solo un modo per scoprirlo:”

Sia i professori che Draco lo fissarono

“:Prior Incantatio:”.

“:Che cosa sarebbe?:” chiese Malfoy.

“:Vede signor Malfoy:” spiegò Silente “:Questo incanto induce una qualsiasi bacchetta a ripetere gli ultimi incantesimi scagliati.:”

Tutti, compreso Vitious, parvero visibilmente sollevati. Piton fissava leggermente torvo Draco, la McGranitt e Madama Chips erano ancora scosse che fissavano apprensive il corpo della ragazza.

“:Forza Draco, consegna la bacchetta:” disse Piton, autoritario.

Draco aveva già portato la mano in tasca, quando il preside parlò.

“:No Severus, deve essere lui a scegliere.:” tutti gli insegnanti guardarono il preside sconvolti.

“:Se ci consegna la sua bacchetta:” disse Silente, rivolto al giovane “:ci autorizza automaticamente a praticare incantesimi di invasione alla bacchetta e di captarne i possibili segreti. Ciò che troviamo potrebbe essere usato contro di lei, oltretutto la bacchetta potrebbe risentirne…:”

Nessuno degli insegnanti riuscì a nascondere lo sgomento che piegava le loro espressioni. Più di tutti Vitious fissava dal basso il preside con aria furibonda.

“:Ma, cosa dite…:” disse la McGranitt, con un fil di voce.

In verità, era risaputo che quel genere di incanto era totalmente innocuo per la bacchetta, e nessuno capiva perché il preside stesse mentendo. Ancor peggio era che, pur concesso che la bacchetta ne avesse risentito, per salvare una vita andava fatto quello e altro.

Draco fissò il preside senza fiatare. L’uomo lo fissava con uno strano sorrisino nascosto.

“:Vi prego di lasciarlo solo Minerva, deve riflettere:” Concluse il preside.

Tutti i presenti uscirono lentamente dalla stanza, scambiandosi occhiate dubbiose fra di loro.

Solo Piton si voltò a fissare Draco prima di uscire.

Il biondo Serpeverde rimase a guardare il corpo della ragazza, con Silente che l’osservava ancora.

“:Devi esserti preoccupato molto per lei, se hai fatto impazzire in quel modo la tua bacchetta…:” affermò Silente, con l’aria di chi la sapeva lunga, e con quel suo sorrisino divertito fece per andarsene.

“:Signore!:” lo richiamò con sicurezza Draco, estraendo la sua bacchetta di Biancospino dai pantaloni “:Fate tutto quello che è necessario:” e gli pose la bacchetta.

Silente si avvicinò con aria ancora sognante “:Ne sei sicuro? Ti sta così a cuore questa ragazza?:”

“:Ne va del mio orgoglio. Che razza di uomo potrei mai essere, se lascio una ragazza in questo stato, quando la colpa è mia?:” si giustificò con il volto contratto e un’espressione serissima.

Silente accettò la bacchetta, e facendo più cenni con il capo se ne andò, apparentemente soddisfatto e per nulla ingannato dalle ultime parole di Draco.

 

Draco rimase in infermeria mentre i professori univano le loro competenze per trovare un rimedio adatto alle condizioni di Areal. Il biondo prese una sedia e la portò al capezzale della ragazza e, sedutosi, rimase a fissare quel corpo per chissà quanto tempo.    

Che razza di uomo potrei mai essere, se lascio una ragazza in questo stato quando la colpa è mia?“ aveva detto, ed era vero.

Persino suo padre avrebbe piegato le labbra in un sorrisino orgoglioso nel sentirgli pronunciare quella frase, tanto da infischiarsene di tutto il resto. Di certo il signor Malfoy sarebbe rimasto contrariato nel sapere che il figlio si era lasciato immischiare in una faccenda scomoda come quella in cui era finito lui, ma un gesto da signore lo avrebbe comunque accettato.

Draco accennò un sorriso. Suo padre…

Sarebbe stato felicissimo di sapere che suo figlio frequentava una purosangue come Areal, ma Areal non era come lui.

Pancy sì.

Peccato che Pancy, in quel periodo che era stato insieme a lei, non si fosse dimostrata una degna sostituta di Areal.

Areal non attraeva Draco solo fisicamente. Lo attraeva e basta.

Con un sorriso, con una smorfia, con una semplice mano che si sistema i capelli corvini. Pancy era invitante, era tutto quello che Draco poteva desiderare a portata di mano. Gli bastava scoccare le dita. Forse era per questo motivo che Pancy, come tutti gli altri, aveva stancato Draco.

Areal no, Areal era una sorpresa quotidiana. Ma se solo Areal avesse saputo cosa era realmente suo padre…

L’avrebbe persa per sempre.

Areal era un giglio bianco fra le mani di un Mangiamorte. Era sbagliato, assurdo.

Destinato a finire.

E Draco lo sapeva benissimo che non avrebbe potuto mantenere quel segreto per sempre, che prima o dopo la ragazza avrebbe scoperto chi era Draco Malfoy realmente e quali fossero le sue idee. Le aveva nascoste in sua presenza, ma erano sempre state dentro di lui e prima o dopo sarebbero state smascherate.

Ecco perché non aveva mai preso in considerazione l’idea di trattare Areal come qualcosa di più che una semplice amica.

Perché lei non lo avrebbe mai accettato.

Era disposta a voler bene a Draco, ma non ad un Malfoy.

E Draco era disposto a voler bene ad Areal, a proteggerla a qualsiasi costo.

Ma non a cambiare per lei.

Era un Serpeverde, un amante del sangue puro e disprezzatore dei Babbani e di tutti i sangue sporco. Era figlio di un seguace del Signore Oscuro, e forse un giorno lo sarebbe diventato anche lui.

Non era adatto per Areal, non lo era affatto.

In quel momento Draco accarezzò la pelle pietrificata della ragazza che lui stesso aveva condannato a quel letto dell’infermeria.

Sperò solo che si riprendesse presto, per poterla vedere sorridere un’ultima volte ed illudersi che potevano stare insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Grazie a chi legge, mi scuso per il ritardo. Spero che il capitolo sia piaciuto, anche se un po’ breve.

Come sempre ringrazio chi mi fa felice con le sue recensioni, ovvero JuliaSnape e IoSonoLegenda.

A presto ^^

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Capitolo 19
*** Ciò che è giusto ***


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20

20. Ciò che è giusto.

 

 

 

 

Era tutto buio e piatto, come se il tempo fosse inesistente. Eppure all’improvviso vide qualcosa: era nella foresta proibita, la mano di Draco stringeva la sua…

Areal aprì gli occhi per la prima volta dopo giorni, e in pochi secondi tutto le tornò alla memoria facendole ricordare quello che era realmente successo nella foresta proibita. La testa le lanciò alcune fitte lancinanti, e tutto girò ancora vorticosamente per diversi secondi. Quando tutto passò e ritornò padrona di sé stessa, si ritrovò a guardare un alto tetto bianco che lei conosceva: quello dell’infermeria di Hogwarts.

Cosa ci facesse lì non lo sapeva, non sapeva molte cose, come ad esempio cosa ci facesse la mano di Draco Malfoy realmente stretta alla sua.

Non era un sogno né un ricordo, quella mano che lei conosceva bene era davvero avvolta nella sua, sulla branda.

Areal abbassò appena la testa per vedere la mano pallida che stringeva la sua altrettanto pallida, seguì il braccio di Draco e scoprì che il ragazzo era seduto su una sedia alla destra del suo letto. Il giovane Serpeverde aveva la testa piegata indietro e gli occhi chiusi: si era appisolato.

Draco era bello come non mai, con la luce forte del sole che entrava dalle vetrate e gli accarezzava le linee marcate del viso, la divisa scura addosso, e quella sua espressione tirata e distaccata che non lo abbandonava mai, neppure mentre sonnecchiava con la testa all’indietro su di una sedia dell’infermeria.

Areal sorrise: quella scena non l’avrebbe mai dimenticata.

Pochi istanti dopo, Draco cambiò posizione e nel farlo aprì gli occhi. Per un istante superò il volto di Areal senza farci caso, ma subito dopo fece riscattare gli occhi su quelli aperti di Areal.

Draco sentì il cuore morirgli in gola.

Dopo una settimana quegli occhi di cobalto erano finalmente aperti, e il volto perlaceo che era rimasto di pietra, finalmente sfoggiava un caldo sorriso.

“:Areal!:” esultò il biondo con voce bassa “:Ti sei svegliata. Come ti senti?:”

Areal si lasciò incurvare le labbra da un sorriso. Sentire il suo nome pronunciato da Draco le aveva stranamente scaldato il cuore.

“:Bé:” sussurrò, faticando a richiamare la voce che le uscì rauca. “:Mi sento come se una mandria inferocita di centauri mi fosse passata addosso. Per il resto sto bene!:”

Draco sghignazzò. “:Vuoi che ti chiami qualcuno?:” e ancora non le aveva lasciato la mano.

Areal scosse il capo “:Aspetta. Sono ancora così confusa, cosa è successo?:”

Draco sospirò “:La McGranitt e Piton sono corsi al tuo segnale di pericolo, ma tu eri già a terra. Ti abbiamo portato qui, e non riuscivano a capire cosa avevi…:”

“:Come non lo capivano?:”

“:Non lo capivano perché tutti gli incantesimi che ho scagliato in pochi secondi, hanno mandato la bacchetta in tilt, che è esplosa colpendo te, mentre quei farabutti dei centauri scappavano.:”

Areal lo guardò ad occhi sbarrati, Draco continuò.

“:Ovviamente a tutto questo c’è arrivato Silente. Hanno voluto la mia bacchetta, sai? Per scoprire quali erano stati gli ultimi incantesimi scagliati:”

“:E tu…:” fece Areal. “:Gli hai dato il permesso?:”

Draco esitò, per interminabili secondi squadrò la ragazza con un’occhiata seria e penetrante. “:Sì.:”

Areal rimase in silenzio, si sentiva ipnotizzata da quegli occhi grigi e seri. Provò a cambiare argomento. “:Quali incantesimi mi avevano colpita?:”

“:Impedimenta, che unito al Petrificus Totalus ti ha praticamente trasformato in una sorte di statua. E poi c’era Exulcero, una fattura che crea ustioni sulla pelle. Quella ti ha preso di striscio, solo sul braccio destro. Ovviamente nemmeno Madama Chips riusciva a capirci qualcosa vedendoti nello stato in cui eri, ma quando hanno capito che incantesimi erano, sono riusciti subito a dividerli e a curarti:”

Areal si guardò le mani. “:Ci hanno espulsi?:”

Draco guardò il tetto. “:Per un motivo che ancora ignoro, non lo hanno fatto. Per un motivo ancora più oscuro, a quanto pare, Silente ha detto a Piton di essere clemente con me. Parole uscite dalla bocca dello stesso Piton:”

Areal spalancò gli occhi senza capire: perché il preside era stato così magnanimo? La ragazza pensò e ripensò, poi chiese. “:A chi è che hai consegnato la tua bacchetta per scoprire gli incantesimi lanciati?:”

“:A Silente. È stato lui a chiederlo. Ha detto che dovevo essere io a scegliere, che se non volevo potevo anche non farlo. Tutti gli altri professori lo hanno guardato malissimo. Poi è rimasto da solo con me. E’ tutto strano quel vecchio folle. Quando gli ho dato la bacchetta se la rideva…:”  

Areal abbassò il capo, adesso aveva capito. Non riuscì a fare a meno di ridacchiare per l’assurdità della faccenda.

Silente non aveva punito Draco perché si era dimostrato per la prima volta alla pari di un Grifondoro: sacrificava sé stesso, dando prova di coraggio, per salvare un’altra persona.

Ma ovviamente, questo a Draco non poteva dirlo…

“:Cosa c’è?:” le chiese il biondo, e lei scosse il capo.

“:Cosa hanno detto di me? e poi, che cosa gli hai raccontato?:”

“:Semplice: ho detto che per fare lo sbruffone sono andato nella foresta proibita, e che tu per farmi ragionare, mi hai inseguito.:”

“:Draco sei pazzo?:” chiese sgomenta “:Ti potevano espellere! Perché non gli hai detto che ti ho seguito di mia spontanea volontà? Ci saremo divisi le colpe!:”

Il biondo scrollò le spalle. “:E a cosa sarebbe servito? In quel modo ci avrebbero espulsi tutti e due, tanto valeva sacrificarne uno! E poi Areal, lo sappiamo che l’idea è stata mia. Ma basta parlarne: non ci hanno buttati fuori!:”.

Areal non sapeva se la cosa migliore da fare era realmente lasciar cadere l’argomento, ma con un cenno chiese “:Ma cosa hanno fatto in alternativa?:”

Draco parve pensarci. “:Vediamo… Ho un mese di punizione ogni sera con Piton, che tra parentesi mi vorrebbe linciare. Poi 600 punti in meno ai Serpeverde, che non hanno preso bene la notizia. E, come ciliegina sulla torta: una lettera spedita a mio padre, che mi ha ripagato con una Strilettera e la promessa di una punizione quando torno a casa per Natale!:”

Areal fece un’espressione triste e dolce al tempo stesso. “:Scusa…:” sussurrò.

Draco la guardò ad occhi sbarrati. “:Io ti ho spedito in infermeria quasi in fin di vita, e tu mi chiedi scusa? Sei rimasta addormentata per una settimana, e non so quando ti dimetteranno. È stata colpa mia, non dovevo portarti nella foresta e non dovevo perdere la testa davanti ai centauri:”.

Areal sorrise, un sorriso caldo che fece scaldare il cuore a Draco.

Aveva scure occhiaie sotto gli occhi e sicuramente era ancora debole, nonostante tutto aveva la forza per chiedere scusa di colpe che non aveva e per preoccuparsi per lui quando avrebbe dovuto odiarlo. 

“:Non ho finito:” disse Draco “:c’è qualcosa anche per te: per la tua mancanza di giudizio, ha bofonchiato Vitious, 200 punti in meno per Corvonero, e hanno avvertito anche la tua famiglia:”.

Areal fece roteare gli occhi: se zia Matilde sapeva che era rimasta per qualche giorno priva di coscienza, che aveva avuto un incontro molto ravvicinato con i centauri, e che tutto questo era per colpa di un Serpeverde… come minimo la ritirava dalla scuola.

Ma ad ogni modo sua zia era una persona ragionevole, eccessivamente apprensiva, ma di sicuro avrebbe sempre fatto quello che Areal desiderava senza mai costringerla.

“:Non mi ha ancora scritto?:” chiese a Draco, che le indicò tre lettere sul comodino alla sua sinistra.

“:Le tue amiche sono venute parecchie volte.:” spiegò di punto in bianco il biondo, ed Areal annuì.

“:Senti Draco, ma tu… insomma: quanto tempo è che sei qui?:” senza accorgersene si erano lasciati la mano.

Il Serpeverde fece ancora spallucce, era snervante vederlo così spensierato “:Sono venuto qui ogni volta che potevo, dovevo esserci quando ti svegliavi.:” vedendo gli occhi di Areal si affrettò a dire: “:non chiedermi perché…:”

Tuttavia la ragazza non riuscì a fare a meno di notare l’aria trascurata di Draco, e le sue occhiaie.

“:Draco, sei uno straccio! Ma come sei ridotto? Dormi abbastanza?:”

“:A dire il vero le punizioni con Piton vanno avanti per le lunghe, la sera. La mattina mi sveglio presto per venire qui, poi faccio colazione, poi ci sono compiti e lezioni e di nuovo Piton. No, non dormo abbastanza, ma credo sia già un miracolo che mi permettano di dormirci ancora, qui….:”

Areal abbassò gli occhi.

Draco sbuffò. “:Adesso non sentirti in colpa!:”

Areal sorrise, Draco le riprese la mano.

La ragazza non sapeva cosa dire o che fare. Tanto per cominciare si sentiva stordita, e anche Draco non era in piena forma.

Perché Draco era così gentile? Come mai aveva fatto tanto per lei, e andava a trovarla quando era stata priva di sensi con così tanta devozione? La ragazza avrebbe voluto qualche chiarimento, ma l’unica volta in cui Draco era sembrato più vigile, era stato proprio per dirgli di non fargli domande sul perché ci tenesse a rivederla sveglia. Qualsiasi altra domanda intima sarebbe sicuramente stata ammonita dal biondo. Eppure ad Areal tutto quello strano atteggiamento non era sfuggito, prima o dopo avrebbe scoperto la verità. Tutta quella cavalleria, che poi non era neanche solo cavalleria, in Draco Malfoy era più che sospetta.

“:Oh cielo, finalmente ti sei svegliata!:” Esclamò madama Chips, affrettando il suo zampettare verso Areal “:Ce ne hai messo di tempo, cara, ti eri dimenticata di tutti noi!?:”

Draco Lasciò subito la mano di Areal, si chinò velocemente per darle un bacio sulla fronte e poi scappò via dall’infermeria.

Lasciando la ragazza senza fiato.

 

Pancy Parkinson non aveva molti pregi, ne talenti nascosti e neppure un grande intelletto su cui fare affidamento, però, cosa assai importante per lei: era determinata.

Se voleva una cosa Pancy Parkinson la otteneva, e non importava se per ottenerla doveva fare carte false, giocare sporco, o sacrificare sé stessa.

Voleva solo determinate cose della vita e sarebbe riuscita ad ottenerle.

Pancy era una Purosangue di ottima famiglia, era ricca, e di certo da grande avrebbe sposato un altro ricco Purosangue e ottenuto una degna famiglia. Per quel periodo, doveva pensare a tenersi amiche le persone giuste.

Aveva fatto la schiava di Draco per quattro anni, lo aveva accontentato in ogni cosa e soddisfatto tutti, ma proprio tutti, i suoi desideri. Erano stati insieme, finalmente dopo quattro anni, ed ora lui l’aveva scaricata.

E questo non andava bene.

Negli ultimi due giorni aveva fatto di tutto per mettersi in mostra, ma Draco non l’aveva degnata di uno sguardo. Si era doppiamente comportata da zerbino, ma non aveva ottenuto risultati.

E tutto, per quella stupida, dannata Corvonero.

Oh, Pancy lo sapeva, sapeva che Draco era caduto vittima nella tela di quel ragno gigante di nome Areal. Poteva una sciocca Corvonero portarsi via un Purosangue, intelligente, bello e importante come Malfoy? Poteva soffiarglielo via così?

Pancy Parkinson doveva rimediare, e al più presto.

Affrontando la Corvonero non avrebbe riscosso grandi successi, anche perché non sapeva come prenderla, ma forse sapeva come ripulire il cervello di Draco. Quella mattina era davanti alla porta dell’infermeria, appoggiata ad una colonna, e attendeva. I capelli scuri erano sciolti e lisci, e se li accarezzava con una mano.

All’improvviso uscì Draco, con le sue immancabili occhiaie e un sorriso lontano ancora fra le labbra sottili.

“:Draco!:” soffiò Pancy, scostandosi dalla colonna.

Quando Draco la vide, mentre si sistemava il colletto della camicia, cambiò espressione, tornò quello scocciato e arrogante di sempre.

“:Che vuoi? Non hai qualcosa da fare, tipo riordinare le mie cose?:”

“:Andiamo Draco, non ci stai mai con me! anzi, non stai più con nessuno di noi…:”

“:Che vuoi dire?:”

“:Bé, tutti in Sala comune notano la tua assenza. Non ci sei alle feste, non ci sei quando combiniamo guai per la scuola. Qualcuno dice che hai altro per la testa…:”

“:Che vadano al diavolo! Quei buoni a nulla non sono niente senza di me!:” ringhiò Draco.

“:Esatto Draco: per loro sei un capo. Ma se questo capo fa cose strane, tutti faranno cose strane…:”

“:Vedi di arrivare al dunque prima di farmi salire i nervi:” la ammonì torvo.

“:Insomma Draco!:” Sbottò lei “:Ma non lo capisci? Sei cambiato, stai cambiando vita! Fai cose strane, e tutto da quando passi troppo tempo con Lei!:” E con la testa indicò la porta dell’infermeria.

Draco digrignò i denti “:Sono pensieri tuoi questi, o sono voci che girano?:”

“:Voci, Draco! Non parlano d’altro! Che cosa ne è stato di Draco Malfoy? Che ci fai con quella Corvonero, vuoi aiutarla nella protezione dei Babbani? Vuoi tifare Potter insieme a lei? Vuoi proteggere i più deboli come lei? È questo che sei diventato, un sentimentalista stile Grifondoro? Avanti Draco svegliati, torna fra di noi! Torna in te!:”

Draco guardò la sua compagna di casa in silenzio, gli occhi sbarrati per la rabbia “:Non mi paragonare ai Grifondoro:”

“:Lo so che non sei come loro, anche se in questo periodo sembri un po’ di tutto, tranne che il Draco di un tempo. Ma che ti prende? Tuo padre lo sa con chi eri nella Foresta Proibita? Lo sa che passi la maggior parte del tuo tempo con lei?:”

“:Uno: non tirare in ballo mio padre. Due: da quando è iniziato l’anno, sono stato solo con te!:” disse ringhiando.

“:A sì, quest’anno! Ma non hai resisto molto, vedo. Non vedevi l’ora di correre da lei, giusto? Sei stato tra di noi per un po’, ma alla fine torni sempre da lei. È così Draco? Non riesci a resistere senza di lei?:”

“:Io non sono un debole fino a questo punto! So chi sono, Pancy, non venirmelo a ricordare! Non ho bisogno né di quella né di nessuno!:” Disse Draco, con voce rauca per sopprimere la rabbia.

“:E allora torna in te! Dimostra a tutti chi è il loro capo! Torna con me!:”

I due Serpeverde si guardarono per qualche secondo senza parlarsi. Pancy era triste ma seria, e Draco cercava di calmarsi.

“:Domani andiamo quasi tutti nella serra numero uno. Mentre la Sprite sarà distratta, vedremo di far andare a monte gli esperimenti di qualcuno. Ci sarai?:” chiese Pancy.

Draco la fissò in silenzio. Poi fece un cenno.

Nascosta nel buio sotto le scale, Canni Longus scosse il capo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Grazie a chi legge.

Un abbraccio a chi ha la pazienza e la gentilezza di recensire:

JuliaSnape, BumBj e IoSonoLegenda. Mi fate immensamente felice ^^.

 

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Capitolo 20
*** Questione di sangue ***


Erano passati quattro giorni, quattro giorni di visite sfrenata da parte di Canni e delle sue amiche, quattro giorni di inattività totale mentre tutta Hogwarts si dava da fare e mentre le lezioni sembravano allontanarsi da lei

21. Questione di sangue.

 

 

 

 

 Erano passati quattro giorni, quattro giorni di visite sfrenate da parte di Canni e delle sue amiche, quattro giorni di inattività totale mentre tutta Hogwarts si dava da fare e mentre le lezioni sembravano allontanarsi da lei.

Quattro giorni erano passati dall’ultima delle visite di Draco Malfoy, che da quando si era fatto vedere al capezzale della sua branda il giorno in cui si era risvegliata, non si era più fatto vivo. Areal non ci pensava, strambo com’era il biondo, doveva aver trovato cento validi motivi per non tornare a trovarla, ma le dava comunque fastidio quella situazione di fermo. Non aveva potuto vedere la prima prova del torneo tre maghi, si era persa il professor Moody che trasformava il caro Malfoy in un furetto bianco –cosa che le aveva raccontato Canni- e si stava perdendo tante lezioni.

Chissà cosa avrebbe detto Vitious, quando sarebbe tornata nella sua aula. Aveva fatto perdere parecchi punti a Corvonero per il suo scarso buonsenso, e fortuna che Draco aveva cambiato la reale versione dei fatti.

“:Allora, sei pronta?:” brontolò Canni, in mezzo all’infermeria.

Tuttavia, c’era qualcosa d’insolito nel suo sguardo teso.

Areal si stava allacciando i suoi stivaletti scuri, con finalmente la divisa scolastica ed il mantello con lo stemma dei Corvonero indosso. Madama  Chips le aveva raccomandato di non fare sforzi, procurandole addirittura un permesso per saltare determinate lezioni e compiti da svolgere.

“:Vorrei andare a fare colazione prima di sera, se è possibile!:” Rimarcò Canni, che era stata una delle sue infermiere private insieme a Jude ed Emma durante il periodo di convalescenza.

“:Arrivo!:” soffiò Areal, e si mise in piedi, pronta ad abbandonare l’infermeria.

Insieme all’amica stavano andando in Sala grande per la colazione, quando passò Erick.

“:Buon giorno!:” sorrise ad Areal “:Finalmente torni alla luce del sole, vedo!:” e detto ciò cinse con un braccio Canni, e le posò un delicato bacio sulla guancia.

“:Ci vediamo agli allenamenti:” le disse tranquillo.

La cosa che tuttavia aveva dell’inverosimile, era stata l’accondiscendenza di Canni che si era fatta abbracciare e salutare sulla guancia come se ciò fosse di normale abitudine.

“:Mi sono persa qualcosa?:” chiese Areal, sinceramente stupita.

“:Emm…:” bofonchiò Canni, scesa dalle nuvole. “:Diciamo che ho imparato a conoscerlo, come amico intendo…:”

Senza aggiungere altro proseguirono verso la Sala grande, sedendo al tavolo dei Corvonero dove molti salutarono Areal, compresa Luna Lovegood, di un anno più piccola. Ovviamente Emma e Jude le fecero le feste.

Areal non mancò di lanciare un’occhiata al tavolo dei Serpeverde, dove un biondo platinato rideva e sghignazzava fra i suoi amici, tra cui i due corpulenti Tiger e Goyle, un ragazzo dagli occhi blu, uno molto magro ed in fine Pancy Parkinson.

Vedendo lo sguardo dell’amica, Canni sospirò sonoramente. Areal guardava Draco come se si aspettasse da un momento all’altro che lui corresse da lei per salutarla. Fingeva di non darci troppo peso, ma Canni sapeva…

“:Cosa c’è?:” chiese Areal, sentendosi osservata. “:Canni, sono giorni che mi guardi in modo strano. Cosa mi nascondi?:”

Canni sospirò ancora, e guardò con odio il tavolo dei Serpeverde, in particolare Draco.

Areal si sentì mancare. “:Parla:”

Canni abbassò la testa. Come faceva a dirglielo? Guardò Emma e Jude, impegnate in altre discussioni con i loro compagni.

Sospirò per la terza volta. “:Sai il giorno che ti sei svegliata? Proprio quando Draco è uscito dall’infermeria?:”

Areal fece un cenno. “:Subito dopo sei entrata tu, ed eri molto strana…:”

“:Perché avevo appena ascoltato la conversazione fra Draco e Pancy:” spiegò Canni, e quando ebbe finito il suo racconto poté vedere la delusione negli occhi dell’amica.

Areal non stava versando neppure una lacrima, ma il suo sguardo di fece serio, vuoto. Prese un pezzo di pane e si alzò dal tavolo.

“:Vado a dare da mangiare alla mia civetta:” disse, e lasciò la sala.

  

La prima mattinata di ritorno alle lezioni per Areal fu un po’ pesante, soprattutto quando il piccolo professore Vitious l’aveva ignorata nonostante avesse eseguito un incantesimo alla perfezione. Al pomeriggio, dopo un’ora passata in biblioteca, Areal passava dal cortile al fianco di Jude, dove il solito gruppetto di Serpeverde capitanato da Malfoy, sghignazzava contro alcuni Grifondoro più piccoli. Quando Draco incrociò lo sguardo di Areal, vide la ragazza abbassare la testa e accelerare il passo.

Jude, invece, si accorse dei brividi improvvisi che avevano scosso la sua amica, senza capirne il perché.

  

In tutte le ore successive, da trasfigurazione a Erbologia, il solito gruppo di Serpeverde non faceva altro che disturbare con schiamazzi e insulti tutti quelli che non erano come loro. Ma i giorni passavano, ed Areal era sempre più silenziosa. Il professore Vitious non la degnava più di alcuna considerazione ed ormai Areal sapeva di aver perso totalmente la sua fiducia dopo il guaio in cui si era cacciata con Malfoy.

Alla successiva lezione di Incantesimi, Pancy e un’altra Serpeverde si divertirono a incantare pezzetti di carta perché volassero e si disperdessero per tutta la classe. Erano state attente a mantenerli lontani dalla vista del professore, impegnato ad insegnare un incantesimo rivitalizzante. Alla fine però, i pezzetti di carta erano ovunque come se fossero in mezzo ad una tormenta di neve invece che in una classe al chiuso. Il povero Vitious infuriò per un po’, ma dato che scoprire il colpevole sarebbe stato inutile, si limitò a lanciare un contro incantesimo per fare sparire i foglietti.

Draco Malfoy sghignazzava così forte, mentre il povero Vitious rimediava al disastro fatto dalle sue compagne, che tutti gli altri lo guardavano schifati. Vitious lo ignorò, e solo prima che finisse l’ora, tolse venti punti a Serpeverde per mancanza di educazione. Questa motivazione fece andare il biondo su tutte le furie, che iniziò a dire che un Malfoy non è mai maleducato, e che il professore aveva offeso anche suo padre dando a lui del maleducato.

Areal uscì per ultima, anche dopo Vitious. Draco era rimasto anche lui indietro per discutere con l’insegnante, ed ora raccoglieva furiosamente le sue cose.

“:Bell’insegnante che ha la tua casa…:” disse senza preavviso il biondo.

 Areal, nel sentire Draco rivolgersi a lei, rabbrividì violentemente. Afferrò la sua borsa e corse letteralmente fuori dall’aula, lasciando Draco senza parole.

 

La svolta avvenne durante l’ora di pranzo, quando finito il banchetto, Areal andò a scegliersi un angolino appartato per studiare in cortile, sotto l’ombra di un albero. Era sola, poiché Canni ed Erick avevano gli allenamenti di Quidditch, Jude era impegnata in biblioteca ed Emma aiutava un ragazza di Tassorosso a prepararsi meglio in Divinazione.

Areal era totalmente immersa nella sua lettura, quando una voce la fece sussultare.

“:Hai perso questo!:” l’avvertì una voce maschile, così calda e piacevole che Areal arrossì senza neanche voltarsi.

Poco dopo si accorse che un ragazzo le porgeva il suo libro di Pozioni.

“:Oh, grazie, deve essermi scivolato dalla borsa…:” ammise e lo riprese rimettendolo al suo posto.

“:Piacere comunque, mi chiamo John.:”

Areal si voltò per osservare il giovane posizionato contro il sole, con la divisa di Durmstrang. Era molto bello, con i capelli neri raccolti in un codino e un filo di barba sul volto abbronzato.

“:Io sono Areal:” disse ricambiando la stretta di mano.

“:Ti dispiace se mi siedo con te?:” chiese lui, ed Areal gli fece spazio arrossendo.

Quando John si fu sistemato sull’erba, andò subito dritto al dunque.

“:Sai, ho scoperto che sei molto brava in Incantesimi…:”

Areal sorrise “:Si, forse lo ero…:”

John la guardò pensieroso ma non disse nulla. “:Bé:” disse poco dopo “:In realtà mi ha colpito il tuo cognome…:”

Areal lo fissò, e quasi desiderò alzarsi e lasciare quel ragazzo lì da solo.

Anche Draco, la prima volta, le si era avvicinato perché aveva sentito il suo cognome, e lo aveva associato a una delle più note famiglie finite tutte in Serpeverde per generazioni. Areal odiava essere riconosciuta per quello, e magari scambiata per gente di quel tipo. Da uno di Durmstrang poi, poteva aspettarsi di tutto. Quella non era la scuola oscura per eccellenza? Chi pensava che fosse lei quel John?

“:Senti forse hai sbagliato…:” arrivò a dire Areal.

“:Non ti chiami Foreberth, di cognome?:” chiese innocente.

“:Si!:” ammise lei, con uno sbuffo.

“:Bene,:” disse calmo, “:anch’io!:”

Areal sgranò gli occhi. “:Stai scherzando? Non siamo parenti, non ti ho mai visto, e non sei nel mio albero genealogico…:”

“:Ne sei sicura?:” chiese malizioso John.

Areal arrossì ed abbassò il capo.

Quando mai lei si era interessata all’albero genealogico di suo padre? Perciò era più che probabile che quel giovane di Durmstrang fosse suo parente. Quasi tutti i maghi di buona famiglia sono, volendo o no, imparentati.

“:Insomma, chi sei?:” chiese lei, e lui rise.

“:Credo sia più che probabile che non ci conosciamo. Mio padre aveva litigato praticamente con tutta la famiglia, quando scappò via con mia madre. Sai, lei aveva qualche Babbano di troppo nel suo albero genealogico, e i maghi che aveva in famiglia non contavano tanto per convincere mio nonno a lasciarli sposare. Forse tuo padre era uno dei figli di mio zio… Marcos! Può essere?:”

Erano anni che Areal non sentiva quel nome. “:Marcos era mio nonno.:”

“:Io non ho mai conosciuto nessun Foreberth a parte mio padre.:”

“:Nemmeno io.:” ammise Areal.

“:Siamo cugino alla larga, giusto?:” scherzò John, ed Areal rise.

“:Credo di si!:”

“:Forte!:”

“:Forte!:”

Rimasero in silenziò per un , e a parlare per primo fu John. “:Sai, anch’io amo studiare. Magari se fossi stato di Hogwarts sarei stato messo fra i… Corvo… Corvonero giusto?:”

“:Si!:” rise Areal.

“:Senti, mia mezza parente, ti va di venire con me al ballo del ceppo? Sempre che tu non abbia qualcun altro che ti accompagna. Io non conosco praticamente nessuno!:”

Areal rimase paralizzata per un po’. Il ballo del ceppo! Se ne era totalmente dimenticata. Sapeva cos’era, e sapeva anche che ci sarebbe stato quell’anno, in onore del torneo tre maghi, ma non ci aveva pensato fino in fondo. Non aveva nemmeno fatto in tempo a preoccuparsi di rimanere senza accompagnatore.

Nemmeno lei aveva molti amici maschi, e non credeva di attirare a sufficienza l’attenzione, senza contare che non voleva andare a quel ballo con uno che non conosceva o che disprezzava.

Un suo lontano e strano parente era fin troppo bello per essere vero.

“:Emm, no, non ho nessun altro. Allora ci andiamo insieme?:”

John sorrise. “:Affare fatto cugina. Però adesso devo scappare, prima che i miei amici smontino la scuola per cercarmi. Magari parleremo ancora della nostra strana famiglia.:” e detto ciò andò via, lasciando Areal da sola a ridersela fra sé e sé.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

Grazie ai lettori e a BumBj per aver recensito, a presto, spero che il capitolo sia piaciuto.

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Capitolo 21
*** Un giglio bianco ***


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22

22. Un giglio bianco.

 

 

 

 

 

Il ballo del ceppo era arrivato con snervante velocità, tanto che Areal si sentiva terribilmente impreparata per quell’evento. Non la vedeva come Emma e Jude, che non pensavano altro che al vestito da indossare, né come Canni che era solo innervosita dal fatto di dover passare un’intera serata con Erick. Areal era solo e soltanto nervosa, e nel profondo, si sentiva triste senza saperne il motivo.

Già quella mattina non si era certo risvegliata nel migliore dei modi, sconvolta da un incubo notturno.

Nel suo sogno era di nuovo alla finale di coppa del mondo di Quidditch, tra le tende in fiamme e le urla agghiaccianti. Era lontana dalla sua tenda, a dire il vero era lontana da qualsiasi cosa. Era da sola al centro del caos. Aveva tanta paura, non sapeva che fare, era immobile, quando ad un tratto vide un gruppo di uomini incappucciati e vestiti di nero avanzare verso di lei. Sapeva benissimo chi erano, sapeva che quei Mangiamorte erano la cosa più pericolosa al mondo, e non poteva fare a meno di tremare di paura. Impugnavano bastoni infuocati, portavano delle orrende maschere sul volto, e continuavano la loro avanzata verso di lei. Aveva il vago sentore di un ricordo, e la sensazione di dejà-vu era forte. Sapeva che da lì a poco sarebbe dovuto arrivare qualcuno, che prendendola per mano avrebbe dovuto condurla in salvo.

Ma quel qualcuno non arrivava.

Sentiva dentro di sé la paura crescere, avrebbe voluto urlare il nome del suo salvatore, di qual ragazzo biondo che più volte l’aveva salvata così come avrebbe dovuto fare in quell’occasione. Ma non riusciva a pronunciarlo quel nome.

Il tempo passava, nessuna mano stringeva la sua per trascinarla al sicuro, e quegli uomini incappucciati procedevano verso di lei. All’improvviso, mentre le fiamme aumentavano insieme alle urla della gente che correva, i Mangiamorte smisero di avanzare verso di lei, e ognuno prese una sua direzione sparendo dalla vista di Areal.

Solo uno rimase fermo di fronte a lei.

Areal non sapeva cosa fare, era ancor più paralizzata di prima. Quell’uomo incappucciato di nero la fissava in silenzio, immobile come una statua. Poi, improvvisamente, avanzò con estrema lentezza, e quando fu ad un passo da lei, le tese la mano.

Adesso una mano pallida e affusolata era tesa verso di lei, ed Areal sentiva la voglia irrefrenabile di toccare quella pelle lattea con la certezza che l’avrebbe trovata gelida. Ma quella mano apparteneva ad un Mangiamorte, e lei avrebbe dovuto fuggire il più lontano possibile da lì, anziché desiderare che quella mano affusolata stringesse la sua. Era come un bambino davanti al fuoco, lo teme, ma non riesce a fare a meno di guardarlo con il desiderio crescente di avvicinarlo.

Senza che se ne rendesse conto, Areal tese lentamente la propria mano verso quella del Mangiamorte, che non si era mossa di un millimetro. Era sempre lì a tener vivo il suo invito.

Mezzo secondo prima che le due mani si toccassero, Areal si svegliò.

A colazione non riusciva a spiegarsi quel sogno, ma sentiva ancora un doloroso vuoto all’altezza del petto. Perché Draco non era andato da lei nel sogno, così come aveva fatto nella realtà, due mesi prima?

Ma quello stesso vuoto Areal lo sentiva ogni giorno, da quando aveva scoperto la verità. In quei quattro anni fra lei e il Serpeverde erano state liti e riappacificazioni continue, e lei era stanca di questo tira e molla. Non poteva cancellare così facilmente dalla sua memoria le chiacchierate con Draco, i loro duelli pacifici, le ripetizioni che si impartivano a vicenda e, soprattutto, non poteva dimenticare le due volte che l’aveva salvata.

La prima era stata al terzo anno, ad Hogsmeade, quando quel balordo Magonò aveva tentato di aggredirla, e la seconda proprio alla finale di Quidditch. Come dimenticare le braccia di Draco strette intorno alla sua vita, mentre la proteggeva dalle fiamme che infuriavano a poca distanza da loro? Come dimenticare le loro risate e le volte in cui giocavano a provocarsi?

Areal capì in brave di non essere in grado di eliminare il biondo Serpeverde dalla sua vita. Non ne era in grado, ed ora, dopo quattro anni, la sua assenza bruciava dentro di lei. Proprio come all’interno del sogno sentiva la mancanza di Draco, e la voglia di rivederlo anche solo per un momento. Non era piacevole ignorarlo, ma ogni volta che lo vedeva insieme ai sue amici serpi a compiere qualcosa di losco, dentro ardeva di rabbia.

Di tre cose, a quel punto, Areal era certa. Tanto per cominciare lei e Draco erano inevitabilmente diversi, opposti. Punto secondo: ad Areal non piaceva il lato oscuro di Draco, per niente. E per ultimo, ma non meno importante, c’era da considerare il fatto che non poteva fare a meno di lui.

Che stessero insieme per amicizia o per litigare, poco importava, purché si vedessero.

Ma come far combaciare quei tre punti contrastanti fra loro? Soprattutto il secondo con il terzo facevano guerra un giorno sì e l’altro anche. Come superare l’ostacolo?

In fine, a completare il tutto, c’era la scelta di Draco.

Lui aveva scelto di allontanarsi per sempre da Areal per tornare ad essere il vero Draco di sempre.

 

Con quel quesito ancora irrisolto nella mente, Areal era arrivata alla fatidica sera del ballo del Ceppo. Per l’occasione, Canni indossava un delizioso vestito rosa sfumato di rosso. Non aveva spalline, sotto al seno era stretto ed una fascia viola scuro che le stringeva la vita per poi lasciare ricadere la gonna morbida. Il vestito era lungo, evidenziando la sua altezza. Erick l’aveva attesa in sala comune, e da lì erano andati insieme al ballo.

Jude vestiva un semplice bustino turchese, con lustrini sul corpetto e uno strascico dietro. Ad accompagnarla ci sarebbe stato un ragazzo di Tassorosso che aveva conosciuto al terzo anno durante una lezione di Erbologia. Per Emma, invece, si era fatto avanti un impavido Grifondoro, biondo e di bell’aspetto, ma su di lui Areal sapeva ben poco. Canni aveva dovuto aiutare la cugina con il suo vestito pieno di pieghe e stoffa svolazzante. Era argentato, aveva un raffinato scollo quadrato e la gonna non tanto lunga era gonfia e piena di tulle.

Areal era rimasta per ultima dentro la loro camera, e lanciò un’ultima occhiata allo specchio prima di scendere. Jude ed Emma le avevano acconciato i capelli, ed il vestito che indossava le era stato inviato da sua zia, che non appena aveva saputo del ballo, era corsa in centro a fare compre.

E secondo Canni la vecchia e cara zia Matilde ci aveva proprio azzeccato.

La ragazza sbuffò un’ultima volta, tirò su le guance per fare un sorriso forzato e abbandonò la stanza.

Bella e sorridente: così doveva essere. Perché niente e nessuno doveva guastarle le giornate. Areal era forte, era intelligente, avrebbe trovato la forza per superare gli ostacoli e dimenticare gli enigmi irrisolti.

O quanto meno così sperava.

 

Draco Malfoy era cresciuto in un ambiante di feste, cerimonie e buona educazione. Non aveva certo dimenticato tutti i party che sua madre aveva dato dentro Malfoy Manor, dove gente di alta classe si pavoneggiava fra calici di champagne e abiti costosi e raffinati.

Per lui tutto quel mondo di luci e balli era più che normale.

Ci era cresciuto dentro.

Era stato educato per apparire sempre impeccabile, rigido e composto proprio come ogni Malfoy che si rispetti. Per tale motivo, a lui, del ballo del Ceppo poco importava. Forse poteva usare quell’occasione per fare baldoria e creare scompiglio con i suoi compagni.

Di certo non era emozionato come quelle stupide ragazze, ma non era neppure impacciato come quel fesso di Tiger che forse non aveva mai indossato un frak in vita sua. Draco non aveva avuto bisogno né di lezioni di ballo né di benton.

Lui aveva la classe necessaria già di per sé.

Era come al solito annoiato, mentre appoggiato ad una delle colonne fissava Pancy e Blaise che discutevano serenamente. Blaise aspettava la sua accompagnatrice, e Draco e Pancy gli tenevano compagnia.

Proprio in quel momento Draco osservò distrattamente la sua compagna per quella sera, ovvero Pancy Parkinson. Tutti nella sua casa davano per scontato che loro due andassero al ballo insieme, e così era stato. Perfino sua madre aveva approvato, quando –senza che lui sapesse come- era venuta a sapere con chi sarebbe andato al ballo.

Pancy era di ottima famiglia, era furba ed anche bella. Un ottimo partito per lui, sicuramente. Ma a lui in realtà, poco importava. Di matrimoni combinati o di altre stramberia, per ora, non ne voleva sapere.

Osservò l’abito semplice di Pancy, nero, stretto, aderente e lungo. Elegante e raffinato pur non avendo alcuna particolarità. Sì, forse Pancy era la ragazza adatta a lui, una sua degna accompagnatrice.

Eppure si sentiva terribilmente insoddisfatto.

Pancy faceva tutto quello che lui gli chiedeva, Pancy non era entusiasmante, e mai si faceva desiderare.

Draco era sempre annoiato, come quella sera.

Accanto a lui sfilavano varie coppie, e lui non si divertiva neppure ad osservarle e a criticarle, era annoiato e basta. Poi, senza che neppure lui sapesse perché, Pancy lanciò un’occhiata alle scale dietro di lui spalancando la bocca per poi fare una smorfia, tornando in fine a parlare con Blaise come se nulla fosse.

Per noia o per curiosità, Draco si voltò a guardare le scale alle sue spalle, e rimase senza fiato.

In cima alla scalinata c’era una ragazza, di media altezza, magra ma non troppo e con la palle lattea. Il collo era lasciato scoperto così come le spalle e le braccia delicate e sottili. Una collana luccicante risaltava sulla pelle della sua gola, mentre i capelli corvini erano acconciati e perfetti. I ciuffi davanti erano appuntati dietro e tenuti in alto da fermagli luccicanti, mentre il resto dei capelli ricadeva sotto forma di boccoli morbidi lungo il collo, sfiorandole la pelle lasciata scoperta dallo scollo del vestito.

Il vestito poi, non si poteva fare a meno di ammirarne l’eleganza.

Era color panna, aveva un classico corpetto a cuore con incastonati tanti piccoli e luccicanti diamanti. La gonna arrivava al ginocchio, a più strati di tulle bianco spolverati d’argento. Era un vestito molto particolare che passava dall’aderenza del corpetto alla sofficità vaporosa della gonna, inoltre, quel color panna tempestato di diamanti ricordava la luce delle stelle.

Ma la cosa che davvero gli tolse l’ultimo respiro, fu il suo viso.

Allungato, con gli zigomi leggermente alti, fine ed elegante come quello di una fata. La pelle chiara, le guancie appena spolverate di rosa e le labbra inumidite da un lucidalabbra brillante. Gli occhi erano semplicemente incantevoli, grandi, rotondi e nello stesso tempo allungati. Le iridi erano di un blu intenso e le palpebre appena truccate.

Proprio in quel momento, la ragazza arrossì d’imbarazzo come se si fosse accorta dell’occhiata penetrante con cui Draco si stava imprimendo nella mente ogni dettaglio di lei. Abbassò appena il mento e le lunghe ciglia nere le sfiorarono la pelle delle gote deliziosamente imporporate. Le labbra si piegarono appena all’insù, e Draco sentì il cuore mancargli di un battito davanti a quella visione tanto angelica.

Quella ragazza appariva fragile ed indifesa, un giglio bianco.

Quella ragazza, pensò Draco, era maledettamente bella. Uno spreco, se messa nelle mani di un ragazzo qualunque, di un comune imbecille come i tanti presenti nella scuola. 

Se Draco Malfoy non avesse mai visto prima quella ragazza, avrebbe pensato che entro pochi giorni avrebbe dovuto farla diventare sua. A tutti i costi. Quella era la ragazza adatta a lui, la degna compagna di Draco Malfoy.

Poi vide un ragazzo alto e bruno con la veste elegante di Durmstrang avvicinarsi cautamente a lei, accennare un chino e tenderle la mano. Quando Draco vide la ragazza sorridergli timidamente, ed accettare quella mano, dentro di lui galoppò un sentimento feroce: la gelosia.

Osservò i due allontanarsi, senza riuscire a fare a meno di notare quanto bene stessero insieme, e sentì la rabbia soffocarlo.

Perché nessun’altro meritava quella ragazza più di lui.

Ma così sarebbe stato, se lui non avesse precedentemente avuto modo di conoscere quella ragazza. Peccato però che lui la conosceva e come quella ragazza, sapeva il suo nome, ed era stato lui stesso ad allontanarla. 

Draco si era allontanato da Areal per due motivo. Uno: per orgoglio, perché due persone di mondi opposti come lo erano loro, non avrebbero mai dovuto mischiarsi. E come secondo punto, nonostante fosse il principale, Draco aveva allontanato Areal da se stesso… per proteggerla.

      

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

Spero che abbiate passato tutti delle buone feste e che questo nuovo anno posso essere meraviglioso.

Grazie Mille a BumBj, ViolentFlames, _Beth e a JuliaSnape per aver recensito, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate ^^

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** Opposti ***


23. Opposti.

 

 

 

La sala grande, adornata con un tema prettamente invernale, era gremita di gente festante, abiti eleganti e volti sorridenti. Abeti natalizi erano sistemati ai quattro angoli della sala, e le pareti erano agghindate con finte lastre di ghiaccio e ghirlande. Il tetto incantato riproduceva una tenue nevicata. Il pavimento stesso sembrava una pista di pattinaggio sul ghiaccio sulla quale tuttavia non si scivolava.

Areal scorse appena le due coppie sedute poco lontano da lei. Canni conversava serenamente con Erick, Jude ed il suo accompagnatore. Sembravamo molto sereni e allegri, i ragazzi sorseggiavano una bevanda. Emma stava ballando nell’angolo della sala ancora dedicato ai lenti.

John era vicino a lei, a dire il vero non si era staccato dal suo fianco per tutta la serata. Adesso rideva animatamente con dei suoi compagni di scuola e tre ragazze di Hogwarts, tutte più grandi di Areal. Quest’ultima era distratta, e si lasciava incantare dal movimento attorno a lei. Non aveva tanta voglia di discutere con quelle persone che non conosceva affatto.

E poi si sentiva strana. Inquieta.

-Ti va di fare un giro fuori?- le sussurrò John in un orecchio. La sua voce era melodica e tranquilla, tradendo appena una nota d’ironia.

-Certo- affermò Areal, sforzando un sorriso.

Era molto strano quel suo largo cucino che non aveva mai visto, e ancora non capiva quanto realmente Foreberth fosse. Aveva ideali identici a suo padre e a suo nonno? O come lei rappresentava un’accezione?

La sua domanda avrebbe presto trovato risposta.

Quando raggiunsero l’esterno innevato, si accomodarono sotto i portici sedendosi sui muretti. A dire il vero fu Areal a sedersi, poiché dopo due secondi il ragazzo si alzò e iniziò a passeggiare, facendo avanti e indietro.

-Allora- esordì –cosa vi fanno fare ad Hogwarts per divertirvi?-

Areal fece spallucce –niente di che-

-Quindi è vero quello che si dice?-

-Cosa si dice?- chiese Areal, le sopracciglia incurvate.

John fece una breve risata, poi alzò gli occhi al cielo. Si era avvicinato alla ragazza, aveva un piede appoggiato al muretto e il gomito sul ginocchio sollevato.

–Che Hogwarts è una scuola per santarellini, che obbediscono solo alle regole-.

-E tu invece? Non le segui mai le regole?-

-Sì che l seguo. Ma non sempre.-

Areal abbassò la testa, uno strano dubbio le si insinuò dentro.

-Quindi,- proseguì il giovane, –non hai mai provato magia nera, giusto?-

-No.- Areal trafisse John con un’occhiata truce.

-Peccato. Sai, io non sono un mago cattivo come potrai pensare in questo momento, ma provare qualche gioco di tanto in tanto non fa male.-

-Gioco?- strillò Areal, alzandosi in piedi. –Non sono giochi e lo sai, non sei stupido.-

John inarcò le sopracciglia, e staccò il piede dal muretto mettendosi in posizione eretta. Studiò Areal, poi sorrise.

–Ma io avevo intenzione di farti vedere una cosa che ho imparato. Scommetto che alla fine ti piacerà-.

Senza che Areal potesse fare altro che indietreggiare, il ragazzo estrasse la bacchetta da sotto il mantello e la puntò contro il palmo della mano libera, su cui si accese una sfera nera. Areal non riusciva a staccare gli occhi da quella sfera crescente, e riprovò le sensazioni provate nel sogno della sera prima, quando si sentiva inevitabilmente attratta dalla mano del Mangiamorte.

Quella storia non le piaceva.

–Basta!- strillò, riscoprendosi la gola secca. –voglio tornare dentro-.

John mise fine all’incanto e la sfera nera scomparve. Mise via la bacchetta e puntò i suoi occhi scuri in quelli di Areal.

–Non volevo certo farti arrabbiare. Dai, non ti scaldare così tanto…-

Areal indietreggiò quando il ragazzo azzardò un passo verso di lei. Era stata una stupida a fidarsi, i Foreberth erano tutti uguali.

Erano cattivi.

Non aveva conosciuto altre donne della sua dinastia, ma tutti gli uomini conosciuti tendevano sempre alla magia oscura. E quel John Foreberth non era da meno, anche se un suo parente aveva litigato con un capostipite per difendere una nata Babbana.

-Dai, fai la brava. Stai tremando, ti scaldo soltanto…- sussurrò il ragazzo, fattosi estremamente vicino, pronto a stringerla.

-No, voglio che te ne vai.-

-E io voglio che ti dai una calmata!- all’improvviso i modi gentili ed eleganti di John scomparvero dietro una maschera autoritaria e impenetrabile.

Areal capì di essere sola, nessuno era nel cortile, faceva troppo freddo. John era ad palmo da lei.

-Non osare fare un altro passo verso di lei.-

Areal sussultò e spalancò gli occhi come un topolino davanti ad un serpente.

Quella voce.

Era facile da riconoscere, era acuta ma maschile, e apparteneva ad una persona che lei conosceva bene.

Davanti a lei John Foreberth scattò allerta e scrutò con rabbia la figura appena arrivata.

Draco Malfoy era fermo a poca distanza da loro, il corpo rigido e minaccioso nonostante mostrasse una certa indolenza. Lo sguardo autoritario ed il mento sollevato non ammettevano repliche. I capelli biondi erano accuratamente pettinati, peccato che ciocche ribelli gli coprissero la fronte. Vestiva con un classico ed elegante smoking nero e la giacca era a mo dì mantello, la camicia ed il papillon bianchi.

Con un sorriso trionfante, John costatò che Draco era più masso di lui e soprattutto meno largo di spalle.

-Cosa vuoi? Non hai niente di meglio da fare, Malfoy?- lo derise lo studente di Durmstrang.

Draco assottigliò lo sguardo. –Dovresti temerlo il mio cognome, anziché beffeggiarlo, e sai anche perché…-

Qualcosa di nuovo balenò sul volto di John, ed Areal lo notò. Era come se il ragazzo avesse capito l’avvertimento nascosto nelle parole di Draco.

La ragazza fece scivolare il suo sguardo da un ragazzo all’altro, entrambi erano seri mentre si fissavano negli occhi. Areal capì che fra i due stava avvenendo una conversazione silenziosa su un argomento che lei ignorava.

John piegò la testa all’indietro e rise. –Tuo padre non è qui, e al momento non credo tu sia in grado di fermarmi. Forse quando avrò finito con questa ragazza avrò tempo per occuparmi anche di te.-

-Forse.- rispose Draco senza cambiare atteggiamento. Non batteva ciglio. –Ma se farai anche una sola delle cose disgustose che hai in mente di fare alla ragazza, ne informerò mio padre, che come ricordi è un caro amico del preside della tua scuola. Se glielo chiede mio padre, il tuo preside non potrà che prendere provvedimenti… Io dico che ti butterà fuori a calci…-

John ringhiò silenziosamente. Alzò il mento, e senza guardare minimante Areal, abbandonò la scena sparendo chissà dove.

Areal si lasciò cadere sul muretto e tornò seduta, la testa abbassata.

Si sentiva uno schifo.

Uno schifo per essersi fidata di un ragazzo, illudendosi che qualcun’altro con il suo cognome potesse rivelarsi una brava persona. Uno schifo, perché ancora una volta aveva avuto bisogno di Draco Malfoy per uscire dai guai.

La ragazza si accorse di stare gelando dal freddo solo quando una giacca di caldo tessuto si posò cautamente sulle sue spalle.

-Fa molto freddo. È meglio se ti riaccompagno dentro.- Disse Draco con noncuranza. Appariva ancora arrabbiato, forse per quello che era successo. Ma soprattutto, Areal lo trovò maledettamente distaccato, come se stesse discutendo con un perfetto estraneo.

Areal osservò appena la giacca nera del ragazzo posata su di lei, poi il ragazzo stesso, con il capelli scompigliati, gli occhi color tempesta, e coperto solo dalla camicia bianca.

Tutto quello, fu troppo per lei.

Scattò in piedi lasciando che la preziosa giacca di Malfoy cadesse rovinosamente a terra inumidendosi con la neve residua. Draco seguì la caduta della giacca così come avrebbe seguito il ronzare di una mosca.

-Dimmi perché, Draco!- infuriò la ragazza. –Spiegami perché devi rispuntare fuori ogni volta che sono in pericolo! Perché ti diverti a sconvolgere la mia vita? Perché salti fuori quando decidi tu, mentre quanto ti vorrei vedere io, tu non ci sei?-

Calò il silenzio, Draco teneva gli occhi bassi sulla giacca ai piedi della ragazza, le mani in tasca.

Areal riprese parola, con voce appena più calma di prima.

–Perché ti allontani da me, se poi torni in momenti come questi? Sono stanca di questa giostra, Draco, voglio scendere. Voglio che decidi se stare con me oppure no.-

Il ragazzo non alzò lo sguardo. –Siamo troppo diversi, Areal. La mia scelta l’ho fatta da tempo. Noi non possiamo frequentarci. Fine della storia.-

Areal sentì distintamente il pugnale affondare dentro il suo cuore e il gelo invaderla. Fu quasi scioccata quando, abbassando lo sguardo, si accorse che non c’era nessun pugnale a farla sanguinare. Oltre a sentirsi atterrita, però, si accorse di poter anche essere molto arrabbiata.

Stava per aprire bocca, ma Draco continuò.

-Non voglio più sconvolgerti l’esistenza. Non dovrai più vergognarti di avere un amico malvagio o fare finta che non lo sia mai stato. Io sono quello che sono e non intendo cambiare. E tu… tu sei troppo immacolata per unirti a me-.

Areal era sconvolta, si sentiva come se una bufera l’avesse appena investita, e il freddo nella voce di Draco la gelò ancora di più.

Scosse il capo. –E se a me non importasse? Se io fossi disposta a fingere di non vedere ciò che fai quando non sei con me?-

Per la prima volta Draco la guardò negli occhi, ma la sua espressione era solo rabbiosa e quasi disgustata. –Sei disposta a fingere che non sia io quello che fa impazzire Vitious durante le lezioni? Sei disposta a fingere che non sia io quello che crea scompiglio in tutta Hogwarts?-

-Sì- fu la risposta.

Draco tradì un attimo di incertezza, poi sorrise amaramente, prima di nascondere le mani in tasca e avvicinarsi minacciosamente verso di lei.

Per la prima volta Areal ebbe paura.

-Io voglio solo ripulire la terra dai Babbani.- spiegò con voce fredda e monocolore. –Voglio circondarmi solo di gente del mio rango. E tu non ne fai parte.- fece una pausa nella quale indietreggiò. –Ho scelto io per entrambi. Non possiamo essere amici. Dimenticami e basta.-

Dopo aver pronunciati tali orribili parole, Draco si chinò per raccogliere la giacca e, nel farlo, sfiorò Areal.

Si voltò e se ne andò, lasciando la ragazza pietrificata. Quest’ultima provò a controllarsi, a dirsi che andava tutto bene, ma fallì.

Cadde in ginocchio, il suo vestito panna che si confondeva con il candore della neve. Si coprì il volto con le mani ed iniziò a piangere.

Draco, anche se di spalle, aveva udito i suoi singhiozzi e si era voltato. Anche se per pochi secondi, aveva visto con i suoi occhi la peggiore delle scene: Areal che piangeva per lui. Era orribile veder piangere una ragazza per colpa sua, ma il sapere che quelle lacrime venivano versate per affetto nei suoi confronti, gli diede un brivido piacevole. D’altra parte non si lasciò piegare dal dolore, serrò la mascella e tornò dentro.

Doveva farlo.

Areal si ripromise, fra le lacrime, di dimenticarsi per sempre del Serpeverde, ma era una promessa infranta già in partenza.

Dentro gli occhi cattivi di Draco c’era ancora una luce a cui lei voleva bene.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

Grazie tante a:

JuliaSnape

ViolentFlames

BumBj

Per aver recensito, spero che il capitolo sia piaciuto e chiunque volesse lasciare un commento mi farebbe felice.

Grazie e a presto ^^

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** Odio ***


Un ragazzo era morto, Harry Potter diceva che il signore oscuro era tornato

24. Odio.

 

 

 

Un ragazzo era morto, Harry Potter diceva che il signore oscuro era tornato.

Alcuni lo ritenevano folle, dicevano che era stato lui ad uccidere Cedric Diggory.

Ma, al ritorno di Voldemort, Areal non pensava, per lei era morto e non poteva essere tornato. Però sapeva che i suoi seguaci erano ancora a piede libero e tramavano per riportare il terrore che c’era al tempo del loro signore. Magari avevano davvero trovato un modo per far rivivere i morti, chissà. Ciò che era certo era che i Mangiamorte erano scesi in campo durante la finale di Quidditch, creando caos e scompiglio. Ma era anche certo che Harry Potter non mentiva, e proprio Harry aveva detto che Lucius Malfoy era un Mangiamorte.

Areal gemette ancora, soffocando un gemito contro il cuscino che stringeva convulsamente. Era distesa sul suo letto, nella torre dei Corvonero per il quinto anno consecutivo. Aveva passato tutta l’estate a piangere, dopo che Draco se ne era andato e la scoperta di Potter aveva iniziato a girare fra i suoi amici più stretti. Areal era corsa a chiedere maggiori spiegazioni a suo zio, che le aveva spiegato che Lucius Malfoy era un noto Mangiamorte, scampato ad Azkaban dopo la morte del signore oscuro, per aver dichiarato di essere stato vittima della maledizione Imperius.

Potter diceva di aver visto lo stesso Lucius la notte in cui Diggory era morto e  il signore oscuro ritornato. Ma era vero? Lucius Malfoy era davvero un seguace di Voldemort anche in quel momento, mentendo anni a dietro per scampare alla prigione?

Areal aveva la risposta proprio fra i suoi ricordi. La notte della coppa dal mondo di Quidditch Draco si era comportato in modo a dir poco strano, come se tutto ciò che stava accadendo fosse scontato, previsto.

Se sei con me non ti toccheranno, aveva detto.

Di quali altri prove aveva di bisogno Areal per convincersi dei fatti?

Draco si era allontanato da lei perché era figlio di un Mangiamorte, ecco perché.

La cena d’inizio anno ad Hogwarts, Areal l’aveva passata dando le spalle al tavolo dei Serpeverde, aveva pianto abbastanza durante l’estate per farlo anche la prima sera di scuola. Ma nonostante i suoi buoni propositi, era stata costretta a correre in camera sua a piangere, lasciando le amiche al tavolo dei Corvonero.

Perché si era affezionata così tanto ad uno come Draco? Perché non a qualcuno come lei? Forse era destino, per anni era fuggita dal suo cognome e dalla sua famiglia, ma era finita nuovamente con un Serpeverde.

Un Mangiamorte, sta volta.

Di male in peggio, sì, era destino.

Voleva rivedere Draco, parlargli, stare con lui, ma allo stesso tempo sapeva di non poter cambiare le cose. Sapeva di non poter accettare un Mangiamorte.

Per tutta l’estate aveva provato a distrarsi, era uscita con i vecchi amici di infanzia, tutti maghi. Si era divertita con loro, soprattutto con Adam Bencks, un vecchio amico che sembrava capirla più di tutti. Erano anche stati insieme, ma non aveva funzionato. Adam frequentava la scuola di Hogwarts, era un Grifondoro, ma Areal non aveva mai fatto caso alla sua presenza. Chissà come sarebbe stato imbarazzante vedersi per i corridoi quel quinto anno, dopo l’estate trascorsa insieme. Adam però non sapeva che Areal lo aveva mollato perché aveva per la testa un Serpeverde, e perché non faceva che piangere per lui da quando aveva saputo la verità.

E come ciliegina sulla torta c’era stata la nomina di Areal come prefetto della sua casa, insieme ad Erick. Era felicissima di quel ruolo, ma non poteva certo immaginare che durante il viaggio in treno avesse partecipato alla prima riunione fra prefetti, scoprendo che Draco era stato nominato prefetto della sua casa insieme a Pancy. Vederlo dovendo fingere di non conoscerlo, dopo aver passato intere settimane a pensarlo, era stata una pugnalata in pieno petto.

 

La prima mattina ad Hogwarts, Areal, Erick e Canni erano stati molto impegnati. Canni era diventata capo della squadra di Quidditch del Corvonero, ed insieme ad Erick dovevano preparare le selezioni di inizio anno, ma Erick era anche Prefetto, e con Areal aveva dovuto ritirare i turni di sorveglianza, e tutti gli altri programmi.

Canni ed Erick stavano discutendo tranquillamente, quando passando dal cortile, Areal venne chiamata da qualcuno.

-Ti posso parlare?-

Quando la ragazza si voltò vide un ragazzo alto e affascinante con i capelli biondo platino tutti spettinati, la divisa dei Serpeverde che aderiva al corpo perfetto, e due occhi color tempesta che invece che fissarsi dritto nei suoi, la stavano squadrando da capo a piede.

Canni si fece subito avanti, rabbiosa. –Areal mi stava accompagnando…-

-Solo qualche minuto!- l’ammonì Draco, con uno sguardo truce.

Erick prese Canni e gli fece segno di andare, ma Canni non si mosse fino a quando Areal non le fece un cenno con la testa.

 

Draco era serio come poche volte in vita sua, arrabbiato e determinato sin da subito. Si voltò facendo strada, ed Areal capì che stavano andando al lago nero. Quando raggiunsero un posto abbastanza tranquillo, ma decisamente prima del loro solito e vecchio posto vicino al lago, Areal si fermò.

Il ragazzo si voltò a guardarla, ostinatamente immobile, stretta nelle spalle e lo sguardo basso. Draco capì che non lo avrebbe seguito oltre, allontanandosi troppo dagli altri.

Come se avesse paura di lui.

Il Serpeverde serrò la mascella, cercando di non pensare a nulla ma solo a ciò che stava per fare.

Che doveva fare.

Mentre la ragazza manteneva il silenzio, rifiutandosi di parlare, Draco estrasse qualcosa dalla tasca e gliela pose.

–Mi è arrivata questa, una settimana fa…-

Areal lo guardò solo un secondo, poi prese fra le mani la lettera che gli stava porgendo. Lesse brevemente ciò che c’era scritto e il cuore le si gelò.

