Le Puffole Pigmee di PrincesMonica (/viewuser.php?uid=32210)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***
Capitolo 4: *** Epiloghetto ***
Capitolo 1 *** Parte prima ***
Titolo:
Le Puffole Pigmee
Autrice:
PrincesMonica
Rating:
Arancione
Couple:
Monica/Jared
Disclaimer:
i personaggi
non sono di mia proprietà, soprattutto quello maschile (ma
ci sto lavorando).
Noterete che oltre i Mars sono citati altri nomi di personaggi famosi
che qui
non lo sono…piccolo omaggio *_*
Voglio dedicare questa FF alla mia Puffola Grupie del cuore.... Vale,
grazie di tutto!!!
Di
solito era abituato al
rumore, non gli dava fastidio, soprattutto visto che molto spesso era
lui
stesso a crearlo. E gli piaceva pure.
Ma
non quella sera: era
finito in uno dei localetti di Venice Beach sotto
l’insistenza di Brent.
Chiaro, per lui era come un secondo fratello, ma quella sera sperava in
qualcosa di più tranquillo. Di solito andavano al Katzuya o
allo Chateau
Marmont, invece…
“Mi
spieghi di nuovo
perché siamo qui?” urlò cercando di
sovrastare il casino martellante del DJ
alla piastra. L’amico gli passò un bicchiere
ricolmo di succo rosso e sorrise.
“Per
due ragioni
fondamentali.” Fece il diretto interessato. Quella sera era
vestito abbastanza
easy, con dei semplici bleu jeans Levis e una maglietta. Una giacca
leggera ed
un cappello signorile, completavano il look. Jared ringraziò
che non si fosse
messo quegli occhiali neri che lo facevano somigliare più ad
un nerd che al suo
amico. “La prima è che questo locale è
di mio interesse. Ben inteso, ha bisogno
di una sistemata a partire dalle fondamenta, ma quando lo
riaprirò, sarà il
locale più trendy di Venice.” E i suoi occhi
brillarono di compiacimento.
“E
il secondo motivo?”
“Ah
sì, il secondo
motivo. Diciamo quello più… divertente. Lo show
di questa sera.”
“Questo
bordello? Mi
ricordavo che avessi dei gusti migliori.”
“Idiota
di un Leto, non
questo incapace, ma quello che verrà dopo. Suona un gruppo
fisso. Fanno
prevalentemente cover, anche se ogni tanto cantano qualche canzone
scritta da
loro.”
“E
tu mi ha trascinato
qui solo per sentire una sottospecie di band musicale?”
“Guarda
che sono bravi.
Sono anche la Cover Band
ufficiale della California dei MCR, nonostante tutto.”
“Nonostante
tutto?” Jared
non ricevette risposta. In quell’istante un tizio male in
arnese, si era
precipitato al loro tavolo ed aveva iniziato a parlare con Brent di
proprietà e
lavori e quindi, indirettamente, di soldi. Un argomento che a Jared,
dopo la
questione con la
EMI,
interessava sempre di meno. Guardò il palco: dei ragazzi
stavano montando gli
strumenti per il concerto. Per un attimo provò un senso di
nostalgia: quante
volte aveva fatto gli stessi movimenti sul palco dell’Avalon
agli inizi dei 30
Seconds to Mars?
“Adoro
queste
contrattazioni, mi rendono fiero di me stesso.” Brent era
tornato a rivolgere
tutta l’attenzione all’amico che lo guardava
perplesso. “È praticamente cosa
fatta, questo postaccio entrerà a far parte della Bolthouse
Production.
Preparati a passare altre serate qui. Ovviamente anche con le Puffole
Pigmee.”
E si bevette un sorso di birra gelata.
“Di
chi?”
“Delle
Puffole Pigmee, il
gruppo che suona stasera.”
“Ti
pare il nome degno
per una rock band? Ma chi cazzo ha scelto sto nome di merda?”
“Jared,
amico mio, ti ha
morso una tarantola questa sera? Sei acido come un limone andato a
male. Goditi
lo spettacolo e poi ne riparleremo.”
“Ma
quale spettaco….” Fu
interrotto da una potente schitarrata che lo fece sobbalzare.
Guardò
immediatamente verso il palco, dove tutti i musicisti erano ben pronti.
In
tutto erano in 4. Per
prima cosa adocchiò colui che aveva suonato: era un ragazzo
decisamente giovane
con i capelli color paglia scompigliati che scendevano sulle spalle.
Era
vestito come un pagliaccio, o almeno pareva a lui. Era quasi in
completo giacca
e cravatta, solo che la cravatta nera con un disegno di Snoopy. Ah si,
il
completo era grigio. Infine un cappello stile Panama. Al collo aveva
una Gibson
nera lucida e senza un graffio.
Vicino
a lui stava il
bassista: biondo pure lui, solo con un’espressione
più sofferta, che Jared
riteneva in parte di scena, visto che sotto di lui stava sbracciandosi
una
moretta tutta pepe. Comunque di sicuro era più vecchio del
chitarrista, teneva
un accenno di barba e anche nel vestiario era più sobrio:
jeans e camicia arrotolata
ai gomiti e un Ibanez come strumento.
Ovviamente
la batteria
capeggiava dietro tutta la band: aveva una sola grancassa e per lui
abituato a
Shannon, la cosa pareva strana. Oltretutto c’era uno strano
disegno di una
bestia pelosa verde elettrico che camminava con il sorriso. Una parte
di sé era
conscio che fosse la Puffola Pigmea.
Dietro i piatti stava seduto un bestione pieno di muscoli abbastanza
alto per
vedersi bene, con i pettorali nudi e le bacchette Vic Firth in mano.
Sorrideva
felice, come un bambino a Natale e sembrava giovane come i suoi due
colleghi.
Non
si poteva dire lo
stesso per il secondo chitarrista: alto, scuro, con la barba e i
capelli
tagliati corti e qualche anno in più sul groppone. Una
vecchia T-shirt di CSI e
un paio di pantaloni neri molto semplici. La chitarra nascondeva
parzialmente
qualche chilo di troppo, ma lui non sembrava preoccuparsene.
“Chi
canta?” domandò Jay.
“Deve
ancora entrare.” In
effetti c’era un microfono in centro, di un colore che
stonava: blu elettrico
scintillante grazie ai lustrini. Chi cavolo poteva cantare in quel
coso?
Si
levarono i primi
applausi in concomitanza con le prime note e Jared aggrottò
le sopracciglia:
“The Day that never comes” dei Metallica. Scelta
interessante. Poi rimase di
sasso: aveva appena fatto la sua apparizione il cantante. Anzi,
rettifica in
atto, la cantante.
“Canta
una donna?” urlò.
“Sì
e non è male. Non
riesce spesso ad andare in alto come te, ma non è male. Ah,
non noti niente di
particolare al polso?” tra le luci che giravano e i momenti
di buio, Jared ci
mise un po’ a capire di che cosa parlasse Brent e rimase
piacevolmente sorpreso
nel riconoscere una Wristband, quella rossa, al polso della donna. Era
una
Echelon, dunque. Sorrise e poi prese ad osservarla meglio.
Non
era molto alta, ma
portava degli stivali a metà polpaccio con la zeppa che la
alzavano di qualche
centimetro, delle sensualissime calze a rete e una gonna a pieghe che
le
arrivava al ginocchio e un corpetto rosso con una lunga serie di
bottoncini
argentati che la fasciava completamente, risaltando il suo seno
abbondante. Al
collo aveva un plettro bianco che scendeva fino all’incavo
del seno e un
collarino di velluto nero.
I
capelli sciolti
scivolavano voluttuosi dietro la schiena. Indossava un paio di guantini
di cotone
nero, con attaccati dei pezzi bianchi, come a creare lo scheletro sulla
mano.
Li riconobbe come quelli che portava Fran Iero in qualche spettacolo.
E
reggeva bene la voce.
Fresca, brillante, assolutamente deliziosa.
“Gran
bella figa, vero?”
Jared si riscosse dalla musica per vedere Brent che sembrava rapito
dalla
ragazza sul palco.
“Dimmi
la verità, mi hai
portato qui solo per farti quella?”
“No,
mica ho bisogno di
te per questo, so rimorchiare anche se non ho i tuoi, cito alla lettera
una tua
fan, grandi occhi grigi e luminosi come due stelle rubate dal
firmamento.”
“Vaffanculo
tu e tutte le
ragazzine che mi sbavano dietro.”
“Comunque
ti ho
trascinato qui per farti uscire dal tuo antro marziano. O andiamo a
cena nei
soliti posti o tu non ti muovi. Fai vita semi monastica.”
“Dimentichi
i miei giri
in bici con Lauren.”
“Come
dimenticarmeli,
nonno. Dio che palloso che stai diventando. E invece stasera sei qui
con me ad
ascoltare questa bella band che si scatena, a farti un drink e a
vederti una
bella tipa sudata che fa venire voglia di…. Una doccia come
si deve.”
“Sei
un porco.”
“Da
chi pensi abbia
imparato? Tu e tuo fratello non siete certo dei santi, caro mio. Ma poi
sii
serio, non le daresti una bottarella anche tu?”
Entrambi
spostarono il
capo verso la ragazza sul palco che ora cantava una canzone dei Green
Day
saltellando e muovendosi tra i suoi compagni. Sembrava una selvaggia e
Jared la
ammirò. Ma non era per nulla il suo tipo. Innanzi tutto non
era bionda. No,
proprio per nulla, neanche un misero accenno di capello chiaro.
E
poi non era magra:
attenzione, non che fosse una balena, ma aveva troppe curve per i suoi
gusti. E
il seno? Sarebbe soffocato la nel mezzo! Certo era che dovevano essere
belle
morbide. Chissà toccarle come sarebbe stato.
