Le Puffole Pigmee

di PrincesMonica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***
Capitolo 4: *** Epiloghetto ***



Capitolo 1
*** Parte prima ***


Titolo: Le Puffole Pigmee
Autrice: PrincesMonica
Rating: Arancione
Couple: Monica/Jared
Disclaimer: i personaggi non sono di mia proprietà, soprattutto quello maschile (ma ci sto lavorando). Noterete che oltre i Mars sono citati altri nomi di personaggi famosi che qui non lo sono…piccolo omaggio *_*
 
Voglio dedicare questa FF alla mia Puffola Grupie del cuore.... Vale, grazie di tutto!!!
 
Di solito era abituato al rumore, non gli dava fastidio, soprattutto visto che molto spesso era lui stesso a crearlo. E gli piaceva pure.
Ma non quella sera: era finito in uno dei localetti di Venice Beach sotto l’insistenza di Brent. Chiaro, per lui era come un secondo fratello, ma quella sera sperava in qualcosa di più tranquillo. Di solito andavano al Katzuya o allo Chateau Marmont, invece…
“Mi spieghi di nuovo perché siamo qui?” urlò cercando di sovrastare il casino martellante del DJ alla piastra. L’amico gli passò un bicchiere ricolmo di succo rosso e sorrise.
“Per due ragioni fondamentali.” Fece il diretto interessato. Quella sera era vestito abbastanza easy, con dei semplici bleu jeans Levis e una maglietta. Una giacca leggera ed un cappello signorile, completavano il look. Jared ringraziò che non si fosse messo quegli occhiali neri che lo facevano somigliare più ad un nerd che al suo amico. “La prima è che questo locale è di mio interesse. Ben inteso, ha bisogno di una sistemata a partire dalle fondamenta, ma quando lo riaprirò, sarà il locale più trendy di Venice.” E i suoi occhi brillarono di compiacimento.
“E il secondo motivo?”
“Ah sì, il secondo motivo. Diciamo quello più… divertente. Lo show di questa sera.”
“Questo bordello? Mi ricordavo che avessi dei gusti migliori.”
“Idiota di un Leto, non questo incapace, ma quello che verrà dopo. Suona un gruppo fisso. Fanno prevalentemente cover, anche se ogni tanto cantano qualche canzone scritta da loro.”
“E tu mi ha trascinato qui solo per sentire una sottospecie di band musicale?”
“Guarda che sono bravi. Sono anche la Cover Band ufficiale della California dei MCR, nonostante tutto.”
“Nonostante tutto?” Jared non ricevette risposta. In quell’istante un tizio male in arnese, si era precipitato al loro tavolo ed aveva iniziato a parlare con Brent di proprietà e lavori e quindi, indirettamente, di soldi. Un argomento che a Jared, dopo la questione con la EMI, interessava sempre di meno. Guardò il palco: dei ragazzi stavano montando gli strumenti per il concerto. Per un attimo provò un senso di nostalgia: quante volte aveva fatto gli stessi movimenti sul palco dell’Avalon agli inizi dei 30 Seconds to Mars?
“Adoro queste contrattazioni, mi rendono fiero di me stesso.” Brent era tornato a rivolgere tutta l’attenzione all’amico che lo guardava perplesso. “È praticamente cosa fatta, questo postaccio entrerà a far parte della Bolthouse Production. Preparati a passare altre serate qui. Ovviamente anche con le Puffole Pigmee.” E si bevette un sorso di birra gelata.
“Di chi?”
“Delle Puffole Pigmee, il gruppo che suona stasera.”
“Ti pare il nome degno per una rock band? Ma chi cazzo ha scelto sto nome di merda?”
“Jared, amico mio, ti ha morso una tarantola questa sera? Sei acido come un limone andato a male. Goditi lo spettacolo e poi ne riparleremo.”
“Ma quale spettaco….” Fu interrotto da una potente schitarrata che lo fece sobbalzare. Guardò immediatamente verso il palco, dove tutti i musicisti erano ben pronti.
In tutto erano in 4. Per prima cosa adocchiò colui che aveva suonato: era un ragazzo decisamente giovane con i capelli color paglia scompigliati che scendevano sulle spalle. Era vestito come un pagliaccio, o almeno pareva a lui. Era quasi in completo giacca e cravatta, solo che la cravatta nera con un disegno di Snoopy. Ah si, il completo era grigio. Infine un cappello stile Panama. Al collo aveva una Gibson nera lucida e senza un graffio.
Vicino a lui stava il bassista: biondo pure lui, solo con un’espressione più sofferta, che Jared riteneva in parte di scena, visto che sotto di lui stava sbracciandosi una moretta tutta pepe. Comunque di sicuro era più vecchio del chitarrista, teneva un accenno di barba e anche nel vestiario era più sobrio: jeans e camicia arrotolata ai gomiti e un Ibanez come strumento.
Ovviamente la batteria capeggiava dietro tutta la band: aveva una sola grancassa e per lui abituato a Shannon, la cosa pareva strana. Oltretutto c’era uno strano disegno di una bestia pelosa verde elettrico che camminava con il sorriso. Una parte di sé era conscio che fosse la Puffola Pigmea. Dietro i piatti stava seduto un bestione pieno di muscoli abbastanza alto per vedersi bene, con i pettorali nudi e le bacchette Vic Firth in mano. Sorrideva felice, come un bambino a Natale e sembrava giovane come i suoi due colleghi.
Non si poteva dire lo stesso per il secondo chitarrista: alto, scuro, con la barba e i capelli tagliati corti e qualche anno in più sul groppone. Una vecchia T-shirt di CSI e un paio di pantaloni neri molto semplici. La chitarra nascondeva parzialmente qualche chilo di troppo, ma lui non sembrava preoccuparsene.
“Chi canta?” domandò Jay.
“Deve ancora entrare.” In effetti c’era un microfono in centro, di un colore che stonava: blu elettrico scintillante grazie ai lustrini. Chi cavolo poteva cantare in quel coso?
Si levarono i primi applausi in concomitanza con le prime note e Jared aggrottò le sopracciglia: “The Day that never comes” dei Metallica. Scelta interessante. Poi rimase di sasso: aveva appena fatto la sua apparizione il cantante. Anzi, rettifica in atto, la cantante.
“Canta una donna?” urlò.
“Sì e non è male. Non riesce spesso ad andare in alto come te, ma non è male. Ah, non noti niente di particolare al polso?” tra le luci che giravano e i momenti di buio, Jared ci mise un po’ a capire di che cosa parlasse Brent e rimase piacevolmente sorpreso nel riconoscere una Wristband, quella rossa, al polso della donna. Era una Echelon, dunque. Sorrise e poi prese ad osservarla meglio.
Non era molto alta, ma portava degli stivali a metà polpaccio con la zeppa che la alzavano di qualche centimetro, delle sensualissime calze a rete e una gonna a pieghe che le arrivava al ginocchio e un corpetto rosso con una lunga serie di bottoncini argentati che la fasciava completamente, risaltando il suo seno abbondante. Al collo aveva un plettro bianco che scendeva fino all’incavo del seno e un collarino di velluto nero.
I capelli sciolti scivolavano voluttuosi dietro la schiena. Indossava un paio di guantini di cotone nero, con attaccati dei pezzi bianchi, come a creare lo scheletro sulla mano. Li riconobbe come quelli che portava Fran Iero in qualche spettacolo.
E reggeva bene la voce. Fresca, brillante, assolutamente deliziosa.
“Gran bella figa, vero?” Jared si riscosse dalla musica per vedere Brent che sembrava rapito dalla ragazza sul palco.
“Dimmi la verità, mi hai portato qui solo per farti quella?”
“No, mica ho bisogno di te per questo, so rimorchiare anche se non ho i tuoi, cito alla lettera una tua fan, grandi occhi grigi e luminosi come due stelle rubate dal firmamento.”
“Vaffanculo tu e tutte le ragazzine che mi sbavano dietro.”
“Comunque ti ho trascinato qui per farti uscire dal tuo antro marziano. O andiamo a cena nei soliti posti o tu non ti muovi. Fai vita semi monastica.”
“Dimentichi i miei giri in bici con Lauren.”
“Come dimenticarmeli, nonno. Dio che palloso che stai diventando. E invece stasera sei qui con me ad ascoltare questa bella band che si scatena, a farti un drink e a vederti una bella tipa sudata che fa venire voglia di…. Una doccia come si deve.”
“Sei un porco.”
“Da chi pensi abbia imparato? Tu e tuo fratello non siete certo dei santi, caro mio. Ma poi sii serio, non le daresti una bottarella anche tu?”
Entrambi spostarono il capo verso la ragazza sul palco che ora cantava una canzone dei Green Day saltellando e muovendosi tra i suoi compagni. Sembrava una selvaggia e Jared la ammirò. Ma non era per nulla il suo tipo. Innanzi tutto non era bionda. No, proprio per nulla, neanche un misero accenno di capello chiaro.
E poi non era magra: attenzione, non che fosse una balena, ma aveva troppe curve per i suoi gusti. E il seno? Sarebbe soffocato la nel mezzo! Certo era che dovevano essere belle morbide. Chissà toccarle come sarebbe stato.
Però per il resto non sembrava male: la guardò mentre lanciava delle palesi avance al suo bassista, mentre lui arrossiva penosamente. Si alzò e andò a posizionarsi più vicino al palco, sotto lo sguardo attento di Brent che sogghignava. Lui sapeva che portare Jared li sarebbe stato un successo. Il suo migliore amico non sapeva resistere quando si trattava di musica e infatti ora era lì a seguire i movimenti del gruppo.
Jared sobbalzò quando il chitarrista moro, fece partire una canzone a lui ben nota, non fosse altro perché l’aveva scritta lui: Savior.
Vicino a lui una ragazza mora, procace e del tutto incapace di stare zitta, si mise ad urlare e saltellare davanti al chitarrista biondo.
“Vai Jackson!” urlò la ragazza e lui le sorrise si rimando.
Tornò a guardare la cantante: era sudata, ma il trucco scuro non colava, la gonna si alzava regolarmente facendo intravedere le cosce piene e sode. E poi era determinata, cantava con amore, lo si capiva. Cantava solo cose che le piacevano. Jared sorrise interessato e se ne tornò al tavolo senza, però, perdere di vista il gruppo.
“Allora, che te ne pare?”
“Sono bravi… suonano bene e sanno tenere il palco.”
“Io parlavo di lei.” Fece Brent paziente. Quando ci si metteva, Jay era capace di far perdere la pazienza ad un santo.
“Buona voce. Bella presenza…anche se non so come possa essere la cover ufficiale dei MCR se è una donna.”
“In effetti all’inizio Gerard non l’ha presa proprio benissimo. Ma poi l’ha vista durante Demolition Lovers e ha cambiato idea.”
Jared annuì come se la spiegazione fosse la più completa che potesse avere. In realtà non gli interessava molto, se i MCR avevano deciso di avere le Puffole come loro band cover ufficiale, che gliene fregava a lui?
“Immagino solo che cambino nome nelle serate romancer, o sbaglio?”
“Certo che no. Sono i Cemetery Gates. Incominciano ad interessarti?” Jared non rispose e tornò al gruppo.
Suonarono per un’ora come degli indemoniati, senza fermarsi mai. Il batterista si alzava a più riprese per dare giù ai piatti una botta più forte delle altre, il bassista sorrideva malizioso, mandando in visibilio certe ragazze del pubblico. Il moretto era letteralmente succube della cantante che, nel mentre, era anche riuscita a mandare a quel paese un ubriacone che le aveva fatto pesati apprezzamenti. Solo l’uomo CSI sembrava tranquillo e serio.
“Facciamo ancora questa canzone e poi ci prendiamo una pausa. Mi raccomando, non scappate, le Puffole ritornano presto.”