 

Caro Draco Malfoy,

Non ho per nulla apprezzato il tuo atteggiamento,

quella sera  al ballo.

Per tale ragione ho deciso di dimostrarti chi dei due è il migliore.

Aspetto che tuo padre intervenga,

ma non so come, dato che ho agito fuori scuola.

P.S Areal è veramente carina.

Un Saluto, John Foreberth.

 

Areal iniziò a tremare e il suo sguardo si perse nel vuoto.

-Non ti chiederò cosa significa,- Disse Draco. –Perché lo so già.-

A quel punto prese la bacchetta e agitandola mormorò una frase. Areal avvertì qualcosa, e subito il suo tremore cessò.

Sembrò paralizzata dal terrore.

-Pensavi di nasconderli dietro un banale incantesimo? Li ho notati subito, nel treno…- Spiegò il ragazzo, e a quel punto la sua mano corse a sfiorare il collo della ragazza, dove lividi scuri avevano fatto la loro comparsa dopo il contro incantesimo di Draco.

Areal scattò indietro ma non con arroganza o ribellione, lo fece con paura. Uno salto indietro e affondò la testa nelle spalle chiudendo gli occhi.

Aveva paura di lui.

Perfino di un semplice tocco.

Draco la guardò in silenzio e, mentre lei rimaneva ferma e tremante nel tentativo di proteggersi, lui fece qualche debole passo avanti. Non fece troppo rumore né fu troppo impetuoso, agì con calma, con una gentilezza che non gli apparteneva. Le sfiorò il collo con la punta delle dita e quel tocco gelido e lento sembrò risvegliare la ragazza.

Ad Areal sembrò quasi che quella carezza di Draco le stesse infuocando il cuore ma non aprì gli occhi e, invece di rimanere ferma e farsi ancora sfiorare in quel modo dolce dal ragazzo, voltò bruscamente il capo per sottrarsi a lui.

Peccato che a quel punto i lividi sulla mascella e sulla guancia fossero stati messi in evidenza.

Draco digrignò i denti e il suo sguardo si fece furibondo e sofferente al tempo stesso. Afferrò la ragazza dai fianchi e l’avvicinò a sé con forza, impedendole di scappare.

-Cosa ti ha fatto quel maledetto? Ti ha picchiata?- Ringhiò Draco, furioso per l’atteggiamento di Areal che si rifiutava di guardarlo.

-Areal, dimmelo!-

La ragazza serrò ancora di più gli occhi e abbassò il mento più che poteva per nascondere il viso, sembrava che ogni cosa fatta da Draco la spaventasse.

Quando lui l’afferrò dai polsi per immobilizzarla la sentì gemere, ma sta volta non fu un lamento di paura, ma di dolore. Le scostò la camicia e vide i lividi violaci che dai polsi salivano fino alle braccia.

-Maledizione!- ringhiò ancora Draco.

Le prese delicatamente il viso fra le mani, cercando di imporle di guardarlo negli occhi.

–Ti ha picchiata, vero? Ti avrà attaccata mentre eri senza bacchetta. Scommetto che fuori casa non la porti nemmeno con te, dato che non puoi usarla…- in quel momento gli occhi blu di Areal incontrarono finalmente i suoi.

–Neanche lui ha usato la bacchetta, ha fatto tutto a mani nude, quel bastardo. Poi però ti ha fatto bere qualcosa, vero Areal?- 

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime mentre faceva un cenno con la testa.

Draco serrò la mascella.

–Era una  pozione che ti ha impedito di raccontare l’accaduto-

Il ragazzo sospirò e poggiò la propria fronte contro quella di Areal.

Non appena aveva raccontato tutto a suo padre, mostrandogli la lettera ricevuta, quest’ultimo aveva immediatamente spedito un gufo al preside Karkarof e, indignato, gli aveva esposto i fatti. Il preside aveva interrogato John fino a fargli uscire la verità dalle labbra a forza, e dopo di che lo aveva cacciato da scuola.

Eccoli i vantaggi di avere un padre Mangiamorte, pensò Draco, che fra di loro si rispettano facendosi favori a vicenda.

Abbracciò forte Areal permettendole di piangergli sulla spalla, e mentre lei piangeva lui le accarezzava i capelli.

-Non temere, non ti toccherà più. Ha già pagato per ciò che ha fatto - disse Draco.

Areal avrebbe tanto voluto scappare da quelle braccia, le stessa che l’avevano protetta alla finale di Quidditch avvenuta l’anno prima. Ma, se Draco era stato in grado di proteggerla in quella sede, era stato solo perché era figlio di un Mangiamorte. E, lei ne era certa, per lo stesso motivo era riuscito a farla pagare a John.

Improvvisamente quell’abbraccio non le sembrò più tanto caldo, ma gelido. Ricordò il pomeriggio in cui John l’aveva trascinata a forza in un vicolo e l’aveva picchiata senza neppure darle spiegazioni, borbottando frasi senso e dicendo che la colpa di ciò che stava accadendo era solo di quel Malfoy.

Non aveva potuto raccontare nulla perché la pozione che le era stata fatta ingoiare glielo aveva impedito, e ogni notte si rivedeva in quel vicolo e tremava di paura.

E lui non c’era.

Draco le baciò la fronte e lei desiderò solo di poter fuggire.

-Perdonami- le sussurrò. -È stata tutta colpa mia, come sempre-

Areal spalancò gli occhi.

John aveva accusato Draco, ma di fatto ero stato lui a picchiarla, non Draco. Il Serpeverde era lì in quel momento, aveva fatto attivare il padre a finché John venisse punito, era corso da lei ed in quel momento la stava abbracciando.

E si stava scusando.

Avrebbe potuto fregarsene, informarla dei fatti e poi andarsene. Invece era rimasto e la teneva ferma mentre tremava, scusandosi per colpe non sue.

Lui non aveva fatto altro che difenderla quella sera al ballo del ceppo, altrimenti John chissà cosa le avrebbe fatto già quella volta.

Alzò gli occhi verso il biondo e lo guardò intensamente: come fuggire da lui? Poteva anche essere figlio di un Mangiamorte, ma ciò che provava per lui non poteva cambiare.

Draco non meritava il suo disprezzo.

Il cuore le si incendiò, sta volta per l’affetto.

-No!- Piagnucolò fissando i suoi occhi di zaffiro i quelli argento di lui. –Tu mi hai appena dimostrato che ci tieni a me, e questo mi basta. Non sei come lui, non potrai mai esserlo-

-Ma è stato per fare un dispetto a me che quel bastardo ti ha fatto del male!-

Areal si strinse di più contro il petto di Draco.

–Non importa- mormorò. –Adesso sei qui, con me. E mi basta-

Draco la strinse, ma era quasi infastidito dalla sua tolleranza.

–Io sono come lui Areal, dovevo starti lontano già da tempo-.

Areal staccò la testa dalla spalla di Draco per guardarlo negli occhi. –Tu non sei come lui! Non mi avresti mai fatto le cose che mi ha fatto lui!-

-Non ti avrei mai toccato, è vero. Quello schifoso non merita neanche di stare al mondo, l’ho fatto buttare fuori dalla scuola.-

Areal lo guardò intensamente, e finalmente parve tornare padrona di sé. La determinazione che solitamente la caratterizzava tornò a splendere nel suo sguardo, all’improvviso, come se qualcosa l’avesse colpita con forza costringendola a risvegliarsi.

–Perché tuo padre e Karkarof sono Mangiamorte, vero?-

Draco sgranò gli occhi.

Si allontanò sciogliendo l’abbraccio.

–Tu credi a quello che dice Potter? Il signore oscuro non è tornato, mio padre…-

-Non mentire-

La voce della ragazza sembrava di ghiaccio, ancor più del suo sguardo.

Draco non disse nulla.

-La finale di Quidditch- spiegò lei brevemente.

Il ragazzo chiuse gli occhi coprendoseli con la mano, successivamente quella stessa mano si cacciò indietro i capelli finiti sulla fronte. Fece alcuni passi fino a sedersi sull’erba, silenzioso.

Areal gli si avvicinò, si asciugò le lacrime e si sedette al suo fianco.

-Se qualcuno scopre che sai…-  iniziò Draco.

-Non lo dirò a nessuno. Sarà il nostro segreto-

Draco guardò Areal e, trovandosi davanti a quegli occhi blu, grandi, tristi, eppure sorridenti, mentre dentro di lui si scatenava una bufera, fece solo crescere la sua rabbia. Quel maledetto John.

Ma forse, leggendo quello sguardo furioso, Areal capì come il ghiaccio stesse avvolgendo il cuore di Draco.

E lei non poteva permetterlo.

Lo abbracciò.

Il ragazzo la fissò in silenzio e con infinita lentezza ricambiò l’abbraccio. Non sapeva se Areal sarebbe diventata o meno una grande strega ma, su di lui, aveva un potere smisurato.

-Lo capisci adesso, perché dico che non posso stare con te?- chiese Draco.

-Lo capisco. Ma so chi sei, e mi sta bene. Non voglio perderti di nuovo.-

Draco sospirò.

-Non te ne andrai, vero?-

Lo impietosì, quasi, con quella voce sottile che usò a mo dì supplica.

-Se vuoi che resto con te, ci resterò. A quanto pare ogni volta che mi allontano ti succede qualcosa di male!-

Areal lo guardò negli occhi, seria ma con un sorriso.

–Perché quelle sono persone cattive, non tu. Lo sei con gli altri, per difenderti, ma non lo sei con me-

-Non lo sarò mai con te, non potrei mai farlo- Precisò. -Ma con gli altri…lo trovo divertente! Lo sai questo, vero?-

-Diciamo che alcuni se lo meritano, per gli altri… aspetterò che smetta di divertirti.-

Draco si fece serio.

–E se non dovesse smettere di divertirmi?-

-Non mi importa, non voglio stare ancora senza rivolgerti la parola.-

Draco, stranamente, sotto i raggi del sole, riuscì a nascondere con difficoltà un sorriso, mentre si voltava a guardare il fiume in lontananza, senza aggiungere un’altra sola parola.

Le scelte da fare sarebbero state ancora tante, e le guerre da affrontare molte di più. Ma, almeno per il momento, i due ragazzi sapevano di poter rimanere insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

Come al solito grazie a tutti, colgo l’occasione per precisare una cosa, dato che qualcuno me lo ha chiesto.

Io adoro tutti quelli che recensiscono, mi fanno felice e li ringrazierei all’infinito. Ma, proprio perché vi ringrazio tutti e farei una statua ad ognuno di voi, non potrei fare disparità sottolineando qualcuno anziché un altro.

Quando vado a riguardare il capitolo pubblicato non vedo alcuna sottolineatura oppure la trovo sotto qualche nome ma senza capirne il perché. Forse, nel fare un copia e incolla dei vostri Nick (per non sbagliare qualche lettera!) ricreo il collegamento, non so cos’altro pensare, si accettano teorie al riguardo XD.

Sperando di non aver offeso nessuno, preciso che non ho mai fatto sottolineature nei ringraziamenti finali (non intenzionalmente, almeno).

Ripeto: ognuno di voi mi rende felice con la propria recensione e lo ringrazio immensamente.

 

Ora, passando avanti, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto e aspetto i vostri commenti.

Naturalmente grazie a chi legge soltanto.

 

Un bacione a:

ViolentFlames

BumBj

JuliaSnape

 

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Capitolo 24
*** Scale ***


25

25. Scale.

 

 

 

 

-Non riesco ancora a pensarci, è stato raccapricciante-

-Ti riferisci all’atteggiamento dell’ Umbridge, o a quel pazzo di Potter?-

-A entrambi, santo cielo, a entrambi!-

Il ragazzo sogghignò e tornò a sbirciare oltre il muro.

-Potter non doveva nominare il nome di-tu-sai-chi ad alta voce per ben due volte, e quell’Umbridge… proprio non la sopporto, è inquietante!-

-Ha spedito Potter in punizione…- sottolineò il ragazzo, con una nota volutamente compiaciuta nella voce.

Areal sospirò, guardò Draco con aria di rimprovero ma alla fine sorrise.

I due ragazzi erano nascosti in un angolo delle scale, dove difficilmente sarebbero stati scovati. Essendo prefetti, avevano dei compiti da svolgere tra cui la sorveglianza notturna. Con piacere erano venuti a sapere che i loro orari coincidevano insieme ad Hermione Granger e al ragazzo prefetto per Tassorosso. Ovviamente, dopo le prime storie da parte di Areal, lei e Draco avevano deciso di passare assieme quelle noiose ore notturne. D’altro canto, diceva Draco, se qualche ragazzo avesse trasgredito le regole aggirandosi per le scale, loro di certo lo avrebbero visto.

-Non dirmi che sei contento del metodo d’insegnamento di quella donna!- disse Areal, stupita.

-Certo che no.-  rispose Draco. –Anche a me scoccia passare sui libri delle ora normalmente di pratica-

Areal sbuffò, sistemandosi meglio la gonna. Era seduta sulle scale, mentre Draco sul pavimento del pianerottolo fra le due rampe. Erano al buio, costretti a sussurrare e a tenere le bacchette accese con l’incanto Lumus per potersi quanto meno vedere in faccia.

La prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure era stata una spiacevole sorpresa. La nuova insegnante, Dolores Umbridge, era un tiranno mandato dal Ministero della Magia per dettar legge dentro Hogwarts. La cosa era apparsa subito chiara, anche ai più ingenui. Luna Lovegood diceva che suo padre aveva affrontato l’argomento sul Cavillo, la rivista che dirigeva, ma il Ministero gli aveva impedito di approfondire la cosa. Era assurdo che quella donna proibisse ai suoi alunni di sperimentare gli incantesimi con le bacchette, la teoria non poteva in alcun modo essere sufficiente. Per di più negava, e costringeva a negare, il ritorno di Voldemort, per questo si era scontrata animatamente con Harry Potter.

-Non pensi che dovremmo imparare a difenderci?…- sussurrò Areal, giocando distrattamente con la bacchetta e tenendo gli occhi bassi.

Sperò che Draco non si arrabbiasse.

Il biondo serrò la mascella, lui era uno dei primi a sapere che Potter non mentiva. Suo padre gli teneva nascoste molte cose, e sua madre ancora di più, ma non erano riusciti a nascondergli il ritorno del loro signore.

Certe cose non si possono proprio nascondere.

Erano sempre preoccupati, allerta, timorosi di fare la mossa sbagliata o di non agire per tempo. In contemporanea erano vittoriosi, soddisfatti, determinati. No, proprio non erano riusciti ad ingannare Draco quella volta. Il Signore Oscuro era tornato, e presto avrebbe agito.

-Mettiamola così- esclamò Draco, cercando di sembrare ironico quando in realtà era serio, se non addirittura spaventato. –Noi due non avremmo nulla da temere-

Areal lo guardò seria, me nessuno dei due fu capace di aggiungere altro.

Draco sosteneva, e sapeva, che i purosangue non dovevano temere Voldemort, per il resto… niente era sicuro. Il signor Malfoy sperava in un mondo dove quelli come lui venivano trattati con il massimo rispetto, mentre i mezzosangue considerati alla pari degli insetti, e i Babbani seppelliti dal terrore, senza costringere più i maghi a nascondersi.

-Comunque sia io odio quella donna!- sbottò la ragazza.

Draco sorrise –Sai già duellare-

Areal ricambiò il sorriso –Conosco gli incantesimi, ma vorrei sapere di più-

-Tipico di vuoi secchioni!-

-E tu, invece? Pensi di passare i G.U.F.O?-  

-Certamente, dimentichi con chi hai a che fare?-

-Certo che no, signor Malfoy!- lo canzonò, per poi scoppiare a ridere.

Draco si sollevò e le si avvicinò per farle il solletico. –Sei antipatica!-

-Mai quanto te, Serpe-

Improvvisamente, Draco si fermò.

Sembrò che avesse sentito qualcosa, un rumore forse, ma il suo sguardo cambiò in maniera evidente.

Abbassò gli occhi color ghiaccio ed Areal si sentì vuota senza quelle sfere di cristallo a guardarla, con un’intensità propria solo di Draco Malfoy.

Il ragazzo si le si avvicinò di più assottigliando la distanza fra le loro labbra, che tuttavia non sfiorò neppure. La ragazza trattenne il respiro quando Draco fece risalire le sue labbra sulla sua fronte, posandole un bacio delicato. Le accarezzò una guancia con la punta delle dita gelide, che fece scivolare lungo il suo collo elegante lasciandole brividi di piacere. Le labbra di Draco scesero di nuovo fino a fermarsi davanti alle labbra di Areal ma, ancora una volta, ci rimasero davanti per mezzo secondo per poi spostarsi con studiata lentezza a baciarle la guancia. Le soffiò audace in un orecchio, sussurrandole:

-Non ti permetterò mai di combattere. Sono qui per difenderti-

Mentre il suo cuore batteva all’impazzata e il suo respiro sembrava congelato insieme al suo cuore, poco lontano da lì, nelle scale del piano inferiore, Areal vide di sfuggita la sagoma di  Hermione che guardava verso di loro, e le sembrò che stesse scuotendo il capo. Ma probabilmente lo aveva solo immaginato.

 

Nelle settimane a venire Dolores Umbridge diede il peggio di sé stessa sconvolgendo totalmente la normale routine di Hogwarts. Dopo una violenta sfuriata con la professoressa McGranitt, il primo tabernacolo era stato appeso al muro dell’ingresso alla sala grande, in cui diceva a chiare lettere che l’Umbridge era stata nominata inquisitore supremo di Hogwarts per conto del Ministero della magia. Ciò le dava il diritto non solo di rivoluzionare il metodo d’insegnamento nella sua materie, ma le regole di tutta Hogwarts, che sembrava già iniziare a tremare sotto la sua furia in rosa.

L’Umbridge iniziò sin da subito a girare per i corridoi come un controllare, per verificare lo stato ed il comportamento degli studenti fuori dalle aule. Iniziò a fare domande ad ogni singolo docente durante le ore di lezione, senza preoccuparsi né di imbarazzarlo né di invadere i suoi spazi, ed ad ogni risposta prendeva nota sul suo taccuino. Fece appendere altri tabernacoli alla parete della sala grande, stabilendo regole sovra regole, proibendo quasi tutto ciò che c’era da proibire.

E alla fine arrivò a fare ciò che non avrebbe mai dovuto fare. La professoressa Cooman di divinazione venne licenziata, il signor Gazza portò in cortile le sue valigie, e proprio lì, sotto gli occhi degli studenti increduli, l’Umbridge diede sfogo della sua crudeltà senza farsi minimante intaccare dalle suppliche dell’insegnante di divinazione. Tuttavia Silente fece il suo ingresso facendo ammutolire tutti, e fece riportare all’interno la professoressa Cooman, in quanto l’Umbridge, pur avendo il potere di licenziare gli insegnati, non poteva bandirli dal castello.

 

Areal e Draco continuavano a vedersi durante le loro ore di sorveglianze e tutte le volte che potevano. Pancy Parkinson, per quanto assurdo, sembrava cambiata. Quando di notte doveva lasciare Draco da solo con Areal, non faceva neppure una smorfia. Le ultime due volte aveva perfino rivolto un saluto ad Areal, seguendo Erick ed ispezionando i corridoi con lui senza essere né sgarbata né antipatica. In privato Erick aveva detto ad Areal che Pancy sembrava aver messo in mostra il suo lato migliore. Probabilmente aveva imparato ad accettare Areal, ed Areal in cambio le permetteva di tenersi Draco al fianco durante le lezione e in tutti gli altri momenti in cui non era con lei.

Le cose sembravano filare liscio e rendere più sopportabile l’Umbridge. Solo un pomeriggio in biblioteca, rimasta sola ad un tavolo con Hermione Granger, dopo che Jude e Susan di Tassorosso erano andate via, la migliore amica di Harry Potter si sporse sul tavole per avvicinarla. Sembrava molto imbarazzata, e si sforzava di apparire più educata possibile.

-Posso chiederti come fai ad essere amica di Draco Malfoy?-  Domandò in un sussurro.

Areal era scoppiata a ridere.

Fraintendendo, Hermione si affrettò a scusarsi. –Voglio dire: tu sei gentile, simpatica. Sei davvero una brava ragazza, non sembri come lui-

Areal fece spallucce, avvicinandosi anche lei. –So benissimo che tipo è Draco Malfoy: Odioso, antipatico, indisponente. Perfino cattivo!- Sorrise. –Ma se ti dicessi che Draco ha un lato educato e piacevole, con cui è bello passare del tempo, mi crederesti?-

Hermione fece un sorriso strano, con l’aria di chi la sapeva lunga. –Per quanto assurdo possa sembrare, sì, ti credo-.

Chissà per quale ragione, Areal si trovò ad arrossire davanti al sorriso di Hermione Granger.

 

-Si può sapere dove stiamo andando? Qui si gela!- Si lamentò Areal, per l’ennesima volta.

Erick rise, mentre Canni continuava ad avanzare senza perdersi d’animo. Arrivarono davanti alla Testa di Porco, uno dei locali di Hogsmead. Era fatiscente ed isolato.

-Canni se ti andava di bere qualcosa, non potevamo andare ai Tre manici di scopa?- esclamò Areal –oltretutto, non potevi portarci solo Erick, cosa c’entro io con voi due?-

-Tanto per cominciare noi due non stiamo insieme- precisò Canni, lanciando occhiate di qua e di là –E poi l’appuntamento è qui-

-L’appuntamento con chi?- la voce di Areal passò dal lamentoso al sospettoso in meno di un secondo.

Canni sbuffò, prese Areal da un braccio e la trascinò sul retro dell’edificio. –Non pensi che l’insegnamento dell’Umbridge sia del tutto inutile?-

Erick era vicino a loro, accertandosi che nessuno stesse origliando.

-Certo che lo penso. Quella strega è folle!- rispose Areal.

Canni era chinata su di lei, sussurrando quasi minacciosa. –Esatto, e come noi la pensano altri-

-Altri chi?-

Erick e Canni si scambiarono un’occhiata. –Hermione Granger- disse Canni.

Areal non parlò.

-Hermione mi ha detto di venire qui, portando quelli di cui potevo fidarmi. Mi ha fatto il tuo nome-

-E perché siamo qui?-

-Non lo so di preciso, ma vuole formare una specie di gruppo, per imparare a difenderci da soli-

Areal non capiva come avrebbero fatto, ma l’idea le piaceva.

Poco dopo erano tutti riuniti in una vecchia stanza del locale. Erano una ventina, studenti di tutte le case tranne che di Serpeverde. C’era chi aveva trovato posto su una sedia e chi era rimasto in piedi. Di fronte a loro sedevano Ron Weasley, Harry Potter ed Hermione Granger. Fu proprio quest’ultima ad alzarsi, timorosa anche se decisa. Disse in breve che serviva qualcuno che imparasse realmente a tutti come difendersi, uno che aveva già affrontato il lato oscuro della magia, ovvero Harry Potter. Un ragazzo chiese da cosa avrebbero dovuto difendersi, dicendo apertamente che non credeva in quello che aveva detto Harry e nel ritorno del signore oscuro. Voleva qualche prova. Erick chiese maggiori informazioni sulla morte di Diggory, ma Harry si alzò pronto ad andarsene. Tutto stava per finire così come era iniziato, ma Luna Lovegood, accanto a me, chiese ad Harry se fosse veramente in grado di produrre un incanto Patronus. Alla conferma di Hermione tutti ammutolirono. Paciock raccontò che Harry aveva ucciso un basilisco il secondo anno di scuola, Ron che aveva lottato contro i Dissennatori al terzo anno e, per finire, Hermione ricordò che aveva affrontato Voldemort solo l’anno prima.

Ma Harry li fermò, stupendo tutti. Disse che per quanto grandiose potevano sembrare le cose raccontate, affrontarle non era affatto facile, per nulla. Affermò di avere avuto solo fortuna. Non era facile vedere un amico morire o rischiare la propria morte, non era facile come a scuola, che dopo un errore si può sempre riprovare il giorno dopo.

Areal si scambiò un occhiata con Canni, Erick e Luna, senza dire nulla.

Ma l’ultima a parlare fu Hermione, riuscì perfino a pronunciare ad alta voce il nome di Voldemort, cercando di convincere Harry ad aiutare tutti.

Era tornato, Voldemort era tornato davvero. Qualcuno lo chiese per conferma, ma tutti i presenti sapevano che era così.

Si decise di scrivere una lista con le firme di tutti i presenti, per creare quello che fu nominato: l’esercito di Silente.

Nonostante il coraggio e l’euforia di tutti, al memento, mancava ancora un luogo adatto per le lezioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

Un ringraziamento speciale, ma davvero speciale, a: ViolentFlames e a BumBj

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Capitolo 25
*** Esercito ed inquisizione ***


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Neville Paciock trovò la stanza delle necessità

26. Esercito ed Inquisizione.

 

 

 

 

 

 

Neville Paciock trovò la stanza delle necessità. Nessuno sembrava mai averne sentito parlare ma, a quanto pareva, il quinto piano di Hogwarts ospitava una stanza vai e vieni, che appariva solo quando uno studente ne aveva veramente bisogno. Al suo interno c’era tutto ciò che serviva, e la stanza prendeva sempre la forma più appropriata.

Le lezioni con Harry iniziarono subito, bastò solo informare tutti quelli dell’esercito di Silente della stanza delle necessità ed organizzarsi in modo tale che tutti quanti potessero raggiungerla senza essere scoperti. Vennero organizzati dei gruppi che dovevano salire al quinto piano in momenti diversi e, quando la lezione finiva, si usciva alla svelta sparpagliandosi il prima possibile. Tutte queste precauzioni erano state prese dopo l’ultimo divieto dell’Umbridge, che disapprovava ogni tipo di associazione tra studenti.

Harry Potter insegnò loro incantesimi di disarmo, che Areal conosceva già, ma anche gli Schiantesi, che la Corvonero fu felice di apprendere. Imparava quasi subito, tutti si aiutavano a vicenda ed Harry era veramente eccezionale. Impararono molti incantesimi utili come Reducto, Levicorpus e altri ancora.

Un giorno però, quando quasi tutti erano usciti, Harry, che era affiancato da Hermione, chiamò in disparte Canni ed Areal. Hermione era imbarazzata, ma Harry sembrava più deciso.

-Areal, la tua amicizia con Draco Malfoy ci preoccupa- Disse Harry, tutto d’un fiato.

Canni sembrò preoccupata.

Areal alzò il mento e sospirò. –Draco Malfoy rimane fuori da questa cosa. L’esercito di Silente è un mio segreto-.

Harry fece un cenno. –Non credo che Draco approverebbe la nostra idea, piuttosto correrebbe dall’Umbridge-

-Lo penso anch’io, purtroppo, per questo non parlerò mai a Draco di ciò che facciamo qui-

Hermione sorrise vedendo la tranquillità con cui Areal affrontava l’argomento.

Potevano fidarsi di lei, ne era certa.

 

-No, è assurdo, non può esistere certa gente!- Alle parole di Pancy, tutti già ridevano da tempo.

-E non hai raccontato cosa ha iniziato a fare dopo essersi rialzato- Disse Erick, smettendo finalmente di ridere.

-Oh sì, è corso via terrorizzato, cadendo per la seconda volta sulle scale e poi non faceva che urlare!- continuò Pancy.

-Come ho fatto a perdermi una scena del genere?- si lamentava Blaise Zabini, un Serpeverde molto amico di Draco.

-Me lo chiedo anch’io!- Disse Canni.

-E pensare che è successo nella zona che dovevamo controllare noi…-Disse Pancy a Draco, con un sorrisino saputello.

-Ma io ed Areal perlustravamo il terzo piano, coprendo la zona che avrebbero dovuto fare lei ed Erick- specificò Draco, mentre Pancy continuava a guardarlo con lo stesso sorrisino.

-La verità è che non vogliono ammettere di essersi persi la scena, perché avevano altro da fare…- Continuò Erick in appoggio di Pancy.

-Non è vero!- disse Draco, ridendo.

Areal spalancò la bocca fingendosi indignata. –Cosa vorreste insinuare?-

Pency ed Erick scoppiarono a ridere, ma anche Blaise e Canni. 

Per quanto assurdo potesse essere, quell’insolito gruppo si era formato per caso quella mattina assolata, abbattendo tutti i muri che potevano esserci fra quelle persone così diverse. Areal era felice, e Draco non smetteva di sorridere e di essere il Draco Malfoy che lei preferiva, ovvero il ragazzo educato e divertente. Quando era a suo aggio Draco non aveva bisogno di nascondersi dietro dispetti e cattiverie, ed Areal desiderava che fosse sempre così.

Senza il muro di ghiaccio ad avvolgerlo come uno scudo protettivo.

-Rospo in arrivo!- Fece Erick, spalancando gli occhi come se avesse visto un’oscenità.

Erano sotto i portici del cortile, Draco e Areal seduti sul muretto, Blaise dietro Draco dalla parte interna, mentre Erick, Canni e Pancy di fronte a loro sull’erba.

-Andiamo a lezione, prima che ci porti tutti nel suo ufficio- Disse Canni.

Frettolosamente si salutarono e mentre i tre Serpeverde andavano a lezione di Pozioni, i tre Corvonero raggiungevano l’aula di Trasfigurazioni.

Con l’Umbridge nelle vicinanze c’era sempre da preoccuparsi. Poteva spedirli nel suo ufficio per sospetta associazione studentesca, o punirli perché erano in sei! Giusto per capriccio! O perché sprecavano il loro tempo ad oziare. Areal sapeva che Draco e i suoi amici volevano sempre fare bella figura davanti a lei, era una persona molto importante. Lavorava al Ministero come il signor Malfoy, ed il minimo che Draco potesse fare era rispettarla.  

 

L’aria era fresca quel tardo pomeriggio, e l’erba si muoveva a causa del vento. In cielo non c’era una nuvola. Nira, la civetta di Areal, era appollaiata sul ramo di un albero lì vicino, mentre la sua padrona e Draco sedevano su di una coperta adagiata sull’erba.

-Credo di non aver alcun problema per superare gli esami- Esclamò Draco, mangiando un chicco d’uva.

-Sono solo preoccupata in pozioni…- Confidò Areal.

Draco le rivolse un ghigno divertito –Non hai ancora imparato quella materia?-

-Non vedo l’ora di arrivare al sesto anno, dove Pozioni non sarà più una materia obbligatoria e potrò abbandonarla-

Draco fece quel suo sorriso beffardo, poi alzò gli occhi al cielo. –Sai già cosa farai dopo la scuola?-

La ragazza fece spallucce. –Avevo una mezza idea… ma niente di decisivo. E tu?-

-Non lo so-

Draco guardò il cielo senza nuvole e sembrò che l’intensità del suo sguardo potesse attraversare quella distesa azzurra. Non sapeva cosa avrebbe fatto da adulto e, soprattutto, non sapeva cosa un Malfoy dovesse fare per guadagnarsi il rispetto degli altri. Suo padre lavorava al ministero, prevedere se avrebbe approvato o meno qualche altro tipo di lavoro per il figlio era un mistero.

Nel frattempo Areal stava sminuzzando un pezzo di pane e, quando la sua civetta scese dal ramo per posarsi sull’erba accanto a lei, la ragazza gli pose alcune briciole direttamente dalla sua mano, che la civette fu felice di beccare.

-Tu non hai un gufo, Draco?- chiese lei.

Draco sembrò rabbuiarsi, come se fosse arrabbiato. –No-

-Come mai?- Areal lo guardò negli occhi, mentre Nira finiva le altre briciole.

-A cinque anni mio padre me ne regalò uno, per il mio compleanno. Mi occupavo di lui ogni giorno, ma dopo due anni si ammalò. Hanno dovuto abbatterlo-

Areal abbassò gli occhi.

-Hai saputo che Potter ed alcuni suoi amici si vedono di nascosto?- chiese Draco.

-E cosa fanno?- Areal avvertì un tuffo al cuore.

-L’Umbridge è praticamente certa che stiano tramando qualcosa. Forse si allenano con la bacchetta, pare che Potter li stia addestrando-

-E l’Umbridge ha delle prove?-

-Ancora no, ma quella donna è furba, e ha orecchie da tutte le parti. Il signor Gazza ha notato movimenti sospetti al quinto piano, e non è il solo! Non vedo l’ora di cogliere Potter con le mani nel sacco!-

Areal cercò di non far trapelare nessuna delle sue emozioni. Improvvisamente, venne colta da uno scintillio sul petto di Draco. Si alzò e, aggirando la tovaglia su cui erano seduti, andò ad inginocchiarsi proprio accanto al ragazzo.

-Cos’è questo?-

Chiese, sporgendosi su di lui e prendendo fra le mani la spilla appesa al suo mantello.

Per un primo momento il ragazzo non disse nulla, fece solo un sorrisino costatando la loro vicinanza.

 -Fai parte della squadra d’inquisizione?- Chiese Areal, scioccata e visibilmente offesa.

 Draco sbuffò.

 -Ma è una donna spregevole! Vuoi vedere tutta Hogwarts sotto sopra?-

 -In parte sì.- Draco la guardò negli occhi. –Posso togliere punti ai Prefetti e Perfino ai Caposcuola-

Areal inarcò un sopracciglio –ti diverte così tanto fare il bullo?-

Draco la guardò intensamente, abbassò il viso avvicinandolo pericolosamente al suo e, con maliziosa arroganza, le sussurrò ad un palmo dalle labbra.

-

-Te la prenderai anche con me?-

Chiese la ragazza, ricambiando lo sguardo argentato senza indietreggiare.

-Mai!- 

Draco si fece stranamente serio, tornò al suo posto e, senza alcuna ragione, si rabbuiò.

–Areal?-

-Dimmi-

Il ragazzo allungò una mano verso di lei, togliendole lentamente una foglia intrappolata fra i suoi capelli.

–Tu non sai un’amica di Potter, vero?-

La ragazza ebbe quasi l’impressione che una sua risposta affermativa avrebbe potuto scatenato le ire di Draco, e non solo. Quella mano pallida e fredda che le sfiorava i capelli, avrebbe potuto serrarsi a pugno e ferirla, tanto i suoi occhi fremevano di rabbia, una rabbia che chiedeva solo di non essere accentuata.

Draco sospettava che facesse parte di quel gruppo di studenti che insieme ad Harry si riunivano di nascosto. Non sapeva dell’esercito di Silente, ma aveva praticamente capito già tutto.

Come faceva Areal a mentire a quegli occhi color ghiaccio che la guardavano leggendole l’anima, chiedendole solo un po’ di sincerità? La ragazza sapeva che Draco non avrebbe affatto apprezzato la verità, ci sarebbe rimasto male sapendo che anche lei stimava Harry Potter, ma sapeva con altrettanta certezza che non avrebbe mai fatto nulla per ostacolarla. Non avrebbe neppure detto all’Umbridge che sapeva la verità, pur di proteggere Areal.

O, quando meno, era ciò che sperava.

Poteva essere il loro segreto. Aveva promesso ad Harry e a Hermione di non dirgli nulla, ma lei si fidava di Draco, e non voleva mentire proprio a lui…

Quando il ragazzo assottiglio lo sguardo, in attesa di una risposa, Areal parlò:

-Ma no Draco, non dire sciocchezze!-

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Come al solito grazie a chi legge e soprattutto alle mie care recensitrici BumBj & Nocticula_Nott.

 

Scusate il disturbo ma, se qualche lettore volesse trovare il tempo per un piccolo commento, mi farebbe molto felice, giusto per farmi sapere cosa ne pensa.

Please!!!  XD

 

A presto.

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Capitolo 26
*** Patronus ***


31

27. Patronus.

 

 

 

Areal sedeva sul pavimento della stanza delle necessità, c’era chi rideva felice, chi era concentrato. Nuvole argento attraversavano la stanza, alcune di queste avevano preso già forma animale, ma davvero poche. Perfino Hermione Granger aveva difficoltà con quell’incanto.

Erano passate le vacanze di Natale e praticamente tutti non vedevano l’ora di ritornare a scuola per riprendere le riunioni dell’ES. C’era stato un po’ di timore dato che era stata smarrita la lista con tutte le loro firme, ma Harry non ci diede troppo peso e la faccenda fu presto dimenticata. Quel giorno Harry aveva spiegato come evocare un incanto Patronus, l’unica arma di difesa contro i Dissennatori.

Un ricordo felice, uno di quelli che ti riempie il cuore.

Areal pensò a quando era bambina, quando sua madre non faceva altro che litigare con suo padre.

No.

Alla sua civetta Nira.

No.

Pensò ai pomeriggio con zia Matilde.

Belli, ma non sufficienti.

Pensò alle sue amiche Emma, Jude, Canni, ed anche a Erick.

Provò a dire la formula ma dalla bacchetta uscì solo una nuvola argentata.

Sbuffò, stava perdendo la pazienza. La piccola tigre argento di Canni gironzolava per la stanza.

Proprio in quel momento Areal notò che non c’era nessun Serpeverde fra loro. Provò una grande felicità al pensiero di non essere come la sua famiglia, una persona cattiva.

Le venne però in mente una mano fredda, un sorriso arrogante, due occhi ghiacciati. Il petto di Draco quella notte alla finale di Quidditch quando l’aveva protetta dai Mangiamorte. Il suo abbraccio a inizio anno, ancora la sua mano stretta alla sua, ed ancora i suoi occhi. Venne trasportata in quel giorno in cortile, quando Draco rideva davanti ad altre persone senza preoccuparsi, sereno.

-Expecto Patronus- Pronunciò ancora da seduta, puntando in alto la bacchetta.

In un primo momento fuoriuscì solo un lungo nastro argentato, che fece credere alla ragazza di aver fallito ancora. Ma, mentre la felicità la invadeva, quel nastro argento prendeva corpo, si divincolava, cresceva.

Alcuni dei presenti osservarono il serpente argentato muoversi fra loro con stupore, Canni la guardò con un mezzo sorrisino, Hermione Granger strabuzzò gli occhi.

Areal fece tutte queste cose insieme, si stupì, si spaventò e poi sorrise.

-Complimenti a tutti ragazzi, per oggi basta- Disse Harry richiamando su di sé l’attenzione –Non preoccupatevi se non ci siete riusciti tutti, riproveremo domani-

Areal si alzò in piedi mentre tutti chiacchieravano fra loro.

-Un serpente, è!?- Fece Canni dandole di gomito, mentre uscivano.

Areal la spintonò.

 

Quella mattina Areal avrebbe dovuto andare nella stanza delle necessità per riprovare l’incanto Patronus. Non stava nella pelle dell’euforia, non vedeva l’ora di riprovare per convincersi che il serpente argentato non era frutto della sua fantasia. Ma a colazione Draco Malfoy l’aveva fermata poco prima che uscisse dalla Sala grande.

Era serio e quasi spaventato –Fra un’ora vieni giù al lago nero!-

Areal lo guardò rattristata. –Mi dispiace, ho un impegno-

-No Areal!- Fece Draco, guardandosi nervosamente intorno mentre la teneva ancora da un braccio. -È importante, ho bisogno di te-

Areal rimase a fissare quel volto spaventato, come se si stesse già pentendo di ciò che faceva, eppure determinato.

-Non ci vorrà molto, solo qualche minuto- disse il ragazzo.

La ragazza sospirò –Okay, ma vedi di non farmi aspettare troppo-.

 

Hermione e Canni la stavano aspettando per le scale, in disparte. Areal le raggiunse, ma dovette dare loro la notizia.

-Come non vieni?- chiese Canni.

-Come ti ho appena detto, Draco vuole parlarmi. Ha detto che non ci vorrà molto, così dopo posso raggiungervi- Sorrise Areal.

-Fa attenzione, mi raccomando- Le disse Canni, seria.

-Tranquilla, non mi farò scoprire-

-Prendiamo il lato positivo- disse Hermione –Se Draco è impegnato con te, forse oggi quelli dell’inquisizione non cercheranno di incastrarci-

Risero tutte e tre.

-Bene, allora lo terrò impegnato!- Areal fece un sorrisino furbo.

Le altre due ragazze ricambiarono il saluto, salendo senza farsi troppo notare.

 

Areal era seduta sul prato vicino al lago da almeno mezz’ora, se non di più. Fortuna che aveva detto a Draco di essere puntale, e ormai si era persa una delle lezioni più belle dell’ES. L’aria era fresca e la ragazza si stava chiedendo perché mai il ragazzo ci mettesse tanto. Era stata sul punto di andarsene ma alla fine era rimasta. Forse perché non voleva deluderlo, forse perché aveva troppa voglia di stare con lui o forse per tenerlo impegnato come diceva Hermione, in modo che almeno per quel giorno non desse noie all’ES.

-Areal! Areal! Io e Emma ti abbiamo cercato dappertutto- Squittì Jude, ed Areal si voltò incredula.

La ragazza era proprio alle sue spalle, piegata sulle ginocchia per riprendere fiato con i capelli rossi davanti al viso, era terrorizzata. –L’Umbridge ha preso Canni, Erick e tutti gli altri insieme a Potter. Dice che volevano formare un esercito, ma che storia è questa?-

Areal corse dentro la scuola così veloce da guadagnarsi l’attenzione di tutti mentre Jude non riusciva a starle dietro.

Quest’ultima, insieme all’amica Emma, non era stata messa al corrente dell’ES, considerate troppo buone. Rispettavano troppo le regole e non sarebbero mai state capaci di mantenere un segreto così importante.

Entrata all’interno del castello, Areal si guardò per un attimo intorno, spaesata, poi corse al secondo piano, dritto nell’ufficio dell’Umbridge. Arrivata davanti alla porta dell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, vide un gruppo di ragazzi venire spintonati all’interno della stanza dai membri della squadre d’inquisizione. Riconobbe Pancy, che trascinava Luna Lovegood.

Areal rimase immobile, di pietra. Non riusciva a credere ai suoi occhi. Una parte di lei registrò il ragazzo biondo, che dopo averla guardata con rabbia e stupore, le si avvicinò a grandi passi lasciando gli altri. La afferrò da un braccio e la trascinò nel corridoio dietro l’angolo.

Erano soli.

-Che cosa ci fai qui?- ringhiò Draco.

Areal scosse la testa e lo guardò indignata, scrollandosi di dosso la sua mano.

–Cosa hai combinato?-

Draco non rispose, rimase a fissarla dall’alto in basso.

La ragazza abbassò gli occhi, era sconcertata, sconvolta, scosse il capo e si coprì la bocca con la mano.

–Sapevi che oggi li avreste presi. Ci avevate scoperti- Disse Areal, e non si trattava di una domanda.

La sua voce era cupa, grave. Lo sguardo ancora di più.

Draco sollevò il mento.

-E hai fatto in modo che non fossi presente, per salvarmi- I suoi occhi blu erano totalmente spenti, velati soltanto dal rancore.

-Cho Chang ha confessato, l’Umbridge le ha dato una pozione di Veritaserum- Le comunicò.

Areal scosse il capo, le veniva quasi da piangere tanta era la rabbia. Si passò una mano fra i capelli.

–La lista!- esclamò lei alzando gli occhi.

Il ragazzo rimase in silenzio, continuava a guardarla dall’alto con una smorfia di disgusto.

-C’era una lista con tutte le nostre firme, non è servito a niente non farmi trovare in quella stanza, se quella lista…-

-L’ha trovata Pancy-

Areal ammutolì, le sue speranze erano crollate.

Draco ricordava ancora quel giorno, quando Pancy era entrata nella loro sala comune sventolando un foglietto di carta. –Abbiamo la prova! Guardate qua: esercito di Silente- esultava.

Tutti i membri dell’inquisizione l’avevano accerchiata ma, senza preavviso, Pancy indicò a Blaise Zabini un nome, con una certa soddisfazione. Il ragazzo le tolse il foglietto di mano, infischiandosene dell’espressione delusa che mostrò la ragazza e, senza ripensamenti, andò da Draco che sedeva sul divano di pelle nera mostrandogli il foglio in questione. Il ragazzo si mise dietro la spalliera nera ed allungò la mano mostrando al biondo ciò che voleva, tenendo il pollice vicino al nome.

Draco, che in quel momento era perso nei propri pensieri, spalancò gli occhi per l’indignazione e non volle neppure toccare quel lurido pezzo di carta.

Blaise gli lanciò un’occhiata penetrante e, vedendo Draco ancora troppo sconvolto ed arrabbiato per ragionare, decise di agire lui stesso.

Daphne!- chiamò Blaise.

Una ragazza bionda si voltò verso di lui.

-Conosci un modo per cancellare una scritta da una pergamena? Senza lasciarne alcuna traccia intendo-

-Certo-

-Allora devi aiutarci-.

Draco Malfoy non aveva fatto nulla, si era limitato a guardare i due agire, mentre nella sua testa si delineava un piano, che in ogni caso, avrebbe avuto dei lati spiacevoli...

-Avete cancellato il mio nome dalla lista?- chiese Areal, sgomenta.

Non era certo il volto pieno di gratitudine che Draco si era aspettato.

Sciocchezze, sapeva che sarebbe andata in quel modo.

-Non fare storie e abbassa la voce- le disse

Areal scosse il capo, era arrabbiata, aveva voglia di piangere.

–Non hai pensato che forse avrei preferito essere in quella stanza con tutti loro?-

Draco l’afferrò da un braccio avvicinandola a sé. Era arrabbiato come poche volte in vita sua, minaccioso, la serietà non aveva abbandonato il suo volto neppure per un istante.

–Immaginavo che il tuo folle lato eroico avrebbe preferito seguirli. Ma io non ero disposto a permetterlo-

Areal si scostò da lui. Non poteva crederci, non voleva assolutamente farlo. Si sentiva vuota, tradita, sporca.

Traditrice.

–Ma qui non si trattava di ciò che volevi tu, Draco-

Hermione sbucò da dietro l’angolo, con l’aria di una che non si era persa neppure una parola. Curiosa per com’era, doveva essersi subito avvicinata al primo segnale sospetto.

Areal lanciò un’occhiata a lei, e un’ultima, disperata, a Draco.

Poi corse via.

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Grazie a Norticula_Nott e a Bumbj spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nel prossimo succederà qualcosa di importante, ma non dico altro ^^

 

A presto.

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Capitolo 27
*** Sfere ***


32

28. Sfere.

 

 

 

 

Le scale erano fredde e deserte, nessuno ronzava davanti alla porta della Sala Grande, dato che al suo interno l’Umbridge aveva messo in punizione tutti quelli dell’ES. Tutti quelli sfortunati, almeno. Infatti Areal aveva avuto la fortuna di avere un amico che l’aveva risparmiata alla donna.

La ragazza sedeva su quelle scale, i gomiti sulle ginocchia e il mento sui pugni. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, non le era ancora passata quella sgradevole sensazione. Aveva tradito tutti, solo per essere amica di Draco. In quel momento Cho Chang scese le scale, la guardò appena con tristezza e andò a posizionarsi davanti la grande porta chiusa.

Povera Cho, era stata costretta a confessare da una pozione, ma nessuno lo sapeva. In ogni caso, entrambe erano sfuggite a ciò che le spettava.

Erano traditrici.

Quando i ragazzi uscirono dalla Sala Grande, quasi tutti salirono le scale senza degnare le due ragazze di uno sguardo. Qualcuno urtò Cho, qualcuno fece una smorfia vedendo Areal. Quando uscì Harry, questo schivò Cho e superò Areal senza dire una parola. Cho andò via a testa bassa, ed Areal rimase seduta nella scale, anche lei con lo sguardo rivolto al pavimento.

Hermione uscì dalla sala e si avvicinò ad Areal senza tante storie.

–So come sono andate le cose, e lo sa anche Harry. Mi ha detto di dirti che se qualcuno è riuscito a scampare a tutto questo, non c’è nulla di male-

Areal non rispose, non alzò neppure la testa, era fredda come il ghiaccio.

Hermione salì le scale e se ne andò.

In quel momento Areal vide Canni ferma proprio di fronte a lei, Erick poco dietro.

-Canni- sussurrò Areal.

Ma Canni fece un smorfia, serrò le labbra e corse via.

-Canni!- la chiamò ancora Areal.

La ragazza si fermò a metà scale.

–Credevo fossi mia amica, mi fidavo di te- e poi corse via.

Erick la seguì in silenzio.

Areal si passò una mano fra i capelli, come a volerseli tirare. Quando la gente non si aspetta nulla da te, non puoi deluderla, pensò Areal, riferendosi ad Hermione. Ma quando una persona si fida di te, inizia ad aspettarsi qualcosa in cambio e, se non la riceve, le cose possono non andare nel migliore dei modi.

   

Draco Malfoy scese le scale silenzioso come la notte, superò la ragazza seduta e andò ad appoggiarsi al muro lì vicino, accuratamente distante da lei.

-L’Umbridge usa una piuma che incide la pelle della tua mano, non credo che avresti voluto essere lì dentro-

Areal non disse una sola parola.

-Andiamo!- fece Draco, scostandosi dal muro e allargando le braccia. –Non volevo che facessi parte degli amici di Potter, dannazione!-

-Credevo che non volessi vedermi punire…-

-Infatti!- fece una pausa passandosi la mano fra i capelli. –Io mi fidavo di te, credevo fossi mia amica. Perché non mi hai detto come stavano le cose, non ti fidavi di me? Pensavi che ti avrei denunciato?-

Areal abbassò la testa.

Draco la guardò con una smorfia. –Da tutti potevo aspettarmelo, ma non da te-

Areal tornò a guardarlo negli occhi. –Harry Potter è il tuo nemico, siete in competizione dal primo anno. È il tuo eterno rivale. È normale che tu abbia voluto fargli questo, morivi dalla voglia di farlo!-

-E fra i suoi amici c’eri tu- sottolineò il ragazzo.

-Non deve essere stato facile per te accettarlo, lo so. Ma sai benissimo che ciò che c’era fra di noi non sarebbe mai cambiato.-

-Già, dobbiamo solo passare la vita a nascondere le nostre vere identità, per il resto fila tutto liscio!- disse sarcastico.

-Non potrebbe andare altrimenti.-

-Per questo ti perdono.-

-Anch’io ti perdono.- Disse Areal, incuriosendo Draco. –Come ho già detto, aspettavi la vendetta contro Potter da tempo. C’e l’hai nel sangue tutto questo, prendertela con i più deboli, farla pagare a tutti gli amici di Potter…-

Draco fece un passo avanti, ma lei lo fermò con lo sguardo. Erano nella penombra, lei ancora seduta sulle scale.

-Ma fra quelli come Potter, ci sono anch’io. Io condivido le sue idee, Draco. Sei disposto ad accettarlo?-

Draco la guardò negli occhi. Quegli occhi blu che tanto…

-Sì, io sì-

-Dobbiamo solo passare la vita a nascondere le nostre vere identità, per il resto fila tutto liscio. È questo che vuoi, Draco? Siamo sfere di vetro che rotolano irrimediabilmente l’una contro l’altra, ma che non appena si toccano, schizzano ai poli opposti.-

Draco Malfoy guardò la ragazza seduta, e dentro di sé qualcosa fece un sonoro crack. Serrò la mascella, voltò il capo per non guadarla. Non sarebbe mai riuscito a sostenere il suo sguardo, non mentre saliva le scale allontanandosi da lei.

 

Silente era stato scacciato dal ruolo di preside e al suo posto era ovviamente stata assegnata l’Umbridge, ma fortunatamente lo cose erano ben presto tornate al loro posto. Giù al ministero era successo un gran trambusto, Harry aveva affrontato Voldemort insieme ai suoi amici e il Ministro della magia aveva visto con i proprio occhi che Potter non mentiva affatto.

La cosa che spingeva Areal a correre giù per le scale, era l’arresto di un uomo molto rispettato, in quando Mangiamorte colto sul fatto.

Draco Malfoy sedeva sulla statua dell’ingresso, davanti la Sala Grande. Era accerchiato dai suoi amici. Tutti i ragazzi di Hogwarts stavano portando le loro cose all’ingresso, pronti per il ritorno a casa.

Proprio in quel momento Blaise mise una mano sulla spalla di Draco, ma il ragazzo la scansò bruscamente.  

-Draco!- Chiamò Areal, in quello che le era sembrato un sussurrò troppo basso in mezzo a qual baccano.

Draco Malfoy, tuttavia, alzò lo sguardo e la vide, rimanendo immobile a fissarla. Areal si voltò e si avviò verso il corridoio più appartato, e poco dopo il biondo la raggiunse.

-Cosa c’è?- chiese lui, sgarbato.

-Mi dispiace…- gemette lei, con gli occhi blu puntati nei suoi.

Draco fece una smorfia e si allontanò.

–Non provare a compatirmi! Cosa c’è? Ti faccio pena, forse?-

Areal scosse la testa.

Draco sbatté il pugno contro il muro.

–Quel dannato Potter, è stato lui e i suoi amici. È stata tutta colpa sua ed io giuro che gliela farò pagare!-

Areal non disse nulla, non avrebbe saputo cosa, d'altronde.

Il padre di Draco era finito in prigione, ad Azkaban. Il biondo era bravissimo a mascherare le sue emozioni, ma Areal immaginava il dolore che doveva provare.

E anche la rabbia.

-Adesso spero che capirai, Areal, che non siamo fatti per essere amici- Disse Draco con una serietà disarmante.

Le si avvicinò con passi lenti senza distogliere lo sguardo dal suo viso.

–Buone vacanze- le disse accarezzandole una guancia, poi si voltò per andarsene.

Areal sentì il suo cuore scoppiare, il gelo che lo aveva avvolto si era dissolto all’istante lasciandolo troppo indifeso, debole.

Alzò gli occhi e vide Draco di spalle.

-Draco!- strillò.

Lui si voltò, gli occhi di ghiaccio spalancati per lo stupore. Era fermo al centro del pianerottolo delle scale, nel suo sguardo si susseguirono diverse emozioni tra cui lo stupore.

In fine si fecero caldi e magnetici.

Troppo caldi.

Areal corse verso di lui e Draco non fece assolutamente nulla. Si limitò ad accoglierla fra le sue braccia quando questa vi si gettò, e a lasciare che le loro labbra si unissero in un bacio. Lasciò anche che la ragazza intrecciasse le sue mani fra i suoi capelli, mentre lui la stringeva a sé come a non volerla lasciare andare ma più. Si baciarono con passione, trasportati da quel sentimento che li univa da ben cinque anni, incuranti degli sguardi di mezza scuola puntati su di loro, compresi quelli degli amici di Draco.

Quando si separarono si persero ognuno negli occhi dell’altro per interminabili secondi. Draco le accarezzò nuovamente la guancia.

Sembrò non finire mai quel secondo, i loro respiri si fondevano, Areal sentiva quello gelido di Draco sfiorarle la pelle.

Il ragazzo non staccò i suoi occhi argentei da quelli di zaffiro di lei, quasi in quelle gemme color del mare si nascondessero tutte le risposte che cercava. Dipendeva da lei, quel bacio che si erano dati era stata una liberazione, qualcosa che desideravano da troppo tempo.  Per questo non si infuriò, vedendolo come un gesto di compassione nei suoi confronti.

Perché non era affatto compassione. Era altro.

Areal si scostò da lui e, mentre il ragazzo tornava dai suoi amici, lei saliva le scale, in silenzio.

Solo adesso era pronta a dirgli addio.

 

 

 

Continua…

 

Il prossimo capitolo, non so perché, è il mio preferito in assoluto. Se vi è piaciuto ciò che è accaduto in questo capitolo, spero che vi appassionate a leggere anche il prossimo.

Forse sapete già cosa succederà, è forse no… XD okay la smetto!

 

Grazie mille per la recensione a:

BumBj

Nocticula_Nott

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Grazie anche a chi ha letto soltanto, un saluto a tutti e a presto ^^

 

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Capitolo 28
*** Buco nero ***


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29. Buco nero.

 

 

 

 

 

Si chiese perché dovesse fare così dannatamente male, perché ogni parte del suo corpo dovesse bruciare a tal punto. Era sempre stato bravo a mascherare i suoi sentimenti, sempre. Eppure adesso, nonostante non lo desse a vedere, sentiva dentro di sé un vuoto così grande da togliergli il respiro.

Quella sera d’estate a Malfoy Manor l’aria fresca muoveva le foglie e il profumo dei fiori del giardino era così intenso a piacevole da rilassare tutti i sensi. Il cicaleggio lontano creava l’atmosfera, mentre un silenzioso cielo stellato, che non forniva alcuna risposta, appariva più irraggiungibile che mai.

Fortuna che c’era sua madre, altrimenti Draco sarebbe sprofondato nell’oblio, precipitando fino a perdere ogni speranza di riemergere. Sotto i suoi piedi, ad ogni passo, c’era un barato pronto ad inghiottirlo, ed il peso che gravava sulle sue spalle era talmente elevato ed insostenibile, che Draco per primo si chiedeva come facesse a stare ancora in piedi. Se solo ci fosse stato suo padre, sarebbe stato tutto diverso. Avrebbe preferito essere preso a schiaffi da lui, purché fosse lì, purché lo obbligasse a farsi forza e gli ricordasse che un Malfoy non cede mai. Se cade si rialza, non piange.

Ma tutta quell’estate le lacrime che non aveva versato lui le aveva versate sua madre.

Povera donna Narcissa, così bella nonostante l’età, così raffinata. Lunghi capelli dorati, naso all’insù, occhi celesti e ciglia lunghe. Un corpo magro e formoso, da donna, che appariva fragile ma che in realtà era più forte di una roccia. Peccato che in quel momento l’avesse persa, era rimasta solo nello sguardo la forza di Narcissa, perfino mentre piangeva di nascosto dal figlio, il suo unico figlio, il suo orgoglio. Le avevano tolto il suo compagno, l’avevano lasciata sola e senza sostegno. Oltre tutto non poteva neppure consolarsi pensando al bene del marito, poiché quest’ultimo era stato portato nel posto peggiore al mondo.

E adesso le toglievano anche il figlio.

Già, Draco lo sapeva benissimo cosa avrebbe dovuto fare quell’anno, i rischi che comportava una missione suicida. Ma lui non pensava realmente alla sua morte, quella sarebbe stata quasi un sollievo in quel periodo. Pensava a sua madre e a ciò che Lui le avrebbe fatto qualora Draco avesse fallito. E se non falliva sarebbe morto dentro, ma tanto lui avrebbe fallito. Proprio come suo padre, che adesso era lontano, chissà cosa gli stavano facendo…

Oh basta! Pensò Draco. Non devo fare certi pensieri.

Narcissa sedeva sulle assi di legno della veranda di casa, i piedi sugli scalini, la testa del figlio sulle ginocchia.

Draco chiuse gli occhi, sua madre gli permetteva di distendersi e di appoggiare la testa sul suo grembo solo quando era piccolo, molto piccolo. Gli accarezzava i capelli biondi senza dire nulla, bastavano i loro respiri uniti, gli occhi chiusi del bambino e il sorriso della madre.

Narcissa correva sempre quando il piccolo Draco aveva bisogno di lei, gli rimboccava le coperte prima di addormentarsi, lo coccolava quando si svegliava nel cuore della notte dopo un incubo, gli curava le ferite quando si faceva male. Di certo non poteva non accorrere in quel momento, mentre sia lei che suo figlio avevano toccato il fondo.

La donna sorrise mentre accarezzava i capelli del figlio quasi sedicenne.

Oh se il caro Lucius avesse saputo che in realtà lei non aveva mai smesso di coccolare e di viziare Draco, neppure quando era ormai cresciuto, diventando un ragazzo.

Accontentava ogni suo capriccio e, quando il padre lo spediva in camera sua per qualcosa che aveva combinato, lei saliva di nascosto a portargli i suoi biscotti preferiti, preparati apposta per lui in quel momento. Lucius adorava suo figlio, ne era orgoglioso, ma non aveva fatto altro che crescerlo con severità e rigore, non accettando mai neppure uno sbaglio, mai neppure un attimo di debolezza o di infantilità. Bé, se avesse saputo di tutte le attenzioni con cui la moglie gli rammolliva l’erede, sarebbe andato di certo su tutte le furie. Non era certo stato padre da carezze, ma d’altro canto Draco non era mai stato figlio da chiederle. Voleva i suoi spazi, odiava essere trattato da bambino. Il ghiaccio che lo ricopriva come una corazza era difficile da sciogliere, eppure in quel momento era inutile fingere.

Inutile tenere in piedi la corazza.

Non c’era abbastanza forza.

-Domani andiamo in sartoria, dobbiamo comprare una nuova divisa. Sei cresciuto troppo.- sorrise la donna.  

Draco aprì gli occhi –Domani?-

-Sì, sta per cominciare la scuola…- La voce di Narcissa si affievolì.

Il ragazzo chiuse nuovamente gli occhi.

La scuola, il suo ultimo anno, la sua missione, la sua paura, la sua rabbia.

Basta.

Nonostante il pesante sospiro per farsi forza, decise che non aveva alcuna intenzione di cambiare posizione, perciò rimase ostinatamente disteso sulle assi di legno a bearsi delle carezze della madre, con la testa ancora al sicuro sulle sue gambe.

Solo per quella volta.

Fin quanto possibile.

-Va bene-

 

-Ma che bella ragazza, Matilde, è tale e quale a sua madre- esclamò la donna con gli spilli attaccati alla giacca rossa, di almeno due taglie in più.

-No- rispose la zia, nascondendo il fastidio. –Lei è decisamente più bella.-

Zia Matilde detestava la sorella, e nasconderlo era difficile. La donna magra vestita di rosso fece un cenno sovra pensiero.

La ragazza, intanto, era ferma davanti allo specchio, con le mani sui fianchi mentre si dondolava per osservare la sua immagine. Il suo corpo era decisamente quello di una donna ormai, le curve tonde e morbide, le gambe lunghe, gli zigomi alti. Era davvero bella. Alta, magra, gli occhi blu e i capelli corvini che proprio in quel momento si stava risistemando. Aveva uno sguardo risoluto e freddo, vanitoso. Quando vide le due persone che stavano per entrate, attraverso lo specchio, quello sguardo si fece ancora più distaccato, concentrandosi a rimirare la propria immagine.

Fu proprio questo che colse il ragazzo appena entrato in sartoria: l’arroganza e la vanità di quella ragazza apparentemente sconosciuta. Si tirava in alto i capelli corvini, che non erano più lisci come li ricordava, ma vaporosi. Prima erano un manto di velluto sulle sue spalle, adesso una nuvoletta soffice e bellissima. La ragazza continuava ad osservarsi con freddezza, come un critico davanti un’opera d’arte, mentre insisteva a  sistemarsi i lunghi capelli  intanto che la sarta le prendeva le misure.

-Diventando così alta gli servono gonna e mantello nuovi- Disse la zia.

-Provvedo subito- rispose la sarta con un sorriso, mentre faceva cenno alla sua assistente di occuparsi dei clienti appena entrati.

Il primo era un ragazzo biondo che Areal si rifiutò di guardare, la seconda una donna avvenente con il mento sollevato che le permetteva di osservare ogni cosa dall’alto. Quando la commessa le si avvicinò, questa fece un sorriso educato anche se gelido. –Se non le dispiace, aspettiamo madama McClan-

Zia Matilde storse il naso. Areal avrebbe giurato che in quanto ex Tassorosso non doveva vedere di buon occhio la signora Malfoy, tuttavia, vederle rifiutare l’aiuto della commessa in attesa della proprietaria, era per la zia sinonimo di altezzosità oltre che di maleducazione.

Poiché la signora McClan aveva già fatto apparire addosso alla ragazza la nuova gonna, si scusò con zia Matilde e andò dalla signora Malfoy.

Draco osservò distrattamente Areal che si voltava appena per osservare come cadeva la gonna dietro, e quello sguardo freddo non fu per nulla di suo gradimento. Si chiese perché con tanti giorni ed orari avessero dovuto finire insieme in quel buco di sartoria.

Proprio in quel momento ebbe un Deja .

Qualche anno prima era successa la stessa cosa, si erano incontrati in quello stesso negozio, solo che Areal era semplicemente una bambina con le guancie rosse e la frangia pesante a coprirle la fronte, mentre adesso era una ragazza vanitosa e gelida. E Draco… era decisamente diverso.

Proprio in quel momento, per puro, semplice, sbaglio, Areal si voltò ritrovandosi Draco voltato verso di lei a fissarla. Si ritrovarono faccia a faccia, occhi negli occhi, in quell’istante in cui le donne accanto a loro sembravano troppo impegnate. Nelle orecchie della ragazza c’era un brusio lontano, la voce di sua zia che commentava il suo aspetto, la voce della signora Malfoy che spiegava alla sarta cosa gli serviva.

Ma lei non sentiva nulla.

Rimase a dir poco sconvolta dal cambiamento di Draco Malfoy. Tanto per cominciare Areal non era abituata a vederlo in abiti babbani, e quel completo di giacca, pantaloni e pullover neri avvolgeva il suo corpo risaltando la sua figura, rendendolo maledettamente attraente. I capelli non erano più ciuffi spettinati sulla fronte, ma ciocche ordinate e pettinate all’indietro.

Dall’ultima volta che lo aveva visto, Draco dimostrava sulle spalle cento anni di più, e la sua espressione vissuta e seria sembrava portare il peso di ogni singolo anno. Il viso era più scavato, la pelle di un pallore malandato, gli occhi vuoti ma profondi. Areal non sopportò quel viso allungato e spigoloso su cui le lebbra sembravano appena corrucciate da qualcosa di fastidioso e i suoi occhi color tempesta rimanevano terribilmente spenti. Svuotati di ogni emozione.

La ragazza corse dietro il separé e si rivestì di tutta fretta, ringraziando il cielo che non appena uscì sua zia stava già pagando con le buste in mano. Uscì dal negozio senza guardare più nemmeno una volta Draco Malfoy, che tuttavia seguì con gli occhi la sua uscita, con amarezza.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

E si conclude quello che, non chiedetemi perché, è il mio capitolo preferito o comunque uno dei più belli a mio parere.

Spero di avervi trasmesso la mia stessa emozione e che leggere vi sia piaciuto.

Se avete trovato il capitolo interessante mi farebbe piacere che commentaste.

 

Grazie a chi a letto.