Però
per il resto non
sembrava male: la guardò mentre lanciava delle palesi avance
al suo bassista,
mentre lui arrossiva penosamente. Si alzò e andò
a posizionarsi più vicino al
palco, sotto lo sguardo attento di Brent che sogghignava. Lui sapeva
che
portare Jared li sarebbe stato un successo. Il suo migliore amico non
sapeva
resistere quando si trattava di musica e infatti ora era lì
a seguire i
movimenti del gruppo.
Jared
sobbalzò quando il
chitarrista moro, fece partire una canzone a lui ben nota, non fosse
altro
perché l’aveva scritta lui: Savior.
Vicino
a lui una ragazza
mora, procace e del tutto incapace di stare zitta, si mise ad urlare e
saltellare davanti al chitarrista biondo.
“Vai
Jackson!” urlò la
ragazza e lui le sorrise si rimando.
Tornò
a guardare la
cantante: era sudata, ma il trucco scuro non colava, la gonna si alzava
regolarmente facendo intravedere le cosce piene e sode. E poi era
determinata,
cantava con amore, lo si capiva. Cantava solo cose che le piacevano.
Jared
sorrise interessato e se ne tornò al tavolo senza,
però, perdere di vista il
gruppo.
“Allora,
che te ne pare?”
“Sono
bravi… suonano bene
e sanno tenere il palco.”
“Io
parlavo di lei.” Fece
Brent paziente. Quando ci si metteva, Jay era capace di far perdere la
pazienza
ad un santo.
“Buona
voce. Bella
presenza…anche se non so come possa essere la cover
ufficiale dei MCR se è una
donna.”
“In
effetti all’inizio
Gerard non l’ha presa proprio benissimo. Ma poi
l’ha vista durante Demolition
Lovers e ha cambiato idea.”
Jared
annuì come se la
spiegazione fosse la più completa che potesse avere. In
realtà non gli
interessava molto, se i MCR avevano deciso di avere le Puffole come
loro band
cover ufficiale, che gliene fregava a lui?
“Immagino
solo che
cambino nome nelle serate romancer, o sbaglio?”
“Certo
che no. Sono i
Cemetery Gates. Incominciano ad interessarti?” Jared non
rispose e tornò al
gruppo.
Suonarono
per un’ora come
degli indemoniati, senza fermarsi mai. Il batterista si alzava a
più riprese
per dare giù ai piatti una botta più forte delle
altre, il bassista sorrideva
malizioso, mandando in visibilio certe ragazze del pubblico. Il moretto
era
letteralmente succube della cantante che, nel mentre, era anche
riuscita a
mandare a quel paese un ubriacone che le aveva fatto pesati
apprezzamenti. Solo
l’uomo CSI sembrava tranquillo e serio.
“Facciamo
ancora questa
canzone e poi ci prendiamo una pausa. Mi raccomando, non scappate, le
Puffole
ritornano presto.”
Fu
tempo di un secondo
sobbalzo per Jared: dopo un mix di U2, Muse e Linkin park, stavano
suonando
“Buddha for Mary”. Era in assoluto la prima volta
che ascoltava quella canzone
cantata da un gruppo che non fosse il suo. Lei non aveva per niente la
sua
voce, ma era perfetta comunque così. Sembrava fosse
arrabbiata nella misura
giusta per parlare di Mary e delle sue allucinazioni.
Quando
terminarono, Jared
battè le mani come in trance. E si congratulò con
se stesso per aver scritto
una meraviglia del genere. Si sa, la modestia è di casa.
“Vieni
andiamo a parlare
di affari con le Puffole.” Brent lo riportò sulla
terra e lo seguì, più
interessato a vedere da vicino la ragazza, che al contratto che il suo
amico
avrebbe dovuto stipulare con tutti loro.
Erano
seduti attorno ad
un tavolino che bevevano come delle spugne, dopo aver sudato come
matti.
Insieme a loro due ragazze: una era la morettina scatenata che Jay
aveva visto
sotto il palco. Era appiccicata al chitarrista biondo e lanciava
occhiate di
fuoco alle tipe attorno a loro, mentre la seconda stava baciando il CSI
Guy
incurante del mondo esterno.
“Salve
ragazzi.” Iniziò
Brent “Complimenti per l’esibizione.” Lo
fissarono, alcuni confusi, altri più
consapevoli di chi lui fosse.
“Oh
mio Dio.” Mormorò la
cantante, ma Jared si accorse immediatamente che non stava guardando il
suo
amico, bensì stava fissando direttamente lui.
“No,
solo Brent
Bolthouse.”
“Quel
BB? Organizzatore
d’eventi, DJ e sober mother fucker su Twitter?”
Fece il batterista gasatissimo.
“Sì,
proprio io. Vedo che
mi conoscete. Sono qui per parlare di affari.” Ma la ragazza
guardava ancora
Jared e sembrava che gli occhi castani brillassero per
l’emozione.
“Suonate
molto bene.”
Fece Jay imbarazzato per il modo inequivocabile in cui lo stava
guardando. E
che veniva guardato anche dalle altre due ragazze al tavolo.
“Dobbiamo
parlare di
affari.” Iniziò Brent guardando l’amico.
“Io
credo che andrò a
prendere qualcosa al bar.”
“Vengo
con te.” La
cantante si era alzata e senza aspettare niente si era messa al suo
fianco.
“Monica,
dobbiamo
discutere di lavoro.”
“Il
mio sindacalista è
Jeff. Mi fido.” E sorrise guardando di nuovo Jared negli
occhi. “Andiamo?” Lui
annuì e si fece largo tra la folla.
“Ciao.
Mi fai uno scivolo
alla pesca e… Cosa prendi tu?”gli chiese.
“Un
succo di frutta.
Rosso.”
“Ok,
uno scivolo alla
pesca ed un succo ai frutti rossi. Avrei dovuto immaginarlo.”
Lui alzò un
sopracciglio, mentre osservava la ragazza che con calma salutava tutti
i
baristi: si vedeva che erano un gruppo fisso.
Gli
porse il bicchiere e
brindò sorridente. Non stava più nella pelle.
“Scusami.”
Iniziò lei.
“Per
cosa?”
“Per
averti rovinato
Savior e Buddha.”
“Devo
essere sincero?
Avete suonato Buddha in maniera fantastica.”
“Bhe,
se me lo dici tu,
non posso che crederci.” E rise contenta, poi gli tese la
mano. “Io sono
Monica.”
“Io
sono Jared, ma credo
tu lo sappia già. Allora, che suonerete ora?”
domanda stupida, non era quello
che veramente voleva sapere da lei. Voleva sapere di lei.
“Ancora
qualche canzone
veloce e poi ci riposeremo con qualche lento. Hai una preferenza? Hai
una
canzone che vuoi sentire?”
“Io…
non lo so, fai tu.
Sono uno che si adegua a tutte le situazioni.” La
guardò meglio: i cappelli
scuri avevano delle meches blu, gli occhi grandi di color nocciola e
quelle
labbra particolari: il labbro inferiore pieno e sicuramente morbido,
quello
superiore stranamente piatto con una cicatrice apparentemente leggera.
Gli
piaceva.
“Tutto
ok?”
“Sì,
certo.” Monica stava
per dire qualcosa, ma Il batterista la chiamò.
“Scusa
se rompo
l’idillio, Puffola, ma i nostri fan ci stanno aspettando.
Ehy, Leto, piacere.
Io mi chiamo Kellan!” E gli stritolò la mano,
tanto che sperò di riuscire a
prendere ancora in mano una chitarra.
“Ciao
Kellan.” Riuscì a
dire quando si liberò di quell’ammasso di muscoli.
Monica sbuffò e gli sorrise
dispiaciuta.
“Magari
ci si rivede
dopo, ok?”
“Ti
aspetto.”
Li
vide andare verso il
palco e poi si mise a cercare il suo amico che era rimasto bellamente a
chiacchierare con le due ragazze al divano.
“Oh
eccolo di ritorno.”
Notò le wrist sul polso delle due che ormai lo fissavano
come se fosse un Dio
in terra, o più semplicemente Jared Leto.
“Ciao
ragazze. Posso
sedermi anche io?”
“Ovviamente!”
Urlarono le
due. Jared guardò Brent che ridacchiò.
“Sai,
stavo parlando con
Miky e Vale del vostro nuovo album. Non vedono l’ora di
ascoltarlo.”
Fu
salvato in corner
dalle Puffole Pigmee che ripresero il concerto, con una sparata dei
Blur,
Song2, che fece andare in delirio qualche pogatore
dell’ultimo minuto.
Non
riusciva a staccare
gli occhi da lei e non andava bene. Lei non era una di quelle giuste:
non era
bionda, non era apparentemente stupida, non era piatta e non era magra.
No, no,
no, non poteva andare contro i suoi schemi. Eppure… voleva
così tanto sentire
che sapore avevano quelle due labbra leggermente asimmetriche e quanto
morbida
poteva essere su di lui.
“Grazie
ragazzi, grazie.
Volevo dedicare questa canzone ad una persona in sala, piuttosto
speciale per
tutti coloro che fanno parte di una, cito alla lettera vari giornali,
setta
chiamata Echelon. È una canzone che mi piacerebbe fosse
cantata per me, magari
con Closer al suo interno, ma oggi facciamo al contrario. This song is
called
the motherfucker The Fantasy!”
Jared
rise contento e si
gustò pienamente la sua canzone: la canticchiò e
si mise pure a muovere i
piedi. Gli piaceva quella versione: era molto simile
all’originale, con alcune
varianti di chitarra e di batteria, soprattutto. Nella parte centrale,
Monica
approfittò per presentare i membri della band.
“Bene
ragazzi, è il
momento di farvi sapere chi siamo, sempre se non siete venuti a vederci
così
tante volte da avere la nausea.” Qualche risa, alcuni
applausi. “Alla chitarra
e alla pianola l’unico agonizzante sexy di LA,
Jackson!!!” A Jared venne rotto
un timpano da Valeria che era scoppiata inesorabilmente.