Fu tempo di un secondo sobbalzo per Jared: dopo un mix di U2, Muse e Linkin park, stavano suonando “Buddha for Mary”. Era in assoluto la prima volta che ascoltava quella canzone cantata da un gruppo che non fosse il suo. Lei non aveva per niente la sua voce, ma era perfetta comunque così. Sembrava fosse arrabbiata nella misura giusta per parlare di Mary e delle sue allucinazioni.
Quando terminarono, Jared battè le mani come in trance. E si congratulò con se stesso per aver scritto una meraviglia del genere. Si sa, la modestia è di casa.
“Vieni andiamo a parlare di affari con le Puffole.” Brent lo riportò sulla terra e lo seguì, più interessato a vedere da vicino la ragazza, che al contratto che il suo amico avrebbe dovuto stipulare con tutti loro.
Erano seduti attorno ad un tavolino che bevevano come delle spugne, dopo aver sudato come matti. Insieme a loro due ragazze: una era la morettina scatenata che Jay aveva visto sotto il palco. Era appiccicata al chitarrista biondo e lanciava occhiate di fuoco alle tipe attorno a loro, mentre la seconda stava baciando il CSI Guy incurante del mondo esterno.
“Salve ragazzi.” Iniziò Brent “Complimenti per l’esibizione.” Lo fissarono, alcuni confusi, altri più consapevoli di chi lui fosse.
“Oh mio Dio.” Mormorò la cantante, ma Jared si accorse immediatamente che non stava guardando il suo amico, bensì stava fissando direttamente lui.
“No, solo Brent Bolthouse.”
“Quel BB? Organizzatore d’eventi, DJ e sober mother fucker su Twitter?” Fece il batterista gasatissimo.
“Sì, proprio io. Vedo che mi conoscete. Sono qui per parlare di affari.” Ma la ragazza guardava ancora Jared e sembrava che gli occhi castani brillassero per l’emozione.
“Suonate molto bene.” Fece Jay imbarazzato per il modo inequivocabile in cui lo stava guardando. E che veniva guardato anche dalle altre due ragazze al tavolo.
“Dobbiamo parlare di affari.” Iniziò Brent guardando l’amico.
“Io credo che andrò a prendere qualcosa al bar.”
“Vengo con te.” La cantante si era alzata e senza aspettare niente si era messa al suo fianco.
“Monica, dobbiamo discutere di lavoro.”
“Il mio sindacalista è Jeff. Mi fido.” E sorrise guardando di nuovo Jared negli occhi. “Andiamo?” Lui annuì e si fece largo tra la folla.
“Ciao. Mi fai uno scivolo alla pesca e… Cosa prendi tu?”gli chiese.
“Un succo di frutta. Rosso.”
“Ok, uno scivolo alla pesca ed un succo ai frutti rossi. Avrei dovuto immaginarlo.” Lui alzò un sopracciglio, mentre osservava la ragazza che con calma salutava tutti i baristi: si vedeva che erano un gruppo fisso.
Gli porse il bicchiere e brindò sorridente. Non stava più nella pelle.
“Scusami.” Iniziò lei.
“Per cosa?”
“Per averti rovinato Savior e Buddha.”
“Devo essere sincero? Avete suonato Buddha in maniera fantastica.”
“Bhe, se me lo dici tu, non posso che crederci.” E rise contenta, poi gli tese la mano. “Io sono Monica.”
“Io sono Jared, ma credo tu lo sappia già. Allora, che suonerete ora?” domanda stupida, non era quello che veramente voleva sapere da lei. Voleva sapere di lei.
“Ancora qualche canzone veloce e poi ci riposeremo con qualche lento. Hai una preferenza? Hai una canzone che vuoi sentire?”
“Io… non lo so, fai tu. Sono uno che si adegua a tutte le situazioni.” La guardò meglio: i cappelli scuri avevano delle meches blu, gli occhi grandi di color nocciola e quelle labbra particolari: il labbro inferiore pieno e sicuramente morbido, quello superiore stranamente piatto con una cicatrice apparentemente leggera. Gli piaceva.
“Tutto ok?”
“Sì, certo.” Monica stava per dire qualcosa, ma Il batterista la chiamò.
“Scusa se rompo l’idillio, Puffola, ma i nostri fan ci stanno aspettando. Ehy, Leto, piacere. Io mi chiamo Kellan!” E gli stritolò la mano, tanto che sperò di riuscire a prendere ancora in mano una chitarra.
“Ciao Kellan.” Riuscì a dire quando si liberò di quell’ammasso di muscoli. Monica sbuffò e gli sorrise dispiaciuta.
“Magari ci si rivede dopo, ok?”
“Ti aspetto.”
Li vide andare verso il palco e poi si mise a cercare il suo amico che era rimasto bellamente a chiacchierare con le due ragazze al divano.
“Oh eccolo di ritorno.” Notò le wrist sul polso delle due che ormai lo fissavano come se fosse un Dio in terra, o più semplicemente Jared Leto.
“Ciao ragazze. Posso sedermi anche io?”
“Ovviamente!” Urlarono le due. Jared guardò Brent che ridacchiò.
“Sai, stavo parlando con Miky e Vale del vostro nuovo album. Non vedono l’ora di ascoltarlo.”
Fu salvato in corner dalle Puffole Pigmee che ripresero il concerto, con una sparata dei Blur, Song2, che fece andare in delirio qualche pogatore dell’ultimo minuto.
Non riusciva a staccare gli occhi da lei e non andava bene. Lei non era una di quelle giuste: non era bionda, non era apparentemente stupida, non era piatta e non era magra. No, no, no, non poteva andare contro i suoi schemi. Eppure… voleva così tanto sentire che sapore avevano quelle due labbra leggermente asimmetriche e quanto morbida poteva essere su di lui.
“Grazie ragazzi, grazie. Volevo dedicare questa canzone ad una persona in sala, piuttosto speciale per tutti coloro che fanno parte di una, cito alla lettera vari giornali, setta chiamata Echelon. È una canzone che mi piacerebbe fosse cantata per me, magari con Closer al suo interno, ma oggi facciamo al contrario. This song is called the motherfucker The Fantasy!”
Jared rise contento e si gustò pienamente la sua canzone: la canticchiò e si mise pure a muovere i piedi. Gli piaceva quella versione: era molto simile all’originale, con alcune varianti di chitarra e di batteria, soprattutto. Nella parte centrale, Monica approfittò per presentare i membri della band.
“Bene ragazzi, è il momento di farvi sapere chi siamo, sempre se non siete venuti a vederci così tante volte da avere la nausea.” Qualche risa, alcuni applausi. “Alla chitarra e alla pianola l’unico agonizzante sexy di LA, Jackson!!!” A Jared venne rotto un timpano da Valeria che era scoppiata inesorabilmente. “Questa è pazza.” Sussurrò tra sé mentre sentiva Monica ridere. “All’altra chitarra, il vecchio saggio canadese, Jeff!!” stavolta fu Miky a tributare al suo ragazzo un mega urlo con applauso incorporato che fece spaventare Brent. “Alla batteria, lo scimmione di Venice Beach, Kellan!!” partì una rullata poderosa tra le urla isteriche di un gruppo di ragazze che si mise anche a lanciare qualcosa al batterista, che Monica dovette schivare. Jared capì poco dopo che si trattavano di reggiseni. Ma quanto rimorchiava quel tipo? “Grazie, ma non mi servono” ricominciò Monica “Ed infine, il nostro vampirozzo bassista, Robert!” Miky e Vale esultarono composte.
“Comunque, per completezza di informazione, lei è la nostra mitica Monica.” Lei fece un inchino al suo chitarrista e poi verso il pubblico. Lanciò un’occhiata a Jared e vide che stava applaudendo.
Poi riprese il microfono e ripartirono con il concerto. Finirono The Fantasy e poi iniziarono la parte più tranquilla.
Stettero sul palco ancora mezz’oretta circa per poi dare definitivamente l’arrivederci per quella serata.
Ci volle poco e nulla perché tutti i ragazzi venissero presi d’assalto, chi dalle rispettive fidanzate, chi da aspiranti grupie. Anche Monica aveva il suo bel da fare per tenere lontano alcune piovre: cercava di allungarsi per ritrovare Jared, ma sembrava scomparso. Figuriamoci se quello rimaneva li per lei, pensò, appena gli è stato possibile se ne è andato.
“Ho fatto una figura di merda!” si scrollò di dosso due tizi allupati e si sedette al tavolino delle Puffole Pigmee. Aveva un caldo madornale e si sentiva frastornata: per tutta la seconda metà dello show aveva avuto in testa quei due occhi simili a perle. Non era la prima volta che lo incontrava: aveva fatto la posta ad un sacco di suoi concerti, li aveva visti ai meet and greet, alle varie signin line, era stata anche al Summit e a diversi Blood Ball, ma quel contatto così ravvicinato era diverso. Lui sembrava completamente diverso, timido come non si era mai svelato prima.
Si riscosse dai suoi pensieri quando vide un bicchiere ricolmo di un liquido rosa pallido davanti ai suoi occhi e un mano che si attaccava al polso più bello del mondo, quello dove era tatuato indelebile il primo Glypho rosso, con i contorni neri. Quel tatuaggio che lei da sempre voleva leccare.
“Scivolo, giusto?” Jared le stava sorridendo, apparentemente più a suo agio rispetto a prima. Si era tolto la giacca di simil pelle ed aveva addosso solo una T-shirt a cui aveva tagliato tutte le maniche e senza farci l’orlo. I jeans azzurri completavano il tutto. Monica fissò la leggera barbetta della giornata e si trovò con la salivazione azzerata.
“Perfetto. Grazie.” Lui si sedette di fronte a lei.
“Perché The Fantasy?” LA domanda la lasciò perplessa.
“Bhe, perché è una canzone che adoro. Mi da la carica…ed è sexy.”
“Sexy? Uhm… non l’avevo mai definita in questa maniera, ma ci può stare.”lei rise.
“It could be just like heaven, detta in quella maniera? Oh ti prego, se non è sexy quello. È una frase che viene battuta solo dalla parte sospirata di Echelon. Oh… Echelon” Si perse un attimo nei suoi pensieri. “Anyway, anche voi ripartite ormai.”
“Sì, verrai a vederci?”
“Ovvio, ho già il biglietto per il concerto a Las Vegas. Volevo venire qui a LA, ma non mi danno le ferie sul lavoro, quindi ho dovuto rivendere il biglietto. Sfiga.”
“Quindi a Las Vegas…”
“Già.” Scese un leggero silenzio imbarazzato. Monica aveva mille e più domande da volergli fare, ma non riusciva a chiedergli niente, aveva i neuroni ingolfati. E la stessa cosa lui. Di solito era facile: la guardava, le sorrideva, ammiccava con qualche frase ad effetto e la lei della serata era ai suoi piedi.
“Che lavoro fai?” la domanda partì prima ancora che Jared si rendesse conto di averla fatta.
E fu così che iniziarono a parlare del più e del meno: la fragile barriera che c’era all’inizio sembrava essersi infranta.
Jared era da parecchio che non si sentiva così a suo agio con una donna che non fosse nel suo ristretto cerchio di amicizie o sua madre. E la cosa che lo lasciava senza parole, era che l’aveva appena conosciuta e che provava un’attrazione potente per lei.
“Jared, dovremmo andare.” Brent si era rimaterializzato con il solito sorriso. “Monica, vero?” Le prese la mano e le fece un leggero baciamano che la lasciò imbarazzata “Non mi sono presentato come si doveva, prima.”
“Bhe non importa. In fondo mi è parso di capire che con il gruppo ci dovremo rivedere alla nuova apertura del locale.” Lui sorrise affabile.
“Sarà un piacere vederti ancora.”
Jared lo guardò perplesso, mentre Monica si nascondeva dietro al suo bicchiere.
“Bhe, allora io vado Monica. Conoscerti è stato…veramente un grandissimo piacere.” Le strinse la mano e la baciò sulla guancia, molto vicina alle labbra: sapeva di concerto finito, un mix tra sudore, profumo di  the verde, e l’alcol appena bevuto. Dio come avrebbe voluto baciarla. Maledetto Brent.
“Tra due settimane noi suoniamo per la chiusura del locale… Se vuoi venirci a vedere.” Riuscì ad esalare lei, ancora sconvolta da quel bacio ‘innocente’ .
“Ci sarò sicuramente.”
Si guardarono un ultimo istante occhi negli occhi, poi lui si girò e si disperse nella folla, lasciando Monica completamente distrutta.

