SHI YASHA

di Yashachan
(/viewuser.php?uid=42)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITI ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2: LA FINE DEI GUAI ***
Capitolo 3: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** CAPITI ***


CAPITOLO 1: CAPITI
Lo vidi accanto alla macchinetta automatica, che stava per prendere la merenda per il secondo riposo. Voltò lo sguardo nella mia direzione e io mi coprii meglio con il sottocasco, sperando di non venir riconosciuta. In fondo erano quattro anni che non ci vedevamo, non si sarebbe nemmeno ricordato di chi fossi stata io per lui alle scuole materne e elementari. Io, però, non l'avevo mai dimenticato.
Gli passai oltre indisturbata, forse stava cercando con lo sguardo un suo compagno di classe, non me. Lo speravo ardentemente.
Scesi le scale, in silenzio, raggiunsi l'ammezzato. Niente. Raggiunsi il secondo piano, poiché le classi succursali del mio liceo erano al terzo. Niente nemmeno lì. A metà delle scale udii dei passi affrettati e all'ammezzato tra il primo e il secondo piano...
- Nicole!-
Voltai la testa di scatto, quasi inciampando sul gradino inferiore. Lui era lì. Scese alcuni gradini, ma inciampò, cadendo sull'ammezzato e sbattendo contro il muro.
Il mio spirito scoutistico di ambulanziere fu più forte della mia forza di volontà e gli fui vicino, alzandogli la testa.
- Dove ti fa male?-
Avvicinò la sua testa alla mia, stringendomi le spalle.
"Vuole... NOOOOOOOOOOOO!"
Lo mandai a sbattere a terra, correndo giù per le scale, accecata dalle lacrime e dalla rabbia. Raggiunsi il motorino, mettendomi dopo il casco e mettendolo in moto.
- Nicole! Aspetta!-
Feci scendere il motorino dal cavalletto e lo misi in strada. Salii e partii a tutto gas verso il luogo più sicuro che conoscevo: casa mia.
Sentii un altro motorino seguirmi e affiancarmi e guardai nello specchietto: era lui che mi inseguiva. Sterzai bruscamente, accelerando per rimettermi dritta e perdendolo di vista un attimo. Alla galleria fu ancora dietro di me e mi suonò col clacson del suo motorino. Sorpassai un'intera fila di macchine, come sempre, ma mi fu sempre dietro. Al verde diedi più gas che potevo, ma era ancora dietro.
Sembrava un incubo, ma sapevo che era la realtà.
Sembrò perdere terreno in piazzale, ma, come parcheggiai sotto casa mia e mi voltai per rientrare in casa, me lo ritrovai davanti. Cercai di evitarlo, ma si metteva sempre davanti a me.
- Lasciami passare.-
- No, finché non mi avrai ascoltato.-
Mi prese un polso, tirandomi verso di lui, ma riuscii a sfuggirgli e a correre in casa, barricandomi dentro.
"Mi ha pedinato... un altro... un altro da mandare all'ospedale..."
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
Andai al citofono.
- Nicole, senti, sono io...-
Gli chiusi il citofono in faccia e mi infilai sotto le coperte.
DRIN! DRIN! DRIN!
"Sarà la mamma... ah, no, oggi non viene a casa a pranzo... boh, forse sarà Elena."
Aprii la porta e lui entrò, chiudendola alle sue spalle. Non avevo scampo, se non raggiungere la veranda e buttarmi giù. Mi strinse tra le braccia, chiudendo completamente le vie di fuga. Cercai di spingere con le mani contro il suo petto per allontanarmi, ma niente.
Mi maledissi per aver indossato il maglione di mio fratello e non il mio, sempre accessoriato contro ogni problema.
- Nicole, ascolta, io...-
Le lacrime uscirono da sole, come alle materne e alle elementari, quando non riuscivo a controllare la mia emotività. Mi asciugò le lacrime.
- Non piangere, Nicole. Non so che ti abbiano fatto gli altri, ma non ti farò del male.-
Immaginavo che mentiva, mi ero già abituata alle false promesse e tentai nuovamente di liberarmi.
- Devi credermi, Nicole, non ti farò del male né ora né mai.-
- Come posso fidarmi di te, dopo tutto quello che ho passato?-
- Devi credermi sulla parola, Nicole, anche se sono anni che non ci sentiamo.-
- Quattro anni, per la precisione.-
- Sì, anch'io ti avevo visto quella volta, l'altro anno, nel parcheggio della centrale. Nicole, la mia fiamma per te non s'è mai spenta.-
- Nemmeno la mia per te, ma temevo che non mi avresti più riconosciuta dopo tanto tempo...-
- Invece ti ho riconosciuta all'istante, Nicole, e il mio cuore ha subito battuto più forte.-
DRIN! DRIN!
= CRAC = (scena rotta)
- Aspetta.- alzai la cornetta del citofono.- Sì, chi è ^.^?-
- Ciao, amooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooore!-
= CRIC = (nervo rotto)
- Ciao, Robert ^.^,- feci, fingendo allegria.- che c...o vuoi?- aggiunsi, con fare minaccioso.
- Tua madre e tuo padre hanno detto che ci sposeremo domani mattina ^.^.-
= CRIC =
- Co... co... cosa?!-
- Sì, hanno detto anche che se non mi sposi non potrai partire per il tuo viaggio.-
"Pugnale? No, troppo sangue. Bisturi? Stessa cosa..."- A che ora?-
- Alle dieci, ci sarai?-
- Ma certo... ^.^.- "Per ucciderti."
- Ciao, ...-
Gli chiusi il citofono in muso.
- Mi puoi dare una mano?- gli chiesi.
- Eh? Certo.-
Lo portai in camera mia e toccai un riquadro invisibile sotto il mio letto, siccome avevo in camera il letto a castello, e la mia riserva d'armi scese dal nascondiglio.
- Quale arma posso usare per eliminarlo?-
- Vuoi ucciderlo?-
- Perché no?-
- Ottima idea. Penso che questa vada bene per una mezza calzetta come lui. Come la porterai?-
- Semplice: addosso.-
- Il vestito da sposa?-
- Scherzi?- lo guardai, seria.- Non ho nessuna intenzione di infilarmi in quella robaccia, andrò con la mia tuta di volo!-
- Hai già il testimone?-
- Spero che non me l'abbiano già scelto.-
Mi strinse fra le braccia e ricambiai dolcemente il suo abbraccio.