 

Un saluto ed un ringraziamento particolare a:  BumBj e a Nocticula_Nott

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Capitolo 29
*** Ovvio sospetti ***


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30. Ovvi sospetti.

 

 

 

 

-Non puoi stare sempre così giù, fatti forza- Le diceva Canni, seduta sul sedile del vagone davanti a lei.

Peccato che Areal rimanesse con la fronte appoggiata al finestrino del treno a guardare fuori.

-Prefetti per il secondo anno, dai Areal, fra poco dobbiamo andare alla riunione- Disse Erick in maniera allegra.

La riunione fra prefetti…

-No Erick, vai da solo per favore. Scusati da parte mia, di che ho avuto un malore e sono rimasta nel vagone. Ti prometto che ti aiuterò con quelli del primo anno, invece di abbandonarti come l’anno scorso…- Abbozzò un sorriso.

-Come preferisci- disse Erick scambiandosi uno sguardo triste con Canni.

Ci avevano provato…

Quando il ragazzo uscì nel vagone rimasero solo le quattro ragazze Corvonero.

-Areal non puoi andare avanti così, cosa pensi di fare? Di nasconderti tutto l’anno per non vederlo?- le sussurrò Canni, sporgendosi verso di lei.

-Certo che no- rispose Areal, scostandosi un ciuffo di capelli dalla fronte. –È solo che l’ho rivisto dalla sarta e… ed era così strano, così cambiato. Per tutta l’estate ero serena, sapevo che non avrei più passato del tempo con lui, ma vedere i suoi occhi così vuoti…-

-Scusate se mi intrometto- Fece Jude, pratica –Ma Areal, cosa ti aspettavi? Suo padre è ad Azkaban!-

Areal abbassò la testa.

-Infatti- disse Canni –che sia turbato è ovvio, più che ovvio direi-

-Sì okay, capisco quello che volete dirmi, ma io lo conosco. Era come se fosse cambiato qualcosa, come se si stesse nascondendo…-

-Areal!- l’ammonì Canni –non capisci che stai vedendo solo quello che vuoi vedere? Ragionaci, ha perso il padre perché è un Mangiamorte. Pensi debba essere tanto felice ed orgoglioso?-

Areal annuì.

-Cosa faremo?- chiese Emma, a bassa voce.

Tutte la guardarono, Areal si fece seria. –Già, Voi-sapete-chi è tornato-

-Tu e Canni siete al sicuro- Disse Jude, con un’occhiata chiara. –Siete PuroSangue-

–Ma io e Jude siamo delle Mezzosangue- finì Emma.

-Tu almeno sei figlia di un Mago di buona famiglia, io di due Babbani- disse Jude.

-Piantatela!- Sbottò Canni –Finché ci sarà Silente non correremo alcun pericolo, nessuna di noi-

 

-Non pensi che la ringrazi, professore- sbottò Draco, arrogante ed infastidito.

Senza darlo a vedere strofinava con la giacca il bastone lucido nero.

Il bastone di suo padre.

Quel lurido Magonò del signor Gazza gli aveva messo sopra le sue zampacce.

-Ed invece dovresti, e non mi riferisco solo a questo episodio- Piton parlò con la sua solita voce melliflua, ma appariva annoiato, più del solito almeno. Lanciò una breve occhiata a Gazza, che ancora perquisiva gli alluni appena arrivati.

-Oh giusto, lei sarà quello che mi aiuterà- disse Draco, sarcastico.

Piton lo afferrò dalla giacca e lo trascinò dietro un angolo buio, costringendolo con le spalle al muro.

–Cosa pensi? Di riuscire ad uccidere Albus Silente da solo?-

Draco cercò di divincolarsi, ma capì che era inutile.

–Escogiterò qualcosa!- ringhiò, risentito.

-Ma davvero? Non ti facevo così folle, pensavo avessi ancora un po’ di cervello!- sibilò l’insegnante, a pochi centimetri dal suo viso.

-So benissimo di aver poche speranza!- sbottò il ragazzo, ad un passo dal cedere. Gli occhi accesi d’ira e di frustrazione.

-Non pensi alle conseguenze che ci saranno se fallirai?-

-Certo che ci penso! Ci penso tutti i giorni!- Urlò il ragazzo.

-E allora sii ragionevole- insistette Piton, lo sguardo impassibile –Io-ti-voglio-aiutare- scandii con quella sua voce cadente.

Draco lo guardò per un istante negli occhi, terrorizzato, ma in un attimo la sua rabbia esplose. Spintonò via Piton con forza e si allontanò di qualche passo.

–Non le darò un’altra occasione per mettersi in mostra con il Signore oscuro, professore- e si voltò per andarsene.

-Draco, lasciati aiutare-

Il ragazzo si voltò di scatto, gli occhi quasi fuori dalle orbite. –Avrebbe dovuto aiutare mio padre qualche mese fa. Mentre lui combatteva, tu dov’eri?-

Mentre il ragazzo si dileguava nel buio, Piton lo giudò impotente.

 

-Forza adesso, tutti nelle vostre stanze. I vostri bauli sono già lì- sorrisa Areal, con un battito di mani.

Tutti gli undicenni fermi davanti alla statua di Cosetta Corvonero, nella loro sala comune, si guardarono in torno incuriositi e corsero su per le scale.

-Non correte, per favore- disse Erick con fermezza.

Qualcuno lo ascoltò, altri corsero in cerca delle loro camere.

-Ma che bravi che siete- li prese affettuosamente in giro Canni.

Areal fece una linguaccia.

-Il professor Vitious mi ha confidato che se Erick si ritirava, potevo prendere il suo posto- Sorrise una ragazzo biondo poco distante.

-Mi dispiace!- scherzò Erick

-Io vado a sistemare le mie cose- disse Jude superando tutti.

-Anch’io- ed Emma la seguì.

Erick e il suo amico biondo dissero di andare a fare la stessa cosa e salirono le scale sparendo dalla vista.

Areal, invece,  stupì Canni dirigendosi verso una delle pareti ricolme di libri della sala e studiarne i titoli con attenzione.

–Eccolo!- esclamò soddisfatta.

La ragazza puntò la bacchetta contro il libro, lo fece fluttuare fino alle sue mani ed andò ad accomodarsi su un divano blu. Nella sala non c’era più nessuno, erano corsi tutti in camera a scegliersi i letti migliori e a disfare le valige.

-Posso sapere cosa fai con un libro di… Agatha Corvonero?- chiese Canni.

-Era la madre o la nonna di Cosetta Corvonero, non ricordo-

-Grazie per l’informazione. Posso sapere cosa stai leggendo?-

Areal non alzò gli occhi, cercando il capitolo che le interessava. –Questa strega aveva molte teorie sul legame di un mago con la propria bacchetta. Diceva che essendo legati si potevano fare cose che altri maghi privi di questo legame non potevano fare. L’ho letto al terzo anno, credo, ma ho smesso quando ho capito che si trattava di magia nera-

Canni rimase in piedi davanti a lei. –E perché adesso lo stai rileggendo?-

-Potrebbe tornarmi utile…-

-Fingerò di non aver sentito- E detto ciò Canni si voltò e se ne andò.

Areal la guardò andare via con un sorriso triste.

Canni aveva accettato le lettere di scusa che le aveva scritto durante l’estate e alla fine l’aveva perdona per quello che era successo l’anno prima quando, per Draco Malfoy, Areal aveva lasciato i suoi compagni dell’ES salvandosi dalla punizione dall’Umbridge. Canni lo aveva considerato un tradimento, ma alla fine aveva capito come stavano realmente le cose ed era tornata sua amica. Tuttavia non sopportava poi tanto di sentir parlare di Draco Malfoy ed il fatto che Areal vi fosse ancora legata.

La ragazza abbassò gli occhi sul libro. Lei e Draco si erano promessi di rimanere lontani, di fare ognuno la sua vita poiché non era compatibile con quella dell’altro.

Ma prima si erano baciati, davanti a mezza scuola.

Areal sospirò e tornò a sfogliare il libro, sentiva che c’era qualcosa che le stava sfuggendo, si sentiva inutile. Forse per questo aveva ripreso il suo vecchio progetto di diventare più abile con la magia.

  

La ragazza Corvonero fu più che felice di essere arrivata al sesto anno per poter scegliere di seguire solo i corsi che le servivano per i M.A.G.O. Così, come prima cosa, gettò via il suo calderone e disse addio alle ore di Pozioni.

Peccato non potesse conoscere il nuovo professor Lumacorno, dato che Piton era diventato l’insegnate di Difesa Contro le Arti Oscure. Tutti trovavano la cosa a dir poco strana e le voci giravano, ma Areal sperava solo che Piton dimenticasse quanto male andava in pozione e che accettasse il suo discreto talento in Difesa. 

Canni ed Erick sarebbero diventati Curatori, mentre Areal spera di diventare insegnante, di incantesimi magari. La professoressa McGranitt stava distribuendo a tutti i nuovi orari, ed Areal accettò il suo ringraziando l’insegnate e corse in aula d’incantesimi doveva aveva la prima ora dell’anno. Non poteva andarle meglio.

Il piccolo Professor Vitious, direttore della sua casa, era già in aula a chiacchierare con i primi arrivati. Areal lo salutò cortesemente e questo le ricambiò il saluto con un sorriso di buon inizio anno. La ragazza si mise a sedere accanto a una sua amica di Tassorosso e pensò a come era bello essere la preferita dell’insegnante, prima che l’incidente che aveva avuto con Draco Malfoy nella foresta proibita durante il quarto anno, facesse perdere a Vitious tutta la fiducia che aveva in lei.

Possibile che ogni cosa le ricordasse Draco Malfoy? Possibile che lui fosse presente in ogni suo ricordo?

In quel momento si chiese se avesse davvero potuto cancellare un così importante pezzo della sua vita e, rifiutandosi di trovare la risposta, aprì il libro ed iniziò a ripassare.

 

Le settimane iniziarono a passare così, tranquille, fra le aule di scuola e i compiti. Le riunioni con gli amici erano frequenti per la quattro ragazze Corvonero, che potevano trovare qualche amica di altre case in biblioteca o in cortile. Erick e Canni erano sempre più vicini fra di loro e sembravano aver creato un legame profondo. Erick aveva lasciato il Quidditch, ma Canni manteneva il ruolo di capitano con grande impegno.

Durante le riunioni fra Prefetti Areal ed Erick incontravano Ron ed Hermione, con cui scambiavano volentieri quattro chiacchiere. Ma c’erano anche gli altri capo casa e, nonostante l’anno prima loro e Pancy avessero iniziato ad andare d’accordo, adesso la ragazza rivolgeva loro solo qualche sguardo e poi seguiva il suo compagno di casa quando era ora di andare.

Draco Malfoy si faceva vedere spesso in pubblico con una ragazza bionda della sua casa, rimanendo accerchiato dai suoi soliti amici quali Blaise, Goyle, Tiger e ovviamente Pancy. Draco rimase ufficialmente insieme alla ragazza bionda per un mese, dopo di che non li si vedeva più nemmeno vicini al tavolo dei Serpeverde, la ragazza sedeva sempre alla sponda opposta. Ma nonostante ciò il biondo ed Areal rimasero separati per tutto il tempo senza neppure salutarsi quando s’incontravano.

Spesso i due si sorprendevano a fissarsi a vicenda di nascosto, ma non potevano fare altro che abbassare lo sguardo quando venivano scoperti.  

 

Ad una delle lezioni con il professor Piton di Difesa, l’insegnante assegnò loro il compito di scagliare schiantesimi ed incantesimi scudo senza pronunciare l’incantesimo ad alta voce. Gli incantesimi silenziosi erano di vitale importanza per un mago, ed impararli era d’obbligo.

Tutti erano in coppia, ed Areal era con Canni. Come era scritto sul libro di Agatha Corvonero, il mago che ha instaurato un legame con la propria bacchetta riesce benissimo negli incantesimi silenziosi, con molta più facilità rispetto agli altri.

A conferma di ciò, Areal riuscì a lanciare uno schiantesimo e a creare il suo sortilegio scudo in perfetto silenzio, facendo infuriare Canni.

-Tu sei una campionessa di Quidditch, mentre io non riesco nemmeno a fare un volo decente senza cader giù dalla mia scopa. Accetta il fatto che in questo sono più brava io- Sorrise Areal.

Canni fece un cenno ed allargò le braccia. –Si può fare, mi sembra ragionevole. Una gloria a testa!-

Scoppiarono a ridere.

Areal lanciò di nascosto un’occhiata a Malfoy, in coppia con Goyle. I due si erano concessi una pausa, Draco si massaggia distrattamente la nuca, nel frattempo Goyle osservava le altre coppie per vedere come se la cavavano e si scambiò un sorriso con Blaise lì vicino. Quando Draco fece un cenno a Goyle, facendogli capire che era pronto a riprendere, quest’ultimo, come tutti i maghi naturalmente, si tirò su le maniche della camicia.

Era buona abitudine sollevare appena le maniche in modo che il polsino della camicia si bloccasse nella parte più alta del polso, cosicché non scivolasse mentre si scagliava un incantesimo. Era a dir poco normale, molti Maghi si rivoltavano addirittura le maniche quando sapevano di dover duellare, per impedire che coprissero la mano o che comunque venisse ostacolato il movimento del polso.

Draco fece l’esatto contrario.

Afferrò i polsini della camicia e li tirò entrambi verso il basso, come a voler impedire che si sollevassero durante i suoi movimenti. Ripeteva la procedura addirittura dopo ogni singolo attacco.

Era a dir poco insolito.

La ragazza riprese a lanciare incantesimi silenziosi con Canni, che iniziò a riuscire nel suo intento. Tuttavia Areal non si lasciò sfuggire lo strano comportamento di Draco, che continuava a tirar giù i polsini, anche quando erano già abbassati. In oltre, di tanto in tanto, si grattava l’interno del braccio sinistro, distrattamente, quasi come un gesto che si fa sopra pensiero. Una volta, però, lo fece con rabbia, come se il fastidio fosse diventato insopportabile. In quell’occasione Piton gli passò accanto e lo guardò dritto negli occhi con un’occhiata penetrante, ma Draco voltò di scatto la testa, stizzito.

Areal spalancò quasi la bocca. Draco venerava Piton, lo adorava, come era possibile che fosse rimasto tanto offeso da una sua attenzione? Forse gli stava nascondendo qualcosa. E Piton sapeva che Draco aveva un segreto?

-Dormi?- le chiese Canni, ridendo.

Areal la guardò e con la bacchetta in mano le fece segno di continuare. Tuttavia la ragazza si immaginava già seduta da qualche parte a leggere un nuovo libro, non più di Agatha Corvonero, ma che parlava di Mangiamorte, magari.

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Grazie a tutti i lettori, se avete apprezzato sarei felice che mi lasciaste un commento ^^.

 

Un bacio a BumBj e a Nocticula_Nott per la recensione,

 

A presto XD

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Capitolo 30
*** Volpe ***


35

31. Volpe.

 

 

 

C’erano scritti i nomi di tutti i Mangiamorte conosciuti sul libro che Areal aveva letto, di quelli finiti ad Azkaban e di quelli che si erano definiti vittima della maledizione Imperius. Tra questi figuravano i nomi di Sevursu Piton, Igor Karkaroff il preside di Durmstrang e, ovviamente, Lucius Malfoy. C’era anche l’immagine del marchio nero con cui Voldemort marchiava il braccio sinistro dei suoi discepoli.

Ma queste cose Areal già le sapeva, gliele aveva spiegate suo zio, quando era andata da lui alla fine del quarto anno, quando Harry Potter aveva sparso la voce fra i suoi amici dicendo che Lucius Malfoy era un Mangiamorte.

Quel pomeriggio, dopo aver letto il libro, Areal si era coperta gli occhi con le mani e aveva scosse la testa.

Non essere ridicola, si era detta, Draco non può avere il marchio, ha solo sedici anni e il signore Oscuro non recluterebbe mai un ragazzino inesperto nel suo esercito. Vero era che suo padre era finito ad Azkaban e che magari Voldemort aveva ceduto il posto a Draco ma no, non poteva essere vero.

Non doveva essere vero.

Areal prese un respiro profondo, Draco non era un Mangiamorte, era impossibile.

Sapeva che non poteva essere quella la verità.

Ciò che aveva visto a lezione di Difesa doveva avere un’altra spiegazione.

Non tutti quelli che si grattano il braccio sono Mangiamorte, certo che no. Ridicolo.

Areal maledisse di aver ficcato il naso in faccende che non la riguardavano.

Per distrarsi aveva ripreso a leggere il libro di Agatha Corvonero sfogliando le pagine di un capitolo che diceva che i maghi che hanno il legame con la bacchetta sono abili ad inventare incantesimi. Se ciò era vero Areal era desiderosa di scoprirlo e di provare a metterlo in pratica. Con i tempi che correvano aveva bisogno di imparare più cose possibili.

E di saper proteggere le persone a cui tengo, pensò senza motivo.

 

L’atteggiamento schivo di Draco era sempre più sospetto, sembrava nascondere qualcosa anche ai suoi amici, che allontanava l’uno dopo l’altro. Era più silenzioso che mai e quelle rare occasioni in cui sembrava tornare in sé e riunirsi ai compagni di casa, non faceva altro che dispetti a tutti quelli che gli capitavano a tiro. Sembrava un tiranno, cattivo, determinato verso la sua meta. Ma quale meta? Spariva spesso, saltava le lezioni e più di una volta Areal lo sorprese a tirare in basso i polsini della camicia o a passarsi freneticamente la mano sul braccio.

La ragazza stava letteralmente impazzendo, non ne poteva più. Forse la verità era che non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo e che per questo aveva bisogno di scoprila la verità e coglieva ogni segno. Seguiva Draco con lo sguardo ad ogni lezione ed in ogni momento della giornata, non si parlavano, ma ad Areal sembrava di aver capito alla perfezione che il biondo nascondeva qualcosa di grosso. Non era diventato un Mangiamorte, ne era certa, ma aveva un estremo bisogno di conferme. Voleva sentirsi dire da Draco che non era diventato un servo di Voldemort e voleva conoscere il suo segreto.

Tuttavia, se fosse andata a chiedere direttamente a Draco, non avrebbe fatto altro che sbattere violentemente contro l’orgoglio del ragazzo, sprecando la sua unica occasione. L’intuizione le venne per caso, quando vide uscire dalla Sala Grande una ragazza con i capelli scuri di Serpeverde.

Areal corse dietro Pancy e la fermò sul corridoio, prendendola da un braccio. La ragazza si voltò lentamente, con calma. La sua espressione era piatta e quasi triste, ma i suoi occhi rimanevano vigili.

-Cosa vuoi?- chiese Pancy.

Areal sospirò, per un primo momento abbassò la testa, ma tornò subito a fronteggiarla con lo sguardo. –Ho bisogno di sapere cosa nasconde Draco-

Pancy abbozzò una risata. –E pensi che io lo sappia?-

Calò il silenzio ma Areal non smise di guardarla.  

Pancy prese un profondo respiro. –Siamo tutti preoccupati per Draco, ma ovviamente lui non si fa aiutare. Ha detto solamente di avere una missione da compiere entro la fine dell’anno e ha chiesto a Tiger e a Goyle di coprirlo-

Areal spalancò gli occhi. –Una missione?- 

Pancy non se la sentì di aggiungere altro. –Sì, qualcosa da fare entro quest’ anno-

La Serpeverde si voltò e fece per andarsene, ma ad Areal rimase un dubbio.

-Perché me lo hai detto?-

Pancy si voltò –Perché so che anche tu vuoi aiutare Draco-

-Da quando hai smesso di odiarmi?-

-Da quando ho capito che non eravamo rivali-

Areal inarcò un sopracciglio.

Pancy sorrise furba. –Non ho speranze con Draco. Ce le hai solo tu-.

 

Due giorno dopo Areal sedeva ad un tavolo della biblioteca con le sue compagne di stanza. Si era accorta da qualche minuto del tavolo appartato in cui sedevano un gruppo di Serpeverde fra cui Draco. La ragazza rimase ad osservare per un po’, fino a quando Tiger e Goyle non si alzarono raggiungendo la porta dopo aver salutato i compagni. Areal capì che quella poteva essere una buona occasione dato che non aveva alcuna voglia di aspettare ancora.

Si alzò senza dire neppure una parola ed andò a nascondersi dietro un divisore, spiando di nascosto il tavolo Serpeverde a cui erano rimasti Pancy Parkinson, Blaise Zabini e Draco Malfoy. Areal fece di tutto per farsi notare da Pancy e, quando finalmente fu vista, le fece un chiaro segno. Poco dopo la ragazza Serpeverde si alzò, dando di gomito a Blaise mentre Draco teneva la testa china su un libro. Gli altri due ragazzi presero le loro cose, salutarono e se ne andarono.

Draco guardò i due amici incuriosito, ma tornò a leggere. Areal avanzò decisa, a testa alta, e si sedette al tavolo, proprio di fronte a Malfoy. Incrociò spavaldamente le braccia sul tavolo rimanendo dritta e senza abbassare minimante il mento.

Draco sollevò appena gli occhi, guardandola con astio. –Cosa ci fai qui?-

-Buon giorno anche a te!- rispose sarcastica, ma poi si fece più determinata. –Dobbiamo parlare-  

-Io non ho niente da dirti.-

-Sì, invece- disse la ragazza –potresti cominciare col parlarmi di cosa nascondi-

Draco accennò una risatina maligna, guardò altrove per qualche istante e dopo di che si spose verso Areal, parlando con un sorrisino astuto accompagnato da un’alzata di sopracciglia. –Chi ti dice che io stia nascondendo qualcosa?-

-Avanti Draco!-  Sbottò lei, avanzando senza timore –Ti conosco, non puoi mentire a me. Dimmi la verità-

-Ma che bella volpe astuta, abbiamo qui. Ora sparisci!-

-Di cosa hai paura, Draco? Sei sempre così assente ultimamente, dove lo passi il tuo tempo? Oltre ad essere furioso con il mondo, hai paura per caso? Perché mi è parso questo…-

I loro visi erano vicinissimi, gli occhi di Draco la scrutarono in silenzio, poi il ragazzo si concesse un sorriso sprezzante mentre tornava ad appoggiarsi allo schienale della sedia.

–Esci dalla mia testa, Areal!-

-Ci sono sempre stata nella tua testa!  Puoi ingannare chi vuoi, ma non me-

Draco fece una smorfia mentre respirava a pieno, cercando di calmarsi guardandosi in torno.

Areal continuò a guardarlo. –Cosa devi fare entro la fine dell’anno?-

Draco si voltò di scatto, ancora più furente di prima. La guardò intensamente, quasi a volerla intimorire, e ci riuscì. Il suo sguardo da serpente metteva i brividi.

Areal si appiattì contro la sedia.

-Te lo dirò solo una volta…- Bisbigliò Draco con voce rauca. –Stai fuori da questa faccenda!-

Areal non ebbe il coraggio di muoversi di un solo millimetro mentre il ragazzo si alzava per andarsene ma, prima di svoltare l’angolo, si fermò e mentre lei non osava guardarlo, disse le sue ultime, gelide, parole.

-Lo dico per il tuo bene. Non costringermi a farti del male.-

 

La prima lezione di Smaterializzazione avvenne nella Sala Grande, che per quel pomeriggio era stata privata dell’incantesimo che impediva a tutti i maghi di Smaterializzarsi. I professori direttori delle quattro case erano presenti, insieme a tutti gli studenti del sesto anno. L’uomo che si presentò loro come il signor Twycross, spiegò la sua teoria delle tre D, da seguire per la Smaterializzazione: Destinazione, Determinazione, Decisione.

Fece disporre gli alluni in modo tale che si trovassero ad almeno un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altro e per farlo dovettero intervenire gli insegnanti, a divedere e a ricordare la disciplina a tutti quelli che si ammassavano fra di loro o si spintonavano a vicenda intimandosi di uscire dal proprio spazio. Areal venne sistemata da Vitious dietro tutti i suoi compagni di casa, che litigavano ostinatamente fra di loro per i primi posti. Canni ed Erick erano i più vicini a lei. Areal vide Harry Potter divincolarsi fra tutti e raggiungere il fondo della sala, dove Draco discuteva con Tiger. Quest’ultimo sembrava volersi liberare di Draco, ma Draco insisteva, come se cercasse di convincerlo. Potter disse qualcosa a Draco, che solo in quel momento si accorse di essere stato ascoltato.

Areal guardò avanti a sé, tutta quella faccenda era snervante, non ce la faceva più a vedere quel Draco serio e distante, era passato da ragazzo dispettoso ad uomo nel giro di una sola estate e la cosa faceva dannatamente male alla ragazza.

A quel punto il signor Twycross spiegò come applicare la regola delle tre D. Fece apparire davanti ad ogni alunno un cerchio sul pavimento e disse di concentrarsi sulla Destinazione da raggiungere, di desiderare di arrivarci con Determinazione e di fare un giro su se stessi con Decisione. Al suo tre tutti fecero una piroette sul proprio posto, ed ovviamente alcuni non si mossero di un millimetro, mentre la maggior parte cadde nel cerchio davanti a loro, potendosi ritenere soddisfatti.

Areal fece il suo giro, chiuse gli occhi e, quando li riaprì, era in piedi, stretta nelle spalle, dentro il cerchio. Esultò di gioia, felice di essere riuscita con così tanta facilità nell’impressa, ma lo sguardo di Canni le gelò il sangue.

L’amica la fissava ad occhi sbarrati e spostava il suo sguardo preoccupato da lei al punto in cui si trovava prima.

Quel pomeriggio Areal aveva legato i lunghi capelli corvini in una coda laterale ma, adesso che ci faceva caso, la coda non c’era più. Si toccò terrorizzata la nuca, scoprendo corti ed appuntiti capelli ad un caschetto perfino più corto di quello di Canni. Sempre con le mani fra i capelli si voltò verso il punto in cui era prima, dove una coda di capelli corvini giaceva al suolo. Gemette isterica, ma il professor Vitious e la professoressa Sprite erano lì vicino e insieme fecero tornare i capelli al loro posto.

Areal se li strinse fra le mani, i suoi adorati capelli!

-Questo è lo spaccamento più innocuo che può capitare- Disse Vitious.

Areal rimase di ghiaccio.

Spaccamento

Intanto tutti gli altri ragazzi erano andati avanti con i tentativi, fin quando un urlo esplose nella sala e tutti si voltarono verso Susan Bones di Tassorosso. Lei si era Materializzata all’interno del cerchio, ma la sua gamba era rimasta un metro indietro. Tutti e quattro gli insegnanti corsero da lei e la riattaccarono dopo una nuvola di fumo grigio.

Ma mentre gli altri ripresero come se nulla fosse a tentare di Smaterializzarsi, Areal rimase ostinatamente immobile con i capelli stretti tra le mani. E se invece dei capelli avesse perso un gamba come Susan? E se avesse lasciando indietro qualcosa di più? Si immaginò all’istante fuori da Hogwarts che si Smaterializzava per andare a lavoro ma si spaccava. Chi sarebbe corso a riattaccarla? Areal dedusse con un brivido che la Smaterializzazione non era per nulla bella e, soprattutto, che lei non ci avrebbe riprovato mai più.

Il signor Twycross le fece un sorriso e un gesto con la mano, come a volerle dire: coraggio, riprova. Ma lei non si azzardò neppure. Tornò indietro ed insieme ai suoi compagni faceva una piroette sul posto, fingendo di stare provando a raggiungere il cerchio, ma senza pensarci realmente.

Quell’ora ringraziando il cielo finì, ed Areal corse fuori dalla Sala Grande, ma vide chiaramente Draco afferrare Tiger dal mantello e strattonarlo per costringerlo a guardarlo in faccia.

-Tu me lo devi questo favore,Tiger! Non puoi lasciarmi così!- Gli ringhiò il biondo ad un palmo dal viso, mentre tutti uscivano allegramente.

Areal strinse i pugni. Non poteva andare avanti così. Lo sguardo che le rivolse Malfoy un attimo dopo, così profondo eppure lontano, le ricordò gli anni passati, con la consapevolezza che non sarebbero tornati mai più.

 

La neve aveva cominciato ad imbrattare strada e tetti delle casa, ma in prossimità delle vacanze di Natale, le quattro amiche Corvonero decisero di passare uno dei loro pomeriggio liberi al villaggio di Hogsmead per andare a prendere qualcosa di caldo ai Tre Manici di Scopa. Salutarono Hermione, Ron ed Harry seduti ad un tavolo appartato e si fecero avanti tra i tavoli e alla fine ne trovarono uno quasi attaccato alla porta dei bagni. Areal sbuffò, forse era meglio se rimaneva a studiare il libro di Agatha Corvonero, ma si sedette dando le spalle alla porta.

Le quattro amiche bevvero e chiacchierarono in pace e in allegria, fin quando un ragazzo di Grifondoro si avvicinò al loro tavolo. 

-Ciao Emma, posso parlarti?- chiese gentilmente.

-Certo- fece Emma alzandosi. –Mi accompagni, Jude?-

Le due uscirono, lasciando i soldi a Canni che si alzò per andare a pagare. Areal le diede la sua parte e chiese all’amica di andare anche per lei, non aveva voglia di alzarsi.

Quando rimase completamente sola al tavolo, Areal era abbastanza annoiata da accorgersi di Katie Ball, una ragazza di Grifondoro, che usciva dal bagno con lo sguardo vacuo ed un pacchetto in bella mostra in mano.

Areal alzò un sopracciglio.

Poco dopo, mentre guardava oltre la finestra vicino alla porta del bagno, vide la porta aprirsi, ritrovandosi davanti Draco Malfoy. Il ragazzo aveva uno sguardo cupo, serio, eppure fortemente scosso da qualcosa. Guardò intensamente Areal, per un attimo con rabbia, poi con desiderio, ed infine con struggente tristezza. Quando sul suo volto ricomparve quella gelida serietà che lo aveva caratterizzato durante quei mesi, Areal abbassò gli occhi, sconfitta.

Ma Draco Malfoy fece qualcosa di a dir poco strano.

Con pochi grandi passi raggiunse la ragazza, le prese la testa con la mano e le spinse la forte contro le proprie labbra, baciandola con rabbia e frustrazione. In fine corse fuori dal locale senza voltarsi più.

-Allora, andiamo?- le chiese Canni appena arrivata.

Ma Areal era talmente immobile che sembrava perfino incapace di respirare.

  

Nei giorni a venire si sparse la voce che Katie Ball era finita in infermeria, dopo aver rischiato la morte. Si diceva in giro che la sua amica raccontasse di averla vista uscire dal bagno dei Tre Manici di Scopa e di aver subito capito che qualcosa non andava. Pochi minuti dopo Katie apriva il pacco che aveva in mano e, toccando una collana maledetta, finiva al suolo priva di sensi.

Chi aveva assistito alla scena parlava di uno spettacolo raccapricciante, dicendo di aver visto il corpo di Katie alzarsi in volo prima di cadere sulla neve.

I professori avevano provato a mantenere nascosta la casa ma, per sedare le domande degli studenti curiosi, alcuni insegnanti avevano rivelato che la povera Ball era stata costretta dalla maledizione Imperius a prendere con sé il pacchetto con la collana che l’aveva quasi uccisa.

Nelle notti a seguire Areal ebbe continui incubi che le toglievano il sonno di notte ed il respiro di giorno. Continuava a vedere il volto di Draco Malfoy scolpito dalla rabbia, accompagnato dai suoi occhi freddi ed insensibili. Il ragazzo brandiva la bacchetta con cui scagliava maledizioni senza perdono contro i suoi stessi compagni di scuola, ripetendo continuamente qualcosa come: “la missione che ho da compiere”.

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Grazie ai lettori, siate gentili, se vi è piaciuto il capitolo lasciate un commento.

 

Un saluto speciale a  Nocticula_Nott e a BumBj per la recensione ^^

 

Un bacio a tutti, al prossimo capitolo.

 

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Capitolo 31
*** Arcobaleno ***


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36

 

 

 

 

32. Arcobaleno.

 

 

 

 

Non c’era mai stato Natale più triste da festeggiare a Malfoy Manor. Erano talmente lontane quelle sere di gala e di luci, così tanto che Draco faticava persino a credere che ci fossero mai state. Era successo solo l’anno scorso, d'altronde, che sua madre organizzasse la solita festa di Natale con parenti e amici, eppure, dato il cambio tanto radicale della situazione in così poco tempo, il passato sembrava molto più lontano di quanto fosse realmente.

Draco ricordò i suoi natali da bambino, quando sua madre iniziò a ritenerlo abbastanza grande per restare in giro per casa anche dopo il banchetto. Era piccolo ma si divertiva a comminare a testa alta già a quell’età, vedendo i suoi genitori che lo presentavano con orgoglio agli amici. Tutte le luci di casa accese, tutta quella gente che chiacchierava, da grande si era spesso annoiato, ma alla fine trovava sempre qualcosa da fare. Come ad esempio intonare i canti di mezza notte con i parenti, quando qualche calice di buon vino in più aveva reso tutti più allegri e rilassati. Perfino suo padre sorrideva, i suoi amici e colleghi facevano battute incoraggiando brindisi e i parenti non vedevano l’ora di fare gli auguri al piccolo di casa, sentendosi in dovere di baciarlo sulle guance.

E pensare che quando c’erano li aveva detestati. Odiava essere trattato da bambino, odiava vedere suo padre ridere come se si comportasse sempre in quel modo anche dopo la festa. Ma finita la festa Lucius tornava lo stesso gelido padre di sempre.

Cielo, quanto gli mancavano adesso quei Natali! Il passaggio così drastico fra quelli passati e quello attuale, faceva così male da essere insopportabile. Ma nonostante Draco dovesse ammettere di preferire quelle feste, di divertirsi in famiglia giocando ad essere al centro dell’attenzione, confrontando il numero di regali ricevuti rispetto all’anno prima, il ragazzo si sarebbe accontentato anche di qualcosa di meno. 

Di molto meno.

Avrebbe voluto suo padre lì con loro, quella sera di Natale. Gli sarebbe bastato vedere sua madre sorridere di felicità, gli sarebbe bastata una mano di suo padre sulla testa e un suo sorriso d’approvazione.

Ricordò il Natale di quando aveva sette anni, proprio quella mattina aveva litigato bruscamente con suo padre. Il piccolo ne aveva combinata una delle sue, una grossa, ed il padre lo aveva punito. Ma Draco si era ribellato urlandogli contro e iniziando a piagnucolare e a strillare come un poppante. Inutile dire che il padre era andato su tutte le furie per l’insolenza del bambino e per quel suo comportamento infantile. Gli aveva dato un sonoro schiaffo, Draco era corso in camera sua in lacrime e Narcissa si era arrabbiata a morte. I due coniugi avevano iniziato a litigare poiché la madre insisteva dicendo che Draco era ancora un bambino, ma Lucius ribatteva che era un Malfoy e che sin da subito doveva imparare come ci si comporta.

Draco aveva passato tutta la giornata chiuso in camera sua a piagnucolare. Lucius era talmente tanto arrabbiato con lui per averlo fatto litigare con la moglie e per come si era comportato, che Draco temeva che non lo avrebbe accettato a tavola quella sera e che non gli avrebbe fatto neppure un regalo.

Al diavolo i regali! Pensò Draco. Dio quanto avrebbe voluto tornare a quel burrascoso Natale, il peggiore della sua vita fino all’anno prima. Avrebbe chiesto scusa a suo padre, in ginocchio se era il caso e, se il padre non fosse stato disposto a perdonarlo, avrebbe accettato qualsiasi punizione. Qualsiasi, purché fosse lì con loro per la cena di Natale.

Chissà se permettono di festeggiare il Natale ai prigionieri di Azkaban, forse come regalo li tengono lontani dai Dissennatori almeno per quel giorno

Draco si diede un colpo deciso in testa con la parte metallica del bastone, per aver pensato a ciò che non doveva pensare.

Era seduto da solo, nello studio di suo padre, sulla sua poltrona preferita su cui non faceva sedere nessun’altro. Si rigirava fra le mani il bastone nero da passeggio del padre, accarezzandone la vernice nera e la testa di serpente d’argento.

Non c’era mai stato un Natale peggiore in vita sua. Decisamente no. Gli mancava troppo suo padre, avrebbe voluto averlo lì per aiutarlo a trovare un modo per impedire a Lui di uccidere sua madre qualora avesse fallito nella sua missione. Ma invece suo padre non c’era, era in un posto orribile e a lui non rimaneva altro che diventare un assassino.

Molto presto, alla fine dell’anno.

Era l’unico molto per far uscire suo padre da Azkaban, salvare la vita a sua madre, salvare se stesso e ridare gloria al nome Malfoy. Si, doveva farlo, era la sua occasione. Il signore Oscuro lo avrebbe ricordato per sempre e non li avrebbe uccisi. Basta rimanere fermo a lagnarsi e ad avere paura! Bastava uccidere una sola persona e la sua vita sarebbe ritornata bella come prima.

Per ora, a parte sua madre, c’era una sola cosa bella nella sua vita. Ma aveva dovuto dire addio anche a quella pur di non distruggerla come tutte le cose che aveva toccato.

In quel momento la porta si aprì piano.

–Draco, amore, è pronto a tavola- Disse gentilmente sua madre, facendo capolino dalla porta con un sorriso.

Draco lasciò che gli angoli della sua bocca si curvassero per un istante all’insù. Sua zia Bellatrix si era offerta di passare con loro il Natale, ma sua madre aveva detto di no. Se Lucius non era con loro non avrebbero festeggiato in alcun modo, avrebbero passato il Natale fra madre e figlio. Draco era pronto a scommettere che nonostante la loro situazione economica fosse decisamente peggiorata, sua madre avesse fatto preparare un banchetto con i fiocchi, ricco di pietanze dal primo al dolce e che sotto l’albero ci fosse un vistoso regalo per lui.

Un regalo.

–Dammi solo un minuto madre, tu vai pure a tavola-

 

Era un giorno molto assolato e la luce del sole si rifletteva sulla neve candida rendendo praticamente accecante guardare fori dalla finestra. Ma Areal la teneva ostinatamente aperta quella finestra mentre, distesa sul suo letto, sola in camera sua, leggeva per l’ennesima volta uno dei suoi libri preferiti. A dire il vero non era sola, c’era la sua civetta Nira appollaiata sul rametto del finto alberello all’angolo, dove ai piedi c’era la sua ciotola con i semi di girasole e accanto quella dell’acqua.

Aveva trascorso la sera di Natale a casa dei parenti dello zio Phil, mangiando torta deliziosa e scartando regali.

Tuttavia, non poteva certo aspettarsi ciò che sarebbe successo quella mattina del giorno dopo di Natale.

Era presto, appena le dieci del mattino, e qualcosa di piccolo e nero si vide sfrecciare nel cielo verso la sua finestra e, più si avvicinava più si ingrandiva. Areal se ne accorse a causa del verso rapace e acuto che emetteva la cosa stessa, ma anche per l’improvvisa inquietudine di Nira.

La ragazza si alzò dal letto lasciandovi sopra il libro che aveva in mano e si avvicinò alla finestra, rimanendo in piedi con le mani appoggiate sulla scrivania proprio sotto il davanzale. Un gufo grosso e tondo, dal piumaggio tutto grigio a sfumature più chiare e più scure, si fermò sul davanzale esterno della finestra, con un’aria severa ed altezzosa.

Strano, di solito i gufi non sono né severi né altezzosi. Areal lo etichettò come uno di quei gufacci che appartengono a gente solitaria e sgarbata. Tuttavia il gufo era molto strano, considerato che aveva una specie di borsetta in pelle, da postino babbano, sistemata a tracolla, di misure adatte a lui ovviamente.

Areal strabuzzò gli occhi.

Si avvicinò al gufo, mettendosi in punta di piedi a causa della scrivania davanti a lei, ma in bocca l’animale non aveva nessuna lettera, e neppure legata alla zampetta. Areal, sempre più incuriosita, aprì la borsetta che aveva addosso il gufo grigio ed infilò la mano sentendo un foglio piccolo e quadrato e qualcosa d’irregolare protetto da una carta liscia. Prese entrambe le cose e, poggiando il pacchetto sulla scrivania, iniziò ad osservare il bigliettino. Girò la busta e lesse ciò che c’era scritto sul retro.

Per Areal

Da Malfoy

La ragazza trattenne bruscamente il respiro ed il cuore le mancò di un battito. Posò il bigliettino vicino al pacchetto e si affrettò a raggiungere le ciotole della sua civetta, che offrì al gufo depositandogliele sul davanzale proprio sotto al suo naso. L’animale masticò sputacchiando qualche seme di girasole e bevve tutta l’acqua della ciotola.

Areal si risistemò i capelli dietro le orecchie e, prendendo un profondo respiro, lesse il bigliettino dentro la busta.

Rimase leggermente delusa leggendo solamente: Appendilo davanti la finestra. Buon Natale.

Senza perdersi d’animo scartò il pacchetto e all’inizio non capì cosa fosse, erano dei piccoli cristalli tondi e a punta legati da del filo trasparente. Con maggiore attenzione vide il cappio che li teneva tutti uniti e, alzandolo da quel filo, vide che i cristalli tondeggianti erano sistemati a cerchio e che al centro pendevano lunghi fili a cui erano legati i cristalli a punta. Sembrava uno di quei giochini che si mettono nella culla dei bambini per farli divertire.

La ragazza capì, si arrampicò sulla sedia e appese la struttura di cristalli al tetto, proprio davanti la finestra. Quando scese fece un sorriso grandissimo e rimase estasiata a guardare la sua stanza.

Il sole che colpiva i cristalli creava scaglie di arcobaleno sparse per tutta la camera. Sulle pereti candide, sulla trapunta azzurrina, sui mobili, sul pavimento, ovunque c’erano pezzi di arcobaleno. Era a dir poco magnifico. Come se ciò non bastasse, quando i cristalli sbattevano tra si loro a causa del vento, facevano un delizioso tin, tin, tin.

Areal continuava a sorridere con il cuore pieno di gioia, una gioia riflessa nei suoi occhi. Prese subito un piccola busta sulla scrivania, scrisse brevemente nel foglietto interno ed infilò la busta nell’insolita borsetta del gufo, augurandogli buon viaggio.

 

Qualche ora dopo, verso sera, qualche miglia più lontano, un ragazzo biondo era in giardino e, vedendo il suo gufo arrivare, rimase fermo dov’era. L’animale gli si fermò sulla spalla e il giovane frugò dentro la borsetta che gli aveva attaccato estraendo il bigliettino. A quel punto il gufo volò via e Draco Malfoy poté leggere la parola scritta con un sorriso che gli incurvò le labbra.

Grazie…

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Solo due cose:

1)      Grazie a tutti i lettori.

2)      Per chi apprezza la coppia protagonista, non perdetevi il prossimo capitolo perché succeda qualcosa di moltooo importante.

Non dico altro ^^

 

Un bacio e un grazie speciale a:

BumBj

Nocticula_Nott

 

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Capitolo 32
*** Sfumature ***


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33. Sfumature.

 

 

 

 

Le vacanze erano finite, la scuola era ricominciata. Era domenica pomeriggio, c’era chi era andato ad Hogsmeade, chi si allenava per il Quidditch, chi era chiuso in biblioteca. Ma la maggior parte degli alunni era andata alla festa organizzata ai Tre Manici di Scopa, per il centesimo anniversario del locale.

Nella sua sala comune non c’era nessuno, forse era stato questo a spingere Areal a scendere le scale della torre, fino a seguire uno dei lunghi corridori, arrivando al secondo piano nell’ala nord del castello. Lì c’erano molte finestre, nascoste da un secondo muro. Areal continuò a camminare, ma poi si fermò, agirò l’angolo e rimase ad osservare Draco Malfoy.

Era bellissimo, il volto pallido illuminato dalla luce del sole, la tristezza e la stanchezza evidenziati nel suo sguardo più di ogni altra espressione. Non indossava la divisa, vestiva con un pantalone ed una camicia nera. Era seduto proprio davanti alla finestra, sugli scalini decorativi del sotto davanzale, e guardava fuori, annoiato, con la schiena contro la parete.

Areal aveva fatto un incantesimo, la luce di campanellino, e un fiocco di luce rosa era apparso davanti ai suoi occhi, guidandola fino al punto un cui si trovava adesso. Aveva bisogno di vedere Draco.

Quest’ultimo voltò appena la testa, senza togliersi dal viso la solita, spenta, espressione vuota. Areal era in piedi davanti a lui, ammesso che il castello non fosse stato deserto, nessuno li avrebbe visti dato il muro che li divideva dal corridoio. La ragazza aveva i capelli neri sciolti, lunghi che scendevano sulle spalle e davanti, ondulati e soffici. Il viso perlaceo era bellissimo nonostante la serietà con cui lo stessero fissando quegli occhi di cobalto attorniati da lunghe ciglia scure. Il naso dalla linea delicata, gli zigomi alti e rosati, le labbra sottili. Era bella. Indossa una gonna corta di Jeans che risaltava le lunghe gambe, ed un maglioncino blu intenso, come i suoi occhi. 

Areal non disse una sola parola mentre si sedeva davanti a Draco, i due si guardarono per interminabili secondi e parvero dirsi molte cose. Erano seri, decisi, eppure tristi. Forse perché sapevano, entrambi.

La ragazza allungò lentamente le mani sporgendosi verso di lui e gli prese il polso sinistro trascinandogli il braccio verso le sue ginocchia, su cui lo poggiò. Si guardò ancora negli occhi con il ragazzo, che non disse nulla, la fissava intensamente, sconfitto da qualcosa di molto più grande di lui. Le dita sottili di Areal sbottonarono con estrema lentezza il bottone del polsino della camicia di Draco e, con ancora più dolcezza, sollevarono la camicia sino al gomito, lasciando scoperta la pelle bianca dell’interno del braccio. In tutta questa procedura Areal rimase con gli occhi fissi in quelli di Draco.

Solo in seguito, mentre il biondo rimaneva totalmente privo di espressione, Areal abbassava gli occhi sul marchio che risaltava nero su bianco sul braccio di Draco. Era un teschio dalla cui bocca usciva un lungo serpente. La ragazza rimase a fissarlo senza batter ciglio e, lentamente, ogni secondo in più che passava, il suo labbro inferiore tremava sempre più forte e gli occhi le si inumidivano sempre di più. La sua testa fece uno scatto verso la finestra, segno di rifiuto verso ciò che stava vedendo.

La verità a cui non voleva credere sbattutale in faccia.

Continuarono a non parlare, ma Areal smise di trattenere le lacrime che iniziarono a rigarle il viso.

Draco tornò improvvisamente vigile ma sempre serio.

Era l’espressione di un uomo rassegnato.

Sottrasse il braccio dalle mani di Areal e se lo avvicinò al mento, risistemando la manica e richiudendo il bottone con il volto girato verso la finestra.

Erano così immobili i due ragazzi, lei piangeva con occhi vuoti fissando un punto imprecisato, lui  continuava a guardare fuori dalla finestra.

Areal si alzò e con movimenti lenti si sistemò sulle ginocchia di Draco, il ragazzo la lasciò fare guardandola dritto negli occhi, allargò le braccia per accoglierla. Lei si strinse a lui e gettò la testa sulla sua spalla, quasi dietro la sua testa dato che era leggermente più  alta in quella posizione. Per un primo istante il ragazzo le mise appena le mani attorno alla vita, con moderazione ma, quando la ragazza iniziò ad abbracciarlo sempre più forte, soffocando i singhiozzi dietro la sua nuca, Draco la strinse con così tanta decisione e bisogno che Areal pensò che non avrebbe potuto liberarsi da quella stretta neppure lottando con tutte le sue forze.

Draco le avvinghiò letteralmente i fianchi con le sue forti braccia, tenendola contro il suo petto e affondando il viso fra i suoi capelli lisci. La rabbia lo stava soffocando, la frustrazione era insopportabile, serrò gli occhi mentre anche Areal lo teneva stretto senza la minima intenzione di lasciarlo andare. Entrambi tentavano inutilmente di nascondere il proprio dolore, insieme, condividendo quella sofferenza abbracciati convulsamente.

-Non mi lasciare Areal, ho bisogno di te- disse Draco, la voce rauca.

Areal emise un lamento stridulo, di dolore, fra le lacrime. Si strinsero ancora di più, poi la ragazza si scostò appena, si guardarono negli occhi e un disperato bacio unì le loro labbra. Draco la teneva dai fianchi e lei intrufolò le lunghe dita fra i suoi capelli biondi. Si lasciarono andare a quella passione improvvisa, al desiderio, al bisogno che avevano di appartenersi, lasciando che il bacio crescesse. Si strinsero, continuarono a baciarsi, e poi, si guardarono negli occhi…

 

La sala comune dei Serpeverde era logicamente vuota e lo sarebbe rimasta fino a sera. La stanza di Draco aveva quattro letti matrimoniali, ognuno addossato contro una parete e nascosto in una specie di nicchia con tendoni verde scuro che potevano richiudersi. Il letto di Draco era ricoperto da una trapunta verde e fu lì che il ragazzo la depositò con cautela. La baciò con passione mentre la stendeva sul letto e la sovrastava con il proprio corpo. Continuò a baciarla, sul collo, sulla scollatura, e poi di nuovo sulle labbra. Le mani di Areal rimanevano intrappolate fra i suoi capelli dietro la nuca per poi percorrergli la schiena ora nuda, con le unghia sottili, provocandogli piccoli brividi di piacere.

Non importava a cosa fossero condannati, non importava quanto giovani fossero per il peso che avevano deciso di condividere, importava solo che fossero realmente insieme, che fossero uniti e legati come non lo erano mai stati.

Draco aveva bisogno di sentire quelle mani fredde su di sé, quel corpo morbido aderire al suo e di perdersi in quel mare scuro e caldo che erano gli occhi di Areal.

Lei decise che non poteva più vivere se non era fra le braccia di Draco, se non c’era il suo respiro caldo a sussurrarle all’orecchio e le sue labbra a baciarla, o le sue carezze sulla sua pelle. Quegli occhi di acqua marina erano così profondi da farle girare la testa, ma sembravano liquidi tanto erano caldi.

Chissà per quanto sarebbe durata quella pausa del dolore, ma per il momento c’era, ed era magnifica.

 

 

 

 

Continua….

 

 

Capitolo troppo corto, lo so, ma mi piaceva lasciarlo finire così. Spero di farmi perdonare dato che aggiorno presto XD

 

Grazie ai lettori e soprattutto a Nocticula_Nott  e  BumBj.

 

Se questa storia vi piace, oppure no, lasciate un commento giusto per farmi sapere cosa ne pensate.

 

A presto, grazie ^^

 

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Capitolo 33
*** Petali di rosa ***


38

34. Petali di rosa.

 

 

 

 

Due occhi blu si aprirono scrutando una stanza sconosciuta e vuota, fuori da essa il silenzio era quasi irreale. Il sole stava iniziando a calare, ma ci avrebbe messo ancora un po’ prima che arrivasse il buio della sera. La tenda verde scuro attorno al letto non era del tutto chiusa, ma aveva creato una zona leggermente più buia, e adesso lo era ancora di più.

Areal si rigirò urtando leggermente contro un altro corpo, sussultò, ma un braccio si mosse per abbracciarla. La ragazza era leggermente confusa, ma quando anche Draco aprì gli occhi e fece quel suo sorrisino beffardo, capì che era al sicuro e che era tutto apposto.

Il ragazzo la strinse e sé, si sollevò leggermente per aggiustarle il cuscino e poi la baciò sulla fronte. Risero, si rubarono un bacio a fior di labbra.

-Devo andare…-

-Ci vorrà ancora un po’ prima che arrivino. Rimani- Lui perse ad accarezzarle i capelli.

 

-Mai partecipato a festa più noiosa- Si lamentava Blaise, dopo essere entrato nella sua sala comune.

-C’era da aspettarselo, altrimenti Silente non ci avrebbe dato il permesso di andarci- Sghignazzò Goyle.

Loro due e Tiger salirono le scale fino alla loro camera e, aprendo la porta, trovarono le tende del letto di Draco tirate.

Blaise fece cenno agli altri due di tacere e avvicinandosi di soppiatto al letto dell’amico, aprì di scatto le tende facendo sussultare chi ci stava dentro.

Tiger rise. –Non sei venuto alla festa per dormire, Draco?-

Draco si guardò in torno, nudo fra le lenzuola. Si grattò la testa, era confuso, ma attorno a lui non c’era nessun altro a parte i suoi compagni di stanza.

 

Non appena Draco si era riaddormentato, Areal era sgattaiolata via. Si era rivestita ed aveva attraversato la sala comune dei Serpeverde impaurita. I divani neri sembravano molto comodi, a terra c’erano tappeti verdi e dalle finestre entrava la luce verdastra del fondale del lago. A dire il vero la sala sembrava una prigione, per i suoi gusti, con le lampade verdastre che scendevano dal soffitto anche se l’unica luce era fornita dal camino enorme. La ragazza fece scorrere un muro e fuggì via il più in fretta possibile dai sotterranei senza destare sospetti.

Quando Canni tornò dalla festa, entrando per prima nel suo dormitorio, trovò Areal al centro del proprio letto, seduta con le ginocchia al petto. Indossava la camicia da notte ed i capelli erano ancora umidi. In verità Areal sembra un cucciolo impaurito, con gli occhi spalancati e stretta com’era nelle spalle.

-Ti senti bene?- Le chiese Canni, aggirando il letto per sedersi accanto all’amica.

Areal non rispose. Dopo averla guardata negli occhi  le si gettò al collo abbracciandola.

-Posso sapere cosa ti prende?-

-Niente- squittì Areal –credevo che fosse il momento in cui un’amica dovrebbe ricevere l’abbraccio di un’altra amica…-

Canni la scansò bruscamente dalle spalle e la tenne per qualche altro minuto mentre le due si scambiavano uno sguardo significativo.

Canni spalancò gli occhi. –Tu hai…?-

Areal fece un cenno, stretta ancora nelle spalle e con l’espressione da bambina.

Canni rimase ad occhi sbarrati. Improvvisamente si fece seria. –Inutile chiederti con chi, giusto?-

Areal fece un’espressione dispiaciuta.

-Certo- fece Canni –Avrei preferito qualcun altro per te, ma credo di non poterci fare nulla- Sembrava scocciata.

Areal si fece avanti. –Canni io non volevo dirlo a nessuno, ma dovevo dirlo a te! Sei la mia migliore amica, io ho bisogno che tu sappia che….

-Che lo ami?- Canni alzò un sopracciglio, un sorriso furbo a piegarle le labbra.

Areal si appiattì contro la spalliera del letto, gli occhi bassi.

-Cosa c’è? Non ci avevi mai pensato? Solo perché non hai mai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce, non si significa che non fosse evidente!...-

Areal rimase immobile, lo sguardo fisso sui suoi piedi. Non ci aveva mai pensato, non lo aveva mai detto, ma era la verità. Lei… non riusciva neanche a pensarlo ma….

-Cosa c’è?- chiese Canni –Ne dubiti ancora? Sono sei anni che non fate altro che comportarvi come due sfere che scivolano l’una contro l’altra ma che non appena si toccano parto in direzioni opposte-

Areal abbassò la testa e sorrise, Canni aveva usato la stessa similitudine che aveva usato lei parlando con Draco, quando avevano litigato dopo che l’Umbridge aveva scoperto l’ES alla fine del quinto anno.

Prima del loro primo bacio

Poco dopo però la ragazza si intristì. –Ma se ammetto di amarlo… io… soffrirò! Vorrà dire sentire sempre la sua mancanza, desiderarlo accanto a me, e sentirmi morire quanto non sarà così e…-

-Non è già quello che fai adesso? Non è quello che fate da sei anni?-

Quando Emma e Jude entrarono nella loro stanza, videro Canni ed Areal abbracciate. Rimasero stupide e sorrisero, solitamente erano entrambe troppo orgogliose per quei gesti. Chissà cos’era accaduto di tanto speciale.

 

La mattina a colazione Areal sedeva dando le spalle all’ingresso. Le sue amiche non ricordavano di averla mai vista tanto allegra, soprattutto negli ultimi periodi. La ragazza dai capelli corvini rideva allegramente ed in quel momento teneva in mano il suo calice, bevendo qualche sorso di tanto in tanto. Non credeva di potersi sentire più felice di com’era, a dire il vero.

Ma si sbagliava.

Qualcuno le arrivò alle spalle, le posò un bacio fra i capelli e sistemò un rosa rossa accanto alla sua mano destra poggiata sul tavolo.

Areal arrossì leggermente e si voltò appena, risistemandosi con grazia i capelli dietro l’orecchio, mentre incrociava il sorrisino divertito di Draco, che si allontanava per raggiungere il suo tavolo.

La cosa non passò poi tanto inosservata.

Prima di tutto un Serpeverde che si avvicina al tavolo dei Corvonero non era una cosa abituale. Secondo, Draco Malfoy non passava mai troppo inosservato. Ad ogni mondo tutti gli amici di Areal si erano goduti la scena sorridendo, altri bisbigliavano.

-Jude, credo che dovrò mettere gli occhiale- Esclamò Emma a bocca aperta –Perché credo di aver appena visto Draco Malfoy regalare un fiore alla mia amica e non mi sembra poi tanto possibile-

-Io credo che lo sia- Disse Jude con tranquillità –Non dimenticarti del bacio!-

Areal aveva un sorriso radioso, prese la rosa rossa fra le mani e ne accarezzò i petali. Era la rosa più bella che avesse mai visto. Si scambiò uno sguardo con Canni, che le sorrideva astutamente.

-Cosa mi sono perso?- chiese Erick, arrivando in quel momento, sovrappensiero. Si sedette accanto a Canni, seguito da un suo amico troppo impegnato ad aggiustarsi il mantello.

-Draco Malfoy che augurava un dolce buon giorno alla nostra Areal- Disse Canni, senza smettere di sorridere in quel modo antipatico ad Areal.

In tutta risposta, Areal le fece una linguaccia.

 

Il sole attraversava le foglie creando giochi di luce sull’erba, ma i due ragazzi distesi a guardare le nuvole non badavano minimante ai riflessi sulla loro pelle.

Draco sollevò il braccio sinistro verso i raggi del sole, permettendo alla ragazza di osservare con più attenzione il marchio nero impresso sulla sua pelle candida.

-Non è male come sembra- buttò lì Draco. –Quando lo mostro a qualcuno lo terrorizzo e lo costringo a fare tutto quello che voglio-

Areal lo guardò perplessa, non sembrava poi tanto convinto. A dire il vero sembrava la vecchia voce di Draco, quando era solo un ragazzino dispettoso. Erano distesi sull’erba umida, le teste vicine, era abbastanza scomodo guardarsi negli occhi.

-Ti dà fastidio, ogni tanto?-

Draco fece un mezzo sorrisino. –Piton dice che è normale all’inizio, brucia sempre di più. Ma con il passare del tempo si abitua al tuo corpo, o meglio, sei tu ad abituarti a lui…-

Calò nuovamente il silenzio, ma fu il ragazzo a romperlo.

-Quando lo vedevo sul braccio di mio padre e gli sentivo raccontare le sue avventure fra i Mangiamorte, pensavo che un giorno sarei stato come lui. Pensavo che lo avrei seguito nelle sue cacce anti-babbano, che avrei servito con onore l’Oscuro- fece una pausa, guardando il suo braccio marchiato ancora sollevato contro il cielo –Ma mio padre non c’era ad essere fiero di me quando mi è stato impresso il marchio. Ero felice all’inizio, facevo parte dell’esercito del Signore Oscuro. Avremmo vinto e i Purosangue avrebbero regnato su tutti-

Areal si appoggiò alla sua spalla, silenziosa.

-Ma ogni cosa ha il suo peso- Concluse il ragazzo.

-Tu lo hai visto, Draco?-

Il ragazzo non rispose, serrò la mascella. Era ovviamente un sì.

-Condividi a pieno le idee dei Mangiamorte, vero?-

-Decisamente, ma non sono un assassino-

-Non devi diventarlo per forza- precisò Areal

Draco scoppiò a ridere, una risata totalmente priva di gioia. In un attimo tornò il Draco adulto e serio d’inizio anno.

-Draco, qual è la missione che ti ha affidato? Non oso immaginare quanto deve essere brutta, se ha avuto così tanto effetto su di te-

Il ragazzo si sollevò di scatto e rimase seduto sovrastando la ragazza, con le mani poggiate ai lati della sua testa. –Ascoltami bene- le disse guardandola seriamente negli occhi –Tu stai con Draco Malfoy, non con un Mangiamorte. Quindi rimani fuori da tutto ciò che riguarda Lui, chiaro?-

Come poteva Areal contraddire Draco quando aveva quell’espressione fredda e seria stampata in viso? Si sollevò mettendosi a sedere, ad un palmo dal suo naso. Gli prese delicatamente il volto fra le mani, ricambiando il suo sguardo con decisione.

-Ho accettato di stare con te, Draco, e sappi che non ho alcuna intenzione di andarmene via quando le cose si faranno difficili. Io rimango con te, qualsiasi cosa accada-

Draco le prese una mano e la baciò. –Lo so. Tu non puoi neanche immaginare quando sei importante per me. Ma proprio per questo voglio che ne rimani fuori- le accarezzò una guancia –Tu sei così buona, difendi sempre i più deboli, odi i prepotenti. Saresti un’alleata perfetta per Potter, e lo sei anche adesso. Ti permetto di starmi accanto perché io per primo non posso fare a meno di te, ma non farò mai niente che macchi anche la tua anima-

Areal scosse la testa, gli occhi blu più seri che mai. –Io ti conosco, Draco, io voglio proteggere te. So che non ti faranno mai santo, so quali sono le tue idee. Ma la tua anima non ha neanche un’ombra, fidati-

Draco abbassò la testa, parve nascondere un sorriso sadico e triste, poi tornò a ricambiare il suo sguardo. –Lascia perde la mia anima, è già segnata- Le ricordò lanciando un’occhiata al braccio sinistro scoperto. –Ma la tua ancora no e non ho intenzione che accada. Non ti permetterò di fare mai nulla di cui un giorno dovrai pentirti-

Areal mosse appena le labbra, ma Draco prese parola per primo.

-Ti chiedo di farlo per me, Areal. Non immischiarti in quello che faccio, stanne totalmente lontana-

Areal abbassò la testa.

-Voglio che me lo prometti- Disse Draco, sollevandole il mento.

Guardandolo dritto negli occhi, Areal sapeva di non poter dire di no a quelle iridi verde chiaro, così penetranti, profonde, magnifiche. E tristi.

-Te lo prometto, Draco-.

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

Grazie a tutti i lettori e soprattutto a BumBj, Nocticula_Nott e kicchan_96 per aver recensito ^^

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Capitolo 34
*** Mani e diamanti ***


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35. Mani e diamanti.

 

 

 

 

 

Tiger e Goyle, i due amici di Draco Malfoy, erano difficili da non notare. Erano entrambi ben corazzati, Goyle era un po’ più alto, ma in ogni caso nessuno si sarebbe mai augurato una lite con nessuno dei due, data la loro corporatura. Entrambi i ragazzi sedevano al tavolo dei Serpeverde per il pranzo, in un anglo appartato. Draco Malfoy, Pansy, Zabini e pochi altri, discutevano per contro loro. A dire il vero Draco sembrava furioso, e Pancy e Blaise lo assecondavano con calma.

Areal inarcò un sopracciglio, era la seconda volta che sorprendeva Draco litigare con Tiger e Goyle. Il giorno prima era andata da lui al lago nero, ma il ragazzo non era solo, così era rimasta nascosta. Goyle insisteva, non faceva che ripetere a Draco che la sua idea era assurda, che non poteva chiedergli una cosa del genere. Ma Draco lo aveva minacciato in tutti i modi possibili, fin quando, esasperato, non lo aveva scacciato via bruscamente.

E adesso i due energumeni sedevano per conto loro imbronciati, confabulando intensamente, mentre Draco sembrava innervosito ed intrattabile.

-Erick?- chiamò Areal.

-Dimmi- Disse il ragazzo, mentre mangiava.

-Conosci un incantesimo per farmi origliare una conversazione poco lontana?-

Erick spalancò gli occhi, perfino Canni si voltò a guardarla, stupita.

-Non è una cosa bella origliare…- Scherzò Erick.

-Lo so, ma se ti dicessi che è una questione di vita o di morte? Se ti dicessi che è veramente importante, mi aiuteresti?- lo guardò supplichevole.

Erick si scambiò uno sguardo con Canni, che sospirò.

-E va bene- fece il ragazzo, estraendo la bacchetta. –Mia madre mi ha insegnato come creare un ponte, che lega direttamente le tue orecchie a ciò che vuoi sentire-

-È perfetto Erick, ti prego fallo!-

-Aspetta un attimo!- disse Canni, bloccando la mano di Erick –E questo collegamento poi come si chiude?-

Il ragazzo fece spallucce –Non c’è alcun problema, dura solo qualche minuto. Oltre tutto così come viene aperto può essere chiuso in qualsiasi momento-

Canni parve soddisfatta e tornò a mangiare.

-Allora- chiese Erick –Cosa vuoi sentire?-

Areal gli indicò i due ragazzi nell’angolo del loro tavolo. Erick puntò di nascosto la bacchetta contro di loro, mormorò qualcosa, e ripeté la procedura su di lei.

La ragazza appoggiò i gomiti sul tavolo coprendosi le orecchie, concentrata sulla discussione che ora sembrava avvenire direttamente nella sua testa. Dovette aspettare un po’, dato che i due si stavano lamentando del dolce.

-…Ma se gli succedesse qualcosa....-

-Cosa vuoi che gli succeda? È sempre riuscito a cavarsela, ci riuscirà anche questa volta!-

-Dimentichi che c’è di mezzo tu-sai-chi! Oltre tutto vorrei ricordarti che suo padre è ad Azkaban, solitamente era lui a toglierlo dai guai…-

-Senti, okay coprire le sue assenze, okay aiutarlo nei suoi piani, okay fare la guardia per ore! Ma adesso è troppo!- ci fu una pausa –Sono sei anni che lo aiutiamo-

I due cambiarono argomento, ed Areal fu costretta a sorbirsi per diversi minuti i loro commenti leggermente osceni su una ragazza del settimo anno. 