“Questa è pazza.” Sussurrò
tra sé mentre sentiva Monica ridere.
“All’altra chitarra, il vecchio saggio
canadese, Jeff!!” stavolta fu Miky a tributare al suo ragazzo
un mega urlo con
applauso incorporato che fece spaventare Brent. “Alla
batteria, lo scimmione di
Venice Beach, Kellan!!” partì una rullata poderosa
tra le urla isteriche di un
gruppo di ragazze che si mise anche a lanciare qualcosa al batterista,
che
Monica dovette schivare. Jared capì poco dopo che si
trattavano di reggiseni.
Ma quanto rimorchiava quel tipo? “Grazie, ma non mi
servono” ricominciò Monica
“Ed infine, il nostro vampirozzo bassista, Robert!”
Miky e Vale esultarono
composte.
“Comunque,
per
completezza di informazione, lei è la nostra mitica
Monica.” Lei fece un
inchino al suo chitarrista e poi verso il pubblico. Lanciò
un’occhiata a Jared
e vide che stava applaudendo.
Poi
riprese il microfono
e ripartirono con il concerto. Finirono The Fantasy e poi iniziarono la
parte
più tranquilla.
Stettero
sul palco ancora
mezz’oretta circa per poi dare definitivamente
l’arrivederci per quella serata.
Ci
volle poco e nulla
perché tutti i ragazzi venissero presi d’assalto,
chi dalle rispettive
fidanzate, chi da aspiranti grupie. Anche Monica aveva il suo bel da
fare per
tenere lontano alcune piovre: cercava di allungarsi per ritrovare
Jared, ma
sembrava scomparso. Figuriamoci se quello rimaneva li per lei,
pensò, appena
gli è stato possibile se ne è andato.
“Ho
fatto una figura di
merda!” si scrollò di dosso due tizi allupati e si
sedette al tavolino delle
Puffole Pigmee. Aveva un caldo madornale e si sentiva frastornata: per
tutta la
seconda metà dello show aveva avuto in testa quei due occhi
simili a perle. Non
era la prima volta che lo incontrava: aveva fatto la posta ad un sacco
di suoi
concerti, li aveva visti ai meet and greet, alle varie signin line, era
stata
anche al Summit e a diversi Blood Ball, ma quel contatto
così ravvicinato era
diverso. Lui sembrava completamente diverso, timido come non si era mai
svelato
prima.
Si
riscosse dai suoi
pensieri quando vide un bicchiere ricolmo di un liquido rosa pallido
davanti ai
suoi occhi e un mano che si attaccava al polso più bello del
mondo, quello dove
era tatuato indelebile il primo Glypho rosso, con i contorni neri. Quel
tatuaggio che lei da sempre voleva leccare.
“Scivolo,
giusto?” Jared
le stava sorridendo, apparentemente più a suo agio rispetto
a prima. Si era
tolto la giacca di simil pelle ed aveva addosso solo una T-shirt a cui
aveva
tagliato tutte le maniche e senza farci l’orlo. I jeans
azzurri completavano il
tutto. Monica fissò la leggera barbetta della giornata e si
trovò con la
salivazione azzerata.
“Perfetto.
Grazie.” Lui
si sedette di fronte a lei.
“Perché
The Fantasy?” LA
domanda la lasciò perplessa.
“Bhe,
perché è una
canzone che adoro. Mi da la carica…ed è
sexy.”
“Sexy?
Uhm… non l’avevo
mai definita in questa maniera, ma ci può
stare.”lei rise.
“It
could be just like heaven, detta in quella maniera? Oh
ti prego, se non è sexy quello. È una frase che
viene battuta
solo dalla parte sospirata di Echelon. Oh…
Echelon” Si perse un attimo nei suoi
pensieri. “Anyway, anche voi ripartite ormai.”
“Sì,
verrai a vederci?”
“Ovvio,
ho già il
biglietto per il concerto a Las Vegas. Volevo venire qui a LA, ma non
mi danno
le ferie sul lavoro, quindi ho dovuto rivendere il biglietto.
Sfiga.”
“Quindi
a Las Vegas…”
“Già.”
Scese un leggero
silenzio imbarazzato. Monica aveva mille e più domande da
volergli fare, ma non
riusciva a chiedergli niente, aveva i neuroni ingolfati. E la stessa
cosa lui.
Di solito era facile: la guardava, le sorrideva, ammiccava con qualche
frase ad
effetto e la lei della serata era ai suoi piedi.
“Che
lavoro fai?” la
domanda partì prima ancora che Jared si rendesse conto di
averla fatta.
E
fu così che iniziarono
a parlare del più e del meno: la fragile barriera che
c’era all’inizio sembrava
essersi infranta.
Jared
era da parecchio
che non si sentiva così a suo agio con una donna che non
fosse nel suo
ristretto cerchio di amicizie o sua madre. E la cosa che lo lasciava
senza
parole, era che l’aveva appena conosciuta e che provava
un’attrazione potente
per lei.
“Jared,
dovremmo andare.”
Brent si era rimaterializzato con il solito sorriso. “Monica,
vero?” Le prese
la mano e le fece un leggero baciamano che la lasciò
imbarazzata “Non mi sono
presentato come si doveva, prima.”
“Bhe
non importa. In
fondo mi è parso di capire che con il gruppo ci dovremo
rivedere alla nuova
apertura del locale.” Lui sorrise affabile.
“Sarà
un piacere vederti
ancora.”
Jared
lo guardò
perplesso, mentre Monica si nascondeva dietro al suo bicchiere.
“Bhe,
allora io vado
Monica. Conoscerti è stato…veramente un
grandissimo piacere.” Le strinse la
mano e la baciò sulla guancia, molto vicina alle labbra:
sapeva di concerto
finito, un mix tra sudore, profumo di
the verde, e l’alcol appena bevuto. Dio come
avrebbe voluto baciarla.
Maledetto Brent.
“Tra
due settimane noi
suoniamo per la chiusura del locale… Se vuoi venirci a
vedere.” Riuscì ad
esalare lei, ancora sconvolta da quel bacio
‘innocente’ .
“Ci
sarò sicuramente.”
Si
guardarono un ultimo
istante occhi negli occhi, poi lui si girò e si disperse
nella folla, lasciando
Monica completamente distrutta.
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Capitolo 2 *** Parte seconda ***
Bhe grazie a
voi che avete commentato ^___^ Me molto Happy.
Scommetto che
vi stavate chiedendo come sono le Puffole Pigmee... bhe, grazie alla
mia amica ValeTrinity89 ecco che potete scoprirlo.
Questo disegno
lo ha fatto lei ormai quasi un anno fa durante una vacanza delirio a
casa mia, fatta da The Killers, Proteus e storie sceme tra le
caverne.....
Non riesco a mettere il link, quindi fate copia ed incolla.
http://img243.imageshack.us/img243/5086/006zy.jpg
Grazie Puffola Grupie
ç__ç.... a proposito, manca solo una
settimanaaaaaaaaa XDXDXD
Per quella sera
si era
preparata in maniera maniacale. Aveva comprato un corpetto nuovo nero
di finta
pelle, legato strettamente sul davanti da dei legacci neri. Incorporato
c’era
un reggiseno di pizzo bianco. Aveva optato per un paio di pantaloni di
pelle
nera e degli stivali sempre neri con un leggerissimo tacco a pianta
larga. Alla
vita aveva una specie di cintura a catenella, i guanti standard con le
ossa
disegnate e la solita collanina con il plettro. I capelli erano sciolti
e
mossi, con un trucco non troppo marcato. Lo smalto nero completava il
tutto.
E continuava ad
osservare
i volti nella saletta. Nulla, lui non si vedeva. Sospirò
indispettita.
“Tutto
ok?” Bob come
sempre era ben disposto a starla ad ascoltare. Monica sapeva che,
nonostante
fossero amici e lui fosse molto più giovane di lei, Robert
aveva una semi
cotta.
“Sono
patetica. Sono
andata nel negozio più caro della città per
questo nuovo corpetto da urlo, ho
speso ore per sistemarmi i capelli e truccarmi, senza parlare della
depilazione
totale e… lui non c’è.”
“Aspettavi
qualcuno in
particolare?” Lei arrossì un po’.
“Ahhh, ho capito. Ovvio, aspettavi Jared
Leto. Avrei dovuto immaginarlo. Se ti può consolare, sei
bellissima stasera.”
“Grazie,
ma sono una
stupida. In fondo perché lui dovrebbe volere una come me
quando ha stuoli di
donne disposte a tutto. E da dire che sono tutte bellissime.”
“Monica,
tu vali molto
più di loro. E se lui non lo ha capito, allora è
lui che ci perde. E noi ci
guadagniamo.”
Lei rise e si
alzò dal
divanetto: ok, era ora di dar fuoco alle polveri.
I suoi compagni
iniziarono con la solita canzone dei Metallica che apriva ogni loro
spettacolo.
Aspettò che finissero l’intro e poi
iniziò a cantare. La voce partiva bassa,
perché sapeva che se la doveva conservare al meglio.
Aveva
già caldo, le luci
colorate scaldavano il locale come fosse un forno ed era terribile. Le
prime
gocce di sudore le scendevano dal collo.
Finirono la
prima parte
che era completamente distrutta: cosa diavolo le stava succedendo? Non
le era
mai capitato di essere così sfinita e non aveva neppure il
ciclo.
“Ci
risentiamo tra una
decina di minuti. Anche le Puffole necessitano di riposo.” E
scesero, mentre il
DJ faceva partire una canzone parecchio commerciale.
Si sedette
distrutta sul
loro divanetto e osservò le varie coppiette li intorno.
Sbuffò e si rialzò
sotto lo sguardo indagatore di Bob.
“Esco!”
sbottò
dirigendosi verso l’uscita secondaria. Aveva bisogno di
aria…tanta aria.