Attenzione: niente recensioni = niente capitoli nuovi

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO 2: LA FINE DEI GUAI ***


CAPITOLO 2: LA FINE DEI GUAI
- Nicole, sei pronta?-
- Sì, papà, arrivo, aspetta un po'.-
Finii d'infilarmi gli stivali da volo. Certamente sarei stata la prima persona a presentarsi al proprio matrimonio con la tuta da volo.
- Come ti sei conciata?-
- Be', si va?- risposi, rifacendomi la coda, dopo aver appoggiato sul tavolo il casco.
- Andiamo.- disse, poco convinto.
Scendemmo e in macchina m'infilai il casco. Tutti tranne tre persone sapevano del mio piano.
Raggiungemmo la chiesa e mio padre mi accompagnò all'interno. Vidi una delle tre persone e gli segnalai il "tutto ok", abbozzando a un sorriso.
- Non sembri una che stia per sposarsi.- commentò, preoccupato, mio padre.
- Tutto a posto, papà.-
Mio padre mi lasciò accanto al mio "sposo", presto cadavere, come pensavo, e si sedette al suo posto, accanto a mia madre, parlando sottovoce con lei.
- Siamo qui per unire in matrimonio Robert e Nicole, un sacro vincolo che mai si spezzerà.-
"Sì, come no!"
- Chi ha qualcosa da dire lo dica ora o taccia per sempre.-
- Io, Alice, ho qualcosa da dire.- Alice si alzò in piedi.- La mia amica qui presente Nicole odia a morte quell'essere che è costretta a sposare: che lo stregone venga messo al rogo!-
Mi venne da ridere: non avevamo ideato l'ultima battuta, ma l'improvvisazione le era venuta piuttosto bene.
- Io, Deborah, ho qualcosa da dire.- Deborah si alzò, accanto a Alice.- Nicole, quando lo picchi, pestalo duro.-
- Puoi contarci!-
- Anch'io ho qualcosa da dire.- si fece avanti tra la folla un ragazzo incappucciato.
- Chi sei tu?-
Il nuovo si abbassò il cappuccio sulle spalle.
- Piero! Maledetto!- urlò Robert.- Non ti lascerò prendere la mia sposa!-
- Ehi, chi lo dice che sono tua?- ribattei, tirandogli un pugno in testa.
- Noi!- urlarono i miei genitori.
- Andiamo fuori a combattere per sapere di chi sono, la chiesa non è un luogo adatto.-
Corremmo tutti fuori, come previsto, e andammo nello spiazzo erboso accanto alla chiesa. Da una parte eravamo io, Piero, Alice e Deborah, dall'altra Robert, i miei genitori e gli invitati, praticamente tutta la città.
- Ragazzi, pronti?- chiesi.
- Sì, pronti!-
Tirai fuori il mio pugnale da volo mentre gli altri tiravano fuori le loro armi.
- Pensate di sconfiggermi con quei giocattoli?-
Alzai il pugnale al cielo.
- KAANAMA, F'TAN, KATHULU!- urlai.
Il pugnale fu colpito da un fulmine e subito diventò uno spadone a due mani, che tenni tranquillamente in mano. Anche gli altri trasformarono le loro armi.
- Ora ci temi?- gli chiesi.
Lo vidi sudare freddo, non sapeva dei nostri poteri. Ci alzammo in volo.
- Mizu!- urlai.
- Hi!- urlò Piero.
- Yasha!- urlò Alice.
- Shi!- urlò Deborah.
Fummo circondati di luce. I nostri aspetti si modificarono. A tutti noi le orecchie si spostarono verso l'alto, diventando di forma canina, i capelli si allungarono diventando i miei azzurro chiarissimo (N.d.Yc: vedi capelli di Inu Yasha sulle copertine del manga), quelli di Piero biondi, quelli di Alice bianchi e neri quelli di Deborah, zanne ci crebbero in bocca al posto dei canini e le unghie si allungarono. Ci voltammo all'unisono verso Robert, ormai rimasto solo a causa del fuggifuggi generale, e non dava segni di preoccupazione.
- Va bene, va bene, chiedo perdono!- disse, inginocchiandosi e prostrandosi a terra.
Un enorme gocciolone comparì sulla testa di ciascuno di noi. Mi abbassai, andandogli accanto.
- Davv...-
Non riuscii a finire la frase perché mi strinse, cercando di baciarmi.
- HENTAI!-
Lo trapassai, uccidendolo con le mie mani, e lo scaraventai lontano. Piero mi raggiunse e mi strinse a sé. Vidi i miei genitori, bianchi di paura.
- Vuoi non siete degli yasha, vero?- chiesi loro.
Dissentirono. Lo sapevo, mi avevano rapita. Noi quattro yasha tornammo al corpo umano, molto più familiare del nostro originale, e prendemmo i nostri zaini.
- Su, ragazzi, si parte!-
---
KAANAMA, F'TAN, KATHULU! = non l'ho inventata io: l'ho trovata su un videogioco chiamato "PRISONER OF ICE", io l'ho inserita perché mi piaceva.
MIZU = acqua.
HI = sole.
YASHA = in sanscrito definisce uno spirito divino appartenente alla mitologia indiana
SHI = quattro, cadaveri
HENTAI = porco