-Ma forse questa volta ha molto più bisogno di noi di quanto puoi immaginare. Quando prima di Natale non ci siamo presentati, Gazza lo ha portato da Piton, dopo averlo scoperto a girovagare di notte nei corridoi. Draco ha dovuto dirgli che voleva imbucarsi alla festa di Lumacorno-

-Okay, ho capito: ha bisogno di noi. Facciamo la guardia per lui, anche per ore di fila, anche di notte! Ma vuoi davvero bere quello schifo di pozione Polisucco? Non si sai mai cosa può succedere!-

-Draco dice che attiriamo troppo l’attenzione, che tutti sanno che dove ci siamo noi c’è anche lui-

-Se siamo troppo riconoscibili, perché non chiede a qualcun altro?-

-E a chi? Blaise ha ben altro per la testa. Agli altri non potrebbe parlare della missione che ha da compiere per tu-sai-chi, e quindi non avrebbe modo di convincerli. Chi rimane?-

-La sua nuova amichetta!-

-Foreberth? Draco ha perso la testa per lei! Bé a dire il vero con Draco non si può essere mai certi di nulla, non parla mai con nessuno… pensi che voglia nasconderle la verità?-

-Pensi che se la santarellina sapesse che Draco è un… hai capito, starebbe ancora con lui?-

-O magari non vuole metterla in mezzo…-

I due salutarono un loro compagno, che si sedette accanto a loro, ma che fortunatamente andò via quasi subito.

-Allora?-

-Cosa vuoi?-

-Lo aiutiamo?-

-E va bene, basta che stai zitto!-

 

Areal e Draco passavano insieme più tempo che potevano, e le cose andavano abbastanza bene. Tuttavia, la ragazza, non faceva che seguire Tiger e Goyle. Si era perfino fatta insegnare da Erick quell’incantesimo per origliare le conversazioni a distanza. Era stato così che aveva scoperto che quel giorno, mentre tutti gli altri erano alla partita di Quiddithc, i due, compreso Draco, sarebbero saliti al quinto piano.

E al quinto piano c’era solo una cosa. 

Areal aveva salutato Canni e le altre che andavano alla partita e, approfittando del deserto del castello, aveva raggiunto il quinto piano. Giunta proprio davanti al muro della stanza delle necessità, trovò due ragazze molto insolite e che soprattutto non aveva mai visto. Una teneva in mano un calderone.

Alla vista di Areal, le due si guardarono in allerta, ed una stava quasi per far cadere il calderone.

-Non lo fare!- disse Areal, immobilizzandola. –Scommetto che sei Tiger. Ho bisogno di vedere Draco. So tutto, fidati-

Le due ragazze, o meglio Tiger e Goyle che avevano bevuto la pozione Polisucco, continuarono a scambiarsi sguardi interrogativi e preoccupati.

-Ascoltatemi, capisco che Draco vi ha chiesto di stare di guardia e di far cadere a terra il calderone, in modo che dal rumore lui possa capire che è arrivato qualcuno. Ma quel qualcuno sono io- Li guardò entrambi negli occhi –Quanto potrà arrabbiarsi con voi, se lasciate entrare me, che tra parentesi, so già tutto? E poi…- continuò estraendo la bacchetta –Non vorrete mettervi contro di me?-

I due si guardarono ancora una volta. Il più alto parlò. –Non riuscirai ad entrare-

-E voi lasciatemi provare-

Dopo l’ennesimo sguardo Tiger e Goyle, in versione femminile, le fecero un cenno e si spostarono. Posarono perfino il calderone a terra, con delicatezza.

Areal prese un respiro profondo ed avanzò verso il muro.

Ti prego, ho bisogno di vedere Draco.

Improvvisamente il muro si trasformò in una porta, che iniziò ad aprirsi, davanti a tre paia d’occhi increduli.

-Visto!- Fece Areal, voltandosi con un sorrisino compiaciuto.

I due rimasero senza parola.

La ragazza entrò nella stanza delle necessità, la porta si richiuse, ed Areal poté vedere che la stanza era diventata una specie di enorme ripostiglio, era grandissimo, e al suo interno c’erano cose di ogni tipo. Libri, oggetti, mobili, cappelli stravaganti. Tutto.

-Cosa ci fai tu qui?- tuonò una voce adirata.

Areal sollevò lo sguardo, trovandosi di fronte Draco, che procedeva a grandi passi verso di lei.

-Protei farti la stessa domanda.- Rispose la ragazza a testa alta, lo sguardo inflessibile.

Draco l’afferrò dalle spalle con forza, facendole male. –Non ti avevo chiesto di restarne fuori? Mi avevi promesso che non avresti cercato di scoprire nulla!-

Areal non conosceva nessuna parola adatta per rispondere, perciò, fece l’unica cosa che le passò per la testa.

Lo abbracciò.

Draco rimase arrabbiato per qualche altro minuto, ma alla fine si decise a ricambiare l’abbraccio. La strinse a sé ed appoggiò la fronte fra i capelli della ragazza.

–Ho sputo che Potter voleva scoprire cosa stessi facendo, ma non è mai riuscito ad entrare. Come ci sei riuscita?-

Areal si scostò per guardarlo negli occhi. –Questa stanza aiuta chi ne ha veramente bisogno. Evidentemente Harry non desiderava vederti quanto lo desideravo io.-

Draco abbozzò appena un sorriso, le accarezzò i capelli e si scostò da lei, con quella sua espressione fredda e vuota che la ragazza odiava tanto.

-Ora voglio che tu te ne vada.-

-No.-

-Sì, invece.-

Draco era deciso, non avrebbe mai permesso che le mani di Areal si sporcassero come le sue. Era disposto a stare con lei, poiché fosse troppo debole per rinunciare alla sua compagnia. Aveva troppo bisogno di lei,  lui non era un eroe come San Potter! Lui era un Mangiamorte. Ma ad ogni modo anche uno come lui era capace di amare, e per amore doveva proteggere Areal a qualsiasi costo.

-Senti Areal, apprezzò ciò che fai per me, ma devi davvero andartene.- riprovò il ragazzo, con più calma.

-Non ci penso neppure. Rimango con te.- Rimarcò la ragazza, con ancora più fermezza.

Draco scosse il capo, iniziava a perdere la pazienza, ma forse era un bene. –Se non esci subito da questa stanza lo farò io e lo farò ogni volta che proverai a tornare. Sappi, però, che se mi impedisci di lavorare a ciò che sto facendo, non porterò a termine la mia missione e Lui mi ucciderà!-

Il ragazzo capì all’istante di avere esagerato.

Negli occhi blu di Areal il freddo prese il sopravvento. La ragazza parve gelarsi, il suo sguardo si fece ancora più serio, e mai Draco aveva visto quell’espressione su di lei. Era come se le avesse spezzato il cuore, ma lei era più orgogliosa di lui e non lo dava a vedere. Diventava di ghiaccio, come lui.

-Voglio che te ne vai Areal, o preferisci vedermi ucciso?- l’afferrò dalle spalle strattonandola. Non voleva spaventarla ancora, ma se era l’unico modo per farla andar via lo avrebbe fatto.

Areal sollevò il mento, indifferente alle sue parole e alla sua aggressività. –Sapevo già che non si può dire di no a… Voldemort. Pensi che non ci abbia pensato?-

Draco le tolse bruscamente le mani dalle spalle, come se si fosse scottato, ed Areal sapeva cosa era stato a farlo reagire in quel modo. Aveva gli occhi fuori dalle orbite, furente di rabbia.

-Non pronunciare il suo nome davanti a me.- sibilò il ragazzo. Minaccioso.

Areal lo spinse con tutta la forza che aveva. –Io non ho paura di pronunciare il nome della persona che vuole ucciderti!- Iniziò a dare piccoli pugni al petto di Draco, guardandolo negli occhi con crescente decisione. –Lui ti sta costringendo a fare tutto questo. Io sarei capace di ucciderlo con le mie stesse mani se solo ti toccasse e…-

Draco le bloccò bruscamente i polsi, i loro volti erano vicinissimi. –Non dire altro, stai esagerando!-

-Non sto esagerando!- strillò.

-Voglio che esci da questa stanza e che ti dimentichi di me. Siamo stati bene insieme, ma l’ora della mia missione si avvicina e non voglio che tu ci sia. Per favore, dimenticati di me e non cercarmi mai più.-

-No!- disse decisa, avvicinandosi al suo viso.

A quel punto il ragazzo la scansò bruscamente, e si avviò a grandi passi verso l’uscita. -Se è questo che vuoi, se vuoi la mia morte allora l’avrai!-

-Draco!-

Draco non fece un altro solo passo, il sangue gli era gelato nelle vene. Si voltò, assistendo per la seconda volta alla scena più brutta al mondo. Quegli occhi blu che erano stati tanto forti e tanto coraggiosi per fronteggiarlo e per accettare la possibilità della sua morte, e per pronunciare un nome innominabile, adesso erano pieni di lacrime. Areal, così tanto forte e decisa, in quel momento stava piangendo guardandolo dritto negli occhi. Una cascata di diamanti rigava quelle guancie pallide, le labbra sottili tremavano e le mani delicate erano strette lungo i fianchi. Sembrava inconsolabile, eppure, maledettamente forte.

Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Penso Draco, incapace di distogliere lo sguardo da Areal. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è.

-Ti prego Draco, tu non puoi lasciarmi.- Sussurrò fra le lacrime.

Draco abbassò la testa e strinse i pugni. Quando tornò a guardare la ragazza la sua espressione era cambiata. Non era più furente, ma estremamente sofferente. I suoi occhi color tempesta sembravano combattuti, eppure impotenti. Tornò sui suoi passi fino a fermarsi davanti ad Areal. In quel momento le mani di un futuro assassino asciugarono quelle lacrime così simili a diamanti che scorrevano sul volto della ragazza.

Draco la guardò negli occhi, poi, sapendo che non poteva fare altrimenti, la strinse fra le sue braccia.

Aveva troppo bisogno di lei.

Pochi istanti dopo fece un ghigno, si chinò verso l’orecchio della ragazza respirandole sensualmente sul collo.

-Ti faccio rimanere ad una solo condizione…-

Areal si irrigidì, in quel momento le mani di Draco avevano iniziato ad accarezzarle con maestria il collo, la schiena, i fianchi, di nuovo il collo.

E, nel momento in cui Areal si voltò, vide il letto matrimoniale comparso nella stanza con sopra una morbida trapunte rossa.

Quel letto valeva più di mille parole.

Quando i suoi occhi blu ancora pieni di lacrime guardarono Draco, si accorsero del sorriso strafottante con cui stava attendendo una sua risposta.

Le mani di Areal scorsero lentamente sul petto del ragazzo, salendo con calma verso il collo per abbracciarlo. Gli si avvicinò e, quando i loro corpi si toccarono, lei piegò la testa per guardarlo dritto negli occhi e sussurrargli ad un palmo dalle labbra.

-Mi minacci per portarmi a letto, Draco?-

Il ragazzo non disse nulla per secondi interminabili, la guardò con decisione, sembrava quasi arrabbiato. Poi, fulmineo, l’afferrò dai capelli senza ferirla costringendola a piegare la taste all’indietro e la baciò con ferocia e bramosia.    

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

Grazie a chi legge, se la storia vi piace commentate ^^

 

Un saluto a BumBj e Nocticula_nott XD     

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Capitolo 35
*** Estremo ***


40

36. Estremo.

 

 

 

 

-Ti ho chiesto di venire nel mio ufficino non so nemmeno io quante volte. Poi, dopo la nostra discussione per la festa di Lumacorno, mi sono quasi rassegnato all’idea che non mi avresti mai permesso di aiutarti. E adesso, eccoti qui Draco, nel mio ufficio a chiedere il mio aiuto. A cosa devo l’onore?- Disse Piton, la voce melliflua e cadente che lo caratterizzava.

Draco fissò i suoi occhi verde chiaro in quelli neri di Piton. Era arrabbiato ma nascondeva tutto dietro il solito strato di fredda compostezza. –C’è una domanda che mi sto ponendo da qualche giorno.-

-Illuminami.-  Piton si sedette dietro la sua scrivania.

Draco rimase con il mento sollevato, osservandolo dalla sedia di fronte. –Se riesco a fare entrare i Mangiamorte nel castello, loro non si limiteranno ad assistere alla morte di Silente, giusto?-

Pitoni incrociò le mani sotto il mento, fissando il giovane con interesse. –Temo di no.- sospirò, parlando lentamente. –Vuoi limitare i danni, per caso, Draco?-

-Mi basta mettere un limite attorno ad un’unica persona!-

Piton sollevò un sopracciglio ma la sua espressione annoiata non cambiò minimante.

-Se il trambusto scatenato dagli altri Mangiamorte dovesse spingere qualche ficcanaso a scendere di sotto, brandendo bacchette stile Potter, questo qualcuno sarebbe in pericolo, giusto?- chiese Draco.

-Temo di sì.-

-Ma se questo qualcuno fosse al sicuro del suo dormitorio, dormendo magari, avrebbe salva la vita.- concluse, deciso.

Piton si alzò fino ad aggirare per metà la scrivania. Guardò dritto il ragazzo. –Sai benissimo che quel giorno, chiunque intralci il nostro cammino, verrà ucciso. Avevo già pensato all’ipotesi di qualche curioso che salta fuori al momento sbagliato, perciò posso capire che tu voglia tenere a bada questo qualcuno di tua conoscenza, o meglio: questa qualcuno.- 

Draco fissò Piton senza parole, assai stupito.

Piton fece un sorrisino freddo. –Mi hai preso per uno stupido, Draco?- fece una pausa. –Come stavo dicendo, ciò che non capisco è il perché tu sia venuto qui. Non potevi prepararla da solo la pozione? Sei piuttosto bravo….-

-Sta scherzando?- sbottò Draco. –Una pozione di Sognix Felicis, preparata nel modo sbagliato, può portare la persona che la beve dritta al sonno eterno! Me ne serve una preparata da lei, professore.-

Piton fece ancora una volta uno strano sorriso, a dir poco sinistro, guardando il ragazzo dall’alto verso il basso. L’insegnante si avvicinò ad un armadietto alle sue spalle ed iniziò a trafficare cercando qualcosa fino a quando non la trovò.

Draco si trovò sbattuto davanti al naso un’ampolla quadrata che sembrava contenere un confetto, di quanto era piccola.

-Scioglilo in un bicchiere e assicurati che lo beva tutto. Fa effetto dopo un’ora, e la terrà addormentata per cinque ore. Non una di più.- disse Piton.

 

Poiché cercare di farle capire qualcosa era del tutto inutile, e lui per primo non aveva la forza per farlo, Draco capì che l’unico modo che aveva per salvare Areal era ricorrere ad un rimedio estremo.

La ragazza gli era rimasta accanto quando solo due giorni prima era finito in infermeria, a causa di Potter. Ancora Draco faticava a capire quale incantesimo gli avesse scagliato quel maledetto, per fargli aprire tutte quelle ferite così profonde sparse per tutto il corpo. Aveva perso molto sangue, aveva creduto di morire, ma Piton gli aveva richiuso le ferite e lo aveva portato in infermeria. C’era il rischio che gli rimanessero delle cicatrici, e con Areal al fianco aveva fatto battute su che tipo di cicatrici potessero restargli. Lei aveva riso con lui, lo aveva distratto, gli aveva accarezzato la spalla dove era rimasta l’unica cicatrice. Draco poteva giurare che era stato lì che l’attacco di Potter lo aveva colpito, quando si erano affrontati in bagno.

Il ragazzo aveva confidato ad Areal che se Potter non lo avesse colpito per primo, lui gli avrebbe scagliato contro una maledizione senza perdono, la maledizione della tortura, per essere precisi. Areal aveva storto il naso ed i suoi occhi si erano fatti seri. Non accettava alcun tipo di violenza né la magia proibita ma, chissà per quale ragione, non aveva detto una sola parola di disappunto. Forse era davvero arrabbiata per quello che Potter gli aveva fatto.

Draco fece un sorriso amaro mentre spiava Areal seduta al tavolo dei Corvonero, nascosto dietro la grande porta d’ingresso della Sala Grande. Anche se era arrabbiata con Potter per come lo aveva ridotto, non avrebbe mai accettato ciò che sarebbe successo proprio quella sera. Le aveva permesso di entrare con lui nella stanza delle necessità altre tre volte, ma l’aveva fatta sedere lontano da lui costringendola a non guardare ciò che stava facendo e, quando una sola volta la ragazza aveva provato a fare una domanda, l’aveva bruscamente zittita.

Sperava solo che Areal fosse abbastanza forte da superare la cosa, quando lui se ne sarebbe andato per sempre. Entrare nella sua vita era già stato uno sbaglio, considerato il dolore a cui l’avrebbe costretta quando si sarebbe saputo cosa aveva fatto. Chissà come sarebbero stati i suoi occhi blu quando avrebbe scoperto la verità sulla sua missione, chissà se avrebbe pianto per la sua assenza, o se lo avrebbe odiato per il resto della sua vita.

 

Canni sedeva di fronte ad Areal, guardando distrattamente la gente che entrava per la cena. Fu a dir poco stupida di cogliere Draco, nascosto dietro la porta, a farle segni inequivocabili. Abbastanza infastidita dalla cosa, ma capendo di non poter fare altrimenti, si scusò con gli altri e raggiunse Draco di nascosto. Quando arrivò, il ragazzo si fece trovare dietro la statua dell’ingresso.

-Cosa vuoi Malfoy? Perché mi chiamavi di nascosto?-

Draco la salutò con un perfetto sorriso arrogante. –Calmati Longus, sarò breve.-

-Lo spero!-

Il ragazzo piegò il collo di lato osservando la ragazza come se si trattasse di un insetto. –So che non ti piaccio per il male che continuo a fare ad Areal, ma adesso devo aiutarla e non posso farlo senza di te.-

Canni incrociò le braccia al petto e lo guardò scettica. –Tu vorresti aiutarla? Ed io dovrei crederti?-

Draco fece un’espressione furibonda e tremendamente minacciosa. Il suo sguardo verde e penetrante si fissò con decisione negli occhi della ragazza. –Non ti sei accorda che non dorme? Certo che sei davvero una grande amica…-

Canni strabuzzò gli occhi, offesa. Ora che ci pensava Jude le aveva raccontato di essersi svegliata durante la notte per andare in bagno, e di aver trovato Areal sveglia davanti alla finestra.

–Sei quei per accusarmi?-

Draco fece un sorriso maligno e saputello. –No, Longus, solo per darti la possibilità di rimediare…-

Canni stava quasi per voltargli le spalle e tornare alla sua cena, ma il ragazzo continuò a parlare senza darle il tempo di replicare.

-So che non dorme per colpa mia, e voglio rimediare. Domani iniziano gli esami di fine anno, e sai quanto ci tenga Areal a prende il massimo dei voti.-

-E cosa dovremmo fare per aiutarla? Oltretutto, tu ti senti in colpa perché non dorme? Anche adesso che state insieme sembra sempre in pensiero per te, non è ora di lasciarla in pace?-

Draco non cambiò espressione, il suo sguardo era gelido, la mascella contratta e le labbra appena arricciate per il fastidio. –Pensi che se me ne andassi adesso lei smetterebbe di stare male? O pensi che starebbe ancora peggio?-

Canni non rispose.

Draco in realtà aveva sperato che Canni gli dicesse di andarsene per non far soffrire Areal, ma purtroppo entrambi sapevano che le cose sarebbero solo peggiorate. Draco si voltò verso il tavolo dei Corvonero, dove una ragazza dai capelli corvini rideva spensieratamente, ma non sapeva cosa stava per succedere.

Non sapeva che i suoi peggiori incubi si sarebbero avverati.

Il ragazzo rimase ostinatamente voltato, per non dare modo alla ragazza che gli stava di fronte di dubitare della sua freddezza. Un Malfoy deve apparire sempre distaccato, e lui in quel momento lo era anche se sapeva che quella era l’ultima volta che avrebbe visto Areal.

-Cosa devo fare?- chiese Canni, improvvisamente più tranquilla, o forse rassegnata.

Draco tornò in sé, quell’espressione gelida non aveva per un attimo abbandonato il suo volto.

–Assicurati che beva questa, tutta. Fa effetto dopo un’ora, fa in modo che sia nel suo letto per quel momento.- disse porgendole l’ampolla.

Canni lesse il nome sull’etichetta e si infuriò. –Si pazzo? Vuoi farla dormire? Sai quanto è pericolosa questa pozione?-

-Datti una calmata.- Sbottò Draco, lanciando occhiate attorno a lui per assicurarsi che nessuno li avesse notati. –Me l’ha data Piton, non l’ho preparata io.-

-Piton ti ha dato un sonnifero per Areal?-

-Ho detto a Piton che io soffrivo di insonnia!- precisò il ragazzo a denti stretti. Stava perdendo la pazienza, ma purtroppo non aveva alternative.

-Non credo che voglia un sonnifero…- Disse la ragazza.

-Vuoi che domani arrivi agli esami mezza addormentata? Io credo che ti ringrazierà se le regalerai una bella dormita rigeneratrice…-

Canni sospirò profondamente.

 

Qualche minuto dopo, al tavolo dei Corvonero, Areal cercava il suo bicchiere. Aveva allungato distrattamente la mano verso la destra del piatto già una volta, ma niente. Era troppo impegnata a parlare con le sue amiche per perdere tempo a dire che non trovava più il suo bicchiere, e francamente la cosa le sembrava ridicola. Ma i minuti passavano e quella che era stata una leggere voglia di bere si era trasformata in una profonda sete. Si guardò intorno ma il suo bicchiere non c’era. Gli avevano fatto spuntare le ali ed era voltato via? Ormai erano minuti che lo cercava senza dare troppo peso alla cosa, ma adesso che ci faceva caso non c’era proprio più.

-Non ti sei accorta che Luna, passando da qui, ti ha nascosto il bicchiere?- chiese Canni.

Areal la guardò perplessa. –Come?-

Canni fece una risatina. –Luna ti ha preso il bicchiere mentre parlavi, e mi ha detto di nasconderlo. Eccolo qui!- aggiunse facendolo spuntare da sotto il tavolo.

Areal scosse la testa.

-Sete?- chiese Canni, versando nel bicchiere succo di zucca.

-Sì!- disse Areal, alzando le braccia al cielo.

Che assurdità, pensò. Prese il bicchiere dalle mani di Canni e bevve tutto d’un fiato fino a svuotarlo.

Ma mentre la ragazza beveva, Canni si stava mangiando le unghia. Il suo piano aveva funzionato, nascondendole il bicchiere era riuscita a mettervi dentro il sonnifero e a farglielo bere tutto fino all’ultima goccia. Mentre Areal ricominciava a parlare con Emma, Canni si chiese sa avesse fatto la cosa giusta.

Nel frattempo, un ragazzo biondo osservava di nascosto la scena, ed i suoi occhi verdi erano cupi e privi di emozione.

 

E dopo tutto successe tropo in fretta e con troppa crudeltà. Emma e Jude urlavano all’interno della loro stanza, tutti quelli della loro casa stavano scappando dal loro dormitorio e i ragazzi più grandi si assicuravano di portare via i più piccoli. C’erano state diverse esplosioni di sotto, dalle finestre era giunta la voce di qualcuno che urlava al fuoco.

Qualcuno urlava che erano arrivati i Mangiamorte.

Gli intelligenti Corvonero sapevano che in quel caso la cosa migliore da fare era evacuare la scuola, prima che le esplosioni e il fuoco raggiungessero anche la loro torre.

-Perché non si sveglia? Canni, buttala giù da quel letto!- Strillava Emma.

Le quattro ragazze si erano svegliate di soprassalto, si erano rivestite come potevano ed erano pronte a seguire i loro compagni giù dalle scale.

Ma in quella stanza qualcuno non si svegliava.

Canni era inginocchiata davanti al letto di Areal, dopo cena l’aveva riaccompagnata in camera, e la ragazza era crollata sul cuscino senza neanche fare in tempo a mettersi il pigiama. Adesso Canni piangeva, perché si era fidata di quel Serpeverde? Perché? Ma improvvisamente l’illuminazione l’attraversò come un fulmine a ciel sereno. Draco sapeva ciò che sarebbe successo, non c’erano altre spiegazioni. Era figlio di un Mangiamorte, i Mangiamorte erano entrati ad Hogwarts. Il ragazzo aveva fatto in modo che Areal si trovasse al sicuro nel suo letto quella sera, e lui amava Areal.

-Prendila in braccio e andiamo!- Strillò ancora Emma.

-NO!- rispose Canni, voltandosi a guardare le altre due compagne con occhi spalancati. –Non dobbiamo muoverci da qui!-

-Ma che stai dicendo?- chiese Jude.

-Vi dovete fidare di me!- Canni faceva paura tanto era decisa. –Dite agli altri di non scendere da questa torre, qui siamo al sicuro.-

Emma e Jude si scambiarono uno sguardo significativo ma alla fine capirono di dover dare ascolto a Canni. Scesero di corsa in sala comune ed impedirono a più gente possibile di andare in contro ai guai raggiungendo il luogo delle esplosioni.

 

Nel frattempo un gruppo di persone vestite di nero stavano fuggendo via più in fretta che potevano, erano inseguiti e l’unica possibilità di salvezza che avevano era superare i confini di Hogwarts per potersi smaterializzare. Piton correva vicino a Draco, e lo afferrava per la giacca ogni qualvolta questo rallentava. Ma proprio in quel momento Potter saltò fuori con la bacchetta sguainata, era dietro di loro, urlava contro Piton.

Quando a Draco fu ordinato di scappare via, il ragazzo rimase per un solo secondo a guardare Piton che affrontava Harry Potter. In quel momento i suoi occhi cercarono il profilo infuocato di Hogwarts che sembrava stagliarsi contro il cielo come il cadavere di un castello. Guardò dove le finestre della Sala Grande erano state fatte esplodere da sua zia, pensando che non era quello ciò che si era immaginando  quando aveva accettato con onore il marchio nero dal Signore Oscuro. Era stato orgoglioso di sé stesso quando aveva appreso la notizia che Voldemort lo voleva nel suo esercito e che gli avrebbe affidato una missione della massima importanza.

Tutto quello però, era estremo.

Adesso tutto era cambiato, era riuscito solo a metà nella sua impressa e sapeva benissimo quali conseguenza ci sarebbero state per lui. La sua scuola, quella che tanto aveva odiato e disprezzato, era diventata un campo di battaglia.

Silente era morto. Tutto era finito.

Adesso non gli restava altro che fuggire il più lontano possibile. Doveva fuggire dalla sua incapacità di uccidere, fuggire dallo shock di quella morte avvenuta davanti ai suoi occhi, fuggire da sé stesso. Doveva fuggire da quel castello illuminato e dagli anni più spensierati della sua vita per tornare ad essere Draco Malfoy. Doveva tornare ad essere un Mangiamorte che stava per vedersela contro l’ira del suo signore.

Alzò il mento con strafottenza, adesso che Voldemort sarebbe tornato al poter non gli restava altro che sperare nella liberazione di suo padre. Quello sarebbe stato il suo unico scopo e la sua unica consolazione. Al fianco del padre avrebbe ucciso tutti i nati babbani e piegato il mondo al volere dei Purosangue. Doveva andare in quel modo, il destino non si può cambiare e lui ne era pienamente consapevole. I suoi occhi freddi, però, si posarono su una delle torri del castello, senza che la sua espressione mutasse. A dire il vero aveva un’altra consolazione: l’ultima immagine che aveva di lui la ragazza che amava, non sarebbe stata quella di un assassino che scappa.

Tuttavia Draco non poteva immaginare che, proprio in quel momento, nella torre che stava guardando, una ragazza dagli occhi blu si stava svegliando.

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

Grazie mille a: Nocticula_nott e a BumBj ^^

Scusate per il ritardo ma sono in zona esami a scuola e non ho tempo, :(

Grazie ai lettori, spero che il capitolo sia piaciuto.

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Capitolo 36
*** Morte bianca ***


41

37. Morte bianca.

 

 

 

 

 

Areal era confusa, si mise a sedere di scatto, si sentiva strana.

Molto strana.

Si guardò in trono e vide Canni accanto al suo letto con uno sguardo spento che non le aveva mai visto. Canni aveva sicuramente pianto, sembrava distrutta.

-Areal…- Gemette.

Areal scosse la testa osservando la stanza vuota. –Dove sono Emma e Jude?-

Canni abbassò gli occhi ed iniziò a piangere. –È successa una cosa orribile Areal, c’è stata una battagli all’interno del castello. C’erano perfino gli Auror, I Mangiamorte sono entrati-

Areal sentì il cuore mancarle di un battito. Spalancò gli occhi, un formicolio fastidioso le aveva attraversato il copro privandola di tutta la sua forza. Non si sentiva più le gambe ne le mani. Aveva freddo, molto freddo.

-Si sono svegliati tutti e sono corsi di sotto, Jude poco fa mi ha detto che ci sono stati dei morti…- Pianse più forte –Silente è stato ucciso e i Mangiamorte sono fuggiti- 

Nonostante il freddo che le bloccasse ogni parte del corpo, Areal riuscì a parlare scoprendo che la sua voce era più dura di una roccia –Se c’è stata una battaglia e tutti si sono svegliati, perché io non l’ho fatto?-

Canni si coprì il volto con le mani e pianse ancora più forte di prima. –Ti ricordi a cena, quando mi sono allontanata? Quando ti ho versato il succo nel bicchiere?- la guardò negli occhi. –Draco Malfoy mi aveva detto di farti bere un sonnifero, mi aveva detto degli esami ed io… io… non fare così ti prego….-

Areal si era coperta la bocca con la mano, sopprimendo le urla. Cominciò a piangere, a tremare, era la morte.

I Mangiamorte… Draco era un Mangiamorte! Draco le ha fatto bere un sonnifero…

-No! no! no! dimmi che non è vero!- Strillò afferrando Canni dalle spalle –Perché ti sei fidata di lui? Come hai potuto farmelo bere?-

Ma Canni non rispose, entrambe piangevano senza saper dire niente.

Ma non era finita, non poteva essere finita.

Areal scese di corsa dal letto ed iniziò a correre a perdifiato, Canni le urlò di fermarsi ma non vi badò. Scese tutte le scale della torre fino ad arrivare al primo piano. Si fermò. Tre corpi giacevano a terra. Due erano di Tassorosso, l’altro di Grifondoro. Erano solo ragazzi, ragazzi che svegliati dal baccano erano usciti dai loro dormitori per dare una mano. Ma erano morti.

Areal sentiva le lacrime gelide scenderle lungo le guance, non riusciva a staccare gli occhi di dosso da quella scena. Canni la raggiunse, le poggiò una mano sulla spalla ma lei la scansò bruscamente. Iniziò a camminare senza meta, voleva raggiungere la sala grande da cui sentiva provenire delle voci, ma improvvisamente si udì un canto acuto e spaventosamente triste che sembrava suonare all’interno dei loro cuori. Fu per questo motivo che si fermò, era davanti alla porta dell’infermeria e ciò che sentì la fece sussultare.

Draco Malfoy.

Areal si avvicinò alla porta dell’infermeria e rimase nascosta, sporse appena la testa per vedere che all’interno c’erano parecchie persone. C’erano Ron, Hermione, la McGranitt, Remus Lupin l’insegnante di Difesa contro le arti Oscure al terzo anno, Luna e qualcuno disteso sul letto a cui Areal non fece caso.

-Draco Malfoy aveva scoperto che da Magie Sinister c’era un armadio svanitore identico a quello che c’era qui a scuola. Aggiustando quello dentro la stanza delle necessità è riuscito a fare passare i Mangiamorte da Magie Sinister e a farli entrare nel castello- Spiegò Harry Potter.

-Ecco cosa faceva sempre chiuso nella stanza delle necessità!- Esclamò Ron Weasley.

-Malfoy ha fatto entrare i Mangiamorte a scuola?- Chiese sconvolta la McGranitt.

-Sì, è un Mangiamorte. Voldemort gli aveva ordinato di farli entrare e di uccidere Silente. E Silente sapeva tutto- Disse Harry.

-Silente sapeva tutto?- chiese qualcuno.

-Sì- continuò Harry –Non ha detto nulla per evitare che Voldemort scoprisse che Draco era stato scoperto e decidesse di ucciderlo. La collana a Katia Bell e l’idromele avvelenato sono stati i tentavi di Malfoy per uccidere Silente. Se non lo avesse fatto, sarebbe morta tutta la sua famiglia-

-Ma è stato Piton ad uccidere Silente!- Rimarcò Lupin.

-L’ha fatto al posto di Malfoy quando ha visto che non ne aveva il coraggio-

-Quindi Draco Malfoy doveva uccidere Silente, ma non lo ha fatto?- Domandò la McGranitt

Calò il silenzio, forse Potter aveva fatto un cenno.

Dentro l’infermeria si cominciò a discutere di Piton, di come si fossero fidati tutti di lui. Di come Silente si fidasse di lui. Ed invece era un all’alleato del signore Oscuro, ed aveva ucciso Silente al posto di Draco.

Ron spiegò a Harry come erano andate le cose da quando aveva visto Malfoy uscire dalla stanza delle necessità. Hermione spiegò di come avesse lasciato andare Piton senza sospettare minimamente di lui. Raccontarono di Draco sulla torre di astronomia, da solo con Silente dopo averlo disarmato. Harry disse che Malfoy stava abbassando la bacchetta poco prima che entrassero gli altri Mangiamorte e che Piton decidesse di uccidere il preside al posto di Draco.

Areal si lasciò scivolare lungo la parete fino a sedersi sul pavimento freddo. Non aveva più forza di piangere né di respirare. Adesso capiva quel’era la missione di Draco, capiva perché lui avesse fatto di tutto per tenerla fuori dalla faccenda. Non voleva che si sentisse coinvolta in quell’omicidio, ecco perché le aveva impedito di aiutarlo con la cosa dentro la stanza delle necessità.

Draco non era tipo da addii, ed Areal sapeva che le aveva fatto bere il sonnifero non solo per salvarle la vita, ma anche per impedirle di vederlo in quel momento. In questo modo ad Areal era rimasta l’immagina di un ragazzo freddo, un Serpeverde crudele, ma ad ogni modo il biondo che lei amava. Lei sapeva cosa c’era dentro di lui. Draco non era un assassino, non lo era diventato neppure sotto l’ordine di Voldemort.

Areal si accorse di stare piangendo solo quando Canni le si inginocchiò accanto.

Adesso Draco non c’era più, era nelle mani del signore oscuro, lontano da lei. Sicuramente Potter non avrebbe detto a nessuno della complicità di Draco nell’omicidio del preside, ma Areal sapeva benissimo che non avrebbe ma più rivisto il suo Draco.

Pianse più forte.

Era la fine. 

 

Il più grande mago di tutti i tempi, o meglio, il più grande mago secondo tutta Hogwarts, era morto. Silente era morto, e nel prato ai confini del lago nero si stava tenendo il funerale. Una bara bianca galleggiava sull’acqua e tantissime persone sedevano partecipando alla cerimonia. C’erano tutti gli insegnanti e gli alunni, perfino gente dal ministero ed alcuni genitori dei ragazzi.

Areal stava piangendo, il sole splendeva sul funerale, che lei vedeva benissimo dalla torre di Astronomia. Chi avrebbe protetto Hogwarts ora che Silente non c’era più? Cosa avrebbe fatto Voldemort? Chi lo avrebbe fermato?

La ragazza accarezzò con le mani la ringhiera della torre. Era da lì che Silente era caduto, ma per fortuna, non per colpa di Draco. Era una cosa orribile da pensare: una persona era morta e lei ringraziava il cielo che non fosse stato il suo Draco. Doveva essere furiosa, doveva vergognarsi di essere stata con un Mangiamorte che aveva permesso ai suoi compagni di entrare nella scuola.

Lei era stata con Draco… Spalancò gli occhi, gettò un’ultima occhiata al funerale di sotto e corse via dalla torre, dal luogo in cui Draco non si era trasformato in un mostro.

Corse a perdi fiato per tutte le scale, superò il primo piano e raggiunse i sotterranei. Superò l’ufficiò di Piton e si inoltrò per il corridoio buio fino a fermarsi davanti ad un muro appartato.

“:Purosangue:” disse, ed il muro si aprì rivelando la sala comune dei Serpeverde.

Ricordava ancora di quando Draco l’aveva portata lì, era stato poco tempo prima, eppure quel momento sembrava lontanissimo. Sepolto. Attraversò la sala e raggiunse i dormitori, tutti erano fuori al funerale, all’interno non era rimasto nessuno.

Entrò nella stanza di Draco ed il cuore le mancò di un battito. I quattro letti erano intatti, con le tende aperte e le coperte verdi accuratamente sistemate. Areal guardò il letto di Draco e vi si avvicinò. Ci salì sopra gattonando fino ai cuscini, che accarezzò delicatamente con una mano. Scoppiò a piangere, si distese accarezzando la coperta di quel letto dove lei e Draco…

Non riusciva neanche a pensarci, non riusciva a pensare a quelle mani fredde su di lei, a quegli occhi gelidi che sembravano braci ardenti mentre la baciava. Ricordò ogni loro momento, ogni loro abbraccio. Ricordò delle loro litigate da ragazzini, di tutte le volte che erano tornati a cercarsi dopo essersi allontanati.

Lei amava Draco, amava il suo sguardo, la sua voce, il modo in cui la sfiorava delicatamente senza smettere di guardarla dritto negli occhi.

Ma Draco non c’era più. Più. Più. Non lo avrebbe mai più rivisto.

Quella era la morte.

Una morta bianca.

La sua vita innocente spazzata via quasi come quella di Silente.

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

Grazie a tutti i lettori, mi scuso per l’enorme ritardo, ma sono per tre settimane fuori casa L...

 

Grazie mille a kicchan_96 per aver recensito ^^

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Capitolo 37
*** Il miraggio ***


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38. Il Miraggio.

 

 

 

 

 

Un pianto nascosto, soffocato, riempiva la camera da letto. Una donna dai lunghi capelli biondi era seduta ai piedi del letto, il marito accanto a lei, che l’abbracciava e la lasciava piangere sulla sua spalla.

-Oh Lucius, ho creduto veramente che questo giorno non arrivasse mai…-

Il marito accennò un sorriso e le accarezzò una guancia. –Ed invece sono qui-

-Pensavo… credevo che non ti avrei mai più rivisto- Pianse più forte.

L’uomo scosse il capo e il suo sguardo ghiacciato si affilò. –Non dire altro Cissy. Sono qui-

I due coniugi si abbracciarono ancora. Sedavano sul loro letto, davanti alla finestra spalancata da cui entrava la calda luce del sole.

Lucius aveva creduto di non rivederla mai più la luce del sole, ma a dire il vero di quei raggi caldi poco gli importava. Guardò il viso della moglie, segnato dall’età ma ancora bellissimo. Si perse dentro quegli occhi celesti e accarezzò quei capelli biondi.

Eccolo il suo sole.

Aveva fatto molteplici sbagli, non era stato poi un granché come marito o come padre, ma per lui la famiglia era sempre stata sacra. Non aveva mai fatto mancare nulla né a sua moglie né a suo figlio, erano sempre stati una famiglia rispettata e temuta. E lo sarebbero stati ancora. Ora che il Signore Oscuro era al potere tutto sarebbe cambiato, era stato liberato da Azkaban, adesso i Mangiamorte potevano tornare a seminare il terrore. In questo modo i suoi sacrifici non sarebbero stati inutili o, quanto meno, così sperava.

-Dov’è Draco?- chiese L’uomo.

-Dorme-

-Dorme di giorno?-

Dopo essere finalmente tornato nella sua casa e abbracciato la moglie, si era concesso un bagno caldo ed aveva indossato abiti puliti. Adesso sì che era presentabile per suo figlio, non poteva certo permettere che il ragazzo lo vedesse in quello stato pietoso in cui era non appena arrivato. Era stato a sufficienza con sua moglie, l’aveva baciata. Ora voleva rivedere suo figlio.

Ma quando gli occhi della donna si riempirono di lacrime, capì che l’inferno che aveva vissuto lui in prigione, a grandi linee, lo aveva vissuto anche la sua famiglia a casa.

Narcissa gli disse della decisione del Signore Oscuro, di Draco che aveva ricevuto il marchio e della missione suicida che gli era stata affidata. La donna non poté fare a meno di dirgli che quella non era altro che una punizione per i fallimenti del padre e che nessuno si aspettava che sopravvivesse. Gli lasciò solo immaginare la paura che aveva provato e la sofferenza del figlio mentre tentava con tutto se stesso di salvare i suoi genitori. Gli disse di Piton e del mezzo, miracoloso, successo di Draco.

Ma il Signore Oscuro non si accontenta di mezzi successi. Lo aveva risparmiato, non gli aveva ucciso i genitori.  Ma lo aveva punito.

Mentre Lucius saliva le scale verso la camera da letto del figlio, Narcissa lo richiamò.

-Sai che Draco è…-

-Orgoglioso- disse l’uomo –Sì lo so- si voltò per salire le scale ma fece un sorriso amaro tornando a guardare la moglie. –Non sono io che devo compatire lui, in questo momento, ma il contrario-

 

Draco dormiva beatamente, dopo tanto tempo. Per giorni il ricordo di quel momento lo aveva torturato. Rivedeva il corpo di Silente precipitare nel vuoto, la sua scuola distrutta. E poi si rivedeva dentro quella stanza buia, sua madre in un angolo a nascondere le lacrime dietro zia Bellatrix. Piton privo di espressione al fianco di sua madre e il suo labbro inferiore che sanguinava. Sentiva il sapore del sangue in bocca, ma meglio quello che urlare. Ad ogni nuovo colpo di quella dannata frusta incandescente che fuoriusciva dalla bacchetta del Signore Oscuro, si mordeva il labbro con tutta la forza che aveva pur di non farsi scappare neppure un grido.

Ma se aveva resistito per cinque frustate, non aveva resistito per tre minuti di inferno.

Le sue urla mentre veniva torturato con la maledizione Cruciatus, erano state così acute e disperate che lui stesso faticava a credere che quella voce fosse sua. Faticava a credere di essere ancora vivo.

Aveva rischiato di morire e di trascinare con lui nella tomba la sua famiglia, non erano nulla cinque frustate e tre minuti di tortura.

Era ancora vivo.

E adesso stava dormendo, era esausto, per due notti di fila non aveva chiuso occhio e, quando finalmente quella mattina si era addormentato, il sole era già sorto. Aveva davvero bisogno di dormire, peccato che qualcosa stesse disturbando il suo sonno proprio in quel momento.

-Draco! Svegliati…- Diceva una voce fredda e rauca.

Ma cosa volevano da lui? Perché non lo lasciavano dormire in santa pace?

-Draco!-

Il ragazzo aprì gli occhi, ancora assonnato. Seduto accanto a lui sul letto, mentre cercava di smuoverlo per svegliarlo, c’era un uomo. Era largo di spalle, il viso dai lineamenti affilati e i capelli biondi. A dire il vero ciò che lo caratterizzava era quell’espressine rigida e quello sguardo impenetrabile.

-Papà…- Mugugnò con la voce ancora fioca per il sonno.

Cos’era quella? Una nuova forma della maledizione Cruciatus? Suo padre era ad Azkaban, perché lo immaginava seduto accanto a lui? Solo per soffrire?

-Ti decidi a svegliarti? Non ho tutto questo tempo da perdere!-

Certo che come allucinazione era davvero fatta bene…

-Padre!- strillò, quando fu abbastanza sveglio da capire che quella era la realtà.

Suo padre era lì.

Si mise a sedere, pronto ad abbracciarlo, ma venne fermato da un’occhiata raggelate. L’uomo gli diede un colpetto sul petto per intimargli di restare al suo posto e si spostò leggermente all’indietro, infastidito.

Draco non capiva, era così felice di rivederlo, si sentiva al settimo cielo… poi guardò i suoi occhi e capì.

-Avevi un’occasione per ridare gloria al nostro nome. Potevi entrare nelle grazie del Signore Oscure, ed invece….- Fece una smorfia di profondo disgusto.

Draco abbassò la testa e strinse i pugni. Non gli importava poi tanto di sorbirsi la sfuriata del padre. Meglio quella che l’ira del Signore Oscuro che aveva già sperimentato. Almeno quello era suo padre, ed era finalmente lì.

-Se non fossi riuscito nella tua impresa lo avrei capito, ma tu c’e l’avevi fatta! Potevi rimediare al mio errore, lo avevi in pugno!- Lucius guardò da un’altra parte. –Mi hai profondamente deluso, Draco-

Draco si morse il labro con rabbia. Odiava quando suo padre gli diceva quelle parole: mi hai deluso. Ci aveva messo tutto se stesso, ci aveva provato, aveva fatto di tutto per salvare sua madre ed era anche stato sufficientemente punito per il suo sbaglio.

Improvvisamente Draco si ritrovò con la testa sulla spalla del padre e il braccio con cui quest’ultimo lo aveva bruscamente attirato a sé attorno al collo.

-Ma sono felice che mio figlio non sia diventato un assassino…- Disse Lucius, con la voce di un padre duro, severo, ma felice di riavere suo figlio accanto.

Draco prese un respiro profondo, suo padre gli aveva concesso quel mezzo abbraccio fra padre e figlio, che per lui, in quel momento, era la cosa migliore del mondo. Strinse gli occhi, suo padre era stato ad Azkaban e lui aveva rischiato di morire. Era quasi impossibile credere che fossero lì insieme.

Era una liberazione.

Un raggio nelle tenebre che li avevano avvolti e che ancora li avvolgevano.

 -Padre…-

 

-Io credevo che invitarti a passare qui una settimane potesse migliorare le cose, ma… non c’è stato un grande risultato- disse zia Matilde, la voce bassa e triste, mentre spiava dal corridoio la stanza della nipote.

Da lì si vedeva benissimo la ragazza dai capelli neri distesa sul letto su di un fianco, che dava loro le spalle.

-Glielo avevo detto, signora Matilde, che non sarebbe servito a niente…- Sospirò Canni, lo sguardo che seguiva quello della donna dentro la camera dell’amica.

-Sono felice che tu sia stata con noi, Canni, ti sono davvero grata per quello che hai fatto. Almeno con te Areal ha mangiato qualcosa, e sembrava un po’ più serena. Sei perfino riuscita a farla uscire di casa!-

Canni abbozzò un sorriso.

Quando aveva ricevuto il gufo dalla zia di Areal che la invitava a passare da loro una settimana di quell’estate, aveva già capito qualcosa, ma non poteva certo immaginare che la faccenda fosse così grave.

Areal non mangiava, se ne stava chiusa nella sua stanza con lo sguardo vuoto. Dormiva sempre, rimaneva sul letto inerme. A volte giocava con Nira o leggeva un libro, ma farla parlare era una vera impresa per zia Matilde. Da quando era arrivata Canni era riuscita perfino a farle dire una frase intera, a rubarle un unico sorrisetto, che per la zia era stato un miracolo. Canni aveva costretto Areal a mangiare due volte al giorno, e l’aveva portata con sé alla fiera della bacchetta. Doveva minacciarla ogni santa volta, ma alle fine almeno qualcosa la otteneva.

-Non vuole dirmi perché sta così male- Disse zia Matilde. –Vorrei che si confidasse con me, ma è sempre stata molto introversa, e rispetto la sua scelta. Ma vorrei proprio capire cos’è successo di così grave-

Canni abbassò la testa, avrebbe tanto voluto spiegarle la verità, ma la verità era troppo dura da spiegare, oltre ad essere un segreto inconfessabile.

-Credevo ci fosse di mezzo un ragazzo, ma la sua reazione è troppo esagerata! Mi sono detta: forse è morto qualcuno, ma me lo avrebbe detto. Allora ho pensato all’assalto dei Mangiamorte ad Hogwarts, capisco l’esperienza orribile, ma perché ne sarebbe rimasta tanto scottata?-

Bé, pensò Canni, tutte e tre le cose messe insieme.

-I tuoi bagagli sono già di sotto, ti aspetto lì- Disse la zia voltandosi verso le scale.

-Avrei solo voluto fare di più-

-Sciocchezze cara, hai fatto di tutto. Mancano solo pochi giorni all’inizio della scuola, scommetto che avrai delle faccende da sbrigare con la tua famiglia-

Mentre la signora Matilde scendeva al piano di sotto, Canni entrò nella stanza di Areal per salutarla. La ragazza era ancora distesa sul letto con lo sguardo oltre la finestre. Canni aggirò il letto e le si sedette davanti.

-Devo andare- disse.

Areal sospirò, seguendo con gli occhi le sfaccettature di arcobaleno create dai diamanti appesi davanti alla finestra.

L’unica cosa di lui che le era rimasta.

Restò in silenzio.

-Non puoi fare così Areal, tra poco ricomincia la scuola. Sarà un anno duro, Silente non c’è più, Piton sarà il nuovo preside- scosse il capo. –Solo noi e gli amici di Harry Potter sappiamo la verità, gli altri non sospettano che Piton è un assassino. Credono che siano stati gli altri Mangiamorte-

Areal non parlò.

-Gli uomini di tu-sai-chi stanno facendo censimenti continui per scovare i figli di Babbani. Non puoi permetterti di essere debole, ho bisogno di te-

A quel punto, facendolo sembrare un movimento gigantesco dopo tutti quegli attimi di immobilità, Areal si mise a sedere. –Ed io ho bisogno di vederlo, Canni- 

Canni si rabbuiò, la guardò tristemente.

-Ho bisogno di sapere che sta bene, ho bisogno di rivederlo anche solo una volta- Pianse Areal.

L’amica sospirò.

-Non posso scrivergli una lettera! Ma cosa devo fare? Rassegnarmi?-

Canni fece un’espressione seria e decisa. Si alzò in piedi e andò da Nira appollaiata sul suo ramo, la fece salire sul suo braccio e le sussurrò: Draco Malfoy. Dopo di che la fece volare fuori dalla finestra.

Areal la guardò senza capire.

Canni sorrise. –Non devi scrivergli, basta fargli capire che lo stai pensando e che hai bisogno di lui…-

 

L’indomani mattina Areal era a casa da sola, zio Phil era al lavoro e zia Matilde al mercato a fare compre. La ragazza sedeva in salotto a leggere un libro, nella quiete della casa deserta aveva scelto di sistemarsi nella stanza al piano terra ricca di finestre, in quel momento aperte. Poteva vedere il giardino illuminato dal sole, anche se niente era bello come l’arcobaleno della sua stanza dopo aver appeso i diamanti.

Nira era tornata senza nessuna lettera, si era limitata a bere e ad appollaiarsi sul suo ramo. Areal non aveva detto né pensato nulla; se lo aspettava che sarebbe andata così.

Forse era morto.

Sfogliò il libro ed il campanello suonò.

La ragazza sbuffò sonoramente, già di per sé essere interrotta mentre leggeva non le era mai piaciuto, per di più le toccava andare ad aprire la porta quando era da sola in casa. Con i tempi che correvano poteva essere qualcuno di indesiderato, ed infatti per qualche secondo la paura l’avvolse. Tuttavia si trovò subito a pensare che alla porta poteva esserci solo un’amica di sua zia o un collega dello zio, in ogni caso avrebbe dovuto farli accomodare fino al loro ritorno o dirgli di ripassare senza sembrare sgarbata.

C’era niente di peggio? Non quando l’unica cosa che voleva era essere lasciata in pace.

Si alzò cercando di imporsi un’espressione educata e raggiunse la porta che aprì senza neanche pensarci.

Sollevò lo sguardo seguendo gli abiti eleganti dell’individuo ma, quando incrociò i suoi occhi, il cuore le si fermò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua…    

 

 

 

 

Chiedo scusa per l’enorme ritardo, ma purtroppo per me l’inizio dell’estate non ha segnato la fine degli impegni. Anzi, sono triplicati! -.-

 

Grazie tante a tutti quelli che hanno letto fino a qui, per favore lasciate un commento per dirmi cosa ne pensate.

 

Un bacio e al prossimo capitolo ^^

 

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Capitolo 38
*** Respiro ***



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39. Respiro.

 

 

 

Aveva aperto la porta con un sorrisino distratto e tirato, la testa bassa e qualche ciuffo corvino sulla fronte, mentre il resto dei capelli scendeva ai lati del viso come morbidi boccoli. Lo sguardo riservato, imbarazzato. Le ciglia nere che sfioravano con delicatezza gli zigomi, prima che gli occhi si aprissero del tutto rivelando due iridi di un blu incantevole. Intenso. Il corpo magro e slanciato avvolto in un vestitino estivo, semplice, bianco a fiori rossi.

Vedendo quelle labbra sottili dischiudersi per lo stupore, il ragazzo fece un ghigno divertito.

-Draco…- Sussurrò la ragazza, quasi senza voce.

Vestiva con un pantalone bianco dal taglio classico e una camicia nera con le maniche risvoltate fino ai gomiti. L’aria disinvolta e strafottente, accentuata da quel ghigno fra le labbra seducenti e dalla mano lasciata distrattamente nella tasca dei pantaloni. I capelli biondi erano ordinati e lisci, ed il viso come sempre pallido dai lineamenti decisi con il naso dritto.

Areal lo guardò negli occhi, lui non sembrava sorpreso e rincuorato quanto lei, era il solito Draco Malfoy: irritante nella sua spensieratezza.

-Draco!- Ripeté la ragazza, gettandosi fra le sue braccia e abbandonando finalmente lo stipite della porta sotto cui era rimasta imbambolata.

Il ragazzo si concesse un sorriso, la strinse contro il suo petto e le accarezzò i capelli. –Non piangere- le sussurrò gentilmente, anche se sembrava un ordine.

-Non sto piangendo!- si affrettò a dire lei, scostando la testa dalla sua spalla e asciugandosi frettolosamente gli occhi.

Draco rise in quel suo modo irritante ma dannatamente sexy.

-È solo che…- Provò a dire lei, ma quando guardò quegli occhi grigi le tornò la voglia di piangere. –Credevo fossi morto, o che non ti avrei mai più rivisto-

A dire il vero ad Areal sembrò molto strano di trovarsi di fronte a quel Draco Malfoy, così simile al ragazzino di cui si era innamorata. Immaginava di ritrovarsi davanti un ragazzo avvolto dalle tenebre e dallo stile di vita dei Mangiamorte.

Lui le accarezzò la fronte sistemandole un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. –Ed io pensavo che mi odiassi-

Areal lo guardò negli occhi e gli si avvicinò per sussurrargli all’orecchio –Tu non sei un assassino…-

Draco la guardò con un sopracciglio alzato, rimanendo a riflettere per qualche altro secondo –Come lo sai?-

-Quella sera…- disse a fatica, senza smettere di guardarlo negli occhi –Ho sentito Potter che raccontava agli altri come erano andate le cose, di Piton…-

-Sai tutto, quindi!- affermò Draco, voltandosi a guardare da un’altra parte per nascondere la sua espressione rabbiosa ed infastidita. –Potter! Ha occhi ovunque…-

Areal sospirò, le mani del ragazzo erano ancora attorno ai suoi fianchi.

–Vieni con me- Gli disse dolcemente, prendendolo per mano e guidandolo sul retro della casa.

Il ragazzo si concesse uno sguardo distratto alla villa con la casa dalle pareti esterne bianche, con i balconi, il tetto, e tutte le rifiniture, in legno scuro. Il giardino era ampio e spazioso, non c’erano grandi zone di verde ma tantissimi fiori di tutti i tipi. Proprio in quel momento i due passarono sotto un albero dalle fronde curvate in avanti che creavano una piccola tettoia. I colori predominanti erano quelli dell’autunno, nonostante si trovassero in estate. Rose rosse, margherite, girasoli, tulipani. Era ovvio che chi curasse il giardino usasse la magia, altrimenti non si sarebbero potute avere quelle varietà di fiori nelle stesso periodo dell’anno.

-Draco?- chiese la ragazza, mentre lui si guardava introno, lasciandosi trascinare dalla mano.

-Dimmi-

-Come sei arrivato qui?-

-Mi sono Smaterializzato-

Areal si fermò e lo guardò ad occhi sbarrati.

L’anno prima avevano fatto l’esame di Smaterializzazione solo quelli nati entro la fine di maggio. Areal odiava quel metodo per spostarsi, ma alla fine aveva seguito tutte le lezioni, senza dispiacersi più di tanto di non poter fare l’esame essendo nata a Dicembre. Ed era certa che neanche Draco avesse dato l’esame.

-Ma non hai superato l’esame- disse.

Draco fece un ghigno fra il temibile e il divertito. A dire il vero Areal vi lesse anche una certa tristezza.

–L’Oscuro Signore ha preso il comando, i Mangiamorte girano a piede libero, mio padre è evaso da Azkaban, e secondo te il ministero fa caso a me che mi Smaterializzo?-

Areal alzò le sopracciglia, il biondo aveva ragione.

Lo trascinò senza dire niente per qualche altro passo fin quando non arrivarono davanti all’albero più grande del giardino. La ragazza fece una cosa strana, di fatti infilò la mano in un piccolo buco nella corteccia e, quando la ritrasse, apparve una porta aperta.

I due scesero delle scale e giunsero in una stanza molto accogliente. Le pareti erano tutte di legno ovviamente, così come il tavolino ed il divanetto.

Per renderlo più morbido, il divano era stato ricoperto da un’imbottitura lilla. Si sedettero lì e Draco osservò il lampadario appeso e i merletti sparsi sui piccoli mobili.

-Zio Phil l’ha creata per me come regalo per il mio decimo compleanno. I babbani hanno la casetta sull’albero, io ho questa!- disse Areal con un’alzata di spalle.

Draco sollevò un sopracciglio osservando la stanza segreta. –Nemmeno mio padre ha mai fatto tanto per me-

Areal rise, ma si fece subito seria quando guardò il braccio di Draco, lo prese fra le sue mani e se lo appoggiò sulle ginocchia. Il modo in cui il ragazzo indossava la camicia, con le maniche risvoltate, lasciava in evidenza il marchio nero con un’espressa disinvoltura.

La ragazza lo accarezzò con le dita, lo sguardo basso. –Non lo nascondi neanche più?-

Draco fece spallucce, non aveva ritratto il braccio ma non la stava guardando. –Non qui. Tornerò a coprirlo quando sarò a scuola-

Areal sussultò, era una bella notizia, ma non sorrise. –Tornerai?-

Dal tono di voce usato, Draco capì cosa la spaventava e, togliendo il braccio sinistro dalle sue mani, le accarezzò una guancia.

–Nessuno sospetta di me…- la rassicurò.

Areal fece un cenno. Era vero, solo Harry e i suoi amici sapevano la verità, chissà come.

-Comunque sia, io non volevo tornare- Disse ad un tratto il ragazzo, appoggiando la testa allo schienale del divano. –Ma mia madre e mio padre mi hanno praticamente obbligato a tornarci. Dicono che sarò più al sicuro a scuola che a casa. E hanno ragione…-

La ragazza lo guardò incuriosita, dopo un sospiro Draco continuò a parlare.

-La mia casa è diventata il quartier generale dei Mangiamorte. Alcuni di loro rimangono anche dopo le riunioni. Mia zia non si è più mossa di lì-

Areal non sapeva cosa dire, la parola Mangiamorte la faceva ancora rabbrividire. E pensare che ne aveva uno accanto, probabilmente la cosa più logica da fare sarebbe stata fuggire via. Sapeva perfino che Draco era coinvolto in un omicidio, perché era ancora lì? Non sapeva rispondere neppure lei, forse restava per amore, o forse perché sapeva che quel marchio sul braccio non faceva di Draco un vero Mangiamorte.

-Tuo padre è tornato a casa…- esclamò la ragazza per cambiare discorso.

Era apparsa su tutti i giornali la notizia dei Mangiamorte liberati ad Azkaban, ma voleva sentire la risposta da Draco.

-Sì-

Areal gli sorrise. –Draco?-

-Cosa c’è?- le rispose guardandola negli occhi.

In verità aveva un po’ di paura a chiedere, ma di fronte a lei c’era Draco, quindi poteva stare tranquilla –Cosa succederà quest’anno ad Hogwarts?-

Draco serrò per un attimo la mascella, poi si mise a sedere in modo tale da poter guardare dritto negli occhi la ragazza.

Le prese una mano fra le sue. –Piton è il nuovo preside-

-Lo so. Mio zio lavora al ministero. Bé, in quello che è rimasto del ministero-

Draco fece un cenno.  -Amycus Carrow, uno dei Mangiamorte che è entrato ad Hogwarts quella sera, sarà l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure-

Areal strabuzzò gli occhi –Un Mangiamorte insegnante di Difesa?-

Draco ghignò per l’intuito di Areal. –Ovviamente trasformerà la materia in Arti Oscure e basta. Ne parlava con Piton e tu-sai-chi giusto la settimana scorsa-

Areal ebbe un altro brivido. Ogni tanto dimenticava che Draco vedeva Voldemort quotidianamente.

-E la sorella di Amycus, Alecto, insegnerà Babbanologia-

Spalancò gli occhi –Draco ma mi prendi in giro?-

Il ragazzo rise.

-No aspetta, fammi indovinare, trasformerà la materia in “uccidiamo tutti i Babbani”!-

-C’eri vicina- disse il ragazzo –Saranno lezioni anti Babbani-

Areal sospirò, se non prendevano con ironia quella discussione, rischiava di impazzire. –Altro?-

-No- fece una pausa tornando a guardarla negli occhi –Ma non sarà facile. Tu-sai-chi ha messo l’obbligo di frequenza a scuola, questo solo per scovare fino a l’ultimo Babbano–

La ragazza rimase ad ascoltare.

-Faranno domande a tutti, per capire da che famiglia provengono. Ci saranno disparità continue, tutte e favore dei Purosangue e dei Serpeverde. Scordati la tolleranza per gli impediti come quel Paciock di Grifondoro-

Areal si morse il labbro.

Draco abbassò la testa, gli occhi cupi –Scusa, ma almeno non avrai sorprese-

La ragazza non disse nulla. Ormai Silente non c’era più, la vecchia Hogwarts era un ricordo lontano. Voldemort era al potere, presto i Purosangue avrebbero preso il controllo e i figli di Babbani sarebbero stati scacciati dal mondo magico.

L’unica cosa che rimaneva era cercare di limitare i danni.

-Non mi hai mai detto cosa pensi veramente- disse Draco, lo sguardo penetrante e deciso.

Areal capì e sospirò. –Sono una Purosangue, Draco, e per quanto riguarda la nostra presunta superiorità… bè, forse potrei darti ragione. Quel che so per certo è che odio le ingiustizie, siamo tutti esseri umani, non voglio vedere qualcuno costretto a fuggire o… o a morire!-

In realtà non voleva più vedere morire nessuno.

-In altre parole potresti essere come me, se non fossi un angioletto sceso dal cielo. Pensi sempre a proteggere gli altri, anche se sono tuoi nemici- Ghignò Draco.

La ragazza si voltò e gli si posizionò ad un palmo dal naso. –Mi prendi in giro, Draco?-

Il ragazzo sorrise, ma in un attimo, un lampo crudele gli balenò negli occhi. Afferrò Areal dai polsi a la immobilizzò contro lo schienale del divano.

–Come ti ho già detto quest’anno ad Hogwarts sarà diverso. Non metterti nei guai, obbedisci a ciò che ti dicono di fare. Non metterti in mostra, spacciati per una Purosangue convinta, e non per una proteggi Babbani!-

Areal rabbrividì sotto la serietà di Draco. Aveva ragione. Era chiaro che, quell’anno, chiunque si fosse mostrato contro Voldemort l’avrebbe pagata a caro prezzo. Serrò le labbra e fece un cenno e Draco le lasciò pian piano i polsi che le aveva serrato.

La ragazza si strinse nelle spalle. Aveva paura. Paura di veder soffrire le persone che amava, paura del lato oscuro di Draco. Ma era anche forte, decisa a rimanere al fianco del ragazzo fino alla fine.

Non lo avrebbe abbandonato, avrebbe lottato con lui. Ma il destino scritto non si può cambiare, ed Areal conosceva il cuore di Draco, lui non era un assassino spietato. Sarebbero rimasti insieme, sarebbero andati avanti, anche se il mondo sotto i loro piedi andava a fuoco.

Anni prima avrebbe detto addio al Draco Mangiamorte senza troppi problemi, non poteva certo compromettere sé stessa o seppellire i suoi ideali. Ma adesso capiva di non poter dividere le due cose, non poteva vivere senza Draco per salvarsi l’anima, perché Draco era la sua vita.

Chiuse gli occhi.

Quanto altro sangue doveva scorrere prima che riuscisse ad ammettere di amarlo? Per tutta l’estate era stata praticamente chiusa in camera dalla disperazione per averlo perso.

-Vuoi vedere casa mia? Sono tutti lontano oggi, ecco perché sono riuscito a venire da te!- Esclamò Draco, chiaramente per distrarre Areal dopo averla turbata con i suoi discorsi.

-Casa tua?- Areal arrossì.

Draco Ghignò. –Saremo al sicuro… non avrai certo paura di me?…-

-No!- squittì.

Draco rise in quel suo modo a metà fra il seducente e il minaccioso e Areal restò in silenzio.

-Anche qui siamo da soli… nascosti… se volessi saltarti addosso potrei benissimo farlo-

-Ma non è quello il punto!-

-E qual è allora?-

Areal non sapeva spiegarlo.

-E dai! Ci tengo!-

La ragazza sospirò, non poteva resistere alla supplica di quegli occhi grigi.

Ma in quegli stessi occhi, che erano sembrati tanto docili pochi secondi prima, balenò una scintilla sinistra nel preciso istante in cui capì di aver ottenuto la vittoria. –Benissimo!-

-C’è un problema!- Disse Areal, quasi certa di poter ribaltare la situazione.

-Quale?- Draco inarcò un sopracciglio.

-Come ci arriviamo?-

Draco sorrise apertamente, facendo rabbrividire la ragazza. L’afferrò da una mano e la trascinò fuori dalla tana sotto l’albero, che si richiuse all’istante. Ritornarono davanti all’ingresso di casa e il ragazzo la prese dai fianchi.