“La
vedi?” Jared stava
cercando di farsi largo in mezzo alla folla, ma sembrava che il mondo
avesse
deciso di darsi appuntamento a quel locale per festeggiare la chiusura.
Brent
doveva fare i salti di gioia vedendo quanti clienti avrebbe avuto in
futuro.
“Come
faccio a vedere
qualcuno che non conosco? E soprattutto ti ricordo che sei
più alto di me
Jayo!” Jared alzò gli occhi al cielo. Non poteva
venire con lei suo fratello?
Sua cognata non gli avrebbe più dato tregua quando avrebbe
visto Monica. “E non
sbuffare che ti conosco.”
Arrivarono da
Robert e
Kellan che stavano bevendo una birra.
“Oh
cazzo, Jared Leto!”
urlò Kellan. Subito parecchi sguardi si girarono verso di
loro.
“Se
eviti di sbandierarlo
ai quattro venti sono più felice.” Subito un flash
abbagliò la zona.
“Ma
che te ne frega
Jared.” Fece la ragazza vicino a lei. Portava dei tacchi
stratosferici, tanto
che quasi arrivava a guardare Jared negli occhi, chioma rosso fuoco e
sguardo
indagatore e malizioso. “Dove sta la cantante
allora?”
“Stefy,
puoi tacere due
nanosecondi?”
“Monica
è sul retro…
aveva caldo.” Rispose Bob perdendo un po’ il suo
sorriso e sembrando sempre più
agonizzante.
“Ok,
grazie. Senti Stefy,
prenditi da bere, mettiti dove vuoi. Io torno subito.”
“Divertiti
Jay. Io e PJ
ti aspettiamo buonini qui e già che ci siamo telefono a
quello scemo di Shannon,
giusto per vedere se la Tachipirina gli ha fatto
effetto.” Jared la guardò perplessa.
“Ma
lo hai chiamato 5
minuti fa.”
“Eh
bhe allora? Mi manca
il mio Micione.” Rispose addolcendo talmente il tono che a
Jared venne il
diabete fulminante.
“Come
siete finiti a
sposarvi, resta un mistero.”
“Potere
dell’amore. E ora
vai a cercare la tua bella.” Un Fuck sommesso
arrivò alle orecchie della donna
che sghignazzò.
Jared si fece
largo tra
la gente praticamente assiepata ovunque, incurante di sguardi e
macchine fotografiche
che scattavano. Di solito arrivare tardi era abbastanza normale per
lui, ma
quella sera aveva profondamente odiato ogni minuto perso davanti a casa
di
Shannon. Fece rovesciare il drink di una ragazza, rischiò di
inciampare poco
elegantemente su un piede comparso misteriosamente, fino a quando
riuscì ad
aprire la porta che dava sul parcheggio del locale. Era pieno di gente
che
chiacchierava/fumava/beveva e non tutti in questo ordine. Alcuni,
lontano,
pomiciavano senza alcun problema.
“Ciao
bello, hai da
accendere?” Una biondina con il trucco leggermente sbavato e
i capelli vaporosi
gli si era avvicinata sensuale.
“Mi
spiace, non fumo.”
“E
allora che ci fai
qui?” Jared la guardò male.
“Fatti
i cazzi tuoi.” Una
leggera risata arrivò dalla sinistra.
“Una
entrata degna di
nota, Jared.” Monica entrò del tutto nel suo campo
visivo e finalmente anche
lui sorrise. “Smamma biondina, il ragazzo qui è
con me.” La ragazza offesa se
ne tornò dalla sua amica pronta a consolarla. “Non
sei stato molto gentile.” Lui
fece spallucce.
“Non
amo molto chi ci
prova in questa maniera così banale.”
“Poverina,
è piccola.
Quanti anni avrà? 18? 20? Almeno così impara che
cosa si prova ad essere
rifiutata.”
Si guardarono
in
silenzio: Jared apprezzava immensamente come si era vestita quella
sera. Era
ancora più sexy che al loro primo incontro. I pantaloni neri
non nascondevano
nulla e il corpetto di pizzo era una istigazione a delinquere.
“Non
credevo venissi.”
“Te
lo avevo promesso.”
“Sì,
ok, ma…”fece lei
guardando dietro le sue spalle.
“Non
ti fidi di me?”
“Non
è che non mi fido,
ma, sì, insomma… tu hai un sacco di cose da fare
più importanti che venire qui
ad ascoltare me. E poi…”
“E
poi?”
“E
poi tu, sì, tu sei tu,
un attore, un cantante affermato, un personaggio famoso e io? Cosa sono
io?
Niente.”
“La
smetti di sparare
queste stronzate? Guarda che io sarò un attore e un
cantante, ma sono sempre un
uomo normale. Quindi per favore, evitiamo questi discorsi che mi stanno
stretti?”
“Ok,
scusa.” Fece lei
intimorita per la prima volta. Non se l’aspettava uno sbotto
del genere,
infatti anche lui capì.
“Non
volevo essere così
rude, ho avuto una giornataccia. Solo che sento sempre queste cose del
tipo io
sono io e tu sei tu e bla bla bla. Vorrei che tra noi non ci fosse
questa barriera,
ma che si possa essere amici.”
“Va
bene, facciamo finta
che niente sia successo e ricominciamo da capo.” Sorrise
“Ciao Jared, sei in
ritardo.” Lui sorrise e si grattò dietro al collo.
“Hai
ragione, ma sai
Shannon non sta tanto bene e Stefania ci ha messo una vita a scendere e
poi…”
Vederlo imbarazzato era uno spasso.
Monica aveva
sempre visto
Jared come una persona estremamente sicura di se stessa. Faceva sempre
del suo
meglio per essere quello che tutti si aspettavano che fosse e vederlo
improvvisamente come un ragazzo quasi spaurito e che cercava di
scusarsi per un
banale ritardo, era favoloso.
Monica gli
posò due dita
sulle labbra sottili per terminare quel flusso di parole continue.
“Non
occorre che ti
scusi, posso capire. Ora scusa, devo tornare sul palco.”
“Ok,
vengo con te.”
Si sentiva un
idiota: era
questo il modo di comportarsi con una ragazza? Sembrare un perfetto
idiota?
Mentre Monica tornava sul palco, Jared andò a sedersi vicino
a sua cognata che
parlava con un pupazzo blu raffigurante Stich del film della Disney.
“Mica
lo farai bere?”
“No,
PJ è un ragazzo
serio. E voleva dirti che è molto carina…
Alternativa, certo, ma carina.” Jared
non rispose, ma fissò la band che aveva ripreso il concerto.
E tutti si
accorsero di
come la musica fosse cambiata: Monica saltava come una pazza,
completamente
rapita dalle note. Ammiccava con Kellan e Bob, un po’ meno
con Jack e Jeff per
non offendere le sue amiche.
Poi ad un certo
punto
apparve sul palco un ragazzo nuovo, mai visto. Pelle scura, canotta
attillata a
mostrare pettorali e bicipiti.
“Per
la prossima canzone,
diamo il benvenuto a John, dato che Bob non se la sentiva di affrontare
questo
rap.”
Una potente
chitarra
annunciò “Bleed it out” dei Linkin Park.
Monica iniziò a battere le mani per
dare il tempo, mentre John iniziava la parte di Mike Shinoda, con una
voce
potente. Ma a Jared importava poco: seguiva le movenze scatenate di
Monica, che
si agitava e cantava le parti di Chester con una grinta che non
associava ad
una donna.
Poi
arrivò dritto e
malandrino il fulmine della gelosia: John aveva preso per la vita
Monica,
stringendola a se in un abbraccio stile Anaconda e lei si strusciava
come una
gatta, facendo salire dei fischi dal pubblico.
Ad un certo
punto Monica
si staccò e prese ad incitare il pubblico per fare casino.
Era stracarica, lo
si capiva da miglia di distanze e lo stava guardando. Un leggero
sorriso e via,
accucciata come Chester ad urlare, tanto che Jared pensò che
avrebbe perso la
voce a breve. Era sudata, luccicante sotto i riflettori, con una luce
negli
occhi che riusciva a vederlo lui da lontano.
“PJ
apprezza, se vuoi
sapere.”
“Ora
sono molto più
felice…” rispose Jay senza fissare la cognata che
sbuffava. Stava per odiare
quel bestione pompato. Toccava Monica con troppa intimità e
quel bacio prima di
scendere dal palco, la sulla guancia, era troppo.
“Fuck!!”
“Forza
un bell’applauso
per John, se lo merita!” urlò Monica prima di
bersi un lungo sorso d’acqua
dalla sua bottiglietta.
Poi
tornò in centro al
palco, prese il microfono blu e guardò Jeff. Lui
pizzicò le sue corde e i Kings
of Leon invasero il locale. Jared pensò che la scelta fosse
piuttosto bizzarra:
Sex on Fire. Eppure lei la cantava così bene… e
dava un’idea assolutamente
sexy.
E finalmente la
parte di
lenti, con il culmine di Demolition lovers. Capì in
quell’istante perché Gerard
aveva dato l’ok per la Cover
band. La voce era triste, dolce e disperata. La sapeva modulare
perfettamente a
seconda della parte della canzone. E poi musicalmente erano
stratosferici: Kellan
dettava il ritmo serrato, le chitarre di Jeff e Jackson portavano
Monica verso
il culmine della canzone e soprattutto dell’incredibile
disperazione che
traspariva dalla voce. Robert, infine, con il suono cupo del suo basso
riempiva
la sala di malinconia. Era una chimica incredibile, sembrava che
fossero nati
per suonare quella canzone.