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Capitolo 2
*** Parte seconda ***


Bhe grazie a voi che avete commentato ^___^ Me molto Happy.
Scommetto che vi stavate chiedendo come sono le Puffole Pigmee... bhe, grazie alla mia amica ValeTrinity89 ecco che potete scoprirlo.
Questo disegno lo ha fatto lei ormai quasi un anno fa durante una vacanza delirio a casa mia, fatta da The Killers, Proteus e storie sceme tra le caverne..... Non riesco a mettere il link, quindi fate copia ed incolla.
http://img243.imageshack.us/img243/5086/006zy.jpg
Grazie Puffola Grupie ç__ç.... a proposito, manca solo una settimanaaaaaaaaa XDXDXD


Per quella sera si era preparata in maniera maniacale. Aveva comprato un corpetto nuovo nero di finta pelle, legato strettamente sul davanti da dei legacci neri. Incorporato c’era un reggiseno di pizzo bianco. Aveva optato per un paio di pantaloni di pelle nera e degli stivali sempre neri con un leggerissimo tacco a pianta larga. Alla vita aveva una specie di cintura a catenella, i guanti standard con le ossa disegnate e la solita collanina con il plettro. I capelli erano sciolti e mossi, con un trucco non troppo marcato. Lo smalto nero completava il tutto.
E continuava ad osservare i volti nella saletta. Nulla, lui non si vedeva. Sospirò indispettita.
“Tutto ok?” Bob come sempre era ben disposto a starla ad ascoltare. Monica sapeva che, nonostante fossero amici e lui fosse molto più giovane di lei, Robert aveva una semi cotta.
“Sono patetica. Sono andata nel negozio più caro della città per questo nuovo corpetto da urlo, ho speso ore per sistemarmi i capelli e truccarmi, senza parlare della depilazione totale e… lui non c’è.”
“Aspettavi qualcuno in particolare?” Lei arrossì un po’. “Ahhh, ho capito. Ovvio, aspettavi Jared Leto. Avrei dovuto immaginarlo. Se ti può consolare, sei bellissima stasera.”
“Grazie, ma sono una stupida. In fondo perché lui dovrebbe volere una come me quando ha stuoli di donne disposte a tutto. E da dire che sono tutte bellissime.”
“Monica, tu vali molto più di loro. E se lui non lo ha capito, allora è lui che ci perde. E noi ci guadagniamo.”
Lei rise e si alzò dal divanetto: ok, era ora di dar fuoco alle polveri.
I suoi compagni iniziarono con la solita canzone dei Metallica che apriva ogni loro spettacolo. Aspettò che finissero l’intro e poi iniziò a cantare. La voce partiva bassa, perché sapeva che se la doveva conservare al meglio.
Aveva già caldo, le luci colorate scaldavano il locale come fosse un forno ed era terribile. Le prime gocce di sudore le scendevano dal collo.
Finirono la prima parte che era completamente distrutta: cosa diavolo le stava succedendo? Non le era mai capitato di essere così sfinita e non aveva neppure il ciclo.
“Ci risentiamo tra una decina di minuti. Anche le Puffole necessitano di riposo.” E scesero, mentre il DJ faceva partire una canzone parecchio commerciale.
Si sedette distrutta sul loro divanetto e osservò le varie coppiette li intorno. Sbuffò e si rialzò sotto lo sguardo indagatore di Bob.
“Esco!” sbottò dirigendosi verso l’uscita secondaria. Aveva bisogno di aria…tanta aria.
 