-Ci Smaterializziamo!- esclamò tutto contento.

-Sei pazzo! Io non mi Smeterializzo!- Areal si staccò bruscamente da lui con un salto indietro.

Draco sbuffò infastidito. –Volando ci metteremo troppo tempo!-

-Io odio le scope!-

Il ragazzo la guardò incredulo. –Cosa?-

-A cinque anni sono salita di nascosto sulla scopa di mia madre, ho iniziato a volare non so come e cadendo mi sono rotta un braccio!- spiegò sbrigativamente.

Draco la guardò quasi sconvolto.

-Guarda che è vero!-

 Il ragazzo assottigliò lo sguardo facendo un sorriso maligno. –Oh ci credo, ne saresti più che capace-

Areal incrociò le braccia al petto.

Lui le si avvicinò quasi come un serpente che striscia verso la sua preda, ed Areal capì che le cose stavano proprio in quel modo: lui era il serpente e lei il topolino pietrificato dalla paura. La cinse dai fianchi e le sussurrò all’orecchio con voce calda. –Hai paura?-

Non rispose.

-Non devi Smaterializzarti tu, lo farò io e tu ti terrai a me-

-No- disse lei, senza osare guardarlo, se lo avesse fatto sarebbe stata la fine.

Draco fece il chiaro ghigno di chi sa già di aver vinto e si pregusta il momento in cui la sua vittima si arrenderà. –Io non potrei mai permettere che ti accada qualcosa, lo sai, vero?-

Areal rimase ostinatamente voltata. Ma perché doveva usare quella voce così dannatamente irresistibile?

-Se il ministero ci trova, potrai fare ben poco- gli rispose.

Draco sbarrò gli occhi –Hai paura di infrangere le regole?-

-Sì-

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. –Ma non è come quando usi la magia da minorenne, in quel caso hai addosso una traccia! Ma se ti Smaterializzi di nascosto nessuno lo verrà a sapere a meno che non ti spacchi-

-Spaccarsi?…- Piagnucolò lei.

Draco le baciò il collo, maledettamente sensuale. Quando rise le soffiò sulla pelle facendola rabbrividire. –Lo sai che sono bravo…-

Areal lo prese più che altro come un doppio senso, ma alla fine si arrese.

Il ragazzo fece un sorriso vittorioso e furbo quando lei gli disse che accettava, minacciandolo di morte qualora qualcosa fosse andato storto.

L’abbracciò forte, e poi, insieme, chiusero gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

**********************************************

 

 

 

 

 

 

Oh santo cielo, che dire? Quanti secoli sono che non aggiorno?

Chiedo scusa a chi seguiva la storia, sono rimasta ferma per tutto il tempo, ho chiuso la porta della Ff e adesso la voglia di ricominciare è forte e mi chiedo come ho fatto a mettere in pausa per così tanto tempo la mia passione per le storie, sia quella da scrivere che quelle da leggere.

 

In mia difesa ho un annuncio: aggiungerò un capitolo al giorno! sono tutti pronti, necessitano di qualche ritocco ma posterò tutto in fretta, promesso!

 

Oltre a scusarmi ancora non posso far altro che sperare che chi seguiva la storia torni a farlo anche adesso, e magari, se vi fa piacere, lasciate un piccolissimo commento giusto per farmi sapere che la leggete ancora e cosa ne pensate. Vi prego, dopo questo anno di standby (ma che dico? Più di un anno! O.o  meglio che scappo?!!) mi darebbe davvero tanta gioia poter leggere i vostri pensieri e potervi rispondere.

 

Un bacio a tutti i lettori (sperando che mi risparmino e che abbiano ancora voglia di seguirmi)

 

Grazie di cuore per gli ultimi commenti, grazie mille davvero a:

 

_Ielle_

kicchan_96

_Bj

Nocticula_Nott

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Capitolo 39
*** Nel buio ***


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40. Nel buio.

 

 

 

Dopo la spiacevole sensazione di essere scivolata in un tubo decisamente troppo stretto, Areal aprì gli occhi e dovete sorreggersi alla camicia di Draco per recuperare l’equilibrio. Quando la testa finì di girarle, la ragazza si guardò in torno, soffermandosi ad osservare la casa davanti a cui si trovarono.

-Draco, forse abbiamo sbagliato indirizzo- ironizzò lei –Scommetto che è colpa mia, forse non sei abituato a Smaterializzarti con qualcun altro-

Il ragazzo la guardò con un sopracciglio alzato, successivamente guardò la casa e fece un ghignò divertito. –No, nessun errore. È casa mia!-

-Il problema è che questa non è una casa!-

I due giovani erano giunti alla porte di una villa immensa, sembrava un maniero o addirittura un castello con un enorme quantità di giardino che girava intorno alla struttura. Varcato il cancello di ferro, un lungo viale con mattoni e statue di marmo precedeva la possente porta d’ingresso. Al centro del lungo corridoio c’era una fontana, proprio davanti alla casa di mattoncini di pietra. Siepi molto alte sistemate ai confini del terreno proteggevano la casa dagli sguardi dei passanti.

-Mio padre lo chiama il Castello dei Malfoy- Disse Draco, a dispetto della targhetta di ceramica appesa accanto al cancello di ferro, dove c’era scritto chiaramente villa Malfoy.

-Come nome è più appropriato- scherzò Areal, senza smettere di guardarsi in torno, mentre tenuta per mano da Draco, attraversavano il viale.

Areal lanciò uno sguardo alle statue ai loro lati, ed immaginando le ombre che creavano quando scendeva la sera… Rabbrividì.  

Entrando la casa sembrava immensa e leggermente più tetra che dall’esterno. Il parquet in legno scuro, così come i mobili e le pareti, rendeva la stanza antica e prestigiosa. Oggetti d’argento e tappeti pesanti decoravano quella che era chiaramente una sala d’ingresso che avrebbe potuto essere usata come sala da ballo date le misure. Draco la guidò verso il salotto, con i divani neri e bianchi e nella sala da pranzo con il grandissimo tavolo in legno antico al centro della stanza.

-è tutto troppo grande!- commentò Areal, falsamente imbronciata.

Casa sua non era neanche lontanamente così grande, e pensare che era comunque una villa.

Il ragazzo ghignò e la portò nella cucina nei sotterranei dove infuriava un elfo domestico, in seguito al piano superiore dove affacciavano diverse porte e, per finire, nella sua stanza.

-Eccoci qui!- disse Draco aprendo la porta.

Areal sorrise incantata. Al centro c’era un bel letto a baldacchino con le lenzuola bianche, sembravano quelle della sua stanza a Hogwarts. Alle pareti erano appese mensole con stendardi della casa dei Serpeverde e altri vari oggetti dalle forme più svariate. In un angolo c’era la sua scopa volante, in un altro la scrivania strapiena di libri e soprammobili ordinati. La finestra era di fronte alla porta. Bastava una sola occhiata a quella stanza ordinata e decorata per capire che a Draco non era mai mancato nulla.

-E così questa è la tua stanza!- esclamò Areal, andando a sedersi sul letto e accarezzando le lenzuola.

Draco si avvicinò e le si sedette accanto.

Bastò una sola occhiata fra i due per sentirsi entrambi scossi da una scarica di elettricità che attraversava le loro schiene. Si sistemarono al centro del letto, Draco la sovrastò ed iniziò a baciarla con dolcezza. In seguito la passione li avvolse e i semplici baci crebbero in carezze audaci e baci sempre più intensi.

Lasciarono passare i minuti, senza preoccuparsi di dividersi, continuando a baciarsi. Draco le accarezzò una guancia guardandola intensamente negli occhi, il suo sguardo era serio e concentrato, perso in un mondo parallelo come quello di un pianista che cerca di comporre una nuova melodia inseguendo le note nella sua testa.

Areal rimase immobile, le guancie le si erano colorate di rosso così some le labbra. Anche se avesse voluto farlo, scappare sarebbe stato inutile. Non era altro che una preda, una preda felice che il suo cacciatore fosse finalmente giunto a lei.

Un piccolo pulcino nelle spire di un serpente.

Le dita gelide e affusolate del ragazzo salirono la curva del suo ginocchio e assaporarono lentamente la pelle vellutata dalla coscia per poi fermarsi per un solo istante. L’attimo dopo la mano di Draco correva a sollevarle il vestito e corse a percorrerle il fianco, spostandosi sul ventre piatto e tracciando una scia infuocata che la face rabbrividire. Quando quegli occhi di ghiaccio incontrarono i suoi, le labbra di Draco si arricciarono in un ghigno provocatorio.

–Forse è meglio che ti riaccompagni a casa…- Disse. –Non abbiamo tanto tempo, fra poco torneranno…-

Areal sorrise in modo strano e sollevò le mani intrecciandogliele attorno al collo.

-Perché…- Sussurrò sfiorandogli le punte dei capelli. –Per cosa dovremmo avere più tempo?...-

Il guizzò del serpente fu appena visibile, i pensieri di Draco si rifletterono in una scintilla sinistra che aveva attraversato il suo sguardo di ghiaccio. Si chinò su di lei immobilizzandola, lasciandosi attrarre dalle sue mani inesperte che, con improvvisa sicurezza, lo guidavano verso le sue labbra.

Si baciarono intensamente e, quando lei gli morse sensualmente un labbro, Draco dovette staccarsi di scatto per l’improvvisa fitta di dolere.

La tenne sempre ferma sotto di lui, pur sapendo che non si sarebbe mossa e, portandosi una mano a labbro offeso, la guardò sogghignando.

-Dovrò tenerti in astinenza da me più spesso… se sono questi i risultati…-

Areal rise. Rise in quel suo modo infantile e solare, che mai per Draco era stato più provocante. Quegli occhi blu che luccicavano, la voce che ricordava il suono di tanti diamanti che si sfiorano creando un tintinnio ipnotico, il tutto accompagnato dalla consapevolezza che quel sole era tutto suo.

Lei era sua e, saperlo, lo stava facendo piacevolmente impazzire.

Assottigliò lo sguardo e pensò che niente avrebbe più potuto fargli del male, non da quando lei era tornata nella sua vita.

-Lo sai che dovrò cancellarlo con la magia…- Disse il ragazzo passandosi un dito sul labbro inferiore leggermente gonfio.

Areal lo guardò intensamente e poi fece un sorrisino strano, sapeva benissimo che i momenti che stavano trascorrendo insieme dovevano rimanere un segreto.

-Peccato!- Dichiarò.

Lo prese dal colletto della camicia e lo attirò a sé per posare le sue labbra sul piccolo taglio sulla bocca di Draco, in un bacio dolce.

Il ragazzo si staccò con lentezza da lei, le accarezzò i fianchi e rimase fermo a guardarla, immobile sotto di lui. Aveva i capelli neri sparsi sul cuscino, le guancie arrossate e quel corpo perfetto avvolto in un abito bianco e rosso. Il bianco e il rosso, due colori contrastanti, la purezza e il fuoco.

Un angelo tentatore.

Quando il suo sguardo ingrigito si rattristò, diventando profondo e scuro come una notte priva di stelle, il ragazzo sfiorò con le dita una guancia accaldata di Areal.

-Lo sai che per me non sei stata la prima…-

La ragazza piegò leggermente la testa di lato, poi sospirò senza smettere di ricambiare il suo sguardo. Sapeva benissimo che Draco Malfoy era conosciuto ad Hogwarts per essersi fatto accompagnare in camera da diverse ragazzine nei periodi in cui loro due non si frequentavano più. Areal si consolava spesso cercando di convincersi che, almeno in alcuni casi, il ragazzo lo avesse fatto per farle un dispetto o per scoraggiarla ad avvicinarsi nuovamente a lui.

-Si, lo so- Disse. –Ma perché me lo stai dicendo adesso?-

Draco non rispose, continuò a guardarla come se volesse imprimersi nella mente ogni dettaglio di quel viso che amava, per poterlo ricordare anche quando non l’avrebbe più rivisto…

Areal lo sentì tremare, vide i suoi occhi scintillare per la frustrazione e il secondo dopo Draco le immobilizzò i polsi e si gettò su di lei baciandole il collo con rabbia, azzerando totalmente la distanza che c’era fra loro.

Rimasero in quella posizione per qualche secondo, in silenzio, entrambi ad occhi chiusi respirando il profumo del compagno, fino a quando Draco aprì gli occhi e le baciò ancora il collo.

 –Dobbiamo andare- Le disse soffiandole sulla pelle.

Lei capì.

Capì che se c’era un luogo meno adatto per lasciarsi andare era proprio quello; la villa dei Malfoy, adesso tramutata nel quartier generale dei Mangiamorte.

Spinse via Draco mettendogli le mani sul petto ed entrambi si misero a sedere. Areal lo guardò e lui si sentì morire vedendo quegli occhi di cobalto avvolti dalla tristezza e, quando la ragazza poggiò la propria fronte sulla sua, a Draco non rimase altro che restare immobile, senza avere neppure la forza per abbracciarla.

Ma poi qualcosa accadde.

Draco vide Areal staccarsi da lui e fissarlo con uno sguardo alieno, offuscato, non suo. Quegli occhi non erano quelli della sua amata, il freddo e il vuoto che trasmettevano non le apparteneva.

Il ragazzo rimase senza parole quando la vide alzarsi dal letto e scendere le scale senza che lui le avesse detto nulla. A dire il vero provò a chiamala, ma lei non si fermò. Arrivò nella sala d’ingresso e scostando il tappeto, Areal scese nella stanza segreta di villa Malfoy guidata da una forza sconosciuta.

-Areal…- Draco la guardò ad occhi sbarrati poiché la ragazza sembrava ipnotizzata.

E lo era.

Areal si guardò intorno nella stanza, confusa, impaurita, non sapeva cosa stava facendo. Eppure qualcosa la controllava e lei non poteva né voleva sottrarsi a quel richiamo.

Senza neppure farci caso si appoggiò ad una cassettiera sfiorandola appena con le dita.

E successe.

Le sue dita si scottarono e rimasero incollate al mobile, mentre la sua mente venne catapultata in un altro momento costringendola a rivivere una scesa già avvenuta in quella stanza. Conosceva solo Piton, fermo in un angolo con l’espressione indecifrabile. Subito dopo di lui, nel buio della stanza, c’era una donna bionda che cercava di nascondersi dietro la sua schiena. Era la madre di Draco, l’aveva vista in sartoria. E poi, a contorcersi sulle vecchie assi di legno, c’era un ragazzo. Forse era un uomo, era alto, era biondo, ma chi era? Il volto era irriconoscibile, la mani artigliavano i vestiti torcendosi in maniera disumana e la fronte sbatteva contro il pavimento.

Qualcuno, fermo nello stesso punto in cui doveva trovarsi lei, a giudicare dalla prospettiva che aveva della stanza, reggeva in mano una bacchetta bianca e scagliava contro l’uomo irriconoscibile una maledizione senza perdono.

-Fallirai la prossima volta, Draco? Ti mancano altri due minuti…-

Quando Areal capì di chi era la voce che aveva parlato, cioè della stessa persona che reggeva la bacchetta, rabbrividì. Quello accasciato al suolo non sembrava più nemmeno un essere umano, sembrava un insetto a cui avevano mozzato la testa. Si contorceva, urlava in modo raccapricciante e la voce non sembrava neppure la sua. Era irriconoscibile. Quello non era Draco, non in quelle condizioni.

Voleva fuggire, smettere di vedere ma non ci riusciva.

-No!- urlò qualcuno con la voce forte, e delle braccia calde le staccarono a forza la mano dal mobile.

Quando la ragazza perse i sensi, Draco la raccolse fra le sue braccia e si fermò ad osservarle le dita, quelle che erano rimaste attaccate alla cassettiera.

-Ma cosa diamine è successo?- sussurrò sgomento.

Le dita di Areal erano totalmente bruciate, mancava addirittura la pelle dei polpastrelli.

Guardò il mobile, Areal aveva messo le mani nel punto in cui Lui aveva appoggiato una mano mentre con l’altra… lo aveva torturato.

Draco guardò la propria bacchetta, che in quel momento teneva saldamente in mano. Fortuna che era un abile Legiliments, altrimenti non avrebbe mai saputo cosa aveva visto Areal in quel momento di trance, dopo aver toccato lo stesso punto toccato dall’Oscuro Signore.

Ma perché era successo?

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

*************************************

 

 

 

 

Grazie a chi ha letto, un saluto a horansprjncess  per la recensione : )

A domani con il prossimo capitolo, baci!

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Capitolo 40
*** Importante ***



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45

41. Importante.

 

 

 

 

-In tutta onestà, Draco, non ne ho idea- Disse l’uomo seduto sulla poltrona del proprio studio.

Lucius Malfoy accarezzava la testa del serpente del proprio bastone, lo sguardo dritto in quello del figlio.

Draco sospirò, spostando il peso del corpo sull’altra gamba. Suo padre appariva ancora provato dalla permanenza ad Azkaban, era più magro, il volto scarno con un graffio sotto il mento non ancora rimarginato, tuttavia, lo sguardo era quello rigido e solido di sempre, solo un po’ meno brillante.

-Ma ha toccato il punto che aveva toccato Lui, e ha visto tutto!- fece il ragazzo allargando le braccia.

Lucius gli lanciò un’occhiata gelida. – E tu perché l’hai portata in quella stanza?-

-Non c’è l’ho portata io, padre, ci è arrivata da sola. Te l’ho già spiegato-

-E non avevate nessun altro posto? Dovevi proprio farle vedere il tuo letto? Alla tua età ero molto più furbo. Ricordo che con tua madre…-

-Va bene, basta! Me ne vado!- Draco era infuriato.

Suo padre non capiva la gravità della cosa, ogni occasione era buona per fargli notare i suoi errori.

-Stai fermo dove sei!-  lo ammonì l’uomo, inchiodandolo sulla porta.

Draco si voltò lentamente e, proprio in quel momento, si udì il rumore di passi pesanti seguiti dal rumore di qualcosa che andava in frantumi. Di sicuro qualcuno dei Mangiamorte che aveva preso a girare per le mura di Malfoy Manor non era stato attento mentre camminava.

Il ragazzo strinse i pugni dalla rabbia.

-Sai benissimo che non avresti dovuto portarla qui- Disse Lucius, in accordo con il rumore che c’era stato.

-Lo so. Ma sapevo anche che in quel momento non c’era nessuno- Dissolse lo sguardo.

Non poteva certo spiegare il bisogno che aveva avuto di portarla lì, di sentire quelle mani tremanti stringersi attorno a lui con la paura di perderlo e il desiderio di non lasciarlo andare. Portarla in quella casa avrebbe ridato a quelle mura un po’ più di valore e di sacralità. Ma questo, naturalmente, non poteva ammetterlo senza aprire sé stesso al padre.

-Ad ogni modo..- Riprese Lucius –hai detto che la ragazza è arrivata in quella stanza dopo uno stato di trance?-

Draco fece un cenno. –Ho dovuto usare la Legimanzia su di lei per capire cosa stava accadendo-

-Quindi ha visto il Signore Oscuro che ti puniva?-

Dalla faccia che fece Draco, mostrando un misto di gelo e di orrore, Lucius capì che era meglio cambiare discorso e che poteva considerare quella reazione come un sì.

-Ci sono stati diversi casi di maghi e di streghe sensitivi…- Spiegò l’uomo.

-Sensitivi? Come la professoressa Cooman di Divinazione?-

Lucius fece un ghigno. –Niente affatto. Non parlo di ciarlatani che necessitano di sfere o foglie di tè per predire il futuro. I maghi sensitivi hanno visioni quando meno se lo aspettano-

-Ma lei non ha mai avuto una visione. Ha toccato quel mobile su cui era appoggiato Lui. Quando l’ho staccata da lì le sue dita erano bruciate!-

-Questo non significa nulla. Forse questa parte della sua magia si è risvegliata a contatto con quella del Signore Oscuro-

Draco abbassò la testa pensieroso, poi guardò il padre. –Pensi sia davvero questa la spiegazione?-

L’uomo ricambiò il suo sguardo. –È l’unica che so darti. Se hai altri dubbi, parlane con Severus-.

 

-Mi dispiace davvero per Emma, spero solo che stia bene- Bisbigliò Erick, seduto sul letto di Emma.

Canni sospirò abbassando gli occhi. La sua stanza nel dormitorio della torre dei Corvonero non era mai stata così vuota e triste. Mancavano le battute sarcastiche di Jude, la sua calma. Mancava Emma e le sue parole confortanti o le sue continue domande.

Ma quell’anno non era sicuro per una Mezzosangue ed una nata Babbana.

-Sono davvero fuggiti in America?- chiese Erick.

-Sì- Rispose Canni –ovviamente nessuno sa dove, e l’America è un continente immenso-

-Ed è vero che tuo zio ha deciso di proteggere anche la famiglia di Jude e che sono fuggiti insieme?-

-Sì, proprio così- Canni abbassò gli occhi e non li rialzò per diversi secondi.

Erick sospirò e si massaggiò la fronte con le mani. Non sarebbe stato affatto un anno tranquillo, fortuna che Jude ed Emma avevano fiutato il pericolo ed erano fuggite. Molti altri maghi dalla discendenza discutibile erano fuggiti, altri no, e di certo non avrebbero avuto vita facile.

-Cosa hai fatto alla mano?- chiese Canni, all’improvviso, quasi spaventata.

Areal, seduta sul suo letto, si osservò le dita fasciate della mano sinistra e fece spallucce. –Mi sono scottata-

-E tua zia non ti ha curato?-

-Sa risanare solo le ferite superficiali, ma questa bruciatura è tosta!-

-Vieni, ci penso io!- Canni si alzò per avvicinarsi all’amica.

Areal la guardò timorosa e ritrasse la mano. –Non è necessario, posso andare in infermeria domani-

Canni fece uno sguardo profondamente offeso, le afferrò la mano e le tolse la fasciatura. Rimase ad occhi sbarrati vedendo la ferita, non essendosi aspettata nulla di tanto grave, ma dopo aver pronunciato una formula la mano tornò perfettamente sana.

Areal sorrise. –Sarai davvero una brava curatrice, da grande-

-Lo so!-

Dopo che Erick ebbe augurato la buona notte alle ragazze, Canni provò a chiedere spiegazioni all’amica sulla sua bruciatura, ma non ottenne risposta.

Durante la notte, Areal pensò a quando si era risvegliata nel suo letto il giorno prima, con la mano fasciata e un bigliettino accanto con scritto: Ci vediamo a scuola. Ricordati quello che ti ho detto e fai attenzione. Per me sei importante.

La ragazza chiuse gli occhi.

Importante.

Draco era importante, e lei lo era per lui.

Era certa che il ragazzo l’avesse riportata a casa, dopo che era svenuta, per non dover discutere di quello che era accaduto. Mai avrebbe dimenticato quella scena né il dolore che le causava. Doveva solo sforzarsi di dimenticare e tutto sarebbe andato bene: lei non avrebbe sofferto e Draco neppure. D'altronde lui era troppo orgoglioso per essere compatito.

La cerimonia di smistamento era avvenuta in silenzio, quella prima sera ad Hogwarts. Non c’era stato un caldo discorso di benvenuto da parte del preside, né risate gioiose. Tutti erano intimoriti dalle due nuove persone al tavolo degli insegnanti e da Piton, seduto al posto del preside. Solo i Serpeverde erano a testa alta.

La voce melliflua e cadente del nuovo preside si era fatta sentire solo per annunciare la fine del banchetto ed invitare tutti a raggiungere i propri dormitori il più in fretta possibile. Ma a quel punto uno dei nuovi insegnanti, quello che Areal riconobbe come Amycus Carrow, si era alzato per prendere parola. Aveva annunciò che avrebbe interrogato tutti gli alunni, ma la ragazza ignorò le parole di quel Mangiamorte che a detta di Draco avrebbe insegnato Arti oscure, al posto di Difesa.

 

Il giorno dopo, alla prima lezione con Amycus, tutti i ragazzi impararono in silenzio un attacco ostile che non avevano mai studiato prima e che di sicuro non avrebbero mai appreso con il vecchio regime. Areal vedeva le ragazze Serpeverde riuscire a primo colpo, ma lei e un’altra ragazza ci misero un po’ di più.

-Signorina Gambell, dopo la lezione si trattenga. Desidero parlarle in privato- disse l’insegnante.

Areal si accorse che la ragazza interpellata l’aveva fissata con disappunto. Se erano andate entrambe male in quella lezione, perché l’insegnante non aveva convocato anche la Corvonero? A fine lezione Areal lasciò la stanza con dei forti dubbi per la testa.

A pranzo, Michaela Gambell, piangeva.

Ciò che più destò l’attenzione dell’intelligente Areal, fu il fatto che per diverse lezioni il professor Amycus chiedesse ad una ragazza sempre diversa di trattenersi. Inizialmente pensò che lo facesse per interrogarle ma perché, allora, erano tutte belle ragazze? Michaela aveva grandi occhi verdi e lunghi boccoli dorati, Alice un viso di porcellana e le labbra carnose. Erano coincidenze? E perché tutte le ragazze uscivano dall’ufficio di Amycus in lacrime o sconvolte?

 

Quella mattina Areal sarebbe dovuta andare nell’ufficio di Amycus per l’interrogatorio. Una fila di studenti attendeva il proprio turno e, quando toccò a lei, si fece avanti. L’insegnante sedeva alla sua scrivania sfogliando alcune carte e non si degnò nemmeno di alzare lo sguardo quando lei entrò e si sedette sulla sedia difronte.

-Sua madre discende dai Nikly? È corretto?-

-Sì-

-E suo padre è uno Foreberth!- costatò con un sorriso compiaciuto.

-Sì-

-Ma… una sua lontana parente, da parte di madre, era una Mezzosangue…-

Areal sussultò. Sapeva di quella prozia lontanissima, figlia di madre Babbana, ma era così lontana da lei che l’aveva dimenticata e, soprattutto, non capiva come avesse fatto quell’uomo a scoprire l’esistenza sulla carta di quell’antenata. Di quanti anni ,o decenni,  andavano indietro nell’esame degli alberi genealogici?.

-Cosa vorrebbe insinuare, professore? Che il mio sangue non è abbastanza puro?- All’instante si spaventò per ciò che aveva detto, ma il timore durò solo pochi secondi, poiché lo sguardo estasiato di Amycus fu più che significativo. Draco le aveva detto di comportarsi come una Purosangue convinta, e una Purosangue non abbassa mai la testa e non permette che qualcuno metta in discussione le sue origini.

-Assolutamente no, signorina Foreberth. Il suo cognome non lascia spazio a dubbi d'altronde-

Areal storse il naso al pensiero che il suo cognome fosse tanto rispettato solo perché aveva visto tutti quelli che lo portavano finire a Serpeverde. Tuttavia, mentre il Mangiamorte le sorrideva esaltato, squadrandola da capo a piede,  Areal pensò che non fosse felice solo perché aveva trovato una Purosangue.

 

Quando Canni uscì dall’ufficio del professor Amycus con un livido sotto l’occhio, dopo che le era stato chiesto di rimanere dopo la lezione, Areal vide avverarsi tutti i suoi peggiori incubi.

-Che cosa ti ha fatto?- chiese all’amica correndo da lei.

Canni si scostò –Cosa pensi che volesse da tutte le ragazze? Quel lurido Mangiamorte allunga le mani!-

Areal le tappò la bocca con la mano. –E tu…?-

La ragazza dai corti capelli biondi e gli occhi ambrati fece una smorfia. –Tutte le altre avevano paura, ma io non gli ho permesso neppure di sfiorarmi-

-Ecco cos’hai guadagnato!- disse Areal riferendosi al livido.

Canni apparve offesa. –Cosa diamine stai dicendo?-

Areal rimase in silenzio. Il peggio era che con quella ribellione Canni aveva firmato la propria condanna.

 

Nei gironi che seguirono Canni fu presa di mira dai fratelli Carrow in maniera impressionante. Ormai era finita, ed Areal lo sapeva. Ma non poteva certo immaginare che, quel pomeriggio, Amycus chiedesse proprio a lei di rimanere dopo la lezione.

Quando tutti furono usciti, Areal tremava di paura. L’insegnante le andò vicino accarezzandole una guancia.

-Sei molta brava, vedo. Hai talento. E sei proprio carina…-

Areal serrò gli occhi disgustata e non si mosse di un millimetro.

-Tu sei amica della signorina Longus, vero? Non vorrai comportarti come lei, spero…-

Areal rimase ancora immobile con i pugni serrati lungo i fianchi.

-Le conseguenze potrebbero essere spiacevoli…- Le sussurrò ad un palmo dal suo orecchio.

La ragazza tremò al pensiero di quello che poteva succedere ma, proprio in quel momento, la porta si spalancò rumorosamente. Areal guardò in quella direzione ed il suo cuore iniziò a battere forte. Draco era lì, avvolto nella sua divisa elegante verde e argento, con l’espressione decisa che a mala pena nascondeva la rabbia.

-Amycus!- Salutò entrando nella stanza e richiudendosi la porta alle spalle.

L’insegnante si raddrizzò e sorrise. –Draco! Come te la passi?-

-Non mi lamento- disse il ragazzo con un ghigno.

Draco si avvicinò ad Areal senza guardarla e la prese per mano. –Con tutte le cose che aveva da fare, mio padre si sarà dimenticato di dirtelo…- era serenissimo. –Lei sta con me-

Amycus tradì un attimo di sorpresa e poi rise sonoramente. –Ma certo, Lucius mi aveva detto che la fidanzatina di Draco era a scuola!- 

Ovviamente Draco fu infastidito da quelle parole, ma sollevò l’angolo della bocca in un sorriso, anche se sembrava una smorfia. Dopo un’alzata di sopracciglia in segno di saluto, il ragazzo trascinò via con sé la ragazza, mentre Amycus cinguettava qualcosa come: ottima scelta!

 

Draco continuò a trascinarla su per le scale, salirono fino ad una delle torri e il ragazzo si fermò vicino la parete di un corridoio appartato.

-Hai avuto paura?- le sussurrò con un misto di dolcezza e decisione, mentre le accarezzava una guancia guardandola negli occhi. Era ancora furioso.

-In effetti… un po’!- ironizzò lei, la testa bassa.

La mano di Draco le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Si stava sforzando di tornare calmo e si avvicinò alla ragazza facendo aderire i loro corpi, respirandole sul collo facendola rabbrividire.

Areal chiuse gli occhi.

Il ragazzo le passò con bramosia e lentezza il naso lungo la linea del collo, sulle labbra, fino a baciarle la fronte. In un gesto fulmineo e liberatorio la strinse forte, respirando il suo profumo. Aveva bisogno di tenerla fra le braccia, di sentirla debole in balia di lui, di sapere che stava bene e che era sua.

-Non succederà mai più una cosa del genere- sussurrò Draco con voce rauca.

Lei appoggiò la guancia contro la sua spalla, le mani del ragazzo le cingevano con decisione i fianchi, poteva sentire il suo respiro. Lo abbracciò, aveva anche lei bisogno di rimanere protetta in quell’abbraccio ancora un po’, sapendo che Draco lo desiderava.

Ma Draco aveva anche altro a cui pensare.

Era un Mangiamorte e lei era in costante pericolo. Per la prima volta pensò che poteva darle maggiore protezione rimanendole accanto, ma per quanto avrebbe funzionato? Con quel dubbio nella mente, si separò con rabbia dalla ragazza e corse via a testa bassa. Più arrabbiato e ferito di prima.

 

 

   

 

Continua…

 

 

 

*****************************

 

 

 

Grazie a tutti i lettori, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, magari fatemi sapere cosa ne pensate con un piccolo commento.

 

Un grazie anche a neige13  per aver recensito lo scorso capitolo :) 

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Capitolo 41
*** Per proteggerla ***



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-Come tuo padre ben saprà, i maghi sensitivi sono più unici che rari

42. Per proteggerla

 

 

 

 

-Come tuo padre ben saprà, i maghi sensitivi sono più unici che rari. Inoltre è assai difficile distinguerli, possono essere degli imbroglioni o, più semplicemente, veggenti- Disse il professor Piton, seduto dietro la scrivania. La sua nuova scrivania.

Draco fissò il nuovo preside in silenzio, si guardò velocemente in torno osservando quello che era stato lo studio di Silente, ma subito preferì pensare ad altro.

–Quale differenza c’è fra sensitivi e veggenti?-

Piton incrociò le mani sotto il mento. –I veggenti predicono il futuro. I sensitivi, invece, vedono tutto quello che noi semplicemente non vediamo. Vedono il passato, il presente e il futuro-

-La Cooman è una veggente?-

Piton fece un cenno.

-Pensa che Areal sia una sensitiva?-

-No-

Draco, nonostante avesse sempre pensato che la ragazza non fosse una sensitiva, rimase assai stupito nel sentirselo confermare. –E allora come si spiega ciò che è accaduto?- 

-Ha toccato un punto ancora contaminato dalla magia oscura del nostro Signore- Spiegò Piton, quasi scocciato. –Una magia molto più forte della sua. È normale che abbia avuto delle visioni, poteva finirle peggio-

-Peggio?- scattò Draco.

-Poteva stare molto male, poteva avere allucinazioni. È stata fortunata a vedere solo quello che vedeva l’Oscuro Signore nel momento in cui la sua magia è rimasta attaccata a quel mobile-

Draco non parlò, non avrebbe mai voluto che proprio Areal lo vedesse in quelle condizioni. Sarebbe stato meglio non portarla mai in quella casa. –Ma è arrivata lì da sola, guidata da non so cosa!-

-Ha sentito il richiamo della potenza del Signore Oscuro. Non è una sensitiva, Draco, i sensitivi si riconoscono sin dalla nascita-

-Credo sia meglio così…-

-Decisamente meglio, i problemi che comporta l’essere sensitivi non sono da sottovalutare.-

 

-Non mi hai ancora detto come ti chiami- Sorrise Areal, chinandosi su un ragazzino del primo anno.

L’undicenne era molto basso, con i capelli castani e due grandi occhi verdi. Era il più timido dei primini, ma anche il più educato e carino. Era di poche parole, considerava lei ed Erick come fratelli maggiori da imitare. A dire il vero, quell’anno, tutti quelli del primo e del secondo erano timorosi e tendevano a cercare protezione nei compagni di casa più grandi.

-Mi chiamo Nik-

-Davvero?- chiese Areal, sorridente. –Me ne ricorderò!-

Il piccolo Nik si sedette al tavolo della sala comune dei Corvonero, ed Areal lo affiancò. Con loro c’era anche Luna Lovogood e i tre, insieme, svolsero i loro compiti aiutandosi a vicenda.

La ragazza dai capelli neri pensò a quanto risultasse insolito, in quel suo burrascoso ultimo anno, poter fare normalmente i compiti senza che anche quell’azione venisse messa in discussione come tutto il resto. Tutte le normali attività, dai pasti in sala grande ai momenti di studio, erano state stravolte sotto il nome di Voldemort, che aveva coperto tutto con un velo oscuro. L’unica cosa positiva, se si voleva dare una nota ironica alla faccenda, stava nel fatto che solo in quel modo tutti gli studenti apprezzavano l’ora di fare i compiti nelle rispettive sale comuni. Gli anni prima, infatti, i ragazzi avrebbero trovato altri cento motivi per ridere e scherzare con i compagni piuttosto di svolgere i propri compiti ma, in quel tenebroso periodo, poter studiare senza complicazioni, lontano dalle grinfie dei fratelli Carrow, offriva un rifugio in cui poter ritornare a svolgere le attività scolastiche in modo normale, per fingere che niente fosse cambiato.

Ma il lato crudele delle illusioni è che restano semplici illusioni, facili da infrangere.

-Ancora? Possibile che non ci sia rimedio?- Strillò Canni, seguendo l’ingresso di Erick che arrivò nella sala comune con in braccio una ragazzina del secondo anno.

La dodicenne era bellissima, con i ricci biondi e gli occhi azzurri. Era piccolissima e lo sembrava ancora di più fra le braccia di Erick. La bambina che doveva chiamarsi Sarah, era in lacrime e con le mani si teneva strette le spalle.

Vedendoli entrare, Areal scattò in piedi. –Nik, perché non vai nella tua stanza?-

Il piccolo Nik obbedì.

Rimasti soli, Luna seguì Areal avvicinandosi ad Erick, che metteva la piccola Sarah sul divano.

-Cosa è successo?- Chiese Areal, inginocchiandosi davanti alla piccola bionda. Provò a metterle le mani sulle spalle ma questa si sottrasse.

-Ha chiesto perché mai dovevano imparare a scagliare l’anatema che uccide su dei poveri conigli. Hanno usato su di lei la maledizione Cruciatus davanti a tutti- Spiegò Erick, indignato e demoralizzato.

-Quel maledetto di Amycus! Io giuro che lo ammazzo!- sbraitò Canni.

Nel frattempo Areal guardò dolcemente Sarah, che le ricambiava lo sguardo. Con lentezza, temendo di offenderla, le scostò i boccoli dal viso.

-Adesso vai con Luna, ti accompagnerà nella tua stanza e si prenderà cura di te. Okay?- le chiese Areal con un sussurro gentile che tuttavia era un ordine.

Sarah fece di si con la testa, ancora imbronciata e con le guancie segnate dalle lacrime. Luna le tese prontamente la mano e le due bionde sparirono dietro la statua della fondatrice della loro casa, verso i dormitori.

-No, lasciami Erick. Perché nessuno fa nulla per fermarli? Questo massacro deve finire!- Strillò Canni, svincolandosi dalla presa di Erick.

-Per favore abbassa la voce!-

-No!-

-Sta zitta Canni!- urlò Areal, e i due si voltarono verso di lei con occhi sbarrati. –Se avessi un po’ di cervello capiresti-

I suoi due amici la guardarono, ammutoliti a causa della sua improvvisa rabbia.

-Siamo tutti in pericolo, non possiamo permetterci di ribellarci. Sei già stata presa di mira da Amycus, cos’altro pensi di ottenere? Vuoi che ti uccida? Non pensi che siamo in pensiero per te?- Continuò Areal, sempre urlando.

Canni si rattristò. Scosse il capo e cercò di calmare l’amica. –Areal mi dispiace, è più forte di me, non posso accettare di…-

-No! sei pazza, non capisci che non possiamo fare nulla? Non stiamo giocando a fare gli eroi, rischiamo tutti la pelle e non ci resta altro che obbedire, lo capisci? E se con il tuo comportamento mettessi in pericolo me o Erick?-

-Non lo permetterei mai, io…-

-Voglio che da domani tu metta la testa a posto e che smetti di ribellarti così apertamente. Non voglio sentire altro! Né in pubblico né in privato!- E senza darle occasione di replicare, Areal corse nella sua stanza dove sfogò la propria rabbia e la propria tristezza in lacrime.

 

-…Per questo motivo, ritengo che dobbiate imparare questo incanto. Lo ritengo indispensabile- Disse l’insegnante di Arti Oscure.

Amycus sorrise alla classe, poi guardò con disappunto due ragazzine distratte, ma proseguì oltre. –Domande?- disse.

Solo Pancy Parkison alzò la mano.

-Sì, Signorina Parkison?- Amycus sembrava soddisfatto.

-Come mai questa maledizione non rientra fra quelle senza perdono?-

Me lo stavo chiedendo anch’io, pensò Areal.

D’altro canto, un incantesimo che serve a far credere al nemico che il suo corpo si stia decomponendo, non può certo considerarsi un’arma di difesa. Era una maledizione spregevole.

Amycus accennò un sorriso. –Me lo sono sempre chiesto anch’io, ma evidentemente non è ritenuta tanto dannosa. È solo un’illusione!-

-Un’illusione che può far impazzire la vittima- precisò tranquillamente Pancy.

Il sorriso dell’insegnante si ampliò. –Verissimo. La cosa bella è che è legale!-

La maggior parte dei Serpeverde, e qualcuno che sperava di fare bella figura, risero.

Canni fece una smorfia di profondo disgusto guardando il professore.

Ti prego fa che non l’abbia vista, pregò Areal ad occhi chiusi, seduta accanto all’amica. Poteva succedere di tutto, ma dalla discussione che le due avevano avuto la sera prima, in caso di una reazione da parte dell’insegnante, non avrebbero dovuto esserci problemi.

-Qualcosa da controbattere, signorina Longus?- disse Amycus.

Areal sentì una voragine aprirsi dentro di lei e, a malincuore, aprì gli occhi. Non abbandonò tuttavia la speranza, Canni poteva ancora mettere a posto la situazione se teneva a freno la lingua.

-Forse un giorno verrà proibita- rispose invece la biondina.

-Io dico di no, sa com’è, con i tempi che corrono…- rise Amycus, avvicinandosi a Canni ed appoggiandosi al suo banco.

-Le cose possono sempre cambiare, spero che cambieranno e sono sicura che sarà così-

-Magari non adesso-

-Oppure si-

-Basta!-Soffiò Areal.

Lo aveva detto a bassa voce, voleva solo che fosse un avvertimento per l’amica. Se solo l’avesse ascoltata, se solo avesse tenuto chiusa la bocca, tutto sarebbe andato per il meglio. Forse Canni pensava che a lei non pesasse tutta quella storia o che condividesse realmente gli ideali dei Mangiamorte ma, ovviamente, non era così. Areal si sentiva morire ogni giorno, avrebbe anche lei voluto mandare tutto all’aria e portare al sicuro tutti i suoi compagni di scuola che venivano torturati, spaventati o costretti a fare ciò che non volevano. Era folle pensare che delle persone innocenti fossero state costrette a fuggire per salvarsi la vita ma, per colpa di Voldemort, questo era successo. Vivevano in un mondo che non era più in pace, stavano affrontando una guerra, una guerra in cui gli eroi morivano e agli altri non restava che cercare di salvarsi la pelle. Purtroppo, nonostante per gli impavidi e per i puri di cuore resistere all’impulso di far valere i propri ideali fosse difficile, chi cercava solo di sopravvivere non aveva altra scelta: tacere.

-Come dice signorina Foreberth? Finalmente sento qualcuno che ragiona, la sua amica Longus dovrebbe comportarsi da vera purosangue come lei…-

Areal spalancò gli occhi, capendo che il suo sfogo, il suo tentativo di aiutare Canni, si stava trasformando in una lama a doppio taglio.

-Dovete tutti ricordare che qui dentro ci sono delle regole, non tollero l’insolenza! Oltretutto dovreste tutti ringraziare che le cose in questa scuola siano cambiate, adesso condividete l’aula con veri maghi e non con sporchi babbani come prima!- Amycus guardò tutta la classe con un aria crudele e derisoria. –I traditori come la signorina Longus devono capire come stanno adesso le cose, tutti i purosangue devono essere orgogliosi del cambiamento!-

In aula calò il silenzio, un ragazzo di Grifondoro strinse i pugni mentre una ragazzina di Tassorosso faticava a trattenere le lacrime, i ragazzi Serpeverde presenti apparivano orgogliosi. Areal, invece, si sentiva svuotata da ogni emozione.

La ragazza iniziò a provare un moto di terrore solo quando l’insegnate obbligò Canni ad inginocchiarsi a terra davanti la cattedra, per poi voltarsi verso di lei tendendole la mano con un sorriso.

-Venga signorina Foreberth, lei era assente la scorsa lezione quando ho spiegato la maledizione Cruciatus, ma oggi ecco l’occasione più adatta per rimediare!-

Alle parole di quel Mangiamorte Areal rabbrividì. Si alzò lentamente e si posizionò davanti alla sua migliore amica puntandole contro la bacchetta. Canni la guardò con coraggio, sapeva che ciò che stava per accadere era inevitabile, e sembrava supplicarla con lo sguardo di non esitare.

Amycus voleva che Areal usasse la maledizione della tortura sulla sua compagna di casa davanti a tutti, per scoraggiare i pochi coraggiosi rimasti. La ragazza sapeva che non aveva scelta, quella che le veniva chiesta era una prova, il Mangiamorte non si fidava di lei e voleva una dimostrazione. Areal notò infatti che, mentre aspettava che scegliesse se torturare o meno l’altra ragazza, Amycus aveva un sorriso compiaciuto intrappolato fra le labbra.

Non c’erano alternative, non poteva fare altro che obbedire altrimenti sarebbe finita nei guai, avrebbe perso la fama di purosangue convinta che fino a quel momento le garantiva vita facile. Areal guardò Canni con rabbia, l’aveva avvertita, le aveva detto che ribellandosi avrebbe rischiato di mettere in pericolo i suoi amici oltre che sé stessa, quindi, era soltanto colpa sua.

Avrebbe dovuto scagliare quella maledizione, la sua amica lo sapeva ed era pronta e senza paura, non l’avrebbe odiata per quello che avrebbe fatto perché sapeva che non poteva sottrarsi a quell’ordine.

La ragazza serrò la presa intorno alla bacchetta, doveva farlo, Canni aveva sbagliato nonostante lei le avesse detto solo la sera prima di darsi una controllata e poi, non aveva detto lei stessa che nessuno doveva giocare a fare l’eroe durante quell’anno, e che non dovevano fare altro che ubbidire in silenzio a ciò che gli veniva ordinato?

Nel momento in cui Areal chiuse gli occhi, ammise a sé stesse di essere la peggior promovitrice delle sue stesse idee, considerato che non avrebbe mai e poi mai potuto lanciare la maledizione. Rimanere in silenzio era facile, fingere di condividere le idee di quei folli assassini era fattibile, ma non poteva rischiare di macchiare la sua anima con un’azione spregevole come quella che avrebbe dovuto compiere contra la sua più cara amica.

Poco prima dell’istante in cui la giovane, ad occhi ancora chiusi, abbassasse la mano con la chiara consapevolezza di quanto gli sarebbe costato caro quel rifiuto, qualcuno arrivò alle sue spalle e la prese dalle braccia bloccandole così ogni possibile gesto con la bacchetta.

Areal spalancò gli occhi della sorpresa e subito si accorse di Canni e della sua espressione, infatti, l’amica la guardava con un misto di terrore e angoscia.

Quando vide il ghignò di rabbia di Amycus tramutarsi in risentimento e, quando la persona giunta dietro di lei l’avvolse con un braccio avvicinandola al suo corpo, Areal capì tutto. Capì che Draco si era alzato dal posto che occupava in fondo all’aula per correre in suo aiuto e portarla via da tutto quello che stava accadendo, capì che Amycus avrebbe chiuso un occhio per quell’intervento sgradito da parte di Draco ma che non avrebbe tollerato altre interferenze dal giovane Malfoy e, soprattutto, capì che avrebbe dovuto lasciare Canni da sola.

Mentre il suo amato la portava via, salvandola, ad Areal non restò altro che guardare ancora una volta la sua impavida amica, ancora inginocchiata davanti la cattedra di quell’insegnante spietato. Non poteva aiutarla, aveva già rischiato troppo, anche Draco stava rischiando, così si lasciò portare via ad occhi chiusi mentre sperava di non scoprire mai cosa sarebbe successo alla sua compagna dopo la sua uscita di scena.

Sempre ad occhi chiusi Areal sperò, inoltre, di riuscire a dimenticare gli sguardi risentiti che i suoi compagni le avevano lanciato, evidentemente essere tanto intima con un Mangiamorte di nome Malfoy poteva essere molto utile in quei momenti, ma tutto aveva un prezzo.

Un caro prezzo.

 

Negli ultimi tempi l’opinione di Draco in merito alla sua situazione era cambiata diverse volte. Anni prima aveva desiderato con tutto sé stesso di diventare un Mangiamorte come suo padre, durante l’anno precedente aveva maledetto il marchio sul suo braccio sinistro, rimanendo nauseato dal lato oscuro della magia e dal Signore Oscuro. Ma la sua opinione era cambiata ancora, considerato che quella sua posizione privilegiata gli stava tornando molto utile ultimamente.

-Non ti voglio più vedere insieme a quella Longus!- disse Draco in un sibilo rauco, fermandosi davanti la porta della sua sala comune.

Areal si accorse appena che avevano smesso di camminare e, dopo una breve occhiata, capì che si trovavano nella penombra dei sotterranei, proprio davanti al muro che nascondeva l’ingresso alla sala comune dei Serpeverde. Aveva la nausea, le girava la testa e le orecchie le fischiavano fastidiosamente.

Draco la prese con cautela dalle spalle e la immobilizzò con la schiena contro il muro, poi prese fiato: -Non dico che hai sbagliato qualcosa, ma da oggi ti ordino di stare alla larga da quella lì! –

Il contatto con la parate fredda e liscia la risvegliò per un breve istante, ma rimase comunque senza parole, ancora troppo sconvolta per comprendere le parole di Draco.

-Non è messa bene per niente, Amycus la odia!- riprese il ragazzo, con un tono di voce più basso. –Non puoi rischiare di compromettere anche la tua posizione facendoti vedere ancora in giro con lei-

Areal sollevò la testa inchiodando il ragazzo con un sguardo vuoto e freddo, nei suoi occhi c’era un misto di sentimenti impossibili da distinguere. Guardare dentro quell’oceano in burrasca era quasi doloroso.

-Va bene- rispose unicamente.

La sua voce era piatta, respirò a fondo, forse per non piangere. Draco le accarezzò una guancia e appoggiò la propria fronte a quella di Areal, non c’era bisogno di parole, non serviva dirsi nulla poiché si erano già scambiati tutti i loro pensieri e tutte le loro emozioni con uno sguardo. Lui sapeva che la sua amata aveva subito un duro colpo, ma sapeva anche che era forte, avrebbe metabolizzato la cosa e sarebbe andata avanti.

Il ragazzo si staccò senza preavviso e, dopo aver frugato nella tasca dei suoi pantaloni, mostrò ad Areal qualcosa di molto particolare. Adesso sulla mano di Draco c’era una collanina d’oro con un ciondolo che raffigurava un’elegante emme in corsivo, anch’essa dorata. Per finire, nel ghirigoro finale di una delle gambe della lettera, era incastonato un piccolo diamante.

-Me l’ha data mia madre, ogni Malfoy lo regala alla propria fidanzata- spiegò Draco, fissando tristemente il ciondolo. –Lo faccio per proteggerti, sanno che stai con me, ma questo non basta. Devi diventare ufficialmente la mia promessa sposa per essere realmente sotto la mia protezione.-

Nonostante le nobili intenzioni del ragazzo, Areal scosse il capo e richiuse con la propria mano quella di Draco in cui teneva il prezioso gioiello.

-No, Draco, io…- cercò di dire, sta volta quasi in lacrime.

Ma il biondo sorrise e scosse il capo. –Hai frainteso, non ti sto dando questa collana solo per proteggerti. Per me, quello che sto facendo, ha una grande importanza-

Areal spalancò gli occhi e rimase senza fiato.

-Non ti chiederei mai, con tutto quello che sta accadendo, di stare con me. Ma se un giorno tutto questo finirà,  ti giurò che verrò a supplicarti di diventare la mia fidanzata, perché non ho alcuna intenzione di vivere senza di te. Sei tutto ciò che ho, sei la cosa più bella che abbia mai avuto-

A quel punto ogni tentativo di trattenere le lacrime, da parte della ragazza, era pressoché inutile. Si coprì la bocca con le mani mentre calde lacrime scivolavano giù dai suoi occhi andando a rigarle le guance.

-Draco…-

Il biondo sorrise, sorrise in quel suo modo bellissimo a metà fra il perfido e il seducente. Lanciò un’occhiata alla collana, ancora nella sua mano, e poi una a lei facendole intuire cosa fare. La ragazza si scostò dalla parete e raccolse in alto i suoi capelli color dell’ebano per permettere al ragazzo di sistemarle la collana al collo.

Tuttavia, poco prima di terminare la sua opera, lui si fermò.

-Accetti?- le chiese.

Areal si voltò a guardare incantata Draco dietro di lei, poi abbassò lo sguardo sulla emme dorata che in quel momento le sfiorava il collo.

-Sì..- rispose con un sorriso, nascondendo a fatica gli occhi lucidi.

E, mentre Draco chiudeva il piccolo gancetto della preziosa collana attorno al suo collo, Areal accarezzò quel ciondolo pensando che non esistesse niente di tanto stupendo. Non dipendeva dal valore economico, per lei, era la cosa più importante al mondo e lo sarebbe stata per sempre a partire da quell’istante.

Il bacio dolce e inteso che si scambiarono subito dopo, sigillò nella loro memoria la magia e l’importanza di quel momento.

 

 

 

 

Continua…

 

 

*************************

 

 

 

 

 

Eccomi ancora qua, non sono scappata di nuovo e mi scuso per non aver aggiornato ieri come promesso. Questo capitolo necessitava di molto più di una piccola lettura, ho dovuto riscrivere alcune parti e non ho fatto in tempo. Pardon!

 

Come sempre grazie ai lettori, un bacio a chi ha gentilente recensito:

neige13     &   marta1995 .

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 42
*** Sensitivi ***



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45

43. Sensitivi

 

 

 

Il corridoio del quinto piano non era mai stato così deserto, fu infatti questo particolare a farle capire che era notte. Tuttavia, cosa ci faceva lei di notte in giro per i corridoi? Era ancora un prefetto, ma il nuovo preside aveva abolito le perlustrazioni notturne. Improvvisamente qualcuno corse tagliandole la strada, permettendole chiaramente di vedere che era un ragazzino. Un ragazzino che sparì nel nulla.

Affrettò il passo, aveva capito. Si fermò davanti ad un muro e attese, poco dopo le si aprì una porta, magicamente apparsa, che le rivelò una stanza enorme. Sembrava il cortile di un condominio, ed in effetti lo era. Al centro c’erano tre statue con tutti i fondatori di Hogwarts tranne che Salasar Serpeverde. Varie stanze e finestre vi affacciavano,  c’erano sparse diverse sedie, altalene e, sicuramente, tutto ciò di cui si aveva bisogno.

-Areal Foreberth?-

Sentendosi chiamare, la ragazza si voltò.  Di fronte a lei c’era Neville Paciock, di Grifondoro, si erano conosciuti alle riunioni dell’ES.

Il ragazzo la fissò dubbioso. –Ti sei messa nei guai anche tu? Hai bisogno d’aiuto?-

Areal non capì ed inarcò un sopracciglio.

-Se sei qui significa che avevi bisogno di un posto dove nasconderti-

La ragazza si guardò in torno, non erano soli. Fra i presenti Areal riconobbe diversi ragazzi che ultimamente non si erano presentati a lezione. La confusione aumentava.

-Allora, hai bisogno di un posto dove nasconderti da Amycus e dagli altri Mangiamorte?-   

A quel punto Areal si svegliò. Era nella sua stanza, nella torre di Corvonero, Canni dormiva nel letto di fronte e accanto a loro due letti rimanevano vuoti. La ragazza si sentì per un attimo spaesata, si grattò la fronte e tornò a dormire.

Che sogno strano, pensò.

 

I giorni a venire non furono che caratterizzati dalle malefatte dei fratelli Carrow. Avevano deciso di unirsi per insegnare agli alunni a scagliare la maledizione Cruciatus ai ragazzini del primo e del secondo anno, li mettevano a coppia e li obbligavano a torturarsi a vicenda. Chi si rifiutava veniva torturato direttamente dagli insegnanti. Era orribile.

Canni non esitò a mettersi negativamente in mostra, venendo punita, e Neville Paciock fu addirittura preso a pugni da Amycus davanti a tutta la classe. Il povero Neville difendeva i più deboli, ma nessuno aveva potuto difendere lui.

Areal avrebbe tanto voluto parlare con Neville, sperando che le chiarisse le idee in merito alla stanza delle necessità ma, dopo il suo ultimo scontro con Amycus, del Grifondoro non c’era più traccia. Sembrava che la scuola fosse diventata improvvisamente troppo grande per incrociarlo e, durati i pasti, non era seduto al tavolo della sua casa. Ancora più strano fu accorgersi che molti altri alunni erano improvvisamente diventati irrintracciabili.

Presto la stranezza non fu più solo un dubbio di pochi, ma si trasformò in un vero e proprio caso di sparizioni di cui, ovviamente, iniziarono ad occuparsene i fratelli Carrow.

Ogni giorno veniva chiamato l’appello per ogni casa e per ogni anno, era un momento infinito ma, come i fratelli immaginavo, quasi ogni giorno qualcuno come Paciock, spariva.

La faccenda era a dir poco sospetta e aveva fatto andare i due su tutte le furie. Avevano stabilito dei turni di ricerca che vedevano impegnati gli alunni restanti della scuola e, quando le squadre di ricerca tornavano a mani vuote, finivano a letto senza cena. Areal pensò che qualche stomaco vuoto fosse decisamente meglio di subire sulla propria pelle la maledizione della tortura, senza considerare che, per gli alunni scomparsi, era decisamente meglio non essere più individuati. Molti ragazzi coprivano la fuga dei loro amici mentre altri, pur non essendo coinvolti, sapevano che i fuggiaschi stavano meglio ovunque si trovassero e non intendevano stanarli. Per questo, la maggior parte degli alunni che costituivano le squadre di ricerca, erano ragazzi di Serpeverde ma, chissà perché, i loro fallimenti non venivano in alcun modo puniti. Nessun alunno dalla divisa verde e argento era scomparso e, quando i nuovi padroni della scuola finivano le ronde senza nessuna scoperta fatta, non solo non saltavano la cena come gli altri, ma ricevevano addirittura una doppia porzione di dolce per recuperare le energie sprecate.

Ma mentre quasi tutta la scuola ignorava la verità, Areal iniziava a capire. Le coincidenze, ammesso che esistessero, non erano attribuibili a quel particolare caso e, l’intuizione della Corvonero, poteva facilmente essere confermata. Per questo motivo, una sera, sgattaiolò fuori dal suo dormitorio e raggiunse il quinto piano violando il coprifuoco. Aveva imparato, leggendo quotidianamente il libro scritto dalla madre della fondatrice della sua casa, un incantesimo di occultamento per diventare momentaneamente invisibile.

Quel libro era una vera e propria fonte di ispirazione, Aghata Corvonero sosteneva che, un mago in grado di stabilire un profondo legame con la propria bacchetta, potesse essere capace di fortificare ogni incantesimo e di impararne facilmente di nuovi.

In una frazione di secondo, dal muro nudo del quinto piano, si disegnò una maestosa porta che stava per aprirsi.  

-Foreberth!-  esclamò il ragazzo che ne uscì. –Cosa ci fai qui?-

Una volta esauritosi il suo incantesimo dell’invisibilità, per Neville, era stato facile riconoscerla una volta uscito dalla stanza delle necessità.

La ragazza era rimasta ferma davanti la porta, ancora le sembrava incredibile, ma non potevano esserci più dubbi: la camera delle necessità si era trasformata nel rifugio che ospitava gli alunni scomparsi.

-Cercavo un nascondiglio per i ragazzi presi di mira da Amycus…- disse Areal.

-Capisco…- Il ragazzo parve confuso. –Ma come sapevi di trovarlo qui? È un segreto, non ci hanno scoperti, vero?-

-No, tranquillo, lo so solo io. Siete tutti qui? I nostri compagni mezzosangue, quelli che si sono ribellati? Siete al sicuro?-

Neville fece un cenno con la testa. –Sì, non ci manca niente qui, dobbiamo solo sperare di non venire scoperti-

Areal parve pensarci un attimo e poi domandò. –Hai bisogno di aiuto immagino… ti servirebbe qualcuno che possa combattere in caso di necessità, o che possa darti una mano a guidare tutti gli altri?-

 

-Comincio seriamente a preoccuparmi…- disse il ragazzo.

-Non devi-

-Sì, invece-

-E per cosa?-

Draco la guardò negli occhi, la costrinse ad appiattirsi contro la parete e la bloccò mettendole le mani ai lati del viso. –Dimentichi, forse, che ti ho appena trovata a girovagare nel cuore della notte?-

Areal sorrise, maledetto incantesimo dell’invisibilità che durava sempre troppo poco. Sperava che nessuno la vedesse mentre ritornava al suo dormitorio e, finito l’effetto dell’incantesimo di occultamento, avrebbe potuto ripetere l’incanto, ma sembrava che non ci fosse nessuno nei paraggi.

-Scusa Draco, ma tu che ci fai in giro? Le ronde notturne sono state proibite anche ai prefetti!-

Fuori era buio e tutti dormivano, ma in quel corridoio appartato, Draco l’aveva scoperta da sola. La ragazza, in realtà, era felice di aver incontrato proprio lui; poteva finalmente parlargli da quando le aveva regalato la preziosa collana, simbolo dei Malfoy.

Oltretutto, se fosse stata scoperta da qualche altro Serpeverde o dai fratelli Carrow in persona, di certo non l’avrebbe passata liscia.

-Faccio quello che mi pare, ispeziono!-

-Ispezioni? E perché?-

-Non cercare di portarmi fuori strada, dimmi piuttosto cosa ci fai tu qui?- chiese il ragazzo, cercando di apparire autoritario.

-Non te lo dico!- Areal si divincolò da lui e fece per andarsene, ma il biondo la bloccò da una braccio.

-Lo sai che non apprezzo affatto vederti finire nei guai.-

-Non ci finirò.- gli rispose seria.

Non poteva dirgli la verità, il rifugio nella stanza delle necessità doveva rimanere un segreto e, per di più, Draco era troppo vicino agli altri Mangiamorte. Era già capitato che gli nascondesse qualcosa, ad esempio, non avrebbe voluto che scoprisse che faceva parte dell’esercito di Silente durante il quinto anno. Ma quelli erano altri tempi.

Draco le prese entrambe le mani e la guardò intensamente. –Potresti attirare sospetti su di te, non uscire più di notte.-

-Non succederà più, non temere.-

Il giovane inarcò un sopracciglio. –Io dovrei punire i trasgressori, lo sai?-

-Davvero, sicuro di non sopravvalutarti un po’ troppo?- gli chiese gettandogli le braccia intorno al collo. –E poi, cosa potresti farmi?-

Il sorriso maligno di Draco scintillò nel buio poi, con lentezza, la baciò con passione.

Il bacio durò diversi istanti senza che i due riuscissero a staccarsi l’uno dell’altro. Si tennero stretti, Areal lo baciò sensualmente sul collo e Draco l’avvicinò con più forza al suo corpo.

-Siamo in un corridoio…- costatò lei.

Draco si concesse un altro ghignò. –Lo so, vuoi spostarti su un letto comodo?-

Si rubarono ancora un bacio.

Entrambi si scambiarono uno sguardo con un velo di tristezza che annebbiava i loro occhi; non era tempo per abbandonarsi a nessun tipo di piacere, non potevano rischiare e lo sapevano. Oltretutto, il ragazzo stava ancora cercando di tenerla al sicuro, e non ci sarebbe riuscito se si fossero lasciati scoprire lì, nel bel mezzo della notte, in un corridoio buio.

Con amarezza, Draco la prese per mano e la riaccompagnò davanti la porta del suo dormitorio, limitandosi ad augurarle una buona notte.

 

Areal tornò nella sua camera trovando Canni sveglia.

-Ero in pensiero!- le disse questa, alzandosi prontamente dal letto. –Come ti è venuto in mente di uscire dal dormitorio di notte?-

Areal la ignorò, rimanendo in piedi davanti la porta chiusa della loro stanza.

-Ricordi Neville?-

-Certo, è sparito. Sparito come tutti i coraggiosi che non anno accettato le nuove regole- rispose Canni.

-Si è nascosto nella stanza delle necessità insieme a tutti quelli perseguitati dai fratelli Crow. La stanza è diventata un rifugio più che sicuro, non manca nulla-

-Fantastico, così possono nascondersi da ciò che c’è fuori scuola e da ciò che c’è dentro. Ma perché me lo stai dicendo?-

Areal non rispose.

-Voglio dire, dovrebbe essere un segreto! Così, se dovessero interrogarmi, non saprei cosa dirgli neppure sotto Veritaserum-

Areal prese un respiro profondo. –Voglio che vai da loro, Canni, voglio che tu ti metta al sicuro.-

-Stai scherzando?- sbotto la ragazza, sedendosi sul letto. –Non ti lascio qui da sola!-

-Non sono sola!- precisò Areal. –Ma, anche se lo fossi, tu sei in pericolo. Amycus ti odia e te la farà pagare. Rischi troppo, c’è di mezzo tu-sai-chi e non voglio morti!-

Canni si ammutolì.

-Tutti quelli che si trovavano nella tua posizione sono al sicuro nella stanza delle necessità, è ora che vada anche tu-.

-Non posso, non sono una codarda che scappa!-

-Canni- disse Areal. –Neville non c’è la fa da solo. Gli serve una mano, non può fare tutto lui e gli serve qualcuno che aiuti nella difesa nel caso servisse…-

L’amica la guardò in silenzio.

-Se vuoi aiutarmi, è lì che devi andare. Hanno bisogno di te ed io ho bisogno di un tramite che mi tenga informata e che mi avverta in caso di pericolo-

Canni abbassò gli occhi. -È veramente questo ciò che vuoi?-

-Sì, voglio che tu sia al sicuro, ci tengo troppo a te-

 

 

 

Continua…

 

************************************************

 

 

 

Va bene mi arrendo, il tempo continua a sfuggirmi di mano e non riesco mai a completare la revisioni dei capitoli per l’aggiornamento!

Qui eccovi il nuovo, un po’ corto forse, ma spero vi piaccia comunque.

 

Urge fare una piccola precisazione, arrivati a questo punto : quando ho scritto i capitoli della storia riguardanti il settimo anno, non avevo ancora visto il film (i doni della morte) quindi ho seguito interamente la trama del libro, perciò, se avete visto il film e trovate qualche discordanza, sapete perché!.

Naturalmente le diversità sono minime, come ad esempio la storia del “rifugio” nella stanza delle necessità. Nel libro, infatti, mi pareva di aver capito che ci entrava rimaneva li nascosto per tutto il tempo, mentre, nel film, credo di aver visto che i ragazzi andavano e venivano.

Più avanti ci saranno altre piccole precisazioni da fare, ma al momento penso sia meglio non anticipare altro.