Monica
invasata, proprio
come Gerard, la mano tesa verso qualcuno che non c’era, la
mimica facciale, la
voce al limite della rottura, le gote arrossate… non ce la
fece più e si alzò
per andare verso di lei. Arrivò al palco in pochissimi
istanti, sfruttando i
vuoti del pogo pazzo. Era sotto di lei a guardarla come non aveva mai
guardato
una donna in vita sua o quasi. Lei lo aveva visto: ne era rimasta
sorpresa in
un primo istante, ma si era ripresa in fretta. Andò verso di
lui e si
inginocchiò, cantando le ultime strofe con una voce ancora
più struggente, come
se stesse piangendo, gli tese la mano che lui prese
e si fissarono negli occhi, fino a quando non
terminò l’ultima nota.
Monica stava
tremando:
non credeva di aver fatto quello che aveva veramente fatto. Aveva
sognato una
incredibile quantità di volte di cantare davanti a Jared,
più per fargli capire
quanto lo amava in una delle sue fantasticherie rosa. Ma farlo
veramente, dal
vivo e davanti a tutta quella gente. Oh Signore, si alzò di
scatto e si girò
per guardare Kellan che se la rideva sotto i baffi. Maledetto lui, non
fosse un
ammasso di muscoli ambulante, lo avrebbe preso a pugni…
uscendone malridotta di
certo!
Finì
la bottiglia d’acqua
e con una faccia di bronzo da guinnes riprese il concerto, per fortuna
con
l’ultima canzone della serata.
Nonostante
fosse l’unica
cover dei suoi amati U2 quella sera, la cantò distratta,
portata avanti più
dalla routine che dalla voglia. Lei aveva solo in mente di scappare da
là
sopra, aveva dato fin troppo spettacolo davanti a tutti. Si vergognava
da
morire.
Finalmente
tutto finì: si
godette meno del solito gli applausi e scese per dirigersi al sicuro
dalle sue
amiche. Amiche che avrebbe voluto strozzare un secondo dopo.
“Sei
stata favolosa,
sembrava stessi per baciarlo…o lo hai baciato sul
serio?” Chiese Valeria
scansando del tutto l’abbraccio del suo Jack.
“Non
l’ho baciato!!! Si
sarebbe sentito e comunque… figurati se mi avrebbe baciato
davanti a tutti. Ha
una immagine da preservare sai?”
“Ma
quale immagine!”
Micky era
più silenziosa
e la guardava scettica.
“Secondo
me se avesse
avuto veramente questa immagine, di sicuro non si sarebbe fiondato
davanti al
palco e non ti avrebbe dato la mano.” Monica si
bloccò e ci pensò. La sua amica
non aveva tutti i torti. Cavoli, era stato lui a venire da lei. E
adesso… lo
guardò: era seduto tranquillo che chiacchierava con
Stefania, la moglie di suo
fratello e..un pupazzo? Chi era il più folle allora?
“Vado
da lui. Se sto qui
iniziano le seghe mentali e io non sono donna da seghe mentali. Non
prima di
esserci uscita assieme e averlo baciato, vi pare?”
“Giusto!”
urlò Valeria.
“Fai
la brava.” Fece
Robert mogio.
Si
avviò verso di lui: si
sentiva traballante sui tacchi e con la salivazione azzerata.
Aspettò che i due
finissero di parlare e poi li salutò.
“Ciao.”
“Ciao!”
esclamò la Rossa che si
alzò per
abbracciarla, manco fossero amiche di vecchia data. “Io
sono…”
“Stefania,
lo so. Non è
la prima volta che ti vedo.” Lei fece la faccia compiaciuta,
poi la scrutò con
gli occhi chiusi a fessura.
“Non
è che tu sei una di
quelle che mi dava della zoccola perché stavo con Shannon?
Non è che tu me lo
vuoi portare via?”
“Credo
che sia difficile
separare due come voi ormai. E poi, comunque…”
“Ti
piace Jared.” Colpita
ed affondata. Ma perché quando serviva non c’era
mai una buca nella quale
cadere?
“Stefy,
la stai mettendo
in imbarazzo.” Jared sorrideva, ormai ben conscio di quello
che la cognata
poteva dire o fare.
“Vedo
una ragazza che
conosco, torno subito. PJ vieni con me.” Prese il pupazzo e
lasciò i due a
guardarsi imbarazzati.
“Scusala,
a volte non
collega il cervello con la bocca.”
“Non
ti preoccupare, so
cosa è capace di fare. L’ho vista in azione. Del
resto se avessi un marito come
il suo tirerei pure io le unghie fuori. Posso sedermi qui con
te?” Ok, il
peggio era passato.
“Certo.”
E ripresero
esattamente da dove avevano interrotto il precedente concerto. A Monica
non
sembrava neppure che lui fosse Jared Leto, bensì solo Jared,
un uomo incontrato
in un locale. Che poi lei gli parlasse del suo misero lavoro di
centralinista e
lui di incredibili hotel e concerti in giro per il mondo, non
importava.
Stavano parlando come due vecchi amici ed era rassicurante.
“Senti…”
iniziò lui
“…posso farti una domanda un po’
personale?”
“Vai
tranquillo, io
rispondo a qualsiasi cosa.” Lui sorrise.
“Sei
single vero?” Lei lo
guardò stranita.
“Ovviamente,
altrimenti
non starei qui a flirtare con te.” Lui rise di gusto.
“Mi
piaci. Sei simpatica
e incredibilmente schietta.”
“Ne
sono felice. Del
resto tu piaci a me. Anche se è ovvio.”
“Ovvio?”
“Bhe
sì. Non solo sei
schifosamente bello, una istigazione a delinquere per chiunque, ma sei
intelligente, fai un sacco di cose e le fai bene, cosa che mi permette
di
odiarti. Vorrei avere io un decimo del tuo talento, così
forse non marcirei in
quel sottoscala che è il mio ufficio. Ti invidio e ti
ammiro. Del resto sono
una Echelon, seguirti è il mio dovere.”
“Anche
tu fai un sacco di
cose. Canti molto bene.” Lei abbassò gli occhi
compiaciuta.
“Non
è vero. Canto
discretamente. Comunque è già qualcosa. Senti,
posso chiederti io un favore?”
“Spara,
vedremo che posso
fare.”
“Al
concerto a Las Vegas
mi canti The Fantasy? Cominciate qualcosa di nuovo con il tour lo so,
però… The
Fantasy è un inno per me. Puoi farla acustica, tutta la
band, giusto accennata,
ma… ti prego.” E cercò di sfoderare la
sua aria da cucciola indifesa. In
risposta lui ridacchiò. “Ok, ho capito, la mia
tattica ha funzionato come un
ghiacciolo in una tazza di the bollente.”
“Non
ti prometto niente,
la scaletta la decidiamo assieme, ma di sicuro proverò a
mettercela dentro. Per
una Echelon questo ed altro.” Stava per allungare la mano ed
accarezzarla, era
una cosa che non faceva mai eppure… diamine stava diventando
uno di quei
protagonisti di romanzi rosa! Un flash potente rovinò tutta
l’atmosfera. Era
apparso un reporter con una macchina fotografica che sembrava una
cinepresa per
quanto era grossa.
“Una
nuova fiamma, Jared?”
lui arretrò la mano e si irrigidì: ma anche li
dovevano rompergli i coglioni?
“Mi
sa che è meglio che
vada. Devo aiutare i ragazzi a sistemare il palco.” E Monica
si alzò, mentre il
fotografo continuava il suo lavoro. “Ci vediamo al tuo
concerto, ok?”
“No,
ti aspetto qui
ancora un po’, il tempo che sto stronzo se ne vada
via.”
Monica
salì sul palco,
dove Kellan stava terminando di smontare la batteria. Prese il suo
microfono a
lustrini blu e lo mise nella custodia dopo averlo pulito.
Tirò su i cavi con
una lentezza di un bradipo: era stanca. Da una parte era euforica per
quel
passo avanti con Jared: era inutile che facesse finta di nulla, lei gli
piaceva. Il perché era ancora un mistero, ma era chiaro e
limpido come la luce
del sole al mattino. Oltre al fatto che glielo aveva detto. Ma poi?
Cosa c’era
oltre questo interesse? Qualcosa di più o il baratro?
Molto spesso si
era
domandata cosa avrebbe fatto in una situazione del genere e si era
sempre
ripetuta che avrebbe preso le cose come venivano. Si
raddrizzò e lo guardò: era
sempre assediato dal tipo che continuava non solo a scattare, ma anche
fare
domande. Per fortuna Stefy stava tornando con un ammasso di muscoli che
prese
per la collottola il malcapitato e lo portò fuori di peso.
Jared sembrava decisamente
più sollevato.
“Allora
la cosa è seria
eh?” Kellan le si era avvicinato: era ancora a petto nudo per
la gioia delle
sue fans che lo aspettavano proprio sotto il palco. Aveva delle tracce
di
rossetto sul collo e a lato della bocca.
“Sei
sporco lo sai?”
“Sì,
sono i miei trofei.”
“Scimmione!”
E rise.
“Non
cambiare discorso.
Te lo fai?” lei tornò seria.
“Non
lo so. La voglia
c’è, ma… una parte di me ha paura che
poi ci rimarrei male. Ma alla fine, se
lui vuole, mi sa che ci vado a letto.”
“Lui
lo vuole. Si capisce
da come ti ha guardato tutta la sera, da quello che ti chiedeva su
Demolition
Lovers. Io non ci capisco tanto di amore e stronzate del genere, ma so
quando
un uomo vuole del sesso e lui ne vuole a vagonate.”
Monica adorava
parlare
con Kellan, era la sua ancora al mondo reale.
“Grazie.
Allora ne
approfitterò!” Monica vide che Jared la stava
guardando: Stefania si stava
mettendo il giubbotto. “Torno subito.”
“Devo
portare a casa
Stefy, ha avuto un attacco di infermierite acuta.” Si capiva
dal tono della
voce che non ne era poi così contento.
“Non
è un problema, tanto
tra una settimana circa ci si rivede a Las Vegas no?”
“Sì
e a questo
proposito…non c’è un posto qui
tranquillo?” Monica lo guardò incuriosito e
Stefania sogghignò accanto. “Nana,
smettila.”