“La vedi?” Jared stava cercando di farsi largo in mezzo alla folla, ma sembrava che il mondo avesse deciso di darsi appuntamento a quel locale per festeggiare la chiusura. Brent doveva fare i salti di gioia vedendo quanti clienti avrebbe avuto in futuro.
“Come faccio a vedere qualcuno che non conosco? E soprattutto ti ricordo che sei più alto di me Jayo!” Jared alzò gli occhi al cielo. Non poteva venire con lei suo fratello? Sua cognata non gli avrebbe più dato tregua quando avrebbe visto Monica. “E non sbuffare che ti conosco.”
Arrivarono da Robert e Kellan che stavano bevendo una birra.
“Oh cazzo, Jared Leto!” urlò Kellan. Subito parecchi sguardi si girarono verso di loro.
“Se eviti di sbandierarlo ai quattro venti sono più felice.” Subito un flash abbagliò la zona.
“Ma che te ne frega Jared.” Fece la ragazza vicino a lei. Portava dei tacchi stratosferici, tanto che quasi arrivava a guardare Jared negli occhi, chioma rosso fuoco e sguardo indagatore e malizioso. “Dove sta la cantante allora?”
“Stefy, puoi tacere due nanosecondi?”
“Monica è sul retro… aveva caldo.” Rispose Bob perdendo un po’ il suo sorriso e sembrando sempre più agonizzante.
“Ok, grazie. Senti Stefy, prenditi da bere, mettiti dove vuoi. Io torno subito.”
“Divertiti Jay. Io e PJ ti aspettiamo buonini qui e già che ci siamo telefono a quello scemo di Shannon, giusto per vedere se la Tachipirina gli ha fatto effetto.” Jared la guardò perplessa.
“Ma lo hai chiamato 5 minuti fa.”
“Eh bhe allora? Mi manca il mio Micione.” Rispose addolcendo talmente il tono che a Jared venne il diabete fulminante.
“Come siete finiti a sposarvi, resta un mistero.”
“Potere dell’amore. E ora vai a cercare la tua bella.” Un Fuck sommesso arrivò alle orecchie della donna che sghignazzò.
Jared si fece largo tra la gente praticamente assiepata ovunque, incurante di sguardi e macchine fotografiche che scattavano. Di solito arrivare tardi era abbastanza normale per lui, ma quella sera aveva profondamente odiato ogni minuto perso davanti a casa di Shannon. Fece rovesciare il drink di una ragazza, rischiò di inciampare poco elegantemente su un piede comparso misteriosamente, fino a quando riuscì ad aprire la porta che dava sul parcheggio del locale. Era pieno di gente che chiacchierava/fumava/beveva e non tutti in questo ordine. Alcuni, lontano, pomiciavano senza alcun problema.
“Ciao bello, hai da accendere?” Una biondina con il trucco leggermente sbavato e i capelli vaporosi gli si era avvicinata sensuale.
“Mi spiace, non fumo.”
“E allora che ci fai qui?” Jared la guardò male.
“Fatti i cazzi tuoi.” Una leggera risata arrivò dalla sinistra.
“Una entrata degna di nota, Jared.” Monica entrò del tutto nel suo campo visivo e finalmente anche lui sorrise. “Smamma biondina, il ragazzo qui è con me.” La ragazza offesa se ne tornò dalla sua amica pronta a consolarla. “Non sei stato molto gentile.” Lui fece spallucce.
“Non amo molto chi ci prova in questa maniera così banale.”
“Poverina, è piccola. Quanti anni avrà? 18? 20? Almeno così impara che cosa si prova ad essere rifiutata.”
Si guardarono in silenzio: Jared apprezzava immensamente come si era vestita quella sera. Era ancora più sexy che al loro primo incontro. I pantaloni neri non nascondevano nulla e il corpetto di pizzo era una istigazione a delinquere.
“Non credevo venissi.”
“Te lo avevo promesso.”
“Sì, ok, ma…”fece lei guardando dietro le sue spalle.
“Non ti fidi di me?”
“Non è che non mi fido, ma, sì, insomma… tu hai un sacco di cose da fare più importanti che venire qui ad ascoltare me. E poi…”
“E poi?”
“E poi tu, sì, tu sei tu, un attore, un cantante affermato, un personaggio famoso e io? Cosa sono io? Niente.”
“La smetti di sparare queste stronzate? Guarda che io sarò un attore e un cantante, ma sono sempre un uomo normale. Quindi per favore, evitiamo questi discorsi che mi stanno stretti?”
“Ok, scusa.” Fece lei intimorita per la prima volta. Non se l’aspettava uno sbotto del genere, infatti anche lui capì.
“Non volevo essere così rude, ho avuto una giornataccia. Solo che sento sempre queste cose del tipo io sono io e tu sei tu e bla bla bla. Vorrei che tra noi non ci fosse questa barriera, ma che si possa essere amici.”
“Va bene, facciamo finta che niente sia successo e ricominciamo da capo.” Sorrise “Ciao Jared, sei in ritardo.” Lui sorrise e si grattò dietro al collo.
“Hai ragione, ma sai Shannon non sta tanto bene e Stefania ci ha messo una vita a scendere e poi…” Vederlo imbarazzato era uno spasso.
Monica aveva sempre visto Jared come una persona estremamente sicura di se stessa. Faceva sempre del suo meglio per essere quello che tutti si aspettavano che fosse e vederlo improvvisamente come un ragazzo quasi spaurito e che cercava di scusarsi per un banale ritardo, era favoloso.
Monica gli posò due dita sulle labbra sottili per terminare quel flusso di parole continue.
“Non occorre che ti scusi, posso capire. Ora scusa, devo tornare sul palco.”
“Ok, vengo con te.”
Si sentiva un idiota: era questo il modo di comportarsi con una ragazza? Sembrare un perfetto idiota? Mentre Monica tornava sul palco, Jared andò a sedersi vicino a sua cognata che parlava con un pupazzo blu raffigurante Stich del film della Disney.
“Mica lo farai bere?”
“No, PJ è un ragazzo serio. E voleva dirti che è molto carina… Alternativa, certo, ma carina.” Jared non rispose, ma fissò la band che aveva ripreso il concerto.
E tutti si accorsero di come la musica fosse cambiata: Monica saltava come una pazza, completamente rapita dalle note. Ammiccava con Kellan e Bob, un po’ meno con Jack e Jeff per non offendere le sue amiche.
Poi ad un certo punto apparve sul palco un ragazzo nuovo, mai visto. Pelle scura, canotta attillata a mostrare pettorali e bicipiti.
“Per la prossima canzone, diamo il benvenuto a John, dato che Bob non se la sentiva di affrontare questo rap.”
Una potente chitarra annunciò “Bleed it out” dei Linkin Park. Monica iniziò a battere le mani per dare il tempo, mentre John iniziava la parte di Mike Shinoda, con una voce potente. Ma a Jared importava poco: seguiva le movenze scatenate di Monica, che si agitava e cantava le parti di Chester con una grinta che non associava ad una donna.
Poi arrivò dritto e malandrino il fulmine della gelosia: John aveva preso per la vita Monica, stringendola a se in un abbraccio stile Anaconda e lei si strusciava come una gatta, facendo salire dei fischi dal pubblico.
Ad un certo punto Monica si staccò e prese ad incitare il pubblico per fare casino. Era stracarica, lo si capiva da miglia di distanze e lo stava guardando. Un leggero sorriso e via, accucciata come Chester ad urlare, tanto che Jared pensò che avrebbe perso la voce a breve. Era sudata, luccicante sotto i riflettori, con una luce negli occhi che riusciva a vederlo lui da lontano.
“PJ apprezza, se vuoi sapere.”
“Ora sono molto più felice…” rispose Jay senza fissare la cognata che sbuffava. Stava per odiare quel bestione pompato. Toccava Monica con troppa intimità e quel bacio prima di scendere dal palco, la sulla guancia, era troppo. “Fuck!!”
“Forza un bell’applauso per John, se lo merita!” urlò Monica prima di bersi un lungo sorso d’acqua dalla sua bottiglietta.
Poi tornò in centro al palco, prese il microfono blu e guardò Jeff. Lui pizzicò le sue corde e i Kings of Leon invasero il locale. Jared pensò che la scelta fosse piuttosto bizzarra: Sex on Fire. Eppure lei la cantava così bene… e dava un’idea assolutamente sexy.
E finalmente la parte di lenti, con il culmine di Demolition lovers. Capì in quell’istante perché Gerard aveva dato l’ok per la Cover band. La voce era triste, dolce e disperata. La sapeva modulare perfettamente a seconda della parte della canzone. E poi musicalmente erano stratosferici: Kellan dettava il ritmo serrato, le chitarre di Jeff e Jackson portavano Monica verso il culmine della canzone e soprattutto dell’incredibile disperazione che traspariva dalla voce. Robert, infine, con il suono cupo del suo basso riempiva la sala di malinconia. Era una chimica incredibile, sembrava che fossero nati per suonare quella canzone.
Monica invasata, proprio come Gerard, la mano tesa verso qualcuno che non c’era, la mimica facciale, la voce al limite della rottura, le gote arrossate… non ce la fece più e si alzò per andare verso di lei. Arrivò al palco in pochissimi istanti, sfruttando i vuoti del pogo pazzo. Era sotto di lei a guardarla come non aveva mai guardato una donna in vita sua o quasi. Lei lo aveva visto: ne era rimasta sorpresa in un primo istante, ma si era ripresa in fretta. Andò verso di lui e si inginocchiò, cantando le ultime strofe con una voce ancora più struggente, come se stesse piangendo, gli tese la mano che lui prese  e si fissarono negli occhi, fino a quando non terminò l’ultima nota.
Monica stava tremando: non credeva di aver fatto quello che aveva veramente fatto. Aveva sognato una incredibile quantità di volte di cantare davanti a Jared, più per fargli capire quanto lo amava in una delle sue fantasticherie rosa. Ma farlo veramente, dal vivo e davanti a tutta quella gente. Oh Signore, si alzò di scatto e si girò per guardare Kellan che se la rideva sotto i baffi. Maledetto lui, non fosse un ammasso di muscoli ambulante, lo avrebbe preso a pugni… uscendone malridotta di certo!
Finì la bottiglia d’acqua e con una faccia di bronzo da guinnes riprese il concerto, per fortuna con l’ultima canzone della serata.
Nonostante fosse l’unica cover dei suoi amati U2 quella sera, la cantò distratta, portata avanti più dalla routine che dalla voglia. Lei aveva solo in mente di scappare da là sopra, aveva dato fin troppo spettacolo davanti a tutti. Si vergognava da morire.
Finalmente tutto finì: si godette meno del solito gli applausi e scese per dirigersi al sicuro dalle sue amiche. Amiche che avrebbe voluto strozzare un secondo dopo.
“Sei stata favolosa, sembrava stessi per baciarlo…o lo hai baciato sul serio?” Chiese Valeria scansando del tutto l’abbraccio del suo Jack.
“Non l’ho baciato!!! Si sarebbe sentito e comunque… figurati se mi avrebbe baciato davanti a tutti. Ha una immagine da preservare sai?”
“Ma quale immagine!”
Micky era più silenziosa e la guardava scettica.
“Secondo me se avesse avuto veramente questa immagine, di sicuro non si sarebbe fiondato davanti al palco e non ti avrebbe dato la mano.” Monica si bloccò e ci pensò. La sua amica non aveva tutti i torti. Cavoli, era stato lui a venire da lei. E adesso… lo guardò: era seduto tranquillo che chiacchierava con Stefania, la moglie di suo fratello e..un pupazzo? Chi era il più folle allora?