 

Grazie ovviamente a chi legge, e un saluto speciale a chi ha gentilmente recensito:

neige_13

Katherine_Petrova

Grazie infinite per i vostri commenti, mi rendono sempre molto felice : )

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Capitolo 43
*** Riunione ***



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44. Riunione

 

 

 

 

 

Essere un Serpeverde può essere motivo di vergogna per i coraggiosi Grifondoro, una tortura per i buoni Tassorosso è uno sgradito imprevisto per gli intelligenti Corvonero. Ma per uno che è Serpeverde nel sangue, nel cuore è nell’anima, portare la divisa verde e argento non era mai stato tanto spassoso come quell’anno.

Favoritismi continui, libertà di avvalersi sugli altri e di fare dispetti senza essere puniti,  la vittoria garantita per la squadra di Quiddith e non solo. Era fantastico, Piton era preside, i fratelli Carrow erano dalla loro parte e la facevano pagare e chi non la pensava come loro.

I Serpeverde erano diventati i padroni della scuola.

Forse era proprio questo che pensava un ragazzino dalla divisa verde e argento che, vedendo passare la stessa secchiona di Corvonero che da sette anni prendeva voti più alti di lui in incantesimi, decise di avanzare verso di lei attraversando il cortile assolato. Non gli era mai andata a genio quella moretta, come del resto tutti i secchioni, ma quella lì gli stava particolarmente antipatica.

-Senti tu, come ti permetti di passarmi davanti senza salutarmi come si deve? Sai chi sono io?- esordì il Serpeverde.

Areal si voltò con calma, lasciando ondeggiare la chioma corvina e fissando i suoi occhi cobalto sul ragazzo.

-Se non ti conosco neppure- esclamò la giovane –perché dovrei salutarti?-

Il ragazzo ghignò. –Sono sette anni che cerco di superarti ad incantesimi, una volta ti ho anche proposto di uscire con me, ma tu eri troppo impegnata a pavoneggiarti con i tuoi amici secchioni-

-I tuoi problemi dovrebbero riguardarmi?-

Il Serpeverde strinse i pugni dalla rabbia. –Si dia il caso che quest’anno le cose siano cambiate e, se mi gira, posso farti fare quello che voglio-

Areal continuò a fissarlo infastidita, altezzosa. –Questo lo credi tu, ovviamente. Sono sempre stata al di sopra di te e lo sono anche adesso-

Il ragazzo avanzò minaccioso. –Credi di avere il sangue più puro del mio?-

-Su questo non ci sono dubbi!- rispose lei, alzando il mento senza paura.

Quando furono vicinissimi, il ragazzo esclamò: -mi devi rispetto, lo pretendo!-

-Ed io pretendo che tu sparisca dalla mia vista e che non ti faccia più vedere, in caso contrario, non sarà colpa mia se qualcuno te la farà pagare-

-Ma che paura! Manderai il tuo fidanzatino?- la derise.

-Probabile…- rispose Areal e in quel momento sistemò i capelli dietro le spalle mettendo in bella mostra il ciondolo che aveva al collo.

Alla vista della emme dorata, il Serpeverde fece un passo indietro ad occhi sbarrati.

-Scusami!- farfugliò, dileguandosi verso l’interno della scuola.

Areal scoppiò a ridere credendo di non essere vista.

-Ti diverti?-

Le chiese qualcuno alle sue spalle.

Quando la Corvonero si voltò si ritrovò davanti un giovane dal fisico asciutto e i capelli biondi scompigliati. I suoi occhi azzurrini la squadravano con malizia.

-Sì- rispose facendo spallucce. –giusto un pochino!-

Quando la ragazza gli donò uno dei suoi sorrisi raggianti e dolci, Draco le mise un braccio intorno al collo ed insieme si avviarono verso l’interno del castello, parlando e scherzando con tranquillità, concedendosi una pausa dal terrore.

 

Draco Malfoy stava per rientrare nel suo dormitorio tentando di arrivare, almeno per una volta, in orario con il coprifuoco delle dieci di sera. Era molto stanco e non vedeva l’ora di andare a dormire, mandando al diavolo tutti e tutto quel trambusto.

Erano spariti altri studenti, perfino Canni Longus, la migliore amica di Areal. Il ragazzo faticava seriamente a credere che Areal non sapesse qualcosa in più, ma non sarebbe stato certo lui a costringerla a dire la verità. Tuttavia Amycus l’avrebbe interrogata il giorno dopo e lui aveva già pattuito direttamente con lui per essere presente. Qualora qualcosa fosse andato storto, sarebbe intervenuto all’istante, a costo di fare intervenire suo padre.

-Draco?-

Quando il biondo si voltò, leggermente sorpreso nel riconoscere quella voce, si trovò piacevolmente di fronte e due grandi occhi blu.

Areal aveva un sorriso timido intrappolato fra le labbra sottili, prese fiato e gli si avvicinò sfiorandogli delicatamente un braccio.

-Sta sera verranno qui, vogliono fare una cena in Sala Grande, dopo il coprifuoco- gli disse.

Draco inarcò un sopracciglio. –Di che stai parlando?-

Areal abbassò gli occhi, lasciando che le sue lunghe ciglia nere sfiorassero gli zigomi rosati. In seguito gli sfiorò con la punta delle dita l’interno del braccio sinistro…

Il biondo strabuzzò gli occhi.

-I Mangiamorte?- le chiese chinandosi per sussurrarle all’orecchio.

Areal fece un cenno guardandolo serenamente negli occhi, poi fece per andarsene.

Draco la fermò prendendole una mano. –Ti sbagli, i miei genitori me lo avrebbero detto-

La Corvonero scosse il capo. –Volevano farti una sorpresa, ma dato come reagirai, ho pensato che sarebbe stato meglio avvertirti-

Detto ciò, con un misto di serietà e tranquillità che insieme stonavano, la ragazza si voltò andandosene via.

Draco rimase perplesso, fermo immobile. Se i suoi genitori e tutti gli altri Mangiamorte avevano deciso di fare qualche pazzia festeggiando allegramente dentro Hogwarts, brindando alla loro vittoria, il ragazzo si sarebbe sicuramente infuriato. Primo di tutto, non avrebbe creduto alla storia della sorpresa, credendo che suo padre volesse come al solito ometterlo dalle scorribande dei Mangiamorte. In un secondo momento si sarebbe infuriato anche per il fatto di ritrovarsi tutti quei seguaci dell’Oscuro dentro la scuola, dopo la scottante esperienza che aveva avuto l’anno prima.

Assottigliò lo sguardo, perché Areal gli aveva detto una cosa del genere?

Respirò a fondo e corse verso la Sala Grande, non sarebbe rientrato nel dormitorio in orario neppure per quella sera.

 

Quando la porta d’ingresso si aprì, lasciando entrare degli uomini vestiti di nero, Draco sedeva sugli scalini di pietra poco prima della Sala Grande e non rimase poi tanto stupito nello scorgere quelle sagome scure.

In verità, quando Lucius Malfoy e sua moglie Narcissa si tolsero i cappucci dalla testa, si ritrovarono di fronte lo sguardo sbarrato del figlio.

-Draco, caro, cosa ci fai qui? Volevamo che fosse una sorpresa.- disse la madre, correndo ad abbracciarlo.

Draco rimase di ghiaccio mentre la madre lo stringeva, controllando silenziosamente che fosse ancora tutto intero.

Lucius guardò il figlio insospettito, ma non proferì parola.

-Draco! Ti divertirai con noi questa sera?- scherzò un Mangiamorte poco lontano.

Il ragazzo si riscosse e, ricambiando freddamente il saluto della madre, si scusò.

-Torno subito, ho una faccenda da sbrigare-

-A quest’ora?- chiese la donna.

Narcissa non vedeva l’ora di rivedere il suo adorato Draco e, scoprire che questo era già pronto ad allontanarsi da lei, non le faceva certo piacere.

Mentre Draco saliva le scale, Lucius lo richiamò.

-Non ci hai ancora detto come facevi a sapere che saremmo venuti qui!-

Draco si voltò, lo sguardo serio del padre puntato su di lui.

Era ovvio che Draco sapeva, altrimenti perché mai si sarebbe fatto trovare sulle scale in attesa?

Il biondo fece un mezzo ghignò al padre e se ne andò senza dargli alcuna spiegazione.

 

Areal stava cercando di dormire, ma non era poi tanto facile dato che quella era la sua prima notte tutta sola nella stanza. Luna le aveva chiesto se voleva che andasse a dormire con lei, ma Areal aveva rifiutato.

Quella stanza era piena di ricordi con le sue amiche e lei aveva bisogno di riflettere.

Quando qualcosa iniziò a battere sul vetro della finestra, la ragazza aprì gli occhi spaventata. Fortunatamente, però, vide solo un pezzo di carta legato ad un sasso incantato.

Si alzò e aprì la finestra per prendere il bigliettino avvolto nella pietra. Richiudendo la finestra lesse: aprimi la porta. Riconobbe la grafia con un mezzo sorrisino fra le labbra.

 

Draco attendeva oltre la porta d’ingresso della sala comune dei Corvonero, le mani nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo al pavimento.

Quando la porta si aprì ne uscì una bella ragazza dai capelli neri, più pallida del solito, con una vestaglia da notte rosa pallido che si teneva stretta al corpo con le braccia.

-Sei sonnambulo, Draco?- sbuffò lei, infreddolita.

-E tu sei sensitiva!-

Areal spalancò gli occhi per la serietà del ragazzo ed anche per ciò che aveva detto. -Prego?-

-Prima avevo dei dubbi, ma ora non più.- Rispose, senza cambiare espressione.

-Draco non dire assurdità, ci ho già pensato, ma sensitivi si nasce!-

-Come spieghi le tue visioni? Come facevi a sapere che sta sera sarebbero venuti qui?-

-Non lo so, va bene?- sbottò. –Ma non sono una sensitiva.-

-Areal,- provò Draco, più calmo. –Tu hai iniziato ad avere visioni continue ed improvvise, non è così?-

La ragazza non rispose.

-Questo significa solo una cosa…-

-No!- si ostinò.

Draco respirò a fondo prendendole una mano fra la sue e sfiorandole le dita. –Sai benissimo cosa avrebbe potuto risvegliare la tua magia…-

-No!- sibilò con rabbia –Non può essere.-

-Areal…-

-Ascolta,- fece la ragazza, allontanandosi di un passo. –La Sua magia non ha nulla a che fare con me, non ha risvegliato proprio niente!-

Draco scosse il capo cercando di prenderle nuovamente le mani. –Sai che è possibile, venire a contatto con la sua potenza ti ha permesso di riscoprire questa tua capacita.-

Areal lo spinse via. –Cosa dovrei fare? Ringraziarlo? Magari la prossima volta che lo vedi poi dirgli grazie da parte mia!-

Il ragazzo distolse lo sguardo, arrabbiato. –Vuoi ascoltarmi, per favore?-

-No.- i suoi occhi blu tremarono appena. –Non voglio un potere di cui vantarmi, con i tempi che corrono.-

Draco capì e si immobilizzò, chiedendosi per quale ragione non ci fosse arrivato prima lui stesso. Voldemort stava cercando delle cose, tante cose, lo sapeva. Ne sentiva parlare di continuo. Prima che iniziasse la scuola stava cercando Potter, in seguito aveva iniziato a parlare di bacchette più potenti, subito dopo essersi appropriato di quella di suo padre, lasciando il povero Lucius a mani vuote. Il ragazzo lo sapeva benissimo e iniziava a percepire il pericolo sulla propria pelle, non erano tempi sani quelli e chiunque avrebbe voluto una sensitiva di cui servissi per scoprire dettagli nascosti. Neppure i nemici del signore oscuro erano da sottovalutare, poiché, un mezzosangue, avrebbe voluto sapere dove trovare un nascondiglio, per questo, Draco arrivò alla conclusione che i poteri di Areal dovessero rimanere nascosti. Nessuno a scuola doveva saperlo, nemmeno i suoi amici più fidati, dovevano evitare che arrivassero delle voci ai fratelli Carrow.

Ma, poco prima di potersi crogiolare nel pensiero che tutto poteva rimanere segreto, si ricordò del grave errore che aveva commesso, rivelando i suoi dubbi su Areal a Piton, il nuovo braccio destro di Voldemort in persona. Tuttavia riprese a respirare, ricordando che il nuovo preside non credeva affatto nella possibilità che la ragazza fosse davvero una sensitiva.

Dando voce ai propri pensieri, Draco le si avvicinò sussurrando: –Lo puoi nascondere…-

-Non è vero,- sospirò. –Si verrà a sapere.-

-Ti sbagli.-

Lei rimase in silenzio.

-Occlumanzia.- le suggerì.

Areal lo guardò incuriosita.

Lui la lasciò andare ed andò ad appoggiarsi al corrimano delle scale.

-Non credo possa funzionare.-

Draco ghignò –avresti un maestro tutto per te…-

Areal inarcò un sopracciglio. –Ti stai vantando, Draco?-

Lui ridacchiò.

La ragazza guardò la porta della propria casa e pensò, non le dispiaceva apprendere l’arte del nascondere i propri pensieri e sapeva che Draco era bravissimo in questo, ma poteva davvero salvarla?

-In realtà, non credo davvero di essere una sensitiva, ho letto libri al riguardo e non mi sembra il mio caso- disse giocherellando con la collana dorata.

Draco sollevò il capo e la guardò con glaciale freddezza. –Menti. Sei venuta a dirmi ciò che sarebbe accaduto questa sera proprio perché speravi che io capissi cosa sei. Hai sempre avuto questo dubbio, volevi solo qualcuno che ti convincesse che è la realtà.-

Areal lo guardò ad occhi sbarrati per un po’, poi abbozzò un sorriso triste.

Nessuno la capiva meglio di lui.

La ragazza gli si avvicinò fino a fermarsi ad un palmo da lui.

-Ho più di una cosa da nascondere e, se imparare Occlumanzia può impedire che la mia visione si avveri, farò di tutto per riuscirci-

Draco le afferrò con decisione le mani con cui aveva iniziato a giocare con la sua camicia.

-Quale visione?- chiese serio.

Areal sospirò chiudendo gli occhi. –Se Lui mi trovasse, saprebbe benissimo come ricattarmi…-

Quando la ragazza puntò i suoi occhi blu su di lui, Draco ebbe un sussulto.

Era dalla prima visione di Areal che quel dubbio gli toglieva il sonno. Voldemort cercava soldati validi per il suo esercito perché, se mai fosse scoppiata una guerra dentro Hogwarts, persino il signore oscuro aveva bisogno di alunni dalla sua parte. Inoltre, il fatto che la Corvonero fosse così tanto legata a Draco, poteva essere uno svantaggio. Se l’Oscuro cercava talenti validi, talenti che gli permettessero di ottenere presto ciò che voleva, avrebbe trovato le risposte ai suoi problemi in Areal e avrebbe usato lui per ricattarla.

Ed in quel momento, il potere di Areal, gli aveva dato conferma.

Si scostò dal corrimano e poggiandole le mani sulle spalle la guardò intensamente. –Non succederà, non gli permetterò di toccarti-

Areal si scostò. –Parli come se potessi realmente impedirlo-

Il ragazzo rimase ferito dalle sue parole, immobilizzandosi.

La Corvonero si voltò per rientrare, ma lui la fermò.

-Sei rimasta da sola nella tua stanza, giusto?-

-Cosa vorresti dire?- chiese voltandosi verso di lui.

Il ragazzo fece un ghigno. –Sta notte verrò da te!-

-Non sei in grado di entrare.-

-Io ti ho rivelato come entrare nel mio dormitorio, sei in debito. Dimmi la parola d’ordine.-

Sorrise furba. –Non c’è una parola d’ordine!-

Draco inarcò un sopracciglio.

Con lo stesso sorrisino fra le labbra, Areal bussò alla porta e il corvo del battente parve svegliarsi.

-Questa cosa tutto divora: Uccelli, bestie, alberi e fiori. Mastica il ferro e morde l'acciaio.
Riduce in polvere le rocce più dure, uccide i re, distrugge le città
. Ogni legame esso distrugge- gracchiò il corvo.    

-Ma che storia è questa?- Brontolò Draco.

La ragazza gli si avvicinò, fermandosi ad un soffio dal suo viso. –Se davvero saprai entrare, ne sarò felice-

Detto ciò si voltò e tornò a prestare attenzione alla porta. Con lentezza, guardò il ragazzo dietro di lei e, con occhi tristi ma decisi, rispose all’indovinello: -il tempo!-  

Mentre la ragazza spariva all’interno del suo dormitorio e la porta senza maniglie si richiudeva, nella mente di Draco risuonò una sola frase:

Ogni legame esso distrugge: il tempo.

 

Era notte fonda, Area dormiva profondamente, ma qualcosa la risvegliò. Si mise a sedere e l’anomalia nella sua stanza le fu subito chiara.

Nella parete di fronte c’erano due letti singoli divisi dai comodini ma, dov’era lei, i due letti singoli erano diventati un letto matrimoniale su cui si ritrovò seduta.

Si voltò e vide, con ancora la bacchetta in mano, il sorriso soddisfatto di Draco brillare nella penombra.

-Pensavo che così saremmo stati più comodi, e più vicini…-

Areal arrossì. –Hai usato la magia anche per entrare?-

-Per trovare la tua stanza sì- Spiegò, scostandosi dal muro a cui era appoggiato. –Per entrare nella sala comune no-

La ragazza inarcò un sopracciglio. –Ti avrà posto un indovinello facile…-

-Grazie per la fiducia!-  

Draco le si avvicinò, si era già cambiato, indossava solo un pantalone di seta grigio e, senza esitare, si infilò con lei sotto le coperte.

Quando fu a contatto con la pelle fredda del giovane, così vicino a lei, Areal arrossì ancora.

Si distesero e lui la tenne fra le sue braccia.

-Draco, sta sera dormiremo e basta, vero?-

-Certo.- fece lui. –Per chi mi hai preso? Sono venuto qui per proteggerti, non potevo certo lasciarti tutta sola.-

Areal non rispose.

Si sistemeranno meglio, Draco non la liberò dal suo abbraccio permettendole di appoggiarsi al suo petto.

-Ti sei divertito?- gli chiese.

Draco sospirò. –Abbastanza.-

-Non sei felice di aver rivisto i tuoi genitori?-

-Avrei preferito rivederli in altre circostanze…-

Areal fece un cenno.

Dopo qualche secondo di silenzio, il ragazzo prese ad accarezzarle una spalla lasciata scoperta dalla camicia da notte smanicata. La mano di Draco scese anche ad accarezzarle una coscia, ed Areal non ebbe timore di far scorrere le sue unghia sottili sul suo petto scolpito, provocandogli brividi di piacere e, dopo, si mise  su di lui iniziando sensualmente a baciargli il collo e il petto.

L’attimo dopo Draco ribaltò la situazione sovrastandola e tenendole fermi i polsi ai lati del viso.

-Mi hai provocato tu…- le sussurrò, mentre si chinava a baciarla.

-Lo so…-.

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

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Finalmente anche questo capitolo è pronto, spero vi piaccia : )

Grazie ai lettori e a chi ha recensito. Baci, al prossimo capitolo!!

 

 

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Capitolo 44
*** Partenza ***



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45

45. Partenza

 

 

 

Areal sedeva sul pavimento freddo dei sotterranei, svegliarsi senza Draco accanto non era stato molto piacevole, ma ancor peggio era stato vedere il biondo tanto agitato in quegli ultimi giorni.

Quando il passaggio nel muro si aprì, il ragazzo teneva in mano una valigia, aveva il volto abbassato e si stupì di trovare la ragazza seduta poco più avanti.

-Potevi anche entrare- le disse

La Corvonero lo guardò in silenzio. –Parti?-

Draco avanzò lasciando richiudere il passaggio. –Sì. Solo due giorni, non temere-

Areal si alzò in piedi e lo guardò negli occhi. –Torni a casa?-

-Sì, sta tranquilla- la salutò posandole una bacio sulla fronte.

Stava per andarsene, quando la ragazza lo richiamò.

-Draco…-

-Non fare domande!- l’ammonì.

Areal sospirò e distolse lo sguardo da Draco che saliva le scale dei sotterranei. Sarebbe bastato andare in giardino per potersi Smaterializzare, da quando il preside era Piton, le cose erano leggermente cambiate.

 

-Cara ragazza, vado di fretta- tentò di giustificarsi il piccolo professor Vitious.

Areal scosse il capo. –È di vitale importanza, signore-

Detto ciò la giovane chiuse le porte dell’aula d’incantesimi ed estrasse la bacchetta.

L’insegnante la guardò senza parlare, mentre lei si avvicinava alla porta chiusa e mormorava formule puntando la bacchetta.

Pochi secondi dopo una barriera azzurrina e vibrante proteggeva l’uscita. 

Vitious capì le intenzione della ragazza ed iniziò a scagliare incantesimi sulla barriera, che tuttavia li assorbiva tutti alla perfezione.

-E non è finita!- trillò Areal, dopo aver rimosso la prima barriera.

La ragazza corse al centro della sala e ricreò una barriera attorno a lei. L’insegnante riprese a scagliare incantesimi che non ferirono mai l’allieva, perfettamente protetta dalla barriera.

-Dove hai imparato a creare barriere così potenti?- chiese l’uomo, stupito.

Areal fece spallucce. –Ho studiato, devo ancora perfezionarle-

-Sei capace di limitare un passaggio a poche persone, impedendo l’accesso ad altri?-

La ragazza sorrise furba, aveva capito il messaggio. –Basta trovare qualcosa che accomuni queste persone, e il gioco è fatto!-

-A cosa avevi pensato?- l’insegnante abbassò la voce.

-Il marchio…-

Vitious spalancò gli occhi e fece frettolosamente segno alla ragazza di andare, quasi come se fosse rimasto scottato dall’argomento appena toccato. Nessuno nel castello doveva venire a conoscenza della loro discussione.

 

I giorni passarono ed Areal perfezionò le proprie barriere con l’aiuto del professore d’incantesimi, che arrivò a definirla la miglior creatrice di barriere di tutta al scuola.

La ragazza aveva subito capito, sfogliando il libro di Agatha Corvonero, che saper creare barriera protettive poteva tornare molto utile, soprattutto in quell’anno scolastico.

Draco tornò una mattina piovosa, entrò nella sala comune dei Serpeverde accompagnato da Areal come se nulla fosse. I due raggiunsero il dormitorio del ragazzo e si chiusero nella sua stanza.

Mentre il ragazzo disfava la valigia, Areal rimaneva appoggiata contro una parete della stanza, le braccia incrociate e gli occhi sulla schiena del ragazzo.

-Non mi dici nulla?- gli chiese.

Draco sospirò. –Era una riunione di Mangiamorte, va bene?-

Areal trattenne il respiro, odiava pensare al suo Draco in mezzo a tutti quegli uomini in nero. Draco aveva il marchio, ma non era come loro. O quando meno, era ciò che lei pensava.

-Non ti sei chiesta dove sia finito quel maledetto Potter?- sbottò il biondo.

Areal sbarrò gli occhi.

Certo che aveva notato l’assenza di Harry, ma non si era fatta domande, non c’era riuscita dato che non avrebbe mai trovato le giuste risposte.

-Lo sta cercando?...- sussurrò.

Draco serrò i pugni e la guardò con rabbia. –Spero che lo trovi, anzi spero di trovarlo prima io e di consegnarglielo- fece una pausa –Quel dannato Potter ha mandato mio padre ad Azkaban, è stato la causa di tutti i miei problemi ed io voglio che la paghi!-

Areal andò a sedersi sul letto.

Come faceva a dire a Draco che lei era fra quelli che sperava che Harry Potter li salvasse da Voldemort?

Scosse il capo, non ci credeva più a dire il vero. Silente era morto, non c’erano più speranze per nessuno.

 

-Devi liberare la mente, prova immaginando un enorme buco nero che ruota davanti al tuo campo visivo. A me ha aiutato.- Disse Draco.

Areal sedeva al centro del letto, le gambe incrociate e le mani di Draco sulle tempie. Aprì gli occhi blu e studiò lo sguardo ghiacciato del ragazzo con un sopracciglio alzato.

-Basta fare solo questo? Basta solo liberare la mente per proteggere i propri pensieri?-

Draco fece il suo solito ghignò e puntò le ginocchia sul letto per scendere, indietreggiando.

Quando fu in piedi davanti al letto disse: -vedrai che non è affatto così facile.-

Areal rimase in silenzio mentre lui estraeva la bacchetta.

-Sei pronta?- e ad un cenno della ragazza pronunciò: -Leggilimens!-

La ragazza provò all’instante un orrenda sensazione, era come avere una mano nella sua testa che grattava, spingeva e rimescolava i suoi pensieri. Fu costretta a rivivere molte

scene, lei da piccola che piangeva davanti ad una porta sbattuta, lei ancora più piccola che faceva fluttuare un libro di favole verso di lei. Si rivide sul treno per Hogwarts, il suo primo giorno di scuola del primo anno, quando aveva incontrato le cugine Longus.

Si rivide sullo stesso treno in un vagone con Erick mentre Canni gli diceva dove era andata Emma…

No, pensò. Draco era troppo vicino a Voldemort, non doveva sapere.

La forza sconosciuta creò ancora scompiglio fra i suoi ricordi fino ad arrivare al quinto piano della scuola.

Neville, Canni.

-No!-

-Tutto qui quello che sai fare? Mi deludi…-

Areal guardò Draco con affanno, le sembrava di aver corso per chilometri.

-Come pensi di proteggere i tuoi segreti, se perfino io ho libero accesso a tutto ciò che voglio?-

-Ma non ci riesco!- si lamentò.

Draco indietreggiò, infastidito, poi sospirò. –Pensa al buco nero, seppellisci tutte le tue emozioni.- Si voltò verso di lei. –Leggilimens!-

Areal riprovò la stessa fastidiosa emozione e di nuovo fu costretta a rivivere i suoi ricordi, anche ricordi privati come il volto di suo padre il giorno che fuggì di casa, sua zia che le sorrideva, la sua civetta che volava contro il sole…

Tutto quello le provocava emozioni, così provò ad isolarle fino a cancellarle. Immaginò un buco nero e pensò solo al freddo che doveva esserci lì dentro.

Quando Draco abbassò la bacchetta Areal riaprì gli occhi, trovando sul volto del ragazzo un sorrisino stupito.

-Non so come,- disse, –ma sei riuscita a bloccarmi.-

Areal sorrise. –Riproviamo?-

Draco recitò nuovamente la formula ma sta volta ebbe una strana sorpresa.

Nella mente della ragazza rivide tutti i loro momenti passati insieme, il loro primo bacio al termine del quinto anno, le loro notti per i corridoi bui quando erano prefetti, le notti passate insieme nella sua stanza abbracciati silenziosamente sotto le coperte, le loro liti. Tutto ciò visto dal punto di vista di Areal, arrivando quasi a sentire il calore che provava lei.

Abbassò la bacchetta. –Lo hai fatto apposta?-

Areal sorrise.

Anche lui sorrise, o meglio, ghignò. Salì sul letto e la baciò.

 

C’era una camera buia, calda, silenziosa. Su un letto matrimoniale creato dall’unione di due singoli, dormivano beatamente due giovani, belli e glaciali. Uno era un ragazzo dai capelli platino e i lineamenti del viso spigolosi e marcati, mentre l’altra era una ragazza dai lunghi capelli d’ebano, il naso all’insù e le guance tonde.

Riposavano tranquillamente, lui rivolto verso la porta e lei verso la schiena del biondo. Ma quella calma era solo apparente, poiché il buio nella mente di lei era più fitto di quello della stanza.

L’orrore che stava vivendo sarebbe stato capace di annientarla.

Di ucciderla.

Perché lui voleva questo. Era solo questione di tempo. Poi l’avrebbe uccisa.

-Dimmi dove si trova…- sibilò.

Areal provò ad aprire gli occhi ma era tutto confuso, sfocato.

Doloroso.

Era come aprire gli occhi sott’acqua, vedeva i contorni e i colori di un viso inumano, cadaverico e scavato da solchi orribili. Due occhi gialli la fissavano con rabbia, le toglievano il respiro e la torturavano psicologicamente.

-Non lo so… non lo vedo- piagnucolò.

L’uomo davanti a lei respirò a fondo e, quando riaprì gli occhi, il suo sguardo era da incubo, sembrava un cadavere accecato dall’ira. Ma ciò che fu ancora più glaciale, ancora più terribile, fu il suo sorriso.

-Ma tu devi trovare il signor Potter, mia cara.  Lo devi fare, se non vuoi vederlo morire…-

Voldemort si voltò e puntò la bacchetta contro un ragazzo sul pavimento, legato da spesse corde.

-Curcio!- urlò, quasi con divertimento.

Il ragazzo biondo iniziò a urlale e a contorcesi come se non avesse più ossa. Areal strinse i pugni sui manici della sedia a cui era legata, scosse il capo, lottò, urlò, ma non c’era verso.

Voldemort continuò a torturare Draco, e le urla di quest’ultimo uccidevano lentamente lei.

-Adesso…- fece Voldemort, ponendo fine alla maledizione. –Trovalo!-

Areal pianse e chinò il capo. –Non lo vedo…-

-Poco importa,- canticchiò l’Oscuro, voltandosi verso il ragazzo biondo.

-NOOOO-

Voldemort rise puntando la bacchetta. –Avada Kedavra!-

 

-AAAAAAAA-

Areal si svegliò, scattò seduta sul letto proprio mentre un fulmine illuminava la stanza.

Si portò le ginocchia al petto e pianse forte, cercando di coprirsi il volto con le mani. Iniziò a tremare senza riuscire a smettere, mentre continuava a piangere.

-Calmati.- le sussurrò una voce.

Pochi secondi dopo due braccia sicure la strinsero ma lei continuò a piangere, anche più forte di prima.

Tremava così tanto che Draco faticava persino a farle appoggiare la testa contro il suo petto. Dovette immobilizzarla, ma non riuscì a tranquillizzarla.

-Lui… Lui…-

-Era un incubo, Areal. Solo un incubo.-

-No!- scattò guardandolo negli occhi.

Draco respirò a fondo, guardando quasi spaventato quegli occhi cobalto pieni di lacrime.

Era terrorizzata, la sua piccola Areal tremava, piangeva, sembrava che stesse per muorigli fra le braccia.

Quale dolore e quale paura la scuotevano?

Draco serrò la mascella: lo sapeva.

Sapeva cosa cercava il signore Oscuro, sapeva che se fosse venuto a sapere del poter di Areal avrebbe tentato di impadronirsene. Sapeva anche che avrebbe usato lui per minacciarla.

Non gli importava di morire, ormai era pronto a tutto, ma mai avrebbe accettato che Areal si macchiasse di nero, di sangue, aiutando Voldemort a scovare Potter.

Areal nelle mani di Voldemort.

No.

La strinse forte anche se lei continuò a piangere in preda a forti tremori.

-Non accadrà nulla di quello che hai visto.- Le sussurrò contro i capelli, deciso. –Non accadrà mai.-

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

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Scusate il ritardo, grazie a chi legge e a chi ha recensito : ) baci!

 

 

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Capitolo 45
*** Mai ***



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46

46. Mai

 

 

 

 

-Di tutte queste sparizioni, mi creda, sono a dir poco stufo!-

-Credevo che Draco Malfoy sarebbe stato presente. Credevo anche, che questo nostro colloquio, non sarebbe stato impostato come un interrogatorio. Non sono una criminale-

Ribatté la giovane dai capelli d’ebano e gli occhi blu.

Il professor Carrow, Amycus per la precisione, aspettava da tanto quel momento. C’era qualcosa in quella Foreberth che a lui proprio non quadrava e, la protezione di Draco, era d’intralcio.

-Se copre la fuga di una ricercata, signorina, diventa automaticamente una criminale-

Areal si alzò in piedi. –Canni Longus non è l’unico studente sparito da Hogwarts, quindi, perché pensa che solo io sia coinvolta?-

-Si dia il caso che tutti gli amici e conoscenti degli altri scomparsi siano stati interrogati e spremuti a dovere. L’unica ad aver ricevuto un trattamento di favore è stata lei signorina Foreberth- Disse Amycus, lasciandole uno sguardo gelido.

La ragazza rabbrividì.

-Tuttavia…- disse l’uomo, aggirando la scrivania e strisciando verso di lei con le mani dietro la schiena. –Questa potrebbe non aver più alcun potere…- terminò sfiorando la collana di Areal.

-Non la tocchi!-

Amycus rise vedendola indietreggiare. –Sei la promessa sposa di un fallito, lo sai? Sia Draco che suo padre non hanno fatto altro che fallire e perdere rispettabilità. Credi di poter portare di nuovo gloria al nome Malfoy? Hai qualche carta segreta di cui vuoi parlarmi?-

Areal ammutolì, spaventata. Le sembrò di essere in uno dei suoi incubi premonitori, dove Voldemort la minacciava e voleva usare le sue visioni.

Ma sta volta era tutto reale.

Proprio quando il sorriso di Amycus si ampliò, come se la paura di Areal fosse già stata una valida risposta, la porta si aprì.

Ad entrare non fu qualcuno di tremendamente agitato e furioso, che dopo aver sbattuto con forza la porta era entrato portandola via immediatamente, e fu proprio questo a farle capire che la persona giunta non era Draco.

Eppure, nel voltarsi di scatto, Areal era quasi sicura di aver visto i capelli platino di Draco e la sua eleganza indiscussa nel modo di tener dritta la schiena.

L’uomo sulla porta aveva uno sguardo a dir poco glaciale, freddo, impassibile e duro come la roccia. Il mento era pronunciato e i lineamenti del viso ben marcati. Aveva lunghi capelli di un biondo pallido, vestiva di nero e, nonostante sembrasse non reggere il peso dell’età, vantava comunque una classe e una sicurezza nel proprio passo fiero, da far invidia a chiunque.

-Ho forse sentito dire che il nome dei Malfoy non conta più abbastanza? Se la signorina qui presente vuole scusarci, Amycus, vorrei chiarire chi dei due è un fallito-

Areal spalancò gli occhi mentre l’uomo dagli abiti eleganti avanzava fino a superarla, fermandosi davanti ad Amycus.

-Non ti scaldare, Lucius, non vorrai dare spettacolo?- ghignò l’insegnante.

Lucius non si scompose, alzò fieramente il mento e scoccò un mezzo sguardo alla giovane. –Sono calmo Amycus, e sto anche aspettando di rimanere solo con te…-

Areal era rimasta di ghiaccio ma in quel momento il padre di Draco la fissò di nascosto, facendole chiaramente segno con lo sguardo di andare fuori dall’aula.

Quello sguardo, per quanto rigido fosse, era il consiglio di un padre accorso non solo per difendere il proprio onore…

Quando la Corvonero lasciò la stanza, chiudendosi frettolosamente la porta alle spalle, aveva ancora il fiato corto per quel fugace incontro.

 

Quando Areal tornò nella sua sala comune, era quasi sera e tutte le lezioni erano finite. La cosa insolita fu trovare la sala totalmente piena.

Non c’erano solo ragazzi che studiavano, era tutti lì presenti.

Sembravano cupi e silenziosi, sembrava che fosse appena finita una discussione. Erick era in piedi al centro della stanza.

-Cosa mi sono persa?- chiese Areal sfilandosi la sciarpa.

Erick la guardò tristemente e fu solamente capace di dire: -Hanno paura-

Areal si fece seria.

Chi non aveva paura in quel periodo? Che dei bambini morissero di paura davanti ai fratelli Carrow che usavano la maledizione Cruciatus per punire chiunque fallisse, era più che normale.

Nick, un bambino del primo anno che sin da subito si era affezionato ad Areal, era stato torturato solo la settimana prima davanti a tutta la classe, solo perché non era riuscito ad eseguire correttamente un incantesimo.

Sarah, la bambina riccia e bionda che Erick aveva riportato in braccio in sala comune qualche settimana prima, causando l’ira di Canni, aveva subito lo stesso trattamento per non aver avuto il coraggio di uccidere dei conigli.

Hogwarts non era più vivibile.

I punti di riferimento erano ben pochi, i vecchi professori sembravano quasi più terrorizzati di loro ma si battevano comunque per proteggerli, anche se non ottenevano grandi risultati. Gli alunni più grandi che cercavano di far valere le proprie idee finivano molto male e gli unici rimasti tenevano ostinatamente la bocca chiusa in ogni lezione, limitandosi ad obbedire.

Ma certi ordini erano davvero impossibili da eseguire.

-Hanno da poco smesso di farci torturare fra di noi, ma io ho ancora paura…- sopirò il piccolo Nick.

Areal non volle neppure fermarsi a pensare a cos’altro avrebbero potuto inventarsi i fratelli malefici.

-Dove sono tutti quelli scomparsi? Se sono al sicuro, voglio andarci anch’io- disse a voce alta un ragazzo del terso anno.

-No, Hogwarts ha bisogno di noi, io voglio restare- disse un altro ragazzo, un anno più grande del primo.

-Ma come facciamo? Se ci ribelliamo quelli ci ammazzano!- affermò una ragazza.

A quel punto Areal si fece avanti.

-Possiamo fare tutto quello che vogliamo, purché ne abbiamo la forza-

Tutti la guardarono stupiti, Erick inarcò un sopracciglio.

Areal si mise al centro cosicché tutti la vedessero. –Non sempre fare gli eroi vuol dire essere forti. A volte, la cosa più difficile da fare, è saper abbassare la testa. Questa è l’impresa che dobbiamo portare a termine. Dobbiamo riuscirci tutti, però!-

-Ma così non concludiamo niente!-

Areal scosse il capo e continuò a parlare ai suoi compagni di casa –Questo ci consentirà di andare avanti illesi, ed è questa la cosa importante. Ma la cosa ancora più importante è che se anche smettiamo di ribellarci, siamo sempre noi stessi. Dentro la nostra testa possiamo pensare quello che vogliamo-

Tutti la guardarono incuriositi, Erick sorrise.

-Siamo sempre noi stessi, alcuni non odieranno mai i Babbani, altri sì. Pazienza! Non siamo abbastanza forti per ribellarci, ma siamo abbastanza furbi per cavarcela perdendo il meno possibili. Siamo Corvonero, no?-

-Esatto!- iniziò Eric. –Non possiamo opporci, ma possiamo obbedire in silenzio e tornare qui a sfogarci quando vogliamo.-

-Non tutti di noi impareranno a condividere le idee di voi-sapete-chi domani stesso, alcuni non le condivideranno mai. Ma che importa? Oggi siamo solo degli studenti, allora comportiamoci da studenti-

-Sì- ricominciò Erick. –Cosa fanno infondo gli studenti? Odiano in segreto i professori e pensano solo a divertirsi! Facciamo lo stesso-

Il piccolo Nick si alzò in piedi. –Ma quando saremo grandi cosa faremo?-

-Infatti, non siamo qui per giocare, vogliamo risposte. Siamo stanchi di andare avanti così. Alcuni Purosangue qui presenti odiano i Babbani, ma non sono comunque d’accordo a certe cose come l’uso delle maledizioni proibite- disse una ragazza del quinto anno.

-Ma le risposte non le avremo mai- Dichiarò Areal, seria. –Siamo in una fase di stallo, le forze oscure da cui Silente cercava di proteggerci, hanno vinto, ma non è detta l’ultima parola. Siamo qui per sperare che tutto torni come prima, ma siamo qui anche per sopravvivere e per trovare la forza di andare avanti anche se il mondo crolla a pezzi-

Qualcuno abbassò tristemente la testa, ma a quel punto Areal disse: -Chi vuole gettare la spugna o vuole giocare a fare l’eroe, è libero di andarsene anche adesso a dormire-

I primini radunati intorno a lei erano ancora sconsolati, forse anche più di prima.

Areal riprese parola. –Dobbiamo conservare le nostre forze, usare il nostro intelletto per andare avanti.  Siamo forti? Dimostriamolo nel modo che sappiamo fare meglio, ovvero dimostrandoci persona furbe. Ciò che siamo adesso lo saremo per sempre, ma le difficoltà che ci abbattono adesso non ci saranno domani-

-Non serve arrendersi, ma non serve neppure combattere rischiando grosso- spiegò Erick. –Areal ha ragione, viviamo il presente con cautela, proteggendo gelosamente i nostri pensieri e le nostre opinioni. Qui dentro troveremo sempre tutti amici che la pensano come noi e che condividono il nostro problema, ma fuori, dobbiamo essere tutti abili a rimanere in silenzio. Pensate di poterlo fare?-

Qualche ragazzino li guardò con ammirazione.

Areal sorrise. –Dobbiamo essere forti e uniti. Dentro questa sala siamo una famiglia, affrontiamo con decisione ciò che c’è fuori sapendo che una volta ritornati qui sarà come essere a casa e al sicuro. Per evitare spiacevoli inconveniente con i fratelli Carrow, sapete come fare!-

-A me va bene.- disse il piccolo Nick, alzandosi in piedi. –Io odio Amycus, sarà bello prenderlo in giro facendogli credere che la penso come lui sui Babbani, per poi deriderlo qui con voi.-

Qualcuno rise. Quelli più grandi sospirarono e fecero cenni convinti.

-Questo è lo spirito giusto. Siamo una famiglia, siamo forti e siamo furbi. Nessuno cambierà la propria indole, ma non rischieremo neanche di essere torturati.-

Areal sorrise alle parole di Erick.

-Direi…- disse la ragazza dagli occhi blu –Che per inaugurare questo momento dovremo festeggiare!-

Alla parola festeggiare tutti rabbrividirono ed indietreggiarono. Festeggiare e sorridere erano diventate cose proibite dopo la morte di Silente.

-Abbiamo detto che la nostra famiglia, qui dentro la nostra sala Comune, è libera di essere ciò che vogliamo. Io opterei per un gruppo di studenti strampalati che hanno voglia di divertirsi, e voi? Basta essere seri, forza!-

Erick non capiva, ma cercò di assecondare l’amica. –Posso rendere insonorizzata la sala, se vuoi-

-Bene! Fallo! Nessuno ci sentirà, saremo al sicuro. Qualcuno oscuri le finestre!-

Vedendo la serietà e l’entusiasmo di Areal, tutti quelli del primo anno iniziarono ad alzarsi per accerchiarla, festanti.

Un ragazzo oscurò le finestre, ancora dubbioso, ma già coinvolto nell’idea.

Areal chiese ad Erick di trasformare un mobile in una radio e la musica si disperse subito nella stanza. Alcune ragazze attaccarono stelle filanti ai muri e altri si sbizzarrirono con incantesimi festosi, come uno che faceva volteggiare per aria razzi luminosi.

In un primo momento iniziarono a ballare solo Areal e quelli del primo anno, che non sorridevano da troppo tempo. Quelli più grandi trovarono a poco a poco il coraggio di iniziare a festeggiare, anche i più scontrosi o timidi presero a saltellare o a ridere con i propri amici. I pochi che erano nei dormitori scesero e rimasero ad occhi aperti.

La cosa bella era che, dopo mesi di terrore, fu facile per tutti lasciarsi andare. Chi ballava, chi rideva come se gli stessero facendo il solletico, chi si abbracciava felice. Quelli del primo anno, soprattutto Nick, erano euforici.

Areal salì sul tavolo ed iniziò a ballare ridendo, cercando di rendere felici più compagni possibili. Era una follia, fuori la gente tremava di terrore e loro festeggiavano.

Ma di quel momento di euforia ne avevano tutti maledettamente bisogno.

Poco dopo Erick abbracciò Areal confidandole quanto gli mancassi Canni.

Areal si fidava di lui e vederlo soffrile le faceva molto male, ma non poteva rivelare a nessuno il segreto della stanza delle necessità.

-Sta bene, hai la mia parola- gli disse unicamente.

Erick parve rincuorato, fece un cenno e non aggiunse nulla.

 

Dopo la festa segreta ed improvvisata,  Areal aveva deciso di concedersi qualche momento di calma e di relax. Nessun posto meglio del bagno dei prefetti al quinto piano, poteva essere più adatto.

Il bagno era grandissimo, con una vasca enorme al centro della stanza che sembrava quasi una piscina. Era tutto in marmo bianco e pregiato ed innumerevoli rubinetti d’oro erano posizionati ad un bordo della vasca. Da quei rubinetti uscivano tutti i tipi di bagnoschiuma profumati, bolle, vapore e tanto altro.

Areal aveva scelto di lasciar riempire la vasca di schiuma profumata alla fragola e di lasciar disperdere nella stanza delle bolle che saltellavano sul pelo dell’acqua.

La giovane era totalmente rilassata, seduta dentro la vasca-piscina con la testa abbandonata sul bordo di marmo e non si aspettava certo che la porta si aprisse. Quando ciò avvenne si voltò infastidita ma, la prima cosa che vide entrare, fu una luce sferica e azzurrina, che si spense non appena le fu di fronte.

Quello era l’incanto chiamato “luce di campanellino” guidava qualcuno da chiunque desiderasse. Lei stessa aveva usato quell’incanto per raggiungere Draco una volta, e lo aveva insegnato ad una sola persona…

Draco Malfoy entrò nella stanza e venne subito colpito dal profumo intenso di fragola, storse leggermente il naso ma ghignò divertito quando vide la ragazza dentro la vasca. Lei lo guardava con un sopracciglio alzato, era leggermente imbronciata, e il suo corpo nudo era immerso nell’acqua e coperto dalla schiuma rosata. La sua pelle era candidissima e le sue guancie deliziosamente imporporate dal calore dell’acqua, mentre i capelli corvini le si attaccavano alla pelle in onde scomposte.

-Il bagno maschile dei prefetti è quello qui accanto. So che è identico, ma non credo che tu sia finito qui per sbaglio…-

A quelle parole Draco le indirizzò un sorriso malizioso. –Perché dovrei andare in un bagno vuoto e freddo, quando posso immergermi qui, dove una bella sirena mi attende già svestita…-

Areal arrossì.

La sirena intrappolata nel dipinto animato del mosaico di fronte guardò Draco incuriosita.

-Senza offesa, non mi riferivo a te- rispose gentilmente il biondo al dipinto.

La sirena fece spallucce e si addormentò sulla roccia.

Draco cominciò a svestirsi con tranquillità, ma Areal si voltò verso il dipinto, con le guancie in fiamme.

-Penso che se la McGranitt ci trovasse entrambi qui ci ucciderebbe-

-Tutti i professori russano da un bel pezzo- precisò il Serpeverde, slacciandosi i pantaloni. –Il vecchio Gazza non si azzarderebbe mai a dirmi nulla, ha troppa paura di mio padre con i tempi che corrono…-

Areal continuò a rimanere ostinatamente voltata.

Draco notò l’imbarazzo della ragazza e ne rimase molto divertito. Si avvicinò al bordo della vasca dicendo:

-Devo forse ricordarti che abbiamo dormito insieme nelle ultime settimane, e che non sempre ci siamo limitati a dormire?-

Areal arrossì e si imbronciò ancora di più. –Lo so, grazie Draco. Ma…-

-Donne!- sbuffò lui.

Il giovane entrò in acqua e si sedette accanto a lei, mettendole un braccio intorno alle spalle e offrendole il suo petto come appoggio.

Areal accettò di buon grado l’invito e si accoccolò si di lui abbracciandolo. Rimanere vicini, in quel silenzio, nel calore dell’acqua, era magnifico e la ragazza sorrise ad occhi chiusi.

-Ho saputo di Amycus e delle domande che ti ha fatto- esordì Draco, mentre le accarezzava i capelli, con le braccia comodamente sul bordo della vasca.

-Come lo sai?- la ragazza non cambiò posizione.

-Me lo ha detto mio padre, ma lui come lo sa?- si chiese.

Areal si scostò dal suo petto per guardarlo negli occhi. –Forse perché è stato lui ad entrare in quella stanza, permettendomi di uscire-

Draco spalancò gli occhi.

-Sì, proprio così- confermò Areal.

Il biondo rimase un attimo a riflettere, poi uno strano sorriso gli increspò le labbra. Pareva divertito.

Areal tornò ad appoggiare la testa sul petto di Draco, ma pochi secondi dopo quest’ultimo le sollevò il mento con le dita.

-Cosa c’è?- le chiese.

Quando lo guardò, a conferma dei suoi dubbi, Areal aveva gli occhi umidi. Draco assottigliò lo sguardo, voleva che parlasse, d'altronde era evidente che qualcosa non andava.

-Oggi quelli della mia casa volevano risposte, erano spaventati ed arrabbiati. Non sono stata capace di dargli speranze, ho solo saputo dirgli di non pensarci e di preoccuparsi solo di studiare e di divertirsi. Ma la verità è che neppure io sapevo cosa dire, ben presto anche quelli del primo anno riprenderanno a fare domande e avranno bisogno di risposte.-

-Non spetta a te dargliele.- rispose freddamente il biondo.

-Ma hanno bisogno di me, sono il loro prefetto, non gli è rimasto tanto altro dopo la morte di Silente. Tutto sta cambiando,  ma nessuno lo vuole realmente…-

-Ti stupiresti di sapere quanta gente desidera il cambiamento.-

-Tutti Magiamorte!- precisò lei, guardandolo seriamente negli occhi.

Draco inarcò le sopracciglia, quasi arrabbiato. –Dimentichi che ne hai uno di fronte!-

-Non ti considero uno di loro perché tu non vuoi la morte di persone innocenti. Tu non la vuoi questa guerra, nessuno vuole vivere nel terrore come quando tu-sai-chi è stato al potere l’ultima volta- fece una pausa. –Nessuno vuole tornare a casa con la paura che qualcuno di sua conoscenza sia stato ucciso.-

-Sono discorsi troppi grandi per te.-

-Lo sono anche per te!-

-Non è vero.- ringhiò Draco, vedendo intaccato il proprio orgoglio.

Areal indietreggiò. –Non è questo il punto.-

-Allora qual è?- chiese lui, ancora infastidito.

La ragazza abbassò gli occhi e si strinse nella spalle. –Ho paura di perderti…-

Draco la guardò quasi spaventato, triste. La sua Areal era così fragile, con la pelle candita e gli occhi umidi di lacrime represse.

-Ho paura che qualsiasi cosa succeda, tu ne andrai.-

-Che vuoi dire?- gli chiese.

Areal lo guardò negli occhi. –Se tu-sai-chi va al potere, non starai mai con me perché vorrai proteggermi. Se tutto torna come prima…-

-Probabilmente tutti quelli con il marchio finiranno ad Azkaban!- terminò Draco al posto suo.

La ragazza si sentì morire. Sfuggì allo sguardo del ragazzo prima di scoppiare a piangere, quelle parole erano troppo sconfortanti per essere assimilate. A quel punto si abbracciarono e Draco cercò di consolarla, ma ormai le parole che aveva detto avevano causato una ferita troppo grande.

-Cerco sempre di non pensarci, mio padre è convinto che non tornerà mia più in quella prigione, che ormai andrà tutto per il meglio. Forse non vuole neanche pensare a come sarebbe se tu-sai-chi venisse battuto. Ma Lui è imbattibile, per questo la prigione non mi spaventa.-

Poco dopo Draco aggiunse:

-La verità è che tu vuoi che tutto torni come prima, voi la pace e la vuoi con tutta te stessa. Ma vuoi anche me. Non vorrei proprio essere nei tuoi panni!-

Areal lo guardò di scatto. –Non sto scherzando.-

-Nemmeno io.- le rispose serio.

In un gesto lento Draco avvicinò il proprio braccio marchiato accanto alle pelle rosea di Areal. -Vedi?- le disse –La tua purezza stona terribilmente con il mio marchio. Ti avevo detto che non avresti mai dovuto stare con me. Avresti sofferto meno, sei così innocente ed io sono un Mangiamorte…-

Areal lo prese dalle spalle e lo strattonò. –Al diavolo Mangiamorte ed anime pure, io voglio stare con te e mi pare di averlo già chiarito. Non scapperò mai da ciò che sei e non ti lascerò solo davanti alle difficoltà. Non mi importa cosa pensano gli altri, so quel che voglio: non posso perderti-

Draco le accarezzò uno guancia, lo sguardo basso, i brividi sulla schiena per quello che aveva sentito.  La sua Areal era così bella, fragile, ancora faticava a credere che fosse così legata a lui e che fosse disposta a tutto pur di non perderlo.

-Penso che non ci sarà mai un futuro per noi, che le cose non torneranno mai come prima. Non sarò mai felice, non ci sarà mai un domani. E non lo voglio se non ci sei tu- Areal scoppiò in lacrime, disperata

Draco non si scompose, lasciò scivolare la sua mano sul collo della ragazza, dove una emme dorata brillava sulla sua pelle rosea.

-Ti ho dato questo ciondolo, importantissimo per la mia famiglia, e non lo avrei mai fatto se per me non avesse avuto un reale significato- si guardarono negli occhi. –Tu sei mia Areal e, se sarà possibile, starò con te a qualsiasi costo. Te lo giuro, non ti lascerò, sei troppo importante per perderti-

Areal lo abbracciò, cercando di trattenere le lacrime mentre anche lui la stringeva a sé.

-Sei la cosa più bella che mi sia capitata, l’unica persona con cui riesco ad essere me stesso e per cui provo davvero qualcosa. Non ti lascerò andare via- le promise.

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

 

***************************************

 

 

 

 

 

 

Anche se in ritardo, eccovi un nuovo capitolo.

Fatemi sapere cosa ne pensate, baci!

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Capitolo 46
*** Castelli di sabbia ***



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47. Castelli di sabbia

 

 

 

 

Non c’era stato molto da fare o molto da dire, l’ira del Signore Oscuro si era abbattuta sui Malfoy come un fulmine che squarcia un cielo già pieno di nubi grigie. A Lucius non era stato perdonato quell’errore, ne aveva già fatti tanti, aveva già fallito una volta ed era finito in prigione dove, se non fosse stato per il suo signore, si troverebbe ancora a marcire. Era questo che Voldemort gli urlava mentre lo torturava, fare fuggire Potter dopo averlo avuto in casa, a pochi passi di distanza, era troppo. Anche Bellatrix era stata punita selvaggiamente, senza alcuna pietà, solo un po’ meno di Lucius per la sua fedeltà e perché era una donna. Forse c’era una colpa ancora più grave di quella di aver lasciato fuggire Potter, forse era stato rubato qualcosa dalla camera blindata di Bella alla Gringot, qualcosa di tanto prezioso da spingere l’Oscuro ad accanirsi anche contro la sua serva più fidata.

E a Draco non era restato altro che chiudersi in camera sua e tapparsi le orecchie più forte che poteva per non dover sentire le urla disperate di suo padre, né il pianto della madre. E l’ironia della sorte stava nel fatto che non potesse neppure assordarsi con la magia perché la sua adorata bacchetta gli era stata rubata, sottratta e portata via.

Dalla persona che, chissà per quale ragione, aveva salvato.

Forse lo aveva fatto per codardia, perché se non era diventato un assassino quando gli era stato ordinato di uccidere Silente, non voleva certo sporcarsi le mani causando la morte del bambino che è sopravvissuto, riconoscendolo e consegnandolo dritto nella mani di Voldemort.

Oh si, lui aveva riconosciuto subito quel volto storpiato da una fattura pungente. Avrebbe riconosciuto quello sguardo spento e al tempo stesso sfacciato ovunque fosse andato. Sapeva perfettamente che quei capelli neri e quei lineamenti contorti appartenevano alla persona che più odiava al mondo.

Harry Potter.

Aveva tentato di convincere sé stesso che quello storpio non fosse Potter, aveva distolto lo sguardo, detto a suo padre che non riusciva a riconoscerlo a causa della fattura pungente.

Aveva mentito.

Mentito a suo padre, rischiato la vita per cosa? Per salvare il suo peggior nemico?

Aveva riconosciuto perfettamente la nata Babbana, quella Granger brava in ogni cosa che faceva e che lui tanto disprezzava. Le aveva augurato la morte tante di quelle volte che non ricordava neppure più uno dei motivi per cui l’aveva offesa. Ma era davvero pronto a vederla morire, in casa sua?

Basta morti. Basta.

E poi c’era quel rosso sfigato, quel Ron, figlio di traditori del proprio sangue, che meritavano solo le pene peggiori. Quello stupido amico di Potter, per quanto riguardava Draco, poteva anche finire nelle mani dell’Oscuro, ma non poteva. Avrebbe rivelato l’identità di Potter e della Granger, sua zia avrebbe chiamato il loro signore e l’unica speranza del mondo magico e dei Babbani sarebbe morta per sempre.  

Qualcuno di cui si rifiutava di ricordare il volto gli aveva sussurrato dolcemente, più di una volta, che il marchio che aveva sul braccio non faceva di lui un assassino.

E mentre suo padre cercava in tutti i modi di fargli capire che se fossero stati loro a consegnare Potter a Voldemort tutto sarebbe tornato come prima e la sua famiglia avrebbe finalmente riacquistato valore agli occhi dell’Oscuro, Draco scuoteva il capo e farfugliava mezze frasi fingendo di non aver riconosciuto chi gli stava davanti.

Qualcosa dentro di lui continuava ad urlare, a ricordargli ad ogni secondo che se non aveva ucciso Silente sulla torre di astronomia non doveva neppure causare la morte di Potter in casa sua.

Basta morti. Basta.

Continuava la voce e, senza che neppure lui ne fosse consapevole, la sua coscienza, quella che credeva di non aver mai avuto, stava lottando. Era così stanco di morti e di sofferenza che, pur odiando Harry Potter con tutto se stesso, non poteva far sparire l’unica speranza per il mondo di uccidere Voldemort.

Non aveva mai creduto che quello sfregiato potesse diventare un eroe, ma se tutti gli altri la pensavano così a lui andava bene.

Qualsiasi cosa, anche mentire a suo padre, purché quell’orribile gioco finisse.

Basta Mangiamorte, basta sofferenza. Rivoleva la sua vecchia scuola e che la sua famiglia ritornasse ricca e temuta come un tempo.

Basta Voldemort.

Ma in quel momento, con suo padre che veniva torturato e con la sua bacchetta lontana da lui, Draco stava maledicendo tutti quei nobili pensieri che, almeno per una volta, lo avevano dominato.

Era sempre stato un cattivo ragazzo, aveva sempre fatto cose sbagliate. Perché non era stato in quel modo anche quella volta? Cosa aveva guadagnato difendendo quel dannato sfregiato e i suoi due amichetti? La sofferenza di suo padre e la perdita della bacchetta.

Ma la cosa peggiore era stato vedere il padre farsi avanti davanti all’Oscuro e assumersi tutte le colpe di quello che era accaduto. Vederlo omettere il fatto che suo figlio, da bravo codardo, aveva finto di non riconoscere Potter facendolo così fuggire.

Draco avrebbe voluto urlare, strapparsi ogni capello e uccidersi con le sue stesse mani.

Tuttavia ormai il danno era fatto ma, in cuor suo, giurò che anche a costo dalla vita avrebbe catturato quel dannato Harry Potter e lo avrebbe consegnato a Voldemort.

Ad ogni costo, Draco Malfoy voleva vendetta, perché era certo che la causa di tutte le sue sofferenza fosse proprio il ragazzo con la cicatrice.

 

Quando tornò ad Hogwarts Draco si premurò subito di riprendere le sue cose e di riportarle nella sua camera, dove era giusto che fossero. Mentre riordinava i propri vestiti, facendo pratica con la bacchetta che sua madre gli aveva donato, sentì la porta della sua camera aprirsi e qualcuno entrare nella stanza.

Finse di non farci caso, troppo impegnato a pensare a sua madre. Aveva tento di rifiutare, i suoi genitori non potevano rimanere entrambi senza la bacchetta con Voldemort e gli altri Mangiamorte che gli giravano per casa, ma lei non aveva voluto sentire ragioni. Gli aveva messo in mano la bacchetta dicendo che non poteva tornare ad Hogwarts senza.

Ed Hogwarts era l’unico posto in cui Narcissa credeva che il figlio fosse al sicuro.

-Perché?-

Quando Draco si voltò vide Areal ferma al centro della stanza con lo sguardo furioso e le braccia incrociate al petto.

Non le rispose, continuò a disfare la valigia.

La ragazza gli si avvicinò senza alcun timore, gli bloccò il polso che agitava la bacchetta e con la punta delle dita gli sfiorò la cicatrice che ricopriva la parte sinistra del suo volto pallido, dalla fronte allo zigomo.

Draco sapeva come si era procurato quel graffio, non poteva certo dimenticarsi del prezioso lampadario di casa sua che crollava al suolo lanciando pezzi di cristallo affilato ovunque. Uno di quelli gli aveva sfregiato il viso e lui aveva impedito che sua madre lo guarisse.

Voleva ricordare, sperando che prima che quel taglio si rimarginasse avrebbe potuto ottenere la sua vendetta.

-Io so quello che stai pensando, so tutto e…-

Draco non seppe mai se la rabbia ceca che lo avvolse fino a soffocarlo fu causata dalla compassione inappropriata di Areal o se dal fatto che quelle parole gli avessero fatto capire che la ragazza, grazie alle sue visioni, aveva scoperto ciò che era accaduto durante quelle vacanze di Pasqua a villa Malfoy.

-Tu sai cosa penso?- Urlò.

La ragazza indietreggiò spaventata.

-Sai che non aspetto altro che avere Potter fra le mani per consegnarlo io stesso al signore Oscuro? Sai che mi ucciderei per averlo fatto fuggire, e che mi pento ogni secondo che passa della mia debolezza?- Il ragazzo alzò ancora di più la voce. –Sai che ti odio per avermi rammollito al punto tale da aver permesso che mio padre venisse torturato a causa della mia stupidità? Sai che penso che sperare nella fine di questa guerra, credendo che tu-sai-chi debba perdere, non sia servito a niente?-

Areal rimase di ghiaccio, senza respirare per trattenere le lacrime. La sua espressione era un misto di sgomento, rabbia e dolore.

-Sai che da oggi in poi servirò il Signore Oscuro con tutto me stesso, perché non credo più nei miracoli, perché voglio Potter morto e perché sono stanco di essere debole?-

Al silenzio di Areal, Draco si voltò dandole le spalle, i suoi occhi grigi fiammeggiavano di rabbia e i muscoli del suo corpo erano tesi.

-Tu non hai mai saputo cosa c’era nella mia testa Areal, questa è la prima volta che lo scopri e non credo tu sia pronta a condividere ancora il tuo letto con me dopo quello che hai sentito, giusto?-

Il biondo tornò a guardarla, con un mezzo sorriso beffardo fra le labbra e lo sguardo crudele e arrabbiato.

La ragazza non parlò.

-Lo sapevo, adesso sai perché ho riportato qui le mie cose.-

Areal si morse il labro e tentò di non piangere, anche se Draco le dava le spalle.

-Lasciami solo.- Le ordinò, stringendo con rabbia la trapunta del letto a cui si era appoggiato.

La ragazza sussultò per un istante, ma poi fuggi via piena di rabbia e di dolore da quella stanza.

 

-E poi basta solo agitare la bacchetta in modo da formare un cerchio. La formula la sai già.- Disse Areal.

Il piccolo Nick, appreso l’incantesimo scudo, sorrise alla ragazza e corse a finire i suoi compiti, seduto sul divano blu della loro sala comune.

Ad Areal non restò che risistemarsi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e continuare i suoi compiti.

-Mi dici che cos’hai?-

Areal guardò Erick seduto al suo fianco, che la osservava attentamente.

-Cosa?-

Erick sospirò e chiuse il libro che stava leggendo, entrambi sedevano al grande tavolo centrale che tutti quelli della loro casa usavano per studiare.

-Di solito almeno con Nick sei sempre sorridente, adesso neppure lui riesce a farti sorridere?-

-Erick non so di so cosa parli, davvero.- rispose serenamente.

-Parlo del fatto che sono giorni ormai che parli a stento e che non sorridi. Cosa ti turba?-

Areal accennò un sorriso e fece spallucce. –Niente!-

-Senti, so che non sono Canni, ma io sono tuo amico e con me puoi parlare.-

La ragazza lo guardò e sorrise ancora, stavolta con più spontaneità. –Grazie Erick, ma la causa del mio malessere… bè, tutti credono che sono pazza. Soprattutto Canni, lei dice che dovrei lasciar perdere…-

-Ho capito: hai litigato con Draco. Ora che ci penso non lo vedo con te da almeno una settimana.-

Areal non rispose.

-Ho fatto centro, vero? Mi dispiace se avete litigato, con tutto quello che sta accadendo c’è tensione ovunque. A dire il vero pensavo che voi foste una coppia perfetta!-

Areal lo guardò ad occhi spalancati. –Stai scherzando? Sei l’unico che lo pensa. Come mai?-

Erick parve riflettere. –Perché io con lui ci ho parlato ben due volte. Gli altri parlano tanto ma non vi conoscono bene, quindi, come possono giudicare?-

-Hai parlato con lui?-

-Sì. La prima volta è stato sugli spalti del campo di Quidditch mentre ero in panchina a guardare gli allenamenti, era il terzo anno e non ero ancora riuscito ad entrare in squadra. Ad essere sinceri, ero lì anche per guardare Canni. Poco prima che la nostra squadra finisse, vidi arrivare Draco Malfoy, e sapevo che era venuto per seguire gli allenamenti della sua squadra che aveva prenotato il campo per l’ora successiva. Sapevo anche che, dopo l’incidente che aveva avuto l’anno prima durante la sua prima partita, aveva lasciato la squadra e capì che era proprio come me: fermo su quegli spalti a guardare la squadra della propria casa senza poter giocare.- Fece una pausa. –Mentre andavo via lo salutai con una mezza battuta, ma lui fraintese, credette che volessi prenderlo in giro e a poco non mi attaccò. Credo che Draco stia sempre sulla difensiva e, se qualcuno tenta di invadere i suoi spazi, lui parte subito all’attacco. Quando gli spiegai che anch’io volevo giocare a Quidditch, ma che non avevo superato le audizioni, cambiò atteggiamento. Scambiammo due chiacchere e, a dire il vero, mi parve un ragazzo apposto. Persino simpatico!-

-Questa è bella! Ma non me lo hai mai detto...-

-Non c’è stata l’occasione!-

Al silenzio di Areal, Erick proseguì.