“Ehy,
nana a chi?”
“Vieni
da questa parte.”
Fece Monica prendendolo per mano e portandolo attraverso la folla verso
una
piccola porticina con scritto sopra Private.
“Che
cosa è sto robo?”
“Lo
sgabuzzino. E dove ci
cambiamo noi.” Era un disastro, vestiti ovunque, casse di
acqua e fusti di
birra vecchi impolverati e nuovi lindi e pinti. “Romantico,
vero?”
“Mi
sono trovato in posti
peggiori.” A fare che? Fu il pensiero fulmineo di Monica, ma
evitò di
chiederglielo: era cosa risaputa che la sua vita privata era sempre
rimasta
tale per un motivo. “Comunque, volevo stare un attimo
appartati perché ti
volevo dare questo.” Fece uscire dalla tasca un piccolo
quadrato colorato e
plastificato. Monica rimase senza fiato. A caratteri cubitali
c’era scritto “Backstage
Pass” e dietro data, ora e luogo del concerto dei Mars.
“Oh
mio dio…”
“So
che hai già comprato
il biglietto, ma con questo puoi entrare dietro e non devi neppure
metterti a
fare la fila fuori.”
Lei lo prese
con dita
tremanti e lo guardò come se fosse il Santo
Graal…cosa che in effetti era in
quel preciso istante. Lo fissò come e fosse Babbo Natale e
poi gli gettò le
braccia al collo lasciandolo sorpreso.
“Grazie,
grazie, grazie,
grazie.” Lui, che scemo non era, approfittò per
abbracciarla a sua volta e
stringerla a sé. Poteva sentire ancora un’ombra
del profumi che si era
spruzzata sotto chili di odore di concerto, donna e voglia che emanava.
Deglutì
pesantemente e la staccò leggermente da sé. Aveva
le sue labbra a pochi
centimetri dalle sue, poteva vedere ogni singolo avvallamento, la
leggera
cicatrice sul labbro superiore…ogni più piccola
efelide sul naso piccolino e
quei due grandi, maliziosi e caldi occhi da cerbiatta sexy. Le sorrise
furbo e
andò a toccarle il naso con il suo, poi reclinò
leggermente il viso e si
avvicinò piano. Sempre con il naso, le sfiorò la
guancia, per poi scendere
verso le labbra già socchiuse ed in attesa di sentenza. Solo
quando le passò
una mano dietro al collo, intrecciando le dita ai suoi capelli lunghi,
eliminò
i pochi centimetri che lo separavano da lei.
Aveva le labbra
calde e
asciutte, gustose grazie al velo di burro cacao alla ciliegia che si
era messa.
Chiuse gli occhi anche lui per assaporarsi meglio quel miscuglio di
sapori che
era quella ragazza.
Ciliegia,
fragola ed
alcool dello Scivolo bevuto assieme, il suo sapore forte di donna. Dio,
come
gli piaceva. Si fece più esigente, entrò in lei
quasi di prepotenza,
stringendole il fianco, mentre lei gli passava il braccio dietro alla
testa. Le
lingue combattevano un duello ben collaudato, con mosse sapienti da
entrambi le
fazioni. Nessuno predominava sull’altro, erano pienamente in
sincrono.
Monica aveva
chiuso
qualsiasi pensiero nel cassetto più remoto, intenta a
godersi tutto: La mano
tra i capelli, che adorava, la mano sul fianco che la stringeva
possessivamente, come a decretare che lei fosse sua. Il suo corpo sodo
ed
asciutto che la spingeva verso le casse dell’acqua. E quella
bocca
incredibilmente affamata di lei, che la assaliva come volesse di
più, un di più
che lei era ben disposta a dargli, ma non li dentro, non nel mezzo di
quella
immondizia da bar.
Si staccarono
ansimanti e
ancora con gli occhi ben chiusi: lui posò la fronte su
quella di lei e Monica
poteva sentire il respiro di Jared sulla sua bocca. Ne voleva ancora:
le girava
la testa, sembrava ubriaca e tutto per un bacio. No, cazzo, non un
bacio
qualsiasi, quel bacio. Era stato il migliore della sua vita. Nettamente
il
migliore. Diavolo!
“Puoi
guardarmi?” La sua
voce la riscosse dai suoi pensieri e dalla voglia di assalirlo
nuovamente. Aprì
gli occhi e traballò sui tacchi: è un reato
essere guardate in quella maniera e
lei sapeva che lui sapeva. “Hai degli occhi bellissimi:
castani al centro, con
un cerchietto di un colore simile al verde.”
“Se
vuoi parlare di
occhi, non prendere i miei ad esempio. Parliamo dei tuoi?”
lui rise e la
tensione scemò. Si staccarono e si sistemarono.
“Devo
andare o Stefania
rompe.”
“Ok,
ci vediamo al
concerto ok?”
“Perfetto
e mi
raccomando, usalo quel Pass.” Lei lo guardò come
scandalizzata.
“Secondo
te ho scritto
scema sulla fronte? Ovvio che lo uso!!”
I due uscirono
dallo
stanzino e quando Jared individuò Stefania, si
voltò verso Monica.
“Allora
vado. Buonanotte,
Monica” e le diede un casto bacio sulle labbra, incurante del
mondo esterno.
“Buonanotte
Jared.” Fece
lei sorridendo al vuoto quando lui se ne fu andato.
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Capitolo 3 *** Parte Terza ***
C’era
un casino
incredibile quella sera. Un via vai allucinante, fatto di fili e
tecnici che
andavano da una parte all’altra del palco, controllando che
tutto fosse
perfetto e sistemato per l’inizio del grande concerto.
Jared
continuava a
fissare la porta del Backstage, ma di Monica neppure l’ombra.
Erano le cinque
del pomeriggio.
“Jay,
abbiamo un
soundcheck da fare.”
“Si
arrivo.” Salì sul
palco ancora un po’ contrariato… le aveva datto di
usarlo quel pass e lei non
si era fatta vedere. Eppure era sicuro di piacerle e pure tanto. Quel
bacio non
se l’era immaginato e la cosa peggiore era che pure da parte
sua c’era stato
molto impegno. Normalmente si donava volentieri alle donne, ma
manteneva una
certa distanza, perché non voleva dare strane speranze e
perché, alla fine, non
voleva certo legarsi con qualcuno. Quindi si al sesso senza
preoccupazioni,
giusto per divertirsi e svuotarsi, ma nessuna per più di un
paio di incontri,
meglio se separati da settimane di intenso lavoro uno
dall’altro.
No,
con Monica non era
stata la stessa cosa: l’incredibile voglia e
l’incredibile chimica che aveva
sentito quelle due brevi volte che l’aveva vista e con cui
aveva parlato,
cresceva di minuto in minuto, tanto che da un paio di sere non riusciva
ad
andare con nessuna ragazza. E questo NON andava per niente bene per uno
come
lui.
Sospirò
davanti al
microfono e cercò di tornare ad essere il solito Jared,
pronto e serio a
lavorare e metterci il cuore nella sua musica.
E
non notò tre paia di
occhi che lo fissavano rapiti.
Monica
aveva provato a
salutarlo, ma era arrivata troppo tardi e lui era salito a provare gli
strumenti. All’entrata del backstage ci aveva messo un
po’ a convincere che il
pass le era stato dato da Jared in persona e quando Emma
l’aveva salvata, dato
che conosceva la lista guest a memoria, le avevano fatto storie anche
per
Valeria e Michela. Per fortuna che la super mega segretaria dettava
legge quasi
quanto il suo capo.
E
ora era li, in perfetta
tenuta da Echelon, con la maglietta adorata nera con i glyphy bianchi,
il logo
della sua vecchia divisione italiana, i jeans da battaglia e ovviamente
la sua
borsetta home made glytterata. E rideva. Non poteva far altro: Jared
aveva
cambiato il colore dei capelli ed era, francamente, ridicolo. Biondo
platino di
base e fucxia tutto il resto. Per il resto era perfetto, maglietta
maniche
corte bianca e un paio di pantaloni neri con le borchiette
scintillanti.
“Solo
lui può essere
affascinante anche con i capelli come quelli di un
pagliaccio.” Sentenziò Miky.
“Sembra
un semaforo.”
Rincarò la dose Vale.
Monica
sorrise senza
rispondere. A lei non importava proprio: le piaceva lo stesso. E quella
sera
avrebbe fatto di tutto per averlo.
Non
era scema,
l’interesse del frontman per lei non era, ancora, dovuto alla
sua intelligenza.
C’era una chimica incredibile tra di loro e ne era certa,
anche lui l’aveva
percepita. E quindi quella notte l’avrebbe passata con lui.
Lo sapeva… e di
certo non l’avrebbe passata a parlare.
Era
piuttosto nervosa,
specie per le occhiatacce che le lanciavano alcune ragazzette vicino a
lei,
quelle con il Vip Pass comprato a dollari sonanti, mentre lei se la
intendeva
con la segretaria personale di Jared Leto. Non sarebbe uscita viva da
li, già
lo sapeva.
“Alla
fine sei arrivata.”
Monica sbattè le palpebre un paio di volte e si
ritrovò a fissare sorpresa gli
occhi di Jay che la guardavano sorridenti.
“Si,
scusa il ritardo… ho
avuto problemi con tutti. La strada, l’hotel, la
security…ma almeno sono
arrivata.”
Jared
stava per
abbracciarla, poi capì che forse doveva mantenere un
po’ di ritegno, visto che
si stava accorgendo solo in quell’istante che non erano soli.
Si limitò a
sorriderle ancora più profondamente e poi salutò
anche le altre presenti, a
partire da Michela e Valeria.
Era
bellissima, aveva
pensato Jared. E lo era perché incredibilmente normale: non
si era messa tacchi
a spillo vertiginosi con mini giro passera e trucco da zoccola. Era
arrivata li
esattamente come se fosse stata in prima fila. E lo aveva apprezzato da
morire.