“Vado da lui. Se sto qui iniziano le seghe mentali e io non sono donna da seghe mentali. Non prima di esserci uscita assieme e averlo baciato, vi pare?”
“Giusto!” urlò Valeria.
“Fai la brava.” Fece Robert mogio.
Si avviò verso di lui: si sentiva traballante sui tacchi e con la salivazione azzerata. Aspettò che i due finissero di parlare e poi li salutò.
“Ciao.”
“Ciao!” esclamò la Rossa che si alzò per abbracciarla, manco fossero amiche di vecchia data. “Io sono…”
“Stefania, lo so. Non è la prima volta che ti vedo.” Lei fece la faccia compiaciuta, poi la scrutò con gli occhi chiusi a fessura.
“Non è che tu sei una di quelle che mi dava della zoccola perché stavo con Shannon? Non è che tu me lo vuoi portare via?”
“Credo che sia difficile separare due come voi ormai. E poi, comunque…”
“Ti piace Jared.” Colpita ed affondata. Ma perché quando serviva non c’era mai una buca nella quale cadere?
“Stefy, la stai mettendo in imbarazzo.” Jared sorrideva, ormai ben conscio di quello che la cognata poteva dire o fare.
“Vedo una ragazza che conosco, torno subito. PJ vieni con me.” Prese il pupazzo e lasciò i due a guardarsi imbarazzati.
“Scusala, a volte non collega il cervello con la bocca.”
“Non ti preoccupare, so cosa è capace di fare. L’ho vista in azione. Del resto se avessi un marito come il suo tirerei pure io le unghie fuori. Posso sedermi qui con te?” Ok, il peggio era passato.
“Certo.” E ripresero esattamente da dove avevano interrotto il precedente concerto. A Monica non sembrava neppure che lui fosse Jared Leto, bensì solo Jared, un uomo incontrato in un locale. Che poi lei gli parlasse del suo misero lavoro di centralinista e lui di incredibili hotel e concerti in giro per il mondo, non importava. Stavano parlando come due vecchi amici ed era rassicurante.
“Senti…” iniziò lui “…posso farti una domanda un po’ personale?”
“Vai tranquillo, io rispondo a qualsiasi cosa.” Lui sorrise.
“Sei single vero?” Lei lo guardò stranita.
“Ovviamente, altrimenti non starei qui a flirtare con te.” Lui rise di gusto.
“Mi piaci. Sei simpatica e incredibilmente schietta.”
“Ne sono felice. Del resto tu piaci a me. Anche se è ovvio.”
“Ovvio?”
“Bhe sì. Non solo sei schifosamente bello, una istigazione a delinquere per chiunque, ma sei intelligente, fai un sacco di cose e le fai bene, cosa che mi permette di odiarti. Vorrei avere io un decimo del tuo talento, così forse non marcirei in quel sottoscala che è il mio ufficio. Ti invidio e ti ammiro. Del resto sono una Echelon, seguirti è il mio dovere.”
“Anche tu fai un sacco di cose. Canti molto bene.” Lei abbassò gli occhi compiaciuta.
“Non è vero. Canto discretamente. Comunque è già qualcosa. Senti, posso chiederti io un favore?”
“Spara, vedremo che posso fare.”
“Al concerto a Las Vegas mi canti The Fantasy? Cominciate qualcosa di nuovo con il tour lo so, però… The Fantasy è un inno per me. Puoi farla acustica, tutta la band, giusto accennata, ma… ti prego.” E cercò di sfoderare la sua aria da cucciola indifesa. In risposta lui ridacchiò. “Ok, ho capito, la mia tattica ha funzionato come un ghiacciolo in una tazza di the bollente.”
“Non ti prometto niente, la scaletta la decidiamo assieme, ma di sicuro proverò a mettercela dentro. Per una Echelon questo ed altro.” Stava per allungare la mano ed accarezzarla, era una cosa che non faceva mai eppure… diamine stava diventando uno di quei protagonisti di romanzi rosa! Un flash potente rovinò tutta l’atmosfera. Era apparso un reporter con una macchina fotografica che sembrava una cinepresa per quanto era grossa.
“Una nuova fiamma, Jared?” lui arretrò la mano e si irrigidì: ma anche li dovevano rompergli i coglioni?
“Mi sa che è meglio che vada. Devo aiutare i ragazzi a sistemare il palco.” E Monica si alzò, mentre il fotografo continuava il suo lavoro. “Ci vediamo al tuo concerto, ok?”
“No, ti aspetto qui ancora un po’, il tempo che sto stronzo se ne vada via.”
Monica salì sul palco, dove Kellan stava terminando di smontare la batteria. Prese il suo microfono a lustrini blu e lo mise nella custodia dopo averlo pulito. Tirò su i cavi con una lentezza di un bradipo: era stanca. Da una parte era euforica per quel passo avanti con Jared: era inutile che facesse finta di nulla, lei gli piaceva. Il perché era ancora un mistero, ma era chiaro e limpido come la luce del sole al mattino. Oltre al fatto che glielo aveva detto. Ma poi? Cosa c’era oltre questo interesse? Qualcosa di più o il baratro?
Molto spesso si era domandata cosa avrebbe fatto in una situazione del genere e si era sempre ripetuta che avrebbe preso le cose come venivano. Si raddrizzò e lo guardò: era sempre assediato dal tipo che continuava non solo a scattare, ma anche fare domande. Per fortuna Stefy stava tornando con un ammasso di muscoli che prese per la collottola il malcapitato e lo portò fuori di peso. Jared sembrava decisamente più sollevato.
“Allora la cosa è seria eh?” Kellan le si era avvicinato: era ancora a petto nudo per la gioia delle sue fans che lo aspettavano proprio sotto il palco. Aveva delle tracce di rossetto sul collo e a lato della bocca.
“Sei sporco lo sai?”
“Sì, sono i miei trofei.”
“Scimmione!” E rise.
“Non cambiare discorso. Te lo fai?” lei tornò seria.
“Non lo so. La voglia c’è, ma… una parte di me ha paura che poi ci rimarrei male. Ma alla fine, se lui vuole, mi sa che ci vado a letto.”
“Lui lo vuole. Si capisce da come ti ha guardato tutta la sera, da quello che ti chiedeva su Demolition Lovers. Io non ci capisco tanto di amore e stronzate del genere, ma so quando un uomo vuole del sesso e lui ne vuole a vagonate.”
Monica adorava parlare con Kellan, era la sua ancora al mondo reale.
“Grazie. Allora ne approfitterò!” Monica vide che Jared la stava guardando: Stefania si stava mettendo il giubbotto. “Torno subito.”
“Devo portare a casa Stefy, ha avuto un attacco di infermierite acuta.” Si capiva dal tono della voce che non ne era poi così contento.
“Non è un problema, tanto tra una settimana circa ci si rivede a Las Vegas no?”
“Sì e a questo proposito…non c’è un posto qui tranquillo?” Monica lo guardò incuriosito e Stefania sogghignò accanto. “Nana, smettila.”
“Ehy, nana a chi?”
“Vieni da questa parte.” Fece Monica prendendolo per mano e portandolo attraverso la folla verso una piccola porticina con scritto sopra Private.
“Che cosa è sto robo?”
“Lo sgabuzzino. E dove ci cambiamo noi.” Era un disastro, vestiti ovunque, casse di acqua e fusti di birra vecchi impolverati e nuovi lindi e pinti. “Romantico, vero?”
“Mi sono trovato in posti peggiori.” A fare che? Fu il pensiero fulmineo di Monica, ma evitò di chiederglielo: era cosa risaputa che la sua vita privata era sempre rimasta tale per un motivo. “Comunque, volevo stare un attimo appartati perché ti volevo dare questo.” Fece uscire dalla tasca un piccolo quadrato colorato e plastificato. Monica rimase senza fiato. A caratteri cubitali c’era scritto “Backstage Pass” e dietro data, ora e luogo del concerto dei Mars.
“Oh mio dio…”
“So che hai già comprato il biglietto, ma con questo puoi entrare dietro e non devi neppure metterti a fare la fila fuori.”
Lei lo prese con dita tremanti e lo guardò come se fosse il Santo Graal…cosa che in effetti era in quel preciso istante. Lo fissò come e fosse Babbo Natale e poi gli gettò le braccia al collo lasciandolo sorpreso.
“Grazie, grazie, grazie, grazie.” Lui, che scemo non era, approfittò per abbracciarla a sua volta e stringerla a sé. Poteva sentire ancora un’ombra del profumi che si era spruzzata sotto chili di odore di concerto, donna e voglia che emanava. Deglutì pesantemente e la staccò leggermente da sé. Aveva le sue labbra a pochi centimetri dalle sue, poteva vedere ogni singolo avvallamento, la leggera cicatrice sul labbro superiore…ogni più piccola efelide sul naso piccolino e quei due grandi, maliziosi e caldi occhi da cerbiatta sexy. Le sorrise furbo e andò a toccarle il naso con il suo, poi reclinò leggermente il viso e si avvicinò piano. Sempre con il naso, le sfiorò la guancia, per poi scendere verso le labbra già socchiuse ed in attesa di sentenza. Solo quando le passò una mano dietro al collo, intrecciando le dita ai suoi capelli lunghi, eliminò i pochi centimetri che lo separavano da lei.
Aveva le labbra calde e asciutte, gustose grazie al velo di burro cacao alla ciliegia che si era messa. Chiuse gli occhi anche lui per assaporarsi meglio quel miscuglio di sapori che era quella ragazza.
Ciliegia, fragola ed alcool dello Scivolo bevuto assieme, il suo sapore forte di donna. Dio, come gli piaceva. Si fece più esigente, entrò in lei quasi di prepotenza, stringendole il fianco, mentre lei gli passava il braccio dietro alla testa. Le lingue combattevano un duello ben collaudato, con mosse sapienti da entrambi le fazioni. Nessuno predominava sull’altro, erano pienamente in sincrono.
Monica aveva chiuso qualsiasi pensiero nel cassetto più remoto, intenta a godersi tutto: La mano tra i capelli, che adorava, la mano sul fianco che la stringeva possessivamente, come a decretare che lei fosse sua. Il suo corpo sodo ed asciutto che la spingeva verso le casse dell’acqua. E quella bocca incredibilmente affamata di lei, che la assaliva come volesse di più, un di più che lei era ben disposta a dargli, ma non li dentro, non nel mezzo di quella immondizia da bar.
Si staccarono ansimanti e ancora con gli occhi ben chiusi: lui posò la fronte su quella di lei e Monica poteva sentire il respiro di Jared sulla sua bocca. Ne voleva ancora: le girava la testa, sembrava ubriaca e tutto per un bacio. No, cazzo, non un bacio qualsiasi, quel bacio. Era stato il migliore della sua vita. Nettamente il migliore. Diavolo!
“Puoi guardarmi?” La sua voce la riscosse dai suoi pensieri e dalla voglia di assalirlo nuovamente. Aprì gli occhi e traballò sui tacchi: è un reato essere guardate in quella maniera e lei sapeva che lui sapeva. “Hai degli occhi bellissimi: castani al centro, con un cerchietto di un colore simile al verde.”
“Se vuoi parlare di occhi, non prendere i miei ad esempio. Parliamo dei tuoi?” lui rise e la tensione scemò. Si staccarono e si sistemarono.
“Devo andare o Stefania rompe.”
“Ok, ci vediamo al concerto ok?”
“Perfetto e mi raccomando, usalo quel Pass.” Lei lo guardò come scandalizzata.
“Secondo te ho scritto scema sulla fronte? Ovvio che lo uso!!”
I due uscirono dallo stanzino e quando Jared individuò Stefania, si voltò verso Monica.
“Allora vado. Buonanotte, Monica” e le diede un casto bacio sulle labbra, incurante del mondo esterno.
“Buonanotte Jared.” Fece lei sorridendo al vuoto quando lui se ne fu andato.
 