-Io so che Draco non è un bravo ragazzo, ma come altro potrebbe comportarsi? L’ambiente in cui è cresciuto ha forgiato il suo carattere, credo che gli sia stato imposto un atteggiamento simile. Le idee che per secoli hanno caratterizzato la sua famiglia, e prima ancora le famiglie dei suoi genitori, sono finite col condizionare anche lui. È cresciuto con delle idee e degli schemi sociali ben chiari,  con l’ossessione per la purezza della razza. Fanno ancora i matrimoni combinati quelli come lui, lo sapevi? Ti rendi conto? dopo questo non credo ci sia altro da aggiungere!-

-Sì, Draco mi ha detto che sposerà di sicuro una Purosangue. Per lui sarei perfetta sotto questo punto di vista, sono una Purosangue e sono una Foreberth. Tutti i parenti di mio padre erano Serpeverde. Peccato che io abbia ideali totalmente diversi dai suoi…-

-Vero, e questo non cambierà mai. Canni pensa che stando con Draco potresti iniziarla a pensare come lui, ma questo non è possibile. Se tu sei riuscita a non farti spaventare dalle apparenze e sei arrivata a lui scoprendo che lo ami, io non ho niente in contrario. Mi dispiace solo che le vostre diversità vi creino dei problemi, problemi molto grossi dato i tempi che corrono.-

-Non immagini quanto!-

-Lui non è così cattivo come sembra, vero? Sarà uno scudo!-

-No! Lui è cattivo, prepotente, crede che chi ha i soldi e il sangue puro debba dominare il mondo e vuole sempre ottenere ciò che vuole. Ma con me non è così. È protettivo nei miei confronti, è gentile, a volte mi fa arrabbiare ma poi sa come farsi perdonare. Ed io so di non poter stare senza di lui.-

-Sai quel è la seconda volta che gli ho parlato?-

-Quale?-

-Un giorno, durante Trasfigurazione, mi sono accorto che Malfoy  fissava me e Canni con insistenza. Quando la lezione finì lo vidi da solo e lo fermai per chiedergli spiegazioni. Mi disse qualcosa tipo “va al diavolo e lasciami in pace”. Ammise anche che ci guardava solo perché si era accorto che stavamo molto con te e così gli chiesi chiarimenti. Mi mandò ancora una volta al diavolo e poi disse che se eravamo davvero tuoi amici avremmo dovuto assicurarci che non ti accedesse mai nulla. Dopo ho iniziato a pensare davvero che fosse fuori di testa!-

-Non capisco…-

-L’indomani diede a Canni quel sonnifero da farti bere, e sai perfettamente perché lo ha fatto e cosa accadde dopo.-

Areal spalancò gli occhi. Come poteva dimenticare la fine del sesto anno? La morte di Silente, la missione di Draco e il suo intento di tenerla addormentata mentre lui permetteva al nemico di entrare? Quella sera la scuola era stata attaccata dai Mangiamorte e, mentre lei dormiva, Draco fuggiva via nella notte insieme a Piton.

-Lui ha sempre cercato di proteggerti, Areal. Ha chiesto a Canni di darti quel sonnifero perché sapeva che era tua amica e che ti sarebbe rimasta vicina quando avresti scoperto la verità.-

La ragazza si coprì gli occhi con le mani. -Quando gli hai parlato Draco sapeva già quello che sarebbe successo. Sapere che dopo la sua fuga non sarei stata da sola, deve essere stato di sicuro di aiuto per lui.-

Erick non parlò ed Areal prese un respiro profondo.

-Adesso, dopo tutto quello che è successo, c’è una cosa che mi tormenta. Non ha nulla a che fare con le nostre diversità e con i nostri ideali. Mi chiedo solamente cosa ne sarà di noi due quando tutto questo finirà, sia se vincerà tu-sai-chi, sia se perderà. Se finita la scuola non dovessimo vederci più? Adesso diciamo che per noi non c’è futuro eppure stiamo insieme. Forse è la paura di perderci che ci tiene uniti, forse fuori da qui, e senza questi problemi che ci spingono a lottare fianco a fianco, io e lui non staremo più insieme. Credo che senza un obbiettivo comune e senza problemi da affrontare, lui si stancherà di me e magari io mi accorgerò dei suoi difetti e tra noi finirà per sempre.-

-Areal è la paura che ti fa fare questi discorsi, sai benissimo che quello che dici non ha senso. Non complicarti la vita!-

-No Erick, in tutti questi anni non abbiamo fatto altro che litigare e poi riappacificarci, allontanarci e poi riunirci. Sono sette anni che ci corriamo dietro e che ci facciamo del male a vicenda. Quando tornavamo ad essere amici e a frequentarci dicevo a me stessa: è destino, siamo destinati a stare insieme. E se tutto quello che c’è stato fra di noi fosse solo destino? Forse quando un girono apriremo gli occhi e ci stancheremo di affidare la nostra storia al destino, capiremo che non vogliamo più stare insieme.-

-Non dire sciocchezze, il destino non vi vuole insieme, vi vuole divisi. Chiunque vi conosca pensa che siate pazzi a stare insieme, siete persone opposte nati su pianeti differenti e, nonostante questo, state insieme. Ecco cosa vi unisce, voi lottate sempre per stare insieme e questo vi terrà uniti anche fuori da questa scuola. Se resistete a questa guerra e al destino, resisterete a tutto.-

Areal sorrise e poggiò la testa sulla spalla di Erick, sperando che il suo amico avesse ragione, anche se non poteva fare a meno di ricordare che erano due settimane che lei e Draco non si rivolgevano la parola. Quello che le aveva detto l’ultima volta faceva ancora dannatamente male.

-Sei un amico Erick, grazie per avermi sopportato e per esserti sorbito i mie problemi!-

Erick rise. –Non c’è di che!-

In quel momento la porta della sala comune si aprì ed entrarono il professor Vitious e Alecto Amycus. Alla vista di quella donna ricurva e per niente bella, si ammutolirono tutti.

-Ragazzi, forza, tutti a letto. Se avete dei compiti da finire portateli con voi nelle vostre camere.- disse il piccolo insegnante a capo della casa del Corvonero.

Tutti si guardarono fra di loro e, ancora sconvolti dalla presenza della femmina dei fratelli malefici, come erano stai soprannominati, si alzarono e lentamente raggiunsero i propri dormitori.

Il piccolo Nick guardò Areal come se in lei cercasse una spiegazione.

Quando tutti uscirono, Erick ed Areal sentirono la discussione tra Alecto e il loro insegnante:

-La ringrazio, adesso può anche andare!-

Vitious parve infuriato per quelle parole.

-L’avverto, Alecto, se disturba i miei allievi e se si azzarda a torcere loro anche solo un capello…-

-Non prendo ordini da te io, nanetto. Ora fuori, eseguo gli ordini del mio signore e, se non vuoi scatenare la sua ira, va fuori!-

Il piccolo insegnante divenne rosso di rabbia, respirò a fondo per calmarsi e dopo di che si rivolse ai suoi allievi.

-McDallas! Foreberth! venite con me.-

I due prefetti si alzarono e seguirono l’insegnante appena fuori la porta.

-Mi raccomando ragazzi, conto su di voi. Pensate a voi stessi e ai vostri compagni di casa, rimanete uniti e niente sciocchezze!-

Detto ciò Vitious corse via.

-Il professore della casa dei Corvonero che raccomanda prudenza anziché lo studio serrato?- chiese Areal.

-Di cosa ti stupisci ormai?-

Quando tornarono dentro, Erick raggiunge il suo dormitorio, mentre Areal rimase a riordinare le sue cose sparse sul tavolo.

-Io ti conosco!- disse Alecto, con un certo entusiasmo mal celato nella voce.

Ormai erano rimaste sole.

Areal si voltò in silenzio, detestava essere riconosciuta da un Mangiamorte, sapendo già per cosa si differiva dagli altri.

-Tu sei la fidanzatina di Draco…- disse l’altra a conferma dei suoi dubbi, maliziosamente e  quasi canticchiando.

Areal accennò un sorriso e continuò a raccogliere i libri, si voltò e li spedì con la bacchetta nei propri scaffali.

Alecto si avvicinò, quasi strisciando come un serpente. Era un personaggio strano quella donna, stupida come poche, pettegola e vile.

-Io e te dovremmo essere dalla stessa parte, no? stai con un Mangiamorte, io sono un Mangiamorte… anche se sono più grande di te noi potremmo essere, come dire, amiche?-

Areal fece un ampio sorriso e la sua bizzarra interlocutrice ricambiò, credendo che la giovane Corvonero fosse lusingata all’idea di diventare sua amica. Ovviamente, Areal nascondeva dietro quel sorriso tutto il suo disgusto, quella perfida donna era un mostro ripugnante a cui nessuno avrebbe mai voluto avvicinarsi. Non era paura, era puro e semplice disgusto, faceva rabbia.

L’unica cosa positiva che aveva era la sua stupidità.

Era come dialogare con una bambinella viziata, c’era da immaginarsela vestita di rosa, con boccoli biondi e un leccalecca intrappolato fra le mani paffute. Peccato che, nella realtà, fosse molto diversa. Aveva infatti lunghi e sudici capelli neri, un naso aquilino e una vecchia casacca nera come abito. A conti fatti, sembrava più un oca petulante.

Da brava allieva della casa dei furbi e degli astuti, Areal piegò la testa di lato mentre una strana idea le si insinuava nella mente. Quando si ha la fortuna di conoscere la debolezza dell’avversario, perché non farvi leva?

-Resterà qui tutta la notte?- chiese la giovane, con finta apprensione.

-Temo che rimarrò qui per più di una notte.-

-Che strano, com’è che non ha fatto materializzare qui il suo letto?-

-Sono qui per lavoro, non posso dormire.-

-Sarà noioso, temo…-

Alecto parve deliziata da quelle attenzioni e, nascondendo un sorrisino di soddisfazione, Areal iniziò ad immaginare quella donna aprirsi davanti a lei come uno scrigno segreto pronto a rivelarle ogni suo oscuro mistero.

-Oh sì, non sai quanto! Forse fra tutti questi libri polverosi troverò qualcosa di divertente!-

Areal nascose a stento una smorfia, doveva fingere di pensare come lei perciò rise a quella battuta per nulla piacevole.  

-Tu non hai mai frequentato Babbanologia, giusto?- le chiese l’insegnante.

-Solo nei primi due anni quando era obbligatorio, mi affascinava la loro magia, quella che chiamano Tecnologia. Ma poi ho smesso, non mi importava poi tanto di loro!-

Areal si finse cordiale e screditò i Babbani per fare piacere a quella donna spregevole che aveva trasformato Babbanologia in Anti-Babbani. Non poteva lasciarsi sfuggire di mano la chiave che le permetteva di leggere Alecto con tanta facilità, doveva scoprire cosa ci faceva lì e cosa voleva Voldemort.

-Hai tutta la mia simpatia, cara ragazza- Cinguettò la donna.

Areal sorrise, decidendo di calcare ancora un po’ la mano, ormai sapeva come prende quella sciocca. –Mi dispiace che debba stare qui a perder tempo…-

-Anche a me, mio fratello mi lascia tutte le missioni più noiose, ma le decisioni di tu-sai-chi non si discutono. Draco non ti dice mai niente?-

La ragazza sorrise, quella Alecto le stava servendo la vittoria su di un piatto d’argento. Era estremamente facile accontentare il suo bisogno di attenzioni, bastava sfruttare la sua stupidità per fingersi sua amica e poter ottenere tutte le risposte che voleva.

Bastava solo continuare su quella strada, perciò, fingendosi avvilita e sconsolata, sospirò: -No, Draco con me non parla. È così noioso essere donne, ci scambiano per incapaci!-

Alecto parve illuminarsi ed Areal seppe di aver fatto centro.

-Hai proprio ragione, sono stufa di essere trattata come un’idiota da mio fratello. Pensa che quando mi ha mandata qui mi ha detto: mi raccomando, non fallire! Ma per chi mi ha presa?-

Areal dosò con cura le sue parole, abbassò gli occhi, fingendosi disinteressata. -Deve essere una missione molto seria…-

-Oh sì, ma è facilissima. Pensa, il Signore Oscuro è convinto che proprio qui, magari di notte, si farà vivo niente meno che Harry Potter!-

Areal si sentì mancare, per un attimo pensò di non essere più in grado di tenere in piedi quella farsa. Batté più volte le palpebre mentre cercava di recuperare un’espressione dignitosa. –Cosa?-

-Esatto, ed io dovrò catturarlo. Ci pensi? Se lo prendo il Signore Oscuro avrà vinto e noi Mangiamorte domineremo il mondo con lui. Non è grandioso?-

 

 

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

                                                                                                                      

 

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Capitolo 47
*** L'ora di decidere ***



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48

48. L’ora di decidere

 

 

 

 

La tanto attesa battaglia contro Voldemort era scoppiata, non si capiva dove, ma stava accedendo e nessuno poteva impedirlo. Draco era sceso in campo e, come aveva deciso, stava combattendo al fianco degli altri Mangiamorte. Era solo, la sua bacchetta lanciava incantesimi a raffica e molti corpi cadevano al suo passaggio. Faceva buio, non si vedeva assolutamente nulla, neppure la scintilla di potere che fuoriusciva dalla sua bacchetta. Ad un tratto, uno dei corpi che aveva abbattuto cadde al suolo davanti a lui e, nella fretta di avanzare nel buio, vi inciampò e ci cadde sopra.

Non ricordava di aver lanciato l’anatema che uccide ma, mentre tastava con le mani la sua vittima che lo aveva fatto cadere a terra, qualcosa gli disse che aveva ucciso.

Per la prima volta.

Forse ne aveva uccisi altri in tutto quel buio e in tutto quel caos e si stava chiedendo dove fosse Harry Potter. Lo aveva già catturato e consegnato al Signore Oscuro, come faceva ogni notte in tutti i suoi sogni? O forse era morto, proprio come aveva già sognato.

All’improvviso una luce si accese, che tuttavia non illuminò la stanza, ma solo ciò su cui si posavano i suoi occhi.

Ancora al buio tastò quel corpo a terra accanto a lui e quella sagoma gli ricordò qualcosa. Quando la luce gli permise di mettere a fuoco le sue mani, le riscoprì rosse di sangue.

Strano, pensò, scagliare l’anatema che uccide non sporca certo le mani di sangue.

Pensò allora che il sangue venisse dal corpo che aveva toccato, ma anche quel ragionamento non aveva senso dato che l’anatema non apriva squarci o ferite.

Poi la luce illuminò il corpo privo di vita e il suo cuore si bloccò. Era una ragazza, bella, i capelli neri e la pelle chiara.

Areal.

La scosse forte cercando di risvegliarla, ma quando la toccò fu come se una forza gliela stesse portando via e le sue mani si tinsero magicamente ancora più di rosso. Il sangue gli arrivava ai gomiti, era ovunque.

Areal era morta, il suo sangue gli imbrattava le mani ed ora anche il viso che si era strofinato per la disperazione. Lui l’aveva uccisa, nella confusione della battaglia aveva tolto la vita all’unica persona che amava.

Temeva che sarebbe accaduto, ma non poteva credere che fosse successo davvero.

Afferrò il corpo della ragazza e lo tenne stretto ma qualcuno glielo tolse dalle mani e a lui non restò altro che guardare quel cadavere senza poterlo toccare. A quel punto il dolore esplose, rivoleva la sua Areal ma l’unica cosa che aveva erano le mani sporche di sangue.

Iniziò ad urlare forte, cercò di pulirsi il volto con le mani, ma riuscì solo a sporcarlo ancora di più di rosso.

Urlò ancora e le sue urla sta volta lo svegliarono.

Aprì gli occhi di soprassalto e si ritrovò nel suo letto, al buio della sua stanza con Tiger che lo guardava allarmato.

 

Qualcosa di simile al fuoco bruciava, soffocava.

Una voce urlava: Harry Potter ad Hogwarts, nella torre dei Corvonero.

Una persona pensava: lo prenderò io per primo e avrò la mia vendetta.

Luna ed Harry sotto un mantello dell’invisibilità, Alecto atterrata da uno schiantesimo lanciato da Luna.

Ma era troppo tardi.

Harry Potter era entrato nel castello in cerca di qualcosa e il Signore Oscuro lo sapeva, per questo Alecto era di sorveglianza nella sala comune dei Corvonero.

Adesso tutta la scuola era in lotta, l’intensione della professoressa McGranitt era quella di guadagnare tempo contro Voldemort e di tentare quanto meno di rallentarlo, e gli altri insegnanti la stavano aiutando.

Però c’era sempre quel qualcuno che continuava a pensare al modo di arrivare a Potter per primo. Per vendetta.

Quando Areal si risvegliò dalla sua visione sapeva già che quel qualcuno era Draco e che doveva correre di sotto.

 

Areal Foreberth aveva preso l’abitudine di dormire già vestita e, per orgoglio e affetto, aveva scelto la sua classica divisa scolastica con lo stemma della sua casa. Indossava la camicia, il gilet e la gonna.

Scese nella sua sala comune e vi trovò il trambusto più totale. Entrambi i fratelli malefici erano stati legati e giacevano al suolo privi di sensi, e lei sapeva benissimo chi era stato a fare quello, sapeva che Luna aveva aiutato Harry ad entrare nella sala comune dei Corvonero e che avevano atterrato i due Carrow.

Tutti i suoi compagni erano li, ed Erick corse da lei.

-Come hai fatto a non svegliarti prima? Non hai sentito quel boato?-

Areal non rispose, sapeva che a tenerla addormentata era stata la sua visione. Si voltò verso la porta e qualche secondo dopo ne entrò il piccolo professor Vitious.

-Ragazzi correte tutti con me in Sala Grande, non c’è un secondo da perdere. Lasciate qui tutto e scendete all’istante in file ordinate. I prefetti a capo fila, presto!-

I ragazzi cercarono di chiedere spiegazioni ma non ce ne furono, qualcuno sapeva già che la battaglia finale era ormai alle porte.

Quando i Corvonero raggiunsero la Sala Grande la trovarono piena di gente, presero tutti posto al loro tavolo e poco dopo arrivarono anche i Serpeverde.

Ovviamente Draco non era con loro e, come notò Areal, neanche Tiger e Goyle.

Erick ed Areal sederono accanto, vicino al tavolo degli insegnanti. Entrambi stavano guardando la sala, c’erano tutti e soprattutto regnava il caos di gente in abiti da notte e spaventata.

All’improvviso, una ragazza molto magra, strinse in un unico abbraccio Areal ed Erick insieme. Quando i due si voltarono si trovarono di fronte la persona migliore che potevano aspettarsi di rivedere.

Canni Longus era lì, pallida e sciupata ma con lo stesso sorriso furbo di sempre e i capelli corti scompigliati.

Erick si alzò e, prendendola tra la braccia, la baciò con passione. Areal si accorse di stare piangendo solo quando Canni l’abbracciò.

-Harry Potter è entrato nel nostro nascondiglio nella stanza delle necessità, c’erano anche tutti quelli dell’Ordine, i signori Weasley e il professor Lupin. Potter ha detto loro tutto quello che stava accadendo e sono corsa qui!- spiegò la ragazza.

Quando Canni si sedette al centro fra la sua migliore amica e il suo ragazzo, calò il silenzio.

Sulla pedana degli insegnanti erano radunati, in piedi e seri, tutti gli insegnanti e quelli che facevano chiaramente parte del famoso Ordine della Fenice.

La McGranitt prese parola:

-L’evacuazione verrà coordinata dal signor Gazza e da Madam Chips. Prefetti, al mio segnale, condurrete i ragazzi della vostra casa, in ordine, verso il punto di evacuazione.-

-E se vogliamo restare a combattere?-

Chiese un ragazzo.

-Se siete maggiorenni, potete restare.- spiegò la McGranitt.

A quelle parole tutti capirono quando grave fosse la faccenda se veniva permesso ad alcuni ragazzi di unirsi alla battaglia.

-Credo che il punto di evacuazione sia dentro la stanza delle necessità, ma non ne sono sicura.- disse Canni.

-Io rimango a combattere.- esclamò Erick, convinto.

-Era da un po’ che lo aspettavamo, no? è ora di dimostrare chi siamo e cosa vogliamo.- disse Canni.

-Contate su di me, saremo uniti!- Rispose Areal.

Quando una Serpeverde chiese di Piton, la professoressa McGranitt rispose che era fuggito, e fra tutti gli studenti si levò un grido di entusiasmo, tranne che dai Serpeverde naturalmente.

La McGranitt stava dando altre disposizioni, spiegando che le difese magiche che proteggevano il castello non avrebbero retto a lungo e che dovevano affrettarsi a fuggire, quando, facendo gelare il sangue a tutti, una voce si sparse nel castello.

Era gelida e terribile e sembrava risuonare dappertutto senza che si capisse da dove arrivasse realmente.

-So che vi state preparando a combattere- gli studenti urlano terrorizzati, Areal, Canni ed Erick si strinsero fra loro. –I vostri sforzi sono futili. Non potete fermarmi. Io non voglio uccidervi. Nutro un enorme rispetto per gli insegnanti di Hogwarts. Non voglio versare sangue di mago-

Nella sala calò un grande silenzio, quasi doloroso e più terrificante di quella voce.

-Consegnatemi Harry Potter e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e lascerò la scuola intatta. Consegnatemi Harry Potter e verrete ricompensati. Avete tempo fino a mezza notte.-

Tutti guardarono Harry, accanto agli insegnanti, in silenzio.

Poi Pancy Parkinson si alzò ed urlò: -ma è laggiù! Potter è Laggiù! Qualcuno lo prenda!-

In quel momento tutti gli studenti si alzarono e si misero davanti ad Harry in sua difesa, fronteggiando i Serpeverde.

Canni, Erick e Areal scattarono in piedi rimanendo loro posti, vicino ad Harry Potter lo spazio si era esaurito.

-Grazie signorina Parkinson. Uscirai per prima dalla Sala con il signor Gazza. Il resto della tu Casa è pregato di seguirti.- Disse la McGranitt.

Quando i Serpeverde uscirono senza neppure un ripensamento, la McGranitt disse che era il turno dei Corvonero.

La maggior parte si alzò, ma un discreto numero di maggiorenni restò dando prova del loro coraggio.

-Canni, vai con Erick e sostituiscimi come prefetto. Portate i nostri compagni fuori di qui, ci vediamo al secondo piano. Io devo parlare con Vitious.-

Canni ed Erick si guardarono stupiti, ma accettarono.

-Tu occupati di quelli di noi che vogliono restare per combattere.- le disse Erick, poi si alzò con gli altri studenti.

Tra i Tassorosso e i Grifondoro molti studenti rimasero seduti, perfino alcuni minorenni che vennero però cacciati via.

Areal corse sulla pedana dei professori e si avvicinò a Vitious, sentendolo parlare con la professoressa Sprite delle barriere e delle protezioni che poteva ancora mettere attorno alla scuola.

-Professor Vitious!- lo chiamò.

-Areal, sono contendo che una studentessa valida come te rimanga, ma non dovresti accompagnare gli alunni minorenni?-

-Professore Erick e Canni lo stanno già facendo, io credo di essere più utile qui. Sa perfettamente cosa so fare, mi permette di aiutarla.-

Vitious si scambiò uno sguardo con la professoressa Sprite, incuriosita.

-La signorina Foreberth sa creare barriere magiche molto potenti, pari alle mie. Ha trovato una formula per bloccare i Mangiamorte, oltretutto, non esito a dire che è la migliore studentessa che io abbia mai avuto…-

Areal arrossì e quasi pianse di commozione.

La Sprite sorrise alla spiegazione di Vitious.

-So che sai gestire con maestria tutti gli incantesimi che ti ho insegnato, o forse anche degli altri. Crea tutte le barriere che puoi, mi fido di te e del tuo intelletto. I tuoi compagni rimasti prenderanno ordini da te.-

A quel punto la ragazza si accorse che i suoi compagni maggiorenni rimasti l’avevano seguita e in quel momento erano alle sue spalle.

-Noi Corvonero dobbiamo sfruttare la nostra intelligenza, non siamo fatti per gli scontri diretti o in campo aperto. Create dei gruppi, appostatevi in luoghi strategici e affrontate i nemici che si avventurano da soli nel castello. Create dei veri e propri agguati. Rimanete sempre unite, formate al massimo due o tre gruppi. Non di più. Seguite la Signorina Foreberth!-

Quando tutti annuirono salutarono l’insegnante che augurò loro buona fortuna, abbracciando più studenti che poteva, e partirono guidati da Areal.

La ragazza si assicurò di capire quali fossero le abilità magiche dei suoi compagni e quali i loro punti di forza, così li divise in tre gruppi il più equiparati possibile. Insegnò ad alcuni il suo trucco per creare le sue famose barriere potenziate capaci di bloccare solo i Mangiamorte, permettendo al resto di passare. Spedì il primo gruppo in biblioteca, certa che se qualche nemico avesse tentato di attraversare il cortile, i suoi compagni lo avrebbero fermato creato una barriera a metà e, rimanendo protetti dentro la biblioteca, sarebbero riusciti a scagliare attacchi attraverso la barriera senza esse colpiti. Mandò il secondo gruppo nei sotterranei, sapendo perfettamente che poteva essere un punto di raccolta per i nemici che cercavano nascondiglio. Se i suoi compagni avessero creato lì una barriera, bloccando il passaggio, avrebbero colto di sorpresa gli assalitoli e avrebbero potuto attaccare da un punto riparato, aiutati dalla barriera che bloccava la strada.

In fine, Areal, si fece seguire dal terzo gruppo e salì verso il secondo piano trovando in un sottoscala un perfetto rifugio per loro. Creò una barriera che bloccasse un corridoio e una che riparasse il loro nascondiglio accomodato. Il quel modo potevano ridurre il numero di Mangiamorte che avrebbero tentato di raggiungere i piani alti del castello, potendo a loro volta proteggersi e, magari, aiutare qualche altro compagno di scuola che cercava di scappare salendo le scale.  

La ragazza, tuttavia, continuava disperatamente a chiedersi che fine avesse fatto Draco e, quando dalla sua posizione strategica sentì insieme ai suoi compagni il rintocco della mezzanotte, iniziò la battaglia.

 

Il trambusto fu totale, c’era chi urlava e i colpi degli schiantesimi facevano vibrare la scuola. Dalla sua posizione Areal vide le statue di Hogwarts scendere a combattere, aiutati da tutti i fantasmi. Dentro i quadri appesi alle pareti non era rimasto più nessuno.

Dopo alcuni minuti gruppi di Mangiamorte salirono di corsa le scale, alcuni riuscirono a passare, altri rimasero bloccati in una barriera mentre tre vennero attaccati da Areal e dal suo gruppo.

Essendo al riparo dietro la barriera, Areal e i suoi compagni ebbero presto la meglio, dopo aver schiantato i Mangiamorte li legarono e li privarono delle loro bacchette.

A quel punto Areal sentì un urlo e riconobbe la voce della sua amica Canni. Ordinò a quelli del suo gruppo di non uscire per alcuna ragione dalla barriera e di continuare a lanciare attacchi da lì, ricordandosi di legare i nemici e di privarli della bacchetta dopo averli atterrati.

La ragazza corse al terzo piano passando per una delle sue barriera che era stata aggirata e raggiunse un corridoio dove due Mangiamorte lottavano contro due ragazzi: Canni ed Erick. Un Auror intervenne eliminando il Mangiamorte che lottava contro Erick, mentre quando Areal arrivò aiutò Canni e, le due ragazze insieme, riuscirono a sbarazzarsi anche del secondo Mangiamorte.

I tre amici legarono gli sconfitti e scagliarono lontano le loro bacchette ma, proprio quando stavano per tirare un sospiro di sollievo, sentirono una voce:

-Areal!-

Quando la ragazza si voltò vide un giovane undicenne in pigiama correre verso di lei.

-Nick, cosa ci fai qui?- chiese la ragazza sconvolta, chinandosi per abbracciarlo.

-Voglio restare a combattere come tu ed Eric mi avete insegnato!-

-Oh santo cielo Nick, no! sei minorenne, devi tornare a casa!-

In quel momento un altro Mangiamorte si parò davanti ai tre amici, con la chiara intenzione di fermarli.

-Canni, accompagna Nick all’uscita insieme ad Area!- Ordinò Erick.

-No, io resto con te!-

-Fai come ti dico, a questo ci penso io!-

Quando Erick iniziò a lottare contro il Mangiamorte, Areal afferrò Canni e Nick e corsero ai piani superiori.

-L’uscita è davvero nella stanza delle necessità?-

Chiese Areal.

Erano arrivati al quarto piano e Canni non ebbe il tempo di rispondere.

Un Mangiamorte che saliva le scale li attaccò, costringendoli a dividersi per ripararsi dall’attacco. Quando Areal aprì gli occhi si accorse che Nick e Canni si erano riparati vicino la scalinata.

-Canni portalo via, tu conosci la strada!-

Canni obbedì e corse con il piccolo su per le scale. Areal scattò verso l’arco di pietra che divideva la rampa di scale in cui si trovava il Mangiamorte dal pianerottolo in cui si trovava lei, per impedire che imboccasse la seconda rampa che portava a Canni e Nick. Cercò quindi di creare una barriera proteggendosi dietro il muro, ma il Mangiamorte l’attaccò ancora. La ragazza cadde a terra, ma fortunatamente la maledizione l’aveva presa solo di striscio, strappandole la manica della camicia.

Si rialzò dolorante e, senza prestare attenzione al suo nemico, tentò di portare a termine la sua barriera per poter raggiungere l’amica senza il rischio che il Mangiamorte la seguisse. Si accorse a quel punto, però, che il suo nemico non sembrava intenzionato a fare sul serio, rimase per diversi secondi a fissarla e, quando l’attaccava, lo faceva solo con semplici incantesimi di disarmo che lei schivava con facilità.

Quando la barriera fu finita, Areal uscì dal suo nascondiglio dietro il muro e si parò davanti al nemico per iniziare a lottare. Provarono a schiantarsi e a disarmarsi a vicenda ma non ci riuscirono, in oltre, la barriera che li divideva impediva all’uomo incappucciato di avanzare. Schivavano gli attacchi reciprocamente e, mentre Areal aveva come obbiettivo quello di finire lo scontro da vincitrice, il suo aggressore non faceva nulla di decisivo.

-Areal!- Urlò Nick.

La ragazza alzò la testa e vide il piccolo Nick sulla rampa di scale del piano superiore che la chiamava, evidentemente lui e Canni avevano rallentato per aspettarla.

-Andate via!- Ordinò.

Si voltò verso la sua barriera e lanciò un ultimo incantesimo per rafforzarla, senza curarsi del Mangiamorte che la osservava.

-Come ti ha chiamata?-

Areal sollevò lo sguardo e parve accorgersi, solo in quell’istante, della reale presenza del  Mangiamorte. Era strano sentirlo parlare, la sua voce era falsata da un incantesimo della maschera ma, la cosa realmente strana, fu accorgersi che era anche lui una persona in grado di proferir parola. Quegli abiti scuri lo rendevano più simile ad una creatura spettrale piuttosto che a un essere umano vero e proprio.

Rimasero per diversi secondi ad osservarsi, in silenzio. Areal non aveva alcuna paura, il che era strano, voleva solo correre da Canni e Nick, ma quell’uomo continuava a fissarla da dietro la maschera sfigurata tipica dei Mangiamorte.

-Tu… sei Areal Foreberth?-

Areal storse il naso, la disgustava l’idea che, probabilmente, quello fosse solo un altro Mangiamorte amico di Draco, ma lei non voleva essere risparmiata solo perché era la fidanzata di uno di loro. E, soprattutto, odiava  che qualcuno di quegli invasati vestiti di nero potesse anche solo pensare che lei fosse dallo loro parte, solo perché amava un loro compagno.

-Dovrebbe riguardarti chi sono?- soffiò, carica di rabbia.

Alle sue parole il Mangiamorte sembrò impallidire anche da dietro la maschera, e poi, parve addirittura sorridere.

-Hai lo stesso carattere di tua madre e le somigli molto, ti avevo riconosciuta dal primo istante ma sentire il tuo nome mi ha dato la conferma che cercavo.-

Quando il Mangiamorte parlò Areal inarcò le sopracciglia, non capiva. Il secondo dopo l’uomo si tolse la maschera rivelando un volto segnato dall’età, pallido e sciupato ma ancora attraente. Aveva barba e folti capelli neri, la mascella squadrata e due grandi e seri occhi blu.

Areal rimase senza fiato. -Papà?-

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

*************************************************

 

 

 

Chiedo ancora scusa per il ritardo, ci provo e ci riprovo ad aggiornare il prima possibile ma gli impegni mi cercano, le cose da fare aumentano e, anche se provo a liberarmi per mettermi un po’ al computer, gli impegni mi scovano sempre!!.

 

Spero che il capitolo sia stato interessante, magari lasciatemi un commento : )

 

Grazie ai lettori e un bacio a chi ha recensito:

neige13

horansprjncess

blackperlavoce

 

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Capitolo 48
*** La forza dell'amore ***



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49

49. La Forza dell’amore

 

 

 

 

-Papà?-

Areal non ci credeva, fece un passo indietro e sentì che le sue ginocchia minacciavano di cedere. Chiuse gli occhi e le poche immagini impresse nella sua mente riguardanti quell’uomo riaffiorarono con forza inaudita, come una tormenta che non si può fermare. Ricordava l’amore che provava per quel genitore sparito tanti anni addietro dalla sua vita, l’unico dei due che sembrava amare davvero quella figlia, forse, non proprio voluta.

Suo padre le tendeva la mano tutte le volte che, da piccolina, era inciampata sui suoi stessi passi quando non aveva ancora imparato bene a camminare. Suo padre era quello che le comprava sempre dei nuovi libri di favole. Suo padre era l’unico che andava a riprenderla da terra quando, dopo che i due coniugi avevano ingaggiato l’ennesima lite furiosa, sua madre le aveva sbattuto la porta in faccia, lasciandola sola in un pianto sconfortato.

Ma suo padre un giorno se ne era andato a non aveva fatto più ritorno.

-Fantastico: mio padre è un Mangiamorte!- esclamò con sarcasmo e repulsione.

-Non essere così categorica con me,- disse l’uomo, facendo improvvisamente apparire un sorriso triste sul suo volto. –Anche perché, da ciò che so, i Mangiamorte sono di tuo gradimento…-

Areal inarcò le sopracciglia e per un attimo il suo sguardo si perse sui contorni della barriera vibrante che lei stessa aveva creato sotto l’arco di pietra, quella era l’unica cosa che la divideva da suo padre.

-Non era questo ciò che volevo per mia figlia,- proclamò, con un espressione disgustata. – lo sanno tutti, le voci girano. Sei la fidanzata di Draco Malfoy, la fidanzata di un Mangiamorte e quella collana ne è la prova!-

Quando suo padre le urlò contro, indicando rabbiosamente la sua amata collana, Areal fece un passo indietro e, se fino a quel momento lo shock l’aveva resa incapace di aprir bocca, dopo quell’insulto la rabbia accumulata la fece esplodere.

-Ma a che gioco stai giocando? Se non te ne fossi accorto sono sfortunatamente anche la figlia di un Mangiamorte. Mi prendi in giro, forse?-

L’uomo fece un passo indietro, come se le parole udite avessero acceso un fuoco davanti ai suoi piedi da cui era stato costretto a scappare.

-Tu non sai cosa stai facendo.- spiegò, ancora profondamente offeso.

-Cosa non so?- urlò lei, allargando le braccia –So che amo un ragazzo e che voglio stare con lui, un ragazzo che non ha nulla a che vedere con tutti gli altri!- poi indicò con disprezzo la figura del padre sulle scale davanti a lei. –Lui non è come te, che se ne va in giro con quei vestiti neri cercando di distruggere la mia scuola e facendo del male agli altri!-

Il Mangiamorte alzò il mento e chiuse gli occhi, un istante dopo sulle sue labbra affiorò un sorriso assente, come se stesse pensando a qualcosa che solo lui poteva capire.

-Capisco…- sospirò.

Areal rimase in silenzio, ebbe quasi l’impressione che suo padre fosse stato rincuorato dalla scoperta che Draco non fosse affatto un vero Mangiamorte, ma questo non avrebbe avuto alcun senso. O, almeno, così credeva.

-Tu mi odi…-Costatò l’uomo, scoccando uno sguardo significativo alla figlia.

Areal incrociò le braccia al petto e ricambiò il suo sguardo in segno di sfida, cercando di apparire più forte di quanto era realmente. –Non dovrei? Ricordi, te ne sei andato!-

Daniel Foreberth, questo era una volta il suo nome, parve non reggere più il suo stesso peso, così si lasciò cadere sulle scale e si sedette senza dare le spalle alla figlia.

-Gli errori fatti vengono sempre a chiedere il conto prima o poi, anche a distanza di anni.-

Areal scosse il capo, non poteva esserci nulla che giustificasse il gesto del padre, la sua figa priva di spiegazioni.

-Quando ero solo un ragazzo frequentavo questa scuola. Non ero geniale come tua madre, né coraggioso, quando mi assegnarono alla casa dei Serpeverde mi parve la scelta più giusta o fui felice di rendere orgoglioso mio padre. Inizia a stringere delle amicizie, ma i miei compagni di un tempo sono ora tutti Mangiamorte. Tra loro c’erano Lucius Malfoy e Severus Piton. Con loro inizia ad addentrarmi nel mondo della magia oscura e non ne ebbi più scampo.-

Areal scosse il capo alle parole dell’uomo. –Hai scelto di essere una persona malvagia!- sentenziò.

Daniel la guardò con occhi imploranti. –Non ti chiedo di giustificarmi, so perfettamente che le cose che iniziai a fare non erano giuste. Sono diventato un seguace dell’Oscuro e all’inizio ero lieto di svolgere gli incarichi che mi assegnava, ma…- 

-Ma, cosa?- chiese Areal, con crescente disprezzo che a stento riusciva a mascherare.

-Ma con il tempo mi accorsi che la mia coscienza non era più in grado di sopportare altre vittime…-

-Assassino!-  Bisbigliò Areal, profondamente scioccata. Fece un passo indietro, pronta a scappare dalla quella mostruosa rivelazione.

-No, aspetta!- gemette il padre, sollevandosi da terra mentre tendeva una mano verso sua figlia. –So di essere stato un uomo sbagliato, ma devi sapere per quale motivo me ne sono andato!-

Areal abbassò gli occhi e scosse il capo. –Centro!- disse allargando le braccia. –Ho appena scoperto che mio padre è un Mangiamorte e un assassino, cos’altro potrei sentire di peggio!-

Daniel avanzò di un passo, salendo di uno scalino. –Quando ho conosciuto tua madre ho iniziato a credere che avrei potuto condurre un altro tipo di vita, l’ho sposata e le ho promesso che sarei cambiato, che avrei abbandonato l’Oscuro. Per anni mi ha seguito ed appoggiato, era pronta a rischiare tutto insieme a me. Avrebbe fatto di tutto pur di non perdermi.-

-E allora perché ci hai abbandonate?-

Ci fu un minuto di silenzio e l’uomo parve riprendere fiato. –Fino a quando eravamo solo io e lei, giovani e imprudenti, affrontare la mia doppia vita era facile. Tuttavia sapevamo che se avessimo avuto un figlio da proteggere, tutto sarebbe stato troppo complicato, così avevamo deciso di non averne. Poi, però, l’Oscuro venne sconfitto e fummo finalmente liberi di trovarci una casa e di avere un bambino.- Alzò lo sguardo sulla ragazza, e le sue labbra si mossero in un sorriso. –Ero così felice quando sei nata, così felice! Ma non meritavo quella felicità, avevo causato troppo dolore e quelli del ministero stavano cercando di catturare più Mangiamorte possibili. Dovevo andarmene.-

-Perché? Non ho mai sentito dire che eri un Mangiamorte, nessuno mi ha mai accusato di essere la figlia di un…-

-Questo perché me ne sono andato!- intervenne l’uomo. –Se mi fossi fatto trovare, io sarei finito in prigione, e la mia famiglia sarebbe stata odiata e marchiata per sempre!-

-Il padre di Draco…-

-Lucius ha dichiarato di aver eseguito gli ordini dell’Oscuro perché vittima della maledizione Imperius! Ma cosa ha ottenuto? Le voci corrono, tutti hanno sempre visto di cattivo occhio la sua famiglia, certi crimini non si possono nascondere. Mentire, fingersi vittima invece che seguace, lo ha solo tenuto fuori dalla prigione. Io Non potevo permettere che etichettassero te e tua madre in quel modo, che vi guardassero con il sospetto.  Vi avrei rovinate!-

Areal lo studiò in silenzio, forse le troppe emozioni che stava provando le rendevano difficile capire alcune cose o, forse, c’era davvero qualcosa che non quadrava. -Com’è possibile che sia bastato sparire dalla circolazione?- chiese. –Se c’erano tracce della tua alleanza con i Mangiamorte, sarebbero comunque venuti a cercarti e, anche se non ti avessero trovato, saresti comunque stato considerato un fuggitivo. Inoltre, senza un regolare processo in cui avresti potuto dire la tua, saresti stato condannato come seguace di Voldemort, e noi saremmo finite in disgrazia.-

Daniele rise brevemente. –Sei furba, si vede che meriti quella divisa!- Affermò. –Ma vedi, il punto era proprio questo: non c’erano prove!-

Areal rimase senza parole.

-Non ho lasciato tracce, nessuno sospettava di me. Nessuno sapeva che ero stato un Mangiamorte e, fortunatamente, anche se i mie ex compagni avessero deciso di fare il mio nome, non sarebbe bastato. Ho sempre operato nell’ombra, pochi dei miei colleghi conoscevano la mia vera identità e, cosa più importate, non ho mai lasciato testimoni dei miei crimini. O, almeno, così credevo. Per questo motivo non fui mai processato e potei rimanere con te e tua madre per ben cinque anni.-

-E poi?-

-Poi, un giorno, il destino venne a chiedermi il conto!- spiegò, con rammarico. –Vidi per strada un ragazzino fissarmi in modo strano, e riconobbi subito i suoi occhi. Erano quelli di un bambino intrappolato in un angolo mentre uccidevo suo padre per ordine dell’Oscuro. Mi aveva visto in faccia, quella volta, e sapevo che avrei dovuto uccidere anche lui, ma non ne avevo avuto il coraggio. In più, credevo che non mi avrebbe mai più rivisto. Tuttavia, quel giorno, vedendo il modo in cui mi aveva guardato mentre attraversavo la strada davanti a lui, capii di essere stato scoperto. Mi fece inoltre capire che, se qualche altro testimone dei mie delitti, da me dimenticato, fosse saltato fuori dopo tanto tempo, sarei stato smascherato. Se mi avessero visto insieme a voi, sa avessero scoperto il mio nome questo sarebbe stato sporcato per sempre. Per questo scappai, me ne andai per impedire che qualcuno scoprisse che ero Daniel Foreberth, tuo padre. In questo modo sarei stato solamente un fuggiasco senza nome. È grazie a questo, fino ad oggi, hai potuto andare in giro a presentarti senza che nessuno ti additasse come la figlia di un mostro, tutto quello che si sa oggi sui Foreberth è che erano una famiglia ricca di cui, tutti i discendenti, venivano assegnati alla casa dei Serpeverde!-

Areal si coprì la bocca con una mano, non riusciva a credere che il segreto che aveva sempre cercato di scoprire fosse proprio quello. Aveva elaborato più volte teorie e inventato storie sulla possibile causa che aveva spinto suo padre ad andare via quando lei era solo una bambina. Avrebbe fatto di tutto pur di convincersi che suo padre non se ne fosse andato solo perché non amava lei e sua padre, per anni aveva rifiutato di credere di essere stata abbandonata.

Ma mai avrebbe potuto immaginare tanto.

In quel momento si accorse dell’irreale silenzio che li avvolgeva, e questo portò la ragazza a chiedersi come fosse possibile che, per tutto quel tempo, nessuno fosse passato di lì. Forse le barriere create dai suoi compagni ai piani inferiori avevano realmente retto, di fatto nessuno si era avvicinato a loro. Dai piani superiori, il trambusto di ragazzi che si precipitavano verso l’uscita segreta nella camera delle necessità al quinto piano, era cessato, ed Areal sperò che tutti fossero riusciti a mettersi in salvo. Dalle finestre giungeva solo qualche lontano boato di possibili battaglie che si svolgevano sicuramente in sala grande.

-Quando comunicai a tua madre che sarei andato via, lei non voleva sentire ragioni. Iniziamo a litigare molto spesso. Disse che sarebbe venuta con me, che potevamo fuggire insieme come prima che tu nascessi. Era una donna forte e coraggiosa, non le importavano i rischi che avrebbe corso, voleva stare al mio fianco ed era pronta a scappare per sempre, non avrebbe mai accettato di fare la parte della compagna indifesa che rimane a casa al sicuro. Ma io non potevo permettermi di rovinarle la vita e di metterla in pericolo, volevo che restasse con te, che si prendesse cura di te. Se ce ne fossimo andati entrambi, tu saresti rimasta da sola, e non potevo permettere che accadesse. E così sono fuggito, scappando via di casa durante la notte, come un ladro!-

-Peccato che lei se ne sia andata comunque, poco dopo. Non faceva che ripetere che doveva ritrovarti, che sapeva dov’eri e perché te ne eri andato. Lei non voleva restare con me, adesso capisco perché mi ha sempre odiata: io ero il motivo che le ha impedito di stare con te. Immagino che già dal giorno della mia nascita aveva intuito che, in caso di pericolo, la mia presenza le avrebbe creato dei problemi. Di fatti, se non fosse stato per proteggere me, sareste fuggiti insieme. Per colpa mia tu sei scappato lasciandola indietro e, anche se dopo è venuta a cercarti, deduco che non ti abbia mai trovato.-

-No, non sapevo nulla. Non sapevo che se ne fosse andata.- Sollevo gli occhi sulla figlia, mostrandole uno sguardo profondamente dispiaciuto. –Mi dispiace…-

Ciò che spezzò il silenzio che scaturì l’istante dopo, fu uno degli ultimi suoni che Areal avrebbe desiderato sentire: il suo nome urlato da Canni.

L’urlo della sua amica proveniva dai piani superiore e, con la paura che qualcosa fosse andato storto lungo la strada verso l’uscita segreta, Areal corse verso di lei.

-Non farlo! Torna qui è pericoloso!- urlò suo padre ma, quando si lanciò al suo inseguimento, venne bloccato dalla barriera costruita.

Areal ignorò i tentativi di Daniel di fermarla e raggiunse il piano superiore, svoltando verso un’aula vide Canni con la schiena contro il muro, e un Mangiamorte difronte a lei. Dato che le dava le spalle, quest’ultimo non si accorse della ragazza, cosicché Areal riuscì ad attaccarlo con uno schiantesimo che lo mandò al tappeto.

Quando Canni le corse incontro la prese per la spalla parlandole velocemente. –Ho portato Nick all’uscita. Dov’eri finita? Pensavo che quel Mangiamorte che abbiamo incontrato sulle scale ti avesse fatto del male, e stavo tornando indietro a cercarti!-

Areal sospirò prendendola per mano. -È una lunga storia. Andiamo di sotto adesso, lì avranno bisogno di aiuto, si sentono ancora i rumori degli scontri.-

Le due ragazze corsero verso la sala grande, ma Areal decise di seguire una via alternativa per evitare di rincontrare suo padre, così raggiunsero le serre di Erbologia al primo piano, e dovettero fare il giro del giardino per raggiungere l’entrata principale della scuola. Una volta fuori, il freddo e l’oscurità di quella notte le avvolsero, e la paura tentò di rallentare la loro corsa ma, insieme, riuscirono quasi a raggiungere l’entrata. A quel punto videro Erick che combatteva contro due Mangiamorte e Canni corse verso di lui per aiutarlo, lasciando Areal indietro. La ragazza inciampò sopra una radice fuoriuscita dal terreno e, mentre metteva le mani sulla terra umida per risollevarsi, si accorse di una nuvola  bianca che le veniva incontro.

Nell’istante in cui capì che si trattava di un Dissennatore, sentì il suo cuore mancare di un battito e la sconcertante consapevolezza di non avere alcuna via di scampo impadronirsi di lei. Era troppo turbata per produrre un Incanto Patronus, aveva paura, era ancora troppo scossa a causa dell’incontro con il padre e, di certo, la battaglia che si stava svolgendo nel castello non le forniva la serenità mentale per far riaffiorare alla mente un ricordo piacevolmente intenso per produrre l’incanto. Come se ciò non bastasse, ricordava di aver prodotto il Patronus solo una volta, durante le riunioni segrete dell’ES, e non era affatto sicura che ci sarebbe riuscita una seconda volta, non in quelle condizioni almeno. Quando si accorse che la bacchetta le era caduta a qualche passo di distanza, chiuse gli occhi pronta a quello che le sarebbe accaduto, certa che niente avrebbe potuto impedire al Dissennatore che le si avvicinava di abbattersi su di lei.  

Poi una luce argenta illuminò la notte e creò una barriera che tenne indietro il Dissennatore. Quando aprì gli occhi, Areal vide un corvo d’argento volteggiare davanti a lei e proteggerla da quella creatura. L’animale luminoso mise in fuga il Dissennatore, poi spiegò le ali e atterrò davanti a lei per dissolversi nel nulla l’istante successivo.

Quando la ragazza alzò gli occhi si accorse del ragazzo che camminava tranquillamente verso di lei. A differenza sua, non indossava la propria divisa scolastica, ma un elegante completo nero e, nonostante fossero nel bel mezzo di una battaglia, il ragazzo manteneva un passo fiero e sereno mentre, la luce della luna, accarezzava i suoi capelli biondi donandogli un chiarore perlato. 

Il Patronus a forma di corvo era il suo.

Areal si alzò e corse incontro al suo salvatore gettandosi fra le sua braccia.

-Me lo sentivo quasi, che senza di me saresti stata in pericolo.-

Alle parole di Draco, Areal si lasciò sfuggire un sorriso e, mentre si scostava appena dal suo abbraccio per guardarlo negli occhi, notò dei graffi sul suo volto e dei piccoli segni di lievi ustioni. Inoltre, i suoi vestiti, erano coperti di fuliggine e bruciacchiati in alcuni punti.

-Ma, ma… dove sei stato, cosa ti è successo?- chiese Areal, confusa, mentre scuoteva la testa. –E come fai ad essere in grado di produrre un Incanto Patronus?-

Draco fece un sorriso strano. –Risponderò ad una sola domanda. Secondo te, essendo un Mangiamorte sempre in contatto con i Dissennatori, come avrei mai potuto non imparare ad evocare il Patronus?.-

Areal rimase in silenzio, abbassò lo sguardo e nei suoi ricordi si ritrovò ad inseguire con lo sguardo i contorni del corvo evocato da Draco.

-Il tuo Patronus è un corvo?-

Draco posò il proprio sguardo sulle sue labbra e le accarezzò i capelli corvini. –Già- sussurrò. –È un corvo nero ed intelligente…-

Areal sentire il proprio labbro inferiore tremarle per la commozione, non c’era bisogno di spiegazioni. Sentì un forte calore avvolgerla e, per un attimo, le esplosioni, le urla, e tutto l’inferno che li circondava, sparirono.

-Non ho intenzione di mentirti.- disse Draco, all’improvviso. -Quando ho sentito il marchio bruciare per il richiamo di Alecto, ho seguito Potter nella stanza delle necessità. Volevo prenderlo con le mie mani e consegnarlo al Signore Oscuro. Non ci sono riuscito, Tiger ha dato fuoco alla stanza ed è morto. Potter e i suoi amici sono fuggiti. Mi hanno salvato la vita.-

Areal rimase a fissarlo con le mani tremanti sulle sue spalle, ma non disse nulla.

-Ho perso nell’incendio anche la bacchetta che mia madre mi aveva dato, questa l’ho presa da uno dei corpi a terra.- Spiegò il ragazzo mostrando la bacchetta.

La ragazza rimase ancora in silenzio.

-Sono corso a cercarti, sapevo che saresti rimasta a combattere e…-

-Temevi che mi fosse successo qualcosa?-

-No. Dovevo dirti che ti amo prima di morire.-

Areal sentì calde lacrime scendere dai suoi occhi ma sorrise, era troppa la felicità che provava. –Dopo tutto questo tempo, ti pare questo il momento più opportuno per dirmi che mi ami?-

Draco si lasciò incurvare le labbra dal suo solito sorriso ma, questa volta, era un po’ meno maligno del solito. Parve quasi dolce. Le prese il viso fra le mani e lo avvicinò al suo, scambiandosi un bacio profondo che scaldò i loro cuori.

Alle loro spalle, sulla porta d’ingresso, gli scontri erano cessati e, solo in lontananza, si udivano ancora gli echi di alcuni combattimenti.

In quel momento, la voce agghiacciante di Voldemort, si sentì risuonare nell’aria e annunciò a tutti loro che desiderava che la battaglia cessasse momentaneamente per permettere ai sopravvissuti di recuperare i corpi degli sconfitti e, infine, chiedeva che gli venisse consegnato Harry Potter. In cambio, lui avrebbe risparmiato tutti gli altri, ponendo del tutto fine a quella guerra.

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo allarmato.

-Vieni con me, dobbiamo nasconderci il prima possibile!- ordinò Draco, afferrandola e trascinandola per un braccio.

-Ma che stai dicendo?-

La ragazza non capiva cosa avesse intenzione di fare, non le restava che seguirlo, ma aveva bisogno di chiarezza. Quando furono dentro, Draco parve leggerle nel pensiero e si fermò fuori dalla sala grande per spiegare le sue intenzioni.

-Avrei dovuto andare da lui con tutti gli altri Serpeverde, ma non l’ho fatto. Potrei andarci adesso come gli altri Mangiamorte, e riunirmi ai miei genitori, ma non credo che tu voglia venire con me. Penso che il posto più sicuro per entrambi, al momento, sia dentro questo castello. Troviamo un posto sicuro e togliamoci dai piedi!-

Areal sapeva che Draco aveva ragione e avrebbe voluto seguirlo e correre con lui in cerca di riparo, ma non poteva. C’era una cosa che doveva fare, prima.

-Aspetta.- gli disse e, senza dargli il tempo di bloccarla, corse dentro la sala grande.

A dire il vero, una volta entrata, se ne pentì all’istante, poiché la stanza era stata usata per radunare tutti i cadaveri e i feriti. A malincuore, riconobbe quasi tutti i corpi a terra, ma si voltò di scatto, rifiutandosi di continuare a guardare. Tutto quello era a dir poco sconcertante anche senza le urla e i pianti disperati dei pochi rimasti vicini ai corpi di chi non ce l’aveva fatta.

-Non ti fa male, quello?-

Areal si voltò e, quando si ritrovò Erick davanti, lo abbracciò di scatto.

-Santo cielo Erick, almeno tu stai bene!-

-Sì, un po’ ammaccato ma ci sono. In quanto a te, non so quanto resisterai se continui a perdere sangue…-

-Sangue?- chiese Areal, sciogliendo l’abbraccio.

Quando abbassò lo sguardo, si accorse di avere una gamba ricoperta di sangue e uno squarcio profondo poco sotto il ginocchio. Adesso che ci pensava, ricordò di quando era caduta fuori dalla scuola, lontano da Canni, inciampando come una stupida su di una radice. Aveva effettivamente sentito un forte dolore ma, la pura provata alla vista del Dissennatore, le era bastata per far sparire ogni male. In seguito era arrivato Draco, e tutto era accaduto troppo in fretta e le emozioni e l’adrenalina dovevano aver fatto da anestetico.

-Siediti!- le ordinò l’amico.

-Cosa?-

Erick non le disse altro, scambiò solo uno sguardo con qualcuno alle sue spalle e l’istante dopo Areal venne trascinata a terra e dovette sedersi.

Dietro di lei adesso c’era Draco, era stato lui a costringerla a sederti. Il suo volto era pallido e il suo sguardo sconcertato si era fissato sulla sua gamba ferita.

Erick si inginocchiò all’istante ed, estraendo la bacchetta, iniziò a mormore un nenia magica che richiuse lentamente il taglio.

-Wow!- esclamò Areal. –So che tuo padre lavora al San Mungo e che vuoi diventare un guaritore proprio come lui, ma non sapevo che fossi già sulla buona strada!-

Draco la strinse dai fianchi e la rimise in piedi senza troppi giri di parole, mentre Erick si concedeva una scollata di spalle.

-Ti stupisci per troppo poco.- Le disse l’amico. -Anche Canni sta dando una mano.-

Areal si guardò in torno e, fra tutto quel trambusto, scorse l’amica, intenta a curare i feriti meno gravi insieme a Madama Chips.

-A differenza di me, almeno voi riuscite a dare il vostro aiuto…-

-Sciocchezze! Hai coordinato i nostri compagni alla perfezione e si sono salvati praticamente tutti, le tue barriere li hanno tenuti al sicuro e, il tuo piano di attaccare all’interno di esse, è stata una mossa vincente!-

Areal sorrise, rincuorata dalle parole di Erick.

Lei e Draco rimasero lì qualche altro minuto, mentre Erick tornava a prestare soccorso a chi ne aveva bisogno. La ragazza cercò di aiutare più gente possibile ma, a dire il vero, Areal capì di non poter fare più molto e, vicino a lei, Draco non faceva altro che guardarsi nervosamente intorno.

-Non voglio deluderti, ma il tuo aiuto qui non è indispensabile.- Le confermò ad un tratto il biondo, afferrandola da un braccio. -Ti sei assicurata che i tuoi amici stanno bene, ora, per favore, andiamo a cercare un nascondiglio.-

Areal sapeva che non poteva dire di no a quegli occhi decisi, ma avvertiva quasi il bisogno fisico di rimanere lì con i suoi amici, di continuare ad aiutare Luna e Ginny portando tutto l’occorrente a Madama Chips e alla McGranit. 

-Qui non siamo al sicuro, se mi trova mi ucciderà. Fallo per me Areal, tutto quello che voglio e stare al sicuro con te. Ti prego!-

Areal ricordò le sofferenze di Draco, le umiliazioni della sua famiglia, la missione che lo aveva quasi ucciso l’anno prima e il marchio sul suo braccio che appesantiva la sua anima. Sapeva, in oltre, che il suo aiuto in quella stanza non era di vitale importanza. Era rimasta per diverso tempo, aveva fatto qualcosa ma, non avendo capacità curative come Canni ed Erick, poteva anche andare. Era stata utile nella difesa del castello con le sue barriere, ma dovette ammettere che, in quella sala, la sua assenza sarebbe stata presto rimpiazzata.

Seguì Draco nei piani più alti del castello, incontrando qua e la gente che trasportava di sotto i cadaveri, la cui vista le fece contorcere lo stomaco e dovette nascose il viso contro il petto di Draco, lasciandosi guidare da lui. Quando riaprì gli occhi si accorse che si erano fermati dentro l’aula di incantesimi.

-Pensavo che questo posto ti avrebbe fatto sentire più al sicuro.- le disse Draco.

Areal annuì.

La ragazza creò una barriera a difesa della porta e barricò la stanza con tutti gli scudi magici che conosceva, poi, insieme a Draco, si lasciarono cadere sulle poltroncine della stanza ed attesero.

Nessuno dei due parlò per tutto il tempo, rimasero solo seduti vicini, in attesa. Areal, accoccolata sul petto di Draco, chiuse gli occhi per qualche minuto cercando di non pensare e, d’altro canto, anche il ragazzo parve provare per un momento a cancellare tutto ciò che era accaduto.

L’ora concessa da Voldemort, in fine, passò.

Con grande sconforto da parti di tutti, la voce di Voldemort si fece udire un’altra volta, annunciando la morte di Harry Potter. Scoppiò il caos e tutti furono presi dal panico e dallo sconforto.  

Areal non voleva crederci, corse alla finestra che dava sull’ingresso della scuola e vide tutti i Mangiamorte fermi lì, Voldemort in testa e Hagrid con fra le braccia il corpo di Harry Potter.

La ragazza gemette e si coprì la bocca con le mani, non era possibile. Tutti gli altri uscirono e si fermarono sugli scalini dell’ingresso, urlando e disperandosi per la morte del loro eroe.

L’unica speranza rimasta.

A quel punto Areal scoppiò a piangere, cadde in ginocchio e si appoggiò con le braccia sul davanzale. Aveva visto le sue amiche, Emma a Jude, fuggire per non essere prese da Voldemort solo perché non avevano il sangue puro. Aveva visto i suoi compagni più piccoli tremare di paura e venire torturati dai fratelli malefici. Aveva visto i suoi compagni di scuola giacere al suolo morti. Ne aveva passate troppe, la sua amata scuola che crollava a pezzi, Draco in pericolo di vita o lontano da lei, suo padre che le rivelava di essere un Mangiamorte.

Ma come faceva ad accettare che ogni speranza di vittoria era sparita per sempre?

Se l’unica speranza del mondo magico era morto, anche loro erano morti. Voldemort li avrebbe scovati tutti e uccisi, senza risparmiare niente e nessuno. L’alternativa era fingere per il resto della vita di stare dalla sua parte, fingere, vivere nel terrore e nella paura. Vivere in un mondo di morte e sofferenze, vivere all’inferno oppure morire.

Cosa cambiava?

Nessuno sarebbe stato al sicuro, Draco e la sua famiglia non erano più nella grazie del Signore Oscuro, cosa ne sarebbe stato di loro?

Cosa ne sarebbe stato dei più deboli e dei Babbani?

Cosa ne sarebbe stato degli Auror, di quelli dell’Ordine della Fenicie e di quelli dell’ES?

Era tutto perso, tutto finito.

Areal continuò a piangere forte fra i singhiozzi, con Draco accanto a lei che le accarezzava la schiena per darle conforto, non avrebbe mai voluto vederla piangere in quel modo e, ormai, la disperazione aveva avvolto anche lui.

Non rimaneva che sperare nella clemenza di Voldemort, da lassù Draco poteva vedere i suoi genitori.

Areal non volle vedere Neville avanzare e venire atterrato da Voldemort, ne quando quest’ultimo incendiò il cappello parlante e glielo mise in testa.

Scoppiò il caos.

I giganti si avvicinarono alla scuola, tutti partirono all’attacco, i Mangiamorte tornarono all’interno del castello è fu la guerra.

La battaglia di prima non era nulla al confronto, stavolta anche l’Oscuro combatteva e potevano sentirne le urla di vittoria. Ma Areal non aveva la forza di alzarsi o di scendere a combattere, rimase solo lì a piangere.

-Draguccio caro, troppa paura per venire di sotto a darci una mano?- sghignazzò qualcuno.

Draco si voltò con rabbia, paradosi davanti ad Areal, ancora inginocchiata davanti alla finestra.

-Yaxley, Dolohov!- salutò Draco, rigido come una statua.

-Hahaha, tuo padre non ha mosso un dito in questa battaglia, d'altronde, senza bacchetta, mi chiedo come avrebbe potuto. Orami è inutile, il Signore Oscuro lo ha usato finché serviva, ma presto si sbarazzerà di lui e della tua mammina- Disse Yaxley.

Areal si voltò, si asciugò le lacrime e si mise in piedi con la bacchetta in mano.

Si accorse che nessuno dei due Mangiamorte appena giunti portava la maschera. Quello che aveva parlato aveva corti capelli neri, mentre l’altro era biondo e con il volto spigoloso.

-Peccato, Narcissa era proprio una bella donna. La sua sfortuna è stata sposare quel fallito di Lucius.-

-Ora che hai finito con i tuoi commenti, Dolohov, puoi anche andare all’inferno!- ringhiò Draco, pronto a scagliare una maledizione.

-Aspetta!- lo fermò Areal, dopo di che si rivolse ai due Mangiamorte. –Come avete fatto ad oltrepassare la mia barriera?-

Draco sussultò, non si era reso conto che i due individui erano dentro l’aula di incantesimi proprio come loro. Capire come avessero fatto a distruggere la barriera, e ad entrare senza che loro se ne accorgessero, sembrava un mistero.

Yaxley rise e prese parola. –E così erano tue tutte quelle barriere sparse nella scuola, che bloccavano me e i miei compagni! Erano molto potenti e ben fatte, complimenti, ma anch’io ero un’abile creatore di barriere alla tua età e, come avrai già capito, sono bravo anche ad abbatterle. Tutte quelle che hanno ceduto sono state spazzate via da me, abbiamo ucciso un gruppo di ragazzi che si rifugiava dietro una di esse, spero che non fossero tuoi amici…-

Areal trattenne la rabbia nel vedere il ghigno soddisfatto e derisorio che piegò le labbra di quell’uomo.

-Che ragazzina di talento, creare tutte quelle protezioni tutta sola alla sua giovane età. Oltretutto è davvero carina. Possibile che le ragazze migliori si rovinino, e perdano il loro tempo, dietro i Malfoy?- Disse Dolohov, falsamente indignato. –Ma non temere Draco, quando avremmo finito con te ci occuperemo noi della tua amichetta…-

-Maledetto, dovrai uccidermi!-

-È proprio quello che intendo fare!-

Alle parole di Dolohov partirono gli scontri, lui contro Draco ed Areal contro Yaxley. I due giovani ragazzi diedero sfoggio di tutte le loro capacità, rivelandosi molto abili, ma i due Mangiamorte conoscevano molte più magie di loro e avevano molti più anni di esperienza alle spalle. Tuttavia Draco sfoggiava gli incantesimi oscuri imparati dal padre e la rabbia gli permetteva di tenere testa a Dolohov.

Areal, invece, era talmente furiosa e piena di dolore per la morte dei suoi amici, che si accorse di duellare come non aveva mai fatto. Sfruttò tutte le cose che aveva appreso a scuola e, soprattutto, quelle che aveva imparato studiando sui libri in quegli anni in cui si era ripromessa di migliorare come strega. Quando aveva iniziato a capire che Draco era in pericolo, aveva studiato dal libro di Agatha Corvonero, la madre dalla fondatrice della propria casa, ed aveva appreso varie tecniche e magie che le avevano permesso di salvarsi quella sera. Negli scontri che aveva avuto per il castello con i vari Mangiamorte, era riuscita a cavarsela abbastanza bene, dimostrando tutto il suo talento, ma mai aveva lottato meglio di quel momento.

Voleva abbattere quel Yaxley che aveva ucciso i suoi compagni e che aveva abbattuto le sue barriere, desiderava fargliela pagare per tutto il male che aveva fatto.