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** EPILOGO ***


EPILOGO
Stavamo camminando da giorni, ma non ci stancavamo tanto facilmente.
- Ehi, a quanti siamo?-
- Oltre tremila, Debby, il gruppo "Shi yasha" sta facendo progressi.-
- Hai ragione, Alice, finché stiamo tutti insieme nessuno potrà mai toccarci!-
Piero mi circondò le spalle con un braccio, oramai sia Alice che Deborah sapevano del nostro rapporto e non fiatavano, sperando di trovare anche loro l'anima gemella. Ero stata molto sorpresa di sapere che non voleva stare con Daniele, nonostante i suoi buoni rapporti con lui, e della sua volontà di seguirci, ma era bello: "shi" era il numero quattro in giapponese e noi lo eravamo con lei.
- Sapete, non li sopporto.- commentò Debby.
- Ma che novità!- risi.- È la trentamillesima volta che lo dici!-
- Non li sopporti perché si prendono ciò che non è loro.- spiegò Piero.- Sbaglio?-
- Non sbagli per niente, Piero, fanno male a altri e si lamentano se vengono incarcerati!-
- Così gira il mondo.- ribatté Alice.
- Allora... FERMATE IL MONDO, VOGLIO SCENDERE!!!!!!!!!!!!!-
Ridemmo della sua uscita. Faceva sempre così quando vedeva che la stavamo prendendo troppo sul serio.

- Riprendiamo la scena rotta da Robert?- chiese Piero, una volta allonatami dal cerchio di luce del fuoco del nostro accampamento.
Annuii.
- Nicole, la mia fiamma per te non s'è mai spenta.-
- Nemmeno la mia per te, ma temevo che non mi avresti più riconosciuta dopo tanto tempo.-
- Invece ti ho riconosciuta all'istante, Nicole, e il mio cuore ha subito battuto più forte.-
- Non lasciarmi mai più, Piero.-
- Non ti lascerò, Nicole, non farlo nemmeno tu, onegai.-
- Non lo farò, Piero, ti amo troppo per poter pensare di vivere senza di te di nuovo.- risposi, circondandogli il collo con le braccia.
I nostri nasi si sfiorarono, lui mi circondò la vita con le braccia, facendo aderire il mio corpo al suo. Mi spinse contro un albero, baciandomi delicatamente sulla bocca.
Nessuno ci avrebbe mai più separato, né un umano né un demone, di qualsiasi grado esso fosse.

M: Yasha, alla tua destra!
Y: Grazie, Mizu! Aaaaaaaaaaaaaha!
H: Mizu, dietro di te!
M: Eliminato, Hi, grazie dell'avvertimento! Come va con te, Shi?
S: Tutto a posto, Mizu, e... via!
M: Finito? (appoggiando lo spadone sulla spalla)
S: Sì, Mizu, sono morti.
M: Bene, quanti erano?
Y: Circa centomila.
M: Grazie, Yasha, erano delle mezzecalzette.
H: Mizu, forse siamo noi troppo forti per loro!
-----
ONEGAI= ti prego

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=5423