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Capitolo 3
*** Parte Terza ***


C’era un casino incredibile quella sera. Un via vai allucinante, fatto di fili e tecnici che andavano da una parte all’altra del palco, controllando che tutto fosse perfetto e sistemato per l’inizio del grande concerto.
Jared continuava a fissare la porta del Backstage, ma di Monica neppure l’ombra. Erano le cinque del pomeriggio.
“Jay, abbiamo un soundcheck da fare.”
“Si arrivo.” Salì sul palco ancora un po’ contrariato… le aveva datto di usarlo quel pass e lei non si era fatta vedere. Eppure era sicuro di piacerle e pure tanto. Quel bacio non se l’era immaginato e la cosa peggiore era che pure da parte sua c’era stato molto impegno. Normalmente si donava volentieri alle donne, ma manteneva una certa distanza, perché non voleva dare strane speranze e perché, alla fine, non voleva certo legarsi con qualcuno. Quindi si al sesso senza preoccupazioni, giusto per divertirsi e svuotarsi, ma nessuna per più di un paio di incontri, meglio se separati da settimane di intenso lavoro uno dall’altro.
No, con Monica non era stata la stessa cosa: l’incredibile voglia e l’incredibile chimica che aveva sentito quelle due brevi volte che l’aveva vista e con cui aveva parlato, cresceva di minuto in minuto, tanto che da un paio di sere non riusciva ad andare con nessuna ragazza. E questo NON andava per niente bene per uno come lui.
Sospirò davanti al microfono e cercò di tornare ad essere il solito Jared, pronto e serio a lavorare e metterci il cuore nella sua musica.
E non notò tre paia di occhi che lo fissavano rapiti.
Monica aveva provato a salutarlo, ma era arrivata troppo tardi e lui era salito a provare gli strumenti. All’entrata del backstage ci aveva messo un po’ a convincere che il pass le era stato dato da Jared in persona e quando Emma l’aveva salvata, dato che conosceva la lista guest a memoria, le avevano fatto storie anche per Valeria e Michela. Per fortuna che la super mega segretaria dettava legge quasi quanto il suo capo.
E ora era li, in perfetta tenuta da Echelon, con la maglietta adorata nera con i glyphy bianchi, il logo della sua vecchia divisione italiana, i jeans da battaglia e ovviamente la sua borsetta home made glytterata. E rideva. Non poteva far altro: Jared aveva cambiato il colore dei capelli ed era, francamente, ridicolo. Biondo platino di base e fucxia tutto il resto. Per il resto era perfetto, maglietta maniche corte bianca e un paio di pantaloni neri con le borchiette scintillanti.
“Solo lui può essere affascinante anche con i capelli come quelli di un pagliaccio.” Sentenziò Miky.
“Sembra un semaforo.” Rincarò la dose Vale.
Monica sorrise senza rispondere. A lei non importava proprio: le piaceva lo stesso. E quella sera avrebbe fatto di tutto per averlo.
Non era scema, l’interesse del frontman per lei non era, ancora, dovuto alla sua intelligenza. C’era una chimica incredibile tra di loro e ne era certa, anche lui l’aveva percepita. E quindi quella notte l’avrebbe passata con lui. Lo sapeva… e di certo non l’avrebbe passata a parlare.
Era piuttosto nervosa, specie per le occhiatacce che le lanciavano alcune ragazzette vicino a lei, quelle con il Vip Pass comprato a dollari sonanti, mentre lei se la intendeva con la segretaria personale di Jared Leto. Non sarebbe uscita viva da li, già lo sapeva.
“Alla fine sei arrivata.” Monica sbattè le palpebre un paio di volte e si ritrovò a fissare sorpresa gli occhi di Jay che la guardavano sorridenti.
“Si, scusa il ritardo… ho avuto problemi con tutti. La strada, l’hotel, la security…ma almeno sono arrivata.”
Jared stava per abbracciarla, poi capì che forse doveva mantenere un po’ di ritegno, visto che si stava accorgendo solo in quell’istante che non erano soli. Si limitò a sorriderle ancora più profondamente e poi salutò anche le altre presenti, a partire da Michela e Valeria.
Era bellissima, aveva pensato Jared. E lo era perché incredibilmente normale: non si era messa tacchi a spillo vertiginosi con mini giro passera e trucco da zoccola. Era arrivata li esattamente come se fosse stata in prima fila. E lo aveva apprezzato da morire. Solo che non poteva dimostrarle, in quel momento, quanto.
“L’importante è che tu sia arrivata. Non posso stare tanto con te adesso, ma segui Emma, ti farà strada per arrivare in transenna.”
“Wow, questo si che è un trattamento Vip!”
“No, per quello stareste dietro il palco a vederci in pace.” Tre sbuffi e tre occhiatacce.
“E tu lo chiami un concerto bello? Ma dai, e dove la lascia l’adrenalina, la voglia di saltare, sudare e cantare?” Se ne uscì Valeria mentre cercava con gli occhi di trovare un modo per avvicinarsi a Tim ed offrirgli la Corona che teneva in borsetta, stile spacciatrice.
“Bhe è più comodo no?”
“Bha. Dipende dai punti di vista.”
Monica scosse la testa, ma gli sorrise.
“Ci vediamo dopo, se ti va.” Era tempo di mettere ben in atto il piano della notte.
“Ovvio, solo che dovrai aspettare un po’. Dopo il concerto ho il meet con i ragazzi del Golden Ticket. Dormi qui?”
Il concerto, come in quasi tutti i posti a Las Vegas, si svolgeva in una sala di un grande albergo. Jared quella notte stava a dormire qualche piano più sopra, in una delle suite più grandi che dava sulla skyline della città del peccato. Molto suggestivo in effetti.
“Ma ti pare che possa permettermelo? No, io e le ragazze dormiamo in un piccolo motel in una stradina laterale.”
Jared sorrise malizioso:
“Non ne sarei così sicuro…”
La lasciò facendole l’occhiolino, mentre andava da un tecnico a sistemare gli ultimi particolari.
“Mi sbaglierò, ma ti ha appena chiesto di stare con lui stanotte.”
“Grazie sorellina… lo avevo intuito.” E sorrise a Michela. Si sentiva vittoriosa.
Seguirono Emma attraverso un corridoio, fino ad arrivare alla sospirata transenna. Era il momento della quiete prima della tempesta. E poi arrivò l’orda delle persone che si posizionarono di fianco a loro e le guardavano senza capire come fosse possibile che loro fossero già li.
Monica non riusciva a stare ferma… la sola idea di poter stare con lui quella notte la mandava in piena confusione. Insomma, mica era una cosa di tutti i giorni fare sesso con uno come Jared Leto.
“Monica stai calma? È tutto il tempo che ti agiti.”
“Eh?” Valeria sbuffò.
“È appena uscito il gruppo di supporto e tu non hai detto una parola.” L’interpellata sgranò gli occhi.
“Oh Cristo, non me ne sono neppure resa conto.”
“Dai che siamo ad un concerto dei Mars, DEVI godertelo, non perderti in inutili orpelli.”
Monica la fissò male.
“Scoparsi Jared non è un orpello…credimi.”
“Non lo so e non lo voglio sapere, anche perché sennò Jackson la prenderebbe decisamente a male.”
Monica non riuscì a rispondere perché le luci si spensero e il concerto dei 30 Seconds to Mars iniziò. Le note cupe di Escape si spansero nell’aria, seguite dai colpi ritmici della batteria di Shannon e poi di quelli degli SDC, uno dei gruppi di supporto dei Mars, ma che suonavano anche durante alcune loro canzoni. E poi al culmine, la voce bassa e roca di Jared.
 