-Areal!-

Quando Draco la chiamò, Areal vide che il ragazzo era riuscito ad abbattere Dolohov. A quel punto, insieme, i ragazzi si concentrarono su Yaxley, ma Areal si distrasse. La ragazza si premurò di legare il Mangiamorte a terra e di distruggere la sua bacchetta.

Yaxley, approfittò della distrazione della ragazza, e si accanì su Draco minando alle sue difese con attacchi a raffica che il ragazzo a stento riusciva a gestire. Areal provò ad attaccare il loro nemico, cercando di distrarlo, ma non funzionava.

Troppo tardi capì che quello di Yaxley era un piano curato nel dettaglio, la sua intenzione era quella di far credere che avesse intenzione di finire Draco, tenendo Areal impegnata nell’intento di provare a difendere il ragazzo, senza pensare a proteggere sé stessa.

Dopo la raffica di colpi lanciati a Draco, mentre il biondo tentava di proteggersi, Yaxley si voltò e lanciò un’unica, tremenda maledizione, contro Areal.

-Avada Kedrava!-

In una frazione di secondo, Areal ebbe l’impressione che tutto si muovesse a rallentatore. Forse un potere nascosto, oppure, un angelo protettore, le aveva permesso di prevedere con qualche secondo d’anticipo le mosse di Yaxley. Pensò ai suoi studi suoi libri, alle formule che aveva inventato, ma che non aveva mai sperimentato e, con quel vantaggio di un secondo ottenuto per chissà quale miracolo, urlò:

-Protego Maximus!-

Areal creò un cerchio davanti a sé e, quando l’anatema che uccide sfrecciò verso di lei sotto forma di luce verde, il suo incantesimo divenne uno scudo di luce rossa e ci fu una grande esplosione.

Solitamente un semplice sortilegio scudo non salva dall’anatema che uccide, e Draco lo sapeva. Quando riacquistò la forza necessaria per rialzarsi, il biondo si accorse di essere stato spazzato via dall’esplosione, era stato come se Areal avesse amplificato il suo scudo, rendendolo quasi uno specchio. Yaxley, infatti, era finito contro un muro e adesso giaceva a terra, e Draco sperò che la maledizione che aveva scagliato gli fosse finita addosso.

Ancora dolorante, il ragazzo si alzò e corse da Areal, trovandola inerme al suolo.

-Areal!- chiamò.

Si inginocchiò accanto al suo corpo, la prese fra le braccia ma la ragazza non apriva gli occhi. Era maledettamente fredda, il volto era violaceo e gli occhi rimanevano chiusi, dalle labbra usciva un respiro troppo lieve.

Stava morendo.

Non c’erano ferite sul suo corpo e le mani del biondo non si erano sporcate di sangue come nel sogno che aveva avuto, ma la vita stava comunque abbandonando il corpo della persona che amava. Lo scudo amplificato che Areal aveva creato era solo servito a rallentare l’effetto della maledizione senza perdono, ma l’avrebbe comunque uccisa. Ad ogni secondo che passava il corpo si raffreddava come se le porte della morte le si fossero aperte davanti a la risucchiassero lentamente, ma senza alcuna intenzione di richiudersi senza prima averla presa.

La morte voleva la ragazza.

-No Areal, guardami…-

Pregò Draco, la strattonò e poi l’abbracciò forte. Potevano portargli via tutto ma non lei, non l’unica persona che lo aveva amato dal primo momento e che gli era sempre rimasta accanto.

-Draco!-

Urlò una donna.

Quando Draco si voltò, vide sua madre e suo padre entrare nell’aula e precipitarsi verso di lui. Entrambi i genitori parvero rinascere nel vedere che il figlio stava bene, ma si accorsero subito della ragazza apparentemente morta che gli stava fra le braccia.

Lucius guardò la giovane a la riconobbe, in più, non aveva mia visto suo figlio in quello stato, mai.

-Ti prego!- gemette Draco rivolgendosi al padre. –Ti prego salvala!- 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

*****************************************

 

 

 

D’accordo, lo so,  lo so, non sono in alcun modo perdonabile! Troppo il ritardo nell’aggiornamento, avrete creduto che avevo abbandonato tutto di nuovo!

Ho dovuto affrontare un mostruoso trasloco e, fra scatoloni da imballare e poi disfare, non ho avuto un attimo libero. Anche se la storia era tutta pronta e finita, purtroppo, devo rileggere e praticamente riscrivere tutte le parti che adesso non mi piacciono più. Come ciliegina sulla torta, nella nuova casa ero rimasta senza internet!!!!

 

Grazie a tutti voi che leggete, spero di aggiornare nei prossimi giorni. Mancano ufficialmente solo tre capitoli dopo di questo. Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio e grazie infinite.

 

Un ringraziamento particolare a chi ha recensito lo scorso capitolo XD.

neige13

beliveinyou

horansprjncess

Katherine_Petrova

 

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Capitolo 49
*** Polvere di ricordi ***



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50. Polvere di ricordi

 

 

 

 

-Scusa, ma non ho potuto fare a meno di sentire che tuo padre era un Serpeverde…-

-Si, perché?-

-Piacere di conoscerti, sono Draco Malfoy. La mia famiglia è Serpeverde da secoli, magari se ci assegnano alla stessa casa, potremo scambiare due chiacchiere-

-Io mi chiamo Areal, ma spero con tutto il cuore di non finire in Serpeverde-

- Perché speri di no? Tutti i migliori maghi di buona famiglia sono Serpeverde-

- Si, ma bisogna anche essere… -

- Essere?-

- …Cattivi!-

Era stata quella la loro prima conversazione, avvenuta sette anni indietro nella sartoria di Diagon Alley. Draco si era fatto avanti per presentarsi sotto ordine di suo padre, che già al tempo, vedeva in quella bambina un buon partito per il figlio.

Perché eri già più intelligente di me? si chiese Draco, perché non ho capito che avevi ragione? I Serpeverde sono cattivi!

Non contava avere il sangue puro perché, pur essendo di buona famiglia, Areal stava morendo lo stesso, in una battaglia inutile e senza senso. Per anni, Draco, aveva desiderato essere come suo padre e sterminare i Babbani sotto la guida del Signore Oscuro ma, adesso che aveva ottenuto ciò che voleva, capiva che non era affatto bello come sembrava. Aveva tentato di tenere Areal lontano dal pericolo, ma aveva fallito. Tuttavia non si colpevolizzò più di tanto, poiché sapeva che, se anche quella conversazione in sartoria non fosse mai avvenuta, o se lui stesso non fosse mai esistito, Areal sarebbe comunque rimasta a combattere per Hogwarts quella notte. Areal Foreberth voleva un mondo libero, e avrebbe lottato per ottenerlo. Non sapeva vivere senza proteggere i più deboli.

Era stato così che era nato il loro rapporto di odio e amicizia.

La Corvonero lo aveva sentito deridere Potter ed era intervenuta per manifestargli tutta la sua disapprovazione. E poi si erano incontrati ancora, si erano sfidati e, quando Areal aveva vinto, invece di schernirlo era scoppiata a ridere, ma non per cattiveria. La sua risata era stata dolce e gentile e Draco non era riuscito ad offendersi o ad arrabbiarsi con lei. Già da allora quegli occhi blu lo aveva stregato.

Chi, avendo un carattere tanto buono e altruista, sarebbe rimasto al fianco di un assassino? Chi avrebbe stretto le sue braccia intorno ad un Mangiamorte cercando protezione, anziché correre via urlando? Chi sarebbe mai rimasto al suo fianco, dandogli ancora una ragione per vivere, quando tutto sembrava perso per sempre?

Areal lo aveva fatto.

Draco, però, l’amava non solo per tutto ciò che gli doveva, ma perché sapeva tenergli testa mettendolo a tacere il secondo prima mentre, l’attimo dopo, correva da lui impaurita.

Ma adesso, fregandosene di tutti gli anni e le disavventure passate insieme, la morte si stava prendendo l’unica persona a cui Draco era stato capace di aprire il suo cuore. Poco importava se il destino avesse agito in determinati modi per unirli o per dividerli, adesso lei stava morendo e Draco non era pronto ad accettarlo.

Ogni avvenimento spiacevole nella vita del giovane era avvenuto in quel modo, senza preavviso, come un fulmine a ciel sereno.

Verso la fine del quinto anno, Piton era andato a prenderlo durante una lezione di Erbologia. Una volta fuori dall’aula, lo aveva afferrato dal mantello e lo aveva trascinato fuori dalla scuola senza dargli alcuna spiegazione. Draco aveva provato a porgli delle domande, ma non aveva ottenuto risposta. Fuori dai confini della scuola Piton si era fermato, si era voltato, aveva afferrato saldamente Draco dalle spalle e lo aveva guardato negli occhi.

-Ascolta Draco, devi essere forte. So che sei a conoscenza della vera identità mia e di tuo padre, so che sai che siamo Mangiamorte, per questo non ti stupirai se ti dirò che tuo padre si era infiltrato al ministero sotto ordine dell’Oscuro.-

Draco non capì, si fece serio, respirò a fondo a rimase ad ascoltarlo. Per un attimo si riscoprì contento, adorava quando lo mettevano al corrente delle “faccende dei grandi”. Finalmente capivano che anche lui era uomo abbastanza per sapere la verità.

-Doveva prendere una profezia e consegnargliela, insieme a Potter, ma… le cose sono andate storte. Molto storte. Sono arrivati gli Auror e quelli dell’Ordine, e tuo padre è stato catturato.-

Draco non si era mai accorto che gli occhi di Piton erano più neri dell’oceano. Troppo neri. A dire il vero Piton aveva tanti difetti, eppure lui lo aveva sempre adorato, era il suo insegnante preferito.

Ma cosa stava farfugliando in quel momento? Era impazzito?

-Adesso ti riporto a casa, è giusto che vi salutiate prima che lo portino via-

Il ragazzo si scostò da Piton come se le mani che gli tenevano le spalle lo avessero improvvisamente scottato.

-Portarlo via?- chiese.

Piton sta volta non rispose, non si finse né serio né determinato, si limitò a sospirare profondamente.

-Cha sta dicendo?- urlò Draco. –Va bene, è stato catturato, ma poi è scappato, giusto? Lui lo ha aiutato o lo aiuterà, no?-

All’ennesimo silenzio di Piton, Draco sentì che un Malfoy può piangere. Non lo fece, rimase di ghiaccio, ma avrebbe tanto voluto mettersi ad urlare per la disperazione.

Non era possibile, un grande mago come suo padre non poteva venire portato via. Perché non era riuscito a salvarsi? Come?

Piton lo prese da un braccio e si smaterializzò senza avvertirlo e, come sempre, per uno che non è abituato, la smaterializzazione può dare qualche fastidio.

Quando arrivarono a Malfoy Manor, Draco era soffocato dalla nausea, ma non per essersi smaterializzato.

Uomini del ministero entravano e uscivano da dentro casa sua senza alcun riguardo, portavano via mobili pesanti, prendevano appunti con pergamene e confabulavano fra di loro. La porta era lasciata aperta e, più si avvicinava, più sentiva la voce di sua madre che chiedeva spiegazioni e intimava a quegli uomini di fare piano con i suoi mobili pregiati.

Si fermò ad un passo dalla porta di casa e vide Piton entrare e correre da sua madre, mentre lui rimase lì, fermo immobile e nel più totale silenzio.

Draco vide Arthur Weasley dirigere con fare altezzoso alcuni uomini e la rabbia lo accecò, mai in vita sua si era sentito umiliato come in quel momento. Sentiva che aveva bisogno di aria pur trovandosi all’aperto, pensò che se non correva a vomitare entro due secondi sarebbe svenuto ma, all’improvviso, qualcuno lo afferrò e lo trascinò dietro un angolo della casa, bloccandolo con le spalle al muro.

-Draco, figliolo, voglio che ti prendi cura di tua madre. Non so per quanto mi terranno lì ma so che posso contare su di te.-

Draco rimase in silenzio, senza trasmettere alcuna emozione, si limitò a guardare il padre, accorgendosi di non averlo mai visto tanto agitato come in quel momento.

-Signor Malfoy!- Chiamò qualcuno, ma venne ignorato.

-Mi devi promettere una cosa, anzi, voglio che me lo giuri!-

Dal tono di voce usato, Draco capì di non aver altra scelta. Il padre lo strattonò e continuò sibilandogli ad un palmo dal viso:

-Voglio che rimani lontano da Lui, non ti avvicinare, non farti ammaliare. Stagli alla larga. Giurami che mi obbedirai, giuramelo!-

-Signor Malfoy!- Urlarono ancora.

Draco impallidì, temette quasi che suo padre potesse aggredirlo da un momento all’altro se lo contraddiva, era furente.

-Te lo giuro-

Lucius parve calmarsi, sospirò pesantemente e in un secondo strinse forte il figlio, tenendolo immobile in quell’abbraccio per qualche secondo, dopo di che si staccò sbrigativamente.

-Signor Malfoy!-

-Arrivo!- ringhiò Lucius e, ricomponendo la propria espressione, si avviò verso gli uomini che lo chiamavano.

Draco vide suo padre comportarsi con eleganza e autorevolezze anche mentre si consegnava ai suoi carcerieri.

-Non è necessario…- provò a dire Lucius a l’uomo che lo stava ammanettando con la bacchetta, ma fu inutile.

Narcissa uscì, scortata da Piton, e Draco si rifiutò di guardarla negli occhi, restò per secondi interminabili a guardare la schiena di suo padre mentre glielo portavano via.

Pochi mesi dopo Draco visse la peggiore delle sue estati, venne marchiato in pubblico, maledicendosi per non essere riuscito a mantenere la promessa che aveva fatto al padre. Era stato felice per qualche giorno di quel marchio, ma tramite la paura della madre poteva provare ad immaginare quello che comportava essere diventato un Mangiamorte.

Ma si sbagliava, l’orrore di dover portare per un anno intero il peso di una missione suicida non avrebbe mai e puoi mai potuto immaginarlo, senza prima viverlo sulla sua pelle.

E lui l’aveva vissuto, consapevole che il suo fallimento avrebbe portato alla morta la madre.

Quante altre cose brutte dovevano capitargli? Era una punizione? Aveva avuto troppo da ragazzino e adesso la provvidenza veniva a chiedergli il conto?

Tutti i dispetti che aveva fatto subire, le volte che si era creduto superiore agli altri solo per il suo sangue e per i suoi soldi adesso chiedevano di essere pagate.

-Draco non so cosa fare, mi dispiace ma…- provò a dire Lucius, con voce rauca.

-Deve esserci un modo!- rispose il figlio, sollevando la testa dal corpo della sua amata morente. –Usa tutta la magia nera che conosci, recita formule maledette, ma ti prego salvala.-

Lucius lo guardò e non seppe cosa rispondere. Per anni era stato un padre autorevole e per anni Draco lo aveva temuto e amato insieme ma, in quel momento, Lucius non poteva che guardare il figlio sofferente e sentirsi direttamente responsabile per quanto gli era accaduto. Se avesse pensato di più alla famiglia e di meno ai suoi ideali dannatamente sbagliati, forse il suo adorato ed unico figlio non avrebbe dovuto affrontare le cose orribili che gli erano capitate negli ultimi due anni. Era stato marchiato, trattato come carne da macello, punito per gli errori del padre e umiliato da tutti.

Nonostante tutto, il suo ragazzo era andato avanti, non aveva mai dato segni di cedimento, si era dimostrato forte e lo aveva reso orgoglioso anche in quei momenti di disperazione.

Lucius abbassò la tasta verso la ragazza e capì che era suo dovere provare almeno a fare qualcosa. Lo doveva a suo figlio.

-Spiegami cos’è successo.- ordinò Lucius.

Draco gli spiegò ogni cosa e vide suo padre riflettere. Qualche secondo dopo, Lucius scosse il capo e sospirò.

-La faccenda è delicata, Draco, non c’è rimedio all’anatema che uccide…-

-Ma lei è viva! Guardala, respira!- strillò Draco, pallido e agonizzante.

-Lo so Draco, lo so ma…-

-Lucius!-

Improvvisamente padre e figlio si voltarono verso la donna, rimasta in silenzio per tutto il tempo. Gli occhi di Narcissa ardevano di determinazione ed erano fissi in quelli del marito, la forza contenuta nel suo sguardo diceva più di mille parole.

Lucius la guardò a sua volta e si fece dannatamente serio. –Lo so cosa stai pensando, Cissy, ci ho pensato anch’io, ma sai quant’è rischioso…-

-Dobbiamo tentare!- rispose con fermezza la moglie.

Un ultimo sguardo e poi Lucius acconsentì con un cenno, facendo illuminare il volto del figlio.

Mentre Narcissa sistemava delicatamente la testa di Areal sulle sue gambe, Lucius si voltò per spiegare a Draco cosa stava per fare:

-Il sortilegio scudo ha rallentato il corso della maledizione e in questo momento l’anima di questa ragazza si trova a metà, fra il regno dei vivi e quello dei morti. Tuttavia, sta inevitabilmente correndo verso l’aldilà. Non sabbiamo quanto tempo ci rimane ma, mentre la sua anima si trova lungo questo percorso di mezzo, possiamo tentare di riportarla al suo corpo con un incantesimo di richiamo.- fece un pausa. –Sappi che si tratta della magia nera più proibita, e che le conseguenza possono essere sempre inaspettate. La nostra magia non dovrebbe mai varcare il confine con il regno dei morti, e noi siamo al limite. Sarà necessario un contributo di sangue.-

Draco non gli fece aggiungere altro, si scoprì il polso e l’offrì al padre. –Prendi tutto quello che ti serve!-

Narcissa li osservò in silenzio, scostando i capelli neri dal viso gelido di Areal.

-Mentre recito la formula è necessario che il sangue scorra in abbondanza, a simboleggiare la via a metà fra la vita e la morte. Vita che va, ciò il sangue che scorre via, vita che torna, ovvero l’anima che tentiamo di richiamare.-

-Tutto chiaro.- rispose Draco.

Il giovane agitò la bacchetta che aveva trovato a terra lungo la scuola, e si procurò uno squarcio profondo sulle vene del polso, tagliandole di netto. Il sangue iniziò a scorre copioso ma, per precauzione, Draco fece un secondo incantesimo che impediva al sangue di coagulare e alla ferita di cicatrizzare.

Quando il ragazzo ebbe finito, passò la bacchetta al padre, che iniziò a recitare la sua formula con serietà. Chiuse gli occhi, si concentrò e dalle sue labbra iniziò ad uscire un suono basso e musicale, consecutivo, mentre con la bacchetta disegnava curve ondulate verso la ragazza.

Nel frattempo Draco teneva il braccio sanguinante in bella mostra fra la bacchetta e Areal e, quando vedeva che il sangue rallentava, stringeva forte il pugno per aumentare il flusso. Passarono diversi secondi e Lucius finì la sua formula, guadagnandosi lo sguardo avvilito del figlio.

-Mi dispiace…-

-Riprova!-

Lucius sospirò. –Draco…-

-RIPROVA!-

Lucius si scambiò uno sguardo con la moglie, scoprendola a fissare il viso della ragazza in lacrime, e ciò gli bastò per riprovare. Ricominciò la formula da capo e intanto il figlio impallidiva. Draco cominciava a sentirsi debole con il sangue che fuoriusciva così rapidamente, ma non avrebbe ceduto.

Quando per la seconda volta la formula arrivò quasi al termine, Draco vide ogni sua speranza svanire e gettò la fronte sul petto di Areal, abbandonandosi ad un pianto silenzioso.

Lucius non ebbe il coraggio di smettere, ripeté la formula per la terza volta senza nemmeno fare una pausa ma, più il sangue del figlio scorreva, e più gli occhi della fanciulla rimanevano serrati.

Narcissa non aveva mai visto suo figlio piangere, tranne che da bambino, e sapeva lo sforzo che gli costava farlo in quel momento, davanti al padre. Da madre iperprotettiva, aveva sempre temuto il momento in cui il figlio avrebbe trovato una fidanzata che, di sicuro, li avrebbe divisi. All’inizio di quell’anno, però, alla richiesta di Lucius, aveva subito accettato di dare la sua collana a Draco per poter proteggere la sua amata.

Quella emme dorata valeva per Narcissa più di tutti i tesori del mondo, gliela aveva donata il marito quando si erano fidanzati e non avrebbe mai voluto privarsene per niente al mondo. Eppure, quando aveva saputo che quella famosa ragazza era rimasta accanto al suo Draco sin dal primo anno, perfino dopo aver scoperto che era un Mangiamorte, non era riuscita a resistere e aveva dato la collana al figlio.

In Areal rivedeva lei da giovane, così bella, forte, eppure debole per amore. Se davvero era disposta a stare con Draco, a Narcissa andava bene, purché ne fosse all’altezza. Nessuno doveva azzardarsi a toccarla prima che lei potesse conoscerla e giudicare se era davvero degna del suo unico figlio.

Quando vide la collana dorata ricadere abbandonata sulla gola della giovane, pensò che non se l’era tolta dal collo per niente e che, tutte le fatiche fatte da suo figlio per proteggerla, non potevano finire al vento.

Doveva fare qualcosa.

Prese la bacchetta bianca di Areal lasciata cadere lì accanto e si tagliò le vene del polso, proprio come il figlio, lasciando scorrere ancora più sangue. Non poteva certo lasciare il suo Draco a dissanguarsi, e non voleva neppure attendere una fine che non doveva giungere.

Quando l’afflusso di sangue fu sufficiente e la formula portata a termine per la terza volta, successe il miracolo. Areal spalancò gli occhi in uno scatto e il suo corpo sussultò forte fino a sedersi quando prese il primo, vero, respiro da sveglia. Tossì forte per diversi secondi, senza neppure riuscire a prendere fiato, pianse per lo sforzo ed iniziò a tremare convulsamente. Annaspò in cerca d’aria, le faceva così tanto male la testa che non riusciva a smettere di piangere, la gola era in fiamme e si sentiva talmente senza forze che le dolevano anche le dita delle mani.

Draco la guardò per interminabili istanti, era come vedere un fantasma, forse lo era, e come la dama grigia avrebbe protetto la casa del Corvonero dentro Hogwarts. Aspettò che si calmasse senza muovere un muscolo, c’era già sua madre a sorreggerla, poi lei lo guardò per mezzo secondo, con gli occhi blu colmi di lacrime e le guancie infuocate per la sofferenza, e gli bastò quello per capire che lo aveva riconosciuto. Areal scivolò fra le sue braccia come una bambina che cerca il genitore dopo una brutta caduta, e Draco l’accolse stringendola contro il suo petto, con calma, con dolcezza, per paura di ferirla. Era così fragile mentre singhiozzava, che aveva paura che gli si sciogliesse fra le mani.

Lucius e Narcissa rimasero a guardare Draco che stringeva la sua amata, e questa, sempre più tremante, aggrappata a lui con la testa nascosta sulla sua spalla e rimasero in silenzio.

-D-Draco…- soffiò Areal.

Sentir pronunciare il suo nome riempì il cuore di Draco di un dolce calore.

-Sono qui.-

-Ho… s-sonno…-

Le accarezzò i capelli. -Dormi, adesso è tutto finito. Siamo al sicuro.-

Dai piani sottostanti non si sentivano più i boati della battaglia e, poco prima, avevano sentito la voce di Potter e le urla festanti degli altri. Il braccio sinistro di padre e figlio aveva bruciato forte per un solo secondo e poi, il marchio, si era dileguato senza che ci fosse bisogno di controllare con gli occhi per capire che non c’era più.

Voldemort era morto, la guerra era finita.

Erano al sicuro per davvero.

 

 

 

 

 

Continua….

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Capitolo 50
*** Sotto un cielo stellato ***



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51. Sotto un cielo stellato

 

 

 

 

 

C’èra un calore confortante e un ritmò regolare a cullarla e, quando Areal aprì gli occhi, le parve di essersi appena risvegliata da un lungo sogno. Le pareti della sua stanza erano blu come le ricordava e accostati nella parete di fronte c’erano altri due letti identici al suo. Dalle finestre entrava la luce del sole e si intravedevano le colline fuori dal castello.

Che fosse stato tutto un sogno? Che niente di ciò che ricordava fosse accaduto? Forse quella era la sua prima mattina ad Hogwarts e poteva rivivere i suoi setti anni scegliendo se modificare o meno determinati eventi.

Quando sfiorò con le dita la emme dorata che aveva attaccata al collo, sapeva già la risposta.

Si voltò lentamente trovando un corpo disteso accanto al suo. Occhi grigi la fissavano in silenzio, quasi a voler raggiungere la sua anima. Forse Draco stava usando la Legilimanzia, arte magica in cui eccelleva, e Areal non aveva intenzione di opporsi sapendo che dentro la sua mante avrebbe potuto trovare solo l’amore che provava per lui.

Tuttavia, quegli occhi grigi che tanto amava erano in tempesta e, se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, quella di Draco doveva essere alle prese con un tornado.

Erano stesi sul letto, su di un fianco per potersi guardare, Draco allungò un braccio per accarezzarle il viso, le sistemò i capelli dietro l’orecchio e fece scivolare un dito sui contorni di quel viso da lui tanto amato.

Ma dalla manica della camicia sbottonata Areal notò qualcosa, afferrò il polso sinistro di Draco e studiò il suo avambraccio attentamente.

Il Marchio non c’era più. Al suo posto c’era un taglietto orizzontale all’altezza delle vene, già cicatrizzato.

-Cosa ricordi?-

Le chiese Draco quando si vide rivolgere un sguardo carico di dubbi.

-Dovrei essere morta.- fu la risposta.

Draco respirò a fondo ed iniziò a raccontare. Le disse di Harry Potter e di come aveva battuto per sempre Voldemort, della leggendaria bacchetta di sambuco appartenuta a Silente di cui Draco era diventato il padrone disarmando il preside sulla torre di Astronomia. Di Voldemort che aveva ucciso Piton, credendo che bastasse uccidere l’assassino del suo precedente proprietario per ottenere l’obbedienza della stecca della morte. Di Harry che aveva ucciso Voldemort grazie alla bacchetta di biancospino di Draco, che gli aveva sottratto quel giorno a Malfoy Manor, diventando così anche proprietario della Bacchetta di Silente, in mano a Voldemort, e vincendo la guerra.

Gli disse di come suo padre avesse usato una formula antica e maledetta per impedire che l’anatema che uccide che l’aveva colpita finisse di fare il suo corso, dopo essere stato rallentato dal suo scudo espanso. Gli parlò del sacrificio di sangue e dell’aiuto di sua madre e, mostrandogli la cicatrice sul polso, le spiegò:

-Ho usato la magia per chiudere la ferita, ma non intendo usarla per cancellare la cicatrice. Voglio che rimanga sul mio braccio sinistro come se fosse il residuo del marchio nero, voglio che rimanga per ricordarmi quanto ti amo e cosa ho fatto per riportarti da me.-

-Mi farai sentire in debito per tutta la vita?- sorrise Areal.

-Proprio così.- la baciò.

Areal lo guardò ancora e lo vide freddo, gelido, come lo era stato per tutto il racconto. Non la guardava, sembrava furente e spaventato al tempo stesso. Anche il modo di toccarla era sospetto, lo faceva con venerazione, quasi con la paura di ferirla o di osare troppo.

-Draco…-

Il ragazzo si voltò facendole capire che era pronto ad ascoltarla ma non le disse nulla. Era sempre più freddo e distante.

-Mi stai nascondendo qualcosa?-

-No. Perché dovrei?-

-Allora perché non mi guardi negli occhi quando parli? Perché sei così…-

-Ti sto guardando adesso.- precisò interrompendola.

Areal scosse il capo. Sapeva che qualcosa non andava, si accoccolò sul suo petto e il silenzio fra i due durò fin troppo a lungo.

-Draco?-

Il biondo scosse il capo in silenzio, senza osare guardarla, ed Areal sentì le lacrime pungerle gli occhi.

-Stavo per morire e tutto quello che sai fare è mentirmi? Non hai proprio considerazione di me?-

Draco le accarezzò i capelli, teneva una mano dietro la nuca e l’altra su di lei. Fissava il vuoto. –Ti sbagli. È proprio perché ricordo che stavi per morire che vorrei solo che tu riposassi ancora un po’.-

-Risposare?- Areal si sollevò da lui per guardarlo negli occhi. –Tu non vuoi farmi stare male, ecco perché mi nascondi le cose. Cosa c’è di tanto grave che non puoi dirmi?-

Draco si mise a sedere e la prese dalle spalle, il suo sguardo furente quasi la terrorizzò.

–Dormi!- le ordinò.

Areal trattenne le lacrime e si lasciò guidare fino a distendersi sul letto con la testa sul petto di Draco. Rimase lì tranquilla, ma il biondo cambiò senza preavviso, la strinse e la sua voce parve quasi implorante.

-Dormi solo ancora un po’…-

Areal capì che Draco aveva ancora paura di perderla, forse credeva che potesse svenire di nuovo e, se davvero c’era qualcosa di brutto di cui doveva parlare, non era certo quello il momento adatto.

Lo abbracciò a chiuse gli occhi.

-Un momento.- esclamò Draco. –Non sai cosa ti nascondo? Non hai sognato il modo in cui è finita la battaglia?-

Areal lo guardò capendo benissimo cosa voleva dire. –No-

Il ragazzo si abbandonò sul cuscino, pensieroso. Poi sorrise.

–Era come pensavo. Il tuo potere da sensitiva è stato risvegliato dalla magia di… Voldemort- ebbe il coraggio di dire. –Ma ora che lui è morto, si è portato via con sé le tue visioni. Lui ti ha dato quella magia e lui te l’ha tolta.-

-Che liberazione!- soffiò la ragazza.

-Avrebbe potuto aiutarci…-

-Voglio essere una persona normale, e poi, non eri stanco di me che conoscevo ogni tuo segreto?-

Draco abbassò gli occhi, le accarezzò una guancia a acconsentì.

-Hai ragione. Ora dormi.-

 

Così come Draco stava evidentemente nascondendo qualcosa ad Areal, anche quest’ultima aveva nascosto una cosa al ragazzo. Non aveva sognato ciò che era accaduto mentre era quasi morta con i suoi poteri da sensitiva ma, mentre era a metà fra la vita e la morte, aveva visto qualcosa di molto significativo che non avrebbe mai dimenticato.

Si trovava a vagare nel cielo buio della notte come se fosse una stella, una stella dell’universo.

O meglio: della galassia.

C’erano milioni di stelle e lei volava tra esse come un corpo celeste, come un angelo, come qualcosa che non esiste ma che vede, sente e soprattutto ricorda. Vide delle stelle allineate a qualcosa gli disse che era la costellazione del Drago. Volò fra altre forme di stelle, fra cui rimase più a lungo, sentendosi protetta.

Era la costellazione dello scorpione.

Che quell’agglomerato di stelle le era stato mostrato dal suo ultimo barlume di potere da sensitiva, Areal non lo sapeva, ma la costellazione dello scorpione le aveva tenuto compagnia mentre i Malfoy cercavano di richiamarla alla vita.

Anche se fosse morta, Areal sapeva di essere al sicuro con la costellazione del Drago, protetta da quella dello scorpione e vegliata da un’intera galassia.

Drago, scorpione, galassia.

Era presto per capire cosa significasse, ma non lo avrebbe mai dimenticato e, un giorno, sarebbero diventate per davvero il suo unico mondo.

 

Quando si era svegliata non aveva avuto tanto tempo da dedicarsi, erano troppe le voci che sentiva dal paino di sotto e, nonostante avesse un po’ di paura, era ansiosa di correre in sala Grande. Si era data una ripulita, aveva legato i lunghi capelli neri in un’alta coda di cavallo ed aveva indossato le prime cosa che aveva trovato: camicia bianca e gonna corta nera.

Areal aveva sceso le scale che dalla torre dei Corvonero portavano ai piani inferiori e mai le erano sembrate così tante. Arrivata a destinazione, la ragazza fece timidamente capolino dal muro che dava sulle scale e vide fiumi di gente che entravano a uscivano dalla sala Grande. Non ebbe molto altro tempo per sbirciare, perché qualcuno andò a stanarla dal suo nascondiglio.

-Mi hanno detto che sei viva per miracolo. Posso avere l’onore di toccare la miracolata?-

Davanti a lei c’era Canni, con le mani tese per invitarla a scendere le scale.

Areal sorrise, prese quelle mani, scese le scale ed abbracciò l’amica.

Il vero miracolo era potersi riabbracciare con il sole fuori che splendeva indisturbato, senza nubi oscure a minacciare il futuro.

Quando si separarono, Canni la fece voltare, dicendole: -Ho una sorpresa per te!-

Davanti ad Areal adesso c’erano due ragazze, una con i capelli rossi era una con i riccioli castani.

Jude e Emma, fuggite all’inizio dell’anno perché una era nata Babbana e l’altra mezzosangue, erano di nuovo lì. Le tre si abbracciarono, si salutarono e trattennero a stento le lacrime di gioia. Era quasi un sogno, nessuno credeva che la morte di Voldemort fosse avvenuta per davvero.

Poco dopo arrivò anche Erick, e il gruppetto ricomposto di amici rimase unito a chiacchierare per un po’.

Dalla sua nuova posizione, Areal poteva vedere la sala Grande gremita di gente, ma non riuscì ad individuare la testa bionda che cercava. Poco dopo a loro si unì Luna, che abbracciò uno ad uno tutti loro e rimase a lì per un po’. In seguito li raggiunsero un ragazzo di Tassorosso, amico di Erick, rimasto a combattere e con ancora i segni della battaglia sul volto. Infine arrivò Ginny Weasley.

Areal era contenta, si sentiva bene, quelle persone l’avevano sempre pensata come lei, avevano sperato in quel giorno di pace ed avevano lottato per averlo. Tutti loro tranne Emma e Jude avevano fatto parte dell’Esercito di Silente, si erano conosciuti, aiutati a vicenda ed, in fine, potevano dire di essere sopravvissuti alla battaglia finale contro Voldemort e i suoi Mangiamorte.

Quando Ginny e Luna se ne andarono, Areal riprese a lanciare sguardi in tutte le direzioni in cerca di Draco, ma niente. Sapeva che era assurdo trovarsi a chiacchierare con due delle più care amiche di Harry il secondo prima, e quello dopo cercare un Mangiamorte tanto nemico del salvatore del mondo magico.

Ma lei era questo: il tramite. La combattente dell’ES che amava un Mangiamorte convertito al bene.

-Guarda che stai cercando nella direzione sbagliata…- le disse Canni.

Quando l’amica le indicò l’angolo giusto della sala, Areal vide tre teste bionde anziché una. L’intera famiglia Malfoy era voltata verso di lei e, era pronta a scommetterci, l’avevano osservata per tutto il tempo. Non era riuscita a vederli perché, dalla posizione in cui stava, gli aveva dato le spalle.

Sorrise loro e Draco si allontanò dalla madre per avanzare verso di lei. Si incontrarono a metà strada prendendosi per mano. Non si dissero nulla, il ragazzo non usò frasi del tipo: ci sono delle persone che voglio farti conoscere. Si limitò a guidarla verso i suoi genitori ed Areal lo seguì.

Quando arrivò da loro Areal era stretta a Draco, strinse le mani dei suoi futuri suoceri che l’accolsero con riguardo. Lucius guardava lei e il figlio con orgoglio, chiacchierando come un gentiluomo qualunque e Narcissa, da madre qual’era, non si lasciò sfuggire l’occasione di riservare alla nuova arrivata in famiglia un fugace abbraccio.

Areal doveva la vita a quella famiglia e i Malfoy le erano riconoscenti, non avrebbero mai dimenticato quello che aveva fatto per Draco e ciò che ancora rappresentava per lui.

La famigliola rimase tranquillamente a parlare fino a quando Canni non chiamò Areal.

La ragazza si voltò e, seguendo lo sguardo dell’amica, individuò due signori appena arrivati.

La prima era una donna molta alta e in carne, impellicciata e dall’aria smarrita, il secondo era un uomo visibilmente più basso della moglie, stempiato e col panciotto.

Areal si divincolò dal braccio di Draco sulla sua spalla e corse dai suoi zii. Li abbracciò forte soprattutto la cara zia Matilde, che non voleva lasciarla andare più.

-Oh, Areal, ho salutato Molly Weasley poco fa, eravamo compagne di casa. Mi ha detto che hai aiutato nella battaglia e che il professor Vitious è orgoglioso di te.-

Areal sorrise alla zia chiedendole inutilmente di smettere di piangere e ripetendole che stava bene.

-Eravamo molto preoccupati, ti avremmo preferito a casa e al sicuro, ma siamo fieri di sapere che hai lottato anche tu.- le disse zio Phil, da buon vecchio Grifondoro. 

Rimasero a parlare per un po’ ma, quando una signora venne a salutare i suoi zii, Areal si divincolò raggiungendo Draco fermo poco distante da lei.

-Dobbiamo farlo?- le chiese il biondo.

-Direi di sì.-

Areal tornò dagli zii, aspettò che finissero di salutare e dopo di ché prese sua zia Matilde e la guidò verso la sala Grande.

-Vi devo presentare qualcuno…-

Anche Draco tornò dai suoi e, quando Areal fu vicina, la prese per mano ed insieme i due giovani fecero avvicinare fra di loro le due coppie di coniugi, che ora erano l’una di fronte l’altra. I loro figli abbracciati al centro fra di loro non ebbero bisogno di aggiungere nulla, il modo in cui si guardavano, il modo in cui si tenevano stretti, non lasciava spazio a dubbi.

E zia Matilde e zio Phil capirono.

I Malfoy sapevano già tutto, avevano avuto modo di sapere che loro figlio era innamorato e avevano anche potuto conoscere la ragazza, ma i signori Finneger no. Loro non sapevano neppure che la loro Areal si vedesse con un ragazzo ma, soprattutto, non sapevano che questo era un Malfoy.

Zio Phil era il responsabile delle finanze al ministero, sapeva bene chi era Lucius Malfoy, sapeva che era finito ad Azkaban e che era un noto Mangiamorte, oltretutto lo zio era stato un Grifondoro da giovane, come poteva accettare quell’uomo malvagio?

Zia Matilde, da ex Tassorosso, aiutava il prossimo ed odiava sin da piccola le signore snob con la puzza sotto al naso, ed in quel momento, l’odiata Narcissa Black, che disprezzava sin dai tempi della scuola, le stava davanti.

I signori Malfoy erano caduti in disgrazia, avevano perso tutto e le umiliazioni subite erano state troppe, ma sarebbero davvero stati capaci di stringere un legame con quelle persone così diverse da loro?

La tensione si poteva quasi toccare.

-Phil Finneger. Lei deve essere il signor Lucius, abbiamo lavorato insieme ad una pratica per ordine del primo ministro, qualche tempo fa.- Disse lo zio, rompendo il ghiaccio e tendendo la mano al signor Malfoy.

Lucius parve stupito, si riprese e strinse la mano al signor Phil.

-Mi ricordo.- disse. –Molto piacere.-

Dopo qualche istante Narcissa e Matilde si strinsero sbrigativamente la mano, con freddezza e provarono, come i mariti, ad intavolare una conversazione. A dire il vero Narcissa fece l’unica mossa giusta per conquistarsi Matilde: si complimentò di Areal.

Zia Matilde ne fu orgogliosa e dialogò con la signora Malfoy con molta più serenità.

Era quello il clima giusto, ad Hogwarts con tutte quelle famiglie che si ritrovavano per piangere i propri morti o festeggiare gli eroi sopravvissuti.

Tutti insieme per la pace.

In un’altra qualsiasi occasione i Finneger e i Malfoy si sarebbero urlati contro e non avrebbero mai approvato l’unione dei figlia ma, in quel momento, l’unica cosa che contava era la pace.

Bisognava andare avanti e ricominciare tutto abbattendo ogni pregiudizio e buttandosi il passato alle spalle.

Draco ed Areal, vedendo che tutto procedeva per il meglio, si allontanarono. Non sarebbe stato facile per le due famiglia andare d’accordo, ma ci avrebbero provato.

 

Draco guidò Areal fuori nel giardino, lontano da sguardi indiscreti ed insieme camminarono verso il loro luogo, ovvero le rive del lago nero. Lì si erano dati lezioni a vicende, si erano conosciuti ed era nato il loro rapporto.

Draco si appoggiò con la schiena ad una roccia ed iniziò a parlare:

-Sai perché ero così freddo, prima, quando ti sei svegliata?-

Areal lo ascoltò in silenzio.

-Credevo che quella fosse l’ultima volta che potevamo stare insieme e che dopo mi avrebbero arrestato.-

La ragazza non disse nulla, non osava neppure, il colpo al cuore che quelle parole le avevano dato le tolsero il respiro.

-Ma Harry Potter è venuto da me, prima, mi ha parlato. Dice che testimonierà a nostro favore e che dirà che lo abbiamo aiutato.-

Areal lo guardò e poté solo immaginare la discussione fra Harry e Draco, sicuramente tesa e piena di significati. Era stata l’ultima conversazione fra due nemici dopo tutto quello che era successo. Draco aveva fatto molti errori, ma si era anche sdebitato, ed Harry lo sapeva.

Peccato che l’orgoglio non si può abbattere, penso Areal.  

-Mi ha ridato questa…- disse il biondo, mostrando alla ragazza la sua bacchetta di biancospino.

Areal spalancò gli occhi.

-Parleremo dopo di lei.- disse Draco.

Quando il ragazzo si voltò, Areal credette di affogare nel grigio dei suoi occhi, adesso decisamente più sereni di prima, sempre seri, ma sereni. Aveva avuto modo di stare in compagni di quel Draco solo poche volte, ed era sempre bello ritrovarlo quando era così spensierato, senza un’ombra scura alle sue spalle pronta ad inghiottirlo.

-All’inizio di quest’anno ti ho regalato la collana che porti al collo,- iniziò il ragazzo. –Ti ho detto che l’ho fatto per proteggerti, ma anche che per me aveva un significato.-

Areal restò in silenzio, guardò solo Draco prenderle entrambe le mani ed inginocchiarsi davanti a lei.

-Vuoi tu, Areal Claire Foreberth, diventare ufficialmente la fidanzata del qui presente Draco Lucius Malfoy, e sposarmi quando avremmo l’età adatta per farlo?-

Areal si coprì la bocca con le mani e gli occhi le si fecero lucidi.

-Sì, sì, sì- piagnucolò inginocchiandosi e abbracciando di scatto il suo Draco.

Si baciarono e lui si alzò stringendola forte fra le braccia, sollevandola per un istante da terra.

-Ti amo.- le ricordò Draco.

Areal non ebbe il tempo di rispondere, poiché qualcuno avanzò a grandi passi verso di lei.

-Dovrai passare sul mio cadavere, Malfoy, prima di portarmi via mia figlia!-

Daniel Foreberth avanzò a grandi passi uscendo dalla Foresta Proibita. Non indossava più abiti da Mangiamorte, ed Areal lo riconobbe solo dai folti capelli neri e dalla barba.

-Non ti avvicinare a lei!- ringhiò Draco gettandosi verso il nuovo arrivato.

-No!- urlò Areal, bloccando Draco.

Quando Daniel si fermò, la ragazza guardò Draco negli occhi. –Lo conoscevi?- gli chiese.

Draco guardò l’uomo con odio evidente. –No. So soltanto che è un Mangiamorte venuto qui dall’America due giorni fa, per aiutare tu-sai-chi.-

-Si dia il caso che sia suo padre e che non permetto che un seguace dell’Oscuro le metta addosso le sue luride mani!-

Draco avanzò brutalmente, ma Areal lo tenne fermo.

-Voldemort è morto!- scandì Draco. –E neanche quand’era in vita sono stato un suo fedele. A differenza di qualcun’altro…-

-Come osi!- ringhiò l’uomo. –Morirai anche tu per mano mia se tocchi ancora mia figlia.-

-Perché non ti fai avanti, allora!-

-BASTA!- strillò Areal. –Fermi tutti e due!-

La ragazza si mise davanti a Draco e guardò il padre, seria, senza paura.

–Ho ascoltato la tua storia, capisco che hai sempre cercato di difendermi e che non volevi che mi accadesse niente di male. E lo apprezzo. Ma se ti eri ripromesso di proteggermi, bè, hai seriamente rischiato di non poter mantenere la promessa, perché stavo davvero per morire.-

Daniel spalancò gli occhi.

-Sono stata ad un passo dalla morte per diversi minuti e devo la mia vita a Lucius, Narcissa e Draco Malfoy. Loro mi hanno salvata, gli devo tutto. Se non ti sta bene che stia con loro o che ami Draco, per me puoi anche andartene perché non mi importa cosa pensi.-

L’uomo chinò il capo e cambiò totalmente espressione, sembrava avvilito e mortificato.

-Davvero l’avete salvata?- chiese a Draco.

Lui fece un rigido cenno con il capo.

-Mi dispiace…- disse Daniel. –Per la seconda volta sono riuscito a cavarmela senza che nessuno sospetti di me e dalla mia identità. Vorrei solo poter conoscere mia famiglia e tentare di essere un padre, anche se è troppo tardi.-

-Non so se riuscirò a dimenticare ciò che hai fatto, ciò che eri. Per ora so soltanto che, se zia Matilde sapesse di te, le verrebbe un infarto. Mi serve tempo, entrambi sapremo come ritrovarci. E tu sei disposto ad accettare le mie idee?-

Ci fu un attimo di silenzio, Draco rimaneva all’erta alla spalle di Areal.

-Ci rivedremo!- affermò Daniel. –È una promessa.-

Detto ciò l’uomo si allontanò e sparì nella Foresta Proibita.

-Mi racconterai quello che non so di lui, vero?- disse Draco, lo sguardo fisso verso la foresta, ancora teso.

-Sì.-

Il ragazzo la guardò e le offrì la mano. –C’è una cosa che devo fare, vieni con me?-

 

I due rientrarono nel castello, si divincolarono fra la folla e salirono fino al primo piano, il più grande e luminoso. Draco si avvicinò verso una grande teca che conteneva tutti i trofei di Hogwarts, da quelli di Quidditch ai vecchi cimeli appartenuti ai quattro fondatori.

-Mi presti un attimo la tua bacchetta?-

Areal prese la propria bacchetta bianca e la pose al ragazzo. Quest’ultimò l’agitò e l’anta di vetro si aprì e al suo interno comparve un rialzo di bronzo con una targa vuota davanti. Fatto ciò, Draco estrasse dalla giacca la sua bacchetta nera di biancospino e la depositò con cura sul rialzo, dietro la targa.

Chiuse la vetrina e, ad un secondo colpo di bacchetta, la targhetta venne incisa con tali parole:

La Bacchetta con cui Harry Potter ha sconfitto per sempre Voldemort.  

Areal osservò Draco con un mezzo sorriso, era fiera di lui e della sua scelta, ma notò la tristezza nei suoi occhi.

-Era la tua bacchetta, c’eri legato…-

-Non voglio la bacchetta che ha ucciso Voldemort, mi farebbe troppo impressione. Oltretutto non è più mia, Potter me l’ha vinta. Questo è il posto che le spetta.-

Quando le venne restituita la propria bacchetta, Areal la guardò un solo istante, poi studiò il volto di Draco.

-So che tu ed Harry non siete mai stati in buoni rapporto, ma scommetto che non avrà nulla in contrario se aggiungo qualcosa…-

Areal agitò la bacchetta e all’iscrizione sulla targhetta si aggiunsero poche parole:

Appartenuta a Draco Malfoy.

Il biondo parve riflettere. –Non voglio essere ricordato, non in questo modo, non lo merito.-

Areal capì, agitò ancora la bacchetta e l’iscrizione divenne:

La Bacchetta con cui Harry Potter ha sconfitto per sempre Voldemort.

Appartenuta a D.L.M.

Draco sorrise. –Così può andare, ha un ché di misterioso!-

Areal si appoggiò alla sua spalla, lo strinse un attimo o poi sollevò il viso.

-Ti amo.- gli confessò.

Draco fece uno strano sorriso. -È la prima volta che me lo dici…-

La ragazza fece un’espressione maliziosa mentre i loro volti si richiamavano a vicenda.

-Allora non dimenticare mai questo momento.-

Draco finse di pensarci sopra. -Me lo ricorderò!-

La promessa venne sigillata con un bacio.

 

 

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

*******************************

 

 

 

Ci siamo, il prossimo sarà l’ultimo capitolo!! Alla fine ci siamo arrivati.

Grazie di cuore a chi ha seguito la storia, magari lasciatemi un vostro pensiero.

Baci, al prossimo ed ultimo capitolo!

 

 

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Capitolo 51
*** Il drago, lo scorpione e la galassia ***



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Epilogo:

Epilogo:

 

52. Il drago, lo scorpione e la galassia

 

19 anni dopo

 

 

-Qualcuno mi spiega perché siamo venuti qui con una macchina volante?- chiese in tono lagnoso il giovane. –Avremmo potuto smaterializzarci, oppure usare le scope!-

La stazione di Londra era talmente tanto affollata, che quasi bisognava urlare per parlarsi. In quella mite giornata di settembre il cielo era limpido ma del sole nessuna traccia, un venticello leggero di tanto in tanto muoveva le foglie degli alberi.

-A tua madre non piace smaterializzarsi e ha paura delle scope. A tua nonna si scombinerebbero troppo i capelli volando e tua sorella è troppo piccola per farla smaterializzare. Le motivazioni sono state di tuo gradimento, Scorpius? Per oggi va bene così?-

Il ragazzino guardò il padre con disappunto, ma questo, appoggiato com’era al carrello con i bagagli, non lo vide, e fu un bene.

-Invece di dare tutte le colpe a me, perché non pensate ai bagagli? L’auto è l’unico mezzo con un bagagliaio!-

Draco Malfoy si voltò verso la moglie, intenta a giocare con la più piccola della famiglia che teneva fra le braccia.

-La cervellona della famiglia sei tu, d'altronde!-

Areal lo guardò e si sorrisero in modo strano, uno di quei sorrisi fra innamorati che giocano a provocarsi, dopo anni di complicità.

Scorpius fece una smorfia senza essere visto.

-Mai e poi mai avrei pensato che io, io, potessi finire a perdere il mio tempo in cerca di parcheggio qui a Londra.- brontolò qualcuno mentre si avvicinava.

La bambina fra le braccia di Areal si sporse quando vide arrivare i tanto amati nonni. Lucius, su cui i venti anni trascorsi si facevano sentire, camminava sorreggendosi al suo fedele ed elegante bastone da passeggio. Era ben vestito e, nonostante l’età, camminava con disinvoltura, come un grand’uomo, proprio come ai vecchi tempi. La moglie Narcissa si teneva stretta al suo braccio e passeggiava osservando tutto col mento all’insù. Su di lei gli anni trascorsi avevano lasciato meno segni e la sua elegante bellezza non era ancora appassita.

-Piccola Galacia, vuoi venire in braccio a me?- chiese premurosamente Narcissa, quando fu vicina ad Areal.

Galacia aveva cinque anni, capelli di un biondo pallido lunghi e lisci come seta e piccoli occhi blu. Era un bambina speciale, Areal lo ripeteva sempre e se ne convinceva giorno dopo giorno. Riusciva a sciogliere la compostezza di nonno Lucius e nonna Narcissa con un solo sorriso, come neanche Scorpius era stato capace di fare.

I suoi due figli erano molto diversi.

Scorpius era la miniatura di Draco così come Draco lo era stato di Lucius. Era schivo, orgoglioso e sempre attento al giudizio del padre e, spesso, anche a quello del nonno. Tuttavia, Areal sapeva che le diverse esperienza vissute, facevano la differenza fra padre e figlio. Scorpius non era diffidente come Draco, sapeva anche essere gentile e, nonostante lo nascondesse, il cuore altruista della madre era presente in lui. Anche se in piccola parte. Sarebbe di sicuro stato un Serpeverde, non c’erano dubbi, eppure spesso leggeva i libri della madre e i suoi sguardi facevano credere che nascondesse molto più intelletto di quello che mostrava realmente.

Ma il piccolo prodigio rimaneva Galacia. La piccola di casa Malfoy aveva imparato a leggere da sola, capiva tutti i discorsi che ascoltava e adorava la musica del pianoforte che suonava la madre. La sua caratteristica era quella di non parlare molto, anzi, non parlava mai. Il padre ci aveva provato diverse volte ma, dopo aver dimostrato di saper parlare, Galacia rimaneva in silenzio e si faceva capire a gesti. Areal diceva che la sua piccola era troppo furba per sprecare il suo tempo in discorsi, e forse aveva ragione.

-Possiamo andare? Non vorrei fare tardi.-

Alla parole del figlio, Draco fece un respiro profondo e, preso il carrello, si incamminò verso il binario nove e tre quarti. Scorpius sorrise soddisfatto ed iniziò a seguire il padre, chiaramente soddisfatto di essere stato accontentato.

Areal sorrise nel vedere quella scena.

Amava suo figlio e il figlio amava la madre, avevano molto in comune e sapeva che Scorpius avrebbe fatto di tutto per lei, che la rispettava e tutto il resto. Peccato che il legame che c’era tra padre e figlio non si potesse cambiare, né eguagliare. Scorpius pendeva dalle labbra del padre e Draco era sempre orgoglioso di ogni suo successo, anche il più piccolo. Passava ore ad insegnargli tutto ciò che sapeva e lo portava spesso con lui in giro per la città, dicendo che avevano faccende da uomini da sbrigare.

In loro Narcissa rivedeva Draco e Lucius e aveva dannatamente ragione. Forse, e solo forse però, Draco era un pizzico più dolce di quando lo era stato il padre con lui, ma solo un po’.

Galacia amava tutti. Era pazza del fratellone, affettuosa con il padre e tutta sorrisi per i nonni. Areal pensava che a volte, quando rimanevano da sole a casa, in silenzio, riuscisse a comunicare con la figlia come con un’adulta.

-Vai pure Areal, rimaniamo noi con Galacia.- Disse Narcissa.

Areal acconsentì e si incamminò verso il marito e il figlio, ed insieme raggiunsero il binario incantato.

-Sarò Serpeverde, vero?- chiese Scorpius, camminando avanti ai genitori.

-Non ci sono dubbi!- sospirò Areal.

-Non sarai gelosa?- le chiese Draco, offrendole il braccio.

Areal si mise a camminare a braccetto col marito, appoggiò la testa sulla sua spalla e sospirò un no.

Da quando la battaglia contro Voldemort era finita tutto era cambiato, chi veniva assegnato alla casa dei Serpeverde non era più considerato cattivo a vita. Tutto era diverso, il lato oscuro della magia e le sue minacce rimanevano solo un ricordo lontano.

Si sentì improvvisamente un sonoro PLOF e dal nulla accanto ad Areal comparve un simpatico elfo domestico. Era chiaramente una femmina, dato il curato vestitino panna che indossava.

-Scusi il ritardo, padrona Areal!-

-Non c’è problema Wexly!-

-Permettetemi di aiutarvi…- disse l’elfa, togliendo il carrello di mano a Draco ed iniziando a trascinarlo da dietro di loro, anche se era più alto di lei.

Quando il matrimonio fra Areal e Draco era stato annunciato, fra i regali di nozze, c’erano state molte cose strambe, ma una le batteva tutte.

I due si erano sposati una calda mattina di luglio, con Draco che aveva compiuto ventuno anni a giugno ed Areal che li avrebbe festeggiati a dicembre. Avevano passato quegli anni di fidanzamento ufficiale nel migliore dei modi, con appena qualche lite ad animare le loro giornate. Era stato magnifico, una favola. Uscivano insieme, facevano lunghe passeggiate e poi c’erano le cene a casa dei rispettivi suoceri e le volte in cui sgattaiolavano di nascosto nelle proprie camere o in altri posti strategici per qualche attimo di intimità.

Narcissa, nonostante la sua freddezza apparente, era un’ottima madre e aveva subito iniziato a voler bene ad Areal, ed Areal ne voleva a lei e, senza togliere nulla a zia Matilde, vedeva in Cissy una seconda madre.

Matilde con Draco era stata molto più esigente, facendo la difficile a lungo, ma in fine aveva accettato quel ragazzo educato e capito che avrebbe protetto la sua piccola per sempre.

I Malfoy si erano ripresi gradualmente, avevano perso Malfoy Manor, dovendosi trasferire nella vecchia dimora dei Black, ma Lucius aveva trovato un nuovo lavoro fuori dal ministero e lentamente il passato si era distaccato dal presente e tutto era potuto ricominciare da capo, con i Malfoy nuovamente benestanti anche se non più temuti.

E questo era un bene.

Avevano fatto molto per sdebitarsi, l’impresa più grande di tutte era stata usare i loro fondi alla Gringot per aiutare nella ricostruzione di Hogwarts. Adesso a scuola c’era una targa in ringraziamento ai Malfoy e alle altre famiglie, e Scorpius sarebbe potuto essere fiero del padre senza vecchie ombre ad oscurarlo.

Il matrimonio fra Draco e Areal non era stato né sfarzoso né eccessivo sotto esplicita richiesta della futura sposa. Alla cerimonia in chiesa avevano partecipato solo pochi parenti e amici, e il rinfresco si era tenuto su un ampio prato allestito per l’occasione. Lì tutti i conoscenti delle due famiglie si erano presentati per portare i loro auguri e saluti agli sposi.

Il giorno dopo erano arrivate le sorprese, e la gara a chi aveva fatto il dono di nozze più strano era iniziata.

Il signor Daniel Foreberth era ricomparso dopo un anno dal suo addio, con la chiara intenzione di riallacciare i rapporti con la figlia. Matilde non avrebbe mai saputo di lui, ed Areal accettava di vederlo e di trascorrere del tempo con lui, ma Draco aveva imposto di essere presente. Il ragazzo non si fidava di quell’uomo ma, stranamente, Daniel si fidava di lui.

Una settimana prima che i due si sposassero, Daniel aveva portato il suo regalo di nozze: un paio di chiavi.

Areal le aveva prese in mano senza capire ma, nel riconoscerle, Draco aveva spalancato gli occhi e, per poco, non gli era venuto un attacco di cuore.

Daniel aveva sfruttato tutte le sue conoscenze e tutti i suoi fondi per ricomprare Malfoy Manor, e quello era stato il suo dono di nozze. In questo modo si era guadagnato la fiducia di Draco, entusiasta di poter crescere i suoi futuri figli nella casa in cui era cresciuto lui, ed ogni attrito passato era stato sepolto.

Il secondo giorno da sposati, a Malfoy Manor, qualcuno aveva bussato alla porta. Areal era andata ad aprire trovandosi davanti uno strano elfo domestico con in mano una lettera che le pose.

La fondazione C.R.E.P.A, fondata da Hermione Granger in difesa degli elfi domestici maltrattati, vede nella gentile signora Areal Foreberth Malfoy, la giusta padrona per questa giovane elfa. La fondatrice dell’associazione tiene ad informare la gentile signora Malfoy, che l’elfa che le viene donata è laboriosa, umile e bisognosa di una nuova famiglia da servire. In oltre, sempre la fondatrice, confida nella gentilezza della signora Malfoy, ed è certa di aver fatto la scelta giusta.

Da considerarsi come un regalo di nozze in ritardo.

Da Hermione, Ron ed Harry.

Areal avrebbe tanto voluto invitare il trio al matrimonio, ma non c’erano stati più contatti dalla fine della scuola e i Potter i Waesly e i Malfoy non erano certo persone che potevano sedersi allo stesso tavolo a scambiarsi i convenevoli. E la cosa era abbastanza evidente.

La signora Malfoy, come era stata chiamata nella lettera, sorrise all’elfa.

-Come ti chiami?-

-Wexly, signora-

-Benvenuta in famiglia Wexly!-

Da quel giorno Aral aveva trattato l’elfa più come una dama da compagnia che come un elfo domestico addetto ai lavori di casa. L’aveva vestita elegantemente, si occupava di lei e se la portava dietro quando andava a fare la spesa, permettendole anche di spingere la carrozzina quando i suoi figli erano piccoli. Le persone la guardavano incuriositi, ma il suo modo di trattare l’elfa aveva fatto grande pubblicità al C.R.E.P.A ed Hermione le aveva spedito una lettera di ringraziamento.

-Allora? Sto aspettando.- Disse Scorpius, quando la famiglia si fermò davanti al treno.

Draco ed Areal si guardarono senza capire.

-Niente raccomandazioni?- chiese il ragazzino. –Niente comportati bene, non fare questo, ricordati di studiare, sii giudizioso, attento a quello che fai, eccetara eccetera?-

-Però…- esclamò Draco, rivolto alla moglie al suo fianco. –L’ha imparata bene la solfa!-

Areal sorrise.

-Non c’è bisogno di dirti di studiare, tua madre dice che sei tale e quale a me ed io non sono mai andato bene a scuola, quindi lascia perdere. So che non hai il cervello di tua madre.-

Areal diede uno pugno affettuoso al marito per averle offese il figlio che, anche se non lo dimostrava, era rimasto ferito dalle parole del padre.

-Tua madre si fida di te e sa che ce la metterai tutta e che sei in gamba- scherzò Areal, dopo si finse seria. –E poi… se i tuoi voti dovessero essere così bassi… potremo sempre ridurre il numero dei regali di Natale!-

Scorpius fece un faccia allibita, Draco scoppiò a ridere.

A quel punto il treno fischiò e la famiglia capì di doversi salutare, Areal vide con la coda dell’occhio Draco che faceva un cenno rigido con il capo a mo dì saluto e, sul marciapiede opposto, vide la famiglia Weasley formata da Ron ed Hermione e soprattutto Harry Potter. Finse di non farci caso, poiché conosceva bene l’orgoglio del marito.

Scorpius abbracciò la madre baciandola sulla guancia, che gli disse:

-Ricordati di scriverci e, se non hai di meglio da fare, studia!-

-Prometto che mi impegnerò e che passerò le mie ore incollato alla scrivania a scrivere lettere!-

Areal sospirò, ovviamente si sarebbe potuta ritenere soddisfatta qualora avesse ricevuto una lettere al mese, massimo.

-Ah, mamma?-

-Sì?-

-Non ci rimarrai male se mi assegnano a Serpeverde, vero?-

Areal sospirò. –No Scorpius, ho già detto di no. Sei perfetto per quella casa.-

Areal vide il sorrisino complice fra padre e figlio e capì che dovevano essersi messi d’accordo, per far dire al ragazzo quelle parole. Draco era convinto che Areal odiasse i Serpeverde, ma come avrebbe potuto, dato che ne aveva sposato uno?

Scorpius salutò sbrigativamente il padre e per loro non ci fu bisogno né di abbracci né di parole, l’intesa che li univa si poteva leggere nei loro occhi.

Areal sorrise mentre il figlio li salutava con la mano e si affrettava a salire sul treno.

Scorpius incontrò alcuni amici e con loro trovò un vagone vuoto. Lo videro anche salutare due ragazzini, erano Rhalf e Georgia, i gemelli figli di Canni ed Eric. I ragazzi si conoscevano molto bene, dato che i loro genitori cenavano insieme ogni venerdì.

-Vuoi convincerti o no che non avrò alcun problema ad accettare che mio figlio sarà un Serpeverde?-

Draco finse di non sentire nemmeno la moglie, continuò a seguire con lo sguardo il figlio dal finestrino del treno.

-Draco?-

-Sì?-

-Mi stai ascoltando?-

Draco la guardò, le mise un braccio intorno alle spalle e le sorrise. –Volevo solo che il distacco fra te e lui non fosse troppo doloroso.-

-Io rimarrò a casa con Galacia, ci sarai tu, e so che Scorpius starà bene. E tu, riuscirai a stare senza il tuo adorato primogenito?-

-Certo!-

Areal nascose una risata, Draco non avrebbe mai ammesso che Scorpius gli sarebbe mancato.

-Sai, sono preoccupato…-

Areal guardò Draco ad occhi sbarrati, finse di misurargli la febbre con la mano. –Draco preoccupato? Che succede?-

Draco guardò il treno partire e il suo sguardo si oscurò leggermente.

-Forse non sarà orgoglioso di me a scuola, di suo nonno e del cognome che porta…-

La moglie capì, gli si mise di fronte e lo costrinse a guardarla negli occhi.

-I tempi oscuri sono finiti, c’è la tua vecchia bacchetta esposta ad Hogwarts ed anche una targa per l’aiuto economico che i tuoi genitori hanno dato tempo fa. Scorpius sa di avere un padre perfetto, che gli vuole bene e che non gli farà mai mancare nulla. Hogwarts gli regalerà tante belle esperienza, lo farà crescere, e so che sarà al sicuro. So che sarà felice.-

Draco la guardò intensamente e i suoi occhi grigi parvero schiarirsi, le mise una mano dietro la nuca e la baciò sulla fronte.

-Sono sempre stato invidioso della tua forza, sai?-

Areal rise. –Non fare il falso modesto, Draco Malfoy ama solo Draco Malfoy!-

-A quale Draco sei ferma? Le cose sono cambiate, adesso ci sei tu, Scorpius e Galacia. Amo voi più di me stesso. Ti basta?-

Areal lo guardò in silenzio, comunicarono in quel modo, il loro legame era ancora più spesso di quanto lo era stato un tempo, quando ancora indossavano la divisa di Hogwarts.

-Sì, mi basta.-

Draco guardò un’ultima volta la scia lasciata dal treno, poi mise un braccio intorno alla vita della moglie e si avviò per uscire dalla stazione.

-Torniamo a casa.-

 

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

Non ci credo, alle fine siamo arrivati alla conclusione. Spero che  vi abbia trasmesso e lasciato qualcosa, un’ emozione, un’ esperienza. Grazie a tutti per averla seguita e per la pazienza che avete avuto.

Davvero non ci credo che è finita, avevo anche in mente la trama per un eventuale seguito ma al momento non avrei mai tempo per scriverla e per pubblicarla ,quindi rimane un progetto impossibile. Mi dispiace lasciarvi, mi mancheranno i capitoli e vostri gentili commenti.

Lasciatemi, se volete, un saluto e un messaggio .

Grazie ancora per aver condiviso con me questa mia piccola creazione, per me ha significato tanto.

 

Un bacio, alla prossima, con affetto

Kaymi_11

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