Solo che non poteva dimostrarle, in quel momento, quanto.
“L’importante
è che tu
sia arrivata. Non posso stare tanto con te adesso, ma segui Emma, ti
farà
strada per arrivare in transenna.”
“Wow,
questo si che è un
trattamento Vip!”
“No,
per quello stareste
dietro il palco a vederci in pace.” Tre sbuffi e tre
occhiatacce.
“E
tu lo chiami un
concerto bello? Ma dai, e dove la lascia l’adrenalina, la
voglia di saltare,
sudare e cantare?” Se ne uscì Valeria mentre
cercava con gli occhi di trovare
un modo per avvicinarsi a Tim ed offrirgli la Corona che teneva in
borsetta,
stile spacciatrice.
“Bhe
è più comodo no?”
“Bha.
Dipende dai punti
di vista.”
Monica
scosse la testa,
ma gli sorrise.
“Ci
vediamo dopo, se ti
va.” Era tempo di mettere ben in atto il piano della notte.
“Ovvio,
solo che dovrai
aspettare un po’. Dopo il concerto ho il meet con i ragazzi
del Golden Ticket.
Dormi qui?”
Il
concerto, come in
quasi tutti i posti a Las Vegas, si svolgeva in una sala di un grande
albergo.
Jared quella notte stava a dormire qualche piano più sopra,
in una delle suite
più grandi che dava sulla skyline della città del
peccato. Molto suggestivo in
effetti.
“Ma
ti pare che possa
permettermelo? No, io e le ragazze dormiamo in un piccolo motel in una
stradina
laterale.”
Jared
sorrise malizioso:
“Non
ne sarei così
sicuro…”
La
lasciò facendole
l’occhiolino, mentre andava da un tecnico a sistemare gli
ultimi particolari.
“Mi
sbaglierò, ma ti ha
appena chiesto di stare con lui stanotte.”
“Grazie
sorellina… lo
avevo intuito.” E sorrise a Michela. Si sentiva vittoriosa.
Seguirono
Emma attraverso
un corridoio, fino ad arrivare alla sospirata transenna. Era il momento
della
quiete prima della tempesta. E poi arrivò l’orda
delle persone che si
posizionarono di fianco a loro e le guardavano senza capire come fosse
possibile che loro fossero già li.
Monica
non riusciva a
stare ferma… la sola idea di poter stare con lui quella
notte la mandava in
piena confusione. Insomma, mica era una cosa di tutti i giorni fare
sesso con
uno come Jared Leto.
“Monica
stai calma? È
tutto il tempo che ti agiti.”
“Eh?”
Valeria sbuffò.
“È
appena uscito il
gruppo di supporto e tu non hai detto una parola.”
L’interpellata sgranò gli
occhi.
“Oh
Cristo, non me ne
sono neppure resa conto.”
“Dai
che siamo ad un
concerto dei Mars, DEVI godertelo, non perderti in inutili
orpelli.”
Monica
la fissò male.
“Scoparsi
Jared non è un
orpello…credimi.”
“Non
lo so e non lo
voglio sapere, anche perché sennò Jackson la
prenderebbe decisamente a male.”
Monica
non riuscì a
rispondere perché le luci si spensero e il concerto dei 30
Seconds to Mars
iniziò. Le note cupe di Escape si spansero
nell’aria, seguite dai colpi ritmici
della batteria di Shannon e poi di quelli degli SDC, uno dei gruppi di
supporto
dei Mars, ma che suonavano anche durante alcune loro canzoni. E poi al
culmine,
la voce bassa e roca di Jared.
Time to escape
The clutches of a name
No this is not a game
It's just a beginning
I don't believe in faith
But the bottom line
It's time to pay
You know you've got it
Coming...
This
is war
Monica
urlò e si scrollò
dalla testa tutti i problemi che si stava facendo e ritornò
ad essere la solita
Echelon Scatenata.
E
quindi saltò, cantò
stonando insieme a Michela e Valeria, ammiccò a Jared che
l’aveva trovata
appena era salito sul palco e il telo nero era caduto. Sudò
come non mai e si
divertì come da tempo non le accadeva. Insomma, un vero
fantastico concerto.
“Grazie
a tutti! E questa
canzone è dedicata a tutti coloro che credono ai
sogni… che seguono la propria
via e soprattutto credono in quella fottuta cosa chiamata
Fantasia… This song
is call the Motherfucking The Fantasy.”
Monica
fece un urlò
altissimo e sorrise a Jared: aveva mantenuto la promessa, se ne era
ricordato e
lo sguardo che lui le lanciò le fece capire che era dedicata
tutta a lei.
Voleva piangere e lo avrebbe fatto se non fosse stata troppo felice.
Jared
la fissava, magari
fugacemente, ma i suoi occhi ritornavano sempre davanti a lei, dove
Monica
stava dando ottime capacità canore, non dimenticandosi una
sola parola e
saltando come una forsennata. Lei e le sue amiche sembravano le
più scatenate:
si capiva lontano dieci miglia che erano italiane e che quindi
concepivano il
concerto in maniera decisamente alternativa rispetto alle americane.
Era un
qualcosa che lui aveva imparato a sue spese andando in giro per
l’Europa: nel
vecchio continente erano molto più calorosi rispetto a casa
sua e l’Italia, in
particolare, era la patria dell’affetto. Quindi non si era
stupito più di
tanto.
Aveva
solo quella
incredibile e pressante voglia di farla sua, solo che non poteva.
Finalmente
arrivò Kings
and Queens e la Church, insieme sul palco a cantare e poi tutti via,
verso il
retro.
Le
ragazze mostrarono i
loro pass ed entrarono senza fatica, stavolta, nel backstage, dove
c’era un
movimento pazzesco: nessuno riusciva a stare fermo, fili e cavi
venivano
spostati, videro di sfuggita la chitarra bianca di Jared che veniva
riposta
sacralmente in una cassa, gli SDC che sistemavano i loro oggetti di
scena, Tomo
che baciava una ragazza castana che sembrava una camionista, ma molto
molto
dolce. Insomma, scene di vita quotidiana per dei musicisti. Si
guardarono un
po’ stordite attorno.
“Ragazze,
venite, non
credo che sia il posto migliore per voi.” Era riapparsa Emma,
impeccabile nel
suo lavoro, che le accompagnò verso una zona più
tranquilla.
“Me
le hai salvate
allora.” Jared era spuntato dal nulla davanti a loro, tanto
che Michela fece
pure un urletto di sorpresa. Era seguito da Shannon che le guardava
incuriosito. “Fratellone, arrivo subito. Cinque minuti che
parlo con lei.”
Monica
si sentì gli occhi
del Leto grande puntati addosso e cercò di fare un sorrisino
di circostanza,
mentre capiva in quell’istante cosa volesse dire essere
analizzata dalla testa
ai piedi…
“Vieni.”
Jared la prese
per mano e la accompagnò dentro uno stanzino che si
rivelò essere il suo
camerino. Tavolino con specchiera, ingombro di carte, un armadio da cui
spuntavano alcune magliette, una enorme valigia blu e poco altro.
Stranamente
spartano per uno come lui.
“Carino…”
analizzò Monica
girandosi verso Jared, che aveva appena chiuso a chiave la porta.
“eh?”
Lui
non si prese neppure
la briga di parlare, la spinse a sedersi sul tavolino e, preso il collo
con una
mano, la baciò. Era tutta sera che voleva farlo e finalmente
erano da soli, senza
nessuno che poteva disturbare.
Insinuò
la lingua tra le
sue labbra e iniziò a darle un ritmo forsennato: sentiva
l’urgenza di averla
tutta sua, la voglia pressante sulla bocca e nei pantaloni. Monica si
stupì
all’inizio, non si aspettava una furia simile, poi si
adattò senza nessun
problema e si lasciò togliere la maglietta senza protestare,
anche perché di li
a pocò aveva la sua bocca a lasciarle una scia umida sulla
pelle.
“Aspetta,
potrebbero
beccarci.” Riuscì solo a mormorare in preda
all’estasi che quelle dita, che
fino a poco prima avevano pizzicato le corde di una chitarra, le
stavano dando.
Era arrivato a slacciarle i pantaloni, veloce come un razzo. Minchia,
pensò
fulminea, ne deve aver fatto di pratica di sesso veloce da post
concerto.
“E
chi se ne frega. Ti
voglio ora, qui e subito.”
“Ah
bhe, se lo chiedi in
maniera così gentile, come faccio a dirti di no.”
Non
ci misero molto a
finire sul pavimento appena lavato, che sapeva ancora di detersivo, ad
urlare
ed ansimare, uno sopra l’altro, mentre l’orgasmo
arrivava prepotente a
soverchiarli. Le unghie di Monica lasciarono dei profondi segni sulla
schiena
di Jared, che, dal canto suo, si era premunito di marchiarle con un
morso la
spalla destra, proprio mentre veniva con un gemito roco.
“Cristo…”
“No,
sono solo Monica…”
Mormorò ancora schiacciata da lui, con le gambe indolenzite
per la locazione
non del tutto comoda dove avevano deciso di farlo e per
l’orgasmo appena
ricevuto.
“Scema.”
Lei
sorrise: poteva
sentirsi decisamente felice. Un sogno agognato da anni si era avverato.
Poteva
tornare ad LA contenta e con la consapevolezza che Jared Leto scopava
veramente
bene.
Finalmente
lui si alzò e
Monica potè guardarselo bene. I capelli erano ancora
perfettamente in piega,
con quella assurda cresta rosa, pardon, melograno, ma aveva i suoi
segni
ovunque e non solo sulla schiena, ma anche sui glutei perfetti e pure
sui
pettorali. Era come se lo avesse marchiato. La aiutò ad
alzarsi e ne approfittò
per baciarla nuovamente, stavolta più dolcemente,
accarezzandole i lunghi
capelli leggermente umidi per il concerto.