Time to escape
The clutches of a name
No this is not a game
It's just a beginning
I don't believe in faith
But the bottom line
It's time to pay
You know you've got it

Coming...

This is war
 
Monica urlò e si scrollò dalla testa tutti i problemi che si stava facendo e ritornò ad essere la solita Echelon Scatenata.
E quindi saltò, cantò stonando insieme a Michela e Valeria, ammiccò a Jared che l’aveva trovata appena era salito sul palco e il telo nero era caduto. Sudò come non mai e si divertì come da tempo non le accadeva. Insomma, un vero fantastico concerto.
“Grazie a tutti! E questa canzone è dedicata a tutti coloro che credono ai sogni… che seguono la propria via e soprattutto credono in quella fottuta cosa chiamata Fantasia… This song is call the Motherfucking The Fantasy.”
Monica fece un urlò altissimo e sorrise a Jared: aveva mantenuto la promessa, se ne era ricordato e lo sguardo che lui le lanciò le fece capire che era dedicata tutta a lei. Voleva piangere e lo avrebbe fatto se non fosse stata troppo felice.
Jared la fissava, magari fugacemente, ma i suoi occhi ritornavano sempre davanti a lei, dove Monica stava dando ottime capacità canore, non dimenticandosi una sola parola e saltando come una forsennata. Lei e le sue amiche sembravano le più scatenate: si capiva lontano dieci miglia che erano italiane e che quindi concepivano il concerto in maniera decisamente alternativa rispetto alle americane. Era un qualcosa che lui aveva imparato a sue spese andando in giro per l’Europa: nel vecchio continente erano molto più calorosi rispetto a casa sua e l’Italia, in particolare, era la patria dell’affetto. Quindi non si era stupito più di tanto.
Aveva solo quella incredibile e pressante voglia di farla sua, solo che non poteva.
Finalmente arrivò Kings and Queens e la Church, insieme sul palco a cantare e poi tutti via, verso il retro.
Le ragazze mostrarono i loro pass ed entrarono senza fatica, stavolta, nel backstage, dove c’era un movimento pazzesco: nessuno riusciva a stare fermo, fili e cavi venivano spostati, videro di sfuggita la chitarra bianca di Jared che veniva riposta sacralmente in una cassa, gli SDC che sistemavano i loro oggetti di scena, Tomo che baciava una ragazza castana che sembrava una camionista, ma molto molto dolce. Insomma, scene di vita quotidiana per dei musicisti. Si guardarono un po’ stordite attorno.
“Ragazze, venite, non credo che sia il posto migliore per voi.” Era riapparsa Emma, impeccabile nel suo lavoro, che le accompagnò verso una zona più tranquilla.
“Me le hai salvate allora.” Jared era spuntato dal nulla davanti a loro, tanto che Michela fece pure un urletto di sorpresa. Era seguito da Shannon che le guardava incuriosito. “Fratellone, arrivo subito. Cinque minuti che parlo con lei.”
Monica si sentì gli occhi del Leto grande puntati addosso e cercò di fare un sorrisino di circostanza, mentre capiva in quell’istante cosa volesse dire essere analizzata dalla testa ai piedi…
“Vieni.” Jared la prese per mano e la accompagnò dentro uno stanzino che si rivelò essere il suo camerino. Tavolino con specchiera, ingombro di carte, un armadio da cui spuntavano alcune magliette, una enorme valigia blu e poco altro. Stranamente spartano per uno come lui.
“Carino…” analizzò Monica girandosi verso Jared, che aveva appena chiuso a chiave la porta. “eh?”
Lui non si prese neppure la briga di parlare, la spinse a sedersi sul tavolino e, preso il collo con una mano, la baciò. Era tutta sera che voleva farlo e finalmente erano da soli, senza nessuno che poteva disturbare.
Insinuò la lingua tra le sue labbra e iniziò a darle un ritmo forsennato: sentiva l’urgenza di averla tutta sua, la voglia pressante sulla bocca e nei pantaloni. Monica si stupì all’inizio, non si aspettava una furia simile, poi si adattò senza nessun problema e si lasciò togliere la maglietta senza protestare, anche perché di li a pocò aveva la sua bocca a lasciarle una scia umida sulla pelle.
“Aspetta, potrebbero beccarci.” Riuscì solo a mormorare in preda all’estasi che quelle dita, che fino a poco prima avevano pizzicato le corde di una chitarra, le stavano dando. Era arrivato a slacciarle i pantaloni, veloce come un razzo. Minchia, pensò fulminea, ne deve aver fatto di pratica di sesso veloce da post concerto.
“E chi se ne frega. Ti voglio ora, qui e subito.”
“Ah bhe, se lo chiedi in maniera così gentile, come faccio a dirti di no.”
Non ci misero molto a finire sul pavimento appena lavato, che sapeva ancora di detersivo, ad urlare ed ansimare, uno sopra l’altro, mentre l’orgasmo arrivava prepotente a soverchiarli. Le unghie di Monica lasciarono dei profondi segni sulla schiena di Jared, che, dal canto suo, si era premunito di marchiarle con un morso la spalla destra, proprio mentre veniva con un gemito roco.
“Cristo…”
“No, sono solo Monica…” Mormorò ancora schiacciata da lui, con le gambe indolenzite per la locazione non del tutto comoda dove avevano deciso di farlo e per l’orgasmo appena ricevuto.
“Scema.”
Lei sorrise: poteva sentirsi decisamente felice. Un sogno agognato da anni si era avverato. Poteva tornare ad LA contenta e con la consapevolezza che Jared Leto scopava veramente bene.
Finalmente lui si alzò e Monica potè guardarselo bene. I capelli erano ancora perfettamente in piega, con quella assurda cresta rosa, pardon, melograno, ma aveva i suoi segni ovunque e non solo sulla schiena, ma anche sui glutei perfetti e pure sui pettorali. Era come se lo avesse marchiato. La aiutò ad alzarsi e ne approfittò per baciarla nuovamente, stavolta più dolcemente, accarezzandole i lunghi capelli leggermente umidi per il concerto.
“Aspettami… ho l’incontro con i fans e poi alcune cose di cui discutere con i tipi della EMI. Ma voglio rivederti subito dopo, capito?”
Monica lo fissò stranito.
“Sul serio?”
“Certo, perché? A te non va?”
“Ovvio che mi va, ma pensavo che… non lo so, avessi migliore compagnia.” Lui le sorrise malizioso, guardandola come un gatto guarda un topo, tanto che Monica sentì le gambe cederle.
“Ho già la miglior compagnia che potrei avere… stanotte urlerai il mio nome.”
Un brivido le scese lungo la schiena e si ritrovò ammutolita, mentre lui sorrideva trionfante. Cornuto! Riuscì solo a pensare Monica mentre si rivestiva lentamente e lo seguiva verso l’altra stanza dove le sue amiche stavano parlando con Tomo e Tim, mentre Shannon era alle prese con l’I-Phone e bestemmiava in turco perché non riusciva a trovare il punto di domanda (Così sapete perché nei Tweet non ce lo mette mai N.D.A).
Valeria era una macchinetta, sembrava non riuscire ad esaurire la sua fonte di parole, mentre Michela era decisamente più quieta, ma rideva di gusto.
“Quanto avete bevuto voi due nei cinque minuti che sono stata via?”
“Ma quali cinque minuti? Sarà almeno una mezz’ora che ti aspettiamo.”
“Oh… meglio per me.”
“Comunque Michela si è scolata un’intersa Corona che avevo portato a Tim e adesso ride come una scema.”
“Pure tu non mi sembri molto sobria.”
“Io sto benissimo… Jackson mi ha insegnato a bere.” E fece la faccia convinta stringendo il pugno, mentre Tomo sghignazzava.
“Apposto siamo con Jack.”
“Ragazzi andiamo, ci aspettano per il Meet.” Jared fece l’occhiolino a Monica, senza curarsi del fatto che parecchi occhi erano puntati sul collo della ragazza, dove spiccava nitido un bel livido scuro.
Le ragazze rimasero sole e Miky guardò la sua amica seriamente.
“Ci sei riuscita alla fine… Jeff dovrà pagare.” E rise felice.
“Pagare cosa?”
“I due avevano scommesso su te e Jared a letto assieme. Ha vinto Michela.”
Monica era senza parole: ora pure le sue amiche scommettevano sulla sua vita sessuale e sentimentale.
“Ah, pure Kellan aveva scommesso su di te vincente… e sembrava anche piuttosto sicuro. Solo Bob era ostile all’idea, ma dato che ha una cotta per te da quando avete iniziato a suonare assieme, si capisce bene il perché.”Michela continuava a ridere da sola. “Comunque deduco che stanotte la passerai con lui, vero?”
“A quanto pare.”
“Bene, divertiti allora, Puffola Magister.”
“Sì divertiti e poi racconta… voglio tutti i particolari… potrei scriverci una FF.”
Monica rise e accompagnò le sue amiche verso l’esterno, dove cercarono un Taxi: Michela non era nelle condizioni di guidare e Valeria non aveva la patente, quindi la sua Echelon car rimaneva li con lei.
“Mi raccomando, divertiti.”
“E voi fate le brave.”
Vide il taxi giallo scivolare rapido nel traffico della città del peccato, poi si girò verso il maestoso albergo dove capeggiava ancora a caratteri cubitali il nome dei 30 Seconds to mars.
Prese un profondo respiro, sorrise ed entrò.
La notte era appena iniziata.