“Aspettami…
ho l’incontro
con i fans e poi alcune cose di cui discutere con i tipi della EMI. Ma
voglio
rivederti subito dopo, capito?”
Monica
lo fissò stranito.
“Sul
serio?”
“Certo,
perché? A te non
va?”
“Ovvio
che mi va, ma
pensavo che… non lo so, avessi migliore
compagnia.” Lui le sorrise malizioso,
guardandola come un gatto guarda un topo, tanto che Monica
sentì le gambe
cederle.
“Ho
già la miglior
compagnia che potrei avere… stanotte urlerai il mio
nome.”
Un
brivido le scese lungo
la schiena e si ritrovò ammutolita, mentre lui sorrideva
trionfante. Cornuto!
Riuscì solo a pensare Monica mentre si rivestiva lentamente
e lo seguiva verso
l’altra stanza dove le sue amiche stavano parlando con Tomo e
Tim, mentre
Shannon era alle prese con l’I-Phone e bestemmiava in turco
perché non riusciva
a trovare il punto di domanda (Così sapete perché
nei Tweet non ce lo mette mai
N.D.A).
Valeria
era una
macchinetta, sembrava non riuscire ad esaurire la sua fonte di parole,
mentre
Michela era decisamente più quieta, ma rideva di gusto.
“Quanto
avete bevuto voi
due nei cinque minuti che sono stata via?”
“Ma
quali cinque minuti?
Sarà almeno una mezz’ora che ti
aspettiamo.”
“Oh…
meglio per me.”
“Comunque
Michela si è
scolata un’intersa Corona che avevo portato a Tim e adesso
ride come una
scema.”
“Pure
tu non mi sembri
molto sobria.”
“Io
sto benissimo…
Jackson mi ha insegnato a bere.” E fece la faccia convinta
stringendo il pugno,
mentre Tomo sghignazzava.
“Apposto
siamo con Jack.”
“Ragazzi
andiamo, ci
aspettano per il Meet.” Jared fece l’occhiolino a
Monica, senza curarsi del
fatto che parecchi occhi erano puntati sul collo della ragazza, dove
spiccava
nitido un bel livido scuro.
Le
ragazze rimasero sole
e Miky guardò la sua amica seriamente.
“Ci
sei riuscita alla
fine… Jeff dovrà pagare.” E rise felice.
“Pagare
cosa?”
“I
due avevano scommesso
su te e Jared a letto assieme. Ha vinto Michela.”
Monica
era senza parole:
ora pure le sue amiche scommettevano sulla sua vita sessuale e
sentimentale.
“Ah,
pure Kellan aveva
scommesso su di te vincente… e sembrava anche piuttosto
sicuro. Solo Bob era
ostile all’idea, ma dato che ha una cotta per te da quando
avete iniziato a
suonare assieme, si capisce bene il
perché.”Michela continuava a ridere da
sola. “Comunque deduco che stanotte la passerai con lui,
vero?”
“A
quanto pare.”
“Bene,
divertiti allora,
Puffola Magister.”
“Sì
divertiti e poi
racconta… voglio tutti i particolari… potrei
scriverci una FF.”
Monica
rise e accompagnò
le sue amiche verso l’esterno, dove cercarono un Taxi:
Michela non era nelle
condizioni di guidare e Valeria non aveva la patente, quindi la sua
Echelon car
rimaneva li con lei.
“Mi
raccomando,
divertiti.”
“E
voi fate le brave.”
Vide
il taxi giallo scivolare
rapido nel traffico della città del peccato, poi si
girò verso il maestoso
albergo dove capeggiava ancora a caratteri cubitali il nome dei 30
Seconds to
mars.
Prese
un profondo
respiro, sorrise ed entrò.
La
notte era appena
iniziata.
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Capitolo 4 *** Epiloghetto ***
Sarò
banale, sarò scontata e forse patetica, ma volevo dedicare
questo epilogo ad una ragazza che purtroppo ci ha lasciate.
Giulia, non trovo ancora le parole per dirti quanto sento la tua
mancanza. Il dolore è ancora presente e mi spiace stare
così male, perchè so che tu non vorresti che io
fossi triste. Purtroppo non ci posso fare niente, ma tranquilla,
Sorella, a breve tornerò con una bella F di quelle che
piacevano tanto a te.
Mi mancherai Amica mia.
Ci "vediamo" l'8 sul palco del Paladozza, perchè so che
sarai con noi, esattamente come ogni giorno della nostra vita.
Epiloghetto
Si
guardò per la
centesima volta allo specchio….era troppo nervosa. I capelli
erano
perfettamente in piega, con i boccoli creati ad arte che le scendevano
lungo il
volto. Il trucco non era mai stato così dark e il vestito le
sembrava stretto.
Non era vero, il top di finta pelle era perfetto, i laccetti non
stringevano
più di tanto. E la gonna era lunga giusta, niente di troppo
giro passera, ma
neanche troppo casta. Mezza coscia, ottima per scatenarsi senza dare
troppo
nell’occhio.
“Come
va?” la testolina
nera di Jared apparve quasi per magia. Monica quasi non notò
la leggera
barbetta, ma sorrise per il pass che lui portava al collo. Era la prima
volta
che era stata lei a dare un pass a lui. La cosa le pareva ancora strana.
“Non
ce la posso fare…
c’è troppa gente la fuori.”
“Ovvio
che c’è, apri il
concerto dei My Chemical Romance…”
“Appunto,
non sono
degna.”
Jared
la abbracciò da
dietro e poggiò il mento sulla spalla
stringendola a se.
“Sarai
perfetta. Anzi,
sarete perfetti. Le Puffole Pigmee stanno per avere la loro prima
mezz’ora di
notorietà.”
Lei
sorrise mesta e prese
un profondo respiro.
Jared
aveva regione: le
Puffole, dopo tre anni di incredibile lavoro, erano riusciti a produrre
un
disco tutto loro e ad essere ingaggiati dai MCR per aprire la loro
nuova turneè
americana, anche grazie all’amicizia che li legava da quando
facevano la loro
cover band.
“Grazie
Jay.”
“Figurati,
Topina.” La
baciò lievemente sulle labbra, per non rovinarle il rossetto
scuro che le
copriva le labbra e poi la accompagnò verso il backstage
dove la stavano
aspettando i suoi compagni di gruppo.
Tutti
erano nervosi,
tutti tranne Kellan che stava, al solito Flirtando con una bella
ragazza bionda
dal seno procace.
Jeff
aveva la solita
scaramantica maglietta CSI un po’ scolorita per
l’uso negli anni e aveva lo
sguardo fisso sul telo che li separava dalla massa vociante e il
braccio di
Michela attorno alla vita, con la leggera pancia del 5 mese. Matrimonio
pazzo e
felice, con piccolo canadesino in arrivo.
Valeria
stava parlando a
raffica, probabilmente ripetendo che i The Killer live sono meglio che
dal CD,
cercando in tutti i modi di tirare su Jackson
che sembrava più pallido di un vampiro.
“Mi
domando ancora come
quei due possono ancora stare assieme.” Sussurrò
Jared all’orecchio di Monica.
“Che
vuoi, gli opposti si
attraggono. E poi sono abbastanza matti per stare assieme. E Jack,
spero,
sappia come zittirla.”
“Credo
che il ragazzo
abbia qualche argomentazione valida.”
“Oh
scusa.” Monica fu
spintonata dalla neo ragazza di Bob. Era carina, capelli castani, dei
bei lineamenti,
ma aveva lo sguardo un po’ vacuo, sembrava sempre non sapesse
dove fosse.
Viaggiava fissa con dei vestitini stile bambina e delle All Star
consumate.
“Tranquilla
Kristen… era
solo il mio piede.” Ed era goffa, non faceva che andare a
sbattere ovunque,
soprattutto a calpestarle i suoi diedi. Però Bob stravedeva
per lei, quindi
veniva accettata. Erano tutti un po’ perplessi, ma
sorvolavano.
E
poi c’era lei: la
storia continuava tra gli alti e bassi di una normale coppia. Inoltre
incastrare gli impegni di entrambi i gruppi, specie dei Mars, li teneva
spesso
lontano. Eppure andavano a gonfie vele. Jared non aveva mai tentato di
aiutarli
con le sue conoscenze, ma li aveva sempre supportati al massimo e
consigliati
quando le cose stavano iniziando a farsi serie. Gli aveva scritto una
canzone,
una ghost track sotto pseudonimo, e poi si era messo da parte a vedere
come le
cose si evolvevano. E si erano evolute in un CD e in un support tour
dei MCR.
Meglio di così sarebbe stato francamente imbarazzante.
“Cristo,
sono un po’
agitata.”
“Succede
sempre la prima
volta. Dai fai un bel respiro profondo, non pensare nulla e vai. Andrai
alla
grande.”
“Si,
certo… mamma mia
Jared… ti prego, dimmi qualcosa di shoccante. Dimmi qualcosa
che non mi faccia
pensare al concerto. Dimmi… che sta per scoppiare la guerra
dei Mondi e che
moriremo tutti.” La voce raggiunse un tono piuttosto acuto e
lui si mise a
ridere. “Non ridere!!!! Idiota!”
“Sei
troppo spassosa. E
ti amo per questo.”
“Ti
amo anche io, ma non
attacca sto giro. Te la farò pagare cara!” e mise
il broncio.
“Dai
Monica… si fa per
ridere.” Cercò di abbracciarla, ma lei fece la
preziosa. “Uhm… allora vuoi
qualcosa di allucinante così non pensi al
concerto?”
“Sì…”
borbottò Monica.
“Ok…
ho deciso una cosa.”
“Cosa?”
“Ti
voglio come mamma dei
miei figli.”
Monica
sgranò gli occhi e
crollò a terra.
Aveva
decisamente
dimenticato il concerto.
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