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Capitolo 4
*** Epiloghetto ***


Sarò banale, sarò scontata e forse patetica, ma volevo dedicare questo epilogo ad una ragazza che purtroppo ci ha lasciate.
Giulia, non trovo ancora le parole per dirti quanto sento la tua mancanza. Il dolore è ancora presente e mi spiace stare così male, perchè so che tu non vorresti che io fossi triste. Purtroppo non ci posso fare niente, ma tranquilla, Sorella, a breve tornerò con una bella F di quelle che piacevano tanto a te.
Mi mancherai Amica mia.
Ci "vediamo" l'8 sul palco del Paladozza, perchè so che sarai con noi, esattamente come ogni giorno della nostra vita.

Epiloghetto

 
Si guardò per la centesima volta allo specchio….era troppo nervosa. I capelli erano perfettamente in piega, con i boccoli creati ad arte che le scendevano lungo il volto. Il trucco non era mai stato così dark e il vestito le sembrava stretto. Non era vero, il top di finta pelle era perfetto, i laccetti non stringevano più di tanto. E la gonna era lunga giusta, niente di troppo giro passera, ma neanche troppo casta. Mezza coscia, ottima per scatenarsi senza dare troppo nell’occhio.
“Come va?” la testolina nera di Jared apparve quasi per magia. Monica quasi non notò la leggera barbetta, ma sorrise per il pass che lui portava al collo. Era la prima volta che era stata lei a dare un pass a lui. La cosa le pareva ancora strana.
“Non ce la posso fare… c’è troppa gente la fuori.”
“Ovvio che c’è, apri il concerto dei My Chemical Romance…”
“Appunto, non sono degna.”
Jared la abbracciò da dietro e poggiò il mento sulla spalla  stringendola a se.
“Sarai perfetta. Anzi, sarete perfetti. Le Puffole Pigmee stanno per avere la loro prima mezz’ora di notorietà.”
Lei sorrise mesta e prese un profondo respiro.
Jared aveva regione: le Puffole, dopo tre anni di incredibile lavoro, erano riusciti a produrre un disco tutto loro e ad essere ingaggiati dai MCR per aprire la loro nuova turneè americana, anche grazie all’amicizia che li legava da quando facevano la loro cover band.
“Grazie Jay.”
“Figurati, Topina.” La baciò lievemente sulle labbra, per non rovinarle il rossetto scuro che le copriva le labbra e poi la accompagnò verso il backstage dove la stavano aspettando i suoi compagni di gruppo.
Tutti erano nervosi, tutti tranne Kellan che stava, al solito Flirtando con una bella ragazza bionda dal seno procace.
Jeff aveva la solita scaramantica maglietta CSI un po’ scolorita per l’uso negli anni e aveva lo sguardo fisso sul telo che li separava dalla massa vociante e il braccio di Michela attorno alla vita, con la leggera pancia del 5 mese. Matrimonio pazzo e felice, con piccolo canadesino in arrivo.
Valeria stava parlando a raffica, probabilmente ripetendo che i The Killer live sono meglio che dal CD, cercando in tutti i modi di tirare su Jackson  che sembrava più pallido di un vampiro.
“Mi domando ancora come quei due possono ancora stare assieme.” Sussurrò Jared all’orecchio di Monica.
“Che vuoi, gli opposti si attraggono. E poi sono abbastanza matti per stare assieme. E Jack, spero, sappia come zittirla.”
“Credo che il ragazzo abbia qualche argomentazione valida.”
“Oh scusa.” Monica fu spintonata dalla neo ragazza di Bob. Era carina, capelli castani, dei bei lineamenti, ma aveva lo sguardo un po’ vacuo, sembrava sempre non sapesse dove fosse. Viaggiava fissa con dei vestitini stile bambina e delle All Star consumate.
“Tranquilla Kristen… era solo il mio piede.” Ed era goffa, non faceva che andare a sbattere ovunque, soprattutto a calpestarle i suoi diedi. Però Bob stravedeva per lei, quindi veniva accettata. Erano tutti un po’ perplessi, ma sorvolavano.
E poi c’era lei: la storia continuava tra gli alti e bassi di una normale coppia. Inoltre incastrare gli impegni di entrambi i gruppi, specie dei Mars, li teneva spesso lontano. Eppure andavano a gonfie vele. Jared non aveva mai tentato di aiutarli con le sue conoscenze, ma li aveva sempre supportati al massimo e consigliati quando le cose stavano iniziando a farsi serie. Gli aveva scritto una canzone, una ghost track sotto pseudonimo, e poi si era messo da parte a vedere come le cose si evolvevano. E si erano evolute in un CD e in un support tour dei MCR. Meglio di così sarebbe stato francamente imbarazzante. 
“Cristo, sono un po’ agitata.”
“Succede sempre la prima volta. Dai fai un bel respiro profondo, non pensare nulla e vai. Andrai alla grande.”
“Si, certo… mamma mia Jared… ti prego, dimmi qualcosa di shoccante. Dimmi qualcosa che non mi faccia pensare al concerto. Dimmi… che sta per scoppiare la guerra dei Mondi e che moriremo tutti.” La voce raggiunse un tono piuttosto acuto e lui si mise a ridere. “Non ridere!!!! Idiota!”
“Sei troppo spassosa. E ti amo per questo.”
“Ti amo anche io, ma non attacca sto giro. Te la farò pagare cara!” e mise il broncio.
“Dai Monica… si fa per ridere.” Cercò di abbracciarla, ma lei fece la preziosa. “Uhm… allora vuoi qualcosa di allucinante così non pensi al concerto?”
“Sì…” borbottò Monica.
“Ok… ho deciso una cosa.”
“Cosa?”
“Ti voglio come mamma dei miei figli.”
Monica sgranò gli occhi e crollò a terra.
Aveva decisamente dimenticato il concerto.

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